Bollettino_Salesiano_196601


Bollettino_Salesiano_196601



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1.1 Page 1

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BOllETTINO
SALESIANO

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO:
Il Retto, Maggiore
ai Cooperatori Salesiani
pag. 1
In tutta la sua vita
ha guardato a Don Bosco
(Mons. Vincenzo Cimatti)
pag. 11
Ai-ten: figlio della foresta
pag. 25
IN COPER71HA
Con il Decreto "Perfectae caritatis" il Con•
cilio ha tracciato alle Famiglie religiose la via
per un rinnovamento nell'approfondita fedeltà
allo spirito del fondatore e alle mutate esi•
genze dei tempi. Dopo la promulgazione del
documento conciliare, Il S. Padre ha voluto
concelebrare in 5 . Pietro Insieme a Superiori
di Ordini e Congregazioni religiose. Il Rettor
Maggiore del Salesiani, Don Luigi Rlcceri, vi•
siblle nella foto tra i concelebranti posti a
destra, ha portato attorno alla mensa della
carità, le preghiere e l'Impegno di tutta la
Famiglia salesiana
Un'istantanea del Cardinale Rau/ Si/va (a destra) nell'aula del Concilio, mentre con altri Em.mi Porporati attende l'inizio
del lavori. Gli interventi del nostro Cardinale alle discussioni conciliari sono stati numerosi, autorevoli, ricchi di viva attualità

1.3 Page 3

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IL
RETTOR MAGGIORE
Al COOPERATORI
SALESIANI
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici)
ho la g101a di rivolgermi per la prima volta a
tutta la Famiglia Salesiana nell'incontro che una
hmga tradizione offre al Rettor Maggiore, all'ini-
zio di ogni anno, attraverso il Bollettino. In questa
circostanza, pensando a tutti i Paesi e a tutte le
persone a cui s'indirizzano le mie parole, ho modo
di cogliere ancora una volta con evidenza le pro-
porzioni dell'Opera di Don Bosco e di sentire quindi
tutto il peso della responsabiliLà a cui sono stato
chiamato dal Signore.
Ma sento pure che, nel nome di Don .Bosco,
sono utùte a me tante e tante anime, che con me
conùividono l'amore al nostro Santo e ai suoi
ideali, ne sostengono l'Opera con la loro azione,
con la loro simpatia e con il loro aiuto. Nella con-
sapevolezza di questo vincolo che tutti ci unisce,
io sento che i1 mio cuore si dilala e vuole fare giun-
gere a tutti, a quelli che stanno più vicini c a quellì
che sono nei più lontani paesi, con la effusione più
accentuata di u.11 primo colloquio, l'espressione cli
un amore c di una riconoscenza che vorrebbe farsi
interprete del sentimento stesso di Don Bosco.
Non mi pare impossibile, anzi mi sembra faci le
farmi portavoce di Don Bosco presso di voi, perchè
voi guardate con viva fede e con aperta confidenza
verso iJ suo Successore. Nei primi mesi del mio
Rettorato ho avuto tutti i giorni e in tante circo-
stanze diverse l'esperienza di una sintonia imme-
diata e calorosa con 1.U.lti gli amici delle Opere
salesiane: e questo, mentre m oltiplica i motivi
della mia gratitudine, mi sicuro affidamento
che potremo continuare insieme lo svolgimento
di quella missione che la Provvidenza ha affidato
alla Famiglia Salesiana.
TI signor don Ziggiotti mi ha lasciato, con il
governo della Congregazione, questa bella eredità
spirituale ed io, mentre penso a lui con animo
filiale, sicuro di vedervi tutti associati al mio sen-
timento, desidero rinnoval'gli la mia e vostra a t te•
stazione di affetto, di riconoscenza e di devozione
in questa lettera che chiude il panorama salesiano
del 1965. La memoria di tutto il hene da lui operato
nei tredici anni del suo RettoraLo si illumina del-
l't\\semJJio di u.m.iltà e di distacco dato quest'anno,
e noi affidiamo alla sua preghiera la prosecuzione
dell'Opera a cui egµ ha dato tulla La Larghezza
del suo cuore di Padre.
Per un dovere poi che tutti poLranno agevol-
menLc comprendere, vorrei far giU11gere un saluto
particolare ai Cooperatori e alle Cooperalriri, in
mezzo a cui si è svolta più direttamente la mia
attività negli anni scorsi. Posso assicurare che
ho meglio imparato a conoscere lo spirito e l'attua-
lilà cli Don Bosco dalla loro generosa corrispon-
denza; e se porto nel cuore una certezza, mentre
non so staccarmi dai ricordi del passato, è cli sa-
pere che la loro azione continu erà con ritmo tanto
più intenso quanto più urgenti sono le esigenze del
tempo e gli inviti della Chiesa. Continuerò a Sf':·
guirc le attività dei Cooperatori e delle Cooperatrici
e parteciperò da vicino alla gioia dei loro successi
nell'apostolato.
l

1.4 Page 4

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re gr-:in i :r ve /mn.nti
Guardando all'anno or ora trascorso, tre grandi
avvenimenti si profilano al nostro sguardo, che
sono idealmente congiunti tra loro e che ravvivano
Jo stesso atleggiamento interiore nei membri della
Famiglia Salesiana.
Il 16 agosto, abbiamo celebrato il 1500 della
nascita di Don Bosco. Anche se varie circostanze
non ci hanno permesso dappertutto per quella data
solenni manifestazioni esterne, abbiamo potuto
cogliere il significalo che ha peT noi questa grande
ricorrenza. Richiamandoci alle origini della vita di
Don Bosco essa ci ha fatto risentire tutta la mi-
steriosa realtà dell'intervento del Signore e della
Madonna nella missione del nostro Santo e ci ha
. fatto ripercorrere il cammino faticoso, illuminato
solo dalla fede, di quel giovane .figlio di contadini,
che si è preparato a corrispondere alla grande voca-
zione del Signore; abbiamo riscoperto la parte di
Dio e la parte dell'uomo in un'opera in cu.i anche
noi siamo slali chiamati ad aver parte, e, pensando
che Dio vuole continuare la sua impresa e elle
proprio ora vuole coglierne più largamente i frutti,
abbiamo imparato anche noi-, a seconda della no-
stra responsabilità, con quale spirito di fede e con
quali virtù dobbiamo assecondare nel nostro tem-po
la volontà di Dio. L'inizio della vita di Don Bosco
e del suo apo&tolato è stato di fatto anche l'inizio
della esistenza e de11a missione della Congregazione
Salesiana e della Famiglia che attorno ad essa si
raccoglie.
Anche il Capitolo Generale che si è svolto a Roma
tra il mese di aprile e quello di giugno e di cui il
Bollettino ha dato ampi resoconti, è s-tato animato
tutto quanto da un solo e identico compito: risco-
prire il genuino spirito di Don Bosco dopo il cam-
mino di oltre cento anni percorso dalla nostra Con·
gregazione, ritrovarne tutta la forza e- la frcscl1ezza,
portarlo a quelle forme e a quelle espressioni che
possano essere più corrispondenti alle esigenze del
tempo. Il compito era voluto da tutta la nuova
impostazione ohe sta prendendo la vita del mondo
e dal dovere di riportare nella società del nostro
tempo, per quanto ci riguarda, quello spirilo cri-
stiano che sembra oscurato da tanti elementi del
male. È stato come un pellegrinaggio, compiuto
da tutti i rappresentanti della Congregazione, alle
origini della nostra Opera: e mentre si è sentita
la gioia cli ritrovare le cose più autentiche e più
vive del patrimonio salesiano, si è lavorato con
impegno perehè la noslra Congregazione, rinnovala
nelle sue strutture e nelle sue forze spirituali, possa
essere uno strumento vivo che asseconda le inten-
zioni della Chiesa nell'animazione cristiana del
mondo dopo il Concilio.
recisi doveri
'r" di
In ~,,~ ~ ~ ~
lo vorrei che voi, .Cooperatori e CooperatTici,
assecondaste con tutta la generosità di dedizione
che vi ba sempre disLinLo, il corso di quclle ini-
ziative che saranno prese dalla Congregazione
per attuare le direttive del Capitolo Generale. La
vostra solidarietà con i Salesiani sarà un conforto
e un aiuto a un apostolato comune: la grandezza
della nostra Famiglia più che un titolo d'onore e
di vanto, è il fondamento di un dovere e di una
responsabilità a cui non vogliamo mancare. Lo
stesso Sommo Pontefice Panlo VI, nel ricevere i
membri del Capitolo Genentle in una udie11-za in-
dimenticabile, in cui mi parve di ascoltare come la
consegna per la nostra Congregazione e per me
subito dopo la mia elezione a Rettor Maggiore,
se ha mostrato una larghezza di cuore veramente
paterna che ci ha confusi nel tributa.re elogi alla
EUROPA
JTALTA
ijoma: Ponrificio Ateneo Saluiano cou
le _Facoltà di Teologia, Oirilto Canonico,
Filosofia, Istituto Superiore di Pedn-
gogia e Istituto Superi9re di Latinità.
CERMAl"UA'
Forchheim; Pauoechla e Pensionato per
studenti e apprenrlL~ti; flfemmingm:
Pensio11nto studenti.
JUGOSLAVIA
Cinque nuove Parrocchie affidate a.i Sa-
lesiani a: At1karar1, lvanovo Se/o, Mokro•
nog, Muz/ju e Rm,bor.
OLANDA
Amsterdam: Cnsa ' San Francesco di
Sales' per l'anisten-.a religiosa alle
Scuole professionali inferiori e medie,
SPAGNA
Priego (C6rdobn): Studentato 6loso6co
~alesiaru,, oratorio festivo e doposcuola;
San Baudilio de Llobregat (Barcelona):
Scuole elementari, ginnasio e oratorio
festivo; Suecu (VaJeùcia): Scuole elemen-
tari, ginnasio e liceo per esterni e Ora-
torio festivo.
AMERIOA
CANADA
Jacq11et R,ver; Parrocchie di San Gabrtele.
CILE
Curico: Scuola agricola, Scuole elementari
e Oratorio festivo.
2

1.5 Page 5

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Il Retto, Maggiore don Rlccerl nella Bulllca di
San Pietro si avvia all'altare della Confea•
sione per la concelebrazione alla quale è st&to
chiamato dal Santo Pad~e ln1leme con altri
Superiori di Ordini Congregazioni religiose
EQUATORE
Cu~nca: Residen7,a v"5covile drl \\'ieorio
Apo~tolko, con pensionato u11h er•ilorio;
Quiro: Procura delle um!rioni 1alc,ionc
dell'Oriente cquatoriano.
STATr UNITI
Lo, Aflgelcs: Pnrrocchiu Santo llfnriu e-on
Scuole dcmentori; Mahwah: Pnrrocchiu
dedicata nllo Spirito Santo.
VE .EZUEC.A
Valcncia: Oratorio 'li.on"- Arochu' oon
Scuole elementari e Oratorio Cesti. o.
AFRIOA
RUA.~DA
Kisali: nuovo Parrocchia rnissionoria.
ASIA
BHUTAN
PhunUoling: Scuoio professionale per
interni.
HONC KO~C
Hong Ko11g-rT011rhoi: Tang Kmg Po Col-
lege. Scuola medio per esterni.
INDIA
A::.imsan (Kri•bu~or): Parrocchia., Or-
fanotrofio e Centro mi ,ionorio; .\\Iadras-
Yyasarpadi: Pa rrocchia, Scuole elerucn-
Lllri e Cliniro p:ro1uj10; IT'okha (Dibru-
gorh): Porrocchfo. Scuole elementari e
medie per interni.
OOEAIIIA
AUSTRALIA
Funiru Gully: Scuola &ec:orularia per
esterni; LylltrfidJ: Auxilium Coll1egc,
AlrpirantalO per c.-ondiuLori.
3

1.6 Page 6

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Famiglia Salesiana, ci ha ricl1iamati fortemente
ai precisi doveri che ci aspettano di fronte alla
Chiesa. Quella parola del Papa è il più alLo e più
autorevole ammonimento per noi, figli di Don
Bosco.
Voi comprendete allora come ci sia facile, dopo
il Tichiamo a questi fatti di famiglia, collegarci
con l'alLro più grande avvenimento, il Concilio
Ecumenico, che si è cb.iuso 1'8 dicembre passato,
ma resta nella storia della Chiesa come l'inizio
di una nuova epoca, di un rinnovamento di cni noi
intravediamo appena gli orizzonti lontani. Ho
avuto il privilegio di prender parte all'ultima
sessione del Concilio, e l'intenzione cbe quotidiana•
mente ravvivavo nel cuore, mentre sedevo tra i
Padri Conciliari, era questa: la presenza della Con-
gregazione al Concilio nella persona del Rettor
MaggioTe doveva significare adesione umile e piena
alla Chiesa, partecipazione alle sue preoccupazioni
mis_sionarie, volontà di assecondarne con tutte le
forze le decisioni. Questa intenzione l'ho rinnovata
~oprattutto quando ho avuto il sommo privilegio
di concelebrare 'insieme a Paolo VI nella sessione
pubblica del Concilio il 18 novembre. Mi sembrava
di raccogliere così una delle eredità più sacre che
Don Bosco ci ha lasciato, mentre lo slancio di
rinnovamento che hanno risvegliato tra noi l'an-
niversario della nascita di Don Bosco e il Capitolo
Generale, mi appariva provvidenziale per entrare
nel nuovo corso che attende la Chiesa dopo il Con•
cilio. Pensavo pure con compiacenza che nella
lontana preparazione dei nostri tempi, Dio stesso
avesse suscitato Don Bosco per incominciare,
anche per mez.zo suo, l'opera di rinnovamento della
Cb.iesa: i giovani a cui il nostro Padre si era votato
e ai quali aveva consacrato la sua Congregazione,
potevano bene esprimere, nella gioiosa saldezza
della loro fede, la speranza cristiana che illumina
oggi il mondo e ne rende vibranti le attese.
a strenna per Il 191;6
La strenna che, seguendo una tradiz-ione fami-
liare, sono lieto di assegnare alla nostra Famiglia per
il 1966, s'impone da nel clima degli avvenimenti
che noi viviamo. Essa sintetizza tutte le lezioni che
ci vengono dall'anno, ricco di eccezionali avve.ui•
menti che abbiamo vissuto, e costituisce una con•
segna che io vi affido nel nome stesso di Don Bosco.
Nell'an110 giubilare dellci nascila del nostro Padre,
invito i membri della Famiglia Sa./esiana e quanti
sono legati ad essa a offrirgli quale gradito omaggio
un efficace interessamento alle direttive del Concilio
Ecumenico. In particolare, i Salesiani e le Figlie di
Maria Ausiliatrice, si impegnino a studiare e attuare
generosamente il « Decreto sulla Vita Religiosa»; i
Cooperatori e gli Exallievi il « Decreto sull'Apostolato
dei laici », i giovani la « Costit111:ione liturgica ».
Il Concilio ba variamente affermato che oggi è in
atto una vera mobilitazione di tutti i fedeli nella
Chiesa per la causa del bene. La "campagna" alla
quale invito tutta la Famiglia Salesiana, pur nella
distinzione dei suoi membri e dei compiti, intende
fare che essa prenda generosamente e coraggiosa-
mente il suo posto tra le file degli uomini di buona
volontà. Don Boscò, nell'esempio eroico e veramente
singolare che ci propone con tutta la sua vita,
c'insegna che la fede non è solamente un pTivilegio di
cui si gode il beneficio, ma è un bene. che bisogna
salvare e comunicare agli altri, così come ci cb.iama
ad entrare nel cammino che la Chiesa stessa traccia
all'apostolato cristiano. Ognuno, a seconda delle sue
competenze, corrisponda all'invito che gli rivolge con
urgenza questo nostro tempo: esso può essere per
tutti l'occasione di fare per il Signore qualche cosa
di grande. E se umile è il nostro servizio personale,
esso è in realtà una mano che noi diamo a Dio
per la grande opera dell'evangelizzazione del mondo.
EUROPA
ITALIA
C<>rio (Catanzaro) e Mappano (Torino):
Scuola materna, Oratorio festivo, Ca-
techi$ml e Opere parrOécluali; Riualta
(Torino): Centro educativo•ricreativo per
le alunne e oratoriane di Torino, Scuola
materna e Oratorio festivo; Agliè Ca•
navese (Torino) e Nina Jllfonf. (Asti):
una Casa dì cura ver F~LA.; Roma
Valmelaina, pre,;so il Pontificio Ateneo
Salesiano; Taranlo e Marsala (Trapani):
prestazioni do.mestiche.
INGHILTERRA
Li'.vupool: une seconda Casa con Scuola
JUedia ~ sup~ore.
FRANCIA
Lyor,: una Casa intedspettorinle cli Ju-
niorato per neo-professe delle due Ispet·
lorie francesi.
SPAGNA
Huesca: una Casa interispettoriale di
Juniorato per neo-professe delle tre
Ispeuorie spagnolo.
OLANDA
MoMni,l-Roermond: una prima Casa
còti ScUDla materna ed elemenl4re.
AFRIOA
AFRICA PORTOGHESE
Namaacha (Mozambico): una seconda
Casa per A.!lpirantato.
4

1.7 Page 7

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Rinnovare
lii/I fedelt · ~ Do
OS""
Ecl ora v'invito a benedire il Signore per le nuove
fondazioni che anche quest'anno abbiamo potuto
fare, pur comir1eiando già l'attuazione delle direttive
del Capitolo Generale, che esigono un periodo di
rallentamento ncll'e&pansione per consolidare le già
numerose nostre Opere.
Concludo ricordauclo a tutti una iniziat..iva che ho
già segnalato ai confratelli salesiani. È mio desiderio
che durante l'anno centenario della nascila di Don
Bosco, con una raccolta e he11 preparata funzione
religiosa, essi rinnovino la loro consacrazione a Dio
e la Loro promessa di fedeltà a Don Bosco. Penso
che questa nostra fedeltà servirà anche ad affret-
tare la glorificazione del venerabile Don Rua, copia
fecleliasima del Padre. Gli avvenimenti dello scorso
anno ci hanno disposti a questa conferma, ed
essa può assumere 1m particolare rilievo in vista
degli obbliglli c4e ci attendono per il futuro. Ri-
tornare spirilualmente a Don Bosco, nel 150° della
sua nascita, vuol dire ritrovare tutta la ricchezza
dello spirito del Santo e il senso vero della pro-
pria vocazione: non può esserci premessa più bella
e più sicura per continuare il compito che, sulla
scia di Don Bosco, ci aspetta nella Chiesa.
Vorrei invitare tutti coloro che fanno parte,
in qualche modo, della Famiglia Salesiana, a rin-
novare anch'essi gli impegni che li legano a Don
Bosco, per risentirne la protezione e riceverne in•
coraggiarnento nell'azione di bene che anch'essi
vogliono svolgere nella Chiesa. Sono sicuro che la
Madonna, Ausiliatrice del popolo cristiano, bene-
dice e guida la Famiglia Salesiana in questa im-
presa che la pone, con umiltà e con generosità
insieme, a servizio di Dio.
DON LUIGI RICCERI
Jn'opera nuova sui colti di Cuneo per ragani
spiranti alla vita 11alesl11na: ,I bell'latltuto
'Madonna del Boschi" tra l'Incanto della natura
~ACOGNANO DI 'Il
·Q s:NSE (Napoli)
I.a nuova Casa per Esercizi i;.p,rlluali sorge su
li una collina dell'Incantevole costa sorrentina
SUD AFRICA
.Benoni Joharintsb<&rg: lntemot1>, Scuola
elementare, Ora~orio e Catechesi x,er
Portoghesi.
ASIA
INDIA NORD
Trmgabhadra: una Casa missione.
FILIPPI NE
Manila: una seoonda cosa con Pensionalo
per uoiver~tlarie.
AMERIOA
ARGENTINA
Neuquen: Scuoln elementare e Oratorio;
S. Lui$: Giardi110 d'infanzia, Scuola
elementare, Oratorio e catechismi.
BRASILE
Viamoo: prestazioni domestiche prcssll
il lo('nle li,tituto snlesiano.
COLOI\\IBIA
Granada: nella Prefettura Apostolica
dell'Ariari: Cosa m1,5s1one e Centro ca•
tecbistico; /11"edellin l,a Estrella: una
seconda casa per Aspirantato.
PARAGUAY
.'fon Loren:o: A•pirantato, Sc:uola media
e a11vinmento professionnlc-indwtriak;
Oratorio.
URUGUAY
Ma~ga: prestazioni dome•tiche presso il
locale Istituto salesiano.
5

1.8 Page 8

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Eduohlamo come Don Bosco
QUATTRO
TIPACCI
CONQUISTATI
Un mattino Don Bosco Lransita
solo soletto per un terreno di pe-
riferia della Torino di cent'anni
fa. All'improvviso balzano dinanzi
a lui quattro loschi figuri. In
maniera brusca gli sbarrano la
strada.
- Reverendo, c'è una questione
tra noi. Vogliamo avere lei come
giudice.
Che grinte! Don Bosco si guarda
bene dal chiedere loro che specie
di litigio li metta in conflitto.
Assume un atteggiamento sereno
e tranquillo.
- Ascoltate: per meglio inten-
dervi, miei buoni amici, andiamo
a bere un caffè in piazza San Carlo.
Pagherò io.
I quattro giovanotti acceLLano.
Ed eccoli in città. Lungo la strada
hanno chiacchierato con Don Bo-
sco. A un tratto il Santo dice:
- Guardate, ecco una chiesa.
Perchè non entriamo? Un'Ave
Maria non farà male a nessuno.
- Ma lei ci farà dire tutto uu
Rosario! Dove andiamo a finire?
- Ma no, un'A-11e Maria, non
di più. Dopo, pagherò io il caffè.
I quattro tipacci, soggiogati, di
malavoglia, seguono mugugnando
lo strano prete. Recitano un'Ave
Maria. Poi al caffè. Don Bosco
a tt.izza la conversazione. In pochi
minuti ha visto il fondo di quelle
povere anime.
- E se andassimo tutti e cinque
insième a rosicchiare qualcosa in
casa di mia madre? - prqpone
Don Bosco. - Essa si intende
h1me di cucina...
Ci ca!,-cano: prima un caffè, poi
un pranzetto. Sembra quasi un so-
gno... Eccoli a Valdocco. Don Bo-
sco li ha già conquistati. E allora
lancia La sua :rete e dice:
- Se la morte, aJWc1 JWe1, vi
cogliesse all'improvviso, in che
stato vi presentereste a Dio?
I quattro restano sconvolti,
senza parola. Il colpo ha toccato
direttamente il cuore; è che
mirava Don Bosco. Cinque mi-
nuti dopo, li confessa, tranne uno.
)fa tutti ritorneranno ancora a
trovarlo.
D on Bosco nella sua azione edu-
cativa conquistava le anime così:
facendo perno sulla vita sacra-
mentale. « Se avete da dire due
parole in una predica - racco-
mandava ai suoi sacerdoti, - una
sia sulla confessione. Il primo
scopo della nostra missione edu-
catrice è di mettere e conservare
i giovani nella grazia di Dio. Se
la coscienza non è a posto, è inu-
tile ogni altro sforzo educativo...
Peccati e malinconia, fuori di
casa mia».
Diceva ancora: « Se un giovi-
netto si Teca volentieri ogni giorno,
anche solo un minuto, a pregare
dinanzi a Gesù Sacramentato,
state certi che non terrà cattiva
condotta ».
Don Bosco è conosciuto come
il santo dell'azione. Eppure, tal-
lonato da un'infinità di urgenze
che sembravano mordergli le carni
e lo spirito, conservava sempre
una tranquillità invidiabile, un a ~-
soluLo ripo~o in Dio, e quind,i una
intensissima e irradiante vita in-
teriore. Il segreto dei suoi suc-
cessi edqcativi è tutto qni: pre-
ghiera, Confessione e Comunione,
amore alla Madonna. ~ una for-
mula molto semplice, ma di ef.
fotto sorprendente su ogni anima
giovanile.
6

1.9 Page 9

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. UN AUTOGRAFO DI PAOLO VI
Al SALESIANI DELLE CATACOMBE
r./4,e..
id&<~.
,,R,. ~
- - ~· ~ , , . , _ ~
CaJ:q..<.o~.... ~ .4,.-' ~ t':,;.,..;e,-....4.
v',1.e,,,.~__,,~... , . J ~ .:..t c:a,,.,dèu,,...
-t',/4/4 -1~ ~~..Cc.U,
i .....
1-..«.L, it..«.~(;.,/,. ........
e,,.._ o(w,i--,
...... u....C~ ~ • ., ;L /(;,(,d.....,
~- .,...,..,.,:.t.:t... ...._ ............, ~t..< q,tf_ '".,,t,,,__
/ ' ~ , ...,lt'-., ..,!.,.~..,, •._,......
r-•w./4.. . ..k
A.:...L.t...t. .. . , ~ ,......_
crC<-tt.. --.i,,· ½~. ,f.:-t..,,: o/e!. r,.'
'l'-...t,,.,. ~""'...... ✓'~ Jr,~
..h,U... / " - ~ G-,~....,.,.v,._--. ....~
Il Santo Padre Paolo VI In preghiera nella
cripta del Papi alle Catacombe di San Callisto•
Il Papa s'intrnltlene affabilmente con le Guido sal05lane delle Ca-
tacombe di San Callisto e col loro direttore don Virginio Battezzati
Il Santo Padre Paolo Vl,
nella visita che aveva
fatto alle Catacombe di
San Callisto al suo ri-
torno da Castel Gandol•
fo, dopo aver sostato in
preghiera nella cripta
dei Papi, ritornato nel
sopraterra, si era tratte•
nuto affabilmente con i
Salesiani che guidano i
fedeli nelle visite alle
catacombe, rilevando
l ' importanza e la nobiltà
della loro missione di
guide a luoghi cosi sacri.
Più tardi, con tratto di
squisita bontà- paterna,
volle ancora far giunge-
re a quei nostri confra-
telli un suo prezioso au-
tografo nel quale"ritorna
sulla bellezza del loro
ufficio, che serve a far
brillare agli occhi dei vi-
sitatori "l'umile splen-
dore della primìtiva te-
stimonianza cristiana "
7

1.10 Page 10

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La data del I 50° della nascita
di Don Bosco ha avuto sulla
s tampa larga risonanz a. Giorna li
italian i ed esteri hanno dedica to
alla ricorrenza ampi servi:ii e ne
hanno messo in rilievo g H aspetti
più vari della vita e de ll'opera.
La figura di D on Bosco l'uom o,
l'educatore, il fondatore , li santo -
è s tata presentata sotto luci talora
nuove, che hanno illum inato la
perenne attualità de l suo m es-
saggio, del s uo metodo, della sua
presen2a sempre vi va e ope rante
nella Ch.iesa de l Vaticano Il e
nel m ondo d'oggi. Eccone qua l-
che stralcio.
Don Bosco visto
dal fondatore della FIA1
111 1m articolo apparso mila
Gazzetta ùi Parma del :19 ot-
tobre 1965 Claudio Cm•alcnbò Mi-
suracclti Fratta, premesso rlll' non
è facile dire cose nuov:e su Don
Bosco, continua:
E allora ahbiamo pensato fosse
più interessante, per non <lire più
nuovo o meno noto al grnn pub-
blico <li un giornale, portare alla
luce della ribalta. come si suol
dire, alcuni episodi e aspetti quasi
riser\\'ati che la sua prodigiosa at-
tività ha saputo creare... \\ "e lo
faccio precisare da un grande in-
dustriale, il senatore Giovanm
Agnelli, fondatore della f' IAT,
che una sera a piazza Carignano
e precisamente al ristorante fa-
moso " Il Cambio ", così quali-
ficò la misura della grandezza di
Don Bosco:
- \\'oi dite, per farrni un com-
plimento, di cui \\·i ringrazio - ri-
spose Agnelli, togliendosi la pi-
petta ùalle labbra, e spalancando
attorno nlla ta\\'ola i suoi grandi
occhi penetranti - che la mia
org-anizzazione è la più grande di
Torino. Xon è vero, ce n'è una
ben più grande, e Teofilo Rossi,
ex sindaco di Torino, stasera qui
con noi, lo sa e come mc l'am-
mira: e'è In formidabile fonùa-
zione sorta a \\' aldocco per lun-
gimirante iniziativa di un uomo
d'acciaio e d'intelligenza molto
difficile a superare: D on Bosco.
È irriverente paragonare la sua
produzione spirituale, culturale,
educativa con la mia tutto mate-
riale, in una composizione me-
tallica. La sua opera resisterà alla
usura del tempo assai più della mia!
- Rallegramenti sinceri in-
terruppe il senatore Teofilo Rossi,
grande industriale a sua volta
per questa ammirazione, nella
quale sono <la, vero felice, perchè
mi trovo in buona compagnia.
Bravo Agnelli I i\\Ta non siamo noi
soli, nemmeno all'estero.
- Per <lnrvi un'idea di quel
che sento nel silenzio del cuore
per la tragica scomparsa del mio
unico fo~lio Edoardo, \\'i confido
di erigere per sua memoria cd
intestare al suo nome, lungo il
viale Stupinigi, forse al principio,
un grande istituto capace di pla-
smare nel sentimento, in modo
che siano poi galantuomini, e
formare nella capacità e compe-
tenza quei gio\\'ani che volessero
dare la loro attività nelle nostre
officine o in altre. Credo di con-
segnare il nome del mio aùonlto
E doardo un'opern utile per
tutti. Ì'c 110 già parlato al mio
huon amico ùon Pietro Ricalc.lonc
(che io chiamo confidenzialmente
dùn Ricaldùn), Rettor maggiore
dei Salesiani, pregandolo di accet-
tare il compito di dar vita coi
suoi confratelli a cale scuola: e
quando dùn Ricaldùn, dopo averci
pensato su qualche giorno, mi
comunicò che accettava, mi sono
commosso (io che non mi com-
muovo spesso) e l'ho abbracciato
pensando di abbracciare, in un suo
successore, lo stesso Don Bosco •·
La voce del Cielo
al Pastore dei pastori
Su L'Osscn·atore Romano, il
9 ottobre 1965, i11 un articolo a
fim,a di Enriro Pi11ci su «L 'azione
di San Giovanni Dosco per l:i de-
finizione tlell' [11fallibilità pontifi-
cia•> si legge Ira l'altrn:
La vigilia dell'Epifania Don
Bosco ebbe un sogno. Egli stesso
scrisse quanto vide e udi. Era
una profezia che riguardava la
guerra tra la F rancia e la Prussia;
le condizioni della Chiesa; e la
desolazione che sovrastava l'Jtalia.
Nella memoria di esso, che co-
municò a Pio IX il 12 febbraio 1870,
Don Ilosco proseguiva: " Ora la
voce del Cit'lo è al Pastore dei
pastori. Tu sei 11e/la grande co11-
fere11za roi tuoi assessori, ma il
nemico dél bene 11011 sta w1 istante
in quiete; egli studia e pratica
tutte le orti contro di te. Seminerà
discordie Ira i tuoi assessori: su-
sciterà nemià tra i miei figli. Le
potenze del secolo vomitermmofuocu,
e vorrebbero che le parole IOJuro
soffocale 11ella gola ai custodi della
mia legge. Ciò 11011 sarà. Para11110
male, mal<' a se stessi. 1 u acce-
lero : .te n<J11 si sciolgo110 le diffi-
coltà, .,inno lro11cate. Se sarai nelle
angustie, 11011 arrestarti, 1110 co11-
tù1ua. fi11chè 11011 si'a tro11cato il
capo all'idro de/l'errore. Questo
colfl<J farà tremare la terra e
l'i11/er110, 1110 il mondo sarà assi-
curato, I' lulli i buoni l'St1lterar1110.
Racr:otli ,1d1111q11e intorno n te t111-
8

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Nel 150° della nascita di Don Bosco tornerà gradita ai
nostri lettori la visione della casetta natale quale era ai
templ del Santo: essa, non abbellita da ritocchi, presenta
una Immagine realistica della povertà dl Giovannino Bosco
che due assessori, ma ovunque tu
vada, contùwa e termina l'opera
che ti fu affidata. f giorni corrono
veloci, gli anni tuoi si avanzano
al numero stabilito : ma la grande
Regina sarà sempre il tuo aiuto,
e, come nei tempi passati, così per
l'avvenire sarà sempre magnum t:t
singulare in Ecclesia praesidium "».
Qui è evidente l'allusione al
Concilio Vaticano I e alla defini-
zione del dogma de.Ila Infallibilità
Pontificia, a favore della quale il
18 luglio 1870 i Padri del Con-
ci)io davano il loro "Placet"
in numero di 533 su 535. Ac-
cresce l'interesse del lettore il fatto
c_he già allora la profezia di Do~
Bosco era conosciuta da La Ci-
viltà Cattolica, che mise in rilievo
l'avveramento anche della prima
parte. L'articolista di L'Osserva-
tore Romano, infatti conrinua:
"La Civiltà Cattolica, anno
XXIl, voi. VI , serie ottava, anno
1872 a p. 299 e 303 accenna al
suddetto vaticinio e ne riferisce
letteralmente alcuni periodi, pre-
ceduti da una autorevole stia te-
stimonianza. " Ci piace ricordare
un recentissimo vaticinio non mai
stampato ed ignoto al pubblico,
che <la una città dell'alta Italia fu
comunicato ad un personaggio in
Roma ai 12 febbraio t870. Noi
ignoriamo da chi provenga. 1\\lla
possiamo certificare che lo ab-
biamo avuto nelle mani, prima
che Parigi fossé bombardata dai
tedeschi e incendiata dai comu-
nisti. E diremo che ci diè mera-
viglia il vedervi preannunciata la
caduta di Roma che non si giu-
dicava prossima oè probabile " •>.
Povero sì,
ma non miserabile
L' [talia del l 2 settembre r965
dedicava un'intera pagina a Don
Bosco. In éssa José Cottino, au-
tore dell'articolo << Il miracolo del
Pastorello dei Becchi >>, scrive:
<< Nella biografia del venerato
Cardinale Giuseppe Gamba, Ar-
civescovo amatissimo di Torino,
rimasto per tutta la vita Salesiano
nell'anima non avendo potuto es-
serlo, come Don Bosco gli aveva
chiesto (ed egli desiderava) di
fatto, si descrive la visita da lui
fatta alla casetta dei Becchì. " Il
Cardinale - scrive :Vlons. Angri-
sani - non parlava. Guardava,
leggeva qualche riga sui cartelloni
appesi ai muri, ma i suoi occhi,
che indugiavano a carezzare le
pareti, furono ben presto colmi di
lac r i m e · • .
Rientrato in macchina per ri-
partire, il Card. Gamba espresse
tutta la sua commo.,,ione, dicendo:
" Ecco : ciò clte mi colpi più di
tutto è quella cameretta. La g loria
di D011 Bosco è Il: da ta11ta povertà
essere dfr:entato così grande. Beati
pa11peres spiritu ". La citazione
evangelica, posta dal Cardinale a
9

2.2 Page 12

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conferma del suo commosso gm-
Jizio, ha un suo particolare va-
lore. Si è facilmente caduti nel
leggendario circa la povertà della
famiglia .Ilosco. Anche Papa Gio-
vanni con un sorriso ha bloccato
quelli che volevano farlo uscire ad
ogni costo da una famiglia pove-
rissima: "Non si era ricchi, ma
non si pativa la fame. Con il la-
voro si tirava avanti serenamente".
Pure la casa non era molto
differente da quelle delle altre fa-
miglie contadine. Ci fu, è vero,
per mamma Margherita la prova
Jurissima della morte del marito,
ma il pane ai figli non mancò
mai. Durante le carestie dovute ai
raccolti rovinati dalla siccità e
Jalla grandine, ce lo attesta Don
13osco nelle sue memorie, mamma
1largherita aveva del denaro in
disparte e, non riuscendo (nep-
pure pagando profumatamente) a
trovare qualcosa da mangiare,
scese nella stalla ad uècidere il
vitello. Giovannino dovette essere
aiutato a lavorare per potersi màn-
tenere agli studi, sia per l'ostilità
del fratellastro Antonio, sia perchè
veniva a mancare il suo valido
apporto all'economia domestica.
Povero si, ma non miserabile.
U miracolo (come diceva, con
tutta pacatezza, Pio XI) che il
pastorello dei Becchi ha realiz-
zato è questo: in un'epoca in cui
il potere della nobiltà e del censo
stava travasandosi nella borghesia,
un figlio di quelle forze contadine,
che incominciavano il grande pro-
cesso di inurbamento sotto il se-
gno delfindustrializzazione, si im-
poneva al mondo per l'educazione
religiosa e professionale della gio-
ventù a frenare quel distacco fra
la Chiesa e la classe operaia (che
il citato Pontefice proclamava es-
sere il grande scandalo del se-
colo XIX) e a preparare, precur-
sore antiveggente, l'inserimento
del proletariato nel tessuto vivo
della società moderna >>.
Un inciso inedito
Chiudiamo la nostra breve ras-
segna citando la prima parte del-
l'articolo a firma di P. Vicenti11,
che Famiglia Cristiana ha pubbli-
cato per commemorare il r50°.
«E chi non vuol bene a Don Bo-
sco e ai salesiani... ? >>, si chiedeva
recentemente Paolo VI, senza at-
tendere risposta, interrompendo il
discorso che stava facendo ai
membri del Capitolo Generale
della Congregazione, riuniti a Ro-
ma per quella che si _{)Otrebbe de-
finire svolta di <1 agg10rnamento >l
di questa famiglia religiosa: la
terza, per numero di soci - anche
se una delle più giovani, - dopo
quella dei Francescani e dei Gesuiti.
Fu quello, un discorso tra i più
elogiativi, ad un ordine o congre-
gazione, che mai siano stati pro-
nunciati da un Pontefice. L'Osser-
vatore Romano non pubblicò, però,
l'inciso di papa Monti.o.i, ricor-
dato sopra, pcrchè non incluso
nel testo scritto.
Quella esclamazione, quel com-
mento del Vicario di Cristo è,
però, quanto mai significativo e
rispecchia, con eleganza e fedeltà,
ciò che il mondo pensa dei sale-
siani, della loro opera e del santo
Fondatore».
'
RMA SU.L TE·MPIO
. ---.-- ì
- .- .- . .
.
I Il
Un mlss,I s • I i ,t al 111ncio?
No. E50llant0 l'ardita guglladcl tompi
di Don Bosco sul collo natio che st
Innalzandosi verso li ciclo
<• La notizia della mia obbe-
dienza al nuovo Santuario del
Colle Don Bosco è corsa ormai
da qualche mese e perciò non ho
bisogno di spendere parole per
infonnarne anche i lettori del Bol-
lettino.
Ho già detto i11 varie circo-
stanze che questa è per me " l'an-
ticamera del Paradiso "; l'unico
111io rammarico è di 11011 saper
fare ahbastanza per dimostrare a
Dio la mia riconoscenza e per
wmpiere a dovere il mio f ortu-
11ato incarico.
Carissimi, vi assimro che ogni
ista111e mi propongo di consacrarlo
al decoro del Tempio, alle cure dei
pellegrùti, alla preghiera ricono-
.mmle per lutti quelli che conobbi
e che i11 qualsiasi modo sono legati
all'Opera nostra; ma specialmente
ora lo farò per clzi ha contribuito
e contribuirà a completare questo
monumento di riconoscen:za all'in-
comparabile nostro Padre So:n Gio-
vmmi Bosco.
Intanto mi preme notificare che
abbiamo già preparato u11 bel lo-
culo, che farà corona alla prima
pietra del Santuario, 11el quale
collocheremo tutte le firme di mat-
toni e degli oblatori pervenuteci da
tutte le Nazioni e da tutte le case
salesiane, da cooperatori, exallievi,
allievi e amici. Saranno come una
preg1derà perpetua, che atlil'erà dal
Signore benedizioni e gra:P0 su
ciascuno dei firmatari. No11 solo,
ma ogni martedi il Rettore del
Santuario si impegna a celebrare
la Santa Messa e a far pregare i
giovani, i salesiani e i pelleçrini
per tutti gli offerenti, vivi e defunti.
San Giovanni Bosco per la sua
festa vi prepan· un bel premio per
il vostro generoso concorso alla la-
boriosa costruzione del suo Tempio ò.
DON RENATO ZIGGIOTTI
Rettore
10

2.3 Page 13

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PER TUTTA
LA VITA
GUARDO
A
DON BOSCO
Monsignor Vincenzo Cimatti
è stato l'apostolo salesiano
del Giappone, come il car-
dinal Cagliero e monsignor
Mathias furono apostoli della
Patagonia e dell'India. Una
delle più caratteristiche e
complete figure che abbia
avuto la Congregazione Sa-
lesiana.
Don BoRcO nel 1882 era a
Faenz~ per aprirvi un oratorio.
e parlò ai Cooperatori e ai fedeli .
Alla fine benediRSe t utti, com-
p resa una mamm a che proLcn-
deva in alto un bimbetto <li Lre
am ù e gli sussurrava all'orecchio:
« Vincenzino, guarda Don B o-
sco! ». Vincenzino quel giorno
spalancò bene gli occhi e da al-
lora non smise p ùi g11ardare a
11

2.4 Page 14

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Don Bosco. per tulta la vita,
u:rrn vita lunga, che si è chiusa
giu.sto qualche mese fa. La buona
mamma aveva tre lìgliuoli e li
donò tutti e tre al Signore: quel
suo bimbo che guardò a Don Bosco
divenne missionario salesiano e
fu monsignor Vincenzo Cimatti; il
fratello Luigi divenne salesiano
coadiutore e la sorella Santina
oggi è la serva di Dio Suor M.
Raffaella Ci.malli.
IN UNA TINOZZA
PIENA
D ' INCHIOSTPO
Vincenzino fo un bimbo come
tutti gli altri (una volta andò
anche a rubare i .fichi; all'accorrere
del padrone scappò lacerandosi i
calzoncini e rimediò poi dalla
mamma una salutare porzione di
scappellotti). Ma Vincenzino awva
incrociato lo sguardo con Don Bo-
sco, e la sua slrada era stata se•
brnata per irnmprc. Appena ebbe
tenninato il ginnasio dai Salesialli
di Faenza, don Giraudi (il futuro
Ecouomo generali- della Congrega-
zione) gli disse: « And;rai a Torino,
tj metteranno in una tinozza piena
di inchiostro e ne uscirai tutto
nero». E così a vvcune, percbè ve~tì
l'abito chiericale. F ece il novi-
ziaw e scrisse s ubito una lettera
ai superiori domandando di es-
sere inviato nelle missioni. In-
tanio fu mandaLo a Valsalice e
si tuffò negJj studi. A 27 anrri
aYeva collezionato il diploma iu
composizione presso il. conserva-
torio ru Parma e le lauree in
Scienze nat uraJi e in Filosofia
pres~o l'università di Torino, ave-
va terminato gli studi teologici
cd era diventato sacerdote.
l giovanj chierici di Valsalice
cl1e lo festeggiavano per la laurea
di filosofia appena conseguita.
gli domandarono:
- Quale sarà, maestro, la sua
prossima laurea?
RiBpose a bruciapelo:
- Darei lui te le mie lauree e
i mie.i diplomi per meritarmi la
grazia ru essere missionario.
A Valsalice fu assistente, inse-
gnanLe, maest,o di musica, pre-
side, direttore. Prima che lo
eleggessero direttore scrisse un'ap•
passionata lettera ai superiori.
« Ho cercnto in questi mesi -
disse nrlla lettera - di ra.r;viuare
l'aritico fen;ore e slancio. Con
l'aiuto di Dio mi pare di essere
riuscito a rimett.ermi nel primitivo,
semplice, fen•ore dell'anno cli no-
viziato, ro11 le brw11e disposizioni
di allora: per un più energico
adempimento dei miei doveri, per
una sitibonda unione con Dio,
per una propngazi.one piì, attiva
della de·vozione alla Mamma ce-
leste, per una più esemplare os•
ser-vanza della regola, per un più
intenso lavoro, per una passione
più forte verso la salvez:za delle
anime, e per consacrarmi a Dio
nelle missioni.
Potessero i miei buoni superi.ori
vedere anche solo unn parte del
bisogno che l'anima mia ha di
sacrificarsi a Dio nelle missioni!
Voglio spera.re che a tempo oppor-
tuno q11esta grazia verrà concessn.
Og,ii giorno di pi.ù il SigMre mi
fa comprendere che occorre a11cora
molta prepara.zione nella scienza
sacra e specialmente un buon
corredo di virtù. Preparerò il cor-
redo, e quando a Dio piacerà dirò
co11 umiltà allegra e confidente:
"Eccomi, o Signore: manda me" ».
Quattro anni dopo, don Cimatti
aveva messo a punto il suo
corredo di virtù e partiva, con
la benedizione del Papa. verso il
Sol Levante. 1 superiori lo ave-
vano pre-scelto come capitano del
primo òravpello $alesiano inviato
in Giappone. Aveva 46 anni:
troppi per iniziare una nuova vita'?
Per altri forse sì, ma non per lui.
FACCIAMO
COME FAREBBE
DON BOSCO
Gli inizi della missione furono
difficili. I Salesiani dapprima ,·en-
nero assegnati al Vescovo di
Nagasaki e Jedicarono tuuo l'an•
no 1926 a imparare la lingua e
i costumi giapponesi. Nel 1927
rilevarono tre residenze fondate
da missionari francesi in un ter-
ritorio che contava 350 giapponesi
corwertili e 1.750.000 giapponesi
da convertire.
Che cosa fare? Di dove inco-
minciare? Era un problema. Don
Cimalli disse: « Facciamo come
farebbe Don Bosco ». Iniziarono
l'oratorio, fecero molta musica,
aprirono scuole per il popolo,
diffusero la buona stampa. li
lavoro funzionò così bene c he
la missione venne elevata a Pre-
fettura apostolica e don Cimatti
divenne mon&ignore. All'appro-
vazione della Chiesa si aggiunse
anche l'approvazione della Con-
gregazione: il Giappone ruventò
ispettoria e monsignor Cin\\atti
ispettore. Le cariche piovevano
proprio sopra ru lui, che non ci
teneva affatto (poi vennero anche
le onorificenze: una del Governo
italiano e una del Governo giap•
ponese, cosi alta quest'ultima che
nessun straniero prima di lui
l'aveva ricevuta).
Ma le cariche se ne andarono
anche. Lasciò quella' di Prefetto
apostolico a un sacerdote giap-
ponese per favorire l'impiauto
della gerarchia locale, e dopo il
periodo infuocalo d.ella guerra e
del dopoguerra lasciò pure la
carica <li ispettore. Aveva dato
fondo a tutte le energie; gli anni
gli pesavano (70), e otteU11e di
fare una pausa. Ma per poco:
fu. confessore, giardiniere e bi-
bliotecario per tre anni; s i rica-
ricò, e fu nominalo direttore.
Dieci anni fu di nuovo sulla
breccia, fino a 84 anni compiuti.
Nel fi:attempo superò un primo
attacco del male, ma non riuscì
a ricuperare elci tutto l'uso della
parola. Quando proprio non ne
potè più, laRciò la carica per
assumere il nuovo incarico che
gli mandava il buon Dio: quello
di sofferente. Un secon-Ùo at-
tacco, a 84 anllÌ, lo portò sull'orlo
della tomba. Non si alzò più, e
Lrasformò il suo letto in un
altare e in una cattedra. I suo.i
12

2.5 Page 15

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figli andavano a lui comi' in
pellegrinaggio.
li 6 ottobre scorso, molto pM
tempo, il direttore celebrò meb a
nella s ua cameretta, poi e,i ingi-
nocchiò presso il suo le t1 o pe r il
ringraziamento (gli parvr il pos io
phì adnllo). ll medico tonevtt il
pol~o di monsignor Cimaui. !e(
l'ilenzio di quei mome111 i i>ncri,
il mrdico scosse il capo. li polso
s i era fermato. monsignor Cimaui
in punta di piedi li a,e,·a la;.cinti
prr andare in cielo.
IERA UN INVITO
/i ESSERE BUONI
Don Cimatti esercitò sempre
un potente fascino. Si rli&e cht•
pochi comr Don Bosco furono
amati clai gioYani. Tra questi
pochi bisogna annoverare don
Cimaui. « Io lo amavo - lei,ti-
monia un suo allievo di Vnlsa-
lice - e lutti quelli che lo cono-
scevano lo amavano ». Fai,cino
costruttivo, il uo, che stimolava
al ht>ne: don CimaIl i ~apt•, a ot-
tenere pe r amore quan10 gli
altri cercavano di ottenere pt•r
fnr1ta. Chi lo avvicimn a blllltiva
il bi ogno di diventare migliori'.
« L(I, su11 presenza - ha 11criLlo
il mis~ionario clon Braga - 1101t
<:i lasciava mai indiffèr1111ti. Tutto
era gioio e feti.zia, 111110 era 1111
irwito a tsstre buoni, a voler btme
al Signore. e a compi"'" il 110s1,o
d()t·t•r,, rome lo compira lui: rroi-
ca111e11tt II lietamente ».
Don Cimalt.i fu stimat.i ~simo
romt mac,;tro. Dice uu suo al-
lievo: « La sua scuola rra farili-
tal a da una chiarezza tli e,-poi;i-
ziont• dw non lasciava mai iu-
ri:rtezze e rendeva amabili e
ali raen1 i ancbe le matt-rie meno
interr:.sanli ». Quando leggeva il
lt'SIO. porge"a il tliscOr:,O ('On
tanta naturalPzza che ~cmhrava
parlu8~c. Concludeva Jc lc,llioni
con i.pecchietti rias~u11ti, i rhl·
fucili1ava110 lo studio. I ;.uoi
allil'd giungevano prepar1u h,~imi
agli ci-ami. e ottenevano ol li.m.i
rÌbultati.
Don Clmatu In Giappone diede moltlsslml con•
certi nel teatri, nel saloni per concerti e do-
vunque gll venivano richiesti, ma non dimen-
ticava di divertire con la musico I suol piccoli
oratoriani.
Prima di partir1• mi;,sionario mruticava di e$~erc il hUpt>riore
scrisse noml' l' 1•og11ome dei s uoi ,, ,li, Potava compagno di giochi.
alliev-i su un ta1'cuino. Tornato Pn•n<le"a parte alle loro partite.
a ToriI10. c.-onfr~;.ù che laggiù dibtribui,a a tuui una parola
prima di ccl!'brarl' la Messa po- buona. un allo Ji cortc~ia, un
sava il I accuino i;utl'aLLare. poi bOrri~o spontaurr, e animatore.
indicandolo al Signore> gli di1·1wa:
Pt·r i 111alati aveva lr allenzioni
« Tu sai già c he 1•osa continic: ,, lo s pirito di sacrificio di una
i nomi dt'Ì utin allieYi. Te li mamma. Un giovane c.-011fratello.
raccomando , h ·amente. s pecial- malato. soffriva d'in~o1111ia mo-
mente i più sN1p1",lra1dli. percl1<' lP,ta. ropola1a cli incubi " paven-
desidero riaverli Lulli con me · toqi. Don Cimalli flt'r tre mesi
in Paradiso ».
1u t tt• le noui andò n tenergli
In occabionc dell'onomastico I' compagnia. Sedeva ac1·anlo al
del complea11110, mandava loro l ello 1, poggiava il rapo su.I cu-
una cnrtoli1ia di auguri.
i,ei no dl'l malato: hOlo cosi il
Don Ci111at1i continuò a essnr co11frn1cllo riusciva a prendere
amato dai ;.u oi allie"i pnchè dimo- "ouno. E più ,·oh" le luci del
strò con i fatti. in miJle modi. che mattino !!orprci,cro don Cirnatti
li ama, a e li po rta,·a nel c uore. in quella scomoda poi,izionc.
E~crcitava l'autoritì1 qua~i d.i
A DON CIMATTI
NON SI PUO'
nn~cQslo. consigliando (' pt>rsua-
1lc11do.
Oivc11u1·0 d.ireuon•, i~pc t tore,
DIR DI NO
prf'f1•llo aposlolic1,1, oppoggiova
~cm pre l(' iniziaIiw dei suoi con-
Con affetto a11dw maggiori' fratelli. e le favorh a con entu-
amo J confratelli C"he i superiori 1,iahmo. )ì'on era quel c he ~i dice
gli affidarono. Tra i chierici di- uu uomo di comando, ma otle-
13

2.6 Page 16

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neva lo ste$sO. Si presentava in
aucggiamento dimesso, quasi di-
sarmato, con lo sguardo sbilan-
ciato tra il sorriso e l'implora•
zione, con una sfumatura di
im.paccio. « A don Cimaui non
si può dire cli no - confessavano
i s uoi confratelli - n e provereh•
be troppo dispiacere ». E ubbi-
divano.
Don Berruti, mandato da To-
rino in visila ai confratelli òel
Giappone, lasciò queHa teslim.o-
nianz-a: « Nel Giappone .~alesiano
.~i nota.no s11 bito le caratteristiche
derivanti dal metodo di governo
familia.re di don Cimarti: allegria,
spirito di Jamiglici, lavoro in cui
riasc11110 espficci le sue attitudini
e vi mette tutta l'anima. Si va
alla buono: si cerca di stare al-
legri e di far st che domini la
carità. Poi il buon cuore di e/on Ci-
matti C{)pre tutto " aggiusta tutto».
CHE PENA
DOVER STARE
A -= P •rs:- 'TFI
)fonsignor Cimatti fu un lavo•
ratore instancabile. Sembrava
avesse fatto un voto di nou per•
dere un solo minuto.
Negli ulLimJ anni passati a
Valsalice era direttore, preside
clcll'Istituto magistrale, profes-
sore di pedagogia, professore di
agraria, maestro di musica. Venti
ore di scuola ogni settimana;
assisten7.a continua nelle ricrea-
zioni, lavoro iuinlerrntto dalle
quattro del mattino .fino alle
dieci di sera.
Le lodi religiose che a Vals alice
sfornava a getto continuo, spesso
nascevano nei ritagli di tempo,
in mezzo a Lutto l'altro lavoro,
tra mezzogiorno e sera. Usciva di
scuola con un motivetto in Lesta
e lo canterellava. Durante il
pasto o magari in ricreazione
tirava fuori un pezzo di carta
e fissava le note. Poi correva al
piano e in un niente buttava giù
la lode. Col poligrafo moltiplicava
le partiture, le distribuiva e,
dopo una breve prova, nella
funzioncina serale inaugurava la
lode.
Aveva preso l'abitudine di le•
varsi cl.al letto appena sveglio,
non importava quale on fosse.
Alle volte era troppo presto,
magari le t re di nolle, ma non ci
pensava due volle e si metteva
al lavoro. Al pomeriggio poi
ciondola va dal sonno, e per non
addormentarsi lavorava in pieòi.
il medico un giorno gli impose
un periodo di ripo~o, ed egli se
ne lamentava: « Che pena vedere
gli altri confratelli al lavoro,
e io dover stare a far niente... ».
Come i grandi realizzatori, uon
si perdeva in rimpianti sul pas•
sato o in fantasie sul futuro.
Diceva: « Acqua passata non ma-
cirm più, e il fut1iro è nelle mani
di Dio. Non ci rinu;ine che il pre•
se11te, ecl è tulio cii) di wi dispo-
niamo, l'unica nostra ricchezza.
Guni a chi dorme sognando chissà
qunli g randi imprese!».
IORATORIANO
AL
CENTO ER CENTO
Un huon salesiano è sernpre un
poco "elemento da oratorio". Don
Cimatti era oratoriano al cento
per cento. Da Valsalice incominciò
a interessarsi dell'oratorio "San
Luigi" e dedicava le sue serate ai
circoli: conversa7.ioni saporite,
corse al cardiopalmo, canti, recite
teatrali.
Nei duri anni della prima guerra
mondiale don Cimatli fu diret-
tore degli oratori "San Lu:igi" e
''San Giuseppe". Organizzòle scuo-
le serali, .i padri di famiglia, gli
esploratori cattolici, le squadre
di ginnastica e di calcio, l'asso-
ciazione giovanile escursionisti sa-
lesiani. Al "Circolo di cultura"
invitava conferenzieri di grido
per lezioni e dibattiti s ulla quc·
s Li.one sociale.
Giunse a mandare avanti con-
temporaneamente tre compagnie
t eatrali, in 1uodo che ogni do-
menica fossero assicurali all'ora-
torio due spettacoli: uno al po•
meriggio per i ragazzi, e uno alla
sera per le famigHe, gli amici e i
bc11efattori. Negli spellacoli non
mancavano mai i suoi canti. Ma
dove trovava il tempo• per com•
porli, dato che aveva ragazzi tra
i picdj dal mauino presto fino
alla sera ta,·da, e doveva faticare
per rispedirli a casa? Faceva
così: acC'0stava il suo armonio
alla fine~tra che dava sul cortile,
e cou un occhio ai ragazzi e un
occhio ai tasti buttava giù la
sua musira.
Erano lcmpi di fame, quelli
della guerra. Le famiglie povere
dovevano destreggiarsi per met•
Lcre in tavola il sufficiente senza
incappare nelle esosità della borsa
nera. Don Ci.matti si mise a rac•
cogliere viveri per distribuirli alle
famiglie povere dei suoi orato-
riani. Organizzò una specie di
cooperativa. Con un grosso car·
retto andava a prendere i viveri
e se li trascinava a casa tirando
alle sbarre. All'oratorio collocava
la merce in magazzino, uu locale
clclla sacrostia accaJ1 LO alla cap-
pella sotterranea. Cibo materiale
e cibo spiriIualc erano ;,eparati
appena da un muro, e don Ci-
rna tti Li distribuiva con gene•
rosi-Là.
Erano poveri oratori quelli ch e
don CimatLi diresse: cortili streui,
locali pochi e mal sistemati. Che
cosa ci trovavano cli tanto in-
teressante i ragazzi e i giovani
di Torino? Trovavano don Ci-
malli, ed era più che sufficiente.
Ogni domenica l'oratorio s i af-
follava di giovani ch e cercavano
ta gioia di stare con lu.i. Lu:i
spingeva la giostra e il passa-
volante per i più piccini, avviava
partite e competizioni tTa i gran-
dicelli, intrecciava colloqui intimi
con i giovanotti. Quasi tutti si
confessavano da lui. Come Don
.Bosco, era veloce nelle confes-
sioni , ma mai affrettalo e sempre
comprensivo.
Giunto in Giappone, da buon
salesiano fondò s ubito un ora-
14

2.7 Page 17

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torio. In una fetta dell'orto dietro
la chiesa preparò il corLile. Fece
avvertire i cristiani della mis-
sione che i loro ragazzi av:rebbero
potuto recarvisi a gioJare, e
attese: ne arriva:rono tre. Don Ci-
matti rim.ase soddisfatto, pen•
sando che Don Bosco aveva
incominciato con uno solo. E,
tra la costernazione dPJ cuoco.
diede ordine cl1e tuli o l'orlo
fosse destinato a oratorio. Jn
ogni casa salesiana del Giappone
in cui fu possibile mel tercelo.
(\\on Cimalti ha messo un oratorio.
SPAGHETTI
CON
fnNoo DI CAFFÉ
Don Cimatti fu un religioso
tuLLo d'un pezzo.
Nato in una famiglia povera,
accettò e amò la povertà. Te-
neva per qualsiasi vestito
smesso da altri, lo faceva ram·
mendare e lo portava fino ai
Lin,iti della con~unzione. Non volle
mai possedere orologi. Usava come
carta da lettere i fogli ricuperati
da altre lei tere, i foglietti già
stampati da una parte, qualsiasi
ritaglio utilizzabile. Spesso ri-
spondeva sul retro deUa lruera
ricevuta.
Mangiava qual che gli mette•
vano innanzi, .!lenza fare O1:1ser-
vazioni se il cibo fosse caldo o
freddo. troppo cotto o trop})O
poco, insipirlo o sala.to. Non ba-
dava neppure all'ordine e alla
successione in cui prendeva i
cibi. « Tanto - diceva - nello
stomaco si rimescolano ».
Un giorno don Cimatti visitava
una residenza missionaria e il
missionario per fargli festa ordinò
àl cuoco chP gli cucinasse un
piatto di spaghetti. 11 cuoco,
per nulla pratico deUa cucina
italiana, fece del suo meglio, e
don Cimatti si mise a mangiare
con la massima buona volontà,
ma sebbene si sforzasse di sorri-
dere masticava a fatica e trangu-
Alla Comunione Il suo volto s'illuminava, le
sue mani si tendevano come a stringere una
persona in carne e ossa, e le sue labbra mor•
moravano tenerissimamente Il nome di Gesù.
giava farendo boccacce. 11 mis-
sionario se ne avvide, corse in
cucina e interrogò il cuoco. Gli
spaghetti erano stati conditi con
i foudi del caffè.
- Ma don Cimatti! - si la•
mentò il missionario. - Perchè
non dicevi niente e mangiavi
questa robaccia?
Sta' tranquillo - lo ras~icurò
don Cimatti. - È lutto idrogeno,
ossigeno. carbonio e azoto...
IIL SEGRETO
os:1 SUC\\ FASCINO
Come Don Bosco, fu di una
purezza angelica. « .f: sempre vis-
suto come un angelo » disse di
lui un altro missionario.
Il temperamento artistico lo
rendeva di una forte seru;iliilità
rua il suo spirito di mortificazione,
esteso a tutti i settori della vita,
fu ancora più forte. Per questo
appena sveglio si alzava e si
metteva subito al lavoro. Se
qualche malessere e qualche feb-
briciattola lo coglieva, seguiva
una cura tutta speciale: lavorava
di più e mangiava di più. « Un
diavolo scaccia l'altro - diceva
al riguardo - e anche i microbi
han bisogno di mangiare ».
Era giunto a tale <lominio di
che non fu mai udito rirnprove·
rare un ragazzo facendo la voce
grossa o alterata. Non lo si ucl:ì
mai crilicare qualcosa o qualcuno.
« Di;rrante i molti anni che lo av•
Yicinai - testimonia don Mar-
giaria - non lo sentii mai dire
neppure una parola di critica,
sia verso i superiori clte verso i
confratelli ed estranei. A volte
sollecitavamo il suo giudizio su
situa:iiioni e persone cl1e non
sarebbe stato possiliilc approvare:
don Cimatti abilmente cambiava
discor so ». Perfino durante gli
scrutini scolastici, di fronte agli
alunni dal rendimento disastroso,
15

2.8 Page 18

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evitava i giudizi negat1v1, limi-
tandosi a qualche esclamazione
che esprimeva il suo dispiacere.
« Pare senza nervi », dicevano
di lui. Aveva invece realiw:ato
in pieno il proposilo di San
Paolo: « Castigo il mio corpo
e lo ricluco in servitù ».
IMl METTO
NELLE TUE MANI
Dou Cimatti ebbe il culto
dell'obbedienza. Tra le sue ci-
tazioni preferite erano le parole
di Gesù: « ]] mio cibo è fare la
volontà di Colui che mi ba man-
dato ».
Quando, dopo tante insistenze,
lo liberarono clalla carica di di-
rettore, si confidò col giovane
confratello da lui " Lirato su"
e ora div1muto suo superiore:
« Canto un Te Deum in ringra-
ziamento al Signore per avermi
esaudito, e mi metto completa·
mente nelle tue mani pe rchè ti1
m1 possa guidare e aiutare».
Ed ecco la tes timonianza del
s uo di.rettore : « Non fa la minima
cosa senza domandare il permesso
del superiore (che per hù è vera·
mente il rappresentante del Si-
gnore), e chiede i.nsis tente mente
di essere guidato e aiutato in
tUI LO ».
U1i giorno aveva detto: « Per
conto mio, quando mi presenterò
a San Pietro e lui mi domanderà:
« Don Vincenzo, c:hP cosa ne hai
fatto della tua vita?», gli rispon•
,lcrò: « Che co8a ne ho fatto?
Andate a domandarlo a Torino
Valdocco : là sanno lutto sul
mio conto». Ed era vero. Fa-
ceva il reudiconlo personale con
I.a confidenza di un novizio: da
ispetl ore. al Reltor Maggiore: e
ritor11a10 direllore e poi semplice
CQnfnuello, ai suoi nuovi supe·
riori eh.e fino a qualche tempo
prima erano stati sotto di lui.
In una lettera scrisse: « Cerco
di lasciarmi mangiare da.lla vo·
lontà di Dio ».
MONSIGNORE IO?
SONO UN POVERO
Sl\\LESIANO
A base di tutto stava la sua pro·
fonda umiltà. Diceva: « Io sono
la negazione dell'autorità », e do-
mandava insistentemente di es•
sere esonerato dagli incarichi che
i superiori s·i ostinavano invece
a conferirgli sempre più pesanti.
A Valsalice un anno venne a
mancare l'infermiere, Lo sostituì
don Cimatti, e Ri adattò ai ser•
vizi più umiJi verso i malati, lui
che pure era i] preside ùell'isti•
tuto. Direttore di oratorio, fa.
ceva personalmente le pulizie dei
locali, compresi i servizi igienici.
Direttore della casa di Valsaliee,
scopava volentieri, e col suo brio
trascinava i chierici a Lavorare
allegramente nei giorni di pu•
lizia generale. In Giappone, nella
povertà ei,trema degli inizi, si
prestò a fare di lutto.
Lo nominarono Prefetto apo•
$1olico, e la carica comportava
il diritto di i_adossare la veste
paonazza e di fare il pontificale
con mitra e _pa8torale. Alcuni
amici dell'Italia gli i_nvi:.irono il
corredo da monsignore e lui lo
rispedì .indiet_ro, ruggerend,o di
venderlo e di inviargli l'importo
che avrebbe destinato ai 1>overi.
Diceva: « LasagnP. niente! », e
continuò a porlan; le s ue vesti
rattoppate.
Non volle mai saperne di es·
sere chiamato monsignore. « Mon•
signor e io? - osservava. - Non
~0110 c he un povero s alesiano ».
E fu1geva di dare piccoli calci
ai confratelli che affettuosamente
lo stuzzicavano con quel titolo.
Diceva i_nvcçe spesso di sè; « Po-
vero Ci_matti! » , e lo diceva in
buon dialet LO piemontese, dando
luogo a questo buffo gioco di
parole: « Por Ci... matti! >>.
Umile, allegro, simpatico. Te·
stimonia il rrùssionario don llraga:
« Tullo in lui era. perfetto, buono,
sano, edificante. Sentivo la santità
di don Cimatti tanto facile, e
ottenuta con mezzi che erano alla
portata di tutti. Noi lo seguivamo
come ci era possibile e cercavamo
di ricopiare la sua santità ».
DON CIMATTI
CON DIO
Viveva in un alone di intensa
spiritualità. Quando si intratte·
neva con qualclte persona (sempre
affabilmente, prendendo vivo in-
teresse), non riusciva a celare un
certo distacco, quasi la malin-
conia di chi abitualmente ha
l'anima altrove, fissa a una meta
che è fuori delle piccole cose del
mondo.
Negli ultimi anni non fece
altro che pregare. Gli dicevano i
confratelli:
- Preghi per me, monsignore.
- Certo! - rispondeva. - Lo
faccio sempre: vi ricordo tutti a
uno a uno. - E sollevava il
b-raccio mostrando la corona del
rosario. La teneva tra le clita
tutto il giorno e si addormentava
pregando.
Quando non poté più dire
Messa, assis teva alla celebrazione
fatta per lui in infermeria. Ri•
spondeva al posto del chieri•
cheti o e ripeteva le preghiere del
celebrante. Alla comurùone il suo
volto si iUunùnava, le sue mani
si tendevano come a stringere una
persona in carne e ossa, e le sue
labbra mormoravano tenerissima•
mente il nome di Gesù.
In un giorno di festa lo collo-
carono su una poltrona e lo
portarono in refettorio, tra i con•
fratelli. Passando davanti alla
chiesa volle entrarvi p er « salu•
tare il Padrone ». Appena -var•
cato ,l'uscio dieclc sfogo aUa piena
del cuore con una effusione spon·
tanca e a voce alta: « Caro Gesù,
o caro Gesù, eccomi qua - prese
a dire. - Ti ·voglio bene, sai?
Sono sempre con te, anche se mi
tocca stare sempre in carnera.
Caro Gesù, benedici tutti 9ues1i
bravi figliuoli che mi aiutano.
Fa' che tutti questi tuoi figliuoli
possarto volerti bene e lavorare con
en11.1siasmo ».
16

2.9 Page 19

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La commozione gli faceva nodo
alla gola. e i confratelli si affret-
tarono a condurlo fuori. Uscendo
protese la mano i.n un saluto e
mormorò ancora: « Ciao, ci,io,
caro, Gesù ».
NOVE SCOLARETTI
CON LA BARB
Don Cimalli seppe fabbricarsi
un'anima giapponese. Con la sua
sen.sibiliacutissima penetrò l'in-
dole cli quel popolo, seppe assi-
milarne gli usi e i costumi e farsi
uno di loro per condurli a Cristo.
Con i snoi Mmpagni ù.i specli-
r,rione incomiuciò a studiare la
ùifficilissima lingua giapponcRe già
sulla nave che li trasportava,
ripartenclo il tempo tra gli im-
pegni .religiosi, gli impegni del...
mal di mare e le conversazioni
con un gen tile profes~o·re giap-
vonese che si pres tava a istruirli.
Il primo anno d i missione lo
dedicarono interamente allo stu-
dio della lingua. Dovettero ri-
tornare bambini e ricominciare
a balbettll.re: erano diventati,
come d.i&se don Cimalti, nove
scolaretti con la barba. Per la
novena di Maria Ausiliatrice cia-
scuno preparò un fervorino da
recitare in chiesa: una semplice
paginetta. ma quante fatiche per
metterla insieme! l giapponesi
dopo le predichette andavano a
complimentarsi, e che si Lratlasse
di complimenti lo 8i capiva dai
sorrisi, ma i missionari non af-
ferrarono una sola parola e non
seppero risponclere nulla. I giap-
ponesi se ne andarono commen-
tando: « Che strani tipi questi
missiona.ri: parlauo così beue in
chiesa, e fuori ch.iesa non sanno
spiccicare qual tro parole ! ».
A don Cimatti avevano detto:
« Dopo i quarant'anni la fo1gua
giapponese non la si impara piu ».
Lui ne aveva quarantasei, si
buttò a capofitto negli studi, ma
non venne mai a parlare perfctLa-
me.ute. Tante volte ri tornò sui
sei volumetti delle i,ei cla~$i
«Ho combattuto la buona battaglia, ho com•
pluto la mia corsa, sono stato fedele. Ormai
non mi resta che ricevere la corona di giu-
slìzla che Il Signore, giusto giudice, ml darà
In quel giorno... »
(Il Timoteo, 4, 7-8)
elementari per studiare e ripas-
sare, e tante volte predicando
sostituì la parola, che gli faceva
ciJe1:ca, con un bel sorriso e il
gesto dt:>lla mano. I s uoi confra-
telli più giovani gli bagnarono il
naso, impararono beue iJ giap•
poncsc, ma un giorno si sentirono
dire da un gruppo cli giapponesini
im1lertinc11ti: « Si, voi parlate
meglio la llOStra lingua, ma lloi
ascoltiamo più volentieri don Ci-
matti ». Alle carenze della lingua,
don Cimatti sopperiva col cuore.
VOLLE DIVENTARE
TERRA
GIAPPONESE
Tra le macerie della seconda
guerra mondiale. anche io Giap•
pone si aggiravano poveri ra-
gazzi abbandonati da tutti. Anche
per questi sciuscià don Cimalli
clisposc che si fondasse u.na « città
dei ragazzi», tuttora fiorente.
Don Cimatti mise in musica le
poesiole dei Lesti elementari, le
bellezze deUa nalura. le epopee
giapponc,;i. Studiò la flora e la
fauna del Giappone, e fece omag•
gio all' impe.ralore di Qua sua
pubblicazione scientifica; l' impe-
ratore g.rarlì. il dono e lo ricambiò
con una collezione sua personale
di alghe marine.
Don Cimaui fece ogni s forzo
per dare al Giappone sacerdoti
giapponesi, ,e in mezzo a immensi
sacri1ici riuscì a costruire per
loro un pic~olo seminario. Curò
cou altrettanto impegno le vo-
cazioni femminili indirizzandole
alle Figlie di Maria Ausilia-
trice e a L!lla nuova congrega-
zfone tutta giapponese fondata
sollo di lui dal salesiano don An-
tonio Cavoli.
Quando i i:, uperiori lo liberarono
cla.Ua carica di is petLore, a vreb-
b ero voluto riaverlo a Torino,
ma egli s upplicò che lo lascias-
sero in Giappone. Desiderava mo•
rire là, disse. e « diventare terra
giapponese». Così do·n Cimalli
amò il Giappone.
17

2.10 Page 20

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Avevano scritto i mtss10nari
quando ormai era sul letto di
morte: « Don Cimatti è il nostro
tesoro, è il tesoro della missione
del Giappone, è il tesoro della
nostra Congregazione ».
Ha scritto un Rettor maggiore,
don Ziggiotti: « Per me mon-
signor Ci.matti è il salesiano più
completo che abbia conosciuto
per pietà, abilità, spirito di fra-
ternità e paternità; conquistatore
di anime e educatore, versatilis-
simo e affabilissimo, vera copia
, d:i San Giovanni Bosco ».
E il successore di don Zig-
giotLi, don Ricceri, ha ribadito
un identico pensiero-chiave: « Don
Ci.matti fu un imitatore impareg·
giabile di Don Bosco... Fu mae-
5tro che seppe creare una scuola
ideale di salcsiauità... Fu uno
dei più luminosi e fedeli interpreti
dello spirito di Don Bosco ».
Non deve fare meravigUa: don
Cimatti e Don Bosco si erano
guardati negli occhi un lontano
mattino del 1882. E a ragione la
RUperiora di un comenlo di Car-
melitane giapponesi che conobbe
don Cimatti, in occasione della
sua morte, ha invialo ai salesiani
non le condoglianze ma le ron-
gratulazioui per aver a, uto da
Dio la grazia di questo confra-
tello sanLo.
-
-
-
UN DON BOSCO "TASCABILE" A 300· LI.RE
- Guardi qui - dicel'edicolante. - Sono
tanti i tascabili ormai che non so più. dove
metterli. Questa vetrina è tutta per i libri,
quelli a 350 lire. Alcuni escono ogni mese,
altri ogni quindici giorni, i più ogni seuimana.
- Pensa che durerà?
- Credo di sì. Capisc'e, costano 350 lire,
non 1500 o 2000.
Ecco U la vetrina: rigurgita di copertine,
illustrazioui, autori famosi. Storie di soldati,
di avventurieri, di borghesi. di operai, di
peccatori. Quanti peccatori! E i santi? Non
ci sono storie di santi lra i Lascabili a 350 lire.
Bisognerà cercarle i11 una libreria religiosa.
- Quanto costa un lihro su Don Bosco?
- Guardi - dice il libraio - ne abbiamo
da 1150 in su. fino a 5.000 lire. Vuole vederli?
Sì. Ma che costino di meno, ce ne sono?
- No. Il più a buon mercato è a 1150 lire.
- Nelle edicole, con quella cifra, io ne
acquisto tre di volumi, e avanzo ancora dei
soldi.
Meridiano 12, la simpatica rivis ta salesiana
per le famiglie, ha voluto che nella colluvie
dei tascabili dati in pasto a buon mercato ci
fosse almeno un lihro dedicato a un santo.
18
E ba preparato un « Doa Bosco » tascabile
a 300 Ure. ~ un omaggio al Santo che fe«teggia
quest'anno il 150o della s ua nascita.
Chi conosce già Don Bosco non trova
molte novità, trova però un 'linguàggio nuovo:
fresco, vivace, essenziafo, giornalistico. Un
libro agile che si legge d'un fiato. L'incontro
con un santo lascia sempre una traccia
indelebile: la santità di Don Bosco poi è
contagio~a. Tutti ora dovrebbero conoscere
Don Bosco.
Chi è sovente a contatto di molle -persone
e ha necesiiità di fare piceoLi regali, clov:rebhe
avere un cassetto pieno di q11esli volumetti.
A un amico che ci ba fatto un favore, a un
ragazzo che ci ha fatto una commissione cosa
daremo? Il tascabile « Don Bosco » è un dono
cli poco prezzo e può fare un bene che non ha
prezzo.
Il « Don Bosco» tascabile sarà pronto il
31 dicembre. A prenotarlo subito, giungerà
in tempo per il 31 gennaio. fosta dj Don
Bosco. Per quantitativi vengono concessi
sconti. Bas ta scrivere a: 1\\Jferidian_o 12, Torino,
Piazza Maria Ausiliatrice 9 (il C.C.P. è
2/9562).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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NEL MONDO
SALESIANO
La capitale dell'Aroentlna, che Don Bosco considerò
sempre come sua seconda patria, consacra anch'essa un
grande templo al Santo. La prima pietr,i è stata benedetta
In occasione del 150' della nascita di Don Boeco
L'ARGENTINA PER IL 150' DELLA NASCITA
DI DON BOSCO
li nome cl.i Don Bosco è familiare agli
Argentini. « Collegi.o Don Bosco». « Via Don
Bosco », « Piazza Don Bosco », « Sta:.ione
Don Bosco », « Teatro Don Bosco », << l\\,fagaz•
zirio Don Bosco », « Farmada Don Bosco »
sono nomi c he si ripetono spesso in moht·
città del Paese. L'Opera sale~iaoa è larga•
mente c~tcsn su tutto il territorio nazionale.
Per questo i festeggiamenti a Don Bosco
ebbero proporzioni nazio110Ji. Le manifesta•
zioni interessarono le più alle autorità del
P aese e ottennero la loro spontanea nde~ione,
compreso quella del Pre~idente cl.ella Nazione.
Il Presidente della Camera dei Deputati.
dott. Arturo Mor Roig. exalJieYO di Don Bosco,
presentò aU'absemhlea una r.in tesi del la,oro
dei Salesiani in Argentina ed rlaborò un pro•
getto di legge che sollecita l'erezione di un
monumc11Lo a Don Bogco nella piazza di
Buenos Aires che porta il s uo n.ome, p.ropo·
nendo un sui,i,idio cli 10.000.000 cl.i pesos
per la tsU'I realizzazione.
La commrmorazione più importante ebbe
luogo nel teatl'O •·Colon", il più grande- teatro
di Buenos Aires. Il Pres idente argentino
Arturo llHa aveva espresso il del!idcrio di
assis lervi, e per essere presente compì un
volo di 1300 km. li salone era gremito di
pubblico dis tinto. Figura, ano nei posti di
onore anche il Yicepre~iclente Carlo Perette,
il Cardinal Primate Antonio Gaggiano, il
Nunzio Apostolico Mon . UmlJerLo :\\Cozzoni,
1'I111endl.l11le cli Buenos Aires, e akre persona•
lità, tra Je quali i Vescovi salesiani: mons. G-iu•
seppe BorgaLti, mons. Mauri:r.io 1'1agliano,
mons. ~1ichole Raspanti, mons. Vittorio Bo-
namin, mon.s. Andrea Sapelal...
li cnalo aderi alla manifestazione con un
decreto firmato dal !.UO Presidente Percl te,
che fu calorosamente applaudito. La « Con-
federaci6n Gencral del Trabajo », diceva nella
sua adesione: « La C.G-.T. c he lotta per il
benesbere dei lavoratori, uon può ignorare
la sacrificala opera di coloro che, nel nome
di Don Bosco, dirigono scuole agricole e
tecniche, e suscitano soprattulto una benefica
azione in favore degli t•mili. in lungo e in
largo, aLLravcrso tutta la Pal ria ».
Segue a pag. 20
19

3.2 Page 22

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Segue da pag. t-9
li Rettore dell'Università di Bueno· Aires,
Ilario Fernandez Long, nel suo discorso
dis1<c lra l'altro: « Don Bosco è un sanlo mo-
derno, pcrchè visse nei nostri tempi e fu
precursore nell'orgnnfauzione dignitosa del
lavoro per i giovani, ne1l'importanza che
diede alla formazione tecnica e umana del-
l'operaio della fabbrica e della campagna,
per i quali creò le sue scuole professionali e
agricole. Moderno nella diffusione tlcl suo
pensiero, nello stile in cui parlava e scrive, a
per giungere a tutte le menti e a tutti i cuori.
F11 audace precur ore nell'organizzare la
Congregazione Salesiana nella sua forma,
nel suo 1<piriLo, nello suo attività e nello sue
opere, sl che rimane sempre attuale e moderna.
Tra le organizzazioni consimili non ne co-
nosco alcuna così vigorosa e nello stes_qo tempo
così agiJe, così libera di movimenti, così
stabile r così adaunbilc alle esigenze dei
Lempi ». E l'oratore conclud.eva: « Come segno
carat terisLico di queslo tempo conciliare le
cir costanze banno di;;posto che qucstr pa-
role di omaggio veni1-scro pronunciale da
un cattolico discendente da quei Yaldesi con
i quali Don Bosco si vide obbligato a polemiz-
zare ». Simpatico riferimento molto applau-
dito.
TI Comciglio nazionale dell'Educazione b.a
poi compiuto il significativo geslo di iuliLo-
lare a Don Bosco una scuola sLata1e della
città.
Quasi corollari a questi atti commemorativi,
nello stesso giorno il Battaglionc.l Esplora-
tori Don Bosco celebrò il suo cinquanlei-imo
anno di e•istenza, e il 26 agosto fu po:,ta la
prima pietra del tempio dedicato a an Gio-
vanni Bosco, che ,iorg1Jrà nella capitale.
occhi la forma tradizionali.' di un edificio
sacro. L'interno è in piena armonia con le
recenti disposizioni conciliari. mentre soddisfa
alle ei.igcnze estetiche, arlisliche e l'UILurali
del nostro tempo. '\\Jisura 45 m. di lunghezza,
20 di larghezza e 12 di altezza. Lo doruina
all'esterno una torre campana.ria alta 32 m.
con un carillon e1cll rouico. Nell'abside cam-
peggia uu mosaico allo LO m. e largo 5, con
ard.it a coDcezione i;rimbolica rapprrsenLante
l'orazione del sacerdole e «lei popolo di Dio
che sale al trono dcll' •\\lti~simo, dal quale di-
scende il frutto ddl'orazione: la Grazia e i
doni dello Spirito Sanlo. Questo mosaico, c·ome
il Labernacolo e altre opere d'arte sono di
artisti iLalian:i. Sulle pareti laterali 26 quadri
con figure al naturale formano una moderna
e parlante rappre8entazione dcli.a vita tli
Cristo.
A. consanatlo .fu in,ilato il nostro Cardinale,
l'Em.010 Raul Silva, che vi celebrò la prima
Messa, e il giorno seguente vi ordinò i sei
diaconi salesiani dcll'lspcttoria. Più tartli il
Pro-Vicario C.astrense dell'Argentina, mons.
Yinorio Bonamin, salesiano. , i concelebrò
con i Diretlori dei collrgi della zona di Cuyo.
La commemo:razione ufficiale del 150° fu
tenuta nel Teatro C6mlor, presenti le autorità
con a cupo iJ Mln.is tro «lella Dife!a.
MENDOZA - UN TEMPIO A RICORDO DEL
15lr DELLA NASCITA DI DON BOSCO
L'Ispettocia Argentina "San Francesco o•
lano" con sede a Cordoba ha celebrato il 150°
della nascita di Don Boi:.co erigendo ii1 1:,uo
onore un nuovo tempio. Al grandio...o omaggio
ha partecipato tutto il J>Opolo ùi ;\\1t•u<loza e
cli Cuyo, riconoscent r per i benefici che ri-
ceYe !{all'Opera salc:-iana.
Il tempio presenta linee moderne semplici
originali, atte a colpire , ivamente citi ha negli
20
L'Intorno del templo di San Glo-
vanJJI Bosco a Mendoza (Ar-
gentina) è moderno e orlglnale,
ma In piena àrmonla con le
recenti disposizioni conciliari

3.3 Page 23

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CENTO ANNI FA DON BOSCO VISITAVA
PER LA PRIMA VOLTA IL VENETO
Son cento anni che Don Bos<'o ac<"ogl.ieva
l'invito dei ~uoi grandi henefauori, i Conti
Soranzi, f' li visituva nella l oro villa II Lonigo,
ciuaùina siluata a ridosso dei Colli Berici,
in proYincia di Virenza.
Le « Memorie Biografiche» di Don Bosco
riferi cono intorno a ques to , iaggio che
il Santo fece ncll'o1 tobre 1865 e parlano di una
~ua rapiJ.a visila n Padova e a Venezia.
1J biografo riporto anche le le11ere i nviate
da Lonigo a Torino: e annota che Don Bosco
riferì ampiamente a voce f Ul viaggio veneto
a Don Rua.
Co;,a avrà detto Don Bosco? Le i.ue forti
impressioni sulla esemplare vitn cristiana
delle genti vcnt't1•? O le s ur anticipazioni
profetiche intorno a l sorgere e allo svil.upparsi
in quelle regioni dell' Opera Salesiana?
Oggi ~ono oltre 2000 i Salesiani delle Tre
Venezie n 1ttora viventi, con uno s tuolo di
Figlie di )laria Ausiliatrice, di Cooperatori
e Cooperatrici, f'xallie,; ed Exallieq~. Sono
oltre 30 li:- i~tituzioni salesiane e ollrt> 70
quelle delle Figlit- di :\\1aria Auoilialrice. Cen to
opere in cento anni.
Des tinaziont: singola re e bbe anche la Villa
eh(' ospitò Don Bosco. Dal I918 fu sede
dcirO.rfanotrofiu e cuoia \\ graria per i
figli dei contadini ca1l11Li nella grand.e guerra.
Dal 1950 è •·Colonia del Giovane agricoltore",
cioè un Pen.~io,,aLO per uumerosi ragazzi del
V1mcto ch e fret1uentano gli fati tul i Agrari drlla
ciuà. È a ffidal a alla direzione cki Sacerdoti
della diocesi di Vicenza per l'assist enza spi-
rituale e gestita dalla A111milùstrazione Pro-
vinciale. Dal 1934 una lapidt> ricorda il pnt1•
~aggio cli Don Bo~co e Ja ,,osta nella v illn.
li 2\\ otlobre - per iniziatirn dt>l Direttori>
Jon Giu i:-ppe GiaromeUo e dei rapprt>sentanl i
l'amminis trazione provi11rialc prof. Renaio
Treu, Prt>sidcnte, e dott, Sil vio Giuliari -
veniva i,:augurato, in luogo alto e proi<picrnte
i campi d i gioco. un busto di Don Bosco, eon
la scrilla: « Qui ven ne e soggiornò San Gio-
vanni Boi,co: 1865-1965 ».
Ha benedetto il bui.lo iJ , esrovo mi..~io-
nario salesiano mont-. Camillo Fare~in, asbi•
stito tla mons. Carlo Fantou, Vicario Gmwrak
della Diocesi. Erano presenti le autorità r
altre per~onal.ità. n prof. Alfredo Vcront'SC
pre,entò !"Opera di Lonigo nella luce e nello
s pirito del Santo della Cio,entù.
Folti groppi di giovani allievi degli hti-
tuli Sal!'8iani d i Verona, Legnago, Bev:ilacqna,
E!:lte con Ja banda (\\rll'Oratorio di Schio,
e numerosi Cooper atori, Cooperatrici cd Exal-
Hevi della zona sono intervenuti a rendere> più
i,olcnne la celebrazione.
1·r~pNtore don Ciccarclli ha commemoralo
il centenario, ricordando con quanta aper-
tura e generosità il territorio vicentino nhbin
rispo~lo alla visita di Don Bosco, donando
figli t' figlie numerosi alle F amiglie Salebione;
e quanto w1 sillLemn educativo is pirato a
Don Bosco - come !'i fa nella •·Colonia del
Gio,ane Agricoltore" - ~ia sempre di at-
tualità e di grande efficacia.
Frutto concreto <lei <·entcnario fu la fon-
dazione di un Ccnlro cli Cooperatori Salesiani
e di un gruppo di Exallievi 1t Lonigo.
21

3.4 Page 24

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Signorine che hanno partecipato agli Esercizi Spiri-
tuali di orientamento organizzati per loro a Zaflerana
Etnea (Catania)
Quest'anno gli Esercizi Spirituali per Coope-
ratori e per Cooperatrici hanno avuto un
increm ento notevole sia per il numero dei
partecipanti che per la serietà e la regolarità
della impostazione. I corsi di Esercizi rea]iz.
zati nella sola Italia b.anno raggiunto il bel
numero di 63. Pubblichiamo alcune delle
numerose fotografie che ci sono pervenute,
scelte in modo che rappresentino le varie
categorie di persone che hanno partecipato ai
corsi organizzati per Sacerdoti, per Coope-
ratori e Cooperatrici, e a quelli di orienta•
mento per signorine. Con le foto d'Italia ne
uniamo una dei nostri Cooperatori e Coope•
ratrici di Alessandria d'Egitto.
Gruppo di Cooperatori e Cooperatrici
d ' Egitto agli Esercizi Spirituali tenuti in
Alessandria dal 18 al 22 agosto 1965
Corso di Esercizi per
Cooperatori dell'lspet-
torla Lombarda a Gal•
llano Eupilio (Como)
22

3.5 Page 25

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'_·pIRIJ.UALIIJI- ,
.
,fi~m_pì_a:ra:i:e.i)~ib--;pJi~;i'to\\:~:,;1':~~/o~ia;]:a~ssforr~dç~c9ltg'd!iaeirctianpteir rrui--
: :m.. .~ri_, d·a.i t.anti s_trepiti, d.~'!e.· tante vo_ci della nostra
G.
. ,cf],assosé! e 1persens~pi11zzata vlla moderna "
PAOLO VI
Esercizi Spirituali per Sacerdoti a Pacognano-Vlco Equense (Napoli)
Cooperatori del Piemonte-
raccolti in Esercizi Spiri•
tuali a Muzzano Biellese
Coope ratori della Toscana al corso di Pletrasanta
(Lucca). Con gli anziani, un gruppo di giovani di
La Spezia, la cui serietà ha edificato gli ad ultl
23

3.6 Page 26

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NUOVO VESCOVO SALESIANO
Mons. lsmael R ol6n, salesiano, ch e dal
1960 r egge la Prelat ura di Caacupé, su[ra-
ganea d.i As unci6n (Paraguay), è stato eleuo
Vescovo titolare di Fornosmaggiore e primo
Vescovo della stessa Prelatura. Mons. Rol6n
ha 51 anni, ha frequentato l'Università Gre-
goriana a Roma e viene, come si suol dire,
dalla gavetta, perch è è passato per la trafila
di tutti gli incarichi salesiani. In questi anni,
mediante la collaborazione dell'Adveriiai, ha
costruito un bell'edificio moderno, destinato
alla formazione del clero locale. Qui pre-
sentiamo il nuovo Vescovo col Presidente
della R epubblica, S. E . il Gen. Alfredo
Stroessner , al momento della inaugurazione
dell'edificio.
Il primo Santuario Mariano della Sardegna, la Basi•
lica di Bonaria, si è arricchito di una nuova cappella
Intitolata a Maria Ausiliatrice. Nel quadro (opera del
prof. A, Mura) domina in primo plano San Giovanni
Bosco col servo di Dio Zeffirino Namuncurà, il San
Domenico Savio delle Missioni
)
SAN LORENZO DI LUGO DI ROMAGNA , Questo
monumvnto il Don Sosço è stato eseguito con una
lega di cemento, rame e ottone ed è opera dello
scultore faentino Gianni Primo Rambelll. Don Bosco
apre le braccia a ragazzi che accorrono a lui festanti.
Sono I figli di chi nel passato fu vittima di lotte
economico-sociall-rellglose. Le opere giovanili della
Panocchia, che si Ispirano al Santo, dànno al mo-
numento un valore simbolico: esso vuole rappresen-
tare gli sforzi per la redenzione e la bonifica di una
zona che invano si è tentato di scristianizzare e che
tanto bene promette per l'avvenire di tutta la bassa
Romagna
24

3.7 Page 27

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L Ìttt:
Sette giorni di viaggio av-
venturoso nelfolln del!afo-
resta per individuare nuoz i
raggruppamenti di indi
1l1acu e aJ1rire un nuova
campo alla catechesi mis-
sionaria. che offrirà ai figli
della foresta la possibilitò
di diventa, e un giorno non
lontano jìgli di Dio
lt Japu è uno dei tanti fiu-
miciattoli che, come serpenti gi-
gautesclu, si snodano :in tutti i
sensi attraversando le immense
foreste del Rio Negro. Sulle
sponde d·i questo fiume sorge il
villaggio dei Macu.. È il primo di
una serie di villaggi che, con l'a-
iuto di Dio, sorgeranno nel cuore
della foresta per raccogliervi que-
sti poveri indi fino a oggi di-
sprczzaù e considerati schiavi
dagli stessi altri indi.
C'è un cammino che unisce la
missione di J auareté a questo
villaggio. Sono circa 20 chilo-
metri di distanza. Finora mi
sono sempre servito di questo
senùero per raggiungere il vil-
laggio. In sei o sette ore si può
anivare alla meta. Ma questa
camminata non è certo piacevole,
specialmente quando per le piogge
ahhonùanti i touenti invadono
la foresta per centinaia di metri,
o quando si devono caricare sulle
spalle 20 o 30 chilogrammi di
peso. Per questi e altri motivi mi
decisi a risalire il fiume Japu.
Sapevo che anche le difficoltà
uon sarebbero mancate. Infatti
alberi gigantechi a ogni tempo-
rale lasciano di adornare le sponde
del fiume per cadere e rimanere
in posizione orizzontale tra una
sponda e l'ahra. Alle volte sono
alberi di un metro di diametro.
Come passare con una imbarca·
zione? Restano tre possibilità che
dipendono dal Livello dell'acqua.
Se il fiume è i11 piena, con la
canoa si plll!sa sopra il Lronco.
Se il fiume è ia secca, il tronco
forma un ponte e vi si può pas•
s are sotto facendo il possibile
per non battervi la tes-ta. Spesso
però capita che non si può pas•
sare sopra sotto: allora
l'unica soluzione è afferrare una
buona scure e tagliare il tronco.
QuesLo il motivo per cui in-
vece di raggilmgere il villaggio
in un giorno, ne impiegammo
quattro. Mi accompagnava don
Luciano Chiappini, direttore della
missione di Pari-Cachocira. Con
un piccolo motore di poppa in-
25

3.8 Page 28

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cominciammo a risalire il fiume.
Ben presto dovemmo lasciare la
nostra imbarcazione. Un indio ci
offerse la sua canoa più leggera e
più adatta a navigare in simili
fiumiciattoli.
V enne La notte. Chi per la
prima volta pernotta in una fo-
resta prova una emozioni', meglio
una paura che non si sa s piegare.
Anch'io l 'ho provata la prima
volta. Adesso ci sono abituato.
Qualche lettore penserà a ser-
penti, gauopardi. vampiri gigan•
teschi che potrebbero essP,re gli
eventuali compagni di queU'in•
felice coslrollo a dormire appeso
a un'amaca. Nulla di tutto questo.
Il pericolo c'è ma non si vecle;
e dopo un giorno di viaggio,
stanchi come si è, ci si dorme
sopra a queste cose. L'unica
cosa sopra la quale o meglio,
sotto la quale non si può dormire,
è la pioggia. Questo è l'unico
timore che mi assale di notte
quando appendo La mia amaca a
due alberi nella foresta. Se non
piove, dormire nella foresta, sulle
sponde di un fiume, è una vera
poesia. Bisognerebbe avere un
registràtore per fissare la sin•
fonia che s'innalza dalla Lena
nelle ore notturne. Rane, rospi,
gcilli, uccelli, ciascuno collabora
come può a un concerto meravi•
glioso. L'oscuriLà della notte è
spesso rotta dal passaggio di
lucciole che percorrono la fo.
resta in tutte le direzioni. Sopra
ai ram.i secdri che abbondano per
terra nascono dei piccoli funghi
fosforescenti che sembrano cen·
tinaia di piccoli occhl che brillano
nell'oscurità.
La prima notte fu ottima, la
pioggia non venne. Unico incon-
veniente, un esercito di insetti
che dovevano essere proprio af-
famati a giudicare dal sangue
che ci succhiarono dalle gambe
e dalle braccia.
Il secondo giorno di viaggio
è più duro del primo. Aumenta
il muuero dei tronchi caduti.
Nel pomeriggio comincia a pio-
vere. VisLo che la pioggia non
cessa, ci fermiamo per fare sulle·
sponde del fiume una piccola
capanna di foglie di palma dove
passare la notte. Proviamo ad
accendere un poco di fuoco. In·
vano. La legna è tutta bagnata.
Ci corichiamo nell'amaca evi•
tando qualsiasi movimen Lo. In-
fatti le poche foglie che coprono
il tetto della capanna non sono
più sufficienti a ripararci. Pas-
siamo la notte parlando del vento
e... soprattullo delJa pioggia.
L'indomani ci aspettava un al-
tro giorno di lavoro per aprire
il cammino nel fiume; poi una
notle apocalittica. Dopo un giorno
di sole ci aspettavamo una notte
di luna. Per questo nessuno
pensò a fare un'altra capanna.
Eravamo già al primo sonno
quando udimmo uo tuono lon•
tauo. - Ci siamo - dissi fra
me. Lampi e tuoni si succedet•
tero sempre più vicini e con essi
venne anche la pioggia. Una
pioggia davvero equatoriale. Cer·
chiamo di salva.re il salvabile. Ci
rannicchiamo sotto un albero in•
vocando Santa Barbara affinchè
allontani i fulnrini e le saette.
Si pensava che la pioggia cessasse
presto, invece durò fino alle
cinque del mattino. Bagnati come
pesci, intirizziti dal freddo, en·
t:ciamo nella canoa per com.in·
ciare L'ultimo giorno di viaggio.
Verso le undici un gruppo di
Macu ci viene incontro per ta•
gliare un grosso tronco caduto
nel fiume. Arriviamo così al
villaggio, ricevuti con grande al-
legria da questi poveri indi.
l luogo dove sorge il villaggio
era chiamato anticamente nella
lingua dei Macu Ubde pai, che
significa « il luogo della gente
perversa ». Ai Macu piace nar-
rare la loro storia. In queste loro
narrazioni è difficile distinguere la
storia dalla leggenda. Dicono,
come gli altri indi della regione,
ohe il loro capostipite sarebbe
uscito dalla schiuma dell'acqua.
Egli avrebbe cercato un luogo
clove abitare e, non avendolo
trovato, con un bastone avrebbe
scavato il letto deJl'attuale fiume
Japu. Le sponde cli questo fiume
più tardi sarebbero divenute tea•
tro di lolle tremende fra una tribù
e l'altra e fra gli stessi Macu.
Questi affermano che i loro an-
tenati erano cannibali. Spesso
sacrificavano i bambini per ca!•
mare gli stimoli della fame; op•
pure mangiavano i corpi dei ne•
miei uccis i du:rante la lotta. Più
Lardi avrebbero abbandonato il
cannibalismo ma non la crudeltà
verso i loro nemici. Infatti i ca-
daveri erano decapitati, le toste
lanciate nel fiume e i corpi,
fatti a pezzi, venivano abbando-
nati senza sepoltura fino a com•
pleta putrefazione. Ancora oggi
i Macu con molta facilità lottano
fra di l oro e sempre qualcuno
viene ucciso,'colpito da una freccia
o da un grosso bastone.
opo un giorno di 1:iposo, ri•
prendiamo il nostro viaggio a
piedi per un cammino che ci con•
durrà Sttlle sponde del fiume
Tiqu,ié, dove sorge la missione di
Pari-Cachoeira. Ci accompagna•
no quattro indi. Distribuiamo in
parti uguali il peso dei bagagli.
Il motore di poppa, una latta di
benzina, l'altare, qualche ali·
mento. Calcoliamo di farcela in
due giorni. Finalità di questa
spedizione è localizzare le nume·
rose capanne dei l\\:lacu clissemi•
nate nella foresta. Dopo appena
due ore di cammino incontriamo
un piccolo gruppo di Macu. La
miseria fisica e morale di questo
povere creature ci causa profonda
impressione. Ci offrono della canna
da zucchero che viene ad alle·
viare un poco la nostra sete.
Vicino a noi una donna ci guarda
curiosa. Ha .in braccio un bimbo.
Lo guardo: è uno scheletro. Il
corpicino è coperto di piccole
ferite causato dalla puntura degli
insetti. Il suo viso è l'espressione
26

3.9 Page 29

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della fame e delle privazioni.
Quanti altri bimbi come lui na-
scono nell'immensità di questa
foresta, apro.no gli occhi come
fiori che si schiudono ai raggi
del sole per essere, subito dopo,
recisi dalla morte!
Andiamo avanti per arrivare
prima di notte a una maloca
abitala da numerosi MaCII. Attra-
versiamo diecine di piccoli fiumi
facendo gli eq-uilibristi sopra i
pali che servono da ponte. Non
manca il lato comico. Scivoloni
degni di u.na istantanea, gambe
all'aria, bagni di acqua o di
fango. Andiamo in fila indiana
guardando bene dove mettiamo i
piedi. Spesso però tutta questa
prudenza non è sufficiente. Per
ben due volte l'ultimo della
fila gridò una parola che ci in-
chiodò dove eravamo: Mé! (ser-
pente). Se ne stava unnicchfato
sotto una foglia e non aveva avuto
il tempo di darci il benvenuto.
Tutti noi l'avevamo calpestato.
Ci guardammo in faccia. Era
una jararaca e di quelle velenose.
Facemmo l'occhiolino al nostro
Angelo Custode per averla scam-
pata e aflìnchè continuasse a
proteggerci.
lie tre pomeridiane arriviamo
alla maloca. Il nostro arrivo im-
provviso provoca un fuggi fuggi da
parte delle donne e dei bamhirri.
Gli uomini erano occupati nella
preparazione della "coca" o "co-
caina" che ricavano da certe
foglie. È una polverina rossa con
la quale riempiono la bocca suc-
chiandola come se fosse una ca-
ramella. Dicono che diminui&ce
gli stimoli della fame ed eccita
il sistema nervoso. Un sistema
economico per ingannare lo sto-
maco quando desidererebbe qual-
che cosa di più solido e sostan-
i:iioso. Ci accomodiamo alla meglio
nella capanna messaci a dispo-
sjzione. I ragazzi adesso non ci
lasciano un solo istante. Vogliono
vedere tutto con la curiosità
propria di chi non ha mai visto
nulla. Ci offrono un pezzo di
cinghiale che accettiamo con vera
soddisfazione e gratitudine. Dopo
un giorno di cammino, la nostra r_i-
serva di energie stava per esaurirsi.
Scende la notte e nelle capanne
si accendono i fuoclu. Recitiamo
le orazioru e cadiamo in braccio
a Morfeo, anche se ogni tanto
l'abhaia:re di un cane o il pianto
di un biml,o interrompe il nostro
sonno e i nostri sogni.
I l canto del gallo ci avvisa che
la notte se n'è andata. Anche
se qui il giorno e la notte hanno
la du.rata esatta di dodici ore
ciascuno, ci sono delle circostanze
nella vita in cui si desidererebbe
cbe la notte fosse un poco più
lunga. SalLiamo dall'amaca e
ci mettiamo un'altra volta in
cammino. Il sentiero si fa sempre
più impraticabile. Si sale, si
scende, si scivola, si cade e ci
si rialza contenti di non aver
rotto nessun osso. Si va sempre
avanti. Ma già si nota che la
stanchezza aumentain tutti. Qual-
cuno comincia a zoppicare. È
don Luciano. Scherzando gli do-
mando cos'ha.
- È il ginocchio sinistro. Non
risponde più ai comandi. C'è
qualcosa qui dentro che fa cri-cri
ad ogni passo.
- Non è nulla - rispondo
è la cerniera. Olio ci vuole!
A uo tratto uno scroscio di
acqua nnisce di bagnare i pochi
panni che avevamo ancora asciut-
ti. Meno male che nel frattempo
abbiamo raggiunto un altro grup-
po di capanne. Nel mezzo di una
capanna sta il recipiente della
''ciccia". Le foglie di banana che
coprono il recipiente stanno a
indicare che ce n'è ancora. Ce la
offrono con la stessa cordialità
con cui noi civilizzati offriamo un
"Martini" o Uila tazza di caffè.
Non pensiamo alle norme igie-
niche. Certe norme qui non hanno
valore. Vale di più il proverbio
che Lutto quello che non avve-
lena, ingrassa. Beviamo alcuni
sorsi <li ·'ciccia" e dobbiamo con-
fessare che ci fece bene, soprat-
tutto fece bene a don Luciano
che con le cerruere lubrificate
percorse gli ultimi chilometri con
l'agilità di una gazzella.
Arrivammo così sulla sponda
del fiume Tiquié. Il giorno dopo
con il motore di poppa i:aggiuu-
giamo la missione di Pari-Ca-
choeira, esattamente sette giorni
dopo la nostra partenza da Jaua-
reté. Per quello che abbiamo visto
durante il viaggio e per le infor-
mazioni ricevute siamo riusciti a
localizzare più di trenta aggrup-
pamenti di Macu sparsi nella
foresta. È un nuovo campo di
apostolato che si apre alla cate-
chesi. I Maou finalmente si sen-
tono amati da qualcuno; per
questo considerano il missionario
come uno di loro e lo ticevouo
sempre con molta gioia.
~
T iorni fa, dopo aver distri-
buito ai Macu dei vestit.i, un
vecchio MaCII cieco mi chiese
anche un paio di scarpe. Risposi
cl1e neppur io usavo le scarpe
quando mi trovavo in mezzo a
loro. Il povero cieco, non cre-
dendo alle mie paroJe, con le
mani palpò i miei piedi e, costa-
tato che non avevo le scarpe,
disse: « Tu sei w1 indio ». Il
giorno dopo dovevamo segare un
grosso tronco per dcavarne delle
tavole. Dovetti insegnare come si
faceva. TI caldo era soffocante.
Mi tolsi la camicia tutta bagnata
di sudore. Il vecchio cieco mi
mise la mano sulla spalla e ac-
cortosi che oltre le scarpe non
avevo neppure la camicia, tutto
allegro disse: Ai tcn (figlio
della foresta). Anch'io rimasi
contento di ricevere questo nome.
Cosa importa al missionario di
essere cl1iamato indio o figlio
della foresta? Basta che un giorno
non lontano i veri _figli della fo-
resta diventino figli di Dio.
DON LUIGI DI STEFANO, missionario
salesiano - JauareU! (Amazonas,Bri!sll)
27

3.10 Page 30

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Abbiamo con noi Maria Ausiliatrice!
Rendo pubblica la grazia che abbiamo avuto
da Maria Ausiliatrice nel pauroso tornado del
14 luglio u. s. Mi trovavo con i miei cari a
S. Luca di Molare in una casetta fatta da
poco restaurare, allorchè scoppiò la spaventosa
tromba d'aria. La porta d'ingresso della casa
già stava per crollare quando mia moglie addi-
tandoci con grande fede l'unico quadro che
tenevamo in casa, gridò : << Non abbiate paura,
abbiamo con noi Maria Ausiliatrice!•>. Quando
il pericolo cessò, grande fu la nostra mera-
viglia nel trovarci illesi in mezzo a tanto di-
sastro. Si pensi anche solo che la nostra 500,
lasciata all'aperto, fu scaraventata lontano due
chilometri.
Una seconda grazia. In un viaggio, in se-
guito allo scoppio del serbatoio d'acqua del
camion, avevo r iportato ustioni di grado.
A detta del professore e dei medici curanti,
le gravi ferite riportate sul dorso non avreb-
bero potuto guarire prima di due mesi. Tra
lo stupore d i tutti, pregando Maria Ausilia-
trice, le ferite si cicatrizzarono in una setti-
mana. I mperitura sarà la nostra riconoscenza.
Alessa11dn"a
FAMIGLIA FORTUNATO
Ora può proseguire
per la via del sacerdozio
Mio figlio Michele, aspirante al sacerdozio
p resso il seminario di Caltagirone, nel 1962
non fu capace di continuare lo studio e per-
dette l'anno perchè affetto da nevrosi astenica
in alto grado. 1el gennaio 1965 si ammalò d i
esaurimento nervoso, trascorse circa cinque
mesi in casa per curarsi ma poi, scoraggiato,
si con vinse di non e::ssere chiamato al sacer-
dozio e r icusò ostinatamente di continuare
nella via intrapresa. Allora io mi rivolsi a
San Giovan,ni Bosco, chiedendo che gli otte-
nesse da Maria Ausiliatrice la grazia della
perseveranza nella vocazione e della guarigione.
Con mia grande sorpresa il 22 luglio e.a. il
mio figliuolo spontaneamente ha chiesto di
ripartire per il serrùnario per trascorrere le
vacanze presso la sede estiva. Ritornato a casa
e completato iJ secondo pe.r;iodo dì vacanze
in famiglia, è ritornato in seminario per con-
28
tinuare lo studio, deciso di p roseguire per la
desiderata meta del sacerdozio.
Pieno di gioia, ringrazio la Madonna Ausi-
liatrice e San Giovanni Bosco.
Vizzini (Catania)
SALVATORE CAMPIONE
CELEBRAZIONI IN ONORE
DI SAN GIOVANNI BOSCO
Sabato 29 gennaio Solenne Commemorazione
Ufficiale del 150• della nascita di San Giovanni Bosco
nella Casa Madre di Valdocco In Torino
Domenica 30 g ennaio Ore 11: Dalla Basilica di
Maria Auslllatrlce, Concelebrazione del Rettor Mao•
glore con l Membri del Consiglio Superiore del
Salesiani
Lunedl 31 gennaio Festa di San Giovanni Bosco.
Ore 10: Solenne Messa Pontlflcale con Omelia
del nuovo A rcivescovo di Torino S. E. Mons.
Michele Pellegri no, trasmessa per radio
28 gennaio Ore 10,30: Radio per la Scuola:
"I Santi e li lavoro : Don Bosco "
Questo programma di massima sarà precisato nel
particolari
Salvo da appendicite perforata
e peritonite aggravata da collasso
Nella notte del 24 giugno scorso, mio figlio
Giorgio di 19 anni accusò fortissimi dolori al
ventre con vomito. Il medico costatò solo una
forma di enterocolite. Ma il male si aggravò
tanto che un chirurgo, chiamato d'urgenza,
ne ordinò l'immediato ricovero in ospedale.
Nella sera del 26 fu operato di appendicite
acuta perforata con peritonite. Fu tenuto
sotto controllo tutta la notte, data fa ~ravità
dell'infezione; il decorso postoperatorio pa-
reva nor male quando, all'indomani, fu colpito
da collasso. I medici e il personale ospeda-
liero accorsi al suo capezzale mi dissero che
la sua vita era nelle mani cli Dio. Con l'an-
goscia nel mio cuore di mamma lo raccomandai

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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con fede a Maria Ausiliatrice. Nella attesn che
trascorressero dieci lunghi giorni di prognosi
riservatissima, pregai ininterrottamente unita
ai Sacerdoti Salesiani, che mio figlio fre-
quenta da tanti anni; e giorno per giorno
vidi ritornare la vita in lui. Dopo un mese fu
dimesso drul'ospedale e ora ha ripreso a la-
vorare e a studiare completamente ri~tabilito.
Sento quindi il do\\'cre di ringraziare pubbli-
camente la V<:rgine Ausiliatrice.
Torino
GIOVA.~NA Vl!-CONTI
Laur3 Musso (Torino) pr,;1111ndo M. A. e S. G. 13. ot-
tenne la ~alule al marito operato d'urgen,.a p,•r ulcera
duod•nalc perforata e altre complicazioni.
Se_condlna Marchislo 1n Vuc:heuo (Torino) nonostante
l'avanzata età ristabill in ..Iute dopo una iira~e di-
sg,-uia, prr~ando M. A., S. O. S. e D. F. Rinaldi.
Liliana ScbJYl>Kh.i in GiudJcl (Cogno - BrC8c11,) Qttenne
da M. A. lo guarigiQnc dol morito che si somivn sfinito
per Ju~ J,:ra-.1i openU.ioni.
01 HAIIIIO PURE SEOIIALATO ORAZIE
Adorno Co,untino - .\\drian, C:O.ta Enurui - ,\\ghata 13,:llavia
F,lom.-na - Alf'ldli Caterina - All""tini• Gi~ppina - A,mo
Giactnta Ama f'rm,ru■ -Aldo l,,Uaoa Allibrio Luiaa. Amico
8-u C.rmdm• - Andrcutu Morena • AndriM Gio,·onni -
Ano,! Anna M11rì• - Antolin, Irene - Antonill eaY. avv R,ccntdo
- Arac.hi Franc,:sco .. Arduino C•t~rmn - Arcsti Nina • Arl'jgoni
8:m:elloni Pierina &$alini AnMelina - Assondrù Felfcìtp -
Azaolini Morin AntonicttA - Ba11nu1 .llanolo - Rolocchl Lino
- Daldiotto Filomc,na - Balaui O. Culo - Ballini id• - B•rhen
Fmna - Darberis Ernestina - Jlarb.ris Ugo - Barbieri P,Jmicri
).1atC•lhna • Dubieri J\\lérccdca - Bargjggia Ron - U.rlctli
Enrìco - B•m~lia Bice - B..«uti Ano■ M-aria • lkduui Ado
ved. Oocto • tklloni Delio - lklluomo Marta - lkmardi Gio-
nnni - lkrtdlo Giacomo - Reninenl Vittoria - Benino Mar-
Rheni. • llcrtotchi Angela - Dertolino M,u:glu,ntl - .Bonoluao
•••lfnc> Anno - Bc,rrucc, Alda - Berzo AnnR - Bessone Ma..imu - Be-
An~cl• - Bè'ltello Cìncon10 - Binnchi Sìlvann - J.lìonco
Lw,iono • Oia1ini suor Muri• - laino Torlaschi Emilia - Boc•c-
cì<> C 1uteppin1 ved. Bottero - Oo,do Rioaidi Moria 8oncni
Olitii • BoniC1cio Umberto - 8onuna Resa - Soraei•" ~,~via
- Dor11hi Maria -
F.nzo e Cec:1h• -
Bortolotta
Briglia F.
Ro
\\.
.a-nBar-is1calorertcarnocPn1coara
--
BriJl:tanli
Brunceti
Giacinta Bruno F.lcna • Rru.uone Mane - Bulf1 Nola Giacoma
. ilUll"°hno Emilia - Bunetto Frida - Cabrati Anitdo e Rou
- Cod<Oddu Gio,•anni - Caindli To,-az.zi Auguota - Calìirinoi
Alìetta - C1mpo Cuterirua - C1n1dèQ Mariolirul - Cantia A11ncac
e snrdlo - Cnpello Cin•tt• - Capcttini Pier• - Coppellcrti
Fl'ltnceaco - Còppuni Emmo - C.:trd•no Pina - Camolll Snndrp
- C.:arne\\'111• Emilfa - Carava11.ii P,a.,,cdc - Carn\\ C, - c..arotli
Mariuoc11 - Cuu,l11tno Cari• • Couonì Giuseppina - Catapano
Lui.. • Cattaneo Srefaoo - Cou Maria - C..v,m Adriana -
Cenci Bianca - Ccnt<lll.l Rosa - C.,rcsc Gi11&eppc - Cerini
suor Maria - Chasseur RffletO - Chian Paolo - Cioconc Maria
- Co«o An11do - Collabianchi i\\,lancfa Giulia • Colombo
Llmon<a Rdouda • Colombo !Ilaria - Conti Builia - Corbcl-
lin, ,\\dclaidc ,,ed. Montanari - Corioo Giovanni - CorMl!lli•
Fr,in~• - Cosra Repeno Anna - Coersbla.z Agosrino - C01.znni
Adele • Cr010 Lidia - Dabbene Mocello Antonietu - Damo•iu
Te.reso - o.111i•ni Arri110 - Oamollni Aspoaio ved. lmpcllit-
hori - 0.ul• Borgo Rito - O,. &ala Rina - David Giulia - Oe110
Rosa - Del F'obbro Pierino - Del Giudice Natale - Dcllopiana
V,ncoo.lO • Dell'Oro Antonio • Dc Luca Pierina. - De Mare<)
Maria - Oc,n,lll'Ìll ~1aria. ,•ed. Mion - Dc Paoli Terai.ll1 - Oc
Rì.llo l'laina Emma • Dc Sancti• Speranza Marvhcrita - De
Siano Tcraa - Di Banolo Torchia AngclA - Diliberto Maru
Di Stcfano Maria Donadio Paolo - Dondcro Adele - En
Carlo e Ci1nn• - Faconti Elena - f'odd• Ortee0 Arma.s - Fo.Jciolo
Pezzi Eva - Falzin Li,•i" • Fab:onc Ro11rio - Fanaldi Cio Bntt~
- Farri• Giovanna • F1•tor- Onorina • Favarò Rosina - F'•\\'te
Dom.,nia - F'nret Fernanda - Fcdnwo Cino - Ferrano Anna
- Fernrio Teresa - Fem,ro Dina - Fcrnro Maria ,·cd. Pozzo
- Ferretti Lodano Tensa - Ferrua Q;.,...ppe e Ann.1 - F1hp-
pucc:i Gahricll■ - Fiore Vito - Fioro,wi Maria - F<"reau G,na
- Fosson Adolfo a C.:attrina • f>osun, Maria - Fnmcica ROdlttla
- Francini Maria - Fugani M•ri~ - F'um•!l'llli Gimrpr,ìn•
- Galante Tc<>doro - Gal"48ini Cumc,ima - Oallinotti ~IArA
- Co.llu Alhcno - Callo Lucia - 0<1lmacc:1 Glu.seppa - C~1t11
Caterina - Gntt, Erminia - O~tti Fam. - Gavatorta tor.Ile -
Ghiazza Aur~h• - Ohinrdi Msria - Ohitla A""1gi,a - Giacc9110
Remo e Teres,n■ - Giocosa Matilde - Cìialdùti Licia - Gian-
noia Cina • Oi1tn11>10 Ca.nru,J, - Gialia Castellana An11el•
- Giovo Nnar~n• - Girlando dou. ;\\lana Ro.a • Gnunclli
t..cbcllo Matilde, - C111sù loie - Or~• 01111 - CU1rino $poto
Cannda - GUKlielmcrti Elvira - GuKhntu .\\ntonino - ln,er-
nizzi Catcrinn • Tnvcmizzi Ginli • l<>vìno Giuseppa .. hcui
Augusto - l\\'old, Buffa Dina - l,A Monto Carmelino - Lan1ro
Rìrui - l.anr.eni ftilanda - Lot ina lto~• - l,u Viola Roso I..ni•-
cono Mari, Stella - Longo Antonina - Lo Presti Ciovannin•
- Lo Presti l',etro - Lo,·otti M.ori• R<tH - Lupinaro Aniliò -
Lusso Rina - M111liano Caterina - Malnati Mazyhcrita - l\\!1n-
zello Roulia Marche<e Giu.cppin• - Marchisio Pierina -
\\larcl12 Santina - Mat<CRIIO Elda - \\lariani Rina - l\\lann Ca,mi
Iolanda - Mtrillòn1 Francesca - \\1ariot Teresio, e Maria -
Martinclli Enrica - '.\\1urzeui Mafllhcnt• - l\\131chcrpa ~,aio
- l\\lasoero Carlo e Ciovanna - Mou Franca - ~ n Roma-
oin Lucia - l\\lananclli Antonirtto - Muzoleni Ferracinl
Maria - Mauono l.uigitlll - Maziucato Erminia - Moddn
Carlo - Mc~inn ;\\ntonina - Mi l(l(:co M Oru,a - Moden•••
Teresa • Moduiino Michelin• - Mollnori dott. in;r, Gi•MI -
'.\\1olteni Giuditta - Morn, Adde - l\\101.:on, Eh·irn - Mcm<r
lren,, - Mullneddu Giuseppe: - Mu,uraca dott. Ocnrdo -
:-;apoUtano Lillina • 'lazati ll11ti•t> - '\\i.,..; Ermelina ,·cd.
Dciciovanru - N•trri Maria - !':ritri Wall<r - Nesro Gn1M1>pina
- Negro All&llli•ti Mario - Xovdlonc tdvig, - Ochett1 1'er~•
- Ocelli coniu11i - Oli,·•ni Albino - Orru Corcù Batti•tina -
Orsi Ciuseppc,-Palmcri Rosalia - Pan,cr,1 Anna - Paruni Ter-
silla - Pasciti ln.,. - Pusqualini Pina - l'utor Matilde - Putorc
Maria - P•~••n~• Egidio - Pcdrano Ratti•t• - Pe!Jitteri An~tl•
• l'erasso An11elino - Perfumo G,usel'piua - Ferino Gianni
- Pcroul F.m. - Perzetto Claudio - l't'.ce Giuditta - PicciJ\\ini
lllarilde - P1dl> F,orin1 - Prni Cerrato \\hria Teresa - l'irello
Dorina e Gaetan<> - PÌ3Citello Moctna Ciwweppina - Pino
Franc:eoca - l"lu>cr \\laria - Poletti Em1lit - PonfÌJll(la Emm•
FnncèSCa - Ponina '.\\lucllclli ~rafina - Prato S.COndJna -
l'ucc, Pasquale " Lina - Puiatt, R,na - Puntiroli Giu•cpp1na
- Raguni ,\\d.ttw..• - Rainl>ri G, . R110 Nuccia - RavA1ì Maria
- Ravinall Ernestino - Reaott Mnruoo - Reatdli Maria - Ribero
Ano• - Rtboldi J3eauice ,,ed. Coilian, - RicchioTdj ram. -
Riet:i Elio - Ricci Ermenegilda - ltichcttn Adriru,o • Rinollo
Salvatore - Rodari Onorina - Rocotelln Angela - Rodiaori
Augusto - Rolando C.ncrina - Romh•1 ■vv. Albengo e Anit1
- Roru::allo C.rmen - Ronco Euaen10 - Rossi Enrico - Rosai
Menami Emilia - Rouotti Angd,na - Ruuo Anita - Rubin
Maria • RUNO Rotali• - Ru..o Rooma - Sahatin, Ech~a• -
Sala Aancse - Salata \\Jen:edcs - S•lc• R,na - Salino Anaela
- Salonia Luiai • ~~lvadori Regina - Sammartioo Rina - S•n-
t.Ua Clara - Sontoto Cnterina - Saulc Sih•ana - Sn,nj Mnia
ved. Rivnll.a - Savomgono F.mwne~ildo - Scaccl~lup, Caro-
lina - Seni• Mnriu - Scarantino Alsunto - Scancllo Lucia
- Schillaci Oiuecppo • Scotto Giu•cppc - Se11hezzi p_.quinn
• Sen,ga G1ol'·onni - Scrrn Albcrtin• - Seui Ro,;etta - Si1tnorclli
Pia - SitlnOtioo Gius,:ppe Simeon~ Lucia - Sìmonini .\\dtial\\.l
- Soccorsi C,u.cpp,na - Solimtn0 Carm•l• - Spmola Lucia
- Spino Delfina • Ta!llialatda Ralfoelc - Tangorra Euaerua
- T2vano Rerma - Tcrn,roo Aurch• - Terzoli Antonia • Testa
Man:o e R0t•nn1 - Te!ltol1ni Ida 1"hea \\lari2 Rosa - Tunpono
Vit:a • Todc1can Nl■ria - Tornati• G-iuscppc - Tonumlli Paa.
Tooon Corinna e UKQ • Traina 1011, NioolO - Tn11lla Iole
- Urso C•I~ Fron••- • Valen~inl Mario Ida ved. Tuzi - Vultin-
tini Mirella - V•lperR• Maria - Vunnini Emilio - VoMini Nicol•
- Voresi Ivlui1 - Va11ehen.i Annra ... V110ne AnronicU.a • Vt.nsa
Mdwll - Verccai Irene ved. Roocio - Vetti Pietro - Vico Giu-
seppe - Vieni Pietro - \\'ìllois Cooiuai - Vitelli Agnese - V(lj!hera
Maria - Volu Luiaina - WeJA Cauri Aruta - Zannon, Mlll'i■
- z.peJioo, Carlo - Zardin Rosi - Zordoni Umilia - Zanuaro
lubelb - Zcccruni Ma:rio - Ziino Paolo - Z,zzi Feliera - Zoffin,
F'am, - zu..,.rcllo Antonietta - z.,.,co Maria -.ed. Rl\\·1.
29

4.2 Page 32

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Non sarebbe uscita viva
dalla sala operatoria
L'8 aprile 1963 la signora Graziano E~a
in Rosso entrava Ìt\\ clinica per una nascita
che si presentava difficile e pericolosa sia
per la madre che per il bimb?, Infatti la s,~essa
sera veniva praticata alla paziente anche l 1ste-
rectomia. Per l'intervento gravissimo e per
le sue complicazioni - prima fra _tutte u~a
grave emorragia - l'ammalata era in ~ravt~-
sime condizioni, tanto che a detta dei saru-
tari solo per un miracolo sarebbe uscita viva
dalla sala. operatoria. La ~ettemm~ sotto \\a
protezione di San Domenico Savio, appli-
candole la reliquia e pregando con tutta la
fede. E il miracolo venne completo. La cara
inferma non solo usd viva, ma superando
numerose difficoltà e complicazioni del pe-
riodo post-operatorio, guari perfettaIJ?,ente. Ed
ora ringrazia il caro Santino e ne invoca la
protezione sulla sua creatura.
Altra grazia ottenuta dal nostro caro Santo
fu quella a favore del bim~o Ste_ffenino _Ro-
berto di anni 6, operato d1 tons1llectorrua _e
versante in gravi condizioni per emor!a&la
irrefrenabile. Tornato guarito alla su'.'- farrugl!a,
ringrazia riconoscente San Domenico Savio.
Arti LA DIRETTRICE delta Clinica San Secondo
In ogni caso, nessuna speranza
Eravamo felici di avere un figlio, ma il
nostro Candido aveva appena un mese di età
quando incominciò a non stare bene. Non lo
s1 poteva più nutrire perchè di quanto ~li si
dava non riteneva nulla. Poichè deperiva a
vista d'occhio il medico lo fece ricoverare in
ospedale. Per q_u~lche giorno lo si_ sost_enne
con ipoderrnochs1 e plasma, ma 11 b!-°1bo
peggiorò al punto che il professore un giorno
ci disse che in serata sarebbe morto, se non
si fosse tentato un intervento chirurgico; ma
in ogni caso, nessuna speranza. Fu opera~o:
tutti pensavano che non sarebbe tornato vivo
nella sua culla. Invece non soccombette. Pas-
sammo giorni di trepidazione e di ansia, ep-
pure eravamo sicuri che San Domenico Savio
ce lo avrebbe salvato. Con noi pregavano anche
i bambini della frazione insieme col cappel-
30
lano don Domenico Dentis. Oggi il bimbo
gode ottima salute e domani, lo speriamo fer-
mamelite, il caro Santino lo farà crescere
buono e sano.
Niella .Be/bo (Cuneo)
CONIUGI SILVANO E ANNA BATlN
« Se non è un miracolo, non vive »
Mentre era in attesa di un bambino, mia
moglie fu colpita da una forte albumina.
Ricoverata prontamente in ospedale, i profes-
sori non disperavano per la madre, ma per il
nascituro, sostenendo che non avrebbe potuto
sopravvivere. Allora ci rivolgemmo con fede
a San Domenico Savio perchè ci salvasse la
nostra creatura. Al settimo mese è nata una
bambina che pesava un chilo e 50 grammi.
Fu subito messa nell'incubatrice, ma il pe-
diatra non dava alcuna speranza e diceva: • Se
non è un miracolo, non vive ». Oggi, dopo le
cure, la nostra cara Daniela è a casa e sta
bene. Siamo felici di far conoscere a tutti la
grande grazia che abbiamo ricevuto.
Viotto di Scale11ghe (Torino) GUIDO E CARLA CORA
Antonlella Lamberto (Chieri - Torino) invia otferta e
S. D, S. per la protezione avuta in una. caduta che po-
teva recare gravi conseguenze.
Ernesto e Florina Fll.ippa (Piossasco - Torino) ringra-
ziano l'angelico S. D. S. perchè, con l'imposizione del-
l'abitino, ottttnnero di veder allietata la loro unione
con la nascita del pie.colo Marco.
Luciana Bolla In Fasslo (Torino), delusa una prima volta
nel desiderio di aver famiglia, ricorse a S. D. S. e fu
esaudita nelle sue preghiere.
Giuseppe ed Elvira Flora (Piossasco - Torino) ringraziano
vivamente S. D. S. per la particolare prote10ione accor-
data alla nascita del loro caro Alberto.
Giuseppe e Ro!lll Andreis (Pios1iasco - 'l'orino) sentono
il dovere della riconoscenza a S. D. S. per il loro bam-
bino nato il giorno dell'Immacolata.
Giuseppe e Rosa Caro (Piossasco - Torino) sono grati
a S. D. S. per i.I neonato Luigi.
Gi,acomo e Maria Torta (Piossasco - Torino) dicono
grazie dì cuore a S. D. S. per la nascita del loro bambino.
Adriano Garello (Sangano - 'l'orino) affetto da esauri-
mento nervoso clava segni di squilibrio finchè, ricevuto
l'abitino di S. D. S., si calmò e eonsegul completa gua-
tig-ione.
Giovanna De Michele (Burgio - Agrigento) quasi _in fin
di vita, con l'intercessione di S. D. S. si avviò a perfetta
guarigione.
Annina Abrhta (Fagnano Castello - Cosenza) P';'" inter-
cess_ione di S. D. S. potè aver salva una bamb~ nata
quasi morente.

4.3 Page 33

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Una guarigione lenta, ma prodigiosa
Ora che il pericolo mortale è scomparso,
rendo pubblica testimonianza a D on Rua per
la sua evidente protezione.
Sofferente da vario tempo, dopo varie analisi
ed esami, fui ricoverato all'ospedale Cottolengo
di T orino. Un primo intervento chirurgico
mi liberò da dolorosi calcoli renali, ma pra-
ticamente fu reso vano per sopraggiunto blocco
renale che in breve mi ridusse in fin di vita.
Ricevetti il santo Viatico e il Sacramento
degli infermi, presenti mamma, parenti, con-
fratelli del Colle Don Bosco, che si alternavano
con i miei in continua assistenza.
In quelle condizioni disperate ebbi la conso-
lantissima visita del Rettor Maggiore don Re-
nato Ziggiotti, che mi portò la benedizione con-
fortatrice di don Rua. Trascorsero ancora con
alterne vicende due lunghi mesi, ma la guari-
gione venne, contro le umane previsioni.
Ho voluto testimoniare a don Michele Rua
la mia imperitura riconoscenza per ringraziare
il Venerabile e quanti l'hanno supplicato per
me, soprattutto al Colle Don Bosco, dove tanto
si pregò.
Mi ottenga don Rua di spendere, sul suo
esempio, tutta la mia riacquistata salute in
esemplare fedeltà a D on Bosco.
Colle Don Ilosco
PAOLO CONTERNO, coadiutore salesiano
Tommaso Mailaparampil (Mawlai-Shillong
- India) è r iconoscentissimo al Venerabile don
Rua per una grazia molto importante.
T. M. Visconti (Tori110) scioglie il suo voto
per la promozione del figlio e supplica il Ve-
nerabile perchè protegga tutta la famiglia.
Famiglia Tommaso Gastaldi (B rui110 - To-
ri110) invia offerta in segno di gratitudine per la
guarigione di una congiunra colpita da embolia
cerebro-subcutanea.
Edvige Andorno (Mo11crivello - Vercelli) si è
rivolta con fede al Venerabile don Rua e al
servo di D io don Rinaldi per essere liberata da
una piaga alla gamba destra e ne ha ottenuto
un miglioramento insperato.
SCIENZIATO
E APOSTOLO
Il 22 settembre scorso, quando
don Riccardo Remetter cadde vit-
tima dell'asfalto, travolto da un
camion sulla strada di Coxipo,
per Cuiabà fu una giornata di
lutto cittadino. Era infatti notis-
simo come direttore dell'Osserva-
torio Meteorologico e non meno
come direttore dell'Oratorio sale-
siano. Assunta la direzione del-
1'Osservatorio di Cuiabà, si era
talmente immedesimato di questo
servizio e lo aveva compiuto con
tanto amore ed esattezza scienti-
fica, che le sue osservazioni al·
Centro di Rio de Janeiro face-
vano testo per dirimere qualunque
dubbio in materia.
Ma soprattutto don Remetter
fu fedelissimo al suo Oratorio, che
diresse dal giorno della sua ordi-
nazione sacerdotale tino a quando
la morte lo stroncò. A queste sue
attività scientifiche e pastorali si
dedicò con una donazione asso-
luta, tanto da non interromperle
neppure temporaneamente: dal
1913, infatti, quando partì dalla
nativa Baviera, non rivide più
l'Europa. Il suo fu un sacrificio to-
tale, un distacco eroico dalla patria
e dalla famiglia senza nostalgie di
ritorno. Nel 50° del suo arrivo
in Brasile le due patrie si trova-
rono concordi nel rendergli onore.
La Repubblica Federale Tedesca
lo insignl della «Croce al Merito »
e la Camera Municipale di Cuiabà
gli conferì il titolo di << Cittadino
Onorario».
La serie dei nostri Osservatori
Meteorologici che si estende a
tante Nazioni dell'America Latina
perde in don Remetter il suo più
valido direttore.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Paolo Naplone t a Piossasco (Torino) a 91 •nni.
Don Filippo Pappalardo t a Roma a 85 anni.
Don Giuseppe Osenga t Piossascn (Torino) a 81 anni.
Don G. Raul Porto t • Montevideo (Uruguay) a 71 anni.
Don Salvatore Furnari t a San Gregorio di Catania a 67 anni.
Don Guglielmo GlacomelU t a Legnago (Verona) a 67 anni.
Don Stefano Colombo t a Lugano (Svizzera) a 60 anni.
Don Michele McGrane t a Donegal (Irfanda) a s r anni.
Don Almedo Rodas t o Nazareth (!uaele) 42 anni.
Coad. Giovanni Battista Ugetti t a Betlemme (Giordania) a 79 anni.
Coad. Giuseppe Masera t a Roma • 75 anni.
Coad. Rodrigo Rublo f a Campano (Spagna) n 69 anni.
Coad. Angelo Tamburlinl t a Ferré (Arqeotina) n 68 anni.
Coad. Luigi Filippo Rodrigues t a Valen cia {Venezuela) a 56 ooni.
OOOPERATORIDEFUNTI
Sen. BOGGJANO PICO Avv. Prof. ANTONIO t a Ge'lo,•a a 92 anni.
Fu pioniere del movìmento cristiano democratico in Italia e in Europa.
Discepolo predjjetto del servo di Dio Giuseppe Toniolo. ne è stato
il continuatore neJJa dottrina e neUe opere in tempi particolarmente
diffiçiJi e duri, rive,landosl maestro vigoroso e profondo e assertore
fedele dei principi cristiani e democrntici4
~ noto un epiisodio che rivela di quule tempra c.ristiana fosse ltillustre
politico e giurista. Mussolini chiamò Tio~giano Pico e g1i offrl il
ministero de1la Marina mercantile nel nuovo governo. Eccellcn.za
- gli disse Bogqiano Pico - accetto soJtunto se posso portare con
me rutto il mio b11gaglio ». • Ma queJlo - rispose Mussolini - (leve
restare sulla porta d 'fn{rrcsso •. Allora - ribattè fermamente Bog-
giano Pico - fuori della porta resto pure io•.
La sua memoria è pu-re legata ad ogni opera dì btmc per tutte le atti-
vità caritative. sempre però con Jo sti le di un silenzjo evan~elico. La
sua c11rità gli aveva fano stringe.re q,mlaìzin col servo di Dio don Orione.
Anche qui 1.1n t!pisodio. Un giorno i due, mentre 5j recavnno n stipu-
lare un contratto. prima dj entrare nell'ufficio, ebbero uno scambio
di idee. ]foggiano Pico disse " don Orione: , Ma lei porta con sè •I-
meno mer::i dei soJdj per l'acquisto?•. E don Orione: • Non ho un
centesimo ». Boggiano Pko rhtpo·$e: Guardi nelle sue tasche•. E nelle
tnsche delrun·iiJe prete di 'I"ortona, dentro una bus-tn chlusa, c'era la
somma esatta che era necessaria.
Come Cooperatore si segnalò soprattutto -nella dffesa aperta e conig-
giosa dei Salesittni a Varazze nel 1907. Per questrt sua fedele e sin-
cera cooperazione i figli di Don Bosco g li conservano viva, 1mperituru
riconoscenza.
Salva1ore Riggl t a 8 r anni a San Cataldo (Caltanis,etta).
Bella figura di Cooperatore salesiano, di pndre di famiJZlia, dj cristiano
sonidc.nte ~ ottimisrat di uomo giusto e tutto del Signore. Ln santità
fu l'aspirnzione r,rofo-nda della sua anirn11 . Preghiera tostante, Comu-
nione frequente, lettura assidua delJo Bibbia, sii libri e d1 riviste reH-
giose furono l'alimento e ìl sostegno di turta In sua vita. 1n morte lo
a_ssistevo uno corooa clttta di figli1 tra i quali un sacerdote salesiano e
quattro religiose, d.i cui due Figlie di Ma.ria /\\usiJiatrice.
cav. Giuseppe Notarlo t • San Beni~no Canave,e (Torino).
Exallievo afferion.nto e riconoscente1 in pubblico e in privato ripeu;.va:
, Se sono riuscito a farmi una posizione onorata, lo devo aj figli di
Don Bosc:o •· Come Cooperatore ern sempre il primo in ogni ot:tivid
e manifesrazione cattolica, salufana e parrocchiale. Da guaraat1aoni
dirigeva con telo In cantorill. Beneficava con frequenza, mn nasco-
stamente. Padre di famiglia esemphu-e, dicevo spesso agli amici: e A
mc i figli non fanno paura •, e quesro quando le sue condizioni finnn-
ziarie erano precarie. I~ il Signore g li diede molti figli, cbe eg-li educò
cristian,,lmeote ed anche - come si compfaceva di dire - salesiano-
mente . .La su.a più grande gioìa e:ra nei giorni festivi quando poteva
sedere a ta vola circondato dai Jigli e dalle loro famiglie.
Alberto Giugnl t a Chiavari.
Si è spemo dopo une lunga vit-a di generosa, totale cooperazione sale-
siana, non col dt.naro pc-rcbè povero, ma con l'opera generosa. Prima
come presidente dell'Unìo.oc Exallicvi di Valdocco n Torino (dove aveva
compiuto gH studi), poi offrl per lunghi anni la sua opera gratuita come
s-egretarìo dell'Ufficio lspettoriale dei Cooperatori a Sampierdaremi.
Guglielmo Prato t a S. Salvatore Monferrato n 50 anni.
Era un laico dall'anima sacerdotale, devotissimo deU'Ausiliat.rice e
di don Bosco, Fu sem_pre pres-ente alle iniziative salesiane.
Dott. Domenico TuccJ t a Caserta.
Per oltre t-rcnr"anni medico deU1Istituto Salesiano locale, ne fu anche
sincero nm.ico e benefattore. Fu l'uomo della carità: e fece dello sua
profession~ una autentica missione di bene, prestando la sun opera
disinteressat-a ai poveri e a tanti Istituti religiosi.
Luigia Glacomello t • Pianiga (Venezia).
Mamma di sei figli, di cui tre Salesi.ani; don l vano1 cond, Augusto
e suor M•rihcrita F.M.A. Visse di fede, che alimentò con le opere
di pietà e di carità. Rivelò l"alto gràdo di virtù nelle sofferenze dtgli
ultimì 15 anni di vitq. Già malata morte, al figlio don Ivano che le
chiedeva J!t: poLeva ritornare: in Missione, di.ss.e risoluta: +: Sl1 si, va' e
c:he Dio ti accompag-ni. Salva molte anime, e arrivedérci In Para.diso •.
cate rina Stefanf nata Mondln t a Monte di Malo (V itènza).
La ·pratica dì un:1 vito c.ristin.nn inrensa le alimentava le due virtù che
le furono caratteristiche; una bontà squisita con tutti e una pazienza
che rasentava l'eroico. Diede a IJor,. Bosco due dei quattro figli: un chie-
rico missionario a Tokyo e un coadiutore. lJ Signore IB pudficò con
una dolorosissima malattia sopportata col sorriso sulle labbJ"a.
Assunta Regina Zor:d ved. Giacomu.uf t a 81 anni.
Educò i suoJ sci figU con l'esempio formandoli alla virtù e al sacrificio.
Ne consacrò volentieri al Signore tte. due dei quali nella Congrega-
zione SoJesiana: don Carlo e suor Gis-no.ina. Chiudeva. lu .sua. lunga
vita in giorno di sabato al suono de.li' Angelus.
Insegnante Maria Noto t ad ,\\ ver~• (Caser1a).
Nobile figura di cristiana, effuse il buon profumo di Cristo insegnando
e formando, nulla cbiede.ndo e tutto offrendo. Era Coopera trice attiva
Ìt) tutti i settori deU'apostolato salesiano, ma si distinse soprattutto
come Zelarrice deJJa stampa e délle vocazionL
Dorotea Marcbls.io t a I vrea n 7+ anni.
Nipote de! compianto vescovo d'lvrea mons. Fìlipetlo e conterranea
dj Don Bosco. crebbe nella devozione al Santo c.ome ferve.nte Coope-
tàtrice. collaborando col fratello can. Giuseppe e la sorella M<lnica
nel dono dj una campana alla chiesa di Maria Ausiliatrice sul Colle
Don Bosco e in tan1e opere buone, spedalmente a fa,vore delle Missioni.
M.arla Ghfdottl t ad Alessandria, rione Pista. a 52 anni.
Da dieci anni era iscritta tra le Cooperatrici. l\\1adre esemplare, fer-
vente cristi-ann e zelante Cooperatrice, partecipava attivamente alla
vita de.Ua nostra 're:rza Famiglia.
Natalina Zalo ved. Zaio t a Giarole (Alessandria) a 8s anni.
Donna di fede, forte e coraggiosa., curò con amore e generoso sacri•
ficio la numerosa famjglia e fu lietissima di da.re nlJa Madonna, tra
le Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Luigina.
ALTRI OOOPERATORI DEFUNTI
Aliotta Comm. Rosario - Allora Secondina ved. Biglietti - Allora Tom-
rn1..so - Alvisini Clementina - Andreini Elena - Annarratone Pozzo
Stefania - Appìno Tarella Maddaleaa - An:igiani Vittorio - Audenino
Modesto - Bernardini Luigi - Bigazzi Ida - Rodrcro Dòmonico - Bog-
gio Tetesa - Bonerto Anna - Bo!lco Ghignane Caterina .. Caglieri An-
tonio - Caroselli Angiolina - Cerrnto Oott. Giuseppe - Ctrri M-ariena
- Chiara Fasano Giovannn - Cirillo Er1;1cstinu - Confalooieri .Rosa
- Conte Felicita - Cuomo Raffoella - AngoliIlo Giovanni - Desideri
AnnunziBro. .. Ernanuel Rocco - Ftilcs Federico - Filippini Angelina
- Gaidono Anna - Goriboldi Alessandro - Geroldi Luigi - Gillio Rello
1"eresina .. Giovsnnini Alba - Giovonnini Loura - Ghibaudo A_g0-
stina - Gbidotti Maria - Ghiglionc Luigia - Ghio Pomenica -
lavello Margherita - Lace Cav. Roberto - Lanfossi Giuseppe - Ma-
glione Tina - Mancardj Lucia .. :Vforocco Caterina - Marocco
Lino - Martino Cappo lda - Martioi Michele - Menetto Giustina -
Mussato Olimpia • Navone .Ernesto - Navone Giuseppe - Olivero
Lodovica vcd. Lavasso . PagJia Carlotta - Penero Carlo .. Pa-squ1'1t
Domenico ... Passero Angclo - Perenno Vastnpnne Giulia - Piocinelli
Antonia - Poggio O. Giuseppe - Quaglia vcd. Caterina - Quaglino
Matilde - Radice Apollonia - Rean Conto Margherita - Rebuffo Cate-
rina vcd. Genn.1rio .. R~olon Bechis Anna - Rocca D. Ciov. Battista
- Rossi Rocco - Salari Rosina - Sondol6ni Rosina - Steri Emanuela
- Suppo Vittoria - Tamagnone Adele .. 'Piraboschi Volle M.aria ... Trì-
vero Caterina - Valente Giulia - Vaschetd Tamagnonc Margherita
- Vaschetti Maria ved. Mori - VecelUo Emma - Verna Domenica.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, pub legal-
mente ricevere Legati ed Eredi/li. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato: « ... lascio ali' lst;tuto Salesiano per le Missioni con sede In Torino· a titolo di legato la somma di Lire•.. (oppure)
l'immobile sito In..• ».
·
Se trattasi, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa:
« . .. Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lsl/Lulo Salesiano per le Missioni con sede In
Torino, lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi titolo».
(luogo e data)
(firma per esteso)
32

4.5 Page 35

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cetti; Rìz::si (Sondrio), a cura della prof. Er-
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i miei bimbi, a cura di Maria e Primo Avi-
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e S. G. Bosco, aiutateci, a cura di Zonato
Luigia (Verona). L. 50.000.
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di Marcucci Agnese (Lucca). L. 50.000.
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i mieifigli, a cura di P. M. (Milano). L. 50.000.
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sua beatifieazione, a cura del salesiano don Ugo
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genitori (;\\llilano). L. 50.000.
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a cura di N. N. (Udine). L. 50.000.
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do;::io, a cura delle religiost: dell 'Archidioce$i
di Ancona. L. 50.000.
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figliuo1o, a cura di Anna Del Torre (U~ine).
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Giovannacci (Biella). L. 50.000.
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