Bollettino_Salesiano_199501


Bollettino_Salesiano_199501



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Gennaio 1995
ANNO 119 N.1
Gennaio 1995
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
UN FllM DENUNCIA
PERNO#l
DIMENTICARE.
/GIOVANI
DEI.MONDO
A MAN/I.A
d..,.,_.,_.:,,
YOUNG PEOPLE AND THE POPE.
TOGETHER .
X WORL0 YOUTH DAY
DON BOSCO
VISTO
DA VICINO

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
PREPARANDO
IL DUEMILA
, , La Lettera
Apostolica
"Tertio millenio
adveniente".
L'invito di
Giovanni Paolo Il
a preparare
il Grande Giubileo
per l'anno
Duemila,,
2 - GENNA IO 1995 BS
M ancano 5 anni al 2.000 : una data- na, il punto focale dei desideri della storia
simbolo! Il Papa Giovanni Paolo Il e della civiltà, il centro del genere umano,
ha scritto , per tale significativo evento, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle lo-
una importante Lettera apostolica: "Terzo ro aspirazioni'.
millennio adveniente". Collocandosi a ca- Commemorando Cristo , si illumina anche
valcioni sul 2.000 - come su una cuspide il mistero dell'uomo.
dei tempi - il Papa contempla con lungi-
miranza gli ultimi dieci secoli del passato
e ne scruta altrettanti per il futuro ; rivolge Il Papa ci invita a preparare il Grande
lo sguardo - anche con senso penitente - Giubileo del Duemila con intelligenza e
verso il secondo millennio già trascorso , e praticità di programmazione : la Chiesa in-
precorre in avanti il futuro con l'audace tera è invitata a predisporre le condizioni
magnanimità di chi crede alla vittoria della per una nuova primavera di vita cristiana.
risurrezione.
Anche noi della Famiglia
Il lettore scopre con me-
Salesiana vogliamo sen-
raviglia, nella Lettera,
tirci coinvolti in questo
una vista acuta e una
protagonismo di speran-
volontà risoluta . Non gli
za : dar inizio al primo
passa neppur per la
secolo del terzo millen -
mente che si tratti di
nio con una più consa-
una pagina di un qual-
pevole visione di Cristo,
che "anziano" prossimo
cuore del mondo.
alla pensione , bensì l'e-
Il nostro carisma nella
sposizione nitida e anti-
Chiesa comporta una
veggente di un grande
pastorale di futuro per-
campione in carica, che
ché è rivolto ai giovani .
si lancia in avanti quasi
Nel 2.000, ma soprattut-
fosse un abile atleta del
tempo e dello spazio.
La lettera spazia appun-
to tra storia e geografia,
tra secoli e continenti ,
alla luce del mistero di
Cristo .
IRoma. Giovanni Paolo Il
ha invitato i cristiani a
preparare il Grande Giubileo
del Duemila purificandosi
dagli "errori e le infedeltà,
le incoerenze e i ritardi "
to nelle prime decadi del
prossimo secolo, gli ope-
ratori saranno i giovani
che oggi ci sforziamo di
educare alla fede . "Il
futuro del mondo e della
Chiesa - scrive il Papa -
del passato.
appartiene alle giovani
Il 2.000 sarà l'anno del Grande Giubileo:
un anno ricolmo di speciali grazie per il ri-
pristino della fede cristiana. Il termine
"giubileo" parla di gioia (di giubilo, che si
manifesta anche all'esterno) , di festa com-
memorativa, di profezia di liberazione. Si
celebrano i 20 secoli dell'incarnazione del
Verbo: nulla di più grande nella storia dei
tempi , nulla di più urgente nella geografia
dei popoli.
Nel mondo , purtroppo , molti non si sono
ancora accorti di Cristo ; altri parlano di Lui
come di Budda, di Maometto, di Socrate, o
di un Profeta sociale, senza percepire l'as-
soluta originalità di un personaggio unico e
totalmente irripetibile. Eppure il Concilio ci
assicura che Lui il fine della storia uma-
generazioni che, nate in questo secolo,
saranno mature nel prossimo, il primo del
nuovo millennio. Cristo attende i giovani!".
Che bello essere giovani alla vigilia del
Grande Giubileo! E che stimolante è sentirsi
inviati ad essere i loro educatori nella fede!
Nella Nuova Evangelizzazione dovremo
guardare al 2.000 come a un indispensa-
bile punto di riferimento per le ricchezze
cristologiche dei suoi contenuti da privile-
giare con i giovani. Vincolare la fede con
la storia (eventi e persone) e illuminare la
missione con la geografia dei popoli (i cin-
que continenti) , è quanto ha fatto e invita
a fare - soprattutto nell 'educazione dei
giovani - questo Papa durante il suo dina-
mico pontificato.

1.3 Page 3

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CilJlolhJttino
J alestano
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE:
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherila Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Franco Lever- Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Calloni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Ser~e
Duhayon - Brvno Ferrere - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschelto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi -
Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
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Archivio: Guido Canloni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Monlecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
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Stampa: ILTE - Torino
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
Collaborazione : La Direzione invila a mandare
nolizie e fola riguardanli la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle reialivamenle alle
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IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
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e 19 lingue diverse (tiratura annua
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Domingo) - Argenlina - Auslralia - Auslria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
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~~~g~Lii~~~r1~ M~;:~ ::~~?c~a_-g,!'~~~ ~area del
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Slovacchia -
Slovenia - Spagna - Slali Unili - Thailandia -
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DIFFUSIONE
Il BS è un dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
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Copie arretrate o di propaganda: a richiesla, nei
iim,li del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche.l'indirizzo
vecchio.
Genna io 1995
Ann o 11 9
Numero I
Q!Jlli]§ili)
In copertina, Magg ie O ' Neill ,
George Asprey e Todd Boyce
interpreti de l film
per la te lev isione inglese
Th e Dying Lighr, la vicenda
drammati ca de ll 'exallievo
e vo lont ario Sean Devereux
(foto Ri charcl Elli s).
Il servizio a pag . 24.
10 LA NOSTRA STORIA
Quei giovani ebrei salvati dai Romani
15 TESTIMONI
Sulle strade della tenereua
19 DOSSIER
Il Papa e i giovani a Manila
Filippine un paese cristiano in Asia
24 COPERTINA
Mercanti di morte
26 SLOVACCHIA
Passata è la lunga notte
30 ANNO DELLA TOLLERANZA
Porte aperte in Europa
34 VENEZUELA
Al servizio di un territorio a rischio
RUBRICHE
di FRANCESCO MOTTO
di CHARLES DELEMONTEX
di UMBERTO DE VANNA
di GIORGIO LICINI
di ELVIRA BIANCO
di ANGELO BOTTA
di GIANNI FRIGERIO
di JULIAN RODRiGUEZ
2 Il Rei/or Maggiore - 4 Il P1111/o Gio l'lllli - 6 In Italia, nel M ondo - 8 Lei/ere - 13 Prima Pagina -
14 Zoom - 18 Come 0011 /Jo sco - 29 Onerl'ttlorio - 33 Il mese i11 Libreria - 37 Il Diario di
A udrea - 38 / Nostri Santi - 39 Visto da vicino - 41 / Nostri Morti - 42 Solidarietà - 43 In
Primo l'ia110
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
19 Giovani per la festa di Manila
30 Terzomondiali d'Europa
/JS GENNAIO 1995 - 3

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di Carlo di Cieco
CRESCONO
I CITTADINI OBIETTORI
S ono stati 28.91 O i giovani che
nel 1993 si sono dichiarati obiet-
tori di coscienza al servizio militare,
5.420 in più rispetto all'anno prece-
dente quando le domande furono
23.490. Sono i dati ultimi, più atten-
dibili a disposizione, contenuti nella
nota di previsione per il '95 che il
ministero della Difesa ha inserito
nella legge finanziaria. Alla Carìtas
italiana piace chiamare questi gio-
vani "cittadini obiettori". Sono giova-
ni "per". Non sono anzitutto giovani
"contro" come , invece, li dipingono
quanti avvertono confusamente che
questo genere di scelta giovanile,
senza proclami , risulta una tacita
denuncia alla società degli adulti
imperniata sul profitto individuale ,
sulla furbizia, le ragioni della forza.
SUI MURI ITALIANI non sono mai
comparsi , finora, manifesti pubblici
per invitare i giovani ad arruolarsi in
un progetto di servizio tanto inno-
vativo. Neppure nelle TV pubbliche
e private è dato di vedere spot go-
vernativi su misura per aiutare la
gente, la scuola e le fam iglie a co-
noscere il servizio civile alla stessa
stregua del servizio militare. Ora,
anche i cappellani militari scrivono
che servizio civile e servizio militare
sono ugualmente degni di essere
scelti per servire la patria. È un
passo avanti dal tempo in cui gli
obiettori finivano irrimediabilmente
in galera.
In realtà , il servizio civile continua
ancora ad essere un "fai da te", af-
fidato alla testardaggine dei giova-
ni , mentre lo Stato continua a privi-
legiare e pianificare il servizio mili~
tare . Anche come spesa e come
nuovo modello di difesa.
Il servizio civile non può sognare
minimamente le migliaia di miliardi
del bilancio pubblico disponibili per
la difesa militare.
NON SONO EROI i giovani del ser-
vizio civile: dedicano parte della lo-
ro vita a persone handicappate, an-
ziani , minori , ai centri sociali, alla
protezione civile, alla salvaguardia
dell'ambiente .
Sono l'altra faccia dei giovani, quel-
la che gli adulti faticano a cogliere.
Se lo facessero , dovrebbero cam-
biare parecchie cose negli oleati
meccanismi sociali.
Se nel nostro paese si riuscisse a
costruire una rete di ascolto dei
giovani , le cronache sarebbero me-
no sconvolte da lutti e violenze se-
minate da mano giovanile.
E sarebbe più grande lo spazio da
riservare all 'altra faccia dei giovani
che oggi non fanno quasi mai no-
tizia: gli antieroi , impegnati volonta-
riamente nelle trincee del servizio
quotidiano ai più bisognosi. Con in
testa l'utopia di poter uscire dai
labirinti di una società dove la feli -
cità abita poco, ma di cui noi adulti
andiamo fieri davvero.
IL 1995 è stato proclamato dall'Onu
l'anno della tolleranza. Dentro i veti
incrociati degli opposti fondamenta-
lismi, delle campagne di caccia al
diverso , del ritorno violento tra le
braccia di nazionalismi esasperati ,
la tolleranza è il minimo che la co-
munità internazionale possa pro-
porre per evitare il peggio.
Potrebbe essere l'occasione per
aprire un fronte di tolleranza tra
generazioni. La tolleranza verso la
gioventù è il minimo che si possa
esigere. Se gli adulti continueranno
a creare difese verso i giovani, i gio-
vani ricambieranno con amarezza. E
sarà la sconfitta di tutti. Se i giovani
sono il futuro, emarginandoli, chiu-
deremo con la possibilità del mondo
di navigare verso il pianeta spe-
ranza.
I giovani obiettori
dedicano il loro tempo ai centri
I
sociali, alla protezione civile,
all'animazione dei ragazzi.
(Foto De Marie)
4 - GENNAIO 1995 /JS

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D~ [i[r&OJJ& ~ [filffi]~
CATANIA
MADRE MORANO
BEATA
La "seconda edizione" della
festa di Madre Maddalena Mo-
rano ha avuto un esito felicis-
simo. Dalla viva voce di Gio-
vanni Paolo Il, in visita alla
Sicilia, le figlie di Maria Au-
siliatrice hanno finalmente po-
tuto sentire la formula della
beatificazione, che faceva en-
trare nella gloria dei santi una
donna che superando regiona-
lismi e pregiudizi , ha semina-
to a piene mani la bontà. Sono
venuti per la festa in 13.000,
dall 'Europa, dal Medio Orien-
te, dal Giappone. 2.500 le fi-
glie di Maria Ausiliatrice. Gio-
vanni Paolo Il ha 'delineato la
figura di Madre Morano: l'ha
definita "maestra nata", giunta
in Sicilia da 'Torino con uno
spiccato talento pedagogico e
un grande amore per i giova-
ni . Una donna che ha saputo
fare da ponte tra la cultura del
Nord, sua teJTa natale, e la
cultura del Sud, sua patria di
adozione: «Le ha amate en-
trambe e si è inculturata pene-
trando i bisogni della gente,
dei giovani in particolare, ed
esprimendo una comunione ec-
clesiale profetica per i tempi
in cui è vissuta».
Suggestiva la concelebrazione
del giorno dopo ad Alì Terme
(Messina); Don Fedrigotti, che
rappresentava il Rettor Mag-
giore, pensando alla travolgen-
te dinamicità di Madre Morano,
si è chiesto: «Donna di brac-
cio o di cuore? In lei è avvenu-
ta la sintesi di una profondità
interiore sposata a un'attività
prodigiosa. Don Rua, passan-
do da Alì Terme e incontran-
dola, disse che aveva visto in
lei i ruoli del parroco e del sin-
daco. Una donna matura, che
ha influito sul territorio e sulle
singole persone».
CORIGLIANO
CALABRO
UNA NUOVA
PRESENZA
ORATORIANA
EVANGELIZZARE CON
IL SORRISO DI DIO. La
città di Siena ogni anno
premia i cittadini che han-
no contribuito a renderla
famosa nel mondo. Per il
1994 tra i quattro eletti,
c'era anche la suora ago-
stiniana Maria Rosa Guer-
rini, che ha messo al ser-
vizio di Dio l'hobby del di-
segno. I suoi 30 libri-fu-
metto hanno avuto già 56
edizioni e traduzioni in mol-
te lingue, trasmettendo
simpatici messaggi evan-
gelici. Il disegno che pro-
poniamo è un inno all'a-
micizia, e il commento è
di sant'Agostino : « Con un
amico non si affonda» .
I Catania. In alto, Giovanni Paolo Il
con suor Giovanna Pulvirenti, la miracolata
che da 45 anni si dedica alla cura di altre sorelle ammalate.
Al centro, la piazza gremita di folla.
(Foto A. Mari)
6 - GENNAIO 1995 BS
Grande 'folla, una moltitudine
di ragazzi e giovani per fe-
steggiare l' apertura della nuo-
va opera voluta dai salesiani
del Piemonte a servizio della
gioventi:1 del territorio. I sale-
siani erano attesi a Corigliano
almeno da IO anni. Anche l'ar-
civescovo, il clero e i religio-
si, il sindaco e gli ammini-
stratori erano presenti a dare
il benvenuto ai primi due, don
Mario Delpiano e don France-
sco Gobbin, che guideranno
stabilmente l'oratorio. Quest'e-
state nel mese di luglio dal
Piemonte erano già arrivati
due salesiani e sei giovani ani-
matori , che insieme ad alcuni
salesiani della ispettoria Me-
ridionale, hanno organizzato
in grande l'Estate Ragazzi ,
che ha coinvolto trecento ra-
gazzi dai 9 ai 14 anni.
PIACENZA. Don Vittorio Pa-
stori, l'indimenticabile don Vit-
torione, se ne è andato a 68
annLSensibilissimo al proble-
mi dell'Uganda, ha coinvolto
in Italia tantissima gente per
riuscire a fornire di viveri e di
acqua potabile migliaia di vil-
laggi di quel paese. Ha af-
frontato sacrifici enormi, viag-
gi faticosissimi, sotto il peso
di un corpo che superava
spesso i duecento chili. Negli
anni '80 era stato anche ferito
dai guerriglieri. Per dare un
senso pienamente cristiano
alla sua opera chiese di veni-
re ordinato prima diacono e
poi sacerdote nella Chiesa di
Uganda

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INDIA
L' AUXILIUM PARISH
DI CALCUTTA
Calcutta, d ieci mil ioni di abi-
tanti, la maggior parte induisti
e musulmani. Qui , dove splen-
dore e mi seri a convivono, so-
no sorte tante presenze di so-
lidarietà e i salesiani hanno a-
perto sette grandi opere. Nella
perife ria orientale de lla c ittà
sono presenti in una parroc-
chia missionaria di circa die-
c imila cattolici. Molto presto
la comunità ha avv iato il pro-
getto per una nuova chiesa, la
scuol a, i servizi parrocchiali e
assistenziali. La scuola è già
in fun zione nella parte bassa
dell 'edific io e accoglie 500 ra-
gazzi poverissim i. La nuova
chiesa, che sarà inaugurata il
3 1 gennaio '95, fes ta di Don
Bosco, è nata da un progetto
ambizioso. Dice don Rosario
Stroscio, « Una grande scali-
nata porta al primo piano dove
sorge la chiesa di Maria Ausi-
liatriée. Essa parlerà al cuore e
alla mente della nostra gente,
perché insieme al senso esteti-
co abbiano anche la percezio-
ne del divino. La cul tura india-
na sente d' istin to che a Dio si
debba dare quanto vi è di più
grande, più bello e più prezio-
so» . Le fig lie d i Maria Ausi-
liatrice, le mi ss ionarie de lla
cari tà di Madre Teresa e altre
suore collaborano nelle varie
atti vità della parrocchia: oltre
alla scuola parrocchi ale, casa
de lla giovane, d ispensari e
scuolette negli slums, casette
per i senza casa.
Calcutta (India). Sono così le piccole abitazioni che la parrocchia Maria Ausiliatrice
prepara per le famiglie senza casa.
Militello (Catania). Nella nuova comunità residenziale
dell"'Associazione di solidarietà contro la droga" diretta
da don Scucces, dove i giovani "si rifanno" a contatto
con la natura.
VERONA
LE CIFRE
DEL DISAGIO
Il Centro Studi della Comu-
nità de i giovani d i Verona ha
pubblicato le conclusioni del-
la più recente inchiesta sui
giovani presenti in comunità
di ricupero. I dati raccolti fa n-
no riferimento agii anni '9 I-
'93-; la campionatu ra ha inte-
ressato 13 comuni tà terapeuti-
che e ha coinvolto 2 12 giova-
ni ( 178 maschi, 34 femmine) .
Molti i dati su cui rifle ttere: di
questi giovani , 124 (58,49%)
hanno fatto la scuola media
inferiore, 28 solo l'elementa-
re; 164 (77 ,36%) hanno subìto
denunce, 11 6 (54,72%) carce-
razioni; 138 (65,09%) proven-
gono da lla prov inc ia; 208
(98, 11 %) hanno ass unto can-
nabis, 2 11 (99,53%) eroina,
189 (89, 15%) cocaina; 132
(62,26%) hanno cominc iato
tra i 12-1 5 anni . Alla doman-
da: perché hai comi nciato a
farti?, le risposte principali
sono state: Stavo male con
me stesso (33,49%); Avevo
paura cli rimanere solo, mi
sentivo più sicuro nel rapporto
con g li altri (29,72%); Pensa-
vo di riuscire a smettere quan-
do volevo (29,25%). All a do-
manda: perché hai dec iso cli
entrare in una comunità tera-
peutica?, il 48, I I % ha rispo-
sto: Per il bisogno di essere
aiutato a smettere. Tra le prio-
rità, le più importanti appaio-
no quella di riacquistare fi du-
c ia in se stesso e conoscere le
proprie possibilità e limiti .
Tra le situazioni che possono
creare problemi o stimo lare
ad affrontare una vita norma-
le, l'esigenza più sentita è
quella di riuscire a costruire
una re lazione affettiva impor-
tante (69,34%), ma anche po-
ter contare su un 'amicizia sin-
cera e il superamento della so-
litudi ne.
BS GENNAIO 1995 - 7

1.8 Page 8

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VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti
e gli amici. Comunicate
subito il cambio di indi-
rizzo (mandando sem-
pre la vecchia etichetta) .
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite .
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
8 - GENNAIO 1995 JJS
PIÙ PRESENTI NELLA SO- pre attuali. No11 credo al/' e-
CIETÀ. « È una vita che spero marginazione dei preti miglio-
di vedere un cambiamento po- ri. Molto invece rimane da
sitivo della nostra Chiesa cat- fa re per una presenza più si-
tolica. Speravo che con il fa l- .gn(ficativa dei laici nelle co-
limento dei governi dell ' Est munità.
qualcosa cambiasse, ma è sem-
pre la solita indignazione, il
solito appoggio ai soliti politi-
ci e non a chi propone il rin-
novamento sociale. I rari in-
contri parrocchiali sono domi -
nati dal prete, le discussioni
vertono sull a piccola morale,
di rado su qualcosa che incida
sulla soc ietà, a meno che non
siano lamentele per i referen-
dum perduti . E ancora l'emar-
ginazione dei preti migliori,
più intelligenti . Come cattolici
dovremmo vivere di più al
passo dell a società e non solo
chiuderci nei nostri giornali
cattolici , che fi niscono al ma-
cero senza neanche essere
aperti ».
EX-JUGOSLAVIA. « Des ide-
ro fa rvi partecipi di una inizia-
tiva a favore del Kossovo. Ab-
biamo fa tto stampare 35.000
copie dell a Bibbia in Albane-
se: 1.800 pagine ben rilegate,
per il prezzo di sole 10.000
lire. Nel Kossovo chi ha lavo-
ro percepisce 30.000 lire al
mese e difficilmente potrebbe
comperarsi una Bibbia. La Bib-
bia è patrimonio dell ' um anità.
Fare clono dell a Bibbia è un
grande segno cli amicizia. Far-
ne clono al popolo albanese del
Kossovo che da anni offre al-
l'Europa e al mondo l'esempio
della riconciliazione nazionale
Francesco Rebora, e della res istenza non-violenta,
Campomorone (Genova) significa unire all ' amicizia la
nostra solidarietà, dire a ogni
Ho sintetizzato l a· sua lettera, famiglia che non sono soli e
ma la sostanza è rimasta. L' im- che la fo rza cieli ' Amore vin-
pressione è che lei esprima un cerà. Vi prego di fa r conosce-
clima di alcuni dece11ni fa , an- re l' in iziativa. Qualora racco-
che se alcune istanze sono sem- gliess imo molti soldi , pagata la
IL SAMARITANO
Io .straniero che soccorre
il nemico
in terra straniera
Per una educazione
alla diversità,
al perdono, ali ' altrn,
alla so lidarietà,
al l' amore attraverso
fotografi e, temi , poesie,
ricerche,
fum etti, collages .. .
Aperto a tutti i giovani:
singoli , classi e gruppi .
Termine ultimo:
8 maggio 1995.
Dal 1987 a oggi oltre 200
mila partecipanti e 8.000
premi
Richiedere Bando di
concorso e consegnare gli
elaborati a:
Museo d'A rte e Cultura
Africana "Pio Xl"
24050 Calcinate (Bergamo )
Te!. e Fax0351842411 .
Bibbia, faremo microrealizza-
zioni , come strutture multiuso:
rnia sala che serva per gli in-
contri, per la scuola, per la pre-
ghiera. Il mio conto coJTente è
10983245, al mio indirizzo ».
D011 Va lentino Salvo/di,
via 4 Novembre, 121
24028 Ponte Nossa (Bergamo)
te/. 035/701042 .
AVREI PREFERITO MORI-
RE SUL CAMPO. «Sono sta-
ta missionaria in Brasi le e so-
no tornata in Italia per malat-
tia. La miss ione per me è qual-
cosa che porto nel cuore e mi
affascinano gli atticoli miss io-
nari pubblicati dal Bollettino
Salesiano. Era mio clesidei-io
morire sul campo di battaglia,
ma le vie ciel Signore non sono
le nostre. Cercherò di essere
mi ssionaria ovunque la Prov-
videnza mi condurrà. Prego
molto per le vocazioni ,· spe-
cialmente per i sacerdoti , a cui
ho offerto qualcosa che è più
grande di tutto ... Dio sa. Un

1.9 Page 9

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g iorn o capirò se le mie soffe- ra". Faccio parte del ca"mmino
renze e le mie preghiere sono neocatecumenale eia una venti-
state fruttuose ».
na d 'ann i e le posso ass icura re
Lettera fi rmata
che la carità la si fa, e come! E
che si aiutano i fa miliari . Alcu-
ne persone pensano che se non
HO BUSSATO A TANTE
PORTE. « Sono un ass iduo
lettore de l BS fin dall 'età di 15
anni e ormai ne ho 32. A quel-
1'età ho cominciato a frequen-
tare l'oratori o salesiano della
mia città e elevo dire che è
siamo perfetta mente santi, al-
lora siamo degl i impostori .
Magari agli altri si lascia più
libertà di manovra. Penso che
sarebbe bene pubblicare que-
sto mio intervento in risposta
alla lettera ».
che ho conosci uto l'amore di
Don Domenico Marcocci,
Dio, ho ricev uto una solida
redazione Madre, Roma
educazione cristiana, ho fatto
mia la spiritualità di Don Bo- « Sono addo lorato per la lette-
sco basata sull 'ottim ismo e la ra sui neocatecumenali pub-
gioia. I_miei problemi sono co- blicata a ottobre senza alcun
minc iati c irca quattro anni fa, commento eia parte vostra.
quando mi sono laureato. Per- Non vog lio entra re ne lla_rea l-
ché da allora ho conosciuto il tà dei rapporti maclre- fi g li a-
grav iss imo problema de lla di- fratello narrati dall a lettri ce,
soccupazione che mi fa soffri- ma mi permetto di ri cordare
re maledettamente. Con la mi a che il cammino neoca tecume-
bella laurea in scienze politi- nale è riconosciuto eia G io-
che ho fa tto un mucchio d i va nni Pao lo II come " un iti -
concorsi, ho bussato a ta ntiss i- nerari o cli fo rmazione CHtto li-
me porte, senza mai trovare ri- ca, valida per la società e i
sposta. Questo prob lema mi ha tempi moderni ". Non ha null a
fatto perdere completamente cl i segreto o_d i misterioso, ed
la gioia di vivere. Il confesso re è sempre vissuto all ' interno
mi d ice che devo pazientare, delle strutture parrocchiali e
che o prima o poi verrà la mi a in comunione con il Vescovo.
ora, ma io sto perdendo com- S i tratta cli piccole comunità,
pletamente la fid ucia in Dio. fo rm ate da persone cl i diverse
.Ho fatto il catechista, ho coll a- età, condi zione sociale, men-
borato a ta nte attività in orato- ta lità e cultu ra, che vogliono
rio, ma ora Dio mi sembra sor- riscoprire e vivere pienamente
cio alle mie preghiere. Mi sono la vita cristiana e le conse-
convinto che la soluzione la guenze del loro battesimo. Le
devo trovare altrove. Man ma- "riunioni" ci tate dalla lettr ice
no che aumenta la mi a rabbia, non sono altro che celebrazio-
cresce anche il pensiero di far- ni della Parola, cieli ' Eucaristia,
la fi nita. Vi scri vo senza nean- e mensilmente una g iornata di
che sapere perché, forse solo riti ro. Se la lettrice vuo l saper-
per il desideri o di sfogarmi e ne d i più, la invi to a leggere il
per il bisogno di fa rmi ascolta- libro "Il Cammino neocatecu-
re da qualcuno ».
menale secondo Paolo VI e
Lelfera fi rmata
G iovanni Pao lo U", edi zioni
Pao line. Se pubblicherete, vi
prego di omettere la firma».
NEOCATEC UM ENA Ll. Nella quasi totalità dei casi,
« Nel numero cli ottobre ho tro- non rispondiamo sulla rivista
vato la lettera contro il cam- alle lettere che pubblichiamo.
mino neocatecumenale. Let- Preferiamo lo facciano i let-
tera non film ata e senza rispo- tori. Nessun processo ai neo-
sta. È natura le che essa rispec- catecumenali , comunque. La
chi il pensiero della redazione, lettera è stata pubblicata per-
infatti non pubblicate tutte le ché era uno spaccato di vita
lettere che ricevete. La lettera fam iliare fra una madre, una
parla di un caso, e si sa che fig lia e un fig /io~fi·atello che
" una rondine non fa primave- fa fa tica a -vivere.
,.
-- .. BS .DOMANDA -
C'È UN DIVORZIATO
CHE MI FA LA COR-
TE. «Ho fatto amicizia con
un uomo che era del mio
gru ppo all 'oratorio e che
ora è divorziato e ha un fi-
glio di 13 anni. Recente-
mente siamo usciti in mac-
china insieme. Abbiamo
amici comuni e i miei pa-
renti lo conoscono. Ho pro-
vato fi nora tenerezza per la
sua solitudine, e mi accorgo tuti vo. Sono davvero io a
che vuole rifa rsi una vita. essere impo1tante per lui?
So già che se mi metterò O non cerca di sedunni
con lui avrò vita dura nella unicamente per provare a
Chiesa. Ma a quali altri se stesso di esserne ancora
problemi andrò incontro? » capace, o per superare la
(Giuliana S., Livorno).
sua solitudine, o per cerca-
re di sostini.ire chi se n'è
Risponde Jean-Marie Pe- andata? Queste questioni
titclerc. Anche se - ma devono essere messe sul
non è sempre così - la de- tavolo chiaramente, perché
cisione di di vorziare è av- una relazione fondata uni-
venu ta dopo una sofferta camente sull 'aspirazione di
e ben ponderata rifless io- uno solo dei partner, direi
ne, lascia sempre grandi che non ha futuro. Il mi-
strascichi ne i due ex part- glior modo di amare l'altro
ner. Nessuno può essere non le sembra sia quello di
indifferente alla rottura. ai utarlo a veder chiaro nel
Oltre alle tristi conseguen- suo compmtamento?
ze di una vi ta coniugale · Dopo una rottu ra forte, per
che non è stata aJ l'altezza rimettere in piedi una nuo-
delle speranze che vi era- va relazione coniugale ci
no all ' inizio, si aggiungo- vuole del tempo: tempo
no sovente dei vaghi sensi per accettare il fa llimento,
di colpa (non avrò anch' io tempo per riaprirsi a una
una parie di responsabi- prospettiva di novità, che
lità in questa rottura?) e non è nella linea della so-
qualche sentimento di in- stit11zione.
quietud ine (riuscirò anco- Aggi ungere i un ul ti ma rac-
ra a piacere a qualcuno?). comandazione, per quando
Queste domande non smet- il divorziato, come in que-
tono di riproporsi.
sto caso, ha de i fig li. Spes-
Siccome non ci si rassegna so, questi ultimi sono un
fac ilmente alla solitudine po' dimenticati , in uno sce-
dopo una vita di coppia, nari o di rottura che porta
anche se tumulniosa, colui sempre in loro delle soffe-
o colei che viene dalla rot- renze. E tuttavia, come il
t11ra del divorzio, non tar- loro punto di vista è im-
derà a tentare ogni strada portante ! E nti"are ne l cuore
per ricreare le condi zioni di del padre o della madre,
una nuova vita cli coppia. non può essere fatto con
Ma allora, come reagire brutalità, ma ci vuole mol-
quando un divorziato dice ta delicatezza, attenzione e
di essersi innamorato di te? pazienza ne i confronti dei
Si impone la vigilanza, se fig li della prima unione,
non si vuole co1Tere il ri- che ri marranno per sempre
schio di cadere in una rela- segnati dalla separazione.
zione che sarà di tipo sosti-
D
BS GENNA IO 1995 - 9

1.10 Page 10

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LA NOSTRA STORIA Furono almeno 4.000 ragazzi ebrei che hanno evitato
SALVATI
DAI ROMANI
di Francesco Motto
Quasi la trama di un film.
La ricostruzione
della storia vera
di un g,;uppo di ragazzi
ebrei che trovò r~fugio
al Pio Xl di Roma.
E' stato detto - e con ragione -
che ogni ebreo salvatosi dopo la
tragica .ludenaktion del 16 ottobre
1943 deve la vita ad un italiano. Chi
non sa della grande retata effettuata
quel sabato mattino dai nazisti in
Roma, che si concluse con il trasfe- ,
rimento ad Auschwitz di piLt di
1000 ebrei, fra cui donne incinte,
anziani invalidi e oltre 200 bambi-
ni? Alla caccia scatenata dai tede-
schi si aggiunse poi quella del go-
verno fascista. L'ebreo, qualunque
ebreo, uomo, donna, giovane, bam-
bino era passibile di arresto imme-
diato: in strada, a casa, al lavoro, a
scuola, nei ricorrenti controlli dei
documenti di identità.
La popolazione romana, rispon-
dendo, per così dire, ali 'imperativo
dei tempi, si prodigò in loro favore.
In prima fila ali 'opera di solidarietà
si posero conventi, istituti religiosi,
parrocchie; luoghi extraterritoriali,
il Vaticano stesso.
Roma. Il cortile e la chiesa del Pio Xl oggi.
UNA LISTA DI 70 NOMI
I salesiani di Roma fecero la loro
parte, come risulta dall'ultimo nu-
mero di Ricerche Storiche Salesiane
(Las-Roma). Il complesso scolastico
10 - GENNAIO 1995 BS
Pio XI di Piazza Maria Ausiliatrice
(scuola elementare, media, tecnico-
professionale) ha accolto ventun fan-
ciulli ebrei dai 7 agli 11 anni, altret-
tanti ragazzi dai 12 ai 14 anni, quin-
dici adolescenti dai 15 ai 18 anni,
nove giovani dai 19 ai 22 anni, quat-
tro adulti. Complessivamente settan-
ta ebrei, un numero pari a quello tru-
cidato alle Fosse Ardeatine. Docu-
menti riemersi dagli archivi lo atte-
stano; testimonianze dirette degli

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Olocausto grazie all'ospitalità dei religiosi romani.
Una scena del film "Jona
che visse nella balena".
Nella foto la famiglia
di Jona al completo.
Secondo lo storico
De Felice, gli ebrei italiani deportati
in Germania furono
quasi 7500. Solo 610 tornarono dai
lager (vedi riquadro).
In alto a sinistra il piccolo
protagonista del film Jona.
Nonostante la «caccia all'uomo» - spietata al punto da poter dire che
ogni ebreo dovette la sua salvezza ad un italiano -, migliaia poterono
sfuggire alla cattura. Lo storico Renzo De Felice ne calcola circa 4000, di
cui alcune centinaia ospitati in locali appartenenti a chiese e istituti per
pochi giorni, in attesa di più sicura sistemazione, e oltre 3500 rifugiati per
molti mesi presso istituti religiosi femminili , case e ospizi religiosi maschili,
parrocchie .
Padre Roberto Leiber, in un documentato articolo de «La Civiltà Cat-
tolica», predsa che in Roma furono cento le case di suore di ogni nazione,
anche tedesche, che dettero rifugio agli ebrei. Il numero dei rifugiati oscillò
da 1 a 187, cifra massima raggiunta dalle suore di Nostra Signora di Sion.
Invece 45 furono le case religiose maschili, cui vanno aggiunte 1Oparroc-
chie, per un totale di 400 rifugiati. Complessivamente le case femminili
dettero ospitalità a 2775 persone; quelle maschili, con le parrocchie, a 992
persone, cui però andrebbero sommate sia altre 700 che si fermarono
solo pochi giorni, sia l'imprecisato numero di quelli nascosti in edifici extra-
territoriali o di proprietà della S. Sede, e perfino in Vaticano.
Secondo De Felice, in totale i deportati dal 1943 al 1945 furono in
tutta Italia 7495. Di essi solo 610 riuscirono a tornare dall'inferno dei
Lager: 6885 vi trovarono la morte, cui si devono aggiungere 75 (77 secon-
do altri) delle Fosse Ardeatine e tanti altri assassinati nel corso dei rastrel-
lamenti o per mera bestialità.
iscritti sulla Salesians' List lo con-
fe rm ano.
Dall 'ottobre 1943 ali ' aprile 1944
al Pio XI vi fu un andirivieni di
ebrei : chi arri ali' indomani della
terribile retata, chi un mese dopo,
chi due, tre o più mesi dopo. Qual-
cuno entrò in marzo o aprile 1944,
dopo la cattura e deportazione dei
genitori. Fra loro ci fu chi restò al
Pio una settimana, chi un mese, chi
due, chi nove, chi ... anche dopo
l 'arrivo degli alleati: ebrei di Roma,
ebrei italiani non romani, ebrei stra-
nieri .. . giunti alla capitale in cerca
di anonimato.
Anticoli , Di Castro, Di Porto, Fu-
naro, Sonnino, Terracina i loro co-
I Roma. Istituto Pio Xl. A 50 anni di distanza , gli ebrei che furono ospiti
della casa dal 1943 al '44, hanno voluto ritrovarsi per ricostruire
quei giorni drammatici e ringraziare per l'eroica solidarietà
dimostrata dai romani.
gnomi. .. nessuna perplessità sulla
loro ascendenza. Quanto poi ai no-
mi: Samuele, Abramo, Salomone...
E dietro' ogni nome la faccetta di un
ragazzo aiutato a scampare ai gelidi
vagoni ferroviari , alle ore di fame e
di orrore, prima delle camere a gas.
Faccette vispe -di ragazzi del tempo,
che oggi sono quelle di stimati" pro-
fessionisti, validi arti sti , intrapren-
denti commercianti, tutti ricolmi di
affetto e gratitudine per Don Bosco
e i salesiani.
LA VITA IN ISTITUTO
La loro vita al Pio XI si svolse al -
i ' insegna cieli' ordinamento usuale
cieli ' istituto, senza alcuna particola-
rità rispetto agli altri . Frequentava-
no la scuola e i laboratori come tutti
e pregavano in cappella perfetta-
mente allineati con gli altri . Non ri-
schiarono così di essere identificati
come ebrei per non conoscere le pre-
ghiere del " buon cristiano". Qual-
cuno dopo 50 anni mi canticchia an-
BS GENNAIO 1995 - 11

2.2 Page 12

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cora il Giù dai Colli o la squilla di
sera. Fernando Sonnino accompa-
gnava la moglie Olimpia e la figlia
- ospiti presso le figlie di Maria
Ausiliatrice della "villa" accanto -
in parrocchia alla via crucis quaresi-
male; Vitaliano Trevi , tredicenne,
volentieri seguiva il parroco per la
benedizione pasquale delle case; il
presepio delle suore venne prepara-
to dagli stessi "ospiti" ebrei; tutti
frequentavano con interesse le le-
zioni di reljgione; qualcuno addirit-
tura col 10 e lode e si meritò l'iscri-
zione all'albo d'onore.
Anche a tavola non vi era alcuna
distinzione di menì:1. Forse qualche
ebreo dei più grandi inizialmente ri-
nunciò alla carne di maiale, per altro
imbandita piuttosto raramente, coi
tempi che correvano. Bollini o non
bollini , tessere. annonarie o meno,
nessuno al Pio XI patì la fame e ciò
è particolarmente degno di nota,
considerato che la città languiva e i
tedeschi non si curavano molto di
rifornirla di viveri. Se la quantità era
sufficiente, a lasciar desiderare era
forse la qualità: troppo spesso nella
minestra vagavano .pochi cannolic-
chi e molte cicerchie; le castagne
non erano sempre delle migliori; le
rape, il sanguinaccio, il pane nero,
impastato magari con un po' di se-
gatura, non erano rari; e così il
caffè ... alla barbabietola.
La notte gli allievi, ebrei e non, ri-
posavano nelle due ampie camerate.
Uno di loro, Renato Di Castro, ricor-
da di aver consolato una volta il fra-
tellino Aldo, che non riusciva ad ad-
dormentarsi per l' abbaiare dei cani
nelle campagne vicine. Lionello
Pajalich a sua volta non può dimenti-
care la gioia che provò la ser_a del 4
giugno allorché l'assistente di came-
rata si accostò al suo letto e gli disse:
« Domani arrivano gli americani. Sa-
rete liberi ». La sveglia al mattino,
oltre che dal suono della campanella,
era assicurata anche dal!' acqua fred-
da delle due fontanelle del cortile,
l'unica acqua corrente rimasta dopo
il terribile bombardamento sul Tu-
scolano del 13 agosto 1943.
I tempi di studio e di laboratorio
erano intervallati da momenti di
gioco sotto i portici e soprattutto nel
cortile, preso d' assalto quotidiana-
mente da oltre duecento ragazzi.
Tutti assieme, anche gli ebrei , i quali
si riconoscevano e si frequentavano
12 - GENNAIO 1995 BS
Un ragazzino nelle braccia del padre.
Una foto felice dei giorni della liberazione di Roma.
solo se si erano conosciuti prima di
essere accolti in istituto. Prova ne è
che oggi suscita loro immenso stu-
pore lo scoprire che gli attuali loro
amici e colleghi sono stati loro com-
pagni al Pio XI cinquant'anni fa.
Rompevano il ritmo monotono
delle giornate di scuola le feste e le
solennità, caratterizzate da passeg-
giate, da qualche raro spettacolo ci-
nematografico e da molti intratteni-
menti teatrali, offe1ti da ben tre filo-
drammatiche: quella dei giovani in-
terni , quella dei giovani dell'orato-
rio e quella dei "Padri di famiglia "
della parrocchia.
Bombardamenti a parte, qualche
pericolo, come è ovvio, si corse al
Pio XL Di un rischio di imminente
perquisizione mi accennano i due
fratelli Tagliacozzo, i quali ben due
volte in maggio si allontanarono
dall'Istituto per qualche notte. Ma il
rischio maggiore lo correvano gli
adulti e i giovani-adulti, per i quali
si dovettero approntare rifugi di
emergenza nel! ' intercapedine fra la
volta e il tetto del tempio cli Maria
Ausiliatrice. E varie volte vi si rifu-
giarono, visto che al mattino l'assi-
stente trovava il loro letto vuoto.
Una telefonata o un biglietto li
aveva preavvertiti. La simpatia di
molti romani verso Don Bosco e la
segreta solidarietà della polizia e
della questura della città avevano
fatto la loro parte.
UN'OASI DI PACE
In una città dove i sadismi specia-
lizzati continuarono per tutti i nove
mesi cli occupazione, il Pio XI, a
poco più di due chilometri dalle sale
di tortura di via Tasso, costituì
un'oasi di relativa pace. Non si è
lontani dal vero se. si affeima che lo
stuolo di ragazzi ebrei ospitati al Pio
XI non provarono nulla, o quasi ,
delle terribili disavventure vissute da
altri correligionari , sovente genitori,
fratelli e sorelle: nessuna orrida notte
di paura, nessun giorno di fuga di-
sperata, nessuh repentino cambio di
indirizzo e di identità, mai fame vera
e propria. E sia singolannente che
come comunità gli ebrei lo riconob-
bero anche in cerimonie ufficiali.
Francesco Motto

2.3 Page 13

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di Francesco Maraccani
LE NUOVE FRONTIERE DELL'EST
E DELLA CINA
I salesiani all'inizio del 1995. Una panoramica in questa intervista
al segretario generale della congregazione
M entre il Progetto Africa si sviluppa bene, si è
aperta la fronti era dei paesi cieli' Est. Ma molti
sperano in una maggiore presenza in Cina.. .
esempio, alcuni salesiani di Hong Kong che entrano in
Cina per insegnare nei seminari diocesani ). Si studia-
no le poss ibilità, e intanto alcuni si preparano.
Confermo senz ' altro le imprf_!ss ioni sul Progetto A_fi-i-
ca, che continua il cammino di crescita, Seguendo le
Qual è la distribuzione geogrc(f"ica delle nuove
opere aperte nel 1994?
indicazioni del CG23, procede a buon ritmo il processo
di consolidamento e coordinamento delle presenze. Sotto Nel '94 sono state aperte ben 37 nuove presenze sale-
questo aspetto è da vedere, nel 1994, la costituzione siane: un numero notevole, e molte di esse davvero si-
della nuova Circoscrizione di Zambia-Malawi-Zimba- gnificative! Nella distribuzione geografica è in testa l' A-
bwe, come pure l' unificazione delle presenze del Ke- sia, dove le nuove presenze sono state 18, la maggior
nya e dell ' Uganda con la Visita-
parte di carattere missionario (12
toria dell 'Africa Est. Non manca-
in India, 3 in Papua Nuova Gui-
no le presenze nuove: a fine '93
nea, 2 in Corea, l ad Hanoi nel
si era avviata l'opera salesiana
Vietnam). Segue l'Est europeo (Po-
nel Burkina Faso; durante il 1994
è iniziata la presenza nella Re-
lonia e altri paesi dell 'Est) con 7
presenze, poi l'Africa (4), l'A.me-
pubblica del Centro Africa, e già
rica Latina (4), l'Europa Occiden-
si guarda in prospettiva al Ciad e
allo Zimbabwe. Promettente il
tale (2). Vorrei sottolineare le pre-
senze aperte in America Latina (2
campo vocazionale: nei noviziati
in Colombia e 2 in Messico) e in
dell'Africa ad ottobre '94 c'erano
Europa (Olanda, Francia e Italia),
circa 60 novizi!
aventi tutte uno speciale significa-
Accanto a questo impegno in
Africa, si è aperta - come lei di-
ce - anche la nuova jì-o,itiera dei
paesi del!' Est, una frontiera che
in questi ultimi tre anni è andata ~~~
to, in relazione alle situazioni. Da
segnalare anche un primo approc-
cio alla Bulgaria, da parte di alcuni
confratelli de!J'Ispettoria di Praga.
· crescendo, al punto che il 15
agosto '94 è stata uffic ialmente
inaugurata la nuova "Circoscri-
zione Speciale" dell'Est, sotto la
protezione di Maria Immacolata.
Ha sede a Mosca, in Russia, e
Una strada di Pechino. Cresce l'attesa
di una presenza tra i giovani cinesi.
Siamo entrati nel vivo della pre-
parazione del prossimo Capitolo
Generale. Lei è stato Regolatore
del precedente . Ha qualche indi-
cazione da dare al riguardo ?
com prende le presenze sales iane (ben 19! ) in cinque Vorrei sottolineare il grande significato che ha il Ca-
paesi; o ltre alla Russia (europea ed asiatica), ci sono pitolo generale non solo per la congregazione, ma per
opere in Lituania, Bielorussia, Georgia e Ucraina (qui, l'intera Famiglia Salesiana. Dall a mia esperienza (ho
a Leopoli, è stata canonicamente eretta la casa per gli partec ipato g ad alcuni Capitoli) noto come il Capito-
ucraini di rito bizantino). E si sta preparando l'ingresso lo si _costruisce anzitutto nelle comunità e nelle ispetto-
nel Kazakhistan. La consistenza si vede dal numero rie: l'Assemblea, nel '96, raccoglierà ciò è andato ma-
dei confratelli (un ' ottantina, compresi quelli in forma- turando nella rifl essione delle ispettorie. Di qui I'im-
zione) e dei novizi (12 in questo anno!). Già si è pro- portanza del coi nvolgimento attivo in ciascuna comu-
gettato un noviziato all ' interno della Circoscrizione.
nità; e l'importanza anche di interessare i membri della
Africa ed Est E uropeo, due campi promettenti , dun- Famiglia Salesiana e i laic i che lavorano con noi : ciò a
que. Ma è vero che molti sperano in una maggiore pre- maggior ragione per il fatto che il CG24 si riferisce
1wn senza in Cina. Qui le cose vanno a rilento, anche se proprio alla nostra missione in comunione con i laici.
mancano alcuni segnali che fanno sperare (per
BS GENNAIO 1995 - 13

2.4 Page 14

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BRESLAVIA (Polonia) .
Scuola per dirigenti-coope-
ratori. Il Consiglio nazio-
nale, delegati e delegate
locali, a convegno con don
Martinelli, per promuove-
re l'associazione e rilan-
ciarla a servizio dei gio-
vani, dopo gli anni duri
della clandestinità.
EL HOUSSOUN (Libano) .
I giovani di Libano e Siria
si sono incontrati per par-
lare di pace e di spiritua-
lità. Qualcuno addirittura
ha ringraziato per la lunga
guerra, che gli ha per-
messo di conoscere Don
Bosco .
CUENCA (Ecuador) . Car-
los Valverde, direttore del-
la Editoria! Don Bosco, ri -
ceve in Messico la Targa
America, un trofeo inter-
nazionale tra 52 aziende
concorrenti.
COLLE DON BOSCO
(Asti) . L'exallievo Ettore
Ronco consegna porta-
chiave e adesivo con l'im-
magine di Don Bosco ai
piloti della "Pattuglia acro-
batica italiana". Ricevuti
con simpatia, assicura che
sono stati fissati alle car-
linghe .
TORINO. A Valdocco il
tradizionale saluto ai mis-
sionari partenti. Qui il
gruppo al completo, sale-
siani , figlie di Maria Au-
siliatrice e laici. Presenti
don Odorico e don Fedri-
gotti (al centro) .
14 - GENNAIO 1995 BS
TORINO. Obiettivo sui vo-
lontari VIS in partenza per
le missioni. Sono presenti
alcuni famigliari e (a sini-
stra) don Ferdinando Co-
lombo.

2.5 Page 15

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TESTIMONI Padre Charles: da vent'anni nel carcere femminile.
SULLE STRADE
DELLA TENEREZZA
I,
di Charles Delemontex
«Gli anni dati al servizio
I nel carcere sono
il periodo sacro della mia
vita», dice il salesiano
Charles Delemontex.
«La prigione è un mondo
conosciuto male.
È veramente il mondo
dei poveri: poveri di beni
materiali e di cultura;
poveri di tenerezza ...».
I miei poveri in ~ent'anni sono di-
ventati tre volte più numerosi. La
fascia d'età si è abbassata: dai 30-
45 anni, ai 20-30 anni. Droga, ma
anche la provocazione della società
dei consumi, spalancano la porta
alla delinquenza e alla criminalità.
Posso dire che malgrado il gran
parlare dei miglioramenti fatti in
questi anni alla vita del carcere, no-
nostante tutto le celle sono ancora
di nove metri quadrati. Quasi tutte
non hanno l' acqua calda, alcune con
un solo rubinetto di acqua sul WC.
E ci vivono due o tre persone. A
volte c'è anche un bambino.
Ho cercato di fare mia la missione
che il vescovo mi ha affidato. Ho im-
parato ad amare quelle persone così
come sono, perché in prigione niente
può essere fatto senza amore. E le ho
avvicinate così come sono, senza
mai giudicarle, affinché si sentano
amate. È solo così che si può sperare
tutto.
Vivere in prigione vuol dire esse-
re inibiti, privi di libertà, senza pos-
sibilità di spostarsi: posta censurata,
La donna in carcere, un mondo di difficoltà.
mancanza di responsabilità, di ini-
ziativa. Permesso scritto per ogni
cu!,Isa. E' attendere, sempre attendere:
il processo, la. fine della pena, la
posta, una visita. Attendere, lasciare
passar il tempo ...
UN PRETE IN PRIGIONE
Un prete. Per chi, per che cosa in
prigione?
Essere cappellano di un carcere per
me ha significato "camminare verso
di loro, per un po ' di tempo, sul cam-
mino della tenerezza". Perché sono
infelici, povere, prive di quel bene es-
senziale che è la libe11à. Perché sof-
frono. li mondo del carcere è un
mondo di sofferenza: chi si trova là è
rifiutata, esclusa... È troppo facile
dire che "avrebbero dovuto pensarci
prima" . .. Prima di che cosa? Prete in
una prigione per aiutarle material-
mente, sì, anche se non è l'essenziale.
Le donne in prigione hanno più degli
altri bisogno di aiuto, perché sovente
il loro marito o il compagno le ab-
ns GENNAIO 1995 - 15

2.6 Page 16

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Brevi--
ROMA. Nei g iorni del Sinodo
dei vescovi , si è tenuta all ' Hotel
Columbus, in via del la Conci-
liazione, il battesi mo de ll a nuova
collana della SEI "Contemplativj
nel mondo" . Presenti i cardinali
Ruini e Castillo, alcuni vescovi,
don Egidio Viganò e varie altre
personalità, don Giuseppe Costa,
direttore editoriale SEI, ha pre-
sentato l' iniziativa come un con-
tributo all a riflessione su temi
scottanti della spiritualità contem-
poranea.
bandona. Non dite che tra uomo e
donna esista la reciprocità.. .
Per aiutarle moralmente, ascoltan-
dole, pronti a sentire di tutto, per
delle ore, senza reagire con stupo-
re, né con sorpresa, senza far del le
domande (ci sono dei g iudici e dei
poliziotti per questo!). Loro sanno
che il prete sa conservare un segreto.
Per incoraggiarle, senza minimizza-
re. Senza complicità, nella verità, qua-
lunque sia: se ti ai uto a volte con for-
za a riflettere è perché ti voglio bene!
Per aiutarle a conservare o a ricu-
perare la loro dig nità, a ritrovare se
stesse, semplice mente.
I DETTAGLI POSITIVI
Vol e r comprendere il meccani smo
psicologico di un crimine e di un
delitto, cercare di spiegare, non s i-
gnifica togliere la responsabilità di
c hi li ha compi uti, né dimenticare le
vittime.
Mi sp iego. Bi sogna essere attenti
a tutti i de ttagli pos itivi , ag li aspetti
morali , ma anche a quelli concreti
quotidiani . Attenti al loro vestito, il
loro, ma anche al mio , senza gi oca-
re a "fa re il barbone" , perché questo
non è ri spettarle. Attenti a come si
pettinano, al loro trucco, o a ll a man-
ECUADOR. Dopo due ann i di
impegno organizzativo, ha comin-
ciato a entrare pienamente in fun-
zione l'Università Politecnica Sa-
lesiana (UPS), con sede a Cuenca.
Il riconoscimento è stato ottenuto
nell 'agosto scorso e ora sono già
attive due faco ltà e sette corsi, tec-
nici e uman istici, che funz ionano
nelle città di Cuenca, Quito e Lata-
cunga.
ROMA. L'ISCOS dell'Università
Salesiana ha organ izzato da otto-
bre a gennaio alcuni Incontri con i
professionisti dell ' informazione e
dello spettacolo. Sono stati affron-
tati i temi dell ' informazione poli-
tica (Piero Pratesi), l'informazio-
ne religiosa (Luigi Accattoli e Bru-
no Cescon) , l' informazione eco-
nomica (Piero Trupia) e gli spetta-
coli (Luciana Papa).
TORINO. Il quotidiano La Stam-
pa ha parlato del declino dello
sport all 'oratorio, a favore di un
impegno dei giovani nel politico.
Non erano però di questa opinione
due noti exallievi. li noto radio-
cronista Enrico Ameri ha afferma-
to, "da cattolico praticante", che
anche oggi il gioco del calcio è un
ingred iente importante per non ri-
trovarsi gli oratori deserti . Azelio
Vicini , ex allenatore della Nazio-
nale, ha detto: «11 campo di calc io
è sempre un motivo di uni one. Ai
miei tempi l'oratorio era veramen-
te i-I punto di aggregazione giova-
nile. Io ho cominc iato a dare i
primi quattro calci al pallone al-
1'oratorio di Cesenatico ».
16 - GENNAIO 1995 IJS
A poco a poco si è formata una piccola comunità che prega.

2.7 Page 17

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Amare senza giudicare.
canza di trucco: tutti dettagli che ri -
velano un modo di comportarsi, un
modo di essere.
Pensare alla loro festa , ai loro an-
niversari (una ragazza che fa ven-
t'anni in prigione!). Trovare ciò che
sottolinea una festa , una rosa a cia-
scuna ... Ciò che permette di fare il
giro delle celle. Aiutarle, saper at-
tendere con loro, essere con loro du-
rante le udienze, alla porta della pri-
gione.
L'attesa più straordinaria: quella
del bambino che deve nascere. Le
donne normalmente durante la loro
detenzione partoriscono in un ospe-
dale "civile", sotto la sorveglianza
dei poliziotti .
Dividere con loro l'attenzione de-
gli ultimi mesi, settimane, giorni;
andare subito alla maternità con dei
fiori, un corredino: tutto questo crea
un legame fortissimo.
Io, il " prete", celibe per professio-
ne, ho sentito un giorno: « Sai, sono
due giorni che si muove, io non l' ho
detto a nessuno, volevo dirlo a te
per priino .. . ».
·È IL VANGELO DI GESÙ
E il Signore dov'è in tutto questo?
Io non ho mai dimenticato di certo
che sono là per proclamare il Vange-
lo di Gesù Cristo! Ma il Signore,
anche lui e più di noi , segue i cam-
mini della tenerezza, e ci fa scoprire,
concretamente che le sue vie non
sono le nostre.
Le domande religiose arrivano ra-
ramente per prime e non sono mai
io a provocarle direttamente. Si fini-
sce sempre per incontrarlo, il Signo-
re, ali ' angolo di una strada. Bisogna
lasciarlo fare; lui , meglio di noi , sa
camminare al passo e tenersi al li-
vello di ciascuno, di ciascuna .. .
L'annuncio della Buona Novella
di Gesù Cristo comincia spesso con
la sigaretta che si offre, con la carta
da lettere o qualche francobollo per
scrivere a casa, un colpo di telefono
per rassicurare la nonna.
In prigione poi, il primo atto reli-
gioso è sempre la preghiera. Nono-
stante la vita comune, due o tre per
cella, si è sempre so.li di fronte a se
stessi, alla propria sofferenza, ai
propri rimpianti, ai propri rimorsi.
Si ha bisogno di un interlocutore, e
viene il giorno in cui si scopre che il
solo interlocutore presente e dispo-
nibile è il Signore. Allora ci si rivol-
ge a lui. Il prete accompagna con di-
screzione.
Quando dico il breviario, dietro a
ogni salmo, in fi ligrana, ci sono i
loro volti ...
Perché poco a poco è nata una co-
munità che prega, che si ritrova per
la messa ogni quindici giornj, e
prega dispersa nelle varie celle.
Grazie ai ricordi - una prima co-
munione, una preghiera durante la
malattia della mamma, il rosario
con la nonna - si va piì:1 lontani;
anche se ci vuole del tempo . ..
Carla , 22 anni : «Io sono con te,
qualunque cosa accada: io prego ».
Sandra , 26 anni: « Mamma è nella
"fase terminale": dille che qui vi è
sempre qualcuno che prega per la
sua salute e il suo arrivo presso il Si-
gnore ... e in quel giorno, mio caro
sacerdote, non si dovrà essere tristi:
una madre è insostituibile, ma la no-
stra vivrà in pace e felice ».
Cecilia , 24 anni: vaghi ricordi di
catechismo, una prima comunione
già qimenticata, poi ritrovare Cri-
sto! E avvenuto il giorno di Pasqua
dell'anno scorso: « Il Signore è
vivo, ne sono certa, felice e sicura.
È risorto , e ci ama ... ».
San Giovanni della Croce ci dice:
« Alla sera della vita saremo giudi-
cati dall ' amore ». E Gesù: « Ciò che
fai a uno di questi piccoli , lo fai a
me ». E un autore moderno , Stan
Rougier, scrive: «L' avvenire è la te-
nerezza ».
Charles Delemontex
BS GENNAIO 1995 - 17

2.8 Page 18

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di Bruno Ferrero
I GIORNI INCANTATI
« S e un genitore non è sere-
no », scrive Giacomo Dac-
quino, « rende ansiosi i propri figli,
anche se li ama intensamente . La
serenità è un'equazione di emozio-
ni, pensieri , idee; è anche una que-
stione di fede nella vita, perché chi
ha fede non può essere pessimi-
sta ». Don Bosco concretizzava tut-
to questo in un modo semplice ed
efficace : la festa . Gli exallievi di
Valdocco ricordavano con strug-
gente nostalgia le "feste", quelle
feste frequenti , di carattere fami -
liare, che Don Bosco animava con
la sua fede gioiosa. Perché è
essenziale che i bambini facciano
festa. Soprattutto con _i loro genitori,
con la loro famiglia. E un'esigenza
duto". Occasioni rare in cui anche i
grandi "si lasciano andare" un po' e
mostrano un volto diverso.
La festa è un momento intensa -
mente spirituale, un momento ma-
gico e prezioso, perché oltre alla
gioia del momento trasmette ai
bambini una vitale speranza per il
futuro. Il ripetersi regolare di tali
desiderato e atteso con gioia dai
suoi genitori e dal mondo intero.
Quanto più festosamente celebre-
remo queste ricorrenze, tanto più i
bambini si sentiranno sicuri di es -
sere amati.
eventi, che scandiscono l'anno e
dunque la vita del bambino, costi-
tuisce ai suoi occhi la garanzia che
la sua importanza non viene meno.
·Molte feste celebrano "riti di
passaggio" (Prima Comunione, Cre-
sima, Maturità... ), che solennizzano
ed esaltano fasi della crescita uma-
na o religiosa. È vitale che il loro
Prima e dopo la festa, i bambini significato spirituale sia prevalente.
sono al centro dell'affettuosa atten- Le feste religiose devono essere
zione di tutti, possono finalmente fortemente "religiose". Il regalo co-
stoso o il pranzo al ristorante di -
ventano troppo facilmente solo un
alibi per genitori che vogliono sem-
plicemente "togliersi il pensiero" o
fare bella figura, ma che hanno
dimenticato che cosa vuol dire "fare
festa" in famiglia.
- I bambjni arrivano al significato delle idee attraverso gesti concreti.
che la pedagogia di Don Bosco
considera fondamentale. Per molti
e validi motivi.
I bambini (ma anche gli adulti)
arrivano al significato delle idee
astratte attraverso immagini e gesti
concreti , senza i quali le astrazioni
rimangono gusci vuoti. Le immagini
e i gesti delle feste trasportano un
messaggio che "riscalda " l'anima.
Sono un'interruzione della "routine"
quotidiana, momenti in cui si fanno
delle cose diverse, piacevoli , in-
sieme. Sono' gioia condivisa, il ricu-
pero di ~n pezzo del "paradiso per-
18 - GENNAIO 1995 BS
sentirsi importanti, e i regali che
ricevono servono a dimostrar loro
che sono amati e meritevoli di amo-
re. Le feste sono gli anniversari se-
greti del cuore. Chi non conosce la
struggente trepidazione con cui i
bambini attendono compleanni od
onomastici?
Tutte le più importanti feste dei
bambini (il compleanno , l'onoma-
stico, il Natale, la Pasqua, l'Anniver-
sario del Matrimonio) commemo-
rano e celebrano la nascita o un
nuovo inizio . Rassicurano così il
bambino sul fatto che la sua venuta
al mondo è stata un evento felice e
Le feste sono un momento di
calore affettivo, contatto, comunica-
zione di sentimenti. Sono il mo-
mento in cui si rafforzano i legami
tra genitori e figli. Anche Don Bo-
sco usava per queste occasioni "i.
bigliettini". Le letterine che espri -
mono desideri e auguri , nascoste
sotto il piatto o sotto il cuscino , in
famiglia, possono diventare la pos-
sibilità di esprimere liberamente i
sentimenti e gli angoli nascosti del-
l'anima. Le famiglie felici hanno di
solito una frequente corrispondenza
epistolare interna. Alcune feste pos-
sono essere il momento della grande
"riconciliazione" .
Tra i momenti rituali della festa
compare sempre anche una tavola
imbandita con maggiore attenzione
e qualcosa di speciale . È la cele-
brazione dell 'abbondanza e della
convivialità: si sta insieme più a
lungo, si conversa di più , si gioca
insieme. E saranno momenti inde-
lebili nell'anima dei bambini.

2.9 Page 19

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t!! WW~, ~ BPANGOAIGOIGANG ARAW NG KABATAAN -9-fft·~ m, JOURNÉE MONDIALE DE lA JEUNESSE
~
~
·~ Manila 1995
i
1995
~~
\\)
I GIOVANI E IL PAPA.
INSIEME
"CoI me il Padre ha mandato me, io mando voi" (Gv 20, 21)
Manila, Filippine
10-15 Gennaio 1995
X GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
/JS GENNAIO 1995 - 19

2.10 Page 20

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Manila 1995
GIOVANI Oltre un milione i giovani attesi a Manila per la Giornata Mondiale
IL PAPA E I GIOVANI
«Come il Padre
ha mandato me,
così io mando voi»,
dice ai giovani
Giovanni Paolo II
al meeting mondiale.
I filippini a Roma hanno avuto in
consegna dagli americani di Den-
ver la croce di legno degli incontri
giovanili . « Credevo si trattasse di
una delle tante cerimonie, una for-
malità », ha detto Ruel Saniel, 27
anni , presidente del Consiglio gio-
vanile della diocesi di Manila. « In-
vece mi sono accorto che la croce
che ci veniva consegnata era pesan-
te. Allora ho compreso che ciò che
il Papa ci aveva messo sulle spalle
non era una qual siasi croce cli legno,
ma un a miss ione ».
I g iovani filippini si preparano con
questo spirito alla manifestazione
mondiale. L'entusiasmo è cresciuto
col passare dei mesi. « I giovani qui
sono fatti così: se conquisti il loro
cuore, il pii:1 è fatto. E l' attesa oggi a
livello emotivo è davvero forte »,
dice don Luciano Capell i, ispettore
salesiano a Manila. « Ma anche la
preparaz ione è stata molto curata.
Dalla ·visita cli Giovanni Paolo II ci
aspettiamo molto: l'inizio cli un vero
movimento cattolico giovanile».
TUTTO È PRONTO
Da mesi il programma è stato an-
nunciato nei dettagli . Responsabile
de ll'organizzazione è un vescovo
salesiano, monsignor Leo Drona, 52
anni, presidente della Commissione
episcopale filippina per la gioventù.
Mentre l' ufficio operativo è diretto
dal salesiano don Fernando Rie.
Il Papa sarà accolto all'aeroporto
di Manila il 12 gennaio dal presi-
dente Fide! Ramos . li 15 presen-
zierà alla celebrazione della Giorna-
ta mondiale, per la quale sono attesi
oltre un milione di g iovani asiatici e
non meno cli 100 mila da l resto del
mondo . Dall ' Italia ne partiranno al -
cune migliaia guidati eia don Dome-
nico Sigalini, responsabile CEI per
la pastorale giovanile.
Come a Denver, i giovani prove-
nienti dalle opere salesiane si ritro-
veranno alcuni giorni prima dell ' ar-
rivo ciel Papa. Tra loro ci saranno
don Van Looy e suor McPake, re-
sponsabili mondiali della pastorale
giovanile salesiana.
« Siamo tutti impegnati non tanto
a preparare una festa, ma a trasfor-
mare l'evento in un'occasione im-
portante cli rinnovamento persona-
le », ci dice don Luciano Capelli . La
croce del giubileo, donata IO anni fa
ai giovani da Giovanni Paolo II, per
20 - GENNAIO 1995 IJS
ROMA 1985: «Sempre pronti ari-
spondere a chiunque vi domandi
ragione della speranza che è in
voi» (1 PI 3, 16).
BUENOS AIRES 1987: « Noi ab-
biamo conosciuto e creduto al-
l'amore che Dio ha per noi»
(1 Gv 4, 16).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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BS
della Gioventù. Le Filippine si preparano all'incontro con Giovanni Paolo Il.
A MANILA
di Umberto De Vanna
I Manifestazione giovanile
nelle Filippine.
A sinistra, giovani del mondo
all'incontro di Denver.
LE FILIPPINE
SALESIANE
I salesiani nelle Filippine ci so-
no dal 1951 . Sono già 41 O orga-
nizzati in due ispettorie. Sono gio-
vanissimi : l'età media è di 34 an-
ni. I giovani novizi che nell'anno
diventeranno salesiani sono una
cinquantina. Le opere sono vivaci :
molte le parrocchie e i centri gio-
vanili. Ma anche molte le scuole e
i centri di avviamento al lavoro.
Una scuola a Manila ha 5000 al-
lievi, un'altra 3.500. Dalle elemen-
tari all'ingegneria. Cifre che si
spiegano soltanto per la vivacità e
il dinamismo dei giovani salesiani
filippini.
Da tempo non arrivano più mis-
sionari dall'Europa. Don Luciano
Capelli, uno dei due ispettori, è
nato a Tirano, in provincia di Son-
drio, ed è partito giovanissimo nel
1965 con l'ultimo drappello. I gio-
vani delle Filippine li conosce be-
ne. Sa che sono facili agli entusia-
smi, che sono vittime della pover-
tà e dell'emarginazione, sia nella
grande città che nelle zone rurali.
« Abbiamo già tre centri per ra-
gazzi di strada. Apriremo presto
un quarto centro a Manila. A Sin-
gapore nel settembre di quest'an-
no apriremo un'opera per ragazzi
passati dal tribunale dei minori. A
Tondo vi è forse l'opera più signi-
ficativa, dove 500 giovani poveris-
simi ogni an no fanno un corso di
formazione tecnica. Ma altri 500
ogni anno frequentano un corso di
avviamento al lavoro a Makati
Quanto alle figlie di Maria Ausi-
liatrice sono arrivate con i salesia-
ni e sono presenti ovunque in ope-
re distinte. Presto dovrebbero arri-
vare anche a Papua New Quinea.
«Solo a Tondo si lavora insieme.
Sono anch'esse impegnate tra le
ragazze della strada e tengono
corsi di avviamento al lavoro
nove mesi ha compi uto un pellegri-
naggio nelle varie parrocchie e co-
munità giovanil i. «I giovani si sono
preparati seguendo un piano di for-
mazione diocesano», dice Ruel Sa-
niel. « Abbiamo organizzato assem-
blee a livello parrocchiale, cli vicaria-
to, cli distretto e diocesi. Volevamo
che capissero il senso dell a giornata
co l Papa e si lasciassero coinvolge-
re . Le attività si sono intensificate
anche per raggiungere soprattutto
quel li che non sono so l iti anelare in
chiesa ».
L ' inizio solenne della manifesta-
zione si terrà al centro cli Mani la, al
Rizal Park, la parte nuova dell a città,
nell a mattina cie l IO gennaio. Nel-
1'ampio spazio verde cli fronte al
mare, i l cardinal Jaime Sin, arcive-
scovo cli Mani la, ce lebrerà la litur-
gia cli apertura. Nei giorni 11 , 12, 13
i giovani si riun iranno poi nei vari
distretti cli Mani la, suddivis i in
gru ppi l inguistici , per ascol tare la
catechesi tenu ta da vescovi prove-
nienti da tutto i l mondo e per parte-
cipare ad altre iniziative re l ig iose e
culturali proposte dal Comitato or-
ganizzatore. I l Papa arriverà a Ma-
ni la giovedì 12, e nel pomeriggio al
Rizal Park avrà i l primo incontro
con i giovani. La sera ciel 13 sarà ri-
servata all a preghiera e all a riconci -
liazione, con una solenne Via Cru -
cis nei vari d istretti cli Mani la.
Prima però Giovanni Pao lo II ce le-
brerà l ' Eucaristia all 'Università San
Tommaso, dove si svo lgerà anche i l
Forum internazionale.
Il giorno 16 G iovanni Pao lo II è
atteso a Papua New Guinea, dove a
Port Moresoy sarà acco lto con i 16
vescovi nell a casa salesiana di Badi -
l i. Qui , e non a Rabauri , dove c'è
stata l 'eru zione vulcanica, dovrebbe
beat ificare i l primo martire dell ' iso-
o la, i l catechista laico Peter To Rot.
SANTIAGO DE COMPOSTELA
1989: « lo sono la Via, la Verità
e la Vita» (Gv 14, 6).
CZESTOCHOWA 1991 : « Avete
ricevuto uno spirito di figli »
(Rm 8, 15).
DENVER 1993: «Sono venuto
perché abbiano la vita e l'abbia-
no in abbondanza» (Gv 10, 10).
BS GENNAIO 1995 - 21

3.2 Page 22

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Manila 1995 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
GIOVANI Aspettando l'incontro di Manila.
FILIPPINE
UN PAESE
CRISTIANO
INASIA
di Giorgio Licini
Q uando il Papa giungerà a l parco
della Luneta la mattina del 15
gennaio 1995, per la conclusione
de lla decima Giornata mondiale
della gioventù, troverà ad attenderlo
un milione di ragazzi , forse un mi-
lione e mezzo.
Ci saranno sì due o trecentomila
ospiti stranieri, perché l'appunta-
mento è per tutti, ma la parte del
leone la faranno loro, i teen-agers
delle isole. Accorreranno in massa
perché sono vicini e per l'unicità
dell'evento. Manila conta dieci mi-
lioni di abitanti. I giovani tra i qùat-
tordici e i venticinque anni sono al-
meno due milioni.
LA PRIMA VOLTA IN ASIA
La scelta non poteva che cadere su
Manila, capitale dell' unico paese
cattolico del continente. Non però
un paese " latino-americano", come a
volte dice qualcuno, quasi a intende-
re che 400 anni di dominazione spa-
gnola prima e americana poi, abbia-
no assimilato le popolazioni dell 'ar-
cipe lago ai loro amici occidentali.
La gente filippina rimane gente d ' A-
sia, così come lo rimangono i cinesi
che hanno subito l'influsso del mar-
xismo o i giapponesi del capitali-
smo. La timidezza e la discrezione
22 - GENNAIO 1995 BS
filippina è tipica dell'Oriente. Entri
in profonda comunicazione con loro
dopo aver superato lo stadio iniziale
di uno spontaneo pudore. Tendono a
vivere alla giornata. Non coltivano
in genere assoluti logici.
Naturalmente è su un animo emo-
tivo e spontaneo, che privilegia il
cuore su ll a mente, che si è impian-
tata la spiritualità spagnola delle de-
vozioni, delle processioni, dei santi
protettori, del perpetuo soccorso e
della via crucis; ciò in effetti è una
parte non trascurabile della fede.
Camminare in ginocch io, abbando-
narsi a Maria, accarezzare le statue
dei santi o il crocifisso risponde al
desiderio del cuore di prossimità e
di amicizia, di provvidenza e di un
Dio che si cura delle sue creature.
C'è comunque dell'altro nella vita
della Chiesa filippina. Nel gennaio
1991 una grande assemblea nazio-
nale di vescovi, sacerdoti, laici e re-
ligiosi hanno messo a fuoco le ur-
genze del presente e del futuro. Così
hanno sottolineato la necessità di
forn1azione e catechesi, l' importan-
za delle comunità di base, il dialogo
con la minoranza musulmana nelle
isole meridionali e la cura per i grup-
pi indigeni (i cosickletti Tribal fili-
pino) , la difficile realtà degli 11rhan
poor, in pratica i baraccati e nullate-
nenti delle grandi città.
Le Filippine sono un paese catto-
lico all'82%. L' unica sfida, sul
piano dei numeri, viene dalle sette.
Un paese cattolico che si apre alla
missione. Ha cominciato Paolo VI a
battere il tasto in occasione del viag-
gio del 1970. Poi Giovanni Paolo II
ha incalzato nel 1981 : «Non c'è
dubbio : le Filippine hanno una spe-
ciale vocazione missionaria di pro-
clamare la Buona notizia , di portare
la luce di Cristo alle nazioni». Oggi
sono già un migliaio i missionari fi-
lippini nel mondo. E questo benché
il paese abbia ancora un grande bi-
sogno di sacerdoti ed evangeli zzato-
ri. Nelle isole più lontane e più po-
vere un prete è ancora incaricato di
quaranta, cinquanta o anche settanta
villaggi. Nelle grandi città come.
Manila, la gente vive più vicina, ma
una parrocchia può comprendere
anche cento o centocinquanta mila
persone.
LE TRE EMERGENZE
Alcune priorità sono evidenti nel-
1'impegno della Chiesa. Anzitutto la
povertà interpella tutti drammatica-
mente. Il 70% della popolazione
vive al di sotto di ciò che la dignità
umana richiederebbe. Il 20% è in
miseria. Nelle campagne non esiste

3.3 Page 23

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BS
rente all 'estero (in genere il papà o
la mamma) per mandare a scuola i
fi gli, per farsi col tempo una casetta
decente, per mangiare tre volte al
giorno. Nessuna meraviglia quindi
che l'appello della Chiesa sia alla
giustizia e alla solidarietà, ali 'equa
distribuzione delle risorse, anziché
al controllo artificiale delle nascite
come propone una martellante cam-
pagna governativa.
I GIOVANI
E LA CATECHESI
assistenza medica, il lavoro è scar-
so, la scuola non qualificata. La
gente sogna di trasferirsi in città
dove però poi le baracche si addos-
sano l'una all'altra su terreni pub-
blici o privati occupati abusivamen-
te. La separazione tra ricchi e poveri
nei centri urbani è molto marcata.
Le Filippine contano
oltre 60 mllloni
di abitanti sparsi
nelle 7.100 Isole
che compon ono
Il paese.
Nell'arclpela o
si parlano bet! 87
lingue e 11 dialetti.
La metà degli abitanti
ha.meno di 21 anni.
I cattollcl sono circa
52 mlllonl, pari all'83
percento
della popolazione.
I sacerdoti sono oltre
5.500, le suore 8.500,
I vescovi 119.
Nonostante Il buon
numero di sacerdoti,
c'è solo un prete ogni
9.500 battezzati
(In Asia vi è un prete
ogni 2.500 fedeli,
in Europa, uno
ogni 1.200).
Roma. Il momento In cui in San
Pietro la grande croce dei giovani,
passa dagli americani di Denver
ai tillpplnl.
La politica è nelle mani delle classi
più abbienti, che poco si preoccupa-
no delle sorti della maggioranza.
Colpisce il numero di famiglie filip-
pine che devono far conto su un pa-
Ap~ L
OCEANO PACIFICO
LUìfr
U.1
I~
~,4!i~~N I
ton
Chiesa di poveri. E Chiesa di gio-
vani. In un paese in cui il 60% della
popolazione ha meno di 25 anni, i
giovani sono ovunque e costituisco-
no la vera priorità. La Chiesa.è tra-
dizionalmente impegnata nelle scuo-
le. Le scuole private gestite da ordi-
ni religiosi o dalle parrocchie sono
numerose soprattutto in città. Ma ci
sono anche scuole professionali per
l'avviamento al lavoro, programmi
di formazione nelle parrocchie, grup-
pi giovanili a non finire. Oltre la po-
vertà e l'incertezza del futuro , i gio-
vani soffrono l'instabilità della fa-
miglia, l'ambiente selvaggio delle
periferie, fatto di gente venuta da tut-
te le province del paese, non amal-
gamata, terreno propizio per bande
criminali, spaccio di droga, promi-
scuità.
La forma zione e la catechesi è la
terza priorità della Chiesa filippina.
Essa serve a dare alla fede solide ra-
dici , soprattutto nelle coscienze gio-
vanili , che non potranno più rispon-
dere alle sfide dei tempi con le sole
armi della religiosità popolare. Nelle
parrocchie di campagna e di città
dove, per il numero o le distanze è
di fatto impossibile raggiungere tut-
ti , si punta alla formazione dei lea-
der per i vari ministeri ecclesiali e
l'animazione delle realtà temporali ,
perché il messaggio cristiano risulti
un lievito capace di trasformare in
profondità un popolo che certamen-
te crede, ma come tutti, deve ancora
crescere nella maturità di fede e
nella pratica quotidiana della carità.
Che nelle Filippine spesso vuol dire
ancora giustizia.
IJS GENNAIO 1995 - 23

3.4 Page 24

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COPERTINA Una pellicola per non dimenticare. Un film denuncia destinato ai
La televisione inglese
ha niandato in onda
in prima serata
il lungometraggio
The Dying Light,
che ricostruisce la vicenda
di Sean Devereux,
volontario in Liberia
e in Somalia.
U n film su Sean Devereux. The
Dying Light (Una luce che muo-
re) è un programma televisivo di
due ore sull' exallievo inglese impe-
gnato in un servizio di volontariato
in Liberia e in Somalia. Sean, 28
ann i, è stato assassinato a Kismayu,
in Somalia, nel gennaio del 1993,
colpito alla schiena da un uomo ar-
mato mentre faceva ritorno all a sede
24 - GENNAIO 1995 BS
L'attore George Asprey interpreta Sean Devereux.
Qui tra i ragazzi in Liberia.
ISean Devereux.
Sulla sua esperienza
di volontario e sulla
sua attività
per la pace il film
The Dying Light.
della Uniteci Nations Children's
Funcl. Sean si era rifi utato di sotto-
stare ai ricatti e alle estorsioni delle
bande armate e delle autorità che
pretendevano cifre esorbitanti per
permettergli di portare aiuto ai biso-
gnos i. « Mi sento frustrato e stoma-
cato quando devo trattare con auto-
rità, guardi e e imprenditori », aveva
scritto poco prima di morire. « La
loro avidità è davvero disgustosa ».
E commentava pensando alla realtà
del paese: « In Somalia sono innu-

3.5 Page 25

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giovani, che smaschera venditori di armi.
merevoli gli uomini che possiedono
armi per sopravvivere. Ragazzi di
14 anni rivivono i sogni e le avven-
ture alla Rambo, convinti di lottare
per la libertà ».
IL TRAFFICO DI ARMI
Oltre tre quarti dello sceneggiato
sono girati in Liberia, dove Sean è
vissuto sei anni per l' Unicej; tra i
ragazzi di Tappita. Come scrisse il
Daily Mail, è in Africa che Sean
aveva avuto le prime schermagiie
con la morte. La sua scorta armata
era stata intercettata dai guerriglieri
che lo malmenarono . Ma lui cerca-
va ancora di portare cibo e medicine
a tutto un campo di 14 mila persone
che morivano di fame. Poi era stato blica Ceca, Slovacchia, Iran e Sviz-
inviato in Somalia.
zera. Dal Human Development Re-
« Le armi condizionano tutto qui, . port, pubblicato nel giugno scorso
e chi ha più armi comanda di piL1 », nell ' ambito del Programma per lo
aveva scritto Sean dalla Somalia. E sviluppo delle Nazioni Unite, si ri-
il film dedica molto spazio alla ven- cava che tra le 82 guerre che si sono
dita di anni nei paesi del sottosv i- accese dal 1989 al '92, solo tre han-
luppo. I dati riportano che il traffico no opposto stati sovrani , mentre le
di armi negli ultimi anni è cresciuto altre hanno coinvolto etnie, gruppi
del 6 per cento. E sono soprattutto di interesse e fazio ni in lotta. Nel -
le potenze mondiali a essere messe l'epoca della mancanza di minaccia
sotto accusa. Si sa che la Francia ha militare globale, le spese militari di
sostenuto in vario modo l'esercito alcune nazioni fanno che " un grup-
ruandese prima e in occasione del po di persone può massacrare con
recente genocidio. In Rwanda le ar- più efficacia un altro gruppo ali' in-
mi provenivano anche dal Sudafrica terno dello stesso paese". Si sa che
e dall'Egitto. Così nel conflitto del- in Rwanda tra gli oppositori dell'ac-
la ex-Jugos lavia, dove, nonostante cordo di pace c 'erano anche gli stes-
l'embargo, furono molti g li affari si militari , che temevano di perdere
condotti da Austria, Gran Bretagna, il loro impiego e i bottini di guerra.
ltalia, Germania, Ungheria, Repub- In Somalia, nei Balcani, nell ' Africa
occidentale il confine tra attività cri-
minali e guerra è diventato molto
labile. E ogni conflitto lascia uno
strascico di lotte per bande e di cri-
minalità. Così è avvenuto per Sean
Devereux in Somalia, colpito alle
spalle da una banda armata che vo-
leva neutralizzare ogni iniziativa di
s o c c o rso.
- Distribuzione di viveri in Liberia.
UN FILM PER I GIOVANI
Il film The Dyin.g Light è diretto
dal premiato Peter Kosminsky, noto
per ayer girato programmi investiga-
tivi. E andato in onda per gli inglesi
su Canale 3 (JTV) il 16 novembre
scorso, in prima serata. Molti sono
gli spunti educativi della pellicola e
troverà certamente ampia utilizza-
zione tra i giovan i. L'attore principa-
le George Asprey è andato prima di
girare le dprese alla scuola salesiana
di Farnborough (Inghilterra), dove
Sean aveva studiato da ragazzo. L'i-
~pettore salesiano Michael Cunnin-
gham, che ha messo a dispos izione
1000 sterline per il filmato, ha detto:
« Un'educazione veramente tale, de-
ve mostrare ai nostri giovani più
maturi il lavoro per la pace e la giu-
stizia nel nostro paese e nel mon-
do ». E ha chiesto alle scuole di pro-
grammare qualche iniziativa specia-
le intorno alla figura di Sean e sul
traffico cli anni nel mondo.
BS GENNAIO 1995 - 25

3.6 Page 26

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SLOVACCHIA Celebrati i settant'anni di presenza salesiana nel paese. La
di Angelo Botta
Don Viganò ha visitato
una nazione indipendente
e in piena ripresa dopo
gli anni della dura
persecuzione. Il grazie
agli eroi del passato,
gl'we.nvtaursui..asmo dei più
"Salve, Don Bosco Santo", into-
na il coro mentre il Rettor
Maggiore, accompagnato da un ' ot-
tantina di concelebranti, entra nel
cortile pieno zeppo di gente. Il canto,
scritto in lingua spagnola a Santiago
del Cile, è arrivato in italiano a
Roma e in slovacco qui a Zilina.
Gli edifici con le mura scrostate
vorrebbero infondere una nota di tri-
stezza, dai sotterranei sembra quasi
che arrivi ancora l'aria irrespirabile
delle celle di rigore. Invece nell ' am-
biente regna la serenità e la gioia.
Quando il governo comunista tolse
la casa ai salesiani nel 1950, ne fece
una prigione. Adesso qui, dove i
carcerati uscivano per l'ora d'aria,
incomincia la messa della Famiglia
Salesiana.
« Sono venuto nel nome di Don
Bosco a celebrare, insieme con voi,
le lodi a Dio per i 70 anni di presen-
za salesiana», dice Don Viganò.
« Di questi, 40 furono di clandesti-
nità. E di infinite grazie concesse
anche tra le prove e i dolori».
Il dialogo con i giovani è stato come sempre spontaneo e vivace
(a destra di don Viganò, l'ispettore don Macak).
26 - GENNAIO 1995 BS
I Zilina (Slovacchia). La grande
scenografia per la festa dei
70 anni e l'arrivo di don Viganò.
L'SOS DI CEMENTO
ARMATO
Il Rettor Maggiore ha visitato la
Slovacchia nel mese di agosto. Dopo
Bratislava, Trnava e Nitra, è andato a
Zilina, sede degli incontri ufficiali ,
perché situata praticamente al centro
della nazione.
Da Bratislava è stato un viaggio di
circa tre ore in macchina, superando
il Danubio, attraversando pianure
ben coltivate e avvicinandosi ai Car-
pazi. Lungo il percorso ha visto citta-
dine e paesi con i loro castelli antichi
e l'insieme di case armonioso e bello.
Un po ' ovunque la presenza di
eno1mi e orribili scatoloni di cemen-
to armato rovinava tutto. L'aberra-
zione massima la costituisce Petrfal-
ka, un quartiere di Bratislava. Si
tratta di una giungla, autentica e spa-
ventosa, costruita in otto anni di la-
voro e propagandata nel mondo
come un miracolo di pianificazione

3.7 Page 27

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vivace ripresa dopo i 40 anni vissuti nella clandestinità.
L
o
da noi è il doppio di quello dell ' Un-
gheria e della Germania Orientale,
che pure occupano il ·primo posto
mondiale della categoria».
In un ampio terreno, invaso da
anni dalle stoppie, si ergono le strut-
ture appena iniziate di due grandi
edifici che avrebbero dovuto costi-
tuire il centro della gioventù comu-
nista. Pochi mesi fa un parlamento
di 70 membri, in gran maggioranza
atei, li ha assegnati ai salesiani con
68 voti a favore e 2 astensioni: i fi-
gli di Don Bosco prendano questi
ruderi, li trasformino e si diano da
fare con i nostri giovani!
del genio comunista. Oltre che pre-
scindere - come era logico nella ci"o-
ciata in atto - da qualsiasi luogo di
culto, hanno omesso i servizi essen-
ziali. In quel deserto spirituale e uma-
no hanno trapiantato la gente che
strappavano alle campagne.
Gli scatoloni enormi non finisco -
no mai , 130 mila e più abitanti, nes-
sun senso di appartenenza. In una
fotografia presa di notte le finestre
illuminate lanciano nell 'oscurità un
SO~ disperato.
«E logico! », osserva uno del
posto. « Non abbiamo radici, non ci
conosciamo. Il totale dei suicidi qui
SLOVACCHIA
49.000 chflomelri quadrali
Popolazione: 5milioni
di abitanti di oul:
600 mila ungheresi, 130 mila
tzigani, 80 mila cechi
Religione: forte maggioranza
cattolloa
REPUBBLICA CECA
79.000 chilometri quadrati
Popolazione: 10,4 mllionl
di abitanti di cui:
_ 314 mlla slovacchi, 70 mila
polacchi,
40 mfla tedeschi
Religioni: oattolica
(nmggiorllaria), protestante .
I Due anni fa la Slovacchia
si è separata pacificamente
dalla Repubblica Ceca.
UN PEZZO
DI STORIA SACRA
« Noi, voi , saremo giudicati per
l'educazione della gioventù», ha
detto il Rettor Maggiore ai membri
del!a Famiglia salesiana nel cortile
di Zilina. {< A Don Bosco Dio ha da-
to una spiritualità concentrata in due
poli: cuore orante e mani operanti .
L'unità dei due poli costituisce la
spiritualità salesiana: stando con
Dio si diventa buoni, stando tra i
giovani si lavora ».
A Petrzalka, e in tanti altri centri
de1la Slovacchia, bisognerà essere
in molti a lavorare. Fortunatamente
non si è perso tempo durante la per-
secuzione: il salesiano clandestino
che faceva l'idraulico o insegnava
da una cattedra universitaria, conti-
nuava a chiamare in nome di Dio.
La stanzetta del condominio diven-
tava ùn noviziato e sotto l'albero
del bosco aveva luogo l' ordinazione
sacerdotale.
Il prezzo pagato in campi di con-
centramento, carcere e torture è
stato alto. « La paura era tanta, ma il
coraggio non ci è mancato mai », ri-
petono. « Sentirvi raccontare queste
vostre peripezie è vivere un mo-
mento di storia sacra», osserva Don
Viganò. ·
ns GENNAIO 1995 - 27

3.8 Page 28

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UN VIAGGIO PERFETTO
La festa giovan ile . nella grande
palestra dello stato a Ziliria ha chiu-
so la serie degli incontri. Nello sce-
nario campeggiava l' immagi ne di
Cristo che invita i giovani a seguir-
lo; a un lato, Don Bosco; all'altro, il
simbolo del 70° con la frase « Vy ste
moji priatelia" (Voi siete i miei
amici) e un grande schermo che ri-
prendeva persone e gruppi.
Quando gli invitati di onore - Ret-
tor Maggiore escluso - sono entrati,
gl i animatori stavano presentando i
vari gruppi , e i 3000 partecipanti ri-
spondevano massivamente: con un
boato, un applauso, un'onda. Poi un
grosso apparecchio Alitalia di carto-
ne raggiunge becchegg iando il cen-
tro della scena. li pilota scende e af-
ferra il microfono: « Slovacchia? ».
« A no », ri sponde la massa. «Zili-
na? » « A no », ripetono tutti. « Sport-
centrum? ». « A no» , tuona per la
terza volta l'assemblea. Siccome "a
no" in slovacco vuol dire sì, a que-
sto punto il pilota spalanca lo spor-
tello dell'aereo e ficca dentro la
testa: « Don Egidio, siamo arrivati ».
Risate, applausi, Il Rettor Maggiore
esce e parla: « Saluti da Roma. Un
viaggio perfetto. Dalle Alpi ai Carpa-
zi. Il paesaggio più bello siete voi ».
Segue una partecipata e bella ac-
cadem ia, e una Eucaristia più bella
e più partecipata ancora.
Bratislava (Slovacchia). L'ispettore don Ernesto Macak accoglie
il presidente della repubblica, presente al simposio.
Simposio sull'educazione secondo Don Bosco
Più di 1400 persone hanno preso parte a un simposio sull' « Educazio-
ne secondo il pensiero e le esperienze di san Giovanni Bosco ,, che si è
tenuto a Bratislava nel maggio scorso. Presente il presidente della re-
pubblica Michal Kovac , vi parteciparono anche il card . Jan Korec e il
vescovo mons. Dominik Hrusovsky. Nei loro. interventi , tutti hanno
espresso apprezzamento e incoraggiamento per i 70 anni di presenza
salesiana in Slovacchia. Nella circostanza, il card . Korec ha rivelato che
dei 120 sacerdoti da lui ordinati clandestinamente , più di 60 erano sale-
siani. Milan Durica, docente salesiano dell'Università di Oadova, ha ri -
costruito la storia della Slovacchia salesiana, fino ai giorni nostri: 220
salesiani, 17 opere , 60 missionari sparsi nei vari continenti.
O
«,QUANTI TALENTI
HA RICEVUTO?,,,
Come in tutti i viaggi di Don Vi-
ganò , momenti particolarmente im-
portanti li hanno costituiti gl i incon-
tri con autorità ecclesiastiche e civi-
li. Ma ancora di più lo furono que-
sti, con i giovani. Puntualizzati dai
soliti dialoghi, intessuti con doman-
de non preparate e risposte che lo
erano ancora di meno.
- « Chi le ha fatto le valigie per
venire in Slovacchia? ». «Io».
- « Come mai lei ha tanti capelli e
don Luigi (un loro animatore, abba-
stanza giovane, presente) ne ha così
pochi? ». « Forse perché, come dico-
no , gli asini non perdono il pelo ».
- « Quanti talenti ha ricevuto? ».
« Non so se due o cinque, ma non
sono andato a seppellirli ».
28 - GENNAIO 1995 BS
- « Ci faccia vedere come ama
Gesù Cristo ». « Beh, tutta Ia vita.
Perché sono qui?».
- « Che pensa del Santo Padre a
Sarajevo? ». « Benissimo! Deve an-
dare! Sarà un viaggio storico, una
lezione per tutti i governi. E se do-
vessero ucciderlo, non ci sarà una
fine più gloriosa per questo Papa ».
- « Come vede l'evangelizzazione
del 2000? ». « Guardando voi! ».
« Mi fanno male gli occhi », ha
esclamato alla fine di una cena che
aveva raggruppato, seduti ad una
so la lunga tavola, molti sa lesiani.
Forse per caso, o magari per calco-
lo, alla destra si succedevano i ca-
pelli bianchi degli anziani, mentre a
sinistra erano disposti quelli neri e
biondi dei giovani.
« Mi fa nno male gli occhi , perché
uno vuol guardare qui e l'a ltro vuol
guardare là. Qui, 70-80 anni, con
carcere, tempi eroici. , speranza,
entusiasmo, allegria, neppure un ca-
pello bianco. Nella Slovacchia mi
sono trovato con l'autenticità della
vita salesiana: vita sacrificata di do-
lori e fedeltà, vitalità di vigore e di
speranza, come in una si ntesi della
salesianità. Ho saputo che ci sono
già un centinaio di missionari slo-
vacchi nel mondo! Sono contento di
trovare la testimonianza e guardo
con entusiasmo questa gioventù che
non si vede quasi più in occidente
oggi. Ringrazio (rivo lto a destra) i
confratelli che devo contemplare con
ammirazione. E guardo (volgendosi
a sinistra) al numero di vocazioni
che avete dopo quarant'anni di atei-
smo. Grazie! Sulle fondamenta delle
carceri fate crescere il santuario! ».
Angelo Botta

3.9 Page 29

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di Giorgio Torrisi
CAMMINA PER IL TERZO MONDO
Una grande marcia a favore del Togo nel centro di Bonn. Cinquemila giovani tedeschi
hanno risposto all'appello per il Terzo Mondo
(( P otrei fare ancora altri 1O chilometri a piedi », pano le suore di Don Bosco, mentre il Centro agricolo
diceva Elham El Nali , una giovanissima ragaz- vuol aiutare i giovani che stanno emigrando in massa
zina venuta in Germania dal Marocco con la sua verso la città.
famiglia e ora alunna della sesta classe presso le
suore Orsoline . Era felice perché era riuscita a racco- I GRUPPI DEGLI STUDENTI in marcia si sono avviati
gliere 43 marchi e altri spiccioli tra parenti e vicini . dai vari punti della città verso la M0nsterplatz, la piaz-
Era felice anche Sabrina che aveva raccolto 40 za principale . I ragat zi guardavano con soddisfazione
marchi. Il significato di questa
alla polizia che fermava il traffi-
singolare raccolta lo si capiva
co per lasciarli passare. Rag-
leggendo la scritta sulle loro
giunta la ·piazza, i giovani so-
magliette : "Go to Togo", cam-
no stati accolti da un gruppo
mina per chi ha bisogno del
musicale di Colonia, i "Marni
tuo aiuto nel Togo. Cammina
Wata''., che significa "Madre
per il Terzo Mondo.
dell'acqua", a cui fece seguito
un vivace gruppo di danza.
LA TERZA EDIZIONE della
Ralf Gerhard , un inviato della
"Marcia della fame " ha richia-
televisione tedesca, ha fatto
mato questa volta oltre 5.000
poi delle interviste e ha intrat-
studenti delle elementari con i
tenuto i ragazzi con battute
loro insegnanti e genitori di
piene di arguzia.
dieci scuole di Bonn. Organiz-
La marcia era appoggiata dal
zata dal gruppo "Gioventù ter-
segretario di stato del Ministe-
zo mondo" della Procura mis-
ro per lo Sviluppo, che elogiò
sionaria salesiana di Bonn, in
l'iniziativa, qualificandola co-
collaborazione con il consiglio
me straordinaria. Il sindaco di
regionale degli studenti , sono
Bonn da parte sua si congra-
stati raccolti complessivamen-
tulò per i progetti africani mes-
te 230 .000 marchi (quasi 250
si in programma e trasse di ta-
milioni di lire italiane) . Il dena-
sca sua una generosa offerta
ro permetterà di realizzare tre
che unì a quella dei ragazzi.
grandi progetti a favore dei
LO SCOPO della marcia non
ragazzi della strada e dei gio-
era naturalmente soltanto quel-
vani senza lavoro del Togo .
lo di raccogliere fondi , ma so-
In dettaglio : un Centro profes-
prattutto quello di informare e
sior1ale, un'opera di promozio-
creare coscienza tra la popo-
ne della donna, un Centro di
lazione della città ai problemi
istruzione agricola. Sono 160
del terzo mondo . E la cosa è
i giovani del Centro professio-
riuscita. Ne è stato ricavato an-
nale di arte e mestieri di Lo-
che un filmato di 30 minuti,
mé che stanno imparando fa-
che servirà nei ' prossimi mesi
legr1ameria, meccanica, moto-
a far conoscere la marcia tra
ristica ed elettronica. Si inten-
altri giovani , e coinvolgerli nel-
de aprire nella città un am-
le iniziative missionarie e nei
biente adatto per esporre e
drammatici problemi del Ter-
vendere i prodotti. Della pro-
mot ione della donna si occu-
Bonn (Germania). Giovanissimi
in piazza per il Terzo Mondo.
zo Mondo.
/JS GENNAIO 1995 - 29

3.10 Page 30

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ANNO DELLA TOLLERANZA
I giovani musulmani d'Europa trovano ospitalità
PORTE APERTE
IN EUROPA
di Gianni Frigerio
Immigrati in Europa. Nel grafico,
le percentuali di immigrati in
possesso di regolare permesso
di soggiorno sul totale della
popolazione d'ogni nazione
(da Panorama). Nella foto,
terzomondiali stagionali
nell'Italia del Sud.
A Colonia e a Vienna
sono già maggioranza.
I giovani musulmani
delle periferie d'Europa
frequentano i cortili
salesiani.All'insegna
della tolleranza
e dell'arricchimento
reciproco.
30 - GENNAIO 1995 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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negli oratori. «Mi basta che siate giovani», dice padre Otto.
I Padre Otto Ledermiiller. al
Salesianum di Vienna. E in cortile,
tra i ragazzi, che crescono
il contatto educativo personale
e l'amicizia.
IN LIBRERIA - - - - - .
sti casi visitiamo le famiglie, parlia-
mo con i genitori, chiediamo colla-
borazione, chiariamo le nostre posi-
zioni». In questo modo il Club, e la
patrncchia, sono diventati per tutti
un punto di riferimento sociale im-
portante.
././1 genitori dei ragazzi turchi in
, , Ge1mania sanno bene che noi
non vogliamo converti.re nessuno »,
dice padre Otto Nosbisch, responsa-
bile del Club "Casa dalle porte aper-
te" di Colonia, un milione di abitan-
ti, alla sinistra del Reno. Il bacino
carbonifero della Ruhr e l'industria
pesante hanno favorito da sempre
una forte immigrazione. Al Club di
Colonia il 70 per cento degli orato-
riani sono stranieri e moltissimi i
musulmani. « Ma non ci sono pro-
blemi », insiste padre Otto. Il Club è
nato nel 1967 e fa parte dell 'opera
salesiana che gestisce la parrocchia
sant' Antonio.
IN PRINCIPIO
LA TOLLERANZA
Rispettare tutte le rei igioni, nelle
quali in qualche modo il Signore rie-
sce a camminare, anche se per vie
differenti, è il motto del Club. Al
Club c'è preparazione alla comunio-
ne e alla cresima e ogni giorno l'ora
biblica. Chi vuole può anche parte-
cipare alla messa. Ma tutto ali' inse-
gna della tolleranza. «Se sorgono
questioni, mettiamo a confronto il
Corano con la Bibbia e ci accorgia-
mo che sono molte le somiglianze »,
afferma padre Otto. Non c'è deside-
rio di prevalere, né di affermare su-
periorità. « A volte i genitori delle
ragazzine turche non vogliono che
vengano con noi ; altre volte sono i
ragazzi a comportarsi male. In que-
CON LA
COLLABORAZIONE
DEI GIOVANI
In cucina incontro Manuela, 16
anni, che sta lavando i piatti con
altri aiutanti. Vi è anche Ali Yasseri,
15 anni, che si prende cura dei bam-
bini e degli impianti sportivi. Ali è
arrivato con i suoi dall'Iran: « Ali' i-
nizio vedevo i giovani che giocava-
no a pallavolo e ho chiesto se pote-
vo farlo anch'io». Ora fa parte del
gruppo dei giovani cç,llaboratori. E
ha la tessera rossa.
« Chi desidera aiutarci come volon-
tario deve fare una prova di tre setti-
mane », spiega padre Otto, «poi per
sei mesi farà l'aiutante e solo dopo
diventerà collaboratore. A noi preme
che manifestino impegno e continui-
tà, altrimenti non ha senso». Ognu-
no sceglie il lavoro che gli è più con- ·
geniale: sport, media, teatro, cucina,
laboratorio, infonnatica. Ogni due
mesi c'è un incontro di verifica, lo
scambio delle esperienze, che si con-
clude con la cena. Chi partecipa al
Club con regolarità prende la tessera
verde e paga una piccola quota. I col-
laboratori hanno la tessera rossa: essi
non pagano, perché contribuiscono
già con il loro lavoro. In questo mo-
mento i giovani collaboratori sono
un centinaio, impegnati in tempi di-
versi. I ragazzi del Club non sono
meno di 150-200, dai sei ai vent'an-
ni. «Tutta l'attività qui è sostenuta
dai collaboratori. Purtroppo quest' an-
no le sovvenzioni municipali sono
diminuite di un quinto. Per questo,
secondo me, il futuro è legato al la-
voro prezioso di questi volontari ».
DIMENSIONI NUOVE
Rivista di formazione, attua-
lità e cultura per studenti dal
15 anni In poi.
IL PROGRAMMA 1995
1. Lettere dal tempo. Le domande
e le risposte dei giovani : uno sguar-
do unico sulla vita reale dei giovani.
2. Dossier. Trattazione completa
ed esauriente a carattere mono-
grafico di un argomento importan-
te, suggerito anche dall'attualità.
3. Campus. Tutto quello che serve
per affrontare la scuola, la vita e il
futuro.
4. La scala di Giacobbe. I grandi
temi della cultura religiosa.
5. Il bianco e il nero. Come farsi
un 'idea su un tema d'attualità,
ascoltando opinioni diverse.
6. Culture Club. Musica, cinema,
televisione, libri, arte, giochi, costu-
me, sport, scienza, viaggi, mostre. :.
7. La grande «A». Un sessuologo
affronta i temi più scottanti della
vita giovanile.
Rivista mensile a colori - Nove numeri
all'anno - Abbonamento 1995 - Italia,
lire 28.000 - Estero, lire 42.000.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
BS GENNAIO 1995 - 31

4.2 Page 32

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AL "SALESIANUM"
DI VIENNA
Tanti musulmani anche ali 'orato-
rio di Vienna. Addirittura il 75 per
cento. Prendono parte alle partite di
calcio o frequentano i giochi di sa la.
Ho visto Ayhan dopo un 'ora di gio-
co andare anche lui in chiesa, con
gli altri, rimanendo a guardare e ad
ascoltare. Voleva vedere "come pre-
gavano i cristiani".
L'aumento degli operai stranieri
in Austria, la migrazione in massa
dai paesi dell 'Est dopo la caduta del
muro e più recentemente la guerra
nella ex-Jugoslavia ha fatto diventa-
re i musulmani la seconda confes-
sione religiosa ciel Paese.
IVienna. Il salesiano laico Josef
Avbelj tra i ragazzi del Club
"Porte aperte". A fianco,
giovani oratoriani di Vienna.
« Basta che siate giovani perché
io vi ami », diceva Don Bosco.
fondire reciprocamente la fede . I
cristiani imparano dai musulmani a
non vergognarsi di pregare in pub-
blico, oppure di avere più rispetto
per la Bibbia, per la casa di Dio e le
persone consacrate. Gli altri invece,
per esempio, vedendo il posto che
la donna occupa tra noi in famiglia
e nella società, saranno costretti a
riflettere.
«BASTA CHE SIATE
GIOVANI»
Anche qui le ragazzine musulma-
ne godono di minori libertà. « Le ra-
gazze musulmane arrivate alla pu-
bertà devono rimanere in casa e non
possono più partecipare ai giochi
con gli altri », spiega il signor Josef,
un giovane salesiano che lavora al-
i'oratorio insieme a padre Otto Le-
dermUller.
Domando a padre Otto come si
trova in questo ambiente decisa-
mente nuovo. Risponde senza esita-
zione: « Il "fatti amare" cli Don Bo-
sco funziona anche qui. So che in
Medio Oriente abbiamo delle opere
in cui il 90 per cento dei ragazzi
sono musulmani. Ma l'opera educa-
tiva non presenta difficoltà insor-
montabili ».
32 - GENNAIO 1995 BS
LA PREGHIERA
ÈDI CASA
Ali' oratorio-centro giovanile di
Viertna lo studio, il divertimento e la
preghiera sono di casa. L'importante
è che ognuno rispetti le convinzioni
altrui. Ali 'ultima festa di san Nicola,
padre Otto ne ha avuto la conferma.
Aveva proiettato un film sulla vita di
quel santo vescovo e ci andarono
anche i musulmani. L' istruzione re-
ligiosa invece la ricevono nelle loro
sedi. A Vienna ci sono varie scuole
di pteghiera. La più importante è la
moschea oltre il Danubio.
Nell 'insieme questa convivenza
a1Ticchisce e serve bene ad appro-
L'impressione è che tra i ragazzi
che ogni giorno frequentano I'orato-
rio ci sia una serena armonia, co-
struita su ll 'onda della tolleranza.
Per molti figli degli immigrati l'ora-
torio è diventata una seconda casa.
Il signor Josef Avbelj, un salesiano
di una trentina d'anni, passa il suo
tempo tra i ragazzi dell'oratorio e
accompagna ogni attività con un'at-
tenzione speciale per ciascuno. I ra-
gazzi trovano in corti le anche padre
Otto Ledermi.iller, responsabile del-
1'oratorio, pronto a costruire ogni
·giorno un bel contatto personale.
« Basta che siate giovani perché vi
ami », diceva Don Bosco.
Gianni Frigerio
Ha collaboralo \\fendei Fe11yo

4.3 Page 33

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
LAVORARE CON LA
"BIBBIA
Manuale di lavoro biblico
per catechisti e insegnanti
di religione
di Wolfagang Langer (Ed .)
LDC , Leumann (TO) 1994
pp. 288, lire 25.000
Indubbiamente il filone
"Bibbia", aperto nella Chiesa
dal Concilio Vaticano Il, non
finisce di portare i suoi be-
nefici effetti nella spiritualità,
nella catechesi e nella pa-
storale; ed anche, allargan-
do l'interesse, nella didattica
dell'insegnamento della reli-
gione nella scuola.
Spesso si tratta di pro-
spettive che rendono possi-
bile un ascolto della Parola
di Dio del tutto nuova, come
accade per questo ricco va-
lido contributo per una com-
LAVORARE
p;eir.Oc-ou/:NeJcehcifsiLib' A,~;,,.0BoI,B,,-_"B,C_OIA
1el15eg)a]fic!,
~
prensione più profonda e
motivata della Bibbia. Il vo-
lume viene a riempire un
vuoto nella letteratura bibli-
ca ed offre efficaci risposte
alle esigenze di catechisti ,
di predicatori, di insegnanti
di religione.
È questo un traguardo a cui la
famiglia deve mirare e per cui
va preparata alla lontana. Il fi-
danzamento è il primo momen-
to idoneo, a livello pastorale,
per predisporre i futuri coniugi a
essere anche educatori della
fede , con la parola e con l'e-
sempio. La comunità parroc-
chiale è chiamata perciò a so-
stenere la famiglia , generando-
la nella sua missione materna
ed educandola alla testimonian-
za della carità e dell'amore.
A sua volta, la famiglia, viven -
do la propria missione profetica
e di servizio, coopererà a edifi-
care la stessa comunità parroc-
chiale, in uno scambio fruttuo-
so ed arrichente.
pendo che l'umanità è la storia
di Dio, l'altro diviene come l'am-
biente naturale dove l'amore-
pace si trasforma in crescita e
vita piena. Il messaggio apre
agli operatori scolastici orizzonti
rinnovati di senso e di speran-
za, per un più vicino e largo im-
pegno di giovinezza nuova.
cosi IO MANDO VOI
Verso il cuore
dell 'evangelizzazione
di Mario Antonelli
Ancora, Milano 1994
pp. 168, lire 18.000
Le pagine di questo libro vo -
gliono essere un contributo per
la costruzione di una comunità
che si impegna ad annunciare
con trasparenza il vangelo.
Rappresenta un prezioso punto
di riferimento per la formazione
personale e comunitaria di edu-
catori, animatori e responsabili
di gruppi giovanili.
Le riflessioni che l'autore pro-
pone hanno il pregio di aiutare
a leggere criticamente e pro-
fondamente l'animo di giovani
e adulti purificandolo da quegli
atteggiamenti affrettati e ansio-
si che spesso caratterizzano
l'impegno missionario e collo-
cano proprio nel cuore del van-
gelo la sorgente di una buona
evangelizzazione. Questo com-
pito missionario , soprattutto og-
gi, ha bisogno di ricercare , con
creatività cristiana, le vie prati-
cabili per un annuncio più effi-
cace della buona notizia di
Gesù di Nazareth .
FAMIGLIA PER VOCAZIONE
Per una pastorale della famiglia
di Tommaso Stenico
Edizioni Dehoniane,
Roma 1994,
pp. 232, lire 23.000
La famiglia cristiana è la pri-
ma immediata esperienza di
Chiesa, perché è comunità
credente ed evangelizzante, e
oggetto a sua volta di cateche-
si permanente.
EDUCARE ALL'ALTRO
NELLA SCUOLA
(a cura di) Giuseppe Lupo
LDC, Leumann (TO) 1994
pp. 176, lire 17.000
Il volume presenta gli atti di
un convegno che portava gli
operatori scolastici della FIDAE
alla "scoperta dell'altro", cioè di
coloro che ci stanno accanto
nella famiglia , nella scuola, nel-
la società, o che conosciamo
soltanto da lontano , nel tempo
e nello spazio, dalle molteplici
fonti di informazione.
Sempre più spesso viviamo
accanto, come sconosciuti, gli
uni gli altri; oppure lacerati da
ostilità e da contraddizioni. Ep-
pure aspiriamo alla serenità dei
rapporti e alla pace. Ben sa-
VIVERE INSIEME
Gioia o tormento?
di Francesco Canova,
San Paolo
Cinisello Balsamo 1994,
pp. 96, lire 9.000
Vivere insieme è uno dei bi-
sogni naturali più avvertiti dal-
l'uomo. A volte, però , il vivere
insieme non dà la gioia, la se-
renità e la sicurezza che ci si
aspetterebbe e non porta ai ri-
sultati desiderati .. . Esempi tipi -
ci ne sono "il reciproco amore
e la reciproca crescita·per i co-
niugi", "l'educazione dei figli
per i genitori", "la maturazione
interiore per le anime consa-
crate che vivono in comunità".
Tali esperienze negative di-
pendono quasi sempre da una
non buona utilizzazione della
convivenza, che invece di es-
sere di aiuto può addirittura di-
sturbare. Ecco perché impara-
re a convivere nelle più dispa-
rate situazioni esistenziali aiuta
a capire meglio il significato
della vita e quindi ci mette in
condizione di trarre da essa
tutto il succo di cui è capace.
11S GENNAIO 1995 - 33

4.4 Page 34

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VENEZUELA Presso Caracas, la parrocchia «La Dolorita» risponde all'emergenza.
.
di Julién Rodrfguez
Una zona cresciuta
troppo in fretta,
sommersa dai problemi.
Tra le iniziative
parrocchiali, una scuola
professionale che toglie
i ragazzi dalla strada.
A est di .Caracas, di fianco alla
strada Petare-Santa Lucia, vi
sono alcuni quartieri cresciuti attor-
no al 1958, e abitati da gente che
proveniva dai disastrati di Petare e
Caracas e immigrati dati' interno del
34 - GENNAIO 1995 BS
paese, raccolti sotto il nome di La
Dolorita-Mariches. Si tratta ora di
46 quartieri con più di 200 mila abi -
tanti. Molto presto gli abitanti otten-
nero i servizi essenziali : acqua, luce,
fogne, strade, scuole e arrivò tanta
altra gente. Non ci fu nessuna pia-
nificazione e in ogni angolo si affol-
larono nuove famiglie. Il miraggio
del benessere cittadino sed usse an-
che gli orientali e gli andini. Ma do-
po gli entusiasmi iniziali, vennero i
primi grossi problemi: l'indifferen-
za degli amministratori, la crescita
incontrollata e la mancanza di servi-
zi pubblici trasformò la vita in città
in un terreno fertile per la delin-
quenza e il vagabondaggio.

4.5 Page 35

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Una zona dove la violenza giovanile è quotidiana.
I Nelle iniziative estive della
parrocchia di san Francesco
di Sales (Caracas) sono stati
raggiunti più di duemila tra ragazzi
e giovani delle varie zone.
IL DISAGIO INFINITO
Un esempio lampante fu ciò che
accade con il servizio dell 'acqua.
La gente racconta che all'inizio arri-
vava a tutti i quartieri, anche nelle
zone collinari più decentrate. Oggi
come oggi vi sono zone in cui sono
anni che non arriva l'acqua dalle tu-
bazioni e si è obbligati a mendicarla
dai proprietari di camion-cisterna,
che la vendono a 50 bolivares la
botte. Il disagio e le code sono terri-
bili. Soprattutto perché lo si deve
fare ogni giorno. E vengono in men-
~
te tutta una serie di cose che non si
vo1Tebbero vedere: difficoltà a lavar-
si, vestiti sudici, pentole sporche, la-
trine maleodoranti ...
La tragedia dei trasporti pubblici
è un ' altra caratteristica della vita del
venezuelano di qui. C'è gente che
deve uscire di casa alle 4.30 per ar-
rivare a tempo al lavoro. E il ritorno
è un ' odissea simile a quella del
mattino. Quando queste cose si ri-
petono ogni giorno, la gente si ras-
segna e si adegua. Ma con la rasse-
gnazione e la pazienza arrivano an-
che le malattie sociali: lo stress, il
malumore, l'ostilità e il nervosismo
in famiglia. Fatti di vita che sfocia-
no nei litigi di fine settimana, nel-
1' alcol e nella droga.
I La Dolorita (Caracas).
Tra le attività giovanili, pittura di
murales per le strade e all'oratorio.
LA VIOLENZA GIOVANILE
In queste condizioni, non è diffi-
cile capire come mai nel quartiere
di La Dolorita-Mariches sia fiorita
una cultura di morte. Proliferano in-
fatti le bande di adolescenti che ru-
bano, trafficano, uccidono e occu-
pano tutti gli spazi della comunità.
Sono giovani, a volte p~1fino ragaz-
zini, che si mettono insieme in un
primo tempo per stare allegri, poi
però si danno presto a fatti delin-
quenziali: sottomissione dei compa-
gni, piccoli assalti, ubricature, basu-
co e droga. Ogni pretesto è buono
per inscenare una battaglia o una di-
chiarazione di guerra.
Queste piccole battaglie non sono
certo un fenomeno di oggi. Sempre
sono esistite bande, vendette, vio-
lenze, soprattutto quando si trattava
di garantirsi i beni essenziali. Ciò
che caratterizza le bande cli oggi e le
rende drammatiche è che fanno uso
di armi. E le ragioni per arrivare
alla violenza possono essere anche
molto futili.
Come danno risposta a queste ur-
genze i salesiani di La Dolorita-Ma-
riches?
LA PARROCCHIA SAN
FRANCESCO DI SALES
Se è certo che ogni parrocchia è
una comunità di comunità, è ugual-
mente vero che una parrocchia non
n~sce di colpo, con un decreto. È
più facile costruire una chiesa che
mettere in piedi una comunità. Di
una cosa e dell'altra si sono occupati
i salesiani . Come si può immagina-
re, per costruire la chiesa ci volle
tempo, sacrificio e impegno. Poi si
progettò un piano pastorale globale
su tre aree: la famiglia, i giovani,
l'educazione al lavoro.
La patTOcchia è molto grande, ma
in molte zone è sorto un piccolo
centro pastorale: una cappella, un
ambiente di comunità, un gruppo dei
catechisti e animatori. La cosa però
a cui la parrocchia tiene di più, il
suo anello al dito, è il Centro di av-
viamento al lavoro (il Centro de Ca-
-pacitadon Don Bosco).
BS GENNAIO 1995 - 35

4.6 Page 36

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In occasione della celebrazione
del Centenario dell'arrivo dei sale-
siani in Venezuela, il 22 maggio
1993 si è collocata la prima pi etra di
questo nuovo Centro. Lo scopo è
quello di venire incontro agli ap-
prendisti più poveri , quelli in parti-
colare che hanno abbandonato gli
studi . È ev idente che si tratta cli un
lavoro uti le ai fini del ricupero sco-
lastico , ma anche per l'elevazione
de lla società, perché assic ura al pae-
se mano d'opera speciali zzata.
L'abbandono sco lastico nel quar-
tiere La Dolorita-Mariches è sempre
più all armante. Esistono 40 scuole
La Dolorita (Caracas). Quest'estate l'oratorio si è fatto nelle strade,
coinvolgendo giovani e adulti nelle attività.
36 - GENNAIO 1995 BS
I La Dolorita (Caracas).
Un'ammucchiata di case, in una
zona cresciuta troppo in fretta.
di base, te1minate le quali , i giovani
non hanno altra altern ativa che va-
gare per il quartiere con gli amici o
darsi a un lavoro per il quale sono
mal pagati o impreparati. Questo è
un o dei fattori della crescente delin-
quenza. Il Centro di avv iamento a1
lavoro vuole essere una risposta. Or-
gani zza sei corsi della durata di un
anno per segretari commerciali , e let-
tri cisti ed elettronici , parrucchieri,
tag lio e cucito , dattilografi e conta-
bili. Altri corsi sono organi zzati in
altri quartieri della parrocchia, con
altre speciali zzazioni . Qu ando c'è
laboratorio , il corso dura due anni .
In questo· modo si ragg iungo no 700
giovan i dai 14 ai 17 anni .
Vedendo tanti ragazzi per le stra-
de a qualunque ora .del giorno, che
passano il tempo a scherzare, ci sia-
mo chiesti cosa potevamo fa re per
loro e lo abbiamo fatto. Il nostro
obi ettivo è quello di creare amore al
lavoro e allo studio, al senso di re-
sponsabilità, trasmettere valori. L'e-
sperienza ci dice che alcuni vengo-
no eia noi perché non hanno null a da
fare, ma poi si affezionano sia allo
studi o che al lavoro.
Accanto a questi Corsi, natural-
mente la parrocchia svolge tutto un
pi ano pastorale per giovani e adulti.
Ma cli questo parleremo un 'altra
volta.
Julian Rodriguez

4.7 Page 37

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di Jean-François Meurs
FELICITA'
È UN ANNO NUOVO
bidoni dell'immondizia per divertirmi
con gli amici , come l'altra sera.
Eravamo mezzi ubriachi. In fondo
non è stato nemmeno divertente .
Sono poi tornato per mettere tutto
a posto. Ero diventato triste .. .
31 DICEMBRE . Mi sono svegliato
strano questa mattina. In questi
ultimi giorni ho fatto un sacco di
cose. Ma ho come un vuoto , e ho
speso tutto il mio denaro! Doman i
sarà il primo gennaio . Quest'anno
ho davvero voglia di non fallire in
nessuna delle cose importanti .
Voglio fare una lista delle vere teli-'
cità. Un diario è utile per questo.
La vera felicità è andare in cam-
pagna, prendersi cura delle galline
della nonna e occuparsi del suo giar-
dino. E poi , sedermi accanto a lei.
Lei non dice nulla, ma io mi sento
bene, profuma di pace. È come una
spugna che aspira tutti i problemi.
Guarisce i cattivi sentimenti. Mam-
ma, con il suo gruppo di preghiera,
parla a volte di doni straordinari, il
dono delle lingue e cose simili. La
nonna è sicuramente carismatica,
anche se a modo suo . E questo
funziona anche per telefono . Pro -
prio l'altro ieri c'era controllo di ma-
tematica e non ero preparato bene.
Ho telefonato. Non le dissi ciò che
mi angosciava. Ho ascoltato la sua
voce e questo è bastato a rendermi
tranquillo e tutto è poi filato liscio ...
Hubert Reevers, il celebre astro-
fisico canadese, racconta che un
giorno ha assistito al balletto di
un gruppo di delfini che accom-
pagnavano la sua nave. Com -
mosso, volle rendere partecipi gli
altri dello spettacolo. I marinai
giunsero sul ponte armati di
fucile. In cinque minuti l'oceano
diventò rosso, e la bellezza di-
venne incubo .. . Quegli uomini
non avevano avuto un 'infanzia
felice.
Felicità è andare più sovente nei
boschi e in campagna. Di prima-
ve.ra, lambire la rugiada del mattino,
guardare di sera il sole sprofondarsi
nel mare. D'estate , correre a piedi
nudi sull'erba. D'autunno prendere
le mie Nike e chiudere gli occhi per
camminare sugli aghi di pino. D'in-
verno, buttarsi sulla neve fresca!
Felicità è fare la morale alla TV
quando ci passerò davanti . Anche
quando è spenta. Resistere il più
possibile alla voglia di premere il
pulsante . Soprattutto quando sono
stanco o quando non ho niente di
preciso da fare . È peggio, perché è
lei che sceglie i programmi , e men-
tre tu stai a mangiare le chips, lei ti
mangia il cervello. Sento che la TV
non mi ama: lei fa il vuoto attorno a
· me . Mi allontana dagli altri" e anche
da me stesso . Lei mi deconcentra.
Conosco un tipo, sua moglie la ama
come una TV: lei ha fatto il vuoto
attorno a lui, i suoi amici , la sua fa-
miglia. La TV è così : vuole che si
ami solo lei! Non vi sono vere felici-
tà nella TV, visto che la felicità la
provi quando la costruisci tu stesso.
lo credo che dovremmo metterla per
terra, sulla moquette, come il cane.
Non in alto, al di sopra dei mobili. lo
non voglio che mi domini . Bisogna
impedirle di venire a mangiare alla
nostra tavola. Naturalmente non ...
quando gioca la Juve!
Felicità è contribuire alla manu-
tenzione del pianeta raccogliendo
ogni giorno una lattina di coca. In
ogni caso, io non darò più il giro ai
SA /~f)'
FtR IL1995/
Felicità è frequentare gente alle-
gra, come Giulia, Beppe o la prof:
di musica. Lei ha sempre delle frasi
a sorpresa, come !_'altro giorno par-
lando della città: « E il grigio che uc-
cide ».
E prendere più sovente in braccio
Luisa, la mia figlioccia. Sono diver-
tenti i bambini, sono simpatici, fanno
un sacco di smorfie ...
o u;
f2!POJ
-1194-
Felicità è salutare Sebastiano il
mattino a scuola. È il mio nemico ,
perché è razzista , è a favore della
pena di morte, ma non è un motivo
per scartarlo. Soprattutto non devo
perdere contatto con lui. Non credo
che cambierà a forza di tante
parole e di grandi discussioni. ..
basta stargli vicino ... avrà meno
occasioni per essere aggressivo ...
Ecco. Mi sembra una lista niente
male per l'anno nuovo. ·
D
BS GENNAIO 1995 - 37

4.8 Page 38

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a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r uNGIORNO
ENTRANDO
IN CHIESA
be potuto riso lvermi questo pro-
blema . Avevo sentito dire che
r
quando una persona entra in
una setta non ne esce più. Eb-
ÈNATA
MARIA LUCE
sulla parte malata. Intanto molte
persone cominciarono a pregare
per me. Il giorno fissato, mi recai
nello studio ginecologico per l'e-
bene non passò molto tempo Mia nipote Mariangela durante il cografia. Questa rivelò solo l'o-
All'annunciarsi della mia terza
gravidanza, avendo avuto le
altre due molto problematiche,
.sono stata presa dallo sconforto.
Non pochi mi consigliavano di
interrompere questa gestazione .
Un giorno entrando in chiesa per
che la ragazza cominciò a ren-
dersi conto di aver sbagliato
strada. Infine ha abbandonato la
setta. Ora da quasi due anni è
felicemente sposata con un bra-
vo giovane ed è tornata la ragaz-
za estroversa e socievole di un
4° mese di gravidanza contrasse
la rosolia. Per la scienza la bam-
bina sarebbe nata con qualche
grave malformazione . Ci alfi-
dammo con fiducia all'interces-
sione di san Domenico Savio.
È nata una bambina sana e
vaia ingrossata ma con nessuna
formazione cistica. Ciò che io te-
mevo di più era scomparso. Ne
do' notizia per ringraziare pubbli-
camente Don Bosco.
G.P. , Frosinone
chiedere aiuto e forza al Signore tempo.
anche bella: Maria Luce.
trovai un Bollettino Salesiano in
cui si raccontava la storia di san
Domenico Savio. Mi sembrò un
segno divino e cominciai a pre-
M.L.P., Padova
Suor Girolama Pecoraro,
Palermo
r
COLPITA DALLA
gare il Santo invocando la salute
SUA DOLCE
per la creatura che doveva
nascere. La gravidanza anche
questa volta è stata difficile, ma
a differenza delle altre volte mi
sentivo serena e piena di fidu-
eia. Dopo 38 settimane è nata
Maria Giulia che ha fatto impaz-
zire di gioia tutta la famiglia e ha
fatto ricredere chi mi consigliava
di abortire.
Francesca Petrone,
S. Cesareo (RM)
r CON STUPORE
DEGLI STESSI
MEDICI
Nel novembre '93 mio padre
veniva ricoverato d'urgenza
presso l'unità coronarica di un
grosso ospedale di Roma e gli
veniva diagnosticato un infarto
anteriore esteso. Nei giorni sue-
cessivi la situazione si andava
IMMAGINE
Leggendo il numero di maggio
'93 del Bollettino Salesiano,
sono rimasta colpita dalla dolce
immagine del venerabile Simo-
ne Srugi. Ho subito ritagliato la
sua foto e l'ho tenuta sempre in
camera mia, perché forse già
presentivo che mi avrebbe potu-
to aiutare in qualche necessità.
Infatti una mattina ho dovuto
aggravando per l'insorgere di un
lasciare il lavoro a causa di una
edema polmonare e-di fenomeni
colica renale . Appena son tor-
aritmici. I medici erano molto r
preoccupati. lo e mia madre ci
siamo rivolte con fervore a
Maria Ausiliatrice. Lentamerite
mio padre ha cominciato a
PERCHÉ ANCHE
ALTRE PERSONE
ABBIANO FIDUCIA
IN LUI
nata a casa, distesa sul letto, ho
posato la foto ritagliata di Simo-
ne Srugi sulla parte dolente. Fu
sufficiente questo perché tutto
sparisse improvvisamente!
migliorare con stupore degli
stessi medici e dopo 24 giorni
ha potuto lasciare l'ospedale.
Ho conosciuto don Giuseppe
Quadrio leggendo il Bollettino
A.N., Genova
L.C. , Roma Salesiano e mi sono subito tro-
vala in una situazione in cui ave-
vo bisogno di essere aiutata in
modo particotare. Dovevo supe-
r
rare una difficoltà ma il tempo
NELGIORNO
DEDICATO
r ÈTORNATA
QUELLA DI PRIMA
Anni fa , la mia figlia maggiore
cominciò a frequentare un grup-
po di persone. Mi diceva che an-
dava a pregare e questo, per un
po', mi lasciò tranquilla. Ma do-
po qualche tempo mi resi conto
che il carattere, esuberante ed
espansivo, della ragazza si sta-
va spegnendo , ·che stava ab-
bandonando tutte le amicizie pri-
ma tanto curate, e che si stava
isolando anche all'interno della
r FURONO GIORNI
TREMENDI
L'anno scorso improvvisamente
mia madre si sentì male. Ai -
coverata d'urgenza all'ospedale
dovette essere operata alla testa
per un aneurisma. L'operazione
riuscì bene ma dopo pochi gior-
ni fu riportata in sala di rianima-
zione . Furono giorni tremendi
per tutti noi. A casa io leggevo e
rileggevo la vita di San Dome-
nico Savio e di fronte all'immé!_-
gine del santo che abbraccia la
sua mamma, lo implorai perché
salvasse la mia. Il giorno se-
era breve . Ho supplicato don
Quadrio che intercedesse pres-
so il Buon Dio e la difficoltà si è
risolta. Desidero che la grazia sia
pubblicata perché anche altre
persone abbiano fiducia in lui.
R.T., Castagnole (AT)
r ER,A SCOMPARSO
CIO CHE TEMEVO
Due anni fa mi è stata asportata
l'ovaia sinistra per una cisti. Que-
st'anno, sottoposta ad una eco-
ALL'AUSILIATRICE
Mio marito proprio il 24 maggio è
stato sottoposto ad un intervento
molto difficile e delicato . Con
grande fiducia mi sono rivolta a
Maria Ausiliatrice, prometten-
do, se esaudita, di pubblicare la
grazia. Come puntualmente sto
facendo dal momento che tutto
si è concluso nel migliore dei
modi.
D'Adda Adelaide, Genova
famiglia. Mi preoccupai dunque guente portai alla mamma l'im- grafia, è stata rilevata una cisti di
di conoscere questo gruppo di magine . Lei la ricevette con 6 cm all'ovaia destra per cui si
"preghiera". Si trattava della commozione . Iniziammo una prospettava l'asportazione anche
setta del "Pueblo de Dios". Ero novena e la mamma cominciò a di questa. Non nascondo tutta la
Per la pubblicazi one
non si tiene conto delle
l etter e non firmate e
angosciata e impotente. Su con-
siglio di mia sorella figlia di Ma-
ria Ausiliatrice, incominciai a
pregare suor Eusebia Palomi-
no, convinta che solo lei avreb-
migliorare. Dopo tre mesi tornò
a casa guarita.
M. Luisa Gibardi,
Sannazzaro (PV)
mia preoccupazione, perché an-
cora nubile e un grande deside-
rio di sposarmi. Una mia sorella
mi procurò una reliquia di Don
Bosco che io poggiai ogni sera
senza r ec apito. Su
richiesta si potrà omei -
tere l ' indicazione del
nome.
38 - GENNAIO 1995 /JS

4.9 Page 39

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di Teresio Bosco
,,ANDAVO AL CATECHISMO CON
GIOVANNI BOSCO>>
La vita di Don Bosco è piena di
fatti straordinari. La Chiesa, ma
anche la cultura popolare, hanno
sentito il fascino di questo santo ·
dei giovani. Don Bosco è perso-
naggi o relativamente vicino al
nostro tempo, ma non manca chi
si domanda a volte quanto di
veramente storico ci sia nella
sua biografia. Teresio Bosco è
andato a curiosare tra le testimo-
nianze giurate di quelli che Don
Bosco lo hanno "visto da vicino":
gli amici d'infanzia, i compagni di
seminario, chi gli fu accanto
come collaboratore o confesso-
re. Ogni mese presenterà il con-
tributo qualificato di uno di questi
testimoni. Conosceremo Don
Bosco, come se fossimo vissuti
a un passo da lui.
1831-32. Giovanni Bosco va a Chieri con il compagno Filipello,
perché si vuol far prete, e prende pensione da Lucia Motta (da un'antica stampa).
(( M i chiamo Filipello Giovanni,
del fu Carlo e fu Maria Ro-
etta, d'anni 77, nato e domiciliato a
Castelnuovo d'Asti, diocesi di Tori-
no, negoziante. Non sono mai stato
istruito da alcuno intorno a quello
che io debbo rispo_ndere in questo
processo . Sù quanto sarò interro-
gato dirò_la pura verità.
lo ho conosciuto Don Bosco fin
dalla giovinezza, quando frequen-
tavo con lui il catechismo. Il parroco
d'allora di Castelnuovo, don Dassa-
no, ci interrogava, ma io e i com-
pagni sapevamo poco. Invece il gio-
vane Bosco sapeva molto. Perciò il
prevosto ci diceva: « Voi ne sapete
ben poco di catechismo, ma Bosco
sa non solo recitarlo, ma lo canta» .
Vedendolo in chiesa, io ammiravo · dal parroco. (In cambio) egli avreb-
il suo contegno edificante e la devo- be lasciato volentieri il salario, Difat-
zione con cui pregava ».
ti nelle ore libere si recava a Mon-
cucco presso il parroco don Cottino
per forse due anni , facendo molto
QUANDO ANDÒ A CERCAR
profitto e progresso, come mi disse
LAVORO
la famiglia Maglia.
Ho molto affetto, stima e venera-
« Fatto grandicello, non potendo zione verso Don Bosco. Credo che
avere in casa sufficienti mezzi di non abbia mai commesso peccato ».
sussistenza, andò altrove a cercar
lavoro, e prima passò alla Serra di
Buttigliera, poi a Moriondo, e final- HO CONOSCIUTO
mente alla borgata dei Maglia, pres- SUA MADRE
so Moncucco . Alla famiglia Maglia
domandò e ottenne poi di essere « Don Bosco nacque a Castel-
accettato come servitore di campa- nuovo nella borgata dei Becchi, nel-
gna, alla condizione che lo lascias- l'anno in cui io pure nacqui, cioè
sero andare a scuola a Moncucco nell'anno 1815. Ho conosciuto la
BS GENNAIO 1995 - 39

4.10 Page 40

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Fatti &
Persone
ROMA. Il I8° incontro di spiritualità
della Famig li a Sales iana si terrà ne i g ior-
ni 26-29 gennaio presso il Sales ianum cli
via dell a Pi sana. Il tema è que llo de ll a
Strenna 1995 : Chiamati a libertà, risco-
priamo il sistema preventivo educando i
giovani ai valori. Sono prev iste re lazioni
cli Car lo Na nni , G uid o G att i, Pi e tro
Braiclo, Piera Cavagli11 e don Vecchi , a
c ui seguiranno approfo ndim enti , con-
fro nti , tavola rotonda e lavoro cli gruppo.
PALEMONAS. (K a un as). In qu es ta
città i salesiani hanno appena accettato
una parrocchia. Ma ci sarà presto anche
l'oratorio-centro giovanile, che sarà ge-
stito insieme alle fi glie cli Maria Ausilia-
trice. La diocesi ha consegnato la chiesa
con le sole fondamenta, che ora è già ar-
ri vata al tetto. Tutto è an cora povero e
spoglio, molto è materiale di ri cupero . Il
pa1rnco don Kri zantas ha collocato nella
cripta una statua di M ari a Ausiliatrice in
legno dipinto , che eia un anno pi ange.
Del fatto è già stata informata la Curia.
Don Omero Paron, del consiglio genera-
le ne è sta to testimone. In visita a quella
nazione, si è trovato dav anti a questa sta-
tua, che ha sotto g li occhi du e tracce
chiare che si sono formate per il passag-
gio del liquido. «Ero incredulo », ha rac-
contato, « poi ho visto le lacrime scorrere
da qu egli occhi. E sono stato tentato di
asciugarle con il mio fazzo letto, ma non
mi è sembrato giusto. Non potevo priva-
re qu e ll a ge nte , c irco nd ata da ta nta
povertà, di que ll ' unica ri cchezza».
FORLÌ. A vent' anni dall a morte di don
Pietro Garbin , la popol azione ha voluto
c he la sua salma fosse co ll ocata ne ll a
chi esa parrocchi a le d i san Biag io . La
tras lazione è avven uta con grande solen-
nità. Dal cimitero si è snodato il corteo
per le vi e c iuacline e ne ll a pi azza de l
Duomo il sindaco ha tenuto un di scorso
uffi c ial e, presente il prefetto della pro-
vi ncia . Alla concelebrazione il vescovo
ha ricordato le be ne me renze di don
Garbin, fo ndatore de ll'opera sales iana,
ri costruttore della chiesa e del campani -
le di strutti dai bombardamenti , sempre
viciniss imo all a popol az ione, ai militari
e agli sfollati nei momenti più dramma-
tici della guerra.
40 - GENNAIO 1995 IJS
LA TESTIMONIANZA
DI GIOVANNI FILIPELLO,
NEGOZIANTE
Giovanni Filipello nacque a
Castelnuovo d'Asti nel 1815. Era
quindi coetaneo e compaesano
di Giovanni Bosco. Andò con lui
al catechismo dal parroco di Ca-
stelnuovo, lo accompagnò a Chi-
eri. Come negoziante, da adulto
si recava spesso a Torino, e in-
contrava sovente Don Bosco.
Testimoniò al "processo di san-
tità " di Don Bosco, sotto giura-
mento e sotto segreto, a 77 an-
ni, nei giorni 6 e 7 luglio 1892.
Ricevettero la sua testimonian-
za, nella cappella privata del ca-
nonico Pechenino, tre giudici ec-
clesiastici: canonico Stanislao
Gazel/i di Rossana, canonico Gio-
vanni Rame/lo, canonico Marco
Pechenino.
La testimonianza di Giovanni
Filipel/o è contenuta nel mano-
scritto del Processo Ordinario,
copia pubblica, nei fogli 771 -781 .
madre di Don Bosco. Era una donna
molto buona, pia e virtuosa, stimata
dalla popolazione . Il padre non l'ho
conosciuto.
Il giovane Bosco fin dalla sua ado-
lescenza mostrò la vocazione a farsi
prete . lo lo accompagnai quando si
recava a Chieri per attendere agli
studi di latinità. Giunti ad Arignano ,
dopo due ore di viaggio, ci sedem -
mo per riposare un po '. In questo
frattempo egli mi raccontava i suoi
studi che andava facendo e mi dava
buone raccomandazioni . lo gli dissi :
« Tu con tanti studi presto diverrai
parroco ». Egli mi rispose: « Oh, par-
roco no, perché i parroci hanno trop-
pa responsabilità ».
Ovunque dimorò per gli studi , era
grandemente stimato da tutti. Nelle
vacanze veniva al paese, e lo vede-
vo assiduo alla chiesa. In una di
quelle vacanze (come disse don Ra-
polo allora vicecurato a Castelnuovo)
venne a mancare il predicatore per il
discorso di San Bartolomeo (24 ago-
sto, in quel tempo giorno festivo) .
Nessuno se ne voleva incaricare .
Allora il parroco, dopo qualche esita-
zione perché temeva che non riu -
scisse, finì per offrirlo al chierico Bo-
sco, che accettò dicendo : « Farò la
prova» . E difatti fece un tale discor-
setto che destò in tutti l'ammirazione,
specialmente nel clero . lo stesso ho
avuto la consolazione di udire quel
suo discorso , che mi restò sempre
impresso ».
L'INCONTRAI VICINO
AL PALAZZO REALE
« Fin da giovanetto , e poi da chie-
rico , Don Bosco mostrava una spe-
ciale inclinazione ad attirare a sé i
giovani, per divertirli e contempora-
neamente per inclinarli al bene.
Don Bosco aprì in Torino una casa
per ricoverare giovani poveri. Es-
sendo venuto tante volte a Torino ,
venivo di quando in quando a ve -
derlo, e ogni anno trovavo eh~ quel
numero cresceva, e negli ultimi anni
della sua vita credo che saranno
stati un migliaio.
Un giorno l'incontrai vicino al palazzo
reale , e m'invitò con molta insistenza
di andare con lui a pranzo. Strçi.da
facendo, tutti i momenti mi faceva
cenno di aspettarlo, e si fermava a
parlare con ogni sorta di persone .
Entrato poi nell'Oratorio, tutti i giova-
ni si affollarono intorno a baciargli
la mano, dandogli tanti segni di ri-
spetto e di affezione . Egli faceva
studiare i giovani che mostravano
disposizione per lo studio, e occu-
pava gli altri in qualche mestiere .
Essendomi fermato nell'Oratorio an-
che nella seguente notte, vidi al mat-
tino che tutti i giovani si portavano in
chiesa a sentir la messa detta da
Don Bosco, come la sentii io pure.
Ho visto che i giovani erano buoni.
Credo che molti di essi se non fos -
sero stati aiutati da Don Bosco e
ben diretti , sarebbero finiti mal_a-
mente ».
LASCIÒ POVERI
I SUOI PARENTI
« Come già dissi, credo che Don
Bosco non abbia mai fatto peccati,
perciò altro che osservare i coman -
damenti di Dio e della Chiesa! Egli
sin da fanciullo diede sempre buoni
consigli a me e ai miei compagni , e
gran buoni esempi. lo non m'accorsi
che egli l'abbia sbagliata in qualche
cosa. E noto che Don Bosco non si
arricchì, e nemmeno arricchì la sua
famiglia. I suoi nipoti hanno appena
una casa di campagna con qualche
poderetto : io li conosco e so che la
cosa è proprio come dico ».
O

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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MAGAVERO Rosetta, cooperatrice, t
Piazza Armerina (EN) il 14.03.1994.
ni laici coadiutori. Dopo alcuni anni di inse-
gnamento nelle scuole professionali, fu eco-
nomo nella comunità di Resistencia e poi
Sposa e madre premurosa, delicata e ac-
cogliente: di grandi doti umane e di virtù.
Fedele alla vita del Centro cooperatori ,
dove portava l'ottimismo cristiano e la gioia
salesiana, dedicandosi a tutti con slancio e
nella comu nità ispettoriale, dove lavorò fino
alla morte. Seppe dimostrare la sua perso-
nalità in un servizio intelligente e generoso,
nella cordialità delle relazioni fraterne e
nello spirito di sacrificio.
abnegazione. Fu sorridente anche nei
momenti di maggiore sofferenza, sostenu,
ta da una salda fede.
· CAPELLARI sac . Saulo, salesiano , t
· Lombriasco (Torino) 1'1 giugno 1994 a 77
anni.
GEMMELLARO sac. Giuseppe, salesia-
no, t Roma il 23/101994 a 83 anni.
Fu fondatore e primo preside della Facoltà
di filosofia dell'Università salesiana. Era
nato a S. Domenica Vittoria (Messina). Co-
me salesiano ebbe una vita molto intensa e
a volte travagliata, spesa per la Chiesa e la
congregazione salesiana, con sacrificio
della salute, in un crescendo di iniziative è
di impegni che ha dell'incredibile. Ha tenuto
migliaia di conferenze, ha elaborato docu-
menti , ricerche, studi originali. Ha organiz-
zato corsi ad alto livello. Era uno spirito li-
bero, di larghe vedute, aveva tutte le qua-
lità per essere il professore ricercatore e
specu latore. Prima a Torino e poi a Roma,
partecipò alla fondazione, alla direzione e
fu consulente di importanti organismi catto-
lici. 11 prof. Mario Toso, dell'Università sale-
siana, scrive : "Viene spontaneo definirlo
mistico del mistero dell'Incarnazione e della
ricapitolazione di tutte le realtà in Gesù
Cristo. Assi eme ad altri cattolici , che nel
dopoguerra si sono impegnati a costruire
con l'Italia anche gli italiani , appare antesi-
gnano di una evangelizzazione plenaria,
quale sarà voluta e proclamata dalla
Gaudium et Spes".
Un autentico salesiano dal cuore grande, di
profonda cultura, di rapporti umani imme-
diati e duraturi , capace di legare a Don
Bosco i numerosi exallievi, di cui era dina-
mico incaricato locale. Amante della lettera-
tura antica, sapeva cogliere e trasmettere i
valori umani e cristiani anche negli avveni-
menti più ordinari della vita. Fu a lungo su-
periore, ed ebbe la saggezza nel governo.
GIACOMELLO Augusto, salesiano , t
Torino il 18/8/1993.
Nacque a Pianiga (Venezia) in una fami-
glia saldamente ancorata alla vita cristiana
e che il Signore arricchì di tre vocazioni
salesiane: don Ivano, missionario in India;
suor Margherita, figlia di Maria Ausiliatrice,
e Augusto, salesiano laico. Dopo il novizia-
to fu inviato in Patagonia, e sentì per 45
anni la gioia di vivere nell a terra dell e
prime spedizioni missionarie salesiane. Gli
ultimi 18 anni li trascorse a Valdocco, gelo-
so custode delle camerette di Don Bosco .
MILETTO Erminio, exallievo, t Torino il
27/6/1994 a 91 anni.
Una lunga vita vissuta intensamente , e
profondamente ispirata agli insegnamenti
religiosi. La sua attività si esplicò nel mondo
cattolico torinese , affermandosi pure nel
campo industriale, come dirigente Fiat e alla
SEI. L'Azione Cattolica, la San Vincenzo,
varie fondazioni di carattere caritativo, i pel-
legrinaggi Fiat a Lourdes, il mondo politico e
sociale godettero della sua dinamica e inco-
raggiante presenza fino agli ultimi anni. La
Famiglia Salesiana lo ricorda per la forma-
zione che ricevette presso l'oratorio San
Luigi di Torino, allora guidato dal venerabile
Vincenzo Cimatti, a cui rimase sempre lega-
to.
DI VITO Vicente, salesiano , t Funes
(Argentina) il 7/7/1993 a 59 anni.
Era nato a Trinidad (Buenos Aires). Fre-
quentò i corsi tecnici di agraria e poi di mec-
canica a sant'lsidro, aspirantato per salesia-
ROCCHIO Roberto, exallievo , t a Kar-
lssruhe (Germania) il 23/4/1994 a 46 anni.
Exallievo dei salesiani di Ortona, emigrato
in Germania all'età di 18 anni , ha dedicato
tutta la sua vita e le sue grandi doti di bontà
e di generosità nelle due famiglie , quella
naturale e quella parrocchiale. Marito e
padre premuroso, ha riversato sulla comu-
nità cattolica itali ana la sua continua e
instancabile di spo nibilità, nello spirito di
Don Bosco , che egli amava intensamente.
RONDOLINI Alfredo , exallievo , t Milano
il 26/5/1994.
Exallievo di Valdocco, era il padre di don
Renato , attualmente missionario in Mes-
sico. Prima della morte aveva scritto al figlio
missionario: «Non ti posso più aiutare eco-
nomicamente per la tua missione; offro al
Signore le mie sofferenze e la mia vita per-
ché il tuo lavoro sia fecondo di bene ... ». Il
parrocò ai funerali ha rico rdato di lui l'adora-
zione al Signore eucaristico e la comunione
quotidiana; l'attaccamento alla Chiesa e al
Papa; la filiale devozione alla Madonna.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESLANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fo1im1le valide sono:
- se si tratta d'un legato:
« ... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco, con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in. Torino) a titolo di legato
la somma di lire.. ., (oppure)
l'immobile sito in ... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la fomrnzione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l' uno o l'altro dei due Enti su
indi ca ti:
«... annullo ogni mia
precedente di sposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolam,ente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
BS GENNAIO 1995 · 41

5.2 Page 42

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VUOI ENTRARE
NEL MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO?
Desideri conoscere e par-
tecipare al Movimento Gio-
vanile Salesiano?
Rivolgiti a uno di questi in-
caricati nazionali:
MOVIMENTO GIOVANILE
SALESIANO
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Tel. 06/49.40.442
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VIS : Tel. 06/513.02.53
VIDES : Tel. 06/57.50.048
CINEMA
E COMUNICAZIONE
SOCIALE
Don Gigi Di Libero
Tel. 051/35.85. 01
Suor Mariolina Perentaler
Tel. 06/57.43.855
42 - GENNAIO 1995 BS
BORSE DI SlUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Managua (Nicaragua). Centro Juvenil Don Bosco.
(Foto Daniele Dal Bon) .
Maria Ausiliatrice, mi affido al
tuo aiuto, a cura di N.N. L.
1.000.000.
S. Domenico Savio, per la fe lice
nascita di Federico Domenico, a
cura di N.N. L. 1.000.000
Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di Sr. Maria Grazia
Nicosia. L. 1.000.000
·
Giuseppe Quadrio, in suffragio
di Don Renzo Ottolini , a cura
degli exa lli evi di Sondrio. L.
1.000.000
Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in suffragio cli
mio nipote Sac . Francesco Loi,
salesiano, a cura di Loi Elvira
Murgioni. L. 1.000.000
Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in suffragio cli
Colli Pietro e fam iliari, a cura cli
Colli Lina. L. 500.000
Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento e protezione, a cura cli
Silvestri Italia. L. 500.000
Maria Ausiliatrice, ti affidiamo
la nostra casa e il nostro lavoro," a
cura di Scortegagna Bruno. L.
300.000
Sr. Eusebia Palomino, invocan-
do protezione per tutti noi , a cura
di Accardi Caterina. L. 300.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Sav io, per protezione,
a cura di N.N. L. 250.000
Don Bosco, Domenico Savio, in
memoria cli Raffael e, a cura della
famiglia M.C.C. L. 202.300
Maria .Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per protezione
s ui nipoti Annali sa, Carlo ,
Daniele e Ilaria, a cura cli Tempio
Rosso Maria. L. 200.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
invocando ai uto , a cura cli Viberti
Luciana. L. 200.000
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi , invocando prote-
zione s ull a famiglia, a c ura di
Vacca Angela. L. 200.000
S. Cuore di Gesù, Maria
Ausiliatrice, Padre Pio, ri ngra-
ziando e invocando protezione
su l figlio Paolo, a cura dei geni-
tori P.F.R.S. L. 200.000
Maria Ausiliatrice, per protezio-
ne della famig lia e in suffragio di
Nunziatina Leanza , a cura di
Cantarella Mario. L. 200.000
Borse missionarie da
L. 100.000
Maria Ausiliatrice, a cura di
Brevi Maria. - SS. Immacolata
di Lourdes, a cura di Babuscio
Silvana. - Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Sr. Eusebia, per gra-
zia ricevuta, a cura cli F.G.F.P. -
S. Caterina, Don Bosco, Mam-
Dll! Margherita, in suffragio
della moglie Caterina, a cura di
Alessandria Osvaldo. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Ferraris Cesare. - S. Domenico
Savio, per protezione e salu te per
la mia fam iglia, a cura di Benatti
Eleonora - Maria Ausiliatrice,
per promessa fatta, a cura di
Dova Carla. - Maria Au-
siliatrice, S. Domenico Savio,
Padre Pio, a cura di Gaglione
Rosa. - Maria Ausiliatrice e
Don Bosco invocando protezione,
a cura di Dova Carla. - Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in vo-
cando lo Spirito cli Dio sull a fami-
glia, a cura di Dova Carla. - In
memoria della moglie Immola
Ponzo, a cura di Conta Sergio. -
In memoria di Immola Ponzo, a
cura cli Fenoglio Caterina. - In
memoria di Immola Ponzo, a cura
di Conta-Fenog lio. - Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani, per
protezione sulla famig lia, a cura
di N.N. - Don Luigi Zavattaro e
Don Francesco Meotto, a cura cli
Pagani Carlo e Arialda. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, per gra-
zia ricevuta, a cura di Luci Friso-
ne. - S. Domenico Savio per rin-
graziamento e protezione del ni-
potino, a cura di M.M.C. - Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani,
grazie, proteggete sempre la mia
famig lia, a cura di N.N. - Maria
Ausiliatrice e Santi Salesiani,
per protezione sul lavoro e su lla
famiglia, a cura di N.N. - Maria
Ausiliatrice, per protezione del
figlio Cosimo, a cura di Chiofalo
Maria. - SS. Cuori di Gesù e di
Maria, a cura cli N.N. - S. Do-
menico Savio, a cura di Canave-
se Maura. - Maria Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, per i 90 anni
di salute di nonno Giuseppe, a
cura cli Bonacossa Giuseppe. -
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, per protezione della fa-
miglia, a cura di Roccatagliata
Mario. - Maria Ausiliatrice, per
ringraziamento, a cura di Rezza
Caterina. - Maria Ausiliatrice,
prega per me e per i miei cari, a
cura cli N.N. exallieva. - S. Do-
menico Savio, a cura cli N.N. -
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione,
a cura cli Poggese Salvatore. -
Maria Ausiliatrice e Santi Sale-
siani, a cura di A.M. - Maria
Ausiliatrice, a cura di Albenzio
Orsola. - S. Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione,
a cura di Fisanotti Rosella. -
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a suffragio del
marito e protezione della fam i-
gli a, a cura di N.N. - Maria Au-
siliatrice, a cura di M. Assunta,
Brescia. - Santi Salesiani, per
grazia ricevuta, a cura di Re
Giannina. - Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani, a cura di Monti -
celli Enrica. - S. Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani , in suffragio di mio padre, a
cura cli Miravalle Pietro. - Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio, implorando guarigio-
ne, a cura delle Famiglie Daffara
e Saettone.

5.3 Page 43

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rese a.
glia di Maria
usillatrlce da 20 anni.
lssionarla a Timor
al 1988.
tenze per la "missio
Ma l'elemento dete
Progetto Africa. Feci la dom
trovai. .. in Indonesia!
Com' è stato l'impatto?
Molto bello. I salesiani avevano preparato il terreno, ci avevano desi-
derate e volute per lavorare insieme. Al nostro arrivo abbiamo trovato
già un gruppo di ragazze che ci chiedevano di diventare aspiranti
FMA. E non avevamo la casa. Dopo tante insistenze, le abbiamo accol-
te quando i muri erano ancora freschi di calce. Così abbiamo costruito
insieme la comunità, in tutti i sensi.
Hai delle paure ?
Prima di venire qui non molte. Le ultime esperienze hanno messo a
prova la mia fede. Ho avuto e continuo ad avere paura. Ma so che Dio è
Padre. Lui mi toglie l' ansia, ma comunque l' ultima parola è la speranza.
C'è una pagina evangelica che preferisci?
La vite e i tralci . Fin dai primi anni della mia fo1m azione ho sentito
che solo in Lui è la mia radice.
Che cos'è per te "inculturazione"?
Non mi sento di dare una definizione. Mi sembra che le comunità
internazionali (siamo cinque persone appartenenti a quattro nazioni
diverse) che abbiamo costituito a Timor sono la premessa per una
maggior accoglienza tra no i e con la gente dell 'isola.
C'è una missionarietà al f emminile?
Credo di sì. Ci sono alcune cose che facciamo noi che gli uomini non
pensano neppure. Siamo più attente all 'ordine, al dettaglio che dice cura
della persona. Quando arriva il vescovo ci curiamo della sua camera.
Chiamiamo i salesiani a bere un buon caffè italiano o a gustare un panino
con il salame nostrano (da quando sono qui ho imparato a fare i salami!).
Questo rientra nella normalità, in collaborazione con i salesiani che
apprezzano il nostro lavoro, anche nel settore educativo e sanitario.
Una FMA è medico. L'animazione delle feste giovanili è affidata a
noi. Loro fanno cose altrettanto importanti.
Credo che se l'ONU sapesse come funziona bene la famiglia sale-
siana a Timor ci darebbe l'oscar della famiglia.
D
Focus- - ~
NON MI PENTO
I ragazzi che fanno attività spor-
tiva percorrono una strada che può
portarli a traguardi importanti di
crescita, ma soprattutto i giovanis-
simi vanno incontro anche a perico-
lose-deviazioni. È quanto è emerso
a un convegno sullo sport praticato
dai giovani organizzato dalla dioce-
si di Pamrn. Presente anche Maria
Canins, celebre e pluripremiata atle-
ta del ciclismo femminile - «Lo
spmt mi ha dato una professione, la
possibilità di viaggiare e di guada-
gnare», ha detto - è stato partico-
larmente controcorrente l' interven-
to dell 'allenatore del Parma Nevio
Scala, che è partito dalla sua storia
personale di ragazzino di campa-
gna, la vita divi sa tra scuola, orato-
rio e campetto di calcio. « A 16 anni
la svolta, quando il Mi lan mi portò
a Mi lanello. Finiva così la favola e
iniziava il dramma di un adolescen-
te costretto ad affrontare il periodo
più delicato della form az ione in un
ambiente non suo ». Tanti i momen-
ti difficili, superati grazie alla forza
di carattere e all 'educazione fami-
liare ricevuta. « Vi lascio immagi-
nare gli scompensi nei bambini che
oggi vengono prelevati dalle so-
cietà a 8-9 anni. Mi sento in dovere
di essere molto critico ne i confronti
dei genitori che affidano i propri
figli all e cure spottive di persone
estranee, chiamate preparatori o mi-
ster che spesso dim enti cano il pro-
prio ruolo di educatori ». Lo sport
non deve essere fin e unico, esaspe-
rato , ma parte integrante de ll 'edu-
cazione. E ri corda che i suoi fi gli in
passato lo hann o accusato di non
averli inseriti nel mondo del calc io.
« Sono orgoglioso di ciò che ho fat-
to », ha detto. « Non mi pento che
non siano diventati dei campioni ,
ma sono soddi sfatto d i avere dato
loro la stessa edu cazione che ho ri-
cevuto io, perché credo che valga di
più essere coerenti con quei valori
che ogg i sti amo dimenticando ».
Il delicato ruolo dell 'adulto-edu-
catore è stato focali zzato anche dal
profess or Al essandro Tettamanzi,
psicologo de ll ' Università di Pado-
va: « No al genitore fanati co e nem-
meno ali 'a ll enatore intransigente,
che stima il ragazzo solo in base al
suo rendimento; an ziché metterl o
continu amente sotto esame sarebbe
opportuno aiutarlo a costruire la
propria identità in modo armonico ».
BS GENNAIO 1995 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C.M.P.
é2)
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
La Pira autobiografico
Pagine antologiche
Religione, pag. 216, rii., L. 26.000
Un'antologia di scritti pubblicati
tra il 1948 e il 1976, in cui
compaiono tutti i temi caratteristici
della riflessione e dell 'impegno
di La Pira, professore di Diritto
Romano, deputato alla Costituente
e al Parlamento e celebre sindaco
di Firenze dal 1951 al 1957.
Un testimone originale
e attualissimo del nostro tempo.
LA PIRA
RAFl(Q AUToa10G ·
Pagine antologiche