Bollettino_Salesiano_197509


Bollettino_Salesiano_197509



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.8iLLETTIN I
SALESIAN I AORNGNAONOXCDIEXLLANF.A9MIG1L°IAMASGAGLEIOSIA1N97A5
zo Spediz. in abbon. post. - Gruppo (70) 1• quindicina

1.2 Page 2

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BOLLETTINO SALESIANO
Anno XCIX - N. 9
Maggio 1975
Direttore responsabile
DON TERESIO BOSCO
lmpaginuione
Luigi Zonta - Ufficio Tecnico SEI
Direzione e Amministrazione
Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino
C.C.P. 1-5115 intestato a:
Dir. Gen. Opere D. Bosco - Roma
Officine Grafiche SEI
SOMMARIO
E ori. I◄
2. lo ti darò una Maestra
t;cor
6. Don Bosco nei paesi di lingua
tedesca
9. Vyasarpady 10 anni dopo
1O. Per le strade e i fiumi del Mato
13. Ma la terra dei miei Bhoi, non è
bella
14. Bhutan dalla preistoria all'Onu
17. Gli emigranti, servi del mondo
intero
20. Muratore nella casa del Padre
22. 1883: ultimo malon
Notizie
i la F11mic,l1 Sa es,a ,a
12. Esercizi spirituali 1975
26. Paolo VI ai Salesiani: «Siate
forti I»
26. Giovani Cooperatori: incontro na-
zionale in Argentina
26. Per la Messa d'oro del Rettor
Maggiore
27. Anche le FMA preparano la «spe-
dizione missionaria» del cente-
nario
27. Eurobosco: un Congresso per glì
Exallievi d'Europa
28. Giunse una lettera...
28. Giornate di formazione per la
gioventù buddista
28. Un incontro per i collaboratori
laici
29. Inventare una teologia del rischio
29. Sciare senza neve
R brich
5. Educhiamo come Don Bosco:
Insegnategli il Rosario
16 e 29. Pubblicazioni Salesiane
30. Grazie per l'intercessione di M.
Ausiliatrice e dei nostri Santi
34. Salesiani e Cooperatori defunti
35. Crociata missionaria
In copt. tmu
Maria Ausiliatrice, M adonna dei
Salesiani, degli adolescenti e
dell'impegno cristiano

1.3 Page 3

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Perché tanti cristiani e
anche religiosi, sotto
il pretesto talora di una
religione « più pura »
lasciano ormai Maria
nell'ombra 7 11 Vatica-
no 11 ha scritto sulla
Vergine Maria un am-
mirabile capitolo, ed i
cristiani vi sono invi-
tati ad una « vera de-
vozione » verso la loro
Madre e Modello.
Io vorrei ricordare a questi cristiani
e religiosi una voce molto sem-
p Iice; quella di un laico la cui fede
vigorosa aveva percepito, molto prima
del Concilio, il posto unico di Maria
nella storia della salvezza, e la neces-
sità per i cristiani di contemplarla e
pregarla.
• E la Santa Vergine, la preghi tu
la Santa Vergine? La pregh.i come è
necessario? Ella è nostra Madre, è
chiaro, ella è la Madre del genere
umano, la nuova Eva. Ma ella è
anche sua figlia. Il mondo antico,
il mondo doloroso, il mondo prima
della grazia l'ha cullata lungo tempo
sul suo cuore desolato... Per secoli e
secoli esso ha protetto con le sue
vecchie mani, cariche di delitti, la
piccola figlia meravigliosa, di cui non
sapeva nemmeno il nome. Una pic-
cola figlia questa regina degli angeli ?
E così è rimasta, non dimenticarlo!...
La Vergine era l'irmocmza. Renditi
conto di cib che noi siamo per lei,
noi, la razza umana I Oh, natural-
mente ella detesta il peccato, ma
infine essa non ne ha nessuna espe-
rienza, questa esperienza che non è
mancata ai piu grandi santi, anche al
Santo di Assisi, per quanto serafico
egli sia. Lo sguardo della Vergi11e è
il solo sguardo di bambino che si sia
mai levato S'lll!a 11ostra 011ta e ml/a
nostra sventura. Sl, mio piccino, per
pregarla bene, bisogna sentire su di
sè questo sguardo, che è quello della
tenera compassione, della sorpresa
dolorosa, di un non so quale senti-
mento ancora inesprimibile, che la fa
piu giovane del peccato, piu giovane
della razza dalla quale essa è venuta
e piu che i\\ladre, Madre delle grazie,
la piu giovane del genere umano i>
(Bernanos, Diario di 1m curato di
campagna).
Per pregare bene Maria, i membri
della Famiglia Salesiana devono ritro-
vare lo sguardo che essa rivolge loro.
Maria e l'originalità
della vocazione salesiana
l\\Ia per i Figli di Don Bosco non
basta pregare bene Maria•· L'ori-
ginalità della vocazione salesiana viene
dal suo scopo, che è l'educazione
umana e cristiana dei giovani, so-
prattutto dei più poveri: bisogna aiu-
tare questi giovani a diventare uomini
e uomini figli di Dio in Gesù Cristo.
Ora, la Vergine Maria ha in questa
opera un compito speciale.
Non voglio fare o rifare la storia
del posto di Maria nella vita, nel-
1'anima e nell'opera di Don Bosco,
nella nascita e nello sviluppo della
Congregazione Salesiana. Io vorrei
solo rilevare che una serie d'indizi
storici e le dichiarazioni formali di
Don Bosco permettono di affermare
l'intervento particolare di Maria alla
origine della vocazione stessa di
Don Bosco educatore e all'origine
della Famiglia Salesiana.
È Dio nostro Padre e Cristo Si-
gnore che hanno chiamato Don Bo-
sco e suscitato la Congregazione Sale-
siana nella Chiesa per la salvezza della
gioventù moderna; è sicuro. Ma essi
hanno chiamato, voluto, attuato me-
diante la Santa Vergine Maria, col
suo intervento positivo, preciso, con-
tinuo. Nel sogno decisivo di Don Bo-
sco a 9 anni, Cristo maestoso dice
al ragazzo scoraggiato davanti al com-
pito, che gli è affidato: , Ii, ti darò
u,ia Maestra, molto saggia, senza la
quale ogni sapienza diventa stol-
tezza)►. La Signora annunziata appare
allora risplendente, cd è alla sua pre-
senza che le bestie feroci si cambiano
in mansueti agnelli. La Vergine buona
Pastorella assiste Don Bosco, buon
pastore di un immenso gregge di
giovani: questa è l'immagine Jonda-
mentale, sotto la quale appare Maria
nella vita e nell'opera di Don Bosco.
Essa esprime già ciò che l'apostolo
infaticabile confesserà alla sera della
vita: «È lei che ha. sempre lavorato.
Tra le sue mani, Do11 Bosco non è staio
che un povero stmmerito. Noi le <ÙJb-
biamo tutto •.
Questo merita la nostra più grande
attenzione. Nell'opera salesiana, il
posto di Maria non è solo un felice
superfluo. Essa non è neppure il
fatto di una libera preferenza di
Don Bosco. È vero il contrario: Afaria
si è prese11tata per prima. Essa, man-
data da suo Figlio, ha preso l'inizia-
tiva di scegliere Don Bosco e di
fondare per mezzo suo l'opera sale-
siana, eh.e è opera Sua, «affare Suo>>,
per sempre. In questo essa non ha
fatto altro che manifestare uno degli
aspetti del suo ll/Jicio materno u11i-
versale. l\\1aria data come maestra di
sapienza a Giovanni Bosco, prete,
educatore, vuol dire che essa si è
per prima commossa nel suo cuore
di madre davanti a tutti questi ado-
lescenti abbandonati, i Suoi figli e che
ha fatto scendere nel cuore di questo
prete la sua inquietudine e compas-
sione. Sembra capitale per i Sale-
siani riconoscere che Don Bosco nella
sua vocazione e missione si è sempre
considerato delegato di Maria presso
igùwani. Da cib, la straordinaria espe-
rienza di • vita mariana •• che ha
fatto questo prete educatore, per il
quale Maria fu sempre una persona
intensamente vivente e presente!
Questa prospettiva chiarisce i due
titoli precisi sotto i quali, in coerenza
con i fatti storici e con la sua espe-
rienza ecclesiale e spirituale, Don Bo-
sco è giunto a invocare questa ce-
leste Pastorella: la Vergine Immacolata
e Ausiliatrice. Qui ancora, essa ha
preso l'iniziativa: si è presentata,
oserei dire che si è imposta al nostro
padre come la Vergine purissima e
poi come la Regina tutta soccorrevole.
Sono questi come i due lineamenti
maggiori del volto di Colei, che
manda Don Bosco ed i Salesiani ai
giovani. Ed è sicuro che tali linea-
menti interessano da una parte la
vita religiosa apostolica dei Salesiani
e d'altra parte il cammino degli stessi
giovani verso la loro statura di uomini
e di figli di Dio.
La Madonna dei Salesiani
L'Immacolata Ausiliatrice è la Ma-
donna dei Salesiani. Come Immaco-
lata li porta alla totale disponibilità
alla loro missione di educatori, che,
come ho già detto, è una missione
paterna. Perché Maria è stata questa
prodigiosa eccezione di purità e di
apertura a Dio ? Perché doveva essere
e perché potesse essere più intera-
mente e più squisitamente Madre di
Dio e de~li uomini nella perfetta
coerenza d1 tutte le sue forze fisiche
e spirituali. Perché il Salesiano deve
essere particolarmente puro ? Perché
dev'essere padre secondo le dure esi-
genze della paternità spirituale verso
i giovani. La sua purezza lo mette in
accordo con l'amore di M.aria, eh.e
lo manda ai giovani più poveri; lo
fa andar d'accordo con la sua mis-
sione, disponendolo ad essere • pura-
mente e semplicemente • a loro ser-
vizio. Mette nel suo cuore una vigi-
lanza ed una tenerezza «mariali J>,
ossia materne, che tendono a susci-
tare nei giovani l'apertura a Gesù
Cristo e lo spirito dei figli di Dio.
Come Ausiliatrice, Maria conduce
i Salesiani nel combattimento della 3

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fede e nel servizù, della Chiesa. Non
è cosa facile essere figli di Dio, né
aiutare gli altri ad esserlo, soprattutto
in un'epoca e in un mondo in piena
mutazione. Ci vuole la conversione, la
lotta contro il male multiforme e
contro ogni sorta di nemico interno
ed esterno, la fedeltà lucida e tenace.
Ci vuole anche spirito ecclesiale, per-
ché si è figli -insieme, nella solida-
rietà di una famiglia visibile, il Popolo
di Dio, che compie penosamente il
suo pellegrinaggio terreno verso la
Terra promessa. Maria Ausiliatrice
preserva i Salesiani da11'illusione della
facilità, pur ispirando loro un ine-
sauribile ottimismo. Perché essa è là,
sempre, per soccorrere e per dare
confidenza nella vittoria contro il
male. In breve, il vero salesiano im-
para da Maria a situarsi nel seno di
una Chiesa, che lotta e spera.
La Madonna degli adolescenti
La Immacolata Ausiliatrice è anche
la ,Madonna degli adolescenti. Don Bo-
sco ha capito che la Vergine Madre
che lo mandava ai giovani doveva
essere manifestata sia agli educati che
agli educatori: la sua presenza in-
tima è un richiamo ad una forza per
la loro educazione di uomini e di
figli di Dio. Ma è sicuro che i ma-
lintesi qui sono possibili. Vi è una
falsa Immacolata: quella che si mo-
strasse ai giovani come una Bellezza
lontana e come una Santità model-
lata e costituita da Dio, senza che
la privilegiata debba intervenire. E
c'è una falsa Ausiliatrice: quella che
si mostrasse come una madre domi-
natrice, troppo invadente, che dà
soggezione al giovane nel suo sforzo
di uscire dal1'infanzia.
La vera Madonna dj Don .Bosco è
invece «la Madonna dell'impegM 1>. t
quella che è impegnata essa stessa
per prima: se la purezza significa
anzitutto disponibilità, l'Immacolata
è una ragazza di 16 oppure di 17
anni, che, nel momento della sua
annunciazione, ha detto alla sua
vocazione con la più totale libertà,
rompendola con le sue sicurezze, im-
pegnando tutto il suo essere, ri-
schiando, di un colpo, tutto il suo
avvenire. Come Ausiliatrice, ella in-
duce i giovani a prendere le loro
responsabilità di uomini e di figli di
Dio, nel duro sforzo quotidiano, per
il servizio della Chiesa che lotta. Si
tratta di condurre alla vittoria non
più una flotta di navi papali né
squadroni di soldati cristiani, ma de-
gli spiriti tentati dal dubbio, dei
cuori vacillanti per la sfiducia, delle
volontà fragili davanti all'attrattiva
del male o troppo passive di fronte
alle difficoltà del bene, alle ingiu-
stizie ed agli Scandali del mondo.
Felice l'adolescente eh.e, sul suo cam-
mino, incontra tale Educatrice: egli
impara da lei a conquistare la sua
libertà, per forgiarla nella fede, al
servizio di Dio e degli altri.
Ho iniziato con una citazione di
Bernanos. Concluderò con una pa-
rola di Claudel. Il grande poeta do-
mandò un giorno al grande comico
Jean-Luis Barrault: - Cosa fai,
quando sei al corto di ispirazione?
- Non saprei... Rifletto... Mi met-
to le mani nei capelli...
- Ebbene, io vado a pregare la
Santa Vergine. È un buon gioco. Mi
è sempre riuscito I
In questa epoca di ricerca, i Sale-
siani hanno bisogno di molta ispi-
razione... Che essi non dimentichino
il << buon gioco» di Claudel. Don Bo-
sco è dello stesso parere del poeta.
GIUSEPPE AUBRY
(rid. di T. Bosco)
t1 La Madonna del bel!'Amore» (scultura
di Gourdon). A pag. 2: « La Madonna della
pace» (scultura di Simona Santet).
4

1.5 Page 5

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D urante la notte del 6 dicembre 1876
Don Bosco ebbe uno dei suoi sogni
più fascinosi. Don Bosco li chiama «so-
gni», ma in realtà erano «carismi profe-
tici». Nel sogno gli venne incontro /'ado-
lescente santo, Domenico Savio. Era
estremamente bello. Fece vedere a Don
Bosco un lampeggiamento di Paradiso,
un fioco barlume della Città Celeste,
della Gerusalemme Nuova, il cui « pro-
gettista e costruttore - dice la Lettera
agli Ebrei nel capitolo 11 - è Dio
stesso». A un tratto Domenico Savio
mostrò a Don Bosco un magnifico
mazzo di fiori, che teneva fra le mani.
Vi erano rose, viole, girasoh; genziane,
gigli, semprevive e, in mezzo ai fiori,
spighe di grano.
«Me lo porse - raccontò Don Bosco -
e mi disse:
- Osservai
- Vedo... ma non capisco niente
risposi.
- Questo mazzolino presentalo ai tuoi
ragazzi, perché possano offrirlo al Si-
gnore; fa' che tutti l'abbiano, che nes-
suno ne resti privo e che nessuno lo
perda. Con questo mazzo, sta' sicuro
che ne avranno abbastanza per essere
felici.
- Ma che cosa significa questo mazzo
di fiori?
- Prendi la teologia - mi rispose, -
essa te ne dar/!J la spiegazione.
- Ma la teologia l'ho studiata e non
saprei come ricavare da essa ciò che
tu mi presenti.
- Sei obbligato a sapere queste cose.
- Dammi, ti prego, la spiegazione.
- Vedi questi fiori? Rappresentano le
virtù che più piacciono al Signore.
- E quali sono?
Domenico Savio, sfilando a uno a uno
quei fiori:
- La rosa è simbolo della carità; la
viola, dell'umiltà; il girasole, dell'obbe-
dienza; la genziana, della penitenza e
della mortificazione; le spighe, della co-
munione frequente; il giglio indica
quella bella virtù di cui sta scritto:
"Erunt sicut angeli Dei in caelo"
(saranno come gli Angeli di Dio in
cielo), cioè la castità. E la sempreviva
significa che tutte queste virtù devono
durare sempre: significa cioè la perse-
veranza.
- Orbene, mio caro Domenico - gli
domandai, - dimmi: tu che hai prati-
cato queste virtù in vita, quale cosa ti
consolò di più in punto di morte?
- Prova a indovinare - mi ribatté
Domenico Savio.
- Forse l'aver conservato la bella virtù
della purezza ?
- No, non è questo solo.
- Forse la coscienza tranquilla?
- È già una buona cosa, ma non è
la migliore.
- la speranza del Paradiso
- Neppure.
- L'aver fatto tesoro di molte opere
buone?
- No, no.
- Quale dunque fu il tuo conforto in
quell'ultima ora ?
Glielo chiesi con aria supplichevole, im-
barazzato di non riuscire a indovinare il
suo pensiero.
E Domenico Savio:
- Ecco: ciò che mi confortò di più
in punto di morte fu l'assistenza, cioè
la presenza accanto a me de/fa potente
e amabile Madre di Dio. Dillo ai tuoi
ragazzi: che non si dimentichino di
pregare la Madonna finché sono in
vita».
Una cosa a cui Don Bosco teneva
molto, nell'educare I suoi ragazzi
ad amare la Madonna, è il Rosario.
Dice il suo biografo: « Il Rosario era
per Don Bosco una pratica necessaria
per ben vivere, quanto il pane quoti-
diano per mantenersi in forze». E al
conte di Cavour che gli obiettava la
monotonia e la difficoltà di tale pre-
ghiera per i giovani, Don Bosco ri-
spondeva: «lo ci sto molto a tale pra-
tica; sul Rosario è fondata la mia isti-
tuzione. Rinunzierei alla sua preziosa
amicizia, signor Conte, ma non mal alla
recita del Rosario».
Il Santo Padre Paolo VI nella stu-
penda lettera esortatoria « Marialis Cul-
tus» parla del Rosario tra i giovani e
ribadisce in pieno il pensiero genuino
di Don Bosco: «Va raccomandato
soprattutto tra i giovani l'inseri-
mento della meditazione dei misteri e
la ripetizione litanica dell'Ave Maria
nello schema della Celebrazione della
Parola di Dio. La lettura di testi biblici,
l'omelia, le pause di silenzio, il canto
arricchiscono i I Rosario». E aggiunge:
«Il Rosario ha un'indole comuni-
taria, si nutre della Sacra Scrittura e
gravita intorno al mistero di Cristo. La
meditazione dei misteri del Rosario,
rendendo familiari alla mente e al cuore
dei giovani i misteri del Cristo, può co-
stituire un'ottima preparazione alla ce-
lebrazione liturgica della Messa e di-
ventarne poi un'eco prolungata».
Don Bosco, con un sorriso di luce
negli occhi, diceva ai suoi ragazzi e lo
ripeté per tutta la vita: « Recitate Il
Rosario, almeno cinquanta Ave Ma-
ria, cioé una corona o una terza
parte. Vi assicuro che la gl'azia di Dio
e la protezione della Madonna vi re-
cheranno infallibilmente aiuto». E per
spronarli maggiormente lanciava questa
freccia di luce: « Il Rosario è un'arma
che dà vittoria non solo agli individui,
ma anche alla Chiesa». Diceva Chesterton,
uno dei più grandi scrittori inglesi:
(<Varrebbe la pena digiunare quaranta
giorni per sentir cantare il primo merlo
nell'anno nuovo. Volentieri si passe-
rebbe attraverso iI fuoco per vedere
sorgere una primavera. Che cosa si
darebbe per sentire un ragazzo mo-
dulare col cuore un'Ave Maria alla
sua Mamma del cielo 7 ».
CARLO DE AMBROGIO
inseonateoli
il ROSARIO
5

1.6 Page 6

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nei
di li
6
ua
Come fu conosciuto
Don Bosco, e come si
sviluppò l'Opera Sale-
siana in Germania, Au-
stria e Svizzera di lin-
gua tedesca 7 Partendo
da questi interrogativi,
il salesiano D. Biagio
Rubino ha portato a
termine, sulla base di
ricerche effettuate in
Germania e negli ar-
chivi della Congrega-
zione, un importante
studio in lingua tede-
sca. Il lavoro ha avuto
negli ambienti tedeschi
riconoscimenti ed ap-
prezzamenti.
Egli stesso.. in queste
pagine, delinea in con-
densato gli aspetti
principali della sua ri-
cerca.
D on Bosco non si recò mai in
ambienti tedeschi per far cono-
scere la sua opera, come invece si
recò in Francia e in Spagna. La cro-
naca registra una sua breve visita a
Frohsdorf presso Vienna per con-
fortare l'aspirante al trono di Francia,
il conte Enrico di Chambord, grave-
mente ammalato.
In seguito alla benedizione del
Santo, il conte guarl perfettamente.
Don Bosco tuttavia si era mostrato
assai riluttante a intraprendere quel
viaggio, e lo accettò solo per le inces-
santi pressioni e le allarmanti notizie
sullo stato dell'infermo. In quella
circostanza, Don Bosco si espresse
in francese; tuttavia, incontrato un
gruppo di ragazzini, ignari di quella
lingua, si intrattenne con loro ama-
bilmente in tedesco. Chiaramente
Don Bosco intuiva l'importanza delle
lingue, e approfittava di qualche mo-
mento Libero per approfondi.re le sue
cognizioni.
L'opera di Don Bosco a Torino
diviene, nella seconda metà del1'8oo,
un centro di interesse pedagogico.
Ben presto le sue fondazioni si dif-
fondono oltre i confini del Piemonte
e d'Italia: dapprima in Francia (1875),
poi in Spagna (1881); seguono (1887)
il Belgio e l'Inghilterra.
È dalla Francia che si irradia prin-
cipalmente la fama dj Don Bosco

1.7 Page 7

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Nelle foto di questo articolo: momenti di gioco
e di glola per I ragaul nelle opere salesiane
di Germania.
verso la Germania, attraverso opu-
scoli e piccole biografie.
L'ambiente cattolico tedesco, so-
prattutto parroci e insegnanti, dimo-
strano un enorme interesse ai me-
todi dell'Educatore torinese.
I « Don Bosco-Zirkel >>
Nel decennio 1875-85 si vanno dif-
fondendo tra gli insegnanti cattolici
i così detti «Don Bosco-Zirkel * (i
circoli Don Bosco), dove i membri
si propongono di studiare e attuare
nel loro ambiente i metodi di Don Bo-
sco. Alcuni, come Auer e Mehler,
noti educatori, si recheranno anche a
Torino per averne una conoscen2a
diretta. Il Mehler dimorò ben 1 5
giorni nell'oratorio di Torino; voleva
rendersi conto del sistema di educa-
zione ivi adottato. Ritornando in
patria, ebbe da Don Bosco la solle-
citazione a far conoscere la sua opera
in tutta la Germania e la formale
autorizzazione a tradurre e pubbli-
care i suoi scritti e metodi educativi.
Infatti al Congresso di Mi.inster del
1885, il Mehler parlerà ben due volte
ai 5000 congressisti, .rappresentati dei
cattolici tedeschi, del «grande edu-
catore e apostolo della gioventù ope-
raia ,1. E tale fu l'ammirazione, che il
Congresso al termine voterà all'una-
nimità la risoluzione di fondare opere
per giovani poveri, e dirigerli secondo
lo spirito di Don ]fosco.
Il Mehler sarà in seguito instan-
cabile nel diffondere con numerose
pubblicazioni il metodo e l'opera
educativa del Santo.
Già cinque anni prima della sua
morte (1 888) troviamo biografie di
Don Bosco in lingua tedesca: sono
in genere traduzioni dal francese,
come quella del D'Espiney e del
Du .Bois.
Col 1888 Don Bosco entra ufficial-
mente nella letteratura scientifico-
pedagogica tedesca: il Kellner gli de-
dica infatti un capitolo nella sua
famosa << Storia dell'educazione>>, de-
finendolo << la più notevole persona-
lità contemporanea nel campo del-
l'educazione e delJ'istruzione i>.
Nell'ambiente politico non si può
di.re che Don Bosco sia passato inos-
servato anche oltr'Alpe. Ben sappia-
mo quanto si sia prodigato per rista-
bilire i buoni rapporti tra Stato e
Chiesa: un Kissinger d'altri tempi.
E quanto successo avessero i suoi
buoni uffici, lo prova l'intervento del
cancelliere Bismark, che in nome del
suo Imperatore telegrafava nel 187+
al ministro Vigliani a To.rìno per
dissuaderlo dall'accettare la media-
zione di questo prete. A Bismark
premeva infatti un accordo diretto
con uno Stato Piemontese in opposi-
zione a quello Pontificio.
Lo spirito e l'opera
di Don Bosco si diffondono
Fra le cause che contribuiranno
efficacemente a far crescere l'influsso
di Don Bosco in questi paesi sono
da citare la pubblicazione del Bol-
lettino Salesiano e l'opera dei Coo-
peratori.
Don Bosco inizia la pubblicazione
del << Bollettino>> nel 1877, allo scopo
di far conoscere l'opera salesiana e i
suoi metodi educativi. E già l'edi-
zione italiana, come pure quella fran-
cese a partire dal 1879, è inviata ai
numerosi amici e ammiratori di lin-
gua tedesca. Nel 1895 esce l'edizione
tedesca in 20.000 esemplari. Nel 1905
il Bollettino tedesco (Salesianische
Nachrichten) viene inviato a 36.000
iscritti.
Se pensiamo che i Salesiani faranno
la loro prima esigua comparsa in
Austria nel r903, e in Germania
solo nel 1916, ci rendiamo conto
come i veri propagatori dell'idea sale-
siana ìn quegli ambienti furono gli
axnici e ammiratori, quelli che Don
Bosco definisce «Cooperatori Sale-
siani>>. Nel r886 Don Bosco stesso
inviò ai Cooperatori tedeschi una cir-
colare nella loro lingua, raccoman-
dando le sue opere a favore della
gioventù. Questa associazione crebbe
in modo prodigioso. Nel 1889 la
redazione tedesca contava 40.000 as-
sociati, cui veniva regolarmente in-
viato il <<Bollettino>). La nostra am-
mirazione cresce poi, se pensiamo che
gran parte di costoro erano parroci,
vescovi, insegnanti di ogni grado, au-
torità civili e regnanti, persone quin-
di con notevole influenza e respon-
sabilità.
La barriera della lingua
Sul piano letterario, Don Bosco
divenne presto motivo di studio da
parte di pedagogisti, educatori, scrit-
tori di ogni tenden2a e fede. Nume-
rose sono le pubblicazioni scientifiche
sui metodi educativi di Don Bosco.
Quarant'anni fa il Prof. Habrich lo
definl << il Pestalozzi dei nostri giorni>>.
Attualmente scrive di lui il pedago-
gista svizzero Franz Dilger: 4 Don
Bosco supera tutti i concorrenti con-
temporanei e moderni per la sua effi-
cacia personale, per l'ampiezza e
costanza del suo metodo. Ci tro-
viamo di fronte a un educatore, che
dalle premesse più difficili sa trarre
un successo,.
Con pari estimazione e rispetto egli
viene nominato dai suoi numerosi
studiosi.
Potremmo pensare che quella di
Don Bosco sia stata una marcia trion-
fale negli ambienti culturali e reli-
giosi tedeschi.
In realtà non pochi fattori hanno
fatto da forte freno a uno sviluppo
- che si poteva prevedere prodi-
gioso - dell'opera pedagogico-edu- 7

1.8 Page 8

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cativa del Santo Educatore. Tra questi
citiamo la barriera della lingua: rara-
mente la letteratura pedagogica ita-
liana ha interessato i traduttori. D'al-
tra parte, il pensiero educativo di
Don Bosco, alieno da una precisa
formulazione teorica, non ha di solito
superato i confini dell'interesse peda-
gogico-religioso. Come fa notare il
Poggeler, eminente pedagogista con-
temporaneo, Don Bosco è stato «eti-
chettato» sin dall'inizio come pensa-
tore t tipicamente cattolico •• e come
tale di interesse relativo, come gran
p~rt~ dei pedagogisti cattolici stra-
rueri.
Possiamo comunque affermare che,
a quasi 90 anni dalla sua morte,
Don Bosco è ancora vivo e operante,
ed è riguardato non solamente come
un eroe della Chiesa Cattolica, ma
ancor più come grande educatore
sociale. E un indubbio merito va
oggigiorno ai Salesiani tedeschi.
Lo sviluppo dell'opera salesiana
Si è già fatto notare come Don Bo-
sco non si sia mai recato in ambienti
di lingua tedesca, per mancanza sia
di adeguata conoscenza dei bisogni
di quegli ambienti, come di perso-
nale adatto. Ciò nonostante, la sua
fama lo precorse ovunque, e da ogni
dove si chiedeva l'opera dei suoi
Salesiani. Negli archivi della Congre-
gazione rimangono ancora, a testi-
monianza, numerosissime richieste di
8
fondazione per la Svizzera, Austria e
Germania, che in parte Don Bosco
stesso dovette a malincuore rifiu-
tare. Solo per Vienna, troviamo tra la
fine e l'inizio del secolo una decina
di pressanti richieste di opere giova-
nili, caldeggiate dal Cardinale o dal-
l'Arciduca.
Premessa per Don Bosco era la
preparazione del personale, e fu sua
geniale idea la cura e formazione
delle vocazioni adulte. Opportuna-
mente informati dal Bollettino tede-
sco o dai parroci (Cooperatori sale-
siani}, numerosi giovani scesero a
Torino chiedendo di poter diven-
tare Salesiani. Si trattava spesso di
operai o semplici impiegati, che chie-
devano di realizzare un'aspirazione a
lungo repressa dalle circostanze. Don
Rua fonda per loro, nel 1895, una
apposita casa a Penango, che già dal
primo anno ospita 74 aspiranti di
lingua tedesca. }/incremento fu tale,
che pochi anni dopo il direttore scri-
veva amareggiato al Rettor Ivlaggiorc
di esser costretto a rifiutare ben tre
quarti delle domande per insuffi-
cienza di ambiente.
In seguito, queste opere per la
formazione dei candidati verranno
aperte direttamente in Austria e in
Germania con un crescendo di voca-
zioni fino all'avvento del Terzo Reich.
Nel 1903 i Salesiani entrano uffi-
cialmente a Vienna. Nel 1905 si costi-
tuisce già la prima ispettoria au-
striaca.
Nella Svizzera tedesca viene aperta
una scuola professionale a Muri già
nel 1897.
In Germania la situazione politica
era piuttosto avversa all'entrata di
nuovi istituti religiosi stranieri. Solo
nel 1916 si riuscirà a metter piede
a Wiirzburg, nonostante i difficili mo-
menti della guerra.
I terribili anni della guerra
Fatto il primo passo, fu poi un
susseguirsi di nuove fondazioni un
po' ovunque: a Monaco, Bamberga,
Ratisbona, Essen, Berlino, Hannover,
Linz, Graz, Klagenfurt per citarne
solo alcune.
Le due grandi guerre hanno con-
dizionato in misura notevole lo svi-
luppo dell'opera stessa; soprattutto
il periodo del cosiddetto Terzo Reich
(1933-1945) fu quanto mai disa-
stroso. Quasi tutti gli istituti furono
distrutti dai bombardamenti o chiusi
dalla Gestapo, perchf non allineati
col regime.
Ben più grave fu la perdita di oltre
cento salesiani, periti sul fronte o nei
campi di concentramento. Costoro
hanno lasciato un vuoto ancor oggi
incolmabile: erano le forze fresche di
un organismo promettente. Termi-
nata la guerra, ritornarono stremati
i superstiti. Li attendeva un immane
lavoro: migliaia di ragazzi, rimasti
senza famiglia, vagavano sbandati per
le strade. Qualcuno doveva preoccu-
parsi di loro. Vescovi e autorità fe-
cero pressione e affidamento sui Sale-
siani.
Si ricostruirono gli istituti, se ne
aprirono molti altri in zone più bi-
sognose. Le nuove opere del dopo-
guerra assommano a oltre 35, e molte
più potrebbero essere, data la richie-
sta, se ancora non pesasse la mancanza
di personale.
Aspetti nuovi e promettenti del-
l'attività salesiana nei paesi di lingua
tedesca sono oggigiorno l'editoria cat-
tolica. La Don Bosco-Verlag di Mo-
naco è all'avanguardia per la forma-
zione morale giovanile e le attività
parascolastiche. Una specifica forma-
zione e specializzazione stanno cu-
rando le nuove leve salesiane nella
Scuola Superiore di Pedagogia sociale
di Benediktbeucrn per una qualificata
attività nei numerosi istituti per ra-
gazzi disadattati e asociali.
L'ambiente tedesco è stato per-
tanto tutt'altro che arido e indiffe-
rente all'ideale educativo di Don Bo-
sco; ne è anzi rimasto affascinato ed
entusiasta, e nei limiti consentiti dalle
circostanze, l'ha saputo generosa-
mente attuare.
DON BIAGIO RUBINO

1.9 Page 9

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anni dono
N el 1965 padre Mantovani arri-
vava nel poverissimo quartiere
di Vyasarpady, alla periferia di
Madras (India), e in brevissimo
tempo dava vita a1 << Villaggio delle
Beatitudini ». Ecco un testo con
qualche notizia.
Tutto cominciò una triste sera
del primo dopo-guerra, in una
fattoria in provincia di Bergamo
(Italia). Orfeo, il primo di 13 fra-
telli, osservava con apprensione la
mamma mentre scodellava la po-
vera polenta nelle ciotole dei fra-
telli. Quando vide la polenta finita
e le ciotole di mamma e babbo
rimaste vuote, domandò: << Ma voi
non mangiate? >>. «Questa sera
non abbiamo fame », gli risposero
con pietosa bugia. Orfeo scappò
sull'aia, e si abbandonò a un pianto
irrefrenabile. La mamma corse a
confortarlo, e Orfeo : << Ho deciso.
Sarò sacerdote, e lavorerò soltanto
per i poveri».
Ha mantenuto la parola. Mis-
sionario salesiano in India, si fece
cambiare l'obbedienza perché dove
l'avevano mandato non c'era abba-
stanza miseria. Ma a Vyasarpady
ne trovò quanta bastava al suo
cuore, e inventò quel miracolo di
carità che è oggi il «Villaggio delle
Beatitudini ~- Tutti i «beati>> vi
sono compresi : i poveri, i leb-
brosi, gli esiliati, i profughi, quelli
che hanno fame e sete di giustizia,
i moribondi.
Il patto stabilito con i sani di
Vyasarpady è di due rupie come
compenso per ogni moribondo che
gli avessero portato. E nel 1967
mod anche lui, ucciso dalle molte
malattie trascurate. Vista l'incre-
dibile apoteosi che i suoi poveri
gli tributarono come funerale, un
consigUere comunale indù com-
mentò: << Se la religione cristiana
può produrre uomini come padre
Mantovani, non può che essere
divina>>.
E padre Schlooz, il missionario
olandese vissuto tanti anni al suo
fianco, ne ha ereditato lo spirito.
Con lui il villaggio continua a cre-
scere, e accoglie sempre nuovi
«beati>>. Dice: <( Dio provvederà.
L'opera fondata da padre Manto-
vani, prima che nostra, è di Dio».
E il Signore provvede facendogli
arrivare lettere come questa: << Ab-
biamo speso 500 dollari per rimo-
dernare la cucina. Non ci è sem-
brato giusto. Allora, ecco altri
500 dollari per i suoi poveri >).
Un giorno, di passaggio in Eu-
ropa, padre Schlooz ha spiegato
in segreto di Vyasarpady: «La fede,
che ci fa amare Gesù in quella
povera gente, ci rente bella la vita
anche tra i lebbrosi. Con tutto il
benessere e le agiatezze che avete
voi qui, io non vi invidio. E non
cambierei con voi. Io sono felice,
e ogni giorno ringrazio il Si-
gnore>>.
Padre Schlooz con giovani e uomini del auo cc villaggio», intenti et lavoro. li non si vive
a abafo: tutti quelll che possono lavorano, anche I lebbrosi. Dica padre Schlooz: c, Non
vogliamo fare l'elemosina, non vogliamo umiliare neuuno; qui ognuno produce quel
che pui>».

1.10 Page 10

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Don Giovanni Battista
Faresin, fratello del ve-
scovo salesiano mons.
Camilla, vescovo di
Guiratinga, ha compiu-
to un lungo viaggio nel-
la prelazia brasiliana
affidata ai missionari
salesiani. Ha inviato di
laggiù due brevi e suc-
cose corrispondenze
che pubblichiamo per
testimoniare il lavoro
oscuro e benemerito di
tanti nostri fratelli.
II l\\latogrosso è uno degli stati più
grandi, più misteriosi e più pro-
mettenti del Brasile.
1 Salesiani giunsero nel Matogrosso
nella primavera del 1894, dal porto
di Montevideo, risalendo in battello
i corsi interminabili del Rio Prata,
Paranà, Paraguay, San Lorenzo, Cu-
jabà. Quei primi :figli di Don Bosco
si chiamavano don :Malan, don La-
sagna, don Balzola... Il loro viaggio,
gli inizi delle loro fatiche, la loro
opera evangelizzatrice e civilizzatrice
si può definire una vera epopea. Là
i Salesiani seminarono tanto bene e
tanto tanto si cattivarono l'ammira-
zione e la simpatia delle popolazioni,
che mons. Correa Francesco d'Aqui-
no (1885-1956), per 41 anni vescovo
ausiliare e poi arcivescovo di Cujabà,
in un periodo doloroso della storia
dello stato fu voluto governatore del
Matogrosso, e lo governò per quattro
anni con illuminata saggezza. Ora
uno dei più grandi e prosperi muni-
cipi dello stato porta, nei secoli, il
suo nome: Dom Aquino.
Il vescovo corre
Desidero parlare soltanto breve-
mente di Guiratinga, una delle circo-
scrizioni ecclesiastiche in cui è diviso
il vastissimo stato e che non è né la
più grande né la più difficile. Retta
dal 1934 al '56 dalla fede eroica e
dallo zelo titanico di mons. Giuseppe
Selva, salesiano lombardo, dal 1956
è affidata alle cure di mons. Camilla
Faresin, salesiano vicentino. La pre-
lazia ha 106 mila chilometri quadrati
di estensione, 16 parrocchie o centri
missionari, 27 sacerdoti (italiani, bra-
siliani, belgi, tedeschi, francesi) e una
quarantina di suore.
Negli ultimi anni, la prelazia si è
10 arricchita di decine di chiese, cap-
pelle, residenze missionarie, di asili,
centri sanitari, e di un grande ospe-
dale: con l'aiuto dei cattolici vicen-
tini, nordamericani e specialmente te-
deschi, e, ultimamente per la gene-
rosità dei magnifici giovani dell'Ope-
razione Matogrosso.
La sede·della prelazia,· una graziosa
cittadina di circa 6 mila abitanti, è
adagiata in una ridente conca.
Ogni parrocchia ha la d-imensione
di una diocesi (e che diocesi!); noi
non abbiamo l'idea delle lontananze,
delle difficoltà, dei problemi che in-
contra la cura d'anime, l'istruzione
religiosa, la amministrazione dei Sa-
cramenti.
Il vescovo corre da Guiratinga a
Pesouro a Barro do Garças, daDom A-
quino a Ponte Branca: roo, 200, 300,
400 chilometri - qui i chilometri
non impressionano - a predicare, a
confessare, a offrire il Sacrificio del-
l'unità e della pace, a incontrare i
suoi preti e i laici, che alla cauga di
Dio e delle anime dedicano il tempo,
le energie, il cuore.
E come il vescovo, i missionari,
dopo aver lavorato nei loro centri,
nelle chiese, nelle scuole, nelle fami-
glie, corrono lontano, instancabili e
fiduciosi, per strade polverose, per
sentieri inestricabili in mezzo al
«rnato >>, dove sempre più avanti si
spingono i coloni, ad annunciare la
parola di Dio, ad offrire e a distri-
buire iJ Pane della vita.
'-
40 angurie per il Regno di Dio
Nei giorni 15-18 luglio feci un
viaggio indimenticabile: 858 chilome-
tri, non uno asfaltato: alcuni tratti
discreti, altri difficili e aspri.
Giungemmo ad Araguaiana men-
tre calava la sera. È il primo centro

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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abitato dell'immenso territorio perché
c'è il traghetto sul Rio Araguaia
dallo stato di Goiàs al Matogrosso.
Ci accolse festoso don Luigi Lo-
renzi. Era esultante per la visita del
vescovo, cui aveva tante cose da dire,
da chiedere. Parlò con entusiasmo
della sua gente, dei suoi viaggi, dei
suoi progetti. Quel mattino a,•cva
raccolto 40 grosse angurie e 70 chilo-
grammi di pomodori, nel suo orto,
che egli stesso aveva vangato con le
sue mani. oPerché - diceva bi-
sogna mangiare; bisogna dare ai po-
veri; bisogna insegnare alla gente di
qui che, se si lavora, se si pianta, la
terra dà•· Era felice. Fra due setti-
mane doveva risalire, con la jeep
verso il nord, fino a Cocalinho, per
battezzare, benedire matrimoni, of-
frire con quei fratelli il Sacrificio
della Redenzione: 250 km. di pista
deserta e polverosa: e lui era felice.
La parrocchia di Guiratinga si
estende per 5800 chilometri quadrati:
quasi tre volte la diocesi di Vicenza.
Lungo le piste, nella foresta, nelle
valli, sono disseminate una ventina
di cappelle o scuole-cappelle, dove il
missionario va una volta ogni mese,
ogni due mesi, a costruire nelle anime
il Regno di Dio. Dal al 7 luglio
P. Cornelio tenne una specie di mis-
sione a Correia, un misero villaggio
a 40 km. di distanza. Andava ogni
sera con una suora e due giovani;
parlava agli uomini, alle donne e ai
ragazzi; torna,•ano a notte alta, co-
perti di polvere, stanchi, contenti.
La ~era della domenica 7 lo accom-
pagnai. A ridosso del paese scorre
placido e maestoso il Rio Garças. Si
deve passare in canoa. Ci imbarchia-
mo: un uomo un po' somigliante al
Caronte dantesco, ci trascina.
Il suono di una campanella invita
alla Messa, nella quale si celebra un
matrimonio e un battesimo: nella
chiesetta e fuori, è tutto pieno di
poveri garimpeiros, di donne e di
bambini.
Nel ritorno, sul camion, salgono
5-6 ragazzi e tre donne che vanno a
Guiratinga da parenti; ridono e can-
tano. Tra i sobbalzi del camion sulle
rocce e le buch,e della strada e le
nuvole di polvere, dico ridendo a
P. Cornelio: «Senti, ma il Signore,
quando ha mandato gli Apostoli a
predicare, sapeva che strade c'era-
no?•· E lui scoppiando in una risata:
« Eh, questo è niente. Quando piove
e la jeep sprofonda nella melma e il
Garças è pieno fino agli argini, allora
sl che è bello!». A 4 chilometri da
casa, il motore si spense; niente da
fare; rimanemmo sulla strada, finché
la Provvidenza ci fece ritornare. Que-
sta è la vita dei missionari.
La sera del 14 luglio P. Cornelio
tenne una meditazione a un gruppo
di cristiani impegnati. Seguì la santa
Messa e io concelebrai. La parteci-
pazione dei preti presenti è intensa,
ardente. Al Padre nostro si fa corona
intorno all'altare: io do la mano al
confratello e a una signora giappo-
nese. Il Padre nostro è scandito più
eh.e dalle labbra dal cuore: è come un
grido di anime, che sale al cielo e
avvolge la terra e stringe i vicini e i
lontani nell'unità dell'amore.
A Guiratinga, in tutte le Messe,
anche nei giorni feriali, il celebrante
tiene una breve meditazione a com-
mento delle letture; nessuna Messa
è senza canto, un canto vivo, che
sale dal cuore del popolo, che crede
e che spera.
In ogni parrocchia, i missionari e
le suore hanno proprie scuole; le fre-
quentano specialmente i figli di fa-
miglie che abitano nell'interno, lon-
tano dai centri abitati. È il modo più
efficace per tenere il contatto con
migliaia di famiglie e di preparare
alla vita le nuove generazioni. Nei
piccoli e nei grandi centri, nei can-
tieri, nelle scuole, negli uffici, dap-
pertutto si incontrano exallievi, eh.e
alla scuola di Don Bosco hanno im-
parato le leggi del vivere civile e cri-
stiano.
La scuola normale di Guiratinga
diploma ogni anno una trentina di
maestre, che portano nelle zone più
impensate, con la prima istruzione,
il seme della fede cristiana.
Pane e medicine
La predicazione dei missionari, tra
tanti rischi e sacrifici, è la stessa di
Gesù: t Guai a voi ricchi ~; la loro
è una coraggiosa opera di liberazione 11

2.2 Page 12

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dal peccato e dall'ingiusthia. Tutti
i missionari vivono poveri tra i poveri
e hanno i calli nelle mani; la loro
casa e il rifugio di chi ha fame e sete
di giustizia.
Dopo il Concilio, il vescovo ha co-
struito a Guiratinga 120 case per i po-
veri, con l'aiuto dei cattolici di Germa-
nia. Egli abita in due povere stanze,
che anche il più scassato ufficio di
Genio civile dichiarerebbe inabitabili.
I Salesiani del Matogrosso, in ogni
centro, accanto alla cappella, tengono
aperto un dispensario e un posto
di medicazione. L'Operazione Mato
Grosso ha costruito a San Marcos, a
Sangradouro, a Paraiso dei piccoli
ospedali. Ogni settimana ci va un
medico; ogni giorno sono disponibili
il missionario e le suore. Ma tutto
questo non basta, e allora il vescovo
maturò l'idea di costruire un ospe-
dale, che venisse incontro special-
mente ai bisogni dei più poveri.
Mons. Zinato, vescovo di Vicenza,
assicurò l'aiuto concreto della dio-
cesi: e i diocesani risposero davvero
in maniera cristiana: un contributo
pari a più di 40 milioni. Altri aiuti
vennero dalla q Misereor 1> della Ger-
mania, dagli Stati Uniti, dal governo
dello Stato.
li dr. Baruffa, bassanese, fece giun-
gere all'ospedale una ~ équipe >> di
giovani medici usciti dall'Università
Cattolica di Pelotas, nel Rio Grande
do Sul.
L'ospedale e ora una felice realtà:
con 80 letti e attrezzature modernis-
sime, per cui può confrontarsi con
le più importanti cliniche di Cujabà,
accoglie pazienti di ogni condizione,
specialmente i più poveri, che .giun-
gono dalle città e dalle foreste, anche
da 300 e 500 chilometri.
I malati sono curati con perizia e
amore. Suor Euiosia racconta, sor-
ridendo, di quattro fratellini sotto i
dieci anni, denutriti e malaticci, che
vi furono accompagnati dal padre.
Furono curati, nutriti, ripresero le
forze, divennero vispi, tumultuosi.
Passò un mese, due mesi, tre: nessuno
si faceva vivo per venirli a ritirare.
Li caricò sulla jeep e andò a cercare
la famiglia. Dopo 60-70 km. e tante
peripezie, riusci a rintracciare la ca-
panna nel folto del «mato >1: la mam-
ma pareva che neppure si ricordasse
di avere dei figli. È cosa triste, ma
purtroppo vera.
Suor Eurosia, sr. Alessandrina, sr.
Pietrangela, della ~ Divina Volontà»
di Bassano, sono gli angeli bianchi
dell'ospedale, voluto dal vescovo sale-
siano e sostenuto da tanta gente di
buona volontà.
GIOVANNI 8. FARESIN
12
(riduz. di Teresio Bosco)
ESERCIZI SPIRITUALI 1975
PER COOPERATORI
LOMBARDIA
Como: 26-29 giugno
Como: 31 agosto - 3 settembre
VENETO
Tricealno (UD): 20-24 ago. (anche coniugi)
Trieste: 10·14 senem. (anche coniugi)
Monterlcco di Mon•ellce (PD): 4-7 san.
Sasso di Nogaredo (Rovereto): 11-14 sett.
TOSCANA
Vallombrosa (AR): 21-24 agosto
MARCHE
Loreto (AN): 27-31 agosto
PUGLIE e LUCANIA
S. Paolo di Martina Franca (TA): 27-30
giugno (anche famfliari)
S. Giovanni Rotondo (FG): 28-31 agosto
(anche familiari)
CAMPANIA
Pacognano di Vico Equense (NA): 1-51ugl.
Pacognano di Vico EquanH (NA}: 9-13
settembre (anche coniugi)
SICILIA
Zafferana (CT): 29 giugno - 3 luglio (anche
Cooperetrici)
Zafferana (Cn: 26-29 settembre
CALABRIA
Palml (RC): 21-24 settembre (anche tamil.)
PER COOPERATRICI
PIEMONTE
Roccavione (CN): 3-7 luglio
Muzzano (VC): 20-24 luglio
Muzzano (VC): 27-31 luglio
Muzzano (VC): 3-7 agosto
Muzzano (VC): 1-5 settembre
Ceselette (TO): 7-11 settembre
LOMBARDIA
Como: 14-18 luglio (anche Signorine)
VarHe: 8-12 settembre (anche Signorine)
ZoveralJo: 8-12 settembre (anche Signorine)
Triuggio : 16-19 settembre (anche Signorine)
VENETO
Claon di Valmarlno (TV): 10-14 settembre
Ce.auna (VC): 23-26 luglio
Affi (VR): 4-7 settembre
MARCHE
Lo-reto (AN): 23-27 agosto
LAZIO (-anche per coniùgi e giovani)
Frascati (Roma): 24-27 giugno
Fr■-cati (Roma): 7-11 &ettembre
PER CONIUGI
PIEMONTE
Muzzano (VC): 10-16 agosto
LOMBARDIA
Como: 4- 7 settembre
PER GIOVANI COOPERATORI
VENETO
Concenlghl (Belluno): 27 luglio - 3 agosto
CAMPANIA
Pacognano di Vico EquenH (NA):
22-25 luglio
PUGLIA-LUCANIA
S. Paolo di Martina Franca (TA): 20-
23 settembre
CALABRIA
Palmi (RC): 14-17 settembre
ORIENTAMENTO
VOCAZIONALE
SICILIA
Nlcolo■I (CT): 14-18 settembre (Signorine
18-25 anni)
PER LA FAMIGLIA
SALESIANA
MARCHE
Loreto (AN): 17-22 agosto
AWERTENZA. t possibile partecipare II qualsiasi corso anche fuori della regione di residenza
Per Informazioni e lscrlz.lone rivolgersi al Delegato lspattoriale della propria zona.

2.3 Page 13

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111a la erra
d · miei Bhoi
,wnèbella
Da Umsohlait si vede
l'Himalaya. Ed è bella.
Una striscia lunga tut-
to l'orizzonte, bian-
chissima, che sembra
li, a portata di mano.
Fantastici, quegli ottomila metri in
su. Ma lassù nessuno ama e nes-
suno è amato, perché non c'è vita,
non c'è nemmeno l'ossigeno per re-
spirare e far battere dei cuori umani.
Qui, invece, in questa fitta foresta
indiana dove mi trovo, c'è gente vhra,
che scopre di giorno in giorno una
Fede nuova con l'entusiasmo di chi
scopre tesori.
l\\1a la terra dei miei Bhoi non è
bella. Inospitale e crudele, è diven-
tata il cimitero dei pochi che vollero
salire le sue vallate profonde, supe-
rare i precipizi senza fondo, attra-
versare la foresta densissima dove
l'elefante, la tigre e l'orso sono i
padroni assoluti. Un mondo chiuso
in sé, separato, unico, con i piccoli
villaggi perduti nell'immensità della
giungla, abitati dall'ultimo arrivato,
l'uomo-Bhoi, che da secoli è ignorato
da tutti, che da secoli ignora che al
di di quelle montagne, al di
di quei fiumi, c'è un'altra maniera
di vivere, diversa dalla sua intessuta
senza fine di miseria, malattie, igno-
ranza.
Forse la speranza è spuntata in
questa foresta. Cristo ha guardato
questi suoi fratelli, ed essi esultano,
e ringraziano il Creatore delle mon-
tagne bianche che da tanti secoli essi
credevano casa di un dio che non ha
orecchi per ascoltarli.
Umsohlait, missione cattolica, mis-
sione nuova: tre capanne, cinque
mucche, una jeep, il capannone che
fa da chiesa, tre suore indigene, i
secchi per portare l'acqua, i cavoli,
io, il catechista che gira per il vil-
laggio, i -figli del catechista, le stuoie
per dormire. C'è altro a Umsohlait?
SI, i ragazzi, con l'allegria prorom-
pente di tutti i ragazzi del mondo, e
la piccola campana (trecento rupie
mi è costata, Signore!) che ha la
voce di un ragazzo anche lei. Poi
non c'è più nulla: attorno la giungla
indiana, il nume che oggi sembra un
filo d'acqua ma che quando piove fa
paura, e, insieme alle tigri e agli
elefanti, le scimmie che hanno una
gran voglia di chiacchierare.
Ci troviamo bene qui. C'è l'entu-
siasmo di un'avventura nuova per il
Signore; il senso di unione tra per-
sone che cominciano un lavoro nuovo
e sanno che Dio è con loro; c'è
anche la spensieratezza di chi sa di
dover sbagliare comunque faccia,
perché tutto è nuovo e bisogna co-
minciare dove si può; c'è una po-
vertà che non abbiamo ricercato, ma
è<< nostra». E poi c'è Lui, il Signore,
altrimenti io non sarei qui, ma sarei
già fuggito mille volte a Barcellona, o
a Madrid, o sulle spiagge di :Mayorca I
Quando il nuovo Vescovo mi man-
dò qui a cominciare, lo feci nel puro
stile salesiano. Gli dissi: • Eccel-
lenza, non ho un soldo! ~- E lui: E
ti pare il momento di parlare di soldi
questo?». Forse un soldo non l'aveva
nemmeno lui in tasca, e così me ne
venni via senza niente.
Ma allora la fame era solo per me:
ora invece sta scavando nello stomaco
di tutta questa grande e cresciuta
famiglia: ragazzi, ragazze, catechisti,
suore, cristiani... Non ho mai so-
gnato montagne di mattoni per fare,
che so, una bella scuola o una bella
chiesa. Ma montagne di panini sl,
le sogno sovente. Sono questi i • mat-
toni» necessari ai miei ragazzi, alle
mie ragazze, ai miei Bhoi che sof-
frono e muoiono i_n silenzio, sper~i
nei loro piccoli villaggi della giungla.
E qualcuno di questi •mattoni•, lo
confesso senza arrossire, farebbe bene
anche a mc, povero missionario di
Gesù, a cui però Gesù non ha dato
il potere di moltiplicare i pani e i
pesci.
P. ROBERTO PERNIA SDB
Mont Don Bosco • Umsohlait
Mawhatl B.P.O.; Via Naya Bungalow
703165 Meghalaya (INDIA)
Don Perni• d11v1ntl un■ capanna bhol, con tra bambini. In elio: un adulto bhoi.
13

2.4 Page 14

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Dal 1965 i Salesiani la-
vorano nel Bhutan, mi-
nuscolo regno nasco-
sto fra i corrugamenti
dell'Himalaya. E condi-
vidono con quel popolo
- tra la fiaba e il dram-
ma - la sua lenta e fa-
ticosa ascesa.
«1n tre missionari partimmo col
treno da Gauhati, India Nord-
est, diretti al Bhutan. La ferrovia
terminava a dieci chilometri dal con-
fine: smontammo e prendemmo una
jeep. La strada si inerpicava a torci-
collo tra le montagne; a un tratto
trovammo una canna di bambù messa
per traverso sulla strada e dovemmo
sostare per le pratiche d'uso: era-
vamo infatti al confine...
«Sei chilometri più avanti arri-
vammo alla prima località bhuta-
nese, che si chiamava Phuntsholing,
cioè nella lingua del posto: "li
Principio delle Cose". Subito dopo
il principio delle cose, sopra un bel
pianoro verde, scorgemmo due ca-
pannoni dal tetto di lamiera ondu-
lata: era il collegio che il governo
aveva allestito per noi. Era l'anno
1965, il primo maggio festa di san
Giuseppe lavoratore, il giorno giusto
per cominciare la formazione dei fu-
turi lavoratori del Bhutan. Difatti
nel capannone i primi otto nostri
scolaretti già ci attendevano... •>.
Cosi, nel racconto di padre Filippo
Giraudo (da allora direttore del-
l'opera), cominciò l'attività dei Sa-
lesiani nel Bhutan.
Il Bhutan conta poco più di un
milione di abitanti tagliati fuori dal
mondo, dediti all'agricoltura, alla pa-
storizia, a un artigianato primitivo.
Il lavoro è pagato in natura, il com-
mercio si fonda in buona parte sul
baratto. Fino a pochi anni fa i
bhutanesi non sapevano cosa fosse
la ruota, non essendoci strade non
avevano mai visto un'automobile.
Ma i soldati indiani (il paese è
sotto il protettorato dell'India) nel
1962 costruirono la prima strada e
vi fecero transitare la prima jeep.
Al vedere quel mostro dagli strani
ruggiti, che camminava su due piedi
rotondi e di notte guardava gettando
attorno lame di luce, la gente ab-
bandonava i villaggi, scappava im-
paurita. Solo una vecchina, eviden-
temente in pace con Buddha, si
fece coraggio: prese una bracciata di
fieno, Ja depose sul ciglio della
strada, poi si mise in disparte per
vedere se la jeep la mangiava.
In ' queste condizioni una scuola
professionale assolutamente ci voleva.
Il re dette l'ordine; il primo ministro
fece sondaggi in India, poi un
giorno affrontò a Gallhati l'Ispettore
salesiano: <' L'educazione di voi mis-
sionari cristiani è la migliore che
ci sia, ma è tanto cara. Pochissimi
nel nostro regno pop-ebbero pagare i>.
Ma quando l'Ispettore disse che i
suoi missionari lavoravano per i po-
veri e presentò il progetto, le preoc-
cupazioni caddero di colpo.
Così i tre missionari si sistemarono
in un capannone; misero gli otto
scolaretti nell'altro, e attesero i loro
compagni. A fine settimana erano 22.
Al termine del mese un alto funzio-
nario visitò la scuola: i ragazzi lo
accolsero con danze e canti io bhu-
tanese e inglese. Il funzionario stu-
pefatto domandava: «Come fate a
Il fieno e la jeep
Questo piccolo paese di confine
tra India e Cina, è come smarrito
tra i corrugamenti dell'immenso Hi-
malaya, disperso nelle retrovie di
una preistoria da cui trova tanto
difficile uscire. Perché mai fu affidata
ai Salesiani quella scuola professio-
nale, la prima scuola superiore del
piccolo regno? Certo era assoluta-
mente necessaria, il re in persona
14 l'aveva voluta.

2.5 Page 15

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I
a
ottenere simili risultati, da ragazzi
che fino a ieri avevano visto solo il
cielo, l'erba e ~li yak? •· Il segreto
stava anche nei ragazzi: sono per
natura intelligenti, laboriosi e docili.
E poi, per ordine del re, erano
stati mandati al collegio i migliori
del regno. A fine anno si celebrò la
giornata dello sport, si inaugurò la
mostra scolastica, e a distribuire i
premi c'era il primo ministro.
Al secondo anno i ragazzi sono un
centinaio, i Salesiani sono cinque.
Nuovi capannoni ospitano il labora-
torio: il collegio nel pittoresco pia-
noro ha tutta l'aria di un villaggio
industrioso.
Ne.I r970 la scuola, che ha già
eciifici in mu ratura, licenzia i primi
Phuntaholing: parta dalla scuola tecnica
Don Bosco (m primo piano I capannoni In
cui s i comlnclb l'opare, sul fondo il labora-
torio di ele n:romeccanlca).
diplomati, meccanici, falegnami, sarti.
D ora innanzi se si guasterà un ru-
binetto dell'acqua (congegno meravi-
glioso e raro da queste parti) non si
dovrà più ricorrere a tecnici stra-
nieri: i bhutanesi sapranno ripararlo
da soli.
Gli arbitri non fischiavano
i falli del re
Nel Bhutan il buddhismo è reli-
gione di Stato (il re è anche capo
religioso), i Salesiani non possono
lavorare direttamente per le conver-
sioni. Ma il popolo è profondamente
religioso e sa valutare la testimo-
nianza di fede dei missionari.
In ogni casa la gente ha una cap-
pellina dove pregare. Ogni villaggio
ha un • lama •• quasi un parroco,
che si occupa del bene spirituale.
Un po' dappertutto sorgono mon~-
steri con centinaia di monaci bud-
dhisti. L a gente corre dal lama a
chiedere la sua benedizione: egli
impone la mano, allontana gli spiriti
cattivi e fa scendere i buoni.
L'impegno morale: è p_reso ~olt~
sul se.rio dalla gente, e ciò fac1hta 1
compiti del missionario. La materia
che i ragazzi della scuola salesiana
gradiscono e studiano d i più, è
proprio la morale. Fa loro mera-
viglia apprendere che ci sia un Dio
buono e che noi possiamo diventare
suoi figli . Pregano con gusto, spon-
taneamente vanno nella chiesa del
collegio, assistono alla M essa, son~
capaci di p regare per ore da solt.
li re, anche se è il capo reliçioso del
suo popolo, e quindi buddhista con-
vinto, è in ottimi rapporti con i
missionari.
Un curioso sovrano, il più gio-
vane del mondo: si chiama Jigme
Singye Wangchuck e ha 19 anni.
Volentieri visita il collegio sale-
siano, in compagnia dei suoi mi-
nistri. Lo scorso Natale vi ha por-
tato la squadra di basket delle sue
Guardie Reali, perché giocassero
contro la squadra del collegio; e da
re adolescente, ha voluto giocare an-
che lui (• Gli arbitri sono stati par-
ziali, non gli fischiavano i falli, e Jo
hanno fatto vincere », si sono la-
men tati alla fine i ragazzi). T ra il
pubblico, ad applaudire, erano la
regina madre e t re principesse.
Le autorità, soddisfatte del la-
voro dei missionari, hanno donato
loro un terreno nella capitale. Il
Qual giovanotto con Il ciuffo negli occhi
t il re pii) glov•n• del mondo: h• 19 anni
regna sul Bhutan. E porta la squadra di
Basket dalla Guardia Reali glo,;ara contro
I ragazzi del colleglo, • gioca anche fui.
15

2.6 Page 16

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gesto è quasi incredibile: nessun
straniero fino allora aveva potuto
possedere una casa propria nel Bhu-
tan. 1 Salesiani vi banno costruito
un • campeggio estivo •• con cucina,
refettori, salotti, cappella, tutto per
i ragazzi.
Gli studenti interni del collegio
oggi sono 350, dai 6 ai 20 anni.
Studiano meccanica, elettro-mecca-
nica, motori, falegnameria, sartoria.
Intanto nel paese sono sorte altre
tre scuole superiori (di cui due affi-
date ai missionari Gesuiti).
Gli Exallievi salesiani si fanno
onore. Non pochi proseguono gli
studi, sono all'università in India, a
Singapore, perfino in America. Molti
occupano posti di responsabilità nel
16 piccolo apparato statale, sostituendo
man mano gli impiegati che prima
venivano dall'estero. Uno addirit-
tura è diventato il direttore della
Banca.
Intanto è tutto il Bhutan che a
poco a poco si desta. Chiuso fino
a pochi anni fa perfino agi.i scambi
con l'India, oggi fa parte dell'ONU.
Ha un piccolo aeroporto militare ma
già sogna quello civile. La stazione
radio trasmette due ore di programmi
alla domenica, e si stampa un mi-
nuscolo settimanale. La luce elet-
trica illumina già due centri abi-
tati...
E i missionari 901\\0 schierati al
fianco di questo minuscolo popolo
che ha pieno diritto al suo posticino
nel mondo.
ENZO BIANCO
PUBBLICAZIONI
SALESIANE
Don Michele Molineris. Vita episo-
dica di Don Bosco. Pag. 494,
l. 2500. Nuova vita di Domenico
Savio. Pag. 376, l. 2500.
Con queste due opere postume di
don Molinerls (scomparso il 12-7-74)
si chiude purtroppo un cklo di ri-
cerche pazienti e amorose, condotte
attorno alle fonti e sui e luoghi sa-
lesiani», da un Salesiano di grande
cuore.
Don Molineris ha lavorato «alla
luce dei documenti restituiti dagli
archivi», dove ha frugato per anni,
con solerzia e sagacia di storico
scrupoloso. E ha scritto, perché
«conviene che si feccia, ora che si
può con fondatezza, giustizia di ta•
lune affermazioni, e si rettifichino
cene situazioni• che nelle biografie
precedenti risultavano inesatte. D'ora
innanzi chi vorrà scrivere di storia
salesiana farà bene a riscontrare
episodi e date su questi volumi, e
sui cinque precedentemente usciti,
che formano tutti insieme la collana
«la vita di Don Bosco in fatti», e
sono una testimonianza offerta da
don Molinerls al santo dei giovani
e alla sua opera.
I volumi si possono richiedere al-
l'Istituto Salesiano Bernardi Semeria
(Castelnuovo Don Bosco) che li ha
editati.
Secondo Caselle, Cascinali e con-
tadini In Monferrato (I Bosco di
Chieri nel secolo XVIII). las 1975.
Pag. 140, l. 3600.
~ il « liber generationum di Don
Bosco, tra il 1600 e il 1817. l'au-
tore, che fu per molti enni sindaco
di Chieri, ha frugato a lungo negli
archivi della sua cittadina, di Ca-
stelnuovo, e altrove, alla ricerca
dell"albero genealogico del suo il-
lustre concittadino. Ha potuto cosi
ricostruire la vicenda dei Bosco, in-
sediati originariamente nel territorio
di Chieri in qualità di massari, e poi
migrati in parte a Castelnuovo d'Asti.
Utilizzando catasti, atti di compra-
vendita, costituzioni di doti nunziali.
testamenti, statistiche della popo-
lazione, registri di battesimo, ma-
trimonio, morte ecc.. egli delinea il
piccolo mondo contadino da cui
è uscito l'apostolo dei giovani.
Partito forse per curiosità, il Gaselle
ha finito per offrire una documenta-
zione molto vasta, utile per com-
prendere ad esempio perché il fra-
tellastro Antonio si oppose alla vo-
cazione sacerdotale di Giovannino,
o per lo studio della società rurale
dell'epoca.
Il volume apre la collana di e Studi
storici» che ìl « Centro studi Don
Bosco, dell'Università Ponti1icia Sa-
lesiana inizia a pubblicare.

2.7 Page 17

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gli
I
in
Le Figlie di Maria Au-
siliatrice non sono as-
senti dai gravi proble-
mi dell'emigrazione. Si
può dire che il nostro
Istituto, a 5 anni dalla
fondazione, affrontò
come primo apostolato
missionario quello de-
gli emigranti, insieme
ai Salesiani, in Ame-
rica.
I tempi sono cambiati, ma il pro-
blema dell'emigrazione si e forse
accentuato. Si presenta per la so-
cietà, per la Chiesa, per gli individui
in modo sempre più allarmante. Bi-
sogna viverlo. Si parla con i giovani,
si visitano ospedali, si scambiano pa-
role e idee con questa povera gente
e incominciano a venire fuori, come
i grani della corona, problemi carichi
di dolorosa realtà:
L'enorme barriera della lingua che
li isola dagli uomini creando intorno
a loro un clima gelido, di sfiducia.
Quella madre che vive con il cuore
nella patria lontana, perché U, forse
con i nonni, ha lasciato i suoi figli
più piccoli. Chissà se nell'estate po-
trà rivederli... Sarà facile avere va-
canze? Il preventivo economico glielo
permetterà ?
Uomini soli o uomini sposati che
vivono senza la famiglia. Marito e
moglie che lavorano tutto il santo
giorno e arrivano a tarda sera, stan-
chi, senza voglia di niente.
E i figli sono stati soli; loro stessi
hanno dovuto preparare il pranzo...
E poi ? Cosa avranno fatto nelle ore
libere dopo la scuola ?
17

2.8 Page 18

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È un triste giorno: «Crisi nel
lavoro ! ». Lavoro ridotto, licenzia-
menti... «Mi caccer~o via ? Potrò
continuare a vivere in Germania a
Parigi, nel Sud Africa ? Cosa f:U-e
con i figli?... ». E il cuore invecchia
prima del tempo !
Ci sono molti che sentono, come
una lastra pesante sopra la testa, la
tanto dibattuta situazione sociale.
Nel grande ventaglio
del viavai umano
Altri no. Hanno superato grandi
difficoltà e hanno saputo farsi strada
e assicurarsi la vita.
Cosi, in questo ventaglio del viavai
umano, fra le amarezze, il lavoro dif-
ficile, forse poco sicuro, e il raggio, lo
spiraglio di luce, si muovono gli emi-
granti, crescono i giovani, ma anche
si muovono e lavorano fra loro le
F.M.A.
T anti altri problemi emergono qua
e là, e le Suore sono pronte a prov-
vedere nei piccoli limiti delle loro
possibilità, nel grande desiderio della
loro carità.
Nella rigida precisione tedesca
Ad Essen (Germania), dal r964
alcune F .M.A. spagnole lavorano tra
gli emigranti al servizio della Colonia
Sp agnola.
Suor Marìa Jesus Goiii e Suor
Illuminada Iglesias ci scrivono:
<< Con l'animo sempre in tensione
per evitare infrazioni fra l'enorme
t raffico automobilistico e, tempo ad-
dietro, controllando gli orologi per
non perdere i tram che funzionano ad
orario fisso, con precisione tedesca,
sono già dieci lunghi anni che lavo-
r iamo in questa città, capitale della
regione più industrializzata della Re-
pubblica Federale Tedesca.
L'anno 1964 fu il primo della no-
stra attività. Il lavoro con gli emi-
granti si è realizzato dall'inizio nel-
l'ambito della Missione Cattolica Spa-
gnola. Il Cappellano Salesiano P. Car-
los Castejòn, con sicura visione della
realtà diresse gran parte del suo
sforzo all'educazione dei giovani. La
varia organizzazione da lui creata fu
la piattaform a e la base della nostra
attività apostolica. Correvano allora
i tempi della p rima avventura del-
l'emigrazione spagnola. Imparavamo
tutti insieme. Cominciammo con l'in-
segnamento e poi si aUargò il campo
di lavoro nella Missione arrivando ad
impartire il " Bachillerato" per i figli
degli spagnoli all'estero. Dal 1972 ci
si aprirono le porte delle scuole uffi-
ciali tedescheperpoter impartire anche
in esse la Catechesi ai ragazzi spa-
gnoli. In questi due anni si p uò cal-
colare a 500 - con p recisione abba-
stanza esatta - il numero di ragazzi.
Nel presente anno scolastico fac-
ciamo scuola di Religione a 170 gio-
vani.
Ma i giovani, non soltanto vanno
a scuola, giuocano, si muovono: han-
no bisogno di realizzarsi in tutti i
campi. Questo porta altre attività:
preparazione di feste, commedie, dan-
ze, passeggiate. Così come si può fare
in qualunque altra scuola nostra, ma
con i naturali e dolorosi limiti che
porta con sé l'emigrazione.
La nostra opera si estende pure
alle giovani che hanno superato l'età
scolare, insegnando loro tutto quanto
può promuoverle come donne. Si
crea in queste classi un ambiente
semplice di familiarità e di confi-
denza che ci permette una grande
possibilità di educazione e forma-
zione cristiana.
Non mancano i raduni con ì geni-
tori. Si studia con loro un tema pe-
dagogico e formativo p reviamente
scelto fra tutti e su questo sì apre il
dialogo. Si finisce sempre con una
festicciola in tanta cordialità ed al-
legria.
In questi ultimi anni abbiamo po-
tuto formare gruppi di giovani impe-
gnati, pieni di buona volontà, che,
radunati, sanno riflettere e prendere
posizione davanti ai terribili proble-
mi posti dalla vita moderna e dalla
loro condizione di stranieri.
Fra tante macchine, tante fabbri-
che, all'inizio di questo 1975 così
poco sicuro, mentre condividiamo con
i nostri compatrioti la preoccupazione
e la speranza, vi inviamo un saluto
cordiale».
Tra i portoghesi in Sud Africa
- Suor Adelaide Costa, puoi in-
terrompere un momento i tuoi studi
presso la U.P.S. e raccontarci qual-
cosa sull'apostolato che hai realiz-
zato nel Sud Africa ? Sappiamo che
anche lì, a Brentwood Park, dal 1965,
quattro FMA lavorano fra gli emi-
granti portoghesi.
- Con piacere. Ci sarebbero molte
belle cose che commuovono. Le suore
vi fanno un po' di tutto. Costatarono
subito, in loco, la penuria religiosa:
quella che un secolo fa don Bosco
descriveva ai suoi primi missionari,
i quali nei primi tempi dovettero
occuparsi degli emigranti.
- Ma, a mio avviso, nel Sud Afri-
ca non ci sono pressanti necessità
materiali. È proprio necessario che
le Suore lavorino con questi emi-
granti?
- Hanno bisogno che qualcuno
ricordi loro che non tutto si risolve
con il denaro. Ed è un grosso pro-
blema.
A Brentwood Park c'è la Chiesa
della Madonna di Fatima e il CoUegio
dipendente dall'Arcivescovo di Lou-
renço Marques (Mozambico).
Il Collegio è molto piccolo; ha
appena la capacità di accogliere 36
allieve interne; ma cosa è questo per
120.000 portoghesi residenti nel Sud
Africa? E il problema di ogni dome-
nica: dire ai numerosi r ichiedenti:
<• Non c'è più posto». C'è chi fa la
prenotazione uno o due anni prima
ma a volte anche le prenotazioni sal-
tano in aria perché ì casi urgenti
sono quanto mai imprevedibili.
Transvaal: lo s cuolabus che porta I figli
degli emigrati ita liani a portoghesi alla
scuola delle FMA. Nella pagina precedente:
una scuola delle FMA per i flgll deg li eml-
18 grati spagnoli a Essen (Gsrmanla).

2.9 Page 19

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Un giorno arriva un papà con una
bambina di 4 anni. Chiede un posto.
- Mi rincresce, ma non ne abbia-
mo proprio nessuno.
- Eppure, Suora, mia figlia deve
rimanere. La nonna è partita; io
devo andare al lavoro.
- Ma, e la mamma?
- Beh... - Cominciò un racconto
penoso, facilmente immaginabile.
Siccome il papà portava anche il
letto, per qualche tempo ci si aggiu-
stò nel corridoio; poi si incomincia-
rono ad usare letti «a castello
Un uomo sui banchi
delle elementari
Siamo nel mese di giugno; la tem-
peratura scende a 5 gradi sotto zero.
Verso le 8 di sera arriva un uomo in
bicicletta, le mani rosse dal freddo,
il viso sconvolto.
- Suora, sono an.ni che lavoro
qui ma senza permesso; anzi non ho
nessun documento; sono nel pericolo
di finire in prigione. Sono andato in
una Agenzia ma, per regolarizzare i
documenti devo avere un certificato
della Scuola Elementare; ho sentito
dire che le Suore lo davano qui...
- Beh, gli esami ci saranno, ma
nel prossimo mese di luglio; presie-
derà l'Ispettore scolastico di Lou-
renço Marques il quale concederà poi
il Diploma. Lei, che Scuola ha fre-
quentato?
- Nessuna.
Il poveretto era completamente a-
nalfabeta; e mancava un piese per
gli esami. Lavorava fino alle 18;
faceva cena e si metteva in bicicletta
per venire alla lezione. Questo però
sempre col pericolo di trovare un
poliziotto.per strada che gli chiedesse
i documenti...
Una giornata piena
fino a traboccare
Al Collegio di Erentwood Park
funziona nel pomeriggio la Scuola
Portoghese (Classi Elementari); le ra-
gazze durante il mattino sono tra-
sportate in città per frequentare la
scuola obbligatoria, inglese.
Nella mattina le Suore prepa-
rano le lezioni, il pranzo per quasi
tutti i 120 ospiti; vanno in città
per le varie commissioni, accom-
pagnano qualche ragazza dal dot-
tore, vanno nelle diverse scuole a
prendere qualcuna che non sta bene...
Sembrano cose che accadono ogni
tanto e invece sono quotidiane; c'è
poi qualche interna che non ha com-
piuto ancora cinque anni di età e
non va a scuola... Questi sono i casi
più frequenti, ma come si fa a ri-
solverli tutti ?
La domenicamattina la si passa tutta
in chiesa. Ci sono domeniche con tre
matrimoni, quindi tre Messe accom-
pagnate dal canto di tre Suore e
altrettante ragazze di buona volontà...
La Catechesi si fa durante la Scuo-
la, ma il sabato viene fatta in Col-
legio e anche in città. L a domenica si
fa in Parrocchia.
Il mese di maggio viene celebrato
nelle proprie parrocchie alle 8 di sera
di ogni giorno e nelle domeniche in
varie Parrocchie inglesi per i porto-
ghesi ivi residenti. In tal modo per
i cari emigranti ogni domenica sem-
bra un r5 dì maggio e ogni chiesa
rappresenta il Santuario di Fatima
e la Madonna è prodiga di favori e
grazie straordinarie!
A queste celebrazioni notturne par-
tecipano le Suore con qualche ra-
gazza perché c'è bisogno di chi suoni
per accompagnare i canti della Patria
lontana. È da notare che gli emigranti
italiani partecipano a queste cele-
brazioni e si recano pure al Collegio
perché le Suore insegnino il Cate-
chismo ai loro figli. Dopo il gruppo
portoghese quello degli italiani è il
più numeroso.
L'opera principale delle Figlie di
Maria Ausiliatrice sta appunto nelle
attività parrocchiali.
La Madonna di Fatima
accompagna i suoi figli
Quando nel lontano settembre 1965
arrivarono le prime quattro Suore
con a capo Sr Luisa Brarnbati che
sostituiva la Direttrice (nominata, ma
ancora in Portogallo) si chiesero: «Ma,
che cosa faremo?». Dal lunecli fino
al sabato, ci fu il Collegio da riordi-
nare e pulire e non c'era ancora
l'acqua... Le Suore trovarono solo
letti e coperte appena comprati, niente
più. La settimana volò tra i prepa-
rativi. La domenica il Parroco, come
se niente fosse, disse che ci sarebbe
stata la Messa cantata.
- Ma, e le musiche ? E chi canta ?
- Le Suore.
Su un piccolo messale c'era una
minuscola carta della Messa «De
Angelis >); tre Suore la cantarono.
Non mancò la meraviglia di quella
brava gente che diceva:
- Le nostre Suore cantano così
bene, sembrano angeli...
Nel mese di ottobre si realizzò
con tutta solennità la festa delle pri-
me Comunioni e della Professione di
Fede. Alla fine di quel 31 ottobre
1965 rimaneva con le F.M.A. la
prima ragazza interna di 10 anni,
Lucia: il Collegio è intitolato alla
Madonna di Fatima. E cosi con la
festa della Madonna di Fatima, a
ottobre Cristo Re, poi l'Immacolata
e Natale, si sparse dovunque la voce
che al Collegio c'erano le Suore e
che ricevevano le bambine. Da allora
in poi c'è un solo rammarico di non
poter attendere a tutte le loro neces-
sità.
Australia, Thailandia, Belgio...
Come a Essen e a Brentwood Park
anche in tanti altri centri le Figlie di
Maria Ausiliatrice lavorano fra gli
emigranti.
In Austral.ia, a Engadine, nel 197 r
Suor Ancilla Gritti fu inviata come
missionaria in aiuto; poté prendersi
la responsabilità di occuparsi dell'as-
sistenza spirituale e sociale degli em.i-
granti italiani. Si iniziarono gruppi
settimanali per istruzione religiosa
alle mamme, visita alle famiglie a
scopo di catechesi, preparazione ai
Sacramenti. In caso di bisogno si
sono fatte visite agli ospedali; più
volte al mese si sono pure visitati
gli << Hostels & dove arrivano i nuovi
emigranti e è commoventissimo
il momento in cui vedono la Suora
che li incoraggia ad iniziare una vita
tutta nuova e assicura loro il suo
aiuto spirituale, morale e talora anche
materiale. Quante volte dopo le riu-
nioni dei genitori, hanno sentito dire:
<t Suore, non abbiamo mai udito par-
lare così bene del Signore; ora ab-
biamo fiducia in Lui, ora incomin-
ciamo a volerci bene anche tra di noi 1>.
Anche nella lontana Thailandia nel
contatto con gli emigranti italiani (ce
ne sono anche Il!), si sentl dire da
uno di loro: << In Bangkok ho ritro-
vato Dio I 1>. Aveva proprio dovuto
andare cosi lontano per ritrovarlo...
Nel Belgio, a Ouiévrain, le Suore
si prendono cura dei bambini ita-
liani della zona e imp artono loro
lezioni settimanali di lingua patria.
A Verviers esiste un internato << pro-
tezione della donna 1> che accoglie
90 giovani, per la maggioranza viet-
namite e zairesi, studenti, impiegate
ed operaie.
Nella Francia, a Lille sud, a St.
Etienne, a Parigi con le algerine, con
le spagnole, le Suore sono pronte ad
assistere e ad impartire la loro cate-
chesi e tutto l'aiuto sociale di cui
abbisognano, collaborando pure con
i sacerdoti nella preparazione delle
famiglie ai Santi Sacramenti.
Gli emigranti sono i «servi del
mondo intero», e le Figlie di Maria
Ausiliatrice vogliono essere pure al
loro servizio.
A cura dell'Ufflclo Stampa FMA 19

2.10 Page 20

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Chi guarda con inte-
resse e attesa al pros-
simo « Centenario del-
le Missioni salesiane»,
troverà nella figura di
Santi Mantarro - coa-
diutore e missionario,
e muratore nella casa
del Padre - motivi di
gratitudine e speranza.
H anno riferito a mons. Mathias,
vescovo di Shillong (India), che
questo Salesiano laico di quasi qua-
rant'anni - senza studi particolari
ma con enorme intelligenza sulla
20
punta delle dita - sa fare proprio
di tutto, e il Vescovo lo mette subito
alla prova.
Corre l'anno 1929: bisogna co-
struire una chiesa per la missione di
Jowai (a 64 km da Shillong), e farla
in cemento armato perché resista ai
terremoti e alle voracissime formiche
bianche. Santi Mantarro si rimbocca
le maniche, ma l'impresa è davvero
improba: manca una strada degna di
questo nome, occorre portare tutto
il materiale a spalla e a dorso di
mulo attraverso la foresta. Lui non
conosce ancora la lingua locale khasi,
non conosce l'inglese, sa veramente
bene solo il siciliano, ma parla con
le mani e con l'esempio: si mette in
testa al gruppetto di indiani khasi
che lo aiutano, e fa lui per primo.
Mons. Mathias ha dato loro una
forma per preparare i mattoni: si
riempie con le mani, si pressa con i
piedi, poi si mette al fuoco e il
blocco è pronto. Tre anni dura il
lavoro, ma a Ila fine la chiesa a tre
navate - unico edincio in mura-
tura per anni e anni da quelle parti -
è veramente bello, i khasi dicono
« bello come il paradiso».
Sì, Santi Mantarro ci sa davvero
fare, e il suo arrivo in I ndia è una
provvidenza, perché nel frattempo la
cattedrale di mons. Mathias è andata
in fumo: un incendio l'ha divorata.
li danno materiale è minimo, perché
è bruciato solo un po' di legname,
ma quel po' di legname era tutta la
cattedrale di mons. Mathias. Un in-
gegnere ora ha tracciato il nuovo
progetto in muratura, e Santi Man-
tarro con i suoi aiutanti khasi lo
realizzerà, dettaglio dopo dettaglio,
blocco su blocco.
Più importante
c he piantare cavoli
Come è venuto in mente a questo
campagnolo di Sicilia (nato in un
piccolo villaggio dal cordiale nome di
San Fratello a Messina, l'anno 1890)
di farsi Salesiano e andare con i
Salesiani in capo al mondo? Da ra-
gazzo aveva lasciato presto j libri per
il lavoro nei campi, ed è cresciuto
sano e robusto. Un giorno arriva a
San Fratello, durante una delle sue
peregrinazioni apostoliche, un predi-
catore di fa.ma in Sicilia: il pittoresco
e focoso Salesiano don Fasulo. Egli
parla alla popolazione con veemenza
pentecostale, e Santi tutto orecchi
decide che nella vita farà qualcosa di
più importante che piantare cavoli.
Sarà anche lui Salesiano.
Detto fatto, entra nella casa di for-
mazione di San Gregorio; ma prima
di militare nelle file di Don Bosco
dovrà militare per la patria: due
anni di servizio di leva, poi torna a
San Gregorio per il noviziato. Trop-
po presto: scoppia la guerra di Libia,
e lui deve partire. .Alla fine ritorna
e ri<;omincia il noviziato. Non ci
siamo neppure questa volta: scoppia
la prima guerra mondiale, e la patria
ha di nuovo bisogno di lui.
Santi suona bene la cornetta, lo
mettono nella banda della divisione,
la banda gira e rallegra i soldati al
fronte. Un giorno sono circondati
dai nemici, ta-pum • da tutte le
parti, bisogna arrendersi e finiscono
prigionieri in Germania. Santi ha
perso ogni cosa eccetto la cornetta, e
secondo gli ordini ricevuti continua
salesianamente a rallegrare i soldati.
E finalmente la pace. Compiuto il
suo dovere verso la patria terrena, è
ora tempo di militare sul serio per
la patria celeste. I l noviziato, la do-
manda per le missioni, la destina-
zione Shillong dove è bruciata la
cattedrale.
Dopo la cattedrale c'è da costruire
lo studentato per i giovani Salesiani
a l\\lawlai. Anche qui mancano le
strade, e manca anche l'acqua, ma
lui si esprime già in un impasto di
lingua siculo-khasi, e ce la fa. Poi
altre otto chiese (tra cui quella di
Cherrapunguee, la località più pio-
vosa del mondo), l'ospedale di Shil-
long, e tante scuole e residenze mis-
sionarie.
Ha buona salute e resistenza alla
fatica. Apre la giornata salesiana-
mente con messa e meditazione in
ore antelucane, poi dedica mattino
A sinistra: Santi Manurro c:on alc uni ragau l
del suo oratorio volante. A destra: l'Interno
della .,.,._ cattedrale eia lul c:oatnilte e
Shlllong, duran.. li rito dell'orcllnalllone di
undici Neerdotl Alulanl (1967).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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e pomeriggio alle costruzioni. Finito
il lavoro, fa l'oratorio. Un nugolo di
ragazzi impazienti aspetta che arrivi:
giochi, recite, saggi ginnici, canti,
catechismo. Preghiere della sera e
una lunga «buona notte i>, poi i ra-
gazzi se ne vanno gridando il loro
cordiale • khublei », arrivederci. E
mangiato un boccone, torna all'ora-
torio dove questa volta ci sono i gio-
vani e gli adulti, e la banda.
« Ci penso su »
La sua versatilicl stupisce. e Santi
- gli domandano - , come fai a
saper fare tante cose?•· Risponde
disarmato: «Ci penso su ». Ma shl-
pisce ancor più come riesce a ce-
mentare gli animi. I ragazzi gli sono
amici per la pelle; poi crescono, si
formano uomini, s-i sposano e lui
continua a rimanere profondamente
compaginato nella loro esistenza,
strettamente imparentato con tutti.
La sua cameretta è un bugigattolo
da rigattiere, stipato dì mille cose
utili in mille circostanze diverse, e
senza il minimo conforto. Sceglie i
suoi vestiti tra quelli che dall'Europa
sono mandati per i poveri, tutti di
seconda mano, e li rammenda con
pezze di seconda mano. Per sé non
spende un soldo. In 42 anni di India
neppure una volta torna nella sua
antica patria. Ma quale patria? Lui
si sente indiano.
E quando scoppia la seconda guer-
ra mondiale, lo trattano da indiano.
Gli altri missionari italiani sono inter-
nati nel campo di Dohra Duo; per
lui le autorità fanno eccezione e lo
lasciano libero.
Passata la bufera, torna a costruire.
Nel 1971 lo chiamano al Consolato
italiano di Calcutta per dirgli che il
Presidente della sua patria lontana
lo ha nominato • Cavaliere della Re-
pubblica•·
Un giorno di festa, Santi è in
chiesa per onorare con gli altri il
Signore: si sente male sviene, men-
tre un filo di sangue gli esce dalla
bocca. Lo portano d'urgenza al-
l'ospedale di Calcutta, e la diagnosi
è tremenda: un tumore si è impos-
sessato del suo polmone destro, oc-
corre operare d'urgenza. L'intervento
è disperato, a un tratto il cuore
smette di battere; ma il chirurgo
riesce a riattivare la circolazione.
Santi lascia in sala operatoria il suo
polmone malato, e con quello buono
poco dopo torna a costruire le chiese
dell'India.
C'è, tra l'altro, da finire la catte-
drale di Shillong, con l'aggiunta di
ampliamenti laterali, e lui ci tiene a
farlo. Sente che il tempo gli manca,
ma arriva a vedere le parti nuove
coperte col tetto. Poi lo riportano
all'ospedale, questa volta al «suo>>
ospedale di Shillong.
Due ore prima di spirare dà ancora
le ultime istruzioni sui lavori dn fi-
nire. Domenica agosto 1971 sono
in settemila, tutti suoi amici, ad ac-
compagnarlo al cimitero cristiano.
ENZO BIANCO
21

3.2 Page 22

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I
I
Due tattiche diverse - per ragazzi e ragazze. La prima «in-
In fondo agli occhi il
fornata• fu di 88 giovani, tra cui i
privilegiati erano alcuni figli di Indi,
terrore delle carabine le cui famiglie venivano regolarmente
- Nove cacichi a Forte in città per i mercati. Don Milancsio
Roca - Don Bosco non
adottò una tattica completamente di-
versa: andare a trovare la ge11te a
conosce i Salesiani
casa loro. Montò a cavaJJo e andò
Giovanni Cagliero pri- alla ricerca degli Indi. In poco tempo
mo vescovo -
ticamera dal
Lunga an-
Presiden-
imparò la loro lingua, raggiunse e
I
strinse relazioni d'amicizia
rose tribù, salvò gruppi
con nume-
e famiglie
te - « Monsignore ve- isolate dai soprusi dei bianchi. Con
deva cose da barbari »
Ja sua barba al vento divenne la
figura tipica del missionario pioniere.
- Una bottiglia di birra Gli Indi avevano fiducia e riverenza
I per un bambino indio - verso di lui. Giunsero ad invocare
L'unica politica possi-
il suo nome come una parola magica,
quando i cosiddetti •civili• bianchi li
bile.
maltrattavano. La sua azione itine-
rante si dimostrò così provvidenziale,
S ulla migliore carta dell'Argentina
esistente a quel tempo (De Mous-
sy-Pa.ris 1862), sopra le sconfinate re-
gioni della Patagonia si leggeva: Tra-
versias, Regiones inexploradas, Tie"m
che da Buenos Aires fu mandato un
altro salesiano come parroco di Vied-
ma, il torinese don Bt::auvoir. Don Mi-
lanesio continuasse le sue escursioni
apostoliche.
incognitas, lndios, Desiertos del Sur
que 110 son recorridos mas que por los In fondo agli occhi
salvajes (Deserti del Sud che sono il terrore delle carabine
percorsi soltanto dai selvaggi).
Alla foce del Rio Negro, sulle op- Le tattiche adottate istintivamente
poste sponde, erano cresciuti due da questi due grandi missionari non
agglomerati di abitazioni: Carmen de erano contrapposte. Potevano essere
Patag6nes e Mercedes de Viedma. La integrate perfettamente. E cosl si fece.
prima parte dei due nomi stava len- Viedma e Patag6nes divennero, col
tamente scomparendo. Le due città si passare del tempo, sede di efficienti
sarebbero chiamate semplicemente scuole e collegi dove si p reparava una
Patag6nes e Viedma. Il 15 dicembre «nuova generazione• di cittadini one-
1879, da Buenos Aires, partirono due sti, cristiani, rispettosi degli I ndi. E
gruppetti di Salesiani. A loro erano divennero punti strategici da cui
state affidate le missioni di Patag6nes missionari itineranti, seguendo il cor-
e di Viedma. Don Fagnano, parroco so dei fiumi, s'inoltravano per val-
di Patag6nes, insieme a due sacer- late, colline e montagne, a visitare i
doti, due coadiutori e quattro suore, toldos degli Indi e le fazendas dei
avrebbe dovuto pensare a tutte le coloni bianchi. Vita faticosa e ricca
colonie e le tribù fra il Rio Negro solo di eroici sacrifici. Man mano che
e il Rio Colorado: un territorio vasto l'esplorazione del territorio avanzava,
quanto l'alta Italia, dal Piemonte aJ si sceglievano i punti più adatti a
Veneto. Don Milanesio, parrt>co di fondare nuovi centri di missione. Qui
Viedma, avrebbe dovuto occuparsi si stabilivano residenze, scuole, col-
di tutti quelli che abitavano al sud legi. E di qui si ripartiva per spin-
del Rio Negro: un territorio vasto gere avanti l'esplorazione e l'assi-
come l'Italia dal Po alla Calabria. stenza missionaria.
Don Fagnano adottò come tattica: I Missionari percorrevano un terri-
far venire più ge11te possibile a cosa torio che era già stato, purtroppo,
Mslra. Nello spazio di dieci mesi setacciato dai soldati. Il terrore dei
22 tirò su e fece funzionare due scuole, bianchi, delle carabine, della prepo-
tcnza era annidato in fondo agli
occhi degli Indi. Non ci volle molto
tempo alle tribù superstiti, strette
intorno agli umiliati Cacichi, per
ravvisare nei Missionari dei bianchi
«diversi 1>. Gli Indi formavano gene-
ralmente piccoli nuclei, concentrati
in località adatte alJ'agricoltura e alla
pastorizia. In questi punti i Missio-
nari innalzavano piccole e povere
cappelle, dove catechizzavano i pic-
coli e predicavano agli adulti.
L'immensa regione patagonica per
cui si spingevano i Salesiani aveva
aspetti diversissimi. Deserto sabbioso
nella zona costiera sull'Atlantico, bat-
tuto da venti turbinosi; vi s'innal-
zavano monti di sabbia chiamati mé-
da11os. Altopiani poverissimi di vege-
tazione, rotti da lagune di acqua
salmastra, degradanti in sterminate
lande sabbiose nella zona centrale:
erano chiamate traversias; il viaggia-
tore che vi s'inoltrava in estate cor-
reva serio rischio di morire di sete,
di afa e di polvere. La zona andina
e le valli dei fiumi, invece, erano
verdi di boschi e di prati, costellate
di laghi e di pascoli ricchissimi.
Nove cacichi a Forte Roca
Manuel Namuncurà, l'ultimo gran-
de cacico araucano, sotto l'incalzare
delle colonne armate di Julio Roca
si era rifugiato verso i passi della
Cordigliera Andina, e aveva evitato
la cattura. In questi anni, mentre nelle
pianure e nelle valli continuavano i
soprusi dei bianchi sugli Indi, attorno
a lui si radunarono le ultime tribù
guerriere. Iniziò ancora una volta il
sanguinoso malon. Le orde si abbat-
tevano sulle fatt9rie e suIle colonie,
uccidevano e bruciavano senza pietà.
Il generale Villegas, lasciato da
Roca a presidiare le terre del Rio
Negro, nel 1882 decise di portare un
pesante colpo alla guerriglia. Con
un'improvvisa e gigantesca retata cat-
turò duemila Indi, uomini donne e
bambini, che abitavano le alte vaIJi
andine. Nello scontro furono uccisi
un centinaio di Indi. Nella retata
caddero prigionieri anche la moglie
e quattro figli di Manuel Namuncurà.

3.3 Page 23

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MISSIONI SALESIANE
1~0
Fu il colpo decisivo. Il grande
cacico si persuase a trattare la resa.
Ma la sua diffidenza nei bianchi era
senza limiti. Di uno solo si fidava:
Don :\\1ilanesio. Scelto come media-
tore di pace, il missionario persuase
Namuncurà a presentarsi di persona
al generale Villcgas per fare atto di
sottomissione, garantendone l'immu-
nità.
5 maggio 1883. Il grande cacico
entra nel Forte Roca accompagnato
da altri 9 cacichi e da 130 uomini
di scorta. Dà la sua parola che mai
più combatterà contro l'esercito ar-
gentino. In cambio riceve titolo, di-
visa e stipendio di colonnello del-
l'esercito. Alla sua tribù viene asse-
l•ola di Dawson : l'Intrepido don Fagnano
un missionario auo compagno di peripezie,
In partenza per uno del tanti giri apostolici.
gnato un vasto territorio fertile nella
valle del Rio Negro, attorno a Chim-
pay. È la fine della storia epica degli
indios argentini.
« Io vedevo nelle viscere
delle montagne »
In quello stesso 1883, a migli.ua
di chilometri di lontananza, Don Bo-
sco vede in un nuovo sogno l'avve-
nire dell'America del Sud e dei suoi
Missionari. ... Guardavo dai fine-
strini del carrozzone, e mi \\'edevo
sfuggire innanzi S\\'ariate, ma stu-
pende regioni. Boschi, montagne, pia-
nure, li.umi lunghissimi e maestosi...
Per pit1 di mille miglia abbiamo co-
steggiato il lembo di una foresta ver-
gine, oggi giorno ancora inesplorata...
Io \\·cdcvo nelle viscere delle mon-
tagne e nelle profondità delle pia-
nure. Avevo sott'occhio le ricchezze
incomparabili di questi paesi che un
giorno verranno scoperte. Vedevo mi-
niere numerose di metalli preziosi,
cave inesauribili di carbon fossile,
depositi di petrolio cosl abbondanti
quali mai finora si trovarono in altri
luoghi. Ma ciò non era tutto. Tra
il grado 15 e il 20 vi era un seno
assai largo e assai lungo che partiva
da un punto ove formavasi un lago.
Allora una voce disse ripetutamente:
••Quando si verranno a scavare le
miniere nascoste in mezzo a questi
monti, apparirà qui la terra pro-
messa. Sarà una ricchezza inconce-
pibile...".
Il treno riprese la corsa attra-
verso la Pampa e la Patagonia...
Giungemmo allo stretto di Magel-
lano. Scendemmo. Avevamo innanzi
23

3.4 Page 24

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11••• progrHso arriva In mlaalona: con questa
vettura, nel 1922, don Angelo Buodo compi•
I suol giri apostolici par la Pampa argentina.
Nella pagina accanto: l'errabondo don Dome-
nico MllanHio, che adottb la Urttlca del-
l'tc andar a trovare la gente caA sua».
Pum'Arenas. Il suolo per varie miglia
era ingombro di depositi di carbon
fossile, di tavole, di travi, di legna,
di mucch.i immensi di metallo, parte
greggio parte lavorato. Il mio amico
accennò a queste cose e disse:
- Ciò che adesso è in progetto,
un giorno sarà realtà. I selvaggi in
futuro saranno cosl docili da venire
essi stessi per ricevere istruzione, re-
ligione, civiltà e commercio. Qui sarà
tale meraviglia da superare quanto ora
reca stupore in tutti gli altri popoli.
Conclusi: Ho visto abbastanza. Ora
conducetemi a vedere i miei Sale-
siani in Patagonia•·
Bon Bosco
non conosce i Salesiani
«Ritornammo alla stazione e risa-
limmo sul treno. Dopo aver percorso
un lunghissimo tratto di via, la mac-
china si fermò innanzi ad un borgo
considerevole. Discesi dal vapore e
trovai subito i Salesiani...
Io andai in mezzo a loro. Erano
molti, ma io non li conoscevo, e fra
loro non vi era alcuno degli antichi
miei figli. Tutti mi guardavano stu-
piti, come se fossi persona nuova, e
io dicevo loro:
- Non mi conoscete? ~on cono-
scete voi Don Bosco ?
- Oh Don Bosco1 Noi lo cono-
sciamo di fama, ma l'abbiamo visto
solamente nei ritratti! Di persona, no
certo.
- E Don Fagnano, Don Costama-
r gna, Don Lasagna, Don l\\lilanesio,
dove sono es!.li
- Noi non li abbiamo conosciuti.
Sono coloro che vennero qui una
volta nei tempi passati; i primi Sale-
siani che arrivarono in questi paesi
dall'Europa. l\\1a ormai trascorsero
molti a1mi da che sono morti.
A questa risposta io pensavo mera-
24 vigliato:
I ,a consacrazione ebbe luogo nel
Santuario di Maria Ausiliatrice il 7
dicembre. Per Valdocco fu un avve-
nimento memorabile. Uno dei primi
ragazzi di Don Bosco, entrato all'Ora-
torio quando aveva 13 anni ed era
orfano di padre, a soli 46 anni veniva
eletto vescovo di una stenninata re-
gione missionaria.
Due particolari. Al tennine del-
l'imponente funzione, il giovane ve-
scovo si staccò dal corteo e si diresse
verso sua madre. La vecchietta (80
anni) gli venne incontro sorretta da
- l\\la questo è un sogno oppure un figlio e da un nipote. .Mons. Ca-
una realtà?...
gliero strinse sul petto la testa bianca,
Risalimmo, fischiò la macchina, e e tra la commozione dei presenti la
via verso il nord... Per lunghissime ricondusse delicatamente a sedere.
ore si avanzò sulle sponde di un Verso la sacrestia, mescolato tra la
fiume larghissimo. E ora il treno cor- folla, l'aspettava Don Bosco con la
I reva sulla sponda destra, ed ora sulla berretta in mano. li vescovo corse
sinistra di questo. Intanto su quelle tra le sue braccia. Aveva tenuto na-
rive comparivano numerose tribl1 di scosta la mano con l'anello vescovile
selvaggi. E il mio accompagnatore tra le pieghe dell'abito. ll primo bacio
ripeteva: "Ecco la messe dei Salesia- toccava di diritto al suo Don Bosco.
ni! Ecco la messe dei SalesianiI" •· l\\lons. Caglicro parù per l'Ame-
Durante questo lungo e fantastico rica del Sud due mesi dopo. Condu-
•sogno~, iJ misterioso accompagna- ceva con sé 18 Salesiani e 6 Figlie di
tore di Don Bosco gli predisse il Maria Ausiliatrice.
tempo della completa •redenzione•
dei popoli selvaggi dcli'America del
I Sud: • Sarà compiuta prima che si Lunga anticamera
compia la seconda generazione. Ogni dal Presidente
generazione comprende sessant'anni».
Predisse anche il metodo con cui i
l\\lissionari l'avrebbero ottenuta: • Col
sudore e col sangue t.
Mise piede in terra argentina in
un momento molto delicato delle rela-
zioni tra la Repubblica e la Chiesa
Cattolica. Il Governo aveva rotto
clamorosamente le relazioni con Ro-
Giovanni Cagliero
primo vescovo
ma, e una dura campagna giornali-
stica si era scatenata contro gli stessi
Salesiani. I Missionari della Pata-
li J 6 e il 20 novembre 1883, la gonia venivano chiamati • razza di
Santa Sede emanò due importanti vagabondi, gente raccogliticcia, uo-
documenti. La Patagoflia settentrio- j mini inetti al pro~resso civile, ingan-
nale e centrale (territori di Rio Ne- natori, turbolenti, cupidi, fanatici,
gro, Chubut e Santa Cru2) veniva senza vincoli di famiglia e di nazio-
dichiarata • Vicariato Apo_stolico , , alle nalità, buoni solo a scroccare denaro
dip endenze di Don Cagliero nomi- e a denigrare l'Argentina all'estero•.
nato Provicario Apostolico. La Terra Mons. Cagliero cercò di entrare in
del Fuoco (estremo territorio meri- punta di piedi, ma i giornali lo pre-
dionale della Patagonia) veniva di- sero di mira lo stesso giorno della
chiarata Prefettura Apostolica, con sua entrata. Il Presidente era Julio
Don Fagnano nominato Prefetto Apo- Roca, il generale che aveva coman-
I stolico. Undici mesi dopo, il 20 ot- dato le colonne annate in cui Don Co-
tobre 1884, un altro documento: stamagna fungeva da cappellano.
Don Cagliero era nominato vescovo. Accompagnato da Don Costamagna,
L'antico sogno della colomba e del il vescovo riuscl a farsi ricevere (dopo
ramo d'ulivo si avveravano. Le parole una lunga anticamera). Il Presidente
di Don Bosco dette ad un ragazzo lo investì prima di lasciargli aprir
moribondo: <1 E il breviario hai da bocca, seccato che il Papa mandasse
farlo portare a tanti altri... E and rai un vescovo nella Repubblica senza
lontano lontano... »si dimostrano ben intendersi prima con il governo.
altro che semplici parole.
Mons. Cagliero era vestito da scm-

3.5 Page 25

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plice prete, e lasciata passare la pri- Negro erano in via di fonnazione andavano poi a vendere come schiavi
ma • ondata • di ira presidenziale, centri misti di Argentini e di Europei, a fattorie o a famiglie private, dove
disse con calma:
fra i quali regnava una desolante in- essi dovevano lavorare ricevendo in
• Sono vescovo, è vero, ma non ho differenza religiosa e una aperta im- cambio soltanto il cibo per campare.
diocesi. Ho lavorato qui alcuni anni moralità. Gli Indi che osavano scen- Il çiornale della capitale, La Na-
come missionario salesiano, e ora tor- dere lungo i fiumi per tentare scambi ci6n, il 10 novembre 1885 narrava un
no per òprendere il mio lavoro nella commerciali, venivano assoggettati a avvenimento raccapricciante. Su un
Patagonia. La Repubblica Argentina soprusi incredibili. • Monsignore ve- treno viaggiavano 150 Indi, destinati
I è aperta a tutti coloro che desiderano deva cose da barbari - scrive un come sc.h.iavi a delle fattorie che ave-
lavorare, e noi veniamo come tanti testimone - in danno di quelle vano bisogno di mano d'opera a buon
altri, per lavorare. E anche per sventurate creature, quasi non appar- mercato. Alla stazione di Tucurnan,
insegnare a lavorare ai giovani. Ho tenessero all'umana specie •· Una un • civile offri al sergente che co-
condotto con me una trentina di buona fetta di responsabilità l'ave- mandava il treno una bottiglia di
I Missionari, fra i quali parecchi Sale- , vano alcuni scienziati e pseudo-scien- birra, chiedendo in cambio un bam-
siani laici maestri d'arte. Andremo ziati del tempo, che nelle loro teorie bino indio. Il militare prese la bot-
così alcuni a insegnare l'agricoltura avevano classificato quegli Indi come tiglia con una mano, con l'altra aprl
e l'allevamento del bestiame, altri a un • anello di congiunzione• tra la porta di un vagone in cui stavano
prenderci cura delle anime nelle terre l'uomo e la scimmia, come esseri ammucchiati gli Indi. Afferrò il pri-
conquistate da Vostra Eccellenza•· inferiori all'uomo bianco.
mo bambino che vide, e senza badare
La conversazione continuò più di- Dagli adulti c'era poco da sperare, al terrore del piccolo e alla dispera-
stesa, e al termine Julio Roca strinse concluse mons. Cagliero. Un muta- zione della madre, lo diede al bianco
la mano al vescovo dicendo: • Saremo mento radicale di cose poteva avve- civile•·
amicit.
nire solo con una nuova generazione
educata a princìpi umani e cristiani.
« Monsignore vedeva
cose da barbari »
Tutti gli sforzi dei Salesiani, perciò, L'unica politica possibile
furono indirizzati alla costruzione di
scuole ed oratori, dove lavorare per Il salesiano Don Ricciardi, in una
li 9 luglio, mons. Cagliero arrivò
a Patag6nes, centro della Missione.
Lo storico Pietro Stella cosi rias-
sume l'attività del vescovo: 1 Iniziò
la riorganizzazione dei centri mis-
sionari, potenziò l'attività dei suoi
collaboratori, esercitando un valido
influsso su indi e civili. Solo allora
poté dirsi su basi sicure e promet-
tenti l'opera di civiltà e di evange-
i giovani, gli uomini di domani. Due lettera spedita da Viedma iJ 12 no-
I collegi (maschile e femminile) a vambre r885, scriveva: «Se potessi-
Patag6nes, due a Vicdma. Sempre mo svelare tutti i misfatti atrocis-
più spaziosi, sempre più efficienti. simi, le turpitudini, le nefandità com-
Oratori pieni di vita e di attività, con messe da qualche anno a questa
folle di ragazzi che si affezionavano parte I Ma se a Dio piacerà, parlerà
sempre più ai figli di Don Bosco.
un giorno la storia e darà a conoscere
al mondo chi sono i veri selvag~i
Una bottiglia di birra
della Patagonia». Purtroppo la stona
parla quando i cadaveri sono già
per un bambino indio
stati sepolti.
lizzazione •·
Il vescovo articolò il suo program-
ma in due direzioni: ridestare la fede
religiosa e l'onestà civile nei bianch.i;
raggiungere, difendere ed evangeliz-
zare gli Indi.
Lungo il Rio Colorado e il Rio
La situazione degli I ndi era t ra-
gica. Dispersi dalla guerra, falcidiati
dalle malattie che contraevano con
paurosa facilità dai civilizzati, essi
cere.avano di adattarsi alle forme di
vita dei bianchi. Ma molti coloni
davano loro una caccia spietata per
fame degli schiavi.
Gli avvenimenti avevano assunto
tali caratteri di barbarie, che due
deputati, al Parlamento di Buenos
Aires, ne domandarono conto al go-
verno. Molti araucani - riferivano
i due deputati - erano stati sbarcati
presso la capitale, ed erano. stati divisi
in due branchi: uomini da una parte,
donne e bambini dall'altra. Giunto
il momento di distribuire i disgra-
ziati a chi ne faceva richiesta, si erano
strappati i piccoli alle madri fra
pianti disperati degli uni e delle
altre, e a quella scena assisteva impas-
sibile una folla di gente. Durante la
discussione in Parlamento emerse un
altro fatto criminale: un comandante
aveva fatto fucilare in massa 2 50
indios. Le donne del gruppo erano
state abbattute mentre reggevano in
braccio i bambini.
Col diritto della forza, soldati im-
Potremmo domandarci: perché i
Missionari salesiani non fecero qual-
che clamorosa denuncia pubblica di
queste nefandezze? È purtroppo facile
rispondere: le denunce pubbliche
c'erano, in Parlamento e sui giornali,
ma non servivano a niente. Se poi
una denuncia «denigratoria della Re-
pubblica & fosse stata fatta dal Vicario
Apostolico o da l\\,lissionari stranieri,
sarebbe stata accolta come un'oc-
casione d'oro, da tanta cattiva gente,
per indurre il Governo ad espellerli.
Soppesata bene ogni cosa, l'azione
nùgliore che potevano fare i Missio-
nari era duplice: difendere il mag-
gior numero possibile di Indios con
un'azione diretta di assistenza e di
protezione; e tentare di immettere
in quella società di rudi e incalliti
pionieri il lievito della fede e della
morale cristiana.
L'unica polit;ca possibile era il
tentativo di trasformare quegli uomini
brutali (o almeno i loro figli) in
gente che rispetta il prossimo, in
ge1\\te che vede anche nel «selvag-
gio t (qualunque fosse la «razza» ap-
piccicata loro addosso dagli scien-
ziati del tempo) un figlio di Dio.
prigionavano gruppi di Indi, che
TERESIO BOSCO 25

3.6 Page 26

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NELMONDO
SALESIANO
PAOLO VI Al SALESIAN I:
cc SIATE FORTI
Mercoledl 29- 1-1975, all'Udienza Ge-
nerale del Santo Padre erano presenti
120 Salesiani partecipanti al « Simposio
sugli Esercizi spirituali"· guidali dal
Rettor Maggiore don Ricceri.
Paolo VI ha parlato « a braccio ».
con la consueta spontaneità e cordia-
lità. Dopo aver salutato un gruppo di
militari, ha aggiunto:
«Adesso un saluto che credo sarà
partecipato da tutti, perché passiamo
da un gruppo di soldati a un altro gruppo
che è pure militante; solo che quelli
sono con le armi in mano, e questi
sono invece con I ragazzi in mano:
sono i Salesianil (risate e un lungo
applauso). I Salesiani di Don Bosco.
e le loro consorelle, le Figlie di Maria
Ausillatrice, che hanno dato la vita per
la gioventù, per quella specialmente che
ne ha più bisogno, la gioventù del po-
polo. E che insegnano loro a essere
buoni, a pregare il Signore, a dirigere
la vita sopra la via maestra della nostra
esistenza. che insegnano a leggere e
scrivere e a far di conto, e soprattutto
insegnano loro a lavorare.
Una professione (non ho bisogno di
fare apologie. perché voi la conoscete
meglio di me) che merita il plauso.
l"entusiasmo e la gratitudine della Chiesa.
E sono lieto in questo momento dt
esserne l' interprete. per dirvi grazie, e
che siate forti I
Continuate, moltiplicatevi, continuate
sempre nello stesso amore e nella
stessa dedizione - che sappiamo senza
confini - verso la gioventù, anche
quella di oggi, specialmente quella di
oggi; per dare davvero al paese, alla
Chiesa. una nuova generazione cristiana.
Vi benedico con tutto il cuore (ap-
plausi)».
approfondire le tematiche dello spirito sa-
lesiano, e della missione del Cooperatore.
I gruppi di lavoro hanno curato non solo
le discussioni ma anche, a turno. l'alle-
stimento dei pas11. Liturgia intensamente
partecipata, e alla sera i canti attorno al
fogon (falò}. È la prima volta, a quanto
risulta. che i Giovani Cooperatori in Ame-
rica latina tengono un incontro a livello
nazionale.
PER LA MESSA D'ORO
DEL RETTOR MAGGIORE
Il Rettor Maggiore salesiano - comi,
già annunciato - nei prossimo set•
tembre celebrerà le sue nozze d"oro sa-
cerdotali (fu infatti ordinato a San
Gregorio di Catania il 19 settembre
1925).
Il vicario del Rertor Maggiore don
Gaetano Scrivo ha inviato agli Ispettori
salesiani una lettera, in cui richiama la
loro attenzione sulla «lieta circostanza».
e propone alcune iniziative pratiche.
Nella lettera don Scrivo osserva che
«si offre cosi a tutti noi un' occasione
concreta e gradita, per stringerci spiri-
tualmente intorno a colui che - come
successore di Don Bosco - è padre
e centro di unità per l'intera Famiglia
Salesiana ».
Egli passa quindi a indicare tre
«modi concreti con cui associarci al
giubileo sacerdotale del Rettor Mag-
giore».
Anzitutto, assicurare don Ricceri ri-
guardo alla nostra partecipazione gio-
iosa e filiale al ringraziamento che egli
«innalzerà in tale circostanza al Signore
(anche noi infatti sentiamo il bisogno
di ringraziare il Padre per aver con -
cesso in don Ricceri un dono privile-
giato alla Famiglia Salesiana)».
Altro «modo sostanzioso di parteci-
pare al giubileo sacerdotale» indicato
da don Scrivo, sarà l'impegno per «ri-
spondere alla sollecitudine pastorale ,.
del Rettor Maggiore attuando il pro-
gramma da lui stesso fissato alla Fa-
GIOVANI COOPERATORI :
INCONTRO NAZIONALE
IN ARGENTINA
Si è svolto nei giorni 1-3 novembre
1974 a Rosario (Argentina) il «Primo
Incontro Nazionale dei Giovani Coopera-
tori», presenti 90 partecipanti di 15 centri
(di cui due dell' Uruguay), e inoltre due
Ispettori. 12 delegati e 5 Figlie di Maria
Ausiliatrice. Organizz:atore il Delegato na-
26 zionale don Antonio Azarkiewicz. Scopo:
Lez-ione di Judo. È una delle tante attività del« Boys· Club» tenuto dai Salesiani
a Oakleigh (Australia).

3.7 Page 27

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miglia Salesiana per l'anno 1975: «con-
versione a Dio, ric-0n ciliazione con i
fratelli. evangelizzazione li. «Una piena
adesione di mente di cuore e di opere»
a questo programma, « sarà il dono
più gradito che gti possa essere offerto
dalla nostra famiglia li.
Infine, a queste due forme soprat-
tutto interiori di partecipazione verrà
data «un'espressione anche es1erna,
in Roma, a nome della Famiglìa Sale-
siana di tutto il mondo»: «Il 19 set-
tembre, il Retto, Maggiore celebrerà la
Messa Giubilare nella basilica del Sacro
Cuore: sarà un appuntamento spiri-
tuale per quanti ci sentiamo a qualsiasi
titolo vincolati alla missione salesiana
nella Chiesa e nel mondo».
ANCHE LE FMA PREPARANO
LA ,, SPEDIZIONE MISSIONARIA 11
DEL CENTENARIO
Anche la Superiora delle FMA, come
il Rettor Maggiore salesiano, ha invi-
tato le sue religiose a preparare una
« spedizione missionaria» particolarmen-
te significativa. in occasione del Cen-
tenano delle missioni d1 Don Bosco.
L'invito è contenuto in una lettera
che Madre Ersilia Canta ha inviato alle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Dopo aver
ricordato ohe il loro istituto è « dalle
sue origini missionario». e che secondo
il pensiero della Chiesa ogni suora e
ogni comunità devono sentirsi missio-
narie, ha cosi precisato:
« Un modo concreto di celebrare i
cento anni di vita delle nostre missioni
sarà quello di giungere, con ogni sforzo,
a una significativa e il più possibile
numerc,sa spedizione missionaria.
Sono quindi a rivolgere il più caldo
invito a tutte le suore che si sentono
chiamate a dedicarsi a/l'apostolato in
terra d, missione, a farne domanda».
. Le missioni dei Salesiani compiono
cent'anni di attività nel 1975, e quelle
delle FMA compiono i cent'anni nel
1977; ma le due Congregazioni di
Don Bosco celebreranno insieme l'anno
centenario. Esso si aprirà 1'11 novem-
bre 1975, per chiudersi 1'11 novembre
1976. La celebrazione avrà nella «spe-
dizione missionarie» speciale, che le
due Congregazioni si sono impegnate
a realizzare insieme. uno dei suoi mo-
menti più significativi.
(<EUROBOSCO » :
UN CONGRESSO
PER GLI EXALLIEVI D'EUROPA
« Eurobosco »: il curioso neologismo
è stato coniato dagli Exallievi del
Belgio, fondendo insieme le parole
Europa e Don Bosco. E con senso
pratico essi lo hanno posto come eti-
chetta al «Secondo Congresso Eu-
Figlie di M aria Ausiliatrice : 6640 nel teno mondo. L'ufficio missionario cen-
trale della congregazione ha diffuso I dati relativi alla presenza missionaria delle
FMA nel mondo. Da essi risulta che le Figlie di Maria Ausiliatrice in attività:
nel terzo mondo (Africa, America Latina, Asia escluso il Giappone) sono 6540
(pari al 36°. del totale);
ne11a sola America Latina sono 5658 (pari al 31 %);
nei territori della «Congregazione per l'evangelizzazione» e di altre Congre-
gazioni romane sono 1526 (pari all'8,5% del totale).
Le FMA hanno in questi ultimi territori 57 centri di missione, e altre 112 opere
fra i non cristiani
Nella foto: Figlie d1 M. Ausiliatrice partecipanti a un corso di medicine tropicale.
ropeo degli E.xalllevi di Don Bosco».
che ha scelto di dibattere l'impegnattvo
tema del «contributo degli E.xallievi al-
l'unità dell'Europa».
Il Congresso si svolgerà nei giorni
11 -14 settembre 1976 a Lovanio (Belgio)
presso il collegio dell'Università dei
Padri Gesuiti di Heverlee. Non sarà una
man,festaz.ione di prestigio, ma un'as-
semblea di studio e di lavoro.
Il numero massimo sarà di duecento
congressisti; avranno diritto .di parola e
di voto soltanto i delegati delle Fede-
razioni nazionali europee (oltre ai membri
della Presidenza federale) ; le altre rap-
presentanze avranno però diritto di pa-
rola.
Sono previste tre relazioni, affidate a:
- don Giovanni Raineri, del Con-
siglio Superiore salesiano (parlerà sui
motivi e le ragioni dell'impegno euro-
peistico degli E.xallievi);
- M. Kulakowskl, segretario gene-
rale della « Federazione internazionale
dei Sindacati cristian I» (sulla storia, i
problemi. le difficoltà, le prospettive del-
l'unità europea); \\
- A. Vanlstendael. segretario gene-
rale della « Cooperazione Internazio-
nale» (sul contributo degli E.xallievi al-
l'unità europea).
Don Raineri, interrogato sull'impor-
tanza e funzione che attribuisce a questo
Congresso, ha rispos10: «Vedo il Con-
gresso come un modo pratico, ad al-
tissimo livello, di "collaborazione per
l'animazione cristiana della società",
cosa espressamente richiesta dal nuovo
Statuto degli Exallievi (all'art. 3). Penso
che il Congresso, dopo aver evocato
le grandi ragioni ideali di impegno eu-
ropeistico, giungerà a promuovere im-
pegni pratici e concreti, da attuare con
corresponsabilità e con Il necessario
sacrificio (senza cui niente di grande
e di cristiano si fa). Vedo anche il
Congresso come un contributo di unione
e di collaborazione con la Congrega-
zione salesiana; nell'area europea essa
opera con ben 37 lspettorie su 70;
l'unione e collaborazione fra Salesiani
ed Exellievi, che già esiste, dovrebbe
uscire dal Congresso rafforzata.
27

3.8 Page 28

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Non mi nascondo le difficoltà - ha
concluso don Raineri - ; ma penso che
i I Congresso, con li suo carattere di
mobilitazione civile e cristiana, saprà far
scaturire ideali capaci di vitalizzare il
Movimento e l'Associazione degli Exal-
lievi».
GIUNSE UNA LETTERA...
Una notte improwisamente, per uno
dei violenti temporali tanto frequenti qui
nelle Filippine, bruciarono la pompa e
il cavo dell'unico pozzo d'acqua pota-
bile nella bidonville di Tondo (periferia
di Manila) : il pozzo costruito da noi
Salesiani. E addio acqua potabile.
Per la riparazione interpellammo una
ditta, che ci presentò un preventivo di
15.000 pesos filippini (1.500.000 lire
italiane), da pagare appena ultimati i
lavori. In cassa non avevamo un soldo,
ma come fare 7 Demmo ugualmente il
via ai lavori.
Il giorno in cui la ditta ci presentò la
fattura da pagare, con la posta giunse
una lettera dalla Svizzera, contenente
un assegno bancario di 15.000 pesos
filippini. E dire che a volte abbiamo
dubitato che queste cose fossero ac-
cadute davvero ai tempi di Don Bosco...
(Don Ercole Solaro/i, da 25 anni in
Oriente).
zlative, concordata con li Rettor Mag-
Igiore nell'aprile 1974, assume rilievo per
i problemi nuovi che si sono affrontati
e per i risultati che si sono avuti.
L'importanza dell'incontro - a quanto
Ifanno notare gli organizzatori - nasce
dal fatto che i e collaboratori laici> nelle
I Parteciparono complessivamente alle
«giornate», svoltesi nei locali della
parrocchia. 31 O giovani delle classi su-
periori provenienti dalle varie scuole di
Banpong e località vicine, suddivisi in
quattro turni.
I temi furono trattati dal Salesiani,
da una Figlia di M. A. e da specialisti
in problemi giovanili. Gli argomenti
svolti, la partecipazione attiva dei gio-
vani, e il clima di fraternità creatosi, en-
tusiasmarono i partecipanti, che alla
opere educative salesiane stanno diven-
tando sempre più numerosi e vanno oc-
cupando cariche di sempre maggior re-
sponsabilità. A ciò va aggiunta la tra-
sformazione in corso nelle stesse istitu-
zioni educative salesiane, che da «enti
giuridici di diritti e doveri» (come pur
sempre rimangono) vengono oggi più
considerati e vissuti come e luoghi in cui
si realizza un processo educativo, con-
dotto nell'intimo da un unico spirito ani-
matore di tutti quelli che vi sono impe-
fine hanno espresso il desiderio di tor-
nare qualora venissero organizzate altre
giornate del genere.
gnati». In altre parole, l'istituzione edu-
estiva viene sempre più considerata «co-
munità l> educativa. Di qui la necessità
Si sta ora pensando a radunarli ancora 1 che i collaboratori laici si inseriscano nel-
una volta o due, per stimolarli a far l'attività salesiana con l'adeguata prepa-
passare in atto quanto hanno sentito. razione e capacitazione a un lavoro edu-
cativo salesianamente comunitario, e di
UN «INCONTRO »
PER I COLLABORATORI LAICI
qui la necessità dell'incontro.
1 L'incontro, aperto a salesiani e colla-
boratori laici di Argentina, Brasile, Pa-
Un «incontro» Latino-Americano per
collaboratori laici nell'opera educativa
salesiana ha avuto luogo a C6rdoba (Ar-
gentina) dal 7 al 20 febbraio 1975. L'ini-
raguay e Uruguay, risulta particolarmente
impegnativo: è durato due settimane e ha
chiesto ai partecipanti «otto ore di oro-
logio» al giorno, da dedicare allo studio
GIO RNATE DI FORMAZIONE
PER LA GIOVENTÙ BUDDISTA
La singolare iniziativa realizzata a
Banpong dal parroco don Giovanni Ul-
liana, è una delle numerose forme di
collaborazione fra cattolici e buddisti
awiate dai nostri confratelli con inspe-
rato successo.
Nell'ottobre 1974 si è tenuta l'ultima
serie di «giornate» dedicate alla for-
mazione umana e sociale della gioventù
di Banpong.
L'idea di organizzare alcune giornate
per ja gioventù buddista era già in
mente da parecchio tempo, ma non fu
possibile realizzarla se non nei mesi dì
settembre e ottobre scorsi. L' iniziativa ha
incontrato subito Il favore di molti, so-
prattutto del «Consiglio per le Opere
Sociali della Thailandia» di cui la
nostra parrocchia è membro e che prov-
vide anche a dare un contributo per le
spese, e delle autorità locali, special-
mente del sindaco e del proweditore
agli studi (che presiedettero alla giornata
28 di apertura}.
Battesimo
I
del
fratellino.
Mentre
i
missionari europei
nel
Terzo
mondo
ten-
dono a diminuire, le cristianità del Terzo mondo continuano a crescere verso
la maturità e l'autonomia.

3.9 Page 29

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dei temi, alla ricerca di gruppo, e alle
discussioni generali.
Il lavoro intellettuale ha avuto certa-
mente la sua parte, ma i momenti liturgici
e comu nitari sono risultati « una lezione
di vita su ciò che può essere lo spirito
della Famiglia Salesiana in azione».
Il programma comprendeva lo studio
dell'ambiente latino-americano, del profilo
del collaboratore laico nelle comunità sa-
lesiane, e soprattutto della missione edu-
cativa salesiana (sistema preventivo, pro-
grammazione educativo-pastorale, dina-
mica di gruppo, la Famiglia Salesiana).
Si è voluto ottenere cosi - attraverso
l'incontro di C6rdoba - una convergenza
di riflessioni e di indirizzi pratici riguar-
danti il processo educativo perché diventi
veramente cristiano e salesiano; e as-
sicurare nelle lspettorie la presenza di un
gruppo di animatori in grado di operare
da moltiplicatori dell'esperienza vissuta.
E naturalmente. per i collaboratori
laici, si è trattato di prendere coscienza
del movimento dei « Cooperatori Sale•
sianil> ed eventualmente di aderirvi.
INVENTARE
UNA TEOLOGIA DEL RISCHIO
Pensieri dall'agenda di don Alfonso
Ruocco, Vicario dell'lspettoria Meridio-
nale, improvvisamente scomparso il 18
gennaio 1975:
« Riempirsi d'entusiasmo è riempirsi
di Dio (en Theo) ».
« L'errore di ieri è stato il progresso
sollecitato dalla base e non sempre
accettato dal vertice. L'errore di oggi:
il progresso sollecitato dal vertice, e non
sempre assimilato dalla base».
«Dove c'è crescita c'è rischio. Biso-
gnerebbe inventare una teologia del
rischio. Non si può vivere senza rischi
oggi; non è morale evitare delle solu-
zioni solo perché implicano dei rischi».
« Se i tempi sono cattivi, viviamo bene
e i tempi saranno buoni: i tempi siamo
noil>.
SCIARE SENZA NEVE,
E IN PIENA CITTA
La proposta veniva dal direttore delle
«Scuole Salesiane del Lavoro» di Talea
(Cile), padre Pedro Pavisic, e i ragazzi
naturalmente l'hanno accolta con entu-
siasmo. Agli ordini del direttore hanno
costruito l'impianto nel cortile più grande
della casa, e l'hanno inaugurato nel gen-
naio scorso (cioè, per il Cile, in piena
estate). La pista, di neve artificiale, im-
ponente, ha l'inclinazione regolabile fra
i 22 e i 45 gradi, e i ragazzi con sci e rac-
chette si divertono un monde. Anche se
alcuni in vita loro non hanno mai visto
la neve!
PUBBLICAZIONI SALESIANE
Le scelte e le te si dei cc cris tiani
per il socialismo,,. A cura di Bar-
tolomeo Sorge. Ed. LDC 1974.
Pag. 208, L. 1600.
Non può non interessare la Famiglia
Salesiana, sia per l'argomento di viva
attualità, sia perché almeno due Sa-
lesiani vi sono più o meno coinvolti
in veste di protagonisti (o se si pre-
ferisce di antagonisti): il card. Silva
Henrfquez, e don Giulio Girardi (uno
degli ispiratori del movimento cileno
oggi largamente trapiantato in Eu-
ropa).
Il volume, diviso in due partì, riporta
nella prima gli studi sull'argomento
pubblicati di recente in «Civiltà Cat-
tolica» dai direttore della rivista stessa,
padre Sorge; e nella seconda parte
presenta i più importanti documenti
che il magistero ecclesiastico ha de-
dicato finora all'argomento.
Questi ultimi risultano tre: due a firma
della Conferenza episcopale del Cile
(di cui il card. Silva è presidente). e
uno della Conferenza episcopale tar-
ragonese (Spagna). Quanto agli studi
di padre Sorge, ci si trova di fronte al
« primo tentativo di realizzare una sin-
tesi organica della storia e delle tesi
dei Cristiani per il Socialismo, e di of-
f rire una valutazione critica, documen-
tata e serena, delle scelte fondamen-
tali compiute dal Movimento», come
precisa la presentazione del volume.
Il libro ha l'evidente intento di esor-
cizzare quanti. <{ soprattutto fra i gio-
vani, non esclusi numerosi sacer-
doti», prestano «credito e simpatia»
al movimento dei Cristiani per il So-
cialismo. Un pericolo grosso, perchè
« le soluzioni e le risposte, che i Cri-
stiani per il Socialismo offrono per su-
perare i conflitti sociali e spirituali del
nostro tempo, appaiono non solo ina-
deguate ed equivoche, ma aperta-
mente in contrasto con l'insegnamento
della Chiesa». Conseguenza: « Dì qui
la grave crisi di coscienza in cui si di-
battono molti militanti del movimento,
i quali giungono frequentemente fino
al punto di abbandonare la Chiesa e
la fede ». Non si può che concordare
con le tesi del volume. Tanto più che
le condivide lo stesso cardinale di To-
rino, padre Pellegrino, noto per la sua
apertura. Il quale anche ·nel st,10 ultimo
scritto (Uomo o cristiano?, LDC, col-
lana Maestri della fede, n. 72) cita
padre Sorge condividendo la sua ac-
« cusa, mossa ai Cristiani per il Socia-
lismo, di ridurre l'impegno della
Chiesa per la liberazione dell'uomo
alla partecipazione alla lotta dì classe»:
«ciò equivale - dice padre Sorge -
a misconoscere completamente la
missione specifica del Popolo di Dio
all'interno della storia umana». E il
cardinale di Torino subito aggiunge:
«Ciò vale altresl, in senso opposto,
per quelli che si potrebbero chiamare
- anche se non si presentano con
questa etichetta - Cristiani per il ca-
pitalismo» (pag. 16). Infatti egli ri-
tiene che sia mancanza di carità tanto
il dire ·al fratello: «Ti do il pane ma
non il cielo», quanto il dire: «Ti do il
cielo ma non il pane».
Un libro dunque, quello curato da
padre Sorge, che conviene leggere.
In attesa che padre Sorge o qualcun
altro scriva un altro volume dal titolo:
«Le scelte e le tesi dei Cristiani per
il capitalismo».
Domenico Bertetto. Spiritualità sa-
lesiana (Meditazioni per tutti i giorni
dell'anno). Las, Roma 1974. Pag.
1168, L 6500.
«Volume che sintetizza, aggiorna e
completa - come dichiara l'autore
nella presentazione - vari altri nostri
libri di meditazione su argomenti cir-
coscritti»: libri già ben noti e diffusi
nella Famiglia Salesiana. «Tutto è in
chiave salesiana, attingendo al magi-
stero della Chiesa, all'insegnamento
di San Giovanni Bosco e di San Fran-
cesco di Sales, e sfruttando tutte le ri-
correnze salesiane mensili e annuali».
Il volume è rimasto fedele all'imposta-
zione dei tre punti, e si renderà sen-
z'altro utile soprattutto là dove si con-
serva la tradizione della meditazione
letta ad alta voce.
Uomini di riconciliazione . Numero
speciale monografico della rivista vo-
cazionale « Se vuoi» (gennaio 1975),
via Mole 3, 00040 Castelgandolfo
(Roma). Pag. 44, L. 350.
Fascicolo dal taglio moderno sull'ar-
gomento (legato all'Anno Santo)
« Riconciliazione e vocazione». Buon
sussidio da mettere in mano a ragazzi
e giovani. E buona occasione per fare
l'eventuale conoscenza con <\\ Se
vuoi». rivista che può avere qualcosa
da dire nelle comunità educative sa-
lesiane.
Autori vari, La catechesi della vo-
cazione. Ed. LDC 1974. Pag. 208,
L 2100.
Il volume è frutto di un incontro di
ricerca sulla catechesi della vocazione,
al quale hanno portato il loro contri-
buto di studio e di esperienza 140
esperti e rappresentanti di tutte le ca-
tegorie «vocazionali». La ricerca si
collega al « Piano pastorale per le vo-
cazioni in Italia», approvato dalla
CEI nel luglio 1973.
Il volume contiene studi e proposte
per la catechesi delle vocai:ioni spe-
cifiche: sacerdotale, religiosa ma-
schile e femminile, laicale, missio-
nari11, diaconale, agli istituti secolari,
alla missione di educatore.
Di facile lettura, si pone sul piano con-
creto della documentazione e della
proposta immediata, fondata però su
validi studi dottrinali e pedagogici.
Nelle mutate situazioni socio-cultu-
rali-religiose Il problema va affron-
tato con una visione chiara della
realtà, delle difficoltà, ma anche delle
possibilità offerte a quanti sono im-
pegnati in un settore cosi delicato. 29

3.10 Page 30

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PER
IIITIRCEUIONE
DI MARIA
AU81LIATIIICE
IL GRAZIE DI UNA MAMMA
Ringrazio di vero cuore M . Ausiliatrice e S . Giov a nni
Bosco per aver assistito con un aiuto veramente straordinario
mia figlia, Figlia di M. Ausiliatrice, durante tre interventi chi-
rurgici per un tumore che si era ripetuto a breve distanza di
tempo. Con meraviglia anche dei medici si è ristabilita in
frena, e da due anni non sente più manifestazioni del terribile
male. Ho molta fede che M. Ausiliatrice e Don Bosco conti-
nuino a proteggere non solo mia figlia, ma tutta la nostra
famiglia.
Cute/nuovo Don Bosco-Becchi ANGIOLINA MUSSO ved. CAVAUO
ATTESA AMARA E AGITATA
Dovevo essere sottoposto ad operazione chirurgica, che si
presentava non lieve, ed il mio stato essa, vivo d1 emotiva
preoccupazione, mi rendeva oltremodo amara ed agitata l'at-
tesa. Fiducioso in Maria Ausiliatrice, di cui nella mia vita
sono stato rispettoso devoto, mi raccomandai vivamente a Lei,
perché mi concedesse la grazia d'assistenza e di serenità a
superare la prova temuta (resa ancora più delicata da una mia
minorazione fisica). Ed ho avuto la gioia che tutto si è risolto
nel modo migliore, senza la sofferenza tanto paventata.
M, Ausiliatrice mi ha fatto toccare con mano la sua materna
protezione.
Con l'animo pieno di gratitudine rivolgo preghiere di rin-
graziamento.
SANDRO CIGOUNI
LA MEDICINA E LA FEDE
Da parecchi anni mia sorella soffriva di gravissimi disturbi
allo stomaco. Le cure, svariate, non solo non avevano giovato,
ma si notava un progressivo peggioramento. In preda a grave
ansia mi rivolsi alla Vergine Ausiliatrice. Pregai con fede.
ed ecco che un nuovo medico, consultato quasi senza spe-
ranza, ordinò una nuova cure semplice che si rivelò efficacis-
sima. Ogni disturbo è svanito, e mia sorella riesce a svolgere
nuovamente un'attività molto intense. Ringrazio pubblica-
mente la Madonna.
Rivo/I (Torino)
ANNA GAZ
LA V ITA A 17 ANNI
Una sera del marzo 1974, un nostro nipote di 17 anni fu
investito gravemente da un'automobile che procedeva ad al-
tissima velocità. Ricoverato Immediatamente all'ospedale di
Brescia, gli furono riscontrate fratture enormi e delicatissime.
La mamma, angosciata, per sei giorni non fu ammessa a ve-
derlo. Saputa la gravità estrema del caso. iniziammo con fede
una novena a M. Ausiliatrice. Ed essa ci ha esaudito. Dopo
quattro mesi di degenza, il nostro nipote poteva riprendere la
sua vita normale, e a tutt'oggi non risente postumi del grave
inciden1e. Riconoscenti ringraziamo la Vergine.
Sorelle SALVI, FMA
LA PREZIOSITA DEGLI OCCHI
In una operazione all'occhio sinistro assai delicata, m1 ri-
volsi a Maria SS. Ausiliatrice perché mi assistesse con la
sua protezione. Un male virale che si manifestò dopo l'opera-
zione rischiò di far precipitare le cose verso una realtà molto
30 brutta. Mi rivolsi ancora all'intercessione della Vergine e di
Don Bosco, protettore della nostra famiglia, affinché scongiu-
rasse questa sciagura. lo stesso chirurgo, visitandomi dopo
qualche tempo, riconobbe nel ricupero totale della vista qual•
cosa di straordinario. Manifesto la mia profonda riconoscenza
a M. Ausiliatrice e a Don Bosco, implorando per me e la mia
famiglia costante protezione.
Roma
EMMA LANZARA MEN/CHINI
NEL DISBRIGO DELLE FACCENDE DOMESTICHE
Nel disbrigo delle faccende domestiche rimasi tempo ad•
dietro infonunata ad una parte delicata della mano destra.
Di fronte alla eventualità di un intervento chirurgico prospet-
tatomi dal medico curante, pregai la Vergine Ausiliatrice
di soccorrermi, e di evitarmi le sofferenze e le incognite del-
l'operazione. La grazia ml venne concessa. Dopo alcune cure,
la mano è tornata alla normalità. Alla Vergine Ausiliatrice vanno
i miei sentimenti di gratitudine e di rinnovata devozione.
LUCIA SPAZIANTE
L'ALLEGRA CERTEZZA DI UN MISSIONARIO
Mi trovavo ricoverato in un ospedale di Belem (Parà-
Brasile). Dopo l'incertezza di prolungate analisi, venne la sen-
tenza: malaria maligna, infezione generale, ulcera allo stomaco
ed altro ancora. La mancanza di assistenza medica. piuttosto
normala per noi missionari, aveva reso i l caso gravissimo.
« Per questa volta cercheremo di farcela - mi disse uno de,
medici curanti - ma che non ricada in un'altra faccenda del
genere, Padre Riccardo, altrimenti non ce la farà». Come
molte volte avevo fatto. con fiducia, quasi d1re1 con allegra
certezza, ml sono rivolto alla nostra buona mamma Ausilia-
trice e a Don Bosco. Tutto decorse felicemente. Desidero
dire a tutti la grande e continua bontà con cui l"Ausiliatrice e
Don Bosco mi assistettero non solo questa volte, ma in tutti
i momenti più difficili del mio lavoro missionario.
Psdrtt RICCARDO LORENZONI SDB
IL ROSARIO DEL PAPA
Mentre era in serena conversazione con il nostro parroco,
mio padre (84 anni!) si senti improvvisamente male. Pensa-
vamo ad una delle sue solite crisi, e gli fornimmo i soliti ri-
medi. Ma questa volta i disturbi continuavano e crescevano.
A tarda none le forze gli vennero meno, e chiamammo i l me-
dico. Ma anche i suoi rimedi risultarono veni. Comparve una
violenta emorragia interna con larga perdite di sangue. Per
due giorni le condizioni peggiorarono. La sera del 27 tutti noi
familiari eravamo riuniti nella stanzetta da letto, a vegliare
amorosamente papà, quando egli all'improvviso si pose con
chiarezza ed energia a recitare il Rosario di 15 misteri. come
era solito fare ogni giorno. Alla fine del Rosario si volta a noi,
dice che si sente bene, che si vuole alzare, perché « Don Bo-
sco ml ha sorriso>>. Commossi rendiamo pubblica la grazia
e ringraziamo di gran cuore.
BORTOLO CRISTIANO di BRANCALEONE ( RC)
cc SI RICORDI CHE ~ VIVA PER MIRACOLO n
Mia sorella di 39 anni. mamma di due bambini, venne col -
pila quasi improvvisamente da una fortissima intossicazione
accompagnata da pericolosa emorragia. Fu trasportata al
pronto soccorso. Qui nmase un giorno e mezzo priva di co-
noscenza. Per tutto questo tempo invocai incessantemente

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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M aria Ausiliatrice. L'aiuto dei medici dell'ospedale fu ge-
nerosissimo, e la sorella non solo lentamente si riprese, ma
dopo pochi giorni poté tornare in famiglia. Il primario, che
esitava assai a concederle i l permesso di tornare a casa, le
disse: << Signora, ricordi che lei è viva per miracolo». Siamo
riconoscentissimi a M. Ausiliatrice e invochiamo la sua pro-
tezione su tutta la famiglia.
Canalicchio (Catania)
Suor ANGELA LO VERDE, FMA
LA MAMMA SI le SALVATA
In seguito ad un attacco cardio-circolatorio, mia mamma
fu ricoverata in ospedale. Quando sembrava ormai fuori peri-
colo. sopraggiunse una grave compllcazfone: il cuore cessò
di battere. e sembrò che la mamma avesse cessato di vivere.
Fortunatamente si individuò quasi subito la complicazione so-
praggiunta: embolia cerebrale. Curata bene, dopo qualche
giorno mamma incominciò a parlare, la mente tornò lucida, e
la gioia tornò in tutta la famiglia. Ringrazfamo l'Ausiliatrice,
cui mamma è assai devota, e che pregammo incessante-
mente durante i momenti difficili.
Messina
Ch. RAFFAELE GIANNATELLO
PERSONE RICONOSCENTI
Savina Zampieri ringrazia M . Ausiliatrice e Don Bosco
per aver avuto la soddisfazione di un bel nipotino, atteso da
tanto tempo.
Mario e Liliana Jannitti (Roma) ringraziano di cuore Don
Bosco per l'arrivo nella loro famiglia del bimbo che in suo
onore hanno battezzato Giovanni. Per quattro volte in passato
la gravidanza non aveva avuto esito felice. Ora i coniugi, rico-
noscenti, ringraziano il Santo dei ragazzi.
La Comunità delle Figlie di M. Ausiliatrice di Giaveno-
Oratorio ringrazia M. Ausiliatrice per il buon esito dell'in-
tervento chirurgico cui è stata sottoposta la loro Direttrice.
Quaglia Pielro (Vi/lata VC}: « Mio fratello era stato rico-
verato in ospedale per una piccola operazione. In seguito a
complicazioni si aggravò. M i rivolsi con fiducia a Don Bosco
e subito ebbe un miglioramento. Riconoscente mando il mio
grazie».
A.T.B. (Nizza Monf.} (lettera firmata) ringrazia di cuore
San Giovanni Bosco per una segnalata grazia attesa con
ansia.
Auda-Giori Aida ved. Girello (Torino} ringrazia M . Ausi-
liatrice per il felice esito in una delicata operazione e per le
grazie elargite a lei ed alla sua famiglia.
Rita Ceppo (Monca/va AT) ringrazia M . Ausiliatrice per-
ché il fratello, insieme ad altre due persone, è uscito illeso da
un pauroso incidente stradale.
Renzo Rastelli: «Vedendo scomparire la mia nipotina, che
pure avevo vicinissima, in una profonda buca, tuffandomi in
mare per cercarla e non trovandola, nel mio cuore gridai:
" Don Bosco, aiutami I" . Ritrovai la piccola poco distante.
Trasportata per breve tempO in luogo di cura, è tornata a sor-
ridermil>.
Maria Grisoli (Catanzaro) ringrazia M. Ausiliatrice per
aver ottenuto, per sua intercessione, una segnalata grazia spi-
rituale.
Gaetana Pizzino (Capo d'Orlando): « Mio marito doveva
subire una delicata operazione agli occhi, e si presentavano
difficoltà per disturbi cardiaci. In quel momento assai difficile
mi rivolsi fiduciosa a M . Ausiliatrice e tutto andò benissimo.
Manifesto tutta la mia riconoscenza».
Jole lmberciadori (La Spezia}: «Mio nipote, di pochi anni,
colpito da forte mal di stomaco con altri disturbi più gravi, che
tardavano a passare, migliorò rapidamente appena lo racco-
mandammo a Don Bosco. Riconoscenti ringraziamo».
Luciano D'Angelo (Cortona CH) ringrazia con viva gioia
M . Ausiliatrice per una grazia ricevuta.
Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Acquasciati Giuoeppioa Agnelli Eva Agnolotti Federico • Agostinetti
Roso - Alby Enillin Alioro Giuoeppc Amighetli Luigina Anastasi Elisa
in Gorgone - Antonini VaJeruina - Arfiero Pnlmira • Annand Reatrice -
Aronica Pasqualiru1 • Arrigoni Ancilla Arseni Carlo • Bagnati Calcrina
• Boldiotto Filomena • Balestra Giuseppino • Barberia Famiglia - Barberis
Clelia B..-heris Flavia - Baricorcli Màrin • Batraglia Gina - Bazzano Car-
mela - Bclle1ti Pierino • Benzi Giuoeppina • Berera Alessandrina - Bertani
Maria • Berteotti Luigia Bertonello Palmira • Biscu Francesca - Bocci
Guido - Bordone Mughoxìta • Borra Emilia - Borsarelii Annetta • Bottaro
Ernesto - Bonero Giovanna - Bouinì Rosa Bruno :Francesca - Ca.lc.agno
Angela • Caldona,::d Luciana Campanari Stella - Canale Maria Canta-
messa Angela • Cappella M. Lui.. in Furia • Cappuc.,ino Maria - Car,imia
Rosa - Carli Pozza.ti Ines - Caroli Antonietta - CastcUeuì Rosina - Caotrucci
kis - Casucci Roso • Cataldi Fausta Cavalluri Elsa in Bellini - Cella Gio-
vallllll • Cena Pierina • Cetti (melde • Chiesa Concetta • Chieso Gian Carlo
- Cipriani Ponziano - Coira Salvouore - Colmarini Mari;l A. - Copes Anna -
Coppola Adal1,isa Couadini Gilda - Costa Bri.;ida - Covellini Giovanni •
Cdvellaro M. - Dagna Margherita • Dal Bo Vilmo • Dal Pos Bruna • De
Angelis Maria - De Crescentis Allllcleta - Del Basso Antimo Delfanronio
Giuseppina - Delsignore Caterina • Del.signore Mario e Famiglia - Dc Marco
Vincenzo .. Dc- Martino Maria - Di Francesco Maria - Di Martino Maria -
Divina Agn••• - Dondi Ortensia - Dontc Ba1tistina Elia Mnria - Epìs
Noemi - Ercolano Sr Eleru1 - Erranle Michelettn Galaria - FaccW Mara
- Fav Moria - Febbrari Gino • Felchero Rina • Ferrante Giulio • Ferrara
Liru; • Ferrnri Francesca - Fcrrero B. Giuseppina Fillietrai Angela •
Finco Giuseppina • Fischella Paolo • Fortunati Luigia • Fostini Marino -
Fonugno Romeo M,ar11herita - Gaido Anna • Callo Marta v. Barberis -
Gambaro Mar1inoni Jolanda - Gandolfi Oomerùca • Gandolfo Ines • Go-
roppo Aanese .. Carrè Giovanna. - Gas-pari Maria - G ntti Giuseppina - Cau-
dissard Moria - Cenovcse Angela - Gervasi Francesca - Cianolio Lucia
• Giovannini Bruna - Giudice Paolo • Gonella C lementina - Grimaldi De
Luzi Felicita • Grosso Rosetta • Gueli Anna - Cuglielmi Gi!èlla lvaldi
Clelia - La -Manna Maria - Leoncini Raimondo - Les.sm Maria - Limonra
Felicita • Lombard Angelo • Longo Rosetta • Maduri Rosin• • Maffeo
Anna - Manzella Rosalia - Marangl RO$alba - Marchetti .Eumenide -
Marcone Anita Marradro Maria - Masina Antonio • Matera Angela •
Merlo Eletta • !v.[esserotti Poppi Giuoeppin• - Miloni Odette Milazzo
Stella Minati Lìna - Minotti Norina - Mlttino Giu,,eppe - Molinarolì
Elisa• Musella Margherita - Obert Rosina • Oberti Laura - Occhiena Guido
- Olivero Guglielmo - Orru Giovanni - Palmcri Giovanni • Papetti Carla
- Pa.squini Ma.ria - P atrone Melania - Perratto Luigi - .Pcninati Romolo -
Pe.zzini Enrico - Pizzorni Centina - Porcellato Cesare - Prandin Luigina -
Pnindoni Olga Provera Adele - Puleri Pietrina • PuricelJj Antonietta -
Puxeddu Eleonora - Quadrelli Anna • Racc-,1 Rirn - Ragno Ada - Randazzo
Grozin - Ranuschfo M-aria - Ricbaud Ada - Riffino Rosanna - Riz Albina -
Rizza Politi Marìannina • Ri"'l'O Francesca • Rocca Gurini Elisa • Rodigari
Dorotea - Romagnolo Secondina - Romanelli Elvira - Ronu.schio• Leone -
Rosa Alfonsina • Rosiello Modestino - Rosso Primo • Rovagna Lucia
Russo Antonino - Russo Francesca Ruy Sorelle - Sabbadin Calliano •
Sacchi Ines• Samuele Nicola - Sapienza Ros• - Sasso Don M;chele. Savin
Glarey Libenta Scarabosio Mari,lla • Scardin Gina - Scarsi Stefano -
Scarso _Famiglia - Senuc.ia Giuseppjna - Serra Laura - Sica Antoni.etta -
Siragusa Anronio Spadaforn Rosaria - Spagnoli Tiziann Spina AndrC8 -
Starda Roman3 - St:r1!%U.ri Fausta - Surra Vivina - TsmburtUi Antoniena
- Targato MognJ1ro Assunta - Todnro Franca • 1'orengo Maria - 'I'ortoo
Marta e Marco - Tosi Ester • Trisotto Pia - Trombetta Tere.•• - Truffo
Luigia - Turra Bruna - Uffreduzzi Luciana - Vact."'S. Carlo - Valchiu1a Marta
- Vazi Maria - Verena Raimondo • Verzolerto Ada. Vezz.~li Te,csa - Villo
Adele Vincenti Cru:la • Viola Agovioo - Vuillermoz L~..,ntina • Zanni
Paolina - Zuramella Lorenzo - Zocci Jolè - Zongoli Concetta.
31

4.2 Page 32

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.....I DI
ALTIIIMlll'I
DI IMO
Michelina Melis Del Carrello ved. Gorinì (Cagliari) ringrazia
vivamen1e M . Ausiliatrice, per non essersi mai rivolta a Lei
per motivo ragionevole senza esserne esaudita. Ricorda nel
tempo le segnalate grazie materiali e spirituali concesse alla
vecchia mamma che toccò Il secolo, al marito e al figlio. In-
vita tutti alla fiducia ed all'amore verso la celeste Regina.
Beatrice Maccagno è vivamente riconoscente a M. Ausi-
liatrice e a Sr. V aJsé Pantellini per il loro aiuto sempre
colmo di amore.
Elda Ferrero (Milano)· « Due anni fa mio marito fu colpito
da un grave infarto. Pregai con fede la V ergine Ausiliatrice
e Don Bosco, ed ora mio marito sta molto bene ed ha ri-
preso a lavorare come prima. Riconoscente ringrazio anche
perché la Vergine e Don Bosco tengano lontano ogni pericolo
dalla mia famiglia».
Romana Stsrda (Vercelli) ringrazia di cuore M . Ausilia-
trice per la guarigione della mamma da paralisi.
Nicolina Csnnistraci (Messina). Per un grave incidente sul
lavoro, suo marito rimase seriamente lesionato, e dovette su-
bire due dolorose operazioni durante tre mesi di degenza ospe-
daliera. Le preghiere a M . Ausiliatrice e a Don Bosco,
unite alla valenlla dei medici. hanno ottenuto il suo pieno
ricupero per il lavoro e per la famigha
Mariarosa Caravati in Bareggi (Milano): « Manifesto la mia
riconoscenza a M . Ausiliatrice e a San D. Savio per la fe-
lìce nascita della mia quarta bambina. Durante la gravidanza
passar dei momenti molto difficili, ma con grande fede mi ri-
volsi ai miei celesti protettori, ed è nata una bimba sana e bella.
Spero che la Madonna me la faccia crescere buona».
GUARITA DA INESPLICABILE MALATTIA
Rendo pubblico il fedele racconto di una grazia grande
che Santa M aria M azzarello mi ottenne dal Signore nel
1955.
Devo premettere tutta la storia degli anni che vi precedettero.
Nel 1935, quando avevo appena un anno di vita, venni
colpita da una malattia agli occhi, per cui i miei genitori do•
vettero sostenere forti spose per curarmi.
Guarita di questa, esattamente due anni dopo - nel feb-
braio 1937 - mi comparvero alle gambe come delle morsi-
cature d'insetti maligni, che s, allargavano formando delle vere
p iaghe.
I genitori e i nonni non si davano pace nel vedermi in quello
stato e cercavano sempre nuovi medici che riuscissero a gua-
rirmi. Ma invece di migliorare. peggioravo sempre più.
In tali penose condizioni giunsi a1 quattordici anni: l'infe-
zione alle gambe era divenuta cosi estesa e preoccupante che
dovetti essere ricoverata atrospedale , S. Giovanni di Dio»
di questa città. Cinque grandi piaghe intorno al ginocchio
m'impedivano di camminare. Mi fecero molti esami, senza
poter diagnosticare il male: alcuni dottori dicevano trattarsi
di lebbra e volevano isolarmi; altri pensavano addirittura al-
t'amputazione delle gambe per salvarmi la vita.
Grazie a Dio, tra i medici ve n'era uno che consigliò di at-
tendere e di provare una sua cura. Questa era terribilmente
dolorosa, usando del plasma speciale fatto venire dagli Stati
Uniti, per rifarmi i muscoli, quasi completamente distrutti.
Dopo trentasei giorni di degenza uscii dall'ospedale molto
migliorata, ma non guarita. I miei genitori, poveretti, erano
32 esausti di forze e di mezzi.
A sedici anni potei con sforzo riprendere la scuola, sempre
sospesa; la malattia però non mi abbandonava. Il medico con-
unuava a studiare il mio caso senza mai riuscire a diagnosti-
carlo: solo constatava che con la terramicina miglioravo; ma
vedendo che poi i piccoli tumori ricomparivano, pensava trat-
tarsi di una forma allergica prodotta da qualche pianta della
località dove andavo durante le vacanze.
Nel 1953 incominciai la scuola secondaria presso le Figlie
di Maria Ausiliatrice di questa città; e nel 1955 conseguito il
diploma di dattilografia ottenni di continuare gli studi come
interna nel collegio «S. lnés » di S. Tecla. Cercavo di nascon-
dere la mia malattia, tenendo sempre le gambe ben coperte
e facendo da me tutte le cure necessarie.
In collegio sentii parlare di Santa Maria Mazzarello, leggere
le relazioni di grazie ottenute per sua intercessione, ed ebbi
l'ispirazione di scegliere la Santa come mio medico, chieden-
dole incessantemente che mi guarisse.
Il miracolo - posso proprio chiamarlo cosi - venne: le
piaghe si chiusero, e per la prima volta nella mie vita mi senui
felice. Oltre la celebrazione di una Messa, avevo promesso
alla Santa anche di pubblicare la grazia, se dopo un dato
tempo il male non fosse ricomparso.
Continuai poi sempre bene; ed ora sposa e madre di tre
bambini sani e robustt, col cuore pieno di gratitudine, invoco
la mia celeste Benefattrice. anche per quanti soffrirono lunga-
mente con me, e cerco di diffonderne la conoscenza e la de-
vozione.
S1nlll Ant (El S1lv1dor)
ANGELICA CASTANEDA DE GENOVEZ
L'INTERVENTO SI PROSPETTAVA PERICOLOSO
Esprimo la mia più viva gratitudine alla nostra Santa
M adre Mazzarello, di cui ho esperimentato la potente in-
tercessione in varie circostanze.
La mia cara mamma, Carmela Brando in Grimaldi, già ope-
rata nel 1962 per due volte all'occhio destro con esito quasi
negativo, nel 1972, all'età di 74 anni, doveva subire anche al-
l'occhio sinistro un intervento, che si prospettava pericoloso
essendo affetta da altri mali, ormai divenuti cronici.
Particolarmente preoccupata, recandomi in pellegrinaggio
a Mornese e a Nizza. sostai in preghiera nei luoghi santificati
dalla presenza della nostra Santa Madre. invocando con fede
la guarigione delta mamma e altre grazie particolarissime, di
cui avevo tanto bisogno.
Dopo pochi giorni di degenza, la mamma usciva dalla cli-
nica essendo riuscito con ottimo esito l'intervento subito.
Adempio perciò con gioia la promessa di rendere pubblica
la grazia, riconoscente alla Santa anche per altri favori, mentre
la prego di voler continuare la sua valida e materna prote-
zione su di me e sui miei familiari.
Salemo
Sr. VINCENZA GRIMALDI, FMA
DOPO ESSERE STATA IN COMA PER 22 GIORNI
Il 3 ottobre 1972 la nostra piccola Emanuela di otto anni
si trovava sulla macchina. guidata dalla mamma. insieme con
la sorella maggiore, il fratellino e due amichette. D'un tratto
un pesante automezzo immessosi sul corso senza rispettare
il segnale di .- stop», investi in pieno la macchina sfasciandola
completamente. Quanti vi si trovavano furono sbattuti sul-
l'asfalto, in modo terrorizzante.
Emanuela rimase fra tutti in peggiori condizioni perdurando
in stato di coma per 22 giorni. Dottori e professori si prodiga•
rono con ogni risorsa medica per salvarla, ma con poche spe-
ranze. Qualora fosse sopravvissuta, si prospettava angosciosa-

4.3 Page 33

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mente la previsione di rimanere menomata nelle facoltà
mentali.
Per l'interessamento della direttrice dell'Istituto «S. Giu-
seppe» di Crusinallo, che con la comunità partecipò in pre-
ghiera al doloroso caso. si affidò la bambina a Santa Maria
Mau.arello.
Ora a distanza di due anni possiamo attestare l'efficacia
dell'ìntercessione della Santa nella completa guarigione di
Emanuela, che ha anche superato bene l'esame di quinta ele-
mentare.
Vivamente grate, preghiamo la Santa a voler continuare la
sua protezione sulla bamblha e sui familiari.
Torino
I• zia ANGELA FOVANA CINOUIN
SR. VALSt Ml HA SEMPRE ESAUDITA
Tutte le volte che mi rivolsi alla cara Sr. Teresa Vals6
fui sempre esaudita e talora in modo straordinario.
Qualche anno fa un amico di famiglia - il sig. Martino
Martelli - si ammalò di ulcera allo stomaco, cosi almeno pa-
reva trattarsi. Sottoposto a intervento chirurgico, il male ri-
sultò tanto grave e diffuso che gli dovettero asportare tutto
lo stomaco.
I chirurgi non davano speranza di ripresa. Ma sull'amma-
lato vegliava ,: la cara Teresina 1, come familiarmente Sr. Valsé
viene chiamata nel paese di Rufina.
Grazie alla sua intercessione, Il paziente andò riprendendosi
a poco a poco, migliorando gradatamente, tanto che ora sta
benino e può attendere anche a qualche lavoro.
Ancora una grazia, per non dire di molte altre.
Mia cognata Elide Conti, già assai sofferente di ipertiroide
diffusa e con uno scompenso cardiaco, venne anche colpita
da ulcera gastrica che non le permetteva d, nutrirsi.
Le radiografie confermarono la gravità del caso. Consigliata
di rivolgersi ad un noto chirurgo dell'Università di Firenze,
questi dopo averla visitata le disse: e Se si opera subito posso
assumere una certa responsabilità di riuscita, ma se si aspetta
non potrei... ».
Appena mi fu comunicato per telefono tale penoso responso.
mi rivolsi con fiducia a Sr. Valsé. mentre la mia ispettrice invi-
tava a pregarla anche la comunità e le esercitande della casa
ispettoriale di Livorno.
L'operazione riusci bene; però dopo li terzo giorno soprav-
venne la forte e pericolosa crisi che si temeva. Grazie alle
pronte cure del caso, ma soprattutto al valido aiuto di Sr. Valsé,
di cui mia cognata portava indosso con fede la reliquia, Il
grave pericolo poté essere superato. Ore dopo diciassette
giorni di degenza all'ospedale, l'ammalata ha fallo ritorno in
famiglia per la convalescenza.
Riconoscente, ringrazio pubblicamente la Serva di Dio.
Livorno-Scl1ng1/
Sr BRUNA MOW. FMA
NON RICORSI INVANO A SR. VALSt
Mi trovavo sofferente di reumatismo articolare acuto, per
cui le Superiore credettero di darmi sollievo col mandarmi a
Playas, dove li clima marittimo sembrava li più confacente al
mio caso.
Purtroppo, invece, non fu cosi. e anziché migliorare, dopo
un anno circa di permanenza, fui ridotta in uno stato assai
peggiore. Ebbi allora l'ispirazione di rivolgermi alla Serva di
Dio Sr. Teresa Valsé, promettendole di rendere pubblica la
mia riconoscenza se mi avesse esaudita.
Ora, trovandomi in condizioni molto migliori, adempio la
promessa fatta, sicura di ottenere la grazia completa per poter
continuare l'apostolato che vado svolgendo fra la povera gente
del luogo.
DalfEcuadot
Sr. ROSA AR/AS. FMA
L' HA SALVATO DA IRREPARABILE SCIAGURA
Desidero ringraziare pubblicamente la nostra cara Sr. Te-
resa Valsé Pantellini per una grande grazia concessa alla
mia famiglia.
I miei familiari, e particolarmente un caro fratello, a causa
di un susseguirsi di dispiaceri, incomprensioni, incidenti venne
a trovarsi in una angoscia invincibile, in una depressione che
stava per diventare tragedia. La potente mano di Sr. Valsé
l'ha salvato da certa irreparabile sciagura.
A distanza di tre anni posso dire che non solo è stata una
grande grazia ma un vero miracolo: ora tutto prosegue sere-
namente come prima. Ringraziamo quindi fervidamente la
Serva di Dio, mentre continuiamo ad invocarne la celeste pro-
tezione.
Torino
St. TERESA COMBA, FMA
cc RIPRENDERÒ LA SCUOLA CON LO SPIRITO
DI UN'EXALLIEVA 1>
In seguito ad un disturbo che mi portavo dietro ormai da
quattordici anni, sentivo sintomi allarmanti. Dopo una vi-
sita medica, Il mio timore crebbe. Fuì inviata in osservazione
ospedaliere. Proprio in quei giorni lessi sul Bollettino Sale-
siano la relazione di una grazia ottenuta per intercessione
di Madre Morano. Con tanta fede cosi l'invocai: « Cara
Madre, liberatemi dal male, ed io riprenderò la scuola con
quello spirito che deve avere una ex-allieva di Don Bosco».
Madre Morano intercedette per me, e l'esito fu buono. Gli
esami rivelarono che ero stata colpita da un male, ma che
esso era già risolto. Riconoscente, chiedo la protezione di
Madre Morano anche per l'avvenire.
Ravenna
Suor ELEONORA FEOATI
Ml RIDONA LA SALUTE
Da tempo soffrivo di forte mal capo e di grande stan-
chezza. Verso la fine dell'anno scolastico, il medico in seguito
ad analisi fatte, riusci a individuare il male che ritenne assai
preocèupante.
Ordinò fra l'altro riposo assoluto anche mentale e soggiorno
climatico in collina. Ne rimasi alquanto scoraggiata, e inco-
minciai a pregare con fede la Serva di Dio Madre Morano,
recitando tutti i giorni un Pater, Ave e Gloria.
Alla fine di agosto il male parve aggravarsi tanto che do-
vetti essere ricoverata all'ospedale. In seguito agli accerta-
menti clinici, si riusci a scongiurare il pericolo incombente di
grave infezione.
Dopo circa un mese di degenza e di cure, potei tornare a
casa ristabilita ed ebbi la gioia di rìmettermi alla vita comune.
Ora ho potuto anche riprendere il mio lavoro scolastico che,
con l'aiuto del Signore. confido d1 poter continuare fino alter-
mine dell'anno.
Attribuisco le guarigione ottenuta all'intercessione di Madre
Morano, alla quale va tutta la mia riconoscenza e la sicura fi-
ducia che vorrà continuarmi la sua protezione.
Catania
Una Figlia di Mari, Auslllottlct1 33

4.4 Page 34

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PER I NOS I RI MORTI
PREGHIAMO
SALESIANI DEFUNTI
Sac. EmJllo Garro t nella Casa Madre
(Torino) a 88 anni,
Eccellente vocazione dell'Oratorio e delle
scuole salesiane di La Spcz:ia, fu accolto in
Congregazione dal Beato Don l'vlicbele Rua,
che gH benedisse la talare e ne ricevette la
professione. Con ottima laurea in Lettere,,
vis.se tutta la sua vita saleslana nell'apostolato
dellt scuole e della buona stampa nell'Jspet-
toria Romana e Napoletana, finché nel 1939
non fu chiamato a Torino per In direzione
delle Ltllurt C01tQ/ic/i, di Don Booco, poi del
periodico Maria Ausìliotrìct, e per la colla-
borazione a vllrie riviste ed al BollLttino SaU..
sia110. Tenne a batlC$imo I.a rivista GiotJani,
ed ~dltò una se&Santina di pubblicazioni sco-
lastiche, narrative, amene ed educative, dram-
matiche e religiose. Un quinquennio di soffe-
renze in proaressìva debilita2.ione subHmlltono
la sua consacrazione fino all'olocausto, in
costante fedeltà a.1 suo morto: • lo non giudico,
obbedisco•.
Sac. Giorgio Zottard t a Roma-Gerini a
66 anni .
Motivi di salute consigliarono il suo trasferi-
mento, dall'hpe.ttoris veneta a Roma, dopo
una breve permanenza io Sicilia. Nelle varie
Case ha svolto abJtualmente l'attività dcll1in-
aegnamento, avvicinando diverse: categorie di
giovani sia nella Scuola Medi11 sia nel Centro
dj Formazione Professionale, oltre che nelle
Scuole statoli, ove gli era stato affidato l'in-
•egnamento della religione. Ebbe anche, per
un breve periodo di tempo, l'incarico della
promozione del catechismo. Ha lavorato fino
al termine de.i suoi giorni: ancora quest'anno
insegnava nella Scuola Media. allorché sorella
morte venn~ a rapirlo improvvisamente.
Don Ugo Fiorini t a Rovereto a 91 anni.
Partl giovane sacerdote per l'America Latina
dove, con vero spirito di amore per tutti, si
.sacrificò e si prodig·ò tanto nella missione da
ammalarsi gravemente. Rientrato in patria e
riavutosi alquanto, si donò di nuovo u.l lavoro.
Trascinatore di gruppi giovanili, educatore
ricco cli profonda umanità, non riusciva n
concepire un, vita priva di entuslasmo e sa-
peva comunicarlo. Carattere forte e spj-rito
retto, detestava le mezze misure e j compro-
messi. Fcdeliss-i mo alla Chiesa si segnalò
sempre per un incondizionato amore al Papa.
Con fe.rvore t devozione vigorosa affidò la
sua vita e le sue continue iniziative alla. Ma...
donna: eta la sua Ausiliatrice. Morl come i
patriarchi: c.aclco di anni e cli me.riti, circondato
da tanto affetto.
Coad. carto Basso t a Bivio di Cuminna
(Torino) a 81 a-nni.
Dopo aver partecipato alla prima guerra mon-
diale, entr ò nella vita saJe5fana, dove ai mani-
festò esemplare e generoso fino alla fine. La
sua testimonianza, nei ricordo di tanti exaJlievi.
fu d~U'um:ile contadino che serve il Signore
con gioia e ~emplicità, e. il eui animo è aperto
con stupore AUe meraviglie della on.cura.
Negli ultimi mesi di vita, il Signore lo provò
con la soft'èrenza, che egli accettò preferendola
per il bene. dei confratelli e dei giovani.
Sac. Paolo Valeotlnu.llsl t a Fossano (Cuneo)
a 89 anni.
Durante la sua lun~ra vita dimostrò di esser-it~
un vero figlio di Don Bosco per la sua pietà,
per I'o~~crvanza della Regola. .fino elio scrupolo,
per il suo amore al!J Congrc~azione. Lavorò
i nl§t:ancabil mente p~r le vocazioni sacerdotaU
e. religiose, e soprattutto per le missioni.
Sac. Alfonso Ruocco t a Napoli 41 anni.
La morte lo colse proprio quando suva dando
il me,glio di tutte le sue energie come Vicario
hpettor:ialc. Sicurezza di giudizio, pict.} sem..
p1icc e profondn, giovialità, ottimismo, fecero
di lui il salesiano modello, apprezzato e amato
da tutta l'lspertoria, che ne ha pianto l'im...
provvisa scomparsa con dolor~ profondo.
COOPERATORI DEFUNTI
Olga Glanduszo in Sc:aramusza t Mestre
e S4 anni.
Sorella del nostro confcatcllo ••le,iano Silvano,
spese la su.a \\•ita corne infermiera ne.gli ospe-
dali di NiRuarda (Milnno), Portogruaro e
Mestre. Figura esemplar,e di donnA laboriosa
e seria, devotissima di don Bosco e di Mnria
Ausilintrice, coglieva sempre l'occasione per
diffondere queste due devozioni fra i suoi
ammalati. Dopo sci anni di sofferenza si spense
serenamente purificata dal dolore e confortata
dall'Eucaristia.
Colombo Bambina t Melao n 74 anni.
Coope(atrice Salesiana dal 1959, devotissima
di Maria Ausiliatòce, di S. G:iova.n:ni Bosco,
e soprattutto di Gesù Eucaristico, rivolse a
Loro l'ultimo suo pensiero, dopo che aveva
consacrato tutta la vita.
Le su.e poehissi me ri&orse finanziarie erano
spesso de·volute per le missioni pili povere.
Accettò la soffere.nza di una lunga e lenta
malattia, e offrl la sua agonia dolorosa per il
Papa, e i Sacerdoti.
Maria Boggero ved. Visconti t a Torino
a 82. anni.
Scrive i1 figlio, sacerdote salesiano: « La su1t
vita è stala per noi, s uoi figli, e per tante per-
sone che sono venute a conoscenza del suo
cammin.o, un enorme esempio di laboriosità
e di sacrificio. Ma quello che a tuni e servito
come costante richiamo al vero Cristianesimo,
è stata la soluzione finale di ogni problema
della vito mediante la fede in Dio e la con-
tinua preghiera•·
Giustina Brigati t Bologna.
Fu affezionata e zelante Cooperatrice Salesiana.
Francesco Zanni t a Formiglione di Modena
a 72 anni.
Semplice, buono, ,generoso, dedicò fa sul\\ vita
olla famiglia ed al I•voro, prod.i11andosi anche
per gli altri ed in particolare per i nipoti di
un fratello, rimasti orfani in tenera e-tà, cui
fece da padre. .Le sue specchiate virtu trae-
vano forza dalla su.a profonda fède religiosa,
sublimata dall'offerta al Signore d.i una delle
figlie divenuta Suor LuciaTU\\, Figlia d.i Maria
Auailiatrice.
Oevotiuimo di Don Bosco che pregava con-
tinu-u me.nte, partecipb sempre .ad ogni attività
dell'Associazione locale de.i Cooperatori con
zelo e dedizione a mmircvolc.
Maria Muscas ved. Lay t a Cagliar! a
84 anni.
Spinta do una viva fede ad una costante pra-
rica religiosab fu fervida coopm-arrice e bene-
fattrice dell" pera Salesiana di Cagliari nclla
sua lunga vita.
Mons. Mario Pls u t a Cagliari a 99 anni.
Fin dri giovo.ne sacerdote fu B Cagliari dit:cu~
rione dei Cooperatori. Ebbe la fortuna di
incontrare il successore dj Don Bosco. il
Beato don Michele Rua. Comprò il terreno
e curò la costruzione dell'lstiruro Saleaieno.
Per tutta la vita rimase le-gato e a_ffezionnto
alle Opere salesiane di Cagliari e della Sar-
degna, Vi cui vide con gioia la meravigliosa.
crescita.
Dorina MongllaNli Galli t a 81 anni.
Donna di profonda cultura si dedicò aJl'inse..
gnamento e.on ,passione e competenza. Coope-
ratrice salesiana, meritò già nel 1058 la. Me-
d-agli.-a dtOro al me.rito dell'istruzione, in cu.i
profuse le sue virtù criatiane e. la sua caratte-
ristica salesiana.
Rosalia Vallotto ved. lloncato t a 82 anni.
lnsig-ne Còoperatrice, donò a Don Bosco il
·tiglio don Ad.i.no, morto tragicamente in Giap-
pone nel 1955.
Marta Scaglia ved. Dellavalle
Madre di rJ figli (di cui uno sacerdote sale-
.siano), condusse nella sernplicità e nel nascon-
dimento, nella preghiera e n ~l lavoro. uoa
vita profondamente cristiana. Nella gioia e
nel dolore, una grande (ede l'arricchl d1 uoa
pe.rtnne serenità dj spirito. ~ questa l'eredità
più preziosa e.be Ella lascia ai figli e qu<Lntl
la conobbero.
Vanda Mia t Torino a 49 anni.
Dedicatasi completamente a Dio, pur vi\\·endo
accanto alla ma.mma, fu a ruttì di traempio
nella fede, alimentata dalla Comunione e
Messa quotidiiina. Segretaria del Centro Coo-
peratori II Torino - S. Giovanni Bosco• ne
fu l'anima. Purificato dal dolore, rimane ful-
gido esempio di vita eristhin.a.
Maria Vedovelli ved. Brambllla t a Pavia
a 7~ anni.
Cooperatrice fedeHuima, visse fino a1l'u1-
timo giorno il suo ideale di carità. Accettò
la g-rave 11offerenza di uo morta.le infortunio.
a.ffermaodo di essere contenta di aver, con la
sua vita. preservato altri•
Vittoria Zanone t a Torino.
La vita di questa Cooperatrice fu un atto di
fede. Lavorò e si sacrificò prima come moglie
e madre, poi per anni curando un nipotino.
Attribuiva a S . Domenico Savio la sua per-
fetta guarigione. 11 suo ricordo vive nti no,r.ri
cuori.
Angelo lloluti t a Nizza Monferrato.
Ex.allievo, Cooperatore e benefattore generoso
delle Opere di Don Bosco1 voi.le esse.re assi-
stito nelle ultime ore da un sacerdote ssle-
5Ìano.
Riccardo Cerri t a Lenta (VC) a 74 anni.
La memoria di questo Coope.ratore vivrà a
lungo nel ricordo dei molti che beneficò di-
ainteressatamente neì n\\omenri difficili della.
lotta di Liberazione. Per mezzo suo furono
s:aJvate 200 vite a Secrava11e. Se.sia, 24 a Lenta,
10 a Rovosendn, 7 id Agnonn ed altre ancora.
Anche dopQ, nel silenzio, continuò a fare del
bene a tutti.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Tarlazzi Maria ved. Amadei - Bardaru Maria
io Rovaglia - Guerra Domenica - Volpe Mario
• Lombardi Rosa - Avanzini Luigia - Baroni
Cirillo - Caudona Margheri1a - Guadn~nini
Secondo - Prondo Giuseppe.
Per quanti ci hanno chiesto Informazioni, annunciamo che LA DIREZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, riconosciuta giuridica-
mente con D. P. oel 2 -9 -1 971 n. 959 e L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalità giuridica per Decreto
13-1 -1924 n. 22, possono legalmente ricevere Legati ed Eredita. Formule legalmente valide sono:
se trattasi d'un legato: • ... lascio alla Direzione Generale Opere Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Sa/est.no per le missioni con sede
in Torino) a titolo di legato la somma di lire ........ (oppure) !"immobile sito In ..... •·
se trattasi. invece, di nominare erede dì ogni sostanza l'uno o l"altro dei due Enti su Indicati:
«•.• annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale la Direrìon11 G11nerale Opere Don Bosco con sede In Roma
(oppure !"Istituto Salesiano per le Missioni con sede In Torino) lascianclo ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo•·
.34 (luogo e data)
(firma per disteso)

4.5 Page 35

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Born: Gesù Sacnnumlalo e Maria
Auallla1rice, in rinvo::iamento rd
invocando prott.ziom ptr i rr1i1i tnn' ~
nif/ragio Jur i ml1,i defunti, a cura di
Ocnduso Bina, Palermo, L. 100.000.
Bona : Maru Auslll.atrlce e s. Gio-
vanni Bosco, i,, 1uffr"1'0 thi gemlori
Gi/1fJ. Battista , Antoma Pa/ladìno,
a cun del figlio Anaelo. Roa:a Gri-
malda (AIISSlllldria), L. 100.000.
Bona: Sacro Cuore di GU\\I, Maria
Aualllatrlce, Papa Giovanni, in ri•
parnitm~ ddle orni.11iorù, cura di
N.N.. Aoata, L. 100.000.
Borsa: S. Domenico Sa"lo, • cura
d1 Cutdlo Melarua, Brcaanu (V,.
ct.nn), L. 70.000.
Bona: Don Varlara, a curo di Mi-
letto Emilia, Torino, L. 70.000.
Bona: S. Giovanni Boaco, a c:um
di Sardelli Anna, Paa,,ni (Salerno),
L. 50.000.
Borsa: Franco Fra.ncuco, S. Boni-
facio (Verona), L. 50.000.
Borsa: ln memoria di Andrea
G iovanni Vaiu:o, o CUJ'l\\ di N.N.,
Vcron•, L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllatrlce e S. Glo-
vaonl Bosco, prouaru i mùi nipoti
~ tuJl.tt Lo mia Jami,IÙI, cu.n di
Amodeo Roaina e R,ta, Abbiategrasso
(Milano), L. 50.000.
Bo,..., Maria AusUla&rlce es. Do-
menico Savio, p,r implorar, berui-
di.ziorre o aiuto, a cura dJ N.N.1 Cuneo,
L. 50.000.
Bona: Matrimonio aercno, a c:w:a
di Canù Dott. Anado, Pavia, Lire
50.000.
Born: S. Giovanni Bosco, thùdm,/Q
p,ou...ione sui mid cari, a cura di
Pinto Lia, Milano, L. 50.000.
Borsa: Mari.a Ausllialrlce, S. Gin•
"'ndo vannl Borico e Sanù SalealanJ, inw--
p,ot-L--iOJK ~ rro.-:11. a cura di
Mirti Ena. S. Bened,no d4'1 Tronlo
(Alcoli Pic=o), L. 50.000.
Borsa: Madonna Del Maz,;ero, San
Giovanni Bosco e Santi Salesiani,
in 1~ra,io di Do11 Gitueppe Crncilld,
a cun, del Cav, Bartoh Salvatore,
Ma=trino (CL), L . 50,000.
BorA: Sacro Cuore di Gesù,
Maria Ausiliatrice o Papa Glo-
vannJ XXlll, a suffragio dei mir.i
defu:nti e inoocandn continua prott-
•ion, e un.o grtnia u.,rl'tfti. cura
di A.B., L. 50.000.
Borsa: Maria Auailla1rlce e S. Glo-
vannl Bosco. ~ 1rai1'a olt,muta. a
tura di Profìlio l ns. Lina M2ria,
Canneto Lipari (Mea,irui), L. 50.000.
Borsa: Mara Auslllatrlc:e e S. Gio-
vanni Bosco1 ffl ri,.,,,a.-,~affffflt.O ~
1upplì,,ando protuion<, cura di
Colonnello Broell Anno, Miluno,
L. 50.000.
Boraa: Maria Auslliatrlce, S. Glo-
vanAl Bosco e Papa Giovanni
XXID, 111 mnnoria di Dommica B~
na-n1ea, val. Go,re, e in n,wrn.ziamot1.0
~ ,ra,.;o riuvuta, cu,. di M. A.
Santomusimo, Pìnerolo (Torino),
L. 50.000.
Boraa: lo memoria di D. Carlo
Boffa. cw:a di Giorgclli Maria e
Cooperatrici cli Montecatini Tenne
(Piatola), L. 50.000.
Borsa: Maria A-llla&rlce, a cw:a
di N.N., Foglizzo, L. 50.000.
Bona: Maria Ausllhotrlce e S. Gio-
vanni Bosco. con profondo r,amo-
u,rr.a-a e supplicando prot~Z'UnM. a
cure di M. N., L. 50,000.
Bona: Maria Aus:lllatrlce e S. Gio-
nn.ol Bosco. P«r rinro:il:llfUru.o e
Uff}()çtmdo ,w01~ionr, a cun di Gatti
Michde, Torino. L. 50.000.
Borsa: Maria Au•lllalrlce e S. Gin•
vannJ Bosco, pn ringraziamniu, ~
inv«ando r,ror~zlon~, a CU?'ll di c~ni
Gina, Torino, L. 50.000.
Borsa: Maria Autlll,urice e San
Giovanni Bosco, per ringra::ìam,:nu;
i"11«ond,, protv:ion,:, cura di Coni
Paola, 'rorino, L. 50.000.
Bona: Maria Auallhatrlce e S. Gio-
va.nnl Bosco, "" nngro~ammttJ ~
i1,voca11do protu.ionG, ;11 cun di Gatti
Vanni, To.rino, L. 50,000.
Boroa: In memoria di Domenico e
C lara Bordi&'.Jlo, a cura dei 6gh,
Cutdnuovo O. Botco, L. 50.000,
Borsa: Divina Provvldenz.a, a cura
di Boglionè Fnnccsco, Torino,
1,, 50.000.
Bona: S. Giovanni Bosco e S. Do-
menico Savio, ì11 r~rafio d<I popd
N,a,la, cura di Di Donalo An11d<>,
L. 50.000.
Borsa: Marl2 Aualllatrtc:e, Don Bo-
sco, in ripWTamomento. a cura di
.Riva Livia, C.uianano (Torino),
L. 50.000.
Borsa: Maria Aualllatrlce e Santi
Salesiani, per paria ricmuln td
invocando an«Jra /JrOLtzi~om. a cu.n.
di F. D. P.. Torino. L , 50.000.
BorA idem come la precedente,
L. 50.000.
Borlla: Maria Aualllatrlc:e, a eura
di Jadunza Elena, Roma, L. 50.000.
Bona: S. Giovanni Bosco, a cura
dt Jadanza Elena, Roma, L. 50,000.
Borsa: S, Giovanni Bosco, in 111/-
fra,io dtlla mtJfll< Giovanna, a cuu
di Pelliccioni Giovanni, Lucca.
L. 50.000.
.Borlla: Maria Ausllla&rice e S. Glo-
vaon.J Bosco., protf'gJttte la mio Jom,..
1lia, a cura di N.N•• _.l'ries1c, L. 50.000.
Borsa: Lina Puccl da Sani (Lucca),
1,. 50.000.
Bona: Don Franc:esco Ande.rie,
cura di Ceno O. Luigi, PUKm•
(Trento), L. 50.000.
Bona: Maria Awillhatrlce, S. Glo•
va.n.n.l Bosco e S. Oom.enlco Savio,
in ri,.,.,.aziamtnto ifflJOCandO pr,Jtt•
ii,mt. t,a" i m,Li cori, cura di Gl"C)I.J.C)
Giuseppina, BolotPU, L. 50.000.
Borsa: S. GlovannJ Bosco, /l" /,
tJ()('tJ:::{oni. a cura. d1 Parodi Mano,
C!mpornorone (Gcnovo), L. 50.000.
Bon1a : Guù Sacramentato, Maria
Auslllauice e S. Giovanni Bo9<,o,
1 cu,. di Pacelu Nando, Sulmona
(Aqwla), L. 50.000.
8o1T.t: S. Giovanni Bosco, a cun
del gruppo .6latelìco D. Bosco dl
Aucona, L. 50.000.
Boraa: S. Giovanni Bo•co, in •uf·
J rogio per i miei defunti. a cura di
P1enntoni lmmocola11, Anversa (Ca-
scrtll), L. 50.000.
,,,,no Bona: SS. Cuori di Guù e di Ma-
ria, p,,
ncftluta uJ impbmm-
dont altra p~r intucusfon.. di J\\1ar,a
Auuliatrice., di S. Giou. BoJco e di'
Don Augwto C%urtor)llki, a cura di
Milani Lucia, Ghedi (Brescia),
L. 50.000.
Bona: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, ;,. n,,,,.ari=to pn
,raxin nè.euuta, • cura di Spandonari
Carlo, Genova, L. 50.000.
Borsa: ln sulfraglo dtll't1r1ima di mln
sor,lla Maria Morlino P•rthé io
f>OUU cono,c.,-, ,d admrpi,rt la IKJiorud
di Dio ~aJ.la tura Ld ottenne la past-
.,.,.n1120 finau, 1/ IN/ Pn,adìso •• •
cura di M,uuno Carmela, Castrovd-
lar1 (Cotenu). L. 50.000.
crociata
IIIIUUIUllftlln
ELEN CO D I BORSE MISSIONARIE PERVENUTE AL LA DIREZIONE
DEL BOLLETTINO SALESIANO
Fiori. Diceva Don Bosco a, suoi ragazzi nell'estate del
1871 : << Conosco una splendente corona di fiori che rende
bello chiunque la porta. La corona è compost.a di cinque
fiori, cioè di cinque vinù, alle quali si allacciano tuI1e
le altre. I fiori sono; il giglio, la pureua; la viola,
l'umiltà: le rosa, la earità: il girasole, l' obbedienza:
il mughetto, la f edeli.
Borsa: In ,,,g,ax,o ~Il, amm, di,
miri :iì: Co1t1JIII L\\fttria .\\futm0nno
, J\\111:h,k P,p1110. cura di M.aruno
C.rmela, C.strovillari (CS), L. 50.000.
Borsa: Tn 1uffrt11io del/, a11im, der
mlti gttttlori: Conwt• Angràlino !l·f"..
smonno e Giovanni ~\\.laruno. cu.n
di Manino C.rm•I•. Castrovillar,
(Co,u,nza), L. 50.000.
Bona: In suff,0110 d,lk anim1: dv
miti nonnj mat"1fl, Conr111• Cormtla
Zieari ~ G,utiami .\\lun,ur,u,o, a turu
di Martino Carmela, Castrov1llari.
(Cooenza). L. 50,000.
Borsa: 1n ,u{f,agio dtllr amm, dò
nonni paunti, Conìu,1 Vi,r,-nia Zuan
t G,m,mmi '-\\1aruno1 cura di Ma.nino
C.nnda, Cutrov1llan (Coocnu),
L. 50,000,
Borsa: S. Giovanni Bosco, ~i,,la
,rJla mia famut/10, cura d1 Brandi
Filomena, Bari, L. 50.000.
Borsa: S. Giovanni Bosco e 8"alo
D. Rua. t,tr la 1al~-e~za dell'a1,ùna.
p,:r la poct. cri'1tl.ona t la talut~ ;,, /a•
miglia, a curo di l.ueu,ì Carlo Alberto,
Ber11omo. L. 50.000.
Borsa: Cuor di Gesù confido In
Te, in. •~mono ~ 111ffrag10 dtllo
Mammo, a cun di De Paoli Fab10,
Piove di S•cco (P•dov:,). L. 50.000.
Bona: Mt1rla Au•llialrlce e S.
Olovannl BOllCO, cura d1 RMcano
Anna, Monopoli (Bui), L . 50.000.
Borsa: Maria Awilllatrice e S.
Giovanni Bosco, a ~.,,; rOL.camof1do I,;
1altY.Z'.z-a d,.ll'amma lltia, a cura dt
Mllizza R..1na, Mooopoli (Bari),
L . 50•.000.
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4.6 Page 36

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Spediz. i_n abbon. postale • Gruppo 2° (70) • 1 quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Quindicina/e di Informazione e di cultura rsllgiosa
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
meriti e amiei delle Opere di Don Bosço
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatriee, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore responsabile: Teresio Bosco
Autoriu. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
C. C. Postale n. 2-1355 Intestato e : Direzione Gener•I~
Opere Don Bosco Torino
C.C.P. 1-5115 intest. Dir. Gen. Opere D. Bosco - Roma
Par cambio d'lndirluo Inviar■ anche l'lndlrluo precedente
Collana «LA SCALA DI GIACOBBE»
Pag. 216 - L. 2.500
v1.ncera'
la vita
Il libro di un uomo che ha vinto la sua battaglia
lottando per la vita fino all'ultimo istante,
pur sapendo che la morte lo attendeva ad ogni
istante per il confronto decisivo.
Le prospettive, le speranze, le delusioni, le gioie
e le amarezze in una proiezione costante di
vita intensa come sviluppo dei valori dell'esistenza,
come amore e disponibilità verso gli altri.
Questo «è l'amore vissuto che continua la vita,
è l'amore che fa vincere la vita>>•
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