(« purché uno sia sincero, tutto è valido! •>), o ancora
dell'autodifesa, che, davanti alle necessarie conversioni
o rimesse in causa, invoca una solidarietà di gruppo,
assai equivoca, per non cambiar nulla!
Per esempio nel caso dell'incontro col marxi.smo, o
partecipando alla promozione umana, il giovane coope-
ratore è spinto ad approfondire la maniera con la quale
vuole essere solidale con gli uomini? Forse adottando
successivamente diverse dottrine e utilizzando non im-
porta quali mezzi, perché simile agli altri? Come espri-
mere la sua solidarietà senza nascondere sotto il moggio
la sua fede in Dio, la salvezza portata da Cristo, la
Speranza evangelica rivelata soltanto ai Cristiani ? Se
vi può servire un paragone {non si tratta di identifi-
cazione assoluta), «per salvare uno che sta affogando,
bisogna che mi butti in acqua con lui; non gli griderò
dalla sponda: fa così per salvarti! Occorre sl che mi
butti in acqua con lui, ma occorre anche che sappia
nuotare meglio di lui, se no vi saranno probabilmente
due annegati anziché uno » (Loew, p. 78). Non si tratta
per noi di cercare di aUinearsi ad ogni costo; ciò signi-
ficherebbe la perdita deUa nostra specifica identità cri-
stiana. Davanti, per esempio, ai tentativi di assorbi-
mento-fagocitazione da parte del partito comunista, non
si tratta di ripiegarci su noi stessi, ma di saper discernere
(e questo è un dono dello Spirito Santo e se .siamo
in legame con Lui...): portare avanti un'azione precisa
con un gruppo di sinistra, per esempio, non significa
che prendiamo l'analisi mar.,cista come punto di riferi-
mento in fatto di azione a livello di strutture, o che
.noi confondiamo la novità del Vangelo con gli obiettivi
temporali di liberazione politica o sociale, identificando
l popoli poveri con il Popolo scelto da Dio, o ancora
che noi avalliamo il principio dello scontro delle
classi, chiudendo gli occhi sulla dialettica di odio nella
quale ci trascina... L'assimilazione totale - voluta o
inconsapevole - è un'alienazione e equivale ed un
rifiuto dJ comunione con tutti. li giovane cooperatore
- o l'anziano! - nel suo desiderio di trasparenza,
necessario per un dialogo rispettoso di altre opzioni,
non dimentica, secondo la parola di Mons. Ancel, che
«vi sono molte cose buone nel marxismo >>, rna che
«v' è una menzogna che guasta tutto: l'ateismo».
Rimanere se stessi è una legge e una via per la Libe-
razione umana, ed è questa che permette di collaborare
senza complessi e con profitto: << Per me, diceva il
Padre Six, nell'aprile del '68, i cristiani che sono in
dialogo con gli increduli approfondiscono la loro fede,
vale a dire che quando non hanno contatto con gli
increduli, molti cristiani oggi perdono la fede». (Ma
bisogna essere cristiani!...).
Così è importante, nella logica stessa delle proposte
del nostro Regolamento, di domandarci: Siamo noi
impegnati come Cooperatori Salesiani, nell'azione di
Liberazione-Conversione totale dell'uomo e non sol-
tanto a titolo individuale? Cioè in virtù deUa missione
specifica che Don Bosco ha voluto affidare a questo
ramo della Famiglia Salesiana?
V - NELLA LINEA
- dello Spirito salesiano di Don Bosco senza «sale-
sianismo *
- della Chiesa
- della «libertà dei figli di Dio •>.
Agire come Cooperatore significa agire nella linea
stessa dello Spirito salesiano vissuto dopo Don Bosco
e fino a oggi dalla I; amiglia Salesiana.
Nel corso del mese di febbraio 1973, due scioperi
della fame, hanno avuto per cornice i locali di due
delle nostre parrocchie dell'ispettoria di Lione. I Sale-
siani di queUe due comunità hanno portato, anche
d'accordo con il Vescovo locale, ma con molta convin-
zione, il loro pieno appoggio ai lavoratori tunisini e
marocchini emigrati, facendo manifestazioni per otte-
nere il diritto legittimo al Libretto di lavoro, senza c1ù
questi sono troppo sovente abbandonati allo sfrutta-
mento e all'abuso. Mi sembra di riconoscere in questi
due fatti l'eredità di Don Bosco e di Don Rua che
denunciarono, con vigore e senza compromesso, le in-
giustizie nel mondo del lavoro. Il primo «seguiva>>
con cura gelosa i giovani che sistemava come appren-
disti. Il secondo, Don Rua, intervenne per esempio,
in modo decisivo, in uno sciopero di cinquanta giorni
che colpì 1500 impiegati della ditta Poma di Torino.
La Strenna del Rettor Maggiore per il 1975: (< Con-
versione-Riconcili-azione-Evangelizzazione >>, non ha lo
scopo di avviare sul cammino deUa Liberazione Evan-
gelica ciascuno di noi e le nostre organizzazioni?...
Il Capitolo Generale dei Salesiani (1971-72), con tutto
il dinamismo che implica una vera fedeltà al Fonda-
tore, non si poteva esprimere più chiaramente sul-
l'impegno dei Salesiani per la Giulltizia nel Mondo
(Atti, 67). Con lo stile proprio di Don Bosco « noi
Salesiani scegliamo la linea del progresso dei popoli o
(id., 72), rifiutiamo ogni compromesso con ogni forma
di ingiustizia sociale e << ogni collusione con la ric-
chezza e il potere 1> (Do,i Ricceri, ACS 26I, pp. 22-
23) (73), collaboriamo alla promozione del mondo operaio
e degli emigranti (74), adottiamo uno stile di vita po-
vero (75), poniamo alcuni gesti profetici (76)... E non
è da me che voi imparerete quanto il vostro Nuovo
Regolamento, particolarmente al n. 10, sia della stessa
vena che le Costituzioni degli SDB, quando afferma
che i CC «rimanendo estranei a ogni politica di partito,
rifiutano tutto ciò che provoca e alimenta L'oppressione,
la miseria, la viole11za, e operano coraggiosamente per
rimuoverne le cause e vogliono lavorare specialmente alla
liberazione dei giova,ii più sfavoriti e dèll'ambiente popo-
lare, alla maniera di Don Bosco ».
Ci sarebbe da dire molto sul ruolo del Religioso
salesiano che è delegato per i Cooperatori. Malgrado la
parte attiva, appassio113:ta che prende egli stesso alla
riforma del temporale, alla promozione umana, alle
operazioni liberatrici, intuisce subito che si tratta qui
di un compito prioritario proprio del laico cristiano
impegnato.
Egli deve essere, prima di tutto, un ~ testimone del-
l'Invisibile •>, che porta la Parola e l'Eucaristia, rive-
lando il vero senso di ogni azione politica o sociale nel
Cristo, restando aperto a tutti, come uomo dell'unità,
affinché il centro cooperatori sia un luogo di riconci-
liazione. (Cfr. N. Reg., II).
Eviterà, in particolare, e farà evitare sempre, ogni
salesianismo, ogni spirito di bottega, ogni ripiegamento
su noi stessi, (le nostre case, i nostri giovani, le nostre
opere, le 11ostre scuole, le nostre chiese, le nostre mis-
sioni, le nostre attività), perché - lo dice anche il
Rettor Maggiore, nella lettera di presentazione del
N. Regolamento - i CC. sono il << ramo secolare del
grande albero, da Don Bosco piantato, per ispirazione
dello Spirito Santo, nella Chiesa di Dio, per fruttifi-
care apostolicamente nel tempo e nello spazio», Pian-
tato nella Chiesa! Lavorando con la Chiesa! Concilio,
Sinodi, Conferenze episcopali, orientamenti pastorali
locali ci indicano, ancora qui, il cammino sicuro. «La 19