Bollettino_Salesiano_199406


Bollettino_Salesiano_199406



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Giugno 1994
ANNO 118 N. 10
12 Quindicina Giugno 1994
Specl. in Abb. post. (50) - Tar-in-o------,,..,.,
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

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di don EGIDIO VIGANÒ
LA "VIA LUCIS"
,, Dalla
Risurrezione
alla Pentecoste,
le 14 stazioni
della "Via Lucis".
Al Colle
delle beatitudini
giovanili, le nuove
sculture in legno
di Giovanni
Dragoni,,
2 - GIUGNO 1994
Il 3 aprile scorso, solennità di Pasqua, sono state
benedette sul Colle Don Bosco (ai Becchi) le aiti-
te di là ri sorgesse la vita, e chi dall ' albero traeva
vittoria, da ll 'albero venisse sconfitto" (Prefazio
stiche 14 stazioni, scolpite in legno, della "Via Lu- dell 'Esalta zione della croce) .
cis" : è il primo luogo a l mondo che mostra ai pelle-
Gesù Cristo è il Ri sorto segnato con le cicatrici
grini , in espressione scu ltorea, l' o1iginale itinerario del patibolo; Egli ini zia così una " nuova umani-
di questa devozione pasquale per il popolo.
tà" , la " nuova creazione" .
Le 14 stazioni ri sultano, nel tempio di Don
Bosco, una specie di commento evangelico al la
L ' ITINERARIO dell e 14 stazioni ci fa incontra-
magnifica figura del C ri sto Risorto c he, dall 'ab- re il Signore impegnato, dopo la 1isurrezione, a far
s ide, effonde la lu ce della ri s urrez ione sull ' as- capire ai suoi discepoli l' amm.irabile mistero pa-
semblea dei fede li.
squale, che dà finalmente un significato definitivo
Vale la pena sottolineare che qu es te stazioni all a st01ia. Cristo-Ris0110, infatti , caratterizza or-
dell a " Via Luci s" sono situate su l "Co lle delle mai tutto il "tempo de lla Chiesa" con quella forza
beatitudini giovan ili" , centro diffus ivo della " sp i- di vita eterna che lo ha reso il "Noviss irno", oss ia
ritualità della speranza"
l' "Eskaton", meta finale,
seco ndo la sc uola di
ma già presente in ogn i
Don Bosco: una spiri-
oggi del tempo: "già e
tu a lità g iovanile di gioia
non ancora" . Egli è il
e di impegno so tto
"nuovo Adamo", !"'Uo-
l'eg ida della vittoria di
mo nuovo", che influi sce
Cri sto.
nel di venire di ogni g ior-
no con il suo Spiiito e at-
LA "VIA LUCIS" è
traverso la sua Chiesa.
una pia pratica attraente
e formativa: illumina il
I suo i di scepoli saran-
n o " mis s ionari de ll a
quotidiano con quel fa-
risurrezione" per la sa l-
scino di ottimismo che
vezza di tutti; mes-
fluisce dalla regalità del
saggeri della vera spe-
Cristo Ri sorto. Eg li è il
ran za; gioiosi portatori
"Crocifisso" che "ab-
della vittoria suprema. Il
bassò se stesso e fu ob-
Sig nore ri so rto riempie
bediente fino alla morte,
il te mpo c he scorre in
a lla morte in croce, per-
ava nti co n la dimensio-
ciò Dio lo ha inn alzato
ne escatologica che, dal-
sopra tutte le cose e g li
!' a lto, rapporta il quoti-
ha dato il nome più La " terza stazione": l' incontro con la Maddalena.
diano alla vittoria finale.
grande... così c he ogni
P er la ri s urre z ione di
ling ua proclami: Gesù Cristo è il Signore'" (Fil 2, Cristo l' escatologi a non è so ltanto un 'appendice
7-ll).
co ll ocata a ll a conc lu s ione de lla storia, ma è una
Con San Paolo bi sogna se mpre annunziare forza contemporanea a tutte le generazion i per
" Cristo crocifisso" (cf. I Co l , 23; 2, 2; 1, J7 ; fermentarne la qualità di sa lv ezza. Infatti il
Gal 6 , 14); bi sogna fa rlo, pe rò, contemplando at- Cr is to-Ri so rto penetra quotidianamente ne l
tentamente la risurrez ione pe r partecipare ai suo i tempo alimentando l'operos ità della spera nza.
din a mi smi di salvezza: perché, come dice l'apo-
Percorrendo devotamente queste stazioni d' in-
stolo , "se Cristo non è risu scitato, la nostra predi- contro con il Risorto, cerch iamo di cap ire sempre
cazione è senza fondamento e la vostra fede è meglio la forza di vita nuova che è stata trasfu sa
senza valore" (I Co 15, 14).
in ognuno di noi attraverso il Battesimo e che può
Nell a "Via Lucis" brilla pur sempre il m.i stero crescere con esuberante vita lità attraverso l'Euca-
della croce, ma come trofeo di vittoria: " la morte ri sti a.
è di strutta, la v ittoria è completa. Dov o morte,
la tu a vittoria? o morte, dov la tua forza che uc-
c ide?" (I Cor 15, 55). Infatti la sorgente della ri -
surrezione di Cristo è proprio la sua croce: "nel-
1' a lbero dell a croce tu hai stabil.ito , (o Padre), la
salvezza dell ' uomo perché donde sorgeva la mor-
E formuliamo un auspicio: che la nuova devo-
zione della "V ia Luci s" sia sempre più conosci uta
e vissuta dall a gente credente e spinga tt1tta la Fa-
m.ig lia Sales iana di Don Bosco a "rendere ragione
della gioia e degli impegni della speranza, testi-
moni ando le insondabi li ricchezze di Cristo" ! D

1.3 Page 3

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~ il
Quindicinale di
informazione e cu ltura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernes to Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrere - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gae tano
Nanett i - Angelo Paoluzi - Al essandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
- Ca rl a Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Sca labrino
Progetto graf ico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa : ILTE - Torino
Reg istrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO Si PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undici numeri,
eccetto agosto) per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarl e relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restituiti.
Edizione di m età mese. A cura dell'Ufiicio
Nazionale Cooperatori (Giann_i Filippin) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (ti ratu ra annua
oltre 1o milioni di cop ie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Austra lia - Au stria -
Belgio (in fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretag na - Italia - Korea del Sud -
Lituania - Malta - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Th ailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
ri c hiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richies ta,
nei limiti del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
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Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
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Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1° Giugno 1994
Anno 118
Numero 10
In copertina, giovani
volontari coreani caricano
il materiale destinato alla
missione del Sudan.
A pag. 14 l'intervista a
Marino Bois. Il nuovo volto
della Corea offre spazio
anche alla Ch iesa e
ai giovani
(foto di Hilario Seo) .
2 IL RETTOR MAGGIORE
La "Via Lucis"
di don Egidio Viganò
10 FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
A piedi nudi nella terra dei poveri
di Graziella Curti
14 LA COREA DEL SUD
Tutta nuova la Corea
di Gianni Frigerio
18 COMUNITÀ TERAPEUTICHE
Ricuperare le occasioni perse
di Umberto De Vanna
21 UNIVERSITÀ
L'Università giovane
di Enrico dal Covo/o
26 ANNO DELLA FAMIGLIA
Cercasi padre disperatamente
di Elvira Bianco
30 TURISMO
Le molte occasioni del tempo libero
di Silvano Stracca
34 REPORTAGE
Viaggio nel dopo Ceausescu
di Giorgio Colajacomo
38 LA MARCHESA DI BAROLO
Giulia Colbert rivoluzionaria della Carità
di Angelo Montanati
18 Il Cels di Salviano:
Ritrova re
la voglia di vivere
RUBRICHE
Lettere, 4 In Italia e nel mondo, 6
BS Domanda, 8 · Prima Pagina, 9 ·
Come Don Bosco, 13 Osservatorio,
17 Il Mese in Libreria, 25 Cinema,
29 Il Diario di Andrea, 33 I Nostri
Sa nti , 37 I Nostri Morti , 41
Solidarietà, 42 In Primo Piano, 43
2 6 Anno della famiglia:
Importantissimo papà
GIUGNO 1994 - 3

1.4 Page 4

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VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un do-
no di Don Bosco a chi se-
gue con simpatia il lavoro
salesiano .tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate su-
bito il cambio di indirizzo
(mandando sempre la
vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 RO rylA
4 · GIUGNO 1994
DON BOSCO "MERIDIO-
NALE". «Quest'anno abbia-
mo fatto per la prima volta la
festa di Don Bosco, dando av-
vio ufficiale al culto del Santo
a Manocalzati, un comune ir-
pino della " bassa", alla perife-
ria di Avellino e a ridosso del-
la valle del Sabato. Il parroco
don Enzo De Stefano e il sot-
toscritto, autore in passato di
un articolo di sapore provoca-
torio dal titolo " Don Bosco,
un prete "meridionale", ab-
biamo illustrato il pensiero
pedagogico di Don Bosco e il
perché de ll 'avvio del culto del
Santo nel nostro paese dove
era del tutto o quasi scono-
sciuto. Erano presenti i ragaz-
zi delle scuole locali , qu as i a
simboleggiare l'ansia del
" nuovo". Si spera che il culto
al nostro caro Don Bosco pos-
sa affermarsi per il futuro, co-
me momento di incontro e di
festa della nostra comunità».
Prof Antonio (Tonino)
Tirone, Avellino.
-SSSST!
·- ''-
LOTTA DURA. «Da quattro
anni ho e liminato pratica-
mente il televisore e faccio
una dura selezione della
stampa su cui devo pure te-
nermi informata per ciò che
avv iene nel mondo. Soprat-
tutto con l'avvento delle Tv
private è iniziato il degrado
televisivo. La Tv ufficiale la-
mentava di perdere gli utenti ,
annoiati da programmi trop-
po "seri", troppo "morali".
Per cui si è allineata. E io ho
fL DECALOGO DEL TELE-
SPETTATORE. «Nel nume-
ro scorso, nella rubrica In pri-
mo piano avete parlato della
televisione come di una "me-
raviglia di Dio". Sono d'ac-
cordo, ma credo che, come di-
ceva l'intervistato, " ...ci si
deve dare delle regole". Ho
letto un geniale decalogo per
il telespettatore che vorrei
pubblicaste. La teledipenden -
za è una brutta malattia del
nostro tempo».
rifiutato la televisione, pas-
sando magari per un po ' mat-
ta. "Come fa a stare senza la
Giovanna Stella,
Como.
televisione?", mi dicono Ecco i numeri p1u originali
esterrefatti . E non capiscono ·del suo decalogo: I) La Tv
che sono vissuta benissimo non è un e lettrodomestico co-
senza pe r i primi quattro de- me gli altri: va usato a piccole
cenni della mia vita, quando dosi . 4) li telecomando do-
la tel ev isione c'era già, ma vrebbe essere usato solo dag li
ancora non tutti l'avevano. infermi. Cambiare canale ogni
L'intera specie umana è riu- pochi minuti impedi sce di ri-
sc ita a vivere s in qui anche
senza televisione (e senza in-
finite altre cose). Sono stata
due anni senza accenderl a del
tutto: mi sono senti ta meglio
nella mente e nello spirito».
fiettere su c che si sta veden-
do. 5) La stupidità e il cattivo
gusto rimangono tali, anche
sullo schermo televisivo. 9)
Gli anziani «muti » davanti al
telev isore acceso, non posso-
Vera Elisa Ruggeri, no più comunicare ai giovani
Caslino d'Erba. le loro ricchezze d 'esperienza.
STAVANO MEGLIO PRI-
MA? «Leggo sul BS di feb-
braio a pag. 16 che in Russ ia
" la disoccupazione è piomba-
ta su questo grande paese, un
fenomeno sconosciuto appe-
na tre o quattro anni fa". Ciò
fa pensare che nel pieno del
regime precedente si stesse
meglio. Credo che la frase s ia
infelice e penso che ci vorreb-
be una spiegazione. La mia
tarda età mi ha dato l'espe-
ri enza di valutare i pericoli e
le tragedie de i regimi totalita-
ri da qualunque parte ci possa-
no pe rvenire».
Alessandro Osvaldo,
Savona.
C'È ANCHE DON SILVIO.
«Ho letto con interesse I'arti-
colo su Dante Dossi (cf
BS/dicembre 1993). Mi con-
gratulo. C'è chi è stato vicino
a Dante soprattutto nei mo-
menti in cui il suo originale
lavoro non era ben compreso
e condiviso da tutti. Lui ha
continuato, veramente gene-
roso. Vorre i però segnal are
che a Chiari c'è un altro sale-
s iano che meriterebbe un ar-

1.5 Page 5

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ticolo: mi riferi sco a don Sil-
vio Galli, impegnato nell a
parrocchia e nella carità so-
c iale. Visita famiglie in diffi-
co ltà, assiste e visita carcera-
ti , aiuta gli extracomunitari.
Gestisce con l'aiuto di volon-
tari una cucina per dare un
pranzo caldo a I00/200 per-
sone. E molte ditte lo aiutano
dandogli pa~ta, riso, carne,
condimenti. E in prima linea
nell ' aiutare le missioni
(quante somme ha g_ià man-
dato ai missionari!) . E un uo-
mo che è molto stimato, eco-
me tutti gli zelanti può anche
dare un po' di fastidio. Ma i
ri sultati ci sono».
Lettera firmata,
Chiari.
DALLA CROAZIA. «Mi
chiamo Giovanni, sono nato
ne l 1976. Quest' anno farò
maturità. Mia sorella si chia-
ma Ana ed è nata nel 1979.
Abbiamo un fratello di IO an-
ni. Quest'estate vorrei venire
in Jtalia, magari in una casa
salesiana, per lavorare, anche
senza stipendio, solo in cam-
DATE E PROGRAMMI
DEI CONVEGNI
ESTIVI
7-11 luglio 1994 : «Gesù e i
"lontani"» con don Luigi Ciotti del
Gruppo Abele di Torino e don
Oscar Battaglia , biblista,
dell'Istituto teologico di Assisi.
Lavori di gruppo guidati dal biblista
per far conoscere e sperimentare
metodologie e strumenti di lettura
dei testi: interpretazione della
Bibbia nella Chiesa.
13-17 agosto 1994: «La speran-
za come progetto politico» per
ricostruire le coscienze e la città
con don Antonio Ribaldi e la comu-
nità di S. Egidio . Don Adriano
Tessarolo, biblista di Vicenza, par-
lerà della speranza in Isaia e farà
conoscere e sperimentare metodo-
logie e strumenti di lettura di Luca
24: interpretazione della Bibbia
nella Chiesa.
18-22 agosto 1994: «Preghiera
e lavoro nella spiritualità dei
laici». Incontro ecumenico con la
partecipazione della doli. Aija
Kaartinen, pastore della chiesa
bio del mantenimento. Que-
sto desidera anche mia sorel-
la, che andrebbe volentieri in
una casa delle figlie di Maria
Ausiliatrice. Aspettiamo ri-
sposta».
Ivan Katalinic,
Starceviceva 24-D
58.000 Split - Rep Hn,atska
(CROAZIA).
NON OCCUPATEVI DI
QUESTE COSE. «A propo-
sito dell 'articolo La vergo-
gna delle Fosse Ardeatine
(cf BS/marzo). La verità sto-
rica è stata fal sata dai nostri
politici ... Ora io vi prego:
non immischiatevi in queste
cose. Gesù non ha mai con-
dannato i romani che occu-
pavano la Palestina. Pensate
solo alla vostra missione,
guardate le vostre pecorelle e
non sprecate energia fuori
del vostro seminato. I giudi-
zi politici non riguardano la
Chiesa. Mi di spiace dirlo, ma
vi voglio troppo bene e ho
sempre vi sto il prete nella
sua veste... ».
Lidia S., Roma .
PRO)
CIVI TATt
C HRI S TIANA
<Il~
luterana finlandese, di soeur Marie
du Christ , clarissa, di Bruno
Pigozzo, laico sposato.
30 ottobre -1' novembre 1994:
«Pace, volontariato, lavoro, uso
dei beni, tempo libero: "Signore
cosa vuol che io faccia?" » (S.
Francesco). Convegno per gruppi
ecclesiali e giovani: due giorni in
Assisi con al centro della ricerca:
preghiera, bibbia e uomini impe-
gnati in azioni di pace (Ernesto
Olivero), nel mondo del lavoro
(Bruno Manghi) , nella politica
(Valentino Castellani) , nella cultu-
ra (Gianni Vattimo), nella Chiesa
(padre Giuseppe Pittau , rettore
dell'Università Gregoriana di
Roma, padre Mario Nascimbeni,
biblista).
Per informazioni rivolgersi al
Gruppo Missioni - 06081 ASSISI ·
cas. postale 94 - Tel. (075) 81 .32.31
Anche altri hanno voluto pre-
cisare o contestare, piiì che
per il contenuto del'articolo ,
per l'inopportunità di affron-
tare l'argomento, che però ha
trovato largo spazio su tutta
la stampa. Precisa Francesco
Motto, autore del'articolo:
«La lettera inizia ricostruen-
do gli avvenimenti, con parti-
colari tra l'altro non tutti
esatti. Comunque 110 11 raccol-
go l'invito. Scopo dell' artico-
lo era unicamente raccontare
la scoperta, da parte dei sale-
siani, delle salme dei caduti
alle Fosse Ardeatine. Nulla di
piiì. li Bollettino Salesiano
non ha affrontato il dibattito
storico-culturale, sempre ac-
ceso, circa l'interpretazione
del fa scismo e della resisten-
za, e tanto men.o esprimendo
giudizi del'atto di sabotaggio
di via Rasella. Quanto al re-
sto, Don Bosco la vorò per fa-
re dei suoi giovani dei "buoni
cristiani e onesti cittadini". Si
tradisce la missione salesiana
se si rimanefuori della storia.
L' impatto del Vangelo con la
storia non lo abbiamo in ven-
tato noi. Così fa Giovanni
Paolo Il , che con il suo magi-
stero 11011 lascia tranquillo
nessun angolo della terra».
INCULTURARE L' EURO-
PA. «Parlate a volte, giusta-
mente, della inculturazione in
Africa, in Sudamerica, in
Asia... Si dice: dobbiamo es-
sere sensibili alla loro cultura.
Giusto . M a chi pensa alla fede
in Europa? I giovani , lo vedo-
no tutti , faticano ad accettare
non solo il linguaggio de lla
Chiesa, ma il modo di fare dei
preti , delle suore, delle par-
rocchie. Il rischio è che con il
loro nuovo modo di pensare e
con le teste piene di immagini
non passi nulla del Vangelo.
Noi siamo convinti purtroppo
che il cristianesimo sia nato
e uropeo e che il nostro lin-
guaggio sia chiaro a tutti. La
gente invece cambia. Non ci
capiscono. Più stiamo fermi e
più il distacco con le nuove
generazioni si fa grande».
Vittorio Pero,
Reggio Emilia.
CORSI E CONVEGNI
CATECHESI
Corso di catechesi aperto a
operatori pastorali e animatori
Tema: Catecumenato ed
evangelizzazione
Corvara in Val Badia (BZ)
30 giugno-9 luglio 1994.
Direttore: E. Alberich
Il corso affronta con l'aiuto di esper-
ti nazionali ed internazionali proble-
mi, bisogni, proposte di primo
annuncio e di ricominciamento radi-
cale, a stretto contatto con espe-
rienze significative in materia.
INSEGNAMENTO DELLA
RELIGIONE CATTOLICA
Convegno di IRC
per la scuola elementare.
Tema: Dire Dio oggi. L'azione
didattica applicata ad un tema
specifico nell'insegnamento
religioso nella scuola
elementare
Roma, Università Salesiana
24-26 giugno 1994.
Direttore: C. Bissoli
Èil XVIII Convegno di Wla vita.
Continuando la riflessione didattica
degli anni precedenti, intende
affrontare la globalità dell'azione
didattica, in particolare della fase di
valutazione, mediante un argomen-
to quanto mai significativo e awa-
lendosi di preziose sperimentazioni
sul campo.
Corso estivo di IRC
nella secondaria superiore.
Tema: La dimensione morale
nell'educazione religiosa
della scuola.
Vigo di Fassa (TN)
30 giugno-9 luglio 1994
Direttore: Z. Trenti
È un laboratorio che esplora i temi
più significativi dell'educazione
morale e ne promuove
l'applicazione didattica, awalendosi
della sperimentazione in atto da
parte di alcuni partecipanti.
Tutti i corsi di IRC sono approvati
dal Min. P.I. col benestare della
CEI. Ai corsisti sarà consegnato un
attestato di partecipazione. A
richiesta verrà pure inviato il docu-
mento che giustifica la partecipa-
zione ai corsi ai sensi dell'Intesa.
ISTITUTO DI CATECHETICA
della Facoltà di Scienze
dell'Educazione
Università Pontificia Salesiana
00139 ROMA
Piazza Ateneo Salesiano, 1
Tel. 06/87.290.1 (Centralino)
87.290.651 (Istituto)
Fax 06/87.290.354
GIUGNO 1994 · 5

1.6 Page 6

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D
NAPOLI
LIBERIA
A PORTICI LA
PRIMA RASSEGNA
DI MUSICA CORALE
Il Coro Polifonico «Canti-
cum Novum» operante presso
l'Opera salesiana di Portici ha
organizzato la prima Rasse-
gna per corali polifo niche in-
titolata a «Don William Rabo-
lini», apprezzato compositore
e direttore d 'orchestra. Alla
manifestazione hanno parte-
cipato alcuni tra i più impor-
tanti cori polifonici della re-
gione : la «Cappell a Musicale
Lauretana» di Aversa, la «Co-
rale San Ciro» di Vico Equen-
se, i «Pueri Cantores Don
Antonio Izzo» di Sorrento.
L'iniziativa, che voleva anche
festeggiare l'arrivo dei sale-
siani a Portici 90 anni fa, ha
trovato larghi consensi in sede
organizzativa da parte della
Regione Campania, i comuni
di Portici e San Giorgio a Cre-
mano, ed enti privati , già im-
pegnati nella promozione cul-
turale sul territorio.
1Portici (Napoli).
Il Coro Polifonico
«Canticum ·Novum»
;,.'° ~\\,15ÌC"'-lc
,,._e,
"e -
<'I,,r,-
c-Lr
.,--r;
"77
o"
1,
alla rassegna
(:;
~•l ;;-
~
in onore
~
(
~
di don Rabolini.
1
=
EMISSIONI
FILATELICHE PER
SEAN DEVEREUX
La Liberia ha fatto uscire
all ' inizio dell 'anno una riu-
scita serie commemorati va di
francobo lli per ricordare i
problemi del bambino africa-
no (Rem ember the African
chifel) . Due di questi franco-
boli i ricordano l'irlandese
Sean Devereux, giovane vo-
lontario ucciso ne l gennaio
del '93 in Somalia mentre la-
vorava per la United Narions
Children 's Fund per conto
delle Nazioni Unite. Gli altri
due francobolli ricordano cin-
que suore americane assassi-
nate nell ' ottobre del 1992. Le
TRENTO
L'ORGOGLIO
DELL'ORO
E DEL BRONZO
e gite, ricorderanno anche i
" fioretti " fatti da bambini in
nome di Dio; erano l' ini zio
della formazione di un carat-
tere allenato al sacrificio e
quindi indiri zzato all a vitto-
ri a. In quest'ora di gloria per
la valle di Fiemme, mi pare
bello c he siano ricordati an-
che sul Bollettino Salesiano».
Dal 1925 a Ziano di Fiem-
me vi è una piccola com unità
di Figlie di Maria Ausiliatri-
ce. Una comunità viva, effi-
ciente che oltre all a scuola
materna, conduce l'oratorio,
un punto di riferimento per
adolescenti , giovani e adulti .
Tra le file dell a scuola e
dell'orato rio ci sono stati an-
che Bice e Giorgio Yanzetta,
recentemente premiati con
l'oro e il bronzo alle ultime
Olimpiadi invernali . Scrive la
cooperatrice Bianca Corona
Zorzi: «I figli di Giorgio fre-
quentano anche loro la scuola
delle FMA e la moglie Paola
è assid ua animatrice dell'ora-
torio. Sicuramente i due atle-
'ti, accanto a palloni, tombole
6 - GIUGNO 1994
I Ziano di Fiemme (Trento). I fratelli Bice e Giorgio Vanzetta,
reduci dalle Olimpiadi di Lillehammer, mostrano
con orgoglio le medaglie conquistate nelle due staffette.
I Liberia. I due francobolli
che commemorano
il cooperatore ed
exallievo Sean Devereux.
illustrazioni delle cinque suo-
re riproducono fotografie
scattate dallo stesso Sean pri-
ma di lasciare la Liberia.
Quelle del giovane volontario
sono tratte da due fotografie
che hanno fatto il giro del
mondo dopo la sua morie.

1.7 Page 7

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te ci rca 30 mila persone. Due
salesiani si occupano a tempo
pieno de i g iovani e fa nno da
ponte tra i benefattori europei
e i centri di raccolta croati. Un
terzo sales iano fa parte di una
organi zzazione di medic i e di
assistenti sociali che organ iz-
I Mostar (Bosnia-
Erzegovina). Militari ONU
tra la popolazione.
zano la d istri buzione d i una
merenda ai ragazzi ne lle scuo-
le. G li aiuti umanitari a1Tiva-
no in maggior parte dall ' Italia
del nord e dal nord Europa,
dall ' Austri a e dalla Gennani a.
I profughi continuano ad arri-
vare e vengono accolti negli
alberghi de lla costa adriatica o
in campi profughi sotto il con-
tro llo de lle Nazioni Unite.
I Roma. Jolanda Masotti, coordinatrice dei cooperatori
d'Italia, al convegno dei Laboratori Mamma Margherita
(nella foto, con il Rettor Maggiore).
ROMA
UNCINETTO
E FANTASIA
I Laboratori Mamma Mar-
gherita sono una realtà e lo
hanno di mostrato incontran-
dos i al Sales ianum d i Roma
nel marzo scorso. Più di I00
de legati , rappresentanti degli
oltre 170 gruppi spars i pe r le
regioni d'ltalia, si sono con-
frontati sul loro servizio, met-
tendo insieme le risorse delle
loro atti vità, destinando le alle
missioni della Cambogia e a l-
le atti vità de i giovani coope-
ratori. «Le mani al lavoro e il
cuore a Dio», d iceva lo slo-
gan, nato dallo spirito con cui
Mamma Margherita, la prima
cooperatrice d i Don Bosco, ha
lavorato pe r i ragazzi di Val-
docco. «Questi gruppi svol-
go no un lavoro prezioso», ha
detto con soddi sfazione Jo-
lancla Masotti , la dinamica
coordinatrice de i cooperatori
d'Italia. «Offrono l' opportu-
ni di momenti form ativi, ma
anche cl i stare ins ieme e cl i
rendersi util i mettendo in co-
mune il tempo li bero ed espe-
rienze concrete d i lavoro ma-
nua le. Attraverso q ues ta at-
tività molti an ziani riescono a
superare la solitudine. C an-
che chi è a mmalato, ma lavo-
ra in casa. Alc uni gruppi si oc-
cupano de ll 'oratorio, curando
le magliette dei giocatori o i
costum i ciel teatro. A Castel-
lammare dan no una mano al
guardaroba dei salesiani am-
malati e anziani . C'è chi fa la-
vori in pe lle, chi statuine. E il
tutto si trasforma in offerte
per i mi ss ionari , che spesso
conoscono personalmente o
tramite corrispondenza. Ma è
soprattutto il clima che si re-
spi ra nei gru ppi che è be lliss i-
mo: c'è davvero una fraternità
tutta sa lesiana».
CROAZIA
VINCE
LA SOLIDARIETÀ
Rispondendo ali 'appello del-
1'arc ivescovo di Zagabria, il
cardi nal Franjo Kuharié, i sa-
lesiani hanno creato la Caritas,
sotto la responsabilità d i don
Ivan Jeren. ln ciascuna de lle
13 parrocc hie è sorto un cen-
tro e ogni mese vengo no aiu ta-
LA FESTA È RINVIATA
Suor Maddalena Morano e Giovanni Paolo Il nel
nostro fotomontaggio dell'inserto speciale di aprile.
Il 30 aprile a Catania, niente
beatificazione per Maddalena
Morano. Giovanni Paolo Il si è
infortunato proprio alla vigilia
del suo viaggio in Sicilia, dove
madre Marinella Castagno,con
il Rettor Maggiore e molte mi-
gliaia di persone avrebbero pre-
so parte alla beatificazione. «Di'
a madre Marinella che faremo
una bella festa più avanti», ha
detto il Papaal cardinal Sodano.
GIUGNO 1994 - 7

1.8 Page 8

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t'RETE-DONNA
E BELLO?
«Gli Anglicani hanno aperto
il sacerdozio alle donne.
Cosa ne dicono i cattolici?»
Risponde Luis Gallo:
La decisione di una parte della
Chiesa anglicana (si sa infatti che ci
sono al suo interno delle forti resi-
stenze) di ordinare delle donne per il
ministero presbiteriale, ha suscitato
delle reazioni molto diverse tra i catto~
lici. Il pensiero ufficiale cattolico, quel-
lo del papa, dei vescovi in genere, dei
teologi che prestano un servizio parti-
colare alla loro riflessione (Commis-
sione Teologica Internazionale) è de-
cisamente di opposizione a tale
ordinazione. I motivi sono principal-
mente di ordine teologico e di ordine
ecumenico. Teologicamente si fa le-
va sul fatto che, secondo le testimo-
nianze evangeliche , Gesù stesso non
ha aperto tale ministero alle donne; si
appella alla tradizione millenaria della
Chiesa che ha seguito sempre la
stessa linea di condotta; e, soprattut-
to , alla motivazione che il sacerdozio
ordinato o ministeriale, a diffe renza di
quello che è comune a tutti i membri
della Chiesa, è partecipazione di Cri-
sto Capo, il quale è di fatto uomo-ma-
schio. Per ciò che riguarda l'ecumeni-
smo si ritiene che la decisione presa
da questa parte della Chiesa anglica-
na può nuocere seriamente al cam-
mino della riunificazione dei cristiani,
specialmente per via della forte oppo-
sizione delle Chiese ortodosse all'or-
dinazione delle donne.
Diverso è il modo di pensare non
ufficiale di alcuni altri cattolici i quali
pensano che questo fatto costituisca
un passo avanti nel superamento del-
la discriminazione della donna. Essi
sono dell'opinione che ciò che da
tempo sta succedendo nella società
umana - il progressivo superamen-
to del maschilismo culturale median-
te il riconoscimento dell'uguaglianza
sostanziale tra uomo e donna - de-
ve anche avere degli effetti nella stes-
sa Chiesa. Alcuni di essi si appellano
al fatto che Gesù abbia fatto saltare
per aria, con il suo modo di compor-
tarsi , la maniera in cui la società del
suo tempo discriminava la donna
considerandola alla stregua di un og-
getto. Anzi , ritengono che la Chiesa,
lasciandosi condizionare dalla ten-
a · GIUGNO 1994
denza maschilista presente nelle cul-
ture del tempo, abbia tradito il pensie-
ro di Gesù a questo riguardo, con il
suo modo di vietare alle donne l'ac-
cesso alle responsabilità ufficialmen-
te connesse con l'ordinazione. Riten-
gono inoltre che il ragionamento
addotto dai teologi non sia altro che
un'ideologia al servizio della posizio-
ne di privilegio degli uomini nella co-
munità ecclesiale. C'è inoltre chi pen-
sa che l'ordinazione delle donne
possa essere una soluzione alla
scarsità di preti che tanto preoccupa
la Chiesa oggi.
Non si può negare, da.vanti a tutto
ciò, che la situazione della donna nel-
la Chiesa meriti un serio ripensamen -
to alla luce del Vangelo e di ciò che di
esso ci fanno comprendere le circo-
stanze attuali.
O
TUTTE APERTE
LE STRADE
ALLA DONNA?
«Anche di fronte
al sacerdozio, la donna non
ha voluto fermarsi. Ma ci
sono delle professioni e dei
ruoli specifici per l'uomo
e per la donna?».
Risponde Marcella Farina:
La nuova autocoscienza che le
donne stanno maturando è senza
dubbio il tratto più interessante, per
non dire «rivoluzionario », dell'attua-
le transizione culturale . L'itinerario è
stato faticoso ; ha preso le mosse
dalla rivendicazione dell'uguaglian-
za per ricomprendere il senso e il va-
lore della diversità fino a prospettare
la civiltà nuova a due voci autonome
e solidali pur negli inevitabili e «co-
struttivi » conflitti. Le donne di oggi ri-
fiutano di essere «schedate», rinser-
rate in stereotipi di comodo
legittimati dal richiamo alla diversità
della donna rispetto all'uomo i quali
giustificano così la loro esclusione
dalla piena partecipazione alla co-
struzione della storia e quindi alla
generazione della nuova civiltà.
Contemporaneamente rifiutano l'o-
mologazione al maschile , la quale
non è meno deludente in quanto le
ha sovente impoverite della loro ric-
chezza personale e di «genere»,
quindi del loro patrimonio storico, fa-
cendole diventare una «copia impal-
lidita » dell'uomo . Quali le professioni
IIl vescovo anglicano di Bristol
(Inghilterra) con le prime 32 donne
ordinate prete. In seguito a questa
decisione sette vescovi
e 712 pastori anglicani hanno
chiesto di farsi cattolici.
e i servizi tipici della donna? Chi può
dirlo? Il Creatore è infinitamente ric-
co , magnanimo, geniale nell'effon-
dere i suoi doni alle creature , in par-
ticolare alla persona umana!
Sovente ci si accanisce su alcuni
ruoli come se fossero l'unica via di
realizzazione della persona.
Mi pare che le donne di oggi , quel-
le che vogliono lavorare per la nasci-
ta di una società nuova, stanno inau-
gurando una strada che è quella più
ricca di futuro: elaborare una moda-
lità, uno spazio, una dinamica che
pongano al centro l'amore come la
logica fondamentale della grammati-
ca del quotidiano. In questa via ca-
dranno gli schemi mentali alimentati
da nostalgie di preminenze, di supre-
mazie, di primati , di poteri e si potrà
costruire la comunità umana nella
quale ciascuna e ciascuno sono ac-
colti come un «trenta lode» di Dio a
vantaggio degli altri. Non esiste il più
grande o il più piccolo! Gesù ha ab-
battuto questa logica, pertanto essa
non ha legittimità nella sua Chiesa. Il
Signore ha voluto la sua comunità
come una comunione in cui l'ugua-
glianza non è omologazione né
uniformità, e la diversità non è indice
di minorità né di dipendenza.
La riflessione su quali ruoli può e
deve avere la donna in questa pro-
spettiva troverà interessanti segna-
letiche per essere impostata e svolta
con coerenza e speranza, senza pe-
nalizzare e umiliare nessuno, in par-
ticolare senza «onorare » la donna
con un vestito della differenza o
dell'uguaglianza che la «oneri » di
pesi che non sono secondo il proget-
to del Signore.
o

1.9 Page 9

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GIORNATE DI SANGUE
IN RWANDA
, , A metà
aprile, mentre era
in corso il Sinodo
africano, i
missionari sono
stati costretti a
lasciare il
Rwanda. Nel
paese da anni è
guerra civile, una
lotta feroce e
incontenibile tra
le tribù Hutu e
Tutsi , ,
Da oltre un mese è cominciato l'esodo dei tuto trattenere un urlo di rabbia davanti a
salesiani e delle figlie di Maria Ausiliatrice tanto orrore».
belgi, canadesi, italiani, ruandesi e zairesi L' ANSNEWS ha riferito che tutti i reli-
che lavoravano in Rwanda. Costretti ad ab- giosi e le religiose furono concentrati
bandonare il paese, molti sono stati accolti nell'aeroporto di Kigali da dove partirono
dalla Procura missionaria di Bruxelles. Altri alla volta del Burundi, dello Zaire o della
per ora hanno fatto ritorno al loro paese.
Francia. Una lunga fila di 80 macchine
verso l'aeroporto, mentre lungo la strada
L' ANSNEWS, l'agenzia internazionale vedevano persone morte: bambini, uomini
salesiana di informazione, ha costante- e donne... e gente che correva con le armi.
mente seguito gli avvenimenti e fornito Anche una giovane volontaria, Roberta
dettagli sulla situazione e i problemi in cui Brusaferri , della scuola professionale di
ogni salesiano è stato coinvolto. Senza Gatenga, è stata coinvolta con gli altri in
dubbio il fatto più grave è avvenuto nella queste drammatiche vicende. Al suo atTi-
chiesa pa1rncchiale salesiana di Musha, vo a Fiumicino disse che si era bafficata
dove sono state massa-
in camera con tre ra-
crate 1200 persone, tut-
gazze ruandesi e che
te Tutsi. E molte di più
aveva telefonato al
nel territorio della par-
console italiano. Tra gli
rocchia. Don Horvat e
assalitori aveva ricono-
il parroco don Litric,
sciuto alcuni giovani
che erano in chiesa con
allievi che armati di
i rifugiati, sono stati
spranghe, bastoni e ar-
portati in camera, poi è
mi saccheggiavano la
iniziato il massacro.
sua casa. Il console era
Don Litric racconta:
arrivato due ore dopo,
«Sono aITivati all'im-
le truppe dell'ONU so-
provviso alle 6.30 di
lo sei ore più · tardi .
mattina. Hanno preso a
calci la porta e aperto il
«IN RWANDA è un
fuoco sulla gente iner-
macello totale», ha det-
me. Sparavano a raffica
to il missionruio sale-
con le armi semiauto-
siano don Mario Ar-
matiche e lanciavano
denghi, da 27 anni
bombe a mano. Poi,
metodicamente, si sono
accaniti sui superstiti
con coltellacci, bastoni
e lance». I due salesia-
ni hanno visto decine
IRwanda. Volontari a Mugombwa. A
metà aprile sono stati sospesi gli
aiuti umanitari. Nella foto
in alto, guerriglieri del Fronte
patriottico nazionale.
·
presente in quel paese.
Come andrà a finire?
Quella del Rwanda è
una tragedia, un'auten-
tica follia. La situazio-
ne è in mano al popo-
di corpi nell'atrio della
lo. Non sono più i
chiesa, abbracciati, uniti nella morte. militari che sparano. Adesso che sono usci-
«Qualche centinaio di corpi, con nuvole di ti gli stranieri, non si sa come andrà a fi-
mosche, erano disseminati nel centro gio- nire. Non c'è autorità che controlli il po-
vanile», hanno raccontato ai giornalisti. polo. Intanto la Croce Rossa hà sospeso gli
«Nella chiesa lo spettacolo era agghiac- aiuti umanitari e Amnesty lnternational ha
ciante. Centinaia di ragazzi, fanciulle, accusato le Nazioni Unite e i Paesi occi-
adulti, donne e anziani, ammucchiati uno dentali di non aver fatto abbastanza per
sull 'altro. I soldati italiani non hanno po- proteggere i ruandesi.
O
GIUGNO 1994 - 9

1.10 Page 10

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FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE A Rio de Janeiro incontro storico del Consiglio gene
A PIEDI NUDI
ELLA TERRA DEI POVERI
di Graziella Curti
Una lotta contro
la povertà ù1 difesa
dei minori. El' impegno
delle FMA in Brasile.
«Lavorare in mezzo
ai banibini più poveri
è terra santa. Bisogna
togliersi i sandali»,
dice suor Carmelita.
Una cinquantina di FMA del Bra-
sile si sono incontrate per alcuni
giorni di riflessione su metodi, pro-
blemi, prospettive del lavoro tra i
minori in difficoltà. La novità di
un 'assemblea che si raduna a rego la-
ri scadenze è stata determinata, que-
sta volta, dalla presenza di madre
Marinella Castagno e di quasi tutto il
Consiglio generale.
Suor Maria do Rosario Leite, di
San Paolo, decana dell a Pastorale
dei minori , incaricata con suor Ad-
ma Cassab Fadel, a livello naziona-
le, ha iniziato la presentazione delle
tematiche inerenti alla missione tra i
più poveri. La scelta ha avuto radici
profonde nella tradizione salesiana.
Anche Don Bosco e madre Mazza-
rello erano poveri e hanno speso le
loro energie per gli emarginati.
Non basta salvarli dalla strada
Per le FMA del Brasile le motiva-
zioni del carisma si sono assommate
alla situazione sociopolitica, che
specialmente in questi ultimi anni,
ha penalizzato i più deboli. Anche la
vita religiosa tradizionale sentiva
l'esigenza di un cambio di strutture,
di uscire dai conventi che distanzia-
10 - GIUGNO 1994
vano dal popolo e filtravano l'imma-
gine delle suore come quella di don-
ne supergarantite e non toccate dai
problemi della sopravvivenza.
Così, dagli anni '70, l'Istituto del -
le figlie di Maria Ausiliatrice ha ini-
ziato un processo di inserimento e di
solidarietà che è ancora in rodaggio,
nonostante si siano realizzate nuove
presenze a favore delle giovani don-
ne e dei ragazzi di strada.
Le rappresentanti di tutte le ispet-
torie che operano nel settore sanno
però che non basta condividere la vi-
ta dei più poveri e rinunciare a privi-
legi e comforts. Ciò che è più urgen-
te è «entrare nella stanza dei
bottoni», diventare interlocutrici del
potere affinché si varino leggi giu-
ste, a favore di chi non ha voce.
Questo le FMA l'hanno capito be-
ne: 20 di loro sono consigliere co-
munali, elette dalla gente; altre fan-
no parte dei consigli tutelari per
risolvere i problemi dei minori.
Sentono comunque l'esigenza di
procedere in contemporanea su due
fronti: tenere il contatto con le auto-
rità, ma anche con i bimbi. «Credo,
in questo modo - ha spiegato suor
Maria do Rosario - , di dar~ più
concretezza alle mie richieste. E im-
portante essere ponte tra i minori e il
Governo ».

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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raie FMA con un gruppo di salesiane operanti nell'emarginazione.
pata del bene degli altri che della sal-
vezza individualista. L'obbedienza è
stata intesa come un impegno adulto
per la costruzione ciel Regno in dia-
logo e comunione.
Le opere per i minori e le comu-
nità inserite hanno preso vari volti.
Sono nate case per ragazze-madri,
bambine e bambini della strada, spa-
zi cli accoglienza, scuole popolari e
si sono trasformate opere tradiziona-
li, come oratori e scuole, secondo gli
stimoli della domanda. Le presenti
all'incontro di Rio de Janeiro hanno
avuto poco spazio per raccontare le
loro storie. Si sono limitate a indica-
re le strategie di intervento e i pro-
blemi che ancora rimangono. Qual-
che giorno dopo, su richiesta,
abbiamo ricevuto un semplice dos-
sier di sr. Odette, una donnina non
più giovane che da anni lavora nella
favela di Acari, una delle più diffici-
li di Rio. L'hanno minacciata perché
aveva dissentito sullo spaccio della
droga. Ma lei non ha avuto paura.
«Ormai - ha detto - la mia vita
l' ho vissuta e adesso il massimo che
mi possono fare è di uccidetmi. Me-
glio continuare a lavorare nel centro
educativo, se mi rimane ancora tem-
po».
Sfogliando le pagine del progetto
ci si imbatte in alcuni dati: il centro
di accoglienza è inserito in una co-
munità di 65.000 abitanti in baracche
appiccicate alla montagna del Co-
roado. Attualmente vengono accolti
330 tra bambini, adolescenti dai 7 ai
17 anni, che in genere sono attaccati
dalla droga e dalla violenza.
Oltre a suor Odette, ci sono dieci
educatori, un'infermiera, una psico-
loga, una cuoca e un amministratore.
L'elenco delle attività è impressio-
nante se si pensa al contesto squalli-
do della zona: corso di teatro, biblio-
teca, taglio e cucito, doposcuola,
dattilografia, gruppo giovanile mu-
sicale e sportivo, catechesi.
Il centro educativo è nel cuore del-
la fa vela. Ed è una speranza per tan-
ti bambini che portano già il marchio
dell'emarginazione alla nascita e per
tante ragazzine per cui sopravvivere
significa prostituirsi.
Lavorare tra i poveri
è terra santa
Nel dibattito finale una domanda
ha concentrato l'attenzione: «Ma
voi siete felici vivendo così?». Le ri-
spo~te sono venute chiare, sicure.
«E molto gratificante fare espe-
rienza di amorevolezza, donare la
certezza di essere amati. Così i ra-
gazzi e le ragazze cambiano, anche
nel loro aspetto fisico» (suor Celia).
Cuiaba (Brasile). Suor Nazaré
con due giovanissime mamme.
I Manaus. Dimostrazione pacifica
a difesa dei piccoli.
Nella foto in alto, ragazzi di strada.
Odette dellafavela
Fare scelte nuove, inserirsi tra i
più poveri, difendere la causa dei più
deboli non è stato solo strumentale
per le FMA: ha cambiato la loro vita
e le ha aiutate a rileggere e a incar-
nare i consigli evangelici nell'oggi.
La povertà è stata assunta come
solidarietà con gli emarginati. La ca-
stità è stata riscoperta come poten-
zialità d'amore che si esprime in ac-
coglienza facendo della religiosa
una sorella universale più preoccu-
GIUGNO 1994 -11

2.2 Page 12

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Fatti &
Persone
ROMA. Il 6 magg io seminario cli studio
organizzato dagli Istituti cli Psicologia,
Sociologia e Storia delle Reiigioni
clell 'U niversità salesiana. Tema: Reli-
gione o terapia? Il potenziale terapeutico
dei nuovi movimenti religiosi. Un con-
fronto aperto e senza pregiudizi con i
" nuovi movimenti religiosi", che assicu-
rano cli poter offrire all ' uomo d ' oggi uno
stato cli benessere per ritrovare se stesso
e gli altri. Aci approfondire l'argomento
sono stati invitati i mi gliori esperti ciel
settore: Eugenio Fizzotti, Massimo ln-
trovigne, Aldo Natale Terrin (New Age)
e Vira Baclra (/-lare Krishna) .
INDIA. Il Dicastero vaticano per
l'Unità dei cristiani ha nominato don Se-
bastian Karotemprel, dell'ispettoria di
Guwahati, consultore nel Gruppo di la-
voro interreligioso. Il gruppo compren-
de 15 rappresentanti cattolici e 15 di al-
tre denominazioni cristiane. Don
Karotemprel fa parte anche della Com-
missione teologica internazionale.
ROMA. li Rettor Maggiore don Viganò,
intervistato da Giuseppe Frangi per lari-
vista 30 Giorni, alla domanda: «Quali
sono le nuove frontiere del movimento
salesiano?», ha fatto riferimento, oltre
all'Est europeo, anche alla Cina. Ha det-
to: «Sul tavolo mi arrivano tante richie-
ste di salesiani che vogliono andare in
Cina. Per ora ne abbiamo mandati molti
a Hong Kong per imparare la lingua. Poi
abbiamo già una presenza a Shanghai:
tre sacerdoti chiamati dal vescovo della
Chiesa patriottica per insegnare all'uni-
versità. Abbiamo una presenza in Man-
ciuria e una richiesta da parte dell'auto-
rità civile di insediarci a Shin Chau,
dove abbiamo avuto i nostri due martiri ,
mons. Versiglia e don Caravario».
MALTA. Le Polisportive Giovanili Sa-
lesiane (PGS) dell'isola hanno organiz-
zato nel mese di marzo un Seminario per
cinquanta animatori sp01tivi. Guidati da
don Charles Cini, delegato nazionale, e .
dal presidente Arthur Micallef, si sono
recati in Sicilia, dove, dopo aver analiz-
zato la situazione socio-culturale dei
giovani di Malta, hanno tracciato l'iden-
tikit del giovane volontario, e program-
mato le attività sportive in preparazione
ai Giochi Europei, che si sono tenuti ap-
punto a Malta nel mese di aprile.
12 -G/UGN01994
«La gioia è il miracolo continuo
della nostra vita. Quando si inizia
questa strada non si torna più indie-
tro» (suor Adma).
«Credo che anche nel periodo del-
la formazione iniziale sia necessario
questo contatto per le FMA. È un to-
nico che sprint alla vita» (suor
Maria do Rosario).
«Lavorare in mezzo ai bambini
più poveri è terra, santa. Bisogna to-
gliersi i sandali. E bello essere sale-
siane così» (suor Carmelita).
«È l'esigenza di esprimere il no-
stro carisma che ci spinge e ci dà
gioia» (suor Elisabetta).
Altre affe1mazioni hanno confer-
mato che la strada della felicità si
trova in luoghi difficili, spesso di
frontiera.
Le FMA di tutto il mondo stanno
interrogandosi sulle dinamiche di
cambio che stimolano oggi la vita
religiosa. Il concetto di emargina-
zione è diverso a seconda dei conte-
sti, ma è pur vero che ovunque c'è
povertà, basta aprire gli occhi e non
avere paura, rispondendo alla do-
manda dei più poveri, di perdere
i ritmi della propria routine, i pa-
radigmi di un'esistenza che sten-
ta ad essere significativa per chi ci
sta vicino.
Anche il Sinodo sulla vita religio-
sa ci invita a non riciclare vecchi
modelli gerarchici, ma strategie di
In Brasile, questo Paese grande
come un continente, le cifre di mor-
te suonano allarmanti:
- 64 neonati su mille muoiono nei
primi giorni di vita
- più del 30% dei bambini al di sot-
to dei 5 anni sono denutriti
- 1O milioni di ragazzi e ragazze vi-
vono nella strada
- ogni mille bambini iscritti all'ana-
grafe, 550 in città e 885 in campa-
gna non terminano la scuola ele-
mentare
- ragazzi e ragazze di strada sono
vittime della prostituzione, del-
l'abuso sessuale e della violenza.
In questo tessuto sociale le figliè
di Maria Ausiliatrice stanno co-
struendo, con i salesiani e altre isti-
tuzioni, una rete di rapporti per una
pronta accoglienza e soprattutto
per la rivendicazione dei diritti dei
Iminori.
Giovanissime di Manaus.
L'emarginazione qui comincia
presto.
comunione per essere vere "sorelle"
della gente e "simpatiche" a chi non
ha voce, non a chi ha potere. «Ogni
nostra azione è politica» è stato det-
to. Non nel senso partitico, ma nel
senso che può avvicinare o allonta-
nare la giustizia. L'educazione, più
che mai, è un'opera politica, perché
può formare nuovi leader per una so-
cietà diversa, quando è ben fatta.
Il Brasile comincia a intravedere
l'alba, dopo tanta ricerca.
E per il resto del mondo? Cammi-
nando si apre il cammino.
Madre Marinella Castagno, con-
cludendo, ha invitato le suore brasi-
liane a continuare con coraggio:
«Non vi batteranno le mani - ha av-
vertito-, ma se portate la croce sie-
te con Cristo. Ci sarà sempre la lotta
contro chi lavora per i poveti . Però
la lotta mantiene pura l'acqua. Una
sfida importante è di sistematizzare
il lavoro che fate. La via verso i più
poveri deve entrare a pieno titolo nel
progetto ispettoriale ed essere impe-
gno per tutte». Più tardi , all'Eucare-
stia, come sorpresa, sull'altare sono
arrivate le ragazze e i ragazzi di suor
Adma. Nel gruppo c'era Anna di 15
anni con la sua bimba in braccio. La
piccola, dormendo, non sapeva di
far parte di un sogno delle FMA: or-
ganizzare la speranza.
Graziella Curti

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrero
DINAMICI ECREATIVI
mondo. Un bambino che guarda la
televisione tutta la giornata arriva
presto a pensare che la televisione
gli evita di annoiarsi. In realtà è la
causa della noia.
Stimolare la curiosità. Incoraggiare i giovani ad affrontare situazioni nuove...
Aumentate il senso di sicurez-
za dei vostri figli facendoli interve-
nire nelle de,cisioni e nei progetti
degli adulti. E vitale dimostrare ai fi-
gli che sono importanti , non come
persone da dirigere, nutrire, di cui
avere cura, ma come esseri umani
unici. Più si sentono unici e speciali
interiormente, più è probabile che
applichino questa unicità in cui han-
no fiducia agli impegni della loro vita.
Incoraggiateli ad affrontare situazio-
ni nuove, a frequentare l'oratorio e
gruppi di interesse. Quando parlate
con i bambini non abbassate il livello
del linguaggio, evitate le forme infan-
tili, non trattateli come degli stupidi
solo perché sono piccoli.
Don Bosco aveva un nemico: l'ozio.
E lo ha sempre combattuto con la
sua pedagogia liberatoria e stimola-
trice di creatività, che mirava a infon-
dere speranza, voglia di lavorare, di
studiare, di agire, di vivere e di con-
vivere. «lo desidero che in qualun-
que tempo si faccia sempre qualche
cosa, e non si lasci andar perduto
nemanco un minuto» , diceva.
Le sue scuole e i suoi oràtori dove-
vano essere "arsenali" di proposte e
occasioni di attività. Un'intuizione
straordinaria anche per il nostro tem-
po. Subdolo e corrosivo il vecchio
nemico si aggira anche oggi tra i ra-
gazzi: è la noia, la torpida passività,
l'indifferenza rassegnata, il confor-
mismo. Un vuoto interiore che viene
spesso riempito con esperienze illu-
sorie e pericolose.
Eppure il nostro tempo è quello che
ha più bisogno dell'opposto. Anche il
mondo del lavoro, in futuro, richie-
derà sempre più dei creativi. A mano
a mano che i computer si assume-
ranno la maggior parte del lavoro di
routine e delle attività mentali non
creative, la mente creativa sarà sem-
pre più apprezzata e gratificata in
ogni campo di attività umana. Ma la
creatività si educa. Ogni bambino ha
la potenzialità di essere altamente
creativo se gli viene data la possibi-
lità di esercitare e migliorare questa
abilità.
Ecco alcuni semplici suggerimenti.
Fatè in modo di avere, ogni
giorno, alcuni minuti per stare con
i bambini e ascoltarli. Permettete
loro di aprirsi e parlare di ciò che
hanno da dire. Hanno bisogno di
condividere i loro interessi, senti-
menti, paure, ansietà, predilezioni. I
bambini creativi, senza eccezione,
amano i libri e il contatto con essi li
aiuta a sviluppare presto la loro crea-
tività. Quando sono piccoli seguono
volentieri con i genitori le illustrazioni
e parlano di quello che vedono .
Quando sono più grandi hanno biso-
gno di scambiare le idee con i geni-
tori , i quali devono spiegare i loro
punti di vista e chiedere i loro.
Coltivate le loro curiosità e da-
te loro gli strumenti per esprimer-
si. Concedete ai bambini il diritto di
avere uno spazio tutto per loro, per
creare, per leggere, per ordinare col-
lezioni, per pensare. Stimolate il
bambino curioso, non date risposte
troppo semplici alle sue continue do-
mande, e cercate di non irritarvi di
fronte al suo incessante desiderio di
scoprire. Fornite materiale in abbon-
danza per l'espressione creativa.
Non giocattoli costosi, ma cose sem-
plici e varie: dai piatti di carta ai pen-
narelli, pezzi di legno o bottiglie di
plastica. Ogni tanto tenete la televi-
sione spenta, prendete i figli per ma-
no ed uscite insieme ad esplorare il
Nutrite la loro sensibilità. La
sensibilità è un aspetto importante
della creatività. Ascoltate musica in-
sieme, stupitevi e meravigliatevi in-
sieme dei colori e delle immagini.
Parlate di bellezza e grandezza. Di
bontà, giustizia, utopie e idee forti.
Incoraggiateli a non essere
conformisti. Oggi la pressione a fa-
re quello che fanno tutti è fortissima.
Vincete la tentazione di fare parago-
ni, invitate i ragazzi a controllare i
motivi del loro comportamento, a
esaminare cosa conviene loro e co-
sa no.
O Ponete l'accento sulla cosa fat-
ta, non sul riconoscimento ester-
no. L'eccessiva competitività e l'en-
fasi posta sui risultati condizionano
molti ragazzi che imparano solo a
sconfiggere eventuali concorrenti o
a conquistare il successo con qual-
siasi mezzo. Insegnate il valore del
ricercare la propria grandezza inve-
ce di battersi per trofei e titoli.
Aiutateli a crescere onesti con
se stessi. Il bambino che imbroglia
se stesso, che mente agli altri e si
crea una personalità artificiale, af-
fronterà i problemi con una strategia
tesa a rendere credibili le sue bugie,
agendo in modo non autentico. La
creatività esige sorgenti libere e lim-
pide.
O
GIUGNO 1994 - 13

2.4 Page 14

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LA COREA DEL SUD È un salesiano laico il valdostano Marino Bois, che vive da oltre
TUTTA NUOVA
LA COREA
di Gianni Frigerio
La Corea negli ultimi
vent'anni ha cambiato
. volto. La Chiesa
si sviluppa bene anche
tra i giovani. I tre milioni
di cattolici gestiscono le
comunità parrocchiali
e prendono parte
ai progetti di sviluppo
del Paese.
M arino Bois, valdostano della
Valgrisenche, ha visto lo sno-
darsi di tutta la storia recente della
Corea. «Trent' anni fa , non notavi la
differenza tra Karachi , Calcutta e
Seoul. Anzi , a Bombay vedevi an-
che ricchezza. ln Corea invece c 'era
solo povertà ovunque. Povertà gene-
ralizzata e secolare. Un Paese sem-
pre sfruttato dai vicini. Chi ha 40 an-
ni ricorda di aver fatto la vita
veramente dura. l giovani sono così
differenti che non riescono a capire
o immaginare com 'era 30 anni fa».
Salesiano laico di 52 anni , Marino
Bois è stato di recente per due anni
in Africa, in Guinea e in Sudan.
Ovunque sostenuto dalla solidarietà
dei suoi exallievi coreani. In Guinea
ha aperto un laboratorio cli meccani-
ca insieme ai sudamericani. In Su-
dan, tra i profughi cli Khmtoum, una
scuola professionale ora affidata agli
indiani .
A grandi passi
La Corea continua a sorprendere
per i grandi cambiamenti che sta
compiendo. Certo non tutto è bilan-
ciato. Tuttavia globalmente è evi-
dente l'efficienza, la buona ammini-
sb·azione. Si costruisce ovunque.
«Nei mesi scorsi si è parlato di re-
cessione e cli crisi. In realtà lo svi-
luppo prosegue», dice Marino Bois.
«Trent'anni fa fuori dalla città c 'era-
no soltanto 150 chilometri cli strada
asfaltata. li resto era fango , fogne
aperle. Ora ovunque si vedono città
efficienti. E la rete autostradale forse
è più densa cli quella italiana».
Tutti i coreani ora hanno I' assicu-
razione medica, al 70 per cenlo a
spese ciel governo. [I sistema pensio-
nistico invece non c ancora. l gior-
nali sono liberi , ma la TV è ancora
legata al governo. «Le immagini
delle manifestazioni studentesche
hanno fatto il giro ciel mondo e han-
no portato al cambio ciel regime po-
litico. Prima delle Olimpiadi , non
solo gli studenti ma tutti, a mezzo-
giorno, andavano in piazza a prote-
stare. Ritornavano in ufficio alle due
e poi alle cinque li rivedevi in piazza
a manifestare. E le bombe lacrimo-
gene non bastarono più. fl nuovo
presidente è stato eletto democrati-
camente ed è accettato dal 60-70 per
cenlo della popolazione. Ora sta
promuovendo delle riforme econo-
miche molto serie, ed esige in parti-
colare la chiarezza dei conti in ban-
ca. Ha obbligato tutti i funzionari
pubblici a fare la dichiarazione della
loro ricchezza e ad avere un solo
conto in banca. La speranza della
gente è che con questo sistema si ta-
gli la coda alla corruzione».
I giovani e la scuola
Il sistema scolastico assorbe inte-
ramente i giovani, dalle elementari
all ' università. Il 95 per cento con-
I Seoul. La protesta degli studenti
è stata determinante
per l'evoluzione politica.
duce una tranquilla quotidianità, tra
impegno e ambizione. Tutti puntas
no all ' università. I problemi comin-
ciano quando i risultati non arriva-
no e non riescono a tenere il passo.
Chi non finisce il liceo e non va
all ' università diventa un frustrato
sociale. Allora si facilmente alla
malavita. «Noi salesiani lavoriamo
molto per questi ragazzi disadattati
che non hanno terminato gli studi
regolari », racconta Marino Bois.
«A volte non hanno finito nemme-
no le elementari o le hanno finite
male. Altri hanno finito le medie e
il liceo , ma non sanno cosa fare non
avendo un mestiere e da noi lo pos-
sono imparare».
Religiosamente come sono orien-
tati i giovani e il Paese?
14 · GIUGNO 1994

2.5 Page 15

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trent 'anni in Corea tra i giovani che si orientano al lavoro.
B-S
La Corea del Nord
Tra la Corea del Nord e quella del Sud ormai la distanza è abissale.
Sia psicologica che economica. La Corea del Nord è rimasta con la
tecnologia di 40 anni fa. Pensa solo agli armamenti, all'industria bellica
pesante. «Sono isolati e tagliati fuori dalla competizione internaziona-
le», dice Marino Bois. «Nella Corea del Nord governa ancora lo stesso
dittatore che regna assoluto da quegli anni. Dicono che nel Paese ci
sono quattro caste. Quella della famiglia del presidente che è sacra.
Ogni mattina la radio recita una specie di invocazione per lui. In ogni
casa c'è la sua foto e quella del figlio. Ci mettono sotto i ceri accesi. Vi
è poi la casta dei fanatici. Si tratta dei più convinti sostenitori del presi-
dente. Questi possono andare per il mondo: sono i burocrati, gli amba-
sciatori, il gruppo del regime. La terza casta è quella di coloro che sono
controllati, perché potrebbero avere opinioni contrarie. Infine vi è la
casta di quelli che sono già nei campi di concentramento. Basta poco
I
per essere mal visti e venire eliminati dalla società».
Di riunificazione delle due Coree inutile parlare. Si pensa però che il
,
regime del Nord debba prima o poi crollare. Per ora tra Nord e Sud non
c'è alcun rapporto. Nessuna possibilità fisica di entrare, nemmeno per
turismo.
«I cattolici oggi sono più o meno il
sette per cento. Su circa 44 mi lioni
di abitanti sono tre milioni. I cristia-
ni saranno il 20 per cento. In tutte le
cittadine si vedono chiese protestan-
ti. L'aumento del numero dei cattoli-
ci è impressionante. Dopo la guerra
erano solo 200 mila, ora sono tre mi-
li o ni».
Senza dubbio ha av uto il suo peso
la presenza del Papa. C'è venu to du e
volte in Corea; una prima vo lta per il
secondo centenario della Chiesa co-
reana e poi per il Congresso eucari-
stico internazionale. C'è in Corea un
bel cattolicesimo che nasce bene,
che sta mettendo radic i sempre più
profonde. «Un influsso pos itivo lo
hanno tra i giovani i gruppi della Le-
gio Mariae, che si impegnano con i
Manifestazione in onore di Klm Il Sung nella capitale Pyongyang.
GIUGNO 1994 · 15

2.6 Page 16

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Brevi--
FILIPPINE. Monsignor Leo Dro-
na, SDB, 52 anni , vescovo di San
José City, presidente della Com-
missione episcopale filippina per la
gioventù, è il responsabile dell'or-
ganizzazione dell'incontro mon-
diale dei giovani, che si terrà a Ma-
nila dal IO al 15 gennaio ciel '95.
Don Rie Fernando e don Mario Ba-
clig, clell'lspeltoria Filippine-Nord,
hanno la responsabilità rispettiva-
mente ciel l' Ufficio operativo e ciel la
Commissione economica, e quello
del Comitato della programmazio-
ne e degli eventi. La Giornata Mon-
diale della Gioventù si aprirà uffi-
cialmente al Rizal Park della Baia
cli Manila il 12 gennaio.
INDIA. Quallro sperduti villaggi
negli stati cieli ' Assam e del Magha-
laya hanno la luce elettrica, grazie
al programma di sviluppo integrato
del "Bosco Reach-out", il dicastero
del servizio sociale dell'lspettoria
di Guwahati. Gli aiuti finanziari so-
no venuti dal North Eastern Coun-
cil, l' agenzia governativa per lo svi-
luppo. 190 mila dollari del progetto
sono serviti per il montaggio di
pannelli solari che producono ener-
gia elettrica, fondamentale per l'il-
luminazione e la piccola industria.
ROMA. 60 figlie di Maria Ausilia-
trice europee hanno partecipato dal
27 marzo al IOaprile a Riano, pres-
so Roma, a un Seminario sul tema:
"Comunicazione Formato Futuro",
per l'abilitazione all'uso educativo
dei media con le nuove tecnologie.
Il corso è stato promosso dal Dica-
stero per la comunicazione sociale
delle FMA, con la collaborazione
della Facoltà di scienze dell 'educa-
zione dell' Auxilium.
GRAN BRETAGNA. È immi-
nente l'inaugurazione del tunnel
che collega Folkestone (Gran Bre-
tagna) con Calais (Francia), un
evento desiderato da tempo, sim-
bolo di una nuova Europa fondata
sui valori dell'amicizia e della soli-
darietà. In questo contesto a Liver-
pool i giovani inglesi hanno dato
vita a una grande manifestazione
per preparare il prossimo "Con-
fronto europeo del Movimento
Giovanile Salesiano" che si terrà al
Colle Don Bosco nel 1996.
SIBERIA. A causa delle difficoltà
ambientali (la temperatura era sce-
sa a 50 gradi sotto zero) è stata
inaugurata solo il 19 marzo, festa di
San Giuseppe, la chiesa parroc-
chiale cli Aldan, diretta dai salesia-
ni slovacchi. l salesiani si dedicano
anche alla catechesi, all'insegna-
mento della religione nelle sc uole e
ali' oratorio.
·
16 - GIUGNO 1994
catecumeni e i cristiani lontani », ag-
giunge Marino Bois. «Nella nostra
casa di Seoul ogni anno passano die-
cimila giovani per gli esercizi spiri-
tuali. Per lo più sono gruppi scolasti-
ci che fanno corsi sul la problematica
umana, di formazione generale».
Le parrocchie sono ben organizza-
te e attive. La Chiesa deve autoge-
stirsi, e lo fa con le collette e con le
tasse che si impongono i fedeli, per-
ché non c'è alcun intervento dello
stato. I protestanti forse hanno avuto
più influsso nel campo sociale e po-
litico. Sono arrivati cento anni dopo,
ma con le università si sono resi pre-
senti nella società. Le università cat-
toliche hanno una storia più recente.
Alcuni ospedali cattolici universita-
ri sono di altissimo livello.
La presenza tra i giovani
A Seoul i salesiani hanno una sola
scuola media e il liceo, ma con due-
mila allievi. L'edificio è stato intera-
mente ricostruito in periferia e gode
di una posizione invidiabile, anche
se i ragazzi impiegano venti minuti a
uscire dalla città. Sono tutti studenti
esterni, ma si fa lezione fino alle die-
ci di sera per i vari corsi. È una scuo-
la necessariamente molto esigente e
selettiva, per garanti.re l'accesso
ali 'università. Prima del liceo però
non c'è selezione. Marino Bois:
«Sempre a Seoul abbiamo un centro
professionale di un anno. E altri cen-
tri per ragazzi disadattati. Facciamo
scuola di falegnameria e di meccani-
ca. Ogni anno entrano un centinaio
di allievi dai 15 ai 22 anni. Alcuni
ragazzi si specializzano e rimango-
no con noi per più tempo. Li aiutia-
mo in vario modo, dando loro vitto e
alloggio. Ce li segnala il governo».
Le figlie di Maria Ausiliatrice sono
oltre un centinaio e gestiscono molte
attività sociali. Hanno in genere ope-
re piccole, case per i giovani della
strada, pensionati per lavoratrici,
centri di accoglienza per bambini, la-
vorano molto nelle parrocchie. An-
che i salesiani, che sono globalmente
un'ottantina, hanno cinque case di
accoglienza con oltre 100 ragazzi in
età scolastica. «Mesi fa la polizia ci
ha supplicato di prendere un gruppo
di ragazzini dagli otto ai 14 anni.
Scugnizzi terribili, che non hanno al-
cun ricordo della famiglia. Sono
Laboratorio di avviamento
al lavoro.
sempre fuggiti da tutte le opere socia-
li dove la polizia ha cercato di inse-
rirli. Sono vissuti per le strade di ele-
mosine e di piccoli furti, non hanno
mai studiato, sono incapaci di accet-
tare ogni forma di disciplina. Il mira-
colo è avvenuto quando abbiamo
aperto a loro i laboratori. L'idea di di-
ventare meccanici li ha conquistati».
Efficienti, ma umani
La grande rivoluzione industriale
è dovuta agli aiuti americani, ma in
Corea è penetrato anche un capitali-
smo sfrenato. Solo adesso si pensa ai
diritti sociali. Qui permangono o so-
no sorti alcuni gravi problemi socia-
li. I suicidi sono numerosi, soprattut-
to tra gli anziani, che sono soli e non
possono contare sulla pensione. Con
il divorzio è andato in crisi il sistema
famigliare, tradizionalmente piutto-
sto stabile. E chi non ha famiglia,
giovane o anziano, manca di fatto
dell 'appoggio sociale più forte .
«Cosa pensi dei coreani?». Marino
Bois, che dopo trent 'anni si conside-
ra praticamente uno di loro, usa dei
toni pieni di simpatia: «Sono ammi-
rato per la loro grande capacità di im-
parare, di evolversi, di passare a cose
nuove. Sono degli ottimi organizza-
tori . La loro è la stessa efficienza dei
giapponesi. Ma è un popolo diverso:
sono più umani, più filosofi. Hanno
un grande senso dell'amicizia».
Gianni Frigerio

2.7 Page 17

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L'ASSALTO ESTERNO
DELLE «SETTE»
, , Riprendiamo e
concludiamo il
discorso sulla
invasione delle
sette in America
latina e sul
crescente numero
di cristiani che vi
aderiscono , ,
A bbiamo presentato finora il fenomeno
CRISTIANI PIÙ ATTIVI E CREATIVI.
della invasione dei nuovi movimenti E tuttavia, questo influsso esterno non è de-
religiosi e il crescente numero di abbandoni cisivo né il più importante. Molto dipende
(cf ES/marzo).
certamente da noi. Assistiamo continua-
Nel numero scorso abbiamo individuato le mente a dibattiti, che si traducono in atteg-
cause interne di questo fenomeno; cause che giamenti concreti di condotta e di azione,
fanno appello più da vicino alle responsabi- che rivelano questa realtà: da una parte la
lità della comunità cristiana (cf ES/aprile). esaltazione della struttura parrocchiale co-
Bisogna però riconoscere che ci sono an- me unica competente e che a volte coarta
che fattori esterni che influiscono su queste iniziative ed esigenze particolari, e dall 'al-
"diserzioni".
tra la libera e non sempre equilibrata vita-
lità dei gruppi e dei movi-
RICCHI E AGGRESSI-
menti cattolici e delle
VI. La maggior parte delle
piccole comunità che si
sette (alcune delle quali
"sentono stretti" nella
neppure sono cristiane)
struttura organizzata; la
provengono dagli Stati
pretesa di alimentare col
Uniti e ricevono un forte
cibo forte del "cristiano
appoggio economico e lo-
perfetto" anche chi è an-
gistico. Questo aumenta la
cora "debole nella fede"
loro... autorevolezza ("po-
o, al contrario, accettare
deroso cabai!ero es Don
la visione e la "morale"
Dinero") e le rende tenaci
del mondo attuale come
nell'azione. Ciò pennette
un fatto che nulla ha a che
una crescita anche politica
vedere con la fede; la pro-
perché influisce sul pro-
clamazione dell'aspetto
cesso di formazione
spirituale dell 'evangel iz-
dell'opinione pubblica. Si Ecuador. Prodotti artigianali
tratta cioè di una crescita
degli indigeni quechua.
zazione nel rifiuto di
qualsiasi impegno nella
"qualitativa" e non solo
"città terrestre", o la esal-
quantitativa, soprattutto quando riesce ad tazione della vocazione "temporale" del
agglutinare una parte numericamente ril e- cristiano, considerando come non signifi -
vante della popolazione, e cioè potenziali cativo l' aspetto spirituale se prima non si
elettori. Ai quali si chiede obbedienza e pas- risolve il problema della vita quotidiana e
sività politica (in questo senso sono conser- dei " poveri" e delle strutture politiche in-
vatori), mentre dal punto di vista religioso giuste e prepotenti; il rifiuto netto a consi-
sono fondamentalisti , assolutisti e aggressi- derare l'educazione cattolica come parte
vi (sfruttando non poche volte la "paura" integrante della pastorale della Chiesa, o
istintiva che la gente sente per la morte, il l' impegno eccessivo degli agenti di pasto-
mistero e l'aldilà).
rale (soprattutto sacerdoti, religiosi , reli-
Se lo scopo di questo "assalto esterno" era giose) nell'aspetto puramente amministra-
quello di spezzare l'unità religiosa del popolo tivo, burocratico e organizzativo delle
(con fini chiaramente politici), bisogna dire istituzioni educative, a scapito dell 'e;vange-
che l'obiettivo è stato raggiunto. Qui in Ecua- lizzazione e dell'azione sacramentale. Co-
dor si parla di un milione di indigeni prote- me sempre, ogni estremismo è cattivo con-
stanti o aderenti a sette diverse, che spesso, at- sigliere. Mentre ci dibattiamo tra queste
traverso le loro organizzazioni parallele, antinomie, le pecore escono dall'ovile,
dissentono dalle rivendicazioni e istanze so- quelle malate non guariscono e le acque del
ciali dei fratelli della loro stessa razza.
fiume si perdono nei meandri.
O
GIUGNO 1994 17

2.8 Page 18

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COMUNITÀ TERAPEUTICHE A Livorno le sei comunità di don Gigi Zoppi. Un metodo
RICUPERARE
LE OCCASIONI
di Umberto De Vanna
PERSE
Valle Benedetta. Il contatto rigenerante con la natura, all'aperto.
«La droga è
un analgesico per chi
non riesce a superare
la fatica di vivere»,
dicono al Ce/S di
Salviano (Livorno). Le
molte potenzialità e il
grande desiderio di
ajfermazione del
tossicodipendente.
1977. Gennaio-febbraio. Periferia
di Salvi ano, uno dei quartieri più po-
polari di Livorno. Un salesiano vie-
ne indicato al vescovo Ablondi per
interessarsi della fascia dei g iovani a
rischio. Don Gigi comincia la vita in
parrocchia, la catechesi. Entrando a
scuola si rende conto della misura
dei problemi de lla gente. Case popo-
lari, ex baraccati, il numero più alto
di bimbi istituzionalizzati della To-
18 · GIUGNO 1994
scana, violenza ad anziani, a minori.
Spaccio di droga. Una volante della
polizia 24 ore su 24.
La risposta dell'emergenza
li nucleo dei patTocchiani più sen-
sibili capisce il problema. La vec-
chia casa colonica della parrocchia
s i trasforma pe r l'accog lienza. «J
primi giovani provenivano dal dor-
mitorio pubblico», ricordano don
Gigi e Oreste, un collaboratore dell a
prima ora. «Nell ' ottobre dello stesso
anno, 1977, don Picchi ci ha manda-
to il primo ragazzo che usciva da Re-
bibbia».
L' accoglienza fu una prima ri spo-
sta a un bisogno impellente. La ri-
sposta del l'emergenza . Una casa-fa-
miglia per raccogliere le situazioni
più di sperate dei giovani livornes i.
Fu così per i primi quattro anni.
Ospitalità diurna e notturna. Alcune
figure permanenti, qualche obiettore
di coscienza, qualche volontario. Un
piccolo laboratorio di legatoria e
pelletteria povera, per dare a tutti un
minimo di dignità lavorativa. Poi
venne preferito il lavoro all'aperto,
in campagna, a contatto con la natu-
ra. E sono nate le cascine. A Bibbo-
na, le cascine di Parrana San Marti-
no, a Valle Benedetta. .. la più
lontana è a 50 chilometri da Livor-
no, presso Cecina. Sono quattro co-
munità omogenee e collegate. Ogni
comunità ha un suo direttore che di-
venta come il padre di famiglia che
ha come compito quello di responsa-
bilizzare i giovani e di svezzarli.
«S i fanno tre riunioni alla settima-
na, con obiettivi diversi: una per rac-
contare i problemi lavorativi di or-
ganizzazione e'di condivisione delle
responsabilità, un'altra con il diret-
tore di comunità, una terza con lo
psicologo. Sempre in gruppo . Sono
comunità piccole, per sce lta. Una

2.9 Page 19

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di ricupero che si affida al coinvolgimento del tossico.
dozzina di persone, massimo 14».
Ass icurano: «E universalmente ac-
certato che su questo numero puoi
tentare di raggiungere tutti , di fare
un lavoro di grnppo, ma anche per-
so na le ».
insospettate: c un potenziale altis-
simo in questi ragazzi. La comunità
gli fa capire: tu sei in grado di pro-
gettare, di real izzare, di condurre, di
lavorare. Tu sei una persona capa-
ce». Essi sono convinti che il disagio
sia un momento di vita, che può es-
sere un <! risorsa. Disagio ug ua le ri-
sorsa... E un 'idea nuova.
Appare chiara la diversità di meto-
do con altre comunità terapeutiche .
Altri hanno un 'eccessiva preoccu-
pazione di salvaguardare il giovane
che ha fatto certe esperienze. «Se
«Tu sei capace»
Ciascuno dei giov ani dopo qua l-
che mese viene chiamato alla dire-
zione, sia pure fo rmale, dell a sua co-
munità. Cioè ognuno di loro diventa
" il responsabile di turno". Per una
ventina di g iorni regola lui la gesti o-
ne de ll a casa dal punto di vista de l ri-
spetto delle regole, de i progetti g
fatt i. Distribuisce i lavori , stabilisce
g li orari, vi gil a su tutti. Ciascuno
condivide già una responsabilità sui
vari settori: poll aio, cucina, lavande-
ria, stalla, vigna, bosco... Ma una co-
sa è avere la responsabilità sull a co-
ni gliera o sul poll aio, e altro
interessars i de lle persone, di perso-
ne a ri schio e capire che un mio in-
tervento su un compagno che sta fa-
cendo un lavoro può creargli una
cri si che può avere conseguenze gra-
vi. Spingerlo ad abbandonare la co-
munità e tornare in piazza a rischio
della sua vita. Questo chiedere a cia-
scuno di responsabilizzarsi sul per-
corso di altri , aiuta a non focali zzare
tutta l'attenzione su se stess i, ad
aprirsi agli altri. È un rischio. Ma ri -
sponde a una sce lta metodologica
prec isa. «Qualcuno che non appari-
rebbe adatto rive la invece delle otti -
me qua lità. La fru strazione nascon-
de sempre ambi zioni e capac ità
Parrana. Festa per il compleanno
di don Gigi.
Todo Modo, la casa dei giovani nel quartiere di Salviano (Livorno).
LA CASA DEGLI ADOLESCENTI
di Oreste Apol/oni
COME PREVENIRE. Ci siamo chiesti cosa potevamo fare per i giovanissimi che
non potevamo ospitare, perché non avevano ancora 18 anni e avevano già pro-
blemi di tossicodipendenza. Una ricerca condotta dall 'Università di Pisa ci
spiegò che le situazioni di maggior sofferenza nascevano nell'ambito famigliare
e nella scuola. Cose che si sapevano. Abbiamo detto: tentiamo qualcosa.
PER I GENITORI. Abbiamo organizzato una scuola genitori, per chi voleva capi-
re come comportarsi con il figlio . Nelle scuole, nel quartiere, nelle parrocchie.
Una cosa seria, un percorso di dieci incontri, due ore alla settimana. Con una
metodologia attiva, partecipativa. E la presenza di professionisti che affrontava-
no le situazioni più gravi , patologiche degli adolescenti.
TODO MODO . Dal maggio del '93 abbiamo cominciato quello che abbiamo
chiamato «TODO MODO» e che si può definire un "oratorio laico". Alcuni anima-
tori un po' particolari e creativi, pieni di inventiva, ma anche con una buona
esperienza alle spalle sono andati nelle scuole e hanno detto: «Se volete , ci
possiamo trovare ». Era la proposta di ritrovarsi in un piccolo edificio a fianco di
un prato del quartiere di Salviano. Era l'opportunità di stare bene insieme facen-
do insieme quelle cose che amano gli adolescenti: suonare, cantare, ballare ,
fare una festa, una pizza insieme. Trovarsi al sabato sera al posto di andare in
discoteca a spendere centomila lire e rischiare la pelle (1200 i morii in un anno
di sabato sera! più dei morti per droga) .
Lo scopo non è di insegnare la chitarra o la danza, o fare una gita. L'adolescen-
te in difficoltà trova qui nell'animatore un punto di riferimento. Sono animatori
pagati , dei professionisti, quindi, ma che fanno molto volontariato. E di fatto la
~agazza può dire: sono incinta. Un ragazzo: guarda questi segni: che sia l'Aids?
E un'accoglienza quotidiana dalle 14 alle 22: si turna per interessi, per gruppi.
Ogni settimana passano 200-250 ragazzi. Il progetto, sperimentale, è approvato
e finanziato dalla Regione. Alcuni gruppi sono diventati stabili. Un adolescente
che era ven\\JtO con i capelli dipinti di verde, ora lo vedi cambiato. Nessuno glielo
ha chiesto. E l'appartenenza e la soddisfazione di sentirsi accolto che trasforma.
o
GIUGNO 1994 - 19

2.10 Page 20

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uno si sente padre di tutti e deve pro-
teggere "i suoi bambini", è chiaro
che farà la parte della madre. E orga-
nizzerà la sua struttura in una forma
che protegge, che dà tutto, controlla
tutto; massifica, dà le idee, le diretti-
ve, le sberle, i consigli e le carezze è
il pane della parola e della vita. Noi
differiamo da questa visione. Noi
comprendiamo che la droga ha fatto
regredire il processo di sviluppo del-
la persona e quindi l'ha riportata ad
atteggiamenti adolescenziali, da cui
liberarsi. Che il giovane deve cre-
scere. Ma favoriamo il processo di
crescita non rispondendo a richiami
di regressione all'infanzia. La per-
sona adulta la trattiamo come se fos-
se adulta. La coinvolgiamo nel pro-
gramma».
Perché ci si buca
Ogni adolescente ha grossi proble-
mi. Anche il figlio di papà sente la
fatica di vivere. «Perché ci si buca?»
domando. Ci sono alJe origini delle
difficoltà che sono abbastanza co-
muni. Avvengono però delle situa-
zioni di corto circuito... Altre volte
ci sono disturbi della personalità non
i~differenti. Sono legati ai primi an-
m della persona. Ci sono storie vera-
mente drammatiche, segnate da fatti
gravi. Non si arriva a caso a bucarsi.
«Spesso i problemi sono quelli di
tutti, ma c'è chi non regge. Questo
si::iiega perché il problema droga col-
pisca tutte le fasce sociali». Don Gi-
gi e Oreste si sono fatte le idee preci-
se: «Paradossalmente il senso del
bucarsi è un' autoterapia. Si fa fron-
I Bibbona (Livorno). Una
delle cascine per il ricupero.
Le comunità del CelS sono
sei, omogenee e collegate.
20 - GIUGNO 1994
Valle Benedetta (Livorno). La dignità di guadagnarsi il pane con il proprio lavoro.
te a una situazione che non si riesce
a sostenere. Non ce la fa. Nessuna
meraviglia che faccia delle cose as-
surde, pur di non star male. Dispo-
sto, come si dice "a vendersi la
mamma" per procurarsi la roba. Di-
sposto a distruggere i rapporti , la fa-
miglia, le cose belle... Di andare
contro la legge, contro lo Stato, con-
tro la propria vita. Ogni giorno il
tossico rischia la vita».
Per gli ammalati di Aids
Non è nata di proposito, questa se-
sta comunità (la quinta è quella di
Salviano, sede centrale amministra-
tiva). Non volevano "ghettizzare"
l'ammalato di Aids. «Abbiamo in-
vece cominciato a sostenere la fami-
glia che porta questo peso enorme.
La famiglia ha bisogno di capire, di
stare vicino all'ammalato, anche fi-
sicamente. E vive uno stress che la
porta alla pazzia». Ma presto si sono
incontrati con chi non poteva conta-
re su un nucleo famigliare. E comin-
ciarono a offrire ospitalità completa
o parziale. E sorta l'opera di Trepon-
ti, a Livorno. «Accanto a questi am-
malati di Aids abbiamo voluto solo
volontari. Ed è diventata per loro
~na palestra di allenamento al dono,
Il confronto del volontario con dei
giovani che sanno che la loro vita
deve terminare nel giro di pochi me-
si o pochissimi anni . Una vita che si
può concludere nella serenità e nella
speranza. Anche se si parte da un
momento di disperazione».
I volontari sono una quindicina,
giovani e meno giovani. Ciascuno
porta un minimo di servizio: un tur-
no settimanale di sei ore accanto
all'ammalato. E chi può, dà di più:
esperienza di vita, di fede, attivi-
anche terapeutica, fisioterapia.
Qualcuno si è sentito dire: «Ho biso-
gno di Dio».
Ci si mantiene giovani...
Nelle comunità di don Gigi tre
animatori su quattro sono passati
dalla comunità terapeutica. Hanno
fatto questo percorso, ne sono usciti,
si sono sposati, hanno avuto dei figli.
Hanno prima lavorato fuori , poi so-
no tornati come professionisti. E si
sono qualificati. Il corso dura due
anni, ed è finanziato e riconosciuto
dalla Regione Toscana. È anche que-
sta una scelta precisa: coinvolgere le
strutture sociali pubbliche: la regio-
ne, l'ente locale, l'ambulatorio me-
dico, lo _psicologo, l'assistente so-
ciale.. . «E un modo per non isolarci.
Anche per questo tutte le domeniche
usci_amo, andiamo a fare la partita,
andiamo al mare in mezzo alla gen-
te. Andiamo a raccontare le nostre
storie. Sono stati contattati migliaia
di giovani delle scuole, le parroc-
chie. La mia esperienza diventa sto-
ria, diventa utile agli altri».
Don Gigi Zoppi ha inventato tutto
questo partendo praticamente da ze-
ro. Vent'anni fa era delegato ispetto-
riale di pastorale giovanile. Diretto-
re dell ' oratorio a Pietrasanta. Si era
accorto che nella zona dell'oratorio
oltre ai 300 giovani sportivi c'erano
19 famiglie baraccate e la fabbrica in
liquidazione.. . Cominciò allora la
sua battaglia contro l'emarginazio-
ne. «Non sei stanco?», gli domando.
«Al contrario», dice convinto.
«Questo lavoro ricrea l'anima ogni
giorno. Ci conserva giovani ...».
Umberto De Vanna

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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UNIVERSITÀ «L'Università di Don Bosco per i giovani del nostro tempo».
Più di 1400 gli studenti dell'Università salesiana.
È la più giovane tra
le «Università del
Papa», ma le quattro
«sorelle maggiori»,
Gregoriana,
Lateranense, Urbaniana,
San Tommaso,
ne apprezzano gli oltre
cinquant'anni di servizio
alla Chiesa
e alla cultura.
Per risalire agli inizi dell ' Uni-
versità salesiana, occorre anda-
re indietro negli anni, precisamente
al periodo compreso fra le due
gue1Te mondiali , quando la rapida
diffusione dell 'opera salesiana sol-
lecitò don Rinaldi e don Ricaldone
a preparare salesiani in grado a loro
volta di fo1mare nuovi sacerdoti ed
educatori. Nel 1934, l'anno della
canonizzazione di Don Bosco , era-
no 150 i salesiani inviati a questo
scopo nelle università pontificie di
Roma. Pochi anni più tardi la sacra
Congregazione per i seminari e le
università degli studi con decreto
del 3 maggio 1940 erigeva a Torino
il Pontifi.cio Ateneo Salesiano (più
noto come PAS). Le tre Facoltà che
lo costituivano erano quelle classi-
che di Teologia, Diritto Canonico e
Filosofia. Ma già durante la secon-
da guerra mondiale si diede inizio
presso la Facoltà di filosofia a un
Istituto e Seminario di Pedagogia,
che venne poi approvato dalla Sa-
cra Congregazione e abilitato a
conferire i gradi accademici in filo-
sofia-pedagogia. Intanto l' Ateneo
si trasferiva da Torino a Roma, nel
quartiere detto Nuovo Salario. Qui
si aggiunse alle altre Facoltà il
Pontificium lnstitutum Altioris La-
tinitalis (vedi riquadro a pag. 22).
Il trasferimento del PAS a Roma
venne confermato e benedetto da
Paolo VI, che il 29 ottobre 1966 vi
compì una visita memorabile, inau-
gurando ufficialmente la nuova se-
de. Qualche anno dopo, il 24 mag-
gio 1973, papa Montini avrebbe
beneficato ancora 1'Ateneo, confe-
rendogli il nome e la dignità di
Università Pontificia e chiarendone
ulteriormente le caratteristiche e gli
scopi. Le cinque Facoltà accademi-
che vissero intensamente la stagio-
ne del Concilio, evento che non
cessò di influire nello sviluppo suc-
cessivo dell'Università. Da parte
loro, i Capitoli Generali Salesiani
XX (1971) e XXI (1977-1978) stu-
diarono a fondo la presenza
dell'Università, sottolineando le re-
lazioni tra l'organismo accademico
e la missione salesiana, soprattutto
nelle sue componenti di apostolato
giovanile e di catechesi. Esito fe-
condo di queste riflessioni fu - or-
mai negli Anni Ottanta - l'istitu-
zione del Dipartimento di Pastora-
le Giovanile e Catechetica, affidato
alla collaborazione coordinata delle
due Facoltà di teologia e di scien-
ze dell 'educazione. Più tardi , nel
GIUGNO 1994 -21

3.2 Page 22

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L986, si sarebbe aggiunto l'Istituto
Superiore di Scienze Religiose, de-
stinato a laici impegnati nei campi
dell'insegnamento della rei igione
cattolica, dell 'animazione e della
catechesi. Infine nell 'anno centena-
rio della morte di Don Bosco ha
iniziato la sua storia l'Istituto di
Scienze della Comunicazione So-
ciale (ISCOS), struttura accademi-
ca di frontiera, intesa a promuovere
la formazione di animatori cultura-
li, esperti, docenti e ricercatori di
scienze della comunicazione. Il 9
marzo 1993 il nuovo Istituto ha ot-
tenuto l' approvazione canonica,
che lo abilita a rilasciare, come una
vera e propria Facoltà, i gradi acca-
demici di licenza e di dottorato.
I Mons. Tarcisio Bertone,.
arcivescovo di Vercelli. E stato
Rettor Magnifico dell'Università
salesiana (Foto Scalabrino).
Le attività accademiche
L'attivitàordinariadell ' UPS scor-
re attraverso il lavoro e le specializ-
zazioni interne delle singole
Facoltà. Tanto per fare due esempi,
la Facoltà di teologia si articola nei
tre indirizzi fondamentali di dogma-
tica, spiritualità, pastorale giovanile
e catechetica; mentre la Facoltà di
scienze dell 'educazione si qualifica
nei settori della teoria e storia della
pedagogia, della psicologia·e della
sociologia dell 'educazione, della
metodologia pedagogica, della pe-
dagogia per la scuola e la comunica-
zione sociale, della catechetica e
della didattica, ma ha pure una
consolidata tradizione negli am-
biti della pedagogia vocaziona-
le, dell ' orientamento professionale
e della pedagogia
della famiglia.
Una menzione
particolare meri-
tano gli Istituti
teologici e filo-
sofici aggregati o
affiliati , con cui
I' UPS estende la
sua presenza in
molti continenti.
Alla Facoltà di
I TRENT'ANNI
DEL «PONTIFICIO
ISTITUTO SUPERIORE
DI LATINITÀ»
Il 22 febbraio 1964, festa della Cattedra di
San Pietro, Paolo VI firmava il Motu Proprio
Studia Latinitatis , con cui fondava il
Pontificio Istituto Superiore di Latinità. In
tredici paragrafi il documento ne decretava i
capisaldi della struttura giuridica e della con-
figurazione accademica. Col tempo la strut-
tura ha assunto una doppia denominazione:
anche «Facoltà di Lettere cristiane e classi-
che». L'organico attuale prevede nove catte-
dre, così denominate: Didattica delle lingue
classiche e composizione latina; Glottologia
e linguistica latina e greca; Letteratura cri-
stiana antica greca; Letteratura cristiana anti-
ca latina; Lingua e letteratura greca classica;
Lingua e letteratura Ialina classica; Lingua e
letteratura latina medievale; Storia antica e
archeologia classica e cristiana; infine una
cattedra onorifica per visiting professors.
L'organico rispecchia i fini per cui l'Istituto
fu eretto trent'anni orsono, sia riguardo alla
cultura delle lingue classiche , sia riguardo
alle relative istanze didattiche. Così le lingue
latina e greca sono coltivate non come fine a
se stesse, ma come strumenti necessari per
lo studio approfondito della Bibbia e dei
Padri . Non a caso l' Istruzione della
Congregazione per l'Educazione cattolica
sullo studio dei Padri della Chiesa nella tor-
22 - GIUGNO 1994
teologia, oltre alla sezione staccata
di Torino-Crocetta, afferiscono gli
Ist ituti aggregati di Mess ina e di
Shillong (India) e gli Istituti affiliati
di Bangalore (India), Barcellona e
Madrid (Spagna), Caracas (Vene-
zuela), Cremisan/Betlemme (Israe-
le), Guatemala, Manila (Filippine),
San Paolo (Brasile), Tlaquepaque
(Messico). Dalla Facoltà di filoso fia
dipendono invece i Centri affiliati di
Benediktbeuern (Germania), Gua-
temala, Los Teques (Venezuela),
Nave (Brescia), Nasik e Yercaud
(India), Santiago (Cile), Yaoundé
(Camerun).
Tra le attività accademiche del-
1'UPS vanno considerate infine
l'Editrice LAS, Libreria del!' Ateneo
Salesiano, con numerose collane in
campo religioso, teologico, pedagogi-
co, filosofico, giuridico, letterario e
storico, che fra l'altro agganciano
all 'Università la Facoltà di scienze

3.3 Page 23

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BS
IN LIBRERIA- - - - - - - .
ROSI A L GINO CO l"A
La «nonnità»
mazione sacerdotale (1 O novembre 1990)
menziona «l'Istituto Superiore di Latinità
dell'Università Pontificia Salesiana» al primo
posto tra gli Istituti abilitati a fornire la spe-
cializzazione nell ' insegnamento de ll a
Patrologia e della Patristica.
E.d.C .
IL'Istituto di latinità in visita
a Giovanni Paolo Il. L'Istituto da
trent'anni è al servizio dello studio
approfondito della Bibbia
e dei Padri (Foto Felici) .
dell 'educazione delle figlie di Maria
Ausiliatrice e l' Istituto storico salesia-
no, e le riviste Salesianum, Orien-
tamenti pedagogici e Tuttogiovani
Notizie.
L'Osservatorio della Gioventù.
Com'è noto, i problemi della con-
dizione giovanile preoccupano e ap-
passionano sempre più studiosi , poli-
tici , educatori ... Accogliendone le
sollecitazioni , l'UPS ha messo in at-
to una serie di iniziative di studio e di
analisi sui giovan i del nostro Paese,
dei Paesi europei e di quelli extraeu-
ropei. In questo spirito è nato nel
1983 l'Osservatorio della Gioventù
come centro-studi di ricerca, consu-
lenza e documentazione su ll a condi-
zione giovani le. La struttura offre un
ampio ventagli o di servizi : 400 dos-
sier tematici di studi e ricerche scien-
tifiche, altrettanti dossier di attualità
(quotidiani, stampa periodica...),
un ' emeroteca con 200 riviste pubbli-
cate da associaz ioni giovanili e co-
munità terapeutiche, una biblioteca
specializzata con oltre 3000 volumi
sulla condizione giovani le nei Paesi
europei ed extraeuropei , rapporti ine-
diti di ricerche socio logiche sui gio-
vani, un archivio di Centri
lnformagiovani e Progetti Giovani
italiani ed europei. L'Osservatorio
offre inoltre due se rvizi specialistici:
la Banca-Dati bibliografica compu-
terizzata e la rivista trimestrale
Tuttogiovani Notizie. La Banca-Dati
mette a disposizione di operatori ,
educatori, centri culturali e ricercato-
ri uno schedario bibliografico inter-
nazionale sulla condizione giovanile
con 40 mila schede bibliografiche
computerizzate dal 1980 a oggi .
L'aggiornamento settimanale viene
fatto su 400 voci tematiche.
1994 ANNO DELLA FAMIGLIA
LETTERA ALLE FAMIGLIE
di Giovanni Paolo Il
Collana «Servizio dell'unità»
Pagg. 88, lire 2.000
LINO CICCONE
PROCREAZIONE
RESPONSABILE
Collana «Mondo Nuovo»
pagg. 32, lire 1000
UMBERTO DE VANNA
SEI FORTE, PAPÀ
Il ruolo educativo del padre
Collana «Mondo Nuovo»
Pagg. 32, lire 1000
GIORDANO MURARO
AMARSI E SPOSARSI
NEL SIGNORE
Collana «Mondo Nuovo»
Pagg. 32, lire 1000
ROSINA E GINO COSTA
LA «NONNITÀ»
Guida pratica alla riscoperta delle
radici della famiglia
Pagg. 40, lire 1000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
GIUGNO 1994 .·23

3.4 Page 24

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Quest'anno all'Università Salesiana gli stu-
denti iscritti sono 1138. Gli italiani sono 582,
gli esteri 556; i maschi 674 , le donne 464. Le
nazioni presenti all 'UPS, esclusa l'Italia ,
sono 83. Gli studenti religiosi sono 522, di
cui 228 salesiani provenienti da 64 ispetto-
rie . I sacerdoti diocesani sono 154, i laici
460. Comprendendo anche i 269 studenti
iscritti agli Istituti affiliati e aggregati , il
numero complessivo degli studenti
dell'Università è di 1407, cifra che colloca
l'UPS al terzo posto tra le università pontifi-
cie , dopo la Gregoriana e la Lateranense.
I docenti sono 168 (senza contare gli 11
assistenti): di essi 84 sono salesiani (ordina-
ri, straordinari e aggiunti) e gli altri 84 sono
docenti salesiani emeriti che esercitano
ancora la docenza, oppure docenti stabilizza-
ti e invitati (non salesiani).
Nel campus universitario vivono circa 240
salesiani , professori e studenti insieme,
distribuiti in 6 comunità che costituiscono
una circoscrizione religiosa , chiamata
Visitatoria UPS.
Da oltre 50 anni a servizio
dei giovani.
Una galleria di personaggi
illustri
L'Università si onora di aver avuto
tra i suoi docenti e allievi persone
che hanno contribuito i.n modo illu-
stre a edificare la Chiesa e la società.
Tra i docenti defunti ricordiamo don
Bertetto, mariologo di fama e apo-
stolo della devozione mariana; don
Camilleri, m0110 in concetto di san-
tità, insigne dogmatico; don Castelli-
no e don Gallizia, biblisti , filologi,
orientalisti; il moralista don Genna-
ro, primo rettore magnifico; don
Grosso, gregorianista, animatore del
movimento musicale liturgico; don
Leòncio, fondatore della Facoltà di
scienze dell 'educazione; don Mez-
zacasa, primo laureato in sacra scrit-
tura in Italia, fecondo divulgatore
delle scienze bibliche; don Miano,
primo segretario del Segretariato per
i non credenti; don Quadrio, giovane
decano di teologia, del quale è stata
introdotta la causa di beatificazione;
don Scotti, etnologo e geografo di fa-
ma internazionale; don Sinistrero,
uno dei fondatori della FIDAE; don
24 - GIUGNO 1994
Valentini, già rettor magnifico; don
Vismara, animatore del movimento
liturgico in Italia, morto in concetto
di santità. Tra i professori viventi,
anziani o emeriti, ricordiamo anzi-
tutto i cardinali Stickler, Rosalio Ca-
stillo Lara e Javien-e Ortas. Inoltre
don Gemmellaro, fondatore della
Facoltà di filosofia; don Soll, mario-
logo... Tra gli exallievi illustri vi so-
no una quarantina di vescovi salesia-
ni viventi, come il cardinal Silva
Henriquez, arcivescovo emerito di
Santiago del Cile; monsignor Tarci-
sio Bertone, metropolita di Vercelli;
monsignor Adriano van Luyn, da po-
chi mesi vescovo di Rotterdam.
Ancora riconoscimenti
L'impegno costante dell ' Univer-
sità per qualificare lo svolgimento
della sua missione a vantaggio della
Chiesa e del mondo trova riscontro
nella stima sempre maggiore di cui
essa gode in Italia e ali' estero. Sono
numerosi i gesti di riconoscimento,
gli inviti rivolti ai docenti, le adesio-
ni alle iniziative sc ientifiche. Basti
un solo esempio. In data 2 gennaio
1990 il ministro italiano dell ' univer-
sità e della ricerca ha finnato il de-
creto per cui, in riconoscimento del-
la particolare ri1evanza scientifica
internazionale della Facoltà di scien-
ze dell'educazione, i suoi titoli di li-
cenza e di dottorato in psicologia
vengono considerati immediatamen-
te equipollenti al diploma di laurea in
psicologia rilasciato dalle università
di Stato in Italia. Così coloro che
conseguono il titolo in Psicologia
presso l'Università Pontificia Sale-
siana possono partecipare diretta-
mente all'esame di Stato per l'iscri-
zione all ' albo degli psicologi.
L'Istituto di psicologia, inoltre, è au-
torizzato a gestire il tirocinio post-
laurea per l'ammissione ali 'esame di
Stato. Non è che un esempio. Uno
stimolo ulteriore perché l'Università
salesiana qualifichi sempre più la sua
presenza nella Chiesa e nella società,
diventando a pieno titolo e servizio
l'«Università di Don Bosco per i gio-
vani del nostro tempo».
Enrico dai' Covolo

3.5 Page 25

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Libri novità a cura di Giuseppe Morante
RILEGGENDO IL DISCORSO SU CR!ffi'O
DIL
CATECHISM0
llllLl
OMIESACATIOL!CA
EDITRICE ELLE DI Cl
CONOSCERE GESÙ
Rileggendo il discorso su
Cristo del Catechismo della
Chiesa Cattolica
di Mario Gallizzi
Leumann, Elle Di Ci, 1994
pp. 166, lire 13.000
Scopo di questo libro è
quello di far conoscere
Gesù Cristo attraverso
una presentazione mono-
grafica del Catechismo
della Chiesa Cattolica,
che spiega le verità del
Credo Apostolico. Nel
suo nucleo centrale,
Gesù appare come il
FILOSOFIA DELLA CULTURA
E DEI VALORI
di Battista Mondin
Massimo Milano, 1994
pp. 270, lire 30.000
L'autore, un illustre teologo ,
invita a riflettere sui veri valori
della vita e della cultura non
come sterile e vuota specula-
zione , ma come impegno su
temi di grande importanza per il
futuro della nostra storia e del
nostro stesso pianeta terra.
A nessuno sfugge che il
mondo in cui viviamo è profon-
damente travagliato ed angu-
stiato . Più ci avviciniamo al
terzo millennio e più le nostre
preoccupa-zioni aumentano. Ci
affliggono enormi problemi :
economici, politici, sociali , eco-
logici, religiosi , culturali. Le
nostre forze umane sembrano
del tutto impari.
.
Oggi non sono tanto impor-
tanti nuove scoperte scientifi-
che, nuove tecnologie o nuove
Figlio Unigenito, che
viene dal Padre e si
immerge nella storia
umana.
Conoscere Gesù non è
fondamentale solo per i
credenti, ma è importante
per ogni uomo che si
ponga il problema della
liberazione umana da tut-
te le sue schiavitù.
È un Gesù che si
coglie nell'intera sua
vicenda umana e lo si
sente accanto ad ogni
uomo, pienamente soli-
dale con le sue fragilità e
sofferenze; lo si vede
come compagno di stra-
da, come "Via" per la sal-
vezza, come il Salvatore
che conduce al Padre; lo
si contempla come
oggetto della speranza;
lo si intravede come un
felice incontro personale.
Questa rilettura cristo-
logica del Catechismo
della Chiesa Cattolica in-
teressa soprattutto i par-
roci ed i catechisti come
aiuto a tradurre, per fede-
li e catechizzandi, quanto
il Catechismo dice su
Gesù Cristo.
economie, ma una nuova cultu-
ra che sappia rispettare la terra
oltre che le persone ed una
tavola di valori che restituisca il
primo posto ai valori spirituali e
morali.
È una proposta di attuale im-
portanza per orientare ed edu-
care gli uomini nella confusione
culturale del nostro tempo.
NEL NOME DELLA
DIVINA PROVVIDENZA
Le più belle pagine
di Don Orione
Piemme, 1994
pp. 208, lire 30.000
Se lo stile è l'uomo, da que-
sto epistolario emerge un Don
Orione da uno stile inconfondi-
biIe: genialità, fermezza di
volontà, santa audacia e perti-
nacia nell'agire , intuizione di
tempi e di uomini.
Nel nome della
divina
Provvidenza
te pii/ belle pugine di
Don Orion e
PIEM l.1E
Don Orione scrive per tra-
smettere i suoi ideali con tutta
la sincerità, l'ardore, la passio-
ne della sua grande anima: glo-
ria di Dio, salvezza delle anime,
sviluppo della Chiesa.
Il suo stile assurge a toni lirici
in testi come "Dio e mia madre"
(p. 25-27) , "Ho sentito Gesù
vicino" (p . 151-152), "La gran
Madre che non muore" (p. 153-
154); diviene profetico in "Cristo
avanza" (p. 41-42), quasi rivolu-
zionario in "Lavoratori, è suona-
ta l'ora" (p. 45-47) , e mistico in
"Servire Cristo nell'uomo" (p.
173-176) con aperture profonde
a temi sociali.
La vita di Don Orione, la sua
piena donazione a Dio e ai fra-
telli, il suo olocausto totale e co-
stante traspaiono dai suoi scritti
e danno al suo Epistolario un
posto primario tra gli epistolari
ascetici degli ultimi due secoli.
PUGLISI
Un piccolo prete
fra i grandi boss
di Francesco Anfossi
Edizioni Paoline, Milano, 1994
pp. 150, lire 18.000
La storia di Don Pino Puglisi,
parroco di Brancaccio
(Palermo) , ucciso dalla mafia
perché voleva riportare nel suo
quartiere la cultura della lega-
lità, è esemplare per cogliere il
cammino della Chiesa in una
cultura deviata come è oggi
quella di alcune città meridionali
d'Italia.
Il suo martirio costituisce la
sfida di una Chiesa in prima
linea nella lotta alla eversione
organizzata.
La "cultura mafiosa" costitui-
sce una grave minaccia alla
missione della Chiesa e va
combattuta nella mente e nel
cuore, specialmente dei ragazzi
e dei giovani, mediante un'azio-
ne illuminatrice e liberatrice ,
quale era proprio quella che
Don Puglisi svolgeva nella sua
parrocchia, attraverso la sua
azione evangelizzatrice. Il suo è
un modello di ministero e di vita
che non va dimenticato e che
bisogna imitare.
LE SFIDE DELLA
GIOVANE COPPIA
di Jacques Gauthier
Leumann, Elle Di Ci, 1994
pp. 142, lire 12.000
L'autore di questa piccola ma
efficace guida alla vita di cop-
pia, in tutte le sue implicanze di
fede e di storia, parte da una
convinzione: vivere felici in cop-
pia è possibile e può durare nel
tempo.
Si tratta per i coniugi di sape-
re: come prendersi , come co -
struire insieme, come riprende-
re continuamente quest'opera
di crescita, come affrontare con
coraggio il rischio della fedeltà ,
come guardare ad un futuro
che va incessantemente inven-
tato , come le stesse crisi pos-
sono diventare occasione e
luogo di crescita.
Il tempo della coppia è anche
il tempo dei figli. Non si nasce
genitori, lo si diventa attraverso
un tirocinio che coinvolge pie-
namente nella responsabilità
educativa, aperta alla vita di
fede ed all'impegno nella storia.
GIUGNO 1994 - 25

3.6 Page 26

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ANNO DELLA FAMIGLIA L'identità del padre all'interno della società e della famiglia. Un
CERCASI PADRE
DISPERATAMENTE di Elvira Bianco
Nuovo interesse attorno
alla figura e al ruolo
del padre. Scrivono di lui
i rotocalchi a maggior
diffusione e i quotidiani.
Più spesso per dire che
viviamo in una società
dove la paternità
è in CrLSl.
26 · GIUGNO 1994
Dove sono i padri dei ragazzi? So-
no al bar a bere o a giocare a1 bi-
liardo. Sono in ufficio dal mattino
presto fino a sera tardi. Sono a casa a
guardare la televisione. Insomma so-
no dappertutto, fuorché in compa-
gnia dei loro figli . Così si leggeva
qualche tempo fa su Newsweek. Che
continuava: non vanno alle assem-
blee scolastiche, non accompagnano
i loro figli a messa. Non li si vede nel-
la sala d 'aspetto con il bambino am-
malato. Non si vedono nei tribunali
minorili accanto al loro figlio che sta
per essere processato per furto ...
Non sei più il mio eroe
Non stupisce di leggere su un quo-
tidiano un servizio che titola: «Papà,
non sei più il mio eroe». Sempre più
preso dal lavoro, distratto dai pro-
blemi della coppia, padre dimezzato
anche per una maggior affermazione
della madre, vive in modo sempre
più problematico il suo rapporto con
i figli .
«I ragazzi sono strani », s i lamenta
però un papà. «Se ti occupi troppo di
loro, te lo rimproverano continua-
mente, dicono che li soffochi e cose
del genere. Mio figlio ad esempio se
gli chiedo di venire con me, mi ri-
sponde ,regolarmente di no, ma se

3.7 Page 27

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rapporto con i figli sempre più problematico che va riconquistato.
Un rapporto da reinventare
IFinché il figlio è nei primi anni,
il rapporto è affettuoso. I problemi
cominciano con l'adolescenza.
Nella foto al centro, Harrison Ford,
un papà famoso per le vie
di Firenze.
non glielo chiedo, il giorno dopo è
capace di rinfacciarmelo». E un al-
tro: «Con mio figlio ho già collezio-
nato una buona dose di insuccessi.
Forse avrò fatto degli errori, ma non
saprei quali. Sta di fatto che è inutile
cercare amicizia e rispetto da parte
sua. Mi considera suo nemico e mi
tratta quasi con disprezzo».
Lo scontro più serio è quasi sem-
pre con i figli maschi. Man mano che
gli adolescenti prendono coscienza
della propria personalità, sentono
che il padre influisce su di loro come
fattore limitante. Se il padre è piutto-
sto rigido, il figlio forse si limita a
rodersi su se stesso, ma di frequente
resiste al padre con forza. Col passa-
re del tempo però padre e figlio fini-
scono per tirare avanti per la loro
strada, diventando quasi indifferenti
l'uno all'altro. Ed è questa una deci-
sione grave e negativa, perché l'at-
teggiamento che il padre assume nei
confronti dei figli acquista sempre
per loro delle tonalità importanti.
L' indifferenza e il distacco lasceran-
no in loro un sentimento inconscio
di insicurezza che non potrà non di-
sturbarli.
Anche il rapporto padre-figlia di-
venta spesso problematico. Se finora
la figlia trovava nel padre molta te-
nerezza, un alleato spontaneo contro
le resistenze della madre, col tempo
perderà questa predisposizione in-
nata e la simpatia, diventando una
attenta scrutatrice di ogni suo gesto e
debolezza, e lo giudicherà con cru-
dele severità. «Mio padre è geloso,
permaloso, polemico, dispettoso,
pretende di avere sempre ragione»,
dice un'adolescente. E un'altra:
«Mio padre dice che l' uomo e la
donna hanno uguali diritti e doveri,
però all ' atto pratico, il padrone di
casa è lui. Sta fuori tutto il giorno a
lavorare, e quei pochi momenti che è
in casa si riposa e mangia, e ascolta
interminabili telegiornali, durante i
quali non si deve fiatare, altrimenti
urla. Nei pochi momenti in cui non
dorme e non mangia e non guarda la
televisione, brontola. Brontola per-
ché l'asciugamano è sul tavolo e non
attaccato al gancio, perché le forbici
non sono a posto, perché lui aveva
detto di fare la tal cosa e invece non
è stata fatta. Insomma, una cosa in-
sopportabile».
Dobbiamo riconoscere che è so-
prattutto con l'avvento della società
industriale che il ruolo del padre è
entrato in crisi. Nella civiltà contadi-
na, l'identificazione di un ragazzo
con suo padre era spontanea, sconta-
ta. Guardando il padre, il figlio sape-
va bene come sarebbe diventato da
adulto. È la madre oggi che ha assor-
bito invece all'interno della famiglia
l'intero carico educativo. E mentre il
padre tra impegni professionali e fa-
miglia non ha trovato ancora una ve-
ra linea di orientamento, la donna in-
vece si è dimostrata pjù attenta,
malleabile, disponibile. E nata una
donna-madre qualitativamente di-
versa, più matura e responsabile.
Questo in generale, perché certe ri-
vendicazioni femminili, entrate an-
che in famiglia, hanno ulteriormente
complicato le cose.
Si tratta comunque di ricuperare la
figura patema e introdurla nuova-
mente nella famiglia: non per annul-
lare il ruolo della madre, ma per ar-
monizzare i valori maschili e
femminili e orientarli alla comune
responsabilità educativa.
Papà si diventa
Il padre oggi non potrebbe pm
esercitare l' autorità sui figli come un
tempo, ma può diventare il filtro at-
traverso cui i figli possono operare le
scelte più decisive. Qualcuno ha
parlato del padre-semaforo , che dà il
GIUGNO 1994 - 27

3.8 Page 28

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segnale nei momenti giusti. Ma per
fare questo il padre deve accettare di
giocare il ruolo responsabile del pa-
dre, cioè dell'adulto-educatore. Sen-
za mettersi piattamente al livello dei
figli. La relazione padre-figlio infat-
ti è una relazione che ha come carat-
teristica di fondo l'ineguaglianza e
la deve conservare. Guai a voler eli-
minare ogni di stinzione. Manche-
rebbe ogni punto di riferimento. Si
bloccherebbe ogni possibilità edu-
cativa.
Non è facile ricuperare oggi il ruo-
lo del padre! È un ' avventura che
ogni padre deve affrontare senza il
bagaglio dell 'esperienza e inoltre
senza ricevere immediate gratifica-
zioni. Direi che una delle cose più
importanti è che il padre possa con-
tare sull'intesa di coppia. Non solo
perché questo conviene anche alla
moglie, ma perché, come dice De
Rita: «I ragazzi prendono totalmen-
te lo sbando quando vedono che i ge-
nitori non sono uniti». Altre avver-
tenze proponibili al padre, ma anche
alla madre, mi sembrano queste:
1. Create nella famiglia un bel cli-
ma. Non fate pesare sui figli le pro,-
prie crisi, gli umori, le sconfitte. E
così raro il senso dell'umorismo nel-
le nostre famiglie! Non costringete i
vostri figli a gettare un sospiro di
sollievo ogni volta che lasciano la
porta di casa.
2. È con il suo esempio che il pa-
dre facilita ai figli l'inserimento nel-
la società. Il padre è il mediatore
ideale tra i figli e il mondo pubblico
professionale-sociale. Tocca al pa-
dre orientare i figli alla solidarietà, al
senso critico, ad aprirsi agli altri in
un dare e ricevere positivo.
Padre e figlio in una nota pubblicità. Un'immagine che non corrisponde
sempre alla realtà.
«È importante che tra marito e
moglie ci sia vero amore ed è an-
cora più importante che i figli lo
sappiano! La cosa più bella - e
segretamente più desiderata da
parte dei figli - è che il papà e la
mamma mostrino di volersi bene.
Questo li fa crescere : è come os-
sigeno per i loro polmoni. Un
bambino vuole, sì , sentirsi amato
dai genitori ; ma si aspetta anzitut-
to che i genitori si amino tra di lo-
ro . Tante fughe tragiche nel para-
diso della droga cominciano da
carenze in questo campo . Le rot-
ture violente tra papà e mamma o
l'indifferenza tra di loro lacerano
l'animo dei figli e spengono la loro
fiducia nella vita» .
«Vedrei però un'altra urgenza, e
questa volta specifica del compito
educativo delle famiglie, e cioè la
necessità di educare alla speran-
za. Un fenomeno grave del tempo
attuale infatti è il profondo disagio
umano, morale e spirituale di mol-
ti giovani. Indice eloquente ed in-
quietante di ciò è l'aumento delle
crisi depressive. Quali sono le
cause? Certamente molte e intrec-
ciate fra di loro. A me sembra che
le più gravi siano la mancanza di
figure-guida, l'incertezza per il fu-
turo, l'incapacità della società a
dare sicurezza. In altre parole, la
mancanza di speranza, alimentata
dalla disillusione provocata da
tanti idoli moderni come la tecno-
logia, la politica, l'ideologia...
La famiglia cristiana è l'istituzio-
ne più adeguata ad educare alla
speranza. Lo può fare offrendo ai
figli il calore di un ambiente acco-
gliente, di un accompagnamento
fedele , di un sostegno sicuro» .
(cardinal Pio Laghi,
prefetto della Congregazione
per l'educazione cattolica).
28 · GIUGNO 1994
3. Non scoraggiatevi. I figli sono
più preoccupati di sé che degli altri.
Inutile domandarsi di fronte alla lo-
ro indifferenza: «Che cosa gli avrò
fatto? Dove ho sbagliato?». Non ce
l'hanno con voi , ma con i loro amici ,
con i brufoli, con il telefono che non
suona.
4. Di fronte all'educazione alla fe-
de, il padre abdica volentieri al pro-
prio compito, lasciando ad altri que-
sta responsabilità. Lo fa forse per
evitare di diventare pedante e mora-
listico o perché si fida della natura
che farà il suo corso, senza compli-
cazioni. In compenso a volte c'è
un 'infl azione di interventi da parte
della madre. È però evidente il peso
che assume agli occhi dei figli la te-
stimonianza cristiana del padre. Pur-
troppo molti padri praticano poco e
male, dimostrano diffidenza verso il
prete e la Chiesa. I figli ne sono cer-
tamente condizionati. Nonostante
tutto ai loro occhi la strada percorsa
dai loro genitori è sempre la più si-
cura.
Elvira Bianco

3.9 Page 29

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di Giuseppina Cudemo
FREE WILLY
REGIA: Simon Wincer
Interpreti: Jason James Richter,
Lory Petty, Jayne Atkinson
Origine: USA, 1993
Girato all'insegna del rispetto della
natura e della libertà dell'individuo, è
la storia ricca di sentimento del rap-
porto fra un'orca e un bambino. L'or-
ca Willy, 3 tonnellate di peso per 7
metri di lunghezza, dopo essere sta-
ta catturata, langue in una piscina.
Sotto il suo aspetto gigantesco si na-
sconde un inguaribile bisogno di af-
fetto, lo stesso che spinge Jesse, ab-
bandonato alla nascita dalla madre,
a ribellarsi e a far uscire di testa i po-
veri genitori adottivi. Il ragazzo uden-
dalle sue rozze avances. Il piccolo
così non è trattato da Buch come un
ostaggio, ma come una creatura a
cui donare, seppure con modi spicci,
rispetto e tenerezza. E così, attraver-
so il lungo viaggio nelle vaste cam-
pagne del Texas, nasce un'amicizia
profonda. Buch indovina nel piccolo
Phil le ansie e i vuoti affettivi per la
mancanza del padre e Phil, anche se
vedrà spesso Buch alle prese con la
pistola, ne scopre la saggezza e il na-
SARAHSARÀ
REGIA: Renzo Martinelli
Interpreti: Kim Engelbrecht, Giulio Brogi,
Ciro Esposito
Origine: Italia, 1994
È un film per ragazzi presentato e
applaudito al Festival di Berlino. Un
successo spiegabile, se si pensa che
racconta la storia di una ragazzina
handicappata, ma senza retorica;
che si è avvalso della regia di Renzo
Martinelli, regista versatile, ma al suo
primo lungometraggio. Con una va-
stissima esperienza, ma tutta la pas-
sione del neofita; e che si è avvalso
della collaborazione nientemeno che
di un premio Nobel, la francese Nadi-
ne Gordimer, che ha calato questa
storia vera nella realtà del Sudafrica.
Questa la vicenda: Sarah è una ra-
gazzina diventata zoppa a tre anni
per un'iniezione praticata in modo
maldestro, che ha una straordinaria
attitudine per il nuoto. Anche lei, co-
me tutti, custodisce nel cuore un so-
gno impossibile, partecipare alla ma-
ratona acquatica Capri-Napoli. Con
l'aiuto della madre Karima, di Gershe
(uno scrittore ed ex allenatore di nuo-
to "insabbiato" in un'esistenza da be-
vitore) e del piccolo amico Ciro, Sa-
rah dopo mille peripezie, riuscirà a
tuffarsi nelle acque del Tirreno e a
percorrere i 35 durissimi chilometri
della maratona piazzandosi quarta. Il
film ha tra gli altri il pregio di parlare al
cuore , senza facili pietismi.
O
do il pianto dell'animale , così simile a
quello di un bambino, mette a punto
un piano pazzesco, liberare Willy e ri-
condurla in mare. Così in un ben ca-
librato mix di avventura e sentimenti,
la storia si snoda fino al lieto fine. Un
film bello, che educa i ragazzi ai valo-
ri dell'amore e del rispetto del creato,
divertendoli e appassionandoli.
UN MONDO PERFETTO
REGIA: Clint Eastwood
Interpreti: Kevin Costner, Clint Eastwood,
T.J. Lowther
Origine: USA, 1993
È la storia drammatica della fuga di
due gangster con un ragazzino preso
in ostaggio. Uno dei due malviventi,
violento e volgare, sarà ucciso
dall'altro per difendere il bambino
scosto senso dell'onore e della giu-
stizia, specie nei confronti dei più de-
boli. Così il gangster racconterà al
bambino il suo sogno di andare in
Alaska, dove tanti anni prima se
n'era andato suo padre, inviandogli
solo una cartolina con poche righe,
che lui conserva come una reliquia. E
Phil manifesta i suoi piccoli appas-
sionati desideri di bambino, come
quello di comprarsi un costume da
fantasmino per festeggiare Hal-
loween, dato che la mamma, testi-
mone di Geova, non glielo permette.
Il film si chiuderà con l'uccisione
del gangster da parte della polizia e
con la disperazione di Phil che si ve-
de privato del suo primo grande ami-
co. Un bellissimo film che però i bam-
bini debbono vedere e commentare
con i genitori , per le molte, ma non
gratuite, scene di violenza.
GIUGNO 1994 - 29

3.10 Page 30

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TURISMO L'estate dilata i problemi del turismo, un fenomeno in piena espansione in
LE MOLTE OCCASIONI
DEL TEMPO LIBERO
di Silvano Stracca
I problemi e le nuove
proposte della pastorale
del turismo nelle Chiese
locali. L'incontro
di marzo a Benidorm
degli operatori europei.
Il turismo della terza età,
lo sji·uttamento
dei minori e la realtà
dei grandi complessi
inquinanti.
Sono più di c inquecento milioni
ogni a nno i turisti internaz ionali ,
con un giro di de naro c he s i avv ic ina
ai trecentoventi c inque miliardi di
do ll ari. E sono quasi settantac inque
m ili on i le persone che lavorano
ne l! ' industria de l turismo, c he è d i-
ven tata la fonte di lavoro più grande
c he ci sia oggi ne l mondo e che ha
superato ormai, per fortu na, anche
l'industria degli armamenti .
11 bacino del Med ite,rnneo è la pri-
ma destinazione turistica mondiale:
pi ù di cento mili oni d i vis itatori stra-
ni e ri l'anno . Le grand i attratti ve che
sp in gono ta nta gente a muovers i in
quest ' area sono le coste e le spiagge
dall o stretto di Gibi lterra al Bosforo.
Sono innumerevoli i picco li centri
c he, per d ue o tre mes i a li ' an no , di-
venta no de lle metropo li . La Costa
Azzurra, ad esempio, ha un mi lione
d i ab itanti stabili e ci rca otto m il ioni
d i turisti.
30 - GIUGNO 1994
Cinquecento milioni di turisti internazionali ogni anno. Cento milioni scelgono
il bacino del Mediterraneo.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ogni periodo dell'anno. Quali iniziative pastorali più efficaci.
IN LIBRERIA- - - - - -
AIIDREA ANGIOLIIIO
f'J[lt G101lGIO f>AOLM.
0/~IIS
dlOt:oSIUY.
Tanti giochi nuovi
t. da fare in tanti
v
Pastorale del turismo
I Nei piccoli centri, in montagna
e al mare, la pastorale del turismo
è alla ricerca di strade nuove per
offrire un servizio più qualificato.
Di fronte a questi numeri, che so-
no ancora più straordinari se si tiene
conto di chi si sposta all'interno del
proprio paese, la Chiesa non può re-
stare certo assente. li turismo non è
solamente una grande industria, ma
un fenomeno che coinvolge una fet-
ta sempre più larga d'umanità. E
dunque necessario preoccuparsi di
questo flusso di persone, studiare
una pastorale mirata, adatta sia a chi
è in vacanza sia agli operatori e ai la-
voratori del settore e a quanti vivono
tutto l'anno in località turistiche.
In una società caratte1izzata dal-
!' incremento della mobilità e del
tempo libero, l' imp01tanza del turi-
smo è destinata a crescere ancora. In
futuro sempre di più saranno infatti i
pensionati, dato l' aumento dell 'età
media. Tutto un universo di persone
tra i 60-65 e gli 80 anni disporrà di
molto tempo e di cospicue risorse.
Ed è più che una semplice previsio-
ne supp01Te che molti impiegheran-
no l'uno e le altre viaggiando o deci-
dendo di vivere in posti dal clima
mite. Già ora, per esempio, sono nu-
merosissimi i nordeuropei che han-
no acquistato una seconda casa sulla
Costa Azzurra o sulla Costa Bianca
spagnola.
Proprio in un centro turistico mol-
to frequentato della Costa Bianca,
Benidorm, si sono incontrati in mar-
zo alcuni sacerdoti impegnati in pri-
ma persona nella pastorale delle
spiagge. Provenivano da grandi lo-
calità balneari della Costa Azzurra e
del litorale atlantico francese, dal
sud del Portogallo, dalle isole Balea-
ri , dalla riviera veneta e da quella na-
poletana... Lo scopo era uno scam-
bio di esperienze per individuare
alcuni suggerimenti pratici da met-
tere a disposizione di tutte le Chiese
locali che si trovano a confronto col
problema del grande turismo e,
spesso, sono prive di mezzi e di uo-
mini.
Problemi e soluzioni
Che cosa chiede il turista alla
Chiesa? La domanda è la più svaria-
ta. Si passa dai lontani che restano
indifferenti, a quelJi più vicini che
A. ANGIOLINO - PG. PAGLIA
DI CHE GIOCO SEI?
Tanti giochi nuovi da fare in tanti
Collana «I libri di Mondo Erre»
Pagg. 112, lire 11.000
Giochi per due-novantanove
giocatori , più un eventuale condut-
tore .
P. CATIA- GC. PEREMPRUNER
È ARRIVATA UNA CASSETTA
CARICA DI ...
Collana «I libri di Mondo Erre»
Pagg. 176, lire 15.000
Insegna a costruire i più dispa-
rati oggetti con materiale modesto
e facile da reperire .
ANDREA ANGIOLINO
GIOCARE CON CARTA
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Pagg. 176, lire 15.000
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semplici , che si imparano in un
minuto e si ricordano con facilità.
Presso le librerie cattoliche
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Tel. 011/95.91 .091
e/e Postale 8128
GIUGNO 1994 -31

4.2 Page 32

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Il turismo della terza età è in continua espansione.
domandano una semplice presenza
di Chiesa, ad altri più positivi che
desiderano una comunità accoglien-
te e servizi religiosi. C'è chi occa-
sionalmente entra in un luogo sacro
e, pur non domandando nulla, ne ri-
mane attratto con conseguente inte-
resse. Ma, soprattutto, ci sono quelli
che sono "tagliati fuori" , perché non
conoscono la lingua del paese che
visitano oppure sono "intruppati" in
un gruppo in maniera tale che non
c'è spazio per qualsiasi discorso re-
ligioso.
E che cosa offre la Chiesa? Anche
le risposte variano. A Benidorm, da
circa 24 anni , l'episcopato tedesco
ha distaccato a tempo pieno un cap-
pellano per la cura pastorale dei turi-
sti di lingua germanica. E di tanto in
tanto anche i vescovi cattolici ingle-
si ed olandesi mettono a disposizio-
ne, per alcuni periodi, sacerdoti per
l'assistenza ai vi sitatori di quelle lin-
gue. A Cannes, tutte le domeniche
de!J 'anno, si celebrano messe in nu-
merose lingue, compreso il vietna-
mita e il laotiano, e in orari adatti per
il ritorno dalla spiaggia. A Jesolo,
32 - GIUGNO 1994
mentre ogni domenica normalmente
si celebrano 15 messe, durante la
stagione estiva si arriva a 60 messe
in italiano e 4 in tedesco.
Nel!' Algarve portoghese, gli in-
dustria.li del turismo hanno dato un
appoggio finanziario per la divulga-
zione di informazioni religiose e di
testi liturgici in varie lingue. A Gae-
ta, tutta la città si anima, sotto la gui-
da dei parroci, per accogliere i turisti
e farli sentire inseriti nella comunità.
A Koksijde, in Belgio, un gruppo di
volontari accoglie e guida i visitato-
ri nelle chiese, mentre un altro grup-
po si occupa dell'intrattenimento dei
piccoli durante le messe. In una zona
della Vandea, tra luglio e agosto,
vengono proposte giornate di rifles-
sione sulla Bibbia, sui sacramenti,
sul confronto tra gli avvenimenti del
mondo e la vita dei cristiani.
Le difficoltà che incontra la pasto-
rale del turismo sono più numerose
degli aspetti positivi. Sovente la
Chiesa locale non è pienamente di -
sponibile verso il fenomeno del tem-
po libero. La pastorale ordinaria è
imperniata su ritmi stabili e conti-
nuativi , mentre il turismo è sempre
più breve, frequente ed intenso. Ta-
lora alla differenza di lingua e alla
scarsità di clero si accompagna un
atteggiamento poco accogliente del-
la comunità ospitante. Troppo spes-
so ci si preoccupa solo di favorire la
partecipazione alla messa, dimenti-
cando che in vacanza il turista non
solo ha molto più tempo, ma è anche
più disponibìle.
Non si possono, infine, dimentica-
re i problemi pastorali di tutte le ca-
tegorie di addetti ai servizi, che non
hanno la possibilità di partecipare
alla vita della comunità cristiana per
gli impegni e gli orari di lavoro, spe-
cialmente nei giorni di festa .
Come ogni fenomeno di massa, il
turismo ha anche risvolti negativi. E
il caso del turismo "sessuale" che ha
per meta la Thailandia e le Filippine
e per protagonisti el.)ropei, nordam~-
ricani, giapponesi. E il caso del turi-
smo che sfrutta i minori e ha come
meta non solo gli stessi paesi asiati-
ci, ma anche i Caraibi, alcuni paesi
dell ' America Latina, certe zone
dell'Africa. In un caso e nell'altro
con la conseguenza di una crescente
diffusione dell ' AIDS . si può pas-
sare sotto silenzio il grave danno ar-
recato all'ambiente da certe compa-
gnie internazionali, che, con la
reali zzazione di grandi complessi
turistici, rovinano e inquinano irri-
mediabilmente luoghi tra i più belli
del pianeta.
Un grande potenziale
Nonostante gli eccessi insopporta-
bili di certe forme di turismo, giusta-
mente condannati , il fenomeno del
turismo è largamente positivo. La
Chiesa ne riconosce il valore per
l'incontro tra gli uomini, l'arricchi-
mento culturale che produce, lo svi-
luppo di una conoscenza reciproca
che è un fattore di pace tra i popoli
sempre meno "stranieri" gli uni agli
altri. La Chiesa ne apprezza il poten-
ziale enorme per la crescita spiritua-
le e umana dell'uomo, di tutto l'uo-
mo, di ogni uomo. E intende sempre
più valorizzare un fenomeno così si-
gnificativo della società contempo-
ranea come occasione di nuova
evangelizzazione.
Silvano Stracca

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
BODY·BUILDING impegno, e per la quale si prova una
gioia mista ad angoscia» . È andato a
cercare una rivista e mi ha letto que-
MICHELE. Mai avrei pensato che
potesse parlare tanto. Di solito è un
muro di silenzio. A scuola, lo vedi là,
mai veramente tra di noi, sempre con
quella tuta nera addosso. Sulla
blusa, ha scritto: body-building. Non
dice mai niente. Si vede che è timi-
do. L'altro giorno Mirella ha fatto per
abbracciarlo, attirando l'attenzione di
tutti. È diventato rosso! Ma così
Il "body-building" è diventato
per qualcuno una moda maso-
chistica, la voglia di modellare il
proprio corpo per renderlo il più
bello, il più forte, il più seducen-
te. Come se il corpo diventasse
la concentrazione dei propri
desideri.
I giovanissimi però hanno
bisogno del body-building? Non
sta frase, che dice tutto. E ha
aggiunto: «D'altra parte i migliori
fanno dei corsi di danza, per impara-
re a muoversi sulla scena o per finire
sulle riviste ». Mai avrei pensato di
comparire nei settimanali insieme
alle cover-girls o sulle riviste per soli
uomini. ..
DIVENTAVA VIOLENTO prima
Michele, quando si arrabbiava. Ora è
rosso ... Avresti detto che tutti i suoi gli basta lo sport? Chi lo pratica più calmo , anche con se stesso .
brufoli stessero scoppiando! lo non
ho quasi mai occasione di parlargli,
perché non è della mia classe. Lui
studia per diventare motorista. Con
qualche amico un giorno abbiamo
progettato una passeggiata in moto-
allora perché lo fa? Per conqui-
sta re una bellezza che faccia
colpo e seduca e dunque per
dominare gli altri? Per farsi
diverso dagli altri? Per sentirsi
qualcuno? E giusto però chiede-
re i più duri sacrifici al proprio
Tanto meglio. Non farebbe bene
prendere un pugno in piena faccia
da lui.
In ogni caso , lui non passa più
inosservato, anche se è piccolo di
statura, e bisogna stare attenti con
rino. Valerio mi ha prestato il suo, ma
il carburatore ogni tanto s'inceppava.
corpo per affermare se stessi o
per non far soffrire l'anima?
lui. ..
Pensavo: dopo tutto, chi fa il body-
Beppe va sempre da Michele per la
building non è più stupido di chi è
sua moto. Ci siamo andati insieme...
Lui aveva già due moto nel piccolo
cortile dietro casa e stava trafficando
con una terza. Lory lo guardava. È il
-QUESTO M\\ R\\CORDA
suo cane , un pastore belga con un
muso nero molto appuntito e degli
CHt tEVO coHrEPJHZE
occhi tristi. Michele gli dà sempre
metà del suo cioccolato. Aveva un
IL f<-OAsTBEEF R:R
maglione molto aderente, e si vede-
va sulla sua spalla una rosa tatuata.
Michele ama le moto e tutto ciò che
si muove e va veloce. Ma non cono-
scevo la sua passione per il body-
LA CE tvA ·· ..
..-a..
,
,
building. E in quel momento, quando
si è messo a parlarne, aveva l'aria
ispirata di un guru . Vuol dire che
Beppe riesce a farlo sentire a suo
agio.
IL BODY-BUILDING l'ho sempre
visto soltanto come uno sport, come
ginnastica . È vero che Michele si
impone una grande disciplina: ci va
regolarmente, controlla molto la sua
alimentazione. Non tutti hanno la sua
volontà. Molti preferiscono le gite e le
bevute. Michele dice che così ha
imparato a concentrarsi. I pesi si sol-
levano prima nella propria testa, dice
lui. ..
Ma ciò che mi ha dawero sorpre-
so, è che si giudica un artista. Per
lui, il body-building è arte. Mi ha spie-
gato che passa delle ore davanti allo
specchio a controllare il suo corpo.
Una scultura vivente! «Un'opera
costruita ogni giorno, con grande
maniaco delle diete, o di chi vuole
diventare carina come Barbie , o
come quegli altri che si danno alla
chirurgia plastica! C'è però qualcosa
che mi fa riflettere ... Come si sente
un body-builder quando diventa vec-
chio?
o
GIUGNO 1994 - 33

4.4 Page 34

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REPORTAGE La fine della dittatura nella nuova Romania. Dagli splendori del passato
VIAGGIO
NEL DOPO
··•I,,
CEAUSESC
I
I
di Giorgio Colajacomo
I
I
In Romania alla dittatura
è seguita la crisi sociale,
economica e politica.
I rapporti tra cattolici
e ortodossi, il futuro
dei giovani.
U n cartello davanti al monumen-
to della Lupa Capitolina donata
da Roma: è romeno ma sembra la
nostra lingua.
«Noi consideriamo Traiano nostro
antenato», ci dice con orgoglio la
guida, fiera di collegare i destini del-
la SU?, te1Ta con quelli "eterni" di Ro-
ma. E dall'incontro tra i Romani e le
donne della Dacia che nasce la Ro-
mania. La Romania è in occidente,
contenta di esserlo come esige la sua
storia. Ma ancora visibili sono i se-
gni del suo recente passato, i fori
delle pallottole del dicembre 1989.
La pazienza del popolo
Steliana rievoca i tempi bui di
Ceausescu, gli ultimi dieci anni
quando la moglie Elena prese le re-
dini del potere, il clima di paura (do-
vunque poteva esserci un delatore,
microfoni nelle camere degli alber-
ghi, controllo oppressivo di ogni la-
to della vita), l'obbligo di procreare
almeno quattro figli, file senza fine
per il pane, la carne, il sapone. Oggi
la situazione economica non è mi-
g liore, anzi il posto di lavoro non è
più garantito ma ha lasciato in ere-
34 · GIUGNO 1994
I
I
Icona del santuario di San Nicola
I
presso Gherla.
I
I
--- --- -•I m
dità abitudini di disimpegno. Un
leu, la moneta locale, vale due lire,
ma mezzo chilo di pane è aumentato
in 4 anni da 2 lei a 130, e un paio di
scarpe da 400 a 25 mila e oltre anco-
ra. Lo stipendio medio è 70 mila leu
ma gli insegnanti non arrivano a
50/60 mila, come i medici che però
"arrotondano". I minatori, che col ri-
conquistato diritto di sciopero pos-
sono mettere in ginocchio l'econo-
mia, sono già a 200 mila, ma
vogliono di più e i ferrovieri li stan-
no imitando. Siccome i trasporti del-
le merci avvengono in fe1Tovia , ecco
i distributori di benzina senza benzi-
na ma con code di auto in paziente
attesa che arrivi il rifornimento. Po-
chi si sono arricchiti con azioni spre-
giudicate nella delicata fase di pas-
saggio, molti comunisti si sono
riciclati restando a galla, alcuni tor-
nano dal l'estero con la possibilità di
comprarsi la casa e l'auto. I più vi-
vono male, soprattutto i pensionati
al limite della sopravvivenza come
nelle altre repubbliche dell'Est e i
giovani senza prospettive di lavoro.
Mi vengono in mente le parole di Iri-
na a Mosca: «Ora siamo liberi, ma
siamo tornati alle condizioni di vita
del '45; l'abbiamo pagata cara, la li-
bertà! ».
A Costanza incontro una famiglia
piemontese in vacanza al mar Nero.
«Abbiamo fatto la fame anche noi»,
mi confennano. «Voi vi siete mera-
vigliati della fretta con cui sono stati
giustiziati i Ceausescu», mi dice
Stella, «ma eravamo alla disperazio-
ne. Quanta rabbia quando abbiamo
conosciuto la realtà! Ion Iliescu che
da allora guida la repubblica è un de-
mocratico, secondo me, ma molti ne
dubitano. Abbiamo già cambiato tre
governi. Purtroppo i giovani, in pri-
ma fila nei giorni della rivoluzione,
si sono già staccati dalla politica.
Oggi abbiamo la libertà, è un bene
prezioso. C'è ogni tipo di merce, so-
prattutto dalla Turchia, anche se non
abbiamo i soldi per comprarla».

4.5 Page 35

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alla grave depressione presente. La voglia di ricostruire.
- - -B--S
~, ......
\\
\\
\\
\\
\\
\\
\\
.~
COSTANZA
Siamo Chiese sorelle
A fasi incontro un giovane mona-
co e gli chiedo come (giovani hanno
preso questa libertà. E preoccupato:
«Per lo più gli aspetti deteriori », mi
dice, «il sesso facile, il consumismo,
la pornografia. Si stanno stordendo,
ma ora cominciano a capire». Vedo
nelle chiese molta gente, anche gio-
vani. Stanno riscoprendo la religio-
ne, ma quarant'anni di educazione
atea hanno lasciato il segno, ci sono
da ricostruire le conoscenze religio-
se più elementari. Per anni le Chiese
hanno potuto svolgere un 'attività li-
mitata al loro interno. «Questo non
ci ha impedito», ci dice il parroco ro-
mano cattolico di Bolcescu, un pae-
se alla periferia di Bucarest, «di co-
struire questa che sembra una
cattedrale. Abbiamo 800 bambini al
catechismo, abbiamo fatto le nostre
processioni girando attorno alla
chiesa anche nei tempi più difficili.
Ma molti vescovi e sacerdoti sono
stati perseguitati, molte chiese strap-
pate ai cattolici di rito orientale (i co-
siddetti Uniati) per darle agli orto-
dossi. Dopo anni di oppressione qui
La gente ha reagito con entusiasmo all'arrivo della libertà.
Nella foto, una manifestazione religiosa di popolo a Bucarest.
come in Ucraina, come in altri paesi
dell 'Est, hanno cercato di riprender-
le, qualche volta con la forza. Il dia-
logo ecumenico si è inte1Totto, qua e
si sono trovate soluzioni di comu-
ne intesa, non sempre».
Così in Transilvania, dove la po-
polazione di origine ungherese, cat-
tolica, è talvolta agitata da spinte au-
tonomiste. Ne chiedo conto a Sinaia
ad un monaco ortodosso che si avvi-
cina sospettoso mentre parlo con
uno più giovane. «Siamo Chiese so-
relle», mi dice, «abbiamo tanto in
comune con la Chiesa di Roma. Lo
Spirito ci ricondurrà all'unità, se noi
lo preghiamo». Ma intanto elenca le
colpe degli Uniati e risale nella sto-
ria sino a Carlo Magno. «.. . ma ab-
biamo dimenticato tutto, ora dobbia-
mo camminare insieme».
No, il primato del Papa no, ma
l'atteggiamento in Romania è assai
più aperto di quello prevalente in
Grecia ad esempio e nelle altre na-
zioni dove forte è il nazionalismo.
Quanta distanza di mentalità e di
cultura accumulata nel corso della
storia... Ma a Roman un prete mi
parla dell 'azione sociale che sta con-
ducendo insieme al pan-oco cattoli-
co, dell'insegnamento della religio-
ne nelle scuole che sta sostituendo,
senza obbligo però, le lezioni di atei-
smo, alla preghiera comune perché
si faccia unità. Tennina chiedendo-
mi un abbraccio. «Sento che i nostri
cuori battono con lo stesso ritmo
dello spirito di Cristo», aggiunge.
Arte e liturgia
È questa fede che ho sentito nella
gente pur nell'estrema povertà delle
loro condizioni di vita. «Dio ci aiuta,
non ci lascia soli», mi ha detto una
donna. E solenni sono le liturgie con
canti, inchini e segni di croce, toc-
canti i funerali a bara aperta seguiti
dall'offerta di dolci in ricordo del
defunto, suggestive le cele,brazioni
tradizionali dei matrimoni. E la fede
affrescata negli splendidi monasteri
della Bucovina, una Bibbia per il po-
polo raffigurata anche nei muri
esterni delle chiese. Figure talora in-
genue, talvolta raffinate il 1500),
piene di verità e di colori, il giallo di
GIUGNO 1994 35

4.6 Page 36

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IN LIBRERIA - - - - - -
Egidio Viganò
LA VITA CONSACRATA
OGGI
Il Convegno del Superiori Generali
In preparazione al Sinodo 1994
elle di ci editrice
EGIDIO VIGANÒ
LA VITA CONSACRATA OGGI
Il Convegno dei Superiori Generali
in preparazione al Sinodo 1994
Collana «Vita consacrata »
Pagg . 32, lire 1.500
Congregazione per gli Istituti
di vita consacrata e le Società
di vita apostolica
LA VITA FRATERNA
IN COMUNITÀ
Collana «Vita consacrata»
Pagg . 80, lire 2.000
TARCISIO BEATONE
«VIENI E SEGUIMI »
La vocazione sacerdotale
in un popolo di chiamati
Collana «Maestri della fede»
Pagg. 64, lire 2.500
Conferenza Episcopale Italiana
Commissione ecclesiale
per le migrazioni
ERO FORESTIERO E Ml
AVETE OSPITATO
Orientamenti pastorali
per l'immigrazione
. Collana «Documenti CEI »
Pagg . 80, lire 3.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
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Tel. 011/95.91.091
c/c Postale 8128
36 · GIUGNO 1994
Moldovita, "foglio di pergamena
immerso nell'azzurro", il rosso di
Humor, l'azzurro di Voronet. È a Su-
cevita che a una novizia di 21 anni
col volto delle contadine affrescate
sui muri chiedo ragione della sua vo-
cazione. «Mi ha chiamato il Signo-
re», risponde con semplicità. Tante
sono le vocazioni tra i cattolici e gli
ortodossi, anche di monaci e di mo-
nache, molti giovani con le loro bel-
ALASSIO CHIAMA ROMANIA
Anche nell'opera salesiana di
Alassio si è formato un piccolo
gruppo di giovani che mantiene
rapporti con la Romania, malgrado
la barriera della lingua (che peral-
tro non sembra così impenetrabi-
le). Coordiniamo i nostri sforzi con
altri gruppi - il Comitato Pro
Romania di Gallese (VT); la par-
rocchia di Riozzo Cerro al Lambro
(Ml) - e cerchiamo di mantenere
rapporti epistolari, specialmente
con giovani e gruppi giovanili impe-
gnati nel dialogo interconfessionale
in quel paese, dove tensioni e
risentimenti sono ancora forti, e il
superamento del vecchio regime
appare sempre più "gattoparde-
sco". Abbiamo constatato che a
ravvivare questi rapporti hanno
contribuito , più che i modesti aiuti
materiali che abbiamo fatto perve-
nire, i nostri impegni per collabora-
re alla stampa e alla distribuzione
di una Bibbia, nella traduzione di
Gala Ga/action, che è anche un
Don Colajacomo, autore del
reportage, in Romania.
classico della loro lingua. È stato
questo il dono che ci ha aperto il
maggior numero di canali di comu-
nicazione con i cristiani di
le barbe e i loro sai vedo a Neamt, il
centro più grande del monachesimo
Romania.
Mario Andreoletti
romeno. La Madonna è sempre al
centro. A Cacica, il piccolo santua-
rio cattolico nazionale, dove ad ini- in noi c'è l' ansia per il futuro . Per la-
zio secolo i polacchi della vicina mi- vorare bisogna emigrare, abbiamo ri-
niera di sale hanno posto una copia . sorse ma mancano tante strutture. Ci
della Madonna nera di Czestochova. divertiamo ma sappiamo che sarà
Padre Giovanni ci parla con speran- dura, ci sarà da lottare. E stiamo sco-
za, mentre offre un cesto di piccole prendo in qualche modo la fede: han-
mele appena colte. Vengono in tanti no cercato di spegnerla, ma ora rina-
da ogni parte, con ogni mezzo. Arri- sce più forte di prima». Chiedo della
vano sino a ventimila. Dormono droga a un altro giovane, al castello
all'aperto, senza riparo. C'è poca ac- di Dracula: «C'è», mi risponde, «ma
qua nella zona, non ci sono molti vi- è qui di passaggio per andare in altre
veri ma sono in tanti per le feste del- nazioni; per noi costa troppo, forse
la Madonna, e molti anche i giovani. eviteremo di lasciarci tentare».
La gente dappertutto è cordiale. I
Romeni si vantano di non avere mai
Le risorse giovanili
aggredito altri popoli nel corso della
storia. I giovani sono tanti , e c'è bi-
I giovani... A Bucarest ne noto un sogno di iniziative per loro. In più
gruppo, jeans e orecchino, far chias- c molto amore alla Madonna.
so in un supennercato. Alcuni anzia- «Mancano i salesiani di Don Bo-
ni scuotono la testa: questo non acca- sco», mi dice un prete nella cattedra-
deva qualche anno fa. Parlo con due le di Bucarest. «Stavano per venire
o tre all'uscita di una discoteca aper- alla fine della guerra. Ora è il mo-
ta al modo occidentale. «Dovete ca- mento, speriamo an-ivino presto».
pirci, tante cose ci erano proibite pri-
ma, ora le vogliamo gustare tutte. Ma
Giorgio Colajacomo

4.7 Page 37

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a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
r QUESTA SUORA
AVRAPOCHI
GIORNI DI VITA
Negli ultimi mesi dell'anno 1989
accusai un malessere insolito.
Decisi di parlarne al nostro dot-
tore curante. Egli mi fece sotto-
porre ad esami: ecografia, la tac
ecc., ma strano, da questi non ri-
sultarono che cose piccole insi-
gnificanti e poco chiare. Dopo al-
cuni giorni mi si risvegliò un
malessere insopportabile al bas-
so ventre, un dolore che mi esa-
sperava. Si gonfiarono talmente
le gambe e l'addome da render-
mi deforme. Soffrivo perché te-
mevo una metastasi per un
precedente intervento di ma-
stectomia, da cui , niente più (a
mio parere) sarebbe valso a
guarirmi e mi disponevo a fare
bene la volontà di Dio. Il nostro
dottore come mi vide mi ordinò il
ricovero urgente. Giunta
all'ospedale i dottori e le suore si
presero subito cura di me to-
gliendomi per prima cosa l'ac-
qua che già mi arrivava alla gola,
causata dalla ascite. Tanta ne
tolsero da diminuire il mio peso
di 8chili.
Rimasi un mese in reparto medi-
cina, sottoposta a cure, a radio-
grafie, esami vari, ma niente è
servito per individuare il male
perché coperto dal liquido asci-
te. Il 1° ottobre fui trasportata in
reparto chirurgia e il giorno 1ofui
sottoposta all'operazione. Il chi-
rurgo rimase molto male quando
scoprì un grosso carcinoma tutto
infiammato con aderenze all'in-
testino. Iniziò l'operazione ma
non poté continuare, quindi mi
chiuse e mòlto dispiaciuto disse
ai presenti: «Questa Suora avrà
pochi giorni di vita» . Da quel mo-
mento aumentò la mia sofferen-
za e mi disponevo al peggio, alla
morte, se così voleva il Signore.
La notizia della mia gravità arrivò
a tutte le mie Consorelle che su-
bito Iniziarono con molto fervore
la novena a don Luigi Variara e,
specialmente la mia Comunità,
la ripetè più volte con costanza e
amore fino al mio ritorno a casa.
Si unirono pure a noi, per fare
queste novene, le suore dei
Sacri Cuori di Gesù e di Maria,
fondate da don Variara. Le face-
vano con tanto amore da com-
muovermi ed accendere in me
tanta speranza. Ciò nonostante
la mia gravità continuava e non
davo segni di miglioramenti. ..
Sentivo una estrema debolezza
e rimettevo sempre quanto inge-
rivo. Dopo 15 giorni mi fecero
una chemioterapia in dose com-
pleta. L'avessi mai fatta. Inca-
Don Luigi Variara.
minciai a soffrire maggiormente,
non mi tenevo in piedi e rimette-
vo sempre.
Dopo alcuni giorni il dottore e la
dottoressa mi dissero: «Suora, è
dimessa, non possiamo più te-
nerla perché non è possibile fare
la chemio a lei che si trova con
una brutta pleure, sarebbe fatale
fargliela. Per lei ci occorreranno
più di quattro mesi per migliorare
e poi vedere se migliorerà e se
guarirà». A questa sentenza io
piansi perché mi dicevo: «Se
non mi fanno niente il male avan-
za». Il bello però sta qui. L'indo-
mani fui a casa e raccontai com-
mossa al dottore di casa quanto
mi era successo e questi mi vi-
sitò subito, ma non riscontrò,
con sua grande meraviglia, nulla
di quanto accusai. Per un con-
sulto fece venire l'oncologo. An-
che lui stupefatto dovette con-
fessare che veramente non
riscontrava più liquido in nessun
posto e volle telefonare lui stes-
so alla caposala perché mi pre-
parasse il posto per il ritorno
all'ospedale. A questo punto
possiamo già ammettere che
don Variara mi ottenne una grq-
zia grande o miracolo, non so. E
certo che non sperimentai più in
nessuna parte del corpo l'acqua
ascite .
Dopo due giorni feci ritorno
all'ospedale. Il dottore della cor-
sia, compresa la dottoressa, ri-
masero incuriositi al vedermi di
nuovo là, e mi ordinarono subito
la radiografia del torace. Non di-
menticherò mai lo stupore dei
due dottori quando ebbero la
mia radiografia nelle loro mani.
Esclamarono: «Non abbiamo
mai visto una radiografia così
perfetta». Aggiunsero: «Ma co-
me è awenuto? Mah! Qui sotto
c'è la preghiera! » E rivolto a me
disse: «Quel santino», e indica-
va don Variara, «lo tenga ben
prezioso!», frase che ripeté più
volte .
A questo punto iniziai e portai a
termine le sei chemioterapie, poi
decisero che io facessi gli esami,
l'ecografia e la tac per constata-
re a che punto si trovava il mio
carcinoma. Oh! Stupore e mera-
viglia di tutti i dottori e chirurghi
perché il carcinoma non esisteva
più. Il primario chirurgo mi disse:
«Lei ha dato delle grandi soddi-
sfazioni a tutti, siamo tutti mera-
vigliati». Passati dieci giorni mi
sottoposero a un secondo inter-
vento perché volevano la confer-
ma che non ci fosse più nulla del
male che portavo dentro, con-
temporaneamente eseguirono la
paratomia e mandarono tutto
all'esame istologico. Grazie infi-
nite alla Madonna e all'interven-
to di don Variara, perché risultò
tutto perfettamente negativo...
A questo grande protettore va
tutta la mia profonda riconoscen-
za che non verrà mai meno.
Diffonderò la sua fotografia e in-
viterò tutti a pregarlo affinché
sperimentino come me la sua
protezione .
Suor Edvige Roso, FMA ,
Torino
r LA DIAGNOSI
ERA SEVERA
Due anni fa, mia figlia Anna,
mamma di due bambini, improv-
visamente ha dovuto sottoporsi
ad un intervento chirurgico al se-
no. La diagnosi era piuttosto se-
vera. Con tutta la mia famiglia, ho
pregato fiduciosamente Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco che mi hanno esaudita. La
mia famiglia sta bene e insieme
ringraziamo i nostri santi protet-
tori per averci aiutati e consolati.
Vanda Phares,
Alessandria d'Egitto
r CON ME IN SALA
OPERATORIA
Sono una ragazza di ventidue
anni e sposata da un anno.
Qualche mese fa si è dovuto
asportare con urgenza un neo.
Dopo averlo analizzato, i medici
mi hanno sottoposta ad un altro
intervento chirurgico più com-
plesso che ha turbato me e la
mia famiglia. Mi sono affidata a
Domenico Savio, ho preso il
suo abitino ed ho chiesto ai me-
dici di portarlo con me in sala
operatoria. Ora sto bene e tutto
fa sperare bene per il futuro, gra-
zie soprattutto alla protezione di
san Domenico Savio.
Sannino Nunzia, Ercolano (NA)
r FORSEPER
AMOR PROPRIO
Sono un'assidua lettrice del Bol-
lettino Salesiano e sostenitrice
dell'opera salesiana. In questi
ultimi anni ho esperimentato la
potente intercessione di Maria
Ausiliatrice soprattutto in un pe-
riodo in cui il buio più completo
sembrava avvolgere la mia esi-
stenza. Attribuisco al Suo mater-
no intervento la soluzione di al-
cuni miei problemi. Ma non sono
mai riuscita, forse per amor pro-
prio, ad inviare la mia testimo-
nianza. Lo faccio oggi, espri-
mendo pubblicamente la mia
doverosa riconoscenza.
L. C., Cassano M. (BA)
r UNA
CONOSCENZA
ANTICA
Conosco Zeferino Namuncurà
sin dalla scuola elementare e al
liceo da me frequentato in Ar-
gentina presso i Salesiani. Suc-
cessivamente, come studente
universitario, ho letto la sua vita
ed ho ricevuto una prima grazia.
In seguito altre ne ho ricevuto re-
lative al mio lavoro di docente
universitario che da anni svolgo
in Italia. Intendo, con questa mia
lettera, rendere pubblica testi-
monianza della mia riconoscen-
za verso questo santo protettore.
Aneino Manuel Quintas, Roma.
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
GIUGNO 1994 - 37

4.8 Page 38

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LA MARCHESA DI BAROLO Ha segnato con la sua intensa attività la Torino risorgi
Giulia Colbert nacque ne ll a Van-
dea " bianca", teatro di un 'ero i-
ca resisten za a l fanatismo antire li -
gioso del "Terrore" rivolu zionario.
La nonn a, g li z ii e altri parenti fini-
rono su ll a ghigliottina, mentre lei
con i gen itori era es ule in Germania.
Quando Napoleone prese il potere e
richiamò in patria la nobi ltà, mentre
si trovava alla corte parigina come
dami gell a dell ' imperatrice, Giulia
conobbe il marchese torinese Carlo
Tancredi Falletti di B arolo e lo spo-
sò. Insieme formaro no una coppia di
sposi proprio come li v uol e il Vange-
lo: due giganti de lla carità, due cri-
stiani veri . Poi ché non avevano figli ,
essi decisero di " adottare" i poveri di
Tori no, accog li endoli nel loro palaz-
zo e dando così, con largo anticipo
sui tempi, un coraggioso quanto in-
so lito esemp io di "famiglia aperta".
Per capire megli o il valore de lle lo-
ro scelte bisogna tener presente che i
marchesi Fa lletti di Barolo erano un a
delle famig lie piL1 ricche de l Piemon-
te (le sue rinomate cantine riforniva-
no le corti di mezza Europa). Da l
canto loro i Co lbert (diretti di scen-
denti del famoso ministro de lle Fi-
nanze di Lui gi XIV, il Re Sole) non
erano da meno. Insieme, Giuli a e
Tancredi possedevano qualcosa pa-
ragonabile a svariate centinaia di mi-
liardi di oggi. Avevano avuto da ll a
vita tutto quello che secondo i mo-
delli in voga ne lla nostra società po-
trebbe rendere felici: ricchezza, bel-
lezza, salute, cultura (Giulia parlava
correttamente c inque ling ue) e ami-
cizie importanti. Invece sce lsero la
via in salita della fede, dimostrando
che qualche volta anche il ricco può
entrare nel regno dei cieli, a patto che
si faccia povero con e per i poveri.
Il processo di industrializzazione
in pieno svi luppo aveva convogli ato
a Torino un proletariato contadino in
preda alla miseria e, per questo,
sfruttabile con salari da fame. De lin-
quenza, prostituz ione, alcolismo,
accattonaggio erano i volti di una
povertà diffusa alla quale il governo
e la borghesia liberal-massonica non
pensavano. La vera risposta la diede,
come sempre, la Chiesa: il Cottolen-
go, Don Bosco, il Murialdo, il Faà di
Bruno, l' Allamano e i Falletti di Ba-
rolo, per citare i più noti, ben al di
38 · GIUGNO 1994
GIULIA COLBERT
RIVOLUZIONARIA
.....
DELLA CARITA
di Angelo Montonati
Dalla riforma carceraria alle attività
di prevenzione e ricupero: le scelte anticipatrici della
marchesa Giulia Colbert di Barolo.

4.9 Page 39

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mentale. Una donna straordinaria, che fu amica di Don Bosco.
Don Bosco e la marchesa, in un noto quadro di Musio. L'incontro
di due caratteri forti non pregiudicò i loro buoni rapporti.
della retorica dei "democratici" di
allora, concretarono un volume im-
pressionante di opere destinate a
cambiare il volto dell;i città: ospeda-
li, scuole, laboratori artigiani, centri
di accoglienza, asili infantili, orato-
ri. Strumenti per un'autentica evan-
gelizzazione e promozione umana.
Un segno di Dio
Una prima svolta importante per
Giulia si presentò nella domenica in
Al bis del 1814. Mentre per strada in-
crociava un prete che, accompagna-
to dai chierichetti, portava il viatico
a un malato, fu raggiunta dalle be-
stemmie e dalle imprecazioni di un
detenuto delle vicine carceri senato-
rie. Quella voce rappresentava per
lei un segno di Dio, un invito a inter-
venire. Bussò immediatamente al
portone del carcere per rendersi con-
to di persona delle condizioni di de-
grado in cui vivevano là dentro uo-
mini e donne. Ne uscì con un
profondo senso di vergogna e, insie-
me, di solidarietà per i "fratelli" che
abitavano "quel covo tenebroso". E
decise di fare qualcosa secondo
quello che sarebbe diventato un suo
slogan: Carità sempre e subito.
Da ragazza anche per ragioni di
studio si era interessata in Francia e
in Inghilterra al problema carcerario
e, attraverso incontri con i detenuti,
si era convinta (anche se allora suo-
nava utopia) che la prigione deve
non soltanto punire con giustizia,
ma anche rieducare. Ottenuto dalle
autorità il permesso di trattenersi re-
golarmente nelle carceri, Giulia si
presentò alle detenute come un 'ami-
ca, disposta a condividere e ad alle-
viare le loro sofferenze, a conoscere
i loro bisogni, secondo un progetto
ben preciso. Ma per l'attuazione
pratica occorreva aggirare la buro-
crazia governativa. E qui il " salotto"
di casa Barolo giocò un ruolo impor-
tante: lo frequentavano i Cavour
(Camillo, allora bambino, aveva
un'ammirazione incredibile per
Giulia, che chiamava familiarmente
" la mia cocotte"), Cesare Balbo,
Santorre di Santarosa, Federico
Sclopis, il conte De la Tour, Silvio
Pellico (che sarebbe poi diventato il
segretario particolare dei Barolo),
insomma la Torino che contava. Per
non dire dell'amicizia che legava i
marchesi a Carlo Alberto, alla mo-
glie Maria Teresa e alla Serva di Dio
Maria Cristina di Savoia, nonché ai
De Maistre, a mons. Dupanloup e, in
particolare, al poeta Alphonse de
Lamartine (del quale ci rimangono
55 lettere indirizzate a Giulia).
La prima "riforma carceraria"
In pochi mesi, sotto la guida della
marchesa, prese così il via quella
che si può definire la prima riforma
carceraria d'Italia: facce pulite, abiti
decenti, processi rapidi per chi era in
attesa di giudizio, scuola, lavoro e
assistenza religiosa per le detenute:
una prigione "umanizzata". Le tre
carceri femminili esistenti - tutte
con locali bui e fatiscenti - furono
abbandonate per una nuova sede,
molto più adeguata, restaurata in
parte a spese dei Barolo, della quale
Giulia fu nominata sovrintendente.
Il regolamento interno fu discusso
articolo per articolo con le detenute
riunite in assemblea: un coraggioso
esempio di democrazia diretta "ante
litteram" che responsabilizzava al
massimo le persone impegnandole
ad osservare le regole.
Dal carcere al " prima" e al "dopo-
carcere": Giulia pensò ad un'opera
- il " Rifugio" - per la educazione
preventiva e riabilitativa delle ragaz-
ze a rischio e delle ex detenute. Ma
andò ancora più in là: oltre ad aver
ricostruito moralmente molte donne
uscite dalla detenzione, la sua effica-
ce catechesi suscitò in alcune di esse
addirittura il desiderio di una specia-
le consacrazione religiosa per riscat-
tare il proprio passato e impetrare la
misericordia di Dio sul mondo me-
diante la preghiera e la penitenza.
Nasceva così la congregazione delle
" Sorelle penitenti di S. Maria Mad-
dalena" , che oggi si chiamano "Fi-
glie di Gesù Buon pastore".
Poi, in un'ala del loro sontuoso pa-
lazzo torinese, i marchesi fondarono
il primo asilo infantile d'Italia
(I' abate Ferrante Aporti avrebbe
aperto in città il suo, ma quattro anni
dopo). L'improvvisa morte di Tan-
credi provocò la svolta definitiva
nella vita di Giulia. ln una lettera ad
un amico londinese, la vedova scri-
veva tra l'altro: «La sventura mi ha
percossa, mi ha trasformata... Il mio
cuore è saldo, ma il dolore umano è
così profondo, che io mi domando se
avrò sempre il coraggio di contem-
plare il suo tragico volto. Dinanzi a
me c'è una durissima strada; devo
percorrerla senza stanchezza: è fian-
cheggiata da pezzenti, da miserabili,
da rifiuti umani. Io devo vincere il ri-
brezzo e tutti i disgusti». Ed ecco il
passo forte: «In nome di colui che è
finito come un pezzente, io devo de-
dicatmi a tutti i miserabili. Devo
scontare i secolari privilegi degli
avi, devo saldare i debiti che essi
GIUGNO 1994 - 39

4.10 Page 40

▲back to top


hanno contratto coi paria e con gli
sfruttati , devo pareggiare l'implaca-
bile conto che ciascuno ha con la
propria coscienza. Una voce cara e
indulgente mi incita! lo non avrò più
altra dolcezza che obbedire a quel
comandamento ».
Sarà tutto un susseguirsi di inizia-
tive. Nel 1845 apre !'Ospedaletto di
S. Filomena, destinato a bambine
disabili; accanto al Monastero di
S. Anna costruisce una casa di acco-
glienza per orfane. Nel 1847, all ' in-
terno del suo palazzo, dà vita a tre
"Famiglie di operaie" : gruppi di una
dozzina di ragazze dai 14 ai 18 anni
guidate da una " madre" laica e ospi-
tate per un periodo di sei anni , du -
rante il quale imparano un lavoro
presso botteghe di artigiani onesti e
fidati (una "Nomadelfia" con molti
decenni di anticipo).
La marchesa e Don Bosco
In questa fase avvenne il contatto
con Don Bosco, nominato direttore
spirituale dell 'Ospedaletto di S. Fi-
lomena quando già collaborava
all'assistenza spirituale del "Rifu-
gio" insieme al teologo Bore!. Giu-
lia permise al santo di accogliere al-
la domenica nella sua abitazione i
ragazzi del nascente oratorio. Più
tardi, gli mise a disposizione due
stanze dell 'Ospedaletto (non ancora
funzionante) da usare come cappel-
la. Inaugurata 1'8 dicembre l 844,
questa fu in effetti la prima chiesa
dell'oratorio salesiano. Curiosa
coincidenza: l'immagine di San
Francesco di Sales era stata fatta di-
pingere dalla marchesa sopra l' in-
gresso dell 'alloggio destinato ad un
gruppo di sacerdoti incaricati di gui-
dare spiritualmente le sue opere.
Nell ' inverno 1845 lasalutedi Don
Bosco peggiorò seriamente, i suoi
polmoni non reggevano più, tanto
che don Borel ne infotmò la marche-
sa che si trovava a Roma. Giulia pro-
pose a Don Bosco un periodo di ri-
poso, mantenendogli lo stipendio,
ma ponendogli l'alternativa: o conti-
nuare la sua opera presso ]'Ospeda-
letto, o tenere l'oratorio. Nel corso
di un burrascoso colloquio, riferito
anche dalle Memorie Biografiche
con toni forse un po' troppo caricati
(don Lemoyne era un drammatur-
go), Don Bosco rinunciò all'offerta
40 · GIUGNO 1994
di Giulia che lo licenziò. Al termine
de l! ' incontro, comunque, la marche-
sa si inginocchiò davanti a Don Bo-
sco chiedendogli di essere benedetta
da lui . E in seguito attraverso don
Borel e don Cafasso, continuò a far
giungere generose offerte per i suoi
ragazzi. Le previsioni della Barolo
non erano comunque del tutto infon-
date: infatti, nel luglio 1846 il santo
si ammalò talmente da dovere la-
sciare l' oratorio nelle mani di don
Borel e di altri sacerdoti.
A chiarire esaurientemente i ma-
lintesi sui rapporti Barolo-Don Bo-
sco contribuisce una lettera di Giulia
a don Borel in cui la marchesa parla
dell ' «ottimo Don Bosco» che «piac-
que a me dal primo momento e gli
trovai quell ' aria di raccoglimento e
di semplicità propria delle anime
sante». Più avanti così spiega il suo
fe1mo atteggiamento: «La salute di
Don Bosco peggiorò alla mia par-
tenza per Roma: intanto egli lavora-
va, sputava sangue. Fu allora che ri-
cevetti una lettera da Lei, Sig.
Teologo, dove mi diceva che Don
Bosco non era più nel caso di copri-
re l' impiego confidatogli. Subito ri-
sposi che io ero pronta a continuare
a Don Bosco il suo stipendio, con
patto che non facesse più nulla: e son
pronta a tener la mia parola». Poi il
nocciolo della questione: Giulia ne-
ga di voler «impedire la dottrina che
si fa la domenica ai ragazzi e le cure
che se ne prendono durante la setti-
mana. Credo», aggiunge significati-
vamente, «l'opera ottima in e de-
gna delle persone che l'hanno
intrapresa; ma credo che da una par-
te la salute di Don Bosco non gli per-
metta di continuare, e d'altra parte
credo che la radunanza di questi ra-
gazzi, che prima aspettavano il loro
Direttore alla porta del Rifugio e
adesso lo aspettano alla porta
dell 'Ospedaletto, non è convenien-
te». E conclude ribadendo che non
intende essere «occasione di nuoce-
re alla sua (del santo, ndr) salute, la
quale mi preme tanto più, quanto più
lo stimo». Lo scontro tra due caratte-
ri forti , comunque, non pregiudicò
ulterionnente i loro rapporti. Va det-
to infatti che Don Bosco fu sempre
riconoscente alla marchesa e che, al-
la morte della Barolo, mandò i suoi
ragazzi al "Rifugio" nel giorno del
trigesimo a cantare la messa funebre
di don Cagliero.
Giuliette Colbert in un ritratto
giovanile.
Conclusa la fase diocesana
Giulia Colbert si spense a Torino il
19 gennaio 1864. Aveva quasi 78 an-
ni. Per testamento aveva disposto
che a ciascuna delle opere da lei fon-
date fosse assicurata una rendita,
mentre col resto dell'ingente patri-
monio venne costituita l'Opera Pia
Barolo, alla cui presidenza doveva-
no alternarsi ogni tre anni l' arcive-
scovo di Torino e la massima magi-
stratura cittadina (attualmente il
primo presidente della C01te d'Ap-
pello). Nonostante la diffusa fama di
santità, per una serie di motivi che
sarebbe lungo elencare, La causa di
beatificazione di Giulia si poté apri-
re soltanto nel 1991. Conclusa 01mai
la fase diocesana, il processo passa
alla fase romana presso la Congre-
gazione per le cause dei Santi. Man-
ca qui lo spazio per indagare la
profonda spiritualità della marche-
sa, il seg~eto del suo dinamismo ca-
ritativo. E comunque evidente l'at-
tualità di molti aspetti della vita di
questa vandeana testarda che difese
sempre a viso aperto la propria fede
cattolica nella Torino anticlericale
del tempo, fedele al motto che è an-
cora oggi quello delle sue figlie spi-
rituali : «Gloria a Dio, bene al prossi-
mo, croce a noi».
Angelo Montonati

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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,.
RONCA ing. Enea, exallievo e cooperatore,
t Verona 1'8/1/1994 a 89 anni .
Entrato nel 1914 all'istituto Don Bosco di Vero-
na , ebbe come insegnante don Renato Ziggiot-
ti , futuro rettor maggiore, e come direttore don
Fedele Giraudi, poi economo generale. Presi-
dente dell'Unione exallievi dal 1950 al 1960, te-
stimoniò sempre con la sua rettitudine l'attac-
camento a Don Bosco. Ha firmato numerosi
progetti di chiese e istituti salesiani, tra i quali la
chiesa e l'ala nuova dell'istituto Don Bosco di
Verona, gli istituti di Legnago, Belluno e più re-
centemente l'istituto San Zeno di Borgo Milano
a Verona. È suo il progetto del tempio sul colle
dei Becchi. Volle che fosse la testimonianza di
riconoscenza e di devozione verso il Santo che
lo accompagnò per tutta la vita.
ne fu entusiasta e maturò l'idea di unirsi a loro
per sempre. Dopo la morte della mamma ebbe
il dubbio di poter continuare nella sua vocazio-
ne, date le ristrettezze di famiglia. Considerò
una grazia il fatto che anche la sorella minore la
volesse seguire nell'istituto che sentì sempre
come la sua famiglia.
BONO suor Agnese, figlia di Maria Ausilia-
trice, t Torino il 10/10/1993 a 87 anni.
Nel corso dei suoi 57 anni di vita religiosa fu
assistente e portinaia del pensionato universi-
tario di Torino. Capace di ascolto, con discre-
zione, precisione e bontà, ha saputo conqui-
starsi la confidenza di molte giovani che hanno
trovato in lei la parola buona nei momenti di
stanchezza .
t FALCONE sac. Pietro, salesiano, Cuzco
(Perù) l'11 /8/1993 a 71 anni.
Ancora giovane partì missionario per il nord-
est del Brasile, dove fu ordinato sacerdote nel
1950. Fu educatore salesiano a Recife e dal
1973 nell'ispettoria di Belo Horizonte. Negli ul-
timi anni era incaricato ispettoriale della Fami-
glia Salesiana. Aveva uno spirito allegro e co-
municativo, pieno di attenzioni verso tutti,
tenace nelle sue convinzioni ed estremamente
dedito al suo lavoro.
SAVARÈ suor Maria Grazia, figlia di Maria
Ausiliatrice , t Milano il 24 ottobre 1993 a 86
anni.
Partì giovanissima per il Cile dove già era mis-
sionario il fratello don Tarcisio , allora chierico .
Per 24 anni fu attivissima catechista in terra ci-
lena. Rientrata in Italia si buttò a capofitto
nell'animazione della catechesi , dando vita a
innumerevoli scuole per catechisti e dedican-
dosi lino all'ultimo respiro all'educazione dei
giovani alla fede.
DEL MAZO Francisco, salesiano, t Caracas
(Venezuela) il 15/12/1993 a 88 anni.
Spagnolo di Astudillo, si era fatto salesiano lai-
co a 29 anni. Preso vivamente dalla passione
missionaria, trascorse tutta la vita, dall'anno
della professione al termine dei suoi giorni, nel-
la missione del Vicariato apostolico di Puerto
Ayacucho (Amazzonia).
BARBACCI sac. Antonio, salesiano, t Vene-
zia il 31/10/1993 a 89 anni.
Entrò in congregazione dopo essere stato fer-
vido attivista di azione cattolica. A indirizzarlo a
Don Bosco fu padre Leopoldo Mandich. Con-
seguita la laurea in economia alla Ca' Foscari
di Venezia, fu economo, insegnante, parroco in
varie comunità. Visse una serena e attiva vec-
chiaia come collaboratore di una rivista e di una
radio.locale, ma soprattutto coltivò il ministero
sacerdotale.
CRISTOFORI sac. Luigi, salesiano, t Grau-
no (Trento) il 7/9/1992 a 81anni.
Exallievo dell'istituto Don Bosco di Verona, ri-
cevette la veste talare dal beato Filippo Rinaldi
a Este nel 1930. Professore di matematica sii·
malo e ricordato dai suoi allievi, insegnò con
passione e generosità in vari istituti del Veneto
fino a 73 anni. Era un salesiano di fede genui-
~ na e convinta, visse gli ultimi anni in armonia
C: con se stesso e in comunione con gli altri. Il suo
"' direttore volle ricordarlo come un «costruttore
; di comunione, un anziano saggio e comprensi-
vo, un salesiano dai gusti giovani, un religioso
~ di preghiera semplice e intensa».
~
"."..''
~--- MINUTELLA suor Giuseppina, figlia di Ma-
;:! ria Ausiliatrice, t Haledon (New Jersey, USA)
,., il 18/10/1993 a 92 anni.
""o'
3 Era appena bambina quando, dopo la morte
" del padre, emigrò negli Stati Uniti con la mam-
~ ma. Andò a cercare le FMA appena seppe che
0 erano arrivate a New York delle suore italiane:
o...
RONCO Caterina, vedova Mascarino, coo-
peratrice, t Castiglione Torinese (TO) il
22/12/1993 a 101 anni.
Cooperatrice e patronessa dell'oratorio Edoar-
do Agnelli di Torino sin dai primi anni , si è sem-
pre dedicata a sostegno delle associazioni e in
aiuto alla scuola, sorta e sviluppatasi con l'ora-
torio. Anche nella tarda età, saliva all'ambone e
con una squillante voce proclamava la Parola
di Dio. Visitava con assiduità le altre coopera-
trici ammalate e portava la sua parola di sere-
nità. Ebbe la gioia di vedere la sua figliola Clau-
dia consacrarsi tra le figlie di Maria Ausiliatrice.
Anche negli ultimi anni fu esempio di unione al
Signore e di conforto per gli altri.
Ricordiamo anche al Signore:
Battista Coali, t Lacca (TN) il 18/12/ 1992 a 90
anni.
Giuseppe Oliva, exallievo, t Messina il
19/12/1993 a 84 anni.
Matteo Morandini, exallievo, t Predazzo (Tren-
to) il 7/1/1994 a 78 anni.
Adele Mion , ved . Savoldati, cooperatrice , t Pa-
dova il 25/2/ 1994 a 87 anni.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DlREZlONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959,eL'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSTONI con sede in TORINO,
avente personalità giutidica per
Decreto 13-1-1924 n.22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Fonnule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire ... , (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appattiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolmmente per
l'esercizio del culto, per la
fonnazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
GIUGNO 1994 - 41

5.2 Page 42

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In ricordo del fi glio Luca, a c ura di
Reboul az Mario, L. 2.000.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazie ricevu-
te e chiedendo sempre protezione, a
cura di P.G., L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi , a cura di M.C., Do-
gliani, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e invocando pro-
tez ione, a cura di Scolari Giuseppe,
L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni , in memoria di Giovanni Nareuo,
a cura di M. Naretto, L. 1.000 .000.
S. Domenico Savio, invocando pro-
tezione sull a fam iglia , particolar-
mente sul piccolo Alessandro Luci-
sano, a cura di Salvino Maria , L.
900.000.
Madre M azzarello, a cura di N.N. ,
L. 600.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memoria di Margherita Di
G iorg io, a cura della Famig li a, L-
500.000.
Maria Ausiliatrice, Domenico Sa-
vio, Don Rinaldi , in suffrag io di
Angelina e Luigi , e d i Rosa e Fran-
cesco, a cura di Oggero Vi sintin Ma-
ria, L. 500.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di N.N., L.
500.000.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione, a cura
de lla Famiglia Bertero, L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni , a cura di M.D. , L. 500.000.
S. Domenico Savio, a cura di N.N.,
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco , in
suffrag io de ll a fi glia Rosanna, a cura
di Donati Pietro, L. 500.000.
Don Bosco, invocando preghiere e
protezione per la fami glia, a c ura di
Santarelli Maria Bertacchi , L.
300.000.
Don Bosco, aiuta Raffaell a, a cura di
N.N ., L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invocando protezione sulla fami glia,
a cura di Davide Lui gi, L. 300.000.
In suffrag io dei mie i genitori Annet-
ta e Francesco e di mia sorella Co-
stantina, a cura di N.N ., L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invoca ndo protezio-
ne, a cura di Filippo Dadone e Fami -
glia, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per grazia ricev uta, a cura di Ghezzo
Maria Bertolotti , L. 250.000.
Don Pietro Chiesa, a cura di Ca nte-
ro Giannino, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
suffragio di Bonancini Dante, a cura
della mog lie Mazzoli Evelina, L.
250.000
42 -GIUGNO 1994
BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
pervenute
alla Direzione
Opere Don Bosco
I Garobadha (Meghalaya, India). Don Battista Busolin con
Madre Teresa a Calcutta. Sono presenti due universitari
figli di lebbrosi «in rappresentanza di tanti altri già
educati e... da educare», scrive don Busolin.
S. Giovanni Bosco, per protezione
dei miei nipoti , a cura di Marchese
Cristina, L. 250.000.
Santi Salesiani , in memoria di Roc-
co e Rosa, a cura di Lioy Prof. Ma-
ria, L. 250.000.
Maria Ausiliatrice e Don llosco, in
ringraziamento e in memoria dell a
Mamma Enrichetta, a cura di Mom-
bellardo Antonietta, L. 220.000.
Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, Yen. D. Andrea Beltrami, a
curn di Lucchini Rina, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, in
memoria cli Rezza Rinaldo , a cura di
Rezza Rita, L. 200.000.
Don Bosco, in suffragio di Marco
Pani zzolo, a cura della sore ll a, L.
200.000.
Don Bosco e Domenico Savio , in-
vocandone la protezione, e in me-
moria di Raffae le, a cura di Camilot-
to Maria, L. 200.000.
Don F. Rinaldi, in ringraziamento,
a cura di Rinaldi Adele , L. 200.000.
S. Domenico Savio , per grazia rice-
vuta, a cura di Bertarini Caterina, L.
200.000.
Maria Ausiliatrice, a cura di B.G. e
G.E., Acq ui T., L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Domenico Sav io, invocando prote-
zione sui mie i cari , a cura di Tard iti
Luigia Siri, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi , a cura di Rinaldi San-
tina, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio. invocando graz ia
e protezione per Maria Grazia , a cu-
ra di A.B .L. , Casa le Monf. , L.
200.000
BORSE MISSIONARIE
da L. 100.000
Sacro C uore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, ringraziando e
impl orando protezione, a cura di una
nonna .
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, a cura di G .M., Yigone.
In memoria de l del'. Sig liano Secon-
do, a cura de ll a moglie.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e per avere
protezione, a cura della Fam. Massa-
gli a.
Don Bosco e Don Rua , in suffragio
dei mie i genitori , a cura di Merlo Lu-
CHllHl.
Maria Ausiliatrice, a cura dei Co-
niugi Bertero.
Maria Ausiliatrice, invocando pro-
tezione per la salute, a cura cli Mirell a.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
ringraz iamento , a c ura di N.N.
S. Domenico Savio, per protezione
dell a piccola Irene, a cura di N.N.
Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
)fosco, in memoria di Zagaria Fran-
cesco, a cura di Zagaria Angela.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di " La Mamma".
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Agostino e Vera Giacca.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio , a cura di Gattone
Carlo e Anna.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, S.
Leopoldo Mandic, a cura di Stefani
Nicola.
Don Bosco, in memoria di mio pa-
dre Giovanni , dello zio Umberto e di
Don L. Zavattaro, a cura di Valeria.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni , a cura di Giorgio e Ivana Mensi-
tieri .
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Domenico Savio, a c ura di Carna li
Laura.
Don Bosco, in memoria dell a nonna
Baldissera Crist in a, a cura di Mera-
ner Herbert.
Maria Ausiliatrice, a c ura di Daglia
Deicida Anna.
Santi Salesiani , implorando una
grande grazia, a cura di N.N., Exal-
li eva.
In suffragio de ll a zia Prof. Annama-
ria Patrioli (Novara), a cura di Lau-
renzi Laura.
Don Bosco, a cura di Bacca Giovanni.
Don Bosco , in suffragio di Manfre-
do Gaeta, a cura della mog lie Eli sa-
betta Gae ta.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
proteggetec i e aument ate la nostra
fed e, a cura di Dett oma Angela.
Maria Ausiliatrice, a cura di Bre-
sc ian i Fausta.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura de lle Sore lle Ario li .
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, in ringraziamento
e invoca ndo protezione , a cura di
Artoni Bice.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria di mi o padre, a cura di No-
cera Franca.
S. Giovanni Bosco , in suffragio di
Benedetti Arturo, a cura della mo-
g lie Benedetti Luig ina.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani , invocando
protezione sulla fami glia e in suffra-
gio de l marito, a cura di N.N .
Don Bosco, Madre Mazzarcllo ,
per aiuto e protezione per i nipoti , a
cura di Nonna Anit a.
Beato Michele Rua , a cura deg li al -
lievi di 2' A dell 'Oratorio M. Rua .
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Francesco e Rita Fani .
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Todi sco Leonardo.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a c ura di Odisio
Re nzo.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
memoria di Mamma Ros ina e invo-
cando protezione, a cura di Ester.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di una mamma.

5.3 Page 43

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IN PRl1MO PIANO
Focus - - -
Nome : Pascual Chavez Villanueva.
Nato a: Catorce, Potosi (Messico)
46 anni fa.
Attività: ispettore dei salesiani
di Guadalajara (Messico).
Cosa sta succedendo in Messico ?
«Penso che ci troviamo di fronte
a una svolta. Una situazione che
non è facile da interpretare. Il 24
maggio dell 'anno scorso è stato
assassinato a Guadalajara il car-
dinal Posadas Ocampo, poi la
sollevazione degli indigeni di
Chiapas, che chiedevano il rico-
noscimento dei loro diritti e della
loro cultura, e infine la morte di
Luis Donaldo Colosio, futuro
successore di Salinas. C'è sicura-
mente un filo che collega questi
episodi. D'ora in poi però credo
che la guerra non sarà affidata al-
le armi, ma alla interpretazione
di questi fatti, a ciò che ci sta
dietro, a chi ci guadagna, a come
uscirne».
Vuol dire che sono il sintomo di
un disagio ?
«È ev idente la contestazione ver-
so la linea politica del governo,
sempre più radicalizzata su un
modello capitalistico neo!iberale,
che ha prodotto una concentra-
zione delle ricchezze, ma anche
un impoverimento dell a magg io-
ranza. C'è anche la protesta per
la mancanza di crescita della vita
democratica: il potere in Messico
è nelle mani dello stesso partito
da 65 anni».
Come si muove ora la Chiesa
messicana ?
«Con la modificazione dell' arti-
colo 130 della Costituzione sia-
mo passati a una situazione di ri-
conosci uto diritto e c' è libertà di
espressione religiosa. Ma c' è an-
che nello stesso tempo da parte
dei responsabili un atteggiamen-
to di prudenza nel non volersi
mettere in contrasto con il gover-
no. In questo modo la Chiesa ha
perso un po' quell a carica profe-
tica che aveva in passato. E evi-
dente però l'impegno della Chie-
sa per creare fiducia nella popo-
lazione, di lavorare per l' integra-
zione nazionale e sociale».
A Le6n è stato inaugurato il pri-
mo monumento a Don Bosco...
«È un caso specialissimo. Il primo
monumento che il Messico di og-
gi ha dedicato a un santo. È stato
voluto dalla cittadinanza e dalle
stesse autorità regionali - credenti
e politicamente del partito di op-
posizione - che ufficialmente han-
no riconosciuto quanto faccia mo
per i ragazzi più poveri».
I salesiani sono presenti a Chia-
pas. Come hanno vissuto il mo-
mento di protesta ?
«Salesiani e figlie di Maria Ausi-
1iatri ce in Chiapas lavorano per
gli indi geni , per i più poveri. Ma
iI nostro intervento si colloca più
che sul versante della "coscien-
tizzazione", su quello della pro-
mozione umana, soprattutto at-
traverso i numerosi corsi di av-
viamento al lavoro per i giovani.
Ci collochiamo dalla parte dei
poveri , a volte servendoci anche
dell a solidarietà dei ricchi». O
LA TV IN SEMINARIO
I «media» sono di casa in senlina-
rio. Il quotidiano cattolico Avveni-
re an-iva in tutti i seminari ed è let-
to con interesse. La stampa laica,
quotidi ani e settimanali , sembrano
invece meno presenti. Dove ci so-
no, prevale il Corriere della Sera.
In qualche caso una volta aUa set-
timana ci si raduna e si commenta-
no gli arti coli di maggior interesse.
Alcuni seminari hanno contatto
con giornalisti e lezioni di gior-
nalismo. Sono questi alcuni dati
emersi da un question ario distri-
buito tra 120 seminari itali ani per
una ri cerca sull a presenza dei mass
medi a nei seminari, condotta dal-
!' Istituto di scienze per la comuni-
cazione sociale (ISCOS) de ll'Uni-
versità sa lesiana. I risultati sono
stati presentati da Roberto Gian-
natelli al Seminario tenuto a Roma
presso la sede dell a CEI nel mar·zo
sco rso .
Dalla ricerca risulta che la radio è
posseduta dall a maggior parte dei
semin ari sti. I programmi più se-
guiti sono quelli di informazione e
mu sica li.
Quanto alla televisione è seguita
soprattutto ne!Ja fa scia oraria della
sera (20-22.30) con interesse pre-
valente verso il TG , i film - uno a
settimana - i programmi spo rti vi e
qualche programma culturale. Non
pare che i seminaristi possa no es-
sere defi niti teledipendenti. All a
TV si preferiscono i momenti di
scambi o interpersonale.
Per il cinem.a il seminari o ha spes-
so una sala propria o si appoggia
alla sala parrocchiale. I film scelti
sono di stensivi o di buona qualità,
come "L ' attimo fu ggente", "Balla
coi lupi", "Film blu" . In qualche
occasione i seminaristi possono
frequentare sale pubbliche.
Infine la musica e il tealro fa nno
parte delle attività co munitarie più
frequenti , specie la musica, in par·-
ti co lar·e que lla sacra e popolare.
Molti se min ari hanno un coro, al-
cuni un a compagnia teatrale.
Il computer è largamente presente
in seminario, sia a u o della scuol a
che per le attività pastorali.
GIUGNO 1994 - 43

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C. M . P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e. gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana, 1111
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~
SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176 - 10152 Torino
Frédéric Lenoir
Il tempo
NOVITÀ
della responsabilità
Morale, pag . 296, L. 28.000
È un libro -inchiesta sui più urgenti
interrogativi etici posti dai grandi
cambiamenti in atto nella nostra cultura,
che comportano, secondo un 'espressione
di Vaclav Havel, «una rivoluzione globale
della coscienza umana ».
Sottratta ai moralisti e ai teologi, oggi
la riflessione etica si impone nei laboratori
di ricerca medica, negli studi televisivi ,
nei consigli di amministrazione delle
imprese multinazionali, là dove vengono
prese le decisioni più importanti per il
futuro dell' umanità. Scienza, tecnolog ia
ed economia pongono all 'uomo moderno
nuovi interrogativi , spesso angoscianti,
in numerosi settori: ambiente,
manipolazioni genetiche, rapporti
economici internazionali , funzione delle
imprese, mass-media, politica.
L'Autore interroga gli esponenti francesi
più noti in questi diversi ambiti ,
fornendoci un quadro ricco di contrasti
della riflessione etica in corso.
Frédéric Lenoir
Il tempo
della responsabilità
(§)~
INTERNAZIONALE
TORINO