Bollettino_Salesiano_199405


Bollettino_Salesiano_199405



1 Pages 1-10

▲back to top


1.1 Page 1

▲back to top


Maggio 1994
ANNO 118 N.8
1" Quindicina Maggio 1994
Sped. in Abb. post. (50) - Torino
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

1.2 Page 2

▲back to top


di don EGIDIO VIGANÒ
APPARIZIONI MARIANE
AVALDOCCO?
, , L'Associazione
ADMAcompie
quest'anno
125 anni
di esistenza.
Nacque nel 1869,
in tempi difficili per
la Chiesa e per la
fede del popolo , ,
2 - MAGGIO 1994
e on la costruzione della basilica di Maria Au-
siliat:rice a Valdocco (1865-1868), Don Bo-
Egli si dedicò, durante tre anni, all ' impresa te-
meraria di quella costruzione (terminata in così
sco diede vita a un movimento mariano popolare breve tempo) con tutte le sue capacità e con il suo
istituendo tra l'altro l'Associazione dei devoti ardore: «Solo chi ne fu testimone - ha dichiarato
dell'Ausili atrice. Fin dall ' ini zio dell' edificazione don Albera - può farsi una giusta idea del suo la-
del tempio, e soprattutto dopo la sua consacrazio- voro e dei suoi sacrifici ». Per Don Bosco si tratta-
ne, c i fu entusiasmo popolare e molte richieste di va, in tempi diffi cili , di far amare e di difendere per
devoti per fondare e animare un a speciale Asso- mezzo de lla devozione a Maria la Chiesa e la fed e
ciazione che promuovesse la devozione ali ' Ausi- del popolo. Egli stesso assicura d' aver sperimenta-
liat:rice Madre dell a Chiesa.
to, giorno dopo giorno , che è stata la Madonna in
In quell ' anno - ante1iore a quello del Concilio persona a costruirsi questa "sua Casa", nel solco
Vaticano Je della breccia di Porta Pia - Don Bosco del primo Oratorio, per irradiarne poi l'esperienza
andò a Roma, parlò dell ' Asso-
di fede nel mondo. Essa gli di-
ciazione personalmente con il
mostrò che voleva quel santua-
papa Pio IX e ottenne da lui
rio come sorgente zampillante
il decreto di approvazione, in
di difesa della Chiesa e di ope-
data 16 marzo 1869. Un mese
rosità giovanile e missionaria.
dopo, il 18 aptile, l' arcive
Così , dall'edificazione del san-
scovo di Torino, monsignor
tuari o lungo tutto il decorso
Alessandro Riccardi, erigeva
del poi e del futuro , la dimen-
canonicamente l' associazione
sione mariana dell' Ausiliatrice
e approvava l'apposito regola-
caratterizzerà la speciale fisio-
mento redatto da Don Bosco.
nomia ecclesiale dell'Opera di
E subito nel mese di maggio
Don Bosco.
veniva dato alle stampe il fa-
Prima ancora della stessa
scicolo delle Letture Cattoli-
Associazione ADMA c' è,
che che comunicava e com-
all ' interno del cuore del Fon-
mentava il lieto evento.
datore e dei suoi fi gli e figlie,
DA QUELLA DATA IN
un ardente e originale atteg-
POI è cresciuta ne l mondo la
giamento mariano (di tipo
devozione a Maria Ausil iatri-
ce: " haec domus mea, inde
Torino. Il carro cieli' Ausiliatrice pro nto per
la processione del 24 maggio.
dottrinale, culturale, apostoli-
co e vocazionale) che tratteg-
gloria mea! " e si è visto un po' Foto Molare
gia e definisce ne ll a Chiesa
ovunque anche il fenomeno
l'indole propria dell'identità
miracoloso dell' espansione della Famiglia Salesia- di tutta la Fami g lia spirituale di Don Bosco. Da
na. C'è da meditare: a Valdocco non ci sono state questo nucleo animatore si effond e, co me si effu-
apparizioni come a Lourdes o a Fatima, ma si è se allora, quell ' impegno di evangeli zzazione del-
sperimentata la presenza viva di Maria.
lo spessore genuin amente popolare per dinami z-
Quando, appena eletto Rettor Maggiore, vo lli zare e promuovere la fede della gente.
scrivere la prima lettera circolare, scelsi come te-
L' ADMA È UN' ASSOCIAZIONE MARIA-
rna "Maria rinnova la Famiglia Salesiana di Don NA DI POPOLO, preoccupata concretamente
Bosco" (Annunciazione 1978) . Sottolineavo l' im- della vita c1istiana dell e famiglie; essa guarda a
portanza che ha, ne lla cronistoria del cari sma di Valdocco come alla culla della sua nasc ita e alla
Don Bosco, l'edifi cazione della bas ilica dell ' Au- sorgente dell a sua vitalità, delle grazie nel quoti-
siliatrice a Valdocco. Invitavo a meditare sull a diano e dell'ottimi smo della speranza.
"teologia del tempio" come luogo privilegiato
Davvero, dopo 125 anni, la basilica dell ' Ausilia-
"che offre al mondo la presenza di Dio e di Cri- tti ce a Torino proclama le ri cchezze dominali e pa-
sto, come anche di Maria". Per Don Bosco quell a storali di un tempi o da cui si è sparso e si sparge
costruzione ha sign ificato una prolungata "liri ca nel mondo, soprattutto tt·a i giovani e il popolo, la
di fatti mariani ", più incisiva e più orientatrice realtà di una fede sot:retta e difesa da un forte affi-
per lui che un a qu alche speciale apparizione.
damento alla Madre di Dio e della Chiesa.

1.3 Page 3

▲back to top


Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori : Teresio Bosco - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani -
Antonio Mélida - Jean-François Meurs -
Pietro Moschetto - Angelo Montonati - Gaetano
Nanetti - Angelo Paoluzi - Alessandro Risso -
Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Maria - Franco Marzi
- Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Arct,lv lo: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2. 1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undi ci numeri ,
eccetto agosto) per 1Ulti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubbli carl e relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali invia1i
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Gianni Filippin) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44 .60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Arg entina - Australia - Austria -
Belgio (in fi ammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Qanada - Centro America (in
Guatemal<1) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - ç roazia - Ecuador - Filippine
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania - Malia - Messico - Olanda -
Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo -
Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
ri chiede.
Copie arretrate o di propaganda : a rich iesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
Tel. 06/656.12.1
Fax 06/656.12.556
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
pirezione Generale Opere
pon Bosco, Roma.
Maggio 1994
Anno 118
Numero 8
In copertina, padre Balbi,
cappellano nel porto
di Newark, USA
(toto John Munson).
Qui di fianco, 1978-1994, i
quindici anni del «Progetto
Africa», dossier missionario
alle pagg. 19-26 (toto VIS) .
2 IL RETTOR MAGGIORE
Apparizioni Mariane a Valdocco?
di don Egidio Viganò
10 REPORTAGE
L'Etiopia oltre i deserti
di Angelo Botta
14 COPERTINA
I marinai di padre Balbi
di Elvira Bianco
19 DOSSIER MISSIONARIO
Progetto Africa 1978 - 1994
a cura di Antonio Mélida
Come nei primi tempi della Chiesa
I Segni di un progetto che cammina
27 INTERVISTA
Sorella Bibbia
di Silvano Stracca
·r ,
27 FRANCIS MOLONEY:
Sorella Bibbia
30 ANNO DELLA FAMIGLIA
Quando l'amore finisce
di Giuseppina Cudemo
34 PARAGUAY
Fra gli indigeni del Chaco
di Graziella Curti
38 AUGUSTO HLOND
Il prezzo del la libertà
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco , 13 - Osservatorio,
17 - Il Diario di Andrea, 33 - Il Mese
in Libreria, 37 - I Nostri Morti, 41 - I
Nostri Santi, 42 - In Primo Piano, 43
43 IN PRIMO PIANO:
La Giornata mondiale
delle comunicazioni
sociali
MAGGIO 1994 - 3

1.4 Page 4

▲back to top


VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un do-
no di Don Bosco a chi se-
gue con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate su-
bito il cambio di indirizzo
(mandando sempre la
vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
4 - MAGGIO 1994
UN FALSO PROBLEMA?
«L'ispettoria propone una se-
rie di attività che ci permetto-
no di approfondire la spiritua-
lità salesiana e di confrontarci
con tutte le realtà che la vivo-
no (corsi per an imatori, festa
dei giovani , esercizi spirituali ,
incontri vocazionali .. .), ma
più o meno le stesse cose ven-
gono proposte anche dai vica-
riati e dalle diocesi. Ci si trova
così a dover scegliere: il fasc i-
no di Don Bosco o la realtà in
cu i viviamo e quindi la comu-
nione con g li ambienti a noi
vicini? Mi chiedo: ha senso
incontrarsi con giovani che
non vedremo mai più nella
nostra vita e che vivono a cen-
tinaia di chilometri da noi, so-
lo perché ci accom una lo stes-
so carisma? O forse ha più
senso privilegiare i rapporti
con le persone che Dio ci ha
messo accanto e con le quali
ci chi ama a costruire la Chie-
sa che è una? Perché noi gio-
vani salesian i abbiamo la no-
stra festa dei giovani, quelli
diocesani ne hanno una loro, e
mai ne facciamo una insieme?
Perché i nostri salesian i non
fanno sempre com unità con le
parrocchie e le diocesi in cui
sono inseriti? Sicuramente il
Sinodo di ottobre darà qual-
che risposta a lle mie doman-
de, ma poi spetterà a noi fare
lo sforzo per realizzare i pro-
getti che ne usciranno».
dova e ai figli. Poi due si spo-
sarono e io andai in collegio.
Lei rimase so la, ma era sere-
na. Non si è mai lamentata.
L'abbiamo per di più ingan-
nata, prospettandole il ricove-
ro come soluzione provviso-
ria. Penso che i genitori non
debbano mai essere visti co-
me degli oggetti scomodi da
togliere dai piedi. Perdoni lo
sfogo».
Lettera.firmata.
CATTOLIC[ DIVORZIATI.
«Ancora una volta siete tornati
sull 'argomento dei divorziati
(cf BS/gennaio). Basta con
questa tremenda condanna che
la Chiesa continua a dare ai di-
vorziati. Vivo in un paese dove
non posso neanche entrare in
chiesa. Vorrei che vi trovaste
voi nella condizione di avere
un marito che ti picchia davan-
ti ai figli, ti minaccia con il col-
tello, ti manda fuori casa per
Dedicata alle mamme
figliol prodigo... Vorrei poter-
mi confessare e comunicare,
godendo già in terra del perdo-
no, se nel mio caso c'è stata
colpa».
Una povera peccatrice ,
To rino .
La lettera è lo specchio dram-
matico del suo stato d'animo.
li quotidiano callolico Avve-
nire il 9 marzo riportava il pa-
rere del domenicano Giorda-
no Muraro, docente di morale
alla Pontificia Università San
Tommaso di Roma e da 25 c111-
11i animatore del «Punto Fa-
miglia» di Torino. Secondo
lui c011 i divorziati risposati la
Chiesa cattolica rischia di ap-
parire «la matrigna che nega
il pane ai _figli », mentre do-
vrebbe mostrare il vero volto
di «madre saggia e accurata
che dcì a ogni figlio il cibo che
può assimilare». La Chiesa ,
dice, dovrebbe ipotizzare so-
luzioni diverse a seconda dei
casi. Lei com.unque non chie-
Alberto Poles,
San Donà di Piave (VE).
GENITORI OGGETTI SCO-
MODI. «Mia madre è n1orta
all 'ospedale-ri covero, dove
l' avevano messa i figli. Le
han no tolto la depressiope e
l' influe nza, ma le hanno ac-
corciata la vita. Io sono reli-
gioso e vivo in comunità. So-
no vissuto in qualche modo
vicino a lei per tre anni , ma
non ho potuto fare di più. I
miei fratelli trovavano troppo
scm:nodo ospitarla in casa lo-
ro. E molto triste che non sia-
mo stati capaci di alleviare g li
ultimi anni di vita di q4esta
donna . Mia madre a trent'anni
era già vedova, con tre figli ,
dei quali il più grande aveva
sette anni . Dio pensò allei ve-
La mamma è in ospedale: i due gemelli, mia sorella, il cane,
mio padre ed io siamo soli in casa...
dormire con un ' altra donna, ti
svegl ia di notte minacciandoti,
non ti dà denaro per le spese e
devi lavorare come una bestia
per tirare avanti . Non siamo
tutte come santa Rita! Per non
impazzire ho abbandonato mio
marito e non vog lio incontrar-
lo più. Vorrei però che trion-
fasse un giorno nella Chiesa
l'amore che perdona, quello
del padre che banchetta con il
de il nostro parere e non po-
tremmo esprimerlo, non co-
11osce11do a sufficienza la sua
storia. Ha parlato con un sa-
cerdote competente? I sepa-
rati per giusta causa non si
trovano nella condizione dei
divorziati.
VOGLIO PARLARE DI
DIO. «Ho letto il BS per caso
nella sala d'attesa di un medi-

1.5 Page 5

▲back to top


co, mi ha interessato e desi-
dero riceverlo. Vorrei corri-
spondere con qualcuno, un
prete, un catechista per cono-
scere meglio Dio, per parlare
di fede ... Ho 19 anni e sono
stanca del clima di indifferen-
za e ateismo che si respira
all'università. Mi sconcertano
la guerra straziante della Bo-
snia, la carestia del Sudan... ».
letterafmnata, Torino .
Indirizzare alla redazione.
MONSIGNOR MELANI.
«Sono una cugina di padre
Marcello Melani , di cui è av-
venuta l'ordinazione a vesco-
vo iI 18 settembre dell ' anno
scorso. Sono stata invitata an-
ch ' io ad andare alla sua ordi-
nazione a Viedma, in Argenti-
na, ma non potendo andare,
speravo di vedere pubblicata
almeno una sua foto sul Bol-
lettino Salesiano. Sono un po '
dispiaciuta. Mio cugino, pur
essendo vissuto in un grande
benessere, ha lasciato tutto e
tutti per una missione che è
una vita di sacrifici . Nelle mie
preghiere chiedo sempre che
il Signore lo aiuti ».
Livia Montesano,
Genova Pegli.
Monsignor Me/ani gradirà
certamente questa sua testi-
monianza. Abbiamo dato
l'annuncio della sua ordina-
zione a vescovo coadiutore di
Viedma nel numero di novem-
bre del' anno scorso.
VENI VANO DALL'AMO-
RE. «Vorrei dire una parola
sul "complesso degli spaurac-
chi". Un tempo, quando era-
vamo piccolini , puntavano gli
indici su di noi e ci dicevano:
"Quando andrai a scuola, ve-
drai la maestra!"; "Quando ti
sposerai, certi gri Il i ti passe-
ranno"; ecc. Si dice: d ' accor-
do, non dobbiamo dire ai ra-
gazzini che la vita è tutta rosa,
però allora si prospettava
l'esisten za solo col filo con-
duttore della paura. Eppure
credo che a me quelle frasi
non davano imbarazzo, per-
ché sentivo qualcosa che sa-
peva di panni di famiglia».
lettera firmata , Cuneo.
DIVENTERÒ SACERDO-
TE. «Il BS ha contribuito dav-
vero alla mia formazione so-
ciale e religiosa, e mi ha
aiutato a fissare bene le idee
su quello che è il compito di
un religioso nella società, sul
valore del cristianesimo e
l'importanza di essere prota-
gonista di questo grande fìlm
che è la vita. Vi dico con entu-
siasmo che a settembre en-
trerò in seminario. Ciò che de-
sidero è che nel nostro mondo
"di luci", ogni uomo si senta
realizzato e illuminato dalla
luce Vangelo».
Antonio Piccirillo,
Marcianise (CE) .
MANCANZA DI CORAG-
GIO? «Ho letto con stupore
sul BS di dicembre l'intervi-
sta al direttore della Stampa
Ezio Mauro, così carica di
buoni sentimenti. Ma leggete
mai quel giornale? lo ho quasi
cessato di comperarlo (e come
me tanti altri), disgustata dal
suo scandalismo, dal suo anti-
clericalismo maligno e volga-
re, dalla presunzione dei suoi
intellettuali " laici". Perché i
giornali cattolici non hanno
più il coraggio di condannare
nessuno?».
letterafinnata, Novara.
la sua non è che una delle nu-
merose proteste arrivate in
reaazione per quel/' intervi-
sta. Una recente ricerca met-
terebbe la Stampa al primo
posto tra i quotidiani che trat-
tano in modo non obiettivo e
denigratorio l'informazione
ecclesiale. le risposte di Ezio
Mauro hanno però con vinto
anche lei, e lo scopo era pro-
prio quello di conoscerci un
po' meglio e giungere al ri-
spetto reciproco.
CORRISPONDENTI. «Ho
17 anni . Vedo nella società
tanto menefreghismo anche
da parte dei giovani. Vorrei
parlare con una "persona reli-
giosa" che possa chiarirmi e
consigliarmi. Vorrei corri- «Ricevo ormai da dodici
spondere anche con persone anni il BS e spero di aver
che vogliono scambiare opi- conservato tutti i numeri
nioni sulla vita cristiana e sul anche a costo di occupare
loro impegno nella comu- tantissimo spazio in casa.
nità». (Federica Vacca, via Mi piace la rivista e la con-
Ovello, 25 - 12050 Barbare- sidero un modo per ricor-
sco, Cuneo). «Mi chiamo
Maria, ho 23 anni e sono una
oratoriana di Don Bosco.
Vorrei corrispondere con tut-
ti i ragazzi e le ragazze del
mondo salesiano. Ho bisogno
di trovare chi mi regali ami-
cizia. Scrivetemi prestissi-
darmi l'importanza di ap-
partenere alla famiglia di
Don Bosco. Come exallie-
vo sento il dovere di soste-
nere la rivista come ho fat-
to in vari modi, anche
facendola arrivare ad ami-
ci e conoscenti».
mo! ». (Maria Brigida, via
Roberto Manna,
Canepa , 5/24 - 17019 Vara z-
Cagliari.
ze , Savona). «Sono un pen-
sionato e mi farebbe piacere
ricevere dei francobolli e del-
le cartoline per occupare un
po' di tempo e alleviare
la mia solitudine». (Dante
Maesani, via Maroncelli, /6
- 20017 Rho , Milano). «Ho
27 anni e vivo in un paesino
di 1500 abitanti . Lavoro co-
me barista, ma sento il chio-
do fisso della solitudine.
Vorrei trovare l'amicizia con
la A maiuscola. Mi rivolgo
prima di tutto a chi sente i
la tua lettera ci permette
di fare il punto sulla diffi1-
sio11e della rivista. I lettori
sanno che la diffusione è
ciffidata agli amici, ai letto-
ri. Non abbiamo altre.forze
per fare propaganda. Cre-
diamo nella bontà del no-
stro «prodotto»: la geme
ha un gran desiderio di ri-
cevere cronaca bianca,
buone notizie. Soprattutto
se 11011 sono frutto di fanta -
sia, ma corrispondono a
fatti concreti che donne e
miei stessi problemi ». (Ro- uomini di coraggio stanno
meo Di Zinna, via Cavaliere, vivendo nel mondo.
2 - 86023 Montagano , Cam- Osservando i dati rias-
pobasso). «Sono una consa- suntivi della d(ffusione
crata secolare. Avrei bisogno del'ultimo anno, dobbia-
di vivere al mare per motivi mo segnalare un buon in-
di salute, ma vorrei nello cremento di copie in que-
stesso tempo rendermi utile ste province: Aosta, Asti,
nel l'apostolato. Chiedo di es- Bari, Bolzano, Cuneo, Mi-
sere accolta presso la foreste- lano, Reggio Calabria, Ve-
ria di un istituto religioso, na- rona, Vicenza, Torino e in
turalmente in località marina. tutta la Sardegna (eccetto
In cambio offro collaborazio- nella provincia di Caglia-
ne per attività da concordare. ri). In alcune altre provin-
Specifico che il solo alloggio ce si è registrato un leg-
mi basta: a mantenermi posso gero calo. Ringraziamo
provvedere io stessa. Ho avu- quanti, come l'amico Ro-
to precedenti esperienze di berto, ci danno una mano
volontariato che illustrerò a nella diffi1sione.
chi vorrà contattarmi». (Mar-
ta Grassi, via Marconi, 60 -
20092 Cinisello Balsamo,
Milano) . «In Zaire la vita stiti usati, materiale scolasti-
adesso è durissima. Non esa- co e magari aiuto in denaro?»
gero, a volte manchiamo del . (suor Anna Maria Nkumu,
cibo. C'è qualche comunità «Action Chretienne Femini-
che vuole fare un gemellag- ne», B.P. 1313 Kinshasa -1 -
gio con noi per procurarci ve- Zaire, Aji-ica).
MAGGIO 1994 · 5

1.6 Page 6

▲back to top


TORRE ANNUNZIATA
SCONFIGGERE
L'INDIFFERENZA
Tangentopoli : se ne può
parlare con la musica? Ci han-
no provato le ragazze e i do-
centi della scuola «Santa
Maria Mazzare llo» di Tor-
re Ann unziata (Napoli ). La
scuola, che vive in uno dei
quartieri più diffi cili della
città, ne ha parlato con uno
spettaco lo mu sicale preparato
lungo l'anno e presentato nel
corso delle mani fes tazioni or-
ganizzate dal Di stretto 37.
Suor M aria Lacqu aniti , che ha
il do no di mette re in musica i
pensieri, conosce il dra mma
sociale de lla città, ma anche i
segni diversi che vengono dai
nuov i giovani . «Noi viv iamo
in un territorio a rischi o», di-
ce. «Ma dobbiamo educare le
coscienze. E lo abbi amo fa tto
in un linguaggio che arriva su-
bito: musica e coreografi a».
Tante le testimonianze di sod-
disfa~ione e di coinvolgimen-
to: «E stato un mezzo effi ca-
cissimo per di ffo ndere le idee
Torre Annunziata
(Napoli). Sui temi sociali
più caldi, le ragazze
del Liceo Santa Maria
Mazzarello hanno
organizzato lo spettacolo
«Sognando verità ».
de lla trasparenza, della lea ltà,
dell 'onestà» (Carmela); «Ab-
biamo capito meglio ciò che
accade attorno a noi» (Rosa-
lia); «Ho capito che è poss i-
bile sconfigge re l' egoismo,
la solitudine, l' indifferenza»
(Elvi ra). Sullo stesso tema,
nel corso dell 'anno, Valeri a
Rocco, una studentessa dell a
quarta classe de l liceo ling ui-
stico, ha ricev uto dalle mani
di Maria Falcone una targa
d' argento. Il suo è risultato il
miglior elaborato di tutta Ita-
lia nel concorso organizzalo
dagli exalliev i di Palermo.
ANGOLA
DONNE
CORAGGIOSE
Suor Agnese Barzaghi non
ha proprio l'aria dell 'eroe, ma
è una donna coraggiosa che sa
sorridere sui mille guai che
capitano quotidianamente in
tempo di guerra. Dice: «Era-
va mo in tre a Luanda, qu ando
la situazione è precipitata.
Abbi amo dec iso di restare.
Partire significava non poter
rie ntrare. E poi c'è la gente.
Dovevamo condi videre e te-
stimoniare. Nessuno ci ha ob-
bligate a restare». Le suore
sperimentano tuttav ia la Prov-
Luanda (Angola). Suor Agnese Barzaghi,
uno squarcio di serenità. Recentemente
la suora è venuta in Italia «a chiedere soccorsi ».
videnza. Ogni giorno il vitto
non manca: riso, patate, qual-
che fog li a di verdu ra. Conti-
nua a fun zionare la loro scuo-
la di tag lio e cucito, che tira
via dalla strada le ragazze.
L' Angola è un paese con tan-
ta gioventù . «Ma ogni notte e
ogni giorno, si può dire, qual-
c uno dei nostri giovani non
to rna più a casa . Sono requi si-
ti dall 'esercìto e non si sa più
neppure se sono vivi o morti ».
Le fig lie di Maria Ausili atrice
sono arri va te in Ango la giusto
di eci anni fa. Hanno tre opere:
a Luanda, a Kakuako e a Ka-
lulo. Ora le notizie tra le co-
munità sono assicurate solo
attraverso ponti- radio.
il castello di Caselette. Aveva
scritto nel suo testamento: «Il
Signore ha penn esso che io
foss i senza fig li affin ché aves-
si come fig li tutti i sales iani ».
Il castell o, che aveva ospitato
tra l'altro la casa rea le in cerca
di un rifugio du rante il colera
del I854, e bbe come primo
direttore don Lui gi Terrone.
Nel corso dei fes teggiamenti
per il cinquantenario, il sinda-
co della cittad ina ha conse-
gnato a li ' opera e in parti co-
lare al salesiano cavalie r Ma-
rino Bertaggia, presente a Ca-
se lette da 50 anni , il simbolo
del comune. Oggi il castello è
un ricercato centro di spiritua-
lità e di accoglienza.
CASELETTE
6 · MAGGIO 1994
IL CASTELLO
DEL CONTE CAYS
11 conte Carlo Cays, laurea-
to in giurisprudenza all ' uni -
versità di Torino e deputato al
Parlamento Subalpino, fu pre-
sidente delle Conferenze di
San Vincenzo e si diede con
particolare slancio ali 'assi-
stenza dei poveri . Spesso si
offrì come catechi sta per i ra-
gazzi di Don Bosco. Nel
1877 , superando le res istenze
di Don Bosco, volle fa rsi sale-
siano. 50 anni fa la contessa
Giul ia Celes ia, nipote del
conte Cays, donò ai sales iani
Caselette (Torino). Il
conte Carlo Cays,
deputato al Parlamento.

1.7 Page 7

▲back to top


TORINO
UNA MOSTRA
SU TEMI MARIANI
Andrés Delgado (al centro), segretario
generale OIEC, all'incontro con Giovanni Paolo Il.
A sinistra, il cardinal Pio Laghi.
ROMA
ROMA
DELG ADO
QUALE PREGHIERA
RIE LETTO ALL'OIEC PER I GIOVANI?
Il salesiano messicano An~ «Ce lebrare... » è il titolo del
drés Delgado Hernandes è
stato riconfe rmato segretario
generale OlEC al XIV Con-
gresso dell' Organi smo Inter-
nazionale Educazione Catto-
lica. Il Congresso, 500 par-
tecipanti , 15 rappresentanti
salesiani, ha riaffennato le
scelte qualificanti della scuola
catto lica. In parti co lare si è
impegnato nella dichiarazio-
ne fin ale : ad aprire la scuola
cattolica a un 'aute nti ca vita
Convegno organi zzato a feb-
braio dai Centri nazionali di
pastorale giovani le delle fi glie
di M aria Ausiliatrice e dei sa-
les iani. Scopo dell ' incontro,
formulare la proposta pastora-
le del Movimel/fo Giovanile
Salesiano per gli anni I994-
96. «Giovani e preghiera: un
incontro possibile?», abbia-
mo chiesto al coordinatore na-
zionale don Giovanni Batti sta
di fede per dare senso alla ri- Bosco. «C'è una grossa sensi-
cerca di verità; a rendersi ac- bilità giovanile nei confro nti
cessibile ai poveri; a imparare della preghiera, sia personale
e praticare il dialogo interreli- che comunitari , ha ri sposto.
gioso; a mettere in contatto i «Ma quali sono le caratteristi-
giovani con la propria c ul tura che di una preghiera giovani-
e con quella degli altri ; a edu- le?». «I giovani oggi amano la
care alla pace e a formare uo-
mini e donne di pace. Natural-
mente per fare questo si
sottolineava la necessità di
poter contare su ri sorse uma-
ne, finanziarie e mate riali
adeguate. Tra i suggerimenti
fina li, quello di devolvere a
questo scopo le risorse fi nora
destinate agli armamenti . Ma
il Congresso si è occupato an-
che del problema mondiale
dell'educazione, auspicando
analisi e iniziati ve perché rag-
preghiera personale, il silen-
zio, il deserto, ma preferisco-
no fa rlo insieme, comunita-
riamente. Non amano isolarsi .
I giovani inoltre no n si accon-
tentano più della preghie ra
"parl ata", ma han no bisogno
di una preghiera vissuta, di
una cele brazione che colga
tu tte le poss ibilità celebrati ve,
quindi la parola, i simboli, i
gesti, il silenzio, le immagini.
Amano il cosiddetto linguag-
gi unga i milioni di giovani gio totale. Non vogliono che
ancora esclusi dalla scuola la preghiera si riduca a un fa t-
e dall a cultu ra.
to logico-razionale». Una ter-
Torino. L'arcivescovo, cardinal Giovanni Saldarini,
in visita alla Mostra filatelica; e lo speciale
annullo postale.
Con un annullo postale il
Gruppo di Filatelia Religiosa
sorto presso il Centro di Do-
cumentazione mariana di
Valdocco ha ricordato il 125°
anniversario del la inaugura-
zione del Santuario di Maria
Ausiliatrice. Il Gruppo, che si
propone di valorizzare filateli -
camente i santi piemontesi e
le ricorrenze religiose del ter-
ritorio, in questo mese di
maggio organizza presso il
Santuario torinese una «Mo-
stra filatelica Nazionale » su
temi mariani.
za domanda: «Pe r i giovani va
pensata una preghiera-cele-
brazione inserita nella comu-
nità cristiana e nei ritmi
dell 'anno liturgico, o un a pre-
ghie ra, per così dire, a par-
te?» . «I giovani manifestano a
volte qualche fuga in avanti ,
verso il gusto orientale, il mi-
sticismo, il mag ico, soprattu t-
to se non si fa nno proposte se-
rie che diano spazio alla loro
interiorità. Essi comunque av-
vertono il bi sogno di andare al
di là del quoti diano e di aprir-
si al mi stero. Amano quindi il
ritmo liturgico, i tempi forti ,
che permettono di vivere l'i n-
tero mistero cri stiano. Ma i
giovani amano anche mettere
esplicitamente nella preghiera
la loro vita: i loro problemi
quotidiani , quelli del gruppo,
della fam iglia, della società,
compresa la politica».
Roma. Giovani
e preghiera, 4n incontro
possibile. Al Salesianum
l'importante convegno
sulle celebrazioni
cor i giovani.
MAGGIO 1994 - 7

1.8 Page 8

▲back to top


L'UOMO ÈANCORA
IL CAPO FAMIGLIA.
Risponde Jean-Marie Petitclerc:
La promozione dei diritti della don-
na negli ultimi trent'anni è uno dei se-
gni più significativi dell'evoluzione
della nostra società. Non possiamo
che esserne soddisfatti . Anche nel
Vangelo le donne occupano un po-
sto privilegiato e sono state scelte
come prime testimoni della nascita e
della risurrezione di Cristo.
Per questo nell'epoca in cui entria-
mo, che i sociologi chiamano era
della "democrazia familiare", le paro-
le di San Paolo che presentano l'uo-
mo come capo ( 1 Corinti 11, 2) po-
trebbero apparire piuttosto superate.
E tuttavia non si devono confondere
l'uguaglianza dei diritti con l'identità
dei ruoli. Lavorando da molti anni
con adolescenti in difficoltà, i cui
comportamenti sono spesso segnati
da grave delinquenza, mi sono con-
yinto dei danni causati nella perso-
nalità negli anni della crescita per la
mancanza del padre . Oggi ci si trova
spesso di fronte a famiglie "monopa-
rentali ", ma vedo che è difficile a uno
polo dei genitori incarnare, soprattut-
to negli anni dell'adolescenza, nello
stesso tempo la tenerezza di una
madre verso i figli e la necessità
dell'appello alla legge. Perché, non
Il brillante Robin Williams nel film
«Mrs Doubtfire» si trasforma
in madre per non perdere i figli.
8 · MAGGIO 1994
lo dimentichiamo, il ruolo essenziale
del padre consiste proprio nell'incar-
nare "la legge", vale a dire ciò che
permette di vivere insieme nono-
stante le differenze.
Il termine "capo" non deve comun-
que essere preso nel senso del "co-
mando", ma, come dicevo, in quello
del rapporto alla legge, perché uomo
e donna hanno la stessa importanza.
pel resto anche San Paolo scrive :
«Di fronte al Signore, la donna non
esiste senza l'uomo, né l'uomo sen -
za la donna. Infatti se è vero che la
donna è stata tratta dall'uomo, è al-
trettanto vero che ogni uomo nasce
da una donna e che entrambi vengo-
flO da Dio, che ha creato tutto » ( 1
Cor. 11, 11-12) .
Oggi parliamo giustamente di in-
terdipendenza , ma uguaglianza di
diritti non può significare identità di
ruoli. Ecco perché forse si può anco-
ra parlare del ruolo del «capo fami-
glia». Ma si deve evitare che questo
indichi superiorità.
o
DANDO
RT UCCID
«Dopo la morte tragica
di Ulrike Maier nella discesa
libera, come valutare
moralmente alcuni sport?»
Risponde Guido Gatti:
Quando, nell'esercizio di certi
sport, si verificano incidenti gravissi-
mi e magari mortali , come è appunto
quello di cui è recentemente rimasta
vittima Ulrike Maier, si è facilmente
portati a mettere in dubbio la liceità
morale di certi sport, come il motoci-
clismo (magari nelle forme estreme
della Parigi-Dakar), l'automobilismo,
il pugilato, la discesa libera, il bob, il
free climbing. E non manca mai chi
chiede , con toni drammatici , l'aboli-
zione pura e semplice di questi
sport. Non sempre ci si rende conto
che , a voler essere coerenti fino in
fondo, gli sport da abolire sarebbero
veramente troppi. Se si guarda alle
cose con una maggiore serenità, si
peve onestamente convenire che un
certo margine di pericolosità è quasi
Ulrike Maier.
sempre inerente al carattere agoni-
stico (magari solo nel senso di sfida
a se stessi , al limite delle proprie
possibilità) dello sport in quanto tale .
Naturalmente questo si verifica in
misura diversa per i diversi sport;
ma, nel complesso , gli eventi più
gravi , sono relativamente rari , anche
se fanno molto clamore .
Quello che si deve esigere, da un
punto di vista sociale, non sarà lé! pu-
ra e semplice abolizione degli sport
meno sicuri ; caso mai si dovranno
imporre norme più rigorose a tutela
della vita e dell'integrità fisica dei
partecipanti , controlli più severi sulla
loro osservanza, maggiore senso di
responsabilità da parte degli orga-
nizzatori . Penso che ciò sia sufficien-
te a legittimare nella grande maggio-
ranza dei casi l'esistenza di questi
sport come fatto sociale.
Un problema diverso e moralmen-
te più serio è invece quello del dove-
re che hanno i singoli praticanti di
questi sport di non cimentarsi in pro-
ve che essi non siano moralmente si-
curi di poter affrontare senza pericoli
veri e propri per la loro incolumità. La
vita e l'incolumità sono valori troppo
grandi per esser messi in pericolo in
un gioco che non può mai valere la
candela: vita e integrità fisica sono
talenti che abbiamo per far fruttare in
ben altro modo ; e dovremo renderne
conto a Dio che ce li ha dati.
o

1.9 Page 9

▲back to top


SCUOLE A CONFRONTO
Alunni nell'anno 1992/1993
Statali Cattoliche
Materne 816.363 467.057
Elementari 2.716 .439 209.1 67
di Giorgio Torrisi
Medie 1.963.347 97.393
Superiori 2.580.450 182.498
PRIVATA O PUBBLICA?
, , Anche
quest'anno
si è aperto il
dibattito sul
finanziamento
alla scuola non
statale. Tra i
paesi europei,
solo l'Italia non
riesce a
riconoscere
questo servizio
pubblico,,
Ha ragione il direttore di Sette quando scuo la media Don Bosco di Torino. «Que-
scrive che una volta ali ' anno piomba sta è democrazia. Sono i genitori i re-
«sulla testa e su ll a coscienza degli italia- sponsabili dell 'educazione dei figli, non lo
ni» il problema della scuola. Spiace tut- Stato. È assurdo che in un Paese in cui la
tavia che l'intelligente Claudio Sabelli famiglia sceg lie tutto, non abbia la libertà
Fioretti polemizzi senza ri serve sul pro- di scegliere la scuo la a cui affidare i pro-
blema del finanziamento pubblico alla pri figli ».
scuol a non stata le. E mette in parallelo il
servizio soc iale della sc uola con quello IL PROBLEMA DEL FINANZIAMEN-
delle strade, degli ospedali o dei treni. «In TO. Si sa che i serv izi pubblici sono so lo
uno Stato moderno», dice, «l'istruzione apparentemente gratuiti, perché il denaro
non può che essere laica».
pubblico viene dalle tasche dei cittadini . E
la scuola di Stato ogni anno grava su ogni
LA SCUOLA NEUTRA NON ESISTE. italiano mediamente per circa un milione
Come può sfuggirgli che la scuola svolge un e mezzo. «È evidente l'ingi ustizia subita
ruolo "educativo" positivo o negativo sugli oggi in Italia da chi sceglie la scuola non
allievi? Sulle strade o
stata le», dice ancora
sui treni un ragaz-
il preside Francesco
zo può scontrars i con
Maj: «paga pesan-
problemi, ma in clas-
temente un servizio
se si trova a confronto
gestito dallo Stato e
con un ambiente e
di cu i non intende
con dei docenti che
avva lersi . Pagando
influiscono profonda-
di fatto la libertà due
mente su di lui per i
volte». È un fatto
contenuti svolti e ac-
che lo Stato ri spar-
cennati , per i valori
mia oltre IO milioni
che direttamente o
ali 'anno per ciascu-
indirettamente sono
no degli oltre 950
proposti o taciuti. Il
mila alli evi che fre-
corsivo è del presi-
quentano la scuola
de del li ceo Yalsalice
non statale. Una bel-
di Torino France-
la cifra.
sco Maj, che precisa:
«Lo Stato ci sta
«Ogni scuola presen-
ta di fatto un progetto
ed ucativo, senza che
l'a lli evo e le famiglie
Giovanni Paolo Il e il presidente Scalfaro
sono intervenuti a favore della scuola
non statale. Il disegno è di Giannelli
per il Corriere della Sera.
soffocando, costri n-
gendoci a esigere ret-
te per sopravvivere,
impedendoci così di
possano sapere con
essere sc uola popola-
una certa chiarezza quanto accad e con chi re, accessibi le a tutti », conclude il prof.
dovranno fare i conti ». La scuola è un fatto Fraire.
culturale ed educativo: a lasciarla escl usiva- Se lo Stato finanziasse la scuol a non sta-
mente in mano allo Stato sono ormai so lo le tale, spenderebbe tremila miliardi l'anno.
nazioni che vivono nella dittatura o nel sot- « Un affare», dice padre Antonio Perrone,
tosviluppo.
«se si considera l'interesse nazionale a
«Si deve riconoscere a ogni famiglia il un 'educazione migliore per tutti i cittadini,
diritto di scegliere la scuola che deside- ricchi e poveri».
ra», afferma Teresio Fraire, preside della
MAGGIO 1994 · 9

1.10 Page 10

▲back to top


Per la decima volta il Rettor Maggiore visita l'Africa e per la prima
«Ritorno a Roma pieno
di ammirazione per
il lavoro fatto in Etiopia
e in Eritrea», ha detto
don Egidio Viganò, dopo
l'entusiasmante viaggio
in una regione dove
le sabbie cominciano
davvero a fiorire.
Decimo viaggio africano di Don
Viganò, primo in Etiopia, dove
è giunto salutato da novità eloquen-
ti. Alla scaletta dell'aereo a ricever-
lo e a farsi carico delle pratiche do-
ganali c'era suor Elsa, una figlia di
Maria Ausiliatrice che lavora nella
Nunziatura. «Buon segno di crescita
del carisma salesiano», ha commen-
tato il Rettor Maggiore. Altra novità,
e di grande rilievo: la prima casa che
lo ha accolto è il fiorente noviziato di
10 - MAGGIO 1994
Addis Abeba. Le vocazioni non
mancano e promettono bene.
Ha incontrato il Cardinale Arcive-
scovo, il Nunzio Apostolico, auto-
rità civili, ambasciatori, religiosi e
religiose di varie congregazioni nel-
la Scuola Don Bosco di arti e me-
stieri, dove ragazzi e ragazze con
problemi di locomozione si prepara-
no ad affrontare la vita. Dopo due o
tre anni lasceranno l'istituto. Meno,
a quanto pare, una ragazza che affer-
ma molto decisa: «Di qui nessuno
mi manda via. Io sono venuta perché
ho visto in sogno la Madonna con il
Bambino in braccio. Mi ha detto: tu
vai là. Ed era proprio qui ».
Don Viganò visita il Nord. L'Etio-
pia è grande quattro volte l'Italia,
supera i 50 milioni di abitanti, di cui
una grande percentuale sono orto-
dossi e musulmani, con una mino-
ranza animista e pochi cattolici. Da-
ti decisivi per la Famiglia Salesiana
sono costituiti dai giovani sotto i
vent'anni, più del 50% della popola-
zione, e dalle moltitudini di poveri.
L'arrivo a Zway. Nel riquadro,
il Vescovo e gli altri dignitari,
accolgono il Rettor Maggiore.

2 Pages 11-20

▲back to top


2.1 Page 11

▲back to top


volta raggiunge l'Etiopia. L'incontro con le autorità e i giovani.
BS
Pozzi, strade, campi da gioco
Ad Axum il Rettor Maggiore dà
un'occhiata ai famosi obelischi, at-
traversa in macchina una zona mon-
tagnosa bellissima e complicata al
massimo, e raggiunge Adua. Questa
città, proibita ai cattolici dal secolo
scorso, ha spalancato ora le p01te ai
salesiani: «Siete venuti a riprendere
ciò che è vostro», affe1ma uno degli
anziani nel saluto ufficiale. «Benve-
nuto! - aggiunge il sindaco-. I sa-
lesiani sono appena arrivati, ma han-
no già costruito un ponte, curano i
nostri figli, danno lavoro a molti.
Grazie. Abbiamo bisogno di pozzi, di
strade». Il vescovo catto lico, Mons.
Kidane Mariam, è giunto da Adigrat.
«Non potevo mancare - affenna - ,
questo è un evento storico».
Su una collina che domina la città
stanno sorgendo gli edifici e si deli-
neano i campi da gioco. Don Viganò
benedice due prime pietre e saluta i
ragazzi, presenti in quantità. «Voi
siete il segno profetico di altre mi-
gliaia di giovani. Diventate fermen-
to della nuova società!».
Hanno scavato nella roccia
Una strada che reca ancora i segni
della guerra lo porta ad Adigrat,
nella casa donata da monsignor
Sebhat Leab Worku. Essendo ap-
punto vescovo di questa diocesi,
mons. Worku si fece salesiano e ot-
tenne i figli di Don Bosco, giunti a
Makallé nel 1976 e ad Adigrat
nell'86. I missionari in questo setto-
re nord della nazione sono venuti
dal!' ispettoria del Medio Oriente.
Nell'82 è entrata in campo l'ispetto-
ria Lombardo-Emiliana, puntando
al Sud. Ambedue hanno iniziato poi
opere al centro, nella capitale Addis
Abeba. Gli ispettori don Picchioni e
don Cereda hanno accompagnato il
Rettor Maggiore nel suo viaggio.
Adigrat è saldamente impiantata
nelle pendici di una montagna di
pietra arenaria. Si è scavato letteral-
mente nella roccia per costruire la
casa di fo1mazione (postnovizi e stu-
denti di teologia) e spianare i campi
da gioco. Si continua a scavare, per-
ché i locali e gli spazi dell'oratorio
non soddisfano ancora.
V na scuola professionale
A Makallé, dove si arriva con due
ore di macchina, i salesiani gestisco-
no una scuola professionale attrez-
zatissima e un asp irantato fiorente.
Per la gente hanno perforato pozzi e
fatto crescere decine di migliaia di
alberi dove regnava incontrastata la
sabbia. Inoltre c'è un oratorio super-
affollato. E un cimitero semivuoto.
Perché da sempre i cattoli ci doveva-
no essere portati ad Adigrat per la
sepoltura. Ma don Patrick Morrin,
irlandese e primo direttore a Makal-
lé, ha saputo conquistare i cuori in
modo tale che, quando è morto, le
autorità hanno detto: «Rimanga qui,
fate un cimitero per voi cattolici».
Miracoli di un Don Bosco aggiorna-
to. Del nostro Fondatore parlavano
tanto quei pionieri, che alle poste un
giorno hanno chiesto a uno dei sale-
siani: «Don Bosco sei tu o l'altro?».
«Vi porto l'amicizia e la benedi-
zione di Don Bosco - dice don Vi-
ganò ai ragazzi - . Siamo discepoli
di Gesù Cristo, Lui ci insegna che la
fede sola non basta, che la fede che
non opera nella carità non ha valore.
Makallé è un seme che cresce, e cre-
sce bene». Ai salesiani raccomanda
generosità missionaria, intelligenza
di inculturazione e amore ali 'unità.
E rientra in aereo ad Addis Abeba,
per iniziare la visita del Sud. Lo fa in
macchina, percorrendo poco più di
700 chilometri di un altipiano flagel-
lato dalla siccità: le piogge tardano
ad aITivare quest'anno, la gente è
preoccupata e soffre, c'è pericolo di
una carestia dalle proporzioni apo-
calittiche.
A Sud per i giovani
A Dilla e Zway, le due presenze
del Sud, si osserva una grande fiori-
tura di opere curate da salesiani, dal-
le figlie di ~aria Ausiliatrice e dai
vo lontari. E qui che, arrivando
ncll '82, si sono sentiti consigliare da
persone autorevoli : «Preoccupatevi
degli adu lti e degli anziani e lasciate
perdere i ragazzi: nella nostra cultu-
ra non contano!». «Noi - hanno ri-
sposto - veniamo per i giovani. Se
vediamo che è inutile, ce ne andia-
mo». Adesso tutti riconoscono che
non si poteva trovare un posto più
PRESENZA SALESIANA
IN ETIOPIA
1. MAKALLÉ:
Scuola Tecnica
Don Bosco per la
formazione di
tecnici e
istruttori. Centro
promozionale
sociale e
vocazionale .
2. ADIGRAT:
Centro
formazione
personale
salesiano. Attività
sociale e
religiosa.
3. ADDIS ABEBA 1: Centro
assistenza
sociale e Procura
salesiana .
Noviziato.
4. ADDIS ABEBA 2: Centro
professionale per
handicappati
fisici.
5. DILLA :
Scuola e Centro
professionale .
Attività sociale e
religiosa.
6. ZWAY:
Scuola
elementare.
Attività sociale e
religiosa.
7. ADUA:
Nuovo progetto
che comprenderà:
Scuola e Centro
tecnico. Attività
sociale e religiosa.
MAGGIO 1994 - 11

2.2 Page 12

▲back to top


SALESIANI IN ETIOPIA GENNAIO 1994
Case
Sacerdoti Salesiani laici Chierici Novizi TOTALE
lspettoria MOR
ADDIS ABEBA
4
ADIGRAT
2
ADUA
2
MAKALLÉ
2
ESTERO PER STUDI
1
lspettoria ILE
ADDIS ABEBA
1
DILLA
3
ZWAY
1
ESTERO PER STUDI
16
1
1
11
17
1
8
11
1
3
3
3
8
2
1
4
2
1
4
2
5
2
3
1
1
13
16
11
56
Nazionalità Salesiani in Etiopia
Etiopici/Eritrei
3D
Italiani
19
Filippini
4
Statunitensi
1
Spagnoli
1
Polacchi
1
Appartenenti all 'ispettoria:
Medio Oriente (MOR)
37
Lombardo - Emiliana (ILE) 19
Età Media dei Salesiani in Etiopia= 33 anni
Indirizzi utili :
CESARE BULLO, P. O. Box 531, Addis Abeba, Etiopia; oppure :
Via della Pisana, 1111 - 00163 Roma - C/c 11 86 20 20.
COMITATO PRO ETIOPIA, Salesiani , via Tonale, 19 - 20125 Milano.
indicato per l'attività salesiana.
Molti dei primi oratoriani e alli evi
sono diventati catechisti dei loro
compagni . Visitare le due missioni è
un ' impresa che non finisce mai.
Scuole materne, e lementai·i, d 'arti e
mestieri, di agricoltura. Centri di
promozione della donna e clinica.
Cooperative giovan ili di meccanica,
di falegnameria e di agricoltura.
Con Cesare Bullo ad Addis Abeba. Anche la stampa e la tv nazionale hanno
dato risalto alla visita del Rettor Maggiore.
12 · MAGG/01994
Campi di calcio, di basket, di palla-
volo. Chiese dove la liturgia è sem-
pre festa, ritmata da tamburi e bat-
timani, mentre dai quadri ti
contemplano santi con occhi etiop i
enormi, impressionanti. Alberi, tan-
ti alberi.
Quest'ultimo - mi riferi sco agli
alberi - non è il dato meno impor-
tante. A Zway, per esempio, la gente
ha visto don Elio Bonomi e i suoi
farli crescere a migliaia nel deserto.
Gli ha chiesto di aiutarli a ripetere la
stessa meraviglia nella cittadina, che
adesso sfogg ia il suo bel parco. Don
Bonomi ha completato l'opera con
un incredibile campo di ca lcio a er-
ba: con i volontari ha portato zolle
dalla riva del fiume , le ha irrigate per
mesi ed ora si gioca senza sollevare
un granel lino di polvere. Lui non
corre più con la squadra. Riposa ai
piedi della statua di Maria Ausilia-
trice posta all'ingresso della missio-
ne, perché il Signore lo ha chiamato
prestissimo a ricevere il premio. A l-
tri'- pochissimi , purtroppo - con-
tin uano l' opera.
Per i poveri e per la Chiesa
«La nostra presenza in Etiopia ha
una storia breve- commenta iIRet-
tor Maggiore - a volte dolorosa.
Ma è fonte di tanta speranza. Spero
di ritornare per visitare Dekameré,
la fondazione decisa per l'Eritrea.
Nelle vostre opere, anche se appar-
tengono a due ispettorie diverse, si
vede già l' unità di una c ircoscrizio-
ne. E lavorate per i poveri e per la
Chiesa locale, che hanno bisogno
del nostro carisma».
Lo hanno rivestito sofennemente
dello shamma, il tipico manto loca-
le. Aggiunge: «Vog liamo pregare
perché il Signore aumenti le voca-
zioni per la gioventù africana. So-
prattutto perché queste vocazioni
nascano e crescano qui in Africa.
L'evangelizzazione è un a strada lun-
ga che si percorre sempre con tanti
miracoli, di cui molte volte non ci si
accorge nemmeno. Ritorno a Roma
ricolmo di ammirazione, di visione
di futuro con speranza, di considera-
zione sicura che la presenza sales ia-
na in Etiopia ed Eritrea è opera dello
Spirito Santo».
Angelo Botta

2.3 Page 13

▲back to top


di Bruno Ferrere
I bambini che vengono spinti
a diventare presto adulti ,
non maturano più in fretta.
Alcuni tipi di gambero, quando cre-
scono, sono costretti a cambiare il
guscio. Allora perdono quello vec-
chio e restano senza difesa per il
tempo necessario a fabbricarne uno
nuovo. Ed è proprio in questo perio-
do che sono esposti a un grave peri-
colo. Nei paraggi dei gamberetti indi-
fesi ci sono sempre dei pesci in
agguato, pronti a divorarli. Qualcosa
di simile succede oggi nel mondo in -
fantile e adolescenziale.
L'infanzia e l'adolescenza sono una
facile preda. Don Bosco è partito da
una constatazione analoga e la sua
LADRI
D'INFANZIA
opera è consistita proprio nel creare
degli spazi fisici e spirituali in cui i fu-
turi uomini potessero costruirsi la co-
razza da adulti, con tranquillità e con
l'accompagnamento di adulti che li
amavano e li proteggevano.
Una cosa quanto mai necessaria in
questo nostro tempo che vede al-
l'opera un numero impressionante di
"ladri d'infanzia". I bambini vengono
"esposti" al mondo adulto, senza
schermi protettivi , tanto che età adul-
ta e infantile finiscono per confonder-
si in una sola dimensione. La televi-
sione ha aperto l'armadio dei segreti
riservati agli adulti. Che cos'è che i
bambini non sanno? Essere buttati
precocemente nelle problematiche e
nelle esperienze adulte non significa
affatto maturare più in fretta. Lo psi -
cologo Peter Neubauer ammonisce:
«I bambini che vengono spinti verso
un'affrettata esperienza della vita
adulta non maturano più in fretta. Al
contrario , essi si aggrappano alla lo-
ro infanzia più a lungo, forse per tut-
ta la vita ».
Il ruolo dei genitori e degli educatori
ridiviene insostituibile : tocca a loro
dotare i figli di una corazza e degli
anticorpi necessari a sopravvivere e
maturare in un mondo che non ha al-
cun riguardo per i più piccoli e che di-
vora la loro "infanzia" senza badare
agli scombussolamenti che provoca.
Ecco alcune attenzioni , tra le tante .
D È pericoloso confondere la prote-
zione con l'isolamento. I ragazzi te-
nuti in isolamento non saranno mai
capaci di affrontare correttamente la
realtà. Proteggere un figlio significa
accompagnarlo, con una presenza
fisica e psicologica, fargli da punto di
riferimento, curare le sue inevitabili
ferite . Sono i genitori il vero telefono
azzurro :..
D I figli hanno bisogno di contatto
con gli adulti significativi. Oggi i bam-
bini hanno un minore contatto inte-
rattivo con i genitori , che , in media,
trascorrono meno tempo nell'area
familiare . Uno studio sui padri ha tro-
vato che generalmente essi passano
meno di un minuto al giorno a stretto
e affettuoso contatto con i loro bam-
bini.
D I figli hanno bisogno di avere del-
le chiare e comprensibili istruzioni
per l'uso nei riguardi della vita. De-
vono conoscere le regole del gioco.
Sapere che esistono esperienze da
cui si può anche ritornare, ma che
molte altre sono senza ritorno .
D I figli devono essere protetti
dall'aggressione indebita dei mass
media. Il vero problema non è mai la
televisione , ma un bambino abban-
donato davanti alla televisione . I
bambini non possono vedere tutto.
Nessuno si sognerebbe di far man-
giare una gustosa bistecca ad un
bambino di due giorni sperando di
accelerare la sua crescita. I figli han-
no bisogno di un filtro contro l'ec-
cesso di cronaca nera, cattive noti-
zie, violenza , pubblicità.
D Il pudore non è un residuo me-
dioevale, ma l'unica difesa possibile
contro la continua e insistente erotiz-
zazione dell'infanzia. Il messaggio
della nostra cultura di massa è sem-
plice : il sesso domina sovrano. I ra-
gazzi raccolgono questo messaggio
e il risultato è che il sesso diventa un
modo per crescere , per primeggiare
nel gruppo, per affermarsi sugli altri.
I bambini non sono più informati: so-
no semplicemente desensibilizzati.
E molto più esposti , per gli atteggia-
menti e il modo di vestirsi , al pericolo
di violenze sessuali.
D Le buone maniere sono soprat-
tutto la capacità di dominare se stes-
si : esprimono la vittoria sull'istinto .
Per questo devono essere pretese
dai genitori. Le buone maniere sono
l'alfabetizzazione della vita sociale :
richiedono una sottomissione del
corpo alla mente. Anche il modo di
parlare di molti bambini testimonia
un progressivo e insopportabile in-
volgarimento della vita sociale.
D I genitori non devono annullarsi o
scendere dal piedistallo troppo pre-
sto : sono le guide che conoscono le
vie di salvezza in questa giungla,
che sta diventando il nostro mondo .
E i figl i hanno praticamente solo loro.
D
MAGGIO 1994 13

2.4 Page 14

▲back to top


COPERTINA -
- -- -
- - ~ ____.__._____._
Don Mario Balbi, cappellano alla Stella Maris di Newark, USA, da 25 anni
Servizio fotografico
di John Munson
di Elvira Bianco
Dopo vari anni
di insegnamento ,
un salesiano brasiliano
ha scelto di fare
il cappellano di porto
prima a Savannah
e poi a Newark,
negli Stati Uniti
I MARINAI
Quando don Mario Balbi arriv ò
alla Stella Maris di Port
Newark per coll aborare alle attività
pastorali con don Charlie McTague,
gli fu chiesto so lo questo: «Quale
sarà il tuo giorno libero della setti-
mana?». Ma senza un attimo di es i-
tazione, lui rispose: «Non voglio
giorni liberi! ». E non furono so lo pa-
role. Ogni mattina don Balbi sale di -
namico sul so lido pulmino della
cappella e comincia il suo pellegri-
naggio tra le gigantesche navi che
arrivano a Newark, uno de i maggio-
ri porti americani, a pochi chilometri
da New York, per scaricare e ricari-
care le merci.
Zelo ed esperienza
Don Mario Balbi conosce bene
sette lingue e non ha diffi coltà a en-
trare in familiarità con tutti gl i equi-
paggi. Prima scambia qualche frase
am ichevole e scherzosa con ciascu-
no di loro, poi lascia cadere in modo
discreto una medaglia nella palma
delle loro mani . Ormai don Balbi si
muove tra quelle nav i gigantesche
con la straordinaria disinvoltura e
discrezione che gli yiene da
un 'esperienza di 25 anni . E certo che
ha già stretto molte migliaia di mani
e distribuito un gran numero di me-
daglie. Sono medaglie della Stella
Maris, un bel conio a due colori, con
il blu del mare, pensato apposita-
mente per i marinai.
Con una agilità che nasconde i suoi
74 anni , don Balbi attraversa con si-
curezza le ripide scalette interne. Del
resto conosce perfettamente ogni
parte delle navi, tanto da fare invidia
al più esperto degli ingegneri navali .
Una pausa d ' obbl igo è quella del-
la cucina. Una sosta nella sala da
pranzo che defi ni sce " pausa tecni-
ca". «Sulle navi i dirigenti nonnal-
rnente occupano la parte alta, dove
l'equipaggio non può entrare», dice.
«Ma quando è il momento del pran-
zo tutti si sentono una sola grande
famiglia». Ed è l ' uni ca occasione in
cui li trova tutti e il prete approfitta
per farli pregare insieme...
Newark (USA). Don Mario Balbi
conosce bene sette lingue e
dialoga con facilità con gli
equipaggi di tutto il mondo.
Dai mari di tutto il mondo
Per capire davvero quanto siano
importanti queste sue vi site persona-
li all' equipaggio, si deve tener conto
che molti marinai possono viaggiare
per mesi di seguito senza quasi mai
mettere piede a terra. Alcune navi
fanno soste breviss ime, anche solo
di tre ore, prima di ripartire.
«Sono due le cose che questi uo-
mini hanno più care: Dio e la loro fa-
miglia», precisa don Balbi . «Spesso
essi non vedono il colletto di un pre-
te per mesi, e hanno bisogno di in-
contrare qualcuno a c ui confidare i
loro problemi ».
14 · MAGGIO 1994

2.5 Page 15

▲back to top


incontra i marinai durante le loro brevi soste al porto.
BS
DI PADRE BALBI IN LIBRERIA-----~
In alto, Don Mario, 74 anni, consegna una medaglietta della Stella Maris. «Sono
due le cose a cui i marinai sono più attaccati: Dio e la loro famiglia ". Qui sotto
scende dalla nave, dopo una delle sue quotidiane visite pastorali.
NUOVO MESSALE
FERIALE
A cura del Centro Catechistico
Salesiano di Leumann (TO)
È il nuovo messale per il popolo
cristiano. Frutto di anni di studio, si
avvale della collaborazione più
qualificata e dei commenti più ag-
giornati.
Introduzione di Mariano Magrassi.
Commenti di Rinaldo Fabris,
Carlo Ghidelli, Fausto Perrenchio
e Gianfranco Ravasi.
Note storiche di Giacomo M.
Medica .
Preghiere dei fedeli di Alceste
Catella, Angelo Comastri, Carlo
Fiore, Maria Pia Giudici, suore del
Carmelo di Cascine Vica .
Note per la celebrazione di Fer-
dinando Dell'Oro.
Revisione di Franco Floris.
Coordinamento generale di Car-
lo Fiore.
Disegni di Mino Carrani e Luigi
Zonta.
Pagg. 2304, lire 50.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
MAGGIO 1994 - 15

2.6 Page 16

▲back to top


Fatti &
Persone
SIENA. Dal 28 maggio al 5 giugno si
terrà il Congresso Eucaristico Nazionale.
La giornata del 30 maggio sarà dedicata
ai fanciulli e ai ragazzi , il 3 1 ai giovani.
Nella Lei/era dei Vescovi itali ani che ha
per titolo Eucaristia : dalla comunione al
servizio si legge: «L' Eucaristia celebra-
ta , va vissuta. Come cristiani sentiamo
l' urgenza quotidiana di vivere, con spiri-
to di creatività e in rorme personali e so-
ciali , le antiche e sempre nuove opere di
mi sericordia». Mons. Bonicelli , arcive-
scovo di Siena, ha scritto: «Non c'è nul-
la di pit1 valido e di più esaltante che col-
locare nella Eucaristia il fondamento e il
modello anche della vita sociale».
CATANIA. L'annuale Borsa di studio
voluta dagli exallievi del San Filippo
Neri di Catania, per onorare don Gio-
vanni Donze lli , è stata destinata
quest'anno alla costruzione di un orato-
rio a Brno (Praga). Gli stessi exalliev i
hanno voluto ricordare il primo anniver-
sario del la fondazione del «Telefono
contro la solitudine» (095/439355, tutti i
giorni dalle 16 alle 20) con un conve-
gno-dibattito a cui ha partecipato anche
l'arcivescovo cli Catania mons. Luigi
Bommarito. Nel corso della manifesta-
zione, il presidente ha consegnato le tes-
sere agli operatori volontari.
ROMA. Nella nuova presidenza nazio-
nale FlDAE (Federazione istituti cli atti-
vità educative), fr. Giuseppe Gioia, dei
Fratelli delle Scuole Cristiane, è il nuovo
pres idente nazionale; la FMA suor Lo-
renzina Golosi, nuova vice presidente
nazionale, e il salesiano don Giuseppe
Lupo, il riconfermato segretario nazio-
nale. Tra i presidenti regionali sono stati
e letti o riconfermati i salesiani: don Vito
Maurizio (Friuli-Venezia Giulia), don
Francesco Macrì (Liguria), don Adelmo
Rossi (Marche-Umbria), don Giovanni
Tagliere (Piemonte-Valle d' Aosta) , don
Giovanni Lilliu (Sardegna), don Paolo
Cicala (Sicilia).
VENEZUELA. Al fenomeno degli ab-
bandoni scolastici , i salesiani di Caracas
hanno risposto offrendo la disponibilità
di 20 scuole a 500 giovani. Essi, che spes-
so hanno lasciato la scuola per poter aiu-
tare la famiglia, potranno così completa-
re gli studi o apprendere un mestiere.
16 - MAGGIO 1994
( '(
J
Questo marinaio filippino è stato
otto mesi in mare e mostra a don Mario la foto del figlio.
Don Balbi fa dunque il parroco in
modo un po' particolare, raccoglien-
do i suoi fedeli dai sette mari del
mondo. Un 'attività che non era nei
suoi programmi quando cominciò a
fare iI prete ne l lontano 1947 .
Una voce lo convinse
Lasciata la sua casa brasiliana
quando aveva solo 12 anni per stu-
diare nel collegio sa lesiano, don
Balbi ha poi fatto studi di fisica e
chimica all'università di San Paolo.
In seguito per una dozzina d'anni ha
fatto scuola. In un 'accademia mili-
tare degli Stati Uniti ha insegnato
letteratura portoghese, francese e la-
tina. Forse non tutto era chiaro nella
sua mente su come realizzare la sua
missione sacerdotale. Gli anni scor-
revano l'uno dopo l'altro, ma dentro
di sé sentiva una voce che continua-
va a fargli proprio questa domanda:
«Stai realizzando davvero ciò che
pensavi di fare quando sei diventato
prete?». Le stesse cose le di sse al
suo superiore e poi al vescovo, e fu
deciso che si occupasse della pasto-
rale di Port Savannah, presso Atlan-
ta in Georgia. E fece il parroco tra i
marinai per ve nt 'anni.
Il fatto di dive ntare cappellano di
porto fu un incarico che gli aprì mil-
le poss ibilità. «Il mio lavoro è come
un libro vivente», dice don Balbi.
«Ogni giorno imparo cose nuove! ».
Dopo vent'anni di attività e 01mai
vicino ai 70 anni , don Balbi pensò
seriamente di ritirarsi.
Quasi per concedersi uno spazio
di rifless ione, frequentò qualche
corso ali ' università di Berkeley in
California. E sembrò pronto a pren-
dere la grande decisione di darsi a
un'attività più adatta alla sua età.
«Tornai indietro e mi presentai al
mio vescovo», racconta. Gli disse:
«Sono pronto ad andare a lavorare in
qualche archivio. Dopo tutto», ag-
giunse con un sorriso furbo, «ho
sempre amato leggere libri ...».
«Oh, no! », gli rispose il vescovo.
E chiese a don Balbi di mettersi a di-
sposizione dell'arcivescovo Theo-
dore McCarrick in Newark, incari-
cato nazionale dei mi granti e degli
itineranti, tra i quali vi sono appunto
i m,u-inai.
Don Balbi si trasferì così al grande
porto di Newark, presso New York,
per collaborare con don Charlie
McTague, un prete altrettanto dina-
mico , col quale si erano incontrati
già un paio di volte al porto di Sa-
vannah.
I due preti , una coppia davvero
ben assortita, ogni giorno portano
con coraggio un soffio di spiritualità
agli uomini de l mare.
Elvira Bianco

2.7 Page 17

▲back to top


di Giorgio Torrisi
SEGNI DI RIPRESA
IN UNGHERIA
, , 50 catechisti
di lingua
ungherese laici e
salesiani si sono
ritrovati a Vienna
superando ogni
difficoltà.
Come si rinnovano
la chiesa e la
società nella
nuova
Ungheria,,
Don Giovanni Barroero, 65 anni da
«Si respira ev identemente un c lima nuo-
compiere - 28 anni passati in Ecua- vo. C'è una buona partecipazione liturgica,
dor, dove arrivò giovaniss imo - è andato ben curata. C'è un certo numero di scuo le
in Ungheria 18 mesi fa. Un'obbedienza cattoliche, il 2,8 per cento, gesti te soprattut-
difficile, che però garant isce forze ancora to da Scolopi e Francescani. È sorta recente-
fresche a una nazione che non ha permes- mente anche la prima Università cattolica.
so in passato un normale sviluppo alla con- Funziona bene la pastora le degli universita-
gregazione sa lesiana. Chi è rimasto in Un- ri , un po' meno quella dei ragazzi e dei gio-
gheri a negli anni difficili, quando è stato vani operai ».
possibile ha fatto il parroco, oppure l'ope-
raio. Ma gli è stato impedito qualsiasi con- L'ORATORIO SALESIANO. Qual è la
tatto di tipo associativo-comun itario con presenza salesiana in Ungheria ?
g li altri sa lesian i; e ciò che è peggio, ha «Ci sono circa 80 sa lesiani in una decina
percepito solo a distanza l'eco del Concilio di opere. Le figl ie di Maria Ausiliatrice so-
Vaticano I1 e del post-Concilio.
no 12 con due opere. Ogni opera è a li vell o
Don Barroero ha portato con sé una no- potremmo dire incipiente, e ancora in fase
tevole conoscenza di cose salesiane e di organ izzazione. Ci sono soprattutto par-
l'esperienza di 14 anni trascorsi a l Dicaste- rocchie e oratori. L'oratorio è sempre una
ro del la formazione presso la Casa genera- novità per l'Ungheria. Praticamente siamo
li zia di Roma.
noi che abbiamo aperto i primi sin dagli an-
ni '30. Un problema dei
L' INTERVISTA. Come
-~ salesiani è il divario di
ti è apparsa l'Ungheria?
età: c'è il gruppo degli an-
Tu che sei un poliglotta ,
ziani e quello dei giova-
sei riuscito a imparare
nissimi. Per quasi 40 anni
l'ungherese ?
non c'è stata alcuna voca-
«L'U ngheria è un a na-
zione e manca la fasc ia di
zione dall 'amm ini strazio-
mezza età. Inoltre è una
ne efficiente: i servizi fun-
grande sfida la vita comu-
zionano, la scuola ai uta e
nitaria: i salesiani finora
coinvolge i giovani. Gli
erano vissuti in maniera
ungheresi poi sono gentili,
indipendente».
educati. Ho visto i giovani
Quali i segni più positi-
abbastanza tranquilli. Il
vi in questa nazione?
consu mi smo sta facendo
«Primo segno , direi le
strada anche tra di loro, e
nuove vocazioni. Due an-
si vede anche q ualche na-
z iskin o qualche alco li zza-
Budapest. San Gerardo,
apostolo dell 'Ungheria.
ni fa i novizi salesiani era-
no c inque; l'anno scorso
to, ma in genera le è una
sette; quest'anno sono
gioventù piuttosto seria e disponibile nove. Un secondo segno di speranza è
all 'impegno. Un discorso diverso è quello l'amore a Don Bosco. I sa lesiani ungheresi
della lingua ungherese. È una lingua del amano mo lto il loro fondato re e questo fa
gruppo ugro-finnico, ed è difficile per tutti, s uperare differenze di età, cli temperamento,
latini, slavi e sassoni: ha una parentela con il di sens ibilità.
finlandese, l'estone, il lappone.. . Dopo I8 Infine vorrei ricordare l'incontro dei 50
mesi sto ancora studiando, ma riesco 111 catechisti a Vienna: gli stessi Vescovi si so-
qualche modo a farmi capire».
no stupiti di questa nuova capacità organiz-
Come vedi la vita della Chiesa in zativa dei sa lesiani ungheresi.
Ungheria ?
MAGGIO 1994 - 17

2.8 Page 18

▲back to top


IL BOLLETTINO
SALESIANO
TUTTA L'INFORMAZIONE DAL MONDO SALESIANO
OGNIMESEACASATUA
Il Bollettino Salesiano è una rivista internazionale
e missionaria che fa conoscere e rilancia il progetto
di Don Bosco a servizio dei giovani.
.lm4fllll:MIJI;
o
o~z
roeo:
"cii
Q)
rii
al
(j)
al
<(
oe:
~
:z:>
~
o
CO
z
::>
.Q ro
cwc
a.
<z (
8rol-o-i
EE
o$
:i
·-e:...ro,
~cc
Q) <fJ
~~
u<(
> CT
E ro
L _______________ _
Inserire in busta chiusa e aflrancarE
La rivista dal 1877 è un dono di Don Bosco a chi segue
con simpatia il lavoro salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti e gli amici che non lo ricevono ancora.
Per gli abbonamenti-omaggio o il cambio di indirizzo servitevi
delle schede di questa pagina (ritagliare, fotocopiare o trascrivere
le schede e spedirle in busta chiusa a:
Il Bollettino Salesiano, Diffusione, Casella postale 18333 Roma) .
o
~
li:
5
-.z<.J(C-~w
o
~
li:
5
O te oz
u<( ~-
~
oo>
l;i;:
:z:>
cw c
a.
e
.!\\!
-e:
{.)
Q)
.8
.J!1
~
o
ro
~
.e
:~
rii
o{.)
...J
{.)
{.)
o
-~
t
ro
.'6s Euu
Q)
.!\\!· >
Q)
Eo
e
oOo l
Q)
zEo
o
·;~::
'5
E
Cl.
o<t:
Cl)
~
o
...{.)
sQ)
.!l1
r~o
Ol
..91
~

2.9 Page 19

▲back to top


PROGETTO AFRICA
1978-1994
a cura di Antonio Mélida
del Dicastero Centrale
delle Missioni
Dopo quindici anni di la voro
missionario in Aji·ica, quello che è
nato come un progetto della
Famiglia di Don Bosco per il con-
tinente nero, si è trasformato nella
realtà di parecchie nuove comu-
nità cristiane , ricche di speranza
e di vitalità, in continua cresci-
ta , che offrono già il frutto di
vocazion i laica li , religiose e
sacerdotali.
«Quando visito quelle presenze,
io rimango meravigliato » , dice
don Egidio Viganò, rettor maggio-
re dei salesiani . «Penso che lo
Spirito Santo si manifesta come
nei primi anni della Chiesa. Gli
stessi missionari sono colmi di
ammirazione e di stupore... Ho
potuto toccare con mano che il
carisma salesiano è un vero dono
per le Chiese locali».
Mentre è in corso il Sinodo della
Chiesa africana, ci siamo rivolti a
due esperti del «Progetto Africa».
Essi ne accompagnano gli svilup-
pi in ogni regione del Continente.
Si tratta del consigliere per le mis-
sioni don Luciano Odorico , e di
madre Lina Chiandotto, responsa-
bile del dicastero delle missioni
delle figlie di Maria Ausiliatrice.
L'intervista a don Odorico
R iferiscono le cronache che il 24
settembre 1891 sette salesiani,
inviati da Don Rua, primo successo-
MAGGIO 1994 -19

2.10 Page 20

▲back to top


DOSSIER MISSIONARIO
re di Don Bosco, sbarcarono nel por-
to di Orano per cominciare la loro at-
tività missionaria nell'Algeria.
Quindici anni fa si è dato inizio al
«Progetto Africa». Il gruppetto di 7
missionari che arrivarono ad Orano
si è trasfom,ato in un esercito di pa-
ce di oltre 800 salesiani.
A che cosa si dedicano oggi, e
quali sono gli impegni phì significa-
tivi dei salesiani nelle 135 presenze
afi"icane ?
«Prima di tutto von-ei rendere
omaggio ai pionieri. E non solamen-
te a quelli che arrivarono nel porto
dell'Algeria, ma anche a quelli che
arrivarono in Sudafrica e in altri pae-
si , come lo Zaire, il Rwanda, il Bu-
rundi. È partendo dal lavoro di que-
sti pionieri che si è costruito il
"Progetto Africa"».
«l salesiani oggi in Africa si dedi-
cano principalmente a scuole pro-
fessionali tecniche, ma soprattutto a
scuole di avviamento al lavoro. So-
no poi presenti in parrocchie di pri-
ma evangelizzazione e in queste
privilegiano la f01mazione e l'ac-
compagnamento dei catechisti. C'è
poi la novità degli oratori e dei cen-
tri giovanili che sono la nostra
espressione missionaria più tipica.
Abbiamo anche una cura speciale
della pastorale vocazionale».
Queste nuove presenze dipendo-
no tutte dal Rettor Maggiore e dal
suo Consiglio, o sono già autonome
nella j<J1-ma di governo e di anima-
zione?
«L'ultimo Capitolo generale affi-
dava al rettor maggiore e al suo Con-
siglio il compito del coordinamento
del "Progetto Africa". In questi ulti-
mi anni si sono però fatte delle ipo-
tesi globali di distribuzione di tutti i
salesiani in Africa e delle rispettive
case, e sono nate 5 Circoscrizioni e 7
grandi Delegazioni. Altre presenze
per il momento non hanno nessun
coordinamento giuridico formale».
Nella giovane chiesa africana
Come si colloca il «Progetto Aji·i-
ca » rispetto alla Chiesa aji"icana?
«Il "Progetto Africa" è un pro-
getto recente, un progetto giova-
ne, ed è fatto per una Chiesa com-
plessivamente giovane come la
Chiesa africana. Nell'Africa sub-
sahariana, praticamente quasi tutte
le chiese hanno appena celebrato i
cent'anni di presenza cristiana e
cattolica. Ci immettiamo quindi in
una Chiesa che respira ancora
la prima freschezza dello Spirito
Santo. I salesiani in Africa dan-
no priorità ali 'evangelizzazione, e
una priorità specifica alla pastora-
le giovanile. Tutto il continente
africano trabocca di giovani e la
Chiesa africana constata l'urgenza
della loro cura pastorale».
Namaacha (Mozambico). La messa festiva.
20 · MAGGIO 1994
Nel mese di novembre del!' anno
scorso, le comunità del Mozambico
celebrarono con gioia l'ordinazione
sacerdotale del diacono Rafael
Estevao, primo ~·acerdote salesiano
mozambicano. E questo un faffo in-
solito o sta già diventando un fatto
normale?
«Direi che sta diventando un fatto
normale se guardiamo l'insieme
dell'Africa; infatti noi abbiamo già
tutte le strutture formative delle dif-
ferenti tappe. Esse sfociano natural-
mente nella Professione religiosa
perpetua e, per quelli che si dirigono
al sacerdozio, nell'ordinazione sa-
cerdotale. Adesso in Africa ci sono
nelle diverse zone 8 noviziati, 7
postnoviziati e 4 centri teologici con
differenti strutture e modalità».
Che cosa la preoccupa di piiì e
quali sono le sue speranze per i/fu-
turo delle missioni nel continente
aji-icano?
«Mi preoccupano molto la instabi-
lità politica e i drammi sociali: que-
sta instabilità causa a volte delle au-
tentiche paralisi nel nostro lavoro,
nel progresso delle nostre missioni e
anche, naturalmente, nella pastorale
vocazionale. Altri drammi sono
quelli della salute, dei pericoli pro-
vocati dalle guerre. Mi preoccupa il
problema del discernimento delle
vocazioni locali e il loro accompa-
gnamento fon11ativo nella vita sale-
siana. Penso anche alla necessità di
armonizzare la fedeltà al carisma sa-
lesiano, con un'adeguata incultura-
zione africana. A1monizzare questi
due e lementi non è facile e la sintesi
diventerà poss ibil e solo con le sor-
prese dello Spirito Santo.
«Quanto alle speranze, esse sono

3 Pages 21-30

▲back to top


3.1 Page 21

▲back to top


Yaoundé (Camerun).
Nella ccCité des Jeunes
Don Bosco».
"Progetto Africa" la congregazione
ha riaffennato in forma globale la
priorità verso i poveri, specialmente
verso i giovani più poveri».
Con che spirito la congregazione
ha vissuto e l'ive il «Progetto A/i-i-
ca»?
«Direi che la nostra congregazio-
ne è stata visitata da Dio. Si tratta di
una sorpresa di Dio, di una bella sor-
presa. In secondo luogo, diciamo
che la congregazione ha avuto in
questo "Progetto Africa" un'oppor-
tunità unica per una nuova incultura-
zione del carisma salesiano. Adesso
si può dire-anche alla luce dell'at-
tuale "Progetto" dell'Est europeo e
dell'Est asiatico - che la persona
di Don Bosco si è inculturata o
si sta inculturando nell'universalità
del mondo e nell'universalità della
Chiesa. Con il "Progetto Africa"
inoltre la congregazione ha poi per
così dire investito sulle vocazioni al-
la vita salesiana: sappiamo che at-
connesse al fatto che la congregazio-
ne sta diventando più giovane attra-
verso l'esplosione del carisma sale-
siano in Africa: più giovane in spinta
missionaria e più giovane nell 'im-
menso campo dei destinatari africa-
ni della missione salesiana».
Per i più poveri
Quando ricorda persone, villaggi,
missionari, comunità, incontri, qua-
li sono i ricordi che le tornano alla
mente con maggior insistenza ?
«Ho già visitato più di 37 paesi.
Mi ha impressionato soprattutto la
fede delle comunità africane: l'afri-
cano ha un profondissimo, direi in-
nato, senso del sacro, di Dio. Quin-
di, anche la sua fede, la sua
preghiera, la sua espressione liturgi-
ca ha una profondità che impressio-
na. Ricordo in modo particolare in
questo contesto i catecumeni, so-
prattutto quelli che per la prima vol-
ta sentono parlare della Buona No-
vella di Gesù; il cammino che si fa
con loro è un cammino di rinnova-
mento spirituale per essi e anche
per il missionario. Ricordo le litur-
gie speciali , molto ricche di espres-
sioni culturali, molto ricche di in-
gredienti propri delle culture dei
differenti villaggi. Le liturgie si fan-
no con molta calma, con molta de-
vozione e partecipazione.
«Ciò che mi ha colpito e rattristato
di più, sono specialmente i panorami
della fame, quelli delle guerre civili,
le incredibili ingiustizie sociali, che
spesso dipendono da altri Continen-
ti. In Africa si tocca in certe circo-
stanze proprio la tragedia delle si-
tuazioni limite. Per questo con il
Lubumbashi (Zaire). Studenti di teologia.
Nel disegno, il salesiano
mons. Basile Mvé, vescovo di Oyem
(Gabon) , giovane presidente della
Conferenza Episcopale del Gabon.
tualmente diminuiscono le vocazio-
ni, specialmente in Europa e in altri
paesi tradizionalmente fecondi di
vocazioni. L'Africa sostituirà in par-
te queste zone attualmente in crisi
con un apporto di nuovi candidati al-
la vita salesiana. Quest'anno ci sono
più di 60 novizi in Africa, il doppio
dell'anno scorso, e questo fa pro-
mettere un i1Teversibile aumento di
candidati alla vita salesiana nel pros-
simo futuro. C'è stata poi anche una
spinta di animazione missionaria in
quasi tutte le ispettorie della congre-
gazione perché quasi tutte sono state
coinvolte direttamente o indiretta-
mente nel "Progetto Africa"». La
presenza in Africa ha rappresentato,
e tuttora rappresenta, una sfida gran-
de di rinnovamento spirituale per
molti missionari e una nuova oppor-
tunità di animazione missionaria per
molte ispettorie. Questa spinta ha
dato una nuova aria di primavera a
tutta la congregazione.
MAGGIO 1994 -21

3.2 Page 22

▲back to top


DOSSIER MISSIONARIO
MARE
MEDITERRANEO
EGITTO
MAR
ROSSO
SUDAN
OCEANO
ATLANTICO
SALESIANI IN AFRICA
Nazione
anno di
fondazione
cattolici SDB FMA Case
SDB
Angola
1981 /1983
52 .9%
30
13
6
3
Benin
1981 /1992
19.8%
14
3
4
Burkina Faso
1993
8%
3
Burundi
1970
59%
4
Capo Verde
1943
91 .4%
6
1
Camerun
1979
37%
13
3
Congo
1959
46.9%
12
3
Costa d'Avorio 1981 /1982
10.4%
15
10
5
3
Egitto
1896/ 1915
0.1 %
39
24
3
3
Etiopia
1976/1984
0.6%
39
14
7
4
Gabon
1971
62.2%
12
15
3
3
Ghana
1992
43%
5
1
Guinea Conakry 1986
0 .9%
7
2
Guinea Equat.
1972/1980
83%
20
17
4
3
Kenya
1980/1984
21 .4%
64
30
8
4
Les otho
1980/ 1983
40.3%
5
7
1
Liberia
Libia
1979
1939
3.3%
10
1%
3
2
1-
Madagascar
1981 /1986
25%
46
14
9
3
Mali
1981 /1985
1%
13
5
3
1
Marocco
1929
0.2%
8
2
Mozambico
1907/ 1952
12.7%
19
39
6
7
Nigeria
1982
7.5%
14
3
Rwanda
1953/1985
41 .6%
32
8
6
2
Senegal
1980
4.4%
15
3
Sierra Leone
1986
2 .1%
5
1
Sud Africa
1896/1964
5.9%
44
16
6
4
Sudan
1982/1983
7.6%
9
8
2
2
Swaziland
1953
5.9%
16
2
Tanzania
1980/1991
20 .9%
34
3
9
1
Togo
1982
21 .9%
35
10
4
2
Tunisia
1894/ 1895
0.2%
4
13
2
Uganda
1988
36 .2%
7
1
Zaire
1911 /1926
51 %
170
62
17
9
Zambia
1983/1986
29 .3%
33
12
5
3
22 - MAGGIO 1994
~
'V"
OCEANO
INDIANO
Totale : Salesiani : 805
Figlie di Maria Ausiliatrice : 323
Case SDB: 137
Case FMA: 61
Novizi SDB: 67
Novizie FMA : 37

3.3 Page 23

▲back to top


CIRCOSCRIZIONI
DELEGAZIONI
- AFC = Africa Centrale: ZAIRE,
RWANDA, BURUNDI
Il - AFM = Africa Meridionale: SUD
AFRICA, LESOTHO, SWAZILAND
lii - AFE = Africa Est: KENYA, SUDAN ,
TANZANIA, UGANDA
IV - MADAGASCAR
V - ZAMBIA, ZIMBABWE, MALAWI
1- AFO = Africa Frane. Occidentale :
BENIN, BURKINA FASO, COSTA
D'AVORIO, GUINEA CONAKRY,
MALI , SENEGAL, TOGO
2 - AFTE= Africa Francofona Tropicale
Equatoriale: CAMERUN, CONGO,
GABON, GUINEA EQUATORIALE
3- ANGOLA
4 - MOZAMBICO
5 - ETIOPIA-NORD
6 - ETIOPIA-SUD
7 - RWANDA - BURUNDI
PRESENZE
A COORDINAMENTO
INFORMALE
CAPO VERDE, EGITTO, GHANA,
LIBERIA, LIBIA, MAROCCO, NIGERIA,
SIERRA LEONE, TUNISIA
ISOLE CAPOVERDE
FIGLIE DI IVIARIA AUSILIATRICE
Prima del i 982 le FMA erano presenti in 7 nazioni: Tunisia,
Egitto, Zaire, Mozambico, Sud Africa, Gabon e in Guinea
Equatoriale. Dopo il «Progetto Africa » le FMA sono entrate in
Costa d'Avorio , Togo, Sudan , Lesotho, Angola, Kenya,
Etiopia, Mali , Rwanda, Zambia, Madagascar, Tanzania,
Benin. In totale 20 Paesi e 61 opere.
Si sono recentemente costituite le lspettorie dell'Est e Ovest
Africa, la Delegazione del Sud Africa e Lesotho, e la De -
legazione dell 'Angola.
Si sono aperti 3 nuovi noviziati (Kenia, Costa d'Avorio e
Madagascar) che si aggiungono ai due già presenti nello
Zaire e in Mozambico.
MAGGIO 1994 - 23

3.4 Page 24

▲back to top


PROGETTO AFRICA Le scelte delle figlie di Maria Ausiliatrice. Incontro con suor
CHE CAMMINA
Touba (Mali). Con i bambini in attesa della Messa festiva. Nel riquadro Suor Maria José Freitas per la promozione della
donna in Mozambico.
Da 12 anni le figlie di Maria
Ausiliatrice hanno potenziato
la loro missione in Afi·ica.
Una presenza a/femminile
per l'evangelizzazione
e la promozione dei giovani
e della donna.
H a più di dieci anni la scelta di
potenziare la presenza missio-
naria delle Figlie di Maria Ausilia-
trice in Africa. Dal 1982 a oggi il
cammino si è fatto più deciso. Le co-
munità si sono moltiplicate e guar-
dano in avanti con molto cor~ggio.
Sarà di volo. Parlare della presenza
delle FMA in Africa, infatti, sarebbe
lungo. Ma sarà come far emergere
per qualche attimo una realtà che è
ben più grande. Un rapido giro di
Paese in Paese per far emergere con-
vergenze, scelte, sogni ...
Le visite alle comunità del!' Afri-
24 - MAGGIO 1994
ca, per madre Lina Chiandotto, con-
sigliera generale per le missioni, so-
no il tempo in cui "osare" ancora un
po'. Le donne, di solito, rischiano
poco, si dice. E, invece, sanno farlo
in un modo tipico.
Il crocevia della missione
Le abbiamo incontrate a Kara, ad
Abidjan, a Maputo, a Mahajanga...
Sono comunità "colorate" diversis-
sime per cultura e per situazione, ma
al centro di tutto ci sono davvero i
poveri .
Suor Francesca è una suora ko-
reana che a Ivato (Madagascar) si
occupa prevalentemente dei bimbi
che non hanno ness uno. Suor Ber-
narda, spagnola, in Costa d 'Avorio,
sta iniziando la comunità di
Abidjan, dove per ora esiste solo il
"prato dei sogni" vicino alla paiTOc-
chia San Francesco d 'Assisi dei sa-
lesiani. Suor Virginia, statunitense,
con altre tre sorelle sta accendendo
un po' di speranza per i ragazzi e le
ragazze di Dar Es Salaam (Tanza-
nia). Suor Anna, italiana, in Mozam-
bico ha messo in piedi un'opera to-
talmente nuova per un Paese che
aspetta di diventare nuovo e diverso.
Passando di comunità in comunità
ci si accorge subito che, in questi
dodici anni, la scelta è stata chiara:
la comunità deve essere segno di
una comunione ritrovata e costruita
ogni giorno intorno alla vocazione.
Le differenze di nazionalità e cultu-
ra restano in secondo piano. Prima
di tutto c'è la voglia di servire i po-
veri per andai·e con loro incontro al
Signore.
«Questa scelta ci aiuta a non rico-
piare nessun rnoqello pastorale vali-
do in altri Paesi . E sempre una tenta-
zione trasferire tali e quali le cose
che già sono state sperimentate».
Madre Lina, che ha vissuto molti an-

3.5 Page 25

▲back to top


Lina Chiandotto, responsabile FMA per le missioni.
ni nell'Estremo Oriente, conosce
bene la fatica della comunione quan-
do si è molto diverse, ma è questa la
condizione che sradica di più dalle
certezze di origine per "radicare"
dove si vive. «La comunità deve es-
sere segno di comunione: in Africa
dove le differenze etniche sono
spesso vissute in maniera conflittua-
le, la comunità è con più forza segno
dell'amore cristiano».
La strada maestra
dell'annuncio
«Non è facile per un occidentale
entrare nella logica africana. Noi
siamo razionali. Calcolatori. Le no-
stre idee chiare e distinte si perdono
nell ' intrico delle tradizioni. La no-
stra efficienza si scontra con la pa-
zienza della gente».
Madre Lina ha ormai percorso tut-
te le 20 Nazioni in cui le FMA lavo-
rano. Conosce tutte le comunità, ha
esplorato villaggi. Ha ascoltato ve-
scovi e laici. Soprattutto ha ascolta-
to la povera gente, le giovani exal-
lieve che continuano a dare una
mano. Con molta decisione parla del
problema della cultura. «La missio-
ne, oggi, deve essere riscritta con i
criteri di cui parla la Redemptoris
Missio: l'inculturazione del messag-
gio è indispensabile perché il Vange-
lo non resti una "patina superfi-
ciale". Ma c'è una condizione
fondamentale: poter parlare con la
gente nella propria lingua. Se non si
riesce a comunicare direttamente ci
si illude di riuscire a trovare le paro-
le per raccontare il mistero di Gesù.
Per questo motivo, le missionarie
partenti devono essere abbastanza
giovani e devono prima di tutto im-
parare la lingua ufficiale del Paese e
le lingue locali ».
Inculturazione e comunicazione
sono le due grandi direttrici su cui
vogliono camminare le FMA che so-
no in Africa.
A passi rapidi
Cinque case di fonnazione in
Africa non sono poche. L'ultima è
quella del Madagascar, inaugurata
proprio nell'agosto del 1993. Il cam-
mino è stato più rapido del previsto.
Perfino la grave crisi dello Zaire ha
accelerato l'apertura del noviziato
dell'Africa Ovest.
«Prima di tutto si è sentito il biso-
gno di coordinare meglio le presen-
ze. Lo abbiamo fatto in base a criteri
linguistici e di ... relativa vicinanza.
Ma nel giro di un anno a tutti gli ef-
fetti sono state cos~ituite le ispetto-
rie dell'Africa Est con sede a Nairo-
bi (Kenya), comprendente Zam-
bia, Tanzania, Sudan, Etiopia; e
dell 'Africa Ovest con sede a Lomé
(Togo), comprendente Benjn, Mali,
Costa d'Avorio, Gabon, Guinea
Equatoriale.
«Per giungere a un progetto for-
mativo africano ci sarà ancora mol-
to lavoro, perché le ispettorie
dell'Africa Est e dell'Africa Ovest
sono giovani. Ma anche le giornate
di studio che preparano la verifica
dell'Istituto delle FMA sono orien-
tate a questo. I singoli giorni saran-
no animati da chi vive e sente i pro-
blemi dell ' Africa: la Madre
Generale e le consigliere presenti
hanno bisogno anche loro di cono-
scere, di capire.
«Sarebbe stato più semplice am-
pliare i noviziati internazionali di
Roma, ma crediamo che la forma-
zione debba essere radicata nella
cultura di appartenenza. Sono le
giovanissime suore del Mali, della
Guinea, del Mozambico, dell ' An-
gola, del Rwanda che daranno volto
africano al nostro spirito. Come Isti-
tuto Internazionale, con una forte
dimensione missionaria, la nostra
scelta è di radicarci nella cultura lo-
cale per coinvolgere i giovani nel
progetto evangelico ~ttraverso il lo-
ro stesso impegno. E con commo-
zione, ogni volta nuova, che incon-
tro giovani che chiedono di vivere
con noi provenienti da Paesi dove le
FMA non sono ancora presenti. I sa-
lesiani le hanno fatte incontrare con
una "spiritualità" e sono pronte ad
abbracciare uno stile di vita sempli-
ce, essenziale, gioioso per vivere in-
sieme la radicalità del Vangelo.
Ogni volta si ripete qualcosa che io
chiamo miracolo. In questi anni
hanno già fatto la prima professione
religiosa circa 40 Figlie di Maria
Ausiliatrice africane».
Madre Lina Chiandotto (prima a sinistra) è dal 1984 consigliera per
le missioni. È approdata al consiglio generale dopo 28 anni vissuti
tra Australia e Hong Kong . Ha iniziato il suo servizio di animazione con
incredibile energia e si è messa subito a conoscere la situazione delle
nuove frontiere missionarie in Africa . (Nella foto è con i giovani in Angola) .
Le piste da aprire
Non basta più la parola "sogni":
ormai in Africa ci sono proprio piste
su cui avventurarsi, appena battute,
con tracce appena percettibili. Sono
MAGGIO 1994 · 25

3.6 Page 26

▲back to top


DOSSIER MISSIONARIO
Kara (Togo). Centro di promozione femminile. Nella foto in basso, scuola FMA
nel villaggio di Touba (Mali).
strade che studiamo bene sulla carta,
i cui percorsi discutiamo con i re-
sponsabi Ii delle comunità ecclesiali.
«Dal Cameroun e dal Congo ci so-
no già FMA e novizie; insieme al
Burkina Faso dove i vescovi ci solle-
citano cli andare: sono questi i Paesi
che, per ora, abbiamo segnato nei
nostri progetti. Ma ormai abbiamo
imparato che ci sono "piste" che di-
ventano strade aperte senza che noi
le mettiamo_in conto. Anche questa
è missione. E Africa».
In Benin, per esempio, siamo
giunte provvidenzialmente. E subi-
to dopo si è complicata la vita in
Togo così che... la sede ispettoriale
26 · MAGGIO 1994
di Lomé è raggiungibile via Coto-
nou. Quando in Europa parliamo
dei rifugiati è una cosa. Parlarne qui
è un'altra.
A Cotonou sta nascendo un'opera
che non poteva essere pianificata a
distanza. Approdano alla scuola
parrocchiale, gestita con i salesiani,
tra i più poveri e disperati, estro-
messi dal Togo e nullatenenti. Ma è
così anche a Kakuako (Luanda-An-
gola) dove nonostante la guerra il
centro promozionale resta un ' anco-
ra di salvezza.
«li problema di fondo è quello di
consolidare le presenze per dare si-
gnificatività al carisma salesiano,
impegnato per i giovani e, per noi, a
favore della donna. Crediamo che
nella famiglia si generi una società
più umana. E la famiglia è il "regno"
della donna. Questa scommessa vo-
gliamo vincerla a tutti i costi».
Madre Lina passa veloce dal-
1'Ovest all'Est dell 'Af1ica: le imma-
gini delle FMA impegnate nelle va-
rie comunità sono il documento più
bello di un "Progetto Africa" che ha
già percorso tanta strada e generato
tanta vita.
«Quando giovani exallieve ci di-
cono: "ho incontrato le suore e da
quel giorno ho cominciato a vive-
re", sentiamo che i segni per deci-
frare nuovi cammini Dio ce li dà
ancora».
Margherita Dal Lago
I GIOVANI DELLE CITTÀ AFRI-
CANE
I giovani vivono un conflitto interno
tra tradizione e modernità. Questo
conflitto è favorito dall'ambiente urba-
nistico e scolastico, dai mass media
anche se in modo superficiale. Infatti
la cultura tradizionale continua ad es-
sere presente in modo impellente.
Questo spiega anche l'influenza delle
sette religiose, più africanizzate delle
grandi Chiese.
I giovani vivono in modo particolare
il conflitto delle generazioni. Il diritto
della parola è riservato solo agli adulti.
D'altra parte, i giovani sono più in-
fluenzati degli adulti dalla cultura occi-
dentale. Più degli adulti , i giovani si
sentono in città come a casa loro e più
di loro aspirano alla realizzazione di
un mondo più giusto, più libero e fra-
terno, anche se la soluzione e i model-
li di vita non sono ancora offerti né dal-
la tradizione, né dalla modernità.
Questo conflitto di generazioni co-
stituisce un vero problema sociale e
sollecita un atteggiamento pedago-
gico di pazienza, di ascolto e di ri-
spetto reciproco.
Mons. Jean-Pierre Tafunga, vescovo
salesiano di Kilwa, Zaire.
Il testo di questa colonna è tratto da
un suo studio sui maggiori problemi
dell'Africa attuale.
I MEZZI DI COMUNICAZIONE
SOCIALE
L'Africa è sensibile alla comunica-
zione, specie quella simbolica e
dell'oralità. Non bisogna stupirsi dun-
que dell'impatto che la radio, la televi-
sione, il cinema... esercitano sul com-
portamento dell'africano.
È certo che la Chiesa sente il biso-
gno di questi strumenti specie se a
servizio de/l'evangelizzazione, del suo
dialogo con la società e dell'unità stes-
sa tra le diverse forze sociali.
Per l'Africa, bisognerà salvare eri-
valorizzare i mezzi tradizionali, come i
miti, i proverbi , la «palabre», le danze,
i mimi, il teatro, la musica, la dimensio-
ne festiva di alcuni avvenimenti, il tam-
tam, i riti tradizionali. ..

3.7 Page 27

▲back to top


INTERVISTA La Bibbia, il più diffuso dei libri, ma anche il meno conosciuto.
SORELLA BIBBIA di Silvano Stracca
Ovunque la Bibbia rinnova la comunità cristiana. Nella foto, lettura della Bibbia presso il Centro catechistico di
Calcutta (India).
«La riscoperta
della Bibbia apre porte
importanti, anche
in prospettiva
ecumenica», dice
il teologo salesiano
Francis Moloney,
membro della
Commissione Teologica
Internazionale.
e 'era un pellegrinaggio tra le
colline occidentali di Myan-
mar, l'antica Birmania. Migliaia di
persone si preparavano ad assistere
alla celebrazione della Parola di
Dio. Uomini e donne erano felici
perché finalmente avrebbero potuto
leggere nella loro lingua le pagine
scritte dal Signore per l'uomo. «Ora
abbiamo la Bibbia, siamo veramen-
te una tribù tra le nazioni», diceva
uno dei più anziani , baciando la pri-
ma copia del libro sacro in lingua
Falam. «Ho atteso questo momento
per ottant' anni», diceva ancora con
le lacrime agli occhi, «e adesso rin-
grazio il Padre perché il sogno si è
avverato».
Dall 'As ia spostiamoci in Ameri-
ca Latina, tra una popolazione pri-
mitiva nella seconda Cordigliera
delle Ande. Attraverso le Società
Bibliche, un organismo protestante,
i loro suoni sono stati tradotti in
lettere e il loro primo libro è stato
così il Nuovo Testamento. In tal
maniera essi venivano alfabetizzati
ed evangelizzati insieme. A questo
punto il vescovo cattolico scriveva
in Europa: abbiamo le Bibbie, ma
non abbiamo i dollari per comprar-
le. L'intervento della Federazione
Biblica, sorta per ispirazione di
Paolo VI, è riuscito a rispondere a
quest 'esigenza. Così anche di fron-
te a quelle popolazioni la Bibbia è
diventata testimonianza del! ' unità
che la Parola di Dio crea.
MAGGIO 1994 - 27

3.8 Page 28

▲back to top


Per il cammino ecumenico
Sino ad oggi il Libro che Leon
Bloy paragonava ad un tonente di
montagna, che rotola.da secoli ed è
più giovane di ogni altro libro, è sta-
to tradotto in oltre duemila delle tre-
mila lingue principali del mondo.
Purtroppo, in molte famiglie dei pae-
si d'antica cristianità esiste più di
una Bibbia che non viene letta, men-
tre in tanti popoli non esiste la possi-
bilità materiale di possederne una.
Un esempio per tutti. Nel Camcroun,
per ottenere una Bibbia, è necessario
che un operaio lavori un mese, men-
tre nei nostri paesi basta un quarto
d 'ora di rimunerazione. Anche nei
paesi dell'Europa dell'Est, dove alla
gente per decenni era proibito acco-
gliere la Parola di Dio, la grande po-
vertà ostacola il desiderio di molti ,
soprattutto tra i giovani, di leggere la
Parola e di viverla.
La Parola di Dio, posta di fronte
all'avventura dell'uomo ed anche a
quell'avventura così delicata della
Chiesa che si chiama Movimento
Ecumenico, diventa un punto di for-
za. Questo dal passato, attraverso la
memoria, si proietta nel futuro per
farsi speranza. Un "fu turo" di spe-
ranza nel cammino verso " l'unità"
dei cristiani. La Parola di Dio sarà
infatti la protagoni sw del supera-
mento delle loro permanenti divisio-
ni , di tante incrostazioni storiche,
delle prevenzioni vicendevoli, dei
condizionamenti culturali.
Il libro dimenticato
studiosi di diverse scuole e di tutti i
continenti. Parla un italiano fluente,
appreso in tanti anni di permanenza
a Roma e non dimenticato dopo il ri-
torno nella natia Melbourne.
«Dopo il Concilio», ricorda, «il
rinnovamento della liturgia ha por-
tato ad una più vasta e organizzata
lettura della Bibbia anche tra i catto-
lici. Prima del Vaticano II sapevamo
che la Bibbia era impattante e che
molti studiosi, specialmente prote-
stanti, l'approfondivano. Alcuni di
noi sapevano che molti fedeli delle
Chiese protestanti leggevano la Bib-
bia ogni giorno e trovavano nelle pa-
role della Sacra Scrittura is pirazione
per la loro vita cristiana. Come mai,
dunque, il Concilio dedicò tutto un
documento alla rivelazione di Dio
attraverso la Bibbia e la Tradizione?
Perché ha tanto insistito sull'impor-
tanza della Bibbia nella vita dei cat-
tolici oggi?».
.
«Per noi cattolici», sottolinea don
Moloney, «non è stato sempre così.
Noi avevamo l'insegnamento dei
Papi e del Magistero ecclesiastico,
la nostra vita eucaristica e sacramen-
tale, le nostre devozioni tradizionali,
la presenza autorevole del sacerdote
il Vaticano II. E con il Concilio è tut-
to il Magistero - tutti i vescovi del
mondo riuniti in un Concilio ecume-
nico della Chiesa cattolica-che in-
siste: la Bibbia, come l'Eucarestia, è
fondamentale per la nostra vita cri-
stiana e cattolica».
Lo studio storico-critico
Per la verità, non fu il Concilio
ad iniziare questo processo, ma pa-
pa Pio XII. Per più di cent'anni i
protestanti avevano studiato la Bib-
bia alla luce del mondo che l'aveva
prodotta. Poiché il protes.tantesimo
si fonda sulla Bibbia in cjuanto Pa-
rola di Dio, le critiche mosse con-
tro le verità della Bibbia da certi ra-
zionalisti del secolo scorso provo-
carono negli studiosi protestanti
una specie di atteggiamento difen-
sivo della Parola. Era sì necessario
interpretarla come Parola di Dio,
ma una Parola di Dio che si è rive-
lata attraverso le parole - limitate
- degli uomini che erario respon-
sabili della stesura di ciascun libro.
Così nacque lo studio storico-criti-
co della Bibbia.
I.le
OHIC,INI I
1:1.:\\
1l•( a .r l
L ·\\ ~ J(llU r\\
IIH l'Ol'lllO Ullll J( ()
«Parlando della Parola come ele-
mento costruttivo del cammino ecu-
menico», dice don Francis Molo-
ney, teologo, «non possiamo
dimenticare la costituzione dogma-
tica sulla Divina Rivelazione, cono-
sciuta come "Dei Verbum" e frutto
del Concilio Vaticano II». Austra-
liano, c inquantaquattrenne, salesia-
no dal 1960, don Moloney è consul-
tore del Pontificio Consiglio per la
promozione dell ' unità dei cristiani.
Laureato a Oxford, autore di una
ventina di libri, don Moloney da
quasi un decennio è anche membro
della Commissione Teologica Int er-
nazionale, importante organismo
postconciliare della Chiesa cattolica
di cui fanno parte una trentina di
28 - MAGGIO 1994
con la sua parola, sia pubblica nella
predicazione che privata ne lla con-
fessione, nei momenti di crisi e - in
alcuni casi - ne lla direz ione spiri-
tuale. Poi Giovanni XXIII convocò

3.9 Page 29

▲back to top


RS
«In parole semplici», spiega don
Moloney, «si potrebbe dire che il
metodo storico-critico cercava non
tanto la verità dei "fatti" della Bib-
bia, ma la verità di Dio, di Cristo e
della risposta cristiana che si rive-
lavano nelle esperienze e nella vi-
ta di fede che hanno creato il testo
biblico. Questi studiosi si interes-
savano cioè al "mondo che sta die-
tro la Bibbia", al mondo che l'ave-
va formata».
In un primo momento, la Chiesa
cattolica non ha accettato i risultati
di questo lavoro sul testo sacro. Nel
1943, però, Pio XII scriveva l'enci-
clica Divino Afflante Spiritu per in-
coraggiare tutti gli studiosi cattolici
a usare il metodo storico-critico per
svelare sempre di più le ricchezze
della Bibbia. Lentamente, gli stu-
diosi cattolici hanno incominciato il
loro lavoro. E oggi, cinquant'anni
dopo l'enciclica di Pio XII, gli studi
biblici nella Chiesa cattolica, sono
fiorenti , sani, critici e arricchiscono
la vita della Chiesa stessa. E tra i
grandi "maestri" della Bibbia si tro-
vano ora anche degli studiosi catto-
lici. I documenti del Concilio Vati-
cano II ne sono la prova.
Nella vita della Chiesa
«In quei documenti», rileva don
Moloney, «troviamo non "i fatti"
che la Bibbia vuol comunicare ai
suoi lettori, ma "la fede" della co-
munità cristiana in un Dio che crea,
che guida, che illumina, che dà for-
za nei momenti di difficoltà e che,
soprattutto, ci ha salvati attraverso
la vita, l'insegnamento, la morte e
la risurrezione di Gesù Cristo. Può
sorgere la domanda: sì, non dobbia-
mo aver paura di una lettura critica
della Bibbia, ma non siamo di fron-
te ad un approccio alla lettura della
Bibbia un po' da specialisti? Non
c'è bisogno di conoscere le lingue
bibliche, la geografia dei luoghi bi-
blici, la storia del periodo biblico?».
«Se così fosse» , riconosce il teo-
logo australiano, «i fedeli avrebbe-
ro poche possibilità di leggere la
Bibbia criticamente. Ma non è sol-
tanto la lettura "critica" che dà vita
alla Chiesa. La Bibbia resta Parola
di Dio, proclamata pubblicamente
nella Iiturgia, letta nei gruppi di pre-
ghiera, in famiglia, privatamente.
La Bibbia. Un 'intera biblioteca.
La cultura ebraica e il cristianesimo
delle origini.
l ' I U: L I I I L : I U
S,\\1' 11:r.:lA I
l l'llOt-Tl'l
I
\\ 'A:-.'Gfl 1 I
I
r;u SC"RITn LJL:(;LI :\\l'OSTO LI
Venezia. Biblioteca
Marciana.
L'incredulo San
Tommaso (sec. XIV).
La Parola stessa si traduce in vita e
ispirazione. Il metodo critico si è
concentrato sul "mondo che sta die-
tro la Bibbia", e questa è stata una
svolta importante per le Chiese cri-
stiane. Ma è ugualmente importante
dare rilievo al "mondo che sta da-
vanti alla Bibbia". Per questo, negli
ultimi vent'anni, abbiamo visto
l'aumento dei gruppi di lettura, dei
libri che cercano di dar vita alla Pa-
rola letta nella liturgia, di cassette e
video-cassette che comunicano le
grandi verità contenute nella Bibbia
ai milioni di cristiani che prendono
in mano il testo sacro» .
«Entrare nel mondo della Bibbia»,
conclude don Moloney, «apre un
mondo nuovo, un mondo dominato
dalla fede in Dio e in Cristo. Sì, ne
vale la pena. E dobbiamo ringrazia-
re i nostri fratelli e le nostre sorelle
delle Chiese protestanti. Loro hanno
indicato la strada, sovente tra grandi
difficoltà. Ma questo riconoscimen-
to è qualcç,sa di più di un semplice
"grazie". E un riconoscimento che
tutta la Chiesa universale, formata
da una varietà di tradizioni cristiane,
si ispira alla Parola di Dio contenuta
nella Bibbia. La riscoperta della
Bibbia e la sua più vasta lettura nel-
la Chiesa cattolica aprono una porta
importante, che potrebbe aiutarci
nel cammino verso la realizzazione
della parola di Gesù: "Che tutti siano
una cosa sola, o Padre, come tu e io
siamo un ' unica cosa"».
Silvano Stracca
MAGGIO 1994 - 29

3.10 Page 30

▲back to top


ANNO DELLA FAMIGLIA I figli dei separati. Storie disperate di giovanissimi raccolte
La separazione: scelta
estrema che porta con sé
situazioni d(fficili. Come
vivono i.figli il.fallimento
di un matrimonio in crisi.
Sta1'.1attina ~icole_non riesce a se-
gull'e la sp1egaz1one, la faccetta
rotonda da scugnizzo è assonnata e
sLanca. Non aspelta che le chieda
qualcosa, è lei a giustificarsi senza
tanli giri di parole: «Ieri sera è venu-
ta l' assistente sociale, si è fermata fi-
no a mezzanotte, non andava mai
via». «Perché è venuta? », chiedo. E
lei guardando da un ' altra parte: «Vo-
leva sapere con chi io e mio fratello
Kurt preferiamo stare, se con mio
padre o con mia madre. lo sono stata
sempre zitta, perché come facevo a
dire che preferivo stare con papà, se
mamma era presente? Kurt invece
ha detto tutto quello che si sentiva.
Anche lui vuole stare con papà».
Una storia esemplare
Quella di Nicole e dei suoi genito-
ri è solo una delle tante storie di di-
sagio familiare che opprimono que-
sta zona all'estrema pel'iferia della Foto G. Pera
città. La gente qui abita in enormi,
anonimi casermoni che si affacciano la per pagare il loro lusso di poveri.
su un grande prato squallido, dove i La storia di Nicole, dicevamo. La
bambini giocano tra siringhe e im- madre è tedesca. A suo tempo si è
mondizie. Per lo più gli abitanti sono trasferita per lavoro in Italia ed ha
immigrati dal Sud o ex-baraccati, sposato un italiano. Sono nati due
che sono riusciti ad avere una casa bambini e le cose sono andate bene
dal comune, ma non sempre hanno fino a quando la donna non si è fatta
risolto la loro situazione: lavoro ne- testimone di Geova. In seguito a
ro, sottoccupazione, disoccupazio- questo sono nati grossi contrasti con
ne. E, per contrasto, i miti dei poveri il marito e con i bambini, perché il
a riempire la vita: lo sport di cui di- primo non accetta il suo nuovo modo
scutere fino alla violenza, le sale di vedere la vita, la sua nuova menta-
gioco in cui i ragazzi spendono tutto · lità e i figli non vogliono seguire il
quello che hanno, la moda, che li credo della madre, come lei vorreb-
rende tutti uguali, regalando loro be. Ora la coppia, dopo lunghi anni
una sicurezza che non hanno. Per di liti, ha deciso di separarsi, ma con-
comprare il maglione ultimo grido si tinua a vivere nella stessa casa, per-
spingono con l'autobus fino alle pe- ché i coniugi non avrebbero dove
riferie più evolute, dove possono andare e, mentre la pratica di se-
trovare i negozi di abbigliamento parazione segue il suo iter, i ragazzi
casual e non fa niente se poi sono vengono coinvolti in discussioni e
costretti a rinunciare ai libri di scuo- costretti a esprimere pareri e a par-
30 · MAGGIO 1994
teggiare per l'uno o per l'altra, loro
malgrado. Il risultato è che Nicole ha
una profonda aggressività verso la
madre, ritenendola responsabile, con
le sue scelte religiose e la sua rigi-
dità, della situazione; ha già comin-
ciato a fumare sigarette «perché così
cerco di calmarmi quando mi sento
tanto nervosa» e non ha puntj di rife-
rimento per la sua crescita. E inutile
dire che il suo rendimento scolastico
è inesistente, che di fronte alle diffi-
coltà getta la spugna e che, per giu-
stificare il mancato impegno a scuo-
la, inventa mille bugie.
Altre storie
Laura in classe è la migliore. Intui-
tiva, dete1minata, ricca di interessi.
Da tempo però sembra persa dietro

4 Pages 31-40

▲back to top


4.1 Page 31

▲back to top


in una classe alla periferia di una grande città del nord.
BS
pensieri che non vuol condividere
con nessuno. Ha sempre gli occhi un
po' velati e alterna momenti di sfre-
nata allegria a momenti di mutismo
inspiegabili. In aggiunta, ha comin-
ciato a disinteressarsi di quello che
facciamo in classe, non fa i compiti
assegnati e accampa scuse improba-
bili. La spiegazione me l'ha data sua
madre, due giorni fa: «Siamo rimaste
sole, perché mio marito se n'è anda-
to di casa. Laura non ha neanche
pianto, ma vedo che soffre molto di
questo e fa di tutto per nasconderlo».
Ieri Laura mi ha consegnato mezzo
foglietto di tema sull'argomento
"Rapporto genitori-figli", in cui con
molto distacco accenna alla situazio-
ne dei suoi. Quando le chiedo, con
delicatezza, il suo parere, mi dice che
è meglio che si siano separati, perché
prima non facevano altro che litiga-
re. E liquida il problema così, ma ne-
gli occhi ha sempre quella tristezza,
come una voglia di pianto trattenuta.
Anna è la più aggressiva della
classe. Pe1malosa, orgogliosa, non
accetta mai un'osservazione, un ap-
punto e risponde male. L'unica chia-
ve per parlare con lei è la dolcezza.
Ma molte volte è difficile, perché le
sue intemperanze verbali e gli atteg-
giamenti provocatori invitano piut-
tosto alla durezza. La pazienza,
però, è la virtù dei forti, lo so bene. E
IN LIBRERIA
MAMMA MARGHERITA
La prima cooperatrice
di Don Bosco
di Joseph Aubry
Collana «Con Don Bosco»
DON BOSCO
Padre e maestro dei giovani
di Ernesto Forti
Collana «Con Don Bosco»
MADDALENA MORANO
La maestrina che incontrò
Don Bosco
di Teresio Bosco
Collana «Con Don Bosco»
ESSERE CRISTIANI
NEL VILLAGGIO GLOBALE
di Giorgio Agagliati
Collana «Mondo Nuovo»
EDUCHIAMO CON LO STILE
DI DON BOSCO
di Enzo Bianco
Collana «Mondo Nuovo»
Ciascun fascicolo
di 32-48 pagine
Lire 1000
Ogni separazione porta con sé uno
strascico di problemi che si riversano sui figli (Foia Marzi).
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
l
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
MAGGIO 1994 - 31

4.2 Page 32

▲back to top


V
ROMA. Don Luciano Odorico,
consigliere per le missioni e coordi-
natore del «Progetto Africa», dal IO
aprile al 9 maggio prende parte co-
me esperto all'assemblea speciale
per l'Africa del Sinodo dei Vescovi
COLLE DON BOSCO. (Asti).
Dieci anni fa, il I maggio 1984, il
cardinal Anastasio Ballestrero con-
sacrava solennemente la grande
basilica-santuario di Don Bosco al
Colle.
ECUADOR. Presso Quito dal 15
al 25 maggio si terrà un Convegno
di studio aperto ai rappresentanti
delle scuole salesiane dell ' Ameri-
ca Latina. Saranno presenti due de-
legati di ogni ispettoria dei salesia-
ni e delle figli e cli Maria
Ausiliatrice. Scopo cieli ' incontro
tracciare linee di az ione e strat egie
perché le scuole sudamericane sa-
lesiane ri escano a integrare cultura,
educaz ione alla fed e e pastorale
g iovanile per dare ri sposte all e
nuove esigenze de i g iovani de i loro
Paesi .
BRASILE. L ' Università cattolica
«Don Bosco» cli Campo Grande,
approvata recentemellle dal Mini-
stro clcll 'cclucazionc, è la prima uni -
ve rsitìt sales iana ciel Brasile e la pri-
ma nel mondo a ricevere il nome cli
Don Bosco. Gli attuali allievi sono
7000, suddivisi in 13 corsi. Secon-
do le previsioni , ne i prossimi anni
dovrebbe toccare i 12.000 alli evi .
FIRENZE. Borgo San Lorenzo
(Firenze) ha intitolato una pia zza al
salesiano don Lorenzo Gaspcri . G Ii
ex all icvi , che hanno caldegg iato
questo riconoscimento, hanno
espresso la gioia di quanti ricorda-
no i giorni tremendi de l passaggio
del front e da Borgo: «Si rende
omaggio a un uomo cli Dio che con
il suo alto senso della fed e salvò
dall a di struzione la cittadina, per-
mettendo agli abitanti il ritorno al-
la propria abitaz ione dopo il pas-
saggio della guerra».
INVIA. I0.000 giovani di 23 scuo-
le hanno partecipato al primo Festi-
val della danza promosso dalla
« Don Bosco School» de ll a città cli
Kohima , nel nord-est del Paese.
«Scopo dell'iniziativa, ha spiegato
il diretto re della scuola don Seba-
stian Aelavanthra, quello di aiutare
i ragazzi a crescere in un clima di
ami c iz ia, ma anche cli valori zzare
la ricca tradizione culturale della
regione». La televisione regionale
ha dedicato un servizio di 45 minu-
ti alla manifestazione.
32 · MAGGIO 1994
perciò riesco a farle dire qualcosa
di sé, perché solo così posso tentare
di aiutarla. Anna si sente brutta,
sgraziata e non accetta se stessa, fa
continuamente il confronto con sua
madre, che è di una bellezza vistosa,
anche se un po ' appassita. li rappor-
to con i genitori è difficile: non ama
sua madre, che la costringe a fare
tutte le faccende di casa e si sente
trattata ingiustamente da suo padre,
che stravede per i due figli maschi , ai
quali concede tutto. Probabilmente
nel suo racconto Anna esagera, ma
molte cose sono vere, altrimenti non
si spiegherebbe l'aggressività che ha
Pensiamoci
Di storie così, purtroppo ce ne so-
no molte, a Milano, Roma, Torino,
come altrove. E non solo nelle deso-
late periferie. A paga.re le decisioni
dei genitori sono soprattutto i figli,
ancor più fragili e incapaci di gestire
bene la situazione, specie se adole-
scenti. Non vogliamo penalizzare
nessuno, sarebbe troppo facile e an-
che ingiusto. Una convivenza basata
sulla mancanza di fiducia e di rispet-
to, costellata da liti devastanti, fonte
di amarezze e sofferenza non è certo
augurabile per nessuno. Solo, ci
11 .
-==-~•,:-f=--1
.?=I
I figli del divorzio. Storie di disagio che cambiano la vita (Foto scalabrino).
accumulato da anni verso gli adulti e
verso ogni forma di regola. Per lei li-
bertà significa dispone della propria
vita come si vuole, perché ognuno è
padrone di se stesso. Una volta mi ha
detto una frase durissima: «Sto con
la famiglia perché devo starci , ma se
potessi me ne andrei ». [ genitori di
Anna si sono separati da poco, per-
ché la mamma aveva preso una
sbandata per un altro e il marito non
è riuscito a perdonarla. Così lui si è
trasferito nella loro casetta in monta-
gna e la madre è rimasta con i figli,
anche se il padre li vede spesso. In-
somma, per ora, una separazione di
fatto, che ha reso Anna ancora più
reattiva e diffidente verso tutti.
chiediamo se certi strappi non po-
trebbero essere ricuciti, se certi con-
trasti insanabili non potrebbero tro-
vare una via di soluzione, magari
attraverso una terapia di coppia. In -
somma, di fronte a certe vicende
troppo spesso si ha l' impressione
che si arrivi troppo presto alla sepa-
razione, con tutto il suo corredo di
conseguenze. Forse, se si facessero
dei tentativi basati su una maggiore
comprensione, proprio pensando ai
figli, ci potrebbe essere la possibilità
di evitare la soluzione estrema. Che
poi non è una soluzione vera e che
lascia in tutti il senso disperante del
fallimento e del non ritorno.
Giuseppina Cudemo

4.3 Page 33

▲back to top


di Jean-François Meurs
PATENTE
DI GUIDA
Chi sa guidare sa vivere. Nel 95 per
cento degli incidenti morfali, la
responsabilità è de/l'autista. E su di lui
quindi che bisogna fare qualcosa.
Ma non basta insegnargli l'attenzione,
l'intelligenza e l'abilità, bisogna insistere
anche sul rispetto e la cortesia... cose che
si imparano, come si impara ad amare.
Fargli vedere delle immagini di incidenti
spettacolari non serve, non colpiscono più.
Non si educa con il terrore o il disgusto.
sbriciolati, i motori a pezzi , quelle quat-
tro ruote sparse nell'asfalto...
- È una Porsche! Un'Alfa! Una Ti-
po !. ..
Quel meccanico in divisa ha fatto
vedere la foto di un'auto piegata con-
tro un albero in una curva. Lui ci parla-
va dell'autista che aveva sterzato
all'ultimo minuto. Avendo battuto da
destra, era stato preso in pieno chi gli
stava a fianco. Ha chiesto : «Chi si è
trovato peggio? ». Molti hanno gridato:
«L'albero! ». E tutti ridevano . Lui si è
tolto il cappello perché stava sudan-
do, ma non aveva l'aria stupita: quelle
cose le aveva già sentite chissà quan -
te volte!
Da parte mia ho concluso che que-
ste immagini forti non servono a farri-
flettere. Soprattutto quando siamo in
gruppo. Perché servono solo a eccita-
re i più superficiali, che giocano a fare
i duri e, se dicono qualcosa, fanno
dell'umorismo nero. Alla fine è come
se non avessero visto niente.
Martedì 15 Marzo. Il comandante
dei vigili è venuto questa mattina nella
nostra scuola. I candidati alla patente
di guida - io sono tra questi - sono
delle vittime o dei potenziali pazzi del-
la strada. Per questo abbiamo parlato
di prevenzione degli incidenti stradali.
Dopo le questioni tecniche, che ci ap-
passionano sempre, soprattutto noi
maschi - le ragazze di meno - ci ha
fatto vedere delle diapositive di inci-
denti piuttosto sconvolgenti, dove do-
minava il color sangue. Era evidente
l'intenzione di impressionarci, di met-
terci in guardia. L'appetitoso menu
era: purea di frenate, marmellata di ci-
lindri , brodo di bielle, passato di pneu -
matici , soufflé di cofani. .. e cose simili.
SONO SEMPRE STUPITO quando
vedo l'ingenuità degli adulti che credo-
no che si possa arrivare a dei risultati
giocando sulla paura o suscitando il di-
sgusto. A parte il fatto che le ragazze
chiudono gli occhi o se li coprono con
le mani (non è cosa grave, dal mo-
mento che si sa che le donne statisti-
camente non sono le prime responsa-
bili degli incidenti mortali) . Ma i
ragazzi , essi , cercano di indovinare la
marca dei rottami , a chi si riferisce quel
mucchio di latta incartocciata, quei fari
IO HO UN'IDEA MIGLIORE. Potrà
apparire così così, ma a me sembra
seria. Credo che sarebbe più utile se
si insegnasse ai maschi a parlare con
le ragazze ... C'è un sacco di gente
che crede di stupire le ragazze con un
testa coda o sfondando un volante.
Molti di loro non sanno come compor-
tarsi con le ragazzine .
Saper guidare, è saper vivere. L'ho
letto non so dove , e trovo che sia vero.
C'è tanta gente superficiale che crede
di saper guidare... ma riuscirebbe so-
lo a suicidarsi. Non si domandano mai
se amano la vita!
Una piccola amica: questo può
cambiare molte cose! L'ultima volta
che un tale aveva organizzato una fe-
sta, ma senza le ragazze , i sandwich
sono serviti da proiettile e la metà si
sono ubriacati. Senza le ragazze , noi ,
i maschi, diventeremmo dei barbari!
lo non ho ancora l'automobile, ma
ho già messo la foto di Giulia sulla mia
moto. Ho visto che fa abbassare il mio
tasso di adrenalina.
MAGG IO 1994 - 33

4.4 Page 34

▲back to top


PARAGUAY La testimonianza di suor Anne-Marie Deumer, del consiglio generale
FRA GLI INDIGENI
DELCHACO
di Graziella Curti
Foresta, siccità, distanze,
solitudini: sono
le coordinate del Chaco
Paraguayo. Qui
i missionari condividono
l'esistenza con i pochi
indigeni rimasti.
Suor Noemi è già a cavallo. Porta
la telecamera perché deve ripren-
dere la gente del km 40, gli indigeni
Maskoy che da semprç_ abitano que-
ste teITe di nessuno. E arrivata fin
qui con la locomotiva che padre Luis
Nardon ha costruito qualche anno
fa. Prima c'era una vecchia ferrovia
per il trasporto del legno, ora ci sa-
rebbero binari morti se non passasse
questo treno 'supersonico' che per-
corre i 40 chilometri in quasi tre ore.
Ma poi, arrivati in questo piccolo
centro che non ha altro nome se non
quello che dichiara la sua distanza
dal mondo, bisogna arrangiarsi: o a
piedi o a cavallo. Lnfatti la popola-
zione del centro è ridotta, vive in ca-
panne di legno con tetto di lamiera:
ma più lontani, sparsi nella foresta,
ci sono piccoli villaggi visitati con
frequen za dai missionari.
zionale dei popoli indigeni, ma la
realtà drammatica dei trecento mi-
lioni di individui appartenenti a cin-
quemila gruppi etnici che vivono in
oltre settanta paesi del mondo, rima-
ne quella che era, forse peggiorata.
li Paraguay ha una radice forte-
mente indigena. Anche attualmente
gli amerindi puri e i meticci costitui-
scono la maggioranza della popola-
zione. Tuttavia il Paese non ricono-
sce nell'indigeno, rimasto ai margini
della città, vicino alla terra, un com-
pagno di viaggio nella via della pro-
pria storia. Per questo e per altri mo-
tivi, l'antico splendore delle tribù
del Chaco boreale, oggi è completa-
mente tramontato e l'impressione
per chi visita questi luoghi è di estre-
ma povertà, apatia statica. La gente
La radice di un popolo
Le suore rimangono qui, anche tre
settimane di seguito, in una casetta
come quella degli indigeni e intanto
fanno le pendolari tra questa gente
che sembra vivere su Marte, in
un 'epoca diversa dall ' attuale. Il
1993 doveva essere l'anno interna-
34 · MAGGIO 1994

4.5 Page 35

▲back to top


FMA. Diario di una presenza di speranza in una realtà di frontiera.
BS
Chaco Paraguayo. Suor Rosanna,
suor Leandra e padre Luis
nel trenino «supersonico».
Castilla (Paraguay). L'italiana suor Rosanna in preghiera con i Maskoy.
non reagisce perché non riesce a ve-
dere i frutti del proprio lavoro. La
siccità o le inondazioni spesso an-
nullano l'impegno di anni di fatica.
Domani è troppo tardi
Mentre i salesiani, più ridotti di
numero, attendono alle cure pastora-
li e fanno i nomadi di Dio, le suore
tramano un tessuto di relazioni e di
educazione specialmente dei piccoli
e delle donne. lnsegnano a coltivare
alcuni vegetali per migliorare la
qualità del cibo. Fanno anche un po'
da infermiere e cercano di preparare
catechisti, maestri, agenti di salute.
Il lavoro è lento e richiede molta
dedizione, perché gli indigeni, es-
sendo stati maltrattati per molto
tempo, sono rassegnati, senza inizia-
tiva. Alle loro spalle sta una storia
triste, che continua ancora oggi. De-
fraudati dei loro beni, gli sono stati
pure negati la dignità e i diritti uma-
ni. Trattati come bestie da soma, so-
no stati derubati delle loro terre, che
sono state vendute insieme con loro.
I nuovi padroni li hanno sfruttati,
alcuni li hanno espulsi riducendoli a
diventare vittime di sfruttatori che
spesso li hanno condotti ali' alcol e ai
vizi dei bianchi facendogli perdere
la loro identità.
Così è diflìcile riconoscere negli
indigeni di oggi i romantici e fieri
Maskoy del passato o i vivaci ed
energici Ayoreos.
Questi ultimi erano ritenuti gli ot-
timisti del Chaco. Ora sono i più
aperti alle prospettive del futuro che
i missionari presentano. Attaccati
alle loro tradizioni, conservano i riti
dei loro antenati e la fede nei miste-
riosi elementi naturali. Proprio per
questa fedeltà al passato, con valori
umani profondi, riescono ad allarga-
re i loro orizzonti nell'oggi.
Quello della salute rimane il tema
più controverso: da una parte stanno
gli stregoni con le proposte della lo-
ro millenaria abilità, dall'altra la
MAGGIO 1994 - 35

4.6 Page 36

▲back to top


scienza medica che tenta di fare il
possibile.
Per questo il video di suor Noemi
Camminane/o si apre cammino ter-
mina con un appello: «Mentre aspet-
tiaino il domani , l'oggi ci chiama ad
operare a favore degli indigeni, per-
ché domani è troppo tardi ».
Un diario affascinante
Ultimamente, proprio nel Chaco,
è stata a fare visita madre Anne-Ma-
rie Deumer, consigliera generale
delle figlie di Maria Ausiliatrice, di
origine belga. Da undici anni per-
corre il mondo e si accosta soprattut-
to alle esperienze di frontiera con
occhio esperto e realistico. Il suo
motto è: «C'è speranza!».
Dal suo diario, ricco di stupore e di
avventura, stralciamo alcuni flash.
PUERTO LA VICTORIA. Sia-
mo in una città di circa 4000 abi-
tanti. Tutte le strade sono di terra
e se c'è acqua e luce è perché
l' impresa di tintoria , che impiega
una grande percentuale della po-
polazione, ha il motore. C'è solo
un telefono pubblico.
Esistono, comunque, delle discri-
minazioni: le case dei capi d'impre-
sa sembrano castelli di fronte alle
baracche degli indigeni.
La comunità FMA è internaziona-
le: sette suore che . rappresentano
l' Italia, la Spagna, l'Uruguay e il Pa-
raguay.
Alla sera andiamo a messa in
parrocchia, con le pile, perché non
c'è luce sulla strada. Incrociamo
una delegazione di genitori con
una petizione: chiedono di aprire
una scuola media, perché quella
che c'è ha maestri poco preparati e
i ragazzi non imparano, perciò al-
cuni sono costretti ad andare con
la madre ad Asunci6n, con relative
Chaco Paraguayo. La cappella di Cucaami.
conseguenze per la vita di coppia e
familiare.
ALL' ISLA MARGARlTA. Do-
vevamo partire ali 'alba, ma il tem-
po pessimo ritarda di due ore l'arri-
vo della barca. Facciamo il viaggio
sull'acqua e sotto l'acqlia. Arrivia-
mo a mezzogiorno bagnate fino alle
ossa. C'è in progetto una serie di
costruzione di case per gli abitanti
dell 'isola, che da una decina d'anni
è inondata per quasi sei mesi. Si
pensa pure di formare qui una co-
munità stabile di figlie di Maria
Ausiliatrice.
CUCAAMI. Villaggio di indigeni
Ayoreos dove lavora suor Eustasia.
Case di legno, povertà estrema. Si
affollano i bambini e le mamme per
Je injezioni e piccole cure. Qui il
tempo sembra essersi fermato. Nes-
suno ha fretta, c'è spazio per la con-
vivialità.
36 · MAGGIO 1994
Altre situazioni, altre sofferenze,
altre emarginazioni ha visto Madre
Anne-Marie nel suo andare, ma ri-
mane sempre sicura che: «C'è spe-
ranza! ».
Forse glielo fanno pensa.re i missio-
nari e le missionarie che, lavoran-
do anche a livello culturale, denun-
cia.no attraverso i mezzi di comuni-
cazione i problemi di una te1Ta e di
etnie che esigono la nostra cura.
Graziella Curti

4.7 Page 37

▲back to top


Libri novità a cura di Giuseppe Morante
IL RINNOVAMENTO
DELLA FAMIGLIA
Temi per Gruppi-Famiglia
di Nicola De Martini
Leumann, Elle Di Ci, 1993
pp. 88, lire 7.000
EDUCARE È BELLO
Orientamenti
~ull'educazione dei figli.
Temi per Gruppi-Famiglia
di Nicola De Martini
Elle Di Ci , 1993
pp. 84, lire 7.000
Sono due agili volumetti
con una loro caratterizza-
zione già evidente nel tito-
lo . La centralità dell'argo-
mento è la famiglia , identi-
ficata soprattutto nel prota-
gonismo dei genitori e nel-
la loro capacità di rivitaliz-
zare la testimonianza di fe-
de in un mondo che offre
tanti segni di morte, ma
anche segni di vita. Emer-
ge una convinzione : par-
tendo dalla famiglia si può
creare una società nuova,
formando la capacità edu -
cativa dei genitori cristiani
è possibile costruire perso-
nalità autentiche.
I due sussidi sono stati
sperimentati in parrocchia
e quindi sono diretti a quei
ETTORE DEI POVERI
Un messaggio di solidarietà
di Giuliana Pelucchi
Milano, EP, 1994
pp . 152, lire 22.000
Queste pagine tracciano il
profi lo di un credente che ha
preso sul serio l'invito ad evan -
gelizzare i poveri attraverso
un 'opera formidabile di acco-
glienza e di promozione umana:
anziani , malati, barboni , extra-
comunitari, tos1>icodipendenti ,
malati di aids. E di stimolo a
tanti cristiani ch e, ch iudendosi
nel privato, fanno consistere la
fede in un culto intimo e spiri -
tuale .
Fratel Ettore, il camilliano
dallo sguardo pacato, agli inizi
degli anni '80 ha portato alla ri-
balta vicende e drammi scono-
sciuti ai più , l'altra faccia di Mi-
lano, quella drammatica, facen-
do una scelta controcorrente,
pagando di person a.
Nell'arco di poco più di un
gruppi di sposi che , obbe-
dendo alla logica della pa-
storale della nuova evan-
gelizzazione, sono sorti
nelle comunità parrocchia-
li, ben animati da catechi-
sti competenti.
Le tematiche sono quel-
le di sempre, ma tradotte
in un linguaggio media-
mente comprensibile e ri-
guardano la dimensione
religiosa, esistenziale, so-
ciale, ecclesiale, educativa
della coppia cristiana. Il
metodo rispetta lo schema
della presentazione, della
riflessione guidata, della ri -
cerca , del confronto e del
dialogo.
edizioni paoline
decennio ha aperto cinque co-
munità di accoglienza: una rete
di solidarietà, una scuola di cul-
tu ra della solidarietà. Per lui la
solidarietà è stata la via della
nuova evangelizzazione, nella
scia del magistero sociale della
Chiesa.
GENITORI E FIGLI
1. INCONTROALLA VITA
Guida per la formazione dei
genitori di bambini da O a 6
anni
A cura dell'Ufficio per la pasto-
rale della diocesi di Bergamo
Bologna, EDB, 1993
pp. 84, lire 8.500
4. IO NEL MONDO
1993, pp. 140, lire 8.500
ITINERARIO EDUCATIVO
ADOLESCENTI
1 e 2, 1993, pp. 104, lire 12.000
3 e 4, 1993, pp. 132, lire 12.000
Abbiamo raggruppato questi
sussidi perché ri spondono alla
stessa logica della pastorale
catechistica, incentrata sulla fa-
miglia e sulla parrocchia, come
luoghi di educazione cristiana. Il
riferimento al catechismo dei
bambini (Incontro alla vita) e al
catechismo degli adolescenti
(lo ho scelto vot) ne fanno stru-
menti divulgativi in relazione al-
la proposta di fede e alla me-
diazione pratica.
I primi due sono rivolti ai ge-
nitori ed ai catechisti che si fan-
no promotori di questo servizio
della parola per la crescita della
fede nell'ambito della catechesi
parrocchiale o interparrocch ia-
le. Gli altri due offrono piste di
riflessione per la catechesi si-
stematica degli adolescenti, co-
me mediazione, interpretazione
ed attualizzazione del Catechi-
smo degli adolescenti, inserita
però, e questo è molto positivo,
nella pastorale giovanile della
chiesa locale. I catechisti ne do-
vrebbero tener conto .
LA PREGHIERA
Freschezza di una sorgente
di Madre Teresa di Calcutta
e Frère Roger di Taizé
Padova, Ed. Messaggero , 1993
pp. 96, lire 9.000
In 12 capitoletti i due autori,
profondi testimoni spirituali del
nostro tempo, sviluppano un iti-
nerario completo di preghiera
cristiana, mettendone in luce la
caratteristica specifica (essere
uniti a Dio che abita in noi) e la
dimensione di amore verso il
prossimo che la rende autentica.
I due eccezionali autori tra-
smettono la loro esperienza di
preghiera, e il dialogo vissuto
con Dio. Le parole sono diverse,
il linguaggio di fuoco è lo stesso.
Sono testimonianze rivolte a
tutti i cristiani e a chiunque abbia
a cuore, oltre al proprio destino
spirituale, il destino umano.
SAPER AMARE
Per una riflessione cristiana
con i giovani sulla sessualità,
l'amore, il matrimonio
di Jacques Lacourt
Leumann , Elle Di Ci, 1993
pp. 188, lire 15.000
Dall'esame della struttura del
libro ne balza la caratteristica
peculiare : mettere in dialogo i
dati più sicuri della biologia, del-
la psicologia e della teologia
per illuminare la realtà del ses-
so, dell'amore, del matrimonio.
Ne nasce una guida lucida e
convincente per una maturazio-
ne umana e specificamente cri-
stiana dell'amore, funzionale
soprattutto alla formazione dei
giovani, ma di sicura utilità an -
che per le coppie all'inizio della
loro esperienza con iugale.
Il testo si articola in tre sezio-
ni spaziando concretamente su
temi come il corpo , la sessua-
lità, l'amore, il modo di vivere
da cristiani la sessualità e
l'amore, alcuni problemi e pro-
spettive di etica sessuale.
Vuole aiutare i giovani a sco-
prire le ragioni per vivere, in
tempi di superficialità e di fac-
ci ata, la realtà profonda del no-
stro corpo, nella sua comples-
sità, secondo il piano di Dio.
'le< ~~ <>
o~'
of'-\\0
"~fi),r..\\
~Q~~,a-
MAGG /0 1994 -37

4.8 Page 38

▲back to top


Pio Xl lo volle vescovo e cardinale. Divenne la guida spirituale negli
Partz' a 12 anni
per Torino per.farsi
salesiano e prete.
Primate della Chiesa
polacca, conobbe il duro
esilio, lottando in patria
e all'estero per la libertà
della sua gente.
Nel giugno 1927 arrivò cjal Vati-
cano la notizia che I'a rcivesco-
vo Augusto Hlond era nominato car-
dinale. Egli pensò di scrivere la sua
prima lettera di ringraziamento al
Papa. Poi ci ripensò, e scrisse prima
a sua madre Maria, un 'anziana con-
tadina che faceva vita modesta in
una casetta di Brzeczkowice, soste-
nuta dalla pensione del marito ferro-
viere morto dopo la grande guerra,
dai prodotti dell 'orto, e dal l'affetto
di dodici figli sparsi nella Polonia e
nel mondo. Augusto le scrisse: «Ca-
ra mamma, il Papa, nella sua bontà,
mi ha nominato Cardinale della San-
ta Chiesa. Sono molto commosso,
con il cuore e il pensiero sono accan-
to a te, e a te scrivo questa prima let-
tera. Quando penso alle vie meravi-
glio e per le quali mi ha condotto,
davanti ag li occhi dell ' ani1na mia
c'è sempre la tua immag ine. Tu, più
sapiente di molti ed ucatori sapienti ,
hai messo nelle an ime dei tuoi figli
un saldo fondamento della vita, la
fede fort e e il ri spetto dei diritti di
Dio. Questi stessi sentimenti li de-
pongo sulla tomba del caro papà, il
cui spirito di fortezza e di sacrificio
mi dà coraggio e mi guida...».
La Polonia cancellata
da 86 anni
Augusto era nato il 5 luglio 188 I
nel villaggio di Brzeczkowice,
nell'Alta Slesia. Gente polacca, ter-
ra polacca. Eppure, quando lui nac-
que, la Polonia era stata cancellata
dalle carte geografiche. In tre suc-
cessive "spartizioni", la Prussia, la
Russia e l'Austria se ne erano impa-
38 - MAGGIO 1994
Pellegrinaggio a Jasna Gora. Nel riquadro,
Augusto Hlond. Nel 1992 è iniziato il suo Processo di canonizzazione.
dronite. Egli fu il secondo di dodici
figli. Ben quattro di essi sarebbero
diventati salesiani.
Attorno al 1890 arrivarono nella
famiglia Hlond le prime notizie sui
salesiani . Jl principe polacco Augu-
sto Czartoryski era diventato sacer-
dote salesiano e decine di giovani
polacchi partivano per Torino ed en-
travano tra i figli di Don Bosco. Do-
po averne parlato a lungo con i ge-
nitori, Ignazio il primogenito e
Augusto decisero di partire anche
loro. Fecero il lungo viaggio cono-
scendo due sole parole italiane: To-
rino e Don Bosco. Augusto aveva 12
a nni.
Accolti a Torino con cordialità,
Augusto divenne salesiano nel 1897
e fu mandato a Roma per gli stud i fi-
losofici. Ritornato in Polonia a fare
le prime prove di apostolato nell a
scuo la di Oswiecim, fu ordinato sa-
cerdote il 23 settembre 1905. Aveva
24 anni.
Nel 1909 fu chiamato a dirigere

4.9 Page 39

▲back to top


anni della terribile invasione dei nazisti e della "protezione" russa.
BS
l'importante opera salesiana di
Vienna, attraversata da una grave
crisi finanziaria. Don Augusto riani-
ma i confratelli salesiani a intrapren-
dere nuove attività in favore dei ra-
gazzi poveri e dei giovani operai, e
discretamente prende contatto con le
autorità e con la stessa famiglia im-
periale. Le difficoltà finanziarie ven-
gono superate. Le nuove attività dei
salesiani e il tratto semplice e signo-
rile del loro direttore suscitano am-
mirazione.
1l turbine della prima
guerra mondiale
n 28 luglio 19 I4 scoppia la prima
guerra mondiale. Vienna, da felice
capitale dell'impero, si trasforma in
una città invasa da profughi e prigio-
nieri. Don Augusto, alla testa dei sa-
lesiani, organizza una trama di aiuti
per le vittime della guerra.
In quel periodo, don Augusto in-
contra monsignor Achille Ratti, in-
viato dal Papa come Visitatore Apo-
stolico in Polonia. Sostando a
Vienna, visita l'Istituto salesiano e
rimane ammirato dall 'organizzazio-
ne per l'assistenza dei prigionieri,
dei profughi, delle famiglie devasta-
te. Achille Ratti (che fra quattro an-
ni sarà Papa) si avvale dell ' esperien-
za di don Hlond per la difficile
missione che va a cominciare in ter-
ra polacca.
Nel 1919 i superioti affidano a don
Augusto I'Ispettoria Austro-Unghe-
rese. Egli ha 38 anni, e sa che non è
tempo di piangere sulle rovine, ma
di ricostruire con coraggio. In tre an-
ni di attività intensa fa sorgere 14
nuove opere.
Il Papa chiama
È morto Benedetto XV, e viene
eletto papa Achille Ratti, che prende
il nome di Pio Xl. Nella Polonia li-
bera, intanto, si stanno definendo a
fatica g li ultimi confini . La Slesia è
stata divisa in tre parti. Pio XI chia-
ma il suo amico Augusto Hlond, lo
nomina Amministratore Apostolico
e lo manda nella Slesia polacca. Non
conosciuto, don Augusto trova
un'accoglienza fredda, ma in breve
si fa stimare da tutti, polacchi e tede-
schi , preti e laici. La sua carità, il
senso della giustizia, la squisita cor-
tesia s'impongono a tutti. In tre anni
crea la diocesi di Katowice e la fa
funzionare. Ali' inizio del 1926 il
Papa riconosce il grande lavoro
svolto e lo fa ordinare vescovo di
Katowice. Non ha ancora 45 anni .
Ma in quei mesi viene a mancare il
cardinale Dalbor, arcivescovo di
Gniezno e Poznan e Primate di Polo-
nia. Il 24 maggio di quel 1926, pro-
prio nella festa di Maria Ausiliatri-
ce, Pio Xl promuove monsignor
Hlond alle sedi arcivescovili di
Gniezno e Poznan e lo fa Primate di
Polonia. A 12 mesi di distanza Io
crea cardinale.
Guida spirituale
Cominciarono i 12 anni più fecon-
di per lui e per la Polonia. «Il Prima-
te di Polonia», dirà il vescovo Ra-
donski, «fu Primate del cuore dei
cattolici polacchi come nessun altro
dei suoi predecessori. Si aveva in lui
piena fiducia e si guardava a lui co-
me alla guida spirituale della Polo-
nia». Patriota leale e sensibile, si vi-
de affidare dal Papa la cura dei
Polacchi dispersi nelle varie parti
del mondo.
Ma il vento di una nuova guerra
stava arrivando in Polonia. Hitler
proclamava che la terra polacca era
"territorio vitale" necessario al-
1'espansione della razza germanica.
Il l " settembre 1939 alle 4,30 del
mattino inizia la grande tragedia.
Le divisioni corazzate tedesche
varcano il confine polacco. Duemi-
la aerei bombardano i nodi ferro-
viari e stradali, paralizzando prati-
camente la vita della nazione. Il 17
settembre anche l'Armata Rossa in-
vade la Polonia. li 27 settembre,
mentre g li aerei tedeschi martellano
di bombe la capitale, la radio an-
nuncia la caduta di Varsavia e della
Polonia. La guerra è durata in tutto
quattro settimane.
Il governatore nazista Frank de-
cretò freddamente e fece eseguire lo
sterminio di quattro categorie di per-
sone: intellettuali, nobili, clero,
ebrei. Il nome che apriva la lista del -
le persone da eliminare era Augusto
Hlond .
La tragedia del cardinale
Nella grande e caotica tragedia
che travolse il suo popolo, si compì
anche la tragedia del cardinale. Nel
giorno precedente lo scoppio della
guerra fu decisa la riunione di tutti i
vescovi polacchi a Varsavia, per
concordare un piano di azione. Per
lo stesso giorno il cardinale Hloild
MAGGIO 1994 - 39

4.10 Page 40

▲back to top


promi se di celebrare ne ll a capitale la
santa Messa per la nazione in perico-
lo. Il 4 settembre lasciò Poznan per
Varsavi a. Intanto il governo di fron-
te all 'avan zata dell 'esercito tedesco
abbandonò Varsavia e si ritirò verso
est. E invitò esplic itamente il cardi-
na le a seguirlo . Anche il Nunzio
A postolico F ilippo Cortesi lo invitò
ad accompagnarlo. Si trattava di
partire per Roma per info rmare il
Papa e il mondo sui crimini com-
mess i da i nazisti durante l' invas io-
ne, e per chiedere un intervento a fa-
vore dell a Polonia. Il cardina le
Hlond accettò e partì per Roma.
Nessuno sospettò che g li sarebbe
stato impedi to di ri entrare in patria.
Difatti , subito dopo l' incontro con
Pio XH, tramite il Vaticano fu chie-
sto il visto tedesco. Non essendoc i
stata ri sposta, la ri chiesta fu ripetuta,
e q uesta volta fu respinta bruta lmen-
te. Cominciò all ora l'es ili o e il cal-
vario del cardinale. Iniz iò da Roma
una coraggiosa difesa de ll a s ua pa-
tria, che intensifi cò in Franc ia, quan-
do ri parò a L ourdes. Là potenz iò
l' organi zzazione di resistenza e di
soccorso ai profughi . Ma venne
l' ora de ll ' occupazione totale dell a
Franc ia e il cardin ale fu raggiunto
da ll a polizia nazista ad. Altacomba,
in Savo ia, e deportato a Parig i per
fo rzarlo a fo1mare un governo po-
lacco sottomesso a i nazisti. Ri fi utò
con fi erezza. All ora i nazisti lo inter-
narono prima in Lorena, po i in West-
fali a. Finalmente le truppe a lleate, in
un 'avanzata in attesa, riu sc irono a li-
bera rlo .
La vittoria della Madonna
II cardinale riuscì a ripartire per la
sua patri a il IO lug lio 1945, dopo
un ' ind imenti cabile udi enza con il
.,.
Il cardinale Hlond a Torino, accolto dal card. Fossati e dai salesiani.
«In che cosa il card . Hlond rivela
maggiormente la sua santità e lo
stile salesiano? Quando fu manda-
to a Przemysl per fondare l'opera
- prima era stato due anni con i
disadattati e gli orfani a Cracovia
- aprì subito l'oratorio occupando-
si di preferenza degli artigiani - i
più esposti alle idee marxiste - e
per loro fondò due assoc.iazioni
che ebbero poi diffusione naziona-
le. Anche quando fu mandato a
Vienna aprì immediatamente l'ora-
torio e lo organizzò per fasce di
età. Per loro fondò varie associa-
zioni , diede impulso al canto e al
teatro e alle più genuine tradizioni
salesiane. Per alcuni anni fu incari-
cato del Bollettino Salesiano in lin-
gua polacca. Diventato vescovo,
prese come motto il "Da mihi ani-
mas" di Don Bosco. E questa fu la
sua caratteristica di fondo : sapeva
cogliere un bisogno pastorale e
interveniva immediatamente. Fu un
pioniere e un protagonista sempre .
In un momento difficile ha ridato la
giusta importanza al ruolo del
Primate di Polonia. Ma in fondo ha
sempre riempito di sostanza ogni
incarico che ha ricoperto »
(Stanislaw Zimniak, dell'Istituto sto-
rico salesiano) .
40 · MAGGIO 1994
Papa. Pio X I metteva sulle sue spa l-
le un compito im mane: la sistema-
zione reli giosa dei vari territori già
tedeschi , assegnati all a Polonia.
Que l lavoro co lossale, che egli as-
solse con .fini ss imo tatto , assorbì le
ultime energ ie de lla s ua vita.
Il 20 lug lio ragg iunse la sua sede
arci vescov ile di Poznan, incendi ata
e quasi completamente di strutta. Ne l
marzo 1946, Pio Xli sci olse l'unio-
ne tra Gniezno e Poznan, e la sostituì
con l' uni one tra Gni ezno (la Chiesa-
madre de ll a Pol oni a) e Varsavia, e
l'affi dò al cardin ale Hl ond . E rano
rasi al suo lo la cattedrale, l'episco-
pio, quas i tutto il semin ario.
Il cardinale si acc inse subito all a
ricostruzione morale e materi ale
de ll a Po loni a. Un o de i suo i primi at-
ti fu la so lenne consacrazio ne de ll a
sua patria al Cu ore Immacolato di
M aria, I' 8 settembre 1946 a Jasna
Gora, la collina santa di C zesto-
chowa. Vi convennero più di un mi -
lione di fedeli. Fu l' ultima g io ia ne l-
la vita de l cardina le H lond , ma fo rse
la più grande.
Intanto la Po loni a veni va sempre
più soffocata dall a pesante " prote-
zione" sovietica. Il 13 fe bbraio
1947, sotto la press ione dell ' URSS ,
la P olonia si d iede una nuova Costi-
tuzione. In essa veni va accettata la
di pendenza dai sov ietic i, fino a l
punto di avere come comandante
de lle Forze A rmate polacche e Mini -
stro dell a Difesa un generale ru sso.
Già minato dal male che l' avrebbe
portato alla tomba, il cardinale mise
in guardia le comunità cristiane con
Lettere Pastorali che denunciavano
coragg iosamente le aberrazioni de l
comunismo ateo, e che furono lette
da tutti i pulpiti dell a Poloni a.
Si spense il 22 ottobre 1948. Aveva
appena affermato: «La vittoria, quan-
do verrà, sarà la vittoria de ll a Madon-
na». La sua morte sembrò una perdi -
ta ilTeparabile per la Ch iesa polacca.
M a in poche settimane il Papa elesse
a l suo posto un giovane vescovo, Ste-
fan Myszynski , 47 anni. Egli avre bbe
guidato con fede indomabile la resi-
stenza de i cattolici negli anni duri . E
a Roma stava pe1fez ionandosi negli
studi un giovane sacerdote, Karol
Woj ty la, che il mondo avrebbe cono-
sciuto fra non molti anni come Papa
G iovanni Paolo II.
Teresio Bosco

5 Pages 41-50

▲back to top


5.1 Page 41

▲back to top


,r
BONO suor Agnese, figlia di Maria Ausiliatri-
t ce, Torino il 10/10/1993 a 87 anni.
Nel corso dei suoi 57 anni di vita religiosa fu as-
sistente e portinaia del pensionato universitario
di Torino. Capace di ascolto, con discrezione,
precisione e bontà, ha saputo conquistarsi la
confidenza di molte giovani che hanno trova-
to in lei la parola buona nei momenti di stan-
chezza.
DEL MAZO Francisco, salesiano, t Caracas
(Venezuela) il 15/12/1993 a 88 anni.
MINUTELLA suor Giuseppina, figlia di Maria
t Ausiliatrice, Haledon (New Jersey, USA) il
18/10/1993 a 92 anni.
Era appena bambina quando, dopo la morte
del padre, emigrò negli Stati Uniti con la mam-
ma. Andò a cercare le FMA appena seppe che
erano arrivate a New York delle suore itali ane :
ne fu entusiasta e maturò l'idea di unirsi a loro
per sempre. Dopo la morte della mamma ebbe
il dubbio di poter continuare nella sua vocazio-
ne, date le ristrettezze di famiglia. Considerò
una grazia il fatto che anche la sorella minore la
volesse seguire nell'Istituto che sentì sempre
come la sua famiglia.
Spagnolo di Astudillo , si era fatto salesiano lai-
co a 29 anni. Preso vivamente dalla passione
missionaria, trascorse tutta la vita, dall'anno
della professione al termine dei suoi giorni, nel-
la missi one del Vicariato apostolico di Puerto
Ayacucho (Amazzonia) .
t BARBACCI sac. Antonio, salesiano, Vene-
zia il 31 /10/1 993 a 89 anni.
Entrò in congregazione dopo essere stato fer-
vido attivista di azione cattolica. A indirizzarlo a
Don Bosco fu padre Leopoldo Mandich. Con-
seg uita la laurea in economia alla Ca' Foscari
di Venezia, fu economo, insegnante, parroco
in varie comunità. Visse una serena e attiva
vecchiaia come collaboratore di una rivista e di
una radio locale, ma soprattutto coltivò il mini-
stero sacerdotale.
RONCO Caterina, vedova Mascarino, coo-
peratrice, t Castiglione Torinese (TO) il
22/12/1993 a 101 anni.
Cooperatrice e patronessa dell'oratorio Edoar-
do Agnelli di Torino sin dai primi anni si è sem-
pre dedicata a sostegno delle associazioni e in
aiuto alla scuola, sorta e sviluppatasi con l'ora-
torio. Anche nella tarda età, saliva all'ambone
e con una squillante voce proclamava la Paro-
la di Dio. Visitava con assiduità le altre coope-
ratrici ammalate e portava la sua parola di se-
renità . Ebbe la gioia di vedere la sua fig liola
Claudia consacrarsi tra le figlie di Maria Ausi-
liatrice. Anche negli ultimi anni fu esempio di
unione al Signore e di conforto per gli altri.
CRISTOFORI sac. Luigi, salesiano, t Grau-
no (Trento) il 7/9/1992 a 81 anni.
'
Exallievo dell'istituto Don Bosco di Verona, ri-
cevette la veste talare dal beato Filippo Rinaldi
a Este nel 1930. Professore di matematica, sti-
mato e ricordato dai suoi allievi, insegnò con
passione e generosità in vari istituti del Veneto
fino a 73 anni. Era un salesiano di fede genui-
na e convinta, visse gli ultimi anni in armonia
con se stesso e in comunione con gli altri. Il suo
direttore volle ricordarlo come un «costruttore
di comunione, un anziano saggio e comprensi-
vo, un salesiano dai gusti giovani, un religioso
di preghiera semplice e intensa».
ZERBO sac. Vincenzo, salesiano , t Barcello-
na (Messina) 1'8/9/1993 a 86 anni.
Era ritornato in questa città nel 1971 , dove era
stato già insegnante e consigliere . Fino agli ul-
timi anni svolse qui il suo ministero sacerdota-
le con zelo e dedizione a vantaggio di giovani e
adulti , tramite la predicazione, le confessioni ,
l'assisten za giornaliera ai ragazzi dell'oratorio.
Ha lavorato molto per le nostre missioni e per le
vocazioni.
SHIBAYAMA suor Setsuko Teresita , figlia di
Maria Ausiliatrice t Tokyo il 4/10/1993 a 82
anni.
Si era convertita al cristianesimo durante l'uni-
versità, a contatto con la scuola cattolica, il ser-
vizio ai poveri , la gioia salesiana. Dopo la pri-
ma formazione in Italia, è tornata in patria
prima della seconda guerra mondiale. Da quel
giorno, anche sotto le bombe, non ha cessato
di sentirsi portatrice di grande speranza. Per
54 anni fu insegnante e trasmise a intere gene-
razioni lo slancio per i giovani e i poveri.
GULOTTA Francesco, exallievo e coopera-
tore, t Trapani il 30/12/1993 a 69 anni.
La liturgia eucaristica celebrata nella parroc-
chia salesiana di Maria Ausiliatrice ha visto la
partecipazione di cooperatori ed exallievi,
l'azione cattolica, i volontari della San Vincen-
zo, associazioni a cui il signor Gulotta apparte-
neva. Fu un vero educatore, diede esempio di
vita cristiana e di onestà, fiducia nella Provvi-
denza, completa adesione alla volontà di Dio
anche nella malattia.
MEARDI Giuseppe, cooperatore, t Tortona il
20/11 /1993 a 87 anni.
Fratello di tre suore salesiane FMA- suor Mad-
dalena, suor Anna e suor Maura - era devotis-
simo di Maria Ausiliatrice e ornava ogni anno
per ìl 24 maggio la statua per la processione.
Viveva una intensa vita di preghiera e di bontà.
Negli ultimi anni ebbe giorni di solitudine e·di
sofferenza, che seppe offrire generosamente
al Signore.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
infom1azioni, annunciamo che
LA DlREZLONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridican1ente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n.22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall 'Ente, e
patticolrumente per l'esercizio
del culto, per la fonnazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
-se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostai1za
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
« ... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciat1do ad esso
quanto mi appattiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e patticolatmente per
l'esercizio del culto, per la
fonnazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione c1istiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
MAGGIO 1994 - 41

5.2 Page 42

▲back to top


a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
AVEVA PERDUTO
LA PAROLA
«Un anziano sacerdote , amico
della mia famiglia, già afflitto da
grave sordità, aveva perduto la
parola in seguito ad un emato -
ma cerebrale e conseguente tra-
panazione del cranio. Dopo aver
implorato la Beata Caterina
Maddalena Morano gli è ritor-
nata la parola e anche le facoltà
dell'intelletto che parevano com-
promesse. Può celebrare la san-
ta Messa e condurre una vita
quasi normale».
Bianca Maria Moraccini,
Porto Azzurro (LI)
l,.A RISPOSTA
E STATA
PUNTUALE
«La sera del 26 marzo 1990 mio
fratello viaggiava in auto con un
amico il quale, colto da malore im-
provviso durante la guida, lo coin-
volse in un gravissimo incidente.
Mio fratello ne riportò fratture mul-
tiple : dodici costole, tibia e pero-
ne. La sera precedente, trovan-
domi io nella stanzetta dell'Istituto
di Alì Terme dove si conservano i
ricordi di Suor Morano, avevo ri-
volto alla Beata una particolare
preghiera per questo fratello . Ap-
pena informata dell'incidente, ap-
punto nel giorno anniversario del-
la santa morte di madre Morano,
intensificai la mia richiesta di aiu-
to e protezione. Le condizioni fisi-
che dell'infermo si avviarono ad
un rapido miglioramento, ma re-
stava il dubbio sulla possibilità di
un completo ricupero generale ;
nel trascorrere dei giorni abbia -
mo moltiplicato le preghiere a
questo scopo, anzi io ho osato
promettere alla Morano che avrei
pubblicato la grazia se mio fratel-
lo entro il mese di lugl io avesse
riacquistato anche la sicurezza
per potersi mettere nuovamente
al volante e guidare da Roma, do-
ve abita, fino in Sicilia. La rispo-
sta di suor Morano è stata pun -
tualissima, secondo i termini che
io avevo osato porre : il giorno 2
agosto mio fratello giungeva ad
Alì Terme guidando egli stesso.
La gioia di vederlo ristabilito ha
accresciuto in me la fiducia nell'in-
tercessione di questa grande fi-
glia di Maria Ausiliatrice, per la
quale è tutta la nostra ricono -
scenza».
Suor Caterina D'A mico FMA,
Alì Terme (ME)
42 - MAGG/O 1994
La beata
Maddalena Morano
CARO
SAN DOMENICO
SAVIO ...
« ... sono una tua carissi-
ma devota da tanti anni. Ti
ho conosciuto da vicino
quando mia madre stava
morendo di parto. Allora
mi ricordo che una suora
d'ospedale entrò in sala
parto e mise al collo di mia
madre il tuo abitino. Da
quel momento tutto andò
bene, cioè io e mia madre
godemmo ottima salute.
Ora io - quella piccola
bambina - mi sono spo-
sata. Dopo due anni an-
ch 'io ero in attesa di un
bambino. Ma le cose co-
minciarono a mettersi ma-
le. Ci fu un momento in cui
credetti addirittura che la
mia creatura fosse morta.
Allora io, già tua miracola-
LE EXALLIEVE
RINGRAZIANO
CON ME
«Sofferente per un serio esauri-
mento nervoso dal 1983, mi tro-
vai ben presto inabile a qualun-
que attività mentale o manuale.
Avendo fin dall 'inizio della ma-
lattia invocato per la guarigione
l'aiuto di suor Morano, ne ave-
vo inghiottito anche una piccola
reliquia . Recentemente, durante
una visita alla tomba di Madre
Morano ad Alì Terme , rivolsi una
nuova ardente preghiera e volli
lasciare, appoggiata sul marmo,
la mia foto perché ... non mi di-
menticasse. Fu durante la nove-
na dell 'Immacolata , nel 1990,
ch e un mattino mi svegliai con
una sensazione nuova di benes-
sere: "sentivo" di essere guarita.
Alzandomi e sperimentando le
mie forze , ne ebbi la chiara cer-
tezza, con grande stupore della
comunità e delle infermiere, che
da te mpo mi assistevano e mi
servivano con fraterna premura.
Cori noi tutte si rallegrarono an -
che le affezionate exallieve, che
durante la mia malattia non ave-
vano mai cessato di visitarmi e
di pregare con me e per me. Ora
hanno voluto raccog liere una ge-
nerosa offerta per la Causa di
beatificazione ».
Suor O.G., Catania
la, mi rivolsi fiduciosa a te.
E mi è nato un bel bambi-
no che gode ottima salute.
Ora ha un anno e tre mesi:
è vivace e birich ino. lo so-
no certa che , dopo questi
precedenti, Tu continuerai
a proteggerci ».
Marilena Mancuso,
Palermo
È INTERVENUTA
LEI
«Ho un figlio ventiquattrenne che
lavora come camionista e perciò
è spesso lontano da casa. Una
sera alle ore 23 mi comunicò te-
lefonicamente che si trovava
bloccato a letto da forti do:ori re-
nali. Preoccupatissima, mi rivol-
si subito alla Beata Maddalena
Morano e chiesi a mia sorella di
unirsi a me nella preghiera . In-
tanto attendevo con trepidazio-
ne di poter avere altre notizie. Il
giorno seguente , con mio gran-
de sollievo seppi che mio figlio
stava benissimo e che i dolori
erano scomparsi quasi re penti -
namente. Sono certa che la no-
stra cara Protettrice è intervenu-
ta, a nostro conforto , per il ben e
del ragazzo ».
Santina Giacomazzi Marcuzzo,
Udine
L'HO PREGATA
OGNI GIORNO
«Mio marito , sofferente da dieci
anni di una emiparesi con afasia,
ipertensione e diabete, cominciò
ad accusare nel 1988 anche fre-
quenti blocchi intestinali con forti
coliche, soprattutto nelle ore not-
turne. I rimedi medici non porta-
vano giovamento e le sofferen-
ze aumentavano . Rivedendo un
giorno da un 'amica l'immagine
con reliquia di suor Morano de-
cisi di affidarmi a lei con la pre-
ghiera, ogni giorno dopo il rosa-
rio. Riuscii anzi a persuadere
mio marito a fare altrettanto. Il
sollievo si fece sentire ben pre-
sto; e questo si ripeteva ogni vol -
ta che l'acuirsi dei dolori mette-
va l'infermo in seria difficoltà .
Preghiera e reliquia lo aiutavano
a superare i momenti peggiori .
Ne siamo vivamente riconoscen -
ti alla nostra Beata».
Elsa e Amplio Barlese,
Mignagola (TV)
Per la pubblicazione 11011
si tiene conto delle lei/e-
re non firmate e senza
recapito . Su richiesta si
potrà omei/ere l'indica-
zione de l nome.

5.3 Page 43

▲back to top


Nome: don Gigi Di Libero
Nato a: Duronia
(Campobasso) 51 anni fa.
Attività: coordinatore nazionale
per la comunicazione sociale.
Altre notizie utili : è vissuto
cinque anni in Bolivia, dove si
è occupato a livello nazionale
del cinema cattolico.
15 maggio, Giornata mondiale
della comunicazione sociale...
«L' ha voluta il Concilio. È la presa
di coscienza del lungo camm.ino
che la Clùesa deve ancora fare per
usare gli strumenti nuovi nel suo
impegno di evangelizzazione».
Nella Chiesa è andato in crisi un
certo modo tradizionale di comu-
nicare, ma il nuovo non si vede
ancora...
«La gente è ormai abituata a una
comunicazione immediata, viva,
diretta. Si trova invece davanti a
modelli deludenti , che non provo-
cano e non coi nvolgono. Chi an-
nuncia il Vangelo deve usare un
lingu aggio che raggiunga il cuore
di chi ascolta, altrimenti fac il-
mente costui farà zapping, come
davanti a un programma noioso».
Radio, televisione, stampa: stru-
menti amici o da guardare con
sospetto?
«Non poniamo così il problema.
La Chiesa di fronte agli strumenti
nuovi non può che dire: guarda
che meraviglia! Nello stesso tem-
po si accorge che questi strumenti
possono mettere in pericol o la tua
autononùa, la capacità critica, la
libertà. Di per sé sono mezzi che
possono metterti meglio in comu-
nione con il mondo, con la realtà.
Ma il mezzo tende anche ad ad-
dormentarti . Per questo chi dice
di amare la televisione deve an-
che essere capace di spegnerla,
conservarsi capace di orientarsi,
di decidere, di ragionare».
Facciamo fare quaresima anche
alla TV?
«Sì, ma non per disperazione, per-
ché non si sa come difendersi in
altro modo. Ci si deve dare delle
regole .. .».
Cosa pensi della comunicazione
sociale salesiana in Italia ?
«Abbiamo un a buon a presenza
nella stampa, qualche radio. Si
potrebbe fare di più. Soprattutto
dovremmo uni re forze e capitali.
Singolarmente l'impegno è an-
che buono. Manca però un ' iden-
tità di gruppo forte, per cui il
nostro carisma dell' amore ai
giovani non appare abbastanza
efficace e chiaro».
Sei vissuto cinque anm tn Boli-
via. in missione gli strumenti di
comunicazione sociale sono im-
portanti.
,
«Soprattutto la radio . E un grande
strumento di formaz ione, cli coe-
sione. La radio raggiunge ogni
angolo di una comunità. Dove ar-
riva l'energia elettrica, arriva la
radio e la voce del missionario».
Don Bosco e la comunicazione
sociale...
«Al Papa si è presentato dicendo:
"Mi occupo dei giovani e delle
Letture cattoliche". Don Bosco
ha due facce inseparabili: l' amore
ai giovani e la comunicazione po-
polare. Negli strumenti di comu-
nicazione odierni Don Bosco si
troverebbe perfettamente a suo
agio».
Focus - - -
LAICI CONSACRATI
NEL MONDO
Sono oltre un mi gliaio le Volonta-
rie di Don Bosco (VDB), un Istituto
seco lare di donne consacrate ne l mon-
do fondato ne l 1917 dal beato don Fi-
li ppo Rinaldi .
Da qualche tempo però, sta fioren-
do un a spec ie di ramo maschile cli vo-
lontari consacrati , che ha già destato
l' interesse di un certo numero di gio-
vani che vogli ono vivere la consacra-
zione salesiana e lo spirito di Don Bo-
sco nel mondo.
Un gruppo di questi, proveniente
da vari e nazioni è stato invitato in Ita-
li a da don Antonio Martinelli , respon-
sabile della Famig lia Sales iana. Sono
stati quindici giorni residenziali pro-
posti a otto giovani giunti da Malta,
Venezuela, Italia e Paraguay per favo-
rire un "di scernimento vocazionale"
nella prospettiva de ll a consacrazione
seco lare sa les iana.
I primi giorni li hanno trascorsi a
Roma-Casa Generali zia e si sono in-
contrati in particolare con il vicario
genera le don Juan Vecchi e co n don
Giu seppe Nicolussi, consigli ere per la
forma zione.
Anche Gianna Martinelli , respon-
sabil e maggiore delle Volontarie di
Don Bosco, si è trovata con loro e ha
presentato le esperie nze e le prospet-
tive cli formaz ione delle VDB. Un'in-
tera mattin ata è stata dedicata all ' in-
contro con il Rettor Maggi ore. Gli ul-
timi g iorni li hanno passati a Torino-
Valclocco, ed è stata un ' occasione in-
dimenticabil e di pellegrinagg io a i
luoghi storic i sales iani.
Questa nuova e ori ginale esperienza
di consacrazione .laicale coinvolge at-
tualmente una quarantina di giovani. Si
tratta di giovan i già se1iamente impe-
gnati sia sul fronte della vita spirituale
che su quell o dell'apostolato salesiano,
e che hanno manifestato il deside1io di
dare cli più. Ora si stanno orientando a
una scelta di amore (castità), a una vita
semplice e non consumistica (povertà)
e a un impegno di servizio a Dio nella
propria professione e nell ' apostolato
secolare, specialmente tra i giovani e
nello stile salesiano.
«La vocaz ion e sales iana può ave-
re espress io ni sempre nuove e rea-
li zzaz ion i impe nsate », ha detto do n
Martine lli , c he sta seguendo da vic i-
no q uesta nu ova espressione di sa le-
sianità destin ata a far vivere nel
mondo il carisma di D on Bosco:
«Dobbiamo rende rci atte nti ai clon i
de llo Spirito e a lla vocaz ione di cia-
scun giovane».
MAGGIO 1994 - 43

5.4 Page 44

▲back to top


TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M .P.
AVVISO PER IL PORTALETTERE
In caso di mancato recapito, restituire a:
UFFICIO di TORINO AD
il mittente si impegna .a corrispondere la prevista tariffa .
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
MARTINO DI BRAGA
PAROLE
DI SAGGEZZA
Opere scelte
ln1ro<luzionc di
Ezio Gallicet
Collana I COMPAGNI DI VITA
Quella del «compagno di vita»
è una funzione antica del libro,
che oggi torna di attualità
per il crescente bisogno
dell 'uomo moderno di riflessione,
conforto e dialogo interiore.
Martino di Braga
Parole di saggezza
Opere scelte
pag . 192, rii. , L. 16.500
Definito il «Seneca cristiano»
per la sua saggezza laica condita
di fede, Martino di Braga propone
alcune attualissime riflessioni
sulla presunzione, sulla superbia,
sull'umiltà, sulla vita onesta e sull'ira.
.-KA~cr.;oJ
D'A~ f
I FIORETII
COME FOLGORE
NELLA NOTI'E
"'
CONFESSIONI
hJ•, ,:a.. ,.- ,1,
1...,, \\ :. ,
Della stessa collana:
Dalai Lama
Come folgore nella notte
pag. 248, rii. , L. 19.500
Agostino
Confessioni
pag . 544 , rii. , L. 30.000
G. Gerseno
Imitazione di Cristo
pag. 344, rii. , L. 22.000
Francesco d'Assisi
I Fioretti
pag . 256, rii. , L. 20.000
Giovanni XXII I
Un fratello che parla a voi
Da Il Giornale dell'anima
e dai discorsi
pag. 640, rii. , L. 32.000
G. Khalil Gibran
Frammenti ritmati
Il Profeta e Sabbia e schiuma
pag . 224 , rii. , L. 18.000
Francesco di Sales
Introduzione
alla vita devota
(di prossima pubblicazione)
r-='"'""' UN FRATELLO I
CHE PARLA A VOI
d11 Il Giorn11le ,lell'nnin111
e tlni J i&cor8i
·-·....... ,r...... ,~......- ..
t
-,,
l,:U,\\1 ,11,
,I
!
c;mKAN
l FRAMMENTI
RITMATI
Il prnfotn
,. Subhin e $-Ohiumn
1,..,.1,,.....,. ,H
N-tJlio'-t
i~
J;