Bollettino_Salesiano_198409


Bollettino_Salesiano_198409



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rlvl•ta della Famlglla Saleelana
Fo ndata da un Giovanni Bo•co nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di
San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio - Tei. 06/ 69.31 .341.
Conto corr. po•l n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accomero - Marco Bon-
gloanni - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli.
Coliaboratorl: Nino Barraco - Elia Ferrante -
Domenica Grasslano - Adolfo L'Arco - Angelo
Paoluzl - Francesca Tizlani - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Dlffu•lone: Arnaldo Montecchio
Fotocompo•l;zlone e Impaginazione:
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa; Officine Grafiche SEI - Torino
Regllllrazlone: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
to agosto} per la Famlglia Salesiana.
* Il 15 del meee per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'Impegna a pubblicarle secondo il loro inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori (Panfilo, Rlnaldlnl} Via
Marsala 42 00185 Roma - Tei. (06} 49.50.185.
IL BOLL.ETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
ni di copie) In: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina Australla Austria - Belgio (in fiam-
mingo) - Bollvla Brulle - Canada Centro
America (a San Salvador} - CIie - es ClneM (a
Hong Kong) Colombia Ecuador Flllpplne -
Francia - Germania Giappone Gran Breta•
gna India (in inglese, malayalam, tamil e te-
lugu) - Irlanda - Italia - Jugo•lavla (In croato e
In sloveno) - Korea del Sud - es Lituano (edito
a Roma} M alta Meeelco Olanda Paraguay
- Perii - Polonla Portogallo Spagna Stati
Uniti - Sudafrica Thallanclla Uruguay - V•
ne.zuela - Zaire
DIFFUSIONE
Il BS il dono-omaggio di Don Boeco ai com•
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nel limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIA.//0 I GIUGNO 1984
1 GIUGNO 1984
ANNO 108 NUMERO 9
4 BREVISSIME
11 VITA ECCLESIALE
17 PROGETTO AFRJCA
24 VITA SALESIANA
28 STORIE SALESIANE
35 PROTAGONISTI
RUBRICHE
111° maggio 1984 alla presenza del Consiglio superiore
salesiano, d i molti membri del 22° Capitolo generale, di
Autorità e d i Amici, l'arcivescovo di Torino cardinale Ana-
stasio Alberto Ballestrero ha consacrato il Templo che la
Famiglia Salesiana ha voluto dedicare a san Giovanni Bo-
sco proprio sul «suo» Colle. Per la circostanza, il Segre-
tario di Stato Cardinale Casaroll ha fatto pervenire dalla
Città del Vaticano il seguente telegramma: «Occasione
solenne consacrazione Chiesa dedicata a san Giovanni
Bosco presso sua casa natale Sommo Pontefice parte-
cipe gioia spirituale salesiani et fedeli auspica che san-
tuario divenga centro propuli;ore·vlta interiore alimentata
da religioso ascolto parola di Dio, da costante frequenza
sacramenti eucarestia et riconciliazione, nonché da fra-
terna et operosa carità per continua promozione, et fe-
conda testimonianza fede cristiana, mentre, invocando
su presenti tutti celebrazione liturgica larga effusione gra-
zie et favori Divino Redentore, lmparte di cuore implorata
benedizione apostolica. Cardinale Casaroll».
I mas media tra fede e cultura. La celebrazione
della Giornata mondiale ripropone alla nostra at-
tenzione un tema di primaria importanza per le
sue ripercussioni educative e culturali.
Nuova forza e luce dal llbrl llturglcl. A vent'anni
dalla riforma liturgica abbiamo chiesto al vescovo
salesiano Mons. Domenico Amoroso di fare il pun-
to sui problemi ad essa legati.
Tre piccoli paesi tre grandi tragedie. Continua il
«viaggio» del BS in Africa. È la puntata conclu-
siva.
Come sta la scuola salesiana? Mentre numerosi
avvenimenti richiamano l'attenzione sulla scuola
abbiamo voluto intervistare il delegato nazionale
per le scuole salesiane don Vittorio Re.
Meritarono un nobel ma non lo seppero. Ecco una
storia umile quasi dei «vinti» ma che ci dice l'eroi-
co impegno delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Ar-
gentina.
Un fotografo si fa mendicante. È l'esperienza di
Amedeo Nazzaro un uomo normale che ha deciso
di dare una mano ai più poveri.
Scriveteci, 3 - La lettera di Nino Barraco, 7 - Pigy di
Del Vaglio, 9 - Qualche tempo fa..., 9 - Note spiri-
tuali a cura di Clara Bargi, 10 - Libri & Riviste, 33 - I
nostri santi, 34 - I nostri morti, 38 Solidarietà, 39.

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I destinatari d•II• protesi•
Compllm•nll pt,r lo -sp,,clal••
Complimenti per la «tavola roton-
da• sulla santità oggi, pubblicata nel
numero speciale del « Bollettino Sa-
lesiano» in occasione del 50° anni-
versario della canonizazione di Don
Bosco. Il Rettor Maggiore don Viga-
nò, padre Dumege, e l'on. Raimondo
Manzini non potevano delineare me-
glio i caratteri della santità come la si
deve intendere oggi, con i suoi tratti
fondamentali sempre uguali a se
stessi nel corso della storia umana e,
tuttavia, con le novità che le figure
dei santi via via introducono con il
mutare del tempi. Se posso modesta-
mente esprimere un mio pensiero,
credo di poter dire che nessuno me-
glio di Don Bosco esprime questo
concetto, riunendo in sé Il passato,
con le sue acquisizioni inalterabili, il
presente nella pienezza della realtà
contemporanea, e il futuro, con quel-
la profezia che troppo disinvoltamen-
te trascuriamo. Se gli uomini si con-
centrassero di più su figure come
quella di Don Bosco (e anche gli altri
santi, naturalmente), ne cogliessero
gli insegnamenti per l'oggi e per il do-
mani, sforzandosi di metterli in prati-
ca, credo che molte disgrazie verreb-
bero risparmiate all'umanità intera.
Atti/lo Bonvlcln/ - Modena
A quanto mi risulta leggendo il
giornale o seguendo la TV, si moltipli-
cano le manifestazioni del giovani
contro la droga, la mafia e la camor-
ra. Ce ne sono state in Sicilia, in
Campania, anche a Roma. Grandi
masse giovanili sono sfilate per le vie
cittadine, hanno manifestato la loro
solidarietà con le vittime di queste
piaghe, hanno levato la loro protesta.
lo mi sono chiesto: ma chi è il desti-
natario di quelle proteste? E ho co-
minciato a rispondermi. La droga In
sé, certamente no, non avrebbe sen-
so. La mafia e la camorra, che ali-
mentano il malefico traffico della dro-
ga? Questo sì, anche per dire a quei
trafficanti tutto il disprezzo della gen-
te onesta, per isolarli anche moral-
mente. Ma senza dimenticare che
certi cuori incalliti non si intenerisco-
no per un corteo. E allora? lo credo
che da quei giovani che sfilano si alzi
ogni volta, dichiarato oppure no, un
appello agli organi competenti dello
Stato, anzi degli Stati, perché trovino
una linea comune di azione nella lot-
ta contro il vero flagello dei nostri
tempi. Sappiamo tutti che non è faci-
le, mettere in pratica I tanti progetti,
ma con un po· di buona volontà ci si
deve riuscire. I governi ormai sanno
di avere dalla loro parte in questa
lotta, la stragrande maggioranza
dei giovani. Deluderli sarebbe molto
grave.
I.P. - Roma
(lettera firmata)
.Breve. pt,r un giovane morto
Ho letto con piacere il numero spe-
ciale per I 50 anni della canonizzazio-
ne di Don Bosco. Nel 1934 ero un
giovane insegna~e e conoscevo Don
Bosco molto superficialmente. Ma
quel grandioso rito nella Basilica Va-
ticana, e soprattutto la partecipazio-
ne popolare, mi colpirono e mi spin-
sero a guardare più addentro nella
vita e nell'opera del Santo. Posso te-
stimoniare che quella conoscenza mi
ha aiutato a svolgere meglio la mia
professione di insegnante, e a tra-
smettere al miei allievi (sono stati
molte migliaia!) valori che spero sia-
no rimasti nei loro cuori.
Un lnSIJgnante In pensione
(lettera ffrm11t11)
Molti lettori ci hanno scritto o tele-
fonato esprimendoci la loro soddisfa-
zione per il numero speciale di aprile.
Ne siamo lieti e li ringraziamo. Da
parte nostra accogliamo i compli-
menti come stimolo a prepararci a
fare di più e di meglio nel prossimo
1988, In occasione del centenario
della morte di Don Bosco.
Nella cronaca di Roma di un quo-
tidiano del 4 maggio scorso è com-
parsa una notizia «in breve., poche
righe per dire che .nei giardini di
piazza Vittorio è stato rinvenuto il ca-
davere del ventitreenne Livio Andrea
Valente, da Reggio Calabria. a Roma
senza fissa dimora. Il medico legale
ha stabilito in una overdose di eroina
la causa del decesso•. Siamo al pun-
to che una morte per eroina .viene ri-
dotta a una •breve. di cronaca. Fino
a non molti mesi fa, casi del genere
venivano segnalati con titoli vistosi.
Ormai un giovane ucciso dalla droga
non fa più notizia. È terribile. Mi sono
anche chiesta quale dramma c'era
dietro quella vita stroncata, in quel
«senza fissa dimora•, in quella «emi-
grazione. da Reggio Calabria a
Roma. Dove stiamo andando?
Angelina Agro - Roma
Un papa coraggioso
Sono uno studente della Università
Cattolica del Sacro Cuore. da poco
abbonato alla vostra stupenda rivista.
Facendo riferimento all'articolo cli
Papa ed i giovani•. apparso sul «Bol-
lettino» del 1° febbraio 84, vorrei
esprimere alcune mie modeste rifles-
sioni che forse sapranno di già senti-
to, ma sono comunque frutto di un
sincero apprezzamento e profonda
devozione nei confronti del S. Padre.
Quest'uomo dall'aspetto sereno,
nonostante le non poche e non tra-
scurabili avversità di cui è stata si-
nora costellata la sua esistenza ed Il
suo pontificato, questo uomo corag-
gioso e combattuto tra l'amore per la
sua patria e l'amore per Il mondo in-
tero, ha proseguito quella attività di
«democratizzazione» (mi sia conces-
so il termine) della figura papale, at-
tività di cui Giovanni XXIII fu il porta-
voce. e Papa Luciani il prototipo.
Ebbene. questo grande personag-
gio, che fa trasparire la serenità dal
volto mai corrucciato, questo uomo,
simbolo del perfetto cristiano, dopo
aver dato riprova della sua coerenza
e carità, perdonando il suo truce at-
tentatore, scende ora tra i giovani a
portare alto il vessillo dell'amore fra-
terno. Ed i giovani che mai come ora
sentono il bisogno di certezze, di
principi morali e di Dio, corrono a lui,
tributandogli un enorme successo
che, oltre ad essere suo personale, è
il successo della nostra religione.
Ringraziandovi In anticipo per lo
spazio che, cortesemente vorrete de-
dicare a questa mia, vi faccio i miei
più sinceri auguri per la vostra rivista.
Lettera firmata - MIiano
Perché non pubblicate
qualche fumetto?
Leggo molto spesso il BS trovan-
dolo istruttivo. Certe volte ne parlo
con amici invitandoli a toro volta a
parlarne con altri. A me piacciono
molto i fumetti seguo perciò con vivo
interesse le vignette di Paolo Del Va-
glio. Ma perché non pubblicate altro?
È poi possibile avere un po' di vignet-
te di Pigy?
Alessandro Ciccioni
Via del g/glio, 17 - 47037 Rimini
Quanto ai fumetti possiamo dire al
gentile lettore che è allo studio un
loro uso anche sul BS; quanto alle vi-
gnette di Del Vag/ìo è possibile tro-
vare alcune sue pubblicazioni nelle
Librerie cattoliche.
IMPORTANTE: Non ■I prendono In consi-
derazione le lettere non firmate e HnZII In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta
la firma può eueni non pubbllcata. SI rac-
comanda la brevità delle lettere.
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1984 3

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cessore di Pietro, Vicario di nizzazione, del nostro Padre
Cristo che guida l'azione del- fondatore, questo messaggio
la Chiesa insieme con i Ve- importante per la nostra San-
compromette a fondo. E qui, scovi e i pastori di tutto il tità: sentirci impegnati nella
nella Basilica di San Pietro, mondo.
Chiesa che vuole fermentare
sulla tomba di San Pietro, ai « Don Bosco ci ha lasciato ìl mondo per costruire un
piedi della statua di Don Bo- come eredità una chiarezza uomo nuovo e una città de-
sco e dell'immagine di Pio IX in questa adesione al mini- gna di questo uomo nuovo.
ITALIA
che lo guidò nella fondazio- stero di Pietro. Alcuni anni fa Siamo dunque Salesiani con
ne della nostra famiglia, noi alcuni giornali presentarono Don Bosco per essere prati-
dobbiamo rinnovare Il pro- il nuovo Rettor Maggiore dei camente operosi nella tra-
Il Glublleo
posito di questa santità, una Salesiani dicendo che aveva sformazione della società.
della Famlglla Saleelana santità che vuol essere inci- una mentalità montiniana. «Viva Don Bosco, viva la
Fra le manifestazioni ro-
mane dell'Anno giubilare
particolare significato ha
avuto il pellegrinaggio della
Famiglia Salesiana che si è
dato appuntamento a Roma
proprio in occasione del cin-
quantenario della canoniz-
zazione di Don Bosco.
Oltre cinquemila membri
ed amici della Famiglia Sa-
lesiana si sono ritrovati do-
menica 1° aprile 1984 in
piazza S. Pietro per ascoltare
la parola del Papa e pregare
siva e che vuol fermentare la
città. Per questo vogliamo
essere Chiesa, vivere come
membri responsabili e im-
pegnati della Chiesa. Per
questo due elementi orien-
tano la nostra maniera di
santità: il primo è la Madon-
na, che è modello, profezia e
aiuto della Chiesa e che ci in-
segna ad essere membri at-
tivi, instancabili della missio-
ne per la Chiesa. Il secondo
è il Papa, la figura del Papa,
il ministero del Papa, il sue-
Adesso, qualche giornale ha
parlato dello stesso Rettor
Maggiore dicendo che ha
una visione wojtyliana. Don
Bosco ci ha insegnato a non
gridare "viva Pio IX", ma a
gridare "viva il Papa", ci ha
insegnato cioè ad essere
Chiesa e a impegnarci con la
Chiesa facendoci guidare dal
ministero di Pietro e dai suoi
confratelli e collaboratori, i
Pastori di tutto il mondo.
«Portiamo nel cuore, oggi,
cinquantesimo della cano-
santità dei salesiani».
Il giorno precedente, 31
marzo, la Famiglia Salesiana
sì era data appuntamento al
Tempio dedicato a Don Bo-
sco nel quartiere Tuscolano
per ascoltare una conferen-
za-meditazione del ministro
dell'Interno on. avv. Luigi
Scalfaro.
(Nella foto: immagini della
pdiealzz1a°
S. Pietro
aprile).
la
mattina
· ~ L I / \\ ~I\\Lt~ll\\1 ai piedi della statua di Don
• Y I Bosco sita in S. Pietro. Qui il
Rettor Maggiore ha improv-
visato questo discorso:
•Fratelli e Sorelle della Fa-
miglia salesiana, viva la san-
tità di Don Bosco! Abbiamo
partt;!cipato ad una celebra-
zione in cui ci è stato possi-
bile vedere altri stili di santità
con benemerenze secolari e
S'o della
NConon.ei2o2nszieonoe di
abbiamo potuto percepire
con maggior chiarez.za che
Don Bosco è un Santo dei
tempi nuovi. Vuole che la no-
stra santità, come la sua, sia
un fermento efficace nella
vita del mondo: essere Chie-
sa al servizio dell'umanità,
avere incisività di azione pa-
storale, far fermentare il
mondo perché in esso ci sia-
no cittadini e credenti impe-
gnati. È una santità che ci
4 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1984

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La scuola di Sesto
continua a vincere
Tra i finalisti del concorso
internazionale per giovani in-
ventori indetto dalla Philips
anche quest'anno c'è un
alunno della scuola salesia-
na di Sesto San Giovanni. Si
chiama Marco Biddau e fre-
quenta il primo corso profes-
sionale per elettromeccanici.
Abita a Cinisello Balsamo ed
è di origine sarda. Marco ha
inventato un cambio di ve-
locità sincronizzato per bi-
cicletta da corsa che forse
- ha scritto la Gazzetta del-
lo Sport - rivoluzionerà il ci-
clismo. E Marco? Il ragazzo
non si scompone.
« Ho avuto la fortuna -
dice - di avere un inse-
gnante di elettromeccanica,
Giovanni Manzoli, che è un
appassionato di ciclismo... ».
E poi, continua ancora il ra-
gazzo con semplicità: «È una
invenzione da nulla realiz-
zata grazie alla collabora-
zione dei miei compagni di
classe».
(Nella foto: l'allievo Bid-
dau con l'insegnante Gio-
vanni Manzo/i e il Provvedi-
tore agli Studi di Milano dot-
tor Giffom).
Un audiovisivo ElleOICI
per Il cinquantesimo
Una guida per chi
vuol fare cinema
Per Iniziativa dei cinecir-
Continuando il suo impe- coli giovanili socioculturali
gno artistico a servizio di - l'Ente salesiano che si oc-
Don Bosco e dell'ambiente in cupa di animazione culturale
cui il Santo è vissuto, il si- nel territorio - è stata pub-
gnor Teresio Chiesa, salesia- blicata una «Guida alle cine-
no coadiutore e autentico ar- teche». Si tratta di un aiuto
tigiano della foto, ha colto concreto preparato da Mar-
l'occasione del cinquante- co Pasquali e destinato a
nario della canonizzazione quanti volendo fare anima-
per presentare a tutti gli ap- zione culturale con il cinema
passionati una serie di ses- non hanno riferimenti orga-
santa diapositive dal titolo: nizzativi concreti.
« Don Bosco: un santo per i È una piccola «summa»
giovani e con i giovani•. del materiale cinematogra-
È un audiovisivo con foto fico disponibile e delle infor-
in parte ricavate dalle formel- mazioni per accedervi.
le in creta dello scultore Ma-
strojanni, in parte dall'archi-
vio fotografico salesiano ed
in parte ancora scattate dallo
stesso Chiesa.
(Nella foto: una immagine
della Casa Pinardi così come
viene
visivo
presentata
di Teresio
Cnehliel'asau)d.iot>-
<I Sessant'anni di matrimonio
Pubblichiamo con piacere
questa foto in occasione del
sessantesimo di matrimonio
che i coniugi Mellano Giu-
seppe e Cotto Angela hanno
celebrato a Torino il 6 mag-
gio scorso.
Chiunque fosse interes-
sato può richiederla alla Se-
greteria CGS (viale dei Sale-
siani, 9 - 00175 Roma).
BELGIO
Un francobollo
per Il cinquantenario
Il cinquantesimo anniver-
sario della canonizzazione di
Don Bosco, in Belgio è stato
ricordato con l'emissione di
un francobollo del valore di
otto franchi che viene ad ar-
ricchire la filatelica a sogget-
H0MElll.llJlUHIDSi\\-lN
SO-AIIIYIIWIE
.. lt
WIIIISAllOI
DCII mo
1934-1914
to salesiano. Il francobollo è
stato accolto con molto en-
tusiasmo. Il 7 aprile giorno
dell'emissione poi è stato
possibile far fare l'annullo
presso sette case salesiane
sparse In altrettante città bel-
~--"" ghe.
Altra singolarità del fran-
cobollo è che l'autore del
.1
bozzeto è
spettoria
il salesiano dell'l-
del Belgio-Nord
~ don Lionel Carbon.
(Nelle foto: francobollo e
busta con l'annullo praticato
presso la casa salesiana di
Blandain).
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1984 5

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era In Egitto perché scultore
presso la corte di Fouad e
Farouk d'Egitto per ben 44
anni.
Dopo la guerra e dopo 4
anni e otto mesi di prigionia
nel Sinai finalmente nel 1949
EGITTO
tutta la famiglia è rientrata In
Italia. Grazie a Dio, ho vis-
Un monumento
suto la mia vita a Roma come
tatto col cuore
capocontabile prima e come
La foto un po' sbiadita che
pubblichiamo ha una storia
semplice ma che val la pena
conoscere attraverso quanto
ci ha scritto un exallievo del
Cairo:
«Sono Almo Pellegrini,
nato al Cairo d'Egitto il 17
settembre 1915. Ho frequen-
tato l'Istituto salesiano In
quella città sin dalla sua fon-
dazione e cioè sin dal 1928
con Il numero di matricola n.
7. VI rimasi Interno fino al
1934, anno della proclama-
zione a Santo di Don Bosco.
Restano per me indimenti-
cabili don Savoia, don Dì
Crosta, don De Pascalis, don
Santoro, don Arena, don
Gatti, don Gaeta, don Fran-
cia, don Gnolfo, don Cordo-
va, don Mangiarotti, don
Guastelll, don F. Grimshaw,
Père Leon e il signor Costa-
magna. Anni stupendi ed in-
dimenticabili che hanno visto
la mia crescita e formazione.
Nel 1934, l'anno della cano-
nizzazione, mio papà scolpi
per l'Istituto un enorme mo-
numento per Il cortile della
Scuola e cosl anche la gros-
sa mensola che sorregge
albergatore dopo al Bernini
Bristol ed al Gr. Hotel Plaza
come direttore. Attualmente
sono segretario-consigliere
dell'Associazione Direttori di
Albergo. Quanto tracciato
non vuole essere assoluta-
mente il panegirico della mia
persona, ma soltanto ed
umilmente il racconto di una
•Storia• che è quella di un fi-
glio di Don Bosco.
Visto che siamo nel cin-
quantenario della canoniz-
zazione di Don Bosco, allego
alla presente una foto del
monumento che ha scolpito
e donato il mio papà chie-
dendovi se è possibile di
pubblicarla. Gli anni di scuo-
la con I salesiani sono Indi-
menticabili. Aff.mo Almo Pel-
legrini.
PS. - Ricevo Ininterrotta-
mente il BS sin dal 1936».
Potevamo non pubbllcare
questa foto?
ECUADOR
Il primato
del Crtat6bal C616n
Riteniamo che non deb-
due mali per I quali migliaia giovanile: frutto della società
di nostri fratelli rischiano di o dell'uomo?», «I giovani
morire. Ad essi vada la no- profeti e protagonisti per un
stra solidarietà.
mondo di pace•.
ITALIA
UNIVERSITA PONTIFICIA
SALESIANA
Per la pace
contro la violenza
Per combattere
Il Centro Psico-Pedago-
gico aViktor Frankl• di Mes-
!'emarginazione
e la devianza
sina nei giorni 16, 17, 18 A partire dal prossimo
maggio 1984 ha organizzato anno accademico, l'Univer-
il suo settimo seminario di sità Salesiana di Roma avvie-
studi. Quanto mal attuale li rà un corso biennale per
tema di quest'anno: «si gio- operatori sociopedagogici
vani per la pace contro la impegnati nel settore dell'e-
Maria Ausiliatrice e le deco- bano essere molte le scuole violenza•.
marginazione e del disadat-
razioni del teatro. Mio papà che tra i loro allievi possono Fondato dal salesiano don tamento giovanile. L'inizia•
vantare ben quattro presi- Umberto Romeo, il Centro tiva - diretta dal direttore
denti della Repubblica. È «Frankl• è ormai una strut- dell'Istituto di Sociologia del-
quanto avvenuto per il «Col- tura essenziale a servizio la Facoltà di Scienze dell'E-
legio Salesiano Crist6bal Cò- dell'orientamento psico-pe- ducazione dell'U.P.S. don
16n• di Guayaquil in Ecuador dagogico dei ragazzi messi- Giancarlo Milanesi coadiu•
che ha visto per la quarta nesi e non. In collegamento vato da docenti della stessa
volta un suo antico allievo di- con gli altri Centri salesiani Facoltà e da altro personale
ventare primo cittadino della d'Italia svolge una costante specializzato - ha un note-
Nazione. Il quarto presidente azione di consulenza ed ani- vole significato socio-eccle-
- al quale vadano anche i mazione. L'iniziativa di un siale. Il Corso si rivolge infatti
nostri auguri - è Le6n Fe- simposio annuale si Inseri- a ~iovanl operatori e volon-
bres Cordero di 53 anni elet- sce proprio in questo ambito. tari che prestano la loro ope-
to per votazione popolare di- Con l'obiettivo di stimolare ra in comunità terapeutiche,
retta il 6 maggio 1984.
una coscienza nuova di im- comunità alloggio, gruppi fa-
pegno e di moralità umana miglia, centri di accoglienza.
ETIOPIA
nei confronti di temi come la struttura sanitarie, ecc. e
pace e la violenza, Il direttore sentono li bisogno di una più
Macallil
del Centro ha riunito nei specifica professionalità.
giorni scorsi centinala di per- La caratterizzazione am-
Le immagini in alto a de- sone per ascoltare Il vlcé di- bivalente - il programma
stra cl giungono da Macallè rettore del TG/ 1 Nuccio del corso verrà svolto a livel-
dove I salesiani con altri Fava, il primo presidente del- lo informativo-conoscitivo e
sono impegnati in una Inten- la Corte di Appello di Mes- a livello operativo - nonché
sa azione di promozione sina Giovanni Lazzaro ed il lo stesso calendario delle at-
umana. La fame e la siccità vescovo di Acerra monsignor tività didattiche - le lezioni
sono due terribili realtà nelle Antonio Riboldi. Sono stati per il 1984-85 si svolgeranno
quali I salesiani di Macallè cosi affrontati questi temi: in nove week~nd - rende
sono Immersi fino in fondo. • Delinquenza oggi: i giovani oltremodo Interessante la
La zona in cui essi operano è denunciano e annunciano: partecipazione.
1 da tempo flagellata da questi che cosa?•, • Delinquenza Per l'urgenza della stessa
6 • BOLLET7/IYO SALESIANO 1 GIIJGNO 1flll4

1.7 Page 7

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finalizzazione del corso è au- trebbe essere indotta dalla
spicabile un'ampia adesione osservazione anche della
di operatori.
sola consistenza numerica
Chiunque può essere in- (l'AC, con I suoi 600.000 ade-
teressato può chiedere infor- renti, rappresenta ancora la
RIEMPIRE LE SOLITUDINI
mazioni all'Istituto di Socio- più ampia e numerosa as-
logia, FSEI UPS, piazza Ate- sociazione di laici cristiani
neo Salesiano, 1 - 00139 esistente in Italia), per guar-
Roma - Te/. (06) 8132041 dare alla propria situazione
(ore 9-13, da lunedl a ve- con obiettività e con sempli-
nerdl).
cità-.
Carissimo,
la verità è che Il nostro mondo è un pianeta senza
cuore. E senza cuore non si vive.
È la malattia del secolo, Il gemito che Implora dal
fondo della solitudine, del rigetto. Il male di un'epoca
Una ricerca sugll adultl
di Az.lone cattolica
Ricordato Il centenario
della Lettera da Roma
L'editrice AVE, espressio- Con una solenne cerimo-
ne dell'Azione Cattolica Ita- nia l'Università Salesiana di
liana, ha pubblicato nelle Roma ha voluto ricordare il
scorse settimane i risultati di centenario della Lettera
una indagine sociologica scritta da Don Bosco Il 1O
condotta dall'Istituto di So- maggio 1984. La circostanza
ciologia della Facoltà di ha consentito una riflessione
Scienze dell'Educazione del- sul messaggio pedagogico
l'Università Salesiana di del Santo svolta attraverso
Roma ed in particolare da una tavola rotonda che ha vi-
una équipe composta da don sto la partecipazione dei pro-
Giancarlo Milanesi, da don fessori Pellerey, Gianola, Co-
Renato Mion, salesiani e dal lombo, Tonelli coordinati dal
loro collaboratori dott. V. Rettore don Giannatelll. Du-
Pieronl e dott.ssa S. Chisto- rante la manifestazione han-
lini. Anche l'elaborazione no parlato anche il Cardinale
statistica del dati è stata ef- Wllliam Braum presidente
fettuata presso il Centro di della Congregazione per l'E-
Calcolo dell'U.P.S.
ducazione cattolica ed Il Ret-
L'indagine ha Inteso ri- tor Maggiore dei Salesiani
spondere ai seguenti inter- don Egidio Viganò.
rogativi: Come è vissuto Il Durante l'incontro sono
rinnovamento associativo in- stati eseguiti canti e musiche
trodotto dallo Statuto ACI del da parte del Coro e dell'Or-
'69, nella coscienza degli chestra della Scuola di Mu-
aderenti adulti e nei loro sica T. Ludovico da Victoria
gruppi associativi? Come diretti dal M0 Valentino Mi-
hanno inciso le attuali tra- serachs.
sformazioni socio-culturali
ed ecclesiali nella mentalità e
nello stile di vita degli adulti
di AC? Come è vissuta dagli
Una messa penltenzlale
adulti l'attuale situazione ec- La parrocchia Santa Maria
che non riesce ad aprirsi definitivamente all'amore e al-
l'accoglienza.
Eccoci cosl. In mezzo a tanta gente, e soli.
Tra la folla delle grandi città, in attesa dell'autobus,
in fila dietro gli sportelli, eppure soli. Soli dentro le
mura, soli sulle strade. soli al lavoro, soli tornando a
casa, In quella spaventosa scatola di anonimato che è
il condominio.
Soli, nella paura di noi stessi, nella paura degli altri.
Bambini, giovani, anziani, ammalati. La città, desti-
nata ad essere luogo di incontro, occasione di comu-
nità, di plenarietà, di servizio, di vita in comune, ricca,
stimolante, rischia di diventare il segno di tutte le soli-
tudini del nostro tempo.
Disaggregazione, frantumazione del contatti, stan-
dardizzazione, terrore della vita, sempre più imperso-
nale, che emargina sentimenti e situazioni, che ricaccia
indietro l'anima, I bisogni, Il cuore, le relazioni, i rap-
porti.
È il peccato del nostro tempo. Abbiamo tutto. E ci
manca solo una cosa, l'essenziale, l'amore.
Consumiamo tutto. E slamo consumati per primi.
Assassinati, derubati della nostra persona, ridottl a ruo-
li, a mezzi, ad oggetti, in mezzo a tanti oggetti. Numeri
di una società di massa in cui l'uomo ha valore solo se
serve alla macchina, alla efficienza, alla produzione
delle cose, degli utensili.
Stranieri tra fratelli. Senza comunicazione. Sco-
municati eslstenzialmente e socialmente.
Convertirci. È qui Il nostro futuro. Qui Il futuro del
mondo.
Riempire tutte le solltudini di oggi, tutte le assenze
clesiale, soprattutto in ordine della Speranza di Roma, or- di amore, tutte le nostalgie di accoglienza, abbattere i
al pluralismo associativo? mai da alcuni anni è solita
Che cosa sopravvive del col- celebrare durante il periodo
lateralismo e del vecchio quaresimale una Messa pe-
modo di affrontare il rappor- nitenziale che val la pena se-
to fede-politica?
gnalare. Celebrata alle ore
L'indagine risponde esau- 20, l'ora di cena, di ogni mer-
rientemente a queste doman- coledl, e presieduta, que-
de e dà In tal modo alla più st'anno, da don Agostino Fa-
muri, aprire finestre, dare la mano, capire la gente, tro-
vare chi è solo, fare presenza di Dio dove è il vuoto, la
disperazione.
Panettoni e soldi, sigarette e strutture e riforme
possono essere parole. È l'amore l'unioa motivazione
di speranza. L'amore, l'unica ragione di sopravvivenza.
L'amore, l'unica prova dinanzi alla quale Il mondo
numerosa organizzazione vale, essa ha visto la parte- riesce ancora oggi ad arrendersi.
laicale cattolica uno stru- cipazione di una media di ol-
mento di conoscenza effi- tre cento persone ogni set•
cace che sarà tradotto anche Umana, che si sono impe-
in strumento di lavoro per gnate a tralasciare la cena,
GERMANIA
di Don Bosco a Colonia,
scritto In grosse lettere, a
tutti I gruppi.
offrendola in contributo per
«La decisione di cono- la nuova opera di accoglien-
scersi meglio - hanno di- za dei ragazzi abbandonati
Festa di Don Boaco
è stare lntleme
fianco al palco preparato
nella Aglessaal in Weissen-
burgstrasse. Una frase di
chiarato i dirigenti dell'Azio- di lvato (Madagascar), as- Il «Corriere d'Italia., set- Don Bosco, scelta dai ragaz-
ne Cattolica - rappresenta sunta ques'anno dalla lspet- t.imanale d'Informazione per zi che hanno partecipato al-
in un certo senso un atto di toria Romana. Si è raggiunta gli italiani in Germania, l'organizzazione in numero
coraggio: Il coraggio di pren- la somma di L. 2.300.000: dell'11 febbraio 1984 ha pre- insolito, per l'immediatezza e
dere coscienza nella verità una citra non trascurabile, sentato cosl la festa di Don semplicità del messaggio. I
della propria situazione, nel- ma che ha certamente un va- Bosco organizzata presso ragazzi di Colonia, che di
la sua povertà e nelle sue ric- lore ben più grande di quello l'opera salesiana.
problemi ne hanno tanti, al
chezze, per correggere le nominale, essendo frutto ve- «Uno solo è Il mio deside- pari dei loro coetanei nella
prime, per valorizzare meglio ramente di quaresima: che è rio: quello di vedervi felici», Repubblica Federale, deb-
le seconde. Si è voluto in preghiera, parola di Dio, ca- questo è stato Il motto, che si bono trovare un modo di es-
questo modo rifiutare la ten- techesi, digiuno e carità, cioè è presentato agli ormai affe- sere felici. Come? Prima di
tazione trionfalistica, che po- Chiesa che vive.
zionati partecipanti alla festa tutto nel non restare isolati, e
BOLLEmNO SAI.ES~NO I GIUGNO 191U 7

1.8 Page 8

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preceduta da alcuni incontri
tenuti dal prof. Gaetano Mol-
SPAGNA
lo dell'università di Perugia,
Ricordata
all'lsis e alla missione catto- Donna Dorotea de Chopltea
il programma della festa lo
aveva annunciato in maniera
ancora più immediata, invi-
tandoli a divertirsi, per una
sera, però insieme.
Sono venuti come al solito
in tanti, bambini, ragazzi e
famiglie per una serata di
gennaio, nel ricordo di un
lica, con giovani e famiglie,
sui temi dell'amore e della fa-
miglia, riducendo sul motivo
della fiducia i conflitti, che
spesso fanno estranei e ne-
mici, figli e genitori.
«Un'educazione preven-
tiva? - ha detto il prof. Mol-
lo - superarsi in accoglien-
za. Educare i figli a rispettar-
si e a riconoscere i medesimi
diritti di vivere».
L'occasione del centena-
rio delle scuole professionali
salesiane di Sarrià di Barcel-
lona ha dato la possibilità a
questa città di rendere
omaggio alla Venerabile Do-
rotea de Chopitea, la nobile
spagnola cooperatrice e so-
stenitrice insigne dell'opera
salesiana spagnola.
Per l'occasione il sindaco
della città Pascual Maragall
ha messo a disposizione il
«Salone dei Cento». Alla
presenza del cardinale arci-
vescovo monsignor Jubany e
di tant'altre autorità civili e
religiose, il signor Miquel
Coil y Alentorn ha tracciato
un interessante profilo sto-
rico della Venerabile ricor-
dando soprattutto il suo con-
tributo allo sviluppo delle
scuole professionali salesia-
PORTOGALLO
ne di Barcellona.
Solenni celebrazioni
(Nella foto di Jaime Mes-
cinquantenarie
sana una immagine della ce- I Salesiani portoghesi han-
rimonia).
no celebrato con particolare
santo moderno e concreto,
che non conosceva ostacoli
nel raggiungere e promuo-
vere- i giovani. La caratteristi-
ca di questa festa è proprio
questa mancanza di barriere:
tutti possono apportare il
proprio contributo, come ha
fatto Tommaso, che di pas-
saggio a Colonia da Napoli,
ha telefonato due ore prima
della festa per poter presen-
tare un suo pezzo teatrale. O
come hanno fatto i ragazzi
spagnoli di Remscheid, che
hanno eseguito danze del
loro folclore. Come hanno
fatto «I ragazzi del fuoco»,
che per la loro bravura bru-
ciano le tappe a Colonia.
La serata di festa è stata
MESSICO
L'Auslllatrlce nel Noviziato
Il Messico - sì sa - è ter-
ra di colore e fantasia. Qua-
lità quest'ultima che trovano
nella religiosità e nell'arte
una loro valida ed efficace
espressione. Presentiamo
l'immagine dell'Ausiliatrice
del noviziato salesiano dì
Chapala vicino Guadalajara
- scultura in legno di Jame
Reyes - assieme ad un
«Don Bosco» esposto alla
mostra-mercato che tutti gli
anni gli studenti teologi sa-
lesiani organizzano il 31 gen-
naio - festa del Santo - a
Tlaquepaque.
8 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1/IIU

1.9 Page 9

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Pubblichiamo In qunta Nbrlca fatti, fattere!II, curlo-
1ltà raccolti rlleggendo le pagine del Bollettino Salnla-
no dalla 1ua nascita, nel lontano 1877.
I 25 anni di BS - Nell'ottobre 1901, il Bollettino Sa-
lesiano festeggia il 25° anniversario di fondazione. Nel
riandare al cammino percorso, Il BS ricorda che Don Bo-
sco, dando vita a quelle quattro smilze paginette Iniziali,
ebbe a dire: «Voi non sapete ancora come quest'opera è
voluta da Dio, e quanto bene deve produrre In mezzo alle
nostre popolazioni•. il BS aveva raggiunto, nel 1901, una
vastissima diffusione In tutta Italia e usciva già con nume-
rose edizioni straniere: francese, spagnola, inglese, tede-
sca, polacca e ungherese. «Scopo primitivo della pubbli·
cazione - scrive Il BS - era di occuparsi delle cose della
Società salesiana, ma in breve volgere di tempo volse l'oc-
chio anche alle cose che riguardano Il bene della civile so-
cietà ».
solennità Il ricordo del cin- pastore, per condurre a Lui
quantenario di canonizzazio- ragazzi e giovani, special-
ne di Don Bosco. La celebra- mente i più abbandonati•.
zione principale è awenuta a
Evora, città a circa 150 chi-
lometri a sud di Lisbona. In
questa città è stata dedicata
(Nella foto: a sinistra il bu-
sto in bronzo dedicato al
Santo).
al Santo una strada e si è
inaugurato anche un suo bu-
Don Bo•co alla radio
sto in bronzo proprio di fron- Dal 26 aprile 1984 la radio
te alla Chiesa di Maria Ausi- nazionale portoghese ha in-
liatrice.
cominciato a trasmettere una
• Il sacerdote Giovanni Bo- vita di Don Bosco dal titolo
sco - ha detto nella circo- •l'apostolo della gioventù•.
stanza l'arcivescovo della Il programma trasmesso dal-
città monsignor Maurilio de la RDP è durato per l'intero
Gouveia parlando in Catte- mese di maggio ed ha avuto
drale - è diventato l'espres- un successo di ascolto no-
sione viva di Gesù maestro e tevole.
1-11 ,qvwR.oCI-Jé 11. T()
I H 5€6N/:ìMGNTl>
Nél.Lé SCUOLE
e:
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~ de1 l..o
/;)/1/(31--/TI 5EM~é
Pili~ nQCOlTATIVO
A~
Il ._glublleo• della cartiera - Gran testa, Il giugno
1902, a Mathi torinese, per l venticinque anni di attività
della cartiera realizzata dai salesiani allo scopo di approv-
vigionare di carta le numerose pubblicazioni edite dalla
Congregazione. Nel resoconto del festeggiamenti, Il BS dà
notizia che la Direzione della cartiera ha stabilito di elar-
gire ai lavoratori con un ventennio di servizio, un premio di
200 lire per gli uomini e 150 per le donne. Altre cento lire
agli uomini e 75 alle donne che avessero 1O anni di servi-
zio. Le somme venivano depositate in libretti lndlvidualì
fruttiferi. Interesse corrisposto, Il 4 per cento, che a quel-
l'epoca era Il tasso corrente. Oggi farebbe la gioia del mi-
nistro del Tesoro, costretto, per coprire il disavanzo del bi-
lancio statale, a corrispondere tassi di interesse che si ag-
girano Intorno al 18 per cento.
Un giudizio non ao,petto Cesare Lombroso è
noto come il sostenitore della teoria secondo cui delin-
quenti si nasce, teoria frutto della sua concezione materia•
Ustica della vita. Il suo giudizio, dunque, non è sospetto -
scrive il BS nel numero del novembre 1902 - quando
esprime un giudizio del tutto positivo sull'azione preven-
tiva Intrapresa dal salesiani per sottrarre tanti giovani al ri-
schio di cadere vittime della delinquenza. «Non servono
- dice Lombroso nel 1902 - le carceri, i riformatori, ecc.
Ciò che Invece ha efficacia è Il metodo preventivo adottato
da Don Bosco». E aggiunge testualmente: «Gli Istituti sa-
lesiani rappresentano veramente uno sforzo colossale e
genialmente organizzato per prevenire il delitto, l'unico
anzi che si sia fatto In Italia». Detto da Lombroso, non è
poco. ·
~J/
Visitare gll Infermi... a nuoto • Il BS del gennaio
1905 riporta la lettera In cui Il chierico Giovanni De Maria
Informa mons. Costamagna di un suo viaggio nelle sper-
dute terre dell'Ecuador, per raggiungere un povero Indio
che era stato assalito e quasi sbranato da una bestia fe-
roce. Un viaggio pieno di peripezie, comprese due nuotate
per attraversare altrettanti fiumi In piena, non essendo di·
sponibile alcuna Imbarcazione. Giunto a destinazione, il
missionario curò le spaventose ferite dell'indio con I ru-
dimentali mezzi che aveva a disposizione, lo battezzò
dopo avergli spiegato cle cose più necessarie alla fede., e
p'ol riprese la via del ritorno, con In programma altre due
belle nuotate...
BOU.ETTJNO SALESIANO I GIUGNO 1/HJI 9

1.10 Page 10

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ssrgi
c1ara
ciò che Don Bosco
ci insegna
Abbiamo già avuto modo di osser-
vare come l'azìone apostolica di Don
Bosco muova da una forte spinta di
carità, che si esprime in quel motto 18·
tino «da mlhi animas, coetera tolte».
Queste poche parole esprimono pri-
ma tutto una confidenza fìliale in Dio
a cui è rivolta la supplica; poi rattenzio-
ne ai prediletti deJ Padre: le anime, per
Don Bosco, sono i •poveri• e i • pic-
coli».
Esprimono anche ll suo zelo aposto-
lico per la costruzione del Regno di
Dio. Quest'ansia di Don Bosco sottln•
tende un grande amore alla Chiesa,
perché costruire ll Regno Dio sulla
terra vuol dire costruire la Chiesa, e
non tanto come organizzazione, quan-
to come presenza di Dio nel mondo.
C'è anche un atteggiamento mise-
ricordioso, attento e confidente: quello
del Buon Pastore, che ha fiducia di sal-
vare le anime perdute... le va a cercare
con amore... non le vuole castigare,
non le vuole perdere... si preoccupa
più quelle 11 che non delle altre.
Ma Don Bosco era una persona
eminentemente pratica e creativa, <:a·
pace far diventare subito •vita• Il
grande amore che gli urgeva nell'a-
nima. Ed è così che, vivendo, crea
quello che poi sarà uno degli elementi
più importanti dello spirito salesiano:
uno stile di relazione. Egli aveva fon-
dato il suo metodo educativo, che
chiamava «sistema preventivo•, su tre
punti cardine: la ragione, I'amorevolez-
za, la religione.
Ma che senso hanno per me, oggi,
gli elementi di questo trinomio salesia-
no? Per me, che sono immerso in un
mondo dove l'arbitrio personale ha
preso il posto della ragione; dove l'o-
dio è così istituzionalizzato da rendere
incomprensibile l'amore; dove l'atel•
smo storico e pratico tende a soppian•
tare la religione... Posso ancora pen•
sare a un modo di relazìonare e di por•
mi nei confronti degli altri in termini di
amore, religione, di ragione?
Il senso della ragione
Per noi che viviamo in questo tipo
dì società, diventa necessità di colti-
vare in noi ll senso di un profondo
equilibrio interiore, che si esprime:
- Nella capacità di vivere la verità,
cercando sempre la verità, anche se
questo comporterà che io debba pa•
gare di persona. In un mondo che ha
legali7.zato la menzogna, la mia ricerca
del.la verità, la mia obiettività gludi•
zio, la mia coeren1.a nel comportamen-
to, gli scopi chiari che mi prefiggo e i
mezzi che uso per raggiungerli, diven-
tano una testimonianza viva che si può
andare controcorrente senza per que-
sto essere meno uomini: anzi, il con•
trarlo;
- Nella capacita d'attenzione ai se-
gni dei tempi, per rilevare le carenze
oggettive di carattere psicologico, po-
litico, sociale, economico e culturale
che condizionano la vita delle persone,
soprattutto dei giovani; e qulndl per la-
vorare nelle strutture a favore d'un tipo
d'uomo e di società che sia conforme
al disegno del Padre Cristo. Vivere
l'oggi in prospettiva di futuro... saper
leggere negli avvenimenti la traccia
della volontà di Dio che guida la storia
del mondo e dell'uomo senza coartare
la libertà di nessuno, servendosi anche
del male per trame del bene;
- Nella capacitA di orientare la no-
stra intellige/1ZlJ ad un umanesimo cri-
stiano, perché l'Intelligenza umana sia
più al servizio dell'uomo che delle
cose, in un mondo che fa delle cose
da possedere un Idolo a cui l'uomo è
asservito. Noi stiamo vivendo l'accel-
lerazione della storia, e chi ne sta fa-
cendo le spese è proprio la persona
umana: tocca a noi rimettere l'uomo al
centro dell'attenzione, vivendo in ogni
nostro rapporto questa realtà e lottan-
do perché questo avvenga anche nel
contesto socio-culturale in cui slamo
inseriti.
Il senso dell'amorevolezza
Vuol dire amare gli altri senza ricer-
care noi stessi; vuol dire andare verso
gli altri liberi da ogni tentazione pos-
sesso o di strumentaliz?.azione. È uno
stile di rapporto tutto particolare:
- è un modo vivere e di consi-
derare i fratelll non solo come una fet-
ta di umanità da aiutare ed evangeliz-
zare; ma è un modo di andare a loro in
quanto persone, apprezzandole per
quello che sono, In una società che va-
lorizza la persona solo per quanto pro-
duce e consuma;
- è un porsi nell'atteggiamento
che può definirsi; «costruttore di co-
munione» in famiglia, sul posto di 18-
voro, tra i vicini di casa, nell'ambiente
ecclesiale che frequento; un rapporti)
basato sulla fraternità, la comparteci-
pazione e la collaborazìone: in una so-
cietà che spinge le persone alla com-
petitività;
- è un porsi nell'atteggiamento di
ascolto nei confronti dJ tutti, sopl'llttut•
to dei più piccoli e dei più poveri, per·
ché ogni persona si senta valorizzata,
accolta, compresa: in una società che
spesso offre condizioni inumane di re-
lazìone;
- è un porsi in un atteggiament.o
di stimolo, per una partecipazìone at·
tiva delle persone nella vita sociale, di-
fendendo la democrazìa contro ogni
tentativo di coartare la libertà delle per-
sone e dei popoli, creando spazì dl in•
tervento e di dialogo, educando alla
corresponsabilità: in una società che
tende a limitare l'autonomia individua-
le ed educa al disimpegno.
D senso della religione
Vuol dire testimoniare Dio in una so-
cietà secolarizzata, segnata dalla spac-
catura profonda tra cultura e fede.
- Di fronte all'ateismo noi possia-
mo testimoniare con la vita che, par·
tendo dalla scelta radicale Cristo
uomo nuovo, nel quale trovano uno
spazio e un senso tutti valori terrestri
ed umani, si può vivere la verità del
mondo e dell'uomo; che si può amare
li mondo senza negare Dio; che si può
essere persone e cittadini esemplari e
nello stesso tempo credenti e impe-
gnati.
- Di fronte al secolarismo, noi ac-
cettiamo l'autonomia delle realtà crea-
te, perché è Dio stesso che le ha crea-
te autonome. Difendendo tale auto-
nomia, possiamo affermare che ogni
cosa creata ha senso solamente se
fondata in Dio che ne garantisce I'esi-
stenza. Tocca a noi cercar di scoprire
e di trasmettere il segno Dio nel co-
smo, la traccia che Egli lascia nel
mondo e nella storia.
- Di fronte alla frat:tum tra cultura
e vangelo, noi possiamo vivere, testi-
moniare, diffondere nell'ambiente so•
cio-culturale in cui siamo inseriti, la
possibilità di un rapporto equilibrato
tra vangelo e vita, tra vangelo e cui·
tura; tra vangelo e scienza.
1 Q BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 18114

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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i mass media
tra fede e cultura
Il 3 giugno slamo Invitati a
riflettere sull'Importanza del
massmedla. Proponiamo a tal
proposito un articolo di Angelo
Paoluzl, glomallsta cattolico di
ampia esperienza e nostro
collaboratore.
Si calcolano sul migliaio gli
interventi da parte della
Chiesa, nell'ultimo secolo,
sugli strumenti della comunica-
zione sociale. Non c'è, si può dire,
occasione pubblica o privata in
cui stampa, audiovisivi e altri
«media» non siano chiamati in
causa o come potenziali mezzi di
diffusione dei valori positivi o
come effettivi veicoli di contro-
verità. Il Papa stesso, le conferen-
ze episcopali, gli atti ufficiali e i
pronunciamenti ufficiosi della
Chiesa si soffermano, con inquie-
tudine e speranza, sui «meravi-
gliosi ritrovati» della scienza e
della tecnica (come li definiva il
Decreto conciliare «Inter Mirifi-
ca») e li additano all'attenzione
del popolo cattolico.
Quest'anno la diciottesima
«giornata mondiale delle comu-
nicazioni sociali», che sarà cele-
brata il 3 giugno (nel 1983 il «Bol-
lettino Salesiano» ha dedicato al-
l'argomento un inserto che con-
teneva la sintesi delle diciassette
giornate svoltesi sino ad allora),
propone alla riflessione dei fedeli
il tema «le comunicazioni sociali:
strumento d'incontro tra fede e
cultura».
Potremmo citare tutta una se-
rie di testi, ormai tradizionali, at-
torno all'argomento visto nelle
sue caratteristiche generali: dal-
!'«Inter Mirifica» all'Istruzione
pastorale «Communio et Progres-
sio», all'esortazione apostolica di
Paolo VI «Evangelii Nuntiandi»,
ai suoi discorsi e a quelli - nu-
merosi e circostanziati - dell'at-
tuale Pontefice. Anche in questa
materia il riferimento al deposito
di saggezza della Chiesa resta fon-
damentale e alimenta il dibattito
e la riflessione. Specialmente oggi,
quando si è fatta acuta la consa-
pevolezza che quella corrente è
una cultura zoppa, se non addirit-
tura una «cultura della morte».
È facile costatare quanto - in
un periodo di crisi generale e di
apparente regressione del sacro -
la Chiesa arrivi agli appuntamen-
ti con la storia senza le enfasi del-
le novità irriflettute o i cinismi
dell'assuefazione al male, ma con
il passo della sua esperienza, di
quella sapienza che il Signore le
ha conferito. Tanto per esempli-
ficare, in un mondo di violenza
come quello odierno, è Cristo che
diventa l'ultimo baluardo della li-
bertà anche puramente umana; in
una società che considera l'atti-
vità dell'individuo come merce,
Giovanni Paolo Il - a Puebla al-
1'enciclica «Laborem Exercens»
- rivaluta la santità del lavoro;
in una mentalità generalizzata
verso il collettivismo o l'egoismo
del singolo, la Chiesa esorta al ser-
vizio degli altri.
Cosi sembra accadere in questo
momento. L'occasione è apparen-
temente marginale, ma il rappor-
to tra fede e cultura rimane fon-
damentale per lo sviluppo dell'uo-
mo e della serie di relazioni degli
uomini fra loro, anche con i beni
materiali della terra. Se ci guar-
diamo attorno - apriamo un te-
levisore, una radio, un giornale,
un libro -, i messaggi di cui sia-
mo inondati senza pause sono im-
postati su disvalori, sesso, danaro,
violenza, potere, astuzia, prevari-
cazione. Manca, in ognuna delle
categorie sopra accennate, l'ele-
mento della comunione, la ricerca
dell'altro.
Ora, comunione è comunicazio-
ne; e non soltanto fra uguali ma
anche fra diversi, per lingue, co-
stumi, civilizzazioni, religioni, raz-
ze, tradizioni. Nel mondo diven-
tato piccolo - il «villaggio pla-
netario» dell'abusata metafora di
McLuhan - molto si sa nel mo-
mento stesso in cui si verifica, il
resto a breve scadenza. Non può
più accadere come ai tempi della
Rivoluzione francese, quando la
notizia della decapitazione di Lui-
gi XVI arrivò a Roma due mesi
dopo l'avvenimento.
Il mondo della comunicazione è
11 BOU.ETTINO ~LESIA.NO I GIUGNO 1984

2.2 Page 12

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oggi es.senziale all'equilibrio ge-
nerale. Basta riflettere sul fatto
che, in occasione di colpi di stato,
il primo obiettivo è l'occupazione
degli studi della radiotelevisione,
il primo provvedimento la cen-
sura sulla stampa. Nell'industria
e nel settore dei beni e dei servizi
si calcola che oltre la metà degli
effettivi si occupi di situazioni di-
retta.mente o indiretta.mente col-
legate con l'informazione. Lavo-
ratori dell'industria elettronica o
in aziende di circuiti stampati e
microcircuiti, addetti a impianti
radio e televisivi; giornalisti, at-
tori, scrittori, tecnici audio e luci,
poligrafici, editori, distributori di
giornali e libri, edicolanti, dise-
gnatori e grafi.ci; pubblicitari e uf-
fici stampa, esperti in pubbliche
relazioni, organizzatori di mani-
festazioni, elaboratori di indagini
demoscopiche. In fondo si può
dire che il futuro del mondo, il
bene o il male, la pace o la guerra,
siano nelle mani di ognuno fra
loro e di tutti insieme.
12 80UETTINO SALESIANO r GIUGNO 11184
Proprio• per questo la comuni-
cazione sociale deve riflettere sul
ruolo di produttrice di valori che
è suo. E vi deve riflettere in par-
ticolare quella che affonda radici
e ha legittimità nei principi reli-
giosi, nel nostro caso cristiani.
Non è, quindi, un capriccio, ma
una profonda sensibilità ai tempi
quella di aver chiamato, qui e
oggi, i credenti ad approfondire le
funzioni degli «strumenti di in-
contro tra fede e cultura».
Anche perché sta emergendo
più di una consapevolezza all'in-
terno stesso dei «media» cattolici.
Qui non ci limitiamo agli stru-
menti della comunicazione del no-
stro Paese, in quanto non tutte le
situazioni sono simili ed esistono
realtà differenziate. Possiamo in
ogni caso costatare un duplice or-
dine di tendenza, da una parte per
la stampa scritta, dall'altra per gli
audiovisivi. Diciamo subito che,
in quest'ultimo settore, le pro-
spettive sono tutt'altro che rosee.
Lo sviluppo caotico delle situa-
zioni private, la quasi generale
mancanza di una tenuta d'ordine
morale, il livello spesso infimo,
quasi sempre volgare delle tra-
smissioni, anche di molte delle
emittenti pubbliche, hanno fatto
abbondantemente superare il li-
vello di guardia del sopportabile.
L'intero campo dell'audiovisivo
ha e avrà ancor più bisogno di una
seria riflessione comune, a rischio
di comprometterne a lungo, al-
meno a livello italiano, il ruolo di
«strumento di incontro tra fede e
cultura», sviluppandone soltanto
la funzione di diffusore di contro-
valori.
Uno sguardo meno pessimistico
possiamo gettare, per contro, sul
settore della stampa scritta. Si ha
l'impressione di una costante ri-
salita dagli abissi, di una capacità
di tenuta da parte almeno di un
certo tipo di pubblicazioni catto-
liche. Insoddisfacente per quanto
riguarda la diffusione quotidiana
(si aggira sulle centoventimila co-
pie complessive al giorno per tre

2.3 Page 13

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sole testate) e senza comune mi-
sura con il numero dei praticanti
(si calcola che, nel migliore dei
casi, soltanto un cattolico osser-
vante su dieci acquisti il giornale
a lui destinato), lo stato della si-
tuazione offre qualche spunto di
speranza sulle altre periodicità.
Si tratta di una stampa, da set-
timanale a mensile, che si porta
piuttosto bene, proprio perché
veicolo di valori nei confronti di
una «cultura dominante» basata
invece sul materialismo e sull'e-
goismo. Bene non soltanto per
questa ragione, ma anche perché
si è sviluppata secondo l'intelli-
genza delle tecniche e lungo un fi-
lone di modernità senza di cui non
si spiegherebbe il successo di un
settimanale come «Famiglia Cri-
stiana» (diffusione attorno al mi-
lione e sette-ottocentomila copie),
l'accoglienza positiva a un men-
sile del tipo de «Il Messaggero di
Sant'Antonio» (un milione e due-
centomila), la presenza di cento-
venti fogli diocesani che tirano
Immagini del Centro Audiovisivo
salesiano di Belo Horizont.e.
complessivamente un milione e
trecentomila esemplari alla set-
timana, senza contare i trecento-
cinquantamila mensili del nostro
«Bollettino». C'è poi un effetto
moltiplicatore di lettura che in
Italia è pari, in complesso, a un
coefficiente di tre, mentre per la
stampa cattolica - quotidiana o
periodica - si eleva, data la sua
natura familiare, comunitaria ed
educativa, a quattro e in alcuni
casi a cinque. Ciò accade per
esempio a un settimanale per ra-
gazzi, «Il Giornalino», le cui due-
centomila copie passano nelle
mani di un milione di giovani let-
tori.
Ma, a parte le pubblicazioni più
diffuse, rispondono alla caratte-
ristica di essere strumenti di in-
contro tra fede e cultura altre ri-
viste, anche se a tiratura limitata,
ma di grande dignità nei conte-
nuti. Affermava per esempio un
noto esperto di politica estera che
nessuno può illudersi di essere
completamente informato sugli
avvenimenti internazionali se non
ha fra le sue letture abituali
«Mondo e Missione» e «Nigrizia»
(ma tutto il settore delle riviste
dedicate ai problemi missionari è
da esplorare con attenzione). E si
deve ammettere, ancora, che le
pubblicazioni dell'Università Cat-
tolica, una quindicina, hanno un
altissimo valore scientifico e ac-
cademico, come altri mensili del
tipo di «Studium», «Humanitas»,
«Studi cattolici», «Litterae Com-
munionis», «Coscienza», sino ai
più informativi «Segno Sette» e
«Città Nuova», a non voler par-
lare dell'autorevolissima «La Ci-
viltà Cattolica».
La loro tenuta intellettuale e
incidenza culturale è indubbia.
Non si spiegherebbe altrimenti il
risentito interesse per il settore da
parte laica, espresso negli ultimi
tempi da alcune inchieste giorna-
listiche e da opere di saggistica,
per lo più orientate in senso criti-
co. C'è, dietro, un malcelato ti-
more che facciano breccia valori
ai quali per tanto tempo si è irri-
so, misconoscendone il peso cul-
turale. Ci si meraviglia, quindi,
per la funzione che svolge l'edito-
ria cattolica: accurata, tecnica-
mente ineccepibile, intellettual-
mente aggiornata, essa ha anche
un ruolo calmieratore sul merca-
to, praticando prezzi più moderati
a prodotto uguale.
Per concludere: non ci si deve
scandalizzare se si affrontano pro-
blemi di prezzi e di costi, consi-
derando che il rapporto tra fede e
cultura passa anche attraverso il
risultato concreto di una fatica
umana: l'informazione, la notizia,
il commento, l'insegnamento, la
pedagogia dei valori. Se la gior-
nata delle comunicazioni sociali
viene affrontata con uno spirito
che sia attento alle attese, non
soltanto del popolo di Dio ma del-
l'umanità nel suo complesso, forse
sarà possibile colmare e rendere
meno esiguo lo spazio per il dia-
logo sui contenuti di una cultura
autentica.
Angelo Paoluzi
13 BOLLETTINO SALESIANO I G/UGl/0 I 984

2.4 Page 14

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Il rinnovamento liturgico
nuova forza
e luce
dai libri
liturgici
Intervista al vescovo ealeslano
Monsignor Domenico Amoroso.
N el settembre 1983, a ven-
t'anni ~tti dalla pro-
mulgazione del primo
documento del Concilio Vaticano
II - la costituzione «Sacrosanc-
t~ q<>ncilium• - che poneva le
baSJ di una profonda e generale ri-
~OnJ?,a della liturgia, i vescovi ita-
liani hanno pubblicato una «nota
pastorale» che puntualizzava luci
ed ombre del rinnovamento littrr-
gico in Italia.
La «nota» portava la firma del-
la _Commission_e ~r la liturgia, di
cui ~ segretario il salesiano Do-
meruco Amoroso, vescovo ausilia-
re di Messina. A lui abbiamo chie-
sto una riflessione sul lavoro fat-
to, sui risultati conseguiti e so-
pra~tto, sul cammino anco;a da
compiere.
. La .pastorale liturgica riveste
infatti grande importanza per
q~el programma di rinnovamento
di tutta la vita cristiana che il
Concilio ha promosso ed intra-
preso.
14 BOUErTINO $AUSIAHO r 0/UONO 1984
sui - Qual è st.ata, anzitutto
l'incidenza del Vaticano II
rinnovamento liturgico?
~ - S~nza alcun dubbio notevole.
.c. mento del Concilio se il rinno-
vamento liturgico che si è andato
attuando nel nostro secolo, ha su-
perato per ampiezza e profondità
tutte le grandi rifonne dei secoli
pas.sati.
La costituzione conciliare «Sa-
cr~ctum Concilium» è riuscita
a. ncollocai:e la riflessione teolo-
gica sulla liturgia nella sua linea
che è quella storico-salvifica. Ha
mostr~to infatti i Sacramenti
come 1 grandi gesti di Dio nella
nostra storia e l'azione liturgica
co1:11e P!Osecuzione dell'opera di
~to lDC!1rilata nei gesti della
Chiesa, a ncuperare la dimensione
comunitaria e quella ecclesiale
della liturgia dei sacramenti e a
porre, molto chiaramente, l'a~n-
to sullo stretto legame esistente
tJ:a ff:de e sacramenti e tra Parola
di D10 e Liturgia.
- Vuol riepilogarci le tappe
più significative della riforma
liturgica in Italia?
- Accenno solo alle più impor-
tanti:
- la pubblicazione dei nuovi
µbri li~gi<? dotati di importanti
mtrodUZ1om liturgico-pastorali·
. - radozione delle nuove fo~e
liturgiche da parte dei presbiteri e
delle comunità;
- lo sforzo della CEI dal 1973
al '77, per inculcare la priorità pa-
storale dell'evangelizzazione sui
sacramenti;
- il recente documento della
s ~ CEI ~ul rapporto «Eucari-
stia, comunione e comunità».
U~ balzo decisamente in avanti
è po1 la pubblicazione della seoon-
~a ~01;1e ~el Messale Romano
1~ lingua italiana. Ci aiuterà 8 ca-
pire meglio che i problemi del lin-
~ggio sono essenziali e che la
chi~_locale ha bisogno di espri•
0m_earusigmun_aumnaopcrheeghqiueerastcaheedièzisounae.
nnnovata del Messale ~ di-
ventare un aumentico strumento
di partecipazione, una educazione
alla preghiera, uno stimolo ed un
sussidio per l'evangelizzazione e la
catechesi, un aiuto per la sana
creatività.
- Se è forse azzardato ten-
tare già un bilancio della rifor-
ma, è possibile almeno indi-
~are alcuni riBult.ati positivi ed
1 nodi principali tuttora irri-
solti?

2.5 Page 15

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- Sl, un bilancio sarebbe, al
momento, prematuro e quindi az-
zardato. Dovrà passare qualche
generazione per poterlo fare. In-
dubbiamente, a livello di testi e di
riti, la riforma è un dato acquisi-
to. :€ chiaro però che non si può
parlare di rinnovamento liturgico
se ci si limita, come purtroppo
spesso avviene, a mettere il segno
nel libro o affidarsi ai «foglietti• o
a scelte fatte una volta per tutte o
ci si lascia dominare dalla smania
di cambiamenti ingiustificati.
«Sono molti ancora - si dice
testualmente nella nota pubbli-
cata dalla Commissione episco-
pale per la liturgia - i fed~li
ascoltatori, spettatori, fruitori di
un atto che altri (il presidente o il
ministro) svolge per loro e davan-
ti a loro».
Tuttavia, guardando al cam-
mino percorso in questi vent'anni,
non si può non esprimere un giu-
dizio positivo: i nuovi libri litur-
gici sono una speranza; la pre-
ghiera del popolo di Dio ha acqui:
stato nuova forza e nuova luce; si
è riconosciuto un diverso ruolo dei
fedeli nell'ambito della società ec-
clesiale; si è reso il culto più acces-
sibile alla maggioranza dei cre-
denti.
- A che cosa si deve se la ri-
forma non ha prodotto sinora i
frutti che era legittimo atten-
dersi?
- È evidente che una riforma,
la quale presuppone un cambia-
mento di mentalità ed un nuovo
stile di celebrazione, esige molto
tempo.
Occorre superare quella men-
talità giuridico-ritualistica del
«fatto questo, fatto tutto» che
impedisce di capire che il rito è un
segno dell'esperienza umana as-
CHI ~ IL VESCOVO AMOROSO
Nato a Messina il 4 novembre 1928, mons. Domenico Amoroso fu
educato nell'oratorio salesiano del Domenico Savio, dove maturò la
vocazione alla vita religiosa e al ministero presbiteriale. Emise i voti
religiosi nella Società di S. Francesco di Sales il 19 novembre 1944 e tu
ordinato prete il 29 giugno 1954 nella cattedrale del SS. Salvatore.
Dopo essersi specializzato In !elogia sacramentaria, in liturgia e storia
della Chiesa, insegnò queste discipline presso l'istituto teologico S.
Tommaso di Messina. Oratori, scuole e parrocchie affidate alla
Congregazione salesiana rimasero li suo campo preferito di apostolato,
anche se tu sempre disponibile alle necessità delle Chiese locali di Sicilia,
e di quella messinese in particolare.
Il 2 settembre 1981, mons. Amoroso fu eletto vescovo titolare di Utlna
(Tunisia) e nominato ausiliare di mons. Ignazio Cannavò, arcivescovo di
Messina, archimandrita del SS. Salvatore, vescovo di Lipari e prelato di S.
Lucia del Meta. Attualmente è segretario della Commissione Cei per la
liturgia e delegato sempre per la liturgia della Conferenza episcopale
sicula.
sunto da Dio per il suo progetto
di salvezza.
Per riuscirvi occorre:
- curare con maggiore impe-
gno la preparazione del clero e dei
fedeli;
- impegnarsi per l'animazione
delle ~blee liturgiche spesso
Le lllmtruioni di
~ utieolo IIODO
tratte dal nuovo
Meaule Romano.
purtroppo abbandonate a se stes-
se·
'_ potenziare gli organismi li-
turgici diocesani e regionali.
- Quali sono state. le mag-
giori resist.enze e le incom-
prensioni di fondo che la rifor-
ma ha incontrato?
- Non parlerei di resistenze e
di opposizioni, quanto piuttosto
di difficoltà a superare i vecchi
schemi che portano alla contrap-
posizione.
La liturgia non è un corpo di te-
sti e di riti a se stante che può
prescindere dalla cultura del tem-
po e dall'esperienza di fede dei
partecipanti, e non può essere
nemmeno pura e semplice mani-
festazione della vita e dell'espe-
rienza della comunità. Bisogna sa-
per armonizzare la necessità di
_portare la liturgia al popolo con
quella di portare il popolo alla li-
turgia. E questo non è facile.
Il Concilio ci ha indicato la via:
rinnovare i riti e rinnovare le co-
munità, facendo del popolo cri-
stiano il soggetto responsabile
della celebrazione e dando a que-
sto popolo la possibilità di espri-
mere la sua fede utilizzando gli
spazi offerti dai libri liturgici.
Tutto ciò appare difficile, se non
impossibile, a chi non ha assimi-
lato sufficientemente la costitu-
zione conciliare sulla Chiesa, la
«Lumen gentium».
- Come spiegare la scarsa
partecipazione che in genere
oggi si nota e che contrasta
con l'entusiasmo o, forse, solo
la curiosità dei primi tempi?
- Credo al fatto che la riforma
liturgica non è stata accolta da
noi, almeno sempre e dovunque,
con la dovuta preparazione.
Entusiasmo superficiale e cu-
riosità hanno giocato all'inizio un
ruolo non indifferente. Oggi siamo
in fase di stanca e di assuefazione.
Il Concilio voleva creare una
nuova mentalità e noi ci siamo
fermati alla novità dei testi. Ma
la nuova mentalità deve passare
attraverso il rinnovamento del
cuore, cioè la conversione.
In questo impegno potevano
aiutarci molto le «introduzioni»
ai singoli libri liturgici, ma sem-
bra che in Italia non siano stati
molti quelli che l'abbiano lette.
- Se carenze ci sono state, e
15 BOLLETTINO SALESiANO I GIUGNO 1984

2.6 Page 16

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ci sono tutt'ora, sono imputa-
bili anche ai past.ori? E in que-
sto quadro quale ruolo svolge
la Commissione episcopale per
la liturgia?
- La nota su «Il rinnovamento
liturgico in Italia• ci ricorda che
«i primi ad avere coscienza della
neces&tà di un continuo appro-
fondimento della formazione li-
turgica dovranno essere gli stessi
ministri ordinati - vescovi, pre-
sbiteri e diaconi - , ciascuno se-
condo le esigenze del proprio•.
Il richiamo è evidente: nessuno
è un arrivato. Bisogna affidare la
propria formazione in vista di
vere assemblee celebranti.
La Commissione episcopale per
la liturgia, dopo avere curato per
anni, con il valido aiuto dell'Uffi-
cio liturgico nazionale e dei suoi
consultori, la pubblicazione dei li-
bri liturgici in lingua italiana, ed
aver promosso corsi di formazione
e settimane liturgiche, ha voluto
l'inchiesta sulla situazione litur-
gica in Italia e l'ha esposta nella
primavera del 1982 all'assemblea
della CEI. Frutto di tale inchiesta
16 • BOLJ.EmNO SALESMNO I GIUGNO 19114
è stata la nota pastorale sul rin-
novamento liturgico. Se essa ver-
recepita, possiamo sperare in
un rilancio della riforma in Italia.
- I giovani, in particolare, in
che atteggiamento si sono po-
sti di fronte alla riforma?
- Non è facile rispondere alla
domanda: «Quale liturgia cercano
i giovani?». Ecerto che es.si hanno
accolto con entusiasmo il discorso
conciliare della partecipazione at-
tiva e dell'adattabilità della litur-
gia. È anche vero però che non
sempre è stata data ~ risposta.
adeguata a tale loro disponibilità.
Occorrerebbe, a mio parere, re-
sponsabilizzare tutta la comunità
ecclesiale alla pastorale giovanile,
perché la vita entri veramente
nella liturgia e questa possa di-
ventare sorgente e testimonianza
di servizio all'uomo.
- Infine: quale il rapporto
tra celebrare e vivere? In altre
parole: esiste il pericolo di una
liturgia disincarnata?
- Il rischio di una frattura tra
liturgia e vita è costante. La sto-
ria dell'Antico Testamento ha da
dirci molte cose. Chi non è a co-
noscenza delle roventi parole dei
profeti e dello stesso Cristo contro
il vacuo ritualismo del tempio di
Gerusalemme?
Non è la materialità del sacri-
ficio che piace a Dio, ma il sacri-
ficio del cuore!
« Vi esorto, fratelli, per la mise-
ricordia di Dio ad offrire i vostri
corpi come sacrificio vivente, san-
to e gradito a Dio; è questo il vo-
stro culto spirituale•. Cosl l'apo-
stolo Paolo. E San Giacomo non è
meno chiaro: «Una religione pura
e senza macchia davanti a Dio no-
stro Padre è questa: soccorrere gli
orfani e le vedove nelle loro affli-
zioni e conservarsi puri da questo
mondo•.
Il rito liturgico è il «momento
forte• del culto a Dio che si rea-
lizza nella vita di ogni giorno: è il
momento in cui la comunità cri-
stiana inserisce, con un atto emi-
nentemente sacerdotale, il suo sa-
crificio, compiuto già nella vita,
nel sacrificio di Cristo, sacramen-
talmente presente, per l'azione dei
vescovi e dei presbiteri.

2.7 Page 17

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tre
piccoli paesi
tre grandi
tragedie
Rivalità etcnlco-soclall In
Burundi e Ruanda, la follla di
un dittatore In Guinea
Equatoriale hanno provocato
lutti e rovine di cui ancora
oggi si vedono I segni. Il
dramma del profughi.
B urundi, Ruanda, Guinea
Equatoriale: tre piccoli
paesi africani, messi in-
sieme coprono un'area poco più
vasta di un quarto dell'Italia.
Tutti e tre hanno vissuto grandi
tragedie, di cui ancora oggi por-
tano vistosi segni, impressi nel
cuore e nella carne degli abitanti.
Le vittime di un insensato furore
si sono contate a centinaia di mi-
gliaia, altre centinaia di migliaia
di persone hanno trovato scampo
nella fuga e attualmente vivono la
dura condizione di profugo, lon-
tani dalla loro terra, dai loro pa-
renti, affidati alla carità delle or-
ganizzazioni internazionali. Sof-
ferenze, miserie, desolazione han-
no dominato per anni, e, per mol-
te persone, ancora non hanno
fine.
Per il Burundi e il Ruanda, alla
base della tragedia c'è un conflit-
to che si colloca a mezza strada
fra la rivalità etnica e la lotta so-
ciale. Nel caso della Guinea Equa-
toriale, la causa scatenante è sta-
ta, invece, la follia di un uomo, un
dittatore sanguinario e senza
scrupoli, che ha imposto la legge
del terrore più spietato. In parti-
colare, il Burundi e il Ruanda
hanno vissuto il loro dramma in
modo parallelo, ma con segno op-
posto. In entrambi i paesi le etnie
più consistenti sono quelle dei
tut.si e deglihutu. Non ci sono, fra
loro, sostanziali distinzioni di lin-
gua, di cultura e nemmeno di ri-
partizione territoriale, anche se i
ceppi originari permangono diver-
si, come attestano le stesse carat-
teristiche somatiche e fisiche degli
uni e degli altri. Prevale, nella ri-
valità che li divide, la differenzia-
zione sociale, stabilizzatasi fin da
epoche remote, con gli hutu pre-
valentemente agricoltori e i tut.si
in larga maggioranza allevatori.
In entrambi i paesi, i tut.si sono
minoranza e gli hutu maggioran-
za. Ma mentre in Ruanda la mag-
gioranza hutu detiene il potere, in
Burundi essa è dominata dalla
minoranza tut.si. Da qu~ situa-
zione incrociata è sprizzata la
scintilla che ha fatto divampare
l'incendio della lotta senza quar-
tiere fra le due comunità, fonte di
lutti e di rovine. Ma conviene ora
esaminare la situazione nei singoli
paesi.
Burundi - Il Burundi - 4 mi-
lioni circa di abitanti - si estende
per 27.834 chilometri quadrati
(poco più del Piemonte) nelle alte
terre fra i laghi Kivu e Tangani-
ka, racchiuse nel bacino formato
dal fiume Congo e dall'Est-Africa.
Posto poco al di sotto della linea
dell'Equatore, beneficia in genere
di un clima temperato e le sue
verdi colline, che delineano il pae-
saggio, sono bagnate da abbon-
danti pioggie. Sono proprio le
«colline», e non il villaggio come
in genere è nella tradizione afri-
cana, a costituire la prima unità
topografica e amministrativa pro-
pria del Burundi, e ad esse fanno
riferimento le popolazioni burun-
desi. Bujumbura, la capitale, è il
17 BOLLETTINO SALESIANO 1 OIIJONO !P/14

2.8 Page 18

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centro maggiore del paese, e si è
sviluppato sull'antico posto mili-
tare tedesco del 1899. Infatti, sul
finire del secolo scorso, il Burun-
di, assieme a1 confinante Ruanda,
fu occupato militarmente dalla
Germania, e incluso nell'Africa
orientale tedesca, secondo i criteri
di spartizione del Continente fra
le maggiori potenze europee.
Al loro arrivo, i tedeschi trova-
rono una situazione di potere che
si imponeva per il suo accentuato
carattere feudale, in cui la distin-
zione fra genti «superiori» e genti
«inferiori,. era alla base dell'or-
ganizzazione sociale. Dominavano
i re, o mwani, i principi e le loro
corti, che si appoggiavano ai tutsi,
mentre le popolazioni hutu erano
i veri «soggetti», in gran parte
sottoposti a un brutale sfrutta-
mento. Il re era circondato di
grande prestigio, la tradizione lo
identificava con Imana, l'Essere
Supremo. Alla morte del monarca
si scatenava una lotta accanita
per la successione fra i suoi fratel-
li e i suoi figli, anche se la cerchia
dell'erede era ristretta, in quanto
la scelta doveva cadere su un
membro della famiglia ancora
bambino o al massimo adolescen-
te. Gli adulti naturalmente lot-
tavano per imporre ciascuno il
proprio candidato, e un grande
impegno era dispiegato dalle ma-
dri, destinate ad assumere poi la
presidenza del Consiglio di reg-
genza, formato dagli zii patemi e
dai fratelli più anziani del prescel-
to. Molti membri del Consiglio
approfittavano di questa loro po-
sizione per rafforz.are il proprio
potere, per guadagnare i favori
del fanciullo sperando di conser-
varli anche a1 momento in cui, di-
venuto adulto, avrebbe esercitato
la pienezza dei poteri regali. Un
ruolo molto importante era svolto
dalla regina-madre, che, fino a1
matrimonio del figlio, di fatto go-
vernava il paese.
La forma monarchica soprav-
visse al passaggio della domina-
zione colonica tedesca, e anche di
quella belga, che le subentrò in se-
guito alla sconfitta della Germa-
nia nella prima guerra mondiale. I
nuovi venuti si limitarono a con-
fermare il tipo di amministrazio-
ne precedente, basato sulla delega
del potere, da parte delle autorità
18 SOUETTINO SALESIANO • I GIUGNO 111114
coloniali, al re locale e ai capi tra-
dizionali. Traevano vantaggio da
un equilibrio che si fondava sulle
divisioni interne. A loro volta, i
tutsi, che già detenevano i più ele-
vati posti di comando, si impadro-
nirono della gestione delle nuove
tecniche agricole introdotte dai
colonialisti e ottennero di acce-
dere alle scuole istituite dai belgi.
Gli hutu, benché rappresentassero
più dell'80 per cento della popo-
lazione, rimasero emarginati,
esclusi dalla gestione del potere, e
mantenuti lontani dall'accesso a].
l'istruzione.
Non è oggettivamente corretto
attribuire ai tutsi, in quanto et-
nia, la responsabilità di questo
squilibrio. Se gli hutu, pur essen-
do maggioranza, non hanno avuto
adeguata rappresentanza in sede
politica e sono sempre stati mi-
noranza nella stessa scuola, ciò lo
si deve a una situazione di ordine
economico e sociale, alla cui ori-
gine, tuttavia, c'è effettivamente
raffermarsi del dominio tutsi. Gli
hutu svolgono tradizionalmente
attività agricola, e, come di solito
accade nelle comunità agricole
che operano a livello quasi primi-
tivo, hanno sempre preferito uti-
lizzare i bambini nei lavori dei
campi piuttosto che mandarli a
scuola. I tutsi, invece, sono in pre-
valenza dediti alla pastorizia e al-
l'allevamento del bestiame, atti-
vità che notoriamente non neces-
sita di molta manodopera. Molti
tutsi hanno perciò favorito la sco-
larizzazione dei propri figli,
aprendo loro la strada verso i set-
tori politici e amministrativi.
Quando, negli anni Cinquanta,
la ventata di indipendenza investt
l'Africa, anche il Burundi entrò in
agitazione. Nacquero i partiti po-
litici, anzi si può dire che prolife-
rarono, dato che nei quindici mesi
che precedettero l'indipendenza
raggiunsero la bella cifra di 23. Il
più importante di essi, l'UPRO-
MA (Unione e progresso naziona-
le), era guidato dal principe Louis
Rwagasore, e raccoglieva i suoi
consensi fra le masse tradizional-
mente fedeli alla monarchia. La
richiesta di indipendenza fu avan-
zata con energia, ma incontrò una
forte resistenza da parte dei belgi,
che si decisero infine a concederla
nel 1962. Il principe Rwagasore
non vedrà la nascita del nuovo
Stato indipendente, perché sarà
ucciso da un avversario politico
nel 1961. Con la sua morte, l'U-
PROMA andrà verso un progres-
sivo sfaldamento e solo il presti-
gio del re Mawambutsa IV riusci-
ancora per qualche anno a
mantenere compatto il fronte mo-
narchico, e a conservare un certo
equilibrio, anche etnico, nel paese.
Ma la contrapposizione fra tut-
si e hutu aveva già dato qualche
preoccupante segnale, le prime
avvisaglie del futuro scontro mor-
tale. Le elezioni amministrative
del 1961 avevano favorito i can-
didati hutu, portati dagli elettori
della loro stessa etnia a conqui-
stare molti posti nelle ammini-
strazioni locali. Forti di questo ri-
sultato politico, i rappresentanti
hutu si ritennero autorizzati a re-
clamare contro quella che essi
consideravano una autentica di-
scriminazione culturale, sociale e
civile perpetrata ai loro danni dai
tutsi. Questi ultimi divennero in-
quieti, non si aspettavano l'alzata
di scudi degli «inferiori» e comin-
ciarono a prendere in seria consi-
derazione il rischio di essere pri-
ma o poi sopraffati dagli hutu.
Gli anni che seguirono la con-
quista dell'indipendenza furono
molto movimentati, sia sul piano
politico che su quello etnico. I de-
litti politici si moltiplicarono, la
rivalità fra i due gruppi si infitti-
rono, i tentativi di colpo di Stato
ebbero una grossa parte nel pa-
norama politico burundese. I
gruppi hutu più politicizzati era-
no in perpetua agitazione. Un
gruppo di ufficiali hutu decise a
un certo punto di entrare in azio-
ne e di impossessarsi del potere
abbattendo la monarchia. Un ten-
tativo totalmente sganciato dalle
masse popolari, ancora molto le-
gate al mwami, e incapaci di ca-
pire un disegno diretto a colpire
l'istituzione monarchica. Al fal-
limento del «golpe• segui una fe-
roce repressione, condotta dal ca-
pitano Micombero, all'epoca Se-
gretario di Stato alla difesa. Dopo
il grande «repulisti», che costò la
vita a non meno di duemila hutu,
Micombero ottenne dal re la ca-
rica di primo ministro.
Conquistato il potere, Micom-
bero mal sopportò di dividerlo

2.9 Page 19

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o IDel"Cllto.
con il monarca, cosicché nel 1966
destitul Nta.re V, figlio di Ma-
wambutsa IV, il quale aveva ab-
dicato l'anno prima. Nasce la Re-
pubblica del Burundi e si apre per
il paese un periodo tragico. Il con-
trollo dello Stato è quasi del tutto
in mani tut.si, chi non si piega vie-
ne duramente colpito. Nel 1972,
gli hutu, giunti al limite della sop-
portazione, si incamminano sulla
via della ribellione aperta. La rea-
zione di Micombero non si fa at-
tendere. Ed è spietata. Si scatena
una guerra civile all'insegna del
ID8.S88cro, il numero delle vittime
hutu è tanto alto da indurre molti
a parlare di genocidio. La stampa
internazionale è costretta a segui-
re le vicende di questo piccolo
paese sempre dimenticato, denun-
ciando all'Clpinione pubblica lo
sterminio di un popolo. Chi non
cade ucciso, chi non trova un ri-
fugio sicuro è costretto a fuggire.
Non meno di 160 mila hutu si ri-
versano in preda al panico nella
vicina Tanzania.
La maggior parte dei fuggiaschi
non ha ancora potuto fare ritorno
in patria. La Tanzania, benché
povera e in gravi difficoltà eco-
nomiche, si è dimostrata genero-
sa, accordando asilo ai profughi e
cercando di rendere meno dura la
loro condizione umana. Ha favo-
rito l'inserimento dei burundesi in
aree agricole, dove, con l'aiuto
delle organizzazioni internazio-
nali, sono sorti nuovi villaggi. Na-
turalmente, l'ospitalità della Tan-
zania, per quanto apprezzabile,
comporta per i profughi l'accet-
tazione di regole che sono quelle
del paese ospit.e, e ciò vale anche
per il tipo di istruzione impartito
nelle scuole. Perciò es& sentono di
perdere lentamente, ma irrime-
diabilmente, il contatto con la
propria cultura. A questa perdita
d'identità collettiva qualcuno op-
pone una fiera resistenza, si ribel-
la, costituisce associazioni segrete
(il governo tanzaniano vieta ogni
attività politica organizzata per
non urtare il Burundi) che ten-
gono vivo lo spirito della rivincita,
talvolta spinto fino a coltivare il
desiderio della vendetta nei con-
fronti dei tutsi, responsabili del
loro esilio.
Una piccola rivincita, tuttavia,
gli hutu l'hanno ottenuta, sia
·pure per interposta persona. Il
loro più accanito persecutore, Mì-
combero, è stato a sua volta scal-
zato dal potere e costretto all'esi-
lio. La vicenda si è innestata nel
solco delle rivalità interne al
gruppo tut.si. Infatti, i membri
dell'etnia si sono scontrati fra di
loro, i tutsi del Nord sono stati
via via allontanati dalle posizioni
chiave di controllo dello Stato,
dai rivali tutsi-hima, un sotto-
gruppo etcnico, che i tutsi del
Nord hanno sempre considerato
come poco raccomandabili. Nel
novembre 1976, un tutsi-hima,
Jean Baptiste Bagaza, generale
dell'esercito, ha estromesso dal
potere Micombero. Bagaza è tut-
tora capo dello Stato.
Le origini dei tut.si, la vicenda
del loro irisediamP.nto nel Burun-
di, le loro tradizioni hanno da
sempre appassionato gli etnologi e
gli antropologi, che vi hanno de-
dicato anni di studio. A quanto è
stato possibile ricostruire, i tut.si
giunsero nel Burundi (oltre che
nel vicino Ruanda) e subito si so-
vrapposero, nella gerarchia del co-
BOU.ETTIHO SAL.ESlo\\NO I 0/UGNO 11194 19

2.10 Page 20

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Piccolo Clero.
KABYAY (Rwanda), Folla di partecipanti alla me1111a.
mando, agli hutu, i quali, a loro
volta, si erano in precedenza so-
vrapposti all'etnia twa, i cui com-
ponenti sono ritenuti i primi au-
toctoni storici della regione. I twa
sono indicati spesso come pigmei,
ma in realtà pigmei in senso stret-
to non sono perché più alti di co-
storo, anche se la loro statura è in
genere inferiore alla media. Nei
loro confronti, sia gli hutu che i
tutsi mostrano un certo disprezzo,
a causa del loro aspetto «sgrade-
vole» e dei mestieri che praticano,
i più umili e faticosi.
I tutsi si imposero agli hutu
sfruttando abilmente alleanze
matrimoniali con le figlie dei re
hutu. Alti, fisicamente ben fatti,
dalla caratteristica andatura in-
dolente e dinoccolata, passavano
per buoni guerrieri e abili alleva-
tori. La leggenda li ha fatti pas-
sare per fannulloni: si diceva che
era possibile vedere in Burundi un
tutsi a cavalcioni di una bicicletta
spinta da un hutu, dato che il tut-
si non intendeva assolutamente
sobbarcarsi la fatica di pedalare...
L'etnia non era però un blocco
unitario. Al suo interno, i tutsi-
hima erano considerati «impuri»
20 BOUETTINO $.UESIAHO I <JIUGNO 11184
dai tutsi Nyazuguru, che li di-
sprezzavano perché «sporchi e in-
decenti».
Oggi la situazione in Burundi è
apparentemente calma. La tesi
ufficiale è che la piaga del tribali-
smo, dei conflitti etnici deve .ri-
tenersi chiusa, e ciò per merito del
presidente Bagaza e della sua po-
litica di equilibrio e di riconcilia-
zione. Non tutti sono d'accordo
con questa analisi, e ritengono che
sotto le ceneri covi una forte ten-
sione etnica. Nel settore econo-
mico, il paese, essenzialmente
agricolo, ha fatto qualche progres-
so, e pur restando uno fra i 25 più
poveri del mondo, sembra aver
raggiunto l'autosufficienza ali-
mentare, grazie soprattutto allo
sviluppo della coltura del riso. La
rete viaria è stata ampliata con-
siderevolmente. Il caffè rimane il
principale prodotto di esportazio-
ne, e fonte unica di valuta estera,
ma gli introiti risentono pesan-
temente delle oscillazioni di prez'.
zo sul mercato internazionale.
Dove le cose non sono soddi-
sfacenti è nel settore dei rapporti
fra la Chiesa cattolica e lo Stato.
Purtroppo, negli ultimi tempi,
molti missionari sono stati co-
stretti a lasciare il paese, e il go-
verno sembra intenzionato a non
fermarsi qui. Ciò accade benché i
cattolici siano il 65 per cento della
popolazione e la Chiesa sia da
sempre impegnata ad operare nel
campo dell'insegnamento e della
sanità. Le restrizioni imposte alla
libertà della Chiesa sono pesanti,
quasi che lo Stato temesse l'in-
fluenza che essa esercita sul po-
polo. Anche di recente, il Vescovo
di Bururi, è stato impedit.o dalle
autorità a partire per Vicenza,
dove avrebbe dovuto tenere una
relazione a un convegno missio-
nario. Ha dovuto limitarsi a far
pervenire un messaggio.
I criteri cui si affidano la Chiesa
e il clero straniero nel Burundi
sono stati ancora una volta riba-
diti dal Papa nel gennaio BCOl'SO,
nell'udienza concessa al nuovo
ambasciatore del Burundi presso
la Santa Sede. la Chiesa - ha
detto Giovanni Paolo TI - non
vuole nient'altro che il servizio ai
burundesi, per la loro felicità e il
loro progresso. « Essa non doman-
da di meglio che cooperare all'o-
pera comune e di aiutare, con leal-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Ragazzi ru.andesi.
tà, quelli che hanno il pesante
compito del bene comune, quando
insieme ricercano la giustizia so-
ciale, la pace, il progresso cultu-
rale e morale. È cosi che la Chiesa
è stata portata a creare e a por-
tare avanti, con i soli mezzi e in
una prospettiva di carità fraterna,
un certo numero di opere molto
utili alla società, che riguardano
soprattutto l'istruzione e l'edu-
cazione, l'assistenza sanitaria,
l'organizzazione di "foyer", di
cooperative... I preti e le religiose
che sono venuti apposta da altri
paesi per aiutare i loro fratelli e
sorelle burundesi non hanno altra
ambizione né altro amore... La
Chiesa che è nel Burundi... è nata
da questa generosità missionaria,
ed essa stessa pensa di avere an-
cora bisogno di questo apporto
come di un autentico servizio.
Questo significa che tra Chiesa e
Stato, per rispondere alle speran-
ze dei burundesi, sembra neces-
sario sviluppare sempre più una
atmosfera di fiducia e di stima re-
ciproca, il senso della solidarietà e
una preoccupazione della colla-
borazione, rispettando i diritti e
le libertà di ognuna delle parti e
ammettendo che la Chiesa di-
sponga dei mezzi necessari al
compimento della sua missione
religiosa, che si tratti di personale
o di strumenti pastorali, che tra
l'altro includono i mezzi di comu-
nicazione sociale. Un tale stato
d'animo, ha concluso il Papa, per-
metterà di superare definitiva-
mente nel dialogo e nella fiducia
reciproca, le difficoltà, a volte
gravi, che han potuto insorgere in
questi ultimi anni».
Ruanda - Molto di quello che è
stato detto per il Burundi, almeno
per quanto attiene alla situazione
etnica e sociale, è valido anche per
il Ruanda, il paese confinante. C'è
anzi chi ha detto che il Ruanda è
la copia fotografica del Burundi,
vista al negativo: si vedono le
stesse cose, ma rovesciate. In en-
trambi i paesi, tanta parte di una
storia movimentata fino a diven-
tare tragedia, è legata all'anta-
gonismo fra gli hutu e i tutsi. Ma
in Ruanda al potere ci sono i pri-
mi, mentre i secondi, come abbia-
mo visto, governano il Burundi..
In quest'ultimo paese, vittime de-
gli orribili massacri sono stati gli
hutu, mentre nel Ruanda a subire
la stessa sorte sono stati i tutsi.
Nell'uno come nell'altro paese si
sono avuti penosi esodi di popo-
lazione, ma dal Burundi sono fug-
giti gli hutu e dal Ruanda i tutsi.
C'è tuttavia un dato di base che
BOLLETTINO SALESIANO I Cl/UClNO 19/U 21

3.2 Page 22

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ha valenza per entrambi i paesi e
che tuttavia sfugge al gioco posi-
tivo-negativo: sia in Burundi che
in Ruanda, la maggioranza della
popolazione è hutu, e mentre in
Ruanda sono gli hutu a governa-
re, nel Burundi il potere è nelle
mani della minoranza tutsi.
Il Ruanda è un piccolo paese
povero - 5 milioni di abitanti -
senza risorse apprezzabili, che
vive in larga misura dell'aiuto in-
ternazionale. La fortissima den-
sità della popolazione (140 abi-
tanti per chilometro quadrato)1
rende scarsa la terra, una terra
per di più estenuata dalla mono-
coltura cerealicola. La sua stessa
posizione geografica non è certo
invidiabile. Incastrata nel cuore
del Continente, dista 2.300 chi-
lometri dal porto più vicino,
Mombasa, sull'Oceano Atlantico.
Anche in questo territorio, i
tutsi imposero il loro dominio sia
ai twa delle foreste occidentali,
che agli hutu della savana orien-
tale, entrambi ridotti al rango di
servitori, sfruttati a maltrattati. I
colonialisti tedeschi e belgi (il
Ruanda ha vissuto la stessa vicen-
da coloniale del Burundi) non fe-
cero nulla per modificare questo
stato di cose. Cosicché, al momen-
to opportuno, ci pensarono gli
stessi sfruttati. Nel 1961, alla vi-
gilia dell'indipendenza (1° luglio
1962), gli hutu si impadronirono
del potere con un colpo di mano. I
tutsi cercarono di reagire, ma la
rabbia degli hutu, repressa per se-
coli, esplose con violenza. E anche
in questo paese le vittime si con-
tarono a migliaia. Altre decine di
migliaia di persone presero la via
dell'esilio, chi riparando nel Bu-
rundi per mettersi sotto la pr-0te-
zione di quel governo tutsi, chi
varcando i confini con l'Uganda.
Forti tensioni si ebbero nel paese
anche negli anni successivi e non
mancarono le repressioni. Tutte le
volte che a Kigali (la capitale) si
aveva sentore di un qualche mo-
vimento alle frontiere, alimentato
da profughi che minacciavano di
rientrare con la forza in Ruanda,
si riaccendeva l'incendio della vio-
lenza e altro sangue scorreva.
La repressione contro i tutsi
non ha tuttavia raggiunto in
Ruanda le dimensioni di quella
attuata nel Burundi, anche per
22 • 80LLE1TINO SALESIANO I GIUGNO 1984
l'opera di pacificazione svolta dal-
l'Episcopato cattolico. In più oc-
casioni, vescovi tutsi e hutu han-
no rivolto ai fedeli lettere pasto-
rali comuni per condannare le
persecuzioni a sfondo razziale e
per esortare i membri delle due
comunità a trovare la via della
leale e pacifica collaborazione. È
altrettanto innegabile che forme
di discrimin.azione nei confronti
dei tutsi sono praticate ancora
oggi, specie nei pubblici uffici.
La stessa maggioranza hutu è a
sua volta percorsa da lotte di fa-
zione legate alle diverse prove-
nienze regionali. Il momento cru-
ciale si verificò nel luglio 1973,
quando il gruppo che esprimeva il
presidente della Repubblica Gré-
goire Kaybanda, fu estromesso da
un colpo di Stato ispirato da
gruppi hutu del Nord, capeggiati
dal generale Juvenal Habyali-
mana, attuale capo dello Stato. Il
nuovo governo si è sforzato di
promuovere la pacificazione et-
nica, attraverso la graduale im-
missione di tutte le componenti
regionali negli organi dell'esecu-
tivo. Le cariche al massimo livello
restano comunque sotto il con-
tro]Jo dei militari hutu del Nord.
Guinea Equatoriale - Del
tutto diversa, ma come si è detto
all'inizio, anch'essa segnata da or-
ribili massacri, la storia recente
della Guinea Equatoriale. Qui, a
mettere un intero paese, sia pure
di piccole dimensioni (30 mila chi-
lometri quadrati, con 400 mila
abitanti), sotto il giogo del terro-
re, a spargere lutti e disperazione
fra la popolazione, è stato un
uomo, Francisco Macias N guema,
il sanguinario dittatore rimasto in
carica fino al 1979. Ha finito i suoi
giorni davanti al plotone d'ese-
cuzione, condannato a morte
dopo che una parte dell'esercito
aveva deciso di abolire il folle re-
gime instaurato da Nguema.
Il territorio della Guinea Equa-
toriale è in parte incastrato nel
Continente e in parte è formato
da una serie di isole grandi e pic-
cole che emergono dalle acque del
golfo di Guinea. La parte in ter-
raferma è collocata fra il Came-
run, a nord, e il Gabon, a sud e a
est. Se si uno sguardo ai suoi
Un anziano ruandeae.
confini, si può cogliere anche vi-
sivamente i criteri cui obbedl la
spartizione a tavolino dell'Africa
ad opera dei colonialisti. Sono
confini tracciati con riga e squa-
dra, rettilinei, senza tener conto
delle caratteristiche etcniche, so-
ciali e culturali dei popoli, fonte
prima, ancora oggi, delle molte
controversie che contribuiscono a
rendere instabile rintero Conti-
nente.
I primi a mettere piede nella
Guinea Equatoriale nella parte in
terraferma furono gli spagnoli. Le
isole maggiori, invece, furono sco-
perte dai portoghesi. Il navigatore
Fenao do Poo diede il nome all'i-
sola omonima, anche se ciò avven-
ne più tardi, perché do Poo pre-
ferì chiamarla, al momento della
scoperta, «Formosa», cioè «La
bella». L'isola Annobòn fu scoper-
ta dai portoghesi il 1° gennaio
1471, e di qui il suo nome, che in
portoghese significa appunto
«anno nuovo». Tutte le isole fu-
rono poi cedute dai portoghesi
agli spagnoli, che le incorporarono
nella colonia della Guinea, anche
se si trovano molto lontane da
essa, di fronte al Camerun.
Nella terraferma come nelle
isole, il clima è equatoriale, la
temperatura elevata e quasi co-
stante (varia fra i 30 e i 35 gradi).
L'economia poggia sull'agricoltu-
ra, e il cacao rimane l'unico pro-
dotto destinato all'esportazione.

3.3 Page 23

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I SALESIANI IN RWANDA, BURUNDI
E GUINEA EQUATORIALE
Rwanda - I primi salesiani sono arrivati nel paese delle mille colline
trenta anni fa, nel 1954. Oggi sono una quarantina, distribuiti in sei comu•
nità.
A Kigali, la capitale, i salesiani dirigono un istituto tecnico industriale,
anzi bisognerebbe dire «l'istituto», perché è l'unico del paese. I circa 350
allievi interni sono selezionati dal governo in tutto il Rwanda, e si prepa-
rano a diventare i tecnici di cui il paese ha bisogno.
Il Rwanda non ha bisogno solo di sviluppo tecnico, ma anche di pro-
gresso spirituale. Sei anni fa, i salesiani hanno dato un orientamento nuo-
vo ad una scuola secondaria trasformandola in istituto di formazione apo-
stolica. Gli allievi si preparano ad un servizio di Chiesa, come religiosi, sa-
cerdoti o laici impegnati.
La popolazione della capitale si è moltiplicata per dieci in questi ultimi
venti anni. Come dappertutto in Africa e nei paesi del Terzo Mondo, il mi•
raggio della città attira moltissimi giovani che poi si trovano senza scuola,
senza lavoro e senza avvenire. Per loro, qualche anno fa è nata, in un
quartiere di Kigali, una •Città dei ragazzi». Vi lavorano due sacerdoti e tre
coadiutori salesiani, che accolgono i giovani disoccupati, danno loro da
mangiare, e li avviano ad un mestiere che permetterà loro di ritrovare di•
gnità e speranza.
I salesiani lavorano pure in due parrocchie, una della capitale, l'altra
tra le colline, con masse enormi di cristiani impressionante la messa do-
menicale, con varie migliaia di persone ad ogni celebrazione) e tantissimi
giovani (più della metà della popolazione ha meno di vent'anni).
Infine, a Butare, sede dell'Università Nazionale e del Seminario Inter-
diocesano, c'è una casa per giovani studenti salesiani che si preparano a
diventare preti. Attualmente, i salesiani di origine ruandese sono sei: due
preti, tre coadiutori e un chierico. È ruandese il maestro dei novizi dell'l-
spettoria dell'Africa Centrale, don Jacques Ntamitalizo (è stato il primo afri-
cano che ha partecipato a un Capitolo Generale della Congregazione.
quello del 1977). Non è però il primo prete salesiano ruandese. Prima di lui
era stato ordinato don Stefano Mvukiyehe, morto tragicamente in seguito
ad un incidente stradale dopo solo quattro anni di sacerdozio. È il primo
salesiano africano defunto, un seme messo in terra che porta mollo frutto.
Ultima nota: Il gruppo degli ex-allievi ruandesi è attivissimo. Vari oc-
cupano posti di responsabilità nel paese, e continuano a promuovere l'o-
pera di Don Bosco e a propagarne lo spirito.
Burundi - I salesiani vi arrivarono nel 1962. Fino al 1978 diressero un
grande colleglo·con scuola secondaria a Ngozi, di li uscirono sei salesiani
burundesi: tre preti, due chierici e un coadiutore. Oggi in Burundi riman-
gono solo quattro salesiani in una parrocchia a Rukago, vicino a Ngozi.
Come in tutte le altre parrocchie dell'Africa Centrale, l'attività educativo-
pastorale si svolge secondo forme diverse: formazione scolastica e profes-
sionale dei ragazzi e dei giovani, cura della salute e dell'igiene, catechesi...
Il Burundi è il paese africano che ha Il più alto numero di cattolici (più del
60%). Le comunità ecclesiali dì base, una per collina, sono una realtà viva
e un fermento dì trasformazione sociale.
In questi due paesi le Flglle di S. Maria Aualllatrlce - Finora erano le
grandi. Ora il «progetto Africa» ha risvegliato entusiasmi e vocazioni mis-
sionarie. Fra qualche mese, le prime suore salesiane (quattro argentine)
arriveranno in Rwanda per occuparsi di un centro giovanile, a Rulindo.
Sarà un piccolo seme per grandi sviluppi.
Guinea Equatoriale - La presenza salesiana in Guinea Equatoriale è
affidata all'lspettoria di Madrid. Presenze salesiane sono a Bata ed a Ma-
labo. In quest'ultima città che la capitale della Repubblica i salesiani aiu-
tano le Figlie di Maria Ausiliatrice nella conduzione di una Scuola Univer-
sitaria. Le Suore sono presenti anche a Batete con iniziative a favore della
promozione femminile.
I salesiani di Malabo si occupano anche del Seminario diocesano.
Ad assorbirlo è la Spagna, l'antica lo sviluppo del paese. Ma la Spa-
potenza coloniale, che dopo aver gna da sola non basta, e per que-
concesso l'indipendenza nel 1968, sto le organizzazioni internazio-
si è assunta il compito di favorire nali intervengono mas.sicciamente
a sostenere la fragilE. economia del
paese e a promuovere progetti di
sviluppo in tutti i settori, da quel-
lo agricolo a quello dei trasporti,
dalle abitazioni alla sanità.
La produzione del cacao cadde
dalle 40 mila tonnellate del 1969
alle 4 mila di dieci anni dopo. Le
cause di questo tracollo sono da
attribuire in gran parte alla tiran-
nia instaurata da Macias Ngue-
ma, che non solo ha costretto mi-
gliaia di persone a riparare all'e-
stero per sfuggire alla repressione
e al terrore, ma ha decimato la
popolazione sterminando opposi-
tori, presunti tali, i loro parenti e
gli amici. Si è calcolato che la po-
lizia segreta di Nguema abbia uc-
ciso almeno un cittadino ogni 500.
In quel fosco periodo, il paese è
stato trasformato in un immmen-
so campo di concentramento,
dove il «Nerone nero», come
Nguema era chiamato, portava a
compimento le sue nefandezze.
Megalomane come tutti i ditta-
tori folli, si era attribuito i titoli
più altisonanti, «presidente a
vita», «generale in capo», «gran
maestro dell'educazione della
scienza e della cultura», «unico
miraggio della Guinea Equatoria-
le». Non c'è crimine di cui Ngue-
ma non si sia macchiato, anche
partecipando personalmente alle
uccisioni dei suoi oppositori e di
inenni cittadini. La follia di
Nguema si è abbattuta su un po-
polo al 95 per cento cristiano, che
aveva dolorosamente risentito
della decisione del dittatore di
chiudere tutte le chiese, a comin-
ciare dalla cattedrale della «San-
ta Iglesia» della capitale, Malabo.
Dopo il colpo di Stato che ha
portato al potere l'attuale presi-
dente Teodoro Oblang Nguema
Mbasogo, la situazione è fortuna-
tamente migliorata, almeno sotto
il profilo dei diritti umani. Quel
che resta da fare è la ricostruzione
di un paese che la dittatura di
Ngumea aveva condotto allo sfa•
celo morale e materiale. Solo
l'aiuto internazionale, generosa-
mente elargito, può consentire
alla Giunta Equatoriale di rag-
gi.ungere questo obiettivo.
Gaetano Nanetti
Giuseppe Costa
(Le foto di questo servizio
sono di Mario Rebeschint)
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 19&1 23

3.4 Page 24

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come sta
la scuola
salesiana?
Intervista a don Vittorio Re
Incaricato nazionale Ufficio Scuola Salesiana.
L a scuola ~esiana ~~pa
ancor oggi una poSl.Zlone
di particolare rilievo nel
panorama della scuola cattolica
italiana e nel «pianeta scuola» in
Italia. Se la scuola italiana si rin-
nova, è doveroso dunque che an-
che la scuola salesiana si metta al
passo con i tempi e si adegui alla
vita concreta di oggi, riscoprendo
e rivalutando la sua inconfondi-
bile identità e vocazione, consa-
pevole del prezioso servizio che
essa rende alla comunità civile,
nonostante le non poche difficoltà
interne ed esterne.
«Come Salesiani, educatori
qualificati ed esperti, non possia-
mo restare alla finestra - ha
scritto don Pietro Scalabrino,
ispettore dell'lspettoria Novare-
se, a cui è affidato l'Ufficio Scuola
- aspettando che altri facciano:
sarebbe un errore grave e imper-
donabile. Siamo tutti coinvolti in
questo trap8SSO culturale e cia-
scuno è "addetto ai lavori" nei li-
miti della propria capacità e re-
sponsabilità. L'importante è farsi
le idee chiare su questo importan-
te problema sociale e mettersi su-
24 • BOU.ETTINO SALESIANO• 1 GIUGNO 1984
bito al lavoro: studiare, verificare,
sensibilizzare, progettare, speri-
mentare... ».
In questi anni l'Ufficio Nazio-
nale Scuola ha organizzato con-
vegni di studio e, con la collabo-
razione di validi docenti univer-
sitari, ha offerto la possìbilità di
revisionare ed aggiornare la di-
dattica delle diverse discipline
scolastiche, oltre a stimolare per
un'efficace animazione. culturale.
Nel dicembre '83, a Frascati, la
prima Conferenza nazionale della
scuola salesiana ha mobilitato
tutte le forze della famiglia per
una verifica della situazione e uno
studio dei compiti maggiori e del-
le specifiche finalità della scuola
salesiana.
«È stata l'occasione per un esa-
me di coscienza», sottolinea don
Vittorio Re, «che non si poteva
più rinviare e che deve diventare
la prima tappa di un cammino im-
pegnativo per un sistema educa-
tivo salesiano unitario. Siamo
chiamati ad attuare, «da avan-
guardisti» come ha detto il rettor
maggiore, don Egidio Viganò, una
ricerca che deve portare a giorni
migliori per la scuola cattolica,
non solo in Italia, ma nel mondo;
e ad avere della scuola cattolica
un'idea aggiornata, dandole, nella
nostra vocazione salesiana, la cen-
tralità che ha sempre avuto e che
dovrà sempre avere».
- Il primo obiettivo di Don
Bosco è «la pastorale giovanile
per i giovani bisognosi e del
popolo». Una pastorale che si
può aprire a qualunque strut-
tura, ma che non si esaurisce
in nessuna di esse, Non Le
sembra che, mentre in passato
c'era il pericolo da parte della
scuola di fagocitare la pasto-
rale, ora si profila quello, al-
trettanto grave, che una certa
pastorale emargini l'impegno
educativo?
- Don Viganò, aprendo la Con-
ferenza di Frascati, ha affermato

3.5 Page 25

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che «il rinnovamento dell'identità
pastorale dei salesiani non consi-
ste nell'alternativa scuola sl scuo-
la no, parrocchia sl parrocchia no.
Il vero tema da affrontare è quel-
lo di saper qualificare pastoral-
mente la nostra azione in qualun-
que opera la si compia. Non ha
senso dunque il dissidio tra scuola
e parrocchia, ma, se mai, l'equili-
brare nell'ispettoria le loro pre-
senze. Dal punto di vista della no-
stra riflessione non importa per il
momento quante scuole e quante
parrocchie abbiamo, ma come si
gestisce una parrocchia salesiana
e, in particolare, come funziona
oggi una scuola cattolica gestita e
animata salesianamente.
«In qualunque opera - sotto-
lineava ancora il Rettor Maggiore
- noi vogliamo agire pastoral-
mente, seguendo il metodo di Don
Bosco. Non possiamo rinunciare
alla nostra consacrazione aposto-
lica: il "da mihi animas" è il «ge-
mito del cuore» di s. Agostino, os-
sia il desiderio continuo e ardente
di tutto ciò che facciamo. Come in
qualunque altra attività. noi vo-
gliamo ~re veri missionari della
gioventù precisamente anche nel-
1'attività della scuola. La scuola
non è di per sé, un'istituzione del-
la chiesa, ma della cultura uma-
na: ha una sua natura e le sue esi-
genze, un suo crescere e sviluppar-
si e, in questo tempo di cambio
culturale, essa presenta -esigenze.
Quando la chiesa la fa sua, neri-
spetta e ne promuove gli elementi
costitutivi e le esigenze sodo-cul-
turali».
- Don Viganò a Frascati ha
affrontato in modo esplicito
anche il problema dell'identità
del salesiano nella scuola?
- Il Rettor Maggiore l'ha sin-
tetizzato in una domanda: come
essere competenti organizzatori,
direttori e animatori di una scuo-
la, facendo sl che sia autentica
scuola, genuino centro di cultura
e di educazione umana, senza
strumentalizzarla neppure alla
pastorale, ma aprendola, con l'ap-
profondimento della sua stessa
natura, alla trascendenza, finaliz-
zandola a Cristo, Redentore del-
l'uomo, e non sua alternativa, or-
ganizzandola, orientandola e
muovendola con uomini respon-
sabili e competenti, dal cuore pa-
storale salesiano, che batte al rit-
mo del «da mihi animas»?
Questa è stata la risposta di
don Viganò: armonizzare profes-
sionalità e consacrazione, attività
culturale e pastorale, in conside-
razione del pluralismo delle situa-
zioni, rispettando la natura pro-
pria delle istituzioni, sapendo
però aprirla alla trascendenza del-
!'Assoluto e al Vangelo di Cristo.
Questo il punto nevralgico da sa-
per tradurre nella pratica, sotto-
lineava ancora il Rettor Maggiore
ricordando come il 21° Capitolo
Generale ci abbia lasciato uno slo-
gan molto bello: «Evangelizzare
educando, educare evangelizzan-
BOl.LETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1984 25

3.6 Page 26

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Fra.ecati (Roma), dicembre 1983. Prima Confuenza nazionale della scuola salesiana.
do». Uno slogan che implica sfor-
zo di approfondimento, di rifles-
sione, di formazione, di miglior in-
carnazione nella prassi.
- Quali sono i problemi più
urgenti e comuni della «pre-
senza» salesiana nella scuola
elementare, in quella media e
nella media superiore?
- La realtà più grave è la pro-
gressiva diminuzione delle forze
salesiane dedite all'educazione in
rapporto all'aumento del numero
degli alunni e alle difficoltà della
gestione nella situazione attuale.
Di qui l'esigenza di un sempre
maggior inserimento di docenti
laici. È significativo che si sia par-
titi dal chledere loro una pura
supplenza - il posto che non po-
teva più occupare un salesiano ve-
niva dato a un laico - per appro-
dare, grazie alla maturazione di
una teologia del laicato, ad un
reale processo di corresponsabilità
nel progetto educativo.
Ai laici oggi si chlede che si sen-
tano collaboratori sul piano edu-
cativo globale, come esige del re-
sto l'affermarsi di una concezione
della scuola come «comunità edu-
cativa», in cui gli adulti e i gio-
vani sono insieme responsabili
26 • BOLLETTINO SALES/ANO I GIOONO 191U
della crescita personale di tutti.
Ciò richlede il coinvolgimento, la
partecipazione, la corresponsabi-
lità di educatori e genitori in un
lavoro al cui centro è il giovane
con le esigenze del particolare mo-
mento della sua età: fanciullo,
preadolescente, adolescente, gio-
vane. Al riguardo, in questi ultimi
anni, le comunità delle scuole, con
la partecipazione delle diverse
componenti, si sono impegnate
nella riflessione intorno al proget-
to educativo, per garantire l'iden-
tità salesiana della scuola.
Un altro problema infatti è l'a-
dattamento del sistema educativo
di Don Bosco - pedagogia, didat-
tica, metodologia dell'insegna-
men.to - alle nuove esigenze degli
studenti, che subiscono l'influsso
di una società in fase di trapasso
culturale. L'Ufficio Nazionale
Scuola che riunisce gli incaricati
delle 12 ispettorie, cerca di coor-
dinare e stimolare l'azione di rin-
novamento, mettendo a confronto
l'esperienza che si matura nelle
scuole delle varie ispettorie ed
elaborando proposte per animare
ed orientare il lavoro delle stesse
ispettorie.
- Qual è la funzione del Cen-
tro Studi e Ricerche per la pro-
mozione della pastorale e della
cultura nella scuola costituito
nel 1980? Può dunque illustrar-
ci le principali iniziative del-
l'Ufficio Nazionale Scuola?
- Il Centro Studi e Ricerche è
una struttura che non si identifica
con l'Ufficio Nazionale Scuola,
ma ne è parte integrante ed opera
all'interno di esso. Ha il compito
di delineare il profilo culturale
specifico della scuola salesiana in
Italia, animando attraverso di
essa un servizio alternativo di
promozione umana integrale con
una lettura culturale del messag-
gio evangelico e il ricupero scien-
tifico dei valori cristiani.
L'Ufficio nazionale ha promos-
so nel 1981 una rilevazione stati-
stica fra docenti e studenti di
scuole salesiane, che ha messo a
fuoco la situazione - itallima. La
ricerca è stata curata ed interpre-
tata da don Silvano Sarti della
Facoltà di scienze dell'educazione
dell'Università Pontificia Salesia-
na. ES$ viene aggiornata ogni
anno.
Sono stati anche pubblicati due
fascicoli nelle collane, «documen-
ti» e «sussidi» della Conferenza

3.7 Page 27

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delle lspett:orie salesiane d'Italia - All'interno della FIDAE ope-
(CIBI), che si rivolgono ai docenti, riamo soprattutto perché si superi
salesiani e laici, e ai genitori. Ogni la situazione di ingiustizia in cui
anno escono poi quattro numeri ancora si trova la scuola cattolica
di un notiziario, «Selenotizie», in in Italia per l'inadeguatezza del
collaborazione con la SEI, che in- dettato costituzionale, e si realizzi
forma sui più urgenti problemi l'effettiva libertà scolastica e la
scolastici e educativi.
piena parità della scuola statale
Momenti importanti sono, in- attraverso un disegno di legge che
fine, i corsi di aggiornamento esti- attui e garantisca quanto la Costi-
vo per presidi e docenti delle scuo- tuzione sancisce.
le superiori e di quelle medie. Nel Non va neppure sottovalutato
1984 si terrà per i primi a Paderno il peso di atti amministrativi, non
del Grappa, presso il Collegio Fi- sempre rispettori dei diritti dei
lippin; per i secondi a Roma, pres- docenti, degli alunni e delle loro
so il Santuario del Divino Amore. famiglie.
- Dopo aver affrontato negli Per uscire da questa «empasse»
ultimi vent'anni la riforma è necessaria una legge organica
della scuola media. la scuola com'è già avvenuto in molti paesi
salesiana si sta preparando europei: Belgio, Olanda, Inghil-
adesso alla riforma della scuo- terra, Germania federale,·Francia.
la di secondo grado...
Si tratta di maturare convinzioni,
- Ogni scuola superiore, si può di creare mentalità, di fare opinio-
dire, è impegnata in una ricerca ne pubblica - è attuale l'esempio
da svolgere sul territorio in col- che ci dà il popolo francese - af-
laborazione con gli altri istituti di finché sia adeguatamente valu-
scuola cattolica e con la scuola tato il servizio che la scuola non
statale per prepararsi alla trasfor- statale offre a tutto il paese in
mazione e ai nuovi indirizzi. Que- collaborazione con quella statale e
sto significa fare delle scelte che giungere a quel «sistema scolasti-
qualifichino la presenza salesiana co integrato» che propone ed au-
nella nuova scuola secondaria, spica il documento dei vescovi ita-
prestando particolare attenzione liani.
ai primi due anni del quinquen- È del 14 marzo u.s. la presa di
nio, dato il carattere orientativo posizione del Parlamento europeo
che essi avranno e per le possibi- che, a larga maggioranza, ha san-
lità che offrirà lo stesso biennio, il cito il diritto dei genitori «di de-
cosiddetto «ciclo breve», di otte- cidere il tipo di educazione da im-
nere la qualificazione professio- partire ai figli» sia «l'obbligo, da
nale dalla Regione e di entrare su- parte degli stati membri della Co-
bit:o nel mondo del lavoro, oppure munità, di rendere effettivo epos-
di seguire un terw anno di for- sibile l'esercizio concreto di tale
mazione professionale.
diritto anche sotto il profilo fi-
A tale scopo occorre prevedere nanziario».
e programmare una collaborazio- Se il documento firmato dalla
ne più stretta fra scuola e centri Comunità europea non ha valore
di formazione professionale per preelettorale è certo un forte ed
quell'integrazione che la legge po- autorevole orientamento che non
trà consentire ai fini della speri- si può ignorare, neppure ìn Italia.
mentazione del «ciclo breve». - La scuola salesiana con-
Una collaborazione che, per quan- tinua ad essere «richiesta» ai
to concerne la formazione ai va- vari livelli?
lori e alla cultura del lavoro, potrà - Per moltre scuole c'è l'impos-
estendersi a tutt:o il quinquennio, sibilità di accogliere tutte le do-
anche perché nella scuola sono mande d'iscrizione che vengono
previste esercitazioni di labora- presentate. Il problema è piutto-
torio e tirocinio.
sto quello di rendere allievi e ge-
- E che dire del contributo nitori consapevoli della loro scel-
della scuola salesiana alla FI- ta, partendo dalle motivazioni che
DAE, la federazione che rac- ne sono all'origine - serietà della
coglie gli istituti di attività scuola e dell'impegno culturale -
educativa di ispirazione cat- per far maturare una richiesta di
tolica?
educazione e formazione nella vi-
sione cristiana della vita.
Una cosa resta comunque fer-
ma, in particolare per la scuola
dell'obbligo: non si intende ope-
rare una selezione in base alle ca-
pacità intellettive, anzi si ricorre
a tutti i sussidi che la scienza pe-
dagogica moderna mette a dispo-
sizione per la formazione delle
classi. Poiché la scuola non statale
deve sostenersi economicamente
in maniera autonoma, è inevita-
bile l'imposizione di rette come
pure la necessità di adeguarle ai
costi.
È un problema che avvertiamo
in tutta la sua gravità e comples-
sità, perché potrebbe diventare
un ostacolo che ci impedisce di
raggiungere i nostri destinatari
privilegiati, i ragazzi bisognosi e
poveri. Questa, insieme con l'im-
pegno per la libertà scolastica, è la
ragione che ci porta ad operare
attivamente per il conseguimento
della parità, anche economica,
con la scuola statale.
Accanto allo sforzo per conte-
nere le rette al minimo indispen-
sabile è urgente un'opera educa-
tiva della comunità ecclesiale, af-
finché prenda maggior consape-
volezza del problema della scuola
cattolica e si senta coinvolta nella
ricerca di forme di finanziamento.
- C'è dunque un «avvenire»
per la scuola salesiana...
- Risponderò con le parole di
don Giovanni Vecchi, consigliere
generale per la pastorale giovani-
le: « Per i salesiani la scuola è sta-
ta un'esperienza della prima ora.
Oggi è pur sempre l'ambiente in
cui prendiamo contatto con più
giovani, durante un tempo più
prolungato e col programma più
organico. Parlare di rinnovarla è
segno che vogliamo che continui.
Le cose delle quali vogliamo di-
sfarci pur gradatamente non le
rinnoviamo. Lasciamo che si
emarginino dalla vita che è evo-
luzione, e che il tempo e i cambia-
menti le facciano passare lenta-
mente alla cat.egoria di ciò che fu.
Abbiamo parlat:o di rinnovare la
scuola con sforzo di riflessione e di
impegno professionale. È il segno
che crediamo nella sua efficacia
per la cultura, l'evangelizzazione e
per la missione dei salesiani».
Silvano Stracca
27 BOLI..ETTINO SALESIANO I GIUGNO 19/U

3.8 Page 28

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meritarono
un nobel ma
nonio
seppero
Patagonee tra fhle IMlCOlo e ln.lzlo novecento (foto archivio FMA).
E ra il 1° giugno del 1884
quando tre suore FMA
attraversavano il Rio Ne-
gro, lasciando Carmen de Pata-
gones, per fondare a Viedma la
prima casa al di là del fiume...
Don Domenico Milanesio scri-
ve: «Le FMA andavano là per ac-
cendere la fiamma della fede negli
indigeni che popolavano la vasta
regione e ravvivare il sentimento
religioso in tante famiglie stranie-
re (emigranti), dimentiche del
compimento dei loro doveri reli-
giosi».
Quella 'traversata', dunque, ini-
ziava la parabola del centenario
salvifico di quello che è oggi il
«Collegì.o Maria Ausiliatrice» di
Viedma con educandato di bene-
ficenza, scuola materna ed ele-
mentare, catechismi parrocchiali,
oratorio, promozione sociale, con-
servatorio musicale, unione ex al-
lieve e unione padri e madri di fa-
miglia, nonché casa di riposo per
FMA, riposo ben meritato! ...
28 • BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO ,_
L'educandato di beneficenza
(detto allora orfanotrofio) ebbe
inizio in quel 1884, il 5 giugno e le
educande erano dieci... Roba da
poco.
Roba da niente la casa (o con-
ventino) situata accanto al colle-
gio salesiano: una tettoia (con la
lavanderia) e alcune stanzette fa~
te di sterpaglie e giunchi, tenuti
insieme Dio sa come.
Roba da piangere, la cucina nel
sottosuolo con la panetteria (do-
vevano fare anche il pane) e la
cantina (facevano pure il vino),
tutto misero, scuro, umido esco-
modo. Le prime tre missionarie
erano suor Giovanna Borgna in
qualità di vicaria, suor Marghe-
rita Cantavena e suor Marianna
Balduzzi. La superiora, suor An-
gela Vallese, stava a Carmen de
Patagones e le guidava, facendo la
spola da una sponda all'altra del
fiume.
Leggiamo dai ricordi di quelle
intrepide suore del primo decen-
nio ed oltre: «La cucina era pic-
cola, con un solo fornello e un
buco sotto per infilarvi la legna (il
fumo non mancava mai) e si cu-
cinava per i salesiani, i loro ragaz-
zi interni (molti) per gli ospiti e ce
n'eran quasi sempre... Dopo i pa-
sti, si lavavan stoviglie a non fi.
nire: di sera e fino a notte alta, al
chiarore d'una lucerna o di qual-
che candela.
La legna bisognava andarla a
cercare nella landa, anche fino a
tre o quattro leghe». Quando
mancava si usava - scusate - lo
sterco secco degli animali... Di-
cono ancora: «Per andare a legna,
toglievamo l'abito religioso per
non strapparlo. Se ci avessero vi-
ste vestite com'eravamo, ci avreb-
bero scambiate per zingare o ma-
schere... La notte poi, dormiva.mo
come tronchi anche se le mani ci
bruciavano graffiate com'erano...
Però, fra tante fatiche e peripezie
mai ci mancò l'amor di Dio e di
Maria Ausiliatrice né l'allegria
che ci rendeva dolce ogni sacrifi-
cio».
Ricorda ancora la suora che
fungeva da lavandaia e guarda-
robiera: «Per lavare dovevamo
andare a prendere l'acqua al fiu-
me e ci aiutava un ragazzo, ma
quando il fiume era in secca, ca-
ricavamo tutta la roba, che era
moltissima, su di un carro e an-
davamo a lavare sulle sponde di
quel benedetto fiume per giornate

3.9 Page 29

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Viedma (foto archivio FMA) in primo piano: il Collegio delle 811ore.
intiere... Però, nonostante la po-
vertà e il tanto lavoro eravamo fe-
licissime; il necessario non ci man-
cava e il superfluo neanche lo so-
gnavamo. In cambio avevamo ab-
bondanza di grazia di Dio: confe-
renze, sovente di monsignor Ca-
gliero, funzioni splendide, persino
accademie e tali che a dirlo pare
inventato».
Oltre tutto, compresa la cura
delle orfane e un incipiente ospe-
daletto, andavano a visitare gli
indios nei loro toldos, come aveva
suggerito don Rua, per catechiz-
zarli. È scritto di una di quelle
«pietre angolari» dell'opera, suor
Margherita Cantavena: « •••Pa-
ziente e dolce con i nativi, li visi-
tava nei loro toldos, li istruiva
conversando con loro nella loro
lingua, che masticava male... e li
invitava ad andare al collegio sot-
to qualsiasi pretesto, pur di poter-
li istruire nella nostra santa reli-
gione...». E ci andavano rapiti
dalla sua affabilità. La chiama-
vano la «suora buona» ed anche
«la margarita». Al ritmo in cui si
viveva, in soli sei anni la marga-
rita si guadagnò la corona propria
delle Spose di Cristo. Morl (tisica)
il 9 giugno del 1891 largamente
rimpianta e pianta da tutti...
Anche suor Marianna non ave-
va resistito a lungo, a quella vita
super eroica. È scritto nella cro-
naca della casa di Viedma nel feb-
braio del 1888: «Il Signore vuole
provare la nostra pazienza poiché
si è ammalata gravemente la no-
stra buona suor Balduzzi, ciò che
ci fece passare dei momenti molto
tristi: sembrava che da un'ora al-
l'altra dovesse volarsene all'eter-
nità(...). Ad aumentare la nostra
pena, sono partiti per l'Italia
monsignor Cagliero e la nostra
amatissima madre Angelo Vallese
(...) lasciandoci si può dire quasi
sole con la nostra inferma sempre
grave. Il peggio è che tutto questo
più la scuola (in sostituzione di
suor Marianna), vinse le nostre
deboli forze e, poco o tanto, ci am-
malammo tutte. Ma per bontà di
Dio, arrivammo alla fine dell'an-
no compiendo il nostro dovere»...
Suor Marianna, trasportata a
Carmen de Patagones, moriva il
12 dicembre 1888 a soli 24 anni di
età, esclamando: «In te, Domine
speravi, non confundar in aeter-
num!...». Di lei è scritto nella cro-
naca dell'88: «Durante tutto il
tempo della sua dolorosa infer-
mità, nessuno l'udi mai, sotto nes-
sun pretesto, lamentarsi di nulla.
Un allegro silenzio occultava tut-
te le sue pene. A darci un'idea del-
la generosità del suo cuore e del
grado di perfezione a cui era ar-
rivata, bastino le parole che disse
a suor Giovanna Borgna eh'era
andata a visitarla in Carmen de
Patagones e aveva il netto presen-
ti.mento che doves.<ie morire in
quello stesso giorno, ma che
avrebbe dovuto tornare a Viedma
perché anche suor Margherita era
ammalata. Disse, dunque, la mo-
rente: «Vada, vada, non pensi a
me. Vedo che Dio mi chiede que-
sto sacrificio. Si, avrei tanto de-
siderato morire fra le sue braccia,
però il Signore non lo vuole,
vada... ».
Suor Giovanna ripassò il Rio
Negro: alla sponda destra una
moriva; alla sponda sinistra l'al-
tra stava male. E lei?
Tempo prima (1879) Madre
Mazzarello le aveva scritto (e te-
neva in tasca la lettera): «È vero
che sei 'muffita'? Guarisci presto
perché hai da lavorare. Dl al Si-
gnore che ti lasci il tempo per far-
ti santa e guadagnargli moltis-
sime ani.me». Dio esaucll la madre
BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1984 29

3.10 Page 30

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e la figlia: suor Giovanna morirà a
8L.iImlll!a
(Perù)
di vita
nel 1945 dopo 68
religiosa e missio-
nana.
Nel 1890 troviamo, con suor
Borgna, tre suore maestre, di cui
una è nipote di Don Bosco (suor
Rosa) e una certa suor Luisa Fer-
rero che «fa un po' di tutto». Nel
1892... «rendeva l'anima a Dio
suor Rosa, figlia di Francesco Bo-
sco e di Angela Rondano, a soli 24
anni di età...». Con emozione leg-
giamo dalla cronaca: «Suor Rosa
edificò le consorelle per il suo
amore alla sofferenza e all'umiltà,
virtù preziosissima per lei che di
carattere era l'opposto a detta
virtù. Ella era un genio, vivo, sen-
sibil.is&mo e affettuoso ali'estre-
mo (...). L'obbedienza la mandò a
Viedma dove lottò con ardore
(contro se stessa) e tutto ciò che
faceva, aveva per fine la pura glo-
ria di Dio. Disimpegnò vari com-
piti stando sempre dove più v'era
lavoro. Era assistente, maestra,
cantiniera, ortolana (coltivavano
legumi per tutto il collegio ma-
schile e femminile). La sua infer-
mità (consunzione) le diede modo
di prepararsi alla morte con molta
pazienza e amor di Dio (...}. Una
consorella le domandò una parola
per ricordo. Lei rispose: "Non ab-
bia paura del sacrificio"... Fu sep-
pellita vicino a suor Margherita
Cantavena».
Anche i Salesiani s'impensieri-
rono di morti cosi precoci. Scrive
don Milanesio: « I compiti di quei
tempi eroici erano tanti e cosi gra-
vi; il lavoro nel sottosuolo umido;
la miseria e le privazioni passate;
l'assistenza agli infenni contagiosi
(nell'ospedaletto) senza le indi-
spensabili precauzioni, esercita-
rono una nociva influenza nella
salute delle missionarie: vede-
vamo, anno dopo anno, cadere
senza potersi più risollevare delle
suore che poco prima erano fiori
di salute e di giovinezza. Questo
attirò l'attenzione dei superiori
maggiori, che si occuparono a mi-
gliorare la situazione delle conso-
relle, sollevandole da quelle atti-
vità che erano incompatibili con il
loro sesso e le loro forze. D'altro
lato aumentando le esigenze sco-
lastiche (e le alunne), pur senza
abbandonare del tutto l'ospedale,
le missionarie di Viedma diedero
30 • BOLLETTINO SALESIANO I 0/UGNO I 98.f
Laboratorio di tessitura e 8CUola di arte culinaria.
la preferenza all'istruzione pri-
maria sia per le interne che per le
esterne, cosa che meritò i maggio-
ri elogi».
Chi più di tutti s'impensieriva
- e pagava di persona fra lacrime
cocenti - era madre Angela Val-
lese che, partita per le Missioni
d'America alla fine del 1877, s'era
trovata, a soli 25 anni, responsa-
bile della fondazione di Patagones
(o Carmen de Patagones), città
appena nata, ricettacolo di avven-
turieri, scalo di rifiuti umani e
rocca della massoneria che, già in
lotta per rovinare l'opera dei mis-
sionari, sferrò su quel piccolo
drappello (quattro giovanissime
suore) una lotta asperrima. Ma
loro e in testa la loro madre An-
gela, non cedevano d'un passo:
con Cristo nel cuore e la bandiera
del loro candore spiegata al vento
della contrarietà, avanzavano se-
rene e ferme. Patagones prima e
Viedma poi venivano conquistate
dallo zelo irrompente dei Salesia-
ni. Ma per riflesso con arte mali-
gna e diabolica, le suore venivano
prese di mira, calunniate e persino
insidiate nella loro virtù con ag-
guati che Maria Ausiliatrice man-
dava a vuoto anche con segni
straordinari, mentre don Fagnano
vigilava suggerendo: «Non uscite
mai da sole»...
Madre Angela Vallese aveva
preso alla lettera quell'esortazio-
ne, anche se, con due case da gui-
dare, le traversate del Rio Negro

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L'antica scuola di musica dal 11181 divenuta CoruJervatorio.
si moltiplicavano. Sempre con
fida compagna e il suo buon rosa-
rio tra le mani, avanzava con
tranquilla sicurezza e pace sovra-
na, divenendo faro di luce in mez-
zo alle tenebre della dilagante cor-
ruzione. Con immenso dolore udi-
va gli indi dire, a volte, «non vo-
gliamo una religione che rende
cosi cattivi gli uomini»...
Deve infatti assistere a scene
tragiche. I soldati di Winter han-
no fatto una battuta nell'interno
ed ecco sfilare per le vie i vinti...
Più di 300 indi, uomini donne e
bambini. Sono seminudi, affama-
ti, affranti, angosciati: hanno per-
duto la libertà, tutto hanno per-
duto! Vengono ammassati nel re-
cinto dell'erigenda chiesa parroc-
chiale e vi stanno circa un mese.
Chi li visita? Va madre Angela
portando gallette, riso, mate, ac-
qua, vestiti. Ha dipinta sul dolce
volto la più tenera compassione e
nei vividi occhi pianto represso...
Le infelicis&me madri si stringono
a lei. Don Fagnano che sa la loro
lingua, li prepara al battesimo,
parlando del Grande Spirito, di
una terra nuova, di un giardino di
felicità. E trenta poveri araucani
chiedono il battesimo. Madre An-
gela ne è la madrina. Ma la sera
stessa gli indi sono messi in ven-
dita... I missionari, madre Angela
con le altre suore accorrono, pro-
testano... purtroppo inutilmente.
Seguono scene orribili. I figli sono
strappati ai genitori, ma quali leo-
nesse, le madri difendono le loro
creature e giungono a scaraven-
tarle, con la forza della dispera-
zione contro le mura del tempio e
sfracellarle: no, non le cederanno.
Uccidono i loro bimbi, poi s'afflo-
sciano a terra come svenate... Ma-
dre Angela è là con le sue lacrime
irrefrenabili, muta protesta con-
tro la tanto vantata civiltà...
Quelle e tante altre lacrime ce-
menteranno la sua anima alla
«moribonda stirpe» che sarà la
sua porzione per oltre trent'anni...
E nonostante tutto, vengono a
Viedma, come a Patagones, sem-
pre più numerosi gli indi a do-
mandare l'acqua che imbianca l'a-
nima per la vita eterna... Giun-
gono sempre più numerosi. Per
BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 198-1 31

4.2 Page 32

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Suor Giuseppina Piccardo.
ogni gruppo occorrono giorni e
giorni di preparazione e istruzione
catechistica, in gran parte opera
delle suore. I catecumeni non sono
mai stanchi: seduti a terra in cir-
colo intorno alla missionaria, pro-
vano e riprovano a fare il segno
della croce che serve a cacciare il
cattivo spirito. E se la suora cac-
cia invece una mosca, tutti ripe-
tono il gesto compunti e gravi.
Quando il «capitano buono»,
monsignor Fagnano, li giudica
pronti al battesimo e ne viene sta-
bilita la data, aumenta ancora il
lavoro.
È quasi sempre madre Angela
che taglia e cuce, cuce e taglia per
preparare il vestito battesimale ai
bimbi e alle donne. S'è fatta l'a-
bitudine di prendere su di sé le
opere più gravi, le più faticose, le
più umili. Per questo le giovani
suore corrono sui suoi passi senza
accorgersi che quella strada si
chiama eroismo. Ed è santità!
32 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1!1/U
A quei battesimi, sia da una
parte che dall'altra del rio Negro,
lei cerca sempre di trovarsi pre-
sente. Ed eccola insieme alle sue
care sorelle, darsi da fare per il
difficile compito della pulizia per-
sonale degli indi. Madre Angela, o
un'altra, incomincia col lavare i
piccoli perché imparino i grandi,
che sì, si lavano ma senza convin-
zione, ridendo come matti al ve-
dersi bianchi di schiuma sapo-
nosa...
Dopo jJ battesimo vengono dati
a tutti 'los vicios', osma gallette,
riso e coperte tessute dalle orfane
interne che insieme ai neo battez-
zati sono sfavillanti di gioia...
Cosi, fatti figli di Dio, gruppo
dopo gruppo, ripartono per la sel-
va e là, seduti davanti al toldo,
raccontano ai vecchi, ciò che han-
no fatto e veduto; ripetono il 'Pa-
dre nostro' e 'l'Ave Maria' guar-
dando con amore le stelle nelle
notti serene perché ÙIBSÙ li atten-
dono la Santa Vergine, il Bimbo
Gesù e il Padre che è nei cieli...
Nelle loro pupille è stampata l'or-
ma del capitano buono e il volto
pallido della madre bianca, suor
An_gela Vallese...
E nel 1884 che a Patagones si
prepara al battesimo il figlio del
grande Cacico Licuful. Ed è mon-
signor Cagliero che nell'85 lo bat-
tezza, chiamandolo Gioachino in
omaggio al grande Papa Leone
Xlii. Ma anche le suore hanno
in collegio la nipote d'un altro
Cacico, battezzata col nome di
Annetta. Gioachino sarà il primo
catechista laico della sua tribù.
Annetta riprenderà la via della
Pampa con Cristo nel cuore e fon-
derà il primo nucleo familiare cri-
stiano...
Viedma sta per varcare il primo
decennio di vita: il collegio è ora
più ampio, parecchie cose sono as-
sai migliorate... E madre Angela
Vallese se ne va verso il sud, sem-
pre più a sud a fondare nuovi cen-
tri missionari, al seguito di mon-
signor Fagnano...
Ha onnai trentatrè anni. Ha vi-
sto moltiplicarsi il seme sotto
l'impulso della divina grazia. Ma
non pensa affatto che i bei frutti
sono maturati al suo sole... In
estrema sincerità si considera ser-
va inutile., proprio come dice il
Vangelo. E convinta della sua in-
capacità e arde d'ansia amorosa
intorno all'alberello dell'Istituto
trapiantato in America. Leè stato
affidato il compito di portare,
ovunque vada, lo spirito primitivo
e poiché sa che per conservarlo in-
tegro vale asMi più l'esempio che
non la parola, è rigidissima con sé,
sempre la prima nel sacrificio e te-
nera come una mamma verso le
altre...
Oggi Viedma conta cent'anni ed
è ancora ricca - anzi sempre più
ricca - di opere e di bene. Ma le
fondamenta sono quelle prime
suore, con quella madre dal volto
pallido, gli occhi pieni d'amore...
Qualcuno ha chiesto di madre An-
gela Vallese l'introduzione della
Causa di Beatificazione. Ma, gen-
te, bisognerebbe canonizzarle tut-
te quelle prime missionarie...
E tuttavia di lei, a capo delle
Missioni d'America per diciasset-
te anni, resta qualcosa di vivo,
qualche cosa che ancora palpita
come fiamma.
Si trovava verso la fine del suo
servizio missionario (1916) a Pun-
tarenas (Magellano). Quando sa-
peva che dalle stazioni missiona-
rie dovevano arrivare, su golette
sconquassate o vecchi battelli, al-
cune delle sue giovani sorelle e il
fischio dell'arrivo tardava fino a
notte, lei saliva la scaletta che
portava all'ultimo piano della
casa a scrutare il mare... Se la not-
te era tempestosa, buia, stava là a
finestra aperta e quando il fischio
atteso lacerava l'aria, accendeva
un lume e lo posava sul davanza-
lino...
Come lo ricordano le antiche
missionarie quel lume... Dicono:
«Ah, mentre sulle onde tempesto-
se il battello lottava disperata-
mente perraggiungere la riva bru-
na, ecco, noi vedevamo ad un
tratto accendersi quel lume. E il
nostro cuore rinato alla speranza,
vi rispondeva con un s~ulto di
gioia. Era il segnale della madre,
era i1 nostro faro, era la lampada
del suo amore materno...».
Anche oggi, e non solo a Vied-
ma, quella lampada e quelle fiac-
cole di luce d'amore che furono le
prime missionarie d'America, bril-
lano davanti a noi, eredi di tanto
bene, di tanto eroismo, di tanta
santità.
M. Domenica Grassiano

4.3 Page 33

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logazlone e di riconosciuta mi- volte, dalla Radio Vaticana, ne-
stificazione, Palumbieri ripro- gli anni 1982 e 1983. La stessa
pone in questo libro per l'uomo Emittente ha inciso Il messag-
* SABINO PALUMBIERI
nuovo la speranza cristiana, gio radio trasmesso in Audio-
che è esperienza pasquale di cassette ed, in data 12-2-1984,
Volto cuore mani dall'uomo, El· rinnovamento, perché egli ritro-
leDiCi editrice, Torino 1983, pp. vi in sé la sua vera identità. Dal-
ha divulgato questa lusinghiera
recensione:
194, L. 8.000.
la cultura dell'avere si ritorna «Un pizzico di fantasia, un
Ricordando che la crisi del- alla cultura dell'essere, col pri- po' di meraviglia, un fondo di
l'uomo d'oggi non è più crisi di mato dello spirito sulla materia, morale e forse ritorneremo alla
questo o quel valore, ma del va- dell'etica sulla tecnica, della co- realtà quotidiana un po' più
lore-uomo, della sua radicale scienza sulla scienza.
contenti... più ottimisti. sereni!...
* identità, visto ormai che le stes-
Il pregio di quest'opera è, so-
se formule Ideologico-politiche VALENTINO DEL MAZ.ZA prattutto. l'armonia dello stile
proposte da tutte le parti (e e Favole e sapienza di vita•, Ed. con la chiarezza di una tema-
sempre In dimensione orizzon-
tale, ferme cioè al tempo e alla
«Il Carroccio», 35010 Terraglio-
ne di Vigodarzere, pp. 120, L.
tica quanto mal interessante. Il
noto scrittore toscano fa vibrare
materia, che commisura e con- 8.000.
qui il suo Inconfondibile lin-
suma l'uomo), si vanno sclero-
tizzando per una sorta di omo-
Il contenuto di questo libro è
stato trasmesso, per ben due
guaggio: sciolto, lucente, argu-
to, pieno di umorismo, unita-
mente alla proposta di verità, di
opinioni, di riflessioni, manife-
UN DISCO AL MESE
state, tutte, con rispetto, grazia
e profonda psicologia del cuore
guerra e il compito della Chiesa
e dei cristiani di fronte alla pace
come «progetto•, capace di far
fronte ai bisogni degli uomini e
a rendere i popoli protagonisti
del loro destino.
La letteratura per organo in Francia dal Rinascimen- umano.
* to alla fine del Settecento,. (disco prodotto dalla ElleDiCi
di Leumann) è l'incisione discografica che proponiamo
RUGGERO ORFEI
questo mese: convincente esecutore è come sempre il Pace tra mlsslll e fame, pp. 252,
celebre organista Arturo Sacchetti.
L. 14.000
Dopo la «guerra dei cento anni», terminata nel 1453
Le Edizioni Dehoniane di Na-
con l'espulsione degl'inglesi dalla Francia e l'ascesa al poli hanno awiato la nuova col•
trono di Carlo VII, la monarchia capetingia può occupar- lana «Futuroggi• - diretta dal
si oltre che alla ricostruzione fisica e morale del paese sociologo Antonio Pilieri - per
anche alla ripresa di una cultura ormai stagnante nei
moduli dell'arte basso-medioevale. Il culto dell'antichità,
che in letteratura è rappresentato dal gruppo della
«Pleiade» con Pierre de Ronsard in prima fila, subisce
l'influsso del Rinascimento italiano: da questo mutua
quella tendenza al descrittivismo che si trasforma musi-
calmente In onomatopea sonora nell'ansia di aderire
quanto più possibile al mondo della natura di cui l'uomo
si sente partecipe e dominatore.
L'attività di Pierre Attaignant, uno dei primi stampa-
tori ed editori musicali francesi, è ancora immersa nei
primordi dell'arte strumentale ossia quando le composi-
zioni organistiche ricalcano I modelli vocali senza peral-
tro dipenderne esclusivamente.
Le guerre di predominio in Italia contro gli Asburgo,
la diffusione del calvinismo e i conseguenti contrasti re-
ligiosi tra cattolici e ugonotti sono i fatti politici salienti
del periodo successivo caratterizzato in ambito organi-
stico dalla scissione in due opposte scuole: da un lato si
sviluppa una corrente fedele alla severa arte del canto
gregoriano, dall'altro si costituisce un indirizzo profano e
popolareggiante rivolto alle facili e colorite melodie intro-
dotte già nel melodramma da Giovan Battista Lulli. Così
se Jean Tltelouze intraprende la via di brillanti evoluzioni
contrappuntistiche partendo da un esile tema gregoria-
no, il cosiddetto «Cantus firmus», Louis Marchand su-
pera le concezioni armoniche codificate dalla tradizione
liturgica per creare melodie ricche di fantasia ed espres-
sività.
La sintesi delle due scuole è opera mirabile di Fran-
çois Couperin, detto il Grande, organista nella cappella
reale di Roi Soleil, Luigi XV: nelle sue composizioni infat-
ti riesce a conservare la profondità della fede del grego-
approfondire problematiche
che sono »nodi per il presente
e tests pr il futuro, consapevoli
che il futuro è gii} cominciato;
però, è necessario scoprirlo,
progettarlo, governarlo».
Ruggero Orfei, In tale ottica,
affronta il tema della pace,
aprendo la collana con il volu-
me: «Pace tra missili e fame..
La pace non è una scelta, ma
una necessità, se si considera Il
rapido complesso sviluppo del-
l'induslrla delle armi e la fragili-
dei rapporti internazionali.
La «crisi dello sviluppo» ac-
celera i bisogni e conflitti: la
pace diventa, cosl, Il nome nuo-
vo dello stesso sviluppo, anzi
diviene e progetto come lo è sta-
to la guerra dei millenni•·
Viene ribaltata una logica an-
tica e distruttiva che vuole nella
pace una silenziosa preparazio-
ne alla guerra, una rincorsa al
controllo del mondo, al conso-
lidamento e all'espansione delle
egemonie del blocchi.
L'alternativa - reale e con-
creta - sta nel passaggio da
una «cultura di guerra» ad una
«cultura di pace», cominciando
alla «riconversione produttiva•
dal militare al civile.
In tale ottica, l'autore affronta
anche la dottrina cristiana sulla
* GIORGIO SAVIANE
Il Mosca e l'agnello, SEI, Tori-
no, 1984, pp. 32, L. 6.000
La collana «L'altra infanzia.
continua ad arricchirsi di volumi
che rappresentano altrettanti
viaggi nella vita e nel ricordi di
personaggi famosi.
Dopo Giovanni Arpino, Ro-
mano Battaglia, Piero Chiara,
Massimo Grillandi, Diego Novel-
li, Folco Quilici, Roberto Vacca.
Carlo Verdone, ecco Giorgio
Saviane l'autore di Getsemani e
de Il tesoro dei Peflizzarl.
«Ho fatto lo scrittore - affer-
ma egli stesso nel volume che
segnaliamo - per riuscire a ca-
pire il significato della favola
dell'agnello narrata dalla vec-
chia Guccia. Non fu quindi una
scelta, piuttosto una necessità.
Tutta la nostra vita è influenzata
da ciò che ci accade nell'infan-
zia, e io, in ogni libro, cerco ri-
sposte alle domande di allora:
me ne sono accorto scrivendo
questo racconto tuffato nel
mondo infantile.... .
riano, quell'atmosfera pensosa e contemplativa propria
della polifonia religiosa insieme alla freschezza del nuo-
vo gusto melodico, maturato gradualmente col progre-
dire delle teorie scientifiche in materia di armonia. A ra-
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno rich1es11
alle Edttric,
gione Couperin è stato chiamato il Bach dei francesi e
non solo per l'analogia della riscoperta tardiva, circa due
o con/rassegno (spese d, sped121one a carico del ri-
ch iedente);
secoli dopo, ma anche e soprattutto per il carattere della
musica intima e meditativa in coraggioso contrasto con
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(sp edizione a carrco dell'Editrice);
le tendenze barocche del tempo: a questo proposito so-
leva ripetere: «...confesserò in buona fede che preferisco
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1
00139 Roma. Ccp 57.49.20.01 .
ciò che mi commuove a ciò che mi sorprende... •. Con
Couperin la musica sacra per organo intravedeva già i
LDC: Libreria Dottrina Cnsriana - 10096 Leumann (TO). Ccp
8128.
primi bagliori romantici.
SEI: Soc,età Edirnce Internazionale - Corso Regina Margherita
Sergio Centofantl
176. 11)152 Tonno. Ccp 20 4 1 07
BOLLETTINO SALESV.NO 1 GIUGNO Hl/U 33

4.4 Page 34

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morte. lo mi misi a pregare con più for-
za Maria Ausiliatrice e la grazia venne.
Sento ora Il dovere di ringraziare
pubblicamente la Madonna grata an-
che per aver fatto vincere un concorso
a mia sorella.
Lettera firmata, Cesarò (ME)
ziamo profondamente e chiediamo co-
stante protezione su tutta la famiglia.
Matlde Ama/di DI Balme, Torino
ISPOSATA DA DIECI ANNI
SI SALVA IN UN
INCIDENTE AEREO
Il 7 dicembre scorso, proveniente
dal Paraguay dovevo ripartire da Ma-
drid in aereo per l'Italia e partecipare
al Capitolo Generale del Salesiani. Vo-
levo essere a Roma per celebrarvi, in-
sieme ai Superiori, la Festa dell'Im-
macolata.
Avevo l'aereo alle 9,35 del mattino.
Dalla Procura Salesiana delle Missioni
dove ero alloggiato sono partito un po'
in ritardo con il confratello Severiano
per andare all'aereoporto. All'Iniziare il
viaggio in macchina abbiamo fatto una
fervorosa preghiera alla Madonna.
C'era una nebbia fittissima, in tutta la
zona di Madrid. Per un fatto strano (o
prowidenzlale?) ìl confratello molto
pratico sbaglia strada e cosl arriviamo
assai In ritardo all'aereoporto.
I passeggeri per Roma avevano Qua-
si tutti Il biglietto con i posti assicurati.
Essendo tra gli ultimi ad arrivare a me
tocca un posto in coda. Sistemate le
mie cose nell'aereo mi siedo ed inco-
mincio Il breviario.
Da tutti è conosciuto Il disastro ae-
reo di Quel giorno. Il nostro Boelng 727
si scontra sulla pista di decollo a una
velocità di circa 300 km all'ora con un
DC9 di Aviaco. Uno squasso tremen-
do, poi fuoco e fumo. Momenti terribili!
Noi passeggeri della coda riusciamo a
saltar fuori dall'aereo in fiamme da una
porta di emergenza. In pochi minuti
tutto è un rogo. Le vittime del disastro
più di 901 Il ritardo, lo sbaglio di strada,
il posto in coda, casualità o Prowiden-
za? Personalmente attribuisco questa
rinascita a una grazia della Madonna
che avevo Invocato e che anche altre
volte ml salvò in viaggi in aereo nelle
nostre Missioni del Chaco Paraguayo.
Don Carlo Giacomuzzl (Paraguay)
ABBIAMO LA MADONNA
E PIANGI?
Mia madre versava in gravi condizio-
ni per un male improvviso. Disperata e
piangente presi un'immagine di Maria
Auslllatrtce della Quale sono tanto de-
vota e la pregasi molto.
La mamma, vedendomi piangere mi
disse: come, abbiamo la Madonna e
piangi? Chiamai il medico che ordinò il
ricovero Immediato. In ospedale la di-
chiararono in Imminente pericolo di
34 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1116-1
SI AVVIO DECISAMENTE
A GUARIGIONE
Sento il dovere di ringraziare pubbli•
camente Maria Aualllatrlce di avermi
guarita la cara sorella Domenica da
una embolia cerebrale, che la tenne
per diversi mesi sospesa tra la vita e la
morte tanto che i medici disperavano
di salvarla ed ancor'oggi assicurano
che il Padre eterno le ha voluto bene.
Subito in Quell'angoscioso frangen-
te, cominciai con grande fiducia la no-
vena a Maria Ausiliatrice e leggendo
sul BS che si attendeva un miracolo da
mons. Versiglla e don Caravarlo per
proclamarli santi, promisi che avrei at-
tribuita la grazia alla loro intercessione
se me l'avessero ottenuta e, nonostan-
te la malattia tardasse a risolversi, non
mi stancai mal di pregare e sperare.
Nel momento più disperato venne a
visitarla nostra sorella Figlia di Maria
Ausiliatrice che l'Incoraggiò a sperare
e pregare sempre perché sarebbe cer-
tamente guarita. Dopo Questa visita
Domenica incominciò a riprendersi.
Margherita Gosso, Bagnolo P.te
IRINGRAZIA PER LA MAMMA
Operata per la prima volta 25 anni la
in seguito a lesioni da incidente, una
seconda volta per un tumore alla gola,
mia madre d i 68 anni è stata ricoverata
il 21 marzo 1984 In ospedale per la
protesi totale dell'anca femorale. In se-
guito alle cure del caso, per interces-
sione d i Maria Aualllatrtce. dopo nem-
meno un mese camminava solamente
con un bastone, mentre normalmente
per la rieducazione dell'arto ne occor-
rono di più. Esprimo la mia gratitudine.
Paola Bramante, Torino
IDOPO UN MESE DI CURE
Desidero ringraziare pubblicamente
Marta Ausiliatrice, Don Bosco e Do-
menico Savio per la grazia concessaci
un anno fa quando mia figlia, che
aspettava un bambino, cominciò a non
tollerare più la sua creatura.
Dopo un mese di cure e ferventi pre-
ghiere di tutta la famiglia, con grave
pericolo per la mamma e per la mam-
ma, a soli sette mesi e mezzo, si dovet-
te tarla nascere.
La bimba, sia pure dal peso di un
chilo e Quaranta grammi, nacQue sana
e non presentò alcuna anomalia. Ora
ha un anno, è cresciuta normale ed
anche la sua mamma sta bene. Rlngra-
Sposata da dieci anni per ben Quat-
tro volte sono stata Il Il per dare alla
luce una creatura ma tutto finiva dram-
maticamente nonostante medici e cure
varie.
Desideravamo tanto un bimbo che
allietasse la casa. Un giorno conobbi
una signora che ml parlò di Domenico
Savio consigliandomi di portarne l'a-
bito.
Nonostante le più allarmistiche pre-
visioni ho avuto una splendida bam-
bina in ottima salute. Sarà il testimone
vivente che Domenico Savio ha ancora
ottenuto una grazia.
L. e A. Gulisano, Raffadali (AG)
UNA PROTEZIONE EFFICACE
Ho cominciato a pregare suor Eu-
sebia Palomlno quando mio figlio ini-
ziò a lavorare ed ho subito sentita viva
ed efficace la sua protezione. Ogni
giorno continuo a pregare Lei e san
Giovanni Bosco perché non cessino di
intercedere presso Maria Ausiliatrice
affinché mio figlio continui ad essere
protetto nella sua salute e nel suo la-
voro e ne sono sempre confortata. Se
credete pubblicate nel Bollettino Sa-
lesiano questa mia viva testimonianza
di fede e di gratitudine.
R. Giannottl, Peve Fosclans (Lucca)
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Abbate Immacolata Accardl Ca1erfna Arato Mau-
rizio • Audisio Filippo Ballad Linda • Barca Teresa -
Bassi Alfredo - Baù Luigi a.t!IIOI Giampaota • Ben-
zl Giuseppina eerg- Maria Besseghlnl Caterina
Bianchi Oulllo Biondi Patrizia Bots Pasqualina
Bonlna Margherita Bu"50 Salvatore Butti Ester
Buttlcé Giuseppa Catmarlnl M Angela - Campiona
Carmela• Conti Giovanna Cappellino Giuseppina •
Carta Battistina Castallano Santa Cavallaro SII•
vana - Cesari Maria Chiappa Serafina Chiesa Ma·
ria Colllnl Rosa - Conforti GIida - Oel Pre1e Maria
0 1Glorgto Oameta Fabbri Rosalia Favrs Palmira
Fenoglio Masino RON Gabba Maria Saivantl
Gallo FamigRa • Gal1l P. Marisa Galeaz:zl Amalio
Garavaglia Jolanda • Genta FamigRa G8C()hele Da-
rlo Ghezzì Carla Giacinti Teresa Giordano M
Rot>erta Giovannlnl GIUS&l)pe • Gregorio Vincenza
Grosso Fr8llcesc:o • GugllelmettJ Anna • Guspinl
o.e. . Lanzerl Emma Ciccione Marchetto Agala
Maslnl Maria Masseronl Piera Mellla Rosa Mel-
llnl Lucrezia - Merelll Aurelia • Meslanl Ferdinando
Modica Alfio Moratlo Bianca Maria - Morronl Doti.
Panfilo - Opezlo Cesarina Oterl Giuseppa • Pagella
Alvise - Pafocchl Marisa Petrlnnello Francesca
Peruzzo Gemma - PazzOla Luigina Plana Pisano
Maria . Pina e. Plscopo Giorgio - Pompeo U na
f>u91lsl Concetta Rasetto Giuseppina - Risso An-
gela Rosa Michele Rossanlgo Anna Rossi Giu-
seppe Schiapparelll Alda Talamo Voria Liliana
Tallartco Maria • Trlncherl Adelln11 Tura Ermin ia •
Valentini Maria • Varvello Tiziano Vespo Girolama ·
Vlllata Teresa • Vit Elisabetta Zandonella Pierina
Zardetto Barbara

4.5 Page 35

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un fotografo
si fa
mendicante
T ra i grandi amici e be~e-
fattori della Congregazio-
ne salesiana, meritano il
primo posto i «cooperatori», que-
sta geniale istituzione che Do~
Bosco voleva inserire nelle Costi·
tuzioni, come parte integrante
della sua famiglia religiosa.
Infatti, stampando il 30 dicem-
:vi bre 1873 la bozza da presentare a
Roma per l'approvazio_ne, ave-
va inserito in appendice il capo
XVI, riguardante appunto ques~
terzo ramo spirituale, che egli
chiamava «salesiani esterni».
Il santo st.esso preparava ben
tre abbozzi di regolamento, uno
nel 1874 e due nel 1875, che pre-
sentava al S. Padre Pio IX, nell'a-
prile del 1876. Con «Breve» del_9
maggio dello st.esso anno, la ~ pia
unione» riceveva l'approvazione
della S. Sede.
Innumerevoli le benemerenze di
questa associazione nel promuo-
vere e sostenere le molteplici ini-
ziative caritative di Don Bosco e
dei suoi figli, particolarmente nel-
l'aiuto ai missionari.
Nella sua «Lettera-testamen-
to» egli volle esternare i sen~-
menti di gratitudine che aveva n-
petutamente manifestato loro du-
rante tutta la vita.
«Addio miei cari benefattori,
cooperato'ri salesiani, addio. Molti
di voi non ho potuto conoscere
Romolo Nazzaro.
personalmente in questa vita, m~
non importa; nell'altro mondo c1
conosceremo tutti e ci rallegre-
remo in eterno del bene fatto, con
la grazia di Dio, in ques~ terra,
specialmente a vantaggio della
gioventù povera...
Senza la vostra carità avrei po-
tuto fare ben poco o nulla. Con il
vostro aiuto invece abbiamo coo-
perato ad asciugare ~te lacrime
e a salvare tante arume.
Io pregherò sempre per voi, ~
le vostre famiglie, per i vostri can,
perché un giorno ci troviam? in-
sieme a lodare la bontà del Signo-
re, godere delle sue di~e d~lizie_e
cantare insieme la sua infi.ruta mi-
sericordia» (Dalle «Memorie Bio-
grafiche», vol. XVIII, p. 622).
Tra i tanti che meriterebbero
essere ricordati sulle pagine del
«Bollettino salesiano», desidero
presentarne uno, .impe~to ~
tempo pieno per a1utare 1 nostn
valorosi missionari, che operano
in prima linea nelle trincee avan-
zate della Chiesa.
Un profeta scomodo
Romolo Nazzaro, 60 anni, spo-
sato, con quattro figli, alle spalle
una brillante carriera come foto-
grafo di attualità.
.. .
I suoi servizi sono stati diffusi
dalle più grosse agenzie giornali-
stiche. Un uomo «self made», che
si è fatto da sé, superando con co-
raggio e tenacia le difficoltà del
«terroneit che approda al nord in
cerca di lavoro.
Per sfuggire all'atavica disoc-
cupazione del sud, è partito dalla
nativa Puglia, subito dopo la
guerra, giungendo 8: Torino in cer-
ca di una occupaz1one.
- Sono sbarcato a Porta Nuo-
va, racconta senza vergognarsi,
con la classica valigia di cartone.
Da principio ho fatto tutti i me-
stieri, finché sono riuscito a tro-
vare un posto come operaio alla
Fiat.
- Quando ha iniziato la sua
attività di fotografo?
- Appena sistemata la fami-
glia, ho potuto assecondare 1a mia
grande passione: documentare
con le immagini gli avvenimenti
lieti e tristi di Torino, la mia città
di adozione.
- Come è riuscito a sfondare
in un campo non certo facile?
- Ho potuto fare qualche
«scoop», come diciamo noi in ger-
35 BOLLETTINO SALESIANO I GIUGNO 1984

4.6 Page 36

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go fotografico, per cui le agenzie
hanno cominciato a prendermi in
considerazione, tra queste la «As-
sociated Press», che opera in cam-
po internazionale. Poi sono arri-
vati incarichi sempre più impe-
gnativi che mi hanno permesso di
viaggiare e visitare parecchi paesi
del mondo, finché mi sono trova-
to, ancora pieno di energie, in età
pensionabile.
- Come le è venuta questa,
diciamo cosi, «vocazione mis-
sionaria»?
- Viaggiando, soprattutto nei
paesi del terzo mondo, ho visto la
tragica situazione di milioni di
persone che vivono in condizioni
indegne di esseri umani; l'abisso,
purtroppo in progressivo aumen-
to, tra l'opulenza dei nostri paesi
e quelli dove si muore letteral-
mente di fame. L'impatto poi con
l'India, il paese più popolato dopo
la Cina, dove migliaia di bambini
sono condannati ogni anno a mo-
rire di fame e milioni di lebbrosi
trascorrono la vita sui marciapie-
di delle strade, da tutti emargi-
nati e rifiutati, è stato determi-
nante.
Mi sono detto: devo fare qual-
cosa per loro! Dopo tanti anni a
servizio degli altri, per il bene del-
la mia famiglia, devo fare qual-
cosa per questi fratelli che nes-
suno ama.
- Concretament.e cosa fa per
loro?
- Espongo sulle piazze, davanti
alle chiese, nelle sale consiliari, i
cartelloni che documentano come
vivono milioni di esseri umani in
lotta ogni giorno per sopravvi-
vere.
- Cosa si ripromette con
questa mostra di miserie sul
t.erzo mondo?
- Far vedere alla gente la tra-
gedia quotidiana di tanti bambi-
ni, donne, vecchi, lebbrosi, che vi-
vono in condizioni indegne di es-
seri umani. È terribile pensare che
anche quest'anno 50 milioni di
persone moriranno di fame e tra
questi 15 milioni di bambini: una
media di 30 vittime ogni minuto
primo.
- Quali commenti fa la gent.e
davanti a quest.e fotografie?
- Qualcuno vi getta uno sguar-
do e fila via: ha paura di guardare
in faccia una realtà capace di tur-
36 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 1984
Romolo Nazzaro in una mostra.
bare la coscienza più incallita.
Però i più si fermano: ho visto
volti commossi e più di uno asciu-
garsi le lacrime. Non è possibile
rimanere indifferenti davanti a
quest.e tragiche visioni di dolore.
L'immagine ha la sua forza evo-
cativa che nessuna parola può so-
stituire.
Ci sono genitori che portano i
loro figli a vedere come vivono
milioni di loro fratellini; molti in-
segnanti conducono l'intera sco-
laresca a meditare su un problema
che purtroppo non sfiora la pur
grande sensibilità dei nostri ra-
gazzi.
- Cosa dice alla gent.e che si
ferma a guardare e le fa do-
mande?
- Racconto quello che ho visto;
dico loro che nesmmo può es.sere
felice da solo, che quello che so-
pravvanza alle nostre necessità,
anzi con quello che sprechiamo
nel mangiare, vestire, divertirci...
~iamo salvare milioni di per-
sone. Con diecimila lire di medi-
cinali si può guarire un lebbroso,
ricuperarlo alla vita e alla società.
Con mille lire, il valore di due
tazzine di caffè, di un pacchetto
di sigarette, si può dare un piatto
di riso a tre bambini che altrimen-
ti oggi non mangeranno.
- Non ritiene umiliant.e, per
un personaggio come lei, chie-
dere l'elemosina sulle piazze?
- Me lo dicono in molti, qual-
cuno anzi pensa che io sia pazzo.
Ma ho fatto la mia scelta e ne
sono orgoglioso e felice, anche se
mi costa sacrifici e umiliazioni.
Sento che non potrei dedicare a
uno scopo più nobile la mia vita.
L'essere diventato mendicante
per amore di chi soffre, ma fa sen-
tire più uomo.
- Cosa dicono i suoi fami-
liari?
- Mi lasciano fare; solo i nipo-
tini, dopo aver visto le fotografie
dei bambini ischeletriti per la
fame, mi hanno detto: «Noi siamo
stati fortunati! Vai, nonno, vai a
salvare tanti bambini!».
Una esperienza
traumatizzante
- So che è stato recent.emen-
t.e in India: quale lo scopo?
- Documentarmi, fotografare
la realtà di un mondo sommerso,
ignorato, per una fùmina sulle
«Suore del sorriso», che il Centro
Cat.echistico Salesiano di Leu-
mann (Torino) sta realizzando.
- Perché le chiamano « Suo-
re del sorriso»?
- Veramente il loro nome è
«Helpers of Mary» (Ancelle di
Maria), più note però come suore
del sorriso perché, malgrado i luo-
ghi degradanti in cui vivono e i la-
vori umilianti, sorridono sempre,
sorridono a tutti! Sono le creature
più eroiche che abbia mai incon-
trato nella mia vita di giramondo;
creature che hanno raggiunto il

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Eccolo assieme a don Aleui e a don Muchi.o.
vertice supremo della carità cri-
stiana.
Non solo curano i lebbrosi, i
vecchi, gli emarginati, come fanno
le «Missionarie della carità» di
madre Teresa, ma hanno accet-
tato di vivere con loro, come loro,
in questi orribili «slums», barac-
copoli mostruose, ai margini delle
grandi città, che uno scrittore ha
definito «l'anticamera dell'infer-
no».
Dicono sia stato l'unico foto-
grafo che ha avuto il coraggio di
trascorrere un'intera settimana
con loro, visitando i diversi agglo-
merati dove operano. È stata
un'esperienza tremenda, trauma-
tizzante, che non dimenticherò
mai... e pensare che io ci sono sta-
to solo per pochi giorni, mentre
loro ci vivono e lavorano per tutta
la vita.
- Può descrivere quello che
ha visto?
- Ho visitato diversi «slums»:
agglomerati di baracche le une
addossate alle altre, costruite con
rottami di legno, lamiere, cartone,
coperte di paglia, foglie di palma,
senza acqua, senza luce, senza ser-
vizi igienici, vero regno della mi-
seria e dell'orrore.
Uno di questi, che sorge ai mar-
gini della grande arteria che col-
lega l'aeroporto al centro della
città, è il più grande del mondo,
con altre 300.000 persone ammas-
sate in un rettangolo di terra, in-
tersecato da un labirinto di viuzze
cosi strette che costringe spesso a
camminare di fianco.
- Chi l'ha guidata in questa
esplorazione?
- Padre Antonio Alesri, che, in-
sieme a padre Aurelio Maschio,
sono gli apostoli di tutti i disere-
dati di Bombay, i benefattori di
queste meravigliose religiose che
sostengono nelle loro molteplici
opere caritative: dispensari, rico-
veri per vecchi e lebbrosi, scuole
per i bambini della strada, piccoli
laboratori di artigianato per gli
handicappati...
A Dehisar, nella zona di Bori-
vli, aiutano una colonia di due-
mila lebbrosi, racchiusi in un faz-
zoletto di terra, tra la ferrovia e
una superstrada. Un luogo dove
n~uno oserebbe avventurarsi,
non dico di notte, ma neppure di
giorno, non fosse altro per il peri-
colo di perdersi, mentre loro qui
sono di casa, accolte da tutti con
una venerazione che mi -ha com-
mosso.
- Quale la sua impressione?
- Ho girato il mondo, ma non
credevo di incontrare tanta mise-
ria, tanta sofferenza: bimbi dai
corpi diafani, ischeletriti per la
fame, con gli arti insufficiente-
mente sviluppati; vecchi coperti
di luridi stracci, squassati dalla
tosse, minati dalla tubercolosi e
tanti, tanti lebbrosi... Una visione
orrenda, che supera ogni imma-
ginazione: uomini e donne di ogni
età, con il volto deturpato dal ter-
ribile morbo, che strappa loro,
giorno dopo giorno, brandelli di
carne e di vita; molti con mani e
piedi senza dita, con gli arti ridot-
ti a informi moncherini. E accan-
to a questa visione dantesca,
sconvolgente, il lavoro di queste
eroiche suore e dei due meravi-
gliosi missionari salesiani che ri-
tengo tra i più grandi benefattori
dell'umanità.
- Che cosa si propone con
quant.o va raccogliendo?
- Con i primi 50 milioni abbia-
mo contribuito a scavare dei pozzi
nell'Alto Volta (Africa), dove la
gente moriva per mancanza di ac-
qua; ma ora tutto il mio impegno
è rivolto ad aiutare questi due
mis.sionari, per salvare migliaia di
bambini, figli di lebbrosi, che na-
scono sani ma sono condannati a
diventare lebbrosi se non saranno
aiutati con adeguate cure profi-
lattiche; inoltre a costruire un
nuovo grande villaggio per ospi-
tarvi le migliaia di lebbrosi che
muoiono, rifiutati da tutti, sui
marciapiedi di queste mostruose
metropoli.
Voglio che tutti gli italiani co-
noscano la realtà in' cui si dibat-
tono milioni di creature innocenti
e aiutino questi due grandi figli di
Don Bosco a realizzare il loro so-
gno di amore.
Romolo Nazzaro, cooperatore
salesiano, ora mendicante di pro-
fessione, che non fa scioperi della
fame, non lancia accuse, ma gira
con le sue fotografie per le piazze,
gridando che n~uno può essere
felice da solo, che ogni bimbo che
nasce ha di.ritto a vivere, che ogni
uomo è nostro fratello, che c'è più
gioia a dare che a ricevere, che un
poco, solo un poco sottratto al
molto superfluo della nostra gior-
nata, può salvare una vita...
Un profeta scomodo questo
Nazzaro, il quale, anziché godersi
una comoda vecchiaia nella sua
casa accogliente, percorre le città
d'Italia per mettere in crisi le no-
stre coscienze, per ricordare a cia-
scuno di noi che viviamo felici,
immersi nel nostro egoismo, por-
tati a dimenticare cosi facilmente
e volentieri la tragedia di un mon-
do sommerso: il mondo della
fame, della lebbra, del dolore, di
cui tutti siamo responsabili.
Antonio M. Alessi
BOUEmNO SALESIANO 1 GIUGNO 1984 37

4.8 Page 38

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~ =·--·-·,,_,,,
Ok>, alla Chiesa, a Don Bosco Che v&-
deva pr_n,e ed operante nella per-
sona del suol superiori. Ha amato tan-
to la gente. gli exalllevi, le famiglie d►
gli allievi, I glovenl. li suo era un amore
sincero, concreto, fattivo, profondo:
amore che lo portava a stare d più po►
sibilea contatto con tuttie specialmen-
te In cortile col rag,,JZD Che volentieri si
awiclnavano I lui per. abbassando la
testa, riceverne un . papagnetto•• •
&ARALDI MC. ANDREA 81I111.tno I
Arese a 75 anni
Per noi di Arese - hanno aerino In
occasione della morte di don 85r8ldl I
suol confratelli - don Andrn à stato
comeun fratellopiùgrande, nonostan-
te aleune difficoltà che aveva nell'os-
seo'are aleune norme comunitarie: sl
portava dentro t'essersi fatto salesiano
da adulto e I · - e stato missionario.
Don Andrea è stato un fratellone
gno dl corrlaposuI amlclzla. E questo
amore lo ha portato ad aggiungere la•
voro a lavoro, senza rlsparmlarsl, nem-
meno quando à stato Invitato a lucla-
re l'Insegnamento e l'ammlnlstratlona
per raggiunti llmld di età e di salute; e
conbnub sempre a lavorare e a render•
si utile con precblona, soHecttudlne e
sacrifìCIO, per alleviare I disagi del non
pochi confratelli l>tsognosl di cura. di
medicine, di aiuto di ogni genere.
grande - come lo chiamavano In fa-
miglia - nella sua originalità (tra la al•
tre cose, si sentiva •inventore• era or-
goglioso di aver partecipato ed una
mostra di brevelti a Varese, In cui eta
stato 1>1emlato); nella SUII allegria e
umorismo facile alla battuta, nella sua
fedeltà 8118 preghiera, al Breviario. al
RosarlO, •al cortile•. pratica di pietà
salesiana non troppo facile da vivere
ogni giorno,.
Nel rlcoroo di don Andrea I parenti e
gli amici henno donato all"OS98dala di
Bollate, dova ara stato ncoverato, un
letto speciale per ff reparto di dialisi.
MARCONI MC. GIGLIO Sallllano
Verona 15/ 9/53
Nel trentesimo della sua morte la flt-
mlglia l'ha voluto rleordare con questo
profilo: • Sono trascotSi 30 anni. ma
sembra Ieri, quando un Incidente stra-
dale stroncò la for1e fibra di don Giglio
Marconi, salesiano. Lui però non è
morto nell'atteno a net ricordo del suol
parenti, confratelli ed exalllevi, ma è
vivo In mezzo a quanti l'hanno cono-
sciuto e amato. Nato a Caprino Vero-
nese net 1893, rlsend della robustezza
fisica del vic,no monta Baldo, alle cui
GADDA uc. GIUSEPPE Sa1111.tno
falde rimase a lungo per dissodare la
campagna, llnch6 la guerra della Libia
San Salvador a 80 anni
e quella mondiale del '15-18 non lo
Nato a Rancio Il 28 dlcemDra 190' por1erono al fronte. Ritornato, camblò
entrò, già adulto, nell'Istituto Salesiano divisa, divenne saleslano, e dopo un
di Ivrea II l0settembre 1931. Nel 1935, lungo cammino di preparazione, a 38
dopo aver ricevuto l'abito c18ficale, lu anni. fu ordinato sace,-dote Prestò Il
inviato net Centro America. Cominciò Il suo ministero sacerdotale natie co-
nOYtZlato ad Ayagualo (El Salvador) Il munità salalane dI Vene.zla-Colettr,
15 gennaio 1937. L'11 onoDra 1941 a Roverato, Verona a Pordenone, do-
Santa Tecla {El Salvador) Ieee la pro- nandosi al ragazzi e al giovani appren-
fessione perpetua. Sempre a Santa T&- disti con la generosità propria del suo
cta Il 23 settembre 19« ricevette l'or- grande cuore, a Imitazione di Don Bo-
dinazione sacerdotale. Tutta la sua vita sco, suo modello e guida. La aeconda
di saCIN'dote missionario lu vissuta nel- guerra mondiale to vide nuovamente In
l'Am«fca Centrale, soprattutto In Sai· mezzo al soldaU, senz'armi questa vol-
vador A questo Paese ru partlcolar• ta, come cappelleno mmtare, armato
mente legato. tanto da consldararto però della parola dl Oòo e delf'amo,e
sua seconda Patria e in Salvador votte miserìeordloto di Cristo, per lnlondef8
assolutamente ritornare, dopo la pa- speranza e forza a chi viveva e a chi
rentesi rencese dell'estate scorsa per moriVa. Dopo Il conftitto mondiale don
motivi di salute, per morirvi. P Gadda Giglio era più ricco della paternità di
ru soprattutto suscitatore. formatore e Don Bo!ICO, per cui I superiori gli atll-
maestro di vocazioni sacerdotali Gli darono Il mlnlStero di direttore della
ultlml anni della sua vita furono intatti comunità saJes,ana dl Venezla-Cotettl,
olfer11 a Dio In olocausto per le voca- dove per 1191 anni diede torte Incremen-
zlonr saleslane e diocesana. tormen- to alle scuole professionali, come ri-
tato da un mate lncural>tle.
sposta concreta alla ricostruzione, che
ferveva nel Peese. Venne quindi chia-
GULLI uc. GIUSEPPE Sallll1no t Pa• mato alla direzione dell'Istituto Salesia-
lermo
no di Bevilacqua (Verona). Contem-
I suol giorni sono statl tutti pieni di Poraneamente doveva attendere an•
impegno cristiano, di lede e di amor di che a ricostruire Il vicino Istituto Sale-
Dio. giorni alimentati nella vità salesla- siano San Davide di Legnago. bombar·
dato durante la guerra. Ma ogni opera era difficile a11ontanarS1 • Don Eugenio
de.I Signore partecipa sempre del ml- lascia In questa casa di Don Bosco e
stero pasquale. Il grano di lr\\imento net cuore del Trlnesl un vuoto non la-
muore per portare mollo !rutto. Cosi Il c1tmenIe colmabile
15 settembre 1953, SO anni la. alle por-
ta di vèrona, Il motorino, con cui don
Marconi si stava recando all'Istituto
STELLA MC. PIETRO Salftlano t Co-
rlgllano d'Otranto a 90 anni
Don Bosco, si fermò contro un autotr•
no. Un sacerdote di don Calabria,
Il venerando don Pietro - del cui
decesso purtroppo soltanto ora diamo
provvidenzialmente presente, lo aiutò
a presentarsi al Padre mlsericordloeo.
notizia - ha lasciato un rlCOfdo di
saggezza ed Intelligenza Nacque a
suggerendogli le ultime preghiere
Vano lu ogni tentativo tatto all'ospe-
dale, per salvarlo. e lui con un grande
segna di croce unl le sue sofferenza a
Palermo il 18 lebbralo 1892 e fu ordi-
nato sacerdote li 1O giugno 1927 nella
Chiesa di S. Chiara a Palarmo. La sua
attività sacerdotale tu In massima parte
quelle di Cristo nel giorno dell'Addo-
lorata. La chleta e la congregazione
legata all'Insegnamento ed In partico-
lare In quello delle scuote agricole
salesiana avevano perso un uomo dal .Apostolato-scrisse- che ml appas-
cuore grande
siona•. Fu perciò a Cumiana. a Con-
glleno d'Otranto, a Buonalbergo, Ca-
NICHELE MC. GIOVANNI Salesiano t stetlaneta. per tornare quindi, negli ul-
Ba.ssano a 77 anni
hml anni, a Congllano d'Otranto. In
Avwa studiato all'Istituto Card. Ca• questa nostra casa - ha scritto il suo
gliero di Ivrea da dove nel lontano direttore don Mlcaletto - che accoglie
1929ere partito per la Thailandia. VI rl• r1gaul ,poveri e aDbandonatl,, don
mase per oltre vent'anni. Instancabile Pietro, per la sua veneranda età. per la
maestro ha dato tutto quello che poté sua profonda cultura, per la saggezza
dare. Al rientro In ttalla sì è dedicato al del SUOI conslgll a par la sanbtà della
lavoro pastOrale In parrocchia.
sua vita. à stato un puntodi riferimento
per la Comunità del confratelli e del ra-
PETTENUZZD MC, EUGENIO Sal"I• gazzi, per molli sacerdoti della diocesi
no I Trino (Vercelli) a 76 anni
che guidava spiritualmente e per tutta
Fu acoolto nella Congregazione sa- la popolazione corigllenese• .
lesiana personalmente da don FIiippo
Rlnaldl, allora Rettor Maggiore. Tra-
scorse la maggior parte dei suol qu•
rantasette anni dl sac«doZio lavoran-
do In rneuo al giovani orat0rianl T• BERTETTO Slg. PIERINO Coopemc)fe
neva l'oratono costantemente aperto, t Novara a 57 anni
ere rempre In mezzo al suol ragazzi Visse l'ideate salesiano. come exal-
per favorire I loro giochi, per sedare le llevo e cooperatore. favorendo l'apo-
loro tnevltaDIII baruffe e, soprattutto, stolato sacerdotale del due fratelli sa•
per dire quella parolina all'orecchio cerdotl e prodlgandosl per Il bene della
che faceva del Dene Non ha mai sgrl• famiglia e della comunità civile, quale
dato malamente un giovane; ialora si pubblico funzionarlo lascia In quanti
slorzava dl nvolgare a qualcuno una l'hanno conosc,uto l'esempio di una
parola un po' più forte e in tono bur• vita cristiana esemplare e 11 caro ricor-
baro, ma non cl riusciva e finiva Mm- do di una cordiale amicizia. aperta a
pre in un bel sorri.c> che gli accattivava tutti.
Il cuore. Il segreto della buona riuscita Un Intervento chirurgico, che accet-
nella sua azione educativa tra gli ora- tò con serenità e forza. ne stroncò Pf•
toriani è stato quello di saperli pren- maturamente la rorte fibra e gll lmpedl
dere per li loro verso, con tanta bontà, di festeggiare Il nipotino Piero Maria,
con molto spirito di sacrificio e con tanto atteso. li Signore lo accolga nella
vero amore. secondo gli esempi di Don sua gioia e nella sua pace e doni Il
Bosco. Ebbe In loro fiducia, accom- contorto della fede a quanti ha lasciati
pagnata da un'assistenza assidua E nel lutto e nell'impegno di continuarne
quando ne vide aJcunl seguire, nella la missione Denefica, tino all'eterno in-
vita, vie da lui C8f'IO non Indicate. ebbe contro nella Patria celeste
egualmente, nel loro confronti. parole
di comprensione e di speranza. Ecco LUISI Mons. GENNARO E1alllevo
la Delle testimonianza di un suo ex ora- Napoli
toriano del 1968 che, rievocandone la Era rettore della Baslllea-Santuario
figura. fra l'altro dice: , In tempi Che del Gesù Veccnlo di Napofl Exalllevo
erano di radicale cembiamento dJ co- deU-Oratorio salesiano di via Avelflno a
stum,. di rlbaltallllll'ltO di valon e dl Tarsia lu sempre legatissimo all"Opera
convmzIone, da pa.rte di n01 giovani di aal8S18na. Caro a tuttl lascia nelle per-
poter camDiare Il mondo; ìn momenti In sone che lo conobbero un ricordo m•
cui i nQStrl atteggiamenti erano spesso delebile per amabilità e la poliedricità
di provocazione, don Eugenio seppe
stare al nostro fianco nel modo più giu-
sto, All'oratorio ha creato un aml>tente
nel q•ale era raclte entrare e dal quale
della sua persona. Molto devoto della
Madonna è riuscito a trasformare Il
aamuarlo da lui retto In vero centro
d'lrra.dlazlone spirituale
A quanti hanno chiesto lnformazron, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA. ricono-
sciuta glurìd,camente con D P del 2-9-1971 n 959. e L"ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nahlè giuridica per Decreto t 3- t -1924 n 22. possono legalmente r1-
cevere Legar, ed Ered1rà
FOfmule vahde sono
- se SI tratta d 'un legato IascI0 alla Direz,one Genera/e Opere
Don Bosco con seda ,n Roma (oppure all'/sr,111I0 Salesiano tJBr le
missioni con seda In Torino) a titolo di legato la somma di lire
(oppure) l 'lmmoblle silo In per gli scopi perseguiti dall'Ente. e parti
cotarmenIe d, assistenza e DenetIcanza di Istruzione e educaiIone. di
culto e dI religione•
- se si tratta invece di nominare eredo d1 ogni sostanza l'uno o
I altro del due Ent, su 1ndIcaI1
• annullo ogni mia precedente d1spos1z1one Iestamentana Nomi-
no m,o erede untversale la D1rez1one Genera/e Opere Don Bosco con
sede m Roma (oppure rtsmuto Salesiano per le M1ss10n1 con sede m
Tormo) lasc,ando ad esso quanto ml appartiene a quatsIasI trtolo. per
gh scopi persegu,11 datrEnte. e particolarmente d, assistenza e Dene-
licenza. di Istruz,one e educazione, d• culto e d1 rehg,one-
(/uogo s data)
(firma f'llr disteso)
38 80UEmHO SALESIANO I GIUGNO 111114

4.9 Page 39

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Glu1eppe, a cura di Laconl Irma, Jerzl
NU, L. 150.000
Bor■a: Maria Au1lllatr1ce, S. Glovan.nl
eo.co, per grazia ricevuta, a cura di
Alilredi Edoardo, Collegno TO, L.
150.000
Bor■a: In memoria s suffragio di Rolla
Catarina ved. Glndro, a cura di M.G..
L. 1.000.000
Bor■a: S. Giovanni Bolco, in memoria
e suffragio di mio marito Ambrogio, a
cura di Mlgllavacca Piera, Saronno VA,
L. 1.000.000
Bor■a: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
eo,co, Implorando prolazione sulla fa-
miglia del miei figli, a cura di Santini
Alina, Tolentino MC, L. 150.000
Boru; Meri■ Au1lllatrlce, per grazia r/.
cevuta, a cura di Mossettl Paola, L.
125,000
Bor■a: Don Bolco, a cura di Muzio Al-
bino, Casa.le Monl. AL, L. 1.000.000
Borse di L. 100.000
Bor■a: Alla memoria del Dr. Quirino
Turco. a cura del figlio Dr. Claudio, Ca-
tania L. 800,000
Bor■a: Mana Aualllatrlce, SanU Sale-
1lanl, Implorando protezione sulla f/.
glia Teresa, a cura del padre S.O., L
500,000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au1l•
llatrlce e SanU Saleslanl, per la con-
varsione di una persona cara. a cura
di una mamma, L. 500.000
Bora■: Maria Au1lllatrlce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, perch6
proteggano la mia famiglia, a cura di
C.M. Ancona, L. 500.000
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Aual-
llatrlce, S. Giovanni Boaco, a suffragio
dei miei genitori e di mio fratello. a
cura di N.N.. Alessandria, L. 300.000
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, In memoria a suffragio di mio
marito Luigi, a cura di A.A.. L. 300.000
Borsa: Don Natale Nogular da Mall/ay,
apostolo della Sindone, a cura di don
Luigi Fossati SDB (7• Borsa), L.
250.000
Borea: Maria Au1lllatrlce, S. Domenico
Savio, per grazia ricevuta e invocando
protezione sul miei fa.mli/ari, a cura di
Peyrani S ., Torino, L 250.000
Borsa: Santa Famlglla di Nazareth.
proteggi la nostra famiglia, 56mpre, a
cura di N.N., Castiglione Tinella CN, L.
200.000
Borsa: Paolo VI, per la paca nal mon-
do. a cura di N.N., L. 200.000
Borsa: S. Giovanni eo.co, in suffragio
dei miei defunti, a cura di Bordone Aa-
vera. Torino, L 200.000
Borsa: Beata Panacea, a cura di A.
Stoppani A., L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, a suffragio dai nostri fratelli
don Bortolo e don Gino, a cura delle
sorelle Serafini e Alta, L 200.000
Borsa: In suffragio del genitori Giusep-
pe e Rosa, a cura di Pappalardo Do-
menico, Pedara CT, L. 200.000
Borsa:. Marte Aualllatrtce, In suffragio
della.defunta Licia Lacchiavalli. a cura
di Rosa Rocco, S. Donato Mli., L.
200.000
Borsa: Maria Au111lab1ce, s. Giovanni
Bolco, par ringraziamento e protezio-
ne, a cura di Mombellardo Enrichetta
Antonietta, L. 150.000
Boria: Sacri Cuori di Gesù, Maria e
Borsa: In memoria e suffragio dal de-
funti delle famiglie Barone e Oppezzo,
a cura di Oppezzo Barone Rosa, Aot>-
blo PV
Borsa: Don BolCO, Invacando prote-
zione su persone care, a cura di N.N..
Passione TO
Borsa: Marte Ausiliatrice e S. Giovanni
BolCO, con riconoscenza e Invocando
protezione. a cura di M.N., Pino Tori-
nese
Bor■a: Mana Aualllelrlce, S. Giovanni
Boaco e S. Domenico Savio. a cura di
Monlicone Piera, Pino Torinese
Boraa: S. Domenico Savio, per ringra-
ziamento e per ottenere ancora grazia,
a cura di Roberto e Grazia. Torino
Boraa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Boaco, in memoria e sul/rag/o del
compianto Nino Paganini, a cura di
G.M.. Chieri TO
Boraa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, ringru.iando " invocando pro-
tezione per la nostre famiglie, a cura di
Glll Giovanna e Giuseppe, Torino
Borea: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Gallo Margherita, AL
Bor■a: Maria Auslllalrlce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, ringrazian-
do e implorando protezione, a cura di
C.T., Varese
Borsa: Marta Aualllalrlce, S. Glova_nnl
Bosco, in sul/rag/o di Scagliona Bar-
tolomeo (1° anniversario della morte)
e Invocando protezione sul/a famlgfla,
a cura dl Rulflnello Carmelina, Agliano
d'Asti
Borsa: S. Domenico Savio, par prote-
zione sulla famiglia. a cura della faml-
glla Gambino, Torino
Borsa: Beati Mons. Veralglla e don ca-
ravarlo, per grazia ricevuta, a cura di
una mamma, Sclo!ze TO
Borsa: Maria Ausiliatrice, per rlngra-
zlamento e grazia ricevuta, a cura di
Artusio Giovanna
Borea: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lealanl, Implorando protezione sulla
famiglie. a cura di A.M.
Borsa: Mona. Veralglla e don carava-
rto, in ringraziamento e per chiedere
ancora protezione, a cura di N.N., To-
rino
Borsa.: Divina Provvidenza, a cura dl
Boglione Francesco, Torino
Borsa: Mana Aualllatrlce, ringrazia-
mento par /'assistenza avuta durante
la lunga malattia. a cura di Cappello
Maria, Modica Alta AG
Borsa: Ade/e Val/I, In ringrazia.mento a
ch/edenao prolazione, a cura di Pino
M. Angela Parlsl, A0 Terme ME
BolCO, ml aiutino e proteggano. a
cura di Lazzarl Marta. Bellano CO
Boria: Maria Au1lllatrlce, invocando
protezione e grazie sul parenti tutti. a
cura di Napoleone Agnese, Barano d'I•
schia NS
Boraa: Maria Aualllalrlce e Don Boeco,
ringraziando per grande grazia otte-
nuta per mio figi/o e chiedendo ancora
protezione. a cura di Martin! Renata,
Imperia
Bor■a: Maria Aualllalrlce e Sr. Eusel>la
Palomlno, par una grazia e per prote-
zione suita famlglla, a cura di P.G.
Boria: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento a Invocando
protezione, a cura dl Arredi Marga.
Roma
Boraa: Maria Aualllalrlce e Don BolCO,
invocando protezione e a suffragio del
miei da/unti, a cura di Carducci Paolo,
Terni
Borsa: In memoria e suffragio di mio
marito. a cura di Sala Natalia, Vipiteno
Borsa: Maria Auelllatrlce, Santi Sai•
alani, In riconoscenza e in suffragio
dei genitori, a cura delle figlle
Borsa: S. Giovanni Boeco, celebran-
done la tasta, a cura Angellllo Maria
Aversa, CE
Bor■a: Maria Autlllalrlce e S. Giovanni
Boaco, In memoria dei miei genitori e
del marito e per protezione, a cura di
Molino Maria, Glaveno
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e Invocando pro-
tezione, a . cura dl E.B., Acquedolci
Boraa: Maria Autlllatrlce, per suffragio
del miei defunti, a cura di Gerlnl Vitto-
ria, Crodo NO
Boria: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bolco, proteggeteci, a cura di Mariani
Maria, Solarolo RA
Borea: Beato Calllllo Caravarto, per-
ché salvi, guidi a protegga mio figlio e
famiglia, a cura di Ferrara Oreste, To-
rino
Borea: S. Cuore di Gesù, Maria Au1l-
llatrlce, S. Giovanni BolCO, Imploran-
do protezione a grazia per la fa.mlg/la,
a cura di Falcone Antonio, Torino
Borea: Maria Auslllalrlce, in suffragio
di Angela. a cura di Sesana Ebe, Mon-
za Ml
- Bor-aa- : D- on-Bo-sco-, - a c- ur- a d-i A-la - Ma-c-
cario Franca. Torino
Bor■a: Maria Aualllalrtce, Don BolCO,
Domenico Savio, Invocando protezio-
ne sui propri cari, a cura dl Comal M.
Luigi, Cavedine TN
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In suffragio degli zii Vincenzo e
Teresa, a cura di Flumefreddo Gae-
tano Cannizzaro CT
Borsa: Mana Aualllalrlce e s. GloYannl
Bosco, in suffragio del miei defunti. a
cura di Grassi Bigotta Piera, Cannobio
NO
Borsa: Maria Au1lllatrlce, S. Domenico
Savio, In ringraziamento e eh/adendo
protezione sul/a famiglia, a cura di Ro-
mano Eia, Racalmuto AG
Bor■a: Maria Ausllletrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Nasi Serra Rina, CN
Boru: Sr. 1:uHIII■ Palomlno e Madre
Erallla Crugnola, a cura di Totaro An-
tonlella, Messina
Borsa: •Agnello di Dio, che tog/1 I pec-
cati dal mondo, abbi pletd di noi•. In
suffragio di Dante, a cura di Aebora
Pia, Genova
Boraa: Don Bosco, benedici e proteggi
Matteo e Giorgio. a cura di Carrabba
Dr. Mario, Milano
Borsa: Marta Au1lllatrlce e S. Giovanni
Bosco, affidando la mia famiglia, a
cura di Moretti Franchi Felicina, Offla-
ga BS
Borsa: S. GloY11nnl Bosco, in ringrazla-
mento, a cura di Sapone Gina, Camoo
Calabro AC
Borsa: S. Giovanni BolCO, In memoria
di Sr. Pina Nov/allo. a cura di Laudati
Silvana, Roma
Bor■a: Maria Auslllatrlce e SanU S• Bor■a: Maria Au1111atrtce, Invocando
leslanl, In attesa di grazie, a cura di Pi· una grazia particolare. a cura di Bo-
stola Giuseppe, Gambolò PV
noncinl Bice, Bologna
Borsa: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
39 BOLLETTINO SALESIANO 1 GIUGNO 19114

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Che senso aveva
il matrimonio nel Medioevo?
JEAN LECLERCQ
JEAN
L ECLERCQ
I monaci
e il matrimonio
Un· indagine sul xn secolo
Prefazione di Giorgio C'nlC\\.'O
I monaci
e il matrimonio
Un' indagine sul x11 secolo
La risposta in questo saggio. Un contributo
determinante per sfatare i soliti pregiudizi sull'amore
nel Medioevo. Affetto tra i coniugi, libertà di
scelta, parità dei diritti erano anche allora realtà
indispensabili alla vita coniugale. E molto più
frequenti di quanto oggi comunemente si pensa!
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