Bollettino_Salesiano_196501


Bollettino_Salesiano_196501



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.,....
~

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Totlno-Valdocco I ra-
gaul della Casa Madre
lnlenll al loro giochichias-
sosi, sollo lo sguardo
paterno di Don Bosco.
Ancor oggi le viti om-
breggiano le finestre
delle camerotte, che Il
31 gennaio 1888 il Santo
lasciava per Il Clelo
-- ---

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PAOLO VI
APRE IL DIALOGO
COL MONDO
. , r -;.
:
I
_
=-
_.._ _
,
-
'
11 « viaggio di Paolo VI in India - ha detto la Radio Vaticana - può
essere considerato come la prima manifestazione concreta dell'Enciclica
Ecclesiam Suam e del dialogo fraterno che la Chiesa intende aprire con i
popoli del mondo intero ».
Il viaggio in Tcrrasanta voleva esser e un ritorno alle origini del Cristia-
nesimo nel quadro del rinnovamento richiesto dal Concilio, ed ha avuto come
momento culminanle l'abbraccio di Paolo VI col Patriarca Atenagora.
li nuovo viaggio del Papa a Bombay è stato la presa di con,talto della
Chiesa con il mondo d'oggi e co-n i suoi più g raYi problemi, di ceri il continente
asiatico e l'India in modo particolare, offrono un drammatico conde11~alo:
il passaggio da una civiltà agricola a una civiltà tecnica e industriale senza
compromettere i ,alori ~pirituali, lo sforzo dei popoli in via di sviluppo tesi
alla conquista faticosa di un umano lhello rii vita. il ru-pclto di una grande
lradizione cultw:ale e s11irituale che dene a,I arrite(•hirr il patrimonio ùel-
I'umaniLà, il problema infiJJe della 1ni;.eria e della fame.
Sulle ali del Na11ga Pur/1<11 le pagine di una Enciclica si sono trasfonnate
in un comm0S!,O incontro. in un dialogo aperto tra la Chiesa e il mondo
indiano così ricco ili fermcn li spirituali.
Paolo Vl ha a perio il dialogo con gli esponenti delle grandi religioni
indiane: l'indui~mo. l'islam. il budrlismo. « La vostra è una terra di antica
cultura. la culla clclle grandi religioni. la palria cli una nazione che ha
ricercato Dio con un infinito desiderio », ha detto il Papa ai 400 milioni
di indiani non eri~Liani.
Paolo VI ha proseguito il dialogo ecumenico con i fratelli separati incon-
trando i capi della Chie:,a ~iriana orLodo,,sa, della Chiesa anglicana, moto-
dista e luterana e rilanciando il suo accorato appello all'unità.
Paolo VI ha incontrato la povertà e la fame delrlndia hcendendo tra gli
operai della pauocch_ia di San Paolo. corumovenrlosi al letto dei 10...mila bam-
b!-ID e infermi raccolti nell'« o~pcòale della miseria ». malati di fame inille-
naria. Ed ha lanciato al mondo del benessere un grido angoscioso di soc•
corso e cli solidarietà.
Paolo VI ha incontrato infu1e i giovani che cos1ruiranno la nuova India.
t significali, o che questo incontro del Papa con la nuova India sia avve-
nuto nella casa di Don Bosco, quasi a ringraziarlo per il lavoro svolto dai
suoi figli, e a riesprinie:re la fiducia della Chie."a nel ,:,uo mc>Lodo educativo
fondato i,-ul sopra11naturale, intessuto di rispello e di bontà, di stima per
il lavoro, alimentato da quella Eucarestia che 11ell'O,·alc di Bombay rice-
veva il più grande trionfo della storia.
1

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IL
RETTOR MAGGIORE
AI COOPERATORI
SALESIANI
Benemeriti Cooperatori,
V i scrivo In tradizionale lettera di Capodanno e
vi porgo gli auguri per l'anno nuovo col cuore
e..ultante per il felice esito del Concilio, a1 quale ho
avulo la gioia di partecipare per la lerza Yolta, e
del Congresso Eucarislico di Bombay. Colà, come
sapete, Sua Santità ha yoluto onorare il no~tro
Istituto di ::\\fatunga. dove trentamila giovani l'hanno
accollo con ~ioia incontenibile, ne hanno ascol-
tato la parola e gli hanno offerto fiori e doni.
Rappresentante della nosll'a Famiglia a Bomhay,
come già in Palestina, vi era il rev.mo don Archi-
mede Planazzi, Consigliere scolastico generale, già
benemerito mi&sionario e ispettore in India.
Sono pure lieto che questa mia lettera apra la
nuova seiie del nostro caro Bollettino, che da questo
mese si presenta in rinnovata veste tipogra6ca.
Abbiamo affrontato volentieri questo sacrificio per La
preoccupazione che abbiamo di rendere flempre più
gradito, interessante, conforme al gusto del tempo
questo organo che Don Bosco ha creato come mezzo
di collegamento della sua prima e seconda Famiglia
con la terza. quella più numerosa dei Cooperatori.
Peru<iamo che ce ne 1:,aranno gnti i numerosi lettori.
Io questi anni succedono avvenimenti di grande
importanza per la Chiesa e anche per l'umile nostra
Congregazione.
Per lo Chiesa: il Concilio Ecumenico, la pertsona
e l'opera di due Pontefici che le hann1> dato nuovi
impulsi di vita, facendo vibrare il cuore dei cat-
tolici e del mondo intero, con la conseguente apeI•
tura di vie nuove per l'estensione del Regno di Dio
e il mantenimento della pace nel mondo.
Per la nostra Famiglia: il Capitolo Generale delle
Figlie di Maria .Ausiliatrice, eh.: i.i svolse nel settembre
scorso, e il pro1<simo Capitolo Generale dei Salesiani,
che con. l'aiuto di Dio celebreremo nella prossima
quarei.ima. Altri avvenimenti importanti di famiglia
saranno la consacrazione del Tempio di San Giovanni
Bosco sul Colle n.atìo e l'inaugurazione det Pontificio
.Ateneo Salesiano in Roma.
Del Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausi-
liatcice avete letto la relazione nel Bollettino Sa-
lesiano di novembre. Nell'assistere alla trattazione
dei vari temi quale Delegato Apostolico delJ'Isti-
tuto, ho potuto ammil'are la preparazione soda
e la saggia apertura alle esigenze dei nostri tempi
nella fedeltà assoluta alle direttive della Chiesa
e allo spirito di Don Bosco. Dallo t,Ludio appro-
fondito dei problemi più ~itali per l'apo!itolato
di oggi la seconda Famiglia di Don Bosco non
mancherà di raccof!liere larga messe di frutti.
La nuova sede del Pontificio Ateneo Salesiano
in Roma, prepan1 a secondo le piò moderne esi-
genze di una vera città degli studi, ci offrirà grandi
possibilità peI una adeguata preparazione spiri-
tuule e culturale dei futuri sacerdoti.
li Tempio di San Giovanni Bosco sarà la pietra
miliare che segnerà la prima tappa centenaria
dell'opera nostra. Don Bosco all'inizio del suo
apostolato innalzava a Maria Ausiliatrice il Tempio
di Valdocco; i suoi figli, cento anni dopo, innal-
zano al Padre un tempio che, menlre vuole essere
un monumento alla sua sanlità, offrirà alle nuove
generazioni salesiane un invito continuo a innal-
zare nel proprio cuore il tempio della propria san-
tificazione, guardando a quella del Padre.
2

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Il Capitolo Generale dei Salesiani sarà celebrato
per la prima volta in Roma, nella nuova sede del
Pontificio Ateneo. L'assemblea sarà imponente per
numero e per l'universalità dei suoi membri. Vi
parteciperanno infatti, oltre i membri del Capi-
tolo Superiore, gli Ispettori e un Delegato di cia-
scuna delle 72 Is pettorie spar se nei cinque conti-
nenti. E vi si tratteranno argomenti vitali per la
nostra Famiglia. Oltre la elezione del Rettor Mag-
giore e degli altri membri del Capitolo Superiore,
il prossimo Capitolo Generale si propone lo studio
degli aggiornamenti che ci consentano di adem-
piere sempre meglio la missione affidataci da Dio
nelle nuove condizioni che presenta il mondo attuale.
Vi invito caldamente a pregare perchè questo ade-
guamento, necessario anche per il prodigioso sviluppo
che la nostra famiglia ha preso negli ultimi decenrù,
sia compiuto nello spirito del Concilio Vaticano II
e in piena fedeltà allo spirito di Don Bosco. Sarà
questa la premessa fondamentale del rinnovamento
dello spirito salesiano e di quella profonda e vasta
fecondità del nostro apostolato che tutti auspichiamo.
Il Bollettin.o vi terrà informati su tutti questi
eccezionali avvenimenti perchè, come sempre, desi-
deriamo sentirvi vicini nelle nostre gioie e nelle
nostre responsabilità, ed anche perchè ci servi-
ranno a solennizzare la ricorrenza del 150° anno
della nascita Don Bosco.
'anno scorso avete corrisposto all'invi·to della
campagna per la Famiglia cristiana educatrice,
alla quale avete dato il vostro generoso apporto.
L'argomento è cosi vai,to, importante e ricco di pra-
tiche attuazioni, che i Dirigenti della Pia Unione
hanno deciso all'unanimità di prolungare anche a
questo nuovo anno la trattazione del tema, per ap-
plicarlo alle vostre famiglie e a quante altre famiglie
vi metterà in grado di arrivare il vostro zelo.
Ne sono assai lieto e mi permetto di mettere
l'accento sopra una parola del titolo della campagna:
«educatrice».
Purtroppo è facile vedere come generalmente sia
trascurata l'educazione morale e spirituale dei figli.
3

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IL
RET'l'OR I\\IAGGJOHE
Al COOPEHATOIU
SALl:.SJANI
Gli orfani trovano spesso nei collegi e negli orfano-
trofi. una assistenza vigile e amorevole <'l1e li difende
e coltiva, mentre in molte famiglie l'occupa:r.i.one
o l'impiego di tutti e due i genitori rende impos-
sibile o scarsissima la cura dei figli. E dove le abi-
tazioni -portano di necessità la mancanza di spazio
per la ricreazione necessaria, e costringono i geni-
tori a lasciare i figli per le strade, sulle piazze, nei
giardini pubblici, senza assistenza? E nelle ca$e stesse
quanti son.o i genitori veramenLe educatori, pazienti,
oculati, capaci di plasmare dei caraLteri e di for-
mare i figliuoli alla vita cristiana?
La scuola materna, quella elementare e, oggi,
anche la scuola media sollevano i genitori da molte
ore di responsabilità, ma posto pure che i figli
trovino sempre negli insegnanti degli educatori
coscienziosi e sapienti, a carico dei familiari, dei
genitori soprattutto, restano ancora molte ore della
giornata.
Ora è questo il punto su cui vorremmo concen·
trare l'allenzione vostra, Cooperatori e Coopera-
trici, perchè nella vostra famiglia, nella parrocchia
e nelle scuole, come nelle famiglie più bisognose che
vivono accanto a voi, sentfate viva la vostra respon-
sabilità di educaLori e portiate un efficace contri-
buto a un apostolato di altissimo valore educativo.
È evidente che prima di tullo dovete occuparvi
dei vostri figli e persuadervi che col crescere del-
l'età si moltiplicano le esigenze e le difficoltà di
una educazione cristiana totale.
Una nutrice può bastare per il primo anno;
ma poi occorre la mamma che sappia aprire il
cuoricino e l'intelligenza del hamhino all'amore di
Dio, dei genitori e del prossimo. Durante gli anni
dell'asilo le suore si curano di quelle ani~nucce con
pazienza e sapienza, instillano nelle loro intelli-
genze e nei loro cuori princìpi dj fede, di amore,
di obbedienza e di rispetto. Ma quando il bambino
cresce e la sua anima si apre alla conoscenza del
bene e del male acquistando coscienza della verità
e dell'errore, il compito educativo diventa comples;,o.
Le difficolLà crescono nell'età critica, quando un
mondo nuovo sembra aprirsi all'intelligenza, ai
gusti, alle tendenze dell'adolescente, che tutto
vuol sapere, esperimentare con istinti di indipen-
denza e di auLosufficienza, di distacco dagli stessi
genitori, di propensione a scapricciarsi e talora
anche a eman<'iparsi dalla pratica della religione,
spintovi da un penoso bisogno di conformismo,
che può sembrargli fatale e sapiente.
È l'età più difficile, e guai ai genitori che tra-
scurano il loro dovere di amorosa assistenza, di
correzione paziente, di preveniente istruzione, e
credono di poter abbandonare ad altre mani il
compito più delicato che il Signore loro affida.
Religione, ragione, amore·volezza: ecco il programma
che Don Bosco ha tracciato ai suoi _figli, e quindi
anche a voi, Cooperatori carissimi, per difendere
la gioventù esposta a sempre maggiori difficoltà e
pericoli, che ne minacciano la formazione cristiana.
Seguire lo sviluppo della campagna sul Bollet-
tino Salesiano, prendete coscienza della vostra
bella responsabilità di cduoaLori e dei modi e mezzi
più atti per assolvere il vostro compilo, parte-
cipate alle iniziative dei Centri Cooperatori e della
Parrocchia, confortate nella preghiera il vostro
impegno personale; troverete gli aiuti nece~sari
per il compimenLo della vostra difficile misìiione,
a vantaggio dei vostri figli in primo luogo, e poi
a favore di quei ragazzi che potete facilmenté
incontrare nella cerrhia <leJJe vostre conoscrnze.
Vi auguro, cari Cooperatori, che dei vostri figli
e di qua11li altri potrete avvicinare col vostro
apostolato. si possa ripetere l"clogio che Paolo VI
ha fallo agli esploratori cattolici: << Gente che ci
crede, voi siete. Ragazzi ohe fanno sul serio, giovani
immuni dalle debolezze rlcl duLbio, della noia,
dello scetticismo, cld piacere disonesto: uomini veri,
cristiani sinceri ».
Questi sono gli ideali a cni dovete ispirarvi nella
educazione della vostra figliuolanza; queste le idee
direttrici che ~iete chiamati a diffondere tra gli
amici r conos<'enti nel campo sociale che la Provvi-
denza vi ha assegnai o.
La Vergine Ausiliatrice e San Giovanni Bosco
ci assistano nella campagna di educazione cristiana
familiare di quest'anno, che vuol essere il modesto
contributo rlella nostra triplice Famiglia, piccola
porzione clella grande Famiglia di Dio. alla ere-
zione del tempio spirituale a cui tutti siamo chia-
mati in quest'ora conciliare: la Chiesa una, santa,
cattolica, apoistolica.
.L
terinine di questa mia troverete l'elenco
delle nuove fondazioni del 1964. C'è da be-
nedire la Provvidenza, sempre larga di aiuti con
gli umili lìgli Don Bosco, ma c'è anche da
dire un bel grazie a tutti i Benefattori che ci hanno
aiutato con la loro getLerosa carità. Tra questi mi
piace i,egnalarne un gran numero di modeste con-
dizioni sociali, che con ammirevole costanza sogliono
quotidianamente risparmiare il soldino per procu-
rarsi la gioia di aiutare le Opere di Don Uosco e
rendersi così partecipi del bene che, con l'aiuto
di Dio e l'assistenza maLerna di Maria Ausiliatrice,
si va facendo a tanta gioventù in tutti i conti-
nenti e sotLo tutti i cieli.
Auguri, preghiere e molte benedizioni per il
nuovo anno ai nostri Cooperatori, Benefattori e
Amici: escono spontanei dall'animo riconoscente di
tutti i figli di Don Bosco, in particolare del vostro
DON RENA T O ZIGGIOTTI
4

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NUOVE FONDAZIONI 1964
ALE_SIANI -' . .
ASIA
EUROPA
CINA-FORMOSA
ITALIA
Taipei: Re,-idem:a missionaria.
&ma: Istituto « S$, Cirillo e Metodio»
per studenti •lovacchi; :Milano: Pensio-
nato per 9perai; Darfo (Brescia): Casa
del fanciullo: Vico Eq,mue (Napoli):
l\\"ovi7;iato e ca&a di e~erciz:i; M~~arw di
Primitro (Trento): Scuola media,
GERMANlA
Koln: Casa ispettoriale e ProcuraMissioni.
OLANDA
Amsierdam: Assistenzareligioso-socialealle
scuole profef!sionnli,primarie e secondarie.
PORTOGALLO
Fiuurnaca: Collegio per interni ed esterni.
SPAGNA
Senrmana/ (Barcelona): Studentato filo-
sofico, oratorio feativo: S. Baudilio de
Llobregat (Barcelona): Scuole elementari,
scuole medie per esterni; Umieta (Guipnz•
coa): Aspirantato per coadiutori, ora-
torio festivo; Lintve• (Ja<in}: Parrocchia,
scuole elementari, oratorio festivo: Al-
bacete: Scuole profeS!'ionnli, oratorio.
Ban Pong
(Thailandia)
Don Planazzl benedfce
la nuora Scuola
AFRICA
CONGO
Eli~abtthvill~: Cité des JeUJles: oratorio
quotidiano.
GABON
Sindara: Seminario per vocazioni nduhe,
GTORDA.-i'lì'JÀ
Tan1ur: Opera Salesiana.
I~OTA
l:fombay-Kurla: Scuola professionale per
•• Lerni; Coimba1ore: Aspirantato p,,r coa-
<liutori, scuola di perfezionamento per
toadiutori; Gun!ur: Scuola professi9nale
per interni; Madras•J\\{ylapore: Senu·
nario minore archicliocesaoo; 1\\Iadra••
Tambaram: Parrocchia di N. S. di Fa•
timo, scuola elementare, oral.Qrio festivo;
Udayandiram: Parrocchia, scuole elemen-
tari, oratorio quotidiano; Varadarajampo1:
Scuole medie e ginnasiali per <.sterni,
oratorio quotidiano.
THAILANDIA
Bangkok: Casa ispett9riale, procura,
:;eu_ole elementari e medie; J3etong: Mis-
sione, scuoio elementare e media; Yala:
Missione, scuola elementare.
(F,l(iLIE'. Df MARli(.AUSl.LIATRICE
M o n t e vi d e o
(Uruguay)
La nuora Scuola
Industria/e
DomMlco Sar/o
AMERICA
BRASILE
Cuiabd: Seminario urchidiocesano, par•
ronchia, cattedrnl~ Abuntj: Re&identa mis-
lrionnria; Maraui4: Resideru;a rnissionaria.
CENTRO AMERICA
Antigua Guatemala (GuaLemala): Aspiran-
tato, oratorio quotidiano, scuoln primaria
gratuita per estecni, chie,;a pubblica.
COLOMBIA
Graruida: Prefettun1 npostolica dell'Ariari.
EQUATORE
Cuenca: Residenza • Mons. Comin ', sede
del Vicariato e residerizn universitaria.
MESSICO
Ayutla: Parrocchia, missione tra i Mh::ti;
G_uadalajara-Chopalito: Collegio; Jalo-
stotitlan: Noviziato.
PERÙ
Chaclacoyo: Noviziato; Surco: Oratorio
festivo; Yuco.y: Parrocchia.
STATI UNITI
1/arvey: Parrocchia, scuole elementari.
EUROPA
ITALIA
PadoL'll: Quartiere Don Bosco; Tr,r•ìso,
S. ;\\fauro (Torin(I): Scuola matema,
doposcuola, oratorio festivo, catechi,;mi
e opere parrocchiali; 7.overallo (Novara):
oratorio, catechismi, dercizi spicitnali e
ritrovi per adolesccTiti e giovani; lrrua di
Verbania (Novara): prestazioni dome•
stiche p-resso il locale l &tituto Salesiano.
AUSTRIA.
Bli,nd;,: (Vorarlberg): Scuola materna,
autorio e opere parrocchiali.
GERMANIA
Augsb,u-15 e Koln: Scuola materna, do-
poscuola, oratorio e pr~tazioni dome-
stiche presso i locali Istituti Salesiani.
SPAGNA
Vmieta, Barcrlona-Horra (2L Casa): pre-
stazioni domestiche presso i locali htituti
Salesiani; Iluuca: Casa per aspiranti
missionarie.
AMERIOA
COLOMBIA
Cali: nna seconda cosa con scuola ele-
mentare e professionale gratuite.
GUATEMALA
S. Eulalia: Missione, scnola pa.trocchia1e
elcmenla.te (per indi11ene e civilizzate);
catech.isnù, oratorio, visite ai villaggi.
PARAGUAY
Villarica: una secondo CR1la con scuola
materna ed elementare gratuite, scuola
festiva e oratorio; 1' illeta: casa-famiglia
per •tudenii, scuola materna e oratorio.
PERÙ
Obrajes: Aspirantato, catedrism:i, oralqrio.
AFRICA
,mzAMBlCO
Porlo Amelia: Cru.n-famiglia per gio,•ani
studenti e impiegate, eatechismi, oratorio
feotivo; Tei,: Internato per bambine.
Rottenbuch (Germania) L'antico
monastero oggi è Il moderna Istituto
Mar/a Aux/1/um delle F. M. A.
ASIA
INDIA NORD
Kohirna: 'Missione con scuola mateYTia
ed elementare.
GIAPPONE
Ka,ua,al-.i: per prest.a:doni domestiche
prc~t;O il locale Istitutò Salesiano.
COREA
Seoul: Aspirantato per vocazioni coreane.
5

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TRE GIORNI
DEL PAPA
IN INDIA
Con una collana di :fiori freschi, legati co1L
un nastro di argento, il 2 dicembre, l'India
diede il primo benvenuto a Paolo VI. Una
ragazza vestita di un sari rosso fiammante
si avvicinò al Ponlefice che aveva appena
finito di scendere la scaletta dell'aereo: dopo
un leggero inchino appese la collana al collo
del Papa. La folla applaudi. Paplo VI sor•
rise, agitò le braccia. « Noi veniamo nelle
vesti del pellegrino - disse in risposta al
saluto del Vicepresidente della Repubblica,
Hussein, che l'aveva accolto come 'un uomo
di pace' - Noi veniamo come un pelle-
grino di gioia, di serenità, di pace ». Nei
ventiquattro chilometri di cammino per Bom•
bay, sulla macchina tutta bianca, il Papa
vide l'India: indù e adoratori del fuoco, hud-
.l!egue o peg. 8
6

1.9 Page 9

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« Noi veniamo come un pellegrino di gioia, di serenità, di pace»

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TRE GIORNI DEI PAPA 1'1 lNDJ
disti e maomettani, giainisti e sikhs: una
folla sterminata. due milioni di persone, un
mare bianco, il bianco delle lunghe palan-
drane, quali usano portare gli uomini.
Poi ci fu l'incontro con i fedeli riuniti
per il Congresso Eucaristico nello spiazzo
vastissimo dell'Ovale, in pieno centro di Bom-
bay. Paolo VI, sceso dall'automobile bianca,
s'inginocchiò .in adorazione del Santissimo
Sacramento. Gli occhi erano luslri di com•
mozione. Quando uscì fra le acclamazioni
di un coro che cantava in sanscrito, il Papa
era più pallido e commosso del solito.
Il 3 dicembre su Bom1ay si era levalo un
sole splendente. ll Papa fece visita al Presi-
dente dell'India, Sarvapalli Radhakrishnan,
giunto da Nuova Delhi per incontrarsi con
lui. Radhakrisbnan è considerato il maggior
filosofo induista dei nostri tempi, l'esponente
più alto del pensiero orientale. « Noi espri-
miamo con rispetto e omaggio la nostra ammi-
razione per la nazione indiana », disse il Papa.
Poi isi recò all'Ovale per la consacrazione dei
Vescovi.
Paolo VI ebbe quindi un incontro con gli
esponenti delle religioni orientali. « Tutù
siamo fratelli - disse - : dobbiamo avvici-
narci per una comune comprensione, s tima
e amore. Non dobbiamo incontrarci sempli-
cemente come turisti, ma come pellegrini alla
ricerca di Dio ». C'erano indù, musulma1ù,
buddisti. sikhs e- altri. Per ciascuno il Papa
ebbe una parola amabile, un dono, una
benedizione. Quando uscirono, raecontarono
di aver trovato nel Papa braccia aperte,
un sorriso bellissimo e un i-aluto all'indiana.
Prima di recitare il Pater noster in inglese
insieme con i fratelli separati, il Papa clisse:
« Se le div:isio1ù che esistono fra i cristiani
sono causa Ji dolore per tutti coloro che
desiderano servire fedcùnente il loro Signore,
il fa1 to che si siano prese tante iniziative
per sanare questa divisione è fonte di gioia ».
Ai non cristiani {c'era pctsino una barba
lunghissima, un guru, un Bantone; c'erano
cento uomini drlla tribù dei famosi Naga,
dove lavorano i Salesiani) Paolo VI disse:
« La vostra nazione indiana ha inC<"'8Santc-
·mente cercato Dio in profonda meditazione
e silenzio, con inni e preghiere ferventi.
Raramente questa sete ardente di Dio è
stata espre~sa con parole più piene dello
spirito dell'avvento come in quelle scritte
nei vostri 'lihri sacri molto prima di Cristo:
' Dall'irreale portan1i alla realtà, dalle tenebre
conducimi alla lune, dalla morte guidami
verso l'immortalità '. È una preglùera che
appartiene anche al no~tro tempo; oggi più
eh.e mai donebbe salire dal cuore umano ».
I presenti sco;.sero gravemente le teste come
8
••go• da pag. 6
facciamo noi quando vogliamo dire di no;
invece in India Ìll quel modo si dice di sì.
Tirate le somme, il 3 dicembre per il Papa
pellegrino in India segnò quattordici ore
senza respiro: incontrò due volte il Presidente
incliano. consacrò sei Vescovi, tenne cinque
ricevimenti, pronunr-iò dieci discorsi, visitò
una mostra, assistè a uno spettacolo di
balletti sacri nello stadio del Cricket (mille-
cinquecento danzatori). Al termine, il Papa
salì sul palcoscenico e si congratulò con gli
organizzatori: « Vorremmo t;rarre una lezione
- disse: - quando è in onore di Dio, ogni
arte può essere utile e grande >>.
Il 4 dicembre fu il giorno della carità.
Il Papa lo dedicò ai malati, ai bambini orfani,
ai poliomielitici, agli spastici. Fece colazione
con loro in uno stanzone nudo, sedendo alla
loro stessa tavola. .Abbracciandone uno tra
i più storpi, scoppiò in lacrime.
Ai trentamila studenti raccolti nella Scuola
Don Bosco disi.c: « Come Padre io amo ogni
figlio adottivo di Dio, ma amo soprattutto
i giovani. Voi siete la speranza del futuro;
voi siete giovani, voi siete forti, voi siete
pieni di vita, di energie e di ideali ».
A sera il Papa foce la Via Crucis. Ma prima
levò un appello per la pace. « Vogliano le
Nazioni cessare la corsa agli armamenti-disse
Paolo VI - e devolvere le loro risorse cd
energie alla fraterna assistenza ai Paesi in
via di sviluppo ».
Era l'ultimo dei trenta discorsi pronunciali
dal Papa nel giro di tre giorni.
Mons. Slipyj, arcivescovo degli Ucraini In
esilio, ha presieduto alle manifestazioni
giovanili del Congresso, organizzate dal
Salesiani

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Paolo VI sale l'altare
dell'«Oval "• centro spi-
rituale del Congresso
All' «Oval» di Bombay durante
la cerimonia dei Battesimi
Nel prossimo numero il rev.mo
don Archimede Pianazzi, rap-
presentante della Famiglia di
Don Bosco al Congresso di
Bombay, illustrerà ai nostri
lettori la partecipazione sale-
siana allo storico avvenimento
Un venditore ambulante
In una via di Bombay nel
giorni della visita del Papa
9

2.2 Page 12

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FERMENTI
CRISTIANI
NELr AMERICA
In una densa intervista concessa al
Bollettino Salesiano Il Cardinal Sllva
abboua l'opera di rinnovamento delle
comunità cristiane nell'America Latina.
Raul Silva Henriquez, Arcivescovo della
sede primaziale di Santiago del Cile, è
Il terzo cardinale che la Congregazione
Salesiana ha donato alla Chiesa. Uomo
di poche parole e organizzatore instan-
cabile, è presidente internazionale della
"Caritas" e presiede ad altre iniziative
sociali. Le dichiarazioni che ci ha lasciato
trascendono il valore di una semplice
intervista e assumono quasi il signifi-
cato di un programma e di un impegno
r
Eminenza, come vede la situazione atti,ale della Chiesa
11ell'America Lutina?
q
È una situazione che presenta caratteri di estrema
urgenza. La popolazione cresce in modo esplosivo.
Oggi l'America Latina ha più di 200 milioni di
abitanti e nel 2000 ne avrà 600 milioni: 200 mi-
lioni in più dei prc\\listi per gli Stati Uniti in quel-
l'epoca. I sacerdoti sono già scarsi oggi (in Cile
ce n'è uno ogni cinquemila abitanti, e in altri Paesi
si arriva fino a uno ogni quattordici o diciottomila);
in futuro si prevede che la sproporzione sarà
maggiore.
Grazie a Dio, abbiamo nel Cile molte buone vo-
cazioni sacerdotali uscite in gran parte dall'Azione
Cattolica, specialmente universitaria; ma il nostro
clero diventa ogni giorno più insufficiente a far

2.3 Page 13

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D
Quali sono i problemi più urçenti per fronteggiare il
pericolo della dottrina comumsta?
R
Tra le cause del pericolo comunista c'è l'enorme
ingiustizia sociale, dovuta in gran parte alla non-
curanza di molti (che pure si dicono cristiani); c'è
una propaganda instancabile e intelligente che si
serve di tutti i moderni mezzi di comunicazione
per diffondere la dottrina marxista; e - causa non
ultima - la mancanza di cultura umana e religiosa.
È quel che accade tra i nostri contadini. Essi
oggi non si accontentano più della vita povera e
senza ori1,zonti condotta finora. Anche nelle cam-
pagne più remote, tra i boschi e nelle gole più im-
penetrabili delle Cordigliere, essi hanno ormai la
chiara percezione dell'ingiustizia della loro situa-
zione. Occorre aprire gli occhi alla gente semplice,
e farle vedere che mentre il marxismo conculca la
libertà umana, esiste una vita migliore che la ri-
spetta e può procurare ugualmente all'uomo le co-
modità e i progressi materiali a cui ha diritto. In
Cile molti studenti universitari lo fanno: nei mesi
di vacanza si spargono per le campagne e vi eserci-
tano l'apostolato sociale viYendo con i contadini, con i
minatori, con gli operai la loro stessa vita quotidiana.
D
Eminenza, con quali istituzioni sociali operano i cat-
tolici in Cile?
A ssisi
Il cardinal Si/va con don Giovanni Rossi
alla Pro Clv/tale Christiana
fronte a impegni pastorali sempre più vasti. L'Italia,
la Spagna, il Belgio, la Francia, la Germania, gli
Stati Uniti e il Canadà ci mandano buoni sacer-
doti, ma noi avremmo bisogno di riceverne dieci
volte tanti. Il sacerdote nell'America Latina svolge
un apostolato più intenso che in Europa, perchè in
America deve compiere il lavoro di due o tre sa-
cerdoti.
Il Concilio Ecumenico è venuto in nostro aiuto
con l'istituzione del Diaconato. In Cile abbiamo
degli ottirrù laici, capi esemplari di famiglie cri-
stiane, che possono aspirare - e lo desiderano vi-
vamente - a compiere le funzioni del Diacono.
Essi saranno di grande aiuto per mantenere la fede,
distribuire la parola di Dio e i Sacramenti; e sa-
ranno i capi religiosi delle comunità cristiane dei
luoghi dove non ci sono preti.
R
Abbiamo organizzato la <1 Caritas )), che corrisponde
alla POA qui in I talia. Con l'aiuto del governo e del
popolo nordamericano e dei cattolici di altre na-
zioni ci preoccupiamo dell'indigente in tutte le sue
necessità. Ci siamo inoltre preoccupati di organi1,-
zarc l'INVICA per la costruzione di case per i po-
veri. Oggi l'INVI CA costruisce nel Cile tremila case
all'anno, e speriamo di giungere tra non molto a
cinque e a diecimila case.
D
La gioventù cilena di oggi è sensibile ai problemi
sociali?
R
Sì, i nostri giovani sono molto più sensibili di un
tempo ai problemi sociali e hanno un senso più
vivo della giustizia. Una volta i giovani di buona
famiglia ignoravano del tutto le condizioni dei loro
fratelli poveri. I giovani di oggi amano la verità,
la realtà, la giustizia, ma bisogna indirizzare bene
la loro cultura e la loro azione, prima che subi-
scano l'influsso d.i dottrine malsane e deleterie. La
dottrina sociale della Chiesa va insegnata ai gio-
vani nella scuola, nel liceo, nell'università. E bisogna
insegnarla anche ai giovani operai, che non hanno
la possibilità di frequentare le scuole.
11

2.4 Page 14

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Eminenza, qual è il suo pensiero sulle riforme sociali?
r
Oggi sono indispensabili e urgenti. Il mondo ha
chiuso un'epoca e ne inizia una nuova con rapidità
vertiginosa. Noi non possiamo restare indietro. Dob-
biamo adattare tutte le nostre strutture. Il Con-
cilio sta dando l'esempio. La riforma della società su
basi più cristiane e più giuste è di urgenza improro-
gabile. Se non la facciamo noi, la faranno altri, e
sarà per il male. E poi non possiamo permettere
che il bene sociale sia promosso solamente dai figli
delle tenebre, con sistemi dittatoriali che concul-
cano la libertà e i diritti della persona umana. Noi
cristiani dobbiamo vivere con la fronte alta e affron-
tare con decisione e ardimento l'impresa di cri-
stianizzare un mondo che cammina veloce, che
chiede ed esige giustizia, che reclama un legittimo
benessere per tutti e che aspira a vivere e a servire
Dio in pace.
Le riforme devono abbracciare la \\"ita sociale,
amministrativa, politico-economica; il campo, la
città, la scuola, la fabbrica, il lavoro. È una mis-
sione propria dei laici cattolici; ma la Gerarchia
in Cile non ha voluto essere da meno e ha creduto
giunto il momento di privarsi delle terre che le ave-
vano donato. La riforma agraria l'ha incominciata
nei suoi campi, come esempio non solo ai cattolici
ma a tutta la Na:r.ione.
['
Dungue è '[)ero quello che si dice, che Vostra Eminenza
ha regalato ai collladini le terre della Chiesa?
Le predilezioni
del Cardinal Silva:
gli operai
Poi li abbiamo organizzati tn cooperative per aiu-
tarli tecnicamente e finanziariamente. I risultati
sono buoni. J contadini che ogni tanto vado a tro-
vare sono contenti. Per prima cosa essi hanno ag-
giustato le loro casupole. Ho provato una intensa
commozione quando ho visto una di quelle tenute.
«Venga, venga, Padre (là chiamano ' padre' anche
il loro vescovo); venga a vedere che cosa abbiamo
fatto•>. Avevano costruito una scuola per i loro figli.
Prima, i ragazzi dovevano fare 15 chilometri per
andare a scuola. Questa volontà di migliorare è
per noi la promessa di un domani pieno di rea-
lizzazioni.
Non è così. La mia archidiocesi aveva delle tenute
troppo grandi per noi. Erano circa 5000 ettari di
terreno ricevuti in lasciti con l'obbligo di non ven-
derli. l\\lia quelle terre costituivano per noi un peso.
Ne parlai con Papa Giovanni di santa memoria.
«Santo Padre - gli dissi - la Chiesa cilena sembra
ricca perchè ha tante terre, ma non lo è. I conta-
dini che lavorano questi terreni sono praticamente
i11 mano di coloro che li affittano, e vivono in condi-
zioni molto misere. Propcio noi che predichiamo la
dottrina sociale della Chiesa, diamo questo cattivo
esempio. Santità, ci permetta di dare ai contadini
la possibilità di acquistare queste terre>}. Il Santo
Padre mi rispose: «Così si deve fare, lo faccia >l.
<• Sanùtà, questa è una impresa difficile - replicai -
e lei dovrà difendere il Vescovo di Santiago se
qualche volta qualcuno lo attaccherà per questa
sua iniziativa in campo sociale». Allora il Papa mi
rassicurò: << Faccia pure; io l'aiuterò ». Così abbiamo
dato inizio a quest'opera. I tecnici hanno suddi-
viso le terre in lotti e le abbiamo distribuite ai con-
tadini. Essi che mai erano stati padroni, ne rice-
vettero un pezzo ciascuno, sufficiente per yivere,
per svilupparsi economicamente e socialmente, per
allevare ed educare i loro bambini.
Vostra Eminenza crede che basti pensare alla gente
dei campi?
Tutt'altro. Bisogna venire anche ad un ridimen-
sionamento delle grandi città. Le città moderne
devono tener conto delle esigenze della famiglia.
Qualcosa abbiamo fatto anche noi: in alcune pro-
prietà dell'Archidiocesi abbiamo tentato di far ve-
dere come l'architettura moderna può creare abi-
tazioni sane, comode e adatte ai bambini, che hanno
bisogno di cortili e di giardini per i loro giochi.
Per facilitare lo scambio dei prodotti di prima ne-
cessità tra la gente di modeste condizioni abbiamo
aiutato a creare dei supermercati, che sono proprietà
delle cooperative, non dei privati. I soci sono gli
stessi compratori, e a fine d'anno si dividono i gua-
dagni.
La città sovrappopolata suscita sempre problemi
familiari, scolastici, sanitari. e religiosi di soluzione
assai difficile. Bisogna rafforzare la vita delle pic-
cole città, decentralizzando il lavoro delle fab-
briche e dividendo razionalmente le fonti di produ-
zione. La scuola e l'università devono tenere il
passo con i progressi della tecnica e della psicologia
moderna.
12

2.5 Page 15

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Quali nuovi fermenti nota Vostra Eminenza nella Chiesa
di oggi?
Oggi c'è maggior ampiezza di vedute, maggior sin-
cerità, forte desiderio di avYicinarsi allo spirito auten-
tico di Nostro Signore e maggior amore di carità e di
unione fra tutti i cristiani, anzi fra tutti gli uomini.
Si nota il desiderio di app_rofondire la verità, di
conoscerla meglio, di praticarla con maggior amore.
L'unione con i fratelli separali verrà a poco a poco.
Le ferite non si cicatrizzano di colpo. Ma questo
Concilio ha posto le basi di una concordia presente
e di una intesa futura. Abbiamo molto in comune con
i fratelli separati. Lo Spirito del Signore si varrà della
buona volontà degli uomini per portarli all'unione
quando lo crederà conveniente. Intanto dobbiamo
amarci, rispettarci e cercare di comprenderci. Se
essi vogliono fare mille passi con noi, noi dobbiamo
fare duemila passi con loro. Lo ha detto il Signore.
novamento continuo, perchè vivere è rinnovarsi.
Lo Spirito Santo nella vita della sua Chiesa, come
in quella delle anime, è essenzialmente rinnovatore.
In America non siamo più in clima di cristianesimo
tranquillo e accettato, ma in stato di missione. In Cile
ahbiamo cominciato una • Grande :\\1issione •, che im-
pegna tutte le forze vive della Chiesa. L'abbiamo fatta
per settori, con riunioni nelle case, con équipes di sa-
cerdoti, di suore e di laici. Invece di chiamare la gente
alla chiesa, abbiamo portato la chiesa ai loro focolari.
Lei ritiene necessario formare zma élite di cattolici?
Certo. Però l'élite non deve rimanere chiusa in
se stessa nè pretendere onori; deve mettersi a
servizio dell'umanità. Il suo è un posto di lavoro.
Nel Cile abbiamo un ' Instituto de Desarrollo ',
l'IDE, di cui fanno parte laici molto preparati.
Esso si occupa dei problemi ecclesiali che la realtà
presenta, per risolverli adeguatamente.
Pensa che le tradizioni 11011 bastino più e che sia ne- Per concludere, crede lei che l'America riuscirà a li-
cessaria una pastorale dijfeJ'e11te?
berarsi dal comtmismo?
Evidentemente le sole tradizioni materiali non
bastano più. Come ho già detto, siamo in un'epoca
di profonde trasformazioni. li mondo di oggi di-
sprezza le cose del passato; vuole aprirsi una strada
nùova, all'altezza delle sue scoperte scientifiche. Per
dire al mondo di oggi che la vita cristiana non è
cosa del passato ma è sempre attuale e viva, dob-
biamo presentarla in forma attuale. Non è la so-
stanza che occorre cambiare, sono le forme acci-
dentali. Oggi la gente non si contenta più di un
insegnamento stereotipato. Non le piace di agire
in un determinato modo solo perchè i padri e i
nonni facevano cosl. Oggi si vuole agire per convin-
zione propria e personale. Non dobbiamo temere di
cambiare il nostro modo di agire. Occorre un rin-
Credo che possiamo fermare il comunismo se
tutti annunciamo il Vangelo di Cristo, se attuiamo
veramente la giustizia sociale e lavoriamo per ele-
vare il livello religioso, culturale e sociale dei più
poveri. In Cile questa grande speranza c'è. Con
l'aiuto di Dio, seguendo le vie legali, attuando pro-
grammi cristiani, possiamo risolvere i problemi del
Paese. Possiamo dimostrare all'America e al mondo
che, per dare al popolo una chiesa, una casa, vitto,
cultura, benessere e gioia di vivere non è neces-
sario sacrificare al comunismo la libertà umana. Dio
ci aiuterà a farlo. La gente corrisponde e aderisce
maggiormente alla sua fede e alla sua religione,
quando -vede che la Chiesa si preoccupa della per-
sona umana in tutte le sue dimensioni.
13

2.6 Page 16

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La III Sessione del Concilio
Il 21 novembre, quando dopo
mezzodl il campanone intonò grave
dall'alto della cella il suo profondo
'mi bemolle' e si apersero i por-
toni della Basilica, la funzione per
la chiusura della III Sessione del
Concilio era finita proprio allora.
La gente aspettava fuori con im-
pazienza incuriosita e devota per
quello spettacolo finale e solenne.
Quell'incontro festivo tra vescovi
e popolo voleva essere una costa-
tazione comune, un tributo dj gra-
titudine per il consuntivo della
III Sessione. Quarantasei con-
gregazioni generali, ossia discus-
sioni pubbliche nell'aula; accre-
sciuto cd esteso il numero degli
Uditori; l'avvento delle Uditrici,
delle Religiose e dei Parroci, a
espressione viva della universalità
e urutà della farniglia ecclesiale,
chiamata a vivere la vocazione del
Battesimo in obbedienza e colla-
borazione coi Pastori, successori
degli Apostoli.
Vi è anche un lavoro meno noto
ma pure importante, svolto dalle
Commissioni conciliari. Si pensi
a quel centinaio di vescovi che
verso la metà di novembre si rac-
colse più volte nei pomeriggi liberi
per ruscutere sull'attuazione del
decreto degli strumenti di comu-
nicazione sociale; alle riunioni dt:1-
l'Episcopato italiano presso la
<< Domus Mariae ~; al laborioso e
talvolta febbrile riesame degli sche-
mi rinviati alle rispettive Com-
missioni per l'inserzione delle mo-
difiche proposte nel dibattito. Si
prenda ad esempio lo schema sulla
libertà religiosa: esso era stato ap-
provato in ottobre, ma con tale cu-
mulo di osservazioni e correzioni,
che alla fine della revisione, in no-
vembre, apparve trasformato com-
pletamente, e quincli l'autorità
competente decise di rimandarne
l'intera discussione alfa prossima
sessione.
Quel mattino ancora tepido del
2l novembre 1964 si Yoleva dun-
que ringraziare Dio per tanto la-
voro e per i nuovi risultati del
Concilio.
Per fare il punto sulla situazione
e su tali risultati si potrebbe illu-
strare il lavoro conciliare seguendo
tre assi o cerchi concentrici: un
asse o cerchio interno stabilisce i
rapporti dellà Chiesa con Dio; un
secondo cerchio intermedio deli-
nea le relazioni interne della Chie-
sa; un terzo cerchio esterno defi-
nisce i rapporti della Chiesa col
mondo. Il primo asse trova nella
costituzione sulla Liturgia (appro-
vata l'anno scorso il 4 dicem-
bre .1963) la sua direttrice orien-
tativa. Il secondo asse riguarda i
rapporti interni della Chiesa. Vi
ha provveduto il Concilio con la
costituzione dogmatica De Eccle-
sia, promulgata da Paolo VI il
21 novembre u. s.
Lungo sarebbe entrare nell'esa-
me di questo importantissimo do-
cumento dottrinale, unico nel suo
genere nella storia bimillenaria
della Chiesa. È anche noto quanto
sia stata laboriosa la redazione del
testo: discusso nelle Sessioni pre-
cedenti, approvato già nel settem-
bre 1964, con numerosi emenda-
menti, fu ripresentato ai Padri con
alcune note esplicative, proposte
daIl' ' autorità superiore '. Il testo
fu approvato quasi all'unanimità.
Gli otto titoli dei capitoli sono elo-
quenti: I: Il mistero della Chiesa.
II : Il popolo di Dio. Ili: La co-
stituzione gerarchica della Chiesa
e in particolare l'episcopato. IV: I
14

2.7 Page 17

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PICCOLA PANORAMICA
laici. V: L'uni-versale vocazione
alla santità nella Chiesa. \\ ' I: I re-
ligiosi. \\ìT: L'indole escatologica
della Chiesa pellegrinante e la sua
unione con la Chiesa celeste.
VIII: La Vergine l\\laria, madre
di Dio, nel mistero di Cristo e
della Chiesa.
Altro documento di questo se-
condo asse è il decreto sulle Chiese
orientali cattoliche, approvato qua-
si all'unanimità lo scorso 21 no-
vembre. In esso si fissano le linee
rusciplinari all'interno delle anti-
chissime comunità cattoliche di-
stinte in vari riti, e le linee per un
avvicinamento con le comunità
orientali cristiam: non cattoliche.
li terzo cerchjo periferico, co-
stitwto dai rapporti tra la Chiesa
e il mondo profano, è stato illu-
strato dal « Decreto sull'ecume-
nismo",> approvato il 21 novem-
bre 1964, dopo gli ultinii 19 ri-
tocchi apposti dal Santo Padre.
Questo terzo settore rappresenta
un modernissimo contributo del
cristianesimo per la comprensione
del nostro tempo e lli1 grande dono
per la Chiesa intera. Tre sono i
motivi fondamentali che hanno in-
dotto la Chiesa a occuparsi di que-
sta zona quasi inesplorata della
nostra epoca: 11) l'avvento di un
mondo nuovo, più ravvicinato dalle
tecniche, piì 1 fraterno per gli ideali
della pace e del progresso, più sen-
sibile ai richianù degli ideali uma-
ni; b) l'accresciuta importanza dei
laici cristiani in questo mondo pro-
fano in via di trasformazione; e
qLLindi la necessità di stabilire i
princìpi del loro apostolato; e) la
necessità di rispondere all'accusa
che la Chiesa arriva sempre in ri-
tardo; di qui l'urgenza di alcune
lince di orientamento per una
azione efficace e coraggiosa.
Con questo docwuento la Chiesa
dichiara cli non inserirsi nella emu-
lazione delle nazioni, nè di inter-
venire per gelosia o per sete di do-
minio, ma desidera presentarsi
come guida spirituale nel segno
della carità verso tutti, anche verso
i non-cristiani.
Di qui l'importanza che i docu-
menti conciliari attribuiscono ai
' segni dei tempi ' ossia alla dia-
gnosi della situazione mondiale; la
Chiesa infatti intende riconoscere
il bene della civiltà contemporanea,
ma soprattutto mira a fermentarne
ogni tensione di rinnovamento;
non per modificare ma per verifi-
care il Vangelo; non per promul-
garne uno nuovo, ma per applicare
il messaggio di Gesù secondo là
temperie culturale della nostra
epoca. Di qui lo studio dei mezzi
idonei, di cui il << Decreto sugli
strumenti di comunicazione so-
ciale ,1 promulgato il 4 dicem-
bre r963, è un esempio caratteri-
stico e in1portante.
Il Cortcilio finirà con la prossima
Sessione, come il Santo Padre si
espresse nel discorso di chiusura
della I II Sessione. «La quale si
è svolta - concludiamo con L'Os-
servatore Romano - nella totale
dignità e libertà dei Padri conci-
liari, confortati e guidati dall'est re-
mo riserbo, rispetto, affetto di
Paolo VI , il cui spirito, la cui di-
screzione, il cui alto esercizio del-
l'autorità nella carità e nell'umiltà,
come servizio e come mandato,
basta ad offrirci la chiave di ogni
problema o tema insorgente sul
mistero gerarchico della Chiesa e
del suo Supremo Pastore istituito
da Cristo».
15

2.8 Page 18

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DON BOSCO
E IL COMMENDATORE
Breve storia
di un capitano
d'industria
dei giorni nostri,
che in gioventù
si scelse
Don Bosco
come protettore
l 10 gennaio 1958 un. fatto in-
solito incuriosì gli abitanti di
Como: una grossa macchina
utensile, fasciata di bandiera
Lricolore come UJl sindaco alla fei,ta
del paese, percorse lentamente le
vie che menano alla htazione fer-
roviaria, accompagnata da un
corteo dj gl'nle festante. Di che
cosa :,i trallasse realmente, molti
lo seppero soli anlo il giomo dopo
quando lessero sol gion1ale: «Una
macchina spedita da Como ha
inauguralo il Mercato Comune
Europeo».
Essa era uscita da una ilina di
Como, che colleziona i primati
come foshcro il ;;uo hobby. Non
fo soltanto la prima azienda eu-
ropea che benefiC'iò clcllc ritl uzioni
doganali alrapertura del 1\\-lEC; fu
anche la prima azienda italiana,
non statale, che firmò un con-
tratto commerciale con i Paesi
d'ohrecortina; ora fornisce i suoi
macchinaTi alle grandi industrie
americane e li esporta in Lutto
il mondo.
Il proprietario coJI1.DL Gaetano
Zocca, se accompagna un , isita•
tare per lo stabilimento, a un
tratto punta il dito cd esclama:
« Il padrone qui sono io, ma chi
fa tutto è quello ». Quello è
qualco!;a al termine di una linea
immaginaria che parle dal suo
dito sospeso in acia e finisce a
una parete dove c'è un quadro:
il quadro di Don Bosco. In ogni
locale dello stabilimento lo si
vede. E il commendatore dice che
Don Bosco h.a fatto tutto, come
se lui non avesse fatto nulla.
Il comm. Zocca non nacquc
commendatore. Suo padre, con-
tadino analfabeta, serviva la Mes-
sa al parroco e imparò sul messale
a riconoscere le ventun lettere
dell'alfabeto. Lui bisogni: imma-
ginarlo come Giovanni Bosco:
scalzo, col vincastro da pasto-
rello in una mano e ]'abbece-
dario nell'altra mano. La famiglia
non poteva mantenerlo agli studi,
perchè il babbo s'ammalò, rimase
a lungo inabile al lavoro e poi
morì. Il p~o di tulio nella ca-
scina di Castelruaggiore (un pac•
sino n('l bolognese, do,c nacque).
~avava sulle spalle della mamma.
Il piccolo Gaetano si ùcttc presto
da fare per al1eggerirc quel peso.
Le scuole ili Castclmaggforc
erano tenute da due maestri,
marito e moglie, che ins<'gna-
vano con turm al malli.no e
al pomeriggio, senza requie, ai
bambini e alle bambine, dalla
prima alla quinta elementare.
Gaetano, chiamato dagli amici
con l'affettuoso diminutivo, 'Ta-
nen ', 1,'razic ai turni scolaslil'i
aveva sempre il mattino o il
pomeriggio libero. Mentre i suoi
eompagoi in quelle ore ruzzavano
felici per i campi, lui si trovò
un padrone a mez7.a ~ion1ata e
fi•ce il garzone di campagna.
Finita la quarta elementare, i
suoi maestri propo,;ero alla main-
ma di farlo studiare a loro
~pese. Con ciò :-i risolveva forse
il problema ili Tanrn, ma non
si risolvevano gli altri tre pro-
blemi della mamma, che erano
gli allri t re figli da mantenere.
Cosi Ta~cn chiuse il suo currim-
16

2.9 Page 19

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lum scolastico e, robusto come
un torello, si cercò un lavoro
che chu:assc tulla la giornata. Lo
presero come boaro, e cominciò
a portare in cada i primi soldini.
Ma egli non \\.oleva ripetere
la vita grama di suo padre; egli
sognava le ruote I' gl'ingranaggi.
Si sentiva la meccanica nel san-
gue. Appena 8eppe di un posto
d'apprendista ìrt una piccola offi-
cina alla periferia di Bologna,
si presrutò e si fece assumere.
DA APPRENDISTA
A I n ;T'J o H F.
Arrivò nella grantle città , ,c-
stito alla contadina, col fagottino
della colazione sotto iJ braccio,
disorientato e impaceiato. QucJ
che ci voleva perchè i suoi com-
pagni di lavoro, già cmarlCipati,
si prendessero burla di lui. Ma
lui non se la prendeva. Con gli
occhi bene aperti. imparava tutto
e faceva tesoro di ogni espe-
rienza. Dopo le sue dieci ore
di lavoro in officina, trangugiava
un boccone alla svelta, agguan-
tava i libri e via alla scuola
serale. Ebbe fame di libri, e a
poco a poro mise insieme ,uu1
cultura mecçanica di tul lo ri-
spet lo. Correvano gli anni duri del
p.rimo dopoguerra. quando l'Italia
cerca, a, senza peraltro riusci.re a
tro, a.ria. una soluzione ai suoi
problemi. Nel clima rovente di
una Bologna pc.reòrsa <la uomini
desiderosi rU menar le mani. il
giovane Tancn imboccò lu :strada
gii-ieta: quella cleJ la~·oro.
I suoi compagni 1.icn fll'C!!to
smiFero di Lt'ffarlo e al contrario
17

2.10 Page 20

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cominciarono a stimarlo. In pochi cerie e liberò le macchine sepol te. son soldati tedeschi, e chiedono
anni lo videro passare da appren• Erano tutte danneggi.ate, ma qual- i documenti. Il signor Zocca li
dista a operaio specializzato, poi cuna la si poteva aggiustare.
esibisce, mentre le donne pregano
a capo reparto. capo officina, e I tedeschi che occupavano l'Ita- sottovoce. Il parlottare con i sol-
infine direttore tectùco. Fu con lia s'interessarono alla sua fab- dati dura a lungo. Le donne a
mansioni direttive in diverse azien- brica, che era attrezzata per la- un tratto oclouo il Lonfo di un
de, laborioso, preciso ed entu- vorare i pezzi delle V2. Avreb- corpo che cade all'interno del-
siasta del suo mestiere. Diventò bero portato volentieri il macchi• l'autocarro. Finalmente c'è via
libera e la vettura parlc a tutta
velocità. Forse è salito un sol-
dato, per farsi trasportare lungo
la strada. Ma non si muove. Pos-
sibile? La più coraggiosa delle
donne scivola lungo il materasso e
1
tasta il buio con le mani. Le sue
dita raggiungono qualcosa di fred-
do, di metallico. Dei fili se ne
staccano formando un groviglio
indecifrabile. Che sia una bom-
ba? Le donne allarmale si met•
Il comm. Zocca con (amlliarl, visitatori esteri e... l'immancab/le Don Bosco
tono a gridare e battere contro
la cahirta, ma il mQtore fa un
chiasso indiavolato e gli uomini
I
di dcutro non oilono. E se la
direttore tecnico anche delle offia
cine Maserati, che i;ouo di lui
sfornarono un gioiello di mec·
canica: le fresatrici Maserati.
GLI CADDE DAL CIELO
l''ìA TEGOLA
La seconda guerra mondiale
mise in crisi una piccola indus-tria
hologneEe che produce·rn mac-
chine rettilìcatrici e clic in ot-
tanta e più anni di -vita aveva
combinato ben poco di buono.
Gaetano Zocca racùnolò i suoi
risparmi di vent'anni ùi lavoro,
rilevò la ditta e le diede il suo
nome. Da allora le rettifjcatrici
diventarono il suo monclo. Sono
macchine p1·ccisc, fatte apposta
per fabbricare altre maccliine pre-
cise, e il t-ignor Zocca, che lrn il
pallino della precisione, vi si de-
dicò anima e corpo. Per tre aruù
studiò e lavorò a perfezionare i
modelli. Poi, nel 1944. gli cadde
nario scampato in Germania. TI
signor Zocca invece la pen,;ava
molto diversamente. Brigò, di-
~cu~sc, litigò, s'impuntò. .Alla fine
Oli enne di rimanere in Italia e
di cercarsi un altro stabile in
cui ricoininciare. Caricò su tre
vago.ai le grosse macchine tar-
taRsate e mise su un autocarro
le masserizie di caRa sua.
Quello che doveva essere un
semplire trasloco da Bologna a
Milano. si Lrasformò invece in
un'odissea avventurosa. I tre va-
goni stettero in viaggio 47 giorni.
IL PO 'TE
DOVE\\ A SA I T \\ HF
Anche l'autocarro che portava
le masserizie e la famiglia Zocca
ebbe vicende assai pericolose.
Ai primi di novembre, una
sera verso le undici, l'autocarro
aveva lasciato Carpi. Nella ca-
birta stavano gli uomini; le donne
bomba scoppia? Non rimane che
pregare...
Un blocco militare fa fermare
di nuovo la corsa. Si è giunti
a un ponte, sul quale fino alla
mezzanoLte si transita in senso
contrario al loro, ma dopo la mez•
zanotte potranno passare. Man-
cano pochj minuti. .Appena l'au1 o-
carro è fermo, le donne balzano
giù gridando e gesLicolando. Ac·
corrono subito i soldati, e uno
con la torcia illumina l'interno
dell'automezzo: c'è davvero una
bomba, è a orologeria, e può
sco1>piare da un momento all'altro.
Due soldati, con la forza della
disperazione agguantano l'ordi-
gno e corro110 a perdilìato per i
campi; giunti dietro una scar•
pata, lo depongono con prccau•
zionc e poi via, a mettersi in
salvo. Poco dopo le lancette degli
orologi si sovrnppongono a se-
gnare la mezzanotte: una vampa
accecante, r la bomba è saltata.
A pensarci dopo, tutto risulta
dal cielo una tegola clic guastò s'erano aggiustate alla meglio sui chiaro: i soldati incontrati non
ogni cosa. Fu una bomba che materassi nella parte posteriore. erano tedescbi ma partigiani tra-
glidistrusse la fabbrica, vcnL'anni Molte altre maccliine seguivano vestiti, che volevano distruggere
di lavoro e tanti sogni.
la loro, incolonnate nella notte. il ponte insieme con la prima
li signor Zocca non rimas e B D'un trallo una voce secca in- macchina che a mezza1lol.te pre·
a piangerci sopra. Scostò fo ma- tìma l'alt. A credere alle divise, cisa lo avesse attraversato.
18

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Questa è una delle peripezie del
signor Zocca. Se gli si chiede:
« C'è stato nella sua vita un mo-
mento in cui lo abbia vinto lo
scoraggiamento?» Jui fa una faccia
come per dire che la domanda
non ha senso e risponde con un
no rotondo. Non c'è stato. Ha
sempre avuto la certezza di riu-
scire. Il merito, aggiunge, è tutto
di Don Bosco.
L'Al\\OCIZIA
CON DO'I BOSCO
L'amicizia tra i due incominciò
quando lui era ancora appren•
dista, e divorava i libri. Gli capitò
in mano una vita di Don Bosco.
Lesse queste parole del Santo,
che gli parvero dirette a lui:
« Ricordatevi1 o giovani, che
la vostra età è la primavera della
vita. Chi non si abitua al lavoro
in tempo di gioventù., per lo più
sarà un poltrone fino alla vec-
chiaia. Lavorate con speranza.
Quando rriete stanchi, quando
avete delle tribolazioni, alzate gli
occhi al cielo: il premio vi
aspetta. Fate come quel solitario
che prendeva conforto dal Cielo,
contemplandolo dalle fessure della
sua grotta ».
Lui allora non abitava in
una grotta, ma la sua casa di
fessure ne aveva parecchie. E
lui prese sul serio le parole di
Don Bosco. Da allora guardò
al cielo con fiducia, e Don Bosco
divenne il suo protettore. Per que-
sto il comm. Zocca non ha mai
paura e non con.osce lo scorag-
giamento.
Qualche anno fa il commen-
datore era nei pasticci. Aveva
ampliato il suo stabilimento, le
-banche avevano ristretto il ere•
dito, e lui aveva bisogno di
soldi; almeno dieci milioni, e al
più presto. Estrasse la reliquia
di Don Bosco che porta sempre
con sè, fece un bel segno \\li
croce, e pregò: « Caro Don Bosco,
tu devi salvare la mia azienda,
perchè essa dà da mangiare non
solo alla :mia famiglia, ma anche
ai miei trecento operai ».
Pochi minuti dopo, una signora
di Legnano domandava del si-
gnor Zocca, perchè le occorre-
vano urgentemente due rettifica-
·trici. Le scelse, firmò il contratto,
e gli staccò subito, li su due
piedj, un assegno di dieci milioni.
Chi pensa che certe cose capi-
tassero solo a Don Bosco si sba•
glia: càpitano anche a chi confida
in lui.
I SUOI DIPENDENTI
SON TUTTI GIOVANI
Il comm. Zocca ha fiducia nei
giovani. Tra i suoi dipendenti è
impossibile trovare gente stem-
piata o con i capelli bianchi:
sono tutti giovani.
Quando con le sue macchine
malmenate si trasferì nei din-
torni di Como, si trovò senza
mano d'opera specializzata. Per
prima cosa pensò a formarsi i
suoi tecnici. Li scelse tra i giovani,
e aprì una scuola. Anche ora
s'interessa di scuole: è il presi-
dente della Scuola d'arti e me-
stieri« Castellini» di Como. Dice:
« Anche per questo voglio bene
a Don Bosco: perchèha insegnalo
un mestiere ai ragazzi poveri ».
E lui, da uomo pratico, fa alLiet-
tanto.
Accanto al titolo di studio rila-
sciatogli dai suoi maestri di quarta
elementare, ora il comm. Zocca
può mostrare una laurea honoris
causa in ingegneria meccanica,
conferitagli in America alla
'Washington International Àc·
cademy '. E se la merita, per-
chè soltanto le sue rettificatrici,
sanno compiere certi lavori di
alta precisione. In uno studio
condotto da tecnici su una eua
macchina, lutto pieno di ter•
mini astrusi come 'braccio oscil-
lante ' e ' ovalità progressivamen-
te variata ', a un certo punto il
linguaggio tecnico lascia il posto
a parole più comprensibili. Dice
semplicemente: « 11 progetto è
ingegnoso o unico ». Questo spie-
ga perchè le rettificatrici sono
vendute in tutto il mondo.
DON BOSCO
A MOSCA
C'è una cosa di cui il commen-
dator Zocca si vanta, anche se ha
poi soltanto un valore simbolico,
per ora. ~ di aver mandato
Don Bosco a Mosca. Capitò nel
1962, quando fece allestire un
documentario filmato sulla sua
industria, a scopo di pubblicità.
Quello stesso anno Giovanni Gron-
chl, presidente della Repuhhlica,
fece visita a Mosca e portò con
alcuni documentari per testi-
moniare il progress-o industriale
italiano. Il documentario del oom-
mendator Zocca interessò mol-
tissimo i tecnici :russi, mentre
Don Bosco ogni tanto faceva
capolino dalle pareti dello stabi-
limento, ammiccando e sorriden-
do a quegli uomini ufficialmente
senza Dio.
Il cardinale Tlsseranl conferisce al/'indu-
str/ale Zocca la Commenda dell'Ordine del
S. Sepolcro
Fors.e non sono molti i capitani
d'industria venuti su dal nulla
che ammettano di non aver fatto
tutto da sè. Il comm. Zocca dice
addirittura che ha fatto tutto
- Don Bosco, ma è la riconoscenza
che lo fa parlare così.
19

3.2 Page 22

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La morte
del Gr. UII. Oomm. Arturo Poesia
P-• ldente oonl•d•r•I• degli •• •llle 11I
di Don Bo•co
Cadde come un cedro del Li-
bano, nella bella età di 90 anni
compiuti. confermando la tradi-
zione familiare della longevità
raggiunta dai genitori e dalle
sorelle.
L'eco di questa morte ha avuto ri-
sonanza nazionale e possiamo di re
mondiale perchè il comm. Poesio
era conosciuto da ex allievi di
ogni nazfone. Lo si è notato ai
funerali di mercoledl 25 novem-
bre a Roma, nella sua parroc-
chia di Santa Teresina, a cui hanno
partecipato ispettori, presidenti e
delegati e una folla di ex allievi e
ammiratori.
Arturo Poesio era nato a Rova-
senda nel Vercellese; da ragazzo
era stato allievo dell'Oratorio di
Valdocco dal 1885 al 1887, vivente
ancora Don Bosco, compagno
quindi di tanti salesiani della
prima ora, tra cui il compianto
don Giraudi. Conobbe Don Bosco
e ne accompagnò ìl luminoso
tramonto: per Lui nutri un amore
sl vivo che gli fu talismano per
tutta la vita.
Il servizio militare lo portò a
Roma nel Bersaglieri; da allora
il forte e volitivo piemontese,
si trasferl alla capitale e divenne
romano per sempre. Le sue rare
doti di intelligenza gli apersero
la carriera amministrativa che
percorse, stimatissjmo, fino a
diventare Capo Divisione e Ispet-
tore Generale del Ministero delle
Finanze.
Da giovane accarezzò l'ideale
di essere salesiano, ma la Prov-
videnza gli aveva preparato un'al-
tra missione, e poichè Dio non
gli diede figli, non esitò ad ascol-
tare il consiglio di don Francesco
Tomasetti, al lora direttore del
" Sacro Cuore " a Roma: adottò
un orfano falegname che mo-
strava spiccata attitudine per gli
studi. Quel giovane corrispose con
tale esito, che oggi è Presidente
del Tribunale di Avezzano.
Poesio fìn dagli anni giovanili
sentl l'ansia apostolica, appresa
alla scuola di Don Bosco. Fu lui
il fondatore del Circolo di via
Marsala, al princi pio del secolo
quando, per un funzionario del
Ministero, occorreva fede e co-
raggio per lanciarsi nell'aposto-
lato cattolico. Fu ancora lui Pre-
sidente del Congresso Inter-
nazionale degli ex ali ievi nel 19 I I
a Torino e del 2° Congresso del
I 920, in occasione dell'inaugura-
zione del monumento a Don Bosco;
quindi Vicepresidente nazionale
fino al 1938, e da questa data
Presidente nazionale e confede-
rale degli ex allievi salesiani di
tutto il mondo.
Tutti ricordano la sua parola
vi va, suas iva, autorevole, nei Con-
gressi del '56 a Buenos Aires e
in quello del '57 a Roma, senza
contare I numerosi convegni cui
prese parte. Lo sviluppo del
Movimento ex allievi in quest'ul-
timo ventennio è dovuto soprat-
tutto a lui e a don G iorgio Serié,
che per anni furono lo stimolo
entusiasmante di tante Unioni.
Ho qui dinanzi agli occhi l'elenco
della multiforme attività del
comm. Poesia nel campo sociale,
religioso e morale: sono quattro
pagine di protocollo1 Quanti in-
carichi ebbe dalla Santa Sede, che
servl con fedeltà di figlio, da
Leone Xlii a Paolo VI, e quale
fiducia meritò dai Superiori sale-
siani, dal primo successore di
Don Bosco all'attuale Rettor Mag-
giore don Ziggiotti ! La Famiglia
salesiana era la sua famiglia, le
nostre devozioni erano le sue
devozioni. Se l'impegno di assi-
stere la sorella, più anziana di
lui, non l'avesse trattenuto, era
suo desiderio manifestato con
insistenza, di passare gli ultimi
anni nelle nostre case come re-
1igioso salesiano. Ma non ci
fu bisogno di tanto. Viveva
con pienezza la vita salesiana in
casa sua.
Lo rividi l'ultima volta il gio-
vedl 19 novembre; gli portai I
saluti di tutti gli ex allievi, poi
gli diedi la benedizione dell'Ausi-
liatrice. Piangeva di consolazione
e non cessava di baciare le mani
di chi per lui rappresentava
tutto un mondo carissimo al suo
cuore.
La Madonna scese a prenderlo
alcuni giorni dopo; ora è festa in
Cielo con Don Bosco In una luce
che non conosce tramonto.
DON GUIDO BORRA
Consigliere generale per gli ex allievl
20

3.3 Page 23

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO
rendete ragionevoli
i
castighi
Nel 1884 Don Bosco, quattro
anni prima di morire, si trovava
a Lanzo. In uno di quei giorni
alcuni ragazzi del collegio, du-
rante il passeggio, scovarono
una nidiata di merli. Sbarazzini
com'erano, li portarono a casa
e li nascosero nel dormitorio
dentro un cassetto. Purtrop,:,o
quei piccoli uccelli morirono
uno dopo l'altro. Morto l'ultimo
uccellino, i ragazzi decisero di
dargli sepoltura nel tempo della
ricreazione; fecero il trasporto
scimmiottandolecerimonie usa-
te dalla Chiesa nei funerali. Lo
accompagnarono con canti li-
turgici, con aspersioni e infine
con un discorso funebre.
Don Bosco da una finestra segui
la scena; poi quando i ragazzi
si furono ritirati nello studio,
mandò a chiamare colui che era
stato il capo della birichinata.
Con aspetto serio gli fece capire
la brutta cosa che aveva fatto:
una vera profanazione da non
ripetersi più. Il ragazzo lasciò
scorrere le lacrime. Don Bosco
allora mutò timbro di voce;
disse che perdonava a lui e agli
altri. E prima di lasciarlo gli
fece una sorpresa: prese un pac-
chetto di caramelle, gliele mise
in mano e gli disse: « Prendile;
danne anche ai tuoi compagni ».
J<< castighi - diceva Don Bo-
sco - talvolta occorrono, pur-
troppo, ma ritardateli più che
sia possibile. Rendete ragione-
voli i castighi. Bisogna che il
ragazzo li ammetta. Per questo
parlate al suo cuore. Soprat-
tutto non umiliate il ragazzo;
potrebbero derivarne delle brut-
te reazioni... Niente collera, an-
che giusta. Niente parole fredde
o espressioni dure. Dite sempli-
cemente al colpevole: ' lo non
sono contento di te '. Questo
basterà, nove volte su dieci »·
La pedagogia moderna si è al-
lineata sulle stesse posizioni di
Don Bosco; insiste nel dire che
quanto più c'è stima e amore,
tanto più la semplice disappro-
vazione o una diminuzione di
fiducia, di familiarità, di ami-
cizia, è un castigo temuto e per-
ciò efficace.
D castigo educativo mira a ren-
dere migliore chi ha agito male;
non a sfogare malumori e ire.
Perciò dev'essere capito e ac-
cettato dal ragazzo e non deve
umiliarlo e deprimerlo. Chi in-
fligge un castigo deve far capire
che soffre e che gli dispiace ca-
stigare.
Oggi si discute sulle percosse
inflitte come castigo. C'è chi le
esige e chi assolutamente le
esclude. Un educatore, cioè un
estraneo alla famiglia, non ha
mai diritto di farne uso perchè
con le percosse verrebbe a of-
fendere l'allievo e si porrebbe
dalla parte del torto.
Nemmeno i genitori o i parenti
devono picchiare in maniera
offensiva o fortemente dolorosa.
Una tiratina d'orecchi, uno
schiafl'etto il ragazzo li accetta:
sono una specie di assoluzione
morale, soprattutto quando ve-
de che i genitori soffrono a dar-
gliele e non sprecano i castighi
per un nonnulla. Il semplice
fatto di avere costretto papà e
rnamm.a a ricorrere a quei mez-
zi è già una considerazione suf-
ficiente a impressionare e a con-
vertire il discolo. La bambina,
naturalmente, merita un mag-
giore riguardo.
Racconta una mamma: «Ave-
vo proibito alle mie bimbe,
Martina, Giovanna ed Edvige, di
toccare i coltelli, le forbici e i
fiammiferi, perchè non si fa-
cessero del male. Chi li tocca
- promisi - sarà castigato.
Poche ore dopo, trovai Martina
che teneva in mano il coltello
di cucina come un .mazzo di
fiori. Glielo tolsi di mano e le
diedi uno schiaffo. Se ne andò
tutta seria. Poco dopo, rieccola
con un paio di grosse forbici
prese nel guardaroba. Di nuo-
vo, senza tante parole, le portai
via le forbici e Martina ebbe
ancora il suo castigo. Non passò
molto ed eccola con la scatola
dei fiarruniferi presi in cucina.
Portai in una stanza la mia pic-
cola peccatrice e amorevolmen-
te le spiegai le ragioni del mio
divieto. Allora la faccina della
bimba si illuminò IILentre mi
diceva: « D'ora in poi, JJlllIIUD.a,
non ti devi preoccupare. Non
sarò più disobbediente ». Anche
i bambini sentono le ragioni.
21

3.4 Page 24

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NEL MONDO
SALESIANO
Il TEMPIO SUL COLLE DON BOSCO
Sulla cima della cupola (altezza
m. 55) I muratori impoatano Il primo
cerchio di ferro sul quale poggerà il
cupolino prefabbricato, alto 19 metri
GO VA P (Vlet Nam) S. E. mon-
signorPaimas, Delegato Aposto•
llco nel Vlet Nam, tra gli aillevl
del 'Foyer Don Bosco' il giorno
dellafesta di S. Domenico Savio
'AMICI
Sessanta ragazzi del
movimento ~ Amici di
Domenico Savio $ di
01
DOMENICO SAVIO'
IN
Trinitapoli (Foggia),
nei primi giorni dello
scorso ottobre fecero
un pellegrinaggio a
SAN PIETRO
Roma, e ottennero un
biglietto d'ingresso in
San Pietro per assistere
alla Messa del Concilio.
Cinque ragazzi del gruppo entrarono nella
Basilica indossando un'impeccabile divisa di
guardia svizzera in miniatura e impugnando
l'alabarda. La loro presenza attirò l'atten•
zione di mons. Pericle Felici, che li invitò
a prestare servizio d'onore insieme con le
guardie svizzere presso l'altare durante la
Messa. Così centinaia di vescovi italiani c
stranieri videro e forse conobbero per la
prima volta i piccoli « Amfoi di Domenico
Savio>>, perchè i minuscoli alabardieri ci tene•
vano a dichiarare a chi li avvicinava chi
fossero e cl1e cosa rappresentassero.
Il giorno dopo essi prestarono di nuovo
servizio d'onore alla Messa del Concilio, invi-
tati dal cardinale Marella. In quei due giorni
i piccoli alabardieri e tutto il gruppo degli
<< Amici di Domenico Savio » di Trinitapoli
furono oggetto d'interesse per i Vescovi, i
giornalisti e i fotografi_.
Nell'udienza generale del secondo giorno
i piccoli pellegrini ebbero anehe l'onore di
venire nominati dal Santo Padre, per primi,
tra i cinquanta gruppi presenti. Sua Santità
m1ztava così: «Salutiamo innanzitutto i
nostri Confratelli deU'episcopato qui pre•
senti, e poi per primi salutiamo gli Amici di
San Domenico Savio di Trinitapoli ». Seguì
un lungo applauso generale rivolto al gruppo
dei ragazzi che stava sulla tribuna vicino al
trono papale. Il Santo Paclre si alzò dal trono
cercandoli con lo sguardo e dicendo: << Dove
sono questi giovani Amici di San Domenico
Savio? Vi benediciamo di cuore dunque,
Movimento Amici di Domenico Savio di Tri-
nitapoli... A Trinitapoli, città della SS. Trinità,
abbiamo qualche amico a cui mandiamo una
particolare benedizione. E dopo, cari giovani,
non ci resta che compiacerci per la vostra
scelta di voler essere Amici di San Dome·
nico Savio: è un giovanetto santo; imitatelo
sempre! ».
22

3.5 Page 25

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MELBOURNE(Australia)• Nel cuore
dell'Australla centrale vivono an•
cora moltl aborigeni. Il salesiano
don Tiburzio Strnisko ha avvici-
nato un gruppo di questi ed è stato
accolto come un amico tra amici
PER LA
TERZA VOLTA
Al SALESIANI
IL CASTELLO
DI TANTUR
A mczz9 cammino tra le due cillà del Si-
gnore, Betlemme e Gerusalemme, c'è una
collina cl1e domina il pianoro e ha la forma
d'un copricapo arabo chiamato Tantur. Anche
la collina si chiama Tantur, e il castello ohe
vi sorge in cima porta lo s tesso . nome. In
questo castello, abituato ormai a mutare
castellani ogni poco di anni, i salesiani stanno
per fare il loro ingresso per la terza volta.
Turrito e merlato, il castello fu edificato
solo recentemente, nel 1800, ma è sorto
secondo l'antico stile cavalleresco clel Sovrano
Militare Ordine di. Malta a cui appartiene.
L'Ordine di Malta lo des tina a compiere opere
di bene e per questo lo mette in mano a
religiosi, ma pare che il castello si ricordi
d'appartenere a un Ordine Militare e di
essere turrito e merlato. Succede così che,
al primo odore di polvere da sparo, spalanca
le porte ai soldati e i religiosi devono an-
darsene.
Dapprima esso ospitò i << Fatebenefratelli *
austriaci, poi le Suore del Cottolengo. Nel
1939 i salesiaui lo occuparono la prima volta
e vi alloggiarono i novizi. Ma l'anno seguente,
a causa della guerra mondiale, i salesiani
furono internati e il castello accolse prima
le religiose e poi i civili italiani internali.
Dopo la guerra ospitò una scuola femminile
protestante. el 1948 ci fu tutto un sus-
seguirsi di occupazioni militari: incomincia-
rono le bande annate arabe che si oppone•
vano agli Tsneliani, vennero poi gli Egiziani
e infi.uc i soldati della Lega Araba.
Il mattino del 26 aprile 1949, tre salesiaui
mossero anch'essi... all'assalto del castello, e
dovettero combattere a lungo, non contro i
soldati che non c'erano pili, ma contro il
ciarpame, la spazzatura e i guasti che c'erano
dappertutto. Poi tornarono i novizi e i chie-
rici studenti di teologia. Dalla torre mas•
siccia l'orologio riprese a battere le ore, e le
hattè fino al 1957, anno in cui nel castello
si risvegliarono gli spiriti guerreschi e i sol-
dati lo rioccuparono.
Ora i soldati ci sono ancora, ma il castello
di Tantur torna a sognare le opere buone
dei buoni religiosi. 1 Cavalieri di Malta della
Svizzera hanno raccolto i fondi necessari per
riparare i nuovi guasti, per dotare il castello
di un moderno impianto di luce e acqua e
per adattarlo sempre meglio ai suoi nuovi
compiti pacifici.
I futuri castellaui saranno ancora una volta
i fig)j di Don Bosco, grazie a una Convenzione
patrocinata dal Segretario della Sacra Con-
gregazione per le Chiese orientali, il cardi-
nale Testa, e firmata a Roma dal Sovrano
Militare Ordine di Malta e dalla nostra Con•
gregazione. Il Principe e Gran Maestro del-
l'Ordine, Sua Altezza Em.ma Fra' Angelo de
Mojana, nel suo recente pellegrinaggio in
Terrasanta ha fatto una visita al castello di
Tantur. Pe:r l'occasione vi si trovò anche
l'Ispettore salesiano nel Medfo Oriente don Là-
coni, con i s uoi studenti di teologia e i ragazzi
della Scuola professionale di Betlemme. Il
Gran Maestro dell'Ordine e l'I spetto:re sale-
siano si scambiarono auguri e doni. L'Ispet-
tore gli donò un croci.fisso in madreperla
lavorata, con pietre che ricordano i princi-
pali luoghi santi: la grotta della Natività,
il Getsemaui, il Calvario e il Tabor. Rice-
vette in contraccambio un rieeo paramentale
ricamato in oro, il primo arredo per la cap-
pella gotica del castello.
23

3.6 Page 26

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LA THAILANDIA
Gr"i lel1l1fi11'gt,1imalo1i1,l1ia11nduwrdulg1nmria1ssteorlrrnial,r1rg~ouwed11,rr
sen:a D"o,
di no
d I popoU cmd,.
I' n pre t,
dir di s, a G su
......

3.7 Page 27

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NON HA FRETTA
L'aeroporto di San Francisco
negli Stati Uniti il 19 agosto
scorso fu assediato da dieci-
mila ragazzi e ragazze. La maggior
parte di essi vi eran giunti al mat-
tino, ma parecchi erano 11 dalla sera
precedente e avevano bivaccato
all'aperto. A contenere l'urto
dei diecimila ragazzi c'era uno
spiegamento di forze dell'ordine
superiore a quelle per la con-
venzione nazionale del partito re-
pubblicano tenuta qualche giorno
innanzi. E tutto questo perchè
dovevano giungere in tournée i
quattro zazzeruti giovanotti di Li-
verpool, i ' prìncipi del rock and
roll', i Bealles insomma. Quando
scesero dalla scaletta dell'aereo e
salutarono con un cordiale hallo, i
diecimila esplosero in scene d'iste-
rismo indescrivibili. Una dozzina
dei giovani più eccitati, divenuti
pericolosi, furono portati via con le
camionette.
I Beatles qualche tempo prima
erano scesi anche all'aeroporto di
Bangkok, capitale della Thailan-
dia. Ad accoglierli - con loro
sorpresa - non trovarono le so-
lite migliaia di giovani scatenati,
ma un cortese funzionario che li
im·itò ad attendere finchè le auto-
ri.tà del Paese non avessero preso
una decisione nei loro riguardi. La
decisione giunse poco dopo: co-
statato che la gioventù thailan-
dese conduceva da tempo imme-
morabile una vita tranquilla e
normale, le autorità scolastiche non
ritenevano opportuno turbare la
loro pace con quelle strane novità
che sono i ritmi selvaggi dei po-
poli civili; perciò i signori Bea-
tles erano gentilmente invitati
- in quanto ospiti poco gra-
diti - a lasciare il Paese al
più presto possibile.
La Thailandia è fatta così.
1}ui111li<'i 111odi
I •,. di ' i<. "
I thailandesi sono piccoli, ben
sagomati e straordinariamente
cortesi. Col sorriso spianano
ogni questione. Anche le ri-
voluzioni, abbastanza fre-
quenti nel passato, non tur-
bavano nessuno: si svolgevano
dall'alba al tramonto e di
solito finivano in un com-
promesso.
Hanno terra da coltivare in ab-
bondanza; ci sono molti poveri,
ma non si trova la vera miseria.
I thailandesi non sanno che cosa
sia il freddo. In compenso hanno
una lingua molto complicata, con
44 consonanti e 32 vocali. Hanno
quindici modi diversi per dire
io e devono usare l'uno o l'altro
secondo chi è che parla o ascolta,
25

3.8 Page 28

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e secondo i sentimenti che si vo-
gliono esprimere, perchè si usano
degli io diversi se si è arrabbiati o
se si è felici.
La lingua thailandese ha cin-
que toni; non la si parla ma la
si canta. La paroletta sua pro-
nunziata nei vari toni, significa
il vestito, la tigre, iI tappeto;
mi mi, a seconda del tono, può
voler dire c'è un orso' oppure
' abbiamo tagliatelle '. Uno stonato
non imparerà mai questa lingua.
Haad Val S'inaugura la nuova Scuola
I f19li. d,,el ...re
Il galateo thailandese è elegante
e rispettoso. Un inferiore non
siede allo stesso li vello del suo
superiore, ma un po' più in basso.
Se il superiore sta seduto, l'infe-
riore non gli rimane vicino in
piedi, per non offenderlo col so-
vrastarlo. La testa del thailan-
dese è sacra; non si porta mai la
mano sul capo di un altro; se è
proprio necessario farlo, prima si
fa la riverenza e si domanda
scusa. Chi porge un oggetto con
la destra, con la sinistra impugna
il gomito destro per dimostrare
che non stringe un'arma traditrice.
Il thailandese saluta gli amici
con le mani congiunte davanti.
aJ petto, saluta i superiori con le
mani giunte all'altezza del naso,
e saluta Budda con le mani all'al-
tezza della fronte. Nulla gli è
più naturale che l'inchino; s'in-
china sempre, a tutti, e con ele-
ganza (la donna, mentre s'in-
china fa anche una piccola genu-
flessione). Con la stessa facilità
siede sui talloni, sopra le stuoie
che ricoprono i pavimenti delle
case. Tutti i suoi gesti sono fles-
suosi e composti, seguono un ce-
rimoniale, sono come una danza.
Le movenze delle danze poi, im-
parate dai thailandesi fin dall'in-
fanzia, hanno nomi poetici in-
comparabili, come: 'Il vento
scuote le cime dei platani ' op-
pure: ' La lepre ammira la luna '.
Anche i nomi di persona sono
pieni di poesia. li fondatore del-
l'attuale dinastia ' Ciakri ' si chia-
mava ' L'eccelsa e sublime altezza
del Cielo e corona del mondo '.
I figli del re sono ' Signori del
Cielo '. 11 fiume di Bangkok è il
' G rande signor fiume', ma è
anche la ' ?\\ladre delle acque no-
bilissime'. Bangkok è poi la' Città
degli angeli '.
La poesia divenne mitologia
quando, molti secoli fa, gli spi-
riti buoni e cattivi delle religioni
indiane e cinesi scesero a popo-
lare la Thailandia, e le pagode
dovettero difendersi con l'aiuto
di grosse statue dal volto di tigre
e corpo di dragone, tutte artigli
e zanne: giganti di bronzo e d'oro,
che vegliavano e vegliano ancora
oggi sugli uomini e sulle cose.
Bangkok AllleYI a/ lavoro
flellyiosiss(mi
....
Cib che li ha resi gentili, sor-
ridenti, poeti e sognatori, è l:i
religione. Strana religione la loro,
senza Dio: forse è soltanto una
filosofia. Bangkok ha trecento pa-
gode; nell'incera Thailandia se ne
contano 18.146, tutte dedicate a
Budda. :\\la Budda non è un dio,
lo ha detto lui stesso. Ha detto
di non essere neppure un profeta:
è semplicemente un ' illuminato '
che volle liberare gli uomini dal
dolore. Fin da giovane Budda
s'immerse in profonde medita-
zioni, e 2552 anni fa esatti, nel
plenilunio di maggio, quando ave-
va 35 anni appena, si senù mi-
steriosamente 'illuminato'. ~on
tenne per la sua dottrina, 1'ha
volle insegnarla a tutto il mondo.
Insegnò le • orto nobili • verità
per dare un ordine alla propria
esistenza; insegnò le due origini
del dolore, che sono il desiderio
e la legge del Karma (cioè del
bene e del male) ; insegnò anche a
liberarsi dalla sofferenza e dalle
future reincarnazioni. Si fa cosi:
si estingue ogni desiderio e non
si fa del male ad alcuno.
Secondo Budda, peccato è tutto
ciò che reca dolore a un altro.
Disse: Non fate del male e non
arrecate dolore a chicchessia, uo-
mo, animale o pianta •· Perché
per lui tutto è vi,•ente, e l' anima
dell'uomo dopo la morte torna a
incarnarsi in qualche vivente, fin-
chè non giunge alla sua purifica-
zione completa con l'esti,nzione
dei desideri e l'adempimento deJla
legge del Karma. Allora entra nel
~irvana. Il thailandese ha preso
sul serio la dottrina della rein-
carnazione: rispetta l'albero deJ
giardino e il lombrico del campo,
che (non si sa mai) potrebbero
essere i suoi nonni.
Budda ha anche detto: «Non
c'è che un male: l'ignoranza. Co-
nosci te stesso e tu conoscerai la
serenità, la pace, la gioia e il
Ni.rrana •· Anche in questo i thai-
landesi obbediscono a Budda e
combattono l'ignoranza aprendo
più scuole che possono. La Thai-
landia è il paese asiatico dove,
dopo il Giappone, è più diffusa
l'istruzione; solo il 15 per cento
della popolazione è analfabeta.
Bangkok ha cinque uni,·ersità,
una ventina di quotidiani e molte
riviste settimanali.
26

3.9 Page 29

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Bang Nok Khuek Ha vinto alla gara
catechistica
1'11tti i lm,Mi.o;ti
dii' 11lu110 t,,m-::i
Le pagode sono frequentatis-
sime. Bastoncini d'incenso bru-
ciano senza interruzione ai piedi
delle statue di Budda, davanti
alle quali la folla va a prostrarsi
portando in mano un fiore: il
gelsomino o il loto, simbolo della
reincarnazione.
Tutti i thailandesi buddisti di-
ventano ' bonzi ' almeno una volta
nella vita. Il monachesimo bud-
dista non è però uno stato per-
manente, e il loro soggiorno in
pagoda può andare da un minimo
di quindici giorni a una ' sta-
gione di tre mesi' (di solito da
luglio a ottobre); solo i buddisti
più fervorosi rimangono nella pa-
goda per anni interi, o anche tutta
la vita. Difficilmente una ragazza
accetta uno sposo che non sia
stato nel monastero almeno una
volta. Se in famiglia muore qual-
cuno, un parente si fa bonzo per
una settimana o quindici giorni,
per guadagnare meriti all'estinto.
L'anno 1957 fo il 25000 anniver-
sario della morte di Budda, un
anno santo dunque, e sua maestà
il re di Thailandia si fece bonzo
per quindi.ci giorni.
. I bonzi vivono di elemosina.
La raccolgono al mattino, e nes-
suno gliela nega. Sono circondati
di onore e rispetto: salutati da
tutti, essi non salutano nessuno.
I bonzi di carriera si esercitano
nella contemplazione; applicano
cioè le regole dello Yokhi per rag-
giungere uno stato autoipnotico
paragonabile al I i.rvana. Più vi
si immergono in fretta e più sono
considerati santi. La loro psiche
entra nell'immobilità e nell'inco-
scienza: essi non avvertono più
nulla, non soffrono più, assumono
qualsiasi posizione gli si faccia
prendere, come fossero di cera.
E proibito svegliare chi entra in
estasi: turbare la contemplazione
dei santi e inteuornperela loro feli-
cità è un peccato molto grave per
un buddista.
La religione ha un'importanza
grandissima nella vita sociale: ogni
cerimonia ufficiale è accompagnata
da un atto religioso, di solito un
canto eseguito da un gruppo di
bonzi. La stessa pagoda viene
chi.amata indifferentemente sia
chiesa thailandese che chiesa bud-
dista, quasi a significare che thai-
landese e buddista sono la stessa
cosa.
Hua Hln Esami {Inali 1964
11 frfl'Ol'O
d , ,issimm ·i
Il re per costituzione dev'es-
sere buddista: è il capo supremo
della religione; ma è anche il
protettore delle altre religioni ri-
conosciute: la cristiana, la mao-
mettana, l'hindu e sikh, La con-
fuciana. I buddisti tengono per
buone tutte le religioni, perciò
non sono fanatici. li governo
esenta dalle tasse le pagode, le
scuole, gli ospedali. e le opere di
pubblica utilità. Nelle scuole cat-
toliche, come in tutte le scuole
private riconosciute, il ministro
della pubblica educazione stipendia
un terzo dei maestri per dodici
mesi all'anno. I missionari hanno
in comune con i bonzi diversi
privilegi, come lo sconto del 50¾
sulle ferrovie e del 40¾ sugli
aerei del servizio interno.
Su quasi 27 milioni di thailan-
desi, oltre 25 milioni sono bud-
disti, e un milione e mezzo mao-
mettani ; i cristiani sono circa
200.000, di cui 130.000 cattolici.
Ma un secolo fa in tutta la Thai-
landia non se ne contavano nep-
pure ottomila. Vi era un solo ve~
scovo con una quindicina di sa-
cerdoti locali e i missionari delle
Missioni estere di Parigi. Essi
furono i primi apostoli della Thai-
landia, e lo sono tuttora: hanno
due dei sette Vicariati in cui è
diviso il Paese (quelli di Bangkok
e di Ubol). Altri due Vicariati
sono affidati a vescovi locali, i
tre restanti sono affidati a reli-
giosi.: Udon ai Padri Redentoristi,
Chiengmai ai Padri di Bettharam,
e Ratburi ai Salesiani. Altre fa-
miglie religiose, sia maschili che
femminili, lavorano nel Paese: i
Fratelli di San Gabriele e delle
Scuole Cristiane, i Gesuiti, i
Camilliani e gli Stimmatini. La
più antica congregazione di Suore
è quella delle 'Amanti della
Croce', una congregazione in-
digena fondata dai Padri delle
Missioni di Parigi; poi vennero le
Suore di San Paolo di Chartres,
le Carmelitane, le Orsoline, le
Figlie di Maria Ausiliatrice, le
Cappuccine, le Dame di San
lVIauro, le Suore Francescane
Americane...
I Salesiani lavorano intensa-
mente: sono 120, hanno sei case
e sedici residenze missionarie,
distanti a volte anche duecento
chilometri l'una dall'altra. Il Vi-
cariato Apostolico di Ratburi com-
prende la penisola thai-malese,
lunga 1400 chilometri, con una
superficie di u8.ooo chilometri
quadrati (un terzo dell'Italia).
Bangkok Una lezione del capo d'arte
sales/ano
27

3.10 Page 30

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t nt
,n
Bang Xok Khuek, con suoi
quattromila cattolici, è il centro
della missione. Si specchia sul
fiume l\\Icklong e sulle miriadi di
canali e canaletti che tagliano la
foresta come lun~hi serpenti dalle
squame d'argento. Bang Nok
Khuck accolse i primi Salesiani
nel 1927. Fu una magnifica fio-
ritura di opere: una ca:::a di for-
mazione salesiana, un seminario
per il clero indigeno, una casa
per le Figlie di Maria Ausiliatrice,
e in seguito la Casa Madre di
una nuova Congregazione: quella
delle Suore Ausiliatrici.
I cristiani, per parte loro creb-
bero con uno sviluppo altrettanto
vigoroso, al punto che nel 1950
a Bang ~ok Khuck non ci sta-
vano più tutti. ;\\lolti gio,·ani la-
scia,·ano la comunità e anda,·ano
lontano, in mezzo ai pagani, in
cerca di riso e di avventura. I
missionari li vedevano partire con
pena. Che ne sarebbe stato della
loro giovane fede ? Bisognava fare
qualcosa, e lo fecero.
Unn lunga strada eru in costru-
zione tra la capitale Bangkok e
Singapore: essa penetrava corag-
gios.imente nel cuore della fo-
resta, nel regno della tigre. Al-
cuni cristiani coraggiosi, insieme
con un missionario, andarono a
contendere alla tigre un pezzo di
foresta lun~o quella strada: quat-
tromila rai (cioè 640 ettari) di
terra sch·aggia. E incominciarono
la loro lottn contro la natura
ostile. Abbatterono gli alberi, bru-
ciarono le sterpaglie, fugarono i
serpenti e le bestie feroci, apri-
rono sentieri sempre piu profondi
nella foresta, costruirono capanne
di bambù, prepararono i primi
campi. La terra era generosa: una
famiglia dopo l'aJtra venne a
trapiantarsi nel nuovo villaggio
che starn nascendo. Lo chiama-
rono Dan. Seng Arun, cioè 'Vil-
laggio Raggio del :\\latti.no '. Ora
coma più di duecento famiglie.
Ogni famiglia è proprietaria della
terra che lavora. C'è una scuola
per ragazzi e ragazze. C'c un
servizio d'autobus con la capitale.
C'è una cooperativa agricola che
vende ai mercati lontani i prodotti
dei campi e compera all'ingrosso
i generi di maggiore necessità
per rivenderli a buon prezzo.
r cristiani vogliono un bene:"
dell'anima ai loro missionari. Ogni
anno a novembre celebrano la
festa della riconoscenza al Signore.
Turri insieme vanno in chiesa,
ascoltano In :\\lessa e poi cantano
il Te De11111. Quindi incomincia
la fiera. Nessuno è venuto a mani
vuote: hanno portato banane, noci
di cocco, ananas, canna da zuc-
chero, ,·erdure d'ogni specie, polli
e maialetti. Tutte queste cose
sono vendute all'asta, e il rica-
vato è per la chie11a. Chi le com-
pera, sono ancora loro, i cristiani
del \\·illaggio, e dopo aver ~are~-
~•iato per acquistarle a prezzo
d'asta, alla fine le regalano di
nuovo al missionario. «Più diamo
alla chiesa
dicono contenti
quei bra,·i cristiani - e più il
Signore ci benedice con l'abbon-
danza dei prot.lotti ! ,1.
Banpong MJslodonUco ma f)DCl(/co amico
l'<'r i l~bbr OSI
•..,, w1tllrnlo
Nella pro,-incia di Kanchana-
huri c'erano quattro residenze mis-
sionarie e molti lebbrosi tra la
popolazione. Occorreva fare qual-
cosa per loro. La residenza di
Thavà, dedicata a :'Ilaria Ausi-
liatrice, appariva la più adatta
a prendersi cura dei lebbrosi,
percb.è aveva in serbo delle te-
gole, due porte in Jcgno ancora
Bang Nok Khuek Mons. Carrello tu i
suol seminar/sii
in buono stato e non utilizzate,
e dietro la casa aveva 1.1ru1 stan-
zetta adibita a ripostiglio. Con
una simile abbondanza di mate-
riale si poteva davvero iniziare
un dispensario, tanto più che
un'organizzazione medica per la
lotta contro la lebbra prometteva
di inviare i medicinali, e che c'era
un cx allievo disposto a dare
una mano. Costui si chiamava
signor Noi, era stato affetto d,
lebbra cd era guarì to completa-
mente. li ripostiglio su cui si
faceva affidamento, cs.iminato più
da vicino, risultb una delusione.
Le sue pareti facevano discreta
figura, ma all'interno erano ro-
sicchiate dalle termiti. Si dovet-
tero far arrivare d'urgenza assi e
colonne per rabberciarlo. li ma-
teriale giunse abbondante, e cc ne
fu anche per ingrandire il locale.
Il dispensario fu benedetto e
inaugurato il 24 maggio 1959, e
odorava di vernice fresca. l primi
a farsi curare furono dei cri-
stiani la cui mal.mia era nota
a tutti; ma poi vennero altri
cristiani che l'avevano tenuta ~e-
lo~amente nascosta sotto i loro
poveri cenci. Da ultimo vennero
anche i pagani. E...;s, non riu:.c1-
,·ano a capacitarsi che le cure
fossero gratuite. li signor Noi di-
stribuiva le medicine a chi ve-
niva al dispensario e visitava a
casa i malati più gravi, in modo
che nessuno rimanesse senza aiuto.
Intanto si mise a ripassare per
bene il catechismo che aveva
studiato tanti anni prima in col-
legio. Quando la sua preparazione
fu sufficiente, si mise a far cate-
chismo ai suoi malati. Così pra-
ticarn loro la cura integrale già
usata da Gesù con i lebbrosi
della Palestina: la cura dei corpi
e delle anime insieme.
28

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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l mi sqm1llitl11
·••rr ·.,,.Jn, \\i: f
«Per assicurarsi la benedizione
di Dio, ogni ispettoria salesiana
deve avere un orfanotrofio ». Que-
sto era il pensiero del rettor mag-
giore Don Ricaldone. L'ispet-
toria thailandese non aveva an-
cora il suo orfanotrofio, anche se
gli orfani e i ragazzi abbandonati
pullulavano dappertutto, nel dopo-
guerra. A Bangkok, specialmente.
E a Bangkok i missionari sale-
siani decisero di aprire l'orfano-
trofio della loro ispettoria.
Nel 19+6 presero in affitto una
villa principesca che i soldati nip-
ponici avevano occupato e ridotto
allo squallore. I mobili erano
scomparsi e le porte anche; ri-
manevano qua e là delle tracce
di ciò che era stato l'impianto
luce e acqua. Ma s'incominciò
subito, con i primi due ragazzini
trovati per la strada. Mangiavano
e dormivano in quello squallore di
villa principesca presa a pigione,
e di giorno facevano gli appren-
disti in città. Poi vennero altri
ragazzi, man mano sempre più
numerosi. Occorreva dar loro qual-
che cosa da fare in casa. Un
missionario ricordò che in gio-
ventù ave,·a imparato ad aguc-
chiare. Prese dei ,estiti logori.
giunti in regalo e con i ragazzi
incominciò ad aggiustarli. Prima
che qualche cliente avesse il co-
raggio di affidar loro degli abiti
da cucire ce ne volle del tempo,
ma poi finalmente qualcuno pro-
vò... e tutto andò bene.
1 el giardino della villa erano
confitte nel terreno delle grosse
palizzate di legno, destinate a
rifugi antiaerei durante la guerra
!JlOndiale. Con un po' di pazienza
furono estratte dal suolo, e usate
come materia prima per l'inci-
piente laboratorio di falegnameria.
Poi venne installata am:hc una
tipografia.
I tre laboratori: sartoria, fale-
gnameria e tipografia, funziona-
vano bene, sorretti anche daJ ' Co-
mitato per aiutare l'Orfanotrofio
Don Bosco'. Questo comitato
provvi~e~ziale ebbe origine per
caso, c10e per opera della Prov-
videnza. La villa principesca sor-
geva accanto alla residenza del-
l'ambasciatore americano. La mo-
glie dell'ambasciatore, incuriosita,
era stata più volte a trovare gli
orfani, e non vi era mai andata a
mani vuote. I ragazzi riconoscenti
impararono in segreto l'inno na-
zionale americano, poi un giorno
si riunirono sul rialzo di terreno
prospiciente la residenza e can-
tarono l'inno con quanto fiato ave-
vano in gola. La buona signora,
al sentire quel canto fatto in
inglese sia pure approssimativo,
rimase compiaciuta. Radunò altre
signore e fondò il comitato. Pro-
prio quel che ci voleva, perche
sull'orfanotrofio stava per scop-
piare la tempesta.
Il proprietario della villa un
giorno venne ad annunziare che
l'avrebbe venduta e che occorreva
sgomberarla entro tre mesi. <• I
cavoli per crescer bene devono
esser trapiantati ))1 aveva detto Don
Bosco. :'Ila dove trapiantare l'or-
fanotrofio ? In periferia. fu tro-
vato a buon prezzo un appezza-
mento di terreno, e vi si tirarono
su in fretta due capannoni, uno
per abitarci e uno per i tre la-
boratori.
Intanto qualcuno si mosse an-
che in alto: il governo si inte-
ressò della scuola e vennero gli
aiuti desiderati. Si costruirono
solidi palaz7.j in muratura. Oggi
l'Orfanotrofio Don Bosco è un
e bellissimo complesso di edifici,
stimato e aiutato. Gli ormai 300
ragazzi strappati dalia strada si
distinguono nella scuola, impa-
rano un mestiere e studiano con
gusto il catechismo, anche quelli
che non possono ancora ricevere
il battesin10.
H aad V ai I bimbi della scuola materna
giocano a girotondo
lu('/1( i bom::i
Un g iorno del 1955 don Gio-
vanni Ulliana, missionario sale-
siano dell'Orfanotrofio di Bangkok,
recitava il suo breviario in cap-
pella quando fu chiamato in par-
latorio. Vi trovò un distinto si-
gnore che gli porse una lettera.
Sulla busta appariva l'intesta-
zione di una importante pagoda di
Bangkok, il centro degli studi
superiori del buddismo in Thai-
landia. L'apri: portava la firma
del rettore del centro e diceva:
«I miei religiosi desiderano se-
riamente conoscere il cattolice-
simo e pensano che nessuno po-
trebbe insegnarglielo meglio di
un prete cattolico>>. Don Ulliana
accettò. A voce il rettore gli
precisò: «Non vi accuseremo di
proselitismo, e anche se qualche
nostro bonzo vorrà farsi catto-
lico in seguito alle vostn: lezioni,
noi saremo contenti che ognuno
segua la via che più l'aiuta a
diventare migliore)).
Da quell'anno don Ulliana ini-
ziò un corso di religione cattolica
alla futura élite del buddismo
thailandese.
Ma la strada da Budda a Cristo
per la Thailandia potrà ancora
essere lunga. Purtroppo tante cose
importate dai paesi cristiani sono
grandemente negative e contrad-
dittorie ai loro occhi. Troppo spesso
la radio, il cinema, la televisione,
il culto della ricchezza e della
vita facile, la discriminazione di
razza sono in contrasto con la
fede in un Gesù, fratello di tutti
gli uomini e crocifisso per loro.
Il Papa e il Concilio Vaticano Il
hanno in\\'Ìtato gli uomini al ri-
spetto della persona umana, alla
guerra contro la fame e la miseria,
alla giustizia sociale e alla carità
fraterna.
I thailandesi forse attendono
che i cristiani diano l'esempio.
MONS, PIETRO CARRETTO
Vicario A posto lico di RA TBURI
29

4.2 Page 32

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I
Prega con « una fede sconfinata »
Ero tormentata da un incubo insopportabile
per la inspiegabile scomparsa di mio figlio.
Ne ignoravo la causa e la destinazione. Non
mi rimaneva che confidare negli aiuti sopran-
naturali e attendere dal cuore materno di Maria
Ausiliatrice non solo la grazia del ritorno del
figlio, ma il suo pentimento e ravvedimento.
Versando molte lacrime, la pregai con una fede
e devozione sconfinate. Dopo poco Lempo le-
ferite del mio cuore vennero rimarginate, ed
ora posso attestare che mi godo il mio -figliuolo,
divenuto docile, amoroso e comprensivo. Sento
quindi di dover ringraziare pubblicamente la
Vergine Ausiliatrice, anche per farne conoscere
la potenza e dare a tante mamme la garanzia
che la Mamma del Cielo nulla sa negare alle
mamme terrene.
Clllt~l/ammarc di Sta'l,ia
GIUSEPPINA CASCONR
Dichiarato guarito il 24 del mese
TI mio nipotino Paolo Meneghin, a soli tre
mesi, affetto di otalgia acuta, fu ricoverato al-
i'ospedale di Pordenone. Quando sembrava
guarito, gli sopraggiunse la gastro-enterite e
altri disturbi che preoccupavano gli stessi me-
dici. S'iniziò subito con la famiglia e con le
mie consorelle di Conegliano e di Padova una
fervorosa novena a Maria Ausiliatrice. Dissi a
mia sorella di stare sicura che entro il 24, com-
memorazione di Maria Ausiliatrice, il bambino
sarebbe stato dimesso dall'ospedale. E proprio
il 24 agosto u. s. una telefonata avvisava la so-
rella di andare a prendere il piccolo Paolo
guarito. Riconoscenti a Maria Ausìliatrice i ge-
nitori inviano una piccola offerta per le Opere
Salesiane.
Con•gliano (Tre,•iso) SUOR MARIA GAIOTTO F.M.A.
Senza operazione
Ho ricevuto da Maria Ausiliatrice e da Don
Bosco la &razia della guarigione da ernia del
mio bambino di tenera età, senza operazione.
Medici e professori insigni avevano esclusa la
possibilità di guarigione senza intervento chi-
rurgico. Ringrazio e invio offerta.
Voghera (Pavia)
DOTT. MA.RIO L. CASTAGNOLA
30
« Tu vedi che ci sono tre bimbi... »
Mia figlia Anna Maria, madre di tre bam-
bini, si trovava a Salerno quando si ammalò di
tifo e di meningite. Le condizioni sue peggio-
ravano ogni giorno; i professori a consulto de-
cisero, come ultimo tentativo, di operarla. La
figlia era ormai in coma. La bimba di un anno
piangeva chiamando continuamente la mamma.
In un impeto di dolore la prendo e la alzo da-
vanti ad una statua della Madonna gridando:
<i Tu vedi che ci sono tre bimbi che hanno
bisogno della mamma: conservala, e tu, Don
Bosco, intercedi per loro I ,>.
Alle sette viene il dottore, la esamina e dice:
(< Rimandiamo il ricovero in clinica fino a
questa sera ». Al suo ritorno la trova miglio-
rata e dichiara che non occorre più portarla in
clinica. La Madonna e Don Bosco mi avevano
esaudita, mossi a compassione dei tre inno-
centi. Oggi continua a stare bene e le è nata
un'altra bimba, a cui ha posto il significativo
nome di Maria Letizia.
Bologna
MARIA CALZAVARA
Ricordando le parole di Don Bosco
Mia madre, ottantenne, colpit;i. da empiema
al fegato, si aggravò al punto che il medico,
fermatosi presso di lei fino all'una di notte, .se
ne andò dicendo di avvisare i parenti perchè
solo un miracolo avrebbe potuto salvarla. In
preda all'angoscia, mi abbandonai nelle mani
di Dio dicendo: << Sia fatta la tua volontà! )}.
Ricordando però le parole di Don Bosco:
~ Abbiate fede in Gesù Sacramentato e in Maria
Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i mira-
coli ~, continuai a pregare. La mamma ebbe
ancora due peggioramenti, ma non mi persi
d'animo; anzi cercai d'infondere la mia fede
anche nei miei familiari. E fummo esauditi.
Oggi la mamma ci rallegra con la sua pre-
senza, tanto che qualche tempo fa il me-
dico di famiglia ha esclamato: «Lei è un
miracolo! ».
Non è la prima volta che, abbandonan-
domi alla volontà di Dio, ottengo la grazia
che chiedo.
Nouaro,
YAS TJ:."LÒ

4.3 Page 33

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Fede di genitori premiata
Dop o r4 anni di matrimonio, posta ogni
nostra speranza nell'intervento buono del caro
San Domenico Sa,,io, abbiamo visto la casa
rallegrata dalla piccola Donatella, doppiamente
dono di Dio perchè frutto delle preghiere
esaudite.
C'ast~ln11ovo dti Sahbioni (Arer.1,0)
GlORGIO E 101.ANDA BORCIII
Sposati da circa 11 anni, abbiamo deciso di
chiedere a Dio una creaturina per i meriti di
San Domenico Savio. Oggi, contenti e ricono-
scenti, rendiamo pubblica la grazia ottenuta
e inviamo offerta.
Trn,ì11/io (Bcri,'llmo) FAl\\UGLJA DOMENICO BOSCHI
Appena ricevetti da Torino l'abitino di
San Domenico Savio, lo indossai e recitai con
fervore la novena affinchè mi ottenesse un
bimbo che riempisse il vuoto di 9 anni di ma-
trimonio. li 14 settembre scorso è venuto un
bel bambino che ho messo sotto la prote-.tione
del caro Santo.
ANTONINA TURTURICI UMA
L'operazion e non fu più necessaria
Mia sorella Silvana, alla nascita di due care
bambine, andò soggetta ad una forma gra\\'e di
flebite. Ricoverata all'ospedale di Cernusco sul
Naviglio, nu lla potevano le assidue cure dei
bravi medici. Anzi, aggravandosi sempre pi,:i,
dopo consulto con il primario di Monza, venne
d'urgenza inviata all'ospedale di Niguarda a
l\\lilano per essere operata. Quivi giunta, si ebhe
il primo miracolo: l'operazione non era più
necessaria. Rimase all'ospedale due mesi, an-
dando soggetta a due crisi gravissime, tanto che
i medici disperavano di salvarla. In tutto que-
sto tempo, con la mia fami~lia e con i giovani
dell' Istituto di lVl.iJano abbiamo pregato tanto
il Signore e l\\laria Ausiliatrice, ma soprattutto
San Domenico Savio. Anche la sorella, co-
sciente del suo male, invocava Domenico Savio,
protettore delle giovani mamme, indossandone
con fede l'abitino. Con grata sorpresa dei me-
dici la sorella superò tutte le crisi e guarì. Ora
ha in progetto di andare con tutti i parenti al
Colle Don Bosco per ringraziare i nostri Santi.
il,/i/ano
MARIO RfCOLDI saleaieno
MADRE
PIERINA
USLENGHI
Consigliera Ge ne rallll•
delle Figlie
di Mula Ausiliatrlce
L asciò ventenne la
nativa Diandrate (No-
vara) nel 1920 per con-
sacrarsi a Dio nella se-
conda Famiglia di Don Bosco. Compiuto un
promettente tirocinio educativo, a 29 anni
partì per il Brasile, dove la\\ orò circa ven-
t'anni come direttrice e ispettrice di due ispet-
torie missionarie, rivelando tali doti di go-
verno e di bontà materna da meritare di es-
sere chiamata a Torino come Consigliera Ge-
neralizia dell'Istituto.
Anche nella nuova carica continuò la sua
vita missionaria. Prest6 infatti. cominciò a viag-
giare come Visitatrice straordinaria. Senza con-
tare le visite fatte in Italia, nella Spagna, nel
Portogallo e nell'Austria, dal 1951 visitò il
Perù, l'Equatore, la Colombia, il vasto Brasile,
le Antille, il :\\'lessico, e nel 1960 tutto il ?lledio
Oriente. In queste visite Madre Pierina, mis-
sionaria per elezione, non esitò ad affrontare
viaggi avventurosi, pericolosi, per condividere
i sacrifici delle Suore missionarie che amò
sempre con amore di predilezione.
Il suo continuo pellegrinare fu ricco di frutti.
Lo attestano le suore che ebbero la gioia di
accoglierla e di ascoltare la sua parola soave,
comprensi,,a, ricca di soprannaturale.•
Non meno eloquente fu il suo esempio di
fervore nella pietà, di spirito di distacco e di
sacrificio che sapeva virtUO$amente dissimulare.
La Superiora Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, Madre Angela Vespa, apre spi-
ragli di luce sulla sua anima scrivendo: Per
la sua interiorità profonda penso avesse rag-
giunto l'unione continua con Dio •· È il pen-
siero dell'allora ispettore don Borra, oggi del
Capitolo Superiore: << Fu un'anima straordi-
naria - scrive - che ispirava il senso vivo di
una profonda vita interiore, fotta di grazia e
di serenità
Ella presenti che la sua giornata terrena vol-
geva aJ tramonto. Ke parlò ancora alla vigilia
della morte, che la colse quasi improvvisa, il
10 novembre scorso. Le contrazioni dell'agonia
non spensero sul suo volto angelico il sorriso
abituale. La piangono innumerevoli anime, be-
neficate dalla sua carità delicata, aperta e pro-
diga nt:l dono di sè.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Luigi Ferrero t a Montalenghe (TO) a H nnni.
Cris1iano tulio cledlto alla fa.miglio e al l•voro, passò la •u• vita a bene-
Sac. Alfonso Pellegrin i t n Torino il 26-XI-1964 a 7T anni.
Era partito ragRzzo dalla su3 Trenco per compiere gli studi pre,so i
S2lesi1ni a Torino. Al termine di essi decise, ~Ome si dic:evo allora.,
d1 fermarsi per sempre con Don Bosco. E. Don Rmico? dopo elrca un
ficare il prossimo. Negli ultimi anni offerse la sua opera all'Istituto
Sale.siano, felìce di servire i Fish cii Don Bosco. Durante la dolorosa
e lunga malauio mai ebbe un lamento perché si era affidato con fiducia
pienn a r\\1arìa Ausiliatrice.
decennio di apostolato edi1catìvo, lo volle con se a VB.ldocco1 do,,e. Doct. Antonio Vignato t V,cenva 65 anni.
rimase fino a1Ja morte: 42 anni! L 'aveva chiamato l"allarn prcfe:_rto s:c- Luminoso et1empio di cristinno1 con h1 sua fed.- operante- i.n.~egnò come
I
nerJtle don Pieno Ricaldone come suo se11retario nel 192.2,. F. rimase amare Dio e il pros&imo. Ogni giorno, prima di inh':iare le s ue laboriose
anche accanto ai successori: don Pietre, Dcrrutl cti s. m ., don Renato JrÌO.rnau-·, 1eguiv.a la sanrn. 1'.1eua con il !Ylessalino a si accostava a.Ila
Ziggioni, oggi RcnfJr Maggiore, e don ,\\lbìno Fedri~ot..i. Calmo, ~~-tnto. Comun.ione.
signorile, dotato di tatto e prudenza, servì la Congregazione con dedi-
zione e Fedeltà assoluta,
Ma don PcJlegrini sapeva imprezio,ire il lavor() d'ufficio dedicandosi
nnchc nl min-istero s!lc-erdotale, ad optrc caritative- e aJ culto s3oro.
Chi ha partecipato Alle solenni celebrazioni Uturg.iche nell.a. nostra
BBSilic:l lo ricorda cerimoniere attento ~ devoto; nè sarù !acile dimen-
ticare quel sacerdote. dal portamco.to dignitoso che diritte,~a lo sno-
darsi della solennissima proi:,essione del 24 maggi() e le altre proces-
Teresa Notarlo t a San Beni~no Can. (TO) a 69 anni.
Cooperatrice Amontc del lavoro e drl 83crifkio, aiutò generotrn.merue
i S•!esinni di San llonigno e la Porrocchia. Dogna sorcl!a di un sacer-
dote, il canonico Not[lrio~ fu ~empre 13 prima co1 suo huon ~empio.
Sncrificò tutta la vita per In fomu1lio del fratello cev. GiuseppP, presi-
dente d egli Ex allievi dj Sao Benigno. NeR"li ultimi mnn.i soffr1 un vero
purgatorio senza. lan,enti, dando esempio di eroismo cristiano.
sioni tradizionali a Valdocc:o.
Camilla Geuna ha Fa lco t o o,asco (TO) • 6z anni.
Da oltre quarant'anni don Pclle.~ni dava !'annunzio della letizia
pasqua!e canrando con la sua bella voce boritonale I'Exultet. On, amiamo
pensarlo con gli an)l'.eli • cantore I'Exttllet della felicità che glt ha m~-
ritato una virn tutta spesa al servi:z.Jo di Dio.
Zelantissjma, intraprendente, sempre pron~, ad o_gni ini.1.iaLivsi di
bene. Fervente Coopcrntrice S11.lesiano., amò Ooa Roseo e le sut. opere.
Sua ricohezzo . i quattro figli, che educb con el,vat" spirito sQpranno-
turale.
Don Giuse ppe Lal<SCrG t Montechiarugolo (PR) a 86 anrti.
Giovane eccellente. sul vent'anni, povero e contadino, dta.lla cnrità di un
maestro ebbe lezioni serali e fu consigliato a farsi sale-sin.no.
ru Consacrato ancerdote nel 1910 a 32 anni, iavorb con s.more nelle scuole
agrarie salesiane, nelle: quali pl0n1ere e alle quali sl d~dicb e.on com-
petenza tale do meritare dal Govc.rno m-ansionì ispettoriali. Per le sue be-
nemerenze nd campo agrario fu nominato c:aVRHerc del lavoro, Nellu popo-
lazione della ZOJUI di Lombriasco (Torino) las~iò un ricordo indelebile.
J\\"el 1932 fu chiaouw a dirigere la Scuola agraria d1 Montechiarugolo
(Parma). .Nel ".~6 S. E. mons. Colli ,·olle che regge••• quella parrocchia
e lo nominb Vicario Foraneo. Don Lazzero, già settantenne. ~i m1.se d
lavoro col fervore di un sacerdote no,•e,llo e con la pnJdc:n~ u saggezza ac-
cumulate 111 lunghi anni di mans10ni direttive.
Nlorl come un antico patriarca a 86 ann,i ai confratelli che lo c,rcon.da--
vano djede l'appuntamento in Parad1.so, poj li invitò a recitare con lut un
u lumo Te Dt>u.m di ringraZlAmento a Dio per il dono della vocazione.
Don Giuseppe I.ovato t a Torino • 83 anni.
Don Lore-o Del POl<sO t a Bilbao (Spogno) • 77 anni.
Don Davide O'SuUJvan f a Limerick (lrlnnda) a 68 onni.
Don Ercole Fontana t a Shillong (fndia-As,am) n 1)4 anni.
Don Giovanni Coru t • Cordoba (Argentina) • 58 anrti.
Don cario Fleblg t Caracas (Venezuela) a 56 anni.
Coad. Giuseppe Russo t • Catania 83 anni.
Coad. Rodolfo Palkovic t od Arcquipa (Perii) a 52 anni.
Caurlna Tamagnone t a Riva di Chiari (TO) a 92 anni.
Visse di fedr e cli sacrificio. Le due 61:lie (Sr. Maria e Sr. Anrui, Fi~lie
di M. A.) offermano di dovere al suo omore alla t\\lfadonnn la propria
vocazione religiosa. Aveva partecipato o.I pellcgrin1.1.g1;io dei Coopera-
tori • Lourd,-s nel 1958 alla belln et~ di 86 anni .•\\ncora nei,li ultimi
giorni ne rievoc.tva le l\\il.Ote cmozionì ed è morm so.spl.rando l'incontro
con la Madonn..
Dom enica Ra m etto In Picatonotto t • Osasco (TO) • 7S anni.
~1odello di onest:\\, laboriositfl e fiducia nella Provvidenza, educò i
fi.llli con mirabile d~dizlone e profondo sen•o cristiano. Aman le Opere
sal~sianc e ne seguiv:1 lo sviluppo attrmverso la léttura. assidua del Bol-
/,rtino.
Teresa Solera t o Osa<eo (TO)
Umùe e forte, svolse In ~us mi-;.sionc di maclt"e santific.o.nd() il diu-
turno h\\\\'oro, modello di onen-à e di la.boriosìtò. Nutri tenera divo-
%.ionc n 1'1aria .Ausiliatri~c e a San G. Bosco.
V irginia Colombo t • Sac:~onago (Varese), a 75 anni.
Mndre profon(lame.nte cristiana1 seppe allevare nel sa.nto timor di Dio
i auoi S fi~li. ìnse~nandr, loro rettitudine di mente e bontà d.i cuore.
Il buon Dio l'~s:1udl chiamando :-1I sacerdozio iJ figlio mons. Giovanni~
e rr11 le F.M.A. ,uor Luigina.
Annetta Ronl t a Viari~i (.\\sti).
Vi~e una vhn di fede, di J4voro e di sacrificio. Dcvt>tissima di Maria
J\\usilhtrice., le fece la generosa offerto. detJ1unica figlia, auor Vittorina.
TI 80/ltrtino Soletia110 ora lo sua compagnia fede'e e col auo arrivo
le recnva ogni volta una gioia nuova.
OOOPERATORI DEFUNTI
Don. Santi Duca t a Gangi (P,\\) • 82 anni.
Affezionato ex ollic,·o sale,iano, nel suo apostolato saccrdorale e par-
rocchiale introdusse e manrenne attiv-ll la devozione a l\\.-laria Ausilia-
trice e a S. C. Bosco. A"n.'iò molti giovP..ni, fra oui quattro nipoti, a
se~uirc la vocs.iionc religiosa nella Cong-rega.zie>nc: Sale-1fona. Ancon
nell'ultima malattia la Sua conversa7.ione preferita era su Don Bosco e
l'attunlit:l della sun nussione tra ha gioventù.
Teresa Do nato In De B eni t a Conegliano (Treviso).
rristiarui escmplQre-, zelunte Co..,pcro.tricc, vjsse tutta d.e.diu ali~ fa-
miglio e all'apostolaro. Gioiva dl essere ma.mma e sorella cli due Fielie
di Maria .Ausili-atrice.
ALTRI OOOPERATORI DEFUNTI
Don Alberto Binda, parroco di !\\fanvalle (V,\\).
Coopenuorc dl antica data ed e.x allievo dell'Oratono di ·rodno, con•
serv;iva 11n ricord9 n9sral1:_iço d,;Rli anni p~'!Sllti nellt• çll,~a di Pon
Bo&co e ricordava i consig:li ncevuti in conf~~iont: d:.\\l ~uo Sucçeuorc.
Nel suo ministero sncecdt1tale. si en propo~to di imitare San Giovanni
Bosco. Per la direzione dell'Oratorio femminile e dcli'Asilo chiamò in
parrocchia le Figlie di M. A.
Domenico P lcaron otto t a ÙS11sco ('rO).
Pauò irradiando lo splendore di una [ede v/vissim~. unila a profonda
bon•à. C6operatore. aHc.zionato, vive\\'11 d~ì nostri ideali ed era sempre
i! prim,o e partecipare- alleo adunanze.
Ampdno Ida - Bet'be.ris Negrn Caterina - Bari:nti Vir1?inio Ber~oalio--
Adelina - Bianco Clelia - Bozzi Fra1ices.-o - [lus.,ohno Paolo - Cardtlla
l\\,laria - C11ru$O Giuseppina .. Cas,iani GiuReppina - Cavicç.bini Atto-
lino - Cel11ni Pietro - Ct:.rrua .l'\\Lauti.tio Chanou.x Ferdinando - O'An-
11clo G•etnno - Oe Lis Oi111! Neld• - Fantino D. France,ieo - F ..,onc
Giuseppina - .Fedel Terz1lla - Fra:u~ato.n.i Fnzo - Ouerrina .t\\ltargherir9i -
Lnndi Giovanna - Lupotti Ciovanno - Maffuc-a don Giuseppe - Miottl
i\\-hr11herita - Nicolai Tolmina - PaBScrini Alfredo - Pcrwsio Maria -
Piazzola Maria - PietrosantJ Iole - Pihmi Fermo - Pombia Lena - Por-
porato Natalino - Porzio Rosìn-a - Rnmelli Dina - Rosse:T"ti Giuseppe -
Sergoglio Adclrnn - Stcllnto Emma - Zaccaria Paola - Zaccaria Rosa
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può l&gal•
mente ricevere LegaU ed Eredità. Ad evitare posslblll contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d'un legato: « ... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure)
l'Immobile sito in... ,,.
Se trattasi, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe esser questa:
« ... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale l'lst/luto Sales/ano per le Missioni con sede In
Torino, fasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo"·
(luogo e data)
(firma per esteso)
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TOTALE MINIMO PER BORSA L. 50.000
Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua quando il versamento ini-
ziale raggiunge la somma di L. 25,000, ovvero quando tale somma viene raggiunta con offerte s uccessive
Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate
Borsa; Maria Ausiliatrice e San G. Bosco, a
cura di Ferrero Caterim1 (Torino). L. 30.000.
Borsa; In suffragio dei defunti della famiglia
Brozzetti Giuseppina (Terni). L. 30.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura delle Coo-
peratrici salesiane di ChAtillon (Aosta).
L. 30.000.
Borsa: Maria Auslllatdcc, San G. Bosco e
San Dome:nlco Savio, prtf(a.le per la t1ostra
bumbina, a cura di A. N. (Ancona). L. 40.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, dà pane agli af.
famatl d'Afdca, a curn di Zcni Valentina;
Cescbia Ferdinando 2000; famiglia Anto•
niotto 20.000. L. 42.000.
Borsa: Matta don Felice, Missionario sale-
siano, in .tufjragia t YicoTd(), a cura del coo-
peratore salesiano G . B. (Torino). L. 40.000.
Borsa: Rin.aldi Don Filippo, a cura di Cubetu
Giuseppe (Messina). L. 45.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e San G. Bosco,
seco11do le i11ten::1io11i di Collia l11[atreo (Nuoro).
L. 30.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, San G. Bosco e
Santi saleslanJ, pregate per me e congiunti
vivi e defunti, a curo di C. E. L. 30.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, proteggi i miei
figli in nm1111ria e ,uffragio di Cagb'ero Er-
,resto, a cura della moglie Giulia (Torino).
L. 40.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, secondo le ;,,.
te,u::io11i di Gia11na Ciprigno (Chieri) (2•).
L. 40.000.
Borsa: Don Bosco, proteggi la nostra casa,
a cura del dott. Giovanni Chianclli e fa-
miglia. L. 30.000.
Borsa: Quadrini Assunta, a cura della nuora
Vilma (Pesaro). L. 42.000.
Borsa: Mamma Margherita, i11 suffragio dei
defunti di Fontana Fra11cesco (Pesaro) (z~).
L. 40.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, per la g1,arigio11,
di persona cara, a cura di Cavarero Mar-
gherita {Savona). L. 30.000.
Borsa: San Domenico Savio, per la gr,arigione
di pl!Tsona cara (Savona), a cura di Cavarero
Margherita. L. 30.000.
Borsa: Fabbri Dora, i11 suffragio e ricordo,
a cura di Elia Fabbri (Forll). L . 30.000.
Borsa: Sinlte parvulos venfre ad me:, a pro-
tezione delle t1ipoti11e Frarzca e Fed.sri.ca, a
cura di Franca Lorenzoni (Torino). L. 30.000.
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memoria del padre di Gittreppi11a J'l,farzaloni
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Borsa: Nicola Matteo, a cura del nipote Fon-
tana Ezio (Pesaro) (2•). L. 30.000.
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llatrlce, a cura di C. G. (Cuneo). L. 40.000.
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donari Teresa (Torino). L. 35.000.
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marito Luigi, a curn di Noè Maria. L. 30.000.
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trice, San Giovanni Bosco e Don. Filippo
RinaJdJ, a cura di Rosalba Gaglione (Na-
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G. 1000; Badino Lìliano 4000. L. 30.000
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dova). L. 40.000.
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Paolo e tutti i miei cari, a cu_ra di N. 1 •
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g. r. (Parma). L. 50.000.
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prot=ione, a cura di Muchello Maria (To-
rinò). L. 50.000.
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vertite tutto il mot1do a Voi, a cura di Donato
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cura di Rosalio Pizio (Bèrgamo). L. 50.000.
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zarelJo, a cura di Giulio Bartolini (Pisa).
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trice e tutti i Santi, p. g. r. e da ricevere,
a cura di M. L. C. (Genova). L. 50.000.
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liatrice e San G. Bosco, in stt]Jragio dei ge-
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Rinaldi, {)1!1" la saitlte mia e dei figli e a suf-
fragio del marito, a cura di E. M. F. {Pa-
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