Bollettino_Salesiano_199402


Bollettino_Salesiano_199402



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Febbraio 1994
ANNO 118 N.3
19 Quindicina Febbraio 1994
Sped. in Abb. post. Gr. 2° (70)
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877

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di don EGIDIO VIGANÒ
IL SINODO DEI RELIGIOSI
,, I religiosi
riflettono sul
Sinodo della
vita consacrata
che si terrà
a ottobre.
Sono oltre
un milione
gli uomini
e le donne
che si sono
consacrati al
Signore,,
2 - FEBBRAIO 1994
D al 22 al 27 novembre scorso si è svolto in Ro-
ma un Convegno internazional e su "La Vita
stimonian za e di operosità a tutta la missione di sal-
vezza nel mondo.
consacrata ogg i: carismi nella Chiesa per il mondo" .
Lo ha organizzato l'Unione dei Superiori generali in Ricerca di Rinnovamento.
preparazione al nono Sinodo ord inario de i Vescov i Ne i paesi più secolarizzati la Vita consacrata affron-
del prossimo mese di ottobre. Vi hanno partecipato ta oggi una delicata crisi, ma in essi si percepisce si-
più di 500 Superiori e membri dei Consigli generali. multaneamente una costante ricerca di rinnovamen-
Il Convegno può essere chiamato "sinodale" non to, molto al di sopra d i qu alche avventurosa devi a-
so lo perché va rapportato al prossimo Sinodo epi- zione Limitata ad alcune zone e persone. La Vita
scopale, ma anche perché ha avuto un ' andatura di consacrata non è una minoranza in estinzione, bensì
"sinodo" (= insieme in cammino) di ricerca e di in- un germoglio profeti co di nuovo ardore nel Cristo. È
terscambio di esperienze, con rappresentanti di nu- stata presentata nel convegno come un ricco carisma
merosi Istituti ed Ordini dei cinque continenti.
collettivo, dedito a manifestare la presenza lievitante
dello Spirito Santo e a reali zza-
La Situazione.
re un dinamico ruo lo di fe rmen-
Il lavoro dei congressisti s1 e
to. Contribui sce a rendere con-
caratterizzato per il reali smo
temporaneo all ' uomo d' oggi il
dell ' impi anto globale: chi sono
grande Risorto, l'Uomo Nuovo,
i consacrati, in che momento
Gesù Cristo, face ndo presente
storico vivono, quali · sfide lan-
la forza e la vitalità della sua
cia loro l'attuale cambio epoca-
novità definitiva.
le e che tipo di fede ltà ri chiede
Analizzando i dati oggettivi
da loro oggi lo Spirito Santo.
di ciò che è e di ci ò che fa oggi
Pur considerando, oltre ai co-
la Vita consacrata, i partecipan-
siddetti " Religiosi" (es.: france-
ti al convegno hanno potuto in-
scani, gesuiti , salesiani, ecc.),
di viduare una specie d i nuova
anche i membri dell a più ampia
autocomprensione di questo ca-
"vita co nsacrata" (es.: istituti
ri sma globale e descriverne i
secolari, società di vita aposto-
fo ndamentali tratti di idoneità
lica, vergini consacrate, ecc.),
per un ' immagi ne più attu ale e
tutti nel loro insieme non rag-
trasmi ssibile.
giungono cifre stellari: sono
Ci si è trovati di fronte a un
una piccola minoranza tra i cat-
tolic i: so lo lo 0, 12 per cento!
Consacrali nella nuova società: come at-
tualizzare il Vangelo per l'uomo d'oggi.
tesoro della Chiesa che ne ma-
nifesta es istenzialmente la vita
Gli ultimi dati ufficiali ne con-
e la santità. Guardando alla di-
tano 1.116.332; de i qu ali 875.339 sono donne e mensione "sacramentale" d el Popolo di Dio, si è
240.988 uomini , con 28 .340 novi zi e novi zie. Ossia: ammirata la moltepli ce "mi ssione" dei consacrati, si
lo O, 12% di fronte al 99,88 de i cattolici, che sono è approfondita la loro esperienza di "comun ione" e
906.400.000. Se poi si raffrontano ai mili ardi degli si è preci sata la loro " identità" , rinnovandone la di-
abitanti di tutta la terra, sembrerebbero un ' in signifi- mensione profetica quale segno visibile dell e ini zia-
canza.
tive dell 'a more di Di o per tutti gli uomi ni , soprattut-
Dal punto di vista dell e stati stiche i consacrati co- to per i più poveri e bisognosi.
stitui scono, dunque, una piccola minoran za. Essa,
d' altra parte, è in se stessa assai differenziata e sud- Salesiani.
divi sa in una pluriformità di Istituti .
I fi gli e le fi glie di Don Bosco erano presenti con al-
L' an nu ario pontificio de l 1992 enumera 1423 Isti- cuni rappresentanti; essi hanno fatto tesoro di tanti
tuti femmi nili e 250 maschili ; tali Istituti sono co- valori proc lamati rièordano ai confratelli e alle
stituiti in gran maggioranza da membri "laicali" consorell e che siamo chiamati , sul modell o di Don
(8i,2%) e "femminili" (72,5%) e, in forma più ri - Bosco, ad "essere segni e portatori dell' amore di
dotta, da membri " maschili" (27,5%) e "clerica li" Dio ai gio vani " .
( 17 ,8%).
Preghiamo per il fe lice esito del pross imo Sinodo
C che fa merav iglia, però, è vederne l'alta signi- dei Vescov i, a ottobre; facciamo voti , inoltre, che
fic atività di vita: so no presenti nell a gran magg io- quell 'assise episcopa le possa far fruttificare anche
ranza dell e Ch iese particolari e danno un tono di te- gli apporti di questo Convegno storico.

1.3 Page 3

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Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarto
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Gattoni -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bru no Ferrero - Sergio Giordani -
Margherita Maderni - Antonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschetto - Angelo
Montonati - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -
Alessandro Risso - Silvano Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie - Franco Marzi
- Carla Morselli - Guerrino Pera - Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese
(undici numeri,
eccetto agosto) per lutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. Cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in
oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
ol tre 1Omilioni di copie) in: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria
Belgio (in fiammingo) - Boemia Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (In
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) -
Colombia Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e lelugu) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico -
Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Unili - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta ,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunica re anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 18333
00163 Roma
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Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1° Febbraio 1994
Anno 118
Numero 3
2 IL RETTOR MAGGIORE
Verso il Sinodo di ottobre
di don Egidio Viganò
10 GIOVANI EXALLIEVI
Giovani e democrazia
di Elvira Bianco
14 REPORTAGE
Una staffetta per l'Est
di Job lnisan
18 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Un Sinodo per l'Africa
di Silvano Stracca
22 PROBLEMI EDUCATIVI
Ricuperare Damiano
di Gianni Frigerio
26 FOTOSERVIZIO
Nel paese del sole che sorge
di Menico Corrente
28 TESTIMONI
Il Vangelo di Salvo D'Acquisto
di Marino Codi
30 PROBLEMI EDUCATIVI
Lasciamoli giocare
di Alessandro Risso
34 REPUBBLICA DOMINICANA
A Bàrahona vince la scuola
di Umberto De Vanna
38 DIARIO CINESE
In Cina per chiedere perdono
di Graziella Curti
In copertina e qui di fianco :
il 1O aprile inizia il primo Sinodo
africano. Da oltre dieci anni i
salesiani presenti nel
continente nero con il «Progetto
Africa », per un servizio
specifico per i giovani
(foto A. Musso).
GIOV.
DE~oc
)JSij\\fPf:6NO O
l'
10 Exallievi:
A Chianciano per parlare
di partecipazione politica
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9 -
Come Don Bosco, 13 - Os-
servatorio, 17 - Il mese in Libreria,
21 - Il Diario di Andrea , 25 -
Cinema, 33 - I Nostri Santi, 37 -
I Nostri Morti, 41 - Solidarietà, 42 -
In Primo Piano, 43
30 Giovani e sport:
A scuola di calcio
FEBBRAIO 1994 3

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~==-
1\\
\\~f
lLWJ~J~~.
VUOI RICEVERE
IL BOLLETTINO
SALESIANO?
Il Bollettino Salesiano
viene inviato gratuita-
mente a chi ne fa richie-
sta. Dal 1877 è un do-
no di Don Bosco a chi se-
gue con simpatia il lavoro
salesiano tra i giovani.
Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate su-
bito il cambio di indirizzo
(mandando sempre la
vecchia etichetta).
Ogni mese le poste ci restitui-
scono alcune centinaia di copie
che non sono state recapitate ai
destinatari. Questo causa a volte
l'interruzione dell'abbonamento,
nonostante la nostra buona vo-
lontà. Sappiamo purtroppo di no-
tevoli ritardi e di copie che vanno
smarrite.
Se qualcuno si vedesse inter-
rompere l'arrivo della rivista per
due numeri consecutivi, sarà suf-
ficiente che ce lo faccia sapere e
rimetteremo immediatamente in
corso l'abbonamento.
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 18333
00163 ROMA
4 - FEBBRAIO 1994
PADRE VERRI, APOSTOLO docco un certo Moujar veniva mone di Geova. Finirò
DEGLI SCHIAVI. «Una noti- battezzato col nome di Rodri- anch'io come lei? Vi prego, ri-
zia per la storia. Padre Biagio go Giuseppe. Moujar, giovane spondetemi».
Ven-i (1819-1884), affiancato- animista sudanese, era servo
Lettera firmata
re e poi continuatore della mis-
sione di don Nicolò Olivie1i,
ebbe rapporti con Don Bosco.
Don Olivieri dedicò la sua vita
al riscatto dei ragazzi e delle ra-
gazze afriqme provenienti dal
Sudan e portati nei mercati di
Egitto. Dopo aver conosciuto
l'Olivieri a Milano nel 1850, il
del conte di Clavesana. Si
conserva ancora un.a nota di
don Alasonatti che attesta che
qualcun.o per questo giovane
pagò pensione, carta, penne,
sillabario, catechismo, libri,
piccole riparazioni di calzale-
ria e sartoria. Questa vicenda
dell'Olivieri e del Verri fu.
Affi.do la tua domanda a uno
dei nostri esperti. A me pare
che sia utile che andiate insie-
me a parlare a un sacerdote in
grado di aiutan,i. Insieme per
capire il solco che vi divide,
insieme per aiutare anche lui
a far delle scelte.
Verri pensò di diventarne col-
laboratore. Dopo un mese di
esercizi spi1ituali nella casa dei
Gesuiti di Verderio, si recò a
Torino per consultarsi con Don
Bosco (Don Bosco allora ave-
va appena 35 anni!). Questi
scrisse: "Fu qui, nella chiesa di
San Francesco di Sales a Val-
docco, che il Ven-i risolvette di
cooperare con l'Olivieri alla
piçi Opera del Riscatto. Una se-
ra mi chiese licenza di passare
la notte dinanzi a Gesù in Sa-
.cramento. Stette in chiesa fino
all'alba in continua e profonda
orazione, e ne uscì fermamente
deciso di consacrare la sua vita
all'eterna salvezza dei poveri
schiavi". II 9 dicembre 1857
padre Verri paitì con !'Olivieri
per il suo primo viaggio in
Africa e gli succederà. Mo1irà
il 1884 al Cottolengo di Tori-
no. Anche di lui è in corso la
causa di cai1onizzazione».
Enza D., Sudan
Nelle Memorie Biografiche al
volume terza, le su.e notizie tro-
vano c011ferma. Vi si legge: «Il
Verri in questo stesso anno
(1849) aveva stretto amicizia
senza dubbio una delle cor-
renti che alimentò la sete mis-
sionaria di Don Bosco. Nello
stesso volume terza, alle pagi-
ne 569-570, si racconta della
decisione che il Verri prese a
Valdocco di occuparsi del ri-
scatto degli schiavi.
UN FUTURO PROBLEMA-
TICO. «Tre anni fa ho cono-
sciuto un ragazzo simpaticis-
simo che è diventato il mio
ragazzo. In seguito ho scoper-
to che è molto sensibile e ma-
turo. Con lui mi trovo a mio
agio e ci vogliamo bene. Ma
c'è un neo in tutto questo: suo
padre è un testimone di Geo-
va! Me lo ha detto dopo un po '
che ci conoscevamo, però sia
io che lui a quel tempo stava-
mo insieme senza pensai·e al
futuro . Ora le cose-sono cam-
biate e parliamo di sposarci. E
il matrimonio è proprio l' osta-
colo. Ogni volta che ne parlia-
mo non riusciamo a trovare un
punto di accordo o almeno so-
no io che non lo trovo perché
per lui l'unica sarebbe cele-
brare il matrimonio con rito
civile. Ma che matrimonio sa-
IL DIARIO DI ANDREA.
«Mia madre è exallieva delle
FMA. Due anni fa ritornai
ali' oratorio per accompagnare
mia sorellina e mi sono riavvi-
cinata all'ambiente salesiano.
Sono così diventata animatrice
e posso assicurarvi che èun'at-
tività interessantissima e dav-.
vero gratificante. Mi dà real-
mente la possibilità di vivere al
meglio e il più pienamente
possibile la vita. Ora per fre-
quentare l'università devo tra-
sferirmi in un'altra sede e vor-
rei ricevere al nuovo indirizzo
il BS per ritrovai·e anche nella
nuova casa un po' di "aria di
famiglia" e poterlo diffondere
tra le mie nuove amicizie. Se
possibile vorrei avere qualche
notizia in più sul "Diai"io di
Andrea": è un'invenzione
dell'autore o la pagina è vera-
mente scritta da Andrea? Sin-
ceramente è una delle rubriche
che mi piace di più. Se qualcu-
no volesse scrivermi, sarei fe-
lice di rispondere».
Angela Maria Pira
Via Pola, 7
09100 Cagliari
con. Don Bosco, ammirandone
la santa vita, e di tempo in tem-
rebbe? E come crescerebbero i
miei figli? Da bambino il mio
Ti assicuro che Andrea esiste.
po soleva recarsi a Torino
a passare qualche giorno
nell'Oratorio di San Francesco
di Sales. Mise quindi in. relazio-
ne ['Olivieri con. Don Bosco, il
quale nel suo zelo desiderava di
abbracciare tutto il mondo e
convertirlo alla Fede. !,fatti il
29 ottobre 1849 egli accettò in
casa il moro Alessandro Ba-
ragazzo era stato con il padre
alle riunioni dei testimoni di
Geova e aveva cominciato a
studiare la Bibbia. Ora conti-
nua a manifestare una certa
simpatia per loro. Un giorno
abbiamo quasi litigato
sull'immortalità dell'anima
(loro non ci credono) e sulla
teoria del!' evoluzione (ne san-
I FIORETTI DEL SIGNOR
VALERIO. «Sono vissuto per
molti anni nelle nostre missio-
ni dell'Amazzonia salesiana
in Brasile. Tanti i ricordi . Pen-
so a un salesiano laico, il si-
gnor Manuel Valerio ~ernan-
des. Era originario di Minas
Gerais e passò tutta la vita nel-
le mi ssioni del Rio Negro. Era
ch.il. Altri giovani mori nel cor- no più degli scienziati e in un uomo semplice e allegro.
so degli anni ei riceveva dal pa- questo come in tutto il resto Buon pescatore, gli piaceva
dre Olivieri acquistati sui applicano alla lettera la Bib- fare la sorpresa dei pesci per la
mercati di Alessandria d'Egit- bia). Io lo amo e non voglio cena dei salesiani. Se la pesca
to» (pagg . 568-569).
perderlo, ma che soluzione gli riusciva bene, passava alle-
Don Antonio Papes, dell'isti- potremmo adottai·e? Lui ha gro e trionfante, richiamando
tuto storico, dice che ancora sempre seguito suo padre in l'attenzione di tutti. Se pren-
nel 1858 nell'Oratorio di Val- tutto. La mamma non è testi- deva poco o niente, passava

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silenzioso da un viottolo die- SONO PROFONDAMENTE
tro la chiesa. Raccontava di CAMBIATO. «Ho 37 anni e
essersi incontrato una volta di sono detenuto a Busto Arsizio,
a .fronte a due giaguari, ma era anche se attualmente mi trovo
riuscito darsela a gambe. al centro clinico per interventi
Aveva una fede straordinaria. chirurgici per la soppressione
Un giorno non c'era più farina di tatuaggi fatti in età giovanile.
e c' era da dar da mangiare a Sono un uomo che per vari mo-
più di 200 tra ragazzi e ragaz- tivi si trova a espiare una con-
ze. Lui conosceva i suoi in- danna definitiva di 15 anni (me
dietti . Ne chiamò uno buono ne restano ancora cinque). Du-
come Domenico Savio e lo rante la mia carcerazione sono
mandò in chiesa a pregare san profondamente cambiato, ho
Giuseppe che gli mandasse un capito i miei en-ori e con l'aiuto
po' di farina. Il piccolo andò e del Signore spero di non finire
pregò. Dopo un po' tornò e mai più in carcere. Scrivo per il
disse: "San Giuseppe ha detto desiderio di trovare persone
che manderà sei panieri di fa-
rina" . E il signor Valerio per
tentarlo: "Forse san Giuseppe
ha detto cinque o sette" . "No,
rispose il piccolino: san Giu-
seppe ha detto che manderà
sei panieri". Poco dopo atTivò
un indio; con la sua canoa por-
tava sei panieri di farina di
mandioca per la missione».
con le quali con-ispondere per
confrontarci su varie tematiche
del nostro vivere quotidiano.
Sono stato abbandonato da tut-
te le persone che conoscevo,
anche dai parenti e posso dire
che per un detenuto ricevere
una lettera significa far entrare
un po' di luce dove vive».
Don Pasquale Jalongo,
Torino
,
Roberto Rombolà
Via per Cassano Magnago, 102
21052 Busto Arsizio (Varese)
IL MUSEO D'ARTE E CULTURA AFRICANA
«PIO XI» DI CALCINATE
(BERGAMO)
organizza il suo settimo concorso
per l'anno 1994 sul tema
IL POVERO
BANDO DI CONCORSO
Partecipazione:
Tempo:
Invio elaborati:
Premiazioni:
Premi:
Possono partecipare Scuole elementari, medie, supe-
riori, gruppi e singoli.
Termine ultimo invio elaborati: 8 maggio 1994.
Vanno inviati al Musco d' Arte e Cultura Africana
«Pio Xl» - 24050 CALCINATE (Bergamo) ·- Tel.
035/842411.
Avverranno presso il Museo il 29 maggio 1994 (verrà
data comunicazione scritta o telefonica).
I• Premio assoluto: Viaggio in Kenya nelle missioni
(per I persona) oppure:L. 1.000.000.
Ci saranno inoltre altri tre primi premi per le elementari
- medie - superiori ed altri 1000 premi.
Suggerimenti per sviluppare il tema:
Con fotografie - temi - poesie - ricerche -fumetti - collages - ecc.
Partecipando singolarmente o in grnppo.
Gli elaborati dovranno recare sul retro: nome e cognome, indirizzo,
classe e telefono.
Per le premiazioni verrà invitato il Presidente della Repubblica.
Il Museo ha preparato un dossier su
«IL POVERO».
Per averlo rivolgersi al Museo, 24050 Calcinate (Bergamo),
tel. e fax 035/84241 /.
SUOR ANGELA. «Da un an- (Brindisi) si è tenuta una con-
no ho perso mia sorella, figlia ferenza su "Don Lino Palmi-
di Maria Ausiliatrice. 65 anni sano". È stato proiettato un
di professione, ma il suo no- video, seguito da una confe-
me non è comparso sul BS. renza di don Adolfo L'Arco.
Sono una cooperatrice sale- Due a mio parere i punti car-
siana, e faccio parte quindi dine dell ' iniziativa: che il
della vostra grande famiglia». sindaco, exallievo salesiano,
Giulia Provera, Aosta e la giunta abbiano inseri-
to .tra le varie manifestazio-
la sua gentile lettera ci offre ni dell"'Autunno Culturale
l 'opportunità di ripetere che, 1993" un ricordo di don Lino
prima di tutto per mancanza Palmisano a un anno dalla sua
di spazio, non ci è possibile scomparsa. E che risulti an-
segnalare la morte di tutti i cora così attuale il messaggio
componenti della Famiglia che· ci ha lasciato in eredità
Salesiana. Ma invitiamo le questo salesiano che amava
comunità e i gruppi a man- schierarsi sempre dalla parte
darci mini-biografie di chi dei poveri, in senso materiale
merita questo piccolo rico- ma soprattutto spirituale. Noi
noscimento pubblico.
riteniamo un dono averlo co-
nosciuto» .
DON PALMISANO. «Gio-
Gloria Erriquez,
vedì 11 novembre presso la
cooperatrice salesiana
Casa Comunale di Cisternino
di Cisternino (Br)
FEBBRAIO 1994 - 5

1.6 Page 6

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SPAGNA
DON_ BELLIDO:
LE MISSIONI
NEL CUORE
Lo spagnolo don Mode-
sto Bellido aveva oltre no-
vant'anni nel novembre scor-
so. Ern stato direttore e ispet-
tore in Spagna immediata-
mente dopo la guerra civile,
impegnato nella ricostruzio-
ne materiale e organizzativa
dell ' ispettori a di Madrid . Dei
707 salesiani spagnoli di al -
lora, oltre 120 erano state vit-
time della guerra civile (di 96
di loro si attende il riconosci-
mento del martirio). Nel
1948 fu chiamato da don Ri-
caldone al consiglio generale
e ci rimase senza interruzio-
ne fino al 1971. Fli primo re-
sponsabile delle missioni ed
era instancabile nel rendersi
presente in ogni parte del
mondo, grazie anche a una
buona conoscenza delle lin-
gue. Negli ultimi anni fu ca-
techista generale. Don Belli-
do fu sempre popolarissimo.
Uomo mite (" modesto" di
nome e di fatto), fino all'ulti -
mo chiese di occuparsi delle
missioni e dei missionari .
Mmì dopo aver passato ancora
vent'anni intensi presso la pro-
cura missionaria di Madrid.
~
I Don Modesto Bellido
negli anni dei suoi
viaggi missionari.
6 - FEBBRAIO 1994
esclamò: «Ha fatto esatta-
mente ciò che sto facendo
io! ». Si fece cooperatore sale-
siano e chiese di poter avere
tra gli insegnanti i salesiani.
La scuola fu battezzata
«Scuola di specializzazione
Don Bosco». Quei giovani,
che non avevano .una grande
simpatia per i preti, accettaro-
no volentieri la presenza del
salesiano che, oltre alle con-
suete materie profane, faceva
ogni settimana lezione di reli-
gione.
DIRETTORE EDITORIALE. Don Giuseppe Costa è il
nuovo direttore editoriale della Editrice SEI. Entra
nell'incarico dopo tre anni trascorsi in USA. Master of
arts in giornalismo presso la prestigiosa Marquette
University di Milwoukee, Don Costa ha diretto con
particolare competenza per ben nove anni il Bollettino
Salesiano. Nella foto, Don Costa è a Messina per il
convegno su «Don Bosco e i diritti umani».
COREA
PORTE APERTE
IN MANCIURIA
Il Bollettino Salesiano co-
reano riporta la notizia di un
viaggio di aie.uni salesiani in
Manciuria e in Siberia per
UNGHERIA
COMINCIÒ
COME DON BOSCO
A Kazincbarcika, nei pres-
si di Miskolc, l'ungherese
Lukacs Barnabas cominciò
qualche anno fa un'opera per
la gioventù abbandonata. Era
stato chiuso un campo di la-
voro per detenuti politici, e
con l'aiuto di alcuni giovani
di condizione disagiata, molti
dei quali erano zingari , co-
minciò a restaurare l'edificio.
I giovani ~ccettàrono con en-
tusiasmo di costruire con le
loro mani quella che sarebbe
diventata la loro scuola. Con
il permesso dello stato, il
signor Lukacs organizzò e
mise in piedi in questo modo
una vera e propria scuola pro-
fessionale, che oggi ha 14 in-
segnanti e oltre 200 allievi.
Le prime lezioni furono la si-
stemazione dell'edificio: i
giovani impararono il mestie-
re di murntore, carpentiere,
costruttore edile, saldatore,
meccanico, imbianchino e
giardinaggio. Le ragazze in-
vece divennero sarte, dattilo-
grafe e stenografe. Al signor
Lukacs Barnabas, direttore
della scuola, capitò tra le ma-
ni )a vita di Don Bosco ed
IKazincbarcika
(Ungheria). Il direttore
Lukacs Barnabas
a una manifestazione
scolastica_

1.7 Page 7

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I Un campo di lavoro
immenso tra i ragazzi
cinesi.
esplorare la poss ibilità di una
nuova presenza in quelle re-
gioni. Il viaggio esplorativo li
ha portati a Petrina, Vladivo-
stok, Sakhalin e Khabarovsk.
Nelle varie località visitate
hanno preso contatto con le
autorità amministrative, gli
esponenti coreani del mondo
industriale, i rappresentanti
dell'educazione e le autorità
religiose. Per ora·le preferen-
ze geografiche sono andate
alla zona di Yenkil , dove nel
corso del '94 potrebbero apri-
re una prima opera. Nella
scelta dell a città, tra i vari cri-
teri di selezione, il primo è
stato la povertà della zona.
BRASILE
SUORADMA
ALLO ZECCHINO
D'ORO
Suor Cassab Fadel Adma è
una figlia di Maria Ausiliatri-
ce impegnata da molti anni
nella pastorale dei ragazzi in
Brasile. Ha assistito ai gravis-
simi problemi dell 'estate
scorsa e ha denunciato non so-
lo in occasione dell a strage
della Candelaria i soprusi del-
la polizia sui ragazzi della
strada. Lavora in un centro di
accoglienza dei minori . Invi-
tata dal Movimento Laici per
l'America Latina è venuta in
Italia in occasione del 36°
Zecchino d'oro per dare la sua
testimonianza. Con la solida-
rietà dei bambini italiani in-
fatti vuole costruire un centro
di accoglienza per ragazzi
che, per ora, hanno per casa la
strada.
POLONIA
LA SCUOLA
PROFESSIONALE
DI AUSCHWITZ
Il nome di Auschwitz evoca
sentimenti di rabbia, paura,
dolore, profondissima tristez-
za. Circa quattro milioni di
persone furono sistematica-
mente uccise in quel luogo in-
fame. La città si chiamava
Oswiecim, ma i nazisti quan-
do la occuparono la chiama,-
rono in tedesco Auschwitz. E
in questa città a sud della Po-
lonia che don Rua mandò i
primi salesiani nel 1898. In
tre anni i salesiani costruirono
una grande scuola professio-
nale. Da quei giorni niente li
ha fermati. Durante la guerra
I Niteroi (Brasile). Suor Adma Cassab Fadel, FMA,
tra i ragazzi per un corso di preparazione
al mondo del lavoro.
IOswiecim (Auschwitz).
La scuola professionale
ha funzionato anche nei
periodi più difficili. Nella
foto, un allievo al posto
di lavoro (foto Eddie).
NIGERIA
DOPPIA SOLENNE
MANIFESTAZIONE
Si è conclusa nel nuovo
santuario di Maria Ausiliatri-
ce ad Akure la conferenza
episcopale nigeriana, presenti
i 35 vescovi e il nunzio apo-
stolico, il lombardo monsi-
gnor Viganò. Nella stessa cir-
costanza si concludevano i
festeggiamenti per il 50° della
diocesi di Onda. Il santuario
di Maria Ausiliatrice, con i
suoi duemila posti , si è rivela-
to particolarmente funzionale
a queste manifestazioni di po-
polo. I salesiani sono ad Al;:u-
re ormai da dieci anni. Oltre
alle tradizionali attività pasto-
rali, particolarmente fiorenti
l'oratorio-centro giovanile e
il centro stampa. Per il '94 ini-
zieranno i laboratori di car-
penteria meccanica ed elettro-
tecnica. Più avanti quelli di
elettronica applicata.
IAkure (Nigeria). I 35 ve-
scovi della Conferenza
Episcopale Nigeriana
hanno concluso i loro
lavori nel santuario
mariano.
il loro refettorio divenne un
cinema tedesco e alla fine la
scuola fu bombardata dagli
americani. Ma non ci fu altro.
Nel 1950, quando lo stato si
impossessò di tutte le scuole
ecclesiali, pensionati, oratori,
seminari e centri pastorali, la
scuola di Oswiecim non fu
toccata. Lo stesso studio della
religione, cosa davvero in-
consueta, non si è mai inter-
rotto. Oggi ad Oswiecim vi
sono 600 giovani studenti che
possono imparare il mestiere
di falegnami, motoristi, me-
talmeccanici e meccanici. Da
tre anni gli allievi possono
continuare gli studi fino al
raggiungimento della matu-
rità tecnica.
FEBBRAIO 1994 - 7

1.8 Page 8

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PICCOLI ccMOSTRb»
O VITIIME?
«Cosa pensare dei fatti di Civita-
vecchia e di .altri episodi simili
che hanno avuto per protagoni-
sti dei giovanissimi?»
Risponde Mario Pollo:
L'episodio della violenza sessua-
le, o perlomeno dell'incoscienza da
parte di un gruppo di adolescenti di
Civitavecchia è affiorato nelle crona-
che giornalistiche dopo quello, ancor
più terrificante, dei bambini che han-
no ammazzato un barbone in Fran-
cia. _Nell_o stesso p_eriodo sui giornali
era in pieno svolgimento il dibattito,
~pert~ dalla condanna .dei ragazzini
1ngles1 responsabili dell'uccisione di
un bambino di tre anni all'ergastolo,
intorno alla liceità di una ta_le pena
per persone di quell'età. Tre episodi
di gravità diversa, che hanno creatÒ
scandalo o perl_omeno sconcerto in
molte persone. E infatti normale pen-
sare alla fanciullezza come una sor-
ta di isola protetta e felice nella qua-
le non hanno cittadinanza le
mal~agità c~e_, purtroppo, affliggono
la vita quot1d1ana del mondo degli
adulti. Questi episodi hanno costret-
to la maggioranza delle persone a
prendere atto che anche in quell'iso-
la felice ha fatto irruzione con la sua
presenza devastante il male. Le cau-
se ~i questo non sono semplici e so-
no in gran parte ancora da esplorare.
Giovani alla ricerca di modelli
positivi.
8 · FEBBRAIO 1994
Tuttavia una causa balza con tutta
evidenza all'occhio dell'educatore
attento. Essa è costituita dalla
profonda crisi che l'educazione sta
attraversando nella cultura moder-
na. Crisi che ha le sue radici nel fatto
che gli adulti oggi non propongono
alle giovani generazioni, oltre alla ri-
cerca del benessere e del piacere,
modelli di vita e di uomo, fedi, sogni
e sp~ranze, tant?meno un rigone-
so sistema d1 valori. Tutto questo si
manifesta nella vita del fanciullo pri-
I ma e dell'adolescente poi come in-
certezza intorno alle norme su cui
fondare la propria vita. Dove le nor~ .
L'abitabilità del mondo è affidata
all'uomo.
me non sono altro che i criteri pratici
che guidano la scelta delle cose po-
sitive e il rifiuto di quelle negative dal
punto di vista dell'obiettivo della co-
struzione di una persona in grado di
assumere responsabilità nei con-
fronti dei suoi gesti quotidiani e della
vita delle altre persone. Responsabi-
li~~ ch'!l può ~ascerE: solo dalla capa-
cita dI esprimere I propri desideri
all'interno di quei limiti costituiti dai
codici etici e morali della civiltà che si
abita e della fede religiosa che si pro-
fessa. Concludendo si può dire che
senza una educazione adeguata è
molto difficile che un fanciullo, o un
adolescente, riesca da solo a mette-
re il bene al centro della sua vita .
Sarà più probabile, anzi, che egli ce-
da alle suggestioni di ciò che solita-
mente viene chiamato male.
D
ne irreparabile di specie sempre più
numerose di animali.
Indubbiamente fa parte essenziale
della visione cristiana del mondo
l'idea di una radicale diversità (evi-
dentemente non di natura biologica!)
~eU'uomo, creato a immagine di Dio,
rispetto agli altr.i esseri viventi e an-
cor più rispetto al mondo che Dio gli
ha affidato come sua casa e suo am-
biente vitale.
E tuttavia il credente deve sapere
che il mondo non è stato affidato da
Dio all'arbitrio irresponsabile dell'uo-
mo, ma alla sua amministrazione in-
telligente e rispettosa.
La Bibbia non autorizza a pensare
che il mondo sia un valore solo nella
misura in cui viene utilizzato comun-
que dall'uomo o, come si dice a vol-
te, "umanizzato". Uscito anch'esso
dalle mani di Dio, è un valore in se
stesso: del suo uso l'uomo dovrà
CRISTIANI
rendere conto a Dio. Ma la sua re-
sponsabilità riguarda anche l'uma-
E AMBIENTE
nità futura, che potrà esistere ed ere-
ditare un ambiente vivibile , solo nella
misura in cui l'umanità presente sa-
prà far fronte alle sue responsabilità
«La Chiesa e i cristiani sono
nei confronti dell'ambiente. Per la
indifferenti nei confronti dell'am-
prima volta nella sua storia, l'uomo
biente?»
ha oggi il potere di distruggere irre-
versibilmente l'abitabilità del mondo
e quindi le possibilità di vita delle ge-
Risponde Guido Gatti:
nerazioni future.
Troppo pochi se ne rendono conto
È un'accusa frequentemente ripe-
tuta da parte di un certo ecologismo
di matrice laica, che magari ne ac-
colla la responsabilità, oltre che alla
Chiesa e al suo insegnamento in
proposito, al classico: «Crescete,
moltiplicatevi e soggiogate la terra»
della Bibbia (Gn 1,28). Particolar-
e meno ancora prendono seriamen-
te in conto queste responsabilità .
Ostacoli enormi vi si frappongono: la
povertà disumana che ancora atta-
naglia miliardi di persone; il carattere
incontrollabile del progetto tecnologi-
co che, come impazzito, si rivolta
contro l'uomo che ha suscitato. Si
tratta di una sfida quasi sovrumana: il
mente insistita è l'accusa di una pre- C:redente ha un suo contributo speci-
sunta legittimazione del maltratta- fico da apportare: la forza motivante
mento degli animali e di com- della sua fede e della sua speranza.
portamenti che portano all'estinzio- .
D

1.9 Page 9

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L'INTELLIGENZA NELLE MANI
, , Diamo Nel settembre scorso il Senato ha approva- Tale disegno compie un errore madorna-
una risposta
to a larga maggioranza il disegno di legge-
quadro per il riordinamento dell'istruzione
le, considerando i giovani che v01Tebbero
scegliere di frequentare i Centri di Formazio-
ai giovani
che non
vogliono
secondaria superiore e per il prolungamento
dell'obbligo scolastico.
Questa ipotesi di riforma, risulta penaliz-
zante per la formazione professionale e per
ne Professionale come degli emarginati dalla
scuola, non perché soffrono un deficit di in-
telligenza o di capacità di impegno, ma per-
ché trovano nella scuola un marcato riscatto
onon possono
affrontare studi
le centinaia di migliaia di ragazzi che scelgo-
no di apprendere un lavoro.
dalla vita ed un ' incapacità di rapportarsi al
mondo del lavoro. Rifiutano le metodologie
scolastiche, ancorate a lezioni frontali, a inse-
a lungo Il disegno di legge-quadro per il riordino gnamenti enciclopedici e sistematici, ad una
termine.
dell ' istruzione secondada superiore fin dal
titolo penalizza la Formazione Professiona-
didattica a carattere astratto e deduttivo...-
Interviene il le, stabilendo che il prolungamento dell ' ob- Essi hanno l'intelligenza nelle mani, per
segretario
nazionale
bligo sia soltanto scolastico, in contrasto con
i termini che vengono usati dalla Costituzio-
ne stessa.
usare una espressione felice, diventata di uso
comune. Le loro scoperte cognitive passano
attraverso l'esperienza e sono verificate
Confap
(Confederazione
nazionale
La Confederazione degli Enti di Forma-
zione Professionale di ispi-
razione cristiana (Confap)
non può non dichiararsi de-
dall 'esperienza. La scuola è completamente
impreparata a venire incon-
tro a tali esigenze.
Questi giovani con-eranno
formazione
aggiornamento
lusa di fronte a tale scelta
operata dal Senato, in con-
trasto con la maggior parte
il pericolo dell'emargina-
zione, aumentando il nume-
ro- già rilevante - di coloro,
professionale)" degli ordinamenti dei Pae-
si della Comunità Europea,
che, proprio sui banchi della
scuola, alimentano il rifiuto
che si presentano molto più
dello studio e la diffidenza
possibilisti ed articolati fi-
verso ogni forma di cultura.
no ad an·ivare ad un siste-
Questo è il motivo fon-
ma dualistico, come in Ger-
damentale della delusione
mania.
della Confap, che aveva
ipotizzato e sostenuto la
La delusione non nasce
possibilità di continuare al-
1 certamente da timori o
preoccupazioni corpora-
tivistiche, quasi venisse a
meno per alcuni anni, a ·ca-
Molti giovani hanno un rapporto . rattere sperimentale, il ser-
difficile con la scuola: non per vizio formativo a tale
mancare il ten-eno per la
· Formazione Professionale.
deficit di intelligenza, ma perché gioventù, dando ad essa la
preferiscono le abilità manuali. possibilità che venisse ri-
Mai, come in questi tempi, si sta assistendo conosciuto il perco1;so formativo biennale
ad una sua rivalutazione, come risorsa per lo valido anche al soddisfacimento dell'innal-
sviluppo del Paese e per le imprese, come be- zamento del l'obbligo di istruzione.
ne collettivo, come mezzo indispensabile per Di fronte a questo intervento del Senato si
l' autorealizzazione del lavoratore. Come fa voti che la Commissione e la Camera dei
formazione continua essa coinvolge tutti gli Deputati migliorino ii testo dell'attuale dise-
operatori, se vogliono affrontare gli attuali gno di legge e ne allarghino le maglie per ve-
cambi scientifico-tecnologici e sociali.
nire incontro a tali esigenze formative.
La nostra opposizione a tale disegno di Dio non voglia che per la ristrettezza dei
legge nasce da motivazioni formative, tempi o per altre ragioni sia precipitosa l' ap-
confortate da esperienze, da ricerche e da provazione di un disegno di legge, che inci-
confronti fatti in tutti questi anni, che hanno derà per parecchio tempo sul futuro dei no-
trovato eco anche nei Rapporti annuali stri giovani
dell ' Isfol e del Cnel.
FEBBRAIO 1994 · 9

1.10 Page 10

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GIOVANI EXALLIEVI Il terzo forum socio-politico dei GEX si è tenuto a Chianciano.
GIOVANI E
DEMOCRAZIA
di Elvira Bianco
Iniziati tre anni fa a
Venezia, i forum socio-
politici degli exallievi
<<A nche se la mia scuola sale-
siana era una scuola seria,
che obbligava a lavorare, che inse-
gnava soprattutto coi fatti il senso
Se così è stato - si tratta comunque
di parecchi decenni fa - qualcosa è
cambiato o sta cambiando. Da tem-
po, e prima di tutto proprio nella Li-
stanno diventando ·
importanti. Tra i relatori
di quest'anno, padre
del dovere, erano scarsi i rapporti
con La realtà culturale, politica, so-
ciale circostante», ha scritto l' exal-
lievo del liceo di Alassio Sergio
guria di Quinzio, si organizzano per
i giovani degli istituti salesiani scuo-
le di formazione politica che, al di
degli schieramenti partitici, si pro-
Sorge, Scianò, Pollo e
Zanetti. In aumento il
numero dei partecipanti
Quinzio. Anche altri exallievi, pur
cordialmente riconoscenti come
Quinzio per l'educazione ricevuta,
esprimono questa riserva: una non
pongono di aiutare i giovani ad ac-
quisire un a visione critica del reale e
a operare liberi nella società.
Da tre anni poi i giovani exallievi
e il clima di ·interesse.
adeguata apertura ai valori della di- salesiani d' Italia (GEX) si ritrovano
mensione politica della società.
per un forum socio-politico che sta
diventando l'appuntamento forse di
maggior rilievo dell ' associazione.
- Volantinaggio. Anche questa è "partecipazione".
«Giovani al crocevia di una so-
. cietà che cambia» è stato I' attualissi-
mo tema del primo forum di tre anni
fa al San Giorgio di Venezia. A Fra-
scati nel 1992 duecento exallievi
hanno parlato di «Giovani artefici di
sviluppo». E al termine del '93 a
Chianciano . quasi trecento GEX
hanno affrontato il tema: «Giovani e
Democrazia: disimpegno o protago-
nismo?». Davvero coinvolgente la
partecipazione dei giovani, conve-
nuti tutt' altro che per una formalità.
Con l'incalzare delle Loro domande,
hanno fatto intendere ·ai q"ualificatis-
si1ni relatori di voler capire questa
Italia che cambia.
10 - FEBBRAIO 1994
Il confronto politico
Erano stati invitati anche Rutelli e
Spini alla tavola rotonda. E doveva
essere un confronto a tutto campo tra
politici di diversi schieramenti, ma
tutti con le antenne aperte verso il
nuovo. In realtà solo l' europarla-
mentare Rosy Biodi è riuscita ad ac-
cogliere l'invito. Rosy Bindi ha det-
to ai giovani che l'incontro era per
lei «una boccata di ossigeno» e non
si è negata a nessuna delle loro do-
mande, né a quelle del moderatore, il

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Trecento giovani si sono interrogati sul futuro politico dell'Italia.
'1 ...,,n.)"'"f"jf'ffr'rTI • , • •~•~r
\\l'.-r I
'
-:}f, ;·:·. ' ·,, '. -:. :---•-', ;:, ..
I Vivace il dialogo dell'assemblea
giovanile con Rosy Bindi.
Ha detto che quell'incontro era
per lei «una boccata di ossigeno».
Chianciano: quasi 300 i giovani
exallievi presenti al convegno_.
giornalista-op/nionista della RAI
Federico Scianò.
Scianò si è introdotto partendo
dalla recente grande ferita della poli-
tica italiana: «Non le chiedo come ci
siamo a1Tivati», ha detto alla Bindi,
«le chiedo come possiamo uscirne».
La parlamentare ha riconosciuto che
il sistema Italia ha bisogno di unari-
generazione civile, culturale, etica:
«C'è da ricreare una nuova leader-
ship a tutti i livelli », ha detto. «E non
vedo la possibilità di uscire da que-
sta vicenda se non ricostruendo le
associazioni dei cittadini che parte-
d'pano a un progetto politico, per se-
lezionare la classe dirigente e per
governare Ie istituzioni. In questo
senso c'è anche una responsabilità
di ciascuno di noi: il disimpegno, la
mancanza di partecipazione, la dop-
pia morale, i piccoli cedimenti e le
piccole incoerenze personali».
Alla domanda su «cattolici e poli-
tica», la sua risposta è stata ampia,
articolata, e franca: c'è stato uno
scollamento tra cattolici e partito
cattolico t addirittura una delega in
bianco. «E proprio quando c'è uno
dei nostri che ha la responsabilità,
che bisogna essere più critici». Sul
tema scottante deU' unità politica dei
cattolici, ha detto: «C'è ancora biso-
gno di una presenza politica orga-
nizzata dei cattolici, che non signifi-
ca unità partitica dei cattolici., Oggi
sarebbe un'impresa perdente. E arri-
vato il tempo in cui il pluralismo po-
litico è un dato di fatto. Legittima-
mente dalla stessa fede possono
nascere opzioni politiche differenti.
L' importante è che queste opzioni
siano coerenti con l'ispirazione cri-
stiana».
Sulla questione della parità giuri-
dica della scuola cattolica, non è sta-
ta meno esplicita: «Questo è per me
uno dei capitoli più misteriosi della
nostra presenza in questo paese. Sia-
mo, insieme alla Grecia, gli unici
senza nemmeno una parvenza di pa-
rità in Europa. Da noi la cosa è più
grave perché c'è stato sempre un
partito di ispirazione cristiana. Per
paradosso dico che quando ci sarà
un governo con i cattolici all'oppo-
sizione, avremo questa legge».
L'intervento di padre Sorge
Il tema affidato al politologo ge-
suita è stato: «Canali e regole di de-
mocrazia alla luce della dottrina so-
ciale cristiana».
Citando il n. 42 della Christifide-
les laici, padre _Bartolomeo Sorge
incoraggiava i giovani anzitutto
allapartecipazione: «I fedeli laici
non possono affatto abdicare alla
partecipazione alla politica. Le ac-
cuse di arrivismo, di idolatria del
potere, di egoismo, di corruzione,
come anche l'opinione che la politi-
ca sia un luogo di necessario peri-
colo morale, non giustificano mini-
mamente né lo scetticismo,
FEBBRAIO 1994 - 11

2.2 Page 12

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Una collaborazione con il Dicastero
centrale delle missioni salesiane:
RAGAZZI DELLA STRADA
L'attività dei salesiani a favore
dei ragazzi dei quartieri poveri
di Asunci6n in Paraguay
UNSOGNO
CHE SI FA REALTÀ
Il progetto di promozione umana
e cristiana per i giovani
del mercato di Kara,
una città del Togo
CRISTO VIVE SUI SENTIERI
DEGLI INCAS
La presenza missionaria in El Valle
Sagrado de Los lncas tra gli
indigeni più poveri che vivono
oltre i 3000 metri nella zona
di Cusco, in Perù
La guida didattica offre spunti
e indicazioni per la riflessione
e l'approfondimento
Le videocassette sono adatte agli
adolescenti, giovani, adulti
Durata: 20'
Ciascuna videocassetta Lire 24.000
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
12 - FEBBRAIO 1994
l' assenteismo dei cristiani».
Giovani e impegno politico
Sull'unità politica dei cattolici:
«Don Sturzo fu il primo a non voler Come si vede gli argomenti trat-
sentir parlare di unità politica dei tati sono stati molti e tutti «adulti»,
cattolici. C'è un paragrafo molto andando ben oltre le facili esorta-
bello dove dice: "Io non mi propo- zioni giovanilistiche all'impegno
nevo di realizzare l'unità politica politico. In questa linea anche le
dei cattolici. La mia fu soltanto una altre impegnative relazioni : Zanet-
corrente di cattolici che fondò un ti ha parlato di «capitalismo dal
partito nel quale potevano militare volto umano», Pollo della «tutela e
anche non cattolici" . Cioè la grande rappresentanza delle fasce debo-
intuizione del genio sacerdotale e li», Scianò di «mass media e de-
politico di Sturzo fu il capire che il mocrazia».
Vangelo è una forza rivoluzionaria. Rosy Bindi ha concluso con par-
ticolare efficacia, rifacendosi al te-
,VV]\\INI
{OCR'
ma centrale del forum: «Termino
con una battuta», ha detto. «Alla
domanda retorica che sta nel titolo
del convegno è chiaro che la rispo-
sta è "partecipare". Dovete però
trovare la cifra della partecipazio-
ne di adesso. E siccome il tempo
che stiamo vivendo ha queste ur-
genze, non vi potete più permette-
re soltanto un convegno, una lettu-
ra, una simpatia per un
personaggio, un gruppo di rifles-
sione. Se mi consentite, è arrivato
il momento di ricostruire gli stru-
menti della politica, e questi sono:
I Federico Scianò, giornalista RAI,
ha tenuto una relazione su
"Mass-media e democrazia".
la nostra cultura; le nostre associa-
zioni; ma anche le formazioni pro-
prie che istituzionalmente sono
deputate a questo. Fatelo dove vo-
lete, ma non restate un passo indie-
Che nel Vangelo c'è la ,risposta agli. tro. Il rischio di questa stagione è
interrogativi deli'uomo, ai quali le quello di inseguire i leader. Sap-
'ideologie e le filosofie non descono piate che questo potrebbe essere il
a dare risposta». E continuava: «I risvolto nuovo della seconda dele-
cattolici sanno qual è il senso della ga. Le speranze in politica si co-
vita: perché non gridarlo ai nostri struiscono con i popoli. Allora i
compagni che non lo conoscono? leader hanno un significato. Quin-
Noi sappiamo quali sono i diritti di riempite quella risposta: non so-
fondamentali dell' uomo non osser- lo partecipare, ma partecipare fino
vando i quali l'uomo si distrugge. all'ultimo confine, perché è che
Perché non farlo capire a ogni uo- oggi si decidono definitivamente
mo, prescindendo dal fatto çhe cre- le sorti» . Inutile dire che i giovani
de in Cristo? Il messaggio del Van- dirigenti GEX organizzatori del
gelo è per ogni uomo. Noi lo forum si sono detti soddisfatti. La
conosciamo, ma lo dobbiamo me- delegata mondiale suor Teresita
diare nella laicità dei processi cultu- Osio ha ripreso a suo modo il pen-
rali e nella laicità della mediazione siero conclusivo della Bindi e ha
politica.
auspicato che l'esperienza del fo-
«Il nostro non è tempo di scappa- rum non sia un capitolo a parte.
re. Questo non è il momento della «Questa esperienza va inquadrata
fuga, è il momento della presenza nell' insieme dei momenti formati-
adulta».
vi dell'associazione dei giovani
Quanto al voto dei cattolici: «Nes- exallievi, che devono sempre più
suno ha diritto al voto cattolico. Il consapevolmente camminare con
voto dei cattolici va meritato da uo- la società».
mini che siano onesti e·professional-
Elvira Bianco
mente validi».
Ha collaborato Roberto Ca vaglià

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrero
LA FIDUCIA IN SE STESSI
Molti ragazzi sacrificano una
grossa fetta della felicità di crescere
ad un idolo crudele imposto dal no-
stro tempo: lo stupido pregiudizio
secondo il quale la vita è riservata ai
pochi dotati delle qualità che sem-
brano più importanti: bellezza, intel-
ligenza e ricchezza. Esiste un unico
antidoto, un'unica cura per questo
stato di cose: la sicurezza interiore.
E questa può nascere solo nella fa-
miglia. La sicurezza economica ga-
rantita dalla società è un'ottima co-
sa, rna non può darci la sicurezza
interiore e neppure il calore e il be-
nessere emotivi, né il rispetto di noi
stessi , né il senso della nostra di-
gnità e del nostro valore.
Don Bosco sapeva che il fine
dell'educazione è la costruzione di
una persona autonoma e responsa-
bile. "Svezzava" i suoi ragazzi molto
precocemGnte, . responsabilizzan-
doli con incarichi di notevole impe-
gno. Nel 1849 affidò i pochi_soldi
della comunità di Valdocco a Giu-
seppe Buzzetti , allora diciassetten-
ne. Anche Michele Rua divenne di-
rettore dell'Oratorio dell'Angelo
Custode a 17 anni.
STRATEGIE. I genitori possono tra-
sformare un figlio del tipo "non ci
riesco" in un figlio "ci riesco" . Attra-
verso semplici strç3.tegie.
I figli vanno incoraggiati ad affron-
tare rischi, ad assumersi responsa-
bilità commisurate alla loro età, a
prendere decisioni. Un bambino di
sette anni, per esempio , è in grado
di scegliere quale abito indossare.
Dovrebbe anche riuscire a tenere in
ordine la propria stanza e rifarsi il
letto. I figli hanno bisogno di essere
indipendenti per accrescere la sti-
ma di sé e possono essere incorag-
giati in tal senso: «Qual è il tuo pen-
siero in proposito».
Amare i figli come sono, permet-
tendo loro di esprimere la propria
individualità. I figli non devono "per
forza" soddisfare tutte le aspettati-
ve che i genitori avevano nei loro
confronti , né realizzare i sogni che
essi non hanno potuto realizzare:
Caricare i nostri ragazzi di
entusiasmo per la vita
devono diventare se stessi. È una
sorpresa bellissima scoprire doti e
qualità, magari impreviste, nei pro-
pri figli.
Accarezzarli, baciarli, stare con
loro, considerare entusiasmante la
loro compagnia. I genitori dovreb-
bero trovare il tempo di abituare i ra-
gazzi a leggere buoni libri, di gioca-
re con loro a pallone, di ascoltarli
quando si sbucciano un ginocchio o
raccontano l'ultimo film che hanno
visto. Queste sono pietre miliari nel-
la conquista della stima di se stessi.
Far crescere la stima reciproca.
Molti ragazzi si sentono amati dai
genitori, ma pochi sentono di esse-
re anche stimati. La stima non si
può fingere : si percepisce d'istinto.
Un ragazzo può sentire che i genito-
ri darebbero la vita per lui, ma nello
stesso tempo che continuano a du-
bitare di lui.
Evitare che i figli parlino di sé in
termini negativi o che sviluppino la
tendenza a lamentarsi e scorag-
giarsi facilmente. Un ragazzo che si
lagna frequentemente in realtà pen-
sa: «Non mi piace quello che sono,
né tutto quello che mi circonda».
Chi pensa di essere una "frana" di
solito lo diventa. I genitori sono le
persone più adatte a combattere la
tendenza all 'autodistruzione, inse-
gnando ai figli un atteggiamento po-
sitivo verso la vita nel suo insieme,
anche quando le cose non vanno
nel modo migliore .
Ricordare che la lode è sempre
più efficace della critica. Secondo
uno studioso giapponese la formula
dell'incoraggiamento è R:P=5:1 . Si-
gnifica che il bambino che riceve in
una giornata una punizione, deve ri-
cevere nella stessa giornata 5 ri-
compense o lodi. I ragazzi sottopo-
sti a molte critiche si scoraggiano
facilmente e diventano persone che
hanno scarsa considerazione di se
stessi.
Insegnare l'arte di compensare i
punti deboli. I ragazzi hanno asso-
lutamente bisogno di "vincere" in
qualche cosa. I genitori sono i fede-
li alleati dei figli : devono offrire loro
anche degli strumenti per superare
gli ostacoli. Uno di questi strumenti
è l'arte di compensare. Un individuo
può compensare i propri punti de-
boli bilanciandoli con i propri punti
di forza. Tutti ne hanno almeno uno.
Può darsi che un bambino trovi la
sua vittoria nella musica, nella co-
struzione di modellini, nell'alleva-
mento di conigli o nel calcio.
Aiutare i figli a controllare il pro-
prio temperamento. Il tempera-
mento assomiglia spesso ad uno
spiritello maligno che abita in noi e
"ci costringe" a compiere azioni di
cui poi ci pentiamo. I genitori devo-
no insegnare che questo spiritello
si può controllare. «Puoi essere fu-
rioso quanto vuoi con te stesso o
anche con tua ·sorella, ma non ti
sarà mai permesso di picchiare lei
o qualunque altro. Proprio non va.
Ora ritirati nella tua stanza e ricorda
a te stesso che non devi mai pic-
chiare lei o chiunque altro». Indub-
biamente un grosso impegno... per
il papà.
Caricarli di entusiasmo per la vita .
In una famiglia felice non dovrebbe-
ro esserci momenti di "noia". o
FEBBRAIO 1994 - 13

2.4 Page 14

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REPORTAGE Tremila chilometri di staffetta di un gruppo di giovani francesi.
Mosca. Don Bosco
sulla Piazza Rossa.
UNA STAFFETTA
PER L'EST
Testo e foto di Job lnisan
Missione compiuta.
I "Rederien Koad",
65 allievi e professori,
genitori e aniici,
dell'istituto san Giovanni
Bosco di Coat-an-Doc'h,
Francia, sono rientrati
dal loro periplo
moscovita dopo avere
attraversato correndo
l'Europa dell'Est.
14 · FEBBRA IO 1994
<<'E la prima volta che vedo un lunga 4300 chilometri, dei quali tre-
gruppo di francesi come il mila a staffetta e che condurrà i 65
·vos!ro venire a Mosca. Mi congratu- Rederien Koad fino a Mosca e Ser-
lo. E così che può nascere l'amicizia guiev Possad. Il tempo fresco e sere-
tra i nostri popoli »: sono parole di no è ideale per correre. 45 corridori ,
Valérie, una giovane giornalista rus- ragazzi e ragazze, dai 15 ai 24 anni,
sa, che si esprime in un buon france- si passano il testimone e si danno il
se. Scaldano il cuore dei Rederien cambio, notte e giorno, fi no a Varsa-
Koacl gi unti a Mosca il 14 agosto. via, dove essi giungono il 12 agosto.
Avevano appena comp iuto tremila Il resto del viaggio lo faran no in tre-
chil ometri correndo giorno e notte. no per ragioni di sicurezza. 25 adulti
assicurano la logistica: auti sti, infer-
miere, fotografo , cameramen e, na-
Un'équipe di 65 persone
turalmente, chi si occupa dei viveri.
I Rederien Koacl, è il nome del
Domenica primo agosto. Le nove gruppo in lin gua bretone, non sono
precise. Véronique, 18 anni, comin- al loro primo viaggio.
cia il primo turno di una spedizione Per iniziativa di père Miche! Ba-

2.5 Page 15

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Un'avventura un po' pazza attraverso otto paesi d'Europa.
- Cordialità con i giovani russi.
zart, salesiano e fondatore del grup-
po, nel 1991 essi avevano corso fino
a Czestochowa in Polonia e l'anno
dopo fino a Roma, per non parlare
dei numerosi Tro Breiz (Tour della
Bretagna). «È una nuova sfida», di-
ce padre Bazart, «in una Europa an-
cora da costruire. Un'avventura pie-
na di coraggio, di fantasia e di
solidarietà».
Stéphanie, una abituale, la vede
come una corsa per la pace e una
scoperta di un paese dalle frontiere
ancora difficili da passare e che è cir-
condato da un certo mistero.
«Noi siamo partiti il primo di ago-
sto», commenta Christian Miche!, il
capo spedizione, «ma non abbiamo
ottenuto il permesso di entrare in
Russia che il 6, dopo che la richiesta
era stata presentata da più di tre me-
si. Una macchina è dovuta ritornare
a Parigi per cercare i visti quando
noi eravamo già in Germania».
loro parte dei tremila chilometri.
Una sfida culturale: abbiamo in-
contrato gente differente ma sempre
calorosa. Abbiamo comunicato
molto, soprattutto con i giovani del-
la repubblica Ceca, di Polonia e an-
che di Russia, nonostante le diffi-
coltà della lingua.
Una sfida spirituale: in occasione
-del nostro primo viaggio nel 1990,
eravamo andati fino a Landevennec,
punta occidentale della cristianità.
Quest'anno la meta ultima del viag-
I Rederien Koad in partenza
per l'Est.
gio è stata Serguiev Possad, a 80 chi-
lometri da Mosca, dove il monastero
della Trinità San Sergio è ancora og-
gi il centro della vita spirituale in
Ru ss ia.
E dobbiamo aggiungere: tutto il
viaggio Io abbiamo fatto in un clima
di grande amicizia e vicinanza reci-
proca».
AI di là dell ' impegno fisico, è pri-
ma di tutto un messaggio di pace e di
speranza che i Rederien sono andati
a portare dalla Bretagna in Russia,
attraversando otto nazioni d' Euro-
pa. Abbiamo vi sitato centri partico-
lari : Vézelay, Cracovia, Czesto-
chowa, Varsavia, Mosca e Serguiev
Possad. Al ritorno Berlino, senza
contare tutte le piccole borgate che
abbiamo attraversato correndo, che
sono state occasione di molti incon-
tri. «La gente è stata veramente ac-
cogliente», racconta Oliver, 24 anni.
«Ovunque siamo passati, abbiamo
sentito molto calore».
Ricordi che lasciano il segno
Tutti hanno un sacco di ricordi in
testa. Le immagini della visita di
quattro giorni a Mosca e le parole
per descrivere la Piazza Ro~sa, iJ
Cremlino, si confondono. «E una
cosa stupenda! », dice Délphine, 21
anni. «Quale contrasto però tra la
ricchezza impressionante di quel
luogo importante di Mosca e la po-
Tre sfide
«Noi ci siamo proposti tre obietti-
vi», spiega Pascal Mottais, direttore
delia scuola, lui stesso corridore e
anche autista.
«Una sfida sportiva: i 12 giorni
di staffetta sono stati rispettati. La
corsa non si è mai fermata da Coat
a Varsavia. Tutti hanno fatto la
FEBBRAIO 1994 - 15

2.6 Page 16

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Fatti&
Persone
OLANDA. Giovanni Paolo II ha nomina-
to vescovo di Rotterdam (Paesi Bassi) il
salesiano don Adrianus Herman van Luyn.
Nato nel 1935 a Utrecht, il nuovo vescovo
è stato ispettore di Olanda e nel 1980 pre-
sidente dell'assemblea dei religiosi olan-
desi. Nel 1981 fu delegato del rettor mag-
giore e poi superiore della visitatoria
dell'Università salesiana. Dal I 990 era
segretario generale della Conferenza epi-
scopale neerlandese.
AUSTRIA. A suor Maria Wachtler, una
figlia di Maria Ausiliatrice di origine
austriaca, è stato conferito dal capo della
regione del Burgenland, Karl Stix, il
"Segno di onore della Regione" e dal capo
della regione del Tirolo, Alois Parti, la
medaglia al merito della regione . Suor
Maria è dal 1965 missionaria tra gli
Yanomami , nel Regenwald del! ' Alto
Orinoco nel Venezuela.
vertà di certi quartieri! Ci sono delle
immagini che lasciano il segno!» .
Erwan, 15 anni, è della stessa idea.
«Mosca mi ha impressionato. La
Piazza Rossa è affascinante, unica.
Non è dato a tutti di vedere la catte-
drale di san Basilio con le sue cupo-
le dorate. Ma sono stato stordito dal-
la povertà, la sporcizia, le case
cadenti, tutti i poveri e i mendicanti
che ho visto a Mosca».
E Gwénolé, 18 anni, precisa: «La
televisione non ci farà mai vedere
ciò che abbiamo visto! Bambini che
chiedono l'elemosina. Non lo avrei
mai immaginato. Questo fa male al
cuore».
Veronica, 20 anni, da parte sua ri-
corda «le liturgie ortodosse, bellissi-
me e così raccolte del Monastero
San Sergio a Serguiev Possad. Un
invito a vivere meglio la mia fede!» .
A Mosca i Rederien, ospiti del Li-
ceo francese con il concorso
dell'Ambasciata, hanno visitato, ol-
tre al Cremlino, le rive della Mosco-
Ce l'abbiamo fatta!
va, dove il Mausoleo di Lenin si col-
lega ai bulbi colorati della cattedrale
di San Basilio, l' Arbat, la via Gorki,
l'Università e lo Stadio Olimpico,
senza dimenticare il metro, che si di-
ce sia il più rapido, il più bello, il più
profondo del mondo e anche il più
economico.
Altri si ricorderanno a lungo delle
due ore di attesa alla frontiera polac-
ca. «I binari russi sono più larghi di
quelli utilizzati fino in Polonia. I fer-
rovieri devono cambiare gli assi del-
le ruote».
Con la testa piena di ricordi e di la-
crime agli occhi ci siamo separati la
sera del 23 agosto, ma si pensava già
a un altro progetto per l'anno se-
guente. Dopo aver corso dall' Atlan-
tico agli Urali, i Rederien Koad vo-
gliono ripartire. Per il luglio dì
quest'anno si parla di San Giacomo
di Compostella, in Spagna.
Parola di Rederien: l' avventura
continua ...
Job Inisan
ROMA. A seguito delle deliberazioni del
Sinodo Romano il card. Camillo Ruini ha
dato incarico a don Cesare Bissoli, docen-
te presso l'Università Salesiana, di proget-
tare e organizzare la pastorale giovanile
diocesana. Attualmente la città di Roma ha
650 mila giovani dai 15 ai 29 anni (24%
della popolazione). Le parrocchie e le
assoc iazioni ne raggiungono in qualche
modo circa 60 mila, meno di uno su dieci.
VENEZUELA. Ha compi uto gli studi
presso i salesiani di Caracas, Valencia e
Los Teques il nuovo ambasciatore del
Venezuela presso la Santa Sede, Lucas
Castillo Lara. Giovanni Paolo II, riceven-
dolo in udienza, ha sottolineato l'urgenza
della partecipazione di tutte le forze sane
alla vita del Paese, potenziando «il deciso
impegno per la giustizia e per la solida-
rietà, l'onestà, la capacità di dialogo e di
partecipazione a tutti i livelli».
BUDAPEST. Nell_a parrocchia "C la-
risseum" è stata scoperta una lapide in
memoria dei salesiani che subirono perse-
cuzione per la loro fedeltà . Furono ricor-
dati tra gli altri don Janos _Anta!, futuro
catechista generale, incarcerato dai nazisti
per la difesa degli ebrei, il salesiano laico
Janos Bus, morto in carcere per i maltrat-
tamenti, e il chierico Tibor Daniel, che fu
dimesso dal carcere in fin di vita e morì
nel 1956 tra le braccia della mamma
all'età di 29 anni.
16 - FEBBRAIO 1994
IL CROLLO DI UN SISTEMA
Decine e decine di venditori ambulanti per le strade di Mosca, davanti alle
stazioni, all'uscita dal metro. File e file di povera gente, gli uni accanto agli altri.
Tutto ciò che si può immaginare si trova in vendita in questi tristi bazar nati
dopo il crollo della Russia. E così che la gente cerca di sbarcare il lunario.
La disoccupazione è piombata su questo grande paese, un fenomeno sco-
nosciuto appena tre o quattro anni fa. Un disoccupato riceve la somma simboli-
ca di 4700 rubli al mese, meno di 10 mila lire.
I più colpiti dalla povertà sono I giovani. Le Monde Diplomatique del settem-
bre scorso affermava che 154 mila di loro hanno lasciato la loro famiglia per
abitare delle cantine o delle case abbandonate. La maggioranza si mescola
alle bande dei giovani delinquenti. Alcuni genitori spingono i loro figli a rubare o
a vendere qualcosa per le strade o nei meandri del metro. Ragazzine di 12
anni si prostituiscono. A causa della povertà, 34 mila madri nel 1992 hanno
rifiutato di prendere con sé il loro neonato uscendo dalla maternità. La violen-
za guadagna terreno e trionfa la mafia. La società russa è attraversata da una
grande crisi, da un'atmosfera di decadenza, di sfaldamento.
job. in.

2.7 Page 17

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di Umberto De Vanna
I GIOVANI DEGLI ANNI '90
,, Terzo
rapporto lard
sulla condizione
giovanile in
Italia. L'istituto,
che opera da
oltre 30 anni nel
campo della
ricerca sui
processi
culturali,
educativi e
formativi,
continua a dare
un notevole
contributo alla
ricerca sulla
condizione
giovanile,,
Ha sc1itto il presidente fard Franco Bram-
billa che con la pubblicazione del terzo
rappmto, viene offerto all'Italia - genitori,
insegnanti, operatoti politici, dat01i di lavoro
opp01tunamente l' hanno aggiornata con una
nuova inchiesta condotta nel '93 e che ha da-
to risultati sorprendenti. Tra i giovani si è ma-
nifestato un vero e proprio crollo nella legitti-
- un materiale di riflessione sulla realtà gio- mazione del potere esecutivo e politico. La
vanile la cui qualità e ricchezza è notevole e figura che oggi conquista la loro :fiducia al pri-
crescente. E ha ragione. Molti sono i dati di mo posto c'è quella del magistrato. Ma c'è un
grande interesse presentati dal terzo rappo1to
sui "Giovani anni '90", pubblicato a fine ' 93
dall'editrice "il Mulino" a
cura di Alessandro Cavalli
dato confortante: paradossalmente tangento-
poli è servita a un allargamento di interesse
_ generale per la vita politica.
Nel '92 alla domanda: Le
e Antonio de Lillo.
La precedente ricerca si
cose importanti nella vita,
solo il 4 per cento dei gio-
era fermata all'88. Questi
vani aveva dichiarato che
ultimi cinque anni, dall' 88
a oggi, afferma ancora il
presidente fard, non sono
stati anni qualsiasi, pèrché
la società italiana è entrata
in una fase di grandi tra-
sformazioni.
LE NUOVE GENERA-
ZIONI. L' indagine si è
la politica era molto impor-
tante, mentre era poco o per
niente importante per il
76,8 degli intervistati.
RELIGIONE ED ETI-
CA. Il confronto con le ri-
levazioni precedenti con-
fem1a una crescita della
religione nella considera-
•estesa a 2500 giovani dai 15
ai 29 anni, e offre un quadro
zione dei giovani. La reli-
gione è molto o moltissimo
attendibile delle condizioni
importante per il 33 per
di vita e di lavoro, delle at-
cento degli intervistati.
tese, dei sistemi di valori,
degli atteggiamenti e dei
La famiglia è ancora tra i valori
più importanti per i giovani.
comp01tamenti delle nuove
Quasi otto intervistati · su
dieci si sono dichiarati
esplicitamente credenti
generazioni.
(79,4 per cento). Il restante gruppo è compo-
sto da agnostici e indifferenti. Solo una quota
IL PROLUNGAMENTO DELL'ETÀ GIO- assai piccola, il 2,8 per cento, si dichiara
VANILE. È un dato ampiamente confermato. esplicitamente ateo. Quanto alla frequenza al-
La giovinezza trascorsa più a lungo in fami-
glia nasconde però anche 1isvolti socialmente
negativi: scarsa propensione all'autonomia,
predilezione per la vita protetta, incapacità di
assumersi in proprio responsabilità per sé e
per gli altri. A questo va collegato il fenomeno
del calo della natalità. A non volere figli sono
proprio i giovani e tra essi quelli che sono vis-
suti più a lungo sulle spalle della loro famiglia.
Sta di fatto che i rapporti con la famiglia ap-
paiono tra gli aspetti più rilevanti della vita, e
la famiglia è ancora al ptimo posto tra i valo-
ri per l' 86,2 per cento dei giovani.
la messa domenicale, il 22 per cento ci va tut-
te le settimane o quasi; il 12,4 una volta al me-
se; mai il 28,2 per cento. Il sacerdote nel
grado di fiducia dei giovani viene subito dopo
la polizia, i carabinieri e gli insegnanti. Se-
guono a una certa distanza i giornalisti. Ulti-
mi gli uomini politici e i funzionari dello sta-
to.
Tra i comportamenti ch·e i giovani ritengo-
no ammissibili compaiono alle cifre più alte i
rapporti sessuali senza essere sposati (84,9),
divorziare (78,6) e convivere· (77,9). Tra le
cose che condannano e sono ritenute non am-
LA POLITICA Le interviste sono state
fatte nel febbraio '92, prima dunque del 17
febbraio, quando venne arrestato Mario Chie-
sa e si entrasse in tangentopoli. M a i curatori
missibili , superano il 90 per cento il produrre
danni a beni pubblici (cabine telefoniche,
panchine...), far uso di dtoga pesante, prende-
re qualcosa in negozio .senza pagar·e, fare a
botte con i tifosi di una squadra avversar"ia.
FEBBRAIO 1994 - 17

2.8 Page 18

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ATTUALITÀ ECCLESIALE Prende il via il Sinodo africano, un evento storico. L'occasione
Al Concilio Vaticano I
non c'era nenuneno
un vescovo di origine
africana. Al Vaticano II
i vescovi presenti
a Roma erano già 279.
Oggi i vescovi in Africa
sono 494,
oltre il 75 per cento
africani.
I cattolici in aumento
al ritmo di due milioni
all'anno.
T ra gli oltre duemilacinquecento
padri conciliari che parteciparo-
no al Vaticano II, tra ·il 1962 e il
1965, ce n' erano anche 279 africani
in rappresentanza dei 30 milioni di
cattolici del continente. Al Concilio
. Vaticano I, più o meno cent'anni pri-
ma, i vescovi dell ' Africa erano sol-
tanto 14 su circa 700 presenti. Men-
tre al Vaticano I non c'era un solo
vescovo d'origine africana, al Vati-
cano II i vescovi neri invitati erano
135. Segno d'una Chiesa che si pre-
sentava per la prima volta alla ribal-
ta della Chiesa universale, desidero-
sa d'affermare la propria identità.
18 - FEBBRAIO 1994
I Oyem (Gabon). Il vescovo salesiano
mgr Basile Mvé tra i nuovi
cresimati della sua diocesi.
IYamoussoukro (Costa d'Avorio).
La basilica di Nostra Signora
della Pace, che nella linea ricorda
San Pietro. Qui Giovanni Paolo Il
nel settembre del '90 ha preso parte
alla prima riunione della Segreteria
del Sinodo.

2.9 Page 19

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per fare il punto su una Chiesa giovane e in grande sviluppo.
Uno dei più giovani padri africani,
il camerunense Jean Zoa, esprimeva
così le attese e le speranze della
Chiesa del continente all ' inizio del
Concilio: «La Chiesa, per naturaliz-
zarsi in Africa, ha bisogno di laici e
preti che si sforzino di assimilare
ogni giorno più autenticamente il
messaggio evangelico, accettino
molto umilmente i rischi che inevi-
tabilmente comporta la ricerca di
uno stile di vita, di una presentazio-
ne della dottrina e di una celebrazio-
ne del mistero cristiano più confor-
me al genio africano».
Da allora, la Cltiesa in Africa ha
compiuto significativi passi in avan-
ti sulla strada del! ' indigenizzazione.
In poco più di trent' anni, il numero
dei cattolici del continente è triplica- ·
to, raggiungendo gli 89 milioni su
una popolazione di 638 milioni. Se-
condo le ultime statistiche, le dioce-
Aboisso (Costa d'Avorio). "Radio Paix Sanwi", una presenza nella
comunicazione sociale.
si sono 420 e le parrocchie 9000. I
vescovi 494, di cui 118 stranieri;
20.000 i sacerdoti, metà dei quali au- l' Africa, che inizierà i lavori il 10 nale. L' idea di una riunione delle
toctoiti; 42.000 le religiose; 256.000 aprile a Roma e li concluderà l' 8 Chiese del continente nero risale al
i catechisti e circa 12.000 i seminari- maggio. Un evento storico dal qua- 1973. Fu un intellettuale "converti-
sti. Cifre che indicano indiscutibil- le le Chiese particolari africane to", Alioune Diop, a lanciare il pri-
mente la straordinaria crescita della usciranno caricate dallo Spirito mo segnale di una simile concerta-
Chiesa in Africa!
Santo per diventa.re "evangelizza- zione in un incontro dei vescovi
Una Chiesa sempre più radicata trici" con dinamismo pentecostale. dell'Africa occidentale. Quattro an-
nella realtà locale, che ha raccolto Il tema unificante dell'assise è in- ni dopo, durante un convegno orga-
dunque la sfida lanciata a Kampala fatti l' evangelizzazione, la missio- nizzato ad Abidjan dalla "Società
nel 1969 da Paolo VI, primo papa a ne della Chiesa nel continente verso africana di cultura", lo stesso Diop
visita.re il continente: «Voi africani l' anno 2000. Le parole degli Atti, ritornò a proporre la suggestione di
potete e dovete a.vere una Chiesa «Voi sarete miei testimoni», lo rias- un "Concilio della Chiesa cattolica
africana». Appena 25 a.mti sono pas- sumono.
africana". Secondo lui, il profetico
sati da queste parole pronunciate vi- È la prima volta che il Papa con- appello di Paolo VI a Kampala per-
cino a.Ila tomba dell ' a.reivescovo Jo- voca un raduno continentale di que- ché gli africani diventassero "mis-
seph Kiwanuko, il primo vescovo ste dimensioni nella storia della sionari" di sé stessi, sarebbe rimasto
africano a sud del Sahara dei tempi Chiesa. Cronologicamente, il Sino- lettéra morta se fosse stato inteso so-
moderni . E il successore di Paolo VI do africano è stato annunciato il lo come una direttiva di Roma.
è già tornato dieci volte in Africa per giorno dell'Epifania del 1989 e,
incoraggiare la Chiesa locale nel suo quindi, prima del Sinodo europeo
sforzo d' incarna.re il cristianesimo convocato nell' aprile del 1990, e già Assemblea speciale per l'Africa
nella cultura africana, di forma.re fe-
deli che siano ad un tempo_«autenti-
camente cristiani ed autenticamente
africani».
Giorni di vigilia
Questa Chiesa di grande vitalità si
svoltosi alla fine dell'anno seguente.
L' assemblea africana è anche impor-
tante perché coincide con i cent' anni
di evangelizzazione d~lla maggior
parte del continente. E, quindi, il
momento di riflettere sui frutti e i
successi finora raggiunti. Ma anche
su quelli che sono i problemi, le an-
sie, i progetti, le speranze del!' Afri-
Siamo soltanto all'inizio di un
percorso lungo e travagliato. Il 3
maggio 1980, a Kinshasa, i vescovi
dello Zaire riprendevano·l'idea del
Concilio e la presentavano a Gio-
vanni Paolo II. Tre anni dopo, il car-
dinale Maluia, arcivescovo della "ca-
pitale zairese, tornava a sostenere il
prepara al terzo millennio cristiano ca. E per lanciare una "nuova evan- progetto presso il Papa. «Permet-
con un incontro ecclesiale ad alto li- gelizzazione".
·
terà alle nostre Chiese - disse - di
vello: l'ormai prossima assemblea Il Sinodo rappresenta la conclu- fare il punto sul cristianesimo in
speciale del Sinodo dei Vescovi per sione di un cammino ormai venten- Africa e di stabilire di concerto le
FEBBRAIO 1994 - 19

2.10 Page 20

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di lavoro in Vaticano seguirà una fa-
CRONOLOGIA DEL SINODO AFRICANO
6 gennaio 1989. Giovanni Paolo Il annuncia la convocazione di un'assemblea spe-
ciale del Sinodo dei Vescovi: «La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice ver-
so l'anno 2000». Nomina della prima commissione preparatoria di 1O membri (due car-
dinali della curia romana e otto vescovi africani).
21 giugno 1989. Viene costituito il Consiglio della Segreteria generale del Sinodo in-
caricato di preparare l'assemblea per l'Africa. Ne tanno parte tutti i componenti della
I commissione preparatoria più otto nuovi membri, tutti vescovi africani.
se celebrativa che vedrà il Papa ri-
tornare in Africa per promulgare i
frutti del!' assemblea. Probabilmen-
te, nel prossimo mese di novembre.
E il viaggio toccherà diverse zone
dell'Africa. La presenza del Papa
sul suolo africano sarà come il sug-
gello del più importante evento del-
24 luglio 1990. Vengono consegnati ai vescovi africani, riuniti a Lomé nel Togo, i co-
siddetti «Lineamenta», il primo documento preparatorio del Sinodo. In appendice con-
tengono 81 quesiti indirizzati alle Chiese africane sui principali problemi religiosi e civili
del continente.
8-10 settembre 1990. Per la prima volta si riunisce in terra africana il Consiglio della
Segreteria generale che prepara l'assemblea africana. Alla riunione, che si svolge a Ya-
moussoukro, in Costa d'Avorio, assiste anche Giovanni Paolo Il.
la storia della Chiesa in Africa dal
tempo dei Concili celebrati nel nord
del continente, nei primi secoli del
cristianesimo.
9-12 giugno 1992. Il Consiglio della Segreteria generale si riunisce per la seconda vol-
t.a in Africa. A Luanda, capitale dell'Angola. Anche a questa riunione presenzia il Papa.
E una tappa fondamentale per la messa a punto dell"'lnstrumentum laboris".
9 febbraio 1993. A Kampala, in Uganda, durante il X viaggio di Giovanni Paolo Il nel
continente e la lii sessione in Africa del Consiglio della Segreteria, viene presentato ai
vescovi africani il "documento di lavoro". Il Papa annuncia la data di inizio dell'assem-
blea: 1Oaprile 1994. Il Sinodo si terrà a Roma e sarà seguito da una serie di celebrazio-
ni postsinodali in Africa alla presenza di Giovanni Paolo Il.
Cinque ''pilastri" africani
Se l'evangelizzazione costituirà il
tema centrale e unificante, il dibatti-
to sinodale si svilupperà attorno a
cinque grandi "pilastri" specifica-
mente africani. L' annuncio di Cristo
e del suo Vangelo in un continente
dove i cristiani sono ancora una mi-
basi adeguate pei' I'evangelizzazio-
ne del nostro continente nel futuro».
L' anno seguente era il SECAM, il
Simposio delle conferenze episco-
pali dell'Africa e del Madagascar, a
far propria l'idea del Concilio.
Tuttavia il "Concilio nero" sem-
brava destinato a rimanere nei cas-
setti. Soprattutto per le divisioni tra
gli stessi vescovi africani. In realtà,
rispondendo alle sollecitazioni, Gio-
vanni Paolo II aveva già avviato una
consultazione. E sull'aereo che
nell'agosto del 1989 lo portava a
Lomé, nel Togo, rispondendo alle
domande dei giornalisti, il Papa con-
fermò la possibilità di tenere un in-
noranza. L'inculturazione del mes-
saggio di salvezza, affinché il cri-
stianesimo non sia più sentito in
Africa come una religione straniera.
Il dialogo ecumenico e inten-eligio-
so con l'Islam e le religioni tradizio-
. nali africane. L'applicazione della
dottrina sociale della Chiesa in que-
sta parte del mondo dove i problemi
della pace e della giustizia sono im-
mensi . E, infine, l' uso dei mezzi di
comunicazione sociale al servizio
della missione evangelizzatrice del-
la Chiesa.
Il Sinodo non è un avvenimento
che si svolge e si conclude solo in
quattro settimane. Ma è un processo
che continua e dura nel tempo. Tutta
contro continentale. Preferì tuttavia
parlare di "Sinodo" e non di "Conci-
lio". Trascorse ancora del tempo. E
quando tutti ormai ritenevano l'idea
la Chiesa in Africa, dopo ~ssersi pre-
parata per quasi quattro anni al Sino-
do, si prepara ora ad accogliere i
frutti di un rinnovamento profondo.
rinviata "sine die", a sorpresa il 6
gennaio 1989 il Papa annunciò la
convocazione di un' "assemblea spe-
ciale per l'Africa del Sinodo dei Ve-
scovi".
Subito incominciò la preparazione
di un evento così straordinario. Que-
sti cinque anni sono stati segnati da
attese e speranze. Ma anche da pole-
miche e delusioni. Specialmente per
il fatto che da Roma non era stato
concesso un "Concilio", né la possi-
bilità di far svolgere l'assise in Afri-
ca. Tanto che lo stesso Giovanni
Paolo II, annunciando il 9 febbraio a
Kampala che il Sinodo si sarebbe te-
- lo specchietto del consumismo.
nuto in Vaticano, volle spiegare dif-
fusamente i motivi della decisione.
Dopo ponderato esame dei vari luo-
ghi. proposti, la scelta era caduta su
Roma sia per l'attuale situazione so-
cio-politica in molti paesi africani,
sia perché tutti i Sinodi dei Vescovi
si sono svolti finora presso la sede di
Pietro.
Sempre a Kampala, un anno fa,
Giovanni Paolo II annunciò pure
una significativa novità che caratte-
rizzerà il Sinodo africano. Alla fase
E non solo ecclesiale. Il Sinodo
coincide, infatti, con un momento di
evoluzione dei popoli africani verso
la democrazia, sia pur tra ritardi,
confusioni, violenze, spargimenti di
sangue. Il Sinodo africano signifi-
cherà un ' importante presa di co-
scienza della Chiesa sul ruolo che
essa può svolgere per l' affermazio-
ne, tra i popoli e le comunità del con-
tinente sempre più emarginato sulla
scena mondiale, di una solidarietà
africana nel rispetto del pluralismo
razziale religioso, politico e sociale.
Silvano Stracca
20 - FEBBRAIO 1994

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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EVANGELIZZARE
I GIOVANI LAVORATORI
di Gianni Fornero
Leumann, Elle Di Ci, 1993
pp. 269, lire 20.000
Libri novità a cura di Eugenio Fizzotti
pre più grande dell'umanità.
Alle indicazioni di carattere
diagnostico e allo studio delle
categorie a rischio vengono
affiancate utili annotazioni per la
terapia della depressione. Ma di
interesse maggiore risulta tutto
ciò che ha a che fare con la sua
prevenzione e che deve essere
attivato per consentire alla perso-
na umana di non lasciarsi abbat-
tere ma di saper trovare, sempre
e dappertutto, motivi di conforto e
di gioia, nonostante le difficoltà
che la vita riserva.
i rapporti radicali e radicati con il
giudaismo. Cosl facendo, la reli-
gione ebraica appare non più
come qualcosa di estrinseco al
cristianesimo, ma come un ele-
mento intrinseco , dal valore
incomparabile .
UN UOMO, UNA DONNA.
COME GESTIRE LA VITAAOUE.
di Sylvie Tenenbaum
Torino, SEI , 1993
pp. 166, lire 20.000
Syh•ie Te.11e11b1111111
UN UOMO
UNA DONNA
IL LIEVITO E IL PANE
Pensieri per le ore difficili
di Iran Ibrahim Jacob
Padova, Messaggero, 1993
pp. 128, lire 10.000
Frutto di un intenso .convegno
di studio, svoltosi dal 26 al 29
maggio 1992 in occasione del 25°
anniversario della morte del card.
J. Cardijn, il volume riporta una
serie quanto mai interessante di
contributi che testimoniano
l'impegno di molte congregazioni
religiose a favore dei giovani
lavoratori.
·
La documentazione fornita dai
singoli relatori traccia un quadro
accurato, e talvolta impressio-
nante , della condizione dei gio-
vani lavoratori dal punto di vista
culturale, professionale , familia-
re , religioso e costituisce la base
per un impegno rinnovato al loro
servizio, così da favorirne la cre-
scita con più decisione.
Tra le relazion i fondamentali
va segnalata quella di don Egidio
Viganò, Rettor Maggiore dei
Salesiani.
STANCHI O DEPRESSI?
di Francesco Canova
Milano, Edizioni Paoline, 1992
pp. 82, lire 9000
Chi desidera farsi un'idea il
meno approssimativa possibi-
le della depressione troverà
senz'altro utile la lettura di questo
breve libretto . In esso l'autore,
già noto per altri studi di taglio
psicologico, prende in considera-
zione con stile semplice ma non
per questo superficiale tutto
quanto ha a che fare con i feno-
meni depressivi che sembra stia-
no coinvolgendo una parte sem-
L'autore di questo libretto è un
brasiliano, sposato e padre di fa-
miglia. Sono brevi riflessioni pie-
ne di spiritualità e di saggezza,
un invito al silenzio e alla medita-
zione personale per riscoprire la
voce di Dio. Pagine· semplici ,
intrise di un costante ottimismo,
che fanno riferimento alle situa-
zioni più quotidiane , alle cose
buone che nei momenti neri non
ci ricordiamo di avere.
GESÙ EBREO PRATICANTE
di Frère Ephra'im
Milano, Editrice Ancora, 1993
pp. 315, lire 35.000
Dedicato ai buongustai, il volu-
me guida alla conoscenza del
Gesù della storia, utilizzando te -
sti originali della fede e della sto-
ria di Israele, individuando in essi
EDlTR!Cf ANCOM Mn.ANO
L'opera si inserisce nel rinno-
vato clima di fraterna collabora-
zione tra ebrei e cristiani e rispon-
de alla richiesta esplicita di
Giovanni Paolo Il che , visitando
la sinagoga di Roma, sottolineò
l'esigenza di una riscoperta da
parte del cristian i della loro
appartenenza profonda al miste-
ro di Israele.
LA NOTTE DEI BARBARI
di Jan Koroc
Casale Monferrato,
Edizioni Piemme, 1993
pp. 304, lire 30.000
Con toni affascinanti e con
pathos non comune il volume
ripercorre l'avventura straordina-
riamente sofferta e offerta dal
giovane gesuita ventiseienne
Jan Koroc che, dopo il rastrella-
mento effettuato dalla polizia
cecoslovacca la notte tra il 13 e il
14 aprile 1950, si vide privato
della libertà assieme a centinaia
di altri religiosi, i cui edifici venne-
ro confiscati. Ordinato segreta-
mente vescovo l'anno successi-
vo, svolse umili lavori come ope-
raio finché nel 1960 fu condanna-
to per "attività antirivoluzionaria"
a 12 anni di carcere duro, da cui
fu liberato, In anticipo sul previ-
sto, il 20 febbraio 1968.
Amm irevole è la forza d'animo
con cui l'autore descrive, senza
Come costruire e coltivare,
giorno per giorno, la propria
vita con un'altra persona pur
rimanendo fedele ase stessi?
In che modo alimentare la
comprensione reciproca?
Quali accorgimenti occorre
tenere presenti per capire i
processi che ostacolano la
relazione di coppia e quelli
che la migliorano?
Scritto con stile semplice,
ricco di esempi vissuti, con-
creto nelle indicazioni e nelle
proposte di confronto e di
verifica, il libro nasce da una
lunghissima esperienza
dell'autrice che unisce la pra-
tica quotidiana di psicotera-
peuta individuale e di gruppo
all 'attività giornalistica.
La lettura dell'opera è cal-
damente raccomandata non
solo alle coppie, ma anche a
coloro che, a vari titoli, sono
impegnati in consultori , in
corsi prematrimoniali, in cen-
tri di assistenza alla vita.
alcun risentimento o odio, le diffi-
cili e disumane condizioni In cui
era costretto a vivere . Le infor-
mazioni, inoltre, che fornisce
sugli atteggiamenti degli altri reli-
giosi consentono di verificare
ancora una volta la potenza della
fede e la carica di coraggio forn i-
ta da forti ideali.
FEBBRAIO 1994 - 21

3.2 Page 22

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PROBLEMI EDUCATIVI Successi e scelte educative di un'opera per il ricupero dei
RICUPERARE
DAMIANO
di Gianni Frigerio
A colloquio con Jean-Marie Petitclerc, giovane
ed esperto direttore del «Foyer Père Robert»
a nord della Francia. Una struttura ideale e un
progetto educativo che si rifà a Don Bosco.
I l "Foyer Père Robert" si trova al
centro del villaggio cli Epron, un
comune di 1500 abitanti alJa periferia
di Caen. Da dieci anni Jean-Marie
Petitclerc, un salesiano di 40 anni, ne
è il direttore. Esperto in scienze
dell 'educazione, Petitclerc ha ricevu-
to l'incarico di prevenire la delin-
quenza nella zona periferica di Patigi.
Petitclerc, ci dica qualcosa del
suo Foye1:..
«Il Foyer accoglie una cinquanti-
na di adolescenti dai 13 ai 18 anni,
affidati a noi dalla direzione dei Ser-
vizi soçiali o dal Tribunale dei mino-
renni. L' opera è perfettamente inse-
rita nel tessuto sociale circostante.
Ci troviamo in una zona servita dai
bus della città e questo permette ai
giovani l' autonomia del trasporto e
la possibilità dei collegamenti».
ventata problematica dopo i nove
anni. Non aveva accettato il divorzio
dei genitori e la separazione dal pa-
dre. In seguito al trasfetimento in un
altro quartiere di periferia, Damiano
era diventato aggressivo, anche con
gli amici e gli insegnanti. Era con-
vinto che la madre non pensasse a lui
e non accettava quell ' uomo che gi-
ré\\va per casa che non era suo padre.
Non avevano voluto comprargli lo
stereo e quella sera Damiano aveva_
progettato un colpo con alcuni com-
·pagni più grandi di lui. Arrestato, si
era trovato il giorno dopo davanti al
Epron, «Foyer Père Robert». L'im-
mancabile motorino.
giudice. Fu convocata la madre, e si
pensò di affidarlo a noi».
Un salotto al «Foyer Père Robert».
La storia di Damiano
Ci racconti la storia di uno dei
suoi ragazzi. Una storia finita bene.. .
«Quando è stato presentato al
Foye r, Damiano, un ragazzo di quat-
tordici anni e mezzo, erano più di sei
mesi che non andava a scuola. "Non
mi interessa", diceva. La madre era
disperata. Damiano saltava le lezio-
ni e si accodava ad amici poco rac-
comandabili. Entrò alla fine poco al-
la volta nella piccola delinquenza. A
dire il vero la vita di Damiano era di-
22 · FEBBRAIO 1994

3.3 Page 23

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giovanissimi che hanno avuto a che fare con la giustizia.
Com'è stato l'impatto con il Foyer?
«A Damiano piacevano i motori e
stava volentieri in laboratorio. La vi-
ta del collegio gli era dura, ma com-
prese che non po~eva continuare a
vivere come prima e che il Foyer gli
poteva essere di aiuto. Poco alla vol-
ta riuscì ad accettare anche le regole
del gruppo, che gli riuscivano diffi-
cili. Per i week-end poteva ritornare
a casa. Ma la vita del Foyer com.in-
ciava a piacergli, soprattutto quando
andavamo al mare per le regate!
Ogni tanto veniva la madre eco-
minçiarono ad avvicinarsi, a capire
quanto si volevano bene. In seguito
riuscì a ritrovare anche suo padre e
fu una grande emozione quando li
facemmo incontrare al Foyer. Da-
miano cominciò a ritornare a casa
sua ogni sera e si diede seriamente a
imparare un mestiere, perché voleva
diventare un buon meccanico. Quin-
Rapporto senza formalità
tra educatori e giovani.
dici mesi dopo fu giudicato, ma il
tribunale, vedendo il suo cambia-
mento, fu clemente e lo condannò a
una settimana di prigione con la con-
dizionale. Ora sta pensando al suo
avvenire. L'anno prossimo diven-
terà apprendista. Non verrà più re-
golarmente al Foyer, ma ha già det-
to che v01Tà essere seguito ancora
dalla nostra équipe educativa».
Questo tipo di ricupero fa pensare
a una struttura e a un'organizzazio-
ne efficiente...
«Il Foyer Père Robert non è cir-
condato da muri o da barriere, e go-
de di un ' ottima posizione. Il Foyerè
diventato addirittura uno spazio di
incontro per gli abitanti della zona.
Le attrezzature, sala da gioco, cam-
po di calcio, palestra polivalente,
quando non le utilizzano i giovani
convittori, sono a disposizione delle
associazioni locali, e questo contri-
buisce a creare un buon rapporto tra
gli ospiti del Foyer e la popolazione.
La vicinanza di una città come
Caen, così come la sola dozzina di
chilometri che ci separano dal mare,
danno al Foyer una posizione geo-
grafica ideale. Possiamo contare su
tutti i vantaggi della città, e nello
stesso tempo delle possibilità del
mare, in particolare le periodiche
"crociere" sul veliero Diamond Il,
gestito dall'associazione Diamond,
con la quale il Foyer ha delle intese
privilegiate».
FEBBRAIO 1994 - 23

3.4 Page 24

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IL FOYER PÈRE ROBERT
La vita elescelteeducative al «Foyer Père Robert»ruotano attorno aqueste cinque linee:
Il Foyer è1111 luogo di gestione del diswcco. Il distacco del giovane dal suo ambiente familiare edal suo quartie-
re di origine non èvoluta come una rottura, ma come la creazione di uno spazio che permeuaal giovane di riparare
ai problemi relazionali che non hanno funzionato edi riorganizzare isuoi rapporti.
Questo distacco si dimostra benefico per la riduzione delle tensioni epermette di analizzare se le tensioni sorga-
no da semplici difficoltà di convivenza quotidiana ose provengono da fenomeni di rigetto più profondi. Questo si fa
con il coinvolgimento dei genitori,che sono costantemente associati al lavoro educativo.
Durante il suo soggiorno al Foyer, il giovane deve gradatamente acquisire una sufficiente capacità di autonomia.
Il giovane al Foyer è autonomo nei suoi trasporti (bus, bicicletta) e tutto ciò che può favorire il suo inserimento so-
ciale èincoraggiato: legami con la famiglia,la scuola, icentri di formazione,le iniziative, gli operatori sociali, iclub
sporti_vi e le associazioni locali.
Un luogo di espressione edi libera comunicazione.Al Foyer tutti imezzi sono messi in opera per favorire l'ascol-
to del giovane elasua libera espressione. La grande familiarità di rapporti tra giovani ed équipe educativa èuna car-
ta considerevole evincente. Al Foyer ogni ragazzo èautorizzato aessere in crisi. Icomportamenti, anche i più sin-
tomatici,sono letti nella logica della comunicazione: qualunque sia il suo comportamento, anchese atutta prima può
apparire disadattato, il giovane ha le sue ragioni di adottarlo, anche se non sa nemmeno lui spiegarlo. Èin qualche
modo per lui la soluzione al problema che ha in quel momento.
Gli adolescenti hanno il loro linguaggio. Alcuni di loro si esprimono con comportamenti che esprimono il loro
malessere:gesti, avolte tragici, estremi nella loro portata econseguenze, con iquali igiovani tentano disperatamente
di rivelare il loro desideiio di vivere diversamente. Si tratta di imparare adecodificare,adecifrare questo linguaggio
per poter inventare la risposta giusta.
Un luogo di costrnzione della storia. Al Foyeruna grande attenzione èdata alla storia di ciascuno. Chi ignora la
sua storia, equestovale sia per gli individui che ipopoli,ècondannato aripeterla. Aiutare un giovane ad assumere
la sua storia, anche balorda esbagliata, è per noi la sola maniera di poterlo aiutare aconcentrare le forze sulla co-
struzionedel suo avvenire. L'azioneeducativa avviene tramite incontri regolari,destinati aesplorare cosa èsucces-
sonell'adolescente prima della sua entrata al Foyer, ad aiutarlo aconfrontarsi con la sua storia eafarsi carico di un
progetto responsabile.
Un luogo di .111eri111e111azione della viw sociale. Il Foyerè aperto all'esterno epermette ai giovani di sperimenta-
re la vita sociale. Ma un eccellente mezzo di sperimentazione è, all'interno, la condivisione della vita di gruppo, che
permette ai giovani di collocarsi di fronte agli altri,enello stesso tempo di scoprire le esigenze tipiche della vita col-
lettiva.
Per dei giovani che presentano per la maggior parte delle turbe affettive, e un certo disadattamento alla vita so-
ciale, il gruppo èutilizzato come mezzo terapeutico per prendere coscienza delle loro difficoltà relazionali, edi po-
tere anche modificare leloro attitudini. Un movimento di scambievole riconoscimento non può evitare di manife-
starsi: ogni membro del gruppo deve riconoscere gli altri, se vuole essere riconosciuto.
Un luogo di sostegno per la forma zionescolastica eprofessionale. L'accettazionedi un gi_pvane al Foyer èac-
compagnata necessariamente alla formalizzazione di un progetto di formazione scolastica e professionale. Acqui-
stare una solida formazione, sfociando in una reale qualificazione, costituisce oggiun fattore indispensabile per fa-
vorire la riuscita di un vero inserimento sociale.
Jean-Marie Petiteiere
In crociera sulla Diamond.
24 - FEBBRAIO 1994
Le scelte educative
Qual è a grandi linee il progetto
educativo del Foyer ?
«L'essenziale consiste in questo:
aiutare i giovani ad assumere la lo-
ro storia, per negativa che sia, in
modo che possano concentrare le
forze sulla costruzione del loro av-
venire. Si tratta poi di completare la
loro formazione scolastica e profes-
sionale, di ricostruire la vita socia-
le, la capacità di autonomia.
Le scelte educative messe in ope-
ra si ispirano a1la pedagogia di Don
Bosco e si fondano su1la nozione di
"rispetto del giovane che ci viene
affidato": si tratta per noi di consi-
derare sempre il giovane come sog-
getto del processo educativo, e non
come un "oggetto di educazione".
In questa ottica, noi non possiamo
concepire l'educazione in altro mo-
do che in collaborazione con il gio-
vane, che resta re_sponsabile del suo
processo educativo.
L'educazione non è possibile che
su una base di fiducia. In una pe-
dagogia fondata sul rispetto, è con
il giovane che l'educatore elabo-
ra dei progetti di azione educativa,
ed è con lui che si valuta la realiz-
zazione» .
Come si colloca nei conjì·onti del-
la fede la vostra opera educativa?
«Nel nostro mondo segnato dalla
crisi e dal pluralismo delle visioni
morali, il nostro progetto educativo
punta a1la piena riconciliazione del
giovane con se stesso, e quindi an-
che a costruire i capisaldi di ordine
etico che lo portino a raggiungere
tutta la ricchezza della sua umanità.
Noi restiamo dunque esplicitamente
fedeli all'ispiraziòne cristiana. Fino
a proporre per i giovani che lo desi-
derano, nel pieno rispetto de1le esi-
genze profe~sionali del nostro
Foyer, di accedere alla fede . L'ispi-
razione cristiana della nostra opera
però non va ricercata nella quantità
delle ore dedicate all'istruzione reli - .
giosa. Come il miglior artista cri-
stiano non è quello che dipinge solo
soggetti religiosi o che esegue solo
musica religiosa, non siamo attenti
alla vocazione totale di ogni giova-
ne, che Dio chiama per nome, fa-
çendolo crescere anzitutto con il
compito specifico che ci è affidato».
Gianni Frigerio

3.5 Page 25

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di Jean-François Meurs
DITEMI CHE CREDETE IN ME! in pieno. Regala vantaggi ai primi e
svantaggi agli occhi castani: meno ri-
creazione, niente altalena, ecc.
Il giorno dopo.. . dice che si è sba-
gliata, e che gli occhi castani erano i
più furbi e i migliori, e gli occhi blu nien-
te . Incredibile, anche questa volta i ra-
gazzi accettano la menzogna senza
Ci sono ricompense e castighi
che fanno male, fisicamente. E ci
sono soprattutto premi e castighi
che colpiscono il morale. Le nostre
parole e il nostro rapporto con gli
altri possono far vivere o morire in
profondità. Svilire, deludere, de-
classare abbattono più di un casti-
go fisico. Mentre un incoraggia-
mento può esaltare. In ogni caso
tutto, Stefano si è messo a piangere
con tutte le sue forze .
È terribile e mi riempie di rabbia il po-
tere degli insegnanti. Ho ripensato a
un filmato che abbiamo visto a scuola
di religione. Era una "lezione di discri-
minazione". Una maestra degli Stati
Uniti si propone di combattere il razzi-
smo e decide di far sentire ai suoi allie-
fiatare. Anzi le vittime del primo giorno
erano tutte contente di diventare i car-
nefici nei confronti dei loro compagni!
Guardando la scena, pensavo che
era troppo facile con dei bambini, ma
ho visto che funziona anche con gli
adulti. E questo mi ha fatto venire rab-
bia e paura. I "preferiti" si comportano
tutti come pecore belanti, sottomessi,
ma ben uniti. lo speravo che gli altri
un adolescente ha bisogno di es- vi tutto il male che questo può produr- avrebbero fatto la rivoluzione, ma non
sere incoraggiato...
re. Un giorno, dice che chi ha gli occhi riuscivano a raggiungere la solidarietà
blu è più intelligente di chi ha gli occhi tra di loro. Quando c'era uno che osa-
castani. E dato che lo dice la maestra, va ribellarsi , gli altri lo lasciavano af-
gli allievi ci credono, soprattutto quelli frontare il pericolo tutto solo', ben con- .
che sono stati definiti "i migliori". E lei tenti che non ci si occupasse di loro
rincara la dose: in pochi minuti, usan- mentre il compagno riceveva una va-
Venerdì 29 ottobre. Oggi è un brutto do soltanto parole cattive e facendo langa di botte.
giorno. La nuova professoressa di sto- delle ingiuste discriminazioni, schiac- Ciò che più colpisce, è che gli allievi
ria mi ha scritto sul diario: «Allievo po-
_co desiderabile» . Ebbene, per essere
una debuttante, non si considera certo
un'insegnante di serie C. Quattro setti-
mane di scuola, e mi ha già giudicato e
condannato! Se però vuol parlare di
cose poco desiderabili, cominci a sen-
tire le sue lezioni.. . Da parte mia, il giu-
dicarmi così , mi fa perdere anche
quella poca voglia che ho.
cia gli occhi castanf e si fa amica degli avevano dei migliori risultati quando
Così 1MPARfR4l J altri. La furbastra! E i ragazzi ci stanno
facevano parte del gruppo che veniva
dichiarato migliore. E nello stesso
tempo, quando venivano messi nel
· gruppo dei peggiori, non si impegna-
vano.
A No~ SAPERE ·
LA LE210 ~f'.
Forse sembrerà che voglio vantarmi
o passare per super-intelligente, ma
.DI TR !GDNoH6rQIAl!
so bene che la questione è ben più
Anche il mio fratellino Stefano è tor-
nato da scuola di cattivo umore. Aveva
un grande graffio sulla schiena, e
'-;J";
profonda che una semplice storia di di-
scriminazione. Se la cosa ha funzio-
nato è perché la maestra ricompensa-
un'enorme macchia blu. Non voleva
dire niente, e papà credeva che fosse
,/";
l'
va gli uni e puniva gli altri. Penso che
su questo punto il filmato non fosse
stato picchiato da un suo compagno, e
molto chiaro . C~rto, vi sono i premi
ha voluto sapere a tutti i costi. Alla fine,
Stefano ha raccontato che stava don-
materiali e i castighi, ma vi sono so-
~
prattutto le parole che abbassano o fe-
dolandosi $ulla sedia durante la pre-
ghiera all'inizio dell'ora, ma è rotolato
\\
riscono il morale. Uno schiaffo fa male
\\ alla guancia, ma questo non dura. Il
giù e ha battuto contro l'angolo del
giorno dopo è il cuore che sta ancora
banco di dietro. Ma non ha osato dire
nulla, né farsi vedere , e nemmeno
piangere, perché la maestra gli ha det-
to: «Spero che ti sia fatto male!». E
~
l-
male.
Ma è davvero fantastico un profes-
sore che ti fa un complimento e ti spin-
ge a credere in te!
soltanto quando ha finito di raccontare
FEBBRAIO 1994 -25

3.6 Page 26

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FOTOSERVIZIO Una nuova chiesa, una scuola e un centro sociale inaugurati nell'
Arunachal Pradesh. Ragazze di una
scuola cattolica in divisa.
NEL PAESE
DEL SOLE
CHESORGE
di Menico Corrente
I giovani hanno portato
il cristianesimo
nell'Arunachal Pradesh,
uno stato indiano
.confinante col Bhutan,
il Tibet, la Cina e la
Birmania, una terra di
più di 900 mila abitanti
appartenenti a quasi 80
tribù, dove una legge
proibisce le conversioni.
26 - FEBBRAIO 1994
A runachal Pradesh significa "il
paese del sole che sm-ge" e il po-
polo oggi è sulla strada per uscire
dalla oscurità per incontrare la luce
del risorto, Gesù, figlio di Dio. Fu
nel 1977 che il salesiano don Tho-
mas Menamparampil, preside della
Don Bosco School di Shillong, e og-
gi vescovo, decise di fare un viaggio
coraggioso in questa regione. Ebbe
un incidente e fu ricoverato in osp~-
dale per una frattura al ginocchio.
Insanguinato e sofferente, ebbe tut-
tavia modo di battezzare la famiglia
del signor Wanglat Lowang, un capo
della tribtt Nocte. Questo fu l' inizio
di un forte movimento nella regione
di Arunachal. La gente cominciò a
manifestare interesse verso il cristia-
nesimo e i giovani, ragazzi e ragaz-
ze, cominciarono a venù·e in massa
nelle scuole salesiane. Nonostante le
difficoltà organizzative e la povertà,
le scuole più vicine aprirono loro le

3.7 Page 27

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Arunachal Pradesh, uno stato indiano dove è proibito farsi cristiani.
ArunachalPradesh.
In primo piano autorità civili
di religione cattolica.
è stata rifatta più bella e più grande,
visibile anche da lontano. Negli altri
villaggi seguirono presto l'esempio
di questi cristiani . I giovani allievi
salesiani che tornavano alle loro ca-
se per le vacanze predicarono senza
paura il Vangelo e portarono il popo-
lo alla fede. Oggi Arunachal ha mol-
te migliaia di cattolici. Oltre ai due
centri dei salesiani sono attivamente
impegnati i padri missionari france-
scani e il clero diocesano.
Nello stato non vi sono sacerdoti
residenti, suore o istituzioni. Sono i
giovani a conservare la fede viva
nella loro terra. Ogni volta che è
possibile, il sacerdote entra nel vil-
laggio. Campi biblici e altre iniziati-
ve per i giovani li aiutano a diventa-
re apostoli della religione.
Usciti allo scoperto
Due anni fa a Itanagar, la capitale
dello stato, ci fu una grande assem-
blea che mostrò la forza della fede
nel popolo. Undicirn.ila cattolici si
raccolsero per la prima volta mani-
festando pubblicamente la loro reli-
gione attraverso una processione eu-
caristica e una messa solenne,
presenti il primo ministro e i rappre-
sentanti di numerose tribù con i loro
magnifici e coloratissimi costumi.
Anche l' anno scorso ad agosto ol-
I Arunachal Pradesh. Un rappresentante dell'Assemblea Legislativa
accoglie msr. Menamparampil per la benedizione della prima chiesa.
A sinistra Madre Teresa.
tre cinquemila cristiani hanno dato il
benvenuto a due ministri e ad altre
autorità, presenti insieme a monsi-
gnor Menamparampil, 32 sacerdoti
e 52 suore; venuti da oltre confine
per partecipare alla festa. In quella
· occasione era presente anche Madre
Teresa di Calcutta. Pur malferma in
salute, ha voluto assistere alla bene-
dizione della nuova grande chiesa a
porte e li aiutarono. Più tardi furono chiesto e ricevuto il battesimo a Bor- Maria Ausiliatrice, la scuola Don
allestiti due centri a Tinsukia e Har- duria. Ben presto la gente innalzò Bosco e il centro sociale.
mutty nello stato dell 'Assam perché una chiesetta in onore di Maria Au- Queste due manifestazioni hanno
si prendessero cura appositamente siliatrice, che divenne la prima chie- portato molto entusiasmo. La forza
della gente di Arunachal.
sa cattolica in quegli 83.700 chilo- della Chiesa e la testimonianza con
metri quadrati.
cui i giovani vivono e predicano la
Poi una violenta persecuzione at- fede anche tra le minacce e le oppo_-
Come nasce la Chiesa
traversò il paese. Ma quanto più ve- sizioni hanno toccato molti cuori. E
nivano perseguitati, più il numero ai giovani che va gran parte del me-
delle persone accon-eva alla fede . La rito della evangelizzazione di questa
Dal 1979 nel villaggio dove vive il gente di Borduria impedì la distru- regione.
signor Wanglat moltissimi hanno zione della piccola chiesa, che oggi
o
FEBBRAIO 1994 - 27

3.8 Page 28

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TESTIMONI Cinquant'anni fa si compiva il sacrificio dell'eroico carabiniere di Torrimpietra
IL VANGELO DI ·
SALVO D'ACQUISTO
di Marino Codi
Medaglia d'oro al valor
militare, il vicebrigadiere
Salvo D'Acquisto,
exallievo salesiano
di Napoli-Vomero,
è in attesa della
glorificazione dei santi.
Le ore che precedettero
la sua fucilazione.
T utto cominciò alla vigilia del 23
settembre 1943, quando arriva-
rono in Palidoro, piccola borgata a
una trentina di chilometri da Roma,
circa duecento tedeschi. Quando la
gente rientrò dai campi - era tempo
di vendemmia - capì subito che le
cose andavano male. I soldati la fa-
cevano da padroni e la gente si chiu-
se in casà, specialmente gli uomini e
i giovani . Palidoro dipendeva da
Tonimpietra per l'ordine pubblico.
Qui vi era la caserma dei carabinieri,
dove, da nove mesi era vicebrigadie-
re Salvo D' Acquisto.
Il fattaccio
Un gruppo di soldati si era siste-
mato in una antica torre saracena,
adibita fino a poco prima a caserma
della Guardia di Finanza. A un dato
momento una fortissima deflagra-
zione scosse dalle fondamenta la
torre e mandò in frantumi i vetri del-
le case. Cos' era successo? Probabil-
mente i soldati si erano messi a rovi-
28 - FEBBRAIO 1994
I Napoli. Salvo D'Acquisto, medaglia d'oro al valor militare, in un altorilievo di
Facchino nell'aula magna dei salesiani del Vomero. Primo di cinque figli,
Salvo è nato a Napoli, in Via San Gennaro ad Antignano. A Salvo O'Acquisto
sono oggi intestate 21 caserme, 55 scuole, 355 strade, 52 piazze e 18
monumenti.
·

3.9 Page 29

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che si offrì per salvare la vita di 22 ostaggi dei tedeschi.
Brevi--s~s
stare in ogni angolo e successe la di-
sgrazia: nello. scoppio un soldato
morì e due rimasero gravemente fe-
riti. Il comando tedesco non si diede
pena di indagare sull'accaduto e si
buttò subito sull'idea dell'attentato.
E toccava ai tutori dell'ordine pub-
blico scoprire il colpevole.
A ToITimpietra prima delle otto
Salvo era al suo tavolo di lavoro,
benché avesse passato la notte in
bianco. Chissà con quale presenti-
mento, prima dell'alba si era recato
in parrocchia, si era confessato e
aveva ricevuto l'Eucàristia. Ode ben
presto uno sbraitare di ordini in tede-
sco seguiti da un1:1 nota voce che
chiama da basso. E quella del fab-
brofe1Taio che ha la bottega sulla
piazzetta della caserma. Reclamano
il comandante, che non c'è. Una
fonte dice che era stato convocato a
Roma. Manca anche il brigadiere.
Strana coincidenza. Il più alto grado
è dunque lui. In maniche di camicia
si affretta a scendere dabbasso sfor-
zandosi di rimanere calmo. Ai piedi
della scala lo aspettano due tedeschi
armati fino ai denti. Senza proferir
parola, lo colpiscono sulle braccia e
sul capo con il calcio del mitra. Poi
lo caricano di peso sul loro sidecar
che riparte verso Palidoro. Altri te-
deschi intanto rastrellavano cin-
quanta ostaggi in Torrimpietra.
Scartarono poi vecchi e bambini,
caricarono i 21 .rimasti su un auto-
carro e si diressero verso Palidoro.
Qui presero un giovane, credendolo
un carabiniere in borghese e lo ag-
gregarono agli altri. Più tardi riuscì a
dimostrare, esibendo la tessera, che
era un operaio delle ferrnvie. Ma do-
vette anche lui restare con gli altri.
«Siete tutti liberi»
Salvo è già sul posto, guardato a
vista dai soldati armati. Lo hanno
percosso ancora sulla piazza del
paese. Lo portano davanti agli
ostaggi e gli ordinano di indicare il
responsabile dell'attentato. Salvo ri-
pete la loro assoluta estraneità al fat-
to. I tedeschi insistono e mettono in
mano a ogni ostaggio una pala, ordi-
nando di scavarsi la fossa. Ogni pa-
rola è insufficiente a descrivere la di-
sperazione _di quei poveretti: implo-
rano pietà, gridano la loro innocen-
za, mentre il comandante tedesco
sollecita, urla, sbraita contro il vice-
brigadiere perché si decida a indica-
re il colpevole. L'accusa non sta in
piedi, lo sanno anche loro, ma devo-
no salvare la faccia davanti ai supe-
riori, devono comunque trovare un
colpevole. Salvo capisce che ci vuo-
le un capro espiatorio e tra i 22 non
c'è. Si rende perfettamente conto
che la sua insistenza nel proclamare
l'innocenza degli ostaggi inasprisce
ancor di più i tedeschi. Lo percuoto-
no ancora, gli stracciano la camicia.
Ripete che gli ostaggi non hanno
nulla a che vedere con lo scoppio.
Cosa deve confessare, che è stato
lui? Basterà questo a far liberare gli
ostaggi? Forse sì, anzi, ne è sicuro. E
gli ostaggi guardano a lui.
Con sicurezza, Salvo si alza da-
vanti a loro e dice forte: «Tra poco
sarete tutti liberi! ». Fa cenno all'in-
terprete di chiamare il comandante.
Questi accorre convinto che il sot-
toufficiale si sia deciso a svelare il
nome del colpevole. E invece si sen-
te dire con voce ferma: «Sono stato
io! Loro non c'entrano, lasciateli an-
dare! ». Non ci crede l 'ufficiale, non
ci credono gli ostaggi. Il comandan-
te non ha dubbi e con la mano fa un
segno come per dire: «Ma a chi la
vuoi raccontare?». Ma Salvo non
torna indietro. Il tedesco vistolo irre-
movibile, ordina all'interprete di la-
sciar andare gli ostaggi. Nessuno si
muove: sono come impietriti, temo-
no una trappola. Ma Salvo fa cenno
di andare tranquillamente, e l'inter-
prete gli dice: «Tu, dentl'o !».
Menfre gli ostaggi vanno verso la
libertà, camminando come ubriachi,
aspettandosi una scarica di mitra al-
le spalle, la soldataglia sghignazza.
Salvo li guarda, poi si volta verso il
plotone di esecuzione. Anche l'uffi-
ciale si è voltato per dar l'ordine di
sparare, ma Salvo lo anticipa e grida
forte: «Viva l' Italia! ». L'ultima sil-
laba si perde nel crepitare dei fucili.
va Marino Codi, SAL D'ACQUISTO,
storia di una vita donata,
LDC, pagg . 108, lire 8000.
ALBANIA. L'anno nuovo ha porta-
to un po' di serenità ai salesiani di
Tirana, alle prese con la burocrazia
locale e con i vecchi proprietari che
impedivano l'attribuzione del ter-
reno dove dovrà sorgere la scuola
professionale. Ora finalmente il per-
messo è venuto e questo è il primo
passo per poter realizzare i progetti
che sono in cantiere, promossi e fi-
nanziati a cura del VIS (Volontariato
Internazionale per lo Sviluppo) di
.Iwma. A Tiranac' ègià una comunità
di figlie di Maria Ausiliatrice, con un
oratorio popolare e un piccolo labo-
ratorio di dattilografia e altre opere
per le ragazze più povere. I tre sale-
siani sono anc h'essi impegnati
nell 'oratorio e si curano dell ' attività
pastorale del distretto.
ANGOLA. Suor Agnese Barzaghi è
tornata per un breve periodo in Italia
a un anno esatto dalla ripresa delle
ostilità in Angola. La situazione a
Luanda è così grave che è venuta a
stendere la mano. I ragazzi che bus-
sano alla porta sono tanti, tutti gio-
vanissimi. I più grandi spesso
spariscono.
ROMA. Per la prima volta si sono
ritrovati a convegno salesiani parro-
ci, incaricati dell ' oratorio, figlie di
Maria Ausiliatrice, salesiane oblate,
cooperatori e laici impegnati nei
consigli pastorali. Convocati da
don Dalmazio Maggi, hanno riaffer-
mato l'attualità della scelta gio-
van ile e popolare di Don Bosco an-
che in parrocchia e l'esigenza di
condividerla sempre più con i laici.
Nella parrocchia sa lesiana-è stato
detto - l'oratorio è parte integrante
del progetto pastorale. Con le sue
attività di tipo sportivo, culturale e
sociale, apostolico e mi ssionario
diventa centro e punto di pa11enza
per un a "nuova missionarietà" tra i
giovani. E tra le priorità la volontà
di inserire maggiormente i laici
nelle attività parrocchiali e oratori-
ane. Laici che devono però trovare
nella comunità lo spazio per quali-
ficarsi nella corresponsabilità e
nella formazione.
MOZAMBICO. Con il prossimo
anno scolastico le autorità di Maputo
restituiranno alle figlie di Maria
Ausiliatrice il collegio "Nostra
Senhora Auxiliadora". Data la situ-
azione scolastica del Paese sarà un
impegno non indifferente riattivare
un complesso scolastico che risale
aU' epoca coloniale e che oggi è com-
pletamente in rovina. Ma l'urgenza
di assicurare ai giovani la possibilità
di imparare a leggere e scrivere, farà
superare le difficoltà.
FEBBRAIO 1994 29

3.10 Page 30

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PROBLEMI EDUCATIVI Nel calcio giovanissimi, abolite le classifiche, per favorire il
LASCIAMOLI
GIOCARE
di Alessandro Risso
Don A ldo Rabino,
presidente regionale del
settore giovanile gioco
calcio. Sulle scuole
di calcio dice: «Ciò che
conta è che gli istruttori
siano prima di tutto
degli educatori».
L'obiettivo è sempre lo stesso:
far crescere l' uomo e la perso-
na. E anche se Machiavelli non è au-
tore in auge nella cultura cattolica, si
può ben dire che il fi ne giustifica il
mezzo. E in questo caso, il mezzo è
un pall one.
Don Aldo Rabino, salesiano, è da
cinque anni presidente del settore
giovanile e scolastico della Federa-
zione Gioco Calcio del Piemonte:
«Non era mia intenzione accettare,
ma dopo tutto sono convinto che non
c' è null a come lo sport per aggrega-
re la massa dei giovani». E il calcio
tra i maschietti fa la parte del leone:
limitando lo sguardo al Piemonte,
abbiamo 600 società con 2000 squa-
dre per circa 50 mi la tesserati, tutti
tra gli 8 ed i 16 anni . Don Aldo è an-
che noto al grande pubblico dei cal-
ciofili perché cappellano del Torino,
da 12 anni con la prima sq uadra , do-
po 10 passati con le giovani li grana-
ta. Ci tiene a sottolineare di aver se-
gu ito altri sport, ma prima di tutti il
calcio: «Arrivo da un oratorio sale-
siano, bambino al tempo della guer-
ra. Il football era lo sport più popola-
re, quello più per i poveri.Lo sport
era occasione per emergere, palestra
di vita, di disciplina, occasione per
30 · FEBBRAIO 1994
vi ncere le nostre povertà, per stare
insieme. Imparavamo a stringere i
denti, il valore dell ' allenamento,
della fatica. Alcuni dei giovan i di al-
lora sono diventati campioni, non
solo cli sport, ma anche di vita».
Il rovescio della medaglia
Le cronache dei giornali però di-
pingono anche un quadro meno idil-
liaco, il rovescio della medaglia che
fa ricadere i suoi effetti negativi dal
calcio in vetrina ai campetti di peri-
feria: violenza in campo e sugli spal-
ti , turpiloquio abituale, provocazio-
ni e sceneggiate, miraggio del
denaro faci le, atteggiamenti da bim-
bi viziati. Lo sport da solo non edu-
ca, occorrono strutture adeguate ma
Anche oggi il calcio ~ra
i ragazzi fa la parte del leone.
I Scuola di calcio di provincia.
In Italia sono centinaia di migliaia
i tesserati tra gli 8 e i 16 anni.
soprattutto le gi uste guide, persone
che lo considerino un mezzo e non
un fine .
Per questo le maggiori energie or-
ganizzative di don Rabino so no de-
stinate all a formazione di tecnici e
dirigenti. È un lavoro a lunga sca-
denza, perché si tratta di cambiare
mentalità consolidate: si gioca per
vincere, geni tori e dirigenti puntano
alla carriera dei ragazzi, che spesso è
anche la propria realizzazione. In-
contri con esperti, fascicoli, dispen-
se, stage tecnici a Maen in Val d' Ao-
sta, sono gli strumenti cli un lavoro a
lunga scadenza, perché ,si tratta di
cambiare una mentalità. E troppo al-
lettante inseguire con un pallone il
successo, la notori età, la ricchezza...

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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gioco. Proibiti i trasferimenti fuori regione prima dei 16 anni.
Le scuole di calcio
Anche le Scuole Calcio portano
fieno in cascina: i genitori pagano
affinché il figlio impari ifondamen-
tali e si affini nel gioco.
Alcune non valgono più della buo-
na volontà di qualche istruttore, altre
hanno professionalità di facciata,
ma poca anima, altre ancora rag-
giungono livelli di qualità conosciu-
Giovanissimi giapponesi
a scuola di calcio in Italia.
Nel calcio giovanile non corre de-
naro fino a quando una grossa so-
cietà mette gli occhi addosso ad un
ragazzo: fa un effetto strano sapere
di valere 5, 10 o anche 50 milioni
senza aver ancora finfro la scuola
dell'obbligo. «Non vogliamo che
vengano allevati polli ali' ingrasso
dimenticando la persona - spiega
don Aldo. - Per questo siamo la
prima Federazione in Italia ad aver
proibito trasferimenti fuori regione
prima dei 16 anni: troppi ragazzi fi-
nivano con l'abbandonare la scuola.
E prima dei 12 anni non possono ve-
nir fatti provini di giocatori, sempre
per rispetto del bambino». Ma per la
piccola società, con gli sponsor sem-
pre meno munifici in periodo di crisi
economica, il trasferimento di un
"campioncino in erba" aggiusta il
bilancio di tutta la stagione.
Rivista a servizio dei giovani
dai 15 anni in poi
66 paginé a colori: in ogni numero
approfondimenti culturali
e orientamenti per l'avvenire,
di aggiornamento
e di riferimenti cristiani
Rubriche di amicizia e di ascolto
REGALATEVI UN
ABBONAMENTO PER UN ANNO
Abbonate la vostra classe
o il vostro gruppo
Abbonamento singolo: lire 27.000
Abbonamento pacco per scuole
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abbonamenti allo stesso indirizzo)
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DIMENSIONI NUOVE
Editrice ELLE DI Cl
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95 .91 .091
c/c Postale 8128
FEBBRAIO 1994 - 31

4.2 Page 32

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ti oltre i confini nazionali: ad esem-
pio il Goal Club di Altafini ha già un
centinaio di giapponesi prenotati per
l'estate '94.
Don Rabino benedice tutti, con la
solita avvertenza: «Ciò che conta è
che gli istruttori siano prima di tutto
degli educatori» . Non sarà che si
sente la mancanza dell'oratorio? di
quel luogo protetto in cui due capita-
ni, spesso i due portieri, facevano a
pari e dispari per la prima scelta e
poi, alternativamente, chiamavano
uno dopo l'altro i compagni nel pro-
prio campo dai pm bravi alle
"schiappe", relegate nel ruolo di ter-
zino o ala sinistra, ma tutti poi trova-
vano posto in squadra. Non il calcio
d'éljte, ma il gioco del pallone.
«E vero - concorda don Rabino
- mancano gli oratori. E dove esi-
stono, spesso non c'è l'adulto che si
interessa, che sta in mezzo ai giova-
ni. Le società sportive sopperisco-
no, con persone di buona volontà
che si preoccupano anche della cre-
scita dei ragazzi, ma non h{lnno in
questo l'obiettivo primario. E inevi-
tabile che giocando per vincere av-
venga una selezione che premia i più
capaci; almeno le società più grosse
hanno tutte una seconda squadra, a
volte una terza, in ogni categoria per
far spazio a più giocatori». Per recu-
perare il senso del gioco opposto a
quello solo agonistico, il Comitato
piemontese FIGC ha deciso di aboli-
re le classifiche per Pulcini ed Esor-
dienti, le categorie dei più piccini, e
obbliga ad effettuare tutte le sostitu-
zioni entro l'inizio della ripresa.
A SCUOLA DA ALTAFINI
Per capire il posto che occupa nell'olimpo del
calcio, nulla è più eloquente della statistica con le
sue nude cifre: due campionati di serie A in Brasi-
le, poi 18 in Italia con 459 presenze, condite da 280
reti, quarto cannoniere di tutti i tempi, dopo Piola,
Nordhal e Meazza. Nessuno però ha fatto meglio di
lui come goleador in Coppa Campioni : 14 centri,
un record che promette di resistere ancora molti
anni. Prodezze inserite in un palmares che si com-
menta da solo: scudetto brasiliano, Campione del
I Mondo nel' 58 con la Nazionale Carioca, due cam-
pionati e la Coppa Campioni conquistati con il Mi-
lan, un lungo periodo al Napoli e ancora due scu-
detti nelle file della Juventus prima di chiudere la
carriera.
José Altafini. «Il momento difficile è
quando i genitori vogliono fare del
proprio figlio un "campioncino"».
Per chi non l'avesse riconosciuto, si tratta di José Altafini. Il calcio è ancora tutta la sua vi-
ta, e l'Italia la sua patria; lo apprezziamo arguto commentatore a Telemontecarlo, gioca e se-
gna nelle partite tra amici con la stessa passione di quando aveva iniziato tra i ragazzini del
Palmeiras, dirige un ' organizzatissima scuola calcio tra Torino e Courmayeur.
Ma allora, campioni si nasce o si diventa ?
«Talenti, si nasce. Può esserlo già un bambino di 7-8 anni, se viene seguito e plasmato nel
modo giusto. È sempre possibile diventare buoni giocatori, applicandosi con generosità e de-
terminazione. li campione fatica meno per an-ivare, ed in genere ha meno v<:glia di soffrire» .
EAltafi11i?
«Io ero a mezza strada: ho dovuto lottare per affermarmi, ma una parte di me non voleva
soffrire negli allenamenti».
Nei giovani c'è oggi il giusto spirito di sacrificio?
«Abbastanza, ner quello che vedo dall'esperienza della Scuola Calcio. Pensiamo di dare
una mano ai genitori: impostiamo una certa disciplina negli orari, nell'alimentazione, nella
gestione dei propri soldi, insegniamo anche a lavarsi la roba. I ragazzi, abituati ad avere la
mamma che provvede a tutto, la prendono con filosofia e ne fanno un motivo di insegna-
mento».
Le Scuole Calcio proliferano. Sono soltantòwi business?
«Qui la facciamo con passione: quando si è stati nello sport tanti anni è difficile lasciarlo
per fare altre cose, e si cerca di proseguire su quella strada. Certo non si lavora gratis, ma il
lato economico non è tutto. Per i due mesi di stage estivi lavoriamo tutto l'anno e scegliamo
gli istruttori non solo preparati sul calcio, ma che sappiano trattare con i ragazzi. La cosa più
importante è il rapporto umano che si crea nel gruppo».
Segnalate i migliori a società importanti ? E qualcuno si monta la testa ?
«Prima di tutto da noi sono tutti uguali. Se un ragazzo arriva facendo il saputello cerchia-
mo subito di farlo scendere da cavallo. Chi ha giocato al calcio tanti anni sa che sono atteg-
giamenti che non portano lontano.
Alla fine di ogni turno consegniamo una scheda tecnica segnalando pregi e difetti; una co-
pia la teniamo noi e una la possiamo mandare a società interessate, anche professionistiche».
Capita spesso?
«Sono parecchi i ragazzi in gamba. Per noi il momento difficile è quando sono i genitori a
chiederci di aiutare il figlio ad entrare nel giro importante, anche se non ne ha i numeri».
r.a.
32 - FEBBRAIO 1994
I Altri ragazzi giapponesi
in allenamento
In mezzo ai ragazzi
Ma i regolamenti, da soli, contano
poco. Vale l'insegnamento, vale
l'esempio. Che non si può dare se
non in mezzo ai ragazzi. Se non arri~
vano, li si va a trovare. Conclude
don Rabino, che qualcuno considera
un salesiano atipico, ma che in realtà
incarna ed attualizza il vero spirito
del "cortile" voluto da Don Bosco:
«Se don Camilla andava anche in
"piola" a parlare con i suoi pan·oc-
chiani, il viceparroco può andare al
campo sportivo, dove sono i suoi
giovani».
Af)che questo è un modo di "fare
oratorio".
Alessandro Risso

4.3 Page 33

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di Giuseppina Cudemo
L'UOMO SENZA VOLTO
Con questo film Mel Gibson esor-
disce nella regia e lo fa con succes-
so: la storia è ricca di risvolti psicolo-
gici, di sviluppi positivi, di vera e
toccante umanità. E anche se non
possiamo gridare al capolavoro, con
questi chiari di luna un film così è il
benvenuto.
La vicenda è ambientata nel mitico
1969, in una cittadina del New En-
gland ed è la storia dell'amicizia fra
Chuck, un ragazzino orfano di padre,
ed un uomo misterioso. I compaesa-
ni lo chiamano il "mostro", non loco-
noscono ma sanno che ha la parte
destra del volto orribilmente defor-
mata, che ha un carattere scorbutico
e che fa una vita da nottambulo soli-
tario . Lo circondano così di ostilità
e di diffidenza, condannandolo ad
una solitudine senza appello. Solo
Chuck si sente attratto dal "mistero"
di quest'uomo, si mette in contatto
con lui e quando scopre che è un ex
insegnante, gli chiede di aiutarlo a
preparare l'esame di ammissione
all'Accademia militare. Fra i due na-
sce una solidarietà profonda, che
riempie il vuoto affettivo di entrambi:
il ragazzo trova così un aiuto ad af-
frontare i grossi problemi di rapporto
che ha con la madre e con le due so-
relle e che rendono difficile la sua
adolescenza, e l'uomo, tormentato
dal ricordo e dai sensi di colpa per il
terribile incidente d'auto che l'ha sfi-
gurato e che ha causato la morte di .
un adolescente, uscirà da se stesso
e riacquisterà fiducia nella vita e nel-
le sue capacità. Entrambi , grazie a
questa amicizia intensa e preziosa
che li lega, matureranno più in fretta
THE MAN WITHOUT
AFACE
REGIA: Mel Gibson
Durata: 1h e 56'
Interpreti: Mel Gibson
(Mc Leod), Nick Stahl (Chuck),
Margareth Whitton, Fay
Masterson, Gaby Hoffman.
Origine: USA, Wamer Bros,
1993
I Nick Stahl nella parte di Chuck,
al suo primo film.
e impareranno a rivedere molti dei
pregiudizi con cui erano soliti giudi-
care il mondo, mentre l'insegnante
saprà installare nel ragazzo il valore
della cultura, della fantasia e della di-
gnità.
Una storia positiva, come si vede,
in cui vengono valorizzati ed esaltati
i rapporti umani , che nascono al di là
della diffidenza e del perbenismo.
Una storia toccante, e di ampio spa-
zio alla speranza nell'uomo e soprat-
tutto nei giovani, carichi dei loro en-
tusiasmi e della loro sete di futuro,
malgrado le evidenti negatività del
mondo che li circonda, con i suoi li-
mitati orizzonti e le sue codificazioni
di comodo.
Mel Gibson ha saputo confeziona-
re un film delicato e crepuscolare ,
che parla al cuore e alla ragione de-
gli spettatori. Come interprete poi, in
un ruolo ombroso e difficile, ha dato
prova di non essere solo il bel tene-
broso dal cuore di ghiaccio delle sue
precedenti interpretazioni. Quel vol-
to ridotto ad un grumo di cicatrici ,
quegli occhi tristi che non vorrebbero
ricordare rimarranno a lungo nella
nostra memoria. Così come non di-
menticheremo il piccolo Nick Stahl,
che ci ha incantato con la sua fre-
schezza e la sua sincerità.
Qualche critico severo ha definito
"furba" l'interpretazione di Gibson e
forse lo è pure, ma solo quel tanto da
fargli guadagnare la nostra simpatia.
Il resto scorre bene senza forzatu-
. re: la durezza nei confronti dell'ipo-
crisia -dei benpensanti, il tono som-
messo e sobrio, l'affetto ai sen-
timenti che cerca di non indulgere al
sentimentalismo, la commozione su-
scitata senza lacrime facili, la solitu-
. dine sofferta e dignitosa del "mo-
stro", che tira fuori tutta la sua
maturità grazie alla fiducia, al sorriso
di un ragazzino.
FEBBRAIO 1994 - 33

4.4 Page 34

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REPUBBLICA DOMINICANA A Santo Domingo stanno puntando sulla scuola e
di Umberto De Vanna
18 anni fa è partito
per Cuba, ma
è stato dirottato
a Santo Domingo.
Il missionario
Mario Ghietti
è ora responsabile
a Barahona
della parrocchia
e di una scuola
di 4800 allievi.
34 - FEBBRAIO 1994
L ~domanda per partire l'aveva
· . fatta nel 1975, nel clima del cen-
tenario delle missioni salesiane, ma i
si.1periori se ne dcordarono solo die-
ci anni dopo e lo destinarono a Cuba,
dove rimase solo pochi mesi, perché
non gli diedero il permesso di resi-
denza. Don Mario Ghietti ora vive a
Barahona, nella ispettoria di Santo
Domingo. A distanza di 18 an_ni è
ancora in lista d'attesa per entrare a
Cuba, ma Santo Domingo ormai è
diventata la sua seconda patria. 11 la-
voi·o da fare è immenso e p01ta frut-
ti, l'isola poi lo ha conquistato dav-
vero con le sue bellezze naturali e la
cordialità della gente." «Grande due
Repubblica Dominicana. Don Mario
Ghietti in una comunità di haitiani.
Di razza scura, gli haitiani sono un
terzo della popolazione dell'isola
e fanno i tagliatori di canna
da zucchero, lavoro pesante
e mal retribuito. La Chiesa lavora
per la loro piena integrazione.
volte il Piemonte, con otto milioni di
abitanti, l' isola ha un regime discre-
tamente democratico», dice. «Ed è
una ten-a bellissima. Ha deUe spiag-
ge fantastiche, il mare pulito, una
bella capitale, aree molto verdi. Non
per niente c'è l'invasione del grande
turismo europeo. Anche se la zona
sud e la stessa Barahona, dov'è la
inia patTocchia, è una zona piuttosto
arida».

4.5 Page 35

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l'educazione. «È stata la scelta di Don Bosco», dicono i salesiani.
La prima risposta è la scuola
Sei arrivato. a Santo Domingo in
anni difficili. Quali sono state le vo-
stre scelte?
«Eravamo alle prese con i proble-
mi tipici del terzo mondo. Abbiamo
fatto anche noi le cooperative, orga-
nizzato gruppi di varia natura, co-
realizzare questo programma. Ma
don Mario-e gli altri in pochi anni
hanno raddoppiato le scuole parroc-
chiali. Adesso a Barahona la sua
paiTOcchia ha 4800 allievi e 72 inse-
gnanti, tutti impegnati in due turni .
Ma la più grande difficoltà è stata
·quella di far andare i ragazzi a scuo-
la. «Oggi praticamente tutti i miei
Puerto Rico (il gruppo "Guerra con-
tro la fame") mi dà 35 mila dollari
ali' anno».
Senza lavoro e insoddisfatti
Racconta don Mario che sin
dall'inizio hrumo scelto i giovani.
Molti suggerivano di lasciarli anda-
re per la loro strada, di curarsi me-
glio degli adulti; dicevano che i gio-
vani erano incostanti e non avevano
futuro nell ' isola. Oggi hanno avuto
ragione loro, perché le _loro chiese
sono piene di giovani . C'è ricambio,
instabilità, ma intanto i giovani ci
sono.
Un problema grave dei giova11i
è però la mancanza di lavoro. «E
questo davvero un problema gra-
ve. I giovani non trovano lavoro, e
quando lo trovano non è ben re-
munerato. Restano profondamen-
te insoddisfatti e progettano di an-
darsene. Non si accontentano più
del livello di sviluppo del loro
IBarahona. Oratorio domenicale
in un quartiere di periferia.
Ognuno dei cinque centri periferici
della parrocchia ha una chiesa,
una scuola, un oratorio-centro
giovanile.
munità di base. Altri altrove si erano
occupati nel sindacato, addirittura
nella guerriglia. Alla fine ci siamo
detti: perché ci sono questi grossi
problemi nell'America Latina? E al
fondo di tutto ci è sembrato·che fos-
se perché man.cavano la scuola,
l 'educazione. Qual è la causa della
mancanza di responsabilità, di ini-
ziativa, di collaborazione? Perché
non c' è stat<l scuola ed è mancata la
formazione. Bisogna cambiare la te-
sta, cambiare il cuore della gente a
partire dai giovani. Dare loro dei va-
lori. La nostra scelta è stata dunque
la scuola, l'educazione. Solo questa
poteva risolvere alla radice i proble-
mi culturali, sociali ed economici
dell ' isola».
Naturalmente non è stato facile
ragazzi dai cinque anni e mezzo in
avanti passano dalla scuola, ma che
problema convincerli a venire, cer-
carli, renderli costanti». Don Mario
si è adattato addirittura a dare un pic-
colo stipendio ogni mese ai ragazzi
di quinta elementare, perché i geni-
tori non li mandassero a raccogliere
caffè in collina, o non si mettessero a
fare i lirn.piabodas, i lusfrascai·pe per
la città. Ma ci sono anche le famiglie
che si sfaldano, che cambiano casa.
E nonostante il grande impegno, so-
no numerosi gli abbandoni e relati-
vamente pochi finiscono l'intero ci-
clo.
Dove trovi, don. Mario, il denaro
per mandare avanti le tue opere ?
«Preciso che a tutti i ragazzi ogni
giorno diamo una sostanziosa me-
renda. E che lo stato paga gli stipen-
di agli insegnanti e nient'altro. Ma i
soldi ai-riva.no. La gente ti aiuta
quando sa che i soldi li spendi bene.
Ci ai.utano gli Europei. La stessa
Don Mario tra i giovani limpiabodas
(lustrascarpe).
FEBBRAIO 1994 · 35

4.6 Page 36

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paese e lo abbandonano per cerca-
re ,benessere negli Stati Uniti » .
E il consumismo americano che si
impone tra i giovani. Un consumi-
smo che del resto è ben visibile an-
che a Santo Domingo, dove il 30 per
cento della popolazione è composta
di ricchi e il 65 per cento di poveri.
Una disuguaglianza sempre più stri-
dente.
I giovani stanno cambiando anche
nella loro sensibilità: «Fino a qual-
che anno fa erano fortemente impe-
gnati in politica, coinvolti nei pro-
blemi sociali. Oggi è un disimpegno
totale, il trionfo della discoteca...».
Matrimoni precoci e fragili
Un problema drammatico a Bq_-
rahona è quello della famiglia. «E
questo il problema principale di tut-
ta l'America Latina. I vescovi a Pue-
bla lo hanno detto chiaramente: la
famiglia deve essere la preoccupa-
zione p1ioritaria della nostra pasto-
rale».
A Santo Domingo le unioni sono
precoci, il matrimonio nasce fragile
ed ha quindi scarsa stabilità. Chi ne
porta le conseguenze sono le donne,
facilmente abbandonate e con molti
figli di diversi mariti. Spesso la don-
Un piccolo gruppo di allievi con due giovani volontari USA.
Barahona. Matrimonio cristiano. Un bel risultato e una bella festa.
na qui non riesce a farsi rispettare
dall'uomo, che in compenso ha l'or-
goglio del macho, e non si ritiene un
vero uomo se non ha più di una don-
na. «Ma la scuola sta imponendo
lentamente il cambiamento di un co-
stume», dice don Mario. «Fino a
qualche anno fa le ragazze si sposa-
vano a 13-14 anni. Adesso ancora al
termine del liceo la maggior parte
delle ragazze non sono sposate» .
La, costruzione della comunità
«Dopo la scuola, la seconda gran-
de scelta della nostra parrocchia è
stata quella della comunità. Non
parliamo più di cristianesimo di
massa, ma di piccole comunità, in
cui l'appartenenza e la possibilità di
partecipare diventano possibili e
sensibili». Qui come altrove fiori-
scono le varie piccole comunità ca-
tecumenali e le comunità di base,
incentrate sulla Parola di Dio, sulla
fraternità e lo sbocco sociale. A vol-
te gli obiettivi sembrano più grandi.
delle realizzazioni, ma intanto qual-
cosa si muove e la comunità cessa
ndi essere una parola per diventare
viva.
Don Mario è soddisfatto dei risul-
tati. Delle tante cose positive che ha
visto crescere e di quanto viene fatto
dagli altri salesiani nell ' ispetto1ia di
Santo Domingo e dalle figlie di Ma-
ria Ausiliattice, impegnate anche lo-
ro nei quartieri più poveri e nella
scuola. «Molti giovani rispondono
bene al nostro lavoro, diventano lea-
der e catechisti, cooperatori, parteci-
pano alle nostre scuole di formazio-
ne per laici di La Vega e Santo
Domingo. Alcuni si impegnano tra i
ragazzi della strada. L' incaiicato
della pastorale giovanile nazionale è
un salesiano, ci sono manifestazioni
che coinvolgono anche 60, 70 mila
giovani, come la magnifica Pasqua
giovanile».
I giovani raccolgono tutto un
mondo di speranze e sono nello stes-
so tempo il grande interrogativo
dell 'isola. Il futm'o si gioca sicura-
mente su di loro: il 60 per cento de-
gli abitanti ha meno di 25 anni. Per
questo a Santo Domingo hanno get-
tato le fondamenta profonde
dell'educazione e della scuola.
Umberto De Vanna
36 - FEBBRAIO 1994

4.7 Page 37

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-
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale -
r EFFICACE
PROTEZIONE
Sono un'exallieva salesiana
sempre grata a santa Domeni-
ca Maria Mazzarello perché sin
dai tempi della mia giovinezza ho
esperimentato l'efficacia della
sua protezione. Ora desidero
rendere un pubblico grazie a
questa santa perché ha aiutato
mia figlia a superare brillante-
mente un concorso magistrale e
ad ottenere un posto di ruolo che
pareva - per molte circostanze
- irrimediabilmente precluso.
Aggiungo inoltre che ha aiutato
mio marito in un difficile interven-
to chirurgico subito recentemen-
te. La mia riconoscenza perciò è
davvero profonda.
Alessandra Zaghis,
Faenza (RA)
r lLDOTTORE
SCOSSE
LA TESTA
vece di un incidente mortale ci fu
solo una grande paura.
C .R., Torino
r FU SUFFICIENTE
IL CONTATTO
CON LA RELIQUIA
Eravamo in montagna per la set-
timana bianca e sul finire della
bella vacanza, una bimba del no-
stro gruppo ha avuto febbre mol-
to alta. Di notte la piccola si era
destata urlando ed in preda a
grande agitazione. E noi pure
eravamo_molto preoccupati. Fu
sufficiente che io le avessi ap-
poggiato sul petto l'abitino di san
Domenico Savio perché si cal-
masse. Quando il medico arrivò
stava ormai bene.
· Maria Grazia Rossi, La Spezia
Da qualche tempo dimagrivo len-
tamente senza accusare partico-
lari disturbi. Una notte fui assalita
da forti dolori addominali e fui su-
bito ricoverata in ospedale. Dalla
diagnosi fatta si rese necessario
procedere ad un intervento chi-
rurgico . Fu subito chiamato un
mio fratello salesiano da Roma.
Questi volle avvicinare personal-
r SONOSTATA
ESAUDITA
mente il chirurgo subito dopo l'in- Desidero ringraziare san Dome-
tervento. «Abbiamo asportato - nico Savio per avermi conces-
disse - un grosso tumore al sig- so la grazia di avere una bambi-
ma», e scosse la testa quando gli na dopo una difficile gravidanza
si chiese di fare qualche previsio- e dopo che già l'anno scorso
ne. Mettemmo il caso nelle mani avevo perso un bambino al se-
di don Giuseppe Quadrio. Il de- condo mese di gestazione . Ho
corso postoperatorio andò molto · pregato tanto san Domenico Sa~
bene e dopo tre settimane io po- vio facendo a lui una novena e
tevo far ritorno a casa. Son pas- indossando con grande fede il
sati ormai quindici anni e si può suo abitino per tutto il periodo
affermare che la guarigione è sta- della gravidanza. Sono stata
ta completa.
esaudita e continuerò sempre a
Catalanotto Rosa, Milano pregare il santo il cui abitino ora
è nella carrozzina della mia pic-
r CIFUSOLO
UNA GRANDE
PAURA
Sono particolarmente devota di
Maria Ausiliatrice. Desidero se-
gnalare quanto è avvenuto re-
centemente a mio figlio e che io
attribuisco ad un particolare in-
tervento della Madonna. Egli si
cola Sara.
Patrizia Pisani, Milano
r PERPOCHI
MILLIMETRI
Nel giugno scorso, mio figlio , gio-
cando con i suoi compagni, fu
colpito da uno di loro con un sas-
so all'occhio sinistro. Dovemmo
trovava in una piccola località subito ricoverarlo all'ospedale
della Costa Azzurra alla stazione per rottura della retina. Per pochi
ferroviaria. Aveva appena attra- millimetri non ha perduto l'oc-
versato i binari quando transitò ch io. Rimasto in osservazione
un T.G.V. che produsse un risuc- per sei mesi , ora dopo l'ultimo
chio d'aria pericolosissimo. Per controllo è risultato completa-
poco egli non ne fu coinvolto. In- mente guarito. Attribuisco que-
sta grazia a san Domenico Sa-
vio che io prego abitualmente e
al quale ho affidato questo deli-
cato caso.
Sandra Gremmo Cape/faro,
Biella (VC)
r SOLO QUALCHE
CICATRICE
È stato un terribile infortunio sul
lavoro. Una caldaia grandissima
ad una temperatura di 200 gradi
è scoppiata. Mio fratello , 30 anni,
padre di due bambini piccoli , è
stato investito in pieno. Ha ripor-
tato ustioni di secondo e terzo gra-
do nel 70% del corpo. La man-
canza di un aereo ha fatto sì che
egli attendesse quattro ore, dopo
di che si decise di trasportarlo in
autoambulanza al Centro Ustioni
di Genova che comportò un viag-
gio di quattro ore. Temevo che ve-
nisse meno da un momento all'al-
tro. L'ho messo nelle mani del
beato Filippo Rinaldi di cui ave-
vo trovato un'immaginetta. Mio
fratello ha reagito bene a tutte le
cure, stupendo tutti i medici. Do-
po 40 giorni ha potuto far ritorno a
casa. Son passati ormai due an-
ni. Sta bene: di quell'infortunio so-
lo qualche leggera cicatrice!
P.R., Caltanissetta
r LAVITAERA
DIVENTATA
INSOPPORTABILE
Nei primi giorni del 1993 fui col-
pita da una grossa fo rma di de-
pressione. Non dormivo più e la
vita nii era diventata insopporta-
bile. Ero disperata. Il medico cu-
rante, viste inutili le cure, mi con-
sigliò di ricoverarmi in una clinica
per malattie nervose. Mi rivolsi
allora con semplicità e fede a
Don Bosco di cui la mia famiglia
è particolarmente devota. Rista-
bilita, desidero dare testimonian-
za sul Bollettino Salesiano della
grazia ricevuta mentre prego il
Santo che mi assista sempre.
A.P., Torino
r Ml SEMBRAVA
DI CHIEDERE
TROPPO
Mia figlia con due lauree e 11 O
lode, stentava a trovare lavoro.
Come exallieva salesiana, mi
son sempre rivolta a Maria Ausi-
liatrice e a Don Bosco nelle mie
necessità. Ma questa volta mi
sembrava di chiedere troppo.
Ero immersa in questi pensieri ,
quando un giorno mi sembrò di
vedere suor Eusebia Palomino
che io avevo conosciuto attraver-
so la lettura di una sua biografia.
Mi son rivolta a lei. Dopo la terza
novena mia figlia ha trovato la-
voro. Intendo ringraziarla di ve-
ro cuore e invito tutti a conosce-
re questa grande suora.
Liana Albertini, Paullo (Ml)
HANNO SEGNALATO GRAZIE
Luchetta Editta, per intercessione di
Maria Ausiliatrice, Besenello (TN),
Gueg/io Rosa Michero, per interces-
sione di Maria Ausiliatrice , Varazze
(SV), Golden Paola, per intercessione
di Maria Ausiliatrice, Torino, Silvana A.
per Intercessione di Maria Ausiliatrice,
Modica (RG), Gherlone Piermarino,
per intercessione di Maria Ausiliatrice,
Torino, Puliatti Rita, per intercessione
di Maria Ausiliatrice , Calatabiano (CT),
Bolla Maria, per intercessione di Maria
Ausiliatrice, Ala di Stura (TO), Barbero
M. Letizia, per intercessione di Maria
Ausiliatrice, Buenos Aires, M. B., per
intercessione di Maria Auslllatrice,
Torino, Chiar/e Rina, per intercessione
di Don Bosco, Cassano Belbo (CN),
P. Maria Teresa, per intercessione
di Don Bosco, Torino , Arrigoni
Luigia, per Intercessione di Don
Bosco, Calolziocorte (BG), El/ade
Bònsignore, per Intercessione di Don
Bosco, Sanremo (IM) , Clelia Beccaria,
per intercessione di Don Bosco,
Torino, Russo E. , per intercessione di
Domenico Savio, Napoli, Maria
Grazia, per intercessione di Domenico
Savio, Borgofranco (TO), Mazzo/a A.
M., per intercessione di Domenico
Savio, Torino, Evelina Sionis, per in-
tercessione di Domenico Savio,
Nurallao (NU), Mondino Manuela, per
intercessione di Domenico Savio,
Raccon ig i (CN) , Ottone Silvana, per
intercessione di Domenico Savio,
Borgosesia (VC), Schillaci Francesco,
per intercessione di Domenico Savio,
Vercelli , Fontanari Paola, per interces-
sione di Domenico Savio, S. Orsola in
Valf. (TN), Barbagli Maria, per inter-
cessione di Domenico Savio, Arezzo,
A. Scaglioni, per intercessione di
Domenico Savio, Asti, G. P. , per inter-
cessione di D. Rua, Pistoia
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
FEBBRAIO 1994 -37

4.8 Page 38

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DIARIO CINESE Quattro milioni di cristiani in una popolazione che nel Duemila
IN INAPE
Per la quinta volta un
gruppo di giapponesi in
visita alla Cina. Una
espressione di solidarietà
e di riparazione per le
sofferenze provocate ai
cinesi durante l'ultima
guerra.
CHIEDE E
C. 5. L
Pechino. L'ispettrice suor Caterina
Nishimoto e suor Marisa Gambato,
missionaria italiana in Giappone.
I Itinerario del pellegrinaggio giap-
ponese.
autorizzato dal governo cinese, che
dal 1989 non ha mai negato il per-
. messo.
· Possiamo scoprirne il percorso e
I l'esperienza, attraverso gli stralci di
l pellegrinaggio in Cina è un ' ini- alcune pagine di diario di due figlie
ziativa dell 'arcivescovo di Tokyo, di Maria Ausiliatrice che vi hanno
monsignor Pietro Shirayanagi . Nel partecipato e scoprire con i loro oc-
settembre scorso si è realizzato per chi _la speranza di un Paese che è
la quinta volta con un gruppo di 34 grande come un continente e di un
persone, laici, sacerdoti, religiosi, popolo che nel duemila raggiungerà
provenienti da luoghi diversi del il miliardo e mezzo. I cristiani sono
Giappone. Lo scopo principale è sta- solo quath·o milioni, ma con un fo1'-
ta la visita alla Chiesa della Cina per tissimo senso comunitario e di ap-
incoraggiare i cristiani attraverso partenenza.
gesti di comunione e con la ricchez-
za del messaggio del Concilio Vati- 7 SETTEMBRE. Abbiamo la-
cano II. Si tratta di un pellegrinaggio sciato ieri il Giappone, siamo tran-
38 · FEBBRAIO 1994
sitati a Pechino e in treno abbiamo
raggiunto Tianjin: prima meta del
viaggio. Sono le 6,30 del mattino,
c'è ancora buio. Scendendo dal
pullman, sentiamo le voci della
gente in preghiera ne.Ila yicina cat-
tedrale. Entrando, vediamo una fol-
la immensa e ci prende una forte
commozione e ci è difficile tratte-
nere le lacrime, specie durante
l'Eucarestia, celebrata fin'o a un
certo punto in cinese e poi in giap-
ponese. Loro hanno voci bellissi-
me, il nostro gruppo canta alla co-
munione «Maranà tha. Venga il tuo
Regno! », che ci sembra molto adat-
to in questo luogo.
Il nostro arcivescovo, al termine
della messa, ringrazia e loda la for-
za della loro fede: «La Chiesa giap-
ponese», dice, «ha molto da impa-
rare da voi: soprattutto a vivere
dell'essenziale. E non è facile
quando il contesto è di benessere e
di consumo».

4.9 Page 39

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avrà un miliardo e mezzo di abitanti. La voglia di crescere.
PE DON
di Graziella Curti
I Il gruppo dei pellegrini in visita al
museo astronomico di Pechino.
Passando tra le vie della città, no-
tiamo che la Cina sta facendo uno
sforzo enorme di modernizzazione.
Nel pomeriggio visitiamo la scuola
frequentata da Chu En Lai, ora tra-
sformata in museo.
Sulla via della seta
8 SETTEMBRE. Siamo di nuovo
a Pechino e prima di prendere l' ae-
reo visitiamo l'antico osservatorio
astronomico dove ci sono gli stru-
menti portati da padre Matteo Ric-
ci. Ritroviamo le radici del cristia-
nesimo passate anche attraverso la
cultura. Più tardi attraversiamo la
famosa Piazza Tien An Men e os-
serviamo in silenzio. In serata rag-
giungiamo Xian, l'antica capitale
della Cina dove ha inizio la storica
"via della seta" e dove c' è una chie-
sa molto fiorente.
9 SETTEMBRE. Ore 9: Eucare-
stia nella cattedrale. Sono presenti
anche due vescovi cinesi che ci pre-
sentano la situazione della Chiesa
locale: molte vocazioni , sia maschi-
li che femminili , tanto da poterne
dare ad altre diocesi.
Ci presentano due suore anziane,
la -fondatrice della congregazione
autoctona del S. Cuore e l'attuale
provinciale. Ci informano che ci so-
no circa 300 suore sparse in diverse
parrocchie. Prima di lasciare la cat-
tedrale, distribuiamo medaglie che
vengono baciate con · devozione.
Una sighora ci regala una pannoc-
chi a di granoturco bollito e alcune
mele. Sono le sue ricchezze.
Nel pomeriggio, visita culturale
al famoso mausoleo dell'esercito di
terracotta. Si tratta di una delle ope-
re pj_ù antiche e grandiose del mon-
do. E stato ritrovato soltanto negli
anni '70, ma è meta di fiumi di turi-
sti. È un mausoleo immenso, fatto
costruire dall'imperatore Shin già
durante la sua vita. Vi hanno lavo-
rato, per lunghi anni, circa 700 mila
persone. È un esercito intero, co-
struito appunto in terracotta e sep-
pellito con l' imperatore come se-
gno di potenza nell' al di là. Ritorna
il mito dell'immortalità già annun-
ziato in altri Paesi.
A cena è nostro ospite il salesiano
Padre Zen.
10 SETTEMBRE. Siamo al semi-
nario per l'Eucarestia. Al termine
cantiamo l'Ave Maria di Lourdes
ciascuno nella propria lingua. I se-
minaristi sono numerosi e ci com-
muovono con l'intensità della pre-
ghiera. Nell'omelia ancora il
richiamo al perdono inteso come do-
no di Dio e come accondiscendenza
personale. Una conclusione simpati-
ca: i cinesi, con la loro cordiale ac-
coglienza, dimostrano di averci già
perdonato.
Dopo il pranzo andiamo al punto
di partenza della famosa "via della
seta" : Dalle vicine mura antiche
contempliamo la città e ricordiamo
il passato di comunicazione tra i po-
poli. Su questa via, insieme con la
seta e le spezie, camminava la cultu-
ra e avven iva l'incontro tra oriente e
occidente.
FEBBRAIO 1994 - 39

4.10 Page 40

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Contrasti c.inesi
Dalla metropoli al deserto. Dalla
inflazione demografica alla solitudi-
ne. Dal cemento al paradiso ecologi-
co, dal post-moderno all ' archeolo-
gia. Tutti questi opposti e altri
ancora abbiamo incrociato nel no-
stro pellegrinaggio da Pechino fin
quasi ai confini della Mongolia.
11 SETTEMBRE. Messa "De An-
gelis" in cinese nella Chiesa di
Lauzhou dove vediamo riuniti fede-
li di tre diocesi, un vescovo, sacer-
doti e suore. Le vocazioni sono
numerose e l'accoglienza cor-
dialissima. Nel pomeriggio, giro in
traghetto sul Fiume Giallo. Sensa-
zione unica: abbiamo studiato il no-
me di questo corso d'acqua nelle
scuole elementari. Ora siamo pro-
prio qui . Chi l'avrebbe detto! In que-
sta regione ci sono molti musulmani
e si scorgono qua e là le cupole delle
moschee e i minareti.
so. Un paesaggio di bellezza severa.
Scorgiamo raramente persone che
lavorano nella ferrovia o alla costru-
zione di argini. La loro condizione ci
sembra misera.
Il nostro arcivescovo celebra l'Eu-
carestia in treno. Abbiamo un vago-
ne tutto per noi e quindi non è diffi-
cile, ma rimane comunque unica
questa "liturgia traballante".
Ore 14: arrivo a Turpan. C'è un
sole che spacca le pietre e fa molto
caldo, infatti siamo in una forte de-
pressione, la quarta nel mondo. Al
mercato della città compriamo un
chilo di uva passa per 100 yen giap-
ponesi, un niente.
Partiamo per Urumqi dove c' è una
comunità cristiana.
praticare la religione. Sta con noi
qualche ora. Prima di andarsene di-
ce che questo è stato uno dei mo-
menti più felici della sua vita.
16 SETTEMBRE. Dopo quattro
ore di volo siamo a Pechino, ma il
passaggio è scioccante. Ci sembra di
aver cambiato epoca storica, conti-
nente, memoria, tale è il salto fatto .
Praticamente si conclude qui il no-
stro pellegrinaggio, anche se doma-
ni saluteremo l'arcivescovo di Pe-
chino.
Il Vangelo del giorno ci regala
l'immagine della donna che ha lava-
to i piedi a Gesù con le sue lacrime.
Ci troviamo nelJa riflessione del sa-
cerdote: a nulla servirebbe avere
12 SETTEMBRE. Dopo tre ore di
aereo, raggiungiamo Dunhuang. Il
sole batte forte, il cielo è terso, la ter-
ra brulla. Siamo in un punto nodale
dell'antica "via della seta".
Vicino ci sono le grotte di Mogao,
luogo sacro per il buddismo. Si trat-
ta di una montagna con caverne ric-
che di bellissimi dipinti, rilievi e sta-
tue di Buddha con discepoli. Molti
gli ex voto dei mercanti di passaggio
in ringraziamento della protezione
nel viaggio. Più lontano, un deserto
di sabbia con cammelli. Sembra di
essere in Africa. Qui non ci sono cri-
stiani, perciò la poca gente ci guarda
con curiosità. Celebriamo la Messa
in albergo e sostìamo davanti al-
l'invito di Gesù di vivere la realtà
del perdono nella quotidianità. Co-
me suggerisce la liturgia di oggi:
« ... settanta volte sette».
13-14 SETTEMBRE. Ancora in
viaggio, prima in macchina e poi in
treno. Siamo diretti a Turpan. La
strada è tutta un tragitto nel deserto:
solo cielo e terra. Qua e là scopriamo
qualche miraggio e qualche oasi ve-
ra. Nella notte, le stelle sono più vi-
cine.
In treno dormiamo in cuccetta. Al
risveglio, un ' alba sul deserto roccio-
40 - FEBBRAIO 1994
Incontro nella cattedrale di Xian con un gruppo di suore autoctone.
15 SETTEMBRE. Dopo .la Mes- belle chiese, piene di fedeli , se poi
sa, saliamo a Tianchi, che signifi- non ci fosse l'amore che si esprime
ca "lago del cielo", a 2000 metri. in gesti concreti. Il nostro incontro
Sembra di essere in s·vizzera. A ce- con la Chiesa cinese si può riassu-
na, una sorpresa: al nostro albergo mere in questa immagine evangeli-
arriva il sacerdote di Urumqi con ca: abbiamo visto una folla di cri-
alcune suore. Sr. Teresa parla un stiani, ma un piccolo resto rispetto
po' inglese e quindi possiamo co- alle cifre della popolazione, che co-
municare direttamente. È ancora munque continua a proclamare il
molto giovane e sembra tanto com- Regno con gesti semplici, non trop-
mossa. La sua è una comunità di 17 po ufficiali , a volte incompresi, ma
suore, ma divise in due gruppi . ugualmente determinanti perché il
Hanno una piccola scuola materna. seme cresca e i.I perdono sia l'unica
La maggioranza lavora in uffici go- legge.
vernativi, ma hanno il permesso di .
Graziella Curti

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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BS
MUSTO sac. Aurelio, salesiano, t Castellam-
mare di Stabia (Na) il 28/10/1993 a 92 anni.
preparare i bambini alla prima comunione ; una
grande apertura all'animazione dei gruppi spor-
tivi ; e una totale adesione alla volontà di Dio.
Una vita spesa per la Chiesa e per Don Bosco.
Fu per 17 anni direttore, per 26 parroco. Un ve-
ro pioniere nell'iniziare nuove opere e parroc-
chie. Predicatore di esercizi e missioni popola-
ri , organizzatore di innumerevoli pellegrinaggi
mariani, fu un pastore zelante, fino all'ultimo in-
stancabile nel ministero sacerdotale.
t GATTI Lina Monica ved. Gatti, cooperatrice,
Besana Brianza (Milano) 117/10/1993 a 91 anni.
t HYNEK sac. Vaclav, salesiano, Brno (Ceco-
slovacchia) il 15/9/1993 a 85 anni.
Nel 1947 era direttore a Ostrava, ma nel 1950
fu internato a Osek e Zelìv. Nel 1956 fu incar-
cerato e condannato a 3 anni. Ha lavorato per
12 anni come operaio e non poté esercitare
pubblicamente il ministero sacerdotale. E mor-
to nella prima casa FMA a Brno.
Cooperatrice e madre del salesiano don Guido
.Gatti. Sposa e madre esemplare, donna di fe-
de e di preghiera, purificata da un lungo perio-
do di Infermità spirava nel giorno della festa
della Madonna del Rosario.
t BOLOGNA Leonardo, salesiano, Civitano-
va Marche Alta (MC) il 10/9/1993 a 80 anni.
Salesiano laico, partì per le missioni dopo la
prima professione e vi rimase per quasi 40 an-
ni. In Brasile si distinse per la sua laboriosità in
lavori di falegnameria . Il ricordo della sua vita
missionaria lo accompagnò sempre e ne parla-
va con entusiasmo.
MERLO suor Teresa, figlia di Maria Ausiliatri-
ce, t Bangalore il 1/5/1993 a 81 anni.
Nata a Bosio (AL) , parti giovanissima per Bom-
bay, partecipando alla prima spedizione mis-
sionaria in India. Da quel giorno l'India è stata
la sua patria. Imparò la lingua tamil per poter
dialogare con i pazienti del dispensario. Fu
ispettrice dell'India, del Giappone-Korea e del-
la Thailandia. Morì dopo aver visto fiorire nella
sua cara India anche la quinta ispettoria FMA.
CIAN sac. Luciano, salesiano, t Parigi il
17/7/1993 a 54 anni.
Dirigeva il Centro di orientamento scolastico-
professionale e di consulenza psicopedagogi-
ca a Genova. Docente all'Università Salesia-
na, ricercato conferenziere, era noto per i suoi
libri e i suoi articoli dì carattere educativo e pa-
storale. Gentile e buono, ha trasmesso
un'esperienza di vita carica di umanità.
MANUGUERRA mons. Michele, ex allievo, t
Valderice (TP) il 3/8/1993 a 80 anni.
Vicario generale della diocesi di Trapani per 15
anni, amò generosamente Don Bosco, ì sale-
siani e le loro opere . SE1mpre disponibile alla
predicazione, sempre presente a ogni manife-
stazione sociale-religiosa.
BUGADA suor Orsolina, figlia di Maria Ausi-
t liatrice, Parma il 22/4/1993 a 82 anni.
Si decise per la vita religiosa dopo aver letto la
biografia di suor Valsè Pantellini. Nei suoi 59
anni di seNizio generoso si prodigò come in-
fermiera prima nell'ospedale militare di Chiava-
r! e poi nei vari collegi dell'ispettoria Ligure. Fi-
no all'ultimo fu sostenuta dall'Eucarestia e
dalla devozione alla Madonna.
t OL,IVETTI Audiface, cooperatore, Casellette
il 5/6/1993 a 88 anni.
Lieto di essere tra coloro che accolsero i primi
salesiani al castello Conte Cays, fu vice sinda-
co e poi sindaco di Casellette per nove anni,
pr€>digandosi per il vero bene della popolazio-
ne nei difficili anni del dopoguerra. Come un
patriarca, era stimato da tutti. Amava la gente,
la Chiesa, Don Bosco.
PERO Teresa, cooperatrice, t Nizza Monfer-
rato il 4/8/1993 a 85 anni.
Si occupò con sacrificio della madre inferma,
permettendo così alla sorella Francesca di rea-
lizzare il suo desiderio di dedicarsi completa-
mente al Signore tra le figlie di Maria Ausiliatri-
ce . Anima candida , visse sull 'esempio di Don
Bosco e del grande missionario mons. Fagna-
no, di cui era cugina da parte paterna, perciò fu
sempre vicina alle opere missionarie.
t MEARDI Guglielmo, cooperatore, Milano il
28/7/1993 a 90 anni.
Fratello di tre figlie di Maria Ausiliatrice, donò al
Signore tre dei suoi dieci figli : una figlia di Ma-
ria Ausiliatrice , una benedettina e un sacedote.
Cattolico convinto, fu consigliere ìspettoriale
dei cooperatori dì Milano. Professore di gene-
razioni dì geometri, fu anche docente al poli-
tecnico di Milano. Era un grande esperto della
meccanica dei terreni e fu membro della com-
missione per la statica del duomo di Milano.
Visse nel lavoro per la sua famiglia, animato da
spirito di fede e senso del dovere.
t TONIOLO suor Maria, figlia di Maria Ausiliatri -
ce, Conegliano Veneto (TV) il 20/4/1993 a 53
anni.
Accanto a lei, piegata da una malattia doloro-
sissima, hanno sofferto i suoi familiari e la sua
comunità. Di lei si mettono in evidenza soprat-
tutto tre cose : una dedizione incondizionata per
VALLOGINI Maria, ved. Racchi , ex allieva
t FMA e cooperatrice, Como 1'1/8/1993 a 92 anni.
Da giovane ebbe la gioia di conoscere il beato
Filippo Rlnaldi e di essere guidata spiritual-
mente da lui. Partecipò attivamente e con assi-
duità alla vita del centro cooperatori di Como.
Amò Maria Ausiliatrice e Don Bosco
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'lstitu,to
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... ·annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missi0ni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio·del _culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
FEBBRAIO 1994 - 41

5.2 Page 42

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BORSE DI STUDIO
per giovani missionari
Don Bosco, a cura di Favaro Barto-
lomeo, L. 1.000.000.
pervenute
alla Direzione
Don Bosco, in memoria e suffragio
Opere Don Bosco
di Vocino Costantino, a cura della fi-
glia Maria, L. 1.000.000.
Maria Ausiliatrice, in memoria e
suffragio di La Piscopia ved. Voci-
no, a cura della figlia Maria,
L. 1.000.000.
S. Domenico Savio, in ringrazia-
mento per la nasci ta della nipotina, a
cura di N.N. , L. 1.000.000. ·
Don Filippo Rinaldi, in memoria di
Don Fi'lippo e Antonio Garegnani , a
cura della fa migli a Garegnani ,
L. 600.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazia ricevu-
ta e invocando protezione sull a fa-
migli a, a cura di R.F., L. 500.000.
Maria Ausiliatrice, per grazia rice-
vuta, a cura di Baldi Maria Laura,
L. 500.000.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, invocando sa lute, tranquillità e
prosperità e in suffragio dei nostri
defunti , a cura di G. e C.F.,
L. 300.000.
I
Kazembe (Zambia). A sinistra, Sylvester Makumba,
~alesiano laico, prima vocazione salesiana dello Zambia.
E con lui il parroco di Nsakaluba don Andrzej Daniluk.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, invocando protezione e in suffra-
gio dei defunti , a cura di G. e C.F.,
L. 300.000
Maria Ausiliatrice e San Domeni-
co Savio, ringraziando e in vocando
protezione, a cura di N.N.,
L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, proteggi la mia
famig lia, a cura di Scortegagna Bru-
no, L. 300.000.
Maria Ausiliatrice, ringraziando e
invocando protezione e in suffragio
dell a mamma Maria, a cura di
A.B .L. - Casale M., L. 300.000.
Don Bosco, ti affidiamo Emanuela -
Simona e Alessandra, a cura di
SS. Cuori di Gesù e Maria, in suf-
fragio di mia madre, a cura di Z.M.,
L. 150.000.
S. Domenico Savio, a cura di Lucia
Crosta, L. 150.000.
S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione, a cura di N.N.,
Tori no, L. 120.000.
Papa Albino Luciani, a cura di Pie-
ra Piccaluga, L. 11 0.000.
Borse Missionarie da
L.100.000 .
SS. Cuori di Gesù e Maria, a cura
di N.N., Asti.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Mamma Margherita, a cura di Bo,
nacessa Giuseppe.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, in suffrag io dei mi ei defunti, a cu-
ra di Rinaldi Maddalena.
Maria Ausiliatrice, Santi Sa lesia-
ni , in suffragio dei miei defunti, a cu-
ra di Bruno Maddalena Ri1Ìaldi.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per protez ione de ll e mi e
nipotine e famig lia, a cura di Rocca-
tagliata Mario.
mamma e papà Ghemme, Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Santi Salesiani, pregate per me e per
L. 300.000.
Bosco, S1·. Eusebia, per ringraz ia- i miei c'ari, a cura di N.N. Ex-allieva.
Maria Ausiliatrice, a cura di N.N., mento a promessa fatta, a cura di Ca- Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
L. 250.000.
sartelli Grisoni Maria.
Bosco, a cura di F.R.
Don Bosco, in memori a e S)Jffragio Maria Ausiliatrice, a cura di Barra
di Margara Prof. Piero, a cura dell a Secondina.
moglie, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
Gesù Sacramentato, Maria Ausi- suffrag io di Carni no Pietro e per pro-
liatrice e Don Bosco, in ringrazia- tezione della famiglia, a cura di Car-
mento e protezione, a cura di Gonel- ni no Luigia.
la Maria, L. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Domenico Sa-
Don Bosco e Domenico Savio, per vio, per grazia ricevuta e invocando
la protezione dei nipoti, a cura dell a protezione per la famig lia, a cura di
nonna, L. 200.000.
M.F.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, San Domenico Savio, ringraziando
Don Rinaldi, invocando protezione per nasc ita di Anastas ia, a cura di
per nipoti Alessandro e Tlaria e fam i- L.F.
glia, a cura di Vacca Ange la, Don Bosco, grazie! , a cura di N.N.
L. 200.000.
S. Cuore di Maria, Santi Salesiani,
Cuore Immacolato e Addolorato per intercessione e suffrag i, a cura di
di Maria, ti consacro Caterina, a cu- Novell i Francesca.
ra di N.N. , L. 150.000.
Madre Mazzarello, in rin grazia-
Maria Ausiliatrice, Santi Salesia- · mento, a cura di Crespi Maria.
Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco, in suffragio dei miei genitori
e della sorella E milia, a cura di Pes-
si na Teresa.
Maria Ausiliatrice, a cura di Casa
De Marchi Bruno .
Don Bosco, in memoria di mio nipo-
te Fabio, a cu ra di Montagna Ennio.
Don Bosco, a cura di Bacca Giovan-
ni.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Sr.
Eusebia, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di Accendere Anna
Maria.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete Piero
Domenico e Paola Maria, a cura di
Gattone Anna e Carlo.
ni, per ringraziamento e protezione, Maria Ausiliatrice e Domenico Sa- Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
a cura di N.N. , L. 150.000.
vio, per protezione della famig li a, a suffragio della sorella Giuseppina, a
Gesù Sacramentato, Maria Ausi- cura di Pugell a Chiarina Coppo.
cu1'a della sorell a Michelin a e fa mi-
liatrice, Don Bosco, per ringrazia- Maria Ausiliatrice, in suffragio di glia.
mento e protezione, a cura di Gorini Antonia Barbi eri , a cura di Maria Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Pietro, L. 150.000.
Brucculeri.
Domenico Savio, in suffragio di
42 - FEBBRAIO 1994
Mamma Rosa GiambnJ, a cura della
fig lia Rosina e Calogero Narese.
S. Giovanni Bosco, a cura di Buffa
M. Luisa.
Maria Ausiliatrice, a cura di Savino
Angela.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi, per grazia ri cevuta, a
cura di Bonacossa Giuseppe.
SS. Cuori di Gesù e Maria , a cura
diN.N.
Maria Ausiliatrice, invocando pro-
tezione, a cura di Borgoglio Roma-
na.
Maria Ausiliatrice, in ringrazia-
mento e suffragio dei miei c!•f,:::ti, a
cura di Celia Filomena.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
invoca ndo protezione, a c ura di Irma
G. Gruzza.
Ma ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, a suffragio del
marito e protezione della fami glia, a
cura di N.N. - Retorbido.
Don Bosco, in suffragio dei defunti
dell a famig lia, a cura di Alba Fabia-
ni .
Don Rua e Don Luigi Variara, a
cura di Anna Casaccia.
Maria Ausiliatrice, in memori a e
suffragio di Raffaele Gesuele e pro-
tezione dell a famig li a, a cura dei F. ll i
Ges ue le.
Maria Ausiliatrice, a cura di Salesi-
ni Maria. ·
Don Bosco , a cura di Raffaele La-
bombarda.
S. Cuore di Gesù, Santi Salesiani,
mi affido per tutto a vo i, a cura di
N.N., Exa llieva.
Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, per ringraz ia-
mento e protezione, a cura di N.N.
Gesù Sacramentato, Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani, invocan-
do protezione per il piccolo Mario, a
cura di Gaglione Rosa.
Maria Ausiliah-ice, Don Bosco, in-
vocando protezio.ne e pace per i lìgli
Mauri lio ed Emanuela e la famiglia,
a cura di Dova Caria.
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione per la
famig lia, a cura di Ruffinell o Carme-
lina.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in voca ndo protezione per alunn i e
professo ri dei Grafici, a cura di Do-
va Carla.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in vocando protezione, a cura di Ca-
stano Valeria ed Enrico.
Maria Ausiliatrice, a cura di N.N.
S. Domenico Savio, in ringrazia-
mento per Nicoletta, a cura di N.N.
Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-
ni, in suffrag io di Lazzari Fausti no, a
cura delle sorelle Elsa e Valeria.
Maria Ausiliatrice, a cura di Parrini
Mari o.
Don Bosco, a cura di Meland ri Au-
relia Valesi.

5.3 Page 43

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Nome: Monsignor Fernando
Legai.
Nato a: Sao Paulo (Brasile)
62 anni fa.
Attività: vescovo di Sao
Miguel Paulista (Brasile).
Monsignore, lei è vescovo nella
più piccola diocesi brasiliana,
alla periferia di Sao Paulo.
La mia è una "piccola" diocesi
di 190 chilometri quadrati e
con quasi tre milioni di abitan-
ti. Le parrocchie sono 54 e 300
le comunità di base. I problemi
sono grandi: la mancanza della
casa, la precarietà dei servizi
pubblici, i ragazzi della strada,
le sette.
Lei è conosciuto per aver pro-
mosso la "pastorale della ca-
sa". In che consiste?
È mandata avanti da un'équipe
di laici e da un sacerdote. Prati-
camente ogni tre o quattro mesi
riusciamo a dare alla popola-
zione da trenta a quaranta nuo-
ve case. Quando l' équipe ottie-
ne il terreno per costruire, sce-
glie le famiglie, le aiuta nel-
1'acquisto del materiale e inse-
gna loro a costruirsi la casa che
abiteranno.
Quindi la diocesi si batte sia sul
terreno pastorale che su quello
sociale ...
Qui è necessario. Oltre alla ca-
techesi, alla vita liturgica e alla
formazione della comunità, ci
battiamo perché sia riconosciu-
to alle famiglie il diritto di ave-
re una casa. Ma siamo anche
impegnati in campo sanitario.
Le suore Marcelline gestiscono
un ospedale di 600 letti. È il
punto di riferimento per i più
poveri: qui possono trovare me-
dicine, avere una visita medica
e le cure necessarie.
Nella sua diocesi fioriscono le
sette ...
Sono attive e numerose. E fan-
no proseliti. La "Chiesa Uni-
versale del Regno di Dio" è
praticamente presente in ogni
quartiere della periferia di Sao
Paulo. Ha anche un 'emittente
televisiva e varie stazioni radio.
Appena c'è una casa o un ca-
pannone in vendita, si precipi-
tano a comperarlo. Le sette so-
no una grande sfida alla nostra
pastorale.
Cosa fanno i salesiani nella sua
diocesi ?
Le figlie di Maria Ausiliatrice
lavorano in una parrocchia di
periferia, nelle "favelas", aiuta-
no le ragazze a orientarsi pro-
fessionalmente. I salesiani han-
no due parrocchie e un'opera
per circa 200 ragazzi della stra-
da. A questi offrono non solo
cibo e tetto, ma anche la possi-
bilità di imparare un mestiere.
Hanno in progetto la costruzio-
ne di una grande scuola profes-
sionale per qualificare la mano
d'opera della regione.
Focus - - -
«LA MAMMA
DI DON IGINO»
A causa della guerra, la mamma
di don Igino Muraro non potè es-
sere presente ali' ordinazione sa-
cerdotale del figlio , 50 anni fa, il
25 giugno del 1943. In occasione
del giubileo sacerdotale, festeg-
giato a Ortona nel giugno scorso,
don Muraro ha letto pubblicamen-
te una lettera gelosamente conser-
vata e che la madre Rosa gli aveva
scritto 50 anni prima. Ne riportia-
mo il testo.
«Mio amato fi glio,
siamo qu as i alla vigilia de l tan-
to sospirato giorno. Rendiamo in-
finite grazie al buon Dio . È vero
che né tu né io abbiamo la conso-
lazione desiderata, ma il tuo buon
babbo ti accompagnerà dal Cielo.
Solo la grande fede ci forza in
questi momenti .
Caro figlio , esprimo i miei desi -
deri (come diceva sempre il tuo
povero padre) che tu abbia a esse-
re un santo sacerdote secondo il
Cuore di Gesù . E come dicevà an-
che la mamma di Don Bosco, che
tu abbia a essere sempre un sacer-
dote povero. Se avessi da diventa-
re altrimenti , è meglio che il Si-
gnore ti prenda con prima di sa-
lire all ' altare per il primo Sacrifi-
cio. Ecco che in poche parole ti ho
espressi tutti i miei desideri; que-
sti sono gli auguri che il mio cuo-
re si sente di farti , e in quel grande
giorno sarò unita tutta a te. Chi tu
abbia da ricordare lo sai; al primo
posto è il tuo povero padre, e poi
tutti gli altri, secondo che il cuore
ti detta, i benefattori. Non dimen-
ticare don Guido (si tratta di don
Nicoletto, un parente salesiano,
che da chierico fece il tirocinio a
Loreto, n. d. r.), è stato lui che vi
ha aperto la via; poi ci sono i be-
nefattori temporali.
Caro figlio, io non mi sento di
dilungarmi di più. Ti illuminerà lo
Spirito Santo quanto ho io nella
mia mente e nel cuore. Per ora ti
faccio ancora i migliori auguri che
può fare una mamma. Il Signore ti
benedica; ti benedico io pure an-
cora una volta e ti bacio.
Tua madre Rosa» .
FEBBRAIO 1994 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERCUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C .M . P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e. gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana, 1111
Casella Postale 18333 - 00163 Roma
Un SOCIETA' EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Luigi Accattoli
lo ho avuto paura
a ricevere questa nomina
Ritratto di Papa Wojtyla
in parole e immagini
pag.112, rii , L.24.000
L'Autore ha scelto trenta foto che
descrivono Giovanni Paolo Il
come « Papa della Missione e
dell 'Apocal isse »: l'attentato , i ricoveri
al Gemelli per quelle ferite e per
il tumore, il ritorno in patria che
accelerò la cad uta del comun ismo,
l'abbraccio alla tomba di Romero ,
la vacanza in montagna, il difficile
dialogo con le donne , il soccorso
ai poveri , la resistenza ai potenti .
Un saggio d'insieme completa
i commenti alle singole foto e getta
un 'occhiata al futuro del Pontificato
e alle sorprese che promette.
LUIGI ACCATTOLI
Io ho avuto paura
antevere
questa nomina
Ritratto di Papa Wojtyla in parok e immagi,ni
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INI-.E
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