Bollettino_Salesiano_196408


Bollettino_Salesiano_196408



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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre cosa che
incalza cosa... Dal momento che noi oi fermas-
simo, la nostra Opera comincerebbe a deperire
DON BOSCO
16 APRILI 1984
ANNO LXXXVm •N,I
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 • VIA MARTA AUSILTATR.l;CE, 32 TELEF. 48-41-17
La fame, la cris:.i della congiuntura, il cancro...
costituiscono problemi e pericoli gravi, sotto
varj aspelti e valori, per l'umanità. AJ riguardo
Ja stampa, la TV, i dibattili e l e piìì svariate
forme di propaganda informano, istruiscono, al-
larmano.
C'è però un pericolo {,>Tavissimo, anzi un vero
cancro maligno che ormai si diffonde spaven-
tosamente nell'organismo vivo della noslra Italia,
e pochi, troppo pochi se ne preoccupano, e spe-
cialmente intervengono concl'etamente ed effi-
cacemente. Si tratta del cancro ver~ognoso e
appestante che ha invasò con una invadenza e
violenza di cui non si sa a chi attribuire maggior-
mente la colpa. Ma parliamò fuori di metafora.
Certo, è costatato: l'Italia ha oggi un vergo-
gnoso primato di spettacoli cinematografici (e
solo cinematogralì.ci?) di una procacità così
spudorata che umilia e spaventa. Anche la pre-
sentazione e propaganda di lali speLtacoli, come
quella di tanti prodotti, sen1bra non sappia
fare a meno ,ti immagini e richiami che sono
un continuo attentato al pudore, alla serenità,
e diciamolo pure, alla vil.a pura 51,ecialmente
dei nostri giovani.
Qni non facciamo il processo a nessuno dei
vari colpevoli; ma vogliamo solo ricordare che
una parte di Lale colpa dobbiamo forse attri•
buircela noi; sì, noi ohe ci sentiamo ònesti, cre-
denti, cattolici e sensibili a questi problemi non
meno pesanti e negativi di quelli economici e
ili:rnentari.
·Bisogna che i nostri Cooperatori facciano un
coraggioso esame di coscienza al riguardo.
Che cosa facciamo per il cine? Forse dopo
aver assistito alla Santa ]\\fessa e, chissà, con
la Santa Comunione, forse anche dopo aver
parLecipato ad una riunione cli protesta, si fì.
nisce con l'assistere e, Dio non voglia, insieme
con i figliuoli, a spettacoli che sono una sfida
e una violenta offesa ad ogni senso di pudore,
anche di quello naturale che praticano gli onesti
pagani. E così il senso morale si ottunde, si
annacqua. addirittura fatalmente si perde, con
le conseguenze familiari, sociali e religiose più
negative.
E per la TV? Che cosa facciamo in casa
quando il -video presenta alla famiglia certi
spettacoli? Quale esempio i gen.itori damw ai
figliuoli a tale riguardo? Si interviene prote-
stando inesorabilmente dinanzi alle offese che
ci vengono a fare a domicilio, esibendo a noi,
utenti, paganti, certi programmi?
IDtimamente un dcpulato di Roma, facendo
eco all'interpellanza clei 53 parlamentari demo-
cristiani, ha rivolto al Presidente del Consiglio
e al Ministro dello Spettacolo una interroga-
zione pel' sapere quali provvedimenti il Go-
verno intenda prendere per ovviaxe allo scan-
daloso disordine, che si sta ripetendo in più
episodi, di pellicole cinematografiche passate al
visto della censura e successivamente condan-
nate in sede giudiziaria.
Anche il Consiglio Centrale Uomini ili A. C.,
lo scorso marzo, ha l'Ìvolto a tutti i parlamen-
tari un accorato appello perchè sia posto un
a:rgine al dilagare delle più. dannose forme di
immoralità per salvaguardare soprattutto i gio-
vani e le famiglie.
Djfcndiamoci. Don Bosco ha fondato i Coo-
peratori proprio per giovare al buon costume.
In pari tempo agiamo e superiamo il « com-
plesso » e un certo senso di :rassegnazione. Unia-
moci con quanti altri, in ogni sede, sentono il
problema, collaboriamo con ogni irùziativa al
riguarclo, facciamo opera di persuasione presso
quanti possiamo. È proprio il caso di drre: è
l'ora dell'anone, prima che l a valanga di fango,
che tra l'altro disonora l'Italia ne] mondo, som-
merga il meglio della nostra Patria, che vanta
il privilegio di essere la sede del Vicario di
Cristo e il cuore della civiltà cristiana.

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Un grido d'allarme Per l'incaricato stampa
è Il titolo della Pastorale di S. E. mons.Giuseppe Angrlsanl
per la Quaresima 1964. Ne riportiamo una pagina:
« Nel loro Mess~o i Vescovi scrivono: Guar•
dando il panorama della scena storica e spiri-
tuale presente, noi, vostri Vescovi. vediamo
avanzarsi un tremendo pericolo: quello de11'af-
fievolirsi della vita religiosa, anzi quello della
perdi La del senso cristiano.
Quali sono le cause di qrtest'affievolirsi della
vita religiosa, anzi della perdita stessa del senso
cristiano?
Vi sono cause contingenti, cioè portate dalle
circostanze della vita odiema, la quale non è
soltanto cambiata, ma è addirittura sconvolta dai
suoi imi fondame,ui.
I mezzi di comunicazione - come la televi-
sione, la radio, il cine, i giornali - fanw, en-
trare anche negli abùuri più sperduti e nelle
menti più arretrate gli avvenimenti di tutto il
mondo, e non certamente i più edificanti: i celltri
della malavita, della rapina e della violenza; i
ritrovi dove vanità e vuotaggine, alcool e fumo,
danze sguaiate e suoni ossessio7lar.ti, droghe e
scandali, fan nwtare giovinezze sceme nei vor•
lici del vizio, irronipono nelle case che, fino a
ieri, erano le custodi del riserbo e dell'onestà, e
accendono i loro abitatori di desideri mai printa
conosciuti, e li portarw alla co1wi11zione che bontà
e malvagità, onestà e immoralità, giustizia e men-
zogna, stamio allo stesso livello, sono puri nomi,
soltanto più capaci a frenare gli ingenni e ad
impedir loro di sedersi al banchetto della vita.
Le esigenze di lavoro e le correnti di immigra-
zioni interne e di emigrazioni all'estero sradicano
milioni di persone dall'ambiente familiare e par-
rocchiale per gettarle nel mare magrw di un mondo
tutto nuovo e ostile; per cui le tradizioni e abitu-
dini locali che li tenevano ancora abbarbicati al
terreno re1il{io.;o, e che lasciavano a.ncor salire
un po' di linfa vitale nei loro animi, ora son
biLttate all'aria, lasciandoli come nndi tronchi
senza vita, sia pure ancor segnati dalla croce.
Lo necessità materiali, molto megli-0 servite oggi
dal meraviglioso progres,;o della tecnica posta a
servi:::io dell'industria, si sono di m-0ùo accresciute
e acuite, creando in alto e in basso una corsa
sfrenata a guadagni più alti e a soddisfazior1i pi-ù
intense, che facilmente fan scivolare in metodi
di vita sganciati da ogni legge morale.
Si viile tutti, oggi, in q1test'atmosfera malsana
di vero materiaiismo, che eleva a culto il diverti-
mento e il piacere, e che, al posto del vero Dio,
adora il vitello d'oro.
E lo scandalo dei. mondttrii, nauseante e provo•
ca11.te, si unisce allo scandalo, ben più sottile e
scorivolgente, di qu.elli che si dicono ' i buoni '
per appiattire le co,;cierize e per sommergere tutti
nella bellelta negra del regno di satana ».
Idee c1,iare anzitutto!
Che la stampa periodica abbia la sua grande
importanza per la formazione delle coscienze
e dell'opinione pubblica, tutti lo ammettono.
ì\\ia a proposito di libri e della loro dilfusione,
che pensare?
Che il libro possa essere talvolta strumento
tli diseducazione e perfino di perversione, già
il sommo Dante lo pensava (« Galeotto fu il
libro e chi lo scrisse... »).
Ciò non toglie che esso divenga strumento
di formazione e perfino cli conversione per certe
anime, se il suo contenuto è fatto di verità.
Quanti debbono il loro ritorno sul retto scn·
liero alla lettura del Vangelo, o anche solo alla
biografia di un santo; e forse addirittura a
quella di un Luon romanzo!
Don Bosco nel 1885 scriveva ai Salesiani:
La stampa .fu una delle precipue imprese che
mi affidò la Provuiden:::a.... Ln dijfusione dei buoni
libri è uno dei fini principali della no.stra Congre-
gazione...Vi scongiuro a non trascrtra,re /(i stampa.
E nel Regolamento scritto per i Cooperatori
(cap. 2, 3): « Opporre la stampa buona alla
stampa irreUgiosa con la diffusione di buoni libri».
Quali i dove1•i del C(msiylie1·e stampa?
ORGANIZZARE E FAB FUl'iZIONAHE, nel pro-
prio centro, una BIBLIOTECA CIBCOLANTE (libri bene
scelti, modemi, vari per la materia che trallano).
Diciamo far funzionare pe.rchè è più facile
raccogliere libri che poi finiscono per far bella
mostra di sè, anzichè farli circolare e leggere
(a tal fine non sarà male eccitare la curiosità
dei Cooperatori presentando di volta in volta
qualche libro della biblioteca...).
Notiamo qui ohe non sembra buona cosa or-
ganizzare la Lililioteca del Centro domandando
agli iscritti che portino ciascuno un libro pren-
dendolo in famiglia. Cosi facendo, si privano
i familiari cli un aiuto spirituale...
20 ORGANIZZARE ALMENO UNA VOLTA L'ANNO
la FIERA DEL LTBRO, magari in coincidenza con
la Conferenza annuale o con la mensile, sce•
gliendo dalle migliori editrici cattoliche libri
cli argomento ascetico, educativo, narralivo.
Facilmente le editrici concedono un deposito
con diritto di resa.
Su ampi tavoli i libri, ben disposti, si offrono
ai nostri Cooperatori che li esaminano e poi
finiscono per acquistarli., per o per farne dono.
E così il libro dal tavolo ove venne espoHo,
va a finire suJ tavolino cli un salotto o nella
libreria di famiglia, ed anche se non subito,
verrà letto e non da uno solo.
3o ELil\\llNAZ IONE DJ LIBRI E STAMPE CA'l-rIVE
(Vangeli o Bibbie protestanti, romanzi anche
di autori che vanno per la maggiore ma quanto
mai perniciosi, libri contro la fede...).
Contrariamente a quanto si possa credere,
anche nelle nostre famiglie si trovano tali libri
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Organizziamoci!
Tessera o pagella?
La tessera è di per un a11-estato di narrira
transitoria, vafovole cioè per rm dato tempo a in
data circostanze. Tu11i sanno, per esempio, cha
la tt.ssera di un par1ito, come pure qnella tli un
qualsiasi gruppo sportivo o culturale, va rirmo•
t'ala ogni anno.
Per ti/testure l'iscrizione di un Cooperatore alla
Terza Famiglia di Do11 Bosco non si può quindi
parlare di tessera. Chi vuol essere C.-0op<'ratore
salesiano lo m.wl essere sM::a limiti di ll'mpo e
non solo per 1111 anno o prr il periodo di ,ma
campaHna ideologica. Snrà dunque puì esulto rhia•
mare pagella l'attestalo e/re comproca l'iscrizione
- di per de1ìnitiva - alla Pia Unione dei
Cooperatori Salesiani.
.E necessario far risaltare questa tlis1in::iont1,
perc:h~ ogni anno c'è chi richiede al/'Lfficio
Centrale di Torino il « rinnovo della ll'S-~t>ra »
di Cooperatore! Ed è forse in base alla stessa
menu,fltr) che molti Cooperatori, già regolarme,ite
iscritti, tornano a mettersi in lista ogni anno.
Un Cooperatore, come qllolsiasi Terziario degli
antirhi Ordini, resta « confratello » t'ita naltlral
durante.
E il diploma?
Piì1 che di pagella o ,Ii attestato d'iscri:ione,
il Regolamento dei Cooperatori, scritto eia ])011
Bosco, parla addiritt11ra di Diploma. I,if<itti.
si11 dall'inizi-O si usò attestare l'iscri::ione ro11 un
t·ero Diploma firmato dal Rmor :1-Iaggiore. Per
dare poi agli i.scritti. la possibilità di portare ron
sa un doc:mnenlo di .facile presentazione, si TÌ·
corse a stendere anche uri « auestato ,l'isrri:siorre »
sul1a prima pagina - fosciata di proposito in
bianco a tale scopo - del Regolamento o <lei
J\\lan,wle dei Cooperatori. Da alcuni decenni si
tl$O Ìlll'ece rilasciare un attestato ancor più ma•
neggeiro/e. ridotto al formato di una tesserina da
ml'llere nel portafoglio. E<I è appunto que.•ta la
« pagella d'iscrizione » che fa le veci «.feriali »
del Diploma e che lo dovrebbe rappresentarr. Il
meglio qnindi sarebbe poasedere tanlo il Diploma
e/re la l?agella (atte,çtato dl'l Diploma), proprio
come cln ha co11si!Jf11Ìto u11 Diploma di laurea o
di /ir,m::a si fa S1>mpre rifasciare uri a11es1a10
in caria legale o in carta Stmplice da portare con
e da presentare all'octorreriza.
li Diploma d'iscrizione dei Cooperatori Sale-
siani, stampato a q,mttro colori con disrg11i ad
h Qc e frr!J!, in oro, ~ sempre disponibile pres.so
l' Uffirio (,entrale cli Torino. Tale diploma arti•
stico, opera del noto nostro miniatore Don Ri-
naldo R.1,jfini, si presenta in d,ieformati, a scelta:
il grande misura cm. 25 X 35 e il piccolo cc11ti•
meJri 17 X 25. Il loro pre:::o è irrisorio, per non
dire semplicenun1e «simbolico», ossia rispetti•
vamtnte tli L. 25 e di L. 15.
Ne prenda nota ogni Delegato locale.
I Per l'apostolato vocazioni
Il. Pregiudizi contro le vocazioni
Il Papa, nella Lettera Apostolica di cui ab•
biamo parlato in marzo, denuncia i veri osta•
coli che contrastano gli icleuli religiosi e sacer•
dotali tlclla gio,·cutù. Afferma: « JUentre la cit-iltil
modema /,a tli.ffuso in mez.:,o al popolo cristinrio
la ~lima e la cupidigia tll'i bc11i tli questo mondo,
ha raffreddato in molti animi l'apprez::ame11to
dei be11i soprannaturali ed e/emi...
... Come <1/lora potranno sp1111tare numerose cd
a11te11tid1c voc(lzioni sacerclota/i, in ambienti fii•
miliari e scolastici, nei q11<1li si esaltano quasi
unicamente i valori ed i bml'fki. inerenti allll
professioni terrene?».
' on è vero dunque che gli ostacoli proven•
gano ùa difficoltà economiche, ~ociali o poli-
tiche, come si vorrebbe fnr credere.
Non d11 difficoltà eco110111id1e: ]a beneficenza
ha sempre crrcato di rupplfrc alla povertà di
tanta gioventù avviata alla Yira religiosa o sa-
cerdotale.
Non dn difficoltà sor-iali: se in Italia un'nltu
percentuale pro,ienc dalla ~eruplice, sana, la-
borioi;n , ita dei campi, in Germania invece
proviene dal ceto medio ciii allino; e in Inghil-
terra, per quasi metà, c:ù1l ceto professiomtle
di giovoni oltre il 18° anno ,li età.
Non da difficoltà politiche: l'Italia democra•
tica di oggi non è certo p8l'agouahile con l'Italia
anticlericale di un secolo fa. Eppure negli ul-
timi dicci anni l'India, terra di missione, la
Polonia comunista (fino ad un cCito punto!),
il Messico, ateo (solo ufficialmente!) hanno dato
- ciascuno Stato - ceutinaia di Salesiani ollo
Congregazione, assai più, in proporzione al nu-
mero di Opere di Don Bosco, che in Italia.
Gli ostacoli sono in certe famiglie, che si
gloriano di qualificarai come cribtiane. Ma in
esse domina un ambiente naturalistico, con
tutte le ambizioni e gli f'guii-mi sociali. E i
figli sono costretti a segui.re nJ1 ri ideali al posto
di quelli di un'autentica , oca[IJione.
Don Bo~co ripete a quCl>tc famiglie:
« Il più gra11cle dono che Tddio possa fare ad
una famiglia è mi figlio Sarl'rdote ».
« Quando uri figliuolo lasri11 la famiglia per
farsi Sacerdote, lddio vi prendo il suo posto».
t; necessario predisporre un piano di attacco
-ai prf'giu1lizi e agli errori di tante famiglie, che
in nome di « intere,,si >> non mc>glio qualificati,
o di prc~unta ~rrictà e ~t-n,.o cli responsabilità,
sono for~I' l'unico ostacolo per tanti giovani a
seguire la loro vocazione.

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CONOSCIAMO
IL NOSTRO
REGOLAMENTO
Questa rubrica v uo l e essere una guida pratica alfa
Interpretazione genuina del Regolamento della
Pia Unione e dimostrarne la perenne attualitA
V.
Naturalmente il rendimento uell'apostolalo di-
penderà soprattutto dal grado di formazione
cristiana e di spirito apostolico. A questo Don Bo-
sco provvide fissando, come seconda e terza
condizione di accettazione, la pratil'a ordinaria
della vita cristiana e la buona volontà di dedi-
carsi a qualche opera cli apostolato.
Quando pensava di poter unire i suoi colla-
boratori come « Salesiani esterni» in un'unica
Congregazione, aveva disposto: Per partecipare
dei beni spirituali ,le/la Società bisogna che il
Socio faccia almeno ima promessa al Rettore di
impiegarsi in quelle cose che egli giudicherà tor-
nare a maggior gloria di Dio (Cost. Sal., XVI, 3).
Costretto a ripiegare sulla forma di Terz'Or-
dine moderno, non impose più neppure la pro-
messa. Si limitò alla buona volontà di confor-
marsi alle regole della Pia Unione. E, per to·
gliere ogni angustia di coscienza, al termine
del Regolamento appose l'avviso finale che ab-
biamo citato nel Bollettino Dirit{enti cli febbraio.
Ma, se fll così discreto nelle esigenze, non
mancò di infondere il massimo fervore dello
spirito. E cominciò fin dal preambolo del Rego·
lamento, in cui tratta della necesl<ità dell'unione
dei buoni nel fare il bene.
Porta il paragone della fune formata da più
cordicelle, che _resiste meglio di quello formate
da una sola. E richiama l'esempio degli uonùni
di rufari nel curare i loro interessi temporali,
per concludere: Dovranno forse i figliuoli della
luce essere meno prudenti che i figlinoli delle te•
nebre? (Reg. I).
Oggi che vediamo in atto blocclù formida-
bili con propositi sovversi,·i e perfino sangui-
n .ari, l'urgenza della unione dei buoni per sal-
vare la povera umanità si fa addirittura « an•
hosciosa », come disse il Santo Padre Pio XII
nell'udienza indimenticabile del 12 settem•
hre 1952 al Congresso moniliale della Pia Unione.
E Papa Paolo VI, ancora Arcive$COVO di
Milano, il 22 febbraio ] 962, in occasione della
« Giornata diocesana dell'Apostolato dei La:ici »
così conformava l'appello del « 'Pastor Ange•
licus »: Oggi, la Chiesa tutta dei•e mettersi in
staio di missione. L'idea di a.postolato oggi è di-
venuta estensiv11: dagli Apostoli e ,foi loro suc-
cessori - i Vescovi, apostoli per antonomasia -
l'idea e l'ufficio di apostolato si è esteso ai sacer-
doti ed ai religiosi; oggi si e.~tende, sempre per
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via di vocazione e di collaborazione, anche ai
laici. E dai laici iscritti alla forma più qualifi-
cata dell'apostolato pnrtecipato alla Chiesa di-
scente, che è l'Azione Cattolica, si estende anche
agli altri laici appartenenti ad associazioni cat-
toliche carit.ative, culturali, religiose, che abbiano
in programma di far del bene al prossimo. Siano
i benvenuti nell'unico e grande campo della Chiesa
operante e sofferente. Come si sarà nolato - pro•
seguiva - quest'anno la giom.ata che prima era
dell'Azione Ca;ttolica, si intitola più genericamente,
più largamente: « Giornata dell'Apostolato dei
Laici »; di tutti i laici di bnon volere ahe accettano
una disciplina assoc1'.ativa, cattolica ed 1m piano
di a:done, oltre l'ambito delle singole associazioni,
da, compiersi modernamente nella nostra societcì.
Premessa questa chiarificazione, l'allora car•
dinal ì\\fontini insisteva sul carattere di voca•
zion.e che ha l'associazfono dei bnoni nel fare
il bene: L'idea-madre assume, perciò - diceva -
un caraLtere striperulo e misterioso di vocazione:
è la Chiesa che chiama, è il Signore che cerca
nuovi opera:i per la sua vigna. E della vocazione
ha, la dignità: si tratta di collaborare con la Chiesa,
che è quanto dire con lo strumento umano maneg•
giato da Dio per la salvezza del mondo; della
vocQ.:rione ha la libertà: viene chi vttole, cioè chi
ha senno e cuore per associarsi alw sforzo salvatore
della Chiesa militante; della vocazione ha la forza:
perchè è pervasa tlalla presenza animatrice e cor•
roborante dell'anima increata della Chiesa, the è lo
Spirito Santo (L'Italia, 22 febbraio 1962).
Parole che valgono un trattato. Don Bosco
ha formato la coscienza dei Cooperatori a questa
vocazione, precisando bene il .fine della Pia
Unione: Unire i buoni cattolici - leggiamo nèl
primo abbozzo - in un sol pensiero ed u.n solo
lm;oro per promuovere la propria e l'altrui sal-
vezza, secondo le regole della Società, di San Fran-
cesco di Sales. "el secondo abboz-zo: Per riuscire
nell'importante affare, nel grande progetto del-
l'eterna salvezza dell'anima nostra. Nel terzo:
Noi cristiani ,lobbiam.o unirci in questi di.flù;ili
tempi, ed unirci nello spirito di preghiera, di
carità e di zelo adoperando tutti i mezri che la
Religione somministra per rinmouere q1t& mali
che oggidÌ, ad ogni momento possono mettere a
repentaglio l'importmite affure dell"etema salvezza.
Nel Regolamento defillilfro, forse por non
urtare Sllscei-tibilità di al1re organizzazioni che
si andavano tentando, o per non appa..-ire Lroppo
generico, sottolineò i mali che insidiano parti-
colarmcu.te la gioventù: Noi cristiani dobbiamo
1111irci, in questi d(fficili tempi, per prQm1w11ere
lo spirito di preghiera, di carità, con tutti i mezzi
che la religione somministra e così. rir1mo11ere
o almeno mitigare quei m11/i che mettono a re•
pentaglio il buon costume della crescente gio11en11ì,
nelle cui mani stanno i destini della civile società.
Si direbbe che Don Bosco, con spirito profe-
tico, punti sull'avvenire della società; in realtà
bonificava anche il suo tempo scuotendo clal la71-
guore in cui giacciono tanti cristiani e suscitando
l'energia della carità (Discorso agli Ex allievi,
15 luglio 1886).

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Dall'empfrism-0
alla conc1·etezza organizzativa
A Loreto-Montereale, lo scorso gennaio, sì è
tenuto il C,nvegno lspettoriale dei Consiglieri,
Zelatori e Zelat ici P. U. Lo segnaliamo perchè
si tratta di un'a :semblea plenaria di tutte le forze
dirigenti dei Cooperatori, essendo intervenuti da
tutti i Centri anche tutti i Delegati e le Dele-
gate; lo segnalJamo cnche per la durata. I conve-
gnisti infatti giunsero il sabato a sera, quando ebbe
inizio il convegno, e si fermarono tutta la domenica,
che fu densa di lavoro. Quando poi partirono i
Consiglieri e gli Zelatori, restarono i Delegati e
le Delegate, che ebbero ancora una giornata di
studio tutta per loro il lunedì seguente.
Fu presieduto dal Direttore generale dei Coope-
ratori, rev.mo don Luigi Ricceri, con l'Ispettore
don Elio Scotti e col Delegato lspettoriale don
Giuseppe Ferri. Dalle medJtazìoni dettate da don
Enrico Da Rold agli interventi del Suµeriore fu,
si può ben dJre, un fuoco di flla che servì a illu-
minare e a infìammare tutti di entusiasmo per
un lavoro che, mentre realizza un grande ideale
di Don Bosco, corrisponde, direbbe Pio X I I,
ad un'angosciosa esigenza del nostro tempo.
ln particolare merita di essere segnalata la le-
zione Dall'empirismo alla concretezza organizza-
tiva, che fu un incontro a tu per tu con il Rego-
lamento della P. U., per dare ai Centri vitalità
apostolica.
Fa donato a tutti il Manuale per i Dirigenti e
su di esso fu fatto un vero studio della Parte Il:
«Cura degli Iscritti e - dopo un intervallo -
della Parte l I I: t forme di apostolato ».
Alla lettura dei vari brani seguivano gli autore-
voli interventi del sig. don Ricceri e del sig. Ispet-
tore per dilucidare, commentare, esortare. fu cosa
interessantissima, resa più utile dagli interventi dei
presenti, che permisero di eliminare idee inesatte,
chiarire quelle confuse e far brillare in tutta la
sua bellezza l'ideale di Don Bosco per la sua T erza
famiglia.
Seduta stante,
funziona un Consiglio locale
n Delegato Ispettoriale Cooperatori di Novara,
don Bechis, lo scorso febbraio, ha organizzato, in
tre sedi distinte, il Convegno dei Consiglieri e
Zelatori. Merita di essere sottolineata la trat-
tazione del tema: FunziQnamento dei Consigli lo-
cali P. U. Una caratteristica degna di nota di
questi convegni fu quella di illuminare e convin-
cere con esempi pratici. Cosi, per dimostrare come
possa funzionare un Consiglio locale P. U. il De-
legato lspettoriale ha invitato i Consiglieri del
Centro di Acqui a tenere, seduta stante, una riu-
nione del proprio Consiglio locale sul seguente
ordine del giorno:
Iniziative per ottenere una maggior fre-
quenza alla Conferenza. mensile: far arrivare l'in-
vito personale ai Cooperatori e simpatizzanti;
organizzare il recapito di detti inviti personali.
Precetto pasquale: si decide una « Due
Sere t per ex allievi e giovani, nella quale far
conoscere il Regolamento della P. U. e invitare
ad aderir vi chi ne .ha le doti.
.
Mezzi per ottenere la frequenza dei bam-
bini al catechi,mo quaresimale. Come persuadere
le mamme; come alcune Cooperatrici cercano i
ragazzi e riescono a portarli al catechismo.
Prestazioni per la parrocchia. Il ~ Labora·
torio parrocchiale» funziona bene con un'ora di
lavoro domenicale in parrocchia e altro lavoro
fatto in casa. Altre Cooperatrici si prestano per la
t pulizia della ehiesa ecc.
Partecipazione al Pellegrinaggio piemontese
a Roma in maggio: come farne propaganda.
Questo esempio pratico con la discussione sui
vari argomenti ha suscitato entusiasmo e santa
emulazione nei membri degli altri Consigli locali,
aprendo orizzonti nuovi e praticissimi alle varie
attività che si possono svolgere in seno alla P. U.
Per la diffusione del Bollettino Salesiano venne
segnalata l'esperienza di Vercelli, dove si fa arri·
va re il Bollettino Salesiano a famiglie di «lontani t
e poi se ne studia la reazione che vi provoca per
decidere se continuare l'invio oppure sospenderlo.
L'iniziativa, com'è realizzata a Vercelli con tatto
e prudenza, ha dato buoni fratti.
I Cooperatori Insegnanti
pe)· le voca~ioni
f Consiglieri e Zelatori della Regione Emiliana
furono convocati d al Delegato regionale don Ce-
resa a Modena, a Ferrara e a Reggio Emilia.
Degno di nota il convegno di Reggio Emilia,
riservato ai Cooperatori Insegnanti e presieduto
dal sign.or Ispettore don Mario Bassi. Furonc pre-
senti J7 Ma.estri delle Elementari e 15 Insegnanti
della Scuola Media.
Parte preponderante del Convegno fu la cura
delle vocazioni, per la quale furono dati precisi
orientamenti da cui nacque una interessante di-
scussione, al centro della quale fu un ottimo Coope-
ratore Insegnante, il maestro Oddlno Denti,
che portò le sue incoraggianti esperienze al ri-
guardo. finora sono circa. 30 le vocazioni da lui
indirizzate al Seminario e a vari Istituti religiosi.
Chiamato più volte in causa, il maestro Denti
risolse varie difficoltà, specialmente in ordine
alla libera scelta della loro strada da parte dei
ragazzi e alle reazioni delle famiglie. 11 maestro
infatti lavora in un paese nettamente comunista.
Anche nel Convegno Cooperatori Insegnanti
che si tenne a Borgomanero (Novara) si trattò a
fondo il problema vocazioni e si proposero agli
Insegnanti due mezzi ottimi: li primo per illu mi-
nare i ragazzi sulla vocazione: stampe, sussidi
audio-visivi (fllrnine), album ecc.; il secondo per
coltivarle: il (< Movimento Amici Domenico Savio •,
con riunioni periodiche estrascolastiche, nelle quali
un sacerdote può lavorare sulla vocazione.
29

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L'esperienza educativa
PENSIERI PER LA CONFERENZA DI MAGGIO
La prima scuola d'apprendimento dei fìgli è la
loro· casa. I primi maestri sono i genitori, poi i
fratelli, gli amici, gli altri parenti. li primo campo
d'esplorazione più largo è il mondo esplorato
nelle uscite in compagnia dei propri genitori, in
quelle ininterrotte alternanze di osservazioni cu-
riose e sorprese, di domande, di • perchè D e di
• che cos'è» e « che cosa fa t ecc. E poi a lungo
nella vita giovanile, anche quando la scuola avrà
avviato il suo insegnamento programmatico, la
casa e i genitori potranno e dovranno continuare
il loro contributo, oggi più facile che nel passato.
Vediamo tale scuola domestica in atto.
[I] Campo d'esplorazione e d'apprendimento
Il primo campo d'esplorazione per il bambino
è il proprio corpo. Poi s'aggiungono gli oggetti
che può afferrare e manipolare esplorandoli con
il contatto delle mani, della bocca, del volto. li
volto delle persone, prima della mamma e poi
degli altri che gli si avvicinano, attrae presto l'at-
tenzione. Quando maturano i movimenti degli
occhi e del capo, il bimbo allarga l'esplorazione
a oggetti più lontani, a persone e loro gesti e movi-
menti (movimento, luminosità e rumore ne at-
traggono l'attenzione). La maturazione della pos-
sibilità di cammminare permette più larghi avvici-
namenti d'ambiente. Poi incominciano le uscite
di ca,5a; e allora avviene progressivamente l'in-
contro e l'esplorazione della nafora vegetale e
BIBLIOGRAFIA
1. A. wALLENSTEtN , Come educare I nostri figli,
Milano, Vita e Pensiero, , 9;1, spec. capp. 2.-:,.
2. c. o. BOULOCNI!, / sensi miei amici, Milano,
Ancore, 19n.
3. I, PIAGeT, La rappresentazione del mondo nel
fanciullo, Torino, Einaudi, 1955.
4. A. PAUTARD, L'educazione affravetso la scoperta
della natura, MIiano, Ancora, 19J8.
5. L. VOLPICELLI, Il fanciullo segreto, Brescia,
La Scuola, 19s8.
b. G , BeRTOLt, Chi vuol costruire..• ? (Giuochi, espe-
rimenti e facili costruzioni per ragazzi), Torino. SEL
u 7. r. CASTELLINO, belle maniere (GJi.lateo per la
g-loventù), Torino, SEI.
8. •Esploriamo •• Brescia, La Scuola (Ri.vlsta
utile per maestri e per genitori).
9. D. VOLPI-e. BIAGI, Enciclopedia delle aftlvltd
del ragazzo1 ivi.
10. R. BAMBERCER, // mondo Infantile dalla A alla Z, lvi..
11. , Capire ,, Milano, Fabbri, 196J, Quaderni cn-
clclopedicl d 'aiuto al genitori per guidare l'esperienza
dei figli.
30
animale, della società e delle sue manifestazioni
di civiltà, professioni, usi, e delle persone che la
compongono. Il linguaggio è un'altro campo di
esplorazione, sia quello mimico espressivo, che
quello parlato, ma anche quello delle immagini,
dei simboli, delle figure, delle parole scritte, a suo
tempo, dei mezzi di comunicazione e spettacolo,
dei riti.
I genitori non possono abbandonare all'istinto
tale esperienza conoscitiva, ma devono guidarla,
integrarla, ordinarla, correggerla, cioè farne una
vera esperienza educativa, per evitarne i pericoli:
povertà d'estensione, superOciale comprensione,
dispersione, mancata unifìcazione, errori e insicu-
rezze, traumi psichici e scandali morali ecc.
[[] L'intervento educativo dei genitori
a) / grandi principi di Don Bosco. Don Bosco
ispirò costantemente i suoi interventi nell'ambito
dell'esperienza spontanea dei suoi giovani a tre
princìpi:
1. riconoscere ai giovani il diritto d'essere
giovani: ciò porta al rispetto e all'accettazione
amorevole della naturale curiosità dei fìgli;
2. aiutare i giovani a soddisfare i loro legit-
timi bisogni e desideri: ciò porta a intervenire
positivamente sia per fornire mezzi e occasioni, sià
per sorvegliare e integTare le esperienze dei fìgli;
J. essere l'anima della loro attività ed espe-
rienza: questo principio insegna ai genitori il me-
todo preventivo dell'assistenza salesiana, che ha
il suo segreto proprio in questa terza forma di
presenza discreta, fìsica o morale, ma efficacis•
sima per la guida dall'interno dell'esperienza.
b) Un principio di Pio Xli. Alle madri di
famiglia traccia cosl il primo compito di una
«triplice educazione ~=t Educate l'intelligenza dei
vostri bambini. Non date loro false idee o false
ragioni delle cose; non rispondete alle loro inter-
rogazioni, quali che siano, con celie o con affer-
mazioni non vere, cui la loro mente di rado si
arrende; ma approfittatene per dirigere e sorreg-
gere, con pazienza ed amore, li loro intelletto,
il quale altro n on brama che di aprirsi al possesso
della verità ed imparare a conquistarla con i passi
ingenui del primo ragionare e riflettere. Chi saprà
mai dire ciò che tante magnifiche intelligenze
umane debbono a queste lunghe e flduciose do-
mande e risposte, di puerizia, alternate al foco-
lare domestico? » (Disc. 26-x- 1941).
e) Principi pedagogici dell'esperienza guidala.
1. Permettete e fornite la più larga abbondanza
di esperienza possibile: in casa e fuori casa; fornite
ambienti, mezzi, tempo, occasioni, aiuti; l'ideale

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dell'ambiente domestico
della casa e dell'ambiente agricolo e artigiano; le
possibilità della casa e dell'ambiente operaio,
professionale.
2. Rispettate e assicurate la più ampia libertà
di esperienza, di conoscenza e di azione; cioè li-
bertà di accostare, di manipolare, di esaminare,
di riflettere, di contemplare, di imitare nel giuoco
simbolico; non soffocate mai l'iniziativa e l'indi-
pendenza facendo ciò che vostro tiglio vorrebbe
e saprebbe fare da solo; lasciatelo provare, ten-
tare; se manca di iniziativa, fornitegli stimoli
personali o di gruppo.
:;. Ponetelo, tenetelo e guidatelo nell'ordine:
ordine di tempo, degli oggetti e degli ambienti,
dei modi di conoscere e agire; ordine che il bimbo
deve trovare, sperimentare, gustare, rispettare e
ricostruire; ordine ispirato a norme di ragione e
religione, cioè di esigenze oggettive, e non a capricci,
pigrizie, paure, arretratezza di genitori; ordine
della libertà e non ordine soffocatore della libertà.
J. Rispondete sempre alle sue domande: di
spiegazione (i ~ perchè b dei bambini sono espres-
sioni di bisogni profondi, di conoscenza, di fiducia
nei genitori; Ja mancata risposta ferisce tutta la
gamma di tali bisogni); di aiuto e di partecipazione
(condiVidere l'esperienza dei figli garantisce i
rapporti d'affetto e d'autorità).
5. Siate guida d'un'esperienza educativa: sti-
molate e aiutate l'osservazione accurata e precisa
delle forme, delle somiglianze e delle diversità,
delle caratteristiche, dei comportamenti, inse-
gnate e richiedete i nomi esatti delle cose, degli
oggetti, delle operazioni; richiedete un rifer i-
mento esatto; lasciate libertà alle variazioni e co-
lorazioni della fantasia e del sentimento personale;
ma stimolate e guidate gli sviluppi verso il rispetto
oggettivo della realtà e del giudizio equilibrato, la
critica e la ulteriore ricerca personale. Però il
momento più delicato è di rilevare ogni volta
con prudente fermezza gli errori di compren-
sione e di valutazione, i falsi princlpi e criteri
applicati, la mancanza di considerazione totale,
soprattutto social e e morale.
III Occasioni particolari di esperienze edu-
cative guidate
1 . La vit a e l'attività domestica dei genitori,
mamma e papà, dei fratelli maggiori, dei domestici,
degli immediati collaboratori, dei parenti o di altri
che convivono in casa, è per i figli campo d i os-
servazione e di comportamento; però è per tutti
dovere di autocontrollo, di esempio. È forse questa
la più efficace scuola di imitazione e di assimila-
zione di idee, modelli, opinioni, atteggiamenti,
costumi, tradizioni e persino princìpi e sen ti-
menti morali e religiosi, oltre che sociali.
Si aggiungano le feste In famiglia, visite e ricevi-
menti, conversazioni e commenti ai fatti del giorno,
musica, canto e altri hobby di famiglia...
2. Campo al primo strettamente collegato
sono i mezzi di comunicazione usati dagli adulti
e offerti ai piccoli: album, libri, enciclopedie, radio,
televisione, giornali d'ogni tipo, dischi. Si aggiunga
entro casa la lettura in comune o eseguita dagli
adulti per i piccoli, i racconti, e fuori casa il ci-
nema. Si eviti il banale, l'immorale, il falso, mai
ciò che stimola.
:;. Le uscite di casa per i passeggi ordinari,
più tardi per esigenze di formazione e vita, le
gite d'ogni tipo, esperienza della strada, di natura,
di scuola, di chiesa, di gruppo giovanile e com-
pagni, della società adulta.
4. [ giocattoli dei piccoli e i giuochi dei ragazzi
possono e devono avere precisa funzione di sti-
molo alla conoscenza e all'azione. Quanto più
servono tanto più valgono. Poi premi e regali
devono avere il medesimo indirizzo: stimolo e
servizio per lo sviluppo mentale.
;. Le conversazioni con i flgli, su misura dei
fìgli, con rispetto del loro grado d i sviluppo, ma
istruttive, intelligenti, liberatrici da errori, da
superstizioni e preconcetti.
6. Gli eventi della vita personale dei figli,
vita fisica, psichica, moral e, familiare, scolastica,
religiosa nel loro progressivo maturare, e gli
eventi della vita familiare e della società esterna,
che si ripercuotono in famiglia.
QUESTIONARIO
1. Dove, quando e come si avvia per I giovani la
sC-Optrta e l'esplorazione del mondo?
%. Oua/i sono I pericoli da temere per i propri figli
In tema d'esperienza del mondo che li circonda?
Ouall sono I pericoli d'ordine mentale e culturale?
Ouali dal punto di vista morale religioso?
3. Come si l regolato Don Bosco rlspeHo ali'esp,:•
r/e11za giovani/e dei suoi giovani?
4. Come garantire al flgl/ In famiglia un ambiente
di larga esperienza? Una esperienza di libertà
nell'ordine •?
5. Perchl I bambini domandano tanti perchl •?
Quando e come bisol(na rispondere?
6. Come si guida /'esperienza e come si raddriz-
zano le lnttrpretazionl e I giudizi Incompleti o sba-
gllall?
1. l:. vero che le ragazze hanno meno diritti e meno
necesSitcl di istruzione e di esperienza e Jtbertcl dei
ragazzi?
8. Qual i l'utllitd e qual/ sono I modi di un dia-
logo sempre aperto• tra genitori e figli?
AUTORIZZAZIONE DEL TRUIUNALE DI TORINO IN DATA 16 PEBBRAIO 1 949, NUMERO 403. - CON APPROVAZJONl> ECCLESIASTICA
DIRJ!TTORI! RBSl'ONSABU.E: SAC, DOTT. Pll!TIIO ZERBINO, VIA MARIA AOSU.lATRICE, 3:a • TORlNO {712) - OFFICINE ORAFICHE S•• •I.
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HELMUTH VON GLASENAPP
LE RELIGIONI DELL'INDIA
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prima edizione del 1943) ct offre una chiara sm esl de1 millenario
travaglio spirituale Indiano, dall'epoca dell'ottimismo vedico al
periodo della m,suca sacrifìca1e dalla cris, deola religione tradi-
zionale a, sorgere de grandi sistemi, ortodossi ed ereticali, di
salvazione, all'affermarsi di correnti popolari le quali, londencto
Insieme elementi d1 diversissima origine, conquistano il cuore e
suscitano l'entusiasmo ardeme delle olle che nella religione ri-
cercano contorto e aiuto nelle dlfficoltà della vita. Nelle pagine
finali si tenta un primo bilancio delle conseguenze dell'Incontro
di scienza e pensiero occidentali con 1a tradizione indiana, incontro
carico d, destino per l'avvenire di .anta grande parte dell'umanità.
BOLLETTINO SALESIANO
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Direzione: via Maria Auslllatrlce, 32 - Torino - Telefono 48-41-17
Al 1• del mese, per i Cooperatori e le Cooperatrici S11les111ne
Al 15 del mese, per I Dirigenti delle Pie Unione
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