lica: alla domanda • Ma voi che tate?
Qual'è il vostro fine? In concreto si può
rispondere solo con qualche teoria e
con alcuni incontri spesso superficiali)
che respingono il giovane alla ricerca
di una risposta al problemi del pros-
simo più prossimo.
- Difficoltà di inserimento dei gio-
vani nei Centri prevalentemente for-
mati da adulti, spesso fermi a un'idea
dell'Associazione ben lontana da quel-
la scaturita dal Concilio.
- Difficoltà, se non addirittura, con-
trasti con alcuni SDB e FMA che im-
pediscono la collaborazione e l'inse-
rimento dei GG.CC. negli ambienti da
loro diretti (parrocchie, oratori, istituti,
ecc.).
- Delegati e Delegate con notevoli
limiti dovuti all'età e ai numerosi inca-
richi loro affidati.
- Poco coraggio nel presentare
chiaramente la proposta di adesione e
di scelta vocazionale ai giovani che
frequentano, spesso assiduamente, i
nostri ambienti.
Tali difficoltà spesso sono isolate,
ma non è infrequente il caso che esse
si combinino e portino a risultati disa-
strosi.
Ognuno di noi, cooperatore. religio-
so, religiosa, deve assumersi le proprie
responsabilità, approfondendo le varie
situazioni e, laddove si rende neces-
sario, intervenendo energicamente
con verità e carità.
Non c'è tempo da perdere.
Il richiamo del nostri giovani è pres-
sante, non c'è spazio per le incertezze
e la pavidità.
O crediamo nella missione di Don
Bosco e assumiamo Il suo coraggio o
non c rediamo e allora è meglio cam-
biare aria.
Intervento del Conslgllere fede-
rale dell'Unlone Exalllevl: LAN-
FRANCO MASOTTI
Gli Exallievl impegnati e i CC. hanno
questo in comune: Il desiderio di rifare la
società «dai suoi fondamenti» e questo
a titolo dell'educazione ricevuta che ci fa
essere apostoli convinti e coerenti o per-
ché abbiamo voluto dare una mano a
Don Bosco nel portare a Cristo tanti gio-
vani.
«Sono venuto a questo Consiglio Na-
zionale dei Cooperatori per portare Il sa-
luto dell'Assoclazlone degli exallievl d'I-
talia, saluto ed augurio di buon lavoro
che viene dalla Presidenza e dalia Giunta
Nazionale e da tutti gli exallievi sates,ani.
che vedono, nei Cooperatori di oggi, uo-
mini e donne proiettati In un•azione che
deve portare al raggiungimento dei co-
muni scopi, quelli dell'Apostolato dei Lai-
ci, che nel nostro caso specifico sono
quelli di valorizzare ed attuare l'idea di
Don Bosco, nostro comune Padre e
Maestro.
Desidero però non limitarmi ai sempli-
ci convenevolì di circostanza. che sareb-
L'unità d 'intenti con l'Un.ione degli exallievl è testimoniata dal cordiale indiri:r.zo dl 88•
luto dell'lng. Ma-80tti.
bero contrari al mio modo d1 pensare, ma
vorrei sintetizzare una convinzione che
mi sta molto a cuore, e che potrebbero
essere di spunto nelle vostre discussioni,
e che è un po' l'Indirizzo che l'Associa-
zione exalllevl ha preso e sta portando
avanti in campo nazionale e mondiale
per dare il suo contributo alla ricostru-
zione dalle fondamenta, della nostra so-
cietà, così dissestata ed irreale. e ricon-
durla a vivere una realtà più concreta e
costruttiva, operante nella semplicità e
nel bene comune.
Circa un mese fa, ero a Bologna nella
casa salesiana «Beata Vergine di S.
Luca», ed Il Prefetto, data l'Importanza
della mia persona, ml ospitò nella stanza
riservata all'Ispettore. Ebbi così l'occa-
sione di dormire nel letto riservato a Don
Bosco (Giovan Battista Bosco, simpatico
Ispettore della Lombardo-Emiliana).
Sull'ampia scrivania esistente nella
stanza, vi era una pubblicazione edita da
quell'Istituto, dove Il nostro comune ami-
co don Luciano è stato amato Direttore,
e su di essa ho potuto leggere ciò che Il
Cardinale Svampa nel benedire la prima
pietra dell'Istituto stesso, nel febbraio del
1897, tra l'altro diceva.
• ...L'edificio che noi vogliamo qui co-
struito, è simbolo di ristorazione morale
della società, che deve essere rifatta dai
suoi fondamenti, ossia nell'età giovanile,
e deve tornare onesta e virtuosa basan-
dosi sulla pietra fondamentale di ogni
moralità e giustizia che è Gesù Cristo.
Finché Cristo non rientri nelle officine,
nelle scuole, nelle Istituzioni, nei costu-
mi, negli animi, insomma in tutte le fibre
sociali, è fo/fia sperare onestà di vita, fer-
mezza di carattere, abnegazione. carità,
eroismo, osservanza dei doveri religiosi,
sociali, domestici.
Don Bosco ben comprese queste virtù
e senza pompa di teorie, mosso solo
dalla carità e dallo spirito di Gesù Cristo,
in questa carità ed in questo spirito tro-
vò il segreto di formare giovani si/a virtù,
e fu il primo educatore non solamente
d 'Italia, ma di tutto il mondo civile...•.
Oggi a distanza di 86 anni da quella
data, questi concetti li possiamo consi-
derare attuali.
Se Cristo non rientra nelle isutuzionl,
nel costumi, negli animi, non possiamo
sperare In una società migliore.
E allora che dobbiamo fare? È neces-
sario vivere diversamente:
- impostare la propria vita In modo
più consapevole e coerente;
- riscoprire i valori della famiglia,
perché le forme alternative sperimentate
non possono In alcun modo sostituirla;
- stabilire un rapporto nuovo tra
uomo e uomo;
- lasciare le apparenze e fondare la
nostra vita più sull'essere che sul sem-
brare;
- riallacciare un rapporto con Il divi-
no, ritornando alla Fede.
Nel mondo d'oggi non abbiamo scelta:
o la tede o Il caos. Noi laici cristiani dob-
biamo camminare nella nostra strada ter-
rena per testimoniare la Fede, far capire
al prossimo che anche in un mondo cosi
sbaglialo e cattivo, non tutto è oscurità,
ma esiste la luce della Fede che è corag-
gio, disponibilità e sacrificio, che è la ne-
cessità prepotente di donare amore, per
leggere la felicità negli occhi dei nostri
fratelli e per sentir inondare il nostro
cuore di Immensa gioia. Quella gioia che
si riceve per aver dato.
Dobbiamo adoperarci per ripristinare
la convinzione In quel valori che le false
ideologie, la malafede e la falsa politica
hanno distrutto.
In questa prospettiva deve svolgersi la
nostra futura azione, e che sia un'azione
comune, un'azione portata avanti insie-
me, nel rispetto delle caratteristiche pro-
prie delle nostre due associazioni, ma
mirando ad un unico risultato finale,
quello di aiutare I giovani a vivere la loro
vita in modo sano e pieno di gioia.
Don Bosco diceva: .Basta che sappia
che sono giovani, perché io li ami• Dob-
biamo preferenziare ,1 nostro lavoro per i
giovani, anche se è più difficile, costa fa-
tica, prende tanto del nostro tempo e
molto spesso non si hanno i risultati spe-
rati.
Solo curando le pianticelle avremo de-
gll alberi robustll Noi exallievl stiamo
operando in questo senso in Italia, In Eu-
ropa e nel mondo, e siamo felici di pre-
stare la nostra opera al vostro tìanco,
perché la posta è afta ed importante, è Il
momento giusto, e non dobbiamo farci
sfuggire dalle mani questo momento par-
ticolare, perché è Don Bosco che lo vuo-
le, lo vuole per i suoi ragazzi, lo vuole per
noi, lo vuole per coloro che verranno.
E non scoraggiamoci mai, perché Lui
è sempre vicino a noi•.
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