Bollettino_Salesiano_199304


Bollettino_Salesiano_199304



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IL CATECHISMO
DELLA CHIESA CATTOLICA
di don Egidio Viganò
Un volume di
788 pagine: 6
anni di inten-
so lavoro; 9 rielabo-
razioni; oltre 24.000
emendamenti; il tito-
lo è «Catechismo
della Chiesa catto-
lica».
La sua presenta-
zione ufficiale (di-
cembre 1992) cam-
bia un po' il concet-
to corrente di «cate-
scovi riuniti in Sino-
do straordinario con
il Papa nel 1985 per
commemorare i ven-
ti anni del Vaticano
II, e poi hanno colla-
borato alla sua ela-
borazione - in dif-
ferenti modi - tutti
i Pastori del Popolo
di Dio. È una specie
di conclusione illu-
minante dell'inse-
gnamento collegiale
chismo»: non più il
semplice libretto,
del Concilio; testi-
monia il coraggio di
pur tanto prezioso,
di domande e rispo-
ste, ma un vero
«compendio» dei
contenuti della fede
Il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica è stato voluto dai ve-
scovi riuniti per il Sinodo del 1985 e esce a trent'anni dal Conci-
lio. È una bussola per la fede, un vademecum per ogni cristiano.
Nella foto il cardinal Ratzinger, presidente della commissione
redazionale, presenta il testo alla stampa nel dicembre scorso.
Giovanni Paolo II e
dell'intero Episcopa-
to in tempi di relati-
vismo e di soggetti-
vismo.
e della morale cri-
Nonostante il nu-
stiana, raccolti e
mero delle pagine, la
commentati attraver-
sua è un'esposizione
so la tradizione viva dei secoli e ra- scovi e ai ministri della catechesi, sintetica, una «Summa» della dot-
gionati ordinatamente con autore- esso serve a chiunque si ponga delle trina cattolica; porta con sicurezza
volezza.
domande sulla fede come penetra- il credente al centro della sapienza
Senti in esso un respiro veramen- zione della realtà, sull'amore di Dio del Vangelo .
te «cattolico »: ti presenta la fede e del dialogo con Lui, sul senso del- Quanto godrebbe oggi Don Bo-
della Chiesa oggi nella geografia dei la vita, sulla ricerca di luce, di ge- sco nel poterne usufruire per l'edu-
continenti, e la fede della Chiesa nel nuini valori e delle ragioni che li cazione dei giovani! La Famiglia
tempo, dal primo al ventesimo seco- sorreggono. La sua elaborazione Salesiana è chiamata a guardare con
lo. Ti trovi con gli Apostoli, con i costituisce un avvenimento ecclesia- privilegiata attenzione a questo in-
Martiri, con i Padri, con i grandi le di valenza storica: segna il pas- dispensabile sussidio, perché offre
Dottori, con i Santi, con i Successo- saggio dal secondo al terzo millen- tutta la luce della verità che salva.
ri di Pietro , con i credenti di tutti i nio. È un punto di riferimento per Papa Luciani, riferendosi al tra-
popoli, con gli insegnamenti della l'identità cattolica anche nel dialo- dizionale libro di catechismo, scris-
mamma, della parrocchia e dell'o- go ecumenico, e un metro di verifi- se - e le sue parole si applicano be-
ratorio; ti senti riempire i polmoni ca della validità delle teorie religiose nissimo a questo volume -: «Bene-
con quell'aria salutare della Pasqua oggi in circolazione.
detto il Catechismo! È il re dei libri;
e della Pentecoste, che alita ovun- Ce n 'era bisogno! Infatti sono ha per maggior valore di un'am-
que per la preparazione di cieli nuo- molti i pericoli di disorientamento e pia enciclopedia; esso contiene le
vi e terra nuova.
di confusione, in un'ora in cui - verità che si devono credere, i dove-
Qualcuno l'ha definito una «cat- per dirla con il poeta - «un Marce! ri che si hanno da adempiere, i mez-
tedrale catechistica», una bussola di diventa ogni villan che parteggian- zi per la propria santificazione. È il
attualità per i credenti, un vademe- do viene».
libro della sapienza, l'arte del ben
cum cristiano per affrontare felice- Chi è l'autore del volume? Si trat- vivere, la pace dell'anima, la sicu-
mente il vorticoso cambio epocale. ta di un ' opera, diciamo così, «colle- rezza nella prova. C'insegna come
Destinato prioritariamente ai Ve- giale»; infatti l'hanno voluto i Ve- piacere a Dio ».
2 - I APRILE 1993

1.3 Page 3

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~ il
Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago Giancarlo
De Nicolò Eugenio Fizzolli Francesco Mollo
Collaboratori: Teresio Bosco - Ernesto Cationi •
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti • Serge
Duhayon - Bruno Ferrero • Sergio Giordani •
Margherita Maderni Anlonio Mélida -
Jean-François Meurs - Pietro Moschello • Angelo
Montonati • Gaetano Nanelli - Nicola Palmisano
Angelo Paoluzi Alessandro Risso - Silvano
Stracca
Fotoreporter: Cipriano De Marie • Franco Marzi
- Carla Morselli - Guerrino Pera • Pietro
Scalabrino
Progetto grafico e impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Monlecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccello agosto) per tulli.
·
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) Via
Marsala 42 - 00185 Roma· Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) in : Antille (a Sanlo
Domingo) • Argentina Australia Austria
Belgio (In fiammingo) • Boemia Bolivia
Brasile Canada Centro America (in
Guatemala) CIie Cina (a Hong Kong) •
Colombia - Croazia Ecuador Filippine
Francia Germania Giappone • India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) • Irlanda
Gran Bretagna Italia Korea del Sud
Lituania (edilo a Roma) • Malta Messico •
Olanda Paraguay Perù Polonia
Portogallo Slovacchia Slovenia Spagna
Stati Uniti Thailandia Ungheria Uruguay •
Venezuela Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio
Tel. 06/65.92.915
Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1 Aprile 1993
Anno 117
Numero 7
«Educare all'amore» è stato il
tema della 16" Settimana di
spiritualità della Famiglia
Salesiana. Il nostro servizio a
pag. 22 (Foto Marzi).
Foto di copertina:
Cipriano De Marie
2 IL RETTOR MAGGIORE
Il Catechismo della Chiesa cattolica
di Don Egidio Viganò
10 SUDAN MERIDIONALE
Figli della guerra
di Umberto De Vanna
14 REPORTAGE
. In Sicilia i «pupi» sorridono
di Giovanni Fedrigotti
18 DIBATTITI
Sindone: dopo il giallo del C14
di Mariapia Bonanate
22 FAMIGLIA SALESIANA
Ragazzi e ragazze: educare alla
reciprocità
di Graziella Curti
26 CATECHESI
Sulle strade dei nostri ragazzi
di Elvira Bianco
30 PROBLEMI SOCIALI
Coraggio, riprendiamoci la scuola
di Alessandro Risso
34 BENGALA OCCIDENTALE
Per i giovani di Krishnagar
un'azienda alimentare
di Luciano Colussi
37 AUGUSTO CZARTORVSKI
Il principe polacco che
si fece salesiano
di Teresio Bosco
10 Sudan meridionale:
Il drammatico reportage
di Vincenzo Donati
RUBRICHE
Lettere, 4 - In Italia e nel Mondo, 6 -
BS Domanda, 8 - Prima Pagina, 9
Come Don Bosco, 13 - La nuova Eu-
ropa, 17 - Libri , 21 - Osservatorio, 25
- Il Diario di Andrea, 29 - Dalle missio-
ni, 33 - Solidarietà, 40 - Morti, 41 - I
Nostri Santi, 42 - In Primo Piano, 43
18 Sindone:
Dopo il giallo del C14
1 APRILE 1993 3

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IL GRAZIE DI MARTI- la madre di Don Bosco, pri-
NO. «Le scrivo per infor- mo salesiano, ma anche l'i- DOPO €5,SEQ.5!
marla che, grazie alla lettera spiratrice della Famiglia Sa-
L-L:tVATé
pubblicata dal suo giornale lesiana. Abbiamo già inizia-
(BS/ settembre '92) mi sono to e concluso una campagna
tE- /V/ANI
"-
arrivate tante testimonianze di raccolta di firme per chie-
di solidarietà concreta, ed dere al Rettor Maggiore di
esprimo, anche da parte dei iniziare la pratica per la cau-
genitori di Martino , la mia e sa di beatificazione di Mam-
la loro più profonda gratitu- ma Margherita. Pensavamo
dine verso coloro che si so- di arrivare a 5.000 firme,
no resi protagonisti di tale ma ne abbiamo raccolte
testimonianza» .
15.000! Sappiamo che altre
nazioni hanno il nostro stes- PII.ATO .9 E'
Don Paolo Canfora, so desiderio: vedere Mam-
Bacoli (Na) ma Margherita glorificata
ACCORTO '---
insieme a Don Bosco. Il
prossimo 8 dicembre si com-
piranno i tre anni della no-
EXALLIEVI DI CANEL-
Ll. «Vi trasmettiamo una
relazione del nostro conve-
gno. Noi exallievi di Canelli
"tiriamo avanti" ormai da
stra fondazione. Chiediamo
al BS di tenere presente la
nostra Associazione e di
continuare a ·informare i let-
tori».
anni da soli, facendo quello
che possiamo e sappiamo,
spronati dal nostro legame
con Don Bosco e a testimo-
nianza della presenza sale-
Carmen T. de Lasarte
Rogue Graceras 806.
Ap. 101 - 11.300 Montevideo
Uruguay
CHt; t;R,AHO
PIU,. .SPCRO-JE
.PI Pf.2111,c; '--
))
siana nella nostra zona. Al-
leghiamo una foto-cartolina,
che ricorda il nostro magni-
fico collegio nel periodo del
suo massimo splendore».
OFFERTE DETRAIBILI.
«Sono un exallievo salesia-
no. Da anni sono in corri-
Angelo Montanaro,
Canelli (At)
spondenza con don Saksida
della Citade Don Bosco in
Brasile e con altri missiona-
ri. Sarebbe opportuno far
10
sapere se i contributi versati
Da "L'ULTIMO EVANGELIO"
MAMME DEI CONSA-
CRATI. «La ringrazio di
aver pubblicato il mio nuo-
vo indirizzo. Sono contenta
che ci sia interesse anche in
Italia per l'Associazione
mamme dei consacraii. De-
sideriamo arrivare a tutte le
per i missionari sono detrai-
bili dalle tasse. Oppure
quarido da Roma (via della
Pisana) scrivono per ringra-
ziare di qualche offerta, al-
legare (se si possono detrar-
re) le ricevute regolari ».
Re Garibaldi, Pavia
persona fisica nell'IRPEF,
sia .come persona giuridica
nell'IRPEG) può dedurre
dalla base imponibile le of-
ferte fino a un massimo del
2 per cento del reddito d'im-
presa dichiarato. Per redditi
ANCHE NOI LAICI POS-
SIAMO FARE TANTO.
«Condivido pienamente le
preoccupazioni educative di
alcuni cattolici di Pavullo
nel Frignano (MO), il cui
appello è stato pubblicato
mamme salesiane (e non)
di impresa non si intendono sul BS di gennaio. E alle
del mondo, condividere le Ci siamo informati, e ci è redditi di fabbricati o da la- sensibili osservazioni di
nostre preoccupazioni e tut- stato risposto quanto segue: voro ..dipendente. Sono red- Paolo e Maria, per tutti, ag-
to ciò che si può ottenere «La Direzione Generale diti da impresa, per esem- giungerei che quei problemi
per mezzo della preghiera. Opere Don Bosco è Ente pio, quelli di un titolare di e quelle contraddizioni da
La comunicazione è uno dei giuridicamente riconosciuto farmacia , di un negozio, di loro accennati ("grande
mezzi principali per arrivare che persegue esclusivamente una ditta ... Nella dichiara- vuoto di ideali, enorme po-
agli altri e ringrazio il BS finalità di educazione, istru- zione dei redditi occorre ci- vertà spirituale...") sono
che me ne dà l'opportunità. zione, ricreazione, assisten- tare la legge che permette la comuni a tanti altri centri.
Come avete detto, noi ci za sociale, culto, a favore deduzione: D.P.R. 22 Di- Anche da noi mancano, se si
ispiriamo a Mamma Mar- del quale un titolare di red- cembre 1986 n. 917 art. 65, esclude la parrocchia, ag-
gherita, che non fu soltanto diti di impresa (sia come comma secondo».
gregazioni religiose, oratori
4 - 1 APRILE 1993

1.5 Page 5

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BS
e movimenti che sappiano
"attrarre e coinvolgere i ra-
gazzi in esperienze e progetti
positivi, che diano loro il
senso cristiano della vita".
Come genitore cattolico,
ugualmente preoccupato del-
1'attuale andazzo socio-isti-
tuzionale, vorrei dire a quei
genitori di Pavullo che an-
che noi laici possiamo fare
tanto per la gioventù: dedi-
care più tempo ai nostri fi-
gli, ascoltare i loro proble-
mi, escogitare luoghi e mo-
menti di organizzazione del
loro tempo libero, aprire
centri di accoglienza minori-
li... E tutto ciò con la colla-
borazione di chi è disponibi-
le, per prevenire forme di
devianza. Don Bosco questo
l'aveva compreso, fondan-
do un'associazione di laici
impegnati, i cooperatori sa-
lesiani. E diceva che "i geni-
tori sono i primi e principali
educatori dei figli". Questo
dico non tanto per scorag-
giare l'istituzione di scuole
cattoliche e luoghi di acco-
glienza per la gioventù, ben-
sì per suscitare in noi genito-
ri credenti il desiderio di
rimboccarci le maniche».
Giovanni Gigliola,
San Michele Salentino (BR)
UN AMICO PER CONFI-
DARSI. «Sono un sacerdo-
te di 40 anni, disponibile a
entrare in dialogo formativo
con i giovani, anche soltan-
to per amicizia. Vi trasmet-
to il mio indirizzo».
Don Gino Rotiglio,
Parroco di
88070 Crucoli (CZ)
L'AVE A SAN GIUSEP-
PE. «Desidero farle cono-
scere una mia iniziativa a ri-
guardo di una breve e sem-
plice preghiera a san Giu-
seppe. Ho finora avuto mol- scorgendo da lontano il me-
ti e qualificati consensi e più gaquadro appeso all'abside:
volte mi è stato chiesto di "Papà, guarda san Giovan-
far pubblicare la preghiera ni Bosco! " . Avevo la sua
sul BS. La preghiera nella età quando misi piede per la
sua prima parte, cosiddetta prima volta nella "Casa Di-
laudativa, presenta l'identi- vina Provvidenza". Non ne
tà, l'originalità di san Giu- sono mai veramente uscito.
seppe nel suo rapporto con Fra quelle mura che trasu-
Dio, con Maria e Gesù; nel- davano familiarità, amore-
la seconda parte, invocati- volezza, sì da farmi sentire a
va, non si chiedono grazie casa mia in ogni altra casa
particolari, ma si mettono salesiana. In quel momento,
sotto la protezione di san nella cattedrale cittadina, le
Giuseppe la Chiesa, là fami- tante facce non estranee
glia, la morte. Anche la de- agevolarono il mio veloce
vozione a san Giuseppe per viaggio di ricordi. Gli anni
Don Bosco faceva parte del del boom economico erano
"carisma salesiano"!».
di là da venire, pur prossi-
mi. Non in ogni casa c'era la
Don Giuseppe Brioschi, televisione. Le scarpe soffri-
Treviglio (BG) vano di lividi alle punte per
i calci al pallone. Le classi
elementari, con l'aula-mu-
PREGHIERA A SAN GIU- seo del signor Parisi, sale-
SEPPE (sul modello dell'A- siano laico, dalla lunga can-
ve Maria). A ve, o Giuseppe, na di bambù portata dalle
uomo giusto, sposo vergina- missioni, per planare sulle
le di Maria e padre davidico nostre dita a troncare le irre-
del Messia: tu sei benedetto quietezze. Le medie e l'ora-
fra gli uomini, e benedetto è torio, i compiti e il cortile, il
il Figlio di Dio che a te fu senso del dovere e la spen-
affidato: Gesù. San Giusep- sieratezza, le preghiere e le
pe, patrono della Chiesa corse. I pantaloni lunghi e,
universale, custodisci le no- con essi, il tempo delle re-
stre famiglie nella pace e sponsabilità vere, delle scel-
nella grazia divina, e soccor- te. Noi, grazie ai salesiani, si
rici nell'ora · della nostra era già pronti alle decisioni.
morte. Amen!
Da ragazzi a uomini avverti-
(Approvazione ecclesiastica, vamo meno degli altri il di-
Milano, 19 aprile 1988)
vario. Poi il liceo e il Circo-
. lo Don Bosco; la pallavolo,
il giornalino ciclostilato e
Auschwitz cantato in chiesa
VIGILIA GRANDE A con la chitarra; le PGS e il
MARSALA. «I salesiani di cineforum, le gite per la Si-·
Marsala hanno aperto l'an- cilia in pulmino e in biciclet-
no centenario della loro ta con colazione a sacco. Ri-
fondazione alla vigilia del- vedo tutte queste sequenze,
l'Immacolata. Ci siamo ri- mentre i concelebranti già
trovati alla "Matrice": mol- dettano il Pater Noster. Pri-
te centinaia di persone ad ma dell'ite missa est, mons .
affollare le navate, attenti Michele Alagna Foderà,
all'arringa appassionata del marsalese, 80 anni, 50 di sa-
Vescovo della diocesi. Ap- cerdozio, 25 di episcopato,
pena ·dietro, in un tronetto, vescovo salesiano, già mis-
si distingueva un altro ve- sionario in Brasile, nipote
scovo, il festeggiato. Il pri- del canonico Sebastiano
mo brivido me lo diede mio A.lagna (che nel 1882 volle
figlio, tre anni e mezzo, qui i primi orfanelli, conse-
gnati ai salesiani dieci anni
dopo), ringrazia trattenen-
do a stento la commo-
zione».
Avv. Diego Maggio,
Marsala (TP)
TUTTO NUOVO
ccll PICCOLO
MISSIONARIO»
Nuova veste grafica,
più spazio all'attualità,
alle testimonianze e al-
le awenture, nuove ru-
briche, 64 pagine tutte
a colori. Piemme (il Pic-
colo Missionario), la ri-
vista per ragazzi e bam-
bini edita dai missionari
comboniani, si rinnova.
Pur mantenendo le stes-
se finalità e gli obiettivi
che, in 66 anni di inin-
terrotte pubblicazioni,
hanno permesso alla ri-
vista di occupare uno
spazio pril.1ilegiato.
Per informazioni ed ab-
bonamenti :
Vicolo Pozzo, 1
Tel. (045) 22.418-59.62.38
37129 Verona
1 APRILE 1993 5

1.6 Page 6

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COPPA .DE'L Mo"-'l.ìl O
MALrA - I TALI A
LJN4 R.,o~·ES:C.I A'f"A Di
.M P..RtNC.A.r .
o
-e;:
. *~- : ::--.r . /--:
~ /' ~I :f:.,u.--
'
.,....
I RAGAZZI
DEL «PILASTRO~>
renza iniziale della popolazio-
ne venne superata dai ragazzi,
che non hanno pregiudizi.
Turbolenti, ma anche arguti e
L'Agenzia giornalistica del- simpatici, si gettarono sui pri-
le Figlie di Maria Ausiliatrice mi giochi e le piccole attività.
(DMA news) ha presentato re- La grande Estate Ragazzi sfo-
centemente l'esperienza orato- ciò nella celebrazione eucari-
riana della zona di Pilastro, stica a Villa Revedin, presenti
alla periferia di Bologna. Qui centinaia di oratoriani e cele-
dove i giovani vivono la quoti- brata dal Vescovo. Dopo l'e-
dianità con le devianze tipiche state, l'incontro continuò
di una società a sviluppo avan- ogni fine settimana. Dal mese
zato, le suore cominciarono a di settembre l'oratorio diven-
sondare il terreno. L'indiffe- ne quotidiano.
·-·· ~ ~----= ..:":'.:.;:
. ':"::" ,
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i/I
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Famossimi questi disegni, che più volte abbiamo ap-
prezzato sulle riviste sportive e alla televisione. Ciò
che forse non sapevamo è che sono del salesiano
don Carmelo Zammit, professore alla St. Patrick
School di Sliema (Malta). Il disegnatore ne ha dedi-
cati alcuni ai lettori del Bollettino Salesiano. Si riferi-
scono all'incontro di qualificazione della Coppa del
Mondo tra Malta e Italia.
LITUANIA
TERRA DI MARIA
Monsignor Juozas Zemai-
tis, vescovo di Vilkaviskis, ha
benedetto ad Alytus la prima
pietra dell'erigenda chiesa
parrocchiale di Maria Ausilia-
trice. L'opera si propone di
diventare tempio nazionale
mariano, segno di gratitudine
per il sostegno che la Madon-
na ha dato al popolo lituano
nei SO anni di persecuzione.
La parrocchia affidata ai sale-
siani si trova in un quartiere
in rapido sviluppo e accanto
IAlytus (Lituania).
Mons. Zemaitìs
benedice la prima pietra
alla chiesa sorgerà l'oratorio-·
della nuova çhiesa
centro giovanile.
di Maria Ausiliatrice.
6 · 7 APRILE 1993

1.7 Page 7

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BS
QUINTO SUCCESSORE
DI DON BOSCO
1125 aprile si chiuderanno a
Bevadoro (Padova) i festeg-
giamenti per l'anno centena-
rio della nascita di don Rena-
to Ziggiotti. Exallievo del
Manfredini di Este, don Zig-
giotti fu un salesiano discreto,
mite, ottimista. Quinto suc-
cessore di Don Bosco, il suo
rettorato si caratterizzò per
una intensa attività missiona-
ria e i salesiani raggiunsero la
quota record di 22.460. «Tut-
ta la sua esistenza fu spesa per
la Congregazione», ha ricor-
dato don Viganò: «per co-
struire una società migliore e
più cristiana attraverso i gio-
vani, per suscitare altre voca-
zioni e dedicarle alla gio-
ventù».
Bologna. Ragazzi e animatori dell'oratorio del «Pilastro»,
alla periferia della çittà.
Città del Messico.
L'ispettore don
Altamirano incorona
MESSICO
l'Ausiliatrice.
A sinistra don Mélipa,
rappresentante del
L'INCORONAZIONE
Rettor Maggiore.
50 ANNI DOPO
L'Eucaristia fu
presieduta da monl:).
Nell'ambito dei festeggia-
Sanchez.
menti per il centenario della
nascita dell'opera salesiana, a
Città del Messico è stata inco-
ronata la statua dell'Ausilia-
trice della parrocchia delJa
Colonia Anrihuac e del vicino
Colegio Renacimiento, prima
opera salesiana messicana. Lo
si è voluto come segno di gra-
titudine per i cento anni di
protezione materna. La snella
chiesa parrocchiale, di stile
gotico, ha inaugurato per
l'occasione i due campanili e
le luminose vetrate. Le corone
.di Gesù e dell 'Ausiliatrice so-
no rimaste per oltre 50 anni a
Torino-Valdocco e furono
portate in Italia dal salesiano
messicano signor David Tor-
res che le ha così salvate dal
pericolo della profanazione o
del furto nei difficili anni del-
la persecuzione religiosa.
Don Ziggiotti tra i giovani di Arese (Milano).
Don Vincenzo Castiglione da due anni è cappellano
della prestigiosa nave-scuola Amerigo Vespucci.
Nella foto è con il comandante (al centro) ,
l'arcivescovo di Baltimora e quattro allievi , durante la
crociera estiva.
1 APRILE 1993 - 7

1.8 Page 8

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IN MISSIONE
Il problema più grave è la lingua febbre del sabato sera, le tragiche
per comunicare con la gente. Lo stragi sull'asfalto. Ora il cuore può ri-
A 60 ANNI
spagnolo o il portoghese può essere trovare la sua pace. Ci sono i rimedi:
imparato abbastanza velocemente, la notte blindata da agenti , la legalità
«Sono una nonna di 60
anni. Vorrei anch'io par-
tire per le missioni...».
Risponde Ferdinando Colombo:
Lei fa parte dell 'esercito silenzio-
so dei 6 milioni di italiani «volontari»
che si impegnano in qualche attività
di servizio. Questa è l'Italia che non
fa notizia, ma costruisce rapporti
umani veri ed efficaci. Anche il set-
tore delle missioni salesiane gode
dell'aiuto di giovani e adulti che so-
stengono con molta concretezza il
lavoro dei missionari. Lei però si of-
fre come persona, mettendo a di-
sposizione qualche i:nese o qualche
anno di vita. Questa è la forma mi-
gliore di cooperare alla attività mis-
sionaria. Il Papa Giovanni Paolo Il
nella lettera Enciclica Redemptoris
Missio, ha ricordato che «è l'uomo
l'artefice dello sviluppo, non il dena-
ro o la tecn ica».
ma se si tratta di inglese o di lingue
locali tanto sulle Ande, come in Afri-
ca, la cosa è molto difficile. Per que-
sto la terza caratteristica è di avere
preso dei contatti concreti con una
missione e di aver preso accordi che
garantiscano di non essere di peso
alla comunità già tanto carica di la-
voro.
Il VIS, Volontariato Internaziona-
le per lo Sviluppo, che ha sede a
Roma, in Via Appia Antica 126
(06/513.02.53) può aiutarla a prende-
re questi contatti e a organizzare il
viaggio.
Non sarebbe male, andando per
la prima volta, unirsi ai gruppi di gio-
vani che d'estate fanno un mese di
formazione presso le missioni. Ser-
virebbe ad arricchire questi gruppi
con l'esperienza di una persona
adulta, e permetterebbe di verificare
se sappiamo adeguarci al clima, al
cibo, agli usi e costumi locali.
CRISTIANI IN
a prova di look, la ronda dal pugno di
ferro.
Eppure, desolatamente, permane
il problema: educare!
·
Davanti alle discoteche si accal-
cano adolescenti chiassosi, si sno-
dano file di giovani dal silfidi in nero.
Fanno sul serio: è il loro atteso mo-
mento di festa. E chi potrebbe inter-
dire loro lo svago?! Dà conto della
voglia di vivere, del tripudio corale
del " noi".
Ma... perché, come, con chi, dove
"danzare" ? Interrogativi legittimi e
fors'anche pressanti.
Drasticamente invito alla pausa..
Non è forse errato porsi la questione
in questi term ini?! Senza risalire ai
massimi sistemi , non è necessario
chiedersi che si agita nel cuore del
giovane per poter intravvedere una
risposta?!
«Anche con la luce accesa, mi
sento al buio»: confeissa una ragaz-
za. Il grigiore quotidiano turba, anzi
fa paura. Inquieta il fatto di non riu-
scire a darsi una ragione di vita, pur
nella apparente noncuranza genera-
DISCOTECA? Per questo i salesiani italiani han-
no dato vita ad un organ ismo che
le. Qui sta il vero nodo della questio-
ne: un cuore vuoto di valori e pieno
nel rispetto delle leggi dello Stato
possa selezionare, preparare e in- Risponde
viare volontari nei Paesi in Via di Giovanni Battista Bosco:
di cose ricerca lo sballo. E nei mo-
menti lucidi si protesta: «Ci dànno
palliativi e surrogati, .ma ciò che vo-
Sottosviluppo (PVS).
gliamo sono sogni e speranza».
Questo volontariato esige alcune L.'.argomento fa accapponare la Il messaggio ci ferisce, lo diciamo
caratteristiche precise. Anzitutto la pelle a genitori e ai più . I fantasmi si contraddittorio. Ma l'animo schietto
condivisione degli obiettivi educativi sprecano: il popolo della notte, la dell 'educatore lo accoglie, lo fa suo.
salesiani e della scelta di fede che si
Il problema " discoteca" si demoniz-
,
manifesta nell'appartenenza ad una
za o banalizza, ma educare alla fe-
comunità cristiana.
sta rimane un impegno. E festa è
Una seconda caratteristica è la
cantare la gratuità solidale, ed è
professionalità, che ha varie grada-
un'esigenza di tutti. È proprio vero
zioni: dal chirurgo che sa operare e
quanto mi scrivono giovani amici
organizza tutto quello che serve per
belgi : «La vita è come una danza
la sala operatoria, all'insegnante
folk: è un qualcosa che non si può
che fa imparare a leggere e a scrive-
fare da soli ; e se tutti insieme si cer-
re; dall'elettricista all ' idraulico, dal
cano gli stessi movimenti , ci si diver-
muratore all'agronomo. Ma sono pu-
te di più . Ora qualcuno deve iniziare .
re importanti figure più legate a pro-
la danza con noi, una danza aperta
blemi quotidiani : ad esempio una
a tutti. E poi andiamo alle nostre so-
mamma che segue tutta la bianche-
ria dei ragazzi poveri di un internato
o una cuoca che insegna a far da
mangiare con norme di igiene e di
economia.
I Jovanotti, la vita notturna
dei giovani rivendicata come
un diritto.
lite vite, non solo per invitare altra
gente a danzare con noi , ma anche
per farci continuatori di questa
danza».
8 - 1 APRIL E 1993

1.9 Page 9

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BS
di Silvano Stracca
Emile Biayenda, cardinale di San-
ta Romana Chiesa, ucciso a Brazza-
ville, uno dei primi della lunga serie
di martiri dell 'Africa moderna. Oscar
Romero, arcivescovo di San Salva-
dor, assassinato sull'altare al mo-
mento dell'elevazione. Salvatore
Colombo, vescovo di Mogadiscio,
caduto «sul campo» dopo quaran-
t'anni di Somalia. Jerzy Popie-
luszko, giovane prete polacco, ritro-
vato morto nella Vistola, quando il
regime comunista già vacillava sotto
l'urto di Solidarnosc. Stefan Kurti ,
processato per aver battezzato un
neonato, condannato a morte e fuci-
lato nell'Albania che si era procla-
mata «il primo Stato ateo del
mondo» .
Il martirologio della Chiesa cat-
tolica, in quest'ultimo scorcio del
nostro millennio, è ben lontano dal-
l'esaurirsi in questi casi più o meno
conosciuti. Alla lista si potrebbero
aggiungere centinaia di nomi di sa-
cerdoti, religiosi , suore, seminaristi ,-
èatechisti uccisi «in odio alla fede»
nelle diverse parti del mondo. Tutta
la storia della Chiesa è percorsa da
un'ininterrotta catena di martiri ed il
nostro secolo che sembrava dei «lu-
mi» vi contribuisce pesantemente.
Solo pochi mesi fa il Papa ha procla-
mato beati più di cento seminaristi
spagnoli e vari altri martiri del Mes-
sico. Negli anni passati aveva già
elevato all'onore degli altari Massi-
miliano Kolbe e Titus Brandsma, uc-
cisi nei «lager» nazisti.
Bersaglio di opposte ideologie per
il suo servizio all'uomo, a tutti gli uo-
mini , la Chiesa continua dunque a
scrivere il suo martyrologium attra-
verso il sacrificio di cardinali , vesco-
vi , preti, religiose , novizie, laici, uo-
mini e donne. Testimonianze, a vol-
te frammentarie ma precise, prove-
nienti dai più disparati angoli della
terra, lasciano traspari re una geo-
grafia moderna del martirio che non
conosce confini. America Latina e
Centrale, Africa, Asia, Europa,
Oceania: ogni continente ha i suoi
testimoni della fede , della pace, del-
la giustizia, dei diritti dell'uomo, che
I NUOVI MARTIRI
Il 24 marzo, anniversario del-
l'assassinio di mons. Oscar Ro-
mero, arcivescovo di San Sal-
vador, la Chiesa ha ricordato
con una giornata di preghiera e
di digiuno, i nuovi martiri.
I Una sequenza del film
su mons. Romero , ucciso
sull 'altare il 24 marzo 1980.
hanno pagato col sangue il loro an-
nuncio del Vangelo.
La prova drammatica del martirio
_non solo non accenna a passare di
moda, ma soprattutto in terra di mis-
sione si arricchisce di sempre nuovi
capitoli . Dal 1980 fino ad oggi si
contano ben 194 missionari e mis-
sionarie uccisi e si teme che la cifra
sia ancora più alta. Se un missiona-
rio al mese perdeva la vita· nella pri-
ma metà degli anni '80, il loro nume-
ro subito dopo è andato sensibil-
mente aumentando sino a raggiun-
gere i 26 nel 1989. Un tragico record
sfiorato anche l'anno passato: 25.
Noi forse non ci rendiamo conto che
la gloriosa, anche se insanguinata,
storia m1ss1onaria continua e che
oggi muoiono in media due missio-
nari o missionarie al mese.. .
Dei 25 caduti «sul campo» nel
1992 , 13 erano suore e 7 religiosi,
uno prete «Fidei Donum» e 4 novi-
zie. Ventidue hanno versato il loro
sangue in quell 'Africa che Paolo VI
chiamava «patria nuova di Cristo»,
uno in Asia, uno in America Latina e
uno alle nostre porte di casa, in Bo-
snia. Il prezzo più elevato è stato pa-
gato dalla Chiesa degli Stati Uniti
con 5 suore assassinate vicino a
Monrovia, in Liberia. Le antiche cri-
stianità sono largamente rappresen-
tate nella schiera degli uccisi: 4 por-
toghesi, 3 francesi e altrettanti italia-
ni. Ma anche le giovani Chiese han-
no versato il loro tributo: 4 - tutte
novizie - erano della Liberia, uno
dell'Angola, uno dell'Eritrea e uno
della Colombia. Completano la tra-
gica sequela delle nazionalità una
suora romena, un religioso bosnia-
co , un fratello canadese.
L'olocausto di tanti missionari non
è un qualsiasi fatto di sangue. Esso
acquista un valore speciale perché
si ricollega ad un altro olocausto,
quello di Cristo. Nel suo sangue pro-
fuso sulla Croce si trova il segreto di
uomini e donne che, anche ai nostri
giorni, sono andati coraggiosamen-
te incontro al martirio, che è la testi-
monianza più alta della vita cristia-
na, vero «battesimo» di sangue di
cui il battesimo d'acqua è solo sim-
bolo ed impegno.
Sin dai primi secoli , la Chiesa ha
fatto esperienza di questa legge sto-
rica che Tertulliano espresse nella
famosa frase: «Sanguis martyrum-
semen christianorum», il «sangue
dei martiri è seme dei cristiani». Se
il sangue dei martiri è seme di nuovi
cristiani, il martirio di questi «giusti»
del nostro tempo interpella tutte le
comunità cristiane ; è una forte pro-
vocazione a capire il valore della vi-
ta come «missione» al servizio degli
altri. Se non tutti sono chiamati alla
testimonianza del sangue, ognuno è
chiamato ad essere testimone della
fede e della carità.
1 APRILE 1993 9

1.10 Page 10

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SUDAN
MERIDIONAL
Zaire
FIGLI DELLA GUERRA
di Umberto De Vanna
Oltre 20 mila profughi,
giovanissimi e
disorientati, approdati
in Kenya. Le iniziative
dell'ONU e le proposte
di don Vincenzo Donati.
«S crivo dal . deserto, cioè dal
campo profughi di Katuma,
tra 20 mila giovani, di cui 15 mila ra-
gazzi senza famiglia e senza niente,
scampati alla lunga marcia di mille
chilometri». È l'inizio di un dram-
matico reportage di don Vincenzo
Donati, della Don Bosco Technica/
School di Embu, inviato a soccorso
dei giovani in quel campo profughi.
Migliaia di giovani e ragazzi sudane-
si, in età compresa tra i 9 e i 16 ann'i,
10 · 1 APRILE 1993
Giovani profughi sudanesi in
viaggio verso il Kenya.
denutriti e scalzi, che non sanno
nemmeno loro perché si sono messi
in marcia. «Camminavo perché tutti
gli altri davanti a me camminava-
no», racconta Joc. «Non sapevo per-
ché camminavamo, né dove andava-
mo. Avevo soltanto paura di restare
indietro da solo, dato che tutti gli al-
tri erano più veloci di me». E Alien,
15 anni, ricorda: «Fuori, nelle stra-
de, tutti gridavano e correvano. Mio
fratello mi ha fatto uscire e ci siamo
messi a correre nella stessa direzione
degli altri. !.;indomani l'ho perso in
mezzo alla folla. Questo nel giugno
1987, l'ultima volta in cui ho visto
mio fratello e i miei genitori».
Il drammatico racconto di Joc, di
Alien e dei loro compagni è il risvol-
to giovane di una guerra brutale che
sta coinvolgendo tutti, anche i più
piccoli. In Kenya pensano che molti
di questi ragazzi siano stati strappati

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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alle loro famiglie dalle forze ribelli
sudanesi che volevano assicurarsi
una futura riserva di combattenti.
Ma c'è anche chi dice che i ragazzi
venivano raccolti e mandati avanti
per ripulire i campi dalle mine. Lo
confermerebbe la presenza nell'o-
SRedale di molti ragazzi privi degli
arti inferiori.
La lunga marcia nel deserto
I ragazzi sono arrivati in Kenya
nel maggio scorso per sfuggire ai fu-
riosi combattimenti del Sudan meri-
dionale, cristiano e animista, che in-
tende staccarsi dal nord, prevalente-
mente islamico e di lingua araba.
Raccontano che all'alba del 29 mag-
gio i loro "insegnanti" avevano
detto di mettersi in marcia.
«In realtà la storia di questi ra-
gazzi comincia a metà degli anni
'80, quando fuggirono dal Sudan
meridionale in Etiopia per ricevervi
"una migliore istruzione"», rac-
conta Panos Moumtzis sul numero
di settembre di Refugees. E Marnar,
che si presenta come uno di questi
"insegnanti", responsabile di un
gruppo di 500 ragazzi, e membro
dell'esercito popolare di liberazione
del Sudan (SPLA), aggiunge: «Sia-
mo andati in Etiopia perché voleva-
mo formare una nuova generazio-
ne, più istruita, per assicurare un
futuro migliore al nostro paese».
Un aereo delle Nazioni Unite con aiuti alimentari
per le popolazioni sudanesi.
BS
Ma i ragazzi vi ricevevano certa-
mente anche un addestramento pa-
ramilitare.
Da cinque anni questi ragazzi vi-
vono dunque errando nel deserto
insieme ai loro "insegnanti". Ungi-
gantesco gruppo giovanile che ha
preso il posto della loro famiglia, e
garantisce loro un minimo di sicu-
rezza e appartenenza. Sotto la guida
degli "insegnanti" raccolgono la le-
gna, prendono l'acqua e svolgono
quelle corvées indispensabili per la
sussistenza di tutti.
Solo per un colpo di fortuna
quattromila di loro hanno ritrovato
i familiari durante il viaggio che li
ha portati in Kenya, quando dieci-
mila profughi adulti si sono uniti al
gruppo dei giovani nel Sudan meri-
dionale proprio nel momento in cui
attraversavano la frontiera. «È sta-
to l'unico raggio di sole di questo
tragico esodo», dice uno dei respon-
sabili internazionali.
Nel campo dei rifugiati.
Ct;1,ttolici in maggioranza
Il campo è sotto l'alta direzione
dell'ONU, e attualmente è ammini-
strato dal Lutheran World Federa-
tion. II "camp manager" è uno sve-
dese di nome Stephen Savenstedt.
Compresi gli adulti, il campo ospita
25 mila rifugiati (altri 10 mila sono
in arrivo). La maggioranza dei gio-
vani sono cattolici. Scrive don Vin-
cenzo: «La vita cattolica è organiz-
zata in tre parrocchie (chiamiamole
così) giovanili, con un sacerdote
della tribù sudanese Dinka (la mag-
gioranza dei giovani sono dinka). Io
attualmente vivo con lui, sotto una
tenda. Si può immaginare lo stato
di questi giovani, che non hanno
niente, eccetto due straccetti addos-
so e una medaglia al collo. Ma il
problema più urgente è quello della
loro educazione, ora che due pasti
al giorno sono assicurati».
Avrebbero già dovuto cominciare
gruppi di "Primary schools", ma
non ci sono né libri, né quaderni, né
aule e gli "insegnanti" in realtà so-
no rifugiati senza preparazione, sic-
ché ancora non si è fatto niente.
Continua don Vincenzo: «II no-
stro progetto di istruzione artigia-
nale ha incontrato il favore della
gente e delle autorità del campo. Il
signor Stephen mi tratta da fratello
1 APRILE 1993 11

2.2 Page 12

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Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà .
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Di.ffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo. (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
12 - I APRILE 1993
I RAGAZZI LE PRINCIPALI VITTIME
Oltre un milione e mezzo di bambini sono morti nell'ultìmo decennio, e quattro
milioni circa hanno subito menomazioni fisiche a causa delle guerre scoppiate
in varie parti del mondo. La denuncia è stata fatta dall' Unicefche ha presentato
a Ginevra un rapporto nel corso della riunione del Comitato delle Nazioni Unite
per i diritti dell'infanzia.
e conosce Don Bosco da quando era
in Nigeria. Quanta gioia provo al
vedere Don Bosco così cercato e ap-
prezzato; e il suo carisma adatto a
questa povera gioventù. Sto tutto il
giorno tra i ragazzi, anche se le po-
che parole di inglese che sanno non
bastano a comunicare. Cerco di im-
parare un po' di dinka, e aspetto
l'invio di una grammatica.
«Domenica ho concelebrato in un
vasto spiazzo con piante (poiché è
lungo un "wadi"): una cattedrale
nel éieserto con duemila giovani cat-
tolici. Celebrava il padre Benjamin,
il prete africano. Con lui stiamo
preparando le Prime Comunioni.
Alla fine della Messa sono stato
presentato. Io non capivo niente, se
non le parole: Don Bosco, school, e
"luoi", che qui pare voglia dire
"tecnica". Ho capito però il batti-
mani finale».
L'intenzione di don Vincenzo è di
organizzare un centro artigianale di
falegnameria per cento ragazzi, e di
muratura per altri cento. Altre ini-
ziative forse verranno in seguito.
Porterà con sé sei exallievi istrutto-
ri, che verranno affiancati da vice-
istruttori (traduttori) locali dinka.
Chi pagherà? Monsignor Cesare
Mazzolari, che ha caldeggiato il
progetto, si è già rivolto alla Cari-
tas. E don Vincenzo cercherà bene-
fattori privati.
Conclude il reportage di don Vin-
cenzo: «Durante le prime prossime
vacanze estive ci sono già dei giova-
ni salesiani che hanno chiesto di ve-
nire qui con me. Farà certamente
bene al loro spirito apostolico. I sei
istruttori verranno dalle nostre ope-
re di Karen, Makuyu e Embu. Men-
tre il governo del Sudan islamizza le
scuole e prende la gioventù, il Si-
gnore ci apre una porta per lavorare
nel deserto materiale e farne un'oasi
spirituale» .
Quale sarà il futuro di questi ra-
gazzi e del campo profughi? Nessu-
no sa niente. Probabilmente per al-
cuni anni non si verrà a capo di
niente. L'Amministratore del cam-
po intanto edifica strutture solide
permanenti.
Una responsabile internazionale
durante un raduno di 400 giovani
disabili del campo, ha invitato il-sa-
lesiano ad aprire una sezione del
centro tecnico per i mutilati! Don
Vincenzo ha sorriso: «Beh!· se han-
no le mani a posto, potremo pren-
dere anche questi ragazzi!».
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

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fJS
di Bruno Ferrero
GENITORI: UNA SQUADRA
EFFICIENTE
In una conferenza del 1875 Don gli vogliono bene, gli antropologi, gli
Bosco diceva: «Sosteniamoci molto psicoanalisti, i sociologi o i giuristi.
l 'un l'altro. Compaia grande nelle Ma sa benissimo che tra quelle per-
Case l'accordo fra i superiori. Guai, sone c'è dell'affetto nel quale è
quando si potesse dire: "I superiori compreso anche lui. Questo clima è
non sono in buona armonia fra di lo- ciò che fa esistere la famiglia, così
ro: uno vuole e l'altro non vuole; uno come la intende il bambino e anche
appoggia, l'altro combatte la stessa noi. Questo, e solo questo, è il terre-
cosa". Sosteniamoci sempre a vi- . no che dà al bambino e al ragazzo il
cenda, dimostrando la grande stima nutrimento umano, morale, psicolo-
che ci portiamo s_cambievolmente». gico e culturale che gli consente di
crescere. È questo il porto da cui
«QUAND'È CHE TI ACCORGI partirà per conquistare il mondo.
CHE LA TUA FAMIGLIA VA BE- Ma un figlio può diventare indi-
NE?», chiesero a una bambina. La pendente, può imparare ad affronta-
bambina sgranò gli occhi sugli inter- re la vita, può uscire dal porto fami-
locutori e rispose semplicemente: liare solo se è ben sicuro che il porto
«Quando vedo mamma e papà che si resta lì, che resterà per sempre, e
danno i bacetti». È qualcosa che tutti che lui potrà tornarci quando e se
i figli sentono: l'amore che unisce i dovrà o vorrà farlo. Dev'essere un
genitori è la roccia solida su cui pos- porto di cui ci si possa fidare cieca-
sono costruire la loro vita. I genitori mente. Non c'è niente di peggio per
non devono nascondersi nell'arma- un individuo in età evolutiva del sen-
dio per manifestare che si vogliono tirsi le spalle scoperte, del temere
bene~ ogni volta che lo fanno, con che la sua famiglia si dissolva o lo
gesti e con parole, una calda corren- abbandoni, e che dietro di lui riman-
te di sicurezza awolge i loro figli. ga il vuoto.
IL LEGAME FONDAMENTALE
che deve esistere tra i vari membri
di una famiglia è quello dell'affetto.
Gli altri, quello giuridico, quello eco-
nomico, e anche quello di sangue,
sono irrilevanti. Un bambino sente
la famiglia dove sente la presenza di
amore vero e condiviso. Lui non sa
che cosa pensino di quel gruppo di
persone che si vogliono bene e che
I L'amore che unisce i genitori
è la roccia su cui poggia
la sicurezza dei figli.
CIÒ SIGNIFICA CHE SUI GENI-
. TORI GRAVA UNA BELLA RE-
SPONSABILITÀ. Il rapporto che
esiste tra loro è la fonte primaria del-
la stabilità e della sicurezza dei figli.
Per questo devono ritagliare del
tempo per parlare insieme, per con-
ciliare punti di vista diversi e non
emettere quindi messaggi discor-
danti, per crescere nella reciproca
"maturità affettiva", che è un insie-
me di tante doti : generosità, tolle-
ranza, adattabilità, comprensione,
ragionevolezza, eccetera. I bambini
e le bambine imparano a comportar-
si da uomini o da donne guardando
i genitori. Da loro assorbono anche
il tipo di relazione che esiste tra i
sessi. Come ben dimostra un fiero
ometto di sette anni che afferma de-
ciso: «lo da grande mi voglio sposa-
re, perché cosi mia moglie mette
sempre in ordine la casa ed io non
mi stanco. Non aiuterò mia moglie,
perché sono un maschio. Starò in
casa con i figli e se ci sarà bisogno
li castigherò».
Famiglia
Salesiana
ARGENTINA. Il salesiano Pedro Luis
Ronchino, un argentino di Rosario
(Santa Fe) è il nuovo vescovo della dio-
cesi di Comodoro Rivadavia. Nato nel
1928, si è laureato in filosofia all'Uni-
versità Salesiana di Roma. Precedente-
mente era già stato nominato vicario ge-
nerale e amministratore della stessa dio-
cesi.
KENYA. 32 ex studenti dei tre Centri
Tecnici di Nairobi, Makuyu e Embu
hanno fondato la Federazione Naziona-
le Exallievi. Gli attuali 1950 iscritti
(ogni anno crescono di 450!) dimostra-
no un grande senso di appartenenza e ri-
cevono ogni mese il Bollettino Salesiano
kenyota. Essi intendono inoltre colle-
garsi con gli altri centri nazionali per
dar vita a una Federazione Africana
Exallievi. L'iniziativa si rivelerebbe di
notevole portata nell'imminenza del
prossimo Sinodo Africano, a conferma
del cammino •fatto da Don Bosco nel
continente nero.
LORETO. L'ispettoria Adriatica ha fe-
steggiato nel santuario mariano il suo
50° anno di fondazione. Il Rettor Mag-
giore, presente ai festeggiamenti, ha
consegnato un dono-ricordo ai "soci
fondatori" e a tutti il documento con-
clusivo del capitolo ispettoriale. Nel suo
intervento l'ispettore don Galbusera
chiedeva a Maria "il dono delle voca-
zioni per la continuità dell'Ispettoria".
Ha onorato l'assemblea anche mons.
Pasquale Macchi, vescovo di Loreto.
ROMA. I consigli generali dei salesiani
e delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel
gennaio scorso hanno tenuto un incon-
tro comune. È stata cosi ripresa con uno
spirito nuovo un'antica consuetudine.
Scopo dell'incontro, la conoscenza reci-
proca, una condivisione del lavoro e la
focalizzazione di tematiche comuni.
MADDALONI (Caserta). Anche que-
st'anno il locale Centro Salesiano ha or-
ganizzato i "Nove Giorni con Don Bo-
sco" sul tema: Vivere la città per dare
spazi alla vita. Tra i temi affrontati,
quelli della stampa locale, del volonta-
riato giovanile e dell'impegno politico
del cristiano nella città. Negli stessi
giorni si è tenuta una manifestazione di
solidarietà per i popoli della ex-
Jugoslavia e una veglia di preghiera per
la pace.
1 APRILE 1993-1 3

2.4 Page 14

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- Il lungomare di Siracusa.
Note di viaggio del
Consigliere Regionale
d'Italia. Un reportage
sulla presenza salesiana
in Sicilia. L'impegno per
il futuro dell'Isola.
14 · 1 APRILE 1993
M entre mi accingo a lasciare la
Sicilia, che ho visitato a no-
me del Rettor Maggiore, un amico
mi domanda: «Qual è la tua impres-
. sione più viva in questo momen-
to?». «Che alla Sicilia deve essere re-
sa giustizia», rispondo. E cosi avevo
pensato quando i giovani siciliani,
informati di quegli '_'infelici" mani-
festi pubblicati in Trentino dalla Le-
ga Nord, mi domandavano con pro-
fonda amarezza: «Ma perché non ci
vogliono? Non siamo anche noi ita-
liani? Non abbiamo già abbastanza
problemi?».
Mi tornava in testa quando, guar-
dando TV e giornali, mi accorgevo
delle letture a senso unico "in nega-
tivo'' e delle semplificazioni som-
marie che venivano fatte della realtà
sicula, che, invece, vista da vicino, è
così varia e ricca di storia, di bellez-
za, di valori e di cultura.
Rifaceva capolino quando legge-
vo la connessione fra mafia - man-
canza di imprenditorialità - disoccu-
pazione giovanile - emigrazione. E
vedevo la voglia dei giovani siciliani
di crescere e di lavorare. E trovavo i
salesiani angosciati per la mancanza

2.5 Page 15

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di sbocchi occupazionali, per i loro
giovani che finivano la scuola.
E incontrando le persone, valu-
tando le situazioni, mi rendevo con-
to che la gente della tempra di Fal-
cone e Borsellino, di Mattarella o di
Pio La Torre sono la regola, non
l'eccezione.
Una famiglia Salesiana
numerosa
Guardata con occhio salesiano, la
Sicilia appare, se possibile, ancor
più interessante. Seconda ispettoria
d'Italia (dopo quella Meridionale)
per numero di opere (34 case in Ita-
lia, e due in Madagascar), la Sicilia
è certamente la seconda regione del
mondo (dopo il Piemonte) per pre-
I gioyanissimi sorridono.
Il Movimento Giovanile Salesiano ha mosso i primi passi in Sicilia.
senze della Famiglia Salesiana. Vi
operano 346 salesiani, mille Figlie
di Maria Ausiliatrice, 136 Volonta- sponsabili della Chiesa e della socie- ni italiane a fare ed a proporre que-
rie di Don Bosco, 54 Oblate del S. tà civile.
sta affascinante esperienza.
Cuore (fondate dal vescovo salesia- La famiglia Salesiana non è solo
no mons. Cognata), 50 Apostole un fatto emotivo o una questione di
della santa Famiglia (fondate dal fragile appartenenza: è anche un Radicazione popolare
vescovo mons. Guarino, cooperato-
re salesiano). I cooperatori salesiani
sono attivi in una sessantina di cen-
tri e le migliaia di ex allievi fanno
capo ad una trentina di Unioni. Si
tratta di una presenza imponente,
che spiega l'alto numero di vocazio-
ni sorte durante gli anni passati, la
floridezza del Movimento Giovanile
Salesiano, l'alto apprezzamento di
cui gode Don Bosco ed il suo spirito
presso il popolo siculo e presso i re-
fatto operativo. Essa ha i suoi mo-
menti di incontro, di elaborazione
pastorale e progettuale, di forma-
zione e di crescita vocazionale. Alle
volte, altrove, la Famiglia Salesiana
sembra più creduta che vissuta: in
Sicilia la si vede e la si sente.
Ed è certo anche frutto di questo
forte senso di famiglia quel Movi-
mento Giovanile Salesiano, che, a
metà degli anni settanta, ha preso
l'avvio in Sicilia, prima fra le regio-
Mi dicevano che, per gustare ap-
pieno la popolarità della congrega-
zione salesiana in Italia, occorre vi-
sitare le opere del sud e delle isole:
comincio a crederci.
In Sicilia, le 23 parrocchie ed i 29
oratori, collocati quasi sempre in
zone periferiche o molto popolari,
fremono di vita e vedono ragazzi e
giovani, a migliaia, vivificare i cor-
tili, frequentare le aule di catechi-
smo, prepararsi ai sacramenti (co-
munioni e cresime all'oratorio, an-
I Sono circa seimila gli studenti delle scuole salesiane di
Sicilia. Nella foto, allievi di Modica Alta con don Fedrigotti,
autore del reportage.
che quando non c'è la parrocchia
salesiana, qui non sono ancora
"tabù"!).
È facile cogliere, qui, quanto la
gente senta l'ambiente salesiano co-
me suo. Riconoscendovi un luogo
di libertà educativa e di crescita
umana e cristiana, non solo; ma an-
che identificando in esso il luogo
della propria responsabilità. Con
maggior frequenza che altrove, in
Sicilia si incontrano laici pronti a
spendere vita e servizio per il bene
dei giovani, mettendo a disposizio-
ne tutte le proprie risorse.
Altra caratteristica degli oratori
siciliani è la loro capacità di mante-
nere alto il livello della proposta re-
ligiosa, anche se, qua e là, si nota
qualche indizio di quel processo di
secolarizzazione crescente, con cui
1 APRILE 1993 15

2.6 Page 16

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IN LIBRERIA - - - -
JOSE MANUEL PRElLEZO
occorrerà confrontarsi, se non si
vuole rinunciare a ciò che Don Bo-
sco volle fosse l'anima di tutti i suoi
oratori.
VALDOCCO
NELL'
OTTOCENTO
TRA REALE E IDEALE
José Manuel Prellezo
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TRA REALE E IDEALE
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La presenza e l'immagine
della donna in Don Bosco
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16 - 1 APRILE 1993
Sulle frontiere
della emarginazione
La popolarità dell ' opera salesia-
na.in Sicilia riceve conferma anche
dall'attenzione che i salesiani dedi-
cano alle fasce più popolari della re-
gione.
Le cinque scuole professionali
(Catania/ Barriera, Catania/Salet-
te, Ragusa, Gela, Palermo), gestite
col sostegno della Regione Sicilia,
raccolgono circa 1.700 ragazzi e
giovani del popolo, per avviarli ad
un lavoro dignitoso e competente.
Rimane aperto il problema delicato
di trovare un lavoro stabile ed equa-
mente remunerato, in una situazio-
ne economica che resta, per molti
aspetti, bloccata.
Una presenza significativa è an-
che quella che accoglie minori, le
cui famiglie hanno bisogno di soste-
gno e di .accompagnamento . A que-
sto si dedicano le opere di S. Grego-
rio , di via Cifali a Catania (con i
Ragazzi di Don Bosco), di Modica
Alta, di S. Cataldo, di Palermo/ Ge-
sù di Nazareth. Ho dovuto prendere
atto, però, con viva amarezza, che
le opere per i ragazzi poveri rischia-
no di essere esse stesse le più povere,
soprattutto oggi. A causa della crisi
economica, i tagli alla spesa sociale
sono i primi ad essere fatti, perché
risultano i più facili: ragazzi soli,
terzomondiali, famiglie in difficoltà
non sono abbastanza forti né così
sindacalizzati da far sentire effica-
cemente la loro protesta. La situa-
zione si aggrava ulteriormente per i
ritardi (che possono protrarsi anche
per più anni) degli Enti Locali nei
, pagamenti. Tutto ciò, da una parte,
interroga la pubblica amministra-
zione (così rigorosa nel fissare ai cit-
tadini il calendario dei pagamenti),
dall'altra, trasforma le opere per ra-
gazzi a rischio in opere a rischio esse
stesse.
Non minore è l'impegno per il
servizio ai terzomondiali (le coste si-
cule sono raggiungibili facilmente,
anche da clandestini). In questo si
distingue l'opera S. Chiara di Paler-
mo, la quale, nonostante la preca-
I Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice delle ispettorie
siciliane hanno aperto alcune
presenze nel Madagascar.
rietà delle strutture, è diventata,
sotto questo profilo, il punto di ri-
ferimento più importante della
città.
Promettente è anche il servizio di
recupero e terapia per giovani decisi
a cavarsi fuori dalla droga: se ne oc-
cupano i due centri di Viagrande e
S. Giorgio (Catania), giocando effi-
cacemente, anche con loro, la carta
del sistema preventivo di Don Bo-
sco. La presenza costante, la rela-
zionalità calda e rispettosa, il lavoro
metodico e condiviso, festa musica
e teatro, l'annuncio di Cristo libera-
tore, la presenza di preziosi collabo-
ratori laici mettono a disposizione
dei giovani la possibilità di ripren-
dere in mano la propria vita, tra-
sformandola in dono.
Ma l'amore previene. Per questo
l'lspettoria continua a coltivare un
impegno massicciò nel campo edu-
cativo e scolastico, raggiungendo
circa 6.000 allievi (dalle elementari
alle superiori) . Le scuole si sforzano
di prevenire il disagio, attraverso un
progetto educativo, condiviso dalle
famiglie e dai laici, che prepara l' o-
nesto cittadino e il buon cristiano,
per la Sicilia di doma ni . La quale,
senza dubbio, sarà ancor più bella
di quella che oggi affascina il visita-
tore ed entusiasma il salesiano .
Giovanni Fedrigotti

2.7 Page 17

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di Jozef Kutarna*
LA SIBERIA È VICINA
Aldan. I primi tre salesiani
giunti in Siberia.
Nel luglio dell'anno scorso tre sa-
lesiani dell'ispettoria di Bratislava
(Slovacchia) hanno aperto una nuo-
va opera in Siberia, nella città di Al-
dan, .repubblica di Jakutsk. Uno di
loro, Jozef Pravda, si è incontrato
con il Rettor Maggiore a Roma. Nel-
la via del ritorno si è fermato a Brati-
slava dove ci ha descritto la situa-
zione in cui vivono e il lavoro che
svolgono in questa terra lontana.
Don Jozef, come siete arrivati ad
Aldan, a circa 8000 km da Brati-
slava?
«Il viaggio fino ad Aldan è durato
esattamente una settimana; abbia-
mo usato tutti i mezzi di locomozio-
ne eccetto la nave. È stata una pro-
va per i nostri nervi e le nostre forze.
L'ultimo tratto di strada da Nerjungri
ad Aldan l'abbiamo fatto su un ca-
mion attraverso la "taiga", la step-
pa siberiana. Vedendo la natura ino-
spitale di questa regione ci siamo
resi conto che mandare qualcuno in
Siberia significava affidargli un'im-
presa difficile».
Come vi hanno accolto nella città
di Aldan?
«Le autorità locali ci hanno messo
a disposizione una casetta di legno
con due camere. Prima ci hanno
ospitato all'internato della scuola lo-
cale. Le nostre cose sono state si-
stemate in un magazzino e non tutto
lo abbiamo ritrovato. Quando dopo
alcuni giorni ci siamo tra.sferiti nel
nostro "appartamento", il pavimen-
to di legno è crollato ... Ci è voluto un
mese di continue richieste negli uffi-
ci perché fosse sistemato».
Come si svolge ora la vostra vita e
il vostro lavoro di ogni giorno?
«Nel nostro piccolo appartamento
facciamo le pratiche di pietà ed an-·
che tutti i lavori domestici: cucinia-
mo, facciamo il bucato e tante altre
cose. Intanto abbiamo cominciato a
lavorare nelle scuole di questa re-
gione la cui superficie è di circa
100.000 kmq. Finora siamo riusciti a
raggiungere sei scuole, dove inse-
gniamo storia della religione. A
buon punto è la costruzione della
nostra nuova casa dove oltre agli
spazi per la comunità salesiana ci
sarà una bella cappella pubblica.
Però la gente desidera frequentare
una chiesa più grande. Perciò il no-
stro prossimo progetto è la costru-
zione di una vera chiesa spaziosa».
Quale lavoro prettamente sacer-
dotale potete svolgere?
«Ad Aldan abbiamo trovato sola-
mente un piccolo gruppo di cattolici.
Alla messa domenicale partecipava-
no all'inizio circa otto persone.
Adesso il loro numero si è moltipli-
cato, grazie anche ai fedeli ortodos-
si che vengono da noi. Le sante
messe le celebriamo negli ambienti
di una scuola che si trova al centro
della città (che ha circa 40.000 abi-
tanti). Molti abitanti hanno chiesto di
ricevere il battesimo, ma dopo aver
sentito le condizioni necessarie per
riceverlo si sono "scoraggiati". Pe-
rò abbiamo una cinquantina di cate-
cumeni che si preparano con tutta
serietà a diventare cristiani. Nei din-
torni vi sono molti giovani, ma per
ora non abbiamo spazio dove incon-
trarli. Speriamo che le vostre pre-
ghiere e il vostro aiuto ci aiutino a
superare anche questa difficoltà,
che per noi salesiani è particolar-
mente sentita».
A don Jozef e agli altri due sale-
siani che lavorano ad Aldan auguria-
mo costanza e coraggio. Con l'aiuto
di Dio e la protezione di Maria, sa-
ranno certamente dei Don Bosco
per la gioventù siberiana.
D
* del Centro Catechistico di Bratislava
Fatti&
Persone
ORTONA (Chieti). Nella cittadina
adriatica il Rettor Maggiore ha inaugu-
rato «Il Palamira», un salone-teatro che
darà ai giovani abruzzesi un luogo d' in-
contro per far festa, per progettare, per
incontrarsi, per vivere insieme la fede.
L'iniziativa nasce all'interno del «Sog-
giorno Proposta», una comunità tera-
peutica diretta da don Luigi Giovanno-
ni. La comunità potrà ora svolgere non
soltanto un intervento di ricupero, ma
diventare laboratorio per le politiche
giovanili, per attività di prevenzione,
per aprirsi agli altri giovani della città.
ROMA. Il Seminario degli studiosi di
storia salesiana che si è tenuto al Sale-
sianum nel gennaio scorso si è concluso
con la proposta della fondazione di una
<<Associazione dei cultori di storia sale-
siana», aperta non solo alla Famiglia
Salesiana, ma anche ad altri studiosi
con gli stessi interessi. Un comitato
provvisorio ha il compito di studiare la
proposta. Vi fanno parte il direttore
dell'Istituto Storico don Motto, il diret-
tore del Centro studi Don Bosco dell'U-
niversità Salesiana, una FMA dell' Au-
xilium, don Alberdi (Spagna) e don
Schepens (Belgio) .
SLOVACCHIA. Il Centro Catechistico
salesiano di Bratislava ha organizzato il
primo incontro nazionale di tutti i re-
sponsabili per la catechesi della Slovac-
chia. È stata analizzata la situazione di
ogni diocesi, si è parlato della nuova
proposta ministeriale sull'insegnamento
della religione nelle scuole statali e della
stampa imminente dei cinque volumi
del catechismo EDC «II mio libro di Re-
ligione» (50.000 copie). È stato deciso
di creare centri diocesani per la cateche-
si e di dar vita a un centro nazionale di
video-programmi .
ROMA. Presso la sede del VIS (Volon-
tariato Internazionale per lo Sviluppo)
si è svolto un corso sul tema: «Ragazzi
di strada». Coinvolto in progetti di coo-
perazione internazionale, il VIS è sensi-
bile a questo problema, che è legato alla
realtà del mancato sviluppo o sottosvi-
luppo del Terzo Mondo. Il corso, orga-
nizzato in collaborazione con l'Istituto
di Sociologia dell'Università Salesiana,
è durato tre mesi e ha avuto sette incon-
tri. Efficaci i relatori, tra i quali don
Juan Bottasso e Piero Badaloni. 120 i
partecipanti, molti dei quali ora si pre-
parano insieme al VIS per fare l'espe-
rienza di un mese in un paese in via di
sviluppo.
1 APRILE 1993-17

2.8 Page 18

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DIBATTITI
di Mariapia Bonanate
Dopo il Carbonio 14,
sono ancora tanti i
misteri attorno alla
Sindone e si impongono
ulteriori ricerche.
Le sorprendenti
concordanze con il testo
del Vangelo.
SINDONE:
DOPO IL GIALLO
DEL C14
«l l mistero della Sindone rimane,
anzi si è accentuato. Per questo
è necessario avviare un ulteriore am-
pio e serio programma di ricerche
multidisciplinari». Così afferma
Bruno Barberis, docente di mecca-
nica razionale all'Università di Tori-
no, presidente del Centro interna-
zionale di Sindonologia, uno dei
-pochi fortunati che hanno potuto
assistere, il 7 settembre scorso, alla
esposizione della Sindone. Presente
l'arcivescovo di Torino, il cardinale
Giovanni Saldarini (custode pontifi-
cio della Sindone) e cinque esperti
di tessuti antichi, la celebre reliquia
è stata estratta dall'urna che la con-
tiene per poter individuare i metodi
più opportuni per la sua conserva-
zione. Attualmente il Lenzuolo, che
avrebbe avvolto il cadavere di Cri-
sto, è·arrotolato, una condizione che
provoca delle tensioni nel tessuto e
rischia di danneggiarlo ulteriormen-
te. Proprio in base alla relazione dei
cinque esperti verrà scelto forse un
diverso modo di conservazione che
permetta al telo di rimanere disteso.
Una prospettiva che comporterà dei
non facili problemi di sistemazione
architettonica dei 5 metri quadrati
della reliquia.
Una ancora aperta questione
Dopo l'aQ_nuncio dei risultati del-
l'esame fatto con il Carbonio 14 sul-
la datazione della Sindone, la Chie-
sa sembra orientata soprattutto ad
18 · 1 APRILE 1993
I Il volto dell'Uomo della Sindone
in una elaborazione
tridimensionale eseguita
da Tamburelli.
occuparsi della sua conservazione,
in attesa di ulteriori sviluppi scienti-
fici. Come ebbe a dire il cardinale
Anastasio Ballestrero l'indomani
della comunicazione ufficiale dei ri-
sultati, pervenuti il 13 ottobre 1988
dai laboratori dell'Università del-
!'Arizona, dell'Univ~rsità di Ox-
ford e del Politecnico di Zurigo, che
hanno datato con il radiocarbonio
la reliquia tra il 1260 e il 1390, «i
problemi dell'origine dell'immagine
e della sua conservazione restano an-
cora in gran parte insoluti ed esige-
ranno ulteriori ricerche ed ulteriori
studi, verso i quali la Chiesa manife-
sterà la stessa apertura, ispirata dal-
l'amore per la verità, che ha mostra-
to, permettendo la datazione al ra-
diocarbonio, non appena le fu sotto-
posto un ragionevole programma
operativo in proposito».
IScomposizione elettronica
elaborata dal dottor Lynn, di
Pasadena (USA). L'immagine,
attraverso il computer, risulta più
nitida e in rilievo.
Con buona pace di coloro che
pensavano di avere liquidato l'enig-
ma della Sindone con i risultati del
CJ4, la vicenda misteriosa ed affa-
scinante del presunto Sudario di
Cristo, conservato hel Duomo di
Torino, dove terminati i lavori di
restauro, vetrà ricollocato nella
Cappella Palatina, rimane aperta.
D'altra parte ombre e perplessità si
addensano sempre di più sui re-
sponsi del CJ4. «Dal punto di vista
scientifico l'intera vicenda è stata ge-
stita in modo supe1ficiale e non con-
sono all'imp'Ortanza e peculiarità
dell'oggetto da esaminare. Anche da
fonti vaticane sono giunte critiche
esplicite a tale proposito. La data-
zione ottenuta con il Cl4, a parte le
incertezze che lascia, non è l'unico
metodo esistente e pertanto un'irzda-
gine seria non può prescindere da un

2.9 Page 19

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esame comparato dell'attendibilità e
precisione di tutti i metodi di datazio-
ne oggi conosciuti, riferiti alla Sindo-
ne. Si aggiunga inoltre la mancata
realizzazione dei protocolli ed altre
imprecisioni verificatesi durante l'e-
same nei laboratori e si capirà come
la questione Sindone rimanga aper-
ta», spiega il prof. Barberis. E il
prof. Pier Luigi Baima Bollane, or-
dinario di medicina legale all'Uni-
versità di Torino, direttore del Cen-
tro Internazionale di Sindonologia:
<<La datazione della Sindone con il
radiocarbonio e le furibonde polemi-
che che ne sono seguite hanno fatto
perdere di vista il complesso delle co-
noscenze scientifiche, consolidate
sull'argomento. Si sono infatti di-
menticati sull'istante i dati ricavati in
quasi un secolo d'indagini che con-
vergevano ad identificare nella Sin-
done un antico lenzuolo funerario
per molti aspetti in accordo con la
narrazione dei Vangeli canonici sulla
passione e sulla morte di Gesù».
L'attuale ricerca scientifica
Vediamo allora a che punto oggi
si trova la ricerca scientifica di fron-
te alle due domande che da sempre
.t '
~
•~~r~
•-
t (1.·
'
Pittura su seta del secolo XVII.
hanno accompagnato la storia del
Lenzuolo: La Sindone è autentica,
le impronte e le macchie che appaio-
no su di essa sono state prodotte dal
cadavere di un essere umano? È pos-
sibile identificare l'uomo della Sin-
done?
Nello Balossino, docente di ela-
borazione d'immagini all'Universi-
tà di Torino, è l'allievo e l'erede
scientifico del prof. Tamburelli, lo
studioso che realizzò l'immagine
tridimensionale della Sindone. At-
traverso gli algoritmi, ossia i calcoli
compiuti dalla moderna informati-
ca, si sono potuti verificare tutti i
particolari descritti dalla narrazione
della Passione e ricostruire l'imma-
gine di un giovane uomo "ripulita"
delle ferite e degli scempi del suppli-
zio, che corrisponde a quella pre-
sentata dai Vangeli. Dice il prof.
Balossino: «I computer, "lavoran-
do" sul Sudario hanno ricostruito
un volto che è quello tramandato, di
secolo in secolo dalla tradizione e
rappresentato nelle icone. L 'infor-
matica si propone adesso di ottenere
un 'immagine tridimensionale anche
della parte dorsale. Intanto si può
già rilevare un fatto sorprendente:
l'immagine dorsale e quella anterio-
re sono sovrapponibili» . Il profes-
sor Balossino sta dando la caccia ai
segni dovuti alle percussioni dei fla-
gelli ed è riuscito, sempre attraverso
il metodo tridimensionale, a rico-
struire il tracciato delle lacerazioni
prodotte dalla pallina di piombo
con la quale terminava questo stru-
mento di punizione: «È un risultato
importante che conferma l'avvenuta
flagellazione (un colpo ha fatto il gi-
ro del collo ed ha colpito la fronte).
Nel 1300, data indicata dal Cl4, non
si flagellavano né si crocifiggevano
più i condannati. Questi supplizi ter-
minano verso il VII secolo. La pre-
senza quindi delle lacerazioni dovute
ai flagelli sta a confermare che il len-
zuolo risale a epoche precedenti».
Straordinaria concordanza
Ma ci sono altre verifiche scienti-
fiche che dimostrano come la Sin-
done non solo risalga all'epoca ro-
mana, ma abbia avvolto il corpo del
Cristo dei Vangeli e non un suo coe-
vo. Ne parla ampiamente il profes-
sor Barberis, rifacendosi al calcolo
delle probabilità ed illustrando sette
caratteristiche particolarmente si-
gnificative dell'uomo della Sin-
done:
• Dopo la morte è stato avvolto in
un lenzuolo, un fatto molto raro
per quei tempi, quando i cadaveri
dei crocifissi venivano abbando-
nati sulla croce stessa agli -animali
selvatici o, al più, sepolti in fosse
comuni.
• Il casco di spine rappresenta un
fatto eccezionale. Non si hanno
documenti che riportino una tale
usanza, né presso i romani, né
presso altri popoli.
• La croce trasportata sulle spalle,
da parte del condannato, avveni-
va raramente.
• L'uomo della Sindone è stato fis-
sato sulla Croce con i chiodi.
Questo fatto sembra fosse riser-
vato a crocefissioni ufficiali,
mentre in quelle di massa veniva-
no utilizzati alberi o croci di for-
tuna .
• La ferita di arma da taglio al co-
stato destro, inferta a morte già
avvenuta, e l'assenza della frattu-
1 APRILE 1993 19

2.10 Page 20

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IN LIBRERIA - - - -
LA VIA
DELLA CROCE
Il Calvario de) povero
Serie «Meditazioni bibliche». Foto-
grammi 48. In filmina, Lire 15.000,
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vario» del pittore Renato Cenni: pro-
tagonista è un «oppresso», la scena
un lager nazista, personaggi i «gran-
di» della seconda guerra mondiale.
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Via Crucis in 14 momenti. Serie «Me-
ditazioni bibliche». Fotogrammi 48.
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L. 36. 000. Cassetta Lire 9.000.
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vamente da tre diapositive. Le imma- ·
gini sono ricavate dalle artistiche ve-
trate della chiesa di Calceranica
(Trento) . Via Crucis nello stesso tem-
po tradizionale e moderna.
Sulla via di Gesù
Via Crucis per i fanciulli. Fotogrammi
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tive, Lire 36.000. Cassetta Lire 9.000.
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Scuola «Beato Angelico» di Milano :
esprimono il mistero con un linguag-
gio adatto alla sensibilità e alla matu-
razione dei più giovani.
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20 - 1 APRILE 1993
Scelta dell'angolo per il prelievo di un campione da datare
con il C14. A sinistra il cardinal Ballestrero.
ra alle gambe, sono fatti abba-
stanza rari, mentre assai più co-
mune era l'usanza di spezzare le
gambe ai crocifissi per accelerar-
ne la morte.
• L'uomo della Sindone è stato av-
volto nel lenzuolo appena depo-
sto dalla croce, senza che venisse
effettuata alcuna operazione di
lavaggio e unzione del cadavere.
Questo fatto non corrisponde agli
usi dell'epoca che prevedevano
per una regolare sepoltura la la-
vatura, l'unzione con aromi e la
vestizione del cadavere. Ci trovia-
mo quindi di fronte ad un caso
eccezionale per il quale sono in-
tervenuti alcuni fattori esterni che
hanno condotto ad una sepoltura
frettolosa, in attesa forse di quel-
la definitiva, proprio come risulta
dai Vangeli.
• L'uomo della Sindone è rimasto
nel lenzuolo per poco tempo.
L'immagine che noi vediamo sul
sudario è rimasta intatta, perché il
cadavere è rimasto a contatto del
lenzuolo non più di due o tre gior-
ni. Un periodo più prolungato
avrebbe distrutto l'immagine a
causa del processo di putrefazione.
Dice il prof. Barberis: «La proba-
bilità matematica che questi sette
eventi si siano verificati contempo-
raneamente su uno stesso uomo è di
1 su 200 miliardi. Ciò significa che,
su 200 miliardi dì eventuali crocifis-
si, ve ne può essere stato uno solo
che abbia posseduto le sette caratte-
ristiche dell'uomo della Sindone. Si
tratta di una percentuale così mini-
ma che porta alla conclusione che
l'uomo della Sindone non può che
essere unico e pertanto è Gesù
Cristo» .
Tutti questi dati rendono quindi
dubbia la datazione medioevale e
demoliscono definitivamente l'ipo-
tesi che un falsario abbia dipinto la
Sindone. «La scienza ha quindi da-
vanti a sé una grande sfida, quella di
continuare una ricerca su risultati
che non possono essere ritenuti defi-
nitivi e che l'elaborazione informati-
ca permetterà di arricchire, di con-
fermare e di negare», dice ancora il
prof. Balossino. E poi il prof. Bai-
ma Bollone, in termini ancora più
drastici: «Le conoscenze sulla Sin-
done e la sua datazione radiochimica
appaiono oggi in un insanabile con-
trasto che impone, in nome della ve-
rità scientifica, ulteriori ricerche».
n dolore del mondo
Ma se la Sindone è una sfida per
la scienza lo è anche per la fede. Su-
dario o icona di Cristo, il Lenzuolo
ci richiama, in questi nostri anni di
tante e crudeli crocifissioni private e
pubbliche, ad inginocchiarci dinan-
zi al mistero della sofferenza e della
morte, a scoprire nelle fattezze del-
l'uomo che ha lasciato l' impronta
del suo viso e del suo corpo marto-
riato, i segni di un'offerta di condi-
visione e di assunzione del dolore
del mondo . Racconta il prof. Bar-
beris: «Quando mi sono trovato di-
nanzi al telo aperto ho provato una
forte emozione, un lungo brivido:
l'immagine sembra emergere dal tes-
suto, ha qualcosa di lieve e d'impal-
pabile, di profondamente coinvol-
gente che le fotografie non riescono
a restituire. Ho capito in quel mo-
mento perché l'apostolo Giovanni,
dinanzi al telo abbandonato nel se-
polcro, "vide e credette"».
Mariapia Bonanate

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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[1000000
BS
a cura di Eugenio Fizzotti
C'E
CENTRO AMBROSIANO
EDIZIONI PIEMME
C'È ANCORA QUALCOSA
IN CUI CREDERE
di Carlo Maria Martini
Milano/Casale Monferrato,
Centro Ambrosiano/Piemme,
1993, pp. 116, lire 10.000
SCOPRIRE L'AMORE
di Denis Sonet
Torino, SEI, 1992,
pp. 304, lire 25.000
Agli educatori non deve sfug-
gire questo testo che prende in
considerazione l'argomento an-
tico, ma pur sempre nuovo, del-
la scoperta dell'amore in una
prospettiva pedagogica che non
tralascia i valori cristiani. I per-
corsi in esso seguiti, infatti, con-
ducono per mano il lettore nel-
l'individuazione delle varie pro-
blematiche collegate all'espe-
rienza dell'amore, ponendo in
rilievo da un lato i rischi e le in-
certezze dovuti a visioni spesso
troppo riduttive, e dall'altro la
positività di gesti che vanno rea-
lizzati e vissuti con generosità,
semplicità e donazione sincera.
Per una migliore utilizzazione
dei ricchi materiali contenuti nel
volume risultano particolarmen-
te adatte le abbondanti vignette
e le piste per discussioni e ap-
profondimenti.
coinvolto popoli, si è tradotto in
eventi, ha innescato movimenti
dalla portata inesauribile e dai
risvolti imprevedibili. Arricchito
inoltre da una accurata e abbon-
dante documentazione fotogra-
fica (oltre 450 illustrazioni e cir-
ca 30 cartine e tavole sinotti-
che), esso costituisce un punto
di riferimento indispensabile per
quanti intendono conoscere la
storia di quel nuovo movimento
religioso che , iniziato con la cro-
cifissione di Gesù di Nazareth,
ha segnato e continua a segna-
re la storia dei popoli.
L'opera, raccomandabile a
qualunque tipo di pubblico, è
frutto del lavoro minu zioso di un
ampio gruppo di specialisti di
tutto il mondo e si caratterizza
per uno stile semplice e preciso,
oltre che per una rigida e corret-
la metodologia scientifica che
nulla lascia alla fantasia e all 'im-
provvisazione.
GESÙ A RISCHIO
UN CONFRONTO CON
LA RADICALITÀ DEL VANGELO
di Gianni Giorgianni
Milano, Edizioni Paoline , 1992,
pp. 137, lire 10.000
L'angoscia costituisce un
sentimento comune. Essa na-
sce dal tentativo esasperato di
affidare la sicurezza alle cose
che poi risultano fragili e incapa-
ci di soddisfare le tensioni più
··-srORIA
-- -DEL
CRISTIANESIMO profonde e personali. Nasce an-
che dalla paura di dover affron-
tare un futuro incerto rimanendo
privi di quel poco di terreno soli-
do che si era pensato di aver co-
struito con la riflessione perso-
nale o con l'adesione semplice .
e fiduciosa alle tradizioni religio-
se. Ma nasce pure dalla solitudi-
ne che si sperimenta quando, di
fronte a problemi di portata esi-
stenziale e più grandi di noi, ci
pare di non sapere più a quale
santo votarci.
01,1 p,: 1M I H COU Al NO.SUI 010-NI
POPOLI . (VINfl . MOVIMlNTI
[DIT~IC( Elll 01 Cl
Il volumetto del card . Martini
vuole venire incontro all'ango-
scia che assale tanti uomini di
buona volontà, offrendo origina-
li piste per il recupero della se-
renità attraverso il confronto con
STORIA DEL CRISTIANESIMO
GUIDA ILLUSTRATA
Leumann, Editrice Elle Di Ci ,
1992, pp. 688, lire 55.000
la fede cristiana. La sua lettura Fornendo un'ampia panora-
è utile per la meditazione perso- mica che parte dai primi secoli e
nale ma anche per incontri di giunge ai nostri giorni, il volume
gruppo .
narra quanto il cristianesimo ha
Don Pierino Gelmini
PROPOSTA DI VITA:
COMUNITÀ INCONTRO
GENESI, STORIA, SVILUPPO
di Aldo Curiotto
Milano, -Edizioni Paoline, 1992,
pp. 191, lire 22.000
L'esperienza sconvolgente e
affascinante di don Pierino Gel-
mini, exallievo salesiano e fon-
datore delle Comunità Incontro
per giovani caduti nella trappola
della droga, viene presentata in
termini semplici e awincenti in
questa opera che si colloca tra
l'informazione e la testimo-
nianza.
li lettore viene così a conosce-
re come ha avuto in izio l'attività
molteplice di don Gelmini , come
si è andata strutturando nel tem-
po, quali valori sono presenti
nelle comunità da lui fondate e
animate, quali problemi emer-
gono dalla convivenza, quale
metodologia viene seguita.
Una bella documentazione fo-
tografica correda il volume. Uti-
lissimi sono anche gli indirizzi
dei centri operativi e residen-
z ial i.
Gesù è difficile: scomodo «se-
gno di contraddizione», egli im-
pone a ogni coscienza di misu-
rarsi con le esigenze del vange-
lo, che è buona novella di libera-
zione solo a patto di essere pre-
so sul serio e senza compro-
messi.
Raccogliendo l'eredità di un
vecchio maestro di spirito che,
vicino a morire, dichiara la cer-
tezza della propria fede rivelan-
do nello stesso tempo di non po-
ter eliminare né il dubbio la
paura, l'autore - che opera alla
Radio Vaticana come responsa-
bile del programma culturale
Orizzonti cristiani - propone in
questo volumetto dodici medita-
zioni In cui sottolinea le espres-
sioni del vangelo più attuali per
la realtà di oggi. Ne scaturisce
un interessante e originale con-
fronto aperto con la radicalità
del paradosso cristiano con l'in-
dicazione di espliciti sentieri
lungo i quali poter realizzare
una concreta e significativa vita
cristiana .
1 APRILE 1993 21

3.2 Page 22

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FAMIGLIA SALESIANA
RAGAZZI E RAGAZZE
EDUCARE ALLA
RECIPROCITA'
di Graziella Curti
Costruire un mondo
pm.isùz.eummeanz.or,ageadzuzci.ando
va, il salto qualitativo da compiere
per vincere la nuova scommessa cul-
turale: riscrivere la proposta educa-
tiva di Don Bosco tenendo conto
e le ragazze è possibile.
È stato questo il
dell'originario disegno di Dio , e del-
la riformulazione dell'identità fem-
minile e maschile.
messaggio finale della
«J6 a Settimana
«In un recente convegno - anno-
ta in apertura suor Colombo - or-
ganizzato dalle donne cattoliche che
di spiritualità».
lavorano alla radio televisione ita-
liana, sul tema: RAI: un progetto
per chi?, le partecipanti hanno di-
E' stato chiaro, urgente e attuale il
messaggio emerso dalla «16"
Settimana di spiritualità della Fami-
glia Salesiana», che si è tenuta al Sa- ·
lesianum sul tema «Educare all'a-
more»: costruire un mondo più
umano per uomini e donne è possi-
bile e la coeducazione ne è la strada.
La Settimana ha offerto ai parteci-
panti importanti momenti di rifles-
sione, di esperienze raccontate, di
comunione. Con l'aiuto anche dei
giovani, ci siamo interrogati sui pro-
blemi di sempre, vissuti nel contesto
di un'inedita transizione culturale.
chiarato che non lottano più solo per
la parità tra uomo e donna, ma si
impegnano ad acquisire la consape-
volezza della loro soggettività di
donne, imparando a coniugare il po-
tere richiesto e a volte ottenuto con
una maggior responsabilità. Più po-
tere implica più responsabilità, ma
più responsabilità esige anche più
"spazio" di partecipazione attiva, di
condivisione e di reciproco scambio
non solo di servizi, ma soprattutto di
idee e di gestione». Oggi le donne
Educare nella coeducazione
Molte e qualificate le relazioni.
Suor Antonia Colombo, psicologa e
appassionata della problematica
femminile, si è soffermata sul tema:
«Educazione all'amore come co-
educazione», riuscendo a interessa-
re l'uditorio con un argomentare
ampio e documentato. Dopo il suo
intervento, qualcuno pensò che
quella poteva essere la strada nuo-
22 · 1 APRILE 1993
Educarsi alla «reciprocità», accettando la propria identità,
in un incontro autentico con l'altro (Foto De Marie).

3.3 Page 23

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BS
hanno più possibilità di un tempo
per affermare la loro presenza nella
società. Eppure in questo forte
cambio epocale faticano ancora a
creare una reale forza di mobilita-
zione di pensiero e di mutamento.
A Milano, in occasione del Sino-
do, il Gruppo Promozione Donna
ha invitato le donne della diocesi
ambrosiana a un momento di verifi-
ca e di riflessione per poter dare un
contributo specifico a questo fatto
di Chiesa. L'iniziativa inconsueta e
coraggiosa ha ottenuto il plauso del
Cardinal Martini. «Il nostro intento
- spiega Maria Dutto che è la fon-
datrice e presidente del gruppo mi-
lanese - è di raccogliere dati di pri-
ma mano. Il problema è che spesso
tante questioni sentite e dibattute
dalle donne non trovano spazio nel-
le riflessioni e nei documenti dei
teologi, biblisti e pastoralisti, per-
ché semplicemente non vengono
fatte conoscere».
A educarsi si è sempre in due
Maria Dutto, sulla rivista Pro-
spettiva persona, parlando dell'ini-
ziativa del gruppo milanese scrive:
«La nostra preoccupazione non è
quella dei grandi numeri, ma del
compiere bene i passi che possiamo
fare, inventando anche i modi e i
tempi più consoni al nostro modo di
procedere in quanto donne. Non
vogliamo che sia una riflessione in-
tellettuale fatta da un gruppo di in-
tellettuali, ma vorremmo indicare
alcune linee su cui avviare dei pro-
getti educativi».
Anche per suor Antonia Colom-
bo non si tratta di teorizzare ma di
mettere l'ipotesi della coeducazione
a progetto educativo. A questo pun-
to tentiamo di tradurre in termini
più comprensibili il nuovo orizzonte
di progettualità educativa per la Fa-
miglia Salesiana. Ci rivolgiamo a
suor Antonia stessa. «Cosa vuol di-
re coeducazione?», le chiediamo.
«La coeducazione è una proposta
educativa per ragazzi e ragazze af-
finché diventino persone autonome
e responsabili sia accettando la pro-
pria identità sessuale, sia in un in-
contro autentico con l'altro sesso. È
una strada che si percorre passo
passo con esperienze adatte ai mo-
menti di crescita. Si parte dal rap-
u16 8 SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
DELLA FAMIGLIA SALESIANA»
Oltre 130 i delegati da 25 nazioni. Di attualità il tema, suggerito dalla
Strenna del Rettor Maggiore per il 1993: «Educare all'amore».
A Don Van Looy, organizzatore della Settimana, chiediamo un bilancio
dei lavori:
L'incontro ha raggiunto gli obiettivi che si proponeva?
«Lo scopò era quello di;;ensibilizzarci su un tema importante di spiri-
tualità salesiana. I partecipanti si sono detti soddisfatti sia sulla scelta del
tema, che su come è stato svolto. Si è avvertita chiara la necessità di ap-
profondire questo aspetto dell'educazione. Un altro obiettivo era quello di
portare a livello di spiritualità il tema proposto. Preparando il convegno,
abbiamo dato importanza alla riflessione e alla preghiera, ma avremmo
voluto raggiungere un livello più intenso di contemplazione. Non sono
mancati comunque stimoli forti, come quelli portati dalla testimonianza
dei giovani romani, dalle riflessioni bibliche sul tema, dalla nuova sensibi-
lità pastorale».
Come valuta la proposta nata da/l'Assemblea di portare l'argomento al
prossimo Capitolo Generale?
«Indica chiaramente la serietà del tema e la sensibilità che è sorta in
quella Settimana. E non soltanto al Capitolo Generale, ma si è proposto
di portarlo a tutti i vertici assembleari della Famiglia Salesiana. È in fondo
la proposta di giungere a "progettare e operare insieme sullo stesso terri-
torio" : salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, cooperatori , exallievi, giova-
ni. È un lavoro che praticamente già si fa a livello di Movimento Giovanile
Salesiano, dove quasi ovunque si sta portando avanti un progetto co-
mune .
Se questo potrà essere un tema per il prossimo Capitolo Generale va
valutato nel confronto con altre proposte ugualmente importanti o più an-
cora. Non c'è dubbio però che va prospettato per i giovani un cammino
serio di educazione all'amore e questo comporta un 'animazione qualitati-
vamente più curata. I giovani non troveranno le risposte, se non sapremo
ispirarci al Vangelo e se non riusciremo a proporre con forza i veri va-
lori. ..».
porto con la mamma e il papà nel-
l'infanzia e nell'adolescenza e si
giunge a costruire il proprio rappor-
to a due come modello di coppia da
offrire ai figli e alla società tutta».
Tu usi spesso il termine reciproci-
tà. Puoi spiegarcelo?
«È un rapporto dinamico che la-
scia sussistere le persone nella loro
interezza. L'essere umano non può
star solo; può esistere soltanto come
unità dei due e dunque in relazione
a un'altra persona umana».
Che cosa comporta ciò in campo
educativo?
«È l'intuizione di Don Bosco che
viene approfondita. Lui diceva che
quando una persona sa di essere
1 APRILE 1993 - 23

3.4 Page 24

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amata, ama a sua volta. È un pro-
cesso di andata e ritorno nella gra-
tuità e nell'affinamento dei propri
gusti in reciprocità d'amore. Infatti
la mia ipotesi non si esprime soltan-
to nel rapporto uomo-donna, ma in
qualsiasi tipo di relazione».
Qual è la vera novità della tua ipo-
tesi?
«Credo che da sempre, quando le
persone si sono amate davvero,
hanno realizzato la reciprocità. Per-
ché non può essere che così. Quindi
niente di assolutamente inedito. La
novità consiste nel mettere questo a
progetto educativo tenendo conto
degli stereotipi storici che hanno te-
nuto per tanti anni la donna in mi-
noranza. Infatti la nuova soggettivi-
tà della donna è la tappa più rivolu-
zionaria di un processo di cambia-
mento che percorre trasversalmente
tutte le realtà culturali. Se tutti noi
della Famiglia salesiana ci impe-
gnassimo in tale linea potremmo
avere forti incidenze sul contesto
sociale e familiare» .
Che tipo di educatori ed educatrici
richiede l'ipotesi che hai proposto?
«Ci vuole gente che maturi in sé e
possa riproporre una ca-cultura,
cioè come un canto a due voci che
esprima il timbro al maschile e al
femminile dell'interpretazione della
realtà» .
Prevedi tempi lunghi per l'attuarsi
di una coeducazione nella recipro-
cità?
«Certamente non risulta percorri-
24 - 1 APRILE 1993
I L'adesivo distribuito ai
partecipanti, e il gruppo dei
giovani romani presenti alla
Settimana di spiritualità.
bile a breve termine. Ci vuole pa-
zienza e coraggio, ma si tratta di un
compitQ,forse indilazionabile nell'e-
ra moderna se non vogliamo che
questa si risolva in tecnocrazia, ma
che segni, invece, l'avvento di una
cultura della vita».
Quali modalità e quali frutti pre-
vedi nell'applicazione di tale proget-
to a/l'interno della Famiglia sale-
siana?
«Penso senz'altro che questa ipo-
tesi di coeducazione nella reciproci-
tà interpelli la comunità adulta. Per
noi della Famiglia salesiana, che
crediamo negli stessi ideali ed:ucati-
vi, il compito sarebbe facilitato. Si
tratterebbe di offrire ai giovani un
modello di reciproca sottomissione
senza rivendicazioni al femminile o
al maschile. Procedere insieme, fin
dalla fase progettuale, sui sentieri
dell'educazione e chiedersi ad ogni
passo che cosa significa realizzare la
reciprocità in famiglia, nel lavoro,
nella cultura, nella Chiesa».
Amo, dunque sono
Sento che quanto dice suor Anto-
nia Colombo non è un discorso iso-
lato o assolutamente utopico. C'è
una rete di donne e anche di uomini
che si stanno interrogando su que-
sta nuova cultura che oggi, soprat-
tutto, si fa urgente per rispondere
all'aprirsi dell'autocoscienza fem-
minile e, comunque, di una ridefini-
zione dell'identità maschile. Per se-
coli gli uomini hanno colorato di sé
la storia, la vita sociale, la scienza,
la cultura. Ma hanno lavorato nella
solitudine, come unici protagonisti.
E intanto le donne sono passate
attraverso le varie fasi del femmini-
smo, si sono ritrovate a superare le
categorie dell'uguaglianza e della
differenza, per giungere oggi, attra-
verso una strada che ha chiesto la
sofferenza dell'attesa, a costruire
una parità nella diversità e nella re-
ciprocità. Nel tempo passato la
donna ha fatto senz'altro cultura,
ma non è riuscita a rendersi visibile
perché ha agito nel privato essendo
il sociale un territorio di caccia ri-
servato ai maschi. Il continuare in
questa linea di assoluto predominio
degli uomini avrebbe portato a ren-
dere meno umano il progresso. Ap-
punto nella Mulieris dignitatem, il
Papa ci parla del "genio femmini-
le" come un terreno in cui "l'ordine
dell'amore nel mondo creato delle
persone trova la sua prima radice».
A questo punto l'affermazione di
Mounier "Amo, dunque sono" è
una felice espressione della dimen-
sione affettiva e dialogica del pen-
siero che coinvolge la persona nella
sua integralità.
«Proporre la reciprocità come
schema interpretativo :- conferma
la teologa Cettina Militello - vuol
dire gettare i semi di una nuova cul-
tura, rispettosa degli uomini e delle
donne, delle razze e delle lingue,
della fede cristiana e delle fedi non
cristiane, delle regioni e degli stati,
delle creature animate e di quelle
inanimate. Si tratta di opporre a un
modello di sfruttamento e di potere
un modello di gratuità dialogica e
con viviate».
Sono caduti gli stereotipi del mio
e del tuo, del più forte e del più de-
bole, del sociale e del privato e si so-
no espresse in maniera affascinante
le categorie della comunione e della
gratuità anche nel rapporto coi fi-
gli. Forse è necessario che accanto
all'indagine culturale si esprimano
modelli di vita che siano mediatori
di scambio reciproco.
«Educare all'amore promuoven-
do la reciprocità - conclude suor
Antonia Colombo - è la stessa me-
ta della coeducazione>>.
La risorsa donna può spendersi,
dunque, per un mondo più umano
per tutti.
Graziella Curti

3.5 Page 25

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BS
di Angelo Botta
INDIA: LINGUE E CULTURA
La prima volta che ho avuto in ma-
no carta-moneta indiana, la rupia,
ho osservato tanti disegnini eleganti
e strani , tutti diversi. «Indicano - mi
hanno spiegato ~ il valore del bi-
glietto nelle principali lingue parlate
in India, ognuna con i suoi caratteri
alfabetici propri» . Ne ho contate 14
sul·biglietto, ma di lingue nell'enor-
me paese ne circolano più di cento
allo stato attivo.
tà di intermediari : il gesto di acco-
glienza con cui ricevono l'ospite.
Sulla soglia di casa gli stampano un
grosso segno rosso in fronte il ter-
zo occhio, quello della spiritualità),
lo incensano con bastoncini fuman-
ti, lo aspergono d'acqua. Poi, con
nenie ritmate da tamburi e pifferi, lo
accompagnano all'interno sotto una
pioggia di petali di fiori. Tutto con
un'eleganza che solamente in Asia
si osserva.
so di togliersela subito: ha dovuto
sedersi, prendere in mano un maz-
zo di fiori e fare il sorriso alla cine-
presa. Che ha ottenuto una foto con
tanti fiori dai quali emerge un pez-
zettino di faccia di don Viganò. Era
una cerimonia solenne. Sono appar-
si immediatamente sul palco i rap-
presentanti dei centri di Ravulapa-
lem: ognuno, in processione ininter-
rotta, gli ha messo al collo la sua
ghirlanda: esattamente cinquanta,
Una ricchezza che crea proble-
mi notevoli. Per capire i 7 mila fe-
deli della parrocchia Domenico Sa-
vio di Bombay, per esempio, biso-
gna saperne quattro. I sacerdoti ad-
detti, ' cinque in tutto, si dividono i
compiti in forma strategica. Incon-
trando, più a nord; il vescovo monsi-
gnor Marengo, gli ho fatto le congra-
tulazioni perché ne parla 17. «Ma
cosa dice, congratulazioni! - mi ha
risposto -. Pensi a quelle che non
ho imparato ancora». Ha superato
da tempo i 75 anni e continua a stu-
diare. ·
Ancora a Bombay, durante l'ulti-
mo viaggio in _India del Rettor Mag-
giore, ho assistito ad una scenetta
interessante nella casa ispettoriale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Don Viganò salutava in italiano un
gruppo di ragazzini delle baracche e
un confratello indiano traduceva,
come al solito, frase per frase. Usa-
i~ ----=- . '
Rupie indiane. Sono ben visibili
scritte in 14 lingue.
va il marathi, ma si è visto subito
che non capivano. Si fa avanti una
suora e traduce in un'altra lingua: le
facce dei ragazzini si aprono al sor-
riso, alcuni rispondono. Il guaio è
che la suora non capisce l'italiano di
don Viganò. Interviene l'Ispettrice
che traduce in inglese per la suora,
la quale continua poi a fare la sua
brava traduzione per i ragazzi.
Esiste comunqùe una lingua co-
mune, parlata in lungo e in largo nel
subcontinente, che anche uno
sprovveduto capisce senza necessi-
Specialmente nelle collane. Per-
ché, invece di porgere la mano, met-
tono al collo una ghirlanda di fiori
· freschi o di legno di sandalo pr9fu-
mato. L'ospite congiunge le mani, si
inchina ringraziando, si toglie la col-
lana e, se è importante, ne arriva su-
bito un'altra.
A novembre, nel grande teatro
pubblico di Vijayawada, il Rettor
Maggiore ne ha ricevuta una che
pesava letteralmente 25 chili. In
questo caso non gli hanno permes-
record assoluto del viaggio. Poi ha
avuto luogo l'accademia. La chia-
mano «programma culturale»,- ed
hanno ragione. Consiste soprattutto
in danze classiche, raffinatissime, di
enorme difficoltà per l'artista, vero
godimento spirituale per lo spettato-
re grazie alla bellezza dello stile, dei
vestiti e della musica. Certe sfuma-
ture di significato magari l'ospite
che viene da lontano non le afferra,
ma il senso fondamentale è chiaris-
simo: «benvenuto tra noi!».
1 APRILE 1993 25

3.6 Page 26

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La Cresima dovrebbe
portare i nostri ragazzi
alla maturità della fede e
al loro ingresso da
protagonisti nella Chiesa.
In realtà diventa per
molti di loro il momento
dell'addio alla comunità
cristiana.
D on Tonino Lasconi è sacerdote
della diocesi di Fabriano. Da
vent'anni vive tra i giovani e gli ado-
lescenti. Viene dal lavoro in parroc-
chia, nella scuola, nelle associazio-
ni. Collabora all'Azione Cattolica
Ragazzi, pubblica libri, musical,
canti e altri sussidi pastorali di suc-
cesso. È conosciuto e apprezzato
anche per una particolare efficacia
di linguaggio.
Don Tonino, l'ho sentita dire in
una conferenza che la situazione del-
26 · 1 APRILE 1993
la Cresima è, per così dire, fallimen-
tare. Tanti anni di catechismo e poi
l'amara constatazione che con la
Cresima si dà ai ragazzi il lasciapas-
sare per andarsene dalla parrocchia...
«E inevitabile la frustrazione, an-
che se pazientemente le parrocchie
ricominciano ogni anno da capo.
Ma la frustrazione sta diventando
problema. Perché tante fatiche non
ottengono risultato? Ci viene il dub-
bio di non essere un'industria che
lavora bene o di essere per lo meno
un'industria un po' particolare. Per-
ché se un'industria funzionasse co-
sì, probabilmente chiuderebbe. La
Chiesa evidentemente non ''chiu-
de", perché ha le sue risorse nello
Spirito, nel Signore Risorto...».
Quali indicazioni darebbe per
uscire da questa situazione proble-
matica?
«Non parliamo evidentemente di
"ricette", ma qualche suggerimento
molto concreto si può dare. Parten-
do proprio dalle esperienze positive,
perché ci sono anche dei ragazzi che
rimangono nella Chiesa, che diven-
tano giovani e adulti che stanno nel-
la Chiesa. È da queste che si può
partire per le nostre considera-
zioni».
Conquistare l'interesse
dei ragazzi
Parliamone, dunque. I catechisti
per esempio si stanno attrezzando di
sussidi, di guide didattiche, di video-
registratore, proiettori e compact
disc ...
«D'accordo, ma la cosa più im-
portante è riuscire a cambiare men-
talità. Bisogna mettere il vino nuo-
vo in otri nuovi, smetterla di cercare
disperatamente di cucire un pezzo
di stoffa nuova in un vestito vec-
chio».
Qual è questa mentalità "supera-
ta", che è necessario cambiare?
«Noi siamo ancora convinti che i
bambini nascano cristiani, che na-
scendo conoscano a memoria l'Ave

3.7 Page 27

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Maria e il Padre Nostro. Che a loro,
appena incominciano un po' a muo-
versi e vengono a catechismo, gli in-
teressi sentir parlare di Gesù Cristo.
Che sia per loro normale mettersi
sui banchi per sapere "che cosa ha
fatto Gesù, che cosa ha detto Ge-
sù" . Non ci passa per la testa che
dobbiamo conquistare il loro inte-
resse. Lo diamo per scontato».
Come ci si deve regolare?
«Se ci troviamo in mezzo a un
gruppo di bambini indigeni che non
hanno mai sentito parlare di Gesù,
non ci mettiamo certo tra i banchi
dicendo "adesso facciamo il primo
capitolo del libro: vi spiego che Ge-
è buono". Prima dobbiamo en-
trare nella loro mentalità. Anche i
nostri ragazzi non sono meno " pa-
gani" di quegli altri. Il loro totem è
la televisione. Lo si deve ricordare
quando c' è l'ora di catechesi: i ra-
gazzi hanno nella loro testa molte
ore di televisione. E la televisione
non dà solo immagini, ma crea cul-
tura: trasmette un'idea dei rapporti
interpersonali, della Chiesa, del ses-
so , dei soldi, del successo .. .».
Non basta suonare
le campane...
Qual è il momento cruciale della
crisi?
··
«Quando arriviamo in seconda-
terza media, abbiamo come un con-
centrato di tutte queste impostazio-
ni sbagliate che fanno esplodere la
reazione negativa dei ragazzi, che
dicono: "Appena riesco a fare la
Cresima, questi non mi vedono
più" . E la conseguenza più grave è
che credono di aver risolto in questo
modo e definitivamente il problema
religioso. E quando a 16-18 anni si
troveranno in crisi, a tutto pense-
ranno meno di poter trovare delle
risposte nella fede. Se i ragazzi arri-
vano alla Cresima con questa idea,
per noi è finita . Dobbiamo oggi
prendere coscienza di una cosa mol-
to facile a dirsi e molto difficile a
farsi : che non basta più suonare le
campane e invitare i ragazzi a venire
da noi a catechismo. Siamo noi in-
vece, è la Chiesa che deve andare da
loro. E questa è una rivoluzione,
quella di Gesù, che ha detto agli
apostoli: dovete portare il Vangelo
a tutte le creature. Non esclusi i
bambini e i ragazzi».
È il discorso della mentalità mis-
sionaria, che sta ormai imponen-
dosi ...
«Ma che non va fatto soltanto a
parole. Dobbiamo arrivare a chie-
derci: che significa per la catechesi
della mia parrocchia che sono io che
devo andare ai ragazzi? Certamente
non vuol dire: seduti lì, fermi n,
aprite il libro, prendete il quaderno
e state buoni se no la Cresima non ve
la do. Perché questa è la nostra ro-
Non basta più soltanto suonare le campane, perché i ragazzi vengano
a catechismo...
15 ::t:ntlftltt . l llhtlhtlitl
I DI TNCI
IUI Dt~
UNA LEGGE CHE LIBERA
Il decalogo nella catechesi.
Di GUIDO GATTI. La prospettiva dalla
quale il volume si pone è quella cate-
chetica ed educativa della utilizzazio-
ne del decalogo nell'ambito della for-
mazione morale cristiana.
Pagg. 176. Lire 16.000
SOFFERENZA FELICITÀ ETICA
Conferenze spirituali.
Di XAVIER THÉVENOT. In un linguaggio
semplice e concreto il volume propo-
ne delle riflessioni nate dalla Parola
di Dio e dall'ascolto di tanti uomini e
donne che sono passati attraverso le
prove della sofferenza.
Pagg. 92. Lire 7.500
LA MORALE
Spiegazione e documenti dell'agire
dei cristiani
Di G. BRAMBILLA e G. PIANA. Destinato
a ripetere il successo del volume «Il
Credo».
Pagg. 214, illustrate a colori.
L. 18.000
L'EQUIVOCO SINDONE
Di LUIGI MALANTRUCCO. Un medico
chirurgo porta nuovi contributi alla
conoscenza della Sindone dopo gli
esami al «carbonio 14».
Pagg. 144 + 12 di tavole a colori.
L. 12.000
IL CONCILIO VATICANO Il
Alle porte del 2000.
Di UMBERTO CASALE. Un 'attenta rivisi-
tazione dell'«evento centrale del ven-
tesimo secolo», condotta attraverso
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3.8 Page 28

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Tonino Lasconi è autore di una ottima Guida al catechismo «Sa-
rete miei testimoni». Il testo è accompagnato da una serie di
canzoni che aiutano i ragazzi a capire il senso della iniziazione
cristiana. Il titolo è «Testimoni di Gesù». Tra i brani più suggesti-
vi, Credo la Chiesa e Spirito Santo scendi su di me. Accattivan-
te e giovanile il brano Signore, sono giovane, di cui riportiamo
alcune strofe. Esprime felicemente lo stato d'animo dei giovani
d'oggi, che non vogliono annoiarsi e amano l'impegno di "corto
respiro" .
SIGNORE, SONO GIOVANE
Testo di Tonino Lasconi
Musica di Roberto Belli
Signore, sono giovane e inesperto,
ma dentro al cuore ho mille desideri,
desideri di pace e di allegria,
di sentimenti genuini e veri,
di un mondo meno serio e frettoloso
dove a nessuno manchi compagnia.
Stammi a sentire, Signore:
c posto anche per me nella tua vigna?
Signore, tu lo sai, mi stanco presto,
ma, almeno per un'ora, giuro, resto.
Signore, sono giovane e irrequieto,
e sono anche mutevole e indeciso,
ma riesco a creare simpatia,
la voglia di far festa ed il sorriso;
son cose che i più grandi forse han perso,
io ne ho tante da buttarne via.
28 · 1 APRILE 1993
vina. Eppure è così diffusa la tradi-
zione che le famiglie chiedano per i
loro figli la Prima Comunione e la
Cresima, che nasce la convinzione
che i ragazzi a catechismo ci devono
comunque venire e stare buoni. Ma
è proprio questa mentalità che se-
gna la fine di ogni sforzo per entra-
re nei ragazzi e incuriosirli, per
creare l'interesse per la persona di
Gesù Cristo».
È in fondo una questione di lin-
guaggio?
«Anche. Il nostro linguaggio non
risponde agli- interessi e alla menta-
lità dei ragazzi. Gesù con i palesti-
nesi del suo tempo ha usato un lin-
guaggio comprensibile. Ma attenti
bene: linguaggio non significa pri-
ma di tutto usare certe parole al po-
sto di altre, ma cultura. Oggi c'è la
cultura dell'immagine: facilità, con-
cretezza, emotività».'
Sta dicendo che dovremmo imita-
re quelli della televisione?
«E perché no? Dobbiamo co-
munque usare il linguaggio biblico.
Dovremmo fare come Gesù Cristo,
che era continuamente una sorpre-
sa. Gesù diceva cose nuove, mai
sentite. I ragazzi invece ci identifi-
cano come quelli che dicono sempre
le stesse cose. Bisognerebbe che sen-
tendoci, i ragazzi potessero dire: a
me questo sta bene; questo mi sal-
va, mi fa essere felice .
Dobbiamo in particolare deporre
definitivamente l'idea che Gesù Cri-
sto possa essere insegnato come Ga-
ribaldi, cioè come una materia sco-
lastica».
È davvero possibile che i ragazzi
che si preparano alla Cresima la sen-
tano come un dono? come una cosa
bella?
«Se i ragazzi non vogliono far
parte del nostro gruppo di cateche-
si, se non vedono l'ora di andarsene ·
via, non gli facciamo "iniziazione
cristiana'', non li prepariamo alla
Cresima. La comunità deve propor-
si di suscitare la loro curiosità, deve
moltiplicare le esperienze positive,
in modo che la voce dominante dica
che nel gruppo parrocchiale si fan -
no delle cose interessanti. Non di-
mentichiamo che nella Chiesa pri-
mitiva la gente chiedeva di entrare
nella comunità cristiana perché go-
deva della simpatia di tutto il po-
polo».
Elvira Bianco

3.9 Page 29

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BS
di Jean--François Meurs
IL GIORNO
DEL GIUDIZIO
Giovedì 27 maggio. Sono stufo
della scuola. Ho deciso di non pre-
sentarmi agli esami che cominciano
tra una decina di giorni. È sicuro che
non starò promosso né in matemati-
ca, né in inglese. Allora, perché de-
vo prendermela tanto? Adesso scri-
vo una lettera al direttore per fargli
conoscere la mia decisione. Pense-
rò dopo a che cosa fare, quando sa-
rò sbattuto fuori dalla baracca.
Signor Direttore, quando leggerà
questa lettera, io avrò preso la deci-
sione di lasciare la vostra miserabile
scuola. I professori sono
quasi tutti da mettere
nello stesso sacco: ne
prendi uno a caso e stai
sicuro che è un sadico
che prova piacere a tor-
turarci. Quanto agli stu-
denti, la metà sono dei
deboli. Che cosa crede,
Garelli , con il suo nove
in matematica? Pensa
di riuscire a tenere il
conto dei suoi sentimen-
ti usando la sua calcola-
trice? Le lezioni si direb-
bero corse a ostacoli, e
ogni materia sembra un
ostacolo che devi salta-
re perché solo così -
dicono - potrai riuscire
nella vita. Ma non vi è
una sola ora di scuola in
cui si parli davvero della
vita. Fa eccezione, ma non sempre,
l'ora di religione. Noi studenti sem-
briamo milioni di spermatozoi in cor-
sa, dei quali solo qualcuno, i più forti
(i più incoscienti?) si ~attono per ar-
rivare fino in fondo. E stupido tutto
questo!
lo non ho ancora compiuto 17 an-
ni , ma la mia intelligenza è superiore
alla media. Può sembrare forse che
io mi vanti, ma tenga presente che a
Manzoni hanno dato cinque in italia-
no e, addirittura, che Einstein ha
avuto qualche ferita in matematica.
Glf adolescenti vivono molto tra di
loro. Sono pochi gli adulti coi
quali possano aprirsi. Molti per
esempio sarebbero disposti a
dialogare con i loro professori,
ma le aule scolastiche non sono
sempre il luogo più adatto. Si do-
vrebbe almeno qualche volta sce-
gliere gli ambienti in cui vivono i
ragazzi. E tentare di costruire
quel rapporto amichevole del
quale hanno bisogno per supera-
re i loro problemi.
Per me comunque la matematica è
una perdita di tempo. La gente come
me non ha bisogno di diploma per
riuscire nella vita, ci arriviamo da so-
li. Il mio principale handicap, è forse
quello di pensare troppo. lo mi pon-
go continuamente questioni metafi-
siche. Come questa: se è vero che,
come diceva Sartre, l' inferno sono
gli altri, allora in Paradiso non do-
vrebbe esserci nessuno... E questio-
ni simili. Queste domande mi appas-
sionano, mentre non mi interessa af-
fatto quanta pioggia sia caduta a
metà del mese di novembre, la data
della battaglia di Solferino e altre si-
mili idiozie. Era necessario che ve lo
dicessi. E mi auguro che capisca.
Andrea Fontana.
Venerdì 28. È strano, non trovo più
la lettera che ho scritto al direttore.
Avevo preparato la busta con l'indi-
rizzo e il francobollo, ma natural-
mente avevo deciso di non spe-
dirla ...
Sabato 29. Un disastro! Questa
mattina, Fabiano mi ha detto soddi-
sfatto che ha rimediato
alla mia distrazione e ha
imbucato la lettera la-
sciata sul mio tavolo. Vo-
leva che gli dicessi gra-
zie! il traditore! l'assas-
sino! Non avrò mai più il
coraggio di andare a
scuola lunedì. Sono di-
sperato. Non so cosa fa-
re per non pensarci più.
Mi metto a studiare co-
me un pazzo matemati-
ca. Domani, anche se è
domenica, farò inglese.
Lunedì 31. Il direttore
mi ha convocato nel suo
ufficio per domani . So-
no tutto agitato.
Martedì 1 giugno. È
andata abbastanza be-
ne con il direttore. Sono addirittura
stupito. Subito mi ha detto: «Andia-
mo dove ti trovi sempre con i tuoi
amici. Ma paghi tu». Siamo andati al
Mac Donald. lo gli ho spiegato la
faccenda della lettera con Fabiano,
e lui ha riso. Poi abbiamo discusso
da uomo a uomo, come ha detto lui.
Finalmente ho trovato uno che rico-
nosce il mio valore! Non lo chiamerò
mai più con il soprannome!
P.S. - Ieri l'ora di matematica e di
inglese sono andate bene. Farò si-
curamente gli esami!
1 APRILE 1993 29

3.10 Page 30

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PROBLEMI SOCIALI
Viaggio nel pianeta
scuola. Sotto la cenere
una realtà incandescente
e problematica. Per una
scuola a servizio dei
giovani, strumento di
elevazione morale e
sociale.
A ncora un paio di mesi e si con-
cluderà l'anno scolastico. Uno
come tutti i precedenti, si direbbe.
Anzi, un anno particolarmente
tranquillo, se dovesse concludersi
anche senza la solita minaccia di
bloccare gli scrutini da parte di
qualche cobas o sindacato. Prima
causa di tanta quiete è il blocco del-
la contrattazione nel pubblico im-
piego, unita alla consapevolezza di
non poter ulteriormente spremere
un settore che destina il 98 per cento
del proprio bilancio al pagamento
degli stipendi ed il restant~ 2 per
cento al miglioramento della qualità
del servizio. La rivendicazione pura
e semplice sa di trovare un muro in-
valicabile nella ne~ativa situazione
economica.
Mali antichi
Diffidare però dalle acque chete.
Il pianeta scuola trascina una serie
di mali antichi che continuano a co-
vare sotto la cenere.
Il calo demografico, se ha almeno
avuto il merito di alleviare l'insuffi-
cienza di molte strutture edilizie, ha
comportato sempre maggiori pro-
blemi. Pochi neonati significano
pochi scolari, e meno lavoro _per chi
opera nella scuola: un milione 140
mila dipendenti ai vari livelli. L'oc-
cupazione ha raggiunto l'apice, si
sono ormai inventati tutti i mecca-
nismi possibili di tutela del massimo
impiego. Il futuro comporterà ne-
cessariamente uno sfoltimento dei
ranghi: privatizzazione del rapporto
di lavoro e mobilità all'interno del
30 - 1 APRILE 1993
pubblico impiego sono stati pensati
anche con un occhio al settore istru-
zione.
Dopo tutto è opinione comune
che il reclutamento non selettivo dei
docenti, negli anni '70 in particola-
re, ha creato una professionalità
mediamente di basso profilo; una
«scrematura» sarebbe auspicabile,
ma le possibilità reali di giudicare e
rimuovere gli insegnanti imprepara-
ti o demotivati sono al momento
pressocché nulle.
Il calo demografico ha poi inne-
scato un altro fenomeno, in forte
ascesa nella scuola dell'obbligo: la
concorrenza. Gli allievi, soggetti an-
ch'essi alla legge della domanda e
dell'offerta, sono diventati un bene
prezioso , e conteso. Abolite le zo-
nizzazioni, cioè la garanzia di cala-
mitare i giovani del proprio quartie-
re, ora le varie scuole si contendono
le iscrizioni cercando di garantire il
miglior servizio possibile. Non sia-
mo alla pubblicità esplicita, ma

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ogni mezzo per mettersi in buona
luce è attivato. Partecipazione a
concorsi scolastici, a gare sportive,
apertura di laboratori linguistici ed
informatici, propaganda spicciola
di insegnanti e presidi, collegamenti
segreti tra materne ed elementari,
tra elementari e medie per la tra-
smissione degli allievi, tutto contri-
buisce ad indirizzare iscrizioni e a
mantenere in vita una sezione in
più, se non un intero plesso scola-
stico.
La sana concorrenza non guasta,
stimola a dare il meglio per gli alun-
ni; ma qualche problema nasce dal-
la valutazione, che può diventare
positiva all'eccesso, con una sele-
zione blanda o inesistente. Il pecca-
to di quegli istituti privati -,- specie
superiori e spesso non legalmente ri-
conosciuti - che garantiscono gra-
tificanti iter scolastici e promozione
finale, si ritrova, con motivazioni
affini, anche nel pubblico. Chi vie-
ne bocciato molto spesso cambia
istituto, e chi boccia perde alunni.
Le famiglie per prime evitano chi ha
nomea di troppa severità.
Selezione è una brutta parola nel-
le superiori, ma è quasi un tabù nel-
la scuola dell'obbligo. Come se an-
che la bocciatura non fosse uno
strumento per aiutare lo scolaro o
studente ad ottenere quei livelli mi-
nimi di apprendimento che andreb-
bero individuati con una certa uni-
formità e tenuti in considerazione al
momento della valutazione finale.
Uniformità è un'altra parola su
cui rlflettere: se permangono diversi
i criteri di giudizio si contribuisce ad
alimentare la diffidenza delle fami-
glie verso l'istituzione-scuola. Quan-
do sei componimenti valutati tutti
da sei insegnanti di lettere in un li-
ceo piemontese hanno uno scarto
medio di quasi due punti tra la «ma-
nica stretta» e la «manica larga» -
dal 4 e mezzo al 7 più lo scarto di
giudizio sullo stesso componimento
-:-- non si può impedire che l'iter
scolastico venga considerato una
specie di terno al lotto, sottostiman-
do l'importanza dello studio e inse-
guendo solo la conquista del fatidi-
co «pezzo di carta».
L'uniformità parte dall'indivi-
duazione dei livelli minimi di rag-
giungimento degli obiettivi educati-
vi e didattici. Già gli allievi sono
tutti diversi e richiedono spesso
1 APRILE 1993- 31

4.2 Page 32

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obiettivi personali mirati; almeno
che siano definite le mete irrinun-
ciabili da raggiungere. Ciò significa
ad esempio che per completare il
corso di scuola elementare occorre
aver imparato a stare con gli altri ri-
spettando le regole comuni, a legge-
re con disinvoltura, a scrivere cor-
rettamente sotto dettatura, a fare le
quattro operazioni fondamentali.
Sono obiettivi minimi, lasciando
quelli massimi ed intermedi ai piani
di lavoro di ogni collegio docenti.
Riforme fatte e da fare
La dimostrazione che il fuoco
dèlla polemica cova sotto le ceneri
spente di questo periodo, l' abbiamo
dalla scuola elementare, l'unica ri-
formata, e sulla quale i giudizi degli
addetti ai lavori sono generalmente
positivi. Non è ancora stata ben di-
gerita l'introduzione dei nuovi pro-
grammi e dei cosiddetti «moduli»·
che hanno bisogno di altro temp~
per un giudizio ponderato. Al mo-
mento è difficile contraddire chi
considera l' aumento dell ' orario
con alcuni necessari e scomodi rien~
tri pomeridiani, un mezzo per assi-
curare maggiore occupazione (3 in-
segnanti ogni 2 classi), e non una
reale necessità didattica. Anche
questa volta le famiglie sono state le
ultime a essere consultate.
Per le nuove attività inserite nei
programmi, vale il ragionamento
sugli obiettivi fondamentali: lo è
qualche conoscenza di inglese, ad
Manifestazione studentesca.
esempio? Il linguista Tristano Bo-
lelli sostiene che sarebbe un grande
successo ottenere migliori risultati
nello studio della lingua straniera
(cioè estranea, sconosciuta) già in-
serita nei vecchi programmi: l'ita-
liano.
Per la scuola media valgono le os-
servazioni sui livelli minimi di ap-
prendimento e sulla valutazione. Il
salto nelle superiori, lontane dal
problema di conciliare selezione e
obbligo scolastico, è in molti casi
traumatico, fonte di tensioni per
una famiglia che si sente spesso
«tradita» da una scuola che improv-
visamente mostra il suo volto truce
dopo essere stata un'amica paciosa;
una famiglia disposta a salassi eco-
nomici non indifferenti per lezioni
private.
Di riforma della media superiore
si parla da oltre vent' anni, ed è or-
La riforma delle elementari è l'unica ad essere stata realizzata.
32 · 1 APRILE 1993
mai diventata proverbiale esempio
di inconcludenza. Sarebbe logico un
biennio comune per colmare-il bara-
tro tra medie e superiori, sarebbe
giusto un esame di maturità più
completo e significativo rispetto al-
l'attuale, giudicato un esperimento
tanti anni fa e, come spesso capita
in Italia, ancora sulla breccia. Ma
soprattutto sarebbe ora di adeguare
i programmi al mondo che cambia;
e non si tratta di gettare alle ortiche
I Promessi Sposi per rimpiazzarli
con Il Nome della Rosa, o di abolire
lo studio della storia antica, come
proposto tempo fa da un buontem-
pone al Governo. La formazione
umanistica di base è irrinunciabile:
negli Stati Uniti, dove credevano di
poterne fare a meno, stanno facen-
do retromarcia.
Gli studi scientifici e tecnici inve-
ce non possono evitare il confronto
con il mondo economico, che recla-
ma professionalità nuove. È l'im-
prenditoria allora che scende. in
campo a sostituire l'istituzione sco-
lastica. Si direbbe che ormai diplo-
ma o laurea non sono più un punto
d' arrivo, ma un certificato come un
altro che ·consente di frequentare
corsi di inserimento lavorativo. Fa-
ticano ad impiegarsi laureati di pre-
stigiose università, ma trovano la-
voro immediato i diplomati usciti
dagli -stage, finanziati con fondi
CEE e organizzati da pool di azien-
de interessate a formare specifiche
professionalità. Proprio il libero
mercato del lavoro nella Comunità
Europea avrebbe dovuto dare una
scossa alla volontà di riforma della
scuola e della formazione professio-
nale, ma non si è visto nulla.
Alessandro Risso

4.3 Page 33

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BS
di José .Carbonell
Il prossimo 24 maggio compirà 88
anni lo spagnolo don Alfonso Na-
cher, missionario a Timor dal 1955.
Orgoglioso della sua lunga barba
bianca patriarcale, sem-
pre sorridente e ottimi-
sta, don Nacher per 38
anni ha percorso le stra-
de dell'isola: «Una mis-
sione-missione come
l'avevo sempre sogna-
ta», esclamò con gioia
don Alfonso arrivando a
Fuiloro. «Trovai qui pro-
prio quello che cercavo:
popolazioni semplici ,
tanti bambini dalla fac-
cia scura, docili, gentili,
desiderosi di sentir par-
lare di Gesù ; e la vita
dura del missionario di
sempre: andare a caval-
lo, visitare le capanne,
dormire in terra, attraversare fiurni
con l'acqua fino alle spalle...».
Oggi, che ha compiuto 60 anni di
sacerdozio, don Alfonso è ancora
pienamente inserito nel ministero
sacerdotale, come animatore del-
l'associazione dei devoti di Maria
Ausiliatrice (ADMA) e rettore del
santuario costruito in suo onore a
Fatumaka.
IL GIORNO DELL'AUSILIATRI-
CE. Ci sono tanti 24 maggio nella
sua vita, don Alfonso.
«È vero. Sono nato il 24 maggio e
ho ricevuto la prima Comunione il
24 maggio del 1914 presso l'altare
di Maria Ausiliatrice a Valencia. La
prima Messa l'ho detta il 24 maggio
1932 nella chiesa dell'Ausiliatrice a
Matarò. Queste coincidenze le ho
sempre viste come un segno che la
Vergine mi chiamava ad amarla e
ad avere fiducia in lei.
Nel 1983 volemmo innalzare un
santuario all'Ausiliatrice qui a Fatu-
maka. C'erano con me il cecoslo-
vacco signor Giuseppe Cusi, gli ita-
liani signor Carlo Gamba e don Eli-
gio Locatelli , il diacono portoghese
Baltasar Pires. Avevamo passato
momenti terribili quando fummo mi-
nacciati dai guerriglieri del Fretelin,
. e poi spogliati, maltrattati, amma-
UN MISSIONARIO
DI RAZZA
Don Alfonso Nacher tra i giovani
di Timor.
nettati, preparati per essere giusti-
ziati dai militari indonesiani. Fu un
miracolo l'essere potuti tornare a
casa sani e salvi a continuare le no-
stre attività. Sentivamo il bisogno di
ringraziare Maria Ausiliatrice per la
sua materna protezione».
IL DESIDERIO DELLA MISSIO-
NE. Forse ricorda il 1944, quando
passai da Valencia prima del mio
noviziato. La conobbi allora e seppi
che stava laureandosi in scienze
fisico-chimiche, ma che aveva il de-
siderio di partire per le missioni. Co-
me ha poi preso la decisione?
«Avevo chiesto di andare in mis-
sione molto tempo prima, mentre fa-
cevo filosofia ed erano passati a tro-
varci monsignor Comin, vescovo
missionario in Ecuador e monsignor
Versiglia, che sarebbe morto marti-
re in Cina. Ma potei partire soltanto
23 anni dopo, nel 1955».
Don Alfonso, ci racconti qualche
aneddoto importante della sua vita
missionaria!
«Ne ho molti! Te ne racconto due.
In uno dei miei viaggi a cavallo, nel
cercare di attraversare un fiume che
scorreva straripante, davanti al peri-
colo il cavallo si sbizzarrì, scosse il
cavaliere e mi trovai nella corrente
senza saper nuotare, trascinato lun-
go la corrente del fiume.
Persi tutto ciò che ave-
vo con me, anche il ne-
cessario per celebrare
la Messa. Mi sentii in
pericolo e invocai con
tutta l'anima la Madon-
na. Fortunatamente mi
aggrappai come potei a
una grande pietra e
aspettai che qualcuno
venisse a salvarmi.
Un'altra cosa che mi
pare bella è l'aver bat-
tezzato almeno 24 mila
persone. Mia madre
morì due mesi dopo che
io arrivai a Fuiloro. Ave-
va 88 anni. Prima di mo-
rire guardava i miei sei fratelli e da-
va loro consigli. In quel momento si
ricordò di me e disse che non aveva
sofferto per la mia partenza per le
missioni. La sua grande consolazio-
ne era che tre dei suoi figli erano sa-
cerdoti salesiani e uno di loro mis-
sionario. "Spero che Alfonso battez-
zi molto", disse ai miei fratelli. E il
suo desiderio si è awerato».
UN PATRIARCA. 38 anni di lavoro
missionario in ·senso stretto. Tutti qui
riconoscono ciò che ha fatto don Al-
fonso Nacher. Non penso solo alle
costruzioni, che possono essere vi-
ste da tutti, ma alle persone che si
sono incontrate con lui in questi an-
ni. Sono innumerevoli gli exallievi
che sono passati dalle case di Fuilo-
ro, Ossu, Baucau , Los Palos, Laga,
Fatumaka e che lo rivedono oggi co-
me allora: con la sua barba ben cura-
ta, sorridente, gioviale e amabile, ac-
cogliente, instancabile confessore, a
lungo apprezzato maestro dei novizi.
Don Alfonso, dica una parola ai
giovani di oggi, lei che è un giovane
di 88 anni, vivo e scalpitante.
«Pace e grazia di Dio nei loro cuo-
ri, confidenza piena nella Madonna.
È ciò che abbiamo imparato alla
scuola di Don Bosco. Non dubitino,
l'esito sarà sicuro!».
1 APRILE 1993 33

4.4 Page 34

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BENGALA OCCIDENTALE
PER I GIOVANI
A KRISHNAGAR
UN'AZIENDA
ALIMENTARE
di Luciano Colussi
Un 'iniziativa nuova
e riuscita di promozione
umana. L'avviamento di
un 'azienda alimentare che
dà lavoro a oltre cento
giovani indiani.
A vanti verso il Medio Orien-
« te!», e la nave lascia il porto
di Calcutta con la sua prima spedi-
zione di 14.400 barattoli di marmel-
lata, 8.400 scatole di passato di po-
modoro e duecento casse di achar
pachranga (sottaceti) diretta verso
Dubai e il Medio Oriente. È il 25 lu-
glio 1992. Il mese dopo seguirà una
nuova spedizione, con 8.400 lattine
di ananas,,trecento casse di barattoli
di marmellata e cento casse di sotta-
ceti. Ormai il più è fatto e le spedi-
zioni si susseguiranno senza interru-
zioni.
Una piccola iniziativa
rivoluzionaria
Don Dino Colussi è riuscito a
mettere in piedi una piccola azienda
alimentare a Krishnagar, nel Benga-
la occidentale. È facile pensare che
gli inizi siano stati modesti, ma il
futuro appare già promettente.
Tanti i benefattori e i sostenitori
dell'iniziativa: una signora che vole-
va realizzare un'opera per i poveri a
34 - 1 APRILE 1993
ricordo del marito, un esperto nella
gestione e commercializzazione del-
la Metal Box di Calcutta, l'ispettore
salesiano e il vescovo della diocesi,
che incoraggiarono e benedissero il
progetto.
La ragione principale dell'inizia-
tiva era quella di provvedere posti
di lavoro per la gente della sua zo-
na. Allora don Dino era rettore del-
la cattedrale di Krishnagar e anima-
tore dei giovani della parrocchia.
Vedendo tanti giovani senza futuro,
proprio per l'impossibilità di trova-
re un lavoro, facendo tesoro della
sua esperienza, propose a quei gio-
vani di darsi all'allevamento di pol-
lame, maiali, pesci e ad attività agri-
cole. Ed essi si impegnarono con en-
tusiasmo e vantaggio economico.
Ma si accorsero quasi subito che i
prodotti deperivano facilmente e
non potevano più essere venduti.
Allora pensarono che si poteva tro-
vare il modo di conservare i loro
prodotti. Fu così che nacque l'idea
di un'azienda per la conservazione e
l'inscatolamento.
Non fu facile trovare un edificio
adatto, allestire e organizzare i vari
settori, ma ci riuscirono, facendo
un passo dopo l'altro. Ora l'azienda
vanta 55 prodotti diversi, pensati
sia per consumatori esigenti, che
amano prodotti di qualità, sia per
chi ama mangiare bene ma a prezzi
ragionevoli e compera prodotti po-
polari.

4.5 Page 35

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Krishnagar. L'azienda fondat~ da
don Dino Colussi.
1 APRILE 1993 - 35

4.6 Page 36

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Gestione amichevole
e corresponsabile
Nel regolamento della loro picco-
la azienda c'è una clausola signifi-
cativa: «Tutto il guadagno prove-
niente dalla produzione ritornerà
alla stessa azienda, che dopo avere
sottratto le spese per i lavori e il i:na-
teriale e dopo aver pagato gli ope-
rai, lo utilizzerà per un maggior svi-
luppo dell'azienda stessa». Questo
spiega come siano possibili i pro-
gressivi miglioramenti nell'organiz-
zazione e gli ampliamenti.
Naturalmente l'azienda è appro-
vata dal Governo indiano, risponde
a tutti i requisiti di legge ed è sogget-
ta a regolari controlli, che sono par-
ticolarmente rigidi, trattandosi di
prodotti alimentari.
Ci sono due distinti settori nell'a-
zienda: quello della carne con il re-
parto di macelleria, i laboratori mi-
crobiologici e l'impianto per il trat-
tamento dell'acqua, del grado A,
l'unica del genere in tutta la regione
orientale dell'India. L' altra sezione
è per l'imbottigliamento e l'inscato-
lamento dei prodotti: dopo aver
sottoposto verdure, frutta, marmel-
lata e sottaceti a trattamento, ven-
gono inviati ai mercati locali, a isti-
tuzioni, al dipartimento di difesa, e
ora anche all'estero.
L'azienda è spesso visitata da
persone interessate al progetto. Un
anno fa il ministro incaricato del
settore andò con i suoi esperti a in-
formarsi sulle varie operazioni di
quella piccola ed efficiente impresa.
Dopo alcuni mesi erano sorte altre
quattro aziende simile a quella,
sponsorizzate dal governo del Ben-
gala occidentale.
Un magistrato del distretto di Na-
dia, dove si trova Krishnagar,
espresse a don Dino la sua meravi-
glia per il successo ottenuto .dall'a-
zienda. «Padre, la vostra è la sola
azienda del Bengala occidentale (un
paese ben conosciuto per le sue agi-
tazioni sindacali) che in sei anni non
ha perso un sol giorno di lavoro a
causa di agitazioni operaie. Qual è il
suo segreto? ». Don Dino avrebbe
potuto rispondergli ciò che aveva
chiaro in mente: che da loro la gior-
nata comincia invocando la benedi-
zione del Signore. Che c' è molta vi-
cinanza, animazione e contatto per-
sonale tra_operai e amministrazio-
36 · I APRILE 1993
- Anche in India è grave il problema del posto di lavoro.
ne. I dipendenti poi hanno capito
che l'azienda non è in funzione del-
la crescita dei capitali dei dirigenti,
ma del miglioramento delle condi-
zioni degli operai e del loro ambien-
te. Per questo ognuno si sente cor-
responsabile del progresso dell'a-
zienda, da cui dipende il futuro. E
scendendo ancor più nel profondo,
avrebbe potuto dirgli che egli si sen-
tiva semplicemente un uomo in car-
ne e ossa come i suoi giovani, e che
ogni volta che faceva quattro chiac-
chiere con loro prendendo una taz-
za di tè, entrava in un ral?porto più
amichevole e personale. E per que-
sto che don Dino ringrazia il Signo-
re per i tanti amici che si ritrova, per
i tanti che lo amano e gli danno la
forza e l'entusiasmo di continuare a
servire il Signore e i suoi fratelli.
È scritto nella
«Centesimus Annus»
Del resto, ciò che hanno fatto
don Dino e i suoi collaboratori, fa
parte dell'esperienza cristiana. È
semplicemente il tentativo di mette-
re in pratica ciò che si" legge nella
Centesimus Annus di Giovanni
Paolo II: «Oggi più che mai la Chie-
sa è cosciente che il suo messaggio
sociale troverà credibilità nella testi-
monianza delle opere, prima che
nella sua coerenza e logica interna»
(n. 57). «L'amore per l'uomo e, in
primo luogo, per il povero, nel qua-
le la Chiesa vede Cristo, si fa con-
creto nella promozione della giusti-
zia. Questa non potrà mai essere
pienamente realizzata, se gli uomini
non riconosceranno nel bi~ognoso,
che chiede un sostegno per la sua vi-
ta, non un importuno o un fardello,
ma l'occasione di bene in sé, la pos-
sibilità di una ricchezza più grande.
Solo questa consapevolezza infon-
derà il coraggio di affrontare il ri-
schio e il cambiamento, impliciti in
ogni autentico tentativo di venire in
soccorso dell'altro uomo» (n. 58).
Don Dino si è accorto per espe-
rienza personale di quanto siano
concrete queste parole. E ancor più
quelle del n. 43 della stessa Centesi-
mus Annus, che si direbbero scritte
appositamente per loro: «L'integra-
le sviluppo della persona umana nel
lavoro non contraddice, ma piutto-
sto favorisce la maggiore produtti-
vità ed efficacia del lavoro stesso,
anche se ciò può indebolire assetti
di potere consolidati. L' azienda
non può essere considerata solo co-
me una "società di capitali"; essa,
allo stesso tempo, è una "società di
persone", di cui entrano a far parte
in modo diverso e con specifiche re-
sponsabilità, sia coloro che forni-
scono il capitale per la sua attività,
sia coloro che vi collaborano col lo-
ro lavoro».
A Krishnagar si è imparato a fun-
zionare così.
Luciano Colossi

4.7 Page 37

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BS
AUGUSTO CZARTORYSKI
IL PRINCIPE POLACCO
CHE SI FECE SALESIANO
D al 31 gennaio al 31 maggio
1883, Don Bosco (68 anni)
viaggia sfinito per la Francia chie-
dendo l'elemosina.
Il 18 maggio accetta l'invito della
nobile famiglia polacca Czartory-
ski, e celebra Messa nel loro palazzo
parigino, l'Hotel Lambert. Gli ser-
vono Messa il capo famiglia princi-
pe Ladislao (55 anni) e il primogeni-
to Augusto (25 anni). Al termine,
Augusto gli chiede un colloquio pri-
vato. Don Bosco guarda quel giova-
ne principe alto e sottile come una
palma, e gli dice strane pa-
role: «Da lungo tempo de-
sideravo far conoscenza
con lei, principe».
A Valdocco, Don Bosco
sovente saluta i suoi con
frasi scherzose: «Buon
giorno marchese!». «Co-
me sta, signor conte?». Ma
questa volta non scherza.
Sa che il giovane uomo che
gli sta davanti è un princi-
pe vero, discendente da
una delle due famiglie più
antiche e più nobili della
Polonia. Un giorno po-
trebbe diventare il sovrano
della gente polacca. Ma sa
anche che Dio ha dei dise-
gni misteriosi su questa
persona.
La famiglia Czartoryski
Dopo la morte del re polacco
Giovanni Sobiesky (1696), che ave-
va sconfitto i turchi nella celebre
battaglia di Vienna, le due famiglie
più potenti, custodi delle antiche
istituzioni della patria, furono i
Czartoryski e i Potocki. Adam Jerzy
Czartoryski (Varsavia 1770 - Fran-
cia 1862) nonno di Augusto, fu il
di Teresio Bosco
Cento anni fa, l'8 aprile
1893, morì il principe
polacco Augusto
Czartoryski, salesiano.
Fu proclamato venerabile
quattordici anni fa
dal polacco Giovanni
Paolo Il
più celebre uomo di stato della fa-
miglia. Dovette assistere giovanissi-
mo alla seconda spartizione della
Polonia (1793), alla sua cancellazio-
ne dalla carta geografica europea
(1795). Sebbene contrario a una
guerra contro la Russia, fu .coinvol-
to nell'insurrezione del 1830, quan-
do fu eletto capo del Governo prov-
visorio. Fallita l'insurrezione, fu
condannato a morte dai Russi e fug-
gì in esilio a Parigi. L'Hotel Lam-
bert, sulle rive della Senna, divenne
la sede della famiglia e il centro del-
1'attività politica dei polacchi in esi-
lio. Adam mantenne ambasciatori a
Costantinopoli, Roma, Londra e in
altre capitali europee.
Ladislao Czartoryski (1828-1894),
secondo figlio di Adarn e padre di
Augusto si dedicò alla fondazione
di scuole per esuli polac-
chi. Nel 1855 sposò la prin-
cipessa Maria Amparo
Mufioz di Vista Alegre, fi-
glia della regina di Spagna
Cristina di Borbone. Que-
sta donna esile, dalla salu-
te molto fragile e dalla dol-
ce faccia di bambina, il 2
agosto 1858 divenne mam-
ma dell'erede dei Czarto-
ryski, che fu gravato da
una gloriosa serie di nomi
delle illustri casate paterna
e materna: Augusto, Fran-
cesco, Maria, Anna, Giu-
seppe e Gaetano.
Nell'agosto del 1864 la
tubercolosi si portò via la
principessa Maria Ampa-
ro, e Augusto rimase senza
mamma. Quella donna.
dolcissima, di cui Augusto
sentirà la mancanza per tutta la vi-
ta, gli lasciò un'eredità regale, ma
anche la fragilità di salute e l'incli-
nazione a quella malattia, la tisi,
che in quegli anni spopolava ineso-
rabile le case dei poveri e le case dei
re. E gli lasciò anche una qualità ra-
ra: il distacco dalle cose. La mam-
ma prima, il figlio poi, le guardaro-
no sempre come se vi vedessero den-
tro l'incapacità di farli felici.
1 APRILE 1993 37

4.8 Page 38

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Una foto
giovanile del
principe
Augusto.
Alla ricerca della salute
perduta
Mentre i resti mortali della mam-
ma vengono portati a Sieniawa do-
ve i Czartoryski hanno il mausoleo
di famiglia, papà Ladislao guarda
con apprensione il figlio che ha una
tosse secca e persistente. Da questo
momento, tutta la vita di Augusto
sarà un inseguimento faticoso della
buona salute che non verrà mai. Lo
mandano a cercarla nell'aria fine
della montagna, in quella calda del-
le regioni marine, la 1nseguirà fin
sulle spiagge desertiche dell'Africa.
I suoi studi, che alternano la lingua
polacca a quella francese, si svolgo-
no in luoghi diversissimi: a Pau sui
Pirenei, a Roma, a Montpellier,
nella terra natia di Polonia.
La prima Comunione la fa nella
cripta della chiesa parrocchiale di
Sieniawa, dove riposano gli avi illu-
stri e la mamma. La festa grande
che fanno intorno dà fastidio ad
Augusto . Ha 13 anni, e lo dice a
Blotnicki, l'anziano signore che
l'accompagna dovunque per ordine
del padre: «Non potrebbero lasciar-
mi in pace almeno in questo giorno,
io e il Signore?».
Nel 1874, a 16 anni, è alto e sotti-
le come una spada, e la tosse è sem-
pre lì, ora smette ora torna, a dirgli
che anche per i principi la vita è co-
sa fragile.
38 · 1 APRILE 1993
Papà gli mette accanto (al posto
dell'ormai troppo anziano Blotnic-
ki) un lituano-polacco, Raffaele
Kalinowski, che per la fedeltà alla
sua patria ha fatto dieci anni di la-
voro forzato in Siberia, dov'è stato
l'angelo consolatore di tanti marti-
ri. È così profondamente cristiano,
che i deportati pregavano: «Per le
preghiere di Kalinowski, liberaci o
Signore». Stanno tre anni insieme,
Augusto e il lituano-polacco. Poi
Kalinowski entra nel monastero dei
Carmelitani di Cracovia.
Augusto ha letto con lui le bio-
grafie di un principe italiano e di un
nobile polacco, Luigi Gonzaga e
Stanislao Kostka, che hanno prefe-
rito la santità alla nobiltà. È da
quando Kalinowski entra nel mona-
stero, che Augusto comincia a pen-
sare seriamente a lasciare tutto per
Dio. Ora Kalinowski è stato dichia-
rato santo.
Il re di Spagna, cugino di Augu-
sto, lo invita a respirare l'aria sana
del golfo di Biscaglia. Augusto vi
trascorre l'estate. L'inverno va a
trascorrerlo a Davos, nell'aria friz-
zante delle montagne svizzere. Poi
ancora all'inseguimento della salute
a Napoli, a Capri, sulle balze di As-
sisi dove pensa più a Francesco che
agli ordini dei medici. E ancora in
Sicilia, in Normandia. Poi i medici
consigliano l'Africa; ai bordi del
Sahara Augusto incontra Lavigerie,
l'apostolo dei neri. 1879: Augusto
ha raggiunto l'età maggiorenne, e
riceve in consegna il patrimonio di
famiglia . Lo considera solo un ge-
sto, poiché papà continuerà ad am-
ministrare tutto come prima, e poi-
c.hé dal secondo matrimonio con la
principessa Margherita d'Orléans, a
papà sono nati altri due figli, molto
più sani di lui, e quindi adatti a rice-
vere l'eredità e le glorie di famiglia.
Nel 1883 l'incontro con Don Bo-
sco. Per il principe Ladislao è l'oc-
casione di parlare con il fondatore
dei salesiani di scuole da aprire nelle
terre polacche attorno a Cracovia,
occupate dall'Austria.
Augusto gli parla anche del suo
avvenire: non si sente chiamato al
matrimonio, a cui lo spinge il pa-
dre. Pensa al convento dei Carmeli-
tani, dov'è Kalinowski, o a un'altra
famiglia religiosa dove dedicarsi
tutto a Dio. Don Bosco non gli dà
una risposta netta. Lo consiglia a
pensare e a pregare.
Da questo momento comincia tra
Augusto e Don Bosco una assidua
corrispondenza. Il condensato di
tutte le lettere che partono da Tori-
no per il principe si può racchiudere
in queste parole scritte da Don Bo-
sco il 26 gennaio 1885: «Se il deside-
rio dello stato ecclesiastico è molto
forte nell'anima del principe sareb-
be bene rinunziare all'amministra-
zione dei beni paterni. Se invece
non è ancora definitivamente radi-
cato, allora il principe farà molto
bene adattandosi ai desideri del pa-
dre ed accettando l'ordinamento di
tutte le successioni». In una parola
Augusto, che ha ormai 27 anni, non
deve aspettare che altri decida per
lui su cosa fare nella vita. Deve deci-
dere lui, e affrontare tutte le conse-
guenze della sua decisione.
Dopo un periodo in cui Augusto
tenta di fare l'amministratore dei be-
ni di famiglia nelle terre polacche,
matura la sua decisione: sarà sacer-
dote, si dedicherà a Dio e basta.
Venga lei a farsi salesiano
5 luglio 1886. I principi Ladislao
e Augusto sono a Valdocco da Don
Bosco. Si parla dei bisogni della
gioventù polacca e dell'inizio dell'o-
pera salesiana in Polonia. Don Bo-
sco dice: «Verremo, verremo anche
da voi ... appena avremo personale
adatto». Allora don Francesia, pre-

4.9 Page 39

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sente al colloquio, dice con la sua Da tempo, nelle terre polacche
maniera scanzonata ad Augusto: arriva il Bollettino Salesiano. La
«Signor principe, venga lei a farsi notizia che il giovane principe è di-
salesiano, Don Bosco aprirà subito ventato salesiano suscita interesse
una casa in Polonia». Si sorride. ed entusiasmo. Alcuni giovani, vo-
Ma con ogni probabilità, questa lendo imitarlo, vengono a Torino.
frase è decisiva per l'orientamento Don Rua, successore di Don Bosco,
di Augusto. Non pensa più ai Car- - fa loro posto a Valsalice.
melitani né ai Gesuiti (dove sembra La vita spartana e il cibo semplice
volerlo spingere Don Bosco). Sarà a cui Augusto si sottopone come
salesiano. Don Bosco esita, ma Au- ogni salesiano, nei primi tempi ri-
gusto supera ogni difficoltà ricor- danno vigore alla sua salute. Può
rendo al Papa. All'inizio del giugno compiere gli studi di teologia, ed è
1887 è in udienza da Leone XIII, gli ordinato sacerdote il 2 aprile 1892.
confida la sua decisione, l'opposi- Dice Messa per la sua famiglia il 3
zione di suo padre e le esitazioni di maggio, festa nazionale polacca.
Don Bosco. Il Papa gli dice: «Ritor- Gli serve Messa il fratello Vitoldo.
nate a Torino, presentatevi a Don Il papà e la principessa Margherita
Bosco, portategli la benedizione del ricevono la Comunione dalle sue
Papa. E gli direte essere desiderio mani.
del Papa che vi accetti fra i Salesia- Ma la malattia che ha portato alla
ni. Siate perseverante e pregate». tomba sua madre, torna inesorabi-
Il 30 giugno 1887, dopo un di- le. Nell'autunno don Augusto è ad
stacco doloroso dal padre, Augusto Alassio, in una villetta, con alcuni
è a Torino. Il 17 luglio inizia il suo
aspirantato salesiano. Don Bosco,
soddisfatto che la «decisione irrevo-
cabile» sia stata finalmente presa,
gli ha detto parole stupende:· «Eb-
bene, mio caro principe, io la accet-
to. Fin d'ora Ella fa patte della no-
stra Pia Società e desidero che con-
tinui ad appartenervi fino alla mor-
te. Il povero Don Bosco morirà pre-
sto, e se il suo successore la volesse
allontanare per qualunque motivo
ed Ella non vorrà, basterà che dica
che è volontà di Don Bosco che Ella
non se ne vada».
Il noviziato, Augusto lo inizia il
20 agosto dello stesso anno in Tori-
no, sulla collina di Valsalice . En-
trando, vede un cartello con tre pa-
role: «Dio. Anima. Eternità».
Quella sera commenta per scritto:
«Eternità. Com'è potente: questa
parola. La si dovrebbe scrivere per
ogni dove, sul frontespizio di ogni
casa, sulla base di tutti i monumen-
ti, sulla copertina di tutti i libri».
Il 31 gennaio 1888, prima che Au-
gusto finisca il suo noviziato, Don
Bosco muore. I suoi resti mortali
vengono tumulati proprio a Vasali-
ce. Augusto passa ore in preghiera
su quella tomba.
2 ottobre 1888. Il principe Augu-
sto Czartoryski fa voto di povertà,
castità, obbedienza, e diventa sale-
siano . Quattro mesi prima ha fir-
mato l'atto di rinuncia a tutti i suoi
diritti di primogenito.
Czartoryski sacerdote a Valdocco.
chierici polacchi che studiano teolo-
gia. Uno di essi annota: «Quando il
vento soffia un po' forte, il principe
cammina barcollando».
La primavera del 1893 accende
mille colori, ma non ne porta nessu-
no sulla faccia pallida del principe.
Passa i pomeriggi pregando e fis-
sando il mare. La morte arriva la se-
ra dell'8 aprile. Ha 35 anni.
La sua dolcissima mamma quan-
do morì ne aveva solo trenta.
Una spiga con 120 grani
Anche nella Basilica di Maria Au-
siliatrice (oltreché ad Alassio, a Pa-
rigi e a Cracovia) si celebrano i fu-
nerali. Don Rua dice la Messa. È
presente la zia di Augusto, la princi-
pessa Marcellina Czartoryski. Si
legge nel Bollettino Salesiano del
maggio 1893: «Quando la Princi-
pessa Marcellina uscì dalla chiesa,
una grata sorpresa l'attendeva. Era-
no riuniti i 120 giovani polacchi, i
quali da quei lontani paesi vennero
ad arruolarsi sotto la bandiera di
Don Bosco. Dissero nella loro lin-
gua alla Principessa che, avendo
udito raccontare in Polonia che il
Principe Augusto aveva abbando-
nato gli agi della sua famiglia per
farsi salesiano, s'accese nel loro
cuore il desiderio di imitarne l'e-
sempio, sormòntando innumerevoli
difficoltà che attraversavano i loro
disegni ... La Principessa commossa
ebbe per loro le più delicate espres-
sioni di riconoscenza». Il chicco di
frumento di Augusto morto, aveva
già dato una spiga con 120 grani.
Nel 1898 i primi Salesiani polac-
chi aprirono la loro prima Casa a
Oswiecim. Ora quei Salesiani sono
un migliaio, e lavorano per i giovani
in Polonia e in ogni parte del
mondo.
Negli anni durissimi della secon-
da guerra mondiale, nella parroc-
chia salesiana di Cracovia un prete
faceva scuola di latino a un giovane
operaio che voleva diventare prete,
Karol Wojtyla. Divenne prete, Ve-
scovo e Papa, col nome di Giovanni
Paolo II. Ed è stato lui, nel gennaio
1979, a proclamare l'eroicità delle
virtù del principe Augusto Czarto-
ryski.
Teresio Bosco
1 APRILE 1993 39

4.10 Page 40

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Bosco, Domenico Savio, a cura
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cura di Abbo Alessandro - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, per ringra-
ziamento e protezione, a cura di
N.N. - Borsa: S. Giovanni Bo-
sco, a cura di Melandri Aurelia
Volesi - Borsa: S. Giovanni Bo-
gli e per la famiglia, a cura di defunti, a cura di Andriollo Silve- sco, per protezione dei miei figli,
Carla Pini , L. 200.000 - Borsa: stro - Borsa: Maria Ausiliatrice,· a cura di Grassi Severino - Bor-
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni per protezione di Fiorenza e della sa: Gesù, Maria A. e Don Bosco,
Bosco, a cura di Monticelli Enri- famiglia, a cura di Sironi Gaeta- a cura di Bonadiman Ernesta.
40 - 1 APRILE 1993

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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ANLERO sac . Edoardo, salesiano, t Torino il
12/11/1992 a 70 anni.
Sacerdote profondamente umano, di animo
buono, servizievole e accogliente. Amò e servl la
Chiesa e la congregazione salesiana con grande
generosità e ottimismo. Nel 1979 divenne prefet-
to di sacrestia della Basilica di Maria Ausiliatrice
di Torino-Valdocco. Visse sempre una tenera e fi.
liale devozione alla Madonna, e negli ultimi anni
la trasmise con zelo ai pellegrini e ai fedeli che
frequentavano il grande Santuario.
ULLA sac . Luigi, salesiano, t Genova il
6/12/1992 a 90 anni.
Entusiasta della vita salesiana, don Ulla visse
fino al 1946 nell'ispettoria Subalpina, dove fu di-
rettore a Lanzo e a Fossano . A Lanzo durante Il
periodo bellico dovette affrontare con coraggio,
fermezza e prudenza sia le forze tedesche, che
quelle fascist e e partigiane. Per i meriti ricono -
° sciutigli da tutti , il 1 maggio 1988 fu decorato
della stella d'argento garibaldina e della meda-
glia d'oro del comune di Lanzo. Nel 1946 divenne
direttore dell 'istituto Don Bosco di Genova-
Sampierdarena, dove si diede alla ricostruzione
dell'opera semidistrutta dai bombardamenti; la
stessa cosa fece a La Spezia-San Paolo, quando
ne assunse la direzione. Fu in seguito direttore a
Genova-Quarto, dove rimase circondato dall'af-
fetto e dalla venerazione dei confratelli, prima co-
me preside, poi come segretario della scuola e in-
fine come confessore. Fu sepolto in Piemonte , a
Grugliasco (TO) .
BISIO sac. Giovanni, cooperatore , t Montaldo
Bormida (Alessandria) il 19/10/1992 a 62 anni.
Don Bisio per la popolazione di Montaldo e dei
paesi della zona è nome c he evoca quanto di me-
glio un sacerdote può rappresentare per i suoi fe-
deli. L'amico, colui che conosce il cuore e la vita.
L'uomo di azione, impegnato nella realtà sociale
per migliorare le condizioni della sua gente, per
contribuire allo sviluppo, alla solidarietà, alla co-
struzione di una comunità politica più solida e
onesta. Soprattutto l'uomo di Dio, il pastore e pa-
dre che sapeva leggere la realtà con lo sguardo
profondo della fede e aprire agli orizzonti del Van-
gelo. I suoi impegni furono molteplici: la parroc-
chia, la scuola materna e il laboratorio di sartoria
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le opere sociali,
l'Azione Cattolica. Ai giovani consegnò l'eredità
più preziosa. Cooperatore salesiano per scelta,
visse come personale vocazione l'ansia pastorale
di Don Bosco, nella condivisione di vita con i suoi
ragazzi. Per i suoi giovani, per la sua gente, rima-
ne il pastore , la presenza che continua.
MICHELINO sig. Humberto, salesiano, t Luena
(Angola) il 25/11/1992 a 58 anni.
Di Santa Fe (Argentina), è stato uno dei primi
missionari salesiani in Angola. Di grande pietà e
lavoratore instancabile, il signor Humberto è sta-
to un missionario generoso e di grande spirito di
sacrificio. Degno figlio di Don Bosco, era devoto
di Maria Ausiliatrice e amava la giove ntù.
CASIRAGHI sac. Luigi, salesiano, t Quito
(Ecuador) il 2/11/1992 a 86 anni.
Giovane operaio brianzolo, ha sentito la chia-
mata di Don Bosco e lo ha seguito in Ecuador,
dove ha trascorso tutta la vita tra gli Shilar. Nella
storia del Vicariato di Méndez è una delle figure
di maggior rilievo. Generoso, allegro e ottimista,
schietto fino alla rudezza, capace di una vita di
sacrificio che spaventava chi lo osservava da vici-
no, è stato un evangelizzatore gigantesco. Ha
percorso le foreste alla ricerca dei Chivari (cosl si
chiamarono per molto tempo gli Shuar) , che ha
prediletto, e dei colonizzatori bianchi sempre più
numerosi. Ha dissodato terreni , fondato centri di
missione, costruito case e chiese : non c'è settore
del Vicariato che non rechi i segni della sua pre-
senza provvidenziale. Da pochi anni, a causa del-
la salute ormai delicata, si trovava a Sevilla Don
Bosco con attività ridotte. Recentemente era sta-
to portato nella capitale Quito per esami clinici e
Il è morto, quasi improvvisamente. Allora è ritor-
nato in missione, dove gli hanno tributato funerali
con enorme partecipazione della sua gente, che
lo venera come un santo.
BURLA Giuseppina In Prete , cooperatrice ed
t exallieva, Torino a 70 anni.
Fu sposa e madre esemplare. Sempre aperta a
tutto ciò che poteva interessare l'apostolato, la vi-
ta cristiana e i giovani. Pronta a servire , era l'ani-
ma dell'associazione delle exallieve. Nei raduni
come nelle gite era sempre lei a far pregare per
chiedere la benedizione del Signore e lo diceva.
Si sentiva veramente salesiana. Di carattere
aperto e gioviale, diffuse pace e gioia fra tutti,
particolarmente tra i piccoli e gli anziani.
GASTALDI suor Lodovica, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Torino il 22/11/1992 a 80 anni.
Fede, lavoro, preghiera, sacrificio furono le pa-
role chiave della sua vita, parole che aveva ap-
prese da ragazzina in famiglia . Oratoriana entu-
siasta di Valdocco , fu affascinata dallo spirito
apostolico delle suore e volle condividerne lo
slancio, dopo aver sperimentato anche le dinami-
che del mondo del lavoro per cui ebbe sempre
grande sensibilità. Alle FMA lascia l'eredità di
tante virtù umane, cristiane, religiose: la pazien-
za, la fiducia nella Provvidenza, la rettitudine.
IMBERTI suor Delfina, Figlia di Maria Ausllla-
trlce, t Caracas (Venezuela) il 20/11/1992 a 81
anni.
Subito dopo la professione religiosa partl per il
Venezuela dove per alcuni anni si dedicò alla for-
mazione delle giovani che chiedevano di entrare
tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. Fu poi per lunghi
anni maestra di lavoro e portinaia attenta a spa-
lancare la porta con un sorriso accogliente a tutti .
CAPRIOLI Sac. Carlo, salesiano, t Chieri (Tori-
no) il 28/10/1992 a 68 anni.
Schietto e cordiale, ha seguito Don Bosco con
amore fedele , nel lavoro sacrificato e generoso.
Mantenne sempre vivo il cuore oratoriano e la di-
sponibilità apostolica. L'improvvisa dolorosa in-
fermità degli ultimi mesi lo ha preparato per il
gioioso incontro con Dio.
BOMBACI suor Maria, Flglia di Maria Ausiliatri-
ce, t Palermo il 20/11/1992 a 92 anni.
Maestra di ricamo e di musica, donò a Qio e al-
le giovani la sua creatività e la sua allegria. Co-
stretta all'inattività per la rottura del femore, ha
vissuto la sua nuova situazione con pazienza,
senza perdere il sorriso e il ricordo affettuoso per
i giovani.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1 -1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni.mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesianoper le Missioni con
sede in Torino)lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 APRILE 1993- 41

5.2 Page 42

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r Ml PROCURAI
SUBITO L'ABITINO
Avevo consultato tanti medici
ma il mio desiderio di avere un
bambino rimaneva solo un desi-
derio. Un salesiano mi consigliò
l'abitino di Domenico Savio.
Me lo procurai subito. Oggi ho
finalmente la gioia di essere
mamma e mantengo la promes-
sa di pubblicare la grazia.
Maria La Bella, Mazzarino (CL)
pregarlo e da quel giorno comin-
ciò il suo miglioramento. Oggi , a
due anni di distanza, vuol ren-
dere pubblica la grazia e invita-
re altri a ricorrere a lui con fi-
ducia.
Suor Pilar Pagsanghan FMA,
Manila
HANNO SEGNALATO «GRAZIE»:
Alessi Marianna, Alioto
Giuseppe, Allora Annama-
ria, Alois Camilla, Andreoli
Elvira, Ansaldi E., Arnoldi
Giovanna, Armosino Anna
Emma, Astorino Bianco
Luigina, Azzate Maria, Bai-
bis Alberta, Ballarò Teresa
e Crocifissa, Baracchi Co-
niugi, Barbieri Mercedes,
Bassina Enrica, Baca Dirle
e Alessandrina, Beggiato
Enrica, Bellacoscia Maria,
Belloi Giampaola, Berar-
dengo Famiglia, Berti Gra-
zia e Giuseppe, Bezzi Lui-
gia, Bianco Margherita, Bi-
gatti Ida, Binda Aurelia, Bi-
scari Maria Grazia, Bodrito
Ines, Boggio Lidia, Bon-
giovanni Luigi, Barello Fa-
miglia, Borgogna Maria,
Bortoluzzi Afra, Bovio Ol-
ga, Brega Antonietta, But-
titta Rosa, Callà Domeni-
co, Callea Margherita,
Canta Pierina, Cantoni
Ines, Capecchi Piero, Ca-
pecchi Tina, Capellaro
Odile, Capellaro Sandra,
Cappelleri Annibale, Cap-
pelletti Piero, Capra Nata-
lina, Caroti Gina, Casella
Laura, Cassato Antonino,
Cavagliano Rosanna, Ca-
vera Rosa, Cecchini Ma-
ria, Cersosino Licia,
Chi appuzzo Caterina,
Chirchirillo Rosina, Colom-
bara Famiglia, Condemi
Musuraca Anna, Copes
Anna Maria, Costantino Pi-
na, Cutrò Maria, Cuzzolin
Alfonso, Daglio Ida, Dalla
Montà Melania, Davuto
Margherita, Dehò Patrizia,
Del Lungo Franco, Maria e
Benedetta, Dentici Cardo-
ne Cosima, Dezani Anni,
Dibetta Luna, Di Natali
D' Antona Luigia, Falcier
Carmela, Fantin Amelia,
Fattori Maurizio, Ferrara
G., Ferrara Lina, Ferrere
Piera, Ferro Rina e Gio-
vanni, Fico Maria, Filippini
Augusta, Falchi Jole, Fred-
di Erminia, Ferraris Maria,
Gabrielli Teresa, Gaia Pie-
ra, Gallus Santino, Gianot-
to Famiglia, Giglia Rosa,
Giorcelli Elda, Granata
Vincenza, Greco Quattro-
ne Immacolata, Gregoria
Vincenza, Grivello Mario,
llardo Rosaria, Imbimbo
Anna, Laguzzi Livia, La
Lumia Dr. Antonino, Lasa-
gna Famiglia, Lezzi Cristi-
na, Lo Presti Lina, Lova-
lente Giusy, Macagno Ma-
ria, Maggiora Elena, Ma-
gni Francesco, Malta Ma-
rianna, Mancardi Benia v.
Occelli, Manenti Paola,
Marengo-Vietta Famiglia,
Margaria Emilia, Marini
Maria, Maritano Maria,
Maretta Matteo e Maria,
Masera Gandiglio Maria,
Massaglia Luigi, Mazza
Giovanna, Medici Giovan-
ni, Meinardi Agostino, Mei-
nardi Tiziana, Menzato
Emilia; Migliore Rosa, Mi-
lazza Rosa, Morello Virgi-
nio, Musuraca Cecilia, Oli-
vieri Sorelle, Orrù Susan-
na, Ottoveggio Vincenza,
Palazzo Anna Maria, Pani-
gutti Nina, Panzavecchia
Giuseppina, Parisi Miche-
la, Pastore Teresa, Pelas-
sa Lucia, Perron Odilla v.
Pession, Picatti Ida, Pinta-
valli Franca, Polese Anna
Maria, Prandi Dott. Piero,
Presti Giuseppe, Prosio
Ada, Puiatti Rina, Quat-
trocchi Caterina, Ravani
Emma, Razzini Antonietta,
Razzoli Fabio e Fausto,
Rocchietti Caterina, Ro-
gne Giuseppina, Rosesto-
lato Erna, Rossini Lucia,
Rubiano Margherita, Rive-
ra Paola, Salino Enzo,
Santamaria Franca, Sca-
xheri Maria, Simegni Elsa,
Siri Maddalena Robbiano,
Soprani Maria, Spetti An-
na, Stefanizzi Elettra, Ta-
lamo Liliana, Tallone An-
gela, Termignoni Madda,
Tiene Lena, Tappi Anna,
Toppia Rina, Toso Samue-
la, Varacalli Filomena,
Vaudano Famiglia, Vercel-
li Filomena, Verna Rosal-
ba, Veroni Maria, Viberti
Mariuccia, Vigliane Luigi e
Bruna, Vitale Anna Bonan-
no, Vittone Teresa, Zanchi
Lina.
r QUAL~UNO
LASSU
È INTERVENUTO
Mia madre si è ammalata di car-
cinoma nel 1976. Dopo varie cu-
re in Italia e a Zurigo, ma la me-
tastasi si estese ulteriormente.
Dopo dodici cicli di chemiotera-
pia e una degenza di un mese in
ospedale, le medicine ormai
non producevano più alcun ef-
fetto. Rivolgemmo con lei inten-
se preghiere al Signore, invo-
cando l'intercessione di Mam-
ma Margherita, nella casetta e
al Tempio del Colle. Per alcuni
mesi in famiglia tutte le sere e
settimanalmente con i vicini di
casa, recitammo assieme il ro-
sario, invocando la sua interces-
sione. Mia madre cominciò a
sentirsi meglio e, pur con caute-
la, poté riprendere il lavoro d'a-
zienda e l'attività fam iliare. Nel
luglio '89 dopo vari esami e ra-
diografie, il medico curante, di-
chiarò «Assolutamente guarita;
oserei dire che non ha mai avu-
to nulla, se la documentazione
di dodici anni non attestasse il
contrario. Qualcuno lassù è in-
tervenuto».
Francesco A., Torino
r TUTTI
ECCETTO LUI
r CON FEDE
E SIMPATIA
Circa un anno fa, in seguito ad
un blocco respiratorio grave, fui
ricoverata in vari ospedali e per
tre volte in terapia intensiva per-
ché si temeva per la mia vita. In-
sieme a tutti i miei parenti, mi ri-
volsi con fede e simpatia a S.
Domenico Savio di cui sono
stata sempre molto devota. Nel
giro di pochi mesi ho cominciato
a migliorare, liberandomi presto
anche dall 'ossigeno che pure
avrei dovuto prendere di conti-
nuo. Il mio grazie al piccolo
Santo.
C. Maria, Roma
r SOPRATTUTTO
LA PACE
Sono una mamma tanto devota
di Maria Ausiliatrice a cui ho
consacrato la mia famiglia. Ho
dovuto subire un delicato inter-
vento chirurgico e, preoccupa-
ta, mi son rivolta a Maria Ausilia-
trice. L'intervento non ha avuto
particolari difficoltà. Ogni volta
che invocavo la Madonna le sof-
ferenze scomparivano. Ma il do-
no più grande io penso sia stato
quello di una grande pace e se-
renità interiore.
Battaglia Lucia,
Sesto S. Giovanni (Ml)
Sono una Figlia di Maria Ausilia-
trice e voglio ringraziare pubbli-
camente il beato Filippo Rinal-
di, per una grazia ottenuta circa
due anni fa. Mio fratello Manuel
era ricoverato all'ospedale in-
sieme ad altri affetti come lui , di
cancro al pancreas. Tutti subiro-
no un intervento chirurgico. Pe-
rò il dottore aveva già fatto sa-
pere che, con o senza l'inter-
vento, non avrebbero avuto più
di cinque o sei mesi di vita. Oggi
dopo due anni, tutti quegli am-
malati son passati all'eternità,
eccetto mio fratello. Egli dopo
un po' di tempo, è uscito dall'O-
spedale ed ha ripreso il suo fati-
coso lavoro per sostenere la fa-
miglia. Una consorella mi diede
una re liquia del beato Filippo Ri-
naldi. Mio fratello cominciò a
Per lopubblicozione non
si tiene conto delle lette-
re non firmo/e e senzo
recopito. Su richiesto si
potrà omettere l'indico-
zione del nome.
42 - 1 APRILE 1993

5.3 Page 43

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Nome: don Angelo Regazzo
Natoa:Vigonza (Padova) 49 anni fa
Attuale residenza: è direttore
della scuola tecnica Don Bosco
di Makallè (Etiopia)
Altre notizie utili: per vent'anni
missionario in Thailandia.
Dal 1983, in Etiopia. A Macallè
lo chiamano "Abba Melaku"
("il suo angelo")
Don Angelo, puoi raccontarci la
tua disavventura?
L'imboscata mi è stata tesa a 500
chilometri da Addis Abeba e a 300
da Makallè. Erano da poco passa-
te le tre del pomeriggio. Improvvi-
samente due, tre sventagliate di
mitraglia hanno bloccato la mia
Land Rovere una pallottola mi ha
spappolato il ginocchio destro.
Poi cinque banditi armati di fucile
e bombe a mano, erano certamen-
te ex militari sbandati, hanno cir-
condato la macchina. Uno di loro
mi è passato sopra per prendere la
valigia e il resto.
Un'avventura drammatica. E co-
me hai trovato soccorso?
Poco dopo sono arrivati due ca-
mion di militari che mi hanno issa-
to a forza, tra dolori tremendi.
Non volevano caricare la macchi-
na, ma non potevo abbandonarla:
è l'unica che abbiamo. Grazie al
cielo è passato di lì un ''buon sa-
maritano" eritreo, Gabrè Amlak,
che si è subito preso cura di me, si
è messo alla guida della Land Ro-
ver e mi ha accompàgnato all'o-
spedale. Qui tutti si sono prodiga-
ti, perché sapevano che ero uno di
.loro, che lavoravo per loro.
Quando sono stati avvisati i sale-
siani?
Con mezzi di fortuna abbiamo
mandato un messaggio e il giorno
dopo è venuto Cesare Bullo : Ma le
mie condizioni erano peggiorate e
stavo rischiando una cancrena.
Grazie al cielo, l'ambasciata italia-
na mi ha messo su un aereo per
Roma, dove al Fatebenefratelli in
un paio di mesi mi hanno rimesso
in piedi.
È la prima volta che vedi la morte
in faccia?
Così da vicino direi di sì. Già una
ventina d'anni fa avevano tentato
di assalirmi di notte, ma avevo
puntato i fari dell'auto contro i
banditi e tutto si era risolto con un
po' di spavento. Sei anni fa mi
presi il tifo petecchiale e una bron-
copolmonite chimica a causa delle
sostanze che usavamo per disinfet-
tare le tende dove le persone mori-
vano a decine, stroncate dalla fa-
me e dalle malattie. In fondo pos-
so ancora ritenermi un privile-
giato!
Cosa pensi ora dell'Etiopia?
Nessuno di noi deve dimenticare
che l'Etiopia sta vivendo un perio-
do difficile, un momento di vera
ricostruzione, prima di tutto mo-
rale, di tanta gente che è ritornata
nei propri paesi. Inoltre dopo la
tragedia di proporzioni bibliche
che abbiamo vissuto a causa della
lunga siccità, ci prepariamo a esse-
re pronti per le nuove emergenze e
lavoriamo sulla prevenzione. At-
tualmente aiutiamo molte famiglie
con soccorsi che ci provengono
dalla solidarietà di tanti. Ma
istruire i giovani è la nostra prima
preoccupazione, perché siamo
convinti che questo sia l'investi-
mento più efficace.
HANNO DETTO
«Le vostre armi sono la solida-
rietà, la vicinanza a chi ha biso-
gno. E questo trasmette un sen-
so dello Stato più grande e au-
tentico di quello che si può dare
imbracciando un fucile».
(Card. Michele Giordano
ai giovani volontari)
«A scuola raramente si trova-
no genitori interessati agli
aspetti morali, alla maturazione
globale dei ragazzi. Contano
solo i voti, il risultato. Concepi-
scono la scuola solo come l'an-
ticamera del successo».
(Roberto Vecchioni,
insegnante di Liceo
e cantautore)
LA BUONA NOTIZfA
Pàl Solt ha 55 anni e da trenta è
giudice . Attualmente è presidente
della commissione per i diritti
umani dell'ONU e presidente della
Corte suprema d'Ungheria. La sua
storia merita di essere raccontata
perché emblematica dei migliori
intellettuali perseguitati dalle ditta-
ture dell'Est. «La mia famiglia»,
racconta Solt, «era di origine
ebraica, ma fino all'università so-
no cresciuto nell'ateismo di stato.
Però un giorno all'università ho
incontrato un amico cattolico, che
mi ha regalato una Bibbia. Mi ha
fortemente impressionato la storia
di Gesù Cristo raccontata dai Van-
geli. Senza avere la fede, ho inco-
minciato a partecipare alla messa
cattolica. Poi per cinque anni ho
frequentato un piccolo gruppo di
credenti. Un giorno sono entrato
nella cattedrale di Budapest e ri-
flettendo mi chiedevo: perché Dio
ha creato il mondo e l' uomo? La
sorprendente e inaspettata risposta
è stata: per amore. Dopo qualche
settimana ho chiesto il battesimo».
«Quando avete trovato
il con/essore adatto a voi,
non cambiatelo senza necessità»
Don Bosco
1 APRILE 1993 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERCUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana 1111
Casella Post. 9092 - 00163 Roma-Aurelio
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corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Vittorio Messori
Patì sotto Ponzio Pilato?
Un 'indagine sulla passione
e morte di Gesù
Religione, pag. 376, rii., L. 25 .000
Inchiesta serrata e brillante
sulla passione e morte di Gesù.
Sono chiamati a «deporre »
protagonisti e testimoni
di quei giorni drammatici,
in un confronto critico
con il testo evangelico .
Un ideale seguito del
best-seller Ipotesi su Gesù.
Vittorio Messori
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PONZIO PILATO?
Un'indagine sulla passione e morte di Gesù
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