Bollettino_Salesiano_198308


Bollettino_Salesiano_198308



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Famiglia Salesiana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisa na 11 11 Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio Tel. 06/69.31 .341 .
Conto corr. post. n . 46.20.02 intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco. Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero • Marco Bon-
gioanm - Carlo Borgett1• Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfflo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro Saverio Stagnoli_
Collaboratori: Nino Barraco • Ella Ferrante
Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco• Angelo
Paoluzl - Francesca Tìzian1 Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe c tementel
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grafiche SEI • Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglìa Salesiana.
1115 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione lnvila a mandare
notizie e loto riguardanti la Famiglia Salesiana.
e s'impegna a pubblicarle secondo il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edii;ione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori Viale del Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO.
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
ni d i copie) In: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina Australia Austria Belgio (In liam-
mlngo) - Bollvla - Brasile - Canada - Centro
America (a San Salvador) - CIie - BS Ci nese (a
Hong Kong) Colombia - Ecuador FIiippine -
Francia - Germania • Giappone Gran Breta-
gna India (in inglese, malayalam. tamil e te-
lugù) Irlanda - Italia Jugoslavia (In croato e
in sloveno)• Korea del Sud BS Lituano (edito
a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay
Perù Polonia Portogallo Spagna Stati
Uniti • Sudafrica Thallandla • Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a, com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
steni tori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta.
nei lìmitl del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALfi/ANO 1 MAGGIO 1983
Il sangue dei martiri d iverrà seme fe-
condo., 3
Dalla Cina con amore, 4-5
La travagliata storia di un popolo, 6-9
Conoscere mons. Versiglia vuol dire
amarlo, 10-15
Chiedeva generosità per I poveri del ter-
zo mondo dl allora. 16-17
Martire a 27 anni per un sogno, 18-20
Vasta eco nella stam pa del tempo, 21-24
Il racconto del martirio, 25-27
.cronisti dalla Cina per il Bollet1ino Sa-
lesiano., 28-29
L'eredità di Don Bosco a sostegno dello
spirito e del lavoro missionario. 30-33
Interviste su due beati e una nazione,
34-36
Quattro papi per la Cina, 37-41
La Ch iesa in Cina, 38-41
Celebrazioni Romane In onore dei Beati
martiri, 42
Solidarietà, 43
Hanno collaborato a questo numero:
Nin o Barraco Marco Bong1oanni Giu-
seppe Costa Maria Ferrari Paolo del
Vaglio Gaetano Nanetti Gabriella Ne-
sta Angelo Paoluzl Paolo Pinto Sil-
van o Stracca• Vmcas Aleksand ravitius
Copertina
di Manola De Gobbi e Maurizio Fantoni.
Ha scritto George Bernanos: ì santi non
sono super uomini.
Lo stesso si può dire dei mart iri, di q u esti
due martiri.
La testimonianza di monsignor Lu igi Ver-
s1glia e d1 don Callisto Caravario è uno di
quei doni che ci sospingono a credere, per
grazia di Dio, nell'umanamente Impossibile e
nell'utopico. È grazie a questa fede che riu-
sciamo ad essere uomini.
Il loro, è un martirio di missionari. Sono
dunque annunciatori d i una Notizia - 11 Van-
gelo - che è l'unica radicale novità per l'uo-
mo e per la sua storia.
Leggere la vita di questi due intrepidi Mis-
sionari e coragg Ios1 Martiri è anche accor-
gersi che è possibile andare oltre ìl quotidia-
no. !"Inutile e la tentazione dello scoraggia-
mento. Essi hanno saputo e voluto credere
fino a quell'appuntamento finale dove la loro
vita si è fatta offerta totale al Divino Semina-
tore perché seppero dire una volta, un pri-
mo sì.
Nel p resentare questo numero speciale
del BS m1 piace altresi ricordare la cordiale
collaborazione che I due Beati prestarono 1n
vita alla nostra r ivista. E questo per noi mo-
tivo di speranza e di preghiera.
Giuseppe Costa
L.I l-/4NHO PER$é{rlJ/Tt/Tl1
OLT~/4~111/RTIR.lrUITI

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«il sangue dei martiri»
diverrà seme fecondo
In occasione della beatificazione di Monsignor Luigi Versiglia e di don Callisto Caravario, il R ettor Mag-
giore ha inviato una Lettera ai Salesiani. Eccone alcuni brani significativi.
Come già vi ho comunicato in una lettera apposita, il prossimo 15 maggio, domenica dell'Ascensione, il San-
to Padre beatificherà i no.ftri primi due martiri, missionari nella Cina.
Tutta la Famiglia Salesiana gioisce e si prepara a celebrare l'evento con intensità spirituale, con profitto apo-
stolico e anche con degne manifestar.ioni. La più importante di tali celebrazioni è certamente quella che si svolgerà
a Roma. presso San Pietro.
Vi esorto tutti a prepararla com•enientemente e a far sì che vipartecipi il maggior numero possibile di perso-
ne. l'Anno Santo, che si ini:ierà alcune settimane prima, include questa beatificazione in quel peculiare A v,•ento
di preparazione al terzo millennio del Cristianesimo che costituisce uno dei temi preferiti e profetici di Giovanni
Paolo Il. Speriamo che l'evento sia per noi portatore di una rinnovata presenza nella Cina: il sangue dei martiri
di1•e"à certamente semef econdo per quella meravigliosa diffusione del Vangelo soprattutto tra la gioventù dell'im-
menso popolo cinese, che costituì il grande ideale missionario dei due nuovi Beati.
Mettiamoc~ dunque, all'opera per preparare degnamente le celebrazioni per la beatificar.ione, soprattutto
quella in Vaticano.
Il martirio dei due Confratelli ci offre l'opportunità per tante riflessioni !>pirituali. Vi invito ad approfondire il
misterioso tema della <<passione»: appartiene all'essenza stessa della vita cristiana.
Immersi nel dinamismo apostolico, abituati al lavoro, rotti alla fatica, stimolati ad a1•ere continuamente in-
1•entfra pastorale, potremmo correre il pericolo di dimenticare i i•alori della «passione». Eppure lo spirito salesiano
di Don Bosco si apre, nella logica del «da mihi animas», all'arcano mistero del patire fino al martirio.
Lo spirito che ci /1a lasciato in eredità il Fondatore è costantemente permeato da un continuo «martirio di
carità e di sacrificio;) illuminato e animato dal grande ideale cJ,e gli riempfra il cuore: «le anime da salvare>>. È un
<<martirio» generalmente incruento, aperto però, se lddio lo vuole, al dono della vita anche nello spargimento del
sangue. In una conversazione sulsuo tema prediletto delle missioni Don Bosco disse esplicitamente: «se il Signore
nella sua Pro1•videnza 1•0/esse disporre che alcuno di noi subisse il martirio, forseché per questo ci avremmo da
spaventare?».
E davvero, mons. Versiglia e don Cara11ario, fedeli allo spirito salesiano, non si sono spaventati.
Quanto è utile per tutti noi - nella sofferenza, nella malattia, nella vecchiaia, nell'invalidità, nell'agonia e
nella morte - sapere cl,e Il, nella passione, nhn si è emarginati dall'apostolato, bensi che lo si sta fecondando e
portando a compimento. La grazia più importante da ottenere non è quella di non soffrire, ma quella di essere
pienamente disponibili al Padre, cosi da poter ripetere con San Paolo: (<Ora. io sono felice di soffrire per voi. Con
le mie sofferente completo in me ciò che manca delle tribolazioni di Cristo a vantaggio del suo Corpo, cioè della
Cl,iesa». Ancl,e San Pietro ci esorta dicendo: «Piuttosto, siate contenti di partecipare alle sofferen,e di Cristo,
percl,é così potrete essere pieni di gioia anche quando Egli manifesterà a tutti gli uomini la sua gloria;>.
È nella linea della partecipazione inchlenta alla passione del Signore che ogni spiritualità ha un suo stileper il
dono di se stesso nell'oblazione.
A Ila scuola di Don Bosco questo .vtile è contrassegnato dalla luce del «da mihi animas», portata fino alle
estreme conseguenze. Si tratta di una vita apostolica vissuta in una mistica di martirio incruento, per rendersi ve-
ramente conformi a Cristo nel dono totale di per il R egno.
Siamo chiamati all'impegno apostolico per la strada di Cristo. Ci accompagna nel cammino Maria, che ha
fatto consistere tutta la piene:.za del suo amore nella disponibilità: «Ecco, io sono la serva del Signore; si faccia in
me secondo la tua volontà»!
Chiediamo ai due confratelli martiri che in Congregazione e in tutta la Famiglia Salesiana s~·onosca e si
e 'Jr\\.u, apprezzi sempre m eglio la mistica del «da mihi animas>> fino alle ultime sue conseguenze: «cols;or, _on le lacri-
m e col sangue»!
Nella gioia della beatifica r.ione dei nostri primi due martiri,
k~,1 U-6?
~~-
3 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

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dalla Cina
con
amore
Xilografia di Llu Jan.
F ebbraio 1930.
Tra i bambù di Li Thau Tseni, sul fiume
di Lin Chow, vengono trucidati Mons.
Luigi Versiglia e don Callisto Caravario.
Calice di sangue della Famiglia salesiana che
ne fa memoria e profezia.
Adesso, un Papa, Giovanni Paolo II, li di-
chiara beati dinanzi al mondo.
Due martiri salesiani che, nel cuore profetico
di questo Papa, diventano messaggio di Van-
gelo alla Cina, così come lo furono nel cuore di
Don Bosco.
Profezia di Don Bosco che volle i suoi figli in
quella terra.
Profezia di Giovanni Paolo II che guarda alla
Cina con bisogno, con amore, con passione di
Chiesa.
Nella grande occasione della beatificazione
del primo martire filippino e degli altri quindici
compagni che diedero la vita per la .fede in Cri-
4 BOLLETTINO SALE.SIANO 1 MAGGIO 1983
sto, il Papa, parlando, a Manila, ad un gruppo
di fedeli cinesi, aveva manifestato il suo desi-
derio di visitare questo popolo, così carico di
simboli, di anime, di civiltà.
La ricerca, la preghiera, il rispetto doveroso,
la benedizione, l'attesa di poter baciare, oltre la
muraglia, il suolo della Cina.
Ora, due martiri salesiani, uccisi in quella
terra, sembrano diventare tramite, mediazione,
messaggio di tutta la Chiesa all'Oriente che fu
sede del Celeste Impero.
Messaggio di amore, sofferenza di amore, re-
stituzione di amore, secondo le parole di Paolo
VI che ebbe a dichiararli martiri: «Il seme get-
tato nei solchi fecondi tra le lacrime non potrà
non germinare a tempo opportuno ed essere
raccolto un giorno tra J'esultanza di tutta la
Chiesa».
Ci vuole pazzia, certamente.
La pazzia per giurare, per lottare, per pen-
sare un giorno che non è esistito. La pazzia per

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rinunciare alla «logica» che ha tante buone ra-
gioni, ma che ti impedisce la libertà dei grandi
atti di coraggio.
La pazzia per scegliere un progetto propor-
zionato alla radicalità dell'amore.
Don Bosco diceva dal suo letto di morte:
« Voi andrete nell'Africa, l'attraverserete, andre-
te nell'Asia e... altrove. Abbiate fede».
Ed eccolo un ragazzo, Luigi Versiglia.
Da Oliva Gessi, in provincia di Pavia, a Fo-
glizzo, a Valsalice, a Roma, a Genzano, a Ma-
cao. Dai colli albani al più grande orizzonte, a
Hong Kong, a Heung Shan.
«Per me il baule è pronto da un pezzo!».
Due occhi intensi. Il magnetismo della fede.
È lui che guida la prima spedizione in Cina, che
fonda a Macau la casa madre dei Salesiani in
quelle terre, che apre la missione di Shiu Chow,
che diventa il primo Vicario Apostolico, Vesco-
vo titolare di Càristo.
Viaggi, fondazioni, conversioni. Penitenza,
difficoltà, malattie, la peste bubbonica, la leb-
bra, la guerra, la rivoluzione.
Ed è un incontro misterioso. Mons. Versiglia
torna in Italia. A Torino, si avvicina un chierico,
che gli dice: «Monsignore, la raggiungerò in
Cina. Vedrà, sarò di parola».
Si chiama Callisto Caravario. Nato a Cour-
gnè, Torino, cresciuto negli oratori salesiani,
raggiunge Mons. Versiglia a Macau, poi parte
per Shangai, quindi, nella lontana isola di
Timor.
Ordinato sacerdote dallo stesso Mons. Ver-
siglia, eccolo, dopo sei mesi di intenso lavoro, a
Shiu Chow per accompagnare il suo Vescovo in
visita pastorale.
È quella mattina di febbraio del 1930. Par-
tono Mons. Versiglia, don Caravario, due mae-
stri, due giovani maestre, un'allieva. Il nome di
una, Maria Thong, exallieva delle Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, maestra e catechista, esempio
di coraggio e di fermezza.
Prima in treno, poi su una barca per attra-
versare il fiume. D'improvviso, un grido dalla
sponda sinistra: «Fermate la barca». Pirati e
soldati armati s'impossessano a forza delle tre
giovani Mons. Versiglia e don Caravario, che si
oppongono con coraggio, sono duramente per-
cossi. Poi, trascinati all'interno della boscaglia.
Cinque colpi di fucile. È l'esecuzione.
Eppure gli stessi assassini testimoniano:
« Sono cose inspiegabili. Noi ne abbiamo visti
tanti, e tutti temono di morire. Questi, invece, al
contrario. Due sono morti contenti, e queste ra-
gazze n on bramano che di morire».
Un Vescovo ed un sacerdote sono morti con-
tenti. Una testimonianza offerta, donata, spez-
zata per i figli. La propria vita per quella degli
altri.
Testimonianza piena, plenaria, globale, in
cui l'anima entra prepotentemente come di-
mensione essenziale della vita, come valore fon-
damentale, assoluto.
Una testimonianza straordinaria, provoca-
toria per la mentalità pagana, mercantile, ac-
comodante, del nostro tempo, che tutto ha ri-
dotto alla essenzialità temporale.
Per quanti hanno banalizzato ogni domanda
più profonda, hanno profanato ogni margine di
ulteriorità, non si riconoscono più nel peccato,
nel male, hanno risolto tutta la salvezza in uno
schema di liberazione sociologica.
Mons. Versiglia e don Caravario. Qui c'è lari-
vendicazione - la sfida più difficile - della gra-
zia, per la quale si può dare la vita, e che sma-
schera il peccato come la violenza più crudele,
origine, fonte, motivo di tutti i mali della terra.
R la difesa dell'uomo da tutte le mutilazioni,
da tutte le riduzioni che rischiano di concludere
nel tempo e nello spazio la storia della vita. Ma
è anche la provocazione per tutti noi, chiamati
a salvare l'attualità dei fratelli, aggrediti dal
peccato, dall'ingiustizia, dalla morte.
Quelle tre ragazze sul fiume di Lin Chow,
esposte alla violenza, all'oppressione, sono
oggi:
- quella ragazza madre, venduta e trasci-
nata a passare le sue notti con chi paga di più;
- quel ragazzo che langue nelle liste di col-
locamento, senza prospettiva di speranza, sco-
perto a tutte le tentazioni della violenza;
- quel ragazzo che non è riuscito a pagare
la sua dose di droga ed è stato assassinato (gli
hanno messo in bocca 120 mila lire per puni-
zione!).
Giovani senza volto. Giovani poveri, di affet-
to, di comunione, di verità. Giovani senza lavo-
ro, senza futuro. Massificati dal consumismo,
plagiati dai mass-media, privati di punti di rife-
rimento essenziali. Violentati, derubati.
Disse, fra i bambù di Li Thau Tseni, Mons.
Versiglia ai soldati che stavano per fucilarlo:
« Io sono vecchio, ammazzatemi pure, ma egli è
giovane. Risparmiatelo>).
Si riferiva a don Caravario.
Si riferiva alle tre ragazze della Missione.
Si riferiva ai giovani di tutti i tempi, che sono
il segno della missionarietà di Don Bosco, e per
i quali ci proviene, oggi, dalla Cina, con amore,
la testimonianza di un martirio.
5 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

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la travagliata
storia di
un popolo
L'uccisione di Mons. Verslglla e di
don Caravarlo avvenne In un
contesto soclo-polltlco
complesso. Ecco una
presentazione di quegli anni a
partire dalla fine dell'Ottocento.
Xilografia
di Hju Kuang.
N oi tutti siamo venuti
in Cina a portarvi la
«
Buona Novella: non
vi abbiamo fatto male alcuno, ma
solo del bene. Perché ci trattate
cosi?» Queste parole ci sono state
consegnate dalla storia come le ul-
time pronunciate dalla signora
Lovitt, moglie di un missionario
protestante, prima della sua ese-
cuzione a Taiyuan, nello Sbanxi,
il 9 luglio 1900.
Nessuno degli esecutori si
preoccupò, naturalmente, di dare
una risposta alla signora Lovitt.
Ma la risposta era già contenuta
nei proclami e nei manifesti dei
Boxers: cl cattolici e i protestanti
hanno offeso i nostri dei e i nostri
saggi, hanno ingannato i nostri
imperatori e i nostri ministri, e
oppresso il popolo cinese... I cinesi
convertiti al cattolicesimo hanno
6 BOUETTINO SALESIANO I M/IGG/O I ~
cospirato con gli stranieri, di-
strutto le immagini del buddismo
e profanato i cimiteri del nostro
popolo. Tutto questo ha irritato il
Cielo».
In realtà il conflitto era molto
più antico ed era alimentato non
tanto da contrasti religiosi o cul-
turali quanto economici e politici.
I missionari cristiani erano giunti
in Cina nel lontano 635. Avevano
bene operato convertendo molte
genti, edificando templi e conven-
ti, inserendosi con discrezione nel-
la comunità cinese. Il loro torto
era quello di proclamare una re-
ligione straniera e, soprattutto,
estranea alle tradizioni e alla cul-
tura cinesi. Nei primi decreti di
persecuzione si leggeva che le re-
ligioni straniere «intorpidiscono i
buoni costumi e rovinano le anti-
che tradizioni•. Ma le maggiori
preoccupazioni delle autorità era-
no di natura economica: «Monaci
e templi si moltiplicano sempre di
più e hanno invaso tutto il regno.
Sprecano forze manuali per effet-
tuare opere improduttive, ingan-
nano povera gente per impadro-
nirsi dei loro soldi e gioielli».
Alle soglie del 1900, dopo alter-
ne vicende, i missionari cristiani
avevano ottenuto una serie di
conresmoni e privilegi: potevano
costruire abitazioni, ospedali,
chiese, scuole, avere il proprio ci-
mitero e il proprio quartiere di re-
sidenza; ma soprattutto potevano
acquistare e affittare immobili,
erano esenti da imposte di culto,
godevano di immunità diploma-
tica, non potevano essere giudi-
cati, condannati o puniti da un
giudice cinese per nessun motivo.
Questo status giuridico era stato
ottenuto in seguito ad una serie di
convenzioni che le potenze euro-
pee avevano estorto alle deboli
autorità locali.
I missionari insomma non era-
no ben visti dai cinesi, non soltan-
to perché venivano dagli stessi
paesi che si stavano impadronen-
do della Cina, ma perché dalla po-
litica colonialista traevano pro-
tezione e giovamento.
Furono questi anni molto duri

1.7 Page 7

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per la Cina. La guerra cino-giap-
ponese del 1894, conclusasi con
una grave disfatta, produ~ effet-
ti disastrosi. La Cina non fu più in
grado di difendere la propria au-
tonomia nazionale e fu pratica-
mente smembrata dal Giappone e
dalle potenze occidentali. Il Giap-
pone si impadronl di Taiwan e
delle isole Penghu, la Germania
della regione di Qingdao e Jaoz-
hou nel sud-est dello Shandong, la
Gran Bretagna della regione di
Weihai e dell'estremità orientale
della penisola dello Shandong, la
Russia della parte meridionale
della penisola del Liaodong, la
Francia della regione di Zhan-
j iang nel Guangdong occidentale.
Contemporaneamente aumentò la
sua dipendenza economica. Arri-
varono capitali stranieri i quali
diedero impulso ad imprese ban-
carie, fabbriche, manifatture, mi-
niere gestite da società occidentali
o giapponesi le quali si servivano
di una manodopera locale povera
e malamente pagata.
L'aggravarsi della miseria nelle
campagne, la disoccupazione pro-
vocata dall'importazione di tes-
suti, come pure dallo sviluppo dei
trasporti moderni, ]'ostilità susci-
tata dal comportamento arrogan-
te degli stranieri, le continue umi-
liazioni subite dalla c ~ dirigen-
te e dai ceti intellettuali furono
all'origine delle inquietudini e del-
le agitazioni di quegli anni. Ripre-
sero vita le società segrete: la So-
cietà dei Primogeniti, Gelauhui;
la Società della Grande Sciabola,
Dadaohui; il movimento degli Yi-
hequan che praticavano la boxe
cinese come metodo di formazione
fisica e morale. Furono per questo
chiamati dagli Occidentali Bo-
xers.
Il programma iniziale dei Bo-
xers fu riassunto nello slogan:
«Abbattere la dinastia dei Qing e
sterminare lo straniero». La Iivol-
ta ebbe inizio nello Shandong,
«dove la montagna è alta e l'im-
peratore molto lontano»: una spe-
cie di roccaforte naturale dove il
controllo del governo era insuffi-
ciente, scarse le forze della legge e
dell'ordine. Il movimento crebbe
rapidamente e a Pechino il gover-
no centrale non prese misure per
ostacolarlo.
A un certo momento la corte ci-
nese, la cui politica era ostile nei
confronti degli stranieri, pensò·di
poter sfruttare il successo popo-
lare dei Boxers. Contemporanea-
mente i Boxers si resero conto che
non avrebbero potuto fronteggia-
re con successo due nemici: la di-
nastia e lo straniero. Apparve al-
lora un nuovo grido di battaglia,
che stava a indicare un sostanzia-
le mutamento di programma:
«Proteggere la dinastia dei Qing e
sterminare gli stranieri».
Verso la fine del 1899 comincia-
rono i primi massacri. I rappre-
La guerra dei Boxers in Cina su una antica stampa.
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983 7

1.8 Page 8

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Il periodo che va dal 1911 al
1949 è fra i più drammatici della
storia cinese. A ritmo serrato si
susseguono una serie di eventi po-
litici sempre traumatici e spesso
di portata rivoluzionaria. Nel
1911 fu proclamata la Repubbli-
ca, conseguenza del dissolvimento
ineluttabile della dinastia Qing.
Fu questa una rivoluzione in-
cruenta, ma che in seguito avreb-
be prodotto un profondo sconvol-
gimento della società cinese e
avrebbe fatto scorrere fiumi di
sangue.
sentanti delle potenze straniere
protestarono e chiesero al governo
centrale di prendere provvedi-
menti decisi contro i rivoltosi. Ma
il movimento crebbe ulteriormen-
te e dallo Shandong passò anche
nelle regioni di Tianjin e Pechino.
La situazione precipitò nel giu-
gno del 1900. Dapprima furono
assassiDSl.tì un diplomatico giap-
ponese e il ministro plenipoten-
ziario della Germania, barone von
Ketteler. Poi, il 20 giugno, fu as-
saltato il quartiere delle legazioni
straniere a Pechino. Il giorno suc-
cessivo la Cina, con un atto assur-
do e disperato, dichiarò guerra
alle potenze occidentali. E diffi-
cile ancor oggi capire il senso di
quella decisione. Fu probabilmen-
te il risultato di una serie di umi-
liazioni inflitte dagli stranieri, co-
vate per lungo tempo ed esplose
infine in un gesto disperato.
L'intervento delle potenze stra-
niere riportò ben presto la situa-
zione alla «normalità». Il 14 ago-
sto le truppe alleate ripresero Pe-
chino. L'imperatore e l'imperatri-
ce fuggirono nello Shenxi mentre
la città veniva saccheggiata. Il
protocollo fumato a Pechino nel
1901 impose alla Cina durissime
condizioni.
Durante la rivolta avevano per-
so la vita 5 vescovi, 31 sacerdoti, 9
suore e 2 religiosi laici, tutti stra-
nieri; inoltre erano stati massa-
crati una ventina di sacerdoti ci-
nesi, molte suore cinesi e circa 30
mila cristiani cinesi. La vicenda,
alla fine, segnò un nuavo progres-
so nell'assoggettamento della
Cina agli stranieri. E tuttavia in-
dicò con chiarezza che la nuova
Cina che si affacciava sul mondo
era alla ricerca di una propria
identità nazionale. Questa fati-
cosa spesso contraddittoria ricer-
ca di una autonoma via verso la
modernizzazione porterà di li a
poco al compiersi di nuove trage-
die individuali e collettive. An-
cora una volta i missionari cristia-
ni saranno le vittime sacrificali e
innocenti di aspre lotte politiche.
Nel 1927 Jang Jeshi (Chiang
Kai-shek), capo indiscusso del
partito nazionalista (Guomin-
dang) - un partito organizzato
sul modello sovietico e destinato
ad estendere il suo controllo sul-
l'apparato dello Stato e dell'eser-
cito - , si assicurò il controllo del-
la Cina. Il 1° agosto viene fondato
l'esercito comunista cinese
l'Annata Rossa - e si apre una
lotta epica tra nazionalisti e co-
munisti. Chiang Kai-shek comin-
ciò nel dicembre del 1930 la «pri-
ma campagna di sterminio dei co-
munisti», alla quale ne seguirono,
ma inutilmente, altre quattro (la
quinta fu intrapresa nell'ottobre
1933). Frattanto nel 1931 le ar-
mate giapponesi, approfittando
della guerra civile in Cina, inva-
sero la Manciuria e, impadronitesi
di cinque province cinesi, costitui-
rono lo Stato fantoccio del Man-
ciukuò.
Chieng Kai-shek.
8 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983

1.9 Page 9

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Nel 1934 cominciò la Lunga
Marcia, quella che sembrava l'ul-
tima e inappellabile sconfitta del
movimento comunista cinese e
che fu invece l'inizio della vitto-
ria. Nel 1949, sotto la guida indi-
Mao Tse-Tung.
scussa di Mao Tse-tung, fu pro-
clamata infine la Repubblica Po-
polare Cinese.
La vicenda dei missionari cri-
stiani operanti in Cina subì i con-
traccolpi degli eventi politici. Se
la fondazione della Repubblica
del 1911 consenti una grande
espansione del cristianesimo, gli
anni che vanno dal 1930 al 1933
videro moltiplicarsi gli episodi di
intolleranza. In questo clima nu-
merosi missionari subirono delle
vere e proprie persecuzioni e molti
di essi accettarono eroicamente di
percorrere la via del martirio.
In questo clima reso ancora più
fosco dalla presenza di sbandati
che si «dilettavano» a fare ogni
violenza, furono trucidati monsi-
gnor Luigi Versiglia e don Callisto
Caravario.
Con la fondazione della Repub-
blica Popolare Cinese fu avviata
poi una sistematica opera di scri-
stianizzazione. Non mancarono,
anche dopo il 1949, momenti par-
ticolarmente cruenti di repressio-
ne e di persecuzione: ricordiamo
gli anni 1951, 1954, 1960, 1963-64,
1966-68. Solo dopo il 1970 è ripre-
so, timidamente, il dialogo tra la
Santa Sede e il governo della Cina
comunista. Oggi numerosi segni
lasciano sperare che una certa li-
beralizzazione venga portata
avanti ma il futuro appare ancora
molto problematico.
Negli anni 1980-33 - come ab-
biamo ricordato - diversi missio-
nari cristiani subirono il martirio.
Dopo la fallita rivolta dei Boxers
la Ieligione cristiana aveva avuto
un grande rilancio. Dieci anni
dopo la grande persecuzione il nu-
mero dei cattolici era raddoppiato
(1.292.000 circa) e nel 1920 era ul-
teriormente aumentato (quasi
due milioni). Nel 1922 riprese vi-
gore il movimento anticristiano,
sostenuto da due fondatori del co-
munismo cinese, Chen Duxiu e Li
Dazhao. La religione cristiana era
accusata: di essere contraria alle
scienze, alla rivoluzione e alla lot-
ta sociale, e quindi al progresso
del paese; di essere l'avanguardia
dell'imperialismo straniero; di mi-
nare le tradizioni culturali del po-
polo cinese. I missionari avevano
la grave colpa di es.sere i portatori
di tutti questi mali.
In questo clima ripresero le per-
secuzioni che raggiunsero la fase
più acuta dopo il 1930, nel mo-
mento in cui le atrocità della
guerra civile si sommavano alle
atrocità della guerra cino-giap-
ponese.
In questa fase la naturale av-
versione dei comunisti verso i mis-
sionari cristiani fu alimentata da
un insuccesso diplomatico. Nel
1932, nell'intento di proteggere i
missionari, la Santa Sede riconob-
be lo stato del Manciukuò nomi-
nando presso di esso un suo rap-
presentante. Una decisione sba-
gliata che fece apparire il cristia-
nesimo come l'alleato naturale
delle nazioni imperialiste e che
tolse ai missionari cristiani qual-
siasi residua simpatia. I missio-
nari e anche i cristiani cinesi pa-
garono allora un pesante tributo.
Ma non è esagerato dire che negli
stessi anni l'intera Cina fumarti-
rizzata: la sola guerra col Giap-
pone produsse 12 milioni di morti.
BOLLEm NO SALESIANO 1 MAGGIO 1983 9

1.10 Page 10

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conoscere
mons. Versiglia
vuol dire
amarlo
La vita di un grande missionario ma soprattutto di
un uomo che con il gusto dell'avventura ebbe il
gusto della santità. Visse 57 anni. Non voleva fare il
prete e divenne vescovo; morì come
Il Buon Pastore.
L a pazienza della santità, la conquista del-
l'autodominio e della disponibilità al di-
segno di Dio, il totale abbandono alla
Provvidenza: i due protomartiri salesiani in
Cina, mons. Luigi Versìglia e don Callisto Cara-
vario, sono santi per quelle ragioni, entrate nella
loro storia di servizio al Signore, prima ancora
che per la testimonianza offerta dal dono di sé
per la salvezza altrui.
L'olocausto personale, il sacrificio per l'idea,
per la causa giusta o per il prossimo non sono
nuovi nella vicenda del mondo: esempi, certo, di
generosità, da Antigone a Salvo d'Acquisto, ri-
danno fiducia, possiamo dire, nelle naturali virtù
dell'uomo. Ma l'esistenza di mons. Versiglia non
ha apparenze di clamore: l'ultimo gesto è sempli-
cemente coerente con tutta una vita che della ri-
cerca della santità ha fatto la propria costante.
Sin da quel giorno del 1888 in cui, quindicenne,
aveva assistito a una funzione di addio, nella Ba-
silica di Maria Ausiliatrice a Torino, per un
gruppo giovani sacerdoti salesiani in partenza
come missionari per l'Argentina. A quell'occasio-
ne i biografi fanno risalire l'inizio della vocazione
1Q BOLLETTINO SALESIANO ! MAGGIO 1983
sacerdotale del ragazzo, sino a quel momento
piuttosto restio a tale impegno.
Luigi era nato il 5 giugno 1873 a Oliva Gessi,
in provincia di Pavia, da una famiglia di discrete
condizioni economiche ed esemplarmente devota.
Il fanciullo aveva buone disposizioni intellettuali
e fu fatto studiare presso un sacerdote. Succes-
sivamente accettò di continuare il ginnasio all'o-
ratorio salesiano di Torino, ancora vivente Don
Bosco, perché, gli fu detto, non era obbligatorio
farsi prete. La naturale dirittura del giovane ri-
sentì dell'ambiente di fede e, nel trarre il maggior
profitto dagli studi, cominciò a considerare con
attenzione la prospettiva del servizio al Signore,
specie dopo il citato episodio della partenza dei
missionari. Nel suo animo maturava il desiderio
di allargare la sfera di evangelizzazione della con-
gregazione salesiana verso il lontano Oriente.
Dovevano trascorrere dieci anni dal momento
dell'ordinazione, tenutasi a Ivrea il 21 dicembre
1895, sino a quello nel quale l'aspirazione missio-
naria poté essere esaudita, il 7 gennaio del 1906,
allorché con altri due sacerdoti e tre coadiutori
don Versiglia parti per Hong Kong, aprendo ai
Salesiani la via della Cina. In quel decennio il
giovane prete aveva irrobustito la propria voca-
zione sia verso l'esterno, con l'insegna.mento e re-
sponsabilità direttive, sia nell'esercizio interiore

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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di virtù cristiane e nella pratica dell'umiltà, che
però non gli impedivano uno sguardo lucido nei
confronti di se stesso, per un necessario ricorso
alle grazie divine.
La semplicità e il senso del dovere, coniugate
con una fede alimentata dalla preghiera, consen-
tirà al giovane chierico di superare ogni prova
propostagli dal Signore. Dopo cinque anni a Ma-
cao, l'ultima colonia portoghese in Cina, la mis-
sione salesiana veniva espulsa per il sopravvenire
della rivoluzione repubblicana in patria. Cinque
mesi trascorsero così a Hong Kong, colonia bri-
tannica, e nel maggio del 1911 sopravvenne l'in-
carico di reggere la missione di Heung-Shan, nel-
la parte meridionale della Cina.
Pochi mesi dopo la millenaria monarchia ci-
nese veniva rovesciata e, a partire dall'ottobre
1911, si istaurava la repubblica. Scontri fra re-
parti imperiali e truppe rivoluzionarie, disordini
di ogni tipo - con il rifiorire del fenomeno dei
pirati, di bande di predoni e di taglieggiatori - ,
scoppi di epidemie, povertà assoluta di mezzi per
i soccorsi: ma, noI).ostante tutto questo, una mol-
tiplicazione di disponibilità, per essere «tutto a
tutti», una testimonianza di fede nella Provvi-
denza divina e in Maria Ausiliatrice.
Lo spirito di Don Bosco aleggiava in quel ma-
nipolo di salesiani coinvolto in ogni vicenda, spi-
rituale e sociale, buona e cattiva, del paese di ele-
zione, pronto ciascuno a pagare in ogni momen-
to: e sono i lunghi, disagiati viaggi per portare il
conforto della presenza al confratello in solitu-
dine, la gioia dei sacramenti alle comunità più
lontane. Le cronache attorno a don Versiglia e
agli altri sacerdoti del suo gruppo narrano con
estrema semplicità odissee che, in altre situazio-
Immagini e scol"CÌ di Oliva Gessi. À
V
La Chiesa di Oliva Gessi.
ni, potrebbero essere amplificate in laiche epo-
pee. Nulla ferma i missionari salesiani: avversità,
guerre, rigori atmosferici, rischi, fatiche; tutto è
anzi occasione per affermare la ricchezza, la glo-
ria e la gioia del servizio al regno di Dio.
Non senza risultati, almeno visibili. Dopo
otto lunghi anni, nel 1918 la Santa Sede accede
al desiderio del vescovo di Canton di attribuire a
una missione unicamente salesiana un territorio,
detto Shiu-chow, nella parte settentrionale della
provincia del Kwang-tung, vasto 34 mila chilo-
metri quadrati, corrispondente a Piemonte e Li-
guria assieme. All'inizio tre missionari per tre mi-
lioni di abitanti, qualche mese dopo un altro
gruppo, a metà del 1919 un ulteriore rinforzo. La
missione è consacrata a Maria Ausiliatrice.
Don Versiglia si moltiplica, corre, provvede,
esorta, conforta. Fa, anche con la preghiera. Re-
sta di lui un epistolario che molti attivisti, anche
santamente intenzionati, potrebbero leggere con
profitto: « •.•è necessario che stiamo in continua
comunicazione col nostro celeste Sovrano, allo
scopo di conoscere la Sua volontà per comunicar-
la alle anime, e per comunicare a Lui i bisogni
delle anime». Lo scriveva in una circolare inviata
11 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO Ul83

2.2 Page 12

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Sulla nave con la prima spedizione FMA in Cina.
ai confratelli nella Quaresima del 1920, e alla fine
della quale sintetizzava il suo scritto in quel gra-
zioso «pentaJogo» del missionario riportato a pa-
gina 31.
C'è una naturale tensione in chi è destinato,
lo voglia o no, a esercitare l'autorità. Nonostante
don Versiglia ritenesse se stesso un nulla, un in-
capace, e chiedesse di essere messo in condizione
di ubbidire piuttosto che di disporre, altri per lui
aveva deciso: il 9 aprile del 1920 la missione sa-
lesiana è eretta a vicariato e don Gusmano, se-
gretario del Capitolo superiore dei Salesiani, il 24
aprile lo informava della nomina a Vescovo tito-
lare di Caristo e Vicario apostolico di Slùu-chow.
Vani i suoi tentativi di ricusare la responsabilità.
Il primo vescovo salesiano in Cina è lui, mons.
Versiglia.
Torniamo a considerare ciò che è apparso
chiaro da tutta la vita del presule: il meraviglio-
so è la mancanza dell'umanamente meraviglioso,
le sue gesta non furono isolate e clamorose, ma
costanti e diuturne, fatte di silenzio e sacrificio,
di preghiera, mortificazione e superamento di sé.
La santità nascosta soltanto Dio può renderla
nota, ma è visibile la carità che si esercita nel
quotidiano espletamento del proprio dovere. Non
sempre con risultati evidenti, o al massimo con
esiti non proporzionali - all'apparenza - al sa-
crificio, non mondanamente efficaci, se non ad-
dirittura al limite del fallimento umano. Ma,
dentro, quali ricchezze, quali capacità di ascolto
di Dio; un mariano «sì» ripetuto ogni giorno.
E tuttavia anche le opere parlano. Vanificate
forse dal succedersi degli eventi - la lunga guer-
ra civile per venticinque anni traversò la Cina,
poi venne l'occupazione giapponese, e, dopo la
12 BOLLETTINO SALl:SIANO 1 MAGGIO f983
r::.DonVersiglia e don Olive a Macao (1917).
CALICE PIENO 01 SANGUE
Il 20 giugno 1918 partì da Valdocco-Torino, co11 desti-
nazione Shiu-chow nel Kwang-tung in Cina, un gruppo di
missionari. Con l'occasione Il Rettor Maggiore del tempo,
don Paolo Albera, donava toro il calice con li quale aveva
celebrato le sue nozze d'oro sacerdotali ed I cinquant'anni
del Santuario di Maria Ausiliatrice. li dono fu presentato da
don Garelli a don Versiglia che In risposta disse: Don Bo-
sco vide che quando in Cina un calice si sarebbe riempito
di sangue, l'Opera Salesiana si sarebbe meravigliosamente
diffusa In mezzo a questo popolo immenso. Tu ml porti il
calice visto dal Padre: a me Il riempirlo di sangue per l'a-
dempimento della visione>.
Il 12 ottobre 1918, don Versiglia scriveva a don Albera:
«Ella, amatissimo Padre, ha voluto anche ricordarsi di me
In un modo tutto particolare: mi ha inviato un calice che è il
calice suo. Il calice è l'emblema del Sacerdozio... Possa
esso essere per me di eccitamento ad emulare lo zelo sa-
cerdotale del mio buon padre che me l'ha offerto!... Il Ve-
nerabile nostro Padre Don Bosco, quando sognò della
Cina, vide due calici pieni di sudore e di sangue del suol fì.
gli... Faccia Il Signore che lo possa restituire al miei Supe-
riori e alla nostra Pia Società il calice oflertoml, ma che sia
_ripieno, se non del mio sangue, almeno del mio sudore!•·
fine del secondo conflitto mondiale, l'istaurazio-
ne a partire dal 1950 del regime comunista - re-
stano comunque nella memoria storica, nono-
stante la dispersione o quanto meno l'impossibile
accessione alle fonti documentarie. In dodici anni
mons. Versiglia, dal 1918 al 1930, aveva istituito
una rete di 55 stazioni missionarie primarie e se-
condarie, al posto delle 18 che aveva trovato; 21
sacerdoti, di cui due indigeni, contro i sei iniziali;
e in più due religiosi laici, uno dei quali cinese;
quindici suore del luogo e dieci straniere; 31 ca-
techisti, diciotto dei quali donne, 39 insegnanti

2.3 Page 13

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La cattedrale.
L'episcopio.
- otto maestre fra loro - , 25 seminaristi.
Lascerà, alla sua morte, più cli tremila cristia-
ni, il doppio rispetto ai 1.479 degli inizi; e, di
fronte al vuoto in opere sociali, sparsi per tutto il
territorio della missione un orfanatrofio, una
casa di formazione per catechiste, una scuola per
catechisti di ambo i sessi, l'Istituto Don Bosco -
con annesse scuole professionali, complementari
e magistrali per i ragazzi - e l'Istituto Maria
Ausiliatrice per le ragazze, il ricovero per i vec-
chi, il brefotrofio, due dispensari per medicinali e
la Casa del missionario (così aveva voluto fosse
chiamato l'episcopio).
Molte di queste opere erano state progettate
e dirette da lui stesoo, così come si era sobbarcato
a lunghi viaggi e ad avventure da romanzo, con
relativi strapazzi, per essere vicino a ognuno del
piccolo gregge dei suoi sacerdoti e a tutte le co-
munità dello Schiu-chow. Mons. Versiglia parla,
da autentico salesiano, della « funzione sociale»
del missionario, e ne dà testimonianza. Non le-
sina i sacrifici per soccorrere chiunque abbia bi-
sogno: carestie, epidemie, scorrerie vedono sulla
prima linea dell'aiuto l'intrepido vicario e i suoi
collaboratori. Non sempre, umanamente parlan-
do, ne sono ricompensati: spesso il loro animo è
triste per apostasie, calunnie, allontanamenti, in-
comprensioni, viltà; talvolta attribuiscono a loro
stessi errori e mancanze forse inevitabili in cir-
costanze non sempre dominabili.
C'è comunque la certezza del sostegno della
preghiera. Nei lunghi anni di lontanauza dalla
patria, mons. Versiglia - oltre a esortare i suoi
sacerdoti a un continuo dialogo con il Signore e
con la Madre Sua - mantiene un epistolario con
le Carmelitane di FirPnze chiedendo loro trepi-
' - ! ; :PAVIMENTO Cl DORMO IO•
1115 ottobre del 1919 monsignor Versiglia - non ancora
vescovo - accompagna un gruppo di nuovi missionari. Il
17 ottobre giungono alla residenza missionaria accolti da
don Olive e dal padre Pietro Ly. La residenza di Shiu-chow
era piccola, povera e sprovvista di arredamenti.
Sarebbe stato un problema di non facile soluzione -
ebbe a ricordare don Garelli - l'alloggiare quel discreto
numero di missionari, se non si fosse trattato, per la mag-
gior parte di reduci dal fronte di guerra, abituati alla trincea.
Non ebbero difficoltà a dividersi in gruppi e sistemarsi
alla meglio nelle povere stanze.
«A me toccò dividere una piccolissima stanza con don
Verslglla. il mio maestro di noviziato a Genzano - scrisse
don Garelli - . E QUI Il maestro diede l'ultima lezione al di-
scepolo.
- Vedi, mi disse, qui c'è un solo letto e ad una sola
piazza. lo sono ormai rotto alla vita missionaria; ma tu no!
Sei ancora abituato agli agi della vita civile, Dunque su quel
letto ci dormi tu, e qui sul pavimento ci dormo io.
E lo disse con tono paterno si, ma cosi fermo, che l'an-
tico novizio dovette obbedire e ricevere un'altra efficace le-
zione di umiltà e di mortificazione dal suo maestro• .
damente un aiuto per chi, come lui, si sente in-
capace di rivolgersi a Dio nel modo giusto. Nella
toccante, ultima lettera alla superiora, poche set-
timane prima della morte, il vescovo scrive fra
l'altro: « ...solleviamo in alto i nostri cuori, di-
mentichiamo di più noi stessi e parliamo di più di
Dio, del modo di servirlo di più, di consolarlo di
più, del bisogno e del modo di guadagnargli delle
anime. Voi, Sorelle, potrete più facilmente par-
lare a noi delle finezze dell'amore di Gesù, noi
forse potremo parlare a voi della miseria cli tante
13 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

2.4 Page 14

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Don Veniglia mentre fa catechismo.
~ =- -
Lapide commemorativa nella sua casa nativa.
14 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 7983
~
CANONICI• DI MON,.GNORE
Nel gennaio del 1924 giunsero dall'Italia a Ho-sai un
gruppo di novizi.
Monsignor Versiglla quando poteva si recava in mezzo a
toro e quei giovanotti erano felici di ascoltarlo.
Nelle teste i novizi erano soliti recarsi a Shiu-chow per il
servizio liturgico, nella chiesa annessa all'Istituto Don Bo-
sco, che fungeva da cattedrale. Monsignore li chiamava «i
miei canonici ». Li trattava con molta familiarità: come so-
leva fare con i suoi missionari, esponeva anche a loro I pro-
blemi della Missione, come se fossero in grado di aiutarlo a
risolverli, e non perdeva occasione per dare loro qualche
buon consiglio e aiutarli nella loro formazione.
Quando il 5 agosto 1925 fu posta la prima pietra dell'e-
rigendo Istituto Maria Ausiliatrice. Monsignore volle che
alla funzione partecipassero anche «i suoi canonici» e,
come persone importanti, mettessero la loro firma sulla
pergamena racchiusa nella prima pietra.
La costante giovialità e amabilità, tra le dure fatiche del-
l'apostolato e le Intime sofferenze, e i continui segni di sti-
ma e di affetto che egli dava agli altri, gli legavano il cuore
di tuW .
Don Pietro Pomati, uno dei «canonici• di quel tempo ha
anche scritto: .conoscere Monsignor Versiglia voleva dire
amarlo».
Nell'agosto del 1925 le condizioni socio-politiche Indus-
sero a trasferire il noviziato a Macao.

2.5 Page 15

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OLTRE ALLA GRANDIOSITÀ DEL PORTO
Dal diario di don Stefano Bosio giunto ad Hong Kong il
28 settembre 1919:
«Oltre alla grandiosità del porto ed alle molte curiosità
di questo ambiente, tanto diverso da quello lasciato in Ita-
lia, tre cose mi sono rimaste intimamente Impresse del mio
arrivo in Cina. La prima è la cordialità di don Versiglia,
quando venne ad abbracciarci, ancora prima che scendes-
simo dalla nave: abbiamo sentito Il cuore di un padre. La
seconda è la grande stima che ci siamo accorti che don
Versiglia godeva presso I religiosi ed ecclesiastici ar quali
abbiamo fatto visita. La terza è l'agilità con cui egli passava
dall'italiano all'inglese, al portoghese, al cinese, al france-
se, a seconda dell'ambiente col quale venivamo a contatto
in quel variopinto mondo di Hong Kong.
Egli ha davvero le doti d'un capo e il cuore d'un padre• .
STRUMENTI Dt PENITENZA
Nel marzo del 1927 monsignor Versigila fu a San Fran-
cisco, negli Stati Uniti. in quell'occasione Il coadiutore sa-
lesiano Giovanni Pellegrino fu testimone di quest'episodio:
«Ero stato Incaricato di mettere in ordine la camera as-
segnata a Monsignore. Riassettando il letto trovai un og-
getto che era evidentemente uno strumento di penitenza e
proprio In quel momento Monsignore rientrò In camera.
- Che cosa è questo? - chiesi incuriosito, indicando
l'oggetto.
- Lascia stare - rispose in tono scherzoso, ma evi-
dentemente contrariato per la dimenticanza - tu non devi
sapere di queste cose.
Ritirò in fretta l'oggetto e sviò il discorso•.
n ricordo della Diocesi di Tortona.
La Cina e 811lla destra in basso la regione dove si svolsero que-
sti avvenimenti.
anime, che vivono lontano da Dio e della neces-
sità di condurle a Lui; noi ci sentiremo elevati al-
l'amore a Dio, voi vi sentirete maggiormente
spinte allo zelo».
L'elevazione alla santità di mons. Luigi Ver-
siglia, già proclamato martire nel 1976 da Paolo
VI insieme con don Callisto Caravario, potrebbe
essere l'occasione di ripercorrere la storia di un'a-
nima lineare nella risposta al servizio di Dio.
Sino all'estremo sacrificio, compiuto a opera di
una banda di pirati o di terroristi, in ogni caso
violentemente anticristiani, il 25 febbraio del
1930. Durante un viaggio compiuto in barca per
r ~ in visita pastorale a un missionario, ac-
compagnavano anche a casa tre giovani catechi-
ste, per difendere le quali mons. Versiglia e don
Caravario venivano catturati dai banditi, deru-
bati, trasportati in un luogo nascosto, probabil-
mente percossi e torturati e quindi uccisi a colpi
di arma da fuoco alla testa.
Il martirio come momento di dedizione a Dio
attraverso le sue creature, nella sollecitudine per
il prossimo, difendendo la dignità e la purezza di
alcune giovanette. Una sintesi di virtù cristiane e
di principi salesiani che oppongono alla violenza
la mitezza di una testimonianza, certa, nell'in-
timo rapporto con Dio, di aver trovato ogni ri-
sposta, anche alla morte.
15 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983

2.6 Page 16

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Sono arrivati pacchi-dono dall'Italia e Monsignore, li mostra soddisfatto.
eh iedeva generosità per i poveri
Nel 1922, durante un viaggio In far progredire l'attività della Mis-
Italia, mons. Verslglla . raccolse sione, mons. Versiglia non esitava
offerte piccole e grandi destinate a chiederli ogni qual volta gli era
ad alleviare le sofferenze dei
bambini cinesi orfani e
abbandonati.
pos.sibile. Nel 1922, in occasione
del suo ultimo viaggio in Italia,
tenne parecchie conferenze allo
scopo di sollecitare la generosità
dei buoni. Parlava agli ascoltatori
dei tanti bambini orfani e abban-
donati di cui doveva occuparsi,
L e opere missionarie si so-
stengono, oggi come ieri,
con la preghiera, il sacri-
della miseria di cui erano vittime,
dell'as.sistenza sanitaria che man-
cava, dell'istruzione di cui ave-
vano bisogno.
ficio e la dedizione dei missionari, Sono passati molti decenni da
l'aiuto materiale offerto dai cri- allora, e purtroppo centinaia di
stiani. Nella Missione eretta da missionari che operano nel Terzo
mons. Versiglia in Cina, la pre- Mondo si trovano ancora oggi alle
ghiera non era certo trascurata, la prese con situazioni analoghe, tal-
dedizione dei missionari era tota- volta addirittura peggiorate e solo
le, a costo anche di sofferenze mo- con la cooperazione di tanti cri-
rali e materiali, e fino, nel caso stiani generosi possono tentare di
specifico di mons. Versiglia e di alleviare sofferenze e miserie. Per
don Caravario, al sacrificio della fortuna, la sensibilità dei cristiani
vita.
di fronte alla fame che dilaga in
Quanto ai mezzi finanziari per vaste regioni del mondo, non è ve-
16 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983
"
Primo gruppo di Orfani a Ho-sai. (1921)
nuta meno. C'era anche all'epoca
di mons. Versiglia, come lui stesso
ebbe a testimoniare dopo quel ci-
clo di conferenze in Italia: « Ho

2.7 Page 17

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La scuol11 dell'Orfanotrofio di M11c110. Mo115. Vereiglill è al centro.
del «terzo mondo» di allora
incontrato cuori sensibili e gene-
rosi - scrisse - . Mi sono visto
circondare da aznici e fratelli, de-
siderosi di collaborare con noi,
propagandisti entusiasti e zelanti
dell'idea missionaria, benefattori
munifici delle opere nostre, gene-
rosi talora fino all'eroismo».
E raccontava alcuni episodi
toccanti. A Milano, una signora
che aveva seguito con commozio-
ne la conferenza, desiderosa di
dare subito qualcosa ed essendo
sul momento sprovvista di dena-
ro, sfilò dal dito un anello con
brillanti e lo fece scivolare in
mano al Vescovo. Mons. Versiglia
raccontò poi un altro significativo
episodio. «Predicavo un giorno
nel Santuario di Maria Ausiliatri-
ce a Torino. Una signora, com-
mossa al racconto, pone istinti-
vamente la mano in tasca e ne
trae un biglietto. La conferenza
continua e la signora mette mano
alla borsa e aggiunge un secondo
biglietto al primo. Proseguo nella
narrazione, descrivendo i lavori
della Missione e i risultati conso-
lanti ottenuti. Seguo con l'occhio
la buona signora, che sta frugan-
do in tutte le tasche; raccoglie e
conta. Finita la conferenza, mi se-
gue in sacrestia e mi versa tutto
quello che aveva con sé».
Un giorno assistette alla confe-
renza un exallievo di mons. Ver-
siglia. Alla fine, si avvicinò: «Pos-
so fare anch'io la mia offerta?»
«Grazie, risponde il vescovo, so
che tu lavori e essa rappresenta
certo il frutto dei tuoi sudori e dei
tuoi risparmi». Trasse il portafo-
gli e consegnò a mons. Versiglia
cinque biglietti da cento (una bel-
la somma per quei tempi). «Per
me?... », chiese esitante il Vescovo.
«Sì, per lei... Non si meravigli: è
denaro che dò ad interesse, e l'in-
teresse che mi aspetto è la bene-
dizione del Signore sulla mia fa.
miglia».
«Anche all'estero
scrisse
mons. Versiglia - ho assistito ad
alcuni casi di bontà eccezionali.
Di solito, chi è in ristrettezze ha
l'anhno più disposto a compren-
dere le neces.qi.tà altrui. Fui invi-
tato a celebrare la Messa in uno
dei nostri oratori festivi della
Spagna. Al termine della funzio-
ne, rivolsi alcune parole agli ot-
tocento ragazzi. Appena usciti di
chiesa, mi si presenta un bambino
con gli abiti sdrusciti e male in ar-
nese. Mi prende le mani, mi bacia
l'anello e mi dà di nascosto una
piccola moneta. Erano due cen-
tavos, che la mamma gli aveva
dato per comprare la colazione.
La piccola offerta mi strappò le
lacrime. Alla sera, durante una
breve conferenza sulle Missioni,
tutti i bambini dell'oratorio si die-
dero attorno e raccolsero la bella
somma di trenta pesetas. E i cari
figlioli erano i più poveri di Bar-
cellona».
17 BOLI..ETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

2.8 Page 18

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martire
a 27 anni
per un
sogno
Una vita semplice: ventisette anni di tensione verso
Dio e la sua chiamata. Pagò con la morte l'aver
creduto nell'utopia cristiana. Oggi è un seme di
speranza ed una certezza di vita.
D on Callisto Caravario avrebbe compiu-
to ottant'anni nel prossimo giugno. Ma
in realtà chi è questo giovane prete dal-
lo sguardo sognatore che la provvidenza ha as-
sociato nel martirio a monsignor Versiglia?
Callisto Caravario nasce 1'8 giugno del 1903 a
Cuorgné, un'industriosa cittadina piemontese.
A Torino, dove la famiglia si era trasferita,
Callisto frequenta la scuola e l'oratorio salesiano.
Più tardi viene accolto come interno nell'Orato-
rio di Valdocco: vi frequenta le classi ginnasiali.
«Tra i miei compagni di ginnasio nella Casa
Madre di Don Bosco - annota don Pietro Zer-
bino che gli fu compagno ed amico - io non ne
ricordo uno più buono, ma anche più timido di
Callisto Caravario. Un nulla lo impressionava,
uno sguardo severo del professore lo impauriva,
un fruscio fra le foglie secche delle siepi, durante
le passeggiate, lo faceva sobbalzare con un pic-
colo grido».
18 • BOUETTINO SAI.ES/ANO l MAGGIO 1983
Ed ancora: «Di carattere mite, affettuosis-
simo, schivo dal chiasso, raramente partecipava
alle rumorose ricreazioni dei compagni; amava
trattenersi con i veterani delle Mìssioni, reduci
dai loro campi di lavoro, che passavano frequen-
temente a Valdocco in visita ai Superiori e vi
soggiornavano per qualche tempo».
Entra quindi a far parte della Congregazione
salesiana e nell'agosto del 1918 inizia il noviziato
a Foglizzo.
L'anno seguente emette i voti religiosi conti-
nuando i suoi studi nello Studentato di Valsalice
a Torino.
$ono gli anni, questi, in cui il chierico Cara-
vario esercita un fecondo apostolato nei vari ora-
tori salesiani della città, compreso quello di San
Giuseppe i cui locali, durante la guerra erano sta-
ti requisiti e adibiti a scopi militari, e che vide il
nascere della sua vocazione.
Furono anni di intensa ed entusiasmante
esperienza durante i quali il giovane don Cara-
vario non esiterà a proporre ad altri la vita sale-
siana.
«Avevo quattordici anni - scrive uno che poi
sarebbe diventato salesiano - e un compagno mi
disse che in via Ormea· c'era un oratorio salesia-
no. Via andai con lui la domenica 30 maggio. Sul-
la porta ci accolse un chierico giovanissimo, sor-

2.9 Page 19

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ridente e gioviale, don Caravario. Ci fece visitare
i poveri locali dell'Oratorio, ci presentò a diversi
salesiani che vi lavoravano e quando fu l'ora, ci
invitò a partecipare con gli altri ragazzi alla mes-
sa domenicale. Ebbi l'impressione di trovarmi in
un ambiente da paradiso. Ritornai tutte le do-
meniche, feci amicizia con molti altri ragazzi e
m'appassionai alla vita dell'Oratorio».
L'ultimo anno di liceo don Caravario fu invi-
tato dai superiori a lasciare quell'apostolato che
tanto l'affascinava per dedicarsi esclusivamente
agli stadi.
Fu allora - ricorda sempre don Zerbino - che
ebbi la gioia di sostituirlo ogni domenica al suo
amato Oratorio.
Ricordo che la domenica sera quando ripartivo
per Valsalice, i ragazzi, specialmente i più grandi,
mi assediavano di saluti per don Caravario. Essi
ne parlavano con un entusiasmo commovente e
non cessavano di rimpiangerne la presenza affet-
tuosa e dinamica in mezzo a loro».
Nella primavera del 1922 la vita dell'Oratorio
di Valdocco è più animata del solito: vi si svolge
il XII capitolo generale dei salesiani; fra i Capi-
tolari c'è anche monsignor Versiglia al quale mol-
ti chierici parlano dei loro sogni missionari. Tra
questi c'è anche don Caravario. L'anno dopo vie-
ne inviato come assistente all'oratorio di Valdoc-
co. È l'ultimo anno che Callisto Caravario tra-
scorre in Italia.
Nel 1924, infatti, i salesiani accettano la di-
rezione di un grande istituto professionale a
Shangai, la cui guida viene affidata a don Garel-
li, già direttore dell'Oratorio di San Giuseppe;
questa volta Caravario ottiene dai superiori il
permesso di seguìre il suo ex direttore in Cina.
Quando l'esiguo gruppo di missionari, di cui
fa parte Caravario, giunge a Shangai nel novem-
bre del '24. L'Istituto fu voluto da un grande coo-
peratore salesiano, l'agiato e cristiano industriale
In viaggio per la Cina sulla motonave Coblenz.
Giuseppe Lo Pa Hong; capace di accogliere 300
allievi, accanto a un grande ospizio, è in avanzato
stato di costruzione, quando vi giungono i No-
stri. Non si può certo parlare di farvi scuola. Nei
due anni di permanenza a Shangai sono affidati
all'ex oratoriano, oltre alla scuola del gruppo di
Un saluto alla mamma da Macao (20 gennaio 1927).
MEGLIO CHE ATTENDA 10
Il piccolo Callisto fu un ragazzo timido e gracile proprio
come la finezza della sua anima.
Don Garelli che gli tu direttore all'Oratorio San Giusep-
pe· di Torino ebbe a raccontare quesr episodio:
Solevo recarmi ogni lunedl al San Giuseppe per cele-
bravi la Messa. Vi andavo molto presto perché poi dovevo
recarmi a tara scuola a Valsalice. Il piccolo Callisto s'era of-
ferto per servire la Mesea. Voleva che la mamma lo sve-
gliasse a.Ila quattro. Giungeva all'oratorio molto prima del
necessario e attendeva alla porta pazientemente, al freddo,
alla nebbia, con la neve.
- Perché vieni cosi presto? - gli chiesi una volta.
- È meglio che attenda io, piuttosto che fare attendere
lei -, rispose allegramente. Continuò a giungere molto pri-
ma.
«Più tardi compresi - continua a ricordare don Garelll
- che non era solo un Impegno di puntualità, ma anche de-
siderio di soffrire qualche cosa per prepararsi alla Comu-
nione, che faceva sempre molto devotamente•.
19 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983

2.10 Page 20

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LETTERA A MAMMA ROSA
Shlu-chow 18 maggio 1929
Mia carissima mamma, ti scrivo oggf col cuore pieno di
gioia. Stamattina sono stato ordinato Sacerdote dal nostro
Vescovo Salesiano. Il tuo Callfsto è sacerdote in eterno.
Ringrazia con me il Signore di tutto cuore per questa gra-
zia, veramente straordinaria... Domani salirò sull'altare per
celebrare la prima Messa, proprio nel giorno di Pentecoste.
Il signore scenderà per la prima volta nelle mie mani...
Ormai Il tuo Callisto non è più tuo; deve essere comple-
tamente del Signore, dedicato completamente al suo ser-
vizio. Spero che mi concederà questa grazia. Tu ormai non
pensare più ad altro che a pregare affinché io possa essere
un santo sacerdote, di ottimo esempio a quanti ml vedran-
no, tutto dedicato alla causa del Signore.
Sarà lungo o corto il tempo del mio Sacerdozio? Non lo
so. L'importante è che lo faccia bene, e che presentandomi
al Signore, lo possa dire di avere, con il suo aiuto, fatto frut-
tare le grazie che Egll mi ha dato...
Di gran cuore ti ringrazio di tutto quello che hai fatto per
me, dei sacrifici patiti e delle preghiere latte, e di tutto cuo-
re ti dò la mia benedizione nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo.
Tuo sempre aff.mo figlio Callisto.
aspiranti provenienti dall'Italia, la completa as-
sistenza e istruzione religiosa dei piccoli neofitL
Un sovraccarico di lavoro, mentre la costruzione
volge al termine, affiancato dagli studi di teolo-
~a e da quelli per l'apprendimento della lingua
cmese.
«Quanta miseria mamma, in questa città -
scrive quasi subito dopo il suo arrivo don Callisto
- . Vicino al commerciante ricchissimo, c'è una
quantità di gente che non so proprio come faccia
a vivere. Di ragazzi poi la Cina è piena. Quanto
bisogno c'è di educarli bene!... Pur restando nel
nostro campo di lavoro, che è l'educazione dei ra-
gazzi, avremo molto da fare!». Con riferimento al
lavoro del giovane chierico, il suo direttore don
Garelli descrive:
«Callisto è sempre il mio braccio destro».
Ma nel '26 l'avanzata delle truppe nazionali-
ste guidate da Chiang Kai Shech provoca un ar-
LA LINGUA CINESE E: DIFFICILE
Don Caravarlo Intrattenne una corrispondenza affettuo-
sissima con la mamma. Ecco, ad esempio, cosa scriveva il
14 dicembre 1924 da Shanghai: «Stiamo studiando Il cine-
se. A vent'anni Imparo a scrivere e a balbettare. Sia anche
questo nel nome del Signore. Noi siamo contentissimi. Pen-
siamo all'Italia, perché è impossibile non pensarvi, ma sia-
mo felicissimi di essere in Cina... Mia buona mamma, prega
per Il tuo Callisto, affinché possa Imparare un po· facilmen-
te questa lingua, che è assai difficile, e possa cosl fare del
bene. La mia mamma non la dimentico mal; ogni tanto
guardo il suo ritratto e la raccomando alla Madonna•.
Appena due settimane dopo tornerà a scrivere: «Stiamo
studiando il cinese. Non è facile: ma se la mamma prega,
Callisto riuscità a parlare anche il cinese».
20 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983
resto del commercio compromettendo seriamente
il lavoro delle industrie.
Lo Pa Hong non è più in grado di far fronte
agli oneri finanziari delle grandi opere di benefi-
cenza da lui intraprese.
Si viene così nella determinazione di diminui-
re il numero dei ricoverati all'orfanotrofio e di
conseguenza anche quello del personale addetto.
Caravario, insieme ad altri quattro confratelli,
raggiunge Diii capitale dell'isola di Timor dove i
salesiani aprono una nuova casa.
Alla fme della sua permanenza sull'isola, du-
rata poco meno di due anni, Caravario è dappri-
ma destinato alla missione di Shiu-chow, dove il
19 maggio del 1929 viene ordinato sacerdote da
Mons. Versiglia, e di qui dallo stesso Vescovo a
quella della regione di Lin-chow. «Mi trovo a
Lin-chow, il distretto più lontano della nostra
missione - scrive don Caravario a un novizio de-
lineando un primo programma di vita - Da pa-
recchi mesi mi trovo solo. Vedo un confratello
una volta al mese. Qui abbiamo due scuolette e
una cristianità incipiente. La città conta circa 40
mila abitanti; vi sono circa 200 cristiani, tutti
della prima generazione. Lungi dal pescare con la
rete, si pesca coll'amo, ad una ad una le anime
che il Signore ci manda... Siamo proprio come
agnelli in mezzo ai lupi. L'onda nazionalista ha
avviato la nazione cinese sulla via del progresso
industriale, ma lascia vuoto l'animo, getta il di-
scredito sulla vecchia religione nazionale e la dif-
fidenza sulla nostra religione».
E il giovane sacerdote, alludendo, in una delle
ultime lettere alla famiglia, alla calunniosa pro-
paganda bolscevica contro irnission~ già in pre-
cedenza aveva espresso le difficoltà in merito alla
condizione del missionario nel travagliato proces-
so storico di quel paese «il lavoro del povero mis-
sionario è quanto mai difficile e bisogna che il
Signore lo aiuti e lo assista in tutte le cose. La
Cina è un paese tutto speciale... Per molti il farsi
cristiani è molto difficile, specialmente in questi
tempi. Molte cose si sono dette contro la nostra
religione. Cosicché le difficoltà sono aumentate».
Ai principi del febbraio del 1930 don Carava-
rio scende a Shiu-chow, dove erano stati ultimati
i lavori di adattamento della casa di Ho-sai, adi-
bita a seminario per le vocazioni ecclesiastiche
indigene, per accompagnare mons. Versiglia nella
visita pastorale alla regione di Lin-chow.
Proprio nel mese di febbraio scrive la sua ul-
tima lettera alla mamma. La tragedia è già nel-
l'aria.
« Tra qualche giorno - scrive alla mamma -
partirò di qui con il nostro Vescovo e con alcuni
giovani che hanno finito i loro studi e ritornano a
Lin-chow. Sarà una buona settimana di barca.
La strada è piena di pianti, però siamo sicuri che
il Signore ci aiuterà. Anche davanti a quella gen-
te il cuore resta calmo e tranquillo. Oh, come si
sente che siamo nelle mani del buon Dio... ».

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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vasta eco nella stampa
I 1 1° marzo 1930, su tutti i
giornali compare la notizia
della morte dei due missio-
nari salesiani. È una notizia arri-
vata all'ultimo momento, ancora
oscura, appresa da un laconico te-
legramma spedito da don Bernar-
dini, direttore delle scuole Lewis
di Hong Kong e confermata dal
corrispondente del «Times» in
Cina.
Nella sua cruda essenzialità è
inserita, in tutta fretta, dai gior-
nali nelle «Recentissime» o nelle
«Ultime dal mondo». È il caso del
«Corriere della Sera» e del «Mes-
saggero». La notizia non può es-
sere ancora ampliata da commen-
ti, è una nota d'agenzia uguale per
tutti. Se ne può, al massimo, far
risaltare la drammaticità aggiun-
gendo qualche scarsa riga sulla fi-
gura delle sue vittime, come fa il
«Corriere della Sera».
La «Stampa», invece, riesce a
pubblicare la nota d'agenzia nella
«Cronaca cittadina», rilevando
l'origine dei due salesiani nel ti-
tolo stesso: «Un Vescovo e un
Missionario piemontesi uccisi dai
pirati in Cina». Ma anche queste
poche righe dell'ultimo momento
riescono a provocare un'intensa
emozione in tutti i lettori. L'av-
venimento è grave, provoca sor-
presa, sconforto, pietà e la por-
tata di questi sentimenti collettivi
è testimoniata dallo spazio, dal ri-
salto con cui i quotidiani, nei gior-
ni seguenti, riprendono e com-
mentano l'accaduto.
Il 2 marzo il « Corriere della
Sera» esce con due articoli. Nel
primo la iniziale notizia è amplia-
ta da molti particolari; il secondo
è, invece, un lungo commento dal
titolo « La figura delle vittime e
l'ambiente dell'eccidio», in cui si
parla dell'azione di monsignor
(Segue a pug. 24)
del tempo
Ecco una breve rassegna stampa dal giornali del
1930. Ne parlarono un po' tutti i giornali e il
disegnatore della Domenica del Corriere, Beltrame,
dedicò una delle sue incisive copertine.
THE
L'AVVENIRE D'ITALIA
Chcw:
fW,IICll
&tÌ'lllf'
; .., 1''
Do
A ricordo della Beatificazioneoffriamo ai nostri lettori un po-
ster significativo: è la copertina della Domenica del Corriere
del 16 marzo 1930 disegnata da Beltrame. La notizia riportata
non fu del tutto esatta: le tre ragazze infatti non erano suore.
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

3.2 Page 22

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NBL RBGNO
Anno • . , . . . . L. 111, -
Semestrc . • . . . . a ,-
ESTERO
L,. 4a0i,,--
PeP le ln■erslonl rivolgc n l all' Amml-
nì1tnzioae del Corrl,re della Sera - Via $ollc-
rino, 28 • Milano.
Anno XXXI I N. 11
SI pubblica a JlllllJlDO ogni Httlmana
Supplemento illustrato del .. Corriere della Sera,.
16 Marzo 1930 - Anno VIII
Uffici del 1 Iornal(, ;
V ia Solferi no, 2 8 .. MIiano
P,r tutti gli artico/I e 11/wtrtulonl ~ rlsen•
la proprittà utteraria e artistica, secondo
ltggi e i trattati internazionali.
Centesimi 30 la co

3.3 Page 23

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Durante una visita pastors.Ie lungo un t1ume della Cina meridionale, il Vescovo italiano Mons. Versiglia delle Missioni salesii
- accompagnato un altro italiano, Don Caravarlo~ e da tre suore cinesi, - veniva aggredito e depredato da una bandi
soldati del generale bolscevico Ciang-Ilat-Kuei. Dopo la rapina, la soldataglia cerco di preD.der seco le tre suore: i sa.cerdoi
opposero, e allora tutti e cinque gli in.felici furoD.o spin.ti su una collina e massacrati, (Disegno di A. Beltrame)

3.4 Page 24

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Versiglia in Cina, della sua atti-
vità di missionario e « costruttore,
sia spirituale che materiale, di
edifici per la religione cattolica».
Sono ricordate le visite di perso-
nalità dell'epoca alla missione; è
descritta la località in cui è av-
venuta la drammatica uccisione.
Infine si parla delle famiglie delle
due vittime, delle anziane ma co-
raggiose madri.
Il «Giornale d'Italia» riporta la
notizia in prima pagina, dove c'è
spazio anche per un disegno raf-
figurante monsignor Versiglia e
per un lungo commento che ricor-
da ai lettori l'attività del vescovo
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 19/f:J
dal suo arrivo in Cina, riportando
le residenze e le scuole costruite e
il numero dei convertiti al cristia-
nesimo.
Il 2 marzo la notizia esce anche
sull'Osservatore Romano», segui-
ta da un corsivo sulle. drammati-
cità «del nuovo misfatto, che
strappa alla Chiesa, ed in modo
particolare alla Famiglia salesia-
na, così benemerita della fede e
della civiltà, due apostoli, l'uno
già carico di merito, ma pur ricco
di meravigliose energie, come san-
no quelli che, come noi, hanno
avuto la fortuna di conoscere
monsignor Versiglia, l'altro, all'al-
ba dell'apostolato, pieno di radio-
se promesoo, portato dal fedele e
forte Piemonte. Le nuove vittime,
cadendo sotto i barbarici colpi
fratricidi, spandono con un ul-
timo anelito di fede e di carità, un
seme vigoroso che saprà fecondare
quel Dio, al quale consacrarono la
giornata della loro vita, che ha
avuto il purpureo tramonto del
martirio».
L'eco è molto vasta nell'opinio-
ne pubblica; anche il governo ita-
liano interviene chiedendo ripa-
razioni alla Cina. Questo aspetto
è molto pubblicizzato, per primo,
dal «Messaggero», che già il 4
marzo annuncia l'azione di gover-
no con un articolo in prima pagi-
na, che, dopo aver ripreso l'avve-
nimento, riporta che è stata chie-
sta «un'indennità a titolo di ri-
parazione morale al governo di
Nanchino», di cui viene affenna-
ta, molto insistentemente, la re-
sponsabilità, anche se indiretta.
Gli altri giornali pubblicano la
richiesta di riparazione il 5 marzo,
tutti in prima pagina, dedican-
dole molto spazio. Il «Giornale
d'Italia» lo stesso giorno ha anche
un resoconto dei funerali di mon-
signor Versiglia. Sempre il 5 mar-
zo l'«Osservatore Romano», sotto
la .rubrica «Apostolato missiona-
rio», esce con ben sette articoli
tutti dedicati alle missioni in Cina
e ai due martiri salesiani. Gli ar-
ticoli parlano delle precedenti cat-
ture, delle coraggiose parole della
madre di don Caravario alla no-
tizia della morte del figlio, del co-
stante aumento della popolazione
cattolica in Cina.
L'avvenimento riporta alla
mente di tutti i pericoli e i bisogni
delle missioni nei paesi asiatici. Il
6 marzo, sempre in prima pagina,
il «Giornale d'Italia» pubblica
una lettera di un francescano in
Cina che narra delle difficoltà che
si devono affrontare. L'«Osserva-
tore Romano» continuerà la ri-
flessione sull'andamento delle
~ioni per una settimana, pub-
blicando editoriali e ricordi di
precedenti martiri. La riflessione
investe proprio la funzione della
Chiesa nelle missioni. «La Chiesa
- scrive !'«Osservatore» 1'8 mar-
zo - deve essere ispiratrice e mo-
deratrice dei popoli che si sveglia-
no da sonni millenari».

3.5 Page 25

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il racconto
del martirio
.i .
k
,f
.>... ,I.,
t
ff
6-
,.{JJ -2i.
.~
Solo pochi giorni prima di partire
per quello che si sarebbe rivelato
come il suo ultimo viaggio terreno,
mons. Versiglia aveva potuto vedere
realizzata, almeno nelle sue strutture
fondamentali, l'opera alla quale ave-
va tanto duramente lavorato, il so-
gno della sua missione evangelica:
un seminario per le vocazioni eccle-
siastiche indigene. « La parte più im-
portante dei lavori è compiuta - ave-
va detto al suo segretario il 21 feb-
braio 1930 - domani possiamo tra-
sferirvi i seminaristi. Gli altri lavori si
potranno fare in seguito, a poco a
poco. Fatto questo io rimarrò libero,
e lunedì 24 potrò partire per Lin-
chow».
A Lin-chow, il Vescovo doveva re-
carsi in visita pastorale. Il viaggio sa-
rebbe durata otto giorni. Domenica
23, vigilia della partenza, mons. Ver-
siglia celebrò la Messa, accogliendo
il desiderio espresso dai giovani del-
l'Istituto Don Bosco. La mattina
dopo, sveglia alle quattro, Messa nel-
la cappella dell'Istituto Maria Ausilia-
trice. Alle 5 e mezza si riuniscono i
La barca sulla quale viaggiarono i Martiri.
Passaporto
cinese di Mons. Versiglia.
partenti. Oltre a mons. Versiglia, ci
sono don Caravario, due giovani
maestri, uno - Thong Chong-Wai -
che non si era fatto cristiano benché
si fosse diplomato al Don Bosco,
vent'anni, già sposato e padre di due
figli; l'altro - Antonio M. Pan Ching
- cristiano, 23 anni, sposato. Cia•
scuno di essi aveva con sé una sorel•
la: Maria Thong Su Lien, 21 anni, so-
rella di Thong, e Paolo M. Yu Tee,
sorella di Antonio, 16 anni, che si re-
cava a salutare la famiglia avendo
espresso il desiderio di farsi suora fra
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Infine
c'era una giovane dl 22 anni, Clara
Tzen Tz Yung, catechista. Tutti si re-
carono alla stazione ferroviaria e sali-
rono in vettura. Il treno partì alle otto
e dieci.
La prima tappa era prevista a Lin•
kong-how, dove il gruppo arrivò alle
cinque pomeridiane, accolto da don
Cavada. Trascorsero la notte nella re·
sidenza m1ss1onaria. L'indomani
avrebbero ripreso il viaggio a bordo
di una barca. Alle 7 di mattina del 25
febbraio, il gruppo prende posto sul-
l'imbarcazione. Si sono aggiunti Pie-
tro Luk Apiao, un ragazzo cristiano di
dieci anni, e una anziana catechista,
che avrebbe accompagnato Oara. I
barcaioli erano quattro. A prua della
barca avevano issato una specie di
bandiera, su cui era scritto, su fondo
25 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

3.6 Page 26

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D fiume dell'agguato.
bianco « Missione cattolica», una in-
segna che in passato aveva consen-
tito di evitare molti pericoli. A metà
mattina, mons. Versiglia, don Cara-
vario e i due maestri scendevano a
terra per fare un po' di moto, e se-
guono dalla riva destra la barca che
in quel punto è trascinata dai bar-
caioli a me120 di fiumi, per vincere la
corrente. Arrivano a un paese, chia-
mato «Ruscello d'argento». È giorno
di mercato. Si vedono intorno molti
uomini armati. Alcuni di essi si avvi-
cinano a monsignore che li saluta af-
fabilmente secondo l 'uso cinese:
«Avete mangiato riso?» È un modo,
per dire «state bene?». Gli uomini ri-
spondono al saluto: « Grazie, l'abbia-
mo mangiato. E voi l'avete man•
giato?».
Verso meuogiorno, i missionari e
i maestri risalgono in barca, e così
anche i barcaioli, che abbandonano
le funi si danno a spingere la barca
controcorrente con lunghe pertiche.
Poco dopo avviene il drammatico in•
contro con i pirati. Ecco quegli an-
gosciosi momenti come li ha rico-
struiti don Guido Bosio, nella sua
preziosa biografia dei due martiri sa-
lesiani.
« D'un tratto si udì un grido impe-
rioso:
- Fermate la barca!
Una decina di uomini puntavano
contro la barca fucili e rivoltelle.
Chi conducete? - gridarono
dalla riva.
- Conduciamo il Vescovo e un
padre della Missione cattolica, che si
recano a Lin-chow a predicare la re-
26 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983
ligione.
Donde venite?
Da Lin-Kong-how.
Approdate!
Sono gente della Missione cat-
tolica e non occorre approdare.
- Approdate lo stesso!
Le donne udito il dialogo, com-
prendono pienamente di che si trat•
ta, e presa la corona del Rosario,
pongono la faccia sulle ginocchia, si
coprono il capo con le mani e pre•
gano. Don Caravario è preoccupato.
Monsignore, inconscio di ciò che l'at·
tende, ma non nuovo a ciò che ac-
cade, raccoglie tutte le sue forze per
mantenere quella fredde12a d'animo,
quella calma, che sono tanto neces-
sarie in quelle circostanze.
Alla precisa intimazione e all'atteg-
giamento minaccioso dei pirati che
puntano verso la barca i fucili, i bar-
caioli danno di mano alle lunghe aste
di bambù e si affrettano ad appro-
dare.
- Sotto la protezione di chi viag-
giate? - domandano i pirati in tono
arrogante.
- Di nessuno.
- Come di nessuno? Perché non
ci avete preavvisati? - Poi rivolgen•
dosi al padrone della barca:
- E tu barcaiolo, come hai osato
condurre gente a Lin-chow senza pri-
ma chiedere la nostra protezione?
Ora non passerete se non sborserete
subito cinquecento dollari in carta
europea, per il nostro vettovaglia-
mento; altrimenti vi fucileremo tutti».
La situazione in Cina a quell'epoca
era quanto di peggio si possa 'im-
Maginare per ciò che riguarda la si-
cure12a personale. Solo la presenza
di truppe dava qualche garanzia di
ordine. Ma le continue guerre indu-
cevano i governi locali a ritirare i sol-
dati da intere regioni, e nel vuoto che
subentrava, ad approfittarne erano i
pirati, i quali imponevano la loro
« protezione» ai viaggiatori dietro ver-
samento di una somma in denaro. I
missionari, in quanto stranieri, pote•
vano ignorare quella illegale imposi-
zione, e l'insegna « Missione cattoli-
ca» aveva evitato a molti di cadeìe
nella tagliola dei pirati. Ma il gruppo
che aveva fermato l'imbarcazione su
cui viaggiava mons. Versiglia non
aveva alcuna intenzione di rispettare
quella consuetudine. E ciò avvalora il
sospetto che quei pirati non miras-
sero tanto al denaro quanto ad im-
possessarsi delle ragaue. Ma ecco
altri particolari della drammatica vi•
cenda, nella ricostruzione fatta da
don Bosio nella biografia dei due
Martiri pubblicata dalla ElleDiCi.
« Monsignore finge ancora di son-
necchiare, e don Caravario, temendo
che dorrnisse e non s'accorgesse di
quello che stava accadendo intorno
a loro, un po' preoccupato lo scuote:
- Monsignore, monsignore, i pi-
rati ci impongono una taglia di 500
dollari per il loro vettovagliamento!
Mons. Versiglia continua a mo-
strarsi tranquillo e incurante. Un pi-
rata grida: - Dite ai 'diavoli stranieri'
che escano, dite agli uomini della
Missione cattolica che vengano fuori!
Il barcaiolo si affaccia alla porta
della capannuccia che sta al centro
della barca, e dice:
- Ci sono i pirati. Vogliono che
usciate a parlare con loro.
- Non uscite, non uscite! - sus-
Le tre ragazze.
I

3.7 Page 27

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Occhiali e penna di Mollll. VeNriglia.
surrano le ragazze.
Don Caravario ritenne compito
suo intervenire. Estrasse il suo bi-
glietto da visita, si alzò da sedere,
uscì a prora e, in perfetta etichetta ci-
nese, consegnò il biglietto. Si inchinò
e rientrò a sedersi. Uno dei pirati pre•
se il biglietto, lo lesse e insistette:
- I 'diavoli stranieri' devono dare
500 dollari per il nostro vettovaglia-
mento.
Mons. Versiglia disse a don Cara-
vario:
- Dì loro che siamo missionari e
perciò non abbiamo con noi tanto
denaro.
I pirati, urtati dalla riluttanza a ri•
spondere alle loro richieste, incomin-
ciano a vomitare ingiurie e insulti ve-
lenosi contro i missionari. Infine
mons. Versiglia e don Caravario si
presentano all'ingresso della barca.
- Noi siamo missionari - affer-
ma Monsignore - . È nostro costu-
me non portare con noi tanto denaro
quanto voi ne chiedete, ma solo
quanto basta al nostro sostenta-
mento...
- Ahi, Essi non vogliono mettere
fuori il denaro... Presto bruciamo la
loro barca!
A questo punto alcuni pirati bal-
zano sulla barca e gridano:
- Ammazziamo i due 'diavoli
stranieri'! - Esplorano la barca e
scorgono le ragazze.
- Portiamo via le loro mogli -
urlano.
- No, esse non sono le nostre
mogli - spiega don Caravario
Esse sono le nostre alunne e voi non
dovete toccarle.
- Se non avete denaro, vi con-
duciamo via le mogli e se vi oppor-
rete vi batteremo. Donne, uscite, ve-
nite a terra!
Da terra sparano alcuni colpi di fu.
cile a scopo intimidatorio. Monsigno-
re e don Caravario, sentendo la mi-
naccia di rapire le ragazze, rientrano
nella barca e siedono al loro posto vi-
cino ali'entrata per dar modo ai ma-
landrini di ravvedersi dai loro infami
propositi, ma pronti a difendere le
giovani con la loro persona, qualora
essi avessero osato entrare nella bar-
ca. Ma i pirati spinti dalla passione e
risoluti nel loro proposito, si lanciano
sulla preda.
- Noi Non prendete le ragazze! -
supplicano Monsignore e don Cara-
vario, tentando ancora di piegare
quei malvagi con le buone maniere
- . Esse sono nostre alunne... Noi
non vi abbiamo offesi in alcun
modo. Non siate così cattivi. Perché
senza alcuna ragione volete rapire
con la violenza le nostre alunne?»
I pirati allora tentano di incendiare
la barca, e siccome i due missionari
si gettano sul fuoco per spegnerlo,
vengono colpiti col bastone e con il
calcio dei fucili sulle braccia, sul pet-
to. Ciò non fa desistere i due missio-
nari da fare scudo con il proprio cor-
po alle alunne.
Scrive ancora don Bosio: I due
missionari sono carichi di lividure e
sfiniti dalle percosse... il volto di
mons. Versiglia impallidisce, il suo
occhio si offusca... e viene meno. O
suo corpo si rovescia sulla catechista
Clara, che, prostrata a terra, supplica
e prega. Don Caravario, continua a
resistere... ma alla fine estenuato
s'accascia sulla panca sinistra della
barca... Alla vista delle due vittime
che cadono sotto i loro colpi brutali, i
feroci assalitori rimangono per un at•
timo sconcertati, poi ordinano ai
compagni rimasti sulla riva:
- Che fate là? I due 'diavoli stra-
nieri' sono caduti. Presto, portate via
le donne».
Poi i pirati si impossessano delle
ragazze, Maria tenta di fuggire gettan-
dosi in acqua, ma è presto ripresa.
Anche ai missionari è ingiunto di
scendere a terra. Don Caravario rac-
coglie le forze e obbedisce, ma mon-
signore non si muove per cui i pirati
ordinano a Antonio di aiutarlo. Don
Caravario non cessa di supplicare i
rapitori: «Queste tre ragazze hanno
padre e madre, vi prego di non con-
durle via». I due salesiani sono per-
quisiti, e derubati del poco che han-
no addosso. Quindi vengono legati.
Un pirata suggerisce di uccidere gli
stranieri. I barcaioli e gli altri com-
ponenti del gruppo vengono ricon-
dotti in barca e costretti a riprendere
il corso d'acqua per fare ritorno a
Lin-Kong-how. I missionari e le tre ra-
gazze vengono fatti sedere nel bosco
di bambù. li Vescovo e don Carava-
rio pregano ad alta voce. Fanno an-
cora un tentativo di dissuadere i pi-
rati dal loro miserabile disegno.
«Quanto denaro vuoi? - doman-
da don Caravario a uno di essi - .
Noi siamo della Missione cattolica di
Shiu-chow. Non vogliamo che con-
duciate via le nostre alunne. Se voi
volete denaro, il padre scriverà a
Shiu-chow e ne avrete quanto vole•
te». «Noi non vogliamo denaro, ri·
sponde il pirata - vogliamo ammaz-
zarvi».
I due sacerdoti vengono condotti
via, lungo un sentiero. Mons. Versi-
glia ha un ottimo slancio di patema
generosità: «lo sono vecchio, am-
mazzatemi pure. Ma lui è giovane, ri-
sparmiatelo». Neppure questo desi-
derio è esaudito. I due martiri, legati
insieme si inginocchiano, alzano lo
sguardo al Cielo, offrono al Signore il
loro sangue innocente. Poco dopo,
risuonano cinque colpi di fucile.
Nella lontana Cina, due sacerdoti,
due figli di Don Bosco hanno dato la
vita per adempiere al dovere pasto-
rale di proteggere delle giovani affi-
date alla loro responsabilità, con un
atto eroico in difesa della purezza di
quelle fanciulle.
27 SOUUTINO SAI.ES/ANO I MAGGIO 1983

3.8 Page 28

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«cronisti»
dalla Cina per il
Bollettino
Salesiano
Appunti di viaggio di mons. VerslgUa e resoconti di don
Caravarlo scritti per I lettori del BS.
L 'eroica fine di mons. Ver-
siglia e di don Caravario
fu registrata dal «Bollet-
tino Salesiano» con ampiezza
commisurata all'emozione e al do-
lore profondi che la notizia susci-
in tutta la Famiglia Salesiana.
Dal «BS» apprendiamo che il pri-
mo a venire a conoscenza del tra-
gico avvenimento fu il Rettor
Maggiore don Rinaldi, informato
il 28 febbraio da un laconico tele-
gramma proveniente da Hong-
Kong: «Mons. Versiglia et don
Caravario uccisi dai pirati». Ri-
presa dalla stampa italiana e in-
ternazionale con grande risalto, la
notizia si diffuse in un baleno, sol-
levando una ondata di emozione.
Il Bollettino parla di innumere-
voli messaggi di cordoglio inviati
a don Rinaldi da personalità, rap-
presentanti di Ordini religiosi,
semplici fedeli, tutti desiderosi di
esprimere il proprio dolore e unir-
1<;> a quello della Famiglia Sale-
S1ana.
Nel suo numero di aprile, il
Bollettino riportò il resoconto
della seduta della Camera dei de-
putati nel corso della quale il sot-
tosegretario agli esteri aveva dato
risposta a una interrogazione pre-
sentata dall'on. Verga. Il sotto-
segretario informava l'interrogan-
te che l'ambasciatore italiano in
Cina era stato incaricato di pre-
sentare una nota al governo di
Nanchino, con la richiesta di
28 BOLLETTINO SALESIANO t MAGGIO t983
provvedere non solo alla imme-
diata cattura dei responsabili, ma
anche di disporre per una adegua-
ta riparazione. Il sottosegretario
precisava che la vita di due italia-
ni apostoli della fede non poteva
ovviamente essere valutata con
criteri materiali, cosicché la ripa-
razione doveva essere intesa come
impegno a realizzare un'opera di
bene che valesse a commemorare
le due vittime. Nell'esprimere il
proprio cordoglio, il governo di
Nanchino si era dichiarato dispo-
nibile ad adempiere alle richieste
del governo di Roma.
A conclusione del suo interven-
to, il sottosegretario agli esteri in-
viava un commosso pensiero alla
vasta e generosa schiera dei mis-
sionari e cosi concludeva: «Di
mons. Versiglia e di don Carava-
rio, come di tutti gli altri caduti
neU'adempimento della loro alta
missione, sarà perenne il ricordo
nel cuore degli italiani».
Il «Bollettino Salesiano» aveva
in passato, e in più occasioni,
ospitato scritti di mons. Versiglia.
Talvolta erano dettagliate rela-
zioni dell'attività missionaria, in
altri casi resoconti di viaggi com-
piuti all'interno dell'ampio terri-
torio della Missione salesiana.
Uno di questi resoconti era appar-
so sul «Bollettino)) nell'aprile
1929, quindi poco meno di un
anno prima della morte del Vesco-
vo. Minuzioso, ricco di particolari
gustosi, di annotazioni sul carat-
tere dei cinesi, esso è una testi-
monianza della passione con cui
mons. Versiglia viveva la sua
esperienza in Cina, oltre che della
perfetta conoscenza di una vasta
parte di questo sterminato paese.
L'articolo pubblicato dal «Bol-
lettino» è solo la prima parte del
più ampio scritto inviato dal Ve-
scovo. Difatti, accanto alla firma,
c'è, tra parentesi, la parola «con-
tinua)). Non ci è tuttavia dato leg-
gere la seconda puntata perché i
tre successivi numeri del Bollet-
tino sono quasi interamente oc-
cupati dal resoconto di un avve-
nimento nel frattempo interve-
nuto, e di enorme importanza per
la Famiglia Salesiana: la beatifi-
cazione di Don Bosco. La man-
canza di spazio impedl quindi la
pubblicazione della seconda parte
dell'articolo.
Ma vale la pena di cogliere, qua
e là, in quello scritto, la descrizio-
ne delle prime giornate di un viag-
gio fatto a cavallo e che sarebbe
durato otto giorni. L'occasione
per mettersi in cammino era stata
fornita a mons. Versiglia dall'in-
vito rivoltogli di assistere alla
consacrazione episcopale di mons.
O'Shea, vescovo eletto di Kan
Chiu. «La distanza è di circa 400
chilometri - scrive mons. Versi-
glia - il tempo piovoso e la via
non molto sicura. Tuttavia non
potevo, senza ledere lo spirito di
fraternità, negare quest'omaggio
ai nostri fratelli vicini che tante
prove ci avevano dato della loro
squisita amabilità».
In compagnia di don Dalmasso,
il vescovo monta a cavallo e si
mette in viaggio. « Il primo giorno
- scrive - si percorsero 95 chi-
lometri, tanto più faticosi in
quanto bisognò sempre marciare
al passo, per non perdere di vista i
nostri portatori. La presenza del
missionario europeo, specie se a
cavallo, incute sempre molto ri-
spetto anche ai male intenzionati.
Le ultime due ore furono vera-
mente laboriose e arrischiate, per-
ché sorpresi dalla notte buia, do-
vemmo trascinare noi e i nostri
cavalli su e giù per burroni e pre-
cipizi; ma assistiti dalla Provvi-
denza arrivammo sani e salvi)).
Non era cosa da poco, dati i tempi
che correvano in Cina, lacerata

3.9 Page 29

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dalle incessanti guerre e infestata Una tappa fu fatta a Li Tong.
da briganti e malfattori di ogni «Vi è colà, continua il resocon-
risma.
to, una famiglia cristiana, che ge-
Dopo altri due giorni di viaggio, stisce una bottega ristorante. Ma-
i mis&onari arrivano a Nam rito e moglie sono ferventi cristia-
Yong, in anticipo di una giornata ni: nel loro negozio al posto d'o-
sul previsto «e in tempo - scrive nore hanno intronizzato il Croci-
il Vescovo - per dare noi stessi fis.so e il quadro della Vergine. Ci
una mano nei preparativi per il raccontavano tutte le vessazioni
nostro ricevimento. I buoni cinesi che ebbero a soffrire da parte dei
però, non si scompongono per comunisti, ma questi, aggiunge-
queste sorprese. Essi continua- vano indicando le immagini di
rono i preparativi come se io non Gesù e di Maria, ci hanno sempre
ci fossi, e il giorno dopo, freschi protetti».
freschi, vennero a chiamarmi per Mons. Versiglia fa infine una
farmi passare sotto quegli archi di dettagliata descrizione del lavoro
fiori che io stesso aveva aiutato di una particolare categoria di la-
ad innalzare. Che carattere am- voratori, incontrati in una zona di
mirevole è mai il cinese, quando confine fra due province, a ridosso
non viene guastato da influenze di una altura che si eleva fino a
estranee alla sua indole!...».
circa mille metri. Si tratta dei
Approfittando della sosta, il portatori, cioè di almeno 20 mila
pastore fa visita alla cristianità di persone che ogni giorno transita-
Li Hen Kiau e trova fedeli molto vano attraverso il passo: andando
ben di.sposti, uniti tra loro e con la in salita, portavano petrolio o
Chiesa nonostante le difficoltà in sale, scendendo portavano olio,
cui si trovano ad operare. Mons. riso, fagioli, carta, tela ecc.
Versiglia ha qui modo di descri- « E una doppia catena quasi
vere quella che egli stesso defini- ininterrotta per lo spazio di 70
sce una «bella scenetta». Si tratta chilometri circa. I portatori han-
di uno sposalizio: «il marito nella no una organizzazione che mo-
verde età di 82 anni, la sua spo- nopolizza il trasporto a mano del-
sina di 76... Avevano tentato di la merce. TI poter portare vuol
tenere la cosa segreta, ma non riu- dire avere il pane assicurato». As-
scirono... Quando la coppia si sicurato dalla paga giornaliera,
mise in via per venire alla chiesa, i ma anche dalle piccole ruberie,
ragazzi, le ragazze e tutte le spo- che mons. Versiglia descrive con
sine del vicinato saltarono fuori singolare precisione e non senza
come tante vespe. Le risa, gli bonaria ironia.
schiamazzi, i petardi, i fiori e la "Vi è per esempio chi porta la
verzura con cui coprirono gli sposi carta. Questa è imballata un quin-
fino all'entrata della chiesa non si terno sopra l'altro, cosi esatta-
pos.sono descrivere.. Anche in chie- mente da formare alle due teste
sa ci volle tutta l'autorità del mis- della balla una superficie comple-
sionario per tenere un po' a posto tamente piana su cui si impri-
quel corteo di graziosi imperti- mono i bolli della bottega che spe-
nenti. Il colmo fu quando il Mis- disce. Ma il portatore trova
sionario fece le domande di rito ugualmente il modo di arrangiar-
alla sposa (acconsenti, non accon- si. È solo questione di un po' di
senti, ecc.). Le ragazze e le dQnne pazienza. Da solo, o aiutato dai
che erano in chiesa scoppiarono in suoi, disfa la balla e toglie un fo.
un sonoro «Gnoe» (acconsento) e glio o due da ciascun quinterno.
il Missionario dovette fare uno Una balla ha cento quinterni, ogni
sforzo per trattenere le risa... >). quinterno cento fogli: togliendo
Di nuovo in sella, i mis&onari due fogli per quinterno su due
attraversano una desolata regione balle viene ad averne quattrocen-
in tempo fiorente, ma poi teatro to fogli: vale a dire quattro quin-
di lotte fra i comunisti e i nazio- terni. Rimette i quinterni l'uno
nalisti, patria di un famoso capo sull'altro con lo stesso ordine, li
comunista, particolarmente fero- lega di nuovo strettamente con le
ce, ucciso dai nazionalisti, con fettucce di bambù, ed egli ha così
tutto un seguito di orrende rap- realizzato un guadagno di due
presaglie, stragi, devastazioni. lire, senza punto arrecare la mi-
nima avaria, visibile esternamen-
te... ». Insomma, con l'abilità e la
pazienza cinesi, il gioco è fatto.
Anche don Caravario scrisse
qualche articolo per il Bollettino.
Uno di questi apparve nelnumero
di ottobre 1929. Il giovane che di
ll a pochi mesi avrebbe versato il
suo sangue, descrive il lavoro del-
la missione e, con accenti di pro-
rnnda partecipazione, le miserie di
tanta povera gente e gli sforzi fat-
ti per alleviarla.
« Presso le vecchie mura della
città di Shiu-Chow vicino alla
nuova porta orientale, vi è un
gruppo di misere casette cinesi in-
tramezzate da alcuni piccoli cor-
tili. Sono costruzioni prive non
solo di ogni comodità, ma anche
delle cose più necessarie: sorsero
man mano che la necessità lo ri-
chiedeva, senza alcun disegno pre-
stabilito, se si eccettua quello di
voler spendere il meno possibile.
Questa fu la culla dell'Opera sa-
lesiana in Shiu-Chow. Qui inco-
minciarono i primi salesiani che
presero posses.so della missione e
per parecchi anni quelle povere
casette servirono da episcopio e
da residenza centrale; qui pure
Maria Ausiliatrice ebbe la sua pri-
ma cappella che in povertà vin-
ceva certamente quella che Don
Bosco aperse a Valdocco... E fu
qui che le prime Figlie di Maria
Ausiliatrice, arrivate in Cina nel
1923, cominciarono il loro lavoro
per il bene delle ragazze cinesi».
In seguito tutta la Missione si
trasferì altrove. Ma si pensò a
quel gruppo di casette quando «si
rese indispensabile avere un locale
che servisse da ricovero a tanti
poveri vecchi cristiani e pagani bi-
sognosi di essere aiutati. Oh,
quanti se ne trovano di questi mi-
seri in Cina! Sono vecchi carichi
di anni, coperti talvolta di pia-
ghe... La carità pubblica non esi-
ste... Si aprl così un piccolo am-
bulatorio dove tutti i giorni si me-
dicano un gran numero di pove-
retti, colpiti il più delle volte da
piaghe incurabili». Don Caravario
conclude il suo articolo raccoman-
dando l'opera missionaria al cuore
dei generosi che vorranno aiutarla
a crescere, a svilupparsi, a bene-
ficio del corpo e dell'anima di tan-
ti bisognosi.
29 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983

3.10 Page 30

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,nartiri
due
l'eredità
di Don Bosco
a sostegno
dello spirito
e del lavoro
m1ss1onar10-----~
M ons. Versiglia, don Ca-
ravario: due salesiani
che hanno lavorato
sodo nella vigna del Signore.
Laddove passavano, restava un
segno della loro tenace attività:
nuove comunità cristiane, chiese,
cappelle, orfanotrofi, scuole ele-
mentari e professionali, tutte
opere realizzate in armonia con
lo spirito missionario salesiano. Il
loro zelo apostolico si è spinto,
come ben sappiamo, fino al sacri-
ficio della vita. Ciò nonostante, ri-
teniamo che sarebbe riduttivo li-
mitarsi a considerare le pur gran-
di opere da essi portate a termine
o avviate. Per cogliere nella sua
interezza la dimensione di vita
dei due martiri salesiani occorre
rifarsi, e intenderlo compiuta-
mente, a ciò che ci hanno lasciato
con lo scritto e la parola.
No, né l'uno né l'altro può van-
tare trattati, opere ponderose o
studi impegnativi. I loro pensieri,
30 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983 •
le loro riflessioni sono affidate a
semplici lettere, relazioni dirette
ai Superiori, appunti, note di dia-
rio, sempre scritte senza pretese
letterarie, ma tutte dotate del
grande pregio della schiettezza e
della semplicità di cuore. È quan-
to basta per comprendere la pas-
sione che li animava, la loro umil-
tà, lo slancio che li spingeva a do-
narsi interamente al prossimo, lo
spirito con cui adempivano pun-
tualmente alla missione indicata
da Don Bosco. Ed è quanto basta
per capire meglio anche la con-
sapevolezza con cui affrontarono
il supremo sacrificio della vita.
Abbiamo una lettera, in data 6
giugno 1920, che testimonia l'u-
miltà e la grandezza spirituale di
mons. Versiglia. Egli non sa an-
cora ufficialmente di essere stato
preconizzato Vescovo e Vicario
apostolico di Shiu-chow, in Cina.
Ma già circolano insistenti voci in
questo senso e mons. Versiglia ne
è turbato. Scrive al Rettor Mag-
giore che lui e i suoi confratelli
missionari «si sforzano di essere
figlioli quali lei, amatissimo Pa-
dre, li desidera: vogliamo cioè es-
sere tenaci conservatori dello spi-
rito di Don Bosco, intrepidi pro-
pagatori della devozione a Maria
Ausiliatrice, conquistatori di ani-
me per estendere il regno del Cuo-
re Sacratissimo di Gesù. Le assi-
curo che tutti generosamente si
sforzano per realizzare in sé que-
sti tre caratteri e su questo punto
ci unisce un pensiero e un solo
desiderio.
«L'unione tra noi, cementata
da queste tre aspirazioni, è tale
che, talora, pensandoci, mi ven-
gono agli occhi lacrime di conso-
lazione. La cordialità e l'intesa tra
noi è tale, che si direbbe che costi-
tuiamo una sola famiglia, giovia-
le, allegra, sempre pronta al vi-
cendevole sostegno e sempre lan-
ciata a far progredire gli interessi
comuni. In molte cose vediamo
che Maria Ausiliatrice ci guida.
Anzi, mi pare di potere e dover
dire che La storia della nostra Mis-
sione dall'inizio fino a oggi è un
inno continuo a Maria e un in-
trecciarsi di grazie della sua bontà
materna.
« Una sola cosa temo - scrive
ancora mons. Versiglia accen-
nando discretamente alle voci
della sua nomina - , e diversi in-
dizi me lo fanno sospettare con
mio grande spavento... Che cosa
potrà avvenire della nostra Mis-
sione se ne -resterò il capo? lo,
privo di virtù, di scienza, di una
qualsiasi abilità, indebolito nelle
stesse forze fisiche... Che cosa ne
sarebbe della nostra cara Missio-
ne? Spero che i Superiori vi
avranno pensato; ma in tutti i
casi, a mani giunte li prego di vo-
lermi risparmiare una così grave
responsabilità... ».
Il turbamento che invadeva il
suo animo non gli impedì, subito
dopo aver scritto la lettera, di
mettersi in viaggio, da solo, per
una visita alla estesissima Missio-
ne. Raggiunse, dopo diversi gior-
ni, la località di Sui-pin. Proprfo
qui, dieci anni dopo, avrebbe
versato il suo sangue. In quella
tragica circostanza e condividen-
done il sacrificio, gli sarebbe sta-
to accanto don Caravario, che

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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n «Pentalogo• del missionario scritto da MoD!I. Versiglia.
solo pochi mesi prima era stato più tuo; deve essere completa-
ordinato sacerdote. In una com- mente del Signore, dedicato com-
movente lettera indirizzata alla pletamente al suo servi.zio... Sarà
sua «carissima, buona mamma», lungo o corto il tempo del mio sa-
in data 18 maggio 1828, don Cal- cerdozio?- si chiede don Callisto
listo partecipa alla madre lon- e questa domanda del giovane
tano la sua gioia cli aver final- sacerdote, alla luce degli avve-
mente realizzato il grande desi- nimenti tragici che sarebbero ac-
derio di essere sacerdote.
caduti di a pochi mesi, colpisce
«Il tuo Callisto - scrive - è sa- e commuove profondamente.
cerdote in eterno. Ringrazia con Ma per don Callisto, mentre scri-
me il Signore di tutto cuore per ve la lettera alla madre, conta
questa grazia, veramente straor- una sola risposta: «Non lo so.
dinaria. Ho dovuto aspettare un L'importante è che io faccia bene,
poco; però il Signore non ha la- e che, presentandomi al Signore,
sciato inesaudite le nostre pre- io possa dire d'avere, con il suo
ghiere. Il grande desiderio del mio aiuto, fatto fruttare le grazie che
cuore ormai è esaudito. Domani egli mi ha dato... Andando al San-
salirò l'altare per celebrare la pn·- tuario di Maria Ausiliatrice, non
ma Messa solenne, proprio nel dimenticarti di ringraziare tanto
giorno di Pentecoste... Che cosa ti la Ma.donna e Don Bosco per
devo dire, mia buona mamma? me... Di gran cuore ti ringrazio
Che ringrazi con me il Signore e per tutto quello che hai fatto per
lo preghi che mi conceda di essere me, dei sacrifici patiti, delle pre-
fedele alle solenni promesse fat- ghiere fatte, e di tutto cuore ti dò
tegli. Ormai il tuo Callisto non è la mia prima benedizione... ».
La vocazione nuss10naria di
mons. Versiglia nacque e si for-
nel suo cuore generoso lungo
un itinerario sofferto e meditato.
La raggiunse per gradi e la con-
seguì pienamente allorché con-
cepì dentro di sè la volontà di es-
sere salesiano per essere missio-
nario. Ne cogliamo i primi passi
in questa lettera indirizzata,
quando ancora era studente li-
ceale, al suo direttore don Bar-
beris: «Anzitutto le dirò che il de-
siden·o delle missioni 'fu l'allet-
tamento con cui il Signore mi tirò
a sè. Fu appunto nell'BB, quando
facevo ancora la terza ginnasiale
all'Oratorio, che alla partenza del-
la spedizione guidata da don Cas-
sini, aiutato ed anzi proprio col-
pito dalla grazia del Signore, ab-
bandonai ogni mio precedente
proposito per farmi salesiano con
la speranza di andare missiona-
rio. Ma poi questo desiderio svanì
per la speranza, anzi per la pre-
sunzione, di poter progredire ne-
gli studi e far del bene anche in
Italia; tanto più che, conoscendo
la vita di sacrificio che deve fare il
missionario, io non mi sentivo
molto disposto a quel sacrificio.
«Ma quando da Fogli.zzo venni
qui a Va/salice, l'esempio dei con-
fratelli mi n·animò; e soprattutto
quando Don Rua nell'accademia
per l'Immacolata parlò dell'Africa
e di altri luoghi, mi si accese sem-
pre più il desiderio di andare nel-
1'Africa. Questo desiderio per
qualche tempo mi occupò talmen-
te, che mi assediava nella chiesa,
nella scuola, nella ricreazione e
anche a letto. Ma sovente mi ac-
corgevo che a questi slanci si me-
scolava l'amor proprio. Avevo co-
scienza di desiderare la salvezza
delle anime, ma questo desiderio
sgorgava da amor proprio. Non
avevo una volontà risoluta di la-
vorare e soffrire solo per Gesù
Cristo.
«E allora quasi scoraggiato,
offri più volte, specialmente da-
vanti alla tomba del nostro Padre,
la mia vita per il Signore, pur di
aiutare in qualche modo coloro
che sarebbero andati in Africa, o
col sacrificio immediato della mia
vita, od anche stando nascosto
per tutta la vita in qualche labo-
ratorio o in qualunque altro in-
carico umile, che il Signore mi
31 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

4.2 Page 32

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avesse affidato. Ora, poi, non sen-
to più interamente quei trasporti
che sentivo allora, ma il desiderio
continua sempre, anzi mi sembra
anche più fermo, perché quando
ci penso non mi fa più balzar l'a-
nimo poeticamente, ma correndo
tosto ai sacrifici che là si debbono
fare, mi sento piuttosto spinto a
fare qualche sforzo per acquistare
qualche virtù, a non lasciarmi ab-
battere dalla stanchezza o dalla
noia nel lavoro o nella ricrea-
zione».
In mons. Versiglia ci fu dun-
que una lenta ma sicura matu-
razione della scelta missionaria,
dai primi slanci romantici alla
ferma determinazione, attraver-
so la via della santificazione per-
sonale e dell'umiltà. Ciò che non
viene mai meno èil suo desiderio
di diventare missionario, e di
questo desiderio sentiamo tutto
l'ardore in una lettera inviata
sempre a don Barberis, in data
30 dicembre 1901: «Ora siamo
alla vigilia del nuovo, che desi-
dero incominciare con un vero
fervore, perché voglio ottenere dal
Sacro Cuore qualche grazia par-
ticolare. Vedo che molti miei
compagni partono per le missioni
e molti si trovano già sul campo
di lavoro. Vedo anche che, per
due anni, questo sarà ancora im-
possibile per me! Oh, se il Signo-
re, passati questi due anni, mi fa-
cesse questa grazia di poter diven-
tare un apostolo in qualunque
parte del mondo, purché ci sia del
lavoro e ci siano delle anime da
salvare! Ma sia fatta la sua volon-
tà. Quanto a desiderio e volontà,
io sono proprio pronto ad andare
in qualsiasi luogo: solo sento di
non avere virtù sufficienti. Però
metto la mia speranza nei Cuori
santissimi di Gesù e di Maria. Per
parte mia, in questi due anni, vo-
glio fare il possibile per preparar-
mi». E in un post-scriptum ag-
giungeva: «Intendo che questa
mia serva anche come domanda
per le Missioni, in qualunque par-
te i Superiori credessero bene di
mandarmi».
Anche don Caravario sentì pre-
sto crescere nell'animo la passio-
ne missionaria. Ancora ragazzo,
gli piaceva frequentare i missio-
nari di passaggio all'oratorio di
Valdocco e, novizio, non nascon-
L'Istituto di Foglizw.
deva ai suoi compagni la ferma
intenzione di partire non appena
ne avesse avuta la possibilità. Lo
disse anche allo stesso mons.
Versiglia, nel 1922, allorché il Ve-
scovo venne a Torino per il Ca-
pitolo generale. Anzi, se fosse
stato per lui, l'avrebbe seguito
quando si fosse rimesso in viag-
gio per la Cina. Ma i superiori
non intendevano fargli interrom-
pere gli studi. Don Callisto si ras-
segnò, ma scrisse a Don Braga,
già missionario in Cina, «di pre-
parargli un posticino». Nel 1924,
don Callisto ottiene di raggiun-
gere la Missione cinese. Durante
il viaggio scrive alla madre: « Tuo
figlio va a fare del bene. Penso so-
vente all'Italia, ma vi penso senza
piangere, senza lamentarsi. Sono
contento del sacn'ficio che ho fat-
to». Al suo arrivo alla tappa di
Macao, rispondendo all'indirizzo
di saluto della locale comunità
cristiana, disse « di essere pronto
a qualsiasi sacrificio, anche quello
del sangue, pur di portare tante
anime a Dio».
Nel suo lavoro missionario,
mons. Versiglia si sforzò sempre
di far procedere di pari passo
una profonda pietà e l'unione
con Dio. «Siamo ambasciatori di
Dio - scriveva citando San Paolo
- . Quindi è necessario che stiamo
in continua comunicazione col
nostro celeste Sovrano, allo scopo
di conoscere la sua volontà per
comunicarla alle anime, e per co-
municare a Lui i bisogni delle ani-
me. Quante volte dovremo, per
dovere del nostro ufficio, essere
mediatori tra Dio e i peccati degli
uomini, per pregare ed allonta-
nare da noi e dal popolo i castighi
del Signore! E come farà tutto
questo il sacerdote distratto e sen-
za spirito di pietà?».
E sintetizzò in cinque punti le
linee direttrici del missionario sa-
lesiano: 1) il missionario che non
sta unito a Dio è un canale che si
stacca dalla sorgente; 2) il mis-
sionario che prega molto farà an-
che molto; 3) amare molto le ani-
me: questo amore sarà maestro
di tutte le industrie per fare loro
del bene; 4) aspirare sempre e in
tutto al meglio, ma accontentarsi
sempre di quanto avviene; 5)
senza Maria Ausiliatrice, i sale-
siani sono nulla.
La devozione a Maria Ausilia-
trice è un punto basilare, che
mons. Versiglia ebbe modo di
32 • BOLLETTINO 51.LESIANO I MAGGIO 1983

4.3 Page 33

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sviluppare in una lettera a Don
Albera, nel febbraio del 1920.
« Tutti noi, suoi figli della Cina -
scriveva mons. Versiglia - abbia-
mo l'impressione che sia arrivata
l'ora in cui Maria Ausiliatrice in-
comincia a manifestare la sua po-
tenza anche in questo paese se-
condo la promessa di Don Bosco.
Io stesso ho constatato con i miei
occhi, recandomi a visitare i con-
fratelli sparsi nei vari distretti del-
la Missione, che la devozione alla
Vergine Ausiliatrice ottiene quello
che da tanto tempo non si era po-
tuto ottenere. In un distretto, per
esempio, con le maniere semplici
e popolari propn·e del sistema di
Don Bosco e soprattutto con la
devozione a Maria Ausiliatrice,
abbiamo ottenuto la riconciliazio-
ne di una intera comunità di circa
200 cristiani che da anni era in di-
scordia con i missionari... Ora
quella cristianità ci è unita e af-
L'Istituto di Valsalice.
fezionata quanto mai si possa im-
maginare... Da tutti i distretti ri-
cevo lettere dei confratelli in cui
mi si assicura che Maria Ausilia-
trice lavora con conversioni e at-
tirando verso di noi molti gruppi
di giovani».
Anche don Caravario si affida
con filiale devozione a Maria Au-
siliatrice, e nelle sue lettere alla
madre non manca mai di invitar-
la a pregare la Madonna nel San-
tuario di Valdocco. A pregare per
lui, per la Missione, e per i ragaz-
zi cinesi orfani e abbandonati.
«Di ragazzi la Cina è piena -
scrive dopo il suo arrivo a Shan-
gai -. Quanto bisogno c'è di edu-
carli bene!». «Pensa al bene enor-
me - scrive in un'altra occasio-
ne - che si può fare... Se il Signo-
re ci la grazia di poter fare di
questi ragazzi dei bravi cristiani,
in breve avremo altrettante fa-
miglie cristiane. n mio entusia-
smo per la Cina continua a essere
vivo. È vero che abbiamo lasciato
la patria, è vero che ho lasciato te,
cara mamma, ma qui ci sono tan-
ti ragazzi che non hanno mam-
ma, e per i quali il Paradiso non
sarebbe la loro patria... Se il Si-
gnore ci aiuta, potremo fare di
loro non soltanto dei buoni cri-
stiani, ma anche dei bravi sale-
siani».
Mons. Versiglia fu sempre pa-
ternamente vicino ai confratelli,
per incoraggiarli, sostenerli, in-
dicare loro con saggezza e sem-
plicità, la strada da seguire. In
procinto di partire per l'Italia,
nel 1922, scrive una lettera ai sa-
lesiani in Cina in cui, dopo aver
sottolineato i risultati fino ad al-
lora raggiunti, così prosegue: « Vi
è da ringraziare il Signore; ma
nello stesso tempo questo esigerà
sollecitudini molto più numerose
e molto più gravi da parte vostra.
Ognugno ormai comincia a sen-
tire, nel vero senso, le sollecitu-
dini della paternità spirituale. E
questo, se da un lato consola non
poco, dall'altro impone obbliga-
zioni non lievi, sia a riguardo no-
stro, sia a riguardo dei nostri figli
spirituali.
«Prima di tutto sorge per noi il
dovere di aumentare Lo spirito di
pietà e di attaccamento a Dio,
cose che assolutamente dovremo
infondere in questi nostri figlioli
rigenerati o da rigenerare. Ora
questa infusione di spirito di pie-
tà, di amore di Dio, di interesse
per le cose dell'anima non si attua
né con la semplice scienza, né col
lavoro esteriore, bensì col posse-
dere in noi tali virtù e in tale gra-
do, che possano facilmente tra-
sfondersi al di fuori. In secondo
luogo, crescendo la nostra fami-
glia spirituale, dobbiamo armarci
di grande spirito di pazienza, di
dolcezza, di longanimità. Sanno i
padri terreni quanta pazienza sia
necessaria per l'educazione e La
formazione dei loro bambini...
Quanta maggior pazienza sarà
necessaria a noi, per formare in-
dividui adulti, che fino a ieri non
ci avevano mai visti né conosciu-
ti... Il sistema di San Francesco di
Sales e di Don Bosco, che è la no-
stra più bella eredità come Sale-
siani, trionferà certamente anche
in Cina...».
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

4.4 Page 34

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interviste
su due beati
e una
nazione
Cl siamo incontrati con don Luigi
Flora, don Pietro Battezzati e don
Bernard Tohlll. Ecco quanto cl
hanno detto...
Don Battezzati ìn udienza
da Giovanni Paolo Il.
Q uando una causa di bea-
tificazione arriva in por-
to c'è sempre qualche
persona più soddisfatta delle al-
tre: il postulatore - colui che ha
seguito il processo attraverso tut-
ti i passaggi - , qualche fortunato
testimone - amico, parente, co-
noscente - contemporaneo del
beato, qualche superiore dell'e-
ventuale - se religioso - Istituto
di appartenenza.
Monsignor Versiglia e don Ca-
ravario non fanno eccezione. Ab-
bia.mo cosi voluto interrogare il
Postulatore salesiano, don Luigi
Fiora; un testimone, don Pietro
Battezzati ed il Superiore gene-
rale per le missioni don Bemard
Tobill.
34 • BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983
* * * Il Postulatore dei Salesiani è
don Luigi Fiora. Quasi settanten-
ne e già consigliere generale della
Congregazione salesiana per do-
dici anni, don Fiora segue i «suoi»
processi con entusiasmo giovanile
e con la competenza che gli pro-
viene da ormai lunghi anni di
«pratica».
- Cosa prova un postulatore
quando riesce a far beatificare
o canonizzare una persona?
- Si prova un grande sentimen-
to cl\\, gioia come chi ha raggiunto
un traguardo molto importante
nel suo lavoro. Naturalmente si
tratta di una soddisfazione che si
inserisce nel contesto della co-
mune gioia di tutta la Famiglia
Salesiana.
- Che differenza passa tra la
beatificazione di un «martire»
e quella di un <<confessore»?
- Per quanto riguarda quest'ul-
timo c'è tutto un iter processuale
mirante a dimostrare l'eroicità
delle virtù nella sua vita. Per il
primo, il martire, si tratta di di-
mostrare l'autenticità del suo
martirio. Bisogna dimostrare, in
altri termini, che il martire ha
dato la sua vita per la difesa della
fede. Strettamente parlando po-
trebbe verificarsi anche il caso di
uno il quale pur non essendo vis-
suto molto santa.mente riesca a
raggiungere l'eroismo della virtù
nel suo martirio. Ma sono fatti
rari.
Comunemente il martirio è
sempre un dono di Dio che arriva
con una vita cristiana. Nel caso
dei nostri due martiri poi è molto
evidente: monsignor Versiglia e
don Caravario ebbero una vita
talmente eccezionale che don Ri-
naldi fu convinto che si sarebbero
potuti beatificare indipendente-
mente dal martirio.
Tuttavia la causa di un martire
si sviluppa soprattutto nella di-

4.5 Page 35

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mostrazione del martirio e nella te persone umili e modeste pro-
determinazione di quegli elementi vate dalla sofferenza. C'è poi da
che in esso sono legati alla vita di dire che questo martirio non è ar-
fede. In questo caso, per esempio, rivato all'improvviso. Nell'uno e
la difesa di alcune ragazze contro nell'altro martire c'è quasi una
la violenza.
sensazione di attesa per il marti-
rio... Il giorno prima di partire
- Perché sono passati 53 don Caravario rimase a pregare
anni prima che monsignor per una intera giornata e monsi-
Versiglia e don Caravario ve- gnor Versiglia aveva una chiara
nissero proclamati beati?
convinzione circa la sua possibile
- Si sono dovuti istruire ben fine.
due processi. Un primo processo
ordinario svoltosi a Schiu Chow - Avremo presto la possibi-
dal 13 dicembre 1934 all'8 ottobre lità di un ritorno a Roma per
1935 si concluse con «l'introduzio- altre beatificazioni salesiane?
ne» vera e propria a Roma. Pur- - Noi abbiamo in questo mo-
troppo a Shiu Chow non fu pos- mento cinque venerabili: don Bel-
sibile svolgere il processo aposto- trami, Ceferino Namuncurà, Au-
lico che venne tenuto ad Hong gusto Czartoriski, suor Teresa
Kong dal 14 luglio 1953 al 18 mar- Valsè Pantellini e quanto prima
zo 1954.
anche la cooperatrice donna Do-
La definizione del martirio dei rotea Chopitea.
due beati è arrivata nel 1976 ad Questi Servi di Dio, tuttavia
opera di Paolo VI.
non hanno ancora operato nessun
nerabilità sia perché a don Rinal-
di si attribuiscono guarigioni ve-
ramente eccezionali.
***
Don Pietro Battezzati ha pro-
prio l'aspetto del missionario
«clasmco» cosi come l'abbiamo so-
gnato nella nostra fanciullezza:
alto, barba bianca, occhi profondi
e vivi. È stato compagno di novi-
ziato di don Caravario poi è par-
tito per la Cina nella grande spe-
dizione del 1925 che volle ricor-
dare i cinquant'anni dalla prima
spedizione salesiana in America
Latina.
Qui il 5 febbraio del 1928 è sta-
to ordinato sacerdote da monsi-
gnor Versiglia. È rimasto in Cina
per trentasei anni tornando in
Italia soltanto nel 1949. Tra i ri-
cordi più drammatici della sua
vita oltre l'uccisione di monsignor
Versiglia e di don Caravario an-
novera anche l'uccisione di altri
tre salesiani in Cina nel 1945: don
Lareno, don Martas, don Giovan-
ni Matchovic.
- Don Battezzati, è contento
per questa beatificazione?
- Contento è nulla: sono felice.
È una delle più grandi gioie della
vita; un dono che mi ha fatto il
Signore.
- Cosa ricorda dei due Mar-
tiri?
- Di don Caravario non ricordo
molto. In noviziato eravamo in
tanti ed in missione ci siamo in-
contrati qualche volta. Di mon-
signor Versiglia ho molti ricordi.
Prima di tutto la sua austera bon-
tà. Impressionava e appariva un
po' fuori dell'ordinario.
«C'èra un clima meraviglioso, di grande fraternità e solidarietà» Allegri salesiani a Ma-
cao nel 1919. Il direttore d'orchestra è Mons. Versi.glia.
- Pensa che questi due beati
avranno « successo» tra il po-
polo cristiano? C'è qualche
«specificità» nella santità dei
due?
- Mi pare che la loro santità si
connoti con la virtù dell'umiltà e
con la sofferenza. In vita sono sta-
miracolo... Speriamo che la nostra
preghiera riesca nell'intento.
Piuttosto una possibile prossima
beatificazione potrebbe essere
quella del Servo di Dio don Filip-
po Rinaldi sia perché la causa di
quest'ultimo è giunta ormai al li-
mite della proclamazione della ve-
- Ricorda qualche episodio
particolare?
- Ricordo quando la sua resi-
denza episcopale fu occupata dai
militari. trovavo con lui. Mon-
signore reagì con energia e corag-
gio a quell'abuso ed io temendo di
morire gli chiesi di ordinarmi sa-
cerdote dal momento che ero an-
cora diacono. Mi rassicurò. Erano
tempi duri e correva voce che vo-
lessero incendiare tutte le residen-
ze missionarie. Ricordo che nel-
l'imminenza della mia ordinazio-
ne sacerdotale mi trovavo a Sciu
35 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

4.6 Page 36

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Chou e un gruppo di militari co-
munisti erano passati ai naziona-
listi. Furono catturati. Gli ufficia-
li vennero immediatamente fuci-
lati mentre il resto della truppa fu
lasciato tutta la notte in piedi nel
cortile... Fu la notte che precedet-
te la mia ordinazione.
- La notizia dell'uccisione di
monsignor Versiglia e di don
Caravario dove la raggiunse?
- Quella volta a Leu Ha c'era
proprio l'ispettore don Canazei
venuto per la visita annuale. Mi
trovavo a cinquanta chilometri a
nord di Shiu Chow. Proprio qui
un cristiano cinese venne a darci
la notizia. In un primo momento
ci dissero che erano stati catturati
da parte dei pirati. Dopo un paio
di ore un altro cristiano ci annun-
ciò che erano stati uccisi. Fu al-
lora che si mosse don Canazei.
- Che impressione le fece il
fatto?
- Li per li tutti ne parlammo.
Più che dalla paura fummo presi
dallo sgomento perché non ci sem-
brava possibile. Fu un'emozione
fortissima che ci lasciò ammuto-
liti per il dolore.
- Ebbe modo di partecipare
ai funerali?
- Si. Fu un'apoteosi. Una cosa
indescrivibile, grandiosa. Le bare
con le salme vennero portate in
processione attraverso tutta la
città con la partecipazione di ve-
scovi, missionari ed autorità.
C'era poi tanta gente. Il Vescovo
di Hong Kong volle prendere le
parola e disse che ci trovavamo
davanti a due martiri cristiani che
certamente sarebbero stati pro-
clamati tali dalla Chiesa.
- Si ebbe dunque subito la
sensazione di trovarsi dinanzi
ad un martirio?
- Subito. Fu chiaro sin dall'i-
nizio che loro diedero la vita per
quelle ragazze, come il Buon Pa-
store del Vangelo.
- Pensa che la Cina acco-
glierà il messaggio cristiano?
..J Diciamo che ci vorrà molto
tempo: ma la Chiesa riuscirà a
svilupparsi in Cina. Il popolo ci-
nese infatti è molto portato alla
religiosità. Non vorrei dire una
36 8 0LLET11NO SALESIANO I MAGGIO 1963
sciocchezza ma la Chiesa è più co-
nosciuta oggi che ieri. Veda, ai
miei tempi in Cina eravamo circa
tremila missionari per un territo-
rio sterminato. Oggi - sia pure
per parlarne male - attraverso i
mass media tutti i cinesi hanno
sentito almeno parlare dei cristia-
ni... I Cinesi hanno saputo di Dio,
della Madonna, della Legio Ma-
riae, del Papa, dei Sacramenti,
della Messa...
- Tra i missionari dei suoi
tempi che clima c'era?
- C'era un clima meraviglioso,
di grande fraternità e solidarietà.
Io ad esempio avevo imparato a
fare il pane - perché là, annota
don Battezzati, non c'è il pane -
e quando potevo lo mandavo ai
miei confratelli. A Natale facevo
perfino il panettone e lo mandavo
a tutti... Quando ci si incontrava
c'era tanta allegria. Si aveva la
semplicità dei bambini...
"
,_
Don Bernard Tohill, irlandese
di Belfast, è da dodici anni il Con-
sigliere generale per le missioni. I
due Martiri sono stati valorosi
missionari e don Tohill stesso co-
nosce molto bene l'ambiente ci-
nese per esservi vissuto per oltre
un ventennio.
- Lei ha avuto modo di co-
noscere la Cina?
- Io penso di aver conosciuto i
cinesi e dove sono i cinesi per me è
anche la Cina. Sono stato per
molti anni ad Hong Kong e per
due anni e mezzo a Shangai. Sono
stato anche oltre Nanchino...
- Che problemi comporta
l'evangelizzazione dei cinesi?
- Io direi che il cinese è molto
aperto ai valori spirit~ali. Li ho
trovati molto aperti e legati alJa
famiglia. Molti nostri a]unni, ad
esempio, non si fanno cristiani
perché i nonni non lo sono.
- Come vede la presenza sa-
lesiana?
- Parliamo della Cina in gene-
rale. Ad Hong Kong abbiamo già
una intensa attività apostolica: i
confratelli hanno appena il tempo
di riposare. Si evangelizza soprat-
tutto nelle scuole.
A Taiwan abbiamo un certo nu-
mero di salesiani che pur avendo
trovato qualche difficoltà lavo-
rano bene.
C'è poi Macao con l'attività di
don Nicosia, don Acquistapace e
gli altri.
Se lei mi chiede per il futuro
sviluppo nel resto della Cina, sono
perplesso e, a mio personale pa-
rere, non ci sono molti raggi di
speranza. Penso che l'evangeliz-
zazione potrà avvenire soltanto
attraverso gli stessi cinesi.
- Monsignor Versiglia e don
Caravario furono due grandi
missionari. Crede che la loro
beatificazione rafforzi lo slan-
cio e le vocazioni missionarie?
- Lo spero.
- Se le facessero la proposta
di aprire una casa salesiana
nella Cina popolare, trovereb-
be il personale da mandare?
- Io so che il nostro Rettor
Maggiore farebbe qualunque sa-
crificio pur di mandare i Salesiani
da quelle parti. Al momento pur-
troppo è una semplice ipotesi.
Una cosa da ricordare in questa
circostanza è che in Italia, nella
scuola grafica di Verona, abbiamo
studenti e tecnici cinesi che seguo-
no corsi di specializzazione su fi-
nanziamenti CEE.
- Vuol farci un quadro del-
l'Ispettoria cinese di Hong
Kong?
- Attualmente come Ispettoria
abbiamo 170 confratelli dei quali
83 si trovano a Hong Kong, 24 a
Macao, 15 a Formosa e 27 sparsi
in America e in Europa per motivi
di apostolato e di studio. C'è an-
che un gruppetto di otto confra-
telli cinesi sparsi in campi di la-
voro. I Salesiani stranieri sono 33,
ultimamente è morto don Lomaz-
zi ucciso da un tossicodipendente.
- E le Figlie di Maria Ausi-
liatrice?
- Le Suore hanno una presenza
notevole soprattutto nelle scuole.
Ad Hong Kong- ad esempio hanno
una casa dove c'è ru tutto: aspi-
ranti, novizie, scuola elementare,
scuola media, liceo; forse duemila
allieve in tutto. Hanno due opere
a Macao ed un'altra a Taiwan.

4.7 Page 37

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quattro papi_..__
per
la Cina
La Sede Apostolica ha segui-
to con sollecitudine costante le
drammatiche prove del popol,o
PIO XII
cinese e della Chiesa in Cina.
L'Osservatore Romano dell'B
marzo 1930, prendendo /,o spun-
12 giugno 1951, un anno e mezzo dopo la conquista del potere da
parte dei comunisti nell'ottobre 1949, Pio XII - nell'enciclica
«Evangelii Praecones» - esprime la speranza che il popolo cinese
to dal «recente eccidio di mis- «cel.ebre per la sua innata nobiltà e gentilezza d'animo, rwnché per w
sionari e di suore cattoliche», in spl.endore della sua antica civiltà» venga liberato dalle «pernicwse dot-
un articolo di prima pagina a
trine materialiste» e che c~ la persecuzione contro la Chiesa.
Alla fine del 1951 erano già stati espulsi dal paese 1136 missionari e
due colonne dal titol,o "La Chie- 14 prelati esteri. I vescovi incarcerati erano ventidue, mentre altri
sa e la Cina,, fece il punto della quattro si trovavano a domicilio coatto. È il 18 gennaio 1952 quando
situazione.
Pio XII indirizza alla Chiesa di Cina la lettera enciclica «Cupimus im-
primis»:
Con questo articow-selezione «1 misswnari delle nazi.ani strani.ere sorw inviati in mezzo a uoi
di brani e di documenti dei di- sow perché prouuedarw alle immense necessità della vostra gente, in
scorsi di Pio
XXIII, Paol,o
XII, Giovanni
VI e Giovanni
ciò elle riguarda la religione cristiana e porgano il loro aiuto al cl.ero
indigeno... Ni.ente altro ma.ggiorment~ desiderano elle... condurre la
Chiesa a quella piena maturità, per cui non siapiù necessario l'aiuto e
Paolo Il, voglianw testinwniare la collaborazione dei missionari strani.eri».
I.a sollecitudine dal 1950 in poi
della Chiesa d'oggi.
Nel 1954 si intensifica la campagna governativa che rivendica alla
Chiesa di Cina l'autonomia finanziaria, amministrativa ed apostolica.
Il 7 ottobre di quell'anno Pio XII finna ]'enciclica «Ad Sinarum gen-
tem», in cui spiega in che senso si può accettare nella chiesa una auto-
nomia.
All'indomani della prima elezione «democratica» di vescovi appare
un nuovo documento di Pio XII ai cristiani cinesi, l'enciclica «Ad Apo-
stolorum principis», datata 29 giugno 1958.
Il 14 luglio 1958, nell'enciclica «Meminisse Juvat», Pio XII doman-
BOLLETTINO SALESIANO I 1,MGG/0 1983 37

4.8 Page 38

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da preghiere e penitenze durante la novena dell'Assunta per quanti sof-
frono persecuzioni «nelle regioni dell'Europa e dell'AsT,(l Orientale».
GIOVANNI XXIIl
Anche per Giovanni XXIIl la Cina costituisce motivo di particolare
preoccupazione, tanto che fin dal Concistoro segreto del 15 dicembre
1958 ne tratta a lungo.
Il 12 gennaio 1959, in una lettera autografa al suo Vicario cardinale
Micara, Giovanni XXITI esprime nuovamente il suo dolore per «la
condizione così di,fficile e così grave in cui versano il clero e i fedeli ci-
nesi, esposti non soro a dowrose prolungate prove, ma addirittura al
gravissimo pericolo di, un funest.o scisma».
Tale è l'ansietà di Papa Giovanni per la Chiesa di Cina che il 25
gennaio 1959, giorno in cui annuncia il Concilio Vaticano Il a san Paolo
fuori le mura, Egli chiede che «la diocesi di Roma con noi si raccolga
nella basilica ostiense per dare una doverosa testimonianza di, solleci-
tudi,ne e di solidarietà verso i fratelli cinesi».
Il 29 giugno 1961, in occasione dell'erezione di tre nuove diocesi a
Formosa, Giovanni XXIII indirizza una lettera al cardinale Tien in cui
ricorda con parole drammatiche la Chiesa nel Continente.
PAOLO VI
A soli quattro mesi dalla sua elezione, il 20 ottobre 1963, durante un
discorso pronunciato al Collegio di Propaganda Fide, il pensiero di
Paolo VI si rivolge «con paterna trepidazione e intimo dolore alla
Cina».
Il 4 ottobre 1965, parlando all'Assemblea Generale dell'ONU, a
New York. Paolo VI, con queste parole, prende apertamente posizione
in favore dell'ammissione della Cina alle Nazioni Unite:
«Studi.ate il modo per chiamare con onore e lealtà, al vostro patto
di fratellanza chi ancora non w condivide. Fate che chi ancora ne è ri-
mast.o fuori desideri e meriti la vostra fratellanza e poi siate generosi
ne/I'accordarla».
Il 31 dicembre 1965 Paolo VI indirizza al Presidente Mao Tse-tung
un messaggio per la pace nel Vietnam.
Il 31 agosto 1966, durante l'udienza generale del mercoledl, riferen-
dosi alla notizia riportata da «L'Osservatore Romano», della scompar-
sa del sacerdote cinese Kiam Lau Mai-chung, morto in un campo di la-
vori forzati nel Kiangsi, dove si trovava da undici anni, Papa Montini
esclama:
LA CHIESA IN CINA
635: Cristiani nestoriani arrivano in Cina.
745: Costruzione della prima chiesa cri-
stiana a Si-an.
845: Bando alle religioni straniere.
987: L·ultimo nestoriano lascia la Cina; Il
cristianesimo decade.
1246: Il P. Giovanni da Pian del Carpine,
francescano. visita il Gran Khan.
1275: Marco Polo arriva a Pechino.
1292: Il B. Giovanni da Montecorvino,
O.F.M., giunge a Pechino e nel 1307 è no-
minato arcivescovo della città.
1324-28: Il B. Odorico da Pordenone ope-
ra in Cina.
1338: Una delegazione cinese arriva dal
Papa ad Avignone.
1342-47: Il P. Giovanni de Marignolli vi-
sita l"Imperatore a Pechino e opera in Cina.
38 • BOUETTINO SALESIANO I MAGGIO 1983
1370: Fine dell'antica missione france-
scana in Cina, sotto la dinastia dei Ming.
1552: San Francesco Saverio, mentre è in
viaggio dalla base portoghese di Macao ver-
so la Cina, nella notte dal 3 al 4 dicembre,
ormai in vista di Canton, muore nell"Isola di
Sancian. assistito da un giovane cinese.
1578: Il p. Matteo Ricci e altri 13 gesuiti
salpano da Genova per la Cina.
1583: Arrivo in Cina del p. Ricci.
1598: P. Ricci giunge per la prima volta a
Pechino (dove muore nel 1610) e apre la via
della capitale ad una schiera di scienziati e
missionari gesuiti.
1602: B. de Goes, S.I., visita il Tibet.
1615: «Breve• del Papa Paolo V che au-
torizza la traduzione della Bibbia e l'uso del
cinese nella Messa e nel Breviario (per i ci-
nesi).
1624-40: Prima missione nel Tibet (An-
tonio Andrade. S.I.).
1625: Scoperta della stele di Si-an, eretta
nel 781. a ricordo della fondazione di mo-
nasteri e chiese da parte dei cristiani nesto-
riani.
1631: Arrivo del primi domenicani nel
Fou-Kien, seguiti in Cina dai francescani nel
1633.
1636: I cattolici cinesi sono 38.200.
1643: L'Imperatore adotta il calendario
dei gesuiti.
1654: Ordinazione a Manila del primo sa-
cerdote cinese, Gregorio Lo (Lopez), che di-
verrà successivamente vicario apostolico di
Nanchino (consacrato vescovo nel 1685) e
vescovo di Nanchino (1690).
1665: Violenta persecuzione contro i mis-
sionari provocata dalle calunnie di astro-
nomi musulmani contro Il gesuita Adam
Schall.
1690: Creazione delle diocesi di Nanchi-
no e Pechino (dipendenti dal «Padroado•
portoghese).
1692: L'imperatore K'ang-hl accorda la
sua protezione alle missioni cattoliche.
Sec. XVII-XVIII: Controversia sui e Riti ci-
nesi• (condannati prima dalla S. Congre-
gazione di Propaganda Fide nel 1645, poi
dal Sant'Uffizio nel 1704, infine da Benedet-
to XIV nel 1742).
1704: Numero dei cattolici: circa 300.000.
La missione nel Tibet viene affidata ai cap-
puccini.
1717: I nove grandi «tribunali• di Pechi-
no ordinano l'espulsione dei missionari -
salvo quelli che lavorano a Corte - e l'inter-
dizione della religione cristiana.
1736: Decreto dell'imperatore K'ieng-
lung che commina la pena di morte a chiun-
que predichi Il cristianesimo.
1742: I cappuccini, costretti a ritirarsi dal
Tibet, si stabiliscono nel Nepal.
1747-48: Domenicani e gesuiti aprono
l"albo dei martiri in Cina.
1773: Soppressione della Compagnia di
Gesù e decadenza delle sue missioni in
Cina.
1783-84: I lazzaristl assumono a Corte gli
Incarichi lasciati dai gesuiti.
Sec. XIX: Espansione sotterranea della
Chiesa nel primi 40 anni In condizioni di
eroismo e di povertà, di cui una delle testi-
monianze più significative è Il Sinodo di
Szechwan (1803).
1815-40: Lunga serie di martiri: vescovi,
preti, laici.
1840: Il 30 giugno la Congregazione per
la propagazione della fede autorizza ufficial-
mente I gesuiti - 26 anni dopo la restaura-
zione della Compagnia - a rientrare in Cina.
1842: Trattato di Nanchino: la Cina apre
le porte ai missionari.
1846: Un decreto dell'Imperatore Tao-
Kwang restituisce i beni ai cristiani (Il cui nu-
mero è calcolato in duecentomila}.
1856: L·uccisione di un missionario fran-
cese nel Kwangsi offre al governo di Parigi il
pretesto per unirsi agli inglesi in una spedi-
zione contro Tientsin e Pechino. Soppres-
sione delle diocesi di Pechino e Nanchino,
sostituite da vicariati apostolici.
1858-60: Con i trattati di Tientsin e di Pe-
chino viene affidata alla Francia la protezio-
ne dei missionari cattolici e dei beni eccle-
siastici.
1885: Tentativi di stabilire relazioni dirette
tra la Santa Sede e la Cina, ostacolati dal

4.9 Page 39

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« Questo potrebbe apparire un segno di rrwrte e non di vita della
ael Chiesa; ma non saranno proprio queste sofferenze e questo martirio il
seme d'una futura ripresa cattolicesirrw in quell'immenso e a rwi
sempre carissirrw Paese?».
Il giorno dell'Epifania 1967, mentre il mondo intero è in ansia per i
drammatici avvenimenti legati alla «Rivoluzione culturale» il Papa fra
l'altro dice: « Vorremmo far sapere alla giouentì.l cinese con qual,e errw-
zione e qual,e affetto rwi consideriarrw la sua aspirazione presente ver-
so ideali di vita nuova, laboriosa, prospera e concorde... E vorremmo
anche parlare della pace con cowro che presiednrw ai destini della
Cina continental,e...». -
Il 12 luglio 1970 Paolo VI annuncia ai fedeli la liberazione dal car-
cere di Shanghai del vescovo missionario statunitense, mons. James
Edward Walsrn, che era stato arrestato nel 1954.
Il 25 agosto 1970 ricevendo a Castel Gandolfo lo stesso vescovo gli
dirà: «Hai dato testimonianza autentica e semplice, nella gioia e nel
dowre, nella sofferenza e nell'umiliazione, e finalmente anche nella se-
parazione da quel popow che hai tanto amato... Noi sappiamo che /,e
tue sofferenze non sono state inutili, anzi sono dei segni di virtù cri-
stiana che si sviÙlpperanno quandn arriverà l'ora di Dio».
Il 4 dicembre 1970, sostando a Hong Kong, cosi si rivolge ai cinesi:
«A tutto il popolo cinese qui presente e a quelw, innumerevol,e, che im-
maginiarrw dietro di voi, rivolgiamo il nostro saluto cordial,e e l,ea/,e,
gioioso come un raggio di sok!».
Il 5 agosto 1973, salutando un gruppo di giovani cinesi di Hong
Kong, ricorda il particolare affetto che lo lega «a tutti i fedeli del Con-
tinente».
Il 21 giugno 1976, parlando ai Cardinali, Papa Montini accenna ac-
coratamente - anche se non nomina apertamente la Cina - alla dif-
ficoltà di stabilire un dialogo con le autorità di Pechino.
Il 9 febbraio 1978, pochi mesi prima di morire, ricevendo il nuovo
ambasciatore di Formosa, Paolo VI rinnova ancora una volta il suo
m~ggio di amore e di disponibilità cristiana verso tutto il popolo
cinese.
GIOVANNI PAOLO Il
A soli quattro mesi dall'elezione di Giovanni Paolo II, un nuovo
conflitto armato aveva inizio in Asia sud-orientale. Il 17 febbraio 1979
truppe cinesi sconfinavano in territorio vietnamita.
La gravità dei pericoli inerenti all'attacco cinese fu sottolineata dal
Papa, ai fedeli raccolti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelusi il
18 e il 25 febbraio.
« Un evento improvviso - disse il 18 - domina da stamane ilpen-
siero di tutti: l'accendersi di una nuova rotta anche ai confini fra il
governo francese per salvaguardare Il pro-
prio •protettorato• .
1900: Persecuzione dei Boxers: fanno
35.000 martiri (i cattolici sono più di
800.000).
1903: Fondazione a Shanghai dell'univer-
sità «Aurora• diretta dal gesuiti.
1906: 1113 febbraio i primi salesiani met-
tono piede in terra cinese.
1918: Viene istituito il Vicariato di Shiu
Chow e affidato a mons. Luigi Versiglia.
1920-27: Apostolato tra gli studenti cinesi
in Europa del padre Vincent Lebbe, promo-
tore dell'episcopato cinese.
1922: Istituzione - nel settembre - della
delegazione apostolica di Cina, dipendente
dalla S. Congregazione «de Propaganda
Fide», e affidata a mons. Celso Costantlni.
1923-24: Su 420 milioni di cinesi, i cattò-
llci sono oltre 2.200.000 suddivisi In 67 cir-
coscrizioni.
1924: Celebrazione - dal 15 maggio al 12
giugno - del I Sinodo nazionale cinese a
Shanghai, promosso da mons. Costantini
con il benestare della Santa Sede, al quale
partecipano 42 vescovi, 4 prefetti apostolici,
1 abate trappense e 43 sacerdoti.
1926: Il 28 ottobre Pio Xl ordina in san
Pietro i primi sei vescovi cinesi dei tempi mo-
derni.
1930-40: Il numero del vicariati e delle
prefetture apostoliche affidato al clero ci-
nese sale a 23. Quasi tre milioni di cattolici.
1930: IJ 25 febbraio vengono martirizzati I
Beati mons. Luigi Verslglla e don Callisto
Caravario.
1937-45: La guerra cino-glapponese
pone al confino, per 8 anni, circa 2.000 mis-
sionari.
1939: Con un"lstruzione della S. Congre-
gazione di Propaganda Fide, Pio Xli ricono-
sce definitivamente la legittimità del «Riti ci-
nesi•.
1943: Stabilimento delle relazioni diplo-
matiche tra la Cina e la Santa Sede.
194&. Pio Xli In febbraio crea Il primo car-
dinale cinese nella persona di Tommaso
Tien Chen-sln, SVD; e, in aprile, istituisce la
gerarchia ecclesiastica cinese: 20 arcidio-
cesi, 79 diocesi, 38 prefetture apostoliche (3
are.• 19 dioc. e 7 pref. apost. affidate al clero
cinese}.
1947: Ultime statistiche ufficiali sulla
Chiesa in Cina, prima dell'avvento del re-
gime comunista: 3.251.347 cattolici e
190.850 catecumeni; 5.588 sacerdoti (2.542
cinesi e 3.046 stranieri}; 1.077 fratelli (663 ci-
nesi e 414 stranieri}; 6.753 religiose (4.717
cinesi e 2.036 straniere}; 803 seminaristi di
filosofia e teologia.
° 1949: Al momento della proclamazione
della Repubblica Popolare, 1 ottobre, la
Chiesa conta 144 circoscrizioni ecclesiasti-
che: 20 arcidiocesi, 85 diocesi e 39 prefet-
ture apostoliche.
1950: L'atteggiamento ostile del nuovo
regime nei confronti della religione si mani-
festa soprattutto dando vita al movimento
delle «tre autonomie. (finanziaria, ammini-
strativa e di propaganda) con il pretesto di
combattere ogni ingerenza straniera negli
affari interni del paese.
1951: È un anno durissimo per I cattolici.
Il 12 febbraio Il governo Istituisce l'Ufficio
per gli affari religiosi. Le autorità politiche
partano di un «manifesto• patriottico della
triplice autonomia della Chiesa cattolica ci-
nese e dell'adesione dei cattolici. I vescovi
contrastano questo movimento, sostenuti
dall'internunzio mons. Alberi (che, il 5 set-
tembre, viene espulso dal paese}. Il 2 giu-
gno, Pio Xli chiede che cessi la persecuzio-
ne contro la Chiesa.
1952: Pio Xli esprime nuovamente (8
gen.} dolore per la persecuzione in seguito
all'espulsione dei missionari stranieri, alla
fine dell'anno, i sacerdoti esteri calano da
3.000 a 537. mentre da 200 a 300 sacerdoti
cinesi risultano Imprigionati. Nell'ottobre,
mons. Riberl stabilisce la sede dell'internun-
ziatura a Taipei.
1953: Una riunione di un gruppo di preti,
autorizzata a Nanchino dall'Utficlo per gli af-
fari religiosi, si conclude con un documento
che dà vita a un •movimento antimperialista
per amare la patria e la Chiesa•.
1954: Pio Xli condanna - 7 ottobre - la
costituzione della Chiesa nazionale cinese.
1955: Massicci arresti 1'8 settembre a
Shanghai; il vescovo, mons. Kung, viene
condannato all'ergastolo.
1956: È l'anno della «Primavera dei Cen-
tofiori •: dal 19 al 25 luglio si tiene a Pechino
111 congresso nazionale dei cattolici: Ciu En-
lai vi sottolinea l'importanza della progettata
«Associazione Patriottica• che viene uffi-
cialmente costituita nel congresso dell'anno
seguente.
1958: SI procede alla prima elezione «de-
mocratica• dei vescovi che in varie consa-
crazioni a Wuchang, Pechino e Canton rag-
giungono Il numero di 42. Il 28 giugno, Pio
Xli reagisce all'elezione e consacrazione
abusiva con la scomunica «riservata in spe-
cialissimo modo alla Santa Sede»: scomu-
nica che «vale 'ipso facto' sia per Il consa-
crato che per Il consacrante•. Dopo la morte
di Papa Pacelli (9 ottobre). anche il succes-
sore, Giovanni XXIII - nel suo primo Conci-
storo del 15 dicembre -, manifesta dolore
perché alcuni vescovi hanno «aperto la via
ad un funesto tentativo di scisma•.
1959: In due occasioni, Giovanni XXIII
torna a pronunciare la parola «scisma.: il 25
gennaio («non avremmo mal voluto pronun-
ciare questa parola penosa. ma la triste real-
tà cl forza.); e il 17 maggio («abbiamo già
segnalato al mondo che pareva che si pre-
39 BOLLéTTINO SALESIANO I MAGGIO l!l83

4.10 Page 40

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Vzetnam e /.a Cina. Sono popoli che /,otta,w, sono uomini che muoio-
no». E poi, il 25 febbraio:
«Ho I.a mente rivolta, con profonda pena, al conflitto che sembra
intensificarsi tra I.a Cina e il Vietnam. Chi partecipa dell'anwre di Cri-
sto per l'uomo non può non rattristarsi, e trepidare, per le vite che sono
sacrificate o in pericolo, e per le sofferenze e i disagi dei combattenti e
delle popolazioni.
«A quelle popolazioni, dell'una e dell'altra parte, tutte a me since-
ramente care, vada il nostro affetto e si innalzi per /,oro una fervida
preghiera, vostra e mia. Preghiamo anche perché non abbia ad avve-
rarsi il timore, accresciuto e diffuso, clie I.a mancanza di soll,ecite solu-
zioni eque ed onorevoli porti ad un aggravarsi di sofferenze e, Dio non
voglia, a ripercussioni più vaste e terribili. È un'ipotesi che non vorrei
neppure considerare...».
La preghiera di Giovanni Paolo II s'indirizza, costantemente, a Dio
per «il grande popol,o cinese». Il 19 agosto 1979 ricorda che nel 1949 i
cattolici cinesi erano più di tre milioni, la Gerarchia contava più di cen-
to vescovi (una quarantina cinesi di nascita) e che i sacerdoti erano cin-
quemilaottocento, di cui duemilasettecento cinesi:
«Era una Chiesa viva, che manteneva perfetta unione con la Sede
Apostolica. Dopo trent'anni, sono poche ed incerte le notizie clie abbia-
mo di quei nostri fratelli; non cessiamo, tuttavia, di nutrire la speran-
za di poter nuovamente riallacciare con /,oro quel contatto diretto, che
spiritualmente non fu mai interrotto».
Il 22 dicembre 1979, parlando al collegio cardinalizio, insiste sulle
vere dimensioni della libertà religiosa e ricorda «con particolare affet-
to» il grande popolo cinese.
Nel giugno del 1980, dopo 22 anni di carcere, viene liberato monsi-
gnor Dominic Tang, gesuita, amministratore apostolico di Canton. Il 7
settembre prima dell'Angelus, Giovanni Paolo Il così commenta l'av-
venimento:
«La recente notizia della liberazione del benemerito presule dopo
22 anni di carcere, subiti - come egli stesso ha avuto nwdo di dichia-
rare - per l'obbedienza al Papa, hanno riempito il mio cuore di pro-
fonda gioia, commozione, riconoscenza e dovuta stima».
L'll novembre 1980, ricevendo per la quinquennale visita «ad li-
mina» i vescovi cinesi di Taiwan, Giovanni Paolo II si sofferma sul la-
voro pastorale «in quella parte scelta del Regno di Cristo che è la
Cina».
All'inizio del 1981, il viaggio in Estremo Oriente porta Giovanni
Paolo II «tanto vicino» alla Cina. Il 18 febbraio 1981, rivolgendosi a
gruppi di cinesi delle Filippine e di varie parti dell'Asia il Papa esprime
a tutti i cinesi del Continente la sua «sincera e profonda speranza che
presto noi potremo unirci per l,odare insieme il Signore». Il suo è un
discorso di grande apertura rivolto soprattutto «al futurn».
parasse uno scisma doloroso... La situazio-
ne sembra peggiorare ancora-).
1960: Una cortina di silenzio scende sem-
pre più sulla cristianità nel continente.
1961 : Giovanni XXIII invia una lettera al
card. Tien, arcivescovo di Pechino in esilio,
ed agli altri vescovi di Formosa, nella quale Il
Invita a non dimenticare I fratelli di fede nella
Cina Continentale.
1962: Nel Il con9resso nazionale dell"As-
sociazione Patriottica viene accettata pie-
namente la guida del Partito sulla Chiesa e
la necessità di seguire la via socialista. Si
eleggono altri 7 nuovi vescovi consacrati il
21 gennaio a Pechino. L'11 ottobre. all'inau-
gurazione del Valicano Il non è presente na-
turalmente nessun vescovo del Continente.
Durante la I sessione del Concilio, però, un
gruppo di 59 vescovi vissuti in Cina - tra i
quali 10 di nazionalità cinese - firmano un
documento - «non possiamo giudicare e
.-:ondannare I nostri tratelli costretti ln tali dif-
40 • BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 19$3
ficoltà• - circa le consacrazioni episcopali
operate senza il mandato della S. Sede {il
documento non verrà pubblicato. ma Gio-
vanni XXIII non parlerà più <Il scisma).
1963: Poco tempo dopo la sua elezione,
in occasione della giornata missionaria (20
ottobre), Paolo VI compie un primo passo
per allacciare un dialogo con le autorità di
Pechino, affermando che «l'appartenenza
alla Chiesa, lun9i dall'Indebolire l'attacca-
mento dei cattolici cinesi al loro paese. lo
rafforza• .
1965: Il 4 ottobre, all'ONU, Paolo VI com·
pie un ulteriore passo pronunziandosi - con
una chiara allusione - a favore dell'ammis-
sione della Cina continentale alle Nazioni
Unite. Il 31 dicembre invia cinque telegram-
mi ad altrettanti capi di stato del paesi coin-
voltl nel conflitto vietnamita, tra cui Mao Tse-
lung.
1966: La vigilia d1 Natale viene annuncia-
ta l'elevazione dell'internunziatura a Taipei
al rango di nunziatura.
1966-69: La «rivoluzione culturale• fa
sparire ogni forma visibile di attività religio-
sa, e non solo cristiana. 1J furore delle «guar-
die rosse• colpisce anche i vescovi «patriot-
tici., attaccati, processati, diffidati dal com-
piere Il loro ministero.
1967: In piena «rivoluzione culturale», il 6
gennaio, commemorando il 40° anniversario
dell'ordinazione dei primi vescovi e Il XX del-
l'istituzione della gerarchia, Papa Montlnl
lancia un altro segnale ai dirigenti cinesi:
• La Chiesa cattolica, e questa Sede Aposto-
lica in ispecie, non è mal stata nemica, ma
sempre amica della Cina». Muore Il primo
cardinale cinese, Tommaso Tien.
1969: Nel Concistoro del 28 aprile, Paolo
VI nomina il secondo cardinale cinese nella
persona di mons. Paolo Yu-Pin, arcivescovo
di Nanchino residente a Formosa.
1970: Per il XXV anniversario delle Nazio-
ni Unite, Il 14 maggio, i vescovi degli Stati
Uniti, in una dichiarazione surra pace, sotto-
lineano che «l'importanza reale e potenziale
del popolo e della Repubblica cinese non
può essere ignorata•. Poco dopo, il 10 lu-
glio, viene liberato dalle autorità di Pechino
il vescovo americano Walsh, ultimo vescovo
straniero detenuto in Cina. Il 4 dicembre, nel
suo viaggio In Estremo Oriente, Paolo VI là
scalo a Hong Kong: «Per la prima volta nella
storia, questo umile apostolo di Cristo, che
Noi slamo, viene in questa terra estrema del-
l'Oriente. E che cosa dice? Perché viene?
Per dire una sola parola: Amore. Cristo è an-
che per la Cina un Maestro, un Pastore, un
Redentore amoroso».
1971: Il 18 luglio, prima dell'Angelus.
Paolo VI là un aperto riferimento alla prean-
nunciata visita del presidente Usa, Nixon, in
Cina (febbraio successivo): «Qualcosa di
nuovo e di grande si compie e si prepara,
che può cambiare non poco la faccia della
terra». «L'Osservatore Romano• saluta l'in-
gresso (25 ottobre) della Cina Continentale
all'ONU come «conforme ai voti espressi dal
Santo Padre nel suo discorso all'ONU.,
esprimendo però «rammarico per Il fatto che
il governo cinese di Formosa non sarà più
rappresentalo come stato membro dell'as-
semblea delle Nazioni Unite•. Nel novembre
viene riaperta al culto a Pechino la Chiesa di
Nan-Tang, frequentata da diplomatici, stu-
denti e turisti stranieri.
1973: Il 31 gennaio, il rappresentante va-
ticano a Formosa viene trasferito alla nun-
ziatura nel Bangladesh. dove egli risiederà,
pur continuando a conservare il titolo di pro-
nunzio a Taipei. Il 14 giugno, a Ginevra.
l'Osservatore Permanente della Santa Sede
presso l'OIT. durante la LVIII sessione della
Conferenza Internazionale del Lavoro, elo-
gia il «modello di sviluppo• cinese pur
«mantenendo ogni riserva sull'ideologia e
sul sistema politico della Cina• .
1975: Nella nuova Costituzione cinese,
promulgata Il 17 gennaio, si afferma che . 1
cittadini usufruiscono della libertà di prati-
care la religione, la libertà di non praticarla e
di propagare l'ateismo• . Il 5 aprile muore Il
leader di Formosa. generale Chiang Kal-
chek; ai suoi funerali non interviene Il pro-
nunzio. Il 19 ottobre, In occasione della
Giornata Missionaria Mondiale inserita nella
cornice dell'Anno Santo, Paolo VI beatifica 11
padre Giuseppe Frelnademetz, primo mis-
sionario verbita «presso il grande popolo ci-
nese. al quale va Il nostro affetto e la nostra
sollecitudine pastorale•.
1976: Muore Mao Tse-Tung (settembre):
ricordando le persecuzioni contro la Chiesa
cattolica, la Radio Vaticana auspica che
« tante sofferenze... siano valse a preparare
l'avvento del giorno in cui... sia consentito
anche alla Chiesa di prestare Il suo sincero
servizio al popolo cinese•.
1976-79: Dopo la morte di Mao sI mani-

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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«La Chiesa desidera rispettare le tradizioni e i valori culturali di
ogni popolo... Fin dai primi tempi, la Chiesa ha imparato a esprimere la
verità di Cristo attraveuro l'aiuto delle idee e secondo la cultura dei
vari popoli».
Nella seconda parte del discorso di Manila, Giovanni Paolo II ri-
conosce che sul desiderio di riavvicinamento pesano, purtroppo, tra nu-
merosi altri fattori, anche i lunghi anni di isolamento tra la Chiesa in
Cina e la Sede Apostolica.
In occasìone dell'inizio del nuovo anno cinese, il 25 gennaio 1982,
con una lettera in lingua latina dal titolo «Caritas Christi» e datata 6
gennaio, Giovanni Paolo II chiede a tutti i vescovi del mondo e alle loro
comunità preghiere «per la Chiesa che è in Cina».
Domenica 21 marzo 1982, Giovanni Paolo II celebra in san Pietro
una Messa per le comunità cristiane cinesi. Nella breve omelia ribadi-
sce l'esigenza d'una comunità di fede «con i nostri fratelli, e sorelle in
Cina».
Il 13 settembre 1982, in una lettera al Vescovo di Macerata - la
città dove è nato il padre Matteo Ricci - Giovanni Paolo II manifesta
il suo interesse per il convegno indetto per il IV centenario dell'entrata
in Cina del «grande umani.sta e missionario gesuita».
Intervenendo alla conclusione del Convegno di studi ricciani, il 25
ottobre 1982 alla Pontificia Università Gregoriana, Giovanni Paolo II
parla del Padre Ricci come « vero ponte tra le due civiltà, europea e ci•
nese» e della sua opera di inculturazione del messaggio evangelico.
«Egli riuscì a stabilire tra la Chiesa e la cultura cinese un ponte che
appare solido e sicuro, nonostante le incomprensioni e le difficoltà ve-
rificatesi nel passato e tuttora rinnovatesi. Sono convinto che la Chiesa
può orientarsi senza timore per questa via, con lo sguardo rivolto al-
l'avvenire».
Ricordando il gesto eccezionale compiuto dall'imperatore cinese
alla morte del gesuita, il dono d'un terreno per la sua tomba, Giovanni
Paolo II conclude:
« La tomba di M att.eo Ricci a Pecltino ci rammenta il chicco di gra•
no rui.scosto nel seno della terra per portare frutto abbondnnte. Essa
costituisce un appello eloquente, sia a Roma che a Pechino, a ripren·
dere quel dialogo da lui iniziato 400 anni fa con tanto amore e con tan·
to successo».
Durante il viaggio apostolico in Spagna, il 6 novembre 1982, a Ja-
vier, patria di Francesco Saverio, Giovanni Paolo II ricorda come il
Santo aveva «certamente offerto le sue ultime preghiere nel mondo e
l'olocausto della sua vita, in terra cinese, a Sancian, per il grande po•
polo della Cina che tanto amò e che si disponeva a evangelizzare con
intrepida speranza. Uniamo le nostre orazioni alla sua intercessione
per la Chiesa in Cina, che è oggetto di speciale solidarietà e speranza
dell'intera famiglia cattoli,ca».
festano I primi sintomi del disgelo• con la
nomina di Hua Kuo-Feng a presidente del
partito comunista cinese e a primo ministro
e con l'apertura verso l'Occidente: riaper-
tura di alcune chiese cristiane, di moschee e
di templi buddisti in varie regioni del paese;
concessione del visto a cinesi all"estero,
compresi alcuni sacerdoti cattolici, per visi•
tare le famiglie rimaste nel continente; riap-
parizione in pubbllco di sacerdoti e vescovi
creduti morti o dei quali non si aveva più no-
tizia da lungo tempo.
19TT: Commentando !"intenzione missio-
naria dell'Apostolato per la preghiera per il
mese di agosto, «Perché lo Spirito Santo
ispiri nuove vie per annunciare il regno di
Cristo ai Cinesi». l'agenzia internazionale
«Fides» - organo della Congregazione per
l"evangelizzazlone dei popoli - riporta la
convinzione di «coloro che si Interessano di
affari cinesi»: a loro giudizio «oggi in Cina
non esiste una Chiesa scismatica. seppure
vi potrebbe essere qualche vescovo e sacer•
dote scismatico•.
1978: Ricevendo il nuovo ambasciatore
di Formosa (febbraio), Paolo VI rjnnova, per
l"ultima volta prima dt morire, il suo messag-
gio di amore per •tutto• il popolo cinese. Il
20 maggio, il pronunzio apostolico a Taiwan
e nel Bangladesh - la cui ultima visita a Tai-
peh risale all'aprile '74 - interviene alla ce-
rimonia d'insediamento del nuovo presiden·
te della repubblica di Formosa. Il 16 agosto
muore a Roma, dov'era venuto per la scom•
parsa di Paolo VI. il card. Paolo Yu-Pin.
1979: Per due volte, il 18 e Il 25 febbraio
Giovanni Paolo Il esprime preoccupazione
per il conflitto Cino-vietnamita. All"inizio di
agosto giunge da Pechino la notizia dell'e-
lezione del sacerdote Michael Fu Tieshan a
vescovo di Pechino da parte dell"Associazio-
ne Nazionale dei cattolici patriottici (che ver·
consacrato in dicembre). Nonostante
questo fatto, preferendo prendere spunto
piuttosto dalle notizie di liberalizzazione re•
ligiosa, Il Papa - il 19 agosto - afferma di
voler «fare tutto il possibile... per un awici-
namento e un incontro• con la Chiesa ci-
nese. Il 7 ottobre, in una conferenza stampa
a Pechino, Hua Kuo-Feng esclude, che in
occasione del suo imminente viaggio in Eu-
ropa, possa incontrarsi «con il Papa o altri
rappresentanti del Vaticano». Il 22 dicem-
bre, Giovanni Paolo Il rinnova l'auspicio di
«piena Ubertà religiosa. per la Chiesa in
Cina.
1980: Con il giorno di Pasqua - 6 aprile
- la Radio Vaticana comincia a trasmettere
tutte le domeniche la Messa in cinese verso
la Cina Continentale, da dove giungono
nuovi segnali di liberalizzazione religiosa: vi•
site dei cardinali Etchegaray e Koenig, invi•
tali dall'«Associazione del popolo cinese per
!"amicizia con gli altri popoli»; liberazione -
il 9 giugno - di mons. Tang, amministratore
apostolico di Canton. dopo 22 anni di car-
cere, e di altri sacerdoti che stanno scontan•
do una condanna; restauro delle tombe del
beato Frelnademetz e del padre Ricci; cre-
scente numero di lettere e di messaggi che i
cattolici cinesi inviano alla Chiesa di altri
paesi; edizione della Bibbia in cinese; Gio-
vanni Paolo Il. il 7 settembre, manifesta la
propria gioia per la liberazione di mons.
Tang; e, 1'11 novembre, rivela di pregare
ogni giorno «per la felicità e per il progresso
dell"intero popolo cinese•.
1981: Il 18 febbraio a Manila, parlando
alle comunità cinesi delle FIiippine e di altre
parti dell"Asia, Giovanni Paolo Il rivolge un
messaggio amichevole e di grande apertura
alla Cina Continentale: sottolinea, tra l'altro,
che i cattolici possono essere nello stesso
tempo «buoni cristiani e cittadini esemplari,
dediti al bene comune, al servizio degli uo-
mini. e collaborare con il proprio impegno al
progresso del loro paese». Alcuni giorni
dopo, il Papa Invia il segretarlo di Stato,
card. Ca.saroli, a Hong Kong per visitare
mons. Tang, ammalato nella colonia brltan•
nica. In una conferenza stampa a mons.
Kuns. li card. Casaroll conferma la disponi•
bllità vaticana al dialogo con le autorità ci•
nasi. Rimessosi, mons. Tang raggiunge
Roma, dove Il 30 aprile viene ricevuto da
Giovanni Paolo Il. Il 6 giugno, il Papa no•
mina mons. Tang arcivescovo di Canton. La
nomina di Tang, che Il 22 giugno ritorna a
Hong Kong, provoca una serie di reazioni
negative da parte delle organizzazioni cat-
toliche ufficiali della Cina, mentre il 24 luglio
a Pechino vengono consacrati cinque nuovi
vescovi senza !"approvazione papale. In ot-
tobre, altre consacrazioni di vescovi; in no-
vembre arresto dì 4 sacerdoti, tre dei quali
gesuiti, accusati di mantenere contatti con li
Vaticano e di inviare informazioni relìgiose
all"estero.
1982: Giovanni Paolo Il compie un ulte-
riore tentativo per stabilire un contatto con
la Chiesa cinese attraverso una lettera -
resa pubblica li 25 gennaio, inizio del nuovo
anno cinese - inviata a tutti I vescovi del
mondo per invitarli a pregare per «la Chiesa
che è in Cina,. Nuove reazioni negative da
parte della organizzazioni della Chiesa utfl·
clale cinese alla vigilia della Messa che Il
Papa celebra il 21 marzo per la Chiesa in
Cina. Il 25 ottobre. concludendo a Roma li
convegno di studi per il IV centenario della
nascita di Matteo Ricci, Giovanni Paolo Il rì•
badisce comunque la sua fiducia che «gli
ostacoli potranno appianarsi e che si troverà
la maniera appropriata e le strutture ade-
guate per riallacciare li dialogo a tenerlo co-
stantemente aperto•.
1983: Il 15 maggio, nell"Anno Santo della
Redenzione, Giovanni Paolo Il beatifica i
martiri salesiani mons. Luigi Versiglia e don
Callisto Caravario. uccisi in Cina Il 25 feb-
braio 1930 nel vano tentativo di proteggere
da un drappello di pirati tre giovani allieve
della missione di Shiu Chow,
.
41 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1983

5.2 Page 42

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_C.ELEBRAZIONI ROMANE IN ONORE DEI BEATI MARTIRI----.
Mons. Luigi Versiglia
Don Callisto Caravario
MISSIONARI SALESIANI
DOMENICA 15 maggio
ore 9,30
ore 17,30
in Piazza S. Pietro
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
presieduta da Giovanni Paolo Il
SOLENNE BEATIFICAZIONE
alla Pontificia Unlversita Salesiana
SOLENNE COMMEMORAZIONE DEI DUE BEATI
parlerà S.Ecc. Mons. A. Javierre Ortas - Segr. S. Congr. Educ. Catt.
LUNEDÌ 16 maggio
ore 9,00
alla Basilica di S. Giovanni Bosco - Cinecittà
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I PELLEGRINI
_ _ _ _ _ _ _ _TRIDUO SOLENNE_ _ _ _ _ _ _ __
VENERDÌ 20 maggio
ore 17,00
alla Basìlìca del S. Cuore - Via Marsala
GIORNATA SACERDOTALE E RELIGIOSA
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER I SACERDOTI E RELIGIOSI
presieduta da S.Em. il card. Ugo Poletti, Vicario del S. Padre
SABATO 21 maggio
ore 10,00
ore 19,00
alla Basilica di S.M. Ausiliatrice - Tuscolano
GIORNATA DELLA GIOVENTÙ
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I GIOVANI
presieduta da don Egidio Viganò - Rettor ~aggiore dei Salesiani
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER IL POPOLO
presieduta da S.Em. il ·card. Giuseppe Caprio
DOMENICA 22 maggio
ore 10,00
ore i 1,00
ore 12,00
ore 18,30
alla Basilica di S. Giovanni Bosco - Cinecitta
CONCLUSIONE SOLENNE DEL TRIDUO
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
presieduta da don Egidio Viganò
presieduta da S.Em. il Card. Pietro Palazzini, Pref. S. Congr. Santi
presieduta da don Gaetano Scrivo - Vicario Rett. Magg. dei Salesiani
presieduta da S.Em. il Card. Raul Silva Henriquez
42 BOLLETTINO SALESIANO 7 MAGGIO J993

5.3 Page 43

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. ervenute
Missionari p
opere oon aosco
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria
e suffragio di don Carlo Merlo sdb. a
cura dei geni tori degli alunni del S.
Giovannino dì Torino, L 1 500.000
Borsa: Maria Auslllatrfce, in memoria e
suffragio di Giovanni Monasterolo, a
cura del nipote Lu,91. L. 1.039.000
Borsa: Maria Aualllatrlce e S . Giovanni
Bosco, invocando protezione par I ti-
gli. a cura di N.N.. L. 140.000
Borsa: In memoria di don Leone Livia-
ba/la , missionario salesiano In Giap-
pone. a cura di Ravenna Giuseppina,
Genova, L. 125.000
Borsa: Maria Au1lllatrlce e S. Giovanni Borsa: In memoria dal missionario sa-
Bosco, per ottenere segnalata grazia. tes,ano don Leone Liv,abella, a cura di
a cura di N.N., L. 1.000.000
Bartolinl Vanda, Genova, L. 125.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, ln ringraziamento, a cura di
Marisa e Tancredi Brandone. L.
1.000.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in rmgrazla-
mento B invocando conrinua protezio-
ne, a cura di Aldo Rigodanza, L.
1.000.000
Borsa: Maria Auslllatrtce e Don Bosco,
Invocando aiuto e protezione. a cura
di Tiro Antonio, Pinerolo TO, L
1.000.000
Borsa: Don FIiippo Rlnaldl. m ringra-
ziamento e Implorando la guarigione
della mamma. a cura d i Elena C.. L
500.000
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Simonettl Albina. Fi-
danza PR. L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
a cura di Gruppelll Giuseppina, Crema
CR, L 300.000
Borsa: In memoria di don Vincenzo
Scuderi, a cura degli amici di Callanis-
setta, L. 300.000
Borsa: In suffragio di m,o marito, axal-
lievo. a cura di Bertacch, Santarelll
Mana, LU, L . 200.000
Borsa: In sullragfo di Barbero Pasqua-
le e defunti Giravegna, a cura dei ra-
millarl, Bra CN, L 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco: proteggeteci sempre. a cura di
Basso Gennaro, Frattamaggiore NA, L.
200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Pa-
ganinI Dina. Scandicc, FI. L 200.000
Borsa: s. Giovanni Bosco, a cura di
Ranla Maria, Ponici NA, L. 200_000
Borsa: Beato Michele Rua, a cura di
Oilveri Maria Rizzo, GE. L 200.000
Borsa: Don FIiippo Rlnaldl e Papa Gio-
vanni, per grazia r,cevuta, a cura di
Zucchi Claudina, Mandello Lano CO,
L. 160.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento, a cura d1Lo-
cateli, Virginia, Ballabio CO, L 150 000
Borsa: Maria Auslllatrlce, par i miei ge-
nitori e anime dal purgatorio, a cura di
Tren10 Margherita, Torino, L. 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, implorando protezione per la
nipote Vittoria, a cura di Castegnaro
Alessandra, L. 150.000
Borsa: In memor,a e suffragio de, ge-
BORSE DI L. 100.000
Borsa: Don Bosco, in memoria e suf-
fragio dei genitori Maria e Giuseppe
Capr a, a cura della llglia L ucia, Chieri
TO
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, invocando pamcotare gra21a, a
cura di Sanluilana Ohva, Madruzzo TN
Borsa: In memoria e sutrrag,o del papà
Vola Felice. a cura dei figh, Mango CN
Borsa: Maria Auslllatrice, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, invocando
protezione per la famiglia, a cura d1
Scagliotti Esterina. AL
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, mvocando grazia e protezione
per la famigha , a cu•a d1 N.N
Borsa: S. Giovanni Bosco, In memor,a
del Coad. salesiano Primo Giuseppe, a
cura della famiglia
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria
e suffragio di mio fratello Sac. don Ro-
berto, a cura di Sardelll Anna. Pagani
SA
Borsa: In memor,a del missionario sa-
lesiano don José G,acotto. a cura del-
la sorella Calerlna Glacolto, Boeri TO
Borsa: Divina Provvidenza, a cura di
Bogllone Francesco. Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce es. Giovanni
Bosco, in ringraziamento e invocando
continua protezione. a cura di Vittoria
e Rlla, Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, per protezione sulla famiglia e
in suffragio de, nostr1 defunti, a cura dI
R.L.V
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl-
llatrlce e Don Bosco, Implorando pro-
tezione per nor e la pace nel mondo, a
cura di P G e C.E
Borsa: Maria Auslllatrlce, per grazia ri-
cevuta, a cura di Prevedelll Giovanni e
Mario, Torino
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lealanl, a cura di Davlco Franca, TO
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Gramer Clelia, TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, implorando grazie. a cura di
A.C.I., TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
leslanl, a cura d1 N N.. Vonovo TO
Bosco e S. Domenico Savio, per otte-
nere grazia. a cura di N.N., TO
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, m r,ngraziamento e Invocando
protezione sulla famiglia. a cura di Del-
Iucca Mariella, TO
Borsa: In suffragio del suocero Genco
Rosario. a cura d, Genco Giuseppe,
Orbassano TO
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, proteggete mio lig/10 Alessan-
dro, a cura d1 Edgardo, TO
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione. a cura
di V12iale Secondina
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Papa Giovanni, Implorando protezio-
ne, a cura di G.B.
Borsa: Don Bosco, proteggi G;orglo
Carrabba insieme al fratellino Matteo.
a cura d1 Ca.rrabba Dr Mano
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, m ringraziamento a chiedendo
protezione per I figli, a cura di N.N.
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazie r,.
cevute, a cura di La Rosa Carmelo.
Ragusa
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, m suffragio del gan,tor, da/unii
e invocando protaz,one. a cura delle
Fam,ghe Moser-Godenz,
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, ringraziando e implorando gra-
zia per persona cara, a cura di A.B.L
Borsa, S. Giovanni Bosco, Implorando
protezione per I nostri figli. a cura d i
Guidotti Vittorio, Modena
Borsa: Maria Ausiliatrice, ,n memor,a
de, m,e, car,. a cura di Fizzottl G1usep,-
plna, Novara
Borsa: Maria Ausiliatrice, m suffragio
dei genitori e invocando una grazia. a
cura della fig lia
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In memoria e suffragio del miei
defunti Stefano. Antonio, Anna, a cura
di Maizza Rosina, Os1uni
nitori, a cura di B.P . L 150.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni Borsa: Don FIiippo Rlnaldl. chiedendo
pragluare e ,n memor,a di Massimo
Rampazzo. a cura del padre Prof. Giu-
seppe
Borsa: Maria Auslllalrlce, SanU Sale-
siani, in ringraziamento e chiedendo
prote21one sulla famiglia, a cura d I Rl-
barevic Anna, Bova Marina
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
S . Rita, in memoria del papà Giulio e
chiedendo protezione, a cura d, Va-
nott, Lina, Lugano CH
Borsa: Don Bosco, chiedendo prote-
zione e a,uto per I nostr, figli. a cura dI
N.N.• Schio VI
Borsa: Don Bosco, a cur a di Dlpellettl
Claudio e Anna Maria, Sesto Calende
VA
Borsa: S. Cuore di Gesù, Marta Ausl-
llatrlce, Santi Salesiani, implorando
guar,g,one d1persona cara, a cura d i
Terruzz, B.. Bergamo
Borsa: Maria Auelllatrlce, S. Giovanni
Bosco, In suffragio del Sac. Luigi Ac-
cursio. a cura di A.L.. Mormanno
Borsa: S. Cuore di Gesù, Santi Sale-
siani, In ringraziamento, a cura di Ri-
nald i Pierina, Biella VC
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
Papa Giovanni, in suffragio di mio ma-
rito Ramo e ,nvocando protezione. a
cura dI Giaccone Teres,na. V,gnale
Mont.
Borsa: Maria Au1lllatrlce, DSon Bosco,
Domenico Savio, per grazia ricevuta e
Implorando protezione, a cura di Abbà
Caroli na, S. Stefano Roero
Borsa: Don Bosco, Implorando impor-
tanre grazia, a cura di Quarta Rossa-
na. PS
Borsa: Maria Au1lllatrfce e Don Bosco.
,n ringraz,amento e ch1adando prote-
zione per la famiglia, a cura d, Lucch,n
Luigi, Trino ve
Borsa: Maria Auslllalrlce e Don Bosco .
a cura di C,nti Nella, Amelia TR
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Papa Giovanni, per grazia ricevuta e
chiedend o protezione. a cura di Man-
ca Arru Giovanna. Tuscania VT
BOUH TINO SALESIANO I MAGGIO 1~8l 43

5.4 Page 44

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-oe~
I-
'
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SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO