Bollettino_Salesiano_199302


Bollettino_Salesiano_199302



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Il problema delle vocazioni
PARTIRE DALLA FAMIGLIA
Oggi le vocazioni scarseggia-
no. L'analisi della crisi appa-
re piuttosto complessa. Un
polo da considerare è certamente
quello della famiglia.
La vocazione per eccellenza è sta-
ta quella di Gesù. Iddio lo h;i fatto
nascere in una famiglia meraviglio-
sa: con clima di fede, sincerità di
amore, generosa docilità alle inizia-
tive di Dio: «Perché cercarmi tan-
to? Non sapevate - risponde Gesù
ai genitori - che io devo essere nel-
la casa del Padre mio?» (Le 2, 49).
La vocazione sboccia in un cuore
aperto, ricco di ideali, ricercatore
del bene, solidale con i fratelli, in-
cline ad esercizi di sacrificio .
Ma dove e quando un giovane in-
comincia a crescere in questi valori?
Nella famiglia! Il santuario del fu-
turo è la convivenza domestica.
Purtroppo oggi, nella società seco-
larizzata, la famiglia ha perso consi-
stenza e qualità: oe soft:rono la vita
stessa e la fecondità vocazionale. In
un clima culturale disgregato da in-
dividualismi ed egoismi risulta ar-
duo educare al vero amore.
Che fare? C'è da dare massima
priorità a una rinnovata ''pastorale
familiare". L'Esortazione apostoli-
ca "Familiaris consortio" insiste e
orienta al riguardo: comunione tra i
coniugi, difesa della vita, qualità
educativa, corresponsabilità socia-
le, partecipazione alla missione di
salvezza. Apriamo la famiglia alla
luce del Vangelo: dalla preparazio-
ne al matrimonio fino alla crescita
in fedeltà, alla purificazione dell'a-
2 · I FEBBRAIO 1993
Nella nostra società secolarizzata, la famiglia ha perso consistenza
e qualità: ne soffrono la vita stessa e la fecondità vocazionale.
more, alla maturazione gioiosa dei
figli. Che bello pensare a mamma
Margherita e Giovanni Bosco, a
mamma Monica e ad Agostino!
Una famiglia senza figli e senza
vocazioni diviene una convivenza
effimera, come l'erba del campo
che appassisce; non è più la cellula
viva della sociètà; lascia avvizzire
l'amore.
La crisi delle vocazioni rivela oggi
il gravissimo problema della fami-
glia. Siamo chiamati tutti a correre
ai ripari: ce lo richiede il futuro. La
formazione dei fedeli laici, le attivi-
tà culturali ed ecclesiali, i progetti di
pastorale giovanile non possono fa-
re a meno di sentirsi strettamente
vincolati al rinnovamento della fa-
miglia. È un compito indifferibile
oggi per tutti. Alle soglie di una
nuova epoca storica bisogna con-
centrare le migliori forze su questo
punto strategicò . Nel Sinodo-80 un
vescovo ha affermato: «La famiglia
è minuscola, ma possiede in sé una
energia sùperiore a quella dell'ato-
mo. Dall'umile piccolezza di milio-
ni di focolari la Chiesa può rilancia-
re la potenza dell'amore necessaria
a fare di se stessa il sacramento del-
l'unità tra gli uomini».
Don Egidio Viganò

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Quindicinale di
informazione e cultura
religiosa edito
dalla Congregazione
Salesiana di
San Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo
De Nicolò - Eugenio Fizzotti - Francesco Motto
Collaboratori: Teresio _Bosco - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Serge
Duhayon - Bruno Ferrero - Sergio Giordani -
Margherlla Maderni - Antonio Méllda -
Jean-François Meurs - Pielro Moschetto - Angelo
Montonati - Gaetano Nanetti - Nicola Palmlsano
- Angelo Paoluzi - Alessandro Risso - Silvano
Stracca
Fotoreporter: Clpriano De Maria - Franco Marzi
- Carla Morselll - Guerrino Pera - Pietro
Scala brino
Progetto grafico e Impaginazione:
Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: SEI p.a. - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403
del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri,
eccetto agosto) per IUlti.
Il 15 del mese per i Cooperalori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana e
s'impegna a pubblicarle relativamente alle
esigenze redazionali. Testi e materiali inviati
non vengono restiluiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio
Nazionale Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via
Marsala 42 - 00185 Roma - Tal. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In oltre 40 edizioni
nazionali e 19 lingue diverse (tiratura annua
oltre 10 milioni di copie) In: Antille (a Santo
Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (In fiammingo) - Boemia - Bolivia -
Brasile - Canada - Centro America (in
Guatemala) - CIie - Cina (a Hong Kong) -
Colombia - Croazia - Ecuador - Filippine -
Francia - Germania - Giappone - India (in
inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Korea del Sud -
Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico -
Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna -
Stati Uniti - Thailandia - Ungheria - Uruguay -
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo
richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo
vecchio.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111
Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio
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Fax 06/65.92.929
Conto corr. post.
n. 46.20.02 intestato a
Direzione Generale Opere
Don Bosco, Roma.
1 Febbraio 1993
Anno 117
Numero 3
In copertina e qui di fianco,
la crisi sul posto di lavoro,
il nostro servizio a pag. 14
2 IL RETTOR MAGGIORE
Partire dalla famiglia
di Don Egidio Viganò
10 PROTAGONISTI
Per le strade di Madras
di Umberto De Vanna
14 PROBLEMI SOCIALI
La crisi sul posto di lavoro
di Alessandro Risso
18 ANIMAZIONE MISSIONARIA
Giovani in missione
di Ferdinando Colombo
22 EUROPA
Tempo di valori comuni
di Margherita Dal Lago
24 I NOSTRI SANTI
Ho conosciuto Pier Giorgio
di Antonio Cassigoli
26 DALLE MISSIONI
Liberia: la lunga strada della pace
di Jerstice Brian
28 LE OPERE
La casa dei giovani a Vienna
di Anton Birklbauer
30 REPORTAGE
Nel paese delle aquile
di Gennaro Camite
34 INTERVISTA
La nostra fabbrica dei santi
di Menico Corrente
37 PROTAGONISTI
Missionaria della carità
di Lia Carini
2 8 Vienna:
Una casa per i giovani
-eQUAL È,
l L NO/vtE f}E LL-4
7
,uA DR,oc,4?
RUBRICHE
Lettere, 4 - Attualità, 6 - BS Doman-
da, 8 - Prima Pagina, 9 - Come Don
Bosco, 13 - Osservatorio, 17 - Li-
bri, 21 - Il Diario di Andrea, 33 - Soli-
darietà, 40 - I Nostri Morti , 41 - I No-
stri Santi , 42 - In Primo Piano, 43
,l(~.
3 3 Il diarjo di Andrea:
Il meteorite Stefania
1 FEBBRAIO 1993 - 3

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TEOLOGIA A
DISTANZA
Corso quinquennale di
Scienze Religiose
Corso Triennale
Teologico Pastorale.
I corsi sono aperti a
tutti. Gli attuali studenti
sono oltre 2.000 sparsi
su tutto il territorio na-
~on~e. Per ogni anno
accademico gli studen-
ti sono obbligati alla
frequenza di due sta-
ges residenziali per la
durata complessiva di
due settimane. Il Magi-
stero in Scienze e il Di-
ploma in Scienze Reli-
giose qualificano per
l' insegnamento della
Religione nelle scuole
di ogni grado.
Per informazioni: Istitu-
to Superiore di Teolo-
gia a Distanza, via
Monte della Farina, 64
00186 Roma.
Tel. 06/68.77.213
68.73.494
Fax 06/68.73.364.
PIO XII E LA PROFEZIA
DI DON BOSCO. «Mi per-
metto di farvi conoscere un
ricordo personale di Mario
La Rosa riportato qualche
tempo fa sulla Gazzetta del
Sud. A colloquio con Pio
XII il 2 gennaio 1945 , addi-
tando le due fontane di piaz-
za San Pietro, gli aveva det-
to: "Se dovesse avverarsi la
profezia di Don Bosco, che a
quelle fontane si abbeverano
i cavalli dei cosacchi, vostra
Santità si trasferisca nella Si-
cilia cattolica" . Il riferimen-
to alle fontane e alla profe-
zia aveva fatto scendere sul
volto di Pio Xli un momen-
to di austerità e forse di tri-
stezza. Ma poi, quasi sotto-
voce, disse: " La profezia bi-
sogna 'interpretarla. Nei ca-
valli dei cosacchi che si abbe-
verano in piazza San Pietro
non c'è da presagire la pre-
senza a Roma dei rappresen-
tanti russi in veste di invaso-
ri. Potrebbe, e sarà ben il
contrario. Potranno essere
un giorno presenti a Roma i
rappresentanti dei cosacchi,
dei russi , in visita da ospiti e,
perché no , da amici". Com-
mentava Mario La Rosa: "Il
Sommo Pontefice in quel
È proprio per il suo buon carattere che mi sono
innamorata di lui .. .
4 · 1 FEBBRAIO 1993
momento, con le sue sempli-
ci parole rivolte a quello sco-
nosciuto giovane che ero io,
stava riannodando la profe-
zia di Don Bosco nel signifi-
cato luminoso, consolatore
per tutto il mondo civile".
Tutto vero . È la realtà im-
pensabile e bellissima dei no-
stri anni '90».
Salvatore Farina, Palermo
TV SOTTO ACCUSA. «È
mai possibile che nessuno
riesca a frenare le sciocchez-
ze, le oscenità e le criminali-
tà che ogni giorno la televi-
sione presenta, con grave
danno dei più giovani e an-
che degli stessi adulti? Non
si comprende che le persone
più indifese sono portate a
imitare ciò che vedono? Ho
letto che in alcune nazioni
difendono meglio i più debo-
li, i giovanissimi, da certi
programmi. I nostri gover-
nanti sono stati messi nella
loro posizione per pensare a
queste cose che sono le più
importanti. Sono convinta
che questo sia un problema
più grave di quello delle stes-
se "tangenti" . Bisogna che
qualcuno di loro cominci a
muoversi, gli altri forse se-
guiranno l'esempio».
Nonna Maria, exallieva FMA,
Ala di Stura (To)
EDUCATORE E ARTI-
STA. «Sono la sorella del
salesiano laico missionario
Giuseppe Gazzoli, nato a
Rodigo-Mantova nel 1913.
Adesso ho 82 anni e mi tro-
vo in un istituto geriatrico.
Per molti anni ho fatto
scuola di cucito alle adole-
scenti e le facevo pregare
per i missionari. Mio fratel-
lo Giuseppe era entrato tra i
salesiani a 18 anni. Nel 1937
dopo gli studi, era parti to
missionario per l'Ecuador.
Qui fu artista , musicista e
progettista-architetto, otte-
nendo anche alcuni ricono-
scimenti . Eseguì tra l'altro il
coro dei canonici per la cat-
tedrale di Loja e il monu-
mentale altare della nuova
cattedrale di Cuenca. Ma
soprattutto lo rendeva orgo-
glioso il suo lavoro di edu-
catore dei giovani. Morì a
Cuenca nel 1957. Le scrivo
soprattutto per dire a tutta
la Famiglia Salesiana che
mio ' fratello quest'anno è
stato onorato dalla parroc-
chia di Rodigo nel 35° anni-
versario della morte. Gli è
stato dedicato infatti il par-
co parrocchiale ed è stato
benedetto un busto in sua
memoria. AJlego una foto
di quando Giuseppe era in
Ecuador e quella del busto
che gli è stato dedicato».
Maria Gazzo/i,
Rodigo (Mantova)
IL CALENDARIO '93 .
«Siamo contenti che abbiate
in animo di iniziare la causa
di beatificazione di Mamma
Margherita, ma ci fa mera-
viglia che il Calendario Sale-
siano del ' 93 non segni in
nessun giorno dell'anno la
ricorrenza di santa Marghe-
rita. E dire che ce ne sono
tante: dalla beata Margheri-
ta di Savoia a santa Marghe-
rita di Cortona; da santa
Margherita Regina del 20
luglio a santa Margherita
Alacoque e santa Margheri-
ta di Scozia.. . A proposito :
quando faceva l'onomastico
la mamma di Don Bosco?».
Lettera firmata, Torino
Altri ci hanno scritto, indi-
cando santi " dimenticati".
Abbiamo girato le richieste
a don Ludovico Trimeloni,
che da vari anni compila
con particolare cura l'elenco
dei santi per il nostro Calen-
dario . Ci ha suggerito di in-
serire fa memoria di santa
Margherita Afacoque il 16
ottobre. Quanto all'onoma-
stico di Mamma Margheri-
ta, ci siamo rivolti allo stori-
co don Francesco Motto,

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che ha precisato che la
mamma di Don Bosco mol-
to probabilmente festeggia-
va l'onomastico il 27 no-
vembre, festa della beata
Margherita di Savoia. Nelle
Memorie Biografiche di
Don Bosco don Lemoyne
parlando di Mamma Mar-
gherita scrive: «Il suo ono-
mastico cadeva nel mese di
novembre, e i giovani lo fe-
steggiavano affettuosamen-
te; alla sera della vigilia Don
Bosco li conduceva a recarle
un mazzolino di fiori. La
buona madre li accoglieva
sorridendo, e ascoltava
tranquilla le prose e le poe-
sie che andavano leggendo.
Finita questa lettura, ri-
spondeva;-ma erano poche
parole: "Là! Vi ringrazio,
benché io faccia nulla per
voi. Chi fa tutto è Don Bo-
sco. Tuttavia vi ringrazio
dei vostri auguri e compli-
menti, e domani, se Don
Bosco lo permette, vi darò
una pietanza in più". Allora
il grido di Viva Mamma ri-
suonava fragoroso e si scio-
glieva l'adunanza».
IL CRISTIANO DE GA-
SPERI. «Ho letto sul nume-
ro di dicembre il bell'artico-
lo di Teresio Bosco su Alci-
de De Gasperi - "Preferi-
rei vedessero in me un uomo
di fede" - e mi sono ricor-
dato di un fatto che può
confermare la sincerità di
queste parole. Era il sabato
6 marzo 1948. A Torino si
attendeva il capo del gover-
no in vista dello storico 18
aprile. Toccò a me ricevere
questa telefonata dalla figlia
di De Gasperi, sposata e re-
sidente a Torino: "Mio pa-
dre domani verrà a parlare a
Torino. Mi telefona che de-
sidera venire a Maria Ausi-
liatrice per adempiere il pre-
cetto festivo . Voglia infor.-
mare i superiori". Quando
comunicai la notizia al Ret-
tor Maggiore don Ricaldo-
ne, ne fu lietissimo, ma per
prudenza decise che la Mes-
sa per il presidente fosse ce-
lebrata nella sotterranea
cappella delle Reliquie, do-
ve sarebbe stato possibile
controllare i fedeli presenti.
Il presidente accettò, anche
se avrebbe preferito Maria
Ausiliatrice. Ascoltò la san-
ta Messa e si accostò alla
Comunione. Poi si recò al-
l'altare di Don Bosco e a vi-
sitare le camerette del San-
to. Quindi gradì una tazza
di caffè nel nostro modesto
refettorio, intrattenendosi
alcuni istanti con i superio-
ri. Quando riapparve in cor-
tile, si vide circondato e ap-
plaudito con grande entu-
siasmo dagli oltre 600 stu-
denti e artigiani interni della
Casa Madre . Allora si fece
portare una sedia e parlò lo-
ro familiarmente, racco-
mandando loro soprattutto
di pregare per il futuro della
nostra cara patria. Chi l'ha
osservato durante la santa
Messa e ha udito le sue pa-
role, si è convinto facilmen-
te che Alcide De Gasperi al-
le eccezionali doti di gover-
no, univa una·fede profon-
da e convinta».
Don Pietro Zerbino, Torino
IL SIGNIFICATO DELLA
MESSA. «Sul numero di ot-
tobre del BS ho letto una
breve nota su quanti sono i
cristiani che vanno a Messa.
Vi si trova tra l'altro questa
espressione: "Forse alcuni
non vanno a messa perché
non hanno mai compreso il
significato di quello che è
chiamato il giorno del Si-
gnore... ". Chiedo: avete
mai chiesto a un cristiano
che cosa sia la Messa per
lui? Sentirete rispondere:
sono le letture, lo stare in-
sieme agli altri, è incontrare
Gesù, è la Cena del .Signore.
È così raro sentirsi rispon-
dere: è il sacrificio di Gesù.
Eppure se non si capisce
questo, ci si ferma solo .alla
cornice! Perché il primo si-
gnificato è proprio questo :
nella Messa Gesù si sacrifica
per noi! A cena con gli altri
ci vado se ne ho voglia, e an-
che delle letture ci si può
stufare. Ma se capisco che
Gesù è morto per me e mi ha
salvato, sentirò almeno il
desiderio di dirgli grazie. Il
resto è secondario, compre-
se tante iniziative più o me-
no indovinate per rendere la
Messa piacevole (canti, ab-
bracci, applausi), che non
rendono più vivo il contatto
con il nostro Salvatore».
Don Riccardo Suster,
Auronzo (Belluno)
SOLIDARIETÀ. «Abbia-
mo vissuto l'ottobre missio-
nario e preso coscienza della
nostra comune responsabili-
di fronte all'evangelizza-
zione del mondo e deHa soli-
darietà di fronte ai gravi
problemi dei nostri fratelli
sparsi sul pianeta Terra.
Ancor oggi ci sono oltre tre
miliardi di ''non uomini'':
600 milioni di persone denu-
trite, un miliardo di analfa-
beti, 200 milioni di bambini
senza scuola, un miliardo e
mezzo di persone senza al-
cuna assistenza sanitaria, un
miliardo e 300 milioni di
persone con un reddito an-
nuo inferiore alle centomila
lire, oltre un miliardo di
persone senza una casa. E
dall'altra parte ci siamo noi,
spesso così materialisti e di-
stratti, troppo impegnati a
consumare».
Carlo Porru,
missionario laico, ex preside
scuole medie statali, Roma
ERA UN BRAVO RAGAZ-
ZO. «Chi vi scrive è un de-
votissimo lettore e amico di
Don Bosco. Sono uri papà
disperato, stanco della vita.
Vi prego di pubblicare que-
sto mio accorato appello,
completo di indirizzo. Mio
figlio ha 26 anni e si droga.
I compagni, gli amici, l'han-
no rovinato. Era un bravo
ragazzo, aveva un buon la-
voro, una macchina nuova,
una bella famiglia. Chiedo
umilmente aiuto, sperando
che qualche comunità possa
accoglierlo. Ha bisogno di
essere curato. Sono stanco
di lottare e di bussare. Rin-
grazio chi mi potrà aiu-
tare».
Casella postale 74,
88018 Vibo Valentia
Per l'iscrizione
anagrafica
dei bambini
peruviani
Centinaia di migliaia di
cittadini peruviani so-
no sprovvisti di docu-
mento di identità e co-
stretti a vivere in situa-
zioni di pr~carietà e di
sopruso.• E una condi-
zione di inesistenza ci-
vile che impedisce di
trovare lavoro e di usu-
fruire dei servizi sociali.
I più indifesi sono i
bambini, esposti a mal-
trattamenti e soprusi.
Un organismo della
FOCSIV (Federazione
organismi cristiani di
servizio internazionale
volontario), l'ASPEm,
presente in Perù, sta
lavorando da tempo
per cercare di favorire
la risoluzione del pro-
blema. Si chiede alle
famiglie italiane di con-
tribuire all'iscrizione di
questi bambini.
L'obiettivo è di iscriver-
ne 10 mila entro il giu-
gno 1993. Per informa-
zioni dettagliate scrive-
re alla FOCSIV, via del
Conservatorio, 1
00186 Roma.
Tel. 06/68.77.796
Fax 06/68.72.373.
1 FEBBRAIO 1993 5

1.6 Page 6

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URUGUAY
MADAGASCAR
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
Nel contesto dei 500 anni
dell'evangelizzazione dell'A-
merica Latina il Movimento
Giovanile Salesiano uruguaia-
no ha organizzato un grande
incontro nella città di Merce-
des, a 280 chilometri da Mon-
tevideo, dove vi è un ' opera
salesiana che quest'anno fe-
steggia i cento anni di fonda-
zione. Don Claudio Muniz,
delega to per la pastorale gio-
vanile, con l'aiuto di un'équi-
pe di giovani animatori, ave-
va preparato nei mesi prece-
denti accuratamente l' orga-
nizzazione. Nei giorni 10-12
ottobre, 800 giovani di oltre
18 anni, si sono riuniti in un' i-
sola del Rio Negro, di fronte
alla città di Mercedes, dove
hanno svolto il loro fitto pro-
gramma. All'incontro sono
stati presenti anche giovani
tielle ispettorie argentine di
Rosario, Buenos Aires e Ba-
hfa Bianca.
,
Anche in Madagascar un ·
centinaio di giovani animatori
si sono ritrovati alla Maison
Don Bosco di Ivato Aéroport
(Antananarive) per il primo
incontro nazionale del Movi-
mento Giovanile Salesiano.
Sono venuti da ogni parte del-
la grande isola, alcuni percor-
rendo più di mille chilometri
per strade impossibili e non
senza disavventure, per con-
dividere con altri amici le pri-
me esperienze oratoriane e la
voglia di creare qualcosa per
gli altri giovani.
lvato (Madagascar). Gli animatori del Movimento
Giovanile Salesiano.
Oltre 7.500 persone, 150 sacerdoti e nove vescovi della re-
gione alpe-adriatica - Slovenia, Italia (Udine e Trieste) e
Germania - si sono ritrovati per pregare per la pace e la ri-
conciliazione presso il santuario di Maria Ausiliatrice di
Ljubljana-Rakovnik (Slovenia). Tema del pellegrinaggio fu :
" Forti nella fede e ferm i nella speranza". La foto mostra i
vescovi con don Britschu, regionale salesiano e gli ispettori
di Lubiana e Vienna.
6 · 1 FEBBRAIO 1993
ARGENTINA
RICOSTRUITO
IL SANTUARIO
DI DON STEFENELLI
venerata da indios e bianchi,
rimase custodita in una umile
cappella. Il 24 maggio •scorso
si è realizzato il voto dei fedeli
e si è inaugurato un nuovo
santuario, che è già meta di
molti pellegrinaggi.
Fu voluto dal grande mis-
sionario don Alessandro Ste-
fenelli il primo santuario di
Maria Ausiliatrice nella terra
dei sogni di Don Bosco, a
Viedma, in Patagonia. Al
centro vi era una bella statua
di Maria Ausiliatrice. Nel
I914 il santuario fu distrutto,
ma la statua della Madonna,
I Generai Roca
(Argentina). La facciata
del nuovo santuario
a Maria Ausiliatrice.

1.7 Page 7

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BS
Mercedes (Uruguay).
L'incontro del
Movimento Giovanile.
Colori, musica,
espressività hanno dato
voce alla proposta di
fede e agli
approfondimenti sociali
nel éontesto dei 500
anni dell'America.
I festeggiamenti allo "Stadio italiano" per i 70 anni
della "Radio Chilena".
I 70 ANNI DELLA
«RADIO CHILENA»
«Radio Chilena» è la prima
e la più antica radio della na-
zione. Dal 1978 è diretta dai
salesiani. Oggi ha 28 radio as-
sociate che formano una rete
nazionale che copre in tutta la
lunghezza il Cile. Per i grandi
fe~teggiamenti più di mille gli
invitati , tra i quali il presiden-
te Patricio Aylwin.
Secondo Caselle, un grande amico di Don Bosco, è
morto il 21 novembre scorso. Pensione Matta, caffè
Pianta, casa Vergnano, scantinato di casa Cumino,
casa Marchisio, viale di Porta Ticinese , albergo del
Muletto ... : nomi della città di Chieri che sarebbero ri-
masti forse sulla carta, se Secondo Caselle, innamora-
to di Don Bosco e della sua città (di cui era stato due
volte sindaco) non si fosse messo alla ricerca e li aves-
se identificati. Ed era soddisfatto quando accompa-
gnava i numerosi gruppi della Famiglia Salesiana a vi-
sitare i luoghi dove Giovanni Bosco aveva trascorso
dieci anni della sua giovinezza. E di Don Bosco ha ri-
costruito l'albero genealogico fino al secolo XVII. La
sua appassionata ricerca rimane consegnata alla sto-
ria e alla memoria riconoscente di chi lo conobbe.
1 FEBBRAIO 1993 - 7

1.8 Page 8

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DOBBIAMO
PAGARE
LE TASSE?
Risponde Guido Gatti:
Dobbiamo pagare le tasse anche
qu9ndo i servizi non funzionano?
E notorio che i servizi gestiti dallo
stato e dagli enti pubblici in Italia
funzionano male, nonostante la
massa sproporzionatamente ingen-
te di risorse che assorbono. E non
sono pochi coloro che pensano di
trovare in questo fatto una giustifica-
zione di comodo per evadere il fisco.
Ma è una giustificazione valida?
Cominciamo col dire che chi eva-
de le tasse si pone automaticamente
in una situazione di privilegio ingiu-
sto e odioso: c'è chi , come i lavorato~
ri dipendenti, le tasse non può eva-
derle e finisce per pagare anche la
parte di chi le elude o le evade; per-
ché, comunque, lo stato spende e le
sue spese, almeno in Italia, sono
particolarmente rigide: paghe per di-
pendenti e interessi per debiti che
non possono essere rimandati.
Chi accampa questa scusa sem-
bra ritenere che il rapporto tra lo sta-
to e il cittadino sia di natura privati-
stica; come se nascesse da un con-
tratto tra privati: "lo ti do tanto solo
se tu mi dai tanto"; e come se lo sta-
to e il cittadino fossero estranei a vi-
cenda, proprio come i clienti rispetto
alle commesse di un supermarket.
Ma non è così: i cittadini sono mem-
bri dello stato.
I doveri del cittadino verso lo stato
non vengono meno neppure se lo sta-
to non fosse del tutto adempiente ai
suoi doveri (che pure esistono): non è
possibile rompere la propria dipen-
denza morale dallo stato allo stesso
modo con cui si cambia il salumiere.
Questo non esclude che i cittadini
abbiano il diritto di controllare, con tut-
ti i mezzi che la democrazia mette a
loro disposizione (e sono di più di
quanto si pensi), la gestione dello sta-
to, cui essi partecipano attraverso rap-
presentanti da loro eletti. Ma non pos-
sono rompere la solidarietà che li le-
ga, attraverso lo stato, a tutti gli altri
cittadin i, soprattutto i più deboli e i più
poveri (e quelli le tasse le pagano).
Chi lo fa , pecca contro un preciso
dovere di morale sociale, sancito
dalla legge di Dio.
8 · 1 FEBBRAIO 1993
UNA CHIESA
TROPPO
CLERICALE?
Risponde Luis Gallo:
Il concilio Vaticano Il propiziò un
profondo rinnovamento nel modo di
concepire la Chiesa. Tra l'altro esso
volle ridare al rapporto tra i membri
della comunità ecclesiale (vescovi ,
preti , religiosi, laici) un' intonazione
più nitidamente evangelica, sottoli-
neando la loro fondamentale ugua-
glianza e il loro comune protagoni-
smo. Se, dovuto a motivi storici di di-
versa indole, molti cristiani avevano
finito per identificare la Chiesa con
ciò che venne chiamato la sua " ge-
rarchia", il Concilio volle ribad ire l'i-
dea che essa è invece composta da
tutti i battezzati, i quali , proprio per-
ché tali, godorio della stessa digni-
tà e sono impegnati nella stessa
missione, ognuno secondo la voca-
zione ricevuta dallo Spirito.
La Chiesa, quindi , non è " proprie-
tà" dei preti o dei vescovi, ma è co-
stitu ita da tutti i suoi membri. Tutti in-
sieme fprmano l'unico Popolo di Dio
o, ancora meglio, l'unica comunità
dei discepoli di Cristo. Non va nep-
pure spaccata in due: da una parte,
coloro che insegnano, amministrano
i sacramenti agli altri , e comandano
(qu~lli che, con una parola di antica
origine vengono chiamati i " chieri-
ci " ); dall 'altra, coloro che imparano,
ricevono i sacramenti e ubbidiscono.
Al contrario, essa va pensata (e vis-
suta) come una realtà unica, nella
quale ognuno ha il suo compito da
svolgere, secondo la grazia a lui da-
ta: chi come pastore, chi come laico
o laica, chi come religioso o religio-
sa, tutti al servizio dell'unica missio-
ne, quella che Gesù stesso affidò ai
suoi seguaci.
Si potrebbe perfino dire che, se un
tempo la Chiesa veniva concepita (e
vissuta) come prevalentemente cle-
ricale, oggi , dopo il Vaticano Il che
ha voluto ridefinire il suo rapporto
con il mondo, i cristiani e le cristiane
laiche vanno ritenute come la sua
vera avanguardia: sono essi , infatti,
quelli che portano avanti la missione
di Cristo più direttamente a contatto ·
con le realtà concrete del mondo, la
famigl ia, la società, l'economia, la
politica ...
Certo, 27 anni di postconcilio sono
pochi a confronto con secoli vissuti
all'insegna di un'altra impostazione.
11 peso dell 'inerzia si fa sentire.

1.9 Page 9

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di Silvano Stracca
IL PAPA IN UGANDA
Il Papa in Sudan per " confortare"
una comunità ecclesiale che da anni
soffre a causa della guerra che op-
pone il Nord , musulmano e arabo, al
Sud, cristiano e nero. Il tempo per
celebrare una Messa a Kartoum e ri-
chiamare l'attenzione della comuni-
tà internazionale su questo paese
africano che applica la "sharia", la
legge islamica.
La breve ma significativa sosta av-
verrà sulla via del ritorno dall' Ugan-
da, il paese che ha dato alla Chiesa
cattolica in Africa i primi martiri dei
tempi moderni, il primo vescovo nero
consacrato nel lontano 1939, la pri-
ma diocesi e le prime congregazioni
religiose maschili e femminili com-
pletamente autoctone.
Il primo viaggio internazionale
del 1993 porta, dunque, il Papa in
un paese già visitato dal Paolo VI
nel 1969. L'Uganda allora era consi-
derata quasi la perla d'Africa, men-
tre negli ultimi due decenni , è diven-
tata sinonimo del disastro del Terzo
Mondo: fame, violenza, tirannia, vio-
lazioni sistematiche dei diritti umani ,
sfascio dell 'assistenza sanitaria,
corruzione, tribalismo, AIDS...
È il decimo periplo africano, per
questo Papa venuto dalla Vistola,
che ama l'Africa dai giorni del Con-
cilio, quando era stato colpito dalla
personalità dei giovani vescovi afri-
cani che sedevano accanto a lui ,
verso il fondo della basilica di San
Pietro. Sulle tribune del Vaticano Il ,
il giovane arcivescovo di Cracovia
trovava il tempo di scrivere poesie
nella sua lingua materna. Una delle
più belle è dedicata a suo fratello '' Il
nero'' .
" Sento in te " , scriveva Karol Woj-
tyla, " questa terra immensa dove i
fiumi si perdono improwisamente...
Dove il sole brucia i corpi come l'alto-
forno il minerale. Il tuo pensiero lo
percepisco come il mio; se il loro
cammino è differente, la bilancia è la
.
Bombo-Namalinga (Uganda). In
questa zona i salesiani sono una
decina, tutti polacchi. Dirigono la
parrocchia, varie stazioni
missionarie e recentemente
hanno aperto una scuola
professionale di avviamento al
lavoro (falegnami e meccanici).
Nella foto il direttore
don Henryk Juszczyk.
stessa; gioia di pesare questi pensie-
ri sulla mia bilancia, essi brillano in
modo differente nei tuoi occhi e nei
miei, ma la loro sostanza è. unica ".
Il nuovo viaggio del Papa, che
visiterà anche per la seconda volta il
Benin, servirà a risvegliare - alme-
no in alcuni - la coscienza della
drammatica situazione di un intero
continente che, in poch i anni , è sta-
to lo scenario di lotte e conflitti di
ogni genere. L'Africa, a più di tren-
t'anni dalla sua indipendenza, si di-
batte in un'affannosa ricerca della
maturità socio-politica e dello svilup-
po. Il fallimento dell'utopia socialista
sembra aver lasciato molti paesi in
una situazione di totale 'smarrimen-
to; per essi, il socialismo reale ave-
va rappresentato , infatti, una spe-
ranza di superamento delle cond i-
zioni di oppressione e di estrema
povertà.
A bloccare lo sviluppo africano so-
no intervenuti , secondo le Nazioni
Unite, diversi fattori fra i quali le con-
dizioni metereologiche che hanno
provocato siccità e desertificazione,
le agitazioni politiche e sociali, il de-
bito estero, le ingiuste regole del
mercato economico mondiale. Un
drammatico esempio di quest'ulti-
mo punto è la crisi dei prezzi inter-
nazionali di prodotti alimentari come
l'olio di palma, il caffè, il tè, il cacao.
Così , all'aumento del 4% delle
esportazioni dei paesi africani nel
1991 è corrisposta una diminuzione
delle entrate del 22%.
Visitando il Benin, l' Uganda e il
Sudan, certamente Giovanni Paolo
Il rinnoverà l'appello della "Centesi-
mus annus" ad un grande sforzo di
solidarietà internazionale per aiuta-
re l'Africa. " Sono convinto" , confi-
dava ai giornalisti sull'aereo che lo
portava in Angola lo scorso giugno,
" che quest'Africa ha sempre biso-
gno di aiuto da parte delle nazioni
ricche e sviluppate de/l'Occidente.
Essa può conoscere un grande svi-
luppo socio-culturale. Ma, ottenuta
l'indipendenza, deve imparare a
sorpassare le rivalità etniche ancor
troppo forti se si vogliono costruire
stati moderni' '.
1 FEBBRAIO 1993 - 9

1.10 Page 10

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PROTAGONISTI
PER LE STRADE
DI MADRAS
di Umberto De Vanna
L'attività di padre
le strade. Vivendo insieme fuori dal
Vincent Xavier, fondatore
clima caotico della città, i ragazzi
trovano amicizia, serenità, spensie-
della «Don Bosco Anbu ratezza. È durante questi dieci gior-
Illam». Da sette anni si
propone come "buon
ni di vacanza che padre Vincent ha
fatto ragionare il piccolo Ganesan e
lo ha convinto a pensare al suo avve-
Pastore" per i ragazzi
della strada di Madras.
nire. Ritornati a Madras, lo ha aiu-
tato a rinfrescare gli studi e lo ha in-
serito in una scuola salesiana. Ga-
nesan oggi ha 14 anni ed è un ragaz-
zo sereno. A scuola naturalmente si
è trovato con compagni più piccoli
P adre Vincent Xavier ha incon-
trato Ganesan cinque anni fa
nei dintorni della stazione ferrovia-
ria di Madras. A nove anni Ganesan
si industriava a rivendere bicchieri
di plastica. I .suoi genitori si erano
separati in quei giorni. Alla madre
di lui, che lo hanno battezzato ''fra-
tello maggiore", ma nello studio si è
rivelato presto più bravo degli altri.
Quello di Ganesan_è un caso riusci-
to. Ma padre Vincent Xavier ha ri-
solto allo stesso modo altre centi-
naia di situazioni.
non piaceva più il marito, che si era
fatto sterilizzare perché la giovanis-
sima moglie gli aveva dato uno dopo
Abbandonati a se stessi
l'altro tre figli. Padre Vincent ha of- Padre Vincent Xavier Mariapra-
ferto al piccolo Ganesan un rifugio gasam è un giovane prete indiano di
per la notte alla «Don Bosco Anbu 39 anni. Dal 1985 è impegnato a
Illam». Il ragazzo accettò la sua of- tempo pieno per i ragazzi della stra-
ferta, ma per oltre un anno manten- da. «Ogni treno che arriva a Madras
ne intatta la sua libertà. Continuava scarica un ragazzo destinato a vivere
a vivacchiare rivendendo i suoi bic- per le strade», afferma. <<Nelle gran-
chieri di plastica e ogni tanto non di città indiane vivono milioni di ra-
rientrava per la notte. Per qualche gazzi abbandonati a se stessi. La po-
tempo si è addirittura trasferito in vertà è per tutti la causa di fondo del
un'altra città, a più di mille chilome- loro vagabondare, ma il 60 per cento
tri da Madras. Ma Ganesan era in è vittima della rottura dell'unità fa-
fondo un ragazzo intelligente e di miliare». Questa, che si direbbe un
animo buono. Quando decise di an- fenomeno tutto occidentale, in real-
dare con padre Vincent all'am::male tà. colpisce in maniera sempre più
campo scuola, iniziò la sua capito- estesa anche le grandi città e le zone
lazione. Padre Vincent ogni anno . p--eriferiche dell'India.
organizza un soggiorno-vacanza per ; -Padre Vincent li cerca di notte,
circa 60 di questi ragazzi trovati -per insieme a un altro prete salesiano,
10 · I FEBBRAIO 1993

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Nelle foto, ragazzini di Madras. In alto a sinistra, padre Vincent Xavier
con uno di loro.
due chierici e dieci volontari laici.
Sono ragazzi dagli otto ai tredici an-
ni. Aspettano che escano dall'ulti-
mo spettacolo cinematografico
(verso l'una e mezza) e poi cercano
di conquistarsi la loro fiducia, di di-
ventare loro amici. Offrono una
prima accoglienza, cure mediche, li
aiutano a trovare lavoro. Molti ac-
cettano solo in parte quella mano
tesa. Padre Vincent si preoccupa so-
prattutto di quei ragazzi che sono
giunti da poco tempo sulla strada e
che sono più disorientati, ma più di-
sponibili a farsi aiutare.
«Padre Vincent, come reagiscono
i ragazzi quando li incontra?».
«Il nostro è un lavoro che richie-
de molta pazienza. Alcuni reagisco-
no bene subito. Ma c'è anche chi è
diffidente. E c'è chi spinge i ragazzi
a diventarlo. Sono quelli che abi-
tualmente li sfruttano, i bottegai,
coloro che pensano che lo facciamo
solo per convertirli alla nostra reli-
gione».
«Cosa organizzate per loro con-
. cretamente?».
«Esistono due case per l'acco-
glienza, una per ogni livello . Ci so-
no poi nove centri di primo incon-
tro per poterne raggiungere il mag-
gior numero possibile. I più sono
già "rag pickers", cioè raccolgono
carta e stracci. Noi li aiutiamo a or-
1 FEBBRAIO 1993 - 11

2.2 Page 12

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Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà.
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di do;:,pioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti , ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
12 - 1 FEBBRAIO 1993
Madras. Grazie al «Don Bosco Anbu lllam» molti ragazzi sono stati
sottratti alla strada.
ganizzare bene questo lavoro. Ci so-
no sei centri di raccolta e di vendita
per il riciclaggio. Si tratta di alcune
cooperative dirette dai più grandi.
Nell'organizzazione sono inseriti an-
che i salesiani e addirittura un rap~
presentante del governo. Per tutti
siamo riusciti a far rilasciare dalla
polizia carte d'identità per evitare
che abbiano fastidi o siano sfruttati.
Abbiamo poi iniziato una scuola
per sarti e una "scuola guida" per
assicurare ai più grandi la patente e
quindi trovare più facilmente un la-
voro » .
«I risultati ci sono?».
«Superiori a ogni aspettativa.
Moltissimi sono stati sottratti alla
strada, avviati agli studi o al lavoro.
Tanti ·sono stati riportati alle loro
famiglie. Asain, per ricordarne
qualcuno, era un povero ragazzino
trascurato e quasi cieco. Lo _abbia-
mo preso e portato immediatamen-
te all' ospedale, praticamente sul ta-
volo operatorio. Adesso collabora
con noi per il ricupero dei ragazzi.
Thangamani oggi è responsabile del
magazzino di raccolta del materiale
della cooperativa ed è un buon pa-
dre di famiglia. Prima era un ragaz-
zo abbandonato da tutti . Bupathi
era scappato di casa. Lo abbiamo
aiutato a inserirsi di nuovo nella sua
famiglia e ora collabora alla coope-
rativa nella vendita degli stracci e
della carta. Anche Kantharaj era
scappato di casa. Lo abbiamo aiu-
tato a reinserirsi e ne è diventato
quasi il sostegno. Babu era senza
fissa dimora e prepotente. Adesso
studia per prendere il diploma in
tecnologia grafica. Abbiamo trova-
.to Kutty tutto arrotolato in un, an-
golo vicino a una pattumiera. Oggi
è fiero di poter guidare un camion-
cino e ha imparato a cavarsela nella
vita.
Tante solidarietà
«Hai aiuti sufficienti?».
«Per ogni iniziativa cerchiamo gli
aiuti più opportuni. Anche il gover-
no in qualche settore ci dà una ma-
no . I salesiani tedeschi ci hanno
comperato le macchine da cucire.
Gli aiuti per singole iniziative im-
portanti quasi sempre non manca-
no . A volte ciò che non si ha è il ne-
cessario quotidiano ...».
«Cos'è che ti dà la maggior spinta
per tirare avanti?».
«Abbiamo adottato per noi la
spiritualità del Buon Pastore che è
quella di Don Bosco. Mai arrender-
si, mai scoraggiarsi, cercarli e aiu-
tarli uno per uno. E poi ci propo-
niamo non solo di dare ai ragazzi
assistenza immediata e cibo, ma
una speranza di vita, una sicurezza
per il futuro . Li incoraggiamo a es-
sere forti nelle situazioni dolorose,
a non fuggire di fronte alle difficol-
tà. Questo ci sembra già un modo
cristiano di affrontare la vita. Ed è
in fondo il nostro modo di evange-
lizzare questi ragazzi».
Umberto De Vanna

2.3 Page 13

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di Bruno Ferrero
Fatti&
Persone
QUANDO I GENITORI
EL SALVADOR. Il paese, che ha saputo
PERDONO
con dignità far fronte a dodici lunghi
anni di guerra, ha oggi bisogni immensi.
L'ispettoria delle Figlie di Maria Ausilia-
trice si è impegnata con coraggio e crea-
Curiosiamo in una famiglia come
tante, in una sera qualunque.
Anna, tre anni, avvitandosi sulla
sedia come sempre, fa cadere l'in-
salata sulla tavola. «Tirala su, An-
na», dice la madre, chiaramente
seccata. La bambina mette il bron-
cio e non si muove. «Tu hai fatto il
tività e ha deciso di riaprire la casa di
Chalchuapa trasformandola da collegio
a casa per la giovane, centro di orienta-
mento professionale e assistenziale. La
comunità accoglie oggi .giovani interne
orfane a causa della guerra o in difficol-
tà, e ragazze che necessitano anche solo
per un breve tempo di un tetto.
pasticcio, signorina. E adesso, tu, la
tiri su!», ripete sempre più stizzita la
mamma. Anna la guarda con la fie-
rezza caparbia dei suoi tre anni e ri-
sponde: «No». Che cosa può fare la
mamma? Ha chiaramente perso la
battaglia per la supremazia familia-
ROMA. Don Francesco Motto è stato
nominato nuovo direttore dell'Istituto
Storico Salesiano (ISS), con sede in Ro-
ma in via della Pisana, presso la casa ge-
·neralizia. Succede così nell'importante
incarico a don Pietro Braido, che per
dieci anni ha diretto l'istituto con gran-
re. Se obbliga la bambina a ubbidire
de competenza e notevoli risultati. La fi-
(magari con una buona sculacciata)
si sentirà profondamente umiliata,
perché non si picchia una bambina
I bambini: più caparbi e tenaci
degli adulti.
gura del nuovo direttore è nota. Nato a
Missaglia (Como) nel 1947, è socio fon-
datore dell'ISS e ne è stato a lungo se-
di tre anni. Se rinu·ncia, intuisce che
la bambina ha vinto in modo inde-
bito.
ccNON SO CHE FARE!». È in si-
tuazioni simili a questa, comuni e or-
dinarie in apparenza, che si speri-
po e gridano con la forza della di-
sperazione: «Non so più che fare!».
L'idea di Don Bosco è semplice.
La punizione, o l'idea autoritaria
«obbediscimi, altrimenti...» ha biso-
gno di essere sostituita dal rispetto
gretario di coordinamento. Importanti
le sue pubblicazioni, in primo luogo lo
studio critico sulle Costituzioni Salesia-
ne e il primo volume dell'Epistolario di
Don Bosco, presentato recentemente a
Torino e a Roma e ampiamente com-
mentato dalla stampa.
menta un principio di base del Siste-
ma Preventivo nella Scuola per Ge-
nitori: "Tutte le volte che i genitori
entrano in conflitto con i figli, per-
dono".
Dobbiamo renderci conto dell'inu-
tilità di imporre ai bambini e ai ra-
gazzi il nostro volere. La mamma di
Anna sta innescando una lotta peri-
colosa, basata sul "vediamo chi co-
manda qui!". Una lotta destinata a
e dalla cooperazione reciproci. I
bambini hanno bisogno di guide, di
buoni leader, non di caporali e di
sergenti. Un buon leader ispira e sti-
mola i suoi seguaci a svolgere l'a-
zione più adatta alle circostanze: co-
deve essere per i genitori. I nostri
figli hanno bisogno della nostra gui-
da, che accetteranno se sapranno
che li rispettiamo quali esseri umani
alla pari. La dignità di un bambino è
THAILANDIA. Madre Marinella Ca-
stagno ha fatto una rapida visita in
Thailandia e ha consegnato il crocifisso
missionario alle prime due FMA che si
recheranno in Cambogia. La Madre ha
incontrato i giovani e ha potuto cono-
scere la povertà e i bisogni dei cambo-
giani. Le FMA lavoreranno accanto ai
salesiani che hanno aperto un orfano-
trofio a Phnom Penh.
lasciare solo ferite e mortificazioni profondamente insultata quando lo
continue. I genitori che entran_o in
conflitto con i figli sono costretti a
passare da una punizione all'altra,
ottenendo solo dei figli più arrabbia-
ti. «Se hai il diritto di ferirmi, anch'io
ho il diritto di farlo con te!» pensano,
in fondo, i figli. Ne segue un'orribile
successione di "tiramolla", rappre-
saglie e vendette. Questo è il risulta-
si picchia e non resta molta dignità MILANO. Nel giugno scorso la rivista
alla madre a operazione avvenuta,
specialmente se si sente colpevole.
La mamma di Anna può ottenere
molto di più ritirandosi dal conflitto e
stimolando la cooperazione e la na- ·
scente responsabilità della bambi-
Primavera ha ricevuto il "lauro d'oro",
un prestigioso riconoscimento offerto
dalla RAI per l'impegno con cui la rivi-
sta contribuisce a formare nei giovani la
coscienza europea. Pochi mesi dopo in
una grande manifestazione tenutasi a Si-
villa (Spagna), nel quadro dell'Esposi-
na. Può dire, per esempio: «Oh! Che zione Universale, ancora a Primavera è
brutto pasticcio! Come tacciamo stato assegnato il premio Stendhal, pro-
to delle punizioni. Purtroppo i bam- adesso?». Non c'è più lotta per il po- mosso a livello internazionale tra quoti-
bini sono molto più caparbi e tenaci tere. Con molta probabilità la bambi- diani e periodici europei di ogni livello.
degli adulti: hanno il vantaggio di na riconoscerà che tocca a lei puli- L'impegno della rivista in questa dire-
poter tramare, calcolare e tener du- · re. La casa non sarà così un campo zione e i riconoscimenti avuti, fanno di
ro più dei loro genitori. Ne deriva di battaglia, ma un piacevole posto Primavera a pieno titolo una rivista gio-
che questi ultimi arrivano al limite dove regnano cooperazione e ar- vanile di respiro europeo.
della sopportazione, scuotono il ca- monia.
1 FEBBRAIO 1993 13

2.4 Page 14

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PROBLEMI SOCIALI
LA CRISI SUL POSTO
DI LAVORO
Torino. Come sempre, i
metalmeccanici sono stati i
primi a manifestare.
di Alessandro Risso
In tempo di crisi,
il ridimensionamento
degli organici rischia
di penalizzare i più deboli.
L'importanza di non
scordare i concetti-base
del «bene comune» e
della solidarietà.
N on si può dire che il senatore
Agnelli sia stato scaramantico
o abbia voluto, per così dire, mettere
le mani avanti, quando si era per-
messo una previsione sull'andamen-
to dell'economia parecchi mesi or-
sono, all'assemblea dell'IFI. «Il '92
è un anno difficile, ma il 1993 sarà
l'anno più duro», aveva sentenziato
di fronte ad un uditorio preoccupa-
to per la congiuntura economica.
Erano ancora lontane la svalutazio-
ne della lira, l'uscita dallo SME, la
manovra economica d'autunno con
tutto il corollario di feroci polemi-
che sociali e politiche, la contrazio-
ne dei consumi.
La posta in gioco
Questo 1993 si presenta proprio
come l'anno in cui la "cicala" Italia
deve tirare la cinghia. E non si trat-
ta di difendere un ipotetico 5° posto
tra le potenze industriali; oppure il
6°, o il 7°. Non è il prestigio la po-
sta in gioco, ma la sostanza: rima-
nere cioè la nazione che è riuscita a
14 - I FEBBRAIO 1993

2.5 Page 15

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-B-S
costruire dalle macerie dell'imme-
diato dopoguerra le condizioni per
un diffuso benessere, unito ad uno
stato sociale in grado di tutelare i
soggetti più deboli.
Sono proprio questi che rischiano
di aumentare considerevolmente
nell'anno in corso, i cosiddetti
"nuovi poveri", le famiglie in cui
entra un solo stipendio non superio-
re al milione e mezzo per tirare
avanti in cinque-sei persone, con
maggiori spese e minori servizi so-
ciali, con i figli grandi senza sbocchi
di lavoro. E con una spada di Da-
mocle sul capo mascherata da una
parola tecnica ed amorfa: "mobili-
tà". La disoccupazione, ecco lo
spettro di operai, impiegati e finan-
che dirigenti, oggi, in Italia. Il 1992
non ne ha portato un _incremento si-
gnificativo, ma è proprio in questo
'93 che diventa più visibile il ridi-
mensionamento degli organici in
Foto Archivio SEI
i
molti settori industriali, frutto di
una ristrutturazione profonda della
capacità produttiva. Le aziende ita-
liane, penalizzate negli ultimi anni
dagli alti tassi d'interesse, dalla ec-
cessiva incidenza dei costi, dalla mi-
nor redditività degli investimenti,
con la conseguente diminuzione dei
profitti, cercano di porre le basi per
la ripresa con innovazioni tecnolo-
giche e una diversa organizzazione
del lavoro. Ciò significa nella quasi
totalità dei casi riduzione di perso-
nale, facendo ricorso a cassa inte-
grazione e, appunto, "mobilità". E
sinora questi cosiddetti "ammortiz-
zatori sociali" hanno svolto egre-
giamente il loro compito, attenuan-
do l'impatto di una crisi occupazio-
nale che, giova ricordarlo, ha cau-
sato la perdita di oltre un milione di
posti di lavoro nell'industria italia-
na negli ultimi dieci anni. In paral-
lelo sta rallentando la capacità di
assorbimento del settore servizi, che
ancora nel 1991 era in grado di crea-
re 200 mila posti di lavoro in più,
compensando i tagli occupazionali
nell'industria. Dato che il pubblico
impiego vive già problemi di esube-
ro in molte sue branche, ad esempio
la pubblica istruzione, e che la si-
tuazione finanziaria,,dello stato non
consente nuove assunzioni anche
dove sarebbe necessario, sono il
commercio ed i servizi alle imprese
ad aver incrementato l'occupazio-
ne, oltre al settore costruzioni, ·che
nelle sue articolazioni minori, la
maggioranza, patisce i mali della
precarietà e del lavoro nero.
Nel '92 le statistiche hanno evi-
denziato un saldo ancora attivo,
seppure modestissimo (O,3 O/o) della
forza lavoro in Italia. Parimenti il
tasso di disoccupazione si è mante-
nuto stabile, sull' 11 per cento; si
tratta comunque della più alta per-
centuale tra i paesi industrializzati.
I dati quindi non paiono allarmanti,
ma esistono forti tensioni sul mer-
cato del lavoro, che non riesce ad
evidenziare l'aridità delle cifre. Per
cominciare non vale l'idea di un
semplice trasferimento tout court
da un settore all'altro: la richiesta di
professionalità del terziario è più
qualificata rispetto a quanto possa-
no offrire i lavoratori espulsi dal-
l'industria. Infatti cala vistosamen-
te la figura dell'operaio (intorno al
meno 6 per cento nel '92), processo
1 FEBBRAIO 1993 - 15

2.6 Page 16

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favorito dal massiccio ricorso ai come creare nuove opportunità di trà rimanere immune a lungo; il
prepensionamenti sino al mese di lavoro, sarebbe importante avviare blocco della contrattazione deciso
settembre. Tutti ex lavoratori che una revisione dei programmi della dal governo deve considerarsi il pre-
nelle ricerche sociometriche sono scuola superiore e della formazione ludio a diversi rapporti di lavoro
andati ad impinguare la casella de- professionale: da anni esistono set- anche dentro la ''macchina Stato'' .
gli "inattivi" e non quella dei "di- t?~i che lamentano l'assenza di spe-
soccupati". Altrimenti il saldo fina- c1f1che professionàlità, lasciando
le sarebbe stato di segno negativo. migliaia di offerte di lavoro insod- Impegnarsi insieme
Un altro motivo di tensione è il
passaggio dal posto di lavoro "sicu-
ro" del recente passato a forme di
lavoro meno garantite e, spesso,
con contratti limitati nel tempo.
Non dimentichiamo infine che nella
nostra Italia permangono forti le di-
sparità tra Nord e Sud, anche se la
recessione localizzata nelle regioni
più ricche, il Piemonte su tutte, po-
trebbe far diminuire il divario. Ma
non può consolare la tendenza ad
una possibile "parità tra poveri". Il
Meridione rimane in ogni caso
svantaggiato, continuando ad avere
nei prossimi anni un incremento de-
mografico che peserà sulla disoccu-
pazione e sulla divisione delle risor-
se, mentre il Nord, esaurita la spin-
ta- del baby-boom degli anni '60, è
sotto la crescita zero. E non va mai
dimenticata l'attuale, pesante di-
sparità nei dati sulla disoccupazio-
ne: le regioni padane, quelle amma-
liate dalla protesta della Lega di
Bossi, raggiungono una percentua-
le, secondo i rilevamenti '92, intor-
no al 5 e mezzo per cento; nel Cen-
disfatte, senza un piano di orienta-
mento alle scelte scolastiche mirato
a superare questo squilibrio. L 'isti-
tuzione delle lauree brevi e di corsi
sperimentali in molti istituti tecnici
sono un primo passo significativo in
questa direzione.
Sul fronte interno delle aziende
invece, indicazioni positive possono
arrivare da una diversa strategia
nelle relazioni sindacali. È finito il
tempo della difesa strenua dell'esi-
stente, dei piccoli o grandi privilegi,
contrabbandati senza distinzioni
come "intangibili conquiste dei la-
voratori". Il corporativismo, frutto
bacato degli anni '80 non meno del
tangentismo, è intimamente legato
alla recessione, quale sia il settore
economico in cui si manifesta. Nel-
l'industria un nuovo sviluppo dovrà
passare attraverso forme di flessibi-
lità nei tempi e nei metodi di lavoro
specialmente se queste assicuran~
nuove assunzioni, oltre al manteni-
mento degli organici. Anche il pub-
blico impiego, più sordo perché me-
no maturo a questi discorsi, non po-
Adattarsi alle esigenze della pro-
duzione e del mercato è il passo che
potranno fare i lavoratori, un se-
condo pesante sacrificio dopo quel-
lo compiuto lo scorso 31 luglio con
il blocco della scala mobile, che ha
già contribuito al contenimento del
costo del lavoro e dell'inflazione.
Agli imprenditori va richiesto uno
sforzo negli investimenti, senza
consumarsi nel rimpianto per i gras-
si, e ormai lontani, profitti degli an-
ni '80. E investimenti in Italia, non
ali'estero: facile inseguire agevola-
zioni fiscali e lauti guadagni dimen-
ticandosi che la prima carità è quel-
la di casa. Gli industriali general-
mente si difendono lamentando
l'eccessivo costo del denaro, il più
alto tra i paesi industrializzati, fre-
no possente a molti investimenti. Se
negli Stati Uniti ogni 100 lire ricevu-
te diventano dopo un anno 103 da
restituire alla banca, se in Europa ·
variano da 110 a 116, in Italia le im-
prese più grandi, e contrattualmen-
te più forti, devono pagare 119, e le
medio-piccole arrivano a sborsare
I
tro si sale a sfiorare il 10%, ma al
Sud la percentuale dei senza lavoro
tocca quota 20.
n prossimo futuro
I Lo scivolone economico
coinvolge gran parte dei paesi
europei. Su «Der Spiegel" il
momento difficile della Germania.
124 lire ogni cento. È un problema
che richiederebbe non semplici in-
terventi di governo. Lo Stato non è
assentè: con cassa integrazione, in-
dennità di mobilità, contratti di for-
mazione e lavoro, leggi a favore de-
Le oscure prospettive di ripresa
gli investimenti nel Sud, dell'im-
dell'economia, sia su scala mondia-
prenditoria giovanile e femminile,
le sia nazionale, il processo di ri-
svolge una parte importante. Chiu-
strutturazione delle industrie pub-
dendo anche un occhio se qualcuno
bliche e private, con le ripercussioni
gli accolla contemporaneamente
sull'organizzazione del lavoro, sono
l'onere dei cassintegrati e quello dei
condizioni per un· aumento anche
giovani assunti con contratti agevo-
sensibile del numero dei disoccupa-
lati.
ti. E in particolare a farne le spese
In conclusione, qualunque sia la
saranno maggiormente gli adulti già
piega che prenderanno gli avveni-
occupati. Infatti i giovani, impiega-
menti futuri , sarà bene non perdere
ti o .in cerca di prima occupazione,
mai di vista i riferimenti ideali, ri-
saranno meno penalizzati dai cam-
biamenti, un po' per la maggiore
capacità di adattamento ai nuovi si-
conducibili a due cardini: il concet-
to di "bene comune" e il solidari-
smo cristiano, per far contare anche
stemi di produzione, molto per l' a-
gevolazione alle imprese rappresen- ·
tata dai contratti di formazione.
le esigenze dei più deboli. Perché al
di sopra delle leggi economiche ci
sono sempre gli uomini.
Pensando sempre ai più giovani, e a
Alessandro Risso
16 - 1 FEBBRAIO 1993

2.7 Page 17

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di Angelo Botta
Famiglia
-Salesiana
WELCOMES
IN INDIA!
Pioveva, erano sparsi lungo il per-
corso e la macchina che portava il
Rettor Maggiore ha sbagliato strada.
I molti parrocchiani che aspettavano
in cortile accanto alla chiesa, anche
loro sotto la pioggia, sono rimasti
stupiti al vederlo arrivare in sordina,
senza carro trionfale, banda e tam-
buri. Afferrata la situazione, don Vi-
ganò ha ordinato il dietro front e si è
recato al punto di incontro, dove
l'hanno fatto salire sul trono nel ca-
mion addobbato e la sfilata ha avuto
inizio, fatta come si deve, sotto gli ar-
chi trionfali, tra due ali di gente·che
chiedeva la benedizione. Stradine
strette quelle di Pezzonipet a Vijaya-
wada, settore di gente povera. Le
capanne di terra e paglia si appog-
giano al muro posteriore delle case
di cemento e mattoni, si infilano tra
l'una e l'altra, occupano i marcia-
piedi.
Eravamo nell'Andhra Pradesh,
uno dei numerosi stati dell'India,
che da pochi mesi ha visto nascere
una nuova ispettoria salesiana, la
settima nella nazione-continente. Il
viaggio ha portato inoltre il Rettor
ASSUM?TIOti CH!JRCU p,,1RlSAJIERS '!r,• ff;'
- - W.EL.C(.ME"'" -
IParrocchiani di Pezzonipet
(parrocchia che ha preso il nome
dal fondatore, don Pezzoni,
missionario del PIME), aspettano
il Rettor Maggiore.
Maggiore a Bombay, Madras e Ban-
galore. Qui si è fermato per due gior-
ni, partecipando alle feste del Kristu
Jyoti College, il seminario maggiore
dei salesiani che, in 25 anni di vita,
ha contribuito alla formazione di
molti sacerdoti anche in altre con-
gregazioni.
Dieci giorni intensi. Incontri con
i salesiani , per studiare realtà del
momento e strategie di lavoro. Mo-
menti con le FMA. Conversazioni
con ragazzi e giovani - sono tanti in
India! - messe con fedeli che stipa-
vano chiese e cappelle e poi voleva-
no a tutti i costi che "il Don Bosco vi-
vo" toccasse i loro bambini.
Accademie in grandi teatri messi
a disposizione dalla città, con danze
indiane che sono dimostrazioni
squisite di un'arte raffinati ssima,
vecchia di migliaia di anni e avvin-
centi come non mai.
Particolare emozione nell 'in-
contro con g!i handicappati che i
salesiani educano a Mangalagiri,
un'opera nata grazie a un nostro
confratello incapace di incontrare
per la strada, alla stazione o nel
mercato, un ragazzo privo di gambe
senza prenderselo in braccio e por-
tarlo via. Dal centro ormai sono usci-
ti a centinaia, dopo aver imparato un
mestiere dignitoso e muniti di appa-
recchiature ortopediche. Alquanto
rozze ad occhi europei, ma efficienti
e di un costo che si può affrontare in
India.
Degne di menzione le prime pie-
tre: don Viganò ne ha benedette un
po' dappertutto, anche varie nello
stesso giorno. Una volta furono tre di
colpo: giacché il Rettor Maggiore
non poteva andare alle pietre, le pie-
tre erano venute dal Rettor Maggio-
re. Una accanto all'altra, su un tavo-
lo, hanno ascoltato l'invocazione al
Signore per ciò che significavano e
hanno ricevuto l'acqua benedetta;
quindi sono partite ognuna per la lo-
ro destinazione. L.:attività salesiana
cresce e ci vogliono edifici nuovi.
SPAGNA. A Terremolinos (Malaga) si
è tenuto nel dicembre scorso il II incon-
tro nazionale degli "Hogares Don Bo-
sco", movimento familiare sorto nel
1965 in Spagna tra i cooperatori salesia-
ni. Il movimento, che conta oggi 1170
coppie, suddivise in 205 centri, ha 134
animatori e si propone di fare delle cop-
pie cristiane degli strumenti e ministri
della fedeltà e dell'amore di Cristo nei
confronti di se stessi e della comunità
cristiana. Si tratta di un modo cristiano
di vivere il matrimonio che si ispira nel-
lo stesso tempo allo spirito salesiano,
caratterizzato da amabilità e ragionevo-
lezza.
SALERNO. A don Nicola Palmisano è
stata conferita la cittadinanza onoraria
di Santomenna (Salerno). Il sindaco Ge-
rardo Salandra, a nome della cittadi-
nanza, esprimeva così la riconoscenza
verso don Nicola, che durante il terre-
moto di undici ·anni fa, insieme a un
gruppo di giovani, era venuto in soccor-
so della popolazione, vivendo per dieci
mesi in una tenda, tra i· boschi, sulle
rocce di Santomenna. Alla cerimonia
era presente anche il vescovo mons. Ge-
rardo Pierro.
ROMA. La Conferenza interispettoria-
le Italiana e il Dicastero per la Comuni-
cazione Sociale delle Figlie di Maria Au-
siliatrice hanno organizzato un conve-
gno dal titolo «La Grande Sorella», un
approccio critico al fenomeno della tele-
visione, al quale hanno preso parte nu-
merose partecipanti da ogni regioni d'I-
talia. La presenza di relatori professio-
nisti della RAI ha permesso di analizza-
re la situazione italiana e di scoprire le
logiche che sottostanno ai palinsesti, ai
programmi, al rapporto informazione-
spettacolo.
ROMA. L'associazione dei cooperatori
salesiani convocherà nel periodo giugno
'93 - giugno '94 i vari congressi regiona-
li. Le 12 regioni sono già all'opera per
la realizzazione di questo importante
appuntamento. Prime fra tutte la regio-
ne Centro e Nord Europa, che si ritro-
verà a Vienna; la regione iberica (Ma-
drid); e quella anglofona (Stati Uniti}.
1 FEBBRAIO 1993 17

2.8 Page 18

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"'
ANIMAZIONE MISSIONARIA
GIOVANI IN MISSIONE
Foto VIS
di Ferdinando Colombo
354 giovani delle dodici
ispettorie salesiane
d'Italia in quindici paesi
in via di sviluppo.
Un 'esperienza di
formazione e solidarietà
a contatto con altri
popoli: Albania, Bolivia,
Colombia, Brasile,
Messico, Angola, Etiopia,
Rwanda, Burundi,
Camerun, Nigeria,
Madagascar, Kenya,
M afl, Palestina.
I poveri ci hanno dimostrato che
« la vera ricchezza dell'uomo vie-
ne dal di dentro e non passa necessa-
riamente attraverso le cose che ab-
biamo in abbondanza. I poveri ci
hanno provato che la generosità, l'al-
truismo, la semplicità spuntano an-
che tra i miserabili e non sono legati
alla potenza o all'efficienza. I poveri
ci hanno fatto sentire che Dio (An-
driamanitra, Dio dei Profumi, come
lo chiamano in Madagascar) profu-
ma continuamente l'esistenza del-
l'uomo umile, speranzoso e attento».
È don Eugenio che esprime l'espe-
rienza del suo gruppo.
Sono 39 i salesiani che hanno ac-
compagnato i gruppi in questa espe-
rienza che è diventata un cammino
spirituale.
«Ha fatto del bene anche a noi
missionari il tempo passato assieme.
Ha messo "a prova" il nostro entu-
siasmo e il nostro lavoro qui fra i
campesinos.,Un'esperienza di lavoro,
di contatto con la gente, di anima-
zione anche, che ha messo alla prova
le motivazioni del loro lavoro
18 - 1 FEBBRAIO 1993
Giovanni a Dilla (Etiopia) con gli apprendisti muratori. Nella foto in alto,
Augusto in Rwanda.
di animazione; una prova di caratte-
re, direi, non comune anche per
l'ambiente, il tempo, le circostanze;
valida a misurare il tipo di f ormazio-
ne e di preparazione per impegni più
seri sia in campo sociale come eccle-
siale. Siamo caduti bene tutti e due,
loro e nol· con qualche piccolo ri-
schio, s 'intende. La voglia di essere
autentici e seri ha aiutato entrambi.
La gente li ha accolti con affetto. E
ora continuano i lavori iniziati».
Questa affermazione esplicita è del
missionario salesiano don Dino Osel-
ladore che lavora sulle Ande bolivia-
ne a 4000 metri, sulle rive del lago

2.9 Page 19

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Titicaca, e ha accolto il gruppo degli
animatori di un oratorio di Torino,
accompagnati dal loro direttore.
Un ponte tra due culture
Chi si è fossilizz~to in una idea di
collaborazione missionaria fatta di
oggetti, di soldi, di invio di contai-
ners e persino di costruzioni, ha
perso la sostanza del vero impegno
missionario. «È l'uomo il protago-
nista dello sviluppo, non il denaro o
la tecnica» ribadisce Giovanni Pao-
lo ~I nella Redemptoris Missio (58).
Se il missionario vuol testimonia-
re che la salvezza di Cristo è nella
Chiesa, questo gruppo di giovani
che gli si affiancano per un mese,
sono il regalo più prezioso per far
fare anche alla gente di quei paesi,
l'esperienza della solidarietà cristia-
na, della fratellanza.
Alcuni missionari, anni fa, ci
chiedevano «che cosa sanno fare?»,
ma ora hanno capito che .il ponte
umano costituito da questa presen-
za inefficiente sul piano materiale,
racchiude una ricchezza di annun-
cio che le loro parole e persino il lo-
ro sacrificio quotidiano non posso-
no dare.
Dario ha fatto l'esperienza in An-
gola e sta scegliendo la via del sacer-
dozio. Coglie un'altra componente
fondamentale di questa esperienza:
«È stato per me sconvolgente accor-
germi che quella abissale differenza
di cultura, abitudini~ lingua e menta-
lità che intercorre fra noi e gli ango-
lani, si annullava letteralmente nel
momento in cui varcavamo la soglia
delle loro ·chiesette, quando viveva-
mo insieme l'Eucarestia, quando li
osservavo fare la fila per confessarsi
e magari qualche mamma continua-
va ad allattare durante la stessa con-
fessione. Sì, proprio attorno a quella
Eucarestia li ho sentiti tutti miei fra-
telli, parte della mia storia, della mia
vita, tutti insieme a formare la no-
stra Chiesa. Mi avvio ad essere un
giorno, se il Signore vorrà, prete dio-
cesano, il che significa profondamen-
te legato alla mia terra ed anche mol-
to contento di esserlo, ma mai potrò
dimenticare . quella forte sensazione
che è entrata in me, una sensazione
di «mondialità», di cittadinanza ter-
restre, che mi porta a concepire come
possibile una vita spesa da missiona-
rio, se questa è la volontà di Dio».
Una giornata spesa
per i poveri
La giornata di chi partecipa all'e-
sperienza incomincia abbastanza
presto perché la gente povera è mat-
tiniera e, quando dopo il tramonto
la gente si ritira nelle capanne, per il
gruppo c'è ancora la messa e la ri-
flessione. Così abbiamo scoperto gli
ingredienti che non possono manca-
re in queste esperienze.
Il primo è'la preghiera, guidata da
un quaderno appositamente prepa-
rato. Il secondo è la riflessione sulla
realtà della gente, sui problemi della
evangelizzazione, dell'inculturazio-
ne, sul lavoro del missionario. In
questo impegno la comunità salesia-
na deve essere "maestra", deve rac-
contare, testimoniare, illuminare,
guidare in modo che quando il
gruppo torna in Italia sappia riferi-
re con serietà la situazione dei pove-
ri e il progetto educativo pastorale
dei missionari. Il terzo è il lavoro,
inteso come l'occasione di stare con
la gente e con il salesiano che lavo-
ra. Perciò l'occupazione migliore è
quella di animare salesianamente le
attività giovanili, di oratorio, in col-
laborazione con gli animatori lo-
cali.
Si fanno anche attività di tipo
formativo: catechesi, incontri con
gruppi di giovani; di tipo culturale:
storia., geografia, igiene, alimenta-
zione, disegno, musica, danza, tea-
tro; o attività di tipo professionale:
saldatura, mòtoristica, semplici im-
pianti elettrici, taglio e cucito, ecc.
Un gruppo ha lavorato a Santia-
gopampa sulle Ande, arrivandoci
per mezzo di una strada che non esi~
steva fino a pochi mesi fa e che si
inerpica fino a 4500 metri sullo
spartiacque tra l'Oceano Pacifico e
quello Atlantico. Ecco la testimo-
nianza di don Piero Busso.
«Il missionario li raggiunge una o
due volte all'anno e da molto tempo
gli chiedevano di essere aiutati a co- ·
struire una casa per le loro riunioni;
forse siamo i primi "gringos" che
vedono lavorare accanto a loro da
soli, perché a volte preferiscono an-
dare alla festa del paese vicino. La
nostra "inesperienza" diventa un se-
gno di simpatia che cresce man ma-
no nella loro forte riservatezza. Ciò
che più li colpisce, anche se è diffici-
le cogliere segni esteriori, è la nostra
BS
IN LIBRERIA - - - -
IN UNA COEDIZIONE
ELLE DI Cl
MESSAGGERO DI
SANT'ANTONIO
SEI VIDEOCASSETTE
PER IL CATECHISMO CEI
SARETE MIEI
TESTIMONI
Ogni videocassetta commenta
un capitolo del Catechismo Cei
«Sarete Miei Testimoni». La pro-
posta metodologica passa attra-
verso due momenti :
un vivace racconto centrato
sulle esperienze dei ragazzi, e
costruito a partire dalle loro
principali domande sull'argo-
mento;
una breve scheda di sintesi
per facilitare l'assimilazione dei
contenuti.
Sono già disponibili nelle libre-
rie ·le prime tre cassette del pro-
gramma.
IL DIO DELLA PROMESSA
SULLA VITA DI GESÙ
CON LA FORZA
DELLO SPIRITO SANTO
Ogni videocassetta, durata 25',
con guida didattica: L. 29.000
Presso le librerie cattoliche
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ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
1 FEBBRAIO 1993 19

2.10 Page 20

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Don Eugenio Leonardi e i giovani dell'lspettoria Meridionale
in Madagascar.
attenzione ai numerosi bambini che
intratteniamo al pomeriggio ''facen-
do nascere" tre oratori (anche nei
due paesi vicini). La domenica pri-
ma di ripartire per Escoma, organiz-
ziamo una grande festa tutta per i
bambini. Arrivano in 150 (alcuni da
due ore in cammino). L'oratorio
crea una giornata tutta per loro e gli
adulti, seduti sul bordo della "can-
cha" stanno tutto il giorno a sorri-
dere meravigliati che delle persone
''perdano tempo" a farli giocare e
diventino anch'essi bambini. Non ci
sono tutti i bambini alla festa: ne ho
visti alcuni, piccolissimi, forse di 4 o
5 anni, con il loro gregge di capre
inerpicarsi lungo la montagna, tor-
neranno alla sera con il loro f arde/lo
di legna secca sulla schiena. Per loro
non c'è stato il bicchiere di latte e la
pagnotta (un vero lusso da grande
festa) che abbiamo distribuito».
Appello al volontariato
Il frutto più significativo delle
nostre esperienze estive è la decisio-
ne di giocare la propria vita per i
«A me Dio ha parlato per mezzo delle situazioni, della gente,
dei giovani, dei missionari. Pensavo ai giorni come quelli in Mu-
cula o qualunque giorno ordinario pieno di lavoro. Sentire quel-
la stanchezza alla fine della giornata.. . ma una stanchezza pie-
na di gioia perché è una stanchezza per gli altri. Una stanchez-
za diversa di quelle di un lavoro stressante che alle volte è mos-
sa dal desiderio dell'arrivismo; o di quella sportiva e fisica che
quando non entra nel contesto integrale della persona si fa nar-
cisistica ricerca di sé; o quella delle domeniche al mattino quan-
do tanti giovani tornano dalle discoteche dove hanno cercato
quell'attimo fuggente di felicità che non riescono a trovare altro-
ve. Stancare le braccia, le gambe, la voce, tutto il nostro corpo
per gli altri , dare il tutto di noi stessi per chi ha bisogno di noi
(e anche no.i di loro) quella è la stanchezza che realizza, che ci
umanizza. E la stanchezza redentrice di Gesù che ha portato
.fino alla fine la croce per amore dell'umanità. Che bello brucia-
re un giorno della nostra vita per gli altri, anche due o tre , anche
un mese, uno o due anni? o chi lo sa? forse tutta la vita, che
alla fine non è più che un lungo giorno al cui tramonto il Signore
ci farà soltanto una domanda: Quanto hai amato?».
(Martin La Sarte, salesiano uruguaiano,
con il gruppo in Angola)
20 - 1 FEBBRAIO 1993
poveri. È una scelta di fede: si tratta
di valutare il proprio futuro rispon-
dendo alla «chiamata» di masse di
giovani che invocano la presenza di
fratelli che li aiutino a crescere. È
una scelta controcorrente in un
mondo culturale come il nostro che
misura tutto col guadagno, il suc-
cesso, il godimento.
Qualcuno ha già scelto: due o tre
anni della propria professionalità
messa a servizio dei progetti educa-
tivi delle comunità salesiane in mis-
sione. Qualcun altro ha fatto una
scelta più radicale: se è «umana-
mente bello e significativo» regalare
due anni, ancor più lo sarà regalare
tutta la vita!
In Italia la legge 49/ 87 permette
di inviare ufficialmente volontari
inseriti in progetti approvati e ga-
rantisce loro uno stipendio, l'assi-
curazione, il viaggio, i contributi
sociali e il mantenimento del posto
di lavoro , se sono dipendenti stata-
li. Questa strada è irta di difficoltà
burocratiche e molto lenta. Il VIS
attualmente ne ha ottenuti dieci.
La nostra proposta è di non limi-
tarsi alle possibilità offerte dal mi-
nistero degli affari esteri e di aprire
la strada dei «fuori legge», ossia di
chi, avendo deciso di spendere gra-
tuitamente alcuni anni della propria
vita, accetta di essere sostenuto da
una comunità cristiana che lo
«invia».
Questo è il cuore del discorso :
una comunità che sente l' urgenza
della dimensione missionaria, che
dilata il suo cuore ad amare coloro
che nessuno ama e anziché catturare
per sé i suoi figli migliori, li sceglie
e propone loro di mettersi al servi-
zio degli ultimi.
Per rendere possibile questo pas-
so, la comunità si impegna a soste-
nerne i costi reali. Dopo attento stu-
dio ci sembra che siano necessari e
bastino venti milioni all'anno che
comprendono viaggio, assicurazio-
ne infortuni e malattie, versamento
contributi sociali, piccolo stipendio
mensile. Un oratorio, una comunità
parrocchiale e tanto più quella
ispettoriale non hanno difficoltà a
raccogliere questa cifra: è molto
meglio utilizzare i soldi per un vo-
lontario, che non per. .. oggetti dal-
l'utilità discutibile.
Ferdinando Colombo

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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a cura di Eugenio Fizzotti
PIERO GHEDDO
con
MICHELE BRAMBIIJ.A
NEL NOME DEL PAmE
la oooquista aisòana: sopruso omissioneI
-~
.
-1; t' .
. '" "
BOMPIANI
NEL NOME DEL PADRE.
LA CONQUISTA CRISTIANA:
SOPRUSO O MISSIONE?
di Piero Gheddo
e Michele Brambilla
Milano, Bompiani, 1992,
pp. 234, lire 25.000
L'impostazione è di Brambil-
la, redattore del Corriere della
Sera, mentre i contenuti sono di
Piero Gheddo, missionario del
PIME , giornalista, direttore di te-
state missionarie, autore di nu-
merosi volumi di grande succes-
so. Si tratta, in fondo, di una ac-
curata e originale escursione
nelle varie problematiche che
attraversano, e spesso dilania-
no, la Chiesa contemporanea
che, nel suo sforzo di annuncia-
re il Vangelo, si trova spesso a
dover contrastare regimi politici
e sociali e a confrontarsi con
problematiche di scottante ur-
genza.
Dalle pagine agili e scattanti
emerge un volto talvolta inedito ,
eppure prevedibile, della Chie-
sa, che è quella composta da
uomini e donne coraggiosi , ca-
paci di lasciare tutto per farsi
annunciatori di giustizia e di pa-
ce nonostante i rischi , le perse-
cuzioni , la morte . Ma è l' unico
volto che la rende credibile, per-
ché è l' unico volto che riporta i
lineamenti del suo fondatore
che non ha avuto timore di af-
frontare persecuzione e morte
pur di offrire la salvezza ai suoi
amici.
UN GIOVANE DI
OTTANT'ANNI .
PAPA GIOVANNI,
GUIDA DELLA TERZA ETÀ
di Moisés Prieto
Assisi, Cittadella Editrice, 1992,
pp . 152, lire 15.000
A quasi trent'anni dalla morte,
Papa Giovanni continua a resta-
re nel cuore di tutti gli uomini di
buona volontà, siano essi cre-
denti o non credenti. E l'agile li-
bretto che presentiamo intende
non solo tenerne vivo il ricordo,
ma soprattutto tradurne gli inse-
gnamenti in forma di vademe-
cum per la Terza Età.
Negli otto capitoli che lo com-
pongono, infatti, vengono ripro-
dotti episodi , aneddoti, battute,
brani di lettere e pensieri del fa-
moso diario del Papa buono che
ben si addicono alle situazioni
specifiche di coloro che hanno
già fatto un buon pezzo di stra-
da lungo il cammino della vita.
Ovunque traspare pace interio-
re , buon senso, praticità, sem-
plicità, capacità di trattare con
gli uomini di qualsiasi condizio-
ne, fede profonda e genuina, fi-
ducioso abbandono alla Provvi-
denza, bontà, larghezza di ve-
dute. Un esempio insomma non
solo per gli an ziani , ma per tutti
coloro che non intendono spre-
care la loro vita, ma gustarla in
pienezza istante per istante.
AIDS. TRA PAURA
E SOLIDARIETÀ
di Francesco Armenti
Foggia, Bastagi Editrice Italiana,
1992, pp. 136, lire 15.000
Nel corso di un recente con-
vegno nazionale, tenutosi a
Mantova, tra responsabili e ope-
ratori di case alloggio-famiglia
per persone affette da HIV-AIDS
è stato ribadito con fermezza
che una società che voglia esse-
re a dimensione umana non può
chiudere gli occhi dinanzi alla
diffusione dell'AIDS, ma deve
impiegare le sue migliori ener-
gie perché chi , per le motivazio-
ni più diverse e le strade più t?r•
me~tate , si trova a vivere un tale
dramma trovi accanto a sé per-
sone comprensive e disposte al-
1' accoglienza .
Il volume di Francesco Ar-
menti si colloca proprio su tale
scia e intende offrire opportune
informazioni dal punto di vista
medico, psicologico ed etico
sull 'AIDS, i suoi sintomi, le sue
caratteristiche, i suoi sbocchi. In
modo particolare il volume ap-
profondisce la risposta che la
Chiesa offre alla comunità cri-
stiana e a quanti sono colpiti
dall 'AIDS , indica modalità con-
crete di aiuto e fa appello al vo-
lontariato che risulta essere la
forza attualmente più sensibile
per interventi tempestivi e conti-
nuativi. Il libro va richiesto alla
Bastagi , via Monte Grappa, 99 -
71100 Foggia.
DI PIETRO .
IL GIUDICE TERREMOTO ·
L'UOMO DELLA SPERANZA
di Gigi Moncalvo
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 238, lire 22.000
Con la sua intelligenza, il suo
coraggio e la sua tenacia il giu-
dice Antonio Di Pietro ha inizia-
to e portato avanti un 'inchiesta
giudiziaria che sta facendo tre-
mare l' Italia e il sistema dei par-
titi e delle tangenti.
Ma chi è Di Pietro? Quali le
sue radici? Quali le tappe della
sua formazione? Quali i suoi ne-
mici? Il volume ripercorre con
accuratezza e dovizia di infor-
mazioni la storia del giudice più
famoso e più amato d'Italia, ne
descrive le avventure e la carrie-
ra, le speranze e le difficoltà, gli
affetti familiari e il severo rigore
scientifico e metodologico in un
lavoro non certo facile né talvol-
ta ben visto. Soprattutto però il
libro costituisce l'espressione
della stima con cui milioni di ita-
liani guardano a Di Pietro e gli
augurano di poter continuare a
purificare la classe politica e di-
rigenziale per dar una svolta de-
cisiva alla vita e alla storia di
una terra che, nonostante tutte
le illiceità, resta pur sempre ric-
ca di umanità e di speranza.
MATRIMONIO AMORE E VITA.
IN DIALOGO SUI PROBLEMI
DELLA FAMIGLIA
di Gino Rocca
Roma, Città Nuova, 1992,
pp. 165, lire 16.000
Nata dall'appuntamento quin-
dicinale dell'autore con i lettori
del periodico " Città Nuova",
questa raccolta si rivolge speci-
ficatamente al mondo della fa-
miglia, di cui vengono prese in
considerazione problematiche
legate a quattro aree: l'indisso-
lubilità del matrimonio, la pro-
creazione responsabile , la steri-
lizzazione e l'aborto, la feconda-
zione artificiale e il concepimen-
to in provetta.
Il taglio dei singoli interventi è
ovviamente pastorale, così co-
me semplice e comprensibile ri-
sulta lo stile con cui sono stati
stilati. La loro lettura risulterà di
notevole aiuto non solo ai fidan-
zati che si preparano al matri-
monio e alle giovani coppie, ma
anche a quanti vivono con impe-
gno e con speranza la realtà vi-
tale e molteplice della fam iglia e
della società in cui essa è inseri-
ta e desiderano avere infor-
mazioni precise e fondate per
un comportamento moralmente
co rretto.
1 FEBBRAIO 1993 21

3.2 Page 22

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EUROPA
TEMPO DI VALORI
di Margherita Dal Lago
Le Figlie di Maria
Ausiliatrice scelgono di
pensare insieme
all'educazione nella
scuola e nel tempo libero
in un contesto europeo.
N el giro di quindici giorni, due
iniziative audaci per guardare
a un'Europa che vuole superare le
frontiere. A Sanlucar la Mayor
(Spagna) e a Strasburgo (Francia)
due gruppi di Figlie di Maria Ausi-
liatrice e di laici hanno cercato la
convergenza su importanti terni edu-
cativi considerati in un contesto for-
temente europeo. Non sono state
manifestazioni di piazza, ma sono
state animate da un preciso sforzo
per superare le divisioni.
Una scuola di respiro europeo
«Lancio una proposta un po' ar-
dita sulla quale potremo riflettere»,
ha detto Madre Marinella Castagno
concludendò i lavori delle scuole eu-
ropee dirette dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice. «Si potrebbe pensare a
un ambiente educativo pilota, in cui
i giovani possano sperimentare i va-
lori della giustizia, della solidarietà
e della pace a livello europeo». La
proposta ha suscitato interrogativi e
risposte. E grande entusiasmo, so-
prattutto da parte dei presidi laici,
che erano la maggioranza e rappre-
sentavano dieci stati europei.
La scuola, così come è vissuta dai
giovani, rischia di diventare un'e-
sperienza disancorata dalla vita.
Nell'incontro è riaffiorata una do-
manda educativa che è presente da
molti anni nelle scuole salesiane.
L'ambiente scolastico cioè deve
creare un clima culturale dove si re-
spirano i valori e dove si sperimenta
il superamento delle differenze at-
22 - 1 FEBBRAIO 1993
Giovani spagnoli. Nella foto a destra, un complesso musicale giovanile
inglese. Le FMA sono decise a sensibilizzare i giovani ai valori europei.
traverso la conoscenza e il rispetto
delle proprie storie e culture.
Una commissione di lavoro conti-
nuerà a mantenere il legame tra le
varie scuole europee delle FMA
d'Europa e a studiare modalità di
scambi sia a livello di studenti che di
insegnanti.
Anche nel tempo libero
Accanto alla scuola, il tempo li-
bero è la sfida che i giovani lanciano
ai salesiani. A Sanlucar una rappre-
sentanza delle FMA d'Europa si è
incontrata con madre Georgina
McPake . per riflettere sull'anima-
zione sportiva, presente soprattutto
negli oratori e centri-giovanili, affi-
data a salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice, ma mandata avanti so-
prattutto da giovani leaders. Nel
settore del tempo libero, l'arco delle
attività è particolarmente ampio: si
passa dallo sport alle attività espres-
sive; dal gioco informale alle attivi-
tà promozionali. Su quali elementi
comuni possono far leva gli anima-
tori europei, per costruire un di-
scorso educativo di respiro sovrana-
zionale?
Sia in Italia che in Spagna c'è or-
mai una consolidata tradizione di
"scuole per ànimatori del tempo li-
bero" gestite da salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice. Per salesiani e
FMA l'animazione è una cosa seria:
ci si prepara spinti da una visione
dell'uomo che libera i processi edu-
cativi dal di dentro e ci si allena ad
applicarli con gli strumenti offerti

3.3 Page 23

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BS
COMUNI
Foto De Marie
«Il nostro è un primo tentativo di conoscenza reciproca, di
messa in comune di ideali con lo sguardo proteso verso il do-
mani che ci attende e che vogliamo costruire insieme. Siamo
tutte persone impegnate a livello europeo in campo educativo
salesiano e siamo desiderose di continuare a vivere tra i giovani
nello spirito di Don Bosco per aiutarli, come Lui, a costruire un
mondo migliore, una società più fraterna. La prospettiva dell'u-
nità dell'Europa ci sollecita a unire le forze per trovare strade
che facilitino la nostra azione educativa salesiana, volta sempre
a unire cuori e menti nella carità, nell'amore fraterno.
La solidarietà che ci unisce come educatori salesiani è una
forza capace non soltanto di farci superare le differenze, ma so-
prattutto di portarci a valorizzare le ricchezze della diversità.
C'è un atteggiamento di fondo che ci caratterizza. C'è un ideale
comune. Ci sono modalità educative uguali , ci sono mete a cui ·
guardiamo insieme. Tutto favorisce il crescere e il progettare
uniti il futuro della vita salesiana europea».
Dalla Relazione di Madre Marinella Castagno, Superiora Generale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, a Strasburgo.
·
1 FEBBRAIO 1993 23

3.4 Page 24

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dalle attività di tempo libero che
hanno una propria logica. Non iri
tutta l'Europa è così. Ma dove la
presenza salesiana è massiccia, si è
presenti con ùn'organizzazione au-
tonoma e un metodo educativo spe-
cifico, che è quello salesiano.
I NOSTRI SANTI
HO co·NoSCIUTO
Le linee del progetto
Cinque sono state le parole-
chiave emerse a Sanlucar: sintetiz-
zano l' apporto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice nel settore educativo
del tempo libero. In esse si possono
leggere le scelte di fondo che emer-
gono aldilà della apparente schema-
ticità delle parole: la comunità, pri-
ma di tutto, poiché è insieme che ci
si educa: con i giovani, con questi
giovani, per questi giovani . La per-
sona tutta intera, in un cammino
unitario di maturazione umana e di
fede. L 'educazione come specifico:
in contesti culturali dove le povertà
abbondano, siamo chiamati a non
perdere di vista la nostra vocazione
specifica. Un progetto per essere co-
munità: è impossibile " camminare
insieme'', tenendo conto delle di-
versità, senza un progetto. L 'ani-
mazione come orizzonte: non basta
essere animatori nel tempo libero .
Ci vogliono animatori a tutti i livel-
li. Per saper cogliere .il germe della
vita presente nelle cose, nei fatti,
nella gente. Per lavorare con ottimi-
smo in un mondo che rilancia "cat-
tive notizie" ad alta voce. L'ottimi-
smo salesiano è anche strategia.
Prendere lo slancio
I due incontri hanno avuto una
comune convinzione: camminare
insieme non è un hobby. È un'ur-
genza. Altrimenti si coniano soltan-
to slogan d'occasione. «Dobbiamo
essere convinti», ha affermato Ma-
dre Marinella Castagno a Strasbur-
go, «che è nostro compito in que-
st'ora dare un valido contributo
perché l'Europa sappia favorire la
condivisione delle ricchezze, pro-
prie di ogni differenza».
·
Insieme, sulle vie dell ' educazio-
ne, possiamo mettere le premesse di
un'Euròpa dei popoli che superi le
intolleranze.
Margherita Dal Lago
24 · 1 FEBBRAIO 1993
PIER GIORGIO
di Antonio Cassigoli
D all'autunno del 1918 all'estate
del 1921 fui allievo e convittore
dell'istituto salesiano di Torino-Val-
salice. Era considerato in Italia co-
a me uno de~ collegi più di spicco,
unitamente Villa Sora di Frascati,
al Manfredini di Este e al Classico
di Alassio. La congregazione sale-
siana vi aveva concentrato il meglio
del personale disponibile dal punto
di vista culturale. Al centro del fab-
bricato - un vero e proprio villone
affondato nel verde della collina to-
rinese - si ergeva il mausoleo che
custodiva la salma di Don Bosco e,
ai lati, quelli di don Rua e del cardi-
nal Cagliero.
Il collegio curava la preparazione
dei giovani missionari salesiani, ma
si andava aprendo anche ai laici nel-
le due scuole esistenti, la Normale e
il Classico, che già avevano ottenuto
il pieno riconoscimento giuridico.
Era anche il periodo in cui, sotto
l'impulso vigoroso di Pio Xl, si an-
dava riorganizzando e diffondendo
l'Azione Cattolica.
Le associazioni giovanili
Valsalice, istituto d'avanguardia,
non volle restare ,indietro e vi sorse-
ro così, in breve tempo, tre Circoli
Giovanili: due interni per i convitto-
ri e uno esterno per gli oratoriani.
Del primo Circolo interno ero io il
presidente; del secondo Gesualdo
Nosengo, che si fece poi " paolino",
insegnò pedagogia alla Lateranense
e fondò l'UCIIM, l' Unione Cattoli-
ca Insegnanti Medi; del terzo infine
era presidente Pier Carlo Restagno,
che fu poi senatore e sindaco di
Cassino . Dei primi due era assisten-
te ecclesiatico don Cojazzi, 'del ter-
zo, don Lussiana.
Fu in quella occasione e in quella
veste che imparai a conoscere e a
frequentare Pier Giorgio Frassati.
Don Cojazzi e Pier Giorgio
Con Pier Giorgio eravamo legati
attraverso il medesimo assistente
(don Cojazzi lo era anche del Circo-
lo universitario "Cesare Balbo") e
dalla stessa militanza. Ci trovava-
mo spesso alle adunate e ai cortei
della Gioventù Cattolica (famosa la
marcia dei diecimila, dopo l'ucci-
sione di Pierino Delpiano) e anche,
di straforo, a quelle indette dal na-
scente Partito Popolare, a cui Pier
Giorgio era pure iscritto.
Pier Giorgio era stato educato al-
l'istituto Sociale, dei Gesuiti, ma
era viva e profonda la sua "salesia-
nità", legata a Don Bosco attraver-
so la vicinanza di don Cojazzi, un
veneto vivacissimo, coltissimo e in-
sonne. Capitando a Valsalice, Pier
Giorgio non mancava mai di rende-
re una visita a Don Bosco e di sof-
fermarsi in preghiera davanti alla
sua tomba. Di Pier Giorgio Frassati
don Cojazzi non fu soltanto il con-
sigliere spirituale, ma anche, dopo
la prematura morte, il diligente e af-
fettuoso biografo.
Rammento la nascita a Torino di
un nuovo quotidiano cattolico e po-
polare, "Il Momento", tenuto a
battesimo dall'onorevole Angelo
Mauri. Pier Giorgio ne era entusia-
sta, sino a improvvisarsi strillone
lungo il ponte che cavalcava il Po
all'altezza del tempio della Gran
Madre di Dio.
Al padre, il senatore Alfredo,
proprietario e direttore della Stam-

3.5 Page 25

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t,Jl(;)OL~ F,A6:lli!É
per_m/ai,ore,
?
Pier Giorgio Frassati durante una gita in montagna nel 1933.
pa, venne fatto presente dagli amici
l'atteggiamento di Pier Giorgio, ma
egli fu rispettoso delle convinzioni
del figlio .
Le duemila cravatte bianche
Roma, 5 settembre 1921. Il gran-
de e memorabile spiegamento di
forze della Gioventù Cattolica Ita-
liana. lo ero già rientrato in Tosca-
na, militavo nelle file della Gioven-
tù Cattolica Fiorentina, ma volli
unirmi e sfilare con le duemila cta-
·vatte bianche del Piemonte, e cioè
con Pier Giorgio, con don Cojazzi,
con Nosengo, con Restagno . Deci-
demmo di partire in corteo, dal Co-
losseo al Vaticano, anche se c'era la
proibizione. Fu una marcia di guer-
ra. All'altezza del Gesù fummo as-
saliti dalla Guardia Regia a cavallo,
piantonati e portati in guardina.
Pier Giorgio, che inalberava ancora
il tricolore lacerato del "Cesare Bal-
bo'', era accanto a me. Fummo ìn-
terrogati con altezzosità e più tardi
liberati per l'intervento di due depu-
tati popolari, Cingolani e Martire.
Ricomponemmo il corteo e, sotto le
finestre di Palazzo Chigi, sede del
governo, urlammo, con quanto fia-
to avevamo in gola: dimissioni! di-
missioni! Nei giardini vaticani, Be-
nedetto XV ci accolse con un'allo-
cuzione tanto forte e vibrante che ci
parve un comizio.
Giovanni Paolo II ha beatificato
Pier Giorgio, "il santo delle Beati-
tudini". C'ero anch'io in piazza
San Pietro, asserragliato e coccola-
to in mezzo ai giovani universitari
del suo "Cesare Balbo". Non c'era
purtroppo con me don Antonio Co-
jazzi. Ho sempre negli occhi e nel
cuore quell'arazzo che pendeva dal-
la loggia papale: un Pier Giorgio
bello, vero: sorridente e vigoroso,
perduto nei cieli delle sue montagne
alpine.
EDITRICE
ELI.EOJCI
Nicole Fabre
PER FAVORE,
Ml ASCOLTI
UN MOMENTO?
I bambini parlano
ai loro genitori
ed educatori
pp. 11 O, lire 8.500
Genitori ed educatori si lamenta-
no spesso che i ragazzi, siano essi
piccoli o grandi, non li ascolta-
no, sono distratti, fanno finta di
non cogliere il valore delle racco-
mandazioni loro rivolte. Non
sembra però che essi siano dispo-
sti a fare per un momento silen-
zio e mettersi in ascolto, prestan-
do attenzione a quanto i bambini
dicono della loro esperienza, dei
loro crucci , delle loro attese, del-
le loro difficoltà.
Questo simpatico volumetto, la
cui autrice è una psicoterapeuta
dell' età infantile, si rivolge pro-
prio a questi genitori e a questi
educatori, e li invita a saper leg-
gere e interpretare il linguaggio
dei bambini in ciò che esso na-
sconde, creando così una rete co-
municativa profonda e intensa,
capace di avviare quel processo
di maturazione reciproca che sta
alla base di qualunque vita riusci-
ta. (Eugenio Fizzottl)
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011 /95.91 .091
c/c Postale 8128
1 FEBBRAIO 1993 - 25

3.6 Page 26

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DALLE MISSIONI
LIBERI~
LA
LUNGA
STRADA
DELLA
PACE
di Jerstice Brian
La Liberia è un paese
devastato dalla guerra.
Dal 1989 a oggi decine
di migliaia le vittime. I
salesiani, superato il
momento più difficile,
sono oggi impegnati nel
ricupero dei ragazzi,
anche di quelli costretti a
imbracciare il fucile.
L a Liberia è oggi un paese diviso
tra le forze dell'ECOMOG, che
sostengono a Monrovia il presidente
ad interim, e il resto del paese con-
trollato dai ribelli del Fronte nazio-
nale patriottico (FNPL). Questi
hanno la loro capitale, Gbarnga, e il
loro presidente, John Taylor. La spe-
ranza di vedere presto una evoluzio-
ne democratica è resa oggi più diffi-
cile anche per le nuove rivalità tra il
26 - 1 FEBBRAIO 1993
FNPL e un altro gruppo dissidente,
l'ULIMO, fedele all'ex presidente
Doe. Ma il processo di pace trova un
freno in altri numerosi problemi.
Fortunatamente, la zona in cui lavo-
rano i salesiani ora è tranquilla.
La parrocchia nella capitale
A Monrovia la nostra ampia e vi-
vace parrocchia è in piena attività
sotto la vigorosa direzione di padre
Harry O'Brien. Un numeroso grup-
po di catecumeni si sta preparando
a ricevere il battesimo. Accanto al
lavoro parrocchiale, la missione sa-
lesiana si è attivamente impegnata
in questi anni di guerra in vari inter-
venti di soccorso. Il "Don Bosco
Polytechnic" dovrà sicuramente es-
sere ricostruito. Nel frattempo si è

3.7 Page 27

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BS
cercato in qualche modo di ripren- opera. Don John Thompson e don I ragazzi del posto lavorano mol-
dere i corsi, a favore soprattutto dei Larry Gilmore sono rimasti in Libe- to essi stessi per preparare la scuola
ragazzi della strada, dando loro un ria anche durante la guerra, e que- e ricuperare il tempo perso in questi
po' di istruzione, cibo, e prenden- sto è stato molto apprezzato dalla due-tre anni. A dispetto dei seri
doci cura di loro in varie forme, fi- gente. Anche questa parrocchia sta problemi, i primi due mesi sono an-
nalizzate al ricupero. Questa attivi- oggi tornando alla normalità e ha dati molto bene.
tà potrà trovare sviluppo, se la so- 11 stazioni missionarie nella La nostra missione di Tappita è
sterremo e ci saranno le condizioni giungla.
stata usata ampiamente per i soc-
per poterlo fare. Ha avuto inizio Nonostante le grosse difficoltà a corsi dalle organizzazioni umanita-
dagli insegnanti del Polytechnic sot- reperire il materiale, noi abbiamo rie. Responsabili e autisti di cinque
to la direzione del salesiano laico riaperto la nostra scuola là, acco- importanti organizzazioni di soc-
Donald MacDonald, che ha anche gliendo davverb un gran numero di corso spesso passavano la notte da
diretto i successivi lavori di ricostru- ragazzi e giovani. La nostra "St. noi. Noi stessi abbiamo diretto la
zione e adattamento dei nostri edi- Francis High School" ha 900 allie- distribuzione di aiuti alimentari sul
fici.
vi, dalle elementari fino al 12° cor- posto e nelle zone calde della tribù
Altre nuove iniziative hanno mes- so. Circa 200 giovani, alcuni di soli sconfitta Krahn. Le cliniche delle
so radice e stanno avendo successo. 13 anni, sono stati coinvolti come suore della Consolata nella nostra
La maggior parte del vecchio Poly- combattenti nella guerra.
zona continuano a mandare avanti
technic è ora occupato dalla nuova Come minimo nove sono stati uc- il più grande centro sanitario di
''Don Bosco Technical High cisi. La scuola provvede gli elementi questa .vasta zona.
School", di secondo livello, che si indispensabili per la riabilitazione Il racconto delle attività natural-
occupa di circa trecento ragazzi e di questi ex soldati, alcuni dei quali mente può solo essere descritto par-
ragazze. Padre Michael O'Meara è sono stati coinvolti in azioni militari zialmente, dal momento che i pro-
il preside. Di domenica i ragazzi
parrocchiani vengono qui, così vi è
sempre un'atmosfera piuttosto vi-
vace.
davvero drammatiche. Durante i blemi che vengono affrontati sono
lunghi mesi che hanno preceduto tanto numerosi e gravi. Gli abitanti
l'apertura della scuola, don Gilmo- · della Liberia hanno reagito con buo-
re aveva cercato di non perdere il na volontà, sono sereni e interessati,
contatto con i giovani di Tappita. specialmente dei loro giovani. Una
,A Matadi
La nostra maggiore stazione mis- ragazzina orfana, che ora vive con
sionaria di Graie ora ha 300 ragazzi dei suoi parenti, -poco tempo fa mi
Per anni àbbiamo sperato e pro-
grammato di portare la presenza di
Don Bosco a Matadi, in una zona
·poverissima della nostra vasta par-
che attendono la prossima apertura
della scuola. Le piccole chiese delle
altre stazioni missionarie sono usate
come scuole elementari.
toccò un braccio e mi disse: «Padre
Brian, vuoi essere mio papà?». Pen-
sai che quella era una richiesta acco-
rata rivolta a tutti noi.
rocchia. Ora, fortunatamente, ci
siamo. Ci stiamo occupando del
centro giovanile governativo che è
diventato un alveare di gioiose e uti-
Nelle foto, ragazzi della missione salesiana. Tra di loro ci sono anche alcuni
ex-soldati.
li attività per dei giovani che hanno
veramente bisogno di noi. Volonta-
ri trovati sul posto pensano all'i-
struzione nei vari mestieri per circa
300 giovani che arrivano ogni gior-
no. Musica e giochi attraggono e
occupano molti ragazzi, alcuni dei
quali devono essere ricuperati alla
serenità e alla speranza dopo gli or-
rori della guerra. Alcuni dei ragazzi
più bisognosi, inclusi gli ex combat-
tenti, trovano là anche un ricovero.
Joe Glackin, che presto sarà ordina-
to prete, è incaricato di questo lavo- _
ro tipicamente salesiano. La dome-
nica sono molti a frequentare la
messa, soprattutto giovani.
Undici stazioni missionarie
Oltre due miglia più in là, nel ter-
ritorio del FNPL, nel Lower Nim-
ba, a Tappita, vi è un'altra nostra
1 FEBBRAIO 1993 - 27

3.8 Page 28

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LE OPERE
LA CASA DE'I GIOVANI
A VIENNA
di Anton Birklbauer
Sei anni fa i salesiani
d'Austria portavano a
termine una coraggiosa
iniziativa, sulla quale
avevano investito
fantasia e capitali:
la "Don Bosco - Haus'~
WIEN
28 - I FEBBRAIO 1993

3.9 Page 29

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Nelle foto, accoglienza alla "Don Bosco - Haus". Ogni anno oltre
diecimila giovani si incontrano nella casa di Vienna.
V i passan~ più di ventim~la per-
sone ogm anno per corsi e con-
vegni. Il 60 per cento sono giovani.
E tutti sono d'accordo: la casa è
davvero accogliente. L'architetto
progettista ha voluto dare all'edifi-
cio le caratteristiche di una casa co-
munitaria per giovani, dove si possa
riflettere, ma anche vivere l'alle-
gria, come vivrebbe oggi Don Bosco
con i giovani.
Nei due piani della casa vi sono
camere per cento persone, due sale
per conferenze e due per convegni,
sala bar e di ricreazione. C'è anche
un ambiente per le feste, con un al-
tro-piccolo bar. Il centro della casa
è la hall, che offre ampia possibilità
di comunicare. Di qui v'i è accesso
diretto alla cappella. Nell'arreda-
mento si è usato molto il legno, che
con i tappeti e le tende crea un bel
clima in cui ci si sente bene.
I bisogni della gioventù
~ salesiani sono a Vienna-Hietzing
dal 1921. In questa casa hanno lavo-
rato per giovani difficili e pericolan-
ti. Più tardi l'hanno trasformata in
una scuola di giardinaggio e flori-
cultura. Dopo la guerra si è pensato
al convitto. Ma l'edificio aveva bi-
sogno di una profonda ristruttura-
zione, mentre di fatto i convitti non
erano più richiesti. Che fare di que-
sta opera per rimetterla pienamente
a servizio della gioventù?
«Abbiamo riflettuto a lungo», ri-
corda l'ispettore don Keler. «Ci sia-
mo chiesti quali fossero i bisogni
più urgenti dei giovani.
Abbiamo risparmiato e fatto vari
progetti, per poi ricominciare nuo-
vamente da capo. È nata così la
«Don Bosco-Haus». Siamo convin-
ti che la gioventù cerchi soprattutto
la vita di comunità e voglia dare un
senso alla vita e trovare risposte alle
domande di fede».
Le attività
Le iniziative sono molto differen-
ziate: esercizi spirituali, workshops-
creativi, corsi di lingue e gruppi al-
ternativi. Qui ne presentiamo qual-
cuna, tra quelle proposte ai giovani.
Giornate di orientamento. Vengono
offerte a classi scolastiche di Vienna
e dintorni. Si tratta di giovani di
15-19 anni che vengono qui con i lo-
ro insegnanti di religione per una
giornata o due. Gli accompagnatori
cercano di farli uscire dallo stress
quotidiano e di raggiungere un
maggior livello di amicizia con loro.
I giovani hanno la possibilità di
metter a fuoco i loro problemi, e
trovano una persona disponibile al-
l'ascolto. In questo clima; molti di
loro hanno per la prima volta il con-
tatto con una Chiesa simpatica, ac-
cettabile anche da loro. In un anno
saranno circa quattromila a fare
quest' eperienza.
Corsi e incontri regolari. C'è l' "in-
contro del venerdì", quello di pre-
ghiera, la serata della danza alla do-
menica, il coro dei giovani. Tutte
queste iniziative sono animate da
salesiani e Figlie di Maria AusHiatri-
ce. Il clima è cordiale, e spesso crea
un ponte per progetti più impegna-
tivi.
Per l'approfondimento della fede. Si
·tratta di un settore di iniziative che
viene sostenuto dall'équipe della ca-
sa che coinvolge giovani dai 16 ai 25
anni di tutta l'Austria. Sono mo-
menti legati all'anno liturgico (Av-
vento, Pasqua, Pentecoste), cam-
peggi, esercizi . I giovani si dimo-
strano disponibili a queste esperien-
ze che li rafforzano.
Una vera festa di fede è stata la
"Festa della Gioventù'", a cui han-
no partecipato 400 giovani. Essa si
snoda con il coinvolgimento orga-
nizzativo dei giovani stessi, che ap-
profondiscono ogni anno un tema
diverso.
In collaborazione
Alla casa non mancano evidente-
mente i problemi economici, dal
momento che con i giovani i prezzi
vanno mantenuti bassi. Per questo
motivo viene offerta ospitalità di
vario genere, soprattutto a servizio
della Famiglia Salesiana.
L'opera sin dall'inizio è stata
mandata avanti in perfetta collabo-
razione da Figlie di Maria Ausilia-
trice (che oggi sono due) e salesiani
(tre sacerdoti e due laici) . Le suore
abitano in una casa vicina, chiama-
ta "Villa Mazzarello". Dividono
con i salesiani oltre all'attività pa-
storale, anche la preghiera e i pasti.
Fanno comunità a parte solo alla se-
ra. E questa intensa collaborazione
pastorale la giudichiamo molto po-
sitivamente.
1 FEBBRAIO 1993 29

3.10 Page 30

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REPORTAGE
Skateboard davanti al ritratto di Lenin .
La foto di Torin Boyd ha fatto il giro del
mondo simboleggiando i profondi
cambiamenti nei paesi dell'est europeo.
30 - 1 FEBBRAIO 1993
NEL ·
PAESE
DELLE
AQUILE
di Gennaro Cernite
In Albania si riparte da
zero. Nella terra che si
era dichiarata "il primo
paese ateo del mondo"
sta nascendo la nuova
Chiesa.
L a storia degli ultimi anni del-
l'Albania è nota. Nel 1967 si di-
chiarò ufficialmente ''il primo pae-
se ateo del mondo" : furono chiusi o
distrutti circa 2200 tra moschee,
chiese, conventi e altri edifici reli-
giosi: di questi 327 erano cattolici.
La persecuzione religiosa non ha ri-
sparmiato nessuno: vescovi (8), sa0
cerdoti diocesani (64), francescani .
(33), gesuiti (14), seminaristi (10),
suore (8) e laici sono stati o messi in
prigione o condannati ai lavori for-
zati o fucilati;
Abbiamo incontrato il più anzia-
no sacerdote albanese, Dom Mikel
Kolici, ultranovantenne, che dimo-
stra ancora una vitalità eccezionale:
ha subito più di quarant'anni di du-
ra prigionia.
Questo è stato l'ultimo paese
d'Europa in cui si è avuta la caduta
del comunismo (giugno 1991). Una
dittatura ferrea, durata circa 50 an-
ni, che ha visto il predominio non
solo di una ideologia, ma soprattut-
to di un dittatore e della sua fami-
glia sull'intera nazione. Adesso si ri-
parte da zero in quanto a ricostru-
zione materiale, culturale, spirituale

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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e religiosa. Oltre il 700"/o dei lavora-
tori albanesi è in cassa integrazione
o lavora a metà tempo. Nelle cam-
pagne, abbandonate ormai le gran-
di cooperative di Stato del regime, i
contadini vanno riorganizzandosi,
ma la riforma agraria procede mol-
to lentamente: la media nazionale
delle terre distribuite è oggi del 40o/Ò
circa. I salari sono bassissimi.
I giovani sono le vittime indirette
e più evidenti dello sfascio totale
che ha operato il regime: sono vuo-
ti, senza ideali, senza prospettive, se
non quella di andare all ' estero per
una diversa condizione di vita.
Una nave di profughi albanesi al porto di Bari nell'agosto del '91.
Le novantanove pecorelle
Per i salesiani tutto partì, quasi
per caso, con una telefonata di un
sacerdote albanese, don Antonio
Nogai, di Scutari, che, nel maggio
del 1991 , chiese al Rettor Maggiore
di fare qualcosa per i giovani. Dice-
va: «Venite a vedere, senza troppe
mediazioni burocratiche. La situa-
zione è grave. Don Bosco lascereb-
be le novantanove pecorelle al sicu-
ro pet andare a queste smarrite». Il
Rettor Maggiore incaricò le lspetto-
rie dell'Italia Meridionale e di Lu-
biana di studiare la situazione.
Intanto nell'estate del 1991 alcuni
giovani volontari della Campania,
della Puglia e della Basilicata, in
partenza per il Madagascar, im-
provvisamente, per difficoltà politi-
che in quella parte dell'Africa, di-
rottarono per Scutari. Iniziò un filo
rosso tra le nostre regioni meridio-
nali e l'Albania, rinsaldato dalla
presenza di centinaia di ragazzi e
giovani che, sbarcati sulle coste pu-
gliesi dopo il famoso esodo, erano
stati già ospitati nelle case salesiane
di Lecce e di Corigliano d'Otranto.
La stessa esperienza estiva dei vo-
lontari è continuata, poi, anche nel
'92. Intanto le cose sono maturate,
e il 20 settembre scorso, a Lecce, al-
cuni salesiani, dopo essersi incon- .
trati col Rettor Maggiore, hanno ri-
cevuto il mandato missionario dal-
l'arcivescovo, monsignor Ruppi.
Sono partiti, poi, il 24 da Brindisi
con la nave Glory, diretti a Valona,
dove sono sbarcati, dopo sei ore di
attesa, nel porto. Hanno così inco-
minciato a convivere con l'imprevi-
sto che qui è di casa.
La data (24 del mese) non è stata
scelta a caso: come la Vergine Ausi-
liatrice guidò i primi missionari in
partenza da Valdocco, così oggi se-
gue i figli di Don Bosco verso queste
nuove terre.
I salesiani, destinati all'Albania,
sono don Michele Gentile della Pu-
glia, il signor Francesco Gippetto.
(salesiano laico) della Sicilia, don
Renato Torresan del Lazio, don Zef
Gashi, insieme a due studenti chieri-
ci, Leke Oroshi e Skender Qerimi,
dell'Ispettoria di Lubiana, don Ore-
ste Valle della Sardegna. In questo
modo alcune regioni, già di per sé
bisognose di forze di evangelizza-
zione, si son fatte generose dispen-
satrici di operai del Vangelo.
Ufficialmente la missione salesia-
na in Albania è incominciata dome-
nica, 27 settembre, quando il grup-
po è stato accolto nella chiesa dei
Francescani di Scutari, fino a ieri
adibita a sala cinematografica, co-
me fa ancora fede qualche scritta,
tipo "vietato fumare". Il Nunzio
della Santa Sede, mons. Ivan Dias,
a nome della chiesa albanese, di cui
lui è anche l'unico Ordinario dioce-
sano, li ha presentati in una chiesa,
strapiena fino al colmo, uno per
uno, suscitando una marea di ap-
plausi. All'offertorio gli è stata pre-
sentata una zolla di terra, dove lui
ha deposto dei piccoli semi, segno
di speranza per il futuro di questa
chiesa.
In Albania da alcuni mesi sono
presenti anche le Figlie di Maria
Ausiliatrice che, per scelta delle due
Congregazioni salesiane, avranno
un progetto di intervento unico con
i salesiani: sono suor Ausilia Princi-
pato, suor Carla Meschini, suor
Madalena Gerovska, suor Maria
Rosa Boni, suor Elia Moratalla,
suor Filomena Argese: anche qui,
oltre l'Italia, come terra di prove-
nienza, c'è la Spagna e la Cecoslo-
vacchia.
A favo re dei giovani
e del popolo
I salesiani (SDB e FMA) avranno
come campo di intervento il settore
catechistico e il mondo del lavoro,
1 FEBBRAIO 1993- 31

4.2 Page 32

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complessiva di 66.500 mc: gli edifici
saranno destinati alla formazione
professionale con carattere profes-
sionale-artigianale, ad attività so-
cializzanti (oratorio-centro giovani-
le), all'abitazione degli SDB e delle
FMA, ad una chiesa e ad un salone
teatro. La scuola professionaJe pre-
vede le specializzazioni in elettrotec-
nica, elettronica, meccanica: car-
penteria, preparazione in tipogra-
fia, segreteria d'azienda, moda, cu-
cito, economia domestica, settore
turistico (il tutto in 24 aule normali
e 10 aule speciali-laboratori). I pro-
getti saranno reaÌizzati sotto la re-
sponsabilità del VIS e del VIDES,
I
,_ Giovani profughi ospiti della casa di Lecce nei giorni della grande fuga
dall'Albania.
L'oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
due organismi di volontariato sale-
siano che da anni sono impegnati in
varie parti del mondo nella realizza-
zione di opere simili.
campo indicato direttamente dalla
Santa Sede, che ha fatto altrettanto
anche con gli altri religiosi (per
esempio, i francescani hanno il set-
tore della scuola, i gesuiti il settore
della cultura e il seminario...).
«Scuola professionale e centro cate-
chistico, ci ha detto il Vescovo il
giorno dell'inaugurazione, sono
due aspetti complementari, perché
dobbiamo curare tutto l'uomo. Bi-
sogna costruire la nuova società,
formando il nuovo uomo: e soprat-
tutto l'oratorio deve servire a que-
sto scopo».
Sorgeranno, così, due opere sale-
siane: a Scutari il centro catechisti-
co nazionale, e a Tirana una scuola
professionale: tutte e due le opere
avranno sicuramente l'oratorio-
centro giovanile.
Per la sede di Scutari, per il mo-
mento è in fase di ultimazione di la-
32 - I FEBBRAIO 1993
Verso una nuova primavera
Si tratta di rifondare la Chiesa,
!Bi
'--~
~:~~e{~it~,
dopo il periodo delle catacombe, e
di far risorgere una nazione, facen-
~:f~It' ·~-~ do crescere valori umani prima che '
r.:,~ J
:: ~
-- .- - ·•-;-,
-~,z ,i-.
religiosi, ristrutturando il tessuto
sociale dalle fondamenta. Il 18 mar-
zo scorso libere elezioni hanno con-
ferito una consistente maggioranza
al Partito Democratico, che fa bene
sperare. È in gestazione la nuova
-'.'~ , Costituzione dello Stato; il mondo
della scuola e della cultura hanno
bisogno di profonda riflessione; il
mondo del lavoro deve decollare
vori una funzionale villetta a due
piani, ex consolato italiano .
Qui i salesiani e le Figlie di M.
Ausiliatrice avranno il compito di
animare la catechesi per tutta l'Al-
bania: un compito immenso , secon-
do le parole del Nunzio, perché si
tratta di rifondare il problema cate-
chistico, attraverso incontri e sussi-
di di formazione, per sacerdoti, ca-
techisti, operatori pastorali, ·che
purtroppo sono ancora all'oscuro
dello sviluppo teologico e pastorale
postconciliare.
A Tirana, invece, è stato scelto il
terreno e presto cominceranno i la-
vori per . una scuola professionale,
in una zona destinata dallo Stru-
mento urbanistico ad espansione re-
sidenziale, su una superficie di
60..000 mq, a forma di quadrilatero.
Sarà un complesso di edifici a diver-
verso nuove prospettive.
I salesiani si inseriscono col loro
specifico carisma di attenzione al
mondo giovanile e popolare: i gio-
vani devono riprendere quota con
ideali forti e robusti.
Le giovani Chiese (si parla dell'i-
stituzione imminente di altre dioce-
si) hanno bisogno di recuperare de-
cenni di mancato aggiornamento
teologico e catechistico-pastorale e
di avviare una nuova impostazione.
Al Nunzio abbiamo chiesto con
quale speranza si avvia in quest'o-
pera di evangelizzazione. Ci ha ri-
sposto : «Quella stessa che anima il
Santo Padre, il quale mi ha detto
che ogni sera prega per l'Albania,
perché è stato tra i paesi dell'Est il
più provato dalla dittatura, ma do-
ve oggi ci sono consolanti riprese
della fede cattolica».
sa destinazione con una volumetria
Gennaro Comite

4.3 Page 33

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di Jean-François Meurs
IL METEORITE
Venerdì, 5 febbraio. Stefania non
STEFANIA
di questo e ci siamo un po' sollevati,
sta bene. In certi giorni non si regge
perché tutta quella espressione di
in piedi. Il mattino, nel treno, si siede
vita non ci faceva paura come quel-
per terra, in mezzo alla gente, tutta
raggomitolata. Si vede bene che
Per il fatto che un giovane si dro-
ghi, non è che non abbia niente
l'albero e quel cielo.
Parlando, ci siamo accorti che
non è soltanto stanca. Sovente non da insegnarci. Spesso anche un Stefania non è un tipo che se ne
la si vede a scuola. Oggi, lei giocava drogato porta dentro di sé delle sbatta di tutto e che voglia vivere co-
con il taglierino. A forza di piantarlo vèrità che lui stesso ha difficoltà munque. Al contrario, è terribilmente
nel suo quaderno, ha finito per sba- ad accettare, ma che tutti dovreb- sensibile alle piccole cose. Lei desi-
gliare mira e di tagliarsi una vena del bero sentire.
dera parole giuste e momenti perfet-
polso. Il sangue sprizzava e facev;:,
ti. Tutto ciò che è vissuto o fatto di-
impressione.
strattamente, o che esprime banali-
tà, la ferisce. Al suo fianco,
Mercoledì 17 febbraio.
ho l'impressione che la
Stefania è crollata. Ci ha
maggior parte della gente
detto che si droga, che non
si accontenti di una vita a
ne può più , e che non sa
come uscirne. Abbiamo
cercato il professore di mu-
sica che l'ha convinta a far-
si curare. Da parte nostra,
non vogliamo abbandonar-
la. Questo pomeriggio sia-
mo andati da lei per farle
ascoltare della musica, e
poi abbiamo parlato al
buio, alla luce di una can-
dela.
Martedì 2 marzo. Abbia-
QUAL È\\
LL NÒME DELLA.
7
metà. Coloro che dicono
che i drogati non sono che
rifiuti, senza ideali, che non
sanno vedere ciò che è bel-
lo attorno a sé, non com-
tUA DR,oc;,4 t
'
--·È \\
l prenderebbero Stefania.
Lei mi sembra anche trop-
po lucida. Le ho chiesto
perché una ragazza così
\\i S.:,O.,ç__./. ~
sensibile come lei, che
aspira addirittura all'asso-
luto, poteva mandar giù o
sniffare delle porcherie. Lei
~"t)\\1
~ . non lo sa. Ma anch'io, sono
mo pensato di divertirci a
~ ì::A
forse sempre coerente?
contatto con la natura. Con
Siamo tutti pieni di contrad-
Stefania c'erano anche
dizioni I
Giulia, Fabiano e Giusep-
pe. A Stefania piace e non
può che farle del bene. Sia-
A-1
Giovedì 11 marzo. Mi
hanno detto che quel muc-
mo ormai alla fine del Car-
chio di pietre dev'essere un
nevale. Abbiamo scoperto
meteorite caduto sulla terra
un luogo favoloso, strano.
chissà quando. È senz'altro
Un enorme mucchio di pie-
per questo che manda tutto
tre. Il paesaggio è quasi irreale. Qui è veramente un sole, ma piuttosto questo fascino, l'impressione di es-
gli alberi grigi tra le rocce hanno del- un buco nel cielo. È impressionante. sere in un altro mondo. E penso che
le forme contorte. Si direbbe che sia- Ci ha chiesto che cosa ne pensava- Stefania sia un vero meteorite caduto
no stati torturati. Ma più lontano, a mo, ma nessuno osava parlare, per- tra noi, che non sa adattarsi alla no-
cento metri , sono normali. La prima ché si capiva bene che l'albero era stra mediocrita, al mondo che abbia-
volta, sabato, Stefania era come lei, con il suo cuore ferito, e .senza mo costruito, ai nostri innamoramenti
ipnotizzata, e ci ha fatto un po' pau- testa, perché lei diceva che stava di- superficiali.
·
ra. Ci eravamo subito allontanati. Ma ventando pazza. Lei insisteva, allora Da quando la conosco meglio,
lei ha voluto ritornarci.
·
abbiamo guardato meglio, e credo faccio attenzione a un sacco di cose
che lo abbiamo visto insieme, Giulia che io non vedevo e sempre meno
Mercoledì 3 marzo. Stefania ha di- ed io: tra le rocce, vi era tanta vege- desidero accontentarmi di qualun-
segnato quel mucchio di pietre, ma tazione, microscopica, ma disegna- que cosa, di quelle sciocchezze che
con un solo albero tutto contorto, ta con precisione, foglia dopo foglia. ci faranno morire più presto, e male.
con la punta mozzata. Si vedono Ci avrà messo un sacco di tempo Penso che si deve lasciare un po' di
due rami con delle dita ricurve che per disegnare tutto quello, mirtilli e spazio sul nostro pianeta per degli
cercano di afferrare il sole, che non felci. Allora abbiamo subito parlato esseri come lei.
1 FEBBRAIO 1993 33

4.4 Page 34

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INTERVISTA
LA NOSTRA FABBRICA
DEI ·SANTI
di Menico Corrente
A colloquio con il
neo-postulatore generale
don Pasquale Liberatore.
Successore di don Luigi
Fiora, da oggi viene
affidata a lui la
«Fabbrica dei Santi»
salesiani.
D on Liberatore proviene dalla
Basilicata, exallievo della casa
salesiana di Venosa. Da qui ogni an-
no partivano una decina di ragazzi
per il noviziato, sotto ·l'impulso del
direttore don Aracri. Ha sessant'an-
ni, e la sua vita di prete salesiano è
passata da un incarico di fiducia a
un altro. Direttore per molti anni,
ispettore a Napoli e a Genova, re-
sponsabile della "formazione per-
manente" dei salesiani d'Italia per
sei anni, è dal 1990 alla casa genera-
lizia, dove nel settembre scorso ha
ricevuto ufficialmènte l'incarico di
postulatore generale.
Come si sente, don Liberatore,
ne/l'assumere questo. nuovo inca-
rico?
Il passaggio è avvenuto gradual-
mente dopo due anni di utile ap-
prendistato con don Fiora. In realtà
quest'obbedienza mi è tornata mol-
to gradita. Studiare i prodigi della
grazia nel cuore umano, è estrema-
mente affascinante. Per me è un in-
teresse di vecchia data, forse perché
la mia adolescenza è stata fortemen-
te segnata dal contatto col mio par-
34 · 1 FEBBRAIO 1993
Roma. Il nuovo postulatore
generale, don Pasquale Liberatore.
roco, morto in concetto di santità e
venerato ancora oggi come un santo
da tutto il paese. Furono poi gli anni
della teologia ad appassionarmi a
questi capolavori dello Spirito San-
to. Ho trovato sempre molto convin-
cente l'affermazione di Van Baltha-
sar: «Poche cose possono fecondare
e ringiovanire la teologia e per mez-
zo di essa tutta la vita cristiana, co-
me una trasfusione di sangue prove-
niente dall'agiografia». Nel mio mi-
nistero sacerdotale ho lasciato sem-
pre uno spazio privilegiato per un
I Napoli 1976: il Rettor Maggiore
don Luigi Ricceri tra don Fiora
{allora regionale d'Italia)
e don Liberatore.

4.5 Page 35

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Don Rua, mons. Versiglia e don Caravario, Laura Vicufia e don Rinaldi:
cinque beati in attesa di un miracolo.
approccio a questi veri grandi della
storia: i santi, gli esperti del divino,
cercatori inquieti di assoluto, profe-
ti di cieli nuovi e terre nuove.
Dipenderà ora da lei il cammino
dei salesiani versò gli altari. ..
Continuerà a dipendere da Dio
che, nel suo misterioso piano, asse-
gna i tempi opportuni per il ricono-
scimento ufficiale da parte della
Chiesa. Tuttavia anche la compo-
nente umana, come sempre, è chia-
mata a fare la sua parte. Una postu-
lazione solerte stimola, ricerca, gui-
da, fissa priorità, è particolarmente
attenta alla segnalazione di presunti
miracoli. Così è stata quella del mio
predecessore don Fiora, che lavo-
rando instancabilmente per 14 anni
ha potuto raccogliere l'abbondante
messe di quattro beatificaziqni, cin-
que dichiarazioni di venerabilità,
sette "positiones" scritte su altret-
tanti servi di Dio e dodici nuove
cause introdotte. Una postulazione
inerte invece può commettere gravi
colpe di omissione: lasciare che
muoiano testimoni importanti, non
curare sufficientemente la qualità
probativa dei processi. Fortunata-
mente una congregazione vasta co-
me la nostra, dispone di ottimi vice-
postulatori locali. Individuare que-
ste persone competenti ed entusiaste
diventa determinante ai fini dell'iter
di una causa. Attualmente sono una
ventina, tra salesiani e Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice, i vice-postulatori
che lavorano nelle varie parti del
mondo.
Come funziona oggi la "Fabbrica
dei Santi"?
La «Fabbrica dei Santi» è pro-
prio il titolo di una recente pubbli-
cazione di 488 pagine su come lavo-
ra la Congregazione per le Cause
dei Santi: un libro che ha suscitato
interesse e ha fatto discutere. L'iter
di una Causa è molto serio e molto
lungo. La riforma del 1983, se da
una parte lo ha reso più snello, evi-
tando inutili doppioni e ingiustifica-
ti intoppi, dall'altra lo ha reso an-
cor più esigente sotto il profilo
storico-critico. Le tappe di questo
iter sono fondamentalmente quat-
tro: l. celebrazione del Processo
(oggi è uno solo, quello diocesano);
2. elaborazione critica della vita e
delle virtù; 3. un Processo sul mira-
colo ai fini della beatificazione; 4.
un Processo su un altro miracolo
per la canonizzazione.
Sono quindi necessari i miracoli.
Ma nel nostro mondo secolarizwto,
c'è ancora posto per il miracolo?
Qui la parola va data ai fatti. E
questi dimostrano che, nonostante
un serio processo in diocesi e un
esame molto severo da parte di una
commissione medica a Roma, i mi-
racoli non mancano. Ogni volta che
viene annunziata una beatificazione
o una canonizzazione, viene impli-
citamente annunziato che è avvenu-
to un miracolo. È vero: il mondo
oggi è più secolarizzato, si prega di
meno e, per di più, l'esame medico
è incomparabilmente più difficile
da superare rispetto al passato. Ep-
pure i miracoli avvengono. Bisogna
essere al mio posto per constatare la
pioggia di segnalazioni di grazie ri-
cevute (di cui si fa in parte portavo-
1 FEBBRAIO 1993 - 35

4.6 Page 36

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Maria Domenica Mazzarello
Domenico Savio
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Luigi Versiglia
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Laura Vicuiia
Filippo Rinaldi
Andrea Beltrami
Zeffirino Namu ncurà
Augusto Czartoryski
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Teresa Valsè-Pantellini
Dorotea Chopitea
Maddalena Morano
Vincenzo Cimatti
Luigi Variara
Simone Srugi
Alessandrina Da Costa
IIII
Artemide Zatti
Rodolfo Komc;>rek
Luigi Olivares •·•11,·1,·, ,.·,~·- .,_'-r-:~-"-
Eusebia Palom ino
Maria Romero
Maria Troncatti
Luigi Mertens
Laura Meozzi
Giuseppe Quadrio
I~
Augusto Hlond
- ~ Elia Comini
Ignazio• Stu'kly
Ottavio Ortiz
Attilio Giordani
Francesco Convertini L••
Antonio Lustoza
"
.•. ..•
Martiri Spagnoli
II
In questo quadro schematico completo, il cammino di santità
della Famiglia Salesiana.
36 · 1 FEBBRAIO 1993
ce Il Bollettino Salesiano) e tra que-
ste prima o dopo spunta il vero mi-
racolo. Attualmente ne stiamo sot-
toponendo quattro a un primo esa-
me preventivo .
Cinque Beati, sette Venerabili,
venti Servi di Dio. La lista è lunga:
può dirci chi è più vicino a tagliare
il traguardo?
Il riquadro di questa pagina offre
una visione panoramica quanto a
numero e quanto alla collocazione
di ciascuno . Tenendo presenti i tre
principali traguardi della canoniz-
zazione, beatificazione e venerabili-
tà, si può dire che per la canonizza-
zione non c'è ancora nessuno in vi-
sta; per la beatificazione toccherà a
suor Maddalena Morano, se verrà
riconosciuto un miracolo già pre-
sentato per l'esame; per la venerabi-
lità saranno don Variara e il signor
Srugi i prossimi a raggiungere que-
sto traguardo. Probabilmente fra
pochi mesi.
Cosa possiamo fare noi della Fa-
miglia Salesiana e amici di Don Bo-
sco per spianare la strada a·chi vor-
remmo vedere glorificato dalla
Chiesa?
Diffonderne la conoscenza, ac-
cenderne la devozione, proporli co-
me modelli e intercessori, segnalare
grazie. La beatificazione e la cano-
nizzazione non sono frutto di un
iter burocratico ma sono la conse-
guenza di una fama di santità la
quale si esprime soprattutto me-
diante l'invocazione da parte dei fe-
deli. Tocca a noi mantenere viva
questa fama. E svolgeremo più effi-
cacemente questo compito se riusci-
remo a rendere convincente una no-
ta tipicamente loro: la contempora-
neità. Liberarli da un eventuale cli-
ché sorpassato per farne una parola
carica di attualità e quindi di fasci-
no: anche questo deve far parte del-
la nostra competenza pedagogica.
Ciò inoltre significherà - lo dico a
mo' di conclusione - passare dalla
santità contemplata alla santità vis-
suta, che è poi lo scopo ultimo di
ogni canonizzazione. Come la santi-
ne/fa Chiesa è finalizzata alla ·san-
tità della Chiesa, così possiamo di-
re, la santità nella Famiglia Salesia-
na finalizzata alla santità della Fa-
miglia Salesiana. Chi contribuisce
ad operare questo passaggio dà cer-
tamente il miglior contributo alle
Cause dei Santi .
Menico Corrente

4.7 Page 37

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PROTAGONISTI
MISSIONARIA
DELLA CARITA
di Lia Carini
Nel suo inconfondibile
sari bianco, orlato di
azzurro, è una donna
conosciuta in tutto il
mondo. I pensieri
che animano
le scelte coraggiose
di Madre Teresa.
I n piazza San Gregorio c'era un
gran movimento. Madre Teresa
era arrivata dall'India per la profes-
sione di ventisei suore che proprio in
quel giorno dovevano partire per va-
rie parti del mondo. I camion erano
pronti, Tante suore che si affannava-
no tra montagne di casse e scatolo-
ni: viveri, vestiario, medicinali. E
Madre Teresa era in mezzo a loro. Le
maniche rimboccate, i piedi nudi nei
sandali, impegnata -nel preparare
quel carico della Provvidenza. Pen-
sai: "Addio intervista!". Ma ero
coptenta anche solo di osservarla
questa umilissima donna, che gli in-
diani chiamano la "santa di Calcut-
ta" e anche "Mahatma" (grande
anima) come Gandhi; che ha ricevu-
to innumerevoli premi; tra cui, im-
portantissimi, il "Bharat Ratna"
(che significa "Gemma dell'India"
ed è la più alta onorificenza civile
indiana), il Premio Nehru, il Bal-
zan, ricevuto a suo tempo anche da
Papa Giovanni, il Nobel per la pace,
e altri.
L'intervista
«Madre Teresa si scusa se tarda.
Viene subito». Una suora dal viso
bruno viene a rassicurarmi. Mi in-
troduce in una cameretta adiacente
alla cappella. Poco dopo, la piccola
Ganxhe Bojaxhin, la maestrina fi-
glia di un droghiere albanese, diven-
tata, come la chiamò Paolo VI,
"l'intrepida messaggera dell'amore
di Cristo", l'apostola della carità
conosciuta in tutto il mondo più di
una regina, più di una star, compa-
re. Inconfondibile nel suo sari bian-
co orlato d'azzurro, piccola, ma-
gra, il volto pallido segnato dalla
fatica e dalla penitenza, tutto un
gioco di rughe in mezzo alle quali
gli occhi azzurro chiaro, luminosi e
acuti, sprizzano un sorriso tenue ma
carico di fraternità e di speranza.
«Madre Teresa, vuol dirmi cosa
Calcutta, 1979: Madre Teresa con
don Viganò e il regionale don Panakezham.
1 FEBBRAIO 1993 37

4.8 Page 38

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bisogna fare per avere la certezza di
camminare sulla via della sal-
vezza?».
«Amare Dio», mi risponde. «E
prima di ogni altra cosa pregare.
Perché il frutto della preghiera è la
fede, e il frutto della fede è l'amore,
e il frutto dell'amore è il servizio».
«Oggi preghiamo poco. In un siste-
ma di vita frenetico qual è il nostro,
non riusciamo a farlo spesso...».
«No. Perché pregare non vuol di-
re interrompere il proprio lavoro,
ma continuarlo come se fosse pre-
ghiera. Non sempre è necessario
meditare, né avere la sensaziope di
parlare con Dio: questo servirebbe
solo alla nostra soddisfazione. Ciò
che importa è stare con Dio, essere
in Lui, nella sua volontà. Se si ama
con cuore puro, se si ama tutti, e
specie i poveri, quello è già preghie-
ra 24 ore su 24».
«Essere a servizio di Dio a tempo
pieno, attraverso i poveri? Questo
vuol dire?».
«Sì. Ma tutto nasce dalla preghie-
ra. Perché senza chiedere a Lui l'a-
more, non si può avere vero amore;
e men che meno si può darlo ad al-
tri. L'amore non ha altra manife-
stazione o messaggio che se stesso.
A chi chiede·: "Quanto possiamo
fare per Gesù e per i poveri?", con-
siglio di domandare invece quanto
amore mettere in tutto quello che,
insieme, facciamo. Tutti insieme
possiamo fare qualcosa di bellissi-
mo per Dio e per il prossimo».
«Penso che in questo ci sia davve-
ro tutto.. .».
«Sì, è tutto. Donare il proprio
cuore per amare i poveri e le energie
per servirli. Non oq:orre di più.
L'importante non è vivere facendo
molto o tutto, ma essere pronti a
tutto, avere la convinzione che ser-
vendo i poveri si serve davvero Dio.
E avere l'intenzione di essere per i
poveri. Allora non serve neppure
chiedersi "come devo fare, che de-
vo fare'', diventa cosa naturale,
spontanea. Gesù si è fatto fame:
hon ha detto forse: ''io avevo fame,
avevo sete, io ero nudo, malato"?
Ma Dio stesso si è fatto Pane, e noi
di Lui dobbiamo nutrirci. Allora di-
venta facile: è difficile aver fame, è
difficile mangiare il pane?».
«Lei ha detto alcune frasi troppo
forti. Ha detto che il suo motto è
"lasciarmi mangiare dal prossi-
38 - 1 FEBBRAIO 1993
mo". .. Madre Teresa, dove trova, corpo di Cristo, così come Io ricevo
lei (e anche i suoi collaboratori) il nell'Eucaristia. Noi consideriamo e
coraggio e la forza per superare le viviamo Cristo nell'Eucarestia e
enormi difficoltà di quest'opera?». nella sofferenza dei poveri: essi so-
«Qui! - e mi mostra un crocifis- · no un altro sacramento. lo vedo
so su cui c'è scritto: "Love as I Cristo sotto due forme: sull'altare
loved you'' (Amate come io ho nel pane consacrato e, nel tugurio,
amato), _poi precisa: - Se non fosse nel corpo distrutto del malato e del
per Lui non avrei neppure comin- derelitto . Noi condividiamo la sof-
ciato . Ed è per la stessa ragione che ferenza di Cristo e dei poveri. Senza
tanta gente ci segue e ci aiuta. La la sofferenza, il nostro lavoro sa-
cosa essenziale non è ciò che dicia- rebbe soltanto assistenza sociale,
mo, ma ciò che Dio dice attraverso non sarebbe partecipazione alla Re-
di noi. Le parole che non danno lu- denzione» .
ce di Cristo aumentano le tenebre. «E il pensiero della morte non la
Io vedo i poveri come ''luce di rende triste?».
Dio"».
«Non c'è bisogno di essere tristi
«Madre, ma è l'India il Paese più (sorride), c'è bisogno di essere san-
povero?».
ti. Se stiamo vicino a Gesù, nella
I suoi occhi si fanno tristi come sua grazia, siamo santi. Egli ha vo-
due sospiri: «In India la gente vive luto aiutarci e consolarci condivi-
nella fame e muore nella fame. In dendo la nostra vita, la nostra soli-
altri Paesi (Itali.a compresa) ci sono tudine, la nostra agonia, la nostra
più poveri spiritualmente. In India, morte. E la morte è un motivo di
quando si dà un po' di riso, sono gioia, perché torniamo a Dio»:
già contenti. In Europa nemmeno i «Per questo lei ha una particolare
poveri si rassegnano a questa dispe- premura di assistere i moribondi?».
razione; e la povertà d'amore è più «Sì, la sofferenza e la morte sono
difficile da soccorrere e da sconfig- parte dell'eterno dramma della no-
gere».
stra relazione con il creatore. Gli
«Madre Teresa, _lei non ha paura sguardi dei morenti io li porto nel
della sofferenza? Delle malattie più cuore. Faccio di tutto perché si sen-
ripugnanti?».
tano amati, in quell'istante impor-
«II coraggio? Non lo avrei se, tantissimo in cui si può riscattare in
quando tocco il corpo di un lebbro- un attimo un'esistenza inutile, e an-
so che emana fetore da tutte le par- che chi ha avuto la sfortuna di vive-
ti, non fossi convinta che tocco il re da bestia, possa avere la possibili-
Madre Teresa con i salesiani padre Maschio (a sinistra) e padre Alessi.
(Al centro don Alessi junior).

4.9 Page 39

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guida per
gentrori preoccupati
Madre Teresa e don Odorico, consigliere per le missioni.
tà di morire da angelo. Tutte le ani-
me sono preziose per Gesù, che le
ha pagate col suo sangue».
Non siamo più nella cameretta
bianca, dove è avvenuto l'incontro
più emozionante della mia carriera,
ma nella cappellina accanto; una
semplicità incantevole: il tabernaco-
lo sopra un tronco d'albero al natu-
rale con un foro centrale entro cui è
stato collocato un mazzo di fiori;
per terra, sul lato sinistro, un vaso
di gigli bianchi . Sull'umile tappeto
un bianco stuolo orante: le 26 no-
velle suore, in ginocchio, prima di
partire stanno pregando (in inglese)
e attendono la Madre.
È l'ora di staccarmi da lei, e mi
dispiace. È stata un'esperienza
straordinaria, forse unica. Non mi
stupisce più la mia commozione ini-
ziale. Mi sembra logica, anzi, se
penso che questa donna è stata chia-
mata espressamente a San Franci-
sco dai condannati a morte rinchiu-
si nel carcere di San Quintino; non
mi stupisce se penso che il celeberri-
mo sarto francese Pierre Cardin ab-
bia detto: «l'immagine della donna
da ammirare per me è quella di Ma-
dre Teresa, l'azione della quale, del
tutto libera e gratuita, rappresenta
il pensiero di Cristo nel silenzio.
Penso che essa compia una delle più
belle azioni al mondo: essere santi e
vivere la dura missione d'essere
apostolo di pace. È una donna che
ammiro in modo totale».
Mi dispiace staccarmi da Madre
Teresa, ma sento che ella mi ha det-
to tutto. Sì, mi ha detto molte più
cose di quante ne sto ora scrivendo,
eppure vorrei saperne ancora. È co-
me se lei mi legga dentro. Fissa a
lungo quei suoi occhi chiari, tristi
eppure così sereni, sul Tabernacolo.
Quando li ritrae mormora: «Dio è
amore. Egli ama te e me. Amiamo
gli altri come Lui ama noi... la mia
certezza di questa realtà è sconfi-
nata».
Madre Teresa, lei ama molto la
Madonna, vero?». Mi mostra il ro-
sario che tiene sempre tra le dita e
sorride: «Il lato più bello della Ma-
donna è questo: quando Gesù entrò
nella sua vita, ella si alzò subito e in
tutta fretta andò a trovare la cugina
Elisabetta per dare Gesù a lei e a
suo figlio».
«Proprio questo fa lei, Madre... »,
mormoro tra me. Forse neppure ha
sentito queste mie parole. Sorride,
mi stringe forte le mani e io stringo
più forte le sue, mentre mi dice in
inglese: «Prega per me, e io prego
per te».
Lia Carini
Michel Maziade
GUIDA
PER GENITORI
PREOCCUPATI.
pp . 173, lire 13.000
Come equilibrare l'amore con le
esigenze della disciplina? È possi-
bile scoprire un'unica causa in
ciò che avviene? È proprio neces-
sario andare alla ricerca dei
"perché" al fine di risolvere un
problema? Hanno ragione quegli
psicologi secondo i quali a cinque
anni già tutto è deciso nella per-
sonalità di un essere umano? Co-
me reagire di fronte a problemi
familiari? È proprio necessario
riversare su un esperto i propri
problemi?
A questi, e ad altri interrogativi
ad essi connessi, intende rispon-
dere questo volumetto che è de-
stinato a genitori e ad educatori
sensibili ai problemi della forma-
zione. Il taglio dei singoli capitoli
è esperienziale, lo stile è piacevo-
le, le soluzioni non sempre ap-
paiono scontate. Anzi, il più del-
le volte fanno riemergere ulterio-
ri domande e chiedono un impe-
gno di maggiore approfondimen-
to e di un confronto più veritiero
sul vissuto personale e familiare
di ogni giorno. (Eugenio Fiz-
zott1)
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
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1 FEBBRAIO 1993 39

4.10 Page 40

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Borsa: In memoria del Dott. Fran-
cesco Rota, a cura del Consiglio
Amministrativo della S.E.I. - To-
rino, L. 5.000.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, mi affido al tuo
materno aiuto, a cura di N .N., L.
1.500.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco, in
memoria di Griffanti Alfonso e
defunti Famiglia Gemoni, a cura
di Gemoni Maddalena, L.
1.200.000 - Borsa: Don F. Ri-
naldi, in ringraziamento e prote-
zione per il 50° di sacerdozio del
fratello Don Giuseppe, a cura di
Usseglio Clementina, L.
1.000.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, in memoria di Naretfo
Giovanni, a cura di N.N., L.
1.000.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, S. Francesco Saverio,
Don Bosco, a ·cura di Viziale Se-
condina, L. 1.000.000 - Borsa:
Don Bosco, a cura di Spinucci
Dr. Antonio, L. 1.000.000 -
Borsa: S. Domenico Savio, per
grazia ricevuta, a cura di Bellani
Enrico, L. 1.000.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, a cura di De
Santo Lina, L. 700.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, per grazia rice-
vuta, a cura di Paoletti Maria Te-
resa, L. 500.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e San Giovanni Bo-
sco, a cura di Ilia e Amelia Par-
lanti, L. 500.000 - Borsa: In me-
moria di Silvio e Giovanni Chia-
rovano, a cura dei genitori, L.
500.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, grazie per il tuo aiuto e la
tua protezione, a cura di Scote-
gan Bruno e Famiglia, L. 400.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Domenico Savio, a cura di P. Ne-
gro, L. 400.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Terrazzoni
Anna, L. 300.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, invocando prote-
zione in -vita e in morte, a cura di
Ceresoli Adriana, L. 300.000 -
Borsa: Don F. Rinaldi, ringra-
ziando e invocando continua pro-
tezione su Umberto e Famiglia, a
cura di Magnoni Giuseppina, L.
300.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per grazia ricevuta e invocan-
do altre grazie, a cura di A.B.L.
- Casale, L. 300.000 - Borsa:
Gesù Sacramentato, Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani, per pro-
tezione della Famiglia, a cura di
Musso Giuseppe, L. 250.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in ringrazia-
mento e invocando protezione, a
cura di Bramati Luigia, L.
200.000 - Borsa: Suor Eusebia
Palomino, a cura di R.M.S.A.,
Torino, L. 200.000 - Borsa:
40 - 1 FEBBRAIO 1993
borse di studio
per giovani missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
IPadre J6zef Gotter, direttore dell'opera di Luwingu
(Zambia) con i ragazzini del catechismo.
Nell'ottobre scorso sono stati inaugurati i nuovi
laboratori di carpenteria, sartoria e meccanica.
Alla costruzione dell'edificio scolastico hanno
collaborato i giovani di Luwingu.
Don Bosco e Mamma Margheri-
ta, per protezione del figlio Stefa-
no, a cura della mamma, L.
200.000 - Borsa: In suffragio di
Gaetano Angelo, a cura di Anti-
no Silvano, L . 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, a cura di Po-
mati Pescarolo Michelina, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, in ringraziamento, a cura di
Mamma e Nonna Eligia, L .
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Santi Salesiani, per la con-
versione di Luigi, a cura di N .N.,
L. 200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, per il dono dello Spirito
Santo alle nostre famiglie, a cura
di N.N., L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete Pie-
ro Domenico e Paolo Maria, a
cura di papà e mamma, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Don Rinaldi,
invocando protezione sulla fami-
glia, a cura di Vacca Angela, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e San Giovanni Bosco, invo-
cando protezione, a cura di Filo-
camo Mariella, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, per grazia rice-
vuta, a cura di Bellone Margheri-
ta, L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rinaldi, per grazia ricevuta, a cu-
ra di Scupelli Rosa, L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di Franco Anna, L.
200.000 - Borsa: In suffragio
dei defunti Stoppani Agabio e
Arlunno, a cura di Rina, L.
200.000 - Borsa: SS. Cuori di
Gesù e di Maria, a ricordo e suf-
fragio dei miei genitori, a cura di
Colombano Renzo, L. 200.000-
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, in memoria e
suffragio di mio marito Bruno, a
cura di Fulvia De Marco, L.
200.000 - Borse: Maria Ausilia-
trice, ringraziando e invocando
protezione sulla famiglia, a cura
di Medaglia Domenico, L.
200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e S. Giovanni Bosco, a ricor-
do e suffragio di Maria e Arturo,
a cura del fratello Cololbano
Renzo, L. 200.000 - Borsa: S.
Giovanni Bosco, in suffragio di
Guido Gazzoli, a cura dei colle-
ghi (docenti 1.T.G. Tione di TN)
e del figlio, L. 161.000 - Borsa:
In suffragio dei miei defunti , a
cura di Tolassi Ada, L. 150.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice,
Santi Salesiani, per l'aiuto ricevu-
to, a cura di Salodini Lucia, L.
150.000 - Borsa: S. Giovanni
Bosco, a cura di Adriano Ponte,
L. 150.000.
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: S. Giuseppe e Santi Sale-
siani, esaudite le mie preghiere, a
cura di N.N. exallieva - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, proteggete
Piero-Domenico e Paolo Maria,
a cura di mamma e papà - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione per i nipoti, a cura di
P.D.B. - Borsa: S. Domenico
Savio, ringraziando e invocando
protezione per il piccolo Alessan-
dro, a cura dei genitori - Borsa:
Don Bosco, a cura di Vignola
Bruno - Borsa: In suffragio di
Gilda Nobile, a cura dei cugini Di
Noto - Borsa: Don Bosco, a cu-
ra di Serracane Rosanna - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, in suffragio del nipote Livio,
a cura di Lina Marchi - Borsa:
Maria Ausiliatrice, a cura di
N.N., Ormea - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, in ri-
cordo e suffragio della moglie
Maria Anna, a cura di Giovanni
Dri - Borsa: Maria Ausiliatrice,
per ringraziamento e protezione,
a cura di N.N., Dogliani - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, invocando protezione, a
cura di Sacilotto Maria - Borsa:
Maria Ausiliatrice, a cura di1
N.N., exallieva di Faenza - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, in suffra-
gio di Mamma Caterina, a cura di
Massolino Camilla e Gemma -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, in suffragio dei fratelli, a
cura di Sanna Rosa - Borsa:
Don Bosco, a cura di Vercellin
Romano - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Santi salesiani, a cura di
G.G., Arona - Borsa: Maria
Ausiliatricé e Don Bosco, per aiu-
to e protezione, a cura di Contesi-
ni Giuliano - Borsa: Don Giu-
seppe Seita, a cura di N.N. -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, a cura di N.N. - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
per ringraziamento e protezione,
a cura di M.B.G. -Borsa: Maria
Ausiliatrice, invocando una gra-
zia, a cura di Fam . Castagnotto
- Borsa: Maria Ausiliatrice e -S.
Domenico Savio, a cura di M.
Teresa Norma e Mauro - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Santi Salesia-
ni, per grazia ricevuta e invocan-
do protezione, a cura di G.M.
Trifarello - Borsa: S. Domenico
Savio, a cura di Lollato Antonio
- Borsa: In memoria di Luigina
Genta Gamba, a cura della fami-
glia Cartyvels-Bonaccorsi.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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MASULLO avv. Piero, exalllevo e cooperatore,
t Torino il 10/6/1992.
Frequentò le scuole elementari comunali di
Lenta (Vercelli), che erano affidate alle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Suor Grillo ottenne che prose-
guisse gli studi a Torino-Valdocco. Mons. Mensa,
arcivescovo emerito di Vercelli, disse di lui: «Il
suo fu un cattolicesimo che ha permeato in pro-
fondità la sua realtà quotidiana di uomo politico
pulito e disinteressato, di professionista e giurista
serio e corretto, cosciente di un dovere e un servi-
zio da compiere con scrupolosità e serena fidu-
cia•. E mons. Tarcisio Bertone, attuale arcivesco-
vo di Vercelli: «Fu una persona di Intemerata illi-
batezza, di scrupolosa giustizia e inesauribile ge-
nerosità verso il prossimo•. Fu apostolo in parroc-
chia e in diocesi, barelliere a Lourdes, pellegrino
nella missione africana della diocesi.
VETTORE sac. Armando, salesiano, t Bei! Ge-
mal (Israele) 1'11/6/1992 a 77 anni.
Entrato tra i salesiani di Ivrea a 13 anni, fu in
seguito inviato in Terra Santa per il noviziato e
completò gli studi in Egitto. Negli anni della guer-
ra fu fatto prigioniero e nel 1945 venne destinato
a Teheran, dove rimase fino all'espulsione dei sa-
lesiani (1980). Visse un apostolato salesiano
gioioso e intenso. Fu animatore zelante e attivo,
capace di sfruttare scuola, cortile, chiesa e musi-
ca per forgiare uomini, sia cristiani che musulma-
ni. Dal 1981 era a Bei! Gemal, dove andò incontro
al Padre mentre lavorava in campagna come ogni
giorno, nonostante che da tempo si spostasse
con le stampelle.
CAGLIO sac. Giovanni, salesiano, t Santiago
del Cile il 27/7/1992 a 77 anni.
Era nato a Vergo Brianza (Milano). Morl im-
prowisamente nel suo letto, appena coricato. Era
stato direttore in varie case, parroco e vice parro-
co. Per un anno fu anche parroco nella cattedrale
di Punta Arenas. Da pochi anni era stato colpito
dal morbo di Parkinson, che lo obbligò a curarsi
e a limitare la sua attività. Ma finché fu possibile
si dedicò ai ministero della confessione. Era alle-
gro, buono e generoso, amichevolmente simpati-
co e instancabile.
ANSELMO suor Giuseppina, Figlia di Maria Au-
slllatrlce, t al Cairo (Egitto) il 14/8/1992 a 89
anni.
Partl per l'Egitto dopo un anno di professione
e lavorò instancabilmente per aprire la casa del
Cairo in un quartiere povero e popolato. Si dedicò
per molti anni all'apostolato tra gli emigrati italia-
ni, poi, con il mutare delle situazioni, fu presenza
assidua e gioiosa tra le oratoriane. Fino a quando
la malattia non la immobilizzò, lasciandole solo
uno splendido sorriso e la fatica di qualche paro-
la. Anche nei mesi di immobilìtà, fu nella sua co-
munità esempio di preghiera e di docilità al miste-
ro della croce.
BUZZACARO suor Cellna, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Marostica (Vicenza) il 6/8/1992 a 55
anni.
Era emigrata in provincia di Varese per aiutare
la famiglia. A Castellanza conobbe le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice e decise di consacrarsi a Dio. Fu
una vita di sacrificio la sua, ma profondamente
radicata nella Parola di Dio, che le è stata fonte
di forza. lmprowisamente, quasi, mentre era in
famiglia per qualche giorno di riposo, il Signore
l'ha chiamata.
t DE REGGI slg. Giovanni, salesiano, Tolmez-
zo 1'11/8/1992 a 77 anni.
Entrato al Colle Don Bosco a 20 anni, si entu-
siasmò dell'ideale salesiano e missionario. Partl
subito dopo il noviziato per la Cina, dove lavorò
fino all'espulsione nel 1945. Per sette anni fu poi
a Hong-Kong e quindi nelle Filippine. Ritornato
nella sua patria a Tolmezzo, stremato di forze, si
rese utile alla casa fino a quando la salute glielo
consentl .'
FRANZOSO sac. Cosimo, salesiano, t Castel-
lammare (Napoli) il 5/8/1992 a 76 anni.
Sacerdote e salesiano di un grande amore a
Gesù Eucaristia e di generosa disponibilità per il
ministero pastorale, in particolare per il sacra-
mento della Penitenza. La casa salesiana dove
ha profuso maggior tempo ed energie è stata l'o-
pera di Napoli-Tarsia. Per quindici anni ha lavora-
to tra i ragazzi sordomuti, dedicandosi con zelo e
sacrificio al loro ricupero. Gli ultimi quindici anni
della sua vita li ha trascorsi a Taranto-Istituto, do-
ve ha ricoperto varie mansioni: insegnante di reli-
gione e di musica, cappellano delle FMA e con-
fessore. Col passare degli anni però la salute di
don Cosimo andava peggiorando fino al punto da
fargli perdere completamente la vista e la lucidità
della mente. L' ultimo anno l'ha quindi trascorso a
Castellammare, dove, assistito fraternamente da
quella comunità, ha atteso la chiamata di Dio. È
andato alla casa del Padre alla vigilia della festa
della Trasfigurazione del Signore, quale segno
dell'attesa della risurrezione finale.
CHINNICI sac. Calogero, salesiano, t Catania il
14/11/1992 a 62 anni.
Dopo gli anni della sua formazione, fece il tiro-
cinio alla vita salesiana presso l'Oratorio della
Salette, tra i ragazzi di quel quartiere alla perife-
ria di Catania. Si fece subito apprezzare per le
sue doti organizzative e per il suo carattere gio-
viale che attirava i ragazzi. Giovane sacerdote,
diresse sempre a Catania l'Oratorio San France-
sco di Sales, realizzando una comunità di ragazzi
e di giovani che ancora lo ricordano per l'impe-
gno organizzativo e formativo. Da vari anni era
apprezzato insegnante al Centro di Formazione
Professionale di Catania-Barriera. Sopportò le
sofferenze della sua non lunga infermità, consa-
pevole di essere pienamente inserito nella comu-
nità e offerse la sua vita per le vocazioni.
GENTILE Quirino, cooperatore, t Pietrafitta-
Settefrati (Fr) il 23/10/1992 a 80 anni.
Uomo di integra fede cristiana, onesto, coeren-
te con se stesso e con quanti erano in rapporto
con lui. Inserito nella vita sociale, sia nella scuola
come insegnante e preside, sia nella pubblìca
amministrazione come sindaco e presidente della
sua provincia, coltivò e difese i valori umano-
cristianì. Sempre operò con rettitudine e grande
sensibilità ai bisogni altrui, dando viva testimo-
nianza di come un cristiano deve vivere il suo im-
pegno apostolico. Fervente nella preghiera e as-
siduo ai sacramenti , coltivò una profonda devo-
zione a Don Bosco. I Salesiani debbono a lui pro-
fonda gratitudine per i suoi interventi risolutivi
nella· realizzazione della loro opera in Valle di
Canneto (Fr).
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 FEBBRAIO 1993 - 41

5.2 Page 42

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.
HO AVUTO
dente. La macchina ridotta ad
Ml CHIAMO
Ml STAVO QUASI
TANTA FIDUCIA
NELLA MAMMA
DI DON BOSCO
Finalmente soddisfo al mio do-
vere di dare compimento ad una
promessa fatta due anni fa, se
Mamm·a Margherita mi avesse
aiutato: avrei reso pubblica l'ef-
ficacia della sua preghiera in
Paradiso. Infatti invocata insi-
stentemente e con fiducia , per-
ché di lei molto devoto, ha fatto
sì che una mia cognata guarisse
completamente da una brutta e
inattesa flebite dopo un inter-
vento. Così anche una mia nipo-
te, sofferente di tachicardia per-
sistente, dopo una novena a
Mamma Margherita, ora è da
mesi che sta bene. Continuo ad
avere tanta fiducia nella buona
mamma di Don Bosco.
un mucchio di rottami non la-
sciava sperare nulla per chi era·
rimasto intrappolato. Invece non
hanno subito alcun danno e, ri-
trovata la borsa contenente la
medaglia di Maria Ausiliatrice
ricevuta pochi giorni prima dalla
Direttrice FMA, commosse con•
tinuavano a baciarla e ad attri-
buire a lei, Madre celeste, la
grazia di essere state salvate.
Suor Natalina Borghi,
Varese
FILIPPO RINALDI
Vivo in Brasile dal '57. Desidero
render pubblica una grazia do-
vuta all'intercessione del Beato
Filippo Rinaldi. Soffro da diver-
si anni di asma. Recentemente
c'è stata una complicazione con
polmonite acuta e infezione pol-
monare. Un giorno mi sono ag-
gravata. Non riconoscevo più
nessuno. Solo udivo da lontano
una voce (che poi seppi essere
quella del medico) che dava
istruzioni all'infermiera. Intanto
io cominciai a riprendermi e a ri-
conoscere i miei familiari. Quan-
do vidi il medico, volli chiedere il
suo nome. «Mi chiamo Filippo
Rinaldi Lorenziato», mi rispose.
«Mia madre era molto devota di
don Filippo Rinaldi». Si può im-
maginare la mia emozione, per-
ché io mi ero raccomandata pro-
RASSEGNANDO
Dopo la dolorosa perdita del pri-
mo bambino, il nostro focolare
sembrava destinato a non esse-
re allietato da alcuna altra nasci-
ta. Col passar degli anni io mi
stavo ormai rassegnando a que-
sta sofferta realtà. Il 31 gennaio
del 1988, mi trovavo presso 1'1-,
stituto Salesiano di Padova per
la festa di Don Bosco. Una mia
collega, saputo il mio caso, mi
parlò di Domenico Savio e del
suo abitino. lo ne sentivo parla-
re per la prima volta e ne rimasi
affascinata. Mi procurai subito
l'abitino e da quel momento co-
minciai a pregare con fiducia
quel santo. 114 gennaio 1989 na-
sceva Silvia Maria Domenica.
L'abitino di Domenico Savio, da
quel giorno, è stato nella sua
culla a proteggerla.
Sac. Angelo Milanesi SDB,
Milano
SI ERA GIÀ
prio a don Filippo Rinaldi!
Nelia Maria Mastropasqua,
Recife
Santina Di Mauro, Nicolosi (CT)
r ATTRATTI DAL
SUO SGUARDO
PROFONDO
Alcuni anni fa vidi per caso in un
negozio di ferraglie, un dipinto
su tela, raffigurante suor Maria
Domenica Mazzarello (all'epo-
ca a me sconosciuta). lo e mio
marito, attratti dallo sguardo for-
te e profondo di questa suora,
comprammo il quadro e lo ap-
pendemmo su una parete della
nostra casa. Successivamente
attraverso un libro - "Donna di
INFILATO I GUANTI
Salvata in extremis per una ope-
razione di appendicite perforata
con peritonite, awenuta il 25
agosto del '91 , Valentina, la mia
bimba di appena due anni, dopo
tale operazione non riusciva più
a guarire, perché la ferita non si
chiudeva ed emetteva pus. A di-
stanza di un mese dall'interven-
to, veniva nuovamente operata
ma neppure questa volta la feri-
ta accennava a rimarginarsi.
Era ormai un continuo entrare
ed uscire dall'ospedale. Una se-
ra io, particolarmente sconforta-
ta, ho iniziato una novena a San
È A LUI
.CHE SI DEVE
IL BUON ESITO
Mio genero, lavorando col vetro
di una finestra, si è tagliato una
vena del collo. Portato d'urgen-
za all'ospedale fu sottoposto ad
intervento chirurgico. Si è salva-
to. Bravi i dottori ma, essendosi
trattato di un caso grave, essi
dissero che qualcuno era inter-
venuto dall'alto. lo infatti avevo
tanto pregato Don Bosco. È a
lui che si deve il buon esito.
PERCHÉ
CRESCA BUONO
Mi sposai a 41 anni. Desideravo
tanto avere un bambino. Dopo
un periodo di inutile attesa, ini-
ziai una novena a Domenico
Savio. La gravidar:iza è stata se-
rena e tranquilla. E nato Manuel
Domenico. Desidero ringraziare
Domenico Savio per questo ine-
stimabile dono da me tanto im-
plorato. Ed ora lo affido a lui per-
ché cresca sempre buono, timo-
rato di Dio e devoto del suo pro-
tettore .
Rosita Befumo,
ieri e di oggi " - abbiamo sco- Domenico Savio. Non l'avevo
perto la bella figura di guesta ancora terminata quando un
Gaion Oliva, Cassano M. (VA)
S. Agata M.1/o (ME)
umile e semplice donna. E stata giorno il chirurgo osservando
lei a cambiare la mia vita. Mi sta ancora una volta la ferita mi dis-
facendo fare un cammino di fe-
de e di preghiera. Sono certa
che pian piano mi porterà ad in-
fuocarmi del Signore e con me
anche i miei due figli e il mio
sposo. Grazie Madre fy'lazzarel-
lo, dolce creatura, umile conta-
dina, d'animo nobile, gioiosa e
forte nella fede .
Lina Branca, Torino
r COMMOSSE
CONTINUAVANO
A BACIARLA
Mia sorella e mia nipote viaggia-
vano in macchina, tornando dal-
le vacanze, quando si sono tro-
vate coinvolte in un grosso inci-
se che si sarebbe reso necessa-
rio aspirare il pus con la siringa.
Nei giorni che seguirono pregai
con maggior intensità affinché
ciò non awenisse. Andai in
ospedale, sistemai la bambina
sul lettino e pregai con le lacri-
me agli occhi in attesa del chi-
rurgo. Questi arrivò. Si era già
infilato i guanti, l'infermiera già
pronta con la siringa. Lui prende
la siringa ma, prima di immetter-
la nella ferita, la esamina; atten-
de un po' e poi getta via la sirin-
ga dicendo che di a qualche
giorno la ferita si sarebbe chiu-
sa da sé. Il tempo che io finissi
la novena e la ferita della bambi-
na era perfettamente asciutta!
Grassi Maria Consiglia,
Mesagne (BR)
AVREBBE
POTUTO
SCHIACCIARMI
Giorni fa, sotto l'imperversare di
un tremendo temporale, appena
attraversato con la macchina un
incrocio stradale, crolla alle mie
spalle un'enorme pianta di plati-
no. Avrebbe sicuramente schiac-
ciato me e la vettura. La quoti-
diana visione della statuina del-
1'Ausiliatrice sul cruscotto della
mia auto ed il pensiero ad essa
rivolto, l'hanno sicuramente
mossa ad avere compassione di
me. Voglio partecipare ai lettori
del Bollettino Salesiano la mia
gioia per la grazia ricevuta.
R.S., Roma
Per lopubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non firmate e senza
recapito. Su richiesto si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.
42 - 1 FEBBRAIO 1993

5.3 Page 43

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B5
Nome: Don Carlos Garulo
Età: 50 anni
Nato a: Loarre (Aragona, Spagna)
Attuale residenza: Roma
Altre notizie utili: Dal 1990 è delega-
to centrale per la comunicazione
sociale dei salesiani. Fino al 1990
è stato direttore editoriale della
EDEBÈ (Barcellona, Spagna).
Di che cosa ti occupavi prima di
arrivare a Roma?
Ho fatto l'editore per 18 anni. Ma
anche l'insegnante nella scuola
universitaria di formazione dei
professori e nello studentato teolo-
gico.
Con il tuo arrivo c'è aria di novità
nella comunicazione sociale sale-
siana ...
È una constatazione o una do-
manda?
L'una e l'altra.
Mi piacerebbe fosse una constata-
zione.
Allora rispondi alla domanda.
Ci stanno a cuore la qualificazione
e l'impegno del personale, l'infor-
mazione e le imprese di comunica-
zione. Puntiamo a una politica in-
formativa di tipo imprenditoriale,
articolata e professionale. Gli ef-
fetti si vedranno a suo tempo. Ci
stiamo dando obiettivi e tempi pre-
cisi per ogni cosa. E siamo pazienti.
Qual è stato il tuo obiettivo di par-
tenza?
Sapere bene dove vogliamo arriva-
re. Coinvolgere nelle decisioni i re-
. sponsabili al più alto livello e crea-
re un'équipe professionale che cre-
da in quello che fa.
Credi molto nella comunicazione
sociale?
È il fenomeno più condizionante
dei nostri tempi.
È stato scritto che la Chiesa non
ha preso CO$Cienza di questa im-
portanza ...
Finora contano più i documenti
che i progetti concreti. Non si ha il
coraggio di investire risorse, di
cercare risultati dignitosi. Qualco-
sa sì fa, ma sia in Italia che nel
mondo è ancora insufficiente in
quantità, ma soprattutto in quali-
, professionalità e peso sociale.
La Chiesa però ogni giorno fa no-
tizia ...
Ci dovremmo chiedere se è questa
la Chiesa che vogliamo in prima
pagina. Oggi non possiamo gio-
care a battezzare la TV o i gior-
nali. Dobbiamo avere il coraggio
confrontarci con le pericolose e
rapidissime leggi dell'informa-
zione.
Tra i salesiani si parla della nasci-
ta di una nuova agenzia informa-
tiva.
Stiamo creando una struttura pro-
fessionale che ci permetta dì di-
sporre dì un'informazione salesia-
na dì qualità al servizio della Fa-
miglia Salesiana. E vogliamo tro-
vare un nostro spazio anche nel
mondo dell'informazione non
strettamente cattolica.
Don Bosco cosa farebbe oggi in
questo campo?
Conosciamo bene quello che lui ha
fatto nel suo tempo, con quale spi-
rito e i risultati che ha ottenuto .
Oggi tocca soltanto a noi: questa è
la sfida. E questo è il bello.
HANNO DETTO
«Oggi la scienza rivela la
grandiosità della vita embriona-
le: non è più accettabile, in al-
cuna forma, un'intrusione vio-
lenta per spezzarne /'esi-
stenza» .
(Romano Forleo,
ginecologo, agenzia ASCA)
«L'unico legame profondo
che unisce il mondo degli adulti
e il mondo giovanile è costituito
dalla paura che i figli scelgano
la fuga nella droga».
(Fabio Franchini,
Università di Firenze)
«Solo un genitore che espri-
me le proprie opinioni, senza
però prevaricare, crea un'attitu-
dine alla critica in un ragazzo».
(Marcello Bernardi,
pediatra e scrittore)
«Vorrei proprio sapere chi è
quel genio che ha deciso che i
grandi hanno diritto al week-
end e i piccoli devono lavorare
sei giorni alla settimana».
(Carolina Barella,
14 anni, su Panorama)
LA RUONA NOTIZIA
«I preti sono gli unici che abbia-
no tenuto botta, nella società ita-
liana. Dopo il crollo delle religioni
laiche sono rimasti il solo punto di
riferimento sociale. Girando per
l'Italia ci si accorge di come i parti-
ti siano scomparsi e la sinistra
chiuda bottega. Sì, sono proprio
rimasti solo i preti. Il volontariato
e l'assistenza agli immigrati la fan-
no solo loro. A Milano il cardinale
Martini - e anche i suoi sacerdoti
- sono l'unica realtà credibile. E
poi, in Italia, i vescovi, sulla ma-
fia, hanno parlato più chiaro che
non i partiti» (Giorgio Bocca, gior-
nalista e scrittore) .
«La Con/essione è il p grande
aiuto di Dio a sostegno
della nostra libertà»
Don Bosco
1 FEBBRAIO 1993 43

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M.P.
Rivista per la Famiglia Salesiana
e gli Amici di Don Bosco
Inoltrare le richieste - Cambio di indirizzo - Corrispondenza a:
IL BOLLETTINO SALESIANO - Via della Pisana 1111
Casella Post. 9092 - 00163 Roma-Aurelio
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Collana I COMPAGNI DI VITA
Quella del «compagno di vita » è una
funzione antica del libro, che oggi
torna di attualità per il crescente bisogno
dell 'uomo moderno di riflessione, conforto
e dialogo interiore.
La SEI ha pensato di selezionare una serie
.di «compagni », ricercandoli tra le voci
antiche e recenti che meglio hanno saputo
interpretare il bisogno di verità dell 'uomo.
Dalai Lama
Come folgore nella notte
pag. 248, ·rii., L. 19.500
Agostino
Confessioni
pag . 544 , rii., L. 30.000
G. Gerseno
Imitazione di Cristo
pag. 352, rii., L. 22.000
F. d'Assisi
I Fioretti
pag. 256, rii., L. 20.000
Giovanni XXI II
Un fratello che parla a voi
da li Giornale dell'anima e dai discorsi
pag. 640, rii., L. 32.000
K. Gibran
Frammenti ritmati
li profeta e Sabbia e schiuma
pag. 224, rii. , L. 18.000
DALAI LAMA
COME FOLGORE
NELLA NOTIE
Introduzione di
Marcello Zago