Bollettino_Salesiano_198306


Bollettino_Salesiano_198306



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IL BOLLETTINO SALESIANO
Rivista della Fam!glla Salesiana
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
V,a della Pisana 11 11 - Casella post 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tel. 06/ 69.31 341
Conto corr. post. n 46.20.02 intestalo a Dire-
zione Generale Opere D,on Bosco. Roma
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero Marco Bon-
g,oann, - Carlo Sorgetti - Gaetano Nanetti - Lu-
ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-
raro - Saverio Stagnoli
Collaboratori: Nino Barraco - Ella Ferrante
Domenica Grassiano . Adolfo L'Arco. Angelo
Paoluzi - Francesca Tiz1an1 - Domenico Volpi.
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Clemente!
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Ott,cme Grafiche SEI Tonno
Registrazione: Tribunale d1 Torino n 403 del
16 .2 . 19 4 9
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
,, Il primo d i ogni mese (undici numeri, eccet-
to agosto) per la Famiglia Salesiana
1115 del mese per , Cooperatori Salesiani
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'Impegna a pubblicarle secondo Il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-
zionale Cooperatori Viale del Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel (06) 74 80 433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse (tiratura annua oltre 1O milio-
"' di copie) in: Antille (a Santo Domingo) - Ar-
gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-
mingo) • Bolivia Brasile - Canada - Centro
America (a San Salvador) - CIie - BS Cinese (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuado r - FIiippine -
Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-
gna - India (in inglese, malayalam. tamil e te-
lugu) Irlanda - Italia Jugoslavia (m croato e
In sloveno) • Korea del Sud BS Lituano (edito
a Roma)• Malta Messico • Olanda Paraguay
- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati
Uniti Sudafrica - Thallandla - Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nel limiti del possibile.
Cambio di lndirluo: comunicare anche l'indf-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO P APRl~E 1983
1 APRILE 1983
ANNO 107 - NUMERO 6
In Copertina:
Buona Pasqua a tutti I lettori! (Foto Ar-
chivio Quilici - Roma)
Don Bosco è notizia, 3
Filo diretto con... Dario Superina, 4
Pigy di Del Vaglio, 5
Qualche tempo fa, 7
Note Spirituali. 8-9
INDIA / Auguri, don Aurelio, 10-13
Don Bosco si diverte, 14
PROBLEMI EDUCAT IVI /
Educhiamo alla pace, 15-16
PROGETTO AFRICA /
Angola: 20 a nni d ifficili, 17-19
THAILANDIA /
Grazie, bro. Vincent Seneca, 20-22
STORIA SALESIANA /
Più storie in una, 24-26
PROTAGONISTI /
Era e la ch iamavano «mateczka•. 27-32
RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Libri & Riviste,
23 - I nostri mort i, 33 - I nostri santi, 34 -
Solidarietà, 35
Caro Bollettino,
sono un exallievo salesiano. abito a in
provincia di Asti ed ho frequentato per cin-
que anni l'Istituto di Canelll.
Mi permetto di scrive re a voi, vicini a Don
Bosco. per chiedervi preghiere per la nostra
famiglia, per grazie spirituali e anche mate-
riali. Come tutti I lavoratori noi viviamo del
nostro lavoro. In particolare coltiviamo la
v ite e produciamo del buon vino Barbera. Il
problema si p resenta alla vendita: quello che
ci offrono i negozianti, non è sufficiente a
c oprire nemmeno le spese.
Spero che per mezzo delle vostre preghie-
re, Don Bosco cl aiuti In questo momento
difficile per noi; anche se al confronto di tan-
ta a ltra gente, siamo fortunati. Ml scuso per
Il disturbo.
Lettera firmata
Gentile Signore,
la pubblicazione di questa sua lettera
vuole essere da parte nostra un segno di
solidarietà e vuole assicurar/a della nostra
preghiera. Lettere come la sua ci fanno ve-
ramente scoprire il senso de/l'essere Fami-
glia Salesiana e al tempo stesso quella fi-
ducia In Dio che permea l'esistenza di per-
sone come la sua.
Coraggio, caro exalfievo di Cane/li, Don
Bosco non le farà mancare il suo aiuto. Lo
senta vicino spiritualmente ed assieme ri-
cordi i fatti della sua vita e il coraggio del
Santo ad affrontare situazioni spesso inso-
stenibili uscendone fuori con fantasia e ca-
pacità.
Spett. Redazione,
sono una cooperatrice salesiana da molli
anni. Ho 85 anni e sono diventata coopera-
trice in seguito alla conoscenza del caro pa-
dre Luigi Ravalico nel lontano 1942. Sono
contenta quando ricevo il vostro Bollettino,
che leg go attentamente con tanto piacere.
Mi è molto piaciuto il nu mero 1 del 1983: as-
sai interessante e ben fatto. Vorrei poterlo
fa r conosc ere a q ualche mia conoscente
a mica di cui vi unisco l'ind irizzo... (seguono
quattro Indirizzi}. Vi ri ngrazio sentitamente e
porgo i miei migliori auguri per la diffusione
del BS tanto caro e prezioso.
Giuseppina Tononi, Bergamo
Gentilissimo Direttore,
sono un insegnante di Scuola Media In
materie letterarie a ttu almente impegnata
nella lettura q uotid iana in classe della vita di
Sa n Giovanni Bosco, edita dalla SEI, iniziata
ìl 31 gennaio scorso; straordinario l'interes-
se degli alunni!
Scrivo perché desidero ricevere il Bollet-
tino Salesiano al seguen te Indirizzo...
D'/ntlno Eugenia.
Torino di Sangro (Chieti)
Mentre assicuriamo le due gentili lettrici
che abbiamo provvisto per /'invio del BS agli
indirizzi segnalati, le ringraziamo anche per
l'attenzione con cui seguono la nostra
rivista.
IMPORTANTE, Non si prendono In consi-
derazione le lettere non firmate e senza In-
dirizzo completo del mittente. A richiesta la
firma può essere non pubblicata. SI racco-
manda la brevità delle lettere.

1.3 Page 3

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ooN sosco
Una scuola al servizio della
documentazione missionaria
La presenza salesiana a
Torino, si sa, è ampia e varia.
Forse non molti sanno che
esiste anche una scuola sa-
lesiana di applicazioni foto-
grafiche (SAF) che prepara
con corso triennale allievi
nelle qualifiche di fotografi
generici, fotografi grafici e
fotocromisti.
La scuola è animata da
quattro salesiani coadiutori
ricchi di entusiasmo e com-
petenza che oltre a portare
avanti il peso quotidiano sco-
lastico hanno allargato la
loro attività producendo do-
cumentari e lungometraggi.
La SAF ha così prodotto ben
32 documentari molto utili
per integrare l'attività edu-
cativa nelle scuole, nei grup-
pi e nelle parrocchie. L'ul-
tima fatica è stata dedicata ai
due prossimi beati monsi-
gnor Versiglia e don Cara-
vario per i quali la SAF ha
preparato un documentario a
colori della durata di 20 mi-
nuti che riesce a far rivivere
egregiamente i luoghi dove si
svolse l'esperienza umana
dei due martiri salesiani. Il
documentario si intitola:
«Seme di speranza ...
Nell'era dell'immagine, i
Salesiani della SAF hanno
creduto in una attività tipi-
camente salesiana superan-
do non lievi difficoltà orga-
nizzative e mettendosi con la
loro professionalità e pro-
duzione a servizio di tutta la
Famiglia Salesiana.
Nelle foto: alcune imma-
gini dei laboratori.
N.B. Chi volesse prendere
contatto con la SAF, cono-
scerne attività e produzione
può rivolgersi al salesiano
Sig. Enzo Spiri, via Maria Au-
siliatrice, 36 - 10100 Torino -
Tel. (011) 521.19.27.
ITALIA
Duemila ragazzi al
Festaglovane di Primavera
Domenica, 13 febb~aio
1983, un fiume di giovani ha
colorato le gradinate del Pa-
lazzetto dello Sport di Cini-
sello e per tutto il pomeriggio
ha partecipato in modo vi-
vace alla festa realizzata dal-
la rivista « Primavera• per ce-
lebrare la vita.
I gruppi giovanili presenti
erano circa cinquanta pro-
venienti dalla Lombardia,
dall'Emìlia, dalla Liguria, dal
Piemonte e dal Veneto. Molto
numerosa la partecipazione
della gente di Cinisello, piut-
tosto nuova a questi spetta-
coli di forte aggregazione
giovanile attorno ad un tema
impegnativo vissuto come
festa.
Molti i commenti positivi:
«È uno spettacolo diverso,.,
«C'è aria di pulito .., ~ci sono
ancora giovani simpatici che
sanno divertirsi nella gioia.
senza violenza». Lo slogan
«Coloriamo la vita con... • ha
dato lo spunto ai vari inter-
venti dello spettacolo.
Il Complesso «Comunità
Aperta,. ha dato colore e al-
legria con la sua musica.
Una squadra dell'Associazio-
ne artistica « Pro Patria,. ha
presentato l'immagine di una
vita agile e fresca attraverso
l'armonia del movimenti. La
stessa grazia e poesia sono
stati il messaggio dei gruppi
giovanili che si sono esibiti in
danze, esercizi dì espressio-
ne corporale e suonate.
Il gruppo « Teatro dì Car-
nate .., con uno spettacolo
denso di valori, visualizzan-
do le pagine della Genesi. su
musica di Maler, ci ha ricor-
dato plasticamente i temi del-
le radici umane: la morte e la
vita; l'egoismo e l'amore; la
violenza e la pace.
Gli slogans preparati dai
gruppi e gridati o cantati all'i-
nizio hanno riconfermato il
senso corale della festa che
si è chiusa con un grande
cerchio di gioia In pista.
«Fortissimo!» - ha com-
mentato una ragazza - l'an-
no prossimo ci torno coi miei
amici ,.
Nelle foto: due momenti
della manifestazione.
, BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983 3

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Don Darlo, vuol pre-
sentarti al lettori del BS?
Sono missionario in
una comune missione.
Una comunissima parroc-
chia che si chiama Sia-
kago. È a circa 200 chi-
lometri a nord est di Nai-
robi, la capitale del Ke-
nya. Il posto dove siamo
arrivati noi salesiani nel
1980 è molto arido e po-
vero.
Quall sono I bisogni di
Slakago?
Si potrebbe dire che
abbiamo bisogno di tutto
ed a tutti i livelli. C'è bi-
sogno di missionari e mis-
sionarie. Fra l'altro ho il
piacere di comunicarti
che le Figlie di Maria Au-
siliatrice hanno accettato
di venire ad animare le
opere sociali della missio-
ne. A Siakago ci sono
bambini poverissimi ai
quali diamo anche da
mangiare. Per le famiglie
più povere facciamo an-
che distribuzione di latte
in polvere, olio e grano.
Abbiamo creato una
scuola di taglio e cucito e
speriamo di poter realiz-
Una chiesa che cresce
con Il BS
Questo bozzetto è la nuo-
va chiesa di San Giovanni
Bosco di Sesto S. Giovanni.
Tra pochi mesi sarà una real-
tà. Noi per ora ne parliamo
soprattutto perché i salesiani
zare quanto prima, anche
con il vostro aiuto, una
scuola professionale.
Hai lavorato già da sa-
cerdote In ltalla. Vuol dir-
cl che differenza passa a
farlo In Africa?
Direi che è molto diver-
so. In Africa ti senti molto
più vero, più realizzato. Ti
incontri con gente che ha
vera fame di Cristo nel
senso cristiano della pa-
rola. E poi non esistono i
condizionamenti culturali
dell'Occidente. Quando
ero in Italia diventavo
matto per preparare pre-
diche e ritiri che poi ma-
gari non sortivano nessun
effetto. A Siakago ti im-
batti in gente semplice e
buona che crede senza
difficoltà. Penso che tutto
questo dipenda dalla loro
povertà...
Credi veramente che
l'Impegno del Salesiani In
Africa verrà premiato con
nuove vocazioni?
Sono convinto a tutti i
livelli che il progetto Afri-
ca è il dono più grande
che Don Bosco poteva
fare alla sua Congrega-
della parrocchia hanno pen-
sato dì far crescere Il numero
delle copie del Bollettino a
Sesto proprio man mano che
i lavori della chiesa volgono
al termine. Una iniziativa che
segnaliamo alle oltre cento
parrocchie salesiane sparse
per l'Italia.
snodantesi tra case e prati,
aiutati dalle «tracce», che
man mano ai posti di rifor-
nimento venivano date, si ri-
fletteva sul modo con cui
Don Bosco, attraverso una
promozione umana, sociale
e religiosa dei giovani, «osò
la pace».
La discussione era piace-
vole e interessante anche se
molte volte era... facile sci-
volare fuori tema.
Lo scambio di idee e di
esperienze è stato proficuo
ed arricchente. L'amicizia e
l'allegria, la preghiera e il
canto (anche se a volte ha
disturbato il sonno degli abi-
tanti dei paesi attraversati...),
la riflessione, come faceva
zione per rinnovarla in
concreto. Ne sono con-
vinto: più la Congregazio-
ne farà suo questo dono
Don Bosco con i suoi monelli
nelle varie scampagnate,
sono state le caratteristiche
di questa «faticaccia•.
Alle 7 del mattino, lassù ai
più aumenteranno le vo- Becchi, raggiunti anche da
cazioni.
un gruppo di Genitori, che
Pensi dunque che In
alle prime luci dell'alba ave-
vano fatto una «mini marcia»
Africa cl sia anche spazio partendo da Castelnuovo, è
per altri rami della Faml-
glla Salesiana?
Certamente. Non solo
spazio ma bisogno di pre-
senza.
stata celebrata l'Eucarestia
dal Direttore e dagli altri sa-
cerdoti, che avevano accom-
pagnato e incoraggiato i
«coraggiosi».
È stato un momento sug-
In Kenya c'è una po-
gestivo e indimenticabile.
polazione in massima
parte giovane. Nonostan-
te le spaventose campa-
gne di pianificazione fa-
miliare la popolazione
cresce. Assieme a queste
La morte dell'ex ministro
Marcora
Nel febbraio di quest'anno
è morto l'on. Giovanni Mar-
cora.
La stampa italiana e non -
masse sterminabili di gio- l'uomo politico era molto
vani c'è il crollo dei valori noto nell'ambito della Co-
tradizionali. Veramente
l'Africa ha biso-1no di Don
Bosco e dei suoi seguaci.
munità Europea soprattutto
per la sua competenza in
agricoltura - ne ha parlato
come di una grossa perdita.
Giovanni Marcora in effetti è
stato una grossa personalità.
Trenta Km. per
conoscere un Santo
Con il nome di battaglia «Al-
bertino• ha combattuto gio-
vanissimo nella Resistenza in
Fare una marcia in prima- Val d'Ossola e poi via via ha
vera può essere piacevole
ma farla e di trenta chilometri
nel mese di gennaio in Pie-
monte è un po'... troppo! Ep-
pure per i 300 allievi dell'Isti-
scalato i massimi vertici della
politica diventando per diver-
se volte Ministro della Re-
pubblica.
Non tutti probabilmente
tuto Tecnico Industriale sanno che l'onorevole Mar-
«Agnelli» di Torino è stato cora fu molto legato a Don
bello ripetere una iniziativa Bosco e ai Salesiani. Fu con-
che è iniziata da ben cinque vittore infatti presso l'Istituto
anni.
Nella notte tra il 30 e il 31
gennaio si è così realizzata la
«Route Don Bosco 83•. Si è
partiti scaglionati a gruppi da
Pino Torinese e via Chieri,
Riva di Chieri, Buttigliera fin
su al Colle Don Bosco. La
«marcia» non è stata cer-
Salesiano di Trino Vercellese
che raccoglieva negli Anni
Trenta ragazzi di modeste
condizioni economiche e fa-
ceva frequentare l'Avviamen-
to esterno.
Marcora completò il corso
a Novara e conservò sempre
un profondo attaccamento ai
tamente senza fatica ma an- suoi antichi insegnanti ed as-
che questa rese l'esperienza sistenti. Don Tedeschi - un
più bella.
salesiano di 84 anni al quale
Durante i lunghi chilometri il Ministro fu molto affezio-
4 aOLUTTINO SALESIANO I APRILE 1983

1.5 Page 5

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nato - lo ricorda come un ze non sono le sole. Solo che ha la ferma volontà di di- Il Vescovo della città spa-
ragazzo generoso ed entu- che, purtroppo, nove briga- ventare indipendente con i gnola ha sollecitato recen-
siasta che andava a gara con tisti rossi che ammazzano suol sforzi personali. Per temente alla Santa Sede il
i compagni a fare tutti i lavori fanno molto più chiasso che quanto il centro dipenda da permesso di poter traslare i
che loro si chiedevano. Serio nove persone generose che una organizzazione religiosa resti mortali della Serva di
e diligente nello studio, in cui mettono tempo e denaro a nelle ammissioni non esisto- Dio dal cimitero locate di Val-
riusciva bene, ma non bril- «servizio del prossimo•.
no discriminazioni di sorta•. verde del Camino alla Casa
lantemente, era spontaneo e
Il "Don Bosco Youth Cen- delle Figlie di Maria Ausilia-
naturale nella preghiera. Ma
le sue caratteristiche distin-
COREA
ter" fu aperto nel 1970 come trice dove Ella visse dieci
una piccola scuola In mat- anni di vita salesiana e dove
tive erano la generosità e
l'entusiasmo in tutto.
A Terni un concorso
dl recitazione
Una simpatica e salesia-
nissima iniziativa è certa-
mente quella presa nello
scorso mese di marzo dagli
exallievi salesiani di Terni.
Si tratta di un concorso di
recitazione per gli alunni del-
le scuole elementari della cit-
tà. Chi conosce la storia sa-
lesiana sa quanto Don Bosco
e i suoi primi salesiani cre-
dettero al teatro. Non ci resta
dunque che augurare una
lunga vita a questa Targa
d'oro Don Bosco» per la re-
citazione...
Dal Trentino
a San Carlos Montero
Il "Don Bosco Youth Center"
offre speranza e aiuto
Per molli operai dei di-
stretti industriali di Kuro-
dong e Shingildong a sud di
Seul, il "Don Bosco Youth
Center" è un nome familiare.
Quel centro giovanile infatti
per molti di loro è stato una
fonte di speranza e di con-
solazione. Il Centro offre un
letto a quelli che sono privi di
una casa, corsi serali a quelli
che non possono permettersi
di frequentare una scuola
durante le ore del giorno e
addestramento tecnico a
quelli che ne hanno bisogno
per trovare un posto di lavo-
ro. Il Centro è diretto da
quattro salesiani italiani;
essi dirigono il centro con un
moderno dormitorio, un cen-
tro di addestramento al la-
toni con banchi di legno che
erano stati gettati via_da al-
cune scuole vicine. E stato
solamente nel 1977 che esso
cominciò ad imporsi all'at-
tenzione dei giovani lavora-
tori dei distretti industriali a
sud di Seul. Il centro ha at-
tualmente In progetto l'aper-
tura di nuovi corsi per ri-
spondere in misura sempre
più adeguata ai bisogni della
gioventù coreana.
SPAGNA
Traslazlone di Suor Eusebia
Presso la Curia diocesana
di Huelva prosegue a buon
ritmo il processo di beatifi-
cazione di suor Eusebia Pa-
lomino.
morì.
La traslazione - che av-
verrà il 14 aprile prossimo -
verrà preceduto dalla reco-
gnitio cadaveris, atto richie-
sto dall'iter processuale.
FRANCIA
La visita di Don Bosco
Dal 14 febbraio 1883 al 31
maggio dello stesso anno
Don Bosco fu in Francia. Dal
6 al 18 aprile si fermò a Lyon.
I Salesiani di questa lspetto-
rla francese hanno previsto
una serie di iniziative per ri-
cordare l'avvenimento. Ecco,
ad esempio nella foto, una
cartolina commemorativa
dell'avvenimento.
È una notizia bellissima, voro, ed edifici scolastici su
ben nove persone sono par- un ettaro di terreno di fronte
tite il 3 gennaio per S. Car- all'Accademia Aeronautica a
los-Santa Cruz de la Sierra - Seul.
Bolivia. Sono ritornate i primi In questo periodo 70 gio-
di febbraio, dopo aver co- vani, quasi tutti operai indu-
struito una chiesetta nell'am- striali del complesso "Kuro
bito della Missione salesiana Export Industriai Estate",
che colà opera ed aver pre- vengono alloggiati nel dor-
stato assistenza nel cosidet- mitorio. Essi ricevono 3 ore e
to Ospedale locale.
mezza d'addestramento tec-
Il tutto, naturalmente, gra- nico al centro adiacente al
lE I AVRIL 1883 DON BOSCO MONTAIT A FOUffl81E
tuitamente, solo per aiutare i dormitorio fra le 20,30 e le
«più poveri• a servire il pros- 22, sei giorni alla settimana,
Plu'l simo. Anzi, non solo gratui- eccetto la domenica.
tamente, ma anche con vari Le attrezzature del centro
~
oneri propri: il viaggio di an- di addestramento donate
data e ritorno era a totale ca- dalla Misereor tedesca nel
rico dei partecipanti, Il mese 1972 sono - a detta dello
POllTARE
LA CIUX.€
di ferie...
stesso governo coreano -
DQ.VACrt.10
é ~.SEMP/(é PII/~
1)/FRCILE
Chi sono? Eccoli: Renzo le migliori di quelle in uso in
Paletti (dipendente della SIP) qualsiasi altro centro della
di Lamon; Carmen Marche! Corea. L'ospitalità al centro
(insegnante elementare) di è gratuita eccetto il dormito-
Lamon; dott.ssa Agnese Ge- rio, i cui residenti devono pa-
nuin (medico a Lamon) di gare una somma minima di
Falcade; Vittorina Zugliani 30.000 lire al mese.
(infermiera professionale) di Il centro giovanile - scri-
Mezzano di Primiero; Gio- ve Corea oggi - è un buon
vanni Zugliani (impresario esempio di come un'istituzio-
edile} di Mezzano; Damiano ne per i giovani possa aiu-
Zugliani (impresario edile} di tare i lavoratori di centri ur-
Mezzano; Agostino Bettega bani con basso livello di stu-
(muratore) di Mezzano: Giu- dio a trovare una strada per
seppe Zeni (muratore) di un migliore avvenire.
Mezzano; Michela Orler In effetti un giovane di po-
(maestra d'Asilo} pure di vera famiglia al di sotto dei
Mezzano.
20 privo di educazione non
In un mondo che sembra può crearsi facilmente un av-
pieno di persone egoiste, ci venire senza un aiuto ester-
pare bello e significativo se- no. "Questo centro - ha di-
gnalare queste 9 persone chiarato il sig. Comino, uno
. altruiste». E aggiungiamo dei quattro salesiani italiani
che, nonostante le apparen- - è aperto ad ogni giovane
5 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983

1.6 Page 6

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rapporto umano, carico di
simpatia sincera; cerco di
dare il meglio di me stesso,
di comunicare con la gente e
di stabilire con loro un filo
conduttore. Qui a Catania ho
avuto, nel corso di uno spet-
tacolo, ben quattordici chia-
mate, segno che la gente
gradisce quello che io gli of-
fro, sempre onestamente,
senza cercare di turlupinarla,
perché io non sono un mago.
Insomma cerco di trasmet-
tere a chi mi segue un po'
della mia felicità, della mia
gioia di vivere, tutte cose
che, purtroppo, tanta gente
meno fortunata di me non
riesce ad avere, perché afflit-
ta dai tanti problemi della
vita•.
- Don Bosco è ìi patrono
degli illusionisti, lo sa?
ITALIA
Il mago Sllvan
In Casa Salesiana
«Sim Sala Bim» e la carta
scelta da don "', l'asso di
cuori, è l'unica in un mazzo
di 52 ad essere capovolta e
di un altro colore; ancora
« Sim Sala Bim,. e la corda
che don • ha timidamente ta-
gliato, ~miracolosamente»
ridiventa unica.
Così Silvan ha lasciato di
stucco, e certamente diverti-
to, i sacerdoti e i ragazzi del-
l'Istituto S. Francesco di Sa-
les di Catania, dove si è re-
cato in visita accettando sim-
paticamente l'invito dei Sa-
lesiani, lui che non dimentica
di essere stato un exallievo
dell'oratorio salesiano di Ve-
nezia, dove fra l'altro, davan-
ti ad un pubblico composto
dai suoi insegnanti e dagli
amici, ha iniziato la sua car-
riera di prestigiatore, col
nome d'arte di «Saghibù».
Silvan ricorda con affetto i
- «Certo che lo so: lui ha
imparato l'arte per attirare a
sé e toglierli dalle tentazioni
del mondo i ragazzi, io cerco
di offrire alla gente un'ora di
serenità con i miei giochi af-
fascinanti e divertenti. Anche
questo l'ho imparato dai sa-
lesiani».
«Per finire vi voglio confi-
dare una cosa: quando sono
arrivato nel cortile del vostro
Istituto e ho visto quella ma-
rea di bambini che mi cor-
reva incontro per salutarmi e
chiedermi l'autografo (fra
questi anche quei ragazzini
che i Salesiani di Catania ri-
cevono ogni giorno dai quar-
tieri più periferici e poveri
della città, sottraendoli col
loro amore alle deviazioni
della malavita e all'ignoran-
za) mi è sembrato di ritor-
nare ai vecchi tempi, quando
frequentavo l'oratorio. E poi
la felicità di quei bambini era
anche la mia: è una gioia
per me sentire la gioia dell'al-
tro» .
gazzi, che hanno ascoltato
con stupore la preghiera a
Don Bosco detta da Nando
Orfei, hanno partecipato ad
una messa celebrata dall'I-
spettore don Prina e... assi-
stito ad uno spettacolo.
Nella foto: Nando Orfei sa-
luta i ragazzi e parla di Don
Bosco.
Un Centro d'accoglienza
a Roma
A Roma vivono oltre ses-
santamila stranieri molti dei
quali sor:io spesso in cerca di
un primo lavoro o alloggio
trattandosi di profughi o po-
veri. Da oltre un anno i Sa-
lesiani dell'ispettoria Ro-
mana hanno creato un
« Centro di prima accoglien-
za ...
Dedicato a Don Bosco,
questo centro è situato pres-
so l'Opera Salesiana di Via
Marsala 42, nei dintorni della
Stazione Termini. li Centro è
entrato in funzione il 30 no-
vembre 1981 e dispone di
Sangmelima in Camerun. Un
po' dappertutto stanno sor-
gendo iniziative di sostegno
a quei progetto.
A Livorno, la parrocchia S.
Cuore Salesiani ha costituito
un centro di documentazione
sull'Africa che, tra molte altre
attività, cura la pubblicazio-
ne di un bollettino di infor-
mazione. Lo scopo di tale
bollettino è di mantenere del-
le relazioni con il Camerun
(relazioni che non siano sol-
tanto dei semplici scambi
epistolari tra amici) per co-
struire una rete di informa-
zioni culturali che accresca
la nostra conoscenza del Ca-
merun e contribuisca a for-
mare una mentalità più atten-
ta e matura nei confronti del-
l'Africa.
Il centro di documentazio-
ne è costituito da un piccolo
gruppo di volontari ed è le-
gato al centro culturale della
parrocchia.
AUSTRALIA
salesiani che, a suo dire, gli
hanno insegnato molto e lo
hanno aiutato anche nel dif-
ficile cammino della sua bril-
lante carriera, che lo ha por-
tato a furoreggiare in ogni
parte del mondo. « I salesiani
- ci ha confidato Silvan - mi
hanno dato una morale sal-
da, un'educazione perfetta,
mi hanno insegnato l'umiltà,
dote primaria dell'uomo cri-
stiano, e l'amore per il lavo-
ro. È stata questa la ricetta
del mio successo».
- Alla luce della sua edu-
cazione salesiana, com'è il
suo rapporto con la gente e
con il pubblico?
- È perfettamente ugua-
le: con chi mi sta accanto o
davanti al palcoscenico cer-
co sempre di instaurare un
Don Bosco al circo
Chi non conosce Il Circo
di Nando Orfei in Italia?
Forse non tutti sanno che
il signor Orfei è devotissimo
di Don Bosco. La festa di
quest'anno (31 gennaio
1983) è stata veramente pro-
pizia per don Stelvio Tonini,
parroco della parrocchia di
Maria Ausiliatrice di Roma,
per realizzare quello che ri-
teniamo sia stato un suo an-
tico sogno. Celebrare la festa
di Don Bosco in un circo.
Coadiuvato da don Pussino,
delegato salesiano della pa-
storale giovanile dell'ispet-
toria romana, da presidi e di-
rettori didattici, don Stelvio
ha così portato al circo con
Don Bosco oltre duemila ra-
quattro vani, di cui tre adibiti
ad uffici ed uno grande a
sala di attesa. L'ingresso è in
via Magenta 25 (Tel.:
490071).
Mentre ci ripromettiamo di
tornare su questa significa-
tiva opera dei Salesiani di
Roma segnaliamo che è vi-
vissimo desiderio dei respon-
sabili del centro coinvolgere
tutta la Famiglia Salesiana
per sostenere in tutti i modi
l'opera.
CAMERUN
Centro documentazione
Africa
L'lspettoria Ligure-Tosca-
na dal 28 novembre 1982 è
impegnata nella Diocesi di
Premio a sacerdote
!tallano
Uno dei due « Australia
Day Award del Comune di
Brunswick in Australia è an-
dato quest'anno ad un sa-
cerdote italiano, il salesiano
don Giuseppe Lattuca.
Don Lattuca - che è nato
in Sicilia - è andato in Au-
stralia subito dopo la sua or-
dinazione sacerdotale. In
quel Paese si è distinto so-
prattutto nella direzione e
nella costruzione del Centro
Giovanile Don Bosco, un'o-
pera di Brunswick di alto si-
gnificato sociale.
Don Lattuca è attualmente
parroco ma continua anche
ad interessarsi di quei
centro.
6 • BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983

1.7 Page 7

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ZAIRE
...._. vir i
Le exallleve FMA
per Il Progetto Africa
--------- ·---
Il CIOFS (Centro Italiano
Opere Femminili Salesiane)
organizza un PROGETTO PI-
LOTA nello Zaire e precisa-
mente a Ruashi per la realiz-
zazione di una scuola pro-
fessionale femminile.
Il Progetto, al quale ven-
gono invitate a partecipare
donne che abbiano compiu-
to almeno t 8 anni consta di
tre fasi.
Una prima fase - già av-
viata - di preparazione per
quaranta istruttrici (ci sono
corsi di taglio e cucito, pue-
ricultrici, maestre d'infanzia,
infermieristica e malattie tro-
picali), una seconda fase, in
Belgio ed una terza fase a
Ruashi per aiutare le giovani
zairesi come istruttrici.
zione sociale ha awiato per
la sua attività. Da un anno la
Bolivia in questo settore è
animata da don Gigi De
Libero, un salesiano lombar-
do che ha all'attivo numero-
se pubblicazioni in questo
campo.
Chi fosse interessato alla
coraggiosa iniziativa può ri-
volgersi direttamente alla Se-
TIMOR
greteria del CIOFS sita in Un saluto da don Nacher
Roma, via dell'Ateneo Sale-
siano 81 , 00139).
Questa foto - ci scrive Il
grande missionario - fatta il
BOLIVIA
29 ottobre 1982, non è per
vedere chi ha la barba più
Una rivista
per la comunicazione
lunga, ma fu scattata nel mo-
mento che io prendendo il
dragone per la «gola» gli
È questa la copertina del dico come Don Bosco:
Odi • Para servir,. la rivista "Sono pronto a darti la
che il Centro Don Bosco per mano... se mi aiuterai, brutto
la catechesi e la comunica- diavolo, a salvare un'anima».
Pubblichiamo In questa rubrica latti, fatterelli, curio-
sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-
no dalla sua nascita, nel lontano 1877.
Un « pentito» - Anche all'epoca di Don Bosco c'e-
rano I " pentiti "· Non si pensi a ex terroristi in confidenza
con bombe e mitra. Tuttavia terroristi in qualche modo lo
erano, anche se si servivano della penna, che intingevano,
anziché nell'inchiostro, nella dinamite. Accadde a un tale
che, dopo aver scritto, nel 1880, su un giornale di Torino,
un paio di articoli pieni di veleno contro l'Istituto salesiano,
si pentì d i ciò che aveva fatto e inviò una lettera a Don Bo-
sco: «Purtroppo - vi si legge - ho scritto due articoli a
carico dell'Istituto. Ritratto quanto impudentemente ho
vergato con la mia penna contro l'opera che la S.V. dirige
con tanto zelo e carità» . Commento del Bollettino: « Se è
cosa umana l'errare, è pure onorevole e nobile il ritratta-
re"· Insomma, senza rancore. E per dimostrarlo il BS de-
licatamente omette il nome del «pentito,., limitandosi alle
sigle.
Polemica In famlglla - Cordiale, ma ferma messa a
punto del Bollettino Salesiano nei confronti del mensile
Letture francescane» , organo dei Terziari di San Fran-
cesco. Questo giornale - scrive il BS nel luglio 1883 -
« si pone il quesito se i cooperatori salesiani possano gua-
dagnare tutte le indulgenze dei Terziari francescani. e ri-
sponde di no ,. perché, sempre secondo le Letture, « non
possono invocare alcun Breve che loro le conceda». « È
un abbaglio ,. afferma deciso il Bollettino, perché il Breve
c'è, eccome!, «chiaro e netto, tanto che i cooperatori sa-
lesiani lo possono leggere nelle prime pagine del loro re-
golamento"· Dopo aver detto quel che doveva dire, il Bol-
lettino riprende il suo consueto tono benevolo e indulgen-
te, anche perché, in fondo. si tratta di una polemica... in
famiglia. E scrive: «Ma che mai! Siamo uomini. e potendo
tutti egualmente sbagliare, dobbiamo compatirci,. .
La tranquillità del Santi - Agli inizi del 1885, du-
rante i preparativi per la partenza di missionari salesiani,
scoppia nell'Oratorio torinese un furioso incendio. Nel
dare un minuzioso resoconto del sinistro, il «Bollettino
Salesiano» fissa una specie di «istantanea» di Don Bo-
sco. • se ne stava seduto nella sua carnera, soprapensie-
ro, ma tranquillo e silenzioso. Disse solamente: un
gran danno, ma il Signore dà, il Signore toglie, Esso è il
padrone·. Di quando in quando chiedeva: 'Si è fatto male
nessuno? Sono accadute disgrazie alle persone?' E alla
risposta: no, nessuno si è fatto male, ritornava al silenzio
primiero» . L'incendio causò danni per 100 mila lire, una
cifra enorme per l'epoca. A rifonderla provvidero le ge-
nerose offerte dei cattolici, sollecitati dal giornale I'« Uni-
tà Cattolica », che li invitò a dar prova di essere a fianco
di Don Bosco «quest'uomo di Dio impegnato in tante e sl
grandi imprese».
Un «defunto»... resuscitato - Deve essere rimasto
alquanto stupito «il M.R. Sig. Don Giovanni Arcioni», sfo-
gliando il «Bollettino Salesiano» del maggio 1885, nel
vedersi, lui. vivo e vegeto, incluso nell'elenco dei coope-
ratori deceduti durante il 1884. Difatti è una svista di BS,
che nel numero successivo si scusa per l'involontario er-
rore, precisando che « Don Arcioni vive e si trova attual-
mente arciprete della cattedrale di Brescia ». Tutto è
bene quel che finisce bene.
7 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983

1.8 Page 8

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e il terzo giorno
risuscitò
Speranza, consolazione, pace.
È il bisogno dell'anima.
E l'anima grida: «Non ne posso più».
Ecco: quando non ce la fai più, quando
tutt'intorno è buio, quando non c'è uno spi-
raglio di luce,
coraggio, il terzo giorno risuscitò!
Quando tutte le avversità sono contro di
te, quando tutte le frecce fanno bersaglio sul
tuo cuore, quando ti senti in croce, e soffri
l'assurdità, l'enigma, la ripugnanza del do-
lore,
ripeti a te stesso: il terzo giorno risuscitò!
Quando tutta la tua vita è nuda, scoperta,
come è nudo, scoperto l'altare di ogni ve-
nerdì santo, quando il calice è senza sangue,
quando il tabernacolo è senza pisside, quan-
do la pisside è senza particole,
pensa a Dio che si è fatto compagno della
tua vita, uomo dei dolori, e ripeti ancora: il
terzo giorno risuscitò!
8 • BOLL.ETT/NO SALESIANO I APRILE 1983
Quando tutte le parole sono state dette,
coraggio.
C'è ancora posto per la parola di Dio:
«Non piangere»!
Non piangere disperatamente.
Tutto non finisce qui. Anzi! Proprio quan-
do è buio fondo, incomincia a fare giorno.
Sì, il terzo giorno risuscitò!
Quando non sai più a chi chiedere aiuto,
quando non sai più a chi domandare consi-
glio, quando non sai dove passerà domani la
tua strada, che cosa avverrà,

1.9 Page 9

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coraggio, c'è Uno che lo sa.
Tutto tu puoi ignorare, di tutto puoi dubi-
tare, ma una cosa è certa: come Egli si com-
porterà con te.
Egli ti ama.
Egli sa quello che fa.
Egli ha esperienza.
Egli non sbaglia i colpi.
Egli ci scalpella perché la nostra rasso-
miglianza alla sua resurrezione sia sempre
più perfetta.
Egli è il Dio dei vivi. Il suo è l'unico sepol-
cro vuoto della storia.
Egli il terzo giorno risuscitò!
Quando sei lacerato come un solco, ed il
chicco di grano è fradicio sotto terra, ed il
seme non fiorisce, non lo vedi, e la dispera-
zione ti fa pensare mille volte alla morte,
coraggio, rifugiati in Lui, credi in Lui, spe-
ra in Lui, nonostante tutto.
Dagli tempo. Questo tempo ti servirà a di-
ventare sempre più sicuro di Lui, ad accor-
gerti che Egli ti porta su di sé, ti aiuterà a
sentire la sua voce, ad ascoltare le sue rispo-
ste. Egli verrà.
Ti aiuterà a lottare, a diventare tu stesso
consolazione per gli altri, a professare, ad an-
nunziare a tutti la più grande verità: il terzo
giorno risuscitò!
Quando gli altri si avviliscono nelle som-
me di morte, nel disamore, nella resa, tu ri-
peti a te stesso: «Dio è amore».
È un amore che sa, che vede, che viene.
Che Dio altrimenti sarebbe?
No, il dolore non è l'ultima parola della
nostra vita.
Egli ha vinto il dolore.
Egli ha vinto la paura.
Egli ha vinto la morte.
Egli viene a liberarti.
Egli certamente ti ama.
Il suo amore è più grande della tua paura.
Sì, il terzo giorno risuscitò!
Egli è fatto soprattutto per te.
Per tutti coloro che vivono nel dubbio,
nell'oscurità, provati dalla tentazione, dal do-
lore.
Per tutti coloro che hanno bisogno di per-
dono, di comprensione, di misericordia.
Egli è fatto per tutti coloro che sanno di
essere nel peccato, e, ciononostante, hanno
un sogno nel cuore.
Un sogno di purezza, di santità, di lotta, di
amore.
Un sogno, assieme ai fratelli, di libertà in-
finita.
Dalla paura, dal peccato, dalla morte.
Egli è fatto per tutti coloro che hanno bi-
sogno di amare per vivere.
Sì, perché non si vive se non si ama, se
non si sa di essere amati.
Vivere non è facile, no, facciamo del no-
stro meglio.
Vivere è una lunga pazienza.
Vivere è una lunga speranza.
Egli è fatto per ogni uomo.
È scritto nel codice genetico di ogni
uomo.
È geneticamente radicato in noi.
1:, la nostra gravitazione più vera.
Egli è fatto per tutti coloro che non si ras-
segnano a vivere da morti.
Ma vogliono vivere da risorti.
Morire da risorti!
Non c'è un momento della vita di un figlio
che non sia il momento del Padre. Non c'è
un momento della tua vita che non sia co-
nosciuto, sofferto da Lui.
Egli ha sudato sangue, è morto in croce,
ha rovinato se stesso, la sua esistenza per te,
per me.
Potresti volere una prova maggiore per sa-
pere che ti ama?
Dio crede in te, è con te, è in te.
Tu non sei inutile. Tu non sei di peso. Tu
non sei solo.
U dolore è e nigma, impotenza, oscurità. È
ripugnanza, è ribellione. Ma Egli ha posto
in te la speranza del giorno che viene.
Ti impegna a lottare, ad amare, a guarire,
a costruire, assieme a tutti coloro che soffro-
no, la gioiosa esperienza pasquale di ogni
giorno.
La tua faccia piena di lacrime è tra le sue
mani.
Egli il terzo giorno risuscitò!
BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983 9

1.10 Page 10

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augunI
don Aurelio
Don Aurelio
Maschio.
Ricordiamo i cinquant'anni di sacerdozio di don Aurelio
Maschio e con lui quanti hanno reso possibile l'attuale
fiorente presenza salesiana In India.
questo salesiano ha fatto a servi-
zio di Dio e dell'uomo.
G li uomini, particolarmente
i giovani, sono portati a
modellare la loro vita su
qualche personaggio che li ha pro-
fondamente colpiti: divi del ci-
nema, dello sport, qualche volta
persino della violenza. Idoli che
vengono reclamizzati in continua-
zione dal cinema, dalla stampa,
dalla televisione e che esercitano
un fascino spesso determinante
sui comportamenti e sulle ste~
scelte per la vita di tanti ragazzi.
Anche padre Aurelio si è ispi-
rato, fin dagli anni della sua for-
mazione, a un modello: San Gio-
vanni Bosco, il Santo dei giovani,
l'apostolo di audaci imprese per la
promozione integrale dell'uomo,
con una scelta preferenziale: i gio-
vani poveri e abbandonati. A soli
15 anni si donava completamente
a lui, chiedendo di far parte della
famiglia da lui fondata e partire
per le lontane missioni per realiz-
10 BOU.ETTINO SALESIANO ! APRILE 1983
Bu ona stampa
zare il suo motto programmatico:
salvare le anime.
Durante i quasi sessant'anni di
ininterrotto apostolato in India,
ha saputo far rivivere il Santo in
questo immenso paese, prima tra
le tribù dei Khasi, nella parte
nord-orientale, e da quarantacin-
que anni a Bombay, la città più
industriale e più miserabile di
questo immenso paese.
Come Don Bosco, senza mezzi,
ma con una grande fede in Dio e
nell'aiuto dell'Ausiliatrice, ha sa-
puto creare opere grandiose: scuo-
le, oratori, collegi, colonie, istituti
di avviamento professionale e
agricolo, chiese e cappelle, a ser-
vizio di un paese divenuto la sua
seconda patria.
Celebrando il 50° della sua con-
sacrazione sacerdotale, penso sarà
gradito ai tanti amici e benefat-
tori sparsi nel mondo, conoscere
in una rapida carrellata quanto
Don Bosco fu sicuramente uno
dei più geniali apostoli della buo-
na stampa, scrivendo egli stesso e
diffondendo volumi e opuscoli di-
retti a tutte le categorie di per-
sone. Questo grande impegno del-
la sua vita lo ha lasciato in eredi-
tà ai suoi figli: « Uno dei fini prin-
cipali della Congregazione - af.
fermano i Regolamenti - da at-
tuarsi con tutti i mezzi suggeriti
da una ardente carità, è la diffu-
sione della stampa di ispirazione
cristiana. Per raggiungere pie-
namente questo scopo i Salesiani
si impegneranno a scrivere e pub-
blicare libri e riviste a carattere
religioso, destinati alla gioventù e
al popolo» (Art. 27).
Padre Aurelio prese alla lettera
questo suggerimento. Fin dal suo
arrivo a Bombay ha dato vita a
un mensile, il «Don Bosco's Ma-
donna», che raggiunge oggi una
tiratura di 60.000 copie, la più
alta tra i periodici cattolici stam-
pati in India.
Non si contano le biografie di

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Santi e gli albi a colori diffusi in
centinaia di migliaia di copie, of-
ferti spesso gratuitamente a cri-
stiani e pagani per presentare loro
i grandi campioni della fede e del-
l'amore.
Ogni anno fa stampare in I talia
e in America oltre 100.000 calen-
dari murali, a colori, con magni-
fiche riproduzioni religiose, che
vanno letteralmente a ruba. È fa-
cile, entrando in una casa, non im-
porta se cattolica, indù, musul-
mana o buddista, vedere alla pa-
rete una grande immagine del Sa-
cro Cuore, della Madonna, di Don
Bosco.
Altra geniale iniziativa: i «fo-
glietti catechistici», anch'essi dif-
fusi in milioni di copie, che trat-
tano gli argomenti più disparati:
verità della fede, insegnamenti
morali, suggerimenti educativi,
orientamenti vocazionali... Una
catechesi spicciola, popolare, in-
cisiva, distribuita alle porte delle
chiese, inserita nei pacchi e nelle
lettere spedite un po' dovunque.
Molti vengono tradotti nelle di-
verse parlate nei diversi stati.
- La stampa, dice padre Au-
relio, è un moltiplicatore auto-
matico e giunge anche dove non
potrebbe mai arrivare la voce di
un predicatore. Credo di dover
ascrivere ad essa gran pru-te degli
aiuti che ho ricevuto per finanzia-
re tante opere e realizzare tutto il
bene che abbiamo potuto fare.
punto; sul fondo la nicchia con h
statua dell'Ausiliatrice. Sotto il
presbiterio rialzato, una vasta
cappella, ricca di marmi e mosai-
ci, con centinaia di reliquie di
martiri e santi, come quella di
Torino.
Sulla sommità della cupola,
una grande statua dorata dell'Au-
siliatrice, che, illuminata da po-
tenti riflettori, guarda benedicen-
te la grande metropoli adagiata ai
suoi piedi.
Fu definita «una delle chiese
più belle di tutto l'oriente», e
Paolo VI, entrandovi in occasione
del Congresso Eucaristico inter-
nazionale del 1964, esclamò am-
mirato:
- Ma qui sembra di trovarmi
in una Basilica di Roma!
Come Don Bosco, padre Aure-
lio afferma che il santuario la Ma-
donna se lo è costruito da sola,
concedendo innumerevoli grazie e
autentici miracoli, ai suoi devoti:
cristiani e pagani.
- La Madonna, dice padre
Aurelio, è madre di tutti e con il
suo Figlio vuole la salvezza di tut-
ti. Quanti autentici miracoli ho
visto concedere anche a pagani
che vengono a pregarla con tanta
fede e pietà.
Ogni giorno, ma particolarmen-
te nelle grandi solennità, migliaia
di fedeli e non pochi indù, musul-
mani, parsi, buddisti accorrono a
invocare l'aiuto della Madre di
Dio.
Nelle maggiori festività dell'an-
no il pur capace santuario non rie-
sce a contenere la folla dei fedeli,
per cui le sante Me$€ vengono ce-
lebrate nei vasti cortili, capaci di
contenere 20.000 persone.
Uno degli appunti che i visita-
tori talvolta fanno a padre Aure-
lio è di aver profuso tanto denaro
nella costruzione di questa chiesa,
mentre accanto migliaia di fami-
glie vivono in capanne miserabili
o addirittura trascorrono la vita
sui marciapiedi.
- Penso, risponde, che non si
faccia mai abbastanza per onorare
la Madre di Dio, come del resto
hanno fatto i nostri padri che
hanno innalzato in suo onore stu-
pendi santuari.
Ma in India vi è un motivo an-
che più importante: la gente non
avrebbe alcuna stima per una re-
ligione che confinasse Dio in una
catapecchia. Pur vivendo in estre-
ma povertà, danno quanto banno
di più prezioso per la costruzione
dei loro templi.
A servizio dei poveri
La gioventù povera e abban-
donata è stato il movente che ha
ispirato Don Bosco a consacrru·e
Il cantore di Maria
Don Bosco ai suoi primi missio-
nari aveva raccomandato: «Dif-
fondere il culto, l'amore a Maria
Ausiliatrice e vedrete cosa sono i
miracoli».
Fin da piccolo aveva coltivato
nel suo cuore una tenern devozio-
ne verso la Madre celeste. In mis-
sione, fedele al suggerimento del
Padre, si adoperò in tutti i modi
per propagarne la devozione, dif-
fondendo a milioni la sua imma-
gine, opuscoli, novene, preghiere...
Ma il suo capolavoro rimane il
grande santuario che attualmente
si trova al centro della città.
Volle che fosse una copia fedele
di quello eretto da Don Bosco a
Torino: una grande navata cen-
trale, con in fondo il presbitero e
l'altar maggiore visibile da ogni
11 Santuario e, ai lati, la scuola realizzata da padre Maschio.
1 1 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983

2.2 Page 12

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la sua vita e a fondare la Congre-
gazione salesiana perché conti-
nuasse nel mondo la missione alla
quale si senti chiamato fin da fan-
ciullo. «Essi sono la porzione più
delicata e preziosa della società,
scriveva, e ho promesso a Dio di
dedicare loro fin l'ultimo respiro
della mia vita» (Merrwrie Biogra-
fiche, voi. 18, p. 258).
Per realizzare il progetto di
Don Bosco, padre Aurelio impe-
gnò tutte le sue energie e i grandi
aiuti che la Provvidenza gli an-
dava fornendo, con l'aiuto gene-
roso di tanti benefattori sparsi un
po' dovunque.
Ragazzi poveri e abbandonati
ne esistono in tutte le parti del
mondo, ma in India, un paese di
circa 700 milioni di abitanti, con
un incremento annuo del 15%,
questi rappresentano una massa
sterminata. Particolarmente pie-
tosa la loro situazione in una
grande città come Bombay con i
suoi 8 milioni di abitanti, molti
dei quali costretti a vivere in
ghetti miserabili, chiamati
«slums», che uno scrittore ha de-
finito «l'anticamera dell'inferno».
Baraccopoli costituite da un am-
masso di capanne di bambù co-
perte di paglia, senza acqua, luce,
servizi igienici, dove migliaia di
persone vivono_ in tragica, bestiale
promiscuità. E facile compren-
dere come migliaia di ragazzi or-
fani o abbandonati dai genitori,
siano costretti a vivere sui mar-
ciapiedi della città, mendicando
un tozzo di pane.
Per loro padre Aurelio aprì
scuole di ogni grado, orfanotrofi,
corsi di avviamento al lavoro, for-
nendo loro vitto, vestiario, libri e
docenti qualificati, per strapparli
a una vita grama, senza speranza,
aprendo a migliaia di essi un av-
venire sicuro. Attualmente molti
occupano posti di grande presti-
gio e responsabilità.
Egli aprì a Bombay e in altre
zone dello stato del Maharastra,
scuole professionali e agricole, con
corsi diurni e serali, preparando
migliaia di specialisti nel settore
tecnico-industriale. In un paese
dove l'esistenza di milioni di per-
sone dipende dallo sviluppo agri-
colo-industriale, la preparazione
di personale specializzato è fon-
damentale per Io sviluppo eco-
12 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983
nomico-commerciale.
Queste scuole, dotate di stru-
menti e macchine secondo le tec-
nologie più avanzate, hanno una
attrezzatura e raggiungono un li-
vello culturale e professionale pari
alle migliori scuole d'Europa.
- Ai nostri giovani, dice padre
Aurelio, oltre a una preparazione
professionale che li mette in grado
di inserirsi subito nel piano pro-
duttivo, diamo una solida forma-
zione morale per fame, come di-
ceva Don Bosco, degli onesti cit-
tadini, e, per i cristiani, dei cre-
denti capaci di vivere una vita di
fede, cosciente e convinta.
Don Maschio in visita al Rett.or Maggiore,
don Egidio Viganò.
I prediletti di Dio
.Ai suoi missionari Don Bosco
ha raccontato: « Prendetevi spe-
ciale cura dei malati, dei fanciulli
dei vecchi, dei poveri e guadagne~
rete le benedizioni di Dio e la be-
nevolenza degli uoIIllni».
Anche questo consiglio per pa-
dre Aurelio è stato un imperativo
categorico, moltiplicando le opere,
largheggiando in aiuti d'ogni ge-
nere nei confronti di quanti sono
provati dalla fame, dalle malattie,
dal dolore.
Nessuno ha mai bussato alla
sua porta senza ricevere un soc-
corso generoso. La fame in India è
una realtà tragica che tocca milio-
ni di individui. È chiamata «kha-
la baghi», cioè « la tigre nera»;
una tigre purtroppo invincibile,
che ogni giorno divora migliaia di
vite, particolarmente quelle più
deboli e indifese: i bimbi e i vec-
chi.
La fame tocca sovente in questo
pae..<;e momenti drammatici a cau-
sa delle inondazioni che spazzano
letteralmente via, in pochi istanti,
centinaia di villaggi e relative col-
tivazioni, o per la prolungata sic-
cità che brucia l'unico raccolto di
riso, alimento fondamentale di
questo popolo.
Sono migliaia i poveri che ac-
corrono da tutti i quartieri della
città, nel grande viale accanto al
santuario dell'Ausiliatrice, per ri-
cevere dalle mani di padre Aurelio
e dei suoi collaboratori un pane e
una rupia (poco più di cento lire),
che permetterà loro di mangiare
un piatto di riso, per sopravvive-
re, per non morire di fame.
- È una folla che cresce con-
tinuamente, dice. Certi giorni su-
perano le 5-6.000 persone e il do-
lore più grande è non poter dare
di più.
La stessa Comunità Economica
Europea, costatato quando don
Aurelio opera per i poveri, invia a
lui direttamente, due-tre volte al-
l'anno, tonnellate di latte in pol-
vere, olio e burro che egli perso-
nalmente distribuisce ai più bi-
sognosi, attraverso le varie isti-
tuzioni assistenziali.
Alti funzionari, dopo aver toc-
cato con mano l'efficienza della
sua organizzazione, gli hanno
scritto: «È la prima volta che ab-
biamo l'assoluta certezza che tut-
to quello che inviamo viene distri-
buito ai poveri, fino all'ultimo
grammo».
Quelli che non contano
Accanto alla fame, un altro fla-
gello ancora più tragico colpisce
milioni di persone nella fascia dei
paesi poveri: la lebbra.

2.3 Page 13

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Oltre alle sofferenze fisiche e
alle spaventose mutilazioni, la
malattia rende quanti sono colpi-
ti, degli emarginati, rifiutati dalla
famiglia e dalla società, condan-
nati spesso a una vita randagia,
guardati con sospetto e paura.
Raoul Follereau, l'apostolo dei
lebbrosi, li ha definiti: «la mino-
ranza più sofferente e oppressa
del mondo».
Le vittime più esposte sono i fi.
gli dei lebbrosi, che nascono sani,
ma sono anche i più soggetti a
contrarre il terribile morbo, se
non vengono sottoposti a cure
preventive.
Una immagine consueta: la distribi:izione.
L'India è sicuramente uno dei
paesi dove questo male è più dif-
fuso. Nella sola città di Bombay,
definita «la capitale della lebbra»,
si calcolano in 100.000 le persone
colpite dal morbo Hansen. Mol-
ti di loro vivono lungo le strade,
mendicando, totalmente abban-
donati a se stessi, diventando così
portatori e diffusori del male.
1 salesiani non hanno il compito
specifico di curare i lebbrosi, ma il
cuore di padre Aurelio non poteva
rimanere indifferente di fronte
alla tragedia tanti poveri fra-
telli che nessuno ama e tutti re-
spingono.
Matunga, località dove sorge la
più grande opera da lui creata, è
anche un centro nel quale vivono
migliaia di lebbrosi. Qui sorge il
più grande lebbrosario che acco-
glie circa 800 malati e il nostro
missionario è il loro benefattore
più grande. Altre migliaia di leb-
brosi ricevono da lui aiuti di ogni
genere: cibo, vestiario, medicine...
A Dehisa.r, un sobborgo alla pe-
riferia di Bombay, su una striscia
di terreno tra la ferrovia e un ca-
nale di scolo, sorge un villaggio
con 3.000 lebbrosi, che padre Au-
relio e il suo infaticabile collabo-
ratore padre Antonio Alessi, aiu-
tano in tutti i modi, attraverso
l'eroica opera delle «Helpes of
Mary», le «suore del sorriso». Per
loro hanno creato le infrastrut-
ture più essenziali: un piccolo
ospedale con annesso dispensario,
una scuola per i figli dei lebbrosi e
tante capanne per i senza tetto.
Ad Assagaoon padre Aurelio ha
aperto un istituto per la cura dei
bambini e ragazzi lebbrosi, che vi-
vevano in condizioni di estrema
miseria.
- Ma è sempre poco quello
che facciamo, dice; una goccia in
un mare di sofferenze e di neces-
sità.
Ora abbiamo in animo un gran-
de progetto: raccogliere le molte
famiglie di lebbrosi che vivono sui
marciapiedi della città, in un am-
pio villaggio dotato di ospedale,
sale di riabilitazione, dispensario
e centinaia casette, una per
ogni gruppo familiare, con annes-
so un piccolo giardino per colti-
v~ ~rl:8ggi, frutta, allevare polli,
mmalini ...
Per combattere la lebbra non
sono sufficienti le cure medico-sa-
nitarie, occorre soprattutto l'igie-
ne e una abbondante alimentazio-
ne. Un sogno che accarezziamo da
tanto tempo e che stà diventando
realtà. Ci sono già pervenute le
prime offerte per costruire tante
capanne unifamiliari, il cui costo
si aggira sulle 100.000 lire cia-
scuna.
Antonio M. Alessi
IL DONO
DI DON BOSCO
ALLA FAMIGLIA
LO VUOI?
È il Bollettino Salesia-
no. Dal lontano 1877
questa rivista viene in-
viata gratuitamente a chi
ne fa richiesta.
Scrivi il tuo indirizzo a:
Bollettino SalHlano
Diffusione
CaHlla Postale 9092
00163 ROMA
13 BOLI.ETTINO SALESIANO I APRILE 1983

2.4 Page 14

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L'AMOREVOLEZZA CON GLI AMICI
Monsignore Calabiana, vescovo di Casale, era mol-
to amico di Don Bosco. Quando fu nominato arcive-
scovo di Milano volle andare a passare una giornata in
compagnia del suo amico a Torino. Appena si incontrò
con il Santo subito esclamò: «Oh! è lei, Don Bosco,
che mi manda a Milano! Eppure stavo così bene a
Casale!».
Dopo il pranzo il Santo, intrattenne gli alunni a ri·
creazione e, tra gli altri scherzi, fece anche quello del
chiromante, scrutando con misterioso sussiego le righe
delle mani, che i ragazzi gli presentavano in gara, poi,
con calcoli intrigati, prediceva a ciascuno quanti anni gli
rimanessero da vivere. Le predizioni sbucavano rid icole
e le risate corali scrosciavano. Il Vescovo presentò an-
ch'egli la mano, ma Don Bosco si limitò a baciarla con
devozione (M.B. VIIJ, 876).
Don Bosco, tutto raggiante, usciva da un'udienza
accordatagli da Leone Xlll. Al suo passaggio, le guardie
svizzere si misero sull' attenti. Il Santo ridendo disse
loro: • Non sono mica un re io! Sono un povero prete
tutto gobbo e che non valgo nulla. State pure tranquil-
Ji,. _Quei bravi giovani, fiammanti nella divisa michelan-
giolesca e scattanti nel rigore della disciplina, sentirono
che quel sorriso agiva sui loro cuori come un arco sulle
corde del violino, si accostarono al Santo e gli bacia-
rono la mano con trasporto, proprio come i ragazzi del-
l'Oratorio.
Come il globo terraqueo viaggia nello spazio circon•
fuso dell'atmosfera, così Don Bosco camminava do-
vunque e sempre circonfuso da un'atmosfera mariana,
che faceva subito famiglia (M.B. XXIII, 333).
Monsignor Federico Aneyros, arcivescovo di Bue-
nos Aires, era amico fraterno di Don Bosco e secondo
padre per i salesiani residenti in Argentina. Nel 1877
l'affettuoso e nobile Arcivescovo fu ospite graditissimo
ed osannato dell'Oratorio. Don Bosco desiderava offrir•
gli in regalo dei vini pregiati e incaricò don Berto, a cui
scrisse così:
« Carissimo, affido a te una serie di commissioni,
calcolando sulla sveltezza delle tue gambe. Una casset-
ta o due di bottiglie per l'Arcivescovo di Buenos Aires:
Bordeaux, Malaga, Barbera, Grignolino, Nebbiolo, Mo-
scato di Strevi; in tutto da 15 a 20 bottiglie».
E fin qui nulla di eccezionale, ma il bello viene nel
periodo seguente:
• Per nobilitare la nascita del vino si può dare un'e-
sistenza alquanto antica, mercé una terra... Questa cas-
setta si prepari e a mio cenno sarà inviata a Genova»
(M.B. XIJl, 156).
Bravo Don Bosco! È anche l'inventore dell'invee•
chiamento artificiale dei vini!
Un giorno Don Bosco si sperse nel labirinto delle
carceri e finì per entrare nell'appartamento del boia.
Ben presto si rese conto del luogo dove era entrato e
impegnò tutte le sue risorse eccezionali per dimostrarsi
cortese ed affettuoso.
Il carnefice, la signora e i figli, abituati ad essere
emarginati, rimasero sbigottiti di tanta degnazione e
Don Bosco, col suo stile dell'ascetica dell'incarnazione,
per mettersi a loro livello e per offrire un segno della
sua stima, disse: «Mi sento molto stanco ed ho bisogno
di una tazza di caffè». Piccoli e grandi, entusiasti e com-
mossi, esclamarono coralmente: • Sì, sì» . E la ragazza
più grande subito con gioia e premura si diede a pre-
parare il caffè. Il carnefice non distolse lo sguardo dal
Santo neppure per una frazione di secondo e, traseco-
lato, fini per domandare: «Ma lei, Don Bosco, sa in
casa di chi è venuto?».
- Certo che lo sol In casa di un bravo uomo.
- Ma lei come si è degnato di venire in casa dl un
carnefice?
- lo so che siete un bravo cristiano e questo per
me vale più di qualunque dignità. Perciò voglio diven-
tare vostro amico. In realtà, il pover'uomo, prima dell'e-
secuzione capitale, a sue spese faceva celebrare una
messa per il condannato.
Venne servito il caffè, ma ìl Santo volle che portas-
sero·una seconda tazza per sorbirlo insieme al carnefi-
ce. Mentre il caffè entrava per le labbra, daglì occhi del
brav'uomo uscirono due lacrime di gioia (M.B. Il, 181 ).
Don Bosco trattava ognuno come se non avesse al-
tri da udire e da contentare; e non era mai il primo a
finire il colloquio.
Nel 1884 Don Bosco fu ospite dell'ottimo Vescovo
di Pinerolo. Il domestico serviva con attenta devozione
ed il Santo lo trattava come un fratello. Siccome il buon
Vittore era assai restio a sedere a mensa con l'illustre
ospite, Don Bosco, in tono di affettuosa meraviglia, lo
esortò così: • Perché non volete pranzare con me? Ma
non sapete che in Paradiso dovremo stare insieme per
tutta un'eternità?» (M.B. XXII, 227).
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983

2.5 Page 15

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educhiamo
alla pace
M a, insomma, che cos'è
questa «cultura di pace»
di cui oggi si sente tanto
parlare? E, per contrasto, che
cos'è la «cultura di guerra»? Pur-
troppo, il mondo cosi come gli uo-
mini l'hanno combinato, facilita
la risposta al secondo quesito
piuttosto che al primo, specie se ci
si vuole riferire ad esempi pratici
e non limitarsi alle sole enuncia-
zioni di principio. Guardando alla
storia, sembra di poter dire con
amarezza che gli uomini si sono
dimostrati più abili a fare la guer-
ra che a mantenere la pace. Di-
cono di volerla, la pace, addirit-
tura di amarla. Magari fino al
punto di... fare la guerra per met-
tere fine a tutte le guerre. Salvo
poi smentirsi senza ritegno e pun-
tualmente alla prima occasione. E
così la storia si snoda lungo i se-
coli punteggiata da conflitti che
la ricerca di sempre nuovi e sofi-
sticati mezzi di distruzione rende
via via più sanguinosi.
Gli antichi greci passavano più
tempo sul campo di battaglia che
in famiglia, per loro la pace non
era altro che una breve tregua fra
una guerra appena conclusa e la
successiva cui si preparavano ala-
cremente. Per i romani, la «pax»
era quella condizione che si in-
staurava al termine di una guerra
combattuta per sottomettere altri
popoli. Non parliamo poi dell'e-
poca medievale, quando l'invoca-
zione a Dio che risuonava più fre-
quente nelle chiese era quella ri-
volta a ottenere la liberazione dal-
la guerra, associata agli altri due
non meno micidiali flagelli della
peste e della fame. Se infine ci ri-
feriamo ai tempi nostri, ci vuole
coraggio a definire anni di pace
quelli trascorsi dal secondo con-
flitto mondiale a oggi: 142 guerre
cosiddette «locali», esplose, con-
cluse o tuttora in corso qua e
per il mondo, non sono un fardello
da poco sulle spalle dell'umanità.
E che cosa ci riserba il futuro?
Se solo si hanno presenti il poten-
ziale distruttivo ammassato negli
arsenali e la furia insensata con
cui si provvede a incrementarlo
senza soste e a costo di sopportare
enormi spese, c'è veramente da
sentirsi prendere dall'angoscia. Il
conto delle armi nucleari esistenti
oggi nel mondo, ci informa che la
loro utilizzazione renderebbe at-
tuabile l'annullamento di ogni
fOI"ma di vita sul pianeta non una,
ma ben cinque volte di seguito.
Esistono bombe H dotate di una
potenza che moltiplica per mille
quella dell'ordigno lanciato su Hi-
roshima nel 1945 e che in una fra-
zione di secondo causò la morte di
centinaia di migliaia di persone.
Alle testate nucleari vanno poi
aggiunte le armi convenzionali, le
armi chimiche, quelle batteriolo-
giche, tutti mostruosi veicoli di
morte destinati allo sterminio di
massa. Insomma, gli strumenti
dell'olocausto ci sono. E noi siamo
costretti a convivere con essi. Cioè
a convivere con una guerra poten-
ziale.
Ecco dunque, in sintesi, che
cosa è la (< cultura di guerra»: la
convinzione che le guerre siano
ineliminabili, per cui ci si deve
preparare, spiritualmente e ma-
terialmente, a combatterle. Di
più: la convinzione che la guerra è
il modo adatto, magari il più viri-
le, di risolvere le ricorrenti contro-
versie internazionali. E, ancora, il
radicato schema mentale secondo
cui ci si può imporre al più debole
utilizzando la legge del più forte.
A livello interpersonale rientrano
nella «cultura di guerra» compor-
tamenti dettati dalla violenza,
dall'egoismo, dal rifiuto al dia-
logo.
E la «cultura di pace»? Sem-
brerebbe di poterla definire come
il puro e semplice ribaltamento
dei «valorhi di segno negativo che
permeano di la «cultura di
guerra». Ma ciò sarebbe parzial-
mente vero. Non basta. Si tratta
in ogni caso di una operazione
che, sul piano pratico, presenta
straordinarie difficoltà, perché
comporta il cambiamento radicale
di resistentissime abitudini, il ri-
15 80L.I..ETT/NO SALESIANO I APRILE 1983

2.6 Page 16

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baltamento di vecchie mentalità.
Non basta dire «pace pace», oc-
corre una partecipazione dinami-
ca, nel senso che ciascun uomo
deve trasformarsi concretamente
in un operatore di pace.
Innanzitutto, la pace si alimen-
ta di una speranza che deve sfo-
ciare nella certezza. «La pace è
pos.qibile», «la pace è necessaria».
Sono affermazioni di Giovanni
Paolo II, di un Papa che, sulle
orme dei suoi immediati predeces-
sori, dedica alla pace larga parte
del suo magistero, fondando la
sua parola su gesti concreti. fino a
scendere fra i contendenti per
supplicarli di porre fine alle osti-
lità, come è accaduto in occasione
della guerra delle Falkland fra la
Gran Bretagna e l'Argentina. Gio-
vanni Paolo II ha ancora detto:
«la pace è forse un'utopia? No, il
cristiano sa, al contrario, che que-
sto è il destino dell'uomo. Egli sa
che, se pur non si tratta di un tra-
guardo imminente, esso è sicuro, e
merita ogni più generosa dedizio-
ne per avvicinarvisi sempre mag-
giormente». Il Papa ha definito la
pace un dono di Dio affidato agli
uomini. E gli uomini, nella gestio-
ne di un cosi inestimabile dono
debbono operare prima di tutto
su se stessi. È dovere di ciascuno
educarsi alla pace. Per i giovani
l'educazione alla pace è addirit-
tura un diritto. Ed ecco venire in
luce il ruolo fondamentale che gli
educatori sono chiamati a svolge-
re. La famiglia, la scuola soprat-
tutto, debbono ~e altrettanti
centri che operano in questa di-
rezione.
La coscienza giovanile sembra
attraversata da una grave crisi ri-
spetto al tema della pace. C'è da
esserne allarmati, ma tale condi-
zione non può stupire chi si trova
R dover constatere, si può dire
ogni giorno, che la cultura con-
temporanea, nelle sue più diverse
manifestazioni, è intrisa di violen-
za. Gli stessi mass-media ne tra-
boccano ormai senza più argini,
allevando generazioni di giovani
alla logica deteriore dello scontro
di tutti contro tutti. Quando i gio-
vani sembrano saltuariamente
schierarsi per la pace, è facile che
imbocchino la strada delle marce
e dei cortei fini a se stesffi, più vi-
cini alla scarica psicologica favo-
16 • BCLJ.En/NO ~~ESIANO I APRILE 11183
rita dallo slogan urlato, che non a
un consapevole, duraturo impe-
gno in favore di un reale cambia-
mento di mentalità. Chiedere il
disarmo è un sacrosanto diritto,
pensare che esso sia realizzabile
senza una adeguata esaltazione
dei valori di cui si nutre la pace è
pura illusione.
Ma chi, in una scuola pubblica
disastrata come quella italiana,
insegna ai giovani che la pace è
prima di tutto conquista quoti-
diana, ricerca della verità, dialo-
go, incontro, atteggiamento verso
gli altri ispirato alla ·solidarietà,
alla cooperazione? Chi informa i
giovani su ciò che accade in un
mondo sempre più armato? Gio-
vanni Paolo II ha anche detto che
«se si vuole che i giovani siano
sensibilizzati ai problemi della
pace e che si preparino a diven-
tare operatori di pare, è indispen-
sabile che i programmi educativi
diano spazio preferenziale aJJ'in-
formazione circa le situazioni con-
crete in cui la pace è minacciata e
circa le condizioni necessarie per
promuoverla».
Purtroppo, insegnanti e libri di
testo fanno passare gli studenti
da una guerra all'altra, da un ef-
fimero trattato di pace all'altro,
senza guidarli a chiedersi il perché
di tante guerre. Se si approfondis-
se la ricerca delle cause, si anive-
rebbe facilmente alla conclusione
che gli uomini dovrebbero recitare
il «mea culpa». La guerra infatti,
si annida nello spirito dell'uomo.
Ed è Il che va contrastata. Con
quali mezzi? Esaltando e vivendo
quei valori di pace che sono costi-
tuiti dal rispetto della vita, dalla
capacità di amore, dalla forza del
perdono, dal senso della giustizia,
dall'autentica libertà, dal ricono-
scimento dei diritti dell'uomo.
E chi, ancora, nella scuola in-
forma i giovani sulle prospettive
aperte dall'obiezione di coscienza
e dal servizio civile, cioè della pos-
sibilità di sottrarsi responsabil-
mente all'uso delle armi per de-
dicarsi invece al pros.simo che ha
bisogno, l'emarginato, il povero,
l'anziano, l'handicappato? Chi
parla ai ragazzi, nelle scuole, di
Gandhi, di La Pira, di don Milani,
di Dietrich Bonhoeffer, di tutti gli
uomini che hanno speso la loro
vita per la pace e la non violenza?
E 1a natura? Nel suo rapporto con
la natura oggi l'uomo è animato
da uno spirito di distruzione, la
combatte anziché armonizzarsi
con essa.
Ecco dunque, sempre in sintesi,
delineati alcuni tratti della «cul-
tura di pace». Bastano a dirci
quanto ancora deve essere fatto
per costruire una pedagogia della
pace. L'esperienza salesiana in
campo educativo, da sempre
strettamente vincolata alla verità
proclamata dal Vangelo, nella fe.
deità allo spirito e agli orienta-
menti trasmessi da Don Bosco, è
rivolta ad affermare valori umani
ed evangelici nella vita dei gio-
vani, a suscitare l'impegno missio-
nario a vantaggio dei più bisogno-
si e dei meno dotati e fortunati.
Essa chiama alla partecipazione,
a sviluppare il senso del servizio e
della solidarietà, a educare alla
fraternità, alla giustizia, alla ve-
rità. Tutto ciò appartiene inti-
mamente a una autentica «cul-
tura di pace».

2.7 Page 17

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Angola:
20 anni
difficili
L 'Angola è un paese sul sentie-
ro di guerra da vent'anni.
Questo il dato che domina,
con le sue cupe ombre, la realtà an-
golana, peraltro oscurata da altre, e
non lievi, difficoltà. Poiché il 70 per
cento degli abitanti ha meno di ven-
t'anni d'età, ne discende la tragica
conseguenza che tre quarti degli an-
golani non hanno mai conosciuto e
vissuto la pace. Condizione tristis-
sima, che si riflette non soltanto sul-
le condizioni materiali, ma anche, e
pesantemente, sull'animo della gen-
te, diffondendo ovunque avvilimen-
to, prostrazione, sfiducia. L'uomo
angolano è oggi un uomo triste,
preoccupato, poco incline a sorri-
dere.
La guerra, dunque, come condi-
zione permanente. Prima queUa an-
ticolonialista, dura, sanguinosa, col-
ma di orrori; poi la guerra civile fra
le fazioni del movimento nazionali-
sta, e, oggi, il conflitto con il Suda-
frica, che il mondo sembra ignorare,
ma che trascina con il consueto
bagaglio di massacri, distruzioni,
terrore. La guerra, è fin troppo noto,
ha sempre costi esorbitanti. Costi in
termini economici, come attesta la
metà del bilancio statale divorato
dalle esigenze belliche. Ma, soprat-
li primo gruppo di ttaleslani missionari in Angola.
tutto, costi pagati a livello di «qua-
lità della vita», come si èsoliti dire.
Come una maledizione che sem-
bra non avere mai fine, la guerra
gioca un ruolo di primo piano in
questo paese. Non è però la sola cau-
sa delle sue attuali disgrazie. Ce ne
sono altre.
La lunga notte del colonialismo,
ad esempio.
Dopo il colonialismo, dopo i mo-
menti di entusiasmo seguiti alla li-
berazione, sono arrivati gli errori -
spesso ammessi con intenti autocri-
tici - del regime al potere, uno dei
tanti, affem1atisi nel Continente,
che si ispirano alla dottrina marx.i-
sta-leninista. Regimi molto bravi a
riempirsi la bocca di slogans rivolu-
zionari, ma più abili ancora nel
mancare gli obiettivi che procla-
mano a gran voce di voler raggiun-
gere, primo fra tutti quello che si
propone il superan1ento deUe con-
dizioni di sottosviluppo per offrire
alle popolazioni un più elevato te-
nore di vita. TI favore precipitosa-
mente accordato alle aziende agri-
cole di Stato o alle cooperative, a
danno dei piccoli coltivatori, ha fat-
to crollare la produzione agricola
cinque volte al di sotto del livello di
10 anni fa. L'Angola si collocava in
pru&to al quarto posto fra gli espor-
tatori mondiali di caffè, oggi è scesa
al decimo posto.
Colonialismo, errori dj conduzio-
ne politica, guerre, tutto ciò ha con-
giurato a rendere penosa la vita de-
gli angolani. Da ormai due decenni,
a Luanda - la capitale - e nelle
maggiori città, è in vigore il copri-
fuoco. La popolazione stenta a tro-
vare i generi alimentari di prima ne-
cessità, in molte regioni si soffre let-
teralmente la fame. Le tessere an-
nonarie del razionamento non ser-
vono a riempire le scansie peren-
nemente vuote dei negozi, per cui
l'occupazione principale della gente
è la ricerca del cibo, giorno dopo
giorno. Il penoso esercizio, che oc-
cupa l'intera mattinata degli abi-
tanti di Luanda, ha un nome, si
chiama «troca». Consiste in una
specie di baratto, che si attua an-
dando alla ricerca di persone che
hanno farina ma mancano di uova,
hanno zucchero ma non latte e sono
disposti allo scambio delle merci.
Questo traffico mattutino spiega
l'assenteismo sui posti di lavoro,
spesso attestato su punte del 40 per
cento. Chi si reca al lavoro in fabbri•
ca è stanco prima ancora di comin-
ciare a causa della debole'Lza dovuta
allo scarso nutrimento, e la sua resa
è ridotta al minimo.
Tutto procede a rilento, cosicché
nel porto di Luanda le navi atten-
dono alla fonda anche parecchie set-
timane prima di poter attraccare
1 7 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983

2.8 Page 18

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alle banchine per le operazioni di
scarico. Per lo stesso motivo, gli im-
pianti industriali sono sottoutiliz-
zati. Si aggiungono a ciò le difficoltà
create dalla mancanza di «quadri»
dirigenti intennedi, di personale
specializzato per mandare avanti uf-
fici, aziende statali, imprese. C'è ca-
renza di manod'opera specializzata.
Quando i portoghesi finalmente ri-
nunciarono alla colonia e fecero le
valigie, non rimase in Angola un
solo meccanico, un muratore, un
operaio specializzato. Ancora oggi
esistono in Angola dieci medici afri-
cani in tutto.
La crisi economica che attanaglia
il paese ha costretto i governanti a
impone l'«austerità rivoluzionaria».
Ma la gente è scontenta, stanca del-
le continue privazioni, dei bassi sa-
lari, del poco cibo disponibile. È
stanca di vivere in uno stato di con-
tinua incertezza, fatto dell'ansia di
tutti i giorni per ciò che riserberà un
incerto domani. La risposta è l'as-
senteismo generalizzato, l'insoffe-
renza per le limitazioni imposte sul
piano politico, l'indisciplina, che il
regime si impegna senza successo a
combattere ricorrendo a campagne
di mobilitazione che hanno scarsa
eco fra la popolazione.
Tutto ciò accade - e qui siamo
nel grottesco - in un paese ricco
come pochi altri al mondo di risorse
naturali, del suolo - caffè, canna da
zucchero, legname esotico, cotone -
e del sottosuolo - petrolio, rame,
manganese, diamanti ecc. - tuttora
solo in minima parte messe a frutto.
Non a caso si dice dell'Angola che è
una «cassaforte appena dischiusa».
Solo i giacimenti di petrolio ven-
gono parzialmente sfruttati, con la
collaborazione tecnica di compagnie
petrolifere americane e europee. Il
petrolio fornisce all'Angola la mag-
gior parte delle sue attualj entrate
finanziarie in d ivise estere, ma la
congiuntura internazionale segnata
dalla crisi produttiva si riflette su
questo settore mettendo in grave
difficoltà il paese.
Sette anru di _indipendenza, e per
di più con una partenza da zero, tra
difficoltà di ogni genere, sono senza
dubbio pochi per far nascere un pae-
se prospero. Tuttavia molti altri ne
passeranno prima di vincere il sot-
tosviluppo se non si otterranno i fi-
nanziamenti e le tecnologie neces-
sarie per sfruttare adeguatamente le
18 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983
La capitale Luanda.
risorse dell'Angola. Solo i paesi del-
l'Occidente possono fornire gli uni e
l'altra, e il governo di Luanda lo sa
benissimo.
Ma proprio qui viene in evidenza
la più gros.58 palla al piede dell'An-
gola. I1 paese ha oggi un rapporto cli
natura ideologico-politico-militare
con l'Unione Sovietica, che si espli-
cita con la presenza su territorio an-
golano di 5-6 mila istruttori e con-
siglieri sovietici, nonché con la per-
manenza, da ormai sette anni, di un
contingente di truppe cubane calco-
lato intorno ai 18 mila uomini. Gli
«aiuti» che l'URSS invia all'Angola
sono esclusivamente di natura mili-
tare, armi e pezzi di ricambio, che
«il grande fratello» sovietico esige
siano pagati «pronto cassa», senza
tante discussioni. Da Mosca non si è
mai visto arrivare l'ombra di un aiu-
to alimentare, neppure a titolo sim-
bolico.
Quanto ai cubani, ogni soldato di
Fidel Castro grava per 100 dollari a1
mese sul bilancio statale angolano
(di recente è stata respinta una ri-
chiesta di aumento del soldo). Tutto
ciò spiega i non idilliaci rapporti esi-
stenti fra gli angolani e i loro «ospi-
ti», e la vita appartata che questi ul-
timj sono costretti a condurre fra la
palese ostilità della gente.
Se ideologicamente l'Angola guar-
da ad Est (ma, si sostiene a Luanda,
l'opzione socialista «la vogliamo ac-
cordare con le nostre tradizioni cul-
turali e con le reali condizioni socio-
economiche del paese»), sotto il pro-
filo economico tenderebbe a proiet-
tarsi verso Occidente. Passi in que-
sta direzione l'Angola li ha compiu-
ti, pur fra mille cautele, attenta a
non subire imposizioni che compor-
tassero il sacrificio dell'aspirazione a
una vera indipendenza, la stessa per
cui gli angolani si sono battuti va-
lorosamente contro i colonialisti.
Ma a fare da freno è soprattutto la
presenza russa e cubana, a sua volta
in funzione di ostacolo alla cessazio-
ne delle continue aggressioni suda-
fricane e della guerriglia interna fo-
mentata dallo stesso Sudafrica.
È un nodo pressoché inestricabile.
Tentiamo di riassumerne brevemen-
te gli aspetti più appariscenti, per
meglio inquadrare la situazione ge-
nerale. La lotta contro i1 potere co-
lonialista vide impegnati tre movi-
menti di liberazione, il MPLA cli
Agostino Neto, i'UNITA di Jonas
Savimbi e il GRAE di Holden Ro-
berto. Dopo anni di dura guerra, che
provocarono migliaia di morti e
danni incalcolabili, i movimenti di
liberazione ebbero la meglio sul Por-
togallo, ma immediatamente dopo
entrarono in conflitto fra loro. La
guerra anticolonialista lasciò il po-
sto a una guerra civile. I1 MPLA -

2.9 Page 19

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Movimento popolare per la libera-
zione dell'Angola - riuscì a battere
gli awersari, potendo contare su un
più ampio consenso popolare oltre
che su un consistente aiuto militare
fornito dall'Unione Sovietica (anni)
e da Cuba (soldati). Holden Roberto
scomparve praticamente dalla sce-
na, Savi.rubi, invece, si ritirò nel Sud
del paese dando avvio alla guerriglia
tuttora in corso.
A questa, che è una vera spina nel
fianco dell'Angola, si aggiungono le
micidiali aggressioni compiute dal-
l'esercito sudafricano in territo1io
angolano, a caccia dei militanti della
SWAPO, il movimento di liberazio-
ne della Namibia, territorio oonfi-
nante con l'Angola e illegalmente
occupato dal Sudafrica. Per fronteg-
giare entrambi gli awersari, l'An-
gola si dissangua finanziariamente,
è costretta a mantenere alle armi un
grosso esercito, vive nell'incertezza,
mentre la popolazione subisce i duri
colpi delle incursioni sudafricane.
Un angolo suggestivo del Paese.
DON BINI: IN ANGOLA COMINCIAMO
IN UNO STATO CHE COMINCIA...
I Salesiani si trovano in Angola dal 1981. Questo Paese è stato affidato al Salesia-
ni del Brasile che •dipendono. dal superiore per la Regione Atlantica, don Walter
Bini. Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Bollettino Salesiano: Don Bini, Le piace l'Angola?
Bini: Moltissimo e per vari motivi. lo sono brasiliano e l'Angola è simile al Brasile
In molte cose: clima, alimentazione... Si trova persino sul medesimo parallelo di
Bahia. La gente è molto ospitale, generosa. allegra e amante del canto. In un certo
modo andare in Angola è come andare al proprio Paese. Gli Angolani sono immediati
e comunicativi.
BS: Quanti sono i Salesiani in Angola? Cosa pensano di fare?
Bini: In totale sono sei. Cinque sono andati nell'ultimo trimestre del 1981 mentre Il
sesto è andato nel gennaio del 1982. Ci siamo messi a disposizione della chiesa lo-
cale dicendo chiaramente che siamo salesiani e vogliamo lavorare in quanto tali. Fa-
remo tutto Il lavoro missionario che si presenta ma con il nostro specifico. Data la si-
tuazione dell'Angola per il momento non possiamo aver scuole e dobbiamo accon-
tentarci di un lavoro parrocchiale in zone molto povere.
BS: Secondo lei un salesiano che va in Angola che caratteristiche deve avere?
Bini: Grande spirito di adattamento. Bisogna avere pazienza. capacità d'appren-
dimento. C'è poi il problema dei dialetti locali il Kimbumbo, il kyoto ed altri. Per ora
siamo presenti nelle regioni di Luanda-Dondo-Luena.
BS: Come si presenta dunque la situazione rispetto alla libertà religiosa?
Bini: Direi che la situazione è favorevole. Si può lavorare Il Governo deve for-
mare i quadri dirigenti e perciò ricorre a quanti possono dargli una mano. A partire da
questa considerazione è possibile dare Il proprio apporto promozionale umano. Don
Bosco, del resto, ha voluto formare buoni cristiani e onesti cittadini. Vivere in Angola
non è facile ma i Salesiani che vi sono giunti sono felici. É uno stato che, cor11e nazio-
ne libera incomincia ad esistere. Deve costruirsi tutto: strutture, servizi pubblici, eco-
nomia. Chi cl va deve essere disposto ad accettare questa condizione vivendola e
adoperandosi perché migliori. I Salesiani 1n Angola sono andati con questo spirito:
cominciare in uno Stato che comincia...
Un gruppo di paesi occidentali
tratta da tempo con il Sudafrica per
ottenere l'indipendenza della Na-
mibia, ma ogni sforzo in questa di-
rezione è frustrato dalla presenza
cubana in Angola. Gli Stati Uniti,
infatti, condizionano l'esito positivo
dei negoziati alla partenza dei sol-
dati di Fidel Castro. A sua volta il
governo di Luanda replica che i cu-
bani lasceranno immediatamente
l'Angola solo quando la Namibia di-
verrà indipendente e scomparirà
cosi il pericolo sudafricano alle sue
frontiere meridionali. È un circolo
chiuso: chi cederà per primo? Im-
possibile dirlo. Nel frattempo la si-
tuazione ristagna, le vittime della
guerra e della guerriglia aumentano,
il disgraziatissimo popolo angolano
trascina la sua povera esistenza in
attesa di un po' di pace e, con essa,
di un minimo di benessero.
È a questo popolo che bisogna
pensare, per aiutarlo a costruire una
società nuova nella quale i valori
dello spirito abbiano il degno posto
che la tradizione africana ha da
sempre loro assegnato.
Gaetano Nanetti
ANGOLA - Repubblica popolare indipendente dal 1975. Superficie: 1.246.700 Kmq (quattro volte l'Ita-
lia). Capitale: Luanda. Popolazione: 6 milioni e 800 mila abitanti. Religioni: i cattolici sono circa la metà
della popolazione; l'altra metà, in prevalenza, animista.
19 BOLLETTINO SALESIANO t APRILE t983

2.10 Page 20

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Grazie,
Bro. Vincent
Seneca
Ecco la storia
del Signor Vincenzo Seneca:
è nato 79 anni fa
in provincia di Benevento.
Vive a Banpong senza rimpianti.
Vincenzo
Seneca.
S i dice che il fiore della rico-
noscenza spunta sempre più
raramente nel giardino degli
uomini e un triste proverbio affer-
ma: «Se vuoi ricevere del male,
procw·a fare del bene». Una veri-
di cui tutti abbiamo fatto l'a-
mara esperienza.
Per questo fa veramente pia-
cere costatare ogni tanto come
questo nobilissimo sentimento at-
tecchisce ancora nel cuore degli
uomini.
Ho provato stupore e confesso
anche commozione vedendo la
manifestazione di gratitudine che
gli exallievi di Banpong (Thailan-
dia) hanno tributato a un nostro
caro confratello coadiutore, il
prof. Vincenzo Seneca. Stupore
accresciuto dal fatto che l'inizia-
tiva era partita da uomini maturi,
ormai affermati nelle varie atti-
vità sociali e nella quasi totalità
buddisti. Inoltre la grandiosa ma-
nifestazione non riguardava un
superiore che aveva ricoperto ca-
riche importanti, ma un umile
confratello che aveva trascorso la
vita dedicandosi esclusivamente
all'insegnamento.
Generalmente vengono festeg-
20 801.LETTllo/0 SALES/Alo/O I APRILE 1983
giati, ricordati, decorati superiori,
comandanti, generali che hanno
riportato una vittoria, realizzato
opere grandiose, quasi mai i gre-
gari che ne sono stati gli artefici.
Questa volta in W1 paese lon-
tano, una moltitudine di exallievi
di ognj ceto sociale, ha voluto di-
mostrare affetto e gratitudine a
un uomo che ha consacrato tutta
la vita a un lavoro silenzioso, na-
scosto, donando, giorno dopo gior-
no, il meglio di se stesso per la for-
mazione culturale e morale di mi-
glirua di giovani sema distinzione
di razza, casta o religione.
Erano circa un migliaio, pro-
venienti da tutta la Thailandia al
solenne banchetto offerto in suo
onore nel principale albergo della
città. Non contenti vollero testi•
moniare la loro gratitudine rac-
cogliendo tra loro 130.000 bath
(quasi 25 milioni di lire), già
versati in banca per una fondazio-
ne intitolata al suo nome «Bro.
Vincent Seneca foundation» a~
neficio di studenti poveri; gli of-
frirono inoltre un biglietto aereo
di andata e ritorno perché potesse
rivedere ancora una volta i paren-
ti e la patria amata.
La pazienza di Dio
Una vocazione veramente sin-
golare quella del confratello Vin-
cenzo Seneca.
- Sono nato il 14 giugno 1904
a Colle Sannita (Benevento), una
cittadina di 7.000 abitanti, a
720 m sul mare, non molto distan-
te da Pietralcina, il paese di padre
Pio. Una famiglia borghese, be-
nestante; papà nel 1914 volle fare
una visita ru tre fratelli emigrati
in America, rimanendo tagliato
fuori dallo scoppio della prima
guerra mondiale. Tornò in Italia
dieci anni dopo.
La mia prima formazione reli-
giosa la devo alla mamma e a una
sorella maggiore, un'anima eletta,
oserei dire una santa, stroncata
da una broncopolmonite nel 1945
mentre ero in missione.
- Quando b ai con osciuto i
S al e si a n i ?

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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- A Roma, all'Istituto Sacro
Cuore, dove già aveva studiato
mio fratello. Frequentai i primi
corsi ginnasiali che completai poi
a Benevento. La mamma e la so-
rella avrebbero desiderato che en-
trassi in seminario. «Come sarem-
mo felici, mi dicevano sovente, se
un giorno diventassi sacerdote!».
Ma a quel tempo avevo ben altre
idee, non mi sentivo certo chia-
mato alla vita religiosa.
A 18 anni, avendo uno zio nel-
l'arma dei carabinieri, lasciai gli
studi e mi arruolai volontario, ma
in seguito a una pericolosa pleu-
rite e alle insistenze di papà che,
tornato dagli Stati Uniti, aveva
aperto un grande negozio di cal-
zoleria, tornai a casa.
- Come ti è venuta la vo-
cazione?
- Dio mi ha atteso con infi-
nita pazienza... Dopo la sua gra-
zia, credo siano state le preghiere
della mamma e di mia sorella a
operare la mia conversione e a
orientarmi verso una scelta tanto
impegnativa. A quel tempo ero un
ballerino e un cantautore ricer-
cato dalle più allegre brig~te della
zona.
Determinante fu la conversione
di un lontano parente, forbito
scrittore, ispettore scolastico, ateo
convinto e capo di una loggia
Thailandia: (.;ruppo dt giovani
in meditazione sulla spiaggia.
~
La St. Josepb Cburcb di Banpong
massonica. Due ore prima di mo-
rire mi pregò di chiamargli un
prete; si confessò e mori con il sor-
riso sulle labbra. Da 30 anni non
aveva più messo piede in chiesa e
aveva pubblicato numerosi Libri e
articoli contro la religione.
L'aver toccato con mano l'infi-
nita misericordia di Dio cheaveva
atteso con immensa pazienza e
bontà quella pecorella smarrita,
mi fece riflettere sul valore e si-
gnificato della vita.
Come ti sei orientato ver-
so i Salesiani?
- Il ricordo degli anni trascor-
si a Roma tra i figli di Don Bosco
- ero stato cresimato dal Card.
Cagliero, avendo come padrino
don Tomasetti, Procuratore ge-
nerale della Congregazione - e
soprattutto la lettura del Bollet-
tino Salesiano che presèntava le
gesta di tanti autentici eroi che
avevano scelto la via più ardua
per recare ai fratelli il messaggio
della salvezza in terre lontane, mi
indussero a chiedere di entrare
nell'aspirantato missionario (<Car-
dinal Cagliero» di Ivrea, che ac-
coglieva vocazioni adulte.
- Dalla Cina alla Thai-
landia.
- A Ivrea chiesi di essere ac-
cettato come coadiutore: mi pia-
ceva la vita di questi confratelli
senza divisa, impegnati nelle
mansioni più diverse. Vista però
1a mia licenza ginnasiale mi invi-
tarono a riprendere gli studi clas-
sici per diventare sacerdote. Con
l'aiuto di due aspiranti irlandesi
mi diedi allo studio dell'inglese, la
lingua che diverrà poi il principale
impegno nel mio campo di lavoro.
Al termine dell'anno feci do-
manda di andare in missione; fui
destinato alla Cina. A Foglizzo
feci con gli altri partenti gli eser-
cizi spirituali, predicati da don
Giorgio Serié del capitolo superio-
re. Mi presentai a lui per una bel-
la confessione generale: volevo
mettere una pietra sul passato e
cominciare una vita nuova. Avevo
scritto i peccati su un lungo foglio
di carta per non dimenticarne
nessuno. Lui mi ascoltò distrat-
tamente, alla fine mi disse: «Hai
però dimenticato questo e que-
sto... quando eri militare». Rimasi
sbalordito: aveva fama di essere
un santo!
Arrivato a Macao iniziai l'anno
di noviziato con don Pasotti come
maestro. Lo tenninammo poi in
Thailandia, quando il Rettor
Maggiore, don Pietro Ricaldone,
ci accompagnò personalmente a
dare inizio alla nuova missione
della Thailandia (allora si chia-
mava ancora Siam) nel 1927.
- Come mai hai preferito
farti coadiutore?
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983 ,

3.2 Page 22

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a oltre 1.500, con 300 interni. Nel la severità con cui li spronavo allo
1948, la scuola che era stata già studio e al compimento del do-
parificata, ottenne, unica in tutto vere.
lo stato fuori della capitale, di - So che bai avuto una ma-
aprire anche i corsi preuniversi- nifestazione veramente im-
tari.
ponente.
Accanto ai Salesiani operano, - Non me l'aspettavo, anche
da] 1932, le Figlie di Maria Ausi- perché preparata quasi cli nasco-
liatrice, con una scuola frequen- sto e di loro spontanea iniziativa.
tata da oltre 1.000 allieve. I cri- Sono venuti da tutte le parti, al-
• stiani, da poche decine, sono at- cuni hanno fatto centinaia di chi-
tualmente oltre 2.000, con una lometri, molti hanno portato an-
grandiosa chiesa a una sola nava- che le famiglie. Il pranzo sontuoso
ta, in perfetto stile thai, sormon- è stato intercalato da canti, balli,
tata da una croce illuminata, alta giochi di prestigio e tanti discorsi
ben 40 metri. Sempre nel com- che mi hanno commosso. La col-
Secondo il caratteristico costume orien-
tale il S ignor Seneca viene incoronato.
- Terminato il corso filosofi-
co, fatto il tirocinio a Donkra-
buang, iniziai, nel 1931, il corso
teologico a Bang Nok I-Thuek, che
era allora la sede centrale della
missione, ma la salute cominciò a
deperire, tanto che dovetti abban-
donare gli studi e, d'accordo con i
superiori, chiesi di fare il coadiu-
tore come avevo sempre deside-
rato.
Nel 1935 don Alessandro Ter-
pin, allora direttore dell'incipien-
te casa di Banpong mi chiese di
andare là come insegnante di in-
glese. Qui ho trascorso tutto il re-
sto della vita: docente a tempo
pieno di lingua inglese nei corsi
inferiori e superiori e insegnante
di catechismo per gli allievi. cat-
tolici e per quanti desideravano
conoscere la nostra religione.
Quarantacinque anni di inse-
gnamento e senza interruzione.
Ho visto crescere a poco a poco
questo grande centro e la scuola
che nel giro di pochi anni è diven-
tata una delle più quotate della
Thailandia, con allievi provenien-
ti da tutte le regioni.
- Vuoi dirci qualcosa di
Banpong e della sua storia?
- Banpong è una città indu-
striale, 55 km a sud di Bangkok,
lungo la penisola. Centro in con-
tinua espansione dove i salesiani
hanno il maggior numero di ope-
re. La prima casa fu aperta da
don Pinaffo nel 1929, venne am-
pliata nel 1930 da don Terpin. Gli
allievi, da poche decine, salirono
ben presto a centinaia. Successivi
ampliamenti portarono gli allievi
22 BOLLETTINO SALES/ANO 1 APRILE 1983
Gruppi di giovani della parrocchia salesiana.
plesso salesiano le suore cappuc-
cine di stretta clausura, giunte nel
1938, che, in seguito alle nume-
rose vocazioni, hanno aperto una
seconda casa nel sud della Thai-
lanclia e un moderno ospedale cli-
retto dai padri Camilliani, giunti
nel 1949.
·
- Qualcuno dice che sei sta-
to molto esigente con i tuoi al-
lievi. Che ne pensi?
- Penso sia proprio questo il
motivo per cui mi ricordano con
tanto affetto e gratitudine. Molti
di loro hanno raggiunto posizioni
ragguardevoli: medici, ingegneri,
avvocati, ufficiali, uno è persino
ministro nell'attuale governo. Ri-
tengo sia dovuto proprio all'im-
pegno che esigevo se hanno fatto
una splendida riuscita. Quanti mi
hanno scritto ringraziandomi per
letta durante il pranzo ha frut-
tato ben 130.000 bath (circa 25
milioni).
- Sei rimasto soddisfatto?
- Ho sempre cercato di fare il
mio dovere, di lavorare per il bene
dei miei allievi, nello stile salesia-
no. Il Signore ha voluto che potes-
si toccare con mano quanto di-
ceva Don Bosco: «In fin di vita si
raccoglie il frutto delle opere
buone!».
- Qualche desiderio an-
cora?
- Tornare, come ho promesso
ai cari exallievi, in Thailandia, e
continuare il mio lavoro; ora sono
anche insegnante di italiano alle
suore indigene cappuccine di clau-
sura e poi diventare terra di que-
sta terra che ho tanto amato.

3.3 Page 23

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* GIANNI CAPUTA
(a cura di)
Con le mani e ti cuore di Don
Bosco... Discorsi di Papa
Montlnl alla Famiglia Sale-
siana (1955-1978).
LAS, Roma. 1982, pp.
219, L. 8.000
Si tratta di una serie di di-
scorsi e scritti che Papa Pao-
lo VI ha dedicato alla Fami-
glia Salesiana. Chi conosce
la figura di questo grande
Pontefice sa anche il parti-
colare rapporto che egli
ebbe con Don Bosco e la sua
opera. Rileggere quel che ha
detto alla Famiglia Salesiana
questo Papa non è soltanto
un atto di compiacimento per
averlo avuto amico e padre
ma un arricchimento del no-
stro spirito.
* GOTIARDO BLASICH
Animazione nella scuola e
nel territorio, ElleDiCi, Leu-
mann, 1983, pp. 189,
L. 7.500
La parola animazione è
certamente fra quelle infla-
zionate. Il suo uso è spesso
improprio e più che altro vuol
rappresentare una raccolta
di buone volontà e niente
altro.
Che significa in questo vo-
lume? Nient'altro che l'ac-
quisizione di tecniche e me-
todi in grado di portare il ra-
gazzo ad «esprimersi. in
una ricerca, In un gioco, in
una recita ecc... a scuola e
nell'ambito di quelle inizia-
tive che, specie dagli Anni
Settanta in poi le Ammini-
strazioni degli Enti Locali
sono soliti organizzare nei
quartieri. Sì tratta indubbia-
mente di un lìbro utile a chi si
occupa di ragazzi e giovani
in particolare ma anche a chi
è interessato ai problemi del-
la espressione e della co-
municazione. La prima parte
ANIMAZIONE
nella scuola
nel tenitorio
--••o
tenta di analizzare e definire i
problemi legati al termine
«animazione» poi, ed•, è la
parte più utile, si susseguono
una serie di esperienze.
LLCIA.'I \\ MI\\RTINI
NAOCNCADDEEVREE
TI-RFSK.I IJ(li( ·O
ANIMAU. VICINI
MISTERIOSI
E AFFASCINANTI
>C,.lOR pcrb,curù
,.,-.,uon pa t.i ""'""
* LUCIANA MARTIN!
*Non deve accadere, SEI, Torino, 1982, pp. 139, L. 5.500
TERESIO BOSCO
Animali, vicini misteriosi e affascinanti, SEI, Torino, pp.
214, L. 6.000
Ecco due libri che potranno essere utili nella scuola e
come avvio alla lettura dei nostri ragazzi.
Il primo è di Luciana Martini una scrittrice ben affermata
nel campo della letteratura giovanile e Infantile ln genere
mentre il secondo si deve alla fatica del salesiano don Te-
resio Bosco. Ambedue i volumi fanno parte della collana
Scrittori per la scuola che ha all'attivo oltre venti volumi.
RASSEGNA RIVISTE SALESIANE
* CATECHESI
Studi ed esperienze articola il numero di questo
mese In tre parti: la formazione dei catechisti, l'inse-
gnamento della religione, la pastorale dei preadole-
scenti. Fotomontaggi presenta immagini e parole che
richiamano atteggiamentì religiosi fondamentali nel-
l'uomo che ricerca Dio mentre Dlagroup offre una ri-
flessione umana e cristiana sulla comunicazione da
poter utilizzare soprattutto con i ragazzi.
* DIMENSIONI NUOVE
Il dossier mensile di Dimensioni è dedicato ad un
tema dì particolare significato culturale e pastorale: la
coabitazione giovanile. Per i problemi socio-politici la
rivista presenta due articoli su « I socialisti cristiani• e
su •l'economia sovietica».
L'uomo personalista. El Cristo di Ida Magli, la spiri-
tualità buddista sono I titoli di altrettanti articoli. Il dibat-
tito del mese poi apre al problema della conciliabilità
fra Dio e il problema della sofferenza.
* CHANTAL VAN DEA PLANCKE -ANDRÉ KNOCKAERT
Fumetti biblici e catechesi, ElleDiCi, Leumann. 1982, pp.
159, L. 8.500
Ecco un libro che piacerà a quanti amano occuparsi se-
riamente dei problemi legati alla comunicazione e alla tra-
sr:,:ssione catechetica ed in particoiare credono utile quel
genere che si chiama «fumetto».
Ne sono autori un biblista ed una educatrice.
Il libro si articola in sei capitoli ed analizza tutta una se-
rie di pubblicazioni fumettistiche legate alla Bibbia facen-
done la storia ed analizzando in particolare attraverso lo
stesso fumetto alcuni temi biblici. L'ultimo capitolo è dedi-
cato ad una serie di problemi connessi con l'argomento.
(Nella foto: una pagina tratta da: Sur /es pas de Jésus,
di R. Berthier; trad. it. Sui passi di Gesù, stampato dalla El-
leDiCi di Leumann).
1" MONDO ERRE
L'inserto della rivista è dedicato a Stalin a trent'anni
dalla sua morte. Così come ha fatto per altri protago-
nisti della storia Mondo Erre offre ai ragazzi un utile
strumento di ricerca e di crescita culturale. Fissando
poi l'attenzione su Vinoba Bhave, discepolo di Gandhi
la rivista ripropone il terna del pacifismo non violento.
L'intervista del mese è dedicata al calciatore Bergomi.
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Ed1tnc1
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente);
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.
23 BOLLETTINO SALESIANO r APRILE 1983

3.4 Page 24

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I lI
-.
più storie in una
(Foto Alinari).
Le Paludi Ponti.ne prima della Bonifica
I Salesiani a Latina.
Le Paludi, la guerra,
la ricostruzione.
I problemi di oggi.
N on sono molte le opere sa-
lesiane nate con la città
dove si trovano. È avve-
nuto in America Latina a Brasi-
lia. Un fatto più singolare sembra
quello di Latina. È successo poco
più di un cinquantennio fa e val la
pena raccontarlo.
Le Paludi Pontine
L'anno Trenta l'Italia non era
in guerra, tuttavia possedeva ol-
tre un milione di disoccupati tra i
quali non era difficile cogliervi fo-
colai e atti di insofferenza.
Due anni prima, nel 1928, il Go-
verno aveva varata una legge,
detta «per la bonifica totale» ma
che in realtà stentava a decollare.
Venne infatti applicata soltanto
in qualche zona d'Italia e senza
programmazione alcuna.
Le Paludi Pontine furono tra
queste; qui un dinamico funzio-
nario, Valentino Orsolini Cencel-
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 188.l
li, Commissario dell'Opera N azio-
nale Combattenti, nutri l'ambi-
zione di sistemare definitivamen-
te queste paludi tanto più che già
dal 1919 nella zona era stato crea-
to un consord.o di bonifica. Fu a
questo punto che si unirono diver-
si obiettivi in uno: dare vita a
città.
n 5 aprile 1932 Mussolini si
recò in visita allo stato di avan-
zamento dei primi lavori che era-
no stati appaltati. Si pensava sol-
tanto a sistemare nella zona al-
cune migliaia di coloni e di tra-
sformare quell'area, una volta
resa fertile, in una specie di riser-
va alimentare per i mercati di
Roma e di Napoli. In quell'occa-
sione il Cencelli propose al Capo
del Governo italiano la creazione
di un piccolo comune in grado di
assorbire le necessità burocratico-
amministrative di quei lavoratori
che diversamente per un qualche
certificato si sarebbero dovuti re-
care a oltre venti chilometri di di-
stanza, vale a cl.ii-e a Cisterna.
Mussolini accettò ed il Cencelli
comunicò subito alla stampa che
sarebbe nata una città facendo
«infuriare» il Duce che pur tut-
tavia sei mesi dopo, il 18 dicembre
1932, sarà all'inaugurazione di
Littoria. Da quel giorno sarà _un
susseguirsi di «inaugurazioni». La
più importante avverrà ne.I di-
cembre del 1934 e vedrà Littoria
proclamata città capoluogo.
Al di di ogni retorica di re-
gime i costi economici ed umani di
quella operazione furono ingenti.
Migliaia di braccianti e coloni,
molti dei quali giovanissimi, in
buona parte veneti vennero fatti
affluire nelle Paludi. Sradicati
dalle loro regioni di provenienza
dovettero confrontarsi con un
nuovo habitat e con tutta una
problematica sociale non certo
facile.
Fra le altre cose bisognò pen-
sare anche all'animazione religio-
sa. In Vaticano si pensò d'affidar-
la ai Salesiani.
I primi anni
Dopo un formale scambio di
lettere fra l'Amministratore apo-
stolico di Velletri dalla quale dio-
cesi dipendeva allora la nuova cit-
tadina e il Rettor Maggiore dei
Salesiani don Pietro Ricaldone, i
Salesiani misero piede a Littoria.
Essi erano: don Giorgio Torello,
nativo di Nizza Monferrato; don
Giuseppe Rosso, di Palazzuolo
Vercellese; don Francesco Vargiu
di Sassari.

3.5 Page 25

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Il 10 dicembre venne loro con-
segnata la Chiesa dedicata a san
Marco; per le opere sociali biso-
gnerà attendere qualche anno.
Fu un inizio duro ma ricco di
soddisfazioni. Lo stesso don To-
rello ce ne ha lasciato il ricordo.
Ecco ad esempio quanto scrisse il
20 novembre 1934:
«Questa mattina - egli scri-
veva - è dalle 4 che viaggio in bi-
cicletta, chiamato per ammalati:
ho fatto circa 30 km. Nonostante
le difficoltà, un po' di bene si è
fatto e si continua a fare. Siamo
qui 4 preti e 2 coadiutori laici. Nei
giorni festivi, oltre la chiesa del
Centro, ufficiamo altre cinque
chiese sparse nei borghi: Grappa,
S. Miche/,e, Carso, Podgora, Sa-
botirw. Durante la settimana fac-
ciamo il catechismo giornaliero a
Littoria, ed andiamo a catechiz-
zare la gioventù nei borghi, e vi-
sitiamo gli ammalati della Croce
Rossa e nelle case private. Sono in
formazione tutte le branche del-
1'Azione Cattolica. Il Gruppo Uo-
mini di Azione Cattolica "Sant,a
Maria" ha 100 iscritti, ed ha già
inaugurato il vessillo sociale.
L'Associazione giovanile "Don
Bosco" conta una cinquantina di
soci. Gli Oratori, maschile e fem-
minile, hanno rispettivamente già
130 iscritti. Le giovani dell'Asso-
ciazione "Maria Immacolata"
sono circa 70. Furono preparati ed
ammessi alla Prima Comunione e
S. Cresima 6.000 tra fanciulli e
fanciulle. Un'altra schiera di qual-
che centinaio sta preparandosi
per le feste dell'Immacolata e del
Natale. Furono celebrati 250 ma-
trimoni, e già 50 sono pronti per il
giorno, in cui Littoria verrà pro-
clamata Provincia. Sono stati le-
gittimati 55 bambini e battezzati
550. È questa una Parrocchia che
ha un incremento demografico,
quale forse nessun'altra in Italia.
Ha un diametro di km. 20 circa,
con 13.000 coloni. Il centro viene
sviluppandosi con ritmo accele-
ratissimo. Queste sono poche no-
tizie, le più importanti. In seguito
faremo molto di più, lo speriamo,
con l'aiuto di Gesù e con l'inter-
cessione di Don Bosco Santo. Il
lavoro è enorme, la mèsse abba-
stanza».
La vita della parrocchia crebbe
dunque con la vita della città con-
dividendone speranze e problemi.
La figura del parroco «anima vera·
per il primo autentico tentativo di
fare di Latina una comunità» di-
venne popolarissima e cara a tutti
così come del resto quella del me-
dico condotto del tempo dottor
Pio Zaccagnini. Proprio nel Diario
di quest'ultimo al giorno 14 feb-
braio 1936 possiamo leggere:
«Questa notte ho conosciuto il
parroco don Carlo Torello al ca-
pezzale di una donna in coma ipo-
glicemico. Egli da una parte a
somministrare l'Estrema Unzione
ed io dall'altra a praticare 30 en-
dovenose di glucosio. La donna è
scossa da continue crisi convulse
ed il quadro è così tremendo, che
il giorno dopo don Torello nel
parlare della morte, ricorda ai fe-
deli quanto aveva visto durante la
notte. Il caso è guarito felicemen-
te. Da allora i nostri doveri assai
spesso ci hanno fatto incontrare
presso infermi gravi. Sempre e do-
vunque il sorriso luminoso e gio-
viale di quel sacerdote, dal cuore
grande ed aperto come il suo sor-
riso, hanno saputo infondere co-
raggio, abnegazione, rassegnazio-
ne, serenità, pace. La nostra città
dovrebbe erigerti un monumento,
caro don Torello, per tutto ciò che
hai fatto e per i tesori di bene e di
operosità che hai profuso in mez-
zo a noi».
-<>
Si lavora per la realizzazione dei canali (Foto Alinari).
r#- '
25 BOLLETTINO SALESl,-NO 1 APRILE 1983

3.6 Page 26

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Poi venne la guerra: paure e an-
sie, delusioni, bombardamenti,
morti, sofferenze.
Quindi il dopoguerra con una
ripresa rapida e con le immanca-
bili contraddizioni di sempre. Lit-
toria cambia il nome in Latina. I
Salesiani sono U ed ancora una
volta si stringono in un comune
abbraccio alla città.
«Attorno all'Opera Salesiana
- hanno scritto due storiografi
locali Luigi Cardarelli e Mario
Ferrarese - si respira l'aria della
generazione dei giovani usciti dal
clima della guerra. Latina non of-
friva e non poteva offrire strut-
ture ricettive sufficienti: in quel-
l'ampio cortile dei Salesiani nac-
que la generazione nuova di La-
tina. Era un falco della comunità
tra città e borghi. Era il tempo di
fiorenti iniziative: proprio in quel
cortile, ed in locali di fortuna,
nacque una filodrammatica di
giovani aiutanti e sorretti da due
sacerdoti, don Piero e don Conti
che con don Carlo Torello erano
riusciti a penetrare profondamen-
te nella gioventù di Latina deter-
minando collegamenti che sareb-
be stato follia attendere dalla
realtà politica e dalle strutture
sociali».
La città sembra legata a filo di-
retto con il campanile di San
Marco; è una pagina di storia che
i quarantenni ricordano ancora
con particolare suggestione con
quei riti religiosi che sembravano
incontri tra amici e le partite di
pallone sul terraccio arso ed i pri-
mi tornei. Fu il primo vero nucleo
sociale di Latina: va concesso
obiettivamente ai Salesiani un
merito di questo genere. In una
città come quella furono calamita
e certo il compito non era facile:
sulla scia di don Torello i Padri
salesiani, con don Pietro e don
Conti, seppero interpretare con
fedeltà e senso di partecipazione
l'anima non ancora salda ed omo-
genea di una comunità che an-
dava cercando i suoi "campanili",
i distintivi per riconoscersi ed ov-
viamente quelli di piazza San
Marco furono costanti nella storia
di Latina per i momenti di asso-
ciazione o aggregazione.
Il sentimento religioso del resto
era fortissimo in una zona dove
credere ai miracoli era un coman-
damento per ogni giorno: una fol-
la immensa in una cornice fanta-
stica accompagnò la statua della
vergine Ausiliatrice che doveva
essere fissata sulla colonna di
Piazza San Marco, protettrice
della città nuova. L'episodio è più
di un anedotto: la statua fu legata
all'altezza dell'attaccatura della
testa con aureola ma tra la dispe-
razione del buon Igino Valle, che
aveva curato l'impresa, la statua
cedette e solo dopo qualche tempo
fu possibile il restauro della Ma-
donna cosl come oggi la vediamo,
La Chiesa di S. Marco in una foto del tempo (Foto Alinari).
26 • BOLI.ETTINO SALESIANO I APRILE 1983
in alto, in quella piazza che sem-
bra respirare aria di religione.
Fu un episodio ma è caratteri-
stico del clima: una fede entusia-
sta che si esprimeva in riti popo-
lari oggi dimenticati per una nuo-
va e composita struttura sociale
che ha preso il posto dei primi nu-
clei, provenienti da un fervido ve-
neto e da una collina che già ten-
deva a trasferire nell'anonimo ca-
poluogo le proprie tradizioni».
Intanto uno alla volta scom-
paiono i protagonisti primi di
questa storia. E la vita.
Don Giorgio Torello muore
come un patriarca il 13 febbraio
1967. Dopo cinquant'anni e...
qualche mese la città di Latina ha
centomila abitanti, organizzati re-
ligiosamente in dieci parrocchie.
I Salesiani che vi lavorano, con
don Manfredo Leone direttore,
sanno che Latina non è Littoria e
che la città nei suoi giovani so-
prattutto ha nuovi problemi. Non
è cambiata certamente la volontà
di servizio e di amore alla città
che ha contraddistinto i primi fi-
gli di Don Bosco fra i cantieri del-
le prime costruzioni.
Alla Comunità salesiana di La-
tina il Rettor Maggiore don Egi-
dio Viganò ha scritto una lettera
nella quale fra l'altro dice:
«È bello commemorare un ser-
vizio generoso e impegnato a van-
taggio della laboriosa Comunità
cristiana di Latina. Mi piace ri-
cordare specialmente l'azione
apostolica svolta a favore della
formazione religiosa e sociale di
migliaia di giovani attraverso l'o-
pera del fiorente Oratorio.
Molti di essi ricoprono oggi im-
portanti incarichi nei vari settori
della vita sociale, e vivono con im-
pegno cristiano nelle proprie fa.
m.iglie i valori appresi alla scuola
di Don Bosco.
La nostra gratitudine va a
quanti hanno lavorato, sofferto e
gioito perché Latina faccia bril-
lare il Vangelo nella promozione
umana dei suoi cittadini >1.
Ed ancora: «All'Ausiliatrice il
grazie filiale per quanto di bene
siete riusciti a compiere, e la pre-
ghiera fiduciosa che continui ad
esservi Guida e Maestra negli
anni che seguiranno a questo pri-
mo cinquantesimo».
Giuseppe Costa

3.7 Page 27

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era
e la chiamavano
« mateczka »
Nello scorc io del 1982 si è compiuto il 60°
dell'Opera delle Figlie di Maria Aus iliatrice
in Polonia. Pubblichiamo, condensandolo
da un lavoro più ampio, questa storia
di coraggio e amore.
I 1 30 ottobre 1922 inizia da
N izza Monferrato il viaggio
di sei suore, un viaggio che
doveva far nascere tanti frutti di
pace e di solidarietà. Le sei suore
erano cli diversa nazionalità, tre
italiane e tre polacche, ma viag-
giavano insieme come sorelle, uni-
te in una missione; che è poco de-
finire coraggiosa: «fondare,, l'Isti-
t uto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice e alimentare nuove conver-
sioni in una terra tanto lontana
dalla casa madre, ma, come tutti
sappiamo, tanto ricca di religio-
sità: la Polonia.
A capo della spedizione stava
una donna la cui tenerezza mater-
na e il cui senso di dedizione to-
tale brilleranno durante tutti gli
anni della sua vita: si chiamava
Laura Meozzi.
Nata a Firenze il 5 gennaio
1874 divenne suora salesiana nel
1898, e lavorò soprattutto in Sici-
lia fino al 1921, quando fu scelta
come «pioniera» della prima mis- scono col nome di Auschwitz.
sione in Polonia.
Ed è proprio a Oswiecim che ar-
Le altre due italiane erano suor rivano il 5 novembre le sei suore,
Maria Mazzoli e suor Francesca accolte dalla voce gioiosa del di-
Barocco, collaboratrici importan- rettore salesiano: «Siostry, Sio-
ti, anzi indispensabili per suor stry! » (sorelle) e dai quattrocento
Laura. Le tre polacche che erano ragazzi dell'istituto. Ma la meta
con loro, Anna Juzek, Anna Wa- vera, il nuovo campo di lavoro è a
lenga e Anna Scislowska, avevano R6zanystok, ancora più a nord, a
alle spalle una storia uguale a ridosso della Lituania, una parte
quella di tanti giovani polacchi · d~lla quale era stata aggiudicata
che arrivavano a Torino per farsi alla Polonia dal trattato di Ver-
salesiani e salesiane, molte volte sailles nel 1919. R6zanystok signi-
clandestinamente, senza passa- fica Poggio delle rose: il nome de-
porto, conoscendo solo due parole riva da un quadro miracoloso del
in italiano: <<Don Bosco, Torino», 1652, raffigurante la Madre di
che permettevano loro di an-ivare Dio e il Bambino, ispirato alle ico-
alla meta.
ne russe, ma con una dolcezza di
Il primo polacco che entrò fra i profili che queste non posseggono.
salesiani fu il principe Augusto Il suo proprietario, incantato, non
Czartoryski, che conosce Don Bo- gli faceva mai mancare fiori, ma
sco durante una Messa e ne è at- durante un inverno rigidissimo
tratto senza che a n ulla valgano le non ri usciva a trovarli; tuttavia
opposizioni del padre e della fa- e.sitava a b uttare l'ultimo mazzo...
miglia. Da allora si determinò un Poi accadde l'incredibile! questi
moto incessante di gioventù po- fiori diventarono con l'andare dei
lacca verso la casa di Don Bosco. giorni, sempre più vivi e freschi.
Don Rua, nel 1898, apri il primo La gente, venutane a conoscenza,
Istituto salesiano in Polonia, pro- iniziò un pellegrinaggio senza so-
prio in quella città che più tardi sta, e molti malati vennero guari-
sru:·ebbe diventata tristemente fa- ti. Nel 1662 si costrul una chiesa
mosa: Oswiecim, che tutti cono- in legno: nacque R6zanystok. Al-
BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983 27

3.8 Page 28

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Suor Laura Meozzi
La Fattoria di Polepie donata alle FMA
l'alba del secolo XVIll Ja chiesa
in legno veniva sostituita dal san-
tuario odierno.
l.e suore salesiane cominciarono
subito a riorganizzare il posto, in
attesa dei bambini, impegnate in
un lavoro duro e urgente: tanti
orfani abbandonati o rimpatriati
da regioni remote della Russia
erano io attesa di una casa e di
« mamme» che si curassero di loro.
Nel frattempo era giunto il primo
Natale di suor Laura in Polonia.
La sera del 24 si spezzò tutti insie-
me l'oplatek, il pane ostia, secon-
do un antichissimo uso polacco.
La gioia del Natale fu rallegrata
ancora di più dal contemporaneo
arrivo delle quattro prime figlie
che chiedevano di entrare a far
parte della Famiglia salesiana; tra
queste una maestrina diciottenne,
Janina, che diventerà un vero e
proprio caposaldo della missione
in Polonia, preziosissimo aiuto di
madre Laura.
Dopo la Pasqua del 1923 la casa
era quasi pronta e suor Juzek e
suor Mazzoli andarono a prendere
i primi bambini. Ecco, la cronaca
tenuta da suor Mazzoli il ricordo
di quel primo incontro: « I ragazzi
non hanno né calze scarpe, nel
letto non hanno lenzuola. Dor-
mono avvolti in una misera coper-
ta ed è l'unica cosa che, partendo,
mettono sulle spalle». I primi ot-
Laurow. Durante la guerra tutti al l11voro nell'orto.
28 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983
tanta bambini furono divisi per
età in piccole squadre, ciascuna
delle quali era affidata a una suo-
ra. Madre Laura, che da giovane
aveva frequentato corsi di medi-
cina, facendo poi pratica in un
piccolo ambulatorio per i poveri,
organizzò un ambulatorio-infer-
meria-fannacia nella sua stessa
cameretta, che era il luogo ospi-
tale, sempre a disposizione di
chiunque; madre Laura riusciva
infatti a dare conforto e amore a
tutti, dalle suore alle novizie, fino
ai ragazzini più piccoli. Era «ma-
teczka» e così tutti la chiama-
vano.
I primi tempi, si sa, sono sem-
pre i più duri, ma confortati da
tanto entusiasmo e dalla tenerez-
za di madre Laura, si lavorava
giorno e notte, in condizioni di po-
vertà e ristrettezza. Per dare un
solo esempio, riportiamo il ricordo
di un salesiano, Don Kopa, che vi-
sitò l'orfanotrofio in quel periodo.
Con sorpresa trovò un gruppo di
ragazzini a letto, quieti: «Sono
malati?» domandai alla suora che
mi accompagnava, ma quella non
risposte. «Che male avete?» chiesi
ai fanciulli i quali non aprirono
bocca. Finalmente uno disse tutto
d'un fiato: «Lavano le nostro ca-
micie e i calzoncini. Per questo
siamo a letto. Ma poi ci alzere-
mo». Non avevano il cambio.
Si chiuse cosl il primo anno sco-
lastico a Rozanystok: i bambini
richiesti dai parenti passarono

3.9 Page 29

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con loro le vacanze, ma furono
molti anche i contadini del circon-
dario che ne «adottarono» qual-
cuno come figlio per quei mesi. TI
secondo anno cominciò con una
visita del vescovo e con nuovi ar-
rivi.
Ma i nuovi arrivi non erano solo
di bambini; crescevano anche le.
postulanti, nuove figlie per madre
Laura. Tra queste proprio in quel-
l'anno, arrivarono, una per caso,
l'altra per una sua aspirazione an-
cora segreta, due future impor-
tanti figure dell'Opera delle Figlie
di Maria Ausiliatrice in Polonia:
Matylda Sikorska, una giovane
maestrina, e Sofia Sowinska. U
L'lstitut.o «Sacro Cuore• di Wilno
la persona istruita, vera educatri-
ce nata, che suor Laura cercava
per la sua scuola; dava anche le-
zione di polacco a «mateczka».
Lasciava alle sue spalle una scuo-
la froebeliana da lei fondata, una
vita comoda; portava con sé una
personalità ben stagliata, un po'
troppo intransigente, che madre
Laura seppe placare insegnandole
l'indulgenza e l'amorevolezza.
Suor Sofia divenne la collabora-
trice più vicina e più indispensa-
bile di madre Laura Meozzi.
Ma la missione non si ferma!
Nasce in quegli anni una nuova
casa a Wilno, sempre in Lituania,
dove già esistevano due orfano-
trofi: quello maschile era passato
ai Salesiani, quello femminile, in
mano a personale laico, zoppica-
va. Ora attendeva le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice. Nel frattempo
partono le prime tre postulanti:
meta l'Italia, per compiervi il loro
noviziato.
Inizia con questa seconda casa,
affidata alla direzione di suor Ju-
zek e di suor Barocco, la spola di
madre Laura tra Wilno e R6za-
nystok. Queste visite e soste erano
di sprone - vere molle interiori
- per le suore e per tutti i gio-
vani: per ognuno madre Laura
aveva una parola, uno sguardo
che faceva capire quanto li ama-
va. In tutto era aiutata efficace-
mente da Sofia, che la seguiva
La Chiesa di Rozanostockiej
primo incontro di madre Lama
con Matylda è a dir poco com-
movente: «Arrivò madre Laura.
Appena l'ebbi vista ero certa di
essere davanti a una santa e subi-
to le dis.si: "Io vengo qui". Sentivo
in me qualche cosa che mi legava
ad essa per sempre... Mi accom-
pagnò per un tratto di strada e
stette a guardarmi mentre me ne
andavo. Mi voltavo e lei era sem-
pre e mi salutava. Certamente
pregava per me. Madre Laura mi
fu sempre madre affettuosa e nel
medesimo tempo guida saggia e
prudente».
La futura suor Sofia era invece
Si raccuiilie ,.. legna.
29 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983

3.10 Page 30

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La Casa salesiana cli Oswiecim.
spesso a Wilno.
Madre Laura non dimenticava,.
però, la vocazione di questa don-
na, ormai fuori età per essere Fi-
glia di Maria Ausiliatrice. Per ot-
tenerne la dispensa fecero un
viaggio insieme in Italia, arrivan-
do fino a Roma, proprio iJ giorno
in cui veniva canonizzata Tere-
sina del Bambin Gesù.
Ritornata in Polonia, madre
Laura si adoperò per l'approva-
zione di corsi medi femminili, ar-
tigianali e professionali nelle sue
due scuole. La sua attività era ve-
ramente incessante. Seguiva le
suore, le postulanti, le ragazze ad
una ad una e la sera scriveva lun-
ghe lettere alle lontane. Le poche
che ci sono rimaste (durante la
guerra, per prudenza, vennero di-
strutte) sono la testimonianza di
quanto madre Laura fosse per
tutti madre e guida personale;
sono una prova della ricchezza
spirituale di «mateczka», che as-
sociava un'anima di preghiera a
una disposizione ad assumersi le
responsabilità direttive. Non tra-
scurava nulla. «Sembrava che ci
leggesse dentro! » dicono ancora
oggi le suore che l'hanno cono-
sciuta.
Un altro importante momento
nella vita della missione delle Fi-
30 • BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983
glie di Maria Ausiliatrice fu il per-
me.c;oo per l'apertura di un novi-
ziato in Polonia. La risposta delle
superiore di Torino alla richiesta
di madre Laura non si fece atten-
dere: evidentemente sapevano chl
ne sarebbe stato a capo! Ben ven-
tidue novizie, alcune delle quali
tornate dall'Italia, presero posses-
so di questa nuova casa a Roza-
nystok.
Ma non basta ancora! Durante
lo stesso anno si aprì anche una
altra casa a Lodz; e si festeggiò
insieme il Natale in trentadue
suore e venticinque novizie!
Tanto lavoro e tanta respon-
sabilità, purtroppo, non potevano
lasciare il segno: il 1931 fu un
brutto anno per la salute di ma-
dre Laura, che venne ricoverata
d'urgenza all'ospedale· di Varsa-
via, durante uno dei suoi innu-
merevoli viaggi, per un grave at-
tacco di cuore. Una volta rimessa
madre Laura tuttavia non si ri-
sparmiò: era presente a tutto e a
tutto pensava, dal colore della
vernice per gli inginocchiatoi, al-
l'invio di uova, per non ricordare i
corsi degli esercizi spirituali e i
colloqui quotidiani personali con
le suore.
La crisi di salute più grave si
ebbe però a cavallo del 1932-33:
una influenza si trasformò ben
presto in polmonite a cui sembra-
va non esserci alcun rimedio. Ma-
dre Laura peggiorava giorno per
giorno. Tutta la casa pregava,
bambini, suore, ragazze. Il cappel-
lano don Mnich, confessò più tar-
di: «Ogni volta che entravo in
cappella, all'udire tutte quelle
suppliche, al vedere quei bambini,
anche i più piccoli, inginocchiati
per terra, non potevo trattenere le
lacrime».
Ma ci furono due sacrifici ben
più grandi: due giovani suore,
Anna Derengowska e Helena Im-
perowicz, offrirono la loro vita per
quella di «mateczka». Morirono
una per meningite e l'altra per
pleurite: Dio aveva accettato la
loro offerta e madre Laura quasi
improvvisamente fu dichiarata
fuori pericolo. A fine marzo usci
per la prima volta in una breve
passeggiata, e tornò il sorriso sulle
labbra di tutti.
Monsignor Lubianc aveva do-
nato all'Istituto una zona boscosa
vicino a Sakiszki: fu costruita con
alacrità una casa in legno dove
sorsero un orfanotrofio per cen-
tocinquanta bambini, un giardino
d'infanzia, scuole elementari pri-
vate e un ospedaletto. Bisognava
trovargli un nome: e questo fu
Laurow (villaggio di Laura).
La fetta più grossa del tempo di
madre Laura era assorbita dalla
n.l
La Parrocchia S. Teresa di Lodz.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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"~- - ...#,~~~--.~
-!_~"-"'
"
n quadro di Maria Ausiliatrice che si ve-
nera a Roianostockiej.
cura del noviziato, ma non veni-
vano trascurati i bambini. Uno in
particolare in quegli anni le era
molto caro: Czeslaw Nowak. La
sua storia è molto triste: abban-
donato, all'età di due anni fu por-
tato a Wilno, sofferente di una
grave enterite, disadattato e bal-
buziente.
Madre Laura disse alle altre
suore: «Me ne occupo io stessa!».
«Mateczka mi allevò essa stessa
procurandomi - racconterà lo
stesso Czeslaw - un'insègnante
suora per compiere il ciclo ele-
mentare. Fui, come si dice, il pu-
pillo di madre Laura, ma essa
amava tutti i bambini, si interes-
sava maternamente di tutti, pren-
dendosi però una cura speciale di
quelli ritardati o più bisognosi».
Tante altre case si aprivano
senza sosta: a Komomiki, a Gra-
bow, a Sokolow Podlaski. E dietro
ad ognuna c'erano la cura e l'at-
tenzione di madre Laura.
Ma incombevano tristi tempi.
Nel 1938 Hitler si era annesso la
zona dei Sudeti, per poi passare
nel marzo 1939 ad esigere la Slo-
vacchia, la Boemia e la Moravia.
Il mondo era come paralizzato di
fronte alla furia del capo del
Reich tedesco: non c'era la volon-
di opporre resistenza, ma solo
una cecità colpevole che sacrifi-
cava intere popolazioni inermi,
senza capire che la strage ormai
era imminente. A maggio Ger-
mania e Italia firmavano un Trat-
tato di alleanza politica e militare
detto Patto d'acciaio. In agosto il
mondo si stupì per l'alleanza Ger-
mania-URSS: la Polonia, che in
precedenza non aveva accettato le
offerte di aiuto della Russia, ora
capiva anche troppo bene cosa si-
gnificava quel patto.
Questa terra dalla storia così
tormentata stava per vivere
un'ennesima volta momenti di
violenza e di terrore.
Dalla cronaca di Sokolow Pod-
laski: «1° settembre. Oggi abbia-
mo passato un brutto momento al
sentire l'urlo della sirena che an-
nunziava la guerra scoppiata tra
tedeschi e polacchi... Tutti lavo-
rano febbrilmente a finire il rifu-
gio. I bombardieri tedeschi girano
continuamente sulla città»... Tre
giorni dopo: «Primo bombarda-
mento. È stato distrutto l'immo-
bile della scuola elementare. Era-
vamo in refettorio, sembrava che
la casa dovesse caderci in testa. Ci
siamo spaventate, ma preparate
anche a morire se il Signore lo
vorrà». Iniziano così anni che è
poco chiamare tristi, in cui le suo-
re dovettero sopportare separa-
zioni, carcere, deportazioni. Subi-
La Cattedrale di Crncovia.
to dopo la Lituania, dove si tro-
vavano quasi tutte le case, era
stata dichiarata indipendente dal-
la Polonia, purché si schierasse
dalla parte dei superpadroni.
Dal settembre 1940 la stretta
era mano a mano cresciuta: veni-
vano sostituiti dagli uffici e de-
portati non solo i polacchi, ma an-
che i cattolici. A Laurow tutte le
suore furono invitate ad andar-
sene e a presentarsi all'ufficio bel-
lico di lavoro obbligato. Anche a
Wilno e a Rozanystock le suore
erano state disperse, i locali eva-
cuati. Madre Laura rifiutò l'in-
vito del console italiano a tornare
in patria, e fu assegnata a Kryni-
ca, in una casetta in un bosco, a
domicilio coatto.
La sorte di madre Laura e delle
suore divenne sempre più tragica
al momento in cui Hitler ruppe
l'alleanza con la Russia e i due
eserciti si affrontarono in territo-
rio polacco. Madre Laura, in tutto
questo tempo che aveva a dispo-
sizione, vestiva da contadina, col
fazzoletto alla russa in capo, pre-
gava senza sosta e accoglieva le
suore che venivano a trovarla, in-
curanti del pericolo e del gelo.
Ecco il racconto di una di loro,
suor Donata Rajzer: «Prima di
partire volli recarmi a salutare
madre Laura. Arrivai a notte alta
a piedi. La cara madre mi accolse
31 BOLLETTINO SALES,...NO I APRILE 1983

4.2 Page 32

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nel PAESE
DELLE BETULLE
La storia di madre Laura Meozzi,
pioniera delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce in Polonia è raccontata in questo
volume dal suggestivo titolo «Nel pae-
se delle betulle» e scritto da suor Do-
menica Grassiano. Il volume è stato of-
ferto a Giovanni Paolo Il dalla Vicaria
gen. Madre M. dei Pilar Letòn il 23 di-
cembre 1982.
Nel 60° della presenza salesiana
FMA in Polonia il Papa ha inviato una
speciale benedizione.
In Polonia si trovano attualmente
400 FMA di cui 28 novizie, tutte polac-
che. Lavorano in 38 case. quasi tutte
piccole e povere, ma ricche di tanto
amore per Dio e per il prossimo.
riente: la Lituania, con la Letto-
nia e l'Estonia, divennero Repub-
bliche sovietiche. Grazie agli ac-
cordi internazionali, le differenti
etnie, i cui confini venivano cam-
biati, potevano optare per la ma-
dre patria. Così madre Laura vol-
le che i suoi ragazzi, quasi tutti
polacchi di nascita, tornassero
alla loro «casa». Si gettò in questa
non facile impresa con tutto il suo
entusiasmo e il suo ardore; le pra-
tiche andarono per le lunghe, ma
alla fine arrivarono i fogli di rim-
patrio, grazie all'attenzione di
una ispettrice polacca. Nel para-
piglia della partenza vennero fatti
salire sul treno anche altri ragazzi
che non avevano ottenuto il visto,
ma che non si volevano separare
dalle loro «mamme».
Arrivarono il 12 novembre a
Pawlowice, ospiti in un castello
abbandonato da un conte che era
fuggito in Inghilterra e che per un
anno fu la loro dimora. E madre
Laura ricominciò tutto da capo:
tra il 1945 e il 1946 iniziò ben do-
dici case, con un coraggio da pio-
niera. A Progrzebien nacque una
nuova casa per il noviziato e si ra-
dunarono di nuovo tutte le novi-
zie che la guerra aveva disperso,
cosi come tornarono piano piano
tutte le suore esiliate in Germania
e in Russia. Mancava all'appello
solo suoi· Sofia, che non riusciva
ad ottenere il visto di uscita e che
condusse per molti anni una vita
piena di stenti e miserie; solo nel
1957 potrà tornare in patria.
Il Noviziato FMA di Pogrzebien.
con estrema bontà; mi diede tutto
quello che aveva come viatico per
il viaggio e, il mattino, mi procurò
un carro per tornare a Wilno, il
che per quei tempi era più che un
lusso».
Nel bosco la situazione era sem-
pre più difficile: era divenuto ri-
cettacolo di imboscati, rifugio di
perseguitati, centro di raccolta di
partigiani. Fu un inverno tremen-
do; non solo i tedeschi, anche i
russi deportavano. Un giorno un
camion militare russo arrivò alla
casetta. I quattro soldati, pistola
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1983
in mano, guardarono .quel grup-
petto di donne che si stringevano
attorno ad una più anziana. Non
fu pronunciata una parola né da
una parte né dall'altra. Alla fine
se ne andarano via così come era-
no venuti, in completo silenzio».
La guerra finalmente fi.nl: già
alla fine di marzo quasi tutta la
Polonia era libera. Purtroppo non
finirono le tribolazioni. Secondo i
postulati della conferenza di Pot-
sdam la Polonia dovette cedere
all'URSS la zona territoriale d'o-
Tutte le case avevano ormai ri-
preso il loro aspetto più vivace e
gioioso, piene di bambini e di gio-
vani, ma madre Laura era troppo
affaticata per sopportare ancora
tali responsabilità, un male che
non perdona la tormentava senza
sosta, con dolori insopportabili.
Suor Matylda, la maestrina di-
ciottenne che era arrivata a R6-
zanystok tanti anni prima, venne
nominata, al suo posto, superiora
ispettoriale delle case di Polonia
nel 1949.
La salute di madre Laura peg-
giorò rapidamente. Assistita da
suor Bronia e da suor Zaramba e
dalle preghiere di tutti, morì alle
0,45 del 30 agosto 1951.

4.3 Page 33

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~ " ' " ' " · ' " ~ " " " " ' " " " " " ze religiose e culturali di consensi e di
stima. Ne trasse Insieme sapienza e
contorto negli anni divenuti quasi pro-
digiosamente operosi fino all'ulllmo,
lieto d i offrire con l'esempio e lo scritto
una chlara testimonianza di lavoro e di
Fede.
BUGLIONE 01 MONALE Sac. CLE-
MENTE Salesiano t Roma Pio Xl a 75
anni
L'innata gentilezza e nobiltà d"a•
mmo divenne In lui evangelica traspa-
renza e coslume di vita. Questa fu pure
la luce che ne Illuminò il tramonto.
quando. nel plano di Dio, conobbe I
giorni della forzata Inoperosità, non
senza il fiorire della preghiera e la te-
nerezza per la Madonna fino all'ultimo
Intensamente amata. E nella preghiera.
nel silenzio, attese sereno che Qual-
AGAZZI ALESSANDRA ved. PASTA
Coopen,trlce t Varese
È stata una donna di profonda fede!
Proprio per questa tede sapeva vedere
nel prossimo l'Immagine d1 Dio che. la
spingeva a far det bene a lutti. Anche
per I suoi familiari che tanto ha amato.
ha saputo donare Il meglio di se stes-
sa. Amava Don Bosco e le opere Sa-
lesiane1 non trascurava occasJone, per
parlarne e per farle conoscere. Il suo
funerale è staio un trionfo!
ANTOLINI ANNETTA Cooperatrice t
cuno lo chiamasse per l'ultimo viaggio.
NEGRETTI Sig. LORENZO Coadiutore
Salesiano t Forlì a 80 anni
All'età di 50 anni matura la sua vo-
cazione salesiana seguendo la scia del
fratello don Augusto. Entra nel nov,zia-
10 di Lanuvio ove nel 1956 ta la profes,.
sione religiosa. Viene Invialo poi nella
casa di Macerata come provveditore e
v1 rimane per 4 anni. Passa poi alla
Casa di Forfl ove rimane tino alla mor-
ie. in qualità prima di provveditore po,
di Infermiere. Uomo di pietà, di bontà e
di laboriosità. Lavorò finché le forze
glielo permisero; poi si concentrò tutto
nella preghiera prestandosi per quel
Bologna
Cooperatrice salesiana da oltre qua-
rant'anni realizzò questa sua vocazio-
ne In luogo e generoso serv1zI0 pasto-
rale presso la nostra Comunità parroc-
chiale del S. Cuore, in Bologna; la gio-
ventù per il catechismo, la liturgla. il
canto; con gli adulti per l'Azione Cat-
tolica, animatrice del Rosario Perpe-
tuo, l'Apostolato della preghiera. con
fa Famiglia Salesiana in Impegno In-
stancabile per le Missioni nel Labora-
torio «Mamma Margherita•. La sua
vita fu tutta un canto di amore a Dio,
alla Famiglia Salesiana, al prossimo:
ce lo trasmette In eredità preziosa.
piccoli servizi in casa Salesiana ed In
Parrocchia, che erano compatiblli con
la sua età e la salute ormai precaria.
Nella Parrocchia è comunemente ri-
REGANO MARGHERITA ved. CARE-
SIO Cooperalrlce t Rivarolo Canavese
a 74 anni
Donna di profonda lede, semplice
cordato con questa caratteristica: ed umile ha saputo donarsi agli altri
«quel signore, sempre compito e gen-
tile, che non mancava mai alla recita
del s. Rosario e alla Messa del mattino
e della sera• Al funerali intervennero
con sempllcllà ed estrema discrezione.
Riponendo la sua fiducia in Dio seppe
superare le numerose prove sparse
lungo li cammino della sua vita restan-
assieme al Vescovo, all'Ispettore an- do sempre fedele alla preghiera. Cl ha
che 20 confratelli che concelebrarono. lasciati la vigilie di Natale andando in-
Nel ricordino lasciato agli intervenuti al contro al Signore con la serenità e la
rito funebre si legge; TI pensiamo già gioia di chi sa di poter aspirare al pte-
nella pace del Signore I per la tua mio promesso. Il suo funerale tu una
bon1à-pietà e laboriosità. / Se a no, testa per cole, che ora è nella gioia
sempre un,to / nella Comunione de, piena accanto al marito e a tutti coloro
Santi I nell'attesa del nostro incontro I che l'hanno preceduta. A noi è rima-
nella visione beatifica•
sto, oltre che Il suo esemp,o e l'esor-
STANCO Sac. FRANCESCO ATTILIO
t Safeelano Roma Pio Xl a 79 anni
Nel segno di una vita interamente
donala a Dio con 1·entus1asmo della
sua natura esuberante rese fruttuose
doti e grazie per l'aftermaz,one della
verità e del carisma salesiano. In ogni
sua presenza - nel servizio al giovani,
nella parola calda e suasiva - si sen-
tiva sempre il Sacerdote, l'educatore,
tazione all'amore con cui ha concluso
la sua esistenza, la certezza di chi cre-
de· «Signore. non cl lamentiamo per-
ché ce l'hai tolta ma li ringraziamo per-
ché ce l'hai data•·
RINALOI BELLITTO LINA Cooperatri-
ce t Roma
Madre esemplare a devotissima per
tutta la sua vita di Maria Ausiliatrice,
Don Bosco e degli altri Santi Salesiani.
l'amico. Arguto, versatile, quanto ap-
passionato della disciplina e del sape- SAINAGHI LUIGI Cooperatore t Gal-
re, condusse •Con lungo amore» uno larate (Varese) a 61 anni
studio accuratissimo e originale sull'o- La mamma, Maria Binda, amava ed
aiutava appassionatamente le Missioni
salesiane dell'Equatore cui aveva do-
nato uno dei suol figli. don AmbrQglo.
Chiamata a ricevere Il premio del giusti
nel 1976. il Slg. Luigi ne assunse tutta
l'eredità aooslolica. Nel 1978 vlsflò l'E-
quatore assieme alla consorte Enrica e
al cugini Domenico ed Anna Morinl,
anch'essi g randì Cooperatori delle
Missioni d, Don Bosco, per conoscere
di persona la sua realtà missionaria
Rientrato In ltalfa riprese, con lena cre-
scente, 11 suo servizio alla causa del
Vangelo. prestandosi volentieri alle ri-
chieste dei Missionari che ricorrevano
a lui Frequenti e generosi I suoi aiuti a
distinti Centri Shuar. Anche durante la
dura e mortale malattia si ricordò delle
Missioni. pregando ed offrendo per
esse le sue sofferenze. e avvisando la
sua moglie che lasciava loro due milio-
ni di lire. Il Sig. Luigi Salnaghl era un'a-
nima veramente privilegiata. La sua
morte ed ficante nscosse largo cor-
doglio In tutto il paese e ne, Centri mis-
sionari dell'Equatore. Numerosa rap-
presentanze di Salesiani presero parte
a, solenni funerali.
SIMONETTO GIOVANNA ved. MILANI
t Cooperatrice Bassano del Grappa
(VC) a SS anni
Madre di 8 figli fu per essi, massi-
mamente dopo ta morte del marito Gio,
vanni. un continuo dono di amore e di
sacrificio, munita della pazienza e de-
licatezza della Madonna. Aspettò con
ansia e speranza il suo figlio Biagio. di-
sperso in Russia ed offri al Signore
questo s~o continuo datore. Pensava
sempre, con particolare gioia. af figlio
Francesco, donato a Don Bosco, nella
Congregazione salesiana, di cui era
fervida cooperatrice. La sua fede fu
sempre torte, come roccia alpestre, la
sua speranza teologale fu il suo viatico
e la sua energia quotidiana: l'amore a
Dio 11 suo gaudio, la sua pace. Ai fune-
rali tutta la città la riconobbe grande,
Intuendo ta bellezza della 1est.1monian-
za cristiana e la fedeltà ai supremi va-
lori della famiglia e della religione.
CIULLI Cov. NICOLA Exalllevo a Coo-
peratore t Molfetta
Sì distinse per il grande amore a Ma-
ria Ausiliatrice e Don Bosco del quale
era devotissimo Era felice di parteci-
pare al nostri convegni portando una
nota di g1ov1ahtà salesiana. Stimato da
tutti spese la sua vita negli lst,tuli del
Sordomuti di Giovinazzo e Molfetta.
LUIGI Sa<:. GENNARO Exalllevo e
Cooperatore t Napoli
Rettore def Santuario Basilica del
Gesù Vecchio in Napoli direttore ed or-
ganizzatore del pellegrinaggi dioce-
sani. morsignor Luigi si è spento pro-
prio al ritorno da un pellegrlnagg10 a
Lourdes. Ha lasciato un rimpianto ge-
nerate.
RONCACCI dot1. FEDERICO Exalllevo
t Roma a 74 anni
Affezionato exallievo del Sacro Cuo-
re, via Marsala di Roma, Il dottor Ron-
caccl In qualità di tunzio11ario della
Corte dei Conti è stato vicino soprat-
tutto all'Opera Salesiana di Arese,
un'opera particolarmente Impegnata
nel recupero di ragazzi diff,c1h. Com-
batté valorosamente sul fronte greco-
afbanese con fa Divisione Forlì come
ufficiate di Complemento dando esem-
pio di sacrificio e correttezza
TURCO doti. OUIRtNO Exalllavo t Ca,
tan,a a 58 anni
Medico chirurgo. è venuto meno a
questo mondo. a soli 58 ann, d, età,
dopo una lunga e impietosa malattia
che in breve tempo ne ha fiaccato la
forte libra. Sereno Il suo soffrire, esem-
plare la accettazione dJ esso. I grandi
amori del caro buon Quirino furono
tre: la famiglia naturale cui con la sua
Vera diede origine, l'esercizio scrupo-
losamente cristiano della sua delicata
professione, e la seconda famlglia di
elez,one. quella spirituale di Oon Bo-
sco, che prednesse in maniera entusia-
sta Oevotissimo delf'Ausiliatrice e di
Don Bosco. ne trasfuse ed alimentò
l'amore nel suoi figli Claudio e Valeria
e nella sua diletta moglie. Morl con sul-
le labbra il nome del nostri Sant,. già
sanlifica.to dalla grazia sacramentale.
Generosissimo con le Opere Salesia-
ne, ne fu tenace ammiratore e sosteni-
tore. come era stato appassionato e
devoto exallievo di Don Bosco e de,
suo, figli spirituali. Molti testimoniano
di essere stati da lui attelluosamente
benetlcati, e palché tanto seppe dare.
tutti lo ricordano in benedizione, con
simpatia e affetto. Le esequie In suo
onore furono Il suggello della stima di
tutti per lui. La s. Messa fu concelebra-
ta da molti sacerdoti a lui cari e la par-
tecipazione dei motti amici apparve
profondamente sentita, accorata e
commovente.
VANACORE dott. GIUSEPPE Exallfavo
e Cooperatore t Castellammare di
Stabia
Esercitò fa sua professione con
esattezza, onestà e con spirito salesia-
no Era devotissimo della Madonna e
di Oon Bosco.
A quanll hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. ricono-
sciuta g iuridicamente con D.P del 2-9- 1971 n. 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO. avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n 22, possono legalmente ri-
cevere Legatied Eredità
Formule valide sono:
- se s, tratta d 'un legato:• ...lasc,o alla Direzione Generata Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'tst1tuto Sates,ano per le
m1ssion1 con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lìre. ,.
(oppure) l'Immobile sito In•. per gh soopI perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e benehcenza, d, 1struz1one e eòucaz,one. d i
cullo e 11 religione.
- se s1 tratta invece di nominare eredo di ogni sostanza l'uno o
l' altro de, due Enti su indicati·
, ... annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generate Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l 'lst,tuto Salesiano par le M1ss1onf con seda In
Tonno) lasc,ando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo. per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
t,cenza di istruzione e educaZ1one. di culto e di religione•
(luogo e data)
(firma per disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 7983

4.4 Page 34

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È ACCADUTO
SULLA FIRENZE MARE
Il giorno 29 dicembre u.s. la Madon-
na diede un «segno~ della sua mater-
na protezione a tre Figlie di Maria Au-
siliatrice sull'autostrada Firenze Mare.
Le direttrici Sr. Maria Paoletti, Sr.
Lina Orsi e Sr. Rina Giuntoll, partite da
Firenze, transitavano sull'autostrada
che le doveva condurre a Pisa, ove le
attendeva un raduno. Sr. Paolettl gui-
dava sicura, quando un fitto banco di
nebbia le si parò dinanzi, impedendole
completamente la visuale del percor-
so. Ed ecco, un'ispirazione e una forza
straordinaria la spingono dalla corsia
normale su quella di emergenza. Un
attimo! segue un bombardamento a
catena: macchine che si tamponano
senza sosta, buio, rumori, urla... Le
suore impaurite escono dalla macchi-
na e si allontanano un poco, temendo
il peggio. Arrivano i primi soccorsi e
inizia il pietoso trasporto dei morti e
dei feriti, mentre la polizia stradale
provvede alla ricognizione dei fatti.
Finalmente dopo qualche ora Sr.
Paoletti può riprendere la guida; la sua
è la sola macchina che riesce ad allon-
tanarsi dal luogo del disastro senza
l'aiuto del carro attrezzi. Sulla vettura
delle suore restano, come segno di un
pericolo veramente scampato, tracce
di sangue e ammaccature, lasciate dai
feriti e dagli urti ricevuti dai veicoli
coinvolti nell'incidente.
"Il Padre eterno è dalla vostra par-
te!», commenta un soccorritore, e ha
ragione. Ma col buon Dio, a dare una
mano, è intervenuta certamente anche
Maria Ausiliatrice, tanto amata da
quelle tre direttrici toscane. Aiutiamole
a rendere grazie!
Giulfana Spraatico, Roma
CADDE MALAMENTE
Un anno fa ritornava a casa dal la-
voro questo ragazzo di 17 anni. Era già
buio e cadde malamente con il moto-
rino lesionandosi il cervello.
Soccorso, stette per 14 giorni in
coma profondo. I dottori disperavano
di salvarlo. Lasciamo immaginare lo
strazio dei genitori. Un gruppo di co-
noscenti pensammo allora di rivolgerci
a Maria Ausiliatrice: pregammo con
tutto il cuore. Un po' alla volta Claudio
si riprese.
A distanza di un anno riconoscentis-
simi alla nostra buona Mamma desi-
deriamo pubblicare questa grazia.
Lettera firmata, Rovarado in Piano
34 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1ge3
RINGRAZIO DI CUORE
Ringrazio di cuore Maria Ausiliatrice
e Don Bosco: per loro intercessione ho
ricevuto la grazia che tanto deside-
ravo.
A.M.. Catania
GUARITO DA INFARTO
Ringrazio San Giovanni Bosco e
Maria Ausiliatrice per aver salvato e
guarito da infarto mio marito di appena
43 anni.
A distanza di quasi un anno dal !1ior-
no che si sentì male non accusa piu di-
sturbi e lavora come se nulla le tosse
accaduto. Grazie Don Bosco.
Fazio G., Varazze
Ml HA RIDATO FIDUCIA
In una situazione familiare molto dif-
ficile, quando non si sapeva quale par-
tito prendere, mi sono rivolta al mio
caro santo protettore San Giovanni
Bosco e non sono stata delusa.
Il suo intervento miracoloso mi ha ri-
dato speranza e fiducia nel futuro per il
bene della mia figlia Piera e del suo
piccolo bimbo Nanni. Mi affido a San
Giovanni Bosco perché voglia conti-
nuare a proteggerci.
Giovanna Aluffi, Torino
UNO SPIRAGLIO DI SPERANZA
Il giorno 28 gennaio 1981 , Simone
Pucciarelli, un bimbo di tre anni, subi
un grave incidente, mentre viaggiava
in macchina con la mamma. Un grosso
camion investi la vettura, frantumando
il gomito della signora che l'aveva sol-
levato nel tentativo di proteggere il
bimbo, appena intravide il pericolo.
Nell'urto però la portiera si aprì e Si-
mone venne scaraventato fuori e andò
a sbattere la testa sul selciato della
strada. Venne trasportato all'Ospedale
di Pisa con una frattura al cranio; ri-
mase in coma 15 giorni e i medici che
lo avevano in cura. disperavano di po-
terlo salvare.
Il bimbo era allievo della Scuola Ma-
terna Don Bosco di Marina di Massa;
appena le Suore furono informate del-
l'accaduto cominciarono a pregare S.
Domenico Savio; a loro si unirono i ge-
nitori e i compagnetti di Simone, che
ogni giorno, venendo a scuola chie-
devano sue notizie.
Dopo due settimane di lotta fra la
vita e la morte, Simone aprì gli occhi e
chiese perché si trovava in quella stan-
za e non al suo asilo: cantò, recitò le
poesie imparate a scuola. I medici die-
dero uno spiraglio d i speranza e fe-
cero trasportare il piccolo all'Ospedale
di Massa, ma ben presto il maialino
peggiorò; non riusciva a sostenere la
testa, metà corpicino era Immobile e la
terribile diagnosi fu questa: se fosse
sopravvissuto sarebbe rimasto demen-
te e paralizzato.
Si intensificarono le preghiere al
Santino di Mondonio e Simone alzò la
testina; accompagnato dal babbo e
dalla Direttrice fu messo a terra in cor-
ridoio dell'ospedale, pochi passi e...
poi Simone camminò spedito da solo,
fino in fondo.
È passato quasi un anno da quel
brutto giorno dell'incidente. Ora Si-
mone continua ad essere un allievo
sensibile ed intelligente ed è convinto
che S. Domenico Savio lo ha guarito
insieme alla sua mamma. Riconoscen-
ti, adempiamo la promessa di far co-
noscere la grazia.
Assunta Giovanna/li. Marina di Massa
ATTENDEVAMO CON AMORE
Attendevamo con amore almeno un
figlio che rendesse completa la nostra
unione familiare. Purtroppo per ben
due volte la gravidanza subi un'inter-
ruzione non voluta.
Già disperavamo di poter vedere
realizzata la nostra attesa, quando, su
suggerimento dello zio salesiano, ci
siamo rivolti a San Domenico Savio
perché intercedesse a nostro favore
presso il Signore.
Ora possiamo stringere tra le brac-
cia nostra figlia «Benedetta », segno
della benedizione del Signore sulla no-
stra famiglia e, assieme a mio marito e
ai nonni, voglio ringraziare San Do-
menico Savio che per noi ha pregato il
Signore.
Sergio e Rosa Ghano, Vicenza
RICOVERATA
CON EDEMA POLMONARE
Tre mesi fa fui ricoverata d 'urgenza
all'ospedale con edema polmonare
dopo appena 15 giorni di degenza tor-
nai a casa per essere ricoverata nuo-
vamente due giorni dopo in gravissimo
stato.
In un momento di lucidità invocai
l'aiuto di suor Eusebia e dopo alcuni
istanti sentii miglioramento e sollievo.
Ora sto bene. Tutto questo penso sia
anche merito di suor Eusebia che con-
tinuo a pregare perché tenga sotto la
sua protezione anche i miei familiari.
Mezzanzanica Rosa, Rho (Ml)
AVVELENAMENTO DA FUNGHI
Mi permetto rivolgere preghiera a
codesta Spett. Direzione affinché vo-
glia pubblicare nella rubrica « I nostri
Santi» la mia gratitudine alla Dolce
Madre di Dio per la grazia ricevuta ci-
tata qui di seguito.
Seppure In ritardo voglio adempiere
alla promessa fatta alla Madonna di
pubblicare la grazia avuta per la gua-
rigione di un mio conoscente il quale
ricoverato all'ospedale per un grave
avvelenamento da funghi, fu giudicato
dai medici senza speranza. Mi rivolsi
allora a don Vincenzo Clmattl perché
intercedesse presso Maria Ausiliatrice
onde ottenere la guarigione del pove-
retto. Con grande fede iniziai la no-
vena e alla fine ebbi la consolazione di
vederlo migliorare e riprendersi nono-
stante la prognosi infausta. Ringrazio
ancora la Madre di Dio e don Vincenzo
Cimatti e li prego di voler sempre pro-
teggere la mia famiglia.
Con i più sentiti ringraziamenti per la
Vostra cortesia, porgo distinti saluti.
Maria Nazzini, Trieste

4.5 Page 35

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sosco
opere oon
alla Direzione
pervenute
Borsa: Missionaria, In suffragio di E.B.
A cura di N,N. Sestr, Levante, L
~:~~~~- Eusebia Palomlno, a cura di
Tedesco Mana, VE-Lido, L 500.000
leslanl, per una grazia particolare, a
cura dì A.A., milanese, L 110.000
1
:;:t:r~e:'~u~:~t~:~~~l:~ ~:~:~ ~~'.
Boadene TV. L. 110.000
Borsa: Sanll Salesiani, per le tante Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco,
grazie r,cevute. a cura di Zanon G,u- invocando protezione. a cura di offe.
seppe. Vicenza, L 500.000
rento vari, L. 1,0.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, per le grazie Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco,
ricevute, a cura di N N.. L 500.000 in ringraziamento. a cura di offerenti
Borsa: Don Bosco Santo, per le fante var,, L. 110.000
grazie ric·evute, a cura dI N.N . L Borsa: Don Bosco. a cura do N N.. L.
500 000
110.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Dome-
nico Savio, ringraziando e invocando
protezione per la famiglia, a cura do
G T . L 400.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco. in ringraziamento e suppilcan·
do protezione, a cura di Colonnello
Broèll Anna, Molano, L 106.000
Borsa: In memoria e sullrag10 del M0
Miche/e Ferrero di Monforte d'Alba.
exa/lievo a Va/saflce di Mons. Cima/ti,
a cura del figli Giovanni, Carlo, Mana
Teresa e Aldo. Cuneo, L 300.000
BORSE DI L. 100.000
Borsa: Giuseppe Gazzoil, coad sale-
siana missionario, nel XXV della mar-
te, a cura della sorella Maria e amici
dell'lstitulo Geriatrico di Rodigo MN, L.
300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Dome-
nico Savio. p(lr grazia r,cevuta. ,nvo•
canda continua protezione sulla fa-
miglfa, G T , L 300 000
Borsa: Beato Michele Rua, a cura di
F L.. Aosta, L, 200.000
Borsa: Mons. Verslglla e Don Carava•
rio, per la guarigione del fratello, a
cura do O'Ambros Florinda, S Ciprlano
R , TV, L. 200.000
Borsa: Don Filippo Rlnaldl, ,n ringra-
ziamento, a cura d, L G L 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria
e sul/rag/o di Prlvltera Giovanni. a
cura della moglie, L 200.000
Borsa: Maria Auslllatrice e S. Dome-
nico Savio, pregate per noi, a cura di
N.N., L. 150.000
Borsa: Don Bosco, perché ottenga vo-
cazlonl sacerdotali e religiose in Ca•
stelveccana, in memoria di Angioletta
Ferraris. a cura d 1Besozz1GoneUa Ma-
ria
Borsa: In memoria e suffragio di Mar-
cellina Agosto. di Montorra d'Alba, a
cura deo nipoti Giovanni, Cario. Maria,
Teresa, Aldo, Cuneo
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco. rmgraziando a Invocando an-
cora continua protezione. a cura di
C.G
Borsa: Don Filippo Rlnaldl, r,ngraz,an•
do per la contmua assistenza e /e gra-
zia ncevuta. a cura di A. Protto. Tonno
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi•
liatrlce, S. Domenico Savio, ,nvocando
continua protezione, a cura di
P.G.T.C., Tonno
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au•
slllatrlce, Santi Salesiani. per Impetra-
re grazie, a cura di Viberti Cerri, La
Morra CN
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in sullrag10 dai mie, genitort. a
cura di Do Donato Angelo. Modena, L
150.000
Borsa: Madonna di Pompei, S. Giovan-
ni Bosco, Papa Giovanni, per grazia r,.
cevuta. a cura df Silvestri llalla, Avelli-
no, L. 150.000
Borsa: Don Bosco, a cura di V,ola
Rosa Orecchia, SI. Vlncent AO, L.
150 000
Borsa: S. Domenico Savio, a cura do
Santamana Franca, L 130.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco. m rmgraz,amento, a cura d,
M.R.
Borsa: Maria Auslllalrlce e Santi Sa•
leslanl, per la protezione del miei figli,
a cura di Marcolongo Carmela, Verona
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta. a cura di
Lorenzl Virginia, Asola MN
Borsa: Maria Auslllatrlce, S.G,'Bosco e
S. Domenico Savio, ,n ringraziamento
e invocando protezione, a cura della
tam,glla Mo,zo
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
in ringraziamento e invocando prore-
z,one su, figli, a cu ra di Magnani Giu-
seppina, Milano. L. 130.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sale-
siani, In suffragio dei nostri defunti e
invocando protezione. a cura di Musso
Giuseppe, Torino, L. 120.000
Borsa: S. Domenico Savio, Santi Sa-
Borsa: S. Domenico Savio, a cura del
Direttore Scuola Medoa Statale O Sa-
vio di Napoli
Borsa: S. Giovanni Bosco, proteggi me
a I miei cari, a cura di N.N.. Tirano
Borsa: Maria Auslllatrlce, in ringrazia-
mento e per chiedere protezione, a
cura do Cure, Giacomina, Ruvo do Pu-
glia BA
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au-
slllatrice, Don Bosco, a cura dì N. N.,
Cuneo
Borsa: Maria Auslllatrlce e Sanll Sa-
lesiani, in suffrag,'o del defunti familiari
e per la salvezza del miei cari, a cura
di Luccia Maria, AN
Borsa: San Giuseppe, a cu1a do Cotb
Or. Umberto Langhirano PR
Borsa: Don Bosco, a cura di L.A.0.
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, m ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Floreanì Pio. Pa-
soan do Pratt> UD
Borsa: M aria Auslllatrlce, In ringrazia-
mento, a cura di Franchini Vittoria SP
Borsa: M aria Auslllatrlce e Santi Sa-
lesiani, In suffragio del miei defunti e
invocando protezione, a cura di Cle-
menti Ottavia, Legnano Ml
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco:
pregate. a cura dI Reonen Maddalena
CN
Borsa: Maria Ausiliatrice e Domenico
Savio, a cura di Puccl Rosy, Firenze
Borsa: M3rla Auslllatrlce, s. Giovanni
Bosco, S, Domenico Savio, per com-
pleta guarigione del mio nipote Do-
menico, a cura di Leonatdl Di Bella
Antonietta CT
s. Borsa: Maria Auslllatrlce, Giovanni
Bosco, Don Rlnaldl, con profonda ri-
conoscenza, a cura della ramlglla A
Costanzo AL
Borsa: S. Giovanni Bosco, in memorfa
di mio marito e In rmgraziamento, a
cura di Losi Esterina, Maleo Ml
Borsa: Gesù Sacramentato e Maria
Auslllatrlce, per r,ngraziamenta a tn·
vacando protezione, a cura dl Taralli
Anelio, Grosseto
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Chiarini Sandra, Ravenna
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tezione della nostra famiglia, a cura di
Camllotto Raffaele, Prìlly Svizzera
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mento a invocando continua protezio-
ne. a cura di N,N,, Cagliari
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cura dI Andriollo Silvestro, Pontinia LT
Borsa: Sanu Salesiani, in ringrazia-
mento e Invocando protezione sulla
famiglle, a cura di Baracchini Gabriele,
Chfarino TE
Borsa: Maria Ausiliatrice, ringraziando
per grazie ricevute, a cura df N.N. Ni-
chelino
Borsa: In memoria di Zanotta Evelina,
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cura di N.N
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco.
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35 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1983

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