Bollettino_Salesiano_198301


Bollettino_Salesiano_198301



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-
IL BOLLETTINO SALESIANO
Rlvlata della Famlglla Salestana
Fondata da nn Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di San
Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 -
00163 Roma-Aurelio - Tal. 06/69.31.341.
Conto corr. po9t. n. 46.20.02 Intestato a Dire-
zione Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
GIUSEPPE COSTA
Redazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-
gloanni - Gaetano Nanetti - Dora Pandolfi - Co-
simo Semeraro - Saverio Stagnoli.
Collaboratort: Nino Barraco - Ella Ferrante -
Domenica Grasslano - Adolfo L·Arco - Angelo
Paoluzi - Francesca Tlzianl • Domenico Volpi.
Fotosiralla: Fulgenzio Ceccon
Archivio: Guido Cantoni
Propaganda: Giuseppe Ciementel
Diffusione: Arnaldo Montecchio
Fotocompoatzlone e Impaginazione: scuola
Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa: Officine Grallche SEI - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del
16.2. 1 9 49
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* Il primo di ogni mese(undici numeri, eccet-
*to agosto) per la Famiglia Salesiana.
1115 del meae per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare
notizia e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,
e s'Impegna a pubblicarle secondo il loro Inte-
resse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. A cura dell'Utticio Na-
zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -
00175 Roma - Tel. (06) 74.80.433.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e
20 lingue diverse {tiratura annua oltre 10 milio-
ni di copie) In: Anlllle (a Santo Domingo) - Ar•
genllna - Auatralla Austria - Belgio (in fiam-
mingo) • Bollvla - Braslle Canada Centro
America {a San Salvador) - CIie - BS Clneae (a
Hong Kong} - Colombia Ecuador Flllpplne -
Francia Germania - Giappone - Gran Breta-
gna India (in Inglese, malayalam. tamil e te-
lugu) - Irlanda ltalla - Jugoalavla (in croato e
In sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano {edito
a Roma) - Matta Measlco Olanda - Paraguay
Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StaU
Unili Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Ve-
nezuela.
DIFFUSIONE
Il es è dono-omaggio di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-
stenitori delle sue Opere.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta,
nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indi-
rizzo vecchio.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983
1 GENNAIO 1983
ANNO 107 - NUMERO
IN COPERTINA:
«Don Bosco , carbon-
cino del pittore-scultore
exallievo Tommaso Pizio.
Editoriale, 3
Un anno n uovo da p regare, 3.4
GIAPPONE / Indimenticabile don Leone
M. Llviabella, 5
INDIA / Missionari a confronto, 5
Uno storico salesiano, 5
L'appartenenza delle "Sisters ot Mary
lmmaculate" alla Famiglia Salesia-
na, 5
INGHILTERRA /
Un'esperienza di catechesi familiare, 5
PROGETTO AFRICA / Angola, 5
ITALIA / Il gruppo Polska Insiste, 6
Un cuore di rose, 7
Convegno Giovani Cooperatori, 6
Nozze di diamante per I coniugi Nuti, 5
Morto don Scuderi, 9
THAILANDIA /
Processione ecumenica, 7
PAL ESTINA / Blblistl Salesiani nella Ter-
ra di Gesù, 7
UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA /
Il «chi è• dei Catechisti, 8
BRASILE / Viamao, 8
CILE /
Stampali i discorsi del Cardinale, 8
Il focolare M. Michele, B
COLOMBIA / Cattedrale dedicata all'Au-
siliatrice, 8
FRANCIA / Tempo di marce, 8
MALTA / Resiste la vecchia banda, 9
COREA DEL SUD / Sottogruppo di Vo-
lontarie, 9
Lettera-Strenna del Rettor Maggiore,
10-13
Un clono eia molt!pl!çare, 14-17
Una testimonianza, 18-19
Un trentino chiamato Pankerl, 20-2 4
Le rondini che fanno Primavera, 26-28
Il Kenya, paese di giovani aenzB rim-
pianti, 29-32
RUBRICHE: Scriveteci, 2 - Filo diretto
con.... 6 - Don Bosco si diverte, 17 - Libri
e Riviste, 25 - I nostri morti, 35 - I nostri
santi, 35 Solidarietà, 35
Egregio Direttore,
è, questo, Il classico caso della busta per
Lei e la lettera per chi di dovere! Ml spiego;
trattasi della triste storia di una Casa Sale-
siana soppressa: quella, per intenderci, di
San Severo In provincia di Foggia. Fu, quel-
la, una scelta (ammesso che possa definirsi
tale) invero poco, molto poco, sensata e
che, alla lunga si confermò, purtroppo, ca-
tastrofica. A nulla valsero, allora, le petizioni
ed il giustificato e responsabile grido di al-
larme che all'unisono espressero gli exallie-
vl, i cooperatori e tutti gli estimatori dell'O-
pera. Eravamo, Egregio Direttore, nel pieno
della contestazione e quella scervellotlca ed
affrettata decisione inferse il colpo mortale
alla gioventù, ahimè, smarrita!
I (poco) responsabili del tempo furono ir-
removibili ed il «capolavoro. si compll A di-
stanza di oltre due lustri l'entusiasmo di mot-
ti di noi, ex allievi, non si è spento; ripropo-
niamo, con torza, la riapertura del nostro
glorioso Istituto di Viale S. Giovanni Bosco
(unica testimonianza rimastaci). convinti,
come slamo, che «certe• decisioni possono
essere modificate. Operare, quindi, quell'in-
versione di marcia, oggi più di ieri necessa-
ria, e restituire il mal tolto alla Salesiana col-
lettività sanseverese.
Con stima
Michele Crlslalll
Via Carlo D'Ambrosia, 6, S. Severo (FG)
Caro signor Crlsta/11,
non spetta a me dare una risposta alla
sua affettuosa lagnanza entrando in merito
ad una decisione tipicamente /oca/e che si
ripete immancabilmente ogni qual volta si
prendono decisioni del genere.
Ma crede veramente che se i Salesiani
avessero potuto non sarebbero rimasti a
San Severo come altrove?
La verità purtroppo è una: alla crescita
della domanda educativa non corrisponde
una proporzionata offerta di vocazioni.
Soltanto con l'impegno di tutti, laici e re-
ligiosi, è possibile una crescita vocazionale
salesiana in grado di assicurare una mag-
giore presenza nel territorio, a San Severo
compreso, s'Intende.
Chi sono le cooperatrici? (Lettrice di
Genova)
Vorrei sapere cosa significa quel «coo-
peratore salesiano• e come si fa a diventar-
lo. (Mocciaro Ignazio, via Giardina. 20
-90024 Gangi) (PA).
Genti/e lettrfc., o-ntlle lettore
Rispondo con le stesse parole di San Gio-
vanni Bosco: « Diconsi Cooperatori Salesia-
ni coloro che desiderano occuparsi di opere
caritatevoli non in generale, ma in specie,
d 'accordo e secondo lo spirito della Con-
gregazione di S. Francesco di Sales• (MB,
261, voi. Xlii).
Questa definizione si è sempre più arric-
chita con il contributo dei successori del
Santo e de/ Concilio Vaticano Il per cui Il
cooperatore salesiano appare oggi come un
cristiano particolarmente Impegnato nella
Chiesa e nel/a società soprattutto a servizio
della missione giovanile secondo lo spirito e
il metodo di San Giovanni Bosco ed in col-
legamento con la Congregazione Salesiana.
Per ulteriori informazioni potete rivolgervi
alle più vicine case salesiane.

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Ogni anno, tra la fine e ri-
nizio, torna il tempo dei don,~
«istituzioni» universali come
dimostrano veri e propri riti e
pratiche di popoli primitivi
dove si esalta la liberalità.
Il dono comporta una parte
di chic, foss'altro soltanto il
foglio di carta che lo avvolge.
Non è necessario che il valore
intrinseco di un dono sia in-
gente e neppure che il dono
sia disinteressato. Siamo sin-
ceri: se facciamo un dono c'è
forse anche il segreto desi-
derio, chissà un giorno, di ve-
derselo ricambiare.
Con questo numero l'ultra-
centenario e caro Bollettino si
tinge di colori. Considerati i
costi attuali e in lire della car-
ta stampata è un grosso im-
pegno. Guardando a ciò che
rappresenta in patrimonio
storico-culturale è perfino
poco.
Eppure questa rivista che
appartiene al mondo dell'A-
more e della Speranza conti-
nuerà a giungervi senza quota
di abbonamento.
Non ha prezzo, come le
cose scritte nel taccuino del
nostro cuore. Come gli auten-
tici doni e la lettera di un
amico lontano e vicino. Epro-
prio una lettera - quella an-
nuale del Rettor Maggiore -
che apre questo nuovo anno,
perpetuando una antica e
cara tradizione: dare una
Strenna, quasi un dono di
luce per i figli. Valorizziamo
l'uno e l'altro dono.
Giuseppe Costa
un anno
nuovo
da pregare
Era verso la fine della notte.
La barca era agitata. Gli aposto-
li vedono camminare sulle ac-
que qualcuno come un fanta-
sma. E si mettono a gridare dal-
la paura. Ma Gesù si accosta a
loro: « Coraggio, sono io, non
abbiate paura».
Pregare è l'incontro sconvol-
gente del proprio niente, della
propria paura, del proprio pec-
cato, della propria morte con il
Tutto: «Coraggio, sono io».
È questo Dio che viene in-
contro all'uomo, che riempie di
salvezza tutta la vita dell'uomo,
che fa una unità totale di resur-
rezione con l'uomo. Questo Dio
dell'attesa che diventà il Dio
verso il quale camminiamo, che
cammina con noi.
Pregare è
m e rav i gl ia r s i
Pregare è meravigliarsi per
questo Dio.
Non un Dio già raccontato,
già definito, già banalizzato, ma
un Dio che non finisce mai di
meravigliarmi.
Un Dio che mi ha amato sin
dall'eterno, che è venuto a tro-
varmi con le braccia rotte dalla
misericordia, che non ha paura
di contaminarsi, di essere sciu-
pato, di essere sprecato. Un Dio
che rimane in balla dell'uomo,
che lascia camminare i piedi
degli uomini sul suo cuore, che
mi ama in pura perdita, che
crede in me.
È un Dio che cade in agonia,
che soffre il mistero, l'assurdità,
l'enigma del dolore, la beffa.
Un Dio buttato nel solco dei
figli, presente nell'uomo, aman-
te dell'uomo, alla ricerca del-
J'uomo.
Sì, è da qui che bisogna par-
tire: « Anche se tua madre si di-
menticasse di te, io non ti ab-
bandonerò mai». È da questo
Amore che bisogna trarre le
conseguenze, non dalle nostre
difficoltà, dalle nostre matasse
filosofiche. Da questo Dio, dal-
!'anello d'oro, dal vestito a fe-
sta, dal banchetto, dalle sue im-
boscate di pietà, dall'agguato
del suo perdono.
Da questo Dio che è ven ..ito a
BOLLETTJNO SALES/ANO I GENN.A/f <983 3

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cercare sulla terra ogni uomo
inutile per dirgli: « Non piange-
re». Da questo Dio che, ad ogni
angolo della strada (quante vol-
te nel Vangelo!) ripete: « Non
temete... non temete». Da que-
sto Dio che si è lasciato scop-
piare il cuore per gli uomini:
«Ho compassione di questa
folla».
un Dio che, dopo averci
creato (il meraviglioso non è
che esista Dio, ma che esistia-
mo noi!), non ci lascia orfani,
non ci fa finire i giorni in una
pattumiera senza resurrezione,
ma ci assicura, con la gola
strozzata dalle lacrime: « Vado,
però ritorno a voi, e il vostro
cuore avrà gioia,..
Questo è il Dio con il quale
mi incontro.
Un Dio «commosso da mise-
ricordia». Un Dio bocconi per
terra, che pulisce i piedi degli
uomini.
Pregare è
rischiare
Eppure, questo Dio che mi
ama, questo Dio amico, questo
Dio che mi piglia sul serio, è un
Dio che mi fa entrare in crisi,
che mi interroga, che mi pro-
voca, che mi sfida, che mi met-
te in corpo una sofferenza mor-
tale.
un Dio che mi dà la pace, e
mi fa perdere la pace.
un Dio che mi riempie di
gioia, e mi fa stare male.
un Dio che mi fa fermare, e
mi rimanda ai fratelli.
Un Dio che mi chiede di far
nuove tutte le cose, ma parten-
do, anzitutto, da me stesso, ri-
muovendo tutte le situazioni
sbagliate, ingiuste, che sono
dentro il mio cuore.
Un Dio scompiglio, disturbo,
incidente, rimorso, inquietu-
dine.
Un Dio guastafeste. Pacifi-
cazione e tormento. Pienezza e
dolore.
Pregare è incontrarmi con
questo Dio che mi la mano.
La sua mano calda. Ed intanto
è stringere la mano fredda, ge-
lida, piena di rancore dei fra-
telli.
la stessa mano di Dio, dal
momento che Dio si è fatto
uomo, si è identificato con
l'uomo.
Dio nascosto a Betlemme.
Dio nascosto nell'Eucaristia.
Dio nascosto nelle apparenze
del fratello.
« Avevo fame, e mi avete dato
da mangiare... qualunque cosa
farete ad uno dei più piccoli
fratelli... ». In questa identifi-
cazione, il fratello diventa pre-
ghiera. E quella preghiera
straordinaria che è la Messa di-
venta la mia pacificazione, la
mia comunione con il fratello:
« Confesso a Dio Padre onnipo-
tenLe e ai miei fratelli... Se men-
tre ti trovi all'altare ti ricordi
che tuo fratello ha qualcosa
contro di te ... Scambiatevi il se-
gno della pace... ».
Diventa il mio rendiconto, la
mia salvezza o la mia dannazio-
ne: « In paradiso ti conducano
gli angeli, al tuo arrivo ti accol-
gano i martiri, e con Lazzaro
povero in terra possa tu godere
l'eterna gioia».
la nostra ultima Messa su
questa terra. L'ultima di ogni
Messa che è sempre provoca-
zione di amore, di ogni Messa la
cui Eucaristia è sempre la mi-
sura del «quanto», del «come»
mi debbo spezzare per i miei
fratelli.
Dio stesso si gioca, nell'a-
more degli uomini, fa sua pre-
senza, la sua credibilità, la sua
reputazione: « Nessuno di noi
ha mai visto Dio, però se ci
amiamo gli uni gli altri, Dio ri-
mane in noi».
Pregare è
salvarsi
Allora. Pregare non è giun-
gere le mani, ma congiungere le
nostre mani a quelle di Dio e
dei fratelli.
È ascoltare, amare, condivi-
dere Dio e l'uomo.
È capire che io e mio fratello
siamo consustanziali, uguali, e
che, quindi, i suoi peccati, i suoi
dolori, le sue gioie non mi sono
indifferenti. Io mi salvo salvan-
do Dio che è in lui.
farsi libertà, carità per tut-
ti. Così come ammonisce san
Giacomo.
È camminare con il cuore e
con il passo del fratello, secon-
do la profezia di Isaia: « Divi-
dere il pane con l'affamato, in-
trodurre in casa i miseri, i senza
tetto, vestire chi è nudo... ecco
il digiuno, la preghiera che vo-
glio».
È appartenere a Dio, alla sto-
ria della sua salvezza, ed è ap-
partenere ai fratelli, alla storia
della loro salvezza.
È lasciarsi afferrare dall'a-
more di Dio, lasciarsi interro-
gare, lasciarsi convertire da
questo Amore.
È avere competenza di Dio,
ed avere competenza dei fra-
telli.
È incarnare l'oggi, il presen-
te, il provvisorio (chi soffre non
può aspettare l'epoca delle ri-
forme), ed è pensare, immagi-
nare, lottare, gestire un proget-
to globale di liberazione per il
futuro.
È essere presenti dove l'uo-
mo soffre, dove l'uomo è solo,
dove è oggetlo, dove è escluso,
dove si decide la sua storia. Per-
ché è quj che si decide la storia
di Dio.
È poter pregare con Cristo
stesso: « O Padre, quelli che tu
mi hai dato, ecco io li ho custo-
diti nel tuo nome... In essi, o Si-
gnore, sono stato glorificato».
È l'augurio che ci scambia-
mo, sulla soglia di questo nuo-
vo anno, quanti, con Don Bo-
sco, crediamo e preghiamo
questo Dio.
Nlno Barraco
4 BOUETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983

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vescovo di Tezpur monsi- alla Superiora Generale Si-
gnor Kerketta, di Krishnagar, ster Mary Chalissery dichia-
monsignor Mathew Baroi, di rando la loro appartenenza
Dibrugarh, monsignor Ma- «de facto» alla Famiglia Sa-
namparampil: era presente lesiana e invitandoli per in-
anche monsignor Oreste Ma- tanto ad eseguire quanto in-
rengo assieme agli ispettori dicato dal documento sui
pON sosco I: NOilZIA
salesiani di Gauhati, Banga- Criteri di appartenenza alla
lore e Dimapur con molti Famiglia Salesiana preparato
altri.
recentemente dal Consiglio
L'incontro si è sviluppato Superiore.
attorno ad alcune relazioni e
comunicazioni che hanno af-
frontato il tema scelto rispet-
GIAPPONE
Ma la musica fu sempre per tivamente sotto l'aspetto sto-
lui un mezzo missionario rico, metodologico e teolo-
lndlmentlcablle
come già per Cimatti; e non gico con particolare riferi-
don Leone M. Llvlabella la metteva in primo plano mento alla situazione socio-
È scomparso il veterano
delle missioni salesiane in
Giappone don Leone M. Li-
viabella. La notizia ha rag-
giunto la direzione generale
salesiana in Roma subito
dopo la morte, avvenuta alle
8,53 (ora locate di Tokyo) del
28 novembre.
Da 56 anni era in Giappo-
ne, salvo sporadiche «visite,.
(pastorali e missionarie an-
se ne gloriava: per il regno di
Dio usò ogni altro mezzo
« opportuno e importuno,. ri-
servando per sé la sola po-
vertà e semplicità.
Salesiano dal 1913, fu
sempre coerente alla sua
scelta: con Don Bosco e con
i poveri, nel Giappone opu-
lento...
culturale dell'India d'oggi. Il
convegno si è concluso con
l'inaugurazione della biblio-
teca dello Studentato Teo-
logico «Sacro Cuore• di
Shillong dedicata al padre
salvatoriano Otto Hopfen-
meller, primo missionario a
Shillong (1890).
Uno storico
salesiano
ch'esse) in patria. Aveva fat-
L'attuale direttore salesia-
to parte della prima spedizio-
ne nipponica guidata dal
no dell'Istituto Teologico di
Bangalore ha pubblicato il
INGHILTERRA
Servo di Dio mons. V. Cimat-
secondo volume di « Storia
ti, approdata 1'8 febbraio
del cristianesimo in India». Il
Un'esperienza di
1926.
volume fa parte di un proget-
catechesi famlllare
I difficili inizi dovettero es-
sere affrontati con il mas-
simo di abnegazione (un
«segno» che poi don Leone
conservò indelebile) ma an-
che con coraggiosa crea-
tività.
Sono rimastì celebri i con-
certi strumentali e vocali che
il «trio» Cimatti-Liviabella-
Margiaria fece risuonare in
molti teatri, auditori, sale, al-
berghi, piazze etc. di tutto
l'estremo Oriente: e quello fu
mezzo di comunicazione so--
ciale, anzi di «comunione•
to editoriale di sei volumi vo-
luto dall'Associazione india-
na di Storia della Chiesa, una
associazione ecumenica co-
stituita nel 1935. Don Thek-
kedathu in ben 550 pagine
affronta il periodo che va dal
1542 al 1700.
L'Autore si è laureato al-
l'Università Gregoriana di
Roma nel 1972 con questa
tesi: « The Trobled Days of
Francis Garcia, S.J., Archbi-
shop of Cranganore (1641-
1659).
Con il titolo .-Together we
communicate,. un gruppo di
editori inglesi ha pubblicato
l'esperienza di catechesi fa-
miliare del salesiano don
Wim Saris. Si tratta di un
vero e proprio progetto di
formazione ecclesiale per
adulti che don Saris - oltre
ad essere un catecheta è re-
dattore dell'edizione olan-
dese del Bollettino Salesiano
- ha già sperimentato in
Olanda e soprattutto ad Am-
sterdam.
missionaria. Erano tempi in
INDIA
L'appartenenza delle •Sls-
cui - tra benestanti di un
sters of Mary lmmaculate•
PROGETTO AFRICA
paese non cristiano - bi- Giovani danzatrici benga- alla Famlglla Salesiana
sognava spesso privarsi del lesi della Scuola diretta dalle
Angola
cibo e di ogni più elementare Suore di Maria Bambina at- Dopo che il Capitolo Ge-
«agio,. per poter mantenere tive collaboratrici di don Lui- nerale delle Suore di Maria Il Brasile, si sa, da vari se-
qualche orfano o giovane gi Gobetti a Ranaghat nel Immacolata, nel 1981 - ave- coli mantiene rapporti con
povero... Ma la storia ha dato West Bengal dell'India.
va riaffermato quanto voluto l'Angola e specie nel Centro-
ragione ai pionieri. Più a lun-
dal loro fondatore il vescovo Sud sono molti i Brasiliani
go dell'intimo amico Cimatti,
don Liviabella ha potuto go-
dere degli sviluppi del seme
Missionari a confronto
salesiano monsignor Morrow che hanno radici da quelle
- e cioè lo spirito di Don Bo- parti. Ecco perché quando i
Come previsto, dal 1° al 5 sco con dentro incorporata Vescovi dell'Angola hanno
seminato.
ottobre 1982 - sessant'anni la " Piccola Via» di santa Te- chiesto i Salesiani il Brasile si
Era nato presso Macerata dopo l'arrivo dei primi sale- resa, l'impegno per l'evan- è trovato in prima linea. Cosi
nel 1896 da una famiglia siani nel Nord Est dell'India gelizzazione e la catechesi, il sei brasiliani accompagnati
«musicale»: il fratello Lino si - numerosi membri della Sistema Preventivo come sti• da un uruguaiano sono an-
rese mondialmente celebre. Famiglia Salesiana indiana si le di vita e di apostolato, e dati in Africa.
Leone stesso fu musico e tra sono ritrovati al Vendrame dopo aver avuto le loro Co-- Prima della partenza il
le sue ultime «glorie• v'è Missiological lnstitute di stituzioni definitivamente ap- gruppo si è "allenato» in
quella di avere dotato d'uno Schillong per un seminario provate dalla Santa Sede, le una parrocchia brasiliana
stupendo organo la sua bella sulle « Missioni salesiane in Suore indiane di Maria Im- dalle condizioni molto simili
chiesa di Tokyo. Là, intento India•.
macolata hanno chiesto ai all'Angola. Dal 1981 in An-
al suono, come in cortile, All'incontro hanno parte- Superiori Salesiani di far par- gola ci sono due comunità.
amabilissimo tra i suoi ragaz- cipato fra gli altri, l'arcive- te della Famiglia Salesiana. Più all'interno a Dondo si è
zetti e giovani, ne vediamo scovo di Schillong-Gauhati In data 8 settembre 1982, il aperta una parrocchia con
ancora la indelebile figura. monsignor H. D'Rosario, }1 Rettor Maggiore ha scritto don Azevedo Jurandei e don
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO l!183 • 5

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_____i/o diretto co
Cardinale RAUL SILVA HENRIQUEZ
Arcivescovo di Santiago
Emln.nza, ven-
t•11,ml 111 venln no-
minato cardln•I•.
V•nt'annl 111, Il
Concilio. La Chi.-
•• In questi anni è
andata 111111ntl o In-
dietro?
lo posso parlare
della mia Chiesa,
della Chiesa del
Cile. Per noi il Con-
cilio è stata una
grandissima, enor-
me carica vitale.
Abbiamo progre-
dito enormemente.
Dal punto di vista
liturgico, ad esem-
pio: la gente capi-
sce, ascolta e par-
tecipa in assemblee ecclesiali affol-
latissime. Un diplomatico europeo
ha detto al Nunzio che non gli pia-
cevano le messe di Santiago per-
ché la presenza di molta gente di-
sturbava la sua preghiera...
Abbiamo accentuato la scelta dei
poveri e dei giovani come hanno
voluto il Concilio e la Conferenza
Latinoamericana di Puebla. I risul-
tati sono evidenti: la Chiesa è ama-
ta dal popolo, è la sua vita, altro
che oppiol Le parrocchie sono pie-
ne di giovani. Abbiamo in Diocesi
34 scuole con circa centomila allie-
vi ma il maggior numero di vocazio-
ni viene dai movimenti giovanili del-
le parrocchie. Si tratta di ragazzi in
massima parte ventenni. Il Concilio
per noi ha rappresentato una svolta
molto profonda e positiva.
Tra la Conferenza di llledellln
quella di Pu.,,I• che rapporti cl
aono?
A Puebla si sono definite meglio
le esigenze del Concilio; inoltre il
contributo dei Vescovi Latinoameri-
cani è stato molto
più ampio che non
a Medellin. Puebla
ha « anatomizzato,.
l'America Latina
diagnosticando
con molta serietà e
coerenza e trovan-
do nell'opzione po-
veri-giovani la stra-
da maestra per l'e-
vangelizzazione
del Continente.
Un tema caro 111
Concilio al auol
protagonisti è at•
te 111 po11ertà de/111
Chiesa. Che ne
pensa?
Ci sono due di-
verse accezioni
della • chiesa povera" · Per alcuni
essa rappresenta una chiesa che
va oltre gli stessi poveri, che ha
un'organizzazione d'accordo con
loro e con gli strati più poveri della
società. Una sorta di democrazia.
Questa chiesa non ha nulla a che
vedere con la Chiesa povera del
Concilio. Questa è la Chiesa di
Gesù Cristo che ama la povertà e la
vive come virtù; che ama e serve I
poveri lavorando per la loro libera-
zione. Per fare questo non abbiamo
bisogno di cambiare proprio quello
che ci ha dato il Signore stesso: la
sua Chiesa.
Come giudica I tatti thll «dlaper-
sla?
È un crimine contro i diritti uma-
ni, contro i diritti delle persone che
la Chiesa, tuttavia, non ha il potere
di impedire. In Cile siamo riusciti a
fermarli. In altri paesi si è parlato un
po' meno nel passato. Il Papa ci ha
dato proprio quest'ordine del gior-
no: difendere i diritti umani.
Beber Alvina mentre a Luena
sono andati don Micheluzzi
Ilario, don Tironi Oswaldo,
l'uruguaiano don Zednicek
Milan e il confratello coadiu-
tore signor Lopez Virgilio.
Nel 1982, don Micheluzzi e
don Milan sono andati a so-
stituire I padri Cappuccini a
Luanda, capitale del Paese.
Allegria, entusiasmo, fede
e amore: sono questi gli at-
teggiamenti più evidenti della
popolazione e dei neo mis-
sionari uno dei quali, don Mi-
cheluzzi è stato chiamato a
battezzare a Saluanìa, vicino
Luanda, un vecchio di 120
anni che voleva morire cri-
stiano. Non è mai troppo tar-
di, come si vede!
6 • BOLLETTINO SALESIANO ! GENNAIO J983
ITALIA
Il Gruppo Polska Insiste
Ecco i simpatici ragazzi di Chiari che
non contenti di inviare pacchi di viveri in
Polonia hanno promosso - unendosi ov-
viamente agli altri - tutta un'azione di
sensibilizzazione a favore dei loro amici.
Hanno così scritto al Ministro delle Poste
italiano on. Remo Gaspari pregandolo di
prorogare le agevolazioni per la spedizio-
ne di viveri in quel Paese. Il Ministro ha
loro risposto.
THAILANDIA
Processione ecumenica
Dal 18 al 25 gennaio di ogni anno si ce-
lebra l'Ottavario di preghiera per l'Unità
dei Cristiani. Il Concilio Vaticano Il ha ul-
teriormente allargato le prospettive ecu-
meniche estendendole anche alle religioni
non cristiane. Ecco una caratteristica pro-
cessione •ecumenica" con la partecipa-
zione di cattolici, buddisti, e diversi altri
fratelli separati. La foto ci giunge da Ratc-
haburi.
ITALIA
Convegno Giovani
Cooperatori
Ecco ancora alcune Im-
magini del Convegno dei
Giovani Cooperatori celebra-
tosi all'Istituto Salesiano Ge-
rini di Roma dal 29 ottobre al
1° novembre 1982 sul tema
« Incontro ai giovani in diffi-
coltà con il coraggio e lo zelo
di Don Bosco». Al Convegno
sono intervenuti il Rettor
Maggiore, don Rainerl, don
Bosoni. È stato anche pre-
sente il cardinale Agnelo
Rossi Presidente della Con-
gregazione per l'Evangeliz-

1.7 Page 7

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PALESTINA
Il saluto del Rettor Maggiore
Blbllstl Saleslanl
nella Terra di Gesù
presso la Casa Generatl.tla.
Una foto ricordo dell'Intero grup-
po con Il Patriarca di Gerusalem-
Si racconta che Paolo VI me al centro.
ricevendo un uomo di cul- SI ritorna In pulmann.
tura ed avendogli chiesto se Suor Maria Ko, docente all'Auxl-
per caso fosse stato a Geru- llum delle Flglle di Maria Auema-
salemme, alla risposta nega- trlce e... don Glueeppe Gamba,
tiva di quella personalità ab-
bia scherzosamente rispo-
sto: «si consideri in peccato
blblleta ed attuale direttore del-
l'Editrice Universitaria Saleelana
di Roma.
mortale fino a quando non vi
andrà"· Per i salesiani bibli-
sti non c'è stato bisogno di
un invito del genere: è basta-
to un incoraggiamento del
Rettor Maggiore don Egidio
Viganò e del Consigliere Ge-
nerale per la Formazione
don Natali perché si mettes-
sero subito in moto. L'orga-
nizzazione del viaggio l'ha
curata l'Università Salesiana
tramite don Giorgio Zevini
docente di scienze bibliche
presso la medesima, dal 29
agosto al 13 settembre 1982.
Oltre che con i luoghi San-
ti e con la realtà umana di
quella Terra, il gruppo dei bi-
blisti salesiani - recente-
mente fra l'altro organizzati
in Associazione Biblica Sa-
lesiana (ABS) con lo scopo soprattutto della Famiglia
di promuovere collegamenti Salesiana - ha potuto co-
tra i cultori di scienze e atti- noscere la presenza salesia-
vità bibliche della Congre- na in Terra Santa.
gazione Salesiana a servizio « Una realtà - ha detto
don Vittorio Pozzo, Ispettore
del Medio Oriente salutando
-. parte di una realtà più va-
sta che si estende ad altri sei
Paesi del Medio Oriente.
Realtà non vistosa ma signi-
ficativa in situazioni partico-
larmente difficile. In Terra
Santa si concretizza in due
scuole professionalì a servi-
zio della popolazione araba,
in una Casa dove, oltre alla
memoria del Protomartire
Santo Stefano è vivo il ricor-
do del Servo di Dio coadlu-
tore Simone Srugi, e nel
Centro Studi di Cremisan " ·
Ed è proprio a Cremisan,
con l'ospitalità calda e ge-
nerosa di quei confratelli,
che il gruppo dei Biblisti ha
svolto i propri lavori alternan-
doli con escursioni e visite.
Bagatti, Benoit, Bissoli,
Dreyus, Jeremias, Ufenhei-
mer, Loffreda, Manns e Na-
tali sono stati relatori com-
petenti almeno quanto qua-
lificato era Il gruppo dei loro
improvvisati allievi.
zazione dei popoli. I giovani
cooperatori salesiani hanno
individuato quattro aree di
intervento: volontariato, ser-
vizio civile alternativo, Coo-
perative, Mass-Media. Al
convegno, naturalmente
come è consuetudine sale-
siana non sono mancati i
momenti di gioia. Eccone
uno al termine della cena.
Un cuore di rose
Gli Exallievi Salesiani della
Federazione Subalpina han-
no voluto rinsaldare i loro
vincoli d'amicizia recandosi
al Colle Don Bosco per una
Giornata dell'Amicizia. Come
il loro primo dirigente Gasti-
ni, il 26 settembre 1982 han-
no voluto offrire a Don Bo-
sco, presso la sua casetta,
un simbolico cuore di... rose.
BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983 7

1.8 Page 8

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UNIVERSITÀ PONTIFICIA
SALESIANA
Il «chi è• del CatechlsU
L'Istituto di Catechetica
della Facoltà di Scienze del-
l'Educazione dell'Università
Salesiana di Roma ha realiz-
zato un'indagine atta a defi-
nire il numero e la •qualità•
dei catechisti In Italia.
L'indagine - sulla quale
contiamo di ritornare - è
stata possibile grazie anche
alla collaborazione di molti
Uffici Catechistici Salesiani e
dei tanti exallievi della stessa
Università. Quali I •numeri•
più significativi? Eccoli.
L'indagine - denominata
Catechisti 82 • - ha inte-
ressato 55 Diocesi Italiane ed
ha visto compilati 19.518
questionari da altrettanti ca-
techisti sparsi In buona parte
delle regioni Italiane.
La catechesi italiana è in
massima parte affidata a gio-
vani; appena 1'1 1,6% degli in-
tervistati infatti ha dichiarato
di avere più di trent'anni. La
fascia più sostenuta tuttavia
è tra i venti e i trent'anni. I
loro destinatari sono in mas-
sima parte i fanciulli ma si
nota una tendenza ad oc-
cuparsi di adolescenti e gio-
vani.
Quanto al sesso c'è da
dire che prevale nettamente
quello femminile e questo
non soltanto per motivi
•strutturali • (più possibilità
della donna di usufruire di
tempi adatti•) ma anche per
motivi culturali che nel con-
testo italiano e più ampia-
mente in quello latino, ve-
dono la donna protagonista
prima in campo educativo. I
dati completi dell'indagine
verranno prossimamente
pubblicati dalla Editrice El-
leDiCi di Leumann.
BRASILE, Vlamio
Queste immagini cl giungono dalla Casa di rieduca-
zione per minorenni di Viamao dove si svolgono corsi
di scuola elementare e professionale (tipografi e agri-
coltura). Qui, come in motti altri posti del mondo, i Sa-
lesiani continuano a realizzare la missione di Don Bo-
sco: formare con pazienza e amore « buoni cristiani e
onesti cittadini•.
rano sempre con stima e ve-
nerazione ricordando soprat-
tutto Il suo amore per i poveri
e la giustizia.
Il foeolare M. Magone
Da 4 anni due giovani coo-
peratori salesiani, Mariano e
isabéi, sono impegnati in un
lavoro sociale tra ragazzi di
estrema povertà, prima nella
parrocchia S. Juan de
Dios• a Santiago del Cile, e
ora... a casa loro. Non con-
tenti infatti del Centro aper-
to,. In cui offrivano gioco,
pasti gratuiti e catechismo,
Mariano lascia la scuoia al
«Patrocinio S. José» per de-
dicarsi ai ragazzi in difficoltà
a tempo pieno. Frattanto
sboccia un delicato amore
per lsabel, coronato dal ma-
trimonio nel 1980.
Gli sposi novelli comprano
una casa vicino la Parroc-
chia, con l'aiuto di alcuni be-
nefattori e dei Cooperatori
adulti dei vari Centri della
Capitale, di industriali e com-
mercianti, alunni e genitori
che continuano la loro assi-
stenza al focolare Magone.
Attualmente vivono in casa
12 ragazzi dai 1O ai 16 anni,
e il piccolo Marianlto Gallar-
do di 6 mesi nato dal loro
amore.
COLOMBIA~
Cattedrale dedicata
all'Auslllatrlce
Il culto a Maria Ausiliatrice
nel mondo continua ad
espandersi. Per ricordare Il
cinquantesimo di fondazione
della propria diocesi l'Arci-
vescovo di Barranquilla, Il 21
agosto 1982, ha voluto de-
dicare la Cattedrale al titolo
di Maria Reina y Auxiliado-
ra "·
ITALIA
-- - .
Nozze di diamante per I coniugi Nutl
I coniugi Nuti di Lido di Camaiore hanno compiuto
60 '."nni di matrim~:,nio il 16 novembre 1982. Il figlio An-
tonio ha voluto ncordare la felice circostanza invian-
doci queste foto con una nota: • sono vostri affezionati
abbonati e lettori•. Potevamo non pubblicarle? Augu-
rissimi da tutti noi.
8 EIOLl.ETTINO SALESIANO I GENNAIO 1116,)
CILE
FRANCIA
Stampati I discorsi
del Cardlnale
El Cardenal nos ha dicho
1961-1982•. Con questo ti-
tolo l'Editoria! Salesiana di
Santiago con una introduzio-
né di don Miguel Ortega ha
raccolto i discorsi del Car-
dinale Raul Sllva Henriquez,
arcivescovo della Capitale ci-
lena.
Silva Henrfquez è ormai
prossimo a lasciare la sua
Archidiocesi per aver supe-
rato i 75 anni, ma la sua per-
sonalità è sempre popolare
tra i cileni che lo conside-
Tempo di marce
Per ricordare i cento anni
del viaggio che Don Bosco
fece In Francia i Salesiani di
Nizza organizzano una mar-
cia che partendo da Nizza il
2 aprile si concluderà a To-
rino Valdocco 1'8 aprile 1983.
Sarà un pellegrinaggio di
fraternità e amore a Don Bo-
sco ma anche... un ottimo
banco di prova per chi vuole
verificare le sue condizioni fi-
siche... Forza ragazzi: ap-
pena una maratona d, 45 chi-
lometri al giorno con tappe a
Sospel, Tende, Cuneo, Rac-
conigi, Becchi e Valdoccol

1.9 Page 9

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ITALIA
Morto don Scuderl
Il 22 novembre 1982 a Catania è morto don Vincen-
zo Scuderi. Su di lui il BS del maggio 1982 aveva pub-
blicato un articolo in occasione dell'ottantesimo com-
pleanno. Qui, l'exallievo giornalista Giuseppe Testa ne
ricorda l'esperienza a Riesi in provincia di Calta-
nissetta.
La notizia della morte di Mons. Vincenzo Scuderi,
avvenuta In questi giorni a Catania, ha sollevato un'on-
data di commozione in Riesi, dove fu Parroco, Arcipre-
te, Direttore della Casa Salesiana per undici anni, dal
settembre 1966 al settembre 1977. Attraverso la sua fi-
gura passa certamente la storia della chiesa riesina di
quel periodo. Egli, con lo slancio dei giovani, seppure
non più giovane, venne a continuare l'opera dei pre-
decessori salesiani spirituale e materiale.
I tempi non erano più certamente quelli del '41, del-
l'epoca di don Crispino Guerra, don Paolo Giacomuzzi
e don Ettore Carnevale Maffei. I Valdesi avevano co-
struito l'opera del Monte degli Ulivi e, anche se Vina; in
« Giorni a Alesi• scriveva che c'era sempre il rischio di
vedere coalizzarsi interessi o segrete violenze della so-
cietà religiosa, don Scuderi gli rispose su una rivista
religiosa « Il Regno»: « Tutt'altro. Il bene, purché si fac-
cia, non dev'essere mai ostacolato•. E don Scuderì
fece moltissimo per portare pace dopo anni di rancori,
di lotte, di asprezze con i protestanti, che duravano dal
1871 .
Per quanto riguarda le attività è certo uno dei perio-
di più felici e fecondi per i Salesiani. Nel 1965 fece subi-
to appaltare i lavori della chiesa del SS. Crocifisso,
dopo che il Municipio aveva ordinato l'immediata de-
molizione; sistemò le chiesette di San Giusippuzzu e
della Croce. L'opera più importante fu certamente il re-
stauro della basilica matrice. L'edificio era ridotto in
pessime condizioni, urgeva por mano all'opera di siste-
mazione dei tetti, degli altari, dei restauri interni delle
opere di pittura e scultura. I lavori furono condotti in
economia con interventi economici della Casa Salesia-
na, offerte dei pellegrini, resti di bilanci di feste religio-
se. Le signorine Sardella curarono la cappella del SS.
Sacramento e il sig. Filippo Mirisola quella del Crocifis-
so morente.
Intanto don Scuderi, che andava studiando e co-
noscendo meglio Il suo campo di lavoro, vide che due
erano i problemi più importanti: i fanciulli con i giovani
e gli anziani. Con l'aiuto di alcune persone, che lo col-
laborarono da vicino nella sua fatica, acquistò un vasto
terreno di 16.000 mq., allo scopo di costruire un Centro
Giovanile con scuole materne, internato, campo spor-
tivo ecc.
Con l'opera dei « »giovani cooperatori», venuti a
Alesi da diverse parti d'Italia, nei mesi estivi, con vari
campi di lavoro, in via Cavallotti si realizzò il primo edi-
ficio, che immediatamente fu adibito a colonia estiva
per centinaia di bambini. Acquistò anche l'area dell'an-
tico cimitero, al Conventino (mq. 3600 circa) con l'in-
tento di costruirvi una Casa di Riposo per anziani, che
era già sorta in locali provvisori affittati in via Conte di
Torino ed in seguito in via Capitano Faraci. La sua ope-
ra per la Casa di Riposo sarà brillantemente portata a
termine dal suo successore don Vincenzo Sangiorgi
negli ampi e comodi locali di via Cavallotti, che ospi-
tano una cinquantina di uomini e donne.
A tutto ciò si aggiunga un altro fatto, nella vasta
opera di don Scuderi, che fece scalpore sopra ogni
dire, e fu considerato il boom più eclatante dopo 26
anni dalla venuta dei Salesiani: l'ingresso delle Suore
delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Riesi il 24 gennaio
1967. Il problema di un altro campo di lavoro, quello
femminile, non era stato mai accantonato.
Nel 1977, dopo dodici anni circa di intensa attività,
mons. Scuderi lasciò la « .sua Alesi•• come amorevol-
mente definì il paese, incidendo a lettere di fuoco il suo
nome nel cuore dei Riesini. Poi andò a Catania, in
un'altra opera missionaria.
Al sottoscritto, in occasione del capitolo sui Sale-
siani nell'opera Riesi nella storia scrisse: « •Oh! Caro
Riesi! abbi più fiducia in te stesso. E gli stessi Riesini
siano artefici di un più luminoso avvenire puntando sui
meravigliosi e bei fanciulli che tu metti al mondo, cre-
sciuti ed educati nella luce di Cristo col metodo di San
Giovanni Bosco•.
MALTA
COREA DEL SUD
Resiste la vecchia banda
Mentre in molte case sa-
lesiane d'Italia sono sparite
da tempo le Bande musicali
soppiantate spesso da chi-
tarre, batterie e organi elettri-
ci, a Sliema, nell'Isola di Mal-
ta gli... ottoni resistono an-
cora. Naturalmente dietro
questi ragazzi c'è sempre la
paziente opera di qualche
appassionato educatore.
Sottogruppo di
Volontarie (VDB)
Lentamente il seme si svi-
luppa. Dopo un lungo perio-
do di maturazione e preghie-
ra a Seul è stato creato dal 1°
ottobre 1982 un nuovo Sot-
togruppo di Volontarie di
Don Bosco.
Pl&V
cli
Da. VlK1UO
9 BOLLETTINO SAL.ESIANO 1 GENNAJO 1983

1.10 Page 10

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promuovere
persone e
comunità
Carissimi,
i miei più cordiali auguri di Buon
Anno!
Ho creduto bene cti offrirvi per il
nuovo anno una Strenna che serva a
rinvigorire, in Farmglia, la « Direzio-
ne Spirituale».
Non spaventatevi. La lettera è un
po' densa, ma il tema esige serietà di
presentazione.
Da qualche tempo sembrava che
un simile argomento non fosse più
di moda, per il rifiuto di ogni tipo di
autorità, per l'impoverimento spiri-
tuale, per la riconsiderazione a fon-
do di tutto, per il disorientamento
morale e spirituale in atto. E invece,
le esigenze stesse del vissuto cristia-
no richiedono con insistenza un suo
ripristino: non come una semplice
«restaurazione» delle modalità di
ieri, ma come un ripensamento crea-
tivo che ci impegni seriamente nella
ricerca della sua forma attuale.
Non ci interessa di star qui a cer-
care dei colpevoli della crisi, ma di
correre ai ripari. Abbiamo bisogno
di capire bene che la « Direzione
Spirituale» è veramente una media-
zione indispensabile per il nostro
avanzamento spirituale, ossia per
avere degli orientamenti validi e
concreti nella nostra vita individua-
le e comunitaria.
Non mi è possibile, qui, affrontare
la vastità del tema della « Direzione
Spirituale»: il termine stesso, fino a
ieri sospettato di « ctirigismo" e so-
stituito con altri più sfumati, come
« dialogo spirituale», e accompagna-
mento spirituale» ecc., ritorna di
uso corrente per indicare quella for-
ma d'aiuto che riguarda la « pienez-
za» cristiana della vita di fede.
Vorrei aiutare a percepire bene il
suo significato globale e cosi invo-
gliare, durante l'anno, ad approfon-
dire, interscambiare, rivedere ed
esercitare più e meglio una esperien-
za formativa che deve accompagna-
re e guidare la pienezza della « vita
nello Spirito».
Nella Strenna ci sono quattro
aspetti da chiarire.
1 La maturazione
cristiana
Innanzitutto, la Strenna riferii;ce
la Direzione Spirituale alla « matu-
razione cristiana» della fede.
Liberiamoci da prevenzioni e pre-
giudizi che hanno fatto della Dire-
zione Spirituale quasi una tecnica
sofisticata e un fatto intimistico per
alcune persone di élite: una specie di
lusso per pochi dilettanti.
Noi parliamo di una Direzione
Spirituale che si riferisce sostanzial-
mente alla pienezza battesimale, os-
sia alla coscienza e maturazione
sempre più intensa della propria vo-
cazione nella Chiesa. Non dunque
primariamente ricerca di speciali te-
rapie psicologiche, ma accurata for-
mazione del perfezionamento del
credente per superare i pericoli della
superficialità spirituale.
La « nuova Creatura» che nasce
in noi per mediazione sacramentale
ha una esigenza di guida: la grazia
comporta nella Chiesa una vita pro-
gressiva da «orientare». Infatti lo
sviluppo della fede cristiana non è
semplicemente una « autorealizza-
zione» ma una crescita della « tra-
scendenza» di sé nel mistero di Cri-
sto, vissuto dalla Chiesa. Non basta-
no le scienze umane a ·guidare una
tale pienezza di maturazione; c'è bi-
sogno d'un particolare discernimen-
to di sintonia con lo Spirito del Si-
gnore. « La mia parola e il mio mes-
saggio - ci dice San Paolo - non si
basarono su discorsi persuasivi di
sapienza (umana), ma sulla manife-
stazione dello Spirito e della sua po-
tenza, perché la vostra fede non fos-
se fondata sulla sapienza umana, ma
sulla potenza di Dio» (1 Cor 2,4-5).
Certamente il progresso di tante
discipline antropologiche ha miglio-
1Q BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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rato oggi la possibilità cli conoscenza
del cuore umano. Non si dovrà pre-
scindere, nella Direzione Spirituale,
dagli apporti validi di queste scien-
ze; però nessuna cli esse può venir
presentata come alternativa o su-
peramento di una metodologia for-
mativa che è propria della matura-
zione cristiana. «L'uomo 'naturale'
- ci dice ancora S. Paolo - non
comprende le cose dello Spirito di
Dio; esse sono follia per lui, e non è
capace di intenderle, perché se ne
può giudicare solo per mezzo dello
Spirito. L'uomo 'spirituale' , invece,
giudica ogni cosa, senza poter essere
giudicato da nessuno. Chi infatti ha
conosciuto il pensiero del Signore in
modo da poterlo dirigere? Ora, noi
abbiamo il pensiero di Cristo! »
(1 Cor 2,14-16).
Dunque, c'è bisogno di non ingan-
narsi con ragionamenti semplice-
mente umani e di essere oggettiva-
mente maturi nella percezione della
presenza vivificatrice dello Spirito
Santo.
pienezza cli grazia delle persone che
la compongono.
Perciò ha una sua peculiare im-
portanza anche la guida e l'anima-
zione delle comunità, in quanto tali;
ed ogni aiuto spi.rituale alle persone
ha bisogno di un complemento e di
un concreto riferimento a.Ila vita ec-
2 Persona
e comunità
La Strenna dice, poi, che si tratta
di una maturazione cristiana « delle
persone e delle comunità». Lo Spi-
rito Santo, in effetti, inabita nel
cuore di ogni persona, ma è anche
l'«anima» della comunità ecclesiale.
Bisognerà che il discernimento
delle Sue vere iniziative sia guidato
dalla Direzione Spirituale su due li-
velli complementari:
- quelJo di ogni singola persona
credente, nel santuario della sua co-
scienza, con le sue doti e caratteri-
stiche, con i suoi doni e con i suoi
problemi;
STRENNA - 1983
<< Promuoviamo
la maturazione delle persone
e delle comunità
rinnovando ed intensificando
con stile salesiano
l'esperienza formativa
della Direzione Spirituale >>.
- e quello «della» (non solo
«nella») comunità a cui appartiene
e alla cui vita partecipa ogni singola
persona.
Certamente la più caratteristica
Direzione Spirituale è quella delle
singole persone; però oggi assume
straordinaria importanza la sua in-
negabile vincolazione con quella del-
la comunità.
Giustamente dopo il Vaticano Il
si è affermato che la comunità ha un
suo importante ruolo nella matura-
zione cristiana in due sensi: primo,
che c'è u,n ministero di Direzione
Spirituale comunitaria («diaconia»)
per «la vita nello Spirito» della
stessa comunità (Magistero del
Papa e dei Vescovi, direttive e orien-
tamenti dei responsabili delle diffe-
renti comunità); e, secondo, che la
comunità di fede svolge un ruolo
quasi «materno» («koinonia ») nella
clesiale delle comunità a cui app81·-
tengono: « non c'è, non ci può essere
vera e propria Direzione Spirituale
senza l'esistenza e l'opera di condu-
zione 'materna' cli una autentica co-
munità ecclesiale» (A. Fallico).
3 Descrizione della « Di-
rezione Spirituale»
Questo ampliarsi e dilatarsi -
per così dire - della Direzione Spi-
rituale dall'ambito strettamente
personale fino a comprendere anche
quello comunitario non ne contrad-
dice la natura, ne è come il comple-
mento congenito in una Chiesa che è
tutta comunione.
Che cosa è infatti la Direzione
Spirituale? Un competente in ma-
teria, il P. Charles André Bernard,
ce la descrive così: « Parliamo di Di-
rezione Spirituale quando il creden-
te, alla ricerca della pienezza della
vita cristiana, riceve un aiuto spiri-
tuale che lo illumina., lo sostiene e lo
guida nel discernere la volontà di
Dio per raggiungere la santità; mol-
teplici ne sono le forme, e vari i gra-
di di intensità».
Si vede subito in questa descrizio-
ne che l'essere «Direttore Spiritua-
le» è qualche cosa di assai distinto,
anche se non contrapposto, a quello
cli fare il « Consigliere psicologico»
di soli individui in difficoltà. E si
vede ancora che questa descrizione
si applica, senza forzature, sia al-
l'aiuto spirituale delle persone (o di
coscienza) sia all'aiuto spirituale di
animazione di una comunità o grup-
po in quanto tale: alla condizione di
non prescindere dalla loro comple-
mentarità e dalle «modalità» che
ognuna ha in proprio. Non sarà inu-
tile ricordarle:
a) La Direzione Spirituale deUé
persone o di coscienza è sempre la
forma di «aiuto» che il «Direttore»
(confessore, formatore esperto o
esperta di vita spirituale) ad un
«credente» il quale è «alla ricerca
della pienezza della vita cristiana»,
nel discernimento delle motivazioni
di fede, dell'interpretazione sopran-
naturale della propria esistenza, del-
lo stato intimo della coscienza (idea-
li, propositi, dubbi, ansietà, ecc.),
del progetto della propria vocazione
nell'ambito dei signi dei tempi.
b) La Direzione Spirituale co-
munit;aria, cioè cli un gruppo che si
costituisce io ambiente formativo, è,
analogamente, l'aiuto (che in questo
caso si risolve in svariate modalità
di animazione e di orientamento co-
mune) che il responsabile, ai diversi
livelli - Papa, Vescovo, Parroco,
Superiori nei diversi gradi, Respon-
sabile e Animatore di gruppo - of-
fre ai membri di appartenenza. C'è
qui tutto un insieme vario ed arti-
colato di iniziative e comportamenti
atti a illuminare, stimolare, soste-
nere e guida.re, un comune clima di
discernimento della volontà di Dio
circa la comunità o il gruppo in
quanto tali, nell'ambito del loro pe-
culiare spirito di aggregazione (cfr.
MR 13).
L'ideale da proporsi è la piena ar-
monia, complementarità e unità
d'indirizzo dei due livelli, personale
e comunitario. Il responsabile spiri-
tuale cli gruppo dovrà proporsi sem-
pre l'adesione e la sintonia con la
più ampia guida ecclesiale dei Pa-
stori; e il consigliere spirituale dico-
scienza (che in vari casi può essere
la stessa persona) agirà nell'«a tu
BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983 11

2.2 Page 12

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4 Lo stile
salesiano
per tu» secondo lo stesso clima e in-
dirizzo del proprio ambiente di co-
munione.
In entrambi i livelli si tratta di un
aiuto «spirituak» che va dall'illu-
minazione dottrinale al sostegno
delta volontà, dal chiari.mento di
una situazione o di una ansietà di
coscienza all'accompagnamento nel-
l'apprendere a vivere in più intima
consonanza con lo Spirito de] Si-
gnore.
Si tratta di un aiuto di « saggezza
sapienziak» nella ricerca concreta
della volontà di Dio da scoprire tra-
scendendo se stessi. A ciò fare il
" Direttore spirituale » ha bisogno
specialmente di santità e di saggez-
za di vita: «Può forse un cieco gui-
dare un altro cieco?" (Le 6,39). ll
12 • 801.LETT/NO SALESIANO t GENNAJO t P83
suo però è un «carisma di paternità-
maternità spirituale" prima che un
carisma di «dottore»: si tratta in-
fatti di essere collaboratori del
«Buon Pastore• (cf Gv 10,11-18).
Ogni tipo di Direttore spirituale,.
non agisce con formule fatte e non
dispone in anticipo del futuro: più
che profezia, la sua è prudenza di
fede, arricchita da uno speciale dono
dello Spirito per l'opera di discer-
nimento. Agisce al servizio della li-
bertà del soggetto e dell'ambiente
comunitario; l'efficacia di tale ser-
vizio direttivo radica nel suo atteg-
giamento di sottomissione all'azione
dello Spirito Santo e tende a svilup-
pare negli interessati una profonda
libertà interiore.
Don Bosco ha sempre voluto co-
niugare insieme questi due Hvelli
complementari della coscienza per-
sonale e dell'ambiente comunitario.
Direttore di spirito egli - come di-
mostra la sua vita - ha esercitato
la sua azione di aiuto spirituale
come confessore e come educatore.
L'aiuto s pirituale di coscienza ve-
niva integrato, perfezionato, tenuto
desto dalla cura attentissima che
Don Bosco metteva nel creare nel-
1'ambiente dell'Oratorio un clima di
alta tensione spirituale mediante
una voluta ed intensa animazione
comunitaria. Nessuno dei due livelli
si è mai presentato come alternativa
dell'altro. Si può dire che, nello stile
salesiano, quanto più cresce la ma-
turazione cristiana della comunità
in cui si vive, tant.o più facile e breve
risulta, normalmente, la direzione
personale delle coscienze: • quanto
meno c'è di Educazione spirituale (o
di densità spirituale comunitaria)
tanto più è necessaria la Dire--t.ione
spirituale (personale); e quanto più
c'è di Educazione spirituale (o di
densità spirituale comunitaria), tan-
to meno occorre la Direzione spiri-
tuale (di coscienza)• (E. Valentini,
Sai.esianum, 1962, 2-3).
Nello stile salesiano, mentre si ap-
prezza e non si esclude mai la dire-
zione di coscienza, si sottolinea mol-
to la necessità di «comunione• per
crescere nella fede; e tale comunione
esige una qualche comunità forma-
tiva.
Il termine •comunità" qui ha un
significato ampio, che richiede però
sempre una certa struttura stabile,
un ambiente in qualche modo per-
manente, che favorisca la comunio-
ne. Cosi il termine «comunità» non
si riferisce solo alle case dei reli~osi
e delle suore, ma anche, dentro I am-
bito comunionale della Chiesa uni-
versale e locale, all'ambiente della
famiglia cristiana, delle comunità
cristiane di base, delle associazioni
d'ispirazione evangeUca, dei gruppi
d'iniziativa apostolica, ecc. L'aspi-
razione comunionale, la tendenza
as.sociativa, la vita di gruppo, è qua-
si una inclina.zione innata allo spi-
rito salesiano di Don Bosco e al suo
Sistema preventivo.
L'elemento più incisivo in tale
tendenza alla comunione, al di
della pro~ammazione di determi-
nate attività, è il sentirsi tutti coin-
volti attivamente e responsabilmen-
te nei concreti ideali comuni della
pienezza della vita cristiana.
C'è, quindi, un grande bisogno di

2.3 Page 13

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Don Bosco: un apostolo deH'• a tu per tu•·
saper curare e animare detenninati
ambienti formativi e valorizzare
l'interscambio spirituale e la messa
in comune delle attività di fede, la
revisione di vita, ecc.
Purtroppo, ripeto, in questi ultimi
decenni c'è stata una forte crisi, sia
di disorientamento spirituale delle
coscienze, sia delle differenti moda-
lità di comunione di gruppo. Sono
apparse cosl due urgenze che toc-
cano direttamente la Direzione Spi-
rituale: l'attuale trapasso culturale
ha fatto aumentare, innanzitutto e
in forma assai percettibile, il bi.so-
gno di Direzione Spirituale perso-
nale in un mondo d'insicurezza e di
relativismo; e si è affacciato, come
ho rilevato poco sopra, il problema
di ampliare la forma stessa della Di-
rezione Spirituale, agendo non solo
con le singole persone ma creando e
curando nuovi ambienti formativi
(vari tipi di comunità) e dedicandosi
ad animarli e orientarli spiritual-
mente.
Ecco perché, carissimi, è attuale e
impellente un vero rilancio nella no-
stra Famiglia, di una Direzione Spi-
rituale rinnovata.
Essa, diceva il famoso Padre De
Guibert, « è la via normale e ordi-
naria per la quale Dio conduce le
anime alla perfezione». Non è per
nulla sorpassato, per chi vuol far
crescere e maturare la sua vita bat-
tesimale, ciò che afferma il prezioso
libro dell'Imitazione di Cristo:
« Prendi consiglio da chi è saggio e
coscienzioso; e preferisci ricevere in-
segnamenti da chi è migliore di te
che attuare tutto ciò che ti salta in
mente» (L.1, c.4).
Auspico che la Strenna-83 serva a
rinvigorire la pienezza della vita cri-
stiana nella nostra Famiglia spiri-
tuale; a far conoscere e tradUITe in
pratica il Magistero vivo dei Pastori
della Chiesa, gli indirizzi autorevoli
di genuinità salesiana propri dei
vari gruppi e della comunione d 'in-
sieme, l'esperienza formativa di ogni
consigliere spirituale, l'esercizio og-
gettivo del discernimento dei dise-
gni di Dio sulla comunità e su ogni
persona.
Il prossimo Sinodo dei Vescovi ri-
chiamerà anche l'importanza fon-
damentale del Sacramento della Ri-
conciliazione; dobbiamo saper rin-
novare il valore direttivo della « con-
fessione" nel perfezionamento della
vita battesimale.
Che l'Ausiliatrice, nostra Maestra
e Guida, ci ottenga luci di pedagogia
spirituale e ci stimoli sempre al me-
glio riscoprendo, nell'esperienza vis•
suta da Don Bosco, lo stile salesiano
di una rinnovata ed efficace Direzio-
ne Spirituale!
Auguri di progresso nella pienezza
della fede.
Con tanta speranza,
~f l_~
13 BOLLETTINO SALESIANO r GENNAIO 1983

2.4 Page 14

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un dono da
moltiplicare
D a questo 1° gennaio 1983 « Il
Bollettino Salesiano» si pre-
senta in veste abbondan-
temente rinnovata. Perché? Rispon-
diamo raccontando quanto avvenne
non molti anni fa allorché un grosso
giornale londinese rinnovò la sua ve-
ste grafica. L'annuncio ai lettori
venne dato con un manifesto raffi-
gurante una giovane donna elegan-
temente vestita con sopra una frase,
semplice ed eloquente: « anche una
bella signora si cambia d'abito».
Aneddoto a parte, da alcuni anni
si sentiva l'urgenza di un rinnova-
mento che rendesse la lettura del
BS più gradita ai tanti nostri lettori
e ai moltissimi amici.
Con un ulteriore impegno eco-
nomico i Figli di Don Bosco hanno
voluto che la rivista edita già dal
loro Padre apparisse più bella: spe-
riamo d'esserci riusciti e saremmo
grati a quanti ci comunicheranno le
loro impressioni in merito.
Molto spesso incontrando gruppi
di lettori abbiamo ascoltato doman-
de tipo queste: chi fa il Bollettino?
Dove è stampato? Come prendete le
notizie? E le foto?...
Anche se «diverso», il BS ha lo
stesso fascino, mai smagato di tutta
la stampa. Esso è il risultato di più
mani unite tra loro non soltanto del-
lo stesso lavoro ma da un forte amo-
r~, proprio cosi, per le « cose» sale-
siane.
Questo Bollettino vecchio di 106
anni deve pur avere un suo segreto
se i nonni si preoccupano di farlo
giungere ai nipotini e se arrivano
frequentemente lettere come questa
che riportiamo integralmente e che
ci è giunta da Melbourne.
"Melbourne, 19/1111982
Caro Bollettino,
ti scrivo questa breve lettera, e ti
dico che sto bene come pure la mia
famiglia composta di altre due per-
sone, oltre a me, cioè mia moglie e la
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO H/83
mia bambina Marianna di 8 mesi. Ti
dico che sono un exallievo dell'Isti-
tuto « S. Basilio" di Randazzo in Si-
cilia e sono stato per alcuni anni col
gruppo dei cooperatori (numero a
dir vero magro, all'incirca 15) sem-
pre di Randazzo. Adesso è da 3 anni
che vivo a Melbourne in Australia
(dove di recente abbiamo avuto la
visita del Rettor Maggiore don Vi-
ganò). Mia sorella ti aveva dato l'in-
dirizzo di Melbourne affinché po-
tevo ricevere il Bollettino in lingua
italiana ogni mese, e cosi è stato.
Per questi 3 anni ho puntualmente
ricevuto il Bollettino, che mi ha te-
nuto compagnia tenendomi infor-
mato su tutto quello che avviene nel
mondo e nella comunità (o famiglia)
salesiana. E nello stesso tempo ave-
vo con me qualcosa in lingua italia-
na che mi teneva sempre in forma
con la mia lettura. Però adesso, caro
Bollettino, ti dico che la mia vita
quaggiù in Australia non è stata
molto fortunata, e dopo molti ten-
tativi, nei quali ho sempre cercato di
farmi un futuro ed una vita un po'
discreta per la mia famiglia ma che
hanno avuto sempre esito negativo,
ho deciso di ritornare in Sicilia,
dove ho ancora i miei genitori e mia
sorella, che possono danni l'alloggio
nello stesso paese dove ho trascorso
la mia giovinezza e dove sono stato
exallievo, e trascorso i più bei anni
all'oratorio salesiano.
Comunque caro BoUettino, ti ho
scritto questa lettera per dirti di
non spedire più la rivista all'indiriz-
zo di Melbourne (cioè flat 4/128 In-
kerman Street St. Kilda 3182), ma
nuovamente al vecchio indirizzo che
è il seguente: Via Colonna 8 - 95036
Randazzo (CT). Comunque ti rin-
grazio per quello che hai fatto per
me in questi tre anni di mia vita au-
straliana, e ti saluto cordialmente, e
spero che l'aiuto di Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco possa trovarmi una
sistemazione in Sicilia.
Ciao, a presto in Italia, salutoni
Salvaf,Ore"
DA ROMA A TORINO. Redatto a Roma in vi,
della PiB&ll8 llll, il BS viene fotocomposto ,
impaginato presso la tipografia dell'Istituto Se

2.5 Page 15

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Che ne dite? In questa lettera c'è
di tutto. C'è soprattutto quel carat-
teristico profumo di casa che ci fa
trovare fra volti e mobili cari alla
memoria. Eppure questo BS non
vuol essere un soprammobile o un
pezzo di vetrina.
La favola di un foglio di carta tra-
sformato in fatto aggregativo e tra•
dotto in simpatia, aiuti economici e
scelte di vita, deve continuare per-
ché è sempre più assillante e preoc-
cupante la condizione dei nostri ra-
gazzi. La missione di Don Bosco -
il BS ne è alfiere e portavoce - è
sempre più attuale.
È necessario moltiplicare i suoi
sostenitori; è necessario moltiplicare
la diffusione di questa rivista.
Un antico proverbio cinese dice:
«Un uomo che guarda a se stesso
non fa luce».
Vogliamo provare a guardarci at•
torno coinvolgendo amici e cono-
scenti?
Da 106 anni il «Bol/,ettino Salesiano» registra fedelmente, se-
guendo/,e mese dopo mese, /,e vicende picco/,e e grandi, liete e meno lie-
te della Famiglia Sa/,esiana. Con la rubrica che ha inizio da questo
numero ci proponiarrw di ri/,eggere il BS per raccogliere in quelle pa-
gine un po' ingiallite dal tempo, fatti e fattarelli, avvenimenti e curio-
sità del passato. Appartengono a epoche che sembrano ormai /,onf,a-
ne, e tutµi,via ci possono ancora offrire lo spunto per un pensiero,
un'emozione, e, anche, un sorriso. Non la storia del Bollettino Sa/,e-
siano, dunque, e t.anto •meno la storia della Famiglia Salesiana,
bensì, più modestamente, una passeggiata fra /,e pagine del gioma/,e
fondato da Don Bosco.
...
leeiano Pio XI. Da qui viene inviato alle Offi.
Dine Grafiche della SEI cli Torino che provvede
alla stampa e alla spedizione.
Q uattro smilze paginette, An•
no I, n.1, settembre 1877. È
impossibile non partire da
qui, da questo primo numero che
esibisce una ben singolare testata:
« Bibliofilo cattolico o Bollettino sa-
lesiano mensuale». Anche perché
procura una certa emozione pensare
che una copia del modesto foglio è
stata in mano a Don Bosco. Ed è a
Don Bosco, «amatissimo padre»,
che si rivolge - in quello stesso pri-
mo numero - un anonimo missio-
nario salesiano autore di una lettera
inviata dall'allora lontanissima Ar-
gentina nell'aprile 1877, e quindi
giunta a Torino dopo un viaggio di
mesi {se oggi le poste sono un po'
lente, a quell'epoca certamente non
correvano). Racconta, il missiona•
rio, del lungo tragitto, prima sul
battello a vapore, poi sul « vapore di
terra» (qualcosa, evidentemente,
che assomigliava a un treno) e infine
a cavallo per arrivare a destinazione
presso una colonia di poveri emigra-
ti italiani. « Giungemmo il giovedi
12 aprile - scrive - e al venerdl co-
minciò il catechismo a una trentina
di ragazzi». Non si può dire che i
missionari, nel secolo scorso, se la
prendessero comoda: dopo un simile
viaggio, una notte appena di riposo
e poi via al lavoro.
Fin dal primo nwnero, il Bollet-
tino viene inviato gratis ai coopera-
tori salesiani, ma fra costoro c'è chi,
vedendoselo recapitare a casa, si
chiede quale sia il « prezzo di asso-
ciazione», cioè la quota di abbona-
mento. Con un «Avviso ai lettori»,
la Direzione si premura di far loro
sapere « che non intendiamo d'im-
porre alcuna obbligazione di paga•
mento, contenti che ognuno faccia
quello che le sue forze gli permet-
tono... con spontanee offerte». Tut•
tavia, precisa, « chi bramassee sod-
disfare alla spesa di stampa e di po·
sta, noi crediamo che sia sufficiente
la somma di lire 3 all'anno». Tre lire
all'anno! Se solo pensiamo al costo
attuale di un quotidiano, cioè 500
lire al giorno, bisogna convenire che
di strada la moneta nostrana ne ha
fatta parecchia in poco più di un se-
colo. E, dato il livello corrente di in•
flazione, c'è da ritenere che purtrop-
po ne farà dell'altra.
Ma la faccenda delle tre lirette
non finisce lì, qualcuno fraintende,
pensa che sia un obbligo. Ed ecco
apparire un secondo« Avviso»: «La
somma annuale di lire tre fu sugge-
rita per rispondere a coloro che ci
domandavano come avrebbe potuto
concorrere alle spese di posta e di
stampa, quindi il nostro fu un con-
siglio, non un'ingiunzione... Pertan-
to i cooperatori faranno quello che
possono o credono». E lo hanno fat-
to per 105 anni, ovviamente ade-
guando quelle tre lirette al mutare
dei tempi, se ancora oggi il Bollet-
15 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983 •

2.6 Page 16

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tino è il « dono di Don Bosco ai com-
ponenti la Famiglia Salesiana, agli
amici e ai sostenitori delle sue
opere».
Di opere, a quell'epoca, Don Bo-
sco ne aveva realizzate e messe in
cantiere un bel po', in Italia e all'e-
stero. Il Bollettino se ne fa eco pun-
tualmente. Dà ampio spazio (le pa-
gine nel frattempo sono aumentate)
ai resoconti che i missionari inviano
dall'America Latina. Il più assiduo a
spedir lettere, che sono la cronaca
minuta di peripezie e avventure di
ogni genere, è don Giacomo Costa-
magna. Era partito da Genova il 14
novembre 1877, con un gruppo di
confratelli, imbarcati sul piroscafo
«Savoi». Don Bosco era andato di
persona a salutare i partenti e l'ad-
dio avviene sul ponte della nave fra
abbracci, esortazioni e auguri, in
una atmosfera di grande commozio-
ne. « Visitati gli appartamenti loro
destinati (cioè gli alloggi a bordo) -
scrive il Bollettino - Don Bosco
disse ancora ai figli suoi un'acconcia
e amorevole parole... non vi fu uno
che non abbia ricevuto un partico-
lare ricordo».
È lo stesso don Costa.magna a rac-
contare a Don Bosco, dopo un viag-
gio durato oltre un mese e mezzo, la
disavventura capitata al gruppo. La
nave, facendo rotta verso l'Argen-
tina, fece scalo a Rio de Janeiro,
« capitale dell'Impero del Brasile»,
capitando nel bel mezzo di una fu-
riosa epidemia di febbre gialla. I
missionari ebbero la non lieta noti-
zia che avrebbero dovuto trascor-
rere nove giorni di quarantena nel
lazzaretto dell'isola di Flores. Non si
persero tuttavia d 'animo: « Tolta la
pena sofferta all'annunzio di quella
inaspettata quarantena, non abbia-
mo patito male alcuno, né nel corpo
né nello spirito». Una spina nel fian-
co tuttavia c'era, e don Costamagna
la segnala: « Ci duole solo la spesa
non prevista di circa mille lire, che
ci costa la fermata in questo luogo
(il lazzaretto), dovendo pagare uno
scudo al giorno a testa per vitto e al-
loggio».
Accade raramente, ma se vi è ti-
rata per i capelli la redazione del
Bollettino si arrabbia, e il tono degli
articoli, generalmente pacato e se-
reno, si alza per diventare polemico
e graffiante. Cosl, nel settembre
1879, compare un articolo vibrante
di sdegno contro i «frammassoni»
(che sono, per intenderci, gli ante-
nati dei «piduisti» di oggi), «nei
quali - si legge - sembra essersi,
per cosi dire, incarnato lo spirito
maligno». A quell'epoca la masso-
neria, molto attiva in Italia, aveva
preso di mira gli Oratori salesiani
16 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1!183
considerando « tali istituzioni cosi
perniciosi al progresso e al bene del
Paese». E - scrive ancora il Bollet-
tino - « ragionando delle armi da
usare contro di essi, i frammassoni
gridano: 'Combattiamo col contrap-
porre gli Oratori cattolici i Ricrea-
tori massonici'». Indignato com-
mento di BS: « Beninteso: da Sa-
tana e dai satelliti suoi, vien chia-
mato male quel che da Dio è chia-
mato bene; vien detto pernicioso al
progresso del Paese quello che al
vero progresso spiana largamente la
strada.
Non è da stupirsi che il Demonio
e l'empia setta vedano di malocchio
e combattano gli Oratorii festivi, li
attacchino con ingiurie e calunnie e
cerchino di scimmiottarli con i suoi
ricreatori. L'Inferno non fa che il
suo mestiere... Ma noi tireremo
avanti impavidamente». Parole che,
col linguaggio moderno, suonereb-
bero « giù le mani dagli oratori! »...
Nel numero di ottobre 1879, BS si
apre, per cosi dire, all'informazione
internazionale, pubblicando, forse in
vista dell'invio di missionari in quel-
la lontana isola, una curiosa notizia
dal Madagascar: « La regina del Ma-
dagascar, Ranavalona Manjaka, ha
rivolto un proclama ai suoi sudditi
in cui si afferma la proibizione di ri-
tornare agli idoli, l'obbligo di aste-
nersi dal lavoro manuale la dome-
nica, il divieto di uccidere i propri
simili, la garanzia dell'unità e stabi-
lità del matrimonio, l'interdizione
della poligamia e del divorzio... Tut-
te queste prescrizioni sono appog-
giate da una severa sanzione pena-
le». Sagge disposizioni, commenta
BS, lasciando intendere che altri so-
vrani, i cui regni sono meno lontani
del Madagascar, farebbero bene ad
adottarle...
LA DIFFUSIONE DEL es
REGIONE PER REGIONE
Lazio ..................................
Umbria ...............................
Sardegna ...........................
Piemonte............................
Valle d'Aosta.....................
L i g u r i a .... ..... ........... ............
Lombardia..........................
Veneto ................................
Friuli-Ven. Giulia.•.............
Trentino-A.A......................
Emilia-Romagna ................
Toscana .............................
Marche...............................
Abruzzo..............................
Molise.................................
Puglia.................................
Basilicata ...........................
Campania...........................
Calabria .............................
Sicilia..................................
22.176
2.808
7.799
79.212
1.788
12.368
50.613
30.805
6.935
7.715
15.387
7.880
4.189
4.808
1.071
11.308
2.241
17.781
9.304
33.315

2.7 Page 17

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IL SALTIMBANCO CATECHISTA
Giovannino era un catechista nato. Per
insegnare la « dottrina cristiana» doveva rac-
cogliere i ragazzi e poi trattenerli. La civiltà
contadina, tra le varie forme di divertimento,
stimava assai quelle del saltimbanchi e dei
prestigiatori. Il piccolo presentatore di Gesù
si volle impadronire delle due arti che sape-
vano di magia e perciò incuriosivano ed ap-
passionavano. Dove trovare i maestri? Si
trattava di segreti e di trucchi che nessuno
era disposto a svelare. Bisognava scoprirli
con l'astuzia. Giovannino era puro come la
colomba, ma furbo come il serpente. Nelle
fiere, dove si esibivano gli incantatori, si por-
tava in prima fila, prendendo l'aria e le pose
del finto tonto, intanto con gli occhi nascosti
dalla falda del cappello osservava, scrutava,
fotografava ogni gesto. Poi a casa provava e
riprovava con pazienza di certosino fino ad
eseguire felicemente i giochi e le acrobazie
che aveva studiato. Nell'impresa ce la met-
teva tutta, ma ricorreva anche alla preghiera
fervorosa: « Madonna mia fammi riuscire: io
desidero tanto portare i ragazzi a Gesù ».
Giovannino passeggiava avanti e indie-
tro sulla corda, che alta correva dall'uno al-
l'altro albero, a cui l'aveva legata; tutti ave-
vano i volti protesi in alto e per l'emozione
trattenevano il respiro.
La domenica i ragazzi e moltissimi adulti
si accoccolavano sul prato e facevano ressa
intorno al piccolo mago e acrobata. L'equi-
librista elettrizzava la folla e la esilarava con
battute spiritose. li ragazzo ricciuto poi pren-
deva la bisaccia delle meraviglie e ne estrae-
va le cose più strane con una fantasia da
fata, e gli spettatori andavano in visibilio.
Lo spettacolo era ben programmato e,
tra l'una e l'altra parte, il giocoliere brillante
si trasformava in un catechista meraviglioso.
Allora la compostezza e l'ardore serafico edi-
ficavano e commovevano: le risate cede-
vano il posto alla preghiera corale. La voce
argentina ed il fascino dell'animatore face-
vano vibrare l'uditorio d'amore di Dio. Non
s'erano mai visti, saldati così bene insieme,
il divertimento e la preghiera. Per procurarsi
l'occorrente per i suoi giochi Giovannino do-
veva guadagnare bei soldi e, tra gli altri
espedienti, ne escogitò uno veramente ardi-
to. I farmacisti dell'epoca, per confezionare
le loro ...,.edicine, si servivano anche dei ve-
leni delle vipere.
Cacciarle per un ragazzo tanto coraggio-
so non era poi eccessivamente difficile, ma
il problema si presentava quando si doveva
estrarne il veleno. La testa doveva essere in-
tatta, altrimenti, schiacciate le glandole, si
sarebbe perduto il veleno. Giovannino risol-
se da pari suo il problema. Si accostava alla
tana delle vipere, metteva l'esca nell'imboc-
catura, si nascondeva e, per non perdere
tempo nell'attesa, pregava o leggeva. Quan-
do il rettile addentava l'esca, il ragazzo con
la velocità del lampo l'afferrava per la coda e
lo rotava come fionda violentemente e ve-
locemente fino a stordirlo, poi lo deponeva
per terra e immediatamente gli conficcava
uno spillo al centro della testa. La morte non
si faceva attendere ed il ragazzo estraeva lo
spillo che non lasciava traccia.
I farmacisti pagavano bene la preda, ma
non riuscivano a comprendere in che modo
quei rettili fossero stati catturati ed uccisi. Il
brevetto rimase anch'esso un mistero.
Certo è grande il coraggio del ragazzo-
apostolo, ma non meno stupore suscita la fì.
ducia di Mamma Margherita che permette al
figlio imprese così rischiose. Lei sapeva che
il suo Giovannino lavorava per Gesù sotto la
protezione della Madonna, che l'amava an-
cor di più di lei, e perciò accordava al figlio
tutta la fiducia.
Educare è appunto aver fiducia e dar fi.
ducia.
Adolfo L'Arco
BOLLETTINO SALESIAIVO I GENNAIO 1983 17

2.8 Page 18

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2.9 Page 19

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2.10 Page 20

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un trentino
chiamato
Pankeri
Insegnante elementare dopo un
Incontro con Don Bosco parte per
l'America Latina. Farà
l'esploratore, l'Ingegnere, il
meccanico ma, soprattutto, il
salesiano. Dietro di lul I
missionari poterono
evangelizzare.
Il ponte
sul Guayaqull
A i primi di giugno del 1886 un
giovane di 25 anni giungeva a
Torino ansioso di conoscere
Don Bosco e ricevere consiglio sul
suo avvenire. Il Santo lo ascoltò per
una buona mezz'ora e poi concluse:
« Le consiglio di restare con noi...
Abbiamo bisogno di buoni coadiu-
tori. A suo tempo sarà misffi.onario e
in quanto alla salute lasciamo fare
alla Vergine».
Venuto dal Trentino
Giacinto Pancberi era nato il 27
aprile 1857 da una famiglia di « gen-
te ingegnosa». Gli diede i natali Ro-
mallo, paesino adagiato su di un
alto poggio formato dalla confluen-
za del fiume Novella col Noce, in
diocesi di Trento.
Dopo le scuole elementari in pae-
se i genitori Giuseppe e Maria Gen-
tilinì lo dedicarono a fare il mura-
tore, ma egli vi si sentiva a disagio
« non tanto per l'ufficio, ma per evi-
tare la compagnia di non pochi che
20 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983
erano di scandalo per mal costume,
bestemmie, ecc.». Crediamo che fos-
se anche perché si sentiva capace di
più e di meglio.
Intervenne il parroco del luogo e
Giacinto riuscì a diplomarsi maestro
nel 1882.
Insegnò a Mezzacorona durante 4
anni, praticando il Sistema Preven-
tivo di Don Bosco, leggendo con in-
teresse il Bollettino Salesiano e stu-
diando la Sacra Scrittura con pre-
ferente impegno.
Era un giovane alto, snello, digni-
toso, dagli occhi e viso intelligenti e
un carattere senza curve:
Il 28 giugno 1886 fu inviato alla
Casa salesiana di Faenza per il No-
viziato, sotto la guida del direttore
don Giovanni B. Rinaldi, poi fu in-
caricato della direzione tecnica della
Scuola di Arti e Mestieri.
Il 31 agosto 1889, a VaJsalice-To-
rino, nelle mani del primo succes-
sore di Don Bosco emise i voti per-
petui. Intanto, in lui la vocazione
missionaria era diventata prepo-
tente.
Il 6 dicembre 1892 Pancheri parti
da Torino con la Spedizione desti-
nata all'Equatore assieme a don An-
gelo Savio, don Luigi Quaini, i chie-
rici Giuseppe Reyneri e Luigi Giac-
cardi, e i tre maestri d'arte laici
Minghetti, Marchisio e Peretti.
Il 10 gennaio 1893 sbarcarono a
Guayaquil, la città più industriale
della Repubblica. Qui riposarono un
giorno. Il 12, da Babahoyo, intra-
presero a cavallo la terribile rotta
della Cordigliera delle Ande.
Il 17 giunsero a Ganguis, una
azienda solitaria a 3500 metri di al-
titudine (alle falde del Chimborazo,
di metri 6215), ove una broncopol-
monite fulminante, in 24 ore, stron-
la preziosa vita di don Savio.
FinaJmente, il 25 gennaio, giun-
sero a Quito, la bella e storica capi-
tale, accolti con vera letizia nella
fiorente Scuola di Arti e Mestieri, di
proprietà del Governo.
Pancheri, d'ora in poi Pankeri,
per ragione di pronuncia, fu subito
messo al fronte dei «Talleres», ma
solo fino ad agosto allorché fu invia-
to alla città di Cuenca, a oltre
400 km al Sud, dove daJ 13 marzo si
erano stabiliti i Salesiani per orga-
nizzarvi alcuni laboratori.
Il 9 ottobre 1893 don Gioacchino
Spinelli e Giacinto Pankeri parti-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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rono, a cavallo, incaricati di fare un
viaggio di esplorazione alla regione
di Gualaquiza, base primogenita del
nuovo Vicariato salesiano.
Dopo un viaggio di circa 150 km e
dopo aver valicato la Cordigliera
delle Ande a oltre i 3000 metri, il 14
i due Missionari raggiunsero Gua-
laquiza, ben ricevuti dai numerosi
«Jibaros» (oggi Shuar) dei dintorni
e dalle 24 famiglie di coloni formanti
un piccolo ed umile villaggio.
Gualaquiza era una vasta e fertile
valle, quasi tutta coperta di foresta,
circondata da catene degradanti di
monti e solcata dal fiume omonimo
e dal Bomboiza.
Un abbozzo di tentativo di evan-
gelizzazione risaliva al 1816, ad ope-
ra del padre francescano Giuseppe
Prieto. Dal gennaio del 1870 al mag-
gio del 1872 vi lavorarono alcuni ge-
suiti e la esemplare laica Mercedes
Molina, poi fondatrice della Congre-
gazione di Marianitas. Da allora
fino all'arrivo dei Salesiani, eccetto
visite sporadiche di sacerdoti seco-
lari del clero azuayo, tutta la regio-
ne restò abbandonata spiritual-
mente. ·
Durante un mese di estenuanti
eroismi i due missionari si dedica-
rono a tempo pieno a visitare le fa-
miglie dei coloni e un buon numero
di capanne Shuar assai lontane
l'una dall'altra, spingendosi nel gro-
viglio della selva sino alle valli del
Calagras, di Bomboiza, del Cuyes e
del Chuchumbleza, conoscendo per-
sone, modo di parlare, abitudini,
cultura e impartendo i primi rudi-
menti di Catechismo.
Dopo, don Gioe.echino Spinelli e il
coadiutore Giacinto Pankeri ripre-
sero la via del ritorno.
La Missione
di Gualaquiza
li 1° marzo 1894 i figli di Don Bo-
sco si stabilivano definitivamente in
Gualaquiza. Il personale: il direttore
don Francesco Mattana, i due pio-
nieri Spinelli e Pankeri, e il Coadiu-
tore equatoriano Abelardo Jurado.
Inoltre, due falegnami, un fabbro e
vari manovali per la costruzione del-
la casa-missione, cappella, labora-
tori, ecc.
Il 26 marzo, per ordine del Supe-
riore don Calcagno e in compagnia
di due robusti Shuar, Pankeri, con
zaino a spalla, partì a piedi, pene-
trando nel cuore impervio della
«manigua » per fare una esplorazio-
ne al Sud e all'Oriente di Gualaq_ui-
za. Il fine era di presentare uno
schizzo al Congresso Nazionale per
completare la carta geografica della
Repubblica. Esplorarono tutta la
valle del fiume Zamora, del Santia-
go, del Yunganza e del Indanza.
Rientrando a Gualaquiza, l'au-
dace salesiano alternava i lavori di
assestamento della Missione con in-
teressanti escursioni apostoliche e
scientifiche.
Per facilitare l'opera di costruzio-
ne degli edifici, ideò una sega idrau-
lica, traendo l'acqua dal fiume Gua-
laquiza. Tracciò il piano del paesello
con piazza e strade, anche perché,
pur essendo una mera espressione
geografica, era stato elevato alla ca-
tegoria di capoluogo di provincia,
con sede del Governatore.
Pankeri impiantò anche un pic-
colo osservatorio metereologico.
Sulla fine di dicembre del 1895 fu
chiamato a Quito in vista della pes•
sima piega che prendeva la politica.
Il Liberalismo massonico aveva ini-
ziato una vera rivoluzione per con-
quistare, con tutti i mezzi, il potere.
Era urgente pensare ad avere nel-
la Capitale una casa propria. Si
riuscì a comprare alcuni lotti di ter-
reno con una casetta e cappellina.
Lo stesso si fece in Sangolqui e
Cuenca. In pochi giorni Pankeri pre-
parò i piani di un collegio dedicato a
Don Bosco con annessa chiesa a Ma-
ria Ausiliatrice, dando subito mano
ai lavori.
I Salesiani
in Ecuador
Nel luglio del 1885 il Congresso
Nazionale approvò la mozione di
chiedere i Salesiani per affidar loro
un grande «Stabilimento• chiamato
« Protectorado Cat6lico », non an-
cora terminato, destinato a Scuola
di Arti e Mestieri per la educazione
dei figli del popolo.
Per i dovuti tramiti, il Governo
equatoriano delegò il suo Console
Generale a Parigi, Clemente Ballén,
il quale in data 7 agosto 1885 scrisse
a Don Bosco. Questi rispose che per
allora non disponeva di personale.
Soltanto il 6 dicembre 1887 parti da
Torino la Spedizione missionaria
destinata all'Ecuador, l'ultima pre-
parata dallo stesso Don Bosco.
Componenti: don Luigi Calcagno,
dil·ettore, don Antonio Fusarini, don
Ciriaco Santinelli, don Francesco
Mattana, chierico Giuseppe Rosto-
ni, Coadiutori Giuseppe Maffeo,
Giovanni Garrone e Giovanni Sciol-
li.
Giunse a Quito il 28 gennaio 1888
e subito ne volle dare notizia al Fon-
datore con un telegramma finnato
anche dal Capo dello Stato. Il mes-
saggio giunse a Torino nel pomerig-
gio del 30 allorché Don Bosco già
versava in agonia. Aveva il corpo
mezzo paralizzato e non parlava più.
Don Rua si avvicinò al suo capez-
zale e gli lesse l'annunzio in voce
alta. Don Giovanni B. Francesia,
che era presente, scrive nel suo libro
« I Missionari di Quito»:
« Il buon Padre udi con visibile
soddisfazione la sua lettura, poi, di-
rigendo gli occhi al cielo, ripeteva:
Deo gratias! sono giunti».
La Scuola di Arti e Mestieri ap-
parteneva al Governo. Al tempo dei
fatti politici qui accennati (anno
1895), il bilancio era il seguente: 240
alunni poveri interni, di cui una ot-
tantina sostenuti dal Governo e il
resto dalla carità salesiana, e 16 la-
boratori: di fabbri, meccanici, fon-
dizione, falegnameria, ebanisteria,
scultura, carrozzeria, tipografia, le-
gatoria, sartoria, calzoleria, selleria,
cappellificio, ceramica, conceria e
panetteria.
Indubbiamente, la scuola profes-
sionale salesiana-governativa dell'E-
cuador era la migliore, nel suo ge-
nere, di tutta l'America Centrale e
Meridionale. Interessanti le sue
Esposizioni nazionali e internazio-
nali. Il bellissimo disegno del Mo-
numento alla Libertà nella Piazza
Centrale di Quito è uno dei tanti la-
vori di questa Scuola.
Tutto ciò, da circa quattro anni,
era minato dall'invidia subdola e
pertinace di una sedicente «Società
Artistica e Industriale del Pichinc-
ha », la quale ricorse alle più abbiet-
te calunnie tacciando i Salesiani di
voler fare concorrenza alla mano
d'opera cittadina e di ladri dello
Stato.
Non essendo riuscita nei suoi pia-
ni, approfittò del nuovo governo Li-
berale massonico.
Il governo incominciò a non pa-
gare più gli assegni, lo stipendio ai
maestri, le borse di studio agli al-
lievi e neppure le spese di macchine
già comprate. Inoltre, incomincia-
rono le perquisizioni e le inquisizioni
poliziesche, le minacce, mentre ve-
nivano sparsi ovunque volantini
zeppi di insulti e provocazioni.
Si giunse alla funesta notte del 23
agosto 1896.
Tutti coloro che indossavano una
talare furono fatti preparare per an-
dare in commissariato. Il direttore
don Calcagno protestò per simile
atto di violenza. Il capitano disse
che compiva ordini del Governo e si
trattava di una semplice inchiesta.
Intanto erano accorsi gli allievi, che
non erano andati in vacanza, atter-
riti e piangenti.
Sacerdoti e chierici, scortati da
più di quaranta soldati, come se si
21 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983

3.2 Page 22

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trattasse di criminali, giunsero al
palazzo della polizia, dove furono
trattati con insolenze e minacce e
senza nesffi.lJ1 capo di accusa, rin-
chiusi in una stanza, ben sorvegliati.
I chierici, che erano tutti equatoria-
ni, scortati furono ricondotti a casa.
I rimanenti erano: don Luigi Cal-
cagno, direttore, don Ciriaco San-
tinelli, don Alfredo Sacchetti, don
Giuseppe Taricco, don Carlo Ghi-
glione e il chierico Giuseppe Rey-
neri.
Verso le 4 del mattino del giorno
24 furono fatti montare su veri ron-
zini e incamminarsi verso luoghi e
sorte sconosciuti, tra due ali di sol-
dati armati.
Intanto un altro picchetto assaltò
il Noviziato di Sangolqui, paese a
una ventina di chilometri da Quito.
Una terza e simultanea invasione
militare ebbe luogo nell'incipiente
collegio Don Bosco, di proprietà sa-
lesiana, nel quartiere di La Tola.
Pankeri, che era solito donnire
solo colà, per vigilare e per la costru-
zione dell'edificio, a mezzanotte si
senti svegliare bruscamente da con-
citati colpi alla porta. Discese e si
trovò di fronte 8 uomini con fucili,
che si precipitarono dentro per l'a-
bitazione e vedere se c'erano preti
ed armi.
Pankeri irruppe con parole vee-
menti per quella violazione di do-
micilio. Dopo il loro inutile tentati-
vo, se ne andarono. Ma quella visita
gli tolse il sonno.
Si recò immediatamente all'isti-
tuto distante più di un chilometro.
Trovò che l'entrata era custodita da
soldati, ma riuscl a entrare. Tutto
era in trambusto. Subito lo attor-
niarono fra gemiti e lacrime il coa-
diutore Leopoldo Marelli, una cin-
quantina di alunni e un gruppo di
orfanelli. Udita la triste narrazione
degli eventi corse al Palazzo della
Polizia ove domandò dei Salesiani.
Gli si rispose con mal garbo che era-
no partiti. Allora il suo amore ferito
esplose in parole di fuoco, senza ri-
sparmiare nessuno dei responsabili,
incluso l'Intendente Generale di Po-
lizia, il Colonnello Venceslao Ugar-
te. Subito quattro mani lo afferra-
rono e lo spinsero a viva forza nel
«calabozo», una cella cosi angusta,
che appena poteva stare in piedi.
Successivamente lo rinchiusero in
una cella più spaziosa. Vi restò fin
verso le nove del mattino, allorché,
vedendo entrare nella cella il Sot-
tointendente Ignazio Proafio, gli
chiese di essere messo in libertà. Gli
rispose seccamente, gli impose di se-
guirlo fra due guardie.
li collegio era ancora vigilato da
guardie. Nel cortile fumava ancora
22 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983
un mucchio di cenere per aver bru-
ciato tutti i registri, libri, cronache,
quaderni, lettere, documenti, qua-
derni, ecc. dei Salesiani.
Dopo poco, presenti il Sottointen-
dente e Pankeri, giunsero lo scri-
vano Michele Ord6fiez, il suo segre-
tario ed altri per fare l'inventario di
tutto. Pankeri si oppose, sostenendo
che quasi tutto apparteneva ai Sa-
lesiani. Non vi fu verso, e si appo-
sero i sigilli alle porte. Lo stesso si
fece con la proprietà salesiana della
Tola e di Sangolqui.
Pur essendo già tardi, il Sottoin-
tendente Proafio avvisò che l'isti-
tuto continuerebbe a funzionare e
che essi potevano formar parte del
nuovo personale laico. T utti si rifiu-
tarono adducendo che erano religio-
si salesiani. L'ufficiale si sorprese ol-
tremodo all'udire che anche Pankeri
era Salesiano e subito lo fece ricon-
durre in Questura.
Liberato due giorni dopo andò a
Sangolqui, facendo tre ore a piedi,
per vedere e consolare i 24 giovani,
tra novizi e aspiranti, che erano ri-
masti soli, ma non trovò nessuno.
Anche qui Pankeri alzò la sua voce
per l'apposizione dei sigilli.
L'espulsione da Riobamba e
Cuenca avverrà in ottobre, con iden-
tica tirannia. In quanto ai Missio-
nari essi si salvarono per miracolo.
Ma era immensa la pena di non
aver ancora notizia dei poveri esuli
di Quito, ed ecco che sull'imbrunire
giunse nascostamente un pezzettino
di carta su cui era scritto: « Per ti-
more della persecuzione non dissol-
vano la Comunità. Lei, G.P., faccia
da Superiore. P. Sanlli». All'indo-
mani pervenne una lettera in cui si
esortava di nuovo a perseverare, as-
sicurando che non appena sarebbero
giunti a destinazione, li avrebbero
chiamati.
Col favore delle tenebre la barba-
rie massonica consumò quell'inau-
dito oltraggio. Non lo fece di giorno
perché sapeva che i Salesiani erano
assai benvoluti in Quito e in tutto
l'Ecuador e che vi sarebbe stata cer-
tamente una cnienta reazione po-
polare.
È impossibile narrare tutte le for-
tunose vicende dei nove espulsi du-
rante il loro orribile viaggio di un
mese, di cui cinque giorni nell'intri-
gata selva del Payl6n, sfamati e ve-
stiti dalla carità delle persone per
dove passavano. Il 16 settembre
giunsero a Esmeralda, sul Pacifico.
Il 24 settembre, ad un mese dalla
espulsione da Quito, stavano per ap-
prodare nella riva di Guayaquil, ma
il capitano di porto Francesco Fer-
nandez Madrid si fece incontro al
vaporetto e lo fermò, dando ordine
ai passeggeri di restare dentro.
Siccome si trovava in città il Pre-
sidente della Repubblica Eloy Al-
faro, don Calcagno pregò il Capi-
tano e il Console italiano Alfonso
Roggero di accompagnarlo da lui.
Dinanzi al Capo dello Stato prote-
stò energicamente per tante vessa-
zioni sofferte senza ragione.
· Giunsero a tempo per scongiurare
un vero massacro. Una scialuppa
stava conducendo a terra i Salesia-
ni, mentre sulla banchina una turba
furibonda di popolaccio prezzolato li
attendeva per linciarli, al grido di:
« Muoiano quelle tigri!... Abbasso i
frati! ... All'acqua! ... ».
La presenza del Capitano Feman-
dez Madrid, del Console Roggero e
degli stessi soldati che scortavano i
Salesiani riuscirono a calmare quei
selvaggi furiosi. Cosi difesi, pote-
rono raggiungere il vicino convento
dei Padri Francescani, accolti fra-
tern.amente. Il 28 s'imbarcarono per
il Perù, dove erano attesi dai Sale-
siani di quella Repubblica.
Instancabile operosità
Pancheri è rimasto cosi solo. Or-
mai tutto ricade su di lui: l'ira del
Governo settario, la costruzione del
collegio Don Bosco con annessa
chiesa di Maria Ausiliatrice e la di-
fesa dell'onore e dei diritti salesiani.
Non ha denaro e i debiti incalza-
no. Perciò entrano in azione le sue
molteplici capacità di coraggio, di
sofferenza, di tenacia, di Fede.
L'Arcivescovo Gonzalez Calisto,
sempre sensibile agli eventi salesia-
ni, gli affida intanto la direzione tee-

3.3 Page 23

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nica della costruzione della grandio-
sa Basilica Nazionale del Sacro Cuo-
re della capitale, in sostituzione del-
l'architetto tedesco Francesco
Smidt da poco deceduto, e quella
del Santuario della Madonna del
Quinche, il più famoso dell'Equa-
tore per la devozione popolare. Inol-
tre, lo nomina architetto ufficiale
dell'Archidiocesi. Seguiranno tutta
una serie di costruzioni.
Difensore dell'onore
e dei diritti salesiani
Pankeri non era un tuggitivo di-
nanzi al bene e alle difficoltà. Sap-
piamo come il Governo radicale con-
fiscò arbitrariamente tutto ciò che
apparteneva ai Salesiani: mobili,
quadri, attrezzi d'infermeria, gran
parte della biblioteca e degli og~etti
religiosi, gli strumenti musicali, le
nuove macchine di tipografia, lega-
toria e selleria. Di più, non pagava
fra l'altro nemmeno gli stipendi ai
maestri e le pensioni degli alunni a
suo carico.
Egli aveva il mandato di procura
generale. Non volle dirimere la que-
stione giudiziariamente, ma amiche-
volmente. Non vi riusci. Dovette in-
tervenire lo stesso Governo italiano.
Dopo 4 anni, il 23 aprile 1902, lo
Stato equatoriano riconobbe uffi-
cialmente quei diritti.
Pankeri aveva trionfato, ma su di
lui, più ancora di prima, si rovescia-
rono l'odio, la calunnia, la persecu-
zione. Si spiavano i suoi passi, si fal-
sificava il suo comportamento. La
trama delle forze avverse era quella
di eliminarlo dalla Comunità e dal-
l'Equatore. Ma, più che lui, si voleva
eliminare la ideologia cristiana e le
alte personalità cattoliche del Par-
tito Conservatore di cui godeva sin-
cera amicizia, specialmente di quella
della famiglia Jij6n che, più di tutte,
prodigava benefici all'Opera sale-
siana.
Il lungo calvario
Una occasione assai propizia per
disfarsi di Pankeri la offerse al ra-
dicalismo massonico l'arrivo del Vi-
sitatore Straordinario dei Salesiani
a Quito il 6 ottobre 1908. Diluvia-
rono accuse e pr~ioni.
Il Visitatore non ignorava certo
tutto il bene fatto dal Salesiano, la
sua robusta fibra religiosa e la sua
non ingerenza politica, pur tuttavia
non condivideva che egli assumesse
impegni fuori di casa (cosa necessa-
ria per conseguire i mezzi per la co-
struzione del Collegio, della chiesa e
di altre dipendenze e per aiutare l'e-
ducazione di ragazzi poveri), spe-
cialmente presso la famiglia Jij6n
che, d'altra parte, era costituita da
tre persone, i genitori e un figlio, di
riconosciuta religiosità e di onesta
intraprendenza. Gli fu imposto di
sospendere ogni attività. Ilbuon Sa-
lesiano fece osservare che non gli era
I)()Sffibile sospendere di colpo lavori
d'importanza già in marcia. Allora il
Visitatore, più per intimidirlo che
per dare una sentenza, gli disse:
• Lei non è più Salesiano. In nome
del Rettor Maggiore io lo cancello
dalla Congregazione ... A distanza di
28 anni lo stesso Pankeri cos'i ebbe a
ricordare quel momento:
Quello che passò nel mio interno
all'udire quella terribile sentenza
solo Dio lo potrebbe descrivere!!!
Credo che se in quel momento mi
fosse caduta la casa addosso avrei
sentito meno. Solo posso dire con
tutta verità che fu il peggiore di tut-
ti i giorni di mia vita! Corsi subito
in chiesa e (mi) sfogai con lacrime e
singhlozzi... •·
Calmatosi un poco, fece a Maria
Ausiliatrice e a Don Bosco la for-
male promessa di essere un buon
Cooperatore Salesiano e di vivere
una vita il più consona allo spirito
religioso.
Esplode cosl un dramma che sov-
verte in un istante l'intima realtà
Schizzo IMclato
del Slg. Panchert
delle cose e della stessa esistenza.
Intanto, il suo mistero resterà se-
polto in lui; ma, in verità, egli è an-
cora Salesiano. Se ne convincerà 19
anni dopo.
Vigoroso trapianto
Cedendo alle molte insistenze di
Cooperatori, exs.llievi amici, e per
ordine del Vicario Apostolico di
Méndez e Gualaquiza, Mons. Gia-
como Costamagna, anche lui vit-
tima dell'ostracismo ateo, il 13 di-
cembre 1899 don Guido Rocca ritor-
a Quito, in forma clandestina,
per prendere la direzione dell'inci-
piente Collegio Don Bosco. Pankeri
e Rocca hanno idee grosse sull'ope•
ra, ma bisogna cercare i mezzi.
La prima cosa che urge affrontare
è il problema dell'acqua e della luce
elettrica. Pankeri si lancia subito a
una audace impresa: trivellare (con
strumenti rudimentali e a fona di
braccia) la collina Ichimbia cui si
addossa il Collegio, a un livello di
circa 700 metri per trarre l'acqua
cristallina di una sorgente e l'ener•
gia motrice dal fiume Machangara,
con tutto un si.sterna di polegge, tur-
bine, cavi metallici e pompe idrau-
liche. Il primo agosto 1908 s'inau•
gurarono ufficialmente i servizi di
acqua e luce per il Collegio e per il
quartiere di La Tola.
Da Quito, l'esperto ingegnere
meccanico si trasferisce alla città di
Ibarra per impiantarvi il primo ser-
vizio di luce elettrica e per la costru-
zione dell'edificio di una Scuola di
Arti e Mestieri, oggi Asilo per an•
ziani.
La Società Equatoriana
di Studi Storici
Questa importante Accademia
nazionale fu fondata a Quito il 24
luglio 1909 dal massimo storiografo
equatoriano, l'Arcivescovo Federico
Gonzalez Suarez, con 8 giovani cul-
tori di storia patria. L'occasione fu
data dalla scoperta fatta da Pankeri
dei resti di un famoso pucara•,
strategica fortezza degli antichi In-
cas, nei pres& di Guapulo.
Il membro di ~aggio~ spÌCC(! della
Società Equatonana di Studi Sto-
rici sarà Giacinto Jij6n Caamaflo, il
maggior archeologo, glottologo e in-
digenista della Nazione !e~8:to a
Pankeri da una grande 8JlllClZ18.. In
uno dei libri di Jij6n Estudios de
Prehistoria Americana• appaiono
fra l'altro vari disegni pankeriani di
reperti archeologici.
Lo stesso Giacinto Pancheri ci ha
Lasciato numerose pagine mano-
scritte.
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983 23

3.4 Page 24

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Bersaglio del
radicalismo
Pankeri non fu mai un politico ma
piuttosto una vittima della politica.
Il lungo potere del Partito Liberale
Radicale con le sue violenze, estre-
mismi e con la sua fobia antireligio-
sa aveva creato nel partito avversa-
rio - il Conservatore - una forte
volontà di rivincita.
Nel settembre del 1924 si tentò
perfino un golpe ponendo alla testa
dell'esercito l'insigne archeologo
Giacinto Jij6n. Fu un fallimento. Ji-
j6n fu vessato ed esiliato senza mi-
sericordia. E siccome era assai be-
nestante, si voleva confiscare i suoi
averi.
L'Opera salesiana doveva molto
alla generosità della famiglia Jij6n e
perché i loro beni non diventassero
nuove armi in mano dei nemici, si
fece apparire Pankeri come affittua-
rio italiano di essi. Con ciò non si le-
deva nessun diritto. Come si può im-
maginare il signor Pancheri divenne
il bersaglio preferito.
Il 15 maggio 1925, verso le 15, fu
arrestato improvvisamente da agen-
ti di polizia e condotto in Questura.
Qui egli protestò chiedendo i motivi
del suo sequestro, ricevendo in ri-
sposta soltanto insulti. Fu rinchiuso
in carcere e espulso dalla Nazione.
Intanto, la stampa onesta pren-
deva le sue difese. Dopo 15· mesi di
forzata assenza fece ritorno in
Equatore, ove riprese le sue attività,
dedicandosi special.mente ai suoi la-
vori.
Con riferimento a questi Giacinto
Jij6n scrisse:
« In Quito e in tutto l'Equatore
non c'è industria particolare od ope-
re pubbliche intraprese dal 1896 al
1924, che non siano state appoggiate
dai suoi opportuni e preziosi sugge-
rimenti, o in questa o quella occasio-
ne, affidate alla sua assennata dire-
zione tecnica... "·
La sua spiritualità
Dinanzi all'attività di Pankeri si
può essere indotti a credere di tro-
varsi dinanzi ad una personalità
scarsamente legata a valori spiritua-
li. Non è cosl.
Alle 5,30 del mattino di ogni gior-
no, in ginocchio, si raccoglie in ora-
zione e in meditazione. Dopo una in-
defessa giornata si ritira nella sua
povera e angusta stanzetta triango-
lare, al secondo piano, zeppa di stru-
menti di lavoro e priva di comodità.
Nella parete che dà alla bella
chiesa di Maria Ausiliatrice da lui
stesso costruita, al pari del Collegio,
24 • BOUETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983
volle aprire una finestrina che guar-
da al Tabernacolo e alla statua della
Madonna. :B ll il centro dei suoi col-
loqui intimi, prolungati, di dialogo
di olocausto.
'
A volte percorre chilometri per
raggiungere una Chiesa dove pre-
gare. All'inizio della giornata prega
e fa pregare quelli che sono con lui;
a sera spesso guida la recita del Ro-
sario rivolgendo una buona parola o
insegnando il Catechismo.
Ma udiamo alcuni dei suoi pensie-
riscritti:
- In lettera al Rettor Maggiore
don Paolo Albera del 31 luglio 1913:
« Don R.ua mi assicurò una volta
che io devo prepararmi a patire an-
cora molt.o. Che si faccia ciò che.Dio
uuol,e».
- A don Gusmanu Calogero, da
Marsiglia, il 31 luglio 1913: « Pare
che ci sia una corrente orribìl,e con-
tro Pancheri. Confido che Iddio
metterà in chiaro /,e cose».
- A Jij6n in Parigi, il 18 gennaio
1915: « Dio rimedierà tutto, /,o uo-
glia,w o no gli uomini. Dio è carità
e non può abbandonare !,e sue crea-
ture, e di un modo special,e quelli
che confidano in Lui».
- Lettera al medesimo, il 14 gen-
naio 1926: « Lo stesso Dio ci ordina
di stare allegri quanto più ci odiano
e ci perseguitarw: Sursum corda,
perché il diauo/,o rwn ti morda».
Pankeri ispirava rispetto, ma mai
timore. Energico contro l'ingiusti-
zia, non odiò mai nessuno. Som-
mamente parco nel vitto, non era
solito prendere liquori. Il suo esem-
pio era credibile, edificante. Un vero
uomo di Dio.
illtimo ritorno
in Missione
Col suo ritorno in Missione nel-
l'ottobre del 1927 Pankeri scopre
che l'infausto episodio della Visita
straordinaria dell'ottobre del 1908
non aveva mai spaccato la sua iden-
tità salesiana. Ricupera, cosi, pace e
letizia benedicendone profondamen-
te Dio, Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco. Ha onnai 70 anni.
È inviato alla Mia&one di Méndez
per costruire un ponte sulle acque
del fiume Paute che ostruivano l'a-
vanzata del Vangelo e del benessere
di povera gente. Per circa quattro
anni il fedele salesiano, ogni giorno,
caricava la sua bisaccia con ferra-
menta sulle spalle e con in mano il
pentolino per riscaldare l'umile de-
sinare. Faceva a piedi più di un chi-
lometro per riannodare, in piena sel-
va, grosse corde di acciaio su una
lunghezza di 80 metri e a 40 dalle
onde, e collocarvi sopra resistenti
assi di legno. Da allora fino a pochi
anni fa quel ponte fu il primo ed
unico mezzo di passaggio.
In quegli anni esplorò pure il cor-
so di detto fiume, determinò la vera
rotta del fiume Santiago e scoperse
una terza cordigliera andina nel Sud
dell'Equatore.
Il 20 marzo 1937, nella piazza del
Canton di Méndez fece brillare, per
la prima volta, la luce elettrica.
Erano scoccati intanto i 90 anni e
Pankeri come una lampada cui
manca l'olio, va spegnendosi len-
tamente. Ormai costretto a letto il
signor Giacinto, a quanti vanno a
trovarlo dice:
« Tutto ciò che desidero è morire
nelle mani di Dio,._
Parlando con lui - ricorda un te-
stimone - sentivamo alcunché di
grande nell'anima; perché eravamo
certi di parlare con un uomo ecce-
zionale.
Il venerd.l santo del 1947, presenti
i Confratelli, ricevette con edifican-
te raccoglimento il Sacramento· de-
gli infermi. Il martedì e mercoledì
dopo Pasqua, già estenuato di forze,
volle l'Eucarestia.
Si spense a Méndez il 10 aprile del
1947. Per poco in Ecuador non fu di-
chiarato il lutto nazionale. Tutti i
giornali ne parlarono, molte alte
personalità della repubblica ne fe-
cero un appassionato necrologio. Il
prefetto di Quito, Jij6n y Carmano,
scrisse: « :B morto un grande servi-
tore della patria equatoriana È
morto un religioso modello».
Antonio Guerriero

3.5 Page 25

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Cado M. Martiai
nanti. Ricordatevene, per il
compleanno dei vostri piccoli
nipoti o figli.
EOOSA~
L'UOMO
* PETER TOWNSEND
La guerra al bambini, SEI, Torino, 1982, pp. 325, L.
12.000
Qualcuno ricorderà Peter Townsend per ben altre
cronache. Sl, questo libro è proprio di quel Townsend
che - ormai accasato e padre dì tre figli - lancia con
decisione e perentorietà il suo j'accuse denunzlando la
costante, crudele guerra ai bambinì dichiarata dalla
nostra società.
L'ex capopilota della RAF e Dignitario di corte del re
Giorgio VI d'Inghilterra ci presenta tutta una serie di re-
portage da fronti caldi di ieri e di oggi (!ov~ le vitti~E:
dei nostri egoismi son sempre loro, Ignari e innocenti: 1
bambini.
Sono storie tragiche e stimolanti che a partire dalle
prime guerre di questo tormentato XX secolo arrivano
più su fino agli ultimi avvenimenti del Bangladesh, dello
Zimbabwe, di Belfast e di Beirut dove ancora una volta
essi pagano.
* CARLO M. MARTIN!
Che cosa è l'uomo perché te
ne curi?, ElleD/Ci, Leumann,
1982, pp. 87, L. 2.400
I Giovani dell'Azione Cat-
tolica di Milano, stimolati dal-
la prima lettera pastorale del
loro Arcivescovo e In princi-
pio la Parola nel 1981 -82
hanno organizzato una vera
e propria Scuola della Parola
invitando come insegnante
lo stesso monsignor Martini.
Ora quelle conversazioni fra
l'insigne biblista pastore e la
parte prediletta del suo greg-
ge, I giovani, rivedono la luce
In questo volumetto che si
raccomanda a quanti voglio-
PERc,u..a._TE_.,N._E CtJU?
no pregare con i Salmi. Sono
delle vere e proprie lezioni
svolte con estrema chiarezza
e semplicità: prezioso stru-
mento verso la difficile arte
della preghiera.
Per questo libro - ci dice Townsend - m1 sono ser-
vito di tre tipi di informazione: primi naturalmente I do-
cumenti ufficiali. Poi, le testimonianze scritte da per-
* Pubblicazioni dell'ISTITUTO STORICO SALESIANO
sone ora morte e da altre tuttora viventi, comprese le
molte lettere che ho ricevuto. In terzo luogo ho attinto
dalla viva voce del bambini e degli adolescenti che ho
Incontrato in tutte le parti del mondo. In genere la loro
età variava dagli otto ai diciotto anni, ma. ~ volte, I~ vit-
time di conflitti In corso erano anche p1u vecchie.
Peter Townsend ha avuto commissionato questo li-
bro da sette editori: un'ennesima speculazione nel con-
fronti di questi nostri piccoli fratelli? Oppure la tardiva
resipìscenza di una società troppo a lungo dimentica
del puero debetur maxima reverentia• e ora preoc-
cupata del proprio futuro?
e La guerra al bambini - risponde lo stesso Autore
- fu pubblicato per la prima volta In Francia nel 1979,
proclamato dalle Nazioni Unite l'Anno del Bambino.
L'anno seguente apparve in molti altri paesi. Da allora
sono passati quasi tre anni. ma le guerre e le persecu-
zioni che hanno causato morte e sofferenza ai bambini
non si sono placate. In questa edizione non c'era ra-
gione di prolungare l'angoscia del lettore continuando
l'interminabile lista della crudeltà dell'uomo verso i suoi
simili...
Ma su tanto male - conclude - brilla una luce: la
bontà di uomini e donne. La giustizia, non ne dubito,
trionferà a lungo andare sul potere•·
L'Istituto Storico Salesiano ha inaugurato la sua
collana di Studi pubblicando presso l'Editrice dell'Uni-
versità Salesiana di Roma una raccolta bibliografica
sulla presenza salesiana in Africa Centrale (Léon Ver-
beek, Les Salésiens de l'Afrique Centrale, LAS, Roma,
1982, pp. 141 , L. 10.000).
Si tratta di una raccolta paziente e ampia che potrà
essere utile a quanti vorranno approfondire la storia
del Figli di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice
In questa parte del Continente africano.
Altra pubblicazione - che ha Inaugurato la collana
Fonti - Serie prima - è quella del salesiano don
Francesco Motto, segretarlo di coordinamento dello
stesso Istituto, che ha realizzato un'opera di particolare
valore. Si tratta di uno studio (Giovanni Bosco, Costi-
tuzioni della Società di S. Francesco di Sales 1858-
1875) definita dallo stesso Rettor Maggiore don Egidio
Viganò « frutto di un lavoro metodico, paziente, quali-
ficato e prezioso. e « base sicura per ulteriori ricerche
di approfondimento-..
Il costo del volume è d1 lire trentamila.
* RASSEGNA RIVISTE SALESIANE
Primavera, Via Laura Vìcur'\\a. 1 - 20092 Cinisello Bal-
samo (Ml)
Il quindicinale per adolescenti delle Figlie di Maria
Ausiliatrice dedica i due numeri dì gennaio ad alcuni
* NICOLA BERDIAEFF
mo, ma sappia coincidere
Cinque meditazioni sull'esl- con l'essere autentico del-
stenza, ElleDiCi, Leumann, l'uomo rinnovato.
* 1982, pp. 174, L. 5.500
Con la direzione dell'As-
DOMENICO VOLPI
sociazione per la Ricerca $.0.S. dallo spazio, Editrice
Religiosa e Sociale di Por- La Scuola, 1982, pp. 100, L.
denone, la ElleDiCi sta pub- 4.000
blicando una serie d1 volumi Segnaliamo volentieri que-
dedicati ai problemi religiosi sto romanzo per ragazzi do-
problemi di vera attualità come Una terra per il popolo
palestinese e // tribunale di libertà. I dossier questa vol-
ta vedono affrontare I 35 anni della Costituzione Italia-
na e La pubblicità. Fra I protagonisti fanno poi spicco
Dario Tognl ed Ezio Morelli mentre, per il cinema, viene
affrontato Il filone dei fllms teen-agers. Il maxiposter è
dedicato a Madre Teresa di Calcutta.
Fra le rubriche solite particolarmente interessate
appare il Dlbattffo riservato, questa volta al tema: Gio-
vani e adulti.
visti soprattutto in una pro- vuto alla penna del nostro
spettiva filosofica.
amico e collaboratore pro-
Questo volume, in parti- fessor Domenico Volpi e alle
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Ed11nc1
colare pubblica - con una illustrazioni di Franco Oneta.
o contrassegno (spese di spedizione a carfco del n-
nota introduttiva di Franco È la storia di Jacky Nicky ch,edente):
Biasutti - alcune meditazio- spedito nello spazio per una
ni sull'esistenza umana da serie di coincidenze davvero
parte del filosofo russo Nico- imprevedibili. Ma soprattutto
las Berdiaetf.
dalla sua passione di gioma-
Tornare a questo filosofo lìsta Domenico Volpi sa far
- scrive il curatore del vo- fruttificare i suoi lunghi anni
lume - significa tendere a di esperienza giornalistica
una filosofia che non si limiti per ragazzi, proprio in questi
a trattare I probiemi dell'uo- volumi semplici e appassio-
o con versamento anticipalo su conto corrente postale
I (spedizione a carico dell'Edltrlce)-
US: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1.
00139 Roma Ccp. 57.49.20.01
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152Torlno. Ccp. 20 41.07.
25 80U..ETTINO SAUSWJ0 I GENNAIO 1'83

3.6 Page 26

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le rondini
che fanno
primavera
Da oltre trent'anni PRIMAVERA
semina ottimismo e gioia:
Come è nata? Chi la redige?
Perché tanto successo? Eccone la storia.
S e capitate dalle parti di Mi-
lano non perdete l'occasione:
recatevi a Cinisello in via
Laura Vicufia e rendetevi conto
come un gruppo di suore lavora at-
torno alla rivista Primavera.
A me è succes.oo una domenica
mattina di novembre: vi assicuro,
non mi sono annoiato e del resto
una rivista con oltre centomila copie
quindicinali pagate non può non in-
curiosire e interessare.
In principio...
L'idea di fare una rivista maturò
nel 1947 durante l'undicesimo Ca-
pitolo Generale delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. In quell'estate - il Ca-
pitolo si svolse dal 16 al 24 luglio
alla presenza di 96 capitolari - Ma-
dre Angela Vespa, intuì che le FMA
dovevano costruire quakosa di nuo-
vo e di positivo per le loro ragazze
innestandosi in quel processo di ri-
costruzione e di rinnovamento che
l'Italia dell'immediato dopo-guerra
sentì come dovere e impegno.
Alcune suore diedero subito la
loro intelligente e generosa collabo-
razione mentre toccò al coraggio e
alla genialità di suor Iside Malgrati
concretizzare il progetto.
« Primavera - sottolinea oggi con
26 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983
forza suor Bruna Grassini, una del
gruppo tiene a precisare pur essendo
la Responsabile - non è sorta per
volontà di una persona o di un grup-
po di suore esperte in campo gior-
nalistico, ma è stata una intuizione
profetica dell'Istituto che ha colto il
valore di uno strumento di comuni-
cazione sociale per una informazione
e formazione a misura di adole-
scenti».
Bisognò aspettare tre anni perché
uscisse il primo numero. Riflessioni,
ricerche, consultazioni e... preghiere.
Finalmente, il 31 gennaio 1950,
poté essere esposto un bel fiocco
rosa che annunciava la nascita di
Primavera: copertina disegnata a
quattro colori - cosa alquanto rara
in quei tempi - , interno a due co-
lori. Ne furono stampate sessanta-
mila copie.
Pur avendo un contenuto accen-
tuatamente educativo-religioso,
quel primo numero dalla copertina
vagamente Liberty apparve vario e
perfino attraente. Molti spunti di ri-
flesffione, un servizio su ragazze ope-
raie, l'Anno Santo 1950, Missioni in
Giappone, novelle e, venenum in
cauda... una rubrica sulla moda fem-
minile che presentava alcuni modelli
donati dalla Casa Pirovano.
Il successo fu enorme, propiziato
anch~ dall'impegno delle Suore di
tutt'ltalia.
Si pensò subito a una edizione in
lingua portoghese e poi in lingua ca-
stigliana per l'America Latina. Uti-
lizzando le selezioni dei colori dell'e-
dizione italiana venivano rielaborati
i testi e parzialmente sostituiti in
modo da adeguarsi alle esigenze cli
altre giovani (tutto questo fu pos-
sibile anche per il fatto che allora
Primavera era mensile), raggiungen-
do le 150.000 copie di diffusione.
Poco per volta poi si organizza-
rono le redazioni estere di Primave-
ra: la Brasiliana a Sa.o Paulo, La
Spagnola a Barcellona e la Colom-
biana, per i Paesi in lingua castiglia-
na dell'America Latina, a Medellin.
Uno spazio
di comunicazione
Sin dal suo nascere 1a rivista volle
caratterizzarsi per uno spazio di dia-
logo. La stessa testata «Primavera»
nacque dopo che un gruppo di ra-
gazze venne interpellato. E fu una
scelta indovinata.
Suor Bruna Grassini da oltre ven-
t'anni segue la «Posta». «Devo dire
- ci racconta - che il dialogo fra il
giornale e le lettrici è qualche cosa

3.7 Page 27

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di inimmaginabile. Io non so come
spiegare la qualità e la quantità di
corrispondenza che giunge ogni gior-
no in redazione; non è la cosidetta
posta del cuore ma un mondo di in-
teressi, di problemi, di progetti, di
«risposte» ai messaggi del giornale:
riflessioni puntuali, spontanee, vi-
vacissime e autentiche.
Recentemente la redazione ha
creato due nuove rubriche (per le
quali a Cinisello non nascondono la
soddisfazione): «La lettera del
mese» e «Genitori-figli» per dare
voce al maggior numero possibile di
lettori. Poi c'è il «Club» con oltre
7.000 partecipanti impegnate nei
vari gruppi locali, c'è lo spazio di
«Antenna» che permette a migliaia
di amici di comunicarsi idee, espe-
rienze, problemi, hobby in uno
scambio vivace di corrispondenza.
Molto partecipata è la rubrica delle
loro Poesie: uno spazio donato alla
loro fantasia, per valorizzare ogni
tentativo di espressione, di profon-
dità, di creatività. Sollecitiamo
spesso la loro collaborazione anche
per la preparazione di dossiers par-
ticolari o di determinati servizi. Abi-
tualmente ci mandano giochi, bar-
zellette, idee per il fai da te, disegni
per le varie rubriche (umorismo, bri-
colage, Hit Parade, ecc.).
Anche i concorsi servono a legare
za che porta la redazione tra i lettori
per manifestazioni organizzate da
operatori periferici. La stessa reda-
zione anima e organizza due mani-
festazioni nazionali: il Festagiouane
e il Campo scuola estivo.
Il primo - vi partecipano oltre
1500 adolescenti - è un incontro di
amicizia, di musica, di messaggi, di
dialogo con i collaboratori di Pri-
mavera e di molta festa; il secondo
Il Campo Scuola 1982
laboratori del giornale partecipano
esperti sui temi dello stesso Campo
dove viene fatto ampio spazio ai la-
vori di gruppo e alle assemblee
creando forti momenti di festa e di
preghiera. Il tema del Campo - sin-
tetizzato in un motto - viene ripre-
so sulla rivista e in successivi incon-
tri. Ad esempio il motto di quest'an-
no è: «Giovani antenna della sto-
ria».
Una riunione della redazione
con i nostri lettori-lettrici (in qual-
che caso abbiamo superato le otto-
mila risposte in pochi giorni). E poi
c'è la «posta del medico».
Queste rubriche aperte ai lettori
rappresentano realmente uno degli
aspetti più validi e caratterizzanti
della rivista: è spazio riservato per
narrazioni di vita ed esperienze di
comunicazione, di confronto e di au-
tocomprensione.
C'è poi tutto un lavoro di presen-
La prima copertina
invece è un po' più impegnato.
Al Campo scuola si incontrano da
due a trecento lettori per verificare,
programmare la rivista discuten-
done problemi, proposte, iniziative.
Quest'ultima esperienza è nata
sette anni fa a Pragelato nei pressi
di Sestrière; poi, l'uno dietro l'altro,
sono venuti, Assisi, Madesimo, Cu-
glieri, Collevalenza e Passo della
Mendola.
Al Campo oltre ai più stretti col-
Il lavoro delle Suore
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, si
sa, hanno un vestito color nero ron-
dine macchiato di bianco. È proprio
dunque il caso di dirlo: sono... le
rondini che fanno Primavera.
Ciascuna suora - racconta an-
cora suor Bruna - ha precise re-
sponsabilità all'interno della rivista.
C'è la caporedattrice che predispone
i contenuti, tiene i contatti con i col-
laboratori e le agenzie fotografiche,
fa dei servizi, e crea soprattutto l'u-
nità di ogni numero in sintonia con
la formula redazionale della rivista.
Cosi come c'è una suora compe-
tente nel settore grafico, responsa-
bile dell'elaborazione dell'impagi-
nazione (che viene realizzata con la
collaborazione di due impaginatori e
alcuni disegnatori).
Lo spazio della partecipazione dei
lettori richiede un notevole impegno
per la valutazione, il coordinamen-
to, l'elaborazione delle pagine. Tut-
to questo impegna una suora con
particolari doti di creatività, di di-
sponibilità e soprattutto cli cono-
scenza del mondo adolescente.
Altri settori affidati alle suore
sono l'Amministrazione, la gestione
abbonamenti (che vengono elaborati
27 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983

3.8 Page 28

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Bruna Grasslnl - Responsabile. Titolare della rubrica « Bruna ti ri-
sponde».
Grazlella Curtl - Per gli amici Camilla. È la capo-redattrice, perciò
progetta i singoli numeri del giornale e ne coordina i contenuti.
Graziella Boscato - Cura in particolare le rubriche partecipate: Geni-
tori-figli, Lettera del mese, Poch. ecc.
Marta Bottoli - Direzione grafica.
Adele Vaghi - Responsabile a livello amministrativo.
Il settore dei servizi Interni di Primavera è affidato a:
Vittoria Samettl - per la gestione abbonamenti.
Giuseppe Lovatl - per la spedizione.
Maria Mlscioscia - per la contabilità fiscale.
Anna Bognannl - segretaria tutto-fare.
Direttore: Angelo Viganò - La sua esperienza editoriale e l'amore per
Primavera risalgono agli anni in cui è stato direttore dei Centro Salesia-
no L.D.C. di Torino. Ha la passione per i giovani e per la montagna: In-
fatti è Valtellinese.
I Collaboratori:
Vittorio Morero - Piemontese, direttore del settimanale « L'Eco del
Chisone di Pinerolo, autore di notevoli studi sui problemi giovanili.
Collabora da 1O anni con Primavera per I servizi di attualità, dossiers,
interviste, ecc.
Gianni Torriani - Milanese. La sua vita è scandita dalle tappe del Giro
d'Italia. Uìfatti è figlio del celebre Vincenzo Torriani, organizzatore di
ben 37 Giri ciclistici d'Italia. Redige la rubrica «Sport» su Primavera.
Enzo Natta - Vive a Roma. È tra i più noti conoscitori del mondo dello
spettacolo. Giornalista famoso, collabora con varie riviste. Cura su Pri-
mavera la rubrica «Cinema».
Gianni Rugglnentl - Milanese. È titolare della Casa discografica Rusty
Record, specializzata in produzioni impegnate a livello giovanile. È an-
che presentatore a Radio A (un'emittente privata di ispirazione cattoli-
ca), organista e organizzatore di feste popolari. Collabora con Prima-
vera per la rubrica «Musica-Dischi,..
Carlo e Franco Boldorlnl - Sono gli inseparabili mattatori della rubri-
ca «Ah Ah Angolo». Animatori di gruppi giovanili, inesauribìll nell'u-
morismo, pieni di interessi e di impegni. La loro casa a Novate Milane-
se, è un ritrovo di amici sempre in festa.
Lory Guamero - Torinese. Collabora con la Casa Editrice Gribaudi e
scrive su Primavera gli articoli di Psicologia.
Emilio Deleldl - È il più giovane e collabora per i servizi di attualità in
Primavera. Sogna di diventare un grande giornalista: gli auguriamo di
fare molta strada.
Grazia Boldorlnl - È la giovane disegnatrice di Primavera. Appartiene
alla simpatica famiglia Boldorini ed è perciò sorella di Carlo e Franco.
Collabora con ìl Messaggero dei Ragazzi e con la Casa Editrice Dami,
firmandosi «Rose Selarose » .
Giulio Cesare Gabblanelll - Ha scoperto Primavera per mezzo di
Graziana, un'accanita lettrice..., sua figlia. Dise.gna per hobby le pagine
della rubrica Genitori-Figli.
Vittorio Sellerl - Grafico, impaginatore di Primavera, con una grossa
carriera alle spalle come Art Director. È triestino, ma abita a Milano.
Sua moglie è vietnamita. Ha una stupenda bambina: Barbara.
Pierantonio Vlrtuanl - È il Public Relations Man di Primavera e Con-
cessionario esclusivo per la pubblicità. Ha 2 hobbies: il tennis e i suoi
due meravigliosi figli, Fabrizio e Verdiana.
28 BOLLETTINO SAlESIANO 1 GENNAIO 19113
da un centro meccanografico), e la
contabilità fiscale.
Con noi lavorano due laici: un'e-
xallieva, segretaria di redazione, e
un impiegato, responsabile della
spedizione.
Naturahnente - potrebbe essere
diversamente per un gruppo di sa-
lesiane di Don Bosco'? - queste suo-
re fanno anche altro: insegnanti a
scuola e animatrici all'oratorio, per
esempio.
Con i collaboratori laici - sono in
tanti e validi - le suore condivi-
dono la stessa scelta professionale.
Non è facile - esse dicono - scri-
vere per i giovani: occorre essere in-
formati in modo completo ma al
tempo stesso facile e interessante.
Ai collaboratori poi esse cercano
di trasmettere quel retaggio salesia-
no che è l'attenzione ai ritmi di ap-
prendimento dei ragazzi studiando
insieme la formula più adatta per
un aggancio dell'attenzione o del ta-
glio da dare all'articolo. La linea re-
dazionale viene perciò verificata in
assemblee plenarie più volte all'an-
no. Altri contatti e scambi sono fre-
quentissimi.
Alla professionalità questi colla-
boratori uniscono il gusto della co-
municazione e il piacere di lavorare
per il mondo giovanile.
Dove la collaborazione poi si fa
più preziosa è a livello di diffusione.
Sono insegnanti, genitori, animato-
ri. Soprattutto Figlie di Maria Au-
siliatrice che vivono con e per i gio-
vani trovando in Primavera un mez-
zo efficacis&mo di lavoro educativo-
pastorale.
Avevo già altre volte incontrato le
Suore di Primavera senza poter tut-
tavia domandare loro una risposta a
un dubbio che mi portavo dentro.
Chissè se queste suore - mi chie-
devo mentalmente - si «realizza-
no!». L'ha d.is&)Jto una per tutte,
quella domenica mattina.
« Primavera- mi ha detto - non
è semplicemente un fatto editoriale:
per noi è un fatto apostolico di enor-
me portata. È il grande movimento
giovanile del nostro Istituto, un mo-
vimento che raccoglie più di 300.000
adolescenti (se pensiamo che ogni
copia è letta mediamente da 3-4 per-
sone). Certamente è un lavoro estre-
mamente in1pegnativo, faticoso, ma
esaltante: richiede una carica di en-
tusiasmo, una continua capacità di
dialogo e di novità che ci tiene sulla
corda, ma nello stes.so tempo ci sti-
mola a una dedizione totale.
Cosi sentiamo di realizzare il « ca-
risma», il grande sogno di Don Bo-
sco di portare a Cristo tutti i gio-
vani rendendoceli amici».
Giuseppe Costa

3.9 Page 29

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il Kenya,
paese di giovani
senza rimpianti
P della metà della popolazio-
ne del Kenya è formata da
giovani. Quasi per contrasto,
ma non senza un preciso significato
se si tiene conto del rispetto che an-
cora oggi la società africana nutre
per gli anziani, fino a quattro anni
fa questo paese di giovani è stato
governato da un vecchio, anzi da "il
Vecchio», il Mzee, come era fami-
liarmente chiamato, con un misto di
affetto e di deferenza, Jomo Ke-
nyatta. Morto ultranonagenario (la
sua età esatta non fu mai possibile
accertarla), Kenyatta è talmente
compattato con la storia moderna
del Kenya da poterlo considerare un
tutto unico con il suo paese, anche
in quei risvolti dove la storia si
stempera nel mito e nella leggenda.
Ora il Mzee, il Vecchio, non c'è
più, le sue spoglie mortali riposano
nel mausoleo di marmo e vetro ve-
gliato dalla guardia d'onore. Rim-
pianti? Non si direbbe. Il Mzee non
c'è più, i giovani, invece, sono rima-
sti, anzi si sono accresciuti di nu-
mero, perché il Kenya detiene il re-
cord mondiale dell'incremento de-
mografico, con il quattro per cento
annuo. E con i giovani, meglio, ad-
dosso ai giovani sono rimasti i mille
problemi che li assillano quotidia-
namente, lasciati insoluti dal Mzee,
e che si chiamano miseria, disoccu-
pazione, delinquenza, alcoolismo,
prostituzione. Problemi che sono -
è purtroppo !)Oto anche nei paesi in-
dustrializzati - una prerogativa del
Kenya, ma che qui, come in molti
altri paesi africani, assumono di-
mensioni esasperate.
Nelle città, i giovani che frequen-
tano le scuole lamentano le difficol-
tà di reperire il denaro necessario
per pagare la retta scolastica. Quan-
do gli studi sono terminati, si apre
la penosa caccia all'impiego. Il gra-
do di istruzione ricevuto spinge i
giovani a rifiutare il ritorno ai paesi
d'origine, alla terra, per cui cercano
nelle grandi città uno sbocco che il
più delle volte non trovano, pagan-
do la cocente disillusione con la so-
litudine, la miseria, e, spesso, con la
degradazione morale. Per la gioven-
tù rurale, molte delle frustrazioni di
cui soffre sono legate alla penuria di
terra o di mezzi finanziari per i ne-
cessari investimenti.
I problemi dei giovani kenyani
(ma non solo dei giovani, è ovvio)
sono in larga misura la conseguenza
della linea politica, sociale, econo-
mica adottata a portata avanti pro-
prio dal gran Vecchio, che ha gover-
nato il paese dal 1963, anno dell'in-
dipendenza, al 1978, anno della sua
morte. Lungo tutto questo arco
temporale, Kenyatta ha incarnato
l'autorità indiscussa, è stato l'im-
magine stessa del Kenya. Una im-
magine che si è fatta mito, ha ali-
mentato sogni e, anche, fantastiche-
rie. Ha retto a lungo il ritratto del
Kenya dipinto come la «Svizzera
dell'Africa ». Ci si è riferiti a questo
paese come a un esempio di ordine,
di tolleranza, di benessere. E, biso-
gna onestamente ammetterlo, non
senza qualche valida ragione. Ma gli
avvenimenti accaduti nel luglio
scorso, con il fallito colpo di Stato,
hanno appannato non poco l'idillia-
ca immagine, costringendo a qual-
che riflessione sulla realtà del paese.
Certo, guardare Nairobi - la ca-
pitale - con i suoi svettanti grat-
tacieli tutto vetro e cemento, am-
mirare i suoi immensi giardini pe-
rennemente fioriti e ben curati, le
sue strade spaziose e delimitate da
alberi verdissimi, alloggiare negli al-
berghi lussuosi stracolmi di turisti, è
come apprezzare la bella copertina
di un libro che ci si aspetta ben riu-
scito. Ma basta voltare le prime pa-
gine, cioè voltare l'angolo del centro
di Nairobi o dei suoi quartieri resi-
denziali, per trovarsi immersi in una
realtà molto meno luccicante, la
realtà offerta da una periferia mi-
serabile stracolma di mendicanti, di
disoccupati, che vivono in fatiscienti
casupole dove la miseria sembra
aver preso stabile dimora, in cui la
criminalità è in aumento, l'immora-
lità dilagante.
È innegabile: c'è gente, in Kenya,
che il « paradiso» in terra l'ha tro-
vato. Sono gli "europei» proprietari
delle grandi e redditizie fattorie sul-
l'altipiano dove si situano le terre
migliori, gli uomini d'affari che pos-
siedono le splendide ville nei quar-
tieri residenziali di Nairobi, circon-
dati dal lusso e dai boys neri che ser-
vono in guanti bianchi il tè delle cin-
que o dispensano liquori durante i
continui "cocktail-party», gli espo-
nenti della borghesia locale formata
da alti funzionari dello. Stato, dai
29 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983

3.10 Page 30

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Veduta aerea della Secondary School di Slakago
quadri dirigenti del partito unico, o
da quanti si sono arricchiti grazie al
dilagare della corruzione. Tutti co-
storo conducono una vita beata e
sembrano godersela senza troppi
pensieri.
Molto meno paradisiaco il Kenya
degli operai che ricevono paghe ir-
risorie, dei giovani che si presentano
ogni anno in 250 mila sull'asfittico
mercato del lavoro (e solo uno su
cinque trova occupazione, mentre
gli altri quattro vanno a ingrossare
le già folte schiere degli insoddisfat-
ti e degli irrequieti, facili prede di
ideologie importate dall'esterno).
Meno paradisiaco ancora il Kenya
della popolazione rurale, costretta
ad accontentarsi di «posho », la po-
lenta di mais, o di radici, quando ci
sono, o di patire la fame quando
mancano l'una e le altre.
Eppure, negli anni Cinquanta, il
Mzee, il combattivo Jomo Kenyatta
si era impegnato - pagando anche
di persona, e duramente - per ot-
tenere, con l'indipendenza, un au-
tentico mutamento delle condizioni
sociali, facendo dell'instaurazione
della giustizia la sua bandiera. I ke-
nyani avevano creduto in lui, lo ave-
vano eletto a loro guida politica e
morale, la sua parola era legge, ne
avevano fatto una specie di idolo. Ci
fu anche chi si spinse ad esasperare,
distorcendolo, il suo m~ggio cli
rinnovamento, a caricarlo di un oclio
feroce contro la numerosa colonia
inglese che si era arricchita impos-
sessandosi delle terre migliori, e a
metterlo al centro cli una irrespon-
sabile insurrezione terroristica. I fa-
natici seguaci di questa setta san-
guinaria - sorta in seno all'etnia
dei Kikuyu - si erano proposti di
giungere all'indipendenza lastrican-
do la strada verso quel traguardo
dei cadaveri di tutti gli europei e cli
tutti gli africani che con gli europei
collaboravano.
Stretti in un patto di sangue, le-
gati da un giuramento rituale che li
trasformava in spietati assassini,
circondati da un alone cli mistero,
dichiaratamente anticristiani, i Mau
Mau seminarono il terrore nel ter-
ritorio che era stato considerato fino
ad allora una preziosa gemma della
Corona britannica. Alle loro stragi,
il potere coloniale rispose con pari
violenza e la rivolta fini stroncata
nel sangue.
Kenyatta - il suo vero nome era
Kaman Wa Ngengi, ma lo mutò
spesso, prima cli assumere definiti-
vamente quello desunto dalla mon-
tagna S'.lcra, il monte Kenya - fu
accusato cli essere l'ispiratore e il
capo occulto della rivolta. Nessuno,
tuttavia, fu in grado cli fornire prove
soddisfacenti al riguardo. Kenyatta
negò sempre con energia qualsiasi
compromissione con i Mau Mau.
« Non sono mai stato un violento -
affermava -. Il mio principio filo-
sofico è: ama il prossimo tuo come
te stesso». Gli inglesi replicavano,
ostinati: «Kenyatta è la guida delle
tenebre e della morte». Ma non osa-
rono sopprimerlo, per timore del
peggio, considerata la venerazione
popolare che lo circondava. Si limi-
tarono a tenerlo in prigione per set-
te anni, quelli cruciali per la rivolta.
Scontata la pena, Kenyatta fu rele-
gat.o per due anni in domicilio coat-
to, senza poter vedere o avvicinare
nessuno. Riguadagnò la libertà nel
1961.
Fu un passaggio difficile, contra-
stato da quanti temevano che la ri-
comparsa cli Kenyatta sulla scena
politica avrebbe scatenat.o una nuo-
va rivolta xenofoba. Si t.omerà ai
massacri, ci sarà ancora spargimen-
to di sangue? si chiedevano molti
coloni inglesi e gli stessi neri che
avevano optato per una pacifica
evoluzione del Kenya verso l'indi-
pendenza. Kenyatta smenti nei fatti
ogni più fosca previsione. Si adoperò
per l'unità del paese, di tutte le po-
polazioni, quale che fosse la razza di
appartenenza, europei, africani,
asiatici. Agli europei e agli asiatici
disse serenamente: «Noi vogliamo
che voi restiate nel nostro paese. La
nostra società non è composta di an-
geli neri, bruni o bianchi, ma di es-
sere umani, tutti soggetti a sbaglia-
re. Tu devi perdonare me; io devo
perdonare te. Questo è il mio pro-
gramma». E gli fu fedele. Quando,
dopo laboriose e clifficili trattative,
finalmente il 12 dicembre 1963 il
Kenya raggiunse l'indipendenza,
Kenyatta, diventato presidente,
adottò senza ripensamenti il model-
lo occidentale. «Dardo fiammeg-
giante», il «Leone», «Lancia bru-
ciata» - erano i più comuni sopran-
nomi di Kenyatta - non faceva più
paura a nessuno, anzi si guardava a
lui con fiducia e, specie i neri, con
speranza.
A confermare tuttavia i caratteri
sconcertanti della sua figura di capo
nazionalista e di intellettuale afri-
cano, rimane il giudizio che di lui, il
temuto «rivoluzionario», fu dato al
moment.o della sua morte: venne in-
fatti indicato come il più tipico rap-
presentante di un'Africa soggetta al
neocolonialismo. Metamorfosi racli-
cale, oppure convincimento, matu-
rato nel tempo, che il Kenya avreb-
be potuto prosperare solo se si fo$e
posto sulla strada della gradualità?
Difficile rispondere. Resta certo che
Kenyatta scelse la gradualità, anche
per quanto riguarda il passaggio dei
poteri nelle funzioni pubbliche e nel-
le attività economiche, dicendosi
Giovane klkuyu
30 BOLLEmNO SALESIANO I GENNAIO 1983

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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carica presidenziale e, sei mesi dopo,
ottenne la conferma popolare. Moi
si era presentato con coraggio all'o-
pinione pubblica, riconobbe esplici-
tamente, accanto ai meriti, anche gli
errori di Kenyatta, confermò ciò
che, vivo il Mzee, si mormorava a
mezza voce, e cioè che la corruzione,
il clientelismo, il nepotismo della
classe dirigente, anzi del « Clan dei
Kenvatta» - come era definita la
«corte» del vecchio capo - aveva
raggiunto livelli intollerabili, e che
l'ingiustizia sociale era scandalosa.
Si impegnò a sradicare tante male
piante e promise di rispondere con-
cretamente alle molte richieste po-
polari.
Ma il quadro attuale non è rassi-
curante. L'inflazione galoppa, c'è
penuria di cibo, i prezzi dei generi di
Don Superlna a colloquio con un bambino
prima necessità aumentano verti-
ginosamente, il turismo sta pei·den-
convinto che le capacità non si im- ha origine anche da questa situazio- do colpi. È cambiato anche il clima
provvisano da un giorno all'altro, ne. Il tentativo di colpo di stato del politico, non c'è repressione paJese,
ma si coltivano con pazienza. Per far luglio scorso, il primo di un certo ri- ma si è ridotto il grado di tolleranza.
prevalere il suo punto di vista, do- lievo dall'indipendenza, è risuonato Sono tutti elementi che possono
vette superare le opposizioni interne come un campanello d'allarme per i congiurare per far si che, in futuro, i
di leaders che si pronunciavano per successori di Kenyatta.
colpi di Stato, da tentati, rischino di
una africanizzazione a tempo di re- Quando il Mzee mori, il paese tor- diventare riusciti. Gli oppositori
cord. Ma ebbe gioco relativamente nò a interrogarsi con apprensione: sono molti, Moi ne ha contenuto le
facile: quando si presentava con in che cosa sarebbe successo, le rivalità spinte anche ricorrendo alla manie-
testa il famoso copricapo a disegni tribali avrebbero preso il sopravven- ra forte. Ma se il Kenya vuole realiz-
geometrici e in mano l'altrettanto to, chi avrebbe potuto dimostrare di zare nell'ordine le necessarie trasfor-
famoso scacciamosche dalla lunga possedere una cosi forte personalità mazioni, deve guardare in se stesso,
criniera bianca e dal manico d'oro, da succedere senza scossoni al rivestire di contenuti la sua indipen-
simbolo del potere, nessuno osava « Gran Vecchio»? Ancora una volta denza politica. E i contenuti si chia-
dissentire. Divenne quasi un sovra- i timori si dimostrarono infondati. Il mano giustizia, riforme, solidarietà
no, con tanti busti e ritratti sparsi vice presidente Daniel Arap Moi ri- con i più poveri, attenzione alle at-
un po' dovunque e, alla fine, gli fu coprì, a norma di Costituzione, la tese di tanti giovani.
conferito il titolo di « padre della pa-
tria».
Vent'anni di indipendenza sono
pochi per dare a un _paese la sua de-
finitiva fisionomia (e questo è un
Ma quanti gruppi religiosi!
dato che va tenuto presente in quasi
tutta l'Africa), per assolvere, cioè, a Il numero dei gruppi religiosi di frazionismo sono molteplici. I po-
un compito che impegna il lavoro di uaria denominazione presenti nel poli del Kenya, e in particolare i ki-
più generazioni. Dell'opera di Ke- Kenya, è stupefacente, lw. quasi del- kuyu che costituiscono l'etni,a più
nyatta si può dire ha dato al paese l'astronomico. Se ne contano al- numerosa, conservano un forte at-
una relativa stabilità e sicurezza, la meno 205 so/.o di quelli derivati dal taccamento a credenze religiose e a
stampa ha avuto spazi di libertà, il ceppo protestante. Ma il ritmo di pratiche rituali tradizionali, e al
clima politico è stato improntato crescita è a sua volta fonte di sor- tempo stesso avvertono il forte ri-
alla tolleranza, anche se le opposi- presa, dat,o che qui ogni mese nasce chi,amo del Vange/.o e della pratica
zioni hanno potuto trovare posto un gruppo religioso (altri; per con- cristiana. Spesso è il sacerdote, si,a
solo nell'ambito del partito unico. tro, scompaiono) che miscela ele- esso missiona.rio o indigeno, a fun•
Tutto ciò- qualcuno si è chiesto- menti cristiani_a forme di religiosità gere da elemento cata!,izzat,ore,
a quale prezzo? E si è risposto che tradizionale. E vero che negli Stati quarukJ si verifica il momento del
per molti kenyani l'indipendenza Uniti le « chiese» sono ancora più. «contatto» fra cristianesimo e reli-
non ha significato molto. Se il per- numerose (c'è chi ne ha contate al- gione tradizionale: talvolta l'innesto
sonale politico è oggi tutto africano, meno 700), ma non b'isogna dimen- del prim,Q sulla seconda riesce per-
il potere economico resta nelle mani ticare che il Kenya è grande so/.o Iettamente e allora nascono dei veri
dei bianchi o dei neri che si compor- due volte l'Italia. Se il moltiplicarsi cristiani; se fallisce, si apre uno
tano come bianchi. E quando ci si ri- delle chiese conferma l'indole pro- spazio occupato da, gruppi in cui i
ferisce all'economia kenyana si deve fondamente religiosa della, popola- due elementi risultano rappresen-
pensare all'agricoltura e al turismo, zione kenyana, non mancano co/.oro tati, ma a prevalere è quello tradi-
i due pilastri su cui si regge econo- che considerano eccessiva questa zionale. Una seconda importante
micamente il paese. Da un paio frantumazione, e tale comunque da, causa è da ricercare nell'attivismo
d'anni entrambi presentano delle ostacolare il moviment,o ecumenico. molteplici chiese protestanti pre-
crepe. li malessere diffuso nel paese Le cause di un così accentuato senti in Kenya, che dispongono di
BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO T91lJ 31

4.2 Page 32

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pugnan-0 l'esigenza di una nuova
strategia aposrolica al di fuori della
LA PREGHIERA DEI KIKUYU
struttura tradizional,e. Esse sono
guardate con diffidenza da molti
I Kikuyu formano l'etnia più numerosa del Kenya. Quanti di essi
Vescovi, i quali, pur riconoscendo a
sono rimasti ancorati alla religione tradizionale, privilegiano il culto col-
quelle comunità il fondamenro di
lettivo degli antenati. Le preghiere, tuttavia, sono sempre indirizzate al-
fede, scorgon-0 in esse risvolti poli-
l'Essere Supremo, che viene chiamato Ngai, e che risiede sulla cima del
tici e sociali tali da far temere - so-
Monte Kenya. Nel suo libro «La Montagna dello splendore», Jomo Ke-
stengono - che l'el,ement,o fede-pa-
nyatta riporta un esempio di preghiera kikuyu di invocazione e ringra-
rol,a di Dio venga messo in secondo
ziamento.
piano rispett,o agli e/,ementi sociali.
Anziano - Fa che gli anziani abbiano la saggezza e parlino con
una voce sola.
C'è molro da fare anche per l'aiu-
ro ai più deboli e ai più poveri. Tutti
conoscono l,e misere condizioni in
Popolo - Lode a te, Ngai. La pace sia con noi.
cui si trovano le peri{erie delle città,
A. - Fa che il paese goda della tranquillità e che la gente continui
ad aumentare.
P. - Lode a te, Ngai. La pace sia con noi.
specie di Nairobi, che ha il triste
primaro del più alto indice di cri-
minalità giovani/,e di tutt,o il Paese,
e dove migliaia di bambini vivon-0 di
A. - Fa che la gente, le greggi e le mandrie prosperino e siano
lavori occasionali o di piccoli furti,
esenti da malattie.
mangiano quel/,o che trovano rovi-
P. - Lode a te, Ngai. La pace sia con noi.
stando nei bidoni dell,a spazzatura e
d-Ormono sotro un pezzo di cartone.
A. - Fa che i campi portino frutti abbondanti e che la terra continui
I cattolici kenyani chiedono che si
ad essere fertile.
intensifichi quell,a attività socia/,e
P. - Lode a te. Noai. La pace sia con noi.
che da sempre accompagna la pre-
dicazione del messaggio cristiano.
In uno Staro poco meno che venten-
ne, molti settnri non sono stati an-
considerevoli mezzi forniti dalle tenzione, quella di cmedere al Si- cora raggiunti dal governo, in par-
chiese madri americane o occiden- grwre del/,e messi di mandare operai ticol,are quelli degli emarginati, dei
t,aJ,i in genere, e di cui si avvalgono per la sua vigna, e di benedire !,a giovani in cerca di lavoro e bisogrw-
per impiantare iniziative sociali e sua Chiesa in Africa con molti, buo- si di qualificazione, di scuo/,e profes-
educative.
ni, generosi e impegnati sacerdoti, sionali per imparare un mestiere, di
La Chiesa catrolica ha iniziaro che diano l'esempio per !,a vita della scu.o/,e di cucito, di economia dome-
l'opera di evangelizzazione in Ke- Chiesa e !,a propagazione della stica per /,e ragazze. imprese oon
nya nel 1889, e da allora è andata fede».
facili, ma che diventano impossibili
espandendosi in più direzioni, tanro La mancanza di persona/,e è spes- se non trovano l'appoggio di tutti i
che oggi si calcolano inrorrw ai due so all'origine dell,a formazione di cattnlici sparsi sulla Terra.
milioni e mezzo i battezzati cattnli- comunità ecc/,esiali di base, che pro-
ci. Ma ciò che colpisce di più sottn il
Gaeta.no Nanetti
profi/,o numerico, è il ritnw di svi-
luppo, accentuarosi negli ultimi
anni in modo ecceziona/,e. Diocesi,
parrocchie, orarori sooo presenti
capillarmente nel paese e in molti
I SALESIANI IN KENYA
casi danno prova di una consape-
uo/,ezza, di un impegrw, di una vita-
La prima presenza salesiana in Kenya è quella di Siakago, paesino
lità che talune vecchie chiese euro-
dell'Embu, duecento chilometri a nord di Nairobi. Qui dal 1980 lavorano
pee hanno perduro da tempo. Molro
don Burja Stefano, don Donati Vincenzo, don Molino Felicino, don Ro-
resta da fare, perché sovente alla
bustellini Mario, don Superina Dario. Continuano il lavoro preceden-
qualifica di cristiano non corrispon-
temente avviato dai Padri e dai Fratelli Laici della Consolata di Torino.
de nei fedeli una vissuta compene-
trazione del messaggio evangelico.
Ciò fa sentire ancora più pesante
la carenza di sacerdoti. C'è scarsità
di vocazi.oni, e di conseguenza di-
venta arduo procedere sulla via del-
l'africanizzazione del C/,ero. Alle
monache di clausura del convenro
di Nairobi, visitate durante il suo
viaggio in Kenya, Giovanni Paolo
Il domandò con insistenza « di met-
tere nelle orazioni, come prima in-
Si tratta di un lavoro prevalentemente parrocchiale missionario soste-
nuto generosamente dall'lspettoria Centrale cui è stato affidato nell'am-
bito del Progetto A(rica.
I Figli di Don Bosco stanno seguendo con particolare attenzione,
studiandone prima cultura e linguaggio I Kikuyu.
Dal 15 luglio 1981 un gruppo di Salesiani indiani della lspettoria di
Bombay è presente a Korr con una parrocchia e a Marsabit, dall'anno
scorso, con una scuola professionale.
Per coordinare la presenza indiana in questo Paese e per avere un
centro di ospitalità e accoglienza in una grande capitale africana come
Nairobi, il 24 luglio 1982, vi è stata aperta una Delegazione Salesiana
con don Tony D'Souza delegato.
KENYA - Repubblica indipendente dal 1963. Superficie: 582.646 kqm. (quasi due volte l'Italia). Popo-
lazione: 16 milioni di abitanti. Capitale: Nairobi (800 mila abitanti). Religioni: maggioranza di animistì, i
protestanti sono circa tre milioni, i cattolici più di due milioni. Presenza islamica nelle zone costiere.
32 • BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983

4.3 Page 33

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giovani che lo videro prima insegnante
nei Licei di Fogllzzo e Alassio e quindi
docente universitario. Della sua vasta
produzione scientifica nonché della
sua multiforme attività di ricercatore
sono testimonianze efficaci oltre una
settantina di pubblicazioni d'altissimo
livello. Fu tra I primi e più quotati stu-
diosi della Santa Sindone di Torino. Il
rapporto educativo con gli allievi era
costantemente nutrito di saggezza sa-
cerdotale e la sua apparente severità si
stemperava facilmente In cordiale
amabilità, in una comprensione gene-
rosa e dlsponlblle ad ogni richiesta. Le
sue radici spirituali affondavano In una
cultura teologica direttamente Ispirata
CALI aac. VINCENZO Salnlano t Ca-
lania a 75 anni
Dinamismo, zelo Instancabile e ricco
di Iniziative hanno caratterizzalo l'azio-
ne apostolica e salesiana del don Cafi
di Ieri, soprattutto in quelle Opere cl)e,
per la loro configurazione e collocazio-
ne, avevano In lui e In pochissimi altri
confratelli Il tutto• della presenza sa-
lesiana. La stessa passione per le ani-
me lo portava a quel contatto conti-
nuo, costante. disinteressato con la
gente, attraverso il ministero delle con-
fessioni, il catechismo, le conversazio-
ni, le premiazioni delle gare, che fu-
rono In lui nota caratteristica. In co-
munità, che considerò sempre come
insostitulblle punto di riferimento delle
attività di tutti e di ciascuno, specie In
questi ultimi anni, alla saggezza e alla alla Parola di Dio e In una salesianità
discrezione della sua presenza univa assimilata anche in uno studio diretto
la capacita di rasserenare e sdramma- dello spirito di Don Bosco.
tizzare con le frasi lapidarie, la sonora
risata, gli indimenticabili •stornelli•
conviviali.
PIRAS coad. GIUSEPPE Salnl■no t
TRECARICHI co■d. ANTON INO Sai•
siano t Messina a 66 anni
Fece la professione perpetua Il 16
Racco (Genova) a 70 anni
agosto 1939. Entrato come aspirante
Proveniente dalla natla Gergei (Nuo- al sacerdozio, per motivi di salute do-
ro) il buon Peppino approdò al collegio vette rinunziarvi, Scrisse nel suo dia-
di Genzano di Roma e subl li fascino di rio: • Il sacrificio è enorme, compen-
Don Bosco. A vent'anni si ascrisse alla salo dalla gioia di rimanere con Don
Società Salesiana e si distinse per la Bosco». È stato sempre un autentico
pietà e per la tenacia ne: lavoro nell'uf• salesiano, profondamente religioso,
licio di infermiere. A Roma (Casa di cordiale, buono con tutti. Lavoratore
San Tarcisio e Ateneo) e a Torino Instancabile nell'insegnamento, nell'O-
(Crocetta e Casa Madre) fu, per un cin- ratorio. in mezzo ai giovani ha dato
quantennio, Il buon samaritano che si sempre e generosamente tutto quello
prese cura dei suoi fratelli con dedizio- che poteva. Non si è mal risparmiato,
ne generosa, singolare competenza e nemmeno quando Il cuore non reg-
vivo spirito di sacrificio.
geva più alla fatica L'Inazione era per
lui una tortura. Oltre Il suo lavoro or-
t SCOTTI sac. PIETRO Salnlano Ge- dinario faceva con abilità assistenza ai
nova a 93 anni
nostri lavori edlll e servizio di ragione-
Etnologo, medico e ricercatore di ria. Spiccavano In lui le qualità umane:
fama Internazionale, don Pietro Scotti carattere equlllbrato, Intelligente, sem-
si è spento il 23 maggio 1982 nella plice, allegro, sereno, fraterno con tutti
casa salesiana di Genova-Samplerda- e delicato nel tratto. Nelle Comunità
rena che dal 1945 - anno In cui as- salesiane si è sempre sentito a casa
sunse l'Insegnamento universitario a sua: cosi diceva al suol famlllerl. La
Genova e a Pisa - ere diventata sua congregazione ha perduto in lui un
abituale dimora. Quella di don Pietro fu uomo di grande valore. In compenso cl
una lunga vita dedicata all'insegna- resta una eredità grande: Il bene che ci
rnento e all'Impegno educativo tra I ha lasciato.
BROCARDO TERESA ved. BROCAR-
DO Cooperatrice t Murazzano (CN) a
94 anni
Ha chiuso la sua lunga giornata per
ritornare al Padre In giorno di sabato,
come desiderava, Ere nata proprio
l'anno della morte di Don Bosco da ge-
nitori quasi coevi del Santo In un pae-
se dillle Langhe non lontano dal Bec-
chi dove • l'Amico del giovani• era
molto conosciuto e amato. Fu devotls•
slma di Don Bosco e del suol succes-
sori, sempre Interessata all'azione mis-
sionaria. Madre di cinque figli ne donò
generosamente due alla Congregazio-
ne Salesiana: don Pietro e don Giusep-
pe. Visse nella semplicità e nel na-
scondlmento unlfloata da fede profon-
da e intensa preghiera. Dio, la famiglia,
i più poveri che sempre predilesse fu-
rono l'asse delle sua vita. Con ricono-
scente e nobile gesto, le Consorelle
della .confraternita del Carmine •• alla
quale era Iscritta, vollero portarle e
braccia nel corteo funebre.
GAGLIARDO MARIELLA t S. Agata di
Mllltello (IAE) a 28 anni
Una vita di semplicità e di lede. Col-
piva In lei soprattutto le sua serenità e
la sua capacità di donazione. Il suo ul-
timo anno di esistenza fu una costante
assimilazione al Cristo Crocifisso; offri
le sue sofferenze per la gioventù del
paese che le tributò un funerale ve-
ramente eccezionale,
MANTEGAZZA VIRGINIA Coopetalrl•
ce t 93 anni
Donna di profonda fede, che ha
dato con generosità al Slgnore un li•
gllo sac«dote nella Congregazione
Salesiana missionario in Giappone da
quasi 50 anni. Ha vissuto nella pre-
ghiera per aiutare Il figlio nella sua
missione di apostolato. Ai tunerall han-
no partecipato Salesiani di varie co-
muni t à.
MARAGOTTO DANIELE Cooperato,. I
Abano Terme (PD) a 54 anni
Dopo una giovinezza lieta e serena
che aveva trovato nell'ambiente sale-
siano di Monteortone e nella Azione
Cattolica I luoghi naturali per la sua
formazione, impiegò tutta la sua vita In
un servizio umile e costante ella Chie-
sa e elle società. Scelse e visse la vita
matrimoniale come autentica • voca-
zione laicale• nelle Chiesa. Attaccatis-
simo alla sua famiglia, laborioso, re-
sponsabile, discreto Insegnò più con
gli esempi che con le parole. Generoso
e modesto, amò il prossimo con gesti
concreti. Sapeva suscitare iniziative
sempre ruove nelle azione pastorale
senza farsi accorgere: elemen1o cata-
lizzatore, generoso, discreto e umile
sempre, con i giovani prima. e con gli
anziani più bisognosi poi. Porto sem-
pre e ovunque uno stile sereno, pieno
di gioia e di entusiasmo. Colorò la sua
fede profonda e Il suo apostolato oon
la gioia e Il sorriso di D. Bosco.
MARDEGAN SECONDO Cooperatore
f Castello di Godego (TV)
Fratello di un salesiano, Giovannino,
che lo precedette nel.la casa del Padre,
Secondo coopero per 35 anni all'opera
salesiana di Godego, prestandovi tutto
se S1esso, nel servizi familiari, Il suo
animo era ormai del tutto salesiano. La
grazia del Signore compì in lui quanto
di meglio potevano consentire le sue
doti umane, semplici ma ben realizza-
te. lnstacablle nel lavoro, attento e
sensibile alla vita comunitaria dei Sa-
lesiani che condivideva con discrezio-
ne in tutti I suol momenti, di francesca-
ne semplicità nel suoi rapporti con tut-
ti, esemplare nella devozione all'Eu-
carestia, all'Ausllletrlce e a don Bosco.
PANIZZA GIUSEPPE Cooperatore
t Pianiga a 77 anni
È stato un educatore Impareggiabile
di più generazioni, uomo di vasta col-
tura, di fede ardente, seguiva cor;I oc-
chio attento e spirito di umile pbbe-
dienza I nuovi Indirizzi della Chiesa
postconciliare. Apostolo di Azione Cat-
tolica nelle file di • Pio Xl e Pio Xli•
aveva lntullo la necessità di un nuovo
laicato autentico e consacrato. Era
Terziarlo francescano, fervente coo-
peratore salesiano come la mamma da
cui ha ereditato l'amore per la Chiesa e
per l'umile grande Santo d'ASSISI, e
per Il Santo del giovani, S. Giovanni
Bosco. Si Iscrive ella Società Operaia,
ne vive lo spirito, ne segue le Iniziati~.
fu attivissimo nelle varie forme della
pastorale parrocchiale. Fu presente
sempre nel cammino della cultura. del-
le stampa, della politica, nelle attlvl1à
sociali, nelle opere di carità cristiana. e
di assistenza sociale verso I poveri e i
bisognosi. Fu salesiano dallo spirito
aperto e faceto. Liturgia, canto, e suo-
no, erano curati con squisita compe-
tenza. La sua figura crlS1Iana simbolo
di lede e di amore vissuti resta di
esempio al giovani e agli adulti,
RATTAZZI GIUSEPPE Cooperatore t
Melazzo (AL) a 82 anni
Ottimo padre di famiglia, seriamente
Impegnato nell'educazione del flgll, ri-
masti orfani di madre nell'inlanzia, era
felice di appartenere, come Coopera-
tore, alla Famiglia Salesiana, a cui ave-
va dato tre figlie: Sr. Teresa, Sr. Adria-
na, Sr. Maria Gloria, Figlte di Maria Au-
siliatrice. La sua vita semplice fu carat-
terizzata dall'amore elle preghiera e al
lavoro e de una bontà sincera, cordia-
le, aperta a tutti. Quando, negli ultimi
anni, le forze fisiche in declino non gli
permisero più di lavorare, riempi le
giornate di preghiere e di accettazione
generosa della sofferenza. La sue mor-
te serene fu un •SI• alla Volontà di
Dio, come tutta la sua vita.
A quanti hanno chiesto informazionì, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSGO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2.g.1971 n 959, e L 'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede ln TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all' Istituto Salesiano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di legato la somma di lire...•
(oppure) l'immobile sito in... per gli scopi perseguill dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneficenza, di ostruzione e educazione, di
culto e d1 religione, .
- se si tratta Invece df nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l' altro dei due Enti su Indicati:
...ann ullo ogni m,a precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per /e Missioni con sede In
Tonno) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione,.
(luogo e data)
(firma per disteso)
33 BOLLETTINO SALESIANO 1 GENNAIO 1983

4.4 Page 34

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Ml SENTIVO SICURA
L'11 maggio 1982 fui ricoverata
d'urgenza in clinica per emorragia.
Non c'era più nulla da fare. Le mie for-
ze venivano meno e invocai con fede
ardente Maria Auslllatrlce. La Madon-
na intervenne. Il giorno dopo mi dis-
sero che mi operavano. Andai in sala
operatoria serena. Il 19 maggio fui di-
messa ristabilita con la gioia dei miei
cari. Ringrazio Maria Ausiliatrice pre-
gando affinché continui a proteggere
la mia famiglia.
Sansoè Angiolina in Gare/la, TO
UN GRAVISSIMO
INCIDENTE
La Famiglia Gomez Zuluaga di Rio-
negro (Antille) desidera rendere pub-
blica la sua riconoscenza a Maria Au-
siliatrice per la materna sollecitudine
sperimentata in occasione di un gra-
vissimo Incidente automobilistico subi-
to dal figlio sacerdote, con serie e
preoccupanti conseguenze in tutti i
sensi.
L'invocazione dell'aiuto di Maria Au-
siliatrice non restò delusa: oggi si sta
riprendendo, sia fisicamente sia spiri-
tualmente, e a distanza di tre anni ha
potuto reinserirsi nei suoi diversi im-
pegni, e soprattutto nel suo ministero
sacerdotale.
Grazie, Maria Ausiliatrice! Continua
su di noi la tua potente intercessione e
protezione.
Famiglia Gomez Zuluaga
Ml RACCOMANDAI A LEI
Il giorno 30 settembre di quest'anno,
recandomi a visitare come exallievo
salesiano di Torino, per gli anni 1915-
19. i Superiori della Casa Salesiana di
Montechiarugolo, mentre camminavo
sulle strisce fui investito da una mac-
china che viaggiava a velocità soste-
nuta: fui colpito al braccio e al cranio e
proiettato a circa 15 metri di distanza,
battendo il capo sull'erba del fusso e
con la persona sull'asfalto della strada.
Due istanti prima volgendo lo sguar-
do all'immagine di Maria Auslllatrlce
raffigurata sulla facciata della Chiesa
di tale Istituto, mi raccomandai alla no-
stra Madonna. Fui portato in autolet-
tiga all'ospedale di Montecchio Emilia,
34 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983
dove rimasi otto giorni e da dove potei
tornare a Milano. Era corso notizia che
io avevo perduto la vita; invece sono
sopravvissuto e ringrazio Maria Ausi-
liatrice.
Di tale grazia accadutami vog!io ren-
dere piena e devota testimonianza. Un
grazie particolare poi ai reverendi su-
periori salesiani di Montechiarugolo
per le attenzioni e premure attestatemi.
Prof. Luigi Dal Santo, Milano
AVEVO MOLTO BISOGNO
Caro Bollettino Salesiano, avevo
molto bisogno che si realizzasse una
certa cosa: ho pregato con fede Don
Bosco e tutto si è risolto felicemente,
oltre ogni più rosea aspettativa, e ora
vorrei segnalare questa grazia ricevu-
ta. Cordiali saluti.
Pazzini Maurizio, Rimini
PREGAI TUTTA LA NOTTE
Trascrivo qui di seguito il mio ringra-
ziamento che vorrei fosse reso pubbli-
co tramite la rubrica: «I nostri santi•
per adempiere alla promessa che ho
fatto. Nell'ottobre 1981, incinta di ap-
pena due mesi, ebbi una forte emor-
ragia e venni ricoverata d'urgenza al-
l'ospedale: avevo tanta paura di aver
perso la creatura che portavo dentro di
me. Pregai tutte la notte la Madonna e
il giorno seguente mi furono fatti gli ul-
trasuoni e vidi anch'io con i dottori sul-
lo schermo delle apparecchiature il
cuoricino della mia bambina che bat-
teva: era viva.
Tornata a casa mi fu prescritto il ri-
poso assoluto per non rischiare un'al-
tra minaccia di aborto. In quei giorni, la
sorella della mia antica maestra mi
parlo di San Domenico Savio e mi fece
avere un abitino.
Finalmente è nata Chiara. Desidero
che pubblichiate questo mio ringrazia-
mento e prego ancora Domenico Savio
e Maria Ausiliatrice per due grandis-
sime «grazie» che sono fiduciosa mi
concederanno.
Mariangela De Ange/is, 16132 Genova
UN BAMBINO DI NOME FULVIO
Desidero rendere nota la grazia ri-
cevuta da San Domenico Savio e San
Giovanni Bosco. Dopo undici anni di
matrimonio con un precedente aborto
e un bimbo nato prematuramente e
morto dodici giorni dopo la nascita,
con l'aiuto di Dio e di San Domenico
Savio, è nato un bambino sanissimo di
nome Fulvio che ha inondato di gioia
la nostra casa.
Ringrazio di gioia i miei santi che mi
hanno aiutato in questa gravidanza e
chiedo vivamente la loro protezione
alla mia famigliola.
Marilena Arsenigo, Cesano Maderno
GRAVE POLMONITE
È con grande gioia ed infinita rico-
noscenza che segnalo, alla vostra
spettabile direzione, la grazia ottenuta
per la potente intercessione della Ver-
glne santissima Ausiliatrice, San Do-
menico Savio e Santa Maria Mazzarel-
lo, per la prodigiosa guarigione di mio
padre, ammalatosi, lo scorso anno, di
polmonite in forma molto grave.
Ancora commossa e per sempre ri-
conoscente ai vostri Santi, porgo i miei
saluti più cordiali.
Maria Garrone, Torino
UN GRAPPOLO
Leggendo il Bollettino Salesiano ho
conosciuto un poco la vita di Sr. Eu-
sebia Palomino e sono stata portata a
pregarla in varie difficoltà che mi han-
no interessato nella mia persona e nel-
la mia famiglia.
Sono almeno quattro le grazie otte-
nute puntualmente dopo un triduo di
preghiere a Sr. Eusebia. Si tratta di
sofferenze fisiche e di situazioni morali
e psicologiche veramente gravi e uma-
namente insolubili, che invece ho visto
risolversi in modo sorprendente per in-
tercessione della Serva di Dio. Questa
bella esperienza ormai mi ha resa così
serena e fiduciosa che qualunque
cosa mi accada posso contare sull'aiu-
to pronto e potente della mia celeste
protettrice.
Pregherei che fosse resa pubblica
questa potenza di intercessione di Sr.
Eusebia per dirle così un grande gra-
zie e per suscitare anche in altri molta
fiducia nella intercessione di questa
umile suora.
Lettera firmata, S. Stefano Roaro (CN)
GRAVE INCIDENTE
Tornavo a casa con mio figlio, quan-
do venivamo tamponati da una grossa
macchina e sbalzati nella vicina ferro-
via, col serbatoio spaccato: mio figlio
era fortunatamente sul sedile anterio-
re. Né io, né mio figlio abbiamo ripor-
tato il minimo danno, in un incidente
che avrebbe potuto diventare tragico
se avesse preso fuoco la benzina.
Attribuisco la straordinaria grazia a
Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e ai
Santi Saleslanl (in particolare S. Do-
menico Savio, di cui mio figlio porta il
nome) che sono presenti sempre nelle
nostre preghiere.
Lettera firmata, Piancameno (BS)
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Aiello Ausilia - Arrlgonl Ancilla - Barbieri Marco -
Basso Aristide - Battaglia Marisa - Bersano Luigina -
Bertollno Lidia - Bethaz Albertina e Pietro - Bocchie-
ri Bianca - Bocci Guido - Bombare Emma - Bonina
Vincenza - Bonnot Emllla - Bovio Olga - Bruni Ro-
sina - Bruschi Masa - Campomenosl Margherita -
Cibrarlo Maria - Dho Tommaso - Effendi Maria - Ere-
di Ambrogina - Flore Emilia • Flzzotti Maria - Fore-
stlello Maria · Foul Anna - Gaudissard Maria - Ge-
rosa o. Arturo - Gldl Pertusati - Giordano Teresa •
Guemmi Antonietta - Gullotta Concetta - Greco Im-
macolata• L.F. Varese - Martinez Rosina - Mieh Pie-
rina - MIiite Anna - Moltenl Prassede - Mariani Maria
- Negro Piero e Laura - Orlando Eugenio Raimon-
do Anna - Repetto Maria V. Rlbetto Bruno Mas-
simo - Rlghinl Silvana - Rlnaldi Maria Romeo Ame-
lia - Palermo Teresa - Parodi G. Battista - Piatti An-
tonietta - Salviotti Palmira - Scifo Emanuela - Seren-
e! Maria - Taormina Carmelo • Tartaglione Anna -
Tornasi Maria - Torre Giuseppe - Toschi Oatta
Giacoma

4.5 Page 35

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pon DV'"..-
p1rezfon• opere
Borsa: In memoria di don Evaristo
Marcoa/di, a cura di N.N., L. , .000.000
Boraa: Marta Aualll■trtce, S. Giovanni
Boaco, in memoria del mio marito, An-
tonio. a c ura di Senor Turlna Maria ,
Saluu o CN, L. 700.000
Borsa: A gloria della Famigf/a del Cie-
lo, In ringr aziamento e a protezione
del viventi e suffragio dal nostri defun-
ti, a cura di N.N.. L. 500.000
Borsa: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
Bo•co, per grazia ricevuta e In suffra-
gio dai nostri d efunti, a cura di C.A.,
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di Del Vento Lambo Maria. Maracaìbo,
Venezuela, L. 450.000
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Bosco, S. Domenico Savio, In ringra-
ziamento e chiedendo protszlons sulla
famiglia, a cura di N.M., Robbiate CO,
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•maestro•, a cura dei fratelli Maria e
Giovanni, L. 300.000
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Bosco, In suffragio dei nostri defunti. a
cura d i Emma e Giovanni Daollo, L.
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so• mento dal di professione religiosa
di don Pietro Ciccaralli, a cura dei fa-
miliari, L . 250.000
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csra/11, in occasiona dal 50° di profas•
slone raf/glosa dal fratello don Pietro,
Salesiano, a cura del familiari, L,
250.000
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Pozzi-Viga, a in ringraziamento, a cura
di Pozzi Gludftta e Annamaria, MIiano,
L 250.000
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Bosco, per ottenere una grazia, a cura
di R.T ., L. 250.000
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stasi, a cura dalle Exallleve delle Figlie
Maria Auslllatrlce, L. 200.000
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fragio dei nostri defunti e per protezio-
ne sulla famiglia, a cura di N.N., Bra
CN, L. 200.000
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XXIII, a suffragio di Lodovico Fontana.
a cura della moglie a dei tigli, L .
156.700
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fragio di Conclna Angelo, a cura d ella
moglie Nina Bussi Conclna, L. 150.000
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aiuto e guarigione per persona cara, a
cura di Martinetti Modesta , Castellal-
!ero, L. 150.000
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lena SS, L. 110.000
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Boaco, par grazia ricevuta, a cura di
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lffle.nl, par grazia ricevu ta, a cura di
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Domenico Savio, In ringraziamento e
Invocando protezione su Alberto, a
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Bosco, Invocando grazia per una gua-
rigione, a cura d i N.N., Cunico. AT
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Bosco, In ringraziamento e Invocando
ancora protezione. a cura di a.e., Ca•
stelrosso TO
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cura di Perotti Assunta, Torino
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Don Bosco, TO
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Boeco, aiutataci e proteggeteci, a cura
di N.N., Torino
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ce, SanU Salfflanl, invocando prote-
zione par i miei cari, vivi e defunti, a
cura d i T. Cate rina
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cevuta, a cura di Patri Giulia, Varigotti,
SV
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Bosco, In memoria a suffragio del ni-
pote Gabriele, a cura del nonni
Borsa: Maria Aualllatrlce, S. Giovanni
Bosco, In suffragio del defunti genitori
Amedeo a Lucia, implorando protezio-
ne, a cura di Selgle-Padoan, Francia
801'118: Maria Aualllatrlce, Don Bosco e
Domenico Savio, proteggete la mia fa-
miglia, a cura di Pellegrini Una, Sarez-
zo BS
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1lllatrlce, Santi Saleelanl, par grazie ri-
cevuta e da rlcsvere, a cura di Mila-
nese Gi.ovanni, Minerbe VR
Bol'la: Sacro Cuore, Marta Au■lllatrl­
ce, Don Bosco, chiedendo una grazia,
a cura d i Scarpetti Emilia, Roma
Borsa: Malia Au■lllatrlce, S. Giovanni
Bo■co, in suffragio dal marito Emilio e
del figi/o Carlo e chiedendo protezio-
ne, a cura di Boetto Angela
Borsa: Don Rlnaldl, par grazia ricevuta
e da ricavare, a cura di Pilejo Anna
M aria, A oma-
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Rlnat-
dl, in ringraziamento e Implorando
protezione. a cura di D.T.R.. Asiago
Borsa: Marta Au■lllatrlce e Sanu Sa-
teelanl, in suffragio dal marito Ignazio,
a cura di Paclnl Anita, Tarquinia VT
Borsa: Don Bo1eo, invocando prot&-
zlone sulla mia famiglia, a cura di Ga-
brielll Maria, Trento
Borsa: Maria Au■lllatrlce e Santi Sa-
leelanl, PBI' una grazia desiderata, a
cura di Assera Elvira. Moriago d. Bat-
taglia TV
Borsa: Maria Au■lllatrlce e Don Bosco,
In suffragiO di Martina Carducci, a
cura della famiglia, Gualdo Cattaneo
PG
Borsa: Marta Au1lllatrlce e S. Giovanni
Bo■co, In ring raziamento, a cura di
Bassi Dr. Enrico, Alessandria
Borsa: Marta Au■lllatrlce, In testimo-
nianza della sua assidua assistenza, a
cura di Mascheroni Marisa, Mariano
Comasco
Borsa: $ . Giovanni Bo1co, $. Marta
Mazzarello, Sr, Eueebla, a cura di N.N.,
Varese
Bor11a: Marta Aualllatrlce, Don Bo■co,
Domenico Savio, proteggete sempre i
miei quattro nipoti, a cura di N.N.
Borsa: In memoria di don Alberto Ca·
stagno/I, missionario salesiano, a cura
della nlpo1e Mara
Borsa: Marta Au■lllatrlce e S. Giovanni
Bosco, invocando protezione e sollie-
vo dal mala per la moglie, a cura del
Dr. Marco
Borsa: Anime del Purgatorio, In me-
moria e suffragio di Po/etti Palma, a
cura delle amiche, Baveno NO
Bo1'118: S. Domenico Savio, ringrazian-
do e invocando sempre protezione, a
cura di A.G.. Castellanza
Borsa: Maria Au1lllalrlce, Santi Sale-
alanl, in ringraziamento s Invocando
protezione, a c ura di Pesca Lina. GE-
Sampierdarena
801'118: Sacro Cuore, Marta Au1Hlatrtce
e SanU Saleelanl, In ringraziamento e
invocando protezione, a cura di Cene-
rino Franca, Roma
Borsa: Maria Aualllatrtce, Santi Sai•
■lanl, aiutataci sempre. a cura di A.G.,
Borgomadino TO
Boraa: Maria Au■lllatrlce e S . Giovanni
Boaco, Invocando protezione. a cura
di Maroso Pia, Vicenza
Bor■a .: M arta Aualllatrlce e Santi Sa-
letlanl, In suffragio di Teresa Sauchel-
1/, a c ura di don Luigi Sauchelli, Napoli
Vomero
35 BOLLETTINO SALESIANO I GENNAIO 1983

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo (70) - 1• quindicina
Una denuncia vera,
senza retorica
AWISO PER IL
PORTALETTERE
' In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
I
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PETER
TOWNSEND
la guerra
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bambini che hanno sofferto duran.te le
guerre e le persecuzioni del XX secolo.
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spietato dei grandi.
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