Bollettino_Salesiano_196308


Bollettino_Salesiano_196308



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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre cosa che
incalza cosa... Dal momento che noi ci fermas-
simo, la nostra Opera comincerebbe a deperire
DON BOSCO
15 APRILE 1963
ANNO LXXX.VJJ N, 8
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 • VIA MARIA AUSILIATRICE,32 TELEF. 48-41-17
COOPERIAMO ALLA SOLUZIONE DI UN
PROBLEMA DELLA MASSIMA ATTUALITÀ:
Il.problema della emigrazione interna
Tra Le iniziative pratiche proposle al Convegno
cli i\\!uzzano dello scorso ottobre in corrispon-
denza con le note caratteristiche della Chiesa,
ce ne sono tre che riguardano l'unità: la
Giornata di pregl,iera per i frntelli separati, che
abbia.mo proposlo per il mese cli gennaio: la
Ca1ena della L1Lce per i lontani, di cui ahhiamo
parlato nel Bollettino di febbraio; inizialive e
lavoro dei Cooperalori per il problema della emi-
grazione intema, che vogliamo proporre allo zelo
dei nostri Dirigenti in questo numero.
Il Santo Pach-e Giovanni XX:lII, in parecchie
occa~ioni, con fervido calore pastorale ha ri-
chiamalo l'attenzione Bulla urgenza di una so-
luzione cristiana del delicato problema. La
Conferenza Episcopale ItaJiana, lo scorso giugno,
ha inviato sull'argomento una lettera al clero,
tlaJla quale togliamo idee e proposte praLiche,
atte a favorire la collahorazione dei nostri
Coopera Lori.
Il fenomeno della emigrazione interna si va
accentuando. In questi anrù è diminuita scnsi-
hilmente l'emigrazione transoceanica, mentre ha
preso notevoli proporziorù l'emigrazione inte-
reuropea e, nel nostro Paese, l'emigrazione in-
terna, che prende oggi aspetti cli particolare
gravità.
L'emigrazione interna è in costante e sensi-
bile aumento speciahnentc dal Sud al Nord
Italia. Per noi questo è soprattutto problema
cli anime. Un complesso di fattori am.bientali,
psicolobrici, culturali e: tecnici rendono assai
difficile la vita dell'emigrante. Dal punto di
vista spirituaJe, morale e sociale vi sono dati
cli fatto che preoccupano seriamente e che esi-
gono un pronto, prudente e deciso intervento.
Purtroppo si de-ve costatare che è manchevole
la preparazione al fenomeno migratorio. Troppe
volte l'emih<ranle è impreparato, spinto dalla
necessiLà di uscire da couilizioui cli miseria e
cli ozio forzalo. attratto dal miraggio del lavoro
in fabbrica o in cantiere.
E alla prova dei fatti qucsle emigrazioni im-
preparate sono naufragi cli anime; le famiglie
si sfasciano in modo particolare quando gli
sposi devono vivere lunghi mesi separati e si
vedono nella necessità cli cidu.rre la vita fa.
miliare a pochi e brevi incontri annuali.
Altre ,•olle, costretti a vivere alla periferia
più remota della città dove gli alloggi sono
più modesti e accessibili finanziariamente, i ge•
nitori non possono attende.re con efficacia alla
educazione dei propri figli, e questi, lasciati
soli per parecchie ore del giorno, sono esposti
a non pochi pericoli.
La città inoltre con il suo fascino e con le
sue suggestioni. con la maggior possibilità di
incontri e cli rapporti taJora moralmente peri-
colosi, esercita sull'animo degli emigranti, so-
pra ltuLLo se giovani, una dannosa influenza, che
spesso li avvia alla vita clissipata e immorale.
Si comprendono quindi le preoccupazioni dei
parroci delle grandi città, che vanno amaramente
costatando come i nuovi arrivali di,serlino con
facilità impressionante la S. }fessa domenicale,
l'istruzione catechistica e i SS. SacramenLi, e
si sottraggano ad ogni azione pastorale. E si
comprende parimenti l'amarezza dei sacerdoti
dei paesi cli origine, che vedono ritornare in
parrocchia i loro emigranti tanto diversi per
fode e costumi da quel che erano prima di
partire. Questo avviene specialmente tra la gio-
ventù, che tornando in paese finisce per scan-
da1izzare i coetanei.
A tutto questo c'è da aggiungere l'opera ne•
l'asta che, approfittando di questa situazione,
vanno svolgendo i nemici di Dio e della Chiesa,
i quali abilmente s'insinuano con la propaganda
delle loro idee per attirare gli emigranti alle
proprie seili e guadagnarli gradatamente ai loro
IMPEGNO DEL MESE Organizzare tra i Cooperatori più qualificati del proprio Centro una cooperazione
sistematica all'attività dei Comitati Diocesani e dei Centri Parrocchiali di Assistenza agli Emigranti
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programmi e all1• lo.ro orµ;ruùzza1,io11i. E;.~i ril'-
scono focilmenh• nella loro opf'ra diaholica pcrrhè
la loro propa11;a111la è imlulola e nosrll~ta. L'a~-
sistcn1..a che promettono e diurno 11 addita come
amfri del popolo e conw ,alido aiuto a quanti
viYono una Yita a::-pra e du.ra.
Organi cliretl ivi
Pio '\\TI nella E:n,l Familia ha trnllato ,ouo
ogni a~petto il complcb-io problema rlclla lN,i-
stcnza i,pirituulc agli emigranti e ha suscitalo
tra i c·allolici 1111 va~lo mo,·imcnlo organiziato
in pro, videnzinli organi,mi su ,cala nazionale.
dioce,ana e parrocchiale.
La Direrio11P l\\'a:;io11fllr tielle Opere Cnttnliche
cli F:111igrazio11r ,;, ol~r da 1nirc•rcl1i auni una
intellif!enlc e infaticabile attività di dirc1,ione
e ,li roortlinanwnlo su pinno na1,ionale. ccm In
collaborazione de:rli orguniFmi rq:ionali, dio-
cesani e parrocchiali.
~elle Regioni rlove più gravi i-i presentano i
prohl1•mi migratori e più w:gcn1e ..i ,cntt• la
necc~~i Là cli svolgere un In, oro organizzato su
ba~e unii aria, funzionano i Ce111ri Rrgio1111/i di
Assistl'll:::n agli R111igr1.1111i con pre, alcnli compiti
cli '-tutlio e di in(lagine.
L'orj!anismo più qualificato per una azione
efficace nel ~et t ore spe,·ilìco, è il C11mit11to IJio-
cesano del/"Emigrazione, il quale ha il duplice
compito: di st ucliare i proLlemi delJ"emigraL.iont>
nclh· loro dimcn,.,ioni, nei loro fattori c rifle~,i
sulla , ila paslornlc della Diocei-i, e di promuo-
, ere or~anismi operativi e ini:r.intivc Yarir a
raggi<> 1lioccs11110, stin111lando le atth ità locali
e opportunamente coonlinamlolc. 1 membri di
detto Comitato ,,engono assuuti dalle \\arie
organizzazioni
e quindi an1·h1• dalla Pia
Luione dei Cooperatori - tra gli demenli più
idonei per atlitudini, preparazione ,-piritualt• e
ilinami:;mo apo~tolico, 1•0,-ì che iri,i<'me co:;til ui-
scano un orµ;anibmo vivo e al Iho. un , rro
centro propuJ~ore per tutta la Diurc,i.
Ci :;ono poi i Centri Porroctliiali di A.ssi:1tM=a
agli Emigranti, che raccol!!ono gli clementi più
apostolicamcutc crualiCìca1i delJa purrocc-ùia per
un la, uro ordinnlo e nwtodico. Si trnlla iufatti
di 1111,1 as'-Ì'-h'nza razionale e coordinata, tanto
piì1 m•ce1-sarin in quanto l'e.sprricnza dice che
le iniziative sporodiclie clà0.110 s<'ar~o renilimouLo.
IVellP parmcrhie rli partenza
C'è anzitul to un'allivi1à da s,olgerc UE'lle
parrocchie di partenza. In esse. 11iù che a man-
tenere le forme lrailizaonali, ,i tlc,e mirare a
formare delle coscienze ben illu111iuatc con una
istruzione religio~a intr11silicata e adeguata alle
nuove esigenze, che radichi convinzioni per,-onali
relali'\\C alle ,t•rità cterut'. alla indi•pen,-abilità
cic1 Sacramenti, alla bellezza e olla fonziooe
della ,·ita liturgica che riunisce alloruo all'nllare
tutti i fedeli ~enza diRtiuzione di classe, ,li cale•
goria e ili provenienza. Si tratta di urui vera
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prt•parazio11c rcmola ,lt·ll'cmigra111e. rc•n,~t•ndolo
maluro per il i,uo M>:,!~•orno 1wl luogo cli immi-
~razionE'.
A cruesl n fìnt> ~i collabori rol parroco per
porre in atto ogni opportuna iniziativa, comr
i-rrie di lr:r.ioni o cor,-i ;;i.,,tematiri. triclui e in-
contri ,pirituali, ;.cgnalazioni I' dL..-triliuzioni di
~tampa. allo scopo di meglio preparar<- il tra•
pi111110 nd nuovo arnùicnle.
I Coop<•ratori ~pc~,o po,,icdono
~pecic
"'" e, allia•, i JPtle uo,t rt.1 Scuole profr••Ìonali -
('],,menti po~itivi c bc li .renrlono atti a promao-
vt'rc un minimo di cultura generale e unu t-u11i-
rit•utc qualificazione tecnko e prolì•~-.ionalc.
l,li cmi~ranli ,-iano poi ancora -c•:-:uiti nelle
nuove de~tinazioni con cOnlutd cpi,-1olari. con
l'i11, io del Bollettino parroc·chialc, del Sellima-
nalci cattolico locale ,. di altni ,tampa che ,er\\'a
11 trnerli la•gat i all1· i,titnzioni n•Ligio,c. Così l•
o, vio cht ugli enu~ranti Cooperatori ci ~i prl.'oc-
l'll(li di l'nl' giungere il BQ//r11ino Sale.~i/1110.
I Coorwrato.ri siano ancht· u d.ispo;.izione dei
parroci per ottenni• rhe Irn 11uelli cht• re~tan!I
11011 -i affia·, oli~ca il l1•ganH' "'(lirit uale e il ri-
cordo dc>i l11ntan1; cht~ i rima~ti preghino per i
pori ili r che- ogni mc,,e Jr l'nmiglie d1•gli emi-
granti astoltino la ~- "\\Ie,,..a per gli a,~enti.
Nelle JJarroccl,ie di (l rrwo
\\nehe nt•U,, parrocchie di arrivo l'opera Jei
no•lri Cooperatori potrà c~~erc otiJi,.,ima ai
Pa>1tori di a11ime per aiutarli a formare 11ei fc.
dcli UDO spirito di comprcn,.,ione, di l'ra1ernitì1
eri,.,tiana e di amor patrio, ~empre alieni da duri
egoi~mi ,, da ingiu,tificate 1liflìdenzc.
Soprallullo nella periferia 1.lellc grandi città,
orcorrc un'm,~istcnza organicamcnk imposi at:i
in materia fii i<>truzionc rt'Ligio,-a, ili formazione
r lii dife,.a "'ociale e di pro11·zioue morale. rlw
a,siduamente aiuti ~li cmi~ronli a trovare una
adeguato c;istema;\\ione sociale e ad inserirsi
nella nuuvn comumtà .relil:,-io•a, toglirndoli da
una difficl,mza che li h;ola.
È pure compilo dt•i Coopt'rato.ri collaborare
rol parroco a p.rev1•11irc tempe~ti,·amrntc inizia-
tive altrui uon ,emprc <lbinlere~~atr, e a far,.i
un tloven· di ,isitarc gli immigrati appena arri-
vano. <lir.u<bl rando per es!'i intere,-.samrnto. com-
prensione, affetto e, nei limiti del possibil.·,
aiutandoli nclla i-ohnione dt>i p.roblt•mi, spe>-~o
a~ITlli-tianti. ereati clalla nuovo ~itua1,ionc.
Altro rnmpito ~arà t1uello cli adoperarsi pc rd1ì•
n tutti gli emigra ti 8in daLa la po~sibilitì1 di usare
<li una abitazionr degna di rrcature figli,· di Dio.
togliendoli da ambienti malsani e umidi. do, u
nella più pericolosa prom.i&cuità vh-ono pigiati
ed espo~I i 11 gravi pt-ricoli morali e fìsir.i.
In tutla la loro al thità apo!-tolica a favore
degli emigranti ed emigrati, i Cooperatori nostri
av-ranno 111 mira HOprattullo la gio,rnlù, ricor•
dando che Don Bo~ro propone alla t riplicc Fa-
miglia Salesiana « ogni opera che abbia prr
iscopo la ~alvczza della gioventù ».

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PENSIERI PER LA CONFERENZA MENSILE DI MAGGIO
Se11so clella geI·a1·chia nella Chiesa
[I] La Chlesa e le cltiese
La volta scon;a aòbiamo delineato 9 1mmdi
tratti la slrutnu·a orgrmizzota tlella Chiesa nei
snoi elemcnt.i essenziuli, voluti da Cri~to per dare
continuità alla 11na mù,siouc b:tlvitìca nello fipazio
e nel tempo, e per ùare unita e stabilità alla,C"hiesa.
Ora vediamo come da questi clementi ei,,sonzinli
si sia a11ùn.l:i ruan mruw capilhtrizzarulo l'orga-
nizzazione della Chie~a, so1 lo fo spini.a, delle
cin·ostanze e lu gui!ln dello Spiri!o SanLo.
J!cn !.osf o i plenipotenziari rli Cristo, gli Apo-
stoli, mossi e, talora, preced11ti dallo Spirito,
secondo il comando del Signore an1lnrono prr
lutto il mouùo a!J.ora couos(·iuto atl rumU11ci:u·e
la buorut novella per lo vie che Roma imperiale
aveva ape1·to !mila tena e sul mare. Percon-emlo
le grllllcli vie di comunicazione ev!1llgelizzarono
dapprima i grandi centri. Dalla loro parola fe.
condata, clallo ::ipil'ito sorsero le prime comunità.
(ec,•lesiae) a cui essi hen pre!l(o preposero ,lei
capi locali (preshìleri). Queste com11niti\\ o chiese,
nella prim,t fa:1c> di evangelizz1tzione fa-0cvauo
capo all'apostolo stesRo, il qualo lo governava
o personalmente o pe1· mezzo ùei suoi c·oaùiutori
nell'apostolato. A poco a I)Oco, colla morte ùegli
apostoli. i loro co1.uliuto1'i, probullilmenfe per
l'aumenta.I.o numero dei fedeli e per la, couse-
guente esigenza di mm stabile, suprema anlorit:ì,,
cominciarono a porre la loro residenza nei grandi
centri, iu.izi:m1lo 11n'opera ordinamento stahile
della comunità. localo, e di penotraaiono eva~olica
non solo nel centro 11rhano, lilli, nnchc nelle cam-
pagne oireostanti.
J successori degli apoiòtoli, rlilsendo stato riser-
vato il titolo di apostolo ai priwi testimoni di
Crì!ILO, vennero denom.illali .. vescovi ·, e le comu-
nità a cui essi presieùevano non \\Tennero più
denominate ~ chiese o <loll'Msemblea ùei fedeli, mu
furon <lette «Jiocesi o dalla ciT<•o;,;criziono terri-
t.orinle in cui i fedeli risiedevano.
La penet,azìone e diffusione ciel crit<liancsimo,
specie dopo la libertà dut.a tla Costantino ullu
Chiesa, sia nei cenh·i urbani, ~ia nella cam11agua,
iichiese che, per una più eilicnce a!'!!istenztt pa-
storale, i collaborulori del Yeilcovo nel ,li~im-
peguo della ~ua missione nvoi::.,olien., i pre1,bìteri,
rilliedessero stabilmente prn.iso le singole com11-
nit:\\ lli !edeli esistenti nello diocesi: o così sorsero
le panoechie.
C'onclurlendo questo primo punto, toniamo a
sottoliuenre il tii.olo con cui si tlenom.inavano
le antiche comunità. cristia.ue. primn. che pre-
rn1C%e la ùenomiuazione amministrativa ili dio-
cesi e pm·rorl'hia. Esse si denomina vano <<chiese~:
la chiesa di Corinto, ili EJ'eso, ili Roma. cli Geru-
~alemme... Dietro a questo nome, o'ora la co-
scienza d'unrt tlJvina realtà: ogn.nna ili esse, le-
gittimamente costituita e governata dal rappre-
oouf ::mle di Cl'i.,to. 11vcvn cosr:ieuzn di 11ssere a
Corin1-o, ad Efeso, a Roma, a Genlsalemme... la
Ùll·aruazionc, hl visil>ile J11au.iiest11zione tlell'ec:,.
cll'sia wna el oatlwlica, riproùuceuùone in. piccolo,
y_unsi cellula <l'llll orgl1.ll.ismo, la sle:,sa, struttura
umano-di vin.tt.
_gj Diocesi, 11 ceJlula » della Chiesa
La vera e autentica «celhùa •> della Chiesa è la
dio1·csi: easa !\\Ola in.fatti 11er mezzo del \\1escoYo,
maestro e pastore autentico, in questo Stlcces-
sore 1legli 1t1,1ostuli in aenAo pieno, ~i ricollega
aUa, eoclesù, apostolica e n Cristo stesso. di etti
egli è iJ legilt.imo rappresentante iu seno alla snn,
e.mesa. È questn, pn,rzialmente, una realtà da
ri.sCOJ)rire du parte llei f<'<leli.
Per il doppio motivo della esigenza della resi-
1lenzl). e inamovibilità dei parroci, a causa, ùel-
l'ampiozza della diocesi, e clel mfforimmen1o dello.
oontrnlizia1.ione richieattt ùall'uruti\\ clella, ChieRa
universale, la figura clel \\'etiCOvo dinùm1ì sempre
più cli importanza, agli oeclii dei Celleli. l\\fa non
era cosi ai primi tempi della Chìe::ia. Por ren-
dersene con~o bast.ereLbe ~correre le lettore che
Ignazio, vescovo di i\\ ntiochia, inviav-n alle chiesi?
ùell'.Aiiia minore, agli inizi del II secolo tlell'èra,
erisliana.
Tl vescovo, 11('lle !<ingole comuni1à, vi appar,•
comP fiirnra. Ycramenle cenLrale: il vesco,,o à
inviato ùn Dio iu 1-e1lo alla comnnità, ecl è perciò
tla venen1rsi come Gesi't Cri~to, hisogna, ,,cr.o-
glierlo come Dio stesso. Egli è talmente essenziale
alla c:omunit.:\\ che senza il vescovo essa non ,:ms-
sisle, come senza Cristo non !m~~isto b ('hil\\.~:.
CntLolica. Perciò unlla può e:;scre fatto seuzn :l
S6HEMA DELLA CONFERENZA MENSILE
I. La Chiesa e le chiese: co1JH• ~l,bcro orlg:lne le dloecsì o le parrocolde.
11. Diocesi «cellula» della Chiesa:
La Jlguru del ve,co,•o com'ero. uel primi tempi tlelt1, l 'lllosa e come dev'o.sore ancor OJlgl.
Cll.rnllerisl.lcbe della ,u• nutorità: unità u plumlll.l. - ,ub<>rùlnn.zloru, e •olldarlot~ - 1:er~rohloltn e servizio.
IJ I. Parrocchia « celh.lla » della Diocesi:
Ln tlgura del parro,~1J.
Sirutturo, lln•llrn e funzicJnànum1.o dcllu cowunila r,,irrucohl,ile.
Conclusione: vlrn p:1rrorthl:1le, dloce,11u,,, t111t,0Uea: serie pos,;eute di •-erebi concenttlcl S-Otn]lro riil vn•ti, che •I dllnmno
ntl nhhr11cclaro mW I frutelli In l'ri~to.
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vescoYo: nè relebraro l'Eucarestia, bnttezzore,
ru- conlr:1rre matrimonio.
Riguardo però all'autorità che governa ogni
i,ingoln r.J1ìesa, noi ritrcninmo riprodotte, in 11caltl
ridotto, le stosse oaratleriesUche dell'nutnrit,) pre-
po11tn nlln Chie>1a univer><nl<', da noi illu11trate In,
'l"Oltn ~N1rsn: unità e phmùilà., subordiuuzione e
~olidnrietì1, gerarc·l1irìtà o ~ervizio.
L'uniti\\ (• ~rantitn dal n,coYo: ,;ti <'l?h tiOli-
dalmentc <•of corpo 11po,-10Jico, in 11nio11P (•ol
Romnno l'ontefice, clt•lil•1u- il potere cli magiHtero
e <li governo su tutln qunntn In Chicsn, c·ondivi-
dc1ttlonc h1 rcsponsa,hilif", iu forza della 1mu 1•on-
i-.·wr11zion11 opu;c·opalo e tlt·ll,\\ missione 1qu1stolica
atlìdatngli l- pen;onalmcnlc n•~pon.sahile tl!'lla por-
zion<> greggt che gli ,. ,t:tta comml.;.sa. Egli è•
il vi~ihilc Yintolo che !egli la comunil!1 di,i suoi
fodeli alla ('hii,;,a Cattnlil'tl, a Cristo; l- ìl garante
della <'Ott,;('n·azione in l.'kl<ll <lPll.a. tlot f riun npo-
stolica; li la vi!'libile fonll• ùonde dalla pienczz1t
della ima grnzin e;RcC'rdot:1Je, sgorga, [H'r me:-.zo
dell':imminiHlrnziono dei :-nnnmonti, In linfii dl'lla
,ita tli\\·inn rhe Morr1· in .,cno alla <·omuuità,
• relhùa nvn • del l'oqm ;\\li~tico di Cri~lo.
li ,·e~1·ovo pr.rò, e (!lll''<l.o fin dni priwMdi
tlella ('h1r><u, non ha eAcrcìtnto da i;olo in seno
alln N1rnt11tit-à il suo ullkio 11ustoralf', mn l'ha.
partec·ipato in grado 1, mh,ura divert<n 111 ~uoi
collaborntor1, i pre~hit.eri l' i dia{:OIÙ, rhc- ron
lui l'OllÙiYirlono la rf'sJ1on.,11bilità del molh-plire
ruini,-fero pn,-torale 1ldln t!ic,t•e,:i. l"i forma l'08i
nellu ,lioce;.i UDA gcrnrdtin di pot~ri eh<' attin-
gono la loro nulenticità (nel campo della doLlrin.o),
la loro validità (nel (':n11110 della giurit<dizione).
la. loro lieeilà (nel campo uel potere imcordotnlt>)
da Ilo pit'nezza del JWfort• episcopale.
È J>Crdò cbo i deien(ori di tali poteri, pn t\\Bllr"'
un.a. e~prc...~. ione ili S. lgnnzio, delihouo C-"'-~ere
uniti nl ye,-rovo come le • corde della ••et rn ,. e
non dchbon far nulla 1<('11za. il 11uo coW:<Nli,o, ~<'nz:t
una J)orfcUti unione col loro vescovo perdono la
loro un.ili) con la. C'hirKII, universale fl co11 l'rhlto,
cl..t11 ìl Yr~covo rappre"mun. ccl il loro u1i111,tero
o di,·ieuc del tutto inrnlido, o, nlmt•nu, J>t-rde
mollo ilt•lla "ua divina <:'tnracia.
Tnh· molteplice e ~c•rnrchi.zzata autoritì,, l're-
postn al ,:on~rno della dio1~$i, piccola cellulu. della
Chir.,,a, ncm però ui detentori tli t1tli tlivirli
poteri nitri diritti, nlll'i privilegi che cli 11ervirc
umilmente In t·ommtiti\\ per mezzo tlel fedele
Cbt>l'ciz10 lll'l loro mimHlcro. Il pericolo di t-rnK!or-
mure il divì110 110tere in liliidine di 10,·cruo e
in fonte tli poco edifka11ti interessi, tlovc-t.tc ben
~TI~><istere Jln <lall'in.iriu ùl'lla clùe,:;a .;e S. Pic-tro
nella 11un i,rima fottrrn rnocomamla: , (/111,,llo 11i
1·01ilrì JITC'llliìleri, cN·o /t, r11nr/11zioni che Ìt), /tiro
co111prc11bifcro e testimo111· drllr 11olfero1:c elfi Cri11fo,
pnl'l1·c-i11i- 1111rhe cldla g/,,rin dtc tlcrc 1111111ift·11far1,i,
imliri:;o loro. Pa11ccli: il IJrrgge di llio ,·J,r ~ Ira
roi, fu11y1·111lo da i1;11t-llt1ri 111111 per furw, mli rn-
lntffrri, pe-r amor di IJi<>, 11011 per b]l1Jrt'11 irlfere/!81',
111a )lt'I' r,1t11~Ìt1!!1110 di ::l'lo, 111>11 Jace11tloft1 IJllll~i da
padro11.;. imi Jrdeli f11r11affr1 i11 sorte, mn piullosto
divent,wdo 111odel1i dd (Jrrgg1·... Tufti 1JIW11ti nei
rostri 111flf11i rapporti d1191•leri ,l'uun reste M:rt•ilt
d'1m1ill1i (/ I'ttr., 5, 1-5),
(continua al segno ►)
28
Il posto dell'Opera
D Arostoll e profeti
Paolo. nella sua lettera ai cristiani ,li Efeso,
parl11111lu dt'l loro inM:rimenlo nella Chic•,a. così
seri, e:
« ... ro.~ì dunq11r 11011 siNe più sr,·11111rri e pel-
logri11i, ma siete ro11ri11adini dei sa111i e membri
de/lt, rn~n di Dio, sonnl'dificaci .1111 fo11dflme-n10
c,.~,ì d1•gli npo$/o/i e tl"i profl'ti. con lo $/i'HO Cristo
IJlltllP pielrll llll[(Oforr. In Lui 11111a fa co-
struzior,è t,,m ro111p11giunta, rre.~re come tempio
snrrto nel Signore; in Lui 11nche t•oi sil'tl' inseriti
11elfo roscr11zio11e per 1lit•c11ire abitazione di Dio
1111/lo Spirito» (Ef.. 11, 19-22).
\\ edinmo qui la C.hie,a unh er,.alt• parugonata
a un grnndt• tempio. al tempio santo del 8ignore.
dw fonda la ragfonl' ddlo ima ,;LaliiliIii l' della
tiU!l halùczz-a sugli npò1Holi e sui profoti, anzi
1-11 Cristo stes,;o clLO 11e è la pic1 ra rl'ar1golo.
« piMra ,relta » -"\\I rui i fedeli « l'imili a pietre
, h t•nti ». ,ono ,ovraco~truiti come e«lificfo ~pi-
riI unlt· (I Petr.• IT. l-:i) e crescono fino a dive-
nir!', udJo Spirito. l'nliilazionc tli Dio.
Chi sono quc~ti a posi oli e q-uo~Li profeti,
(Hllìli do Dio a !!Labili' e perennr fo111lumento
della Chiesa, e 3'\\.'Cnli da Lui una fom:ione cosi
'Y
~ Parrocchia, « c-c-llula » della dioce:;i
Ln pnrroochin, ,-ulu i11q1ropriau1tm1e pRl'lnndo
possiamo dire che t-ia , 1•l'lluJ11., della ('hil-1'11, man-
l'amlo in 8-"!<ll In ,·amtlnistica es~en.zinle di unn
piNUl npostolidtà. 11 parroco non ì• ,-uc-r<:.-<,ore d'a-
IK>,...lolo, o <tuinùi non detiene in piettP7.7.a i poteri
npo"tuliri. Per::1onnh11N1lc detiene ,-c,lo parlt1 1lella
pilmczza tlel pot<>n• HtH:erùotnlc ,t(•l n•i;1•ovo. e
nello fltcsHO lcrilo c•,.eniizio cli lttle poi t,ro ò su-
honliun to alfa ~un nutorit..1.. Mf'lntr<" pn"oun.l-
mt·n1e non detienl', l'omo funte, nù il 11otere di
magii;tero aut<·ntit•o. nt'1 il potere di gon•rno, pur
l'"-~(•ndo, per il ,•ar:tltf'rc Nloordot:ilo, il .,o~getto
ntto a partetipnnw, pt-r dtri'l"azioue dnl potere
upo~tolieo del \\'C><t·ovo, e ad e~('.rt'Ìtnrlo in seno
a1)11, p1~rrocchht sotto In s1111 respon,.:ibililà.
'l'ut tu via. contiuuntHIO l'imruogine del Corpo
\\(i;\\tit•o Ili Cri4o, analogamente alla 1l1f1ct,,ij, cel•
lula ilt•lla Cbie.-:a, l:i Jlllrrocchia pu1) ilir,i cellula
viYa • ill'lla dioc~•i.
s,, !'risto ha 11,.,.i,·un,1.o una ,-1m parf irulare pre-
M'IU!l 1love ci sian thll' o più riuniti nel sno nome,
romo non lo pos:<iam1, pensn.re, in. ruotlc> del tutt-0
~ingoiare, misti()nmc-nl<• viventein op;ni pnrrocchia,
1lo,•c 11iù cl.i.e altrove i fedeli t:On ritutiti nel su.o
nome! Difatti ogiù ro11111nit:1. parroothiale è rin

5 Page 5

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Salesiana in seno alla Chiesa SCHEMA
PER LA
2• CONFERENZA
ANNUALE
importante nella edilìcazione del Corpo Mistico
di Cristo, tempio santo del Signo.re?
Nòn è per noi difficile identificare oggi gli
aposLoli nei loro successori, i vescovi, che as-
sieme e in unione col Romano Pontefice sono il
fondamento cl.te as!licu:ra e manifesta la visibile
unilà operata dallo Spirito ncll'inli.mo delle
menti e dei cuori. Ma i profeti? Molto probabil-
mente qui Paolo non intende parlare dei pro-
feti dell'Antico Testamento. ma di quei fedeli,
particolarmente numerosi all.'inizio della Chiesa.
che, analogamente ai profeti dell·A_. T., si se-
gnalavano per doni straordinari ricevuti da Dio.
All'inizio della Chlesa vediamo che Dio, con
la discesa dello Spirito il giorno della Pentecoste,
pur avendo reso spiritualmente fecondi i divini
poteri che Cristo aveva comunicato agli apo-
stoli, non si è, in certo senso, legato le mani,
non si è interdetto qualsiasi azione, al di sopra
e al di della gerarchia da Lui preposta alla
Chiesa: se questa è e resta la slrultura e il ca-
nale ordinario della sua grazia e della sua verità,
Egli ha _però anche vie straordinarie per guidare,
sviluppare, far crescere la sua Chiesa.
Gli Alti degli Apostoli. detti pure il Vangelo
dello Spirito Santo, sono una luminosa conferma
di tutto ciò: lo Spirito, 1>cr lo più attraverso
l'air.ione dei fedeli, precede l'opera degli Apostoli:
nessun contrasto però è possibile tra questi due
soli della Chiesa, finchè sono docili all'azione
della grazia, poichè lo stesso Spirito che ha co-
stituito gli uni capi della Chiesa, ha suscitato
gli altri per il bene della stessa Chiesa. Questi
sottometteranno docilmente ogni loro inizialiva
agli Apostoli a oiò preposti dallo Spirito, c. a
loro YOlta, gli Aposi oli riconosceranno in tali
iniziative la mozione dello Spirito.
Analogamente a quanto è a.venuto nell'An•
tico Testamento (sacerdoti e profeti) e all'inizio
del Nuovo Testamento (apostoli e profeti)
possiamo pu.re rintracciare lungo tutto il corso
deTia storia della Chiesa questo duplice font.la•
mento: la gerarchia, canale ordinario della grazia
e della verità, organo di strntta:ra che garantisce
l'unità della Chiesa; i Santi, capolavori dello
Spirjto, mera,;gliosi su.oi strumenli che promuo-
vono il dinamismo della Chiesa. Senza l'armo•
nico concorso dei due non ci sarcbl,e sviluppo,
crescita: ci sarebbe soJo dissoluzione, per man•
canza di t1nità, o isterilimento per mancanza
di santità.
Il Signore, sempre mirabile nei suoi Santi,
ne ha regalati a profusione alla Chiesa, e sa•
rebbero immensamente più numerosi se per ac-
cidia o malizia molti non aves,mro sotterrato
i talenti che lo Spirito del Signore 11a profuso
nita attorno al sacerdote che a 11ome e Hotto
l'autorità cli Cristo, che il vescovo rappresenta, li
ammaestra e governa; ed è ancora Crjsto che, per
ministero del sacerdote. rinnovando ogni giorno
misteriosamente il suo sacrifici() e lit suo reale
presenza in seno alla comunità parrocchiale, le dà
l'essere e la vita; i'> Cristo che per mezzu ciel
sacerdote li rigenera alla sua vita divin:t nel fonle
ha,ttesimale, ehe cancella col proprio sangue le
loro colpe, li nutre del suo Corpo, benedice il
mutuo amore degli !!posi t.rasfondendo in esgi il
suo amore, li conforta nello spirito se gravemente
iniermi, prega per la loro salvezza eterna; è an-
cora Cristo che, mistkamente presente nei suoi
(edeli, bu~;,a al ct1oro degli uomini, risana le loro
ferite, ~occorre i peril'olunli, i;orregge i deboli,
:imn i bambini, conforta i sofferenti.
Anche nella comunità parrocchiale vediamo
quindi riprodursi, se pure in modo analogo, la
st·.ruttura del mistico C01·po di Crh;t.o: vita di
più cuori fup.i tl'a loro dallo Spirito cli Cristo,
vi~ibilmente ri111ùti attorno a colui che, in diverso
grado o rnisnra, partecipando tla Cristo i suoi
poteri, realmente e Yisibilmentc lo rapprescnt.a,
e aUraverso il quale, anehe $O drbolc atrumento,
Cri~t() continua aù amm..1.estrarc, a gui1lare, a
santificare le anime dei singoli fedeli.
Co n c l us i o n e
Cosi concepita, la vita ùella Chiel<a perde molto
della sua astratteum.
Vivere la vita ùella Cl1iesa è u.nzitutto vi vere
la mia vita parrocchiale: cioè, vivere in comu-
nione di cuori e ùi intenti con tutti i fedeli che
la com1mngono, e in collaborazione e sen.so di t'C·
sponM1bililà oou colui che Cristo mi rappresenta.
Però la vita della Cltiesa non termina ai eon-
iì.ni am.ministra.LlYi ùella 1iarrocch.ia. Per troppo
tempo, forse, tali confini han puro tlllora segnato
ltn limite 11ll'amore tra gli uomini.
·
L'amore alla propria Tlllrrocehia non è auten-
tico amore alla Chiesa se non si integra nell'amore
più grande della comunità diocesana, nella per-
-tetta rnl>ordina.zione, nella filiale devozione al
proprio ve.scovo, ohe, successore de.gli Apoi,;toli,
1,er la sua comunione con 1a Sede Apo11toliea,
ricollega ili.rettamente i feùeli alla ('biesa uni-
versale, n Cristo st.essn.
A ,;ua ,oli.a pere) l'amore alfa propria comunità.
dio<'.esa.na non ò autentico amore alla Chiesa,
~e non si prolunga nell'amore più gramle alla
Chie,<ia universale: è unn serie di cerchi possenti,
sempre più ampi che si dilata.no fino acl abbrac-
cia.re in Cristo tutti i nostri fratelli.
29

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e profonde a piene mani nel cuore degli uonum.
E nei tempi più calamitosi, nd momenti più
cruciali della sua storia. ne ha suscitalo di ecce•
zionali che. analogameille ai profeti dell'.A. T.
riconducessero i fuorviali. incoraggial'Sero gli
stanchi. addiLassero a lutto il popolo di Dio )t'
vie che conducono alla casa del Padre. Uno di
quesli è Don Bosco.
fJ Don Bosco, inviato da Dio
In un tempo in cui il mondo del laYoro staYa
allontanandosi dalla Chie6a. e il veleno sottile
dell'indilforenza e dell'irreligiosità scendeva nelle
masse; io un tempo in cui venivano crollando,
una dopo l'altra le tradizioua]j harriern di difesa,
e le giovani generazioni, sedotte più ùclle altre
da questo sovvertimento di valori, restavano
alla mercè degli av, enlUricri del pensiero o
degli industriali del peccalo. la Provvidenza
Divina suscitò nella sua Chiesa Don Bosco
perchè fosse, non dico un argine, ma un'arca
di sahezza per tante anime gioYanili. che.
scampate dal clilmio di mali e di errori, costi-
tuissero cornele primizie d\\l.l)'umauità più Luona.
di cui il Concilio Vaticano II è og{,(i una conso-
lante promessa.
Le aumentate insidie. esigevano una educa•
zione e una reHgiosità più profonda, più convinta,
più personale: Don Bosco col suo metodo edu-
cativo ispirato alle più pure sorgenti del Van-
gelo, ancorato alla più genuina tradizione della
Chiesa, avrebbe operalo questo prodigio.
La religione, per penetrare profonclamenLe
nell'animo, pru: far leYa !tulla volontà deve pene•
trare aLtraH'rso l'intelligenza per mezzo d'una
!>Oda e integrale cultura religiosa. .lla, a ;;ua volta,
la volontà, specie la volontà giovanile così mli•
tevole, così facilmente ribelle, non si piega al
dettame della ragione se non per amore: solo
la verità amata convince profondamentr. Don
Bosco col suo metodo bai,alo sulla ragione,
sulla religione e sulla amorevolezza. nutrito da
una soda pietà sacramentale e mariana, avrebbe
dato alla Chiesa quei cristiani convin14 e alla
società quegli onesti cittadini di cui si comin-
ciava a sr,ntire grande bisogno.
Che la sua missione veniose dal cielo, tutta la
vita di Don Bosco lo prova e lo sviluppo prodi-
gioso della l'ua opera lo conferma. Dal soguo
dei nove anni, fino al termine della vita fu tullo
un sus~eguirsi tli celesti illustrazioni, tanto che
Don Bosco stesso un giorno ebbe a dire che
« fra tutte le congregazioni et.I ordini religiosi,
forse la nostra fu q1iclla elle ebbe più parola
cli Dio»: l'affermazione laa tanto -più peso, in
quanto Don Bosco non era facile ad iperboli ccl
esagerazioni.
Nel 1875 TÌC'rncando i primi sogni profoLici,
aveYa eoucluso: « Vidi ancora molte ali-re co,;e
che ora non è il caso cli farvi sapere... ma basti
dire che fin da quel tempo io camminai sempre
sul sicuro... Je grandi difficoltà che devono sor-
gere, sono tutte prevedute, e conoi,co il modo
30
di superarle... Yedo benissimo parte a parte
Iullo ciò che dovrà ,mcccdcrci. e cammino avauti
a clliara luce... ».
Se poi volm,simo parlare del miracoloso in
Don Bosco e nell'ambiente che lo allorniava,
lo ,-edremmo così doviziosamente ,liffuso nelle
l\\lemorie Biografiche da avere la tentazione di
considerarlo fiabesco. se non fosse attestato da
testimonianze al di sopra di ogni sospetto.
Don Bosco però sapeva, perchè animato dallo
Spirito cli Dio, cd ammaestrato dalla storia,
che non bastava essere ispirati dall'alto per
essere sicuri d.clla benedizione cli Dio: bisognava
pw·e ChSCrc umilmente sottomc:;,si a chi in terra
lo rapprcscotava. Di qui la bUa devozione e
il suo attaccamento al Santo Padre, di qui il
suo prodigarsi per otteucrc all'opera sua J'ap•
provazionc della Santa Sede. E Dio. per mezzo
dei Vicario di Cristo, diede indubbi segni del
suo celeste bcueplacito. approvando le regole
delle Con!!fcgazioni da lui fondate, eanonizzando
in San Domcuico Savio il suo metodo educativo,
elevando lui ,,,esso agH onori degli altari, ac•
cordando all'opera sua in Lui.li i t<"mpi stima,
incoraggiamento, segnalati favori.
Il L'Opera Salesiana continua la missione
di Don Bosco nella Chiesa
Dio ba suscitato Don Bosco nella Chiesa per
la $ah-ezza clella gio, entù per dare a Dio e
alla Chlesa figli clc,ot i e cristiani con, inti.
Tale missione era necessaria ieri, lo è ancor
più oggi, foriHl lo sarà ancor più domani.
'oi siamo enlrali nel solco che Dio ha trac-
cioto per mezzo cli Don Bosco, e dando la nostra
allività alla sua opera abbiamo la garanzia asso-
luIa di fare un'opera santa voluta da Dio, bene·
detta dalla Chie,.a, utilissima all'umanità.
Anzitutto: la nostra missione sono i giovani,
e Lea i gio, ani i più poYeri e i più aLLan<lonaLi:
questa è la porzione di gregge che ci è stata
affiùata, questa è la nostJ·a vocazione e missione
specifica: a ciò, in modo del lutto singolare,
siamo stati suscitati dalla divina Provvidenza.
Per svolgere que~la misi,ìone Don Bosco ci
addita una serie ùi opere che il .suo lungimi-
rante spirito aveva visto consone all'indole dei
tempi e il suo zelo aveva saputo susci1arc.
L ·oratorio festiro: era l'opera più cara al suo
cuore, perchè quella cLc lo metteva più facil-
mente a contatto coi più poveri, e che nel cliwa
ideale di spontaneità e di apertura gli dava
modo <li penetrare più in profondità e cou maggior
continuità nell'animo dei gioYani. Ambiente pnre
ideale per la soluzione del grave problema so-
ciale in w1 clima di famiglia, della fami~Lia di
Dio: il figlie, del cieco e elci povero, il fig]jo del
rlatore di lavoro e dell'operaio, dimentichi d'ogni
barriera cli classe, , i con-venivano fraternameulc
a giocare, a pregaro insieme, imparando a sti•
martii e ad amarsi recirroeamente.
Le scuole professionali: non vi è oggi chi non
veda la lungimiranza e la tempestività di

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Don l3osco in questo campo: se schiere di operai
cristianamc.ntc formati han cominciato a pene•
trare nelle fabbriche. nei templi pagani del
mondo clr•Ua tecnica. lo ùohhiamo anche a
Don Bosco. che seppe LTa i primi dedicarsi a
queslo genere dj apostolato. Oggi queslo è
tanto più urgente nei paesi in ,ia di s,,iJuppo
o ili recente inilipendenza, in cui si sente estrema
necessità di manodopera crialifìcata. Se molto
è stato fatto per la cristiana formazione dei
giovani operai di domaui. immensamente ci ri•
mane ancora da fare non solo ir1 estensione,
ma anche, o ancor più, in 1uofonilità, sia dal
pu11to ùi vista tecnico, come soprattutto dal
punto di , ista religioso, per giungere a fermen-
tare cristianamente il mondo del lavoro.
Le .~cuole per aspiranti al sacerdozio: la scar::;ilà
di vocazioni, già senLita al tempo ili Don Bosco,
è Ol:(gi diventata doloro~a indigcJ1za. L'espe-
rienza tlice che ogni campa11ile che tace. ogni
chie,;a che rimane vuota della presenza del sa•
cerdote, è causa d'un len Io processo di scrislia•
nizzazione. Cercare, i>oslenere, favorire in ogni
modo ,ocazioni aUo slato sacerdotale. con spi•
riLo Yeramente cattolico, è una delle carat teri-
stiche che Don .Bosco ha lasciato iu eredità
ai suoi ~li e che ilimost;ra più tli ogni altra la
sua devozione alla Chiesa.
Le nrissioni: ecco un'alua opera che rivela
il cuore grande, veramente caltolico, <li Uon Bo-
sco. Sappiamo che solo la sopra11na1urale sag-
gezza del suo direttore spirituale, Dou Cafosso,
lo poLè trallcnere dall'abbandonare l'ope.ra affi-
dataili dalla Provvidenza, per recarsi nelle
missioni. Personalmente in1pedito, appena potè
mandò i suoi figli, cl1e oggi, per il numero cli
opere, per il conLributo di perbonalc, per il
volume ili lavoro svolto per la diffusione clel
Va11gelo nel. mondo, possono ben figurare tra
le più valide congregazioni missionarie.
« Ogni ultra opero infine che abbia per scop(>
la salt>e:an della gioventù ».
Questa formula, ru;ata dallo stesso Don Bosco
nelle Regole, se da un lato ci manifesta il suo
grande amore per i giovani, ci dimostra pure
la sua ilhuninata saggezza. Con essa ha voluto
includere qualsiasi forma tli apootolato ch e le cir-
costanze e le esigenze dei tempi avrebbero n•
chiesto alla sua Congregazione.
E qui rientrano gli ortanotrofi e gli ospizi
per i giovani più poved e abbandonati; i collegi
per interni; i convitti per studenti e giovaui
operai; le case estive ai monti o al mare per
rilernprare ad tm tempo il corpo e lo spirito;
le case per esercizi spirituali; e cla ultimo le
case cli rieducazione che, specie in Cflle~to dopo
guerra, furou affidate numerose ai figli di Don J3o-
sco e in cui il suo spirito vi ba operato prodigi.
Non possiamo chiudere questa somma:ria ras-
segna di opere, sgorgate dal cuore del Pad.re
e conLinuate dallo zelo dei figli. senza fare cenno
a due che stanno acc1ui,;tando sempre maggiore
importanza. La pri1ua, la di.ffiisione della buona
stampa, è u11a missione che Don Bosco ci ha
lasciato in eredità. Non v:i è oggi chi non veda
l'enorme peso che hanno i mezzi di diffusione
del pensiero sulla formazione o deformazione
(!elle menti e dei cuori degli uomini. Don Bosco
intuì tale enorme potere e arditamente si fece
all'avanguardia e s timolò i 11uoi figli a fare
altrettanto per la causa del bene.
La seconda ci è stata. in parte, imposta dalle
circostanze: lo parrocchia. La scarsità di clero,
Je moltiplicate necessità di assistenza religiosa,
specie nelle periferie dello città, ha fatto si che
l"autorità ecclesiastica abbia, con sempre maggior
frequenza. affidato parrocchie ai figli di Don Bosco.
Essi. vedendo in ciè, un segno del volere del Cielo,
non ,,i sono rifiutali, pur infondendo nelle par-
rocchie affidate alle lo:ro cure un Limbro tu110
sale.,iano, fatto cli freschezza giovn.nile, di pietà
sacramentale e mariana, di simpatico dinamismo.
Conclusione
La missio11e che Dio ha affidato a Don Bosco
per il bene tiella Chiesa. è la s tessa che .oggi
affida alla triplice Famiglia da lui fonùala.
Continuandola con fedeltà allo spirito di
Don Bosco e alle rliretùve della Clùesa, sar~mo
certi di portare, in qu.csto fermento di rinno-
vamcrll o suscitato dal Concilio, 1m contributo
valido e tempestivo per la salver.>.za dell'umanità.
Se la gio,entù di oggi è il mondo rli domani,
~ah-anelo oggi la gioventù, avremo a8sicurato al
mondo un domani 1nigliore sottoil segno di Cristo.
SCHEMA PER LA SECONDA CONFERENZA ANNUALE
I• .\\.postuli e 1'1•ofeli: In ('hle•n •\\ •ccon<la s,m Paolo. come un grnndo trll1J1h> fondato !'llgJi JJ.po,11~/ (I~ (krarclilil) ,,
r l'rn/,ti (I Sontl). \\'no cll quNU ~ 1)<111 I.losco.
TT. Oon l]o",CO in,1int o ,111 Uio t:om~ nrc.u. cli ~rlh•;•z:m P"" La.r1te nttlmo ,aio\\Tanili. eol s:uo m.etoclo fatto di rngiune
rcllf:rlone, amorevolrz1,a.
Dio tlrm:t In ~w, 1ill~lona
munrnrlolu
,u
a.rN.len.ziali
1U-vl11r:
i
mir11r<1li,
le
)>t<i}t•:i,.,
la
/i.orìt11ra
dl
Santl.
U sue, Vi<t.J.1rlu ln lL•rru tì.\\ l"CO a l>io ('t.lt\\ la sua 11pprova1.io1w.
TfT. l/OpPrn ~nle~ inua (•uulinua la n,f-.sione 4li non llo'-)('0 nt>lhl Chh.•~u proluni;mncloue, nttrnver,o I iWtòllt
rou il'-'\\Olut,u r1.:<lt\\ltk l'.i,Jm~tol..a.Lo ud csm11t tnu•r-lJ.tt rlnJ P•1d.rt.•:
"'"'"I'" - J/Orutorlo ft'~Uvo - Lll ~cuoll'> 1,roru-..~Jou.u.li - J.Jl' f'.C1wh• p..r :wpirn.ntl nt :--nt·t1r1lozio - l..e rui~iom
, Ogni nltm opera che abbln 1,or sco110 lu ••lw•zn <lellll gioventù• - Lu
1:.e 1u1rroc~hle.
AUTORlZZAZJONF: OE:L TRIBUNALE DI fORINO IN DATA 16 Ft.08RAJO 19tQ, NUMERO ~03. - CON '-PPROVAltONK ECCL~LASTICA
DIRETTORE RE>U'ONSAOILH: SAC. oorr. Pl~TRO ZERlll.NO, VIA MARIA ,lUSJLIATtUCE, 3~. TOlllNO (712) - 0FFIC1N~ CllAP'ICHS ,.E.I.
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