Bollettino_Salesiano_199209


Bollettino_Salesiano_199209



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.
SFIDA PAS'IU A E

1.2 Page 2

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~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione
Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Teresio Bosco - Michelino Davico -
Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante Giordano -
Margherita Maderni - Antonio Mélida - Jean-François
Meurs - Gaetano Nanetti - Nicola Palmisano - Angelo
Paoluzi - Cosimo Semeraro - Silvano Stracca - Stelvio
Tonnini .
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Testi
e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via Marsala 42- 00185
Roma - Tel. (06) 44.60.945.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in oltre 40 edizioni nazionali e 19
lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in:
Antille (a Santo Domingo) Argentina - Australia -
Austria · Belgio (in fiammingo) • Boemia - Bolivia .
Brasile• Canada - Centro America (in Guatemala) - Cile
- Cina (a Hong Kong) • Colombia - Croazia Ecuador
Filippine Francia Germania - Giappone - India (in
inglese , malayalam, tamil e telugù) - Irlanda - Gran
Bretagna Italia - Korea del Sud - Lituania (edito a
Roma) Malta Messico Olanda - Paraguay - Perù -
Polonia Portogallo - Slovacchia - Slovenia - Spagna
- Stati Uniti Thailandia Ungheria Uruguay .
Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a ch i lo richied e.
Copie arretrate o di propaganda: a ri chiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
2 · I SETTEMBRE 1992
SOMMARIO
3 IL RETTOR MAGGIORE
Preghiera a Cristo Fratello
di Don Egidio Viganò
10 GIOVANI LAVORATORI
Tra i giovani nel mondo del lavoro
di Paul Cheruthottupuram
14 COLOMBIA
Una casa per Mimi
di Graziella Curti
18 CENTO ANNI A TREVIGLIO
Al centro del territorio
di Francesco Motto
22 INCONTRI
Catechesi per immagini
di Umberto De Vanna
26 STORIA
Don Rabagliati e i malati di lebbra
di Angelo Bianco
29 DON BOSCO
Félix ha sorriso
di Rosalia Carini
30 EDITORIA
Il nostro computer quotidiano
di Gaetano Nanetti
32 REPORTAGE
Lourdes, la voglia di vivere
di Giuseppina Cudemo
35 MADDALENA MORANO
La maestrina che incontrò Don Bosco
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Lettere, 4 - BS Attualità, 6 - BS Domanda, 8 -
Prima Pagina, 9 - Come Don Bosco, 13 -
Osservatorio, 17 - Libri, 21 - Il Diario di Andrea,
25 · Solidarietà, 39 - I Nostri Morti, 40 - I Nostri
Santi , 42 - In Primo Piano, 43
1 Settembre 1992
Anno 116
Numero 12
In copertina:
Un convegno per
«Evangelizzare
i giovani lavoratori».
Servizio a pag. 10
(Foto F. Marzi)

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IL RETTOJI MAGGIORE
Don Egidio Viganò
Pr
a Cristo
Avrai sentito parlare di don Giuseppe Qua-
drio. Un salesiano valtellinese: teologo valente,
decano della Facoltà di scienze della fede a To-
rino. È morto giovane, all'età di 42 anni nel
1963. Il suo diario riporta - in data dicembre
1944 - una preghiera fortemente originale da
lui composta. Te la presento perché fa sentire il
gusto e il realismo della nostra fede in rapporto
a Cristo: un legame di parentela, una solidarietà
di carne ossa e sangue, una fraternità vera e
ineffabile.
Ci conduce spontaneamente al mistero del-
l'Eucaristia dove ci sentiamo incorporati all'u-
manità di Cristo; e dove viene coinvolta anche
Maria, come madre sua e nostra. E allora il cuo-
re - quello vero, il muscolo palpitante che por-
tiamo dentro di noi - batte più forte nella spe-
ranza. Ti invito a leggerla con attenzione:
«O Santa Umanità del mio Fratello Gesù!
O Carne sorella della mia carne,
o Ossa simili alle mie ossa,
o Sangue come il mio sangue,
o Somiglianza ineffabile!
Quanto gioisco e confido e amo e desidero
in Te vivere ed amare!
Oggi ho capito, o mio Fratello Gesù,
la necessità di comunicare, partecipare, convenire,
concordare con Te,
con la tua vita, con il tuo Spirito,
con le tue operazioni, giudizi,
desideri, apprezzamenti.
Mai come oggi ho sentito
che ciò che è tuo mi appartiene intimamente:
il tuo Padre, l'amore e l'amplesso di Lui,
la tua carne reale e mistica,
la tua missione e l'opera tua,
la tua Chiesa e la tua Madre,
il tuo sangue ed il tuo Spirito, la tua vita,
passione e morte, risurrezione, esaltazione,
la tua redenzione, la tua immolazione eucaristica.
Tutto questo è mio.
Debbo parteciparvi in comunione intima,
debbo concordare e acconsentire,
debbo evitare ogni contraddizione fra me e Te».
Dopo averla letta proviamo anche a pregarla.
Il suo santo autore ci accompagni nella fede e ci
ottenga una più genuina fraternità con Cristo!

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ettere
ECUMENISMO. .. AMPIO.
«Nel BS di aprile/92 scrivete
a pag. 3: "Si vuole edificare
una patria comune, plurina-
zionale e plurireligiosa. Stori-
camente si riconosce una an-
cor viva radice ,cristiana. Ma
non si può pensare alla futura
Europa unita in stile di 'cri-
stianità', bensì di una origina-
le società pluralista, fermen-
tata, questo sì, dal Vangelo,
ecc." . Sono fedele alla Chiesa
una santa cattolica apostolica
romana e alla tradizione seco-
lare. Voi siete per l'ecumeni-
smo ampio a scapito della fe-
de in Cristo. Gesù ha fondato
la Chiesa, non le Chiese! ».
Giovanni Sturniolo, Milano
PER MARTINO. «Martino
ha 13 anni, secondogenito
della famiglia di un fabbro .
Per alcuni mesi è passato da
un ospedale all'altro. L'ulti-
ma diagnosi è st~ta: leucemia
linfatica acuta. Su consiglio
dei medici, i genitori hanno
ricoverato d'urgenza il ragaz-
zo presso la clinica pediatrica
dell'Università di Zurigo, i
cui sanitari hanno dato buone
speranze di guarigione. Do-
vendo accompagnare il figlio,
il padre da mesi non lavora e
la famiglia non riesce ad af-
frontare le spese di questa
emergenza. Noi siamo già in-
tervenuti come caritas parroc-
chiale e ho sollecitato l'aiuto
della diocesi . Ma i casi sono
tanti e non possiamo fare più
di quel che abbiamo fatto .
Chi volesse aiutare questa fa-
miglia, può inviare vaglia po-
stale direttamente a me» .
Don Paolo Canfora,
parrocchia S. Maria
delle Grazie, via Cuma, 240
80070 Bacoli (NA)
stro cioè il nostro BS lo ricevo
da quando ho imparato a leg-
ge're, vale a dire da 75 anni .
Ricordatemi nelle vostre pre-
ghiere. Sono un papà di 10 fi-
gli tutti viventi».
Toccagni Luigi,
Bolgare (Bergamo)
L'EXALLIEVO BERLUSCO-
NI. «Avete presentato nel
numero di aprile il presidente
della squadra del Torino, oggi
onorevole Borsano, figura
piuttosto chiacchierata per le
sue attività finanziarie. Ve la
lascio passare perché come
exallievo il presidente Borsa-
no ha fatto delle affermazioni
che gli fanho onore e tornano
soprattutto a vostra lode. Mi
stupisco però che non abbiate
riportato ciò che un exallievo
altrettanto noto, Silvio Ber-
lusconi, ha detto dei suoi an-
ni trascorsi al Sant'Ambrogio
La foto riproduce la pian-
che esposta nella cap-
pella dei salesiani di Co-
rigliano d'Otranto, dove
un gruppo rappresentati-
vo della Famiglia Sale-
siana si ritrova la dome-
nica sera per recitare il
rosario. Vuole essere un
segno di gratitudine a
Colei che è stata l'ispira-
trice e la guida dell'ope-
ra salesiana.
di Milano . Vi mando il ri-
taglio, sperando che lo pub-
blichiate per l'interesse di
tanti».
Stefano Bolis, Varese
L 'intervista a Silvio Ber/usco-
ni è stata pubblicata su Capi-
tal e ne riportiamo volentieri
qualche espressione:
«Credo di essere stato fortu-
nato con la mia classe, così vi-
va e unita, e con i miei profes-
=== - --~;,--J\\
~--- n =o;~-~)
/C~rroNJ
sori, tutti di buon livello. Al-
meno tre, anzi, erano superla-
tivi. Ma non furono anni faci-
li. Si studiava molto. Il porne-
riggio, la sera dopocena, il
mattino presto. Una discipli-
na dura, dal ginnasio sino al-
l' esame di maturità. La lezio-
ne fondamentale è stata quel-
la del sacrificio: non si ottiene
nulla senza una applicazione
sofferta. Cominciò il caro
don Olmi a martellarci in te-
sta la grammatica latina e gre-
ca. Venivamo interrogati ogni
giorno e non c'era scampo:
alla fine i verbi e declinazioni
li sapevamo davvero. Ci inse-
gnarono a comunicare. Esige-
vano chiarezza di contenuti,
pulizia di linguaggio. Con i
compagni di classe c' era
un'intesa profonda e una
grande carica umana che ci
veniva dalle famiglie di prove-
nienza. Di livello medio bas-
so, direbbero oggi i sociologi.
E, naturalmente, nel gruppo
contarono molto alcune indi-
vidualità. Dobbiamo certo a
questa esperienza quel senso
di rispetto e simpatia che pro-
viamo per gli altri, special-
mente per i più umili. Dopo il
liceo la "squadra" , professo-
ri e compagni, è rimasta dav-
vero molto unita. In cinque
lavoriamo insieme. Con tutti
ci vediamo spesso. Non solo
alla ricerca del tempo per-
duto ...».
IL NOSTRO BS. «Ricevo con
molto interesse il caro BS. So-
no un sarto ottantenne. Il vo-
Durante il week-end non sopporto di stare
fermo in casa.
AVEVO 14 ANNI. «Tra bre-
ve saranno 48 anni dalla stra-
ge delle Fosse Ardeatine, do-
4 · 1 SETTEMBRE 1992

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e rantolanti che gridavano. anche un po' di aria salesiana.
Don Giorgi urlò a sua volta Nei cinque anni con le FMA
pressapoco così: "Sono un ho ricevuto molto e sono lega-
sacerdote cattolico. Vi do ta a loro come exallieva e co-
l'assoluzione. Cercate di ave- me membro del Movimento
re un sentimento di pentimen- Giovanile Salesiano. Ringra-
to e sarete salvi! E se tra voi zio per coloro che spendono
c'è un non cristiano, faccia un la vita per noi giovani e spero
atto di fede in Dio". E diede di poter fare altrettanto! ».
l'assoluzione generale. Intan-
Sabrina Merlin, Torino
to i tedeschi tornarono con
molte altre cariche di dinami-
te che fecero esplodere, dopo
aver dato il colpo di grazia ai
sopravvissuti» .
Adriano Bucalo, Roma
QUALCOSA DI PIÙ. «Ho
letto una copia del vostro BS
e sono interessata vivamente
alle vostre proposte. Ora con
le mie suore stiamo cercando
di entrare nel discorso "coo-
LA SOLIDARIETÀ DI peratori" e penso che sia una
In seguito all'articolo su
Mago Sales (Cf. BS/lu-
glio/92), ci è stato richie-
sto da più parti il suo in-
dirizzo. Scrivere o telefo-
nare a Silvio Mantelli, via
Paislello, 37 - 10154 To-
rino -Tel. 011/24.81.119
oppure 0337/20.38.08.
CERNUSCO. «Ritengo cosa
utile inviarvi un allegato ri-
guardante le nostre iniziative
di solidarietà che proponiamo
alla nostra cittadinanza. Si
tratta di adozioni di solidarie-
tà con convivenza e senza
convivenza, adozioni a di-
realtà molto valida. Ho 18 an-
ni e penso che sia ora di fare
qualcosa di più, anche se sono
già impegnata nel volonta-
riato» .
Francesca Zeggio,
Lendinara (RO)
ve vennero trucidate più di
350 persone. Vorrei portare a
conoscenza dei )ettari e degli
eventuali familiari delle vitti-
me quello che 14enne udii dal-
la voce del protagonista, il sa-
lesiano don Giorgi, che allora
era residente presso l'Istituto
san Tarcisio sull'Appia Anti-
ca , presso le Catacombe di
san Callisto, a 100 metri dalle
Fosse Ardeatine. Quel 23
marzo stava passeggiando re-
citando il breviario, quando
udì il passaggio di una auto-
stanza, adozioni temporanee
o a tempi brevi, collaborazio-
ne nei campi dei rapporti in-
CATECHISMI NUOVI E
ANTICHI. «Il Sabato mesi fa
ternazionali e gemellaggi:
consulenze e istruzioni per ex-
tracomunitari: cucina ed eco-
nomia domestica, insegna-
mento di lingua italiana, edu-
cazione ed assistenza sanita-
ria, ecc. Chi vole~se saperne
di più può richiederci il volan-
ha regalato ai suoi lettori,
Ciellini e non, il Catechismo
di Pio X. In questo periodo di
confusione anche un'opera-
zione come questa diventa
controcorrente e sembra giu-
stificarsi con l'intento di por-
. tare ordine. Ma non avrebbe-
tino».
ro fatto meglio ad anticipare
Giuseppe Colombo, qualche pagina del nuovo ca-
Assessorato Rapporti techismo universale, di cui si
Internazionali e Geme/{aggi
di Solidarietà,
20063 Cernusco sul
conosce così poco? ».
Liliana Bottero,
Massa Lombarda
Naviglio (MI)
colonna tedesca. Quasi inav-
vertitamente si avvicinò al li- GIOVANI ALL'ORATORIO.
mite della proprietà, doman~ «Sono un'exallieva salesiana
dandosi dove fossero diretti. di 20 anni. Ho frequentato il
Di a poco udì il crepitio di liceo presso le FMA di Tori-
alcune mitragliatrici seguito no. Vorrei ringraziarvi del BS
da un'esplosione. Pochi mi- e chiedervi di mandarlo anche
nuti dopo notò l'autocolonna
allontanarsi. Allora si precipi-
tò verso la cava di tufo e gli si
presentò una scena apocalitti-
ca: una miriade di agonizzanti
ad alcuni amici con i quali
collaboro per animare il no-
stro oratorio. Con loro fre-
quento il gruppo di formazio-
n(è e vorrei poter condividere
"Da Vida Nueva"
CENSIMENTO
DELLA
ASSOCIAZIONE
COOPERATORI
SALESIANI
Una delle risoluzioni pre-
se dalla consulta mon-
diale nella sua seduta
dell'anno scorso è stata
quella di fare un censi-
mento dell'associazio-
ne cooperatori sale-
siani.
Il perché del censimento
l'ha dichiarato il coordi-
natore generale nella let-
tera inviata ai responsa-
bili dell'associazione:
«Vogliamo sapere chi
slamo e quanti siamo
nelle varie aree geogra-
fiche».
Dal censimento final-
mente l'associazione
avrà un'idea esatta a li-
vello mondiale dell'età
dei cooperatori, della
percentuale di uomini e
donne, dell'attività lavo-
rativa, e delle strutture
nelle quali I cooperatori
svolgono le loro attività
apostoliche.
I consigli ispettoriali, at-
traverso I loro coordina-
tori , delegati e delegate,
hanno ricevuto una lette-
ra accompagnata da va-
rie schede relative al
censimento e sono stati
richiesti di diffonderli a li-
vello locale, cioè, al cen-
tri locali che sono sotto la
loro giurisdizione. ·
Il censimento deve esse-
re finito per il 31 dicem-
bre 1992. Entro questa
data debbono essere ar-
rivati alla segreteria ese-
cutiva centrale, via della
Pisana, 1111 - 00163 Ro-
ma, i dati richiesti da tutti
i centri locali tramite i
consigli ispettoriali.
Un appello è lanciato a
tutti i consigli ispettoriali
dei cooperatori perché
non trascurino questo
importante appuntamen-
to della loro associa-
zione,
1 SETTEMBRE 1992 - 5

1.6 Page 6

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ttualità
GABON
GIOVANI
LAVORATORI
Dal 1984 i salesiani francesi
hanno aperto un'opera a
Oyem, nel Gabon. Impegna-
ti nell'apostolato giovanile,
hanno visto la necessità di
aiutare i loro giovani ad ap-
prendere un mestiere. Negli
ultimi mesi è stato allestito un
nuovo laboratorio di falegna-
meria per una ventina di allie-
vi. Anche se l'attrezzatura
non è ancora sufficiente, i
giovani si sono dimostrati
bravi a costruire sedie, banchi
e casse. Il lavoro rende qual-
cosa sul piano commerciale e
questo permette di dare ai
giovani allievi, al posto dei
tradizionali voti scolastici, un
piccolo gradito stipendio.
Giovani falegnami del
centro di Oyem (Gabon) .
ATLETI PER
L'EUROPA UNITA
Ai giochi europei di Milano
organizzati dalla Federazione
internazionale sportiva per
l'insegnamento cattolico, tra i
1800 atleti erano presenti an-
che giovani di Ungheria, Po-
lonia, Cecoslovacchia e Slo-
venia. Nel medagliere delle 12
discipline atletiche hanno
mietuto allori la Spagna, la
Francia e l'Irlanda . L'Italia si
è classificata prima nella pal-
lavolo e seconda nel calcio.
Nell'ambito dei giochi euro-
pei si è inserito un concorso
sportivo culturale riservato
agli allievi della Lombardia
sul tema: «Competere per mi-
gliorare: educare sempre». La
scuola salesiana di Sesto San
Giovanni ha vinto tre delle 10
IDavide Carta, Mirko
Raco e Marco Favarato,
i tre allievi salesiani
vincitori della borsa
di studio .
6 - 1 SETTEMBRE 1992

1.7 Page 7

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borse di studio messe in palio
tra le 40 scuole partecipanti.
Ai cinquemila giovani sporti-
vi che affollavano lo stadio,
l'arcivescovo di Milano, il
cardinal Martini, ha lasciato
il suo messaggio: «Siate il sale
del mondo per cooperare alla
vera unione dei popoli e delle
culture, vivendo i valori edu-
cativi cristiani».
ECUADOR
FESTA DEL GRAZIE
UNGHERIA
NUOVA FRONTIERA
FMA
Madre Marinella Castagno,
durante la sua visita alle suore
dell'Ungheria in festa, ha in-
contrato anche i sacerdoti e i
giovani del quartiere periferi-
co della città di Budapest, do-
ve, nell'au~unno di quest'an-
no si aprirà una nuova pre-
senza, anche con il contributo
di due FMA: la romana suor
Magyorad (Budapest). Un grupJ?O d! scout incontra Madre Beatrice Romani e l'austriaca
Marinella nel territorio dove sorgera la nuova opera.
suor Anna Farfeleder.
Madre Marinella Castagno
ha celebrato quest'anno la fe-
sta del Grazie in America La-
tina, nella cornice dell'anni-
versario dei 500 anni dell'e-
vangelizzazione del continen-
te. L'incontro si è svolto in
Ecuador ed è stato preceduto
da un anno di riflessione e at-
tività. L'avvenimento ha visto
riunite per la prima volta a
Quito le ispettrici e le delegate
di Venezuela, Colombia, Bo-
livia, Perù, Ecuador. Il fax
locale è stato invaso da centi-
naia di messaggi, in cui le Fi-
glie di Maria Ausiliatrice di
tutto il mondo intendevano
farsi presenti per un «grazie
senza confini».
Un grazie a Madre Marinella dal cuore del mondo.
KENYA
MEDIO ORIENTE
RADUNO
EXALLIEVI
UN EVENTO
STORICO
Non è bastata un'inquadra-
tura per fotografare tutti gli
exallievi convenuti a Embu
(Kenya) per la festa annuale.
C'è voluto un fotomontaggio
(e qualcuno è rimasto fuori!).
Sono gli exallievi della Don
Bosco Technical School di
Embu (Kenya) diretta dai sa-
lesiani italiani dell'ispettoria
centrale.
I Gli exallievi della
«Don Bosco Technical
School» di Embu .
Scrive l'ispettore don Pic-
chioni al Rettor Maggiore:
«Con i confratelli del Medio
Oriente le partecipo il giubilo
e la gioia grande per l'ordina-
zione sacerdotale del primo
salesiano etiope, Fessehatsion
Andemariam Teare. È un
evento storico tanto atteso e
di grande speranza. Ringra-
ziamo il Signore e la vergine
Ausiliatrice del prezioso do-
no, che ci dà la forza e la fidu-
cia di continuare la nostra
missione».
1 SETTEMBRE 1992 7

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a cura di don Stelvio*
• Parroco di S. Maria della Speranza in Roma
QUALI SONO
I PECCATI
PIÙ GRAVI?
In questi ultimi mesi parecchie ri- ·
viste hanno pubblicato nuove liste di
peccati. Si tratta in alcuni casi di
"aggiornamenti" affidati a gruppi
giovanili, a particolari categorie di
persone, addirittura a scolaresche
di scuola elementare.
Il Catechismo di Pio X definisce il
peccato in questo modo: «È un'offe-
sa fatta a Dio disobbedendo alla sua
legge». Credo che l'essenziale sia
I Marcello Candia, ex industriale
milanese, è vissuto tra i lebbrosi
dell'Amazzonia.
qui, anche se una definizione non
può esaurire l'intera problematica. te le loro implicanze, e che tutti e
Nella mia attività pastorale sono dieci vanno considerati come una
venuto a contatto con diversi am- proposta di vita, una regola di amo-
bienti, tra l'altro per dieci anni ho re, che ci fa camminare per sentieri
confessato i giovani del carcere ro- di libertà. Se una scelta non è bene
mano di Regina Coeli, e mi sono per noi e per gli altri, se non migliora
sentito· frequentemente rinfacciare la nostra personalità e non costrui-
che la Chiesa insiste troppo e pena- sce la società, è poco significativo
lizza alcuni peccati, come quelli ses- che in una lista "aggiornatissima"
suali, mentre non avviene altrettan- non occupi i primi posti.
to per i peccati contro la giustizia, la
carità, la corruzione. E in questi me-
HANNO ANCORA si, dopo l'esplosione di tanti scanda-
li sociali e politici, qualche voce più
SIGNIFICATO forte si sarà fatta sentire. Anch'io in
parte sono d'accordo. Forse l'impe-
I SANTI? gno della Chiesa in certe direzioni
non è sempre stato così evidente e
di conseguenza ben compreso. Sta
di fatto che la recente Centesimus
Un quotidiano ospitava due mesi
annus di Giovanni Paolo Il spiega fa in prima pagina un articolo ironico
bene e chiaramente ciò che la Chie- di fantacronaca dal titolo: "Troppi
sa insegna attraverso la sua dottrina santi , Santità». E ricordava che Gio-
sociale.
vanni Paolo Il nel suo pontificato ha
Ricordo che due dei quattro pec- già proclamato ben 386 nuovi santi.
cati che gridano vendetta al cospet- Mentre ne sono stati proclamati solo
to di Dio sono «defraudare la merce- 10 da Giovanni XXIII e 21 da Paolo
de all'operaio e opprimere i poveri». VI. Francamente le argomentazioni
Mi pare giusto che oggi si aggiunga- semiserie dell'articolo, messe tra
no altri reati ugualmente gravi, ·co- l'altro in bocca-a san Francesco non
me i sequestri di persona, lo spaccio apparivano convincenti. Ma non è la
della droga, le violenze sui minori, prima volta che questo argomento
l'abbandono degli anziani.
occupa le pagine dei grandi giornali.
Ma c'è anche un peccato di cui la Evidentemente l'argomento "santi e
società sembra non considerare tut- santità" suscita oggi un certo inte-
ta la gravità, ed è l'aborto. Esso la- resse.
scia un segno per tutta la vita, so- Chi sono i Santi? La Chiesa di-
prattutto alla donna.
chiara tali coloro che hanno pratica-
Conviene dunque concludere che to le virtù cristiane "in modo eroi-
i comandamenti sono dieci, con tut- co". Vi ·è un processo che pone al
a - 1 SF.TTEMBRE 1992
vaglio con cura l'intera vita e gli
scritti del candidato. Una condizione
necessaria per la beatificazione e
canonizzazione è poi l'approvazio-
ne da parte di una speciale e meti-
colosa commissione, di alcuni au-
tentici miracoli attribuiti alla loro in-
tercessione .
Come non rimanere conquistati
del resto da certe figure come san
Francesco, sant' Antonio, santa
Chiara, Don Bosco, santa Teresa di
Gesù? Solo per ricordarne alcuni tra
i più noti. Essi sono ·stati segni visibi-
li dell'amore e fedeltà a Dio e ai fra-
telli.
In una società dove. certi valori
sembrano scomparsi, incontrarsi
con questi amici di Dio diventa im-·
portante. E i nostri giovani hanno bi-
sogno di modelli di comportamento
credibili. Queste singolari figure so-
no "la scorciatoia per il Paradiso", il
Vangelo vivente portato nella vita
quotidiana. Diceva san Domenico
Savio, il giovane quindicenne alun-
no di Don Bosco: «Voglio farmi san-
to, presto santo, non sarò felice fin-
ché non mi sarò fatto santo». A chi
gli chiedeva cosa fosse la santità ri-
spose: «Qui la santità la facciamo
consistere nello stare sempre alle-
gri. Adempiamo i nostri doveri, evi-
tiamo il -peccato perché ci porta via
la vera gioia».
Ma mi pare giusta anche un 'altra
osservazione. Un autore degli anni
passati ha scritto un libro dal titolo
molto interessante: Sette santi sen-
za candela. Ed è così : ci sono mam-
me esemplari e papà impegnati nel-
la famiglia, tanti giovani fedeli alla
vita evangelica anche in maniera
eroica, che non saranno mai elevati
agli onori degli altari.
Il noto giornalista scrittore Gio-
vanni Gigliozzi cura una interessan-
te rubrica mattutina su RAI 2: Santi
in anticamera: sono medaglioni di
uomini e donne esemplari. Persone
che probabilmente non saranno am-
messe alla gloria del Bernini in S.
Pietro. Sono i santi avvolti nell'umil-
tà, ma non per questo meno degli al-
tri. Il mondo ancora oggi ha bisogno
di loro. Pensiamo a Madre Teresa e
all'Apostolo dei lebbrosi Marcello
Candia.

1.9 Page 9

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di Juan Vecchi*
* Vicario del Rettor Maggiore
PER UNA PRESENZA
Per i giovani d'oggi le opere e le FORTE E CHIARA
attività dei salesiani sono una pre-
senza "signific~tiva»? Trasmetto- . terialmente tutti gli spazi e attività.
no loro una proposta di vita forte Si colloca in essi come ·un lievito,
e chiara? A qu~ste domande mol- . una luce. Oggi più che mai la pasto-
to concrete, risponde il Vicario rale è una pastorale dei «segni».
generale, tracciando nello stesso 2. Di qui l'urgenza di fare delle
tempo i criteri per una verifica. «scelte» perché ciascuna comunità
Negli ultimi vent'anni i salesiani si possa, attraverso la sua presenza e
sono attivamente impegnati nell'a- il suo .lavoro, «annunciare il Vange-
deguare le proprie presenze alle esi- lo» con chiarezza ed efficacia.
genze della loro missione e alle mu- Tutte le opere sono utili. Ma non
tate condizioni socioculturali, eccle- tutte, per la loro collocazione e le lo-
siali e giovanili. Un primo
impegno fu quello di ristrut-
turare le presenze per dare
priorità agli obiettivi pasto-
rali e per offrire un servizio
più abbondante ai giovani
più bisognosi. Più recente-
mente le forze si sono con-
centrate nel «ritornare ai
giovani», ai loro bisogni e
alle loro povertà, ricollo-
cando eventualmente le
opere.
L'insieme di questi orien-
tamenti ha prodotto effetti
reali. Guardando infatti il
panorama della Congrega-
zione si scorge un volume
non indifferente di trasfor-
mazioni e di adeguamenti
a livello locale, ispettoriale,
regionale e mondiale; si re- Australia. Aiutare i ragazzi a crescere
gistra in particolare una
in dignità.
presenza massiccia di laici
che condividono con noi
compiti e responsabilità. La pastora- ro modalità di intervento, parlano
le si è arricchita di nuove dimensioni con la stessa intensità e con la stes-
(Movimento Giovanile Salesiano, sa chiarezza. Alcune possono persi-
Volontariato, Giovani Animatori, Co- no apparire soltanto come funzionali
municazione sociale...) e non man- a bisogni secondari dei giovani, con
cano aperture di ulteriori fronti.
appena una verniciatura educativa
o religiosa. Alla missione salesiana
PIÙ ccSIGNIFICATIVI». Proponen- invece interessa che appaia con im-
do ora il criterio della «significatività» mediatezza il suo interesse princi-
si vuole continuare, con maggior de- pale per la crescita in dignità e per
terminazione, ciò che si è operato fi- la salvezza eterna delle persone.
nora. Alla radice della significatività
ci sono alcuni presupposti pastorali: UNA VERIFICA. La significatività
1. è proP,rio dell'evangelinazione il presuppone l'attenzione prioritaria
procedere per «segni». L'annuncio ad alcuni fattori, che diventano chia-
evangelico non raggiunge diretta- vi per un discernimento.
mente ogni persona né ricopre ma- - Il primo di questi fattori è la per-
sona del salesiano. Il volume e le
modalità del lavoro devono consen-
tire una formazione completa dei sa-
lesiani. La collocazione pastorale
deve mirare a sfruttare al massimo
la loro capacità di educare alla fede
e di animare le comunità educative.
Bisognerà dunque badare che il sa-
lesiano non sia oberato di funzioni
molteplici di tipo organizzativo, ma-
teriale e amministrativo.
- Un secondo fattore per la signifi-
catività è la comunità: la sua esi-
stenza, la sua densità
umana e religiosa, la sua
creatività apostolica. Essa
è chiamata a diventare «se-
gno», «scuola» e ambiente
di fede.
- Terzo fattore: la qualità
pastorale. È la preoccupa-
zione centrale: la qualità
pastorale viene misurata
dal cammino di fede che
riusciamo a proporre ai gio-
vani e dall'ambiente edu-
cativo a cui diamo vita.
Perciò chiede di rivedere i
risultati dell'attuale stile di
azione.
- Un quarto elemento di
significatività è il proposito
e la capacità di aggregare
altre forze, per le quali la
comunità religiosa può di-
ventare centro di comu.nio-
ne e partecipazione. Si è
significativi quando chi
vuole impegnarsi trova nella nostra
comunità riferimento, appoggio e
accoglienza.
- Infine, elemento di significatività
è il rapporto e l'inserimento della no-
stra presenza sul territorio. Alcune
comunità sono diventate punto di ri-
ferimento per iniziative sul versante
sociale, culturale e religioso. Da loro
partono messaggi. La gente sa che
possono avvicinarle e fare affida-
mento su di esse per un confronto
chiarificatore, per un'iniziativa co-
mune, per far maturare una mentali-
tà, per moderare tendenze o far cir-
colare messaggi.
1 SéTTEMBRE 1992 - 9

1.10 Page 10

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GIOVANI
LAVORATORI
Le foto del
servizio
sono di
F. Marzi
TRA I GIOVANI
NEL .MONDO
DEL LAVORO
di Paul Cheruthottupuram
Un convegno
internazionale di studio
ha coinvolto
le congregazioni religiose
impegnate tra i giovani
lavoratori. Con il
contributo della GiOC
e la collaborazione
del Pontificio Consiglio
per i Laici.
I n America Latina i bambini lavo-
ratori si contano a decine di mi-
lioni. La realtà del lavoro minorile
in quel continente è estremamente
complessa e si accavalla a problemi
di organizzazione sociale che i go-
verni non sono in grado di risolvere.
E spesso si limitano a reprimere.
Anche in Africa e in Asia il lavoro
minorile è una piaga presente ovun-
que, pur essendo \\ issuto in modo
notevolmente diversificato, legato
com'è alle diverse situazioni politi-
che, culturali e sociali.
In Europa il lavoro giovanile è
diffuso più di quanto comunemente
si creda. E spesso si tratta di lavoro
precario. Per esempio in Spagna so-
lo un giovane su venti avrebbe un la-
voro stabile; mentre in Italia il Cen-
10 · 1 SETTEMBRE 1992
sis ha parlato di due milioni di lavo-
ratori precari. Questi giovani lavora-
tori hanno caratteristiche comuni:
appartengono al ceto popolare, abi-
tano le periferie delle città, vivono
in famiglie numerose e a loro volta
sono figli di operai. Hanno avuto
un rapporto difficile con la scuola e
l'hanno abbandonata vivendo spes-
so alla giornata, disposti a qualsiasi
lavoro anche non qualificato e senza
prospettive.
Sono questi alcuni dati emersi dal
convegno che si è tenuto a Roma nel
maggio scorso, e che ha coinvolto
rappresentanti di 26 istituti religiosi
e la GiOC internazionale, in colla-
borazione con il Pontificio Istituto
per i Laici. Si sono ritrovati insieme
per dare vita a un lavoro di confron-
to e di ricerca, per riscoprire il cari-
sma dei loro fondatori e individuare
nuove piste e progetti comuni per la
pastorale dei giovani lavoratori . Il
congresso si è tenuto presso il Sale-
sianum di Roma e ha avuto per te-
ma: Evangelizzare i giovani lavorato-
ri. È intervenuto anche il cardinal
Pironio, presidente del Pontificio
Consiglio per i laici.
Contributi
all'approfondimento
Un contributo alla ricerca è venu-
to dal professor Maurilio Guasco,
dell'Università di Torino. Trattan-
)
---
do dell'attenzione della Chiesa ai la-
voratori sin dall'origine dell'età in-
dustriale, si è soffermat o a descrive-
re anche il quadro entro il quale si
muovono coloro che cominciano a
preoccuparsi delle conseguenze del-
la industrializzazione sul mondo
dell'infanzia e dell'adolescenza.
«Nel 1839 in Inghilterra», ha detto
cit ando dati statistici impressionan-
ti anche se ampiamente noti: «su
una popolazione complessiva, ma-
schile e femminile di 660 mila unità,
vi erano 305 mila giovani, maschi e
femmine, al di sotto dei 18 anni. In
Belgio il quadro è analogo: nelle so-
le Fiandre nel 1846 vi sono 6.000
bambini e 6.000 bambine operai dai
nove ai 12 anni. 1500 bambini e
4.700 bambine al di sotto dei nove
anni. Molti di questi lavorano an-
che nelle miniere, in condizioni di-
sumane. Lo stesso si può dire degli
orari lavorativi: la media si aggira
sulle 14 ore, ma si arriva anche alle
16. I timidi tentativi di proporre
una riduzione a 12 ·ore vengono re-
spinti. Nei filatoi di Gand i ragazzi
di nove anni, e anche più piccoli,

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----------BS-
I Il vertice mondiale della GiOC:
l'assistente José Rubio (a sinistra)
e il presidente Giampaolo
Munegato (col giubbotto giallo).
uno studio sugli "Interventi recenti
della Chiesa sul mondo del lavoro".
E Roger Aubert, dell'università di
Lovanio, tracciava la storia della
GiOC, raccontando nello stesso
tempo le intuizioni del suo fondato-
re, il cardinal Cardijn.
Lo spagnolo Rafael Diaz Sala-
zaar dell'università di Madrid si do-
mandava se esiste ancora oggi una
gioventù operaia e tracciava una
mappa attualizzata della situazione
mondiale. Sottolineava in particola-
re la condizione di svantaggio che
permane ancora oggi tra i giovani
lavoratori, poveri nel Sud del mon-
do, e nuovi poveri anche nei paesi
ricchi.
Al loro fianco
Attraverso testimonianze, rifles-
sioni e dati è emersa chiaramente la
situazione odierna dei giovani inse-
GNIG ·
e
ALE PIU' DI TUTTO L'ORO DEL MON
Gioventu, Operaia C risti
Giovani lavoratori della GIOC a san Pietro.
I Uno dei relatori, lo spagnolo
Rafael Diaz Salazaar,
dell'Università di Madrid.
hanno lo stesso orario degli adulti».
Il professor Guasco nello stesso
tempo presentava una sintesi del-
1'attività svolta a favore dei giovani
lavoratori da parte di parecchi ec-
clesiastici e religiosi, a partire dai
Fratelli delle scuole cristiane, che
aprirono la prima scuola per ap-
prendisti in Francia, a Don Bosco e
Leonardo Murialdo.
Monsignor Matagrin, vescovo
emerito di Grenoble, presentava
riti nel mondo del lavoro. Anche se
è lontana dalla drammaticità del se-
colo scorso, presenta oggi l'esigenza
di forti interventi di sostegno e di
formazione. Per esempio l'anoni-
mato di giovani che lavorano nelle
1 SETTEMBRE 1992 11

2.2 Page 12

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GIOVENTÙ OPERAIA
CRISTIANA (GiOC)
Don Domenico Sigalini, respon-
sabile del settore giovani della Con-
ferenza Episcopale Italiana insiste-
va chiedendo ai partecipanti di in-
tensificare gli sforzi pastorali: «Noi
abbiamo aiutato gli studenti a tro-
vare le risposte della fede. Ma non
siamo ancora entrati nella vita dei
giovani lavoratori».
E il rettor maggiore don Viganò
ha precisato nel suo intervento: «II
punto di partenza del cammino è
quello di mettersi in compagnia dei
giovani lavoratori incontrandoli do-
ve si trovano, conoscendone con-
cretamente il livello umano e reli-
gioso, osservando il contesto dei lo-
ro ambienti, valorizzando quanto
già hanno di positivo e ascoltando
attentamente le loro interpellanze,
per incominciare poi a presentare
loro una proposta di fede all'inter-
no di un processo continuato».
Il tavolo dei relatori al congresso su "Evangelizzare i giovani
lavoratori". Al centro il prof. Aubert, dell'Università di Lovanio.
La GiOC è un movimento per giovani e ragazze che vivono nel
mondo del lavoro e si propone di annunciare loro Gesù Cristo. Uni-
sce apprendisti, operai, impiegati, studenti, contadini, disoccupati
e anche coloro che hanno un lavoro precario. Fondata in Belgio nel
1925 dal cardinal Joseph Cardijn, di cui è rimasto noto il motto: «Un
giovane lavoratore vale più di tutto l'oro del mondo», la GiOC è un
movimento che ha per protagonisti i lavoratori stessi, che si ritrova-
no in gruppo e si aiutano.
La GiOC da sempre sensibilizza i giovani a lottare per portare a
compimento la liberazione dell'uomo da qualsiasi oppressione,
alienazione e sfruttamento, sia a livello individuale che collettivo e
sociale. Essi si incontrano in gruppo con regolarità e osservano la
loro vita e il loro agire, per decidere, progettare, operare, approfon-
dire e celebrare la loro fede . Inoltre imparano come entrare in dialo-
go e in ascolto e a criticare la realtà e se stessi. In questo modo si
impegnano a costruire una corr.Jnità solidale esercitandosi ad as-
sumere delle responsabilità, e organizzando e disciplinando se
stessi.
grandi aziende, la scarsa gratifica-
zione di un lavoro parcellizzato e
spesso privo di senso apparente;
l'incapacità dei giovani di vivere il
lavoro nella solidarietà e non in for-
ma individualistica. E poi la situa-
zione umanamente povera anche di
chi possiede un buon lavoro , ma vi-
ve soltanto per il benessere econo-
mico fine a se stesso .
La GiOC in particolare ha pre-
sentato in modo articolato il suo
progetto associativo, sottolineando
l' urgenza e la possibilità della for-
mazione ed evangelizzazione dei
12 - 1 SETTEMBRE 1992
giovani lavoratori.
Don Luc Van Looy, consigliere
per la pastorale giovanile salesiana e
uno degli organizzatori del congres-
so, ha detto: «Essendo oggi sempre
più allarmanti ·la crescita della di-
soccupazione e le difficili situazioni
lavorative dei giovani operai, dob-
biamo sentirci spinti a diventare
una presenza più significativa tra di
loro. Il fatto che i salesiani abbiano
una prevalente presenza tra gli stu-
denti, non deve farci dimenticare
che questo è un problema priori-
tario».
Coordinare le forze
77 partecipanti da 13 nazioni (Ita-
lia, Francia, Belgio, Spagna, India,
Hong Kong, Inghilterra, Irlanda,
Corea, Senegal, Tanzania, Uganda
e Filippine) espressero il bisogno di
un più stretto coordinamento tra le
varie forze e organizzazioni. Don
Viganò ha suggerito: «È necessario
che all'interno di ogni Gruppo e con
una maggior comunione mutua
emerga con adeguata consapevolez-
za e con efficace metodologia il pro-
blema concreto dei giovani lavora-
tori. È da auspicare che anche i pa-
stori ne prendano sempre più chiara
coscienza come parte vitale del rin-
novamento di tutta la pastorale del
lavoro».
Con particolare calore fu auspi-
cato che si parlasse della realtà gio-
vanile lavorativa anche tra i nuovi
religiosi e i seminaristi.
· Don José Rubio , assistente mon-
diale della GiOC, è stato presente a
tutte le giornate di studio. «La
GiOC continua a portare nella
Chiesa il suo contributo di idee e di
proposte per l'evangelizzazione dei
giovani lavoratori», ha detto in un
suo intervento. «Noi vogliamo dare
ai giovani lavoratori l' opportunità
di scoprire il Vangelo e di portarlo
nel mondo del lavoro».
Pani Cheruthottupuram

2.3 Page 13

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-----BS-
di Nicola Palmisano
TRASMETTERE
MESSAGGI POSITIVI
Negli istituti di pena i giovani fino
ai 24 anni equivalgono a un terzo
dei reclusi complessivi. Delle cento-
mila persone che formano I' "eserci-
to regolare" della criminalità orga-
nizzata, secondo il Censis circa la
metà sarebbero giovani. E tutto ciò
specialmente nelle grandi aree me-
tropolitane.
IN QUESTA SOCIETÀ. La socie-
tà è un prodotto dell'uomo e l'uomo
è un prodotto della società. Le con-
dizioni sociali in cui i giovani vengo-
no a trovarsi, preparano la devianza
e il crimine. A sostenerlo sono i tre
maggiori centri di ricerca sociale ita-
liani: Censis, lspes e Labos. L'ac-
cettazione passiva delle mode, il de-
siderio di essere "in", la paura di
opporsi alle idee "moderne" diffuse
dai media, creano il conformismo,
che induce i giovani su strade de-
vianti. E se ci trasferiamo in USA, da
cui i modelli di comportamento si
diffondono in tutto il mondo, la Ame-
rican Psychological Association, fa
presente che un bambino prima di
compiere gli undici anni è già stato
testimone in TV di 100 mila atti di
violenza.
STRUMENTI POSITIVI. Si direb-
be che la complessità e l'intreccio
della vita sociale portino a giustifica-
re una generale impotenza educati-
Giovani attraversati dai messaggi
nella complessità della vita sociale.
va. Genitori, educatori, insegnanti,
politici e istituzioni da tempo svento-
lano bandiera bianca. Mentre i gio-
vani avanzano domande di educa-
zione, richieste di socialità, moralità,
comunicazione autentica, bisogno
di Assoluto e di valori, di razionalità.
È l'occasione per riprendere in ma-
no quegli strumenti «positivi» che
sono alla nostra portata:
- riqualificando quanto già offria-
mo: spazi, ambienti, iniziative, per-
sone, gruppi, itinerari, progetti edu-
cativi;
·
- favorendo il "divenire adulti":
che è senso di responsabilità e di
autonomia, capacità di farsi carico,
di prendersi cura degli altri, di farsi
prossimo, di sentirsi "parte", far
"parte", prendere "parte" come
persona-cellula in una solidarietà or-
ganica;
- vincendo il conformismo acritico
dominante. Diceva Don Bosco ai
suoi ragazzi che il "rispetto umano"
è un mostro di cartapesta che non
morde: «Non curiamoci degli awer-
sari e dei loro scherni. Il coraggio
dei tristi non è fatto che dell'altrui
paura. Siate coraggiosi e li vedrete
abbassare le ali. Siate di buon
esempio a tutti e avrete la stima e le
lodi di tutto il paese»;
- non avendo paura, come adulti e
come giovani, di dire di no. Un "no"
appropriato serve a fare chiarezza,
a dir pane al pane e vino al vino, dà
riferimenti certi, sicurezza, identità,
personalità. È anche segno di amo-
re e di amicizia.
Quando vi propongono cose che
non ritenete giuste, rifiutatevi. Non
sentitevi inferiori per questo. Non
abbiate paura di spiegare il perché
con semplicità e chiarezza. Forse
c'è proprio bisogno del vostro rifiuto
per far capire che quella è una scel-
ta sbagliata per tutti. Anche voi fate
informazione, trasmettete messag-
gi. Anche voi siete una piccola cen-
trale di diffusione di onde. Anche voi
siete e costruite la società.
BREVI
ROMA. La rivista NPG (Note di Pasto-
ra/e Giovanile) compie quest'anno il
suo 25° anniversario . Fondata da don
Elio Scotti, attuale rettore della basilica
del Colle Don Bosco e allora delegato
nazionale di pastorale giovanile, e da
don Vittorio Gambino, che ne fu primo
direttore, la rivista ha contribuito al rin-
novamento della pastorale giovanile
nelle diocesi italiane e tra i salesiani.
Oggi è diretta da Riccardo Tonelli del-
l'Università Salesiana, mentre il lavoro
redazionale è curato dal Centro Salesia-
no di Pastorale Giovanile diretto da
Giovanni Battista Bosco. La rivista do-
po 25 anni continua a essere un punto di
riferimento indispensabile per chi lavo-
ra tra i giovani .
VENEZUELA. Monsignor lgnacio An-
tonio Velasco Garcia, vicario apostolico
di Puerto Ayacucho, è stato nominato
amministratore apostolico "ad nutum
Sanctae Sedis" della diocesi vacante di
san Fernando de Apure (Venezuela).
Prima di essere ordinato vescovo,
mons. Velasco era membro del consi-
glio generale dei salesiani.
ESTE (PADOVA). L'ingegner Giovan-
ni Battista Schieratti, 101 anni felice-
mente compiuti, è probabilmente il più
vecchio exallievo salesiano d'Italia, es-
sendo entrato al Manfredirì.i con suo
fratello nel ginnasio 1901. «Ricordo con
emozione il pranzo a cui fui invitato da
don Rua assieme allo zio», ha scritto al
Rettor Maggiore, «e ricordo tutti gli oc-
chi dei convittori che mi guardavano
con invidia». Don Viganò gli ha fatto
gli auguri: «Avanzi ancora giovanil-
mente in vivace serenità!».
VATICANO. Riconoscimenti da parte
della Santa Sede sono andati in questi
ultimi mesi ad alcuni salesiani laici. Egi-
dio Brojanigo, della casa generalizia, è
stato nominato cavaliere dell'Ordine di
san Silvestro; a Firenze Nello Gemigna-
ni è diventato commendatore e cavaliere
dell' Ordine di san Silvestro. Prima di
loro Giuseppe Canesso, Mario Gottar-
del/o e Antonio Maggiotto, tre salesiani
della Tipografia Poliglotta Vaticana,
erano stati nominati commendatori del-
l'Ordine di san Gregorio Magno.
BRASILE. Il salesiano monsignor Hila-
rio Moser, finora vescovo titolare di
Case Calane e ausiliare dell'arcidiocesi
di Olinda e Recife, è stato nominato ve-
scovo di Tubarao (Brasile).
1 SETTEMBRE 1992 - 13

2.4 Page 14

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COLOMBIA
1ùgurios squallidi
in periferia, miseria
economica e morale
lungo le strade. Proprio
qui, dove le ragazzine
cercano espedienti per
vivere, le Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno dato
vita alla Casa
Mamma Margherita.
UNA CASA,
PER· MIMI
di Graziella Curti
U n biglietto da visita, il disegno
di una casa, un indirizzo e il
numero di telefono: è il primo di-
screto invito che le Suore rivolgono
alle bambine dei "barrios". L'intui-
zione è nata più di dieci anni fa, du-
rante una festa di Maria Ausiliatri-
ce. Si aspettava il sacerdote che non
arrivava e dalla strada suor Fabiola,
allora Ispettrice, vide giungere un
carretto pieno di rifiuti, tirato da un
bambino. Due bimbe si facevano
trasportare. Furono invitati anche
loro alla festa, ma il giorno seguente
si dovette ripulire con cura la colon-
na a cui si erano appoggiati. Da
nacque l'intuizione di dover andare
alla ricerca di questi più poveri. Non
bastava più accogliere le ragazze del
Collegio. Don Bosco e Madre Maz-
zarello sarebbero andati loro per le
strade a scoprire chi veniva violenta-
to, chi dormiva sui marciapiedi, chi
vendeva povere cose, chi cercava da
mangiare tra i rifiuti, chi sperimen-
tava ad ogni istante la violenza. Co-
sì cominciarono le ''spedizioni'' per
le strade della città, per i "barrios"
più malfamati e fu aperta la prima
casa di accoglienza.
È arrivò Giovanna con il suo
dramma scritto negli occhi: aveva
visto papà uccidere la mamma. Ar-
rivò Gladis, che doveva assistere alle
violenze sessuali degli amanti di sua
madre. Arrivò Rita, che non riusci-
va più a sorridere da quando il pa-
dre la insidiava. Arrivarono molte
altre, perché la notizia si allargò a
14 - 1 SETTEMBRE 1992
Primo approccio delle suore sulle bimbe del "barrios".
macchia d'olio e le stesse ragazzine
fecero l'invito: c'era una "puerta
abierta" per tutte, specialmente per
quelle che soffrivano di più.
E intanto l'opera si veniva deli-
neando più chiaramente. ·Le suore
passavano alcune ore della notte a
pensare, a condividere fatiche e spe-
ranze. Si affiancarono nella ricerca
alcuni laici specializzati in psicolo-
gia e pedagogia. Si formulò, a poco
a poco, un itinerario di quattro tap-
pe: dalla strada, all'autocoscienza e
alla professionalità.
Vita da clown
È una casa tra le altre, in una zo-
na periferica. È là prima tappa di
questo cammino di promozione che
le Figlie di Maria Ausiliatrice han-
no inventato per le ragazze della
strada.
Sono una cinquantina e quando
arrivo mi avvolgono di simpatia.
Hanno una capacità comunicativa
eccezionale e quando sentono le pri-
me battute di musica incominciano
il loro spettacolo. Rappresentano
un gruppo di saltimbanchi, che con
piroette, gesti, sorrisi mimano la lo-
ro vita. Una vita forse triste, ma che
si riveste di lustrini per incontrare
l'altro. Mi colpisce il loro sguardo:
profondo e insieme, in alcuni mo-
menti, assente. Vicino a me, suor
Fabiola mi racconta silenziosamen-
te la loro tragica esistenza. Quando
sono qui, per qualche ora dimenti-
cano e imparano a leggere e scrive-
re, si buttano nella piccola piscina,

2.5 Page 15

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----------BS-
lavano i loro poveri vestiti e comin-
ciano ad avere il gusto dell'ordine e
della creatività.
Terminato lo spettacolino, mi
trasportano letteralmente a vedere i
loro disegni. Dovrei avere occhi per
tutti e soprattutto riuscire a rispon-
dere alle loro domande stringenti:
«Tu vuoi bene ai bambini poveri
che non hanno casa come noi?»,
«Tu hai la mamma e il papà?».
Sono diversi i loro interessi da
quelli di altre bambine. Le sento già
cresciute, adulte, a volte .graffianti,
ma con quella prepotente idealità
del bambino, che sa sognare, nono-
stante tutto e a cui basta un giocat-
tolo per sentirsi padrone del
mondo.
In questa prima tappa, le bambi-
ne stanno fino a quando non cresce
in loro la domanda di una maggior
stabilità. Ad un certo punto.scatta il
desiderio: «Posso rimanere qui an-
che a dormire?». Allora si apre la
porta di un'altra casa, sommersa
nel verde della periferia dove si può
continuare il cammino di crescita. Il
piccolo clown non deve più fare il
nomade: ha finalmente una dimora.
I Ragazze della
quarta tappa.
Incontro alla vita
"con una marcia in più".
i, 2
. 102,
es,41.
. .e<teJJI.-l ]
Cercasi padri, madri, fratelli, sorelle...
Le bimbe e le ragazze di Casa "Mamma Margherita" hanno fame di affe o
e di amicizia. Vuoi metterti in contatto con loro? Scrivi a:
Casa Mamma Margherita - Calle 48 n. 39-58
Medellin, COLOMBIA
Qualcuno ti risponder.à e tu potrai conoscere personalmente la bimba che
diventerà parte viva della tua famiglia.
Se vuoi spedire la tua offerta per collaborare a quest'opera educativa, servi-
ti del seguente
C/C N. 534 66 009
intestato a:
ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE
Direz. Generale - Via dell'Ateneo Salesiano, 81 - 00139 ROMA
Scrivi chiaramente nella causale il motivo della tua offerta e il tuo nome, co-
gnome, indirizzo. Il denaro sarà inoltrato direttamente ai destinatari.
Ti ricorderò, Jolly
La mattinata è stata intensa di
emozioni. Anche qui grandi acco-
glienze, feste, sorrisi, danze e una
lunga, simpatica intervista. Queste
ragazzine della seconda tappa po-
trebbero fare le artiste e le giornali-
ste. Hanno il gesto e la parola facili.
Le suore mi hanno mostrato i lo-
ro armadietti ordinati, con la bian-
cheria e gli abiti disposti con gusto.
I letti puliti e ben fatti. Sono i primi
passi di una responsabilizzazione
che le porterà all'autocoscienza e al-
la crescita integrale.
Se si dovesse sintetizzare con un
verbo questa seconda tappa si do-
vrebbe dire: condividere. Qui si
· mette tutto in comu,ne: quello che si
ha, quello che si sa, quello che si è!
Infatti non esistono spazi riservati
per le assistenti o tempi di privacy
per le suore.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
hanno fatto scelte pedagogiche pre-
cise: il personale che sta qui è il mi-
gliore sotto ogni punto di vista: pre-
parato culturalmente, con buone
energie e, soprattutto, con molta
1 SETTEMBRE 1992-15

2.6 Page 16

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EDUCHIAMO
IL CUORE
Possibilità o utopia?
GIANNI GHIGLIONE
Pagine 120, lire 7.500
L'autore offre ai giovani spunti
di riflessione e discussione su un
argomento tanto importante
quanto trascurato: l'educazione
del cuore, per dimostrare che un
cammino verso la maturità affet-
tiva non è un'utopia, ma una rea-
le possibilità.
QUANDO LA VITA
È SEMPLICE
Pagine di diario
da un ambiente alternativo
MARIA PIA GIUDICI
Pagine 228, lire 14.000
«Le pagine scritte da suor Maria
Pia giorno dopo giorno testimo-
niano la semplicità di chi tende a
essere più che ad avere e ad agire,
di chi vive delle cose essenziali
condividendo sobriamente tutto
il resto. Il lettore vedrà che Dio è
davvero il protagonista di questa
vita semplice. È Lui che la rende
semplice, è a Lui solo che, nella
semplicità, questa vita è ordina-
ta» (Enzo Bianchi).
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
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16 · 1 SETTEMBRE 1992
Momenti di intensa familiarità e condivisione.
carica umana. Da qui passano tutte
le giovani suore e trovano forti mo-
tivazioni per la loro vita di dedicate
a Dio per i giovani.
Conosco suor Ruth, venuta a stu-
diare a Roma, dopo due anni con le
bambine della strada. Una donna
serena, generosa, molto cosciente
della realtà sociale del suo Paese e
capace di fare comunione. Il tiroci-
nio a casa "Mamma Margherita"
l'ha plasmata.
Anch'io, benché sia stata li solo
per poche ore, mi ritrovo con una
fabbrica di ricordi dentro l'anima.
Mentre il pulmino sta partendo e le
mani si tendono per un ultimo salu-
to, s'affaccia al finestrino Jolly,
una ragazzina di 13 anni. Mi fissa
negli occhi e con le parole e coi gesti
mi dice decisa: «Tu non mi devi di-
menticare. Devi mettermi nella tua
mente e nel tuo cuore!». Promesso
non ti dimenticherò.
'
È nostra figlia
È tempo di vacanza perciò le ra-
gazze della terza e quarta tappa so-
no tornate in fallliglia. Non le potrò
visitare. Mi dicono che sono più
grandi di quelle che ho visto. Alcu-
ne stanno imparando un mestiere,
altre già fanno alcune esperienze di
lavoro. Devono diventare autono-
me e riuscire a gestire con dignità la
propria vita.
Mentre ci avviciniamo alla città,
suor Fabiola risponde alle mie do-
mande e poi mi racconta la storia di
Mimi che è un po' la sintesi di que-
sta storia d'amore. «Una sera - in-
comincia - tornai tardi alla casa
della prima tappa e ormai tutte le
bambine erano tornate in famiglia.
Appena entrata mi dissero che Mi-
mi stava male. Conoscendo la situa-
zione di miseria in cui viveva corsi
immediatamente nel "barrio" dove
abitava, entrai nella baracca e la vi-
di stesà su un letto dove c'erano al-
tre cinque persone. Mi avvicinai, te~
neva gli occhi chiusi ed era comple-
tamente vestita. ''Mimi - dissi -
vuoi venire con me?". Mi rispose di
si, ma con una voce debolissima ag-
giunse: "Non posso". Non riusciva
più a muoversi. Allora, con uno
sforzo, cercai di sollevarla, mentre
sotto di lei fuggivano gli scarafaggi.
Riuscii a portarla a casa "Mamma
Margherita", ma vedendo che ave-
va febbre forte e faticava a respira-
re, la trasportammo all'ospedale.
Qui i medici tergiversavano, mi
sembrava perdessero tempo. Allora
quasi mi imposi dicendo: "Questa è
nostra figlia, dovete fare qualcosa
per lei!".
Si decisero, ma era troppo tardi.
Mori di meningite».
Ora la foto di Mimi sta nell'uffi-
cio di suor Fabiola, ma la sua storia
dice alle bambine che arrivano dalla
strada che non trovano solo una
casa, ma anche una madre.
Graziella Curti

2.7 Page 17

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sservatorio
di Pietro Moschetto
S-
* missionario in Ecuador
La ccPacha Marna»
Quando, dopo settanta giorni di
navigazione, Cristoforo Colombo e i
suoi marinai ascoltarono l'annuncio
tanto atteso («Terra! terra!») , certo il
loro cuore si rallegrò.
Questo stesso grido è oggi il moti-
vo fondamentale della rivolta e del
malessere sociale degli indios. Ma
ciò che fu per Colombo una ragione
di gioia, è per l'indigeno causa di
sofferenza. Per lui la terra è padre e
madre, la "pacha marna" che dà la
vita: «È la sua sicurezza, la sua
energia; senza la terra ncin si sente
persona, non si sente popolo»
(mons. Corra!, vescovo di Rio-
bamba).
Luis Macas, presidente del CO-
NAIE, si esprime con molta chiarez-
za: «Manca la terra alle no$tre co-
munità. La metà dei terreni coltivabi-
li non compie la sua funzione socia-
le. Esistono grandi estensioni di ter-
re produttive che sono state date a
complessi turistici, che sono utiliz-
zate per allevamenti di tori da corri-
da o di cavalli di razza. Tutte cose
che sono di beneficio a pochi e non
servono per mangiare. E le poche
terre che possediamo sopportano
un carico di imposte sempre più pe-
sante».
E una dirigente indigena aggiun-
ge: «La nostra mamma natura, la
nostra mamma terra, la si sta semi-
nando di fiori (per l'esportazione,
ndr). Noi non mangiamo fiori».
È appunto quello che i vescovi, i
sacerdoti e gli operatori pastorali,
riuniti in assemblea, hanno scritto
con franchezza al presidente della
repubblica: «Crediamo che il proble-
ma di fondo del gran esodo dell'in-
dio verso la città, la disoccupazione
e la sottoccupazione, hanno come
causa la non applicazione della Ri-
forma Agraria e il privilegio del dirit-
to a grandi estensioni di terra dato a
pochi, il che è antisociale e antie-
vangelico».
Manifestazione controcorrente
dell'anniversario colombiano.
BOLIVIA. Alla fine di gennaio
4.000 indigeni hanno denunciato
al governo l 'esistenza di varie for-
me di schiavitù e servaggio prati-
cate dai latifondisti e chiesto il ri-
spetto dei propri diritti civili e poli-
tici. In occasione della comme-
morazione del centenario della
battaglia di Kuruyuki, i leaders in-
digeni hanno affermato, in un do-
cumento consegnato al presiden-
te Paz Zamora, che nel sud-est
della Bolivia gli indigeni "non
posseggono il più piccolo pezzo
di terra" e sono trattati dai pro-
prietari terrieri come "servi della
gleba", ricevendo un salario che
spesso non arriva a 25 centesimi
di dollaro al giorno. Pur ricono-
scendo l'importanza dei pro-
grammmi sanitari e di educazio-
ne bilingue promossi dalle autori-
tà, gli indigeni hanno annunciato
che lotteranno per ottenere la re-
stituzione delle proprie terre.
IL FONDO ECONOMICO. I cam-
mini aperti da monsignor Leonidas
Proafio, per tanti anni pastore di
Riobamba e "vescovo degli indige-
ni", morto tre anni fa, rimangono
aperti. E qualcosa di concreto si sta
muovendo. La Chiesa ha creato, in
questi mesi, un fondo economico
per offrire prestiti agli indigeni affin-
ché possano comprare terre e tecni-
ficare le coltivazioni. La somma è si-
gnificativa, circa dieci milioni di dol-
lari, ed è stata ottenuta dalla Germa-
nia: è un'operazione finanziaria con
la quale si "compra" una parte del
debito estero (quello dell'Ecuador
supera i 12 mila milioni di dollari) da
parte di istituzioni, a patto che il de-
naro che lo stato dovrebbe pagare a
creditori esteri sia investito in patria
con finalità sociali e di promozione
umana.
SALESIANI ATTIVAMENTE PRE-
SENTI. Anche i salesiani sono atti-
vamente impegnati nella pastorale
indigena, fedeli a Don Bosco, "pa-
dre dei giovani abbandonati". È
un'azione variamente articolata e
sviluppata con metodi diversi, ma
tutti ispirati dall'amore del Signore
verso gli uomini: nelle missioni del-
l'oriente amazzonico, tra i gruppi et-
nici Shuar e Achuar; in Quito, con i
ragazzi della strada e nell' "hospe-
deria" , accogliendo per la notte chi
è senza un tetto ; nel sensibilizzare
l'opinione pubblica e nel diffondere
la cultura indigena attraverso pub-
blicazioni numerose e popolari , ma
di tutto rispetto; e nelle missioni an-
dine, "misiones de altura", a Zum-
bahua, nella provincia di Cotopaxi, a
Cayambe, nella provincia di lmba-
bura, e a Salinesa, nella provincia di
Bolivar. Numerosi volontari laici, uo-
mini e donne, ecuatoriani e stranieri
- molti gli italiani -, danno il loro
apporto determinante, con umiltà e
sacrificio, senza protagonismi.
1 SETTEMBRE 1992- 17

2.8 Page 18

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CENTO ANNI A TREVIGLIO
AL CENTRO
DEL TERRITORIO
di Francesco Motto
Treviglio, ventiseimila
abitanti, un arcipelago
di piccole ·e medie
industrie, benessere
diffuso. Qui i salesiani
sono arrivati cento anni
fa, puntando sui
giovani e sul valore
· dell'educazione.
duca Giovanni Melzi d'Eril, tre sa-
lesiani (un prete e due chierici) arri-
varono a Treviglio il 14 ottobre
1892.
Erano passati solo sette anni da
quando Benedetto Cairoli con un
discorso dai decisi toni anticlericali
aveva inaugurato, nella cittadina di
poco più di 10.000 abitanti, il mo-
numento a Garibaldi. Da due anni i
Trevigliesi avevano mandato al par-
lamento il massone dichiarato
Adolfo Engel, futuro vice gran
maestro della massoneria italiana,
parente del sindaco di Roma, Erne-
sto Nathan. Il liberalismo laico e le
estreme fazioni anticlericali aveva-
no nettamente la meglio sulle cor-
Foto De Marie
A Treviglio pare si viva abbastan-
za bene. I modelli metropoli-
tani sono stati e vengono continua-
mente assimilati, nei valori e nei di-
svalori. E così i problemi non man-
cano per nessuno, anche se la natu-
rale riservatezza della popolazione
preferisce seppellirli e custodirli nel
segreto delle famiglie.
Fra i primi i "soliti" problemi dei
giovani: la droga, l'abbandono sco-
lastico, la carenza di ideali, lo scol-
lamento fra fede e vita, episodi
amari anche sullo sfondo delle scuo-
le. Non per nulla il comune sta va-
rando un "progetto giovani". E
proprio a favore del "pianeta giova-
ni" i salesiani operano da un secolo.
Una storia ricca
di risultati positivi
Chiamati dal cooperatore salesia-
no don Francesco Rainoni, d'intesa
col prevosto monsignor Alessio Na-
zari e con l'appoggio di altri coope-
ratori del luogo, primo fra tutti, l'a-
mico e benefattore di :Oon Bosco il
18 - 1 SETTEMBRE 1992

2.9 Page 19

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----------BS-
L'aula magna-palestra dell'istituto.
mirando a formare coscienze cri-
stiane, in chiave di lotta radicale al
dominante insegnamento positivi-
stico, piuttosto facile al dileggio
delle persone e delle cose ecclesia-
stiche.
Quei primi tre salesiani si rimboc-
carono le maniche. Presto cambia-
rono la loro provvisoria sede scola-
stica. Altrettanto rapidamente evi-
tarono di lasciarsi irretire dalle lotte
locali, a costo di qualche dissapore
con le pur legittime aspettative del
clero locale. Puntarono invece sulla
simpatia dei giovani e delle famiglie
povere, su un insegnamento religio-
so e civile di facile comprensione,
sulla generosità degli educatori e dei
genitori, innamorati del nome di
Don Bosco.
Passo dopo passo, anno dopo an-
no, l'opera si amplia: da un cantiere
edilizio a un altro, da un settore
Treviglio. Panoramica dell'opera.
renti cattoliche che, pur presenti
nell'ambito della beneficenza, poli-
ticamente erano bloccate dal ''non
expedit" e socialmente erano pres-
soché prive di rilevanza. Si trattava
dunque di intervenire su un piano,
per così dire, culturale-scolastico,
I Scuola seria in un clima di gioia
serena. Sui giovani si scommette
per il futuro della città.
scolastico a un altro; accanto al
sempre presente oratorio si svilup-
pano le scuole elementari, il ginna-
sio, il convitto per istituto tecnico
commerciale inferiore, la scuola
media, il liceo classico, l'internato,
l'esternato, il semiconvitto. La me-
dia annuale è di 250-300 presenze fi-
no alla prima guerra mondiale, per
poi aumentare di un 30% nel perio-
do fascista e di un ulteriore 300/o ne-
gli anni cinquanta.
1 SETTEMBRE 1992 19

2.10 Page 20

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Treviglio. Il regionale d'Italia don Fedrigotti con i ragazzini
della scuola media.
Durante le due guerre mondiali la
casa salesiana è pienamente e cor-
dialmente coinvolta nell'azione as-
sistenziale e religiosa. I giovani del
collegio lasciano un po' del loro
spazio vitale agli orfani di guerra, ai
feriti e sinistrati, ai soldati di pas-
saggio e ai profughi di ogni paese.
Nei tempi di pace gli allievi sono
sempre in aumento, grazie alla col-
locazione felice nella confluenza di
tre province. Ma a far gola alle fa-
miglie sono soprattutto il carattere
popolare dell'opera, una politica
coraggiosa di contenimento delle
rette scolastiche e di aiuto ai biso-
gnosi e meritevoli, lo sforzo della
fedeltà al sistema preventivo di Don
Bosco che mette tutto e tutti al ser-
vizio dei giovani. Per non dire del-
1'attiguo Oratorio funzionante fin
dal 1892 e della chiesa di S. Carlo,
tanto antica quanto quotidiana-
mente frequentata dalla popolazio-
ne cittadina.
Il passato è certamente glorioso:
figure di primo piano, educatori ed
educandi, sono passate fra quelle
mura e hanno giocato in quei corti-
li. Quattro nomi per tutti: due allie-
vi, il cardinal Gustavo Testa ed il co-
lonnello degli alpini Gennaro Sora,
l'uomo che guidò i soccorsi ai mem-
bri del dirigibile Italia bloccato al
polo Nord; due insegnanti: il marti-
re della violenza nazista, don Elia
Comini, di cui è introdotta la causa
di beatificazione e l'indimenticabile
insegnante Giovanni Zanovelfo, sa-
lesiano laico "il maestro" per gene-
razioni di ragazzi.
Vi si aggiungano decine di voca-
zioni sacerdotali e reJigiose uscite da
quelle aule, e non meno di 25 Figlie
20 · 1 SETTEMBRE 1992
di Maria Ausiliatrice, le suore che
hanno condiviso per quasi 60 anni,
con l'abituale discrezione e riserva-
tezza, la vita della casa e le sue alter-
ne vicende.
Un presente carico
di promesse
La riforma della scuola superio-
re, da oltre un ventennio annuncia-
ta e tuttora non approvata, e la ne-
cessità di rispondere alla richiesta
sempre più pressante di coeducazio-
ne hanno visto l'opera salesiana
sforzarsi di coniugare la storia coi
segni dei tempi. L'apertura della se-
zione geometri (1983) e del liceo
scientifico (1987) ha consentito l'en-
trata in vigore di moduli di speri-
mentazione per il quinquennio su-
periore, ormai aperto anche alle ra-
gazze. La popolazione scolastica,
compresa la scuola media maschile,
~fiora così il migliaio.
Il personale docente laico (uomi-
ni e donne), non solo per carenza
vocazionale salesiana mà anche per
precisa scelta educativa, collabora
attivamente con i salesiani alla rea-
lizzazione di un progetto educativo
pienamente condiviso.
Per incidere a ·vasto raggio sul
territorio, in una sana competizione
con la scuola statale e privata della
città, e per una piena affermazione
della Scuola libera pubblica cattoli-
ca, si collabora con i due Istituti re-
ligiosi del posto : il "Collegio degli
Angeli" diretto dalle Suore di Ma-
ria Bambina e l'Istituto delle madri
Canossfane .
Scuofq seria oggi significa punta-
re tutto sui giovani, perché il prossi-
mo domani è nelle loro mani; scuola
cattolica oggi significa saper coniu-
gare la cultura con la fede, convinti
che l'umanesimo laico da solo non
salva e che una cultura neutrale è
un'utopia; scuola salesiana oggi si-
gnifica ''nuova educazione'', ''nuo-
va spiritualità del quotidiano" : of-
frire ai ragazzi una causa per cui vi-
vere, una libertà intesa come dispo-
nibilità di se stesso per qualche cosa
di grande. Tutto ciò è nei program-
mi e non solo nei sogni degli educa-
tori di Treviglio, che da anni, o me-
glio, da sempre, con alti e bassi, in-
contri e scontri, si sono aperti alter-
ritorio, cui offrire testimonianza e
servizio, e da cui ricevere aiuto e so-
stegno.
Un incontro riuscito
Quello che ieri l'altro era il "col-
legio", ieri era l" 'Istituto" , ed ora
è il "Centro" - l'aggettivo salesia-
no è spesso sotteso dato che l'opera
è talmente immedesimata con la zo-
na da fare realtà con esso - è oggi
punto di riferimento culturale e so-
ciale per molti settori e movimenti
culturali ed ecclesiali che operano
sul territorio. Accanto al prioritario
impegno scolastico non mancano
attività sportive, di cinecircolo, d,i
musica, di filodrammatica, di sensi-
bilizzazione al volontariato, di
scuola di formazione per catechisti
e per genitori, di forme di educazio-
ne all'autorientamento. In quest'o-
pera di animazione e collegamento
con la chiesa e la società civile si di-
stinguono specialmente gli exallievi,
ormai migliaia, instancabili promo-
tori di attività culturali e di forma-
zione per allievi, ex allievi, coopera-
tori, amici di Don Bosco.
È un incontro riuscito quello di
Don Bosco e lo spirito di questa ter-
ra: fondato sulla religione, la ragio-
ne e l'amorevolezza. Religione co-
me habitat naturale di una storia di
secoli; ragione che è alla base della
laboriosità e creatività di una citta-
dina di periferia che non ha niente
da invidiare alla grande città; amo-
revolezza come dono bello della po-
polazione di Treviglio che accoglie e
si lascia coinvolgere.
Francesco Motto

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-.=============================•.=:i::b;;;;r;::i;::::=;::=========================~HS . -
a cura di Eugenio Fizzotti
-
JACQUELINE RENAUD
Si deve dire di "no" ai figli?,
Leumann, Elle Di Ci, 1992,
pp. 176, lire 14.000
Dottoressa in medicina e psi-
cologia, l'autrice di questo utile
strumento educativo accompa-
gna i genitori, e in particolare la
mamma, nella crescita e nell'e-
ducazione dei figli fino ai 12 an-
ni, cioè fino alla soglia dell'ado-
lescenza.
Il periodo preso in considera-
zipne viene suddiviso in cinque
tappe ben delimitate e studiate
in altrettanti capitoli: l'anno fon-
damentale dell'esistenza (0-12
mesi), il periodo tranquillo (12-
18 mesi), il periodo di opposizio-
ne (verso i due anni), la fase del-
la grazia (3-7 anni), la grande
svolta (7-12 anni).
Dinanzi ai numerosi problemi
analizzati (vitto, sonno, igiene
personale, deambulazione, vita
in casa, scuola) l'atteggiamento
consigliato è quello di amore e
fermezza, serenità e gioia, sor-
veglianza e fiducia. Pur non par-
lando poi di educazione religio-
sa e prescindendo da principi di
fede, il testo risulta valido per-
ché chiarisce la necessità di un
piano rettamente umano come
base indispensabile per la for-
mazione religiosa.
-
PIER LUIGI GUSMITTA
L'amore alla prova della vita,
Torino, Piero Gribaudi Editore,
1992, pp. 182, lire 16.000
Pur non volendo essere una
"teologia del matrimonio", il-vo-
lume rappresenta uno strumen-
to di servizio accessibile a tutti,
ma soprattutto a quanti, rispon-
dendo ad una specifica vocazio-
ne, intendono realizzare la loro
vita familiare in una prospettiva
profondamente cristiana.
Ricca è la documentazione
sia del testi biblici che dei docu-
menti magisteriali. Ma molto più
ricca è l'esperienza con cui l'au-
tore propone e conferma le sue
articolate riflessioni. Le coppie
che le utilizzeranno, si troveran-
no sicuramente a proprio ·agio e
sapranno valorizzarle per una
vita di maggiore pienezza e di
totale donazione reciproca.
PIER GIUSEPPE
ACCORNERO
Il pioniere,
Leonardo Murlaldo tra giovani
e mondo operaio,
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 315, lire 28.000
Ottimamente documentato, il
volume ripercorre le tappe bio-
grafiche di un anticipatore della
sociologia cristiana per la vasti-
tà degli interessi sociali e pasto-
rali, spirituali e culturali; ma an-
che per l'originalità delle antici-
pazioni in campo apostolico, per
il continuo impegno nella difesa
dei più deboli, per la sofferta e
decisa condivisione con i giova-
ni apprendisti, i bambini lavora-
tori, le donne lavoratrici.
I
Il testo comunque non inqua-
dra solo le notizie biografiche di
questo santo moderno, amico e
collaboratore fidatissimo di Don
Bosco, che gli affidò nel 1857 la
direzione dell'Oratorio San Lui-
gi, ma ne illumina le iniziative e
le esperienze, tracciandone un
accurato profilo della personali-
tà grazie al quale è possibile
collocarlo a buon diritto tra i
grandi santi'della socialità del-
l'Ottocento piemontese e tori-
nese.
ASSOCIAZIONE
DON GIUSEPPE ZILLI
La parrocchia di carta,
Milano, Edizioni Paoline, 1992,
pp. 608, lire 38. 000
Ecco veramente un libro pre-
zioso, perché scritto da un uo-
mo il cui cuore pulsava appas-
sionatamente per i disagi della
gente, per i suoi problemi più in-
timi, per le sue sofferte decisio-
ni. Si tratta della raccolta di una
parte considerevole delle lettere
che dal 1969 al 1980 i lettori di
Famiglia Cristiana hanno inviato
all'allora direttore, don Giusep-
pe Zilli, ricevendone risposte ca-
riche di un'umanità indescrivibi-
le, squisita, delicata.
.In cinque accurate introduzio-
ni viene messa in risalto la per-
sonalità di don Zilli come giorna-
lista, come uomo, come prete,
come comunicatore, come pa-
store. E nel rileggere domande
e risposte si avverte ancora viva
e palpitante la sua presenza fat-
ta di apertura, di comprensione,
di dialogo, di voglia di vivere e di
far vivere. Realmente don Zilli
ha creato una grande comunità,
una specie di grande parrocchia
che era fatta sl di carta e penna,
ma soprattutto era composta di
uomini che si sentivano amati e
non giudicati, accompagnati ma
non oppressi, accolti ma non
emarginati. Il che è tutto in un
mondo che spegne la speranza
e annulla qualsiasi tensione ver-
so il futuro.
MARIA IGNAZIA
ANGELINI ET ALII
Dalla dispersione all'unità.
L'esperienza monastica
interroga il cristiano,
Milano, Editrice Ancora, 1991,
pp. 158, lire 15.000
È un vero piacere accostare i
testi contenuti in questo volu-
metto e che testimoniano l'im-
pegno di ricerca spirituale di
una monaca benedettina, del
priore generale dei Camaldole-
si, di un priore generale emerito
dei Camaldolesi, del vescovo di
Novara. In essi infatti viene te-
stimoniato il cammino di veri
maestri di spirito che, traccian-
do proposte e indicando itinera-
ri, favoriscono un dialogo che va
verso la riscoperta dell'interiori-
tà nel continuo ascolto dello Spi-
rito.
Nato dall'esperienza dei gio-
vani preti della diocesi di Mila-
no, il libro è destinato anche a
quanti preti non sono, ma vivo-
no la vita come dono di singola-
re Intensità e si preoccupano di
arricchirla e di approfondirla per
superare il rischio della fram-
mentarietà e della dispersione e
avviarsi con entusiasmo verso
l'unità.
-
MARIO GARGANTINI
Uomo di scienza
uomo di fede.
Problemi e personaggi
emblematici,
Leumann, Elle Di Ci, 1991,
pp. 255, lire 19.000
Concepito come uno stru-
mento di lavoro per un iniziale
accostamento alle problemati-
che poste dalla scienza, daila
tecnologia e dalla loro storia, il
volume intende guidare alla ri-
flessione critica sulle istanze e
dimensioni fondamentali della
scienza, sul modo in cui esse
sono state affrontate e vissute
da alcuni personaggi emblema-
tici (Darwin, Einstein, Mendel,
Teilhard de Chardin, Galileo,
Newton, Keplero, Max Planck),
sulla configurazione particolare
che assumono nel nostro
tempo.
Il filo conduttore dell'intero di-
scorso è duplice: offrire una lu-
cida informazione sui principali
nodi della scienza e attivare un
corretto e significativo confronto
con la fede cristiana.
Di particolare interesse per lo
studio ulteriore risultano sia la
documentazione esemplificati-
va che le tracce di lavoro acclu-
se a ogni capitolo.
1 SETTEMBRE 1992 21

3.2 Page 22

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Guerrino Pera
L'inconfondibile pittura
di Guerrino Pera,
un salesiano laico che
ha messo la sua arte
a servizio della catechesi.
«'- T edi, in questo quadro ho di-
l' pinta Gesù che lava i piedi
agli apostoli. Le figure centrali sono
Gesù e Pietro. Gli altri sono attorno
a loro come in una liturgia, come
concelebranti. Sia Gesù che Pietro li
ho dipinti a tinte calde: ho voluto
esprimere il grande amore di Pietro,
che dice: "Lavami anche tutto, se è
necessario...". In quest'altro quadro
invece Gesù è con Tommaso. Tom-
maso ha il volto di un giovane, per-
ché i giovani oggi devono riconosce-
re se stessi in lui, devono vedere e
toccare il Gesù risorto...». Guerrino
Pera parla sciolto e con convinzio-
ne. È un salesiano che si è conqui-
stato un posto importante nel cam-
po della catechesi con i suoi quadri
catechistici e le sue diapositive. Le
sue tavole, così caratteristiche, han-
no fatto il giro del mondo.
«Il tuo è un disegno sintetico,
quasi schematico», gli dico.
22 · 1 SETTEMBRE 1992
CATECHESI
PER IMMAGINI
di Umberto De Vanna

3.3 Page 23

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----------BS-
I Tra le opere più
recenti di Pera, questo Gesù
con S. Tommaso
Guerrino rimase conquistato. C'era
qualcosa di magico in quel lungo
foglio che entrava bianco e usciva
dall'altra parte della macchina
«Esattamente», risponde. «Mi
propongo di togliere via tutto ciò
che non serve in modo stretto a co-
municare il messaggio. Attorno al
Gesù del Vangelo c'erano sicura-
mente elementi geografici, storici,
descrittivi, animali, alberi, oggetti
vari, che però io tralascio perché
non esprimerebbero niente ai fini
·catechistici.Non mi perdo nei parti-
colari e aiuto così i ragazzi a coglie-
re il messaggio centrale».
stampato e pieno di colore.
Quando la mamma gli disse che
"era stato accettato in quel colle-
gio", Guerrino stava giocando giù
per le rive con gli amici e i suoi oc-
chi si riempirono di lacrime. Ma en-
trato in quella scuola, vi trovò un
clima familiare che gli prese l' ani-
ma. «I capi, tutti salesiani laici, era-
no per noi come "chiocce da cova".
Facevano la nostra vita allegramen-
te. Conoscevano benissimo il loro
mestiere, ma sapevano organizzare
per noi anche i grandi giochi di mas-
sa, allegre serate musicali, accade-
Effetto vetrata
mie e commedie. Ne ricordo i nomi,
«Dove hai attinto l'ispirazione
per un disegno così caratteristico?
L'intuizione è venuta interamente
da te o ti sei ispirato a qualcuno o
a qualcosa?».
«Sono sempre stato molto affa-
scinato dalle vetrate. A Torino, do-
ve vivo, ce ne sono poche, ma du-
perché molti sono ancora in piena
attività: Cantoni, Leone, Manzoni,
Fabris, Spiri... C'è chi parla male
del collegio, e io stesso ne avevo
paura, ma poi non ebbi un solo mo-
tivo per lamentarmi, tanto che mi
feci salesiano come i miei inse-
gnanti».
rante i miei studi in Toscana ne ho
viste parecchie. Se ci pensi bene, le
vetrate sono le prime filmine, le pri-
me diapositive catechistiche. È
un'immagine trasparente e il sole fa
da lampadina... Ho notato che
quando in una chiesa ci sono delle
vetrate, immediatamente entri in
un'atmosfera particolare. Mi sono
ispirato alle vetrate mentre prepara-
vo gli esami a Lucca. Quella linea _
nera che delinea la figura, aiuta a
visualizzare meglio il soggetto, ha
un impatto pedagogico: enfatizza il
gesto, lo rende plastico, imme-
diato».
Guerrino Pera vede con tristezza
la diminuzione della vocazione del
salesiano laico. «II mio lavoro mi
ha portato in molte parti del mon-
do. Ho visto nelle scuole professio-
nali della Thailandia e in India, ne-
gli Stati Uniti e nelle Antille dei sa-
lesiani laici che fanno un lavoro for-
midabile. Uno di questi a Madras,
sollecitando aiuti dall'Europa, ha
messo in piedi una scuola professio-
nale di stampa litografica e compo-
sizione con tre turni di insegnamen-
to. L'ultimo turno finisce all'una e
mezza di notte ed è per i ragazzi del-
la strada. È la stessa cosa in moltis-
simi paesi del mondo, ed è triste
pensare che per la mancanza di sale-
siani laicfpreparati, non si possano
aprire scuole professionali in molti
paesi del mondo, dove i giovani ci
aspettano».
Immagini nella catechesi
Ma torniamo al Guerrino Pera
esperto di immagini. «Quanto è an-
Al Colle Don Bosco
Guerrino Pera è nato a Belveglio,
in provincia di Asti, nella terra di
Don Bosco, a due passi dall'Istituto
Bernardi Semeria, un'importante
scuola grafica che da oltre 50 anni
insegna il mestiere ai giovani della
zona. A visitare la scuola c'era an-
dato da b.ambino con la sua classe,
nell'immediato dopo guerra. Era un
mercoledì e i laboratori funzionava-
no a pieno ritmo sotto il controllo
dei giovanissimi allievi. Il piccolo
In questo quadro Gesù è visto co-
me il sacerdote di oggi: spezza il
pane e lo distribuisce agli apostoli.
Gesù è nella luce piena, man mano
che ci si allontana da lui si è nella
notte. Nella massima oscurità è
Giuda, che sta per tradirlo. Gli apo-
stoli non sono dietro o al fianco di
Gesù, ma davanti a lui, come av-
viene per i fedeli durante la Messa
e tendono la mano per ricevere il
Pane eucaristico. Man mano che lo
ricevono si illuminano. Probabil-
mente Gesù ha usato un bicchiere
comune, ma Pera ha preferito usa-
re gli elementi della Messa di oggi.
1 SETTEMBRE 1992 - 23

3.4 Page 24

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VIDEOCASSETTE
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24 · 1 SETTEMBRE 1992
Utilizzazione catechistica di una tavola di Pera.
cora importante oggi l'immagine animati o un film. Ma la diapositiva
nella catechesi?», gli domando, sot- può lasciare ugualmente il segno, se
tolineando una crisi dovuta in parte li ha aiutati a riflettere, se è stata
alla concorrenza televisiva, che in- quindi proiettata · nel momento e
flaziona l'immagine, in parte alla nell'ambiente giusto».
poca preparazione dei catechisti che
oltre al resto mancano di strutture
adeguate. Risponde: «L'immagine Evangelizzare come Gesù
ha un'importanza fortissima. Pur-
troppo non tutti sanno o possono
farne uso. Quando un tempo erano
i vice parroci e le suore a fare cate-
chesi, usavano le immagini perché
erano più attrezzati. Avevano molte
filmine e spesso la sala degli audio-
visivi. Oggi le mamme e i giovani
Guerrino Pera guarda a Gesù co-
me al-grande catecheta. Gesù stesso
era immagine del Padre, e si è servi-
to abitualmente di tutto ciò che gli
capitava sott'occhio e che ~ra visibi-
le ai suoi uditori come parabola del
Regno. Nulla per lui era insignifi-
cante: dalla torre che cade, all'uo-
catechisti fanno l'incontro catechi- mo mezzo morto, ai pesci buoni e
stico in stanze piccole, si limitano a cattivi, alle reti, al grano e la ziz-
parlare, a far uso del libro, a pesca- zania.
re dal loro cuore situazioni, ricordi, I cristiani non sanno fate altret-
buoni pensieri.
tanto. Il giornalista Accattoli recen-
«Sono convinto però che la dia- temente sul Corriere della Sera sot-
positiva in un montaggio breve (24 tolineava che i cristiani tutto som-
dia) può dare a tutti i presenti nello mato hanno ancora una scarsa di-
stesso istante una stessa emozione. mestichezza con i mezzi di comuni-
E sarà efficace e durerà nel tempo. cazione sociale. Anche Guerrino
Tra l'altro la diapositiva presenta il Pera la pensa allo stesso modo.
vantaggio di poter fermare l'imma- «Oggi purtroppo chi evangelizza e
gine, di commentarla e farla com- · fa catechesi usa ancora soprattutto
mentare. In questo senso è più utile il mezzo principe che è il pensiero e
delle stesse videocassette. È chiaro
che oggi i ragazzi sono sommersi da
immagini. ~dando a casa dopo il
catechismo vanno incontro a un
la parola. Invece l'immagine aiute-
rebbe molto a trasmettere colori,
sensazioni, sapori che spesso il cate-
chista non sa come comunicare».
mare di , altre immagini, i cartoni
Umberto De Vanna

3.5 Page 25

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il iariodi ndrea
di Jean François Meurs
Lunedì 12 agosto. I parroci, non
so come facciano, ma si direbbe che
abbiano un sacco di chances che gli
altri non hanno (la mamm.a dice che
queste non si chiamano chances,
ma grazie...). Mio zio Carlo insegna
al " Don Bosco" e si interessa di ge-
nealogia, ed è così che ha trovato
un lontano cugino che è parroco ad
Aosta e che gli ha detto: «Vieni ad
aiutarmi per il 15 di agosto: ho molte
parrocchie, e tu potresti sistemarti in
una delle canoniche». E così il gior-
no dopo siamo partiti, tutta la fami-
glia1perché lo zio è padrino di Mirel-
la. E stata una vacanza tutta okay.
Avevo promesso a Giulia di raccon-
tarle tutto. Ho portato il mio diario
per scriverci tutto ciò che sarebbe
capitato di importante. Ma non _cre-
do che ora glielo farò leggere, per-
ché il mio è un diario segreto.
Venerdì 16 agosto. Oggi eravamo
soltanto in·tre: lo zio Carlo, Fabiano
ed io. Gli altri erano già distrutti per
la fatica delle prime salite. Siamo
partiti prestissimo per raggiungere
un colle : cinque ore di camm ino pri-
ma che il sole diventasse alto. È più
bello del solito a quell'ora: non vi è
ancora in giro nessuno.
Si procedeva tutti in silenzio, e al-
l'improvviso abbiamo visto gli stam-
becchi che ·risalivano dal torrente
verso di noi. Eravamo più in alto di
loro, e per nascondersi, essi saliro-
no ancora. Allora ce li siamo trovati
quasi di fronte . Siamo rimasti senza
fiato. Anche se li avevamo già visti
alla tele, non è la stessa cosa. Chi
assiste a un miracolo deve provare
qualcosa del genere.
Tappa alle 1O presso un lago
verde-blu. Abbiamo fatto saltare del-
le pietre sull 'acqua. È sempre inte-
ressante.
Il sentiero era diventato a poco a
poco sempre meno chiaro mentre si
procedeva sulla pietraia, e a un cer-
to punto è completamente sparito in
una specie di ghiaia sottile, ma era
già in vista il colle. Si scivolava. Fa-
cevamo un passo e scendevamo di
PRIMO
IN CORDATA
C'erano strapiombi , e non poteva-
mo aggrapparci alle rocce fragili che
si sbriciolavano appena le toccavi.
Vacanze: uscire dal quotidiano
per delle esperienze nuove e di-
verse. Tempo di nuove disponibi-
- Ma dato che tu passavi, ha detto
Fabiano, voleva dire che potevamo
farcela anche noi .. .
- Sicuro! E dire che io andavo
lità. E non occorrono grandi cose avanti perché voi mi vènivate dietro.
perché i giovani entrino in un rap- Se fossi stato solo, penso che ci
porto più positivo anche verso i avrei rinunciato.
genitori e gli educatori.
Ci siamo seduti e abbiamo parlato di
La montagna poi è sovente un un sacco di cose. Da una parte c'era
luogo " magico", dove ci si può la montagna tutta grigia da dove
iniziare a un incontro più profon- eravamo saliti. Dall'altra, degli al-
do con se stessi, cofl gli altri e peggi verdissimi , con delle chiazze
con Dio.
di fiori rosa. Ci sentivamo riposati e
tutto era bellissimo.
È in quel momento che abbiamo
visto arrivare altri che salivano, e
che erano arrivati nella zona della
ghiaia dove si scivolava e procede-
vano a quattro mani. Allora gli ab-
biamo urlato da dove dovevano pas-
sare, perché dall'alto si vedeva be-
ne il sentiero. Si trovavano nel pas-
saggio più difficile, la donna e sua fi-
glia non volevano più muoversi. Al-
lora siamo discesi noi, abbiamo fat-
to la catena e le abbiamo salvate.
Sono partite subito dall'altra par-
te , e noi abbiamo continuato a
chiacchierare .
- È come l'Ascensione, ha detto
zio Carlo. Gesù passa per primo, e
noi facciamo coraggio e allora la no-
fe rd;.t
stra paura scompare. Dove passa
lui, possiamo passare anche noi. E
lui avanza perché noi lo seguiamo.
- Qui ci troviamo come quando
due! Allora lo zio ha pensato di avvi-
cinarsi a un pietrone sulla destra e
là siamo passati per un corn icione
strettissimo. Quando siamo arrivati
al colle, zio Carlo ha chiesto:
- Avete avuto paura?
- No, abbiamo risposto , perché?
Lui era tutto bianco in volto e si ve-
deva che era sollevato per essere
arrivato.
- Davvero non avete avuto paura?
Non vi siete resi conto?
E pensandoci bene, sì , certamente.
j3isognerebbe riflettere sempre pri-
siamo vicini a qualcuno che amiamo
tanto , ho detto (pensavo a Giulia).
- Siamo "seduti alla destra di
Dio", non dobbiamo far altro che la-
sciarci amare.
- Siamo dei rei Si vedono tutte le
cose in modo diverso. E possiamo
indicare il cammino agli altri.
- Si può anche scendere per aiu-
tarli!
- Amen! , ha detto Fabiano.
Abbiamo riso , e siamo discesi per
gli stessi sentieri delle mucche e
delle capre .. .
ma di decidere per dove prendere.
1 SETTEMBRE 1992 - 25

3.6 Page 26

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DON RABAGLIATI
E I MALATI
DI LEBBRA
di Angelo Bianco
- Don Eusebio Rabagliati
Il lavoro appassionato
dei salesiani a favo re dei
lebbrosi in Colombia.
I progetti di avanguardia
di don Eusebio Rabagliati.
V erso la fine di febbraio del 1890
si incontrano per la prima vol-
ta don Eusebio Rabagliati, 35 anni,
proveniente dal Cile, dove nel 1887
ha dato inizio all'opera salesiana in
quella nazione, e don Michele Unia,
40 anni, che proviene da Torino.
Entrambi sono piemontesi : Raba-
gliati è monferrino, di Occimiano;
Unia è cuneese, di Monforte. Con
altri cinque salesiani saranno i fon-
datori dell'opera salesiana in Co-
lombia.
La scoperta dei lebbrosi
Il 16 agosto 1891 il Vangelo della
domenica racconta l'incontro di
Gesù con i dieci lebbrosi. Don Unia
durante la celebrazione della messa
sente in cuore un'ispirazione irresi-
stibile: è venuto a conoscere che in
Colombia esistono dei lebbrosi : un
gruppo di essi vive ad Agua de
Dios, a 150 chilometri da Bogotà,
ma nessun sacerdote si prende cura
di loro . La stessa società civile cerca
di ignorarli. Per tutta la giornata ri-
26 · I SETTEMBRE 1992
mane profondamente turbato: non
ha appetito, non può pregare, né
dormire. Alle 22 si presenta nell' uf-
ficio di don Rabagliati per ottenere
il permesso di andare almeno a ve-
derli.
·
La decisione di don Unia fa noti-
zia e mette in fermento la capitale.
Dieci giorni dopo , don Unia entra
nella città del dolore accolto dalle
manifestazioni di gioia dei lebbrosi,
che lo commuovono e conquistano.
Ne scrive egli stesso a don Rua, al-
lora. rettor maggiore dei salesiani:
«Al vederli sentii uno stringimento
al cuore e rimasi quasi impietrito di
orrore . Ma li vedevo così sorridenti
e felici del mio arrivo che finii per
stringere la mano a ognuno . Lei mi
dirà: E se ti prendessi il contagio?
Le risponderei: Dio non lo voglia,
ma se così dovesse succedere, credo

3.7 Page 27

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----------BS-
che mi sentirei cli portare la lebbra
fino alla morte. Intanto per ora mi
sento veramente felice». E per vin-
cere ulteriori riserve e precauzioni
che gli eran9 state suggerite da
"persone prudenti", baciò in fronte
il primo bambino lebbroso che gli
venne incontro.
L'anno dopo don Rabagliati vol-
le passare dieci giorni ad Agua de
Dios con don Unia per conoscere da
vicino la sua attività e constatò che
non solo aveva un grande ascenden-
te su tutti, ma che i lebbrosi erano
Agua De Dios oggi.
dicando, suonando e cantando nelle
funzioni liturgiche.
La salute di don Unia non avreb-
be sopportato però a lungo quel cli-
ma e quel ritmo di lavoro. E aveva
bisogno di aiuto. Di ritorno a Bogo-
tà don Rabagliati sentì il dovere di
recarsi a Torino in cerca di qualcu-
no disposto a vivere con don Unia
ad Agua de Dios.
Don Crippa e
don Luigi Variara
A Torino don Rabagliati trovò
l'uomo giusto in don Raffaele Crip-
pa, che gli divenne disponibile nel
luglio del 1893 .
L'anno dopo ripeté l' esperienza
di vivere qualche giorno ad Agua de
Dios e ·ritornò a Bogotà anche più
entusiasta, «letteralmente contagia-
to dal problema dei lebbrosi per tut-
ta la vita», dirà don Crippa. Da al-
lora don Rabagliati si recò ad Agua
de Dios il più frequentemente possi-
bile e a ogni suo arrivo era una
festa.
Don Unia intanto, costretto a un
anno di riposo e di cure in Italia, ri-
tornò a Agua de Dios con il chierico
Luigi Variara, che sarebbe diventa-
to "l'angelo di Agua de Dios", "la
perla dell'ispettoria Colombiana",
come disse don Rabagliati. Don
Unia lavorò ad Agua de Dios anco-
ra un anno, poi dovette ritornare
definitivamente e d'urgenza in Ita-
lia in condizioni irrecuperabili. Mo-
rirà il 9 dicembre del 1895.
rapidamente progrediti nella vita
cristiana. Don Unia era diventato il
motore di un gran numero di inizia-
tive che davano al lazzaretto un as-
setto più vivibile: nuove casette,
cappella più ampia, sentieri e strade
agibili, acquedotto per l'acqua po-
tabile, organizzazione della sanità
pubblica. Don Rabagliati da parte
sua passò-il tempo visitando fami-
glie, confessando, celebrando, pre-
Don Michele Unia.
IN LIBRERIA - - - -
DON BOSCO
EDUCATORE
Scritti e testimonianze
PIETRO BRAIDO (a cura di)
Pagine 474, lire 30.000
«Chi desidera conoscere di prima
mano quanto Don Bosco ha
scritto e fatto senza il filtro dei
biografi e senza le interpolazioni
di amici e ammiratori non può
non rivolgersi con interesse a
questa recente opera che è frutto
del lavoro silenzioso, minuzioso
e prezioso di cinque tra i migliori
suoi conoscitori, tutti · membri
dell'Istituto Storico Salesiano (J.
Borrego, P . Braido, A. Da Silva
Ferreira, F. Motto , J .M. Prel-
lezo).
Il taglio è rig'orosamente scienti-
fico , l' apparato critico è minu-
zioso , la scelta dei testi da com-
mentare quanto mai felice. Al
lettore non resta che gustare bra-
ni degli inizi della storia ,salesia-
na, materiali riguardanti la peda-
gogia narrativa, i ricordi confi-
denziali ai direttori e quelli ai
missionari, le annotazioni sui ca-
stighi, alcune lettere che Don Bo-
sco inviò «ai suoi figliuoli sale-
siani» negli ultimi anni di vita.
Un'opera quindi che si racco-
manda da sé e che merita ampia
diffusione. (Eugenio Fizzotti).
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
EDITRICE LAS
Piazza dell'Ateneo Salesiano, 1
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Tel. (06) 88.12.140
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1 SETTEMBRE 1992 27

3.8 Page 28

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I Ragazzi del lebbrosario
di Agua De Dios.
Progetti di qualità
Don Rabagliati, uomo di grandi
idee e propenso a unificarle in rea-
lizzazioni pratiche, con in mente il
proposito di liberare la Colombia
dalla ulteriore diffusione della leb-
bra, concepì l'idea di fondare un
unico grande lazzaretto per tutta la
nazione, in zona adatta e con perso-
nale specializzato. Ne parlò col pre-
sidente della Colombia e con l'arci-
vescovo, fece un giro per i diparti-
menti più colpiti dalla lebbra, si ab-
bonò alle migliori riviste specializ-
zate e si mise a contatto con i più ef-
ficienti lazzaretti del mondo . Infine
presentò al governo la proposta di
nominare una commissione nazio-
nale promotrice dei progetti ed egli
stesso fu designato presidente. Vol-
le ancora fare un viaggio in Norve-
gia per consultare il miglior leprolo-
go di quel tempo, il dottor Hansen,
che sconsigliò il progetto di un solo
lazzaretto.
Il suo progetto fu finalmente ap-
provato, e dal 1904 al 1909 si lavorò
intensamente a livello nazionale,
dando il via alla costruzione di sette
lazzaretti dipartimentali. Quando
però cadde il governo Reyes, il mag-
28 · 1 SETTEMBRE 1992
gior sostenitore dei progetti, tutto
sfumò nel nulla. Sopravvissero sol-
tanto i due lazzaretti sostenuti dal
lavoro e dal sacrificio dei salesiani e
da una modesta partecipazione del
governo, che sovvenzionò i lebbrosi
con un piccolo vitalizio.
n giudizio della storia
Fu certo un'ispirazione di Dio
quella di abbracciare la missione tra
i lebbrosi. Don Unia era un uomo
concreto, alieno da gesti straordina-
ri: istantaneamente decise di andare
tra i lebbrosi, e quella scelta trasfor-
mò la sua vita. Il lavoro portò risul-
tati immediati, ma anche il sacrifi-
cio della sua vita.
Don Rabagliati dapprima non
pensava di doversi occupare di leb-
brosi, poi ne sentì vivissimo l'assillo,
l'assunse come una missione e coin-
volse.quanti poté nei suoi progetti.
Come giudicarono i superiori sa-
lesiani la scelta di don Rabagliati?
I MALATI DI LEBBRA
OGGI
L'Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) sta sperimentando
una nuova cura che eliminerebbe
dal corpo di un ammalato di leb-
bra il bacillo di Hansen nel giro di
un mese. Nello stesso tempo ha
però riconosciuto che nemmeno
il 50 per cento dei lebbrosi del
Terzo Mondo viene raggiunto og-
gi dalle cure tradizionali. Nel
mondo i lebbrosi registrati sono
tre milioni e mezzo, ma gli effetti-
vi sarebbero 7-8 milioni. I paesi
più colpiti sono l'India, il Brasile,
la Nigeria e l'Indonesia. In certe
zone del Brasile la malattia colpi-
sce sei persone su mille (mille
volte più dell'AIDS, più del cole-
ra, più delle forme gravi di mala-
ria). La lebbra è una malattia che
si diffonde attraverso la piaga del
sottosviluppo ed è legata oltre
che agli influssi del clima caldo
umido, alla povertà e alla man-
canza di vigilanza sanitaria. Per
questi motivi non sembra facile
raggiungere l'obiettivo che si è
posto l'assemblea mondiale della
salute nel maggio scorso, di
sconfiggere la lebbra entro il
Duemila.
Don Michele Rua, primo succes-
sore di Don Bosco, gli scriveva nel
1899: «Tu desideri da noi una paro-
la che ti assicuri della volontà di
Dio: ebbene: io credo che questa
impresa ti è ispirata da Dio, e perciò
ti benedico di cuore e prego il Si-
gnore che ti assista nei tuoi lunghi e
pericolosi viaggi, ti aiuti a vincere le
gravi difficoltà che troverai e metto
tutta la tua colossale impresa sotto
la protezione di Maria Ausiliatrice,
di san Francesco di Sales e di Don
Bosco». E in seguito gli comunicava
che si era convinto che la protezione
dei lebbrosi fosse la missione che
Dio gli aveva riservato. Don Raba-
gliati ebbe l'espressa approvazione
di Pio IX e Leone XIII e il diretto
appoggio di tutto l'episcopato co-
lombiano.
Per don Rabagliati occuparsi dei
lebbrosi divenne una missione sem-
pre più consapevole. Scriveva a don
Rua: «Sono sempre più felice della
mia missione: nulla è più piacevole
che prestare qualche servizio tem-
porale o spirituale a gente tanto in-
felice, la più abbandonata della ter-
ra. Vedo solo facce piene di tuber-
coli, solcate da piaghe purulente,
non sento che voci fioche e affatica-
te di lebbrosi, non respiro altro che
quest'aria satura di microbi: eppure
non darei questo posto né questa
missione per nessun'altra».
Trasferito dall'obbedienza in Ci-
le, di là scriveva a don Variara:
«Benché lontano, sarò sempre tra i
miei amati lebbrosi». Nel Natale
1911 gli mandava 2.000 dollari, pre-
gandolo di moltiplicarli per tutti i
bambini del lazzareto. E quando a
Santiago vollero comprargli l'auto-
mobile per i suoi servizi pastorali,
rispose: «Quello che spendereste
per l'automobile, datemelo subito
per i miei lebbrosi!».
Dopo la sua morte, sulla scrivania
trovarono un pacco indirizzato a don
Variara, contenente denaro. Anche il
suo ultimo pensiero era stato per i
suoi cari figli di Agua de Dios.
Angelo Bianco
Rodolfo Fierro - Angelo Bianco
DON EUSEBIO RABAGLIATI
Il cappellano dei lebbrosi
Editrice LDC
Pagine 135, lire 11 .000.

3.9 Page 29

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----------BS-
DON BOSCO
FELIX HA SORRISO
A ccade a molti giovani entusia-
sti di voler bruciare le t-appe e
talora far passi più lunghi delle loro
gambe. Accadde anche al dicianno-
venne Félix Rougier di Meilhaud,
presso Le-Puy, in Alvernia, novizio
della Società di Maria. Sete di peni-
tenza! Ma il direttore spirituale pri-
ma sorride benevolo, poi proibisce:
niente fretta, ci pensa sempre il Si-
gnore a mandare le sofferenze adat-
te. Infatti la croce non si fa attende-
re, e tale da mettere in pericolo per-
sino la vocazione. Un giorno, al-
l'improvviso, Rougier avverte una
fitta acuta e poi un dolore continuo
al polso destro. Non riesce a scrivere
né a compiere alcun lavoro: prova a
fare tutto con la mano sinistra, e ta-
ce. Ma quei dolori artritici procura-
no inaudite sofferenze giorno e not-
te; è cosa grave; i medici consigliano
un'operazione dolorosa.
Mamma Louise accorre per assi-
stere il figlio. Per tre mesi, Félix deve
sopportare, in ospedale, una cura
"crudele e insopportabile". La bru-
ciatura si fa sempre più dolorosa.
Dispiacere della madre e preghiere
intense. Fra tanti dolori, Félix si va
ripetendo: «Che bravi, i miei supe-
riori! Handicappato come sono, po-
tevano mandarmi via; i_nvece mi ten-
gono, che bravi!». Sì, ormai appar-
teneva ai Maristi. Un anno di novi-
ziato, po~ i voti. I superiori avevano
capito quale buona stoffa avevano
in mano. Dopo il noviziato, lo invia-
no al Corso di Filosofia nel loro isti-
tuto di Belley.
Un giorno, il provinciale venuto
in visita chiede a Rougier: «Beh,
pensi sempre di andare in niis-
s10ne?.».
«Certamente, Padre! Solo che...
con un solo braccio come potrò fa-
re? Turno proprio che dovrò fossiliz-
zarmi in Francia. Tonto più che il
male si è esteso anche alla gamba si-
nistra... Come vuole Dio!».
di Rosalia Carini
I Don Bosco. La foto è del 1883,
durante un soggiorno a Parigi.
Ma il provinciale, in silenzio, scri-
ve qualcosa sul taccuino. Félix Rou-
gier verrà inviato a Tolone per inse-
gnare nel collegio di San Giuseppe a
40 esuberanti ragazzini: è davvero
problematico con un braccio solo.
Ma i superiori si dimostrano con-
tentissimi. Purtroppo, il male peg-
giora e c'è il rischio di amputare una
parte del braccio. Addio ideale sa-
cerdotale!
«Sono guarito!»
È l'artno 1882. Proprio in quei
giorni, si trova a Tolone Don Bosco,
per fondare la sua prima casa in
· Francia. La fama della sua santità
corre per l'Europa: anche fuori dal-
l'Italia il geniale e dinamico torinese
ha seguaci e cooperatori: e la signo-
ra Louise Rougier è tra questi. Se-
gue le notizie del santo prete italia-
no e della sua opera, riceve il ''Bol-
lettino Salesiano" cui è abbonata,
conserva come una reliquia un'im-
magine di Maria Ausiliatrice con
dedica in francese che Don Bosco le
ha scr_itto di proprio pugno. Ecco,
lui! Louise è sicura che Don Bosco
possa fare al figlio una grande gra-
zia: guarirlo dal tremendo male che
mette in pericolo, insieme col brac-
cio, una bella e salda vocazione.
Scrive al superiore del collegio di
Tolone pregandolo di ottenere un in-
contro con Don Bosco, e lo ottiene.
«D1' un po', hai fatto i voti?»,
chiede tra l'altro Don Bosc.o al gio-
vane Rougier, paternamente e sorri-
dendo alla sua maniera. Félix non
può rispondere, perché è impietrito
dallo stupore. In ginocchio per rice-
vere la benedizione di Don Bosco,
sente la mano del taumaturgo italia-
no assorto in preghiera appoggiata
con forza sulla propria testa per
qualche minuto, e pensa: «Ma co-
me? Tutte le cure dolorose ed ener-
giche sono risultate inefficaci, e ora
un sorriso di un prete in apparenza
più montanaro di quanto non siano
nonno Pierre e nonno Beno1t. ..
Nessun dubbio, sono guarito!».
Sì, Félix Rougier era guarito.
L'intervento di Don Bosco, per
provvidenza divina, fu decisivo per-
ché il giovane generoso potesse con-
tinuare la sua preparazione al Sa-
cerdozio. Era un "chiamato" e do-
veva fare molto bene nel campo del .
Signore.
Félix Rougier diventa sacerdote,
Marista, missionario in Colombia,
e con la sua volontà d'acciaio, la
sua anima cristallina, la docilità e
l'obbedienza, il coraggio e anche la
capacità di operare opportuni cam-
biamenti, fa una scelta di fondo, ac-
cettando dubbi, errori e inevitabili
fallimenti, giunge in Messico e, do-
po attese e grandi difficoltà, fonda,
proprio nel caos della rivoluzione,
proprio mentre le opere religiose
vengono soppresse, la Congregazio-
ne dei ''Missionari dello Spirito
Santo". Questo apostolo del Messi-
co, ancora poco conosciuto in Ita-
lia, muore nel 1938. È in corso la
sua Causa di beatificazione.
[]
1 SETTEMBRE 1992. 29

3.10 Page 30

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EDITORIA
IL NOSTRO COMPUTER
di Gaetano Nanetti
Un fortunato libro
della Editrice SEI svela
le mille applicazioni
del computer alla vita
di tutti i giorni.
U n onest'uomo passa quasi una
vita convinto di non aver nien-
te a che fare con il computer, anzi,
compiacendosi quasi di guardarlo
con altezzoso distacco, e poi di bot-
to arriva qualcuno a dirgli senza peli
sulla lingua che s'illude, che, al con-
trario, quel ''coso'' incombe su di
lui più di quanto possa immaginare.
«Se credi di essertene liberato solo
perché non te lo sei messo in casa -
sibila beffardo - ti sbagli di gro~so.
Puoi dire, questo sì, di aver rispar-
miato i soldi dell'acquisto. Ma nien-
te altro, perché il computer si è insi-
nuato in profondità nella tua esi-
stenza seguendo altre strade e infi-
schiandosene del tuo benestare».
Ovunque presente
Per esempio? chiede }'onest'uo-
mo alquanto sconcertato. Presto
detto. Quando bevi un bicchiere di
vino e pensi ingenuamente che sia il
naturale risultato della spremitura
dell ' uva e della successiva fermenta-
zione del mosto, sei lontano mille
miglia dalla realtà. Molte case vini-
cole - le più importanti, si capisce
- fanno percorrere al grappolo
d'uva tutti i passaggi fino alla tra-
sformazione in vino sotto la stretta
sorveglianza proprio del computer.
Il quale provvede diligentemente a
calcolare nella proporzione deside-
rata la gradazione alcolica, a misce-
30 · 1 SETTEMBRE 1992
lare le uve per dare al vino un deter-
minato profumo, a mantenere ogni
fase della lavorazione alla tempera-
tura richiesta, a regolare i tempi di
fermentazione e via di seguito. In-
somma, un vino fatto ... a macchi-
na, sia pure la sofisticata macchina
che si chiama computer. E ciò spie-
ga perché anno dopo anno il vino,
almeno nel giudizio di un comune
consumatore, è sempre uguale a se
stesso, quale che sia stata l'anda-
mento della vendemmia.
A darci la notizia - gradevole?
spiacevole? la risposta al lettore -
è uno che di computer se ne intende
come pochi: Ugo Canonici, già au-
tore del fortunatissimo libro "Te lo
dò io il computer'', edito dalla SEI,
e che ora presenta la sua nuova fati-
ca, "Il nostro computer quotidia-
no", sempre per i tipi della SEI. Il
primo volume ha fruttato a Canoni-
ci una valanga di lettere, che gli
pongono i quesiti più disparati. "Il
nostro computer quotidiano" rac-
coglie le risposte.
La domanda base è questa: «Per-
ché lei sostiene che è necessario fare
amicizia con il computer?» Quanti
fra noi che pensiamo al computer
come a un attrezzo per specialisti e
quindi rifiutiamo di mettercelo ac-
canto sulla scrivania non la sotto-
scriveremmo? La risposta di Cano-
I ragazzi ci giocano.
Ma il computer è una cosa seria.
l
J
ii
Gli strali di Dio sulla "creatura"
computer (da Time) .

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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----------BS-
QUOTIDIANO
nici è uno scoperto tentativo di con-
quistarci alla... causa del computer.
Che ci sia riuscito resta da dimo-
strare. Ma anche i più incalliti op-
positori debbono ammettere che il
diluvio di informazioni che egli ci
rovescia addosso circa l'onnipresen-
za del computer intorno a noi, un
po' d'impressione la fa, qualche
crepa nel granitico fronte del rifiuto
la apre. Se è veramente dappertutto
non converrà farselo amico?
Certo, ognuno di noi ha avuto
modo di cogliere qualche avvisaglia
dell'invasione del computer nella
nostra vita. Basta entrare nella più
modesta agenzia di una banca per
rendersi conto che quel cubo prov-
visto di tastiera fa ormai parte del-
l'arredamento. È già irritante il fat-
to che ci costringa ad allungare il
collo sopra lo sportello per tentare
inutilmente di vedere che cosa sta
comunicando all'impiegato, verso il
quale è rivolto lo schermo. Eppure
dice qualcosa che riguarda noi, il
nostro conto. Ma questo è ancora il
meno. L'irritazione cresce a dismi-
sura quando, a causa delle linee in-
tasate o di una interruzione di cor-
rente, sua maestà il computer è co-
stretto al silenzio, obbligando noi
ad attese che ci sembrano non finire
mai. Canonici, a mezza voce, rico-
nosce che l'inconveniente esiste e
propone una giustificazione: "an-
che le macchine si fermano". Eèco
la formuletta da recitare a guisa di
calmante tutte le volte che in banca
il computer va in tilt...
Resta il fatto che Canonici ci mi-
traglia imperterrito con raffiche di
esempi sui molteplici impieghi del
computer. E via via molte nostre
certezze vacillano. Apprendiamo
così che il computer regola nelle
stalle l'alimentazione dei vitelli e
quindi stabilisce quando sono pron-
te le bistecche che porteremo in ta-
vola; che il computer registra il li-
vello di inquinamento dell'aria che
respiriamo e provvede a dare l'allar-
me se una certa soglia viene supera-
ta; che è ancora il computer a prov-
vedere per noi alle prenotazioni di
posti in treno o sugli aerei; e via di
seguito.
«Computer è bello?»
Ebbene, l'ing. Canonici non ce ne
voglia, ma per quanto riguarda la
bistecca di vitello noi avremmo pre-
ferito continuare a fidarci cieca-
mente dell' "occhio clinico" · del
contadino; per l'inquinamento vor-
remmo che del computer non ci fos-
se affatto bisogno e ci farebbero più
comodo provvedimenti in grado di
far tornare l'aria pulita come lo era
una volta; per i viaggi, poi, troppo
lungo sarebbe fare il conto delle
volte che le agenzie turistiche ci
hanno fatto tornare per via delle
"interruzioni sul cavo principale".
Ma che dire delle previsioni for-
mulate da Canonici circa una futura
non lontana espansione dell'area di
invadenza del computer? Ce lo tro-
veremo al bar, in farmacia, in libre-
ria, soprattutto, pare, in casa. Nella
stanza da bagno ci imbatteremo nel
computer che, dopo le opportune
misurazioni, ci fornirà la dieta da
seguire durante il giorno. In camera
da letto il computer svolgerà le fun-
zioni di un attrezzatissimo ambula-
torio medico sottoponendoci a visi-
te periodiche con la stessa cura di
un affezionato medico di famiglia.
Nello studio, computer, stampante,
fax ecc. ci consentiranno di lavorare
senza uscire di casa. A questo punto
viene da chiedersi: ma una passeg-
giatina, di tanto in tanto, vogliamo
farla? Magari solo per fare un salto
all'ambulatorio del medico della
USL. ..
Da esperto conoscitore di tutte le
possibili applicazioni del computer
- e sono veramente tante, di gran-
de utilità specie in campo medico e
scientifico - Canonici non può che
giungere a una conclusione: "com-
puter è bello". Al tempo stesso, da
uomo di buon senso quale sicura-
mente è, confessa di nutrire nostal-
gia per le cose meno sofisticate del
passato. Di qui il suo invito ad ac-
cettare il nuovo senza rompere col
vecchio. In fondo è una esortazione
a non dare carta bianca al compu-
ter, a usarlo con cautela, a norÌ la-
sciare che il suo "cervello" si sosti-
tuisca al nostro. Una esortazione da
rivolgere soprattutto ai giovani, che
col computer ci vanno a nozze.
A questo punto, !'onest'uomo in
lite col computer deve arrendersi?
Ognuno è libero di decidere per sé.
Certo, dopo le duecento pagine del
volume, bisogna ammettere che a
tener duro si rischia di fare la figura
dei sorpassati.
1 SETTEMBRE 1992- 31

4.2 Page 32

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LOURDES,
LA VOGLIA
DI VIVERE
di Giuseppina Cudemo
32 - 1 SETTEMBRE 1992
REPORTAGE
Gente che riparte con
una carica nuova
di coraggio: è questo
· il primo, piccolo-grande
miracolo di Lourdes.
S otto un cielo color cenere la
spianata si stende semideserta.
È il venerdi santo di quest'anno, ma
stranamente non c'è la folla consue-
ta. Una voce scandisce le stazioni
della Via Crucis in varie lingue,
mentre più in là un gruppo di am-
malati in carrozzella riceve la bene-
dizione. Una piccola comitiva attira
la mia attenzione: sono zingari ve-
stiti a festa, gli uomini con il vestito
scuro e la camicia bianca, le donne
in abiti dai colori impossibili, orec-
chini tintinnanti e chilometri di col-
lane. Portano un enorme cero voti-
vo, decorato con mazzetti di .fiori,
fiocchi di raso, ghirigori dorati. Si
raccolgono in preghiera davanti alla
piccola statua di marmo della Vergi-
ne, nella Grotta, poi ognuno di loro
si fa fotografare accanto al cero.
Questa è Lourdes: fede entusia-
sta, qualche volta un po' ingenua
forse. Ma anche ricerca, meditazio-
ne, approfondimento della propria
realtà e di quella degli altri. pgni
anno approdano a questa cittadina
degli Alti Pirenei dai quattro ai cin-
que milioni di pellegrini. Vengono
in treno, in pullman, in aereo. Molti
sono ammalati nel corpo, altri pro-
vati nello spirito. Cosa spinge tanta
gente a coprire enormi distanze,
senza curarsi dei disagi e della fati-
ca? Una promessa, fatta in una lon-
tana giornata di incipiente primave-
ra da una "Bella Signora" ad una
ragazzetta di campagna semplice ed
umile, figlia di un mugnaio. Ogni
tanto Dio si manifesta e qualcuno
guarisce inspiegabilmente. Ma la
Chiesa ci va cauta, prima di definir-
lo un miracolo.
Ogni anno a Lourdes
4;5 milioni di pellegrini.

4.3 Page 33

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----------BS-
Al Bureau_Médical
Sono andata a Lourdes a cercare
questi "miracoli" o meglio, le con-
dizioni per cui una guarigione viene
dichiarata inspiegabile dal punto di
vista medico. Il Bureau Médical,
l'Ufficio Sanitario che si occupa di
questa delicata materia, è semina-
scosto su un lato della spianata: due
stanzette jn un edificio abbastanza
anonimo. Ho fatto fatica a trovar-
lo, fra tanti edifici tutti uguali.
Sembra quasi voluta questa sempli-
cità e discrezione.
Il medico che mi riceve è gentile.
Mi sorride dietro le lenti, non parla
italiano. Chiedo: «Dottore, a quali
condizioni l'esame medico si con-
clude in favore di una guarigione si-
cura, definitiva ed inspiegabile dal
punto di vista medico?».
«Perché questo avvenga devono
concorrere questi fatti: che la pre-
senza e la diagnosi della malattia in
esame siano ben certe e definite.
Che la prognosi sia decisamente in-
fausta a breve scadenza. Che la gua-
rigione sia improvvisa, senza conva-
lescenza, totale, ed infine, durevole.
Che le eventuali cure prescritte sia-
no risultate senza alcun effetto e che
non abbiano avuto alcuna influenza
sul decorso della malattia. Tuttavia
i medici non pronunciano mai la pa-
rola "miracolo". È invece un tribu-
nale ecclesiastico, una commissione
canonica, che, dopo un terzo con-
trollo medico, può ammettere o me-
no l'esistenza di un intervento so-
prannaturale o divino».
Guarigioni inspiegabili
«Come avvengono questi con-
trolli sanitari?», domando.
«Il Bureau Médical è formato dal
gruppo dei medici presenti a Lour-
des. Esso è aperto ad ogni medico,
di qualunque fede, religione o ideo-
logia, e si limita a raccogliere un
dossier sanitario. Dal 1947 esiste
poi un secondo organo medico,
quest'ultimo fisso, composto da cir-
ca 30 medici, il "Comitato Medico
internazionale''. Esso riesamina il
caso, che poi viene affidato ad un
esperto,.scelto tra i membri del Co-
mitato stesso". Egli, dopo uno studio
approfondito, presenterà le sue
conclusioni. Al Comitato è deman-
data la coniferma (o no) del caratte-
re inesplicabile della guarigione pre-
sa in esame. Dal 1947 ad oggi sono
state impostate circa 1300 pratic}le
su altrettante presunte guarigioni.
Fra di esse solo 57 persone sono sta-
te riconosciute guarite a Lourdes
dal Bureau Médical, e 47 present~te
al Comitato Internazionale. Esso si
è anche pr'onunciato su altre nove
guarigioni avvenute prima del 1947.
Quindi in tutto, 56 casi. Di essi, 79
sono stati çonfermati come "guari-
gioni inspiegabili" dal punto di vista
medico in title seconda sede. Ognuna
di queste pratiche è stata sottoposta
al Vescovo della Diocesi di origiµe
dell'ex-malato. Fino a questo mo-
mento solo in 19 casi la guarigione ~
stata dichi~rata miracolosa da parte
degli Organi Diocesani».
Delizia Cirolli
L'ultima guarigione riconosciuta
miracolosa dalla Chiesa è recente.
Riguarda qna giovane donna italia-
na di Paternò, Delizia Cirolli. Sof-
friva di un sarcoma di :j:ìwing (una
forma di tumore maligno) al ginoc-
chio destro. Delizia, dopo aver par-
tecipato ad un pellegrinaggio aila
Grotta dal 5 al 13 agosto del 1976,
nel periodo natalizio, mentre la sua
vita era in pericolo, vide i primi ie-
gni della spa guarigione: aveva 12
anni. Rapipamente poté riprendere
un'esistenz;:i normale, camminare,
Delizia Cirolli. È suo l'ultimo
miracolo riconosciuto.
mangiare, andare a scuola, chieden-
do solo di vivere e di crescere. L'an-
no dopo tornò a Lourdes e la mam-
ma volle far conoscere la sua guari-
gione ai medici del Bureau Médical.
Iniziò così il corso della pratica, che
si concluse il 28 luglio 1980, quando
i medici del Bureau riconobbero che
questa guarigione era "scientifica-
mente inspiegabile". Solo il 28 giu-
gno 1989 l'Arcivescovo di Catania
ha riconosciuto il carattere prodi-
gioso di questa guarigione ed il suo
valore di "segno". Oggi Delizia è
sposata, è una giovane donna felice.
Lourdes terra di miracoli, dun-
que? Sì. Perché, comunque, al di là
delle guarigioni, c'è un miracolo
che, grazie alla fede, tutti ottengono
e possono testimoqiare: il coraggio
di andare avanti nella propria storia
personale, anche se una malattia ri-
niane uguale a se stessa e i giorni so-
no scanditi dalla sofferenza fisica.
Ho visto gente tornare a casa con
una carica nuova di coraggio e di
speranza. Spesso le nostre personali
difficoltà si ridimensionano, di
fronte a quelle degli altri. A Lour-
des c'è sempre un fratello scon.o-
sciuto, che con la stia preghiera si~
lenziosa e il suo dolore evidente, ci
ricorda che non siamo soli a soffri-
re, anzi, che c'è chi è più provato di
noi. Allora se non arriviamo a rin-
graziare della nostra situazione, al-
meno l'accettiamo.
n Signore si è manifestato
Ci sono poi indicibili sofferenze
interiori, ferite dell'anima, che qui
trovano sollievo. È quanto mi ha te-
stimoniato Nadia Di Bella, condut-
trice con Riccardo Bonacina della
fortunata serie televisiva di film e
dibattiti "Il coraggio di vivere".
Nadia soffre di una grave malattia
degenerativa, l' "atassia di Frie-
drich", che le impedisce il normale
uso dei muscoli. In un momento
difficile della sua vita, dopo un'e-
sperienza amarissima, che l'aveva
condotta al fondo dell'esaurimento
nervoso e della disperazione, è an-
data a Lourdes. «Non ho ottenuto il
miracolo fisico, ma quello morale.
Il coraggio di andare avanti malgra-
çio tutto. Avevo l'intima certezza
che la mia preghiera non sarebbe
1 SETTEMBRE 1992 - 33

4.4 Page 34

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~~-.t,'
I Nadia Di Bella, conduttrice
del programma televisivo
"Il coraggio di vivere".
Lourdes, una sosta per l'anima.
stata inutile. Sono ritornata a casa
come rinata e da allora mi sono ca-
pitate tante cose belle, buone per la
mia vita. Posso dire quindi che nella
mia esistenza il Signore si è manife-
stato».
Un'altra testimonianza è quella
di Laura. Ha 35 anni, un figlio spa-
stico. Viene a Lourdes da un paese
dell'Emilia, a cercare coraggio per
accettare una vita di sacrificio con-
tinuo: «Spesso la sera, dopo una
giornata trascorsa 'ad assistere mio
figlio, con in più i problemi finan-
ziari e pratici legati alla sua malat-
tia, vorrei addormentarmi e non
svegliarmi più. Poi penso che lui ha
bisogno di me. Che questa mia sto-
ria deve avere un senso. E riprendo
coraggio. Questo l'ho imparato a
Lourdes, vedendo tante situazioni
34 · 1 SETTEMBRE 1992
più tragiche della mia, parlando con
altre persone altrettanto duramente
provate. Così ritorno qui ogni volta
che ho la possibilità di farlo. Ormai
questo angolo di mondo è diventato
un punto fermo nella mia vita. Una
sosta dell'anima». Laura ha il viso
segnato dalla fatica, ma dagli occhi
traspare una grande pace interiore,
quella che a casa l'aiuterà a trascor-
rere con più coraggio le sue dure
giornate.
Al di là del kitch
Qualcuno, giustamente, è infasti-
dito dall'apparato commerciale che
gravita intorno alla grotta. Ad ogni
passo c'è un negozietto dal nome
vagame~te allusivo: "Alla piccola
Massabielle", "Al Centro Cattoli-
co" ecc., che vende orribili oggetti
di plastica, medagliette in similoro,
poster della Basilica, tutto il kitch
possibile e immaginabile. Eppure,
malgrado questi aspetti discutibili,
che sono il rovescio della medaglia,
ciò che si riceve nella piccola città
francese, è infinitamente più impor-
tante.
Così, se da una parte fanno sorri-
dere le bocce di vetro con dentro
improbabili riproduzioni, d'altra
parte va anche rispettata la sensibi-
lità popolare, che vede in_questi
souvenirs da portare ai parenti e
agli amici, un modo per dimostrare
che ci si è ricordati di loro, dei lo-
ro problemi. E se ci sembra un po'
superstiziosa l'incetta di medagliet-
te ed.altri oggetti devozionali, basta
rinunciare a questo tradizionale gi-
ro di shopping, per regalare a noi
stessi una sosta in più alla Grotta.
Magari al mattino presto, quando
c'è poca gente, e a farci compagnia
c'è solo la nebbia spessa che sale dal
Gave e la luce dei ceri. Allora la pre-
ghiera si fa più intima e profonda.
E anche noi potremo ricevere il pic-
colo, grande "miracolo" di Lour-
des: il coraggio di andare avanti
malgrado tutto, la certezza che Dio
non ci lascia soli.
Giuseppina Coderno

4.5 Page 35

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----------BS-
MADDALENA MORANO
LA MAESTRINA
CHE INCONTRO'
DON BOSCO
di Teresio Bosco
Simpatica, vivace
e dolcissima, la maestrina
che calamita i_ ragazzini,
si fa suora con
Don Bosco
e Madre Mazzarello.
N ella nobile famiglia dei Mo-
rano Po, agli inizi del 1800,
c'erano lo stemma (sigillo di antica
nobiltà), i soldi (commerciavano
tessuti addirittura con la corte dei
principi Savoia) e i pregiudizi: «I
nobili sono nobili; i plebei sono una
cosa completamente diversa». «Un
nobile che sposa una plebea cessa di
essere nobile».
Quando Francesco Morano, 35
anni, sposò la povera e graziosa tes-
sitrice Caterina Pangella, di Butti-
gliera d'Asti, il padre gli comunicò
che da quel giorno perdeva la nobil-
tà e l'eredità. Il suo amore per Cate-
rina aveva già calcolato queste dolo-
rose conseguenze. E negli anni se-
guenti fu registrato a Buttigliera e
poi a Chieri come "negoziante di
cose minute" (1841), "negoziante"
(1847), "ferravecchio e negoziante"
(1854).
Nella famiglia povera, dignitosa e
cristiana, il 15 novembre 1847 nac-
que Maddalena. Era la,sesta, e dopo
di lei avrebbero visto la luce altre
due creature, Giuseppe e Orsola.
Ma l'ala triste della morte ne avreb-
be portati via cinque.
1848, prima guerra d'indipenden-
za. Papà Francesco si arruola volon-
tario. Per la patria e anche per lo sti-
pendio, che avrebbe dato sicurezza
alla sua famiglia. Sei anni di servi-
zio militare. Torna nel 1854 con la
salute a pezzi. Muore l'anno dopo
distrutto dalla polmonite.
La povertà c'era sempre stata. Ora
si annuncia la miseria. Muore anche
Francesca, la figlia più grande, 18
anni. Mamma piange. Maddalena,
8 anni, le dice: «Non piangere mam-
ma. Ti aiuterò io». Interrompe la
scuola elementare e si siede al telaio
a cui si siedeva Francesca. Escono
dal telaio e dalle sue piccole mani
chilometri di fettuccia, che la mam-
ma va a vendere in giro.
Maestrina a quindici anni
Che una ragazzina di 8 anni lavo-
ri, a quei tempi, è una cosa abba-
stanza normale. Ma don Francesco
Pangella, cugino della mamma, si
accorge un giorno che Maddalena
deperisce: ha perso la voglia di gio-
care. Interviene in maniera discreta
ma solida: passerà alla famiglia un
contributo in denaro, pagherà libri
e quaderni a Maddalena, ma la ra-
gazzina deve tornare a studiare e a
giocare.
Maddalena compie dieci anni, e
tre avvenimenti entrano nella sua
vita. Riceve la prima Comunione,
assiste alla morte del fratellino Giu-
seppe (7 anni), nella scuola della
maestra Rosa Girola comincia a fa-
I Maddalena Morano, maestrina
a Montaldo Torinese.
re da "maestrina". Rosa è contenta
di questa sua alunna vivace, intra-
prendente e seria quando occorre. E
nella sua pluriclasse le affida gli
scolaretti più piccoli, perché li segua
nei compiti e nei giochi. Maddalena
trova facile suscitare l'interesse dei
bambini, che le si affezionano e
hanno per lei una fiducia totale. Si
sente felice, e pensa: «Sarebbe bello
fare la maestra».
Il sogno si avvera cinque anni do-
po. A Buttigliera, dove ora abita la
famiglia, il parroco don Vaccarino
apre una scuola materna. Maddale-
na, non ancora quindicenne, viene
assunta come maestra. Mentre si
prepara a dare gli esami di patente,
la sua bontà sorridente, la sua intel-
ligente vivacità, calamita i bambini,
che in pochi giorni l'adorano. E in
casa Morano entra finalmente uno
stipendio, modesto ma sicuro.
1864. Maddalena consegue la pa-
tente di secondo grado. Può inse-
gnare in prima e seconda elementa-
re. Due anni dopo ha: anche la pa-
tente di primo grado, e il comune di
Montaldo Torinese le offre un po-
sto e uno stipendio più solido. Mad-
dalena ha 19 anni, e si tratta di an-
dare a stabilirsi in un paese lontano
dodici chilometri. Chiede il parere
della mamma e di Piero, il fratello
più grande che ha ormai 21 anni.
Con pena acconsentono. E con pe-
na le danno addio i suoi scolaretti,
che la baciano piangendo.
1 SETTEMBRE 1992 - 35

4.6 Page 36

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I La foto più nota di Maddalena
Morano. Si è fatta Figlia di
Maria Ausiliatrice a 31 anni.
Vivere totalmente
per i bambini
A Montaldo, Maddalena vive per
la prima volta un'esperienza strana:
si sente rifiutata. Forse è stata pre-
ferita a una maestra del luogo, e la
gente pettegola non perdona. È
sconcertata, ma trova la soluzione
che userà per tutta la vita: si mette
a vivere totalmente per i bambini,
ignorando gli altri. I bambini non
sanno niente di beghe e di pettego-
lezzi. E capiscono chi gli vuol bene.
Bontà serena, attenzione affettuosa
per tutti, vivacità e allegria. Le si -af-
fezionano subito, come faranno
tutti i bambini che incontrerà nella
vita. E dietro i bambini vengono le
mamme, le famiglie, il paese che la
venererà come "la signorina mae-
stra" per dodici anni.
Maddalena non è una bella ragaz-
za. Le membra sono leggermente
tarchiate, la figura imponente. Ma è
simpatica, buona, vivace, dolcissi-
ma. I suoi bambini le corrono in-
contro per strada, le confidano con
fiducia totale le loro piccole pene,
vanno addirittura a cercarla in chie-
sa, dove sanno di trovarla facilmen-
te. Si inginocchiano accanto a lei, e
salutano Gesù prima di bisbigliare i
loro .desideri.
La "maestrina" vive una solida
36 - 1 SETTEMBRE 1992
vita interiore, basata sull'incontro
quotidiano con Dio: Comunione e
via crucis ogni giorno; servizio alla
comunità parrocchiale con catechi-
smo, associazioni, assistenza, po-
vertà personale per poter aiutare
concretamente i poveri e i malati;
direzione spirituale chiesta e avuta
dal parroco don Trinchieri. Cono-
sciamo un particolare di questa "di-
rezione". Maddalena chiede se è
conveniente per lei leggere i roman-
zi che circolano in quel tempo nelle
mani delle signorine "istruite" .
.Don Trincheri sa che una maestra
devere essere "aggiornata", ma sa
anche che Maddalena ha un grande
equilibrio e una maniera sicura di
affrontare la realtà, senza compli-
cazioni della fantasia. Le dice: «Per
me, fareste meglio ad astenervene».
La casetta e la vocazione
1877. Radunando tutti i risparmi
messi insieme in undici anni di inse-
gnamento, Maddalena consegna a
sua mamma il regalo che ha sempre
sognato di farle: una casetta con or-
to, giardino, vigna, campo da colti-
vare. E ha finalmente il coraggio di
manifestarle il desiderio che porta
in cuore da tanto tempo: diventare
suora. La mamma l'abbraccia per il
regalo, ma piange per la sua decisio-
ne. Le dà la sua benedizione, ma le
costa sangue.
Le Figlie della Carità e le Dome-
nicane dicono un gentile "p.o" alla
sua domanda: per regola, non pos-
sono accettare nessuna che abbia
compiuto i 30 anni. Nel 1878 Mad-
dalena è a Torino e va da Don Bo-
sco. Dopo poche parole, il Santo ha
già capito che donna eccezionale la
Madonna sta portando alla sua gio-
vane famiglia delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Non s'informa nem-
meno dell'età, e l'accetta cpn entu-
a siasmo. Anche Maddalena è entu-
siasta. Torna casa, e alla prima
amica che incontra, Lucia, dice:
«Mi faccio salesianà! Suora di Don
Bosco! Non sei contenta tu?». Lu-
cia non sa se dev'essere contenta.
Non lo sono certo gli abitanti di
Montaldo. Il parroco, con la solita
schiettezza, dice: «SaremIIJ.o meno
danneggiati se ci togliessero il vice-
parroco>>.
Maddalena Morano entra a Mor-
nese a 31 anni. Ne ha a disposizione
ancora 30. Mezza vita da spendere.
La spremerà come un grappolo ma-
turo, fino all'ultima goccia.
Entra a Mornese il 15 agosto
1878. C'è Don Bosco che predica gli
Esercizi Spirituali, lui che ha detto
alle prime FMA: «Siete poche, ma
le cose cambieranno. Avrete tante
educande e postulanti da non sapere
più dove metterle». C'è Madre
Mazzarello che da quel momento la
stimerà sempre. C'è soprattutto una
sorpresa: scopre che il sistema sale-
siano di educare la gioventù è quello
che lei sta usando da 16 anni.
"Cantiamo, suor Morano,
cantiamo''
Venti giorni dopo la sua entrata,
prima ancora di parlare di noviziato
e di abito da suora, Maddalena è in-
vitata a riprendere l'insegnamento.
Continua a fare da maestra a Nizza,
dove tra il 1878 e 79 viene portata la
Casa Madre. Le sue alunne sono se-
rene, lavorano e la adorano. Con lei
si sta bene, ci si sente "a casa".
Durante il noviziato continua a
fare la maestra, ma si concentra sul
senso che vuole dare per sempre alla
sua vita. Su un suo quadernetto ap-
punta: «Cerca la vera pace non in
terra, ma in cielo, non nelle creature
ma in Dio solo». E ancora: «Tutto
passa. Il Paradiso ci aspetta». E su-
bito traduce con parole concrete,
terra-terra (come chi non ha mai la-
sciato che la fantasia dei romanzi si
impadronisca della sua vita): «Ti
pesa andare a quell'opera, a quella
obbedienza, a quella condiscenden-
za? Pensa a chi ti manda; pensa a
chi è che ti aspetta».
4 settembre 1879: prima consa-
crazione a Dio mediante i voti di
povertà, castità, obbedienza. 2 set-
tembre 1880: consacrazione defini-
tiva con i voti perpetui.
Madre Mazzarello, che vive l'ulti-
mo anno della sua breve vita, la fa
entrare nel consiglfo della Casa. La
spiritualità concreta di suor Madda-
lena, unita alla sua intelligenza vi-
vace, danno una mano a costruire
quell'impianto di tradizione educa-
tiva che le FMA porteranno in tutto
il mondo. Nella notte del 14 maggio

4.7 Page 37

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----------BS-
1881 Madre Mazzarello sta moren-
do consumata dalla febbre. È a suor
Maddalena che dice all'improvviso:
«Cantiamo, suor Morano! Can-
tiamo!».
5 settembre 1881. L'obbedienza
manda suor Maddalena ad aprire la
terza opera delle FMA in Sicilia, a
Trecastagni, tra l'Etna e il mare. Il
momento più duro è l'abbraccio a
mamma Caterina. Ma tutte e due
sono abituate a fare la via crucis
ogni giorno. Viaggio in treno fino a
Roma, poi 18 ore via mare. L'ac-
compagnano due suore e una no-
vizia.
Una bimba di 6 anni
e tante altre
La prima bambina siciliana che
suor Morano incontra a Trecasta-
gni, è Giuseppina Messina, 6 anni,
orfana. Poi arrivano altre undici
educande poverissime. La gente
non gradisce quelle suore "stranie-
re". Suor Morano sorride: 15 anni
prima le è capitato lo stesso a Mon-
taldo. Usa la stessa difesa: si dedica
alle ragazzine, insieme alle suore vi-
ve per loro. Dopo due mesi in una
lettera può scrivere: «Oltre ;alle in-
terne, abbiamo aperto un laborato-
rio per le esterne, ricche e povere, e
attendiamo pure ad ammaestrarle
col catechismo alla domenica nella
nostra cappella. Le poverine accor-
rono con un'ansietà che innamora:
gli- adulti stessi, che ci credoqo esse-
ri soprannaturali, ci ascoltano con
fame spirituale». Un anno dopo,
l'opera delle FMA a Trecastagni
comprende: oratorio festivo, colle-
gio, convitto, scuole comunali.
Per quattro anni suor Morano si
spende senza riserve; direttrice,
maestra delle novizie, insegnante,
catechista, aiuto sacrestana, porti-
naia, lavandaia, aiuto cuciniera e
aiuto fornaia. Ogni tanto apre il
quaderno che ha portato cop. sé da
Nizza e legge le parole che Madre
Mazzarello le ha detto nei primi
giorni di Mornese: «Amiamolo,
neh, suor Maddalena! Amiamolo
Gesù! Lavoriamo solo per lui senza
alcun riguardo per noi stesse. Fac-
ciamoci coraggio: qui piangiamo, in
Paradiso rideremo».
Ùna volta alla settimana le FMA
strappano un'ora per sé, per ricari-
care lo spirito. Se ne vanno in sacre-
stia, un po' allo stretto, e suor Mo-
rano parla: di Don Bosco, di Mor-
nese, del modo salesiano di stare
con le giovani. Sono conversazioni
alla buona, più che conferenze re-
golamentari. Le suore assorbono la
semplice e profonda saggezza di
suor Morano, e si sentono rinno-
vate.
I risultati dell'opera di Trecasta-
gni sono grandiosi. I vescovi dell'i-
sola si contendono le FMA per le
proprie diocesi. A nutrire questi
piani futuri incominciano a bussare
alla porta le vocazioni. Ragazze che
hanno visto suor Maddalena e le sue
consorelle, e chiedono di ''vivere
come loro". Sono tante, ottime.
Casa natale di Maddalena Morano a Chieri. Il numero 101 di
via Vittorio Emanuele si trova di fronte all'oratorio salesiano.
Partenza e ritorno in Sicilia
Dopo quattro anni di "miracoli
siciliani", suor Maddalena è richia-
mata a Torino. Le FMA si stanno
moltiplicando come i pani e i pesci
del Vangelo, e si vuole decentrare il
governo. La casa di Torino diverrà
una casa-ispettoria, e suor Madda-
lena è stata designata a dirigerla.
Ma le cose cambiano rapidamen-
te. Suor Piccono, che l'ha sostituita
in Sicilia, è stroncata dal grande la-
voro. Anche altre direttrici delle
opere siciliane sono allo stremo del-
le forze. Suor Morano viene rispedi-
ta a Trecastagni, ma avrà un compi-
to in più: direttrice e ispettrice, cioè
responsabile di Trecastagni e di tut-
te le opere FMA della Sicilia, so-
prattutto responsabile delle nuove
fondazioni.
È un lavoro immane, che consu-
merà gli ultimi 18 anni di questa vi-
ta vigorosa e (sembrava) inesauribi-
le. L'elenco delle fondazioni sem-
bra una lunga lista arida. Invece è
prezioso come un listino dei titoli di
borsa in cui sono stati investiti i be-
ni più cari della famiglia: le vite del-
le giovani suore.
1888: Catania S. Agata e Catania
1 SETTEMBRE 1992 - 37

4.8 Page 38

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Trecastagni: L'opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stata fondata dalla serva di Dio Maddalena Morano.
S. Filippo. 1890: Alì Marina. 1893:
Catania S. Francesco. 1894: Marsa-
la e Vìzzini. 1896: Catania "norma-
liste" e Messina. 1899: Barcellona
Pozzo. 1901: Modica. 1902: Piazza
Armerina e Biancavilla. 1903: Par-
co e Balestrate. 1907: Palagonia.
Ogni mattina, suor Morano si al-
za prima di tutte, fa la sua via crucis
prima che le consorelle arrivino in
chiesa. Poi inizia con loro le pre-
ghiere della comunità. E comincia il
lavoro metodico, continuo, che
sfiancherebbe molte altre persone.
In un appunto, per non arrendersi,
ha scritto: «AI tribunale di Dio si
renderà conto del bene che non
avremo fatto, potendolo».
Sul finire del 1900, dopo mesi di
peregrinazioni faticose, sotto il sol-
leone implacabile crollò. Da tempo
soffriva di coliche e nausee fastidio-
sissime. Il professor Clementi di
Catania, dopo visite ed esami, disse
che otto tumori benigni avevano in-
taccato l'intestino, riducendo la sua
capacità di assimilazione di 9 deci-
mi, e procurando dolori lancinanti.
La chirurgia, in quel momento, non
era in grado di intervenire. A suor
Genta, che accompagnava suor Mo-
rano, il professore disse in disparte:
38 - 1 SETTEMBRE 1992
«Dà in escandescenza? Smania?».
Suor Genta cadde dalle nuvole: «È
la persona più amabile che cono-
sca». «Strano - concluse il profes-
sore-. Con quel male così avanza-
to dovrebbe disperarsi, potrebbe
addirittura impazzire».
Aveva continuato con la sua alle-
gria vivace, anche a giocare con le
ragazze in cortile. Il crollo del 1900
parve portarla via. Febbre altissima
e dolori crudeli. Alle suore coster-
nate, riesce a dire: «Gesù ha soffer-
to più di me». Non ci sono ancora
antibiotici, ma c'è ancora la pre-
ghiera delle anime semplici che ot-
tiene tutto dal Signore. E a metà no-
vembre la crisi è superata, e suor
Maddalena può rialzarsi, e scherza-
re sulle ''pelli grame'' che non
muoiono mai.
Negli anni che seguono i dolori
l'accompagnano sempre, ma anche
il sorriso. E approfondisce la sua in-
timità con Gesù buono, con cui pas-
sa le ore che i dolori le rubano al
sonno. A una suora che soffre an-
che lei, scrive: «Prova a pregare per
chiedere la grazia di portarti in pace
giorno per giorno la croce, prenden-
dola dalle mani di Gesù buono e
non dalle creature. Vedrai che ti
troverai meglio». E subito aggiun-
ge: «Piangere presso Gesù è cosa
buona. Ciò fatto, bisogna uscire e
andare a soffrire allegramente un
poco per Gesù». È il ritratto intimo
della sua vita.
Nel marzo 1908 giunge una lette-
ra da Torino. Madre Daghero le do-
manda di prepararsi a lasciare la Si-
cilia per prendere in mano una nuo-
va ispettoria. In quei giorni il male
è tornato crudele, le suore vedono
suor Morano pallida, scossa dalla
febbre. Risponde alla Madre scher-
zando: «I miei 61 anni non le fanno
compassione? Faccia di me il Signo-
re quel che vuole, purché abbia la
grazia di ben prepararmi a morire».
Non sono parole. Suor Morano
"sente" che sta morendo. Nella
notte del 24 marzo viene il medico
ed è drastico: «Perché mi chiamate
per una morta? Peritonite acuta.
Nessuna speranza». Il dolore è ter-
ribile, e di calmanti ne esistono po-
chi. Passa le ultime ore bisbiglian-
do: «Gesù, non mi abbandonate!
Tutto come volete voi!».
Si spegne nella mattina del 26
marzo. È una mattina luminosa, e i
fiori sbocciano.
Teresio Bosco

4.9 Page 39

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alidarietà
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graziamento e protezione, a cura
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trice, in memoria dei defunti Lui-
gi - Vita - Francesco, a cura di
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protezione per figlia e nipote, a
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invocando protezione per essa e
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dei miei defunti, a cura di Nogara
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Domenico Savio, per ringrazia-
mento e particolari bene-dizioni
sulla famig lia, a cura di Crescenzi
Wilma L. 200.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rinaldi, invocando protezione in
vita e in morte per me e la fami-
glia, a cura di M.C., Dogliani, L .
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trice e S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando e invocando continua pro-
tezione, a cura di N.N. , Al. Ca-
stello, L. 200.000 - Borsa: Ma-
borse di studio
per giovani missionari
pervenute
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opere Don Bosco
Bosco, Domenico Savio per pro-
tezione dei figli Enrico e Grazia-
no, a cura di Bernardi Ercole -
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Salesiani, in suffragio di Cabassi
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Pietro, a cura di Minelli France-
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protezione, a cura di Artoni Bice
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Don Bosco, per grazia ricevuta, a
cura di Donati Pietro - Borsa:
Don Bosco, a cura di Greggio Re-
nato - Borsa: In memoria di mio
padre Giovanni, dello zio Umber-
to e di Don Luigi Zavattaro, a cu-
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Don Bosco , a cura di Luglié Au-
sonio - Borsa: In suffragio dei
genitori, a cura dei Fratelli Bolis
- Borsa: Don Bosco, a cura di
IBirmania. Un gruppo di ragazzi in uniforme,
appartenenti alla prefettura apostolica di Lashio.
Per iniziativa di monsignor Charles Bo è nata una
banda di flauti, che la foto presenta nel momento in cui
sta intrattenendo gli ospiti durante la cerimonia
di apertura dell'aspirantato per i prenovizi a Hispaw.
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ria Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, a cura di Diana De Renzo -
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di N .N . - Borsa: Maria Ausilia-
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ringraziamento e protezione, a
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per me e la famiglia, a cura di
Borse Missionarie da
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vanni Bosco, in suffragio dei de-
funti e invocando protezione, a
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M .C., L. 200.000 - Borsa: Ma-
sa: S. Giovanni Bosco , in suffra-
ria Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco , a cura di N .N., L. 200.000-
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Giovanni Bosco, per protezione
dei nipotini Dino - L uca - Giusep-
pe, a cura di Messano Lic., L.
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suffragio del salesiano coad. Ca-
lovi Carlo, a cura del Centro
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ni, in memoria e suffragio dei de-
funti Vittorio e Paolo, a cura del-
la moglie e madre S. Gargiulo, L.
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trice e Don Bosco per grazia rice-
vuta e invocando altre grazie, a
cura di M.E., L. 150.000 - Bor-
sa: Gesù, Giuseppe e Maria, in
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sulla famig lia, a cura di Odisio
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trice per ringraziamento e prote-
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fragio dei genitori Angelo e Gia-
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ra di N.N. - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, in suffragio
dei genitori Nicola ed Elena e del-
la sorella M. Teresa, a cura di
Angelo Di Donato - Borsa: Don
Bosco, a cura di Di Bona Giusep-
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liatrice, Don Rinaldi, ringrazian-
do e invocando protezione, a cu-
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ni, a cura di Scaglia Ezio - Bor-
gio di mio padre e per la santifi-
cazione della famiglia, a cura di
Nocera Franca - Borsa: Don
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ringraziamento e chiedendo pro-
tezione, a cura di Alesse Ornella
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siliatrice, per ringraziamento e
protezione, a cu ra di Olga - B.L.
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ringraziamento e protezione della
famiglia, a cura della Fam. Gam-
bino - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, per ringraziamento, a cura di
N .N. - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce e S. Giovanni Bosco, per gra-
zia ricevuta, a cura di Lodi Gildo
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Don Bosco, a cura di Mariella -
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Bosco, per la pace in famiglia, a
cura di L.C.V. - Borsa: Maria
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in suffragio dei miei defunti, a
cura di Cusini Giovannina Zanini
su ffragio delle anime del purga- sa: Domenico Savio, Laura Vicu- - Borsa: Maria Ausiliatrice,
torio, a cura di Z.M., L. 150.000 iia e suor Eusebia, per grazia rice- Don Bosco, Domenico Savio, per
- Borsa: Maria Ausiliatrice e vuta, a cura di Mariella - Borsa: \\ringraziamento e protezione di
Don Bosco, invocando protezio- Don Bosco, a cura di Mazzeo Ro- mio figlio e della famiglia, a cura
ne sulle famig lie Padovan - Ros- berto - Borsa: Maria Ausiliatri- di una mamma - Borsa: in suf-
so, a cura di Rosso Angela Bian- ce, ringraziando e invocando pro- fragio di Nascimbene Giulia, a
co, L. 150.000.
tezione per i figli, a cura di Berga- cura della figlia Jole.
1 SETTEMBRE 1992 39

4.10 Page 40

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l
MAMMA MARIA
di Teresio Bosco
Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà. ·
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parentf e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
40 · 1 SETTEMBRE 1992
La fiumana degli sfollati cammina-
va. Non sapeva dove andava, ma fug-
giva dai paesi in riva all'Adriatico inve-
stiti dai bombardamenti, dalle strade
dove passavano veloci le autoblindo e
dove gli aerei scendevano a mitraglia-
re tutto ciò che si muoveva. Tra la gen-
te c'era anche lei, la signora Maria
Pierbattisti, con l'ultimo bambino di
sette mesi al collo, e gli altri sette figli,
il più grande di 16 anni, a grappolo at-
torno a sé. Si tenevano per mano a
due a due, reggevano i sacchetti dove
c'era il tesoro della famiglia: pane bi-
scottato, riso, bottiglie di latte, zuc-
chero .
In quell'agosto 1944, stretta tra i te-
deschi della Linea Gotica e gli Alleati
che avanzavano dal Sud, quella folla
aveva sempre minori speranze di so-
pravvivere. Ma quella madre ci prova-
va con ogni mezzo: entrava nelle case
abbandonate, non prendeva nemme-
no una briciola per sé. Solo usava il
macinacaffè per macinare il riso, il fo-
colare per far bollire nell'acqua il riso
macinato e esortava i figli a trangugia-
re quella poltiglia che doveva far so-
pravvivere anche il più piccolo, agitato
dalla febbre. Era una faccenda perico-
losa, perché ogni casa era presa di mi-
ra dai cannoni tedeschi e dagli aerei
americani. E perché Dio stendesse la
sua mano su di loro in quei minuti,
pregavano. Otto figli e una madre. Il
padre muratore era stato bloccato a
Torino dalla guerra che divideva in
due l'Italia.
A TORINO LA VITA E LA MORTE.
Come ogni uragano, anche la guerra
passò. Aveva stroncato grandi alberi.
Ma l'erba piccola e la gente piccola
sopravvisse. La famiglia Pierbattisti
nell'affamato dòpoguerra si ritrovò a
Torino, con i figli che avevano da un
anno a 17 anni. Con la fame che non
finiva mai. Ma con una fede, una vo-
glia di lavorare e una capacità di sacri-
ficarsi che superò giorno dopo giorno
le difficoltà gravi della vita.
Nei primi giorni di maggio di questo
1992 abbiamo dato l'arrivederci alla
signora Maria Pierbattisti, che se n'e-
ra andafa con Dio. Il momento in cui
,
tutti sentirono un brivido di commozio-
ne fu quando al microfono si presenta-
rono, uno dopo l'altro, i suoi otti figli,
dai capelli grigi i sei uomini , dalla voce
chiara e dolce le due donne.
Dissero parole semplici, intervallate
da lunghi silenzi, come quando erano
nel bosco, a grappolo attorno a lei, te-
nendosi per mano. Due erano diventa-
ti sacerdoti, uno religioso laico, nella
famiglia di un terzo è fiorita una voca-
zione sacerdotale, le due figlie sono
attivamente impegnate in opere di
apostolato cristiano.
LE PIACEVA CANTARE. Traccia-
rono la figura di questa madre cristia-
na. La sua grande fiducia nella Provvi-
denza. Anche quando nel 1953 una di-
sgrazia sul lavoro le portò via il marito
Ubaldo, e i figli più grandi qhe studia-
vano cercarono lavoro. Anche quando
nei primi anni del dopoguerra, dopo
aver ascoltato la Messa nella chiesa
dei Domenicani, andava al mercato
non per comprare, ma per cercare tra
gli scarti di frutta e verdura ciò che po-
teva essere pulito, bollito e utilizzato.
Una preghiera continua che comincia-
va ogni giorno con la Messa e la Co-
munione, e terminava alla sera quan-
do pregava con i figli prima di coricar-
si. Una forza grande e umile con cui
affrontava la sofferenza.
Non si chiuse nella sua famiglia, ma
si interessò e lavorò per gli altri nella
parrocchia. Molte persone furono aiu-
tate da lei nei momenti difficili. Amò i
figli di un amore tenero e torte . A una
persona che cercava di consolarla per
la partenza del figlio don Sergio per le
missioni salesiane del Kenya, disse
con semplicità: «I figli, prima di essere
nostri, sono del Signore».
Lei che aveva per tanto tempo spezza-
to la lira in quattro per far quadrare il
bilancio familiare, non si attaccò al de-
naro. Quello della sua pensione lo
mandava alle attività missionarie dei
suoi figli.
Era serena nel profondo. Le piaceva
cantare , le piaceva scherzare e ridere.
Fu lei a dire ai figli, negli ultimi giorni:
«Al mio funerale cantate, fatemi senti-
re canti di gioia. Niente musi lunghi».

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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FERRARI Leone, exallievo e cooperatore, t Mi-
nerbe (Verona) il 29/4/1992 a 68 anni.
Proveniente da una famiglia profondamente
cristiana, che ha offerto alla congregazione sale-
siana due figli, don Luigi e don Ivo, era exallievo
delle case di Legnago e di Este. Fu un marito e
un padre esemplare. Ebbe una grande devozione
a Maria Ausiliatrice: aveva goduto della sua ma-
terna protezione negli anni della prigion ia, e ne
divenne poi un apostolo fervente. Il ricordo di lui
sarà legato al mese di maggio e alla festa di Ma-
ria Ausiliatrice di ogni anno nella cappella di S.
Stefano di Minerbe, dove per sua iniziativa si tro-
va l'immagine dell'Ausiliatrice.
AVAGNINA suor Margherita, Figlia di Maria
Ausiliatrice, t Agliè (TO) il 18/2/1992 a 70 anni.
Partl giovanissima per il Brasile, dove lavorò
con entusiasmo nonostante una salute malferma.
Rientrata in Italia, si dedicò con amore a molte
mansioni, finché un ictus cerebrale non la immo-
bilizzò. Gli ultimi anni furono segnati da molta sof-
ferenza e vissuti In una preghiera incessante.
SEITA sac. Giuseppe, salesiano, t Torino il
6/3/1992 a 78 anni.
Aveva accolto la chiamata del Signore alla vita
salesiana entrando nel noviziato di Pinerolo-
Monte Oliveto a 26 anni. Fu l'uomo della serenità,
il salesiano dell'ottimismo, il sacerdote della fidu-
cia. A Innumerevoli persone ha istillato convinzio-
ni e sentimenti che erano parte di sé, in varie for-
me di attività apostolica. È stato insegnante, inca-
ricato di oratorio, catechista, addetto di parroc-
chia, cappellano, confessore. La ricono.scenza
che molti hanno nei suoi confronti è legata alla
realtà del perdono di Dio che ha dispensato nella
Confessione. Per molti anni nella Basilica di Ma-
ria Ausiliatrice di Valdocco ha portato Dio all'uo-
mo e l'uomo a Dio, nel silenzio e nella preghiera.
RICCI suor Ines, Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Roma il 15/3/1992 a 68 anni.
Nacque in Argentina da genitori italiani, ma ri-
mase ben presto orfana. Con la sorella Olga creb-
be a Torino nella casa della nonna. Qui ha cono-
sciuto le Figlie di Maria Ausiliatrice e ha maturato
la sua vocazione. Per lunghi anni ha lavorato con
grande passione negli Oratori di Torino, seminan-
do il suo sorriso cordiale e la sua parola semplice.
A Roma dal 1975, continuò il suo apostolato nella
casa del Sacro Cuore, nascondendo sotto un sor-
riso anche la sofferenza.
MARCONATO Rita Stella In Gambarotto, t il
27/3/1991 a 76 anni.
Catechista e membro attivo nella parrocchia di
Abbazia Pisani (Padova), conservò per tutta la vi-
ta il quadro del Cuore Immacolato di Maria che il
parroco le regalò nel giorno delle nozze. Madre di
5 figli, ne curò la formazione cristiana con animo
catechistico e apostolico. Affrontando i sacrifici
della guerra e del dopoguerra, si preoccupò di av-
viarli a un'onesta sistemazione nella vita. Con ge-
nerosità permise alla figlia Ada, salesiana di Don
Bosco, di seguire la vocazione missionaria nel
Malo Grosso (Brasile). A ognuno dei figli dedica-
va una decina del santo Rosario. Fedele all'Euca-
ristia e generosa con gli ammalati, negli ultimi
giorni fu purificata dalla sofferenza.
SCIUERI sac. Khalll, salesiano, t Nazareth
(Israele) il 12/4/1992 a 85 anni.
Dopo essere stato in varie case dell'ispettoria
del Medio Oriente, trascorse ben 39 ann i dei suoi
52 di sacerdozio a Nazareth, diventata la sua se-
conda patria (era nato a Damasco, in Siria). Si do-
nò interamente ai giovani come confessore, ralle-
grando confratelli e giovani con la sua giovialità
e simpatia. Lunghi anni di malattia lo costrinsero
a limitare la sua attività e lo prepararono all' incon-
tro col Signore.
RINALDI sac. Giuseppe, salesiano, t Torino ii
3/3/1992 a 78 anni.
Pronipote del Beato don Filippo Rinaldi, accol-
se la chiamata del Signore recandosi a Torino-
Vaidocco per gli studi ginnasiali. Nella sua fami-
glia di )3 figli , sette seguirono la vocazione reli-
glosa. E ricordato con riconoscenza da una cer-
chia molto ampia di persone, per ii sacrificato e
qualificato lavoro pastorale svolto negli oratori,
per la sua viva sensibilità umana, che si traduce-
va in ministero e apostolato sacerdotale con i ma-
lati nel corpo e nello spirito, per la sua determina-
zione nel progettare e realizzare opere educative
a favore della gioventù. Lascia l'esempio di un
forte attaccamento alla vocazione salesiana e sa-
cerdotale, di continuità nel perseguire opere in-
traprese, di vita interiore profonda. La serenità
con cui si è preparato all'incontro col suo Signore
sia per tutti un messaggio di fede e di speranza.
MOLINO Angelica, ved. Maritano, cooperatri-
ce, t Buttigliera d'Asti il 6/4/1992 a 83 anni.
Era una donna che pregava. Prima di prendere
una decisione, lasciava parlare, poi diceva:
«Adesso diciamo una preghiera perché vada tutto
bene•. E quel "tutto vada bene" significava per
lei "awenga come vuole il Signore". Ha insegna-
to con la sua vita l'attesa paziente, fiduciosa e
operosa. Con la saggia esperienza della vita con-
tadina sapeva che l'erba non cresce tirandola: al-
l'uomo spettà piantare e irrigare, ma è Dio che fa
crescere. Diceva ai suoi figli: «Vogliatevi sempre
bene•, e di amore è stata piena la sua vita. Sape-
va che i figli non sono sacchi da riempire, ma lu-
cerne da accendere: e in tutti ha cercato di ac-
cendere la fiamma della fede, della speranza,
della carità, rispettando le loro scelte importanti.
Dando costantemente esempio di comprensione,
bontà, laboriosità.
GAMBA Luigina, ved. Gente, cooperatrice,
t Asti il 12/3/1992 a 72 anni.
Era donna di fede e di pratica religiosa convinta
e rimase legata sempre alla formazione cristiana
ricevuta in gioventù: credette sinceramente ai va-
lori familiari, allorché il Signore la chiamò al ma-
trimonio già in età adulta. Sorella di don Giusep-
pe, ha raggiunto in Cielo il marito, morto 42 giorni
prima di lei.
MORAN GONZALES sac. Celso, salesiano,
t Salamanca (Spagna) il 9/4/1992 a 75 anni.
Lavorò intensamente come confessore e come
insegnante. Nel confessionale si manifestò sa-
cerdote preparato e di fede viva. Fu assistente
dell'Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice
e dal confessionale ne diffondeva con calore la
devozione.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'JSTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO, '
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale ,
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'IstituJo
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati :
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
tes'tamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)
1 SETTEMBRE 1992 - 41

5.2 Page 42

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l
Giungono da varie parti,
segnalazioni di "Grazie" ri-
cevute per intercessione di
Mamma Margherita, con
preghiera di pubblicar/e.
Riteniamo opportuno acce-
dere a tale richiesta - fatta-
si man mano più insistente
- anche se la rubrica "I
nostri Santi" accoglie solo
coloro di cui è stata intro-
dotta la Causa di Canoniz-
zazione.
E una giustificazione c'è:
la Chiesa esige, come prima
condizione per avviare una
Causa, la fama di santità la
quale si esprime soprattutto
nella fiduciosa invocazione
dei fedeli. Portare dunque a
conoscenza della Famiglia
Salesiana le grazie ricevute
per intercessione della
mamma di Don Bosco, può
diventare un segno rivelato-
re del grado di fama di san-
tità di cui lei gode ancora
oggi a distanza di circa 140
anni dalla sua morte. E se
un giorno il segno dovesse
risultare sufficientemente
eloquente, perché non tirar-
ne le debite conseguenze?
r SCOMPARVE
IN POCHE
SETTIMANE
Mio padre, devoto di Don Bo-
sco e Mamma Margherita, alla
cui parentela apparteniamo,
fu colpito da tre metastasi ce-
rebrali. Noi suoi figli, ancora in
età scolare, ci siamo forte-
mente raccomandati all'inter-
cessione di Mamma Marghe-
rita, recitando insieme ogni
sera il Rosario. La malattia in
poche settimane scomparve
del tutto, come dimostrarono
le radiografie. Egli poté conti-
nuare il suo lavoro, garanten-
do a noi la continuità degli
studi.
Margherita R., Torino
r SUPERANDO
LE ASPETTATIVE
DEI DOTTORI
Mia madre, di 80 anni, amma-
lata da tempo a causa di
ischemia cerebrale, fu ricove-
rata in ospedale con febbre al-
tissima provocata da infezioni
renali. Fu giudicata molto gra-
ve dai dottori. Noi familiari
pregammo con molta fede il
Signore per intercessione di
Mamma Margherita di cui lei
è molto devota. La mamma si
riprese superando le aspettati-
ve dei medici , tanto da poter
rientrare a casa e alimentarsi
bene.
P.G., Alice Bel Colle {AL)
r SI SOSPETTAVA
UN'ENCEFALITE
Era la festa di S. Giovanni Bo-
sco, quando nel primo pome-
riggio, la mia bambina ebbe
delle convulsioni. La traspor-
tammo subito in ospedale ma
le sue condizioni erano criti-
che. Si sospettava un'encefa-
lite. Avendo sperimentato, già
in passato, l'efficace interces-
sione di san Domenico Sa-
vio, l'affidai a lui. La mia bam-
bina ne è uscita guarita e a di-
stanza di un anno gode ottima
salute.
C.R., Potenza
r NEL SUO
GIORNO
Mia figlia che aspettava il suo
secondo bambino, si era rivol-
ta con fede a san Domenico
Savio perché la sua creatura
nascesse sana. Il tempo si era
compiuto e mia figlia, impa-
ziente, nell'attesa diceva a
Domenico· Savio: «Vuoi farlo
nascere nel tuo giorno»? È av-
venuto proprio così. Il bambi-
no - che abbiamo voluto
chiamare Domenico - è nato
il 6 maggio; è bello e sano.
Con gioia e riconoscenza ab-
biamo accolto il fatto come
una benedizione particolare e
ringraziamo per questo S. Do-
menico Savio.
Alda Daniela,
Lamezja T. (CZ)
r LO VEGLIÒ
NOTTE E GIORNO
Mio padre fu ricoverato a cau-
sa di alcuni dolori addominali.
Gli fecero alcuni esami ma
non si riuscì a capire di che
cosa si trattasse. Il giorno se-
guente visitato dal Primario fu
condotto d'urgenza in sala
operatoria. lo pregai molto
san Domenico Savio. Con
gioia di tutti, l'intervento riuscì
e la guarigione non tardò, gra-
zie soprattutto a Domenico
Savio che lo vegliò notte e
giorni col suo sguardo.
M. Filomena,
Terranova (CS)
r CON STUPORE
DEI MEDICI
La nostra mamma (siamo otto
figli} cadde improvvisamente
in coma. Trasportandola d'ur-
genza all'ospedale, la racco-
mandammo a Maria Ausilia-
trice. Alla sera del quarto gior-
no, cominciò a dare i primi se-
gni di una lenta ma sicura ri-
presa, con stupore di tutti i
medici del reparto . Ora sta be-
ne, grazie a Maria Ausiliatrice.
C.A., Dronero (CN)
r AVVERTIVA
UNA SPECIALE
PRESENZA
L'oculista ordinò il ricovero ur-
gente in ospedale. Si trattava
di un caso delicato. I medici
non si pronunziavano e il loro
silenzio mi preoccupava. Misi
mio marito sotto la protezione
di san Giovanni Bosco. L'e-
same TAC risultò negativo e
lui che, come poi mi disse,
aveva avvertito una speciale
presenza, cominciò a miglio-
rare sino a raggiungere una
perfetta guarigione.
Maria Nicastro, Agrigento
42 · 1 SETTEMBRE 1992
HANNO OTTENUTO
"GRAZIE":
Michele Scarantino - Ro-
ma (per intercessione di
Don Bosco) / Rosso Gio-
vanna - Vercelli (per inter-
cessione di don Rinaldi) /
Maria Ferrara - Torino (per
intercessione di Don Bo-
sco) I Elsa Dattilo - Torino
(per intercessione di suor
Eusebia Palomino) / Iva
Carapelli - Siena (per inter-
cessione di Don Bosco) /
Riccardo Chieco - Ruvo
(BA) (per intercessione di
Don Bosco) / Bocca Maria
- Torino (per intercessione
di Don Bosco)/ Paola Tor-
retto - Torino (per interces-
sione di Maria Ausiliatrice)
I Crollo Romana - Prati-
glione (TO) (per interces-
sione di San Domenico
Savio)/ Maggio Giuseppe -
Ovada (AL) (per interces-
sione di Don Bosco) I Bru-
nello Ivana - Luino (VA)
(per intercessione di San
Domenico Savio) / Baima
Maria - Noie Canavese
(TO) (per intercessione di
Don Bosco) / Masili Fran-
cesco - Guasila (CA) (per
intercessione di Don Bo-
sco) / Pagani Piera - Mila-
no (per intercessione di
Don Bosco) / Baldi Elena -
Capranica (VT) (per inter-
cessione di Don Bosco) /
Costanza Carmelina - Fa-
vara (AG) (per intercessio-
ne di San Domenico Sa-
vio) / Perito Danilo - Bolo-
gna (per intercessione di
San Domenico Savio) I
Manganotti Renata - Vero-
na (per intercessione di
don Rinaldi) I Livia e Piero
G. - Pianezza (TO) (per in-
tercessione di San Dome-
nico Savio)/ Fasulo Roset-
ta - Villafranca (AG) (per in-
tercessione di Domenico
Savio) I Ciociola Pina -
Foggia (per intercessione
di Domenico Savio) I La
Manna Concettina - Fava-
ra (AG) (per intercessione
di Domenico Savio) / La
Dolce Francesca - Castro-
novo (PA) (per intercessio-
ne di Domenico Savio) /
F.E. Messina I (per inter-
cessione di Don Bosco) /
Montanari Pia - Multedo
(GE) (per intercessione di
Don Bosco) .

5.3 Page 43

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Nome: Joseph Aubry
Nato a: Les Breuleux
(Giura svizzero)
Età: 76
Attività: nel dicastero per
la Famiglia Salesiana.
Attuale residenza: Roma, casa
generalizia
Altre notizie utili: studioso nei cam~
della saleslanltà e della
teologia della vita consacrata
Il più bel ricordo di quando era
bambino:
Il momento in cui ho sentito la
chiamata misteriosa di Dio.
Un motto per la sua vita:
Fiat! Magnificat! Cioè, lasciar fa-
re a Dio, e ringraziarlo sempre di
tutto ciò che fa .
Una caratteristica del suo tempe-
ramento:
Attivo con serenità.
Una frase che vorrebbe sentirsi
dire:
«Mi hai aiutato».
La virtù che più apprezza in chi le
sta vicino:
L'ottimismo che si dà da fare .
Il periodo storico in cui le sarebbe
piaciuto vivere?
Senza dubbio il presente.
Il personaggio vivente che più am-
mira:
Giovanni Paolo II: la sua fede, il
suo coraggio, la montagna di im-
pegni che riesce ad assolvere.
Il romanzo che le è piaciuto di più:
Leggo le biografie dei santi: sono
i romanzi più veri e belli.
Il suo scrittore preferito?
Per il passato, Pascal e Péguy. Nel
presente, André Frossard e Jean
Guitton. Di loro ammiro tanto il
pensiero quanto lo stile.
Il santo che più ammira?
Insieme a Don Bosco, san France-
sco di Sales.
Un suo obiettivo preciso:
Essere un umile tassello del mosai-
co che Dio costruisce nella storia.
La qualità umana che vorrebbe
avere:
Non complicare le cose semplici e
semplificare quelle complicate.
Cosa vorrebbe per la famiglia
d'oggi?
È il luogo dove si fabbrica l'uomo:
vorrei che fosse consapevole della
sua immensa provvidenziale re-
sponsabilità.
Quale quotidiano e settimanale
legge?
La selezione settimanale di "Le
Monde": mi offre tutto l'essen-
ziale.
Quale periodo della sua vita ricor-
da con maggior soddisfazione?
Gli anni di lavoro per contribuire
al rinnovamento della Congrega-
zione.
Cosa avrebbe fatto nella vita se
non si fosse fatto salesiano?
L'educatore insegnante.
Qual è il suo libro di maggior suc-
cesso?
Mi permetto di segnalarne tre:
«Una via che conduce all'amore»,
«Cooperatori di Dio», «Scritti spi-
rituali di San Giovanni Bosco »
Qualche curiosità sulla sua vita
Salesiana ...
Mai avrei pensato che Don Bosco
mi avrebbe portato in 54 paesi del
mondo!
HANNO DETTO
«I giovani parlano un'altra lin-
gua. Forse dobbiamo appren-
derla per aiutarli a incontrare la
persona di Cristo».
(Madre Marinella Castagno)
«L'autorevolezza non si com-
pra al mercato, è uno status
non un optional. È fatta di
esempi, di carisma».
(Vittorino Andreoli,
psichiatra)
«Una società che non riesce
a sognare decade».
(Francesco Alberoni
sul Corriere della Sera)
«Il contatto con gli altri cari-
smi dovrebbe servire sempre a
intensificare l'appartenenza al
proprio».
(Don Egidio Viganò)
LA BUONA NOTIZIA
Giuseppe Gnagnarella, giornali-
sta del GR2, sulla scuola frequen-
tata dai suoi figli : «I miei due figli
frequentano le suore di Maria Au-
siliatrice di Via Dalmazia a Roma.
Penso a quale grande dono Dio e
· Don Bosco hanno fatto alle "mie"
suore: sanno valorizzare il bisogno
di libertà individuale e a farlo con-
vivere e anche a coincidere con
l'impegno collettivo. Mi colpisce
in tutte e in ciascuna il fatto che
sanno ascoltare: a ogni ora del
giorno ce n'è sempre qualcuna che
ascolta o parla con un bambino o
una ragazza. I miei figli frequenta-
no l'Istituto da cinque anni, dun-
que non può essere un caso. Il suc-
cesso delle suore di via Dalmazia
penso sia questo: amano ciò che
piace ai ragazzi e ai ragazzi piace
ciò che amano le loro suore».
«Si pratichi il sistema
preventivo e avremo
vocazioni in abbondanza»
Don Bosco
1 SETTEMBRE 1992 - 43

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M.P.
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Tori no
AA.VV.
Dizionario culturale
della Bibbia
Religione, pag . 328 , rii , L. 25.000
È un panorama completo
delle influenze culturali che la
Bibbia, il libro per eccellenza,
ha esercitato sul nostro modo di
vivere e di esprimerci :
suggestioni, contenuti , parole,
personaggi ed eventi biblici sono
abbondantemente presenti nella
nostra letteratura, nell'arte,
nella musica, nel cinema
ma anche nel nostro linguaggio
corrente .
Il Dizionario ne è un'accurata e
ben motivata presentazione.
DIZIONARIO
CULTURALE
DELLA BIBBIA
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