perché oggi nel 1972-73 vogliamo
essere moderni, e con la scusa di
essere moderni noi abbiamo cancel-
lato - ricordatevelo bene - ab-
biamo cancellato un po' quella pa-
rola: carità! per avere paura di im-
postare tutta la nostra fede sulla ca-
rità intesa come amore, la carità in-
tesa anche come gesto materiale. Oggi
noi parliamo di socializzazione, par-
liamo di società moderna, parliamo di
conquiste sociali: cerchiamo, invece,
di ricordarci che il povero lo avremo
sempre con noi, e chi è povero (non
c'è una chiesa dei poveri, ma una
chiesa per i poveri, una chiesa dove
i poveri possano trovare il loro spa-
zio e i giovani possano trovare il
loro spazio) deve i_ncc_:1trare ancora
il gesto di carità, il gesto di amore,
quando è necessario anche il gesto
di carità materiale. Troppe volte
se bussiamo alle porte dei nostri
cristiani, il gesto di carità non lo
incontriamo p1u, perché parliamo
tutti di giustizia, ma dimentichiamo
che la giustizia affonda le sue radici
proprio nella carità, nell'amore. Dob-
hiamo t0rnare un pochino a rive-
dere il nostro atteggiamento in que-
sto campo In un giorrdinc che io
vi lascerò, ahbiamo messo un;, f.-ase
che io ritengo molto importante:
"Un uomo quando non è amato
scappa l" Quando un uomo non è
amato fugge, e molti giovani sono
stati riconquistati alla società il giorno
in cui vivendo con altri giovani
hanno sentito ancora vivere questo
vincolo di carità e di amore. Per es-
sere pratici si può fare questo: co-
minciare a parlarne. e a parlarne
in forma intelligente, nella maniera
più esatta, più onesta, all'interno
delle scuole e collegando i genitori.
Oggi noi stiamo parlando un po' in
tutte le scuole d'Italia, corriamo a-
vanti e indietro, abbiamo creato delle
éq11ipes che operano in questo set-
tore; parlate nelle scuole ai genitori ,
[n scuole di 500 alunni convocando
i genitori, ne vengono solo 20-30-
+o-50, perché, ad un certo momento,
si lavora e non si ha tempo, si la-
vora e si è stanchi, a sera non si può
andare perché il giorno dopo bisogna
tornare a lavorare. Tutto questo la-
vorare a che serve quando il figlio
poi se ne va di casa, quando il figlio
poi si butta dalla finestra, quando
poi se al figlio gli offrite magari un
domani sicuro, ve lo rifiuta perché
non gli avete dato quello che cer-
cava, quello spazio nel quale avere
una propri;; presenza ? Dovrebbero
fare a pugni per venire a parlare, a
discutere di questo problema, e in-
vece non trovano il tempo, o ven-
16 gono molto in fretta ...
Allora com;nciamo a parlarne in
tutte le scuole, a parlarne ai gio-
vani, perché i giovani sono già in-
formati e molto più informati di
aItri (quindi non raccontargli delle
storielle) e farne parlare delle per-
sone qualificate. Quando vado a par-
lare nelle scuole mi porto un buon
medico qualificato in questo set-
tore, mi porto uno psicologo, mi
porto un giudi.ce del tribunale dei
minorenni, mi porto un sociologo.
Allora parliamo sotto tutti i punti
di vista. A proposito di libri sulla
droga che sono usciti, anche gli
ultimi, alcuni di professoroni ma-
gari mezzo profani .in questo pro-
blema: io li giudico dei trampolini
di lancio per della bella pubblicità
fatta sulla pelle dei nostri giovani;
delle speculazioni economiche, per-
ché ci vedo solo questo: gli autori
sono disonesti e purtroppo li co-
nosco quasi tutti, almeno quelli ita-
liani; ecco e in tutti vedo questa
grandissima disonestà, uno sfrutta-
mento di questa figura del drogato,
che poi è la fig1.1ra del giovane che
affronta un problema senza essere
aiutato da nessuno; e noi, come cri-
stiani, non possiamo rifiutare questo
aiuto, un aiuto responsabile. E dopo
averne parlato, cominciare a operare.
Noi abbiamo cominciato così a farci
un sacco di amici e poi a chiedere ai
medici: Sei disposto ad andare con-
tro la legge ? Allora mi dai tre cure
all'anno gratuite per questi ragazzi
senza denunce. Agli avvocati ho
chiesto: Mi dai tre difese all'anno
per ragazzi che sono implicati con
la legge? Agli psicologi ho detto:
Mi devi dare un aiuto e seguirmi
tre casi in un anno. Agli assistenti
sociali ho detto: Mi devi seguire
tre ragazzi in un anno. Discutere,
parlare, scrivere anche sui giornali
in maniera onesta, trattare a qualun-
que livello. Se gli uomini politici
vengono a romperci le scatole parlar
chiaro . Specialmente nei monasteri
di monache, appena prima delle vo-
tazioni vengono lì a parlare con la
superiora. Se ha bisognb di banchi
nuovi, vedrà che Li fare1m,; asfal-
teremo la strada, fuori dell'oratorio,
metteremo il disco che indica che
Lì c'è l'oratorio, così le macchine
andranno più adagio, ecc. Insomma,
caro mio, che cosa hai fatto per i
giovani, come ti impegni per una
politica per i giovani, - perché
quello dei giovani è anche un pro-
blema politico - quali garanzie mi
dai? ed avere il coraggio onesto, il
coraggio di buttarli fuori dai piedi
questi uomini politici quando ven-
gono a chiedervi i voti. Buttarli
fuori dai piedi, perché devono es-
sere i nostri rappresentanti 1n Par-
lamento. Siamo ancora persone che
ragioniamo e che hanno il diritto
al voto, e questo diritto al voto non
buttiamolo via; facciamone vedere
chiaro il peso. Gli altri lo fanno
vedere chiaro il peso; facciamolo ve-
dere anche noi; affrontiamo il pro-
blema anche politicamente. Noi siamo
un'organizzazione: Centro Italiano di
Solidarietà. È w1'organizzazione apo-
litica, ho detto nel documento che
abbiamo mandato molto in alto; ma
pur essendo apolitici, aconfessionali,
non possiamo rifiutare la richiesta
di un'azione che è politica e confes-
sionale, perché fino a quando cia-
scuno di noi è una persona che
vive in una società, non può dire:
io non faccio politica. Anche non
facendo nulla, noi facciamo della
politica, la politica dello struzzo,
ma è una politica anche quella. Ri-
cordiamo: la storia ci insegna tante
cose, quindi nel campo della preven-
zione parlarne nelle scuole, farne
parlare con i giovani, trattarne sui
giornali locali in forma mtelligente;
nel campo della cura avere il co-
raggio di andare contro legge... E
poi gli insegnanti, madri e padri di
famiglia. Pure i genitori vengono a
dirmi: "Mario, aiutami a tirar fuori
i mtet figli". "Sl, ti aiuto, eccome!
Però sappi che da questo momento
ti ricatto, voglio la denuncia contro
gli spacciatori; io stesso rispondo
delle possibili conseguenze, non me
ne importa niente, ma faccio de-
nunce". E ai genitori che mi tele-
fonano quando vogliono, io mando
le denunce di tutta la polizia contro
gli spacciatori; sono severissimo;
tanto poi hanno i soldi per uscire
alla prima amnistia. E invece con-
tro i consumatori, contro gli assun-
tori, contro questi ragazzi che il più
delle volte hanno un tipo di espe-
rienza dalla quale vorrebbero uscire,
ecco, chiedo l'aiuto di tutti. Anche
proprio l'isp.!ttrice di polizia che è
venuta a parlare - mi pare - oggi
(è una delle collaboratrici più at-
tive) proprio questa mattina mi te-
lefonava e diceva: "Allora devo ri-
tirarla ?" "Sì, ritira 9uella denuncia,
perché purtroppo si e risolto il caso
in una forma molto tragica: ecco di
due sorelle, una s'è buttata dalla fi-
nestra stanotte, e quindi devi riti-
rare la denuncia perché quella fa-
miglia è già distrutta, cosa vogliamo
farne, buttarli nel Tevere?" Ecco.
Si sono mosse con altre persone per
poter interessare questa ragazza, per
poter riavvicinare la famiglia non da
poliziotti, non da pubblica sicurezza,
ma d.a mamme, molto umanamente.
Purtroppo vi devo dire non so, che