Bollettino_Salesiano_199205


Bollettino_Salesiano_199205



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~ il
SOMMARIO
3 IL RETTOR MAGGIORE
Due piazze e un colle
di Don Egidio Viganò
10 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Il sogno africano di Giovanni Paolo Il
di Silvano Stracca
14 PROBLEMI SOCIALI
A volte il figlio diventa un optional
di Giuseppina Cudemo
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
18 OBIETTIVO BS
r
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dalla
Quindici anni di sperimentazione
Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
di Fernanda Lovesiò
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Roma-
Aurelio - Tel. 06/65.92.915 - Fax 06/65.92.929.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione
Generale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Teresio Bosco - Michelino Davico - Monica
Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante Giordano - Margherita
Maderni - Antonio Mélida - Jean-François Meurs - Gaetano
Nanetti - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca - Stelvio Tannini.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
22 MISSIONI
Dopoguerra in Cambogia
di Umberto De Vanna
26 FOTOSERVIZIO
Un continente giovane
di Graziella Curti
28 EDITORIA
Tutte mamme e benefattrici
le donne di Don Bosco
Servizio redazionale
31 EST EUROPEO
La resistenza attiva degli
slovacchi all'estero
di Andrea Pauliny
34 ITINERARI
Valdocco Terra Santa salesiana
di Elvira Bianco
37 I NOSTRI SANTI
L'intensa giovinezza di «Main"
di Maria Teresa Graglia
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
Il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana ei s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Testi e
materiali inviati non vengono restituiti.
Edizion·e di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Pasquale Massaro) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 44.60.945.
RUBRICHE
Lettere, 4 - BS Attualità, 6 - BS Domanda, 8 -
Prima Pagina, 9 - Come Don Bosco, 13 - Dalle
Missioni, 17 - Libri, 21 - Il Diario di Andrea, 25
- Osservatorio, 30 - Solidarietà, 40 - I Nostri
Morti, 41 - I Nostri Santi , 42- In Primo Piano, 43
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 19 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: Antille
(a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria -
Belgio (in fiamm ingo) - Bolivia - Brasile - Canada -
Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America (in
Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia -
Ecuador - Filippine - Francia - Germania - Giappone -
India (in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda -
Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in sloveno)
- Korea del Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta -
Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -
Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire.
1 Maggio 1992
Anno 116
Numero 8
In copertina:
«Valdocco, terra
santa salesiana",
servizio alle
pp. 34-36.
(Foto Piero Scalabrino)
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti del
possibile .
Cambio indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
2 - I MAGGIO 1992

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----------BS-
IL RETTOR MAGGIORE
Don Egidio Viganò
Due piazze e·un colle
La strada e le piazze possono essere luoghi di emar-
nuova civiltà. Ha fatto appello anche ai giovani come
ginazione. I colli e le alture erano anticamente sede di
protagonisti.
idoli. Oggi noi guardiamo a due piazze e a un colle co-
me a emblematiche sorgenti sociali di speranza. Le
Al Colle il «Confronto '92». E qui appare all'oriz-
due Piazze si chiamano Tiennanmen a Pechino, e
zonte il «Colle delle beatitudini giovanili». La Fami-
Czestochowa in Polonia; il
glia Salesiana, ascoltando
Colle è quello di Don Bo-
l'appello del Sinodo, cele-
sco ai Becchi, battezzato
bra proprio sul Colle, nel
dal Papa «Colle delle bea-
prossimo agosto, il Con-
titudini giovanili».
fronto-92: un qualificato
Nell'immensa piazza di
incontro di giovani sul te-
Tiennanmen migliaia e mi-
ma: «La Solidarietà, via di
gliaia di giovani cinesi si
educazione alla fede per
sono battuti audacemente
una nuova Europa».
per la libertà; sono stati
Il Concilio Vaticano II ci
soffocati dalla prepotenza,
ha detto «che il mondo non
ma la loro pròfezia rimane
può essere trasfigurato e of-
viva.
ferto a Dio senza lo spirito
A Czestochwa si sono
delle beatitudini» (Lumen
riuniti, per l'incontro con
Gentium, 31).
Papa Giovanni Paolo Il,
Don Bosco dal suo Colle
un milione e mezzo di gio-
fa risuonare ai giovani lo
vani, attratti dal mistero di
stess0 evangelico messag-
Cristo.
gio. Noi oggi vogliamo al-
A Pechino: abbiamo
zarne il volume perché da li
ammirato la testimonianza
giunga alle strade e alle
inappellabile del cuore dei
piazze dell'Europa intera e
giovani, in cui hanno vi-
del mondo.
brato, nonostante le so-
L'alleanza «Giovani e
prastrutture marxiste, la
Vangelo» è potenza di rin-
bontà e gli aneli della sag-
novamento. Dal Colle Don
gezza creatrice di Dio che
Bosco risuonerà un grido di
ha modellato l'uomo a sua
speranza con lo slogan:
immagine e somiglianza.
«cittadini solidali perché
In Polonia: abbiamo visto
buoni cristiani»!
un'esplosione della vitalità
della fede nel Cristo Risor-
to, fonte viva di energie
Pechino. La piazza Tiennanmen, dove migliaia di
giovani si sono battuti per la libertà.
E affinché i giovani di-
vengano protagonisti di so-
lidarietà siamo tutti chia-
sociali nuove.
mati a impegnarci in una
Dopo l'epopea di queste due piazze c'è stato a Ro-
nuova educazione alla fede. Così si diffonderà ovunque
ma un evento particolarmente significativo: il Sinodo
quel forte grido di speranza lanciato dal Colle delle bea-
speciale dei Vescovi sull'Europa per un progetto di
titudini giovanili!
1 MAGGIO 1992 3

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. -~~1· ·:. -i .
.
I
I
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.
.
'
-
UN MINISTERO DI PACE.
«Le esprimo fraternamente il
mio dissenso per l'inciso pub-
blicato sul BS di febbraio, do-
ve si dice: «L'esperienza di
don Claudio Giqppo cancella
il falso cliché del cappellano
militare guerrafondaio... ».
Consento nella sincera ammi-
razione per l'opera di don
Claudio, ma non era necessa-
ria quell'infelice espressione.
Sono stato cappellano milita-
re per tutta l'infausta guerra
'40-45 e ho passato due anni
di prigionia in Germania. Eb-
bene, sia coi soldati che coi ci-
vili, non ho mai avvertito la
sensazione che potessero dare
di noi questo giudizio e posso
accertare che la totalità dei
cappellani (eravamo oltre una
cinquantina) si mantenne nel-
la linea segnata dal motto
«ministerium pacis inter ar-
ma». E mi permetto di segna-
lare tre nomi che sono l'em-
blema di quello ·che furono i
cappellani militari in tempo di
guerra: I. Don Carlo Gnoc-
chi, cappellano degli alpini in
Albania e poi in Russia. Tor-
nato in Italia, pensò ai figli
dei suoi alpini, fondando la
«Pro Juventute», che adesso
Perzoo.. .Po
(JN/:> MANO
opera per i ragazzi portatori
di handicap. Di lui è in corso
la causa di canonizzazione.
2. Don Secondo Pollo, falcia-
to dalla mitraglia sui monti
del retroterra di Cattaro,
mentre andava ad assistere un
suo alpino ferito . Anche la
sua causa di canonizzazione è
a buon punto. 3. Don Stefano
Oberto, salesiano, medaglia
'1MPéCrHAT/VO)
F4TICOSO
d'oro alla memoria per la sua
totale abnegazione donata ai
soldati prigionieri in Russia e
prima ai suoi alpini della Di-
visione Cuneense. Questo è il
vero cliché dei cappellani mi-
litari, che non furono preti-
guerrafondai. Parlando della
«totalità» dei cappellani, si
può menzionare anche qual-
che rara eccezione. Mentre
ero nel Montenegro, seppi di
un cappellano degli alpini che
si meritò la medaglia d'argen-
to sul campo, andando a
espugnare una postazione ne-
mica bombe alla mano . Ma
soldati e ufficiali commenta-
rono che non era quella la sua
missione. C'è poi il caso di
padre Giuliani, medaglia d'o-
ro alla memoria nella guerra
d'Etiopia . Una vignetta lo
mostrava all'assalto, rivoltel-
la in pugno. Ma questo faceva
comodo alla propaganda po-
litica del tempo, perché in
realtà il cappellano non era
armato».
Don Michele Obbermito,
Torino
IL DIAVOLETTO MAL-
CONCIO . «Sul numero di
febbraio del BS una vignetta
di Del Vaglio rappresenta il
comunismo come un diavolet-
to malconcio in atto di abban-
donare la Russia. So che nelle
vignette sono accettabili esa-
gerazioni e paradossi, tuttavia
mi dispiacerebbe se voi del BS
aveste una visione del comu-
nismo di questo tipo. I comu-
nisti coltivano un bellissimo
4 - 1 MAGGIO 1992
Nel campo sportivo dei salesiani di lbi (Alicante) questa
:::.:> . curiosa scultura (prima foto a sinistra) ricorda agli allievi
della scuola professionale il motto «lavoro e preghiera»,
proposta quotidiana di Don Bosco ai giovani e ai sale-
siani. L'ha realizzata come per gioco il maestro Juan
mManzana, un salesiano laico, che con i suoi 80 anni cor:i-
tinua a dedicarsi alla sua arte e a realizzare in pietra,
marmo e ferro artistiche statue di Maria Ausiliatrice e
Don Bosco. Sono parecchie le case salesiane di Spa-
Igna che hanno un'opera uscita dalle abili mani del si-
Ignor Manzana, che in passato era stato missionario in
India. Nella foto a destra, il bassorilievo in pietra artifi-
ciale , che è stato collocato nella facciata del collegio.
La foto al centro invece, del salesiano Emiel Gellynch,
t riproduce il bozzetto eseguito dal professor Paul Gre-
J goir, insegnante d'arte presso la Scuola Professionale
Don Bosco di Sint-Pieters - Woluwe (Belgio). Raffigura la
gioventù secondo Don Bosco: c'è il libro (la Parola), il pa-
' ne (l'Eucaristia) e un giovane che riflette e che cresce nel-
la gioia. Titolo dell'opera: «La forza della Parola». Di que-
st'opera efficace si è occupata anche la stampa belga.

1.5 Page 5

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.
.I
.
ideale di fratellanza, hanno
avuto il difetto di ritenere la
loro idea verità assoluta, e
tutte le altre, compreso il cri-
stianesi mo, menzogne. Al di
là dei decenni di assolutismo,
chi crede in un Dio di amore
dovrebbe riuscire a vedere l'a-
more per l'umanità in questa
utopia generosa e chi ha fede
nella Chiesa dovrebbe rispet-
tare la fede che molti uomini
vi hanno riposto, soprattutto
ora che essa risulta sprecata» .
Gianluca Passio,
Moncalieri (TO)
LETTERE A MARIA ORA-
ZIA. Nel BS del novembre
scorso pubblicavamo una let-
tera di Maria Grazia, sconvol-
ta per la morte del suo ragaz-
zo, Massimo, cooperatore di
23 anni, «giovane pieno di
gioia e di allegria». Diceva
Maria Grazia: «Sento che
quel maledetto incidente stra-
dale ha fatto scomparire la ra-
gazza spensierata e felice, al-
legra e chiacchierona, un po'
pazza, che non esisterà più».
Abbiamo spedito a Maria
Grazia le lettere che ci sono
giunte. Qui ne riportiamo
qualche passaggio:
Rita De Bastioni Felet di Vit-
torio Veneto: «Avevo 19 anni
appena compiuti e c'era la
guerra. Il mio fidanzato (allo-
ra si diceva cosi) era marinaio
i'n un sommergibile che fu af-
fondato e io non Io rividi più.
Avrei voluto anch'io morire.
Ci volle tanto tempo, degli
anni, prima di potermi risen-
tire viva . Ma dicono che il
tempo sia galantuomo ed è
vero. Ho incontrato un giova-
ne tanto buono e comprensi-
vo, e abbiamo vissuto una vi-
ta insieme (45 anni!). Ora da
un anno mi ha lasciata sola.
Ma sono serena. Il ricordo di
mio marito, unito a quello del
mio primo amore, mi aiuta a
vivere».
Raffaele di Sassari: «La tua
vita per il momento sembra
vuota e l'idea di partire mis-
sionaria, per quanto nobile,
non ti farà dimenticare il
grande dolore che provi. Vuoi
essere utile a qualcuno? Guar-
dati attorno, offri un sorriso
a chi è solo, fa' tutto con
gioia. Noi cristiani abbiamo il
dovere di essere gioiosi, per-
ché Cristo ha portato nel
mondo la speranza. E se a
Massimo dicevi "grazie di esi-
stere", ora ringrazia il Signo-
re per avertelo fatto incon-
trare».
Luciana Pieroni di Roma:
«Accetta anche tu, come tutti
gii uomini di buona volontà,
il volere di quel ''Governatore
del mondo", come lo chiami
tu, che tesse le sue funi a volte
taglienti. Hai pensato di of-
frirti ai più deboli: non ti pare
già questo desiderio un varco
di speranza per la tua vita?
Sono mamma, nonna, exallie-
va e cooperatrice ca.me Mas-
simo».
Antonino D 'Anneo di Ferra-
ra: «Sono stato colpito di re-
cente insieme ai miei quattro
figli dalla morte di mia moglie
di soli 55 anni. Comprendo il
suo stato d'animo e il suo
smarrimento . Mia moglie
aveva annotato in una raccol-
ta giovanile di pensieri: "Co-
lui che ha molto sofferto è co-
me colui che parla molte lin-
gue: può farsi intendere da
una quantità di persone.
Quando si è giunti a conside-
rare il proprio dolore come
mezzo per mettersi alla porta-
ta di quelli che soffrono, si
possiedono nello stesso tempo
due chiavi: quella che apre i
cuori e quella che apre il san-
tuario della pace". È proprio
cosi. Del resto, nella vita che
conduce, di studio o di lavo-
ro, coltivi l'eco della vita vis-
suta con Massimo: la vita non
Segnaliamo alcuni libri pervenuti alla redazione del
Bollettino Salesiano e che sono reperibili solo presso
gli autori:
Antonio Leone: «20 mesi di guerra sui SMG (sommer-
gibili). Una collisione e Padre Pio». Richiedere in via
Giudecca, 29 - 94014 Nicosia (EN).
Maria Pia e Nino Sammartano: «Sì all'amore. Sì alla vi-
ta». Per fidanzati e giovani . Utile per corsi prematrimo-
niali. Ufficio lspettoriale Cooperatori , via Citali , 7 -
95100 Catania.
Giovanni M. Pecorella: «Nei giri della pietra». Riflessio-
ni sulla sofferenza. Elegante volume, che riproduce a
quattro colori le pitture restaurate della chiesa parroc-
chiale di Marsala. Richiedere in corso Italia, 477 -
97100 Ragusa.
Giorgio Groppo: «Abbiamo portato la speranza nei no-
stri cuori», riflessioni sulla VI giornata mondiale della
gioventù di Czestochowa. Lo si può avere gratuita-
mente scrivendo a Nuova Primavera, via G.B. Gandi-
no, 44 - 12042 Bra (TO).
Associazione di solidarietà contro la droga di Viagran-
de: «Quanto sulla droga devi sapere per non incomin-
ciare». Fascicolo gratuito. Richiedere a Antonino
Scucces, via Garibaldi, 453 - 95020 Viagrande (CT).
Gruppo AGESCI-Varazze: «Carlo Noce/li, una traccia
sul sentiero della vita». Biografia di un laico educatore.
Richiedere a E. Repetti , via C. Rolando, 15 - 16151
Genova.
muore, quando è amore. E a dalla domanda: di che ci ve-
proposito della scelta missio- stiremo? cosa mangeremo?».
naria, penso che debba ri-
spondere a una vocazione, RIPROVIAMO. «Mi pare sia
non essere vista come un ri- la quarta volta che scrivo per
medio . Ma mi auguro che di- chiedere l'abbonamento per
venga capace di fare anche mia sorella. Vuole ricevere il
scelte di questa portata».
BS per conoscere l'attività sa-
lesiana nel mondo. Cosa devo
fare perché questo desiderio
Teresa. «Custodisci dentro di mio e suo si realizzi?».
te non il dolore, ma il dolce
Lettera firmata, Roma
prezioso ricordo di un "ra-
gazzo speciale'' . Sii forte e ge- «Ho ricevuto l'ultimo BS l'e-
nerosa anche per lui. Conqui- state scorsa. È la terza volta
sta pian piano la tua autono- che scrivo, ma non serve a
mia e sii ancora felice. Io ho nulla ... ».
il doppio dei tuoi anni e un
Laura Beretta,
amore presuntuoso e spensie-
Borgosesia (VC)
rato, senza purezza di cuore,
mi porta via il marito vivo e io Molti altri si lamentano che
mi sento cosi piccola, senza d'improvviso il BS non arriva
autonomia, nella disperazio- più. A tutti l'invito a farci co-
ne. E prego Dio di non ab- noscere questi inconvenienti e
bandonare il mio cuore, di la- da parte nostra l'impegno a
sciarmi il dono della fede, di fare del nostro meglio per ri-
liberarmi dall'incubo del poi, prendere i contatti.
1 MAGGIO 1992 - 5

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ARGENTINA
UN REGISTA
ITALIANO PER
«LAURA»
La vita di Laura Vicufia
presto sarà un film. Le riprese
infatti si sono concluse e il
film è già in fase di montag-
gio. La piccola Laura è stata
interpretata da Alicia Alejan-
dra Perez, una ragazzina ar-
gentina, allieva delle FMA.
Manuél Mora, il patrigno di
Laura, e la mamma Mercedes
hanno avuto interpreti pro-
fessionisti. Il regista, l'italia-
no Giuseppe Rolando, ha gi-
rato il film a Junìn de los An-
des, dove vi era la casa della
famiglia di Laura.
Alicia Alejandra Perez giovane
interprete del film «Laura».
A ROMA-TERMINI
UN CENTRO DI
ACCOGLIENZA
I minori a rischio potranno
trovare assistenza e ospitalità
in un nuovo Centro di acco-
glienza sorto nei primi mesi
del '92 presso la struttura sa-
lesiana del Sacro Cuore a Ro-
ma. L'opera si trova proprio
a ridosso della stazione Ter-
mini, dove numerosi sono i
ragazzi senza punti di riferi-
mento. Il Centro accoglienza
Don Bosco è destinato ai ra-
gazzi dagli 11 ai 16 anni ed è
gestito da una équipe guidata
da don Alfano, che fino al-
l'anno scorso era delegato na-
zionale dei cooperatori. Dice
don Alfano: «Ci proponiamo
il ricupero scolastico di quei
ragazzi che sono privi dell'i-
struzione dell'obbligo, ma an-
che il loro successivo inseri-
mento nel mondo del lavo-
ro» . Affiancano il Centro nu-
merose altre iniziative, tra le
quali un servizio medico-
ambulatoriale, un centro di
prima accoglienza residenzia-
le e un gruppo di «educatori
della strada», che avranno il
compito di andare a «cerca-
re» i ragazzi a rischio, senza
aspettare che essi si rivolgano
al Centro. ·
I Roma. Una mano
tesa ai ragazzi in
difficoltà.
A GENOVA
I GIOCHI
INTERNAZIONALI
PGS
La terza edizione dei Gio-
chi Internazionali della Gio-
ventù organizzati dalle Poli-
sportive Giovanili Salesiane
(PGS) si è svolta a Genova dal
28 aprile al 3 maggio. I Giochi
COLOMBIA
EXALLIEVI
FONDANO E
GESTISCONO
UNA SCUOLA
Sono stati inaugurati i
nuovi laboratori del Cen-
tro Educational Don Bo-
sco di Medellfn (Colom-
bia). La scuola si trova in
una zona povera della cit-
tà ed è sorta per iniziativa
di padre Guillermo Rive-
ra. Il salesiano ha saputo
coordinare il lavoro gene-
roso e tenace di alcuni
exallievi, che ora gesti-
scono in prima persona
la scuola.
Medellin (Colombia). Veduta parziale dei
nuovi laboratori professionali.
6 · 1 MAGGIO 1992

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'
-
EL SALVADOR
FESTA DEI GIOVANI
INIZIATIVE DI
PACE
si propongono ogni anno di
far incontrare giovani di varie
nazioni per mantenere viva la
voglia di una nuova Europa.
Le edizioni precedenti si sono
tenute a Malta e in Spagna.
Per i 500 anni della scoperta
dell'America, quest'anno la
scelta è caduta su Genova, cit-
tà natale di Cristoforo Co-
lombo .
1 11 manifesto dei
Giochi Internazionali
di Genova.
ilia
empo libero
All'Università Don Bosco
di .Soyapango (San Salvador)
sono state inaugurate la bi-
blioteca e il sistema di ristora-
zione per gli studenti. Le ini-
ziative sono frutto del nuovo
clima di pace vissuto dal pae-
se. L'inaugurazione è stata
presieduta dal Presidente del-
la Repubblica Alfredo Cri-
stiani, a cui va il merito di
aver firmato la pace con i
guerriglieri. Nella lezione
inaugurale, il salesiano padre
Caffarelli ha svolto il tema
dell'educazione ai valori che
costruiscono l'uomo e rendo-
no improponibile la guerra.
TURCHIA
NELLA
CATTEDRALE
DI ISTAMBUL
La rivista diocesana Pré-
sence ha dedicato la copertina
e un inserto a colori a Don
Bosco e alla visita che il Ret-
: ...
....... ~
.. . .
.
- : ..:,_
In nome della «mondia-
lità e missionarietà» 5.000
giovani del Movimento
Giovanile Salesiano si
sono ritrovati al Palasport
di Gorizia. All'incontro
hanno preso parte anche
rappresentanze giovanili
dalla Croazia, Slovenia,
Ungheria e Slovacchia,
creando un bel clima di
respiro europeo.
Musica, allegria e pre-
ghiera si sono fusi in
un'esper.ienza indimenti-
cabile e forte.
I lstambul. Il dipinto è
collocato sull'altare
dedicato a
Don Bosco nella
cattedrale della città.
5.000 giovani al Palasport di Gorizia.
tor Maggiore ha compiuto a
Istambul. La foto riproduce il
quadro di Eroi Sarafyan che è
stato collocato recentemente
nella cattedrale di Istambul
nel corso dei festeggiamenti
per il centenario dell'opera
salesiana in Medio Oriente.
1 MAGGIO 1992 - 7

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a cura di don Stelvio*
LA MIA VICINA
MANTIENE
I
SEI CANI. ..
«Si chiama Stellina, ha 14 me-
si. ..». «Bellina», dico io. «Sì , è una
barboncina. Così tutta bianca sem-
bra un agnellino». «Complimenti, si-
gnora!». È un dialogo di qualche
tempo fa davanti alla mia parroc-
chia. Stellina è una cagnetta in pie-
na forma, gioia della sua anziana
padrona.
Non ho nulla contro gli animali: li
considero, come sono, creature di
Dio. Anche se non sopporto le esa-
gerazioni. C'è chi prende nel proprio
letto cani e gatti, «am ici» a cui non
fanno mancare il «bocconcino prefe-
rito», reclamizzato a fior di milioni al-
la TV. C'è chi fa mangiare il cane
nei medesimi piatti di famiglia. Esa-
gerazioni di cattivo gusto. E ogg i per
questi cani si parla del chirurgo
estetico, del parrucchiere, di cap-
pottini e delle scarpette.
Penso ad Adamo che, come rac-
conta il libro della Genesi , passa in
rivista gli animali e dà a ciascuno un
nome. Rivedo Noè che fa entrare
nell'arca la lunga processione degli
animali per salvarli. Notate bene,
c'è sempre una netta distinzione: di
qua -l'uomo , di là l'animale. Che
questa donna mantenga sei cani
non ho difficoltà a crederlo e in certa
misura & capirlo. Purché non si di-
mentichi che un bambino su tre nel
mondo muore prima dei cinque anni
per denutrizione. Agli animali sta
bene ciò che avanza dal pasto del-
1' uomo: non si può preferire un ani-
male a una persona umana. Ho in-
contrato una coppia in macchina, lui
e lei davanti e il cane dietro, un cane
tanto coccolato; e lei dice: «Sa, pa-
dre, meglio il cane che un figl io: Fi-
do almeno obbedisce, è affettuoso e
non dà tante preoccupazioni». Mi
domando se sia possibile accettare
queste affermazioni.
Una delle ultime leggi promosse
dalla protezione degli animali pre-
scrive un tatuaggio indolore che te-
stimoni l'appartenenza a un padro-
a · 1 MAGGIO 1992
Animali come «status symbol».
ne in caso di abbandono. Un canile
cittadino spesso lancia appelli per
salvare dall'abbattimento i cuccioli
randagi. Mi chiedo: ch i si fa voce di
tanti bambini da adottare, delle vitti-
me dell'aborto, dei bambini che vi-
vono per le strade?
A questa donna che mantiene sei
cani , io dico: «Signora, si affacci alla
finestra e dia uno sguardo sul mon-
do: si accorgerà che oltre ai cani ci
sono tante persone bisognose di
aiuto e di calore umano».
TUTTI
POSSONO
LEGGERE LA
BIBBIA?
Ricordo d'aver letto su di una
qualificata rivista che in America an-
dava forte un concorso biblico, una
specie di lascia o raddoppia: tutto
sulla Bibbia. I vincitori risultavano
sempre dei protestanti (tra i concor-
renti anche un buon numero di cat-
tolici) . Ascoltate ancora questa: «I
testimoni di Geova, quelli sì che so-
no preparati : citando la Bibbia a me-
moria ti mettono nel sacco!». Ho udi-
to spesso questa osservazione in di-
versi nostri ambienti parrocchiali.
Purtroppo da noi ancora oggi la Bib-
bia si legge poco e spesso in manie-
ra superficiale senza comprenderne
a fondo il significato. Ultimamente
nel corso di una inchiesta realizzata
da «Prospettive nel mondo», inter-
pellando dei giovani sul termine «La
Genesi», fu data questa risposta:
«Genesi? è un noto complesso mu-
sicale». Può essere un caso emble-
matico.
Alcuni cattolici cadono nell'errore
dei nostri fratelli separati che parlan-
do della lettura della Bibbia afferma-
vano: «Come tu l'interpreti. .. cosi è».
Eh no! senza alcuna preparazione
non può chiunque mettersi a legge-
re e pretendere di capire un trattato
di medicina o di fisica nucleare. Sa-
rebbe vera presunzione. Conse-
guentemente dobbiamo aver l'one-
stà di riconoscere che non possia-
mo comprendere la Parola di Dio
senza una adeguata preparazione.
Si potrebbe partire usando una tra-
duzione magari in lingua corrente e
corredata di note esplicative. Rima-
ne comunque fermo il principio che
è la Chiesa, attraverso il suo Magi-
stero, l'i nterprete qualificato della
Sacra Scrittura.
Dirò che proprio verso questa
scuola bisogna indirizzare il nostro
interesse. Corsi Biblici, gruppi di ri-
cerca, parola e vita. Approfondimen-
to che si puçi fare anche per corri-
spondenza. E un impegno importan-
te e vitale. S. Gerolamo, profondo
studioso e traduttore della «Volga-
ta», ci ricorda che ignorare la Sacra
Scrittura è ignorare Cristo!
Simpatica tradizione è quella di
consegnare solennemente ai bam-
bini della Prima Comunione una co-
pia del Vangelo. In diverse famigl ie
a pranzo o a cena se ne legge una
paginetta. Momento privilegiato poi
è l'ascolto durante la messa dome-
nicale del commento al Vangelo al-
l'Omelia. Sono semi che, se gettati
su buon terreno aiuteranno a non
essere «analfabeti della Bibbia».

1.9 Page 9

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I
,,
•'
i
. ,.,
-
..
.
di Patrick Egan
ANCELLA DI DIO
O PRIMA FEMMINISTA?
La rivista americana TIME ln-
ternational ha dedicato l'articolo
più importante di fine anno 1991
alla Madonna, La copertina ripor-
tava le foto del '91: un carro ar-
mato in piena battaglia; un primo
piano di Eltsin; un ragazzo croato
in lacrime per il funerale del pa-
dre. Le foto si riferivano alla dura
realtà del mondo moderno e ir-
rompevano sull'aureola di una
Madonna del Raffaello, mentre
una scritta si domandava se la
Madonna sia stata l'ancella di
Dio o la prima femminista.
Non sono mancate le reazioni
dei lettori. Ne trascriviamo alcu-
ne, riportandole così come sono
state pubblicate. Citando il quar-
to comandamento, Robert J.
Walleston, dal New Hampshire,
scriveva: «Maria è veramente la
madre di tutta la cristianità ed è
giusto onorarla».
Dal lato opposto Anne Nicol
Gaylor, presidente della Free-
dom from Religion Foundation
(Liberi nella religione) di Wiscon-
sin, domanda: «Da quando la na-
scita verginale di Maria è diven-
tata "storia"? Come potete pro-
muovere il mito e la superstizione
spacciandole per notizie?».
Nadine E. Almer dalla Califor-
nia si domandava: «È possibile
che Maria abbia vissuto una vi-
cenda illecita fuori dal matrimo-
nio, sulle cui conseguenze si sia
poi fondata una religione per bi-
lioni di persone fondata sulla fal-
sità?».
Margaret Florek, ancora dalla
California, trovava interessante
che le femministe moderne fos-
sero così affascinate da Maria,
nonostante la sua posizione anti-
abortista! «Anche da teenager
povera, incinta non sposata, ha
avuto il coraggio di affrontare le
responsabilità, mostrando in
questo modo il. valore profondo
della vita umana di ogni singola
persona e l'impatto che anche un
piccolo bambino può avere sulla
storia».
I Il numero del Time,
con la copertina
dedicata alla Madonna.
John H. Hampsch (Los Ange-
les) faceva notare che l'articolo
sbagliava quando diceva che
«Maria viene adorata da un nu-
mero crescente di persone ... ». E
precisa: «L'adorazione va solo al-
l'unico Dio nelle tre persone della
Trinità. Nessuna religione pro-
muove l'adorazione di Maria.
Tanto meno la Chiesa romana
cattolica».
Tra l'adorazione da una parte
e la contestazione dall'altra, il
cattolico coglie la figura reale di
Maria, donna forte di un'umanità
autentica.
La Chiesa guarda a Maria co-
me a un modello di quella femmi-
nilità di cui ha parlato Giovanni
Paolo Il alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice nella sua recente visita al-
la loro università. Il Papa le ha in-
vitate a mettere le loro strutture
educative a servizio della promo-
zione della donna.
La gran Madre di Dio, colei che
tµtte le generazioni hanno chia-
mato beata, viene valorizzata og-
gi proprio per la sua umanità e
per la fortezza.
BREVI
L'Istituto di Catechetica dell'Università
Salesiana di Roma organizza anche que-
st'anno nei giorni 1-10 luglio corsi estivi
per «Animatori e responsabili della ca-
techesi degli adulti» e per «Insegnanti di
religione della scuola secondaria». I
corsi sono riconosciuti rispettivamente
dall'Ufficio Catechistico Nazionale e
dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Diretti dai professori Alberich-Bissoli e
Zelindo Trenti, si terranno a Corvara in
Val Badia (Bolzano) e a Vigo di Fassa.
Per informazioni e iscrizioni, Istituto di
Catechetica, piazza Ateneo Salesiano, 1
- 00139 Roma, te!. (06) 88.120.68; (06)
88.120.41.
Ad Alcoy, in Spagna, è morto padre Be-
nito Castejon, considerato il fondatore
e il promotore degli «Hogares Don Bo-
sco». Questo movimento familiare che
si ispira alla spiritualità salesiana conta
in Spagna 205 gruppi ai quali partecipa-
no 1170 coppie di sposi . Il movimento è
legato apostolicamente ai cooperatori
salesiani.
L'Università Salesiana e l'Università
Gregoriana di Roma hanno dato vita in-
sieme a un corso della durata di una set-
timana sui mezzi di comunicazione di
gruppo. All'iniziativa, la prima nel suo
genere, hanno preso parte studenti di ~1
nazioni. Il corso si è svolto presso l' Ate-
neo Salesiano ed è stato diretto da un'é-
quipe di esperti di livello internazionale.
Don Juan Bottasso, salesiano antropo-
logo, creatore e direttore dell'editrice
Abya-Yala in Ecuador, è stato invitato
alla biblioteca nazionale di letteratura
straniera di Mosca in occasione di una
esposizione di libri di antropologia cul-
turale. L'avvenimento rivestì grande so-
lennità secondo la migliore tradizione
russa. Furono presenti accademici, ad-
detti culturali delle ambasciate latino-
americane, editori e giornalisti.
È cambiata la fisionomia ecclesiale della
Polonia, una nazione di 38 milioni di
abitanti, per il 95 per cento cattolici. Il
Papa ha portato da 27 a 40 il numero
delle diocesi. Vescovo di Sosnowiecka è
stato nominato don Adam Smigielski,
ispettore salesiano di Wroclaw-
Breslavia. Il nuovo vescovo ha voluto
scegliere come motto il «Da mihi ani-
mas coetera tolle» di Don Bosco.
1 MAGGIO 1992 - 9

1.10 Page 10

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ATTUALITÀ ECCLESIALE
IL SOGNO AFRICANO
DI GIOVANNI PAOLO Il
Il mese prossimo
Giovanni Paolo II
riprenderà ancora una
volta la strada verso
l'Africa, confermando
una costante attenzione
per questo continente,
che si prepara a
celebrare il suo Sinodo.
I Folle per
il Papa in Guinea
nel febbraio scorso.
di Silvano Stracca
D egli otto viaggi di Giovanni
Paolo II in Africa, passati al
setaccio ogni discorso, ogni incon-
tro, ogni immagine, ricordo soprat-
tutto un sogno. Il sogno del Papa.
Lo narrò a Kaduna, in Nigeria, par-
lando in cattedrale ai catechisti. Era
il febbraio del 1982 ed erano tra-
scorsi solo nove mesi dai tre colpi di
Alì Agca in piazza San Pietro, il 13
maggio di un anno prima.
«Ieri», disse il Papa, «ho sognato
di trovarmi a colloquio con San Pie-
tro, il quale mi chiede che cosa sto
facendo. Rispondo: mi trovo in Ni-
geria. E San Pietro: non ci credo.
Ho incontrato i giovani di Onitsha.
E San Pietro: non ci credo . Sì che è
vero, insisto io; e stamattina ho per-
fino ordinato cento preti a Kaduna
e domani andrò a parlare all'univer-
sità di lbadan; e poi mi stanno
aspettando nel Benin, nel Gabon e
nella Guinea Equatoriale. Ma San
10 · I MAGGIO 1992

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----------BS-
Pietro non si convince ancora. Allo-
ra gli ho mostrato la mia veste bian-
ca dicendo: "Guarda come è rossa
della polvere per la strada che ho
percorso". Solo allora», concluse il
Papa, «San Pietro mi ha creduto».
Da questo vi riconosceranno che
siete miei apostoli, potrebbe dire
Gesù anche oggi: dalla polvere che
sporca i vostri vestiti. La polvere è
stata sempre segno dell'apostolo.
Quando Gesù mandò i propri disce-
poli in tutto il mondo a predicare il
Vangelo ad ogni creatura, li invitò
anche a scrollarsi la polvere dai cal-
zari, uscendo dalle città nelle quali
non fossero stati ricevuti. Perché il
vero apostolo si sporca mani, piedi
e vestiti, girando per le strade dell'e-
vangelizzazione. Proprio come fa il
Papa, che solo in Africa ha già per-
corso 155 mila chilometri.
I VIAGGI DEL PAPA IN AFRICA
Terra di martiri
Ai primi di giugno, Giovanni
Paolo II riprenderà di nuovo la
strada di quello che una volta si
chiamava il «continente nero».
Questa volta andrà in due piccole
isole sperdute nell'Atlantico, Sao
Tomé e Principe, e soprattutto in
Angola, il grande paese dell'Africa
meridionale dove, giusto un anno
fa, è iniziata l'opera di pacificazio-
ne dopo oltre 15 anni di guerra civi-
le, che sono costati 350 mila morti,
70 mila mutilati, 400 mila profughi
e 2 milioni di sfollati oltre a danni
materiali per più di 20 miliardi di
dollari.
Il Papa che ha dato la testimo-
nianza del sangue, ripercorrerà i
passi di tanti missionari esemplari
che, ancora oggi, pagano spesso
con la propria vita il loro impegno
apostolico. L'elenco dei missionari
«caduti sul campo» - come si dice-
va un tempo - continua ad allun-
garsi di anno in anno: 18 nel 1990,
15 l'anno scorso. Degli ultimi 15,
cinque, un terzo, sono caduti in
Africa.
E proprio l'Angola è uno dei paesi
dove più pesante è il tributo di san-
gue pagato dalla Chiesa, culminato
nell'assassinio di 21 missionari stra-
nieri e di 19 ecclesiastici locali - sa-
cerdoti, fratelli, suore, seminaristi
- in tre lustri di guerra fratricida.
L'Africa, rossa del sangue dei
In giugno il Papa ritornerà in Africa e visiterà l'Angola
1. Zaire, Repubblica del Con-
go, Kenya, Ghana, Alto Volta,
Costa d'Avorio (2-12 maggio
1980)
2. Nigeria, Benin, Gabon, Gui-
nea Equatoriale (12-19 febbraio
1982)
3. Togo, Costa d'Avorio, Ca-
merum, Repubblica Centrafri-
cana, · Zaire, Kenya, Marocco
(8-19 agosto 1985)
4. Zimbabwe, Botswana, Leso-
tho, Swaziland, Mozambico
(10-19 settembre 1988)
5. Madagascar, La Réunion,
Zambia, Malawi (28 aprile - 6
maggio 1989)
6. Capo Verde, Guinea Bissau,
Mali, Burkina Faso, Ciad (25
gennaio - 1° febbraio 1990)
7. Tanzania, Burundi, Rwanda,
Yamoussoukro, Costa d'Avorio
(1 °-10 settembre 1990)
8. Senegal, Gambia, Guinea
(19-26 febbraio 1992).
Il Papa ha inoltre visitato le Isole
Seichelle nel dicembre 1986 di
ritorno dal viaggio in Australia e
Mauritius nell'ottobre del 1989
di ritorno dal pellegrinaggio in
Corea e Indonesia.
martiri dei nostri giorni, accoglierà
il Papa per la nona volta ad appena
tre mesi dal suo ultimo viaggio che,
nella seconda metà di febbraio, lo
ha portato in tre paesi della costa
occidentale, a stragrande maggio-
ranza musulmana: Senegal, Gam-
bia, Guinea. Con il prossimo viag-
gio saliranno così a ben 37 i paesi da
lui visitati (in alcuni è già ritornato
una seconda volta) su un totale di
54 nazioni del continente. Ed altri
ancora conta di visitarne, se passi-
bile, prima del Sinodo africano, da
lui annunciato il giorno dell'Epifa-
nia del 1989. E che dovrebbe tenersi
nel 1993.
Senza dubbio, nessun'altra auto-
rità mondiale ha una conoscenza
così estesa e, insieme, così concreta
dei problemi dell'Africa come que-
sto Papa che, sui banchi del Conci-
lio, sotto pseudonimo scriveva poe-
sie su questa «terra immensa, .dove
il sole brucia i corpi, come l'altofor-
no brucia il carbone».
1 MAGGIO 1992 - 11

2.2 Page 12

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QI
Il Papa è la sola autorità al mondo che consacri ancora tempo ed energie all'Africa, continente «dimenticato».
Nella foto a destra, il Papa in Senegal incontra i leaders musulmani (Foto A. Mari).
Tramonto delle illusioni
Sono passati solo dodici anni da
quando Giovanni Paolo II baciò
per la prima volta il suolo africano,
il 2 maggio del 1980, nello Zaire. In
questo arco di tempo relativamente
breve, la situazione del continente è
andata progressivamente aggravan-
dosi. Nel settembre scorso, le Na-
zioni Unite hanno preso atto del fal-
limento pressocché totale del loro
programma di aiuti allo sviluppo in
questa parte del mondo . Negli anni
'80 l'Africa è stato l'unico conti-
nente a fare un passo indietro. E l'i-
nizio dell'ultimo decennio del se-
condo millennio, coincide col tra-
monto definitivo delle illusioni di
progresso cullate trent'anni fa al
momento dell'Indipendenza.
Alla fine del secolo, l'Africa ospi-
terà oltre il 30 per cento dei poveri
del mondo intero. Secondo attendi-
bili previsioni, a quell'epoca, il con-
tinente dovrebbe raggiungere gli
800 milioni di abitanti. Già ora più
della metà degli africani ha meno di
15 anni , ma la loro speranza di vita
è la più bassa del mondo: solo 53
anni. Il continente conta appena il
12 · 1 MAGGIO 1992
12 per cento della popolazione
mondiale, ma ospita più della metà
dei rifugiati del nostro pianeta. Le
spese per la sanità sono le più basse
e in 30 stati, al termine degli anni
'80, la mortalità infantile toccava o
superava il 150 per mille. 5 milioni
di africani sono sieropositivi ed un
altro milione dovrebbe ammalarsi
di AIDS entro quest'anno .
Il Papa è ormai la sola autorità al
mondo che consacri ancora tempo e
energie a questo continente «dimen-
ticato». Tre dei suoi viaggi in Afri-
ca, egli li ha compiuti nei primi no-
ve anni di pontificato; gli altri sei
(col prossimo) negli _ultimi quattro.
Cioè le sue visite sono andate inten-
sificandosi col peggiorare delle con-
dizioni politiche, economiche e so-
ciali del continente per le lotte inte-
stine, i conflitti etnici, le guerriglie,
le dittature di diversa matrice, la
corruzione, le violazioni dei diritti
umani, i contrasti di interesse delle
due superpotenze mondiali, il peso
insostenibile del debito estero, le in-
giuste regole del mercato interna-
zionale che, mentre fanno lievitare
verso l'alto i prezzi dei prodotti fini-
ti venduti all'Africa, contempora-
neamente fanno crollare il costo
delle materie prime prodotte nel
continente.
La povertà dell'Africa è una «fe-
rita nel fianco dell'umanità», ha ri-
cordato il Papa nel suo ultimo viag-
gio, rinnovando l'appello per il Sa-
hel lanciato, la prima volta, nel
1980 da Ouagadougou e rinnovato
dieci anni dopo, dalla stessa capita-
le del Burkina Faso . L'Est del dopo
comunismo non deve far «dimenti-
care» 30 milioni di africani minac-
ciati oggi dalla fame, dalla sete, dal-
la carestia, ha implorato denuncian-
do i ritardi e le lentezze delle nazioni
occidentali, quelle che si dicono cri-
stiane, quelle che hanno sfruttato in
passato l'Africa.
Che, domani, l'Ocçidente non
debba chiedere «perdono» anche per
questo «olocausto» annunciato e di
proporzioni ancor più terribili del
«crimine» misconosciuto dei dodici
milioni di neri trasportati come schia-
vi nelle Americhe. Per loro il Papa
ha implorato il 22 febbraio il «perdo-
no del cielo» dall'isola senegalese di
Gorée, in quest'anno cinquecentesi-
mo della scoperta di Colombo.
Silvano Stracca

2.3 Page 13

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'
'
'
'
'
'
.
di Nicola Palmisano
I SIMBOLI DELLA BARBARIE
- - ~ -. BS-
,~
- 1/)
½
«Naziskin», «Skinheads": termini
sconosciuti e barbarici fino a ieri,
che stanno entrando nelle nostre fa-
miglie con prepotenza. Teste rapate
che luccicano metallicamente di vio-
lenza e forse di odio nei confronti di
chi non ha lo stesso colore della loro
pelle o di chi non parla la loro stessa
lingua. «Naziskin» e «Skinheads»,
frange di giovani che sono la spia di
una società che non è più in grado
di portare a termine processi di ma-
turazione.
Le çronache italiane, non meno di
quelle tedesche o americane, hanno
raccontato raccapriccianti episodi di
razzismo e di violenza. Un sondag-
gio serio (il cui margine di errore non
dovrebbe superare il 2 per cento)
condotto tra i ragazzi di 14-18 anni
americani rivela che un ragazzo su
cinque gira armato, per strada e an-
che a scuola, dove addirittura hanno
usato all'ingresso il «metal detector»
e dove si svolgono corsi didattici per
illustrare i rischi derivanti dall'uso
delle armi da fuoco.
Guai però a considerare fatale, o
addirittura vincente, la violenza:
questo vorrebbe dire piegarsi al suo
gioco e rendersene in qualche modo
complici, perché vi è violenza anche
nella neutralità e nell'indifferenza.
RIFARE IL TESSUTO DELLA SO-
CIETÀ. È già la seconda volta che
l'opera salesiana di Locri in Calabria
viene fatta segno a tentativi di incen-
dio da parte della 'ndrangheta. Ma
la violenza non li ha intimoriti, e han-
no avuto la parola di incoraggiamen-
to del loro vescovo: «Il male non sa-
rà mai più forte del bene».
Qua e là per tutto il territorio na-
zionale c'è chi fa progetti di solida-
rietà concreti. Si tratta di iniziative
che si oppongono alla cultura della
indifferenza e della violenza. Per fa-
cilitare l'inserimento sociale dei gio-
vani extracomunitari, sono sorte
scuole serali di lingua italiana, centri
di ascolto, patronati, sportelli-lavoro,
pensionati.
Nei movimenti giovanili diventa
sempre più centrale l'educazione al-
la mondialità.
Ci sono famiglie che educano i
propri bambini fin dall' infanzia alla
pace e alla solidarietà, all'uso sa-
piente dei beni materiali e ambienta-
li. Famiglie che scelgono per se
stesse e propongono alla comunità
una vita più austera, la scelta prete-
Naziskin. «Essere
contro" come malessere.
renziale per i poveri, ponendo nel lo-
ro piccolo le premesse a un nuovo
ordine internazionale.
Dobbiamo imparare a pensarci in
una società multirazziale e plurali-
sta, capace di accogliere nel suo se-
no quanto il mondo offre di umano.
E mentre tanti giovani volontari scel-
gono profeticamente di partire per i
paesi del terzo mondo e decidono di
partecipare ai loro processi di svi-
luppo, noi che restiamo qui, aiutia-
moci a liberarci da quei sentimenti.
di chiusura e di violenza che oggi
sembrano avere riempito il cuore di
tanti giovani.
o
Il Bollettino Salesiano esce dalla ti-
pografia dieci giorni prima del nuovo
mese e viene spedito con sollecitudi-
ne. Sappiamo purtroppo di notevoli ri-
tardi e di copie che vanno smarrite.
Ogni mese le poste ci restituiscono
alcune centinaia di copie che non so-
no state recapitate ai destinatari.
Questo causa a volte l'interruzione
dell'abbonamento, nonostante la no-
stra buona volontà.
Se qualcuno si vedesse interrom-
pere l'arrivo della rivista per due nu-
meri consecutivi, sarà sufficiente che
ce lo faccia sapere e rimetteremo im-
mediatamente in corso l'abbona-
mento.
Chi fosse a conoscenza di copie
che vanno smarrite o che non sono
desiderate; di doppioni; di lettori che
hanno cambiato indirizzo o che sono
deceduti, ci aiuti a risparmiare e ce lo
faccia sapere. Ci rimandi per favore
l'·etichetta accompagnata dalla ne-
cessaria segnalazione.
Il Bollettino Salesiano viene invia-
to gratuitamente a chi ne fa ri-
chiesta. Dal 1877 è un dono di
Don Bosco a chi segue con sim-
patia il lavoro salesiano tra i gio-
vani. Diffondetelo tra i parenti e
gli amici. Comunicate subito il
cambio di indirizzo (mandando
sempre la vecchia etichetta).
Scrivete a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
1 MAGGIO 1992 - 13

2.4 Page 14

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PROBLEMI SOCIALI
A VOLTE
IL FIGLIO
DIVENTA
UN OPTIONAL
di Giuseppina Cudemo
Il 51 per cento degli
italiani giudica positivo il
calo delle nascite. È il
dato sorprendente di una
ricerca del CNR su
famiglia e natalità. La
caduta di un valore che
sembrava inattaccabile.
O ggi quello della famiglia è un
pianeta ricco di contrasti: a
fronte delle migliorate condizioni
economiche e sanitarie rispetto al
passato, si assiste ad un senso di
strisciante pessimismo nei confronti
del futuro. La coppia moderna ha
timore a mettere al mondo dei figli.
Mentre c'è chi, non potendo aver-
ne, è disposto anche a prendere l'u-
tero di un'altra persona in affitto o
a farsi donare il seme da altri, ma-
gari pagando cifre da capogiro e ali-
mentando così un mercato dei più
inaccettabili, non solo a livello mo~
raie, ma umano. Come a dire: sono
io a decidere tutto. Il figlio diventa
quasi un optional: lo faccio per me,
per realizzarmi, senza curarmi della
matrice da cui nasce.
Mai come in questo momento
I La ricerca del CNR afferma che il modello ritenuto ideale
è di una famiglia con due figli . In realtà il caso del figlio unico
è sempre più frequente.
14 · 1 MAGGIO 1992

2.5 Page 15

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----------BS-
l'attenzione degli studiosi delle più
diverse discipline e dei mass-media
si è appuntata sulla famiglia e sui
suoi problemi. Perché? Evidente-
mente risulta chiaro come i disagi
che vive la società, riflettono una
condizione di disagio che ancor pri-
ma appartiene alla famiglia.
Si parla tanto oggi di caduta dei
valori fondamentali , di perdita del
senso della vita. E dove, se non nel-
la famiglia, va cercata una delle ra-
dici della crisi e, per fortuna, il ri-
medio, la speranza del cambiamen-
to? Ogni individuo, per quanto si
sia presto emancipato dal suo nu-
cleo familiare d'origine, ne porta
dentro l'impronta indelebile, quel-
l'insieme di valori, tradizioni, atteg-
giamenti interiori verso gli altri e
verso la vita, che formano il tessuto
della sua personalità. Per migliora-
re la società, quindi, per ridarle una
connotazione più umana, è nella fa-
miglia che deve operarsi un cambia-
mento, o meglio, una crescita.
Nel mistero della creazione
È di questi giorni il rapporto del
CNR sul tema «Dimensione ideale
della famiglia e natalità»: da esso ri-
sulta che il 51 per cento degli italiani
giudica positivo il calo delle nascite
e solo il 15 per cento preferirebbe
un incremento di esse, mentre nu-
merosi sono risultati gli indifferenti
al problema. Le donne, per esem-
pio, risultano più sensibili al tema
della crisi e della natalità, gli uomini
si mostrano invece più coinvolti dai
problemi economici. Dalla stessa
indagine risulta, inoltre, che sono
favorevoli al diminuito livello de-
mografico soprattutto i soggetti
compresi nella fascia di età fra i 30
e i 39 anni, religiosamente poco pra-
ticanti, con un buon livello di istru-
zione. Questa è diventata quindi
una mentalit~ acquisita, non sem-
pre giustificata da pur comprensibi-
li ragioni economièhe o sociali, se
coloro che vedono favorevolmente
il calo delle nascite appartengono a
ceti abbienti.
Il dato riscontrabile del basso in-
dice di natalità è, nella sua eviden-
za, segno di un mutato atteggia-
mento delle coppie verso la vita. Ci
sembra comunque affrettato liqui-
dare questo problema con l'accusa
alla coppia di egoismo, ricerca del-
1'edonismo e fuga dalle responsabi-
lità. È chiaro che la scelta di avere
un figlio presuppone, oggi più di
prima, una grande maturità come
individui, il superamento dell'ego-
centrismo e una incondizionata fi-
ducia nel futuro e nella vita. Solo in
una prospettiva di dialogo e di co-
municazione profonda all'interno
della coppia sono da vedersi la ma-
ternità e la paternità. Esse sembra-
no realtà ovvie e normali, ma resta-
no, per l'uomo e per la donna, la
più stupefacente e misteriosa avven-
tura umana. È evidente infatti che il
dare la vita consente concretamente
alla persona umana di entrare nel
mistero della creazione.
Condividere le responsabilità
Diventare genitori, cambia la vita
della coppia: il figlio non è possesso
di nessuno, è un nuovo essere uma-
no che reclama una responsabilità
comune e condivisa dal padre e dal-
la madre. Inoltre, éssere genitori
comporta il superamento della rigi-
da divisione dei ruoli in rapporto ai
sessi: in vista del bene comune il va-
lore centrale è il reciproco aiuto, in
considerazione del comune affetto,
ma anche delle comuni responsabi-
lità. Dovrebbe essere così nella cop-
pia che vive un amore adulto.
Un tempo questi discorsi non si
facevano. Quando in Italia era dif-
fuso il modello di famiglia patriar-
cale, in cui più nuclei familiari coa-
bitavano e il valore centrale su cui
tutti, uomini e donne, convergeva-
no era l'affermazione della famiglia
stessa nel suo insieme. Sempre in
questa prospettiva era assai impor-
tante in senso economico e sociale il
numero dei membri. Anche fra i po-
veri, pur nella drammatica realtà
quotidiana dello sfamarsi, «essere
in tanti» era una ricchezza. Ma i
ruoli erano rigidamente divisi.
Con l'industrializzazione, ed il
conseguente trasferimento dalle
campagne alle città, quel tessuto fa-
miliare si è frantumato in tanti nu-
clei distinti, formati dalla coppia e
dai suoi figli. Il modo di vivere è
cambiato. La stessa casa non è più
il punto di riferimento dove vivere
IN LIBRERIA - - - -
DIO CON BRIO
Sorridere a.. . catechismo. Di PINO
PELLEGRINO. Pagine 112. Lire 6.500.
Sono pagine che nascondono
dietro a ogni riga un sogno me-
raviglioso: che tutti i catechisti,
oltre a dire cose da non dimen-
ticare, restino essi pure persone
indimenticabili!
SERVITE IL SIGNORE
NELLA GIOIA
Cammino di formazione liturgica per
ministranti. Di ROBERTO ZOCCALLI. Pa-
gine 88. Lire 6.500.
Il volume costituisce una picco-
la guida pratica per i nostri
chierichetti, per aiutarli a com-
piere con intelligenza e compe-
tenza il loro servizio liturgico.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091
c/c Postale 8128
1 MAGGIO 1992 15

2.6 Page 16

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lo scambio interpersonale. Si sta
poco insieme e, spesso, il dialogo è
annullato dalla presenza incomben-
te del televisore, croce-delizia delle
nostre serate. In questo tipo di fa-
miglia si tende a ridurre il numero
dei componenti, che del resto hanno
a disposizione spazi fisici limitati, in
piccoli appartamenti di grandi, ano-
nimi «casermoni». La stessa ridu-
zione della natalità è da vedersi an-
che in questa tendenza -generale,
senza dimenticare il drammatico
problema della crisi degli alloggi.
Una donna lasciata sola
Ma ci sono altre ragioni, ugua·l-
mente gravi, che spiegano un atteg-
giamento di paura verso l'apertura
alla vita . Oggi la donna per lo più
ricopre un doppio ruolo: quello di
moglie e madre e quello di lavoratri-
ce. Sulla carta esistono leggi che tu-
telano la condizione delle lavoratri-
ci madri. Malgrado queste, nel con-
creto , esse si trovano a scontrarsi
I Il dono di una vita rimane la più
stupefacente e misteriosa
avventura umana.
Le donne risultano più sensibili al problema della crisi della
famiglia e al calo della natalità.
16 · 1 MAGGIO 1992
quotidianamente con l'assenza di
strutture adeguate: mancano gli asi-
li nido, per esempio. E qualche volta
capita persino che la condizione di
madre venga usata in modo discrimi-
natorio dal datore di lavoro. La logi-
ca dell'economia della nostra società,
è infatti quella dell'efficienza e del
profitto, pertanto una donna che ha
figli o desidera averne, è più suscetti-
bile ad assentarsi dal lavoro e a di-
ventare un soggetto periodicamente
improduttivo per l'azienda. Talvolta
succede anche che la donna, costret-
ta a lavorare dalle esigenze familia-
ri, non possa contare sulla collabo-
razione del marito, o perché costret-
to a turni di lavoro scomodi o per-
ché poco disponibile a mansioni «ti-
picamente femminili».
Certo, alcune coppie giovani fan-
no essere ottimisti. Sempre più si as-
siste, contrariamente a quanto av-
veniva un tempo, ad una solidarie-
tà, ad una intercambiabilità dei ruo-
li che permette alla donna di appog-
giarsi al marito. Il papà che spinge
la carrozzina o cambia il pannolino
al pupo, un tempo avrebbe fatto
inorridire i benpensanti. Oggi è or-
dinaria amministrazione. Oggi il
marito è, di solito, più partecipe al-
la situazione della moglie già duran-
te la gravidanza. Vive con lei le an-
sie, i malesseri, le fatiche di quei no-
ve mesi e la maternità diventa così
non più un fatto «privato» della
donna, ma un'esperienza fonda-
mentale della coppia, spesso condi-
visa anche in sala parto.
Perché questo avvenga per tutti è
necessario che già da fidanzati si sia
operata una maturazione nel dialo-
go ed un'apertura a questi proble-
mi: Di qui l'opportunità di frequen-
tare corsi prematrimoniali, che dia-
no la formazione necessaria per af-
frontare la grande, difficile avven-
tura di diventare genitori.
Un'ultima considerazione. A
fronte di tante coppie, che non si
sentono di aprirsi generosamente al-
la vita, ce ne sono altre che allarga-
no i confini della loro famiglia e,
pur avendo figli propri, ne adottano
altri, spesso anche in condizioni di
handicap. Eroi? Non sempre. È
gente normalmente con mille pro-
blemi come noi. Hanno solo voluto
scommettere sulla vita.
Giuseppina Cudemo

2.7 Page 17

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I
I
'a
di Vicente Santilli
FARE CHIESA
CON I CAMPESINI
Felipe Sanchez ha 31 anni ed è
nato a Calca (Perù). Sposato e pa-
dre di una bambina, ha studiato nel
collegio salesiano della sua città,
frequentando in seguito corsi cate-
chistici e di animazione giovanile.
Da 11 anni lavora presso la missio-
ne salesiana di Calca ed è uno dei
fondatori della missione di Ampa-
raes. Conosce bene la lingua que-
chua e la cultura andina. Il suo pro-
gramma attuale è quello di preparar-
si per diventare diacono permanen-
te. Vede con soddisfazione che il
suo lavoro è ben accolto dai campe-
sini, ai quali si dedica con tutte le
sue forze per migliorarne la condi-
zione .
Come è nata, Fe/ipe, la tua voca-
zione tra i campesini?
I miei genitori mi hanno allevato a
contatto con i campesini. Ho cono-
sciuto così le loro difficoltà. Tra i sa-
lesiani poi mi sono sensibilizzato at-
traverso varie iniziative sociali , pren-
dendo parte anche ad alcune espe-
rienze prima a Calca e poi ad Ampa-
raes e Lares .
Qual è il tuo lavoro attuale?
Organizzo prima di tutto assem-
blee locali, per trattare con i campe-
sini i problemi dell'acqua, della sani-
tà e dell'allevamento, dell'organiz-
zazione e della vendita dei loro pro-
dotti. Collaboro così alla loro forma-
zione. Nello stesso tempo abbiamo
l'impegno della formazione dei cate-
chisti locali. I sacerdoti in questa zo-
na sono molto scarsi e sono i cate-
chisti che dovranno assistere in per-
manenza queste comunità. I cate-
chisti li raduniamo a Calca in corsi
residenziali .
Cosa pensi della collaborazione
dei laici al lavoro missionario?
In questo territorio la presenza dei
laici è indispensabile per arrivare in
tutte le zone. E non siamo sufficien-
ti. In un mese, per esempio, riuscia-
Felipe Sanchez. È sposato e padre
di una bambina.
mo a visitare dieci comunità, ma so-
no molte di più quelle che hanno bi-
sogno della nostra presenza. Penso
che se ci fossero dei laici impegnati,
disposti a vivere con i campesini,
assistendoli quotidianamente, sa-
rebbe un bene per tutti.
Tu fai - per così dire - da ponte
tra i campesini e i salesiani della
missione. Funziona tutto bene?
La più grande difficoltà viene dal
fatto che i sacerdoti non parlano il
quechua. Bisognerebbe che i sale-
siani che verrano destinati a questa
missione imparassero la lingua sin
dai primi anni della loro formazione.
Non basta la buona volontà. Per la
difficoltà della lingua, i missionari
non riescono ad arrivare alla gente
come vorrebbero. Per fortuna ci so-
no i laici che li aiutano a superare
questo problema.
Quali elementi della cultura que-
chua sarà indispensabile conser-
vare?
Gli abitanti di questa regione sono
ricchi di antiche tradizioni, e un pro-
gramma di nuova evangelizzazione
deve fare i conti con esse. Natural-
mynte ci sono elementi da purifica-
re: il campesino in alcune feste ha
l'abitudine di ubriacarsi. Per questo
la cosa più importante mi sembra
sia preparare e corresponsabilizza-
re i catechisti. Essi conoscono la lo-
ro comunità e i loro costumi e in fu-
turo potrebbero essi stessi farsi mis-
sionari di altre comunità. Oggi ab-
biamo circa 200 catechisti in forma-
zione e cerchiamo di coinvolgerli
nella nostra missione.
Quali progetti hai per il tu6 futuro?
Per i campesini, vorrei impiantare
una radio popolare in ogni comunità
e creare in ogni centro una bibliote-
ca. Quanto a me, spero di diventare
diacono per servire meglio i miei fra-
t~lli. Il mio lavoro è di un certo impe-
gno: come ho detto, preparo i cate-
chisti , mi preoccupo delia formaz.io-
ne dei campesini, condividendo i lo-
ro problemi e cercando - nel limite
del possibile - di risolverne qualcu-
no. Capisco anche che potrei fare di
più e meglio, se fossi più preparato.
1 MAGGIO 1992 - 17

2.8 Page 18

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OBIETTIVO BS
QUINDICI ANNI
DI SPERIMENTAZIONE
di Fernanda Lovesio
È la più antica opera
scolastica delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Oggi
ospita un prestigioso
quinquennio pedagogico
linguistico biologico.
N izza Monferrato, con i suoi
10.000 abitanti, è uno dei cen-
tri più importanti della provincia di
Asti ed è conosciuta per il «barbe-
ra», un vino rosso aspro e generoso,
e il «cardo gobbo», un ortaggio
trattato con speciali accorgimenti. I
Nicesi, però, vanno giustamente fie-
ri per il grande complesso che chia-
mano familiarmente «la Madon--
na», in cui gran parte di loro ha vis-
suto un pezzo della propria esisten-
za negli anni favolosi dell'infanzia e
fanciullezza. Molte ragazze vi sono
entrate a tre anni per frequentare la
scuola materna e ne sono uscite a
diciotto con il diploma di maestra.
Ora vi conducono fiduciose i figli,
mantenendo vivo il legame con le
loro suore.
Al visitatore che lascia il centro di
Nizza per imboccare il Viale Don
Bosco, che d'estate si trasforma in
un fresco tunnel verde, si presenta
un moderno caseggiato con mattoni
a vista.
Se dall'ingresso ci si affaccia sul
grande cortile interno, lo sguardo
corre subito alla chiesa che spicca
accanto ad un antico convento. Ed
è proprio la chiesa, denominata
«S. Maria delle Grazie» o S. Maria
18 - 1 MAGGIO 1992
I Nizza Monferrato. L'Istituto delle
FMA ha 600 allievi, dalla scuola
materna alla qùinta sperimentale.
in Lintignano - nome di uno dei
sette castelli sul cui territorio sorse
in seguito la città di Nizza - che dà
il nome a tutto il complesso.
Per la promozione
della donna
Dietro le accorate insistenze dei
Nicesi, che avevano visto trasfor-
mare la «loro chiesa della Madon-
na» in cantina e assistevano al de-
grado dell'antico convento, nella

2.9 Page 19

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----------BS-
primavera del 1877 Don Bosco
giunse a Nizza. Cercava una casa
per le Figlie di Maria Ausiliatrice
più adatta di quella di Mornese e
più vicina alla ferrovia. Con la soli-
ta audacia, fidandosi della Provvi-
denza e chiedendo aiuto ai benefat-
tori, Don Bosco l'acquistò.
Il 16 settembre 1878 giunsero da
Mornese le prime cinque Figlie di
Maria Ausiliatrice e una settimana
dopo, con l'arrivo di suor Elisa
Roncallo, venne aperto l'oratorio.
Don Bosco aveva capito la gran-
de importanza della scuola per la
promozione sociale della donna ed
era ben cosciente quanto l'istruzio-
ne servisse a condurre a Dio i giova-
ni. Per questo l'antico convento di-
ventò la prima scuola delle Figlie di
Maria Ausiliatrice per la prepara-
zione delle insegnanti elementari.
Con l'arrivo da Mornese di Ma-
dre Mazzarello, il 4 febbraio 1879,
l'Istituto diventò sede del Consiglio
Generalizio e per cinquant'anni fu il
centro d'irradiazione delle Figlie ·di
Maria Ausiliatrice nel mondo.
L'edificio scolastico risale all'ini-
zio del 1900 e attualmente ospita
nelle aule spaziose e ben illuminate
i ragazzi e le ragazze della Scuola
Media e del Quinquennio Sperimen-
tale. Infatti nel 1977, proprio in
coincidenza con le celebrazioni del
primo centenario dell 'arrivo delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, l'antica
Scuola Normale - diventata Istitu-
to Magistrale dopo la legge Gentile
del 1923 - si è trasformata in Liceo
Pedagogico Sperimentale. Questa
trasformazione fu perseguita con
chiaroveggenza e sapiente adatta-
mento ai tempi dall'allora direttrice
e preside suor Maria Vanda Penna.
Alle innovazioni di carattere
metodologico-didattico, si erano
aggiunte novità strutturali ed un'at-
tenta revisione del piano degli studi,
per rendere la scuola orientativa al-
la professione di educatore-inse-
gnante. Una grossa novità era l'au-
tovalutazione dell'alunna, che ser-
viva come strumento privilegiato di
auto-orientamento e la valutazione
degli insegnanti che non si esprime-
va più con voti, ma con giudizi.
In quindici anni di sperimentazio-
ne si è compiuto un lungo cammino
per adeguare l'istituzione educativa
alle molteplici trasformazioni socio-
culturali e alle istanze del territorio.
Nel 1980/81 il Liceo pedagogico
sperimentale diventava quinquen-
nio sperimentale con due indirizzi:
pedagogico sociale e linguistico . Il
pedagogico sociale intendeva tener
fede ali' ispirazione originaria della
Scuola e preparare i giovani all'atti-
vità educativa nella scuola elemen-
tare e orientare ai vari corsi di spe-
cializzazione per operatori sociali e
successive scelte universitarie in vi-
sta dell'insegnamento . Il linguistico
si proponeva di rispondere alle esi-
genze del territorio, fornendo una
buona conoscenza delle lingue stra-
niere non solo in vista della prose-
cuzione degli studi, ma anche per
un inserimento immediato nel cam-
po del lavoro . ·
Emergeva intanto nell'ambiente
un'ulteriore richiesta: un indirizzo
IN LIBRERIA - - - -
ESPERIENZE
DI GRUPPI GIOVANILI
Questi programmi intendono aiutare
gli adolescenti e i giovani a prendere
coscienza - come cristiani - di alcuni
tra i grandi interrogativi della vita e dei
problemi della società.
La scelta degli ultimi
Una documentazione sull'azione dei
giovani dell'Operazione Mato Grosso
in Ecuador.
Filmina 14.000. Diapositiva 34.500. ·
Cassetta 8.500.
Chi siamo? Dove andiamo?
Documentazione fotografica su un fe-
stival pop, inteso come momento signi-
ficativo 'della vita dei giovani.
Filmina 11.000. Diapositive 26.500.
Cassetta 8.500.
A pregare s'impara
L'esperienza del «Centro De Fou-
cauld» di Cuneo, dove centinaia di gio-
vani si radunano per una «scuola di
preghiera».
Filmina 11.000. Diapositive 26.500.
Cassetta 8.500.
Taizé: lotta e contemplazione
Una settimana a Taizé.
Filmina 18.000. Diapositive 40.000.
Cassetta 8.500.
Costruiamo il nostro tempo
l momenti salienti di una «route» na-
zionale organizzata dal!' Agesci.
Filmina 14.000. Diapositive 34.500.
Cassette 8.500.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011195 .91 .091
e/e Postale 8128
1 MAGGIO 1992 - 19

2.10 Page 20

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che offrisse una professionalità di
base ai numerosi giovani che inten-
devano orientarsi al settore parame-
dico e chimico-biologico. Per tale
motivo nel 1983/84 venne attivato
l'indirizzo biologico.
Dall'inizio dell'anno scolastico
1991/92 la prima sperimentale ha
tre sezioni, corrispondenti ad ogni
indirizzo. La Scuola «N.S. delle
Grazie» in questi ultimi vent'anni
ha dimostrato di essere sensibile alle
istanze della coeducazione, acco-
gliendo i ragazzi prima nella scuola
elementare e successivamente nella
scuola media. Dal 1987 i ragazzi so-
no ammessi a frequentare la scuola
superiore.
Strutture efficienti. Nelle foto,
il laboratorio linguistico,
e, di fianco, quello chimico .
J
Efficienza delle strutture
e attività complementari
Fedeli a Don Bosco, che voleva le
sue scuole all'avanguardia non solo
per la preparazione e competenza
degli insegnanti, ma anche per la
modernità dei metodi educativi e
l'efficienza delle strutture, l'Istituto
è dotato di una grande biblioteca,
ricca di oltre 14.000 volumi, con
· una sezione di opere antiche risalen-
ti al '600, '700 e '800; di un museo
di scienze naturali con interessanti
esemplari, di un laboratorio lingui-
stico sistema video con 30 posti al-
lievo, di un laboratorio di chimica,
aula di fisica, aula di informatica e
una grande palestra in cui, oltre alle
lezioni di educazione fisica, si pos-
sono praticare tutti gli sport: patti-
20 - 1 MAGGIO 1992
naggio a rotelle, pallavolo, basket e
anche Karaté. La palestra è la più
ampia ed attrezzata non solo della
città, ma anche della zona, per cui
spesso si svolgono competizioni re-
gionali ed anche nazionali, soprat-
tutto di pattinaggio. L'Oratorio
Centro Giovanile, che vanta una
tradizione più che centenaria, si av-
vale di ottime strutture; palestra,
campo sportivo, grande cortile e sa-
le, per offrire ai ragazzi e alle ragaz-
ze di Nizza la possibilità di svolgere
attività del tempo libero e percorre-
re itinerari formativi.
La popolazione scolastica, dalla
scuola materna alla quinta speri-
mentale, si aggfra sulle 600 unità.
La maggior parte sono studenti
pendolari, ma 65 ragazze rimango-
no in cojlegio dal lunedì al sabato,
dimostrando che l'istituzione nata
qui oltre cent'anni fa è ancora una
formula valida per l'opera formati-
va che svolge a integrazione del
compito educativo della famiglia.
Nel collegio come nella scuola i
rapporti interpersonali sono carat-
terizzati dalla familiarità, ispirata al
Sistema Preventivo di Don Bosco,
ed è l'amorevolezza salesiana che si
respira nell'ambiente che lega gli
alunni alle loro educatrici.
La comunità, per vivere i principi
cristiani di solidarietà e di servizio,
si è aperta coraggiosamente all'ac-
coglienza degli extracomunitari del
Marocco residenti a Nizza e colla-
bora con le exallieve nella realizza-
zione di una scuola cli italiano e di
tutte quelle forme di aiuto che favo-
riscono l'integrazione di questi im-
migrati nel tessuto sociale della
città.
L'antica Casa Madre di Nizza,
che ebbe la fortuna di accogliere
tante volte Don Bosco, Don Rua,
Don Rinaldi, Mons. Versiglia e che
fu testimone all'eroica virtù di Ma-
dre Mazzarello si offre ai membri
della Famiglia Salesiana che vengo-
no da tutto il mondo a visitarla non
solo come la «Casa dei ricordi», ma
anche come un'opera provvidenzia-
le a servizio dei giovani per un'au-
tentica promozione umana e cri-
stiana.
Fernanda Lovesio

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I
--
1
,
I, '
r
I
I
'
,
'
,.
'...
'
a cura di Eugenio Fizzotti
CHERUBINO MARIO
· GUZZETTI
Fratello musulmano!
Presentazione del
Cristianesimo ai
Musulmani d'Italia,
Leumann, Elle Di Ci, 1991,
pp. 32, lire 2. 000
I
Dopo aver vissuto per molti
anni in mezzo ai musulmani ,
cercando di conoscerli per vive-
re in pace con loro, l'autore di
questo piccolo ma importante
volumetto si rivolge ai ianti mu-
sulmani che, in questi ultimi an-
ni soprattutto, hanno preso ad
abitare le terre italiane con l'in-
tenzione di aiutarli a conoscere
meglio il cristianesimo per vive-
re in pace con i cristiani.
Il fascicolo passa cosi in ras-
segna nozioni di Bibbia, i princi-
pali dogmi della fede cristiana,
le man ifestazioni culturali, i nu-
clei della morale, le strutture or-
ganizzative. È un piccolo e pre-
zioso vademecum , la cui lettura
non dispiacerà neppure ai cri-
stiani, sempre impegnati in una
migliore conoscenza della pro-
pria fede.
EUGENIO FIZZOTTI,
ANGELO GISMONDI
Il suicidio,
Vuoto esistenziale e
ricerca di senso,
Torino, SEI, 1991,
pp. 226, lire 24.000
Un libro sul suicidio non la-
scia mai indifferenti: spesso
«cattura» l'attenzione, più spes-
so ancora suscita la resistenza
e il rifiuto di chi ha difficoltà o
non vuole sentir parlare di tutto
ciò che abbia a che fare con la
morte.
Pur con tutte le informazioni ,
statistiche e interpretazioni ne-
cessarie al lettore per «farsi un 'i-
dea» approfondita della proble-
matica, ecco un libro sul sui-
cidio che parla di vita, per aiuta-
re le persone in difficoltà non
tanto (o non solo) ad evitare la
morte volontaria, quanto a sce-
gliere volontariamente di vivere
(M.C.).
CESARE BISSOLI (a cura di)
Giovani e Bibbia.
Per una lettura
esistenziale della Bibbia
nei gruppi giovanili,
Leumann, Elle Di Ci, 1991,
pp. 267, lire 19.000
Ogni intervento educativo che
voglia collocarsi in un orizzonte
pastorale biblico non può esse-
re pensato e realizzato senza ri-
ferirsi a questo volume che, frut-
to di un nutrito gruppo di colla-
boratori, analizza i vari modelli
di incontro con la Bibbia e li ap-
plica al concreto contesto giova-
nile. In esso infatti vengono stu-
diate, con particolare attenzio-
ne, le condizioni richieste per
una lettura esistenzi ale della
Bibbia, si indicano specifiche
modalità per l'azione educativa,
si offrono materiali per un suo
approfondimento pluriforme dal
punto di vista storico, socio-
politico, psicologico, spirituale e
strutturale.
I
I
- VALENTINO DEL MAZZA
L'autostrada della felicità.
Trasmissioni alla
Radio Vaticana,
Vigodarzere (Padova),
Edizioni «Carroccio», 1990,
pp. 325, lire 20. 000
Come scrive il Card . Joseph
Ratzinger, il libro «ripropone in
una visione panoramica il per-
corso dei grandi temi della dot-
trina, predicazione e morale cri-
stiana, per viaggiare verso la ve-
ra gioia. Invitante ed efficace
per lo stile e le riflessioni spiri-
tualmente e pastoralmente utili,
si configura come uno stimolan-
te " turismo di vita interiore" per
gustare e assimilare il Messag-
gio della salvezza e ritrovare co-
sì una rinnovata e gioiosa con-
sapevolezza dell'Annuncio della
Buona Notizia». E chi scorrerà
le pagine di questo gustoso vo-
lume, giunto nel giro di pochi
mesi alla terza edizione, non
troverà eccessivo tale giudizio,
ma confermerà che le cose
scritte da don Valentino Del
Mazza, salesiano tutto d'un pez-
zo,. sono realmente indicazion i
segnaletiche utili per percorrere
l'autostrada della felicità con
gioia ed entusiamo.
ABBÉ PIERRE
Lettere all'Umanità,
Bologna, Editrice Missionaria
Italiana, 1991, pp. 315,
lire 26.000
Chi non conosce l'Abbé Pier-
re , il deputato al Parlamento
francese che, dopo l'incontro
con i disperati di Parigi, ha pro-
mosso una vasta azione di soc-
corso per migliaia di senza-
tetto, mobilitando tutta l'opinio-
ne pubblica? La sua figura dol-
ce ma ferma, il suo messaggio
provocatorio, la sua testimo-
nianza pluridecennale attraver-
sano ancora oggi le reti informa-
tive e coinvolgono migliaia e mi-
gliaia di persone.
Il volume raccoglie gli edito-
riali che l'Abbé Pierre ha pubbli-
cato dal 1954 al 1989 sulla rivi-
sta Faim et Soif: la voix des
hommes sans voix e in cui riper-
corre gli avvenimenti degli ultimi
quarant'anni, facendo vedere
come in essi l'umanità si· è ma-
nifestata contraddittoria dinanzi
alle povertà emergenti e come
l'unica possibilità di salvezza
sia quella di un amore sconfina-
to e incondizionato per ogni uo-
mo e per l'intera umanità, sul
modello dell'amore dal volto
umano del Dio di Gesù Cristo.
LUCY ROONEY
ROBERT FARICY
Signore Gesù ,
insegnami a pregare,
Milano, Editrice Ancora, 1991,
pp. 118, lire 12.000
Chi di noi non ha avvertito l'e-
sigenza di imparare a pregare?
Quante volte abbiamo chiesto
aiuto a persone di profonda spi-
ritualità perché ci comunicasse-
ro il modo migliore per ascolta-
re , nel profondo e nel silenzio
personale , la parola del Signore
da vivere e da incarnare?
Il presente volumetto vuole
essere proprio un libro di testo
per un corso di preghiera perso-
nale in sette settimane. In esso
si insegnano modi concreti di
pregare facendo esplicito riferi-
mento a passi della Scrittura e
si delinea un cammino che, par-
tendo dagli orizzonti ampi del-
1' amore di Dio, giunge alla sco-
perta e all' incontro con Gesù ri-
sorto. Suoi destinatari quindi so-
no tutti coloro che, desiderando
vivere in pienezza la propria fe-
de, si mettono alla scuola dell ' u-
nico maestro e a lui, e solo a lui,
chiedono di insegnare loro a
pregare.
1 MAGGIO 1992 - 21

3.2 Page 22

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MISSIONI
DOPOGUERRA
IN CAMBOGIA
di Umberto De Vanna
I Roberto Panetto accanto
alla scuola trasformata in luogo
di tortura (è ancora avvolta
nel filo spinato elettrificato).
Don Luciano Odorico in visita all'opera di Phnom Penh (gli sono vicini
i due responsabili cambogiani della nuova scuola professionale) .
Il contributo dell'ispettoria
di Bangkok per la
ripresa della vita civile in
Cambogia. Un anno fa il
governo accettava la
proposta di aprire una
scuola professionale a
Phnom Penh.
I 1 24 maggio di quest'anno i due
salesiani che oggi lavorano in
Cambogia festeggiano il primo
compleanno del loro arrivo a
Phnom Penh. Esattamente un anno
22 · 1 MAGGIO 1992
fa, don Walter Brigolin celebrava
con commozione la sua prima mes-
sa con i cattolici della città. La ri-
correnza va certamente sottolinea-
ta, per.ché rappresenta .una grossa
novità, quasi un sogno realizzato o
una scommessa vinta, grazie alla te-
nacia dei salesiani dell'ispettoria
thailandese.
Un passato difficile
da cancellare
La storia recente della Cambogia
è segnata da una drammaticità che
forse non ha precedenti. A undici
anni dal genocidio nessuno riesce
ancora a dimenticare l'operato di
Poi Pot, capo dei Khmer rossi, che
in poco più di tre anni ha ucciso
quasi tre milioni di cambogiani, col-
pevoli di avere ricevuto un'istruzio-
ne o di essere di freno alla rivoluzio-
ne per la loro fede religiosa. Furono
eliminati monaci buddisti e preti
cattolici, intellettuali, medici, pro-
fessionisti, distrutto tutto ciò che
era stato costruito dai governi pre-
cedenti e ricordava il passato: scuo-
le, ospedali, pagode, chiese, uffici
pubblici. Milioni di cambogiani fu-
rono «rieducati» nei campi di lavo-
ro collettivi in fattorie di campagna,
costretti a lavorare fino a 18 ore al
giorno per sett~ giorni alla settima-

3.3 Page 23

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--------'-------BS-
na. La Cambogia divenne un im-
menso campo di concentramento e
chi si opponeva fu imprigionato e
torturato. Edifici prima adibiti a
scuole si trasformarono in prigioni
di sicurezza. Si costrinsero i figli a
denunciare i genitori. Le vittime ca-
dute sotto gli strumenti di tortura
furono oltre 20.000. Ma niente si è
cancellato dalla mente dei cambo-
giani, nemmeno dopo il ritorno
trionfale di Sihanouk, oggi presi-
dente del Consiglio nazionale supre-
tando la scuola professionale si è
specializzato in meccanica. Un suo
professore, un salesiano laico, lo in-
curiosì al punto tale che decise an-
che lui di farsi salesiano. Dopo il
noviziato, nei tre anni di magistero,
gli nacque la vocazione missionaria.
Aveva sentito leggere in pubblico la
lettera di un missionario della Thai-
landia, il signor Silvano Dalla Tor-
re. Diceva che aveva bisogno di aiu-
to, che più delle cose materiali era
indispensabile la presenza di un sa-
lesiano che conoscesse la meccani-
ca·. Roberto si sentì magnetizzato da
quella lettera e la prese quasi come
una chiamata personale. E chiese di
partire. In realtà lo bloccarono an-
cora per qualche anno, fino a quan-
do non fece la «professione perpe-
tua». Poi fu inviato proprio in
Thailandia, a Bangkok, a fare l'i-
struttore meccanico ai 300 allievi
della scuola tecnica. Ma presto Pa-
netto diede vita anche a corsi serali,
aprì la scuola professionale a tutti i
I ·La prima Eucaristia celebrata da
don Walter in Cambogia. A fianco
e in basso allievi della scuola
professionale
mo, che unisce incredibilmente in-
sieme tutte le fazioni in lotta e che
dovrebbe preparare le prime elezio-
ni libere e democratiche del paese.
Sono arrivati i caschi blu dell'ONU
a fare da garanti, a smilitarizzare
per il 70% il paese, a rendere possi-
bile il rimpatrio dei 350.000 profu-
ghi dai confini della Thailandia, a
bonificare migliaia di ettari di terre-
no disseminati dalle mine, che anco-
ra oggi provocano morti e invalidi.
Una vocazione su misura
Roberto Panetto ha conosciuto i
salesiani a Bra, una cittadina a po-
chi chilometri da Cuneo. Frequen-
----
-
1 MAGGIO 1992 23

3.4 Page 24

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Manifestazione per il ritorno di Sihanouk in Cambogia.
giovani purché sapessero leggere e
scrivere, organizzò lezioni serali per
una ventina di audiolesi. In questa
scuola Roberto Panetto rimase per
14 anni, fino a quando i salesiani lo
incaricarono di tenere dei corsi pro-
fessionali ai giovani cambogiani dei
campi profughi. Qui, con l'aiuto di
una cinquantina di istruttori, exal-
lievi di Bangkok, gestì sei scuole
professionali. Ma quando si sentì
nell'aria per i profughi cambogiani
la speranza di poter finalmente ri-
tornare in patria, furono i giovani
stessi a chiedere a Panetto di andare
con loro in Cambogia.
Inizi coraggiosi
«Per ora in Cambogia abbiamo
rilevato un orfanotrofio che si trova
a 9 km da Phnom Penh e che era ge-
stito dai ministeri dell'educazione e
da quello dell'assistenza», dice Ro-
berto Panetto . «Abbiamo scelto 62
giovani dai 15 ai 20, mentre i più
piccoli li abbiamo affidati a un altro
orfanotrofio vicino . Il governo ci
ha affidato un edificio costruito in
parte dagli Ungheresi, che avevano
interrotto i lavori a causa dei noti
fatti dell'Est. Ci siamo impegnati
ad attrezzarlo noi, a renderlo attivo
e a riconsegnarlo alle autorità entro
due anni. Ma è nostra speranza che
24 - 1 MAGGIO 1992
il governo affidi a noi definitiva-
mente quest'opera».
I salesiani comunque hanno già
messo le mani su un appezzamento
di terreno non lontano da Phnom
Penh, che è stato acquistato a nome
della fondazione «Don Bosco Cam-
bogia». Dice Panetto: «Siamo en-
trati come organizzazione non go-
vernativa ufficialmente riconosciu-
ta. Abbiamo però voluto chiamare
la nostra fondazione "Don Bosco
Cambogia" perché non vogliamo
essere un'organizzazione venuta
dall'estero, ma un organismo cam-
bogiano . Vogliamo che sappiano
che siamo qui non per lavorare e an-
dare via, ma per rimanere definiti-
vamente. Abbiamo portato in Cam-
bogia i nostri libri, gli strumenti e
tutto ciò che è nostro: non abbiamo
altro in mente che continuare a la-
vorare tra questi giovani».
Panetto sottolinea il clima di po-
vertà che si vive in Cambogia, la di-
soccupazione, lo choc che permane
in chi ha vissuto per anni un clima
di genocidio. Le strade sono un bru-
licare di ragazzi e di giovani che non
sanno che cosa fare: giocano d'az-
zardo, sono senza una casa, non
hanno nessuno che si prenda cura di
loro. «Stiamo rivivendo il clima che
è stato quello di Oon Bosco all'ini-
zio della sua opera». I giovani cam-
bogiani !;tanno subìto l'influenza del
sistema comunista. Sono stati edu-
cati al rispetto solo della patria, dei
militari, del partito, ma a non ama-
re i genitori, ad avere disprezzo per
i loro insegnanti. A scavare però an-
che soltanto un poco nel loro ani-
mo, si vede che il loro cuore non è
diverso da quello di ogni altro gio-
vane: «I cambogiani ci stimano. Si
accorgono che ci sforziamo di par-
lare la loro lingua, che vogliamo
avere con i nostri allievi un rappor-
to disinteressato. Che siamo uni-
camente per aiutarli. Ammirano so-
prattutto il fatto che ciò che noi fac-
ciamo ha lo scopo di valorizzare la
loro persona».
La scuola oggi è in mano a due
cambogiani. Panetto e don Walter
sono li ufficialmente in qualità di
istruttori e possono contare anche
su vari insegnanti, in particolare su
tre exallievi della scuola tecnica di
Bangkok. Sono già in fase di tradu-
zione i primi libri scolastici in cam-
bogiano. A distanza di un anno si
può dire che l'opera è ancora sol-
tanto agli inizi, ma i progetti sono
chiari e la disponibilità di chi li vuo-
le realizzare è grande.
Umberto De Vanna
Roberto Panetto
1643/ 3 New Petchaburi Rd
Bangkok 10310 Thailandia

3.5 Page 25

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-a .
.,
I
'
di Jean-François Meurs
Martedì 27 agosto. Siamo rientrati
dalle vacan~e. Dato che il viaggio
era lungo, starno partiti prestissimo
da Bionaz. Vi era una nebbiolina
sottile e curiosa, che sembrava usci-
re dal terreno, ma soltanto a tratti. Il
sole che sorgeva sulle montagne
gettava dei raggi rosa e dorati.
- Guardate! - ha detto la mam-
ma.
- Sì, ho detto io, è bello come i
fumi colorati dei concerti rock! Pa-
pà, metti la cassetta con l'ultimo di-
sco dei Simple Minds. Sono davvero
forti!
- Tu non hai alcuna sensibilità
p~eti~a, ha ironizzato papà. Dei fu -
mi! E davvero un mondo strano
quello della vostra musica!
'
. Rischiavamo a questo punto di fi-
nire ancora una volta in una discus-
sione tra sordi. Non ho saputo fre-
narmi dal domandargli:
- A che cosa l'avresti paragona-
to, tu, con la tua poesia?
- Beh, non saprei. .. a delle dita
di fata... e chi sono questi Simple
Minds?
Non gli ho detto che il suo parago-
ne era totalmente sorpassato. Ma è
vecch~o e non lo si deve urtare.
- E un gruppo rock . Ma il loro ul-
timo brano è più dolce e potrebbe
BEETHOVEN
CONTRO
I SIMPLE MINDS
La moltiplicazione dei linguaggi
musicali della nostra epoca è
espressione della fantasia del-
l'uomo e della sua ricchezza in-
teriore. «Non capisco perché la
musica sia considerata come
una cosa marginale. Al contra-
rio, essa è al centro della pro-
blematica delle relazioni uma-
ne: è un mezzo di comunicazio-
ne, sorella della filosofia e della
matematica. Per questo do-
vrebbe avere un ruolo speciale
nell'educazione...». (Pierre Bar-
tholomée, direttore dell'orche-
stra di Liegi).
Era di buona luna, perché ha pre-
S? la cassetta che gli passava Fa-
biano. Poi abbiamo continuato a
parlare di musica. Oltre alla casset-
ta dei Simple Minds c'era quella di
Paolo Conte, e questa gli poteva
garbare di più, perché altre volte il
jazz gli era piacit:Jto. Ai suoi tempi
era quella la musica di «rottura».
Le musiche che papà non cono-
pia~~{~J ),,
~ ':y),,J.
l J1 -~Q~ e' .,
Jf~(
cc(O~;i
e
~
'-':-~~~-;;;;
sce lo disorientano. È normale. An-
ch'io mi agito tutto davanti a Bee-
thoven. Chi ha detto che la musica
dei giovani è solo rumore, dovrebbe
ascoltare certi passaggi di Beetho-
ven: sentirà del rumore e anche del
big-bang! D'accordo, dopo il rumo-
re, si rimane presi da una melodia
sottile, semplicissima. Ma intanto ci
si è dovuta sorbire tutta la chin~a-
glieria dell'orchestra! Mi sono già
chiesto se Beethoven per caso non
fosse un «masochista» (basta guar-
dare la sua testa), nel senso che
avesse bisogno di sbattere prima la
fronte contro un muro perché tutto
gli andasse poi bene. Non c'è vio-
lenza nella sua musica? L'ho detto a
papà ed è rimasto sorpreso. Non ci
aveva mai pensato. Gli hanno inse-
gnato a rispettare e ad apprezzare
Beethoven.
- Anche i giovani però sono
«maso», come dici tu, se ascoltano
certi ritmi!
Ho dovuto ammettere che anche
nella nostra musica c'è violenza.
D'altra parte io non ascolto solo la
mu~i?a dura. Per esempio, con gli
am1c1 ascolto il «rap»: è divertente è
pieno di arrangiamenti fantastici. 1 E
anche di verità. Tutti sappiamo che
è «il giornale parlato dei quartieri po-
polari». Ma quando sono solo ascol-
to più spesso altre cose.
- E Paolo Conte, ti pare abbia
una bella voce?
È vero, si potrebbe dire che lui
non ha mai imparato a cantare... ma
nessuno sarebbe così pazzo da far-
gliene una colpa. È proprio questo
modo di cantare che piace. Colpisce
e_affascina: si presenta ambiguo
dietro uno schermo di fumo.
La musica è come le lingue stra-
niere: quando non le conosci, ti
sembrano strane, brutte, o ti fanno
ridere e ti divertono . Al posto di con-
d~nnare., si farebbe meglio a orga-
nizzare dei corsi di ricupero obbliga-
tori per adulti. E anche per noi gio-
vani , ma allora dovranno essere cor-
si facili , soprattutto senza esami. ..
1 MAGGIO 1992- 25

3.6 Page 26

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FOTOSERVIZIO
di Graziella Curti
Più di 1500 i partecipanti
al Congresso Latino-
americano dei giovani
svoltosi a Cochambamba
(Bolivia). Tema
dell'incontro: «Con
Cristo costruiamo una
nuova America Latina».
T , America Latina è un conti-
.L nente giovane. Sono 220 mi-
lioni quelli che hanno meno di 25
anni e sono più del 50 per cento del-
la popolazione. Già nel '68, quando
l'Europa era attraversata dalle ri-
vendicazioni giovanili, i Vescovi
riuniti a Medellin dichiaravano:
«La gioventù costituisce oggi non
solamente il gruppo più numeroso
della società latino-americana, ma
anche una grande forza nuova di
pressione. Si presenta come un nuo-
vo corpo sociale, portatore delle
proprie idee e valori e con un pro-
prio dinamismo interno». Questa
fotografia delJa gioventù latino-
americana ha trovato in Cochabam-
ba una conferma. Attraverso un lin-
guaggio vivo, fatto di coreografi~
canti, dibattiti, condivisioni, dram-
matizzazioni, i partecipanti - pro-
venienti da 19 diverse nazioni -
hanno affrontato il problema della
loro identità, del loro tipo di pre-
senza nel contesto socioculturale
latino-americano.
Si sono rivolte domande semplici ,
ma radicali : Chi siamo? Che cosa
facciamo? Verso do ve camminia-
Imo? Che cosa vogliamo celebrare?
Cochabamba (Bolivia) . Congresso
Latino-americano dei giovani.
Nelle foto, coreografie
e drammatizzazioni al Congresso
giovanile.
26 · 1 MAGGIO 1992

3.7 Page 27

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----------BS-
Risposte mature
Alla prima domanda la risposta è
stata: siamo giovani provenienti da
diverse etnie - indigeni, negri, me-
ticci, bianchi e mulatti - che inten-
dono rispettare e fare rispettare.
Giov.ani impoveriti da un sistema
economico, politico e culturale che
ci rende dipendenti. Portiamo in
noi i valori della fraternità e della
solidarietà e anche se le nostre radi-
ci sono state dure e difficili, credia-
mo nella costruzione di una nuova
America Latina.
Che cosa facciamo? Per risponde-
re a questa domanda i giovani han-
no lavorato in dodici gruppi di inte-
resse. Si è fatto il punto sulla pasto-
rale giovanile delle varie nazioni,
nei suoi elementi di spiritualità e ne-
gli strumenti di comunicazione di
massa, nell'impegno politico, nel
mondo del lavoro.
Quale America Latina desideria-
mo? La risposta è nata attraverso
modi diversi, soprattutto mediante
appelli e nell'espressione drammati-
ca simbolica. I giovani hanno mani-
festato una volontà chiara e precisa,
ricca di speranza, ma non utopica:
vogliono un continente in cui vi sia
l'integrazione dei più poveri, il ri-
spetto delle varie razze e culture, un
sistema politico che offra spazi di
creatività, l'autonomia nei confron-
ti del potere straniero, la promozio-
ne della donna e il rispetto della na-
tura, la divisione della terra, tesoro
di tutti, una Chiesa missionaria e
pasquale con un amore speciale per
la Madre di Dio.
La celebrazione
La celebrazione e la festa hanno
avuto un posto dominante e si sono
incentrate attorno a quattro ele-
menti-messaggi: Gesù vivo, presen-
te nella loro vita; l'esigenza di pro-
tagonismo; la scelta dei poveri; i
500 anni del primo annuncio dell'e-
vangelizzazione in America Latina.
All'apertura def Congresso 400 gio-
vani con coreografie artistiche e te-
sti evocativi fortemente poetici, per
due ore hanno illustrato la storia dei
500 anni dell'America Latina con le
sue luci e le sue ombre. Suggestivo
il rito della semina, quando i giova-
ni hanno piantato 2000 alberi sulla
montagna: un misto di rispetto per
la vita e per la natura e la contem-
plazione della provvidenza di Dio
che non cessa di creare cose buone
per noi.
Il cardinal Pironio nel suo inter-
vento ha sottolineato l'attenzione
della Chiesa per quell'evento stori-
co e ha assicurato che il Papa a Ro-
ma pensava ai giovani dell'America
Latina e ripeteva con insistenza e
con speranza: «Cochabamba! Co-
chabamba!».
Graziella Corti
inviato speciale a Cochabamba
1 MAGGIO 1992· 27

3.8 Page 28

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EDITORIA
TUTTE
MAMME
E BENEFATTRICI
LE DONNE .
DI DON BOSCO
SEI, Musio
L'epistolario rivela un
atteggiamento molto
familiare di Don Bosco
con le donne, che
parteciparono in vario
modo allo sviluppo della
sua opera.
D on Bosco e i giovani: l'abbina-
mento è classico e si spiega ov-
viamente col fatto che il Santo ha
dedicato ai giovani l'intera sua esi-
stenza, senza risparmiarsi. Eppure
non è il solo. Mara Borsi e Piera
Cavaglià ne hanno infatti indivi-
duato un altro, certamente meno
praticato, e tuttavia degno di nota
perché ricco di spunti interessanti:
Don Bosco e le donne. Premesso
che il riferimento è alle donne lai-
che, quale è stato il rapporto fra
Don Bosco e quella che oggi si usa
definire, forse un po' enfaticamen-
te, «l'altra metà del cielo»? Era do-
minante il fattore economico in re-
lazione all'aiuto finanziario che le
donne fornirono alle opere salesia-
28 - 1 MAGGIO 1992
ne? Oppure prevaleva l'aspetto spi-
rituale? O, ancora, l'amicizia, l'in-
teresse, la risposta a bisogni imme-
diati e urgenti?
Sono queste le domande alle qua-
li Borsi e Cavaglià si propongono di
rispondere in uno studio che ha co-
me base documentaria le 253 lettere
che Don Bosco scrisse ad altrettante
donne, raccolte nell'Epistolario a
cura di don Eugenio Ceria. Va detto
subito che sarebbe stato fuorviante
affrontare il tema pretendendo di
sradicare Don Bosco dal tempo in
cui visse. Egli fu fortemente condi-
zionato dalla cultura dell'Ottocen-
to, di un secolo che, per quanto at-
tiene alla donna, è tutto permeato
da una visione ancora lontanissima
da quella che è oggi comunemente
- o quasi - accettata. La mentali-
tà dell'epoca guardava con sospetto
alle capacità intellettuali della don-
na, quando non la riteneva addirit-
tura inferiore a quella dell'uomo.
Solo nella seconda metà del secolo il
movimento femminista cominciò a
muovere i primi timidi passi.
Ma le autrici dello studio non si
fermano qui. Vogliono invece inda-
gare sul rapporto Don Bosco-donne
per vedere se il Santo, nei confronti
della realtà femminile, abbia avuto
un atteggiamento rigidamente tradi-
zionale o se, invece, abbia aderito
con realismo e apertura alle pro-
spettive che si andavano gradual-
mente aprendo verso I' affermazio-
ne di una nuova coscienza femmi-
nile.
Coinvolte nella sua missione
C'è un altro elemento che occorre
tener presente, perché gioca un ruo-
lo di primo piano. Il Santo era co-
stantemente alle prese con la dura
necessità di provvedere cibo e allog-
gio a migliaia di giovani. Quindi
aveva un bisogno estremo di dena-
ro. Si pensi che nel 1868, la spesa
mensile per l'acquisto del pane am-
montava a 12mila lire, equivalente,
in moneta corrente, a 45milioni di
lire. Che altro poteva fare Don Bo-
sco se non rivolgersi a tutti coloro
che avevano mezzi, per invocare
aiuto? E difatti scrisse montagne di
lettere, in Italia e all'estero . Di que-
ste, come si è detto, molte erano in-
dirizzate a donne, per la maggior
parte appartenenti all'aristocrazia,
le uniche all'epoca in grado di fòr-

3.9 Page 29

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----------BS-
I Don Bosco diede vita a un vasto
movimento di persone a sostegno
delle sue iniziative.
nirgli mezzi finanziari.
Erano donne di quasi tutte le re-
gioni d'Italia, pièmontesi, liguri, la-
ziali, venete, toscane, ecc., animate
da profonda fede cristiana, che of-
frivano a Don Bosco la loro colla-
borazione in favore delle sue opere
e a sostegno della sua opera educati-
va. La richiesta di denaro aveva
scopi precisi e vitali: il pane per i ra-
gazzi, l'apertura di nuove Case di
accoglienza, la costruzione di chie-
se, l'invio di missionari: Don Bosco
mirava quindi al coinvolgimento
delle donne in funzione della realiz-
zazione di mète più grandi e impe-
gnative: l'educazione cristiana dei
giovani, l'evangelizzazione dei po-
poli. Al di là del denaro, pur indi-
spensabile per sfamare tanti ragazzi
o per sostenere le missioni, voleva la
coerenza evangelica e la santità del-
le benefattrici.
Ma il rapporto del Santo con le
donne non si esauriva qui. Don Bo-
sco rispondeva - allargando la cor-
rispondenza a donne di ogni ceto
sociale - a richieste di consigli spi-
rituali. Si dimostrava attento alle si-
tuazioni personali, ora confortando
in presenza di un lutto o di una ma-
lattia, ora cercando di fugare qual-
che preoccupazione. Inoltre non fa-
ceva mancare alle sue corrisponden-
ti notizie sulla destinazione delle lo-
ro offerte, sui giovani che esse con-
tribuivano a sostenere, sui progressi
compiuti dalle opere. Egli si poneva
accanto a queste donne come sacer-
dote e come educatore, con l'auto-
revolezza dell'uomo dalla forte
esperienza spirituale e dalla profon-
da capacità di comunicare con Dio.
Una schietta familiarità
A sua volta Don Bosco si confi-
dava con le donne, in modo familia-
re, schietto, sempre con stima e fi-
ducia. Ad esse raccontava le diffi-
coltà via via incontrate, le sue angu-
stie. È un modo di atteggiarsi che
consentiva alle destinatarie delle let-
tere di rivolgersi al Santo con altret•
tanta schiettezza, spinta fino alla
formazione di qualche garbata cri-
tica.
Quale concetto aveva dunque
Don Bosco della realtà femminile?
Le autrici dell'esauriente studio af-
fermano che «Don Bosco manifesta
verso tutte le sue corrispondenti un
reale apprezzamento della dignità
della persona, delle sue esigenze, dei
suoi valori e capacità. Egli valorizza
concretamente le loro doti culturali,
le iniziative educativo-apostoliche,
la loro profonda sensibilità al be-
ne... Si rese conto che le sue interlo-
cutrici potevano dargli non solo un
aiuto di tipo economico, ma anche
spirituale e culturale», sempre in
funzione educativa e al fine di «gua-
dagnare anime».
In Don Bosco non è presente al-
cun atteggiamento di superiorità nei
confronti della donna. Dimostra
non solo di gradire e accogliere con
semplicità i loro consigli, ma li cer-
ca e li sollecita in varie oc:casioni.
Non è poco, se solo si considera la
mentalità dell'Ottocento cui più so-
pra si è fatto cenno . Ciò non toglie
che, figlio del suo secolo, anche
Don Bosco dimostri di tenere in
grande considerazione il ruolo ma-
terno e educativo della donna, in
consonanza con un'epoca che vede
la figura femminile soprattutto co-
me madre di famiglia ed educatrice
dei figli. Tuttavia egli, pur esaltan-
do la grande funzione della donna
come sposa e madre, riesce a coglie-
re in essa la capacità di esprimere
interessi e ideali che superano i con-
fini delle pareti domestiche. E pro-
prio coinvolgendo le sue interlocu-
trici nell'orbita della sua missione
educativa, dimostra di possedere
un'immagine della donna non
esclusivamente rinchiusa nella cer-
chia dei problemi familiari. Le be-
nefattrici di Don Bosco furono in
maggioranza Cooperatrici salesiane
e proprio l'appartenenza a questa
associazione che comportava com-
piti e impegni precisi, favorì in loro
un progressivo allargamento di inte-
ressi e di ideali di vita. In definitiva
si può con certezza affermare che,
nel suo rapporto con le donne, Don
Bosco rivela sì elementi tipici della
mentalità del suo secolo, ma al tem-
po stesso li supera, riconoscendo al-
la donna spazi di azione più ampi di
quelli esclusivamente privati, e mo-
strando di saper cogliere e valoriz-
zare le tipiche risorse della loro fem-
minilità.
1 MAGGIO 1992 29

3.10 Page 30

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sservatorio
di Pietro Moschetto*
missionario in Ecuador
Esattament~ due anni fa, un lune-
dì verso mezzogiorno, un folto grup-
po di indigeni (circa 200), provenien-
ti da varie regioni dell'Ecuador, oc-
cupa la grande chiesa di Santo Do-
mingo, uno dei centri religiosi stori-
camente più significativi di Quito.
Non è un assalto, ma certo un atto
clamoroso e la notizia rimbalza sulle
prime pagine dei giornali. Pochi
giorni dopo, la sollevazione si fa ge-
nerale. Per tre giorni il paese, in par-
ticolare la Sierra, è paralizzato: stra-
de interrotte, occupazione di terre,
mancanza di viveri nelle città, qual-
che atto di violenza.
La rivolta, sapientemente organiz-
zata, fu una vera esplosione sociale,
una dimostrazione di forza inaspet-
tata. Gli indigeni dissero chiaramen-
te che questa volta facevano sul se-
rio. E non chiedevano elemosine,
ma una concreta risposta alle loro
aspirazioni. Per «liberare» le vie di
comunicazione intervenne l'eserci-
to, ma era come la tela di Penelope:
eliminato un blocco stradale, ne sor-
geva subito un altro poco lontano.
EL
LEVANT AMIENTO
DE LOS
INDiGENAS
PROGRAMA
NACIONAL :
"500 ANOS DE
RESISTENCIA INDIA'
della «presenza di attivisti pseudo-
religiosi , stranieri ed ecuatoriani ,
che erano penetrati nelle organizza-
zioni indigene col solo fine di creare
il caos». Molte istituzion i popolari so-
lidarizzarono invece apertamente
con il «levantamiento». E siccome
ciascuno giudica i fatti secondo la
sua posizione e la sua coscienza,
l'atteggiamento della Chiesa fu su-
bito chiaro. I padri domenicani pro-
tessero il gruppo che aveva occupa-
to la chiesa di Santo Domingo. Gli
stessi indigeni manifestarono il per-
ché di questa scelta: «La Chiesa è
l'unica istituzione che ancora ci ri-
spetta e nella quale crediamo».
Vescovi, sacerdoti e operatori pa-
storali , riuniti in quei giorni in as-
semblea, con una lettera rispettosa
e franca al presidente della repub-
blica davano le ragioni del loro so-
stegno alle aspirazioni di tanta parte
della popolazione ecuatoriana. La
conferenza episcopale fu chiamata
come intermediaria nel dialogo tra il
governo e la confederazione delle
nazionalità indigene dell'Ecuador
(CONAIE).
GLI INDIO$
DELLA COLOMBIA
Il 4 luglio 1986 a Tumaco, In
Colombia, Giovanni Paolo Il di-
chiarò: «La Chiesa ha dedicato
sempre i suoi migliori sforzi al-
l'opera evangelizzatrice degli
indios; però bisogna ricordare
che essi sono stati costante-
mente emarginati dai beni della
società ed anche non evange-
lizzati o evangelizzati in manie-
ra insufficiente... La Chiesa non
può restare in silenzio e neppu-
re passiva di fronte all'emargi-
nazione di molti indios; per que-
sto li accompagna fortemente e
pacificatamente, come esige il
Vangelo, specialmente quando
si tratta di difendere i loro legitti-
mi diritti alla proprietà della ter-
ra, al lavoro, all'istruzione e alla
partecipazione nella vita pubbli-
ca del paese".
30 - 1 MAGGIO 1992
Un manifesto alternativo delle
celebrazioni colombiane.
Nello scontro con la forza pubblica
morì un indio. In Riobamba, capitale
del Chimborazo, si riunirono per i fu-
nerali oltre 50 mila indigeni : silenzio-
si , sfilarono per le vie della città, im-
pressionante concentrazione di una
razza in ebollizione.
SOLIDARIETÀ. Le reazioni agli av-
venimenti e alle richieste furono di-
verse. Il governo, per lo meno all'ini-
zio, i «terratenientes» e alcuni settori
della popolazione , abituati a consi-
derare gli indigeni come eterni mi-
norenni , incapaci di pensare, di or-
ganizzarsi, di far valere le loro ragio-
ni , qualificarono il tutto come un pro-
dotto della manipolazione di agitato-
ri professionisti con fini politici ever-
sivi. Si parlò di infiltratori cubani e
NON È FACILE CANCELLARE LA
STORIA. La sollevazione terminò
ufficialmente, ma il malessere so-
ciale continua. Il dialogo tra le parti
fu interrotto, ripreso e nuovamente
sospeso; continuò in alcune zone
l'occupazione delle terre, con rea-
zioni e scontri con le bande para-
militari dei «terratenientes» ; minac-
ce di nuove sollevazioni , rifiuto di
aderire al censimento.
La situazione oggi rimane fluida.
Non è facile cambiare in poco tem-
po una «tradizione» che si trascina
da secoli. E certamente, con un ac-
cordo puramente esterno, non è
possibile trasformare la mentalità
dominante che ha sempre conside-
rato , almeno nei fatti , gli indios co-
me esseri inferiori. D'altra parte, il
potere detonante degli abusi contro
i più deboli non ha limiti. E forse in
alcuni , o anche in molti , non c'è dav-
vero buona volontà.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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----------BS-
Istituto slovacco dei santi Cirillo e Metodio a Roma. Gli allievi più giovani.
LA RESISTENZA ATTIVA
DEGLI SLOVACCHI
ALL'ESTERO
di Andrea Pauliny
L'attività pastorale
degli slovacchi all'estero
negli anni bui del
regime, ha dato un
contributo notevole al
mantenimento della fede
nella loro patria.
g uando il Rettor Maggiore ri-
tornò dalla visita alle ispetto-
r i Bratislava e di Praga, disse
che Io aveva colpito un fatto: che i
salesiani durante quarant'anni di
persecuzione della Chiesa - una
persecuzione particolarmente crude-
le e violenta - siano riusciti a curare
le .giovani vocazioni, e in mezzo a
enormi difficoltà, continuare clan-
destinamente l'opera di Don Bosco.
Evidentemente l'intervento di
Dio ha superato la «cortina di fer-
ro » e servendosi degli uomini ha
predisposto piani di attività che in
questi quarant'anni si sono rivelati
provvidenziali.
Un po' di storia
Quando nel 1950 in Cecoslovac-
chia furono chiuse e confiscate le
case salesiane, i salesiani furono
dapprima rinchiusi, insieme ad altri
religiosi, in campi di rieducazione.
Poi alcuni furono processati e im-
prigionati, altri - soprattutto i più
giovani - furono costretti al servi-
zio militare o ai duri lavori forzati,
altri ancora furono dispersi.
In quegli anni tristissimi un grup-
po consistente di giovani preti e
chierici - circa 75 - riuscì a varca-
re clandestinamente la «cortina di
ferro» e a raggiungere l'Italia. I sa-
1 MAGGIO 1992 31

4.2 Page 32

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cerdoti furono ospitati nelle varie
case salesiane, mentre i chierici ven-
nero dislocati negli studentati per
completare i corsi di filosofia e teo-
logia. Diventati sacerdoti, alcuni di
loro rimasero in Italia, altri invece
partirono per le missioni.
Naturalmente questi salesiani
non cessarono di rimanere uniti spi-
ritualmente a quelli che erano rima-
sti in patria. E cominciarono a dar
vita a varie iniziative di sostegno.
Nel 1959 raccolsero quei ragazzi di
origine slovacca residenti all'estero,
che davano qualche segno di voca-
zione, per prepararli al sacerdozio.
E quando il gruppo ebbe una certa
consistenza, fu loro permesso di
formare una sezione slovacca pres-
so l'aspirantato di San Tarcisio in
Roma.
Sacerdoti e prelati slovacchi, tra i
quali il futuro cardinale Jozef Tom-
ko, attuale prefetto della Congrega-
zione per l'evangelizzazione dei po-
poli, pensando che l'opera avrebbe
potuto avere uno sviluppo promet-
tente, progettarono un seminario
minore alla periferia di Roma, sulla
via Cassia. Al seminario furono poi
aggiunte altre opere a favore degli
slovacchi residenti in patria o all'e-
stero e l'ente fu denominato «Istitu-
to slovacco dei santi Cirillo e Meto-
Giovani del seminario slovacco romano . .
32 · 1 MAGGIO 1992
dio». La prima pietra fu benedetta
da Giovanni XXIII nel 1963, e p.egli
ambienti vaticani l'istituto venne vi-
sto come «monumento ai santi Ci-
rillo e Metodio a 1100 anni dal loro
arrivo nella Grande Moravia». E
poté contare sugli aiuti economici
dei benefattori slovacchi · residenti
negli Stati Uniti e in Europa.
Il bilancio è stato positivo. In 30
e più anni di attività il seminario mi-
nore accolse circa 200 ragazzi slo-
vacchi, che ricevettero l'istruzione a
livello di ginnasio e di liceo nella lo-
ro lingua e una accurata educazione
religiosa e vocazionale. Dopo l'esa-
me di maturità molti giovani scelse-
ro la vita sacerdotale, mettendosi a
servizio delle diocesi o di una cqn-
gregazione religiosa. I più diventa-
rono salesiani. Alcuni di loro già la-
vorano nell'ispettoria slovacca fi-
nalmente liberata dopo la <<rivolu-
zione di velluto» del 1989.

4.3 Page 33

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----------BS-
Attività editoriale
degli slovacchi in Italia.
Attività editoriale
Nello stesso periodo altri salesia-
ni slovacchi aprirono in Belgio una
casa per giovani emigrati d'oltre
cortina. In questa casa vennero pre-
parati al lavoro e alla vita. Frequen-
tavano l'istituto tecnico salesiano di
Tournai e abitavano nel convitto a
Ramegnies-Chin.
Poiché il regime comunista non
permetteva la stampa di libri reli-
giosi, l'istituto dei santi Cirillo e
Metodio di Roma, per iniziativa di
sacerdoti diocesani e religiosi, die-
de vita a una casa editrice. E mol-
ti libri in lingua slovacca attraverso
vari canali furono inviati in patria.
In 25 anni furono pubblicati 600 ti-
toli per un complesso di tre milio-
ni di copie. I salesiani in particola--
re hanno curato alcuni testi per la
catechesi, per esempio il «Dejiny
spasy» (Storia della salvezza), che
avrà molte ristampe.· Di questo li-
bro un eminente prelato slovacco
disse: «È un libro veramente bello e
molto utile. Se i salesiani all'estero
non avessero fatto nient'altro che
questo libro, avrebbero già fatto
molto per la nostra Chiesa persegui-
tata». È consolante che sacerdoti
pellegrini a R0ma oggi dicano: «Io
devo la mia vocazione sacerdotale
alla lettura dei libri che avete stam-
pato per noi». Il mensile «Solven-
ské Hlasy Z Rima» (Voci slovacche
a Roma) viene spedito oggi in tremi-
la copie, specialmente agli slovacchi
ali' estero .
Accanto all'attività editoriale i
salesiani slovacchi già da oltre ven-
t'anni preparano le trasmissioni ra-
diofoniche in slovacco per la Radio
Vaticana. Ogni martedì viene con-
fezionato un programma specifico
per i giovani e il venerdì un pro-
gramma catechistico. Un salesiano
slovacco a Monaco di Baviera pre-
para da anni programmi religiosi
per la emittente «Europa libera» e
per altre stazioni radiofoniche. Un
altro, residente nell'istituto roma-
no, cura le trasmissioni settimanali
di carattere religioso in lingua slo-
vacca per la «Voce d'America».
Anche questo apostolato radiofoni-
co è seguito e apprezzato in patria,
come documentano le migliaia di
lettere degli ascoltatori.
Del resto ovunque si sono trovati,
i confratelli slovacchi hanno dato
vita a ogni tipo di apostolato. In
Svizzera, Germania e Belgio sono
incaricati della pastorale delle co-
munità slovacche, sotto la direzione
di mons. Domenico Hrusovsky, da
molti anni rettore dell'Istituto slo-
vacco a Roma, incaricato dalla San-
ta Sede per questo lavoro.
La coraggiosa e inventiva presen-
za degli slovacchi all ' estero è stata
di grande utilità sia per chi fu co-
stretto a espatriare, sia per chi rima-
se in patria tra enormi difficoltà. E
fu davvero provvidenziale il dirotta-
mento nell'ospitale Italia, dove è
sorto un apostolato clandestino che
in qualche misura ha dato una ma-
no a smantellare un regime crudele
~ violento e a conservare la fede.
Andrea Pauliny
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Alla scoperta della fede
Chi sono? Una vita dopo la vita.
Introduzione a Gesù. Diventa uo-
mo di preghiera. Segni dei tempi.
Guida facile alla Bibbia
Perché leggerla. Comprendere il
messaggio. La Bibbia pezzo per
pezzo. Che cosa cercare? Chi è
Gesù?
Vivere da cristiani
Stile di vita di Gesù. Fede operosa.
C'è bisogno della Chiesa? Fede
condivisa. Il regno di Dio. Veri uo-
mini.
Scoprire la preghiera
Dio ci ascolta? Come pregare. Pre-
gare insieme. Culto e vita. Per che
cosa pregare? Ascoltare Dio.
Questo credono i cristiani
Un messaggio per l'umanità. Un
nuovo inizio . La vita dopo la mor-
te. Un mondo lacerato. La vita ha
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1 MAGGIO 1992 - 33

4.4 Page 34

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Torino. Basilica di Maria Ausiliatrice. La grande statua della cupola (particolare) .
Un pellegrinaggio a
Valdocco, la terra delle
umili origini del!'opera
di Don Bosco. Oggi
centro di attività
giovanili e di devozione
mariana.
B envenuti nella «casa di Don
Bosco», in questa «terra santa
salesiana», bagnata con i suoi sudo-
ri per 42 anni. Qui tutto parla di lui:
oltre alla Cappella Pinardi, le due
altre chiese, i porticati, la Casa Pi-
nardi, le Camerette. Anche il cortile
è stato testimone delle sue meravi-
glie.
34 · 1 MAGGIO 1992
Foto Scalabrino

4.5 Page 35

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----------BS-
'
~ I> ~
,,,~~iii=;===OUsi .
VALDOCCO OGGI
I La rivista del Santuario, diretta
da don Gianni Sangalli: Un valido
sussidio per la devozione
mariana popolare.
Una guida autorevole
Don Pietro Zerbino è vissuto pra-
ticamente tutta la vita a Valdocco .
Direttore del Bollettino Salesiano
per oltre vent'anni, segretario e bio-
grafo di don Berruti, don Zerbino
incarna da sempre nelle conversa-
zioni e nella direzione spirituale lo
spirito inconfondibile dei salesiani
della prima ora. È lui che ci accom-
pagna per questa veloce visita-
pellegrinaggio a Valdocco.
I A sinistra, le camerette di
Don Bosco. Qui sotto, Don Bosco
tra i ragazzi in un dipinto del Crida.
Giovani pellegrini davanti alla Basilica.
ccli rischio dei pellegrini di oggi è che siano distratti dagli edifici mo-
derni che ormai circondano la Valdocco storica», dice l'attuale rettore
della basilica e del Centro Mariano, don Gianni Sangalli: ccMa anche
dal grande movimento di persone e di attività: non è facile entrare nel-
lo spirito di questa terra, se non si cerca di trovare un po' di spazio per
il raccoglimento e la preghiera».
Gli chiediamo: «Cos'è Valdocco oggi?». ccValdocco oggi è quella di
ieri», risponde: «la terra dove un uomo, guidato da Maria, si è fatto san-
to spendendo la vita per i suoi giovani». .
Giovani e devozione mariana, dunque. E quanto è stato voluto dal
Rettor Maggiore e dal suo Consiglio sin dal 1980, quando fu awiato
il «Progetto Valdocco».
·
«Valdocco è certamente un grande museo e rappresenta un impor-
tante patrimonio di storia salesiana», prosegue don Sangalli, «ma è so-
prattutto un centro di attività pastorali. Valdocco oggi presenta una
gamma completa delle opere salesiane. C'è un grande oratorio giova-
nile, una parrocchia popolare, la scuola professionale, una scuola me-
dia con il ginn·asio. Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno un complesso
scolastico che va dalla scuola materna ai corsi superiori sperimentali.
C'è il santuario, che è naturalmente il cuore di Valdocco». ·
Direttore e parroco per parecchi anni in Lombardia e per quattro an-
ni direttore del Centro Catechistico di Leumann, don Sangalli è oggi
anche direttore dell'Ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi di
Torino. «Valdocco con le sue strutture è evidentemente anche a servi-
zio della Chiesa locale», dice. «In particolare è molto apprezzato il ser-
vizio delle Confessioni in santuario. La vastità dei cortili e della basilica
permettono poi di ospitare molti incontri diocesani di grande partecipa-
zione: per ammalati, per i giovani, per gli anziani. Il nostro corso di teo-
logia per laici da sempre supera i confini della nostra zona».
Come ai tempi di Don Bosco, Valdocco viene presa d'assalto soprat-
tutto il giorno della festa di Maria Ausiliatrice. Sin dalla veglia notturna
la basilica è gremita da mi9.liaia di fedeli. Partecipano alla processione
almeno 30 mila persone. «E in questo modo che la presenza materna
di Maria si rende presente oggi_ come ai tempi di Don Bosco», conclu-
de don Sangalli. «Egli diceva: "E lei che ha fatto tutto!": e noi vogliamo
che questa sia ancora la sua casa».
1 MAGGIO 1992 - 35

4.6 Page 36

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Ragazzi e animatori dell'Oratorio - Centro giovanile di Valdocco.
Una presenza vivace nel territorio.
dalla cecità una ragazzina; nella sua
cameretta guarisce una ragazza pa-
ralitica (il miracolo deciderà la vo-
cazione di uno dei presenti, il Conte
Cays, che si farà sacerdote salesia-
no) . Moltiplica le castagne e il pane,
le Ostie. Le moltiplicazioni delle
Ostie furono quattro: la prima,
quella del 1848, avvenne nella cap-
pella Pinardi. Don Bosco, richiesto
quali sentimenti avesse provato, ri-
spose: «Ero commosso, ma tran-
quillo. Pensavo: è un miracolo più
grande quello della consacrazione
che quello della moltiplicazione».
La quarta moltiplicazione avven-
ne nel 1885, nella Basilica di Maria
Ausiliatrice, all'altare di San Pietro
(dove oggi s'innalza quello monu-
mentale di Don Bosco). Erano pre-
senti i duchi di Norfolk: con poche
ostie, preparate per i Duchi, Don
Bosco poté comunicare circa 200
persone, che nel frattempo si erano
affollate attorno all'altare (era il 24
maggio, festa di Maria Ausilia-
trice)».
«A Valdocco la figura di Don Bo-
sco domina ovunque», dice. «Pen-
siamo alle partite di gioco animatis-
sime, ai sogni che ebbero come sce-·
nario questo cortile, alle conversa-
zioni familiari di Don Bosco che fa
circolo con i suoi ragazzi.
È l'intervento della Divina Prov-
videnza che porta Don Bosco a Val-
docco. Egli con i suoi ragazzi è
sfrattato da ogni parte. Desolato al
pensiero di doverli abbandonare,
sente il cuore gonfio: per la prima
volta si sentì commosso fino alle la-
crime. Diceva: «Mio Dio!, perché
non mi fate conoscere il luogo dove
volete che io raccolga questi fan-
ciulli?». Giunge, come sappiamo,
un certo Soave Pancrazio che, a no-
me del signor Pinardi, gli offre in
affitto una misera tettoia, che Don
Bosco trasforma in cappella. Que-
sta fu la prima basilica salesiana!
L'opera della redenzione del mondo
è nata nello squallore di Betlemme.
E ogni volta che sorge una nuova
grande opera di redenzione, si rin-
nova la Betlemme di Gesù!».
· L'attuale cappella Pinardi sorge
sull'area della prima cappella-
36 - 1 MAGGIO 1992
tettoia e fu ricostruita nel 1928, ari-
cordo dell'antica. Nel settembre del
1846 Don Bosco vi aveva collocato
una statua della Consolata, che si
può vedere ancora oggi, unico cime-
lio rimasto della prima cappella.
Qui Don Bosco fece il suo oratorio
per sei anni. In quali condizioni ce
lo racconta lui stesso nelle sue "Me-
morie'': «Nella cappella, d'inverno
e nel tempo piovoso eravamo alla-
gati; d'estate eravamo soffocati dal
caldo e dal tanfo eccessivo».
Terra di miracoli
Continua don Zerbino: «Don Bo-
sco più volte affermò che nella na-
scita della sua opera, il soprannatu-
rale era abbondato. E per Pio XI
quei miracoli furono dettati dalla
«divina eleganza delle circostanze» .
Ma non per questo furono meno
strepitosi. Si può dire che ogni am-
biente di Valdocco è stato testimone
di qualche avvenimento straordina-
rio. Guarisce uno storpio alla porta
del santuario; nella sacrestia libera
ll Santuario
di Maria Ausiliatrice
La basilica fu consacrata nel
1868. «24 anni prima della consa-
crazione, Don Bosco l'aveva vista
in visione», dice don Zerbino. «E il
giorno della consacrazione, il 9 giu-
gno 1868, Don Bosco diceva: il
Signore, è Maria Santissima che si
degnarono di servirsi di un povero
prete per compiere tali opere. Di
mio non ci ho messo proprio nulla,
perché la Madonna si è fabbricata
la sua chiesa"».
Negli Annali della Società Salesia-
na, si legge: «Chiesa veramente mi-
racolosa: miracolosa per essere sta-
ta mostrata molto tempo prima al
Santo; miracolosa perché Don Bo-
sco, povero e padre di poveri, poté
innalzarla solo con mezzi provvi-
denziali; miracolosa per il fiume di
grazie che non ha cessato di scaturi-
re da essa come da fonte inesauribi-
le; miracolosa infine per i sontuosi
restauri cominciati mezzo secolo
dopo la morte del fondatore e con-
dotti a termine in modo che a de-
scriverlo parrebbe favola» .
Elvira Bianco

4.7 Page 37

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----------BS-
I NOSTRI SANTI
Una scrittrice,
exallieva delle FMA,
riscopre Santa Maria
Domenica Mazzarello e
riscrive con freschezza la
giovinezza di questa
donna semplice,
destinata a diventare
con Don Bosco la
confondatrice di un
grande Istituto Religioso.
H o dovuto ricredermi sulla fi-
gura di Maria Mazzarello . Sin
dagli anni giovanili la conoscevo
pochissimo e il suo ritratto si era
conservato in me piuttosto sfocato .
Non avevo colto la sua volitività e la
freschezza di spirito. E la sua auda-
cia, considerevole per una ragazza
di quell'epoca e di quella estrazio-
ne, che la portò a essere coraggiosa,
ottimista e pronta a tutto, all'om-
bra di quell'Uomo di irripetibile
personalità quale fu Don Bosco.
A farmi ricredere sono stati fon-
damentalmente due libri: «Una
Donna di ieri e di oggi», di Maria
Pia Giudici, e «Le Lettere di Santa
Maria Domenica Mazzarello», cu-
rate da suor Esther Posada, un epi-
stolario pieno di spiritualità, spon-
taneo di fede e di freschezza, non
scevro di poesia. Non ultima, la
conversazione con uno dei marchesi
Doria, il quale mi tramandò parte
LDC, Trevis an.
dei suoi ricordi di famiglia sullo sti-
le di vita semplice, povero, laborio-
so, lieto e colmo di ricchezza inte-
riore della «Main» giovane.
Così posso ora guardare a questa
donna come a una persona raggiun-
ta e ritrovata e non più come a una
forestiera.
Una ragazza piena di vitalità
Maria Mazzarello, primogenita
di dieci fratelli, nacque a Mornese,
paese fatto di una manciata di pie-
cole case sperduto tra le colline del-
1'Alessandrino. Nacque nella fra-
zione dei Mazzarelli da genitori di
fede profonda. Per Maria, il padre
era l'oggetto di tutta la sua ammira-
zione e del suo affetto appassiona-
to, anche se egli non le rendeva sem-
pre facile e tranquilla la vita, cosa
questa affidata alla larga capacità
comprensiva della madre che sape-
va rendere roseo ogni avvenimento
grigio e sfumata ogni dipendenza.
Maria ereditò dal padre e dalla
madre qubtè prerogative che, fuse
1 MAGGIO 1992 37

4.8 Page 38

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FJ.4IGAILDIOUEL:AB, rRoA
CCIA DI F~~o
E' FATICA
,
STARTI ALLA PARI .
Maria Domenica lavora nei campi col padre dimostrando una resistenza incredibile. Le illustrazioni sono tratte dal
fumetto «Lei la prima», di Lubich-Trevisan.
Tramite la guida di don Pestari- fantasma del castello di Montaldeo
no, il saggio consiglio del padre e che, per sommo tedio o per dare pa-
l'aiuto della carissima amica Petro- ce al suo spirito tormentato, usciva
nilla, capì il valore della confessione dal castello.
che le costava tanto. Priva ormai «Main» sapeva superare ogni
dell 'arroganza primitiva continuò a ostacolo, perché dotata di quel sen-
praticarla a cuore aperto, non per- so del reale e del dovere che la por-
mettendosi più il lusso di criticarla. tarono anche poi ad aiutare il padre
Ragazza piena di vitalità e d'ener- in difficoltà nei lavori dei campi e
gia con tutte le prerogative di una dei vigneti, mantenendo un ritmo
normale femminilità in sboccio che tale con il quale pochi uomini pote-
la portavano ad essere orgogliosa, vano gareggiare, pur non infran-
ambiziosa del suo fascino non indif- gendo mai la sua primaria funzione
insieme, le crearono interiormente
quella personalità forte e umile, in-
dipendente e saggia che l'accompa-
ferente, traumatizzò non poco, per
un certo tempo il saggio e fin trop-
po apprensivo genitore, il quale non
sapeva che Maria, detta «Main» in
dialetto piemontese, si era già vota-
ta alla verginità.
Anche l'amicizia di Petronilla,
che di cognome anche lei faceva
di aiuto alla madre nella numerosis-
sima famiglia e conservando intense
le sue scelte di vita. Aderì pronta-
mente alla particolare e nuova pro-
posta di Angela Maccagno, maestri-
na di Mornese, collaboratrice di
don Pestarino nell'educazione reli-
giosa delle donne e delle giovani, di
far sorgere in Mornese un'associa-
I
gnò per tutta la vita.
Probabilmente nell'anno 1848, la
famiglia lasciò i Mazzarelli per la
Valponasca, cascina dei marchesi
Doria, dei quali già lavorava le terre
Mazzarello pur non essendo impa-
rentata con Maria, le fu di immenso
aiuto nella vita. La prima cosa che
le aveva accomunate era la passione
per l'Eucaristia e la conseguente
zione femminile denominata «Figlie
dell'Immacolata», la quale lavoras-
se nell'incognito e nel silenzio per il
servizio di Dio e del prossimo.
I
i
ed i vigneti. Maria vi passò una fan- presenza in chiesa di entrambe ogni
ciullezza gaia e serena. Qui tutto era
schiettezza e semplicità e, plasmata
mattina alla prima messa, malgrado
la lontananza, l'inerpicarsi e lo
Decise di fare la sarta
da quell'ambiente, crebbe, raggiun- scendere per colline, qualunque fos- Proprio per attuare in pieno la
gendo mano a mano, anche me- se il tempo che si annunciava o si fa- sua disponibilità al servizio, quando
diante l'aiuto del «previn» don Pe- ceva sentire. Sfidando, oltre il mal- nel 1860 scoppia il tifo a Mornese,
starino, un equilibrio mentale e spi- tempo e il buio, la leggenda riguar- Maria, piena di salute e di vitalità,
rituale perfetto.
dante le, apparizioni notturne del cosciente della possibilità di conta-
38 - I MAGGIO 1992

4.9 Page 39

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----------BS-
I:.' IL SIGNORE C..UE
DOBBIAMO RINGR-6.7.IARE,
ZIO!
La giovane «Main» si presta ad assistere la famiglia degli zii colpiti dal tifo
(LDC, Trevisan).
lata. E guardando a questo piccolo
e impegnato seme, Don Bosco poté
trovare la risposta al suo progetto
per l'educazione femminile.
Nell'Epifania dell'anno 1872, in
occasione della visita a Varazze di
don Pestarino, Don Bosco che si
trovava convalescente da una lunga
malattia, conferì con il «previn» in-
formandosi quale fosse lo spirito
che animava le quattro Figlie del-
l'Immacolata che facevano già vita
comune. Lo pregò di radunarle,
comprese tutte quelle che avevano
scelto di vivere in famiglia, onde
formulassero il loro voto per for-
mare il Capitolo, la Superiora, le
Assistenti. Don Pestarino ubbidì e il
29 gennaio 1872 furono ventisette le
giovani che si adunarono. In primo
scrutinio ebbe la maggioranza asso-
luta dei voti, ventuno su ventisette,
Maria Mazzarello, la quale venne
così eletta superiora, nonostante le
sue proteste.
gio e timorosa che ciò potesse avve-
nire, si prestò ad assistere la fami-
glia degli zii colpiti dal tifo. Ma il
presentimento si avverò e Maria
prese il contagio. E per 52 giorni la
morte le fu sempre vicina, accettata
da lei, così energica e decisa, tanto
da non voler più il medico al capez-
zale, bensì il Viatico e l'Estrema
Unzione. Invece guarì, ma non poté
più riprendere il lavoro dei campi.
Ricercò nella preghiera un nuovo
modo di servizio. Decise allora di
fare la sarta e, seguendo il consiglio
dei suoi e di don Pestarino , imparò
presso il sarto di Mornese il mestie-
re insieme all'amica Petronilla. Eb-
be così l'intuizione di aprire un pic-
colo laboratorio che si colmò ben
presto di giovani compaesane ap-
prendiste, annettendo in seguito un
piccolo ospizio per ragazze abban-
donate.
Proprio in quel tempo avvenne
l'incontro tra Don Bosco e don Pe-
starino che porterà alla costruzione
del grande collegio per i ragazzi a
Mornese. Già nel giugno del 1867 si
terminava il nuovo edificio e, porta-
ta a compimento la cappella, Don
Bosco vi celebrò per primo la mes-
sa. La conoscenza e la presenza di
Don Bosco orientarono la vita di
Maria Domenica e di alcune delle
sue compagne verso una scelta e
uno stile totalmente dediti alle ra-
gazze del paese, differenziandosi
così dalle altre Figlie dell'Immaco-
Maria Teresa Graglia,
«Il testardo di Dio",
pagg. 224, lire 22.000.
Editrice «il punto»,
via Piave, 3 - 10122 Torino,
te/. 011/839.51.39.
È un libro-testimonianza in
cui l'Autrice racconta la storia
autentica di Don Bosco attra-
verso le narrazioni attorno al
fuoco della nonna.
Figlie di Maria Ausiliatrice
Per un susseguirsi di circostanze,
Maria Domenica e le sue compagne
si trasferirono al collegio di Borgo
Alto che in un giorno lontano, pas-
sando da quelle parti, si era vista
sorgere innanzi come per incanto
tanto da lasciarla confusa e traso-
gnata a dismisura al punto di farsi
imporre da don Pestarino di non
pensarci più e non parlarne a chic-
chessia perché frutto soltanto di al-
lucinazione o di vaneggiamento.
· La cerimonia della vestizione del-
le future religiose si compì il 5 ago-
sto dello stesso anno, e in quel gior-
no dedicato alla Madonna della ne-
ve, Don Bosco impose loro il nome
di «Figlie di Maria Ausiliatrice».
Maria Mazzarello tenne la dire-
zione dell'Istituto con il nome di Vi-
caria fino al 14 giugno 1874, quan-
do su richiesta delle consorelle e con
l'approvazione piena di Don Bosco
ne fu eletta Superiora Generale.
La sua figura semplice, ma dota-
ta di sano realismo, di capacità di
governo, di relazione autentica, in-
cise profondamente nell'avvio del
nuovo Istituto, di cui fu «madre»
fino al dono totale della sua vita a
44 anni.
o
1 MAGGIO 1992 39

4.10 Page 40

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Borsa: Card. Cagliero, a cura
dell'lspettoria Salesiana di Ba-
hia Bianca L. 3.030.000- Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, implo-
rando protezione e aiuto per i
figli Federico e Francesco, a cu-
ra di N.N. L. 1.500.000 - Bor-
sa: In memoria del fratello Al-
do, exallievo di Valsalice, a cu-
ra di Zorio Man fredo L.
I .000.000 - Borsa: Maria Au-
siliatrice e S. Giovanni Bosco,
invocando protezione in vita e
in morte, a cura di Parlanti Hia
L. I .000.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, invocando protezione in
vita e in morte, a cura di Par-
lanti Amelia L. 1.000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cu-
ra di Zini Maria L. 1.000.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, ringraziando della
loro protezione, a cura di Sco-
lari Giuseppe L. I .000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, per
ringraziamento e invocando
protezione sulla famiglia, a cu-
ra di Maggi Mario L. 1.000.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio, a
cura di De Filippi Prilli Umber-
to L . 1.000.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Don Rinaldi, per ringraziamen-
to e protezione, a cura di A.R.
L. 500.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, S. Giovanni Bo-
sco, per grazia ricevuta e invo-
cando continua protezione, a
cura di A.M.C. L. 500.000 -
Borsa: S. Cuore, Maria Ausi-
liatrice , Santi Salesiani, in rin-
graziamento, a cura dei coniugi
G. Cunoli -. L. Muratori L.
500.000 - Borsa: Beato Filip-
po Rinaldi, in suffragio dei de-
funti, a cura di D. Savazzi L.
500.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, invocando
protezione in vita e in morte, a
cura dei Coniugi C/R L.
500 .000 - Borsa: Don Bosco,
a cura di Raffaella-Novi L., L.
300.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani, a cura
di Figazzolo Antonietta L.
300.000 - Borsa: In memoria
del salesiano Pietro Robaldo, a
cura del Dott. Emilio Nascim-
bene-PV L. 250.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, ringraziando e invo-
cando protezione in vita e in
morte, a cura di Marino Sofia
L. 250.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bo-
sco, in memoria di Mamma En-
borse di studio
per giovani missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
.
Una povertà dalle mille espressioni.
richetta, a cura di Mombellar-
do Antonietta L. 220.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, per ringraziamento
e protezione, a cura di Bioletti
Ignazio L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico, Savio, ringraziando
e invocando protezione per la
famiglia, a cura di mamma e
nonna E.C. L. 200.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Don Rinaldi, implorando
protezione in vita e in morte, a
cura di M. C . Dogliani L.
200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco,
ringraziando e invocando con-
tinua protezione, a cura di Bar-
bon S. L. 200.000 - Borsa:
Don Bosco - 5a Borsa, a cura di
Spatà Diego L. 200.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, per protezione della fa-
miglia, a cura di Goria Rina L.
200.000 - Borsa: Don Bosco,
a cura di Gola Caterina L.
200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, a cura di Mastini Al-
berto L. 200.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, invocando
guarigione del fratello Alberto,
a cura di Scupelli Rosa L.
200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco, a
cura di Angiolina Musso L.
200.000 - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Don Bosco, per grazia
ricevuta, a cura di Albergina
Maria L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e s_ Giovan-
ni Bosco, invocando protezio-
ne, a cura di N .N ., Milano L.
200.000 - Borsa: Don Bosco,
ringraziando e invocando pro-
tezione, a cura di Tamburini
Anna L. 200.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, invocando
protezione, a cura di Tardito
Luigia Siri L. 200.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco, invocando prote-
zione per i nipotini Dino - Luca
- Giuseppe, a cura di Massano
Licordino L. 200.000
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco e Don Braga, per prote-
zione della famiglia, a cura di
N.N . - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco e Domenico
Savio, a cura di Bianchi Maria
- Borsa: Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani, proteggete
Piero-Domenico e Paolo Ma-
ria, a cura dei genitori - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e Don
Bosco, ringraziando e invocan-
do protezione, a cura di G .P.D .
- Udine - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, S. Giovanni Bosco, a
cura di Rosa Gaglione - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, ringraziando e invo-
cando protezione, a cura di
A.B.D.S.P. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Santi Salesiani,
ringraziando e invocando pro-
tezione, a cura di Parlani Gior-
gina - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, a cura di To-
raro Antonietta - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in suffragio di mio ma-
rito e familiari defunti, a cura
di Pr\\sco Concetta - Borsa: S.
Giovanni Bosco, in memoria e
in suffragio di mia moglie e dei
miei cari, a cura di Andriollo
Silvestre - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Santi Salesiani, a cura
di Ivana e Giorgio Mensitieri -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco, per protezione
della salute dell'anima e del.
corpo, a cura di Baldi Maria
Laura - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Domenico
Savio, per ringraziamento, a
cura di Grezza na Lucia - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Rosa Gariglio - Borsa: Don
Bosco, a cura di Gigliola Betù
Lavato - Borsa: S. Giovanni
Bosco, in suffragio dei miei de-
funti, a cura di Biggi Tomasina
Rocca - Borsa: Maria Ausilia-
trice, Don Bosco, Domenico
Savio, proteggete Piero Dome-
nico e Paolo Maria, a cura dei
genitori - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Don Bosco, in suffra-
gio di Paolo Terranova e del fi-
glio Giuseppe, a cura della mo-
glie e madre - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco, a cu-
ra di Bertello Domenica Bianco
- Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, per grazia ricevuta,
a cura di N.N. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Santi Salesiani, a
cura di Rallo Grazia - Borsa:
Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
in suffragio dei familiari defun-
ti, a cura di Rossi Antonietta -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don
Bosco, Domenico Savio, invo-
cando speciale protezione per
mia nipote, a cura di Cesarino
Bongiovanni - Borsa: · Don
Bosco, a cura di Argilli Riccar-
do - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco , Sr. Eusebia, a
cura di Ex allieva Faenza -
Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, ringraziando e in-
vocando protezione, a cura di
Guastelli Angelo - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di Toni-
nelli Antonia - Borsa: Maria
Ausiliatrice, per grazia ricevu-
ta, a cura di Berteselli Laura -
Borsa: Maria Ausiliatrice e
Santi Salesiani, a cura di G.M .,
Vigone - Borsa: In memoria e
suffragio di Piglione Fausto, a
cura della moglie - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, per ringraziamento e pro-
tezione, a cura di Isa Sarlo.
40 - 1 MAGGIO 1992 ·

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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A
A 'I
VALENTINI sac. Eugenio, salesiano, t a Roma
il 12/1/1992 a 86 anni.
Nato a Spezzano (Modena), primogenito di una
famiglia di agricoltori, entrò a contatto con i sale-
siani nel 1917 a Valdocco, dove frequentò le clas-
si ginnasiali. Ord[nato prete nel 1931, l 'anno do-
po consegul la laurea in teologia alla Gregoriana
di Roma. Tranne due anni passati tra gli sfollati a
Bagnolo Piemonte e altri due come cappellano
delle Figlie di Maria Ausiliatrice ad Arigliano, la
sua attività si svolse quasi esclusivamente nel
Pontificio Ateneo Salesiano prima a Torino e poi
a Roma. A Torino fu direttore dei filosofi al Re-
baudengo e poi dei teologi alla Crocetta, dove per
quattro anni fu anche Rettor Magnifico. Diresse
per molti anni la rivista Sa/esianum dell'UPS.
Fondò e diresse la Rivista di Pedagogia e Scien-
ze Religiose delle FMA. Gli anni di Torino passati
sotto la guida di don Valentini, sono ricordati da
quanti li vissero con struggente nostalgia. Si era
creata una vera condivisione di affetti, un grande
entusiasmo per la vita salesiana. E don Valentini
era il motore silenzioso di tutto. In quegli anni egli
diede un contributo determinante alla nascita e
allo sviluppo dell'Istituto Internazionale di Peda-
gogia e Scienze Religios"e delle Figlie di Maria
Ausiliatrice. Ne fu il direttore dal 1954 al 1970.
Quando l'Ateneo Salesiano si trasferì a Roma,
don Valentini fu per alcuni anni delegato centrale
della formazione presso la Casa Generalizia, poi
ritornò al suo Ateneo nuovamente come direttore.
Col passare degli anni lentamente la sua attività
si ridusse, ma collaborò ancora per molti anni col
Centro Studi di storia delle Missioni Salesiane, e
fu guida spirituale preziosa per salesiani e FMA.
Un merito specialissimo di don Valentini fu quello
di aver pubblicato le biografie di don Vismara,
don Camilleri e don Quadrio, che indicò quali mo-
delli di vita sorti nell'ambito dell'Ateneo Salesia-
no. Fu lungimirante e sapiente soprattutto il suo
interesse per don Quadrio, dei quale è stata av-
viata felicemente la causa di canon izzazione.
BROSSA sac. Michele, salesiano , t Torino il
21/1/1992 a 72 anni.
Esercitò la sua preziosa attività di maestro di
musica e di insegnante di lettere in varie case sa-
lesiane e, dal 1956, a Torino-San Paolo. Convinto
figlio di Don Bosco, si dedicò soprattutto all'inse-
gnamento. Maestro non solo in cattedra, ma an-
che nel rapporto allegro e incoraggiante con i
suoi ragazzi.
Ziggiotti, allora responsabile degli studi della con-
gregazione e futuro Rettor Maggiore. Questa
esperienza ricca di salesianità, attinta a contatto
con salesiani di tante nazioni, segnò la sua vita
per sempre. Gli ultimi anni li trascorse al Cagliero
di Ivrea, ancora a contatto con i ragazzi.
PONCINI Pietro , exallievo, t Asti a 90 anni.
Collaborò alla nascita del primo oratorio di Asti,
là dove un tempo venne allestito un campo di
concentramento per i prigionieri della prima guer-
ra mondiale. La sua collaborazione fu sempre at-
tiva, anche se negli ultimi anni fu condizionata
dalla malattia. Sostenitore e generoso benefatto-
re , ha dato esempio di vita e di impegno cristiano
insieme con la moglie Mariuccia, donna di Azione
Cattolica, sposa e madre esemplare, che lo ha
preceduto nella Casa del Signore. Pur ammalato,
non rinunciò a ricevere l'Eucarestia e a seguire i
programmi religiosi alla televisione, mantenendo-
si aggiornato fino all 'ultimo sulla vita salesiana.
GESUELE prof. Raffaele , exalllevo e coopera-
t tore, Sondrio ii 27/6/1991 a 62 anni.
Primo di sei figli, nacque da una famiglia pro-
fondamente cristiana. Studiò presso i salesiani a
Pedara (CT). Con la sua vita offrl una testimo-
nianza di onestà e di fede che seppe trasmettere
ai suoi tre figli. Fu un marito affettuoso e un uomo
equilibrato. Docente di matematica al Liceo
scientifico di Salerno, si spense al termine di una
mattina di esami presso il Liceo di Sondrio.
BOETTI sig. Giorgio, salesiano, t Torino ii
10/7/1991 a 91 anni.
Dedicò la prima parte della sua vita salesiana
a insegnare l'arte del calzolaio nelle case di Vero-
na, Venezia e Torino-Rebaudengo. Amava stare
con i giovani in laboratorio, nella scuoia, in chie-
sa, ma soprattutto in cortile, dove era l'anima del-
la ricreazione. Nel 1949 dovette abbandonare la
direzione del laboratorio per accudire il fratello
Giacomo, anch'egli salesiano, colpito da paralisi
progressiva. Lo aiutò con fede e amore a portare
la croce. Dopo la morte dei fratello divenne il so-
lerte sacrestano del nuovo Santuario al Colle Don
Bosco. Per vent'anni svolse il suo lavoro con de-
dizione e fede, trovando anche il tempo, nono-
stante l'età, di awicinare i ragazzi durante le ri-
creazioni, creando una simpatica corrispondenza
di amicizia.
COLOMBO suor Pierina, Figlia di Maria Ausi-
liatrice, t Bibbiano (Reggio Emilia) ii 30/12/1991
a 81 anni.
Suor Pierina è uno dei tanti capolavori di bontà,
di preghiera e di nobiltà di cuore che il Signore ha
donato all'Istituto. Negli ultimi anni la sordità an-
ziché chiuderla in se stessa le aprì nuovi spazi di
comunicazione sia con Dio che con le consorelle .
Non si è mai sentito un lamento sulle sue labbra,
neppure nel lungo periodo della malattia.
MONGIANO suor Rosa, Figlia di Maria Ausilia-
trice, t Nizza Monferrato (Asti) il 27/12/1991 a 79
anni.
Nel clima di fede respirato nella sua famiglia,
numerosa e benedetta da Dio, maturarono la sua
vocazione e quella dei suoi fratelli, missionari del-
la Consolata. L'obbedienza le ha affidato incari-
chi delicati e di fiducia che ha svolto con disponi-
bilità e spirito di sacrificio. Una grave infermità
agli occhi le ha procurato notevoli sofferenze, che
accettò nella pace.
FURLANETTO sac. Giovanni, salesiano , t Va-
razze ii 4/2/1992 a 89 anni.
Maestro elementare, fu inviato dall 'allora Mini-
stero dell'Istruzione a insegnare nella scuola ita-
liana di Haifa (Israele). Amava insegnare e stare
con i giovani. L'incontro con don Piccollo e ii bea-
to Filippo Rinaldi fu determinante e si fece sale-
siano a 24 anni. E continuò a stare con i ragazzi
insegnando. Nel 1937 divenne segretario di don
UGUES Maria Vittoria, cooperatrice, t Torino il
10/11/91 a 76 anni.
Madre di sette figli , tutti exallievi. Da sette anni
costretta alla dialisi trisettimanale, abbracciò que-
sta croce con la medesima fede con cui attese al-
la sua fam iglia. Per svariati decenni, finché la ma-
lattia non glielo impedl, testimoniò con un un ser-
vizio umile e generoso il suo amore per le missio-
ni salesiane nel laboratorio «Mamma Margherita"
del Centro cooperatori del Richelmy.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istitu,to
Salesiano per le Missi0ni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mi~
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguit1
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e dàta)
(firma per disteso)
I MAGGIO 1992- 41

5.2 Page 42

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,.
r A CUORE APERTO
si pronunciavano. Finalmente così è stato. Con un mese di an- rere all 'intervento chirurgico. In-
ho ripreso vita. Ora dopo un me- ticipo è nato un bel bambino che vocai con fede i nostri Santi
Una mia amica subì un interven-
to al cuore. Sembrava che tutto
fosse andato bene ma dopo due
mesi la situazione precipitò tan-
to da doversi sottoporre con ur-
genza ad un nuovo intervento a
cuore aperto. Ora tutto procede
bene. Desidero ringraziare Ma-
se di degenza all'ospedale, so-
no ritornata a casa e sto ripren-
dendo gradatamente a nutrirmi
e a camminare. Grazie, Maria
Ausiliatrice, che ancora una vol-
ta mi hai salvata!
Vittoria Spinelli Galdieri,
·
Roma
ora gode o~ima salute. Siano
rese grazie a Domenico Savio.
8 .0 ., Dueville (VI)
r NON RIUSCIAMO A
Fondatori : Don Bosco e Madre
Mazzarello. Essi mi furono ac-
canto quasi sensibilmente nel-
l'ultima radiografia prima del-
l'intervento. Ma fu proprio que-
sta radiografia a rilevare che ...
non c'era più bisogno dell'inter-
vento! Grazie miei cari Santi!
ria Ausiliatrice alla quale ho
SPIEGARCELO
Desidero render noto che la fi-
raccomandato la mia amica.
Cinque mesi fa, mio figlio Felice ducia in loro è sempre premiata.
L.G., Catania
ebbe un gravissimo incidente Suor Fontanella Franca FMA,
frontale: fratture multiple e gra-
Varese
r DUE CASI DI
TANGIBILE
PROTEZIONE
r Desidero segnalare due grazie
ricevute per intercessione di
Maria Ausiliatrice. Mio genero,
al quale i medici avevano dia-
SOLO PAURA
ve trauma toracico . Fu ricovera-
to in ospedale in sala di rianima-
zione. lo non feci che pregare
r Maria Ausiliatrice per tutto il
tempo del ricovero. Dopo un
mese ha potuto lasciare l'ospe-
dale, guarito. Noi ancora oggi
ERA PROPRIO LEI
non riusciàmo a spiegarcelo. Lo Nel 1944, il 14 maggio, dopo un
dobbiamo ad una speciale pro- parto gemellare difficile, fui af-
tezione di Maria Ausiliatrice. flitta da una forma di setticemia
gnosticato un tumore, è guarito
perfettamente. Mio figlio è usci-
to illeso recentemente da un
grave incidente stradale che po-
teva costare la vita' a lui e alle
persone che erano a bordo. At-
tribuisco queste grazie a Maria
Ausiliatrice che io prego ogni
giorno.
Mia figlia accusava forti dolori
allo stomaco. La situazione peg-
giorò tanto da dover ricorrere ad
un intervento chirurgico. En-
trammo in un clima di grande
preoccupazione anche a causa
di ipotesi non rassicuranti che ci
venivano fatte. Con tutto il fervo-
Paro/in Gemma,
Casoni del Grappa (VI)
che mi portò tra la vita e la mor-
te al punto che mi fu dato il Sa-
cramento degli infermi. Una mia
amica, in tale occasione, mi por-
tò una medaglietta di Maria Do-
menica Mazzarello. Dopo due o
tre giorni - lo ricordo ancora
molto bene - ebbi come una vi-
sione di una monaca e mi misi a
F.A. , Casale M. {AL) re a me possibile mi rivolsi a Ma-
gridare. Tutti attribuirono ciò ad
r ERANO RIMASTE
POCHE SPERANZE
Desidero adempiere la promes-
sa di portare a conoscenza l'ef-
ficace intercessione di suor Eu-
sebia Palomino. Sono caduta
ammalata improvvisamente e
gravemente. La guarigione
sembrava sempre più proble-
matica. Quando ormai le spe-
ranze erano diventate poche, mi
rivolsi con fiducia a suor Euse-
bia e la guarigione è arrivata.
Esprimo tutta la mia ricono-
scenza.
M. Grazia Silvana Meccio,
Catania
ria Ausiliatrice. L'intervento è
andato bene. Mia figlia è perfet-
tamente guarita. C'è solo il ri-
cordo della paura avuta.
D.P., Roveredo (PN)
r SPINTA DALLA
SUA SEMPLICITÀ
Commossa dall 'umanità sempli-
ce e dalla grandissima fiducia in
Dio di suor Eusebia Palomino,
mi sono rivolta a lei, in un mo-
mento particolare della mia vita,
per una grazia di ordine spiritua-
le di estrema importanza ed ho
avuto la gioia di sperimentare la
sua potente intercessione.
Cremo;,esi Mariella, Cremona
r HO
SPERIMENTATO
LA SUA POTENTE
INTERCESSIONE
Desidero segnalare pubblìca-
mente una grazia ricevuta per
intercessione di suor Eusebia
Palomino. Cinque anni fa mio
fratello Nino ha dovuto affronta-
re un grave intervento chirurgi-
co alla gola. In quell 'occasione
mi rivolsi con fede a suor Euse-
bia ed ho potuto esperimentare
la sua potente intercessione: il
male è stato completamente de-
un vaneggiamento dovuto alla
febbra alta. Da quel momento io
cominciai a migliorare. Ma que-
sti due eventi non furono messi
minimamente in relazione tra
loro.
Nel 1985, il 14 maggio, andai
come al solito, nella mia Parroc-
chia e vidi esposto un ritratto di
S. Maria Domenica Mazzarello,
santa che, al tempo della settici-
mia, io non conoscevo. La rico-
nobbi subito come colei che
avevo visto nel lontano 1944. Il
parroco, al quale mi recai subito
per narrare l'accaduto, me ne
fece conoscere l'identità e mi in-
vitò a rendere pubblico l'episo-
dio sul Bollettino Salesiano: co-
sa che sto facendo con vera ri-
conoscenza.
r ANCORA UNA
VOLTA
r SON CONVINTA
CHE TI AIUTERÀ
bellato .
Serrao Silvia, Vibo Valentia (CZ)
Maria De Pasquale,
Paternò {CT)
Ho 69 anni ; desidero pubblicare
una grazia ricevuta per interces-
sione di Maria Ausiliatrice. Cir-
ca due mesi fa, improvvisamen-
te sono caduta in coma. Tra-
sportata d'urgenza al Policlinico
«Gemelli» sono rimasta priva di
sensi per quattro giorni. Le mie
figlie , addolorate, pregavano
Maria Ausiliatrice. I medici non
Mia sorella, iniziando la gravi-
danza del suo desiderato terzo
figlio , cominciò ad avere dei
problemi di salute. Era triste. Un
giorno andai a farle visita e la
trovai a letto sofferente e pian-
gente. Le diedi subito l'abitino
di S. Domenico Savio che io
portavo addosso, assicurando-
le: «Son sicura che ti aiuterà» . E
r LA FIDUCIA IN
LORO È SEMPR.E
PREMIATA
Ricoverata d'urgenza per forti
coliche e febbre alta, si decise,
dopo opportuni esami, dt ricor-
Per lap ubblicazione non
si tiene conio delle lei/e-
re non firmale e senza
recapito. Su richiesta si
potrà omei/ere l'indica-
zione del nome.
42 - 1 MAGGIO 1992

5.3 Page 43

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Nome: Nicolussi Giuseppe
Nato a: Bolzano
Età: 54
Attività: Consigliere generale
per la formazione
Attuale residenza: Roma
Notizie utili: Dal 1959 al 1990 è vis-
suto nell'lspettoria del Cile
Un ricordo di quando era bambino:
Ne avrei tanti. Ricordo mio-padre
quando veniva a trovarmi in colle-
gio e apriva a uno a uno i regali
che mi portava. Era felice di ve-
dermi contento e sorpreso.
Qual è la virtù che apprezza in chi
le sta vicino?
Ammiro le persone che vivono in
forma semplice e profonda.
Qual è il periodo storico in cui le
sarebbe piaciuto vivere?
Sono contento del periodo storico
che ho vissuto. Non ho avuto tem-
po di annoiarmi, pensando al
cammino del Cile dal 1959 ad og-
gi, al Vaticano II ...
Il personaggio vivente che più am-
mira:
Se devo fare un nome, direi il
card. Raul Silva Henriquez, sale-
siano cileno . Gli ho visto vivere la
storia con la grandezza di cuore e
con la capacità di sognare di Don
Bosco. Ho ammirato la sua sintonia
con i giovani e i poveri, il senso deli-
cato e familiare dell'accoglienza.
Se per un giorno fosse Dio.. .
Regalerei a tutti una buona dose di
beatitudini evangeliche.
Qual è il libro che sta leggendo?
«Il prete nella Chiesa oggi» e «Cri-
stianesimo e cultura in Europa».
Una frase che vorrebbe sentirsi dire:
Ce ne vorrebbe un repertorio per i
vari momenti. Lo Spirito non ci fa
mancare qualche «evangelista nel
quotidiano ».
Qual è il maggior problema dei
giovani d'oggi?
I giovani si vedono offrire molte
cose e pochi valori. Ricette per un
giorno e non progetti di vita.
La più bella qualità per una ra-
gazza:
La disponibilità del cuore per
grandi ideali.
Quale quotidiano legge?
Preferisco scorrerne diversi.
Quale periodo della sua vita ricor-
da con maggior soddisfazione?
Quando dividevo il mio tempo tra
il servizio formativo, l'impegno
pastorale tra i laici nelle zone po-
polari di Santiago del Cile e l'inse-
gnamento all'Università.
Che cosa avrebbe fatto nella vita
se non si fosse fatto salesiano?
Il sacerdozio era la mia prospetti-
va. Dal punto di vista professiona-
le, l'ambito tecnico.
Qual è il progetto che più le sta a
cuore nell'ambito della formazio-
ne dei salesiani?
Fare della comunità un'esperienza
di formazione permanente. E un
desiderio: stimolare l'impegno per
la vocazione e la formazione del
salesiano laico.
Perché un giovane dovrebbe farsi
salesiano o suora?
È una domanda che faccio spesso
in tutto il mondo ai giovani sale-
siani. Mi rispondono che tanti gio-
vani oggi hanno bisogno di Don
Bosco e che vale la pena esserlo
per tutta la vita.
Come vorrebbe il salesiano?
Che viva oggi l'esperienza di santi-
tà apostolica di Don Bosco.
HANNO DETTO
«La prevenzione dovrebbe
essere fatta soprattutto nelle
medie, perché è qui che si crea-
no i problemi».
(Graziella Impresa,
responsabile dell'ufficio
antidroga della prefettura
di Milano)
«Le nuove generazioni sono
proprio da buttare. I giovani so-
no superficiali e senza morale»
(L'accompagnatore della Ro-
ma, dopo le otte denunce per
furto dei giocatori della squadra
primavera) .
«Portate nelle vostre famiglie
la gioia: questo è essere cri-
stiani».
(Madre Teresa di Calcutta)
LA BUONA NOTIZIA
«Di padre Davide Turoldo sono
stata molto amica; l'ultima volta
che lo sentii fu quando gli telefonai
in clinica, ed era già alla fine. Ma
fu così contento di sentire la mia
poca voce che, benché mi dicesse
che il male lo stava divorando, tirò
fuori la sua, di voce, che ancora
pareva un tuono. Ricordo che anni
e anni fa, a Milano, quando da
San Carlo girava per corso Mat-
teotti a raccoglier soldi per la mes-
sa dei poveri, un giorno era entra-
to, così alto, biondo, la tonaca
svolazzante, dalla famosa e simpa-
ticissima modista Pinuccia che gli
aveva vuotato la borsetta nella sua
capace sacca. E poi, commentando
la visita, lei mi aveva detto: "Ma
varda là, ona grand bell'asta d'on
fioeu, ch'el par on angiolòn, el va
a pret!". Come dire, che peccato,
che un tipo così piacente si fa
prete! ».
Camilla Cederna
«Quando un sacerdote
vive santamente,
diventa padrone dei cuori».
Don Bosco
1 MAGGIO 1992 43

5.4 Page 44

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TAXE PERCUE
TASSA RISCOSSA
TORINO C . M . P.
Umberto De Vanna
ADOLESCENTI
E
SCELTA CRISilANA
Gli adolescenti
nella Chiesa del post-Concilio
Per un progetto pastorale
Fondazione Mons. A. Ghetti-Baden
Sono moltissimi gli adolescenti che
oggi in Italia e nel mondo passano
attraverso esperienze spirituali forti,
di taglio giovanile. L'Autore si pone
in linea con questo mondo di
esperienze che vanno
moltiplicandosi un po' dovunque e
che nascono da un'esigenza di
maggior attenzione ai valori. Il libro
passa in rassegna la prassi e la
riflessione pastorale della Chiesa
del post-Concilio sugli adolescenti,
presentando in dettaglio la proposta
dell'Azione Cattolica sui
«Giovanissimi». Quindi costruisce
l'identikit degli adolescenti,
proponendo per loro itinerari di
maturazione, allo scopo di
accostarli con più competenza e
giungere a un progetto.
ccÈ un libro che manca nell'attuale
panorama editoriale, a tutti i livelli.
Manca a livello "educazione"
adolescenziale e giovanile. Manca a
livello "pedagogico" come senso
dell'esistere, sia per la famiglia che
per la scuola, la Chiesa, i Capi e gli
Assistenti del movimento Scout
[...]. Ognuno poi vi prenderà le parti
che gli sono necessarie per
un'educazione umana e religiosa».
(Prof. Umberto Dell'Acqua)
Umberto De Vanna
ADOLESCENTI E SCELTA CRISTIANA
Gli adolescenti nella Chiesa del post-Concilio
Per un progetto pastorale.
pp. 315, Lire 29.000
EDITRICE ÀNCORA MILANO
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