Bollettino_Salesiano_198207


Bollettino_Salesiano_198207



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ANNO 106 N. 7 1• QUINDICINA 1 MAOGID 1982
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FO NDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
e~
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di Informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/69.31 .341 .
Conto corr. post. n. 46.20.02 Intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco, Roma.
DIAEffOAE RESPONSABILE GIUSEPPE COSTA
Collabor■torl. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-
berto De Vanna - Ella Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo
L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon Archivio Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clementel
Dlffu■lon• Arnaldo Montecchio
Fotocompo■lzlone lmpaglnulon•
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
R•gl■trulone Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL «BOUEfflNO SALESIANO• SI PUBBLICA
* Il primo di ogni m••• (undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia Salesiana;
* 1115 del m••• per i Cooperatori Salesiani.
CollaboruJpne. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle
secondo Il loro interesse generale e 1a disponibilità di spazio.
Edizione di metà m•••· Redattore don Armando Buttarelll.
Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL «BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) In:
Antlll• (a Santo Domingo) - Argentina Au■tr■II■ Au■trl•
Belglo (in fiammingo) - Bollvla Bra■II• •Canada• Centro
America (a San Salvador) - CIie BS Cln••• (a Hong Kong) -
Colombia - Ecuador - Flllpplne Francia Germania
Giappone Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam,
tamil e telugu) - Irlanda Itali■ - Jugo■l■vl■ (In croato e In
sloveno) - Kore■ del Sud BS Lituano (edito a Roma) -
Malta M•••lco - Olanda - P■ragu■i, - Perù Polonl■
Portogallo - Spagna - Stati Uniti Sudafrica• ThaJl■ndla
Urugu■i, Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono.
Copi• ■rr•tr■t• o di propaganda: a richiesta, nel limiti del
possibile.
Cambio di lndlrlz.zo: comunicare anche l'indirizzo vecchio.
AVé,MA/214
IN QUESTO NUMERO
1 MAGGIO 1982
ANNO 106 - NUMERO 7
IN COPERTINA:
Maria Ausiliatrice (part.)
servizio di copertina: pag. 3.4
LE IDEE
È Maria la canzona più bella, 3•4
Una lettera per la Famiglia Salesiana, 5
Vocazioni: problema di tutti, 21 ·22
LE FORZE
FMA / Una scuola diversa, 16-17
EXALLIEVI /
Paolo dal Vagllo ovvero l'arte di far sorridere a pensare, 18·20
COMUNICAZIONI SOCIALI /
Undici cortometraggi televisivi, 5
Riunita la Consulta mondiale, 5
L'AZIONE
PASTORALE GIOVANILE /
Convegno europeo, 5
Un convegno sui preadolescenti, 7
CAUSE DEI SANTI /
Una famiglia di santi?, 6
EDITORIA /
Dopo Il super 8 le diapositive, 7
Filo diretto con don Francesco Meotto, 8
Dimensioni nuova: quarantamlla affezionati, 14- 15
ECUADOR / Una radio per gli Shuar, 23
IL PASSATO
E morto don Umberto Bastasi, 6
Una cesta di ananas par don Scudarl, 9•13
Un friulano nella Pampa, 24•27
La slngolara storia dal «San Giovannino•, 28-30
RUBRICHE. Don Bosco è notizia, 5-8 - Libreria, 31 - I nostri
santi, 34 - Solidarietà, 35
2 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1982

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È Maria
La canzone
più bella
E nacque l'amore sulla terra.
Maria, la canzone più bella di Dio.
Maria, beata, che ha creduto.
Maria, lampada delle nostre veglie.
Maria, vita, dolcezza, speranza nostra.
Maria, la risposta dell'amore di Dio al pec-
cato dell'uomo.
Maria, l'anticipo dell'ora di Cana al bisogno
dell'uomo.
Maria, realtà e speranza dcll'uJlimo giorno
dell'uomo.
Maria, la ragazza che ha una parola da dire a
tutte le ragazze, a tutti i ragazzi di oggi.
La ragazza annunziata da Dio stesso, pre-
parata dalle sue stesse mani.
La ragazza in preghiera, in ascolto di Dio,
lrepidante all'ascolto del mistero.
La ragazza che si fa cammino di fede.
Che partecipa con potere decisionale alla
scelta della salvezza, che non rimane chiusa in
sé, nel suo «privato», ma il suo consenso at-
tivo, responsabile, al più grande problema dei
secoli, l'Incarnazione, alle peripezie dell'Amore.
Che offre la sua vita per questo.
«Avvenga di me».
La ragazza che si fa argilla molle nelle mani
dello Spirito Santo, che si fa accettazione com-
BOI.LETTINO SALES,..NO I WIGG/0 11182 3

1.4 Page 4

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pleta, radicale, disponibilità assoluta ad un al-
tro progetto, il progetto di Dio.
La ragazza che accetta cli vivere il mistero,
che si fa serva del mistero.
Un'avventura di fede senza precedenti.
L'arco dei forti
si è spezzato
Quanti cercano una testimonianza ed un
annunzio trovano Maria, la ragazza da vivere in
noi stessi, la ragazza da vivere con gli altri, con
gli umili, con gli oppressi.
Maria, questa ragazza che si lascia spendere
da Dio (non ha più niente di sé), che fa strada ai
poveri, che non si serve dei poveti, che riempie
di fede le mani dei poveri.
Maria, sulle montagne, in cerca di Elisabetta.
E, da allora, alla ricerca di ognuno di noi, che
ha un nome, un voho di figlio ammalato, per-
duto, disperato.
Lei che si fa condivisione della povertà del
Figlio e di tutti i suoi fratelli, e, perciò, presenza,
aiuto di Dio alla terra, profezia di Dio alla
Chiesa. Dalla prima comunità ad oggi.
Maria che ci manda ai poveri, ai fratelli de-
boli, emarginati, esclusi, non amati, per co-
struire insieme a loro il diritto alla vita, alla ve-
rità, alla pace, alla libertà, alla giustizia, all'a-
more.
Maria, povera, ma per essere «beatitudine»
dei poveri, annunzio di rottura.
Dio spezza l'arco dei forti. E Maria, così po-
vera, così debole, si fa messaggio del giorno di
Dio.
Maria, questa ragazza che proclama Dio
vindice degli umili e degli oppressi.
Maria, questa ragazza che djventa la ragazza
forte, coraggiosa, la ragazza scelta da Dio per
rovesciare i troni dei potenti, per annunziare la
vittoria dei deboli, il Magnificat. di tutti coloro
che soffrono, di tutti coloro che si trovano nel
bisogno, nel dolore.
Maria, il domani che è iniziato.
11 futuro sarà
di eh.i più ama
Domandò Don Bosco a quanti si erano ras-
segnati a piangere: «Ma la Madonna è stata
chiamata a consulto?»
4 BOLLITTINO SALESIANO l .MAGGIO 1962
Chiamare la Madonna al capezzale di ogni
uomo che muore, di questo mondo che muore.
Don Bosco volle, invocò, diede spazio a
questa persona viva.
Madre, sposa, maestra, alla quale egli legò se
stesso, la sua vita, la nascita, lo sviluppo della
sua Opera, il prodigio della sua vocazione tra i
giovani.
In intenso rapporto personale di amore, nel-
la piena consapevolezza che Maria è presenza
nel mondo della Parola fatta carne, è messaggio
dell'amore cli Dio, è consolazione dello Spirito
che ha abitato la terra, è profezia e fermento di
Chiesa, è aiuto ecclesiale, è incarnazione edu-
cativa di vita, è speranza del giorno che viene.
La Madonna di Don Bosco. Per i tempi dif-
ficili di allora come oggi.
La Madonna che annunzia, che porta la sal-
vezza, che diventa prova della carità dell'azio-
ne, che riempie di ottimismo la storia dell'uomo
e della terra.
La vittoria della speranza sulla disperazione,
della comunione sulla solitudine, della gioia
sulla morte.
La gioia di credere, di lavorare, dj dare, di
pregare, di essere insieme, di amare, di soffrire,
di profetizzare, cli costruire il futuro. Nono-
stante la paura, gli agguati, il peccato.
La Madonna che aiuta a credere in un Dio
ottimista:
- che non si è ancora pentito dell'uomo;
- che spera ancora nell'uomo;
- che crede nell'uomo.
È la nostra fede.
Credere che c'è ancora posto per la speran-
za.
Che siamo chiamati a mettere mano a grandi
cose.
Che il futuro della terra appartiene a chi ama
di più.
La Madonna che ci fa credere, che ci fa
amare, che ci fa condividere la passione e la
resurrezione dell'uomo, che ci vuole partecipi
delle ansie, delle sofferenze, del dolore del no-
stro tempo: Lei che ha offerto se stessa al vi-
gore con cui Dio riveste di forza i deboli.
La Madonna che ci vuole partecipi di un
progetto di speranza, di un progetto dj Chiesa,
dj un progetto di redenzione: Lei che ha pro-
clamato la salvezza di Dio, l'Onnipotente che
disperde i superbi nei pensieri del loro cuore.
Lei che è la Madre del Risorto.
Maria, il nome di coloro che banno sofferto e
non hanno disperato cli Dio.
Nino Barraco

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DON BOSCO È NOTIZIA
COMUNICAZIONI SOCIALI
CASA GENERALlZIA
Riunita la consulta mondlale
Dal 26 al 30 aprile 1982 si è
riunita a Roma presso la Casa
Generalizia la Consulta mon-
diale salesiana delle comu-
nicazioni sociali L'incontro,
presieduto dal Consigliere
generale don Giovanni Ra1nen
e moderato dal delegato cen-
trale comunicazioni sociali
don Ettore Segnerl, ha visto la
partecipazione di circa qua-
ranta saJes,ani operatori nei
più svariati settori delle co-
mun1cazIoni soc,ah. Erano
presentì fra gh altri, per l'Italia
il direttore editoriale della SEI
don Francesco Meotto. il di·
rettore del Centro Comuni-
cazioni Sociali dell'Università
COMUNICAZIONI SOCIALI
Undici cortometr-aggl
televlslvl
Salesiana di Roma don Franco
Lever, il direttore della Elle D1
Ci don Mano Fllippl, il dele-
gato nazionale de, CGS don
Con la trasmIssIone del- Saverio Stagnoli Scopo della
l'und1ces1mo cortometragqI0 Consulta - la precedente era
televisivo nel mese di maggio, awenuta nell'autunno del
si è conclusa la serie del do- 1979 - era d1 tare il punto
cumentari preparati dal Centro sulla situazione della comu-
Audio Cine Video di via della nicazione soctale all'interno
Pisana con la regia d1 don Et- del mondo salesiano elabo-
tore Segnerl e la collabora- rando anche una sene di in-
zione tecnica dI Fulgenzio d1caz1oni educahvo-pastorall
Ceccon. coadiutore salesiano per l'azione salesiana.
Gli undici cortometraggi
sono stati trasmessi dalla TV1
italiana nel programma «Di-
rettissima. un ciak per te» ri-
scuotendo un notevole indice
di gradimento.
Si è trattato d1 una serie di
programmi educativi con un
progetto di vita come tema
comune.
Alcuni programmi poi (I
clown e li giornalista) hanno
avuto per protagonisti rispet-
tivamente nprimo i ragazzi del
Centro salesiano di Arese
(Milano) e 11 secondo il gruppo
redazionale della rivista Pri-
mavera; una rivista quest'ul-
tima diretta dalle Figlie d1 Ma-
ria Ausiliatrice di Cinisello
Balsamo e che da tempo ha
superalo le centomila copie dt
tiratura.
Una lettera
per la Famiglia Salesiana
Il rettor maggiore don Egidio
Viganò ha indirizzato ai Sa-
lesiani una lettera sulla Fa-
miglia Salesiana.
•le necessità e le urgenze
dei nostri innumerevoli desti-
natari - afferma don Viganò
- cI scuotono e ci fanno ca-
pire che la missione di Don
Bosco esige non solo la nostra
presenza, ma quella di tutta la
Famiglia Salesiana con gli
svariati grupp1 che la com-
pongono.
Tra gli ob1ett1v1 proposti dal
Rettor Maggiore - ha affer-
mato in un primo commento
don Giovanni Rainerl - uno
sembra particolarmente at-
tuale perché risponde alla
1endema del nostro tempo di
creare vasti movimenti di rin-
novamento spmtuale Si tratta
di «privilegiare la formazione
specifica di ogni gruppo e li
coinvolgimento del laicato., in
vista di configurare un grande
movimento salesiano, artico-
lato ma unitario, di «Amici di
Don Bosco., facendovi con-
nu,re tutte le forze e I gruppi
già dì fatto esistenti o che
verranno in seguito nell'area
salesìara.
Nella foto In alto: Biagio Carac-
ciolo, Cli Taranto, 11 anni, strlnge la
mano al comandante del sommar•
gibile Leonardo da Vinci vuol tare
,1 sommerg1b1llsta ed è srato ac-
contentato .u sommergIbIle• è
andato In onda 11 23 apnle ed è
staro reahnato grazie alla colla•
boraz1one della Manna Milrtare
ROMA, Convegno europeo
li Dicastero della Pastorale Giovanile ha organizzato un
incontro-confronto europeo su •Salesiani e pastorale per 11
mondo del lavoro•. Al convegno che sI svolgera al Sales,a-
num di Roma partecipano esperti ed operatori salesiani
provenienti da molte nazioni europee.
,
STATI UNITI
L'ottavo giorno di Dio
Per 11 giovane salesiano
Vince Bovè (nella loto In allo)
aver messo assieme sport e
religione ha significato un
grosso guadagno a favor de,
suo, poveri ragazzi. D1 che si
tratta?
A New York esiste una delle
m1ghori squadre d1 baseball -
Il popotanss,mo sport ameri-
cano - di nome Yankees.
Venuto a contatto con I gio-
catori di questa squadra nella
tragica circostanza della
morte di uno di essi, don Bovè
ha finito con il diventare una
specie d1 direttore spintuale
dell'intera squadra awiando
una serie d1 conversazioni
spirituali con i giocatori ed i
loro familiari. Da quelle con-
versazioni è nato «E l'ottavo
giorno Dio creo i Yankees•
Data la popolarità del ba-
seball e di quella squadra il
volume è diventato un vero e
proprio besi seller e don Vince
ha raggiunto una inattesa po-
polarità attraverso televisioni e
radio locali con Innumerevoli
apparizioni e mterv1ste. Na-
turalmente don Vince - che è
sludente presso ti PonlihcI0
Istituto Giuseppino - è il mi-
glior elemento della squadra di
quell'Istituto.
.Per me - dice sorridendo
- li libro che lo ho scritto è
soltanto un modo per aiutare
la gente•. Il ricavato vendita
del volume va a benet,c,o dei
ragazzi poveri
BOUEntNO SALESIANO I IWIGGIO 11182 5

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EXALLIEVI
È morto
don Umberto Bastasi
La Confederazione mon-
diale degli Exallìevi Don Bosco
ha perso don Umberto Bastasi
suo Delegato . per quasi un
quarantennio. E morto per una
crisi cardiaca a Roma il 12
marzo 1982. Egli era nato a
Ciano in provincia di Treviso
nel 1904 entrando tra I Sale-
sina nel 1931 dopo essersi di-
stinto per il suo impegno nel-
1'Azione Cattolica trevigiana.
Fu per alcuni anni in Ecuador.
Dal 1939 al 1942 studiò teo-
logia a Monteortone ricevendo
l'ordinazione sacerdotale il 29
giugno 1942. Da quell'anno
incominciò ad occuparsi del
suo grande amore: gli exallie-
vi. Il lungo servizio di don
Umberto a favore di questa
organizzazione finl con l'i-
dentificarlo con la stessa as-
sociazione che nei suoi con-
fronti si è sempre dimostrata
riconoscente. I funerali si sono
svolti domenica 14 marzo 1982
alla Casa generalizia di Roma
presenti il rettor maggiore don
Egidio Viganò, il Consigliere
generale per la Famiglia Sa-
lesiana don Giovanni Raineri
- al cui fianco don Bastasi
aveva lavorato - molti confra-
telli e soprattutto i dirigenti
degli exallievi con il presidente
confederale Castelli venuto da
Lugano appositamente e l'at-
tuale delegato don Giovanni
Favare in testa.
ITALIA
VIGLIANO BIELLESE (Vercelli), nuovo Centro di Formazione Professionale Salesiano
Clovanl:
probleml e speranze
Alla presenza del Rettor Maggfore don Egidio Viganò I Salesiani dell'lspettoria Nova-
rese hanno inaugurato un nuovo Centro professionale. Per l'occasione il vescovo mon-
signor Vittorio Piola ha invitato i giovani «a guardare con Intelligenza al Salesiani per l'a-
more con cui spendono la propria vita sull'esempio di Don Bosco».
Nelle toto: (in alto) Il salone adibito a officina meccanica; (in basso) Le autorità pre-
senti alla cerimonia inaugurale: il vescovo monsignor Piola. Il Rettor Maggiore don Egidio
Viganò e Il presidente della Regione Piemonte Ezio Enriettl.
Il Centro Culturale Astori
con sede In Mogliano Veneto,
via Marconi n. 22, nell'ambito
delle celebrazioni del «Cen-
tenario Astori 1882-1982» del
Collegio Salesiano Astori ha
Indetto un concorso di pittura,
fotografia e composizione let-
teraria sul tema: «Giovani:
CAUSE DEI SANTI
Una famiglia di santi?
Il 28 febbraio 1982 ad Alatri
(Frosinone) si è concluso il
Processo per la beatificazione
e canonizzazione della serva
di Dio suor Maria Raffaella
Clmatti sorella del nostro ser-
vo di Dio monsignor Vincenzo
Clmatti. «La sorella Santina
(questo era Il suo nome se-
colare) - ricordava egli un
giorno - per alleviare la
mamma, mi accompagnava
all'asilo e mi riconduceva a
casa... Al ritorno mi portava
sempre in chiesa all'altare
dell'Addolorata ove si fermava
a lungo a pregare». Quella dei
Cimatti fu certamente una fa-
miglia molto povera ma anche
ricca di molta fede. Dei suoi
sei flgli tre morirono In tenera
età e gli altri tre si fecero re-
ligiosi: salesiani Vincenzo e
Luigi, suora Ospedaliera della
Misericordia la sorella. Anche
Luigi, missionario in Brasile, si
distinse per la sua bontà. Dei
Cimatti si può certamente dire
che tu una famiglia privilegiata
dove l'esempio dei genitori ha
dato frutti preziosi. La causa di
beatificazione di monsignor
Cimatti, recentemente, dopo il
processo di Tokio e di Torino,
ha fatto un passo avanti ve-
ramente importante e con
giudizio positivo e lusinghiero:
Il riconoscimento dei suoi non
pochi scritti. A questo punto si
attende l'inizio dello studio
sulle virtù eroiche. La causa
della sorella suor Raffaella è
allo stesso punto.
problemi e speranze». Gli ela-
borati debbono - secondo gli
organizzatori cogliere ed
esprimere il giovane come
segno di speranza e di otti-
mismo per la società. Al con-
vegno possono partecipare
tutti gli alunni della Scuola
Media e Superiore. Chi fosse
interessato può rivolgersi alla
Segreteria dello stesso Centro
culturale entro il 31 maggio
1982.
6 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982
r

1.7 Page 7

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ITAUA
PERÙ
Faenu
conclude Il centenario
EHIIJeyJ Latino-americani
a congresso
Con la celebrazione della
Giornata della comunità
ispettoriale a Faenza il 16
maggio prossimo, e alla pre-
senza del rettor maggiore don
Egidio Viganò. l'lspettorra
Adriatica conclude le cele-
brazioni centenarie della fon-
dazione faentina.
Nel 1971 - si legge in una
nota d'archivio - a Faenza
giungevano 333 copie delle
Letture Cattoliche e 200 copre
del Bollettino Salesiano. Cos,
si venne a conoscere Don
Bosco e Il suo spirito e le gra-
zie che l'Auslllatrice dispensa
al suol devoti». Il resto venne
dal 1881 In po,.
ITALIA
A convegno I famlllarl del
mlHlonarl
Fra le iniziative che l'lspet-
toria salesiana di Verona ha
messo In cantrere in occasio-
ne della Giornata Missionaria
Salesiana c'è stato anche un
Incontro con I familiari dei sa-
lesiani missionari.
L'iniziativa che il 21 marzo
1982 ha visto riuniti presso l'I-
stituto Don Bosco della città
veneta un bel gruppo dr fami-
liari di salesiani ha voluto an-
che richiamare l'impegno
educativo dei genitori Indi-
spensabile anche per le vo-
cazioni m1ss1onarie.
Per l'occasione sono stati
inviati telegrammi a tutti i mis-
sionari dell'lspettoria.
(Nella foto: un gruppo di la-
m1liari mentre s1 svolge l'Incontro
dt fraternità In teatro)
PASTORAL.E GIOVANILE
Un convegno
•ul preadoleseentJ
Per lniz,at1va di Note d1
Pastorale giovanile - la rivi-
sta del Centro Salesiano d1
pastorale giovanile di Torino
- e di Da mihi anlmas - la
SI svolgerà dall'8 all'11 ot-
tobre 1982 il sesto congresso
Latino-americano degli exal-
lievl salesiani.
Tema del congresso - che
si svolgerà a Lima organizzato
dalla Federazione Peruviana
- sarà: La famiglia alla luce
del Sinodo del Vescovì. A
Questo tema centrale verranno
affiancati i seguenti altri
aspetti· La famiglia e i giovani:
La famigilia e la società, La
fam,glla e la Chiesa; La Fa-
miglia e l'exallievo, che ver-
ranno affrontati rispettiva-
mente dalle Federazioni del-
l'Ecuador, dell'Argenlina, del
Nicaragua, della Colombia, del
Messico.
ITALIA
Ad Arese una nuova chleH
dedicata all'Auslllatrlce
ITALIA, Il Don Boaco di Contra
L'elenco dei pittori che hanno dedicato una loro opera a
Don Bosco si fa sempre più lungo. Nella Chiesa di Contra di
Missaglia, un paesino in provincia di Como. è stato infatti
collocato un Quadro che è opera del p,ttore lomt:>ardo Mario
Bogani.
Il pittore, noto in Diocesi di MIiano e in llaha per apprez-
° zati restauri e vane produz1on1 d'arte sacra, nel 1979 ha
vinto un 1 premio nazionale.
rivista per la pastorale gio-
vanile delle Figlie dt Mana
Ausiliatrice - si svolgerà a
Roma dal 18 al 21 giugno 1982
presso l'Università Salesiana
di Roma un convegno che ha
per tema: «Preadolescenti
nella chiesa· graditi ma di-
menticati?». Il programma si
presenta oltremodo interes-
sante sta per la Qualità del re-
latori - Severino De P,eri,
Riccardo Tonelli, Luciano Ta-
vazza. Roberto GlannatelH,
Giuseppe Morante ed altri -
sia perché lnlende suggerire
indicazioni e prospettive par-
tendo dall'esperienza di alcuni
mov1ment1 ed associazioni
(ACR, AGESCI, ADS, Ragazzi
Nuovi). Il convegno inoltre si
avvarrà della collaborazione
del gruppo redazionale dr
Mondo Erre - una rivista che
proprio tra l preadolescenti ha
il maggior numero dr lettori.
Chi fosse interessato al
convegno può nvolgers1 a
Note di Pastorale Giovanile,
LDC - Corso Francia n. 214 -
10096 Leumann (Torino).
EDITORIA SALESIANA
Dopo Il super 8
le diapositive
Dopo aver preparato li Mosè
In super 8 del hlm televisivo
di Gianfranco De Bos10, ìl set-
tore audi0VISIVI dell'Editrice
Elle DI Cl di Leumann (Torino)
ha realizzalo anche una serie
(dodici) di diapositive In Quat-
tro albi con libretto guida e
cassette sonorizzate. Si tratta
di un lavoro che piacerà a
Quanti sono ab,tualt ad ap-
prezzare la produzione della
Elle 01 Ci per la punllgliosa
presentazione tecn,ca ma an-
che per la sua efficacia didat-
tica. La storia dell'Esodo infatti
- si legge nella presentazione
dell'opera - è la nostra storia
Le radici del nuovo popolo d1
010 sono nell'antico. Ogni
credente trova nell'Esodo una
sorgente di consolazione e d1
speranza.
La seconda chiesa di Arese
è dedicata a Maria aiuto dei
cristiani. Costruita nel cuore di
un nuovo Quartiere nato dal
nulla, la chiesa è stata recen-
temente consacrata dall'ar-
civescovo di Milano monsi-
gnor Carlo Maria Martin,. Essa
è opera dell'architetto Celso
Crivelli ed è costituita da un
edificio centrale semicircolare
ad anfiteatro, molto funzionale
e moderno, con una capienza
d1 500 posti a sedere, e del
costo complessivo di circa 500
milioni.
La soddisfazione del par-
roco, don Gaetano, de, sale-
siani che garantiscono l'as-
sistenza religiosa alla comu-
nità aresina e della popola-
zione tutta è stata grande. Per
l'occasione i ragazzi del Cen-
tro giovanìle hanno presentato
una Interessante rlelabora-
z,one teatrale della creazione
secondo 11 libro della Genesi
(Nella foto: la nuova Chiesa
• Maria aiuto dei cr1st1anh di Are-
se).
BOLLEmNO ~U:SIANO I MAGGIO 111112 7

1.8 Page 8

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Filo diretto con don FRANCESCO MEOTTO
presidente dell'Unione editori cattolici Italiani
Qual è la situa-
zione attuale dell'e-
ditoria cattolica?
"Da qualche tempo
la stampa si sta inte-
ressando a questo
genere di editoria, ma
ne parla come di un
«mondo sommerso»
che vivesse di sue
regole proprie. In
realtà la produzione
editoriale cattolica
non è né clandestina
né ibernata. Alla no-
stra unione aderi-
scono una cinquantina di soci che
non costituiscono tutta l'editoria
cattolica, anche se ne rappresentano
fa parte più qualificata, e pure può
contare su una produzione di oltre
1500 opere all'anno e un catalogo di
circa 30 mila titoli".
- Quali cambiamenti hanno subi-
to in questi anni le case editrici cat-
toliche?
"Anche per l'editoria cattolica il
Concilio Valicano Il ha segnato un
momento Importante di rinnovamen-
to. La grande maggioranza degli
editori cattolici, quindi, con rinnovato
Impegno ha aggiornato le proprie
strutture, ha dato credito alla profes-
sionalità, si è aperta al pluralismo
culturale. Oggi gli autori cattolici ri-
conoscono la validità dei valori pro-
fani, ossia dei valori t1p1ci dell'esi-
stenza attuale. Consapevoli di essere
operatori di cultura al servizio del-
l'uomo, sanno che il loro compito
esige spirito di ricerca, apertura al
futuro nella fedeltà dei valori del
passato, senza assolutizzazione, né
relativismo".
- In genere le ca-
se editrici cattoliche
puntano più sulla
scienza che sulla let-
teratura, sul racconto.
Il romanzo, la poesia.
Quale spiegazione si
può dare a questo
fenomeno?
"Non si può asse-
rire che questa ten-
denza sia prerogativa
delle Case editrici
cattoliche: è il mer-
cato, con le sue leggi,
ad imporre delle
scelte all'editore. Le monografie
scientifiche, i saggi di sociologia,
psicologia, economia, antropologia,
hanno un pubblico più stabile, più
organiziato. Ciò nonostante. molte
case editrici cattoliche propongono
opere nel campo della narrativa e al-
cune hanno anche una tradizione di
primo piano nel campo della lette-
ratura per l'lnfaniia.
- Quali rapporti esistono tra /'e-
ditoria cattohca e quella laica?
'' Con le case editrici laiche vi sono
normali contatti di colleganza. Esi-
stono però anche rapporti che vanno
oltre ed assumono carattere di vera
collaborazione Tra operatori di cul-
tura, in una società pluralistica come
la nostra, l'ostilità preconcetta sa-
rebbe semplicemente risibile: il cam-
po è vasto e c'è spazio per tutti, pur-
ché si operi nel rispetto della deon-
tologia professionale. E non risulta
che v1 siano editori laici animati da
ostilità preconcette tutti sono po-
tenz.ialmente degli ottimi interlocu-
tori".
I 90 anni del Sacrista. Ecco il signor
<1 Guido Loschi, coadiutore salesiano della
Casa di Lugano. Per I suoi 90 anni
l'hanno festeggiato in molli nella città
svizzera dove ogni mattina, con fede e
dediiione svolge il suo umile lavoro di
sacrista.
1TALIA, Una piazza per don Cocco
8 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982
L'Amministrazione Comunale di Gru-
gliasco (Torino) su iniziativa di alcuni
amici ha voluto ricordare don Lu1g1
Cocco dedicandogli una piazza della
cittadina. La piazza si trova nel centro
storico di Grugliasco proprio a pochi
metri dalla casa dove nacque il grande
missionario che da queste parti è ricor-
dato anche per Il suo Impegno nella Re-
sistenza.
A desso compirà ottant'anni. Il
30 maggio troverà accanto a
lui i parenti, gli amici, i
moltissimi giovani che ancora gli
stanno attorno nonostante l'età, e a.i
quaJi sa ancora dare motivi di en-
tusiasmo e di passione. Eppure don
Vincenzo Scuderi dovrebbe già es-
sere «in pensione». «Al)a sua età -
gli dicono - dovrebbe riguardarsi,
cercare di star tranquillo e riposa-
re». Ma lui, invai;abilmente, ri-
sponde: «State tranquilli, avrò
tempo dopo per riposarmi. Avrò
tanto, tanto tempo».
D'altra parte don Scuderi è quel
che si dice un «vecchio ben pian-
tato». Ventiquattro anni di missione
in India e poi tanti altri anni in Si-
cilia gli hanno allargato le spalle e
rinforzato le gambe.
Vincenzo Scude1; è nato a Ra-
macca, in provincia di Catania, da
una famiglia di origini nobili. Grazie
alle possibilità della famiglia be-
nestante, a Vincenzo era quindi
possibile andare a Catania per stu-
diare. E queste sue trasferte cata-
nesi si notarono subito a Ramacca.
Il « Vicario», cioè il parroco di
Ramacca, era un prete all'antica.
Educato alla più ferrea rigidità re-
ligiosa, non credeva opportuno av-
vicinare i ragazzi. Vincenzo, invece,
aveva portato da Catania una nuo-
va mentalità. La mentalità dell'o-
ratorio che egli frequentava in città,
e di cui si era subito innamorato.
L'inizio fu duro. Il Vicario non ap-
prezzava tutto quel chia.."'lSo che i
ragazzi facevano sotto le sue fine-
stre, ma alla fine dovette aITendersi
all'evidenza dei risultati che don
Scuderi otteneva con il nuovo me-
todo di Don Bosco.
Ma ben presto i risultati ottenuti
con i pochi ragazzi di Ramacca in-
dicarono a don Scuderi quale fosse
la sua strada. Se era riusdto a con-
vincere il parroco e i ragazzi a se-
guirlo sulla n uova e sconosciuta
strada dell'oratorio, avrebbe potuto
tentare di convincere anche tanti
altri. E il desiderio di andare a pre-
stare la sua opera in missione, e in
missione nell'India, lo prese a tal
punto che oggi don Luigi Ricceri
(sesto successore di Don Bosco alla
guida della Congregazione Salesia-
na) ricorda: «Quando si trattava
ancora della sua partenza per l'In-
dia e io tentavo di dissuaderlo di-
cendogli che già in Sicilia c'era
messe abbondante anche per lui,
respinse il mio tentativo come se
fosse stata una vera tentazione. A
quel punto capii che non potevo più

1.9 Page 9

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PROTAGONISTI / DON VINCENZO SCUDERI
insistere: per rispetto al suo entu-
siasmo missionario».
«Debbo aggiungere - continua
don Ricceri - che quando giun...c:e
l'ora di partire, don Scuderi riuscì a
convincere anche i giovani dello
Studentato di San Gregorio, 1 quali
fino ad allora si erano sempre op-
posti decisamente alla sua partenza.
Infatti il suo commiato dalla cit-
tadina di San Gregorio, dopo aver
suscitato deUe iniziative a favore
della missione che lo attendeva,
riuscì poi un trionfo missionario
proprio a San Gregorio. L'intera
cittadina venne mobilitala per
quello che rappresentava un «av-
venimento» per giovani e meno
giovani».
Cosl don Vincenzo Scuderi giunge
allo studentato teologico di Shillong
"Your Lady's House" iI 2 l novem-
bre del 1928. Lo studentato era un
fabbricato lungo, fatto di legno a
causa dei frequenti e disastrosi ter-
remoti. Don Vincenzo si O<'Cupava
della scuola di dogmatica, della di-
sciplina, e... del suo vect·hio sogno,
l'oratorio.
Ma nello studentato leologico don
Scuderi resta soltanto due anni. Gli
assegnano la cura dell'internato e
dei cristiani di Ranchiwola, una
zona immensa divisa in cinque di-
stretti: Danang, Nowgong, Kamrup
e Garo Hills.
«Nel Danang - racconta don
Scuderi - visitavo i giardini di e
i villaggi vicini; nel Nowgong vi
erano meno gia1·dini e quindi meno
popolazione; Karump era il di-
stretto più vicino e più difficile».
«A Garo Hills - continua don
Scuderi - feci il mio più lungo
viaggio missionario: quaranta giorni
di cammino quasi sempre a piedi.
Palusbari-Luskmara-Damia e poi
Phubari, Tura, Dalu, e ancora verso
l'estremo est. Da Tura a Dalu mi
accompagnò Peter Manin, ma a
Dalu dovette lasciarmi perché aveva
preso la malaria. La malattia colpl
anche me a Netri. Persi conoscenza
e mi risvegliai in una bella e comoda
residenza di Ranicong, curato da
monsignor Gacoall».
L'opera del convitto accoglieva i
poveri che venivano da tutte le
parti, ma soprattutto i moltissimi
ragaz1j che giungevano dalla pia-
nura deU'As..~am, portati dai mis-
sionari. Una lotta continua, so-
prattutto contro le difficoltà eco-
nomiche che ci attanagliavano. Ma
furono proprio le difficoltà, i sacri-
fici, a formare tanti giovani salesiani
coraggiosi come Marengo, Colussi,
Paviotti, Dal Bios, Zanon, il grande
Ferrario e tanti, tanti altri».
«Eppure le ristrettezze erano
terribili, e alcune volte si facevano
sentire con effetti immediati. Ri-
cordo - continua don Vincenzo
Scuderi - che un giorno non c'era
più nulla da mangiare. Mandai due
giovani in chiesa a pregare, e io an-
dai al mercato sperando che qual-
cuno mi desse del cibo a credito. Ma
nessuno volle saperne. Tornai a casa
senza nulla. I giovani erano ancora
in chiesa a pregare, ma attorno alla
casa non c'era nessuno. Durante la
mia assenza qualcuno - non sep-
pimo mai chi - aveva portato un
sacco di riso. E quel riso, già cotto,
stava sfamando i nostri ragazzi».
Gli idoli in fiamme
«Don Vincenzo - ricorda mon-
signor Stefano Ferrando che in quel
periodo lavorò in India con lui -
80!.LETTINO SAUSIANO I MAGGIO 1118l 9

1.10 Page 10

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appena poteva si metteva in viaggio
per cercare nuove anime. Fu lui a
dare impulso al nostro lavoro mis-
sionario con una tribù chiamata
"Boro", forse i primi abitatori della
pianura assamese. Un giorno in un
villaggio Boro ci fu una riunione per
decidere se farsi cristiani o rimanere
fedeli all'antica religione. Don
Scuderi non capiva la lingua dei
Boro e quindi gli faceva da inter-
prete un giovane, Marco. Ad un
certo punto il capo del villaggio
lanciò un urlo e tutti corsero verso
una capanna...».
Cos'era successo? Semplice: i
Boro volevano si essere battezzati,
ma volevano anche conservare i loro
idoli custoditi in una capanna. Don
Scuderi aveva posto l'uJtimatum.
«O state con noi o contro di noi. Se
siete convinti e volete essere bat-
tezzati, andate subito a bruciare i
vostri idoli. AJtrimenti noi ce ne
andiamo, e torneremo tra sei mesi.
Decidete voi!» E i Boro, per timore
di perdere l'amicizia di quell'uomo
bianco scapparono a bruciare i loro
idoli, poi si ripresentarono a don
Scuderi pretendendo che mante-
nesse fede alla promessa: volevano
essere battezzati.
«Lo feci l'indomani - ricorda don
Scuderi -. Erano 250, e quella fu
l'esperienza più commovente della
mia vita».
Ma alla fine don Scuderi lascia
anche Ranchiwola. Nel 1934 viene
infatti nominato ispettore nell'I-
spettoria Don Bosco del Nord con
sede a Calcutta. Un mese dopo, per
la morte di monsignor Mederlet,
arcivescovo di Madras, don Scuderi
viene anche nominato Ammini-
stratore apostolico di Krishnagar.
«Nominato ispettore - ricorda
oggi don Scuderi - la mia vita
cambiò completamente troncando la
mia attività missionaria du·etta. Ero
giovane e inesperto (avevo solo 32
anni) e con un territorio vasto e
complesso a cui badare: Hassam,
Bengala, Sharampur. Preparato da
monsignor Mathias, non mi restava
che lasciarmi guidare, ma mi accorsi
presto che i contatti diretti con i
confratelli e lo sviluppo naturale
delle opere richiedevano decisioni
pronte e personali. Per cui il mio
compito diveniva ancora più dif-
ficile».
«Avevo appena cominciato il mio
duplice incarico di ispettore e di
Amministratore apostolico - con-
tinua don Scuderi - quando un
immane incendio distrusse la casa di
formazione e la cattedrale di Shil-
long. Era la Pasqua del 1936. Quel-
l'incendio mi riportava agli inizi,
con una responsabilità enorme.
1Q BOllETTINO SAlESIANO ! MAGGIO ! 962
Andai questuando per l'Italia, ma
continuavo ad occuparmi diret-
tamente della gestione dell'Ispet-
toria e della Diocesi. Fui spesso
criticato per le repentine decisioni
del cambio di personale. Avevano
ragione; ma come fare quando per
spostarsi di presenza occorrevano
due notti e un giorno di viaggio in
treno?»
«Le distanze erano un gros.so
problema - ricorda don Scuderi -
e allora pensai che era meglio di-
videre le due opere: Teologato, e
Filosofia col noviziato. L'uno in
Assam e l'altro nel Bengala. Ma
tutto questo (che fu assai difficile da
realizzare) fu causa di dissapori con
monsignor Mathias (che voleva i.I
teologato a Madras, assieme al suo
seminario) e con monsignor Fer-
rando (che non vedeva l'ora di ria-
vere i chierici a Shillong). Cosi ebbi
l'approvazione personale di don
Ricaldone (Rettor Maggiore a To-
Don Vincenzo Scuderl a Ooa.
rino) ma perdetti l'amicizia di
monsignor Mathias».
La guerra Mondiale
L'Italia, il 10 giugno 1940 entra in
guerra. La mattina seguente i mis-
sionari di Shillong si trovarono alla
porta i soldati inglesi con le baio-
nette in canna. Più tardi furono
comunicati gli ordini: erano liberi,
ma con restrizionj e controlli.
Don Scuderi era in visita nel-
]'Assam. Due ore dopo la dichia-
razione di guerra si presentarono le
guardie.
«Volevano - ricorda don Scuderi
- prelevare i missionari italiani per
condurli in campo di concentra-
mento. Io domandai perché li por-
tassero via. E loro risposero: "Per-
ché sono italiani". Ma anch'io -
dissi - sono italiano. Risposero che
non avevano un mandato di cattura
anche nei miei confronti».
1n effetti don Scuderi in quel
momento si trovava lì solo in visita,
e quindi avrebbe potuto evitare
l'internamento. Ma le confuse no-
tizie che giungevano facevano pre-
sagire che tutti gli italiani sarebbero
stati ben presto internati. Egli al-
lora decise di farsi arrestare per
poter seguire i suoi confratelli. Da
questo momento don Scuderi inizia
il suo doloroso itinerario continua-
mente trasferito da un campo di
concentramento ad un altro per il
semplice motivo che le autorità in-
glesi notavano che questo salesiano
non si comportava come un prigio-
niero e non era affatto demoraliz-
zato dai sopprusi.
«Don Scuderi - racconta Padre
Michele Devalle - venne preso
dagli inglesi 1'11 giugno 1940 alle 3
del pomeriggio. VenneJ"O a prenderci
e ci portarono a Fort Williams, a
Calcutta: eravamo internati civili.
ci avevano preceduto alcuni
marinai della Marina mercantile
italiana e ci incontrammo con altri
salesiani, una dozzina, che prove-
nivano da tre case dell'ispettoria di
Calcutta. Da Bande!, Calcutta e
Liluah. Si era cosi formata la nostra
piccola comunità».
«Dopo alcuni giorni trascorsi
sotto 1a tenda di Fort Wùliams - è
don Giuseppe Marchesi a conti-
nuai·e il racconto - noi salesiani e
l'equipaggio di due navi mercantili.
sequestrate nel· porto di Calcutta,
fummo trasfe1iti tutti ad Ahmed-
nagar. Don Scuderi ottenne per noi
religiosi una stanza per poterci ce-
lebrare la messa e attendere alle
nostre devozioni. Alla domenica,
invece, si celebrava la Messa nel
refettorio per dare possibilità ai ci-
vin di parteciparvi ed ascoltare la
parola di Dio».
«Si parti da Fort William - ri-
corda ancora padre Devalle - il 15
giugno del 1940 alle 10 di notte e
arrivammo ad Ahmednagar il gior-
no succes.ajvo alle 7 del mattino. Ci
fecero occupare l'ala 3 del campo.
Ei-avamo molti internati civiJi, un
piccolo lembo dell'Italia e don
Scuderi divenne il cappellano del
Campo».

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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arrivò a Bombay. Infatti ci trova-
vamo proprio accanto alla linea
ferroviaria per Bombay e appena
passava un treno si correva fuori e si
mostrava quella grande scritta che
veniva subito nascosta appena il
treno era passato».
«Fu così - aggiunge don Mar-
chesi - che don Scuderl, vedendo
che la guerra andava per le lunghe, e
che noi quattro chierici correvamo il
rischio di perdere degli anni di sa-
cerdozio, decise di farci cominciare
lo studio della teologia. Organizzò
quindi il corso stabilendo orari di
lezione, insegnanti e ore di studio».
Un altro campo
Al campo di concentrament o di Ahmednagar.
«La vita dell'internato non è af-
fatto invidiabile. L'internato vive in
una situazione deprimente: mo-
notonia, tristezza, avvilimento.
Ossessionato dai 1;cordi dei crui
lontani, si vede ridotto ad un nu-
mero. E don Scuderi, con la sua
mente organizzatrice simile a un
vulcano, escogitava sempre nuovi
espedienti per distrarre e per sva-
gare. Quindi teatro, farse, com-
medie, macchiette, musica, canto,
giochi vari, bocce, football, volano».
«Arrivando ad Ahmednagar -
ricorda don Marchesi - i primi
contingenti di soldati fatti prigio-
nieri in Africa, don Scuderi pensa
subito di ottenere dalle autorità
inglesi che due salesiani per campo
diventino cappellani».
Ma non era ancora finita. Don
Scuderi annotava la partenza da
Ahmednagar per la nuova desti-
nazione di Deolali, vicino Nasik, ad
un centinaio di chilometri da
Bombay.
«Il 25 febbraio 1941: levata alle
cinque. Celebrazione della S. Messa,
e alle 6, colazione. Ore otto, par-
tenza in camion p01· Deolali. Viaggio
polveroso. Quanta nostalgia di li-
bertà. Ma più che Lutto quanta no-
stalgia di lavoro missionario. Un
nodo alla gola nel vedere tanti
bimbi indiani, tanta gente a cui noi
dovremmo predicare il vangelo e,
non poter fare nulla per loro. E
perché siamo qui dentro? Per un
capriccio, per sbaglio, per perse-
cuzione? Lasciamo al buon Dio la
cura di tutto•.
«Arriviamo a Deolali - annota
don Scuderi - alle 3 del pomeng-
gio. Dopo aver visto tante belle
villette lungo il viaggio, eccoci al
campo. Che disastro! Baracche di
paglia mal fat te, quasi tutte senza
pavimento. Posto piccolo, polveroso,
cessi e canali di acqua orribili...
puzza, pozzanghere, sporcizia dap-
pertutto. Ci assegnarono me-tza
baracca dove i padri dovevano pi-
giarsi in 24; la cameretta per me,
che deve servire da cappella, con-
siste in pochi metri quadrati di su-
perficie».
LO sciopero della fame
I tedeschi da due giorni sono
digiuni per uno sciopero della fame.
Anche tutti i missionari tedeschi
seguono con esattezza il digiuno. I
tedeschi e i padt; ci pregano di fare
lo stesso anche noi. Sentiamo il bi-
sogno cli appoggiare tale sciopero
della fame. Pare che molti sono del
parere, altri no. La commissione del
Campo pare che abbia deciso di non
fare subito lo sciopero della fame,
ma presenta una proposta con un
ultimatum di 24 ore. Andiamo a
dormire stanchi. Manca la luce e
tutto è sporco e mal messo».
Ma lo sciopero fu fatto. Ricorda
don Marchesi: «Perché tutti sapes-
sero del nostro sciopero (che era
fatto perché le baracche erano ve-
ramente indecenti per dei civili) i
nostri italiani cucirono insieme due
grandi lenzuola, poi vi scrissero in
inglese, a caratteri cubitali: "900
internati italiani e tedeschi fanno lo
sciopero della fame perché sono
trattati male". 3en presto la notizia
«Il 10 ottobre 1941 - ricorda
padre Devalle - arrivammo a
Dehra D un: clima buono, campo
adatto. Si era tutti soddisfatti e non
ci fu nessuno che rimpiange&«<?
Deolali. Potemmo sistemarci me-
glio. Ma mancava ancora on luogo
religioso per le funzioni: la chiesetta
del Campo. E don Scuderi si diede
da fare perché si provvedesse. Ri-
cordo sempre la prima messa do-
menicale celebrata a Dru·a Dun. Si
di$E! all'aperto, sotto la cupola del
cielo. Il piccolo altare era stato
preparato sotto un albero e don
Scuderi fu il celebrante. Alla fine
della comunione parlò brevemente
sulla necessità di un luogo per il
culto. E, te.rminato il discorso, disse:
- Chiedo un luogo per la chiesa.
È mio diritto e mio dovere adorare
Dio.
Don Scuderi chiese e ottenne.
Una baracca in muratura appartata
e adatta allo scopo fu messa a di-
sposizione e adattata a chiesa. Tn
quel luogo indisturbato si poterono
tenere le funzioni sia nei giorni fe-
riali che in quelli festivi».
«Gli internati - continua ancora
padre Devalle - affluirono alla
chiesa, specie di domenica, e anche
ai Sacramenti. Intanto altri sacer-
doti, religiosi, secolari, confluivano
in gran numero a Dehra Dun. li
campo ru·a ormai una parrocchia e
don Scuderi ne era il parroco».
l'roppo pericoloso
Ricorda monsignor Ferrando: «li
campo di concent.ramento di Dehra
Dun era una casa ·•regolare", ma
recintata di ferro spinoso che pun-
geva le anime. Don Scuderi ebbe a
soffrire molto. Soprattutto il co-
lonnello anglo-indiano, comandante
del campo lo vedeva come il fumo
BOUETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982 11

2.2 Page 12

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Don Sçuderl Amministratore Apostollço di Krlshnagar t ra I suol çonfratelll.
negli occhi. Non sopportava che don
Scuderi aiutasse tutti, così riuscì a
mandarlo in un altro campo. Fu uno
schianto. Ma così, al passare della
tormenta, don Scuderi poté andare
a Goa, la terra di San Francesco
Saverio, allora possedimento por-
toghese».
Ma la prova più dura per don
Scuderi stava per arrivare. «li go-
verno inglese - ricorda don Pia-
nazzi - gli ordinò di lasciare l'In-
dia. So che al campo gli inglesi lo
tenevano per pericoloso. Non c'è da
meravigliai·si se da un lato si pensa
allo zelo irruente di don Scude1i e
dall'altro alla politica inglese che
cercava di dividere per dominare e
considerava "fascismo" ogni pa-
triottismo italiano».
«Don Scuderi - ric01·da don
Marchesi - continuò ad essere l'a-
nima del campo: anima spirituale e
psicologica, che ha sempre saputo,
pur senza entrare nel campo della
politica, tenere alti gli spùiti di
tutti. Noi giovani chierici ora era-
vamo molti. Fummo messi a stu-
diare teologia con tanto di profes-
sori, esami semestrali, finali e se-
guiti dalle sacre ordinazioni. Ogni
mese don Scude1i trovava una ra-
gione per fare una festa che consi-
steva in una messa solenne, con una
buona partecipazione di civili at-
tirati anche dalla nostra banda (25
strumenti con discreti suonatori).
Poi alla sera una bella recita (com-
media o dramma): cose semplici ben
riuscite. Ed infine i bellissimi cori.
Questo ascendente di don Scuderi
su tutto il campo attirò l'attenzione
del comandante del campo, colon-
nello Williams. E fu cosi che decise
di inviarlo nei "Paro) Camps".
Don Scuderi rifiutò e dichiarò che
sarebbe andato via solo con la forza.
La sua partenza fu cosl 1inviata di
giorno in giorno. Una mattina, in-
fine, gli fu detto che doveva lasciare
il campo. Rifiutò e si ritirò in ca-
mera. La notizia si sparse subito per
il campo. Presso l'entrata si radu-
narono tutti i civili pronti a rivol-
tarsi contro le guardie che stavano
per entrare a prelevarlo. 1 padri
cercarono di calmarli per un po',
temendo che accade.~e di peggio.
Due sergenti inglesi entrarono nella
camera. Presolo per le braccia lo
portarono fuori a forza e si avvia-
rono al cancello tra due ali minac-
ciose di civili pronto a strapparlo
dalle mani dei soldati se don Scu-
deri non avesse loro fatto segno di
stare calmi e di lasciai-e.fare».
«Mi fu 1iferito - racconta mon-
signor Marengo - che l'ufficiale
inglese che maneggiò per farlo tra-
sferire dal campo di concentramento
costretto dal troppo ascendente che
mostrnva di avere su tutti gli altri
internati - dices.se di lui: "Don
Scuderi non è un uomo ordina1io"».
«Fui trasfe1ito - ricorda oggi don
Scuderi - nel campo di Purandhar
che era un Paro! Camp, cioè un
campo non circondato da un filo
spinato. Qui gli internati restano in
libertà ristretta, sulla parola. C'e-
rano anche famiglie e parecchi pa-
stori protestanti che pe1· stru·e con le
famiglie vivevano in questo Parol
Camp. C'erano alcuni ebrei, di quelli
che erano più ligi al governo inglese,
e poi parecchi di questi nostri ita-
liani fuoriusciti che erano scappati
dall'Abissinia e stavano a Gibuti,
nella zona inglese. Questi internati
venivano tenuti come amici dagli
inglesi purché questi continuassero
a fare un po' le spie. E ce ne erano
parecchie».
«Era un campo misto, c'era di
tutto. Al mio arrivo trovai i gesuiti
che gestivano la chiesa. Erano Il nel
Paro! Camp assieme ad un certo
padre Rudolf, tedesco, e padre Da-
sman, anch'egli teaesco. Mi accol-
sero con diffidenza, quasi fossero già
prevenuti sul mio conto. Forse
pensavano che venisse un prete
dalla testa calda. Ma poi, a poco a
poco, parlando con loro, capirono
quale era la mia situazione e di-
ventammo amici. Mi dedicai so-
prattutto all'insegnamento con i
ragazzi e i giovani».
Fu un periodo strano. Dispet-
tucci, tiri birboni contro quel prete
che continuava a darsi da fare. Il
ministro dell'interno, Shanjer, che
dopo averlo allontanato dal campo
di Dehra Dun, l'aveva conosciuto e
aveva preso a benvolerlo. I soldati
che venivano a salutarlo e gli di-
mostravano stima.
«Un giorno - racconta però don
Scuderi - mi venne a trovare don
Don Sçuderl e don Alççerl: una antlça ami•
clzla.
12 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982

2.3 Page 13

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Carreno, che era ispettore del sud-
India, ed io dissi: "Senta, c'è la
proposta che, finita la guerra, io ri-
torni in patria, ma se lo chiede lei, io
potrei andare nel po5.$edimento
portoghese di Goa". "Senz'altro -
mi rispose don Carreno - se riesci
ad ottenere il pennesRO, ci andrai"».
«Quando poi fini la guerra io ero
nella lista di quelli che dovevano
essere rimpatriati. Ma riuscii ad
andare a Goa•.
Finalmente libero
«Oggi 25 marzo del 1946 - an-
nota don Scuderi nel suo diario -
festa dell'Annunciazione, ricevo il
felice annuncio che posso proseguire
per Goa. Il governo mi rilascia per
recarmi là. Godo immensamente nel
potere finalmente, dopo 6 anni di
travagliata prigionia, riprendere il
mjo lavoro nella riacquistata libertà.
Quale folla di sentimenti io provo in
questa circostanza! Ma il pensiero
predominante è questo: Dio ha i
suoi piani ed egli li adempie secondo
la sua volontà. Noi poveri mortali
non riusciamo a comprendere le vere
ragioni, ma il tempo dà sempre ra-
gione a Dio».
·
«Oggi 2 aprile finalmente sono
libero! Alle 9 del mattino varco la
soglia del campo completamente
libero. Nel partire, un gruppo di
ragazzi (compresi quelli dei villaggi
intorno) si fanno avanti commossi
per salutarmi. Oltre ai fiori mi por-
tano una cesta piena di ananas
raccolte da loro con tanto sacrificio.
Non posso frenare la commozione•.
Il 5 aprile don Scuderi entra a
Goa. Non sapeva dove andare, cosa
fare, non trovava un albergo. Riusci
a trovare uno stabilimento vuoto e Il
passò la notte. L'indomani con gli
ultimi soldi comprò un paJlone e
una bicicletta. Con queste bacchette
magiche riusci ad attirare i ragazzi
della zona. Era l'inizio di una nuova
missione. Oggi i salesiani a Goa sono
in gran numero: chiese splendide,
istitutj moderni, giovani, chierici,
studenti.
Adesso, dopo 36 anru da quel
viaggio a Goa, don Scuderi non lo si
trova facilmente. Ormai vive in Si-
cilia. Li è sempre in giro, a far pre-
diche, conferenze, sempre accom-
pagnato da un gruppo di giovani.
Da solo, spesso, parte con la sua
piccola automobile da Catania e va
a Palermo, ad Agrigento, a San
Gregorio. Va da chiunque lo chiami.
E non si feima mai, come sessan-
t'anni fa, nel piccolo oratorio di
Ramacca.
PELLEGRINAGGIO MARIANO EUROPEO
DELLA FAMIGLIA SALE ,IANA
ATORINO 17•19settembre 1982
Un pellegrinagg10 al luoghi delle
proprie origini per la Famiglia sale-
siana rappresenta un·esper,enza pa-
ncolarmente significativa: vuol dire
un MOMENTO DI CRESCITA. t ar-
ricchente sostare e meditare nei luo-
ghi in cui vissero Don Bosco, Madre
Mazzarello e gli altri santi «salesiani•:
dove Maria Ausiliatrice manifestò Il
suo straordinario mtervento nella
fondazione della Famiglia salesiana e
la sua viva presenza nello sviluppo
dell'Opera «che è tutta di Mana»
(Don Bosco).
Flnalltà
- Verificare la propria matura-
zione cristiana e salesiana per dare
un'adesione sempre più totale a 010,
alla luce degh insegnamenti che
vengono dalla terra santa salesiana.
- Dimostrare a M. Ausiliatrice la
propria gratitudine e la gioia di averla
per «MADRE•, consegnarle l'impe-
gno di un rinnovamento spirituale
specificamente mariano: «prendere
la Madonna In casa. come Giovanni
(Gv 19.27).
- Rafforzare Il senso di appar-
tenenza alla Famiglia salesiana me-
diante un CAMMINO DI FEDE nella
comune terra delle origini.
Luoghi
Visite a: Torino• I Becchi - Mornese
Mondonio Riva di Chieri, ecc.
Spese
Viaggio e ospitalttà a totale carico
del Pellegrino. Contributo per i pu/1-
mans e la Busta del pellegrino. Di-
sponibili pranzi al sacco, su preno-
tazione.
Partecipanti
Salesiani, Figlie di Maria Ausillatrl•
ce, Cooperatori, Cooperatrici, Vo-
lontarie di Don Bosco, altre Religiose
della Famiglia salesiana, Exallievi/ve
salesiani dell'EUROPA.
Mezzi
- Momenti di preghiera In co-
mune.
- Tempi di riflessione e di frate-
nllà.
- Veglia eucaristico-mariana.
- Conoscenza delta .terra santa
salesiana•
- Poss1b1hlà della riconciliazione.
- Pellegrinaggio «in comunione».
La preparazione personale e co-
munitaria sarà aiutata da un sussidio
che presenta un cammino di fede, la
sintesi della lettera del Rettor Mag-
giore don Egidio Viganò sul rinno-
vamento della devozione mariana, e
indicazioni per Impegni concreti.
Nella «BUSTA DEL PELLEGRINO.
verranno inclusi. Il testo per parte-
cipare alla preghiera In comune, alla
veglia, alle celebrazioni liturgiche e ai
canti; la guida di Torino e di Mornese,
ecc.
Modalità
La Segreteria Generale dei Coo-
peratori Salesiani, via de)la Pisana.
1111 • CP 9092 00100 Roma-Aure-
lio, sarà la sede del Comitato orga•
nlzzatore.
Ad essa pertanto faranno capo gll
Animatori/tric! delle singole lspet-
torie SDB e FMA e I Responsabili
ispettoriali di VDB, CC, EXvi ed EXve
Le prenotazioni ne, pensionati, al•
berghi, hotels dovranno essere fatte
entro il 15 ma9910, accompagnate da
una congrua caparra.
PROG AMMA----
16/IX arrivi e sistemazione negli alberghi.
17 ore 9 ,30 Assemblea nel salone di Valdocco. «Incontriamo Maria•:
riflessione in comune e per gruppi sulla presenza di Maria nella storia della
salvezza, nella nostra storia personale e in quella della Famiglia Salesiana.
or• 15,30 Presentazione delle proposte pratiche per l'animazione
mariana; scambio di esperienze.
ore 17 Veglia eucaristico-mariana e Concelebrazione.
18 Pellegrinaggio alternativo: Al BECCHI oppure A MORNESE.
19 ore tO Appuntamento generale nel cortile Domenico Savio di Val-
docco, e poi nel Salone-teatro.
ore 1 t Solenne Concelebrazione nella Basilica Maria Ausiliatrice
per la Famiglia salesiana d'Europa
ore 15 Nel Salone: Fraternità, Impegni mariani e conclusione del Pel-
legrinaggio.
I pellegrini che non potranno partecipare all'Intera programmazione
sono attesi a Torino.
Domenica 19 Settembre alle ore 1O.
13 SOUETTINO SALESIANO Y MAGGIO l!Rr2

2.4 Page 14

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EDITORIA SALESIANA / I VENT'ANNI DI UNA RIVISTA
Dintensioni nuove:
Quaranta01ila
affezionati
Nell'aprlle del 1982 nasceva, diretta dal salesiano don Carlo
Flore, una rivista per giovani. Vent'anni dopo dagll Intenditori è
considerata un fenomeno e dal suol destinatari un amico. Ne
parllamo con !'artefice di tutto.
Sessantadue anni, della Bassa
vercellese, ma torinese d'a-
dozione, Carlo Fiore non ama
molto parlare di sé. E nemmeno
della sua, «prediletta», la rivista che
proprio a Torino dirige ormai da
vent'anni. «Dimensioni» (anche se
oggi si fregia dell'attributo «nuove»)
è diventata - mese dopo mese, dal
primo numero uscito nell'aprile del
1962 - il punto di riferimento di
quarantamila giovani fedeli ab-
bonati. E molti scrivono a lui, di-
rettore senza poltrona, che da ven-
t'anni fiuta l'aria, si mette alla
scrivania e giorno dopo giorno mette
giù la sua rivi.sta con un occhio ai
quotidiani e uno all'oratorio, per
capire dove va il Paese legale e dove
invece vuole andare il paese reale.
Coi giovani ci sta da sempre. Da
quando, chierico studente, durante
la guerra a Roma si occupava dei
ragazzi sbandati, di quegli sciuscià
che poi De Sica avrebbe immorta-
lati nei suoi film.
Ma poi la guerra passa, gli anni
anche, e don Fiore si ritrova nel
settore della stampa Ci crede, se ne
innamora e non lo lascia più.
messi al lavoro. Volevamo una ri-
vista che, pur rivolgendosi all'am-
biente salesiano, se ne staccasse
completamente: un organo di
stampa che si rivolgesse ai giovani,
alla maggior parte di giovani rag-
giungibili. E nell'aprile del '62 vide
la luce il primo numero di Dimen-
sioni.
"Fu un periodo brutto. O un pe-
riodo molto bello, a seconda di quale
lato lo si guardi. Già il primo nu-
mero aveva dato l'immagine di una
«rivista di rottw·a». C'era - ricordo
- un articolo sw rapporti tra la
Chiesa e i giovani. Si intitolava
«Tutto da scoprire». Eravamo al-
l'avanguardia, e questo ci procurò
non poche critiche. Ma andammo
avanti. Affrontammo il discorso
della laicità... E apriti cielo!"
- Tutti temi, come dire, «eccle-
siastici». E la politica, il sociale?
"Ah, in quanto a questo non ci
tiravamo certo indietro. Era un
periodo di transizione. Al consiglio
nazionale DC Moro aveva inventato
il centrosinistra e la spaccatura nel
mondo cattolico era abbastanza
evidente. Noi prendemmo posizione
senza remore. Eravamo d'accordo.
Già nel primo numero della rivista
c'era un articolo di Bodnto, l'at-
tuale ministro della Pubblica
Istruzione, e che allora era soltanto
un giovane runico; credo che non
fosse ancora neanche parlamentarn.
E poi c'era un profilo di Aldo Moro,
artefice del centrosinistra, ma che
era ancora praticamente scono-
sciuto alle masse.
"Con quel numero ci eravamo
subito qualificati. E assistemmo ad
una spaccatura tra i lettori. Ma
continuammo per la nostra strada,
parlando di Evtuscenko e dei gio-
vani russi, facendo alcune pagine di
vignette (un po' come Satirycon
della «Repubblica» di oggi), altre di
spettacolo. Era un giornale com-
pleto, forse il più completo che po-
tessimo dare ai giovani di allora''.
- Ma i lettori, in vent'anni, co-
me sono cambiati? Il riflusso, il ri-
torno al privato, hanno cambiato
l'impostazione della rivista?
"Io, per la verità, non credo a
queste definizioni. Il riflusso, il
- Come è nata l'idea di una ri-
vista così «strana», che si rivolge ai
giovani come se fossero adulti,
senza chiusure, senza preclusioni?
"Naturabnente non è stato un
«capriccio». Nessuno si è alzato una
mattina pensando: «Bene, adesso
facciamo Dimensioni. Era un pe-
riodo un po' movimentato: gli Anni
Sessanta. E si stava organizzando il
Movimento giovanile. Sul mercato
c'erano parecchie riviste per i gio-
vani, ma puntavano soprattutto
sullo sport e sulle canzoni. Non di-
cevano niente dei problemi che in-
vece i ragazzi cominciavano a sen-
tire intensamente. E così ci siamo
14 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1982
Don Carlo Flore fondatore a direttore di Dlmen■lonl,

2.5 Page 15

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privato, il disincanto, sono soltanto
etichette di comodo. Si usano so-
prattutto per non andare a fondo,
per non indagare nei vari tipi, nelle
varie sfaccettature che offre la gio-
ventù cli oggi. Non si ha voglia di
approfondire e si dice: «Ma si, certo,
loro sono la generazione del disin-
canto».
"E io invece non ci credo. Non
credo ad un ritorno al privato.
Credo piuttosto ad una riscoperta
del pel'SOnale. I giovani guardano
verso se stessi e vogliono che qual-
cuno li aiuti in questa ricerca.
"D'altra parte è un fenomeno
normalissimo. Abbiamo · asffiStito
alla caduta delle ideolo~e, alla ca-
duta delle utopie. È giusto che i
giovani si guardino dentro per ve-
dere che cosa è rimasto. «Dimen-
sioni» cerca di aiutarli in questo. E
non solo da oggi. Anche negli anni
del boom politico abbiamo tenuto in
vita una rubrica di lettere che po-
teva anche apparire sproporzionata
rispetto al resto del giornale: 6, 8,
persino l O pagine. Ci dicevano:
«Così voi fate il club dei cuori so-
litari•. E noi rispondevamo: «No,
così cerchiamo solo di aiutarli».
"Adesso, dopo vent'anni, mi sono
venuti gli scrupoli e ho indetto un
minireferendum tra i lettori. Ho
chiesto: «Volete che riduciamo la
rubrica delle lettere?,. Ebbene, 1'87
per cento ha risposto: «No».
"E credo che il successo sia nel-
l'apertura verso tutti. Riceviamo
lettere di giovani che si sentono vi-
cini alle più diverse aree culturali e
politiche: dai giovani dell'Azione
cattolica ai comunisti. Anzi, proprio
ieri leggevo di un ragazzo che si
cauhtiCoOd»e.f.inisce «francescano-anar-
- E qual è il rapporto dei gio-
vani di oggi con la politìca?
"Un cattivo rapporto... Peggio, è
l'indifferenza. Ma non è colpa loro.
La colpa è dei politici che hanno
trasformato la politica in partitica.
Ma se per politica si intende lo
sforzo di capire quel che accade nel
mondo e la ricerca di soluzioni, al-
lora il rapporto tra giovani e politica
è ancora molto buono. La rubrica di
«Dimensioni• sui problemi inter-
nazionali e quella sui problemi ita-
liani si sono classificate al secondo e
al quarto posto nel minireferendum
di gradimento tra i lettori. Sia
chiaro: sono stati i politici a delu-
dere i giovani, non viceversa".
)D IMEN SIONII
\\I \\WRO r\\O
Dimensioni: aprii• 1982
- Lei crede ancora nel potere
dei gruppi?
"Sl. senza dubbio. Il gruppo sca-
tena una forza che il singolo non
conosce. Tanti possono molto più di
uno".
- E crede nello spontaneismo?
"Nello spontaneismo puro non
credo. Ma mi fa paura anche l'or-
ganizzazione pura. Credo nel dia-
logo, che è l'unica cosa capace di
fare una sintesi tra spontaneismo e
organiz1,azione".
- Se un gruppo le chiedesse un
consiglio, cosa direbbe?
"Non è facile dare consigli. Ma
direi per prima cosa che è necessario
evitare la teorizzazione. I giovani
sono affamati di esperienze vissute,
cli relazioni. Molti dicono che questa
è la generazione del disincanto. Non
è vero. Questa è la generazione del
quotidiano. Vogliono sapere cosa c'è
dietro la loro vita quotidiana. Per
questo direi che un gruppo deve
innanzitutto creare un _ rapporto
interpersonale molto forte tra i suoi
membri. Deve combattere l'iso-
lamento e la soljtudine con lo
scambio di esperienze.
- Quali ritiene che siano i meriti.
maggiori di «Dimensioni»?
"Parlar bene di non è mai
simpatico. Per me potrebbe ri-
spondere Flavia Agnesi, una ragazza
che si è laureata in pedagogia
qualche mese fa a Milano discu-
tendo una tesi proprio su «Dimen-
siorri». Dopo una lunga e accurata
analisi Flavia conclude affermando
dimensioni
Dlmen,lonl: a prii• 1982
che •Dimensioni• l'ha entusiasmata
perché sviluppa «la capacità di
senso critico, l'abitudine alla veri-
fica, lo spirito di tol1eranza nei
confronti delle scelte degli altri, la
coerenza fondamentale in un im-
pegno generoso, profondo, medi-
tato». Ecco, io no ho mai incontrato
Flavia Agnesi, ma tutto questo mi
sembra bellis..<;imo".
- In questi vent'anni alla guida
di «Dimensioni», qual è stata la
giornata più «nera»?
"Sicuramente una mattina di 12
anni fa. Si era nel 1970 e l'editore
annunciò che avrebbe chiuso le ri-
viste. Eravamo in tre: noi, •Meri-
diano 12• e «Ragazzi 2000». Furono
ore terribili, du1issime, con l'an-
goscia di non poter più fare uscire
Dimensioni. Ma alla fine la rivista
sopravvisse.
- E I.a giornata più bella?
"Fu due anni fa. Organizzammo
un convegno qui a Torino, presso la
Camera di Commercio: 400 posti a
sedere. U convegno durò tre giorni.
E per tre giorni il salone fu stra-
pieno. intervennero giovani e ora-
tori delle più diverse tendenze po-
litiche. Un vero successo".
- Qualche rimpianto?
"No, nessuno. Ricordo che da
giovane volevo studiare matema-
tica, fare l'insegnante. Avrei dato
qualunque cosa per riuscire. Poi i
casi della vita ti portano lontano da
dove vorresti andare. Adesso sono
convinto che è stato meglio cosl".
Giovanni Allegra
BOI.L.ETTINO ~LESIANO I MAGGIO IN:I 15

2.6 Page 16

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FMA / SANT'AMBROGIO OLONA
Una scuola diversa
È quella che le Flglle di Maria Auslllatrice hanno realizzato per I
ragazzi delle elementari. Alla base di Indovinate scelte peda•
goglco-dldattlche c'è la generosa attività di sei suore. Slamo
andate a trovarle.
e i sono voluti degli anni, ma
ormai ce l'hanno fatta. Erano
partite nel 1977, tra mille
difficoltà: nient.e modelli, poca
comprensione, tante ostilità. Ma
loro andavano avanti. Adesso hanno
210 bambini, agli esami sempre il
giudizio migliore; alle assemblee una
platea di genitori «impegnati» sod-
disfatti di come vanno le cose. Di
tutto questo le suore della scuola
elementare «Maria Ausiliatrice» di
Sant'Ambrogio Olona, a Varese,
vanno fiere. E non lo nascondono.
Hanno tentato l'esperimento, ed è
riuscito: una scuola nuova, diversa,
completa sin dall'inizio per una
gioventù che ormai cresce con pro-
blemi nuovi, esigenze nuove, ritmi
16 BOLLETTINO SAtESIANO I MAGGIO 1082
diversi, ai quali la vecchia scuola
tradizionale non era più in grado di
dare risposte.
Adesso sono in cinquè: suor Gio-
vanna, suor Elvira, suor Mariangela,
suor Mirella e suor Pierangela. Più
la direttrice, suor Maria Luigia.
Che siano affiatate lo si vede
subito. Parlano a segmenti: un po'
l'una, un po' l'altra senza mai per-
dere il filo del discorso. Come Qui,
Quo, Qua, i nipotini di Paperino
inventati da Walt Disney.
«Non è certo una rivoluzione -
comincia suor Mirella (ma riportare
dove finisca di parlare una delle
suore e cominci l'altra sarebbe
troppo complesso) - ma una
grande novità sicuramente si. I no-
stri ragazzi oltre ad avere la loro
«insegnante di classe» hanno anche
alcune «insegnanti a rotazione».
Ognuna di noi, seguendo le proprie
inclinazioni, ha scelto una materia.
Ha studiato, si è preparata, e adesso
la insegna ai ragazzi,..
"Per due ore al giorno, dunque, gli
scolari abbandonano l'insegnante di
classe e passano sotto la guida della
suora «specializzata». E quest'anno
le «specializzazioni» sono quattro:
musica, disegno, fisica e filmica".
Ma le novità non si fermano qui.
Se al mattino, durante le ore di le-
zione, ruotano le insegnanti, al po-
meriggio ruotano gli allievi. La
«Maria Ausiliatrice», infatti, è una
scuola elementare a tempo pieno,
anche se stavolta il termine non
deve essere inteso nel suo senso co-
mune. Alle 15, dopo la pausa per la
colazione (a casa o alla mensa della
scuola) le lezioni riprendono. In-
glese, francese, dattilografia, maglia,

2.7 Page 17

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uncinetto, ricamo, flauto, chitarra,
italiano, traforo, legno e dramma-
tizzazione. Ogni ragazzo partecipa a
quattro di queste materie «opzio-
nali» scelte assieme ai genitori al-
l'inizio dell'anno. Ogni suora, spe-
cializzata, insegna ai ragazzi divisi
in gruppi di 10-12. E stavolta, niente
baniere di età e di classi. Soltanto i
corsi di drammatizzazione e di lego
sono riservati ai più piccoli, quelli
della prima. Per il resto, grandi e
piccoh, bimbi di seconda e di quinta,
lavorano assieme senza problemi.
«Cosl - spiega suor Maria Luigia
- i bambini imparano ad aiutarsi
tra loro, a frequentarsi, a scambiarsi
le esperienze, a risolvere da soli i
loro problemi».
Tutto bello, tutto liscio, tutto
entusiasmante, dunque, in questa
villetta a due piani trasformata in
scuola ai piedi del Sacromonte di
Varese?
"No, le difficoltà - continua suor
Mariangela - ci sono state e ci sono
ancora. All'inizio, per esempio,
moltissimi genitori erano contrari a
tutte queste novità. Ritenevano che
la scuola dovesse insegnare soltanto
a leggere, a scrivere, a fa.r di conto.
Punto e basta. «Poche storie - di-
cevano - se no imparano la chi-
tarra e dimenticano le tabelline».
Poi, invece, piano piano, si sono ri-
creduti, grazie anche all'opera del
professor Caruggi, nostro direttore
didattico e assessore alla Pubblica
Istruzione del Comune di Varese.
E poi soprattutto perché vede-
vano che i bambini crescevano me-
glio: più aperti, più svegli, senza
tanti complessi e con una istruzione
superiore a quella che hanno i ra-
gazzi nelle stesse classi degli altri
istituti".
Ma com'è nata questa scuola
«diversa»? «Siamo partite - spiega
suor Mirella - dal documento «La
scuola cattolica» e ci siamo accorte
che anche da noi c'era l'esigenza di
una formazione integrale dei fan-
ciulli. Il problema maggiore è stato
quello di trovare dei modelli ai quali
fare riferimento. Abbiamo cercato
parecchio, ma senza risultati. Allora
abbiamo deciso di confrontarci con
le insegnanti di alcune scuole tra-
dizionali di Milano e di studiare il
nostro ambiente sociale per capire
quali fossero le aspirazioni della
gente di queste parti. Solo dopo
questo lungo lavoro abbiamo co-
minciato a preparare un piano di
studi.
"Sin dall'iniz.io è stato difficile
abituarsi a questo nuovo ritmo di
vita e di lavoro, ma le soddisfazioni
sono arrivate subito. E non soltanto
nei confronti dei bambini. Ci siamo
Esercizi Spirituali
1982
L'Associazione Cooperatori organizza tutti gli anni nel periodo
estivo una serie di iniziative per favorire momenti di riflessione e di
preghiera. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere diretta-
mente ai Centri ispettoriali delle regioni dove hanno sede le loca-
lità prescelte.
Lazio
Campania
Puglia
Sicilia
Piemonte
Marche
Marche
Sicilia
Emilia
Veneto
Campania
Lazio
Piemonte
Lombardia
Piemonte
Piemonte
Piemonte
Lombardia
Piemonte
Piemonte
Lombardia
Campania
Sicilia
Lombafdia
Sicilia
Lombardia
Puglia
Campania
COOPERATORI E COOPERATRICI
Frascati (Roma)
Pacognano di v,co Eq. (NA)
Martina Franca (TA)
Rocca (PA)
Muzzano Biellese (VC)
Loreto (AN)
Loreto (AN)
Zafferana-Emmaus (CT)
Tosslgnano (BO)
Verona
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Frascati (Roma)
11-13 giugno
18-22 giugno
4-8 luglio
27-31 luglio
11-15 agosto
23-27 agosto
27-31 agosto
1-5 settembre
2-5 settembre
10-12 settembre
12-16 settembre
24-26 settembre
SOLO COOPERATRICI
Roccavione (CN)
Como
Torre Canavese (TO)
Muzzano Biellese (VC)
S. Salvatore Monf. (AL)
Como
Zoverano (NO)
Roccavione (CN)
Triuggio (Ml)
15-19 giugno
5-9 luglio
10-14 luglo
6-10 agosto
25-29 agosto
29 agosto-2 sett.
5- settembre
7-11 settembre
15-19 settembre
COOPERATORI CONIUGI
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Castelbuono (PA)
Como
18-22 agosto
17-22 agosto
9·12 settembre
GIOVANI COOPER TORI
Etna. Rifugio Auxll. (CT)
Varese
Martina Franca (TA)
Massalubrense (NA)
1-5 agosto
27-29 agosto
27-31 agosto
3-7 settembre
accorte subito, infatti, che per por-
tare avanti questo sistema occor-
reva che tra noi ci fosse una fortis-
sima unità. Ancora maggiore di
quella che c'era stata fino ad allora.
Cosi ci siamo conosciute meglio,
apprezzate di più. Abbiamo stu-
diato, ci siamo aiutate l'un l'altra. E
abbiamo visto che poi diventavano
più facili anche i rapporti con i
bambini".
"Adesso, naturalmente, i proble-
mi più gravi sono stati risolti. Resta
l'handicap di dover cambiare alcune
discipline ogni anno perché alcune
di noi si spostano in altri istituti e
non sempre chi arriva è in grado di
rimpiazzare chi va via. Allora bi-
sogna sceglie.re una nuova «materia
opzionale» quella ne1la quale la
nuova venuta si sente più ferrata. E
coRl bisogna cambiarn i piani di
studfo. Ma sono solo piccolj intoppi,
incerti del mestiere. In fondo l'e-
sperimento è pienamente riuscito".
7 BOI.LETTI/KJ SA~ESIANO I MAGGIO 1982 1

2.8 Page 18

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---------------------- UN OPERATORE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA
ao o e aglio ovvero l'arte
T ra i frutti del rinnovamento postconciliare c'è una maggiore
sensibilità della comunità ecclesiale per tutto ciò che le parole
«comunicazione sociale» richiamano in problemi e respon-
sabilità. L'annuale giornata dei mass-media - che quest'anno si
celebra il 23 maggio ed ha per tema: «I mass-media e i problemi
degli anziani» - ci offre la possibilità di una rifl~ione in tal senso.
«Far Comunicazione Sociale - ci ricordano il Rettor Maggiore
don Egidio Viganò e il Capitolo Generale 21° dei Salesiani - di-
venta sempre più una presenza educativa di massa, plasmatrice di
mentalità e creatrice di cultura. Attraverso di essa vengono elabo-
rate e diffuse le evidenze collettive che stanno alla base dei nuovi
modelli di vita e dei nuovi criteri di giudizio.
La sua efficacia incisiva e la sua presenza sempre più massiccia
fanno della Comunicazione Sociale una vera e autentica scuola al-
ternativa per larghissimi strati della popolazione mondiale special-
mente giovanili e popolari ».
Oggi si comunica con molteplici strumenti: da quelli più semplici
e tradizionali della stampa e della radio a quelli più sofisticati dove
l'accoppiata informatica-elettronica ci sorprende con risultati sem-
pre nuovi. Quali sono i problemi di chi opera in questo settore?
Rispondiamo intervistando un illustre collaboratore del Bollet-
tino Salesiano, il professor Paolo del Vaglio, umorista-grafico dal
crescente successo. Il «suo» angioletto Pigy - che è possibile tro-
vare su Avvenire, Nigrizia, Madre di Dio, Primavera e dal gennaio
di quest'anno anche sul Bollettino Salesiano oltre che sugli schermi
televisivi - è entrato ormai nella storia dell'umorismo grafico vin-
cendo nel 1974 al Festival internazionale dell'umorismo di Bordi-
ghera il prestigioso premio «Dattero d'oro>).
Paolo del Vaglio è «un napoletano verace)) dall'età indefinibile;
per l'entusiasmo che dimostra lo direste ancora giovane o perfino
adolescente ma probabilmente ha qualche anno in più dal momento
che due dei suoi tre figli frequentano il liceo.
Giocando a pallone neJ vecchio campetto oratoriano del Vomero
ha conosciuto Don Bosco e di Lui ricorda soprattutto il senso spic-
cato della gioia e dell'ottimismo.
«Per me - ci dice - gioia e felicità nel senso esplosivo della pa-
rola non esiste. Esiste invece una serenità cioè un modo di poter dire
le cose con intima gioia che ti fa accettare anche le cose più soffer-
te».
Ma il segreto di Paolo del Vaglio è nella sua capacità di comu-
nicare. «Questo - dice - è quello che mi fa piacere: riuscire a co-
municare con la gente». Il segreto? «Tu - risponde - non devi
credere che l'altro abbia in testa le tue stes.5e cose ma con un lin-
guaggio semplice e mai banale metterti dalla parte del ricettore re-
spingendo ogni tentazione estetizzante o di autocompiacimento».
Un esempio a proposito? Eccolo:
«Oggi è facile comunicare con gli altri» dice a Pigy l'angìoletto-
collega, che da Pigy si differenzia solo per il ricciolino in fronte.
«Puoi servirti deJ telefono, del treno, dell'aereo, ci sono mille mezzi
di comunicazione... Non è meraviglioso? - insiste l'angioletto-col-
lega. - C'osè allora che ti rende triste?» «L'incomunicabilità» ri-
sponde accorato Pigy.
Giuseppe Costa
18 BOLLETTINO SALESIANO r MAGGIO 19112
...
I
Paolo del Vaglio (FOIO Paolo Cresci).
Bollettino Salesiano - Quali
sono i probi.emi di chi opera nel
settore dell'umorisnw grafico e del
fumett-0 in genere?
Del Vaglio - La comunicazione
umoristico-grafica - sia che av-
venga con il fumetto che con la
striscia - è un problema abba-
stanza importante. Questo perché in
Italia fino a venti anni fa la striscia
non esisteva; quest'ultima infatti è
d'importazione americana.
La vignetta come si faceva una
volta non si fa più: eS&I consisteva
nell'illustrazione di un dialogo
umoristico. Se guardiamo le vecchie
vignette della Domenica del Cor-
riere o dello stesso Travaso ci ac-
corgiamo come il linguaggio più che
al disegno è affidato allo scambio
delle battute. L'evoluzione dell'u-
morismo come espressione a
stante senza parole è dunque più
recente e moderna. C'è tuttavia da
0s.5el"Vare che il lettore italiano non
ha seguito questa evoluzione. L'u-
nica eccezione è rappresentata dal-
l'umorismo che ha per oggetto la
satira politica; legando i fatti del
giorno con interpretazione umori-
stica è possibile farsi capire dalla
gente. Se tuttavia entriamo nell'u-

2.9 Page 19

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di far sorridere e pensare
morismo d'evasione, o in quello
simbolico o dell'intuizione pura di
un fatto umoristico, allora in Italia
siamo molto indietro. La striscia è
stata in un certo senso un aiuto.
Mentre la vignetta dice tutto in un
sol quadro ed è perciò comprensibile
da gente più matura, la striscia
consta di più quadri che quasi
prendono per mano il lettore fa-
cendogli seguire un certo filo e
traumatizzandolo piacevolmente
con la battuta finale.
BS - C'è diversità di atteggia-
memo fra il lettore giovane e quelw
adulto?
Del Vaglio - I giovani capi-
scono molto; non cosi gli anziani
abituati come sono ad una cultura
libresca. Nella migliore delle ipotesi
per loro «questa rnba qui» serve per
divertire e distrarre.
I ragazzi non hanno questi pre-
giudizi culturali e allora accettano
qualsiasi espressione nuova e so-
prattutto quella del disegno. Il ra-
gazzo per lo più intuisce immedia-
tamente e man mano che non è
soddisfatto si allontana. Oggi tut-
tavia c'è una maturazione genera-
zionale notevole che porterà anche
al fiorire di una letteratma di que-
sto genere.
BS - Come hai incominciato ad
occuparti. di questi disegni?
Del Vaglio - Ho fatto un pic-
colo ragionamento. In Italia per
l'um01;sta non c'è spazio e questo
perché quel poco che viene stam-
pato è acquistato da agenzie ame-
ricane che lo piazzano su tutti i
giornali del mondo. Si tratta di
ummismo modesto tipo, per inter-
derci, le battute del signor Rossi o
dell'uomo che lavora in cucina. Al-
tro spazio Eil'a occupato da un
gruppo di disegnatori («disegnatori
riuniti») come Coco, Danilo, Mo-
rosetti, Mannu e Carnevale che,
ovviamente, non consentivano ad
altri di inserirsi. Mi restavano i
giornali sportivi e fu proprio che
incominciai.
Venticinque anni fa di spazio ce
n'era ben poco; la stessa vignetta
politica ha avuto un successo lento.
Conoscendo le opere di Schulz,
(Charly Brown) mi innamorai di
questo tipo di espressione. In Italia
qualcosa in tal senso faceva soltanto
Lunari con un personaggio abba-
stanza pesante, quasi un uomo pri-
mitivo. Mi venne l'idea di creare un
personaggio attraverso cui poter
filtxare la realtà italiana. Perché è
nato l'angelo? Semplicissimo: per-
ché prima è nato un diavolo che
avrebbe dovuto apparire sul Cor-
riere dello Sport al tempo di An-
tonio Ghirelli. Poi non se ne fece
niente e pubblicai le prime imma-
gini di Pigy-l'angioletto - che al-
lora aveva le braccia - sulla Tri-
buna illustrata diretta da Alfredo
Pigna. Poi conobbi AVVENIRE a1
tempo di Valente e Narducci ed in-
cominciai a legarmi agli avveni-
menti quotidiani dicendo cEil'te cose
graficamente. I personaggi inco-
minciarono a diventare più lineari e
piacevoli. Le strisce di AVVENIRE
vennero raccolte in un volume (PI-
GY, Visual, Torino, 1974) che vinse
il DattEll'O d'oro a Bordighera e per
il quale Il Corriere della Sera scrisse
che «quelle strisce erano - per
chiarezza di comprensione - il
Charly Brown meditenaueo».
timo è stato riproposto in un vo-
lume (Il sesto evangelio) pubblicato
da Città Annoniosa nel 1980 che
raccoglie alcune fra le migliori stri-
sce da me ideate.
BS - Cosa rispondi a chi ac-
cusa il fumetto di superficialità?
Del Vaglio - Per intanto che il
fumetto è una cosa e l'umorismo
un'altra. La striscia poi ha la tecnica
del fumetto ed è di ispirazione
umoristica. Il fumetto è una sce-
neggiatura grafica di un fatto. Un
po' come un film dove si sceneggia
un fatto distribuendolo in parti e
dove la colonna sonora sarebbero le
parole scritte dentro la famosa
«nuvoletta» che spesso viene perfino
sostituita da una virgoletta che lega
lo scritto al viso... La striscia fa uso
molte volte del fumetto ma la tec-
nica è diversa: in essa infatti tutto è
indirizzato alla battuta finale at-
traverso una serie di quadri che di-
luiscono, in certo senso, il discorso
Mt:IRT/l NON C'ERA I
('ER,q SOLO /'?,qRJ,q
Da «Sesto Evangello-.
Nel 1978 ho riunito in volume
(Nel 112 del cammin..., Fratelli
Conte Editori, Napoli, 1978) le
strisce pubblicate sulla FiEll'a Let-
teraria. Si tratta di un immaginario
dialogo fra Dante (cultura tradi-
zionale) e un capellone progressista;
successivamente ho creato il Gabriel
per la rivista Madre di Dio, fratel-
lino «teologico» di Pigy. Quest'ul-
portando il lettore a pensare. Il vero
fumetto di cultura in fondo è la
striscia perché consente di filtrare
meglio il messaggio.
BS - Quale messaggio ritieni di
trasmettere con i tuoi disegni?
Del Vaglio - Anche se qualche
volta con la stampa cattolica c'è da
prendersi delle arrabbiature, credo
19 BOLLETTINO SAUSIArYO 1 MAGGIO 1~82

2.10 Page 20

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COM€ .SPESSO ,tjW/é>IE, E' FINITA
CON UN ll,EFé/UNl>llM
1/ FRO){T(3 A CéRTé SOfrERéJ.li
OM€ 9(Jéll.E l½-l U>l&OTA
Del Vaglio - Per me gioia e
felicità nel senso esplosivo della
parola non esiste; esiste invece
quella serenità, quel modo di poter
dil-e le cose con intima gioia e che ti
fa accettare anche le cose più sof•
ferte.
Da .SHlO Evangello•.
che ci soffrirei a non poter disegnare
per essa. Pensa a tutto ciò che ha
seritto AVVENIRE sull'aborto,
ebbene, ho ricevuto delle letterine in
cui qualcuno ha scritto che avevo
detto più io in quei quadretti che il
giornale (Liverani mi perdoni! n.d.r.
Piergiorgio Liverani è l'attuale di-
rettore del giornale) in tuLli gli ar-
ticoli. Noi riusciamo effettivamente
a comunicare con la gente. Io tut-
tavia mi mantengo nella semplicità
non banale ma semplice. Altrimenti
non ti fai capire più. In questi anni
ho fatto esperienza trovandomi
spesso di fronte a gente anche di
cultura che non capiva niente. poi
man mano si è adeguata a questo
discorso. Io sono un cattolico come
Clerieetti e per noi l'arte diventa
anche modo di vedere e giudicare le
cose.
Perché le editrici cattoliche -
parlo di quelle grosse - non si sono
accorte di questo fenomeno? Lo
sanno che Chiappo1i e Altan con il
loro feroce e spesso cattivo anticle-
ricalismo vendono fino a trentamila
copie? Quando incontro gruppi di
giovani che al termine d1 una
chiacchierata che si è conclusa con
la spiegazione alla lavagna di una
striscia esplodono in un applauso,
allora capisco che qualcosa di nuovo
si muove. In fondo io e Clericetti
facciamo anche ~li apostoli di que-
sta roba convinti della sua validità
espressiva.
BS - La gente ha voglia di ri-
dere?
Del Vaglio - Sl, e molta. 'Tut-
tavia dire certe cose con l'umorismo
significa anche farla pensare: qui si
medita dopo ed istintivamente e
s impaticamente portati da quel
modo di esprimersi.
BS - Se dcuessi definire la fe-
licità cosa diresti?
BS - La giornata delle comu-
nicazioni di quest'anno è dedicata
ai problemi degli anziani. Come
vedi grafico-wrwristicamente i
problemi di quest'ultimi?
Del Vaglio - Non è una cosa
facile, perché quando noi parliamo
di un mondo bisogna che lo cono-
sciamo. Per esempio, io faccio
qualcosa su Nigrizia e mi son do-
vuto calare in un certo senso nei
problemi missionari di cui quella
rivista è portavoce. Noi abbiamo
una conoscenza superficiale dei
problemi della terta età. Per tra-
durli in espressioni grafico-umori-
stiche efficaci dovremmo prima di
tutto vivere il dramma loro e ciò
non sempre viene fatto. Questo
porre problemi (anno del bambino,
anno dell'handicappato, anno del-
l'anziano...) anche se non risolve
gran che, fa prendere coscienza di
questi problemi che una volta non
erano sentiti se non quando ci ca-
pitavi dentro personalmente.
Comprendendo e assimilando questi
problemi troveremo qualcosa da
dire. Per la striscia c'è bisogno di
molta assimilazione e non puoi
esprimerti semplicemente senza di
essa. Se un preciso tema non di-
venta tuo possesso e tuo sangue non
riesci ad esprimerti. Che cosa fai
capire se non l'hai capito tu stesso?
Io ammiro i ragazzi di oggi perché
- almeno una parte - si immer-
gono in problemi dei quali noi, al•
l'epoca nostra, non ci sognavamo.
Non ho dubbi': per quanto riguarda
una maggiore attenzione a certi
problemi i giovani sono migliori di
noi.
Ecco come Del Vagllo ha vl■to I problemi della terza età per Il Bollettino Sale■lano.
20 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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GIORNATA MONDIALE VOCAZIONI
Vocazioni:
probletna di tutti
A ncora una «giornata». Per-
ché? Ci sono tante «gior-
nate», tra civili e religiose, in
un anno! Ma la Giornata Mondiale
Vocazioni, sulla quale proponiamo
questa riflessione ha un'importanza
tutta particolare. E la cosa si spiega.
Nella Chiesa, che si presenta in
Cristo come l'«anima del mondo», vi
'lOno tanti impegnativi compiti da
svolgere, per realizzare al suo in-
terno la comunione tra tutte le
componenti ecclesiali e per svolgere
nel mondo la sua missione: unire
l'uomo a Dfo e unire tutti gli uomini
ti-a loro.
Perci6 c'è bisogno che quanti vi-
vono la fede cristiana, non solo a
parole ma a fatti, si sentano di tutto
questo personalmente correspon-
sabili, diventino collaboratori se-
condo le proprie possibilità.
Tra tutti vi sono poi quelli che
hanno il compito di suscitare questa
con-esponsabilità, di animare questa
collaborazione; di essere «fermento»
nella comunità cristiana. E questo
perché in tutti, in ciascuna persona
cresca la coscienza di ciò che vuol
dire essere «portatori di Cristo nel
mondo», «essei· Chiesa» e «fare
Chiesa», per vivere e lavorare più
uniti tra i credenti e più uniti al
Padre. È lui che, con la guida del
Cristo e l'impulso dello Spirito, dà
luce e forza alla fede, perché sia vera
e perciò operosa.
Ora, l'impegno di essere «fer-
mento», spetta a tante persone nella
Chiesa, con compiti diversi ma
complementari tra loro, a comin-
ciare dagli sposi, che costituiscono
quella comunità di amore e di vita
che fa della famiglia 1a più piccola
espressione della Chiesa, la «chiesa
familiare», secondo l'espressione
scelta dal Concilio Vaticano II.
Così pure il compito riguarda quei
laici impegnati: insegnanti di ispi-
razione cristiana, animatori di pa-
storale giovanile ed altri che sono
educatori alla fede, o responsabili
nelle varie opere di apostolato. E
coinvolge, in modo particolare, le
persone consacrate - uomini e
donne: sacerdoti, religiosi e religio-
se, membri degli istituti secolari -
che vivono una speciale vocazione a
tempo pieno per Cristo.
Tra queste persone ha una re-
sponsabilità specifica chi deve as-
sicurare alla comunità il servizio
sacerdotale, fondato sul sacramento
dell'Ordine. È il servizio della pre-
glùera, dei sacramenti, dell'Euca-
ristia, dell'evangelizzazione e delle
opere di carità materiale e spiri-
tuale. Comprende tutto ciò che può
concorrere a costruire, animare,
guidare la comunità e le singole
persone a vivere il Vangelo.
È proprio della Giornata Mon-
diale Vocazioni il favorire un mo-
mento di riflessione e di preghiera -
con le iniziative opportune - per-
ché cresca in tutti la coscienza di ciò
che esige il vivere la comune voca-
zione cristiana rispetto a Cristo, alla
Chiesa, al mondo; mentre lo scopo
speciale, per cui è stata istituita
(come giornata «unica» per le vo-
cazioni di speciale consacrazione,
nel 1964, da Paolo VI), è quello di
richiamare l'attenzione e l'impegno
di tutta la Chiesa sulla vocazione
sacerdotale e religiosa, anche con
una «giornata» apposita, fissata
ogni anno per la quarta domenica di
Pasqua.
Problema di qualità
e di quantità
È vero, le persone che vivono
queste vocazioni - sacerdotale e
religiosa - sono un'esigua mino-
ranza nel Popolo di Dio, di .oltre 700
milioni di cattolici - la comunità di
fede più numerosa del mondo - in
mezzo a una popolazione che cresce
cosi rapidamente in numero di abi-
tanti e di necessità materiali e spi-
rituali. Ma appunto per questo tali
vocazioni sono anch'esse necessarie
alla comunione e alla missione della
Chiesa. Così ha voluto il Cristo con
l'istituzione del sacerdozio e con
l'esperienza eccezionale da lui vis-
suta con alcuni uomini e donne che
facevano comunità con lui, vivendo i
valori radicali del Vangelo; espe-
rienza ripresa dalla prima comunità
cristiana a Gerusalemme e conti-
nuata attraverso i secoli dagli isti-
tuti religiosi, maschili e femminili,
antichi e moderni.
Certo, prima di ogni altra cosa è
un problema di «qualità», perché
sono vocazioni nelle quali con la
testimonianza della vita, che è al
primo posto per importanza, è al-
trettanto doveroso il servizio alla
preghiera e alle opere di evangeliz-
zazione e di carità.
È interessante rilevare che per
questo servizio oggi vi sono in Italia
circa 55.000 sacerdoti (di cui 21.000
negli Ordini, Congregazioni e Isti-
tuti religiosi), circa 9.000 uomini e
150.000 donne nelle varie istituzioni
di vita consacrata. Si tratta di poco
meno di 1 sacerdote e di 3 tra reli-
giosi (non sacerdoti) e religiose per
ogni 1.000 abitanti.
Invece, cento anni fa, per una
popolazione italiana metà dell'at-
tuale, c'era il triplo dei sacerdoti di
oggi in cifra asooluta, sei volte di più
in cifra relativa alla popolazione -
6 S{lcerdoti per ogni 1.000 abitanti.
E un problema di servizio, perciò
è anche problema di quantità, pur
operando oggi in una Chiesa dove
cresce il senso di appartenenza e la
coscienza di partecipazione dei laici.
Ma tutti sanno che il numero
delle persone impegnate in queste
vocazioni è fortemente diminuito
negli ultimi dieci anni, un po'
ovunque, mentre oggi c'è una lieve
21 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982

3.2 Page 22

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inversione di tendenza e perciò di
aumento di ordinazioni sacerdotali
nel mondo, ma non nell'Europa oc-
cidentale; e un aumento di entrate
dei giovani nei seminari, ma non
ancora in Italia secondo i dati del-
l'Annuario Pontificio 1981.
Problema di qualità e di quantità,
dunque, per cui la Chiesa tutta si
raccoglie in questa Giornata Mon-
diale Vocazioni per riflettere e pre-
gare per le vocazioni esistenti e
perché lo Spirito, anima la Chiesa,
susciti nuove vocazioni sacerdotali e
religiose per rivitalizzare la co-
munità cristiana; e l'azione illu-
minante e stimolante della sua
grazia aiuti coloro che Dio chiama a
dare una risposta totale e definitiva.
.I' am1guu ù.lcs1ana
e vocazioni
È un problema della Chiesa che
trova la Famiglia Salesiana per
tradizione e convinzione pienamente
sensibile e solidale con tutte le altre
componenti ecclesiali, presente con
due Istituti religiosi: i Salesiani di
Don Bosco e le Figlie di Maria Au-
siliatrice, tra i numerosi nella
Chiesa, affiancati da altri istituti di
persone consacrate (le Volontarie di
Don Bosco) e da associazioni di laici
- Cooperatori Salesiani ed Exal-
lievi (salesianamente impegnati) - ,
che vivono pur in modi diversi, au-
tonomi la «comune vocazione sa-
lesiana».
È comune per l'unico «spirito di
Don Bosco• che la anima, nel ca-
risma da cui deriva e nel ministero
ecclesiale cui è destinata: l'aposto-
lato tra la gioventù, i ceti popolari e
le mismoni.
Per i Salesiani, in particolare, la
sensibilità e l'impegno per le vo-
cazioni (per tutte le vocazioni, in-
cominciando da quella propria dei
laici) appartengono in modo non
marginale, ma essenziale al «pro-
getto educativo-pastorale- su cui
l'impegno dei continuatori di Don
Bosco è oggi concentrato.
È stato il Capitolo Generale ul-
timo - il ventunesimo, nel 1978 -
a ribadire che «la scoperta della
propria chiamata, la scelta libera e
cosciente di un progetto di vita co-
stituisce la mèta e il coronamento di
ogni processo di maturazione umana
e cristiana. Ed ancora: •È un pro-
blema vitale per la Chiesa quello
della vocazione personale di ogni
cristiano: è il problema della edu-
cazione alla fede e alla totale di-
sponibilità al Cristo... problema di
fondo della stessa evangelizzazio-
ne•. Per questo si richiede che in
22 90LUTTINO SALESIANO I MAGGIO 111112
ogni :regione dove i Salesiani ope-
rano si prepari un «piano• parti-
colareggiato, in stretto contatto con
le altre componenti della Chiesa
locale - la diocesi - e •in annonia
con il rispettivo piano vocazionale
che essa elabora,.; e si programmino
«iniziative concrete di servizio vo-
cazionale in favore delle Chiese lo-
cali,..
Sono, come si vede orizzonti non
chiusi, ma aperti; e aperti sulla
Chiesa.
ùb1ett1vo essenziale
:lei progetto salesiano
Se ne è trattato anche nella
«settimana di spiritualità» della
Famiglia Salesiana nel gennaio di
quest'anno - vedere il «Bollettino
Salesiano,. del mese scorso -, un
vero e proprio piccolo congresso
mondiale, con circa 170 partecipanti
da tutti i gruppi salesiani prove-
nienti da 32 nazioni.
È stata prima di tutto un'espe-
rienza felice della «comune voca-
zione salesiana.., attraverso la pre-
ghiera, la fraternità, lo scambio di
idee ed esperienze, che ba risposto
alle attese di persone provenienti da
aree geografiche di condizioni sto-
riche, culturali e religiose tanto di-
verse.
Il documento con le ..conclusioni•
riecheggia quanto è affermato nel-
l'ultimo Capitolo Generale dei Sa-
lesiani, che l'impegno per la voca-
zione personale dei giovani e per le
vocazioni nella Chiesa è obiettivo
essenziale del loro progetto edu-
cativo-pastorale.
E lo ha ripreso con queste parole:
«Il dovere di orientare i giovani
nasce dal diritto della gioventù ad
essere orientata., prima che da una
particolare situazione delle voca-
zioninella Chiesa,..
Tutto ciò esige un'attenta opera
di discernimento e di educazione; un
servizio di animazione degli edu-
catori e di orientamento dei giovani,
a tutte le età.
Ma non si è voluto allo stesso
tempo disattendere «la particolare
situazione delle vocazioni nella
Chiesa•, oggi; e, all'interno di que-
sta, la situazione delle vocazioni
nella Famiglia Salesiana.
Es.sa non è rimasta ai margini
della crisi cosi grave ed ampia delle
vocazioni di speciale consacrazione,
soprattutto in Europa centrale e, in
particolare, in Italia; mentre qua e
per il mondo c'è una certa ripresa
e in altre zone continua la fioritura
di vocazioni salesiane. Anzi, per esse
quest'anno c'è stato un vero bal1,0 in
avanti, complessivamente, di un
centinaio di «novizi• in più rispetto
al numero stabilizzato intorno ai
cinquecento degli anni scorsi. Ma
cosa sono tali aumenti di fronte ai
larghi vuoti di quest'ultimo decen-
nio, o di fronte alle esigenze, alle
urgenze del «progetto Africa•, per
esempio, che costituisce quasi una
nuova, impegnativa frontiera del-
l'azione missionaria della Famiglia
Salesiana.
L'impegno per «più vocazioni» a
ciascuno dei gruppi della Famiglia
Salesiana, resta dunque sempre at-
tuale.
ima vocazione
er il mondo d'oggi
«Salesiani è bello?,. è stato chie-
sto tempo fa al rettor maggiore don
Viganò. La risposta è stata senz'al-
tro affermativa. È la vocazione dei
«giovani per i giovani». E la gio-
ventù costituisce più del 50% della
popolazione mondiale, è sempre il
primo problema di oggi proiettato
sul mondo di domani, per un mondo
di~erso. più giusto.
E una vocazione che può convin-
cere e soddisfare giovani che sono
più in cerca di «ragioni per vivere"
che di «mezzi per vivere•. Ma per-
mangono gravi difficoltà, di natura
personale e sociale, che bloccano
anche ottimi giovani davanti a un
progetto di vita che esiga apertura e
disponibilità a una vocazione sa-
cerdotale o religiosa. O è forse una
più radicale difficoltà: fra tanto
laicismo può esserci una crisi di va-
lori spirituali, una crisi di fede, cioè
una crisi della fondamentale vo-
cazione cristiana, a cominciare dalla
famiglia, che dovrebbe essere il
primo vivaio di vocazioni.
È per questo che occorre pregare.
Lo ha raccomandato il Signore Ge-
sù, vi insiste la Chiesa; lo hanno ri-
petuto le •conclusioni• della •set-
timana di spiritualità)> nelle indi-
cazioni per una strategia dell'a-
nimazione e dell'orientamento vo-
cazionale; perché è nel clima della
fede che ogni vocazione si realizza; e
nella preghiera si scopre quel de-
stino che Dio va indicando a cia-
scuno.
Ogni vocazione èiniziativa di Dio,
ma Egli vuole la nostra collabora-
zione; vuole la mediazione della
comunità, per guidare ciascuno al-
l'adesione personale all'iniziativa
divina; vuole un clima di preghiera:
ecco il perché della Giornata Mon-
diale Vocazioni.
Giuseppe Clemente!

3.3 Page 23

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ECUADOR / SCUOLA VIA ETERE
I 1 vicariato apostolico di Men-
dez, affidato ai salesiani fin dal
1893, abbraccia in gran parte la
provincia di Morona-Santiago, nella
regione amazzonica dell'Ecuador.
La popolazione del vicariato com-
prende 62 mila abitanti di cui 23
mila indigeni Shuar e 1.100 Achuar
(due delle 300 etnie della zona
amazzonica).
Con l'aiuto di alcuni missionari
salesiani gli Shuar hanno costituito
una federazione con centro a Secua
e uno statuto che è stato anche ap-
provato dal governo nel 1964.
Scopo di questa federazione alla
quale fanno capo 212 centri dislocati
nelle province di Morona-Santiago,
Zamora e Pastaza, è di tutelare i
diritti degli indigeni e di aiutarli a
progredire salvaguardando la loro
cultura e i valori della loro tradi-
zione.
La Federazione Shuar dispone,
dal 1968, di una emittente radio che
dal 1972 diffonde un sistema di
educazione radiofonica biculturale.
«Asesor» - noi diremmo con-
sulente, ma è anche l'organizzatore
e l'animatore, è un salesiano di ori-
gine torinese che lavora in Ecuador
dal 1963, padre Alfredo Germani.
Capelli lunghi, annodati a «chi-
gnon» sulla nuca come gli Shuar,
padre Germani, ad una prima oc-
chiata - può anche apparire un
tipo originale. Sotto una parlata
apparentemente distratta, ma co-
stantemente venata da un fine hu-
mor all'inglese, cela una conoscenza
profonda dei problemi locali, faci-
litata anche dalla padronanza per-
fetta della lingua indigena.
Lo abbiamo conosciuto una do-
menica mattina nella sede dell'e-
mittente radiofonica... Uno studio
che sembra il ponte di comando di
un nave.
- Padre Germani, come funziona
il sistema radiofonico degli Shuar?
«Il nostro sistema di educazione
comprende molte sezioni. La sezione
pedagogica per l'istruzione primaria
è formata da otto telemaestri che
redigono i testi poi letti in diretta ai
microfoni della radio. Le lezioni si
svolgono durante la settimana, dal
lunedl al venerdì, dalle· 7,30 alle
13,30. La seconda sezione pedago-
gica si occupa dell'istruzione media.
Tutto il personale è Shuar, ad ec-
cezione del coordinatore. C'è poi
una sezione incaricata della super-
visione dei testi, composta da un
responsabile e da 12 supervisori di
zona i quali visitano almeno tre
volte all'anno ciascuna delle 164
scuole primarie, delle 24 medie e dei
100 centri di alfabetizzazione per gli
adulti».
«La lezione scolastica - continua
padre Germani - arriva alle varie
scuolette radiofoniche o centri di
ricezione attraverso le 4 emittenti
della Federazione. In ciascuna
scuoletta c'è una radio ricevente,
una comunissima radio, e un te-
leausiliario che fa da animatore
della classe. Dopo l'introduzione,
per radio arriva il numero della le-
zione che verrà trasmessa, l'indi-
cazione del ciclo e dell'area alla
quale è destinata... Ogni lezione
dura venti minuti, poi si passa ad un
altro ciclo».
- Quali difficoltà avete dovuto
superare?
«Soprattutto la sfiducia dj questa
gente nei confronti della tecmca, la
ristrettezza numerica di alcune co-
munità. E poi fostilità di alcuni
insegnanti che non vedevano di
buon occhio questo sistema. E i
problemi tecnici... Enormi. Soprat-
tutto perché in molte zone non si
poteva disporre di personale tec-
nicamente preparato per la ma-
nutenzione delle apparecchiature».
- Dopo tanti problemi e tanti
sacrifici, quali risultati avete ot-
tenuto?
«Abbiamo cominciato con 46
scuole... In dieci anni sono salite a
164... Per la scuola media siamo
partiti tre anni fa, tra enormi dif-
ficoltà, con sette scuole. Oggi ce ne
sono 24 con la prospettiva di salire
presto a 45 e la speranza di poter
arrivare al punto che ognuna de.Ile
164 primarie abbia anche una me-
dia».
23 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1982

3.4 Page 24

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ARGENTINA / DON ANGELO BUODO
Un friulano
nella Pa01pa
Fu «raccomandato» perché venisse accettato a Mathi: era il
1889 ed era nato ventidue anni prima tra i contadini della pro-
vincia di Pordenone. A ricordo della sua bontà gli hanno eretto
un monumento e dedicato un quartiere.
classi elementari in paese, con ot-
timi risultati. «Avrei desiderato
tanto studiare, ma la povertà in cui
vivevamo non me lo permetteva.
Cominciai a lavorare presto come
servitorello nelle famiglie più be-
nestanti. Mi accontentavo del solo
vitto per non essere di peso alla fa-
miglia. Quando avevo un momento
libero mi immergevo nella lettura di
libri che qualche compagno più
fortunato mi prestava».
Il desiderio di imparare lo portò,
fatto più grandicello, a iscriversi a
un corso serale nella vicina Pravi-
sdomini. Ma il suo sogno poté rea-
Nella primavei-a del 1889 bus-
sava alle polte dell'Istituto
salesiano di Mathi, un centro
del basso Canavese, in Val di Lanzo,
a 27 Km da Torino un giovanottone
di 22 anni, alto e robusto come una
quercia.
La casa accoglieva a quel tempo
«i Figli di Maria», una geniale ini-
~:iativa per preparare, con «una
scuola di fuoco» (corsi accelerati e
intensivi) le vocazioni. adulte.
- Cosa vuoi?, gli chiese il por-
tinaio aprendogli la porta.
- Farmi prete salesiano. Ho qui
una raccomandazione del mio par-
roco, don Piccolo.
Piuttosto titubante il bravuomo
lo introdusse nel piccolo parlatorio e
andò ad avvisare l'economo della
casa.
- C'è di là un giovanotto, piut-
tosto male in arnese; dice che vuol
farsi salesiano, ma credo sia un
mendicante o qualcosa di peggio...
Il giovanotto, intanto, sedutosi
tranquillamente, si era messo a fu.
mare. L'economo dopo averlo
squadrato, diede un'occhiata alla
lettera e pensò bene di avvisare il
direttore, don Filippo Rinaldi, il
futui-o secondo successore di don
Bosco alla guida della congregazione
salesiana.
- Venga a vedere che arnese ci
hanno mandato! Uno di quelli ta-
gliati con l'accetta, buono forse per
fare lo spaccalegna...
Don Rina.Idi lo accolse con il suo
sorriso permeato di grande bontà,
gli sedette accanto, chiedendogli
notizie del viaggio, della famiglia,
degli studi...
- Vedo che hai l'abitudine di
fumare, disse poi; ma qui da noi è
vietato il fumo. Penso che un po'
alla volta ti ci abituerai.
- No, signor dfrettore, niente
privilegi per me! Se qui non si fuma,
smetto subito, e gettò il mozzicone
dalla finestra.
24 BOLLETTINO SALESIANO t MAGGJO 1982
Don Angelo Buodo e la sua carretta.
Iniziava cosi la sua nuova vita
quello che doveva diventare uno dei
più grandi missionari della Pampa
Argentina.
Una vita di sacrifici
Angelo Buodo era nato a Barco,
un paesino rurale di 500 anime, nel
comune di Pravisdomini, in pro-
vincia di Pordenone, il 27 giugno
1867, ultimo di sette fratelli. La sua
fa.miglia era poverissima.
«Da piccolo - confessava - ho
sofferto tanta fame: una fame mai
saziata».
La situazione si fece anche più
grave quando mori la madre a soli
37 anni di età, e poco dopo anche il
babbo. Aveva soltanto 14 anni. «La
povertà ci costringeva spesso a
mendicare un tozzo di pane, un po'
di farina per fare la polenta, di casa
in casa... Andavo con mia sorella
Regina, offrendoci per qualche la-
voro e servizio, pui- di raggranellare
qualcosa».
Aveva frequentato le prime tre
lizzarsi solo a 22 anni, quando entrò
dai salesiani a Mathi, «rozzo come
una talpa, ma ostinato come un
mulo».
Riprese gli studi dalla quinta
elementare. Venne poi inviato al
collegio San Giovanni Evangelista
di Torino, per frequentare il corso
ginnasiale. Era uno dei più anziani,
ma con tenacia e volontà ferrea si
buttò sui libri per non essere da
meno degli altri.
L'improvviso cambiamento di
vita e l'impegno nello studio gli
provocarono un esaurimento con
forti emicranie che lo costrinsero a
un lungo periodo di riposo.
Un giorno, incontrando don Rua
all'oratorio di Valdocco, si lagnò di
non poter riprendere gli studi.
- E se ricupe1i la salute, cosa
pensi di fru·e?, gli chiese don Rua.
- Farmi missionruio e andare
con monsignor Cagliero a lavorare
nella Pampa in Argentina.
Don Rua lo condusse nella ca-
meretta di don Bosco e insieme
pregarono a lungo. Poi don Rua gli
prese la testa e gliela appoggiò sul

3.5 Page 25

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cuscino del Santo e soggiunse:
«Voglio proprio vedere se don Bosco
si trova in paradiso». L'effetto fu
immediato! Da quell'istante non
ebbe più alcun dolore. Riprese sub-
ito gli studi. Nel 1892 fece la pro-
fessione religiosa e fu inviato a
Valsalice per continuare la prepa-
razione. Passò quindi a Faenza
(Ravenna), dove tra gli altri allievi
vi era anche un certo Benito Mus-
solini...
n 19 dicembre 1896, venne or-
dinato sacerdote da monsignor
Cantagalli. L'anno successivo i su-
periori g]j permisero di trascorrere
una quindicina di giorni nel paese
natio. Ricevette entusiastiche ac-
coglienze ed ebbe la gioia di riab-
bracciare i fratelli, rivedere parenti
e amici, con i quali trascorse due
settimane felici, prima di partire per
le lontane missioni.
Il guerrigliero
della Pampa
Arrivò a Buenos Ayres, capitale
della RepubbHca Argentina, il 20
novembre 1898 e, senza perder
tempo, con il solito impegno, si mise
a studiare la lingua spagnola.
Per sei anni Io troviamo inse-
gnante nel collegio di Bosa e nella
scuola agricola di Uribellarea. Fi-
nalmente ottiene di poter realizzare
il sogno più grande della sua vita:
missionario nella Pampa, un ter-
ritorio senza confini, vasto come
tutta l'Italia settentrionale, abitato
dagli «Indios», condannati a una
vita di miseria e vittime di violenze
e sopprusi di ogni genere.
Padre Angelo percorreva perio-
dicamente, in lungo e in largo,
quella terra selvaggia, su una car-
retta tirata da tre mule, sulla quale
carica sacchi di pane, sale, farina,
pasta e indumenti di ogni genere.
Era una carretta di quelle usate
dagli zingari, coperta da un gran
telo che la riparava dalla pioggia e
dai cocenti raggi del sole. E lo stesso
si differiva dagli zingari unicamente
per la talare che indossava, lisa e di
un colore indefinibile. Inoltre non
vendeva e non chiedeva nulla: di-
stribuiva gratuitamente sempre
tutto quello che riusciva a portare.
li centro di raccolta era a Buenos
Ayres, p1·esso il collegio Pio IX.
Nelle brevi soste tra un viaggio e
l'altro, girava per la capitale, men-
dicando per i suoi poveri, andando
cli porta in porta. Quando poi tor-
nava dai suo giri, aveva sempre
qualche orfanello al quale trovare
un nido accogliente.
Nella Pampa ritrovò la sua vo-
cazione cli contadino. Era un in-
namorato della natura. Davanti a
un bel panorama si fermava in
estasi per lodare il Signore. Anche
quando doveva attraversare sentieri
tracciati tra alte erbe taglienti e
arbusti spinosi, trovava modo di
ringraziare Dio.
«I frati - diceva - devon fla-
gellarsi per fare penitenza; a me,
invece, il Signore manda questi
flagelli senza che debba andarli a
cercare».
Era convinto che per migliorare le
condizioni dei contadini, occorreva
puntare sull'agricoltura, razionale e
Don Buoclo In una foto da lul dedicata a don
Flllppo Rlnaldl.
intensiva. «:::ìolo la buona madre
terra è in grado di migliorare il vo-
stro tenore di vita e offrire cibo a
tutti!». E si calcola abbia distri-
buito, durante le sue consuete pe-
regrinazioni, non meno di 30 mila
piante da frutta e 200 mila viti.
«Chi pianta un albero - diceva -
può es.seme fiero, perché il suo
passaggio su questa terra non è
stato sterile». Quando riusciva a
realizzare un frutteto o un vigneto,
era fuori di dalla gioia
La Pampa è una terra peren-
nemente assetata di acqua, per
questo la pioggia è considerata una
vera benedizione del cielo. Al suo
passaggio i contadini accorrevano a
lui, supplicandolo: «Padre, da mesi
non piove, le piante intristiscono...
Mandaci la pioggia».
E padre Angelo, che aveva fede,
quella che trasporta le montagne, li
rassicurava: «Preghiamo e vedrete
che il Signore ci manderà la piog-
gia».
I viaggi più lunghi, particolar-
mente nelle località toccate dalla
ferrovia, li effettuava in treno. Era
sempre stracarico di pacchi di ogni
genere e dimensione. Per non pagare
la sopratassa su i bagagli, li distri-
buiva tra i passeggeri. «Per favore,
mi vuol tenere questo pacco?»
«Posso affidarle questa cesta?»
«Signora, le consegno solo uno dei
miei grossi involti; non si preoccupi,
ci penso io a caricarlo sul treno».
I controllori chiudevano un oc-
chio, qualcuno protestava: «Ma lei
non si accontenta cli riempire solo la
carrozza in cui viaggia sta occu-
pando tutto il treno!».
Alla sua bontà e umiltà nessuno
poteva resistere. Accadeva talvolta
che qualche pacco, tra i 30-40 (al-
cuni erano sacchi) che aveva di-
stribuito e caricato, rimanesse sul
treno. Ma tutti lo conoscevano e il
pacco veniva sempre rintracciato e
fatto pervenirn a padre Angelo. Era
talmente conosciuto che sovente i
macchinisti, incontrandolo lungo la
linea, si fermavano a offrirgli un
passaggio, oppure facevano una
fermata fuori programma, per farlo
scendere.
Una volta per poco non ci rimise
la vita. Doveva scendere a una sta-
zioneina lungo il Rio Colorado, dove
ei-a atteso. Il macchinista, preg_ato
di fermare il treno, si rifiutò: ,,E il
regolamento, padre, e siamo anche
in ritardo», «Ma io devo assolu-
ta.mente fermarmi e scaricare i miei
pacchi: la gente mi attende!».
Visto che il macchinista non vo-
leva proprio fermarsi, giunto a
qualche centinaio di metri dalla
stazione, padre Angelo, cominciò a
lanciare i pacchi lungo la massic-
ciata; giunto poi davanti alla sta-
zione, dove lo aspettavano con tanto
di banda, non esitò a buttarsi giù
dal treno in corsa... Anche il treno si
fermò, mentre tutti accorrevano
attorno al prete che tentava cli
rialzarsi, perdendo sangue dal naso
e dalla bocca.
«Ma perché si è gettato a quel
modo? - lo rimpr overò il caposta-
zione - Poteva ammazzarsi!».
« Visto che il treno non si voleva
fermare, ho deciso di fermanni io -
25 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1982

3.6 Page 26

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rispose - Ma adesso cerchiamo di
rimettere a posto qualche costola
che pare non abbia gradito molto il
mio atterraggio».
un uuUJ.o :..enza paura
Padre Angelo aveva una forza e
una costituzione eccezionali. Al suo
paese ogni anno si svolgeva una gara
tra chi trasportava il tronco o il
sacco più pesante. Finché visse a
Barco, il primo premio era sempre
suo applauruto dai granru, ammi-
rato dai piccoli come un eroe.
La salute di ferro e la robustezza
fisica gli permisero di affrontare
disagi, rufficoltà e pericoli di ogni
genere, senza mai perdere il buon
umore. In una terra dove anche il
più povero dei «gauchos» (i con-
tadini meticci) portava sempre con
una pistola e il «machete» (un
coltellaccio dalla lama tagliente)
padre Angelo viaggiava rusannato.
Non aveva paura ru affrontare vio-
lenti e prepotenti che non vedevano
di buon occhio il lavoro che svolgeva
per difendere i poveri e gli indios,
sfruttati dai ricchi «hacenderos»
della zona.
Un giorno ne incontrò uno: «So
che lei ce l'ha con me e ne dice di
tutti i colori quando non ci sono.
Ora eccomi qui; su, vediamocela tra
noi, da uomo a uomo». li poveraccio
cercò ru balbettare qualche scusa e
preferl andarsene.
Un'altra volta, mentre viaggiava
in treno, s'imbattè in un tipaccio
che incominciò a insultarlo con pa-
role volgari e minacce ru ogni ge-
nere. Padre Angelo, che non aveva
peli sulla lingua, cominciò a ri-
spondergli per le rime. Ad un tratto
l'altro, infuriato, estrasse la pistola
puntandogliela al petto. Senza
scomporsi, il prete gli abbassò l'ar-
ma dicendo: «Metta via quell'ar-
nese, potrebbe far male a qualcuno».
A Santa Isabella, durante una
lite, un gruppo di ubriachi, coltello
alla mano, stava per azzuffarsi. 11
commissario ru polizia, accorso
prontamente, era sul punto di in-
tervenire, quando provvidenzial-
mente comparve padre Angelo, con
la veste semiabbottonata, svegliato
di soprassalto dalle grida di quegli
energumeni. Bastò l'apparizione di
quel prete massiccio e deciso, perché
gli animi si calmassero...
Buono e generoso con tutti, non si
lasciava però imbrogliare o prendere
in giro da alcuno. Un giorno, mentre
trasportava sacchi e involti appena
scaricati dal treno un giuppo di
giovanotti sfaccendati, prese a de-
riderlo. Tollerò per qualche minuto
lo scherzo, poi scaraventò in mezzo
al gruppo un sacco di mercanzia.
Uno di loro, colpito in pieno, rimase
a terra malconcio, mentre gli altri si
diedero a una fuga precipitosa.
Il giorno seguente venne convo-
,cato al comando di polizia. «Re-
verendo, lei ieri alla stazione ha
provocato un tafferuglio. Uno anzi è
stato atterrato... e da un prete» -
rispose padre Angelo - «Come, il
colpevole sarei io? Mi dica un po',
signor commissario, cosa facevano i
suoi poliziotti mentre quelli si fa-
cevano beffe ru me? Stavano a
guardare e se la ridevano a crepa-
pelle! Le pare giustò che un citta-
dino sia costretto a difendersi da
sé?». Tutto finì con una stretta di
mano.
C.,.. n~gio e astuzia
Coraggio, forza e astuzia lo aiu-
tarono a cavarsi d'impiccio in molte
situazioni anche pericolose, e qual-
che volta vi riusci proprio per il
rotto della cuffia.
Un giorno stava pnrl.icando una
missione. Tra gli ascoltatori, anche
una donna che colpita dalle sue
parole, o per dir meglio «dalla grazia
di Dio», come ruceva lui, desiderava
mettere in ordine la sua coscienza.
«Padre, - gli disse - deve convin-
cere il mio uomo-padrone a sposar-
mi o a lasciarmi libera».
Ma il signorotto non ci sentiva da
quell'orecchio. E siccome quel prete
non era uomo da farsi intimorire, un
giorno pensò di levarselo di torno in
modo definitivo. Incontratolo
mentre camminava lungo la strada,
fermò la sua automobile e gli disse:
«Padre, salga sulla mia vettura;
venga, non abbia paura, l'accom-
pagno io dove deve andare».
Padre Angelo capi a volo le in-
tenzioni di quel tizio: portru:lo nella
Pampa e chiudergli la bocca per
sempre con un colpo della rivoltella
che portava ostentatamente al cin-
turone. Accettò tuttavia l'invito,
senza dar segno cli paura. Poi,
mentre passavano davanti a un ru-
stributore di benzina con annessa
«cantina» (osteria), lo invitò a fer-
marsi a bere un bicchiere cli «cer-
veza». «Nel frattempo - russe - io
scambio quattro chiacchiere con
questo mio amico benzinaio».
«Fatemi un favore - disse padre
Angelo a quest'ultimo mentre i] si-
gnorotto entrava nella bettola -
strappate i fili del contatto in modo
che la macchina non possa ripartire
subito... quello vuol farmi la pelle e
io intanto me la svigno».
Un'altra volta, mentre viaggiava
in treno, un gruppo di soldati aveva
adocchiato la sua «bota» (borraccia
di cuoio) che portava sempre con sè,
piena di vino. Mentre faceva un giro
di ispezione per i suoi bagagli rus-
seminati nei vari scompartimenti, i
soldati ne approfittarono per svuo-
targli la borraccia, tra grasse risate.
Tornato al suo posto e accortosi del
tiro birbone: «Oh, che disgrazia -
esclamò tutto preoccupato - Era
pieno di veleno per uccidere le for-
miche. Qualcuno lo ha bevuto cre-
dendolo vino... Strano però che non
ne abbia notato il sapore piuttosto
forte! Il guaio è che colui che l'ha
bevuto andrà incontro a tenibili
conseguenze... a meno che non
prenda subito un antidoto».
«Cosa bisogna prendere?» chie-
sero allarmati i militari che avevano
già la tremarella.
«Un caffé forte, meglio ancora se
con un bicchierino di "rhum". In
quanti ne avete bevuto?».
«Allora, presto, cameriere: rueci
caffé corretti, anzi undici, perché
anche io ho le gambe che mi tre-
mano. E voi date una buona mancia
al nostro bravo cameriere che vi
salva la vita!».
Così dovettero pagare salato il
pur ottimo vino che avevano bevuto
per beffare il prete.
Nei suoi viaggi gli capitava spesso
di imbattersi in qualche anarchico o
anticlericale, cui non pareva vero
poter mettere alla berlina un prete.
Ma padre Angelo non era certo uo-
mo ru lasciarsi pestare i piedi senza
protestare, per cui accadeva spesso
che chi andava per suona.re, restava
suonato, e il più delle volte, anche
conquistato dalla fede e dalla carità
eroica ru questo prete, rozzo e tra-
sandato in apparenza, ma con un
cuore traboccante d'amore.
Un giorno, mentre viaggiava in
treno ruretto a Bahia Bianca, venne
a sedersi accanto a lui un noto an-
ticlericale. La discussione, come
sempre, fu animata, intercalata da
battute cli spirito, motti e com-
menti, non sempre improntati a un
linguaggio delicato e raffinato, che
però destavano interesse e ilarità tra
i presenti. Ad un tratto il nostro
interlocutore, notando la talare
sdruscita e rattoppata del prete e iJ
suo viso stanco ed emaciato disse:
«Non mi parn che il vostro convento
vi tratti molto bene».
«Il sufficiente per vivere: tutto il
resto appartiene ai pove.ri».
«Allora voi siete un'eccezione; ma
26 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982
r

3.7 Page 27

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Il monumento Don Buodo
scusate se sono indiscreto: oggi
avete pranzato?».
«Ho preso una tazzina di caffé
stamattina, prima di partire».
«Beh, se è cosl... Ecco qui i soldi:
andate nel vagone-ristorante e fa.
tevi servire il pranzo. Quando tor-
nerete potremo discutere meglio!».
Ma pochi minuti dopo, ecco padre
Angelo già di ritorno.
«Come? Avete già mangiato?».
«Ho trovato un povem vecchio
malaticcio, più affamato di me e ho
mandato lui al post.o mio».
Il mangiapre_ti questa v~l~
chiamò il carnenere: «Porta qui 11
pranzo per questo prete - gli or-
dinò - Voglio controllare che
mangi!».
n. :,.,1 vizio
dei poveri
Fin da bambino padre Angelo
aveva esperimentato cosa vuol dire
essere poveri, sentire_ i morsi ?ella
fame, essere costretti a mend1cru:e
un pezzo di pane. Per questo, di-
ventato prete, aveva fatto la sua
scelta: vivere come i poveri, lavorare
per elevarli materialmente e mo-
ralmente. La vita di stenti della sua
infanzia, i ricordi di quel tempo
lontano, ma pur sempre presente, gli
avevano dato una particolare sen-
sibilità verso chi è provato dal do-
lore o costretto a mendicare per affrontare per avvicinare famiglie e
sopravvivere.
persone disseminate in un t,erritorio
«Non basta - soleva dire - vasto.
sentir compassione per i poveri,
aiutarli con doni e offerte; è neces-
sario immedesimarsi nella loro si-
tuazione condividere le loro soffe.
renze, far propri i loro problemi. Io
desidero non solo lavorare per loro,
ma vivere come loro; solo così sen-
Si calcola che abbia percorso non
meno di 600 mila chilometri. Dai
diari e dalle lettere che scriveva per
ottenere aiuti, traspaiono le peri-
pezie e le difficoltà che incontrava:
«Ho trovato famiglie intere am-
malate. Ho dovuto fare da medico e
tono che li amo veramente».
Vesti sempre in modo dimesso,
da prete...».
.
.
«Oggi ho celebrato m mezz? a!
umile. La veste buona, quella por- malati, sdraiati per terra, avvolti nei
tata dall'Italia, la conservò sempre loro logo1i "poncho"».
per le grandi occasioni. .,Mi servirà
anche quando celebrerò le nozze
Durante questo viag~o ho pot~to
assistere qualche monbondo, aiu-
d'oro sacerdotali!». E la indossò tandolo a morire senza disperarsi...».
davvero!
«Ho liberato un indemoniato.
Usava vecchi vestiti e scarpe Furono necessarie ben quattro per-
smesse dagli altri, generalmente più sone per tenerlo fermo. Il mio aiu-
grandi della sua . misura. «~ono le tante è fuggito per la paura...».
più comode - diceva -. Più vec- «Quanta miseria ho visto e
chie sono e più andiamo d'accordo. 1 quanta ingiustizia. Sono stato co-
poveri non mi accetterebbero più se stretto a minacciare la giusta collera
mi presentassi loro vestito come un di Dio...».
signore.
«Che pena mi fanno i bam~ini...
Era parsimonioso: non permet- Quanti orfani e figli del Libero
teva che si sprecasse nulla. «Quello amore! Non si fa mai abbastanza
che non serve a noi, può essere utile per aiutare questi innocenti...».
a chi non ha nulJa. La Provvidenza
non benedice chi non tiene conto dei
••*
suoi doni•.
La camera che occupava al col-
legio salesiano di Buenos Ayres era
chiamata «l'Arca di Noè». Racco-
glieva di tutto, ma erase~pre pulita
e ordinata. Aveva cura d1 catalogare
ogni cosa, dividendo _quanto. rac-
coglieva, preparan?o 1 pac~h1 se-
condo le esigenze d1 quelli cui erano
destinati. Anche nel vitto era molto
frugale: il suo piatto preferito, la
verdura che raccoglieva nei campi ~
gli offrivano i coloni. Ma saltare 1
pasti era per lui cosa abituale...
Oltre alla predicazione, padre
Angelo fu anche l'apostolo della
buona stampa, che diffondeva
ovunque passava. «Durante 33 anni
di apostolato missionario - scrive il
suo biografo, Rau A. Entraigas,
autore del volume "El Homer de
Dio" - distribul non meno di 400
mila opuscoli, Libri, riviste, in difesa
dei poveri e per diffondere il mes-
saggio della salvezza».
Incredibili anche la sua attività e
il numero di opere realizzate. «Co-
struì - continua il biografo - de-
Mìss1onano
a tempo pieno
cine di chiese e cappelle, creò nu-
merose comunità parrocchiali, bat-
tezzò 13 mila bambini, celebrò mi-
gliaia di matrimoni, sanò centinaia
Con la carità materiale, recava
pure quella spirituale. Padre Angelo
era, sempre e dovunque, prete e
missionario. La salvezza dell'uomo
era lo scopo ultimo della sua in-
stancabile attività. Dagli accurati
diari che teneva, è possibile con-
trollare quanto abbia operato nel
campo dell'apostolato. Ecco il bi-
lancio di un anno di lavoro: 338
battesimi, 275 cresime, 151 prime
comunioni, 555 confessioni, 550 co-
munioni, 28 matrimoni, 283 pre-
diche 264 visite a singole famiglie,
1.790'persone preparate a ricevere i
Sacramenti. In 33 anni di apostolato
sono ben 13.033 i battesimi da lui
amministrati.
Sono cifre incredibili, se si tien
conto delle difficoltà che doveva
di unioni irregolari, assistè e con-
fortò ammalati e mmi bondi, or-
ganizzò gruppi di amici e collabo-
ratori perché continuassero la sua
missione...».
Padre Angelo Buodo morì a
Buenos Ayres 1'11 maggio 1947, al-
l'età di novant'anni. Nel 1954 i cit-
tadini di Generai Acha gli eressero
un monumento in un quartiere che
porta il suo nome e nel 1964 la Ca-
mera dei deputati gli fece erigere a
Santa Rosa, capitale della Pampa,
un grandioso monumento con una
cappella e un museo dedicato alla
memoria dell'eroico missionario che
aveva speso tutta la sua vita per
l'elevazione materiale e morale dei
poveri.
Antonio Maria Alessi
27 801.l.ETTINO S>.LESIANO I MAGGIO 1!182

3.8 Page 28

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STORIA SALESIANA
La singolare storia
del <<San Giova IDO>>
Don Bosco ne fece un monumento al Papa. Era l'anno 1882 ed In
molti cattollcl era vivo ancora Il ricordo della presa di Roma.
Ecco una rievocazione delle origini di quell'opera.
E rano i giorni della presa di
Roma. Un quadrilatero
oblungo, tra Corso Vittorio
Emanuele, via Madama Cristina e
via San Pio V, regolare ma frazio-
nato fra diversi proprietari e con
fabbricati inservibi]j, sarebbe ser-
vito a Don Bosco. GU appariva
adatto per stabilirvi una base ope-
rativa completa: chiesa, oratorio,
ospizio. In quella plaga attorno al
1848 aveva avviato l'oratorio di San
Luigi, tra consensi e dissensi: i dis-
sensi venivano espressi con gran-
dinate di sassi o all'arrivo degU
oratoriani o durante le funzioni sa-
cre. Incisivo, questo Unguaggio; e
convincente. Don Bosco però si
convinse che non doveva abban-
donare la posizione e che proprio li
ci voleva un'opera di più ampio re-
spiro.
Lo interessava un terreno e un
corpo di fabbrica valutato sulle 14
mila lire: era dei F ranco, fratelli e
sorelle, non di un solo proprietario.
Poi un caseggiato con terreno e
cortile adiacente: Giacomo Vigliani
lo avrebbe venduto a 10 mila lire.
Inoltre un tal Turvano e figli erano
proptietari di un appezzamento
trattabile per 8 mila lire. Ci voleva
inoltre un'area dalla quale la pro-
prietaria, Felicina Valentj BinelH,
voleva ricavare 6 mila lire. Avrebbe
fatto comodo pure uno scampolo di
terra per il quale fu contattato un
certo Antonio Boasso, la cui richie-
sta s'aggirava sulle 1.400 liJ·e. Come
frazionamento non c'è male! A
completare il ginepraio, ci pensò un
valdese: era sua una striscia, senza
di cui il confine sarebbe stato
sghimbescio. Non l'avrebbe venduta
a nessun patto.
altrove, perché in uno spazio po-
polatissimo di circa 3 chilometri non
vi era nè chiesa nè scuola. Tranne
che un tempio e una scuola valdese;
particolare, questo, che fa capire il
diniego alla eventuale vendita della
suddetta striscia di terreno. U pro-
prietario, un certo Morglia, aveva
gente che soffiava alle spalle, e sof-
fiava con buoni mantici: non si ar-
rese neppure quando Don Bosco si
dimostrò pronto a pagare un prezzo
di affezione.
Ma neppure Don Bosco si arrese.
Nel frattempo gli era capitato tra Le
mani uno «scacciapensieri». Al di là
della stazione di Porta Nuova era
stata avviata un'iniziativa prov-
videnziale: la costruzione della
chiesa di San Secondo. Là, nono-
stante il terreno concesso gratui-
tamente dal Comune, nonostante lo
stanziamento di un sussidio co-
munale di 30 mila lire in tre rate,
tutto stagnava. Ecclesiastici e laici
furono concordi: ci voleva Don Bo-
sco. E cominciarono le pressioni. A
far pendere la bilancia dalla parte
voluta, fu il Vicario Capitolare,
Monsignor Zappata, il cui discorso
suonò cosl: «lo ritengo V.S. obbli-
gata in coscienza ad incaricarsi di
tale costruzione, perché altrimenti il
progetto fallirà, e per sua colpa
tanti cristiani non potranno com-
piere i doveri religiosi». Don Bosco
si sobbarcò a quell'onere con sod-
disfazione generale. Perfino il Mu-
*•
Si sarebbe detto che Don Bosco
aves._c;e il gusto delle cose difficili.
Tnvece no; la realtà era che, dove
fosse in ballo il bene delle anime,
Don Bosco non temeva difficoltà di
sorta. Pensava a un'opera là, e non
Un prospetto della Chi•. . di San Giovanni Evengellata a Torino.
28 801.1.ETTINO SALESJANO I MAGGIO 1111/?

3.9 Page 29

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nicipio se ne compiacque al punto
che deliberò di non esigere la somma
di 100 mila lire, necessaria come
deposito cauzionale: somma che
nessuno era riuscito a trovare. Era
l'agosto 1871.
Un P1·efetto imbarazzato
Quanto al Morglia, andati a
monte anche gli approcci che sem-
bravano ben avviati, Don Bosco, suo
malgrado, avviò la pratica di
esproprio della fan;ùgerata striscia.
Nella richiesta fece valere anche un
altro guaio: il prolungamento della
via San PIO V aveva spaccato in
due e reso inefficiente l'oratorio San
Luigi. L'esproprio poteva figurare,
oltretutto, compensativo del danno
subito. Era l'Aprile 1872.
A una pratica del genere non po-
tevano mancare gli ostacoli, ultimo
dei quali fu che, a pratica ultimata,
erano già trascorsi due anni senza
che il decreto venisse presentato alla
firma del Re.
Don Bosco va a Roma: è il feb-
braio del 1875. Fa leva sul Ministro
Vigliani per rintracciare il docu-
mento: finalmente il re firma. Don
Bosco volle assicurarsi che il decreto
fosse spedito a Torino; ci riusci.
Tornò rinfrancato: dalla Prefettura
di Torino all'Oratorio di Valdocco la
distanza era minore che da Roma a
Torino. In tale sede non gli si po-
tevano più opporre ostacoli, ma gli
si poteva fare un dispetto. Dopo 3
mesi continuava il silenzio più as-
soluto. Non restava che muoversi: il
Santo si presentò al Prefetto chie-
dendo la pubblicazione del decreto.
Notare: non chiese notizie, chiese la
pubblicazione. La risposta fu la più
candida: «Non è ancora arrivato». A
questo punto poté sembrare poco
candido il richiedente, quando re-
plicò: «Eppure io so da fonte certa
che venne spedito». Interdetto, il
Prefetto si fece indagatore: «Da chi
lo seppe?»; Buono sì, Don Bosco;
ingenuo, no. «Perdoni se non glielo
dico; ma verifichi e vedrà che il de-
creto c'è». Preso alle strette, quegli
chiamò il segretario: questi, come da
copione, negò con ostentata sicu-
rezza che fosse arrivato. Con la
calma della certezza segui l'insi-
stenza dell'interessato: verificare!
Non restava che mandare il se-
gretario a ve1i.ficare e cercare. La
ricerca non fu laboriosa: fu imba-
razzante. Tornando col decreto in
mano, il manutengolo si salvò con
una uscii.a più candida di quella del
suo principale: «Eccolo, c'era dav-
vero: ma stava nascosto sotto il
L'abside della stessa chiesa.
polverino e non ci avevo badato».
Seguirono altri intoppi, ma fu-
rono quisquiglie.
Quanto alla chiesa di San Se-
condo, per da:r inizio ai lavori D.
Bosco spese 27 mila lire. Ma il
nuovo Arcivescovo, Mons. Gastaldi,
espresse il desiderio di assumere
l'onere dell'opera: D. Bosco non fece
difficoltà. Fu poi rimborsato di 12
mila lire.
La Provvidenza
vuole una mano
Cedendo al gusto del paradosso, si
potrebbe dire che Don Bosco non
era il tipo adatto per escogitare il
congegno della ruota libera. La rie-
vocazione di quanto fece pe1· fon-
dare il S. Giovannino ce lo presenta
neU'attitudine opposta: pedalare
senza sosta. Nulla di speciale dun-
que se nelle conversazioni con i suoi,
talora affiorava questa sua atti-
tudine. «Noi non stiamo li con le
mani in mano, quando una cosa è
incominciata; ma gira di qua, gira di
là; scrivi lettere, biglietti, inviti:
apri lotterie, fa' sottoscrizioni, si
mette in moto mezzo mondo» . E
non c'era la Provvidenza, anche per
lui? Quasi prevedendo la domanda-
obiezione proseguiva: «Io confido
illimitatamente nella Divina Prov-
videnza; ma (ecco il punto) la
Provvidenza vuol essere aiutata da
immensi sforzi nostri». Sforzi... im-
mensi... E cosi diventava indu-
strioso.
«Oh, come La vedo volentieri,
cavaliere!».
«Non mi burli, Don Bosco. Io non
sono cavaliere ma un semplice ne-
goziante che fa i suoi affari come
può». A rispondere così era il Signor
Repetto a Sampierdarena; con un
preventivo di spesa di 9 mila lire
aveva accettato di pavimentare la
chiesa di S. Giovanni in mosaico alla
29 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 1982

3.10 Page 30

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l'agente invia a quel signore 5 mila
lire: «ricuperate in modo impre-
vedibile•. E la storia non finì Il: se-
guirono altre 5 mila e infine le ul-
time 10 mila, che l'interessato (uo-
mo di parola) girò a Don Bosco con
infiniti ringraziamenti per le pre-
ghiere tanto efficaci.
La notizia girò. Don Felice Re-
viglio, un exallievo, la narrò per filo
e per segno al cavaliere Michele
d'Argliano il quale ascoltò in silen-
zio ma sorridendo. E sonidendo
soggiunse: «Io so una cosa di più:
quel creditore sfiduciato era mio
figlio!•·
~o:st.anza e genialità
pompeiana. Che Don Bosco fosse
ben lontano dal burlare lo dimostrò
il seguito del discorso.
« Eppure una persona come lei
avrebbe bisogno di qualche onori-
ficenu1 che la rendesse, come altri,
più rispettabile non solo di fronte ai
subalterni, ma con i vari corrispon-
denti e con la società che lei fre-
quenta. Non le sembra?».
«Certo, la cosa non mi spiace-
rebbe» ammise l'interessato.
«Ebbene, senta: lei deve pavi-
mentare la chiesa di S. Giovanni.
Non potrebbe farmi gratuitamente
questo lavoro? Libererebbe me da
un pensiero e farebbe un'opera
buona a~li occhj di Dio. Per parte
mia, m'impegno a procurarle la
croce di cavaliere».
«Si potrebbe anche fare così»,
russe, lusingato, il potenziale ca-
valiere.
"Dunque, è cosa fatta.. concluse
Don Bosco. Il quale poi, per so-
prammercato, fece avere al neo ca-
valiere la commissione di un mo-
numento a Monsignor Vera nella
Cattedrale di Montevideo: un bel
lavoro, come si dice, per accennare
al provento che ne ebbe l'impresa-
rio... E cosi questi sperimentò la
verità di quanto gli aveva detto Don
Sala, a cui confidenzialmente aveva
30 BOU.EITINO SALESIANO I M.-oo,o 1982
Quadr o
del pittore
Crldll
manifestato una certa esitazione (gli
pareva di troppo l}ettar via 9 mila
lire per un cavalierato): «Non si
penta: la generosità verso Don Bo-
sco ha sempre portato bene,,.
«Aiutati che Dio ti aiuta: vero
sempre, vero pe tutti• .
E Dio aiutò il suo servo. Una
parte, una buona parte, degli aiuti
di Dio riman-à segreta: ma quello
che si sa è eloquente, in certi casi è
perfino singolare. Un signore non
senza avvilimento gli faceva questa
confidenza: • Vorrei fare qualche
cosa per le sue opere, ma ora non
posso. Pensi: facevo assegnamento
su un credito di 20 mila lire, ma ho
ricevuto ora la bella notizia che è
inesigibile......
•Oh, non disperi: chi le dà tal
notizia, può sbagliare».
«No, no: il mio agente è abilis-
simo: è lui a togliermi ogni speran-
za».
«Senta; se 1icuperasse il suo, che
farebbe?».
«Parola d'onore: le do la metà di
quello che ricupero. Ma è impos-
sibile».
«Ciò che lei promette è per i miei
biricchini, e io vado a farli pregare».
Che è che non è, dopo pochi giorni
Ammirevole, singolare la storia
del san Giovannino! Ma è singolare
fino a un certo punto. In realtà ri-
calca il cliché di tutte le opere e ru
tutte le iniziative del caro, grande
Santo: costanza impert.urbabile,
intraprendenza non p1iva di genia-
lità, ruto di Dio. Però una singola-
rità vera e propria nella vicenda del
san Giovannino c'è. Era noto a tutti
che Don Bosco con quella chiesa
intendeva innalzare un monumento
perenne di riconoscenza all'angelico
Pio IX: il suo nome di battesimo era
appunto Giovanni. E una statua
marmorea a destra ru chi entra te-
stimonia quest'intento. Data: anno
1882.
L'arrivo e la collocazione di tale
statua avvennero in una co111ice, si
direbbe, emblematica. Mesi prima,
un busto di Pio lX era stato col-
locato sulla facciata della chiesa di
San Secondo. Statua e iscrizione
uitarono i nervi ai settari; in una
atmosfera piena ru livore si per-
misero, a colpo sicuro, di abbattere
il busto e timuovere la lapide. Pro-
p1io in quell'ora giunsero dalla fer-
rovia il mezzo che trasportava la
pesante statua del Papa, destinata
alla chiesa eretta da Don Bosco.
C'era bisogno ru manovalanza per
scaricare e pone in sede quell'e-
norme fardello. Buzzetti s'imbatté
nei muratori che avevano appena
compiuto l'indegna operazione a San
Secondo: li ingaggiò con loro sod-
rusfazione. E con loro sorpresa,
quando videro chl raffigurava la
statua che erano chiamati a pon-e
sul piedistallo.
Emblema, occasionale ma non
insignificanle, del prodigarsi di Don
Bosco a sostegno dell'autorità del
Romano Pontefice. Anche in questo
la nuova opera del Santo dei giovani
ne rispecchiava caratteristiche e
idealità.
Pietro Ciccarelli.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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LIBRERIA
· - - _..,,_ IMT..._TO
CAR U MÈ FIEUJ
-·•--diDon-
* NATALE CERRATO
Car IJ me fleuJ
Mie cari flglloll, LAS, Ro-
ma. 1982, pp. 196, L. 8.000
Per la collana Spirito e
Vita l'editrice dell'Univer-
sità Salesiana ci ha rega-
lato un volume che farà
piacere leggere a molti
lettori del Bollettino. Si
tratta di «Car ij mè fieuj•,
uno studio di don Natale
Cerrato sul dialetto pie-
montese nella vita e negli
scritti di Don Bosco.
Come si parlava a Val-
docco? E Don Bosco? «il
13 febbraio 1860 pare sia
stata la data in cui - ri-
sponde Cerrato - dietro la proposta di un gruppo di arti-
giani o «artisti» della Casa, indotti da chi conosceva le sue
intenzioni, Don Bosco introdusse all'Oratorio l'uso della
lingua italiana nel parlar familiare. Sino allora si parlava
abitualmente in dialetto». Pare che quella decisione tuttavia
a Valdocco non ebbe molta fortuna e si continuò a parlare
in dialetto piemontese. E del resto è possibile immaginare
un Don Bosco che parla ai suoi poveri «birichln» del secolo
scorso nella lingua di Dante e Manzoni? Intendiamoci. Don
Bosco parlava e scriveva - e come! - in lingua italiana ma
la sua immediatezza di aggancio nei confronti dei suoi ra-
gazzi nonché la sua stessa cultura contadina, lo portava ad
usare Il dialetto piemontese o a introdurre intercalari e pa-
role dialettali parlando in Italiano. Lo studio di Cerrato non è
un manuale di glottologia nè uno studio ricco di chiose e
note a sostegno di un apparato rigidamente scientifico:
quelle che cl sono tanno per lo più riferìmento alle Memorie
Biografiche del Santo e alla bibliografia boschiana e sale-
siana delle origini.
L'Autore, ancora, a sostegno del suo lavoro non manca
di frequenti riferimenti al Bollettino Salesiano - del resto
inesauribile fonte di informazione sin dal 1877 - e agli ul-
timi studi di don Piero Stella su Don Bosco edili dalla stessa
editrice universitaria. Il pregio del libro? Cerrato è riuscito a
darci un Don Bosco inedito e perfino più amabile di quanto
non lo sia per ognuno di noi. Qualche esempio? Incomin-
ciamo dal t.itolo: quel «Car iì mè fieuj» non è forse e quasi
onomatopeicamente una carezza paterna? C'è poi qualche
episodio che in dialetto acquista il gustoso sapore della
macchietta come. ad esempio quello avvenuto verosimil-
mente attorno al 1850. Dopo la campagna del 1849 tornò a
casa un amico di Don Bosco, Giuseppe Bosio, che aveva
fatto il bersagliere. Pratico di manovre si divertiva a far gio-
care i ragaz.zi dell'Oratorio al suono di una tromba. Un
giorno per... una manovra sbagliata i ragazzi invadono
l'orto di Mamma Margherita. Alla buona mamma non restò
che rivolgersi, sconsolata, al figlio: «Varda, Varda, Gioanin,
lòn ch'a l'ha tait 'I Bersaglié; a l'ha goastame tut l'ortl
(Guarda, guarda, Giovanni, quello che ha fatto Il Bersaglie-
re; mi ha guastato tutto l'orto)». E Don Bosco, con un sor-
riso «Mare, còsa veule feje? A son giovo! (Mamma, che co-
sa volete farci? Sono giovani!)•. Di questi episodi sapidi il
volume di Cerrato è pieno riuscendo persino a far rivivere
all'Ignaro lettore non piemontese lo spirito che illuminò e
suggeri quelle battute.
Il volume è corredato ancora di proverbi piemontesi ed
allarga la sua indagine perfino ai piemontesismi di cui è
ricca la lingua del Santo.
CIRILLO TESCAROLI
Dissero di sì, Elle Di Ci, 1982,
pp. 167, L. 4.000
Il volume presenta trentadue
modelli di autentico impegno
cristiano: uomini che hanno
compreso il valore della vita e
hanno deciso di spenderla
bene.
Una carellata di personaggi
che va dal generale di brigata
Gianfranco Chili che ha la-
sciato l'esercito per entrare
nell'ordine francescano, a due
monaci buddisti tibetani. Da
Vincenzo Pagano, missionario
napoletano che per 42 anni ha
operato in India, a Pietro Kheir
Allàh, giovane sudanese che
sfidando i suoi amici musul-
mani divenne un missionario
laico al quale una parte del-
l'Africa deve moltissimo.
quell'interrogativo non sono
soltanto le generazioni che
crescono, ma anche di tutti i
cristiani d'oggi. Il libro di Jean
Vernelle e Henri Bourgeois,
non si perde in teorizzazioni,
ma indica alcune delle linee
d'azione del movimento ca-
tecumenale francese. Sono
pagine di esperienze semplici
e concrete, destinate a un va-
sto pubblico, e offrono uno
strumento di riflessione.
•-E--•- UALCUNO ,
I AMA DI PIU
'AI.lii NII ca-E
UMBERTO DE VANNA
Viene Il tempo, Elle Di Ci,
Leumann. 1982, pp. 391 , L.
6.800
Completato da una serie di
«Preghiere» di Paola Dessanti,
il volume vuole offrire lo
spunto per una lettura del
Vangelo che sia occasione di
riflessione personale e di
gruppo, in un momento In cui
si parla' sempre più del biso-
gno di ritorno al personale,
all'interiore e in cui si è capito
che il rinnovamento della so-
cietà e della Chiesa passa at-
traverso Il personale.
JEAN VERNETTE-HENRI
BOURGEOIS
Saranno cristiani? Elle Di Ci.
Leumann. 1982, pp. 260, L.
8.000
Il titolo (tradotto dal fran-
cese) e messo al plurale, non
deve ingannare. Il soggetto di
NINO BARRACO
Qualcuno ti ama di più, Elle Di
Ci, Leumann. 1982, pp. 32, L.
400
«Questo quaderno - dice
l'autore nell'introduzione - è
tuo, fratello , che soffri... Scritto
con il tuo dolore, con il dolore
di quanti sulla croce hanno
saputo dire: "Padre"». E infatti
il libro presenta alcune rifles-
sioni sul dolore, partendo dalle
esperienze di giovani. padri,
madre sconvolte dal dolore
della malattia, della morte dei
loro cari, dal dolore fisico. Una
serie di esperienze che va dai
tanti Giuseppe, Nino, Mari-
cetta, Salvatore, Gino, ad Al-
fredino Rampi, morto nel poz-
zo di Vermicino, al Papa ferito
nell'attentato in piazza San
Pietro ...
I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Editrici
e o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente);
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO), Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.
BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1982 31

4.2 Page 32

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I NOSTRI SANTI
PREGAMMO CON INSIST 1 A
Mio fratello (anni
50) venne ricoverato
per una semplice
operazione che noi
tutti pensavamo si
sarebbe risolta In
breve tempo e fa-
cltmente, ma mentre
tutto sembrava su-
perato sopraggiun-
se improvvisamente
un'embolia
pol-
monare con relative forti complicazioni:
doppia pleurite e broncopolmonite. Si
arrivò ad un punto in cui gh stessi med1c1
dissero chiaramente che era inutile spe-
rare..
Abbiamo affidato la grazia delta sua
guarigione a Maria Au1lllatrlce e tutti
insieme, noi sorelle, abbiamo pregato,
fiduciose che la Madonna ci avrebbe
esaudito.
Con questa fede tentammo it trasporto
in un ospedale più attrezzato, ma anche
qui la diagnosi fu riconfermata. Conti-
nuammo con insistenza la nostra pre-
ghiera e dopo 15-20 giorni del perseve-
rare di queste condizioni si ebbe una
lenta ripresa e oggi a distanza d1 quattro
mesi è di nuovo tra noi completamente
guarito
Gilda Trevisan, S. Donà di Piave
MARIA e VERA MADr
Voglio rendere testimonianza alla ma-
terna presenza di Maria e al suo sollecII?
aiuto In occasione di un intervento ch1-
rurgIco subito da mia nuora Ancora una
volta Maria s, è mostrata Ausiliatrice nel
dare forza a Rita sia nel decidere l'ope•
razione che a detta déi medici presen-
tava qualche incognita, sia speranza e
fiducia nel decorso postoperatorio pre-
sentatosi più breve del previsto. Debbo
ancora ringraziarla anche per . I·~ssI:
stenza data a mio figlio Renato e aI nIpoh
Alessandro e Chiara
Teresa Tessa, Avigliana (TO)
UU CONPLETA GUARIGIONE
A quasi tre anni dalla mia promessa
adempio lt dovere di rendere pubblica la
grazia della completa guarigione d! m,o
suocero. Egli. colpito da un male incu-
rabile, giaceva in fin di vita né esisteva
medicina in grado di combattere quel
male se non lo stesso suo organismo
con le proprie capacità di difesa. io al-
lora fidanzata vedendo la disperazione
del mio ragazzo promisi a 010 con la mia
preghiera la promessa di pubblicazione.
Adesso che vedo mio suocero guarito,
tra lo stupore degli stessi medici. ringra-
zio Mana Ausiliatrice e desidero diven-
tare cooperatrice salesiana.
Anna Maria DI Mauro, Catania
,.; CE E ,·- A
Attendevo il ritorno a casa dalla scuola
d1 mia figlia Mana Ausilia quando da al-
cune sue compagne di scuola m1 fu co-
municato che era stata investila da una
macchina e che era stata ncoverala m
ospedale. Angosciala andai airospedale
e la trovai in grave stato dI choc mI ri-
volsi allora a Mana Aus1hatr1ce 01 h a
qualche giorno la m,a piccola poteva
uscire dall'ospedale e tornare regolar-
mente a scuola
Ales, Butt,glier, Vincenza
94016 Pletraperz1a (EN)
D FF1CI .E SIS '" AZIONE
Sono un·exalheva delle F MA e coo-
peratrice salesiana da tanti anni Senlo Il
dovere di ringraziare Mana Ausil11llr1ce
per avere ottenuto per sua intercessione
una grande e dtfhc,le sIstemazIone lrat•
lata sin dal maggio 1979 ed ora perfet
temente raggiunta
Anna Mana Spada - 501 •14 F,renze
;,EMZA DI LEI NON Cl SAREBBE
SPERANZA
Vorrei poter ringraziare pubblicamente
Maria Ausiliatrice per tutte le volte che mI
ha aiutata concedendomi sempre le
■grazie• che Le chiedevo
Anche adesso sto recitando la novena
a Maria Ausihatnce perché sto chieden-
do una grandissima grazia (ne va di
meuo la serenità della mia famiglia); son
sicura che la Madonna in un modo o
nell'altro mI aiuterà Voglio dire a tut1I -
anche a quelli che non ne sono molto
convinti - di pregare sempre chiedendo
aiuto alla Madonna, perché, senza di Lei
non ci sarebbe speranza.
Lettera firmata, Torino
INVOCO ANC1..:1A t. ROTEZIO
Desidero ringra-
ziare Don Bosco per
avermi aiutata a
superare tanti mo-
menti •difficili e so-
prattutto per due
favori ai quah te-
nevo in mOdo par-
hcolare per la felice
soluzione dei pro-
blemi fam,hari. Con
tanta riconoscenza
Invoco ancora la sua protezione e prego
perché continui a proteggere la mia fa-
miglia e tutte le persone che ml sono
state vicine con 11 loro aiuto.
Lettera firmata, Torino
EilA,.A A 7 -
Colpita da forti dolori renali fui rico-
verata l'anno scorso al reparto urologico
dell'Ospedale di Pesaro. Data la mia non
troppo giovane età i medici evitarono la
pur necessaria operazione per cui dopo
quaranta giorni di cure fui dimessa. ~o-
no andata avanti per un palo dI mesi in
preda a forti dolori e pregando San Gio-
vanni Bosco di aiutarmi. Nel luglio scor-
so colpita da un ennesimo attacco ai reni
e ricoverata fui operata immediatamente,
Tutto riusci nel migliore del m0d1. De-
sidero riconoscente rendere pubblica la
grazia.
Lettera firmata, Saludecio (Forll)
DICIA NOVENNE DISOCCUPATA
Sono una ragazza di 19 anni e leggo
volentieri Il vostro Bollettino Per il mo-
mento sono disoccupata e perciò sto
attraversando un periodo di depressio-
ne. M1 sento però in dovere di ringraziare
i Santi Salesiani ed in particolare Don
Bosco per quel sostegno morale e spi-
rituale da me invocato e da Lui conces-
somi, necessario per affrontare deter-
minate s1tuaZJon1 ed espenenze che la
vita ogni giorno mi presenta. Desidererei
quindi che questo mio ringraziamento
fosse reso pubblico tramite la vostra ru-
brica • I nostri santi» e prego ancora af-
finché questo aiuto non venga mal me-
no. Al fine di evitare pubbllcltà vi pre-
gherei di pubblicare solo _le iniziali del
mio nome e cognome. v, ringrazio di
cuore.
B.R., Schio (Vicenza)
AMMA PREMIATA
Ringrazio san Giovanni Bosco per una
grazia ricevuta M,o figlio non aveva
proprio voglia d1 studiare. l'avevo per-
sino tnv,ato da, Salesiani ma 11 risultato fu
sempre negativo. Si m,se a cercare la-
voro ma senza trovarlo per cui era di-
sperato.
Incominciammo a pregare san Gio-
vanni Bosco perché potesse sistemarsi
Quando meno se l'aspettava venne
chiamato dall'Ulhc10 Collocamento per
un posto d1 lavoro dignitoso Ringrazio
immensamente e continuo a pregare.
A C - Torino
ON C'ERANO PIU SPER E
Nell'aprile del
1981 abbiamo avuto
la gioia di sapere di
attendere Il nostro
-
primo fig lio. Ben
presto, però sub-
-
entrarono compli-
cazioni. Fu, rico-
verata in ospedale e
1 med1c1 dissero che
purtroppo non c'e-
rano p,u speranze di
salvare Il bambino. Ci affidammo con fi-
ducia al Signore chiedendo l'interces-
sione di Sin Domenico Savio del quale
indossavo l'abitino.
Le mie condizioni migliorarono note-
volmente e dopo pochi giorni fui dimessa
dall'ospedale tra la meraviglia degli
stessi medici Con le successive cure la
gravidanza prosegui ottimamente e due
mesi fa è nata la piccola Cristina.
Grazia e Angelo Barsotti, Tonno
32 &OI.LETTINO SALESIANO I MAGGIO 19112

4.3 Page 33

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IN ATI'ESA DI UN TERZO FIGLIO
Il mio matrimonio era stato allietato
dalla nascita di Piero e poi di Pina. A
tredici anni di distanza con gioia potei
annunciare a mio marito e ai miei cari
che ero in attesa di un terzo fìglio. Ma il
sopraggiungere di un fibroma minacciò
di guastare tutto: il medico me lo dichia-
apertamente. Mia sorella FMA promise
di pregare san Domenico Savio e ml
procurò un abitino d1 Domenico Savio.
Il 25 agosto 1981 nasceva il piccolo
Pasquale Domenico: tutto è andato be-
ne, ogni traccia di male era scomparsa.
Da ormai sei mesi il bambino sta bene,
cresce bene ed è la gioia della famiglia.
La nostra riconoscenza è grandissima.
Maria Grazia Caro/lo in Merendlno
90036 Misilmeri (PA)
SI CHIAMA ALESSANDRA
LEOPOLDINA
I coniugi Faliva Gilberto e Carla, hanno
avuto una bambina di nome Alessandra
Leopoldina. Difficile è stato il parto e otto
giorni dopo la nascita la piccola è stata
sottoposta ad Intervento chirurgico. La
piccola era ridotta appena a un chilo e
otto grammi. Una suora salesiana è stata
vicina alla mamma ìn quei giorni ed ha
suggerito di invocare Domenico Savio
consegnando loro anche il suo abitino.
Tutto è andato bene. I genitori voglio-
no esprimere la loro riconoscenza.
Lettera firmata
35045 Ospedaletto Euganeo (PD)
RINGRAZIAMENTO FAMILIARE
Per la seconda volta ringrazio San
Domenico Savio per la nascita della se-
condogenita, Mariangela. Assieme alla
primogenita, Annarita, ci poniamo sotto
la protezione del Santo perché vegli
sempre su di noi e ci protegga.
Famiglia Re Adriano,
Monca/ieri (TO)
PER I MEDICI ERA
UN CASO MORTALE
Nel 1974, mio ni-
pote di 27 anni, fu
operato e la dia-
gnosi era di un
cancro all'intestino.
I medici non ci na-
scosero la gravita
det caso che per
loro era mortale.
Tuttavia, alla quinta
operazìone ci dis-
sero che se fosse
sopravvissuto ancora per cinque anni, il
male sarebbe vinto.
Già otto lunghi anni sono trascorsi e
mio nipote si trova in ottimo stato di sa-
lute. Nel 1976, mio fratello, padre di
questo mio nipote, ebbe anche lui un
cancro ai reni. Fu operato, gli tolsero un
rene. La nostra preoccupazione era
grande avendo avuto già un infarto pre•
cedentemente. Ma, nuovamente, come
per mio nipote pregai di tutto cuore il
Beato Don R.ua. Sono trascorsi altri sei
anni e mio fratello sta bene.
Con il fratello e la cognata abbiamo
assistito alla Beatificazione di Don Rua e
per la nostra famiglia Don Rua rimane
ora e sempre il protettore. L'ultima
esperienza l'abbiamo fatta recentemente
quando mio fratello ha dovuto ancora
subire un'operazione di ernia e tutto si è
svolto nel migliore dei modi.
Il nostro «grazie» imperituro salga di
cuore al Beato Don Rua che consideria-
mo il nostro grande protettore.
Maria Munoz, Marsiglia
TRE CISTI AGLI OCCHI
Mio figlio Antonio
di cinque anni co-
minciò a lamentarsi
per disturbi agli oc-
chi. Poi apparvero
tre cisti sotto le pa1-
pebre del due occhi
senza che l'oculista
riuscisse a rendersi
conto del male. Do-
po l'uso di svariate
medicine si era
quasi giunti alla necessità di un inter-
vento chirurgico. Fu a quel punto che mi
rivolsi ad AleJtandrlna M. Da Costa con
molta devozione promettendole di far
pubblicare la grazia. Il bambino inco-
minciò a migliorare e guarì perfettamen-
te.
·
Lettera firmata, Amaranta (Portogallo)
CAMMINA NORMALME TE
Dalla lontana Africa ringrazio Alexan-
drina che ha guarito mio marito da una
irritazione persistente alle vie respira-
torie e soprattutto per aver assistito I
medici durante un intervento operatorio
alla gamba di un mio figlio che secondo
il loro parere doveva rimanere zoppo per
sempre. Invece grazie ad Alexandrina
cammina normalmente.
Maria F'érreira, Pretoria (Sud Africa)
ERA IN GRAVI CONDIZIONI
Sento il dovere di
ringraziare pubbli-
camente la Serva di
Dio Suor Teresa
Valsè per una gra-
zia ottenuta in fa-
vore di un mio zio.
Nel novembre 1981
aveva subito un in-
tervento per ernia,
vescica e prostata.
Andatolo a visitare
lo trovai in una condizione veramente
grave e senza che i medici riuscissero a
tamponare una emorragia. Chiesi alla
mia direttrice di poterlo assistere e nel
frattempo chiesi alla comunità di pregare
per l'ammalato raccomandandolo alla
intercessione di suor Teresa Valsè. Dopo
quaJche giorno con la sorpresa dello
stesso primario, l'emorragia era cessata
e mio zio poté riprendere la sua attività
regolare. Oggi a distanza di due mesi
ringrazia con me suor Teresa Valsè.
Onorina Guiotto, Conegliano Veneto
OPERATO ALL'ORECCHIO
Il Servo di Dio don
Flllppo Rinaldl ci ha
assistito in una
operazione parti-
colarmente rischio-
sa. Nel giugno 1981
un mio nipote è
stato operato all'o-
recchio con un in-
tervento durato più
di quattro ore. C'era
il rischio - al dire
dei medici - che il ragazzo perdesse ir-
reparabìlmente l'udito.
Per tutto il tempo dell'operazione non
feci altro che pregare perché don Rinaldi
non facesse commettere errori al me-
dico. La mia speranza non è stata de-
lusa. Successivamente nel dicembre
1981 si dovette fare un altro Intervento, a
completamento del primo, il cui risultato
fu veramente eccezionale: mio nipote ha
riacquistato pienamente l'udito.
Con vivissima gratitudine a don Filippo
Rinaldi adempio la promessa di pubbli-
care la grazia segnalata.
Margherita Buscema, Solaro (Ml)
Cl HANNO SEGNALATO GRAZIE
Gamba Sergio - Gandagha Carolina Ga,della Dina
- Gastaldl Maria• Gerac, Gaetana - Ge,anzani Giu-
seppina - Giorg,one Franca G\\ollto Margherila
Gllossl Mana Giovanelll Elvora G,ummarra Se-
bastiana - Gouelmo Emilia Gncinl Caterina -
Guastalla Rosaria Guarisco Giuseppe - Gughl-
mucci Assunta - !sella Giuseppina - La Fronza Mi-
chele - Laloto Mana - Lambertl Giuseppina - Lanza
Mar ia Lanzafame Maria • Leoncini Raimondo •
Leone Angelo • Llbrizzi Giuseppa Lo Conti Paola
Lublna Angela Lucchl Emma Maccan Maria -
Maggiore Carmela • Magnano Mana Malavasi
Carla - Mancuso Anna Manlnt Rita Marchese
Franca - Marchisello Giovanna - Margini Rosa -
Marin Luigi Marlnello Grazia Mattai Mariano
Meagg1a Francesca - Melchioni Piero - Melina Gio-
vanni Melis Bonaria. M1ceh Clara Miceh Clelia
Mtch Mano - Mlghavacca Angiolina • Migliore Lilia-
na - Miorand1Enrico• Miranda Giuseppa - Mondino
Caterina - Morra Antonietta Mo1ana 1nnocenta
Motta Giuseppa - Nannln, Cristina • Nardelli Mana -
Nocilla Antonia Nuvolo Maddalena • Ochettl Te-
resa• Oddenlno Cenina Oddone Anna Oltracqua
Maria - Pace Natale - Pagano Marcello - Pagano
Maria Palazzo Rosalia Paolini Grazia • Parigi
Onorina Parodi Cesarina • Parussa Maria Pavesi
Angelina • Pazzini Maurizio • Pedrall Lina• Pescetto
Maria ve<:I. Mocorlo Peterlìn1 Olga P1berl Benigna
- Pittalunga Cristina • Polesani Giovanna - Por1a-
glola Agrippina Prandin1 Angela Pusceddu Sal-
vestrina - Ranuschìo Luciano • Ranuschlo Maria e
Vittorio Ranuschio Stefano Rattazzi Savina Re-
nazzl Modesta - Rettagllah Rosalia - Ribotta Paolo -
Rlnaldl Maria Rinaldl M Luisa Riva Andreina
Riva Mons. Luigi - Riva Irma - Aobecch1 Santina -
Roberl Mana Rolando Cesare - Sala Rosa - Saler•
no Rosario - Sandro Luciana - Sangalli Valentina -
Sap1no Cristina - Save\\11 Lu191- Scanu Giuliana
Sclambra Anton,a Schenone Francesca Schaflìn1
Adelaide Schierano Fam Simone Fermanl S1si
A. Maria Socquler Bruno Spadaro Dario - Stan-
tero Genoveffa Talice Carla - Tealdl Giuseppina -
T olazz1 Ada• Tonengo Mana Trapani Maria• Tra-
versa Giuseppina • Trìcoll Vin.cenzo T umblolo Au-
guglloro Antonina Turnino Concetta Turcon1
Gianna - Vaccaro Angela Valenza Gaetana - Va-
letti Massimo - Valentineill \\ne, - Vassalli Mana
Vaudano Elda Venturoll Mana Vezll Bernardina -
Vlcenzl Fam. - Vinco Francesco - Voyat Carolina -
Vola Gera Fam. - Vu1\\lermoz Remo - Zabotto Lui-
gina
33 BOLLETTINO SALESIANO I MAGGIO 19a2

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
MANZONI EllANUILI COlldlutor• H
14t•l•no 1 Torino-Casa Madre a 65 anni
La perdita del signor Manzoni ha
lasc,alo un generale nmp,anlo In
Quanu l'hanno conos,;,ulo Portroppo
da alaml anni oramai te sue condizioni
di salute lasciavano pensare al peggio.
Eppure egh ha semp,e mantenu10 la
sua serenità Fu un uomo buono e pio
della bontà che dona con gioiae senza
distinzione e della plalà Che si ancora
nell'Eucarestia e nella Madonna per
lradursi In SQulslta attenzione verso
lulh speclalmenle I poveri. Da Sale-
siano ha lavorato con passione e de-
dizione. Alla sua m0<1e ha accolto
certamente a.il 5'ilnore Il p,am,o del
g,usli e da, suol contra1e111 con il run-
pu,nlo anche la preghiera ricono-
scenla.
ROBERI uc. ENRICO S■lfflano t
Alassio a 75 anni
Nalo a Garessio Il 1• novembre 1909.
don Roberi vtsse la sua glOVlnazza a
Valdocco dove lu anct,e ordinato sa-
cerdote l'8 luglio 1934 Il suo lavoro
sal85iano si è svolto In maniera p,e-
Cipua nella scuola Fu 1nlaltl Inse-
gnante d1 lettere per mohl anni nelle
Casa salesiane del Plemonle, della
Toscana giungendo Infine ad Alassio
dove è morlo. Lascia In lutti un buon
ricordo.
IANCMEZ RE.AOADO MC, IANTIAGO
lalffwlO t Sr.1iglle 58 anni
La perdita di don Sanchez ispettore
di s,v,gha lascta in tutti rimp,anto. Don
SantJago era erurato nella casa di don
Bosco ad appena 11 anni ed era staio
ordinato sacerdole nel 1951 Come
Ispettore salesfbnO dell'Andalucla Oc·
cldentale aveva animalo con partico-
lare entusiasmo le recenll celebrazioni
cenlenarle, trovandosi la fondazione
.madre, di Uuera (1881·1981) nel-
l'ambllo della IUB glurlsdlzJona
In p,ecedenza aveva lavoralo nelle
case saleslane di Montilla, Ronda.
U\\refa, Triana Aveva anche direno per
un lriennio la .universfdad Labor■I• di
Slvlglla Oul da vicario ispettorial8 egli
stesso divenne Ispettore dedleandosl
con particolare impegno aU'animaz10-
ne della Famiglia salesiana. Recen-
temente, nel Quadro del Progetto Afri-
ca aveva mandalo un gruppo di sa-
leslanl ad aprire una missione nel To-
go.
Dotato di c,eattvllà e splrlto d·1nlzta•
wa mite queste sue Qualità a N!Vlzlo
dei giovani predllagendo sop,anutto 1
meno<1ota1I
La Famiglia salesiana di Don Bosco
ne sanle la grave perdita e lo ricorda
tra I suol migliori llgll all'alba del se•
condo cenlenarlo dl presenza In Spa-
gna.
CIRRITO prof. OOMElflCO Coo~r••
to,a I a Ca11avu1uro (PA) a 62 anni
Impegnalo sia poh11camen1e come
segre1at10 dalla locale sezione OC. s,a
come insegnante e s,a. e non per ul
1ìmo come marilo e padre lascia una
lmpronla Inv1dIabJle nella soc,elo del
suo paese Colpilo da un male Incu-
rab1le ha so1lerio lungamente Inco-
ragg1ando egh stesso hno alla 1,ne la
sua cara consorte Ahce e<1 , hgh Ro-
berio . N1c0fa e Oano
Mon■• Pll!TIIO COCOLIN Coo.,.ratofl
t a Gorizia a 61 anni
E decedulo a Gonz,a per bmorragIa
cerebralo, all'età dI 61 anni. rArc1ve-
sco,o mons Pietro Cocohn
Fu grande ammiratore e<I 1m11a1oro
d1 Don Sosco fin dagli ann, del ~
minario Era fehc,ss,mo d1 ave,e nella
sua Arc1d1oce51 un'Opera Salesiana
.11 bel Son luigi., fondata nel t89S dal
Beato Don Rua Mollo frequentemenll!
veniva a piedi a lare ricreazione con ,
ragaui dopo Il pranzo. , vengo a 11-
rarml su- - diceva circondato dal rr1-
gauI che lo amavano ed erano con-
tenh d1 Quella ltgura tan10 lam1hare E
passalo semphce buono. padre e
fratello•
Amava essere presente a 1u11e le
manIlestaz1on1 g,ovamlt $opranuuo
durame I annuale celebra.uone In
onore di S Domenico Savio, ,n cui s,
riun,vano gli alunni delle Ire scuote
catlohche della c1Uà • v, ringra110,
salesiani, per tuIlo Quello che fate nella
scuola, vi nngrazio per la cura pas10-
rale nelle parrocchie che ave1e acce1-
1ato, vi raccomando d1 conservare il
carìsma che avete per la gIovenlù di
questa lena di confine•- Grazie. Ec-
cellenza. la sua memoria resta tn be-
nedlz,onel
CODARDO MARIA Cooperatr ice I Co-
rlgliano d'Otranlo (LE) a 47 anni
Fin da ragauo, Maria ha so1ter10
non godendo mal di tluona saIu1e. 1ut-
1avla questo non lena ,mpe0110 dt darsi
gt01osamen1e agh 1h11 Oetla sua per-
sonalità colp,va subilo r,n1ensita della
vita interiore che ha voluto coltivare
sopranuno nelranno cen1enano della
morte di Madre Mauarello e per se-
guire la sirenna del Reno, Maggiore
La devo2I0ne all' Aus1hatr1ce era una
carallerlsuca della sua ricchezza ,n
teriore e non mancava mai <Il rec11are Il
Rosario. Preferiva lavoiaro 1n s1tenz10 e
a, margini contenla di lar POsto agh
an,, ma sempre d1spon1blle aJ servwo
DE.LA GIACOMA GRAZIA C-■-
!Jice t Oggfona (VA) a 79 anni
sempre generosa nel servlZJo par•
rocch,ale come pure all'Oratorio e nel
conto'1o agli ammalali.
OOMINONI ne. AGOSTINO Coopera•
tor• Exall,.,,o 1P,eran,ca (BG) a 68
anno
Eta un uomo straord1nano. per im-
pegno. altruismo e cul1ura e<I era un
sacerdo1e zelan1e promo. a11rvo d•·
spomblle sempre P1e,an,ca la piccola
pieve cremasca <love dori Agos11no ha
lascialo un segno Indelebile. 10 rrcorda
come un Padre affelluoso. amorevole
con tuh1. aperlo e gioviale. un au1en•
loco a,mco <lella povera gente Aveva
studialo all'lslltUIO salesiano di Tre-
v,gho. oa, sa1es1anI imparo r amore per
il tea.-o e l'ane P1e,anIca de,re a IuI
lulla ~na sene d1 opere soc1ah e Ira
tutte I Oralooo E soprallulto ai g,ovan,
era soh10 dare lulla la sua s,mpaha
Con lo pseudommo <l• Dado , suo,
quadri fecero Il giro par l'Uaha In que-
sle opere vibra sempre Il richiamo dI
Dio e Il senso profondo dell amore Un
sacerdote nella pleneua del mIrns1ero
un uomo dal vollo sereno che "'sse
$8mpre avendo di vista 1r bene a11ruI
con coraggio e con fermezza nella
Fede
MAGNETTl•BERTOGLIO UESSAN•
DRINA Cooperatrice ! Torino a 76 ann,
Nella Comunllà salesiana dell'Ora-
1orio-Parrocehla •S Giovanni Bosco•
(11 cos,ddelto •Agnelh•) ha VISSUIO per
40 ■nn1 come mamma premurosa e
SOler1a non solo della sua lam,glla 1er-
rena ma o, quella che consrde,ava
come la sua seconda ram,gha Quella
salesiana
Il suo zelo, sullo s11le di Don Bosco
che 1an10 amava, era 1nstancob1le e
creahvo Fu an1ma1rice vivace agli al•
bori di queslo Oralorlo d1 periferia ed
esphcO tult, I possibili •mIn1SIBrl• lem-
mlnlll nella Parrocchia dalla pulttla
assidua ,n chiesa, alla Ie11ura della
Parola di 010. dalla cura de, hon airaf.
tare. alle collette per , m1sS1onar1. dalla
contez,one det cibi In cucina pe, 1suoi
sacerdo11 ella confezione deI para•
menti l1turg1c1 nel laborato110 •Mamma
Margherota, che per 25 ann, animo
come responsablle
Una rlce,ca conhnua della perle110-
ne crIs11ana la 1ormentò• per tutta la
v11a e la Ieee camminare per sentier,
,mpensau d, alta splnlualtta
REMBINATO ROMEO Cooperator e
Ogg1ona (VA) a 59 ann,
Per ollre 30 anni ha presIa10 Sàrvmo
come organista presso la parrocchia e
senza esigere ricompensa alounn S1
spense proprio menlre prepa,ava 11
gruppo delle ragazze per I ca1111 del
l'Immacolata 1981
ffODOIII AUGUSTO Coo...ratore e
Eaalllevo t Gualdo TaclIno (PG) ,1 68
annt
lo ricordiamo per le sue doll pro-
londamente umane e aliamenIe cn-
sliane totale e costanle ded1i 10ne alla
famiglia e al lavoro aflab1II1a hmpl•
dezza, generoslta
VIALE ERNESTO Cooperatore I Tr,no
(Vercelli) a 75 ann,
Buon ettS11ano e<I onesto c,11a<1,no
come lo voleva Don Bosco. lu ne le
ma11Ine ascollava la S Messa era le-
llce Quando po1eva lare le lenuro sI
recava alla S Comunione e recilava
Lodi Disimpegnava con vera passio•
ne. anche nei momenll p1u d1lllclll. i
comp,1I assunti Fu per d1ve1S1 anni
Pres,oon1e della locale Unrone ExaI.
l1ev1 di Don Bosco e fino ali un,mo Se·
grerauo coordinatore de, Coop41ra1011
L·essere Cooperatore era Il suo van10
Amava protondamen1e Don Bosco
Felice d1 far parie della Fam1gha Sa-
lesiana operò $empie con lo splrrI0 d1
Don Bosco dando ovunque prova della
sua lede crrstIana Proluse le sue lor,e
g,ovanth operando nell'Azione Callo•
IICll e 1ra gli Oratonan1
Era una sua vera preoccupaw><le la
buona nusctta delle Feste di Ma11a
Ausll1a111ca e dr Don Bosco E proprro
a pochi glOrnl della Fesla del SMIO df/1
giovani, mentre si preparava con l,1
reclla di Lodi, ad ascollare In S Messa
Il Signore lo chiamava al prem,o e1er-
no
A quan11 hanno chiasto infonnaZJOnl, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede In ROMA. rlcono-
sciula giuridicamente con OP del 2·9•1971 n . 959. e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO. avente perso-
nalità g,undlca per Decreto 13-1 -1924 n 22. possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono
- se si 1ratta d'un legato: • ...lascio alla Dtrez,one Generale Opere
Don Bose-0 con s&de In Roma (oppure all'/stlturo Salesiano per Je
missioni con seda ,n Torino) a IJlolo d1 legato la somma d, hre
(oppure) l'Immobile sito ,n.. per gli scopi perseguiti dall'Ente. e parti-
colarmenle d1 assistenza e beneficenza. di1S1ruz10ne e educazrone, di
cullo e d1 religione.
- se s, lrana Invece di nominare eredo di ogni sostanze runo o
l"altro dei due En11 su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria Nomi-
no mio erede universale la Dìrezfone Generale Opere Don Bosoo con
sede ,n Roma (oppure l'/slltuto Salesiano per le Missioni con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi 111010. per
gh scopi perseguili dall'Enle. e partlcolarmenle di assistenza e bene-
licenza di lslruz,one e educazione, di cullo e di relìgmne-
(/uogo e dara)
(firma per d,s/e$O)
34 BOLI.ETTINO SALESIANO I MAGGIO 19'1

4.5 Page 35

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SOLIDARIETÀ
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
glla, a cura d1 C.P M.G.F
Borsa: Maria Auslllatrlce e S, Giovanni
Bosco, Implorando guarigione e pro-
tezione per la famiglia. a cura di Galli
Anna, Tonno
Borsa: Don Natale Noguier De Ma/ijay,
sdb, apostolo della Sindone (3' Borsa),
a cura di don Luigi Fossati, L
1 ,000.000
Borsa: Marta Ausillatrlce, Santi Sa•
IHlanl, In suffragio del miei defunti, a
cura di N.N., L. 1 000.000
Bona: Don Bosco, a cura di N.N., Pa-
dova, L. 1 000 000
BorH: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, in memona e suffragio d, Ro-
setta, a cura del tamlhari, L. 500.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, invocando
continua protezione per Pierrelice, a
cura della mamma, L 250.000
Bona: In memoria e suffragio di
Giancarlo, a cura della mamma Lina
Flllppi, L 250.000
Borsa: Don Luigi Cocco. Implorando
protezione e graz,e splmuali per I m,e,
cari, a cura d1 Brossa M., Torino, L
200.000
Co/armante sul genitori, a cura d r Mu•
suraca Floria, Placanlca RC
Borsa: Vergine SS. Autiliatrlce, Don
Bosco, Domenico Savio. in rmgrazia-
mento e Invocando sempre protezio-
ne, a cura di Fllipp,ni Isabella. Gab-
bione1a Binanuova CR
Borsa.: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, implorando protezione sulla
famiglla. a cura d1 Brandazzr Mar,a,
Colico CO
,m- Borsa: Sacro Cuore di Gasù, Maria
Auslllatrtce, s. Giovanni Bosco,
plorandc protezione e per la pace nel
mondo, a cura di P.G. e E C
Borsa: Maria Auslllalrlce, s. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, Invocando
protezione sulla famiglia, a cura di
Vittorio e Giuseppe Malliello
Borsa: Maria Auslllalrlce, S. Giovanni
Bosco, invocando protezione su tutta
la famiglia, a cura di Viziale Secondina
Borsa: In memoria e suffragio di Op-
pezzo Antonio, a cura d1 Oppezzo Ro-
sa, Robbio PV
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria
Auolllatrlce, S, Giovanni Bosco, Im-
plorando grazia. a cura d, Pagilassotto
Margherita. Bosconero TO
Borsa: Maria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bos co, In rmgraziamento e invocando
continua protezione. a cura di Villoria
e Rila. Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, m ringraz,amento, a cura delle
Fam,glleCerino e Teuato
Borsa: Maria Auslllatrlce, Laura VI• BorH: Don Bosco: continua a proteg-
cuna, Don F. Alnaldl, in suffragio di gerci, a cura di Davide, Luigino. Irene
Borsa: Maria Auslllalrlce e Santi Sa-
leslanl, m ringraziamento e chiedendo
protezione per la famiglia, a cura di
Deliucca Marcella, Torino
Bona: Maria Auslllalrlce a S. Giovanni
Bosèo, a cura di Granler Clelia, Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, riconoscente per 1/ bene r,ce-
vuto e chiedendo protezione, a cura di
Vanoni L.lna, Lugano CH
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco,
per grazia ricevuta, a cura d• Franch,nl
Vittoria, Sarzana SP
Borsa: Maria Auslllalrlce a S. Giovanni
Bo•co, invocando protezione e in n·n-
grazlamento, a cura di Nisceml Con-
cetta, Mazzarino CL
Borsa: Maria Auslllalrlce, Santi Sa-
leslanl, Invocando protezione In vita e
in morte per i miei fam,liarl, a cura d i
Beron Maria, Fellre BL
BorH: s. Domenico Savio, per grazia
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, per ottenere grazie, a cura di
Favare Caterina, Poirino TO. L
200.000
Bona: Maria Auslllatrlca, chiedendo
preghiere. a cura di C R.. L 200 000
Borsa: Maria Ausiliatrice a Don Bosco,
implorando sollievo al mio male, a cura
di Maghano Lucra, Bra CN, L. 200.000
Borsa: Don Boaco, nostro protettore.
per grazia ricevuta. a cura di N.N.. Ve-
rona, L 200.000
Borsa: Maria Auslllalrlce, Don Buco e
Beata Panacea, per I 50 anni di matri-
monio, a cura di Sloppanl Rina e An•
Ionio, Ghemme NO, L 200.000
Boraa: Santi Salesiani, in memoria e
suffragio df m,o n,pote Dott. Carlo, a
cura di Pilotli Marina, Roma, L.
200.000
Borsa: Mari• AusUlalrlce e Don Bosco,
in memoria e suffragio dal Sac. sale•
siano Don Luigi Bottazzi, a cura della
mamma, L 200.000
Bona: In memor,a e suffragio del fra-
tello Luigi e della sorella Annetta, a
c ura di Genardini Maria, Svizzera, L.
190.000
Bona: Maria Auslllatrlca, S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento, a cura di
Mombeliardo Enrlchella e An1onie11a,
Torino, L 150.000
Borsa: Beato M. Rua Giovanni XXIII,
a suffragio di Ludovico Fontana, a cu-
ra della moglie e dei figli, Pesaro, L.
120.000
Boroa: Maria Au1lllalrlce, S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione per Lu•
eia, Pietro. Paolo, Andrea. mamma e
papà, a cura di Ramell1m Annamana,
Roma, L 120.000
Borsa: Maria Auslllatrice, Santi Sa-
laslanl, In ringraziamento e per pro-
tezione al famlllarl. a cura di Parlanl
Giorgina. Bologna. L 105.000
BORSE DI LIRE 100.000
Sergio Bertone e Ubertinl Antonia, a
cura di N.N., Cava_gho d'Agogna NO
Borsa: Maria Auslllatrlce, in memorie
di Castaldi Carlo, a cura di N.N.. Ca-
vaglio d ·Agogna NO
Borsa: Don Bosco, per aiuto ricevuto e
chiedendo protezione, a cura d1 M R.E.
Borsa: Suor Maria Bes,o, a cura di una
Exallieva riconoscente, Nizza Monfer-
rato AT
Borsa: S. Domenico Savio, per ringra-
ziamento e Invocando protezione, a
cura di Elisa e Plerlulgl, Torino
Borsa: S. Giovanni Boscot in memoria
e suffragio di Don Mar,o Bost,cco. a
cura della sorella Ada
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, ringrazlamento per grazia ri-
cevuta, a cura di Destefanls Maria,
Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa•
leslanl, per grazia ricevuta, a cura dì
Nicola Maria, Torino
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Aualllalrlce, Don Bo,co, in ringrazia-
mento e invocando protezione parti-
Borea: Maria Auelllatrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, per grazia
ricevuta e invocando grazia per un fa-
mlliare. a cura d1 Cavallarl Elsa, Torino
e Anna Maria Mombello AL
Boraa: S. Cuore di Gasù, Maria Au■I•
llatrlce, Santi Sal■slanl, In ringrazia•
mento perpapà e mamma e invocando
protezione, a cura d1 Serra Adriano TO
Borsa: s. Giovanni Bosco, a cura di
N.N.. Cuneo
Borsa: In memor,a di Don Lu1g1 Zavat•
taro, Invocando protezione sulla fa-
miglla. a cura dei coniugi Rina e Giu-
seppe Rocca
Borsa: Don Luigi Zavartaro. in me-
moria e suffragio, Invocando prote-
zi6ne su•la famiglia, a cura dell'exal-
llevo Fumero Gioachino
Boroa: Maria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ricevuta. a cura di
Alllredi Edoardo, Torino
Borsa: Nona. Verslglia e Don Cara•
vario, a cura di N N. , Samarale VA
Boru: Moria Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, Invocando protezione su/la fa-
miglia e In suffragio del miei defunti, a
cura di R LV.
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl•
llatrlce, Santi Salulanl, invocando
protezione sulla ram/glia e su mia fi-
Foto Mar,o Rebeschin1
ricevuta, a cura di Leoni Salvatore,
Tremezzo CO
Borsa: Maria Au1lllatrlce, s. Giovanni
Bosco, Coad, %atti, a cura di Peretlo
Argenlìna, Valdagno VI
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco,
s . f 'rancesco di Sales, a cura di A.G.
Boria: Maria Auslllatrice a S. Dom••
nico Savio, in rlngrazlamen·ro e invo-
cando protezione, a cura di Feudale
Elisa, lsoa Marina CZ
Borsa: Mari• Autlllalrlce, Santi Sa•
leslanl, a suffragio delle anime più bi-
sognose. a cura d1 Rebora Pia, Genova
Borsa: Don Bosco, a cura di Ferrar/
Guido, Piacenza
Borsa: s. Giovanni BHco: proteggi me
e la mia gente, a cura di N.N
Borsa: Maria Auslllatrlce e S, Giovanni
Bosco, implorando protezione sulla
famiglla, a cura di N N.• Frugarolo AL
Bona: Qe1ù Sacramentato e Maria
Auslllatrlca, chiedendo protezione e
grazie per mia figlia ammalata. a cura
di Angellllo Maria, Aversa CE
BOLLEJ'T/NO SALESIANO 1 MAGGIO 1982 35

4.6 Page 36

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Spedii. in abbon. postale - Gruppo (70) - 1• quindicina
~ AVVISO PER IL
PORTALETTERE
i- In caso di
MANCATO RECAPITO
inviare a:
TOR IN O
CENTRO CORRISPONDENZA
per la restituzione al mittente
DE IMITATIONE
CHRISTI
LIBRI QUATUOR
Edizione critica
a cura di Tiburzio Lupo, S.D.B.
pp. XXVl/400 - L. 20.000
Questa edizione dell'immortale capolavoro del-
l'ascetica e della mistica cristiana è il risultato del
confronto di 90 codici (88 manoscritti e 2 incunabo-
li), che ci dà il testo più vfoino all'originale perduto
e, senza polemizzare, dimostra inoppugnabilmente
l'origine italiana e benedettina dell'opera.
La stampa del volume è stata curata dalla Scuola Grafica Salesiana del-
l'Oratorio San Francesco di Sales - Torino.
LIBRERIA EDITRICE VATICANA
Città del Vaticano