Bollettino_Salesiano_198206


Bollettino_Salesiano_198206



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BOLLETTINO
ANNO 106 N. 6 1• QUINDICINA 1 APRILE 1982
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTAL ~ GRUPPO 2° r70J
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SAL ESIANA FONDATA DA SAN GI OVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
e~
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
Fondata da san Giovanni losco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura
religiosa edito dalla Congregazione
Salesiana di San Giovanni Bosco
INDIRIZZO
Via della Pìsana 11 11 Casella post. 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. 06/69.31.341.
Conto corr. po11t. n. 46.20.02 intestato a
Direzione Gen. Opere Don Bosco, Roma.
IN QUESTO NUMERO
SALESIANO 1 APRILE 1982
ANNO 106 NUMERO 6
IN COPERTINA:
Olio di Paolo Golinelli del Gruppo Artisti
«Don BOSCO• di Bologna.
Servizio di copertina: pag. 3-4,
DIRE'ffORE RESPONSABILE GIUSEPPE COSTA
Collaboratori, Giuliana Accornero - Marco Bongioannl - Um-
berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo
L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon Archivio Guido Cantoni
Propaganda Giuseppe Clementel
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Aeglatrazlone Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL •BOLLEfflNO SALESIANO• &I PUBBLICA
* Il primo di ogni m••• (undici numeri, eccetto agosto) per
la Famiglia Salesiana;
* Il 15 del m••• per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazlone. La Direzione invita a mandare notizie e foto
riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle
secondo li loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà me••· Redattore don Armando Buttarelli.
Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel. (06) 74.80.433.
IL .BOLLETIINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo In 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-
verse (tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in:
Antlll• (a Santo Domingo)• Argentina• Auatralla Austria
Belgio (in fiammingo) - Bolivia Braalle Canada Centro
America (a San Salvador) - Cli•• BS Cln••• (a Hong Kong)·
Colombia Ecuador Filippine Francia Qarmanla
Giappone Gran Bretagna India (in inglese, malayalam,
tamil e telugu) • Irlanda ltalla Jugoalavla (in croato e in
sloveno) - Korea del Sud BS Lituano (edito a Roma)
Malta Mesalco Olanda Paraguay Perù Polonia
Portogallo Spagna StaU Uniti Sudafrica Thallandla
Uruguay Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco al componenti la Famiglia Sa-
lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere.
t Inviato In omaggio a quanti lo richiedono.
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti del
possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per queste operazioni: Ufficio Propaganda Salesiana
Via della Pisana, 1111 00163 Roma-Aurelio Tel.
06/ 69.31.341.
LE' IDEE
L'lmpo■-lblle è avvenuto, 3•4
La scuola del fumetto, 14-15
La Famlglla Saleslana s'Interroga sulle vocazioni, 20•24
LE FORZE
UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA /
Un «Osservatorio Permanente della Gioventù•, 5
ITALIA / 13 cassette per imparare a pregare, 6
FMA / Nuova missione in Corea, 7
SPAGNA / Una laurea per don Viganò, 5
L AZIONE
ITALIA /
Gruppo Polska tra i ragazzi di Chìari, 5
SARDEGNA / La passione di Arborea, 6
THAILANDIA / Ritornare salesiani a 82 anni, 6
INDIA / Ministro indiano all'Eucharistic Rally, 7
BELGIO / Joset Manguette: prete e traduttore, 8
CASA GENERALIZIA /
È nato l'Istituto Storico Salesiano, 8
ITALIA /
Il Papa In visita al Tempio di Don Bosco, 16-17
PROGETTO AFRICA / Slakago anno uno, 18•19
ITALIA / La scuola cattolica fra boom, problemi e molta Spe•
rania, 25-29
PROTAGONISTI / Don Gaetano Nicosia, 30°31
IL PASSATO
ITALIA /
Morta ultracentenaria lettrice del BS, 6
Ricordato il M0 Don Alessandro De Bonis. 7
Cento Candeline per l'Astorl di Mogliano, 7
MESSICO / I Salesiani in Messico da novant'anni, 8
ANNO DELL'ANZIANO /
Ricordo di Mamma Enrichetta, 9·13
RUBRICHE. Don Bosco è notizia, 5-8 - Libreria, 32 I nostri
morti, 34 Solidarietà, 35
Ol211RI L0S,qHNO TUffl· CRISTO é'RJ.SOl2TO! •.,SOL.01.4 PRAYPA
Rt;P/0, Cr/O/ZNl}LII TV /
NON LO Olle
H/:INHO l)l+TO lA NOn~IA~
I/
2 BOLLErTINO SALESIANO 1 APRILE 1982

1.3 Page 3

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L'Agnello pasquale, raffigurazione slmboliça sulla volta dell 'Abbazia françese di Cluny (lnl•
zio Xli seçolo).
L'IMPOSSIBILE ÈAVVENUTO
È Pasqua.
L'impossibile che è avvenuto.
Fatto umano, storicamente avverato, in un
certo punto del tempo, dello spazio. Eppure fatto
divino, che trascende l'uomo, il tempo e lo spazio,
che si inserisce, ad evento cosmico, tra il prima e
il dopo.
La convergenza, l'arrivo di tutto il passato.
Eppure l'apertw-a, la partenza dei nuovi eventi
fino alla consumazione dei secoli.
Non ci sarà altra linea di divisione dei tempi
che quella che precede la Resurrezione e quella
che l'accompagna.
Il problema della storia, ancorata alla terra, e
che ha sempre cercato una durata oltre questa
permanenza, trova qui, in questo «fatto», la ri-
sposta alla sua temporalità e a1 suo bisogno di
eternità.
Pasqua. Una nuova creazione, un altro uomo,
un nuovo esodo fino all'ultimo passaggio. 11 do-
3 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1982

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lore è vinto, la morte, il peccato del mondo. La
grande speranza dell'umanità, la libertà è vera.
«Fatto» unico.
Quando l'uomo ha voluto negare, ha negato la
Pasqua più che il Natale.
Sulle vie di Atene era il simulacro al dio Ignoto.
Paolo sale all'Aeropago. Loda la religiosità degli
Ateniesi, celebra le glorie di Dio. Poi si cala, d'un
tratto, a volo, come aquila da vetta altissima, in
mezzo all'assemblea e parla della resurrezione di
Cristo.
Lo interrompono: «Ti ascolteremo un'altra
volta».
Vivere, profetizzare
costruire la Pasqua
È Pasqua.
Fare Pasqua, profetizzare la Pasqua, costruire
la Pasqua.
Siamo alla soglia del terzo millennio della sto-
ria. Ed è suJJa soglia di questo nuovo Avvento,
che ci giochiamo la nostra speranza in una terra
nuova, che siamo chiamati a render conto della
nostra speranza nel futuro.
Una speranza da vivere in noi stessi:
- la mia vita è nellemani di Dio onnipotente;
- Dio mi ama immensamente;
- Dio è fedele alle sue promesse.
Una speranza da vivere nelle nostre comunità.
Comunità che vanno trasformate in comunità
di ottimismo, di scelta pasquale, di sfida. Profezia
della vita che non solo non sottostà alla forza
della morte, ma si fa passione di resurrezione con
Cristo.
Una speranza da leggere, da valutare nella po-
sitività autentica di tante realtà in movimento,
molto più forti del dubbio, del crollo, della crisi:
- il mondo è stato salvato da Cristo;
- cammina verso la sua riuscita definitiva;
- è nelle mani di Cristo risorto.
Una speranza da agire, da operare, da gestire
nell'oggi della nostra quotidianità ed in rapporto
con le grandi tensioni universali che misurano la
civiltà dei tempi.
Una speranza violenta - la violenza dell'a-
more! - contro ogni predicazione di morte, con-
tro ogni tentazione di stanchezza o di cinismo:
- perché l'ottimismo è d'obbligo per ogni
cristiano;
- perché rassegnarsi alla resa, alla sfiducia è
peccato;
- perché il domani non è uno spazio vuoto in
4 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1982
cui tutto può accadere, ma è il Regno di Dio che è
già iniziato sulla terra;
- perché lo sguardo di Dio non cadrà, no, sulle
ceneri dell'ultimo giorno inutile dellastoria!
La Pasqua è fatta
soprattutto per te
È Pasqua.
E tu mi dici che la tua vita è un inferno, che
non hai scampo, che sei un peccatore, e che, per-
ciò, non farai Pasqua con Lui.
Un peccatore? Ma è proprio per questo che Dio
vuole fare Pasqua con te!
Tu sei quello che Egli ha pensato di più, quello
che Egli ha amato di più, quello che Egli ha cer-
cato di più.
Se è Pasqua, è Pasqua proprio per te.
Dio viene per i peccatori, per i pubblicani,
mangia con loro, non ha paura di contaminarsi,
non si meraviglia dei peccati degli uomini.
Tutta la parola di Dio è, anzi, contro quelli chE
si sentono a posto, di casa, contro quelli che si
ritengono giusti, che pensano di non aver bisogno
di perdono.
Vorrei dire, Dio ha una istintiva incompati-
bilità verso costoro. E si capisce: si sente disar-
mato, inutile.
Dio ti dà la mano.
La prova più sconvolgente dell'amore di Dio è
proprio quella, che Egli non aspetta il tuo amore
per amarti. Egli ama per primo. Egli ama nono-
stante tutto. Egli ama in pura perdita.
Egli è capace di lasciarsi sciupare, di lasciarsi
sprecare. Non solo, ma Egli sa capire, sa accet-
tare, sa valutare la nostra debolezza, sa trarre
vantaggio... anche dai nostri peccati.
La Maddalena non dovette ai suoi peccati la
possibilità di amare cosi fortemente il Signore?
Egli viene per fare comunione con i più deboli,
con i poveri, con gli ammalati, non per fare sco-
munica.
Era stato scritto: «Il cieco e lo zoppo non en-
treranno nella casa». Ma Cristo rivolge la sua
convocazione proprio a quelli che sono scartati
dai giusti: «Esci per le vie della città e conduci
qui poveri, storpi, ciechi, zoppi... perché la casa si
riempia»!
Si, è Pasqua.
Dio viene per te. Viene soprattutto per te. Dio
non è lontano. È, anzi, dentro di te.
Dio vuole sedersi a casa tua, vuole aiutarti a
ricomporre il tuo progetto di vita.
Dio vuole fare Pasqua con te. Brama di fare la
Pasqua con te.
No, non lasciare la sua mano di Amico sospesa
nel vuoto!
Nino Barraco

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DON BOSCO È NOTIZIA
ITALIA
Gruppo Polska tra
I ragazzi di Chiari
don Egidio Viganò si è recato
in visita alle nuove missioni
dell'Africa Occidentale. Prima
di ra'Qgiungere ìl continente
Universitaria di Magistero di-
retta dalle Figlie di Maria Au-
siliatrice.
Il riconoscimento, in don Vi-
CASA GENERALIZIA
SI studia la Famlglla
Sale■ lana
Certamente né la Star S.p.A.
o la Liebig Immaginano che i
loro prodotti - i famosi
estratti concentrati di carne -
sono finiti, spediti in pacchetti.
da Chiari in provincia di Bre-
scia, a Czerwinsk sulla Vistola
in Polonia.
È proprio quello che è av-
venuto per iniziativa di un
gruppo di ragazzi e del loro
animatore don Franco del
Notaro.
Di fronte alla difhcile situa-
zione polacca questi ragazzi
- oltre una sessantina -
hanno pensato di dare al Po-
lacchi un aiuto immediato e
concreto superando le diffi-
coltà burocratiche E cosi, li-
berata la loro fantasia, si son
messi a spedire dadi.
I pacchi grossi - dice don
Franco - danno nell'occhio.
stimolano la curiosità, invece i
nostri pacchetti, diretti sempre
a famiglie e in città diverse.
passano inosservat1. Noi sia-
mo riusciti a spedire in Polonia
africano, il VII successore di
Don Bosco ha fatto una tappa
in Spagna incontrando fra
l'altro i giovani salesiani di
Madrid e consegnando, nella
città di Cordova, il Crocifisso
di missionari a 7 membri della
Famiglia Salesiana (4 FMA e 3
SDB) destinati alla missione
del Togo. A Cordova, don Vi-
ganò ha anche ricevuto, alla
presenza delle massime auto-
rità, il titolo di «professor cum
venia docendi» della Scuola
ganò, ha voluto premiare an-
che gli sforzi che Salesiani e
Figlie di Maria Ausiliatrice di
Spagna fanno per la forma-
zione di nuovi docenti e per
una scuola sempre più didat-
ticamente qualificata.
Particolari accoglienze e
simpatie il Rettor Maggiore ha
quindi ricevuto nelle Isole Ca-
narie dove le FMA hanno nu-
merose opere e vocazionì.
Nei giorni 19-23 febbraio
1982 un gruppo ristretto di
Salesiani, Figlie di Maria Au-
siliatrice, Volontarie, Coope-
ratori ed Exalllevi, hanno dato
vita al secondo simposio sulla
Famiglia Salesiana.
Si è trattato di un incontro
tra esperti che - coordinati
dal Consigliere Generale per
la Famiglia Salesiana don
Giovanni Raineri - hanno
approfondito gli aspetti storici,
pastorali e giuridici che l'es-
sere Famiglia Salesiana com-
porta.
Al simposio tra gli altri sono
intervenuti la sociologa suor
Enrica Rosanna F.M.A.: i pa-
storalisti salesiani Mario M1dali
e Riccardo Tonelli, gli storie,
don Desramaut e don Alberdi,
l'uno francese e l'altro spa-
gnolo. Cosi come è stato fatto
per gli altri anche di questo
simposio saranno pubblicati
gli atti.
molta roba. Meglio dieci pac-
UNIVERSITÀ PONTIFICIA
chetti che un grosso pacco. I
SALESIANA
nostri dadi sono piccola cosa
ma sono stati molto apprez-
zati». L' iniziativa può sembra-
re semplice ma non lo è. Fun-
Un «Osservatorio
Permanente
della Gioventù•
ziona solamente perché so-
stenuta da numerose persone
Quasi tutti i dadi vengono
procurati d.ai ragazzi e dalle
loro famiglie. Ora qualche
problema resta per i franco-
bolli. Ogni pacchetto deve in-
fatti essere affrancato per
1800 lire.
«Ma anche per questa parte
dell'operazione - dice il sa-
lesiano animatore - molta
gente mi aiuta». Qualche nu-
mero? Soltanto nel mese d1
gennaio sono stati spediti 30
pacchetti e cioè 180 scatolette
con 1800 dadi. Naturalmente,
simpatici ragazzi dell'Istituto
San Bernardino di Chiari non
fanno soltanto questo ma al-
l'Insegna del trinomio cono-
scere-pregare-agire hanno
organizzato tutta una serie d1
attività connesse.
SPAGNA
Una laurea per don Viganò
. Nella prima metà del mese
di febbraio ìl Rettor Maggiore
MESE MARIANO
Con il mese di maggio si rinnova un appuntamento di
tede e di impegno cristiano per onorare la Madonna. Per
la Famiglia Salesiana Il MESE MARIANO ha inizio il 24
aprile e si conclude Il 24 maggio. Dalla Basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino fino all'ultima cappella che in ordine
di tempo i figli di Don Bosco hanno dedicato all'Ausiliatri-
ce è un succedersi di celebrazioni e iniziative in onore di
Colei a cui Don Bosco attribuì tutta la sua opera a servizio
dei giovani nel mondo.
(Nella foto: La Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice
dove nel mese mariano confluiscono migliaia di credenti).
11 25° della Facoltà di
Scienze dell'Educazione è
stato ricordato dall'Università
Pontificia .Salesiana di Roma
con alcune iniziative. Signi-
ficativa appare fra queste la
decisione di istituire presso
l'Istituto di Sociologia della
stessa Facoltà un «Osserva-
torio Permanente della Gio-
ventù». Si tratta di un centro di
documentazione e collega-
mento affidato al sociologo
don Giancarlo Milanesi che
pubblicherà un bollettino bi-
bliografico ragionato sulla si-
tuazione giovanile internazio-
nale con scadenza semestrale.
Lo stesso «Osservatorio~
preparerà un rapporto an-
nuale o biennale sulla situa-
zione generale del giovani nel
mondo.
È questo un contributo pre-
zioso che l'Università Sale-
siana di Roma mette a dispo-
sizione di chiunque nella
Chiesa e nella società ha a
cuore i problemi del mondo
giovanile.
5 aOLLETT/NO SALESIANO 1 APFl/LE 1982

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menica ved. Ferraris deceduta
nel febbraio 1982 a Mas10 1n
provincia di Alessandria. As•
sidua ed antica lettrice del
Bollettino la Signora era sciita
aiutare le missioni salesiane
della Corea.
Medaglia d'oro della Pub-
blica Istruzione. l'ultracente-
naria per oltre mezzo secolo
aveva insegnato nelle scuole
elementari di Costigllole d'Asti
e di Masio, dove era nata nel-
l'aprile 1881 e dove ha sempre
vissuto. Abitava 1n via Rattazz1
con la figlia Ester, a sua volta
maestra in pensione e lettrice
del nostro periodico mentre ad
Alessandria vive Il figlio Mario,
anch'egli insegnante
ITALIA
13 cenette per Imparare
a pregare
SARDEGNA, La Passione di Arborea
Il dramma del Mistero Pasquale ha sempre ,spirato artisti ed autori che nelle forme
espressive più varie hanno cercato d1 renderne, plasticamente, l'intensità drammatica e il
suo significato.
Le rappresentazioni teatrali dedicate alla Passione hanno avuto - ed hanno ancor'oggl
- particolare successo e vedono una grande partecipazione popolare. Grandi compagnie
teatrali e modesti attori d"oratorio recitano un po' dappertutto la Passione. Ecco, ad esem-
pio, alcune immagini della «Passione d1 Cnsto• recitata dai giovani della parrocchia sale-
siana di Arborea in provincia d1 Oristano
- - -TH-AILANDIA
Ritornare salesiani
a 82 anni
Alla non più giovane età di
82 anni e nella corsia -dell'O-
spedale San Camilla di Bang-
kok, don Carlo Della Torre è
tornato ad essere salesiano
Salesiano di cuore e autentico
fiçilio di Don Bosco, don.Carlo
era stato costretto a lasciare la
Congregazione per poter se-
guire l'Istituto femminile delle
«Figlie della Regalità di Maria
Immacolata.
La singolare espenenza
umana e cristiana di questo
sacerdote da oltre mezzo se-
colo missionario in Thailandia
si è arricchita in quest'ultlmo
periodo davanti al Signore del
dono della sofferenza che don
Della Torre - colpito da •lu-
pus maligno• - sopporta ed
offre al Signore per l'intera
Famiglia Salesiana.
Alla professione di don
Carlo· Della Torre hanno as-
sistilo oltre a don Garcia San-
tos, ispettore della Thailandia.
don Andrea V1trano e don
Domenico Ferrara che furono
suoi compagni di noviziato.
-4 (Nella foto: don Carlo Della
Torre In occasione di una
manifestazione 1n suo onore)
ITALIA
llorta ultracentenaria
lettrlce del BS
Aveva 100 anni e 10 mesi Si
tratta della signora Berta Do-
Il Centro missionario C. De
Foucould di Cuneo, diretto dal
padre Andrea Gasparino è in-
dubbiamente un riferimento
per molti giovani assetati di
spiritualità e soprannaturale.
Padre Gaspanno ha anche
tenuto delle conversazioni-le-
zioni sulla preghiera a Radio
Incontri 94,250 Mhz - la radio
animata dal Salesiani di Torino
- che registrarono un note-
vole indice di ascolto.
Quelle trasmissioni dal h-
tolo il CAMMINO DELLA
PREGHIERA sono state ora
pubblicate dalla Elle D1 Ci dt
Leumann tn 13 cassette. L"J.
nlziativa della editrice sale-
siana è più che un fatto ed1-
LCSL'K'lltlO
DEI.UI
PREGftlER8
~ Ili , . A. GAUAIIIIIO
47/50
lDC 7"e
toriale puro e semplice: l'a-
scolto infatti di padre Gaspa-
rlno, Individuale o in gruppo,
procura una grande utihta
spirituale
6 BOLLErTtNO SALESIANO I APRILE I982

1.7 Page 7

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NAGALAND
Ministro Indiano
all'.Eucharlstlc Rallv»
In occasione della festa di
Don Bosco, il 31 gennaio 1982
i cattolici della Diocesi di Ko-
hima hanno celebrato assieme
al loro vescovo, Il salesiano
monsignor A. Abraham, l'«AII
Nagaland Eucharistic Rally».
Alla manifestazione eucaristi-
ca ha partecipato l'unico mi-
nistro cattolico di tutta l'India
- John Bosco Jasokie - che
ha anche tenuto una confe-
renza dal titolo: «L'Eucarestia
nella vita del cristiano•.
La manifestazione - che si
ripete ogni due anni - ha vi-
sto la partecipazione di oltre
diecimila persone e dimostra.
certamente, la crescita cri-
stiana di quelle popolazioni e il
contributo ad essi dato dai figli
di Don Bosco.
COREA
Nuova missione delle FMA
In coincidenza con il 25°
anniversario del loro arrivo in
Corea, le Rglie di Maria Au-
siliatrice hanno aperto una
nuova missione.
Si tratta così di una sesta
stazione missionaria che le
FMA hanno in Corea e con-
siste nel lavoro presso una
piccola parrocchia a nord di
Seoul.
Le FMA sono molto cono-
sciute in Corea per i pensio-
nati che gestiscono a favore
delle ragazze lavoratrici a
Masan e nella stessa capitale
Seoul. A Kwangju hanno una
scuola primaria e secondaria
con più di 3.000 studenti,
mentre a Seoul esse tengono
una scuola materna.
Lavorano anche presso le
parrocchie: due in Masan e
due a Seoul. Il lavoro della
Congregazione In Corea è
portato avanti da 50 religiose
professe, tra cui sei missio-
narie italiane, inglesi e filip-
pine. Nel noviziato di Kwangju
vi sono nove novizie, nove
postulanti e venti aspiranti.
lTALIA, Cento candellne per l'Astorl di Mogllano
111982 è un anno ricco di anniversari. Di rilievo è, tra gli altri, il centenario di fondazione
dell'Istituto Salesiano «Astori• di Mogliano Veneto. Per l'occasione, l'lspettoria Veneta San
Marco ha varato una serie di iniziative aperte nei giorni 23-24 gennaio 1982 da una visita del
Rettor Maggiore don Egidio Viganò e da una commemorazione ufficiale, tenuta dall'Ono-
revole Tina Anselmi.
(Le foto si riferiscono alla manifestazione}.
ITAUA
Ricordato Il M0
Don Alessandro De Bonls
Nell'ambito di una settimana
d'animazione salesiana per i
paesi del Gargano nella Puglia
i Salesiani dell'lspettorla Me-
ridionale hanno voluto ricor-
dare il Maestro Don Alessan-
dro De Bonis. La commemo-
razione è avvenuta a S. Gio-
vanni Rotondo, suo paese
natale, con un concerto di
composizioni d'organo e di
canti corali.
Nato il 22 agosto 1888 e
morto a Napoli Il 25 gennaio
1965, don Alessandro De Bo-
nls con il card. Cagliero, Do-
gliani, Pagella, il servo di Dio
don Cimattl, Rastello, Lasagna
ed altri fu uno dei salesiani contribuire all"educaz1one
che, seguendo la più genuina musicale del popolo ese-
tradizione lasciata dallo stesso guendo musiche artistica-
Don Bosco, fece della musica mente valide di autori classici
uno strumento d'elevazione e moderni con attenzione
spirituale e culturale. I canti preferenziale alle composi-
del concerto sono stati ese- zionl di don Alessandro De
guiti dalla Corale «D. De Bo- Bonis.
nis. organizzata dal Maestri
Fiorentino e Bisceglia nell'ot-
e
tobre del 1981 con l'intento di
BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1982 7

1.8 Page 8

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linuaton e promuoverne lo
studio, l'illustrazlone e la dif-
fusione.
Tra le lnizlatlve messe im-
mediatamente In canltere è
prevista per I prossimi mesi la
nascita di una rivista, Ricerche
Storiche Salesiane (Rivista
internazionale di storia reli-
giosa e civile).
I SALESIANI IN MESSICO DA NOVANT'ANNI
MA DON BOSCO VI SBARCÒ PRIMA. .
INDIA, Palluruthy, la Sneha Bahvan Band
Chi non ha mal avuto la tentazione di correre dietro a
una banda musicale? Eccone una che da Quelle parti
sembra molto apprezzata e che ha anche 11 mento di far
ascoltare... i problemi dei ragazzi d1 Quella cItta
BELGIO
JoHf fllanguette:
prete traduttore
•la traduzione degtl Atti del
Consiglio Superiore ml non
soltanto la possibilità di fare
qualcosa di utile per la Con-
gregazione ma anche d1 co-
noscere le mollephc1 iniziative
che si fanno». A scrivere così
è don Joseph Manguette un
salesiano che il 20 dicembre
1981 a Liegi in Belgio ha
compiuto il 50° di sacerdozio.
L'ha festeggiato circondato
dai suoi confratelli e perfino
da ·1re suoi exalhevi del corso
di latino del 1927-28
Don Manguette, nonostante
I suoi anni, continua a svol-
gere un prezioso lavoro: Ira-
durre per il Belgio la stampa e
1documenti salesiani
CASA GENERALIZIA
È nato l'latltuto Storico
Sale t lano
Nella foto: don
con i tre exallievi.
Manguette
Il 31 gennaio 1982 ha avuto
utf1clalmente inizio l'attivilà
dell'Istituto Storico Salesiano
(ISS) eretto dal Rettor Mag•
gIore don Eg1d10 Viganò con
decreto del 23 dicembre 1981
La direzione di tale Istituto è
stata affidata ai professor don
Pietro Braido· che verrà col•
laborato da un gruppo di
competenti.
Tra i fini dell'ISS mettere a
disposizione nelle forme
idealmente e 1ecnicamente
valide i documenti del ricco
patrimonio spirituale lasciato
da Don Bosco e dai suo, con-
8 BOLLEmNO SALESIANO I APfW.E 1118.7
I n questo 1982 il Messico testimonianza che non è
festeggia il 90° anniversario possibile ridurre in poche
delrarrivo tn quella nazione parole, poiché è uno scritto
°dei primi salesiani Fu infatti 11 che conserva in se qualcosa
1 dicembre 1892 che clnQue di sacro e nello stesso tempo
salesiani - tre sacerdoti, un costituisce una prova storica
chierico e un coadiutore - di eccezionale valore Eccolo
giunsero a Veracruz invIatI nella stesura integrale
dal beato Michele Rua Ma «In Messico, il 23 giugno
Don Bosco vl era sbarcato del 1889, riunitisi nel circolo
Qualche anno prima..
cattolico I signori Edlth Bor-
Quando Edith Borrell, tu- rell. August1n Caballero de
nsla messicano e appassI0• Los Olivos. Angel Lascurain.
nato viaggiatore cominciò a Jose Ybarraran. Francisco
parlare con don Michele Rua, v111agran e 11 sottoscritto.
probabilmente non pensava convinti della lettura di alcuni
neanche lontanamente che opuscoli e dalla parola del
sarebbe finita cosi. C'era primo del signori sopra
andato, da don Rua, per sa• menzionati, circa i grandi
pere qualcosa dt più su Don servizi che presta alla Chiesa
Bosco - d1 cui aveva senltto la società dei cooperatori
parlare In Messico - e sulla sales1an1 alla quale appartie-
sua opera. E don Rua gli ne il suddetto signor Borrell e
aveva spiegato. Poi - era Il dei grandi privilegi dei Quali
1889, appena un anno dopo godono , suoi membri per le
la morte dI Don Bosco - molte indulgenze concesse
aveva dato a Quell'interes- alla società, abbiamo deciso
sato vIaggIa1ore alcuni libretti di entrare a far parte di Que-
sull'opera dei cooperatori sta società e fondarla ln
salesiani sparsi per il mondo questo paese formando una
Edith Borrell non sapeva giunta direttiva provvisoria
cosa fossero i salesiani Per composta d1 un Presidente,
questo era andato a Torino a un tesoriere e un segretano
parlare con don Rua, 11 primo eletti a maggioranza dei voti.
successore di Don Bosco. Avendo ottenuto la maggio-
Per questo aveva lasciato la ranza di essi per Il primo In-
sua cartoleria con piccolo carico 11 signor Angei Lascu-
negozietto di oggetti sacri rain, per Il secondo il signor
Cosi Ed1th Borrell, dopo quel Francesco Villagran e per il
pnmo colloquio a Torino di- terzo il sottoscritto. In segui-
venne il primo cooperatore to, all'unanimità, cI siamo
salesiano In Messico.
accordati perché Il signor
Ritornato in patria Il signor Borrell - come membro
Borrell portò l'entusiasmo d1 della società de, cooperatori
quanto aveva visto a Tonno e salesiani - scnva all'attuale
nacque subito in lui 11 desI• direttore di Questa. don Mi-
derio di creare qualcosa d1 chele Rua, manifestandogli il
simile In Messico. Cosi nel desiderio dei presenti di af-
giugno del 1889 nuni un filiarsi alla società e suppli•
gruppo di amici appartenenti cando affinché con 11 potere
al circolo cattolico messi- che detiene compia gli atti
cano. La riunione si tenne In presentii dal regolamento
via Medinas al numero 25, affinché I presenti vengano
quella che 0991 viene chia- aggregati alla società e ven-
mata via della Repubblica di ga loro inviato Il corrispon-
Cuba. Qui ebbe inizio la vera dente diploma. Infine. innal-
opera salesiana messicana zate alcune preghiere. sI è
Qui si fecero le vota~Ioni per sciolla la riuntone e que-
eleggere Il primo presidente st'atto dIv1ene esecutivo. Fir-
del cooperatori sales1an1 mato Claudio Limon -..
messicani. Qui venne stilato È Questo documenlo, sen-
l'atto costituzionale che se- za dubbio. la Charta Magna
gna l'inizio dell'att1v1tà apo- della Famigha salesiana in
stolica salesiana in Messico. Messico. Ed in esso sono
E per ricordare i novan- contenute le origini delle
t'anni della presenza di Don opere volute in Messico da
Bosco in questa terra, sem- Dio attraverso san Giovanni
bra giusto riproporre Questa Bosco.

1.9 Page 9

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1982 / ANNO DELL'ANZIANO
Ricordo di
amma Enrichetta
Ecco una storia umile fatta di onestà, sacrificio e fede nella
certezza che l'amore di Dio non viene mal meno. È iniziata alla
fine del secolo scorso...
Maria Enrichetta Viganò (pittura di Rocca).
P artiti coll'idea di raccogliere i
ricordi di famiglia per con-
servarli nel tempo, a mano a
mano che il quadro d'insieme at-
traverso tanti particolari si andava
arricchendo e la documentazione
rivelava meglio la preziosità del
dono di Dio, è parso opportuno far
conoscere ad altri le meraviglie
compiute dallo Spirito Santo in una
«famiglia cristiana», e in particolare
in un papà e in una mamma cri-
stiani, nei quali lo «straordinario» è
diventato «ordinario».
I «santi» vanno fatti conoscere:
«Non mettere in ombra la luce»,
dice Guitton. L'esempio di Don
Bosco, che scrive· la vita di mamma
Margherita, ci ha stimolato a sten-
dere questi ricordi.
1. Preparativi per
il focolare
l'altro piccolo centro, Bulciago, nel
cuore della Brianza, appoggiato a
un colle esposto al sole da mattina a
sera e composto di poche case rag-
gruppate intorno alla Chiesa.
A Bulciago nasce il 28 Aprile 1884
Maria Rachele Cattaneo sempre
chiamata col nome di Enrichetta
Maria.
La domenica le ragazze salgono a
gruppi sulla collinetta della «bela
veduda» e lì, sotto il grande tiglio,
cantano in coro le canzoni lombar-
de: «E la violèta la va la va», «Dove
tevet o Mariettina», e si divertono
insieme. Quando il cielo di Lom-
bardia, «cosi bello quando è bello»,
lo permette, guai·dano verso Milano
e qualcuna tra loro di buona vista e
di altrettanto buona immaginazione
dice di scorgere il «duomo», la set-
tima meraviglia del mondo.
Con le ragazze coetanee, più
propense per l'età a tidere che a
piangere, fa anch'essa ricorso alle
cipo)le per facilitare le lacrime nella
tradi1ionale predica del venerdì
santo quando il predicatore non è
all'altezza del compito.
Ricordi semplici ma sereni che
troviamo accennati in una lettera ai
figli scritta anni dopo:
In Lombardia, in due piccoli paesi «Io e papà, pensando a quei
della provincia di Como e della tempi, ci pare di rivivere la nostra
diocesi di Milano, nascono i pro- infanzia, quando non potevamo
tagonisti di questa umile vicenda. mangiare tutto quello che la nostra
Nibionno nell'anno 1877 è un co- gioventù voleva. Ci accontentavamo
mune con poche case e cascine tra i , di un pò di pane di granoturco,
campi, in una zona agricola e bo- niente pietanza, ero-ne solo _due volte
schiva su terreno ondulato, ora all'anno: Natale e Pasqua; vino non
percorso dalla statale che da Como ne parliamo; cioccolata e caramelle
va a Bergamo.
non esistevano per noi. Eppure a
Francesco Viganò vi nasce il 2 quei tempi c'era tutto: siamo cre-
Novembre 1877, viene battezzato il sciuti felici e sani, colla coscienza
giorno seguente e cresce in una fa- delicata e abbiamo goduto tutto
miglia patriarcale, in cui il lavoro e amando il Signore» (4-6-1941).
il senso cristiano della vita sono I primi incontri dei futw·i sposi
fortemente sentiti. Li chiamano i devono essere stati caratterizzati da
«Tesure», nomignolo che allude al quel riserbo, da quella delicatezza,
tesoro della vicina chiesetta che il da quel sereno turbamento che
capo famiglia custodisce in un ce- trovano ampio riscontro nei Pro-
stello appeso a una trave della cu- messi Sposi di A. Manzoni così
cina: una specie di cassaforte per acuto e cosi fedele nel presentare i
gente onesta.
sentimenti della gente di questa
A distanza di pochi chilometri c'è terra vicina al Resegone e bagnata
dall'Adda: almeno della gente di
allora.
Forse i due giovani fidanzati non
si conoscevano molto; ma entrambi
possedevano rettitudine, since1ità e
l'inizio di quell'amore autentico che
è destinato a crescere, a durai·e,
anche se espresso con gli occhi bassi,
senza scomporsi, senza effusioni.
Maria Enrichetta a 20 anni ce-
lebra il matrimonio con Francesco
di 27 anni. Il matrimonio viene ce-
lebi-ato il 18 giugno 1904 a Bulciago,
nella parrocchia della sposa, con la
partecipazione di parenti e amici, in
una sentita atmosfera ricca di spi-
ritualità e cordialità, di poesia e al-
legria.
All'uscita dalla Chiesa, dopo la
cerimonia, qualcuno lancia «i benis»
(= i confetti) multicolori che si
spandono sul sagrato, subito rac-
colti dai ragazzini, mentre gli adulti
inneggiano alla sposa: «Viva la
spusa, viva la spusa! ».
Dopo un ristoro in casa di lei,
inizia un singolare viaggio di nozze a
piedi verso i paesi vicini, le donne in
testa e dietro gli uomini i quali si
attardano sovente a dissetarsi alle
varie «stazioni».
Una visita al cimitern, omaggio a
chi protegge dall'al di là la nuova
unione e la nuova famiglia, una vi-
sita alla futura casa, e poi ecco il
momento del banchetto in casa
dello sposo.
2. Da sarto a operaio
Un grande avvenimento per ogni
famiglia è il primo figlio.
Per papà e mamma è un'espe-
rienza intensissima: mesi di pre-
parazione, di attesa,... poi final-
mente la mamma può prendere tra
le braccia il bimbo che è «suo» an-
che se nel cuore subito lo offre al
Signore.
Il piccolo nasce a Nibionno nel
1905 e mamma Maria Enrichetta
propone di chiamarlo Domenico,
che vuol dire «del Signore».
In questo mondo agricolo ancora
piuttosto chiuso nella cerchia del
9 o BOLLETTINO SALES/ANO I APRILE 1982 o

1.10 Page 10

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3. La guerra e cinque
piccole bare bianche
Sondrio, nel cuor e della V■ltellln■.
cascinale e del campanile, è intanto
giunta l'eco di una società più vasta
e in movimento, il suono delle si-
rene, la luce degli altiforni, il rumore
assordante delle macchine applicate
alla produrione industriale.
Anche i «tesure» partono, chi per
il lavoro, chi per il servizio militarn.
Francesco va a Milano come «sar-
to», sognando di imparare i segreti
del mestiere per poi tornare al paese
e impiantarvi un piccolo laborato-
rio.
Ogni settimana iientra dalla
grande città, ed è una festa l'in-
contro domenicale della piccola fa-
miglia.
Passano alcuni mesi e Francesco
si ammala di tifo: lo portano a casa
una sera febbricitante e in condi-
zioni gravi. Maria Enrichetta gli è
vicino per tutto il periodo della
malattia, senza temerne il contagio.
Dopo le cure e un periodo di for-
zato riposo, visti i postumi del male,
il medico sentenzia: «Il lavoro di
sarto, che ti costringe alla immo-
bilità, non fa per te: cercane un al-
tro».
La nostra piccola famiglia, stretta
dalle necessità economiche dopo il
tentativo di trovare lavoro a Mi-
lano, accoglie l'invito per un posto
in tutt'altra direzione. Il fratello di
«Cecco», Beniamino, incontra il di-
rettore del locale cotonificio che ha
bisogno di una guardia giurata per
la vigilanza notturna del vasto sta-
bilimento.
I sentimenti di chi lascia la casa e
va incontro all'ignoto sono sempre
trepidi e tristi. Ma bisogna ri-
schiare.
Con la sistemazione all'interno
dello stabilimento, Francesco da
contadino diventa operaio e vive
tutte le sue giornate dentro la fab-
brica come in clausura
Nello stabilimento non c'è il clima
della festa contadina; solo la do-
menica, nella fabbrica deserta, ri-
suona la voce di una donna e gli
strilli dei bambini che essa cerca di
divertire.
Non tutto è negativo; ci sono
anche i risvolti positivi: il lavoro è
sicuro! La luce si può accendere con
un semplice interruttore senza do-
ver ricorrere a candele o a lampade
come in campagna.
A Domenico, nato a Nibionno, si
aggiungono a Sondrio nei nove anni
prima della grande guerra, altri sei
bambini a cui papà e mamma danno
i bei nomi di Rosa, Ambrogio, Ro-
sina, Maria, Emma, Dina. Dopo la
guerra verranno altri tre maschi.
Il loro chiasso è a volte assor-
dante, ma l'orecchio materno è di-
feso dal cuore, così le mura della
casa racchiusa nella fabbrica non
sono più una prigione: sembrano
spalancarsi su un mondo di ingenua
felicità.
Se il primo incontro ·del bambino
con Dio avviene nel segno della se-
renità e dell'amore, tutti gli sviluppi
religiosi successivi saranno più fa-
cili; se invece questo incontro cade
sotto il segno della paura, allora
l'iniziazione alla vita cristiana sarà
meno facile; può subentrare l'in-
sofferenza e forse più tardi il rigetto.
Sono cose che ogni mamma in-
tuisce. Per questo mamma Maria
Enrichetta parla del timor di Dio
non come una minaccia. Sa parlare
di Dio perché sa parlare con Dio,
cioé sa pregare. E i figli imparano
dai genitori a parlare con Lui.
Domenico cresce sano e promet-
tente, circondato di cure e di affetto.
Ma a tre anni c'è una prima visita
della morte nella casa che è nella
fabbrica: un male improvviso col-
pisce il piccolo che non parla più,
non mangia più, non sorride più.
Guarda la mamma e il papà con
gli occhietti supplichevoli come a
chiedere aiuto e pietà. Dura alcuni
giorni in quell'agonia, poi si spegne
davanti ai genitori muti nel loro
dolor e.
Gli operai del cotonificio si fer-
mano riverenti al passaggio della
piccola bara bianca. Cosl il dolore
entra in casa, come una ventata di
marzo violenta e fredda, lasciando
senza parole i genitori.
Quando una nuova nascita allieta
la famiglia, papà e mamma sentono
questo avvenimento come un dono
di Dio: «Il Signore ci ha regalato un
altro bambino».
Quando la morte ruba loro questi
preziosissimi doni non possono non
piangere anche se li sorregge la fede:
nel 1909 perdono la piccola Rosa di
tre anni e nel 1911 il piccolo Am-
brogio, pure di tre anni.
Quando nel giugno 1914 viene
ucciso a Sarajevo il Principe ere-
ditario d'Austria scoppia la scintilla
di una tragedia che insanguina
l'occidente e cambia il volto anche
alla società italiana.
L'Italia chiama alle armi i cit-
tadini abili e entra in guerra nel
maggio 1915. Le partenze dei soldati
per il fronte sono salutate con fan-
fare, evviva, sventolil di bandiere e
di fazzoletti, in genere con l'entu-
siasmo popolare, perché le grandi
città ribollono di «int.erventisti».
La piccola Sondrio affronta la
situazionesenza entusiasmi retorici.
Anche papà Francesco a 38 anni è
richiamato sotto le armi. Rimane
per oltre 4 anni dislocato in varie
zone del fronte. Lascia a casa Ja
moglie con 5 bambini da uno a sette
anni.
Francesco pensa a casa, alla mo-
glie, ai figli cosi piccoli e immagina
che di là dalla linea del fuoco vi sono
papà obbligati al servizio militare,
come lui costretti a fare la guerra.
Per mamma Enrichetta sono
quattro anni di lavoro, di pena, di
preghiera. E' sola a sostenere il peso
della numerosa brigata di cinque
figli.
Durante questi quattro anni
mamma Enrichetta vede i figli cre-
scere in età, statura e vivacità.
Per sostenere il suo piccolo bat-
1Q BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1982

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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taglione essa assume anche altro
lavoro da svolgere in casa. Accetta
di custodi.re la bimba di una fami-
glia amica, confeziona calze e
«scalfarot» (calzettoni) per i soldati,
si incarica di accompagnare quo-
tidianamente all'asilo o a scuola i
figli suoi e quelli degli altri.
In questi anni altre due bare si
aprono per accogliere due candide
bimbe: pii.ma Rosina e poi Emma.
Verso la fine della guerra imper-
versa la «spagnola» seminando la
morte. In famiglia si ammalano
tutti, e la casa diventa lazzaretto.
Una sera papà FranCe$CO torna
inatteso per una breve imprevista
licenza, e li trova tutti ammalati.
Allora si prodiga come infermiere,
lava, pulisce, cucina e la notte dor-
me ai piedi di un letto.
La piccola Emma di 5 anni non lo
riconosce neppure, e nel delirio della
febbre gli dice: «O sciur Viganò, el
me daghi un po' d'acqua de bev, per
piasè» (Signor Viganò, llri dia un po'
d'acqua da bere per favore).
Pochi giorni dopo la piccola
muore. E' la quinta bara che scende
verso il cimitero.
Il 4 novembre 1918 le campane
suonano a festa: è la vittoria. Il
popolo scende nelle strade e per un
momento dimentica le sofferenze
patite, la «spagnola» che ancora
infierisce, le privazioni ancora in
atto. Però quella data che segna la
.fine di una guena combattuta con
25 milioni di soldati e con 12 milioni
tra morti e feriti non segna con al-
trettanta sicw·ezza l'inizio della
pace: campane, falò, cortei, ban-
diere, fanfru·e, fuochi di rutificio,
canzoni... Non sono la pace.
Congedato col grado di sergente
maggiore, anche Francesco torna a
casa Rientra al cotonificio lieto di
togliei'Si la divisa per riprendere il
suo posto di lavoro come sorve-
g]jante notturno in fabbrica.
4. La vita di una
famiglia operaia
Benché uscita vittoriosa daJla
guerra, l'Italia è un paese stremato e
diviso. La guerra ha peggiorato le
condizioni di molte famiglie, ha
cresciuto il numero degli s postati.
Operai e contadini in miseria e con
tanti motivi di tensione e cli scontro.
A Sondiio non ci sono le vaste
concentrazioni industiiali che met-
tono in difficoltà Milano, Torino,
Genova e altri grandi centri. n Co-
tonificio Fossati può facilmente ri-
prendere e anche espandersi.
Avendo bisogno di spazio, sposta
all'esterno dello stabilimento chi
ancora alloggia all'interno.
Cosi nel 1920 la nostra famiglia
viene trasferita neUa zona sotto-
stante la fabbrica, nelle case operaie
diGòmbaro.
L 'ottavo figlio, Egidio, nasce nel
1920, quando l'abitazione è ancora
all'interno della fabb1ica. Poi la fa-
miglia si trasferisce e saluta la na-
scita di altri due figli , Angelo e
Francesco.
Un episodio consacrn subito il
nuovo ambiente: il piccolo Egidio si
ammala e i genitori, già tanto pro-
vati da numerose perdite, suppli-
cano il Signore; la mamma fa un
patto con Dio: «Fammelo guarire;
non per me, ma sarà per Te» (dal
Testamento).
Il Signore esaudisce questa pre-
La famlglla Viganò durante la 9irerra
1915-18.
ghiera cosi semplice ma piena di
fede.
La casa assegnata a Francesco è
composta cli 4 stanze a piano terrato
collegate a un conidoio. C'è anche
un solaio pei:· la legna, e nella can-
tina prende subito posto, tra le ra-
gnatele, una modesta botticella.
Francesco incomincia il .suo lavoro
ogni sera alle 22; si mette a tracolla
il cinturone con l'orologio speciale
che segna i suoi spostamenti, e poi
quando lo stabilimento è pieno cli
ombre e di silenzio, svolge il suo
servizio di vigilanza girando di re-
parto in reparto per l'intera notte.
Ogni mezz'ora, in punti presta-
biliti, Francesco deve far scattare il
suo orologio, «il mio controllore»,
come egli lo chiama. Non è armato,
ma lo accompagna «Fritz», un af-
fezionato e ringhioso cane lupo.
Per mamma Enrichetta la levata
è annunciata da una rnbusta sveglia
puntata sulle cinque del mattino.
Acceso il fuoco nel camino o nella
stufa, prepara qualcosa di caldo per
il marito che rientrerà tra poco e
poi, accostato l'uscio, eone in città
alla «Messa prima» delle 5.30, o
d'inverno alle 6.
Alle 12.30 a tavola. Al pomeriggio
i Tagazzi tornano a scuola e la
mamma ne approfitta per qualche
rapida visita a conoscenti o am-
malati.
Al tramonto l'attività si inten-
sifica. Bisogna seguire i figli perché
facciano i compiti, prepa1i.no le le-
zioni e poi provvedano alle molte
piccole necessità della famiglia.
Il modesto pasto serale è seguito
dalla preghiera, che non si tralascia
mai per nessun motivo. Quando alle
21.30 il mruito si reca al lavoro
notturno e i figli sono già a letto, la
mamma deve ancora riordinare la
casa, rammendru·e o confezionare
indumenti, scrivere ai parenti... T1·e
volte al giorno i figli sono invitati a
pregare con la recita dell'«Angelus»
la Regina del cielo. Il latino è un po'
corroso, ma il senso è a tutti chiaro:
salutare la madre di Dio e madre
nostra.
5. Don Bosco
entra in casa
Già Don Bosco era stato intei:·es-
sato perché inviasse i suoi figli in
Valtellina per prendersi cum della
gioventù, ma i salesiani erano giunti
nel capoluogo solo dopo 9 anni dalla
sua morte, nel 1897. Nel maggio
1904 don Rua, primo successore di
Don Bosco, compie una visita a
Sondrio e a Tirano per incoraggia.re
salesiani e figlie di Maria Ausilia-
trice nel loro lavoro e dar stabilità
alle loro opere.
La nostra famiglia, immigi·ata nel
1906 e 1imasta per anni come se-
gregata all'interno dello stabili-
mento, non aveva avuto contatti
con l'ambiente sonrlriPse, e perciò
non conosceva né Don Bosco i
salesiani.
Nel 1928 giunge a Sondrio un di-
rettore dinamico, già fondatore
dell'opera salesiana di Milano: don
Lorenzo Saluzzo. Era vissuto per
lungo tempo a Torino acca11to a Jon
BOtlE TT,NO .SAlESIANO I APFrlLE lo/112 11

2.2 Page 12

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Bosco e ne era stato per diversi anni
segretario. Nel 1929 si annuncia la
solenne beatifirazione di Don Bosco
a Roma con grandiosi tei:;teggia-
menti in Piemonte. Don Saluzzo
organizza per il mese di giugno un
pellegrinaggio a Torino.
Papà Franc{'S('O e Mamma En-
richetta. ne parlano in famiglia e si
decide che sarà la mamma a pru·-
teciparvi; papà infatti non può la-
sciare il post.o di lavoro e in quanto
ai figli Egidio di 8 rumi, Angelo di 5,
Francesco di 1, provvederanno le
figlie maggiori, Maria che ha 17
anni e Dina che ne ha 15.
A Valdocco i pellegrini sondriesi
salgono a visitare le camerette abi-
tate da Don Bosco. Anche Maria
Enrichetta passa di stanza in stan-
za. All'improvviso, davanti ad un
ritratto di Oon Bosco, si sente for-
temente 1ichiamata dal suo ;;guardo.
Ha la netta percezione di una ri-
chiesta. che riguarda i figli: «Mi ha
guardato con occhi vivi e pene-
tranti! Che occhi, Don Bosco! E io
ho capito che glieli dovevo dare
tutti».
Prima di lac;ciare To1ino la
mamma compera un ritratto di Don
Bosco per collorarlo in casa al posto
d'onore. Cosi Don Bosco entra in
questa famiglia col suo volto e con
gli insegnamenti delJa sua vita; en-
tra nelle conversazioni familiari.
Don Bosco d'ora in poi sarà tra le
persone da consultare nelle decisioni
importanti e da invocare nelle dif-
ficoltà e nel dolol'e.
Conosciuto il metodo cii Don Bo-
sco che essa riassume con le tre pa-
role del santo educatore: «Ragione,
religione, amorevolezza•, la mamma
perfeziona il suo istinto naturale di
curare la gioventù e la capacità di
seguire e assistere i figli intesa come
continua ed amorevole presenza
educativa.
6. Dina muore
da suora santa
Intanto Dina e Mruia frequen-
tano l'oratorio delle CanoK-.iane e
sono coinvolte nelle attività di
quelle educat1ici. E' Dina a porre
per prima in famiglia in modo
esplicito il prnhlema della vocazio-
ne. Dopo aver ponderato con ma-
turo criterio le proprie inclina1.ioni e
lo spirito degli Istituti religiosi che
esistono a Sondrio, si orienta verso
l'Istituto delle Figlie della carità, le
Canossiane. Quando confida a papà
e mamma la sua decisione; essi non
oppongono resistenza. Nel febbraio
del 1933 la salutano con grande
amore e la mamma l'act·ompagna
12 BOU.Err1No SALESIANO I APRII t t08?
P•pà Françesço
Vlg•nò ançhe da
1>4tnslonato oç.
çupa Il IUO tempo
• Il plççolo pollaio
dal resto t un•
rltorH f1mlli•re.
fino a Gravedona (Como). Pronun-
cia i voti a 21 anni, il 15 settembre
1935, festa dell'Addolorata.
Passano pochi mesi. I mprovvi-
samente suor Dina, sempre florida
di salute, accusa un forte malessere.
Le suore, allarmate dalla gravità del
caso, chiedono un consulto il cui
esito fa cadere ogni speranza di
salvarla: meningite fulminanle.
Nel giorno dell'lmmacolata l'iceve
la Santa Eucarestia _e poi, per
espresso suo deside1io, il sacramento
degli infermi. Nel pomeriggio rin-
nova la sua consacrazione racco-
gliendo tutte le for-<1e per ben ripe-
tere 1a formula.
Al papà, venuto a trovarla in quei
giorni di agonia, dice: «Papà, dam-
mi la benedizione... lmbaraz1.ato per
l'insolita proposta e abituato a ri-
cevere, non a dare benedizioni,
questo modesto operaio i-i china
sulla figlia morente e si fa il segno di
croce. Suor Dina allunga la mano, lo
prende al colletto, dolcemente lo
attira a e gli dà un bacio. In fa-
miglia i baci non sono mai stati una
merce abbondante; è l'ultimo saluto
delJa figlia che muore. E all'imbru-
nire del giorno della Madonna
chiude la sua vita terrena; è il 14
dicembl'e 1935.
7. Cinque figli
o«~-ti a 1 e
lntanto gli altri figli, venuti a
contatto con l'ambiente oratoriano
salesiano non se ne staccano più.
Mentre frequentano l'oratorio
vengono silenziosamente vagliati
dal grande cuore e dal profondo in-
tuìto di don Luigi Borghino; quando
trova un sog~etto idoneo indiret-
ta.mente fa chiedere alla famiglia se
consente che il figlio vada a studiare
al ginnasio di Chiari. Un primo
gruppetto di invitati aderisce alla
proposta. Tra questi c'è Egidio.
Anche Angelo inizia la sua strada
con varie traversie: malato in
quarta ginnasio, la mamma lo porta
a casa da Chiari e lo aiuta a guarire;
di nuovo in difficoltà di salute in
liceo, lo aiuta: «Un salesiano - dire

2.3 Page 13

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- ba bisogno di star bene per la-
vorare molto».
Alla vigilia della guerra, nel di-
cembre del 1939, Egidio, ora chierico
salesiano, parte per le missioni del
Cile.
Anche Angelo lascia la casa e
quindi anche il figlio più giovane,
Francesco chiede in quei giorni di
continuare gli studi e dunque di al-
lontanarsi da casa. Era l'ultimo di
dieci figli, il conforto di papà e
mamma.
E la mamma, che ha 58 anni, de-
cide di cercare lavoro per perché
il figlio Francesco possa continuare
gli studi e perché anche Maria pensi
ad un titolo di studio utile ad ot-
tenere un impiego. Trova un'oc-
cupazione aJ collegio salesiano e le
pare di fare come «Mamma Mar-
gherita», la madre di Don Bosco.
Ma anche la salute è un grande
dono che va custodito con cura. E il
lavoro notturno duralo ininterrot.-
tamente per tanti anni ha profon-
damente affaticato il fisico di papà
Francesco ormai sessantatreenne
con bronchite, tosse, asma. li cam-
bio di lavoro giunge quindi oppor-
hmo: finalmente nel 1940 viene as-
segnato ai magazzini con il turno di
giorno. Poi la salute torna a preoc-
cupare, ma lui mantiene la sua se-
renità e conserva il posto di lavoro
che per la sua famiglia non è solo
stipendio ma anche ragione per
conservare la residenza nelle case
operaie. Occorre durare nel lavoro
fino alla pensione sulla quale ora i
politici sembrano prende.re decisioni
definitive.
A guerra finita riprendono le co-
municazioni con l'America e si apre
in casa una vivissima altesa per la
prima mes..c;a di Egidio. n tele-
gramma che annuncia l'avvenuta
ordinazione giunge a Sondrio da
Santiago Io stesso giorno 31 maggio
1947. E' festa in casa ed è festa ne11a
contrada.
8. Un tramont rqdioso
La notizia tanto desiderata della
pensione giunge gradita a papà il
quale, ormai settanlenne, pur col
rincrescimento di lasciare il lavoro,
ba proprio bisogno di riposo. Ma
dopo neppure un anno di pensione,
il rigido inverno del 48-49 mette a
dura prova la sua fibra già logora:
una broncopolmonit,e lo costringe a
letto e in pochi giorni lo stronca.
Accorrono i figli: don Egidio è
avvertito con telegramma. Giun-
gono i parenti. Invitato a confes-
sarsi, accetta volentie1i, ma poi te-
me di scomodare il sacerdote. Poi si
accascia e, mormorando le preghiere
che la sposa le suggerisce, sere-
namente muore. Sono le ore 4 del 9
gennaio 1949.
Quando a 65 anni mamma Maria
perde il marito, attinge forza e
consolazione e speranza dalla sua
grande fede.
E il natale successivo finalmente
don Egidio ritorna dal Cile per una
visita in Italia dopo 11 anni di lon-
tananza. Per la mes.c;a solenne in SS.
Gervasio e Protasio, la prima messa
di don Egidio a Sondrio, la mamma
ècon Maria nel primo banco; Egidio
è all'altare con a fianco il diacono
don Angelo e don Francesco.
Gli anni dal '50 al '75 sono un
periodo in cui La coesistenza inter-
nazionale è meRSa a dura prova in
varie occasioni: Vietnam, Cuba,
guerra deì sei giorni nel vicino
oriente, rivolta ungherese e inva-
sione della Cecoslovacchia, il
dramma del Cile.
Entra in scena in questo periodo
un protagonista del nostro tempo,
un figlio di umili contadini, dot.ato
di una carica eccezionale di bontà e
umanità: papa Giovanni XXIII
(1958). Parla un linguaggio che an-
che Mamma Enrichetta capisce e
vorrebbe sempre ascoltare dai
grandi.
Ma la terza età di Mamma Ma1ia
è iniziata da tempo. Nel 1966, tut.-
tavia, arriva una gradita novità
ne11a sua vita: coi risparmi personali
e il prestito di un'amica di infanzia,
la figlia Maria si procura un piccolo
appartamento di due stanze in città
e vi si trasferisce con la mamma.
Non le sembrava vero, a 80 anni, di
non dover più attraversare il peri-
coloso ponte sul torrente.
Ma le liete prospettive si infran-
gono presto contro una realtà ben
diversa. Non ha infatti neppure il
tempo di trasportare le poche mas-
serizie nella nuova abitazione, ed
ecco che il corso degli avvenimenti
cambia direzione: Maria si ammala
e lei stessa non potrà più uscire.
Tuttavia esclama senza turbamen-
to: «L'uomo propone e Dio dispo-
ne,, .
A Natale del 1971 Maria sta male
e a Santo Stefano si spegne. I fra-
te11i, accorsi accanto all'infem1a in
agonia, stentano a trovare le parole,
mentre chi in quel momento prega,
raccomanda, incoraggia, è la mam-
ma che, in piedi accanto al letto,
come la Vergine accanto alla croce,
assiste la figlia additandole il cielo,
incaricandola di salutare papà e
Dina, suggerendole le invocazioni di
~rsone care, «Gesù, Giuseppe e
Maiia...», coi quali avverrà il pros-
simo incontro.
Ma mamma Maria ha ancora una
missione da compiere: vivere bene la
terza età. E' convinta che aU'an-
ziano giova molto l'esercizio del
pensiero. La soccorrono provviden-
zialmente la radio prima e poi la tv
e anche il telefono. E' attaccata alla
vita perché avverte di essere il cen-
tro di unione dei suoi figli sacerdoti
o di tante persone che a lei ricorrono
per continuare a vivere nella spe-
ranza: andandosene sente che lascia
la casa vuota.
.Fino alla sera dell'ultimo giorno
sta seduta sulla sedia di vimini e
disposizioni: «ll mio testamento è
là; non toccatelo se non dopo il mio
funerale...» ,.IJ vestito che mi dovete
mettere è qui nell'armadio..... «Re-
stituite il tavolino e la poltrona a
chi ce l'ha prestata, e ringraziate...».
Gli ultimi scritti, con grafia tre-
mante, dicono la sua costante se-
renità e riconoscenza. A Francesco:
«Sto bene, però c'è peiicolo di mo-
rire... a cento anni. Mamma» (23-10-
1975). E a Egidio affida l'ultima
parola scritta: «Grazie... Mamma»
(14-2-1976). E' un grazie ai figli, è un
grazie a Dio.
La mattina del 16 febbraio in casa
accorrono gli intimi. Jl tavolo al
centro de11a st.<mza è coperto da una
tovaglia bianca portala da suor
Enrica, direttrice delle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
Mamma Maria Enrichetta sta
seduta sulla poltrona di vimini, ri-
curva su se stessa ma attenta a
tutto. Intorno prendono posto le
persone che più l'hanno a.c;.'!isti ta in
questi anni. Celebrano messa don
Angelo don Francesco e don Chiari.
Tutte le luci della stam.a vengono
accese. U brusio dei saluti tace al-
l'inizio della Santa Messa.
Alla solita ora viene messa a letto
con religiosa delicatezza.
A chi veglia sembra tutt,o nor-
male, ma alle tre del maUino mor-
mora: «La ciami el don Angel» e
vuole essere alzata. Rimessa a letto
ringrazia: «Bravo, bravo...».
Il respiro intanto si affievolisce.
Don Egidio don Angelo sono li e
sentono le sue ultime parole: «Ave
Maria... Gesù, Giuseppe e Maria vi
dono... Giovanni...». Sono le 4.10.
«AIJ'alba del 24 febbraio 1976.
giorno dedicato all'Ausiliatrice,
Mamma Maria Enrichett,a Viganò,
di anni 92, ha lasciato la terra per
raggiungere i suoi cari ne11a gioia del
Signore Risorto, nel cui amore ora
continua a vivere». Così l'annuncio
funebre dato alla città di Sondrio.
Giovanni Allegra
(CondPnS11to del volwne
di Angelo Viganò, Storia di umilt•gMle)
LDC, Leumann !OHI, pp. 279
80LLCTTINO SALES<ANO I APR!Lf 11181 13

2.4 Page 14

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MASS MEDI.A PER L'EDUCAZIONE
La scuola
del <<fumetto>>
Prosegue la riflesslone di Domenico Volpl (la precedente pun•
tata si trova nel BS di marzo) sul llnguagglo del «fumetto., forma
di comunicazione ma - aggiunge ora Il prof. Volpl - anche
mezzo educativo quando lo si voglla (e si sappia) usare nel modi
dovuti.
D i fronte al vru-iopinto e
multiforme mondo dei fu-
metti, ricco cli elementi po-
sitivi ma portatore cli tante sug-
gestioni negative, come devono
comportarsi la famiglia e la scuola?
Quale ruolo può assumere la fa-
miglia salesiana nei diversi paesi e
culture investiti da questo feno-
meno, del quale abbiamo già de-
scritto l'ampiezza e la profondità?
L'atteggiamento peggiore sarebbe
quello di ignorare il problema, e di
procedere nel nostrn progetto di
educazione familiare e nei nostri
programmi scolastici come se i fan-
tasmi evocati da questo e dagli altri
media non si aggirassero fra noi.
Essi portano valori o pseudo valori,
suggeriscono idee, propongono in-
sistentemente modelli di compor-
tamento, alimentano una forma di
attività mentale e cli cultura, for-
mano una «scuola parallela» che è
pericoloso voler ignorare.
Secondo Jean Bruno Renru·d
(«Esprit» n. 4, aprile 1980), si può
parlare della nascita cli un folclore
urbano, alimentato dai mass media,
che giuoca nella società attuale lo
stesso ruolo del folclore orale nelle
società tradizionali: trasmissione di
valori, espressione di una cultura
popolare, distinzione dalla cultura
superiore basata sulla parola scritta.
Questa tesi è comprovata dall'Au-
tore con numerose dimostrazioni
delle analogie fra fwnetto e lette-
ratura folcloristica. Del resto, nel
14 BOU.ETTINO SALESIANO I APRILE 1982
carnevale, non vediamo forse me-
scolarsi fatine e Mazinga, Arlecchini
e Mandrake, Cappuccetti Rossi e
Zorro?
L'esame cli quanto i personaggi, i
miti e il vocabolario dei fumetti
(basta ascoltare i ragazzi!) siano
penetrati nella vita quotidiana di
noi tutti sarà una continua fonte di
sorprese. Ma è un esame che va
condotto con metodo e con una
chiara visione di fini: non siamo dei
ricercatori cli fenomeni sociologici,
siamo educatori che, nello spirito di
Don Bosco («amare quello che i
giovani amano...»), ci teniamo in
sintonia con il mondo giovanile per
promuovere una crescita liberante.
La nostra attenzione al mondo dei
fumetti non è dunque la semplice
rilevazione cli un fatto socialmente e
culturalmente rilevante, ma da
questa deve derivare l'elaborazione
di un progetto educativo. Si tratta
di formare il senso critico, di aiutare
i giovani a decondizionarsi dalle
suggestioni degli eroi favoriti e ad
esprimere un giudizio di valori su
ciò che leggono. Meglio se queste
opera!ioni, pur svolgendosi sul
materiale fornito abbondantemente
dai fumetti, non 1imangono fine a sé
stesse su questo specifico mezzo di
comunicazione sociale ma si allar-
gano a dare chiavi di lettura utili
anche per altri mass-media (cine,
T V... ).
Albi e giornali infatti si trovano
in posizione significativa: da un la-
to, essi appartengono anche aU'«era
di Gutenberg» (in cw la comuni-
cazione era affidata prevalente-
mente alla parola sc1itta), dall'altro
fanno parte del nuovo mondo della
comunicazione per immagini e sono
parenti stretti del cinema e della
TV. L'ipotesi di lavoro è che questa
posizione mediana faccia del fu-
metto un ponte prezioso per im-
parare a muoversi da un universo
della comunicazione all'altro, a
doppio senso cli circolazione.
Con il fwnetto, a partire dalla I
elementare, o anche dalla scuola
materna, la scuola può cominciare
quella «alfabetizzazione all'im-
magine» che è un'esigenza assoluta
dei nostri tempi se si vuol fare opera
educativa, che è liberazione dai
condizionamenti e capacità cli
esprimere giudizi autonomi. Questa
ipotesi, ampiamente illustrata nel
volume «Didattica dei fumetti» (Ed.
La Scuola, Brescia), è stata spe-
rimentata in diverse scuole italiane.
Come atteggiamento di base, oc-
corre uscire dalla abituale visione
intellettualistica o moralistica che ci
spinge a sentenziare subito sul «che
cosa» è stato narrato, e occorre
DOSSO SAPERE CON QUALE
ACCUSA INTENDETE
ARRESTARMI_,;;,
abituarsi a considerare il «come» la
narrazione è stata svolta (con quali
effetti, sottolineatui-e, caratteriz-
zazioni ecc.) per cercare di scoprire
il «perché» cioè le intenzioni del-
l'autore. li lavoro si svolgerà su tre
binari: a) decodifica del linguaggio;
b) decodifica dei contenuti; c) at-
tività creative. La decodifica del
linguaggio è volta a scoprire tutti
quei segni, quelle convenzioni e
quegli artifici tecnici attraverso i
quali si snoda il racconto. Alcuni
sono propri soltanto del fumetto (il
contorno delle nuvolette, la fonna
delle vignette, i rumori resi grafi-
camente...), alcuni sono propri an-
che degli altri linguaggi delle im-

2.5 Page 15

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magini (l'uso delle inquadrature, dei
piani, del colore...), altri infine ap-
partengor.io al mondo della parola
scritta. E consigliabile prncedere
con un metodo di ricerca empirica e
di operatività immediata, per dare
ai ragazzi il gusto dei vari elementi.
Si profitta del fatto che il fumetto è
un materiale facilmenle manipo-
labile ed economico. Le uniche at-
trezzature: albi a fumetti, giornalini
vecchi, forbici, colla, pennw·elli. e
grandi fogli sui quali inrnllare il
materiale.
Su tali fogli possiamo rnmint:iare
a compone, per esempio, l'albo delle
onomatopee, ritagliando vignette
che contengono «rumori» diverni
(«Bang!», «Crask!», «Slam!» C('<'.) e
scrivendo accanto a l'iasl'uno di che
si tratta («fucile che sparn», «vetro
che si rompe» e<T.l: l'albo clellt>
espressioni di un personnggio, pas-
sando sempre alla codifira;1,io1w
linguistica («è triste», «ride»... ), e il
confronto fra personaggi diversi
cominciando a scop1irne lu psim-
logia e i valori: «!"albo del rndice
internazionale dei fumetti, con tutte
le convenzioni tipiche. dalla l'orma
contenuti (es. raz¼ismo, violenza,
falsità storiche od etnologiche...).
Per la decodificazione dei con-
tenuti, occorre concentrare l'atten-
zione sulla storia e sull 'eroe. Per
questo è indispensabile distinguere
sempre, in un fumetto (o in un film)
l'aspetto narrativo da quello te-
matico. L'aspetto narrativo è la vi-
cenda considerata come oggetto: ciò
che è rappre..'-ìentato nella vignetta
(che è l'unità significativa), nelle
sequenze (rapporti fra vignette
contigue) e nell'insiemt' della nar-
razione. L'aspetto tematico è la vi-
cenda considerata come strumento
per dire qualcosa, per un'intenzione.
e quindi bisogna considerare il come
(parole, gesti, colori, momenti cul-
minanti delle sequenze che sono
particolarmente significati vi).
Si può anche procedere a un esa-
me dell'eroe che sveli la sua vera
natui-a e quindi lo dimitizzi un po':
da dove viene, che mestiere fa, come
si guadagna da vivere, quando ri-
carica la pistola, come incontra gli
alt1i, chi ama o chi odia, perché
agisce, in che cosa crede... Leigere
insieme, in gruppo, per t'apire in-
storia utilizzando quattro vignette
pescate e caso dentro un sacchetto
di ritagli; far eseguire disegni a te-
ma (ad es. «due momenti della
giornata della mamma» o «dove e
come giocano i bambini nel nostro
quartiere»), e con questi fare un
montaggio sulle pareti dell'aula di-
sponibili in sequenza; far scoprire
che, se si tolgono o si aggiungono
pochissimi disegni nel montaggio,
cambia tutto il mes.~ggio (se ag-
giungo altre 2 o :3 vignette della
mamma che va a fare la spesa, che
sgrida il bambino, ottengo una ma-
dre consumista o una macu·e auto-
ritwia; se tolgo le vignette con le
relazioni sociali della mamma ho un
altro tipo di donna...). E ancora:
inventare e disegnare storie a fu-
metti attraverso le tappe: sintesi
della storia, sceneggiatura e dia-
loghi, impaginazione, abboizo, di-
segno, lettering e colorazione; p1·0-
durre un fotoromanzo con le foto a
sviluppo istantaneo... E così via.
Gli esempi potrebbero continuare,
l'inventiva degli insegnanti e degli
animatmi di gruppi giovanili tro-
verà alt11 spunti di decodilica e di
G2UE':>TC
NIENTE
delle nuvolette al tlash-hack: l'albo
dei piani e delle inquadratmP. rnn
esempi di eroi e situazioni in primo
piano, in piano ameri(·ano, a lil{ttra
intera o in campo lungo, rer<"ando di
scoprire il perché sono stati usali.
La stessa tecni('a del t'Pt'ca-rita-
glia-incolla-descrivi si pui'> applicare
alla raccolta di documentazione per
comporre, ad es., un Rlbo c·on le Lri-
del West, o con paesaggi a fauna
afìicani, o con le scene di un pPrindo
della storia. Sarà naturale, poi. ri-
correre a una ern:idopedia o a un
libro di storia per verifi<•nrp l'at-
tendibilità delle informazioni t'i-
cevute dai vari fumetti, ed al tempo
stesso porsi alcune domande stti
sieme e discuterne. l<'ra le ctornamle
chiave: «Quale personaggio vorreste
imitw·e? Per fw·e che cosa'?».
Ma fumetto e giornalino - so-
prattutto quest'ultimo. per la
maggior ricchezza di mate1-iale -
non si prestano solo ad analisi ni-
tiche. Prop1-ìo perché suggt"stivi,
manipolabili e compositi, sono an-
che uno stimolo per altiviti'1 crealive
di vario genere. Ecco alcuni (•sernpi:
ricostruire i dialoghi di una pagina
dalla quale è stato a-;portato il
contenut<> delle «nuvoletll•••: S<.'l'Ì-
vere didascalie sotto foto ritagliate
da rotocalchi (e i-.coprire, attraverR1I
le vmie interpretazioni, che l'im-
magine non è verità): rnmpol'l'e una
creat1V1tà, anehe per quanto ri-
guarda la gestualità e la dramma-
tizzazione.
L'UNESCO è molto interes.c;ato a
sviluppare que..:;ta idea. dw per-
metterebbe di iniziare una «~lu-
cazione all'immag-ine rnn l'imma-
gine» anche nei Pae!ii emt:rgenti,
dove non ei-istono le t·ostose at-
trezzature della TV a drnrito
chiuso, del video re~i-.tralore, di l'Ì-
nepi-ese e pl'Cliett.ori sonori. In Eu-
ropa, queste attrezzature esistono in
non poche scuole, ma sono male o
poco usate, quindi il problema è lo
stesso e il progetto di servirsi dei
fumetti è altrettanto valido.
Oomc•nko Volpi
B0LLEt11N0 SALéSIANO I APRILE 1982 15

2.6 Page 16

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ITALIA / IL PAPA IN VISITA AL TEMPIO DI DON BOSCO
<<Possianto cant011nare
negli anni e r1Inanere
sentpre g1ovan1>>
L'ha detto Giovanni Paolo Il visitando la parrocchia salesiana di
Cinecittà. Una presenza iniziata nel 1959 che si fa ogni giorno
più preziosa e problematica. Ma ecco la cronaca dell'avveni-
mento.
P l'esla di ern-,ì nnn si p!!lt•vn
proprio. ;11 gennaio: !"e!-IH di
Oon Bosco e festa al «Don
Bosco», la più grande parrncrhia di
Roma al Tusr.olano, iI quart ien· più
«difficile» della ciLlà. 1·\\:sta per
l'arrivo di Giovanni Paolo 11 in
questa «mega-pa1T<><'<'hia» arrivai a
a centomila anime in died anni. l'
che si porta dietro i problemi, i
drammi, tutte le tragedil' dl'lla pe-
riferia 1·omana.
E per la prima volta in wnt 'anni,
si sono visti tutti: giovani. uomini,
donne, bambini. Migliaia t' migliaia
finalmente insieme pel' una st•rnta
diversa: una serata t·ol l'apn.
Una serata diversa, importante
pe1· la vita di que:,;to qttartiert> in eui
la densità sfiora i quindicimila ahi-
tanti per chilomdro ciuadn,to dove
mancano gli O?'lpedali, dow 11011
esiste un Pronto Soccorso. dovt' non
ci sono giardini pubblici né attl'eY.-
zature sportive. E qui, per fugl{ire
questa realtà incredibili!, la il·nte va
a lavorare, se appena puù. fuori dul
quartiere. Si torna solo per dormi re.
È in questa violent.u società di
massa che opera la più grande pal'-
rocchia di Roma: immensa come
territorio, grruide <·ome popolazione
e servizi. Ma malgrado ogni buona
volontà lo spazio e le forze non ba-
stano mai. Tanto che è sempre stato
impossibile .radunare tanta gentP
quanta se ne è vista per la visit.-1 di
Giovanni Paolo Il.
Quando il Papa è giunto davanti
alla Chiesa gli agenti del servizio
d'ordine sono riuscili a fatica a
contenere la folla. E il Papa è stato
il primo ad essere colpito da questa
16 BOLLEmNO SALESIANO I APRILE 1982
straordinaria accoglien1.a.
«Ho pensato - ha detto Gio-
vanni Paolo II - che dovrei t:ssert-
san Giovanni Bosco per poter sa-
lutare personalmente ognuno di ,·oi
qui 1iuniti ed intere&'<ali alla visita
del Papa. Vorrei portarvi tutti
dentro la chiesa che st>mbrc1 l'osi
capiente ma insufficit"ntt' pt>r· voi
tutti. Allora, ~e fisicamente è im-
possibile, almeno mt'ntalmente
ciac;cuno di voi e anchl' coloro i quali
non 1·iesco a vedere in questo mo-
mento, saranno con nw, stu-arino
dentro il mio ruore, al nmtro della
Chiesa, che come sapete è l'Euca-
restia».
Che Giovanni Paolo l I fosse
commosso era chiru·issimo. Il Papa,
infatti, ha maturato la prnpria vo-
cazione sacerdotale in u1111 1mrroc-
chia salesiru1a e l'incontro c·on i
giovani della parrocchia e con la
comunit,à salesiana a cui è affidata,
gli hanno ricordato la giovinezza, gli
anni della sua fol'rna;:ione l' delle
lunghe passeggiate nei bo&:hi o le
vogate in canoa della sua giovinezza
a Cracovia.
Ed è stato proprio con i giovani
che Giovanni Paolo Il ha pas.qato la
maggior pru-te del lempo della sua
visita al Don Bosco.
«Ho visto - ha detto loro il Papa
dopo che alcuni ragaz·.d gli avevano
porto il benvenuto - che siett-
molto bravi, che avete parlato a
lungo. Vi ringrazio per tutto. Voglio
rivolgei-vi qualche parola in brasi-
liano: "Belo Horizonte'·. Avn•te
capito tutti la parola che ho pro-
nunciato in portoghei;e. Que~to i• il
L'arrivo del Pa pa a Clnecltti (foto in alto) e mentre parla alla folla.

2.7 Page 17

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Giovanni Paolo li si Intrattiene c:on I bambini c:he gli hanno fatto un omaggio floreale e c:on I tec:nl c:I ed I conduttori della radio parroc:c:hlale.
nome di una grande t·ntà brasiliana
che io ho avuto l'onore e la grn.da di
visitare. ho incontrato una folla
immensa di giovani, centinuiu di
migliaia. Erano riuniti in un !!rande
campo, sotto un grande monti.'. E
alla fine di quEJJla celelmv.iont• eu-
caristica si poteva vedere "um ver-
dadeiro B()lu Hmizonte''. Non ho
pensato alla bellezza del panorama,
ma ad un'allra bellezza, a q1wlla cli
tanti giovani. Quella parola mi &
venuta in mente quando oggi po-
merig~o sono entrato md corlile.
Voi siete veramente un Belo Ilo-
riwnte. Orizzonte vuol dire tutto
ciò che si vede in Lma pro;;pl'l Iiva.
Voi siete la prospettiva. L'oriuonte
della vita umana wno i giovarli. "\\oi
vediamo la prospettiva della umn•
nità tra i giovani. Bisognn lan_; di
tutto per imitare san Giov1rnni Bo-
sco, il quale sapeva che si d<'vono
amare e curare i giovani in quanto
loro sono il Belo Hori1.onte, la pro•
spettiva della umanità. E ,.;e , en•
gono amati c·ome li amò Gesù, !'lllnru
l'orizzonte diventa bello, prnspt-l·
tiva gioiosa, promettente».
E di una prospettiva prometlelllt-
ha proprio bisogno il Tusrnlano,
borgata e non borgata, quarlierc e
non quart.iere, dove gli enormi pa•
lazzoni ingoiano l{iorno dopo giorno
gli ultimi angoli cli verde di1111mli•
cati. Tanto rhe qui è impossibile
persino la benedizione delle t'88t'. •Si
tratta - dice il parroco don Savinio
Losappio - cli un'ini1.iativa pra•
tica.mente impossibile. Quando sono
arrivato qui ho tentato ant'he que•
sto. Ma poi mi sono ace-orto dw in
una mtera gtm'lll'lla nusovo 11 be•
nedire si e no un numero civit'o. Ad
ogni ponone !'.i l'!ffac-ciano almeno
una ventina di scale, ognuna delle
quali ha ollo o nove piani. Quindi
sono abba-;tan1.a evidenti i problemi
che bisognere bbe affmntare p1:r
cercare di raggiungere ogni famiglia
nella propria flb1ta1.ione. Da quei.ta
costatazione è nuta l'idea di far be-
nedire le case direttamente dai ru-
pifamiglia. Dopo qualche prima
resistem,a la gente ha comincialo 11
capire ed ogni anno regist iiamo un
crescendo di l'ichie.-.te di perMne rhe
ci chiedono la bottiglietta ('011 l'ac-
qua benedeua e il testo della pre•
ghiera. Lo S('m-so anno ne abbiamo
distribuite duemilacinqueçento•.
Un primo pas.-.o, ma pkrolo,
troppo pkcolo se i-i pensa cht• 1wl
quartiere vi sono quasi centomila
persone.
E questo 11011 è sJuggito a Gio-
vanni Paolo 11 che forse non si
aspettava di trovarsi di fronte a un
dramma di rosì vasta J>J'oporzione.
•Voi - ha detto il Papa commo!,,.<;<>
alla Famiglia sal~iana p1ima dJ
tornare in Vaticano - avete preso il
compito così grande nel !-emm nu-
merico. Avete molti parrocchiani,
ma tale numero è anche degno dt'll11
vostra Società. Vi auguro di pro-
seguire sempre cosl. li Signore pm,.-.a
benedire la vostra vita religiosa, la
vita salesiaM e vi laccia gioire dl'I
carisma salesiano che è tanto pre-
zioso per la Chiesa. Vi dico questo
anche per un po' di espe1ienza per-
sonale. Vi ringrazio per la vostra
perseverarw.a ».
Parole di conforto, di incorag-
giamenLo per chi deve giorno dopu
giorno operare in un ambiente così
difficile. E parole rii incoraggia-
mento, ma soprauutto di ;;peram.a,
Giovanni Paolo Il ha rivolto anche
ai giovani impe~nati nella parroc-
chia.
« Vi ringra,,io - ha detto <'on le
lacrime agli occhi - per quanto
avete fatto. Siet() la gioventù sale-
siana, siete parrorchiani della par-
rocchia di Don Hosm e tutto è già
abbastanza chiaro nel pronunciru·e
quel nome. Vorrei parlarvi bre-
vemente. Cia..~uno di voi ha una
certa età che io non posso cambiare
anche qualora fos...,i i;an Giovanni
Bosco. Ma un'altra rosa possiamo
fare. Possiamo camminare negli
anni e aumentare gli anni della no-
stra età e rimanere sempre giovani.
Questo è pos.1:;ibile. Su questo punto
credo che san Giovanni Bosco ~iu
stato un gran Maestro di questo
segreto, cli questa pratica. Lui sa-
peva insegnare ai giovani a rimanere
giovani. Ho sentito nei vostri canti
che clite cli vincere il mondo. Sì.
po~amo vincere il mondo. es.c;ere
vincitori del mondo, come per
esempio nelle partite di calcio. Al-
cuni sostengono che nel prnssimo
incontro di cakio t1·a Italia e Po-
lonia vincerà l'Italia: la.c;damo
questi pronostici a coloro che sono
specialisti in materia. lo vi dico che
possiamo essere vindtori o vinti.
Vincitori del mondo o vinti dal
mondo. lo vi auguro, nel nome di
san Giovanni Bo!'.Co, di es,<;e.re e di
rimanere vincitod, non vin li».
17 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1982

2.8 Page 18

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PROGEno AFRICA / KENIA
Siakago anno uno
Q ualcuno si è anche fatto i i:;uoi 50 chilometri a piedi
pur di venire a festeggiare con noi Don Bosco e contem-
poraneamente il primo anniversa1·io dell'inizio ufficiale del
lavoro salesiano in Kenia. Un anno fa, infatti, venne il no-
stro vescovo di Meru, mons. Silvio Njiru Silas a present.are
personalmente alla genie i l:-alesiani che iniziavano il loro
lavoro a Siakago.
E anche quest'anno h::i voluto essere con noi per questo
primo anniversario di Don !~osco in Kenia.
E' stata una giornala commovente per la prutecipa-
zione della gente giunta da ogni pru·te del tenitorio della
parrocchia per celebrru·e la solenne m~ cominciata alle
10.30 e durata quasi tre ore. Don Bm,co avrà sentito i no-
stri tamburi e tambm·elli?
Speriamo di sì, anche perché la nogtra gente non si è
risparmiata.
Il giorno prima, per esempio, il nostro Stefano Bwija
aveva organizzato per la p1ima volta i gTandi giochi alla
salesiana. E da Nairobi erano giunti anche i due salesiani
indiani cbe stanno ristrutturando la casa acquistata re-
centemente dai superiori per essere punto di riferimento e
di aiuto a tutti i confratelli dell'E,,t-Africa.
Ma oltre che tempo di festa e di celebrazioni è anche
tempo di bilancio.
L'apostolato della panocchia di Siakago si è mosso -
in questo primo anno - lungo tre strade: il contatto sem-
pre più frequente con le piccole comunità dislocate anche a
notevole distanza e che spes.o:;o pOR..'>ono avere la messa do-
menicale solo una volta ogni due o tre mesi; la formazione
dei Catechisti, sui quali è incentrat() tutto il lavoro di
apostolato; la cura dei giovani.
Sono questi soprattutto a farci pensare. Gli alunni deUe
elementru·i sono oltre settemila (di cui ci.rea la metà cat-
tolici). Ma la cura di questi giovani comporta difficoltà
notevolissime per la distru1za delle scuole, per la difficoltà
di trnvare insegnanti cattolici, per il sistema chiuso del-
l'internato che non è in mano nostra. C'è poi la massa di
tutti coloro che non pos.._ono (requenlru·e la scuola e che
sono sparsi per tutto il territorio della Missionf'. Come fare
ad avvicinru·li, riunirli, aiutarli? Speriamo che Don Hosco ci
strigli la fantasia.
E poi le cose da fare sono ancora tante, tantissime. Qui
le distanze sono enormi, e per fare una giornata di studio
con i Catechjsti e con i ragazzi è necessario che questi
vengano qui a Siakago il giorno prima, mangino, dormano,
passino la giornata e poi ripartano. E' dunque indispen-
sabile 1imettere in funzione un capannone pe.r farne w1
dormito1io. Il lavoro è lungo e costoso. Abbiamo bisogno di
soldi (almeno 8 milioni) e di braccia.
E aUora, non c'è proprio nessuno che sia disposto a
buttru·e le vacanze per ven ire a dru·l'i una mano?
Ma c'è in piedi anche un altro progetto: le cappelle, i
cosiddetti MuU1igiti. Alt:une sono in costruzione, altre in
rifacimento.
Il lavorn sarà faticoso e noi non siamo poi tanti.
Ai due salesiani iniziali, don Da1io e il signor Stefano, si
sono aggiunti i tre nuovi arrivati a dicembre: don Felice
Molino, don Mru'io Robustcllini e don Vincenzo Donati. Ad
essi si aggiungono quatt.rn salesiani provenienti dall'India:
due nel Nord, a Korr, e due a Nairnbi. Nove figli di Don
Bosco in tutto, e tre ancora non sanno neanche pm-lan:
bene questa lingua che è l'unico contatto che può servire a
convincere la gente del posto. Il lavorn è ancora lungo, le
pagine da 1iempire sono tante. L·augurio? «1'iguoi na we-
ga», state bene.

2.9 Page 19

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Il 31 gennaio 1982 I Saleslanl
del Kenla - eccoli nella foto
- si sono riuniti attorno al
vescovo per d irsi le loro Im-
pressioni e speranze. Mentre
don Vincenzo Donati è alle
prese con Il Klkuyu, don Darlo
Superlna e gli altrl si danno da
fare per costruire nuove
chiese per I futuri cristiani.
r

2.10 Page 20

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LA IX SETIIMANA DI SPIRITUALITÀ
La Famiglia Salesiana
s'interroga sulle
vocaz1on1
Un ricco contributo di studio e di esperienza ma anche la gioia di
Incontrarsi: ecco la IX Settimana di Spiritualità. La «comune»
vocazione salesiana e quella «specifica» di ogni Gruppo. La
persona e l'azione di Don Bosco parlano ancor'oggl alla Famlglla
Salesiana cui è affidato Il suo progetto educativo-pastorale.
O ltre 160 membri della Fa-
miglia Salesiana - sacerdoti
e coadiutori, suore, volon-
tarie, laici - provenienti da ben 32
nazioni hanno dato vita dal 24 al 30
gennaio 1982 alla IX Settimana di
Spiritualità della Famiglia Salesia-
na.
Organizzata dal Dicastero com-
petente, questa Settimana è stata
dedicata allo studio di un tema
quanto mai attuale: le vocazioni
nella Famiglia Salesiana.
I lavori si sono articolati in 6 re-
lazioni, in oltre 10 comunicazioni e
in innumerevoli interventi oltre agli
incontri per gruppi linguistici. Essi
hanno voluto essere - come ha af-
fermato, introducendoli, il Consi-
gliere Generale per la Famiglia Sa-
lesiana, don Giovanni Raineri -
«un itinerario che parte dall'azione
di Dio che fa il progetto di ogni vo-
cazione e lo propone attraverso
mozioni soprannaturali e psicolo-
giche intèrne all'uomo a cui diven-
gono chiare attraverso la media-
zione di ambienti, di gruppi e di
persone in cui il chiamato si trova a
cresce.re come uomo e come cristia-
no, fino alla pienezza di Cristo,
fonte di ogni vocazione» (Ef. 4,3).
tamente inteso, esso deve essere
considerato da un duplice punto di
vista: origine da parte di Dio che si
dona e donandosi «chiama» e nel
soggetto, uomo o donna, che sono
donati e «interpellati». La vocazione
è perciò un dono che avviene in un
dialogo: presuppone l'iniziativa di
Dio e sollecita una risposta dal-
l'uomo.
L'attuale riflessione teologica
sulla vocazione - ha ancora detto
don De Pieri - è orientata a in-
dividuare il disegno di Dio sull'uo-
mo e il ruolo che ciascuna persona,
sia come individuo che come mem-
bro della collettività umana e ec-
clesiale, è chiamata a svolgere nel
quadro della storia della salvezza.
In questa prospettiva la vocazio-
ne divina e il progetto umano rap-
presentano i due aspetti dell'iden-
tica realtà: una immagine cli av-
venire proposto da Dio e nello stesso
tempo sognato e perseguito dal-
l 'u omo.
Si ha cosi un concetto di voca-
zione come «relazione dialogica a
più dimensioni» dove vocazione alla
vita, vocazione cristiana - cioé a
realizzare la propria vita in Cristo e
nella Chiesa a livello personale e
comunitario, - e «vocazioni spe-
cifiche» sono altrettante essenziali
articolazioni dell'unica realtà vo-
cazionale dal punto di vista della
teologia.
Dal punto di vista antropologico
la vocazione è un modo e uno stìle
con cui cond1m:e la propria vita alla
luce di motivazio1ù di valore. Si
tratta di orientare il prop1io essere
verso una ricerca di valori che su-
perano l'orizzonte del finito e pur
essendo legato all'esperienza ter-
rena, ha altrove la sua sorgente e la
sua destinazione.
Una vocazione così intesa (dono,
appello, progetto) ha bisogno - nel
suo faticoso emergere e divenire sia
individuale che comunitario - di
essere non solo scoperta, ma so-
prattutto correttamente interpre-
tata ed aiutata ad evolvere e cre-
scerein pienezza e autenticità.
A don Italo Castellani, direttore
del Centi·o Nazionale Vocazioni
(CNV) è toccato fare il punto sulla
Le sei relazioni
Molto opportunamente la prima
relazione sui «Dinamismi teologici e
antropologici della vocazione» è
stata affidata a don Severino De
Pieri: docente universitario e attivo
ricercatore nella Regione Veneta nel
settore dell'orientamento psico-
pedagogico.
Il problema della vocazione - ha
detto - si pone indubbiamente
come complesso. Per essere corret-
20 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1982
Roma, l'aula magna dal Saleslanum durante la IX Settimana di Splrltualltà.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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pastorale vocazionale nella Chiesa
d 'oggi. 11 fenomeno «vocazioni• daJ
punto di vista statistico - ha
esordito il Direttore del CNV - va
considerato circostanziato e situa-
zione per situazione.
1n particolare in Italia di fronte al
decrescere di candidati tra i ragazzi
delle scuole inferiori e superiori,
assistiamo ad un incremento tra i
giovani adulti.
Non mancano esperienze signi-
ficative e valide soprattutto sono
molti i giovani oggi che domandano
Parola di Dio, preghiera e testi-
monianza: una chiesa viva, insom-
ma, che prenda sempre più co-
scienza vocazionale favorendone la
crescita al suo stesso interno anche
con particolari itinerari di fede.
Parlando quindi di «Vocazioni
nella Famiglia Salesiana», in par-
ticolare don Giuseppe Clemente! si è
chiesto se esistono veramente «più
vocazioni» corrispondenti ai gruppi
diversi della Famiglia o piuttosto si
tratta di «un'unica vocazione.. sa-
lesiana.
La risposta, ha detto don Cle-
mente!, è inequivocabile: si tratta di
una «comune vocazione salesiana»
che si concreta in differenti, pratici,
autonomi modi: i Salesiani, le Figlie
di Maria Ausiliatrice, le Volontarie,
i Cooperatori e gli Exallievi, que-
st'ultinu a titolo particolare.
Uno sguardo alle statistiche di
casa nostra, pur non nascondendo le
difficoltà esistenti - è stato ancora
detto - ci fa ringraziare il Signore e
sperare per il futuro: dal punto di
vista quantitativo infatti le Con-
gregazioni dei Salesiani e delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, con circa
17.000 membri ciascuna e circa 1500
opere dell'una e dell'altra, rispet-
t ivamente in più di 70 e più di 60
nazioni, costituiscono insieme un
primato.
L'Associazione dei Cooperatori
poi - meno rilevabile statistica-
mente, con 30.000 membri ha una
diffusione capillani che dilata la
presenza della salesianità. Cosi
quella degli Exallievi.
Altre relazioni banno avuto per
oggetto rispettivamente una rivi-
sitazione storica dell'impegno di
Don Bosco per le vocazioni (don
Modesto Bertolli), l'attualità della
vocazione salesiana (don Adriano.
van Lujn, delegato dell'Opera PAS)
alcuni orientamenti di pastorale
vocazionale per la Famiglia Sale-
siana (don J esùs Mairal).
FILO DIRETTO CON .. .
Don Giovanni Rainerl, Consigliere Generale
per la Famiglia Salesiana
mana ho avuto un'impressiona positiva
soprattutto nella disponibifltà dei vari
partecipanti al dialogo e all'incontro
nonché allo scambio di esper,enze. Non
pensa che questo «stile• possa provo-
care qualcosa di nuovo anche nelle
realtà salesiane locali?
Domanda. Ci vuol dire come è nata
l'idea di queste «settimane.?
Risposta, L'idea della «Settimana di
Spiritualità• è nata nel 1972, subito dopo
il Capitolo Generale Speciale, quando
per dare concretezza alla Famiglia Sa-
lesiana (FS) - d1 cui il Capitolo aveva
fatto il progetto - e per incominciare a
trovare degli orientamenti comuni su al-
cuni temi della vocazione salesiana. 11
Dicastero della Formazione, pensò di
Invitare l rappresentanti dei van gruppi
della FS a riflettere sulla vocazione sa-
lesiana nella Chiesa
Da tre anni a questa parte. dal mo-
mento che si tratta di un avvenimento
che coinvolge la FS, l'organizzazione
della Settimana è stata atfldata al Di-
castero della Famiglia Salesiana 11 quale
individua innanzitutto quali sono I temi
attuali che riguardano I gruppi della FS,
ne contatta i rappresentanti e poi indice
la Settimana
D. Vuole ricordare qua1che tema af-
frontato?
R. La prima settimana ha riflettuto
sulla vocazione salesiana nella Chiesa:
poi, uno dietro l'altro, si sono affrontati i
temi della dimensione missionaria della
vocazione salesiana - in occasione del
Centenario delle nostre 1T11ss1orn - . del
sistema preventivo visto come strada
verso la santità, della donna nel carisma
salesiano.
Quest'ultimo tema, scelto l'anno
scorso - anno centenario della morte di
Madre Manarello - s, è dimostrato d1
particolare interesse sia per la notevole
presenza dell'elemento femminile all'in-
terno della FS sia perché era un tema
non ancora esplorato a sutt1c1enza
D. Con quale matodo s, svolge la
Settimana?
A. Il metodo pur avendo variato In al-
cuni particolari - recependo del resto
anche le proposte dei parteçipanll - ha
sempre conservato uno schema suo. a
partire da una constatazione
La FS lnfaltt è una tam,gha alquanto
composita ed era perci.'l necessario
con ciliare le diverse esigenze del van
Gruppi (sacerdoti. relìgiosl, laici con-
sacrati e non) per non parlare anche
della diversa preparazione culturale de,
partec1pant1. In generale, proprio perché
si pensa alla Settimana come ad una
esperienza .torte. deleghiamo ai re-
sponsabili periferici de, van Gruppi la
scelta de, partecipanti perché quesli. a
loro volta, possano essere de, «molhph-
atori• ,n s.ede locale de1 contenuti e
elio stile della settimana.
D. Partecipando a questa IX Setti-
A. Senz'altro Fra gh scopi delle «set-
timane• c'è anche questo portare nelle
realtà locali I contenuti e lo stile della
Settimana. Abbiamo moltissime lspet-
torle dove la Famiglia Salesiana è una
realtà anche per queste ed altre slmilì
iniziative.
D. Come ma, questa IX Settimana è
stata dedicata al tema delle •vocazioni• ?
A. La scelta del tema non è stata fa-
cile anche perché da più parti si sentiva
l'opportunità d1 affrontare il tema della
fam,gha, luogo naturale dove s, svolge la
vita della maggior parte dei membri della
FS. Questo stesso tema era desiderato
anche da Salesiani e Figlie di Maria Au-
slhatrlce dal momento che 11 loro impe-
gno educativo non può prescindere
dalla famiglia S1 fini con lo scegliere il
tema «vocaz1on1. prima di tutto perché
la crisi di esse esige una presa d1 co-
scienza da parte di tutti; il rilancio poi del
sistema preventivo e del progetto edu-
cativo salesiano, in atto un po' dapper-
tutto. non poteva non far sottolineare la
dimensione vocazionale d1 tutta la pa-
storale giovanile.
Un terzo motivo è derivato dalla stessa
riflessione ecclesiale In materia di pa-
storale vocazionale dal momento che
questa deve coinvolgere tutte te com-
ponenll comunitarie anche la pastorale
vocazionale salesiana deve coinvolgere
- anche a livello di progettazione - la
Famlglla Salesiana
D. Sì direbbe allora che le, é soddi-
sfatto dei risultati dt questa Settimana?
A. Abbaslam:a. Certo era possibile
fare di più ma per la eterogeneità dei
partecipanti è già tanto. È sperabile che
questa grande riflessione sulle vocazioni
nella Chiesa e nella Fam,gha Salesiana
sbocchi in un impegno comune d, pro-
vocazione e ricerca d1 vocazioni a ser-
vizio della missione g iovanile.
D. Ha già qualche idea per la futura
«X Settimana.?
A. Abbiamo chiesto a tutti I parteci-
panti che ci facessero le loro proposte
Anche se non sono state ancora esa-
minate penso che di argomenti ce ne
sono tanti.
Se dovessi esprimere una mia prefe-
rem:a andrei su due una nfless1one sulla
splr1tualltà familiare oggi e sui contributi
che ad essa può dare il pensiero e lo
stile di Don Bosco. oppure la comuni-
cazione sociale come fatto d1 cultura e di
educazione che non può non interessare
una Famiglia fortemente impegnata. co-
me la Salesiana. In campo educativo.
Tuttavia prenderemo una dec,s,one as-
sieme...
----
21 BOLLETTINO ~A(E~IANO I APRILE 1982

3.2 Page 22

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--r
VOCAZIONE COME
AMORE E SERVIZIO
' Settimana di Splrltualltii del t 979. Il Aettor M1191lore del tempo don Luigi Rlççerl çon un
gruppo di Superiore di 1.■tltutl femmlnlll nati nella Famlglla Salellian■•
Le comunicazioni
Particolarmente gradite SOD(?
state le «comunicazioni», ossia brevi
interventi - non più di 15 minuti
- pronunziati all'insegna della va-
rietà e della concretezza.
.,fo - ha esordito Maria Bel.fiori
- sono una mamma, insegnante
elementare, cooperatrice e catechi-
sta che vive in una parrocchia sa-
lesiana... Avvicinando alcuni in-
dividui e frequentandoli più_ a fond~
a causa della mia occupazione, m1
accade spesso di vedere che il ristoro
delle piccole giustifi~zi?ni non è
sufficiente a dare un significato alla
loro vita. Perciò è qui che la co-
munità cristiana parrocchiale può
essere luogo di solidarietà e di ri-
chiamo...».
«Ritornando agli anni della mia
infanzia ed adolescenza, ricordo
ancora, - ha proseguito don Blos
Numero delle F.M.A.
ConUnentl
F.M.A.
N.
%
Europa
America
Asia
Africa
Australia
Totale
10.155
5.523
1.126
157
26
59.77
32.51
6.63
0.92
0.17
16.989 100.00
22 BOLLETTINO SALESIANO t APRILE 1982
Calejero, salesiano- con ~ :
razione ed affetto, una coppia di
sposi dell'Università di _Salamanca:
lui di aspetto venerabile con una
bella barba bianca, e lei, dolce, de-
licata e un poco timida. Vivevano
con semplicità, rispettivamente
nella docenza e nei lavori di casa, la
loro vita intensamente cristiana, che
seppero trasmettere ai d_odici fig~ .
Due di essi sono sacerdoti salesiani;
tre, Figlie di ~ a Ausiliatrice...»;
La comunicazione è andata coSJ
avanti èon il racconto di alcune
esperienze spagnole quali le ~:
ciazioni dei Genitori degli Aluruu e 1
Movimenti Familiari.
In particolare è stato detto: «I
cooperatori salesiani della Spagna
hanno dato vita, già dal 1965, come
attività di missione e formazione, a
un movimento familiare che chia-
miamo Hogares D~n Bo~, il ~ui
fine è di aiutare gh spos1 a realiz-
zarsi in pieno, appoggiando ogn_una
delle famiglie ad essere· autentiche
«chiese domestiche» e ad accettare
un impegno serio nella costruzione
della comunità cristiana e ui:na!la».
Il salesiano italiano don Gtuliano
Palizzi ha presentato la sua ~spe-
rienza nella scuola come ambiente
di mediazione della vocazione rac-
comandando in particolare di a_p-
plicare in essa quella «pedagogia
della festa» tipica di Don Bosco e
dei salesiani. « Una festa - ha detto
- che parte dal cortile, entra nella
scuola, continua nel contatto per-
sonale e nella direzione spirituale».
Altre comWlicazioni sono venute
La vocazione, in quanto essenzial•
mente connessa con le dimensioni più
profonde della personalità, ossia quelle
che fanno riferimento soprattutto alla
sfera emotivo-affettiva e tendenziale del
nostro essere, ci pone In attitudine di
amore e servizio, anzitutto verso Dio,
sentito come Persona vivente da amare
in modo attivo e prioritario e conse-
guentemente verso l'umanità, ugual-
mente da amare e servire.
La vocazione diviene in tal modo una
•via che conduce all'amore• (Aubry}, in
quanto permette ad ogni uomo e ad ogni
donna di sviluppare nel concreto della
propria esistenza la capacità di ama~e.
come vertice e coronamento della chia-
mata fondamentale all'essere.
L'impulso interiore, percepito nella
fede, che sta all'origine di ogni vocazio-
ne come dono della bontà di Dio e che
diviene in ogni essere umano forza pro-
pulsiva nel progetto personale di. vita,
raggiunge - sotto la spinta affettiva e
tendenziale del dinamismo teologale
della carità - una altitudine aperta al•
l'oblatività e al servizio.
In quanto tale la vocazione - quando
evolve e matura - si caratterizza come
un insieme di atteggiamenti «allo-cen-
trici., attivatori cioè di relazioni inter-
personali basate sull'accoglienza, sulla
fiducia, sulla stima reciproca, sull'o~l-
mismo e la gioia e trova la sua attuazio-
ne concreta nell'attitudine alla dispo-
nibilità e al servizio, attraverso la col-
laborazione, la corresponsabilità e la
partecipazione.
La vocazione diviene in tal modo fon-
damento, movente e veicolo per una
esistenza interamente spesa in pienezza
per Dio, per sé e per i fratelli.
In questa prospettiva c'è un rischio da
evitare: il pericolo cioè di ridurre la vo-
cazione - anche sotto la spinta della
carità - a una funzione di servizio in ri-
sposta a dei bisogni. La carità conduce
anche a questo ma supera questo
obiettivo e si pone come gratuità e dono
di amore, all'interno dell'amore di Dio e
dentro la Chiesa, tutta intera ■sacra­
mento di salvezza., dove anzitutto que-
sta dimensione spirituale viene eviden-
ziata, sia pure attraverso la ricchezza e
la complementarietà dei doni e dei mi-
nisteri.
In questo contesto anche la vocazione
sacerdotale e religiosa cessano di es-
sere speciali per divenire specifiche, di-
versificate ma complementari nell'unico
grande dono di grazia che caratterizza il
disegno salvifico universale di Dio.
dall'intervento di
don Severino De Plerl
da don Tobia Carotenuto della Co-
munità Proposta di Caserta, da don
Antonio Giampaoletti dell'Ispet-
toria Adriatica e dall'argentino
Juan Carlos C111z che ha presentato
la «Residenza Universitaria Sale-
siana» (R.U.S.), un'originale e:,pe-
rienza di condivisione e formazione
con e per i giovani universitari della

3.3 Page 23

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città argentina di Cordoba.
Alcune «comunicazioni» infine
hanno avuto l'obiettivo di focaliz-
zare l'identità di ogni Gruppo della
Famiglia.
Così è stato ricordato che «il sa-
lesiano prete è un discepolo di Don
Bosco, r.hiamato dallo Spirito Santo
ad attuare la missione verso i gio-
vani, specialmente i più poveri con
l'esercizio del ministero presbiterale
e, unitamente, con la pratica dei
consigli evangelici, entrambi vissuti
nella comunità salesiana conside-
rata nel contesto della Famiglia di
Don Bosco e nel più vasto orizzonte
della Chiesa particolare e univer-
sale»; il coadiutore «un cristiano che
risponde a una vocazione divina
originale: quella di vivere la con-
sacrazione religiosa laicale al ser-
vizio della missione salesiana»; la
Figlia di Maria Ausiliatrice, «una
consacrata-apostola aperta alla co-
munione con Dio e con gli altri con
una spiritualità accentuatamente
m a r i a n a » ...
Conclusioni
Alla tirata delle somme, cosa re-
sta di questa Settimana? Soltanto il
ricordo cli una salesianità fatta fra-
terno incontro fra diversi gruppi di
diverse nazioni per alcuni giorni?
Molto opportunamente gli or-
ganizzatori non hanno voluto ar-
chiviare questa IX settimana senza
indicare alcune conclusioni che
partendo da principi dott1inali
LA FAMIGLIA MEDIATRICE
DI CHIAMATE E RISPOSTE
Vediamo le prime luci Clell'aurora Cli
una nuova epoca storica e cl preoccu-
piamo che nella Chiesa sia viva ed effi-
cace la vocazione salesiana di Don Bo-
sco per non impoverirla in questo nuovo
Avvento del Duemila.
Ci sono due poli che provocano la
tensione dell'attualità e dell'utllìtà della
vocazione della Famiglìa salesiana: uno,
al centro come nucleo animatore: il polo
dei Gruppi consacrati; e l'altro, l'alone di
presenza nella società umana che è li
coinvolgimento di un laicato sempre più
numeroso e sempre più qualificato. Nu-
cleo animatore e alone del laicato.
Ai laici direi: •Dovete capire l'indi-
spensabilità per voi delle vocazioni
consacrate nella Famiglia salesiana, e
aiutare a farle crescere!
Al Salesiani. alle Figlìe di Maria Ausi-
liatrice, alle Volontarie, direi: .Non siamo
fatti per restare soli! Quanto meno laici
riusciamo a coinvolgere, tanto meno
salesiani siamo•.
Tra le comunità cristiane mediatnci
(parrocchia, famiglia, scuola. gruppi
d'impegno, comunità religiosa) voglio
concentrare l'attenzione su una: LA FA-
MIGLIA. Le ragioni? Sono tante; ne
elenco cinque:
- La caratteristica di Don Bosco.
formare ragazzi e ragazze. Non si può
pensare a un contatto vocazionale con i
ragazzi senza prendere in conto la loro
famiglìa. Ognuno di noi ha forse una
storia vissuta da raccontare.
- Il cambio culturale ha influito sulla
famiglia in forma ambivalente: alcuni
valori sono cresciuti. altri sono stati ato-
mizzati da elementi negativi.
- La Chiesa ha studiato a fondo
l'argomento nel Sinodo dei Vescovi e ha
maturato l'Esortazione Apostolica .Fa-
miliaris consortio•.
- La società attuale non riconosce in
maniera sufficiente la missione, i diritti e
i doveri della famiglia. C'è urgenza di un
impegno politico intenso in questo
campo.
- L'attenzione di noi Salesiani sulla
problematica familiare, per il rinnova-
mento di tutta la pastorale giovanile.
Dobbiamo cambiare di mentalità in
questo campo, che influisce sulle vo-
cazioni. È un'ottica di pastorale! È da
questa angolatura che bisogna pensare
tutto Il tipo di pastorale da fare.
•la famiglia - ha detto un vescovo al
Sinodo - è il punto d'appoggio di cui
abbiamo bisogno per muovere Il mondo
verso Dio e ridonargli la speranza. È mi-
nuscola ma possiede in sé un'energia
superiore a quella dell'atomo•.
Ed lo aggiungo: più che un settore su
cui far convergere le nostre revisioni
programmatiche è un'angolatura privi-
legiata da cui ritentare a progettare più
realisticamente tutta la pastorale.
dall'intervento conclusivo
del Rettor Maggiore
don Egidio Viganò
tracciano possibili sbocchi educa-
tivo-pastorali. «Bisogna innanzi-
tutto - è stato fra l'altro concluso
- promuovere la conoscenza di Don
Bosco, eccezionale e fecondo susci-
"5E1U51B8P111'"
UIBIID~
~
tatare di vocazioni nella Chiesa,
come motivazione convincente ed
attraente di vocazioni salesiane».
In secondo luogo è necessario
presentare il suo spirito, come par-
ticolare stile di rapporto con Dio e
con gli altri.
Finalmente il suo carisma nella
varietà dei gruppi della Famiglia
salesiana.
Le «conclusioni» dopo aver af-
fermato il valore prioritario della
testimonianza, personale e comu-
nitaria per la fecondità vocazionale
suggerisc-0no alcune possibili ini-
ziative:
- Incontri di preghiera dei
gruppi della Famiglia Salesiana, ad
esempio il 24 del mese, per aiutare
fratelJi e sorelle in crisi, per susci-
tare nuove vocazioni;
- Momenti di fraternità sale-
siana fra i Gruppi, in occasione di
feste (Immacolata, Ausiliatrice, Don
Bosco, Madre Mazzarello...) o altre
circostanze;
La ElleOICi di Leumann cura tutti gli anni la pubblicazione degli «Atti della settimane di spl-
rituelltà» .
- Incontri, giornate, settimane
di spiritualità della Famiglia Sa-
lesiana a livello locale, ispettoriale,
nazionale per mettere in luce le at-
tese della Chiesa e le possibilità
della Famiglia Salesiana (oggi, in
23 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE 1982

3.4 Page 24

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LA SITUAZIONE
Dopo la seconda guerra mondiale
l'Olanda conobbe, come tutto l'Occi-
dente un lungo ininterrotto periodo di
prosperità economica. Sebbene l'attuale
recessione economica si faccia sentire
anche da noi tuttavia Il sistema sociale
realizzato consente un benessere no-
tevole per tutti. Favelas. bidonvilles, co-
me si incontrano nelle periferie delle
grandi città del Terzo Mondo sono sco-
nosciute in Olanda.
A queste sicurezze economiche fanno
riscontro purtroppo tra I giovani e non.
un diffuso senso di solitudine. l'aumento
costante di alcoolìzzatl e di drogati d'o-
gni genere. Molti sono i giovani che si
interrogano sul senso della loro esi-
stenza. Cresce l'incomunicabilìtà tra
genitori e figli mentre le stesse comunità
ecclesiali invecchiano non riuscendo a
trovare un dialogo con i giovani.
UNA INIZIATIVA SALESIANA
DI fronte a questa situazione già nel
1977 Il Capitolo lspettoriale Salesiano
aveva deciso di studiare la situazione e
di programmare un'opera in grado di ri-
spondere ad essa.
Si diede l'Incarico ad un Confratello
che per oltre un anno studiò la situazio-
ne e le risposte possibili. Ci si mise in
contatto con il Centro EIGENTIJDSE
JEUGD (Gioventù d'oggi) di Grand Bi-
gard in Belgio e con l'AKTIOSZENTRUM
(Centro d'azione) d1 Benedlktbeuern in
Germania.
Fu stesa una relazione che quel con-
fratello, don Kanters, intitolò: «Sono in
cerca di cose fuori mercato•. Finalmente
nel 1979 ad Asse! si incominciò l'opera
denominata JONGEREN-OP-WEG (Gio-
vani in cammino). Oggi essa vive ani-
mata da tre Salesiani.
PUNTI DI PARTENZA
L'Opera di Asse! ha alcuni punti es-
senziali ai quali Ispira la sua azione. Ec-
coli.
L'ESPERIENZA DI ASSEL IN OLANDA
- Presso I giovani vive un'ansia pro-
fonda , ma raramente corrisposta di fare
della vita e della fede un'esperienza si-
gnificativa. Pur avendo sentimenti rèli-
glosi vanno aiutati a portarli alla luce.
«Giovani In cammino• cerca di sve-
gliare questa religiosità e di aprire un
varco alla fede.
- È molto importante condividere coi
giovani stessi le loro esperienza di vita
per domandarsi: che cosa passa nel loro
cuori? Quali domande si pongono e co-
me vivono certe esperienz_e? E poi cer-
care insieme delle risposte e tare un
passo avanti.
- Esperienze e sentimenti religiosi
tendono ad esprimersi in gesti, simboli,
immagini, musica, espressione corpo-
rale, silenz_lo. Bisogna interessare tutto
l'uomo.
- È importante che Il gruppo sia af-
fiatato perché il giovane dia la sua con-
fidenza. Col tempo bisogna saper con-
dividere le gioie e le pene anche In
quanti non fanno parte del gruppo solito.
- Seguendo la tradizione di Don
Bosco cerchiamo di responsabilizzare al
massimo i giovani.
SCOPO E METODO
Lo scopo dell'Opera di Asse! è quello
di realizzare proprio ciò che la sua de-
nominazione significa: mettere •i Gio-
vani in cammino. proponendo un senso
ed una fede per la loro vita.
La ricerca avviene a tre livelli: metten-
doci In cammino col giovani per scoprire
se stessi, l'altro è Dio.
I giovani del resto richiedono apertura
per poter esprimere la propria solitudine
e ritrovare nel caos del mondo un sogno
andato perduto.
Quando si arriva ad esprimersi così a
vicenda, allora si scopre gran parte di
nell'altro e si arriva a formare un legame.
A quel punto Il terreno è fertile per com-
prendere qualcosa di Dio e di Cristo.
A CHI È RIVOLTA L'INIZIATIVA
JONGEREN-OP-WEG punta su ra•
gazzl e ragazze dai 16 al 30 anni. Essa si
guarda bene dal rivolgersi soltanto a
studenti. Il raggio di azione va oltre i ri-
stretti confini di un territorio parroc-
chiale. benché vengono tenuti rapporti
stretti con la Chiesa locale. Cerchiamo
giovani poveri spiritualmente anche se
questa povertà non corrisponde a quella
economica. Noi ci occupiamo di ogni
gruppo per uno, due o tre giorni nel no-
stro centro di Assel dove i giovani pos-
sono venire per un determinato wee-
kend. Con lo stesso metodo realizziamo
nelle scuole e in altri centri educativi
giornate di riflessione.
I gruppi con i quali lavoriamo non so-
no mai composti da molti elementi.
Quando ci si presenta un gruppo troppo
numeroso lo suddividiamo.
L'équipe di JONGEAEN-OP-WEG ha
anche molti contatti con la Comunità
francese di Taizé. Tutta l'équipe ha an-
che partecipato quest'anno e l'anno
scorso a Londra e a Roma al «Concilio
del Giovani• di Taizé sotto il motto: «Bi-
sogna cercare i giovani là dove sono• .
In generale chi ha partecipato ai nostri
incontri è rimasto entusiasta. Spesso
tanno esperienze mai avute ed allora è
importante dar loro l 'opportunità di ri-
viverle.
JONGEREN-OP-WEG distribuisce
quattro volte all'anno una rivista In ab-
bonamento - se ne stampano 1500
copie - nella quale si presentano I di-
versi weekends e le altre attività.
secondo Il nostro parere è ques1a at-
tività aperta alle istanze e alle urgenze
della situazione giovanile olandese e al
contempo in linea con il carisma dl Don
Bosco.
Nico MelJer
particolare, il Progetto Africa); in- di quartiere, con pa1"ticolare atten-
dicando problemi sociali, familiari, zione ai movimenti «per la fami-
REGIONI
Italia - Medio Oriente
Casa Generalizia - UPS
America Latina
Pacifico
Spagna - Portogallo
Europa
America Latina
Atlantico
Paesi Anglofoni
Asia
Polonia
Totale
SALESIANI (SDB)
effettivi
al 31 / 12/1980
4.231
1.988
2.190
2.025
2.039
984
2.034
902
16.393
%
25,81
12,13
13,36
12,35
10,51
6
12.41
5,50
100.0
glia», «per la vita», «per la pace»...
- Convegni di varie categorie di
persone dai diversi Gruppi della
Famiglia Salesiana, che banno
compiti di animazione: direttori e
direttrici di comunità religiose,
animatori di pastorale giovanile,
catechisti, delegati e membri de\\
Consigli dei Cooperatori e degh
Exallievi, per studiai·e e progettare
la pastorale salesiana delle voca-
zioni con l'elaborazione di partico-
lari «piani» sintonizzati con_ la
Chiesa locale;
- Diffusione del «Bollettino
Salesiano» e di altre pubblicazioni
salesiane;
- Pubblicazioni cli opuscoli che
presentino la Famiglia Salesiana e
vari suoi Gruppi.
(A cura di Giuseppe Costa)
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 191l2

3.5 Page 25

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- - - - - - - - - - - - - - - - - INTERVISTA A DON ALFREDO FRONTINI SEGRETARIO GENERALE FIDAE
La Scuola Cattolica
fra boom, problemi
e molta speranza
P er un nwtivo o l'altro, l'istituzione scolastica è quotidia-
namente presente nelle pagine di cronaca. La Famiglia
sa"lesiana nei suoi diversi livelli e rami è ampiamente e ca-
piUarmente operante nella scuola vivendone problemi e speranze.
Oltre che con proprie scuole, Saksiani e Figlie di Maria Ausilia-
trice agiscono nel mondo scolastico con la Società Editrice lnter-
naziona"le (SEI) di Torirw - che è l'editrice scolastica italiana con
la maggior diffusione. e adozione di testi-, l'editrice Ell.eDiCi di
Leumann, benemerita per testi ed audiovisivi a servizio della
scuola di religione, l'Università Pontificia Sa"lesiana di Roma -
presso la cui Facoltii di Scienze dell'Educazione esist:ono corsi ed
istituti appositi per la formazione degli operatori scolastici -, con
la presenza anche di Sa"lesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice oltre
che di Vol.ontarie, Cooperatori ed Exallievi, all'interno di strutture
di partecipazione territ:oriale e naziona"le.
La scuola è un prob"lema non sol-ta.nto dal punto di vista pe-
dagogico ma anche socio-politico. Recentemente, in Francia si è
sviluppato in particolare tutt:o un dibattit:o sulla scuola cattolica
suscitat:o da /.ocali contingenze politiche; analogo discorso è av-
venut:o, in nwdo diverso, per la Spagna. In Italia, poi, ha iniziat:o
il suo iter parlamentare un progetto di legge che se approvat:o po-
trà dare alla scuola non stata"le, preva"lentement,e catt:olica, nuovo
suiluppo. lncomincianw a parlare del «prob"lema scuow» con un
articolo di Angelo Paoluzi, già direttore di «Avvenire» e attent:o
osservatore di «cose» d'oltralpe, sulla situazione francese e con
un'intervista al sa"lesiano don Alfredo Frontini, Segretario Ge-
nera"le della FIDAE.
Don Frontini è un sa"lesiano lombardo - «lombardissimo della
più bella provincia del mondo, che è Varese» dice lui-; opera nel
mondo della scuola da rrwltissimi anni. L"ultima Assemb"lea ge-
nera"le della FIDAE nel dicembre 1981 l'ha rie"lett:o ·suo segr~tario
generale per l'ennesinw triennio. Che sia rimast:o sa"lesiano fino
all,e midolla anche tra le carte dell'austero palazzo di via della
Pigna a Roma. dove ha sede la FIDAE lo si afferra subito quando
racconta: « .••Ho incominciato ad operare nella scuola da chierico
come tutti i buoni salesiani e continuando da sacerdote per una
somma di 25 anni ed oltre. Ho in.iziat:o e continuato insegnando
nei Licei poi, improvvisamente, fui inviat:o a dirigere l'ITI di Sest:o
San Giovanni (Milano) nel rrwment:o cruciale in cui quell'opera
sa"lesiana accettava dall'industria l.ombarda la gestione dei corsi
serali dell'Istitut:o Tecnico lndustria"le.
Così mi trovai a fare l'esperienza più bella del mio sacerdozio
in quell'ambiente così ricco di suggestioni sociali ma anche carico
di prob"lemi. Speravo di portare avanti per moltissimi anni quel-
l'esperienza - nuova rispett:o all'insegnamento nel liceo classico
- che mi riempiva di .tanta soddisfazione. Poi, i Superiori...».
Quest:o è don Frontini, un sacerdote semplice ed umano che tra
una pratica e l'altra rwn perde mai cli vista i suoi veri ed ultimi
destinatari: i giovani.
G.C.
Bollettino Salesiano - Dnn
Frontini, che cos'è la FIDA.Et
Don Frontini - « È una tede-
razione costituitasi a Roma nel 1944
per espresso desiderio della Santa
Sede e raggruppante la quasi to-
talità delle scuole non statali di
ispirazione cattolica. La sigla FT-
DAE significa: Federazione Istituti
Di Attività Educativa.
Prima del 1974 la stessa sigla
stava ad indicare: Federazione
Istituti Dipendenti dall'Autorità
Ecclesiastica. Dal 1979 la FTDAE è
personalità giuridica riconosciuta
con decreto del Presidente della
Repubblica. Tale riconoscimento
viene ad aggiungersi a quello della
Conferenza Episcopale italiana
senza del quale essa non potrebbe
partecipare alle assisi internazionali
come organizzazione ecclesiale ita-
liana.
La FTDAE fa parte cli una or-
ganizzazione mondiale c-he 1•àg-
gruppa federazioni nazionali simi-
lari aventi lo stesso srnpo: assistere
e coordinare le scuole di ispirazione
cattolica. Essa rappresenta gli isti-
tuti italiani di ist ruzione e educa-
zione di ogni ordine e grado purc;hé
siano dipendenti , o riconosciute
dalJa comunità ecclesiale.
Tuttavia, la scuola materna ha
finito con l'organiz~.,arsi in proprio
così come hanno fatto le Università
Cattoliche. La FIDAE quindi or-
ganizza soltanto le scuole elemen-
tari, medie inferiori e superiori. I
Salesiani in parecchie federazioni
nazionali occupano una posizione
rilevante sia per il numero di isti-
tuzioni e sia per le l'e!,ponsabilità
va1ie negli organi federali. Ciò a
conforto di quella rnissionl' educa-
tiva che Don Bosco ha sognato
prop1io nella i;;cuola».
Scuole associate alla FIDAE
Istituti
Elementari
Medìe
Licei Classici
Licei Scientifici
Licei Artistici
Licei Linguistici
Istituti Ma_gistrali
Istituti T. Industriali
Istituti T. Comm.
Istituti T. Geometri
Istituti T. Agrari
Istituti T. Femminili
Scuole Magistràll
Scuole con spenment.
Corsi professionali
Altri COrsi
Convitti
1400
880
740
190
105
6
45
228
20
72
14
2
21
130
22
103
,o
420
25 BOLLETTINO SALESIANO J APRILE 1982
r

3.6 Page 26

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BS - Le statistiche ed i numeri
«padano»: ce ne vuol dire quakww
con riferimento alla, FIDAE?
Don Frontini - «Le statistiche
vanno viste in una duplice ottica. Ce
ne sono riguardanti la scuola non
statale in genere e quella cattolica in
specie e vanno necessariamente
confrontate fra loro per sapere il
peso della scuola cattolica nel con-
testo generale italiano e con rife-
rimento a quello non statale. C'è
ancora da fare un'osservazione su
un fatto che non si verifica in altre
nazioni quando si parla di statisti-
che della scuola cattolica.
Non esiste purtroppo uno stru-
mento statistico in grado di fornire
tutti i dati della scuola di ispira-
zione cattolica. In Italia infatti
esistono almeno tre centrali di
coordinamento che sono, oltre la
FIDAE, la Federazione Italiana
Scuole Materne (FISM) e la CON-
FAP, una confederazione che or-
ganizza l'istruzione professionale tra
cui, prima fra tutte, quella del
CNOS-CIOFS di pertinenza sale-
siana. Il giorno in cui queste t1·e or-
ganizzazioni si accorderanno sul
piano dei rilevamenti statistici si
potranno presentare dei dati più
esaustivi. In ogni caso, con riferi-
mento alle scuole che aderiscono
alla FIDAE, ecco i dati più signi-
ficativi: Alunni della scuola ele-
mentare: stat. 4.200.000; non stat.
340.000, cattolica 320.000; alunni
della scuola media: stat. 2.800.000,
non stat. 130.000; alunni scuola su-
periore: stat. 2.000.000 circa; non
stat. 250.000, catt. 280.000 unita-
mente agli alunni delle medie in-
feriori. I docenti della scuola cat-
tolica sono 12.500 religiosi e 18.500
laici.
Una riflessione particolare va
fatta suj genitori che giocano cer-
tamente un ruolo dete1minante
anche se statisticamente ancora
poco rilevabile; l'associazione infatti
che li riunisce è nata da poco.
Possiamo dire che i genitori sol-
tanto da poco sono riusciti ad or-
ganizzarsi prima regionalmente e
con esperienze sparse - prima fra
tutte la Lombardia - e poi nazio-
nalmente. È nata così l'AGeSC
(Associazione Genitori Scuole Cat-
toliche). Si è insomma dovuto fare
un'opera di convinzione perché
questa associazione trovasse spazio
non soltanto in occasione elettorale
- come è avvenuto nelle elezioni
degli organi collegiali del dicembre
1981 - ma anche e soprattutto
nell'elaborazione del progetto edu-
cativo».
B S - Si dice che I.a scuola, cat-
rolica ha trovat,o uno spazio così
ampio in Italia soltant,o perché è
una «scuola, d'ordine». Fino a che
punt,o è possibile accettare questa
affermazione?
Don Frontini - «È un problema
che ci tocca da vicino e, franca-
mente, talvolta ci rattrista per i
pregiudizi che sono sottesi a questa
osservazione. Non è colpa nostra se
in questo momento la scuola cat-
tolica fruisce di un boom - meri-
tato o non meritato - che è reale.
è facile distinguere infatti in
questo momento di dissesto della
scuola statale fino a che punto gio-
chi l'elemento educat ivo oppure
quello di comodo, nella scelta della
scuola cattolica da parte delle fa-
miglie.
Gli Istituti sono pienamente
convinti - lo abbiamo ripetuto a
più riprese - che questa situazione
è transitoria e si sta facendo di tutto
perché la scelta di comodo - che
sicuramente esiste per una certa
parte - si trasformi in una piena
adesione e corresponsabilizzazione
al progetto educativo. I modi per
Le scuole dipendenti delle Flglle di Maria Au1lllatrlce.
Scuole
matama
S c u ol a
alementarl
Scuola Sec.
lntwlorl
Scuola Sec.
1uperlorl
Scuole
unlverslt.
Scuole a
Cor■I prof.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
N.
Scuole Alunne Scuole Alunne Scuole Alunne Scuole Alunne Scuole Alunne Scuole Alunne
ITAUA
EUROPA
AFRICA-ORIENTE
AMERICA
409 38.380 112 17.024 55 6.919 40 5.576
96 10.905 89 19.539 63 10.576 29 6.513 2
66 16.662 64 31.641 48 13.057 38 12.254 2
252 22.841 344 110.301 246 52.539 149 26.286 9
823 88.788 609 178.505 412 83.091 256 50.629 13
794
986
1.662
98 7.897
23 2.439
16 663
58 10.165
3.442 195 21.164
TOTALI COMPLESSIVI: Scuole tipi vari:
Alunne:
N. 2,308
N. 425,619
26 BOLLETTINO SALESIANO I APRILE l98'i/

3.7 Page 27

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~ - - - - PROSPETTO GENERALE 1981/1982-----~
della popolazione scolastica nelle Scuole Salesiane d'Italia
e delle forze docenti (saleslanl e non)
1. AWNNI
- scuole elementari
- scuole medie
- scuole secondarie superiori
n. 17
n. 101
n. 55
.con alunni
2.770
16.644
9.451
- Liceo classico
23
- Liceo scientifico
13
- I.T.I.
9
- Istituto Tecn. Comm.
4
- Altri Istituti
6
55
Totale SCUOLE 173
Totale
Totale ALUNNI
. con studenti
28.865
28.865
1.071
411
1.665
- pensionati media/superiore
- pensionati universitari
n. 15
n. 7
TOTALE GLOBALE 30.34-7
2. DOCENTI
- salesiani (medie e superiori)
- non salesiani (medie e superiori)
Totale
n. 1324
748
2.072
3. RIEPILOGO GENERALE ecuole e studenti
A. Totale scuole (medie, elementari e superiori)
B. Totale alunni (elementari, medie e superiori)
C. Totali docenti (salesiani 1.324; non salesiani 748)
173
30.347
2.072
coinvolgere i genitori ,mno tanti
anche a motivo delle diverse situa-
zioni ambientali: impossibilità a
volte di scegliere altre scuole nella
zona, ideologie dominanti nell'am-
biente circostante che rendono di-
verso e spesso difficile il dialogo tra
scuola e famiglia, grado di inseri-
mento della scuola locale nel ter-
ritorio, che in akuni casi è notevole
ed in altri no. Sono questi anche i
fattori che rendono talvolla difficile
coinvolgere le famiglie al progetto
educativo.
Per alcuni istituti il punto di
partenza è il progetto educativo
mentre per altri è J'anivo. Fra que-
ste due posizioni c'è tutta una
gamma di iniziative che convergono
verso un traguardo ininunciabile:
fa.re del giovane student.e un cri-
stiano responsabile e un cittadino
attento ed impegnato. Vogliamo che
le famiglie - una volta che ci hanno
affidato i loro tigli - si sentano
coinvolte fino in fondo qualunque
sia l'esito educativo a l termine di un
biennio o di un quinquennio perché
questo è affidato non Roltant<> alla
buona volontà degli operat.ori ma
anche a quegli elementi imponde-
rabili che soggiacciono sempre nelle
coscienze dei noi;;t1i ragazzi».
BS - Quale è I.a sua impressione
circa la capacità di ascolto che la
scuo/,a cattolica ha nei confronti dei
problemi del territorio(
Don Frontini - «II problema è
fortemente connesso con l'evolu-
zione maturata nella dernocra:ria
italiana dopo il 1974 e con l'ema-
nazione dei Decreti delegati quando
la partecipazione è diventala anche
uno slogan. Prima di quel periodo il
discorso partecipativo veniva visto
in forma più ridotta e diversa.
Dobbiamo pur riconoscerlo: abbia-
mo camminato a rilento. Perché? Si
credeva anche questa partecipazio-
ne in fondo esisteva Renza concla-
ma.ria molto: c'erano i ragazzi, ve-
nivano i genitori, ci si incontrava
con le autorità. Oggi ci accorgiamo
che le cose stanno diversamente
perché il territorio ha bisogno della
scuola che noi gestiamo così come
noi abbiamo bisogno del territorio
sul quale operiamo. Tutto questo
anche per un Remm di dignità della
stessa proposta educativa· e per non
dare quella radicata impress;ione di
ghetto che inavvertitamente ci
eravamo creati. Felici e soddiRfatti
di vivere una scuola dagli esiti fa.
vorevoli e con quel senso di rispetto
che spesso circondava la Rcuola
cattolica nello stesso tenit01fo, non
eravamo certo nelle condizioni di
avviare un dialogo chiaro ed aperto.
Ora stiamo preparando un piano
che si rifà a tutta una serie di con-
vegni tenuti a PalJanza e altrove e
dedicati alla partecipazione. Il pia-
no intende innanzitutto recensire le
diverse esperienze in alto a livello
locale e determinare in concreto i
rapporti ft"a scuola cattolica e ter-
1itorio, fra scuola cattolica e co-
munità ecclesiale... Una volta fatt.o
questo potremo costitui1·e una
piattaforma operativa da estendere
nelle regioni perché facciano non
soltanto una verifica ma anche
prendano iniziative miranti a rea-
lizzare una scuola fornitrice non
soltanto di titoli ma anche di servizi
sempre più ineludibili e neces.c;arì al
tessuto sociale attuale».
BS - C'è chi sostiene che la
scuola cattolica con il tempo non
potrà sopportare i costi di {:festione
che diventano sempre più alti. E.~i-
ste qualche progetto di legge che
potrebbe dare os.~igeno e in un certo
senso rendere giustizia alla scuola
cattolica?
Don Frontini. - «li problema
emerge sempre più man mano che si
fanno i conti annuali e soprattutto
se questi vengono confrontati con le
nonne contrattuali finnate proprio
in quest'ultimi tempi.
A dire il vero per chi come me ha
la possibilità di controllru·e il polso
delle chiusure e delle aperture dei
nostri istituti vedo che in questi
anni pur con tutte le difficoltà ci
sono state due o tre chiusure e di
sezioni abbastanza secondarie, in
prevalenza elementari. Al contrario
c'è stata la richiesta di nuove ade-
sioni alla F IDAE. Non siamo al
panico, insomma. 11 futw·o per la
scuola cattolica c'è e ci deve essere
se la democra7_.ia italiana terrà fede
ai p1incipi sanciti dalla Costit.uzio-
ne.
[n questo momento è in atto una
iniziativa parlamentarn dovuta al-
l'impegno dell'onorevole Casati con
altri 130 deputati, ripresa anche in
Senato per merito dì alcuni Senatori
DC. Essa, al nwnero 198, ha per
argomento e titolo: l'ordinamento
della scuola non statale. In occa-
sione del dibattito parlamentare su
questa "legge Casati" si spera di
sensibilizza.re l'opinione pubblica al
problema della scuola non statale,
propriamente detta p1ivata o libera.
Senza questo supporto di opinione
pubblica - e per questa intendiamo
innanzitutto le famiglie, le comunità
ecclesiali, le organizzazioni sinda-
cali, eccetera - i protagonisti di
questa "battaglia" parlamentare
anche se animati da molta buona
volontà avvertiranno presto un
vuoto scoraggiante e liniranno col
demordere. Gli obiettivi della pro-
posta di legge sono due: ottenere un
avvio di definizione concreta del
principio di "parit:arietà" e ottenere
un aiuto economico non già per la
27 BOLLUTINO SALESIANO 1 APRILE 1982
r

3.8 Page 28

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scuola ma per la famiglia cui com-
pete scegliere.
Nazioni come il Belgio e la Fran-
cia - sia pure dopo autentiche lotte
parlamentari - ci insegnano che è
possibile ottenere qualcosa. Si
tratta di far maturare una menta-
lità. È significativo il fatto che in
certe nazioni la scuola di stato è
un'eccezione; si pensi all'Inghilterra
o all'Olanda dove oltre il 70% delle
scuole sono di ispirazione cristiana.
Noi, con un minimo di alunni che
va dal 5% al 14% dell'intera popo-
lazione scolastica nazionale credia-
mo di chiedere l'affermazione di un
diritto sancito sia nei diritti della
famiglia cosi come in quelli del sin-
golo».
BS - Il Problema delle coope-
rative. Si sent.e dire di queste nuove
esperienze: ci vuol dire di che si
tratta?
Don Frontini - «Il fenomeno
"cooperazione" è un fenomeno che
cresce man mano, che matm·a anche
la mentalità democratica nei popoli.
Esso riflette una istanza cristiana
che ci fa onore. In campo scolastico
la cooperazione è stata sperimen-
tata a diversi livelli e per fasi suc-
cessive. Questi tentativi con uno
sforzo di raggruppamento potreb-
bero essere quattro.
Il primo gruppo, il più semplice, è
quello che viene dalla base e con-
siste in una f01ma cti cooperativa
fatta da alunni della stessa scuola i
quali concordano, tra di loro e con
l'aiuto degli insegnanti, la gestione
di alcune attività che, ovviamente,
hanno anche un costo economico.
Altro tipo di cooperative è quello
particolarmente diffuso in
Francia - che riguarda gli inse-
gnanti ed il loro impegno pedago-
gico. Si mira, soprattutto in am-
biente universitru·io, a creare nei
confronti della recezione culturnle
un atteggiamento attivo.
Il terzo gruppo riguru·da genitori,
docenti e cittadini interessati al
problema educativo della zona o a
raggio più vasto. ln genere queste
cooperative si costituiscono per ge-
stire attività complementari aUa
scuola come il teatro, lo sport, il
turismo e altre iniziative culturali.
Il quarto gruppo è quello che ci
interessa più da vicino e riguarda
genitori che riuniti in cooperativa si
sostituiscono ai precedenti gestori o
fondano scuole essi stessi con l'in-
tenzione di gestirle assumendone
tutte le responsabilità.
La scuola cattolica è interessata
soprattutto a questo tipo di coo-
perativa. Infatti o perché alcune
scuole attraversano momenti dif-
28 BOLLETTINO SALESIANO l APl!ILE 1982
_J
Don Alfredo FronUnl In occasione di un Incontro con Giovanni Paolo Il.
ficili, o perché i genit01i sono di- cooperative con l'entusiasmo che
ventati più sensibili, sta di fatto che carntterizza i Ciellini».
in alcune zone è fiorit.o questo en-
tusiasmo per la scuola fino a sosti-
tuirsi a enti e congregazioni religiose
.in crisi o comunque non in grado di
accettare nuove opere.
La prassi organizzativa è quella di
tutte le cooperative ed anche qui
esistono parecchie organiz'l.azioni
BS - Le; è Salesfono e quindi
conosce la Famiglia Salesiana:
pensa che dal mondo dei Coope-
ratori e degli Exallievi in coUabo-
razion.e con SDB e FMA può venir
fuori qualcuna di que.~te coopera-
tive?
che corrispondono ad altrettante Don Frontini - «È un discorso
ideologie: noi ci rifacciamo all'l- che ho seni.ilo riecheggiare per
NECOOP, un'organizzazione coo- esempio tra gli exallievi . Circostanze
perativistica più vicina alla nostra contingenti m:i permettono di vivere
sensibilità e modo di pensare. Questi quotidianamente accanto al Dele-
tentativi in Italia sono circa 200 gato nazionale degli Exallievi e vedo
però quelli direttamente legati alla che egli 1-iflette un po' sulle istanr.e
scuola cattolica sono una ventina. che emergono su questo problema
Come FJDAE non abbiamo preoc- dai suoi collaboratori a livelli di
cupazione alcuna: se infatti tali consiglio nazionale o anche perU'e-
cooperative hanno il 1iconoscimento rico: c'è questa attenzione al mondo
della comunità ecclesiale locale le scolastico anche con l'eventualità di
consideriamo aderenti a tutti gli dover affrontare un'esperienza di
effetti. 1 problemi sono alt.ii, ad cooperativa. Conosco soltanto il
esempio: se fra i genitori membri desiderio degli exallievi; un analogo
della cooperativa possono conti- discorso potrebbe venire dai coo-
nuare a rimanere quelli i cui figli peratori. Però tutto questo deve
hanno già ultimato gli studi, se de- partire su una piattaforma di con-
vono essere accettati i genitori in cretezza che deve contraddistin-
quanto tali o se va richiesta l'ade- guere e che ha sempre contraddi-
sione ad w1 preciso progetto edu- stinto la Famiglia Salesiana. Guai se
cativo cristiano... Ci augu1-iamo si concede troppo spazio aJl'utopia
tuttavia che tali esperienze abbiano in questo campo. Sono tali e tante le
a crescere in proporzione anche alla difficoltà infatti che scuole nate per
necessità di una presenza cattolica aiutare ceti poveri chiudono pre-
laddove non ba5.1ta più quella delle cocemente per motivi economici.
Congregazioni. E questa una delle C'è poi il problema di fondo: as-
cause sposate dal Movimento Po- .sicurarsi un organico cti docent.i che
polare, ispirato da Comunione e risponda alle istanze educative che
Liberazione, che ha persino costi- la Famiglia Sal-esiana ha il diritto e
tuito una nuova aggregazione di il dovere di porre».

3.9 Page 29

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IL PROBLEMA SCOLASTICO IN FRANCIA
di Angelo Peolu&I
sta giocando in questi mesi in Francia
una partita molto importante per l'avvenire
della scuola libera, costituita per i quattro
quinti dagli Istituti di istruzione cattolica.
Essa raccoglie In complesso oltre due mi-
lioni di alunni sui dodici milioni e mezzo di
studenti che frequentano dalle elementari
al liceo.
In Francia, dalla primavera del 1981, so-
no cambiati Il Presidente della Repubblica
e la maggioranza parlamentare, il .nuovo
modo di governare• si dichiara laico e so-
cialista. Il capo dello Stato. François Mlt-
terrand, durante la campagna elettorale
aveva sostenuto pubblicamente la neces-
sità che si prevedesse nel settore della
scuola «un grande servizio pubblico, uni-
ficato e laico•, da finanziarsi tuttavia
.senza spoliazioni e monopoli•. Succes-
sivamente. in una lettera ai direttori degli
istituti privati e al presidente dell'Associa-
zione del genitori degli allievi delle scuole
cattoliche, aveva dichiarato che il progetto
avrebbe dovuto essere «il risultato di una
trattativa e non di una decisione unilate-
rale» .
Dopo il doppio successo del partito so-
cialista sì sono moltiplicate le pressioni per
laicizzare l'insegnamento. Le hanno fatte in
particolare 11 Sindacato nazionale degli in-
segnanti (SNI) e la Federazione dell'edu-
cazione nazionale (FEN), due roccaforti di
un anticlericalismo spesso anacronistico, e
dalle quali provengono In gran parte I 160
deputati dell'Assemblea nazionale profes-
sori e maestri, e che da soli costituiscono Il
57 per cento del gruppo parlamentare so-
cialista. Ma il ministro dell'Educazione na-
zionale, Alain Savary, procede con molla
moderazione per impedire che si attizzi una
guerra scolastica poco produttiva anche
elettoralmente.
Il calendario per preparare Il progetto del
«servizio pubblico» di cui parlava Mltter-
rand prevede un giro dì consultazioni che
Savary deve condurre con i sindacati degli
insegnanti, le associazioni dei genitori (gli
uni e le altre sia nel settore pubblico che in
quello privato), e con le forze politiche,
della maggioranza e dell'opposizione. En-
tro quest'anno, sentite le varie parti, il go-
verno dovrebbe mettere mano al progetto
che, naturalmente, dovrà poi essere og-
getto di negoziato con gli interessati, in
particolare con le associazioni dell'area
cattolica. Esse rappresentano la maggior
parte delle oltre 10.500 scuole «libere», che
con un totale di 43 mila classi e di 160 mila
persone sono al servizio degli oltre due
milioni di allievi di cui abbiamo parlato. SI
poteva temere, in un primo momento, che
di fronte all'incertezza della situazìone la
scelta per il «privato• si restringesse; è in-
vece accaduto, secondo proiezioni previ-
sionali, che la scuola pubblica perda nel
1981-1982 almeno 55 mila studenti (anche
per t·arrivo delle cosiddette «classi vuote,),
mentre quella privata ne guadagna 17 mila.
Il regime di convenzione fra lo Stato e Il
settore dell'istruzione libera prevede la
posslbìlltà che si stipulino .contrattl sem-
plici» oppure «contratti dì associazione».
Nel primo caso l'amministrazione pubblica
paga soltanto gli stipendi degli Insegnanti
che restano, giuridicamente, salariati di
organismi privati; gli accordi riguardano 23
mila classi, per lo più dell'insegnamento
primario, e poco meno di 40 mila inse-
gnanti. Il contratto di associazione, invece,
è maggiormente utìlizzato nel settore se-
condario e superiore, per quasi 21 mila
classi e più di 60 mila professori. Esso po-
ne a carico dello Stato le retribuzioni del
corpo Insegnante e una sovvenzione for-
fettaria calcolata ogni anno con riferimento
alle spese reali dei corrispondenti istitutl
pubblici. Come corrispettivo si chiede che
l 'insegnamento sia impartito secondo pro-
grammi, orari e metodi dell'istruzione pub-
blica e che venga controllato da ispettori
ministeriali. Questo insieme di norme (pre-
visto In particolare dalle leggi emanate nel
periodo gollista e recanti 11 nome di Debrè e
di Guermeur) sarà probabllmente oggetto
di negoziato. Per il momento le conven-
zioni già concluse saranno rispettate sino a
scadenza, anche se i nuovi governanti
hanno fatto sapere che auspicano la tra-
sformazione di tut1i i contratti da semplici In
associativi.
Come si è detto, il potere cerca Il dialogo,
e lo ha dimostrato ì1 ministro Savary con-
cedendo, in settembre, al quotidiano cat-
tolico la Crolx» un'intervista in cui s,
parlava della riforma in termini piuttosto
vaghi. Più combattive le associazioni laiche
da parte delle quali si continua a insistere
per la pubblicizzazione piena e immediata
del settore, non senza un po' di dispetto
per la «corsa• degli alunni verso le scuole
libere nonostante i timori per 11 futuro.
Una prima risposta è stata fornita dal
nuovo segretario generale dell'insegna-
mento cattolico, Il p. Paul Gulberteau, no-
minato a quell'incarico a metà settembre
dai vescovi francesi. Egli ha ribadito due
principil: la libertà di scelta delle famiglie: 11
ruolo e la missione dell'insegnamento cat-
tolico. Ha avanzato tre ipotesi: che conti-
nuino I negoziati del governo con l'inse-
gnamento privato mentre, con qualche
aggiustamento, sopravvive il regime con-
trattuale precedente; che si voglia lo svuo-
tamento (e si è augurato che non sia cosl)
dell'insegnamento libero, in particolare
cattolico, privandolo di risorse; che si dia
mano a un grande progetto pedagogico ed
educativo per la nazione, una specie di to-
tale «rifusione. del sistema scolastico
francese.
P. Gulberteau è in tal modo partito al-
l'attacco, affermando la piena disponibilità
a un incontro su quest'ultimo terreno, Ciò
non vuol dire che però sì voglia abban-
donare un progetto proprio del cattolici,
che è di educazione globale. «Esso ri-
guarda - ha detto - la vita concreta dei
giovani in tutte le sue dimensioni: lavoro,
relazioni personali e familiari. etc Pensia-
mo che questa educazione globale deve
essere nutrita di una riflessione che si
ispira al Vangelo; quella finalità cl sembra
essenziale». Inoltre, l'educazione è . opera
comune dei genitori, degli insegnanti, dei
presidi e degli amministratori» e I mezzi
Indispensabili perché essa possa essere
Impartita sono •la libera scelta dei capi di
istituto, la formazione dei maestri, la costi-
tuzione di un corpo insegnante, la possi-
bilità per le famiglie di scegliere la loro
scuola».
Le associazioni cattoliche interessate
alla scuola, per la verità, non si battono su
un terreno sconosciuto e senza truppe. La
sola Associazione dei genitori delle scuole
libere (APEL) raggruppa 850 mila famiglie
e, in diverse manl1estazioni organizzate In
tutto Il Paese, ha raccolto adesioni più va-
ste dì quanto si osasse sperare, come, per
fare soltanto un esempìo. a metà novembre
a Rennes, dove si sono trovate oltre 10 mila
persone al «Raduno per la libertà di in-
segnamento», alla presenza del cardinale
Paul Gouyon. Vero è che, alla fine dell'ot-
tobre scorso, I vescovi di Francia, riuniti a
Lourdes, avevano reso pubblica una so-
lenne dichiarazione sulla ltbertà di inse-
gnamento, ammonendo nello stesso tempo
a «non dissociare l'obbiettivo della libertà
scolastica da una riforma globale del si-
stema educativo» e rivolgendo un caldo
invito ai cristiani perché partecipino a tutti
gli sforzi rivolti in tal senso.
Il portavoce della conferenza episcopale
francese, mons, Honoré, ha quindi rias-
sunto le Ipotesi possibili di rapporti fra il
settore dell'istruzione cattolica e il nuovo
regime: 1) Mantenimento delle relazioni
attuali con l'Insegnamento pubblico 2)
Applicazione fiscale, da parte dell'autorità,
dei regolamenti. 3) Persecuzione ammi-
nistrativa. 4) Proposta di un nuovo statuto
nel quadro di una riflessione globale. Di-
sponibili a quest'ul!ima possibilìtà, i ve-
scovi - ha detto mons. Honorè - . ricor-
dano fermamente il loro attaccamento alla
scuola cattolica, al suo proprio progetto
educativo e ai mezzi Indispensabili alla sua
attuazione».
Siamo quindi, come si vede, In una fase
preliminare del negoziato. Probabilmente il
governo, che si trova in qualche difficoltà
perché le riforme (nazionalizzazioni d1 in-
dustrie e banche, decentramento) segnano
il passo, tiene conto anche dell'umore dei
francesi che, secondo un sondaggio. alI'81
per cento non vogliono rinunciare al diritto
di scegliere Il tipo di scuola che sembra pìù
adatto per i loro tigli. Sarà difl1clle che
provvedimenti di quella portata e delica-
tezza possano essere presi per decreto
legge, come si sta facendo in altri settori,
anche se nel 1973 lo stesso Mìtterrand
condannava la decretazione d'urgenza. Ci
sono, oltretutto, alcune non lontane sca-
denze elettorali (dopo le cantonali del 14 e
21 marzo, le municipali del 1983) ed è pro-
babilmente inopportuno alienarsi le sim-
patie dei cattolici. Forse per queste ragioni
sembra difficile che Il 1982 porti a perfe-
zionamento il «grande servizio pubblico,
unificato e laico» promesso da Mitterrand
nel suo programma elettorale, mentre potrà
awiarsl un utile, fecondo dialogo Ira le
parti, nel rispetto anche del principi sul
quali si fonda Il metodo educativo cristiano.
29 BOLLETTINO SALESIANO ! APRILE 1982

3.10 Page 30

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PROTAGONISTI / DON GAETANO NICOSIA
<<V>> com.e vocazione
e volontariato
«Quel villaggio è divenuto un monastero», dice l'e_x Ispettore.
L'avventura di don Nicosia e di un gruppo di Volontarie di Don
Bosco che vanno a messa o al cinematografo o a casa quando e
come vogliono.
e ome ex superiore deli'lspet-
toria Cinese e come missio-
nario che celebra il suo giu-
bileo d'oro di sacerdozio il prossimo
maggio, don Luigi Massimino
conosce le vocazioni religiose. Con
riferimento a don Nicosia, un figlio
di Don Bosco nel territorio porto-
ghese di Macao, don Massimino dice
con ammirazione: «Quella è voca-
zione».
La vocazione di don Nicosia è il
servizio ai lebbrosi. Da bambino, in
Sicilia sognava di andare tra i leb-
brosi perché gli apparivano come
«poveri e abbandonati».
Egli entrò nella Famiglia sale-
siana all'età di 17 anni e tre anni
dopo eccolo missionario a Hong
Kong. Tuttavia fu soltanto dopo un
quarto di secolo che don Nicosia
poté realizzare il suo desiderio.
Macao, Hong Kong e il conti-
nente cinese sono vicini; Hong Kong
è nell'angolo sud della Cina e Macao
è il più vecchio insediamento stra-
niero nel lontano Oriente; essa giace
lungo la costa cinese 40 miglia ad
ovest di Hong Kong e 60 miglia a
sud di Canton.
Ricordando l'arrivo di don Ni-
cosia nell'Ispettoria cinese, come
giovane salesiano, il passato Ispet-
tore dice: «Inizialmente si dubitava
sulla sua salute ma dopo non ci fu-
rono problemi». Dopo aver com-
pletato i suoi studi qui, fu ordinato
prete nel 1946 e lavorò in diverse
case. Si faceva a gara per averlo».
Don Massimino iniziò il suo ses-
sennio di ispettorato nel 1962.
L'anno seguente don Nicosia gli si
avvicinò durante un ritiro e gli
chiese di essere mandato ad Agua de
Dios, la cosiddetta «città dei leb-
brosi» in Colombia dove il Servo di
Dio don Luigi Variiu-a sc1isse le
meravigliose ed eroiche pagine della
sua vita.
«Gli dissi che in Cina c'era l'im-
barazzo della scelta quando si par-
lava di lebbrosi. Ed in quel tempo
infatti erano circa un milione. Per-
ché andare in una piccola città dove
3Q BOLLETTINO 51-LESIANO I APRILE 1982
non conosceva la lingua, gli chiesi,
perché non servire i lebbrosi qui
dove stai lavorando, in una provin-
cia dove sei "nato"»?
Un possibile posto di lavoro era
Macao. A Coloane, l'estrema delle
due isole fuori dalla spiaggia di
Macao città, vi era una colonia di
lebbrosi. Era stata fondata dal pri-
mo vescovo di Macao nel 1560, il
gesuita Padre Camiem del Porto-
gallo.
Per un breve periodo durante la
seconda guerra mondiale i lebbrosi
erano stati assistiti dal salesiano
don Luigi Montini, un cugino del
Papa Paolo VI.
Don Montini era a capo di una
fattoria nell'isola.
Ma erano anni che i lebbrosi non
ricevevano alcuna cura spirituale, le
stesse cure mediche e fisiche erano
ridotte al minimo. Don Nicosia
scelse volontariamente di andare
nella colonia lebbrosa di Macao.
Egli la chiamò «Villaggio di Nostra
Signora» cambiando cura e prognosi
del luogo.
Al suo arrivo vi trovò 69 tra uo-
mini e donne adulti e 12 bambini.
«Don Nicosia costruì un giardino e
una chiesa», dice l'anziano Ispet-
tore. «Egli lavoi-ava con la gente in
ogni modo organizzandovi ogni cosa,
persino un Consiglio tra gli stessi
lebbrosi convincendoli ad ammi-
nistrarsi. Nessuno prima di lui l'a-
veva fatto e tanto meno pensato.
Egli ha tutte le qualità del cristiano
dal momento che alla fede in Dio
unisce anche quella nell'uomo».
Un problema immediato fu quello
del cibo. Don Nicosia chiese al go-
verno di dargli i soldi per i pasti in
modo da comprarlo lui stesso. At-
tualmente le isole sono collegate con
la città di Macao attraverso una
strada sopraelevata ed un ponte, ma
allora don Nicosia dovette sincm-
nizza:re i suoi viaggi per le spese con
gli orari dei traghetti.
«Il servizio del traghetto era ir-
regolare, a certe ore ed in certi
giorni, dice l'Ispettore»; alcune
volte mancava l'acqua. Don Nicosia
cercava la qualità in ogni cosa,
specialmente per il riso che è la base
del pasto cinese ottenendo sempre
uno sconto nelle provvigioni.
Fra il villaggio e la città di Macao
abitano·delle famiglie. Alcuni giorni
don Nicosia fa lo stesso tragitto tre
o quattro volte in macchina il cui
motore pw'... sbruffando in qualche
salita fa meravigliare per la resi-
stenza. Quel prete va e viene così
spesso che fra i suoi confratelli cir-
cola una battuta: se vuoi vedere don
Nicosia puoi aspettarlo al ponte.
Don Nicosia ride per questo ed il
suo sorriso ti penetra anche da die-
tro le spesse lenti. E di statura me-
dia con un ciuffo di capelli bianchi.
Il Governo gli passa 80 centesimi
americani a testa; per il resto deve
pensarci la Provvidenza con le sue
vie. Molti dei residenti lebbrosi nel
villaggio hanno altre malattie come
il diabete per cui necessitano di cibo
particolare. Un dottore visita il
villaggio tre volte alla settimana,
ma non basta.
D on Nicosia fa anche da ponte
per i servizi sociali e con alt1i. Vi
sono pochi visitatori e i contatti
familiari sono praticamente inesi-
stenti. Soltanto pochi ricevono po-
sta. «Forse questo dipende dal fatto
che le famiglie vivono nel continente
cinese o i genitori sono troppo vec-
chi per scrivere», egli dice carite-
volmente.
Al presente 62 uomini e donne
risiedono nel villaggio separati in
due edifici e due per stanza.
Il villaggio è aperto a tutti, la sola
condizione è essere lebbrosi. Vi sono
due o tre casi l'anno; l'ultimo ar-
rivato è un giovane di 21 anni
.....
I Pt'lml amici di don Nicosia a Coloane:
siamo nel 1963.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Eccolo, nel 1980, mentre vien• medicato uno del ,uol ■mmalaU.
mentre un altro già residente ne ha
appena 12.
Ogni mattina alle 6,30, viene ce-
lebrata una messa e vi assiste vo-
lontariamente circa la metà dei re-
sidenti. La domenica poi don Ni-
cosia fa il catechismo per i cattolici
battezzati mentre incontra i cate-
cumeni durante la settimana per tre
volte. Alla sera si prega assieme.
«Io si.esso battezzai un bambino
- dice l'Ispettore -, era otTibile
guardare la sua faccia e bisognava
fare uno sforz.o per guardarlo. Egli
era stato
B ancora
ricoverato quasi perfetto.
qui. Ne ho batte',.zato un
altro di nome Pietro che si trova ora
a Hong Kong. Da Ispettore ne ho
battezzati quattro; due sono ancora
qui. Alcuni 1icoverati non vogliono
ripartire ed egli li impiega con re-
golare paga ma per sole quatt.ro ore
al giorno. In effetti anche se sono
guariti fisicamente non lo sono dal
punto di vista psicologico.
Alcuni di questi riescono ad aiu-
tare persino le loro famiglie resi-
denti in Cina».
Tra gli ex lebbrosi che lavorano
alcuni fabbricano e vendono reti da
pesca altri azionano la centrale
elettrica che serve i 30.000 residenti
dell'isola di Coloane.
Tra i residenti nell'isola vi sono
anche le persone di altri progetti di
don Nicosia: un campo per profughi
vietnamiti; il centro santa Lucia per
circa 55 ritardati mentali, giovani e
donne; la città di Ka Ho, un inse-
diamento di pescatori e contadini
con una popolazione di 400 abitanti;
la St. Joseph i;chool per 300 ragazzi
e ragazze dai 5 ai 13 anni prove-
nienti dalle famiglie povere di Ma-
cao o da famiglie completamente
distrutte.
Alla St. Joseph Home poi di
Macao vengono ricoverati 50 ragazzi
e ragazze zoppe: da una bambina
con il labbro leporino ad una donna
di 37 anni.
«Il finanziamento viene dal go-
verno e dalla divina provvidenza»,
dice una donna appartenente all'I-
stituto secolare delle Volontarie di
Don Bosco. Le Volontarie a Macao
sono una preziosa presenza.
Le prime volontarie vi giunsero
nel 1968; ora sono una quindicina.
Le Volontarie sono indipendenti
anche se la presenza di un salesiano
come assistente le aiuta a tener vivo
lo spirito di Don Bosco; non vivono
in comune né in una casa religiosa.
Qui, a Macao, per ragioni pratiche
vivono dove esercitano il loro apo-
stolato e hanno un modesto salario
per le loro necessità. Nascondono la
loro identità di consacrate per poter
operare anche dove non è permesso
a preti e suore. I costumi -cinesi del
resto le aiutano a proteggere questo
loro riserbo.
«Se tu non sei sposata, spiega una
volontaria, nessuno ti chiede perché.
Non sarebbe educato». Una volon-
taria è impiegata in un ufficio sta-
tale, un'altra insegna; la loro età va
dai 22 ai 45 anni. Tutte le volontarie
si incontrano una volta al mese per
un ritiro.
La responsabile del gruppo dice
che il suo compito è quello di faci-
litare gli incontri mensili e di
ascoltare i problemi. Esse vanno a
messa o al cinematografo o a casa
quando vogliono. Nel gruppo ce n
una che è stata insegnante a Macao
quando don Nicosia cercava qual-
cuno per i suoi innumerevoli pro-
getti. Il nonno della donna era un
amico del missionario il quale una
volta parlò alla nipote de!Je sue ne-
cessità: ella lasciò tutto e divenne
volontwia.
La famiglia rimase pagana anche
se il padre e la nonna furono bat-
tezzati in punto di morte.
«Quel villaggio è divenuto un
monastero, dice l'ispettore, i nostri
confratelli ci vanno per conforto e
riflessione. L'antico vescovo era
solito farvi il ritiro mensile e il
francescano padre Allegra - quello
che tradusse la Bibbia in cinese -
vi si recava per Natale». Don Mas-
simino ha ora 75 anni. Occupato ad
Hong Kong come segretario ispet-
toriale non ha molto tempo per an-
dare a Macao. Ma dice di don Ni-
cosia: «La migliore cosa è che egli è
un missionario che si prende cura
delle anime».
Oaniel M. Madden
l~ c i d i
D~nBosco
senza
Bollettino
Salesiano?
Eppure
.•.eppure li BS è li dono
cordiale çtt. Don 8"oo dlii
lontano 1877 Invia al suol
amici.
È la rivista della Famiglia
SalHian■: Informa sul ia-
voro eh• I figli di Don Bosco
svolgono tra I giovani • nelle
missioni.
Lei non riceve li BST t
Interessato al suol con•
tenuti? Lo richieda.
Conosce persone spi-
ritualmente vicine Don
Bosco, che gradirebbero
riceverlo? Lo richieda.
Scriva chiedendo per sé,
per altrl, l'omaggio del Bol·
lettino SalHlano.
Comunichi gli Indirizzi
chiari • completi a:
UFFICIO
PROPAGANDA SALESIANA
CAHLU POSTALE 9092
00113 ROMA•AUREUO
31 BOLLETTINO S/ILESIANO I APRILE 1982

4.2 Page 32

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LIBRERIA
* RENATO GIORDANO
MICHI COSTA
Se tu sapessi LDC 1982, pp.
64, L. 1.500
Dal 1981 la Chiesa italiana,
proseguendo Il suo program-
ma catechist ico-pastorale, ha
un catechismo per gli adulti
dal titolo «Signore, da chi an-
dremo?•. Si tratta dì una pro-
posta completa di catechesi
per la vita cristiana per chi ha
già scelto Cristo e la Chiesa.
Questo libretto è un aiuto al
lettore di quel catechismo di
cui vengono presentate al-
curie pagine significative.
E uno strumento di stimolo e
riflessione in conclusione che
porterà certamente ad una
maggior comprensione del
Catechismo degli Adulti e
* UNA COLLANA DI
nuovo titolo (Vivendo Anna).
NARRATIVA
della grande attrice Diana
Or lglnale per Il suo stile e per i Terrieri, che ha dato - con
suol destinatari
questo modernissimo thrilling
della memoria - uno splen-
Una nuova Collana d1 nar- dido spaccato del mondo mi-
rativa, con questi chiari di lu- sterioso e affascinante dell'a-
na, è qualcosa che fa gridare nima della donna.
al «miracolo» (e lo ha fatto, Da sempre all'avanguardia
con la competenza e la classe come editrice qualificata nei
che unanimemente gli si ri- campi scolastico ed educativo.
conoscono, Giovanni Arpino la SEI ha qualificato questa
dalle colonne del «Giornale Collana con una meritoria in-
nuovo• ).
tuizione pedagogica, che l'ha
S'intitola «La quinta stagio- portata a scegliere testi adatti
ne» ed esce a Torino, presso ai «giovani adulti», un pubbli-
la SEI. Perché quel titolo? Per co cioè di grande respiro che
il gusto del non-ancora-per- sentisse l'esigenza d ' uno
corso, del sentiero inedito, in- spazio maggiore da conce-
consueto, fuor della norma. dere - m questo momento d1
per significare la stagione evidente crisi di fan1asia cul-
dell'invenzione, della fantasia. turale - al linguaggio narra-
della dimensione creativa.
tivo, che non rappresenta una
Una Collana che nasce con fuga dal rea le, ma anzi un
uno stile e per un pubblico di modo per penetrare la com-
«giovani adulti», quelli ap- plessità del mondo attuale e
punto che con maggior inten- indicarne - affiancato alla
sità vivono la stagione della vicenda narrativa - un senso
fantasia.
esistenziale.
E la SEI, di fantasia, ne ha Si tratta, infatti, d ì testi che
dimostrata molta sin dalla pongono all'attenzione del
scelta degli Autori che inau- lettore tutt'una serie dì valori. I
gurano la Collana: a un Autore problemi dell' uomo d 'oggi. la
italiano, Piero Cao (scrittore e vita - Insomma - nelle sue
poeta letterariamente nato con varie sfaccettature di bene e di
l'avallo di Luciano Bianciardi) male, di situazioni positive e di
che qui ci presenta Tempo situazioni sconcertanti e con-
ordinario, con un congegno traddittorie: ma proprio così,
stilistico che è poco definire nel continuo confronto tra il
fortunato colpo d'invenzione, «vissuto» di questi romanzi e il
si accompagnano Autori d1 vissuto dei lettori, scatta il
varie a ltre lingue e nazionalità: meccanismo educativo, l'ar-
la compianta Mariama Bà ricchimento del dialogo, l'in-
(Cuore africano) era senega- sinuarsi di propositi di nuova
lese; Alberto Vàzquez-Fìgue- vita.
roa (Come un cane rabbioso. Né va dimenticato il sotto-
un romanzo - come l'ha de- fondo, chiarissimo in tutte le
finito Il succitato Arpino - opere della Collana: una ric-
«fulminante e fosforico») è chezza antropologica e un'a-
nativo delle Isole Canarie; pertura - proprio per , loro
Huguette Pérol (Il leone senza valori «laici», cioè rivolti ai
corona) è originaria di Tunisi. continui problemi portati dal
Penelope Lively (li giudizio) è vivere quotidiano: verso quella
nata in Egitto. mentre Not- dimensione religiosa della vita
tingham ha dato I natali al ce- con cui tutti - sia pure sotto
lebre Alan Sìllitoe (L'alma- diverse torme. per le differenti
nacco del diavolo). Ed è già culture - prima o poi deb-
preannunciato dalla SEI un bono fare i conti.
nello stesso tempo farà ac-
quisire una chiave per la sua
lettura.
parte cerca di evidenziare le
rad ici di questa preghiera
nell'humus fecondo del Sa-
cramento del matrimonio che
non è un'invenzione arbitraria.
ma una realtà vitale per l'a-
more cristiano della coppia.
Una seconda parte mette in
rilievo i vari aspetti di questa
preghiera che è adorazione,
lode, rendimento di grazie,
domanda di perdono, implo-
razione, ecc. Una terza parte
tenta dì aiutare in concreto le
coppie a praticare questa
preghiera nonostante gli
ostacoli c he inevitabilmente
incontreranno. La redazione di
questo utile sussidio è del
Settore di Siena delle Equipes
No tre-Dame, un'associazione
ecclesiale che vanta molta
esperienza in fatto di spiritua-
lità familiare e della coppia.
+ MONS. CARLO MARIA
MARTIN!
In principio la parola
LDC 1982, pp. 60, L 900
~ J. LACOURT
Credere In Dio oggi
LDC 1982, pp. 127. L. 5.500
È ancora possibile credere
in Dio? Il progresso delle co-
noscenze scientifiche mette 1n
crisi la fede? Il volume - ric-
camente corredato di foto-
grafie - cerca d1 dare una ri-
sposta rigorosamente scien-
tifica ma al tempo stesso «ca-
pibile» a questi Interrogativi.
Il libro - che a nostro av-
viso può anche rappresentare
un buon testo scolastico e
catechistico - è una tradu-
zione dal francese di un'opera
da tìtolo originale: «Au risque
de croire. Tome I: D1eu, pour-
quoi ne pas y croire?» che. a
suo tempo, ln Francia è stato
un ~ero best seller
* La preghiera deUa coppia
LDC, pp. 47, L. 1.500
La preghiera della coppia è
appunto l'argomento di questo
volumetto che dopo una in-
troduzione che riporta l'espe-
rienza di una coppia, si svi-
luppa 1n tre parti. Una prima
MONS. ALDO
DEL MONTE
La parola di Dio principio di
comunione nella comunità
LDC 1982, pp. 80, L. 1.100
Ecco due volumetti della
collana «Maestri della tede»
che hanno lo stesso carattere
pastorale - sono infatti due
«lettere. inviate rispettiva-
mente ai cristiani della Diocesi
di Milano la prima e a quella di
Nov ara la seconda - e che
hanno lo stesso punto di par-
tenza: la parola di Dio. Insigne
biblista il primo, arcivescovo di
Milano, non meno Insigne ca-
techeta l'altro, vescovo di No-
·vara, concordano sostanzial-
mente sulla importanza della
Parola di Dio. La Parola infatti,
scrive monsignor Del Monte
genera la fede, la tede unisce
nella comunione. Al lora na-
scono gesti, comportamenti,
iniziat ive, strutture e circola-
zione d i carità che fanno la
realtà storica che si chiama
comunità cristiana.
Questa comunità è germe di
rinnovamento evangelico nel
territorio.
I l .lBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiesti
alle Editrici
o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-
chiedente);
o con versamento anticipato su conto corrente postale
(spedizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp.
8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita
176, 10152 Torino. Ccp. 20.41 .07.
32 BOLLETTINO SALESIANO I Af'll/LE 1982

4.3 Page 33

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I NOSTRI SANTI
Poté così, con la libertà e la riabilitazio-
ne, riprendere l'impiego di cui. a causa
della calunnia era stato sospeso. Rico-
noscenti, inviamo modesta offerta per la
causa di beatificazione di suor Eusebia,
mentre chiediamo che continui la sua
efficace protezione.
LA MADONNA COMPLETO
LA GRAZIA
Nel novembre
1981 fui colpita da
grave emorragia.
Ricoverata nel re-
parto S. Edvige
dell'Ospedale Got-
tolengo di Torino,
dopo una notte tre-
menda fu i portata
d' urgenza in Ra-
diologia in previ-
sione di operazione
chirurgica. Il radiologo constatata la mia
condizione mi mandò immediatamente in
sala operatoria. Tutto riusci bene e in
modo impensato.
Durante la mia degenza in S. Edvige,
scorgevo dal mio letto la cupola della
Basilica di Maria Auslllatrlce, sormon-
tata dalla statua della Madonna. A Lei
chiesi la grazia della guarigione con
gran fede nella sua potente Intercessio-
ne e non fui delusa.
Devo aggiungere che, ritornata alla
mia comunità, una noiosa flebite, veri-
ficatasi durante la degenza all'ospedale,
mi impediva di camminare e di attendere
alle mie occupazioni. Dissi allora alla
Madonna che completasse la grazia, ed
ecco che nel giro di qualche settimana la
flebite scomparve del tutto. La Madonna
non fa le grazie a metà. Ti ringrazio con
tutto il cuore, Vergine SS Ausiliatrice!
Suor Monica
Vincenzina del Gottolengo - Torino
DEVOTA SIN DA BA BIN
Ammalata con peritonite e pleurite di-
speravo di continuare a vivere spe-
ravo più in medici e ricoveri in clinica Un
giorno spinta dalla fede incominciai la
novena all'Ausiliatrice consigliata da san
Giovanni Bosco. Giunta al terzo giorno
della novena ho avvertito una sensazio-
ne di benessere che mi ha portato alla
guarigione. Grata ho voluto edificare una
cappellina all'Ausiliatrice alla periferia
del paese, nella strada che porta al ci-
mitero. I passanti così sostano, e pre-
gano mettendo dei fiori.
Lettera firmata:
Via Firenze 93016 Valle/unga (CL)
TANTE GRAZIE RICEVUTE
Vorrei ringraziare la vergine santa
Maria Ausiliatrice per le tante grazie ri-
cevute per mezzo della sua intercessione
presso il Signore ed in particolare per
una grande grazia fatta ad una persona
a me molto cara pregandola ancora di
tenerla sempre sotto la sua protezione
insieme a tutti i miei cari.
Cipollone Daniele - Roma
COLPITO DA VIOLENTI DOLORI
Nel novembre
1980 mio marito che
si trovava In Ecua-
dor per motivi di la-
voro. venne colpito
da violenti dolori
alla schiena e alla
gamba
sinistra.
Rientrato in Italia In
cattive condizioni
venne ricoverato in
ospedale e le cure
fatte purtroppo risultarono vane: il dolore
aumentava e la gamba aveva perso i ri-
flessi quasi paralizzata.
Venne eseguita la mielografia dalla
quale risultarono due ernie discali. Or-
mai era necessario l'intervento chirur-
gico anche se molto rischioso, ma si
doveva tentare. Con mio manto invocai
intensamente Dio che, per intercessione
di Don Bosco gli concedesse la grazia di
tornare come prima. L'intervento venne
eseguito nel mese d t gennaio 1981 e
riuscl felicemente. Con mio marito rin-
grazio vivamente Don Bosco per la gra-
zia concessa e speriamo sempre nella
sua protezione sulla nostra famiglia.
Maria Teresa e Michele Cu/asso
Caluso (TO)
UN •GROSSO• IN GOLA
Ad un mio caro
nipotino, In seguito
ad una forte paro-
tite, venne riscon-
trato un grosso• in
gola, che risultò,
dagli esami clinici,
di natura dubbia.
Nell'ansia del mio
dolore invoca, con
tanta fiducia la ser-
va di Dio suor Eu•
t ebla Palomino, la quale non tardò a
donarmi la certezza, dopo l'esame di
controllo, della scomparsa totale del
male diagnosticato. La ringrazio e con-
tinuerò a invocarla con tanta fede.
Giuseppina Tor ri - Lecc o
AC USATO I GIUSTA ~EN1'E
Ringraziamo la serva di Dio suor Eu-
sebia Palomino per una grande grazia
ottenuta per sua intercessione.
Un nostro caro congiunto, accusato
Ingiustamente di grave reato, tu arresta-
to e messo in carcere. Ci rivolgemmo
con fervide preghiere a suor Eusebia
perché facesse luce sulla triste vicenda.
Con noi pregava anche la Comunità
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In modo
quasi inspiegabile Il nostro caro con-
giunto fu riconosciuto innocente ed as-
solto pienamente dalla grave accusa.
NATO CON CARDIOPATIA
Circa un anno fa
v1 scrissi per chie-
dervi l'abitino di
Domenico Savio.
era per mio figlio
Luca. Mio figl io in-
tatti è nato con una
cardiopatia con-
genita e dopo pochi
mesi gli è venuta
anche
un 'asma
bronchiale e una
punta d'ernia. A nove mesi l'abbiamo ri-
coverato a Bergamo per decidere in
merito all'opportunità d1 un intervento
operatorio o meno. In quei tristi giorni
pregammo tanto san Domenico Savio ed
avemmo la sorpresa di sentirci dire dal
prof. Parenzan che non c·era bisogno di
operazione.
Lettera firmata - Alife
IO PREGAVO CONTINUAMENTE
Sono una ragazza di 17 anni molto
religiosa. Un giorno mìo fratello di sette
anni è stato ricoverato in ospedale per
una infezione ai polmon1. Dopo alcuni
mesi di cure varie i medici gli trovarono
una ciste: dovette essere operato ur-
gentemente. Ho pregato sempre san
Domenico Savio e penso di essere stata
esaudita dal momento che mio fratello
conduce una vita sana e senza disturb1.
Sere/li Teresa - Bruzzano Zettirro
Cl HANNO SEGNALATO GRAZlf'
Almasso Agostino - Alllero Palmina • Allara Fran-
cesco - Anzellni Giovanm - Arena Maria - Arena Ri-
na - Arlcò Carmela Aronica Colomba - Atzeni Gio-
van ni - Batti Daniele • Baracchi Let12ia • Battaglmo
M. Angela Battagllo ttl Carta Bechaz Agosuna
Bertenl Maria - Bertollno Elvira - Bessone Caterma -
Biletta Teresa 81scondl Giovanna - 8 0911010 Gu-
glielmo - Bei Carla - Bologna Rosaria · Bolloll Rosa -
Bonfantl Silvia - Borella Rina Borgo Fedora • Bo-
sco Emilia Bollari Chiara - Bozzola Aurelia • Brac-
chi Le.tizia • Bracco Marta - Bruni RO$ina Capiui
Salvalrice Caligaris Maria - Calogera Annibale •
CaJosso Michelina Ca merino N,cohna - Camma-
rote Umberto - Candla Anna - Cannata Angelina
Canterella Mana - Caruso Concetta • Catania Con-
cetta - Cattaneo Domenica Chasseur Tina • Cle-
nco F1orina • Chmellato Cleme - Chiodo G1ovann1
Comlsso Raffaella - Condem, Giuseppina Consoli
Vittoria • Conti Giuseppina • Cozzanl Adele Cra•
panzano Giuseppe - Creller M Teresa Crestan
Benedetto C.I Saladino - Dabbene Rosina • Dal
Balcon Anna D'Angela Gaspare - De Maglstris
Angela Daprà Giacomina • De Luca Lina Dell'I·
sola Antonio De Marinls Gemma - Dematteis Te-
resina - Deval Angela - Di Giovanni Vincenzo Dl
Costa Giovanni - Dimichino Egle - Fanara Alfonsa -
Fantolino Carmela - Fanton SIivia Fatuzzo Glu•
sepplna - Favre Palmira - Fermanl Simone - Ferrar,
Maria - Ferrare Ersilia • Fortunato E.rs1tlo · Fiore
Maria - Gagliardi Concetta - Gal FIiomena - Gala
Giovanni. GallmbertJ Giuseppina - Gallo P. Lucia.
33 BOLLETTINO SMESIANO r APRILE 1982

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
DEIJ.A GI ACOMA QRA:Z:IA Coopera-
trice t Ogg,ona (VA) a 79 ann,
Sempre generosa nel servizio par-
rocchiale come pure all'Oratorio e nel
confor10 agh ammalati
ne salesiana di Abadan, nel Golfo
Persico: qui sl distingue generosa-
mente per il lavoro tra operai e tecnoc,
delle compagnie petrolifere andandoli
a trovare dappertutto
Fu avv,cinandos, ad una p,attaforma
marina petrolifera che ebbe un Inci-
dente ,n cui perse tre dita della mano
Dopo tre anni eccolo a Teheran con-
fessore; l'attendeva però l'atroce sol-
ferenza di vedersi espellere dalla rl•
voluzione Islamica net t 980. Destinalo
alla casa di Trev,gllo ha lasciato l'e-
sempio di un grande riserbo e di una
grande umiltà
CARBONI uc. LUCIO SalHlano t
Treviglio a 69 ann,
Il suo fisico era orma, logoralo da un
lungo lavoro educativo e missionario
nel Medio Oriente, dal postumi di una
grave mata11Ia e dalle sofferenze subite
durante la rivoluzione islamica in lran.
Era nato ,t 23 marzo 1912 a Os,o
Sopra, nel Bergamasco. che ha dato
tante vocazioni alla Fam,gha Salesia-
na. Del suo paese. del suo Parrnco e
del suol cari por1ava sempre vivo Il ri-
cordo in cuore e ne seguiva le vicende
attraverso t'abbondante corrispon-
denza e Il bollettino parrocchiale Ogni
qualvolta poteva ritornare In patria per
rifarsi dalle gravose latlche, riservava
la prima visita alla Chiesa, dove era
stato battezzato e cresciuto nella fede,
al suo Parroco e al cimitero, dove n-
posavano i suol genitori e parenti.
La prima tappa della sua vocaz10ne
salesiana fu Ivrea da Il fu inv,ato a
Cremisan ad una decina di chilometri
da Betlemme, Durante la seconda
guerra mondiate fu internato ,n campo
di concentramento e que, momenti
dlfficlll rivelarono la bontà del suo
animo. Fu ordinato prete a Gerusa-
lemme 1119 giugno 1943.
La prima parte delta sua vita sacer-
dotale fu dedicata all',mpegno edu-
cativo-pastorale nelle scuote di Cre-
misan, del Cairo, di Por10 Said, di Bei-
rut. Nel 1970 viene Inviato a Teheran
nell'Iran dove avrà la respcnsab,htà
della Chiesa della Consolata, che è In
quella capitate la Cattedrale cattolica
di rito latino ed è alfidala al Salesiani.
si allermarono Il suo sorriso, la sua
Industriosa carità, la volontà d• pace e
di collaborazione.
Dopo Ire anni di serv,z,o parroc-
chiale fu inviato d,rettore nella m,ssio-
IIEI Hc, ANTONIO SalNlano I Buenos
Aires a 63 anni
DI fronte alla figura esemplare, buo-
na e zelante df questo confratello che
ha speso l'Intera sua v,ta nell'opera
missionaria c'è da rimanere amm1ral1
Il suo desiderio di por1are Cnsto alle
anime, il suo lavoro senza hm,1,, l'a•
more grande a Don Bosco e alta Con-
gregazione hanno spezzato Il suo
cuore per cui non ha avuto riguardi e
di oul con riserbo ha tenu10 nascosto 11
deteriorarsi.
Di lui disse monsignor Arglmiro
Moure, vescovo di Comodoro R,va-
davla (Chubut): •· .E l'uomo dell'equ,-
librio e del buon senso. Con te persone
adulte ha una capacità d, dialogo
straordinario. È molto ricercato da loro
quando c'è qualche problema: parta
con quella serenità e con quel buon
senso che lo caratterizzano, con
quella sapienza cristiana che gt, e fa-
miliare»
ROBEAI sac, ENRICO Salesiano I
Alassio (SV) a 73 anni
Di ottima tam1g1ta piemontese fin da
giovanissimo entrò all'Oratorio d1 Val•
docco per compiervi gli studi g,nna-
siali.
Giovane ,ntelligente e doc,le alla
voce dello Sp,r,10, maturo presto ,1•de-
slderio d, donarsi totalmente al Signo-
re nella Congregazione salesiana Da
salesiano fu a Tonno-Valdocco, a
Cuorgnè, Lanzo, Rrenze, Borgo San
Lorenzo e dal 1965 ad Alass,o
Laureato In Lettere fede della scuola
Il luogo pnvìfegiato della sua att,vltà di
formazione e della sua evangehzza-
zìone, La FIDAE gli ha assegnato la
medaglia del benemeriti della scuota
per I suol clnquan1'ann, dJ Insegna-
mento Uomo d• poche parole ebbe Il
dono d i stringere numerose e feconde
amicizie. Ha lasciato soprattutto in
Toscana e ad Alass,o ,n par1,colare
una molt1tud,ne d, exalliev1 e di per-
sone che lo ricordano con profonda
simpatia e con grande nconoscenza
per il bene da lui ricevuto.
UVATTARO HC. LUIGI Salesiano I
Torino a 74 anni
Per quas, sessant'anni don Zavat·
taro e staio a Torino Valdocco VI
giunse infatti per compiervi Il tirocinio
pratico e vi rimase per dlvers, lncanchl
conslgllere scolastico e catechista,
soler1e e preciso segretario lspetlorlale
ed ancora segretario per nove anm di
alcuni Consiglieri generali
Gli exallievt dì Torino-Valdocco, che
segul con premuroso alletto dal 1964
ad oggi, trovarono in luf un amico, un
confidente, una guida
La sua vita e stata una generosa n•
sposta all'Invito di Dio, che amo e secvi
come sates,ano fedele a Don Bosco e
alla Chiesa.
ACCORNERO PIO Salesiano Coadiu-
tore t a Torino
I cinque lunghi ann, do malanla che
lo Immobilizzarono In un letto non lol•
sero O sorriso e la serenità dal suo
volto
Durante I suol 60 anni di vita sale-
siana lavorò a tun90 a contatto con I
giovani nei laboratori di falegnameria
che clresse con competenza e pre-
parazione. Fu particolarmente sensi-
bile alla loro formazione cristiana e alla
loro qualificazione professionale, af-
ferma~do che non è un disonore fare
un umlle lavoro. ma li non ImpegnarsI
con tutte le !orze nel lavoro che si sia
facendo.
Fedele e genuino hgllo di Don Bosco
fece della sua bella voce e del palco-
scen,co un valido strumento educa-
1lvo, sempre generoso e pronto ad
ogni invito quando si trattava di por-
tare una nota di allegria_
Negli ut~ml anni della sua vita svolse
diverse Incombenze dimostrandosi un
prezioso collaboratore e rivelando un
profondo spirito salesiano e un grande
amore alla congregazione.
SERAVAW FERDINANDO Coadiutore
Hle11afto t a Novara a 74 anni
Lasciato Il Friuli, dopo la rotta di
Caporetto, emigrò con la famiglia a
Torino. Frequentò Vatdocco e l'O·
ratorlo di S. Paolo Segui Don Bosco
nella vocazlone salesiana. Maestro
sarto profuse te sue doti impareggiabili
di religione e di professionalltà a Li-
sbona e a Novara.
Metodico, silenzioso, tenace, an-
corato al passato, non ha mal de-
campato dai principi della vi1a religiosa,
PAGNOTTA ROBERTO Cooperatore t
Roma a 85anni
Non è esagerato affermare che lu un
cristiano e un salesiano di eccezione.
Visse la sua fede In modo esemplare
aperto, coraggioso, ,mpegnato, anche
,n tempi in cu, c,ò esigeva nschlo e
combattività. Nel lavoro era amato e
stimato anche da quanti non con-
dividevano le sue idee potl1Iche e re-
ligiose perché a tutti si Imponeva con
l'onestà, la retti1udine, l'attaccamento
al dovere, e soprattutto con un'ampia
disponibilità a chiunque avesse bi-
sogno di lui. Fu un padre esemplare
che seppe educare, egreglamen1e
coadiuvato dalla sua sposa, I lìgll.
Nell'Associazione Cooperatori diede
una for1e testimonianza, impegnandosi
anche nel Consiglio ispettoriate, nel
quale recava sempre Il contributo. ol-
tre che dell'Impegno, del suo en-
tusiasmo e del suo otllm,smo,
SAGLIA AGNESE ved. GAIDO t Ca-
salgrasso a 82 anni
Fervente cooperatrice salesiana,
accoglieva e leggeva Il Bollettino con
vero piacere. Ogni giorno sgranava I
suol rosari pregando per tutti felice
d'aver donato due figlie a Maria Au-
silìatrice: suor Domen,ca e suor Lucia,
SORCE MARIA I a S. Giuseppe Jato
(PA) a 78 anni
Da giovane volle essere Iscritta tra le
Cooperatrici Salesiane, vivendo la sua
vita nella semplicità, nella bon1à e net
lavoro apostolico. Fu provata da
un'artrosi delorman1e e dalla perdita
della vista. Accettò le sollerenze, of-
lrendo le sue pene, in continuo olo-
causto, per i bisogni della Fam,glia
Salesiana. Mori placidamente. dopo
aver ncevuto Gesù Eucarist,a, il 21
marzo 1980.
VOTA FIRMINO MARTINO Coop.,.■tore
t Rivarolo Canavese (TO) a 76 anni
Era un uomo semplice, onesto, la-
borioso, di temperamen1o sereno che
manifestava con un sorriso perenne
La sua dolorosa e lunga Infermità fu
per lui !'occasione per testimoniare
fede e rassegnazione cristiana. As-
sistlto alternallvamente dai suoi figli, al
sacerdote che poco prima di morire
l'Invitava ad avere coraggio nella
bon1à del Signore, rispose: ho sempre
voluto bene a tutti e fatto del male a
nessuno.
ZECCHINO GIOVANNI I Giarole (AL) a
87 ann,
Come è vissuto nella fede In Cristo
cosi è ritornato al Padre, assistito dalla
figlia suor Maria Luisa delle FMA.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
Z IO N E GEN ERALE OPER E DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giu ridica mente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L 'ISTITUTO
SALESIAN O PER LE M ISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
n alità giuridica per D ecreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredita.
Formu le valid e sono:
- se si tratta d'un legato:• ... lascio alla D,rez1011e Generale Opere
Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Sales,ano per le
missioni con sede In Torino) a titolo di lega10 la somma di lire....
(oppure) l'Immob ile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmentedi assistenzae benehcenza, di is1ruz,one e educazione. di
culto e di religione.
- se s, tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro de, due Enti su indicati;
..annullo ogm mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede ,n Roma (oppure /'ls/1tuto Salesiano per le Missioni con sede in
Torino) lasciando ad esso Quanto m i appartiene a qualsiasi titolo, per
gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di cullo e di relig ione • ·
(luogo e data)
(firma perdisteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1 APRILE 1982

4.5 Page 35

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SOLIDARIETÀ
Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
missioni d 'Africa, a cura di N.N.
Borsa: Don Bosco, pregando per la
pace nel mondo, a cura di Guidotti
Zerbina. Modena
Borsa: Maria Auslliatrlce e S. Giovanni
Bosco, a cura di Medina Cesare, Bor-
gomanero NO
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di
Motta Lu1g1a Cltteno, Casatenovo CO,
L. 1,000.000
Bor-■: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, grazia ricevuta per fa guarigio-
ne della cognata Maria, a cura d1C.• L
500.000
Borsa: Maria AusUlalrlce, S. Domenico
Savio, per grazia ricevuta e Invocando
protezione sulla lamiglfa. a cura d•
G.T., Scanno, AQ, L 300.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, invocando urgente graz,a, a
cura di Revlgho T Giuseppina. Vico-
forte CN, L 300.000
Borsa: Don Angelo Fe.rrarl. nel 50° di
professione reflglosa. e d1 Sr. Teresa
Ferrar/ FMA. a cura del fratello Giu-
seppe e Famiglia, L . 300 000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovanni
Bosco, in memoria di Mons. Borgarti,
Vescovo di Viedma, per ottenere la
guarigione di mia mogl,'e Luciana. a
cura di Borgatt, Bruno. Renazzo FE, L
250.000
Boraa: Mari■ Auslllatrlce, In suffragio
e ricordo del Sac. Marcoaldi Evaristo. a
cura della famiglia Galeanl, L 200.000
Borsa: s. Rita, pensaci tu, ,n memor,a
di Mons. Sosia d'Angelo. a cura d1
Pellegrini Ester, Caserta
Boru: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, ringraziando p er grazia rice-
vuta e sempre invocando la loro inter-
cess10ne, a cura di Polese A.M , Latina
Borsa: Papa Giovanni X.Xlii, In rmgra•
ziamento per grazia ricevuta. a cura d1
Santini Maria, Messina
Borsa: Maria Auslllatrlca, Papa Gio•
vannl XXIII, a cura dt ConaloAngelo, Pa•
lanolo, VA
Borsa: In memoria di Grebor, Fran-
cesco. a cura dei famU1an. Tonno
Borsa: Aluandrlna M. da Costa, im-
plorandone fa protezione. a cura d1
VIiia SIivana
Borsa: Maria Auslllatrlca, S. Giovanni
Bosco, s. Domenico Savio, in memoria
di mio tiglio Piervit, a cura di Regls
Francesco, :rorgo d'Ala, ve
Borsa: s. Domenico Savio, invocan-
done la protezione sulla tam1glta. a
cura di Giuseppe A,
Borsa: s. Domenico Savio, lmploran-
Borsa: Sacro Cuore di Gasù, Maria
Auslllatrice e Santi Salesiani, invo-
cando protezione per , figi,, a cura
della Famiglia Gallone, Frascati, Roma
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi Sa•
laslanl, In ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Dati Mario, Ca-
maiore LU
Borea: Maria Auslllatrlce e Santi Sa•
leslanl, in suffragio di Sabbadlni-Ma-
sini Adelina, a cura di Sabbad1n1 Carla,
Udine
Borsa: Marta Auslllatrlce e Santi Sa•
leslanl, invocando protezione, a cura
di Dalmaso Maria, Borgo Valsugana
TN
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi Sa•
leslanl, in ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Bernardi Maria
Pia, Roma
s. Borsa: Giovanni Bosco, In memona
di Papà Angelo: nel XXV della morte lo
ricordano con affetto la mogi/e e , sette
figi/,
Bort■: Don Rua, In suffragio dei ge-
nitori, a cura di Zavanse M . Carmela
TV
Boru: S. Domenico Savio, a cura di
Pellegrini Luigina, Udine
Bor-■: S. Giovanni Bosco, In suffragio
e ricordo del Sac. Marcoafdi Evaristo. a
cura della famiglia Celestini, L 200.000
Bor.sa: Don Bosco, in riconoscenza per
grazie ricevute, a cura di Ratti Isabella,
Alessandria
Borsa: Beato M, Rua, In suffragio e r,.
cardo del Sac. Marcoafcli Evaristo. a
cura della fam1gha di Ceraudo Alfredo.
L.200.000
Borsa: S. Domenico Savio, in suffragio
e ricordo del Sac. Marcoa/dl Evaristo, a
cura della famlglla Ribeca, L. 200.000
Borsa: S. M. Domenica Mauarello, In
suffragio e ricordo del Sac. Marcoaldl
Evaristo, a cura della famiglia del Doti.
Rinaldi Giovanni, Salerno, L. 200.000
Borsa: Sr. Onorina Lanfranco, In me-
moria, a cura di Lanlranco Lu1g1. To-
rino. L. 200.000
Bora•: Don Antonio Ressico. In me-
moria, a cura di Lanfranco Luigi, To-
rino. L. 200.000
Borsa: In memoria d1 Nunzia Maria DI
Leo, a cura di Insegnanti Scuole Elem
Pestalozzi, Roma, L 200 000
Borsa: Don Bosco, in memoria e suf-
fragio di mio padre lng. Cam,110, a cura
di P1loth Marina. Roma, L. 200.000
Boraa: S. Giovanni Bosco, in memoria
e suffragio del ge-nltor, Giuseppe e Gi-
na, a cura del F.111 Covezzi, Bondeno
FE, L. 200,000
Borsa: S. Maria Mauarello, nel cen-
tenario, a cura di Genco Giuseppe,
Orbassano TO, L. 120.000
Borsa: Don Bosco, per grazia ottenuta
e m suffragio de, nostri defunt,. a cura
dt Bruss1no Robeno, Castagnole P
TO, L. 115.000
BORSE DI LIRE 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Santi Sa-
lesiani, In memoria e suffragio d1 Maria
Ciceri ved. Capra, a cura della figha
Lucia, Chieri TO
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl•
llatrlce, Santi Salesiani, per grazia r,.
ceeuta e invocando continua prote-
zione su/la famiglia, a cura d1 Garbe-
rogho Rosa, Agliano d 'Asto
Borsa: S. Domenico Savio, a cura d1
Restagno Adnana
Bors·a: In memor;a di Franco Erminia. a
cura della Parrocchia Sa1eslan1 di
Biella ve
Borsa: Maria Ausiliatrice es. Giovanni
Bosco, a cura e secondo 1ntenz1oni d1
M.G.. Vagone TO
Foto Mario Rebeschlni
dona fa protezione sulla fam,glla, a
cura di G. e Olga Ronco
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausl,
llatrlca, Santi Salesiani, rmgra;,iarn:lo
per papa e mamma e invocando pro-
tezione. a cura di Serra Adriano. To-
rino
Borsa: Dlvir,a Provvidenza, a cura di
Bogllone Francesco, Torino
Borsa: Mario Auslllatrlce e S. Giovanni
Bosco, in ringraziamento o ,mp/orando
protezione, a cura di Collo Maddalena
Borsa: Maria Auslllatrlce: proteggi le
Borsa: Don Bosco, aiutac,. a cura di
Marchese Cnst1na e Alessandro, Ge-
nova
Boraa: Don Bosco, a cura di T,G.. Ge-
renzano VA
Borsa: Maria Ausiliatrice e s. Giovanni
Bo.co, in suffragio di Gavagnin Maria,
a cura della ligha
Borsa: S, Maria Mazr.arello, ringra-
ziando per grazia ricevuta. a cura di
Macchi Armanda, Bogliasco GE
Borsa: Maria Auslllatrfce e S. Giovanni
ll01co, per grazia ricevuta. a cura di
Murgia Gianluigi. Lalina
Borsa: Santi Safeslanl, invocando
protezione sulla famlgt;a, a. cura di
N.N.
Bora•: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savlo1 in ringra-
ziamento e Invocando protez,one. a
cura di Montaldo Luigi, Alba CN
Borsa: S. Cuore di Gesù: benedici e
proteggi quanti ml han fatto del bene,
a cura di Rlnaldl Renata, B,ella Ve
BorH: Maria Auslllatrlce, a cura di
Maggioni Tina, Montes1no Br. Ml
Borsa: Maria Au.slllatrlce e Don Bosco:
proteggete fa mia famiglia, a cura di
Campagnoli Anton1et1a, Vestone BS
Borsa: Maria Auslll■trlce e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento e Invocando
protezione, a cura d1 Fllocamo Manel•
la, Roccella Jonica RC
lloraa: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco, Papa G.lovannl1 invocando sa-
lute per la moglie Jolanda, a cura di
Sallcinl Cesare, Granarolo BO
Borsa: Maria Auslllalrlca, S. Giovanni
Bosco, S. Biagio, invocando ,nterces-
s,one per la mia guarigione, a cura di
Silvestri Zaira. Avellino
35 o BOLLETTINO SALESIANO ! APRILE 1982

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Il volume, di grande formato, raccoglie tan-
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