Bollettino_Salesiano_197209


Bollettino_Salesiano_197209



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1.1 Page 1

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DELLA FAMIGLIA SALESIANA
ANNO XCV I N . 9 1• M AGG I O 1972
Spediz.in abbon. posi. Gruppo 2• (70) 1• qulndlclna

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
E farai una terra nuova
Uomini in restauro
a Waldwinkel
I Superiori al Colle Don Bosco
Villaggio sportivo Laura Vi-
cuna
Lettera di un Insegnante Coo-
peratore al Delegato Nazio-
nale
Don Giuseppe Giovine: il
segreto di un grande sale-
siano
Il messaggio della « Scalet-
ta 72 » a milioni di ragazzi:
cantiamo e giochiamo in-
sieme
Educhiamo come Don Bosco:
insegnategli a conversare
Noi apparteniamo ai ragazzi
poveri di Parsil
Missionari: gente speciale
I Salesiani nella tragedia del
Vietnam (1954-1972)
Rubriche
Documenti senza commenti
Nel mondo salesiano
Grazie di Maria Ausiliatrice
Grazie di S. M. Mazzarello
e di Don Rua
Salesiani e Cooperatori de-
funti
Crociata missionaria
In copertina
Premiazione al vii/aggio spor-
tivo "Laura V/cuna 11
(servizio a psg. 8)
BOLLETTINO SALESIANO
Anno XCVI - N. 9 - Maggio 1972
Dlre:tlone
DON PIETRO ZERBINO
Rede.zlone
DON PIETRO AMBROSIO
DON TERESIO BOSCO
DON CARLO DE AMBROGIO
Direzione e Amministrazione
Via Maria Ausiliatrice, 32
10-100 Torino
Officine Grafiche SEI
24 MAGGIO:
lVIARIA SS. AUSILIATRICE
Papa Giovanni
amava
l'Ausiliatrice
I << •• primi anni della mia vita furono allietati e
protetti dalla cara immagine del!'Ausiliatrice... Oh!
una riproduzione molto semplice: il ritaglio del Bollettino
Salesiano che il prozio Zaverio riceveva e leggeva a tutti
noi con grande trasporto. La pia immagine stava a capo
del letto ... >>.
Da un appunto di mons. Capovi lla in data 24-5-1963,
dieci giorni prima della morte di Papa Giovanni.
<< O Maria, o Maria, tu sai come qui sei acclamata
Salus Populi Romani, e come l'umile Vescovo di Roma
ogni giornò ti chiama e ti invoca: Regina Apostolorum,
Regina Cleri, Auxilium Christianorum, Auxilium Epi-
scoporum. Queste parole bastano a dirti la soavità del
nostro amore per te, Madre di Gesù e Madre nostra,
ed a confermare la tua misericordia per noi, tuoi figli
devotissimi e buoni>>.
Dalla Allocuzione conclusiva del Sinodo Romano.
<< Innanzi tutto e in unione con il popolo cristiano noi
invitiamo a fervore grande di supplicazione alla Madre
di Gesù, e Madre nostra: Maria Auxilium Christiano-
rum et Regina Mundi >>.
Dalla Lettera al Cardinale Vicario, in preparazione
al Concilio Vaticano Il, Y960.
Parimenti in altri documenti riferentisi al Concilio Papa
Giovanni XXIII invocò Maria Auxilium Christia-
norum, Auxilium Episcoporum, ponendo il Concilio
Ecumenico Vaticano II sotto il suo potente patrocinio.

1.3 Page 3

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21 maggio: Festa della Pentecoste
E farai una terra nuova
C'è tanta gente, di ogni colore politico,
che pensa a costruire un mondo nuovo, e si batte per questo.
Mo noi cristiani sappiamo chi è il grande Protagonista
con La << P >> maiuscola di questa esaltante impresa: lo Spirito Santo.
Conze sappiamo che siamo noi i suo-i collaboratori, i protagonisti con la <<P>> minuscola.
È il 1wstro orgoglio. E anche la nostra fonni'.dabile responsabilità.
Se duemila anni fa fossero esistiti i giornali, avremmo potuto leggere notizie come queste: Lin-
ciaggio a Gerusalemme. Stefano, un attivista della nuova setta dei cristiani, lapidato a furore
di popolo~. «Sciopero generale a Efeso. Gli artigiani della città si ribellano alle dottrine sov-
versive insegnate da Paolo di Tarso e bloccano il traffi.co per dodici ore. La polizia deve inter-
venire per disperdere la dimostrazione non autorizzata». <e Grave naufragio al largo di Malta.
Un cargo con le stive piene di grano è sfasciato dal mare forza docLlci. Fortunosamente in salvo
l'equipaggio e alcuni passeggeri. Tra essi Paolo di Tarso, conosciuto come uno dei capi della
setta cristiana, che ieri sera ha potuto raggiungere Roma •·
Ma se duemila anni fa non esistevano i giornali della sera con i titoli grossi, e neppure il tele-
giornale, c'era però uno scrittore (oggi diremmo «un cronista»), che prendeva nota di tutti
questi avvenimenti, fissandone anche i particolari. Egli cc li ha trasmessi in un libro che oggi
si potrebbe intitolare Cronache della Chiesa primitiva, e che i pr imi cristiani chiamarono, nel
linguaggio del tempo, Atti degli Apostoli.
LA NUOVA ERA DELLA CHIESA
Tra i libri del Nttovo Testamento è il più ricco di fatti e di avventure, tanto che il regista Rossel-
lini, qualche anno fa, lo tradusse in immagini per la televisione italiana. Protagonisti degli Atti
sono Pietro e Paolo, i due grandi apostoli che gettarono le fondamenta della Chiesa nascente.
Gli Atti degli Apostoli sono infatti la storia documentata e viva del primo sorgere e svilupparsi
della Chiesa, dall'Ascensione del Signore all'arrivo di San Paolo a Roma.
Ma il vero, grande, invisibile Protagonista di questa stona, non sono i due apostoli: è lo Spirito
Santo. Egli discende nel Cenacolo, dove sono radunati gli Apostoli con la Madonna, cinquanta
giorni dopo la Pasqua, nella festa dell'alleanza sul Sinai, la Pentecoste ebraica. Si udì il soffio
di un vento di tempesta e si videro lingue di fuoco•, raccontano gli Atti. Con la sua presenza,
lo Spirito trasforma quel mucchietto di timicLl pescatori in un pugno di uomini coraggiosi e
decisi a tutto. Da quel momento, nella Chiesa, è lo Spirito che fa tutto: sceglie i nuovi apostoli,
chiude loro un progetto di viaggio e ne apre un al tro, li assiste come un formidabile avvocato
quando sono trascinati davanti a giudici e tribunali, fa loro da invisibile suggeritore dinanzi
alle folle che li ascoltano.
Con la Pentecoste si apre una nuova era nella storia della Chiesa, l'era dello Spirito Santo. È
lui il protagonista dello svilupparsi e del crescere della Chiesa nel mondo, duemila anni fa come
oggi.
Come nei primi decenni, è ancora lo Spirito Santo a scrivere oggi la storia della Chiesa, a volte
con fatti tanto simili che sembrano solo una riedizione a colori su grande schermo del vecchio
bianco e nero originario.

1.4 Page 4

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OGGI COME DUEMILA ANNI FA
Duemila anni fa Pietro lascia GerusaJemme cavalcando un mulo, e si mette in viaggio
per visitare le nuove chiese della Giudea, della Galilea, della Samaria: atto'rno a lui,
quando arriva, si stringono in ondate commoventi i poveri e i miserabili della città, che
corrono a quell'uomo per attingere speranza e conforto. Oggi è il successore di Pietro,
Paolo VI, che sale su un quadrigetto e sfreccia in poche ore dall'Italia all'India, alla
Colombia, alle Filippine, per visitare quelle giovani Chiese. Attorno alla jeep di Paolo VI
si stringono gli stracci e le speranze di folle sterminate di miserabili, le ansie e le ten-
sioni del Terzo Mondo. Scenario diverso: ma è lo stesso Spirito che muove Paolo VT
oggi, come ieri spingeva Pietro.
Duemila anni fa esplode in Gerusalemme una rovente persecuzione: i discepoli si
disperdono per la Giudea e la Samaria, diffondendo la parola di Dio per le nuove con-
trade e i paesi in cui giungono. Nei nostri tempi è accaduto lo stesso fenomeno: in
Cina, nei primi anni del maoismo, si scatenò una persecuzione feroce e devastatrice.
Vescovi, sacerdoti, religiose, dopo prigionie e umiliazioni, furono accompagnati alla
frontiera ed espulsi. Questi nuovi apostoli s'imbarcarono in silenzio per le Filippine,
la Corea, il Vietnam, moltiplicarono le opere cattoliche ad Hong Kong. Nella loro di-
spersione stanno diffondendo in nuovi Paesi la parola di Dio.
Duemila anni fa Paolo è atterrato sulla via di Damasco. La sua vita, entrando brusca-
mente in contatto con Cristo, cambia direzione, assume un nuovo orientamento. La
spenderà giorno per giorno ad impiantare e a far crescere il Regno di Dio. Oggi molti
giovani, entrando in contatto con Cristo, sentono improvvisamente che la loro vita è
vuota, non ha senso. E cambiano bruscamente, radicalmente. Sacrificano le vacanze
per partecipare a campi di lavoro, sacrificano stipendi invidiabili e partono per il Terzo
Mondo, a vivere e a spendersi tra i baraccati e i lebbrosi, trapiantano addirittura la loro
giovane famiglia nelle periferie po"erissime delle città brasiliane, per essere testimoni
viventi dell'amore di Cristo per i poveri.
Duemila anni fa lo Spirito Santo riuniva gli Apostoli a Gerusalemme nel p rimo Con-
cilio, che decise l'apertura totale della Chiesa, nata nel mondo ebraico, ai popoli pa-
gani. È lo stesso Spirito che ha radunato alcuni anni fa la sua Chiesa nel Concilio Vati-
cano II, per aprirla alla nuova umanità del nostro Lempo.
Nella Roma degli imperatori e delle persecuzioni, la Chiesa era guidata dallo Spirito
nella sua diffusione discreta e silenziosa, che cercava difficili modi di sopravvivere.
Lo stesso Spirito la guida oggi in Cecoslovacchia, in Polonia, a Cuba, nel Nord Viet-
nam, alla ricerca di una diffusione non clamorosa, di un modo di sopravvivere nascosto
e quasi sotterraneo.
È sempre lo stesso Spirito Santo che agisce, che muove, che ispira, che alimenta silen-
ziosamente i milioni di eroismi nascosti, le sofferenze degli ammalati, l'azione apo-
stolica dei laici militanti negli ambien ti più svariati, dal Parlamento al sindacato, dalla
scuola alla fabbrica.
IL GRANDE PROTAGONISTA
Viviamo in un mondo in pieno sofferto fermento. LasciamQ alle spalle un'epoca e ne
stiamo aprendo un'altra. Ma in tutto questo ribollire di fermenti innovatori, noi cri-
stiani sappiamo che c'è U O che, invisibile, guida e dirige il cammino dell'umanità
e della Chiesa. Ier i come oggi lo Spirito Santo è all'opera, e lavora instancabilmente,
minuto per minuto, sotto la fitta e a volte sconcertante trama degli avvenimenti umani.
Rinnoverai il volto della terra, farai un mondo nuovo, una terra nuova. È la modernis-
sima ed antica preghiera che rivolgiamo a Dio quando gli chiediamo di mandarci lo
Spirito Santo.
C'è tanta gente, di ogni colore politico, che pensa a costruire un mondo nuovo, e si
batte per questo. Ma noi cristiani sappiamo chi è il grande P rotagonista con la << P »
maiuscola di questa esaltante impresa: lo Spirito Santo. Come sappiamo che siamo
noi i suoi collaboratori, i protagonisti con la « p » minuscola.
Molto minuscola, certo. Ma senza di noi anche lo Spirito Santo resterebbe forse para-
2 lizzato. È il nostro orgoglio. E anche la nostra formidabile responsabilità.
UN QUADRO
DI MARIA
AUSILJATRICE
OGGI
INTROVABILE
Tommaso
Loranzone,
l'autore del
grande quadro
di Maria
Aus/liatric e
che si venera
nella Baslllca
di Torino, per
c ommiss ione
di Don Bos co
e s eguendone
/'Ispirazione
ha dipinto
l'Ausiliatrice
con le
caratteristiche
volute dal s uo
Apostolo:
Il Cuore
(la Madre),
lo scettro
(la Regina),
Il serpente
Infernale
( Ausillatrlce-
lmmacolata},
Il mondo
(Regina
Mundi},
le principali
vittorie
attribuite
alla Madre e
Aus iliatrice
della Chiesa
e del Papa
(Lepanto,
Vienna,
Roma).
Forse
fu davanti
11 questa
figurazione
dalla sua
Aus iliatrice,
che Don Bosco
compose
la celebra
Invocazione
che comincia:
«O Maria,
Vergine
potente,
Tu grande
e illustre
presidio della
Chiesa... ».

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,
~~:
1
~,.,,
~J,.-~- -~. .-. ;:
7

1.6 Page 6

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W aldwinkel sembra un sogno. Una
brigatella di case sprofondate nel
verde dell'alta Baviera, una delle zone
boschive più belle della Germania.
Poco lontano, la antica e graziosa cit-
tadina di Miihldorf.
Ma racchiusa in quel sogno sta una
realtà piuttosto amara: 150 giovani che
la società respinge perché difficili,
ribelli. Hanno già combinato qualche
guaio, e debbono essere rieducati.
Li hanno affidati ai Salesiani, nella
speranza che il sistema di Don Bo-
sco possa fare il miracolo. E il mi-
racolo fiorisce Il ogni giorno, sotto gli
occhi di tutti.
Ho voluto rendermene conto di
persona. Arrivo a Waldwinkel nel
tardo pomeriggio. Mi immaginavo di
trovare un edificio protetto da alte
mura, da filo spinato, da guardie
annate. Nulla di tutto questo. Entro,
e mi conducono da Don Carlo, un
salesiano aperto e gioviale che mi
accoglie come un vecchio amico. Mi
presenta agli altri suoi colleghi. Non
mi occorre molto per rendermi conto
che si tratta di un gruppo di educatori
specializzati, scelti e preparati con
cura. Ognuno sa bene il fatto suo.
<< Ora venga 1>, mi dice Don Carlo,
e mi guida tra una dozzina di piccole
costruzioni. Sembrano altrettanti bun-
galow. Ognuno di essi ospita una
quindicina di ragazzi con un Sale-
siano che non e tanto il loro superiore
quanto il fratello maggiore. I ragazzi
sono liberi di arredare a loro piaci-
mento l'ambiente in cui pranzano,
dormono, studiano, guardano la TV.
Come del resto sono liberi di ve-
stirsi secondo i gusti personali, com-
presa la foggia dei capelli, lunghi o
corti come meglio loro aggrada.
Giovani che si sentono
traditi
Li guardo in faccia, e dico a Don
Carlo che non mi sembrano quel
poco di buono che pure dovrebbero
essere.
« Dovrebbe vederli quando arri-
vano - mi risponde. - Certe facce!
Cariche di risentimento contro la
società che Li ha respinti, contro i geni-
tori che non hanno saputo educarli,
contro di noi che automaticamente
diventiamo i loro carcerieri. lVIa non
ci vuol molto a convincerli che al-
meno quest'ultima impressione e del
tutto sbagliata. Più o meno, faccio a
ognuno questo discorsetto: "Sei ar-
rabbiato, lo vedo, e ti capisco. Ma
io sono qui per aiutarti, non per pu-
nirti. Vuoi raccontarmi la tua storia ?"
4 Ci vuole un po' di pazienza per
Uomini
in restauro
a Waldwinkel

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Nei bungalow di Waldwinkel,
negli ultimi zo anni, sono passati
zooo giovani rifiutati dalla società.
Il giudice dei minorenni
aveva detto a ciascuno di loro:
«Ti do ancora una possibilità: Waldwinkel ».
Il «sistema>> di Don Bosco
è stato messo a dura prova
da questi giovani e rudi tedeschi.
Ma ha funzionato.
vincere la loro comprensibile dif-
fidenza; di solito, dopo qualche esita-
zione, rovesciano fuori tutta l'ama-
rezza del loro animo. Sono giovani che
si sentono traditi. I genitori li hanno
messi al mondo, ma non si sono mai
occupati sul serio della loro forma-
zione. Il ragazzo, bene o male, ha
studiato fino a 15 anni, ma se, fi-
nita la scuola d'obbligo, non è riu-
scito a trovare un lavoro adatto, è
diventato aggressivo, intrattabile, può
anche aver commesso qualche errore.
E i genitori non hanno saputo tro-
vare una soluzione migliore che quella
di chiuderli in un correzionale».
La possibilità
di diventare uom o
Mentre mi parla, Don Carlo ri-
sponde con cenni cordiali al saluto dei
giovani che vanno e vengono con tutta
libertà.
t Nessuno cerca di fuggire?» do-
mando.
«C'è un altro discorsctto che
faccio a ognuno fin dal principic.
Gli dico: "Adesso ascoltami bene.
Per prima cosa mettiti ben in testa
che questo non è un reclusorio. Come
vedi, qui non c'è filo spinato, non ci
sono guardie, e la porta è sempre
aperta. Se vuoi svignartela, e non
dubito che ne abbia una gran voglia,
nessuno te lo impedirà. Ma prima
dovresti pensarci un pochino. È
difficile che trovi un'altra occasione
come questa per ricostruire la vita.
Questa è una scuola professionale,
in pochi anni puoi imparare un
mestiere e anche specializzarti. Al-
lora avrai un lavoro, potrai gua-
dagnare e renderti indipendente. Se
vuoi diventare uomo, qui ne hai la
possibilità. Un uomo libero, che
sa che cos'è la vita e sa come deve
spenderla, a testa alta". Quasi sem-
pre il discorso viene accettato*·
U na tacita intesa
che rispetta i segreti
Siamo giunti aUa soglia di un
bungalow. Don Carlo mi lascia, pres-
sato da altre faccende. Entro, men-
tre i giovani stanno cenando. Mi
fanno posto, mi offrono la loro cena:
un cibo appetitoso, servito con abbon-
danza.
Chiedo se posso fare qualche
domanda.
C'è un momento di esitazione,
la diffidenza verso uno sconosciuto
è inevitabile. OsservG i loro volti,
i loro occhi profondi, maturati pre- 5

1.8 Page 8

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cocemente. Poj il discorso si snoda
tranquillo; fa impressione sentirli
parlare da uomini navigati. Domando
se sentano la mancanza dei genitori,
se attendano la loro visita. Le ri-
sposte sono amare: «No, meglio che
se ne stiano lontani>>. Hanno perduto
la fiducia in coloro che non hanno
saputo amarli sulserio. Ma nessuno di
loro conosce il passato degli altri.
Nessuno si permette di indagarlo,
per una tacita intesa di rispettare i
segreti personali tenuti gelosamente
nascosti, un passato che ognuno vuole
riscattare e dimenticare.
« Sono scappato
sette volte»
Aspettano con impazienza di tor-
nare liberi? È l'argomento a cui sono
più sensibili, succede un momento
pesante di silenzio. «Dite quello che
volete - scatta un giovane dai linea-
menti tesi. - Ma io di libertà ne
ho avuta anche troppa. P erò non mi
hanno insegnato a usarla. Solo mi-
nacce. Mio padre, quando non facevo
quello che voleva lui, gridava: " Ba-
sta, ti schiafferò in un correzionale".
Tremavo dalla paura. Eppure, ci sono
cascato. Sono già stato in due cor-
rezionali, terribili, altro che qui: una
disciplina di ferro. Sono scappato
sette volte. Alla fine il giudice mi
ha detto: "Ti do ancora una pos-
sibilità: Waldwinkel. Se continui a
fare il matto anche Il, ti cacceremo
in prigione"».
Uomini liberi
Ora imparano a vivere da uomm1
liberi. Un particolare significativo:
anche se parecchi di loro sono ll
ferché hanno rubato, nessuno si
e mai permesso di prendere qualcosa
agli altri. << Non ne vale la p ena, -
scherza uno di loro. - Qui nessuno
possiede gran che>>. Ridono. Ma sanno
che la gente da principio diffidava,
quando la sera del sabato e della
domenica si recavano in libera uscita
nei dintorni. Ora il giudizio dei
paesani è cambiato: si sono convinti
di poter accordare loro piena fiducia.
li sistema educativo di Don Bosco
ancora una volta ha compiuto il mi-
racolo. In vent'anni, Waldwinkel ha
ospitato e rieducato 2000 giovani dai
15 ai 18 anni. Parecchi hanno pro-
seguito gli studi, magari fino alla
laurea. E tutti hanno imparato alla
scuola dell'amore come si può di-
ventare <• buoni cristiani e onesti cit-
tadini 1).
6
GUGLIELMO HORNMAN
ESERCIZI SPIRITUALI 1972
Per comodità dei nostri Cooperatori riportiamo l'elenco dei corsi che avranno
luogo nei prossimi mesi di giugno e luglio, rimandando all'elenco gene-
rale pubblicato nel numero di aprile per i corsi dei mesi successivi.
PER COOPERATORI
Caseletle (Torino): 31 maggio - 4glugno
Como (Salesjanum): 29 giugno - 2 luglio
Frascati. Villa Tuscolana: 28-29 giugno
Ostuni. VIiia Specchio (Brindisi): 28 g iu -
gno - 1° luglio
Zatterana (Catania): 25-29 giugno
Zafferana (Catania) : 26-30 luglio
PER COOPERATRICI
Muzzano (Vercelli): 30 luglio - 3 agosto
Muzzano (Vercelli): 3-7 agosto
Muzzano (Vercelli): 7-11 agosto
Muzzano (Vercelli): 20-24 agosto
Caselette (Torino): 27-31 agosto
Como (Salesianum): 10-14 agosto (si•
gnore e signorine)
Casbeno (Varese), Casa dello studente,
Piazza Ubertà: 3-7 settembre
Zoverallo di Verbania (Novara): 9 -13 set-
tembre (signore e signorine)
Zoverallo di Verbania (Novara): 17-21
settembre (signore e signorine)
Cesuna (Vicenza) : 20-23 agosto
Frascati. Villa Tuscolana: 26-29 giugno
Bologna (Villa S. Giuseppe) : 25-28 giu-
gno
Ostuni. VIiia Specchio (Brindisi): 28 giu-
gno - 1° luglio
Seiano d i Vico Equense (Napoli): 23-
29 giugno
Zafferana (Catania): 25-29 giugno
PER GIOVANI
Bagheria (Palermo): 1-4 giugno
ORIENTAMENTO
VOCAZIONALE
Frascati, Vìlla Tuscolana: 26-29 giugno
(giovani e signorine)
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al « Delegato Cooperatori» della lo-
cale Casa Salesiana o delle Figlie di Maria Ausiliatrice, oppure alla casa
più vicina.
Nella pagina precedente (in alto): il plastico dell'opera salesiana a Waldwinkal; (In basso):
i rudi giovanotti al lavoro, n el laboratori di elettromeccanica, disegno e meccanica. Par
molti è l'ultima occasione di diventare uomini.
Qui sotto: il bungalow dove i giov.ani stanno cenando. Qui si à svolta la conversazione
sulla famiglia e sulla libertà. con parole decise e amare.

1.9 Page 9

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Pellegrinaggio
dei
Superiori
al Colle
Don Bosco
Sabato II marzo il Rettor Maggiore e membri del Consiglio Superiore hanno compiuto il pellegri-
naggio al Colle Don Bosco, concelebrando la santa Messa tra le pareti della cucina di Mamma Mar-
gherita .
Le parole della liturgia di Don Bosco acquistavano in quel luogo un risalto del tutto particolare.
Era lì che il cuore del padre e maestro degli adolescenti e degli or/ani aveva iniziato a battere di
tenerezza per loro, famiglia immensa come le arene del mare, nata dalla sua fede e dalla grazia di
Dio; lì, dopo il sogno dei nove anni, aveva fatto nel prato le prime prove tra coloro che, come dice il
V angelo, sono particolarmente vicini al Regno dei Cieli.
Nell'omelia partecipata e nella preghiera dei fedeli, i Superiori, in dialogo con Dio e tra di loro,
portarono l'eco di programmi di azione, richieste e pensùri che riecheggiavano già, dopo i primi
giorni del nuovo lavoro, le ans1.·e e le esigenze della Famiglia Salesiana diffusa nel mondo e impegnata
nel n'nnovamento secondo il carisma, lo spirito e la missione di Don Bosco. Ognuno di loro, al di sopra
delle lingue e culture e origini divérse, ritrovava nella vocazione comune e nella comunione con tutta
la Chiesa e nell'Eucaristia e la Parola, una profonda comu.nione.
La parola di don Ricceri, che aveva avviato la riflessione, raccoglieva alla fine in unità le aspirazioni
di tutti con accenti che ricordavano il Fondatore e con tutti le presentava sull'altare di Dio.
L'incontro con la comunità del Colle, salesiani e giovani, coronò in letizia la giornata. La presenza di
don Fedrigotti, per tanti anni collaboratore prezioso del Rettor Maggiore e ora custode delle più
genuine memorie salesiane, sottolineava plasticamente la continuità del cammino della Congregazione
e il fervore con cui inizia, in clima di ri11novamento, in umiltà e in spirito di servizio, il suo secondo
secolo di vita.
7

1.10 Page 10

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Villaggio sportivo
«Laura Vicufia»
Il «Notiziario delle Figlie di Maria
Ausiliatrice» del settembre 1964,
tra l'annuncio di un'inaugurazione a
Olate di Como e la segnalazione del
restauro di un antico convento a
Rottenbuch_ in Germania, dava que-
sta notizia: << A Rivalta, presso To-
rino, il 7 agosto venne posta la prima
pietra della Casa << Laura Vicuiia l)
con Centro Educativo Ricreativo>>.
Nasceva, quasi nel silenzio,
quello che sarebbe diventato il «Vil-
laggio sportivo Laura Vicuiia ». Le
idee, però, erano chiare fin dall'ini-
zi<;>. «Lo scopo della nuova opera
promossa dal Consiglio Generalizio
- si annunciava - è di rispondere
alle moderne esigenze della gioventù,
offrendo alle alunne e oratoriane
delle nostre Case di Torino un
luogo ben attrezzato per il diverti-
mento sano che rinvigorisce lo spirito>>.
Perché questo scopo fosse evi-
dente fin dall'inizio furono sotto-
lineati due particolari: il <<Centro,>
fu dedicato a Laura Vicuiia, la ra-
8 gazzina cilena dal volto sereno che
realizzò nel sacrificio un forte pro-
gramma di santità; e la prima pietra
fu scelta tra quelle che costituivano
il primitivo altare nella Basilica di
Maria Ausiliatrice. Il «Centro» ve-
niva così pensato non come uri luogo
di evasione, ma come un tempio
della gioia.
1967. Il <1Centro» è costruito.
Piste, campi di gioco, recinti, sono
fasciati ancora da uno strano silenzio.
li rosso dei mattoni si staglia contro
il bianco sfumato delle Alpi vici-
nissime. Arrivano le prime comitive,
piuttosto timide. Si attende l'ondata
grande, che certamente arriverà, e
intanto si danno gli ultimi ritocchi
alle attrezzature. Le due Ispettorie
Centrale e Piemontese non hanno
badato a sacrifici pur di dare alla
gioventù femminile un Centro seria-
mente attrezzato.
Sul vasto terreno sono a dispo-
sizione il campo olimpico di atletica,
con la pista di sei batterie per le
corse, le pedane per i lanci e i salti;
campi per pallacanestro, pallavolo,
tennis; si sta ultimando la piscina
coperta; il recinto per i pattini a
rotelle è il primo ad animarsi, af-
follato di ragazzine che tentano le
prime timide corse o si lanciano già
in volate sicure.
Al primo piano c'è l'attrezzatura
che distingue il (, Laura Vicuùa l) da
ogni altro Centro ricreativo: sala
audizioni per dischi, aula di musica,
biblioteca, aula catechlstica. Un'aula
catechistica in un Centro sportivo
sembra un elemento fuori posto. Ma
qui si crede sul serio alle parole di
Pio XII: <• Se mediante lo sport vi
adoperate a rendere il corpo più
docile e obbediente allo spirito, lo
sport acquista un valore sopranna-
turale. Lo sport che non serve l'ani-
ma non sarà che un vano agitarsi di
membra, un'ostentazione di caduca
bellezza, un'effimera gioia. La magni-
fica funzione dello sport è di fare
dei corpi sani e vigorosi l'involucro
di anime forti e belle».
Per questo, il «centro del Centro>>
è la cappella, che custodisce Gesù

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Panorama d1>gli im plDnti s portivi n el villaggio spor1.1vo " Laura Vicuna ».
Nacque quasi nel silenzio
otto anni fa, con i sensibiJi
sacrifici di due ispettorie.
Ora è un vilJagglo
traboccante di vita
e di energie giovanili.
C'è un e centro del centro ,
che è il segreto di tutto.
vivo, fondamento saldo della nostra
gioia.
Si è pensato anche alle bimbette
per cui sporl e a~onismo sono ter-
mini troppo grossi. Giostre, altalene
e scivoli sono pronti per i loro giochi
striIlanti e pacifici.
1972. L'ondata grande è arrivata,
e da cinque anni ormai sta ritmando
la vita del «Centro•• lentamente
mutatosi in «Villaggio sportivo t.
Si sono succedute le «giornate
olimpiche», si sono persino svolte,
nell'aprile 1971, le «Lauriadi •• un
termine nuovo forgiato da suore
entusiaste.
L a vita del Villaggio si spezza in
due diversi momenti: la settimana
scolastica e la domenica. Durante la
settimana arrivano ogni giorno fino a
dieci pullman carichi di ragazze che
prendono d'assalto le attrezzature
del Centro. Alla domenica le cose
cambiano: la vita prende il ritmo
oratoriano, con la sua spontaneità
il suo finto disord ine, la sua tona-
lità calda. Arrivano circa 4 00 ragazze
Le mode rnissime pl■clna per gare di nuo to ; il recint o e pi■te p a r pattina ggio o rotelle .

2.2 Page 12

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Una gara di palla-volo.
ogni domenica. Non cercano tanto
lo sport ma il gioco distensivo, e
l'incontro sereno con le persone
amiche.
Madre Angela Vespa, pensando a
questo Centro, diceva: << Dovrà essere
per la gioventù povera, per la gio-
ventù senza scarpe». È alla dome-
nica che questo desiderio viene 'rea-
lizzato. Non che i cortili siano affol-
lati solo di ragazzine poverissime:
ma in ognuno di essi avviene l'in-
contro e la fusione della <• società
bene» e della << società degli emar-
ginati>>. Nascono amicizie, si supe-
rano incomprensioni e ostilità che
fanno sperare in un futuro migliore
della nostra società.
Ogni pullman che riparte dal
q Laura Vicuna \\l porta con sé qual-
cosa di nuovo, di fresco. Le ragazze,
rientrando nelle Case delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, portano con sé
uno stile giovane di vita, più scan-
zonato, più sereno. È il regalo che il
Centro, costruito con i sacrifici di
due lspettorie, sta facendo alle Case
di queste stesse Ispettorie.
Paolo VI ha detto: ~ Noi dobbiamo
avere un amore grande, una stima
profonda, quasi una passione per la
gioventù, qualunque sia la forma
con cui essa si presenta a noi».
Le Figlie di Maria Ausiliatrice
credono che il Centro «Laura Vi-
cuna •> sia una risposta concreta a
questo invito del Papa.
UNA POSSIBILITÀ
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UNA PICCOLA
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10L----------------------------------------

2.3 Page 13

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LETTERA DI UN INSEGNANTE
COOPERATORE SALESIANO
AL DELEGATO NAZIONALE
San Michele di Bagnolo in Piano (RE), 5 febbraio z972
Cariss,:mo don Buttarelli,
aderendo alla Sua ripetuta richiesta, Le elenco alcune mt"e piccole iniziative per tenere uniti i miei
exallievi da buon Salesiano Cooperatore.
r) Scrivo loro in occasione dell'onomastico, delle feste di Natale e di Pasqua e quando ho
qualche informazione che li riguarda circa la scuola, il lavoro o altra sistemazione. Rispondo sempre
e subito a qualsiasi loro scritto.
2) Per quelli trasferiti lontano, faccio sempre una o due visite estive al loro paese e un incontro
con tutti in casa di uno di essi.
3) Organizzo un incontro estivo nel nostro Istituto di Montechiarugolo ogni primo venerdì del
mese. Quest'anno sono stati tre e bene riusciti con il settantacinque per cento di partecipanti. Pro-
gramma: santa Messa - pensiero spirituale - divertimento - breve riunione.
4) Partecipazione al convegno annuale degli Exallievi per quelli che sono stati anche in una casa
salesiana.
5) Con gli exallievi della città incontri all'oratorio parrocchiale; gite domenicali scegliendo
per meta qualche santuario per la santa Messa e una meditazione; poi scampagnata.
6) Durante le vacanze mando il maggior numero di essi in montagna nella casa-famiglia par-
rocchiale e vado a visitarli in tutti e due i turni.
7) Raduno am1uale nella festa di San Giovanni Bosco con Messa e omelia. Quest'anno ho interes-
sato alla festa del nostro padre Don Bosco anche le Scuole Medie e le Scuole Elementari di Correg-
gio mettendomi per tempo in relazione con gli insegMnti delle due Associazioni AIMC e UCIIM.
Prima ho compiuto un piccolo lavoro di sensibilizzazione nelle classi con la collabora;zione dei col-
leghi per far conoscere ed amare Don Bosco. Si è parlato del Santo, dell'Opera sua, dei salesiani.
In alcune classi l'insegnante ha letto la vita di Don Bosco che io avevo loro procurato. Nella mia
classe abbiamo fatto anche una novena in preparazione alla festa: cosa voluta e caldeggiata dagli
alunni stess,:. Nel giorno della festa, dove mi è stato chiesto, sono andato nella classe per ima breve
conferenza su Don Bosco.
La sera del JI gennaio alle ore I7 c'è stata a Correggio la santa Messa per Maestri e Professori della
città, a cui sono stati pure invitati gli studenti delle Magistrali. Hanno concelebrato il nostro Ve-
scovo diocesano mons. Baroni, il Parroco di Correggio e l'Assistente Ecclesiastico delle AIMC e
UCIIM della città, don Giancarlo Nasi, che ne èra stato l'animatore principale. Ha tenuto l'ome-
lia mons. Vescovo e ci ha parlato del metodo educativo di Don Bosco e della sua provvidenziale at-
tualità.
La presenza degli educatori è stata larga: intervenuti anche tre Presidi e un Direttore didattico
delle Scuole cittadine. Totale la partecipazione al sacramento della Eucarestia.
Suo fratello in Don Bosco
Ins. ODDINO DENOI
PS. Per il mese di aprile p.v. è in programma un incontro con i Maestri dei due circoli didattici di
Correggio e per presentare loro il volume << Educhiamo come Don Bosco ». Un secondo incontro
sarà riservato ai professori delle Scuole Medie per Untl conferenza pedagogica. L'uno e l'altro dei
due incontri saranno presieduti e tenuti da un salesiano, presente anche il nostro Dele{!ato ispettoriale. 11

2.4 Page 14

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Don GIUSEPPE
GIOVINE:
Nel settembre scorso, presso /'Istituto Sa-
lesiano di Borgo San Martino, fu murata
una lapide che reca /'effìgie di don Giu-
seppe Giovine.
Ma i caratteristici lineamenti di questa
splendida figura di sacerdote salesiano,
più che su quella lapide, sono conservati
nel cuore di migliaia di persone: gli
exallievi che r ebbero come insegnante
ed educatore, gli abitanti di molti paesi
dell'Alessandrino che affollavano le chiese
quando giungeva lui a predicare, e nume-
rosissimi sacerdoti che l'avevano scelto
come confessore e direttore delle loro
anime.
Questo indimenticabile figlio di Don Bo-
sco chiuse la sua lunga giornata terrena
in Alessandria nel gennaio del 1969. Ne
rievochiamo la figura attraverso i ricordi
di tre suoi exallievi: un uomo di governo,
un exal/ievo anonimo, un sacerdote.
IL FAZZOLETTO BIANCO
E LA CORONA
Fu un compagno d'armi a dirmi di aver
trovato un prete eccezionale, dai Sale-
siani, a via S. Maria di Castello.
E cosi, durante una libera uscita dalla
immensa Cittadella, passato il ponte. una
sera giunsi anch'io al confessionale di
don Giovine. Era maestro, insegnava, ma
predicava, confessava, era in moto con-
tinuamente per le anime.
Era l'estate del 1941. Fu Ul'J incontro
vero, di quelli che, iniziati, pare non ab-
biano mai avuto inizio e continuando
mantengono la freschezza del primo mo-
mento: un dono di Dio.
Nell'angolo in fondo alla chiesina del-
l'oratorio, ancora oggi semplice e povera
come allora, una tenda e dietro la tenda
una sedia e un inginocchiatoio. Su quella
sedia don Giovine. con gli occhi bassi,
con la mano sugli occhi e, quasi sempre,
tra la mano e gli occhi, un fazzoletto
bianco piegato: forse per maggior racco-
glimento, forse per non dare soggezione
al penitente, forse per altre ragioni; di
fatto quell'atteggiamento a me dava la
forza, la comprensione della sua presenza
e mi lasciava libero... come fosse stato
assente.
La discrezione era il suo tono. l'umiltà
la sua natura, la carità il suo respiro.
Per me don Giovine non ebbe mai età:
come la saggezza, come il conforto, come
la pazienza.
Tra I molti incontri due: partivo per una
licenza di studio; dopo la confessione mi
accompagnò attraverso il cortile fino al-
l'uscita. Era sera inoltrata. luminosissima
per un lume di luna splendente; notte di
paura, la guerra ha bisogno del buio più
profondo. Ai margini del portico si fermò
tenendosi le mani: mi disse parole di vita
e mi lasciò la certezza che guardava fisso
e lontano, mi lasciò la certezza che ve-
deva. Partii pieno di pace, una pace che
non dimentico.
Poi cento incontri e cento ondate di
pace.
Quando entravo nella sua stanza mi
diceva: « Dunque, adesso lei ascolti bene
se mi ricordo... ?11, e incominciava col
nome di tutti i miei morti... tutti, e poi
i nomi di persone che gli avevo racco-
mandato. Il suo Rosario durava ore, per-
ché prima di iniziare la decina delle Ave
Maria si fermava al paese tale. dove era
stato a predicare... e diceva tutti i nomi...
uno per uno di quelli che si erano rac-
comandati. Era più lungo questo tempo
delle dieci Ave Maria. E passava a Borgo
San Martino e poi passava ad Alessandria
e poi ricordava le famiglie intere, una
dopo l'altra.
Quando lo dicevo: « Don Giovine, si
ricorda questo nome? Guardi, le racco-
mando una persona cosi e cosi.•. ». Poi
passavo sei mesi dopo, un anno do~o.
Era lui che mi diceva:« Ricordo bene?».
E quel nome era stato inserito come una
lapide permanente.
Don Giovine credeva a questo collo-
quio continuo con Dio. Siamo nell'epoca
del dialogo, ma Il dialogo con Dio è giù
di moda.
Don Giovine credeva nella potenza
della Grazia, credeva che quelle Ave
Maria potevano arrivare ovunque a dare
forza. Chissà a quanta gente ha dato
forza don Giovine, con le sue Ave
Maria.
Un ennesimo rientro a Roma e una te-
lefonata: è morto don Giovine. Chi mi ha
consentito di vederlo quella notte e di
stargli vicino ha fatto cosa grande per
me. Siamo rimasti soli don Giovine e io
per qualche ora. Era là, povero, sereno,
pacificante come sempre, la corona del
Rosario tra le mani.
Fu un colossale portatore di pace, fu
un insuperabile, inesauribile diffusore di
pace nelle anime. E la Pace è Gesù, ,1 et
erit /Ile Pax».
Ecco cosa fu, cosa è don Giovine per
me: la pace. Se gli avessi visto far mira-
coli mi sarebbe parso logico e non mi
avrebbe fatto meraviglia, forse me ne
sarei pure dimenticato. Gli ho visto la_
pace come vita, come dono, come
amore.
12

2.5 Page 15

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il segreto
di un grande salesiano
Signore. Tu hai creato don Giovine, lo
hai fatto prete... anche per me. Signore,
grazie e... soprattutto congratulazioni.
ON. OSCA R LU I GI SCALFARO
ANDAVO A TROVARLO,
NON A RIVERIRLO
Don Giovine, a Borgo San Martino, mi
espulse giustamente dallo studio. Ma
quando mi rivedeva mi parlava come al
migliore amico, con quella intelligenfe
ingenuità che dava un tono particolaris-
simo. indimenticabile alla sua persona.
Fu un insegnante pazientissimo. di
tratto cosi signorile che ad un atto in-
qualificabile di uno scolaro mascalzone
reagì dicendo: « Non mi degno di inda-
gare».
Durante i bombardamenti di Alessan-
dria mi trovai in una situazione molto dif-
ficìle. Mi recai dai Salesiani in periferia,
e quell'uomo davvero nullatenente. su-
bito mi procurò quanto desideravo, senza
che dovessi nemmeno ripetere la richiesta.
Anni dopo andai a trovarlo (non a ri-
verirlo, perché don Giovine non voleva
assolutamente complimenti o elogi, e in
questo non vi era affatto una falsa
ui:niltà). Si fecero molti nomi di persone
conosciute, e infine parlando di un ma-
gistrato mi disse di salutarlo. Gli dissi che
purtroppo da tempo era morto. Ma don
Giovine consultò un suo quaderno con
indirizzi e nomi e ripeté: « No, no, me
lo Sélluti ». Non mi impressionò e tanto
meno mi parve ridicola l'insistenza: nel
suo ricordo eravamo tutti vivi, come da-
vanti a Dio.
UN EXALLIEVO DEL COLLEGIO
DI BORGO S. MARTINO
HO CERCATO DI CAPIRNE
Il SEGRETO
Ho sempre costatato. fin da ragazzo.
un fatto singolare: la gente di Borgo
San Martino, alle prediche di don Gio-
vine, si commuoveva e piangeva, e poi si
lamentava che fossero «troppo corte»,
e desiderava che egli tornasse ancora a
predicare. I ragazzi tacevano ed ascolta-
vano.
Succedeva invece esattamente il con-
trario sia per la gente sia per i ragazzi,
quando si trattava di non pochi altri pre-
dicatori. Perché? Mi pare di poter dare
una risposta: questo salesiano rendeva
Dio e le cose divine presenti perché pre-
dicava ciò che viveva.
Di una persona si può tacere, o per
carità o perché non ci interessa; si può
parlar male e si può parlar bene. Di don
Giovine si parlava molto, perché era nel
cuore di tutti, ed io ne ho sempre, dico
sempre, sentito parlar bene da tùtti e do-
vunque. Cosa che ci fa rimanere pensosi,
trattandosi di un uomo. e, ciò che è più
significativo, di un sacerdote, il quale non
viveva raccolto con Dio nella sua cella,
ma in relazione con una infinità éli persone.
Don Giovine fu mio maestro elemen-
tare negli anni 1922 e '23. Anni lontanis-
simi. Il ricordo di quel prete avrebbe po-
tuto svanire per me, come tanti altri ri-
cordi. Invece è sempre cresciuto, e sono
tornato tante volte ad incontrarlo perché
mi sentivo attirato da lui.
La forz~ di don Giovine fu la sua bontà,
la sua mitezza. Lo so che in una comu-
nità è anche facile essere «buoni» quan-.
do non si hanno responsabil ità, e rendersi
popolari a costo di far la fronda ai supe-
riori. Ma don Giovine fu anche Consi-
gliere di trecento giovani, a Borgo S. Mar-
tino. Chi ha pratica di case salesiane, sa
che cosa vuol dire.
Ebbene, proprio Il apparve l'autenti-
cità di quella forza inerme, di quella bontà,
di quella mitezza: i giovani sentivano che
una qualsiasi infrazione sarebbe stata
un' enorme viltà rispetto a quelj'uomo, una
profanazione di cosa sacra.
Prima di scrivere queste poche righe,
ho pensato lungamente per cercare di
scoprire il segreto di quell'uomo di Dio.
È una cosa impossibile, ma tenterò ugual-
mente. Mi pare di poter definire do n Gio-
vine: un cuore illuminato e sapiente, di
sconfinata bontà. strutturato dal Signore
senza la minima aggressività né conscia
inconscia. come il fanciullo, come
l'agnello.
In genere gli educatori e i sacerdoti,
avvicinando un giovane, si preoccupano
subito di « migliorarlo correggendone i
difetti>>. È in fondo un atteggiamento ag-
gressivo, anche se il più delle volte le-
gittimo e doveroso. Vorrei dire che in
don Giovine questo atteggiamento non
c'era.
Don Giovine amava spontaneamente
gli uomini, come erano, e perciò li accet-
tava coi loro limiti e dìfetti. Il suo primo
atto non era giudicare, non era voler cor-
reggere, ma amare, amare col più pro-
fondo e sacro rispetto dell'altro, si fosse
pur trattato di un bambino.
Ne seguiva, specialmente da parte dei
giovani, una piena fiducia, una totale di-
sponibilità. Essi, a contatto di quest'anima
sacerdotale straordinariamente unita al
Signore, crescevano come alberi liberi,
spontaneamente protesi all'aria più pura,
al calore del sole.
SAC. LUIGI D EAMBROGIO
13

2.6 Page 16

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Il messaggio
della
SCALETTA 72
a milioni
di ragazzi:
cantiamo
giochiamo
1ns1eme
La sesta edizione della «rassegna del tempo libero
dei ragazzi>> organizzata dal Centro Giovani.le Sale-
siano di Padova e teletrasmessa sabato 29 gennaio '72
sul Primo Canale per la TV dei Ragazzi, ha riscosso
unanimi consensi e un successo popolare senza prece-
denti. Dai primi sondaggi del Servizio Opinioni della
Rai-Tv risulta che La trasmissione è stata seguita da
non meno di sette milioni. di telespettatori - non solo
ragazzi, naturalmente, ma anche moltissimi spettatori
adulti e tutti entusiasti! - ottenendo un altissimo «in-
dice di gradimento >>.
La nostra Televisione, quindi, quest'anno ci ha riser-
vato un trattamento molto migliore di quello fatto
alla quinta edizione (ricordate? lo scorso anno andarono
in onda solo una ventina di minuti), dedicando questo
anno alla sesta edizione de La Scaletta quasi un intero
pomeriggio-tv (circa un'ora) e con una programma-
zione di tutto rispetto, e cioè di sabato, giornata di
grandissimo ascolto. E bene ha fatto la Tv, anche perché
14 è stata ripagata dal Centro organizzatore e da tutti i
ragazzi impegnati nello spettacolo da una trasmissione
di ottimo livello, sprizzante freschezza e buongusto,
ricca di idee e di contenuti.
Nelle precedenti cinque edizioni La Scaletta ha
sempre avuto come << sottotitolo caratterizzante » Mu-
sica e colori; quest'anno, in occasione della sua edi-
zione numero sei, ha assunto in pieno l'aspetto di vera I
e ·completa <• rassegna del tempo libero dei ragazzi•>
estendendo la sua formula anche allo Sport e Fol-
clore. La nuova formula della manifestazione ha chia-
ramente confermato i contenuti socio-pedagogici del-
l'iniziativa, in particolare l'armonizzazione associativa
giovanile espressa da gruppi regionali salesiani nelle
varie attività del tempo Libero. La trasmissione ha
presentato un V'asto panorama delle possibilità giovanili
dell'intelletto, degli affetti, dell'inventiva, dei movi-
menti, della socialità e, soprattutto, del<<lavoro d'équipe >>.
Al programma, infatti, hanno partecipato soltanto «grup-
pi>>: cori, gruppi sportivi, gruppi musicali, perfino i
ragazzi-pittori impegnati nella t radizionale gara estem-

2.7 Page 17

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poranea hanno lavorato << insieme i) ad una grande
composizione, sul tema del tempo lihero, che forniva
anche la scenografia centrale alla trasmissione. E il
pomeriggio del 29 gennaio i ragazzi impegnati nello
spettacolo televisivo hanno cantato, disegnato, giocato
<•insieme>> ai loro coetanei - milioni - che si trovavano
i_nnanzi al video. Tutti, ma soprattutto i ragazzi, han
paura d'essere soli... Certamente quel pomeriggio del
29 gennaio nessuno s'è sentito solo, ma tutti indistin-
tamente, presenti .o lontani, i_nterpreti o spettatori,
han·no dato vita ad un pomeriggio unico e m,eraviglioso.
Ecco che il messaggio de La scaletta, semplice ma così
importante, è stato ancora una volta raccolto, sponta-
neamente, da tutti.
Ricordiamo ora i partecipanti alla trasmissione. In
primo luogo iI Coro dei Cento Ragazzi della « Scaletta »
di Padova diretto da Umberto Marcato: questo coro
è stato un po' il protagonista della manifestazione sin
dalla sua prima edizione: questi ragazzi quindi sono
ormai avvezzi ai successi televisivi, ma, credetemi, in
Giovani Cooperatori
CAMPI DI LAVORO E DI
ANIMAZIONE CRISTIANA 1972
SADALI (Kuoro). Periodo 24 luglio-i2 ago-
sto. Attività: colonia diurna per 60 bam-
bini; animazione cristiana e pedagogica;
doposcuola, oratorio, lavoro manuale.
PALMA DI MONTECIIlARO (Agri-
gento). Periodo: 27 luglio - 31 agosto.
Attività: lavoro sociale e di animazione
cristiana, lav_oro manuale.
CUPONE DI CERRO AL VOLTU RNO
(Isernia - Molise). Periodo: 28 luglio-28 ago-
~to. Attività,: colonia diurna per 60 bam-
bini. Lavoro di animazione e di servizio
sociale, lavoro manuale.
GRESSONEY (Aosta). Per giovani del
Piemonte. Periodo: 29 luglio-12 agosto.
Attività: soggiorno con pernottamento per
60 bambini bisognosi, in prevalenza figli
di immigrati. I giovani curano il finanzia-
mento, l'organizzazione e l'assistenza.
BIANCAVILLA (Catania). Per i giovani
Cooperatori della Sicilia. Durata: 20-25 gior-
ni circa (periodo da definire). Attività:
servizio di animazione cristiana in favore
dei ragazzi di due parrocchie; ripetizioni,
catechesi, incontri per categorie, attività
ricreative, animazione liturgica, lavori ri-
creativi e domestici.
BARI. Periodo e durata da definire. Co-
lonia diurna per bambini bisognosi.
I campi Giovani Cooperaton· so110 campi di
lavoro e di' tlltÙnazione crùtiana.
Si dedicano prevalentemente alla gioventù
delle località prescelte. Sono riservati ai
giovani Cooperatori e, eccèzionalmente, a
colol'o che, pur no11 essendn tali fonnalmehle,
lo sono per lo spirito salesiano che li anima.
Per un lavoro di penetrazione nelle famiglie
e una senribilizzaziorie dei genitori ai pro-
blemi educativi, si ftn;orisce la presenza
- nei campi di Sadali e Cupone - a poche
coppie di Cooperatori coniugi, anche cori
figli, di età 30-45 anni, che harmo parti-
colare esperienza nel campo operaio o del-
l'i11segnamento o della spiritualità familiare.
Iscrizioni presso il proprio Centro
Cooperatori.
15

2.8 Page 18

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nessuno di essi esiste la ben che minima ombra di di-
vismo I Alla Scaletta non ci sono divi, non è solo uno
slogan, ma una precisa meravigliosa realtà! Ricordiamo
anche i cori e gruppi giunti quest'anno da un po' tutta
l'Italia, come la Schola Cantorum del Centro Giova-
nile Salesiano del Redentore di Bari dfretta dal Maestro
Michele Sarnele, i ~Canarini» del Canaletto-La Spezia
diretti da Don Vito Fabbian, il Piccolo Coro del Maffei
di Torino diretto dal Maestro Giorgio Lupica; ed
ancora il gruppo di judo della P.G.S. Virtus di Andria
(Bari), la Banda musicale di ragazzi <<Aurora•► di Trento,
la squadra di piccoli pattinatori della Polisportiva
«Aquila» di Padova-Guizza (dal cui Palazzetto dello
Sport è andata in onda la trasmissione), l'Orchestra
Spettacolo Casadei con il suo autentico folclore di Ro-
magna. Ricordiamo anche l'interessante partecipazione
del Maestro Claudio Scimone, direttore dell'orchestra
sinfonica << I Solisti Veneti>> celebre in tutto il mondo:
Scimone ha raccontato - facendone anche sentire un
brano - di una sinfonia scritta da Rossini dodicenne,
quando aveva insomma la stessa età dei protagonisti
de La Scaletta.
Il programma è stato coordinato e presentato in ma-
niera puntuale e precisa da Vittorio Salvetti, un <<amico>►
16 dei ragazzi e dei Centri Salesiani; la direzione artistica
e la consulenza musicale erano di Umberto Marcato
e Oscar Toson; scenografia di «Milos il Anelli Monti
- che è anche intervenuto allo spettacolo con il collega
Favotto - e regia televisiva di Giampiero Viola.
Tutta la trasmissione è stata raccolta in un disco
33 giri Cetra: sarà sicuramente gradito da chi vorrà
rivivere un pomeriggio così bello e sincero; esiste anche
l'albuni con la raccolta dei testi e delle musiche de!Ja
Scaletta 72. Disco e album sono di grande interesse
artistico: si pensi che raccolgono non solo le più belle
canzoni della manifestazione ma anche alcuni brani
<1 particolari» come «Sarete miei amici >l di Machetta
eseguito dal coro di Bari, e, nel disco, proprio quel
brano di Rossini dodicenne, di cui s'è parlato sopra,
nell'esecuzione originale de <1 I Solisti Veneti».
A Padova, presso il Centro Giovanile Salesiano di
Via Asolo, si è già al lavoro per l'edizione numero sette!
Ci si augura che il progra=a possa, da questa prossima
settima edizione, avere una collocazione televisiva
fissa in una data di particolare significato per tutti i
ragazzi e per i Salesiani, come 1'8 dicembre, Festa
dell'Immacolata. Si potrebbe ·essere certi di offrire - in
una giornata cosl importante e festosa - un pomeriggio
davvero gioioso, utile e sano. La Tv ci pensi: farebbe
felici milioni di ragazzi. E, per finire... Beh, viva La
Scaletta!

2.9 Page 19

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J
Educhiamo
come
Don Bosco
sere. « Ero allora un ragazzo di tredici
anni e lavoravo con mio padre nell'orto
del collegio di Borgo San Martino, che
Don Bosco visitava almeno un palo di
volte all'anno. Entrando in casa egli non
Imancava di fare una capatina nell'orto.
- Ebbene, Cecchino, sono mature le
pesche?
Era proprio lui che mi faceva questa do-
manda. lo mi avvicinavo un po' confuso.
- Come va. Cecchino?... Sono venuto
Insegnategli
a trovarti. Sei contento?... E dimmi un po':
sei bravo 7
- Cosi, cosl...
a
Allora lui mi sorrideva e mi guardava.
Una volta mi mise persino una mano sul
conversare
capo: mi pare di sentirla ancora quella
mano... Se gli offrivo un fiore o un frutto
mi diceva: "Lo terrò per tuo ricordo".
Ma il più importante è quando mi disse
in confidenza: "Ti piacerebbe, Cecchino,
venire con me a Torino?". E Don Bosco
alla fine se ne andava toccandomi la
mano come un amico, tirandomi dietro
sul sentiero con il suo sguardo che pa-
reva avesse la calamita. Caro Don Bo-
sco I Da vent'anni porto il suo ritratto nel
M'incontrai un giorno - racconta don portafoglio».
Cassano nel suo libro Lezioni di un
Santo - con un vecchietto che da fan-
ciullo aveva conosciuto Don Bosco e gli
aveva parlato. Me ne fece questo ri- Don Bosco aveva l'arte di saper conver-
tratto: « Don Bosco aveva la faccia bru- sare. La buona conversazione nasce evi-
na, la bocca grande, i capelli un po' ric - dentemente da una buona educazione,
ciuti, il capo chino come sotto un carico cioè da una educazione integrale ai rap-
di pensieri. Parlava piano: guardava fisso. porti sociali. Ecco alcune norme che
Diceva bonariamente, cercando di libe- vanno insegnate ai ragazzi.
rarsi dalle strette di noi ragazzi: "Lascia-
temi, figliuoli. Non stracciatemi questa
Interessarsi agli altri. Ciò esige
povera veste". Aveva le mani morbide, le che non ci si dilunghi sui propri guai, sui
maniche larghe e le palme una nell'altra. fatti personali o su quelli che s'imper-
Chi l'ha visto, chi ha parlato con lui, l'ha niano sul proprio io.
sempre vivo davanti agli occhi e in fondo
al cuore». E il vecchietto, rispolverando Insegnate ai ragazzi a non mono-
i suoi ricordi, riferiva che la cosa che più polizzare la conversazione. La con-
l'aveva colpito in Don Bosco era il suo versazione dev'essere tranquilla e ripo-
modo di agganciare conversazione con i sante, con un frequente scambio di opi-
ragazzi, la sua maniera tipica di conver- nioni. Un amico del saggista e storico in-
glese Macaulay diceva di lui: « DI tanto
in tanto ha dei momenti di silenzio che
rendono piacevolissima la sua conversa-
zione».
Insegnate ai ragazzi a dimostrare
anche esternamente sincero inte-
ressamento per quanto gli vien
detto. Questo induce chi parla a dare
il meglio di sé. Il ragazzo costaterà che
chi parla, se nota attenzione da parte di
chi l'ascolta, si apre come un fiore al sole.
Insegnategli a evitare le mormo-
razioni e i discorsi demolitori. Il ra-
gazzo deve imparare a non fare le critiche
non necessarie, a evitare il desiderio di
suscitare l'ilarità mettendo in ridicolo
qualcuno o qualcosa, a sfuggire la ten-
denza a rilevare il lato sgradevole della
vita. Il sarcasmo può apparire intelligente,
ma spesso mette gli altri a disagio.
Insegnategli a non contraddire.
Potrà sempre dire: « Non sono comple-
tamente d'accordo su questo». ma la
contraddizione secca e recisa mette fine
a qualsiasi dialogo. Bisogna cercare di
trovare punti d'Intesa. È un arricchimento
vicendevole e lo si ottiene quando non
c' è competizione, ma un tranquillo e pa-
cato scambio di idee.
Insegnategli a non trinciare giu-
dizi, con tono sussiegoso e di ostentata
sufficienza. Chi sa veramente, di solito
parla «con l'umiltà della saggezza» (dice
l'apostolo San Giacomo}, mentre l'igno-
rante è sempre pronto a sparare giudizi.
In definitiva il segreto è semplice. Diceva
Don Bosco: ..Per parlare bene, biso-
gna pensare bene". Lo storico Ni-
colson disse un giorno al figlio adole-
scente, a proposito di interessamento
nella conversazione: << Soltanto una per-
sona su mille è noiosa... e anch'essa è
interessante perché è una persona su
mille ».
~ uscito la terza edizione di
EDUCHIAMO COME
DON BOSCO (18o migliaio)
.del nostro
don Carlo De Ambrogio
L'edizione avrà vita breve.
come le due precedenti (40
giorni): occorre ordinare su-
bito. SI offre In omaggio una
copia ogni 10 e la spedizione.
Il prezzo netto i sempre di
sole L. 500 la copia. Indirizzare
le richieste a/l'Ufficio Centrale
del Cooperatori, via Maria
Auslllatrice, 32 -10100 Torino.
17

2.10 Page 20

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Fa caldo, un caldo tale che perfino i fiori tropicali
sianno appassendo. Il ventilatore gira debolmente; e
io sgrondo di sudore. Mi trovo a Ci:bù, nella prima
opera fondata dai Salesiani, la ì Città dei Ragazzi •·
Sono appena rientrato da una visita a Pasil. Mi impres-
siona Pasil: è in formato ridotto una copia del poveris-
simo quartiere Tondo di Manila trapiantato alla peri-
feria di Cebù.
Ho parlato a lungo con il direttore della Città dei
Ragazzi: don Pietro Zago. •Le Filippine? - mi dice -
1la visto Pasil? •· Capisco benissimo. Un problema
schiacciante: l'economia. Le Filippine sono un Paese
essenzialmente agricolo. L'enorme maggioranza dei
filippini vivono in campagna, nelle loro povere case
di legno su palafitte. Ma la miseria non ha iJ volto cupo
in questo Paese <love è impossibile aver freddo.
II principale prohlema è quello della riforma agraria.
La proprietà terriera si trova nelle mani dell'un per
cento della popolazione, i • cacichi latifondisti, che
l'affinano a bocconcini a dei mezzadri e fittavoli inde-
bitati per tutra la ,ita. Il sistema è un po' migliorato
sono la pressione del governo. Un poco. 1\\'on molto.
Vulcaniche, montagnose, le settemila isole delle
Filippine hanno poche pianure propizie alla coltiva-
zione. Le tre colture tradizionali sono: copra (prodotto
della palma), c.1nna da zucchero e abaca (la «canapa
tli l\\Ianila •, di cui i filippini hanno il monopolio).
Sono le principali esportazioni. Si potrebbero fare
cento altre cose nelle Filippine. Per esempio, far zam•
pillare il petrolio. ì\\1a le ricerche sono nelle mani di
tante compagnie concorrenti che preferiscono mettere
le perforazioni e le trivellature in soffiu.i, per tema di
complicazioni. Come a Sumatra e come nella Malesia,
la terra è eccellente anche per la produzione del caucciù.
te Mescoli insieme la dellcotazr.a cinese,
Il fuoco malase, la sempliclùo •p11gnola e il
brio americano e avrà I ragani filippini ».
I ragazzi filippini
Le Fdippine, una repubblica di 29.9.68o chilometri
quadrati e una popolazione di 40 milioni di abitami,
sembrano sospese nel Mare Cinese meridionale, tra
Formosa e l'Indonesia. Le lingue ufficiali sono tre
(inglese, spagnolo, tagalog); le isole, per l'esattezza,
7170; i gruppi etnici una decina e i dialeni 87. ~el
r946 ottennero l'indipendenza. Sono un miscuglio di
oriente e di occidente. Queste isole sono probabilmente,
insieme con il Brasile, l'unica localiLà della terra con
una società plurim1.1.iale.
Mi dice don Zago: «'.Vlescoli insieme la delicatezza
cinese, il fuoco malese, fa semplicità spagnola e il brio
americano e avrà i ragazzi filippini•·
I ragazzi filippini bisogna vederli a Pasil. T risultati
ottenuti dai Salesiani a Pasil sono tanto notevoli che
bisognerebbe studiare l'opera. Architettonicamente il
Centro giovani le di Pasi\\ è un ben misero edificio. l
ragazzi vi entrano spontaneamente, liberi di an<lar-
scne in qualsiasi momento. Molti quando vi giu11gono
sono sul punto di crollare.
« Yivono in un mondo duro e degradante - mi spiega
il Direttore. - l\\ la per quanto duro, hanno sempre un
cuore di ragazzo, un cuore sensibile•· Alcuni giova-
notti volontari funzionano da assistenti. «Siamo abba-
stanza giovani per capi re i ragazzi e facciamo vit;i in
comune con loro», mi raccontano.
Quando i ragazzi entrano per la prima volta a Pasil
sono quasi sempre in cattive condizioni fisiche a causa
di malattie, e di percosse subite.
18 Pasil dipende dalla generosità dei benefattori per
Noi appartenia
DON CARLO DE AMBROGIO
quasi tutti i suoi fondi. Alcune pcr~one che non possono
offrire denaro, vi prestano la loro opera.
<• Pasil mi dice don Zago è una casa dove si
formano stretli vincoli um,mi che durano tutta la vita.
È un secondo volto della nostra opera a favore dei ra-
gazzi po\\!eri qui a Cebù •· E poi con una frase felice
a~uuge: ~ f:: un trionfo dell'amore•·
Da Pasil (dove il tanfo è tremendo e la povertà in<le-
scrivibile) il salto alla Città dei Ragazzi di Cebi1 i:
gr.mde.
Colori psichedelici
".\\1anila mette a dura prova iI sistema nervoso; Cchù
im·ece in alcuni posti è così tranquilla da diventare
deliziosamente soporifica. Qui la gente non cammina,
va a zonzo. Venendo a Cebì1 ho ponito vedere anche
una gloriosa flotta di basnig, barconi simili a navi n
remi fenicie. Sono verniciati con colori psichedelici,
arancio, verde e rosa. Le imbarcazioni portano dipinte
sulle alte prue occhi e denti di dra~hi, e gli uomini degli
equipaggi se ne stanno pigramente sdraiati sui ponti.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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A Pasll# alcuni giovani volontari funzionano da
assistenti. Dicono: uSiamo abbastanza giovani per capire
i ragazzi, e facciamo vita comune con loro».
mo ai ragazzi poveri di Pasil
Alcuni ragazzi si arrampicano veloci su una palma e
buttano giù noci di cocco.
Definiscono così il tipo medio filippino: «I-la una cor-
tesia e una grazia innata, un amore forsennato per il
gioco, tendenza all'imitazione, un felice fatalismo, una
dignità naturale, una predilezione per l'intrigo e una
protesta permanente contro la fretta del mondo mo-
derno. Ma presto si scopre che tutto il suo fascino è
nel suo clima, la sua forza di attrazione nel suo disin-
volto "lasciar-andare" e tutto il suo interesse è con-
centrato nel far passare il tempo>>.
Schegge di luce
Conversando con i confratelli salesiani che lavorano
da mattina a sera a Pasil (e sono giornate piene come un
uovo) ho potuto stralciare i seguenti pensieri, che costi-
tuiscono come l'ossatura della loro attività. Me li sono
annotati sul taccuino da viaggio perché sono troppo
preziosi. Eccoli:
<< Ci siamo accorti che tre specie di progresso sono impor-
tanti: il progresso nella scienza e nella tee11ica; il progresso
nella socializzazione dell'uomo (e lo stiamo realizzando
nella nostra Città dei Ragazzi); e i'/ progresso 11ella vita
dello spirito. Quest'ultimo è il più importante».
«Non appena l'uomo comincia a meditare stl se stesso,
e su se stesso ù1 relazione agli altri, si accorge che tutti gli
uomini in quanto tali sono suoi uguali, sono il suo pros-
simo. Gradatamente egli vede il cerchio delle proprie
responsabilità allargarsi fino ad abbracciare ogni singolo
i11diiJi.duo, soprattutto il ragazzo, il f a11ci14lio, con il quale
viene a contatto. Un principio fondamentale nella predi-
cazione di Gesù è il dovere che l'uomo ha verso i propri
simili>>.
<i Siamo gli uni per gli altri. Noi apparteniamo per
vocazione specifica ai ragazzi poverissimi di Pasil •>.
<i Nessuno di noi conosce il bene che ha fatto o g11ello
che ha dato all'umanità. Questo ci è tenuto nascosto, ed è
bem che sia così, benclié talvolta ci sia co11cesso d'intrav-
vederlo perché 11011 ci venga meno il coraggio conti-
1mare 1>.
H o lasciato Cebù che brillava come giada. Strano
paese, le Filippine! Capisco però perché tutti vi si af-
fezionano.
19

3.2 Page 22

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DOCUMENTI
SENZA
COMMENTI
CROLLA
UN PILASTRO}
Se cede uno dei pilasui fondamentali
di un edificio, il pericolo è immediato.
La vita cristiana, come Dio stesso /'ha
tracciata, ha un suo stile preciso e li-
neare e si fonda su pochissimi, ma
essenziali pilastri. Se uno solo cede.
tutta la vita cristiana è in pericolo e
non è più autentica.
I Sacramenti sono un blocco essen-
ziale di questi pilastri e, fra i Sacra-
menti, la Confessione...
Ho letto le ultime esercitazioni scritte
di alcuni corsisti sulla Confessione.
Ecco che cosa scrive un'allieva:
e La Confessione è un Sacramento
molto importante per l'uomo. e anche
questo dimostra la grandezza del-
l'amore di Dio. Tuttavia io non ne
sento /'esigenza. Per me è più facile
parlare con Dio che con il sacerdote,
perché io sono sicura che solo Dio
mi sa capire veramente e perdonare.
lo rispetto molto la figura del sacer-
dote. turtavia sento di più l'esigenza
di un diretto colloquio con Dio. e non
vedo perché dovrei confessarmi da-
vanti al sacerdote, quando ho fatto
una vere penitenza al Sommo Giudice.
La Confessione è una " valvola di si-
curezza" degli uomini. Essi hanno
peccato e. non sentendosi a posto con
la coscienza, vanno a confessarsi con
pronta, naturalmente, la sfilza di pec-
cati messi in ordine altabetico. Non si
rendono conto che hanno offeso 010:
sono troppo egoisti e vogliono sol-
tanto la pace dell'anima.
lo non trovo niente di più bello che
parlare a Dio. pentirsi senza vergogna
da fronte a Lui, aprire il cuore per ri-
cevere e dare amore. sentirsi rinascere
dentro e sentirsi puliti moralmente.
lo penso che riuscire a trovare una
vera via di comunione con Dio, met-
tendo a nudo la nostra anima. sia più
valido che andare a quel Sacramento
che si riduce a un elenco meccanico
di peccati.
Forse mi ricrederei se riuscissi a in-
tavolare un valido discorso con un
sacerdote... ».
Questo, quanto scrive A... t chiaro
che questo ragionamento zoppica,
anzi è già crollato a terra per la man-
canza assoluta di conoscen-ia del
piano d1 Dio, della sua volontà espli-
cita nella Rivelazione.
Sono totalmente assenti:
a) la conoscenza di quanto Dio ha
stabilito sia riguardo al culto interno
sia riguardo al culto esterno. Ed è
Dio che stabilisce i modi dei rap-
porti con Lui, attraverso Cristo e la
Chiese. suo prolungamento:
b) /'umiltà di voler essere. non sen-
tirsi d'accordo con Dio e di non cer-
care nella Confessione la soddisfa-
zione di un colloquio umano. ma la
realtà di una dura ma benefica con-
versione.
(Da • Lene,e breve n. 17 • d1 Magi•tero
Catechistico « Val Formaz:za n,
Via Co~rn,co 9 • Milano)
LA MIA RICCHEZZA
PER GLI ALTRI
Sono cinese: ho frequ~ntato le classi
elementari presso i buddisJ.i, le medie
dai protestanti e finalmente /'Istituto
superiore del governo inglese.
Appena maesua fui chiamata ad in-
segnare in una scuola cattolica. L'am-
biente, in cui ferveva un'intensa co-
munione spirituale di fraterna caritll,
produsse in me un vivo senso di be-
nessere interiore.
Di carattere meditativo. amavo godere
la bellezza delle natura e. poiché la
scuola sorgeva su di un·amena col-
lina. durante le ricreazioni uscivo ad
ammirare il panorama. Molti dei miei
colleghi erano cattolici: contemplando
con me quelle meraviglie spesso ripe-
tevano: tr Queste cose belle sono
state create da Dio I». Mi sorgevano
in cuore mli/e inteflogativi. Esposi Il
mio stato d'animo ad una delle mie
colleghe che mi ispirava fiducia: mi
parlò con entusiasmo di Gesù.
Dopo un anno chiesi il Battesimo.
Avevo letto in quel tempo la vita di
Maria Goretti, la sua forza eroica, il
suo martirio. Il suo amore alla purezza
mi avevano commossa. Insegnando
in una classe mista notavo quanto
poco apprezzata fosse questa sublime
virtù. Desideravo testimoniare la pu-
rezza fra i giovani e scelsi ilnome della
piccola martire dei nostri tempi.
La felicita di ricevere quotidianamente
11 Signore nella santa Comunione mi
sollecitava ogni mattina a Messa ed
in chiesa Incontravo spesso una ra -
gazza che mi invitò ad iscrivermi al-
l'Associazione delle Figlie di Maria:
lo feci volentieri perché sentivo il bi-
sogno di arricchirmi e maturarmi spi-
ritualmente
La Santa Vergine vegliava sulla mia
giovinezza. Era assistente dell'Asso-
ciazione una suora salesiana e l'In-
contro con l'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice fu per me decisivo.
La sua spiritualitll, il fine specifico mi
attrassero profondamente. Sentii pre-
sto l'ansia di portare la mia felicita
di cristiana a tutti .i fratelli pagani.
Senza esitazione chiesi di essere ac-
cettata nell'Istituto: volevo impegnare
tutta la mia vita a comunicare la gioia
di Cristo e del suo Vangelo.
La mia famiglia non è ancora cristiana.
ma ho fiducia nel Signore: l'anno
scorso una mia nipotina ha seguito il
mio esempio ed ha ricevuto il Bat-
tesimo.
Mi trovo nel Noviziato di Castelgan-
20 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

3.3 Page 23

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\\NEL MONDO SALESIANO!
dolfo: prego, lavoro, studio, mettendo
in tutto un grande impegno aposto-
lico. Fra pochi mesi, nel solco che
l'ubbidienza mi assegnerà, sarò felice
d'offrire tutta la mia vita per il trionfo
del Regno di Dio.
Sr. MARIA G ORETTI L .
Dal Notiziario delle Figlie d i M. A .
15-31 gennaio 1972
SCRIVE UN
AVVOCATO
BRASILIANO
Conosco e ammiro grandemente la
figura buona leale e amica, in una pa-
rola straordinaria, del grande educa-
tore che fu Don Bosco.
Ho letto e riletto la sua vita e trovo
sempre in essa qualcosa di nuovo e
interessante, qualcosa che rivela lo
spirito fine e profondamente umano
dell'insigne Fondatore dei Salesiani.
La mia attrattiva per la gioventù e per
il lavoro che con essa si può realiz-
zare quando questo lavoro sia fatto
sotto il crisma cristiano, mi porta ir-
resistibilmente verso gli esempi la-
sciati dai grandi Educatori cristiani,
fra cui naturalmente Don Bosco e
Marcellino Champagnat.
Per questo la prego volermi inviare il
Bollettino Salesiano, come pure qual-
che pubblicazione sul lavoro bene-
fico che tuttora i figli di Don Bosco
svolgono nella nobile Nazione ita-
liana !1 in tutto il mondo.
A titolo di curiosità aggiungo che mio
padre, dr. Rau/ de Carvalho leite, è
exallievo salesiano di Sergipe e io
exallievo Ìnarista dello Stato di Ala-
goas, nel cui Collegio Marista di Ma-
ceio presto la mia collaborazione come
capo degli Scaut.
CICERO DE MEDEIROS TORRES LEITE
(avvocato, exallievo marista)
95 ANNI DI ETA
E 70 DI MESSA:
HA CONOSCIUTO
DON BOSCO
« Lui guardò me-e io guar-
dai lui».
Così don Giuseppe Pen-
tore, rannicchiato attorno
ai suoi 95 anni di età,
col sorriso acuto dei mon-
ferrini schietti, ricorda il
suo incontro con Don Bo-
sco.
Quell'incontro fu il seme
gettato nella sua anima,
che si sviluppò in una
splendida e lunghissima
v ita sacerdotale: 70 anni
uno dopo l'altro, ogni
mattina un appuntamento
con Gesù sull'Altare.
Ha tagliato questo invi-
diato traguardo t ra i no-
vizi di Monte Oliveto (Pi-
nerolo), dove continua la
sua missione rasserenante.
«Ho promesso a Dio che
fin l'ultimo respiro sarebbe stato per i giovani», ripete. Ed è rimasto
giovane anche lui, in fondo al cuore.
È nato a Viarigi (Asti) nel lontano 1877. Il fratello, Tommaso, fu
pure lui salesiano; la sorella fu Figlia di Maria Ausiliatrice, ed ebbe
incarichi di responsabilità nel Consiglio Generale della Congregazione.
Aveva 8 anni quando il papà lo condusse a Valdocco. E vide q uel
prete. U n prete già vecchio, già stanco, ma che si chiamava Don
Bosco. Gli disse poche parole, ma l'affascinò per t utta la vita.
21

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
Il Cardinale Silva
celebra dieci anni di porpora
con un nuovo Vescovo salesiano
La domenica 12 marzo il Cardinale Raul Silva ~
Henriquez. salesiano, arcivescovo di Santiago
(Cile), ha festeggiato a Valdocco Il primo de-
cennio del suo cardinalato. Con lui si festeg-
giava don Giuseppe Gottardi, che il recente
Capitolo Generale aveva eletto membro del
Consiglio Superiore e che poco tempo dopo
il Papa aveva nominato Vescovo di Mercedes
nell'Uruguay.
Nella solenne concelebrazione che Il Cardinale
presiedette nella basifica di Maria Ausiliatrice
con il nuovo Vescovo e i membri del Consiglio
Superiore, 11 Rettor Maggiore porse ai festeg-
giati gli auguri e le preghiere di tutta la Fa•
miglia Salesiana.
Il Cardinale ricordò con v1sib1la soddisfazione
d'aver vissuto le date più importanti della sua
vita a Valdocco. sotto lo sguardo dell'Ausilia-
trice, a rinnovò il suo Impegno di spendere la
vita per tutto il popolo che la Chiesa gli ha
affidato. «Oggi - concluse - è necessario
un grande ottimismo. radicato nella fede e so-
stanziato di carità generosa. Il mondo ha un
bisogno immenso di f ede e di amore».
La messa d'argento
del nuovo Vicario
don Gaetano Scrivo
La domenica seguente. 19 marzo, il nuovo
Vicario del Rettor Maggiore. don Gaetano Scrivo.
celebrava il XXV della sua ordinazione sacer-
dotale.
Le sera delle vigilia, dando la " buona notte"
alle Comunità di Valdocco. il Rettor Maggiore
rico1dò il lavoro svolto da don Scrivo nella
preparazione e- nello svolgimento del Capitolo
Generale Speciale. di cui era Regolatore. Un
lavoro sfibrante. che tece addirittura temere il
crollo dello sue forze, ma che fu essen.ziale per
il buon andamento dei Capitolo. Ben meritata ~
dunque l'elezione a Vicario generale. Essere
vicario del Rettor Maggiore vuol dire occupare
il posto tenuto per tanti anni da Don Rua
accanto a Don Bosco. E dire Don Rua, con -
tinuò il Superiore, è dìre osservanza. fedeltà ,
santità. Il Vicario è appunto responsabile della
vita e della disciplina rehgiosa di tutti i Sale-
siani. Con la sua preziosa collaborazione,
augurava infine il Rettor Maggiore, si potrà
realizzare quel glorioso avvenire che la Divina
Provvidenza ha promesso ai Salesiani se sa-
ranno fedeli allo spirito della Regola.
Alla solenne concelebrazione del giorno se-
guente tenne l'omelia don Archimede Pianazzi.
già membro del Consiglio superiore. Dopo
aver sottolineato i valori sempre attuali del sa-
cerdozio, augurò al superiore. che aveva me-
ritato la fiducia degli elettori, un lavoro effi-
cace e fecondo, sulla misura della piena matu-
rità di Cristo, che egli deve rappresentare in
modo cosi impegnativo davanti alla Congre-
22 gazione e alla Chiesa.
Il Cardinale R. Sii•
va Henriquez.
Mons. Gottardi,
nuovo Vescovo di
M ercedes.
Don Gaetano Scri-
vo, Vicario del
Rettor Maggiore.

3.5 Page 25

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Incontro di giovani cooperatori
a Muzzano (Vercelli)
Provenienti dai Centri di Alessandria, Aosta, ~
Asti, Biella. Bioglio, Borgomanero, Muzzano
e Vercelli, una quarantina di cooperatori, gio-
vani e signorine <lai 17 ai 26 anni, si sono
riuniti a Muzzano nei giorni 12 e 13 febbraio
per discutere i loro problemi.
Il direttore dell'opera salesiana di Alessandrìa
lumeggiò la vocazione del laici all'apostolato,
e ne indicò una pratica realizzazione nell'atti-
vità dei cooperatori salesiani. I giovani devono
essere salvati dai giovani, e Don Bosco ne
indica i mezzi e il metodo, nello spirito del suo
sistema educativo.
All'impegno di studio si alternarono gli incontri
liturgici e I momenti distensivi. Il gruppo di
Biella, fornito di chitarre e di buone voci. con-
tribui magnificamente a rendere più vivi e at-
traenti i diversi momenti dell'incontro, che lasciò
in tutti il desiderio di rinnovarlo con frequenza.
Giornate di spiritualità
per cooperatori
Le Figlie di M. A. di Varese hanno organizzato ~
giornate intere di spiritualità per cooperatori.
Ascolto della Parola di Dio, riflessione, pre-
ghiera, comodità di confessarsi e comunicarsi
ne sono il contenuto essenziale. Dopo un primo
esperimento estremamente positivo compiuto
in novembre, se ne organizzò un secondo In
vista della Pasqua. Vi intervennero oltre cento
cooperatrici e una trentìna di cooperatori, pro-
venienti dai vari Centri, portando anche i bam-
bini che non potevano lasciare a casa; le
suore furono lietissime di prendersene cura.
L'instancabile don Alfredo Bandiera, Delegato
Cooperatori di Varese, e don Antonio Toigo
con la sua parola calda e convincente, furono
gli artefici della felice riuscita delle due gior-
nate.
Banpong (Thailandia}
Attività sociale dei Salesiani
In occasione del Congresso delle Opere So- ~
ciali della Thailandia, il ministro Generale Pra-
pas Charusathien ha espresso tutta la sua sim-
rpatia e ammirazione per le Opere Sociali che
Salesiani della chiesa San Giuseppe di San-
pong vanno compiendo.
Nella foto : Il ministro degli interni, Generale
Prapas Charusathien, al centro. Alla sua destra
il sac. Giovanni Ulliana e la signora Amphorn
Misuk, presidente del consiglio nazionale delle
Opere Sociali. Alla sinistra del ministro: la
signora Chumphon Sant itham, presidente del-
l'assistenza delle famiglie della cittadina di
Banpong con sede alla chiesa San Giuseppe.
Sig. Preecha Bunchan, presidente della Confe-
renza di San Vincenzo de Paoli della Chiesa
San Giuseppe.

3.6 Page 26

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Missionari: g
Una missione semidistrutta dal terremoto, un'altra
appena risorta dopo un incendio. Un sacerdote di 65 anni
che porta avanti da solo una scuola con r 20 ragazzi
Il b o throps g iustiziato dal "mache t del
coadiuto re Pantegh in i.
I missionari sono gente speciale. Deve essere la vita che fanno. O il materiale
con il quale li ha fabbricati l ddio. Me ne sono accorto di nuovo adesso, al
visitarli dopo la prolungata assenza alla quale mi ha obbligato il Capitolo Gene-
rale.
Se l'orologio da polso mi si riempie d'acqua e si ferma, a me non viene in testa
di fare un bucherellino nel vetro << affinché l'acqua se ne vada>). Invece a
don Domenico Bottasso, sl. Fece il bucherellino, diede qualche colpetto con
amabilità, e l'orologio ricominciò ad andare.
A Yaupi, dopo l'Incendio di due a nni fa, i
tetti riparan o alla meglio.
Don Casiraghi, 65 an ni, a lle 4 de l mat tino
era al frantoio d ella canna da z ucchero.
Ho accompagnato Don Domenico in un giro attorno alla sua m1ss10ne di
Duchanza, semidistrutta dal terremoto del luglio scorso. Andavo avanti, sul
sentierino, e si chiacchierava. Improvvisamente sento dietro di me un'escla-
mazione, un salto. Mi giro: un bothrops di rispettabile lunghezza (serpente
assai velenoso) che il mio confratello si era appena scosso dalla gamba, ballava
sveltissimo una tarantella, mentre il (1 machete>> del coad . Panteghini, un altro
missionario, lo prendeva alla testa. Si fermarono un momento per lasciarmi
fare una fotografia. Poi ripresero ad andare. Come l'orologio.
A Yaupi la costruzione della missione, dopo l'incendio di due anni or sono,
è ancora in stato embrionale. Si vedono tetti che riparano alla meglio dalla
pioggia; missionari e ragazzi al lavoro; scuri e seghe e martelli che non si
fermano, fondendo i loro ritmi con le voci di maestri e ragazzi a scuola all'aria
aperta. Naturalmente bisogna occuparsi anche per continuare a mangiare.
Il che significa coltivare i campi, tener bene le strade, mettere in movimento
il frantoio della canna da zucchero...
Ciò che più mi ha impressionato è stata Santiago, accanto al fiume om~nimo.
C'è un solo missionario, don Luigi Casiraghi. 65 anni d'età, 120 ragazzi interni,
un territorio di tre mila kilometri quadrati di foresta, una macchina brillatrice
per il riso (dono dei Superiori Maggiori), un frantoio che geme in annosa
anzianità, e anche alcune casette che stanno per venir giù. Chi vuole entrare
in contatto colla e civiltà i> deve camminare per tre giorni; o spendere 400 dol-
lari per un volo con aereo da turismo. Siccome la somma corrisponde a tre
mesi di vita della missione, i voli sono rari.
Sono arrivato a Santiago il 22 gennaio. In aereo, naturalmente. C'era del mate-
riale che viaggiava con me: medicine ~urgenti>) richieste in ottobre; i biscotti
di Natale, utilizzati a fondo dalle tarme nei mesi di attesa; alluminio per il

3.7 Page 27

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~nte speciale
come f osse un pretino appena sfornato. L 'ispettore dei
Salesiani dell'Ecuador ha fatto un gfro per la foresta
e per i fiumi. E ci parla dei suoi missionari.
tetto. Siccome non c'è cosa umana che sia perfetta, si operò un pìccolo sbaglio
nel fare il carico: invece di lastre di alluminio, misero sull'aereo delle pentole.
Molte pentole. Di alluminio anche queste, sicuro, ma sempre d i resa scarsa
come tetto.
Il tetto aspetta ancora le la stre d'alluminio,
non potendo reggere le pentole ...
Don Luigi si è sfogato un po'. È eloquente, bisogna ammetterlo. Poi è ritor-
nato al suo lavoro. Questa vita, di comodità ne ha troppo poche. Dal settembre
scorso si è mangiato pane due volte: all'Immacolata e a Natale. Il resto, inclusi
i miei due giorni di permanenza, fu ed è coperto dalla « patata cinese•>. Arric-
chita rare volte da pesce t ratto dal fiume. Il giorno di Natale era al frantoio,
alle 4 del mattino, colla canna da zucchero, per ricavare qualcosa con cu.i
addolcire la colazione dei ragazzi. I quali dormono per terra, e si «spostano
strategicamente» quando comincia a piovere. A me è toccato un letto, ma
gli spostamenti non diedero i risultati che si speravano: c'era sempre qualche
fessma non calcolata, e lo stillicidio non finiva mai. Alia fine ho risolto la
situazione con un impermeabile.
Comunque, i progressi ci sono. A Santiago hanno già quattro mucche. Poco
prima del mio arrivo fece atto di presenza l'ultimo interno, un vitellino che i
ragazzi hanno adottato con molte feste.
Una macch ina b r illa trice del riso . dono dei
Superiori MaggiorL
Un frantoio che geme in annosa a niianità.
Li ho visti a scuola, al lavoro, in cappella. Con Don Luigi, regolarmente instan-
cabile dalle 4 del mattino alle 9 di sera, come un pretino appena sfornato.
Alla fine presi commiato, in viaggio a Yaupi: un'ora di zattera sul fiume San-
tiago, sei a piedi nella foresta, una e mezza a cavallo. Me ne sono andato col
cuore diviso tra la pena e l'ammirazione. Pena al lasciar solo il inio confra-
tello, poiché non ho nessuno da mettergli accanto. Pena di non avere i soldi
per mezza ·dozzina di voli d'aereo con carichi di farina per iJ pane, lamine di
alluminio per il tetto, e cento altre cose. Ammirazione per la resistenza, la
costanza, la fede.
C'è stata pioggia abbondante in questi giorni. Uno dei guadi deJ fiume Pitiu
è più profondo del solito. Me ne sono accorto tardi, quando affondai comple-
tamente. Roba d'un momento appena. La macchina fotografica e le carte per-
sonali ne hanno sofferto un po'. Rinfrescato, mi sono sforzato di andare avanti
tranquillo. Come fanno i missionari. Che sono gente speciale, in tutto il senso
della parola. Dev'essere la vita che fanno. O il materiale con cui li ha fabbri-
cati I ddio.
D ON ANGE LO BOTTA

3.8 Page 28

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I Salesiani nella trag
del Vietnam a:~O
Attorno all'aeroporto si sentiva sparare, e i soldati francesi urlavano di stare g"iù
con la testa. Arrivarono 450 ragazz1:, un salesiano in testa e uno in coda.
I più grandi tenevano per mano i piccolini. In cinque paravano avanti le tre mucche
che fornivano il latte. Ci sarebbe stato un aereo anche per loro?
Finiamo di tracciare, in queste pagine, una panoramica sulL'attività
dei Salesiani in Vietnam, nel contesto della grande tragedia che sta ancora
sconvolgendo la nazione e la chiesa vietnamita.
Alle 5,10 del 13 marzo 1954, con
un terribile fuoco di artiglieria, ha
inizio la gigantesca battaglia di Dien
Bien Phu.
Per 55 giorni e 55 notti i Viet
Minh vanno all'assalto dell'ultima
base aero-terrestre francese. Il 7 mag-
gio 1954 i francesi si arrendono. 11
21 luglio, a Ginevra, la Francia
accetta lo spezzamento in due del
Vietnam e rinuncia per sempre al
Vietnam del Nord. Nell'accordo, la
clausola 14 stabilisce: «Ogni civile
che risieda in una regione control-
lata da una parte, e che desideri
andare a vivere nella zona assegnata
all'altra parte, avrà diritto di farlo>>.
Questo diritto è limitato a 300 giorni,
a partire dal 21 luglio 1954.
La grande fuga
Pochissimi giorni dopo un esodo
in massa cominciò dalle province
settentrionali verso Hanoi, ancora
tenuta dalle forze francesi. Decine
di migliaia di profughi si accalcavano
alla ricerca di un mezzo per raggiun-
gére il Vietnam del Sud. La marina
e l'aviazione francese e americana
si misero a disposizione, ma nei
mesi seguenti, man mano che le
popolazioni dell'interno venivano a
sapere della possibilità loro offerta di
raggiungere il Sud, nuove ondate di
fuggiaschi giungevano ad Hanoi e
nel porto di Haiphong, sommer-
gendo tutti i servizi predisposti, e
creando una gran confusione nelle
26 due città. Vi furono lotte disperate
per il cibo e per un posto sulle navi e
sugli aerei in partenza per il Sud.
Quell'esodo massiccio prese il va-
lore di un plebiscito popolare con-
tro il Viet Minl1. Nessuno si sarebbe
immaginato, alla firma degli accordi
di Ginevra, che i profughi del Nord
sarebbero stati un milione, anche
perché buona parte di coloro che si
erano compromessi con i francesi
erano già fuggiti da tempo.
I comunisti di tutto il mondo
cercarono di dare interpretazioni ten-
denziose a quella fuga. Parlarono di
immagini sacre stampate negli Stati
Uniti che avevano gli occhi rivolti
verso il Sud, di manifestini ciclo-
stilati che promettevano fertili ri-
saie e 12 piastre al giorno per ogni
famiglia. Ma è ridicolo pensare che
con simili mezzucci si possa persua-
dere un milione di persone ad abban-
donare casa, campagna, tutto, per
avventurarsi in un viaggio incerto e
lunghissimo. E del resto, quel milione
di profughi è ancora nel· Sud, e non
solo non si è pentito della propria
scelta, ma costituisce il nucleo più
radicalmente anti-comunista che esi-
sta in Vietnam.
Lo stesso Ho Ci Minh non cre-
deva a quelle storielle. Per due
volte egli lanciò appelli ai cattolici
garantendo <• libertà di credo,>. Ma
il valore della sua parola era molto
svalutato, e l'esodo continuò. Allora
il capo del Viet Minh cambiò tattica.
In aperta violazione delle norme di
Ginevra, impiegò le truppe per
terrorizzare e disperdere i profughi.
Ci furono incendi, imprigionamenti,
deportazioni, saccheggi. A Ba Lang
ci fu una vera battaglia tra 10 mila
contadini che volevano partire e i
Viet Minh. Al termine, tutti i conta-
dini adulti furono deportati verso una
zona sconosciuta da cui non fecerò
più ritorno. I profughi accampati
come formiche nel ciqiitero di Hai-
phong furono sterminati. La <• com-
missione internazionale di controllo 1>
incaricata dall'ONU di vigilare sul-
l'applicazione del trattato di Ginevra
non poté che fare qualche sterile
protesta.
Occorre leggere i diari dei pro-
fughi superstiti per conoscere gli
orrori di quella fuga di un popolo
con i Viet Minh alle calcagna.
Senza quell'opposizione violenta, si
può calcolare che il numero dei
profughi avrebbe superato i due mi-
lioni.
Il tabernacolo e la
campana
I Salesiani avevano pensato di
non unirsi alla grande fuga. Non
avevano nulla da temere: si dedi-
cavano ai ragazzi abbandonati del
Vietnam. Ma venne l'ordine del
Delegato Apostolico di partire.<, Fum-
mo tra gli ultimi a lasciare il Nord
Vietnam - racconta don Acquista-
pace. - Smontammo le baracche
con i tetti di latta . Ci piangeva il
cuore a lasciarle: ci erano costate
tanti sacrifici. Un sacerdote, pilo-
tando un camion, scese al mare per
caricare su una nave le nostre masse-

3.9 Page 29

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edia
DON
TERESIO
BOSCO
r1z1c. Poi preparammo i ragazzi alla
partenza >>.
Nel porto di Haiphong, in quel
grande trambusto, era stata trovata
una barca con dentro due piccolini
addormentati. Non sapevano ancora
parlare. Dov'erano finiti papà e
mamma? Impossibile ricercarli. Qual-
cuno li portò ai Salesiani. Si tenevano
abbracciati, impauriti come due orsac-
chiotti. Ora uno di essi è chierico
salesiano, l'altro è un affezionato
ex-allievo.
La Legio11e strcmiera francese si
stava ritirando da Hanoi. Un reparto,
nel villaggio di Hoanj interamente
distrutto e saccheggiato, aveva tro-
vato un bimbetto scampato chissà
come. L'avevano portato con sé
come mascotte. In quei giorni lo
portarono ai Salesiani. Un legionario
disse: «Noi non si sa dove si vada.
Forse sbarcheremo io Algeria. Non
possiamo portarci dietro il piccolo.
Tenetelo voi». :Non ebbe molta
difficoltà a far amicizia con gli altri
ragazzi. Ora è un religioso nel Sud
Vietnam.
Un salesiano in testa e uno in
coda alla lunga fila dei 450 ragazzi,
e si partl per l'aeroporto. Ognuno
s'era caricato dei suoi quaderni,
della sua biancheria. I più grandi
tenevano per mano i piccolini. 1n
cinque paravano avanti con bastoni
le rre mucche che in quei giorni
avevano fornito il latte. Rincresceva
abbandonarle, e i ragazzi avevano la
speranza folle di poterle imbarcare
su un aereo. Portavano con loro due
Il 31 gannalo 1968 ì n Saigon ai scatanb la tremenda offensiva del Tat (Il capodanno
orientate). La case sal&Siane nei sobborghi di Thu Due e di Go Vap divennero Il rifu-
gio di migliaia di persone che scappavano sotto I bombardamenti e In mezzo all'im-
perversare delle guerriglia. Uno del cortili fu addirittura adoperato dalle autorità ml•
litarl coma deposito delle armi seq uestrata al guerriglieri.
27

3.10 Page 30

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oggetti cari: il tabernacolo e la pic-
cola campana.
C'erano venti aerei-cargo sulle
piste. Attorno all'aeroporto si sen-
tiva sparare, e i soldati francesi urla-
vano di ~tare giù con la testa e
correre: « Presto! Presto!». <1 C'im-
barcammo tutti, con i nostri fagotti,
le nostre pentole, - racconta <lon
Acquistapace. - Attorno alle mucche
si accese una vivace discussione.
Alla fine, contro ogni speranza, le
potemmo spingere sull'ultimo cargo.
Se sopranivevano al volo, il latte
per i più piccoli non ci sarebbe
mancato •· Una lunga rincorsa sulla
pista, e gli aerei si alzarono.
Nel magazzino
dell'imperatore
A Saigon non c'era posto per loro.
La capitale era intasata di profughi,
di interi \\"illaggi trapiantati e accam-
pali alla meglio. 450 ragazzi costitui-
vano un problema gra,·e. Furono
sbarcati in un campo di fortuna al
centro del Vietnam del Sud: Ban
Me Thout. A 25 chilometri dalla cit-
tadina c'era un grnnde magazzino
per caffè. ~e era proprietario l'im-
peratore Bao Dai, e gerente un ita-
liano, il signor Del Fante. Si siste-
marono là dentro come sardine in
scatola.
li magazzino di caffè era circon-
dato da boschi e da montagne. L'al-
tezza era di 1400 metri sul livello del
mare. Faceva freddo e il cibo era
molto scarso. La regione era abitata
da montanari indigeni molto p0\\'Cri,
che guardavano passare i ragazzi, li
ascolta\\·ano cantare sorridendo, ma
non potevano aiutare i Salesiani a
mantenerli.
«Se ci fosse stato cibo e riscalda-
mento racconta ancora don Acqui-
stapace - il soggiorno a Ban Me
Thout si sarebbe trasformato in una
splendida vacanza. La regione era
popolata di scimmie e di elefanti.
Dopo la levata si scendeva al fiume
per la pulizia. In genere, prima di
noi erano già arrivate le scimmie,
che ci lasciavano il posto squittendo
e dandosela a gambe, per osservare
poi curiose i nostri ragazzi mentre si
lava,·ano. Dopo di noi era il turno
degli elefanti, che uscivano pesante-
mente dalla foresta appena lascia-
vamo la riva.
Per sci mesi mangiammo quasi
solamente riso e pesce salato. Alla
fine si verificarono tra noi casi di
beri-beri, e si doveue pensare seria-
mente a un'altra sistemazione.
Don Majcen parti per Saigon.
28 Doveva trovare un posto. Una coo-
peratrice, madame Darrè, donò ai
Salesiani un piccolo terreno, poco
più cli un ettaro, a 15 chilometri da
Saigon. Ma quando don l\\1ajcen
andò a \\·ederlo, scoprì che i militari
lo usavano come poligono di tiro.
Un generale, in cambio, comprò
per noi un altro terreno, sei volte
più grande, a Thu Due, un sobborgo
a 12 chilometri dalla capitale .
Sulla sabbia di Thu Due
11 15 gennaio 1955, 40 automezzi
dell'esercito sud'>ietnamita caricaro-
no i ragazzi e li portarono a Thu Due.
Il labernacolo e la campana viag-
giavano con loro. Il primo mese lo
passarono sotto le rende. Un chierico
di quel tempo, OJ?gi diventato sacer-
dote, ricorda: " li terreno era coperto
di sabbia, e non c'era acqua. Con il
clima di Saigon di 30-35 gradi la
mancanza di acqua era un grave
problema. Tutto 11 giorno i ragazzi
ed io scavavamo sahhia e terra alla
ricerca di acqua. Finalmente la tro-
vammo, costruimmo un pozzo. An-
che le tende, a costo di enormi
sacrifici. furono sostituite da baracche
di lej!"nO con i tetti d1 zinco ondulato,
che durante il giorno le trasformavano
in forni. Lavoravo e insegnavo ai ra-
gazzi. La vita era molto dura. Un mio
compagno decise di ritirarsi perché
non ce la faceva più. Anch'io, qual-
che giorno, mi sentivo disperato, ma
con l'aiuto di Dio ho superato tutto ij.
Sotto le baracche di Thu Due
ricominciò la scuola e si rior~anizza-
rono i laboratori. l\\Ta per i labora-
tori mancava una cosa essenziale:
l'elettnc1tà. Si pensò di fare un altro
balzo in avanti, verso la città. La
ComprJgnin Francese per il Tram
stava sgombranJo. e ave\\'a liberi
i locali della dire1ione a Go Vap,
un sobborgo a 6 chilometri da Saigon.
Era una costruzione adattabile. Con
J'aiuto deUa l\\fisereor e di altre orga-
nizzazioni caritative si comprò il
fabbricato e lo si riadattò.
Intanto era sorto un. altro pro-
blema, un prohlema felice. final-
mente. Molti di quei ragazzi che
avevano vissuto con i Salesiani i tempi
difficili di Hanoi, i mesi dramma-
tici di Ban Me Thout e di Thu
Due, si erano affezionati alla loro
vita. Volevano diventare come loro.
Chiesero di diventare salesiaJli. Dal
terreno irrigato da tanto sudore e da
tanti sacriiìci spuntavano le prime
vocazioni.
Si decise che Thu Due si sarchbe
trasformato nel primo Aspirantato,
con 60 aspiranti. Gli altri sarebbero
emigrati a Go Vap.
Go Vap ospita attualmen-
t e 500 ragu:zl che Impa-
ra.no un mestiere. vanno
a scuola. danno vita
gare sportive. mentre In
alto volteggiano gli •Il•
cotteri de guerra.
La pace e cli nuovo
la guerra
Sembrava che anche per il Vietnam
fosse finalmente iniziata la stawone
della pace. Per cinque anni, dal 1955
al 1960, le due case salesiane poterono
crescere, sostituire le lamiere con
tetti solidi, apri re nuovi laboratori,
ospitare altri ragazzi. Le ,·ocazioni
iìorivano in maniera impressionante:
si pensava ormai ad aprire nuove
case per i giovani salesiani in forma-
zione.
E invece la breve stagione finì

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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e tutto precipitò nuovamente nel
caos.
20 dicembre 1900: nasee il Tliet
Co11g e inizia la guerriglja, Febbraio
1963: gli americanj impongono a
Diem la presenza massiccia dei loro
soldati. I t consiglieri militari» pas-
sano da 685 a 1:5.500. Arrivano i
bombardieri pesanti e nella giungla
comincia la guerra chimiC'.1.
novembre 1963. Diem, che sta
trattando con il ~ord per riportare
la pace, viene assassinato nel corso
dj un colpo di stato militare. La
guerra continua.
L'associazione e••llievi è
fiorente Saigon. I ,a.
gaul che sono stati aiu-
tati nei durissimi anni
passati~ non dimenticano
I loro amici saleslanl n6
Don Bosco.
Kei tre anni seguenti avvengono
undici colpi di Stato. Con il caos
nel Sud Yictnam dilagano i soprusi,
la droga, la corruzione.
Nel 1966 i soldati americani pre-
senti in Vietnam sono 400 mila.
La guerra assume forme massicce,
terribili. F olle di ragazzi senza casa
e senza fami~lia riprendono a girare
per le strade, sigarette in bocca e
occhi duri «da grandi t. Cosa non
banno visto quesù ragazzi ?
Un tredicenne, Le Quang, dice a
una giornalista che è riuscita a schio-
darne la bocca: ~ Piango solo di notte,
qualche volta, quando penso che
sono solo al mondo, che di me non
s'interessa nessuno ~- La sua casa è
stata bruciata, papà e mamma uccisi
sotto i suoi occhi.
La tragedia di questi ragazzi è
la tragedia dei Salesiani. La casa dj
Go Vap è piena fino a scoppiare:
$00 ragazzi che v~nno a scuol_a,
imparano un mestiere mentre m
aria volteggiano in continuazione gli
elicotteri da guerra, e i sibili lace-
ranti dei razzi squarciano l'aria. A
Thu Due 26o ragazzi. Vanno a
scuola., pensano ai' loro a,-venire.
• l\\ta a notte racconta uno che
è stato laggiù - i razzi illuminanti
rischiarano città e campaina. Fine-
stre e porte tremano sovente, quando
s'accende la battaglia». A Tram
Hanh, una nuova casa aperta nel
19621 ci sono al1ri r8o ragazzi. In
quella casa c'è anche la sp~ranza dei
Figli dj Don Bosco in Yietnam:
12 novizi che si preparano a diven-
tare salesiani. E altre speranze, an-
cora più concrete, sono a Dalat,
nell'ultima casa aperta nel 1971:
4 studenti di 1eologia e 3 r di filosofia
si avviano a diventare sacerdoti,
portatori di Gesù alla loro patria
sanguinante.
Parlo con don Acquis1apace del-
l'avvenire del Vietnam. Quest'uomo
piccolo ed esile, che fu il primo sale-
siano a entrare in Pechino, e ,ide la
bufera maoista cancc,dlare tutte le
nostre opere in Cina, parla adagio,
quasi oppresso da una grande stan-
chezza.
« I giornali dicono che l'avvenire
del Vietnam è nelle mani dci potenti.
}:oi sappiamo che è nelle mani di
Dio. Solo questo ci la fòrza dj
andare avanti nonostante tuno. Lavo-
riamo per i ragazzi poveri, i ragazzi
sbandati. Prepariamo salesiani viet-
namiti che siano pronti in qualunque
momento a prendere in mano le
nostre opere e a continuarle. È
questa la nostra unica politica. Ab-
biamo ricevuto e continuiamo a ri-
cevere aiuti da tutte le parti. :\\fa non
siamo dalla parte di nessuno: solo
dalla parte dei poveri. Speriamo che
questa nostra po1,izione sia chiara a
tutti. Ma se domani, col mutare delle
vicende umane, ci scacceranno come
hanno fatto dalla Cina, ce ne andremo
con la coscienza a posto. Perché
non ci siamo fatti servire, ma ab-
biamo servito,.
Il suo volto animato dal piz-U:tto
bianco si rischiara in un sornso.
Dice con più animo: Ma tutte
queste sono parole inutili. Dobbiamo
vivere oggi. li domani è nelle mani
di Dio •>.
29

4.2 Page 32

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PER INTERCESSIONE
DI MARIA
AUSILIATRICE
E DI SAN
GIOVANNI BOSCO
PRODIGIOSA LA GIACUL.ATORIA furono testimoni del fatto s ingolare chia -
A MARIA AUSILIATRICE
marono la nostra Casa << l' Isolotto di
Sono una missionaria di Puerto Santa
Cruz {Argentina ). Tra due settimane ri-
partirò per !"Argentina. Da tre giorni
stavo con i miei genitori a Villa nova
Monferrato. Una notte, alle d ue del
mattino, mia mamma si è alzata. lo,
che dormivo nella stessa camera, l'ho
Maria Ausil iatrice » e affermarono che
le acque, giunte davanti a ll'Istituto, de-
viavano altrove per una potenza miste-
riosa. Siamo riconoscenti alla nostra
cara Madonna per questa nuova grazia
e affidiamo ancora una volta a Lei la
Casa, le Suore e tutta la nostra gioventù.
vista camminare c urva, poi svenire. Su- Soverato
bito svegliai il babbo, il q uale, appena Suor GRAZIA DURANTE direttrice Istituto M .A.
alzato, svenne anc he lui. Non sapevo
quale potesse essere la causa. Ero lon-
tana dal paese, sola e senza te lefono.
Allo ra, a ngosciata al veder morire cosl i Cl HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
miei ge nitori, invocai Maria Ausiliatrice
con la prodigiosa giaculatoria Maria
Auxilium Christianorum, ora pro nobis,
affinché mi facesse co noscere la causa
del male. E subito mi accorsi che in un
angolo vi era un braciere che sembrava
Abba Giuseppina - Accastello Cater ina - Afessi
Margherii:,, - Alloisio Ada - Arcuri Concetta -
Arduino Agnese - Bnrattini Giuseppina - Banzzone
'l'ina - Ilanern Sand rina - Bassi Renato - Beltadi
Ann• - Bcna,.zo Moddolcna - Berchclli Rosina -
Ilertogno Angela - Berti R o.. - Bertoglio G iaco-
mina - Bettoni Antonio - Bianchini G iovanna -
spento, ma l'ossido di carbonio spri-
gionato aveva già saturato l'ambiente.
Aprii le finestre e portai via il braciere.
La mamma era la più grave. Solo al
mattino potemmo avvisare il medìco del
paese. il quale prestò con generosità
le sue cure e d isse che realmente lo
scampato pericolo si doveva a una grazia
della Madonna.
Nell'anno centenario del nostro Istituto,
Maria Ausiliatrice ci ha visibilmente pro-
tetti. A Lei mi affido con tutta la mia
famiglia affinché ci continui la sua
materna protezione.
VIiianova M onferrato (Alessandria)
Suor SEVERINA PADOIN F.M .A.
Boeri Angelo - Bollero M aria - Bonfiglio Mtinuniio
- Bonsangue Pulerj Pietrina - Borghese Lea -
Borruso Santina - llro ndolo Francesca - Brusegan
Lucio - Buttici Bolistrcri Giusoppina - Cal!il
Dom=ico - Caputo E len• - CApumo M ario -
Carnevali Flora - Carciopolo R ina - Caroti Prof.
Antonietta - Carrel Cecilio - Casalanguid• M ariu
Casarinì Antonietta • Cecchini ScapoUa Valeria -
Cercsa Fernanda - Chiola Osvalda - Cbirio Olim -
pia - Cicchiell<i Murfa Clira - CimJni Settintlo
Ca.rio - Ci.ravegna Elvir-J - Cocco Veneranda -
Corvino AnjeJJo - Costa Barengo Maria - Cu si-
mano Giova nna - Dal Sene Federico - De.i Cas
L uigi - Delisanti Teresn - De Monte Placido -
Demuro Dei Annetr.a - D evincenzi Dora - Dianini
Assunta - Di masi E lena - Dinolfo Conju11i -
Doliano Annunziata - Donadio prof. avv. Giu-
seppe - Dotta Amalia - Fauleri GiUticppc - F er-
rara Ninetta - Ferrarj Boeri - Fjni Luciano -
Flo·rio Antonina - Fonta na G iovannina - F-m..nch.i
Ter esa ... Gatti Cesa re - G averini Aldo - Oiaccot'le
Matilde • Giachello Calenna - Giambar,ço Clara -
Giannuz:zi :\\1aria - Gfanvìncenzo E lia - Giardina
Concetta - Cori R ina - Oorini Luigina - Grosso
Rosetta - GuerriBi Vinceru:o - Jmpallaria .lVlariann a
MARIA AUSILIATRICE
HA SALVATO LA NOSTRA CASA
Il nostro Istituto di Soverato gode di una
magnifica posizione sul mare. Il 19 e
il 20 gennaio u. s. una pa urosa mareg-
giata si abbatté sulla spiaggia ingoiando
nel giro di poche ore tutti gli stabilimenti
balneari, distru gg endo il lungomare e
obbligando a sloggiare gli abita nti delle
c;ase più vicine al mare. Anche la nostra
Casa fu in serio pericolo, perché le onde,
alte da 30 a 40 metri, si riversarono sul
lido e le acque toccarono anche Il
nostro cancello, raggiungendo l'altezza
di circa mezzo metro. Ma per un visi-
bile intervento d i Maria Ausiliatrice, la
cui statua domina In cortile, esse mira-
colosamente no n entra rono. Anc he da-
vanti al cancello di entrata delle alunne
un' ondata depositò tutto quello che
- Jamétd Angela - Lacagn_jna Nazzarena - L amern
Agnese - Leanza Giuseppina - L eardi Mo111bito
Gìuseppn Lia Tin a - L4:ora ti Vineenzina -
Lonnrdò Moria Concet;te - Lovat,i Rj na - Magi
Carolina • l\\1agnonl Giacomo - l'vlanc.a Maria -
Manceri J3onfonti Rosa - Mannello Felice - Ma-
r'c.lli Esterina - Mariani Giampiero - l\\llassaglia
!\\Ilario - Masumeci Salvo - Manco Rita - Mazza
Anna - Mazzuoco Felice • Mi11/ioli Rosalinda -
Moncada Concetta - Monte Graziella - M orandi
Augusta - Muros.si Antonia - Morsia ni Sorelle
- Musurac.a Anna e Flor a - Muzz.-i Virginia -
Nasce Calogera - N icitn Carmela - Norero Mariil
Luisa - Oppe.z.zo Pina - Ottavi:\\ni Assunto - P,an-
dolfo Mor{lheritn - Perego C ianfmru:o - Piccinin
Pierino - Piccinin G iovanna - Pinato Annam.arja -
Polelti Giuseppina - Poltroneri Giuseppe - Pom-
peo Lina - Proveru Soaellc - Radogna Bianca -
Riccobonl Antonina - Rinaldi Angela - Rodinetti
L ucia - Ro'tina Concetta - Rostn Rtclla - Rubino
Marina - Salerno Giuseppe - Salvi ,\\lessi<> T ina -
Santandrea M . Teresa - Santoni Annida - Scheda
Ferrcro Nilla - Schcna Angela - Sciacca Cecil[a -
Scudo O norina - Simonotti Pierina - SiralcS
Antonietta - S ta.ntero Genoveffa • Stocco Bruna -
T agnesi M a ria - Tappari Margherita - "riuzzi
Giovan ni - Tosini Albina - Tripodi Anna - Tro-
vcro Margherita - Vannini L e.Ili Niccioln - Van-
aveva trovato al suo passaggio, ma il z.ettA M,u gherittt - Vecch io Salvatore - Vianello
cancello fece da diga non permettendo
Luigi - Vismru-a Adele - Vittòne Mnria - Vosti
Maria - Wuher Flora - Zappa Giovanni - Zecca
30 alle acque di avanzare. Le persone che Anna - Zerbane Rino e M .
PARLA DON BOSCO
Abbiamo la grande ventura di
avere Maria Ausiliatrice pronta a
proteggerci. Ella concede moltis-
sime grazie anche corporali. Ora
è un cieco che acquista Ja vista;
ora un epilettico è perfettamente
risanato, come accadde questa
mattina; ora è uno storpio che da
otto anni non poteva più muoversi,
ed ha cominciato a camminare,
come è succeduto ieri; ed altre
grazie strepitose, straordinarie, po-
trei raccontarvi, che Maria SS. lar-
gisce continuamente a chi la sup-
plica.
Se tanto, io dico, questa Madre si
fa vedere benigna e liberale nel
concedere grazie per il corpo
che è destinato a servire allo
spirito, che cosa non farà mai
Ella riguardo alle anime nostre
destinate a godere con il Signore
per tutta l'eternità? Quante grazie
Ella tiene preparate, ansiosa che
qualcuno gliele domandi! Ricor-
datevi, o cari figliuoli, che la Ver-
gine ba messo in serbo tutte quelle
grazie che sono necessarie a cia-
scuno di noi per la nostra anima,
per il nostro corpo, per i nostti
genitori, parenti, amici. Per dar-
cele aspetta solamente che le
domandiamo. Se dunque Essa le
tiene preparate, se è pronta a
concederle a chi Je domanda,
con qual divozione noi non do-
vremo pregarla, specia.lmente in
questa novena!
E poi le madri hanno sempre
qualche tempo speciale, in cui
sono disposte a donare rega.lucci
ai loro figliuoli, in cui sogliono
concedere più facilmente tutto ciò
che essi domandano. Questo tempo
sarà il giorno della loro nascita,
sarà il giorno onomastico, sarà
l'anniversario della prima Comu-
nione, sarà quello della Cresima,
sarà il giorno che loro ricorda
qualche buona fortuna. Hanno
tanti tempi queste buone mamme
nei quali tengono preparati spe-
ciali favori per i loro bambini.
Ma desiderano che loro si chie-
dano per poterli donare, e tal-
volta sono esse dolenti, quando
passa una di queste belle occa-
sioni senza che nulla loro si chieda.
E se è cosi delle mamme della
terra, non sarà lo stesso di quella
buona Mamma che sta lassù nei
cieli? Ab, credetelo, Essa è più
buona, infinitamente più amorosa,
e più potente che le madri di
questa terra, e può concederci
ogni cosa, ed ama concedercela.
Perciò se di cuore ci raccoman-
diamo a Lei, Essa sarà pronta
ad aiutarci, perché noi siamo in
modo particolare suoi figli...
( Da una Buon a Notte • d i Don Bosco del
13 maggio 1877 - M,m. B iogr., Xlll , p . 407).

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SANTA MARIA
MAZZARELLO
E DEL
SERVO DI DIO
DON
MICHELE
RUA
RICUPERA ISTANTANEAMENTE
LA VISTA
La signora Angelica Salas Jiménez era
JJEST SELI.ER del maggio 1972 potrebbe essere il volumetto
divenuta completamente cieca. Per un
anno e meno stette all'ospedale ..S. Juan
MADRE E MAESTRA di Maria Pia Giudici
de Dios" della capitale, seguita con ogni
cura; ma alla fine della lunga degenza,
Attraente e agilissima biografia di S. Maria Domenica Maz:wrt'lln e
venne dimessa senza speranza di ricu-
perare la vista. Il figlio Efrain Jiménez
Salazar, affezionato exallievo, suggerl
ottimo profilo della storia del'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice nel ..-uo mmo cenfer,an·o (r872-r972).
alla mamma di affidarsi a Santa Maria
Maz.z.arello.
Fecero insieme la novena, conclusa con
Si cede a sole L. 350, indirizzando richiesta alla Casa Generalizia
delle F.l\\LA. in via dell'Ateneo Salesiano, 81 - 00139 ROMA.
la santa Messa, che ottennero venisse
celebrata nella loro casa. Appena rice-
vuta la santa Comunione, la signora
riebbe istantaneamente la vista e assi-
curò che in quel momento vide in modo
ben distinto Santa Maria Mazzarello m
piedi a mani giunte presso l'altare. Da
quel giorno la signora ha continuato a
vedere perfettamente e, malgrado i suoi
86 anni di età, non fa uso di occhiali.
S. Josd d• Costa Ric11
Sr. MARIA A . ROMERO F.M.A.
AIUTA UN INFORTUNATO
SUL LAVORO
Ero al lavoro, quando a un tratto disgra-
ziatamente la macchina ml prese in una
gamba sfracellandola. Portato d'urgenza
all'ospedale di Nizza Monferrato, me la
dovettero amputare, senza che i dolori
cessassero, né di giorno né di notte.
Essendo in corso la novena a Sa nta
Maria Mazzare llo, la suora del re-
parto Chirurgia ml consigliò di pregare
con fede la Santa che almeno calmas-
sero i dolori fortissimi. La grazia non si
fece attendere. Dal primo giorno del
triduo i forti dolori andarono scomparendo
anch'io e in forma p11} grave. Infatti il
momento venne anche per me.
In casa non rimanevo che io ad assi-
stere una consorella ammalata e in at-
tesa di essere trasportata lei pure all'ospe-
dale di Asti, quando nella notte mi sentii
molto male e fui sorpresa da febbre alta.
Capii che era venuto anche il mio turno
e volli riordinare alla meglio quanto
avevo nel cassetto. Per caso, mi venne
tra mano un'immagine di Santa Maria
Mauarello: con le fede più viva mi rac-
comandai alla Santa, inghiottendo il pez-
zetto di carta dov'era la sua figura.
Nel momento stesso sentii passare in
me come un soffio di vita nuova. Senza
awertire più alcun male, potei me1termi
subito al lavoro d1 disinfezione e a fare
quanto era necessario per trovarmi pronta
al mattino ad accompagnare sull'autoam-
bulanza l'ammalata all'ospedale.
Il dottore, per prudenza, mi prescrisse
un periodo d' isolamento, che mi servi
solo di riposo, perché del temuto tifo
non ebbi più alcun sintomo.
APPLICA L'IMMAGINE
DEL VEN. DON RUA
All'età di due anni fui colpito da polio-
mielite al piede sinistro. Fui operato
all'Istituto Rizzoli, ma il piede è rimasto
rigido e senza articolazione. Nel 1938
fui costretto a recarmi nuovamente al
detto lstìtuto di Bologna per sottopormi
a un altro Intervento, ma dovetti conti-
nuare a portare la scarpa ortopedica;
nonostante questa, facevo fatica a cam-
minare e avevo sempre dolore al piede.
Un mese fa stentavo a muovermi e do-
vevo fermarmi sovente perché il piede
mi faceva male e si gonfiava. Quasi di-
sperato. applicai piangendo al piede.
l'immagine del venerabile D on M ichele
Rua, chiedendo che mi ottenesse la
grazia da Maria Ausiliatrice. Dopo qual-
che giorno costatai che potevo cammi-
nare bene. Il piede non ml faceva più
male, il gonfiore era sparito e avevo un
po' più di articolazione.
Torino
CARLO POLO Ex•lli•vo salasisno
e la ferita, che prima preoccupava i pri- Acqui Ttume (Al) Sr. ANGELA ULLA F.M.A
mari, si rimarginò perfettamente.
Riconoscente a Maria Mazzarello, invio
modesta offerta perché venga pubbli-
cata la grazia e perché la Santa protegga
sempre la mia famiglia.
·
Nla• Monlerr•to
ANTONIO ORLANDO
DON RUA LO GUARISCE
NELLA FESTA DI DON BOSCO
Un mio cognato aveva subito un'opera-
zione delicata e dolorosa. Dopo dieci
CORRE A PREGARE
SULLA TOMBA DI DON RUA
Voglio rendere pubblico il mio ringra-
ziamento a Maria Ausiliatrice e al vene-
rabile Don Michele Rua, che ho in-
vocato In momenti disperati. Mia ma-
giorni fu colpito da infarto. lo lo affidai dre. ottantenne, presentava pericolo di
ALL'ISTANTE SENTII COME
UN SOFFIO DI VITA NUOVA
subito a D on Rua e gli portai la reliquia infe-zione nel sangue e di un male non
del Venerabile. Il cognato superò la ben diagnosticato. Iniziò la cura medica,
crisi e, anche se la febbre gli durò ancora e io corsi a pregare sulla tomba di Don
Fra le molte grazie ottenute negli anni
passati per intercessione di Santa Ma ria
Mazzarello da me e dai miei familiari,
desidero sia pubblicata questa, vera-
mente singolare.
Tutta la comunità di cui facevo parte
era stata colpita dal tifo: io ero rimasta
immune, ma il dottore mi diceva di
a lungo, non mi persi mai di coraggio
e di fede. Venne la fine di gennaio e
la novena di Don Bosco. Invocai anche
il Santo con una novena di comunioni.
E il 31 gennaio, festa di San Giovanni
Bosco, il cognato fu dimesso dall'ospe-
dale. Non è possibile descrivere la no-
stre gioia.
Rua, nella cripta della Basilica di Maria
Ausiliatrice, supplicandolo di voler in-
tercedere per me e ottenermi dal Cielo
la grazie della guarigione della mia
cara mamma. Dopo pochi giorni di con-
tinue preghiere, scomparve il pericolo
del male diagnosticato. Grazie, o ve-
nerabile Don Rua I
prepararmi, ché ne sarei stata attaccata Costanzana (Vercelli) CATERINA ROBERTO Torino
ANGELA MOROSINI 31

4.4 Page 34

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- PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Giuseppe Spamplna10 t a Torino-Valdocco a 72 amù.
Apprnxuo insegnante d1 lt:ltcire, educò attraverso la scuola centinaia
d1 ,novanl prima in Sicilia C! poi • ~■poli. Nrl 1054 fu chiamato dai
Superiori a Torino a capo dtll'Uffiao corrispond•nza. Per d,eci ann,
disìmpcanO con delicate~i:a e ,tnsib1litl QUe$lO lavoro. corrispondendo
con miJli•1• di COQ.pc:ratore r amic:1 dtl1'0pera Sale.s1an1 per csprimcrt.
ricono~cenz.a, dargjre con1ia,U 6 incoraggiamenti. Poi una peno,~
mala.ttia, durtna quasi cinque 1nni1 lo spense l~ntantcntc. Don Spnm-
pinat<> 1cppe accettare il duro calvorio con fcJc a piatil sacerdotale fin<>
allo fine.
Sac. Pietro Colombo t a l\\l.1lsno • 85 ann1.
Parti per le ,ruuioni dell'F.auador $Ubito dopo la prima guena mon-
Wale, e per ,+o anru ,~i prolutc tuuc te .sue cncra.ae. Fu Direttore, F.co-
nomo t1pc:uoriale, }..1.acstrO de.1 novizi, lnciando ovunque es.empio da
ulo, di pt<bl, di fedeltà allo 1piri10 d1 Don Bosco. Cilene hanno dato
ano Sur,er1ori maggiori, Japeuori e c-onfrate.111, rimall, intimamente
lega11 • lui da ,iima e •ffetto. Ritornato in Italia, profuse nel confc,.
sionftle quei tésor! di etperfonu e di bontà di cui •i era arricchi to ni,l
suo lunao conratto con le anime.
Sac. GIUKp~ Fanoni t a Lin,m,• (Cile) a <15 anni.
Sact-rdor~ nd p~rno sen-.o della p,ar-ola, .s~ppc unirt: at1•insegnam~nro
uru,·trsit■no - ua 1nf'att1 appreuati.nimo proleuore dt Sacra Scnt-
tura all"t.:niven,ili cattol,ca dt Santiago - all'amvili putonle nello
panocc.hia pcnfc.nca di Sanuawo- ~1tcul. ln questa, cornc umile \\'ice-
parr-oco, •i dcdìçb alla gente pita povera. e 1pccialmcntc ai giov•ni,
porcnndo o~ni possibile soccono nuneriale e n,or•l• con quel tono di
gioiosa amicizia eh~ lo renclcvi- i(rRdito a tut ti. l,.avoro e aa.crifid all'ron..
tati senza ri•parnùo logorarono prcmarurame.nte la tu.11 debole co•ti-
tuzionc:,
Coad. Lulg:I Guaschl.oo t a Tonno a 70 anm
1'■10 a Occimiano Monf. nel 1893, fu eombauen1e nella prims ![Uern
rno.ncbale e Cavaliere di \\'ittorlo Venero. .,Prtse p1ne alla prima spe-
dizione mittiona.ria di S1le,1ian1 in Cu1ppone nel lfJ25 con ~1ons. Cj-
matti. che lo ebbe canss,mo 1>•r lo sua fedcltA • per qu•ll• 1nv,diab1le
vena di buon umore che con1cirvb per tutta h, vita. R,j 1nue an Giappone
vcntisCJ anni 1 vero factotum, aempre disponibllc per OS('ni lavoro e.omo
cuoco, ortolano, pOrtinaio e fotOJl'T•fo. Sf!rénO e 01umi1ta. per na_tura
e pu volontt, •i teni doli• l<1ui1 ulesiarua come di uno risors.i valid•
pu creoro ncll'eduamdo un clima di eonfidenz.a, prnupposto indiop,,n-
••bilc per una vera opera cducau"·•· Tnscorse ali ultimi anni a Valdocco
rendendoti u1llc alla Comuntd qtlllle portinaio e, pi(a cardi come ad-
detto all'ufficio po•tale.
Sac. Glufeppe Malie t • 1'ote (Padova) a 87 anni.
Sac. Vlncenso Filrster t a Duenoa Aires (Ar11en1ln•l a 72 anni.
Coad. Emilio Madc:baJ t • Lie11i (Belgio) a 68 anni
Sac. Mario OIJvl t ,. B~nolo (Cuneo) a 6s ann,
Sac. Antonio Sassi t ■ l\\lll■no • 6~ ano,
Sac. Basilio Garda t a Lo, Tequn (Veneiucla) a 55 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. GlovannJ Bh-eW t I Randuzo (Catania) • 18 anni.
Exalbcvo 1ffc:x1on.tiss,mo, fu ec:n,pre. amico •ince:ro e. pite.mo dei ••1t--
siani. Arc-iprttc a Randaxi:o, ti di.-rinse pt:r la tua pu:t! c. per lo ,z,c,lo
nel diriaerc I coope111tori di cui en decurione.
Maria Cometto ved. Lupo t n S . Benigno Cannvcac • 09 anni.
Ebbe I& forluna di cono,aore Don Bo,co e Don ltuo nelle loro nume-
rose vlahc •"• Casa Sal..jana di S. Benigno C. Il A11llo salesiano don
Tiburzio racconta che, mentre «'lfli era rugu.z~. ht TYW.mma ebbe ntri
aravi di1turbi d, salu-tt. me, dopo che essa 1eppc. nnunolart- generMa-
mente al suo so11no di vivere accanto ul figlio ucordote e gli diede U
sospiralo con,en10 pu- entrare nel noviziato sales.iano, uu11rl in breve
di tutti i 1uoi mali, evitando anche un' operazione chirurgica, per la
qu.ale- era Qii\\ stata ricovU"&tl in o•ped1le~
Fu p~rc.iò tempre riconosce.ntt. e devota a S. Giovanni Bosco, la cui
biografia fu la 1ua lettura preferita fino agli ultimi ~orni.
Si spense 1ucn1mcntt.. assi.sllta da una figlia e dai n,po1i e compianta
da tutto 11 par.te, che attende"·• di Poterne celebrare 1I centcs1mo com-
plt.anno. Al fune.rate furono prutnti numerose e qualificate rappre-
aentan:ze d1 Sulcsiani e di Figlie di 1'1.Jaria Ausili•tricc.
Domenico Fod e Vlnceau:a Crupl t a S. Tereso di Riva (Me•sin11).
Sposi vcra1ncnte cristiani e coop~rAtorl affezionarissimi a Don Bosco
e alle mi~sioni, offrirono volentieri uno dei figli allo C.Ongreguione
Salesi~. Dopo una vita di tlltrificio. lavoro e di bontl, morirono
nspettivamcnte a l)l e a 8~ onni a un tolo mese di di11anz.a l'uno dal•
l'altra.
Albina Granata t Marano (:"llopoli) • 55 anni.
I familiari non le: avevano perme:s10 di 1bbraccil.\\rc la vH" religiosa m.n
esaa si era con1•çru10 al Signore con 11,mto df casrìtà An do wfav#nena. Fu
coopcrntrice zch,nte e Ett:neros~. entu,iurn di Don Doaco. Nessuna dif-
Acoltil lo trnucnovo dal recarli 011ni 11iomo olla m•uo, da cuf attingeva
quella bonul e quella leti•i• che poi trasfondeva ne11li ■ltri. Il buon
umore non rabbandono neppure ne.Ha ma_lattu1, lun,ra e doloroJ:2,
che la porto çol auo Don Bosco a riceve.re il premio dtl auo amore e
dèl suo la,'Oro prr lr miss.ioni 11IQ11ne.
Prof.ssa Onorlna Novello Basso t I R.iesi (Caltaniuctt•).
Educatrice per vocailone congenito, non amb soltanto ,ili 1lunni nella
scuola. ma e1tc10 la SWI c11rittl olle loro famiglie quando le scoprlvn
hisognoae, conquistondosi l'nffetto e lo rlconosccnz■ di 1u1tl. A TorinCJ
fu mrmbro u•itiuo e attivo drll'unionl! • Jnsegnònti Don Bosco•• e
nella sua vita acohutic• fu d.i esemp,o a rutti per la mod~rnitL\\ del suo
inscgna.mtnto atru::uo nello &pirico tducativo di Don Bosco. Sobbar•
eandosi a 11ra,·1 ,acnAci. riusci ad approntare nel 1u11 paesello un
cffic:i~nte apr,artarne.nto per i aaccrdot, locali. vece-ha t- b1.Jo,nosi.
Giovanni Moc:eJUni t • Tczze di Valsugana (Trento) a l>s anni.
Dcvotùsi mo di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco e zclAntc coope-
ratore, sopportò con grande. CQtaA"uio la mAl:'i.tli11. 11 tuo propramm.1
tra soffrirt, offrire, pregare•· Lnsdn un ricordo di viva fede., di
bonlll e di uni•nit~ cristio.na che aHmentav11. alle fonti della Gt..ia e di
cui e-ra ca.empio aniatutto alla sua btlla e nume.rosa (1maali1, e poi a
tutti I compac:aan1.
Lucia Faulno vcd. Sorano t a Mclllh (Sincusa) a S, anni.
Donna labonosa. fone nt:.Jla (ede e pcrac\\·cra.nte nella prcJlh1era, ai
rese amabile a tutlt per la •u• hontl e la sapienza drlle sue parole.
Dall'Eu~arclliA auin•c la forza per 1opportue le lun11hc sofferenze,
chi f::stc a. Dio, offrendosi vittima per le vocazioni laQerdotali. Madre
di sei tigli. fu fch oe di aver donato a nlo e a Don Bosco li suo prediletto
Don Ciusoppo.
Santina Franco t Falìcetto d1 Vcn:uolo (Cuneo) a H anni.
Buona con tutu. tra pronta a 1-cusarc: di(~tti altrui e • opt:rirc il be.n~.
Sopportò lun11he ,offerenu con coraiulio e amore, offrendo tutto per
la nlvuza dtllc arùme Prima di morire volle eua ateu• dl1tribwre
cospic.W aiuii •11• Parrocchi• t aU' A,Ho.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Anronaeci Mario - Aprosio Os,-aldo - Baccbella Anna - ll,rbano :\\1aJ.im.
pie1ri - Biamontl C,usepJ>" - Bouchè Oou. Enmo - Bu,ca uolina •
Casalino Lui,ii • Cauini G,o,·. Danisu. - Cecchin Anaela - Ciocca
Angela - Cotto Emanuele • Oe Roni1 Dc Benedetti R. - l'orno Zoraide
- Fnsardi Ido - Furio Pistori C1101lft - Oalvant Ohott Rmm■ - Car-
bel1i ·Gianna .. CiAchìno Bcrnnrdmo - Coretti Tìn.a - Loren:li Letizia -
Meli tng. l\\.lich~I• - Micb Tereso - Monrnldo Maria - r-.:icola Marcella -
Piana Lucia - Simeoni BcllooJ An11ehna - Tesorini E1tore - Tiranti
Domenico - Tozzi Luigia - Valsccehl Asrosr!no • Vicen1in1 GiustiM
Zuocbi G,uoeppina.
L'ISTITUT O S ALESIANO PER LE M ISSIONI con sOdo In TORIN O, orolto In En1a Morale con Decreto 12 gonnaio 1924. n. 22, p uò legalmente rice•
vere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazion, si consigliano le aeguentl formule:
Se trattasi d'un legato: • ..• lescio all'lsùtutD S•/11l•no par le Missioni con udtJ In Totino 1,1010 d1 legato la &Omma d i lire••• (oppure) l'immobile
S110 In.~••
Se trattasi. ;nveee, di nominare erede di ogni sostanza l"ls1ttuto, la formula pot,ebbe essere quu111,
e... Annullo ogn, mia precedante disposwone testamentaria. Nom,no mlo erede universale l"lst11u10 Salwano par la M ls$1oni con s•de in Torino,
lasciando ad esso quonto mi appaniene a qualsiasi titolo•.
32 (luogo a data)
(firma per N les o)

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avve"iamo che la
pubblicll.l<lone di una Borsa In-
completa si effeuua quando il
versamento iniziale raggiunga
le somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene rag-
giunta con offe"e successive.
Non potendo formare una Borsa, sl
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Don Bosco, a cu.ra degli .Ex.allievi di
Torino, in occasione della festa del Padre, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausillatrlce, 3 cun degli Exallievi
di Torino, in occuione della festa di Don Bosco,
L. 50.000.
Bor$3: San Domenico Savio, a cun degli Ex-
aJlievi di Torino, in occasione della festa di Don
Bosco, L. 50.000.
Borsa: Don Michele Rua, a cura degli Exallievi
di Torino. in occasione della festa di Don Bosco,
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, pro-
teggtlt: con me tutti i mtmbri deUa mia famiglia!.
n e.uni di N.N., L. 150.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, secondo le mie in-
tenziom', a cura dj N.N., L. 50.000.
Bor sa: San Giovanni Bosco, recondo k mie in-
tn1zr"onl, a cura di N.N.1 L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, su:.ondo lt mi.e.
intnizioni, a turn di N.N., L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, p.g.r.,
n cura di Giuseppe Tortone (Savigliano - Cuneo),
L. 100.000.
Borsa: Mons. Grégorio Romano. a cura di
Francesco Romano (Marigliano
Napoli),
L. 100.000.
Borsa: Mar.i.a Ausiliatrice, a cura di N.N.,
L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
adempimento di promessa, a curn dj N.N.,
L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ;,.
ringra2iamento e invtXando continua prouziom
f>u i miei nip"ti e ProTtipotì, a cura de.ll'ins. Lina
De Poda (Bolzano), L. 51.000.
Borsa: Maria AU.&lliatrice, a cur-1 di Lina Reg...
giorì (Savona), L. 51.000.
Borsa: Linda Toffillon1 Rossi, a euru di N.N..
L. 50.000.
Borsa: San Giovannl Bosco. offerta da E.xallievi, a
cura di Bice Bonomo (Feletto - Torino), L, 50.000.
Borsa: San Domenico Savio~ in mtnwria di
S11or Maria <hl/a SS. Trinità (C,lt,tina Gilardomì,
a cura di Clotilde Gilardoni (Bellagio - Como),
L. · 50.000.
Borsa: Giuseppe Rossi, a cura di Antonio
Rossi (Vicenza), L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti. in ringra,z-iamento,
a cura di Graziella Carini (Milano), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco in-
vocando grazii. per miti ,arit a cura di F. C. (Ge-
nova), L. 50.000.
Bo~: Maria Ausiliatrice e s. G. Bosco, p.g.r.
~. muocando continua prote:::ùme sui figli, a cura
d1 N.N., L. 50.000.
Bo~: S"!' G iovanni Bosco e don A. Beltrami,
m rrngra.z,amento, B cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in-
vocanilo protuio~. a cura dj N.N., L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, (>(Jr-
·ate la nostra famiJli.a in Cùlo!, a cu.rn di N.N.,
L. 50.000.
Borsa: Gesù, Maria e Giuseppe, amsU!ttmi
n~U'ultima mia. ag<mia!, ~ cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e don M. Rua,
fo ruffragi'o Ernuto Az::ali11i. a cura della mo-
g)ie Maria (Vittorio Veneto - Tre,-iso), L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, p,r
il bau! ddla mia anima t. pq 1,,u; , nostn' bisogni,
• cura di Luisa Pandolfi (Firenze), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Carmela
Iafelice (San Severo - Foggia), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, m
sujfrag;o dei mùi cari d~funti e per le. rnU n~ces:sit.d,
a cura di Adele lnvemizzi (Trnccazzano - Milano),
L. 50.000.
Borsa: Francesco Sfard.inl, a cura della sorella
Teresa (Milano), L. 50.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e don
M. Rua, inwcandtJ sal1lte per mia sorella, a cura di
Noemi Ougnnni (Bussero - Milano). L. 50.000.
Borsa: San Gi.ovanni Bosco e s. D. Savio,
p.g.T. e invocmulo prouziont tui mùd ·nipotini, n
cura dj Giuseppina Lalli (Roma), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatri.ce e S. O. Bosco, in
s-ujJragi.o dei miti morfi t invoc.a11do protuion~
pu-ma 4! per i m~i r:ari, a cura di Grazietta Argioln,
(lrgoli - Nuoro), L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, im-
plorando gr02ia, cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Fabio
De Paoli (Piove di Sacco Padova), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11
rr'ngra;:iamento
e.
invocando
c
c
m
0
h
n
f
l
a
protezione,
a
curn di Emilia Berete• (Lodi Vecchio - Milano),
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, fn 1uffragllJ di Ferdinando
Bertacchi, a cu.ra di Maria Sanatrelli ved. Bertacchi
(Stazzc,ma - Lucca). I.. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesiani,
a cun, di Carla lanruaco (Cornpiobbi - Firenze),
L. 50.000.
Borsa: Antonio Repossi, in riçordQ punzne ~
s,!/fragio d,I mio caro papà, a cura di R. R. (Ab-
biategrasso - Milano), L. 50.000.
Borsa: Maria ·Ausiliatrice, Santi Salesiani e
Papa Giovanni, invruando grazia per una per...
S<ma cara, a curn di Marsherita Casperi (Valdi-
dentro - Sondrio), L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrice e S. G. Bosco, a
cura della mamma di un exallievo, L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S. D. Sa-
vio, inv()C.Qndo proteziom, 11 cura di Filomena
Lio Grispo (Ca.,erta), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. o. Bosco, in
si4frfJfliO dei miei eari d1Junti inr,oeando t,rut•-
xione, a cura di Francesca Bollea ved. Bono (Va-
rollo Sesia - Vercelli), L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, inwcando prote-
%'ÌOt1' su nata la mia famiglia, a cura di Pierinu
R.i.naldi (Biella - Vercelli), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, Alu-
1a1eci1, 9 cura di M. M., L. 50.000.
Borsa: Dlvlna Provvlden%3, • cura di Fran-
cesco Boglione (Torino). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia-
trice e S. C. Bosco, in ringrazio.mento ~ invocando
ecmtinuo prol-e~itm~ rulla mia famiglia, a cu.m di
N.N., L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, intJO-
eando proiezioni sui nostri 1u/>Oti, a cura della
famiglia Parietti - Gerva_s-ini (Massagno - Svizzera),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in s,;ffrQfliO di Giu-
sepp~ Cns,/1,, a cura della oorella Angela (Pino Tor. -
Torino), L. 50.000.
Borsa: Provvidenza divina del cuore di Gesù,
aiutateci!, a cura di A. S. (Torino), L. 50.000.
Bor sa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, im-
plormulo fede, &ollievo nelle soffe:rroze, protezione. e
pau, o cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: Don Seriè, in ringraziamffllo , inv~ando
salute e prot.ezione sulla mia famiglia. a cura di
Ada Scelsi (Alessandria), L. 50.000.
Bor sa: San Giovanni Bosco, ùt suffragio dei
miei cari dtfunti1 a cura di N.N. (Bellagio - Como),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco. i'n
suffragio di UmNrlo, 1Vlarw e Terua St(lt)Ottngo,
• cura di N.N., L. 50.000.
Borsa: Don Michele Rua, p.g.r., a curn di An-
nina Candiani (Sanremo - Impe.ria}, L. 50,000.
Borsa: Don FUippo Rinaldi, in iiif/ragio dtl/g
tig.na .J\\10,-ghe.ritn Grassa, Cooperatriu saletta-no
per olrre JO amri, a cura dei nipoti Mariangela,
Andrc.inn, Cfacomo e. Annamaria (Gisveno
Torino), L. 50.000.
Borsa: Sac.rl cuori di G<esù e di Maria, per la
ele',Ja:dqn~ all'onore degli altOii di Don J.'Wiclu:h
Rw,, cura di Piero Cariboni (Lecco - Como),
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, prouggi semr,,~ il mio Gia-
a"nto e tutti i mìti' ean"!, a cura di N.N. (Piacenza),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, per
In mia animo. a cun di Mari.a. Parìite.lla !annue.ci
(Fondi • Latina), L. 50.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in-
vocando pr<1tU1.'one .&ulla rnia Jamlgu'a, a cura di
Luisa Donelli Morta (L~gnano - Milano), L . 50.000.
Borsa: Dott. Pietro Laudani, in memoria e. suf-
fragio, a cura di N.N. (Catania), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice,S. G.Bosco e Santi Sa-
les-iani. j11 memoria e ndfragio di MonJ. Felic.e Ar...
genieri~ Mons. Paol.o Argente.ri, Cap.no Capo,
cura della nipote e sorella Mercedes Argenteri
MignoUi (Bussoleno - Torino), L. 50.000.
Borsa: Mari.a Ausiliatrice e S. G. Boscot a cura
di Paola e Aquilino Gianazzà (Legnano - Milano),
L. 50.000.
tonuctr.t.

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Incontro di giovani cooperatori
a Muzzano (Vercelli)
Provenienti dai Centri di Alessandria. Aosta, ~
Asti, Biella, Bioglio, Borgomanero, Muzzano
e Vercelli. una quarantina di cooperatori. gio-
vani e signorine clai 17 ai 26 anni. si sono
riuniti a Muzzano nei giorni 12 e 13 febbraio
per discutere i loro problemi.
Il direttore dell'opera salesiana di Alessandria
lumeggiò la vocazione dei laici all'apostolato,
e ne indicò una pratica realizzazione nell'atti-
vità dei cooperatori salesiani. I giovani de11ono
essere salvati dai giovani, e Don Bosco ne
indica i mezzi e il metodo, nello spirito del suo
sistema educativo.
All'impegno di studio si alternarono gii incontri
liturgici e i momenti distensivi. Il gruppo di
Biella, fornito di chitarre e di buone voci, con-
tribui magnificamente a rendere più vivi e at-
traenti i diversi momenti dell'incontro, che lasciò
in tutti il desiderio di rinnovarlo con frequenza.
Giornate di spiritualità
per cooperatori
Le Figlie di M. A. di Varese hanno organizzato
giornate intere di spiritualità per cooperatori. ~
Ascolto della Parola di Dio, riflessione, pre- ,
ghiera, comodità di confessarsi e comunicarsi
ne sono il contenuto essenziale. Dopo un primo
esperimento estremamente positivo compiuto
in novembre, se ne organizzò un secondo in
vista della Pasqua. Vi intervennero oltre cento
cooperatrici e una trentina di cooperatori. pro-
venienti dai vari Centri, portando anche i bam-
bini che non potevano lasciare a casa; le
suore furono lietissime di prendersene cura.
L'instancabile don Alfredo Bandiera, Delegato
Cooperatori di Varese, e don Antonio Toigo
con la sua parola calda e convincente, furono
gli artefici della felice riuscita delle due gior-
nate.
Banpong (Thailandia)
Attività sociale dei Salesiani
In occasione del Congresso delle Opere So- ~
ciali della Thailandia, il ministro Generale Pra-
pas Charusathien ha espresso tutta la sua sim-
patia e ammirazione per le Opere Sociali che
f Salesiani della chiesa San Giuseppe di San-
pong vanno compiendo.
Nella foto: il ministro degli interni, Generale
Prapas Charusathien, al centro. Alla sua destra
il sac. Giovanni Ulliana e la signora Amphorn
Misuk. presidente del consiglio nazionale delle
Opere Sociali. Alla sinistra del ministro: la
signora Chumphon Santitham. presidente del-
l'assistenza delle famiglie della cittadina di
Banpong con sede alla chiesa San Giuseppe.
Sig. Preecha Bunchan, presidente della Confe-
renza di San Vincenzo de Paoli della Chiesa
San Giuseppe.