Bollettino_Salesiano_199105


Bollettino_Salesiano_199105



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2 1 MAGGIO 1991
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE - Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
* 11 primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto)
per tutti.
* 1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazlone: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfonso Alfano) - Via Marsala 42 - 00185 Ro-
ma - Tel. (06) 44.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il _BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: ·An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada .- Cecoslovacchia (in slovacco) - Centro America
(in Guatemala) - Cile - Cina (a Hong Kong) - Colombia
- Ec~ador .- Filippine - Francia - Germania - Giappone
- India (in inglese, malayalam , tami l e telugu) - Irlanda
e Gran Bretagna - Italia - Jugoslavia (in croato e in slo-
veno) -_Korea del Sud - Lituania (edito a Roma)- Malta
- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia . Por-
togallo · Spagna - Stati Uniti - Thailandia - Uruguay
- Venezuela - Zaire .
DIFFUSIONE
11 BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile .
Cambio di indirizzo: com unicare a nche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di don Egidio Viganò
12 REPORTAGE
Una medaglia alla solidari.età per Brindisi
di Menico Corrente
16 IL CENTENARIO DELLA RERUM NOVARUM
La dimensione sociale della carità
di Umberto De Vanna
19 NUOVE DEVOZIONI
Con il Risorto sulla «Via Lucis"
a cura di Eugenio Fizzotti
20 ATTUALITÀ ECCLESIALI
Quale catechesi per gli anni '90?
di Silvano Stracca
23 AMERICA LATINA
Il Centro culturale Abya-Yala di Quito
di Juan Bottasso
28 ATTUALITÀ MISSIONARIA
Ha bagnato con il suo sangue
la terra angolana
di Elvira Bianco
32 PROFILI
Don Marco prete-comunicatore
di Umberto De Vanna
36 I NOSTRI SANTI
Santa Maria Domenica, la fedeltà
e il coraggio
di Teresio Bosco
RUBRICHE
Attualità Salesiane, 4 - Lettere, 10 - Don B. di
Del Vaglio, 4 - Padre e maestro dei gio-
vani , 15 - Problemi educativi, 26 - Libri , 31 -
Come Don Bosco, 35 - La Buona Notte, 40 -
I Nostri Santi , 41 - I Nostri Morti , 42 - Solida-
rietà, 43
1 Maggio 1991
Anno 115
Numero 9
In copertina:
Il gruppo dei
giovani albanesi
accolti a Torino-
Valdocco (servizio
a pag . 12
Foto Demarie)

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« ... Conversava con noi lungo il cammino» è una
recente pubblicazione della LDC. Un libro singolare;
non è facile ·trovarne un altro dello stesso livello.
Le « novità editoriali» sono oggi talmente numeru-
se, che spesso non fanno neppure notizia.
La singolarità di questo volume non consiste nel « fa-
re notizia».
Le sue pagine racchiudono un fascino « pentecosta-
le»: la loro luce, infatti, è stata accesa dal fuoco di un
carisma: quello di Don Bosco. I Salesiani e le Figlie _di
Maria Ausiliatrice si sono riuniti l'anno scorso in due
Assemblee mondiali ( = Capitoli generali) con un forte
clima di preghiera di studio e di dialogo . Hanno ana-
lizzato, dopo lunga e partecipata preparazione, i con-
testi in cui vive oggi la gioventù; hanno individuato le
principali sfide con cui i giovani e le giovani interpel-
lano gli educatori; e hanno tracciato un cammino con
vari itinerari di percorso, per condurli verso il traguardo
di Cristo .
Il libro non porta in copertina il nome di un autore;
è frutto di un lavoro assembleare e organico; è stato
realizzato, non a tavolino, ma in due eventi ecclesiali
della durata di due mesi ciascuno. Porta in sé qualco-
sa dello Spirito Santo: per le origini del carisma e per
il suo rinnovamento conciliare..
La Chiesa che è·in Italia ha proposto recentemente,
attraverso la Conferenza episcopale, dei preziosi orien-
tamenti pastorali per gli anni '90: «Evangelizzazione
e Testimonianza della Chiesa» (8 dicembre 1990 - So-
lennità dell'Immacolata). Già la data mariana della
pubblicazione è per la Famiglia di Don Bosço un otti-
mo auspicio di futuro. Il fatto che i Pastori, all'optare
per tre vie da privilegiare nell'annunzio e nella testi-
monianza del Vangelo della carità, abbiano segnala-
to, come «prima», quella dell'educazione dei giovani
alla fede,· ci stimola e ci impegna pienamente. « Di frori-
te alla complessità e ai rapidi cambiamenti del mondo
giovanile - dice il documento - le nostre Chiese cor-
rono il rischio ·di mostrarsi talvolta incerte e in ritar-
do ... Il compito della trasmissione della fede alle nuove
generazioni... diventa quindi un'essenziale priorità della
pastorale... E il metodo da seguire è quello dell'evan-
gelizzazione di tutta l'esperienza giovanile» (Doc. n.
44-45).
Noi sappiamo che l'esperienza giovanile esige un'e-
vangelizzazione che sappia passare attraverso l'educa-
zione. È proprio questa la via maestra scelta da Don
Bosco, santo sociale, per rinnovare la società: evange-
lizzare educando! Ossia, portare i giovi:ini a testimo-
niare una fede nel Cristo capace di tradurre la carità
in storia.
Mi piace pensare che sia lo stesso Don Bosco, dichia-
rato ufficialmente dal Papa « Padre e Maestro della gio-
ventù», che invita a conoscere e ad applicare gli
orientamenti di questo libro affinché i giovani e le gio-
vani siano, nel mondo, artefici di rinnovamento sociale
perché veri cristiani.

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_4•1-~G-G/0-1991--====---==---- -Attualdà= = = = = = = = = = ~
-=======~~=======~lesiane=-==================~:::=:::::',
ALBANIA
In Albania
da 47 anni
Una Figlia di Maria
Ausiliatrice per 47 anni ha
tenuto vivo il carisma di
Don Bosco e di Madre
Mazzarello in Albania.
Passando per l'Italia, ha
raccontato con commozione
la prima celebrazione
eucaristica la sera dell' 11
novembre' 1990. I giovani
avevano costruito una croce,
che era stata innalzata
all'aperto. Era stata
disotterrata una campana.
La statua della Madonna era
venuta dalla Jugoslavia.
Quella sera 55.000 persone
si sono ritrovate con stupore
a celebrare l'Eucaristia,
dopo tanti anni di silenzio.
collaborazione con la
Regione Lazio. Le relazioni
hanno affrontato temi di
grande aderenza: si è
precisata l'identità del
minore deviante, è stata
affrontata la nuova
normativa sui processi penali
a loro carico, sulla
prevenzione e il loro
reinserimento e le varie
proposte di intervento. II
convegno si è distinto per
l'ampiezza e la qualità
dell'analisi, ma anche per le
proposte concrete. Vi erano
tra gli altri Federico
Palomba, direttore
dell'Ufficio per la giustizia
minorile del Ministero di
Grazia e Giustizia, il
ministro di Grazia e
Giustizia Giuliano Vassalli
(oggi giudice costituzionale).
Al regista Marco Risi è stato
assegnato !'«Oscar DB 90»,
per la sua produzione
cinematografica
particolarmente attenta al
problema dei ragazzi a
rischio.
ITALIA
Criminalità e
minori a rischio
II fenomeno della
delinquenza minorile è sotto
gli occhi di tutti. Ragazzi e
adolescenti sfidano ogni
giorno la società coi loro
scippi, la manovalanza
criminale, il lavoro nero,
l'evasione scolastica, le
piccole aggressioni. Li
chiamano a seconda dei casi
ragazzi a rischio, baby-
killer, schegge vaganti: in
realtà sono spesso le vittime
di un destino che mette loro
le manette ai polsi prima
che crescano. « Devianza e
giustizia minorile» è stato il
tema di un Convegno che i
Cooperatori salesiani hanno
organizzato a Roma in
MADAGASCAR
Don Viganò
in Madagascar
Il Rettor Maggiore ha
visitato per la prima volta il
Madagascar. Nell'isola, 30
salesiani e 11 Figlie di Maria
Ausiliatrice hanno dato vita
a 10 opere. Animano
quattro distretti missionari,
con parrocchia e varie
stazioni missionarie;
gestiscono quattro scuole;
fanno funzionare cinque
dispensari, otto oratori e
una casa di accoglienza per i
ragazzi più poveri; stanno
completando una grande
scuola sperimentale di
agricoltura. Sin dall'inizio
hanno pensato al futuro,

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-----------yJ-
1 MAGGIO 1991 , 5
dando vita a un vero
« aspirantato » per futuri
salesiani. L'8 settembre
scorso tre malgasci sono
diventati i primi Figli di
Don Bosco dell'isola. I
ragazzi si erano preparati ad
accogliere il Rettor Maggiore
e al suo arrivo un coro di
voci bianche lo ha
festeggiato con il grido «Ti
abbiamo aspettato tanto!»,
vedendo in lui il
rappresentante di Don
Bosco, colui che aveva
sognato il futuro della loro
terra. In Madagascar, come
in tl\\tta l'Africa, salesiani e
FMA hanno
immediatamente portato il
loro carisma, mettendo al
centro della loro pastorale i
giovani in una società che
ha come cardine l'adulto e
l'anziano. La pastorale
giovanile si sta però
rivelando una: carta vincente,
non solo perché i giovani
rappresentano il futuro della
società e della Chiesa
africana, ma perché insieme
ai ragazzi, come diceva Don
Bosco, vengono coinvolte
anche le loro famiglie.
ITALIA
Gn exallievi
parlamentari
Se gli elenchi sono
aggiornati, sono 47 i
parlamentarl italiani che
hanno frequentato un'opera
salesiana: 17 senatori e 30
deputati. Nell'anno della
Strenna sulla «dimensione
sociale della carità», per
sottolineare l'importanza
dell'impegno sociale e
politico, sono stati invitati a
passare qualc,he ora nella
Casa Generalizia. Dopo
cena, il Rettor Maggiore ha
Roma. Incontro con i parlamentari.
Il Rettor Maggiore con Gerardo Bianco (in alto)
e con Diego Novelli.
dato loro la tradizionale
« buona notte» salesiana. Li
ha invitati ad assumere con
senso di responsabilità il
loro impegno,
considerandolo anche in una
prospettiva educativa, come
ha fatto Don Bosco; e poi
ha presentato una
panoramica della presenza
salesiana nel mondo,
soprattutto in Africa, dove
vi è uno sviluppo che sa di
prodigioso. Il ministro
Gerardo Bianco ha replicato
accogliendo con
riconoscenza la consegna, e
impegt1andosi per una
sensibilità sempre più
accentuata verso i problemi
giovanili.
ETIOPIA
Mons. Worku
e i salesiani
È morto il vescovo Mons.
Worku, una vocazione
singolare, che facendosi
salesiano ha permesso ai
Figli di Don Bosco di
entrare in Etiopia . Si era
infatti fatto salesiano dopo
21 anni di sacerdozio,
mentre svolgeva compiti di
responsabilità nella diocesi
di Adigrat. Consacrato tre
anni dopo vescovo della sua
città, invitò subito i salesiani
perché si occupassero dei
giovahi. Cesare Bullo,
comunicando la notizia,
sottolinea l'affetto filiale di
cui era circondato e la sua
generosità: lasciò tutto èiò
che possedeva per i giovani
delle scuole rurali della
diocesi di Adigrat e per
completare il Santuario di
San Giustino De Jacobis,
il santo fondatore della
Chiesa cattolica
nel Nord dell'Etiopia.

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6 · 1 MAGGIO 1991
Attualità
'S,lesiane
,
CENTO
ANNI FA
MACERATA. Don Bosco
benedisse «con tutta l'ef-
fusione del suo cuore»
l'opera di Macerata, che
fu poi realizzata dal suo
successore, i) Beato Mi-
chele Rua. A Macerata
prima nacque l'oratorio e
poi la scuola. Ha scritto
un exallievo: «La vostra
scuola è ambiente di fa-
miglia, come voleva Don
Bosco ». Oggi la scuola
comprende il Liceo scien-
tifico e llngui!!tico e la
scuola media. E dotata di
laboratorio linguistico e di
due aule di informatica.
Nel corso delle manifesta-
zioni centenarie, il Sinda-
co Carlo Ballesi ha
esaltato il ruolo e la fun-
zione svolti dall'opera sa-
lesiana, considerati parte
della storia della città. Il
Rettor Maggiore nel suo
discorso ufficiale mentre
si congratulava per Il tra-
guardo raggiunto, invita-
va i salesiani a condurre
un'azione educativa con
sempre maggior compe-
tenza scientifica e meto-
dologica. L'opera sale-
siana, animata dal diret-
tore Don Gesuina Monni,
ha messo in cantiere in-
contri e manifestazioni di
prestigio, destinate a coin-
volgere la cittadinanza.
CATANIA. L'Istituto San
Francesco di Sales com-
pie 100 anni e non ha
perso colpi: le nuove at-
trezzature, come i nuovi
laboratori di linguistica e
informatica, testimoniano
che sa accogliere la sfida
del tempo. Gli exalllevi so-
no stati tra i primi a fe-
steggiare il centenario,
dandosi convegno, nel lo-
ro antico istituto. E stato
un accavallarsi di rl.cordi.
« Don Bosco ml ha fatto
gioire negli anni più Im-
portanti per la formazione
di un uomo», dice il dott.
Filippo Ricciardolo. E il
giovane exalllevo Vincen-
zo Martines: « I ricordi più
belli sono senza dubbio le
gite, le partite di pallone
in cortile, l'educazione ri-
cevuta, un 'educazione
non priva di severità, ma
sempre condita di tene-
rezza e amore. Ho ricevu-
to una solida educazione
e istruzione in un ambien-
te aperto, sereno e
moderno» .
ITALIA _ _ _ __
Settimana di
spiritualità della
famiglia salesiana
Ha avuto una buona
partecipazione la settimana
di spiritualità della Famiglia
Salesiana che si è tenuta
quest'anno presso la Casa
Generalizia a Roma. Vivace
e numerosa la
rappresentanza dei vari
gruppi della Famiglia
Salesiana provenienti da
tutto il mondo. Tema di
studio: « La dimensione
sociale della carità». Come
era previsto, vi furono
relazioni, momenti di
preghiera animati
Il Centenario a Macerata
rispettivamente dai vari
gruppi , spazi di fraternità,
la riflessione a gruppi,
conclusa con la relazione in
assemblea, la narrazione di
esperienze significative.
Particolarmente stimolanti le
« Buone notti» dei Superiori
del Consiglio Generale e
della Vicaria Generale FMA
Suor Rosalba Perotti. Il
Rettor Maggiore ha concluso
i lavori con un suo-
commento alla Strenna '91.
L'intero gruppo dei
partecipanti è stato infine
ricevuto dal Papa, che
durante l'udienza ha
manifestato ancora una
volta la sua simpatia per
Don Bosco e la Famiglia
salesiana.

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- ~ - - - - -- - - -sB-
1 MAGGIO 1991 , 7
BELGIO
Parte per Haiti
a 60 anni
Il salesiano fiammingo Jef
Lannoo dopo aver insegnato
a lungo nelle scuole del
Belgio Nord è partito per
Haiti, dove il fratello Luc
lavora tra i poveri da 15
anni. Jef dice: «Avevo
predicato tanto sulle
missioni di Haiti. Ogni volta
mi dicevo: smettila di
parlare e comincia tu! Ma
avevo paura di lasciare
tutto. Adesso l'ho fatto».
IRAN ________,
Mi ha cambiato
l'amore
Battezzato a 19 anni, allievo
come centinaia di suoi
compagni musulmani del
Collegio Salesiano di
Teheran, John era vivace e
piuttosto impertinente, se
poteva fare domande come
questa ai suoi superiori:
« Perché non esiste neanche
un salesiano iraniano?».
«Fallo tu, se vuoi•», gli
rispose senza crederci il
superiore. E John, spedito
spesso dal direttore perché
troppo irrequieto, fini per
portarsi a casa un Vangelo
scritto in arabo . Lo nascose
nel cassetto, per paura della
mamma. Ma la mamma non
lo sgridò e John si
appassionò tanto da sfidare
le ire di tutta la famiglia e
di farsi « cristiano e
addirittura salesiano».
«Sono stato colpito da quel
fenomeno di carità che i
salesiani di Teheran
dimostravano stando con i
ragazzi e i giovani che
appartenevano a un'altra
razza e a un'altra
religione», dice Don John .
«Niente proselitismo,
nessuna pressione o
aggressione religiosa» .
Adesso Don John è
sacerdote: il primo iraniano
salesiano, sacerdote cattolico
e di rito latino.
Roma. Gruppo di lavoro
alla settimana di
spiritualità. Sopra,
l'Incontro col Papa
ITALIA .__ _ ___.
Delegato del Papa
in America Latina
«Open,
informazioni
senza frontiere»
Giovanni Paolo II ha
nominato il vescovo
salesiano Mons. Hector
Julio Lopez Hurtado,
I giornali hanno parlato di vicario apostolico di Ariari
una iniziativa nuova e
in Colombia, delegato
stimolante realizzata da
pontificio presso la
Radio Proposta, l'emittente Confederazione latino-
torinese guidata dai
americana dei religiosi
salesiani. «Open» è il primo (CLAR). La CLAR riunisce
programma settimanale per gli oltre 150.000 religiosi
cittadini extracomunitari.
- sacerdoti, laici
Dura trenta minuti e offre e suore - che attualmente
notizie, inchieste, scadenze, lavorano nell'America
informazioni e cultura in 4 Latina. « La nomina di un
lingue: italiano, arabo,•
delegato pontificio presso la
francese e inglese. Realizzato CLAR », fa sapere la sala
in collaborazione con
-stampa del Vaticano, «è
l'Assessorato alla Cultura nata dalla necessità di
della Regione Piemonte, il assicurare un più stretto
programma viene distribuito collegamento della Santa
a tutte le emittenti che ne Sede con quell'importante
facciano richiesta.
organismo» .
IL FUTURO
DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
Il Ministro della Pubblica Istruzione Gerardo Bianco
è intervenuto alla presentazione di una ricerca sui
problemi e le prospettive della formazione
professionale. Si tratta di un'indagine sociologica
promossa da Felice . Rizzini, responsabile
CNOS/FAP e condotta dall'Università Salesiana di
Roma con la sovvenzione del Ministero dei Lavoro.
La ricerca ha coinvolto 97-56 studenti del biennio
della scuola statale superiore e la formazione
professionale. Dall'indagine risulta che i giovani
Italiani tra I 14 e i 16 anni sono favorevoli
all'innalzamento dell'istruzione obbligatoria e
all'inclusione della formazione professionale nella
scuola dell'obbligo. I corsi professionali secondo la
maggioranza degli studenti offrono una cultura
sufficiente per un buon inserimento nel mondo del
lavoro e della società e sono particolarmente idonei
agli adolescenti che hanno attitudini pratiche.
L'on . Francesco Casati, Presidente CONFAP, ha
detto: «Sull'elevazione dell'obbligo i partiti sono tutti
d'accordo. C'è invece una netta divisione sui
contenuti dei nuovi due anni di scuola obbligatoria».
Un prolungamento delle medie di altri due anni infatti
rischia di produrre solo un aumento degli abbandoni
scolastici, se non ci saranno offerte scolastiche
diversificate. E. la formazione professionale potrebbe
far compiere Il biennio anche ai ragazzi già orientati
al mondo del lavoro.

1.8 Page 8

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;:=---B•~t~G~GI0-1991---====~~~~ttualità;:=:::;;=====;::========~~===,
=======================-----8alesiane~ ===============----__;
NIGERIA
l1 primo santuario a
Maria Ausiliatrice in
terra africana
Ad Akure in Nigeria il
sogno di Don Bosco, che
guidato dalla Pastorella
aveva tracciato « una sola
linea» da Pechino a
Santiago passando in mezzo
ali'Africa, è diventata realtà.
L'opera di Akure, che ha
avuto i suoi inizi nel 1982, si
è sviluppata. Ora conta una
vasta parrocchia, l'oratorio-
centro giovanile, un centro
stampa e vari servizi
pastorali per la zona. E
soprattutto si vede
circondata dalla simpatia e
dalla collaborazione di tanti
laici, che permettono di
condurre una efficace azione
fondata sulla predilezione
per i giovani.
Data storica è stata quella
dell'inaugurazione della
nuova chiesa-santuario a
Maria Aiuto dei Cristiani
(9 dicembre 1990). Il primo
«santuario» africano alla
Madonna di Don Bosco,
destinato a diventare un
centro di devozione mariana
per i nuovi cristiani di
questo continente.
Ecco una sintesi delle
attività che si sono svolte
nella settimana che ha
preceduto la consacrazione.
Il lunedì precedente:
symposium sull'educazione
dei giovani secondo il
sistema preventivo. Il
martedì: gara di cori
parrocchiali. Mercoledì, gara
di recitazione su tematiche

1.9 Page 9

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1 MAGGIO 1991 9
Akure (Nfgeria).
Fotocronaca
dell'inaugurazione e
della festa popolare
(servizio di Demarie)
religiose. Giovedl: gara di
danze africane. Venerdì:
finalissima del torneo di
calcio tra la squadra Don
Bosco e quella di un'altra
parrocchia. Venerdì e sabato
8 dicembre, festa
dell'Immacolata: Esercizi
spirituali per 250 giovani dai
18 ai 25 anni. Preghiere,
canti e danze fino a notte
inoltrata. Alle ore 21 di
sabato, centinaia di giovani
con\\ le candele accese hanno
condotto in processione la
statua della Madonna
dall'antica chiesa alla nuova.
Domenica 9 dicembre: è il
giorno della consacrazione.
Fin dalle prime ore del
mattino un afflusso
ininterrotto di persone.
Associazioni e gruppi
parrocchiali. I ragazzi della
banda e del coro
parrocchiale. Tutti
indossano vestiti variopinti e
ordinati. In breve la chiesa
si è riempita all'inverosimile.
La celebrazione durerà
quattro ore: solenne,
partecipata. Canti in lingua
inglese, yoruba e ibo, la
« Salve Regina» in
gregoriano.
Mentre il santuario
ali' Ausiliatrice viene
inaugurato, il primo
salesiano nigeriano si trova
già nel post-noviziato di
Lomé: è questa la speranza
per il futuro dell'Africa e
per lo sviluppo dell'attività
salesiana tra i giovani. Tutta
l'opera di Don Bosco ha
avuto inizio da un'Ave
Maria.

1.10 Page 10

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10 · I MAGGIO 1991
Lèttere
«A cura del Fogolar Furlan - ma come dei fiocchi pur
di Roma, si è tenuta·all'inizio nella tormenta biancheggianti
dell'anno una commemorazio- - sulle cime a riflettere la lu-
ne a ricordo di Michele Gorta- ce superba - finché il suo ca-
ni (1883-1966) nel 25° della lore non li richiami- nell'alto
morte. Ammiratore di Don dei cieli" ».
Bosco e cooperatore, molto le- ' Don Antonio Papes, Roma
gato all'opera salesiana di Tol-
mezzo (Udine), Michele
Gortani fu docente universita- «La guerra del Golfo è sta-
rio e geologo ricercatore, uo- ta certamente una grande scia-
mo politico attento alle gura. Non credete però che
popolazioni montane e alle tra- tutto questo parlare e pregare
dizioni popolari. Fu soprattut- per la pace sarà servito a farci
to un uomo onesto e visse maturare un po' tutti? Speria-
apertamente la sua fede. Vor- mo che riflettano anche gli ul-
rei far conoscere ai lettori del timi violenti, quelli che non
Bollettino Salesiano la preghie- riescono a cancellare per sem-
ra che, sottotenente degli alpi- pre dal loro vocabolario que-
ni, scrisse in calce a sta parola diabolica. Io non
un 'immagine della Madonna credo, come hanno scritto
della Neve nel febbr.aio del Bocca e altri, che l'uomo sia
1917: "Sia dei figlioli vostri - violento per natura e che con-
Immacolata Regina cjelle Nevi tinuerà a fare inevitabilmente
- non come dei fiocchi sbat- la guerra».
tuti a, contaminarsi col fango
Lina Stefani, Brescia
DON QUADRIO E LA MARCHESA DI BAROLO
Nel gennaio scorso si è
aperto il processo di cano-
nizzazione di Don Giusep-
pe Quadrio e della
Marchesa di Barolo. La
funzione solenne si è svol-
ta a Torino nella chiesa di
San Lorenzo, alla presen-
za di Mons. Saldarini e del
postulatori, tra I quali Don
Flora. Don Quadrio fu in-
segnante presso l'Univer-
sità Saleslana ed è un
limpido esempio di vita sa-
cerdotale1 vissuta in una
fede serena e trascinante.
La Marchesa di Barolo fu
una delle prime benefattri-
ci di Don Bosco e sl distin-
se nello zelo per l'educa-
zione delle giovani. Nella
stessa circostanza sono
state awiate le cause del
torinesi Don Retto, giu-
seppino del Murlaldo, di
Luigi Bordino, del Cotto-
lengo, e della carmelitana
Suor Maria degli Angeli.
Torino. Mons. Saldarlnl
nella chiesa di
San Lorenzo
«Ho letto con vero interes- posto nella sua virile e pura
se l'articolo su Don Cojazzi e sembianza dalle premure com-
Pier Giorgio Frassati (cf mendevolissime dell'Autore, al
BS/febbraio.'91). Ho rinnova- quale non saremo sufficiente-
to i mei ricordi di questo pro- mente grati per avere ripesca-
fessore e giornalista salesiano, to dal labile fiume del tempo
grande predicatore. Avreste che corre le memorie sue e de-
potuto però citare anche la re- gli innumerevoli che hanno co-
censione che Don Giovanni nosciuto Pier Giorgio"».
Battista Montini, futuro Papa Achille Ricciardi, Lido di Ostia
Paolo VI, aveva scritto per la
(Roma)
rivista Studium nel 1928 (pagg.
209-210). Si legge tra l'altro, ri-
ferendosi appunto al libro Viviamo nell'incubo che si
scritto da Don Cojazzi: '·'Non scateni una guerra nel Medio
voglio tardare ad annunciare ai Oriente. Gli uomini sono mat-
lettori questo libro stupendo. ti! In Kuweit e in Irak erano
Ma mi sento sgomento nel far- andati a lavorare circa 10.000
lo: per gli altri libri, la mate- thailandesi, che ora sono stati
ria si domina; qui se ne resta rimpatriati a spese del nostro
dominati. Eccolo, l'amico e governo e sono andati a au-
l'esempio scomparso, ricom- mentare il numero dei nostri

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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- - - -- -----s/1-
1 MAGGIO 1991 11
NUOVI SERVI DI DIO
disoccupati. Vi mando la foto-
grafia delle case che la nostra
comunità ha costruito per i
poveri.
Don Francis Sacco,
St. Joseph Catholic Church,
p.o. Box 24,
Banpong 70110, Thailand
« Non avete ricordato la
morte del salesiano Padre Ma-
rio Daorizzi, ·avvenuta a Car-
pina· (Brasile) il 26.6.1988,
dopo ben 57 anni di fedeltà e
di apostolato missionario fe-
condo. È stato un figlio di Don
Bosco attivo e generoso . Cre-
do che avrebbe meritato alme-
no un · breve cenno e una
preghiera di suffragio. Ringra- l'Ungheria! Tanti cari saluti dà
zio e chiedo scusa».
un salesiano che ha un gran de-
Lina Dauritz, Lavis (Trento). siderio di sentire notizie della
nostra famiglia ».
Padre Mario era molto sti-
mato dalla gente di tutta la re-
Don Edelényi Istvrin,
Székesfehérvrir (Ungheria)
gione e il suo funerale lo ha
dimostrato . Era stato diretto-
re, economo, confessore e vice-
parroco. È stato un irifaticabile «Faccio la raccolta di santi-
ministro della Con/essione ed ni: Don Bosco, Maria Ausilia-
ha sempre avuto un grande trice, San Domenico Savio.
amore per l'Ausiliatrice.
C'è qualche lettore che vuole
incrementare la mia col-
lezione? ».
Paola Camprini,
Via F. Albani, 25 - 40129
« Sono un assiduo frequen-
Bologna
tatore di biblioteche e ho pen-
sato di fare arrivare anche li il
nostro Bollettino. Sto condu-
cendo un'ampia ricerca sulla «Sono un exallievo, ho 39
storia di Moncucco Torinese anni, sono felicemente sposa-
(At), dove Don Bosco non an- to e ho tre bambini. Faccio
cora sacerdote fondò il suo pri- parte della parrocchia Don Bo-
mo oratorio. Se qualcuno sco di Vittoria che non è sale-
avesse del materiale sul sog- siana. I salesiani più vicini si
giorno di Don Bosco alla ca0 trovano a Ragusa. L'unico
scina Moglia di Moncucco, rappresentante di Don Bosco
gradirei me lo segnalasse». sono io nell'ambito parroc-
Passino Gianpaolo, chiale e faccio di tutto per por-
Via San Paolo, 4 -14024 Mon- ·tare ai giovani della mia
cucco (At), parrocchia una ventata di sa-
Fax 011.9874644 lesianità. Ho vissuto la mia
.fanciullezza e la mia adolescen-
za a Riesi, in provincia di Cal-
«11 Bollettino Salesiano mi
è arrivato dopo un anno di at-
tesa. Finalmente posso di nuo-
vo leggere notizie salesiane!
Qui in Ungheria viviamo di-
spersi nelle parrocchie e chie-
se. Finora mi trovavo a
Budapest. Ora sono anziano e
mi trovo in un ex seminario
diocesano per pensionati. Non
abbiamo ancora case e devo
tanissetta. ho frequentato
l'oratorio e ho avuto modo di
conoscere Don Scuderi, Don
Paolo Giacomuzzi, Don Enri-
co Russo, Don Calandra, il si-
gnor Schinelli (morto in terra
di missione) e tanti altri. Vi sa-
luto con tanto affetto» .
Salvatore Russo, Vittoria (Rg)
accontentarmi di questa solu-
zione. Spero che il Bollettino
Salesiano continui ad arrivar-
mi puntualmente come un
tempo . Quarant'anni fa erava-
mo 200 confratelli in tutta
« Vorrei conoscere le più si-
gnificative esperienze di vita
(lavoro in campo sociale e non,
volontariato o altro) che duri-
no il tempo di un week-end,
ma anche che richiedano tem-
pi lunghi e scelte più du-
rature».
Lucia Cordera,
Via Bellotti, 2 - 20129 Milano
«Sono uno studente d.i elet-
tronica. Trovo il Bollettino in-
teressante e vicino ai problemi
di ragazzi della mia età. Vi sa-
rei grato se mi poteste manda-
re il programma delle vacanze
da voi gestite in Italia e al-
1' estero».
Riccardo Strusani,
Via Pignacca, 8/c -
20041 Agrate Brianza (Mi)
Vi invitiamo a rivolgervi al
più vicino istituto salesiano (cf
la voce Salesiani sulla guida te-
le/onica della vostra città o del
capoluogo di provincia). Pote-
te scrivere o telefonare anche
a: VIS (Ferdinando Colombo),
P. Rebaudengo, 22-10155 To-
rino, te/. 011.266967; VIDES
(Maria Grazia Caputo), Via
dell'Ateneo Salesiano, 81 -
00139 Roma, Te/. 06.8184821.
Grazie per i compli-
menti e soprattutto per
le osservazioni. Non en-
triamo nel merito delle
singole lettere. Siamo
però disponibili a offri-
re il nostro spazio a chi
volesse replicare, e so-
prattutto siamo ricono-
scenti a chi vorrà
ampliare il terreno del-
le osservazioni e dei
suggerimenti.

2.2 Page 12

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12 · 1 MAGGIO 1991
REPORTAGE
«Non hanno documen-
ti, non hanno qualifiche di nessun
genere. Sono pura umanità. Si offro-
no al freddo, alla pioggia, a n0i. Al
largo gridano "libertà", appena scesi
dicono "pane, lavoro". Si affidano
alla misericordia». Così il vescovo di
Brindisi Settimio Todisco. C'era an-
che lui al porto a prendersi la piog-
gia in mezzo alle migliaia di
profughi.
Migliaia di profughi jn una città
di 90.000 abitanti. Eppure, dice il
Vescovo, non si è manifestata l'irra-
zionalità della folla, non c'è stata
tensione sociale. La gente di notte ha
aperto le porte a questi estranei la-
ceri e sporchi. Perfino i carcerati di
Brindisi hanno detto al loro cappel-
lano che erano disposti a fare qual-
cosa per loro.
I salesiani di Brindisi sono stati te-
stimoni e protagonisti di questa on-
data di solidarietà che si è levata
dalla popolazione. E sono stati tra i
primi ad accorgersi di quanto succe-
deva. Il direttore don Rosario Ada-
mo ci ha raccontato: « Giovedì 7
marzo e venerdì 8 sono stati i giorni
più drammatici. Non potete avere l'i-
dea di quello che è accaduto. Scene
apocalittiche ». Avevano affrontato
un viaggio avventuroso per fare un
tratto di mare di 40 miglia. Ci voglio-
no normalmente un paio di ore, ma
con le loro carrette marine ci hanno
impiegato dalle 12 alle 16 ore.
Tutta qu'ella gente si trovava am-
massata nel porto, a dormire per ter-
ra, al freddo , coperta di stracci o· da
un telo di plastica. Parecchi presi dal
panico erano andati verso la campa-
gna, mettendosi per la superstrada.
Uno di loro è morto investito.
UNA MEDAGLIA
ALLA SOLIDARIETÀ
PER BRINDISI
di Menico Corrente
J ,neravigliosi
ragazzi dell'oratorio
« Abbiamo capito immediatamen-
te che bisognava fare qualcosa » . I
ragazzi albanesi hanno fatto da bat-
tistrada. Sono andati all'oratorio e
qui sono stati accolti da don Miche-
Le case salesiane di Brindisi, Lecce e
Corigliano D'Otranto sono state le prime
a reagire all'emergenza-Albanesi. Una gara di
generosità che ha visto in prima linea il
volontariato delle comunità ecclesiali.

2.3 Page 13

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- - - - - - -- ---#1-
le. Con loro sono arrivati altri . Han-
no avuto letto, coperte e un pasto
caldo. Ottanta di loro per la notte si
sono sistemati in teatro e nelle sale
dell'oratorio. Il giorno dopo è co-
minciata la gara di solidariteà. Tutti
portavano qualcosa. I ragazzi dell'o-
ratorio facevano la spola e tornava-
no da casa con le braccia piene,
anche di cibi già cucinati. Intanto
cooperatrici, catechiste ed exallievi
servendosi di un fornellone hanno al-
lestito una cucina. Nei primi giorni
il pasto caldo lo hanno ricevuto in
quattrocento. Lunedì, grazie all'eser-
cito che ha organizzato una cucina
da campo, sono passati dall'oratorio
almeno cinquemila persone, riceven-
do minestra, carne e formaggio, pa-
ne e frutta . Chi veniva, riceveva e se
ne andava. Viveri, detersivi, pacchi
di vestiario distribuiti dalla Caritas
diocesana. Il direttore dell'oratorio
don Michele Memeo aveva il compi-
to di smistare le varie persone e di si-
stemarli nelle scuole e in alcune
famiglie. È nato in questo modo il
collegamento con la casa salesiana di
Lecce .
deva di ospitare un'altra dozzina di
ragazzi. E poi altri settanta: tutti gio-
vanissimi che a Brindisi rischiavano
di finire nelle grinfie della malavita
organizzata e del caporalato.
Anche i salesiani di Corigliano
d'Otranto hanno aperto le porte a
trentasei ragazzi dai 14 ai 18 anni.
Per loro stanno facendo scuola· di
agraria e lezioni di lingua italiana. In
quella casa si trovano già in affida-
mento trenta ragazzi dai 9 ai 14 an-
ni, messi lì dal tribunale dei
minorenni o da famiglie in difficol-
tà. A pochi chilometri dalla casa sa-
lesiana sulla via Martano-Otranto c'è
la Comunità Emmaus per il ricupe-
ro dei tossicodipendenti.
Parlavamo di una gara di solida-
rietà. Le Caritas diocesane e i vesco-
vi hanno pensato ai salesiani
soprattutto per i più giovani. E lari-
sposta come dicevamo è venuta ge-
nerosa. Il Rettor Maggiore Don
Viganò tramite il Regionale d'Italia
ha sollecitato le case salesiane ad
aprire le loro porte ai giovani alba-
nesi e molti hanno risposto.
1 MAGGIO 1991 13
Tanti interrogativi
Mentre tornavamo dalla nostra vi-
sita, sulla litoranea Brindisi-Bari c'e-
rano decine di albanesi per lo più
giovani che a piccoli gruppi faceva-
no l'autostop per andare altrove. Il
loro miraggio era andare al nord , a
Torino e Milano, per trovare lavoro .
I greci li avevano rimandati a ca-
sa. Qualcuno c'era andato a piedi,
arrampicandosi sulle montagne a sud
dell'Albania. Quella volta erano in
tremila. Tre giorni di cammino. I
greci li avevano sistemati in uno sta-
dio. E così per dieci giorni, senza co-
perte e cuscini. Poi è arrivata la
polizia, li ha caricati sui pullman e
li. ha riportati in Albania. Le guar-
die albanesi hanno sparato a terra in
segno di rabbia e per spaventarli.
Di fronte a un esodo così massic-
cio, 16.000 sarebbero.sbarcati a Brin-
disi, qualche migliaio a Monopoli,
1200 a Otranto, non è mancato chi
ha accusato il governo albanese di
sollecitare questo esodo proprio alla
Arriva il pulmino
del Centro Salesiano
Sabato e domenica su Brindisi di-
luviava. Non è difficile immaginare
la situazione dei tantissimi che non
avevano ancora trovato un punto di
riferimento. Particolarmente penoso
vedere i bambini sotto la pioggia e il
fango. Da Lecce è arrivato il pulmi-
no e ne ha portati via 72 che si sono
sistemati nei locali del Centro Poli-
valente dell'Istituto Salesiano. Tut-
te famiglie con bambini.
A Lecce l'accoglienza è stata or-
ganizzata dai volontari. Mentre la
solidarietà.dei parroccliiani non si fa-
ceva spaventare dalla pioggia. Il par-
roco. in persona collaborava a
scaricare quanto arrivava da parte
delle famiglie. Hanno portato vive-
ri, medicine, vestiti. Il direttore, don
Michele Gentile si propose sin dall'i-
nizio di coinvolgere nell'organizza-
zione gli albanesi stessi, in modo che
i volontari potessero darsi a un lavo-
ro educativo.
Ma il giorno dopo il vescovo chie-
Brindisi. Don Michele incaricato del coordinamento.
Sopra il titolo, bambini albanesi a Lecce.

2.4 Page 14

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14 1 MAGGIO 1991
vigilia delle elezioni: se ne sarebbero
cosi andati i più contrari al governo:
gli innamorati dell'occidente, i più
scontenti del regime, gli anticomuni-
sti tradizionali. Nel luglio 1990,
quando a Tirana migliaia di opposi-
tori avevano dato l'assalto alle am-
basciate, quattromila profughi erano
stati portati in Italia. Ma allora ia po-
lizia aveva fatto di tutto per non farli
scappare. Questa volta non è stato
cosi.
Cosa cercano? In Albania faceva-
no la fame. « Un uomo in un giorno
guadagna l'equ1valente di un dolla-
ro. Non puoi comperarti niente.
Puoi solo condurre una vita misera-
bile. O ti compri le sigarette o man-
gi», dicono. E intanto vedevano alla
televisione il modo di vivere degli ita-
liani, cosi come viene presentato dal-
la pubblicità della Nutella o della pa-
sta Barilla.
«Spaghetti e libertà», ha titolato
un settimanale. «Per noi mangiare
gli spaghetti è una festa», ha detto
uno di loro; «voi gli spaghetti li avete
a tavola tutti i giorni». lgly, uno stu-
dente di 16 anni: «Me la sognavo tut-
te le notti, l'Italia, questo paese
strano, libero, ricco».
Dai salesiani a Brindisi c'è un ra-
gazzo di 15 anni. Ha perso il padre
morto d'infarto a 42 anni mentre era
in viaggio con lui. Aveva fatto otto
anni di prigione per motivi politici.
La mamma è in Albania, ma lui a ca-
sa non ci vuole tornare. O si ferma
coi salesiani o vuole andare da uno
zio in America.
Menico Corrente

2.5 Page 15

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-----------sll-
= = = = =-=Pr!a,e 1MAGGIO 1991 15
aem~v; = = = = =
,----------dei-giovani====- - - - -
di Antonio Martinelli
PREVENTIVO È UN'ARTE
Un titolo che passerà alla storia,
parlando di Don Bosco, è e sarà quel-
lo di ideatore di un sistema educati-
vo chiamato preventivo.
I libri di pedagogia ·dovranno far-
si più attenti nella presentazione di
autori da ricordare e studiare nella
scuola, al nome di Don Bosco,
PAROLE RICCHE
DI AMORE
PER I RAGAZZI
Mi piace riportare una testimo-
nianza, bella e interessante, che suo-
na come un appello non solo ai
salesiani ma a tutti gli educatori, og-
gi in particolare.
«Voi salesiani avete opere, collegi,
oratori e case per i giovani, ma non
avete che un solo tesoro: la pedago-
gia di Don Bosco. Rischiate tutto il
resto: non sono che dei mezzi. Ma sal-
vate la sua pedagogia. Vent'anni di
attività passati nella rieducazione dei
giovani mi obbligano a dirvi: siete re-
sponsabili di questo tesoro di fronte
alla chiesa e al mondo. In un mondo
i cui i ragazzi sono traditi, disseccati,
triturati, classificati, psicanalizzati,
dove spesso servono di materia prima,
il Signore vi ha affidato una pedago-
gia in cui trionfa il rispetto del ragaz-
zo, della sua grandezza e della sua
debolezza, della sua dignità di figlio
di Dio. Conservatela, rinnovatela,
ringiovanitela, arricchitela delle sco-
perte moderne, adattatela a queste
creature colpite dal ventesimo secolo
e dai suoi drammi, quali Don Bosco
non ha potuto vedere. Ma per carità,
conservatela! Cambiate tutto, perdete
se è il caso le vostre case: non impor-
ta. Ma conservate la pedagogia di
Don Bosco, costruendo in migliaia di
cuori la maniera di amare e di salva-
re i ragazzi che avete ereditato da Don
Bosco».
La testimonianza è di padre Duval-
Iet, cappellano delle carceri e collabo-
ratore dell'abbé Pierre.
LA TESTIMONIANZA
DI GIOVANNI PAOLO II
Il Papa nella lettera Iuvenum Pa-
tris aggiunge, con fine intuizione, par:
Iando del sistema preventivo, che è
un'arte. Perché ha il suo punto di ori-
gine in un artista: Don Bosco Santo.
E l'educatore che esprime l'amorevo-
lezza di una madre, ma impegna nel
lavoro e nella crescita personale co-
me un padre esigente. E padre, fra-
tello e amico di tutti ·i ragazzi e
giovani, ma non trascura quel rappor-
to personale e profondo che Io rende
maestro e guida. Accoglie incondizio-
natamente il ragazzo cosi come si pre-
senta, ma Io aiuta a diventare
progressivamente come la sua vita e
la vita degli altri richiedono. Indica
contemporaneamente come virtù gio-
vanili l'obbedienza e la libertà interio-
re, la fedeltà alla vocazione personale
e la creatività di fronte ai segni nuovi
che la storia propone.
Il sistema preventivo è un'arte per-
ché nella sua struttura operativa ha
bisogno di un artista. L'educatore,
nello stile di Don Bosco, educa pro-
ponendo, fa crescere stimolando,
conquista irrobustendo. Fa appello
non alle costrizioni, ma alle sorgenti
vive della ragione, dell'amore, del de-
siderio di Dio che ogni uomo porta
nel profondo di se stesso. Si pone ac-
canto sostenendo la fragilità del gio-
vane e Io illumina sulle vie della feli-
cità. Rispetta sempre il delicato
processo di maturazione, e offre espe-
rienze che Io aprano ad orizzonti nuo-
vi e ricchi di umanità. Sa conquistare
il cuore: perché l'educazione è cosa di
cuore, per ripetere una parola tipica
di Don Bosco. Se non si è artisti in
pedagogia, carichl di entusiasmo e di
fantasia creativa, non si costruisce
nulla di buono con i ragazzi. Genito-
ri, insegnanti, operatori ed animato-
ri trovano qui un criterio che giudica
i loro interventi.
Il sistema preventivo è un'arte, in-
fine, per gli obiettivi che propone: il
«positivo», il «futuro» e !'«interiori-
tà». Una pessima traduzione di «pre-
ventivo» spesso ha fatto ricorso a
termini che si collocano più facilmen-
te sul versante della paura e della
chlusura. Quasi che sia necessario co-
struire una campana di vetro, entro
cui porre, sotto vuoto, i ragazzi per
liberarli da ogni forma di inquina-
mento. Arte è inserirsi nel tessuto del-
la vita quotidiana e trasfigurarla con
gli strumenti della riflessione, della
carità e dell'attiva trasformazione. Gli
orizzonti che lascia intravvedere san-
no di arte. Guarda con fiducia, otti-
mismo e gioia al futuro che va
costruito fin dal momento presente.
Coglie con speranza il bene dovunque
vive ed opera. Ha occhi lungimiranti
per scorgere i piccoli semi di bontà,
e di grazia che sono disseminati a pie-
ne mani, dal Datore di ogni bene, nel-
la storia e nella vita. Punta sulla
coscienza più che sui formalìsmi este-
riori. Conta sulla forza della libertà
più che sui condizionamenti sociali e
religiosi: Fa affidamento sull'opera
del Maestro interiore, che è Io Spiri-
to del Cristo .
In Don Bosco la genialità del San-
to si congiunge all'originalità dell'e-
ducatore. Nasce in tutti l'ammirazio-
ne per l' armonia che nella vita ha sa-
puto vivere e proporre a tutti i ragaz-
zi e giovani.
o

2.6 Page 16

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16 • I MAGGIO 1991
IL CENTENARIO
DELLA RERUM NOVARU
LA
«DIMENSIO
SOCIALE
DELLA
CARITÀ>>
In occasione del
Centenario della
Rerum Novarum di
Leone XIII
(15 maggio 1881),
il Papa ha proclamato
il 1991 anno della
dottrina sociale della
Chiesa. La Strenna del
Rettor Maggiore
impegna la Famiglia
Salesiana ad
approfondire e a
testimoniare «la
dimensione sociale
della carità». Parliamo
con il Vicario Generale
dei Salesiani don Juan
Vecchi di questo tema
nell'ottica di questo
Centenario.
Le scelte sociali
di Don Bosco
.
oi'•mripeengtannarosii.
laici a
senza
riserve nel vasto
campo della politica.
Roma. Leone Xlii, il Papa della Rerum Novarum con Don Bosco.
Nel libro «L'altro volto
di Torinò risorgimentale», Umberto
Levra parla di questa città nella pri-
ma metà dell'800 e descrive «strade
e portici che divenivano la casa e il
luogo di lavoro per ragazzini che, in
gruppo o isolati, vivevano di espe-
dienti, di illega!ismi e di furterelli».
I torinesi, afferma, protestavano in-
dignati per i piccoli lustrascarpe che
inseguivano a frotte i viandanti, co-
me fanno oggi in certi paesi del ter-
zo mondo. E racconta di un esile
ragazzino biondo di 10 anni, Giovan-
nino, che nell'estate del 1840 era sta-
to trovato a dormire sotto i portici
di via Po. Portato dal commissario,
aveva detto di venire da Carmagno-
la: e di essere stato scaricato a Tori-
no da un carrettiere, dopo che suo
padre era finito in prigione.
Il problema delle bocche da sfa-
mare spingeva molte famiglie delle
campagne a sbarazzarsi dei figli e a
sospingerli nella grande città in cer-
ca di sopravvivenza. Erano quelli gli
anni in cui Don Bosco diventava
prete e dava inizio all'Oratorio di
Valdocco.
Don Bosco si era guardato attor-
no. Torino presentava allora, come
scrive lo storico Rosario Romeo,
«non poche piaghe sociali simili a
quelle delle grandi città straniere
avviate sulla strada della rivoluzione
industriale». Don Bosco sentì il ri-
chiamo di quei ragazzi poveri, orfa-
ni e senza punti di riferimento: capì
l'emergenza e si dedicò con tutta l'a-
nima a questo lavoro . Così fa oggi
Madre Teresa quando raccoglie i più
abbandonati di Calcutta e del mon-
do intero.
·
L {sperienza
esemplare
di Don Bosco
Don Bosco ha reso trasparente la
carità. Ciò che la gente percepiva di
quanto lui andava organizzando non
era soltanto il suo agire di prete, ma
il fatto che dava cibo, vestito e lavo-
ro a tanti ragazzi in difficoltà e sen-
za un futuro .

2.7 Page 17

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-~---------,5'1-
SEI· Musio
«Con la nostra opera noi non
facciamo politica», diceva «Noi ri
spettiamo le autorità costituite, os-
serviamo le leggi, paghiamo le impo-
ste e tiriamo avanti. Se si vuole, noi
facciamo· anche della politica e in
modo vantaggioso per ogni governo.
La politica si definisce la scienza e
l'arte di beri governare lo Stato. Ora
l'opera dell'Oratorio in tutti i paesi
dove si è stabilita tende a diminuire
i discoli e i vagabondi, a scemare il
numero dei piccoli malfattori e dei
iadroncelli, a vuotare le prigioni; ten-
de in una parola a formare buoni cit-
tadini».
«Don Bosco ha colto per intuizio-
ne e esperienza diretta il nocciolo dei
fenomeni sociali del suo tempo», di-
ce don Juan Vecchi: «la trasforma-
zione dei sistemi di produzione e i
nuovi rapporti di lavoro, la conflit-
tualità sociale, l'emigrazione e la di-
soccupazione, il lavoro minorile, la
povertà, l'urgenza della cultura per
il popolo e altre simili. È chiaro che
non ha pensato a soluzioni politiche
e strutturali come le pensiamo oggi.
Non era il suo campo e la sua com-
petenza. Da un santo dei resto non
ci si attende che preannunci soluzio-
ni che serviranno un secolo dopo, ma
che viva con intensità l'elemento che
è sempre alla radice di tutte le solu-
zioni: la carità, la dedizione totale.
E bisogna aggiungere che in Don Bo-
sco oltre alla carità che muove tut-
to, c'era un fiuto notevole per i
fenomeni sociali e una sensibilità che
orientava le soluzioni nella. direzio-
ne giusta».
La dimensione sociale
della carità
Ghiediamo a don Vecchi in che
modo la Famiglia Salesiana si sente
oggi interpellata dalle urgenze giova-
nili e dal mondo del sottosviluppo e
della emarginazione. «La Congrega-
zione ha fondato quasi tutte le sue
opere in area-di povertà o emargina-
zione», risponde don Vecchi; «ma
qualche tempo dopo la zona si è tra-
sformata. Il primo esempio è Val-
docco stessa. Ci troviamo così nel
dilemma del rimanere o emigrare. Le
nuove iniziative in generale vengono
pensate come risposte all'emargina-
1 MAGGIO 1991 17
zione. Negli ultimi quindici anni so-
no sorte più di 80 di queste iniziati-
ve nei cinque continenti. Il nostro
impegno in Africa va tutto in questa
direzione. È chiaro che è una goccia
nell'oceano. Si parla di città con
700.000 ragazzi sulla strada!».
Gli uomini d'oggi sono sensibili ai
segni. Per essere evangelizzati han-
no bisogno di vedere in modo inequi-
vocabile una presenza significativa.
Essi, anche se non sono credenti, ve-
dono con simpatia l'impegno dei sa-
lesiani per i ragazzi della strada, per
gli emarginati, per il ricupero dei
drogati, mentre non riescono a qua-
lificare come socialmente rilevanti
molte opere salesiane tradizionali
d'Europa. «Le iniziative verso gli
emarginati e i tossicodipendenti so-
no certamente un segno. E bisogna
moltiplicarle», dice don Vecchi. «Ma
se nei luoghi tradizionali di educazio-
ne si danno risposte valide ad altri bi-
sogni giovanili urgenti il loro
"segno" evangelico non apparirà più
pallido, né staccato del precedente.
Oggi si parla di espansione dei biso-
gni. Il giovane ha anche bisogno di
senso, di rapporti, di cultura sana,
di convivialità, di prospettive, di re-
sponsabilità sociali. È quando si per-
de la capacità di incontro con i
giovani e la creatività educativa e si
ricade nel servizio burocratico che
svanisce il segno».
J cento anni
della Rerum Novarum
La mattina del primo gennaio di
quest'anno, durante la Messa per la
pace, il Papa ha detto: «Proclamo il
1991 anno della dottrina sociale del-
la Chiesa e invito, nel contesto della
commemorazione centenaria della
grande enciclica di Papa Leone XIII
Rerum Novarum, a meglio conosce-
re, approfondire e diffondere l'inse-
gnamento della Chiesa in materia
sociale».
La Strenna '91 chiede alla Fami-
glia Salesiana di armonizzare la pro-
pria azione pastorale e il servizio
sociale ai giovani alla dottrina sociale
della Chiesa. Come vivere questo
centenario? Don Vecchi si richiama
all'impegno educativo dei giovani e

2.8 Page 18

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18 1 MAGGIO 1991
J
I
Impegnarsi
anche politicamente
..
I
Don Vecchi In India. In alto, ragazzi della Strada
a Le6n (Messico) nella «Cludad del Nino».
alle.ampie strade che possono rispon-
dere a queste esigenze: «La prima è
l'informazione. Queste prospettive
vanno presentate e insegnate ai gio-
vani giungendo ad analisi reali e pre-
cise. Bisognerà parlare dei problemi
dell'uomo: della giustizia internazio-
nale, del sottosviluppo, dei sistemi
economici e dei loro effetti, della fa-
me, della pace.
«Una seconda strada è aiutare ad
assumere nel quotidiano questi valo-
ri. Nei nostri ambienti si devono col-
tivare la tolleranza, l'accettazione
dell'altro, la corresponsabilità verso
i beni' comuni, il rapporto pacifico,
la partecipazione attiva alla soluzio-
ne dei problemi.
«Il territorio offre poi campi di
esperienza sociale diretta. Uscendo
appena di casa è possibile incontra-
re situazioni che scottano e che inter-
pellano. Ma ci sono anche i contesti
geograficamente lontani. Sono sem-
pre più numerosi i gruppi che parto-
no per prendere contatto diretto con
alcune situazioni e danno il loro con-
tributo per risolverle. E c'è infine chi
sceglie un impegno stabile, per esem-
pio nel volontariato».
La nuova evangelizzazione inco-
raggia i cristiani a essere uomini del
loro tempo, a saper guardare in fac-
cia i problemi, a essere testimoni del-
la carità anche nelle strutture sociali,
politiche e amministrative. Conclu-
de don Vecchi: «Dagli ex allievi e dai
cooperatori provengono persone che
si battono generosamente su diversi
fronti di impegno e trovano nei ri-
spettivi movimenti appoggio e stimo-
lo. Ma non c'è dubbio che nella
dinamica sociale attuale ci si può e
ci si deve aspettare una maggiore ca-
pacità di iniziativa e di proposta». È
l'invito ad assumere con maggior de-
terminazione quanto afferma La
Christifideles laici: «I fedeli laici han-
no il diritto e il dovere di partecipa-
re alla politica, sia pure con diversità
e complementarità di forme, livelli,
compiti e responsabilità. Le accuse
di arrivismo, di idolatria del potere,
di egoismo e di corruzione che non
infrequentemente vengono rivolte
agli uomini del governo, del parla-
mento, della classe dominante, del
partito politico; come pure l'opinio-
ne non poco diffusa che la politica
sia un luogo di necessario pericolo
morale, non giustificano minima-
mente né lo scetticismo, né l'assen-
teismo dei cristiani per la cosa
pubblica».
Umberto De Vanna

2.9 Page 19

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-~--------s/1-
NUOVE DEVOZIONI
1 MAGGIO 1991 , 19
CoN IL RISORTO s
ccVIA LUCIS>>-
Un itinerario di riscoperta
della gioia pasquale nella luce del Cristo
risorto: è questo il senso profondo di una
originale celebrazione che, scaturita dalla
spiritualità salesiana, viene proposta co-
me ideale prosecuzione del «cammino
doloroso» della « Via Crucis».
La« Via Lucis» - è nata nell'ambito
de/l'esperienza spirituale del gruppo «Te-
stimoni della Risurrezione verso il Due-
mila», guidato da circa 10 anni dal
salesiano don Sàbino Palumbieri, docen-
te di antropologia a/l'Università Salesia-
na di Roma. Don Sabino, può delinearci
brevemente come è nata questa ini-
·dativa?
«Il punto di partenza è semplice: le ve-
rità della fede hanno sempre avuto biso-
gno di forme di pietà accettate dalla
gente. Queste mediano il momento della
fede proclamata, con quello della fede
sentita e pregata. Per secoli la coscienza
del popolo ha assimilato il primo aspet-
to del mistero della Pasqua, che è la pas-
sione e la morte di Gesù, grazie a tante
forme devozionali culminanti nella Via
Crucis.
«Dopo il Concilio Vaticano II è stato
battuto l'accento sul secondo aspetto del
mistero pasquale: la Risurrezione e l'A-
scensione, con la conseguente effusione
dello Spirito. Ora una forma di pietà po-
polare atta ad aiutarne l'assimilazione
può essere, appunto, la « Via Lucis».
In che misura la« Via Lucis» costitui-
sce una risposta all'attuazione del cari-
sma salesiano oggi?
«La famiglia salesiana è chiamata ad
annunciare ai giovani, e comunque sem-
pre con stile giovane, il si di Dio alla vi-
ta. Don Bosco diede molto rilievo alle
forme di pietà popolare del suo tempo.
«Il movimento francescano si è distin-
to lungo i secoli nel progettare e diffon-
dere la « Via Crucis».
«Il movimento salesiano può studia-
re le modalità migliori di assimilazione
da parte dei suoi destinatari, che sono i
giovani del terzo millennio, della secon-
da fase dell'evento della Pasqua, che è
la Risurrezione».
Vuol dire allora che la Risurrezione
costituisce una specie di «consegna» che
i pao\\\\ne
ed\\i,\\Ot\\
i salesiani, e con essi la Famiglia Salesia-
na, sono chiamati ad annunciare?
«È proprio questo messaggio che il
Rettor Maggiore affidò ai duecento ca-
pitolari del Capitolo Generale XXIII,
nell'indimenticabile giornata del 26 aprile
1990, quando si celebrò lungo i viali del-
le catacombe di S. Callisto, per la prima
volta ufficialmente, la Via Lucis.
«Il successore di Don Bosco la chia-
mò «la devozione del futuro», «felice-
mente aderente al carisma salesiano»,
«che farà vibrare i giovani dell'ultimo
scorcio di questo secondo millennio,
aprendo il terzo all'insegna della gioia,
della speranza, della cultura della vita».
Don Viganò rilevò la «profonda sinto-
nia tra la pia pratica e la spiritualità sa-
lesiana» .
È possibile descriverci in poche battute
com'è strutturata la «Via Lucis»?
«La « Via Lucis» è strutturata in for-
ma simmetrica alla« Via Crucis», come
accompagnamento insieme al Signore ri-
sorto, lungo quattordici tappe indicate
dalle fonti dei Vangeli e degli Atti.
«Si è voluto conservare anche la me-
lodia dello Stabat Mater nel proporre
strofe, nel passaggio da una stazione al-
!'altra, che lnvocano la Madonna della
Pasqua. Abbiamo sperimentato tra la
gente che la melodia è già messaggio. Su-
bito fa capire che la Via Lucis è il pro-
sieguo naturale della «Via Crucis», con
accanto Maria, «Madre rallegrata», do-
po essere stata «Madre addolorata».
Ci sono dei tempi dell'anno liturgico
in cui la « Via Lucis» è particolarmente
consigliata?
«li suo spazio più naturale è il tempo
~he va da Pasqua a Pentecoste. Come
condensato di itinerario di fede, si può
anche praticare nei momenti forti della
spiritualità, quali son.o i ritiri, gli eserci-
zi spirituali, i convegni di preghiera e di
studio, da parte di parrocchie, diocesi,
movimenti eccle&i_ali specialmente gio-
vanili.
«Oggi, in un panorama di cultura di
morte, c'è urgenza della recezione del
messaggio della vita che vince la morte.
Un annuncio che nella Via Lucis si fa
orazione, contemplazione e progettazio-
ne sulle soglie del tempo nuovo che ci sta
davanti».
a cura di Eugenio Fizzotti
Via Lucis, sussidio con la proposta di quat-
tro schemi di celebrazioni, pp. 152, lire 9. 000
LDC Editrice 10096 Leumann (To) .
Michele Battista, VIA LUC/S,
Edizioni Paoline, pp. 172,
lire 9.000

2.10 Page 20

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20 • 1 MAGGIO 1991
ATTUALITÀ ECCLESIALE
QUALE CATECHESI
PER GLI ANNI '90?
di Silvano Stracca
Dagli anni del Concilio la Chiesa italiana
è impegnata in un vivace cammino
di rinnovamento catechistico. Con Cesare Bissoli,
segretario del Consiglio internazionale
per la catechesi, tracciamo
un bilancio del lavoro fatto.
Mentre è imminente l'edizione rinnovata
di tutti i catechismi italiani.
«La stagione dei catechi-
smi non è finita», dice don Cesare
Bissoli, biblista e catecheta salesiano,
ripercorrendo il lungo cammino del
rinnovamento catechistico postcon-
ciliare in Italia.
È un cammino iniziato nel 1970,
quando apparve il famoso «Docu-
mento di base», via via tradotto in
una trentina di lingue, fino al 1982,
quando il secondo volume del «Ca-
techismo dei ragazzi» concluse il pia-
no dei vari testi pubblicati «ad
experimentum» dalla Conferenza
Episcopale Italiana.
Don Bissoli, direttore dell'Istitu-
to di catechetica dell'Università sa-
lesiana di Roma, è uno dei più stretti
collaboratori dell'Ufficio catechisti-
co nazionale, che ha promosso la ve-
rifica e la revisione dei catechismi .
Iniziate nel maggio di cinque anni or-
sono, verifica e revisione si conclu-
deranno entro il 1992, così da offrire
alla Chiesa italiana testi rinnovati per
la «nuova evangelizzazione» alle so-
glie del terzo millennio .
A suo tempo, il Documento di
base sul «rinnovamento della cate
chesi» ed i successivi catechismi spe-
rimentali hanno inciso profondamen-
te ~ulla vita della comunità ecclesiale,
promuovendo e sostenendo la gran-
de scelta pastorale dell'evangelizza-
zione che la Chiesa italiana aveva
fatto con il programma di «Evange-
lizzazione e sacramenti» per gli anni
'70 e continuato con il piano «Comu-
nione e comunità» negli anni '80.
Dai ·«nuovi» catechismi che stan-
no per essere «riconsegnati» alla
Chiesa italiana, ci si attende che in-
cidano altrettanto in profondità sul-
la vita della comunità cristiana,
animando e sostenendo la scelta
prioritaria che i nostri vescovi inten-
dono portare avanti negli anni '90 e
che ha nell' «evangelizzazione e testi-
monianza della carità» le parole
chiavi di questo decennio.
Entro la fine della primavera, pro-
babilmente a maggio, verranno pub-
Foto Arch ivio Salesiano Cen trale
blicati i primi dei sette «nuovi » testi
attesi: i quattro volumi del «Catechi-
smo per l'iniziazione cristiana», che
è stato firmato da tutti i vescovi du-
rante la loro assemblea di novembre
a Collevalenza, è stato approvato
dalla Santa Sede e comprende i tre
volumi del vecchio «Catechismo dei
fanciulli» e il primo del «Catechismo

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-----------sB-
dei ragazzi».
«Si tratta di un capolavoro di pe-
dagogia religiosa», sostiene don Bis-
soli, «che abbraccia globalmente
tutto il cammino della preparazione
ai sacramenti del Battesimo, dell'Eu-
caristia, della Penitenza, della Con-
fermazione».
Contemporaneamente dovrebbe
vedere la luce anche il «Catechismo
degli adolescenti>5 , che è stato abbon-
dantemente rifuso . Più difficile pre-
vedere quali saranno i tempi per la
pubblicazione del «Catechismo dei
giovani», attualmente in fase di spe-
rimentazione . Un tempo a sè ha, in-
fine, l'elaborazione del «Catechismo
degli adulti», che farà logicamente
corpo con quello dei baml;iini, prati-
camente già pronto, per l'identicità
dei destinatari che dovranno usarlo.
L'uscita del Catechismo degli
adulti è prevista in ogni caso per il
'92. Si vorrebbe infatti riconsegnare
il testo alla comunità cristiana in oc-
casione di un grande convegno eccle-
siale sulla catechesi degli adulti, già
in preparazione a livello diocesano e
regionale. Si rinnoverebbe così, in un
certo senso, la straordinaria esperien-
za vissuta a Roma nel 1988, quando
i vescovi vollero simbolicamente ri-
consegnare agli oltre trecentomila ca-
techisti italiani il documento di base
del '70.
La revisione dei catechismi non
esaurisce gli sforzi di rinnovamento
catechistico in atto nella Chiesa ita-
liana a venticinque anni dalla fine del
Concilio. È in preparazione anche un
atteso documento sulla formazione
dei catechisti: la preparazione di que-
sti preziosi collaboratori dell'opera di
evangelizzazione è oggi il problema
numero uno. Si stanno pure pensan-
do criteri ed it'inerari di catechesi dif-
ferenziati non solo in rapporto all'età
evolutiva, ma alle differenti situazio-
ni di vita dei destinatari.
In questo quadro può essere inte-
ressante notare un dettaglio-spia. Il
rifacimento dei catechismi non ha
avuto bisogno di tener conto del·
«Catechismo universale», che era
stato richiesto dal Sinodo straordina-
rio dei Vescovi del 1985 e che dovreb-
be esser pronto nel 1992. Ciò si-
gnifica la sostanziale corrisponden-
za tra questo e quelli italiani.
Ancora di più si manifesta così che
il «Catechismo universale» non va
inteso come una sorta di libro-copia
costrittivo, al quale devono ispirarsi
materialmente i testi nazionali: vi è
spazio per un adeguato adattamen-
to non solo possibile, ma necessario.
Don Bissoli non è coinvolto solo
nell'impegno della Chiesa italiana
per il rinnovamento catechistico, ma
è anche un testimone qualificato di
1 MAGGIO 1991 .'21
quanto sta avvenendo in questo set-
tore a livello mondiale. Dal 1988 è se-
gretario del Consiglio internazionale
per la catechesi, che è un organismo
consu\\tivo della Congregazione vati-
cana per il clero. Si tratta di un os-
servatorio privilegiato su problemi,
iniziative, pluralità e convergenze cir-
ca i temi oggi più dibattuti in campo
catechistico.
Istituito da Paolo VI nel 1975, con-
clusa dopo dieci anni la prima fase dei
lavori, il Consiglio ha ripreso la sua
attività nel 1988. Attualmente è com-
posto da trenta membri esperti in ca-
techesi a livello pastorale ed
accademico, di tutte le parti del mon-
do: vescovi, sacerdoti, religiosi, laici,
donne e uomini . Il Consiglio tiene le
sue sessioni ogni due anni. L'anno
passato ha pubblicato un importante
documento su «La catechesi degli
adulti nella comunità cristiana».
«Il Consiglio», sottolinea don Bis-
soli, «riflette la grande varietà di si-
tuazioni, mentalità, esperienze dei
suoi membri. Da quest'ampio venta-
glio di sensibilità emerge l'urgenza di
un rilancio della catechesi; un rilan-
cio che per certi versi sia pure un
ritorno alla sorgente della fede cri-
stiana, non tanto per la paura di sin-
cretismi o degenerazioni che possono
anche esserci, quanto piuttosto per
la comprensione che la novità dei
tempi richiède veramente la novità
del Vangelo. Siamo al punto di par-
tenza di una nuova cultura. Occorre
dunque riproporre all ' uomo del no-
stro tempo la parola di Dio nella sua
radicalità, integralità, significa-
tività».
«Un altro aspetto che mi ha col-
pito partecipando ai lavori del Con-
siglio», continua don Bissoli, «è la
diversa 'caratterizzazione' della ca-
techesi. Se per il mondo occidentale
il discorso della fede è in rapporto al-
la credibilità della fede stessa di fron-
te alla società secolarizzata, nel
continente latino-americano il di-
scorso viene visto in termini di pro-
mozione dell'uomo, mentre in Asia
appare di capitale importanza l'in-
contro tra il cristianesimo e le gran-
di religioni che hanno in quel
continente le loro radici storiche. In
Africa, infine, la catechesi, e prima
ancora, l'evangelizzazione, ha di
fronte a sé il grave compito dell'in-
culturazione».

3.2 Page 22

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22 · 1 MAGGIO 1991
Don Bissoli apre una breve paren-
tesi sulla sua esperienza di «salesia-
no» segretario di un organismo
internazionale. «Mi trovo ad anima-
re», afferma, «un consesso eteroge-
neo quanto alla provenienza e
all'esperienza dei suoi componenti.
Attraverso le loro parole posso in-
nanzitutto rilevare quanto i salesia-
ni siano conosciuti ed apprezzati nel
mondo. Al tempo stesso noto una
continuità nella tradizione salesiana
di servire l'uomo attraverso il servi-
zio della Parola, specialmente nel
Terzo Mondo dove tanta gente si po-
ne assieme al problema del pane
quello della fede».
L'incontro con don Bissoli è an-
che l'occasione per una breve pano-
ramica sull'attività dell'istituto di
catechetica dell'Università salesiana,
di cui è direttore. «Il nostro lavoro»,
rileva don Bissoli, «si concentra og-
gi essenzialmente sulla domanda:
quale catechesi per gli anni '90? Stia-
mo poi seguendo con particolare at-
tenzione il settore della pastorale
scolastica, soprattutto nel continen-
te europeo, dove, sia pur nella varie-
tà degli ordinamenti giuridici, la
religione è spesso presente ·nella scuo-
la di stato .
Don Cesare Bissoli, segretario del Consiglio Internazionale per la catechesi
«La presenza della componente
religiosa nella scuola non può infat-
ti essere trascurata sia per quanto
concerne la disciplina dell'insegna-
mento religioso, sia per ciò che attie-
ne l' elaborazione della componente
religiosa espressa dalle altre discipli-
ne. In concreto abbiamo formato tre
gruppi di lavoro: uno per la scuola
materna e elementare; un altro per
la scuola media, che segue in modo
particolare i processi di valutazione;
il terzo per la scuola secondaria su-
periore, attento soprattutto al rap-
porto tra momento esperienziale e
momento dottrinale.
«Nel nostro lavoro», conclude
don Bissoli, «ci avvaliamo anche di
una biblioteca quanto mai aggiorna-
ta a livello internazionale su queste
tematiche. Possiamo cosi seguire con
speciale attenzione questo settore che
è anche caratteristico del nostro im-
pegno s·alesiano: educazione nella
scuola, in particolare attraverso la
componente religiosa» .
Silvano Stracca

3.3 Page 23

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-------#-
AMERICA LATINA
1 MAGGIO 1991 23
di Juan Bottasso
Il 1992, data anniversaria della
scoperta dell'America, offrirà al-
la comunità cristiana l'occasione
di fare un bilancio sui primi cin-
que secoli di evangelizzazione del
continente sudamericano. Nelle
comunità latino-americane, ma
anche in quelle del «vecchio con-
tinente» ferve già il dibattito sul
significato di questo anniversario.
I salesiani
dell'Ecuador che
lavorano con gli indios
hanno cercato nuove
forme di presenza
e di attività per
promuovere la
conoscenza e la difesa
dei valori culturali dei
vari popoli indigeni.
A questo scopo è stato
inaugurato a Quito il
«Centro Culturale
A.bya-Yala».
Si può discutere all'infi-
nito sulla conquista dell'America La-
tina: i sostenitori della «Leggenda
Nera» vedono solo ombre nell'im-
presa che cominciò nel 1492; ed i so-
stenitori della «Leggenda Aurea»
non vi scorgono che trionfi ·della Ci-
viltà e della Fede. Se i giudizi sono
cosi divergenti è perché sono diversi
i punti di vista.
Ma lasciamo le considerazioni sto-
nche e guardiamo la realtà attuale
con gli occhi degli indios, cioè dei di-
scendenti di coloro che si trovavano
nel Continente quando arrivò Co-
lombo. Oggi sono circa 40 milioni,
lo stesso numero di 500 anni fa.
Stando alle cifre, sembrerebbe che
nulla sia cambiato e invece è cambia-
to tutto. Essi costituiscono uno scar-

3.4 Page 24

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24 1 MAGGIO 1991
IA----
DIAPOSITIVE
SIOIIA
m UN GAIIIMNO
Storia di un gabbiano
Sussidio per ritiri; campi scuola e setti-
mane di attività con preadolescenti. Pro-
gramma in 36 fotogrammi, con libretto
e cassetta di sonorizzazione .
Testo di BRUNO FERRERO e altri.
Disegni di Y1rroruo PAvEsro. Collana « I
giorni dello spirito ». Il programma: in
filmina , Lire 10.500; in diapositive
25.500. Cassetta 8 .000.
so lOOJo della popolazione totale, so-
no confinati nelle terre più povere o
ammucchiati nei tuguri delle perife-
rie cittadine ed occupano l'ultimo
grado della scala sociale. In quasi
tutti i paesi la parola «indio» è uno
degli insulti più offensivi che si pos-
sano utilizzare.
Bisognerebbe falsificare la storia
per non affermare che in questi cin-
que secoli si è effettuato, specialmen-
te da parte della Chiesa, uno sforzo
gigantesco in favore degli indios: di-
fesa dei diritti umani, come fece un
Bartolomé de las Casas, scuole e mis-
sioni, come quelle dei Gesuiti e dei
Francescani, opere assistenziali, co-
me le città-ospedale fondate in Mes-
sico da Vasco de Quiroga.
Ma allora qualche cosa non deve
avere funzionato se i risultati sono
quelli che abbiamo davanti agli
occhi.
Se parliamo della società meticcia,
cioè della stragrande maggioranza
della popolazione latino-americana,
il discorso è un altro.L'America La-
tina è un continente pieno di slancio
e di vitalità, con grandi tradizioni ar-
tistiche, letterarie, umanistiche, reli-
giose, che affondano le radici nei
secoli della cosiddetta «colonia».
Però il mondo indigeno è un tut-
t'altro discorso . Cos'è accaduto?
Perché le attività buone e costrutti-
ve hanno prodotto frutti così po-
veri? Eccesso di paternalismo? Inca-
pacità di capire le culture «diverse»
e quindi di dialogare con loro? Et-
nocentrismo europeo? Forse tutto
questo e molto altro che ci sfuggirà
sempre.
ABYA-YALA
Il nome Abya-Yala è il termine con il
quale gli indlos Cuna (Panama) chia-
mano Il continente americano. Il no-
ne significa «Terra nella piena
fioritura» ed è stato suggerito dal lea-
der aymara Taklr Mamani, che pro-
pose che tutti gli indigeni lo usino nel
parlare e nello scrivere. Come logo-
tipo è stata scelta una «mucahua»,
una tazza di argilla, a cui fa riferimen-
to un antico mito indigeno.
Pier Giorgio Frassati
Programma in 36 fotogrammi, con li-
bretto e cassetta di sonorizzazione. Te-
sto di BRUNO FERRERO, quadri di NINo
Musm.
Collana «Esperienze di vita cristiana» .
Il programma : in filmina , Lire 10.500;
in diapositive 25.500. Cassetta 8.000.
Presso le librerie cattoliche
o direttamente alla :
ELLEDICI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91.091
e/e Postale 8128
Cosa fare oggi
L'unica cosa chiara è che bisogna
tentare di cambiare. Tra qualche de-
cennio (o anno!) diranno anche di
noi che abbiamo capito poco ed ab-
biamo fatto dei guasti. È una consa-
pevolezza che ci rende più cauti nel
giudicare il passato, ma non ci esi-
me dal tentare qualche cosa di nuo-
vo. Per esempio questo:
- restituire agli indios l'orgoglio di
essere quello che sono. Per cinque se-
coli si è ripetuto tanto che erano sel-
vaggi, incivili, primitivi e cose del
genere, che hanno finito per creder-
Disegni simbolici della cultura
indigena sudamericana

3.5 Page 25

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---------------sn-
1 MAGGIO 1991 25
Quito (Ecuador). La sede del Centro Culturale Abya-Yala
ci e sono carichi di complessi di in-
feriorità;
- rendere loro il protagonismo. Non
sono bambini che hanno bisogno di
essere sempre inquadrati. Quindi ac-
compagnare (se loro vogliono) ma
non voler sempre guidare, insegnare
o imporre. Nella pellicola <<Mission»
i Padri ·erano buoni fino al sacrificio
della vita, ma l'iniziativa l'avevano
solo in mano loro;
- convincerci che non ci sono cul-
ture superiori e culture inferiori, ma
solo culture «diverse»;
- promuovere l'organizzazione, più
che intraprendere opere a·s~istenzia-
li. Senza autogestione si è fermi al
paternalismo;
- entrare in un vero dialogo con la
loro cultura. Per dialogare bisogna
prima di tutto apprezzare l'altro, poi
captare la sua lunghezza d'onda, sin-
tonizzarsi, capire. E questo vuol di-
re tempi lunghi, pazienza, voler
imparare prima di voler insegnare.
lt Centro Abya-Yala
Da anni i salesiani dell'Ecuador
che lavorano con gli indios, sulla
spinta del rinnovamento iniziato dal
Concilio, hanno cercato nuove for-
me di presenza e di attività tanto nel-
l'area amazzonica, come sulle Ande.
Negli anni settanta sono sorte alcu-
ne iniziative con la finalità specifica
di promuovere la conoscenza dei va-
lori culturali dei vari popoli indigeni
(lingue, credenze, mitologie, storia,
tecniche...) per diffonderli tra gli
indigeni stessi e la società «av-
volgente».
In questi mesi si è inaugurato nel-
la capitale, Quito, un ampio edificio
che ospita quello che viene chiama-
to «Centro Culturale Abya-Yala»,
che promuove un vasto arco di at-
tività:
I . L'Editrice, che pubblica una me-
dia di cinque libri al mese di conte-
nuto etnografico e antropologico;
2. La libreria specializzata che è pun-
to obbligato di riferimento per chi
cerca pubblicazioni e informazioni in
questo campo;
3. Esposizione di artigianato delle co-
munità indigene;
4. Biblioteca specializzata sulle cul-
ture indo-americane, con molte mi-
gliaia di volumi. È la più completa,
nel suo genere, tra quelle che esisto-
no in tutto l'Ecuador;
5. Istituto di Antropologia a distan-
za (per corrispondenza) per missio-
nari e personale che lavora con
minoranze etniche. Ha quasi 200
allievi iscritti in Ecuador ed ha aper-
to sedi staccate in Paraguay e Gua-
temala. Prossimamente se ne
apriranno altre in vari paesi del Sud
America.
Juan Bottasso
Direttore delle Edizioni Abya-Yala
12 de octubre 14-36
Casi/la 8513 Quito (Ecuador)

3.6 Page 26

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~=========~E. 26 • 1 MAGGIO 1991
Mobiemi
edumdri--==========================
di Jean-François Meurs
Il Diario di Andrea
L'adolescenza è caratterizzata da un periodo di crisi nei rapporti sociali, da conflitti con i genitori,
da un pizzico di solitudine, da minor partecipazione ai gruppi giovanili. Gli animali possono diventare
una carta vincente per la loro socializzazione: un animale è più disponibile, più spontaneo dei genito-
ri. Si accontenta di poco. Aiuta a sciogliere le tensioni e soddisfa l'affettività senza scalfire l'immagine
del forte o del duro che l'adolescente vuole darsi.
Deluso dagli uomini, mai dagli animali
Mercoledì 6 febbraio
Mi piace scrivere sul mio dia-
rio . Serve a rendermi più calmo.
Mi è simpatica anche la pagina
bianca. Cominciare una nuova
pagina mi dà sempre una certa
emozione. È come rifugiarsi in
un'isola deserta dove tutto può
diventare possibile. lo sono come
Robinson e osservo le linee della
mia calligrafia. Io mi osservo nel-
le mie parole.
Solo per vedere la geografia
delle mie parole, io potrei scrive-
re una decina di pagine con delle
stranezze come questa: « Che dif-
ferenza vi è tra up anatroccolo?».
E l'effetto che ottengo sempre è
che mi si domanda:
- Tra un anatroccolo e che
cosa?
- Bhe, tra un anatroccolo!
- ???
- Ha le due zampe uguali, so-
prattutto la sinistra!
lo amo questo tipo di humour,
e tutti scoppiano a ridere . Eccet-
to mio padre. Perfino mia madre
·sorride e scuote le spalle, ma an-
che lei non si spinge troppo quan-
do mio padre fa una certa faccia.
E il cane muove la coda tutto fe-
lice! Io penso ancora a mia ma-

3.7 Page 27

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-----------s8-
NON HO Ì P1u' ,
fJDUCIA NECi;J
UOMINI_ ..
1 MAGGIO 1991 27
IN LIBRERI
rrm0
Finestra aperta sul Terzo Mondo
dre. La rivedo nei suoi gesti e
nelle sue parole cosi come era
l'altro giorno. Stavamo bene
insieme, aveva appena finito fi-
nalmente di darsi le sue creme. Vi
era un gran disordine, ma lei era
cosi tr.anquilla. In quei momenti
lei ascolta e, qualche volta, rac-
conta. Perché non fa cosi anche
quando mio padre è presente? Ma
no, si direbbe che diventa pallida
come un muro bianco.
Perché il muro è mio padre.
Sempre pieno di principi, di giu-
dizi, di consigli. Quando c'è lui,
sembra ci sia solo luL Comanda
tutto e tutti, anche il cane, che do-
vrebbe portargli il giornale. Lui si
sprofonda sul divano. Il cane si
accovaccia dalla parte della sua
testa, come si vede nei dischi « La
voce del padrone», e si direbbe
che stia per fare lo psicanalista.
Ed è un po' cosi: per fortuna può
comandare al cane, altrimenti
scoppierebbe. Con noi non ce la
fa. Ha un bel da fare con me, Va-
lerio e Fabiano! Ma con il cane,
egli conserva la sua autorità.
Io non so che cosa mi sia suc-
cesso, ma gli ho dato un bel cal-
cio. Eppure gli voglio bene, ma
mi dà fastidio che sia cosi scemo
e debole con lui. In fondo è a
mio padre che avrei dovuto dire
una buona volta ciò che penso.
Ma non sono sicuro che mi ca-
pirebbe.
Io avevo la luna e mi ero chiu-
so nella stanza. Il gatto è venuto
a grattare alla mia porta. Papà
non vuole che salga, e quando lo
fa si arrabbia. Dice che io sono un
asociale. Ma con il gatto io so
parlare e ridere anche quando non
ne ho voglia e vorrei mandare al
diavolo tutti.
Il cane, io lo chiamo « Il cane» .
Ma il gatto per me è Drago. Ho
liberato la mensola e il tavolo dal-
le mie collezioni perché mi possa
vedere quando scrivo. Quando
non ne posso più, io parto per la
mia isola deserta, e divento sel-
vaggio. Ma Drago sa sempre ri-
trovare la mia isola. E quando
passa la sua lingua ruvida sulla
mia mano, non posso fare a me-
no di ridere. Io non riesco più a
essere arrabbiato. Davanti agli al-
tri io faccio il duro. Ma con lui
non è possibile, è lui il più forte.
È dolce. Divento tenero. Penso
che mi abbia addomesticato.
ARM NIE
AFRICANE
Cammino come canta il mio
cuore. Con ritmo di vita e di
luce. La vita mi appartiene. È
bella. Sarà mia finché essa vivrà.
È questo che canta il mio .cuore.
È questo ciò che dice la marcia
ritmata a piedi nudi sul sentiero
di ciotoli. Ragazzo, non aver
paura. La natura ti'è amica e il
ritmo è la tua ricchezza. Canta e
danza e vivi e ridi e sii felice.
(Francis Bebey)
Testi, musiche e canti
per 90 minuti di introduzione alla
Musicq Africana Tradizionale
e Moderna
Cassetta L. 15.000
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Missionari Comboniani -
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37129 VERONA - Tel. 045/596.131

3.8 Page 28

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28 · 1 MAGGIO 1991
ATTUALITÀ
MISSIONARIA
Da quando il poeta-
guerrigliero Agostino Neto l'ha por-
tata all'indipendenza (11 novembre
1975), l'Angola continua la sua bat-
taglia contro la fame e la miseria, ma
è ancora lontana dalla pace e dallo
sviluppo. Lo sforzo bellico infatti
impedisce il decollo dell'economia di
questa nazione imll\\ensa e ricca di ri-
sorse (petrolio, diamanti, pesca, agri-
coltura, minerali pregiati). I ribelli di
Jonas Savimbi sono ancora in lotta
contro il governo, che rimane in sel-
la grazie alla collaborazione dei sol-
dati cubani. Il governo da qualche
anno è diventato tollerante e quasi
democratico. Verso la Chiesa e il cle-
ro ha un atteggiamento di rispetto.
Ma la confusione è tanta. E nel cor-
so di un viaggio puoi essere fermato
dai soldati anche sette o otto volte..
Padre
Marco Aurelio Fonseca
Forse è questa la ragione per la
quale il salesiano Padre Marco Au-
relio Fonseca è stato coinvolto nella
spirale della violenza militare. Men-
tre rientrava da Donèlo verso Calu-
lo, a 16 km dalla casa salesiana fu
fermato da un gruppo di guerriglieri
che lo crivellarono di colpi. La giu-
stificazione non la si conoscerà for-
se mai. Probabilmente la guerriglia
spera così facendo, di costringere il
governo al dialogo. Insieme a Don
Fonseca ha trovato la morte un ra-
gazzo di 16 anni, .Marcelino Antonio
Pagamento.
L'Africa sta diventando un conti-
nente a rischio per i nostri missiona-
ri. E il quotidiano Avvenire in un
inserto dedicato alla vita della Chie-
sa ha scritto che in Africa viene as-
sassinato un sacerdote al mese. Si
_direpbe che il continente nero fondi
su questi martiri la sua «primavera
cristiana» . Ogni anno infatti in que-
sto continente vi sono 3 milioni e
mezzo di nuovi cattolici, contro i due
milioni di battesimi europei.
HA BAGNATO CON
IL SUO SANGUE
LA TERRA ANGOLANA
di Elvira Bianco
Padre Marco Fonseca era nato in
Costa Rica nel 1949. Ordinato sacer-
dote nel 1981, era andato in Angola
tre anni dopo, dove aveva lavorato
nelle parrocchie di Luanda e Dondo.
Nel 1987 si era trasferito a Calulo,
dove attualmente era direttore e par-
roco. Era diventato lui l'animatore
di tutto il movimento pastorale del-
la parrocchia e tra i giovani, e svol-
geva il suo compito senza soste.
Il 29 dicembre scorso aveva detto
nell'omelia: «Nell'Eucaristia abbia-
mo meditato sulla situazione delle
persone che in questi giorni sono stati
con noi (un gruppo di guerriglieri
aveva chiesto ospitalità alla missio-
ne per qualche giorno). Da quel che

3.9 Page 29

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abbiamo capito hanno bisogno di ci-
bo. Vivono all'aperto e incontrano
molti disagi. .. Abbiamo pregato Dio
per il benessere, per la pace, per il
buon esito del dialogo. Dobbiamo
sentire profondamente il dolore, il la-
mento, la sofferenza per tutti quelli
che non hanno casa, vestiti; che han-
no perso a causa della guerra le loro
cose, i loro agnelli, i maiali.. . Davan-
ti a questa situazione, la gente si chie-
de: per quanto tempo ancora questa
sofferenza, questa guerra, questo do-
lore, questa prova? Quando ci sarà
la pace, il «cessate il fuoco », la ri-
conciliazione, e finirà questo triste
momento?».
DON BOSCO
UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
Le parole del Vescovo
,~rchivlo Salesiano Centrale
Padre Marco Aurelio
Fonseca, costaricano e
direttore dell'opera
salesiana di Calulo, è
stato ucciso dai
guerriglieri mentre
rientrava nella piccola
città in cui risiedeva.
In terra africana viene
assassinato un
sacerdote ogni mese. -
Mons. Zacaris Kamwenho, Vesco-
vo di Sumbe, ha tenuto l'omelia du-
rante la solenne concelebrazione in
suffragio di Padre Fonseca. Dopo
aver tracciato la storia di Calulo,
missione fondata nel 1893 dai Padri
dello Spirito Santo, ha ricordato gli
ostacoli che questa missione ha sem-
pre incontrato; nei primi anni da par-
te degli indigeni, perché i missionari
si opponevano alla schiavitù, poi da
parte delle autorità coloniali, perché
gli stessi missionari aiutavano i neri
a prendere coscienza dei propri dirit-
ti. «Speravamo che l'indipendenza ci
portasse la pace e la libertà», ha pro-
seguito il Vescovo, «invece abbiamo
vissuto anni in cui i sacerdoti trovan-
do la vita impossibile dovettero ab-
bandonare le comunità nelle mani
dei catechisti laici. Ottenemmo l'aiu-
to dei salesiani di Dando, con i qua-
li la vita religiosa fiorì. I salesiani
sembravano arrivati proprio al mo-
mento giusto. Con loro vi era Padre
Marco Fonseca che aveva 38 anni e
si gettò generosamente in quel vasto
campo. C'erano località che dal 1975
non avevano visto il sacerdote. Pa-
dre Marco sempre sorridente e dina~
mica, con la sua voce caratteristica
in falsetto , cercò di riunire le masse,
risvegliò il catecumenato , rese prio-
ritaria la formazione dei catechisti.
La vita cristiana prese quota. Non so
se ci sia stata qualche località che non
abbia visitato, ma so di certo che se
c'erano dei posti in cui la jeep non
arrivava, lui ci andava a piedi. In
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere, attendono una
parola di speranza, l'aiuto
per vincere la loro soli-
tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35.000 sacerdoti , suore
e religiosi laici che da oltre 100
anni come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più, eccoti qual-
che riferimento telefonico :
Piemonte:
D. Francesco Lotto (011) 26.61.60
D. Pietro Migliasso (0321) 27.166
D. Luigi Prunotto (0161) 64.705
D. Alberto Zanini (011) 52.24.514
Lombardia:
D. Virginio Ferrari (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Maurizio Spreafico (051) 35.85.01
Venetp:
D. Gigetto De Liberali (045) 56.30.44
D. Carlo Susana (045) 56.30.44
D. Claudio Filippin (041) 59.02.338
Liguria-Toscana:
D. Ermanno Branchetti (010) 64.69.288
Zona centro-est
-D. Alvaro Forcellini (085) 90.63.330
Lazlo: -
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia Carotenuto (081) 75.11.029
Sicilia:
D. Vincenzo Grosso (095) 72.11 .569

3.10 Page 30

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30 · 1 MAGGIO 1991
Angola. Guerriglieri dell'UNITA. li loro Leader è Jonas Savlmbl
. uno dei centri missionari, uno dei ca-
techisti mi diceva: «Signor Vescovo,
se un giorno ci portassero via il Pa-
dre Marco, noi saremmo un'altra
volta dimenticati. Questo è un sacer-
dote coraggioso».
«Padre Marco Aurelio era incari-
cato diocesano delle Pontificie Ope-
re Missionarie e scriveva in un
sussidio per la Giornata mondiale
delle Missioni riservato ai responsa-
bili: «Non è sufficiente essere
sacerdoti-missionari. È necessario ri-
cercare tutti i mezzi per far crescere
in ogni fanciullo, in ogni giovane o
adulto, la coscienza che il battesimo
lo fa partecipe della missione evan-
gelizzatrice di Cristo in mezzo alla
comunità, al suo gruppo apostolico
e al suo lavoro». «Caro Padre Mar-
co, i tuoi assassini hanno voluto farti
tacere, o hanno voluto con questo
gesto mandare un avvertimento al
governo angolano. Ma è stato un av-
viso insensato, perché adesso in An-
gola c'è solo tin morto in più».
Un tragico bilancio
Prosegue l'appassionata omelia di
Mons. Zacarias: «Nel 1976 abbiamo
perduto fratel Gabriele Kambundo,
dei Fratelli di Padre Claver; nel 1982
la nostra Suor Celeste Abreu; nel
1983 c'è stato il sequestro delle Suo-
re Teresiane e del Padre Uria, sale-
siano, che da Calulo a Jamba hanno
percorso più di mille chilometri.
«Nel 1984 a Kibala avvenne lo
spettacolare sequestro di dieci mis-
sionari. Nel 1985 in Conda fu assas-
sinato il fratel Artur Paredes.
Pensavamo che fosse l'ultimo, per-
ché sorgevano ali'orizzonte segnali di
pace. Invece nel 1990 Suor Maria do
Céu Canivete veniva ferita e seque-
strata.
«Ma ecco che, quando tutto era
pronto per il cessate il fuoco, perché
il governo aveva riconosciuto le esi-
genze degli avversari, questi occupa-
no violentemente il municipio di
Calulo e uccidono brutalmente il no-
stro Padre Marco Aurelio.
«Essi sapevano bene che egli era
un sacerdote, un missionario e non
una spia o un commerciante! Cono-
scevano che era costaricano e non
angolano: sapevano che avrebbero
sparso sangue innocente!».
.«Noi oggi, il Cardinale della tua
Chiesa che presiede questa concele-
brazione, i sacerdoti, i religiosi e le
religiose e i tuoi fedeli vogliamo cam-
minare nellà tua luce. Eccoci qui a
imparare da te a perdonare, a chie-
dere perdono alla mamma e ai fami-
liari del Padre Marco Aurelio, ai suoi
confratelli. A essi vogliamo fare i no-
stri «auguri». Si, perché con questo
sangue versato i salesiani di Don Bo-
sco realizzano il matrimonio con la
terra angolana. .
«II sangue del Padre Marco Au-
relio, unito al sangue di Cristo otten-
ga per l'Angola il miracolo della
Pace!».
Elvira Bianco

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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-------sll-
1 MAGGIO 1991 , 31
ibri--====:::::=::::::::::=::::::::::::::::::::::==::::::::::::::::
a cura di Eugenio Fizzotti
AGOSTINO FAVALE
e collaboratori)
Movimenti eccleslall
contemporanei,
Roma, LAS, 1991, pp. 601,
lire 50.000.
È quanto mal prezioso questo
volume, che ha avuto un notevole
successo editoriale. L'attuale, In-
fatti , è la quarta edizione, com-
pletamente ristrutturata, ampliata
e aggiornata. In esso vengono
analizzate una trentina di espe-
rienze religiose ed apostoliche,
tra cui l'Azione Cattolica, I Foco-
larlnl, i gruppi del rinnovamento
nello Spirito, Comunione e Libe-
razione, le Comunità di Base,
Talzé, la Comunità di Sant'Egl-
dlo, Il Movimento Giovanile Sale-
siano. DI ognuna viene delineata
l'origine storica, le tappe evolu-
tive, l'articolazione Interna, la
consistenza a livello nazionale e
Internazionale e se ne offre una
serena e oggettiva valutazione.
Scritto da esperti (alcuni del
quali sono noti docenti dell'Uni-
versità Salesiana: Favale, Ripa,
Bertene, Zevlnl, Perrenchlo, Gal-
lo), il volume è diretto agli opera-
tori pastorali e costituisce un
indispensabile sussidio per quan-
ti lavorano per edificare comun i-
tà ecclesiali che, vivendo In
comunione tra loro e con I loro
pastori, si trasformino In centri Ir-
radiatori del messaggio evan-
gelico.
ANTONIO UGENTI (a cura di)
Max Thurlan.
Una vita per l'unità, Piemme,
Casale Monferrato, 1991,
pp. 221, lire 28.000.
A tutti è nota la figura di Max
Thurian , teologo e liturgista, che
nel 1942 avviò, Insieme a Rogar
Schutz, la straordinaria esperien-
za monastica di Taizé, che con-
tinua a rappresentare un punto di
riferimento nella formazione spi-
rituale di migliaia di giovani eu-
ropei.
Sottoposto al tiro Incrociato di
numerose domande da parte del
giornalista Antonio Augentl, Max
Thurian comunica In questo libro
dalla carica spirituale non comu-
ne le sue convinzioni In merito al-
1' ecu menlsmo, . alla Vergine
Maria, al sacerdozio, alla Sacra
Scrittura, al ruolo del Papa nella
Chiesa.
SI tratta perciò di un llbro-
testlmonlanza, la cui lettura per-
mette di approfondire sia la pro-
pria fede e sia le proprie cono-
scenze In materia religiosa.
GIANFRANCO CAVICCHIOLI
-MA>t
THURIAN
UNA VITA PER L'UN ITÀ
,I fUfJ tJ/ A.\\' /0\\:K) tkJ.N II
In buona salute.
Mantenersi giovani anche dopo
I cinquant'anni,
Milano, Edizioni Paoline, 1991,
pp. 191, lire 22.000
Frutto di un lavoro generoso
che da molti decenni l'autore rea-
lizza a favore degli anziani, que-
sto Interessante volume passa In
rassegna tutta una serie di pro-
blematlche che Interessano
quanti hanno superato la cln-
quantina. li lettore troverà Infatti
trattati argomenti sia di caratte-
re medico (funzione digestiva,
osteoporosi, prostata, trapianti
d'organo, febbre, Interventi chi-
rurglcl , dolori lombari ...) che a
sfondo psicologico e sociale
(tempo libero, solitudine, dlspla-
ceri, calo di memoria, stati anslo-
si .. .). Lo stlle è piacevole .
Trattandosi di Interventi di due o
tre pagine ciascuno, la lettura
non risulta affatto faticosa .
RALPH GOWER
Usi e costumi del tempi della Bibbia,
Torino, Elle Di Ci, 1990, pp.396, lire 42.000
Usi e costumi del tempi della Bibbia è uno studio completo e
affascinànte della cultura biblica, progettato per migliorare la no-
stra conoscenza della Parola di Dio. Ogni capitolo è pieno di fo-
tografie e di disegni che rendono viva la Bibbia. Diagrammi, cartine
e tavole offrono un'analisi ancora più particolareggiata del tempi
biblici. E I riferimenti alla Scrittura che compaiono In tutto Il testo
sono elencati in un Indice a parte. Questo indice scritturlstlco, in-
sieme con l'Indice analitico, lo rende un ottimo libro di consulta-
zione per uno studio della Bibbia.
Ralph Gower conclude ogni capitolo con «Un'occhiata alla Bib-
bia», che fornisce approfondimenti riguardanti passi particolarmente Importanti.
E se tra I nostri progetti c'è anche un viaggio in Terra Santa, sentiremo dall 'autore, che
è anche un'esperta guida turistica, utili suggerimenti su dove andare e cosa visitare.
Ralph Gower (laureato In Pedagogia e Teologia al London Blble College, London, England)
ha ricevuto gli Ordini Sacri e lavora come lspettorè del Personale per l'Istruzione Religiosa
presso la lnner London Educatlon Authority. Ha contribuito con vari articoli a Dizionari ed En-
~lclopedie bibliche e ha scritto Life In New Testament Times, pubblicato il'l'Gran Bretagna.
E anche un'esperta guida per viaggi turistici in Terra Santa.

4.2 Page 32

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32 · 1 MAGGIO 1991
Don Marco
Bongioanni è stato il
continuatore ideale dei
primi salesiani-
comunicatori. Oggi gli
si riconosce di avere
avuto uno spazio
indiscusso nel mondo
della cultura e dello
spettacolo. È stato un
entusiasta figlio di
Don Bosco, un
appassionato
ricercatore delle
memorie dell'Oratorio.
Le -foto del servizio sono di Guerrino Pera
l
di Umberto De Vanna
«Don Marco era più di
un buon prete, era quel che si dice
un uomo di Dio». L ' affermazione è
del critico cinematografico Ernesto
G. Laura che lo conosceva bene so-
prattutto nella sua immagine pubbli-
ca. E lo stesso don Marco diceva,
facendo riferimento alla sua direzio-
ne artistica di San Miniato: «Un pre-
te può avere una sua area pastorale
territoriale o no. C'è il prete che fa
il docente universitario e c'è il prete
che fa l'operatore mass-mediale, c'è
quello che fa il musico e quello che
fa l'artista, il giornalista e via dicen-
do. Il problema non sta tanto nel me-
stiere, quanto nell'essere prete e nel
sentirsi prete».
Don Marco il mestiere di prete-
comunicatore lo conosceva bene. Or-
dinato a 30 anni, si trovò immedia-
tamente a dirigere il mensile «Teatro
dei giovani», rivista di cultura teatra-
le giovanile. L'incarico lo tenne per
20 anni. Nello stesso periodo fu in-
caricato della direzione di «Cine-
schedario», un periodico che educa-
va i giovani alla valutazione critica
dei film . Nacque così sin dall'inizio,
con la sua innata passione per il tea-
tro, la sua competenza e sensibilità
per il mondo dello spettacolo e per
le comunicazioni sociali.
L{ncontro
con Don Bosco
Fu a Racconigi, studente preado-
lescente, che vide per la prima volta
l'immagine simpatica di Don Bosco.
Giovanni Roda, un antico allievo di
Valdocco gestiva una rivendita di sa-
le e tabacchi proprio vicino alla scuo-
la del paese. Entrato nel negozio,
Marco fu colpito da un quadro ap-
peso al muro. Chiese: «Chi è quel
prete?». «È mio padre. Don Bosco»,
rispose il signor Giovanni. « Un pre-
te vostro padre?», si stupì il ragaz-
zo. E Giovanni Roda raccontò la sua
storia, la «fiaba» della sua vita.
«Mio padre e mia madre erano morti
nel colera del '42. Mi trovavo a To-
rino in una delle stradette attorno a
Porta Palazzo. Eravamo in parecchi.
Andavamo là ad aspettare lavoro
perché sui 12-13 anni eravamo mag-
giorenni e bisognava guadagnarsi il
pane. Quelposto non era l'ideale per
un prete. Ma Don Bosco ci veniva
spesso e conosceva un po' tutti. lo
l'ho incontrato là ed è stato così che
ho avuto un padre». La storia Mar-
co se l'era fatta raccontare tante vol-
te. Dallo stesso Giovanni Roda a da
«Non credo di esagerare se dico che
Bongioanni è uno degli specialisti
dell'area cristiana, più preparati e più
profondi nella conoscenza delle co-
se teatrali e cinematografiche» (Clau-
dio Sorgi).

4.3 Page 33

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-----------~-
suo figlio, che era capo stazione a
Pianfei, dove Marco d'estate anda-
va dai nonni per le vacanze. Don Bo-
sco aveva poi accolto Giovanni a
Valdocco. E il vecchio ricordava be-
ne il primo incontro con Mamma
Margherita. Erano arrivati al cancel-
lo lui e Don Bosco e prima di attra-
versare il cortile, Don Bosco aveva
chiamato forte: «Mamma, venite à
vedere un po' qui. Venite a vedere
chi c'è». «Ha gridato proprio così»,
diceva, «facendo festa come quando
arriva un parente o un figlio». E con-
cludeva: «Don Bosco mi ha tratto
fuori dall'abbandono, dalla fame,
mi ha dato un mestiere, mi ha inse-
gnato musica e in guerra mi sono sal-
vato perché ero trombettiere del
Reggimento; mi diede una casa e per-
fino da buon papà mi ha fatto tro-
vare una moglie» .
Quell'immagine di padre buono e
quella simpatia per il santo dei gio-
vani don Marco se la porterà dentro
per tutta la vita. E amerà con candi-
da semplicità Don Bosco «come lui
apostolo sorridente e anticonformi-
sta» (E.G. Laura).
Passione
e creatività
Il giornalista e amico don Claudio
Sorgi ha ricordato di don Marco «la
passione del comunicare; passione ::i
volte anche tumultuosa». Da chieri-
co si era rivelato un attore brillante.
Nei primi anni di sacerdozio curerà
personalmente vari documentari e
filmati di carattere educativo. Col
tempo prenderà confidenza con il
mestiere e migliorerà la produzione .
Per molti anni le feste oratoriane e
collegiali hanno trovato nei lavori
teatrali di don Marco la fonte inesau-
ribile di tanta gioia spensierata e sa-
lesiana.
Scrisse almeno 25 libri (per lo più
di critica cinematografica) e realizzò
una quarantina di filmati di caratte-
re missionario.
Alcune sue ricerche sulla storia e
l'attualità salesiana furono di asso-
luto prestigio (i volumi Don Bosco
comunicatore-educatore, Don Bosco
nel mondo, Don Bosco in Vaticano).
Il cammino di don Marco ha su-
bito vari scossoni e mutamenti di rot-
ta. Ma in lui non si è mai spenta la
volontà di vivere dentro questo mon-
do esigente e estroso. E intrecciò con
mentalità positiva tanti rapporti ami-
chevoli e di confronto con critici,
operatori e artisti. Di Ìui si potrebbe
dire quello che egli stesso pensava di
un altro scrittore e giornalista, mons.
Giuseppe De Rosa, che aveva incon-
trato, conosciuto e ammirato: «Fu
amico dei grandi intellettuali e arti-
sti dell'epoca e non solo cattolici ».
Si ricordano ancora i suoi interventi
alle prime edizioni della Mostra nuo-
vo cinema di Pesaro, quando non era
usuale vedere una tonaca nera in un
festival feudo di altri colori. Qualcu-
no ricorda i dialoghi interminabili,
cordiali e vivaci, con Gianluigi Ron-
di, allora presidente della Mostra del
cinema di Venezia.
Don Roberto Giannatelli, Preside
dell'Istituto di Scienze della Comu-
nicazione Sociale (ISCOS) ha volu-
to ricordare in un documento i
«sogni nel cassetto» di Marco Bon-
IN LIB E
1 MAGGIO 1991 33
CON .MARIA
ltm~I IU D CI
Con Maria
di RENÉ BERTHIER . Pagine 32 in gran-
de formato, a colori. Lire 6.000.
Una meditazione sulla vita della Ma-
donna, un regalo gradito per famiglie ,
giovani, adulti.
Uno stile di vita
ispirato a Maria
di ANTONIO MARTINELLI. Pagine 198.
Lire 9.000.
Qual è il significato della presenza di
Maria nella vita del cristiano d'oggi?
Il libro, di meditazione e di studio, si
propone come ricerca sul piano dot-
trinale, pastorale e devozionale.
Così è nata Lourdes
di ANTONIO BERNARDO. Pagine 360.
Lire 13 .000.
Ricostruzione storica degli avvenimenti
attraverso documenti, deposizioni e te-
stimonianze del tempo.
Alla scuola di Maria
di DIVO BARSOTTI. Pagine 144.
Lire 7.000.
Corso di esercizi spirituali. Maria è
presentata come modello di vita cristia-
na: modello di umiltà, di semplicità,
di accoglienza di Dio, di ascolto e me-
ditazione della Parola.
Presso le librerie cattoliche o di-
rettamente alla:
ELLE DI CI
10096 LEUMANN - TO
Tel. 011/95.91 .091 -
c/c POSTALE 8128
,, : '

4.4 Page 34

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Don Marco
Bongloannl a San
Miniato. Nella foto
In alto è con
l'attore Arnoldo Foà.
Con gli artisti don Marco sapeva
parlare e dialogare. Di cultura finis-
sima e vasta, nella conversazione sal-
tava fuori sempre senza alcun
complesso il prete. Anche a tavola, ·
dove era ascoltato per i suoi giudizi
e la schiettezza: «Non mancava un
accenno a condurre una vita limpi-
da. Diceva che l'essere attori onesti
e limpidi non avrebbe nuociuto al-
l'artista, non li avrebbe sminuiti»
(Guerrino Pera).
Era convinto che i valori evange-
lici vestiti di arte potevano penetra-
re più facilmente nell'uomo d'oggi e
con gli attori più giovani si faceva
maestro di vita e di arte. Aveva una
particolare propensione a convincerli
a non orientarsi per un teatro vuoto
e pieno di fumo, ma a darsi a un'ar-
te che avesse un senso, di contenuto.
Conservò lo stupore
del bambino
gioanni. Si tratta di un programma
che don Marco aveva proposto ai sa-
lesiani due anni fa, ma che aveva già
elaborato oltre vent'anni prima. Don
Marco avrebbe voluto gioe.are sem-
pre di anticipo . «Per lui», dice don
Giannatelli, «l'eredità pedagogica di
Don Bosco andava accolta con amo-
re e creatività; il Concilio Vaticano II
rappresentava i grandi orizzonti en-
tro cui muoversi; il laicato cattolico
andava prompsso; la Congregazione
Salesiana, per il suo tipo di spiritua-
lità e di pedagogia, aveva qualcosa
da dire a proposito dei mezzi di co-
municazione sociale».
Gu anni
di San Miniato
Nel 1980 fu designato dalla Con-
ferenza Episcopale Italiana quale di-
rettore artistico dell'Istituto del
Dramma Popolare di San Miniato,
succedendo a Diego Fabbri. A San
Miniato don Marco lavorò soprattut-
to curando la produzione e il dialo-
go con gli artisti. Era Un uomo di
grandi aperture, di convinto ecume-
nismo, di continuo dialogo. Ma gli
spettacoli dovevano conciliare il ri-
chiamo della spettacolarità con la so-
stanza di testi densi di valori e di
stimoli. «Concepiva il teatro come
veicolo di messaggi sostanzialmente
evangelici, di messaggi forti e capa-
ci di suscitare stupore» (Guerrino
Pera).
E fece pòsto ad autori come Wi-
sel, Mann, Bernanos, Fabbri, Chiu-
sano, Woitila, Santucci. Le regie
erano altrettanto prestigiose: Zanus-
si, Trionfo, Ronconi.
«Don Marco era più di un buon pre-
te, era quel che si dice «un uomo di
Dio», e bastavano poche battute
scambiate con lui, anche per chi lo
conosceva per la prima volta, perché
si awertisse dietro il parlar cordiale
e la bonomia dello sguardo, dietro
l'umorismo mal assente e la franca
e coraggiosa perentorietà del giudi-
zi, che quell'anima era rimasta folgo-
rata dalla luce del Padre e rimaneva
tuttora vibrante per quella luce» {Er-
nesto G. Laura).
La personalità di don Marco era
complessa. L'impeto del suo carat-
tere, l'ironia intellettuale, lo sdegno
per l'avvilimento della verità lo ren-
devano a volte intransigente. Ci ha
lasciato tra le sue carte un «pensiero
da ripensare» che rispecchia la fre-
schezza del suo animo. «Grazie, Pa-
dre divino», dice, «per avermi dato
e conservato la capacità di stupirmi
davanti alle persone, agli eventi, al-
le cose che incontro. Grazie per que-
sta dimensione «infantile», per la
quale mi riscopro bambino. Fammi
essere uno spirito pronto sempre ad
ammirare, a meravigliarmi dei miste-
ri capaci di far sussultare il mio
spirito».
Parecchi hanno scritto di lui do-
po la sua scomparsa. E alcuni li ab-
biamo citati. Il ritratto più felice,
insieme feriale, ma anche corrispon-
dente alle dimensioni non comuni
della sua vita, è forse quello del suo
ultimo direttore: «Don Marco era un
piemontese di puro sangue», scrisse,
e a guardarlo con la sua statura soli-
da, lo sguardo ferino e deciso, il par-
lare sincero, ricordava le figure di
antichi confratelli che attorno a Don
Bosco contribuirono a far grande il
«miracolo salesiano».
Umberto De Vanna

4.5 Page 35

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-----------'----s8-
;==================:';ome===================1M=A=GG=/=0 =1~=1-·3--5:
-==========IJon-=Bose__ _ __
di Nicola Palmisano
È fondamentale per un cristiano a proposito della edu-
cazione alla pace affermare che essa non può essere con-
cepita come una tecnica, come un qualcosa di esteriore
ed estraneo alla vita personale.
Analizzando la situazione di freddezza che stava ge-
lando l'Oratorio e che innalzava tra.le persone barriere
come il muro di Berlino, nella lettera da Roma del 1884,
Don Bosco insegna chiaramente la necessità qell'umiltà,
dell'amore fraterno, ed anche della realistica sopporta-
zione vicendevole, «e sovratutto che procurino di vivere
nella santa grazia di Dio. Chi non ha pace con Dio, non
ha pace con sè, non ha pace cogli altri».
Il ritorno brutale, in questi ultimi tempi, dell'istinto di
potere, in un mondo che si era illuso di aver soppresso
e ripudiato la guerra a furia di raffinarla, ha testimonia-
to proprio ora l'opzione senza mezze misure che ci viene
imposta tra il regno di Dio e le turbolenze di un uomo
senza Dio che finisce per rassomigliare sempre più ad un
«antropoide» che ha sostituito la clava con i più sofisti-
cati missili.
La pace, regno interiore più intimo a me di me stesso
trasfigura tutta la mia persona: è serenità, gioia.
Vivere la pace è comunicare agli altri, specialmente ai
più giovani, la propria gioia di esistere. È portarla negli
angoli bui della società, riuscendo a trasfigurare un mondo
in genere nòn molto gradevole. Pace è asciugare una la-
crima, è donare un sorriso.
Il professore Annibale Pastore, docente dell'Universi-
tà di Torino (t 1956) fu alunno a Valdocco un solo anno
(1881-1882). La mamma gli aveva portato della frutta, ma
i compagni gliel'avevano rubata. Quando se ne accorse
scoppiò a piangere. Don Bosco dal balcone della sua ca-
meretta lo scorse ed esclamò in dialetto piemontese: «Chi
ch'a l'è col Il ch'a piora? (Chi è che piange?)». Lo chia-
mò nel suo ufficio, lo accolse amorevolmente, si infor-
mò dell'accaduto, lo lasciò sfogare, gli diede una bella
mela, venne a conoscenza della sua passione per lo stu-
dio e lo lasciò rasserenato; d'allora in poi gli procurò tanti
libri. Dice un canto spirituale negro: «Quante orecchie ci
vogliono per sentire gli altri piangere?».
·
Non è forse questa la missione dell'operatore di pace?
Seminare gioia a quanti incontra sul suo cammino tristi
e amareggiati per le delusioni patite o addirittura in lacri-
me per i loro diritti violati.
Questo gioire insieme, fondato sulla grazia di Dio, sul
dovere compiuto, sulla condivisione di vita, sulla sempli-
cità e sobrietà e libertà dei figli di Dio fa nascere la soli~
darietà, l'.amicizia, crea lo spirito di famiglia, che è pace
profonda, che è anima di una civiltà alternativa, la «ci-
viltà dell'amore» .
o

4.6 Page 36

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36 · 1 MAGGIO 1991
110 annija, il 14 maggio
1881, chiudeva la sua giornata terre-
na e andava incontro a Dio santa
Maria Domenica Mazzarello. Aveva
soltanto 44 anni.
Nel Bollettino Salesiano del giu-
gno seguente (con una tempestività
incredibile ai nostri tempi) usciva la
seguente notizia: «Il nostro Istituto
delle Suore di Maria Ausiliatrice, ha
fatto poc'anzi una perdita sensibilis-
sima. Il 14 dello scorso maggio in
Nizza Monferrato Suor M.aria Moz-
zare/lo, Superiora generale, anzi la
pietra angolare che la divina Prov-
videnza aveva messo alla nascente
Congregazione, spirava l'anima nel
bacio del Signore... in età di soli 44
anni. Era donna fornita di doni spe-
ciali nellq direzione delle anime... Di
quest'anima eletta stiamo ora prepa-
rando una breve biografia, che vedrà
la luce nei prossimi numeri del Bol-
lettino Salesiano».
Mantenendo la parola, nel mese di
S(fttembre di quello stesso anno uscì
la prima puntata della biografia di
Madre Mazzarello. In cinque mesi
quasi consecutivi, i lettori del Bollet-
tino poterono leggere contempora-
neamente la prima «Storia dell'Ora-
torio di S. Francesco di Sales» e la
prima biografia di «Suor Maria Moz-
zare/lo». Non portano la firma del-
l'autore (come allora si usava sul
Bollettino), ma furono scritte en-
trambe, con ogni probabilità, da don
Giovanni Bonetti, direttore del Bol-
lettino e «penna di Don Bosco». Lo
rivelano alcuni stilemi tipici di don
Bonetti. Egli lavorò probabilmente
su appunti di don Lemoyne (diretto-
re delle FMA dal 1877 al 1883) e di
Don Bosco.
Per ricordare Madre Mazzarello
.nel 11OO anniversario del suo incon-
tro·con Dio, Teresio Bosco è andato
a rileggersi quella prima, breve bio-
grafia. È ancora così fresca e bella,
che ha pensato di ripresentarla ai let-
tori del Bollettino. Non intera, evi-
dentemente (i 5 capitoli superano di
molto la lunghezza di un articolo at-
tuale). Ma i brani che ha ritagliato
·dalle cinque puntate sono tali e qua-
li, con le parole, la maniera di espri-
mersi, la sensibilità del 1881. Hanno
la bellezza di un fiore antico, ritro-
vato intatto tra le pagine di un anti-
co libro.
SANTA
MARllA D01t1ENICA,
A FEDELTA
E IL CORAGGIO
Foto Archivio Salesiano Centrale
A tramontana del poggio, sul qua- la purezza dei costumi e di parole po-
le siede il paesello di Mornese, si in- teva paragonarsi a un santo».
nalza una collina, sulla vetta della · Maria Domenica era instancabile
quale in mezzo ai vigneti spicca per nel lavoro. Dall'alba alla sera non ·
suo rosso colore una casa. Qui, ver- cessava nell'ardua fatica di coltiva-
so il 1851, viveva coi suoi cari parenti re i campi paterni. Gli operai a pa-
Giuseppe e Maddalena Mazzarello gamento erano costretti ad un lavoro
una fanciulla sui quindici anni, quasi insopportabile, vergognando di
Maria.
lasciarsi vincere da una fanciulla. Dai
Il padre suo specialmente si prese campi passava ai lavori di ago, oc-
ogni cura per formarne la mente e il cupando in questi le prime ore della
cuore. Vegliava intorno a questo ca- sera. Certo non ebbe da rendere con-
ro deposito che la Provvidenza gli to a Dio del tempo perduto.
aveva affidato con meravigliosa e Ed al lavoro, e senza scapito di
prudente premura.
questo, univa la preghiera. Si alzava
Venuta adulta era solita esclama- molto prima dell'alba per andare al-
re: «Se in me vi è qualche poco di vir- la S. Messa ed alla Comunione. Una
tù, lo debbo a mio padre, il quale per finestra di sua casa prospettava la

4.7 Page 37

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-~---------~-
collina, sulla quale si erge la Chiesa
parrocchiale. Attraverso le alte inve-
triate scoprivasi l'altare. Tutte le se-
re la popolazione vi si radunava per
la recita del santo Rosario. Maria
mentre cuciva alla finestra, di tratto
in tratto alzava il capo osservando,
e quando comparivano sull'altare le
due fiammelle delle accese candele
chiamava le sorelle e le cugine, si in-
ginocchiava innanzi al davanzale, e
cogli occhi fissi all'altare recitava le
sue preghiere. Nelle cose dell'anima
procedeva con una delicatezza ed
energia di volontà meravigliosa. La
grazia di Dio andava sin d'allora
operando in questa prediletta fan-
ciulla.
Darsi piuttosto
al mestiere di sarta
Nell'anno 1854, avendo il beneme-
rito sacerdote D. Domenico Pestari-
no inaugurata in Mornese la
Congregazione delle Orsoline, Figlie
dell'Immacolata, ve l'ascrisse fra le
prime. Non aveva che 17 anni.
Andava crescendo in età ed in vir-
tù la giovanetta, quando la febbre ti-
foidea, che menava strage in quei
dintorni, venne a svilupparsi nella ca-
sa di una sua zia. Conosciuto che in
quella famiglia avevasi bisogno di
aiuti e di assistenza, la buona Maria
vi si offerse coraggiosamente, vi si
1 MAGGIO 1991 , 37
portò, prestando ogni servizio di
giorno e di notte. La zia guariva, ma
in capo a pochi giorni la nipote ve-
niva colta dallo stesso malore, che la
portò sull'orlo della tomba. I cono-
scenti e gli amici, saputala ammala-
ta, vi si recavano. Tra questi un
cotale poco curante de' suoi doveri
religiosi. La giovane inferma si fece
a mostrargli il pericolo in che lo te-
neva la sua vita scioperata, il cattivo
esempio che dava ai suoi compaesa-
ni, la certezza di una mala morte se
non mutava condotta. Le sue parole
penetrarono nel cuore di quell'uomo
e lo ridussero a sani consigli.
Si temeva che ella avesse a soc-
combere; ma Dìo si compiacque a
conservarla.
La salute indebolita l'aveva ridot-
ta all'impossibilità di lavorare alla
campagna. Il suo pio Direttore spi-
rituale e confessore Don Pestarino
allora la consigliò a darsi piuttosto
al mestiere di sarta, nel quale er~ pu-
re espertissima, e i suoi genitori, che
molto l'amavano, gliene diedero il
consenso. Da principio ella andava
ogni mattina a lavorare in paese, e
sulla sera ritornava alla sua famiglia.
In appresso Maria si accordò con al-
cune sue consorelle, e desiderosa di
poter fare un poco più di bene all'a-
nima sua e ad altre giovanette della
parrocchia, pigliò ad affitto una
stanza in paese, menando con esse vi-
ta comune, aiternando la preghiera
col lavoro. La nuova casa era pres-
so alla chiesa parrocchiale, per cui
poteva visitare ogni giorno il suo ca-
ro Gesù Sacramentato.
Insieme colle sue compagne iniziò
una specie d'Oratorio festivo per le
fanciulle e giovinette del villaggio.
Maria attirava colla dolcezza dei suoi
modi, guadagnava il cuore, anima-
va colla parola e coll'esempio alla
virtù.
L'Oratorio sotto la sua direzione
faceva rapidi progressi. Si vide la gio-
ventù femminile della parrocchia più
devota in chiesa e frequente ai santi
Sacramenti, più obbediente e docile
ai genitori. Il vantaggio fu così se-
gnalato, che alcuni parenti consegna-
rono le loro fanciulle alle Figlie (così
chiamavano le Figlie di Maria), per-
ché loro insegnassero a cucire, ed
insieme col lavoro dell'ago impartis-
sero un po' di istruzione religiosa, e
le addestrassero ad una vita soda e

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38 1 MAGGIO 1991
sinceramente cristiana. Ed ecco co-
minciata da questo punto una specie
di Comunità, composta di 4 Figlie
dell ' Immacolata e parecchie fanciul-
le, basata sull'umiltà e nella pover-
tà, senz'altro fondo all'infuori di
quello della confidenza nella bontà
di Dio .
Mancava persino
la farina per la polenta
Sotto la direzione dell'esimio sa-
cerdote Domenico Pestarino, quella
piccola Comunità fu il primo nucleo
della Congregazione delle Figlie e
Suore di Maria Ausiliatrice. (Sugli
inizi della Congregazione) ecco in
breve quanto si ricava dalla cronaca
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
L'anno 1862 il virtuoso sacerdote
D. Domenico Pestarino si offerse vo-
lenteroso a D. Bosco. Più tardi si le-
gava alla Congregazione dei
Salesiani. Nel suo paese natio pose
le fondamenta di un vasto edificio da
destinarsi all'educazione della gio-
ventù. Desiderio dei suoi compatriot-
ti si era che quell'ampio locale
servisse per un Collegio di fanciulli,
e tale era pure il pensiero di D. Bo-
sco. Ma il Signore aveva disposto al-
trimenti. D. Bosco ricevette da molte
parti domande pressanti, che voles-
se provvedere anche al benessere mo-
rale, civile e religioso delle fanciulle.
Egli vi pensò sopra alcun tempo.
D'accordo con D. Prestarino deter-
minò che il nuovo fabbricato servis-
se non più a Collegio per giovanetti,
ma fosse un Educatorio per le gio-
vani. A questo fine l'anno 1870 fu-
rono chiamate ad abitarlo colle
poche loro educande le buone Figlie
dell'lmmacolata, delle quali faceva
da Superiora la nostra buona Maria
Mazzarello.
Fin qui quelle buone figlie non
avevano alcun pensiero di farsi reli-
giose, quantunque già vivessero co-
me tali. Ora il Signore non tardò ad
infondere nel cuore di Maria e delle
sue figlie un vivissimo desiderio di
costituirsi insieme per poter attende-
re con maggior frutto all'educazio-
ne delle giovanette. D. Bosco,
coadiuvato da D. Pestarino, assecon-
dò efficacemente. Compose una re-
gola e si diede ad erigere quell'umile
Comunità in religioso Istituto fem-
minile, avente lo scopo di fare pel be-
ne delle fanciulle quello che la
Congregazione Salesiana già procu-
rava a vantaggio dei giovanetti.
L'anno 1872 al di 5 Agosto, sacro
alla SS. Vergine della Neve, ben 15
di loro ricevevano dalle mani di S.E.
Rev.ma, il Vescovo di Acqui, l'abi-
to religioso, e prendevano il titolo di
Figlie di Maria Ausiliatrice. Nello
stesso giorno la nostra Maria con va-
rie sue figlie pronunziava i santi voti
di povertà, castità e obbedienza.
Sua sorella Felicita Mazzarello,
ancor essa Suora di Maria Ausilia-
trice, cosi scrisse: «Coraggiosa-
mente abbandonò padre, madre,
fratelli, sorelle, insomma l'intiera fa-
miglia, lasciandoci tutti nel pianto e
nella desolazione. Nella nuova casa
trovò la vera povertà di Gesù Cristo.
Tante volte mancava alla piccola Co-
munità il necessario sostentamento,
mancava talora persino la farina per
fare la polenta, e spesso quando si
aveva questa mancava la legna per
farla cuocere!
'
«E il bucato? Il fiume cosi detto
Verno si trovava alquanto lungi dal
paese. Venuto il giorno destinato pel
lavare, essa preso un po' di pane od
anche solo alcune fette di polenta, si
portava con varie altre al fiume , e vi
durava fino alla fine del lavoro. L'a-
mata sorella colla sua allegria e col
suo esempio sapeva convertire i più
duri sacrifici in dolci e soavi diletti.
Ritornata a casa stanca ed anche ba-
gnata, ella non si occupava di sè, ma
era tutta sollecitudine per far cam-
biare le altre, per preparar loro qual-
che cosa di caldo».
30 suore per
l'inesplorata Patagonia
Il 14 Giugno 1874, trovandosi a
Mornese, D. Bosco risolse di elegger-
la definitivamente a Superiora Gene-
rale. Ricevette la nomina con segni
della più grande umiltà. Da quel di
si mise con maggior fervore ad ani-

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-~---------s8-
mare le sue figlie per la via della per-
fezione religiosa coll'esempio e col-
la parola.
L'anno 1874 le Figlie di Maria Au-
siliatrice vennero chiamate ad apri-
re la prima Casa a Borgo S. Martino.
In questa occasione si conobbe ap-
pieno quanto amore nutrisse per le
sue figlie. Non potè nascondere
quanto soffrisse. Ebbe tuttavia la
fortezza di accompagnare la piccola
squadra per un buon tratto di via.
Intanto le giovani postulanti af-
fluivano da molte parti alla Casa di
Maria Ausiliatrice, e il numero delle
Suore andava di anno in anno au-
mentando.
Il 9 febbraio del 1876 partiva con
tre altre Suore alla volta di Bordighe-
ra per fondare una nuova Casa, con
apposita scuola alle fanciulle catto-
liche. Alla casa di Bordighera tenne
dietro quella di Torino in Valdocco,
colle scuole quotidiane e domenicali
e coll'Oratorio festivo frequentato
da centinaia di ragazze della città.
Venivano in seguito altre e poi altre
Case, Asili, Scuole, Oratori, Orfano-
trofi, Ospedali in Piemonte, in Ligu-
ri!!, in Sicilia, ih Francia. Da lei
infervorate ben 30 Suore di Maria
111 sentiero che guida al torrente.
Una strada familiare a Suor
Domenica e alle sue ragazze
Ausiliatrice spontan~amente partiro-
no pel nuovo monqo, penetrarnno
coi Salesiani sino all'interno dell'ine-
splorata Patagonia.
« Temo di perdere
il coraggio»
Da qualche tempo un ignoto ma-
lore andava lentamente rodendo a
Suor Maria Mazzarello la vita; so-
vente la si vedeva cosi spossata di
forze, che appena poteva reggersi in
piedi.
Sul principio del 1881 un nuovo
drappello di Suore (partiva) per l'A-
merica. Nel febbraio le volle accom-
pagnare fino a Marsiglia. Nel ritorno
intendeva compiere la visita delle sue
Case in Francia e poi della Liguria.
Ma nel tragitto fu colta da gagliarda
febbre. Per non angustiare le affet-
tuose sue Figlie, mostravasi affabi-
le, sorridente, per tutte aveva un
ricordo, per tutte una parola. Tutta-
via nell'ultima separazione la buona
Madre cedette alla tenerezza del cuo-
re e pianse.
Partite che furono dal porto di
Marsiglia, il suo male peggiorò. So-
stenuta dal suo indomito coraggio
continuò il suo v,iaggio fino alla Ca-
sa di Saint-Cyr, dove fu accolt! con
1 MAGGIO 1991 39
somma riverenza ed amore dalle sue
amate Figlie. Il dottore giudicò l'am-
malata affetta da una forte Pleurite
con versamento. Interrogata qual co-
sa desiderasse, rispose: «Morire nel-
la Casa di Nizza in mezzo alle mie
buone Figlie». (A Nizza Monferra-
to era stata trasportata la Casa cen-
trale della FMA, ndr) .
Dopo un mese di speranze e di ti-
mori, si rimise in viaggio, e continuò
la visita delle sue Case. Dappertutto
lasciava prove di un affetto veramen-
te materno verso tutte.
Il dì 28 marzo, la Casa di Nizza
Monferrato era tutta in festa. Ma la
Superiora era stanca, e sul volto ap-
parivano segni non dubbi delle sue
sofferenze. Dopo pochi giorni co-
minciò a sentire un dolore al fianco
sinistro, e in capo a due settimane ec-
co di nuovo la Pleurite in tutta la sua
violenza. Le si amministrarono i san-
ti Sacramenti.
La malattia volgeva alquanto in
lungo. Dicevé:l talora alle Figlie che
l'assistevano: «Temo di perdere il co-
raggio... Sì, confido in Gesù e in Ma-
ria, ma voi aiutatemi; non lasciatemi
sola; se vi vedo presso di me mi sen-
to più tranquilla».
Una notte sembrava che non
avrebbe più rivisto l'aurora, tanto
era spossata. La Madre Assistente
approfittando d'un momento di cal-
ma: «Madre, le disse, avrebbe qual-
che consiglio a darci?» Ed essa:
«Figlie care, rispose, io vi lascio.
Amatevi le une le altre. Non rallegra-
tevi e non affliggetevi mai di troppo,
per quanto vi possa accadere di lieto
o d'avverso, ma rallegratevi sempre
nel Signore».
Erano le due antimeridiane del 14
maggio, sabato. All'improvviso si
scuote, si volta alle Suore che l'assi-
stono, e con aria allegra dice: «Can-
tiamo» . E intonò una strofa in onore
della Madonna. Alle ore 3 e tre quar-
ti si mandò a chiamare D. Cagliero
che preparavasi a celebrare la santa
Messa per poi partire alla volta di
Torino. «Padre, gli disse tranquilla-
mente, addio, io me ne vado. A ri-
vederci in cielo». Ciò detto, fissò il
Crocifisso e pronunciò ancor tre vol-
te Gesù, Giuseppe Maria. In quell'i-
stante il polso cessò di battere, e suor
Maria spirò placidamente nel bacio
del Signote.
Teresio Bosco

4.10 Page 40

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~ ~--===-- L a-D None -;4:0::::1 ..--AM GGI-0--=19::9;1;;;;_
Buona==============~
A FATTO
La famosa « Buona notte» di Don
Bosco. Poche parole di tono familia-
re che il Santo rivolgeva ai giovani e
ai loro educatori dopo le preghiere
della sera, prima del riposo. Quella
che riportiamo non è mai stata pro-
nunciata da Don Bosco, ma è una col-
lana di sue espressioni messe insierne
dal salesiano Miche! Moui!lard e let-
te nella Basilica di Maria Ausiliatrice
a 700 pellegrini in occasione di un
viaggio della Famiglia Salesiana di
Francia a Valdocco.
Cari amici,
da quel 25 novembre del 1856, il tri-
ste giorno della morte di mia madre
Margherita, io l'ho tante volte rac-
contato: in quel momento sono cor-
so alla chiesa della Consolata, che
non è molto lontana da Valdocco: Mi
accompagnava Giuseppe Buzzetti. Ci
siamo inginocchiati davanti alla sta-
tua della Vergine Consolatrice e le dis-
si: « Vergine misericordiosa, io e i
miei ragazzi siamo rimasti orfani in
questo mondo. D'ora in poi siate voi
la mia mamma e quella di questi
ragazzi! ».
Da quel momento la Vergine Ma-
ria non ha smesso di benedfrci. La .
Madonna non ci ha mai abbandona-
ti! E, giunto ormai quasi al termine ·
della mia vita, guardando al mio pas-
sato, dal sogno dei nove anni in poi,
io sto veramente comprendendo tut- ·
to, come mi aveva detto la Vergine... ·
Qui abbiamo fatto grandi cose per
la Madonna: le abbiamo costruito
questa magnifica Basilica, facciamo
delle splendide cerimonie, forse un
po' rumorose, gioiose, ma anche tan- ·
to devote. Abbiamo benedetto statue, .
fatto processioni.
Ho spesso ripetuto di non tralascia- .
re di dire ogni giorno tre volte l'Ave
Maria. Non è idolatria! È semplice-
mente un modo concreto e semplice
di dimostrare la nostra fiducia e il no-
stro amore di figli ali' Ausiliatrice.
Io continuo a dirvi che ci ritrove-
remo tutti in Paradiso, dal momento
che sulla terra non vi scordate di Co-
lei che è il nostro aiuto contro ogni
male.
Alcuni dei miei ragazzi che vivono
qui con me, hanno detto che sono «il
segretario della Madonna» perché ho
distribuito qualche volta dei biglietti
da parte sua con dei consigli oppor-
tuni destinati a ciascuno di loro e che
io chiamavo doni della Madonna.
In definitiva, ed è vero, l'alleanza
tra la Vergine Maria·e me, non ha che
un solo scopo: fare avanzare il Regno
di Dio, sconfiggere il Male .
Ho sempre sentito in modo vivo
l'ansia di liberare dal peccato i gio-
vani affidati alle mie cure e il mio più
grande desiderio è vedere che custo-
discono inalterata la loro amicizia con
il Figlio di Maria.
È così che vi saluto tutti: vivete ve-
ramente da cristiani! Non è per que-
sto che voi vi trovate qui?
Don Bosco
li Rettor Maggiore ha donato una
statua di Maria Ausiliatrice ai salesia-
ni di Shanghai. La statua, che è opera
del pittore spagnolo exallievo Joan
Puigdollers, ora professore nelle Scuo-
le Professionali Salesiane di Sarria
(Spagna), verrà collocata nel locale
Santuario di Maria Ausiliatrice. A Sar-
ria Don Bosco fece il famoso sogno
della Pastorella che indicava Pechino
come campo della missione salesiana.
È stata una cosa simpatica collocare
sulla nave a Barcellona una statua di
Maria Ausiliatrice destinata alla Cina.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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-~---------sB-
.
--
1 MAGGIO 1991 41
nti~=====================~
GUARIGIONE
SENZA INTERVENTO
eCHIRURGICO
ontinuo a sperimentare la
protezione di Maria Ausilia-
trice e di San Giovanni Bosco sul-
la mia famiglia. Mia figlia, afflitta
da gravi disturbi, è guarita com-
pletamente senza intervento chi-
rurgico.
Lettera firmata
Casale Monferrato (AL)
MIO FIGLIO
HA TROVATO
LAVORO
H o ricevuto dal Beato Don
Rua una grande grazia:
mio figlio Antonio ha trovato un
lavoro dopo tanta attesa. È stato
chiamato proprio il 29 ottobre, fe-
sta di Don Rua. Desidero che
questa grazia sia pubblicata sul
Bollettino Salesiano.
Anna D'Apote, Roma
Cl3dute. Voglio segnalare una
grazia. Sono sposata da sette an-
ni e ho due bambini piccoli. Mio
marito lavorava a 200 km da ca·
sa: andava via alla domenica e
tornava il venerdì. Ci siamo rivolti
"· tanti per poter cambiare lavo-
o, ma niente da fare. Allora ho
Caro Papa,
mi chiamo Rita e ho otto an-
ni. L'anno scorso a causa
del morbillo sono stata col-
pita da una encefalite. So-
no rimasta in coma per 4
giorni e, da quanto mi han-
no raccontato, non avevo
possibilità di vivere. Tutti
quelli che mi volevano be•
ne, i genitori, mia sorella
Lara (che ora ha 16 anni e
che nel 1979 a Roma ha ri-
cevuto un bacio da te), i
nonni, le suore, i sacerdo•
ti, ma anche le persone che
non mi conoscevano prega-
rono tanto la Madonna, Ge•
sù, tutti i Santi e soprattutto
Laura Vicuiia. La mamma
fece mettere dalla infermie-
cominciato anch'io a pregare la
Madonna, come fanno tanti, e la
grazia è arrivata. Mio marito ora
lavora a Trento e torna a casa tut-
te le sere, Desidero che la grazia
sia pubblicata sul Bollettino.
Colpi Renata, Rovereto (TR)
ra della rianimazione la re-
liquia della Beata Laura Vi-
cuna sotto il mio cuscino e
da quel momento cominciai
a migliorare fino alla com-
pleta guarigione. Hai visto
anche tu come sto bene?
Sono la bimba che ti ha da•
to i fiori a Pomposa. Sono
molto devota a Laura e por-
to sempre la sua•immagine
al collo. Ho aspettato con
tanto entusiasmo la tua ve-
nuta e ora sono molto feli-
ce perché sono riuscita ad
avvicinarti e ad offrirti i fiori
in segno del bene che ti vo•
glio. Ti abbraccio con tan-
to affetto.
Rita Beltrami,
44021 Codigoro (Ferrara).
HANNO OTTENUTO
« GRAZIE »
Accardi Caterina
Ansaldi Maria
Antali Lino
Avanzini Andrea
Auderi Ines
Baiardi Giovanna
e Grazia
Baldi Anna
Balocco Gianfrancesco
Balzarella Roberto
Barberis Maria
Barbagallo Alfina
Basseghini Caterina
Basso Eugenio
Battista Rosa
Baudini Domenico
Bechis Battista
Bellu Maria
Bertolino Gioachino
Bertoni-Tagliabue
Bianco' Renata
Élogliolo Guglielmo
Bonacossa Giuseppe
Sonetti Marina
Bongiorno Lo Bianco
Bottero Pina
Bovio Augusto
Briguglio Rosa F.
Bruni Cosima
Bruschi Giovanni
Buri Rosita
Cairati Antonio
Cantone Concetta
Cappelli Franca
Caracciolo Giovanni
Carapelli Oiiva
j
Carletti Clelia
u
MIO MARITO
È A CASA
TUTTE LE SERE
D a anni ricevo la vostra rivi-
sta. La leggeva già mia
nonna e poi mia mamma, ora de•
Per la pubblicaziòne 11 n
si tiene conto delle lette-.
re .non firmate e. senza re•
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5.2 Page 42

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42 7 MAGGIO 1991
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Dii:ezione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per di~teso)
MONAFU Sac. SIivio, salesiano, t a Bologna Il
27/11/1990 a 81 anni.
Nipote di .tre grandi zii salesiani, I fratelli Don
Ugucclonl, a èhl lo conobbe giovane chierico ta-
ceva impressione la sua quasi severa presenza,
che Induceva rispetto e ammirazione. SI fondeva-
no In lui già allora controllo di sé e mitezza di fon-
do. Dice di lul Il suo direttore: Era un uomo di
preghiera ed esemplare. Cercava di essere utile
anche nelle cose piccole. Fu l'uomo e Il sacerdo-
te della serenità, della competenza educativa e
scolastica, della signorilità, una signorilità Interio-
re, che non allontanava da sé né I confratelli, né
I giovani. Ha sempre privilegiato Il suo ruolo di sa-
cerdote, soprattutto negli ultlml anni. Era confes-
sore ricercato, che dava serenità al penitenti».
SPERANZA Emllla In Petroslno, cooperatrice,
t a Roma Il 26/12/1990.
Cooperatrice salesiana, anche per aver dato Il
tiglio Don Antonio a Don Bosco. E ne andava fie-
ra, pur cosciente di non esserne degna. Lumino-
so esempio di unione familiare, ha saputo
Insegnare al quattro flgll e a quanti la conobbero
le cose più belle della vita: la fede In Dio, la dedi-
zione agli altri, la sincerità nel rapporti. Straordi-
naria devota di Maria Ausiliatrice, è stata da lei più
volte esaudita.
CAVALLETTI Suor Anna Maria, Figlia di Maria
Auslllatrlce, t a Livorno Il 10/1/1991 a 71 anni.
Sr. Anna Maria nacque a Lucca, una cittadina
toscana soprannominata la sacrestia di Roma,
quasi ad Indicare Il particolare clima di rellglosltà
che si respirava. Crebbe In una famiglia serena e
maturò con gll anni profonde scelte di tede: una
tede Incrollabile che la sostenne In ogni momento
della vita. Era nel pieno dell'attività, Instancabile
animatrice della vita parrocchiale, quando, Improv-
viso, si manifestò Il male.
M~ltl In paese ricordano Il suo entusiasmo, la
sua serenità e la sua forza: famiglie consolate, an-
ziani visitati, giovani awlclnatl. Viveva la condivi-
sione nel dolore con tutti. Poco prima di sottoporsi
a una lunga e compllcat~ operazione chirurgica
confidò al parroco: Don Marcello, Camplglla ha
bisogno di un'offerta.. .•.
Cosi, molto In fretta, la vita di sr. Anna Maria si
concluse: In un giorno e una notte Il Signore ha
reciso la trama della sua esistenza. Ma ormai lei
contempla Dio faccia a taccia.
perché favorisse una preghiera raccolta e ~l>Sto-
sa. Le sue ultime parole raccolgono Il gusto per
una vita vissuta In pienezza: Ho lavorato tanto,
ho amato tanto•.
ROSSANO Assunta In Borelll, cooperatrice, t
a Bra il 2/12/1990.
Donna di fede, di preghiera e di lavoro, Mam-
ma Assunta" fu una cooperatrice zelante. Nella ca-
sa salesiana collaborava In mille faccende con una
presenza discreta e generosa, sempre sorriden-
te, sempre disponibile. Fedele alla Messa e al ro-
sario quotidiani, trovò la sua forza nella preghiera.
La celebrazione funebre nel Duomo di Fossano,
dove Mamma Assunta era vissuta, è stata presie-
duta dal figlio Don Piero, salesiano e direttore-
parroco (•Ora Mamma Assunta è volata In cielo•,
ha detto tra l'altro, « a vedere le persone In cui per
tutta la vita ha fortemente creduto •).
n DEL FABRO Sac. Tarcisio, salesiano t a Santa
Cruz (Bolivia) Il 31/1/1991 a anni.
Nacque a Tricesimo (Udine). Dopo aver lavora-
to per lunghi anni nelle case di Trieste, Chioggia
e San Donà, a 70 anni chiese di partire per la Bo-
livia. Là si prodigò senza risparmiarsi a servizio dei
poveri e del piccoli. Niente lo fermava quando do-
veva andare a celebrare la Messa nelle varie zo-
ne missionarie. In Bolivia visse una seconda
giovinezza.
S!TIA Sac. Carlo, salesiano, t a Totontepec
(Messico) 1'8/1 /1991 a 66 anni.
Per 25 anni fece l'Insegnante di francese pres-
so l'Istituto Tecnico Edoardo Agnelli di Torino. Fu
anche gradito delegato exalllevl e direttore del lo-
cale oratorio. All'età di 50 anni parti per le missio-
ni. Salesiano mite e amichevole, In Messico
manifestò un grande spirito di Iniziativa, vivendo
tra una popolazione abbandonata. Fondò Il grup-
po del catechisti, rimise a nuovo la chiesa e Il cam-
panile. Portò l'acqua e la luce elettrica; fece
giungere la stra(!a. Allestl una stalla con varie muc-
che per procurare Il latte al bambini. Manovrava
un trattore per dlss9dare la terra. A servizio dei gio-
vani diede vita al laboratori di panetteria, falegna-
meria e cucito.
TOIA Suor Giuseppina, Figlia di Maria Ausllla-
trlce, t a MIiano Il 13/1/1991 a 81 anni.
Cresciuta In un ambiente permeato di valori cri-
stiani, Sr. Giuseppina si donò giovanissima al Si-
gnore. Per molli anni visse donando Il suo prezioso
servizio alle comunità del confratelli salesiani a
Samplerdarena, Legnano, MIiano Mamma Mar-
gherita. Visse con Intensità la sua vita, pur nel la-
voro silenzioso e nascosto: era dlsponlblle, serena,
appassionata •delle cose di Dio•. Per 43 anni ha
.servito I giovani nel nascondlmento, sostenendo
I confratelli e preparando con a!Tlore la cappella
!OVINE Concezione e Bianca, cooperatrici, t a
Napoli rispettivamente Il 29/8/1990 a 81 anni e Il
5/9/1990 a 89 anni.
Hanno raggiunto quasi Insieme la Casa del Pa-
dre come sempre erano vissute Insieme. Instan-
cabili nel lavoro della loro Associazione, di
carattere gioviale, ben formate cristianamente e
piene di spirito salesiano, hanno lavorato con ge-
nerosità nella Famiglia di Don Bosco, sempre pre-
senti a tutte le Iniziative del Centro Cooperatori,
particolarmente nel laboratorio Mamma Mar-
gherita.

5.3 Page 43

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-------5'1-
1 MAGGIO 1991 43
Solidarietà
Borsa: S. Cuore di Gesù, ringraziamen-
to per grazia ricevuta, a cura di Rina
e An na Olivini L. 250.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, ringra-
ziando e invocando protezione sulla Fa-
miglia Olivini L. 250 .000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice, ringraziando e im-
plorando continua protezione, a cura di
Carpanetti Margherita L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, per protezione della famigli a,
a cura d i R.G . Exallieva L. 200.000 -
Borsa: S. Domenico Savio, ringrazian-
do e invocando protezione, a cura di
Cagnazzo Angelo L. 200 .000 - Borsa:
Don Bosco , invocando protezione per
la famiglia, a cura di Isoardi Antonio
L. 200.000 - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco , a cura di Viola Rosa
L. 200 .000 - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, a cura di Maria Michelazzi L.
200.000 - Borsa: Beato Filippo Rinal-
di, implorando particolare grazia, a cu-
ra di N.N., Dogliani L. 200 .000 -
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-
liatrice, Sa nti Salesiani , per la conver-
sione dei miei figli, a cura di Zucca E.
Bovi L. 200.000 - Borsa: Don Bosco ,
in suffragio della suocera G iuseppina
Viali, a cura di Dirce L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco ,
Domenico Savio, a cu ra di Bisson Lui-
gi L. 200.000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice, in suffragio dei miei defunti e per
la pace della famiglia, a cura di Pasi-
nelli Giacomo L. 200.000 - Borsa :
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in rin-
graziamento, a cura di Scarpetti Emi-
lia L. 200.000 - Borsa: In memoria di
Mimino Prencipe, a cura della sorella
Michelina L. 200.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio , per ringraziamento, a cura di Giuf-
frida Giusu Siringo L. 200.000 -
Borsa: Don Bosco, per ottenere grazie
e protezione, a cura di Naturama di Eo-
li Paolo & C. L. 200.000 - Borsa : Don
Bosco, a cura di N.N. L. 200 .000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco, in memoria e suffragio di
Bianchi O . Francesco, a cura della fi-
glia Margherita L. 200.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco,
invocandone la protezione sui piccoli
Ilaria e Alberto, a cura dei genitori Do-
ris e Mario Quaglia L. 200.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, a cura di Maria
Santisi e figlia L. 200.000 - Borsa: S.
Cuore di Gesù e Maria Ausiliatrice, a
cura di Menzani Angelica L. 200.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco , per ringraziamento e prote-
zio ne, a cura di Margherita L. 200.000
- Borsa: S. Giova nni Bosco e S. Do-
menico Savio, per grazia ric~v uta, a cu-
ra di Ciceri Omini L. 200.000 - Borsa:
In memoria di Sr. Rena Barberìs , a cu-
ra delle sorelle e dei nipoti L. 165.000
- Borsa: S. Cuore di Gesù e Maria Au-
siliatrice, ringraziando e invocando
protezione per famig lia e nipoti, a cu-
ra di N.N., Imperia L. 150.000-Bor-
sa: In suffragio di Ada Spagnoli, a cura
dei nipoti Miko, Mavi-Lena L. 150.000
- Borsa: S. Domenico Savio , per gra-
zia ricevuta e invocando protezione su l
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
piccolo R. Cutrone, a cura di Sarace-
no Carm. L.150.000 - Borsa: S. Gio-
vanni Bosco, a cura d i Pellegrino Ester
L. I50.000 - Borsa: In memoria di
Don Lu igi Cocco, a cura di Cesare Bal-
zarro L. 150.000 - Borsa: S. Cuore di
Gesù, Maria Ausiliatrice, M. Mazzarel-
lo, per ringraziamento e protezione, a
cura di Miglio Pierina L. 150.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in suffragio dei defunti e per protezio-
ne della nipote Mara, a cura di B. Mar-
gherita L. 150.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice , a cura di Riccardi Ansai-
di L. 150.000 - Borsa: In memoria del-
la Sig.ra Maria Aloisi, a cura di a mici
L. 150 .000 - Borsa: Don Bosco e Do-
menico Savio, in memoria della sorella
Carolina Esposito, a cura di Esposito
Virginio L. 150.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per ringraziamento e protezione
della famiglia , a cura di Scagliotti Este-
rina L. I50 .000 - Borsa: In memoria
di D. Cesare Bisognin, sacerdote a 19
anni, a cura di una conoscente L.
I50.000 - Borsa : Beato Pier Giorgio
Frassati, invocando protezione, a cura
della devota Caterina L . 150.000 -
Borsa : padre Pio da Pietrelcina, in rin-
graziamento, a cura della devota Rina
L. 150.000 - Borsa: Papa Giovanni
XXIII, invocando aiuto per le necessi-
spirituali e temporali , a cura della fa-
miglia D.P. L. 150.000 - Borsa: S.
Gaspare del Bufalo, apostolo della de-
vozione al Preziosissimo Sangue di Ge-
sù, a cura di Caterina L. I 50.000 -
Borsa: S. Domenico Savio , invocando
protezione sulle nostre famiglie, a cura
delle zie L. e F . L. 150.000 - Borsa:
Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco ,
invocando protezione e aiuto, a cura
d'una Oratoriana e fam iglia L. 150.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
va nni Bosco, in memoria di Flavia Sir-
chia , a cura di L.F. L. 150.000
Borse missionarie
da L. 100.000
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco ,
per grazie ricevute e invocando prote-
zione sulle nostre famiglie, a cura di
B.C. IR-Rossana - Borsa: In suffra-
gio dei miei defunti e invocando pre-
ghiere, a cura di N.N. - . Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Wittmack Maria
- Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco , per grazia ricevuta e invocando
protezione in vita e in morte , a cura di
Sortino Concetta - Borsa : Maria Au-
siliatrice, invocando conversio ne del fi-
glio e benedizioni per la famiglia, a cura
di N.N. - Borsa: Maria Ausiliatrice e
S. Giovanni Bosco, in memoria di Za-
garia Francesco, a cura di Zagaria An-
gela - Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi
Salesiani, S. Gaspare del Bufalo, per
grazie particolari, a cura di N .N. -
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia ri-
cevuta, a cura di De Rossi Spagnolo
Maria - Borsa: Maria Ausiliatrice e S.
Giovanni Bosco , per ringraziamento e
protezione, a cura di Bioletti Ignazio -
Borsa: Maria A usiliatrice , Don Bosco
e Domenico Savio , in memoria di
G iambra Rosa, a cura delle figli e -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di una
Mamma, N.N. - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio dei miei defunti e protezione della
fam igl ia, a cu ra di Margosio Marisa
Bogni - Borsa: Don Bosco, per pro-
tezione ricevuta, a cura di B.L . - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,
Domenico Savio, aiutate la mia figlia ,
a cura di Solesini Maria - Borsa: Don
Bosco e Domenico Savio, invocando
aiuto per mio figlio Leonardo grave-
mente ammalato, a cura di Consalvo
Antonio e Maria - Borsa : Maria Au-
siliatrice, Santi Salesiani , invocando
grazie desiderate, a cura di Exallieva
N.N . - Borsa: S. Cuore di Gesù, Ma-
ria A usiliatrice, Santi Salesiani , in rin-
graziam ento, a cura di Novelli Franca
- Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco , in suffragio del marito Ri-
cagn i Benedetto, a cura di Ricagni
Luigina - Borsa : Papa Albino Lucia-
ni , per grazia ricevuta, a cura di Picca-
luga Piera - Borsa: In memoria di
Lanza Nunziatina e per protezione della
Famiglia, a cura del marito e dei figli
- Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei defunti e
invocando salute, a cura di Codegone
G iuseppina - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, Don Bosco, Domenico Savio , rin-
graziando pe_r continua protezio ne, a
cura di Renata Martini - Borsa: Giu-
seppe e Teresa - Borsa: Laura Vicu-
iia, a cura di R.A. - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Nasi Pietro -
Borsa: Don Bosco, a cura di Diego
Spartà - Borsa: Maria Ausiliatrice, a
cura di Papa Eleonora - Borsa: S.
Giovanni Bosco, invocando aiuto per
una grazia, a cura di Palombo Enrica
- Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco , Don Rinaldi , invocando protezio-
ne su lla fam iglia. a cura di Vacca
Angela - Borsa: Maria Ausiliatrice,
per grazia ricevuta e protezione della fa-
miglia, a cura di Petralia Giovanna -
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringrazia-
mento , a cura di Besca Nivea - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice , Don Bosco,
Domenico Savio , a cura di Grezzana
Lucia - Borsa : Maria Ausiliatrice, in
suffragio dei genitori Luigi e Maria e
della sorella Emilia, a cura di Pessina
Teresa - Borsa: Do n Bosco , a cura di
Peverelli Pio - Borsa: In memoria di
Luigi Ragentiero , a cura di D. Quirico
Terru li - Borsa : Maria Ausiliatrice, S.
Giovan ni Bosco, in memoria dei geni-
tori A ngelo e Luigia , a cura di Silva
Carla - Borsa: Maria A usiliatrice,
Santi Salesiani, in ringraziamento, a cu-
ra di Curci G iacomina - ~o rsa : Ma-
ria Ausi li atrice, Do n Bosco e Domenico
Savio , a cura di Tosi Anto nia - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Domenico Savio, in suffragio dei geni-
tori e del fratello, a cura di Magri Mar-
gherita Milazzo - Borsa: Anime del
Purgatorio, più bisognose di misericor-
dia, a cura di Rebora Pia - Borsa: Ma-
ria A usilia trice, a cura di N.N., Orsara
Bormida - Borsa: Don Bosco , per
protezione del nipote, a cu ra di Oddo-
ne Guido - Borsa: Maria A usilia trice
e Santi Salesiani, a cura di Giovanni M.
Teresa - Borsa: S. Maria D. Mazza-
rello e Laura Vicuiia, a cura di M .E.,
Torino - Borsa: Maria"Ausiliatrice,
per ringraziamento e protezione, in me-
moria del marito, a cura di C. Teresa,
Torino - Borsa : Maria Ausiliatrice,
per grazia ricevuta e invocand o prote-
zione sui familiari, a cura di Vanda Fa-
leo in Schiaffino - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco, a cu-
ra di N.N., Milano - Borsa: Maria
A usili atrice, chiedendo protezione, a
cura di Caprioglio Odetta e Federica

5.4 Page 44

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f INIZIATIVA
EXALLIEVI DITORIALE
IN COLLAB
ALESIANI
L'EDITRICE °eRuAZIONE CON
ROPEA
Ecco un simpatico libro. Si legge d,un fiato!
È la narrazione di una cronistoria vivace.
Le figure sfilano davanti agli occhi al vivo. Sono descritti con la saggezza di
chi ha sperimentato nelP esistenza il miracolo della crescita del bene tra i rovi
e le erbacce del male.
Le persone degli Educatori sono presentate con riconoscente affetto: virtù
tante, difetti pochi, o soltanto quelli piuttosto minuscoli; appaiono vestiti a
festa, anziché con gli abiti un po, logori del lavoro quotidiano.
Le persone degli Ex-Allievi portano dentro un cuore così, onusti di merito,
di commende civili, militari, patriottiche; alcuni magari anche «monellacci»,
ma guai a toccar loro
Don Bosco e la sua pedagogia.
Di sfuggita ci sono anche Papi
Nicola Ciancio
e uomini di governo.
Non mancano poi descrizioni geografiche
fatte con arte poetica: Napoli con il
pennacchio del Vesuvio, Plndia con
fincanto dell'Himalaya,
«la casa amica», Pindimenticabile
Basilicata, aspra montuosa e benefica.
«Vita con Don Bosco» porta in casa
ricordi così grati che, anche dopo letta,
non la si ripone in uno scaffale; la si
colloca sul tavolo di lavoro, bene in vista,
per avere il piacere di riprenderla di tanto
in tanto e centellinarla.
Don Bosco si preoccuperà ancora di
sorridere ai suoi carissimi Ex-allievi, di
,I .
risvegliare in loro la coscienza dei valori e
di intercedere per le loro persone e le loro
famiglie.
Don Eg1.dio 1gano,
Rettor Maggiore dei Salesiani
Nicola Ciancio
Editrice Europea
VITA CON DON BOSCO
Editrice Europea, 1991,
Lire 20.000
Per la Farn· .
Ordina . ~glia Salesia
e'tt Richied~:/1 ~ingole O :::1icon.to_25%.
Via Ade!. 'da. E.ç>ITRICE
!tre 15.ooo
.
c.c.p
J,c8a.,_. !50e0R2·istori'
8
-
00'19'R7Onn.PoErnAa'
a copia.