Bollettino_Salesiano_199104


Bollettino_Salesiano_199104



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2 1 APRILE 1991
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65.92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vagl io - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
Impaginazione: Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE -Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell 'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in: An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Braslle - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - CIie - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - FIiippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam,
tami l e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a ch i lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti
del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio .
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di don Egidio Viganò
1O VITA ECCLESIALE
I corsi di politica in Italia
di Angelo Paoluzi
14 PROBLEMI GIOVANILI
I ragazzi degli anni '90
di Gaetano Nanetti
18 I NOSTRl 0 SANTI
Il dono di amore della piccola Laura
di Teresio Bosco
22 VITA MISSIONARIA
Il Signore si è fermato a El Alto
di Monica Ferrari
25 OBIETTIVO BS
Un focolare per i ragazzi di Blandain
di Jean-François Meurs
30 TESTIMONIANZE
Suor Anna, missionaria di Dio
di Mariapia Bonanate
34 STORIA SALESIANA
Quel giorno di San Giovanni del 1870
di Nicola Ciancio
38 CINEMA
Qualcosa di don Orione
di Pidi Giordano
RUBRICHE
Lettere , 4 - Don B. di Del Vaglio, 4 - Attua-
lità Salesiane, 5 - Padre e maestro dei gio-
vani , 9 - Come Don Bosco, 17 - Libri , 28 - Pro-
blemi educativi, 33 - I Nostri Morti, 41 - I Nostri
Santi, 42 - Solidarietà, 43
1 Aprile 1991
Anno 115
Numero 7
In copertina:
Molta TV,
pochi libri,
niente politica
per i minori
degli anni '90 .
(servizio a pag. 14
Foto De Marie)

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-----------sB-
f' ;;;=======Saisentiffi=====1AP=RILE=1~~,-3
~==::::::::==:del emp~·-==-~~~~~~~.:::::::::::!
Don Egidio Viganò
Un chiarimento
opportuno
Nel dicembre scorso ad Haitì, nelle Antille, si sono fatte
le elezioni libere del nuovo presidente della repubblica.
La vittoria del candidato Jean Bertrand Aristide è stata ple-
biscitaria.
Egli fu salesiano di Don Bosco fino all'8 dicembre 1988.
Inizierà il suo mandato il prossimo 7 febbraio.
Io sto scrivendo queste riflessioni il 24 gennaio.
I Salesiani operano in questo piccolo paese caraibico da
più di 50 anni, dediti ai giovani più poveri con differenti at-
tività. Nelle bidonvilles della capitale, ad esempio, hanno 140
piccole scuole per liberare migliaia e migliaia di ragazzi dal-
l'ignoranza e dalla miseria. Si sono radicati nella repubblica
con ottime vocazioni autoctone: tra di esse c'è anche uno dei
vescovi ausiliari di Port-au-Prince. Vi lavorano pure gene-
rosamente le Figlie di Maria Ausiliatrice con sei presenze e
un ,1oviziato.
Jean Bertrand Aristide ha 37 anni; è haitiano, di inteIIi-
genza rapida e di cultura superiore. È sacerdote: gli studi ec-
clesiastici Ii ha fatti in Terra Santa e in Europa. Attratto dallo
s~irito e dalla missione di Don Bosco a favore della gioventù
bisognosa e popolare ha emesso la Professione religiosa nel
1975 .
Ma da due anni non è più salesiano: come mai?
Da tempo e per iniziativa personale si era andato inclinan-
do verso un impegno direttamente politico. Di fronte alle gravi
ingiustizie sociali e in dimestichezza ·con gruppi dell'area li-
berazionista, egli incomincò a promuovere delle attività di
coscientizzazione e di ribellione attiva accompagnate anche
da insistente critica alla Gerarchia cattolica con una visione
di « chiesa popolare» discordante dalla dottrina conciliare.
Da parte nostra si incominciò allora un fraterno dialogo
con lui di discernimento e di revisione, che durò oltre due
anni. La sua stava diventando una scelta in discrepanza con
la Professione salesiana; la quale ha le sue esigenze vocazio-
nali e una sua specifica identità. D'altra parte anche il Vati-
cano II ha indicato con chiarezza la distinzione tra la missione
d!del prete e quella del laico. II prete è un pastore ministro
comunione e promotore di unità; egli ha anche Ùcompito
d1 saper formare la coscienza cristiana del laico in vista del-
1'impegno politico, ma non deve invaderne il campo.
. _II passare dal versante salesiano a quello direttamente po-
ht1co suppone un cambio d'identità vocazionale. L'opzione
preferenziale per i poveri può rimanere al centro nei due ca-
si, ma con differente interpretazione.
Comunicai perciò a Jean Bertrand 1'8 dicembre 1988: «Tu
ti senti profondamente solidale con il tuo Popolo e la tua Pa-
tria; e noi ammiriamo e condividiamo tutto ciò che c'è di cri-
stiano in questo tuo nobile atteggiamento e avremmo voluto
che fosse realizzato in pieno accordo con lo spirito e i dina-
mismi del nostro carisma nella Chiesa. Invece hai creduto più
opportuno scegliere una via oggettivamente differente».
Gli feci notare che se la sua scelta politica fosse irremovi-
bile, sarebbe stato doveroso dirlo anche esplicitamente e uf-
ficialmente per un chiarimento divenuto socialmente
necessario. « C'è una profonda discordanza - gli scrissi -
tra la tua attuale scelta e quella della tua Professione religio-
sa. Certo: sei persona e porti in te il grande tesoro della li-
bertà. Nella tua coscienza puoi aver scoperto un impegno
"nuovo". La nostra Congregazione è un'associazione libe-
ra, di per sé non necessaria né nella Chiesa né nella Società.
Se tu non ti senti di continuare a vivere secondo le sue Costi-
. tuzioni, nessuno t'impedisce di fare un'altra scelta. Oggi t'in-
vio un decreto che ti lascia libero in conformità alle tue ultime
opzioni .
È una chiarificazione per te, per noi e per la Chiesa locale.
Continueremo a pregare per te con sincero affetto. Don
Bosco s'interesserà sempre per te perché ha un cuore di pa-
dre e perché ama intensamente i giovani e i poveri di Haitì ».
Dunque: si è trattato di chiarire l'identità salesiana, con
la sua importanza e serietà vocazionali, con le sue esigenze
di vita, con la lealtà e coerenza che il religioso deve testimo-
niare in conformità con il solenne atto liturgico della sua Pro-
fessione secondo una Regola di vita.
La scelta politica è un impegno assai differente; la Chiesa
riconosce la sua straordinaria importanza; la quale, però, ha
un'altra identità.
Jean Bertrand Aristide è ormai il presidente di Haitì.
Speriamo che gli si possa applicare il detto « audaces for-
tuna iuvat»; assume infatti l'alto compito del servizio del po-
tere - di per sé già assai complesso e difficile - in un paese
con il minor reddito pro-capite dell'America Latina, con un
forte debito estero e con gravissimi problemi sociali . È una
vera scommessa per il futuro.
C'è da augurargli esito e.da chiedere aiuti al Signore per
lui e per il generoso e martoriato popolo haitiano .
D

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4 1 APRILE 1991
==========================]sttere
« Siamo due giovani catechi-
sti . Il parroco ci ha invitati so-
lo quest'anno, ma gli altri
catechisti non ci hanno anco-
ra accettati. È possibile che
nella stessa parrocchia ci sia
tanta difficoltà a salutarci, a
fare amicizia? Abbiamo anche
notato che alcune catechiste
(più anziane di noi) quando il
parroco ci raduna riescono
sempre a spettegblare dei loro
bambini e dei lot o genitori».
Vito e Sdfano, Torino
rò dire che trovandomi per
qualche tempo in una situazio-
ne difficile, mi rivolsi a una
delle vostre case per u_n picco-
lo aiuto, ma trovai sbarrata
ogni porta. Questa non vuole
essere però una lamentela. Con
Don Bosco sempre!».
Exallievo tessera n. 146401
« Ho letto con grande inte-
resse l'articolo sulla scuola cat-
tolica (cf. BS febbraio '91).
« Sono un exallìevo di Don Finalmente si parla chiaro, e fi-
Bosco dell'anno 1945. Ricevo nirà che saremo gli ultimi nel
puntualmente il vostro mensi- mondo a riconoscere il sacro-
le e trovo interessanti i vostri santo diritto delle famiglie di
reportages, anche se certe si- scegliersi la scuola. Mi doman-
tuazioni sono visibili magari do però se quando ci sarà que-
svoltando l'angolo di casa no- sta parità di trattamento non
stra. Vi ho sempre mandato nasceranno dei problemi nuo-
qualche offerta tramite il vo- vi, perché lo Stato non vorrà
stro conto corrente . Devo pe- -rispettare la giusta autonomia
- - - •11 0-1 dilVòe\\.;o
io Pél./SD CHé UN MAéSTR.O
Oq" r>n
"--- ' - - - - - - - _ j
FRCC.IA BéHé A M677é,€S/ 06-HI TANTO
nell'insegnamento e nelle scel-
te educative di queste scuole» .
Prof Giovanni Saitto,
Roma
« Sono una ragazza argenti-
na. In qµesto periodo noi stu-
denti siamo in vacanza e con
un gruppo di amici andiamo a
fare esperienze missionarie in
località povere nella nostra re-
gione. Vi manderò una relazio-
ne delle nostre attività».
Alicia Pezzini,
La Plata (Argentina)
« Il Bollettino Salesiano mi
è di grande conforto e se aves-
si potuto leggerlo quando ero
giovane, mi sarei fatto certa-
mente missionario ».
M . Eid, Port-Said (Egitto)
« Ho letto che nell'arco di
una vita una persona passa 9
anni interi davanti al televiso-
re (precisamente 78 .740 ore ,
cioè 3.285 giornate dì 24 ore!) .
Io non riesco a staccare il mio
bambino di otto anni dai suoi
cartoni animati e soprattutto
dai giochi elettronici. Cosa de-
vo fare?»
Gianna Solari, Perugia
« Vi comunico che la nostra
Unione Exallievi Don Bosco
del San Filippo Neri di Cata-
nia, per onorare Don Donzel-
li, già delegato della nostra
Unione, ha istituito una borsa
di studio perpetua (Lire
1.200.000 annuali) destinata a
un giovane di una casa salesia-
na della Sicilia. Negli ultimi
quattro anni, la borsa di stu-
dio è andata rispettjvamente a
un giovane della Casa dìPeda-
ra, a uno di Caltanissetta, per
due volte a giovani dì San Gre-
gorio di Catania. Quest'anno
la borsa di studio l'abbiamo
destinata a un giovane delle
opere salesiane del Madaga-
scar, missione curata dalla
Ispettoria Sicula».
A vv. Federico Capizzi,
Presidente Unione Exallievi,
Catania
« Hanno fatto di tutto per
rendere difficile ai nostri ra-
gazzi la frequenza all'ora di re-
ligione. Adesso dovranno
avere un bel po' di coraggio e
di convinzione per rimanere tra
i banchi di scuola! Perché non
provano a fare la stessa cosa
per le altre materie (storia, ita-
liano, matematica . ..)? Ci sa-
rebbero delle belle sorprese».
Modesto Fontana,
Settimo Torinese (TO)
P/:llL~ PAl2rE Pt6rll AlUNHI
11
\\,,..I
'-"
«Sono felice di ricevere il
Bollettino Salesiano e vi rin-
grazio. Per un amante della
cultura e della lingua italiana
ogni numero diventa un rega-
lo . Vi auguro un buon cammi-
no spirituale e un ottimo
servizio ai fratelli».
José Claudio Pecini
Osvaldo Cruz (Brasile)
Grazie, soprattutto per i sug-
gerimenti e le osservazioni.
Non entriamo nel merito delle
singole lei/ere, ma le «giria-
mo » a quanti vorranno inter-
venire. Confidiamo che la
maturità dei nostri le/lori sap-
pia formulare un giudizio per-
sonale equilibrato anche su
opinioni che possono apparire
discutibili. Offriamo il nostro
spazio a chi vuole replicare o
ampliare osservazioni e sugge-
rim enti.

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- - - - - - - - - - -·s/1-
;;;;== ===:=;;;==~-Attualltàr----=~~= =-1A_AA~_E199_1-5--=
alesian:e~~~~~~==
SPAGNA
Collocata la prima
statua di don Rinaldi
Ha aspettato 50 anni, vuoto,
il piedestallo riservato a
don Rinaldi nella cappella
allestita nella stanza in cui
dimorò Don Bosco nel 1886.
Dal 1941 : da quando fu
restaurata la cappella in
memoria dei martiri salesiani
degli anni 1936-39, e sono
state collocate attorno
all'altare le statue di Maria
Mazzarello, Domenico
Savio, don Rua. La statua,
probabilmente la prima
dedicata al nuovo Beato, è
opera dell'exallievo e
insegnante presso le Scuole
Professionali Salesiane di
Sarrià, Joan Puigdollers.
Don Rinaldi, direttore di
Sarrià e primo ispettore di
Spagna, con gesto paterno
accoglie e allarga le braccia
riconoscenti.
Madre Marinella Castagno in.
un villaggio della Costa d'Avorio.
ITALIA
Passi africani delle
Figlie di Maria
Ausiliatrice
II 1° gennaio 1991 è stata
costituita ufficialmente la
nuova Visitatoria dell'Africa
O.vest intitolata alla « Madre
di Dio».
Madre Marinella Castagno
con la consigliera per le
missioni Madre Lina
Chiandotto in un rapido
viaggio tra il 26 dicembre e
il 3 gennaio 1991 ha
incontrato le suore che
lavorano in Costa d'Avorio,
Gabon, Guinea Equatoriale,
Malì e Togo, che faranno
parte di questa nuova
«zona» .
È il primo viaggio della
Madre, all'inizio del nuovo
sessennio.
Le Figlie di Maria
Ausiliatrice stanno cercando
di potenziare la loro
presenza in Africa per vivere
accanto ai poveri in nazioni
ancora alla ricerca della
libertà, dove la povertà e lo
sfruttamento sono
terribilmente evidenti.
Suor Yvonne Reungoat,
superiora della nuova
Visitatoria, risiede, per ora a
Lomé (Togo), dove le Figlie
di Maria Ausiliatrice, oltre
che nella scuola e in opere
di tipo promozionale,
operano in collaborazione
con i Salesiani per tutte le
attività pastorali.
Festeggiato don
Archimede Pianazzi
Ali'Ateneo Salesiano di
Roma sono stati ricordati i
60 anni di sacerdozio di
don Pianazzi, consigliere
generale dei Salesiani dal
1958 al 1972. Nel corso di
una solenne concelebrazione,
il consigliere regionale don
Thomas Panakezhan ha
percorso le tappe del suo
cammino missionario e
sacerdotale. « Fra tutti i
missionari che io conosco in
India», ha detto don
Panakezhan, « don Pianazzi
è l'unico che ha ottenuto la
laurea in teologia dogmatica
presso l'ateneo dei Gesuiti a
Kurseong» . E difese la sua
tesi nel 1948, quando aveva
già 22 anni di esperienza
missionaria alle spalle. Don
Pianazzi ha cominciato la
sua attività in India come
segretario di mons. Mathias,
ma implorò ed ottenne di
poter lavorare nei villaggi
per sentirsi più direttamente
missionario .
La missione dell'Assam,
specialmente le colline Garo,
dove lavorò don -Pianazzi,
imponevano sacrifici
enormi. Ore e ore di strada
per raggiungere i villaggi,
l'insidia costante della

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6 1 APRILE 1991
Àftualità
~siane
malaria.· Anch'egli ne fu
colpito durante uno dei suoi
viaggi. Fu preso subito da
stanchezza e febbre alta,
mentre mancava di qualsiasi
aiuto. Egli sopportò tutto.
«Quando ritornò al centro
missionario », racconta don
Thomas, « fece una
scorpacciata di pane e uova
e dormì Jer due giorni di
seguito »,
Di don Pianazzi sono state
sottolineate ancora l'abilità
organizzativa come ispettore
a Calcutta e l'esemplarità
della sua vita religiosa, che
unite alla carica di vitalità e
simpatia personale hanno
attirato come calamita tanti
giovani a seguirlo nella vita
missionaria e salesiana.
INDIA
Concluse le solenni
celebrazioni
centenarie
Si sono concluse con
particolare solennità le
celebrazioni' per il
Centenario dell'arrivo della
fede nel Nord-Est dell'India
(1890-1990) . La settimana
conclusiva è stata
caratterizzata da un vasto
programma di incontri
culturali e da varie
cerimonie litprgiche. In
pratica, nella settimana sono
stati amministrati
comunitariamente e con
grande concorso dei fedeli
tutti i sacramenti. La
popolazione ha accordato al
delegato del Sommo
Pontefice, il card . Stickler,
una calorosa accoglienza,
anche per il felice ricordo
della visita storica di
Giovanni Paolo II a
Shillong nel 1986.
Tutti i vescovi delle otto
diocesi del Nord-Est
dell ' India, accompagnati dai
loro rappresentanti, hanno
preso parte alle varie
funzioni della settimana.
La solenne celebrazione
eucaristica presieduta dal
card. Stickler, fu
concelebrata da 220
sacerdoti.
Per la liturgia del
pomeriggio ci fu una
manifestazione di popolo
senza l'uguale. La
processione ha visto la
partecipazione di quasi
150.000 fedeli vestiti nèi loro
coloratissimi costumi,
mentre un'ala di folla
seguiva canti e preghiere con
grande devozione. Al
termine della benedizione
eucaristica i vescovi
pronunciarono l'Atto di
consacrazione del Nord-Est
dell'India al C'uore di Gesù .
L'Anno Centenario fu
celebrato per ·ricordare
l'arrivo dei missionari nella
regione. Ei:a il 1890 e i
primi ad arrivare furono i
Salvatoriani. E i padri e le
suore salvatoriane sono
giunti dall'estero per
partecipare alle celebrazioni
e vedere il frutto del seme
gettato con tanta generosità
100 anni prima.
I Salesiani giunsero nella
zona invece nel 1922.
Significativamente dopo la
celebràzione eucaristica ·del
mattino essi hanno
rinnovato solennemente
l'Atto di affidamento a
Maria Ausiliatrice. Infatti
l'Assam cristiano viene .
considerato un miracolo di
Maria Ausiliatrice. Il
progresso nel campo
religioso, ma anchè in quello
socio-politico , economico e
sociale, sarebbe umanamente
inspiegabile, senza la mano
di Dio.
INDIA. Nelle foto , momenti della cerimonia conclusiva
dell'anno centenario.

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-----------~-
1 APRILE 1991 7
ITALIA
Genova-
Sampierdarena.
Vent'anni del Centro
di Orientamento
Il Centro di Orientamento
Scolastico-Professionale e
Sociale (COSPES) di
Sampierdarena è da 20 anni
un punto di riferimento per
molti genitori, insegnanti,
animatori di gruppo, giovani
lavoratori, studenti per un
consiglio di orientamento
scolastico e professionale,
per consulenze
psicopedagogiche.
Gli operatori, psicologi e
pedagogisti, salesiani e laici
(una decina), sono al
servizio di individui, gruppi
e istituzioni. Si impegnano
nel non facile compito di
affiancare con discrezione
chi lavora a contatto diretto
con i giovani, alla luce di
due idee fondamentali: la
« preventività » e
l' «integralità» dei fini
dell'educazione.
Nell'anno sono circa 2000 i
giovani (e altrettante
famiglie) che si rivolgono al
Un momento dei lavori del Centro di Orientamento
. di Genova-Sampierdarena.
Centro per un rapporto
personalizzato e diretto;
circa 5000 i genitori e gli
insegnanti raggiunti in vari
ambienti mediante
èonferenze, corsi, tavole
rotonde, dibattiti.
Gli opèratori del Centro
(alcuni dei quali anche
docenti universitari)
divulgano mediante libri,
articoli, audiovisivi il frutto
del loro lavoro, parte del
quale è rivolto anche al
~P.t.tore della formazione
permanente.
Il 12 aprile 1991 , in una
giornata di studio e di festa,
salesiani e amici si radunano
per ricordare i vent'anni di
lavoro. Un lavoro che si
colloca al centro
dell'impegno educativo che i
salesiani, con i laici
collaborafori, sono chiamati
a vivere nella storia secondo
quella dinamica di
inserimento e di
rinnovamento che le
situazioni nuove impongono.
UNGHERIA
Celebrata la festa
di Laura Vienna
Anche a Mogyoréd, una
cittadina a una ventina di
chilometri da Budapest
quest'anno è stata
festeggiata Laura Vicuiia.
La festa è stata animata
dalle Figlie di Maria
Ausiliatrice che hanno una
casa in una zona periferica
della capitale. Le FMA sono
state invitate a trasferirsi
anche a Moyoréd, dove
trovano simpatica
accoglienza da quando,
insieme ai salesiani si
occupano dell'attività
catechistica.
COSTA D'AVORIO
Una parrocchia
dove l'animazione
è condivisa dai laici
A Korhog0 i Salesiani
hanno .una florida
parrocchia, organizzata in
comunità succursali di
quartiere, con un forte
flusso di catecumeni in
costante aumento.
Don Luciano Odorico ha
incontrato gli incaricati delle
piccole comunità dei
quartieri, studiando insieme
la pastorale catechistica e gli
aspetti organizzativi.
L'opera è mandata avanti
da salesiani spagnoli
dell'lspettoria di Barcellona,
mentre a pochi chilometri· di
distanza vi è un centro di
prima evangelizzazione
affidato a salesiani francesi
dell'lspettoria di Lione.
(Foto a pag. 13) .

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8 , 1 APRILE 1991
BOLIVIA. Il ministro Fernandez, rappresentante del
Governo boliviano, riconosce agli indigeni territorio e
cittadinanza.
Movimas, Trinitarios,
Mojefios e Guarayos. La
marcia fu un autentico
avvenimento e vi
parteciparono giovani,
ragazzi, anziani, donne,
mamme in attesa (durante il
cammino nacque qualche
nuova vita!) e persino un
indigeno cieco . Un intero
popolo che chiedeva dignità
e territorio.
BOLIVIA- - - - -
Dana parte
degli indigeni
«Territorio indigeno».
Come segno tangibile fu
consegna~a a tutti la carta
d'identità. Erano indigeni
Sirion6, Chimares, Takanas,
Il collegio Don Bosco di
La Paz è stato testimone di
una storica decisione presa a
difesa delle tribù indigene
dell'Amazzonia boliviana.
Essi per due settimane
hanno preso alloggio presso
l'istituto salesiano, dove
sono stati firmati degli
storici accordi con i
rappresentanti del governo.
Si trattò di 715 indigeni che
compirono una marcia di
650 km (durata 34 giorni)
per ottenere la piena
cittadinanza e ottenere il
riconoscimento del
Istituto di Catechetica
dell'Università Salesiana
di Roma
CORSO ESTIVO PER
ANIMATORI E
RESPONSABILI DELLA
CATECHESI DEGLI
ADULTI NELLE CHIESE E
COMUNITÀ LOCALI
CORSO DI
AGGIORNAMENTO
PER INSEGNANTI DI
RELIGIONE NELLA
SCUOLA MEDIA
3° LABORATORIO
ESTIVO DI
SPERIMENTAZIONE
DIDATTICA
- Il corso, giunto alla secon-
da, rinnovata edizione, inten-
de approfondire gli elementi
di base della catechesi degli
adulti all'interno del progetto
pastorale della Chiesa italia-
na per gli anni '90, awalen-
dosl delle migliori riflessioni
ed esperienze nazionali ed in-
ternazionali.
- Luogo del corso: Corvara
in Val Badia (Bolzano), 1-11
luglio 1991.
- Il corso, riconosciuto dal-
l'UCN, è organizzato dall'Isti-
tuto di Catechetica dell'Uni-
versità Salesiana ·di Roma
(proff. Alberich, Bissoli), con
la partecipazione di esperti ri-
conosciuti.
- Le iscrizioni sono aperte
fino alla fine di maggio, pres-
so la Segreteria dell'Istituto di
Catechetica, piazza Ateneo
Salesiano 1, 00139 Roma,
06/88.120.68, 06/88.10.41.
NUCLEI TEMATICI
- Programmazione dei temi
dell'IRC e campi di approfon-
dimento antropologico, bibli-
co, storico.
- Mappa dei metodi del-
1' IRC: confronto tra modelli
italiani e tedeschi.
- Obiettivi cognitivi , affetti-
vi e relazioni interpersonali
nell'IRC.
- Prove oggettive ed esi-
genze di sperimentazione.
- Verso un «testo di religio-
ne» di nuovo tipo.
DESTINATARI
Il corso, che ha il riconosci-
mento del Ministero della P.I.
e il benestare della CEI, è
aperto agli insegnanti di reli-
gione nella scuola media che
intendono associarsi al Labo-
ratorio condividendone finali-
tà e metodo di lavoro.
DOCENTI
Responsabile del corso è l'e-
quipe di professori e collabo-
ratori presso l'Istituto di
Catechetica dell'Università
Salesiana di Roma. Direttore
del corso: R. Giannatelli
11-20 luglio 1991 a Corvara
in Val Badia (Bolzano)
Rivolgersi alla Segreteria
dell'Istituto di Catechetica,
Piazza Ateneo Salesiano 1,
00139 Roma, 06/88.120.68;
06/88. 120.41.

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- - - - - -de·-gtovuni====================~
di Antonio Martinelli
Le 7 meraviglie
nella storia di Don Bosco
Descrivere la vita di un uomo è
sempre un'impresa molto difficile,
per molti misteri che in essa vi sono
nascosti . La storia e la vita di un San-
to, per i rapporti così originali intes-
suti con il mondo soprannaturale,
non possono essere contenute in nes-
suna narrazione. L'esperienza di un
personaggio, che ha riempito delle sue
gesta un secolo di storia civile, per
l'intervento significativo nel campo
dell'educazione e della santità, sco-
raggia normalmente chiunque si pon-
ga a raccoglierla.
Cosi è Don Bosco. Bisognerà ac-
contentarsi di segnalare le imprese
compiute nella vita e cercare di leg-
gere attraverso il visibile l'invisibile
che lo anima.
·
Fa così Giovanni Paolo II nella let-
tera,Juvenum Patris, quasi come eco
profonda di coloro che hanno cono-
sciuto Don Bosco.
I giovani, ancora vivente il Santo
Educatore, hanno manifestato lo stu-
pore e la meraviglia di fronte al lavo-
ro e alle attività di Don Bosco. E non
solo riferendosi alla quantità. Ciò che
impressionava particolarmente era la
qualità della sua opera. Le cose me-
ravigliose da lui compiute ripropon-
gono il mistero della sua vita. Lo
straordinario, divenuto ordinario, per
utilizzare un'espressione del Papa Pio
XI, vive dentro la creatività e la ca-
pacità organizzativa. Ecco le sette me-
raviglie della storia di Don Bosco,
ricordate dalla lettera pontificia:
«È l'iniziatore di una vera scuola
di nuova e attraente spiritualità apo-
stolica».
È il fatto pii:! fecondo nella storia
di Don Bosco, perché ha dato origi-
ne alla Famiglia Salesiana e ad un ap-
profondimento della spiritualità di
san Fral'!cesco di Sales in chiave gio-
vanile. I frutti arrivano fino a noi,
oggi.
«È il maestro di i:n'efficace e ge-
niale prassi pedagogica, fasciata co-
me dono prezioso da custodire e
sviluppare».
Quando si parla di Don Bosco il ri-
ferimento immediato è a) Sistema
Preventivo, che ha trovato nella sua
esperienza l'equilibrio e l'originalità
più significativi. Nato dal primo so-
gno dei nove anni, ha accompagnato
Don Bosco nei lunghi e laboriosi an-
ni di attività con i giovani e gli adul-
,i. Resta ancora oggi la «meraviglia»
del!' educazione.
« È, in modo , ccefso, l'esemplare
di un amore preferenziale per i gio-
vani, specialmente per i più bisogno-
si, a bene delfa Chiesa e def/a
Società ».
È evidente il richiamo all'opera
principe nel panorama apostolico sa-
lesiano: l'Oratorio, che rappresenta la
struttura più moderna e più comple-
ta dell'amore educativo.
<ui l'organizzatore zelante defle
Missioni con sensibilità veramente
cattolica ».
Per molti che non conoscono tutta
l'attività di Don Bosco, il richiamo al-
l'impegno 'Ilissionario suona spesso
una novità assoluta. L'essere, però,
riuscito nella grande impresa missio-
naria della Chiesa, dislocando in ter-
ritori di missione all'incirca 3000
(tremila) salesiani, nei diversi conti-
nenti, rende Don Bosco benemerito
dell'opera di evangelizzazione dei
popoli.
«È l'apostolo realistico e pratico,
aperto agli apporti delfe nuove
scoperte» .
« All'avanguardia del progresso»
oppure « Sempre con Don Bosco e
con i tempi » sono semplici slogan che
manifestano l'attenzione al cammino
della storia e della civiltà. Le scuole
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Ondo. Primo monumento a
Don Bosco in Nigeria.
professionali; la fondazione di gran-
di editrici, l' impegno per strutture
moderne ed efficaci per l'educazione
dei giovani, la ricerca di apostolati di
frontiera segnano lo sviluppo dell'o-
pera nata da Don Bosco.
«È il testimone di un leale e corag-
gioso senso ecclesiale, manifestato at-
traverso mediazioni delicate nefle
aflora difficili relazioni tra Chiesa e
Stato».
Don Bosco non va divelto dal suo
tempo, staccato dalla storia dell'Ita-
lia che cerca la sua unità politica, so-
ciale e religiosa. Gli studiosi hanno già
in parte investigato il contributo di
Don Bosco per la pacificazione nazio-
nale e messo in evidenza come veni-
va conteso dalla Chiesa e dallo Stato
perché interponesse i suoi buoni uf-
fici. Potremmo dire che è anche un
Santo «nazionale », proprio per la
parte avuta nell'800 italiano.
«È il promotore di una speciale de-
vozione a Maria Ausiliatrice dei Cri-
stiani e Madre della Chiesa».
Rappresentò una «meraviglia» la
costruzione della Basilica di Maria
Ausiliatrice in Torino. Rappresenta
ancor oggi una meraviglia « popola-
re » la diffusione, nel mondo intero,
della devozione ali'Ausiliatrice. Pre-
se alla lettera la parola del sogno:
«Ecco la tua Maestra». E con lei
sparse ovunque le « meraviglie della
grazia ».

1.10 Page 10

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10 • 1 APRILE 1991
VITA ECCLESIALE
Le scuole di
formazione politica
che vanno germinando
un po' ovunque -nelle
varie regioni italiane
sono 1a risposta
cattolica ad una
nuova sensibilità
diffusa e coinvolgono
centinaia di
giovani-adulti.
È richies·to ai politici « di
fornire agli occhi di tutti serie garan-
zie di competenza, moralità e chia-
rezza, agendo in coerenza con la fede
e l'etica cristiana e sapendo antepor-
re le esigenze del bene comune agli
interessi personali o di gruppo. D'al-
tra parte, in uno stato democratico
le responsabilità politiche non sono
monopolio di poche persone, ma
coinvolgono, anche se in maniera
differenziata, la generalità dei citta-
dini. Ciascuno dunque è chiamato al-
la partecipazione e a compiere scelte
coerenti, tenendo conto in particola-
re della conformità dei programmi
proposti e degli indirizzi concreta-
mente seguiti dalle forze politiche
con i valori intorno ai quali deve con-
vergere l'impegno dei cristiani».
L~sigenza di una
« nuova politica»
«Abbiamo citato un passo di
«Evangelizzazione e testimonianza
della carità», che la Conferenza Epi-
scopale Italiana ha approvato e reso
pubblico lo scorso 8 dicembre 1990
come «Orientamenti pastorali per gli
anni '90», vale a dire come la guida
nelle scelte dei cattolici italiani alla
vigilia del terzo millennio. L'appel-
lo, nell'articolazione del documento
della CEI, giunge con un assoluto
tempismo: perché all'interno della

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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----=----------#-
1 APRILE 1991 11
comunità dei credenti sale la doman- di una novantina di scuole, cinquan-
da di una « nuova politica », la stes- ta delle quali nel Nord, le altre divi-
sa della quale appunto si fanno se equamente a metà fra il Centro e
portavoce i vescovi nel momento in il Sud.
cui il laicato si organizza cultural- Oltre che nel numero , le iniziative
mente, in modo autonomo e paral- sono cresciute come struttura e am- ·
lelo, ma non dissonante dagli auspici bizioni culturali, i corsi sono artico-
della gerarchia.
lati in modo assai più organico e
Si è parlato molto, negli ultimi richiamano anche un qualificato per-
tempi, delle « scuole di politica », sor- sonale insegnante, quasi sempre vo-
te per germinazione spontanea qua · lontario. È importante questo
elà attorno alla metà degli anni '80, aspetto del servizio da parte degli
diffusesi a macchia d'olio un po' in operatori cattolici della cultura e del-
ogni regione italiana e che, a partire 1'insegnamento, che of,fre l'esempio
dalla fine del decennio, sono diven- dell'impegno e della testimonianza
tate un fenomeno socio-politico di ri- personale. Quasi a rispondere all'ap-
levante interesse, e come tale pello che era stato lanciato dal secon-
analizza to dalle altre forze organiz- do Convegno ecclesiale di Loreto del
zate, in particolare naturalmente i 1985 che, attorno al tema « Riconci-
partiti e i sindacati.
liazione cristiana e comunità degli
Non esiste un censimento vero e uomini », aveva raccolto i cattolici in
proprio perché le iniziative si aggior- una riflessione di rara intensità intel-
nano e mutano anno per anno; se ne lettuale e spirituale.
costata l'aumento, dalle poche uni- Vogliamo ricordare soltanto, ma
tà del periodo iniziale sino alle 140 ci sembra necessario, un suggerimen-
circa dell'anno, diciamo, accademi- to contenuto nella nota pastorale del-
co 1989-1990 cui si riferiscono i dati la CEI per il dopo-convegno.
approssimativi attorno ai quali è pos- « Realtà quali la società complessa,
sibile lavorare . L'ultima indagine il pluralismo culturale, la società del
certa parlava, in precedenza (1988), benessere, la secolarizzazione vanno
FORMAZIONE POLITICA
PERCHÉ?
La politica è come l'aria. Tutti ne
abbiamo bisogno pena la morte, ma
è buona solo se è pulita. Mai come
oggi i giovani hanno provato tanta
ripugnanza per la politica e nello
stesso tempo si rendono conto che
da essa dipende la qualità della vi-
ta, anzi la vita stessa a livello locale
come a quello nazionale e mondia-
le. Le minacce che incombono sul
nostro pianeta possono essere ar-
ginate solo da una politica che inne-
schi la marcia del bene comune .
La politica è come la linfa vitale
della pianta: garantisce la vita della
democrazia, ne assicura il regolare
nutrimento e la crescita. Se la linfa
viene meno, l'albero secca e inari-
disce: i partiti si trasformano in cen-
trali di potere; il Parlamento diviene
cassa di risonanza di decisioni poli-
tiche prese altrove: lo Stato, anziché
essere il luogo ove tutti i cittadini si
trovano bene come a casa propria,
diviene la controparte , quasi fosse
nemico del bene comune.
Sentire il bisogno di aria buona
non basta. Non basta voler una po-
litica «sana». Occorre mettersi a stu-
diare con l'aiuto di esperti.
Ecco lo scopo del Corso: offrire
uno spazio in cui i giovani e non più
giovani possano farsi una compe-
tenza« politica», aiutare i giovani a
«crescersi » liberi, capaci di opera-
re da liberi nella società con una vi-
sione critica del reale.
.
Il Corso si muove al di fuori della
logica di schieramento e l'accento
è posto sul valore, sulla sostanza
della politica e sulla competenza.
Le vie concrete per costruire il be-
ne comune, le strategie per rende-
re il mondo, il proprio paese «la casa
di tutti » sono una scelta di co-
scienza.
Alberto Rinaldini

2.2 Page 12

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12 · 1 APRILE 1991
CENTRO CULTURA «IL TEMPIETTO»
SCUOLA DI
FORMAZIONE POLITICA
INSEGNAMENTI DEL 2° ANNO 1990-91
PR~MO SEMESTRE
1. Oottrine politiche
prof.ssa Anna Maria Lazzarino Del Grosso
dell'Università di Genova
2. Politica e informazione
prof. Mario Brusasco
3. Pubblicità e politica
prof. E. Serventi dell'Università di Genova
4. Movimento per la pace nel dopoguerra
prof. Antonio Bruno
5. f!iforma elettorale e sistema dei partiti
prof. M. Cosulich dell'Università di Genova
6. Progettare la città
Ugo Signorini
7. f!apporto tra politica e morale
prof. Antonio Balletto, direttore della Marietti
SECONDO SEMESTRE
1. Economia e comunità locale
dott. G. Belfiore, Mario Laveto
2. Economia e comunità internazionale
prof. Francesco Praussello dell'Università di Genova
3. Politica e sviluppo dei popoli del Sud
prof. Pierre Monkam dell'Università di Torino
4. istituzioni politiche nello stato moderno
dall'unificazione ad oggi
prof. Giovanni Ancarani dell'Università di Genova
5. Politica ed educazione alla differenza e alla mondialità
prof. Paolo Biassoni dell'Università di Genova
6. Partecipazione dei cattolici alla politica dal 1870 ad oggi
prof. Giovanni Ancarani dell'Università di Genova
7. ~arcisismo-Altruismo e Coscienza politica
prof. Luciano Gian dell'Università Salesiana di Roma
CONFERENZE APERTE A TUTTI
1. Per una Politica come servizio alla Comunità
prof. Ennio Pintacuda (novembre)
2. Popoli del Nord e popoli del Sud: situazione attuale e internazionale
doti. ing . Alberto Ferrucci {dicembre)
3. La concezione dello Stato e della Società in Occidente e nel Mondo
,j\\rabo-lsraeliano (gennaio)
prof. Khaled Fanad Allam dell'Università di Trieste
4. Etica e Politica
prof. Giannino Piana dell'Università di Urbino (febbraio)
comprese attraverso l'esercizio del
discernimento che, avvalen_dosi do-
verosamente anche di appropriati
strumenti culturali, consente al cri-
stiano la presenza al proprio tem-
po .. .; nessuna spinta di potere ma
l'anelito ad una solidarietà più vasta
e la consapevolezza di non doversi
sottrarre agli interrogativi della sto-
ria, devono spingere in particolare il
laicato a farsi carico dei problemi del
Paese del campo sociale, civile e po-
litico ».
Un primo bilancio
Ora un primo bilancio può essere
redatto: circa dodicimila partecipan-
ti, età media 18-35 anni, livello di
istruzione medio-alto, in corsi che si
stanno progressivamente allungan-
do, dalle iniziali 5-10 lezioni alie 20
di oggi nella maggioranza dei casi. ·
Tre sono per lo più le aree di inte-
resse circa i contenuti: la dottrina so-
ciale della Chiesa, l'esperienza
socio-politica del movimento catto-
lico, il confronto con problemi con-
creti attinenti al lavoro, alle
istituzioni e ai rapporti fra etica ed
economia.
Si può forse comprendere il senso
di meraviglia attorno al fiorire di
queste iniziative da parte di chi è
estraneo al mondo cattolico, anche
se dobbiamo chiederci in quale socie-
tà sia vissuto sino ad ora quell'igna-
ro spettatore che non si sia accorto
di essere circondato da credenti atti-
vi in politica. E non vogliamo rifar-
ci a questo o a quell'altro leader di
cui si parla, ma proporre addirittu-
ra esempi che sfiorano la santità.
Ricordiamo la beatificazione di un
giovane testimone della fede, Pier-
giorgio Frassati, a suo tempo mili-
tante dell'Azione Cattolica e del
Partito Popolare Italiano. Rammen-
tiamo l'apertura di processi di rico-
gnizione di santità per uomini
pubblici che molti di noi hanno co-
nosciuto e che sono sfati protagoni-
sti della vita politica europea... Gli
italiani Alcide De Gasperi e Giorgio
La Pira, i francesi Robert Schuman
ed Edniond Michelet, il tedesco Ni-
kola Gros_s. Tutti personaggi che non
hanno mai fatto mistero della loro
fede e che anzi hanno orientato la lo-

2.3 Page 13

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- - - - - - - - - - - #-
ro attività secondo linee di coerente
ed eroica testimonianza. Gross per
questo finì giustiziato nel 1944 dai
boia nazisti.
Iniziative
in ambito ecclesiale
Oggi si esprime una domanda di
« nuova politica » cui le scuole -
estran\\:e ai partiti, in funzione « pre-
politica » - sembrano rispondere,
gli scout, dalla Comunità di Sant'E-
gidio. I suoi corsi, biennali, sono
molto impegnativi, sessanta ore di le-
zione che hanno alla base l'ispirazio-
ne cristiana nelle attività di servizio:
la politica, la società civile, le istitu-
zioni, il sindacato, l'economia, la
giustizia. Fra i docenti, il prof. Al-
berto Monticone, il sen. Domenico
Rosati, il prof. Pietro Scoppola, il
prof. Andrea Riccardi , il dott. Ar-
mando Oberti, p . Giampaolo Salvi-
ni, il prof. Leopoldo Elia, il dott.
Giuseppe De Rita, il prof. Alfredo
Carlo Moro, mons. Luigi Di Liegro.
Il Cardinal Martini, arcivescovo di
Milano, tra i più sensibili alla
qualificazione dei cattolici
all'impegno politico.
Nella foto piccola a fianco padre
Bartolomeo Sorge.
1 APRILE 1991 13
na tesa alla maturità del laicato ».
Monaco si pone tuttavia anche un'al-
tra domanda: quella del « dopo-
scuola ». Ma si tratta di un proble-
ma che anche la coscienza comune
dei laici cattolici è responsabilmente
chiamata a risolvere.
· La scuola dei gesuiti di Palermo
intitolata a P. Pedro Arrupe è una
di quelle che forse più ha fatto par-
lare di sé. È il tentativo di ricollega-
re la politica alle proprie radici
culturali ed etiche; un tentativo at-
tuato su un ristretto numero di di-
scenti che vengono iniziati all'uso di
strumenti di ricerca politologica e che
poi, a loro volta, sono destinati a di-
ventare «moltiplicatori » di parteci-
pazione politica. Ma altre iniziative
sono nate nell'Isola: come ii Corso
di formazione organizzato l'anno
scorso a Caltanissetta dal Centro So-
ciale « Gesù Divino Lavor:atore » e
dall'AC diocesana sul tema « Forma-
re alla politica ».
ft Centro di Cultura
«Il Tempietto»
senza piani organici ma con un ade-
guamento alle necessità pedagogiche
sul terreno. Senza scendere nella ca-
sistica, abbiamo scelto qualche ~sem-
pio che ci aiuti a capire la varietà e
la ricchezza del contributo che i cat-
tolici sanno offrire allo sviluppo del-
la cultura e della vita nella città
terrena. Una delle ultime iniziative è
nata a Roma, si intitola a Giuseppe
Lazzati, l'indimenticabile rettore del-
l'Università Cattolica del Sacro Cuo-
re. L' Istituto è sostenuto dall' AC,
dalle ACLI, dai laureati cattolici, da-
A Milano hanno come denomina-
zione ufficiale « Scuole diocesane
biennali di formazione all'impegno
sociale e politico » e fanno capo per
lo più al Centro Sociale Ambrosia-
no . Sono nate da precise opzioni del-
la chiesa milanese e rispondono a due
intuizioni di Giuseppe Lazzati: « la
politica - ha scritto il presidente del-
1'AC di Milano Franco Monaco -
intesa come dovere irrinunciabile per
il fedele laico e la coltivazione della
coscienza civile e politica come par-
te integrante della formazione cristia-
Ognuno ci mette del suo. Dei sa-
lesiani - con la loro nota sensibilità
per tutto quello che matura nella
concretezza quotidiana - citiamo
fra gli altri il corso biennale del Cen-
tro di Cultura « Il Tempietto » di
Sampierdarena, che si è iniziato nel
1989 e si concluderà la prossima esta-
te , con oltre cento iscritti, quasi tut-
ti giovani. L'anno scolastico è diviso
in due semestri, ognuno dei quali
comprende 24 lezioni con ritmo set-
timanale, tenute da esperti nei vari
settori (don Antonio Balletto per il
« rapporto fra politica e morale »,
Franco Praussello su « Economia e
comunità internazionale», Ugo Si-
gnorini su « Progettare la città »,
coordinati dal prof. Giorgio Sola
dell'Università di Genova). L'inizia-
tore, il salesiano don Alberto Rinal7
dini , ha spiegato lo scopo del corso:
« offrire uno spazio in cui i giovani
e non più giovani possano farsi una
competenza « politica », aiutare i gio-
vani a « crescersi » liberi, capaci di
operai;e · da liberi nella società con
una visione critica del reale ».
Angelo Paoluzi

2.4 Page 14

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14 · i APRILE 1991
PROBLEMI GIOVANILI
La politica non lo inte-
ressa, è teledipendente, dedica mol-
to tempo allo sport, se si impegna
preferisce farlo con associazioni am-
bientaliste, letture poche. Ecco - ri-
presa da una angolatura sociale - la
fQto di gruppo scattata dal Consiglio
nazionale dei minori (CNM) sulla fa-
scia d'età compresa tra l'infanzia e
i 18 anni. Si tratta, in realtà, di una
sintesi un po' arbitraria, perché col
termine «minore» si definisce un' a-
rea molto vasta, non del tutto anco-
ra esplorata, soprattutto marcata da
forti differenze d'età e, quindi, di
comportamenti e di interessi.
D'altra parte, è questo il campo
d'indagine istituzionalmente affida-
to al CNM, l'organismo nato nel
1985 con decreto del Presidente del
Consiglio e incardinato nel Ministe-
ro dell'Interno, con il compito di
« promuovere e realizzare, sui pro-
blemi dei minori, attività di studio e
di ricerca, elaborare progetti, attua-
re verifiche e valutazioni». Più che
di « fotografia», sarebbe dunque il
caso di parlare, a proposito dell'ul-
tima indagine resa nota recentemen-
te, di linee di tendenza, riscontrabili
in quella fascia d'età.
Premesso questo, e stabilita quin-
di l'impossibilità concreta di defini-
re una figura tipo del minore,
bisogna aggiungere che qualche filo-
ne, comune a tutti, dai bambini ai
giovani, esiste. Facciamo subito un
esempio: la teledipendenza. Risulta
che dai 6 ai 18 anni, il tempo trascor-
so davanti alla TV è mediamente di
3 ore e mezza al giorno. Ma anche
qui bisogna distinguere. I bambini
fra i 6 e i 14 anni preferiscono film,
telefilm, cartoni animati trasmessi
nel pomeriggio dalle reti televisive
private, mentre i ragazzi dopo i 15
anni seguono con più interesse film
e programmi di informazione tra-
smessi dalla RAI.
La TV dopo cena
Neppure questi dati, però, dicono
tutto sulla situazione reale. Da una
indagine sui dati d'ascolto dell' Au-
IRAGAZZI
DEGLI ANNI '90
di Gaetano Nanetti
dite!, risulta che almeno quattro mi-
lioni di ragazzini in età compresa fra
i 6 e i 14 anni restano alzati dopo ce-
na a vedersi i programmi (spesso tut-
t'altro che educativi) della fascia
serale, e due milioni - i più avanzati
d' età - arrivano fino alle 11 di sera.
Ciò ha fatto dire al ministro per gli
affari sociali Rosa Russo Jervolino
che il rapporto tra bambini e mass
media « è un problema enorme e de-
licatissimo» . C'è da crederlo, se è ve-
ro - come risulta da un'altra
indagine - che prima di arrivare a
scuola, un bambino ha già incame-
rato ben seimila ore di trasmissioni
televisive, assorbendo una. enorme
massa di messaggi, spesso confusi e
contraddittori, per non dire di peg-
gio . Viene spontaneo chiedersi, da
parte di molti pedagpgisti, come si
educa oggi un bambino che arriva a
scuola immerso in quella che il pre-
sidente del CENSIS, De Rita, ha de-
finito « marmellata psichica »
propinata dai mezzi di comunicazio-
ne di massa.
Una conseguenza ovvia della scor-
pacciata televisiva è che il tempo per
la lettura si riduce a ben poco, essen-
do il resto della giornata assorbito
dalla scuola (o dal lavoro) e dalle
mille altre « occupazioni» di molti
ragazzi d'oggi (la palestra, il corso di
inglese, la danza per le bambine,
ecc.). E, difatti, gli editori lamenta-
no la crisi del settore libri per ragaz-
zi. Più fortuna dei libri sembrano
avere i giornali, naturalmente di di-
versa intonazione a seconda dell'età

2.5 Page 15

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- ~ - ~-
Molta TV, pochi
libri, niente
politica per i minori
degli anni '90.
Una .indagine del
Centro Nazionale
dei Minori.
dei lettori, ma con una netta'preva-
lenza per quelli d'evasione. Per molti
minori, la lettura si accompagna al-
l'ascolto della musica, leggera ovvia-
mente. È la radio a farla da padrona:
viene utilizzata dall'81 per cento dei
ragazzi, esclusivamente per l'ascolto
di brani musicali, magari per ore,
ininterrottamente, quasi un sottofon-
do ad altre attività, non escluso lo
studio.
Impegno ambientalista
Un altro dato che emerge dall'in-
chiesta del CNM, a conferma di in-
dagini analoghe, è quello relativo al
disinteresse dei minori in età più
avanzata per la politica, con il rela-
tivo rifiuto dei partiti. Se si sceglie
qualche forma di partecipazione e di
impegno nel civile, i minori preferi-
scono inserirsi in organizzazioni che
privilegiano obbiettivi più diretta-
mente collegati a problematiche quo-
tidiane. L'ambiente, per esempio,
con tutti i problemi dell'inquinamen-
to molto pubblicizzati dagli organi
d'informazione, è visto come un
campo in cui merita di darsi da fare.
Anche la solidarietà sociale raccoglie
molte adesioni, perché, oltretutto,
favorisce aggregazioni capaci di con-
solidare amicizie. E proprio l'amici-
zia è indicata dai ragazzi come uno
dei valori più significativi, dopo la
famiglia e il lavoro.
Il fatto di collocare in testa alla
1 APRILE 1991 15
graduatoria dei valori la famiglia
esprime, almeno per molti minori,
più un desiderio che una realtà di fat-
to. Qui il discorso si dovrebbe apri-
re alle problematiche sollevate dalla
condizione attuale della famiglia nel
nostro Paese, dalla mancanza di po-
litiche sociali mirate a sostenerla,
dalla instabilità coniugale. Ma an-
dremmo troppo lontano. Ci limite-
remo a rilevare un solo aspetto, che
pur rientrando in una condizione di
«normalità», evidenzia uno dei più
comuni problemi nel rapporto fra i
minori e la famiglia. Secondo i dati
lstat, in Italia la percentuale delle fa-
miglie con bambini, in cui entrambi
i genitori lavorano ha raggiunto il 35
per cento. Ciò vuol dire che almeno
un terzo dei bambini italiani trascor-
re le proprie giornate senza avere ac-
canto né la madre né il padre; con
tutte le conseguenze negative che
questa situazione comporta sul pia-
no educativo.
Secondo molti psicologi, non c'è
asilo nido o scuola materna capace,
soprattutto per i più piccoli, di sosti-
tuirsi totalmente all'educazione fa-
miliare. Lo ha constatato una équipe
di ricercatori, osservando il compor-
tamento dei bambini nelle scuole ma-
terne dell'Emilia Romagna. Secondo
il prof. Piero Bertolini, docente di
pedagogia all'Università di Bologna,
si è scoperto che « i piccoli allievi se-
guono con grande apprensione quel-
lo che fa l'insegnante, hanno sempre
paura di sbagliare, e quando sono la-
sciati soli, nei momenti di pausa e di
«routine», non sanno bene cosa fa-
re, sono sperduti, gironzolano, non
riescono a gestire il loro tempo» .
In altri termini, nei bambini fino ai
sei l'\\nni prevalgono sentimenti di
insicurezza e mancanza di fantasia
creativa.
Sensi di colpa
Ad aggravare la situazione inter-
vengono i sensi di colpa dei genito-
ri, i quali pensano di supplire alla
loro assenza concedendo ai figli tut-
to ciò che domandano. Finiscono co-
sì per allevare « figli del benessere»
ai quali tutto è dovuto, basta chie-
dere. Risulta che nel 1988, la spesa
sostenuta dalle famiglie italiane per

2.6 Page 16

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16 1 APRILE 1991
.1 giovani ascoltano musica per ore, ininterrottamente, spesso a sottofondo
di altre attività.
l'acquisto di capi d'abbigliamento
per bambini ha raggiunto i 4.400 mi-
liardi. E si tratta naturalmente di abi-
ti firmati dai maggiori stilisti . È
finito da tempo, almeno à certi livelli
di reddito familiare, l' uso, in passa-
to diffusissimo, di passare al fratel-
lino più piccolo l'abito che non va
più bene al maggiore .
Non c'è da stupirsi se pedagogisti
e .Psicopedagogisti, quando affronta-
no i problemi dell'emarginazione mi-
norile, chiamino in causa i genitori.
Ha detto a Courmayeur il pedagogi-
sta Fulvio Scaparro: «Il comporta-
mento degli adulti è il vero scandalo
della nostra epoca. C'è da scandaliz-
zarsi che essi si scandalizzino del
comportamento dei ragazzi. Chiedia-
mo loro di essere pacifici quando in-
dividualmente e collettivamente noi
non lo siamo. Di essere rispettosi,
onesti, generosi, impegnati, motiva-
ti quando il nostro comportamento
quotidiano è una continua smentita
alle nostre richieste ». Le responsa-
bilità non sono solo dei genitori. Ba-
sterà ricordare la scuola, che non rie-
sce a trattenere fino al compimento
dei corsi dell'obbligo tutti i ragazzi
che la frequentano . L'abbandono è
poi in stretto rapporto con le condi-
zioni sociali, economiche e culturali
dei soggetti e delle loro famiglie .
E poi c'è la piaga della delinquen-
za minorile. Il nostro Paese non re-
gistra ancora, per fortuna , le
allarmanti punte lamentate oggi ne-
gli Stati Uniti, dove bande di mino-
renni commettono rapine, e
addirittura omicidi, in numero im-
pressionante. E tuttavia anche in Ita-
lia il fenomeno tende ad allargarsi.
Spesso è violenza gratuita, come
quella che si scatena negli stadi per
il solo gusto di pestare i sostenitori
della squadra avversaria. Ma dilaga-
no anche i reati da codice penale:
t;urto, scippo, rapina. Sempre mag-
giore è il numero dei minori stranie-
ri che finiscono in carcere. Sono figli
di immigrati clandestini, che si dedi-
cano al furto e allo spaccio di droga.
Un altro capitolo, di una ampiezza
allarmante, è poi quello della violen-
za di cui i minori sono vittime.
Il quadro sopra delineato, sia pu-
re per somrhi capi, conduce a una
considerazione generale, peraltro or-
mai diffusa in molti ambienti. Se le
inchieste, i sondaggi, le ricerche sta-
tistiche sui minori ormai abbondano,
per contro, ciò di cui si continua a
sentire la mancanza è l'attuazione di
una concreta linea operativa, diret-
ta a sostenere con ogni possibile ini-
ziativa, una fascia sociale che, per la
delicatezza del periodo di vita che at-
traversa, è fortemente a rischio e ha
bisogno di una specialissima tutela.
Facendo riferimento, per esempio,
al problema della delinquenza mino-
rile, basterà dire che a quasi due an-
ni dall'appr.ovazione del nuovo
processo penale per i minori, che la-
scia spazio alla rieducazione e al rein-
serimento nella società, ben poco si
è fatto per metterla in pratica. È un
rilievo emerso, pochi mesi fa, a un
convegno promosso dai salesiani.
Malgrado i buoni propositi - è sta-
to detto in quell'occasione - man-
cano strutture di rieducazione, i
servizi previsti dalla legge, il perso-
nale adatto a trattare con i minori.
Quanto alla scuola, sono stati an-
cora.i salesiani, durante un ·convegno
all'Università salesiana a sottolinea-
re che rientra nei diritti del minore
la parità fra scuola pubblica e scuo-
la privata. Se non si arriva a tradur~
re in pratica questo principio, il
minore non viene tutelato nel suo
spazio più importante, quello forma-
tivo ed educativo dell'istruzione sco-
lastica. « Si è fatto molto per la
scuola - ha affermato in quell ' oc-
casione il Rettor Maggiore don Vi-
ganò - ma non per il minore nella
scuola ».
·
Se infine ci si riferisce alla televi-
sione, c'è da chiedersi quanto biso-
gnerà aspettare - visti i tempi che
occorrono per mettere ordine in que-
sto settore - prima che si arrivi a
imitare le iniziative già attuate, o di
prossima attuazione, all'estero - In-
ghilterra, Francia - dove hanno at-
tivato canali radiofonici e televisivi
totalmente dedicati ai bambini, con
finalità educative anche nel settore
dell' intrattenimento.
Gaetano Nanetti

2.7 Page 17

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- - - - - ------5'1-
;: : : : : : : : :; : : : : ====~ ~1(),me=:::::=:=:=:::::::::.:.
on-Bosco--====-
1 APRILE 1991 17
di Nicola Palmisano
Educare alla pace
e all'ambiente
«Nuf/a ti turbi» amava ripetere
Don Bosco alla maniera di Santa Te-
resa d'Avila.
Un altro dei motti di Don Bosco
era: «Lasciarsi guidare sempre daf/a
ragione e non daf/a passione», e, nel
« Cenno biografico sul giovane Ma-
gone Michele » scrive: «-Noi siamo ra-
gionevoli.. . dunque in noi deve
comandare la ragione e non la f or-
za »; in altre parole: « La Violenza è
la Legge del Bruto, la Nonviolenza è
la Legge dell'Uomo » (Gandhi).
Quindi l' educazione migliore, an-
zi normale, alla pace, al rispetto del-
1' ambiente, alla salvaguardia del
creato è la conoscenza e dominio di
sé. Prima di ogni altro passo, la pace
va stabilita nel proprio cuore, ossia
nel nucleo psichico più intimo della
persona, dove si costruisce la propria
identità.
Don Bosco fin da ragazzo si è im-
pegnato in questo lavorio interiore.
« Il campo di battaglia della nonvio-
. lenza è il cuore dell'uomo» è stato
detto . E il giovane Giovanni Bosco
combatté le sue storture interiori, le
sue passioni « specialmente la super-
bia che nel mio cuore aveva messo
profonde radici» - come dice egli
stesso nelle « Memorie dell'Oratorio »
- o, come scrive il suo primo biogra-
fo, la sua« indole biliosa, di spiriti vi-
vaci e inclinati af/a collera ».
E in una conferenza del 1876 dirà
il costo di questa sua ascesi: «Non
crediate che non costi anche a me, do-
po di aver incaricato qualcuno d'un
affare, o dopo di avergli mandato
qualche incarico d'importanza o de-
licato o di premura, e non trovarlo
eseguito a tempo o malfatto, non co-
sti anche a me il tenermi pacato; vi
assicuro che alcune volte bof/e il san-
gue nef/e vene, un formicolio domi-
na per tutti i sensi. Ma che?...
impazientirci?... Non si ottiene che la
cosa non fatta sia fatta, e neppure
non si corregge il suddito con la
furia ».
Don Bosco, maestro di vita interio-
re, insegna anche i tre principali atti
della mitezza: reprimere i movimenti
della collera, offrire grande affabili-
tà e serenità di volto rassicurante tutti,
allontanare dal proprio spirito il ricor-
do delle pene e delle offese che ci ven-
nero causate.
Questo lavorio.interiore era inizia-
to per lui fin dall 'infanzia sotto la sa-
piente guida di mamma Margherita
ed era proseguito soprattutto negli an-
ni di seminario . Testimonia un suo
compagno" di quegli anni: « Di natu-
ra sensibilissimo anche per piccole co-
se, si capiva come senza virtù si
sarebbe lasciato sopraffare dalla ·col-
lera. Nessuno dei nosfri compagni, ed
erano molti, inclinava come lui a ta-
le difetto . Tuttavia era evidente la
grande e continua violenza che face-
va per contenersi » (MB-1,406) .
La forte mitezza di Don Bosco,
.frµtto del suo lavorio interiore poten-
ziato divinamente dalla Grazia di Dio,
spiega in gran parte l'ascendente e il
fascino che esercitava sui suoi giova-
ni. Padrone di sé, diventava il conqui-
statore dei cuori dei suoi giovani, li
avvinceva e innamorava con una for-·
za di attrazione irresistibile che gli
permise di costruire in Valdocco un
frammento-fermento della « civiltà
dell'amore » e di essere efficace ope-
ratore di pace nelle aspre questioni e
lotte anche violente tra Chiesa e Sta-
to nel periodo risorgimentale.
« Tuttavia sarebbe illusione crede-
re che in Don Bosco tanta amabilità
avesse talora principio da debolezza
o da trascuranza. Egli sapeva mo-
strarsi corrucciato perché anche l'ira
è strumento di virtù, ma non maif uor
di modo[.. .j e l'ira ben governata non
si oppone alla virtù della mansue-
tudine ».
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2.8 Page 18

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18 I APRILE 1991
I NOSTRI SANTI
IL DONO DI AMORE
DELLA PICCOLA LAURA
di Teresio Bosco
Cent'anni fa, il 5 aprile
1891, nasceva a
Santiago del Cile
Laura Vicufia, chiamata
affettuosamente Laurita.
Dio venne a prenderla
dopo appena 12 anni,
9 mesi e 17 giorni.
Giovanni Paolo II l'ha
dichiarata «Beata»
nel 1988.
Alla base della vicenda
gentile e dolorosa di Laurita, una ra-
gazzina esile e giovanissima, non c'è
un racconto leggendario intessuto da
più persone. Ci sono 653 grosse pa-
gine di testimonianze giurate e di do-
cumenti studiati da specialisti: una
ricerca durata quasi cent'anni.
Tra i testimoni che hanno deposto
giurando di dire « tutta la verità e sol-
tanto la verità » ci sono la sorella,
Giulia Amanda Vicufia, e don Au-
gusto Crestanello, confessore di Lau-
ra per quattro anni.
Il papà Giuseppe Domenico era
militare di carriera e di famiglia no-
bile, ma guardato con sospetto dai
fratelli perché aveva sposato « una
sarta », Mercede Pino. Nella rivolu-
zione dell'agosto 1891 (Laurita era
un bebè di quattro mesi, sempre in
collo alla mamma), Giuseppe Dome-
nico si era schierato con il presiden-
te Giuseppe Balmaceda, ma il
presidente era stato sconfitto, e i re-
parti dell'esercito fedeli a lui disper-
si. Giuseppe Domenico cercò scampo
in una fuga di cinquecento chilome-
tri a sud . Si fermò a Temuco . nac-
que, tra i disagi di una vita stentata,
la seconda bambina, Giulia Aman-
da, che Laurita tenne per mano pra-
ticamente per tutta la vita. Nel 1897
(Laura aveva 8 anni, Giulia Aman-
da 3) papà morì.
La mamma si trovò di colpo vedo-
va, con due bimbe da mantenere e
priva di ogni mezzo di sussistenza.
Riprese a fare la sarta, cercando la-
voro di casa in casa, ma dopo due
anni si ritrovò stanca e sfiduciata.
Temuco è ai piedi delle Ande e
tante famiglie povere, giunte al limite
di ogni risorsa, formavano una ca-
rovana e tentavano l'emigrazione al
di là delle montagne, in Argentina.
Ad una di queste carovane, nell'esta-
te australe del 1899, si unì Mercede
Pino, portando con sé le due picco-
le . Si fermò a Las Lajas.
Ma la soluzione dei problemi, so-
vente, non è « al di là delle monta-
gne ». Dopo pochi mesi quella donna
ancor giovane e distinta, che deside-
rava poter lavorare onestamente, si

2.9 Page 19

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-----------5'1-
trovò nuovamente sola, senza appog-
gio, senza lavoro. Il testimone Lopez
Urrutia affermò: « Manuél Mora,
tornando dal carcere di Chos-Malàl
dov'era stato rinchiuso, conobbe
Mercede Pino e la portò all' estancia
di Quilquilhuè». Manuél, in quella
solitaria regione andina, possedeva
due fattorie, estancias, dove alleva-
va bovini con l'aiuto di lavoranti e
perbo, e passava da modi gentili a
comportamenti brutali e crudeli. Si
comportava come un rozzo signorot-
to feudale.
Cbo abbondante
e umiliazione
1 APRILI= 1991 19
tavolo di scommesse sui cavalli.
Mercede credeva che Laura patis-
se il distaèco. Invece lo patì molto
Amanda, mentre Laura fu contenta
di rimanere nella scuola, tanto che la
madre provò parecchia meraviglia.
Laura e Amanda entrarono nella
scuola delle FMA molto prima del-
l'inizio dell'anno scolastico, che av-
venne il 1° aprile.
Manuél Mora la picchiò a sangue.
Nel riquadro, lo stendardo preparato
per il giorno della beatificazione
di Laura, al Colle Don Bosco
nel 1988.
di famiglie che dipendevano total-
mente da lui. Era un tipico gaucho
argentino, gagliardo e spavaldo,
sempre a cavallo o ad attaccar bri-
ga. In quel momento doveva avere
quarant'anni, e se stava uscendo da
una prigione non era per nulla. Lo
chiamavano gaucho male, allevato-
re cattivo, perché aveva carattere su-
Un missionario che lavorò a lun-
go da quelle parti, don Zaccaria Gen-
ghini, attestò: « La signora Pino,
trovandosi sola e con due figlioline
da mantenere, accettò di convivere
con Manuél Mora, come fanno in
identiche circostanze molte donne in
queste terre. Qui nessuno se ne me-
raviglia».
Nella vasta estancia Laurita e Giu-
lia Amanda conobbero per la prima
volta il cibo abbondante, i bei vesti-
ti, e la signora Pino accettò l'umilia-
zione di essere la donna di un uomo
che non la sposò e che a tratti diven-
tava bestiale.
Venti chilometri lontano dalla fat-
toria c'era un paese, Junìn de los An-
des (300 abitanti, 780 metri sul livello
del mare). Le suore Figlie di Maria
Ausiliatrice vi avevano aperto da un
anno una missione-scuola per le ra-
gazzine dei dintorni. Alla porta del-
la scuola, il 21 gennaio 1900, si
presentò Mercede Pino per iscriver-
vi come interne le due figlie di 9 e 6
anni. Prima di arrivare alla missio-
ne, aveva sostato alla locanda del
paese. Carmen Ruìz, allora una ra-
gazzina, attestò: « Ricordo che un
pomeriggio di gennaio (1900) arrivò
a Junìn donna Mercede Pino con le
figlie Laura e Amanda. Ven,ivano a
cavallo e furono accolte da mia ma-
dre. Donna Mercede dichiarò che ve-
niva in paese per la prima volta, bsi
rivolgeva a noi su indicazione·di Ma-
nuél Mora. Venivano infatti dalla
sua estancia». Nel registro delle iscri-
zioni alla scuola è scritto alla data 21
gennaio 1900: «Giulia Amanpa di .sei
anni e Laura del Carmine Viçuiia di
nove anni, cilene: Pagano 15 pesos
mensili ciascuna». Quella piccola ci-
fra sembra una cosa da poco, e in-
vece (come sovente capita con i po-
veri che non hanno niente) fu il mez-
zo con cui Manuél Mora umiliò e
torturò una madre e due figlie, lui
che 15 pesos li buttava su qualunque
33 ragazzine
La retta era piccolissima, ma an-
che la scuola era poverissima: cibo
scarso, pareti fredde -nel lungo inver-
no gelido che cominciò in giugno (la
regione australe, è bene ricordare, ha
le stagioni rovesciate rispetto alle no-
stre). Eppure Laurita e Amandina
(come furono chiamate da tutte fin
dal primo giorno) trascorsero 9 me-
si felici. Le alunne della scuola era-
no in tutto 33. Tutte «ragazzine
povere, cresciute nella campagna,
che impugnavano più facilmente le
briglie del cavallo che la penna o l'a-
go». L'assistente e maestra onnipre-
sente era suor Rosa Azòcar. Lei
stessa scrisse: « Ero sempre e dovun-
que con le alunne. Le avevo tutte in
classe, in cortile, in refettorio, in cap-
pella, in dormitorio, le accompa-
gnavo a passeggio . Giocavo con lo-
ro, insegnavo loro a preg~ne, al po-
meriggio in particolare si lavorava
e pregava». Le altre alunne ricorda-
no che suor Rosa era allegra, serena,
e comunicava allegria e serenità.
Don Crestanello, il confessore di
Laura, attestò di quei primi mesi:
« Ben presto le suore si resero conto
delle virtù di Laurita. Il carattere
tranquillo, i modi semplici e mode-
sti, l'affabilità e la dolcezza del trat-
to, rivelarono la sua indole calma e
innocente, per cui fu subito amata e
apprezzata».
Amica del cuore di Laura divenne
Mercedes Vera, chiamata affettuosa-
mente Merceditas, figlia di una buo-
na e ricca famiglia di Junìm. Sua
sorella, Maria, il 25 maggio di quel-
l'anno indossò l'abito delle aspiran-
ti FMA, e poi divenne suora. Anche
Merceditas aveva quel desiderio, e si
confidava sovente con Laurita, che
a sua volta si confidava con lei.

2.10 Page 20

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20 1 APRILE 1991
((Lurita ebbe
uno svenimento»
Ogni mese Mercede Pino veniva a
trovare le figlie e a pagare la retta.
Copriva di carezze e di coccole la pic-
cola Amanda, com'è naturale. Lau-
ra la sentiva un po' lontana, e ci
pativa. Le faceva domande sulla vi-
ta alla estancia, ma le risposte erano
sempre vaghe e generiche. Con l'in-
telligenza vivace dei suoi nove anni,
aspettava che la mamma le desse la
notizia del suo prossimo matrimonio
con Manuél Mora. Ma la notizia non
arrivò mai. Suor Rosa scrisse: « La
prima volta che a .scuola di catechi-
smo spiegai il Sacramento del Matri-
monio, dissi che erano·in colpa grave
coloro che vivevano insieme senza es-
sere uniti dal sacramento della Chie-
sa. A quelle parole, Laurita ebbe uno
svenimento .. . A quel tempo - con-
tinua quasi a giustificarsi suor Rosa
- poche famiglie in quella zona era-
no costituite cristianamente, e occor-
reva istruire le fanciulle sui doveri
fondamentali della vita cristiana ».
Il 1° gennaio 1901 ci fu la festa
·della premiazione; e subito dopo co-
minciarono le vacanze. La posizio-
ne dell' estancia era magnifica:
pianure ondulate e erbose dove pa-
scolava il bestiame, all'orizzonte
montagne chiazzate di neve, aria
frizzante e sole caldo. Dopo le fati-
che della scuola, Laurita e Amandi-
na fecero una scorpacciata di vita
libera, di aria pura, ed ebbero un'a-
limentazione abbondante e sana. I
mandriani e le loro famiglie accolse-
ro con allegria le due ragazzine. Lau-
ra e Amanda poterono giocare e
rotolarsi sull'erba con altri bambini.
Una sola cosa turbò profondamente
Laura. Quando la mamma la vide
per la prima volta pregare insieme al-
la sorella, disse un po' impacciata:
« Potete pregare quando volete . Ma
non fatevi vedere dal signor Mora.
Si arrabbierebbe » . Così attestò sot-
to giuramento il missionario don
Luigi Pedemonte, che ebbe le confi-
denze delle compagne di Laura. At-
testò pure che la signora. Mercede
cercava pretesti per non pregare in-
sieme alle figlie. E questo turbò an-
cora più profondamente Laura.
« Dammi una vita di
amore, mortificazione,
sacrificio»
Nel secondo anno di scuola, poi-
ché aveva 10 anni, Laurita poté fare
la sua prima Comunione. La ricevet-
te il 2 giugno 1901 . Sua madre era
presente, ma non si accostò ai Sacra-
menti. Quando suor Rosa le chiese
se in quel primo incontro con Gesù
si era ricordata di pregare per lei,
Laura le rispose: « Non ho dimenti-
cato nessuno». Nei giorni di prepa-
razione, aveva scritto tre « propo-
siti», che si conservano nella sua cal-
ligrafia curva ed educata:
« Primo: O mio Dio, voglio amarti
e servirti per tutta la vita; perciò ti
dono l'anima, il cuore e tutto il mio
essere.
Secondo: Voglio morire piuttosto
che offenderti con il peccato; perciò
intendo mortificarmi in tutto quello
che mi potrebbe allontanare da te.
Terzo: Propongo ·di fare quanto so
e posso perché tu sia conosciuto e
amato; e per riparare le offese che ri-
cevi ogni giorno dagli uomini, spe-
cialmente dalle persone della mia
famiglia.
Mio Dio, dammi una vita di amo-
re, mortificazione, sacrificio ».
L'8 dicembre 1901, festa della Ma-
donna Immacolata, mentre il secon-
do anno di scuola stava per
terminare, Laurita fu accettata tra le
Figlie di Maria, un gruppo che radu-
nava le alunne migliori. La sorellina
Amanda testimoniò: « Il giorno in
·cui ricevette il nastro azzurro e la me-
daglia di Figlia di Maria fu tra i più
felici per lei».
Il 2 gennaio le due sorelle torna-
rono alla estancia per le seconde va-
canze scolastiche. Dovevano essere
un tempo felice, come le vacanze del-
1' anno precedente. Invece furono
mesi difficili e dolorosi per Laura.
Manuél Mora doveva essere un indi-
viduo schifoso, se si incapricciò di
una bambina che non aveva ancora
compiuto 11 anni. La sorella testi-
moniò: « Io ero piccola e non capi-
vo ... Ho poi saputo dalla mamma
che ali' estancia mia sorella passò
momenti difficili per la sua virtù ».
E ancora: « Sentendo mia madre par-
lare di lei, mi par di aver capito che
dovette correre brutti rischi, e ne sia
uscita con eroismo superiore all'e-
tà» . Storie di questo tipo sono sem-
pre circondate di silenzio impacciato
e di mezze parole imbarazzate. Clau-
dina Martinez, che ospitò e ricevette
le confidenze di Mercede Pino dopo
la morte di Laura, ha testimoniato:
« In una circostanza, il Mora cacciò
(uori di casa la signora Mercede, e
pretese di restar solo con la ragazza.
Questa però gli resistette e riuscì a li-
berarsi. La stessa madre raccontava
il fatto con le lacrime agli occhi, as-
sicurando di aver osservato dalla fi-
nestra la scena brutale». La stessa
testimone narra di una festa per la
marcatura degli animali e del ballo
che seguì sotto una grande baracca.
Laura non volle prendervi parte, e
Manuél (probabilmente ubriaco) la

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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----------#1-
cacciò fuori al freddo, e poi frustò
la madre. Un'altra testimone, Giu-
seppina Ferré, affermò: « Mora fa-
ceva soffrire l'incredibile a Laura: le
diceva insolenze e usava con lei ma-
niere sgarbate».
ft tormento di 15 pesos
Per torturare ancora di più madre
e figlia, Manuél Mora dichiarò che
non avrebbe più pagato la pensione
per le due ragazzine. Voleva dire co-
stringere Laura a rimanere per sem-
pre nell'estancia. Non si sa come, la
direttrice della scuola seppe la noti-
zia, ma lei stessa testimoniò: « Pro-
ponemmo a donna Mercede che
Laura tornasse nella scuola per cin-
que anni, in qualità di alunna gratui-
ta. La mamma avrebbe provveduto
al vestito e alle calzature, mentre noi
ci saremmo accontentate di qualche
piccolo servizio».
Perché cinque anni? La risposta è
abbastanza semplice: occorrevano 16
anni per entrare tra le novizie delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. E don
Crestanello, suo confessore, dichia-
rò: « Da tempo Laura pensava seria-
mente alla vocazione salesiana».
Il 1° aprile 1902 Laurita è nella sua
scuola, accanto alla sua amica Mer-
ceditas che riceve dal vescovo mis-
sionario Giovanni Cagliero la « man-
tellina nera» delle aspiranti.
In quell'occasione, Laura riesce a
parlare da sola col vescovo, e gli dÒ-
manda di essere lei pure accettata tra
I La mamma di Laura,
con la figlia Amanda e due nipotini.
le «aspiranti» delle suore salesiane.
Mons. Cagliero la guarda sorriden-
do, e le risponde che è ancora trop-
po piccola (ha 3 anni in meno di
Merceditas) per decidere il suo av-
venire.
Nei mesi che seguono, Laura di-
venta una ragazza seria, fin troppo
seria per la sua età. La sorellina ri-
corda: « Faceva sacrifici. Mi invita-
va spesso a pregare per la mamma».
E don Crestanello: « La situazione
della madre le amareggiava la felici-
tà di sentirsi nella casa della Madon-
na. Laura ~offriva nel segreto del
cuore... Poi un giorno decise di of-
frire la vita, e accettare volentieri la
morte, in cambio della salvezza del-
la mamma. Mi pregò anzi di benedi-
re questo suo ardente desiderio. lo
esitai a lungo».
Quando si scatenarono
le bufere
Le vacanze scolastiche, all'inizio
del 1903, Laura le passò con le suo-
re della sua scuola. Lunghe passeg-
giate nell'aria frizzante, sotto il sole
caldo, la fecero rifiorire dalle fatiche
dell'anno di scuola. Mancava il cibo
abbondante, ma la serenità era
totale.
L'anno scolastico riprende il 1°
aprile, e tutto sembra procedere tran-
quillo. Ma nell'inverno (luglio) sulle
Ande meridionali si scatenano terri-
bili bufere. I fiumi straripano, deci-
ne di paesi sono spazzati via. La sera
del 16 luglio anche il torrente che
sfiora Junin straripa. L'acqua inva-
de il paese, la scuola,. il cortile, le
stanze. Panico e sgomento tra le ra-
gazze e le suore, freddo gelido e umi-
dità. Si riesce a sfollare nella parte
alta del paese, pregando e battendo
i denti. Lentamente tutto torna nor-
male, ma Laura da quella notte è
scossa da una tosse profonda, osti-
nata. Diventa ogni giorno più debo-
le. La sua bella faccia è ridotta a un
triangolo di pelle esangue.
La mamma viene a trovarla in set-
tembre, mentre arriva la prima aria
tiepida della primavera andina. De-
cide di portarla .per alcune settima-
ne all'estancia. Laura non vorrebbe;
poi alle insistenze della madre dice:
1 APRILE 1991 21
« Se Gesù vuole questo da me, sia
fatta la sua volontà».
Ma nella fattoria non c'è nessuno
che possa curare Laura, mentre a Ju-
nin c'è almeno un farmacista. La
madre ve la riporta ai primi di no-
vembre. Ha portato via dall'estancia
anche Amanda, decisa a non tornar-
vi più. Affida Amanda alle suore; lei
e Laura sono ospitati in una poveris-
sima casetta da Felicinda Lagos.
Sulla strada,
la picchiò a sangue
Nel gennaio del 1904 la salute di
Laura peggiora ancora. La febbre
non la lascia più né di giorno né di
notte. A metà del mese arriva a ca-
vallo Manuél Mora. Vuol riportare
Mercede alla fattoria. Davanti al suo
rifiuto, d~cide di passare la notte nel-
la-cafa, con lei. Laura, rabbrividen-
do di febbre, si alza e dice: « Se lui
si ferma, io me ne vado dalle suore».
Uscì sulla strada e s'incamminò ver-
so la scuola. Manuél la rincorse, la
gettò a terra a la picchiò a sangue.
Nella sua rabbia l'avrebbe ammaz-
zata, se non fosse intervenuta Feli-
cinda Lagos, attirata dalle grida.
Manuél risalì sul suo cavallo e se
ne andò. Laura fu tra la vita e la
morte per alcuni giorni. Nel pome-
riggio del 22 gennaio le fu portato il
Viatico. Ed essa ebbe la forza di di-
re alla madre il suo segreto: « Da
tempo ho offerto la mia vita per te...
Mi prometti?». Erano presenti Mer-
ceditas e don Genghini. La mamma
la fissò con gli occhi dilatati, le strin-
se le mani e disse: « Te lo giuro» .
Laura morì alle sei pomeridiane di
quel 22 gennaio. Il giorno dopo Mer-
cede Pino si confessava da don Gen-
ghini e faceva la Comunione accanto
alla bara di sua figlia.
Nel paese di Junin, dove Laura
trascorse quasi tutta la sua breve vi-
ta, nessuno possedeva una macchi-
na fotografica. E così di lei non esiste
nessuna fotografia. Guidato dalle
parole della sorella, un pittore ha
tracciato un viso fiorente: il volto
«ufficiale» di Laura. Quello vero,
che doveva portare in fondo agli oc-
chi un .velo di sofferenza per il male
del mondo, lo conosce soltanto Dio.
Teresio Bosco

3.2 Page 22

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22 · 1 APRILE 1991
VITA MISSIONARIA
IL SIGNORE SI È
FERMATO A EL ALTO
di Monica Ferrari
Con la fondazione
del Centro Giovanile
Don Bosco, a El Alto
sono sorti l'oratorio, z
laboratori e le altre
opere sociali. E una
parrocchia di 50. 000
abitanti, con dieci chiese
succursali. L'infaticabile
lavoro di animazione
del direttore
padre Francesco
Barello.
« Un'immensa arca· di
Noè» . Così la definisce il suo diret-
tore, padre Francesco Borello . Si
tratta dell'opera salesiana realizzata
a El Alto, una delle città più proble-
matiche della Bolivia. In questi ulti-
mi anni, sulle pagine di tutti i
giornali, il nome Bolivia, il paese del
Sud America addossato alla catena

3.3 Page 23

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-----------#-
andina, è sempre stato associato a
quello della droga e del narcotraf-
fico.
Ma la realtà di questa nazione è
ben più complessa. Un inurbamen-
to forzato che ha concentrato in po-
chi anni il 50,8 per cento della
popolazione nelle città, un'agricoltu-
ra dove il baratto è ancora il princi-
pale strumento di mercato e un
debito estero che ha toccato nel 1988
i 5265 milioni di dollari: sono solo al-
cuni degli aspetti della Bolivia. Quelli
che più impressionano sono i dati che
si riferiscono alle grosse città. Pren-
diamo ad esempio El Alto, l'agglo-
merato dove più di vent'anni fa, nel
1969, padre Pasquale Cerchi fondò
il Centrò Giovanile Don Bosco, og-
gi parrocchia, scuola professionale,
centro di assistenza.
A El Alto la maggioranza della po-
polazione, il 53 per cento, ha meno
di vent'anni e di questi il 40 per cen-
to meno di quindici; l'età media non
supera i quarantasette anni e la mor-
talità infantile si situa sul 300 per mil-
le, mentre quella delle madri è del 50
per mille . Sono tremila, su una po-
polazione di 400/ 450.000 abitanti, i
bambini senza famiglia, abbandona-
ti, che vivono nelle strade; sono in-
vece cinquantamila i bambini che
hanno comiRciato in tenera età a la-
vorare come venditori ambulanti, lu-
strascarpe e scaricatori. Dati che non
si esita a definire agghiaccianti, a cui
purtroppo bene si adatta la retorica
formula del « si commentano da
soli ».
Nel settore dell'educazione, le ci-
fre non sono meno allarmanti: gli
analfabeti di El Alto sono il 40 per
cento, ma si tocca il 90 per cento tra
le donne oltre i cinquant'anni. Su
cento bambini iscritti, il 32 per cen-
to abbandona la scuola durante la
prima classe, il primo ciclo di studi
è concluso dal 18 per cento , solo il
3 per cento frequenta le scuole me-
die inferiori. Di quei cento bambini
approderanno agli studi universitari
soltanto lo 0,4 per cento: una percen-
tuale che non indica una persona rea-
le ... Ed è proprio in questo contesto
che, come ha detto padre Pasquale,
« Don Bosco ha veramente voluto e
protetto la sua opera. Non credo -
ha aggiunto - che si possa trovare
una ragione diversa per questa cre-
scita così straordinaria».
La nascita
del Centro giovanile
Qui, dove la gioventù è numerosa
e il bisogno urgente, i salesiani han-
no sentito la necessità di fornire nuo-
ve speranze, di dare ai ragazzi i mezzi
concreti per imparare un mestiere e
soprattutto un nuovo modello di-vi-
ta. Bisognava sconfiggere la sub-
cultura della strada, fatta di violen-
za, di alcoolismo e droga. Realisti-
camente, la prima cosa da fare era
quella di creare uno spazio alterna-
tivo, che fosse anche sinonimo di re-
Nelle foto , attività nei laboratori
e momenti di vita comunitaria
del Centro Giovanile Don Bosco
e della parrocchia.
Padre Francisco
con Piercarla Binelli
1 APRILE 1991 , 23
lazioni umane diverse. Nasce così,
nell'agosto del '69, il Centro giova-
nile. Oggi copre una superficie di
40.000 mq, e possiede una palestra,
campi di basket, pallavolo e calcio.
Ogni giorno, sono migliaia i giovani
che ci trascorrono molte ore, a par-
tire dalle 6,30 di mattina fino alla
chiusura, alle 21 di sera.
A El Alto, però, le emergenze
sono molte e i salesiani, da padre
Cerchi, ai direttori, padre Dino Osel-
ladore e, oggi, padre Francesco Ba-
rello, hanno cercato di far fronte alla
situazione, aprendo via via una se-
rie di opere sociali per aiutare un po'
tutti. Il 10 ottobre 1975 si è costitui-
ta la parrocchia « Don Bosco», che
si occupa di 50.000 persone, con una
chiesa centrale e dieci chiese succur-
sali, nate con una rapidità che ha del
miracoloso. Ecco cosa dice a tale
proposito padre Francesco: « Il lavo-
ro è molto intenso e capillare. Riu-
sciamo a preparare 700-800 bambini
alla prima Comunione ogni anno. Il
catechismo è fatto con grande serie-
tà, dura cinque mesi e prevede quat-
tro incontri settimanali. I genitori si
riuniscono una volta al mese e molti
regolarizzano il matrimonio in chie-
sa o ricevono anche loro la prima
Comunione o il Battesimo. Seguia-
mo il metodo di Don Bosco : attra-
verso i figli cerchiamo di arrivare ai
genitori».
La parrocchia pensa anche alla
promozione umana. Al suo interno
opera l'unico Centro medico della
zona. Frequentatissimo, riesce a for-
nire, grazie ad aiuti, medicine a un
prezzo simbolico e, a volte, anche a
pagare le degenze in ospedale. Nu-
merose mamme della parrocchia si
sono riunite in una associazione,
chiamata « Gruppo di solidarietà cri-
stiana» e insieme hanno dato vita a
diciassette « guarderie », specie di asi-
li, organizzate a turno nelle case. Lì,
per due ore al giorno, i bambini pos-
sono giocare insieme e ricevono lat-
te caldo e una merenda. Le mamme
sono spalleggiate, oltre che dal grup-
po salesiano, anche dalla Organizza-
zione non governativa di « Ricerca e
Cooperazione», che fornisce loro,
tra l'altro, nozioni di pronto soccor-
so e puericultura. Ogni mese i ·bam-
bini vengono visitati da un dottore
e sono seguiti così nel loro sviluppo
fisico e intellettuale.

3.4 Page 24

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24 1 APRILE 1991
L ~silo e le scuole
professionali
A El Alto è nato anche un asilo un
po' diverso dal solito. Lo ha fonda-
to, nell'agosto dell'89 Piercarla Bi-
nelli, una ragazza torinese di ventitré
anni che, partita per fare volontaria-
sterna una casetta disabitata all'inter-
no della comunità salesiana e dà vi-
ta al « Nido de la Alegria », in cui
accoglie e fa da mamma ad otto
bambini.
Un altro fiore all'occhiello del
Centro Don Bosco sono le scuole
professionali ed industriali, che for-
niscono una concreta possibilità di
lavoro a tanti giovani. AI mattino
falegnameria, ognuno con laboratori
attrezzati. La preparazione che i ra-
gazzi acquisiscono è tale che vengo-
no chiamati dalle piccole e grandi
imprese ancor prima di terminare gli
studi. Un paese come la Bolivia, in-
fatti, ha ·un forte bisogno di perso-
nale specializzato.
Mamma Balbinà,
Malena, Edgard
e gli altri
to nell'oratorio Don Bosco, al suo
arrivo ha poi ampliato il progetto ini-
ziale. Vede i bambini abbandonati
per strada morire di freddo, in que-
sto strano paese a 4200 metri, dove
a mezzogiorno si ·raggiungono tem-
perature torride e di notte si va sot-
to zero , e decide di fare qualcosa.
Insieme ad altre ragazze boliviane si-
La comunità
salesiana
di El Alto
al completo.
A sinistra,
padre Pascual
Cerchi,
il fondatore
del Centro
Giovanile
Don Bosco.
funziona la scuola commerciale per
segretarie d'azienda e contabili, fre-
quentata quest'anno da centocin-
quanta alunni tra ragazze e ragazzi.
AI pomeriggio è aperta per duecen-
tocinquanta studenti di entrambi i
sessi l'Istituto industriale. Numero-
si gli indirizzi: tipografia, meccani-
ca, automeccanica, elettronica,
Parrocchia, Centro giovanile,
scuole: attorno a queste tre grandi
opere è tutto un fervore di iniziati-
ve, di attività che impegnano salesia-
ni, volontari, insègnanti e che
coinvolgono ogni giorno migliaia di
persone. Tanti visi, tante storie,
drammatiche o felici, che ruotano
tutte intorno al nome di Don Bosco.
Abbiamo chiesto a padre Francesco
di ricordarne qualcuna per i lettori
del « Bollettino Salesiano». In esse
c'è l'amore per la vita, c'è la pover-
tà e la miseria, c'è il buon cuore di
tante 'persone: « Vorreì ricordare
mamma Balbina, che ha sessanta an-
ni, ma è già molto provata nel fisi-
co. Continua a lavorare per la
Chiesa, pulendo e cambiando i fio -
ri. Ringrazia sempre il Signore per-
ché le ha dato undici figlie; i nipotini
non si contano. Poi c'è Malena. In
questi giorni è molto felice : è arriva-
to un altro fratellino e così ora sono
in dieci con mamma e papà. Malena
dovrà curarlo rubando tempo ai suoi
studi. La stanza dove vivono è pic-
cola per tutti, ma c'è la gioia di un
nuovo bimbo. Con noi c'è anche Ed-
gard, un bambino di dodici anni che
è venuto in città per cercare la mam-
ma che ha abbandonato la casa e gli
otto figli. Ora lui vorrebbe trovare
un lavoro, come Lucio, tredici anni,
orfano di padre e con la mamma gra-
vemente malata. E poi.. . ma sono
tanti coloro che noi salesiani abbia-
mo nel cuore e·che vorrei che cono-
sceste. Ognuno di loro è un universo
in cerca di amore, di pace, di Dio ».
Monica Ferrari
Francisco Bore/lo
Salesianos Don Bosco
Casi/la 4447
El Alto - LA PAZ (Bolivia)

3.5 Page 25

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--------'-----~-
OBIETTIVO BS
1 APRILE 1991 , 25
UN FOCOLARE
PER I _RAGAZZI
·01 BLANDAIN
di Jean-François Meurs
Una cinquantina di
ragazzi del Convitto
di Blandain (Belgio)
cercano una loro
personalità ed imparano
a vivere in società.
Dal 1983 la casa salesia-
na di Blandain ha fatto una scelta
decisamente coraggiosa. A con-
seguenza delle scelte politiche a fa-
vore della gioventù e del moltiplicarsi
delle nuove povertà, il tradizionale
Convitto si è trasformato in casa di
accoglienza per ragazzi e giovani che
si trovano sulla via della delinquen-
za. Il suo campo di lavoro sociale è
cosi diventato il quarto mondo, gon-
fio di tutti quei giovani che hanno
sofferto l'impatto con le grandi e im-
provvise trasformazioni della
società.
La società ha preteso troppo da
molti di essi, che si sono trovati im-
preparati alle alte qualificazioni e ai
super-consumi. La Casa Don Bosco
di Blandain ha risposto alle numero-
se domande, assumendo una struttu-
ra più duttile, più diretta; e si è
La casa di Blandain oggi accoglie
ragazzi e giovani in difficoltà.
Sono ragazzi che soffrono nel
loro ·cuore, guastati dalla
mancanza di amore.
rivelata più efficace.
Questa scelta è una risposta di
« pronto intervento», sulla linea del
«subito » di Don Bosco. E si fa in
modo che il passare per l'opera di
Blandain non sia per il giovane una
parentesi più o meno felice nella sua
vita. Non si vuole infatti che i gio-
vani siano dei consumatori passivi,
sia sul piano materiale che affettivo .

3.6 Page 26

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26 1 APRILE 1991
'! I)
La preghiera dei ragazzi nella pro-
pria stanza. Di FRANCO FLORIS. Di-
segni di Margherita Gozzefino.
Pagine 194. Lire 22.000.
Elegante libro di preghiere, in edi-
zione cartonata, e illustrato a colo-
ri, destinato alla riflessione di
fanciulli e ragazzi (9-12 anni).
ISALMI
DEU.AVffA
QUOTIDIANA
I Salmi della
·1 1 , idia'1
Di -PIERO BORELLI. Pagine 208. Li-
re 10.000.
Ventotto meditazioni su quattro te-
mi fondamentali (i giorni, l'incertez-
za, il dolore, Dio), proposte per
gruppi ecclesiali di giovani e adul-
ti. Un libro nato non a tavolino, ma
dall'esperienza personale - sacer-
dotale e pastorale - di un parroco,
dagli incontri con la sua gente.
EDITRICE
CORSO FRANCIA 214 • 10096 LEUM.t\\NN TO
TELEF. 011/95.91.091 • CC POSTALE 8128
Perciò il lavoro educativo dei respon-
sabili è fatto tanto con le famiglie
quanto con i ragazzi. E si va il più
in là possibile.
·(( Cosa posso fare
per aiutarti?»
L'opera non può funzionare sen-
za fare appello alfa carità privata. E
per fortuna, Blandain non è priva di
amici. Ma la cosa più interessante è
che i ragazzi stessi, secondo le loro
capacità, prendono parte all'anda-
mento della casa. Si tratta della loro
casa-famiglia e fanno per essa tutto
ciò di cui sono capaci, appena sono
in grado di farlo. Così, una squadra
ben rodata conduce a tamburo bat-
tente una vendita di arance durante
i week-end. Ed è un lavoro che ren-
de, senza bisogno di pubblicità: Nella
regione è ormai notissima questa
« operazione arance», grazie alla
quale la vita dei ragazzi può cambia-
re sapore: Altre «operazioni» sono
tenere in ordine le stanze, ridipinge-
re i muri, sistemarè il giardino. Nel-
lo. spazio di una giornata, quella
cinquantina di giovincelli ha sradica-
to l'antica siepe per piantarne una
nuova e diversa. Don André com-
menta con arguzia: « Ogni volta che
qualcuno di loro mi domanda: Cosa
posso fare per aiutarti?, rimuove un
poco i suoi problemi personali».
mento dei locali, ma ogni volta che
arriva un gruppo si lasciano coinvol-
gere: pregano per quelli che vengo-
no, collaborano · nel momento
dell'accoglienza, cucinano qualcosa
di speciale, preparando per loro del-
le ottime frittelle, che hanno impa-
rato a far saltare allegramente nella
padella. È un momento« esclusivo»,
che gestiscono con grande diverti-
mento e senso dell'ospitalità. E
quanta gioia quando vedono ritorna-
re figure a loro conosciute!
Quelli poi ché fanno il ritiro sono
preparati all'incontro con i ragazzi:
« Sarete in una casa dove vivono gio-
vani che soffrono nel loro cuore e nel
loro corpo, ragazzi guastati dalla
mancanza di amore», dice loro don
André.
Una serata dal ritiro è consacrata
a condividere la vita dei ragazzi: una
merenda, giochi, ecc. Si tratta di un
incontro informale e spontaneo, per-
ché non si fa loro alcuna particolare
raccomandazione su ciò che devono
dire o fare. Il contatto è spesso im-
mediato, poiché sono i ragazzi a
compiere il primo passo (questo di
Jt centro spirituale
In seguito alla ristrutturazione,
due padiglioni sono rimasti liberi.
Come utilizzarli al meglio? I fabbri-
cati sembravano adattissimi ad acco-
gliere gruppi di giovani desiderosi di
fare qualche giorno di ritiro spiritua-
le. Tre anni fa, il progetto di acco-
glienza e di animazione è germo-
gliato ed è diventata una bella realtà.
È don André ad occuparsi di una
parte di queste giornate spiritualmen-
te forti. Di fatto però la casa-
focolare e la casa di spiritualità si so-
no rivelate complementari. I giova-
ni stessi infatti accolgono i gruppi.
Essi non solo hanno preso parte al-
1'opera di sistemazione e di abbelli-

3.7 Page 27

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1 APRILE 1991 27
La casa di Blandain, posta all'estremità del villaggio. È diventato
un luogo dove i ragazzi ritrovano l'attrattiva della vita.
solito sconvolge abbastanza gli invi-
tati!) . Il disgelo si fa poi rapido ed
alcuni raccolgono alcune confidenze:
Stabilire dei ponti
«A casa siamo in sette ... Babbo è in Per i ragazzi del Focolare, alcuni
galera... ».
ponti vengono gettati poco alla vol-
Per non fermarsi al livello dell'e- ta con altri ambienti sociali. Si trat-
mozione, Don André approfondisce ta di esperienze per lo più ancora
quest'incontro in diretta, ma in mo- modeste, per ora, ma così si rendo-
do tanto differente dalla TV. Alcu- no conto che non sono condannati
ni si sentono un po' come Don Bosco a essere confinati nel loro mondo, e
quando passava per le strade e le ~ a non poter vivere in altre situazioni
piazze di Torino. Hanno fatto rea- e in altri ambienti. È importantissi-
gire la loro famiglia, dato inviti, pra- mo questo processo, che fa scoprire
ticato aperture. Ritornano a visitare. ai giovani che l'avere un problema
In ogni caso, non si fermano alla ver- non li isola, che non si rimane per
gogna della fortuna che hanno avu- forza chiusi nel loro « caso » perso-
to loro, né alla pietà. Riflettono
insieme su di quello che una società
degna di questo nome dovrebbe as-
solutamente fare. Se più tardi do-
vranno esercitare delle responsa-
bilità, don André è convinto che se
nale. La casa di Blandain sta all'e-
stremità del villaggio, ma questa non
è l'estremità del mondo, né la fine:
è un luogo dove si ricomincia a sen-
tirsi forti, a sentire l'attrattiva della
vita.
ne ricorderanno.
Jean-François Meurs

3.8 Page 28

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28 I APRILE 1991
Jjbri
a cura di Eugenio Fizzotti
PIER LUIGI
BAIMA BOLLONE
Sindone o no,
Torino, SEI, 1990, pp. 333.
ma Sindone, degli studi che so-
no stati effettuati dei pro e dei
contro; vuol essere semplice-
mente un bilancio completo, se-
reno delle nozioni scientifiche
Il dibattito attorno alla Sindo-
ne non accenna a concludersi.
Continuano, infatti, i tentativi per
identificare con la maggior pre-
cisione possibile la datazione del
lehzuolo conservato nel Duomo
di Torino e la cui proprietà è sta-
ta data per lascito alla Santa Se-
de alla morte di Umberto Il (18
marzo 1983). E ancora non sono
spenti gli echi della conferenza
stampa del 13 ottobre 1988, du-
rante la quale il Cardinale Ana-
stasio Ballestrero segnalò l'esito
delle analisi al radiocarbonio , e
cioè che «l'intervallo di data ca-
librata assegnato al tessuto sin-
donico con il livello di confidenza
del 95% è tra il 1260 e il 1390
· d.C. ». La Sindone, in poche pa-
role, non sarebbe affatto il len-
zuolo che - come invece vuole
la tradizione - ha avvolto il cor-
po del Signore Gesù, allorché,
deposto dalla croce, fu collocato
nel sepolcro. Sarebbe, invece, un
falso storico e quindi da non con-
siderare come oggetto di culto.
Numerosi studi hanno messo
seriamente in discussione i pro-
cedimenti autorizzati dalla San-
ta Sede ed eseguiti dai laboratori
dell' Università di Arizona, dell'U-
niversità di òxford e del Politec-
nico di Zurigo, rimproverando ai
ricercatori di aver trascurato nu- che si sono accumulate in quasi
merosi e fondamentali elementi cent 'anni di ricerca» .
ch imici che, nel corso dei secoli,
I capitoli si susseguono con un
si sono condensati nel lino della ritmo serrato, prendendo in con-
Sindone. Ultimo in ordine di tem- siderazione tutti gli elementi sto-
po va segnalato questo recente rici che segnano le varie vicende
studio del prof. Baima Bellone, del lenzuolo, e offrono numerosi
docente ordinario di Medicina Le- elementi per un confronto tra i
gale all' Università di Torino e di- dati evangelici dei caratteri fisici
rettore del Centro Internazionale di Gesù e quelli dell'uomo della
di Sindonologia, ben noto per le Sindone. Al lettore viene quindi
sue indagini nel settore della ri- lasciato il compito di prendere po-
cerca biologica delle microtracce sizione nei confronti dei tentativi
di interesse giudiziario.
scientifici condotti in vari momen-
La ricerca lucida, complessa ti storici e delle interpretazioni
e documentatissima da lui con- avanzate. A ognuno, infatti, toc-
dotta, e sintetizzata nel presen- ca decidere, nella consapevolez-
te volume, «vuole essere una za che , se una fede purificata non
guida alla conoscenza del proble- ·ha bisogno di supporti scientifi-
ci, la scienza costituisce pur sem-
pre il luogo privilegiato per una
riflessione sui fondamenti della
realtà e, ultimament2, sull 'aper-
tura dell'uomo alla trascendenza.
GIANFRANCO RAVASI
li libro della Genesi (1-11),
Roma, Città Nuova, 1990,
pp. 17_5, lire 13.000
È un «vasto oceano di miste-
ri » - come diceva Origene - Il
libro della Genesi, con il quale
Dio ha consegnato all'umanità
una parola viva che nutre e fa
crescere. Ed è attorno alla com-
prensione di questo messaggio
per l' uomo di oggi e per l'uomo
di sempre - i cui problemi inter-
pretativi non sono pochi né banali
- che si concentra quest'opera
di cui è autore uno dei più noti
studiosi e divulgatori della Sacra
Scrittura. Lo scopo è senz'altro
quello di aiutare il lettore a entra-
re nel testo (i primi 11 capitoli del-
la Genesi) e a capirne la struttura
e le leggi stilistiche, letterarie e
storiche . Ma soprattutto la cosa
che interessa di più è far rivivere
il testo, farne trasparire tutto il si-
gnificato nelle situazioni moltepli-
ci e disparate in cui viv.e l'uomo
di oggi , renderlo una parola viva
e concreta, capace di dare spe-
ranza e forza per un cammino di
fede dagli ampi orizzonti.
Card. ANASTASIO
A. BALLESTRERO
Sia che viviamo,
sia che moriamo,
siamo del Signore,
Leumann (Torino), Elle Di Ci,
1990, pp. 128, lire 7.000
Quali conseguenze porta nella
nostra vita la consapevolezza di
appartenere al Signore, e di es-
sere quindi figli, fratelli, consacra-
ti? È questo l'interrogativo da cu i
è partito il Card. Ballestrero - nel
mese di luglio del 1989 - per
predicare un corso di Esercizi
Spirituali alle Suore di Carità del-
1' Immacolata Concezione di
Ivrea. I testi, riportati in questo
agile volumetto, non sono però
destinati esclusivamente a quanti
vivono nella consacrazione reli-
giosa. Ad essi può e deve at-

3.9 Page 29

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-
- - - - - - - - - ~-
1 APRILE 1991 29
tingere ogni cristiano che, desi-
deroso di maturare una visione
unitaria della vita, chiede concre-
te suggestioni per procedere con
sempre maggior ent\\,Jsiasmo sul-
la strada del rinnovamento, del-
la conversione, della santifica-
zione e dell'apostolicità.
-
SILVANO GANDUZZO
Teatro insieme,
Leumann (Torino), Elle Di Ci,
1990, pp. 256, lire 18.000
proprio allo scopo. In esso si tro-
vano scenette umoristiche, dram-
matizzazioni tratte dalla favola di
Pinocchio, scenette comiche con
le maschere più note, storielle
narrate in forma enigmistica con
quesiti finali, materiali per prepa-
rare il Natale, circa 150 barzellet-
te e un dialogo adattato dal libro
Cuore e che ha come protagoni-
sta il piccolo scrivano fiorentino .
Gli attori possono essere in
prevalenza ragazzi e ragazze dai
sette ai dodici anni; ma anche
adolescenti, giovani e adulti. La
messa in scena è facile, il diver-
!imenio e il successo sono assi-
curati .
Chi lavora in vario modo tra i
gruppi giovanili nella scuola, nel-
l'oratorio, nella parrocchia e nel-
le associazioni più diverse si
trova, molto spesso, a dover pre-
parare serate allegre, feste per
FRANCESCO CANOVA
ricorrenze particolarmente signi-
ficative, momenti di svago e di di- La simpatia e il suo linguaggio,
vertimento per grandi e piccoli. . Milano, Edizioni Paoline, 1990,
avere a disposizione scenette,
pp. 73, lire 9.000.
dialoghi d'occasione, testi d'in-
trattenimento brevi , facil i e di si-
A una giovane donna, che vo-
leva fare di sé e della propria
vita un continuo richiamo al van-
gelo, San Francesco di Sales dis-
I
se: «Cerca di diventare ogni
giorno sempre più simpatica!». E
I
1 annunziarlo sia una persona gra-
devole e simpatica.
Il volumetto di Canova vuole
proprio offrire indicazioni semplici
e facilmente praticabili da tutti
per apprendere il linguaggio della
simpatia, grazie al quale creare
quella corrente di interesse e di-
sponibilità che favorisce la cresci-
ta e lo sviluppo della solidarietà
umana.
PAUL BEAUCHAMP
edi zioni paoline
Leggere la Sacra Scrittura oggi,
Massimo, Milano, 1990
pp. 126, lire 15_000
È sempre più sentita l'esigen-
za di accostarsi alla Bibbia, sia in
modo individuale che per mezzo
di corsi biblici che si svolgono or-
mai regolarmente in numerose
parrocchie italiane. C'è però il ri-
schio di fermarsi ad aspetti in-
formativi di carattere storico, ar-
cheologico, antropologico, filolo-
gico, senza «entrare nella
Bibbia » e lasciarsi «convertire »
dal suo messaggio. Le sette con-
versazioni raccolte in questo agi-
le volumetto intendono proprio
indicare con quale spirito occor-
re accostarsi alla Bibbia per po-
ter scorgere in essa la presenza
viva e costante della santità di
Dio.
il suo linguaggio semplice e pro-
fondo seppe essere un annuncia-
tore efficace del Cristo e un
testimone autentico della sua ca-
rità pastorale.
Mentre è stato avviato il pro-
cesso di beatificazione e di cano-
nizzazione di Padre Mariano,
questo volume permette di sen-
tirlo nuovamente vicino e di co-
noscerne lo spessore umano, la
ricca personalità, il coraggio im-
perturbabile e l'incorreggibile ot-
timismo cristiano sostenuto da un
fine humour.
MADELEINE DELBRÈL
Il piccolo monaco,
Un taccuino spirituale,
Gribaudi, Torino, 1990, pp. 96,
lire 12.000
curo effetto risulta quanto mai im-
portante. E non certo per fare
concorrenza alla teleyisione, che
acceca e stordisce con i suoi ef-
fetti multicolori, ma soprattutto
per offrire la possibilità di fare da
protagonisti, per insegnare a sa-
persi presentare in pubblico con
sicurezza e disinvoltura, per al-
lenare alla tecnica della reci-
tazione.
Il presente repertorio serve
_...,..,.
a un altro laico, altrettanto bene
intenzionato, ricordò che «il mes-
saggio cristiano si colora della
simpatia di chi lo annunzia» e
che esso non trova mai orecchie
tanto attente come quando ad
MARIANO D'ALATRI
Padre Mariano.
Annunciatore televisivo
del vangelo, Edizioni Paoline,
Milano, 1990, pp. 196,
lire 18.000.
Molti lettori ricordano ancora
con gusto gli incontri che settima-
nalmente Padre Mariano ha tenu-
to per televisione fino al 1972,
anno della sua morte. Il suo stile
di «predicare » narrativo e collo-
quiale lo rese simpatico, gradito
e amato alla maggioranza degli
italiani, letterati e illetterati. Con
Se è difficile nel mondo caoti-
co di oggi trovare spazi di silen-
zio e di riflessione , questo
volumetto indica la strada da se-
guire per vivere nella semplicità
le avventure quotidiane. Ne è au-
trice una scrittrice francese, im-
pegnata politicamente, dalla fede
robusta, morta nel 1964. Ogni pa-
gina sa di buon senso e offre uti-
li indicazioni di spiritualità
fortemente incarnata e permette
di sollevare le maschere dietro le
quali talvolta ci nascondiamo per
sfuggire alle richieste esigenti ,
ma sempre fonti di gioia, del Dio
della vita.

3.10 Page 30

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30 1 APRILE 1991
--
--~-
-
~~---~-- - -=--
~:.- -
..;;r-
-
Foto Archivio SEI.
di Mariapia Bonan-ate
L'eroica e gioiosa
esperienza di una Figlia
di Maria Ausiliatrice
missionaria in Vietnam
e ora nello Zaire.
- - - Suor Anna del sorriso e
della semplicità eroica. Così mi è ri-
masta impressa questa salesiana ber-
gamasca, valdostana di adozione,
missionaria prima in Vietnam ed ora
nello Zaire, che ho incontrato di re-
cente durante un suo soggiorno in
Italia. Cinquant'anni, seconda di sei

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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figli, è entrata tra le Figlie di Maria
Ausiliatrice con la spontaneità e la
semplicità con la quale si va ad abi-
tare nella casa accanto: «A casa mia
avevo imparato sin da bambina a
rendermi utile agli altri. Da ragazza
ho capito che questa era la sola cosa
che veramente Ìni importava e, quan-
do ho incontrato le Figlie di Don Bo-
sco, è stato come uscire di casa per
andare da amici che mi pareva mi co-
noscessero da sempre e che da sem-
pre mi aspettassero».
Dopo il noviziato a Torre Bairo in
Piemonte e la professione solenne dei
voti, un invito: andare a Saigon per
aprirvi la prima casa salesiana fem-
minile.
Una comunità cristiana
nata dal nulla
« Partii per il Vietnam con un po'
di ansia. Ero la sola italiana, là tro-
vai ad attendermi altre suore: una fi-
lippina, una cinese, una tedesca.
Prendemmo in affitto una casetta e
la gente del posto ci accolse subito
con grande affetto e amicizia. Noi
cercammo di dimenticare le nostre
abitudini e la nostra cultura e çli im-
parare quella del luogo».
Suor Anna Persico ricorda con
commozione e nostalgia quegli anni,
quando il Governo italiano l'aiutò a
costruire una casa dove ospitò le
Suor Anna in Vietnam.
scuole professionali e dove, attratte
dalle quattro suore, cominciarono a
venire altre ragazze. Fu costruito l'a-
spirantato in un ex seminario e in po-
chi anni le aspiranti religiose furono
molte. Lei ne venne nominata re-
sponsabile: « La gente era semplice
e molto buona, le ragazze entusiaste
e affettuose, le vocazioni numerose.
Provammù la soddisfazione di vede-
re crescere dal nulla una comunità
cristiana cbnvinta e desiderosa di fa-
re un cammino di fede sempre più
profondo».
Poi arrivarono gli anni della guer-
ra e tutto cambiò. SeJ:npre più spes-
so le subre, che adesso erano
numerose, dovevano abbandonare la
loro casa per cercare nei campi rifu-
gio dai razzi e dai bombardamenti.
La notte dormivamo per terra e di
giorno c'era la vita difficile di un
paese straziato dalle crudeltà e dai
drammi del conflitto bellico. Nel '75
la situazione precipitò con il nuovo
regime.
Ricorda suor Anna: « Furono
chiuse tutte le nostre scuole e le suo-
re dovetteto dividersi in piccble co-
munità. Pet mantenerci coltivavamo
caffè e peperoncini, costruivamo
stuoie e canestri. Facevamo la fame
ed eravamo fortunate quando pote-
vamo riempirci lo stomaco con le pa-
tate. Ma fu proprio allora che la
popolaziohe non solo ci fu accanto,
ma ci diede un esempio meraviglio-
so di fede e di generosità. La gente
non aveva quasi più niente, eppure
si privava di quel poco per venircelo
a dare, ci aiutava a coltivare la terra
e ci dicevat "Suore, insegnateci il ca-
techismo per quando non .ci sarete
più"».
Eppure fu un periodo
indimenticabile
In quei mesi suor Anna perse ogni
contatto cbri il mondo occidentale e
con la sua stessa congregazione. Per
un anno e mezzo visse all'oscuro di
tutto quanto accadeva nel resto del
mondo, senza poter comunicare con
i suoi familiari e con le consorelle.
« Eppure fu tln periodo indimentica-
bile. Vivevamo come i primi cristia-
ni, mettendo tutto quel poco che
1 APRILE 1991 31
n
presenta in maniera
professionalmente corretta e av-
vincente :
le grandi imprese delle piccole
persone,
le vicende del mondo viste da un
cristiano,
· le storie vere dei «padroni» del
mondo,
le notizie buone che non arriva-
no mai in prima pagina,
il mondo dello spettacolo, dello
sport, della musica visti in prospet-
tiva umana e cristiana.
In ogni numero:
L'inserto: 16 pagine su un tema
d'attualità e interesse scolastico,
formativo e culturale, presentato in
maniera semplice e completa.
La buona notizia: piccolo catechi-
smo a puntate, per una proposta
cristiana avvincente.
Incontri, interviste, profili di
«personaggi di cui sl parla» e di
protagonisti sconosciuti che porta-
no avanti il mondo.
Musica, sport, natura, scienza,
storia, avventura in« presa diret-
ta»: il tutto presentato con «taglio»
positivo e moderno.
Le rubriehe: la posta, i fumetti, i
giochi, l'umorismo, le attività... La
vita è anche questo!
M NDO R , Il ndlclnale
Ideale per I ragazzi e le ragazze
I ggl.
ABBONAMENTO 1991
ITALIA L. 18.000
ESTERO L. 40.000

4.2 Page 32

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32 I APRILE 1991
avevamo in comune. Ci univa la fe-
de dei martiri che ci dava il coraggio
di non rinnegare Cristo e ci aiutava
a superare la paura».
Nonostante la situazione di preca-
rietà e di continuo pericolo suor An-
na sarebbe rimasta volentieri in
Vietnam. Non solo si era affeziona-
ta alla gente, ma si sentiva respon-
sabile delle suore, ancora tanto
giovani. Invece nel '76 fu espulsa.
« Fu un momento terribile nel qua-
le mi parve che tutto quanto aveva-
mo costruito in quindici anni si
dissolvesse. Ma poi pensai che il se-
me gettato deve marcire per far cre-
scere la spiga. Oggi posso dire che
questo è accaduto. Le salesiane viet-
namite che avevo lasciato là, hanno
continuato a testimoniare con la lo-
ro presenza silenziosa il Vangelo,
hanno potuto riaprire quàlche comu-
nità ed abbiamo ripreso da qualche
tempo i contatti. Se dipendesse da
me, ritornerei subito in Vietnam».
Ma suor Anna, appena rimpatria-
ta, ripartì subito per l'Africa. Nello
Zaire, l'ex-Congo Belga, lo Stato sta-
Suor Anna Persico nello Zaire.
va richiamando nelle scuole e negli
ospedali i religiosi che aveva caccia-
to. Anna Persico fu destinata a una
delle più vecchie missioni salesiane
del paese, a Lubumbashi (l;antica
Elisabethville), capoluogo dello Sha-
ba (ex-Katanga). Qui per otto anni
ha lavorato in un ospedale dello Sta-
to. «Purtroppo agivamo in una si-
tuazione disperata. Non c'erano
medicine, non c'erano bende, aghi
per fare le iniezioni».
Le contraddizioni
di un paese splendido
Alcuni amici dello Zaire mi han-
no spiegato che nel loro paese sta
accadendo quello che succede pur-
troppo in molti altri stati africani. I
meç:licinali che arrivano dall'estero
per gli ospedali pubblici, vengono ri-
venduti, come altre merci, ai privati
e il ricavato va ad arricchire i funzio-
nari. Negli ospedali dello Zaire un
medico manca dei mezzi più elemen-
tari per poter curl;lre gli ammalati.
Molti di loro cercano di avere delle
borse di studio all'estero, in Ameri-
ca ed in Europa e poi non rientrano
più .
Eppure lo Zaire potrebbe essere un
paese fiorente. Ha un ottimo clima,
uno splendido paesaggio, è ricco di
materie prime (1'80% dell'uranio
usato dagli Stati Uniti arriva di lì),
è fra i primi produttori di cobalto e
di diamanti, ma il danaro ricavato
dalla vendita di questi prodotti non
ha migliorato le condizioni della po-
polazione.
In questa situazione di violenza e
di sopraffazione i missionari sono ri-
masti gli unici punti di riferimento
per la povera gente. La Chiesa cat-
tolica è molto viva, la partecipazio-
ne alla vita ecclesiale molto sentita e
il nuovo clero zairese sta diventan-
do la coscienza di una comunità che
non vuole rassegnarsi a questo nuo-
vo sfruttamento, legato ai rapporti
di forza internazionali delle super-
potenze ed alla logica delle loro
economie.
Proprio per questa situazione le
Figlie di Maria Ausiliatrice hanno
aperto altri dispensari in zone rurali
dove i·bisogni sono più urgenti e gli
ammalati si vanno a curare anche à
domicilio. Questi Centri sussistono
grazie all'aiuto di amici, conoscen-
ti, benefattori. Ora si vorrebbe ave-
re anche una casa di accoglienza per
ragazze che non sanno dove andare.
«Molto spesso capita che una fami-
glia, sobillata dallo stregone, cacci di
casa la figlia, accusata di essere una
sourcière, una strega, che porta sfor-
tuna a tutti gli altri e attira la male-
dizjone sulla casa. Purtroppo non si
tratta di casi isolati. C'è ancora mol-
ta superstizione. Queste ragazze o
vengono maltrattate o si ritrovano in
mezzo ad una strada e spesso non
hanno altra scelta che la prostituzio-
ne. Per questo stiamo cercando di
aprire una casa di pronta accoglien-
za accanto al nostro noviziato . Ogni
giorno bussano al nostro uscio ragaz-
ze disperate ed allora mettiamo un
letto in più, ma ormai abbiamo 'riem-
pito tutti i buchi disponibili. Non
possiamo però abbandonarle in
strada».
Mariapia Bonanate

4.3 Page 33

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-
-
-
- --
- --
- - ~-
1 APRILE 1991 · 33
di Jean-François M_eurs
Programmi di 24 diapositive con li-
bretto guida, della serie Diagroup.
Ciascun programma Lire 19.500
Non chiediamo
troppo ;~~ -
•. ,.' i1
~i a questa
l benedetta
scuola!
La scuola qualche volta sembra poco amata. Bistrattata spesso ovun-
que e da tutti, si sente talvolta quasi abbandonata in una missione alla
quale ·essa stessa fa fatica a .credere .
Si diceva qualche decennio fa che la sua unica missione fosse quella di
riprodurre la società rinnovando le disparità già esistenti, che essa fosse
un fattore di resistenza ai cambiamenti, una fonte di immobilismo.
La scuola, certo, è i_ndissolubilmente legata alla società nella quale è in-
serita e che la fa esistere: ne è il riflesso.
Eppure, la scuola può anch'essa creare delle novità e de! futuro .
Non si limita solo a riprodurre. Essa si colloca su un piano diverso -
più o meno alto - nei confronti della società. Per la sua prassi, i suoi
metodi, i suoi contenuti critici, e perché non deve essere « redditizia » nel
senso economico della parola. Sicché può operare rotture significative, pur-
ché le siano lasciate libertà di movimento e una certa autonomia, e possa
godere della fiducia di tutti.
C'è da diffidare quando si domanda con insistenza alla scuola di « adat-
tarsi meglio », di diventare « funzionale ». È questo un concetto piuttosto
vaporoso e ambiguo, e che viene stiracchiato in tutte le direzioni secondo
il proprio punto di vista .
Adattarsi a chi? Funzionale a che cosa? Alle aziende? Ma se sono pro-
prio le aziende che chiedono oggi alla scuola una cultura generale, l' « ap-
profondimento » e non la specializzazione.
Funzionale ai progetti politici dei vari partiti? Capace di prevedere e af-
frontare le crisi?
Lasciamo questa benedetta scuola com'è, così diversa rispetto a tutto
ciò che sa di momentaneo e provvisorio!
La chiave del vero cambiamento, del dinamismo o semplicemente della
gioia della scuola sta nelle mani della società intera: di tutti noi e dei grup-
pi sociali.
Nella misura in cui ameremo di più noi stessi e renderemo amabile la
nostra società, avremo voglia di essere riprodotti, prolungati, e ritrovere-
mo il gusto della scuola.
Per fare migliorare la scuola, occorre rinnovare il consenso sociale che
la fa vivere. Questo suppone che ad essa venga restituita la fiducia nella
sua missione insegnante ed anche che le si forniscano i mezzi: duttilità am-
ministrativa e stesse possibilità che si ritrovano talvolta alle istituzioni extra-
scolastiche.
Questo è il ruolo della società, che dovrà fare di più per la scuola. Ma
sarà bene, per la scuola prima di tutto, che non le sia richiesto di fare tut-
to e che non ci si attenda troppo da lei.
o
I SACRAMENTI
Dodici programmi per portare i ragaz-
zi a comprendere e vivere i sacramenti
nella loro verità. Segni per comunica-
re. I segni sacramentali. Il segno del-
l'acqua. Il sacramento del Battesimo.
Isegni dello Spirito. Il sacramento della
Confermazione. L'Eucaristia (I e Il). La
Penitenza. L' Unzione degli infermi.
L'Ordine. Il Matrimonio.
I COMANDAMENTI
Sei programmi. L'educazione. morale
attraverso una riflessione sui coman-
damenti. Amare Dio (i primi tre coman-
damenti). Amare i genitori (quarto
comandamento). Amare la vita (quin-
to comandamento) . Vivere nell'amore
(sesto comandamento). Vivere nella
giustizia (settimo e decimo comanda-
mento) . Vivere nella verità (ottavo co-
mandamento) .
EDITRICE
LEDIC
CORSO FRANCIA 214 • 10096 LEUM.4.NN TO
TELEF. 011/95 .91.091 • CC POSTALE 8128

4.4 Page 34

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34 • 1 APRILE 1991
STORIA SALESIANA
QUEL GIORNO DI SAN GIOVANNI
Il «filo d'oro»
che lega gli exallievi
a Don Bosco.
La storia delle
origini, semplice e
bella come una fiaba.
Il Movirpento associati-
vo degli « Exallievi di Don Bosco» ha
ormai 120 anni.
La sua storia, che si affianca de-
gnamente a quella della Congrega-
zione salesiana, è toccato a me
raccontarla in sintesi stringata al
I Congresso Mondiale Dirigenti (Ro-
ma, settembre '83). Lo stesso Con-
gresso in una delle sue conclusioni
invitava gli exallievi ad appro-
fondirla .
Ma prima è necessario conoscer-
la. A questo scopo può darsi che sia
utile il seguente profilo storico.
Nicola Ciancio, presidente
nazionale dal 1973 all'81.
A sinistra, l'indimenticabile
presidente Arturo Poesio al Borgo
Ragazzi Don Bosco di Roma nel
1948.
Le umili origini
La sera del 19 settembre 1970, al
nostro Congresso mondiale del cen-
tenario, in Torino, l'accademia in
onore del Rettor Maggiore toccò il
suo culmine quando i rappresentan-
ti della Federazione italiana si fece-
ro avanti per offrire al successore di
Don Bosco un ricco servizio da caf-
fè a ricordo di quelle povere sei taz-
zine offerte a Don Bosco da un
gruppetto di suoi « antichi allievi» in-
terni dell'Oratorio il 24 giugno 1870,

4.5 Page 35

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DEL 1870 di Nicola Ciancio
DON BOSCO
UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
giorno onomastico del Santo . Come
racconta il biografo di Don Bosco,
don G.B. Lemoyne, nell' 11 ° volume
della vita, a pag. 120, l'iniziativa era'
partita da Carlo Gastini, caporilega-
tore nella _tj pografia dell'Oratorio,
legato a Don Bosco dal 1847 da una
vivissima affezione, il quale aveva
riunito alcuni dei suoi vecchi compa-
gni e li aveva capitanati da Don Bo-
sco, col modesto regalo fra le mani,
subito dopo la Messa nella sala che
è dalla parte opposta alla sagrestia
della Basilica.
La improvvisazione e la spontanei-
tà del gesto di Gastini e compagni
non ebbe lì per eco e testimonian-
ze; la cosa passò quasi inosservata
nell'ambiente ormai vasto e movi-
mentato dell'oratorio; ma, appena
un anno dopo , quando l' omaggio si
ripeté in forma più solenne e circo-
stanziata, la testimonianza reale ci fu
Il momento della solenne
promulgazione del nuovo Statuto
degli exallievi. Il Rettor Maggiore,
il dott. Castelli e don Cini.
(Foto M. Urso).
e si trattò di una elegante cartella -
che ancora si conserva - riccamen-
te rilegata, contenente la lista degli
exallievi aderenti ai festeggiamenti
augurali (per la storia, erano 45).
Nel 1874 - come racconta un te-
stimone oculare, il prof. Alessandro
Fabre - ci fu un fatto nuovo: Don
Bosco, troppo impegnato nel giorno
onomastico, volle dedicare una gior-
nata tutta per gli exallievi e ricam-
biarli dell'omaggio del 24 giugno con
un invito a pranzo. La prima « aga-
pe fraterna » ebbe luogo il 19 luglio
1874: nasceva per così dire, il « con-
vegno annuale », quello che ancora
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere , attendono una
parola di speranza, l'aiuto
per vincere la loro soli-
·tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35 .000 sacerdoti, suore
e religiosi laici che da oltre 100
anni come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più , eccoti qual-
che riferimento telefonico: ·
Piemonte:
D. Francesco Lotto (011) 26.61 .60
D. Pietro Mlgliasso (0321) 27.166
D. Luigi Prunotto (0161) 64.705
D. Alberto Zanini (011) 52.24.514
Lombardia :
D. Virginio Ferrar! (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Mauri zio Spreafico (051) 35.85.01
Veneto :
D. Gigetto De Liberal i (045) 56 .30.44
D. Carlo Susana (045) 56.30.44
D. Claudio Filippin (04) 59 .02.338
Liguria-Toscana:
D. Ermanno Branchetti (010) 64.69.288
Zona centro-est
D. Alvaro Forcellini (085) 90.63.330
Lazio:
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia Carotenuto (081) 75.11 .029
Sicilia:
D. Vi°ncenzo Grosso (095) 72.11 .569

4.6 Page 36

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36 1 APRILE 1991
oggi si realizza in ogni casa salesia-
na una volta all'anno e che può es-
sere definito la manifestazione tipica
della nostra vita associativa.
Nell'anno successivo, 1875, · il
gruppo dell'omaggio del 24 giugno
era diventato una discreta folla con
banda in testa, una banda - si pre-
cisa nelle Memorie Biografiche -
anch'essa costituita da exallievi, e il
dono consiste in un artistico osten-
sorio a raggi, alto circa un metro, og-
gi ancora in uso nella Basilica
dell'Ausiliatrice.
Dell'incontro del 1877 resta agli
archivi, con la lista di partecipazio-
ne (175), il testo del discorso celebra-
tivo, pronunciato da un exallievo
sacerdote, don Giovanni Turchi. Un
discorso che per noi assume una par-
ticolare importanza perché in esso si
cita una « Commissione organizzatri-
ce posta a capo di una società di an-
tichi allievi dell'Oratorio, sorta 8
anni prima», e cioè appunto nel
1870. È per incarico di questa com-
missione che don Turchi parla e dà
alla stampa il discorso.
Dunque la stor.ia delle chiccheret-
te da caffè non era rimasta un epi-
sodio a sé stante, un gesto solitario
e senza conseguenze. La conseguen-
za c'era sta.ta col sorgere di una ag-
gregazione di persone e con la
designazione di un vero e proprio
gruppo responsabile, quella tale
Commissione che, animata dal gran
cuore di Gastini, proietterà negli anni
futuri la celebrazione del 24 giugno,
con tanta convinzione e concretezza
che essa continuerà anche dopo la
morte di Don Bosco, fino al 1914.
Nel 1878, il convegno annuale suc-
cessivo alla festa onomastica avvie-
ne il 4 agosto, aderenti 194 exallievi
dei quali ben 103 sacerdoti.
La società
di mutuo soccorso
Del discorso di ringraziamento di
Don Bosco, ecco una parte nel rias-
sunto stilato da don Barberis: « Egli
(il Santo) accenna alla gioia di tro-
varsi insieme, che per il prossimo an-
no converrebbe fare il pranzo

4.7 Page 37

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-----------~-
1 APRILE 1991 37
I Exallievi spagnoli e a fianco gruppo di lavoro per l'Eurogex a Fatima. Nella foto della pagina a fianco
il dott. Castelli, attuale presidente confederale, con Don Cini (Foto M. Urso).
all'aperto, sotto i portici, a causa del
caldo, e poi suggerisce l'idea di una
società di mutuo soccorso per veni-
re incontro ai bisogni dei giovani che,
uscendo dall'Oratorio, siano biso-
gnosi di aiuto o di coloro che cado-
no ammalati. Tutti gli anni - egli
disse - si fa una piccola raccolta o
questua per Don Bosco; ed io cedo
volentieri questo tanto e desidero che
piuttosto vada in pro di giovani che
fossero nel bisogno».
Gastini, il sempre pronto, racco-
glierà l'idea della Società di mutuo
soccorso, anticipatrice delle attuali
varie forme di sicurezza sociale, e la
farà diventare subito realtà.
Cito anche il 1879 per una notizia
particolarmente interessante: il « Bol-
lettino Salesiano», che aveva inizia-
to la sua pubblicazione nell'agosto
del 1877, comincia, con il numero di
luglio 1879 a parlare degli « antichi
allievi» dell'Oratorio, come protago-
nisti e campioni di riconoscenza del-
la festa onomastica di Don Bosco.
Nel 1884, a 15 anni di distanza da
quel fatidico 24 giugno 1870, con
una circolare a firma Gastini e degli
altri membri della Commissione, vie-
ne indetta la 15 a manifestazione della
«Società» che ormai conta oltre 300
membri.
Dopo la morte
di Don Bosco
Morto Don Bosco, don Rua sentì
il bisogno di scrivere una lettera per-
sonale a Gastini, in data 27 febbraio
1888, nella quale tra l'altro si dice-
va: « ... Ti posso accertare che tiene
un posto importante la dichiarazio-
ne da te fatta a nome degli antichi al-
lievi , e specialmente del loro
Comit~o per le onoranze a Don Bo-
sco, che l'affetto che avevate per il
caro Padre lo serberete per quelli che
ne hanno raccolto l'eredità e che ani-
mati dallo spirito di Lui ne prosegui-
ranno l'opera benefica. Questa qi-
chiarazione è di grande conforto a
me e ai miei confratelli, a nome qei
qu_ali pure ti rispondo. Quanto· poi
a me in particolare ti posso dire con
verità che vorrei avere un cuore gran-
de e tenero come il caro Don Bosco
per amarvi al pari di lui».
Sotto la guida del beato don R4a,
ecco affermarsi le tre note distintive
della Società: grande rispondenza al
fascino di Don Bosco, impegno a
conservare e mettere a frutto l'edu-
cazione ricevuta nell'Oratorio, ami-
cizia e solidarietà fraterna tra i soci.
Queste note caratteristiche, cµe
qualcuno con felice espressione ha
chiamato del «filo d'oro», sonori-
maste tali per oltre un secolo, han-
no accompagnato lo sviluppo della
Società degli exallievi in tutto il mon-
do, sono tuttora fra le componenti
irrinunciabili dell'essenza dell'Asso-
ciazione.
Nicola Ciancio

4.8 Page 38

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38 1 APRILE 1991
CINEMA
QUALCOSA
DI
DON ORIONE
di Pidi Giordano
Il film racconta gli
ultimi mesi di vita
di don Orione.
Premiato a Taormina
e teletrasmesso da
Rai-Uno nel decennale
della beatificazione,
è sceneggiato da
Ermanno Olmi
e diretto .da
Marcello Siena.
« Buenos Aires, 13 apri-
le 1935. Affidati alla Divina Provvi-
denza, al cuore degli Argentini e di
ogni persona di buona volontà, si ini-
zia anche qui in Buenos Aires, nel
nome di Dio e con la benedizione del-
la Chiesa una umilissima opera di fe-
de e di carità che ha il suo scopo di
dare asilo, pane e conforto agli ab-
bandonati che non hanno potuto tro-
vare aiuto e ricovero presso le
istituzioni di beneficenza. L'opera
trova vita e spirito nella carità di Cri-
sto e suo nome da S. Giuseppe Got-
tolengo che fu apostolo e padre dei
poveri più infelici. La porta del
« Gottolengo» non domanderà a chi
entra se abbia un nome, ma soltan-
to se abbia un dolore. E Dio ama tut-
te le sue creature, ma non può :1on
prediligere i miseri, gli afflitti, gli or-
fani, gli infermi, i tribolati in ogni
maniera, dopo che Gesù si mostrò lo-

4.9 Page 39

▲back to top


-----------sB-
ro modello e guida, sottostando an-
ch'egli alla povertà, all'abbandono,
al dolore sino al martirio della cro-
ce. Il Piccolo Cottolengo terrà le por-
te sempre aperte a qualunque specie
di miseria morale e materiale: ai di-
singannati, agli afflitti della vita da-
rà conforto e luce di fede. Distinti
poi in tante diverse famiglie accoglie-
rà come fratelli i ciechi, i sordomu-
ti, i deficienti, gli ebeti, storpi,
epilettici, vecchi cadenti, inabili al la-
voro, malati cronici, fanciulli nell'età
dei pericoli... tutti quelli, insomma,
che per l'uno e l'altro motivo hanno
bisogno di assistenza, di aiuto, ma
propri confratelli in occasione del
suo secondo viaggio in America La-
tina dove la sua opera di carità e as-
sistenza si sta estendendo.
Mentre il messaggio raggiunge gli
sguardi e i volti attenti ed emozionati
dei numerosi giovani ospiti del Semi-
nario, al testò della lettera si sovrap-
pongono immagini di bambini,
Un'altra sequenza del film.
1 APRILE 1991 39
donne, anziani colpiti da orribili ma-
lattie, torturati dal freddo e dalla fa-
me. Su tante miserie, appare con
insistenza il volto amorevole e pater-
no di don Orione, apostolo della ca-
rità e della disponibilità più totale
verso quella parte dell'umanità che
più soffre di miseria e di abbandono.
Così inizia e continueranno a scor-
rere immagini e testimonianze sulla
· vita del Beato di Pontecurone (dove
era nato nel 1872) nel film dal titolo
QUALCOSA DI DON ORIONE
che Raiuno ha trasmesso qualche
mese fa a conclusione della celebra-
zione del Cinquantenario della mor-
te (don Orione muore a Sanremo il
12 maggio 1940) e nel decennale del-
la beatificazione.
che non possono essere ricevuti ne-
gli bspedali o ricoveri e che siano ve-
ramente abbandonati, di qualunque
nazionalità siano, di qualunque reli-
gione, anche se fossero senza religio-
ne: Dio è padre di tutti>>.
La voce stanca, ma chiara del Ret-
tore 1si allarga suWampio refettorio,
nel dare lettura dell'ultima missiva di ·
don Orione, che tiene informati i
Don Orione ha trascorso tre anni·a
Valdocco, con Don Bosco; tre an-
ni, che chiamò « La stagione felice
della mia vita» e che gli fecero as-
similare profondamente lo stile e il
metodo salesiano e lo legarono al
Santo per sempre. Diceva: « Cam-
minerei sui carboni ardenti per ve-
dere ancora una volta Don Bosco e
dirgli grazie! Don Bosco mi accom-
pagna passo passo nella mia opera
con le grazie più straordinarie. Non
per niente mi ha detto: Noi saremo
sempre amici».
Ha accolto l'umanità
respinta da tutti
Il film, più che narrazione crono-
logica della vita di don Orione, si
presenta come sequenza riflessa e
meditata delle ispirazioni, delle ra-
gioni e delle scelte profonde che han-
no motivato l'impegno della vita di
un uomo e dell'istituzione cui ha da-
to origine per soccorrere quella par-
te dell'umanità troppo spesso

4.10 Page 40

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40 · 1 APRILE 1991
TRE DOMANDE AL REGISTA
Il film, indubbiamente, con-
tiene un messaggio profondo,
un momento di riflessione uti-
le a tutti. Qualche critica si po-
trebbe fare al ritmo: troppo
lento, lontano da quelli a cui
siamo abituati. Perché?
« Ho scelto un ritmo lento per
rispettare il ritmo interiore del
personaggio. Se avessimo scel-
to di raccontare la sua biografia,
avremmo potuto fare un bel fil-
mone ritmato e veloce. Ma per
dar modo ai telespettatori di riflet-
tere sugli insegnamenti di Don
Orione occorrono dei momenti di
pausa. E la riflessione oggi ha
tempi diversi da quelli del mon-
do della comunicazione, che dà
tutto in pillole, anche le
emozioni ».
Ma, con il ritmo adottato, il
suo film rischia di catturare so-
lo un ristretto numero di tele-
spettatori. Mi chiedo: è giusto,
per permettere una maggiore
riflessione, perdere un'ampia
fascia di telespettatori? O non
sarebbe meglio scendere a
qualche compromesso, usare
un ritmo più veloce, ed avere
un ascolto maggiore?
« È chiaro che, quando si fa
una scelta come la mia, si rinun-
cia già in partenza ad una fascia
di pubblico. Ma è un accordo che
ogni regista fa con se stesso. In
questo caso non ho voluto scen-
dere ad alcun compromesso. Se
questa scelta limita il numero di
telespettatori, non importa. Sono
certo che chi avrà la pazienza di
seguirci fino alla fine riceverà
grandi emozioni e intensi mo-
menti di riflessione».
In altre parole: è più giusto
fare un Don Bosco - confezio-
nato in maniera perfetta, se-
condo i canoni dello spetta-
colo - o un Don Orione con-
trocorrente?
« Fanno anche la Bibbia a fu-
metti: è giusto? Sì, se lo scopo
è quello di raggiungere il mag-
gior numero di lettori. Ma la no-
stra scelta era un'altra».
Ermanno Olmi e Marcello Siena
durante la lavorazione del film.
dimenticata dall'egoismo dell'uomo,
ma non dall'amore di Dio . E di que-
sto amore don Orione si fa traspa-
rente testimone e coraggioso ope-
ratore.
« Se fosse stato un manager avreb-
be fondato un impero economico, e
invece era un prete e ha fatto quello
che doveva fare : il prete» - com-
menta il grande regista Ermanno Ol-
mi, che nel film firma in veste di
autore la sceneggiatura. E aggiunge:
« Al di là di certe soglie, che mai var-
cheremmo volentieri di nostra volon-
tà, possiamo vedere con i nostri
occhi quell'umanità respinta da tut-
ti, accolta, assistita, confortata...
Una catena di Case ed Istituti che
portano aiuto ai molti e diversi aspet-
ti dei disagi o delle debolezze uma-
ne . E questo, in gran parte del
mondo, specialmente là dove « nes-
suno ha interesse ad andarci». Se
tutte queste Case ed Istituti fossero
fabbriche o altre imprese per produr-
re profitti, si potrebbe senz'altro par-
lare di un vero e proprio impero eco-
nomico e Luigi Orione figurerebbe
accanto ai potenti del denaro. Ma il
suo è l'Impero della carità e lui sol-
tanto un prete».
Un1um
documentario
Le immagini del film, costruito
con un linguaggio secco e documen-
taristico, si alternano a numerose te-
stimonianze dei confratelli di don
Orione quasi a formare una specie di
« video-scheda » dalla quale emerge
la figura di un credente ricco di
straordinaria fede e di un impegno
nella carità che non conosce confini
né barriere.
Superando brillantemente il ri-
schio di una narrazione romanzata o
celebrativa, il film di Marcello Sie-
na (navigato regista televisivo) si of-
fre come un suggestivo e originale
documentario di riflessione che evi-
denzia il clima di spiritualità e la for-
za di un messaggio interiore di cui la
nostra cultura avverte ancora prepo-
tentemente il bisogno.
Ha confessato lo stesso Enrico
Maria Salerno, nei panni del prota-
gonista : « Il mio sport preferito è
sempre stato il "dubbio" e la mia vi-
ta è notoriamente la rappresentazio-
ne di un meraviglioso e splendido
caos. Ma ci sono momenti nella vita
di un uomo nei quali si sente strug-
gente e prepotente il bisogno di una
risposta; momenti nei quali ci si sente
terribilmente orfani e fragili, e istin-
tivamente si guarda in su».
E « qualcosa di don Orione», nel-
la pacata suggestione delle immagi-
ni e delle testimonianze, spinge a
sollevare lo sguardo.
Pidi Giordano

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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-~---------sB-
1 APRILE 1991 41
Suor GALLI Clotilde, Figlia di Maria Ausiliatri-
ce , t a Shillong (India) a 67 anni.
Un infarto cardiaco ha stroncato la sua vita
quando sperava di poter ancora donare le su~
energie per le giovani di Bellefonte (Shillong).
Cresciuta in una famiglia profondamente cristia-
na (la sorella Teodolinda è pure missionaria in
Giappone), decise di consacrarsi a Dio per l'edu-
cazione dei giovani tra le Figlie di Maria Ausiliatri-
ce. Erano gli anni duri della seconda guerra
mondiale. Dopo la professione religiosa (1949) per
qualche anno fu negli Stati Uniti per perfezionare
la lingua inglese, ma intanto maturava in lei la scel-
ta missionaria.
Torn!!ta in Italia si preparò intensamente alla sua
«missione... Dal 1960 la sua vita fu nei Nord Est
dell'india. dove cercò di lavorare intensamente a
favore dei più poveri , specie dei giovani.
Semplice ed entusiasta riusciva a parlare di Dio
a tutti , lasciando come dono la pace e la gioia del
Signore che ama la vita.
CARRERA Francesco, exallievo, t a Volpiano
(To) il 19 ottobre 90 a 64 anni.
I Frequentò la scuola professionale di San Beni-
gno, impegnandosi sin da giovan~ nell'Azione Cat-
tolica parrocchiale . 81 _onent? presto verso
l'impegno politico e ammm1strat1vo. . .
Fortemente legato a Don Bosco, cond1v1se con
lui la missione salesiana e a favore del giovani fon-
una società sportiv~ ': una_scuola _serale per
m eccanici. Per quasi d1ec1 anni fu presidente del-
l'Unione Exalllevi di San Benigno. Sempre attivo,
presente e incoraggiante, fu un presidente ideale
e un exallievo davvero come lo pensava Don
Bosco.
FIORETTI Sac. Antonio, salesiano, t Civitano-
va Alta il 7 settemre 1990 a 86 anni.
Da ragazzo frequentò l'Istituto Salesiano di Ma-
cerata, dove pose le basi per la sua cultura classi-
ca e fu conquistato dall 'ideale salesiano. Entrato
nel noviziato di Genzano nel 1921 , ricevette da don
Rinaldi quella veste che portò con orgoglio per tut-
ta la vita. Con lo sguardo paterno e il sorriso ras-
sicurante, ha saputo accompagnare tanti ragazzi
nella loro crescita umana e spirituale. A lui accor-
revano per il sacramento della Riconciliazione pic-
coli e grandi, uomini e donne, sacerdoti e religiosi.
La sua figura alta, slanciata, ieratica, rimane ne-
gli occhi di quanti lo hanno conosciuto e hanno vi-
sto il suo passaggio giornaliero per le strade del
quartiere, dove era per tutti un richiamo e un
segno.
PRINO Tomaso, cooperatore, t a Castagnole
P.te (To) a 62 anni.
Coordinatore del Centro di Castagnole, era atti-
vissimo nel fare il bene; sempre disponibile a or-
ganizzare momenti dello Spirito, incontri ,
convegni, viaggi. Sempre presente. Ha offerto una
testimonianza di fede preziosissima. Tomaso era
la personificazione della serenità, della gioia e del
servizio.
BORIO Teresa·, cooperatrice , t Isola d'Asti il 17
agosto 90 a 86 anni.
Fu insegnante per 45 anni a San Carlo di Costi-
gliole e per decenni a Isola d 'Asti. Generazioni di
fanciulli sono stati da lei amati con lo stile di bon-
e di serietà proprio di Don Bosco. Fu insignita
di medaglia d'oro al merito dal Ministero della Pub-
blica Istruzione. Esemplare madre di famiglia, af-
fidò le tre figlie all'Istituto delle FMA di Nizza.
Fu ardente presidente di Azione Cattolica, pro-
mosse l'oratorio a favore dei ragazzi e dei giova-
ni. Cooperatrice attiva nell'apostolato, salesiana
nella capacità educativa.
DELACROIX Sac . HENRI, salesiano, t a Bruxel-
les il 2 novembre 1990 a 77 anni.
Nato nel 1913 a Saint-Hubert (Belgio) , scelse di
farsi salesiano nel 1929. Nella sua lettera di am-
missione al noviziato aveva scritto:« Scelgo la Con-
gregazione Salesiana prima di tutto perché vi si
conduce una vita attiva, poi perché è mi$sionaria,
ed infine perché è giovane, bella e fiorente Nel
suo diario troviamo queste righe: «Offro il mio no-
viziato per ottenere la santità dei confratelli del-
l'lspettoria Studiò filosofia all'Università Grego-
riana di Roma e fu ordinato sacerdote nel 1939.
Sarà insegnante di teologia e di filosofia e, duran-
te 25 anni , direttore di diverse case . Fu predicato-
re, confessore e direttore spirituale apprezzato
presso FMA e VDB . Scrisse alcuni libri di caratte-
re storico e pedagogico. Trascorse I suoi ultimi an-
ni presso la Casa Generalizia come apprezzato
traduttore in lingua francese. Durante il suo ulti-
mo "ricovero , presso la clinica Saint-Jean
a Bruxelles , visse nella serenità la malattia e si re -
se amico di tutti.
VAN HAGENS Sac . Bernardo, salesiano, t a Ro-
ma il 25 settembre 1990 a 76 anni.
BERSIA Sac. Felice, salesiano, t lntra il 12 gen-
naio 1991 a 80 anni.
Don Felice nacque a·San Damiano Macra nel
1910. Ginnasio a Ivrea, anni di formazione a Cre-
misan , Betlemme, Cairo. Teologia a Bagnolo e
Chieri. Primi anni di sacerdozio a Mirabello, Torino-
Agnelli , Ivrea. Dal '44 e per 25 anni fu a Vercelli,
che rimase la« sua" casa, dove era stato parroco
per 12 anni. Dal '69 visse a lntra, come aiuto in
parrocchia e confessore . La sua è stata una vita
semplice e lineare. Fu un uomo buono e un reli-
gioso esemplare.
Primo di dieci figli, nacque a s'Hertogenbosch
(Olanda). Seguì la vocazione salesiana e sacerdo-
tale al termine delle elementari. Per farsi salesia-
no dovette recarsi nel vicino Belgio. Fu quindi
inviato a Roma e a Torino, dove compi gli studi.
Consegui la Licenza in Teologia presso l'Univer-
sità Gregoriana dj Roma, la Laurea in Filosofia al-
l'Ateneo Salesiano e si laureò in Fisica presso
l'Università Statale di Torino. Gran parte della sua
vita fu dedicata allo studio, alle pubblicazioni e al-
l'insegnamento della filosofia. i suoi studenti lori-
cordano con riconoscenza, per la competenza e
per la amabilissima carica di grande umanità.
Gli ultimi mesi della sua vita furono segnati dal-
la malattia, che accolse come un duro e sofferto
sacrificio.
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
«... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire..., (oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'ùno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure l1stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e pa(ticolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.2 Page 42

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---=-- ---===-s--Wòstri
_42· = 1 AP-R-ILE19-19
unti~---======================:::::::=::::::
madre mi ha parlato di Domeni- confessato. Ho riposato bene tut-
Ml RIVOLGO
SEMPRE A LEI
D a circa dodici anni devo
sottopormi a trattamento
emodialitico a giorni alterni. La
cura risulta pesante, oltre che al
fisico, anche al morale; per cui
spesso mi occorre un supple-
mento di coraggio. Mi rivolgo al-
lora a Maria Mazzarello e ne
RINGRAZIO
PUBBLICAMENTE
IL MIO AMICO
DON BOSCO
H o subito un piccolo, ma do-
loroso intervento, e temevo
per possibili conseguenze e inve-
ce è andato tutto bene. Ho sem-
pre tenuto presente Don Bosco,
co Savio e io ho tanto pregato e
ora mentre vi scrivo il nostro bam-
bino si sta muovendo nel mio
grembo,. mentre il mio cuore sta
battendo all'unisono col suo e
scoppia di felicità . Ringraziamo
pubblicamente Domen ico
Savio ».
Antonio e Cornelia Spano
75024 Montescaglioso (MT)
ta la notte. Sono stato ribelle, non
volevo dire i miei peccati a un uo-
mo come me, ma... non ne pote-
vo più!. Visse ancora alcuni mesi.
Ma da quel momento non man-
cò più alla Messa settimanale al-
i'ospedale; si confessò altre
volte, non lasciò più la comunio-
ne. Era diventato felice ed è mor-
to sereno .
Una missionaria FMA
ottengo sempre l'aiuto necessa- la cui immagine è sul frontespi-
della Patagonia, Argentina
rio per continuare.
zio della mia agenda. Sono un
Recentemente, per problemi di exallievo.
salute, erano sopraggiunte nuo-
ve difficoltà nella terapia e ciò mi
preoccupava alquanto. Ma la ma-
terna protezione di S. Maria Maz-
Bruno Velo, Schio - Vicenza
DUE DIFFICILI
OPERAZIONI RIUSCITE
zarello mi venne nuovamente in
soccorso. Per questo voglio
esprimerle la mia riconoscenza
filiale .
Lettera firmata È TORNATO
V I prego di rendere pubblica
questa grazia,. perché per
intercessione di don Rinaldi so-
no andate bene due difficili ope-
razioni agli occhi ed ora ci vedo
STAVO PER PERDERE
LA MIA BAMBINA
(Varese)
IL SERENO
M i sono trovata in una situa-
zione delicata dalla quale
non sapevo com e fare ad uscire.
bene. Grazie, don Rinaldi!
Ernesto Szanto, SDB,
Bahia Bianca (Argentina)
D opo due gravidanze non
concluse , nella terza mi-
nacciavo nuovamente l'aborto. I
medici non mi davano nessuna
speranza. Sembrava che non ci
I PROBLEMI DELLA
FIGLIA MAGISTRATO
Mi sono rivolta a Don Rinaldl,
promettendo di rendere pubblica
la grazia. Alla vigilia della beati-
ficazione tornò il sereno e la si-
tuazione si risolse.
UNA GRAZIA
fosse nulla da fare. Una vicina di
letto mi parlò di Domenico Sa-
vio. Ho fatto una novena, metten-
do Il suo abitino al collo. Da quel
momento tutto andò bene. La
M ia figlia all 'ultimo momen-
Maddalena Reato, Belluno PER L'ANIMA
bambina nacque sana e robusta
e ora ha due anni.
to e quasi in modo miraco-
loso, avendo noi pregato con fe-
de Maria Ausiliatrice e San Gio,
P er tanto tempo ho pregato
in ospedale per un ammala-
Stella Procopio,
San Gillio (Torino)
vanni Bosco, ha ottenuto il posto
to che non cr'edeva in Dio . Una
di sostituto Procuratore nella no-
mattina stava male. Gli feci capi-
stra zona, mentre tutto faceva
pensare che sarebbe stata asse-
gnata in regioni molto lontane.
Essendo sposata, ci sarebbe sta-
to disagio In famiglia . Invito tutti
ad aver fiducia nei nostri santi.
Olimpia Pistole/ti Bovitutti,
Gallarate
LA GIOIA DI UNA
GIOVANE MAMMA
« D opo tre anni di matrimo-
nio nessun bambino al-
lietava ancora la nostra casa. Mia
re con cenni che avrei pregato
Artemide Zatti per lui. Aveva co-
nosciuto Zattl e quando parlavo
di lui si commuoveva fino alle la-
crime. Nel pomeriggio, sorpresa!
ripresosi un po', vede il cappel-
lano e dice che vuole confessar-
si. Il giorno dopo mi chiama al
suo letto e mi dice: «ieri mi sono
Per la pubblicazione non
si tiene conto delle lette-
re non/innate e senza re-
capito. Su richiesta si
potrà omettere l'indica-
zione del nome.

5.3 Page 43

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-------5'1-
Solida ietà
1 APRILE 1991 43
Borsa: In memoria del Dott. Francesco
Rota, a cura del Consiglio Amministra-
tivo della S.E.I., Torino L. 5.000.000
- Borsa : Don Bosco, in ringraziamen-
to per grazia ricevuta, a cura di Mar-
coccio Maria L. 2.000.000 - Borsa :
Maria Ausiliatrice, in ricordo e suffra-
gio del figlio Meneghin Isidoro, a cura
di Castello Letizia L. 2.000.000 - Bor-
sa: rn memoria di Giovanni Guadagni-
ni, a cura di Dellagiacoma Maria
Guadagnini L. 2.000.000 - Borsa:
Don Antonio Taruschio-Filomena Pan-
nelli, a cura della sorella Angela L.
1.009.000- Borsa: Maria Ausiliatrice
e Sant i Salesiani, in ringraziamento e
suffragio dei cari defunti, a cura della
Famigli a Zambiasi L. 1.000.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, mi affido al
tuo materno ai uto, a cura di N.N. L.
1.000.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice,
a cura di Isabella Trulli L. 1.000.000-
Borsa: Valeria e Antonio Rodino, a cu-
ra di Maristella Badino L. 1.000.000 -
Borsa: Don Bosco, a cura di Papa Eleo-
nora L. I .000.000 - Borsa: Maria Au-
siliatrice, a cura di N.N. L. 1.000.000
- Borsa: Maria Ausiliatrice , in memo-
ria del frate llo Giovanni, a cura di Ge-
rarda D'Ambrosia De Caro L.
1.000.000 - Borsa: Don Rua, grazie,
aiutateci sempre, a cura di N. N. L.
1.000.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice
e S. Giovanni Bosco, per riconoscenza,
a cura di Tonali Francesco L. 1.000.000
- Borsa: S. Giovan ni Bosco e S. Do-
menico Savio, per ringraziamento e
protezione, a cura di Cam illa Robert-
Nino Canal L. 1.000.000 - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, a cura di Papa Eleono-
ra L. 1.000 .000 - Bo rsa: Don Bosco
e Don Rinaldi, a cura di Rita D'Ame-
lio L. 600 .000 - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, per la protezione dei
miei cari, a cura di Lucia Garzo L.
500.000 - Borsa: Maria A usiliatrice e
Santi Salesiani, invocando aiuto e pro-
tezione, a cura di Bressan Anna L.
500.000 - Borsa: S. Giovanni Bosco,
in suffragio di Rosso Elda, a cura di
Don Miranti Michelangelo L. 500.000
- Borsa: Gesù Sacramentato, Maria
Aus iliatrice, Don Bosco, per la conver-
sione del mondo , a cura di Paparusso
Michele L. 500.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice, a cura di Anna De Pace L.
500.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice,
in suffragio di Colombo Luigi e di Cor-
ti Maria, a cura di N.N. L. 500.000 -
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
N.N. L. 500.000 - Borsa : Maria Au-
siliatrice, Don Bosco, Don Rinaldi, per
ringraziento e protezione, a cura di
A .R. L. 500.000 - Borsa: In suffragio
di Moscolo Amalfi Filomena, a cura di
Maria P ina Amalfi Vacca L. St/:ò:000 -
Borsa: Don Bosco, in suffragio di Ca-
telli Tina , a cura di Mastroianni Fer-
nando L. 500.000 - Borsa : In
memoria di Teresa De Francesco, a cu-
ra di Ester Zoccoli L. 500.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
ringraziamento e invocando protezio-
ne, a cura di Pier Luigi e Giuseppina
Campari L. 500.000 - Borsa: S. Do-
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Korhogo (Costa D'Avorio): Don Odorico con gli
incaricati delle comunità di quartiere.
menico Savio, a cura di Colombaro
Renzo L. 500.000 - Borsa: Maria Au-
siliatrice e S. Giovanni Bosco, in rin-
graziamento e continua protezione, a
cura di Scialabba Giuseppe L. 500.000
- Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo-
ria e suffragio di Eugenio e Isabella An-
navecchia, a cura di Nicola Dilascio L .
500.000 - Borsa: Maria Ausiliatrice e
Don Bosco, per grazia ricevuta e in ri-
cordo di Attilia Ciullo e Cappellano
Pietro Cocco, a cura di Veneranda
Cocco L. 400.000 - Borsa: Maria Au-
siliatrice e Santi Salesiani, invocando
protezione per salute e prosperità e in
suffragio dei nostri defunti , a cura di
G. e C.F. L. 300.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e Don Bosco , per ringrazia-
mento e protezione, a cura di N.N.
Exallieva L . 300.000 - Borsa: Maria
Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco, invo-
cando protezione per la fam iglia, a cu-
ra di Tabacchi Costante L. 300.000 -
Borsa : Maria A usiliatrice e S. Giovan-
ni Bosco , ringraziando e invocando an-
cora protezione per i miei cari, a cura
di Castella Teresa L. 300.000 - Bor-
sa: Maria Ausiliatrice, per intercessio-
ne, a cura di Riccardi Ansaldi L.
300.000 - Borsa: S. Cuore di Gesù e
Maria A usiliatrice, invocando salute e
serenità, a cura di N.N . L. 300.000 -
Borsa: Don Bosco, per protezione sui
figli, a cura di Mezzadri Giuseppe L.
300.000 - Borsa: Don Bosco, per gra-
zia ricevuta, a cura di Genio Giu seppe
L. 291.000 - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, a cura di Terrazzani Anna L.
283.000 - Borsa: Don Filippo Rinal-
di, a suffragio dei miei genitori, fratel-
li e amici defunti, a cura di Veronese
Salvina L. 250.000 - Borsa: S. Dome-
nico Savio, ringraziando per promozio-
ne esame di maturità, a cura d i
Bertacchi Liliana L. 250 .000 .
Borse missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S . Giovanni
Bosco, ringrazi ando e invocando con-
tini/a protezione, a cura di Bramati Lui-
gia - Borsa : Do n Bosco, per grazia
ricevuta , a cura di Ferracin Cristina -
Borsa: Don Bosco , per ringraziamento
e protezione sulla fam iglia , particolar-
mente su Federico, a cura della Fa-
miglia Zarello - Borsa: Maria A usilia-
trice, S . Gaspare del Bufalo , per pro-
tezione sul lavoro e sulla famiglia, a
cura di N.N., Cuneo - Borsa: Maria
Ausiliatrice, per ringraziamento e im-
plorando protezione, a cura di Prega-
glia Maria Itala - Borsa: Maria
Ausiliatrice, Don Bosco, Domenico Sa-
vio, per ringraziamento, a cura di F.M.
Rivo li - Borsa: Maria Ausiliatrice,
Don Bosco, Domenico Savio , implo-
rando benedizione e grazie per la fami-
glia, a cura di F.C., Collegno -Borsa:
Maria A usiliatrice e Do n Bosco , a cu-
ra di Rigoldi Prof. Mario - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, per
ringraziamento e invocando protezio-
ne, a cura della Famiglia Vai - Borsa :
Maria Ausiliatrice, Sa nti Salesiani , im-
plorando aiuto e grazie, a cura di Ron-
co Anna - Borsa: Don Bosco e Don
Rinaldi, ringraziando e invocando an-
cora aiuto, a cura di N.N. Exallieva -
Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovan-
ni Bosco, ringraziando e invocando
protezione, a cura di Ricatti Maria Lui-
sa - Borsa: In memoria e suffragio dei
miei cari, a cu ra di Piffero Antonietta
- Borsa: Don Bosco, a cura di Ghilar-
di Maria - Borsa: Maria Ausiliatrice,
per grazia ricevuta, a cura di Maurizio
Nino - Borsa: Maria Ausiliatrice, San-
ti Salesiani, invocando protezione per
la fig lia Liliana, a cura di Tamperini
Lucia - Borsa: S. Giovanni Bosco, in
memoria del Prof. Luigi Del Tredici, a
cura della Prof. Luisa Del Tredici -
Borsa: Don Bosco, in suffragio dei de-
funti, a cura di Barbarica Francesca -
Borsa: S. Giovanni Bosco, nostro pro-
tettore, abbiamo bisogno del tuo aiu-
to, a cura di N.N. Exallieva - Borsa:
Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio di mio marito Manzalini Lucia-
no, a cura di B.M. - Borsa: Maria
Aus iliatrice, Don Rinaldi, per grazia ri-
cevuta e per protezione della famig li a,
a cura di Ninella Torrisi - Borsa: Ma-
ria Ausiliatrice, in ringraziamento, a
cura di Baldo Ada - Borsa: Maria Au-
siliatrice e S. Giovann i Bosco, per rin-
graziamento e protezione, a cura di
N.N ., Grugliasco - Borsa: S. Cuore e
Maria Ausiliatrice, per grazia ricevuta,
a cura di N.N . - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, per grazia ricevuta, a cura di
D'Agostino Fi lomena Frese - Borsa:
Maria A usiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio di Giuseppe Gioffi, a cura della
moglie e dei figli - Borsa: Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, per grazia rice-
vuta, a cura di Rina Lusso - Borsa:
Don Bosco e Do menico Savio, per la
pace in famiglia, a cura di Don Ugo Di
Biagio - Borsa: S . Cuore di Gesù e
Maria Ausiliatrice, invocando protezio-
ne, a cura di N .N., Dogli ani :- Borsa:
Maria A usiliatrice e Don Bosco, per
protezione e salute dei miei cari, a cura
di Solinas Anna - Borsa: Maria Ausi-
liatrice, Santi Salesiani, ringraziando e
invocando continua protezione, a cura
di M.T. , Acqui T. - Borsa: Maria Au-
siliatrice e Don Bosco, invocando pro-
tezione, a cura di C.T . , Milano -
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
ringraziando e invocando protezione
per il marito , a cura di M.A. , Torino
- Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Lorenzoni Leto - Borsa: Maria Ausi-
liatrice e Do n Bosco, invocando prote-
zione, a cura di Tagliamonte Gennaro
- Borsa : In memoria dei miei defunti
e in ringraziamento , a cura di Cancel-
liere Fabio - Borsa : Maria Ausiliatri-
ce , per la santificazione dei sacerdoti,
a cura di Luciani Giovanni - Borsa:
Maria .A usiliatrice, Don Bosco, Dome-
nico Savio , invocando protezione sulla
famiglia, a cura di Pecori Giraldi Ma-
ria - Borsa: Santi Salesiani, in ringra-
ziamento, a cura di Renaudo Antonio
S. - Borsa: Maria Ausiliatrice, Beato
Don Rua, invocando Protezione, a cu-
ra di A.O. - Borsa: Maria Ausiliatri-
ce, a cura di Rabbiosi Amabile -
Borsa: Don Giuseppe Quad rio, in suf-
fragio di Merati Giorgio, a cura di
Bianca Merati - Borsa: Maria Ausilia-
trice e Don Bosco, per grazia ricevuta
e invocando protezione sulla fam iglia,
a cura di Ceci lia Zavattaro - Borsa:
Sacro Cuore di Gesù e S. Giovanni Bo-
sco, invocando la sperata grazia, a cu-
ra di B.P.

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
éèn SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Maria Winowska
E venne una donna
L'evoluzione del culto mariano
in Oriente e in Occidente
Religione, pag . 164, rii., L. 22.000
È un libro sulla Madonna che non
racconterebbe niente di nuovo,
se non fosse che è scritto
da una donna su una donna.
Il testo coinvolge e crea
commozione perché la Madre
della Chiesa viene rappresentata
come una madre vera, in carne
e ossa, perché la sua esperienza è
filtrata dalla sensibilità di una donna
che sa cosa significa essere madre
oltre che çonoscere tutti gli aspetti
biblici e teologici della straordinaria
esperienza di Maria di Nazareth.
Maria Winowska
EVENNE UNA DONNA
Evol.uzione del culto mariano
in oriente e in occidente