Bollettino_Salesiano_198108


Bollettino_Salesiano_198108



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ETTINO
ANNO 105 N. B 1' QUINDICINA 1 MAGGIO 1881
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° 170)
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
edito dalla Congregazione Salesiana di san Giovanni Bosco
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero Marco Bongioannl - Teresio
Bosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Officine Grafiche SEI - Torino
Registrazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2 .1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mese (undici numeri. eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana:
- Il 1S del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione. La Direzione Invita a mandare notizie e foto ri-
guardanti la Famiglia Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle secondo
li loro interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelll. Viale del
Salesiani 9 , 00175 Roma. Tel. {06) 74.80.433.
IL «BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 1Omilioni di copie) in:
Anlllle (a Santo Domingo) - Argentina Australia - Austria - Belgio
(In fiammingo)- Bolivia Brasile Canada• Centro America (a San
Salvador) - CIie • BS Cinese (a Hong Kong)• Colombia - Ecuador•
Filippine Francia - Germania - Giappone• Gran Bretagna India
(In inglese, malayalam. tamil e lelugù) • Irlanda - Italia - Jugoslavia
(In croato e in sloveno) - Korea del Sud• BS Lituano (edito a Roma)
Malta - Messico Olanda Perù Polonia - Portogallo - Spagna
Stati Uniti - Sudafrica - Thallandla - Uruguay Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
11 BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' Inviato In omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta, nel limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per queste operazioni: Ufficio Propaganda Salesiana
Via Maria Ausiliatrice 32. 10152 Torino. Tel. (011) 48.29.24.
I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesi! alle Editrici
- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente);
- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-
dizione a carico dell'Editrice):
LAS: Libreria Ateneo Salesiano • Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139
Roma. Ccp. 57.49.20.01 .
LDC: Libreria Dottrina Cristiana• 10096 Leumann (TO). Ccp. 8128.
SEI: Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,
10152 Torino. Ccp 20.41.07.
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Indirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092
00163 Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341
Conto corrente postale numero 46.20.02 intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma.
IN QUESTO NUMERO
1• MAGGIO 1981
ANNO 105 - NUMERO 8
In copertina: foglìa di pipa i, albero
della gomma, trattata con acidi per la
rimozione della clorofilla e dipinta con
colori a ol io (Bangalore, India)
Servizio di copertina: pag. 28-31
LE IDEE
PROBLEMI EDUCATIVI t Ecco le paure del ragazzi, 12-14
LE FORZE
FMA , A settembre Il 17° Capitolo Generale, 3
EXALLIEVI: Scelti i temi del prossimo Eurobosco. 6
PROGETTO AFRICA /
Undici germogli verdi sul continente nero, 7-10
POSTULAZIONE SALESIANA /
I piccoli passi avanti dei Servi di Dio, 24-25
Foto di gruppo con Don Bosco in paradiso, 26-27
COOPERATORI I Esercizi spirituali, perché no? 27
L AZIONE
AUSTRALIA / La comunità italiana ricorda padre Colussì, 5
AUSTRIA I Un paesino lontano e sconosciuto, 6
BRASILE I
Mons. D'Aversa scommette sulle comunità di base, 14-16
CILE , Manipoli e veli servono ancora. 4
CINA I La messa sulla grande muraglia, 3
FRANCIA I Soeur Gabrlelle educa gli educatori, 22-23
GIAPPONE t A pranzo col Papa, 5-6
HONG KONG I Noi di Kowloon cooperiamo cosi, 4
INDIA /
A Vyasarpadl è sempre anno dell'handicappato, 20-21
IRAN I Parola di ayatollah: non e rano spie. 6
ITALIA / Il servizio civile con i salesiani, 3
Centro di raccolta per giovani di colore, 4
Una primavera chiamata Paola, 17-19
Il mese dell'Ausiliatrice 1981 a Valdocco, 31
IL PASSATO
STORIA SALESIANA / Maggio secondo Don Bosco, 28-31
RUBRICHE. Brevi dal mondo, 3 Libreria, 11 - I nostri santi,
31-33 - 1 nost ri morti, 34 Solidarietà , 35.
VlqNETTA DIECI E LODE,.
È vero che
la primavera
è la stagione
-- v-dell'amore?
... vuol dire che
dovremo archiviare
tutti i nostri rancori
- vfino a quest'estate?
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO al lettori che
- contribuiscono a sostenere le spese per Il Boitettlno,
- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,
- e soprattutto le Missioni Sa.leslane.
2 BOLLETTINO SALESIANO I"' MAGGIO 1981

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BREVI DAL MONDO
ITALIA
segnamento nel cercare l'unità un'esperienza comunitaria, ali-
in Dio attraverso l'amore, in mentata dalla responsabilità e
sintonia col comando che dice dalla fiducia•·
FARE IL SERVIZIO CIVILE
CON I SALESIANI
espressamente di non uccide- il nome esatto dell'Ente che
re•· In sostanza, ritiene, Il la- si occupa degli obiettori di co-
to positivo del servizio civile è scienza è il ISMIOC (lspettoria
Oggi è possibile in Italia fare che nessuno ti obbliga a mar- Salesiana Meridionale impiego
il servizio civile con I salesiani: ciare in fila per quattro al suo- obiettori di coscienza); l'indi-
quattro giovani obiettori di co- no di una banda, mentre ac- rizzo per eventuali Informazioni
scienza già lo stanno facendo, canto a te c'è qualcuno ohe ti è: via Don Bosco 8, 80141 Na-
e altri sette o otto sono in atte- tende la mano •.
poli, tel. 081 / 29.04.00.
sa di risposta dal Ministero Il servizio civile presso le
della difesa.
opere salesiane si colora delle
Questa iniziativa, appena av- caratteristiche del progetto di
FIGLIE DI MARIA AUSIL.
viata e suscettibile di incorag- Don Bosco per la gioventù,
A SETTEMBRE
gianti sviluppi, è stata presa come del resto spiega un opu- IL 17° CAPITOLO GENERALE
dall'lspettoria salesiana Meri- scolo che presenta l' iniziativa:
dionale, che il 9.9.1979 ha fir- L'obiettore contribuisce alla « Valendomi delle facoltà che
mato con il Ministero della Di- creazione, tra i ragazzi e I gio- le Costituzioni conferiscono
fesa una convenzione riguar- vani in difficoltà, di un ambien- alla Superiora generale, con-
dante l'assegnazione di obiet- te educativo dove il soggetto voco il Capitolo Generale 11•
tori di coscienza che chiedano possa liberarsi e crescere in nella Casa Generalizia di Ro-
Il servizio civile come sostituti-
vo di quello militare.
Nel gennaio dell'anno scorso
un primo obiettore di coscien-
za, Luigi Marsano, ha comin-
ciato a lavorare con i salesiani
di Castellammare di Stabia
(Napoli): suo compito è l'ani-
mazione nel quartiere Caporivo
dove tanta gente, soprattutto
ragazzi, vive in condizioni pre-
carie sotto vari aspetti. È im-
pegnato in una scuola di alfa-
betizzazione per ragazzi e gio-
vani, nel doposcuola in casa di
bambini che raduna a piccoli
gruppi, in giochi di quartiere e
di oratorio, in attività espressi-
va e di animazione teatrale.
Nel luglio scorso un secondo
obiettore di coscienza, Bruno
Domlnljanni, è entrato in servi-
zio civile con i salesiani di
Buonalbergo (BN). Anche lui
sta lavorando con i ragazzi
della zona e ha posto come
base un serio impegno di vita
cristiana: In questa mia scelta
- ha scritto - oltre a esserci
una convinzione di ordine mo-
rale, c' è un altro motivo di fon-
do: la scelta di un modello di
vita In Gesù Cristo, l' intenzione
di mettermi al servizio degli al-
tri, in particolare del più biso-
CINA
Aveva raccontato padre
gnosi.. Altri due obiettori di
coscienza sono al lavoro In
Napoli rione Amicizia, e a San-
LA MESSA
SULLA GRANDE MURAGLIA
Campri: « Salimmo sul punto
più alto che cl era possibile,
portandoci dietro un grande
tomenna in zona terremotata
Questa messa l'ha celebrata scatolone come altare. Circon-
Tra gli altri in attesa del via il 6.12.1980 il missionario sale- dammo tutti l'altare Improvvi-
dal Ministero c'è anche un siano in Giappone padre Gae- sato, e celebrammo la messa
giovane cooperatore, Giacomo tano Camprl (e il BS ne ha dato con la sola stola, per non dare
De Candia, che spiega coe- notizia nell'articolo « C'è di- troppo nell'occhio. Pregammo
rentemente: « Il mio motivo sgelo nella Cina del dopo per tutta la Cina e per i cristiani
ispiratore è Don Bosco », e Mao» apparso sul fascicolo cinesi che ancora soffrono.
giustifica il suo sentimento an- dello scorso marzo): ora è Questa messa sulla muraglia
ti-milltarista « come seguace d i giunta anche la suggestiva fo- c inese aveva un valore simbo-
Cristo, e Ispirandomi al suo in- tografia.
lico, era segno di speranza».
ma, per il 15 settembre 1981 • .
Con questa formula di rito ma-
dre Ersilia Canta ha dato avvi<1
all'avvenimento forse più im-
portante per l'Istituto delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice, du-
rante l'anno centenario di san-
ta Maria Mazzarello.
Il documento - una lettera
Inviata alle FMA di tutto Il
mondo - precisa che nel Ca-
pitolo sarà trattato un argo-
mento unico: la revisione delle
Costituzioni e degli annessi
Regolamenti. Sono I testi fon-
damentali su cui si basa la vita
di una Congregazione. Dopo Il
rinnovamento ecclesiale avve-
nuto nel Concilio, anche questi
testi sono stati profondamente
rinnovati in tutti gli Istituti reli-
giosi; negli anni recenti sono
passati attraverso il vaglio delle
sperimentazioni concrete, e
ora devono venire fissati in
modo stabile. Le Costituzioni
poi saranno presentate alla
Santa Sede per l'approvazione
1r definitiva.
L'argomento del Capitolo
generale risulta unico, ma di
tali proporzioni che in pratica
comprende tutti gli aspetti della
vita religiosa. Già da tempo le
FMA lavoravano per questa re-
visione: rispondendo ad appo-
siti questionari hanno fatto
pervenire osservazioni e pro-
poste, sia come singole reli-
giose e sia come gruppi (lspet-
torie). Un abbondante materia-
le è già affluito a Roma; ora
" alcune suore competenti,
servendosi delle risposte al
questionari e delle osservazio-
ni mandate al Centro, stende-
ranno un abbozzo di revisione
del testi che possa servire co-
me strumento di lavoro• du-
rante Il Capitolo Generale
stesso.
Un Capitolo costituisce sem-
pre un momento privilegiato
per la vita di un Istituto; è anzi-
tutto • un'opera profonda dello
Spirito Santo », come ha preci-
sato Il card. Plronio; un avve-
nimento cioè « che si misura
non per la profondità o bellez-
za del suol documenti, ma per
la sua capacità di trasformare
l'Intelligenza e Il cuore»; è in
sostanza • un elemento salvifi-
co. un fatto ecclesiale, un av-
venimento di famiglia che non
interessa solo la vita privata di
un Istituto ma la Chiesa e il
mondo ».
Questo Capitolo poi, illumi-
nato dalla forte e dolce figura
BOLLETTINO SALESIANO 1" MAGGIO 1981 3

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di santa Maria Mazzarello, ri-
sulta di particolare rlllevo
perché In alcuni mesi di dibat-
tito consentirà di mettere a
punto per tutte le FMA - come
precisa madre Canta - « un
codice di vita che, fedelmente
seguito, possa aiutare a realiz-
zare nella Chiesa la nostra
identità•·
HONG KONG
di un ospizio. Agosto. Tremila
dollari di Hong Kong (600.000
lire) a una famiglia che ha per-
so un figlio annegato. Battesi-
mo di 23 catecumeni preparati
dai Cooperatori (vedi foto), Gi-
ta turistica e raccolta di oltre
mille dollari (duecentomila lire)
per l'erigenda chiesa parroc-
chiale salesiana di Tai Nan
(Taiwan).
Settembre. Ricevimento ai
giovani rifugiati vietnamiti, e
distribuzione di doni. Più di
namenti sacerdotali sono stati goglio dei manipoli, e Il hanno
aboliti - per esempio il mani- collocali come piccole sciarpe
polo e Il velo del calice - ab- attorno al collo, e con esse so-
biamo pensato di utilizzarli per no stilati lungo Il cortile come
i bambini e le bambine della perfetti soldatini del Re del
prima comunione. Con che cielo.
gioia le bambine si misero in Catemu, dove è stato com-
capo i veli del calice, dal mo- piuto questo curioso esperi-
mento che essi sarebbero tor- mento che forse non tutti I li-
nati a ricoprire il corpo e il turgisti approveranno, è un
sangue di nostro Signore centro agricolo dove tanti
quando avesse preso possesso bambini della prima comunio-
del loro cuore? Anche i ragazzi ne non possono permettersi lo
si sono impossessati con or- scialo di un vestito nuovo.
NOI COOPERATORI
DI KOWLOON
COOPERIAMO cosl
mille dollari di Hong Kong spesi
in medicinali per I ricoverati
dell'ospizio. Ottobre. Visita alle
detenute. Offerta di 700.000 lì-
A parte il « brodo di serpente re al salesiano cinese padre
per dare il benvenuto ai nuovi Chung, missionario in America
Cooperatori•, iniziativa che Latina. Novembre. Nuova visita
solo I buoni intenditori della alle detenute; visita ai bambini
cucina cinese possono ap- spastici di un asilo. Brodo di
prezzare In modo adeguato, serpente per dare il benvenuto
tutto il resto nei lungo elenco di ai nuovi Cooperatori. Si ac-
attività promosse dal Centro compagnano I ciechi alla visita
Cooperatori di Kowloon non medica. Dicembre. Aumentano
può che essere approvato. E le visite alle varie categorie di
proposto all'imitazione degli persone, come segno di soli-
altri Centri.
darietà cristiana ln preparazio-
L'elenco di queste attività è ne del Natale. E non si va mai a
stato compilato da Monica mani vuote...
Chiu Pik Ling, presidente del Tutto questo, oltre alle atti-
Centro Cooperatori di Kow- vità normali del Centro (riunio-
loon, e inviato a Roma come ni, incontri di preghiera, con- Bambine della prima comunione, raccolte col velo del calice sul capo.:
relazione per l'anno 1980. ferenze). Se il Papa riuscirà -
(Peccato dover riassumere).
come è suo desiderio - a re-
Gennaio. I Cooperatori ini- carsi in visita nella Cina, fareb-
ziano il catechismo nel rifor- be bene a passare da Kowloon,
ITALIA
CENTRO DI ACCOGLIENZA
PER GIOVANI DI COLORE
loro non disponendo di un
punto di riferimento comune.
Unico luogo d'incontro è la
stazione Termini, vera e pro-
L'lspettoria salesiana ro- pria casbah romana, per niente
mana, In collegamento con la adatta a realizzare quei rap-
diocesi di Roma, si Impegna a porti interpersonali utili e ne-
iniziare e sostenere, con per- cessari ad aiutare chi vive in un
sonale e locali adeguati, un paese straniero...
"Centro di prima accoglienza" I vescovi di Roma hanno ri-
presso l'opera del Sacro Cuore chiamato ripetutamente l'at-
In favore del giovani di colore». tenzione sulla gravità di questa
La decisione è stata presa du- situazione; gli aspetti del pro-
rante il Capitolo lspettoriale blema sono tanti da richiedere
1980, in cui si sono precisati una collaborazione tra diocesi,
anche I motivi di fondo per l'i- religiosi e organismi vari.
niziativa, cioè la realtà am- La risposta salesiana. L'l-
bientale della stazione Termini, spettoria si è sentita interpel-
l'Invito della Chiesa di Roma ai lare in prima persona in quanto
religiosi ed esplicitamente ai l'opera del Sacro Cuore, per la
salesiani, la missione tipica- sua ubicazione a due passi
Kowloon: catecumeni preparali dal Cooperalorl, nel giorno del battesimo. mente nostra verso la gioventù
materio femminile. Distribui-
scono indumenti ai senzatetto.
pericolante, avvalorata dalle
presenze salesiane di frontiera
(vedi gli sciuscià del dopo-
Proiezioni organizzate per rac-
CILE
guerra)».
cogliere fondi in aiuto dei pro-
fughi cambogiani. Febbraio. Il
24, inizio dell'anno cinese, tutti
MANIPOLI E VELI
SERVONO ANCORA
Il Capitolo ispettoriale aveva
già tracciato un itinerario di
realizzazione: Gradualmente
nella casa salesiana per lo Chi ha mai detto che i vecchi si potrà provvedere a qualche
scambio degli auguri. Aprile. manipoli e I desueti veli del struttura per assemblee di cul-
Marcia podistica: tondi raccolti calice, che in tante sacrestie to, a incontri di tempo libero, e
a favore della biblioteca scola- sono relegati in qualche cas- a iniziative di promozione cul-
stica del collegio salesiano.
sone fuori mano, non servono turale•· In questi mesi Il pro-
Maggio. Visita con doni a un più? I sales/ani della parrocchia getto è stato studiato nel det-
centro di handicappati. Giu- di Catemu. vicino a Santiago tagli, ed ecco i dati emersi.
gno. Vendita di bandierine: I del Cile, Il hanno utilizzati, e In La situazione. A Roma vivo-
fondi per i mutilati. Visita al maniera pittoresca, per ornare no circa 60.000 stranieri, per la
carcerati. Altro incontro con la i bambini e le bambine della maggior parte provenienti dal
comunità salesiana, per scam- prima comunione. Scrive pa- Terzo Mondo, abbandonati a
bio di auguri. Luglio. Visita a un dre Julio Geleyn.
se stessi, nell'impossibilità di
altro carcere. Visita agli anziani Dato che vari pezzi degli or- realizzare un collega111ento tra
dalla stazione Termini, offre
possibilità di una soluzione ot-
timale e unica. È Infatti possi-
bile utilizzare I locali della par-
rocchia siti ai lati e nel retro
della basilica con ingresso in-
dipendente. Dopo l'approva-
zione all'iniziativa del Capitolo
ispettoriale 1980, il Consiglio
ispettoriale riunito nell'ottobre
scorso ha esaminato un pro-
getto di massima elaborato
d'1ntesa con la Caritas dioce-
sana, e ha deliberato un primo
avvio dell'opera.
Il centro di accoglienza. Al-
l'Inizio si dovrebbe trattare solo
di un luogo di primo incontro,
accogliente e funzionale, nel
quale il giovane straniero pos-
sa ascoltare una voce amica,
4 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981

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ricevere quel conforto che va
cercando, quel segno di inte-
ressamento che lo faccia sen-
tire meno smarrito. Destinatari:
stranieri profughi politici, o in
situazione illegale, o In diffi-
coltà (attualmente provengono
in prevalenza da Eritrea, Etio-
pia, Somalia, Isole Mauritius,
FIiippine).
Sarebbe funzione del centro:
ascoltare lo straniero che vie-
ne, Identificare le sue neces-
sità, venire incontro alle più
immediate (mangiare, dormire,
avvio alle strutture cittadine per
eventuali prestazioni sanitarie).
La gestione ordinarla dovrebbe
essere affidata a un responsa-
bile a tempo pieno, con fun-
zioni di direttore; egli dovrebbe
avere l'appoggio di volontari
per servizio di segreteria, col-
loqui ecc. (si pensa a giovani
religiosi stranieri, a obiettori di
coscienza in servizio civile, ad
altri laici).
Questo nucleo iniziale do-
vrebbe essere man mano ar-
ricchito con l'aggiunta di nuo-
ve attività. Per esempio un
centro giovanile con possibilità
di incontri, di iniziative culturali
per il tempo libero, biblioteca,
attività teatrale. E poi un pa-
tronato, In cui assistenti sociali,
sindacalisti, avvocati possano
prestare la loro opera per pra-
tiche di tipo previdenziale, as-
sistenziale, occupazionale. E
ancora un poliambulatorio, un
servizio mensa...
Nell'annunciare ai salesiani il
prossimo Inizio delle attività,
l'Ispettore don Mario Prina ha
scritto: « Cent'anni fa Don Bo•
sco, dando Inizio ai lavori per la
Basilica del Sacro Cuore, pen-
sava anche a un ospizio per I
ragazzi abbandonati che aveva
visto aggirarsi nei dintorni. Non
vi sembra che, se si aggirasse
oggi per le vie del Castro Pre-
torio, guarderebbe attento e
commosso proprio ai giovani
africani e asiatici che affollano
le strade, I bar, la stazione?
Che cosa non farebbe per ri-
parare le ingiustizie e il loro
secolare abbandono?».
GIAPPONE
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AUSTRALIA
LA COMUNITA ITALIANA
RICORDA PADRE COLUSSI
Un murale In memoria di padre Giuseppe
Colussi, e un monumento a Laura Vicuiia,
nei cortili di un asilo infantile tenuto dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice in Australia: l'I-
naugurazione è avvenuta a Clayton, stato di
Victoria, nell'asilo Domenico Savio,
l'1 .2.1981 alla presenza della comunità degli
emigrati Italiani al gran completo.
Vicino all'asilo le suore avevano acqui-
stato un terreno che da tempo utilizzano per
le attività di doposcuola, oratorio ecc. E è
sempre pieno di bambini. Ogni mattina un
centlnalo di bambini aspettano n l'arrivo
dell'ora della scuola, giocando e studiando
sotto la supervisione delle suore. Poi vi tor-
nano al pomeriggio, e vi rimangono finché i
genitori al rientro dal lavoro vengono a pre-
levarli. Alla domenica quell'area diventa do-
minio delle ragazze. che vi trascorrono ore
di gioco, canti, attività varie. Proprio questo
angolo di terra dove Don Bosco è padrone,
è stato Utilizzato per rendere memoria a uno
del suoi figli benemeriti.
Si tratta appunto d i padre Giuseppe Co-
lussi, g professore di letturatura e lingue a
Napoli, missionario in India, cappellano de-
gli italiani in California, e infine approdato a
Oakleigh tra gli emigrati d'Australia. Per 13
anni ha lavorato con loro, in mezzo a diffi-
coltà d'ogni genere, a non poche incom-
prensioni, finché non si logorò la salute
morto il 26.12.1978, a 63 anni). Ma quanto
aveva cominciato a realizzare è stato pro-
seguito da altri, e proprio Il suo continuatore
padre Giuliano Cavarzan ha voluto che ci si
ricordasse di lui.
La comunità Italiana ha risposto all'ap-
pello, aiutando nella sistemazione di quel-
l'area consacrata alla gioventù. I piccoli con
i loro risparmi hanno contribuito al monu-
mento dedicato a Laura Vicuna, i grandi al
resto. Il murale rappresenta a vivaci colori I
bambini che giocano sotto l'assistenza di
una suora; una targa in bronzo commemora
padre Colussl.
Negli ultimi dieci anni le opere salesiane
della zona sono diventate centri di intensa
attività a beneficio soprattutto della nume-
rosa comunità italiana. C'è l'asilo sempre
gremito. Alla domenica le chiese di Oakleigh
e Ciayton si riempiono: due cori ben prepa-
rati rallegrano e solennizzano le funzioni. Un
club per I giovani, Intitolato Freccia azzur-
ra,. e realizzato dalla comunità Italiana, è sul
punto di essere inaugurato. Al sabato mat-
tino 320 bambini frequentano corsi dì lingua
Italiana. E poi alla domenica la gioventù
femminile diventa padrona della casa di
Clayton. Come non ricordare padre Colussi,
che ha pagato di persona, secondo lo stile
del buon pastore, perché tutto questo di-
ventasse realtà?
A PRANZO
CON IL PAPA
Durante la visita del Papa in
Giappone nel febbraio scorso, I
mass-media hanno sottolineato
Il suo incontro con un missio-
nario francescano polacco di
82 anni, Infermo, che fu con-
dotto con l'ambulanza a fargli
visita. Ma il Papa ha avuto gesti
-
. , ;·
di simpatia e di affetto con tutti
,-..
i missionari Incontrati: anche La comunità italiana alla festa di Clayton gli immigrati dall' Italia in quella zona sono molto numerosi. Foto
1--------------------------------------- con tre missionari salesiani, In alto: Il monumento a Laura Vlcuiia e l'allegro murale per la gioia del bambini.
che ne hanno ricavato un rl-
BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981 5

1.6 Page 6

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corde indelebile.
Uno di essi, padre Alberto
Castigliani che lavora a Tokyo
in un'opera per handicappati,
ha Inviato una lunga relazione
della visita compiuta dal Papa,
e un breve cenno al suo in-
contro con lui. Erano in 4.000
tra sacerdoti e religiose nella
cattedrale, e Il comitato orga-
nizzatore aveva concesso a lui
e a un altro salesiano, li polac-
co padre Michele Moskwa, due
posti in prima fila. « Ero addi-
rittura il primo della fila, e potei
baciare la mano del Papa sia
all'andata che al ritorno. Padre
Moskwa gli rivolse la parola In
polacco, e il Papa si fermò a
parlare con lui... • ·
Più fortunato padre Leone
Livlabella, che è stato a pranzo
col Papa nella Nunziatura per
« meriti missionari»: è al lavoro
in Giappone da 55 anni. An-
ch'egli ha scritto, lieto dell'o-
nore toccatogli di sedere a
mensa col Papa, e di ascoltare
la sua piacevole conversazio-
ne... Alle molte grazie ricevute
In 60 anni di sacerdozio, ora
posso aggiungere questa di
aver ricevuto la benedizione e
l'abbraccio del Papa, qui nella
mia terra di missione».
AUSTRIA
UN PAESINO
LONTANO E SCONOSCIUTO
« Questo bel paesino è un
pezzo di paradiso nella na.tu-
ra : si chiama Viktorsberg,
sorge In montagna a quota
1.000, e da 44 anni ospita una
comunità di Figlie di Maria Au-
siliatrice. Le tredici suore han-
no scritto per far sapere che
cosa fanno: hanno l'Oratorio
del paese, le Exallieve e le
Cooperatrici; ma soprattutto si
occupano di bimbi convale-
scenti di età tra I 6 mesi e i 14
anni. Bambini colpiti da pol-
monite, asma, bronchite ecc.,
che hanno bisogno di un aiuto
particolare e di tanta pazienza
per rimettersi in salute. Vengo-
no seguiti uno per uno (ognuno
è un caso a sé), anche nella
scuola e nella maturazione alla
fede. Alcuni arrivano ancora da
battezzare, altri sono preparati
alla prima comunione, alla cre-
sima... E magari anche i geni-
tori si convertono: nel settem-
bre scorso la famiglia di una
bambina ha abbracciato la fe-
de cattolica, e è stata festa
grande.
« Slamo contente perché ve-
diamo la mano di Dio sul nostro
lavoro •, conclude la direttrice
nella sua breve relazione.
IRAN
PAROLA D'AYATOLLAH:
I PADRI SALESIANI
NON ERANO SPIE
• In base alle Inchieste svolte
dalla "Procura generale della
rivoluzione islamica dell' Iran"
sui problemi riguardanti la
scuola (salesiana) Andisheh,
non è stato trovato alcun do-
cumento comprovante che i
padri salesiani fossero delle
spie • · Questo il limpido conte-
nuto di una lettera su carta in-
testata allo stesso Procuratore
generale, In data 1 Bahman
1359 (cioè21 .1.1981), e a fìrma
del suddetto Ayatollah: Alì Qo-
dussi.
La lettera era Indirizzata al
Pro Nunzio apostolico mons.
Annibale Bugnini, che aveva
sollecitato una dichiarazione
sull'argomento. Appena rice-
vuta tale lettera, mons. Bugnini
si è affrettato a informare del
suo contenuto tutti gli amba-
sciatori stranieri a Tehran, le
comunità religiose e le autorità
locali. Questo riconoscimento
ha avuto alcune conseguenze
positive, che lo stesso Pro
Nunzio ha elencato.
1. Il 21 gennaio sono stati
restituiti ai salesiani cinque
sacchi di documenti che erano
Vlktorsberg. Le suore preparano una recita con I bambini convalescenti.
stati prelevati dalla scuola Adl- Speranze ci sono anche per
sheh 1'1.7.1980 e nei giorni se- la restituzione del complesso
guenti. Non sono tutti I docu- edilizio dell'Andisheh. • Gli al•
menti allora sequestrati, ma è lievl e le loro famiglie lo desi-
data assicurazione che anche derano». Questa la situazione
gli altri verranno resi.
di oggi.
2. Una lettera è stata inviata E dire che nei giorni dram-
al tribunale d i Nowshar sul Mar matici del sequestro i giornali
Caspio (dove I salesiani aveva- di Tehran avevano scritto: « I
no la colonia estiva per i ra- documenti in nostra mano, tro-
gazzi), ordinandogli la restitu- vati in quel nido di spie che è
zione ai padri di tale colonia. l'Andisheh, non sono meno
Quest'ordine è già stato ese- importanti di quelli trovati nel
guito, e il 30 gennaio la colonia nido dl spie americane (l'am-
è stata affidata con atto uffi- basciata). E forse sono ancor
ciale a padre Rodolto Ante- più importanti ».
Tehran, Immagini di altri tempi: Il cortile dell'Andlsheh, la scuola supe-
riore salesiana, In giorno di premiazione scolastica.
niazzi, superiore dei salesiani.
3. Un' altra lettera inviata allo
stesso tribunale ha ordinato la
restituzione di due automobili
messe sotto sequestro. Anche
tale restituzione è stata fatta.
• In questo modo - ha pre-
cisato Il Pro Nunzio mons. Bu-
gnini - si chiude una pagina
molto dolorosa per la Chiesa
cattolica in Iran •.
Notizie giunte da Tehran
confermano tutto questo.
Quanto alla colonia estiva, I
salesiani di laggiù precisano:
«Possiamo entrarci, e fra alcu-
ni giorni andremo a piantarvi
mandarini, limoni, qualche
pompelmo e altre piante da
frutta. Un gruppo di scouts si
sta organizzando per passarvi
le vacanze con noi. Dovremo
portarci dietro quasi tutto,
perché vi è rimasto quasi nien-
te ». Quanto ai sacchi di docu-
menti restituiti, « abbiamo tro-
vato di tutto, perfino la carta
straccia che avevano preso dai
cestini degli uffici e delle ca-
mere • . Quanto Invece alle due
auto, una è stata restituita al
proprietario non salesiano;
l'altra, una Flat 128, « è in con-
dizioni da cimitero: semiassi
rotti, sbilanciate le ruote ante-
riori , buchi nella carrozzeria,
parafanghi e paraurti scassa-
ti... E non abbiamo soldi per
farla riparare•.
EXALLIEVI DI DON BOSCO
SCELTI I TEMI
DEL PROSSIMO EUROBOSCO
« Il nostro impegno con i
giovani e per i giovani in Euro-
pa•, è il tema generale asse-
gnato dagli Exallievi al loro
prossimo Congresso europeo
(Eurobosco). Questo tema ge-
nerale si fraziona in cinque
sottotemi, che saranno argo-
menti di viva discussione:
Giovani e società, giovani e
scuola, giovani e chiesa, gio-
vani e famiglia, giovani e orga-
nizzazione exallievi • · Tutto
questo è stato deciso dalla
Giunta confederale degli Exal-
lievl riunitasi di recente a Ro-
ma.
Il Congresso europeo, il
quarto della serie, si svolgerà a
Lugano In Svizzera dal 15 al 18
del prossimo ottobre, e avrà
un'appendice facoltativa ma a
molti gradita, di carattere turi-
stico, nel due giorni successivi.
La Federazione svizzera de-
gli Exallievl, responsabile del-
l'organizzazione, ha dato vita a
svariati comitati (direttivo, di
lavoro, logìstico ecc.), ora in
piena attività per assicurare al
Congresso una precisione che
- dato Il paese ospitante -
tutti si attendono cronometrica.
6 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981

1.7 Page 7

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IL PUNTO SUL PROGETTOAFRICA
N el 1975, quando spuntò quasi a
sorpresa l'idea del Progetto
Africa, i figli di Don Bosco si
trovavano al lavoro in 14 paesi afri-
cani: oggi si trovano in 25. Essi cioè
hanno aperto - con 124 missionari
- nuove opere in 11 nuovi paesi. E in
altri paesi stanno per cominciare il
lavoro. A prendersi cura di questi
germogli verdi già spuntati, e degli
altri che stanno per schiudersi, c'è un
salesiano che il Reuor Maggiore nel
1979 ha fatto venire apposta dagli
Stati Unili: don Harry Rasmussen.
Nato a Sl. Paul nel Minnesota cin-
quant'anni fa, salesiano a vent'anni,
studi teologici all'Università salesiana
e ordinazione sacerdotale a Torino
nel 1962, don Harry fu prima diretto-
re della casa di formazione a Newton
e poi ispettore dei salesiani nella
parte Ovest degli Stati Uniti. Allo
scadere del mandato lo attendeva
questo nuovo compito di seminatore
di missioni salesiane in Africa.
Perché il progetto. Allora, don
Harry, perché il« Progeuo Africa,,?
R. Sono tante le ragioni. Nel 1977 il
Capitolo Generale aveva deciso che i
salesiani dovessero impegnarsi ad
aumentare notevolmente la loro pre-
senza in Africa, e questa è una. Di
fatto molte diocesi africane hanno
ancora bisogno dei missionari, e è
un'altra ragione. L'Africa poi ha bi-
sogno cli « vita religiosa», anche là
dove c'è un numero discreto di preti
africani. Poi, c'è bisogno di apostola-
lo giovanile.
Nel sud della Tanzania ho prlato
con un vescovo che ha in diocesi un
clero abbastanza numeroso, ma che
mi diceva:« Mandateci i salesiani per
insegnare ai nostri preti africani co-
me si lavora con la gioventù». È un
po' troppo ouimista nei nostri con-
fronti, perché i suoi preti conoscono
molto bene i loro giovani, e di sicuro
sanno come trauarli. Ma è anche vero
che il carisma salesiano per la gio-
ventù potrebbe rendere un buon ser-
vizio in tante parti dell'Africa. 11 Ret-
tor Maggiore insis1e su questa neces-
sità di ponare in Al'rica il carisma
salesiano, di lavorare per la nascita di
un Don Bosco africano.
Abbiamo bucato sei volte. Così lei è
diventato un po· il commesso viaggia-
tore dei missionari salesiani in Africa.
Quanti viaggi ha già compiuto? Quanti
giorni, quanti km?
R. Finora ho compiuto sei viaggi,
compreso quello della mia venuta
dall'America nel!'agosto l 979, che bo
utilizzato per una sosta di una setti-
mana in Liberia. Gli altri cinque
viaggi sono stati abbastanza lunghi,
da cinque a sette seuimane ciascuno.
Una presenza salesiana In Africa: la moderna chiesa parrocchiale di San Clpriano a Lubumbashl.
Undici germogli verdi
sul continente nero
Nato sei anni fa, il « Progetto Africa» è in pieno sviluppo e ha già
portato I missionari salesiani ad aprire opere in 11 paesi del conti-
nente nero. Il « Delegato per le nuove fondazioni in A,frica » e una
serie di tabelle riassuntive fanno ora il punto su questa svolta del-
1' impegno salesiano nella Chiesa e nel Terzo mondo
Ogni spostamento richiede ore di ae-
reo. Quanti km? Non li ho contati, e
del resto viaggiare in aereo non costa
molti sforzi. 1 viaggi the si ricordano
sono quelli fatti in jeep o sulla Land
Rover, per strade sovente in pessimo
stato. Per esempio ho impiegato otto
ore a percorrere 150 km nella diocesi
di Rumbek (Sud Sudan) per arrivare
a Meridi dove ora c'è la nostra mis-
sione. Nel Madagascar abbiamo im-
piegato J8 ore per fare meno di 400
chilometri, perché la strada era in
condizioni così cattive che abbiamo
bucato sei volte...
Faccio l'avvocato del diavolo. Don
Harry, come ci si sente con. una re-
sponsabilità come la sua sulle spalle?
R. Lo confesso, sento molto il peso
di questa responsabilità. Devo esa-
minare le possibilità concrete di
aprire una missione che ci sono nelle
varie località, e devo fado in pochi
giorni.
Arrivo in una diocesi, incontro il
vescovo, alle volte lui stesso mi ac-
compagna a visitare le varie località,
opere, scuole. La visita a una diocesi
dura una settimana, anche meno.
Dopo aver visto, parlato e soprattutto
ascoltato. raccolgo le informazioni
per poi scrivere una relazione. Nel-
l'ultima parte di questa relazione
riassumo le mie raccomandazioni, in
cui suggerisco se impegnarsi o meno,
in quali delle varie località, per quali
tipi di apostolato, se subito o se con-
viene dare precedenza a opere più
urgenti. Ma che responsabilità espri-
mere un giudizio dopo una breve vi-
sita! lo sono stato sul posto pochi
giorni, ma i missionari dovranno la-
vorarci per anni, forse una vita...
Per questo, cerco di fare un po' la
parte deU'avvocato del diavolo, cioè
cerco di scoprire tutte le difficoltà
che i missionari dovranno un giorno
affrontare. Cerco di capire se il ve-
scovo vuole davvero una comunità
salesiana, se i rapporti col clero e gli
altri missionari potranno essere buo-
ni, e anzitutto se c'è davvero bisogno
dell'invio dei salesiani per un'opera
che sia di autentica pastorale giova-
nile. Poi mi informo sul clima, sulla
popolazione, sulla possibilità per i
missionari di essere economicamente
aut osufficicn ti.
Tutti questi dati, e tanti altri, devo
metterli insieme in pochi giorni, e
cercare di capire bene come stanno
davvero le cose, perché se poi i mis-
sionari dovranno alTromare difficoltà
e inconvenienti imprevisti o troppo
pesanti, sarà segno che ho fatto male
il mio lavoro.
I>-
BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981 7

1.8 Page 8

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Ci c hiedono scuo]e professionali.
Quante richieste di opere sono giunte
finora dai vescovi africani?
R. Sono 96. La maggior parte sono
giunte di recente, anche perché i ve-
scovi africani hanno appreso da altri
vescovi che noi salesiani abbiamo in
programma questo Progetto Africa, e
si affrettano a scrivere per avere no-
stTe opere anche nella loro diocesi.
H più delle volte ci chiedono scuole
professionali, ma spesso anche mis-
sioni nel senso classico, cioè parroc-
chie in terra di missione, e con fre-
quenza ci chiedono pure di aiutarli
nei semina ri, soprattullo minori. Però
non sono queste ultime le opere su
cui cade di solito la nostra scelta.
Secondo i piani, ma... Il Progeuo
Africa: risulta che si sta realizzando
secondo i piani? O stanno sorgendo
di(ficoltà lungo la strada?
R. Procediamo secondo le previ-
sioni. l superiori a Roma avevano
stabilito che le nuove fondazioni ri-
manessero affidate alle lspettorie
delle varie pani del mondo, e è
quanto sta avvenendo. Ne risulta una
specie di decentramento molto van-
taggioso: il dicastero d elle Missioni
non avrebbe potuto organizzare tutto
dal centro, non avrebbe potuto af-
frontare i problemi piccoli e grandi
riguardanti le singole fondazioni e i
singoli salesiani partenti. Invece le
singol e ispettorie prendono interesse
molto vivo aJ loro tenitorio in mis-
sione, all'opera che aprono, ai mis-
sionari che inviano. Di solito l'ispet-
tore fa una visita prima che si co-
minci l'opera, e poi torna al:meno una
volta all'anno a trovare i suoi missio-
nari.
Naturalmente non mancano le dif-
ficoltà, e a volte cominciano prima
dell'apertura. Accade per esempio in
Angola: i sette missionari - sei dal
Brasile e uno daU'Uruguay - che
sono pronti a recarvisi, attendono da
più di un anno e n on hanno ancora
avuto dal governo angolano il visto
d'ingresso. Difficoltà per i visti, anche
se non cosi gravi, incontrano pure le
quattro ispenorie italiane che voglio-
no mandare missionari in Madaga-
scar.
Altre difficoltà si incontrano poi
nella stessa zona di missione. I sale-
siani dell'India per esempio hanno
aperto un'opera nel nord del Kenya
tra popolazioni seminomadi e in zona
desertica. U posto si chiama Korr. C'è
difucoltà per tutto, anche per man-
giare: se si vuole mangiare cibi occi-
dentali, occorre andare ad acquistarli
a 200 km di distanza. Non c'è acqua
di rubinetto, l'acqua di pozzo più vi-
cina è a un km. E come se non ba-
stasse, la gente era stata un po' trop-
po abituata dai missionari precedenti
a ricevere denaro e aiuti d'ogni gene-
re in tutte le circostanze...
Anche le lingue creano difficoltà al
Progetto Africa. A cominciare da
quelle europee parlate in Africa, so-
PROGETTO AFRICA: I PAESI
CHE INVIANO MISSIONARI
Missionari salesiani per l'Africa sono
partiti un po' da tutti l paesi d ' Europa.
L'elenco che segue - incompleto -
segnala soprattutto l' impegno attuale,
che si va estendendo anche in paesi
extra-europei.
Belgio. I salesiani del Belgio lavorano
nello Zaire dal 1911, in Rwanda dal
1953 e in Burundi dal '62. Con l'aiuto di
missionari giunti da altri paesi hanno
dato vita all'lspettorla dell'Africa Cen-
trale (unica lspettoria salesiana In Afri-
ca), che conta su vocazioni locali. I sa-
lesiani belgi sono oggi impegnati nel
sostegno di questa lspettoria, anche
con l'apertura di nuove opere.
Brasile. I salesiani si sono Impegnati
per il gemellaggio con l'Angola (dove si
parla portoghese). Hanno già preso ac-
cordi con un vescovo per l'apertura di
una prima opera, e hanno sei missionari
pronti a partire (un settimo si aggiun-
gerà dall'Uruguay). Ma sl fanno atten-
dere I visti d'ingresso,
Francia. Francesi turono I primi mis-
sionari salesiani in Africa, impegnati
dapprima in Algeria (dal 1891 , ora riti-
rati), In Tunisia (dal 1894, ora ritirati) e
in Marocco (dal 1929, ancora presenti).
L'ispettorla di Parigi ha costituito una
Delegazione negli stati di Cameroun,
Congo e Gabon (al lavoro rispettiva-
mente dal 1972, '59 e '64). L'lspettoria
di Lyon ha due salesiani in Costa d'A-
vorio.
Gran Bretagna. Ha costituito il ge-
mellaggio con la Liberia, dove ha co-
minciato a inviare I primi missionari.
India. Le cinque lspettorie Indiane
nel 1980 hanno costituito alcuni gemel-
laggi e inviato quindici missionari in
Kenya (Marsabit), Sudan (Maridi) e
Tanzania (Dodoma, lringa e Maflnga).
Hanno dato vita a un ciclostilato di in-
formazione missionaria, « Harambee •·
che in lingua swahili significa: Lavo-
riamo insieme».
Irlanda. Questi salesiani hanno la re-
sponsabilità della presenza missionaria
in Sudafrica (i primi missionari nel 1896)
e Swaziland (dal 1953). Nel 1980 hanno
aperto la prima opera nel Lesotho.
Italia. In passato ha inviato salesiani
nel diversi stati d'Africa, particolarmen-
te In Egitto (1896), e per alcuni anni in
Libia (vicariato di Derna, 1939-46). Oggi
quasi tutte le lspettorie sono impegnate
nel Progetto Africa: la Centrale in Ke-
nya.; la. Lombarda in Etiopia.; la. Meridio-
nale, Romana, Sicula e Veneta Orienta-
le in Madagascar; la Novarese e la Su-
balpina apriranno opere probabilmente
In Nigeria.
Polonia. Presente da tempo con nu-
merosi salesiani nelle diverse missioni,
ha ora costituito il gemellaggio con la
Zambia. I primi otto salesiani si prepa-
rano per aprirvi le prime opere.
Portogallo. Continua ad assistere le
opere missionarie nelle ex colonie di
Cabo Verde (dal 1943) e del Mozambico
(dal 1907 al '13, e poi dal 1952). Un'o-
pera dal 1950 nell'isola di Madeira (po-
liticamente portoghese). _
Spagna. Presente in passato in alcu-
ne sue colonie. Ora vede tutte le sue
lspettorie impegnate con gemellaggi nel
Progetto Africa: quella di Barcellona ha
mandato missionari In Costa d'Avorio;
quella di BIibao dal 1980 è nel Benin (a
Lokossa); C6rdoba e Sevilla sono in
trattative per opere in Togo o Came-
roun; Leòn dal 1980 ha missionari in
Sénégal (parrocchia e centro giovanile
a Tambacounda, parrocchia e scuola a
Saint-Louis); Madrid dal 1980 è tornata
al lavoro nella Guinea Equatoriale; Va-
lencia è in contatto con i vescovi del
Mali. L'lspettoria di C6rdoba si estende
anche alle Isole Canarie, territorio spa-
gnolo, dove ha tre ooere.
PROGETTO AFRICA: I PAESI
CON OPERE SALESIANE
Paesi di antica presenza: Burundi, Ca-
bo Verde, Cameroun, Canarie (Spa-
gna), Congo, Egitto, Gabon, Madeira
(Portogallo), Marocco, Mozambico,
Rwanda, Sudafrica, Swaziland, Zaire.
Paesi con opere aperte dal Progetto
Africa: Benin, Costa d'Avorio, Etiopia,
Guinea Equatoriale, Kenya, Lesotho,
Liberia, Madagascar, Sénégal, Su-
dan, Tanzania.
Paesi in cui è già decisa l'apertura di
opere: Angola e Zambia.
Paesi In cui si tratta con I Vescovi: Mali,
Nigeria, Togo.
Paesi da cui i salesiani si sono ritirati:
Algeria rimasto un parroco a Ar-
zew), Libia (ma di recente due sacer-
doti polacchi vi seguono i loro con-
nazionali), Tunisia.
PROGETTO AFRICA:
LE TAPPE PERCORSE
1975. Durante l'anno centenario delle
missioni salesiane nasce l'Idea di aprire
una nuova frontiera» in Africa. E si
compie il primo passo, quasi simbolico:
fondazione di un'opera in Etiopia (a
Makalé).
1977. Il Capitolo Generale (massima
assemblea deliberante della Congrega-
zione Salesiana) formula la delibera-
zione operativa»: « I salesiani si Impe-
gnano ad aumentare notevolmente la
loro presenza in Africa•·
1978. Il Superiore per le missioni don
Tohill formula il piano (che sarà scaval-
cato dagli avvenimenti): • Aprire almeno
due o tre centri, con tre o quattro sale-
siani ciascuno, in sette o otto nazioni;
potremo cosi essere presenti in Africa
8 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981

1.9 Page 9

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prallutto il francese e l'inglese: se
non si possiedono già, occorre impa-
rarle bene prima dj partire. Poi, arri-
vati in Africa, i missionari devono
imparare anche la lingua locale, a
volte «le» lingue locali.
Altre difficoltà per i missionari è
penetrare nella mentalità delle popo-
lazioni. Non c'è solo disparità di
mentalità tra l'Africa e gli altri conti-
nenti, ma nell'Africa stessa, da paese
a paese, anche da regione a regione.
Capire e fare prop1ia questa menta-
lità è una condizione se si vuole por-
tare il Vangelo ai popoli.
Qujndi stiamo seguendo sì il piano,
che incontra interesse e anche entu-
siasmo nella Famiglia Salesiana. Ma
le diHicoltà ci sono, e non sono pic-
cole.
Terra adatta a Don Bosco. Don
Harry, lei è stato sul posto è ha visto.
Ritiene che l'Africa sia davvero una
terra adatta per il trapianto dell'opera
salesiana nel continente nero?
R. La mia risposta è sì: senz'altro
Bimba nera con I preziosi rlc clollnl alla moda bantu che la mamma ha arrololato con cura.
con circa 80 salesiani In più, entro Il
1983 •.
Viene nominata una commissione per
« la scelta dei luoghi, tempi e modi per
!"attuazione di nuove frontiere in Afri-
ca.; primo passo sarà esaminare le 40
richieste di fondazione giunte dal Ve-
scovi.
1979. Dagli Stati Unlti tre salesiani si
recano in Liberia per assumere una
parrocchia e una scuoia professionale
nella capitale Monrovia.
Il Rettor Maggiore nomina un « dele-
gato per le nuove fondazioni in Africa»
nella persona di don Harry Rasmussen,
e lo inserisce nel dicastero delle Mis-
sioni salesiane.
1980. Vengono aperte opere per la
prima volta in Benin, Kenya, Lesotho,
Sénégal, Tanzania. Isalesiani di Madrid
ritornano nella Guinea Equatoriale da
cui erano stati cacciati nel 1977. La
Santa Sede nomina Il secondo vescovo
salesiano africano, il gabonese mons.
Basile Mvé.
1981. Vengono aperte opere per la
prima volta in Madagascar e Sudan. I
salesiani partiti come missionari per
l'Africa negli ultimi sei anni (1975-80)
risultano 124.
l'Africa è te1Ta adatta al trapianto di
Don Bosco. Di questo parere sono
anzitutto i salesiani che da tempo la-
vorano nel con Linente: nello Zaire,
nel Gabon, in Sudafrica per esempio,
dove si sono anche avute vocazioni.
Non che sia tulto facile, di diffi-
collà ce ne sono, e alcune le ho già
ricordate. Dobbiamo soprattutto cer-
care di capire l'Africa, penetrare nella
mentalità della gente. Il Rettor Mag-
giore ha detto che c'è molto studio
ancora da fare. Scriveva in una lette-
ra del giugno scorso: « Non avendo
fino a oggi delle esperienze collauda-
te nel campo dell'africanizzazione del
carisma dj Don Bosco, sarà necessa-
rio un prolungato lavoro di ricerca, di
studio, di dialogo, di confronto, di
verifica, e un ininterrotto atteggia-
mento di fiduciosa preghiera».
A una prima serena valutazione,
credo di poter dire che il mondo
africano presenta alcune caratteristi-
che che sembrano favorire l'africa-
nizzazione dell'opera di Don Bosco.
Una prima caratteristica è il senso
della famiglia, della comunità, così
radicato negli africani. Famiglia e
comunità sono qualcosa di impor-
tantissimo, di essenziale, nella vita
dell'afiicano; quindi quello spirito di
famiglia che Don Bosco voleva per i
suoi salesiani dovrebbe riprodursi
con facilità in Africa.
Altra caratteristica riguarda i de-
stinatari della missione salesiana, i
giovani, in particolare quelli poveri.
Ora c'è tanta gioventù in Africa, e
gioventù povera. Dunque il nostro ti-
po di apostolato è necessario nel
continente. I vescovi ci chiamano
proprio per lavorare tra la gioventù.
La Chlesa africana è stata finora
chiesa missionaria, che non ha anco-
ra potuto prestare una sufficiente at-
tenzione ai giovani. Ma ora La gio-
ventù diventa numericamente sem-
pre più rilevante. Diminuisce infatti
nel continente la mortalità infantile, e
aumentano dj conscguenLa i giovani
e i problemi dei giovani. Il nostro
campo di lavoro è dunque sempre più
vasto e urgente.
Altra caratteristica africana conge-
ruale con noi salesiani è lo spirito di
allegria delle popolazioni. Genle del
sorriso facile, ricca di humoul', <li
un'apparenle spensieratezza che la
aiuta a superare le tante difficoltà
quotidiane, le sofferenze, la povertà.
Sono cordiali. aperti, simpatici, spc-
cialmenlc i giovani. Ci si trova bene
tra loro, perfino quando ancora non
si conosce la loro lingua. Quindi
l'ambiente risulta ideale per i figli di
Don Bosco.
Ancora: gli africani hanno un
grande senso della presenza di Dio.
La loro tradizione non solo monotei-
stica, ma di un Dio che è attivo nella
loro vita, di un Dio che conta, dalla
cui volontà si sentono dipendenti, è
una traruzione che lascia molto spa-
zio all'innesto della visione cristiana
della vita, e in particolare del metodo
di Don Bosco. Egli infatti basava l'o-
pera educativa sulla presenza di Dio.
Le vocazioni ci saranno. Don H ar-
ry, perché questo trapianto dell'opera
salesiana in Africa possa a1,venire, oc-
corrono vocazioni africane. Ci sono
~peranze?
R . Direi di sì. Come dappenutio,
c'è da distinguere paese da paese e
regione da regione, ma l'Africa è in
grado di offrire alla Chiesa e anche a
Don Bosco numerose e buon~ voca-
zioni.
Su questo punto i vescovi si dimo-
strano aperti. Un vescovo del sud del
Mali, a cui avevo chiesto se avremmo
potuto cercare vocazioni nell'area in
cui ci invitava a lavorare, mi rispose:
« Non ho alcuna intenzione di mettere
ostacoli all'opera dello Spirito San-
to». Del resto l'interesse è reciproco:
il vescovo di Bafia nel Cameroun, per
BOLLETTINO SALESIANO I ' MAGGIO 1981 9

1.10 Page 10

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esempio, sosteneva un certo suo di-
riuo di avere più numerosi salesiani a
lavorare in diocesi proprio perché
essa aveva già dato vocazioni a Don
Bosco.
La speranza di future vocazioni si
basa anche sul fatto che i ragaz;,:i
corrispondono in pieno, quando si
dimostra vero interessamento per lo-
ro. Dicevo che sono tanti i ragazzi. e
aggiungo che sovente sono anche af-
famali di affetto, di un affetto che
non sempre trovano nelle famiglie di
solito tanto numerose. Allora basta
stare un po' con simpatia con loro, e
loro sono contemi di stare con noi.
Questo può essere dapprima l'inizio
della chiamata alla vita di fede, ma
poi anche - per alcuni - alla vita
religiosa.
Un ragazzo che ho incontrato a
Laisamis nel Kenya dove lavorano i
salesiani indiani, mi ha mandato la
sua foto e una lettera: « Io credo che
diventerò salesiano, andrò in un se-
minario e sarò prete di san Giovanni
Bosco come te». 1n Gabon abbiamo
avuto due sole vocazioni. ma uno dei
due salesiani oggi è vescovo: mons.
Basile Mvé, consacrato appena l'anno
scorso. Dunque una vocazione pie-
namente riuscita.
A mio modo di vedere, il problema
non sarà tanto di trovare delle voca-
zioni, quanto di sceglierle bene e so-
prattutto di formarle in modo giusto.
Non dobbiamo formarle « fuori del-
l'Africa», soprauuuo nei primi anni
di vita salesiana, ma sul posto: cosa
per noi molto difficile in tanti paesi.
in cui l'opera salesiana appena co-
mincia e conta pochissimi salesiani.
L'adattamento. E non ci sono diffi•
col1à anche pe1' gli s1essi missionari
che giungono in Africa dai vari conti-
nenti? Voglio dire difficoltà di adatw-
111ento. il pass{1ggio da un cerio tipo di
viw piena di comfort a u11 'altra più
dura. il ctm1bio di clima e di menta-
lità...
R. Sl. ho già accennato a queste
difficoltà, e sono convinto che c'è bì-
sogno di molta generosità e spi1ito di
perseveranza. Ritengo che i missio-
nari destinati all'Africa devono anche
essere giovani. o almeno non troppo
anziani. Devono essere molto equili-
brati, molto maturi. ma nello stesso
tempo giovani. Per abituarsi al cibo,
alle lingue. al clima, alla mentalità, a
una cultura diversa, occone avere lo
spirito duttile e molto tempo davanti
a sé... lo sono quasi cinquantenne, e
sento di essere ormai troppo vecchio:
troverei molte difficoltà a adattarmi.
Si richiede poi nei partenti un'altra
quali tà: lu spirito tli collaborazione.
Non si va per mettersi a capo, ma per
mettersi al servizio e collaborare. Si
va dove c'è già un clero. un vescovo,
alu·i missionari al lavoro magari da
decenni, pieni di tanta esperienza.
Quindi andiamo non per assumere
responsabilità di territori o diocesi,
ma per collaborare con i responsabili
e con i laici. Questo spirito di col-
laborazione è tanto più necessario in
Africa, dove la gente è abituata a
dialogare e a lavorare in comune. Se i
nostri missionari fossero sprovvisti di
questo spirito, si troverebbero scon-
tenti Cin dal primo giorno.
Devono poi abituarsi a una diversa
concezione del tempo. Gli africani
non hanno fretta, non sono preoccu-
pati della puntualità, e tanto meno
dell'efficienza. Per loro non conta il
fare in fretta le cose, contano soprat-
tutto le relazioni umane. Se incon-
trano una persona si fermano a par-
larle, e anche a lungo. Chiedono della
salute, del lavoro, della famiglia, dei
figi.i... E non è solo una forma super-
Padre Harry Rasmussen viagga anche in bici-
cletta, e ha amici neri un po' In tutta l'Africa...
ficiale di galateo, ma un vero interes-
samento. Di fronte a un nuovo venuto
capitato anche a mc di arrivare al-
l'improvviso, per esempio presso
qualche vescovo o missione), sono
disposti a cambiare tulli i loro pro-
grammi per accoglierlo. In questo
senso sono molto più flessibili di noi.
Questo diverso atteggiamento nei
confronti del tempo e delle program-
mazioni - mi assicurano i missionari
in Africa da lunga data - può costi-
tuire per i nuovi missionari un vero
ostacolo.
Le difficoltà quindi ci sono, sono
numerose, e vanno prese ~ul serio.
Lo scoraggiamento. Per questi mis-
10 BOLLETTINO SALESIANOI 1' MAGGIO 1981
sionari giunti dagli a1tri continenti non
c'è dunque il rischio che a un facile
entusiasmo iniziale succeda lo scorag-
giamento e l'abbandono delle opere?
R. Credo che soprattutto il senso di
isolamemo possa portare il missio-
nario allo scoraggiamento. Ma pro-
prio contro l'isolamento dovrebbe
intervenfre l'lspettoria da cui il mis-
sionario proviene. Egli deve sentire
l'appoggio e la solidarietà dei suoi
confratelli. deve sentire vicina a la
Famiglia Salesiana che lo ha inviato.
E quando il senso dell'isolamento
non fosse superabile, il missionario
può sempre essere sostituito da un
confratello dell'lspettoria.
Poi là sul posto i missionari devono
cercare di incontrarsi sovente. È vero
che le opere sono molto distanti fra
loro (sembrano vicine solo sulla carta
geografica...), ma i missionari devono
abituarsi a queste distanze, e accet-
tare di compiere lunghi viaggi. anche
di 500 km, per incontrarsi.
Rischio di abbandonare qualche
opera? Non credo. Dopo qualche
tempo che è in Africa, il missionario
sente tutta la necessità della sua pre-
senza in questa Chiesa giovane, e così
bisognosa di sacerdoti. Poi non è fa-
cile staccarsi da gente che di solito
risponde così bene alle cure del mis-
sionario. Dicevo che è gente aperta,
amabile, simpatica, soprattutto la
gioventù. Che è molto bisognosa. In
queste condizioni, chi ha il coraggio
di venire via?
Solo a dare una mano. Allora don
Harry. a chi volesse recarsi in Africa
che cosa richiede co,ne preparazione,
corne qualità morali?
R. Il discorso si farebbe lungo...
C'è bisogno di studio, occorre cono-
scere la missiologia, l'Africa, la na-
zione, il posto, le lingue ecc. Cose già
dette. Ma la cosa più importante, a
mio modo di vedere, è l'umilrà.
r nostri missionari non saranno i
grandi leader, ma solo coloro che
varmo a dare una mano dove c'è un
bisogno urgente, e perciò accettano
di inserirsi in una struttura preesi-
stente che devono rispettare. Soprat-
tutto all'inizio hanno tutto da impa-
rare, devono cercare di capire in che
modo possono rendersi utili.
Devono poi appoggiare e incorag-
giare molto il clero africano, il laicato
africano, a sentirsi Chiesa. La Chiesa
d'Africa non è del missionario, ma è
la Chiesa degli africani, e noi dobbia-
mo ricordarci che andiamo soltanto a
collaborare. Così per le vocazioni
africane che il salesiano potrà susci-
tare: bisogna ricordare che saranno
loro - e non i missiona1i venuti da
lontano - ad avere un giorno la re-
~ponsabilità della congregazione in
Africa.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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LIBRERIA
un « contributo storico-critico a tesa che il Papa faccia propri i
una teologia dell'educazione• · frutti della vasta discussione
l'autore, biblista con sensibi- avvenuta nel Sinodo elaboran-
lità pedagogica, sì è preoccu- do un suo nuovo documento.
brlf'Ofi!:fOC'
pato anzitutto di raccogliere e che sarà accollo col più vivo
riordinare quanto gli specialisti Interesse non solo nel mondo
hanno già scritto sull'argo- cattolico.
mento; nella seconda parte ha
definito n metodo di ricerca 1 ASSOC. BIBLICA ITALIANA
adottato precisando come in- Dio nella Bibbia e nelle culture
~ ◄I .6•••'•:ta9
tendeva costruire una teologia LDC 1980. Pag 416, /ire 12.000
biblica della educazione. Nella L' Associazione Biblica Italia-
terza parte, la più ampia e ori- na ha voluto coronare Il 30°
ginale, ha condotto una « verl- della sua fondazione con un
lìca biblica ,. del fenomeno simposio di cui li volume rac-
educativo, visto In se stesso, e coglie gli atti. Al simposio han-
nella prospettiva - interes- no preso parte docenti di Sacra
sante per l'educatore cristiano Scrittura e altre discipline sto-
- della rivelazione.
riche, non solo cattolici, coin-
~•dCi
* FERRERO BRUNO
Il taccuino della cortesia
LDC 1981. Pag. 64, lire 1.200
Se c'è ancora qualcuno che
stima Il galateo (e francamente
sì spera siano molti), e che
volti dal fascino del tema. pensa di poterlo proporre ai
UN FUMETTO
AUTORI VARI
L'applicazione dei metodi e ragazzi d' oggi, ecco il « ma-
Lei la prima
Il sistema preventivo vissuto
Promo di santa Mauarello
come cammino di santità
(testo di Gino Lubich, Illustra- LDC 1981. Pag. 214, lire 8.000
zioni di Giorgio Trevisan)
Il volume raccoglie I testi
LDC 1981. Lire 1.500
fondamentali - relazioni, co-
Anche I lettori in erba hanno municazioni, esperienze
diritto di conoscere santa della Settimana di spiritualità
Mazzarello nel suo anno cen- salesiana . svoltasi sotto lo
tenario, e che di meglio d'un stesso titolo presso la Casa
fumetto? È realizzato ln tavole Generalizia nel gennaio 1980.
a colori di grande formato, ot- Ed esce a cura del « Dicastero
timamente disegnato. e a prez- della Pastorale GiovanIle• che
delle tecniche d'indagine stori-
co-positiva e risulta ben giusti-
ficata dal fatto che Il Verbo si è
fatto carne e storia. Nel tempo
stesso gli studiosi hanno rico-
nosciuto il limite della loro ri-
cerca, che consiste nel racco-
gliere materiali da offrire alla
riflessione e alla sintesi teolo-
gica. Volume suggestivo, ma
adatto a persone culturalmente
preparate.
nuale su misura allo scopo.
Sono 64 pagine di saggezza
divertente. Illustrate a colori, in
cui - tra un aneddoto, una
battuta e un'affettuosa tlratina
di orecchi - si spiega la parola
galateo, Il tu e li lei, Il saluto, la
conversazione, lo starnuto, l'e-
leganza, i pasti. la corrispon-
denza, la telefonata, lo sport...
E c'è anche una pagina su co-
me comportarsi In chiesa.
zo Invitante. DI sicuro, prima aveva organizzato la Settima-
che dal piccoli, sarà divorato na. Il tema del Sistema Pre-
dai grandi.
ventivo era già stato trattato
I N AUDIOVISIVO SULL'UOMO AUDIOVISIVO
RIGOBELLO E VARI
Verso una nuova didattica
della storia
SEI 1980 Peg 160, lire 8.000
Il volume. quarto dell'agile
collana • Scuola Viva•· acco-
glie una serie organica di le-
zioni universitarie. e si rivolge
agli Insegnanti della scuola
media decisi a fare della storia
qualcosa di più che un arido
elenco di nomi e date. Offre
infatti gli argomenti e le basi
per un discorso sulla « co-
scienza storica e sulla ricerca
nella scuola. Partendo da un
ventaglio di Ipotesi storiogran-
che (dall'illuminismo al marxi-
smo d'oggi). conclude con una
concreta proposta per l'appli-
cazione sui banchi scolastici.
nella Settimana del 1974, ma
sotto Il profilo pedagogico-pa-
storale: ora Invece viene rivisi-
tato partendo dal versante
ascetico. Un versante certa-
mente suggestivo (si pensi al
frutti di santità che il metodo di
Don Bosco ha dato da Dome-
nico Savio In poi), ma anche
arduo e Impegnativo. Chi vive
nell'area di Don Bosco si sente
Infatti Interpellalo in persona
prima, se è vero quanto ha as-
serito don Gerla: Il sistema
preventivo fa il buon allievo,
perché prima fa il buon educa-
tore•.
SINODO 1980
La tamlglla cristiana
nel mondo contemporaneo
LDC 1981. Pag. 120. /Ire 2.000
48 fotogrammi
(più cassetta di so-
norizzazione) per in-
trodurre i ragazzi al
discorso della co-
municazione sociale
e delle sue implican-
ze nella vtta d'oggi. li
ragazzo nasce, cre-
sce, vive In una cul-
tura audiovisiva,
sotto la pressione
dei mezzi di comuni-
cazione di massa. Questo audiovisivo della LDC vuole aiutarlo a
prendere coscienza del significato globale della « cultura audio-
visiva•· dell'influsso che le macchine hanno sulla persona, delle
possibilità nuove che la comunicazione dì massa gli offre. Sta
infatti nascendo un nuovo tipo d'uomo. che trova nella ciberne-
tica un formidabile potenziamento del sistema nervoso centrale e
della coscienza. E ciò pone all'uomo nuove modalità di realizzarsi
e nuovi problemi morali.
L' audiovisivo LDC offre la possibilità di creare nei ragazzi un
BISSOLI CESARE
Il quinto Sinodo dei vescovi atteggiamento di distanza critica• di fronte ai mezzi di comu-
ha affrontato Il tema scottante nicazione sociale, e quindi di stimolare il bisogno della decodifica
Bibbia e educazione
della famlglla cristiana, e que- del messaggi. Più semplicemente, di favorire la loro liberazione
LAS 1981. Peg. 384, lire 17.500 sto volumetto raccoglie I testi dai condizionamenti tecnologici. (Prezioso per l'utilizzazione
Che cosa dice la Bibbia a fondamentali. Anzitutto Il mes- dell'audiovisivo risulta li libretto guida allegato)
proposito dell'educazione? saggio conclusivo del Sinodo,
L'argomento è quanto mal va- poi due omelie e un discorso dt L'uomo audiovisivo. Editrice LDC
sto, e ciò spiega anche la mole Giovanni Paolo Il, e infine Ire Audiovisivo con cassetta di sonorizzazione sincronizzata
del volume, che Intende essere solidi studi.
(durata dieci minuti). Filmina di 48 fotogrammi, lire 6.000 (oppure
- come dice il sottotitolo -
È per ora l'essenziale, In at- 48 diapositive su telaietto lire 14.500). Cassetta lire 3.000.
BOLLETTINO SALESIANO I ' MAGGIO 1981 11

2.2 Page 12

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PROBLEMI EDUCATIVI
Ecco le paure
dei nostri ragazz·
A volte sono gll adulti ad avere paura del giovani, ma quanto più
numerose sono le paure dei ragazzi: di fronte agli adulti, alla vita con
I suoi mille problemi, aJ mistero che portano In sé. E ogni età ha I suol
timori... che è bene conoscere
M a cos'è di noi che fa paura ai
grandi? - si domanda Patri-
zia -. Lo nostra voglia di vi-
vere, il nostro voler !;Orridere, la no-
su·a spavalderia? A volle bo l'impres-
sione che ci vogliano boicottare, che
ci \\'Ogliano diversi da come siamo•.
Patrizia ha colto nel segno. Lo con-
tcrma un'inchiesta condotta in questi
anni cl.al sellimanalc Le Nouvel Ob-
sermteur, dalla quale risulta che il
3711/, dei francesi ritiene che il pericolo
più grande per la nostra società sia
rappresentato dai giovani, mentre
solo il 36<1u teme lo bomba atomica.
In ogni tempo del resto i giovani
sono stati guardati con diffidenza e
giudicali con molta severità. Già So-
crate scriveva: « 1 nostri giovani
amano il lus!.O, sono stati educati
male, ridono dell'autorità, non si al-
1ano in piedi da\\'anti a un anziano»
E un coccio babilonese datato tremila
anni avanti Cristo: « Questi giovani
sono marci nel cuore: sono malvagi e
pigri, e non riw,ciranno a portare
avanti la nostra cultura"·
Ciò nonostante tulle le organi;r.za-
.doni si fanno in quamo per attirarsi i
giovani. Sindacati e partili politici.
organiaazioni commerciali e movi-
menti religiosi, 1uui cercano di averli
con sé, pretendono di impostare su di
loro il rinnovamento della società.
Ouanlo agli adolescemi. essi si ritro-
vano incollate addosso k stesse paure
e le stesse speranze. Anch'essi guar-
dano al futuro e se lo propongono
come una meta da conquistare. Ma
vedono che il loro presente è pieno di
contraddizioni, e sp~so non se la
scnLono di prendere troppo sul scrio
la costruzione della loro vita. Talvolta
vorrebbero superare di colpo gli anni
dell'adolescen1a per trovarsi subito
adulti, ma più spesso preferiscono
lasciarsi ,ivere. rimanendo attaccati
ai loro anni verdi il più a lungo pos-
i.ibile...
Preadolescenza:
U peso della crescita
« Ho voglia di vivere, di correre, d1
essere felìcc e anche triste. Forse
qualcuno mi definirà lunatica, mcn-
lre io credo di essere soltanto giova-
ne. Mi ribello ai pregiudizi e aUe
convenzioni, vivo la mia vita cosl.
sorridendo ai giorni. Se crescere si-
gnifica diventare insensibili, preferi-
sco restare come sono• (Tiziana).
« Da bambino immaginavo la vita
come una porta da aprire senza fati-
ca. Ma a furia di passeggiare davanti
a quella porta, mi sembra sempre più
difficile aprirla... • (Stefano).
Certamente ha visto giusto chi ha
definito l'adolescenza come l'età in-
grata, l'età pol\\'eriera: in nessun altro
periodo della vita le situazioni si pre-
sentano con tanta problematicità.
Ogni nuova ci;pericm:a si offre ai ra-
gazzi come una sfida, e nello stesso
tempo Luno può portare ali-a gioia più
esplosiva o allo scoraggiamento più
nero. Prima o poi c'è un momento in
cui gli adolescenti sentono il peso
della loro crescita. È una sensazione
nuova, e tutto sommato piace,·ole,
dal momento che nel giro di pochi
anni sì riLrovcrnnno perfettamente a
loro agio nella nuova pelle. Ciò non
toglie che li per lì il disagio bruci
profondamente, che gli adolescenti
rimangano turbati, ansiosi. e guardi-
no al loro futuro quasi come a un
miraggio.
1 motivi. I motivi per essere preoc-
cupati non gli mancano, anche se so-
no spesso banali. Semplificando un
po' le cose pOS!>iamo dire cosl.
A 11 anni si è tristi per un castigo
ingiusto o pcrché □on si sa con chi
giocare. A que!>ta età si piange molto:
per dispeuo, pc, rabbia,"per cose da
nulla.
A 12 a11ni una ragazzina può sen-
tirsi costernala perché ha perso il
gattino, o perché i genitori hanno li-
tigato o la crn,tringono a un corso di
tennis.
A 13 anni la tristezza può essere
profonda, •esistenziale•: si piange
senza un motivo preciso, semplice-
mente perché si vede tullo grigio
senza speranza.
A 14 anni gli adolescenti si conce-
dono un momento di tregua: amano
l'allegria, la baraonda, sento no il bi-
sogno di scollarsi di dosso la noia. Ma
12 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1981
soffrono vivamente per gli insuccc~i
scolastici, sono scocciati se • non rie-
scono a combinare nulla di buono•.
se non hanno abbastanza amici e ap-
puntamenti con loro.
A 15 an11i piangono poco, ma sono
spesso irritabili, nervosi. Soprattullo
vivono un'angoscia di carattere psi-
cologico: sentono la frustralione,
l'insuccesso. la critica, l'incapacità di
raggiungere gli obiettivi che si pro-
pongono.
A 16 anni il discorso si fa più com-
plesso, perché l'insoddisfazione è più
razionale, logica. r ragazzi chiedono
di contare di più nella società, dì de-
cidere liberamente sulle cose che li
riguardano, ma difficilmente trovano
sul loro cammino chi sia disposto ad
aiutarli. Anche a livello personale è a
questa età che nascono gli esauri-
menti nervosi, alcuni segni di ncvro!.i,
qualche problema di disallamcnto
sociale dovuto all'incapaci <lì ac-
cettare se stessi e gli altri, a vedere
con realismo la realtà che li circonda.
Ripiegali s u se s tessi. Durante gli
anni della preadolescenza (o « prima
adolescen,.a », praticamente gli anni
della scuola media), la cosa che crea
più problemi ai ragazzi è senLa dub-
bio la crc!.cita fisica. Essi crc~cono
anche di venti centimetd in bre\\le
tempo, aumentano di peso. ritrovan-
dosi al termine dei tre anni le forme e
i lineamenti marcali propri degli
adolescenti.
Durante la scuola media avviene la
maturazione sessuale. Essa rappre-
senta una fase molto delicata e im-
portante non 1;,olo per il fenomeno fi-

2.3 Page 13

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siologico in sé (a 11 anm 1 ragazzi
quasi non sanno che significhi essere
sessuali, mentre a 14 potrebbero es-
sere praticamente capaci di riprodu-
zione), ma soprattutto per le riper-
cussioni che q uesto fatto provoca
nelJ'animo di chi si ritrova improvvi-
samente, e non di rado senza prepa-
razione, uomo o donna.
I preadolescenti «partecipano» in
modo intenso dalla loro crescita,
spesso si riscoprono come ripiegali su
se stessi a osservarsi. Appaiono come
disorientati e quasi sommersi da una
crescita troppo .improvvisa. Le varie
fasi dello sviluppo infatti non si ma-
nifestano sempre con progressione e
dolcemente, non avvengono cioè a
« lievi flutti», ma invece con la vio-
lenza delle ondate che tutto travol-
gono. Sta d i fatto che si sentono come
sopraffatti dalla loro crescita. Diven-
tano irrequieti, instabili, confusi, tro-
vano difficile concentrarsi.
Le tagazze si dimostrano affaticale,
depresse, volubili, scontrose, suscet-
lo sviluppo fisico, avviene anche
un'evoluzione nella personalità. Da
questo p unto di vista i ragazzi e le
ragazze appaiono soprattutlo impe-
gnati in una lotta senza tregua con i
propri genitori. Affermano di avere
diritto a un po' di autonomia, di non
essere più dei bambini. Vogliono sce-
gliere le proprie cose, concedersi un
po' di libertà. Se in prima media la
protesta si manifesta in un aumento
della disobbedienza e nello sbattere
le porte di casa, in seconda-terza
media il dialogo con i genitori assume
delle tonalità più dure: i preadole-
scenti chiedono di uscire di casa da
soli, vogliono farsi degli amici nuovi,
pretendono di imitare i compagni più
grandi che hanno già il motorino e
frequentano la discoteca.
l genitori vivono in q uesti anni
abitualmente nella costernazione.
perché avvertono l'insofferenza dei
figli, il loro desiderio di fare espe-
rienze nuove ed eccitanti, ma nello
stesso tempo hanno paura che non
I ragaul partecipano In modo intenso alla
loro crescita, spesso si riscoprono ripiegati su
se slessl a osservarsi.
tibili e anche litigiose: assumono fa-
cilmente atteggiamenti affettali, vo-
gliono vestire in modo sproporziona-
to alla loro età, chiedono di truccarsi,
di seguire la moda.
T maschi invece non sanno soprat-
tutto come gestire le nuove dimen-
sioni del loro corpo: diventano -ag-
gressivi, oppure impacciati, introversi
e chiusi. Ogni tanto il loro s tato d 'a-
nimo rasenta il panico: sono presi
dall'ansia, fanno dei sogni che li
sconvolgono e che creano in loro
agitazione e incertezza.
Lotta contro i genitori. Accanlo al-
siano ancora capaci di valutare i ri-
schi che alcune scelte possono com-
portare. E mentre alcuni di loro ùra-
no i remi in barca e abbandonano i
figli a se stessi, altri si rimboccano le
maniche e reagiscono con scapaccio-
ni e maggior severità. Pochi comun-
que scelgono di mettersi serenamente
al fianco dei figli, acceuando fino in
fondo iJ proprio ruolo educativo per
«crescere» insieme a lorn.
Se gli anni della scuola media sono
caratterizzati prima di tutto dalla
crescita fisica, quelli del « biennio
15- 16 anni» presentano soprattutto
problemi di personalità: gli adole-
scenti, usciti dalla bufera della prea-
dolescenza. hanno difficoltà ad ac-
ceqarc la loro nuova personalità e
sono in Ct:rca di un nuovo equilibrio
personale, di nuovi rapporti sociali.
Adole sc enza :
problemi di personalità
Il primo anno dopo la scuola me-
dia, dicevamo, è spesso un anno di
grande serenità e gioia esplosiva. I
ragazzi amano lo sport e la musica, le
gite, la moto, le festicciole tra amici.
Sopraltutto amano stare in gruppo. A
una lunga conversazione preferisco-
no però stare insieme in modo di-
simpegnato: fuggono i problemi, vi-
vono soddisfatti, sentono a fior di
pelle la gioia di vivere. Chi entra in
questo momento nel mondo del la-
voro lo fa con molla soddisfazione e
si impegna volentieri.
Questo periodo di grande ottimi-
smo non durerà però a lungo: gli
adolescenti si scontreranno ben pre-
sto con nuove difficoltà provenienti
da se stessi, dalla società, dalla fami-
glia, dal mondo della scuola. Baste-
ranno pochi mesi e iJ periodo di feli-
cità e di fiducia in se stessi lascerà il
posto a indifferenza e delusione.
I conflitti in famiglia. Natural-
mente i conflitti quoLidiani avverran-
no ancora in famiglia.
« Mia madre si lamenta sempre che
sono cambiata, che sono diventata
un'estranea. Mi accusa di essere irri-
conoscente, dopo tulli i sacrifici che
ha fatto per me. Ma chi le chiede
niente? E poi è una maniaca dell'or-
dine e della puli;,-.la. Il sabato non è
contenta se non sposta tutti i mobili,
dico tutti, e non lava i pavimenti al-
meno quattro o cinque volte. E io
sono una figlia ingrata perché non mi
va di fare cose simili» (Maria).
« li m io conflitto con mia madre è
profondo, perché lei dice che la re-
spingo, che sono cambiato, che men-
tre prima le volevo bene ora sono
cattivo. TutLi questi discorsi mi fanno
star male. Mi fanno sentire colpevole
e non so neanche io di che. Lei vuole
che io le racconti sempre tutto, e
questo non può essere... » (Marco).
Sapere cosa pensano di me. A li-
vello personale, ma anche nei con-
fronti degli altri, gli adolescenti si
sentono fatti male, timidi, comples-
sati, rifiutati. Hanno mille paure e
stentano a costruirsi una personalilà
disinvolta e sicura di sé. « Mi piace-
rebbe sapere cosa pensano di me gli
altri, ma se lo vai a chiedere, poi ti
sfottono. Forse ha ragione mia madre
a dire che ho sempre idee sceme per
la testa» (Crisùna).
Anche la scuola superiore crea
problemi. Essi che gìà si vedevano nei
BOLLETTINO SALESIANO 1" MAGGIO 1981 13

2.4 Page 14

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panni dell'interprete, del ragioniere,
dell'assistente sociale, dell'elettrotec-
nico, ora fanno fatica a capire lo spi-
rito della nuova scuola, non riescono
a trovare interessanti i nuovi « conte-
nuti culturali» e stentano ad am-
bientarsi tra i nuovi compagni.
Molti hanno serie difficoltà di riu-
scita scolastica: questione di promo-
zione... "Durante l'ora di matematica
di ieri non ho capito proprio nulla.
Quel ciarlatano di professore gettava
a destTa e a sinistra formule e proce-
dimenti di calcolo, e tutto per me era
turco. Ero infuriato, anche perché in
la matematica mi piace, ma so-
prattutto perché, non comprendendo
tutto, io vengo trascurato in questa
materia. Avevo una gran voglia di
imprecare e di esplodere» (Silvio).
Così i sedicenni rompono nuova-
mente l'equilibrio. In famiglia pre-
tendono libertà e indipendenza, come
se non ne avessero mai avuta; a
scuola chiedono di poter diventare i
protagonisti del loro sapere, vogliono
programmare in prbna persona ciò
che li riguarda. E rifiutano l'autorita-
rismo: a volte in modo violento, op-
pure manifestando un assoluto disin-
teresse per ciò che viene proposto.
Si dedice il futuro della fede. L'e-
voluzione critica della religiosità degli
adolescenti meriterebbe un discorso
a parte. In questi anni infatti si decide
il futuro della loro fede, che già du-
rante la preadolescenza aveva avuto
degli scossoni.
Gli anni della scuola media in fon-
do potrebbero essere un momento
molto favorevole per un'intensa vita
religiosa. È facile vedere nella propria
crescita una manifestazione del Dio
della vita. Se i ragazzi vanno in crisi è
perché c'è chi si interessa di loro.
Dove però c'è una parrocchia o un
oratorio in piena attività, i preadole-
scenti si inseriscono volentieri. Ora
però, durante l'adolescenza, si tratta
di decidere in forma personale che
fare della propri.a fede, perché si di-
venta cristiani maturi soltanto attra-
verso scelte personali. Da tempo più
nessuno li obbliga a pratiche religiose
o a credere. La fede però non può ri-
manere bambina. Tra un paio d'anni.
se questi adolescenti non avranno
trovato un fondamento nuovo alla
loro fede, entreranno nel numero dei
cristiani senza volto.
D'altra parte l'adolescente chiede
di incontrarsi con una religiosità che
non gli impedisca di crescere, di vi-
vere pienamcnle il suo presente, di
inserirsi nella società in modo attivo,
per darle un volto nuovo. L'adole-
scente rifiuta d'istinto una religiosità
disincarnata, staccata dalla vita.
Nasce di qui spesso un rifiuto vi-
scerale per la Chiesa, i preti, il mondo
della parrocchia. « Contestano tutto
- si lamentava un parroco -. dal
Papa all' ultimo sacerdote"· Sta di
fatto che questi atteggiamenti di
contestazione, uniti al clima della so-
cietà, indifferente al problema reli-
gioso e secolarizzato, fanno piombare
gli adolescenti in una crisi della quale
rischiano di non riuscire a liberarsi
per tutta la vita.
Uscire dalla paura. Gli adolescenti
a questo punto della loro esistenza
vita sono chiamati a costruirsi un
proget10 di vita concreto, a compiere
uno sforzo di maturazione senza
precedenti: uno sforzo che li segnerà
per sempre, dal momento che gli
adulti sono spesso ciò che sono stati a
sedici anni.
Di fronte a q_uesto compito c'è an-
che chi reagisce con il rifiuto: c'è chi
sceglie la droga, chi si dà alla violen-
za, al furto, chi fugge di casa alla ri-
cerca di mille espedienti per vivere.
Sentono li peso della loro crescita, Il disagio di
trovarsi addosso una pelle nuova.
Altri però a questa stessa età si so-
no fatti già un buon orientamento di
vita, vedono già più chiaro sul loro
futuro, e lavorano per reridere possi-
bili le proprie aspkazioni. Si sforzano
di conoscersi meglio, di accettarsi, di
valorizzarsi. Magari hanno trovato un
posto fisso in un gruppo, e Utrovano
lo spazio per partecipare alla costru-
zione della società e per sentirsi cor-
responsabili.
Si può veramente dire che a sedici
anni chi vuole vive il momento ma-
gico per « uscire dalla paura» propria
della crisi adolescenziale. Non man-
cheranno le difficoltà, ma saranno di
carattere diver$O, non più quelle così
inquietanli dell'adolescenza.
Umberto De Vanna
14 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981
BRASILE
I o e i sacerdoti che lavorano con
me, siamo contenti di come ope-
rano le nostre comunità di base».
Mons. D'Aversa lo dice soppesando le
parole, come fanno di solito gli uo-
mini investiti di responsabilità. « Era
da molto tempo - aggiunge - che si
parlava di introdurle neUa nostTa
diocesi, ma in diversi posti queste
comunità avevano suscitato qualche
perplessità. Perciò abbiamo preferito
attendere. Poi, nel 1977 abbiamo co-
minciato».
U vescovo ha fatto venire un grup-
po di sei laici qualificati dalla diocesi
di Caratinha (Minas Gerais), dove
queste comunità dette della buona
novella sono fiorenti e positive. « I sei
si sono fermati con noi un mese, e
hanno gettato le fondamenta per i
nostri primi 24 gruppi».
L'avvio è stato lento e la marcia
progressiva: «Nel 1978 abbiamo
svolto la fase preparatoria: nel '79 i
gruppi hanno cominciato a consoli-
darsi; il vero inizio delle attività si è
avuto nel 1980 ». La preparazione dei
responsabili è avvenuta attraverso
brevi corsi di cinque giorni, a cui
hanno preso parte quasi 200 persone.
E ora queste comunità della buona
novella, un'ottanLina sparse per la
diocesi, si riuniscono regolarmente.
U bisogno di acqua viva. I gruppi
comprendono da sei a ollo persone
(nou di più: l'esperienza dice che al-
trimenti non funzionano bene). In
ciascun gruppo c'è un leader e un
segretario che si rendono responsa-
bili. All'inizio dell'anno ricevono un
manuale che contiene orientamenti e
i testi da affrontare nelle riunioni di
tutto l'anno. Nella riunione settima-
nale - che si tiene in casa ora del-
)'uno ora dell'altro - leggono un te-
sto della Bibbia, per lo più dal Van-
gelo; poi cercano di approfondirl.o, e
di trarTe conclusioni per la loro vita.
Alla fine del mese i gruppi vicini ten-
gono una riunione tra loro detta ple-
nario; ogni tre mesi al pltmario par-
tecipano tutti i gruppi che è possibile
riunire nella zona. Si scambiano le
esperienze, si avanzano proposte di
carattere generale.
Mons. Aversa sottolinea lo spirito
di semplicità con cui si svolgono
queste riunioni: « È gente semplice
che trasmette la buona novella a
gente altrettanto semplice, e in modo
semplicissimo"· Eppure quanto c'è
da imparare da loro. Il vescovo ri-
corda una donna di 60 anni che dice-
va: "Quando ho sentito parlare della
sama1itana che andava ad attingere
l'acqua, mi sono ricordata che an-
ch'io da tanti anni vado tutti i giorni a
prendere acqua al fiume col mio sec-

2.5 Page 15

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UN ESPERIMENTO DI PASTORALE NELL'AMAZONAS
prelatura a Humaità e gliela affidava;
da quel giorno il lavoro si intensificò.
Mons. D'Aversa scommette Lungo il rio Madeira, nella parte
più vicina allo sbocco nel rio Amazo-
nas, si stava sviluppando il centro di
sulle comunità di base
Manicorè, e )j nel '62 i salesiani apri-
rono la seconda opera. Nel '70 giun-
gevano anche le FMA e riaprivano
Il loro nome esatto è « Comunità della Buona Novella» . E in una
diocesi enorme con appena 11 sacerdoti, cominciano a svolgere un
prezioso lavoro per l'animazione cristiana della popolazione
w1'antica scuola da tempo abbando-
nata (era accaduto che nel 1959 le
maestre non erano state retribuite, e
naturalmente se ne erano andate).
Poi a H umaità, sotto la spinta del
chio... ". E così le è stato facile appli- in piedi ancora oggi. Ma nel 1925 la vescovo, le nuove iniziative. Un sale-
care a se stessa il Vangelo: per lei il parrocchia era come abbandonata, e siano con due PMA e tre catechisti,
bisogno di un'acqua viva capace di fu affidata ai salesiani; primo parro- dcuero vita agli oratori volanti per i
dissetare per semp,·e, era esperienza co fu padre José Pena, un uruguyano piccoli centri attorno alla cittadina:
quotidiana».
spericolato , che tuttavia impiegò t:i-e vanno a fare catechismo, insegnano
«Nelle loro riunioni - aggiunge il anni per poter raggiungere la sua se- igiene ed economia domestica, spia-
vescovo - hanno espresso il deside- de. Da allora Humaità ha sempre nano tante difficoltà della vita quoti-
rio di avere sempre presente il sacer- avuto i suoi pastori, anzi è diventata diana. In anni più recenti a Humaità
dote, o la suora. Non perché monlino sede di prelatura e noi di diocesi. La si è tentato un corso sulla Bibbia che
in calledra, o per discutere con loro, crescita però è stata lema e solferia. non ha dato risultati entusiasmanti;
per sentirsi confermali nelle verità La lenta crescita. Dopo il suo arri- più Lardi un riuscito corso per prepa-
che scoprono. Perché non vogliono vo, padre Pena aprì a Humaità un rare catechisti.
essere gruppi indipendenti da noi, ma pronto soccorso, che nel '31 diventò
Torneremo come gli animali? Ln-
in accordo col sacerdote, col vescovo. dispensario e nel '35 piccolo ospedale. tanto lungo il rio Madeira, tra Hu-
lnsomma, con la Chiesa».
Ma durò poco: tre anni dopo un ma- maità e Manicorè, vennero aperte
Una venLaLa di spiritualità, grazie a gano sfasciav" tutto. E i figli di Don due nuove opere: la parrocchia Au-
queste comunità di base, entra così
nella lontana diocesi di HumaiLà.
Sparpagliali in 70.000. L'enorme
diocesi di mons. D'Aversa, vasta un
terzo d'Italia, raccoglie (ma sarebbe
più esatto usare il verbo sparpagliare)
appena 70.000 abitanti, e gli undici
sacerdoti del vescovo non sono certo
in grado di andarli a rrovare lutti. Se
sono cristiani - e lo sono - devono
per forza darsi da fare loro stessi, per
proteggere e nutrire la loro fede. E le
.. comunità di base sembrano un modo
originale e felice di « darsi da fare».
E questo spiega l'ottimismo dei sa-
cerdoti. Finora quelli che hanno la-
vorato nella zona avevano provato
soprattutto l'angoscia di non arrivare
a Lutti, l'ostacolo di quelle distanze
che le strade d'oggi riescono solo ad
I
I
Humaltà: la cattedrale di mons. D'Aversa, allacciata sul rio Madelra (che In quel punto misura un
accorciare un poco. Le parrocchle chilometro di larghezza).
nell'intera diocesi sono appena quat-
tro, e situate (per farsi un'idea) come Bosco ricostruirono l'ospedale (oggi xiliadora do Umapiara, e quella dj
se fossero una a Trieste, un'altra a vi lavorano le suore Marcclline).
Carapanatuba. La prima, aperta nel
Verona, la terza a Milano e la quarta a Nel 194J arrivarrono le FMA, e fu 1965, sorse in un punto dove non c'e-
Tmino. Questo oggi, ma immaginare una benedizione: aprirono l'internato ra neppure un abitante, ma era un
come andavano le cose agli inizi...
e la scuola elementare, fecero un po' posto strategico per chi viaggiava
La fede in quelle terre sperdute di oratorio, cominciarono le visite alle lungo il fiume; ora la gente è venuta. 1
l'avevano portata i missionari Gesuiti famiglie nelle zone vicine. AltTe due tre salesiani hanno la casetta e la
sulla fine del secolo 17°: c'erano al- iniziative a Humaità nel 1960: i sale- chiesa in legno con tetto di lamiera,
lora molti indios, e rari bianchi. Hu- siani aprirono un'altra scuola ele- hanno aperto la scuola elementare e
maità sul rio Madeira, l'attuale sede mentare dedicata a Don Bosco, e le l'ambulatorio. Manda avanti l'altra
vescovile, fu fondata (se si può dire FMA il « Club delle madri» intitolato parrocchia l'unico sacerdote non sa-
così) nel 1869 da alcuni coloni. C'era a Mamma Margherita, con macchine lesiano della diocesi.
da qualche altra parte ancora una da cucire, stufe a gas e altre cose La sua storia è per lo meno singo-
missione dei Gesuiti, che nel 1885 fu semplici di cui insegnare l'uso alle lare. Ncl 1934 era mono a Manicorè
promossa a parrocchia. E visto che il donne e ragazze a ttraverso corsi di un sacerdote che vi aveva lavorato
piccolo centro di Humai.tà andava taglio, cucito e cucina.
per 25 anni. Era stato un o ttimo pa-
prendendo consistenza, tre anni dopo Fino ad allora l'impegno salesiano store, amato dalla gente. Alla sua
la parrocchia vi fu trasferita. Poco era stato blando e si era fermato lì; scomparsa la gente si disse sbigottita:
dopo fu costruita una bella chiesetta, ma nel '6J la Santa Sede creava la « Ora noi torneremo a vivere come gli
15 BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981

2.6 Page 16

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animali, perché non abbiamo più il
sacerdote». Ma una giovane maure in
attesa di una nuova creatura saltò su
a dire: « Se il Signore mi concede un
figlio maschio e lo chiede per
perché diventi sacerdote, io sono
molto contenta di fargliene dono».
Quel bambino è ora padre Ferreiro
Lobato, parroco di Carapanaluba, e
la sua storia l'ha udita mons. D'Aver-
sa proprio dalle labbra di quella
mamma generosa.
Le mille difficoltà. Padre Luigi
Venzon, che fu vicario della prelatura
e è scomparso due anni fa, riassume-
va così gli ostacoli dél lavoro aposto-
lico.
Difficoltà dalla n·atura, anzitutto.
Qui l'umidità è dilagante, a volte rag-
giunge il I00 per 100. e sfibra chi non
è abituato. Ci sono poi le malattie
endemiche: malaria, ameba, la dis-
sen1e1;a che si accanisce contTo i
bambini. E le inondazioni del rio
Madeira. Qualche volta il suo livello si
abbassa, e allora lascia apparire sul
fondo le sue lucenti pietre nere (Hu-
maiLà significa appunto a pietre ne-
re»); ma quando gonfia di acque e
cresce anche di 15 metri oltre il livel-
lo, allora allaga lutto e sono guai.
Difficoltà vengono anche dagli
animali. I serpenli anaconda, enormi.
E nel fiume i pesci Piraiba, lunghi
anche tre metri, pericolosissimi.
Altre difficoltà poi sono create dal-
le distanze. e finQ a non molti anni fa
dalla mancanza di strade. L'unica via
di comunicazione era il fiume. Per
scendere a Manaus, la capitale dello
stato, occorrevano quattro giorni di
navigazione con la corrente favore-
vole, e per tornare indietro da otto a
dieci di navigazione contro corrente.
Ora a Humaità sono giunte le stra-
de, ma la diocesi ha ancora sei barche
di 9-12 met..ri di lunghezza. per le
normali visite apostoliche. « fn cia-
scuna delle quattro parrocchie -
spiega mons. D'Aversa - c'è sempre
un sacerdote fisso e un altro che
chiamiamo itinerante. È lui che salta
sulle barche e va a visitare i piccoli
centri lungo i fiumi, entra nelle sin-
gole case».
Ha raccontalo padre Venzon: « li
sacerdote itinerante arriva con l'alta-
rino portatile e tulto il necessario,
sceglie una casa che gli pare adatta,
avvisa i vicini se ce ne sono, e si fer-
ma a celebrare l' EucariSLia. È pure
l'occasione delle confessioni, dei bat-
tesimi, dei matrimoni da regolarizza-
re ecc. Messa a posto ogni cosa, l'in-
domani riparte con la sua barca in
cerca di altre case adatte... Il Dio del
sacerdote itinerante è ancora il Dio
dell'Esodo, del deserto degli antichi
ebrei, che andava di tenda in tenda,
ramingo come il suo popolo».
L'ENORME DIOCESI
DI DOM MIGUEL D'AVERSA
La diocesi di Humaltà si trova nel
cuore dello stato Amazonas (Brasi-
le); è vasta 93.600 kmq, ma conta
appena 70.000 abitanti.
La popolazione è formata in mas-
sima parte da coloni bianchi; esiste
una minoranza di Caboclos - di-
scendenti degli indios - antichi
abitanti della zona (tribù dei Parln-
tintins, Boca Larga, Waicàs).
Il territorio nel 1961 è stato costi-
tuito in Prelatura Nullius, e nel '79
elevato a diocesi. Le sue quattro
parrocchie sono affidate a dieci sa-
cerdoti salesiani e uno diocesano. Vi
lavorano tre comunità di suore, di
cui due delle FMA.
Il vescovo Dom Miguel D'Aversa è
nato a Benevento 66 anni fa. Nel '35,
mentre i suoi coetanei partivano per
la conquista dell'Abissinia, egli an-
dava novizio salesiano in Brasile;
dieci anni dopo era sacerdote. Fu
direttore di varie opere salesiane,
maestro dei novizi, Ispettore. Nel
1962 venne consacrato vescovo, e
chiamato a succedere al primo ve-
scovo della prelatura, mons. José
Domitrovitsch, anch'egli salesiano,
che era morto dopo neppure un an-
no di lavoro.
Humaltà, la sede vescovile, conta
25.000 abitanti e è in piena espan-
sione. Il resto della popolazione è
disseminato lungo le rive del rio
Madeira e dei suoi affluenti. Questo
fiume. che attraversa tutta la dioce-
si, solo In questo tratto misura 660
km di lunghezza (qualcosa In più
dell'intero Po), ed è a ·sua volta af-
fluente del rio Amazonas.
Le comunità aumentano. Ora dun-
que sono arrivate le strade. La Tran-
samazonica passa per Humaità, pri-
ma di giungere a Porto Velho e an-
dare poi a lambire la Bolivia e il Perù.
Risultato: a Manaus ora si arriva in
una giornata. Altre due strade for-
mano un incrocio di cui Humailà è_ al
centro, finalmente collegata al resto
del mondo. L'Advcniat ha donato alla
diocesi uoa solida auto, e un itine-
rante la usa al posto della barca.
16 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981
Con le strade è arrivata la gente: il
governo distribuisce le terre ai coloni.
e lo stesso centro di Humaità è pas-
sato in vent'anni da 1.300 abitanti a
25.000. Sorgono quindi nuovi proble-
mi. c'è tanta gioventù a cui badare, i
mass media diffondono una menta-
lità consum1st1ca. Alla religiosità
semplice e forse superficiale di ieri,
c'è ora il rischio che succeda l'irreli-
giosità. Mons, D'Aversa r,-onteggia la
situa7Jone, Lra l'altro. con queste co-
1111mità di base che perseguono un
fecondo approfondimento della fede.
Alcuni dei gruppi fondati all'inizio si
sono sciolti (anche a causa della mo-
bilità delle persone). Ma altre comu-
nità, cresciute di partecipanti. si sono
scisse in due. Tra i coloni nuovi ve-
nuti c'è di tutto, com naturale, ma
in genere sono di cultura superiore e
molti sono cristiani maturi, pronti a
inserirsi nelle comunità.
Negli anni scorsi erano state co-
struite nei vari punti della diocesi una
settanlina di cappelle, alcune in le-
gno, altre già in mattone, e ora esse
stanno diventando la sede naturale
delle comunità di base.
Se continuiamo a lavorare. Mons.
D'Aversa ha pure costruito un piccolo
centro per la preparazione dei re-
sponsabili. Sorge sulla Transamazo-
nica al km. 12, e «km 12» è anche il
suo nome. U vescovo ci tiene a questo
nome, che evoca qualcosa d'altro (e
lui Io ricorda in ogni occasione): il
meridiano numero 12, quello che
passa per Roma, e ricorda il Papa
Ormai il nome è entrato nel linguag-
gio comune: si dice « Vado al 12 » e
lutti sanno cosa vuol dire.
11 piccolo centro comprende 4 pa-
diglioni molto semplici, con un mini-
mo di attrezzature per consentire di
viverci. Serve a tante cose (c'è anche
un bel campo di calcio, e i futuri Pelè
ci vanno volentieri), ma serve soprat-
tullo a raccogliere e preparare gli
uomini delle comunità di base.
Il loro impegno ba subito u·ovato
un campo di attività naturale nella
liturgia: essi organizzano tutto, ren-
dendo meno pesante il compito del
sacerdote. Quando giunge Natale -
che è non al freddo e al gelo ma al
caldo e alla pioggia - sono loro che
guidano le funzioni della novena e
preparano la gente. Così nel mese
delle missioni, e in tante altre circo-
stanze della vita cristiana.
Mons. D'Aversa ha fiducia nel fu.
turo. Ha designato un salesiano, pa-
dre Sebastiào Carvalho, a occuparsi
delle comunità della buona 1101•e/la, e
dice: « È necessario perseverare; se
noi continuiamo a lavorare con l'im-
pegno di oggi, potremo ottenere
buoni risultati in mezzo a questa no-
stra brava gente».

2.7 Page 17

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ITALIA* RAGAZZI D' OGGI
Una primavera
chiamata Paola
« Ciao mondo, ciao gente, ciao a tutti!» Storia di una ragazza felice-
mente inserita nella sua famiglia, che voleva avvolgere tutti in un
caldo clima di amicizia, e voleva diventare architetto come i genitori
per rendersi utile agli altri
L a stanzetta è rimasta come l'ha
lasciata, lassù all'undicesimo
piano di un edificio che si
specchia sul golfo di Taranto. li ca-
lendario a cubi è bloccato sulla data
28 giugno 1978, giorno in cui morì.
dentro sono ancora tutte le sue cose,
papà Claudio e mamma Lucia non
hanno il coraggio di spostarle.
Alle pareti quadri e posters, e il
pallone della pallavolo. Poi una nu-
trita biblioteca con Libri d'arte, ro-
manzi, albi di Topolino, la rivista
« Mondo Erre». Accanto al teno due
libri: uno di poesie, e l'altro una vita
di Don Bosco. « Leggeva a sera qual-
che brano, prima di addormentarsi -
spiega il babbo -. Don Bosco era
l'amico di Paola, la sua fiaccola». In
un angolo a terra, appoggiata aJ mu-
ro, una chitarra con una corda rotta.
Sul tavolino il giradischi, il registra-
tore. Nel cassetto il diario, cominciato
a nove anni.
La stan:Letta dà sulla terrazza del-
l'attico; Paola si affacciava, allargava
le braccia quasi a contenere l'oriz-
zonte, e di lassù gtidava: « Ciao mon-
do! Ciao gente! Ciao a tutt.i! » Qual-
cuno dal basso guardava in su, non
capiva, ma rispondeva col sorriso.
Era il dialogo vivente. « Mancava
un mese alla nascita di Paola - rac-
conta mamma Lucia - quando mi
giunse la nomina per im,egnare in un
istituto tecnico. Ed ceco l'allemativa:
o l'insegnamento, o la cw·a della
creaturina che portavo in grembo.
Furono giorni di vera agitazione:
quale strada scegliere? Rinunciai a
tutto, ma non alla gioia che man ma-
no mi donava quella creaturina. La
mia missione fu Paola, e la mia dedi-
zione a lei fu totale».
« Quando cominciò la scuola ele-
mentare - continua la mamma -
cominciai anch'io a studiare tutto da
capo, perché ero oltre che la sua
mamma anche la sua compagna pre-
fedta, con cui gradiva fare i compiti».
Un giorno Paola, ricca di questa in-
tensa esperic1na, scriverà in un com-
ponimento: « lo credo che sia dove1·e
dei figli [ar evolvere i geniLOri insieme
a loro, facendoli partecipare per
-
Paola Adamo, Oglia degli architetti e
Cooperatori salesiani Lucia e Claudio
Adamo, era nata a Napoli il 24.10.1963, e
vissuta a Taranto nella parrocchia di san
Giovanni Bosco. Frequentava Il liceo ar-
tistico quando un'epatite vlrale in tre
giorni stroncò la sua forte fibra: mori Il
28.6.1978, a 14 anni e 8 mesi.
quanto possibile ai loro studi, al loro
avanzamento».
Ora che Paola non è più, papà e
mamma hanno scritto un picco1o li-
bro intitolato Dialoghi con Paola. Lo
hanno potuto fare perché - spiega il
babbo - « Paola era un dialogo vi-
vente. Un dialogo continuo, sereno,
impegnato, che si esprimeva in mille
maniere. Con le parole, in. lunghi e
luminosi sorrisi, in salti di gioia, nel
rincorrersi tra i viali, nel fare la lotta
con me, nel fare le poesie... ». Il dia-
logo era possibile perché Paola pro-
vava un'ammirazione sconfinata per
papà Claudio e una tenerezza senza
limiti per mamma Lucia.
« A volte - dice la mamma - i
nostri dialoghi erano fatti di soli
sguardi. Lei afferrava ogni sfumatura
del mio viso, e capiva quando ero
pienamente soddisfalla di Jei o
quando qualcosa mi aveva amareg-
giato. La chiamavo allegramente "la
mia Lingara'' perché mi inseguiva per
tutta la casa. "Mamma, cosa devi fare
oggi?" "Devo stirare". Poco dopo ar-
rivava carica come un somaro strin-
gendo la sua chitarra con la mano,
sotto il braccio i libri di musica, nel-
l'altra mano il leggio e sotto l'altro
braccio il poggiapiedi. Sistemava tut-
to, e mentre io stiravo lei suonava. A
fine di ogni esecuzione voleva sapere
il mio giudizio». Quanto a Paola, ha
riferito: « Mamma diceva che per me
non ha mai fatto sacrifici, ma soli atti
di amore».
E papà Claudio? « Si specchiava in
suo padre, fidava in lui, leggeva in lui,
amava tutto e tutti in lui». « Sempre
più assomigliava a Claudio - dice la
mamma - sia nei tratli somatici che
nel carattere fiero, volitivo, generoso,
affettuoso, espansivo. E io ero lì,
contenta e orgogliosa di lei».
« Era capace di farci trovare,
quando andavamo a dormire, dei bi-
glietti: sul tappeto, ILmgo il c01Tidoio,
sotto il cuscino, sul comodino, altac-
cati alla porla con l'adesivo. Per
esempio? ''Papà, Li ringrazio perché
mi hai dato una bella mamma,
perché mi hai dato questa mamma".
'' Mamma, sei bella, vorrei essere co-
me te"».
Si coslruiva con serietà. Dice papà
Claudio: « Cresceva e si costruiva con
serietà, studiando e ricercando sem-
pre, anche nelle ore di svago, nei
momenti liberi, nelle giornate di va-
canza, senza mai perdere in genuità e
allegria. Osservava tutto e tutti criti-
camente, cercando di cogliere il più
possibile per la formazione del suo io,
attraverso una costruzione verificata.
Voleva essere migliore, cristianamen-
te migliore».
Scrisse in un componimento: « Non
avendo ancora la capacità di critica,
data la mia giovane età, non sono in
grado di analizzarmi e di stabilire i
miei pregi, i miei difetti. Altrimenti
li avrei già corretti"· [n un altro
componimento: « La sera, prima di
addormentarmi, faccio il bilancio
della giornata». E mamma Lucia
conferma: « Faceva passare momen-
to per momento la sua giornata, ana-
lizzava azioni, parole sentimenti. E
chiedeva perdono al Signore se la
coscienza un poco la rimordeva».
Ricorda Giuliana, una compagna di
scuola, la sua più gi·ande amica: « Era
forte e fiera di carattere, buona di
cuore, pronta a schierarsi a favore di
chi avesse bisogno. Fin da piccola nel
suo cuore vennero messi i poveri, gli
afflitti. Ricordo i suoi scontri con una
compagna di scuola volgare e be-
stemmiatrice, i suoi scontri perfino
violenti con la maestra che protegge-
va quell'alunna... » « La nostra Paola
- dice il babbo - aveva capito che la
vita è lotta, sacrificio, moralità, rigo-
17 BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981

2.8 Page 18

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re, impegno continuo».
Le prime cose segrete. Paola era
piena di interessi. Amava la pittura, la
scultura, la musica, la filetelia, i mi-
nerali, perfino le conchiglie di cui si
era faua una ricca collezione. Amava
tullo e tutti.
Mamma Lucia le fece frequentare
danza classica: « Durante gli esercizi
mi guardava con i suoi occhi grandi, e
capiva dal mio volto se andava bene
o male». Ma dopo tre anni smise di
fare danza perché « avevo capito che
tuuo quello che facevo non mj diceva
più nulla». La mamma la iniziò anche
al nuoto, ma poi... « Ho smesso, anche
se con grande dispiacere della mam-
ma. Il nuoto non era consono al mio
carattere. Amavo la compagnia, l'al-
legria, mi sembrava da folli nuotare
su e giù in una vasca per ore e ore,
senza vedere in faccia nessuno, poi
correre alla doccia, vestirsi veloce-
mente e andare via senza avere il
tempo di scambiare una parola con le
compagne». Un giorno troverà lo
sport che fa per lei: la pallavolo, do-
ve... si gioca in gruppo.
A nove anni il diario. Nella prima
pagina in data 19 dicembre 1972 si
legge: « Mi sono decisa a scrivere le
prime cose segrete, di cui babbo e
mamma solo possono sapere». È un
grosso quaderno rilegato in stoffa
variopinta, e chiuso con un piccolo
lucchetto. Dice mamma Lucia:
«Tante cose meravigliose la nostra
bambina vi ha chiuso dentro... Una
frase. una massima, colpisce e fa
pensare: "Se credi in Dio, ha iJ mon-
do in pugno"».
Non l'abbiamo capita. « Paola -
dice il suo primo parroco don Schia-
varelli - sentiva la gioia dell'amici-
zia, dello stare insieme, la gioia della
comunicazione delle idee e dei fatti.
Perciò soffriva quando non la capi-
vano. non dialogavano, quando die-
tro un'amicizia solo apparente c'era
l'interesse». « Di fatto - aggiunge
mond. Traversa, il vicario episcopale
di Taranto che la conosceva bene -
non sempre Paola è riuscita in quel
dialogo che voleva instaurare con
ogni suo simile•· Testimone di queste
sue difficoltà è Angela, una delle
compagne di scuola: «Non sono mai
stata vicina a Paola, non sono mai
stata aperta con lei: è stata solo lei a
essere aperta con me, mi ha sempre
parlato con espansione e chiarezza».
Gli ostacoli che Paola incontrava
nell'amicizia possono sembrare a
prima vista paradossali. Un primo
ostacolo era già « la sua saggezza
precoce, che - ha notato mons. Tra-
versa - tante volte si scontrava con
la superficiliatà degli altri•· Al saba•
to, per esempio, invitava sempre
qualche compagna a casa sua:
18 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981
«Vengono - ha descritto in un com-
ponimento-, io le accetto con tanto
entusiasmo pronta a giocare, a sfrut-
tare al massimo tutto il tempo a no-
stra disposizione, pronta a correre,
ridere, scatenanni. Invece loro, ap-
pena arrivano, si inchiodano davanti
al televisore, e a nulla valgono i miei
sforzi per invogliarle a fare qualco-
sa... Quando a sera, prima di addor-
rnentanni, faccio il bilancio della
giornata, mi rimane tanta amarezza
per le ore libere che sono sfuggite
così stupidamente... ».
Un ostacolo è perfino la ricchezza
di sentimenti e interiorità della sua
famiglia: lo hanno testimoniato le sue
stesse compagne. Torna: « Paola vi-
veva in un ambiente familiare stu-
pendo, tutti i suoi problemi li risolve-
va nell'ambito della sua famiglia. E
lei voleva trasportare questo am-
biente nella scuola. Ma noi non l'ab-
biamo capita, non abbiamo accettato
questo suo modo di fare». Brunella:
« Paola ha trovato nella famiglia
molto affetto, e ha creduto di potei·
trovare in classe uguale affetto e
comprensione. Invece ha trovato
compagne più grandi di lei, che
l'hanno molto ostacolata». Angela:
« Avere il dialogo con i genitori, a me
sembrava impossibile... Mi sembrava
impossibile che un padre potesse dire
parole dolci... lo però penso che noi
sì, l'abbiamo capita, ma che nessuna
ha avuto il coraggio di vivere quella
realtà che per lei era naturale».
Da sola contro tutti, con noi. AltTO
ostacolo era la sua fermezza mo.raie,
Non sapeva scendere a compromessi.
« Un giorno - ba raccontalo papà
Claudio - si trovava a scuola: era
alla lavagna e in attesa della profes-
soressa tracciava dei disegni. Una
compagna lancia una volgarità. Paola
con calma le si avvicina e le caccia in
bocca il cancellino imbrattando di
gesso la faccia della ragazza. Quella
reagisce con altre volgarità più pe-
santi, e Paola ripete imperterrita il
gesto. Ancora una volta, e cosi per
ben tre volte. "Ma sei una pazza!"
urla la compagna. "E continuerò a
esserlo finché tu no la smeui di dire
delle volgarità"».
Ormai le compagne la conosceva-
no: « Spesso entrava in scuola mentre
i loro discorsi scivolavano sul cattivo
gusto: "Smettetela - avvertiva una
di loro - arriva Paola Adamo. At-
tente che si offende"».
In un'altra storia c'è tutta la sua
fermezza. La racconta la compagna
Giuliana. « Quando io e mia sorella
Emilia entrammo nella scuola media,
eravamo talmente timide che fummo
scambiate per subnormali. Venimmo
guardate con ironia e disprezzo. Una
professoressa frazionò la classe in
gruppi formati secondo presunti me-
riti intellettivi, fino a lasciare noi due
ultime, sole ed emarginate. Paola, che
era nel gruppo delle migliori, era ad-
dolorata e afflitta per quanto avveni-
va. Senza paura lasciò il suo gruppo,
e si schierò, da sola contro tutti, con
noi. Formammo un terzetto che durò
fino alla terza media».
Il concorso del francoboUo. Tonia,
compagna di scuola: « Ci conosceva-
mo dalla prima media. Aveva due
anni meno di me, era troppo matura
per la sua età. Finite le medie deci-
demmo di andare nella stessa scuola,
al liceo artistico. L'in,patto per lei fu
duro: nella nostra classe c'erano ra-
gazze anche di 17-18 anni, e lei non ne
aveva ancora 13; quel primo anno fu
quasi un disastro. Ma nel secondo ci
fu un cambiamento: divenne amica
di tutte, partecipava ai discorsi, era
aperta, allegra, spiritosa».
E giungeva a entusiasmarsi per
Taranto, la chiesa parrocchlale Don Bosco,
costruita dagli architetti Adamo. A destra
un'altra Immagine di Paola.
tulle le materie scolastiche. « Era là
nel primo banco - ricorda il suo in-
segnante di storia - con un cumulo
di appunti, sempre pronta all'inter-
vento, garbata, sorridente, libera nei
suoi pensieri e nel suo cuore. Era
precoce, semplice e chiara, cristallina
e amabile nel porgere... ».
Nel '75 partecipò alla gara indetta
dal Ministero delle Poste per la
« giornata del francobollo», e il suo
componimento - quasi una fiaba in
cui un francobollo da 25 racconta la
sua storia - vinse il primo premio
per la provincia di Taranto. « Che fe-
sta quando vinse iJ concorso! - ri-
corda l'arnica Giuliana con la sorella
- - Abbiamo avuto tutte e tre il nostro
momento di gloria, e eravamo fiere di
Paola». Quanto a lei, trasse le sue

2.9 Page 19

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sconcertantj conclusioni: « QuelJa
vittoria fu la vittoria su me stessa. Mi
resi conto allora che nella vita tutto è
possibile se si è, perseveranti, e che
per tutti viene il momento della gioia
e del riscatto che fa dimenticare le
amarezze... "·
Credeva nell'architettura. Nei
componimenti Paola infondeva la sua
sorprendente maturità di giudizio,
sugli argomenti più vari. A 13 anni
scriveva sui giovani la sua esperienza
personale: « L'unico modo per ovvia-
re ai problemi dei giovani d'oggi, è il
dialogo tra genitori e figli». E altrove:
« Non sono le privazioni che creano i
problemi, ma l'agiatezza». Sulla mo-
da giovanile: « L'uomo dovrebbe,
nella scelta dei capi di abbigliamento,
poterli trasformare personalizzando-
li. Ciò eviterebbe così, senza nulla to-
gliere agli interessi delle grandi indu-
strie, la gran pena di scoprirci tutti
uguali... » Sulla fantasia: « Che grande
alleata! Guai però a trasformarla in
abitudine: si finisce per estraniarsi al
mondo reale, andando incontro a
grandi delusioni».
Dell'architettura, una delle materie
che più la entfaiasmavano, scrisse:
Questa pro[esione è per me il mi-
glior modo di esprimermi. Essa non è
fine a se stessa come tante manife-
stazioni artistiche, ma è strettamente
legata alle necessità dell'uomo, unico
perno intorno al quale credo debbano
ruotare i sentimenti e gli sforzi del-
l'artista». C'è in queste righe tutto
l'insegnamento paterno. E c'è il ger-
me della sua vocazione.
Di fatto si era buttata nello studio
con tenacia: sono rimasti in una
grande cartella i suoi primi disegni,
gli studi, ripetuti, perfezionati, limati
fino all'esasperazione, fino a rasenta-
re la pignoleria.
Nipotina di san Paolo. li suo in-
contro con la fede è stato limido. Alla
domanda « È stato lei ha preparare
Paola alla prima comunione?», il suo
primo parroco ha risposto: « No, no...
Con Claudio e Lucia catechisti nati,
sarebbe stato un usurpare il loro
ruolo». E aggiunge: « Quella di Paola
è stata una crescita spirituale, un
crunrnino di fede, del tutto normale.
Gesù diventò il depositario dei suoi
segreti, dei suoi problemi, che si ri-
solvevano nella luce di Dio. Claudio e
Lucia erano al centro di questa luce».
Tra le poesie di Paola tredicenne
c'è anche questa preghiera: « Penso a
come sarei/ senza di te, Gesù,/ senza
di te che mi infondi/ pace, sicurezi.a,
amore./ Ma poi guardo i tuoi occhi/ e
si perdono i pensieri/ nell'amore del
tuo caldo abbraccio,/ Gesù ».
La famiglia Adamo frequentava la
moderna chiesa parrocchiale del Don
Bosco, che Claudio e Lucia da bravi
architetti avevano costruito. Dopo la
messa tutti e u·e avevano l'abitudine
di raggiungere il celebrante in sacre-
stia e scambiare qualche idea con lui.
« Si commentava la pal·ola di Dio, si
chiarivano dubbi emersi nell'ascolto
dell'omelia. Paola voleva leggere
dentro a ogni frase del sacerdote, vo-
leva capire».
La scena più bella avveniva duran-
te la messa. J tre erano abitualmente
nel primo banco, Paola in mezzo.
« Pochi attimi prima della consacra-
zione lei guardava alternativamente i
genitori, e sorridendo Li traeva a sé;
poi tenendo le loro braccia serrate
quasi li costringeva a un intrecciarsi
di mani e di braccia, in forma di croce
sul suo petto. Poi pregava in una to-
tale fusione fisica e spirituale, fino al
termine della consacrazione».
« Paola è stata qualcosa di impor-
tante nella mia carriera di insegnante
cLi religione - ammette la sua pro-
fessoressa -. Mi colpì l'acutezza del
suo pensiero quando mi rivolse tre-
pidante una domanda sulla iisurre-
zione finale. Le lessi un brano di san
Paolo, che apprezzò molto; e da al-
lora cominciò la sua ammirazione per
lui». Papà Claudio dovette compe-
rarle le « Lettere di san Paolo», un li-
bro che per le sue tematiche esorbita
dalla psicologia del preadolescente,
ma che invece era congeniale a lei.
« Pare una nipotina di san Paolo»,
qualcuno osservò.
Abbiamo perduto. Giugno 1978, ul-
timi giorni di scuola. Paola sta male,
chiede alla mamma il permesso di ri-
manere a casa. Del resto è già stata
inte1Togata in tutte 'le materie. A papà
quel malessere sembra un pretesto,
dice che la figlia di due insegnanti
deve dare il buon esempio, e Paola -
intimamente fe1ita per non essere
stata creduta dal suo papà - piange
ma va a scuola. Un'ultima prova di
matematica, andata benissimo, e tor-
na contenta. Dice papà Claudio: « Mi
ringraziò per averle fatto compiere
quel passo, ma adesso ho un tor-
mento che non riesco a cancellare.
Paola già moriva, e io non le ho cre-
duto».
« L'ultimo giorno della sua perma-
nenza in casa - ricorda mamma
Lucia - anche se gravemente mala-
ta, senza che le dicessi nulla si fece
portare la chitarra e stando distesa
sul letto suonò per me i più bei pezzi
che conosceva. Poi disse: "Da oggi in
poi la chitarra sarà la compagna della
mia vita, e suonerò sempre e solo per
te". Mi porse la chitarra, era sfinita».
La portarono d'urgenza all'ospeda-
le di Napoli. « Papà, perché siamo a
Napoli? Papà, cosa ho di grave? Papà,
quando guarirò? Ma guarirò? Papà,
aiutami! » « Scioccherellina - le di-
ceva il babbo -. Vedrai, tra poco ti
leverai, e faremo la lotta». Con l'an-
goscia in cuore Claudio cercò dj ani-
marla: « Coraggio, Paola vinceremo».
Ma lei a un tratto, consapevole: « No,
papà Abbiamo perduto».
Come la quercia caduta. A prin1a
vista Paola appariva come nulla di
eccezionale: una ragazza d'oggi, cari-
ca di tensioni, angolazioni luminose e
buie, risentimenti, difetti, attriti,
slanci di bontà e donazione, contro-
sensi. Poi l'hanno riconsiderata in
prospettiva. « Quando penso a Paola
- dice ora la sua amica Tonia - mi
viene in mente la poesia La quercia
caduta. Lei sembrava inutile come la
quercia, di cui la gente si accorse solo
quando non c'era più: era venuta
meno l'ombra, gli uccelli erravano
senza nido... Cosl noi solo oggi ci ac-
corgiamo del valore di Paola, che co-
sa rappresentava per noi. Ieri ogni
suo gesto ci sembrava banale, oggi ci
appare molto importante. E ci la
meditare».
Paola è come se fosse ancora viva,
nella sua stanzetta dove tuttO at-
tende il suo ritorno. Da un momento
all'altro sembra si possa affacciare al
terrazzo per gridare ancora « Ciao
mondo, ciao gente, ciao a tutti». Oggi
tra Claudio e Lucia c'è quasi uno
spazio, come in chiesa durante la
messa: un vuoto a misura di Paola.
Il suo tempo è stato breve: 14 anni
e 8 mesi, ma non inutile. Quel che
conta non è la lunghezza dclJa strada
percorsa ma come la si percorre, co-
me si arriva al traguardo, quanta luce
si lascia dietro di sé.
Condensaw da Franco Solarino:
« Una primavera chiamata Paola».
Ed. LDC /981, pag. 40
19 BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981

2.10 Page 20

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INDIA
A Vyasarpadi
e" sempre
anno dell'
handicappato
Ecco immagini e volti dal « Centro
di assistenza sociale » fondato nel
1964 da padre Mantovani nella pe-
riferia di Madras, e dedicato alle
Beatitudini evangeliche perché si
praticano tutte
L 'anno dell'handicappato, promul-
gato dall'ONU per il 1981, a Vya-
sarpadi è cominciato si può dire
nel L964, quando padre Orfeo Manto-
vani prese a occuparsi dei più derelitti
di quell'immensa città. E a Dio piacen-
do, chissà quando finirà.
li • Centro di assistenza sociale»
padre Mantovani è dedicato alle Beati-
tudini perché si coniugano e si decli-
nano tutte. A padre Orfeo, italiano, è
succeduto un olandese, padre Schlooz,
che tanti lettori del BS ricorderanno. E
da un anno la fiaccola è passata nelle
mani di un indiano, padre [ttyachen
Manjil, 59 anni. Sulle sue spalle il peso
di tante miserie e provvidenziali opere
di bene. QuaU? Eccole.
Centro Giovanile. Organizza 600 ra-
gazzi e ragazze della zona, maturando i
migliori a lle responsabilità di leaders.
Orfanotrofio. Ospita un centinaio di
ragazzi, in gran parte figli sani di geni-
tori lebbrosi. A scuola imparano un
mestiere e si preparano all'inserimento zione del cuoio, confezione giocattoli.
nella società. Le FMA ne hanno cura. Assistenza della mamma e del bambi-
Il giardino di Papn Giova1111i. È il vil- no. Con l'aiuto di un gruppo di volon-
laggio dei lebbrosi, ne raccoglie tarie ben preparate, si fa visita a 2.000
quasi 400 tra uomini e donne. i leb- famiglie insegnando le nom1e delngie-
brosi sono curati, e riabilitati mediante ne, la cura della casa e dei bambini.
lavori semplici che resliLuiscono loro la Parrocchia delle Beatitudini. È dedi-
digniLà di persona auLosufficiente: tes- cata alla Madonna Consolata, e com-
sono, mandano avanLi i telai, fabbrica- prende 500 famiglie cattoliche. Era cre-
no candele, confezionano indumenti. sciuta troppo, e nel 1978 è stata divisa in
Se«ione auwmeccanica. Ragazzi e quattro: una parte è restata ai salesiani,
padri di famiglia, sani, impara110 a ri- e il resto forma altre tre parrocchie.
parare le auto, a Lencrle in ordine. Cucina Mamma Marghe1·ita. Provvede
anche a guidarle.
ai pasti dei poveri, con una media di
Sezione artigianato. Dà lavoro a 500 e 5000 al giorno. Si distribuiscono inoltre
più ragazze e donne, in maggioranza 2000 tazze di latte ogni giorno.
rimpatriale dalla Birmania, in attesa di Dispensario medico. Sono centinaia i
una sistemazione migliore. Comprende poveri che vi a.ccorrono per visite me-
vari laboratori: taglio e cucito, ricamo, diche e medicine (distribuite gratis).
p izzi, lavori in fibra e cocco...
La casa degli abbandonati. Sono una
Sezione per handicappati. Anche qui novantina. uomini e donne, malari o
numerosi laboratori: falegnameria, non più in grado di badare a se stessi.
meccanica, lavorazione del Ierro, sta- riuuLi della società, ma U accolti con
gnatura, installazioni elellriche, lavora- carità cristiana.
f!!-
x - i ~ ~' I
,,... ~ - -
i
\\
Padre Orfeo Mantovani, fondatore dell'ope- Padre Francls Schlooz, suo successore, si Padre Manjll, indiano, il nuovo coraggioso
ra, con due creaturine raccolte per strada.
fa piccolo con I plccollnl dell'asilo.
direttore dell'opera delle Beatitudini.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Qui tutti si rendono utili, come possono, O senza occhi. Chi ha mal detto che siano Qui anche si muore. Gente raccolta sul
anche se si trovano senza gambe.
necessari, se i lavori li fanno le mani?
marciapiedi, abbandonata da tutti.
,I
.
I
~
-
...... 1
?~ à.}~~
~
-
Ragazze rimpatriate dalla Birmania, che non avrebbero saputo do-
ve andare. Imparano un mestiere, si preparano un avvenire.
Ragazzi handicappati, Imparano a riparare le biciclette così diffuse nel
paese. Altri handicappati imparano a riparare anche le automoblll.
/
/
,
1• .!
.;
. J;
r•f I
L' ultimo ospite Illustre: dall'Olanda è arrivato In visita Il principe Claus, curioso di E in onore dell'ospite la danza Bharatanatyaml,
esaminare il contenuto delle pentole, che sono uno del grossi problemi di Vyasarpadi. perché c'è anche tanta allegria a Vyasarpadi.

3.2 Page 22

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FRANCIA
A un certo punto della Salita di
Choulans, nella verde peri/feria
di Lyon,ci si imbatte in una cu-
riosa villa dal bel taglio architettonico,
quasi so//ocata tra gli alberi: è la sede
dell'lnslitw Saint Laurent, la « Scuola
per educatrici dell'infanzia» dove
soeur Gabrielle educa gli educatori.
Già il suo modo di presentarsi - o
semplicemente di essere - è una le-
zione di pedagogia: un bel viso roton-
do, sorridente e sprizzante cornunica-
1iva, una grossa croce pendente dal
collo che dice subito il senso del suo
lavoro, e le sue mani pratiche e sicure
sempre inteme a fare qualcosa. Sì, la
scuola per educatrici si trova senz 'al-
tro in «buone nu111i».
Questo istitu to - spiega - ha lo
scopo di assicurare la formazione
pedagogica e il perfezionamento dei
futuri lavoratori in campo sociale».
Q11es1i lavoratori, come li definisce,
polivalenti e specializzati, apparten-
gono a due caregorie e vengono pre-
parali in due tipi di corsi diversi: sono i
sorveglianti educatori e gli animatori
sociali. La terminologia al maschile è
d'obbligo, perché anche se la maggio-
ranza è formata da allieve, la scuola è
misia e gli allievi non ma11cano.
Frequenta sopra/lutto gente giova-
11e, in cerca di una prima qualifica-
zione, i,1 vista di 1111 impiego wile nella
società.
I sorveglianti educatori. Chi è il
sorvegliante preparato dalla scuola?
Spiega soeur Gabn"el/e: " È colui che
in un istituto specializzato si occupa
del bambino, del ragazzo, nei vari
momenti della sua vita quotidiana: la
le\\'ata, i vari spostamenti, i pasti, le
serate, il riposo. È nient'altro che
questo, ma... è proprio 1utto questo. E
poi si tratta in genere di ragazzi che
soffrono nella loro personalità dj-
sturbata, e molto spesso soffrono di
non sentirsi amati"·
Facile vedere la salesianilà di questo
impeg110: secondo Don Bosco 110n
basca voler bene ai ragaz;;i, ma biso-
gna /are in modo che essi sentano e
sappiano di essere amati.
« li sorvegliante educatore - pro-
segue soeur Gabrielle - dovrà dun-
que accompagnare i ragazzi sul cam-
mino difficile del ricupero; dovrà
perciò in un primo momento aiutarlo
a Lenersi in piedi nel suo mondo, e poi
metterlo in orbita progressivamente
nel mondo degli adulti. Lavoro diffi-
cile e assorbente, a tempo pieno,
perché impegna in un continuo dia-
logo a tu per tu».
Soe11r Gabrielle parla volentieri, con
convinzione, del suo lavoro, e l'inter-
v1:sra scorre facile.
Domanda. Co111e avviene nel suo
Soeur Gabrielle
educa gli educatori
Alla periferia di Lyon le Figlie di Maria Ausiliatrice da anni mandano
avanti una « Scuola per educatrici dell' infanzia » che prepara centi-
naia di persone, soprattutto ragazze, a un lavoro prezioso tra gli
handicappati e nei più diversi ambienti sociali
istituto la fomzazione dei sorveglianti
educatori?
Rispos ta. I candidati passano at-
Lraverso una severa selezione. Devo-
no iscriversi per questa selezione,
entro il JS settembre t.lell'anno pre-
cedente l'inizio del corso. Non si ri-
chiede loro alcun diploma, ma se
possono dimostrare un anno di
« esperienza sul campo» va tutto a
vantaggio della loro candidatura.
La selezione viene fatta attraverso
dei test e dei col1oqui. Due test d 'in-
telligenza ci informano sul livello
reale del candidato (si può avere un
diploma ed essere con poco cervello,
non possedere alcun pezzo di carta
ma avere particolari doti natw·ali).
Un terzo test sulla personalità, fatto
dopo i colloqui, ci consente una veri-
fica dei dati raccolti. l test sono per
noi come uno sguardo oggettivo sui
candidati.
Quanto ai colloqui, sono anch'essi
tre: con uno psicologo, uno psichia-
trn, un professionista del ramo. Si
domanda al candidato di raccontare
la propria storia, dj spiegare perché
desidera frequentare il corso e intra-
prendere questa professione.
Dopo le prove l'équipe formativa si
riunisce e decide. I candidati am-
messi vengono avvertiti, e invitati a
compieTe un breve tirocinio pratico
di quattro o sei settimane: sul posto
ove già lavorano, oppure in altro po-
sto da noi indicato.
D. E la /ormazione propriamente
de11a, in che cosa consiste.~
R. li corso comprende due anni. Vi
si insegna cultura generale, pedago-
gia, psicologia, igiene, sociologia e le-
gislazione. Ma anche si insegnano le
tecniche manuali e sportive, e si of-
frono tempi di 1iflessione in gruppo,
sulla pratica professionale.
Nei prin1i sei mesj si frequenta da
esterni, e intanto gli allievi comincia-
no ad ambientarsi nella scuola. Ci
sono allievi che hanno conosciuto fi.
nora solo fallimenti scolastici, mentre
hanno tulle le qualità per riuscire: è
ciò che dovranno dimostrare in que-
sto primo peri.odo. Gli alunni sono
suddivisi in gruppi e sottogruppi, e
ciascuno trova il suo posto giusto.
Intanto pone a se stesso le domande
di fondo: « Che cosa sono venuto a
cercare qui? Che cosa stiamo combi-
nando tutti insieme? Che cosa ci ri-
serva più avanti il corso?».
Ognuno man mano prende co-
scienza delle sue possibilità personali
di essere educatore, doè di far cre-
scere l'altro, il ,·agazzo, e non neces-
sariamente di farlo diventare un al Lro
se stesso.
Dopo i primi sei mesi, seguono d ue
swges di cinque mesi ciascuno. Nel
primo gli allievi vengono in sede due
giorni al mese per affrontare i p1·0-
blcmi concreti della lo ro professione,
22 BOLLETTINO SALESIANO / " MAGGIO 1981

3.3 Page 23

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Nelle tre foto, momenti di vita - sempre molto
concreta - nella scuola di soeur Gabrlelle.
per imparare a situarsi negli ambienti
di lavoro, e proprio in quanto educa-
tori. li secondo s1age è più esigente,
porta l'allievo a indagare sul suo po-
sto in rapporto all'équipc di lavoro.
sulla sua parte nel lavoro comune. ln
questo periodo gli allievi si fermano
anche per scegliere una Lesina e co-
minciare a elaborarla.
D. Quali te111i affrontano in quesze
lesine?
R. In 15-20 pagine dattiloscritte af-
frontano problemi che costituiscono
il vissuto della loro esperienza. Qual-
che titolo: « Chi sono essi e chi sono
io? li lavoro in équipe. ll potere del-
l'educatore. La terra: possibiliL~ che
essa offre all'educatore... ». Questi
elaborati rivelano come gli allievi si
stanno situando di fronte al ragazzo,
a un gruppo di ragazzi sbandati, al-
l'interno dell'équipc degli educatori...
D. E al termine del corso?
R. li Ministero dell'Educazione
Nazionale rilascia loro un diploma, il
« Certificato di attitudine alle funzioni
di sorvegliante educatore».
Gli animatori sociali. Le FMA sono
nella casa di Lyon dal 1928, e 11i hanno
sempl'e tenwo scuole superiori di
orien1amento professionale e sociu.le.
Una radicale rrasfomwzione del com-
plesso sco/as1ico è a,,venuta nel 1954;
quella definifil'a - con accordo col
«Ministero per /'azione sociale» che
finanzia ora fa scuola - nel 1971. Da
allo,-a cenlinaia di allievi sono usciti
diplomati dalla scuola. Oltre ai sorve-
gliandi educa1ori, essa prepara anche
gli animatori sociali. Chi sono? La pa-
rola ancora a soe11r Gabrielle.
R. Sono persone che lavorano in
tutte queUe situazioni che necessita-
no dell'animazione nel seuore socia-
le: case d 'infanzia, case della giovane,
centri sociali, centri di accoglienza,
quarto mondo, ospizi e club della
terza età, turismo sociale...
La ronnazione di questi animatori
si fa mentre essi sono già al lavoro, e
dura Lre anni. Gli allievi vengono tre
giorni al mese, e trascorrono ogni
anno una settimana di internato. li
programma è vasto, ricoprendo varie
tematiche come: tecniche di anima-
zione, relazioni umane, amministra-
zione, ambiente sociale... A ciò vanno
aggiunti tempi di tirocinio pratico e
elaborali personali.
D . Soeur Gabrielle, sono 1110/ti i
giova11i che si presentano a frequenta-
re i co,-si? E poi trovano im posto di
lavoro?
R. Noi non possiamo accogliere più
di 240 studenti per anno, e ogni anno
si presentano per essere ammessi al-
l'incirca 2000 candidati. lo base a uno
studio realizzato dal sociologo dell'é-
quipe in.segnante, i nostri giovani
provengono soprattutto dal ceto me-
dio, mentre sono poco rappresentati i
ceti alti e quelli di estrazione conta-
dina. Stanno invece nascendo quelli
provenienti dal ceto operaio. Quanto
al posto di lavoro, non ci sono pro-
blemi. Tutti quelli che hanno conse-
guito il nostro titolo e hanno voluto
lavorare nel settore, l'hanno potuto
fare.
D . C'è da inm1aginare elle l'équipe
i11seg11a111e cos1i111i.sca un gruppo ben
affiata10 e solidale...
R. Sì. Il nucleo base lavora insieme
da 14 anni. Formiamo un gruppo ab-
bastanza omogeneo. Dal 1971, quan-
do ottenemmo l'aiuto economico del
n,inlstero, abbiamo potuto aggregare
gente veramente onesta, seria e com-
petente. Molli aderiscono in pieno
alla fede, e sono una ricchezza per la
Chiesa. Sul piano ideologico abbiamo
tutti in comune il più profondo ri-
spello per l'individuo, per la vita.
Io sono convinta che ci si colloca
nella Linea di Don Bosco già per il
solo fatto che formiamo dei sorve-
glianti educatori che si appassionano
ai ragazzi. Penso anche che c'è un
certo stile di rela7ioni nella nostra
comunità, una qualità di presenza,
che è salesiana. Qualcosa che riguar-
da non solo la comunità salesiana
(siamo in sei suore), ma anche i laici
che lavorano con noi.
Come non convenire con soeur Ga-
brielle? Si trova infaui a Lyon uno stile
di famiglia, sia nella comunità delle sei
suore clie nelle relazioni con gli edu-
catori, che ha a /o!ldamento l'amore
verso il bambino. E anche gli swdemi
senlono che si trai/a ,zon di wia pre-
senza casuale. ma pienamente qualifi-
cala in senso salesiano. E ne restano
contagiati. Intervista raccolta dal
BS francese
ISTORIA DI MARIE-CLAIRE
SORVEGLIANTE
EDUCATRICE
Ecco una tra le centinaia di testi-
monianze. scelta a caso. t una ripro-
va che la pedagogia nello stile sale-
siano aiuta il giovane approdato alla
scuola di Lyon, a ritrovare In se stesso
quelle capacità che neppure sa di
avere, e lo porta a riprendere fiducia
in se stesso fino a diventare In grado
di aiutare gli altri.
Figlia di operai, voglio dire il perché
e il come della mia formazione di
educatrice. Nella mia infanzia e ado-
lescenza lo mi sono sempre sentita
emarginata. C'erano come delle bar-
riere davanti a me, che non riuscivo a
superare. Non ml era possibile conti-
nuare gli studi, ml vedevo impossibili-
tata a realizzarmi. Tutto sembrava
dirmi che non avrei mai potuto cam-
biare il mio destino di figlia di operai,
che ero condannata alla fabbrica.
Ho fatto la commessa e ho subito
un'infinità di umiliazioni, mi pareva
che la gente mi disprezzasse. Però
quando veniva il tempo delle ferie,
assumevo volentieri la responsabilità
del campeggi estivi in montagna. Du-
rante un campeggio ho fatto cono-
scenza di due ragazze handicappate
mentali, Golette e Elìsabeth di 21 e 23
anni, e sono entrata in contatto con
l'équipe educativa da cui dipendeva-
no. Un'educatrice stava per partire:
cercavano una sostituta: e mi hanno
Invitata a entrare nel gruppo. Mi parve
un riconoscimento, una promozione,
e accettai. L'organizzazione mi pia-
ceva perché agile, e sistemata in un
complesso di appartamenti indipen-
denti: ma più di tutto mi parve di sco-
prire un significato nuovo nella parola
lavoro. Quell'esperienza mi ha molto
aiutata, ho trascorso due anni con
quel gruppo. Alla fine ho cercato di
darmi un'istruzione adeguata a questo
mio compito di educatrice, e è per
questo che sono qui.
Marle-Clalre, sorvegliante educatrice
BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981 23

3.4 Page 24

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POSTULAZIONE SALESIANA
Quame sono in questo momento
le Cause di beatificazione e ca-
nonizzazione dei Servi di Dio
,a es,ani?
Attualmente - risponde il Postula-
tore salesiano don luigi Fiora - Ja
nostra Postulazione sta promovendo
22 Cause d i salesiani, Figlie di Maria
Ausiliatrice, Cooperatori, Exallievi e
allievi. Inoltre ci occupiamo con re-
sponsabilità diretta di 5 Cause non
salesiane, che per ragioni varie sono
state affidate alla nostra Postulazio-
ne. A queste vanno aggiunte le u·e
Cause dei 97 Martiri della guerra ci-
vile spagnola.
E quante sono in Lu.I/O le Cause
trattate al presente presso la Sacra
Congregazione per le Cause dei santi?
Rispondo con due cifre approssi-
mative, che però consentiranno di
fare un rilievo importante. All'inizio
del secolo la Sacra Congregazione dei
Riti, che si occu pava allora delle
Cause dei santi, trattava poco più di
200 Cause. Oggi, nonostante il nume-
ro elevato di beatificazioni e cano-
nizzazioni che ci furono negli ultimi
pontificati, le Cause in esame supe-
rano di parecchie centinaia il mi-
gliaio. Praticamente si sono moltipli-
cate quasi per dieci.
Diminuisce la devozione. L'osser-
vazione che possiamo fare è questa:
nella lunga s toria della Chiesa si rile-
va che il culto dei santi è stato una
delle caratteristiche della religiosità
popolare; ciò è confermato dalJa ve-
nerazione dei martiri già dai primi
secoli fino ad oggi, attraverso le ma-
nifestazioni che si sono avute si può
dire in tutti i tempi e in tutti i centri
della fede nel mondo cristiano.
Oggi si constata invece che in tutta
la Chiesa la venerazione pubblica e
popolare dei santi è venuta notevol-
mente d iminuendo.
Non solo vengono meno certe pra-
tiche esteriori e folcloristiche (che è
bene siano cadute perché avevano
perso il loro vero senso religioso), ma
anche quell'atteggiamento serio e
spirituale verso i beati e i santi del
calendario liturgico, cbe era stato
confermato dalla Chiesa nel Concilio.
Aumentano le Cause. Ora, mentre
si constata questo calo di devozione e
quasi di interesse a carattere pubbli-
co e popolare, la Congregazione dei
Santi è impegnata a esaminare Cause
di beatificazione e canonizzazione
come mai era stata in passato. Qual-
che volta si rratta di Servi di Dio dei
tempi passati, ma spesso sono Cause
di uomini e donne del nostro tempo, e
non solo di ecclesiastici e religiosi ma
anche di laici e di giovani. E si stanno
I piccoli passi avanti
dei Servi di Dio
A camminare sono le loro Cause, e qui lo racconta il Postulatore
delle Cause salesiane don Luigi Fiora. Che riferisce pure un dato
sorprendente: mentre sembra diminuire la devozione del fedeli verso
i santi, le Cause introdotte a Roma presso la Sacra Congregazione
dei santi risultano invece in continuo aumento
pure varcando i limiti tradizionali
della cosiddetta area dei santi» -
Italia, Spagna e Francia - per co-
gliere i segni della santità in a ltre re-
gioni lontane.
Si direbbe che, mentre il mondo si
va scristianizzando e laicizzando,
quasi per reazione emergano le figure
di coloro che seguono invece con in-
tegralità il richiamo del Signore alla
vita cristiana. l n questi tùtimi anni è
uscita una fortunata serie di volumi
di padre Domenico Mandrone intito-
lata « l santi ci sono ancora». È una
lunga rassegna di uomini vissuti in
questi ultimi decenni, presentati in
scorci rapidi e incisivi, che conferma
questa fioritura straordinaria di san
ti Là.
Tutto ciò è un buon auspicio per il
futuro della Chiesa. E anche la Fa-
miglia Salesiana, se può avere un
certo compiacimento per Io sviluppo
delle sue opere, può averlo anche per
i frutti di santità che ha dato alJa
Chiesa.
Vediamoli allora questi frutti. Come
«camminano» le Cause salesiane?
Cominciamo dai tre venerabili
- NamWJcurà, Beltrami e Czartory-
ski - e dai due martiri mons. Versi-
glia e don Caravarlo. Essi attendono
per la beatificazione solo più il sigilJo
dei miracoli; la Chiesa, dichiarando le
virtù eroiche e il titolo di venerabile o
martire, ha fatto quanto è di sua
competenza. Ora è la fede dei devoti
che deve provocare i miracoli: non
dimentichiamo perciò di pregare i
nostri santi, se vogHamo che essi in-
tercedano per noi.
,. Suor Teresa Valsè Pantellini è
la più prossima a lla discussione per il
titolo di venerabile. Ci si danno sem-
pre assicurazioni in questo senso, ma
poi le fanno perdere il turno. I santi
sono nostri protettori in cielo, ma ci
sono dei Se1·vi di Dio fortunati che
hanno anche potenti protettori in
terra!
.., Suor Maddalena Morano e
donna Dorotea Chopitea attendono
anch'esse l'esame per le virtù eroiche
e il titolo di venerabile, ma sono an-
cora indietro nella « lista di attesa».
Per don Filippo Rinaldi si è fat-
to un buon passo avanti con la con-
clusione del Processo apostolico il 24
marzo J98 1 a Torino. Sono stati in-
terrogati 24 testi e si è arricchita la
documentazione con molti autografi
di don Rinaldi e con 4 biografie: Ce-
ria, Castano, Peter Rinaldi, Larese-
Cella. I verbali del Processo apostoli-
co constano di 710 pagine, e con le
testimonianze del Processo ordinario
24 BOLLETTINO SALESIANO 1" MAGGIO 1981

3.5 Page 25

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attesa, dopo che si è preparata e pre- perché si era avanzata da vari teologi
sentata tutta la documentazione per l'obiezione che essi non siano capaci
serviranno di base per l'ulùmo studio l'esame della Sacra Congregazione in di compiere ani di virtù eroica. Ora,
della Sacra Congregazione in vista vista del Processo apostolico. È una durante la quaresima J981, deve riu-
del Litolo di venerabile.
pausa obbligata per tutte le Cause.
nirsi la « Congregazione generale dei
L'anno scorso, come fu già riferito il Di don Vincenzo Cimatti è stata Cardinali per lo studio delle Cause dei
nel BS (dicembre 1980, pag. 30), si è preparata dalla Sacra Congregazione santi», e viene proposto loro proprio
pure concluso il Processo apostolico la cosiddetta ~ Copia Pubblica,, dei il problema se i giovanj siano o no
sul presunto miracolo di suor Carla Processi di Tokyo e di Torino. I Cen- idonei all'esercizio eroico della virtù.
De Noni di Mondovì: esso però sarà sori stanno esaminando i 22 volumi di A quanto si sente dire, la risposta
preso in esame dalla Sacra Congre- scritti. Se, come tutto ra credere, l'e- pare orientata in senso positivo: se
gazione solo dopo che don Rina ldi sia sito sarà positivo, si comincerà il la- cosi sarà, si spera di poter riprendere
dichiarato venerabile.
voro sui Processi veri e propri. L'esa- questa Causa che tanto sta a cuore
-1< All'inizio di maggio comincia a me degli Scritti è preliminare a ogni alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Gerusalemme il Processo apostolico altro studio della Causa, e un even- Laura Vicuiia ha purtroppo solo 13
per la Causa di Simone Srugi. un tuale giudizio negativo arTesterebbe anni neppure compiuti, ma ci sono
bel passo avanti, e il Patriarca favo- immediatamente la Causa stessa.
nella sua vita - anche a quanto si
risce con grande impegno lo svolgi- Suor Eusebia Palomino ha in- può cogliere nel giudizio di esperti -
mento del Processo, interessante cominciato, dopo non breve attesa, il le disposizioni del più autentico eroi-
quanto a1Lri mai per il suo carattere suo cammino. L'Ufficio Giudiziale smo c1isliano: la sua profonda reli-
ecumenico: Srugi è infalli di Naza-
gi.osità, la sua lotta vittoriosa per di-
reth (e quindi il primo candidato alla
fendere la purezza, l'offerta cosciente
santità come concittadino di Gesù,
della sua vita per ottenere la conver-
dopo la Madonna e san Giuseppe!),
sione della mamma succube di un
era di religione greco-melchita, ed è
fozendero immorale. Migliore testi-
stato apostolo tra i musulmani e gli
monianza non si potrebbe offrire alla
* ortodossi.
Anche la Causa di Alexandrina
Da Costa, Cooperatrice salesiana. ha
fatto un notevole progresso: sono
stati presentati il «Sommario,, e una
« Informazione» che raccolgono le
principali testimonianze sulle sue
virtù, inoltre la ricca serie delle « Let-
tere Posculatorie » in s uo favore, e in-
fine una duplice memoria s ui punti
più importanti della sua vita. L'esame
degli scritti della Serva di Dio ha
avuto un esito lusinghiero, e ciò è
particolarmente importante trattan-
dosi di scriui cli carattere mistico.
Anzi il serio e apprezzato giudizio fa-
vorevole formulato dai Censori degli
Scritti ha permesso di ollenere la di-
spensa da un esame fatto da esperti
di mistica e di psicologia, come è Laura Vlcuòa (nel riquadro) e la povera casetta sulle Ande dove visse la sua breve stagione. Foto
quasi di norma in questi casi.
sopra Il titolo: la tomba di padre Rodolfo Komorek a Siio José dos Campos (Brasile), sempre
Anche per Rodolfo Komorek, circondata di fedeli In preghiera, e sempre abbondantemente coperta di fiori.
sacerdote polacco morto in Brasile,
sono stati presentati gli stessi docu- della Sacra Congregazione ha
menti che per Alexandrina. La devo- espresso il suo giudizio, e presente-
zione verso « Padre Rodolfo» in Bra- mente si sta aspettando il voto del
sile ha assunto proporzioni straordi- Promotore della Fede per iniziare il
gioventù femminile del nostro tempo,
proprio mentre la Chiesa attraverso il
Sinodo ha posto in evidenza il gra-
vissimo impegno per il risanamento
narie: la sua tomba è tutti i giorni Processo nella diocesi di Huelva.
cristiano della famiglia. Il fatto stesso
letteralmente coperta di fiori, e tutti i f. A Viedma da circa un anno è che la sua vita si sia svolta quasi ai
giorni dell'anno - matlino e pome- avviato il Processo del salesiano coa- margini del mondo accresce il fascino
riggio - è circondata da fedeli che diutore Artemide Zatti. Abbiamo tro- della sua figura e l'efficacia del suo
pregano. Pochi Servi di Dio hanno vato un generoso interessamento da esempio.
tali segni di venerazione popolare. parte del Vescovo e del Presidente del Si può rilevare ancora come nes-
E di Padre Rodolfo - come sem- Tribunale, mons. Luigi Nolasco, co- suno dei Servi di Dio giovani abbia
plicemente lo chiamano in Br asile - me da parte del Vicepostulatore don dietro di tante schiere di devoti,
si è occupato anche il Papa nella sua Italo Martin. Le distanze patagoniche come quelle che già si raccolgono nel
recente visita in quel lontano paese. rallentano l'esame dei testi, ma il suo nome tra i popoli più diversi, per
Parlando ai Polacchi in Curitiba, ha Processo sarà portato a buon termi- merito delle Figlie di Maria Ausilia-
dello loro: « Preghiamo perché la ne. Per quei luoghi fare un Processo è trice. È quindi il momento di una ve-
Causa di beatificazione di Padre Ro- per se stesso una vera impresa!
ra mobilitazione di preghiere, perché
dolfo cammini il più in fretta possi- Per Laura Vicuiia si vive un la Chiesa riconosca ufficialmente la
bile!»
momento di attesa e di speranza. In santità di questa (iglia delle Ande.
-Il' Mons. Luigi Olivares e don questi ultimi anni erano state sospese
Don Luigi Fiora
Luigi Variara sono in un momento di tutte le Cause dei Servi di Dio giovani,
Postulatore delle Cause salesiane
BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981 25

3.6 Page 26

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«Foto di gruppo»
con Do Bo i aradiso
Sono numerosi coloro che accanto a Don Bosco, o nella sua scia, hanno vis•
suto un c hiaro Impegno di santità, e ora lo vedono riconosciuto con l' introduzi one
della loro causa di canonizzazione. Tentiamo di scattare una « foto di gr uppo » per
quanto possibile completa e aggiornata.
In maggior parte le figure qui elencate appartengono alla Famiglia Salesiana
intesa in senso stretto, ma cl sono anc he I ... parenti prossimi e quelli alla lontana,
ligure più o meno legate a Don Bosco e alla sua opera.
(Un grazie a chi vorrà segnalare le lacune più vistose).
1. Cause già concluse, promosse dal-
la Postulazione salesiana
San Giovanni Bosco, fondatore dei
salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatri-
ce e dei Cooperatori. Nato a Castel-
nuovo Don Bosco (Asti) il 16.8.1815,
morto a Torino 1131 .1.1888.
Santa Maria Domenica Mazzarello,
confondatrice delle Figlie di Maria Au-
siliatrice. Nata a Mornese (Alessandria)
Il 9.5.1837, morta a Nizza Monferrato
(Asti) 1114.5.1881. Santa Il 24.6.1951.
San Domenico Savio, allievo di Don
Bosco, aspirante salesiano, patrono dei
Pueri Cantores, e dei Chierichetti. Nato
a Riva di Chieri (Torino) Il 2.4.1842,
morto a Mondonio (Torino) il 9.3.1857.
Santo Il 12.6.1954.
San Giuseppe Calasso (1811-1860),
patrono dei carcerati. Fu direttore spiri-
tuale di Don Bosco, suo orientatore
verso l'apostolato degli Oratori, e suo
benefattore. Santo il 22.6.1947.
2. Cause In corso, promosse dalla
Postulazione salesiana
Quelle strettamente riguardanti la Fa-
miglia salesiana risultano 22, e vengono
qui presentate secondo l'ordine di
avanzamento.
Beato Michele Rua, primo successo-
re di Don Bosco. Nato a Torino il
9.6.1837, morto a Tor ino il 6.4.191 O.
Beato il 29.10.1972.
Martiri: mons. Luigi Verslgtla vescovo
di Shlu Chow (nato a Oliva Gessi, Pavia,
il 5.6.1873) e don Callisto Caravario
nato a Courgnè (Torino), 1"8.6.1903.
Uccisi a Li Tau Tseu (Cina) il 25.2.1930.
Riconosciuti martiri Il 13.11 .1976.
Venerabile Andrea Beltrami, sacer-
dote salesiano. Nato a Omegna (Nova-
ra) il 24.6.1870, morto a Torino il
13.12.1897. Venerabile il 5.12.1966.
Venerablle Zeffirino Namuncurà, fi-
glio del cacico araucano Manuel Na-
muncurà, nato a Chimpay (Patagonia,
Argentina) il 26.8.1886, morto a Roma
1'11 .5.1905. Venerabile Il 22.6.1972.
Venerabile Augusto Czartoryskl,
principe polacco e sacerdote salesiano.
Nato a Parigi il 2.8.1858, morto ad
Alassio (Savona) l'8.4.1893.
Servi di Dio
Suor Teresa Valsé Pantelllni, Figlia di
Maria Ausiliatrice, morta a Torino nel
1907 a 29 anni.
Donna Dorotea Chopltea, cooperatri-
ce salesiana, morta a Barcelona (Spa-
gna) nel 1891 a 74 anni.
Suor Maddalena Morano, ispettrice
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, morta a
Catania nel 1908 a 61 anni.
Don FIiippo Rinaldi, terzo successore
di Don Bosco, morto nel 1931 a 74 anni.
Simone Srugl, salesiano coadiutore,
nato a Nazareth e morto nel 1943 a 66
anni.
Don Luigi Variara, missionario in
America Latina, fondatore delle Suore
dei Sacri Cuori, morto in Colombia nel
1923 a 48 anni.
Mons. Luigi Ollvares, vescovo sale-
siano di Sutri morto nel 1943 a 70 anni.
Don Luigi Mertens, morto a Liegi
(Belgio) nel 1920 a 55 anni.
Il cardinale salesiano Augusto Hlond: presto
anche lul sarà tra i Servi di Dio?
Laura Vlcuna, allieva delle FMA,
morta a Junin de los Andes (Argentina)
nel 1904 a 13 anni.
Don Rodolfo Komorek, sacerdote
polacco missionario in Brasile, morto
nel 1949 a 59 anni.
Alexandrìna Da Costa, cooperatrice
salesiana, morta a Salazar presso Braga
(Portogallo) nel 1955 a 51 anni.
Martiri di Spagna: sono in corso tre
Cause, comprendenti complessivamen-
te 97 nomi di Salesiani, Figlie di Maria
Ausiliatrice, Cooperatori e altri laici,
trucidati durante la guerra civile (1936).
Mons. Vincenzo Cimattl, fondatore
dell'opera salesiana in Giappone. morto
a Tokyo nel 1965 a 86 anni.
Artemide Zattl, salesiano coadiutore,
emigrato da ragazzo in Argentina e
morto a Viedma nel 1951 a 70 anni.
Suor Eusebia Palomlno, Figlia di Ma-
ria Ausiliatrice spagnola, morta a Val-
verde del Camino nel 1935 a 35 anni.
3. Figure legate a Don Bosco
Alcune sono già canonizzate. Al ri-
cordati Savio, Mazzarello, Cafasso,
vanno aggiunti:
San Leonardo Murlaldo (1828-1900).
Amico di Don Bosco e suo collaborato-
re della prima ora, accettò da lui la di-
rezione di uno del suol primi Oratori,
quello di San Luigi presso Porta Nuova.
Santo Il 3.5.1970.
San Pio X (1835-1914). Nel 1880, an-
cora canonico a Treviso, ricevette da
Don Bosco l'Invito a diventare Coope-
ratore salesiano, e l'accettò.
Tra le figure avviate agli altari, si sono
già nominati Rua, Versiglia (fu per
qualche anno allievo dell'Oratorio con
Don Bosco), Beltrami, Czartoryskl,
Chopitea, Rinaldi. Vanno aggiunti:
Beato Luigi Orione (1 872-1940). Al-
lievo di Don Bosco, Cooperatore e di-
rettore diocesano dei Cooperatori, ebbe
in Don Bosco un ispiratore.
Beato Luigi Guanella (1842-1915). Fu
a Torino con Don Bosco. per tre anni
salesiano, prima che Il Signore lo
orientasse verso diverso apostolato.
Beala Anna Mlchelottl (1843-1888).
Fondatrice delle « Piccole Serve dei
malati poveri », ricorse al consiglio di
Don Bosco per le sue opere. Morì Il
giorno dopo Don Bosco; avvertita della
sua morte, disse: « Oggi a lui, domani a
me. Ci rivedremo in paradiso •· La sua
Causa è promossa dalla Postulazione
salesiana.
Venerablle Federico Alberi, canonico
(1820-1876). Fondatore delle Vincenzi-
ne di Maria Immacolata. Su invito di Don
Bosco predicò Il primo corso di esercizi
spirituali ai ragazzi di Valdocco; e su
suo invito, Don Bosco fondò il collegio
di Lanzo.
Servo di Dio can. Giuseppe Allamano
(1851-1926). Nato a Castelnuovo Don
Bosco, figlio di una sorella di san Giu-
seppe Cafasso, allievo di Don Bosco
negli anni del ginnasio , Cooperatore
salesiano, rettore del santuario della
Consolata, fondatore dei Missionari e
Missionarie della Consolata.
Servo di Dio Giuseppe Toniolo
(1845-1918): estimatore dell'Impegno
sociale salesiano, ricevette da Don Bo-
sco Il diploma di Cooperatore e chiamò I
salesiani a Pisa.
Servo di Dio Francesco Faà di Bruno
(1825-1888): capitano di Stato Maggio-
re, scienziato, uomo politico, infine sa-
cerdote e fondatore di istituti religiosi,
ebbe a lungo in Don Bosco un amico e
consigliere. Un affresco in Valdocco lo
raffigura mentre serve la Messa a Don
Bosco in divisa militare.
Serva di Dio madre Maria Luigia Cla-
rac (1817-1887). Fondatrice delle Suore
di Carità di Santa Maria, In momenti
difficili per le sue istituzioni ebbe In Don
26 BOLI.ETTI/I/O $ALES/A/I/O 1' MAGGIO 1981

3.7 Page 27

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Bosco Il consiglio e l'appoggio. La sua
------- COOPERATORI SALESIANI
causa è promossa dalla Postulazione
salesiana.
Servo di Dio padre Giuseppe Picco,
gesuita (1867-1946). Allievo salesiano a
Lanzo, servl la messa a Don Bosco e
I
conservò i suoi consigli per tutta la vita.
4. Figure più recenti, della Famiglia
Esercizi
spirituali
salesiana
Numerosi risultano I Cooperatori Sa-
nerché no?
lesiani. Oltre alle figure antiche già no-
minate (Chopitea, Da Costa):
Servo di Dio mons. Manuel Mendes
Santos: vescovo portoghese e Coope-
ratore, Introdusse l salesiani nel suo
paese.
Inoltre la Serva d1 u,o Edvige Carboni
Anche quest'anno i Consigli ispet-
toriali offrono ai Cooperat0ri la pos-
sbilità di« ritirarsi qualche giorno con
il Signore» in località adaue a tem-
rr;,re lo spirito e anche il fisico.
(1898-1952): Cooperatrice di Roma,
1 cooperatori possono dare il nome
anima mistica.
Servo di Dio barone Antonio Petix
(1874-1935): exallievo salesiano di Sici-
lia, Cooperatore, esemplare padre di
a corsi di qualsiasi regione. Per in-
formazioni e iscrizioni 1ivolgcrsi al
proprio Consiglio ispettorialc.
famiglia, apostolo della carità e della
stampa cristiana.
Servo di Dio Giacomo Gagllone
COOPERATORI E COOPERATRICI
(1896-1962): singolare cooperatore sa-
lesiano, costretto dalla malattia per 50
anni alla completa immobilità, seppe
dare a sé e a tanti altri malati un signi-
ficato della sofferenza.
Ci sono anche degli Exallievl; oltre al
ricordato Petix:
Servo di Dio Egidio Bullesi
(1906-1929). Giovane dell'Oratorio sa-
lesiano di Rovlgno (Istria).
Servo di Dio ing. Alberto Marvelll
(1918-1946): giovane dell'Oratorio di
Lazio
Slcllla
Campania
Puglia
Piemonte
Sicilia
Veneto
Lazio
Campania
Liguria
Frascati (Roma)
La Rocca (PA)
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Martina Franca (TA)
Muzzano Biellese (VC)
Zafferana Etnea (CT)
Verona
Frascati (Roma)
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Bocca di Magra (SP)
3-6 giugno
23-27 giugno
28 glugno-2 luglio
4-8 luglio
12-16 agosto
2-6 settembre
3·6 settembre
7-10 settembre
9-13 settembre
10-13 settembre
Rimini.
5. Cause non salesiane promesse
dalla Postulazione salesiana
SOLO COOPERATORI
Serva di Dio madre Margherita Claret
de I.i To1,1che (1868-1915). Fondatrice
Marche
Loreto (AN)
27-31 agosto
delle suore di Betania. Le sue istituzioni
trovarono l'appoggio nel card. Cagliero
e in altri salesiani.
Servo di Dio Casimiro Barello Morello
(1857-1884). Nato a Cavagnolo Pie-
monte e morto ad Alcoy (Spagna): sin-
golare figura di penitente, Pellegrino
della Madonna •. La Causa è stata vo-
luta dai salesiani di Alcoy.
Servo di Dio mons. Ismaele Perdomo
(1872-1950). Arcivescovo di Bogotà
(Colombia), fu in ottimi rapporti con I
salesiani e favorì lo sviluppo della loro
opera nel suo paese.
Servo di Dio Camlllo Costa di Beau-
regard (1841-1884). Sacerdote e edu-
catore secondo il cuore di Don Bosco,
fondò l'orfanotrofio Le Bocage • di
Chambéry, oggi retto dal salesiani.
Lombardia
Piemonte
Lombardia
Piemonte
Piemonte
Marche
Piemonte
Piemonte
Lombardia
Piemonte
Veneto
Lombardia
SOLO COOPERATRICI
Como
Roccavione (CN)
Como
Torre Canavese (TO)
Muzzano Biellese (VC)
Loreto (AN)
Roccavione (CN)
Zoverallo (NO)
Varese
S. Salvatore Monferrato (AL)
Cison di Valmarlno (TV)
Triuggio (Ml)
4-7 giugno
16-20 giugno
6-10 luglio
10-14 luglio
7-11 agosto
23-27 agosto
1-5 séttembre
1-5 settembre
8-12 settembre
8-12 settembre
12-16 settembre
15-19 settembre
COOPERATORI CONIUGI
6. Figure di cui è probabile l'introdu-
zione della causa
Le Figlie di Maria Ausiliatrice stanno
raccogliendo la documentazione per
una eventuale introduzione della Causa
di suor Maria Troncatti, missionaria tra
gli Shuar dell'Ecuador.
Gli «Operai di Cristo Re•, congrega-
zione fondata dal card. Augusto Hlond,
avrebbero l'Intenzione di Introdurre la
causa del loro fondatore, salesiano e
primate di Polonia, morto nel 1948.
Campania
Lombardia
Veneto
Marche
Puglia
Campania
Lombardia
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Como
23-27 agosto
3-6 settembre
GIOVANI COOPERATORI
Cesuna (VI)
UssHa (MC)
Martina Franca (TA)
Pacognano di Vico Eq. (NA)
Varese
1-3 maggio
26 lugllo-1° agosto
28 agosto-1° settembre
4-8 settembre
6-8 settembre
BOLLETTINO SALESIANO 1" MAGGIO 1981 27

3.8 Page 28

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Maggio
secondo
Don
Bosco
Don Bosco aveva saputo vivere in forma originale - per sé e per i suoi ragazzi - questo
tempo mariano così ricco di valori. E ha !asciato alla Famlglla Salesiana il « mese dell'Ausi-
liatrice » come eredità spirituale da diffondere nel mondo
I o non toccavo ancora i due anni
quando mi morl il padre... Rìcor-
do, e è il primo rauo della vita di
cui tengo memoria, che mia madre
mi disse: "Eccoti senza padre!" Tutti
uscivano dalla camera del defunto e
io volevo assolutamente rimanere.
"Vieni, Giovanni - ripete\\·a doloro-
!>ameme mia madre -. Vieni con
me". "Se non viene papà non ci vo-
glio venire·•, risposi. "Povero figlio -
ripigliò mia madre -, vieni con mc:
tu non hai più padre''. Ruppe in forte
pianto, mi prese per mano e mi trasse
altrove, mentre io piangevo perché lei
piange\\•a... •.
Era il 17 maggio 1817, un precocis-
~imo maggio già inserito nei ricordi di
Giovannino Bosco, dolorosamente
importante. Gli restava la mamma,
che presto avrebbe cominciato a
orientarlo verso un'altra Mamma,
quella del ciclo. E nella luce di quc-
si'altra Mamma, sull'onda della dc-
\\Ozione popolare docilmente accolta,
i mesi di maggio acquisteranno per lui
un rilievo sempre maggiore. Non è
difficile, e può essere interessante,
seguire oggi - sulla scorta della sua
monumentale vita in venti volumi, le
Memorie Biografiche - questo cre-
scendo cli importan1.a del maggio•
nella sua visione teologica e pedago-
gica e nella sua prassi educativa.
Come era nel :.uo ~tile, anche in
quest'ambito cglì non fece scendere
l'azione da lunghe ricerche teoriche
ma maturò le sue convinzioni e deci-
sioni durante l'azione ~tessa, attenta-
mente osservata e correua. Nei primi
tempi dell'Oratorio il mese di maggio
non a,•eva ancora grande risalto, ed
28 BOLLETTINO SALESIANO 1 MAGGIO 1981
era incentrato sulla figw·a della Ma-
donna Immacolata: nel 1862 imcce
Don Bosco spostò l'accento sulla n.
gura dell'Ausilimnce; con l'inaugura-
zione poi del santuario di Valdocco
nel 1868, la sua creatività gli suggeri
modalità più originali; infine nel J876
realizzò il \\'ero e proprio « mese di
Maria Ausiliatrice8. Era un qualcosa
di nuovo e di\\ erso, che la Famiglia
Salesiana ancora oggi vive e diflondc
in tutto il mondo.
Ecco dunque alcune indicazioni sui
« mesi di maggio• di Don Bosco, spi-
golate con qualche nota di colore
dalle Memorie Biografiche.
Il maggio in sordina. Il maggio
1841 \\·ede rultimo esame di teologia
sostenuto dal seminarista Giovanni
Bosco a Chieri, e valutato plw, q11a111
optime. 1l mese seguente Don Bosco è
sacerdote, 1'8 dicembre è ancora Slu•
dente nel convillO per sacerdoti del
Cafasso, e con un'Ave recitata insie-
me al piccolo muratore Bartolomeo
Garelli comincia il ~uo apqstolato fra
la gioventù todncse.
Poi vengono i Lcmpi dell'Oratorio
volante: nel maggio 1845 Don Bosco
Lenta invano di dare ai suoi ragaz1i
una sede stabile presso la chiesa di
San Pietro in Vincoli: il 24 magio deve
subire le invettive del cappellano e
della sua fantesca; la domenica suc-
cessiva trova affisso sulla porta della
chiesa un decreio municipale che gli
proibisce l'ingresso, e trova le guardie
per farlo rispeliare.
Nel maggio 1846 le cose per l'Ora-
torio vanno anche peggio. Il marche-
se di Cavour, dcario della cillà, ha
deciso di chiudere l'Oratorio perché
lo ritiene pericoloso: assembramenti
di giovani, in quel delicato momento
politico, sono per lo meno sospc11i.
L'Oratorio è salvato in extremis dal
ministro delle l'inan1.e, amico di Don
Bosco; ma il marchel.e da allora e per
parecchie domeniche manda "alcuni
arcieri o guardie civiche a passare la
giornata all'Oratorio,._ Risultato fu
che le guardie, non trovando rivolu-
zioni da sedare, finiscono per conlcs-
sarsi da Don Bosco e fare la pasqua
con i ragaui.
Nel 1847 Don Bosco ha già con
mamma Margherita, e apre, se cosl !>i
può dire, l'internato. ln aprile a\\ eva
ospitato sul fienile per una none una
dozzina di giovanotti randagi, che gli
po11arono via lenzuola e coperte. Ma
a maggio in una sera piovosa arriva
un ragazzino morto di lame, e mam-
ma Marghcrita al vederlo si mette a
piangere. Gli preparano un le1tino al-
la meglio in cucina, poi mamma
Margherita gli fa recitare le preghiere
della sera. Poi, temendo che il ragai-
zo le porti via le pentole, gli fa un bel
predicozzo: è la prima buonanotte
salesiana. In quello stesso maggio
particolarmente lccondo, Don Bosco
inaugu1·a due iniziative per i suoi
oratoriani: fonda la sua prima a:;so-
ciaz.ione giovanile, la Compagnia di
san Luigi; e organizza per una venti-
na di 101·0 i primi esercizi spirituali.
Questa pratica per diversi decenni ri-
ma1Tà collocata durante il mese di
maggio, e solo più tardi verrà antici-
pata nel tempo di quaresima.
NegH anni successivi i mesi di
maggio trascorrono tranquilli. con gli
e!>ercizi per i ragaui. e con grandiose

3.9 Page 29

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lotterie per i benefattori, che acqui-
stando e distTibuendo biglietti aiuta-
no Don Bosco a mandare avanti l'O-
ratorio. Il maggio 1851 vede i lavori di
sterro per la costruzione della Chiesa
di san Francesco di Sales. La Ma-
donna è nel cuore e sulle labbra di
Don Bosco, ma i mesi di maggio al-
l'Oratorio trascorrono ancora in sor-
dina, con qualche preghiera o lettura
in cappella e nulla più. Solo dall'anno
successivo cominciano a colorirsi di
qualche novità significativa.
Nella luce dell'Immacolata. Nel '52
Don Bosco ha già i primi chierici al
suo fianco, è riconosciuto dal suo ar-
civescovo direttore di tre Oratori, e a
maggio colloca la prima campana
nella nuova chiesa, già a buon punto
nella costruzione. Il fatto di cui an-
cora tutti parlano è l'esplosione della
polveriera avvenuta in aprile. C'era
da aspettarsi un disastro di propor-
zioni spaventose, per fortuna non è
avvenuto, e i buoni torinesi ne attri-
buiscono il merito alla protezione
della Madonna. Come non dirle gra-
zie in modo speciale durante il mese
di maggio?
A Valdocco c'è un buon motivo in
più per farlo: l'Oratorio era molto vi-
cino alla polveriera, e a parte le fine-
stre e le porte volate via, e varie crepe
nei muri, non ha subito danni irrepe-
rabili. Così, nel mese dei fiori, i ra-
gazzi sotto l'esortazione di Don Bosco
cominciano a portare i loro fiori -
materiali e spirituali - a Maria.
Realizzano nei dormitori l'altarino
della Madonna, lo addobbano per
bene, lo illuminano con lumini e lo
ornano di riori freschi. Don Bosco al-
la buonanotte assegna loro anche un
fioretto, cioè qualcosa di positivo da
fare, che i ragazzi il giorno dopo si
Lmpegnano con buona volontà a
mettere in pratica. Chi essendo stato
per qualche tempo nelle case salesia-
ne non ricorda queste consuetudini?
Sono nate in quell'anno l852, l'anno
della polveriera.
Nel maggio '53 il conte Cays dona
una nuova campana dalla voce acu-
tissima, che per anni e anni richia-
merà all'Oratorio i ragazzi sparsi per
Torino. Nel '54 - anno del dogma
dell'Immacolata - Don Bosco chia-
ma già i suoi primi aiutanti col nome
di salesiani; a maggio avvia il suo
primo laboratorio di legatoria rifilan-
do il primo volume con la mezzaluna
che mamma Margherita usa per ai-
turare il prezzemolo. Nuova lotteria,
anche il governo anticlericale e il mi-
nistro mangiapreti Rallazzi acquista-
no biglietti.
Sull'aprile del l856 bussano alla
porta di Don Bosco: c'è uno dei suoi
ragazzi, e gli domanda che cosa deve
fare per trasconerc bene il mese di
maggio. Si chfama Domenico Savio.
Poi una beUa gita: dietro espresso in-
vito, Don Bosco porta i ragazzi a
chiudere il mese di maggio a Susa
nella cattedrale, e il giornale L 'Armo-
nia dedica al fatto un articolo.
Nel '57 il re compera 500 biglietti
della lotteria. Nel '58 Don Bosco rac-
coglie le sue idee ed esperienze, e
scrive « Mese di maggio consacrato a
Maria immacolata, a uso del popo-
lo», che l'editore Paravia distribuisce:
è un testo facile, che insegna « il mo-
do col quale si può in famiglia ono-
rare ogni sera Maria Santissima». Il
suo allievo p.rediletto Domenico Sa-
vio è morto da più di un anno, e Don
Bosco racconta nel libro la sua fine
commovente (il suo ultimo pensic1·0
era stato per la Madonna).
L'Almanacco «Il Galantuomo»,
che Don Bosco dona ogni anno ai
.J.
1~ ~
... "'- , .
i .&r~ :.l
La basilica di Maria Auslllatrlce con la piazza antistante, In un disegno del 1884. Nella pagina
accanto: espressione di lede durante una recente lesta mariana a Valdocco.
suoi amici, nel 1860 porta una grossa
novità: in corrispondenza al giorno 24
maggio si legge « Beata Vergine Ausi-
liatrice». Finora i calendari non ri-
portavano questa festa. Nel '61 Don
Bosco ribadisce il concetto: « La
Santissima Vergine col titolo ben
meritato: Ausiliatrice dei cristiani».
Sono i primi indizi che Don Bosco sta
maturando la sua scelta preferenzia-
le: dopo aver guidato i giovani nella
luce dell'Immacolata, ora comincia a
orientarli verso la sua Ausiliatrice.
Nella Juc.e dell'Ausiliatrice. Una
testimonianza di Don Cagliero aiuta a
capire quanto accade. Ha scritto:
« Nel 1862 Don Bosco mi disse: "Fi-
nora abbiamo celebrato con solennità
la festa dell'Immacolata: in questo
giorno erano cominciate le nostre
prime opere degli oratori festivi. Ma
ora la Madonna vuole che la onoria-
mo sotto il titolo di Maria Ausiliatri-
ce"». Secondo questa autorevole te-
stimonianza, Don Bosco spiegava
anche un motivo del suo cambia-
mento: « 1 tempi corrono così tristi,
che abbiamo proprio bisogno che la
Vergine santissima ci aiuti... ».
Ed ecco Don Bosco progettare
qualcosa di grandioso per la sua Au-
siliatrice: una basilica. Nel maggio
1863 acquista il terreno e le assi per
recintarlo. All'Ufficio degli Edili, a cui
compete l'approvazione dei disegni
della chiesa, incontra grosse difficoltà
per il titolo: quell'Aiuco dei cristiani -
mentre i sostenitori dello Stato Pon-
tificio e quelli dell'unità nazionale
sono ai ferri corti tra loro - sembra
antipatriottico.
Due anni dopo, nel '65, il mese di
maggio trascorre nel ricordo di una
festa celebrata pochi giorni prima: la
posa della prima pieu·a della basilica.
C'era un inviato di grande prestigio, il
principe Amedeo figlio del Re Vitto-
rio Emanuele II e Duca d'Aosta, che
viene accolto col suo nobile corteggio
al suono della marcia reale. Presiede
il rito il vescovo di Susa. 1 ragazzi
eseguono canti, fanfare, e recitano un
dialogo scritto da Don Bosco; i pro-
tagonisti, ~condo la tradizione dotta,
portano i nomi greci di Filotico, Cra-
tippo e Teodoro, e comunque con-
cludono che il sole dall'Occidente
tornerà all'Oriente, e i fiumi risali-
ranno alla sorgente, prima che una
giornata così memoranda possa es-
sere dimenticata. Quei ragazzi sono
facili profeti: è difficile dire quanto
l'opera salesiana sarà legata alla ba-
silica che sta per sorgere.
In quello stesso mese di maggio
Don Bosco pubblica l'opuscolo di ca-
rattere storico « Devozione di Maria
Ausiliatrice in Torino». Ormai diven-
ta una consuetudine per lui: ogni
maggio, un nuovo opuscolo mariano.
BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981 29

3.10 Page 30

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Del maggio 1866 è rimasto l'elenco
completo dei fioretti proposti da Don
Bosco ai suoi ragazzi: fioretti che
metterebbero piuttosto in difficoltà i
ragazzi d'oggi. Nel '67 il maggio è
chiuso a Valdocco nientemeno che da
un vescovo. Poi il maggio 1868 si ri-
vela particolarmente caldo per Don
Bosco: la costruzione della basilka
sta per finire (sarà inaugurata il 9
giugno), e fervono i preparativi. Da
qualche tempo ha preso maggior im-
portanza la novena di Maria Ausilia-
trice, e Don Bosco invita i ragazzi a
chiedere la grazia di cui hanno più
bisogno. « E per me quale grazia do-
manderò? Per me pregherò perché
possa salvare tutte le vostre anime».
Il 21 giugno è festa: alla presenza dJ
una quantità dJ invitati si benedicono
solennemente le cinque campane de-
stinate alla basilica, che formano un
"concerto in mi bemolle, il primo
nella città di Torino». E dopo la be-
nedizione, un maestro nell'arte cam-
panaria, venuto da lontano, dà con-
certo. Poi Don Bosco acquista altro
terreno nell'area antistante la basili-
ca, pensa alla sistemazione della
piazza. Ci vedrebbe bene un bel mo-
numento a Mosè che colpisce la roc-
cia e ne fa scaturire uno zampillo che
alimenti un laghetto. E in un edificio
laterale, da costruire, accoglierebbe
volentieri quanti venissero ospiti in
visita al santuario... 11 monumento un
giorno sorgerà. ma sarà dedicato a
Don Bosco. Intanto la sua pietà ma-
riana è entrata ormai completamente
nella luce dell'Ausiliatrice.
SUttano le date. Nel maggio '69
esce un nuovo opuscolo, in cui Don
Bosco che presenta come un com-
plemento della basilka innalzata:
"L'associazione dei devoti di Maria
Ausiliatrice». Questa associazione
nasce allora, come edificio di pietre
vive accanto all'altro appena termi-
nato di costruire. L'opuscolo negli
anni seguenti sarà ristampato qual-
che decina di volte, e del resto l'asso-
ciazione è viva e vitale ancora oggi.
Ma le cose cambiano soprattutto
nella basilica: si tiene per la prima
volta la novena, e la festa del 24
maggio. li tempo è piovoso, ma, come
riferisce il quotidiano L'unità cattoli-
ca, « fu incredibile il concorso dei fe-
deli alla nuova chiesa». I ragazzi
cantano (400 voci), la musica è del
Cagliero.
Nel '71 cade l'anniversario della
battaglia di Lepanto, e don Cagliero
ne approfitta per comporre un inno
eseguito nei vespri del 24 maggio, in
cui viene « rappresentata con note
musicali (e 300 voci) la famosa bat-
taglia e il trionfo dei cristiani a Le-
panto con l'aiuto di Maria Ausiliatri-
ce». Così si legge nel programma. A
fare da contorno c'è il « Gran padi-
glione della Ruota della fortuna», con
tanti biglietti e tanti premi da sorteg-
giare (ogni biglietto centesimi 10).
Capo del comitato che organizza la
Ruota e altre simili manifestazioni, è
il marchese Carlo Carrassi del Villar,
che al termine della sua fatica è lieto
di consegnare a Don Bosco 4.000 lire:
una somma allora di tutto rispetto.
Negli anni seguenti, maggio tra-
scorre su questo schema collaudato.
Don Bosco che ogni anno compie
parecchi viaggi in Italia e all'estero, fa
sempre in modo di trascon-ere se non
l'intero mese almeno la novena a
Valdocco, con i suoi.
E nel 1876 introduce ancora una
novità: l'inizio del mese mariano an-
ticipato al 23 aprile, e la sua conclu-
sione il 24 maggio. Racconta la cro-
naca che fin dal primo giorno i gio-
Torino. Altro momento di Intensa espressione
di fede, durante la processione di Maria Ausi-
liatrice.
vani fanno quasi tutti la comunione, e
che viene introdotto l'oratorio estivo.
Levata eroica alle ore s," passeggio
dopo la messa, e tanta musica dopo la
ricreazione del pomeriggio, per pre-
parare la festa. La banda, i can tori,
una compagnia di 12 violinisti . Can-
tano e suonanll ùappertutto.
La festa del 24 maggio registra un
inconveniente. L'arcivescovo di Tori-
no, in quegli aimi, non è proprio
amico di Don Bosco, e gH nega il
permesso di far presiedere le funzioni
da un vescovo. Don Bosco cr·ede di
aggirare l'ostacolo invitando un
monsignore che pur non essendo ve-
scovo può vestire di viola e usare
qualche distintivo prelatizio. Ma il
[auo veramente imponante è quello
slittamento delle date, la conclusione
delle celebrazioni il 24 maggio, la na-
scita insomma del « mese di Maria
Ausiliatrice».
Feste simili solo in paradiso. Col
passare degli anni Don Bosco è sem-
pre meno protagonista, per così dire,
del mese di maggio a Valdocco. Con-
tinua tutti gli anni ad aITivare dai suoi
viaggi puntuale, e lo farà fino alla fi-
ne, ma tante altre cose lo assorbono e
distraggono. Gli succede questo fatto
strano, che volendo lavorare per un
numero sempre più vasto di ragazzi, è
costretto a stare sempre mano a con-
tatto con loro: il suo tempo è tutto
preso netrorganizzare e rafforzare le
varie istituzioni a cui ha dato vita, e a
cui è costretto a demandare il con-
tatto immediato con i ragazzi.
In basilica la festa continua a
•crescere»: nel '77 c'è messa a quat-
tro voci di R ossini, ai vespri si replica
la « battaglia di Lepanto» (come or-
mai la chiamano).
Durante la novena del '78 Don Bo-
sco liene la sua prima conferenza ai
Cooperatori torinesi (l'associazione è
stata fondata da poco). In passato si
erano visti ancora pochi pellegrinaggi
partecipare alla festa, da quell'anno
ne giungono Ein dalla Lombardia (e
andranno man mano aumentando).
La festa del '79 può essere riassunta
in due righe scritte da Don Bosco a
un salesiano: « Che spettacolo! Più di
seimila comunioni nel solo giorno
della festa».
Alla festa deU'80 messa di Bene-
detto Marcello. Don Bosco teme di
non riuscir a trovare un vescovo, ma
alla fine ne ha u·e. Uno viene per sua
devozione privata, il secondo è il
predicatore del triduo, che proprio in
quei giorni viene fatto vescovo, il
terzo è l'eccezionale tempra di ve-
scovo m1ss1onario mons. Daniele
Comboni. « Maestà della persona,
lunga barba, voce sonora che riempie
la chiesa e si fa sentire fin dalla piaz-
za... » A sera egli parla più di un'ora
con i ragazzi. e eccoli tutli pronti a
partire per le missioni dell'Africa.
Qualche giorno dopo L'Unirà Ca110/i-
ca conclude un alato resoconto della
festa con queste perentorie parole:
« Finché il nostro popolo si mostrerà
così devoto e affezionato (a Maria
Ausiliatrice), non teniamo che sia per
venire nei nostri paesi il regno di Sa-
tana».
Nel 1881 l'Arcivescovo di nuovo
nega il permesso d i tenere pontificale,
e tocca a Don Bosco cantare la mes-
sa. Anche se egli si sente molto stan-
co, « la cosa rallegra tutli ». La chiesa
risulta per la prima volta troppo pic-
cola, molti [edcli devono assistere
dalla piazza. A sera, fra la sorpresa
30 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGG/O 1981

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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generale, si fa la prima grande il-
luminazione a gas della basilica.
Nell'82 all'ultimo momento Don
Bosco ottiene il permesso di invitare
un vescovo, e quello di Alessandria è
felice di accorrere. Prima di tornare a
ças confida a Don Bosco: « lo credo
che feste simili si celebrino solo in
paradiso».
L'eredità. Negli ultimi anni di Don
Bosco i mesi di maggio non si arric-
chiscono più di nuove idee, ma di
episodi commoventi che sarebbe
troppo lungo narrare. Alla festa del
1884 prende parte un ospite illustre: il
principe Augusto Czartoryski. Già
pensava di andar a stare con Don
Bosco e di farsi salesiano, quel sog-
giorno lo determina nel proposito.
Sarà salesiano e sacerdote (e ora è
venerabile). li 24 maggio 1885 Don
Bosco celebra in basilica a un altare
laterale, e - secondo un testimone
oculare-fa ba~larc rcr 200 persone la
ventina di particole che aveva consa-
crato per un gruppetto di visitatori
inglesi. Nel 1886 è cosl stanco che
dopo aver preparalo La conferenza
per i suoi Cooperatori, non ha la forza
di tenerla: parla don Bonetti, mentre i
Cooperatori gli stanno attorno com-
mossi. Stessa scena l'anno seguente,
neU'ult.imo mese di maggio della sua
vita; ma la calca questa volta è tale
che a fatica Don Bosco può lasciare la
chiesa. Persone venute da lontano a
trovarlo, se ne partono col presenti-
mento che non lo vedranno più.
Nelle relazioni che le Memorie
Biografiche fanno dei mesi di maggio
di Don Bosco, un aspello singolare è
andato crescendo di anno in anno, a
partire dal progetto per la Basilica: le
grazie ottenute dai fedeli mediante la
benedizione di Don Bosco. Lui non
voleva che la chiamssero cosi, voleva
che si dicesse « benedizione di Maria
Ausiliatrice», ma è tull'uno. Fatto sta
che il mese di Maria Ausiliatri_ce è
«cresciuto» insieme con la fama di
taumaturgo che la gente attribuiva a
Don Bosco e che lui con i frequenti
prodigi non faceva che rafforzare. Il
conte Cays di Caselette, dopo una
guarigione a cui ba assistito di per-
sona in un mese di maggio, si fa sa-
lesiano e diventerà sacerdote...
Insomma Don Bosco propagò an-
che con i prodigi impetrali dalla Ma-
donna il bel titolo di Ausiliatrice. E
con il mese a lei dedicato ha conse-
gnato alla Famiglia Salesiana una
preziosa eredità, una (orma originale
di pregare la Madonna, di dimostrarsi
suoi figli, di ottenere la sua protezio-
ne. Così oggi nei cinq_ue continenti,
dovunque la famiglia salesiana mette
radice, si diffonde il bel « maggio se-
condo Don Bosco».
Enzo Bianco
MAGGIO 1981
Il Mese dell'Ausiliatrice
a Torino Valdocco
Ecco alcuni dati sullo svolgimento del « Mese dell'Auailiatrice » 1981
a Valdocco, forniti dal Rettore del santuario don Gianni Sangalli
I I Mese di Maria Ausiliatrice risul-
ta denso di celebrazioni di pre-
ghiera, di iJ1contri di catechesi e di
manifestaz.ioni.
In ogni giorno. Tutte le funzioni del
mese mariano verranno curate con
particolare impegno, ma avranno
speciale rilevanza le celebrazioni
quotidiane delle ore 10, 16,30 e 18,30,
con la Messa e la predica quotidiana.
Sarà ripresa quest'anno La tradi-
1Jone della funzione serale alle 21.
L'invito è rivolto in modo particolare
ai giovani delle parrocchie e oratori
cittadini, chiamati ad animare gli in-
conld di preghiera.
Durante tutto il mese, con le mani-
/es1azio11i ,nusicali della Corale della
Basilica, del Complesso bandistico
del Martinetto, dei Pueri Cantores di
Macerata e di altri gruppi, verrà sot-
tolineato il carattere gioioso della
no~1ra devozione a Maria.
Giornate speciali. Incontri partico-
lari per gli ammalati, gli anziani, i
bambini ecc. caratterizzeranno alcu-
ne giornate.
ll 6 maggio. La festa di san Dome-
nico Savio richiamerà quest'anno,
insieme a numerosi devoti, anche il
pellegrinaggio degli "Amici Domeni-
co Savio».
La festa della Mazzarello. La festa
della Confòndatrice (con Don Bosco)
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ri-
veste quest'anno grande solennità.
perché vi ricorre il centenario della
sua morte. Il 10 maggio avrà luogo
L'« incontro nazionale delle Exallieve
di Maria Ausiliatrice». Il Vicario ge-
nerale dell'arcidiocesi torinese mons.
Franco Peradotlo presiederà la Con-
celebrazione delle ore I I. _Per il po-
meriggio è prevista una funzione
speciale per le Religiose.
Mercoledì 13, giorno della festa, il
Cardinale Arcivescovo presiederà la
Concelebrazione delle ore 7 per le
FMA; poi il Rettor Maggiore alle ore
IJ quella per la gioventù femminile.
Per il pomeriggio è prevista una fun-
zione speciale per le Religiose.
La Novena. La preparazione alla
festa di Maria Ausiliatrice sarà con-
LTaddistinta da un intensificato im-
pegno di partecipazione delle Comu-
nità salesiane e delle FMA di Valdoc-
co e di Torino città. Si moltipliche-
ranno, particolarmente in quesli
giorni, i pellegrinaggi delle parroc-
chie, oratori, istituti dei Salesiani e
delle FMA di tutto il Piemonte, già
programmati del resto anche per tut-
to iJ mese, come filiale omaggio della
Famiglia Salesiana alla loro Madre e
Maestra.
La veglia di preghiera. La notte
della vigilia è da anni una delle ma-
nifestazioni più straordinarie di fede
e di devozione cui è dato di assistere
nella Basilica La Veglia avrà inizio
alle ore 21 di sabato 23 con la fun-
zione penitenziale comunitaria, e si
protrarrà tutta la notte con la recita
dell"U fl'icio delle .letture, il Rosario
meditato, e la celebrazione di Messe
dalla mezzanotte all'alba.
11 24 maggio. La festa di Maria Au-
siliatrice quest'anno cade di domeni-
ca. È prevedibile che .la massa dei
fedeli - che anche in giorno feriale è
solita gremire la Basilica ininterrot-
tamente dall'alba a sera tarda - sarà
quest'anno ancora maggiore, e met-
terà a dura prova le strutture deil'or-
ganizza?Jone. La presenza del Card.
Ballestrero, del Rettor Maggiore e di
Vescovi salesiani, renderà più solenni
le celebrazioni.
A sera, la Processione cittadina avrà
inizio alle ore 20: di sicuro richiamerà
migliaia di giovani e adulti in un de-
voto e restoso omaggio alla Vergine
Ausiliatrice, e si concluderà sulla
piazza con l'invocazione della sua
benedizione.
Dopo la festa. Il nostro impegno di
omaggio alla Madonna non terminerà
certo il 24 maggio. Sempre aperto al-
l'accoglienza, il Santuario vedrà an-
che negli ultimi giorni del mese il
susseguirsi di pellegrinaggi, e conser-
verà con gli stessi orari le funzioni del
mese mariano.
Sabato 30 maggio chiuderemo le
celebrazioni mariane con una Veglia
di preghiera e con la fiaccolata nei
cortili e nella Piazza, attorno al mo-
numento di Don Bosco, dal quale
abbiamo imparato quanto sia neces-
sario essere devoti della Madonna.
Domenica 31 maggio: è previsto il
« Primo Convegno annuale» dell'As-
sociazione Devoti di Maria Ausiliatri-
ce, che quest'anno ha avuto un note-
vole rilancio. Insieme verranno stu-
diate le mete per ulteriori sviluppi.
Don Gianni Sangalli
BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981 31

4.2 Page 32

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I NOSTRI SANTI
HO PIANTO E Ml SONO DISPERATA
MA NON HO PERDUTO LA FEDE
Circa due anni fa
fui colpita da pleuri-
te essudativa, che in
brevissimo tempo
produsse più di due
litri di siero, pregiu-
dicando le mie con-
dizioni generali. Sì
rese necessario Il ri-
covero ìn ospedale e
sin dal primo istante,
pur con la febbre al-
tissima e col respiro ansimante, ml misi
nelle mani della Madonna Ausiliatrice e di
Don Rua, invocando la guarigione. Mi fu
estratto per tre volte il siero in un alter-
narsi di speranze e preoccupazioni: si te-
meva che il siero si potesse produrre per
un lungo arco di tempo, per cui la de-
genza si prospettava di alcuni mesi.
Ho pianto e mi sono disperata, ma non
perso la fede. Insieme ai miei ho pregato
Incessantemente e, inaspettatamente,
dopo soli due giorni I medici decisero di
dimettermi perché le mie condizioni era-
no rapidamente migliorate ed ero sulla via
della guarigione. Dopo un mese dal rico-
vero sono potuta tornare a scuola, a ri-
prendere l'insegnamento; e dopo soli tre
mesi un esame radiologico confermava
che « non vi erano tracce di pleurite né in
atto né recente ,..
Rosy 1952 (Taranto)
LA MIA RICONOSCENZA
PER TUTTE LE GRAZIE RICEVUTE
Sia pure con mol-
to ritardo adempio la
promessa di pubbli-
care la mia ricono-
scenza a Maria Au-
slllatrlce e a san
Giovanni Bosco, per
tutte le grazie otte-
nute durante la mia
vita, incominciando
fin dall'epoca della
scuola e poi durante
il matrimonio e durante la guerra. In modo
particolare mi preme ricordare due fatti.
Il primo: per un incidente stradale mor-
tale venne data una versione falsa dei
fatti, e per mancanza di testimoni mi si
stava Incolpando. Dopo preghiere alla
Madonna e a Don Bosco, passati alcuni
giorni, comparve uno che poté testimo-
niare la verità.
Il secondo: in occasione della nascita
del mio quinto figlio, avvenuta per taglio
cesareo (siamo nel 1942), I medici, per la
grande perdita di sangue e per soprav-
venuto blocco Intestinale disperavano di
salvare mia moglie. Abbiamo pregato tut-
ta la notte. Al mattino Il blocco era supe-
rato e fu la salvezza.
Sarebbe lungo enumerare tutte le altre
volte in cui il mio ricorso, assieme a mia
moglie, alla Madonna Ausiliatrice e a san
Giovanni Bosco, non è stato deluso...
Bruno Guidorizzi (Verona)
RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICE
E SAN GIOVANNI BOSCO
Luciana Bianchetti Corè (Ceres, To-
rino), per aver potuto superare un mo-
mento di grave difficoltà per la sua salute:
« Gli esami medici sono risultati negativi,
e la temuta malattia si è trasformata uni-
camente in una grande paura ·
,.. Rinaldo Zanarotti (Arsiero, VI)
perché, colpito da grave emorragia ga-
strica, e dopo quattro giorni in sala riani-
mazione, si è ripreso così celermente da
venire rimesso dall'ospedale completa-
*mente guarito.
P.M. T., mamma riconoscente per la
grazia concessa da Don Bosco alla sua
figlia.
C.C.M. (Pisa), gravemente malata,
anzi con quasi nessuna probabilità di
guarigione, dato che avevo avuto una ri-
caduta•, ringrazia per aver superato il
momento critico e cominciato a migliora-
re. « Ho fatto promessa di andare, appena
mi sarà possibile, al Santuario di Torino
per dire al miei protettori Il mio grazie ri-
conoscente».
UNA NOSTRA PARENTE
Cl MOSTRO' IL BOLLETTINO
San Domenico
Savio ci ha aiutati ad
allietare la nostra
casa con la nascita
di un bel bambino.
Eravamo sposati da
ben sette anni e
avevamo sempre
desiderato che vi
sbocciasse un fiore
per rendere la nostra
unione completa, ma
ormai avevamo perduto ogni speranza.
Un giorno una mia parente ci parlò del
piccolo santo delle mamme e cl fede ve-
dere un Bollettino Salesiano dove c'erano
relazioni di grazie ottenute per la sua in-
tercessione. Mandammo subito a pren-
dere un abitino del piccolo santo e Ini-
ziammo con fervore la novena. E siamo
stati esauditi. Trascorremmo nove mesi
piuttosto burrascosi, ma continuammo a
pregare con fede. E nel gennaio scorso cl
è nato un bellissimo bambino, che in
onore del santo abbiamo chiamato Ro-
berto Domenico. Ora continuiamo a pre-
gare Domenico Savio invocando la sua
protezione sul nostro piccino.
Marisa e Mario Beltramo (Savigliano, CN)
10 PREGAVO. MADONNINA MIA
TI RIMANE MENO DEL 10 PER CENTO
Quando mia figlia Anna rimase Incinta, i
medici dissero: « Taglio cesareo, proba-
bilità più del 90% " · Quindici giorni prima
32 BOLLETTINO SALESIANO 1' MAGGIO 1981
del parto confermarono la previsione. lo
ascoltai quelle parole sorridendo, e pen-
sai che loro non sapevano che io pregavo
Maria Auslllatrlce con fede. La mia pre-
ghiera era questa: « Maria Ausiliatrice!
Madonnina mia! T1 rimane meno del 10%,
ma tu puoi più di loro». Pregavo insi-
stentemente, con fede viva, e con molta
convinzione che sarei stata esaudita.
Quando mia figlia venne ricoverata,
entrò in maternità con l'abitino di san
Domenico Savio, che aveva già portato
durante tutta la gravidanza. E dopo quat-
tro ore nacque un bel maschietto, con
parto regolare. Quando ml telefonarono,
non chiesi nemmeno se era nato col ta-
glio cesareo, tanto ero convinta che la
Madonna non mi aveva abbandonato.
Ringrazio e mai finirò di ringraziare Maria
Ausiliatrice.
Lia Della Giustina (Vittorio Veneto, TV)
I MEDICI LO CHIAMAVANO
IL MIRACOLATO•
Verso la fine di dicembre il nostro ni-
potino Francesco di quattro mesi venne
ricoverato d'urgenza all'ospedale Bambin
Gesù di Roma: i medici lo dichiararono
gravissimo, e non lasciavano più intrave-
dere alcuna speranza. Da Torino corsi a
Roma al capezzale del bimbo, e gli portai
l'abitino di Domenico Savio; lo misi sotto
il suo guanciale e pregai il piccolo santo
di ottenerci la grazia Insieme con Maria
Ausiliatrice.
Dopo pochi giorni i medici al colmo
dello stupore dichiararono che il bimbo
era fuori pericolo e presero a chiamarlo
~ il miracolato . Ora il piccolo Francesco
ha lasciato definitivamente l'ospedale e
sta bene.
Maria Pipitone (Torino)
RINGRAZIANO ANCORA
SAN DOMENICO SAVIO
Concetta Mangione (Mazzarino, CL)
perché la nipotina Antonella di due mesi,
colpita da Inizio di meningite, dopo fer-
vorose preghiere fatte anche dalla comu-
nità delle FMA è potuta tornare a casa
completamente guarita.
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Armas Letizia Aschlero Sr. Palmlna • Audlalo Giulio •
Badlnl Lucia • Baio Caldlrola Maria• Barglggla Rosa•
Bellone Dr. Francesco - Bertolotto Simone• Bianchetti
Luciana • Bleler Giuseppe • Borio Maria e Lorenzo •
Brlgnone Nina • Caronna Vlncenz·o - Cavallotto Sabina
Ceruttl Margherita Clcerale Marco• Cullaro Angela
Cumlnettl Carla e Beppe• D'Ambroslo Amalia - D'Am-
broslo Antonio - De Martlnl Maria - Fallabrlno Madda•
l ena • Fantini Emma • F•edalto Bruna • Francols Anita•
Ganola Maria - Geuna Domenica - Ghlrardl Giuseppe -
Giudici Angela • Guano Margherita • Jacono Tina -
Janlomo Delfina • Lazz.arotto Giovanna - Lo Porto Ma-
ria • Mannuccl Salvo - Marengo Giovanni e Giuseppina
- Martire Maria Menanl Licia • Mcnglnl Benedetta
Morello Reiilna • flloero Gianluca • Novero Occhietti
Adele• Papallnl Assunta • Pepe Baldassare e Antonia
Pertica Giuseppe Pettlnelll Emma • Piovano Chiara,
Maria, Domenica • Ranlse Piero Paolo Ratti Isabella
Ravera Caterina • Re.Ilvo Maria • Rlccobene Lina •
Rocchi Flora• Santonclnl (Famlglla) • Saporiti Giuditta
Schloppa Luisa • Secco Rosa • Sesta Adriano • Son•
nino Lucia • Stella Clolll Adriana - Tallone Angela •
Torchia M. Adelaide• Torello Teresa Truno Michelina
• Vercelli Rina • Vicario GluHpplna • Zeppa Paola.

4.3 Page 33

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., Clotilde Afagia in Damiano (Napoli,
Vomero), mamma di tre bambini, per es-
sere stata restituita in buona salute alla
famiglia dopo che il suo cuore aveva
cessato di battere per un minuto e dieci
secondi In seguito ad arresto cardiaco.
* Flora Voarino (Roascio, CN) per una
grave operazione felicemente superata
dalla figlia, e perché il figlio sposato da
sei anni ha finalmente visto allietata la sua
casa dall'arrivo del piccolo Alberto.
., Anna V. (Torino), che da anni cer-
cava invano un posto di lavoro, per averlo
ora trovato del tutto confacente alle pro-
prie necessità.
11 Maria Concetta Oemichelis per la
felice nascita del suo quinto nipotino, che
mette insieme con gli altri sotto la prote-
zione affettuosa del Santino delle culle.
,._ Franco ed Elena Mosetti (Roma). Per
la nascita di Luca Maria, e invocando
ancora l'intercessione del piccolo santo
per una nuova vita che presto verrà ad
allietare la loro casa.
,.. Adele e Francesco Rocchiettl (Noie,
TO), perché la loro figlia di tre anni rico-
verata d'urgenza all'ospedale per cisti
emorragica e sospetta nefrite accompa-
gnata da forte lebbre, dopo intense pre-
ghiere ha ricuperato la salute.
DI' A GESU' CHE FACCIA GUARIRE
LA MAMMA QI ENRICA
Il male bussò alla
mia porta nel feb-
braio
dell'anno
scorso. Fui compita
ii
da febbre a 40 con
male di gola per
un'escrescenza di
carne alla ghiandola
destra. Il dottore di
famiglia, dopo aver-
mi curata per una
settimana senza al-
cun miglioramento, mi fece ricoverare al-
l'ospedale di Vercelli, dove rimasi per una
decina di giomì. Si fecero molti esami, ma
I medici non si pronunciavano e mi man-
darono alle « Molinette,. di Torino. Dopo
altri venti giorni di cure, il professore ve-
dendo che l'escrescenza non scompari-
va, anzi era diventata dura come una
pietra, decise per un Intervento.
I bimbi della scuola materna delle Figlie
di Maria Ausiliatrice frequentata dalla mia
bambina, pregavano ogni giorno dicendo:
« Santa Maria Mazzarello, di' a Gesù che
faccia guarire la mamma di Enrica"· L' o-
perazione non si presentava facile, e il
professore richiese il consenso scritto di
mio marito e dei miei genitori. E prima che
entrassi in sala operatoria volle ancora
visitarmi, ma quale non fu la sua meravi-
glia nel constatare che l'escrescenza di
carne era completamente scomparsa...
Fui dimessa dall'ospedale. Corsi alla
scuola materna ad abbracciare la mia
bambina e a ringraziare delle preghiere
fatte.
Renata Bosso/a (Vercelli)
* Una Figlia di Maria Ausiliatrice
(Agliè, TO): « Mia nipote Daniela di 13
anni d'improvviso si trovò bloccata negli
arti inferiori: la gamba sinistra era com-
pletamente paralizzata. Ricoverata all'o-
spedale, i medici diagnosticarono una
La poeta. Particolare da una stazione della Via
Crucis scolpita dallo scultore Luigi Riva, sale-
siano coadiutore. L'artistica Via Crucis durante
la scorsa quaresima è stata collocata nel tem•
pio Sacro Cuore di Bologna.
mielite virale. Il caso si prospettava grave
e complicato. Avvertita per telefono, su-
bito incoraggiai i miei cari dicendo che la
nostra Comunltà aveva affidato Daniela a
santa Maria Domenica Mazzarello e a
san Domenico Savio. La nostra fiducia
non venne delusa: dopo un'intensa tera-
pia e fisioterapia Daniela potè ritornare a
casa completamente guarita, e a distanza
di due anni la gamba non presenta nes-
suna deformazione o residuo del male».
,.. Rita (Roma) scrfve: Sono una ra-
gazza di 15 anni, che ha avuto parecchie
cose tristi nella vita. Due mesi fa ho letto
per la prima volta il BS. Era un periodo di
crisi, e mi sono rivolta a madre Mazza-
rello pregandola di farmi stare meglio (ero
in gravi condizioni morali e fisiche), e di
farmi trovare amiche vere nella nuova
scuola. Ora dico grazie, perché tutto si è
avverato, e prego santa Mazzarello
perché mi protegga sempre».
LA "LUCE,. E' TORNATA!
Ero cappellano e
ospite delle Suore
dell'Hortus Conclu-
sus vicino a Betlem-
me, e fui pregato di
fare un giro esplora-
tivo In unà loro pro-
prietà dove alcuni
terreni erano conte-
stati. Dopo un so-
pralluogo di quasi
sei ore in un pome-
riggio caldo e afoso, avvertii un malessere
e forti dolori all'occhio destro. Dopo po-
chi giorni l'occhio era completamente
spento, e anche l'allro in pericolo. Una
visita all'ospedale oftalmico St John di
Gerusalemme non dette alcun risultato;
venni allora ricoverato all'ospedale Ha-
dassah dell'Università ebraica e messo
sotto la cura di eminenti specialisti, che
diagnosticarono un'Infiammazione mali-
gna assai delicata e pericolosa. Sottopo-
sto a esami e cure, non si riusciva a tro-
vare la causa del male. Allora feci una
novena al Servo di Dio Simone Srugl.
All'improvviso, mentre prima non vede-
vo neppure la mia mano, cominciai a ve-
derci di nuovo. E dopo appena 13 giorni
di degenza, venni licenziato dall'ospeda-
le; un altro mese di cure, e fui in grado di
riprendere le occupazioni normali. La lu-
ce era tornata come prima! Attribuisco la
guarigione non solo all'intervento e alle
cure dei bravi dottori, ma anche all'inter-
cessione del Servo di Dio, da me già altre
volte invocato: la grazia ottenuta è per me
un segno della sua santità.
Sac. Francesco Laconi (Cremisan. /sr ~
Ml RICORDAI DI UN FAZZOLETTO
CHE ERA STATO DI DON RINALDI
Nel giorni seguenti
il Natale scorso mi
sentii improvvisa-
mente un gran fuoco
nella testa, con forti
dolori alle orecchie.
Era notte, tutti ripo-
savano, e lo non sa-
pevo che fare. Mi ri-
cordai di avere un
fazzoletto che era
stato del Servo di
Dio don Filippo Rlnaldl: lo presi, lo misi
sul capo con fede, e pregai. Immediata-
mente i dolori scomparvero. Però il mat-
tino seguente mi accorsi che Il viso co-
minciava a gonfiare, e ben presto divenni
irriconoscibile: la testa e la faccia erano
un solo gonfiore. Venne il medico e con-
statò una flebite alla testa, con febbre
molto alta. Ml ordinò le cure del caso e la
malattia fece il suo corso, con l'aggra-
vante del mio stato di cardiaco e dell'età.
Però i dolori al capo non tornarono più.
Ricevetti il sacramento degli Infermi;
ero pronta al gran passo, e ringraziavo
Dio dei miei ottant'anni da lul sempre be-
nedetti. Ma continuavo a pregare don Rl-
naldi e a tenere la testa fasciata con il
fazzoletto. E ciò per tutta la malattia, E
continuo a farlo anche oggi, anche se
posso ormai dichiarare a gloria di Dio e
del suo Servo don Rlnaldl che sono gua-
rita. come da dichiarazione medica. De-
sidero sottolineare che la flebite alla testa
avrebbe potuto o dovuto togliermi le fa-
coltà mentali, invece don Rlnaldì mi ot-
tenne anche la graz.la di essere sempre
perfettamente lucida. Oggi 11 marzo sono
andata per la prima volta alla santa Mes-
sa, con la più viva gratitudine al Signore e
al mio grande protettore don Rinaldi.
Suor Giovanna Cavallucci (Roppolo, VC)
MFT (Venas di Cadore, BL) mamma
83enne ringrazia don Rinaldl per Il mi-
glioramento ottenuto nella salute del fi.
glio, affetto da grave disturbo all'apparato
respiratorio, e attende con fiducia la gra-
zia completa, perché don Rinaldl non fa
le cose a metà».
., Scrive PR da Omegna: Sono
un'anziana pensionata. Soffrivo di emi-
crania e pur avendo provato e cambiato
tantissime cure non avevo ottenuto risul-
tato alcuno. Allora ml sono rivolta al mio
caro concittadino, il Servo di Dio don
Andrea Beltrami, e mi è venuto in aiuto:
dopo qualche settimana che pregavo, il
male è scomparso e non è più tornato.
BOLLETTINO SALESIANO 1• MAGGIO 1981 3:,

4.4 Page 34

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I NOSTRI MORTI
BENCETTI ALDO Sa.la•tano Coadiutore
t Varese a 64 anni
Cresciuto all'oratorio di Treviglio, si ar-
ruolò tra gli Arditi duranie la prima guerra
mondiale; a Caporetto aveva cercato di
salvare Il suo capitano ferito, e di rlpor-
tarto fra I suol soldati, ma gli era spirato
fra la braccia Quel capitano era un reli-
gioso gesuita. A 24 anni diventò salesia-
no, si specializzò nell'arte del legno, e si
recò missionario a Panama, dove ebbe
modo di mettere a frutto la sua arte come
educatore della gioventù. Formò genera-
zioni di mobilierl, vinse numerosi concorsi
nazionali, ricevette dal governo attestati
di benemerenza per le sua azione edu-
cativa. Dopo 32 anni di missione tornò In
Italia a continuare fino ali' ultlmo la sua
presenza salesiana fra I giovani, come la
Intendeva Don Bosco.
BERTOLOTTt CELESTINO Salesiano
Coadiutore t Varazze a 90 ann1
Cresciuto all'oratorio di Perosa Argen·
Una nel clima d'Intensa spiritualità delle
associazioni cattoliche, conobbe poi le
vicende dolorose della prima guerra
mondiale e lo sconforto di Caporetto.
Tornalo più maturo al suo oratorio, d~
venne l'anima del teatro e delle attività
musicali. Poi, quasi quarantenne, chiese
e ottenne di essere salesiano, Lavorò a
lungo nell'lspettorla Novarese e poi In
quella Ligure, e trascorse gli ultimi 33
anni a Varazze. Fu Il collaboratore Intel-
ligente e capace del direttori d'oralorlo, e
accompagnò tante generazioni di ragazzi
alle soglie della maturijà. Sua specialità
era nteatro, che curò con vera passione.
t BUU.ERI DINO Salesiano Coadiutore
Alassio (SV) a 64 anni
Semplice e operoso, donò tutte le sue
energie al giovani nelle scuole professio-
nali e negli oratori. Era l'anima della ri-
creazione e un appassionato catechiste.
Negli ultimi anni, col venire meno delle
rorze, si dedicò al decoro e al culto della
chiesa nell'lstttuto salesiano di Alassio.
DIVINA sac. GUIDO SalHlano t San
Francisco a 79 anni
Oalla natia Valsugana all'asplrantato
salesiano e al noviziato negli Stati UnHI:
poi tutta una vita In California Consegul I
tlloli accaaemlcl nelle discipline storiche
all'universttà di Berkeley e per qualche
anno insegnò. poi si dedicò aJ ministero
parrocchiale e fu anche parroco. Tra-
scorse gll ult1m1 trent,anm nella parroc--
chla per gli italiani San Pietro e Paolo di
San Franclaco. Era Innamorato dell'llalia.
della sua arte e della sua musica, e sa-
peva trasfondere la passione per Il bello
ln quan1l lo avvicinavano. Ma conosceva
a tondo anche la storia e la realtà della
California e di Sen Francisco; il fatto poi
di essere nato nel 1906. l'anno In cui San
Francisco lu distrutta da un violento ter-
remoto, fu a lungo occasione d1 sereno
umorismo! lo si accusava, non senza una
sua connivenza, di e.ssere stato la causa
del disastro. In anni recenti estese Il suo
ministero a un programma radiofonico
presso l'emittente Bay Area.
FALCIER ne. GIOVANNI Saiulano t
Mogllano Veneto a 66 anni
Aveva una « scorza Irsuta•, ma era
uno strato di .supertlcie, che nasconde-
va una bontà schietta rivestita di sempll-
cità , . Mise a servizio della scuola in stile
salesiano un'Intelligenza viva e pronta.
Era fine. brioso e arguto, anche quando si
esprimeva In versi, ~alleni e latini. Aveva
un approccio tutto suo con I giovani,
part.eclpava alla loro espansività lin quasi
a non saperla più arginare; ma rluscl a
creare col loro un durevole clima di ami-
cizia e un'intensa corrente di slmpalia
Soffri molto quando per motivi di salute
dovette lasciare l'Insegnamento.
LOMAZZI MASSIMO Salesiano Coadiu-
tore t Roma a 64 anni
DI carattere dolce, sereno, arguto, fu
tra I primi allievi della scuola agricola
missionaria di Cumiana (T.orlno), poi mis-
sionario nella Repubblica Dominicana
dove mise a frutto con ottimi risultati la
sua spectatlz:zazlone. Tre anni soU res}-
stette aJ forte clima tropicale, poi la sua
salute si spezzò per sempre. Fu ancora
per molti anni missionario In Venezuela,
alternando rlposo e lavoro, poi dovette
rimpatriare. E trovò ancora modo di ren-
dersi utile a Roma come portin<1io-teleto-
nlsta alla Procura salesiane, poi dedican-
dosi al parco della Casa Generalizia. Era
Innamorato della nalura: , Il paradiso un
giorno; mo lnIan10, come riflesso del pa-
radiso, cl rimangono Il sorriso dei fan-
clulll, I rrorl e le slelle , . Era fedele e pre-
ciso nelle sue Incombenze, piccole ma
tante e svariate: Avrò cura di tutta la
casa.. ». Era di Interiorità: • IO ritrovo la
pace prendendo per mano Gesù. Gesù è
per l'anima mia quel che è il sole per la
nature: lo gli apro le porte e le finestre.
egU è la vita... · È stelo torte anche nella
sofferenza: « Benedetto Dio per I giorni, I
mesi e gli anni che ho trascorso nel do-
lore
PEU.EORINO aac. PIETRO Selealano t
New York a 91 anni
Piemonlese, ragazzo del/'89, dopo la
dura esperienza della prima guerra mon-
diale e del servizio militare al fronte passò
agli ordmi di Don Bosco, e recò per il
noviziato negli Stati Uniti. Per più di 50
anni ha svolto il ministero sacerdotale e
New York nella parrocchia dl Maria Au~
liatrice, dedicandosi con generosità so-
prattutto agli anziani e al malati. Nel 1972
venne decorato dal Governo italiano con
la Croce di Vittorio VeneI0. Le suore della
casa di cura Madre Cabrini lo assistettero
negli Ultimi mesi con vero affetto, rlcam-
blandogll cosi I tanti servizi da lui preslall
per anni all'ospedale Cabrinl di Manhat-
tan. Sereno e silenzioso. se ne è andato
lasciando un ricordo di stima e amore.
BRANDANO MARIA •ed. DONGU Coo-
pe,atrlce t Roma a 91 anni
Donna di grande fede e Intensa pr&-
ghlera, ha donato al Signore una delle
sue figlie divenuta FMA. Cooperatrice da
oltre 50 anni, fedele lettrice del Bollettino,
ha sempre aiutato con generosità le mis-
sioni di Don Bosco.
GALUPPINI SERGIO Eulllevo a Coope-
t ratore La Spezia a 73 anni
DI carattere glovleJe e pieno di lnlziall-
va, non si risparmiava mal. Accanto alle
preoccupazronf che gli provenivano della
lamlglia e dalla professione (era ragio-
niere), seppe aggiungere e sostenere le
responsabilità d1 socio e dirigente In m,-
mero5e organlzzazlonl cattoliche e sale--
slane: gli Exallievl, I Cooperatori, la San
Vincenzo. l'Azione Caltollca... • Con uo-
mini cosi si costruirebbe In terra un vero
regno di amore,, hanno detto di lul.
MARANGONI FRANCESCO Exalllevo t
Ravenna a 83 anni
Apprese dal salesiani di Lugo Il me-
stiere di sarto, e più ancora Imparò ad
amare Maria Auslllatrlce e Don Bosco Fu
felice quando Il tiglio Carlo entrò In semi-
narlo, e sostenne la sua vocazione con la
parola calda e con t·e.sempio della vita.
Ancne la figlia fu da lui educata salesla-
namente, e ora che é Insegnante la co-
noscere Don Bosco al suo, soolareuL
Quanto a lui, duramente provato nella vita
(duranle la guerra ebbe la casa dlstrulta e
riportò gravi ferite sotto un bombarda-
menlo), ma lrovò nella lede la forza di
occuparsi sopranutto degli altri. Sempre
presente alle adunanze degli Exallievl. si
era pure recato In visita al luoghi salesiani
di Valdocco.
PALUMBIERI CARMELA t Bari a 78 anni
Aveva li carisma dell' amebUltlt, della
preghiera, dalla fame dell'Eucarlstra
Aveva realizzato col marilo uno famiglia
come chiesa domesl,ca, In cui si pregava
Insieme, si operava, si soffriva e gioiva
insieme, e cl si preparava all'Impegno
concreto. Ebbe la gioia di donare a Don
Bosco Il figlio don Sabino con cui volle
condividere fin dall'inizio, con la preghl&-
ra e Il sacrificio, l'otferta sacerdotale. Era
conosciuta e stimala da numerosi sale-
siani, che si consideravano suol • figli
spirituali acquisiti 1 e che in una cin-
quanllna vennero da ogni parte d'Italia a
darle l'estremo addio; le sua messa ese--
qulale assunse Il tono di una festa di Pa-
squa
PAOLINI aac. PAOLO &allievo a Coo-
peratore t Messa Carrara a 100 anni
meno un mese
Aveva studiato presso l'opera saJeslana
rli la Spezia, prima di diventare sacerdote
in ciìocesl Quando don Rua nel suoi nu-
merosi viaggi giungeva In Liguria, non
mancava mal d1 andare a fargli visita.
PRIN EMMA veci. DEMATTEIS Cooper&-
trlce t ChAtlllon (AO) a 77 anni
DI tratto gentile, sensibilità profonda e
grande lede, fu sempre disponibile a IUttl
per aiuto. consiglio e affetto. Incalcolabili
le sue attivrtà: di professione insegnante,
aveva dato d suo nome e Il suo apporto
concreto all'Azione Cattolica, alla San
V1ncenzo. all'Avls, al CIF; era lerzlarla
francesoana, corrispondente di alcuni
giornali, Impegnata nella parrocchia e
nella comunltà civile, E brava Coopera-
trice. Impegnata nel sostegno delle opere
seleslane, In particolare delle missioni.
QUAGLIOTTO TOMMASO Enlllevo t
Torino a 81 anni
Ricevette la prima educazione a Val-
docoo, a conIatto con gll lndimenticablll
don Pavia, commendator Garbellone. si-
gnor Merlino... E conservò I loro Inse-
gnamenti come guida per lulta la vita.
Ebbe la gioia di accompagnare, come
membro dell'apposllo comitato, la salma
di Don Bo$CO quando fu trasferita da Va-
salice a Vafdocco. Quando Il flgllo Franco
chiese di dlvenlare salesiano e poi di
partire missionario per l'America Latina.
disse generosamente il suo sì.
t ROTULI MARIA ANGELA Cooperatrice
Mombaruzzo (AT) a 91 anni
Attraverso la lettura del Bollettino si
associò alle vicende delle opere di Don
Bosco nel mondo. e cercò di 1mrtame la
generosM nel più svariati apostolati di
bene. Tra l'altro, duranla Il conllltto
1915-18 si prodigò per I prigionieri di
guelra.
SPAIANO fng. CARLO Cooperatore t
Roma a 84 anni
SI sentiva della famiglia di Don Bosco e
visse 11 suo essere salesiano In pienezza
di senllmentl e di Impegno aPQstollco.
Partecipava intensamente alla attività del
suo Centro Cooperatori, e lu per svariati
anni del Consiglio tspettorlale dell'asso-
c,azione. SI Impegnò particolarmente nel
settore della stampa educativa. DI pietà
profonda ma semplice, di carattere ilare e
generoso, era orgoglioso e felice di aver
conosciuto Il beato Michele Rua.
A quanti hanno chiesto informazioni. annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n. 22. possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legato: ...IascI0 alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure all'Istituto Salesiano per re
missione con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire ...
(oppure) l'immobile sito In.. . per gli scopi perseguiti dall' Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneficenza, dI istruzione e educazione, di
culto e di religione • .
- se sI tratta invece di nominare erede di ogni sostan%a l'uno o
I·a1tro del due Enti su indicati·
« ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria Nomi-
no mio erede universale la Direzione Genera/e Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in
Tonno) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
g li scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione,
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALES/ANO 1' MAGGIO 19B1

4.5 Page 35

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Borsa: S. Giovanni Bosco, Implorando
proiezione sul figi/o Plerlel/ce, a cura
della mamma L. 1.000.000
SOLI AR
Borsa: s. Giovanni Bosco, In suffragio di Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
Giancarlo, a cura della mamma L.
1.000.000
Borsa: Maria Auslllalrlca a S. Giovanni
Bosco, in suffragio di Maccagno Giovan-
ni, ex al/levo, a cura della !lglia Margherita
L. 1.000.000
Borsa: Voca:ilonl Salesiane, fn oacsslone
del giut:11/eo sacerdotale di Don Natale, a
cura Unione Uomini Oralorlo Valdocco L
700.000
Borsa: S. Giovanni Bosco: p,,r grazia ri-
cevuta, a cura di Lina Formento L
500.000
Borsa: Don Clmattl, a cura dell'lspettorla
Salesiana Lombarda L 500.000
Borea: Dot1 Antonlo Tonelll. in memorla 8
suffragio, a c ura di un exallievo L.
500.000
Boraa: Marfa Auallialrlce, In memoria e
sutfrag10 del nostri delunli, a cura delle
Sorelle Cimaz, Susa (TO) L. 500.000
Borsa: In mt1morla dell'exal/ievo Glanotli
Adriano, a cura della Mamma Maria,
Montaldo Dora (TO) L. 150.000
Bora.a: Gesù Bambino, Invocando bene-
dizione sul tamil/ari. a cura di Barra Sa·
condina
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Domenico
Savio: proteggete e guidare Sie/ano, a
cura di N.N L, 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bosco, p,,r
grazia ricevuta e Invocando protezione, a
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rno Seoastiano, a cura dì Montanaro
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cura d1 Cerutt, Anna (AT) L 60.000
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suffragio del marito Domenico e Invo-
cando protez,one sui figli, a cura di Suffl
Domenica (NO) L 60.000
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trlce, Don Bosco, ,n rmgraziamento e in-
vocando ancora protezione, a cura dì
Goreth Rina (CO)
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Albeno Besozzl, ex ell/evo, a cura de11a
moghe, Castelveccana (VA)
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cuore, a cura di N.N.
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zione. a cura di Moser Lina
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Invocando benedizione suf/e tam/glie, a
cura di Ternavaslo Barrino Clara, Bra
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glione Francesco. Torino
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co Giuseppe, Orbassano (TO)
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Bosco, per Implorate aiuto e protezione.
a cura di N.N., Torino
Borsa: Maria Austllatrlce, Sani! Salesiani,
per invocare protezione sulla famlglla, a
cura di Brusasco Maddalena, Alessandria
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cura di A.AG., Clnisello B. (Ml)
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cevuta, cura di Faralll Aurelio
Borsa: Maria Auslliatrlce. chiedendo aiu-
to per una buona morte. a aura di Bo--
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scagha Elena, Buttera (CL)
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grazie, a cura di Gorrl Paolo (Ml)
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Bosco, Invocando protezione, a cvra di
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raro, a cura di Carraro Giuseppina
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Bosco, per protezione, a cura di Segrado
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Bosco, in ringraziamento e invocando
proiezione. a cura di Baudino B. Vittoria,
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fragio della Cooperatrice Pasqua/I Zita
Ridei/a, a cura del marilo
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Bosco, ringraziando psr la continua pro-
tezione, a cura di N,N.
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Antonietta Go1ta, a cura di LP. Napoli
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G. Modugno, a cura di L.P.
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In suffragio dei cari defunti. a cura di G~
lardoni Annunciata. Pavia
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Bosco, ringraziando e 1nvoeant10 prote-
zione e m suffragio dei e-ari defunti, a cura
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Giamberardlno Emtua, Roma
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sorelle, a cura di N.N.
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muncura, per gra.zia ricevuta, a cura di
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invocando protezione, a cura Monti,
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niela e Sandro, Torino
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lmolorando grazie, a cura della Famiglia
Mosca
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Jn rJngreziamento e invocando protezto•
ne, a cura di Roblno Susanna, Torino
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Bosco, m memoria e suffragio dell'exsJ...
lievo Giordano Severino, a cura del fra-
1ello Don Antonio e familiari
Borsa: Maria Aualllalrlce, S. Giovanni
Bosco. per grazia ricevuta e Invocando
protezione, a cura di P. Elisabetta, Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, a
cura di Gualinl Clara, Torino
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lo Arnaldo, Asti
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Bosco, per grazia ricevuta, a cura di
A.C.M., Torino
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ra di N N.
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Hatrlce, Don Bosco, per gra21a ricevuta e
ln,ocando protezione, a cura di Gonella
Maria, Torino
BOfu: S. Cuore di Gesù. Maria Auallla-
trlca. Don Bosco. rmgraziando invocando
protezione, a cura di N.N., Torino
Borsa: S. Domenico Savio, a cura di Ca-
retta Giuseppina. Torlno
Borsa: Maria Auslltatrlce, Don Bosco, in
suffragio dei miei defunti. a cura di Mon-
te•amegllo Spirito, Torino
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Maddalena, S. Antimo (NA)
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Angelerl, a cura di Bonaccorsi Cirino (CT)
Borsa: Mamma Agnese, Invocando aiuto
e protezione, a cura di N.N., Torino
Borsa: Maria Auallletrlce e S. Giovanni
Bosco, fn suffragio de, miei defunti, a
cura di FranclQI Giulia (AR)
Borsa: Don Bosco, mvocando safvte per il
figlio, a cura di Ferrarls B. Anlonletta,
Masio (AL)
Borsa: Maria AusUlatrlce e S. Giovanni
Bosco1 in ringraziamento, a cura di Bar-
delli Carolina. Azzio (VA)
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausllla•
trlce, Sani! Salealanl, in rTngrazlamento, a
cura di Cellerlno Franca, Roma
Borsa: Maria Auslltaltlce, Sani! Salesiani,
aiutateci, salvateci, a cura di Gloria Giu-
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Moria Mauarello, chiedendo la guarigio-
ne della figlia, a cura di Baratta M, Anto-
nietta, Ber_gamo
Borsa: Don Bosco, S. Domenico Savio,
proteggete I miei nipotini, a cura della
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Bosco, a cura di Affaba Raimondo (Ml)
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cura Trombetta Zina, Messlna
Borsa: Maria Au,lllalrlce, Don Bosco, per
grazia ricevute, a cura di Tomarchlo Ro-
sina. Acireale (CT)
Borsa: Don Bosco, a cura di Moscardelll
Gugllemlna. Roma
Borsa: Don Bosco, In suffragio del tratell/
defunti e invocando protezione, a cura d i
Andriollo Silveslro, Ponllnla (LT)
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stani, a oura di Martin Luigi (VA)
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lredl Ines. Torino
Borsa: Maria Auslllatrice, Don Bosco, S.
Domenico Savio, invocando protezione, a
cura di Mazzucco Felice, Cerrìna (AL)
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Boscot a cura di N.N.
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Bosco, fn suffragio del genitori Giovannie
Grazia, a cura di Giuliani Assunta, Navelll
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Bo!'la: Maria Aw,lllalrlce, Don B08co, S.
Domenico Savio, a cure di P!Ua Ada (NU)
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cevuta, a cura di Ottonello Giuseppe.
Bellano (CO)
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protezione, a cura d i Salomone Giusep-
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Bosco, In suffragio dalla moglie Giusep-
pina, a cura del marito e del figli (CL)
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siani. m suffragio del familiari e invocan-
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Biffi Eersilla, Meslna
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Mi sono sentito sempr
molto vicino al glovonL
non si può non amarli.
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11
SEI
SOCIETÀ EDITRICE
INTERNAZIONALE
TORINO
Dante Alimenti
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Oggi tutti, e specialmente i giovani,
interrogano il- Papa. A loro è destinato
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sui temi maggiormente dibattuti nel
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