Bollettino_Salesiano_199102


Bollettino_Salesiano_199102



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2 · 1 FEBBRAIO 1991
~ il
Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco.
INDIRIZZO
Via della Pisana 1111 - Casella post. 9092 - 00163 Ro-
ma-Aurelio - Tel. 06/65 .92.915.
Conto corr. post. n. 46.20.02 intestato a Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, Roma.
DIRETTORE RESPONSABILE
UMBERTO DE VANNA
Redazione: Margherita Dal Lago - Giancarlo De Nicolò -
Eugenio Fizzotti - Francesco Motto.
Collaboratori: Giuliana Accornero - Teresio Bosco - Paolo
del Vaglio - Monica Ferrari - Sergio Giordani - Pierdante
Giordano - Antonio Mélida - Gaetano Nanetti - Maurizio
Nicita - Nicola Palmisano - Angelo Paoluzi - Cosimo
Semeraro - Silvano Stracca.
·
Impaginazione : Ufficio Grafico SEI
Archivio: Guido Cantoni (Roma)
Diffusione: Arnaldo Montecchio (Torino)
Spedizione: Stabilimento Grafico SEI - Torino
Fotocomposizione, Stampa: ILTE -Torino
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
Il primo di ogni mese (undici numeri , eccetto agosto)
per tutti.
1115 del mese per i Cooperatori Salesiani.
Collaborazione: La Direzione invita a mandare notizie e
foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna a
pubblicarle relativamente alle esigenze redazionali. Te-
sti e materiali inviati non vengono restituiti.
Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Nazionale
Cooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185
Roma - Tel. (06) 49.50.185.
IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lingue
diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in : An-
tille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -
Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-
nada - Centro America (in Guatemala) - CIie - Cina (a
Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Francia
- Germania - Giappone - India (in inglese, malayalam ,
tamil e telugu) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia - Jugo-
slavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - Litua-
nia (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Para-
guay - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - Stati Uni-
ti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire.
DIFFUSIONE
Il BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .
Copie arretrate o di propaganda: a richiesta , nei limiti
del possibile.
Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vec-
chio.
SOMMARIO
3 SUI SENTIERI DEL TEMPO
di Don Egidio Viganò
I
10 OBIETTIVO BS
La scuola italiana diventi europea
di Monica Ferrari
14 ATTUALITÀ ECCLESIALE
Un Vescovo salesiano al Sinodo
di Silvano Stracca
18 CAPITOLO GENERALE 23
Una pastorale per incontrare i giovani
e chiamarli per nome
di Gaetano Nanetti
21 TESTIMONIANZE
Un grande sì a Dio
28 ATTUALITÀ MISSIONARIA
Don Bosco entrerà in Cambogia
di Menico Corrente
26 STORIA SALESIANA
Giuseppe Buzzetti il ragazzino di Carenno
di Teresio Bosco
31 PROFILI
Pier Giorgio Frassati e Don Cojazzi
di Luigi Fiora
34 ATTUALITÀ MISSIONARIA
Don Edgardo ha scelto l'Africa
di Elvira Bianco
38 EUROBOSCO A TAORMINA
Cristiani per l'Europa
di Alberto Lepori
RUBRICHE
Attualità Salesiane, 4 - Don B. di Del Vaglio ,
4 - Padre e maestro dei giovani, 8 - Lettere,
9 - Problemi educativi, 30 - Libri , 37 - Come
Don Bosco, 40 - i Nosti Morti, 41 - I Nostri
Santi, 42 - Solidarietà, 43
1 Febbraio 1991
Anno 115
Numero 3
In copertina:
Ragazzi di una
scuola salesiana
durante una marcia
della Fidae
(Foto Scalabrino)

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- - -- - - - - - ----s11-
Don Egidio Viganò
La <<Lettera>>
del Rettor Maggiore
a1g1ovan1
A Pentecoste, 3 giugno 1990, il Rettor Maggiore ha
scritto una Lettera ai giovani a nome di tutti i Salesia-
ni. Anche il Bollettino l'ha· pubblicata.
Mi piace ricordarla e allo stesso tempo invitare ari-
leggerla. Essa ci colloca in un clima di speranza. Porta
con sé un'aura da respirare a pieni polmoni così da
poter ripetere con la gioia del poeta: scorgiar:io intor-
no a noi, alle soglie del duemila, una primavera che
brilla nell'aria ed esulta nei campi.
In un recente libro dal titolo canzonatorio - «Un
comunistello di sagrestia» - mi ha colpito l'incredi-
b!le carica profetica di Giorgio La Pira, il suo intuito
di futuro, la sua certezza «mariana» del rifiorimento
della Russia per un'epoca di pace.
Lo entusiasmava, nel 1950, una affermazione anti-
veggente di Pio XII, rivolta ai giovani: « Siamo in una
primavera della storia. L'estate è sicura ed è vicina.
Guardatevi intorno, o giovani, primavera dell'umani-
tà, pr!mavera _della yita. ~ate vostra la Nostra speran-
za e dite a tutti che siamo m una primavera della storia·
voglia Dio che essa sia una delle più belle primaver;
che gli uomini abbiano mai vissuto; dopo uno degli in-
verni più lunghi e più crudi, una primavera che prece-
de una delle estati più ricche e luminose».
Anche Paolo VI, dopo il Vaticano Il, sperimentava
nel cuore .il fascino di un'aurora luminosa e promet-
tente: «Noi stiamo vivendo nella Chiesa un momento
privilegiato dello Spirito. Si cerca da per tutto di co-
noscerLo meglio. Si è felici di porsi sotto la sùa mo-
zione. Ci si raccoglie attorno a Lui e ci si vuol lasciar
guidare da Lui» (EN 75) .
La Lettera ai giovani fa sentire a tutti l'importanza
la responsabilità e la complessità, ma soprattutto la bel~
lezza di quest'ora di aurora.
Ci si sente coinvolti in una stimolante consapevolezza
del « ~ano della vita», la sua festa, la sua inarrestabile
c?rsa m avanti di generazione in generazione, e si con-
sidera l'attuale accelerazione dei tempi come un dive-
nire proteso non verso il traguardo apocalittico del mille
non I;>iù ~Ile, _be~sì lan~iato, anche se tra fatiche e pro- .
b~emi, sm vasti onzzontl del terzo millennio. Non, quin-
di, lo spauracchio dell'invecchiamento e d'una cultura
della morte, ma la spinta giovanile ed escatologica verso
il domani.
In questa atmosfera di speranza la Lettera sottolinea
l'urgenza di un proposito di mutua collaborazione tra
giova~i e adulti: «insieme», in una specie di « patto
educativo», che per Don Bosco è convivenza di famiglia
p~r crescere in amicizia, in dialogo, in gioia di protago-
msmo. Urge oggi intensificare, nella nostra società sia
la predilezione per la gioventù, sia un serio impegno' per
la « comunione pedagogica» tra tutti coloro che sono
interessati a promuovere le promesse dell'aurora.
Al ver~ice di tutto, la Lettera invita a fissare lo sguar-
do su Cnsto, evento di liberazione e di novità definiti-
va, per lievitare con Lui la storia che evolve. Si tratta
di liberare in noi l'energia della vera fede. Una fede
tradotta, attraverso la testimonianza dei credenti in
forza sociale di trasformazione.
'
Una fede a cui interessa tutto il cosmo le condizio-
ni della vita, il progresso delle scienze e della te~nica
il miglioramento delle possibilità di coesistenza nell~
sviluppo e nella difesa dei valori ecologici: perché tut-
to è dono del Padre creatore.
Una fede a cui interessa il divenire storico e politico
dell'uomo, liberato ed elevato solidariamente dal Fi-
~lio incarnato, fattosi fratello e leader per condividere
m tutto, fuorché nel peccato, i problemi e le vicissitu-
dini della società umana.
Una fede a cui interessa, infine, la trasformazione
piena delle persone, dei popoli e dello stesso creato con
li.'minpteergvneanttoo apont.nenntoevdaerlelotuStptierilteo Scoasnet.o' din~icamente
Respiriamo, dunque, brezza di primavera sentendoci
«chiamati» a scrivere con impegno e sacrificio nuove
pagine di storia.
o

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4 1 FEBBRAIO 1991
ITALIA
Una frazione di
nome Don Bosco
Acireale dal 1953 ha una
frazione che si chiama
San Giovanni Bosco. La
zona si identifica
praticamente con la «salita
Sorbo», così chiamata per
la presenza di alberi di
questo tipo . Qui vi erano
I Cochabamba, Padre Diez riceve l'onorificenza
dal rappresentante del Governo.
ITALIA
Due preziose
pubblicazioni
I Salesiani della Parrocchia
Don Bosco di Bologna e gli
Exallievi di San Benigno
hanno voluto ricordare
rispettivamente i 25 anni e
gli 80 anni di fondazione
con due pubblicazioni che
varie grotte naturali e un
bosco, che attorno al 1500
davano rifugio ai banditi.
L'unico punto di
aggregazione per la gioventù
locale è il Club sportivo
culturale Don Bosco, sorto
nel 1972. Promotore del
nome San Giovanni Bosco
alla frazione è stato Don
Strano, allora parroco della
locale chiesa dedicata a
Maria Aiuto dei Cristiani.
BOLIVIA
A Padre Antonio
Diez prestigioso
riconoscimento
Il Padre Antonio Diez del
Pozo è stato insignito dal
Presidente della Repubblica
della Bolivia della
conderaci6n de la «Gran
Orden Boliviana de la
Educacion ». L' onorificenza
« riconosce e premia i grandi
servizi prestati dal Padre
Diez a beneficio dello
sviluppo educativo della
Bolivia, il suo grande e
significativo lavoro
scolastico e di assistenza
sociale profuso a vantaggio
della gioventù». La
cerimonia si è tenuta a
Cochabamba presso il
collegio Domenico Savio,
uno di quelli costruiti•per
iniziativa di Padre Diez, che
nei suoi dieci anni vissuti in
Bolivia ha aperto anche tre
case per orfani, e ha dato
vita a innumerevoli altre
attività, tra le quali
l'installazione di un sistema
per fornire di acqua potabile
la zona del sud, considerata
la più povera della città.
~ HéLt.1éCOI..OCrlA
- - .P/31.LO
((
~PIIZITO
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CON~O L..1IN-
Qt1/N~6HTO
- PE/1.€
PtNIMé.
,,
ripercorrono i decenni della
loro storia. I due eleganti
volumi, ricchi di foto
d'epoca, fanno rivivere
avvenimenti e protagonisti di
ieri e di oggi.
Dottorato
sul rapporto
Cristianesimo-Islam
II salesiano Don Filippo
Dore, un italiano della
provincia di Sassari che da
vent'anni si trova in Medio-
Oriente, il 24 ottobre 1990

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- - - - -------#1-
1 FEBBRAIO 1991 , 5
EDUCANDO I GIOVANI
FATE FIORIRE LA SANTITÀ
(Foto Felici)
Nel novembre scorso, a conclusione del loro Capi-
tolo Generale, le 180 Figlie di Maria Ausiliatrice sono
state ricevute in udienza dal Santo Padre. Il Papa le
ha esortate a proseguire nella loro missione, dicendo
tra l'altro:
«Voi rappresentate un grande Istituto che opera nei
cinque Continenti. In questi giorni avete voluto riflet-
tere sull'aspetto qualificante della vostra missione al-
l'interno della famiglia salesiana. Il tema dell'Assem-
blea Capitolare, ''Educare le giovani: apporto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice per una nuova evangeliz-
zazione nei contesti culturali" esprime la consapevo-
lezza che voi avete acquistato, circa l'importanza della
presenza della donna nell'ora che viviamo.
Nell'attuale società in rapida trasformazione, in cui
lo sviluppo economico, scientifico e tecnologico pro-
duce spesso inquietanti segni di morte, la presenza sem-
pre più generosa di giovani, da voi aiutate e impegnate
nella vita civile con la loro specifica sensibilità, può rap-
presentare una svolta verso una cultura umanistica.
Continuate ad aiutare la gioventù affidata alle vo-
stre cure a divenire capace di comprendere, nella luce
della fede, ciò che veramente risponde alla loro digni-
tà personale e alla loro vocazione; aiutatela a ricono-
scere ciò che è bene da tutto ciò che, anche in nome
della libertà e del progresso, potrebbe renderle respon-
sabili di degrado morale, culturale e sociale. Operare
L'udienza del Santo Padre alle Figlie
di Maria Ausiliatrice.
Foto A. Mari
un simile discernimento è per la donna cristiana un'ur-
genza indilazionabile in questo momento storico, è un
segno di partecipazione all'ufficio profetico di Cristo
e della sua Chiesa.
Con l'aiuto di Maria anche voi siete chiamate a scri-
vere una nuova pagina della storia della salvezza. Im-
pegnatevi a vivere sempre nello spirito del Magnificat.
Siate sempre più sensibili al grido dei poveri, dedican-
do la vostra attenzione alle molteplici forme delle nuove
povertà giovanili e femminili.Operate secondo giusti-
zia, testimoniate la solidarietà; contribuirete, in tal mo-
do, allo sviluppo di un'autentica cultura della vita
secondo il disegno di Dio».

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6 · 1 FEBBRAIO 1991
presso il Pontificio Istituto GUINEA
di Studi Arabi e
D'Islamistica di Roma,
tenuto dai Padri Bianchi, ha Riapre la scuola
difeso la tesi di laurea sul
tema: Cristianesimo e
professionale di
cristiani in « Magallat Al- Kankan
Azhar (1958-1978) » . La
rivista Magallat Al-Azhar è
espressione della più
importante università
islamica. Il dottorato è uno
dei primi rilasciati
dall'Università dei Padri
Bianchi e tratta un tema di
grande attualità. Alla
discussione ha voluto essere
presente anche il Patriarca
di Gerusalemme,
S. B. Miche! Sabbah.
I salesiani della zona
Pacifico-Caribe, hanno
aperto in Guinea due opere:
una a Conakry, la capitale,
un'altra a Kankan,
nell' estremo nord del paese.
A Kankan hanno riaperto
una scuola professionale che
apparteneva alla comunità
ecclesiale già 25 anni fa ,
prima della dittatura. I
salesiani si sono messi
all ' opera con buona volontà,
nonostante le difficoltà di
riprendere dopo 25 anni di
abbandono . Ci mettono
molto entusiasmo, aiutati
Un simpatico
anche da un certo numero
omaggio
a Don Bosco
di volontari. Hanno già
aperto i laboratori di
falegnameria e meccanica e
un centro giovanile.
Il signor Dino Morero ha
ideato questo orologio al
quarzo (foto) e un
calendario perpetuo per
ricordare il Santo e
utilizzare il tempo con gioia.
« Afflictis lentae, celeres
Mantengono anche due
presenze missionarie di
prima evangelizzazione. A
Conakry invece ci sono la
parrocchia, la Procura, e
una tipografia a servizio
della diocesi.
I In alto panoramica su Kankan; al centro un gr~ppo di
chierichetti e in basso il laboratorio di meccanica.
guadentibus horae » è la
frase cara allo studente
Giovanni Bosco a Chieri.
CILE
Per richieste: Noviziato di
Monte Oliveto,
10064 Pinerolo (To) ,
te!. (0121) 22.527 .
Un francobollo
dedicato a
Laura Vicufia
Le poste cilene hanno
dedicato un dittico,
stampato in policromia
entro cornice dorata, alle
« beate cilene ». A fianco di
Laura Vicuiia, è raffigurata
Suor Teresa delle Ande. La
tredicenne Laura Vicuiia,
alunna delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, è nata a
Santiago del Cile il 5 aprile
1891 .

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-----------~-
1 FEBBRAIO 1991 7
URUGUAY
Lo stand dei
\\ __:_
«Talleres
Don Bosco»
all'Expo-Prado
Ogni anno a Montevideo nel
mese di agosto si tiene una
esposizione agro-industriale,
chiamata Expo-Prado,
organizzata da 85 anni
dall' « Asociacion Rural del
Uruguay ». È la fiera più
importante del Paese.
Quest'anno si sono
presentati anche i Salesiani
dei «Talleres Don Bosco »,
una scuola professionale di
prestigio che esiste da quasi
100 anni. Lo stand è stato
allestito da allievi e
professori e mostrava, anche
per mezzo di strumenti
audiovisivi, il lavoro
salesiano in Uruguay e in
modo specifico quello dei
Talleres Don Bosco,
dando informazioni sulle
condizioni di accettazione,
l'insegnamento, lo studio e i
dati statistici. Si calcola che
circa 90.000 persone hanno
visitato lo stand .
UGANDA
Salesiani polacchi
a Bombo
Il 18 settembre dell ' 88, nel
clima del Centenario di
Don Bosco, quattro giovani
salesiani polacchi
dell'Ispettoria di .Varsavia si
sono recati in Uganda per
aprire la prima opera
salesiana. A Bombo, una
cittadina a 34 km a n'Ord di
Kampala, vi è il triangolo di
Luweru, una zona che è
'. '
stata teatro di lunghe e
feroci guerre, con lo
strascico di esiliati e
profughi, e la necessità di
ricostruire. I quattro
salesiani si sono stanziati
tra grandi difficoltà,
sapendo tuttavia di portare
soccorso a una popolazione
particolarmente provata.
L'opera è stata inaugurata
1'8 dicembre dell'89 alla
presenza dell'arcivescovo di
Kampala, Mons. Wamala.
Attualmente vi sono la
parrocchia, l'oratorio-centro
giovanile e dal settembre
1990 un centro di
addestramento professionale
di falegnameria . Ora i
quattro salesiani polacchi , ai
quali si è aggiunto un
chierico polacco tirocinante,
stanno ricostruendo la
chiesa, che era pericolante.
Col tempo si pensa che
l'opera salesiana potrà
espandersi anche a sud
de1l'Uganda.
111 momento della
inaugurazione
alla presenza del
Vescovo.
I Montevideo: immagini
dello stand salesiano
all 'Expo-Prado.
ITALIA 1--=-.......___....____.
Riesi (Caltanissetta)
dedica una piazza
al trentino
Don Giacomuzzi
Riesi ha dedicato una piazza
a Don Paolo Giacomuzzi,
morto dieci anni fa a 97
anni . Don Paolo era nato in
provincia di Trento e sotto
il rettorato di Don
Ricaldone era stato inviato a
Riesi, dove fondò una
scuola e divenne parroco
della chiesa della Madonna
del Rosario. Qui rimase fino
alla morte, ricordato con
affetto da tutti. La
piazzetta, che gli è stata
intitolata col parere dei
membri di tutti i partiti, si
trova in viale della Regione
e ospita un parco Robinson
con tanti giochi ed è sempre
affollata da ragazzi e
bambini .

1.8 Page 8

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8 l FEBBRAIO 1991
La rivista viene inviata
gratuitamente a chi ne fa
richiesta.
Diffondila tra i tuoi parenti e
amici.
Comunica subito il cambio di
indirizzo o eventuali doppioni
(mandando anche la vecchia
etichetta).
Scrivi a:
Il Bollettino Salesiano
Diffusione
Casella Postale 9092
00163 ROMA
'O
giovani
di Antonio Martinelli
Scusi - secondo lei - chi è don
Bosco?
Non è,una domanda di oggi . È un
interrogativo che conta almeno cen-
tocinquant'anni . Vivente il Santo, ci
si chiedeva da molti chi era in profon-
dità, quando le sue parole, le opere
e le scelte sconvolgevano il comune
comportamento del tempo.
Ogni persona risulta un mistero in-
sondabile.
Quanto più è ricca la personalità di
un individuo, tanto più diventa dif-
ficile parlarne in brevi termini.
Ma è altrettanto vero che una per-
sonalità armonica compone i diversi
aspetti dell'esperienza attorno a nu-
clei facilmente identificabili. Anzi ci
sono, poi, delle caratterizzazioni che
sostituiscono perfino lo stesso nome
e cognome: così grande è divenuta l'i-
dentificazione della persona con una
sua «opera» ed iniziativa.
Mi piace sottolineare nella Iuve-
num Patris tre nomi che descrivono
il don Bosco interiore ed esteriore. Gli
appellativi utilizzati sono: Padre Mae-
stro Amico .
Quale l'origine? Quale il signi-
ficato?
La storia presenta Giovannino Bo-
sco orfano già dai teneri anni della
fanciullezza.
Non è esagerato affermare che da
quell'esperienza è nata la sua vocazio-
ne alla paternità. Le parole di Mam-
ma Margherita che lo ha orientato
verso il Padre del Cielo nel momento
triste della morte del Papà terreno; le
difficoltà vissute in casa in un rappor-
to difficile e senza il sostegno pater-
no (don Bosco non potrà mai, però,
lamentarsi di non essere stato curato
e difeso dalla Mamma); il contatto
con ragazzi privi della gioia di un pa-
dre che accompagna lungo il cammi-
no della crescita, hanno fatto nascere
e consolidare la vocazione alla pater-
nità. Un« orfano anzitempo» diven-
ta un « Padre amabile » per molti
giovani!
L'esperienza scolastica del ragazzo
Giovanni e del chierico Bosco hanno
messo in evidenza uno « studente per
volontà». Mancavano, infatti, lepre-
messe minime, oggettive ed esterne,
legate alla povertà e alle distanze geo-
grafiche da una scuola, per iniziare e
completare un corso serio di studi.
Nonostante, Giovanni Bosco s'impe-
gnò con tutte le forze, riuscendo in
maniera brillante durante il currico-
lo, abbreviato nel tempo per la buo-
na riuscita e il desiderio sconfinato di
apprendere. Dallo « studente per vo-
lontà » nacque il « maestro per voca-
zione », perché mai dimenticò le
amare esperienze personali. Si indu-
striò, fino all'inverosimile, per offri-
re a tutti i giovani le occasioni migliori
per una qualifica professionale utile
all'inserimento nella vita.
Il percorso a ritroso della strada che
dalla chiesa lo riportava a casa, do-
po aver partecipato con adulti e ra-
gazzi alle funzioni di chiesa, fece
scoprire a Giovanni Bosco un'ulterio-
re caratteristica della futura sua per-
sonalità. Avrebbe voluto accoglienza
ed udienza dagli adulti, preti compre-
si. Avrebbe desiderato parlare, ragio-
nare, discutere con loro . Avrebbe
apprezzato un po' di interessamento
nei confronti della nascente curiosità
culturale. Avrebbe voluto .. . ma spes-
so gli fu negato! Con quale risultato?
Nacque una decisione che rimase me-
morabile e i cui frutti si videro a di-
stanza di anni: volere e saper
diventare amico, amico di tutti, dei
giovani e di coloro che hanno biso-
gno di essere aiutati a crescere. Si vi-
de nel futuro « l'amico dei giovani » .
Forse oggi non godono buona re-
putazione i tre appellativi nel conte-
sto della moderna cultura. Restano
comunque tre forze interessanti nel
processo educativo.
L'esperienza di don Bosco « padre
maestro e amico » è esemplare e signi-
ficativa ancor oggi.

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----------~-
ntere
1 FEBBRAIO 1991 9
I Brasilia. La basilica di Don Bosco, voluta dal Governo brasiliano per la nuova capitale,
costruita in breve tempo in un territorio semideserto. Don Bosco è il patrono della città;
nel 1883 in sogno aveva visto questa zona come una ccterra promessa ...
« Ricevo da molti anni il Bollettino che
leggo e conservo. Ho letto con interesse
nel numero di luglio l'articolo su Perti-
ni, exallievo di Varazze. Vorrei che fos-
se ricordato anche l'exallievo partigiano
Vincenzo Nuti, che frequentò sia l'ora-
torio che la scuola di Varazze. Il Nuti nel
1944 si era offerto con altri due partigiani
per prelevare uno squadrista, persecuto-
re delle famiglie dei partigiani e spia te-
desca. Durante l'operazione cadde subito
Dino Viviani. Vincenzo invece fu colpi-
to dalla mitragliatrice e morì all'ospeda-
le tre ore dopo. Aveva vent'anni. Alla
mamma aveva detto pochi giorni prima:
« Sta' allegra, torno presto! ». Morì do-
po aver ricevuto i sacramenti, e il cap-
pellano disse che era morto come un
santo . Al partigiano Dino Viviani è sta-
ta dedicata una strada a Marina, invece
dell'exallievo Vincenzo Nuti ci si è dimen-
ticati ».
Antonio N .,
Pietrasanta (Lu)
« Sono un exallievo di Fortin Merce-
des . Vorrei ricevere il Bollettino Salesia-
no con la speranza che mi sia di aiuto per
cercare di inculcare in mio figlio quello
spirito di Don Bosco che io stesso ho ri-
cevuto nei miei primi anni di gioventù» .
Riccardo Zaniolo,
35013 Cittadella (Padova)
« Ringrazio sentitamente per il dono di
ricevere la vostra rivista. Materialmente
cerco di ricambiare con qualche offerta,
ma il bene che ne ricevo non ha prezzo .
È fatto bene, vivace, ricco di notizie ».
Franco Gino,
10145 Torino
« Invio un'offerta per le missioni. Il
Bollettino arriva puntualmente ora a no-
me di mio figlio Marco. Sono 103 anni
che la mia famiglia lo riceve e spero che
mio figlio continui come noi a leggerlo».
Pio Floreani,
33037 Passons di Pasion di Prato
(Udine)
« Quando sono tanto triste e piena di
dispiaceri, mi arriva puntuale il Bolletti-
no Salesiano e allora mi sorge un raggio
di speranza nel cuore, e vado avanti cer-
cando di consolare anche gli altri ».
S. Eliconi,
37100 Quinzano (Verona)
« Da molti anni ricevo , sempre con
molto piacere, il vostro Bollettino Sale-
_siano (prima in Italia e poi in Messico,
dove risiedo da oltre otto anni). Leggo
sempre con interesse le notizie delle mol-
teplici iniziative salesiane nelle varie parti
del mondo . Rinnovo i miei com-
plimenti ».
Dr. Alberto R. Bozzo/asco,
006500 Mexico D. F. (Messico)
« Sono Peppino, un ragazzo di 18 an-
ni che come tanti è alla ricerca di veri
ideali per cui impegnarsi nella vita. Leg-
gendo il vostro Bollettino Salesiano so-
no rimasto interessato. Perciò vi chiedo
cortesemente di spedirmelo regolarmen-
te, anche per farlo conoscere ad altri ».
Peppino Cardegna,
86095 Frosolona (Isernia)
« Vedo il Bollettino Salesiano dell' ot-
tobre 1990. Mi dà fastidio il rilievo dato
al santuario di Don Bosco a Brasilia.
Quel lusso mi sembra un'offesa a tutte
le persone (salesiani compresi) che con in-
numerevoli sacrifici operano in Brasile
tra i poveri delle vostre opere mis-
sionarie ».
L ettera firmata, Roma
Ringraziamo per i complimenti e
soprattutto per le osservazioni di
chi vorrebbe la nostra rivista e i sa-
lesiani tenere sempre meglio il pas-
so di Don Bosco. Non entriamo
nel merito delle singole lettere.
Siamo però disponibili a offrire il
nostro spazio a chi volesse repli-
care, e soprattutto siamo ricono-
scenti a chi vorrà ampliare il
terreno delle osservazioni e dei
suggerimenti.

1.10 Page 10

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10 · 1 FEBBRAIO 1991
OBIETTIVO BS
Foto A. Mari
di Monica Ferrari
Una delle principali ga-
ranzie della libertà è sempre stata la
possibilità di scelta.. Ogni uomo de-
ve poter scegliere il proprio modo di
vita, ha il diritto fondamentale e in-
sopprimibile di decidere la propria
cultura e di educarsi liberamente in
essa. Compito dello Stato, di ciascu-
no Stato che basi la propria.esisten-
za sul principio fondamentale del
pluralismo, è garantire con tutti i
mezzi questa possibilità.
All'indomani della seconda guer-
ra mondiale, l'ONU sentì l'esigenza
di ribadire nella «Dichiarazione Uni-
versale dei Diritti dell'uomo» tali in-
derogabili principi. Tra gli altri (art.
26) il diritto inalienabile di ogni uo-
mo all'istruzione e il dovere dello
Stato di rispettarlo, garantendo ai ge-
nitori la possibilità di assicurare un
insegnamento conforme alle loro
convinzioni religiose e filosofiche.
Anche nella Costituzione Italiana si
riafferma questo diritto-dovere del-
le famiglie di educare liberamente i
propri figli scegliendo la scuola che
ritengono più idonea per comunica-
re la propria tradizione culturale, ve-
ro e proprio elemento di formazione
integrale della persona.
Sono passati ormai più di quaran-
t'anni, ma il diritto sancito dalla no-
stra Costituzione non è stato ancora
rispettato. Scuole statali e scuole non
statali non usufruiscono di una pie-
na parità nel trattamento e siamo an-
cora lontani dal traguardo di quella
libertà di scelta che dovrebbe essere
assicurata a ogni cittadino e che ga-
rantisce un reale pluralismo.
Questa situazione quanto meno di
disagio diventa insostenibile e viene
ancor più avvertita se confrontata
con quella delle altre nazioni euro-
pee. Siamo ormai vicini'alla fatidica
Nel riquadro Salesiani e Figlie di
Maria Ausiliatrice gestiscono in
Italia 195 scuole con 58.859
allievi. I docenti sono 4669, di cui
2608 laici. Secondo il Censis
ocèupano il primo posto tra le
congregazioni religiose
scolastiche.
LA SCUOLA
ITALIANA
DIVENTI
EUROPEA

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Per il 1992, l'anno
delle prospettive
europee, è ormai
tempo di vigilia. Ma
per il mondo della
scuola appare sempre
più insostenibile
la distanza che separa
l'Italia dalle altre
nazioni.
data del 1992. . L'Europa è sempre
più vicina, ma per quanto riguarda
il mondo della scuola la situazione è
ben diversa e la distanza che ci sepa-
ra è grande.
Il 14 marzo 1984, il Parlamento
Europeo approvò a Strasburgo
un'importante risoluzione sulla liber-
tà di insegnamento in cui possiamo
legg~re: « Il diritto alla libertà di in-
segnamento implica per· sua natura
l'obbligo per gli stati membri di ren-
dere possibile l'esercizio di tale dirit-
to anche sotto il profilo finanzia-
rio e di accordare alle scuole le sov-
venzioni pubbliche necessarie allo
svolgimento dei loro compiti e all'a-
dempimento dei loro obblighi in con-
dizioni uguali a quelle di cui
beneficiano gli istitÙti pubblici cor-
rispondenti».
Che cosa è stato fatto in Europa
in questi anni per l'attuazione di. que-
sta direttiva del Parlamento di Stra-
sburgo?
Lo abbiamo chiesto a padre An-
tonio Perrone, presidente Naziona-
le della FIDAE (Federazione Istituti
di Attività Educative), l'associazio-
ne che riunisce le scuole cattoliche:
« La risoluzione approvata dal Par-
lamento Europeo da una ·parte ha
aperto delle importanti prospettive,
dall'altra ha convalidato delle realtà
che esistevano già precedentemente
in quasi tutte le nazioni della Comu-
nità. La Francia, infatti, prevede dal
1959 il finanziamento della scuola
non statale; in Spagna anche con
l'avvento del governo socialista è sta-
to conservato il contributo che lo
Stato dà per il pagamento degli in-
segnanti e per le spese di gestione. In
Olanda le scuole private, che rappre-
sentano la maggioranza nel paese,
sono totalmente a carico dello Sta-
to, che si assume non solo le spese
di gestione, ma anche quelle di co-
struzione degli edifici. Lo stesso av-
viene in Irlanda. Il Belgio è stato
addirittura un vero e proprio antesi-
gnano del sovvenzionamento statale
alle scuole private. Quindi quando il
Parlamento Europeo ha emanato
quella risoluzione Io ha fatto sia sol- .
lecitato da una realtà di fatto sia per
invitare i «ritardatari», come l'Ita-
lia e la Grecia, ad accellerare la riso-
luzione del problema e a porsi al
passo con l'Europa».
In Italia invece le cose sono anda-
DON BOSCO
UN SOGNO
CHE CONTINUA
Chi annuncerà
Cristo ai giovani
nel 2000?
Milioni di giovani vogliono
dare un significato al pro-
prio vivere, attendono una
parola di speranza, l'aiuto
per vincere la loro soli-
tudine.
I SALESIANI
DI DON BOSCO
Oltre 35 .000 sacerdoti , suore
e religiosi laici che da oltre 100
anni come Don Bosco hanno
scelto come programma di vita
quello di portare ai giovani l'amo-
re di Dio in tutte le nazioni del
mondo.
Se la proposta ti interessa e
vuoi saperne di più, eccoti qual-
che riferimento telefonico:
Piemonte:
D. Francesco Lotto (011) 26.61 .60
D. Pietro Migliasso (0321) 27.166
D. Luigi Prunetto (0161) 64.705
D. Alberto Zanini (011) 52.24.514
Lombardia:
D. Virginio Ferrari (0363) 49.255
Emilia-Romagna
D. Maurizio Spreafico (051) 35.85.01 ·
Veneto:
D. Gigetto De Liberali (045) 56.30.44
D. Carlo Susana (045) 56 .30.44
D. Claudio Filippin (04) 59.02.338
Liguria-Toscana:
D. Ermanno Branchetli (010) 64.69.288
Zona centro-est
D. Alvaro Forcellini (085) 90.63.330
Lazio:
D. Maurizio Verlezza (06) 780.68.41
Sardegna:
D. Salvatore Cossu (070) 65.86.53
Zona Sud:
D. Tobia Carotenuto (081) 75.11 .029
Sicilia :
D. Vincenzo Grosso (095) 72.11 .569

2.2 Page 12

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12 · 1 FEBBRAIO 1991
te diversamente. In quarant'anni so-
no stati presentati in Parlamento do-
dici diversi progetti di legge, ma
nessuno di essi è andato in porto. Se
lo Stato non si muove, si sono inve-
ce poste all'avanguardia, o meglio,
nel solco della politica europea, al-
cune regioni quali la Val d'Aosta, il
Trentino Alto Adige e il Friuli Vene-
zia Giulia. Ad esempio, la legge n.
48 del 13 giugno '88 del Friuli Vene-
zia Giulia prevede che la Regione
stanzi due miliardi per assicurare agli
oltre seimila allievi delle scuole pri-
marie e secondarie non statali, circa
una trentina, quell' « equipollenza di
trattamento» tra scuola privata e
pubblica prevista dall'art. 33 della
Costituzione e per « ag!!volare l'a-
dempimento dei compiti educativi
delle famiglie». II fondo è distribui-
to in due tipi di interventi: come as-
segni di studio da dare agli alunni in
base ai redditi familiari e ai meriti
scolastici, per far fronte alle spese di
iscrizione e di frequenza e come con-
tributi per le spese di gestione degli
istituti. Fatti i debiti conti, ad ogni
scuola toccano tra i trenta e i qua-
ranta milioni, che sono, nel quadro
gestiona.!_e interno, una cifra quasi ir-
risoria. E comunque un passo avan-
ti per una prima corretta interpre-
tazione del diritto allo studio e alla
libertà di educazione e per portare
l' Italia a un livello europeo. Contro
questa legge è stato però promosso
un referendum abrogativo.
« Come mai, padre Perrone? »
«Per capire il perché di questa ma-
novra politica, che vuole colpire una
legge in linea con le direttive europee,
dobbiamo rifarci alla Costituzione.
L'art. 30 afferma che è dovere e di-
ritto dei genitori mantenere, istruire
e educare i figli. Nella parola "istrui-
re" è compreso tutto il processo edu-
cativo che i genitori possono scegliere
in piena autonomia, non solo per
quel che riguarda il tipo di istituto,
classico, scientifico o tecnico e così
via, ma anche per l'impostazione ge-
nerale della scuola. La Costituzione
stabilisce che questa garanzia deve
attuarsi nella completa gratuità (art.
34). I due diritti, alla libertà di edu-
care i figli e alla gratuità dell'educa-
zione, non devono escludersi a
vicenda. Questo è lo spirito che ani-
ma le leggi regionali. I firmatari del
referendum,' si rifanno invece all'e-
I Il servizio fotografico presenta immagini recenti di alcune
manifestazioni della scuola cattolica.
mendamento Corbino dell'art. 33 se-
condo cui enti e privati hanno il di-
ritto di istituire scuole "senza oneri
per lo Stato". Noi siamo d'accordo
che l'istituzione debba avvenire sen-
za oneri, ma pensiamo che la gestio-
ne di queste scuole, che offrono un
servizio sociale e garantiscono un di-
ritto di scelta, debba usufruire del
contributo dello Stato. Una scuola li-
bera, infatti, costituisce un reale con-
tributo di civiltà».
Tanti luoghi comuni che circonda-
no le scuole cattoliche sono da smen-
tire, come quello che afferma che
siano scuole d'élite. In tutta Italia so-
no solo venticinque su milleseicento
gli istituti che prevedono il pagamen-
to di una retta alta. La maggioran~
za, di cui usufruisce soprattutto chi
appartiene alla fascia medio-bassa
della popolazione, offre un servizio
in cui le rette non bastano da sole
neanche a pagare gli insegnanti. «La
scuola cattolica - afferma padre
Perrone - non vuole essere un ser-
vizio per i ricchi, ma un servizio
aperto a tutti senza distinzioni. An-
zi, se una preferenza ideologica c'è,
è per i più poveri».
STATISTICHE GENERALI SCUOLA
ALUNNI
Anno scolastico 1989/90
MATERNE
ELEMENTARI
MEDIE
SUPERIORI
totali
Statali %
796.152 50,87
2.903.514 92,51
2.286.388 95,45
2.590.834 90,82
8.576.888 86,19
Cattoliche %
320.567' 20,48
205.582' 6,55
97.252 4,06
136.240 4,78
759.641 7,63
Non statali
Altre %
448.320 28,65
29.452 0,94
11.763 0,49
125.540 4,40
615.075 6,18
Totali %
768.887 49,13
235.034 7,49
109.015 4,55
261.780 9,18
1.374.716 13,81
TOTALI
1.565.039
3.138.548
2.395.403
2.852.614
9.951.604
Dati statistici 1STAT-CENSIS-FIDAE

2.3 Page 13

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-----------~-
1 FEBBRAIO 1991 13
Foto Scalabrino
Si legge ancora nella Costituziohe
italiana (art. 33): « Alle scuole che
chiedono la parità, la legge, nel fis-
sare i diritti e gli obblighi, deve ga-
rantire piena libertà e ai loro alunni
un trattamento scolastico equipollen-
te agli alunni delle scuole statali». Le
scuole cattoliche italiane chiedono
quindi allo Stato questa legge che ga-
rantisca una reale parità nel tratta-
mento rispetto alle scuole statali.
« Padre Perrone, quali sono stati
gli interventi del mondo cattolico a
questo proposito?»
« Il 25 agosto 1983 fu firmato dai
Vescovi un importantissimo docu-
mento "La scuola cattolica in Ita-
lia", che esprime calibrate e aperte
riflessioni dell'episcopato sulla pre-
senza della scuola cattolica, sulla sua
identità e sui rapporti della scuola
con la Chiesa.
Sono seguiti in questi anni nume-
rosi documenti e prese di posiziohe
che testimoniano una attenzione
molto accentuata da parte della
Chiesa e dei Vescovi italiani sui pro-
blemi della scuola cattolica. Un
gruppo di lavoro, che si riunisce
mensilmente presso la CEI, ha pro-
posto per il novembre del '91 un con-
vegno nazionale che, rifacendosi al
documento ecclesiale dell'83, vuole
essere una riflessione articolata, at-
tuale e storicizzata insieme, sulla
scuola cattolica, sul suo progetto
educativo, sul coinvolgimento eccle-
siale e sul suo valore come realtà hn-
pegnata nel civile. Bisogna ribadire
che la scuola cattolica ha un proget-
to educativo che è direttamente ispi-
rato al Vangelo. Ed è nella fedeltà a
questa proposta e nello sforzo di at-
tuazione concreta di questo proget-
to che consiste l'identità della scuola
cattolica, attraverso la quale si rea-
lizza quella formazione integrale del-
1'uomo che costituisce l'obiettivo
finale di tutta la sua azione edu-
cativa».
È in questa prospettiva che voglia-
mo ricordare le parole pronunciate
dal Rettor Maggiore, don Egidio Vi-
ganò, in occasione del convegno del-
l?Università Salesiana tenuto due
anni fa, per il Centenario della mor-
te di Don Bosco. Parlando a propo-
sito dei non considerati diritti del
minore, don Viganò ribadì « il fon-
damentale problema della scuola,
nelle sue esigenze di vera libertà, non
ancora affrontato democraticamen-
te: si mantiene in uno stato di infe-
riorità e di ingiustizia sociale la
scuola ·privata, in realtà parte viva
della stessa società civile. Solo con la
piena parità della scuola pubblica e
privata il minore verrà tutelato nel
suo spazio più importante, quello
formativo ed educativo dell'istruzio-
ne scolastica».
Monica Ferrari

2.4 Page 14

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14 • 1 FEBBRAIO 1991
ATTUALITÀ
ECCLESIALE
UN
VESCOVO
SALESIANO
AL SINODO
di Silvano Stracca
Monsignor Mvé,
vescovo del Gabon,
una vocazione nata
nel cuore dell'Africa
equatoriale. La sua
partecipazione
al Sinodo dei Vescovi
sulla formazione dei
sacerdoti; un Sinodo
di particolare interesse
per la Chiesa d'Africa.
I Sinodo dei Vescovi. Per tutto il
mese di ottobre 237 cardinali e
vescovi hanno affrontato il tema
della formazione sacerdotale.
A sinistra Monsignor Mvé.
nizio degli anni sessanta, gli anni del
Concilio Vaticano II. Nel seminario
minore di Libreville, la capitale del
mio paese, ho fatto amicizia con un
gruppo di altri giovani. Spesso par-
- - - • Si può decidere di esse- lavamo del nostro futuro sacerdota-
re «salesiani» senza aver mai incon- le, di ciò che avremmo voluto fare
trato i salesiani sui propri passi? dopo l'ordinazione. Condividevamo
Le risposte affermative si contano, il desiderio, la voglia, di fare qual- J
probabilmente, a centinaia. Ma il cosa specialmente per la gioventù del
«sì» di Basile Engol'/e Mvé è parti- Gabon.
colarmente significativo perché ma- « Avevamo, infatti, l'impressione
turato nel cuore dell'Africa che i nostri preti ed i missionari esteri
equatoriale. Oggi monsignor Mvé ha si preoccupassero soprattutto della
cinquant'anni, da quasi nove è ve- formazione cristiana degli adulti, tra-
scovo della diocesi di Oyem nel nord scurando ~n po' i giovani.
del Gabon e racconta volentieri la « Poi, un giorno, uno di noi ven-
storia della sua «conversione» sale- ne inviato dai superiori a completa-
siana. Ascoltiamola.
re la sua formazione presso la
« Sono entrato in seminario all'i- famosa scuola tecnica dei salesiani a

2.5 Page 15

▲back to top


-----------s8-
Foto A. Mari
Pointe-Noire, capitale economica del
Congo. Di lì, dopo poco tempo, ci
scrisse: "Quel che noi cercavamo
confusamente, l'ho trovato chiara-
mente qui, presso questi religiosi che
si occupano dei giovani". Ci mandò
anche delle pubblicazioni su Don Bo-
sco e sulla sua opera. Cominciammo
a leggerle con interesse e subito, al
pari dei miei amici, ne rimasi colpi-
to, affascinato. Così mi sono presen-
tato dinanzi all'arcivescovo del
tempo di Libreville e gli ho detto:
"Voglio diventare salesiano".
«L'arcivescovo mi ascoltò atten-
tamente. Mi domandò dove avessi
conosciuto i salesiani visto che non
erano ancora presenti in Gabon. Gli
raccontai tutto per filo e per segno.
Allora lui concluse: "Termina gli
studi di filosofia; poi si vedrà".
« Qualche tempo dopo, i salesiani
arrivarono anche nel Gabon. Così
tornai di nuovo dall'arcivescovo per
ripetergli la mia decisione: "Ormai
i salesiani sono qui". Ed egli di ri-
mando: "Concludi i tuoi studi se-
condari e ti lascerò andare". Final-
mente, portai a termine gli studi,
giunse il giorno della partenza per il
noviziato, in Francia. A quell'epoca,
il Gabon dipendeva·infatti dall'ispet-
toria salesiana di Parigi».
Monsignor Mvé racconta con sem-
plicità il suo itinerario personale, al-
ternando un buon italiano ad un
francese fluente. L'abbiamo incon-
trato a Roma, dove ha rappresen-
tato i vescovi del Gabon al Sinodo
sulla formazione dei futuri sacerdo-
ti. L'ultima sera, nella casa genera-
lizia dei Salesiani a via della Pisana,
ci ha 'Parlato a lungo dei suoi amici
di seminario (alcuni, come lui, son
diventati salesiani), del suo paese ric-
co di acque e di foreste, della sua dio-
cesi quasi ai confini con il Camerun.
La diocesi di Oyem, che è stata
eretta da poco più di vent'anni dalla
Santa Sede staccando parte del ter-
ritorio da quella di Libreville, è va-
sta più di ottantamila chilometri
quadrati e ha una popolazione di
quasi duecentomila abitanti, per ol-
tre la metà cattolici.
«È una Chiesa giovane», dice il
vescovo. « Il clero locale è ancora
scarso, •anche se abbiamo buone spe-
ranze per l'avvenire, se continua l'at-
tuale ritmo di ingresso di giovani in
seminario. Per ora il peso dell'evan-
gelizzazione è sulle spalle di alc~ne
congregazioni religiose. In primo
luogo desidero ricordare i missiona-
ri dello Spirito Santo, primi evange-
lizzatori della regione: molto
apprezzati per il loro impegno, il lo-
ro lavoro, la loro passione. Poi i Fra-
telli delle Scuole Cristiane di San
Gabriele, che fanno molto, con i lo-
ro collegi, per la formazione umana
ed intellettuale dei giovani che sono
più della metà della popolazione.
« Infine ci sono i Salesiani, arrivati
nella diocesi quando io sono stato
nominato vescovo. Su di loro, natu-
ralmente, faccio particolare affida-
mento per la pastorale giovanile. Per
completare il quadro delle forze pa-
storali nella diocesi di Oyem, devo ri-
cordare, fra le suore, la comunità di
1 FEBBRAIO 1991 15
uo•ovr..1~•1 [l)!IIUC { llll t1( I ' 100-r.lUU\\\\;\\N."lif
Dopo la terza media
Una scelta per il futuro
Programma di 48 fotogrammi.
Il programma in filmina Lire 13.000;
in diapositive 32.000. Cassetta 7. 700
Il sussidio è uno strumento didattico
sorto dalla necessità di fornire un
orientamento ragionato agli alunni
delle classi terminali della media in-
feriore, per aiutarli a una scelta rea-
listica.
Il soggetto e i testi sono stati prepa-·
rati dagli esperti del Centro di Orien-
tamento dell'Università Pontificia ·
Salesiana.
Madre Teresa
ci insegna a pregare
Programma di 48 fotogrammi.
In filmina Lire 13.000; in diapositive
32.000. Cassetta 7.700
li testo propone le riflessioni di Ma-
dre Teresa sulla preghiera, le imma-
' gini propo'ngono momenti della sua 1
vita: anche cosi è documentato il le-
game stretto fra preghiera e azione
quotidiana.
EDITRICE
SPE 7
ELLEDICI
CORSO FRANCIA 214 • 10096 LEUMANN TO
TELEF. 011/95.91.091 • CC POSTALE 8128

2.6 Page 16

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I Giovanni Paolo Il al Sinodo: «Il popolo di Dio desidera avere sacerdoti adeguatamente preparati nella santità di vita,
nello zelo pastorale, pronti per la nuova evangelizzazione che I tempi richiedono" (Foto A. Mari) .
Figlie di Maria Ausiliatrice, giunte
qualche tempo prima dei salesiani, e
altre due o tre congregazioni religio-
se femminili.
« Nella diocesi di Oyem e in tutto
il Gabon», continua monsignor
Mvé, « la Chiesa è molto preoccupa-
ta per il problema dei giovani, per il
loro avvenire. C'è molta disoccupa-
zione, anche tra i giovani diplomati
ed universitari. Un altro problema
che pure ci preoccupa molto, è l'ag-
gressivo proselitismo delle sette che
attraggono i nostri giovani con il lo-
ro messaggio, il loro modo di vita,
la radicalità della loro proposta.
« Dobbiamo inoltre fare i conti
con la crescente diffusione della dro-
ga, favorita dalla mancanza di idea-
li nei giovani, e con il flagello
dell' Aids, anche se per ora sembra
che in Gabon il numero di sieropo-
sitivi sia, per fortuna, basso .
« Il problema di fondo », afferma
con·forza monsignor Mvé, «è quel-
lo della formazione dei giovani. Stia-
mo assistendo da qualche tempo al
venir meno, alla perdita, alla disso-
luzione dei valori familiari tradizio-
nali. La famiglia era un pùnto di
riferimento importante nella società
Le vocazioni sacerdotali negli
ultimi 13 anni sono aumentate
del 53% . Gli studenti di filosofia
e teologia sono attualmente
92.173. I nuovi sacerdoti nel
1988 sono stati 59.828. (Nella fo-
to, Max Baides (El Saivador), con
i genitori: uno dei neo-sacerdoti
salesiani del 1990).
gabonese. Adesso è in crisi sotto la
spinta del consumismo, del materia-
lismo, della ricerca del benessere in-
dividuale, dell'affermarsi di valori
effimeri. Sarebbe veramente un pec-
cato se dovesse andar perso il senso
della famiglia. È necessario che la
gioventù del Gabon comprenda che
nessuna società può costruirsi su basi
solide se la famiglia è in crisi.
« La Chiesa del Gabon si troverà
dunque di fronte ad una grande sfi-
da negli anni a venire: restituire ai
giovani il senso della famiglia . Se sa-
premo conservare, recuperare questo
valore vero, saremo molto meno
schiavi dei valori effimeri e dei beni
materiali. Oggi, purtroppo, i giova-
ni fanno di tutto per procurarsi que-
sti beni, e non esitano nemmeno
dinanzi all'eliminazione fisica di una
persona pur di ottenerli. Accecati dal
materialismo non si rendono conto
di trovare sul loro cammino un esse-
re umano; non una cosa, e che qual-
siasi persona è più importante di
qualunque bene materiale ».
·
Dopo lo sguardo sul Gabon, pas-
siamo a parlare con il vescovo di
Oyem del Sinodo sulla preparazione
dei preti di domani. Ne hanno di-

2.7 Page 17

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- - - - - -- - -- - s/1-
UN'EPOCA DI SPERANZA
Un momento dei lavori di gruppo.
«La formazione dei sacerdoti è il" primo dovere di ogni Chiesa parti-
colare, perché da essi dipende la vita spirituale della comunità e dei
singoli fedeli. Il popolo di Dio desidera avere sacerdoti adeguatamente
preparati nella santità di vita, nella conoscenza della fede, nello zelo
pastorale, sacerdoti pronti per la nuova evangelizzazione che i tempi
richiedono».
Così si è espresso il Papa a conclusione dell'ottava .assemblea ordi-
naria del Sinodo che ha riunito a Roma, per tutto il mese di ottobre,
i vescovi dei cinque continenti. Giovanni Paolo Il ha anche annunciato
che elaborerà un documento, nella forma di una «esortazione post-si-
nodale», che raccoglierà i «frutti» dell'assemblea.
Nel loro messaggio finale, i vescovi del Sinodo affermano che la no-
stra epoca, pur segnata da «sfide e difficoltà», è per la Chiesa cattolica
«un'epoca di speranza». Lo indicano le trasformaziqni socio-politiche
avvenute soprattutto in Europa, il progresso delle scienze, il migliora-
mento della sanità, il diffondersi della democrazia e dell'educazione,
le possibilità di comunicazioni e la ripresa delle vocazioni in tutto il mon-
do, cresciute, in -13 anni, del 53 per cento.
Ai giovani, «speranza della Chiesa», il Sinodo chiede di riflettere sul
sacerdozio: «Sembra che alcuni giovani non osino impegnarsi per tut-
ta la vita, che abbiano paura di rinunciare alla possibilità di fondare una
famiglia, accettando la vocazione sacerdotale e scegliendo una vita gui-
data dai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Ma il sa-
cerdote deve essere libero da vincoli matrimoniali e familiari, dalla
dipendenza del possesso, dalla vita cpmòda e dal desiderio di poter
determinare, da solo, la propria vita. E un ideale elevato per il quale
molti giovani hanno dato un esempio luminoso sino al martirio».
scusso per tutto il mese •di ottobre
237 cardinali e vescovi dei cinque
continenti: 131 di loro partecipava-
no per la prima volta ad un Sinodo.
Monsignor Mvé è invece un vetera-
no dell'istituzione sinodale, avendo
già preso parte nel 1983, un anno do-
po la sua nomina a vescovo, a quel-
lo sulla penitenza e la riconciliazione.
« Per la Chiesa in Africa, e per la
Chiesa particolare del Gabon », di-
ce, « il Sinodo '90 è stato un avveni-
mento importante. Le sue conclu-
sioni ci aiuteranno a preparare me-
glio i giovani che bussano numerosi
alle porte dei nostri seminari, a dar
loro una formazione più adatta alla
nostra situazione, al nostro ambien-
te, alla nostra cultura. Una forma-
zione che faccia dei futuri sacerdoti
1 FESBRA/O 1991, 17
degli autentici testimoni di Gesù Cri-
sto, da lui inviati per portare a tutti
il suo Vangelo di liberazione, di pa-
ce, di giustizia e di perdono».
Chiediamo al vescovo di Oyem che
cosa rappresenti il sacerdozio per i
giovani africani.
«Un ideale esigente», risponde
senza esitazioni. « Molti giovani ac-
cettano di abbracciarlo, di seguirlo,
di viverlo in tutte le sue esigenze. Un
ideale importante anche per chi non
si sente di scegliere questo stato di vi-
ta, ma apprezza ed ama molto colo-
ro che accettano di farsi preti. Posso
dire che, almeno nei paesi africani
che conosco, il seminarista è visto co-
me un giovane di cui si ammira il co-
raggio della scelta di rinunciare alla
possibilità di sposarsi, di avere dei fi-
gli, di una vita materiale migliore,
per obbedire alla chiamata di Dio».
È, dunque, pienamente d'accordo
sulla forte riaffermazione fatta dai
vescovi del Sinodo del celibato sacer-
dotale?
«Si», sottolinea monsignor Mvé;
« credo che sia stato un bene la riaf-
fermazione chiara di questo valore
anche per la nostra società gabone-
se, dove la maggior parte dei valori
vengono oggi rifiutati, contestati. In
continuità con gli insegnamenti dei
Papi Paolo VI e Giovanni Paolo Il,
riaffermando il valore del celibato
nella Chiesa latina, i vescovi di tutto
il mondo propongono senza equivo-
ci, senza ambiguità, un ideale diffi-
cile ed esigente ai giovani che
scelgono la vita sacerdotale».
Torna in Africa con più speranza
dopo il Sinodo? « Sì, ritorno con
maggiore speranza ed entusiasmo »,
conclude il vescovo di Oyem. « Si
tratta ora di tradurre in pratica le in-
dicazioni che dal Sinodo sono emer-
se per la pastorale delle vocazioni,
per la preparazione dei preti di do-
mani, per la formazione permanen-
te dei sacerdoti. Cercherò d'infon-
dere dinamismo ed entusiasmo in
tutti affinché non si scoraggino di-
nanzi alle difficoltà e non si sentano
mai soli, ma sempre parte della Chie-
sa universale. E siano pronti a lavo-
rare per il bene della Chiesa
particolare del Gabon e per il bene
della Chiesa universale».
Silvano Stracca

2.8 Page 18

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18 · 1 FEBBRAIO 1991
CAPITOLO GENERALE 23
Sulle linee tracciate
dal Capitolo Generale,
don Luc Van Looy
intende portare
dinamicità al dialogo
coi giovani d'oggi,
dando spazio
alla collaborazione
dei laici.
UNA PASTORALE
PER INCONTRARE
I GIOVANI
E CHIAMARLI
PER NOME
«L'ultimo Capitolo Ge-
nerale, il 23.mo, quello che si è te-
nuto nella primavera dell'anno
scorso, io lo chiamerei il « Capitolo
dei giovani». La definizione è di don
Luc Van Looy . Il quale così conti-
nua: «E sa perché? Perché a diffe-
renza di altri nella storia della
Congregazione salesiana, questo ha
messo l'accento non sui salesiani
bensì sui giovani. Li ha chiamati,
vorrei dire, per nome: i giovani "lon-
tani" dalla fede, i giovani che accet-
tano la fede come impegno, i giovani
del Terzo Mondo , i giovani dell'Est
europeo e così via. Per ciascun grup-
po ha delineato l'ambiente in cui si
muove, l'atteggiamento che ha o non
ha ancora sviluppato, o che vuole
sviluppare in relazione alla fede» .
Don Van Looy in quel Capitolo è
entrato come Consigliere per le mis-
sioni e ne è uscito come Consigliere
per la pastorale giovanile. Era appro-
dato al primo incarico dopo quindi-
ci anni di attività missionaria svolta
sul campo, nella Corea del sud. Co-
me responsabile delle Missioni ha
percorso il mondo in lungo e in lar-
go, per tenersi a contatto di gomito
con i missionari salesiani, fra i quali
la sua atletica figura di belga longi-
lineo e la sua spontanea cordialità so-
no diventate popolari. Da quasi un
anno ha cominciato a fare conoscen-
za diretta, nella sua nuova veste, con
gli incaricati.della pastorale giovani-
le. Ne ha incontrato già parecchi in
Europa e in America Latina. Altri ne
vedrà nei prossimi mesi. Perché don
Van Looy non è certo il tipo da re-
starsene chiuso in un ufficio.
Torniamo al Capitolo. Ciò che ha
messo in luce - ci dice don Van
Looy - sono le difficoltà, per i gio-
vani di oggi, di credere, di accettare
la fede . Si è attenuato il ruolo che in
passato era della famiglia, della
struttura sociale, della scuola.
« Evangelizzare è diventato proble-
matico al punto che il Papa parla di
"nuova evangelizzazione" a signifi-
care che quella, diciamo così, di vec-
chio tipo, tradizionale, sembra non
funzionare più , specie con i giovani.
Ecco allora quella che io considero
una novità dell'ultimo Capitolo: l'a-
ver individuato e definito le diverse
categorie di giovani ai quali ci ri-
volgiamo ».

2.9 Page 19

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.---------~----~-
I Don Luc Van Looy. È il nuovo
consigliere generale per la
pastorale giovanile.
Compiti nuovi
Ma per don Van Looy le novità del
23.mo Capitolo non finiscono qui e
ne ricorda un'altra: l'aver collocato
la spiritualità giovanile salesiana a li-
vello non solo di religiosi, ma anche
degli stessi giovani. Una spiritualità
sviluppata nei giovani dai giovani,
fra loro e con loro. È una novità che
fa entrare in gioco a pieno titolo il
ruolo dei laici nel cammino verso la
fede. « In altri termini - sottolinea
- l'educazione alla fede è un cam-
po che coinvolge non solo i salesia-
ni, ma i salesiani con altri, e oserei
dire i salesiani sotto altri. Insomma,
una grande valorizzazione dei laici,
dei collaboratori, dei gruppi laicali,
dei giovani impegnati nella comuni-
tà educativa, ai quali attribuire mol-
ti compiti, spesso del tutto nuovi» .
Don Van Looy è intenzionato ad
ampliare al massimo questa collabo-
razione perché, dice, « a me sembra
che una delle chiavi di volta per af-
frontare il futuro sia quella di dare
responsabilità ai giovani per evange-
lizzare soprattutto le aree che com-
prendono gli emarginati, i terzo-
mondiali, i tossicodipendenti ecc.,
penetrando al tempo stesso nella ge-
stione del tempo libero». Questa im-
postazione richiama di necessità la
fondamentale importanza della for-
mazione dei giovani animatori chia-
mati a prendere parte all'educazione
di altri giovani. Egli la vede realiz:
zarsi innanzitutto all'interno del
gr!,IPPO cui i giovani appartengono.
«Equi che cominciano pian piano a
impegnarsi, a porsi domande sul
contenuto da dare alla loro vita per
comprenderne il senso, per capire
perché deve essere spesa nell'atten-
zione agli altri. E anche - aggiunge
- per sviluppare quella che noi ab-
biamo chiamato la dimensione socia-
le della carità. Educare al sociale
vuol dire educare alla politica.
fI volontariato
Tutto ciò, realizzato nello spirito
che anima il movimento fondato da
Don Bosco, va nella direzione dei gio-
vani perché essi esprimono un gran-
de bisogno di trovarsi insieme, di
scambiarsi esperienze, di trovare fra
loro la soluzione ai problemi che li
assillano, siano essi sociali, ecclesia-
li o politici. È oltretutto un modo ef-
ficace per sbloccare una condizione
di disagio che oggi attanaglia tanti
giovani . Ma come sono i giovani di
oggi? « Il panorama è ovviamente
molto variegato - risponde don Van
Looy -. Con uno sguardo d'insie-
me mi pare di poter dire che i giova-
ni sono molto attenti alle grosse
problematiche, la giustizia, la mon-
dialità, la pace, l'ambiente ecc. e ne
sottolineano gli aspetti morali. Al lo-
ro livello, dei giovani voglio dire, la
dimensione etica sembra invece non
esistere. È un effetto dell'individua-
lismo consumistico, di una mancan-
za di educazione delle coscienze».
Un mezzo per aprire i giovani agli
altri e alle loro necessità è costituito
dal volontariato. Negli anni della sua
attività missionaria don Van Looy ha
potuto constatarlo di persona. Il gio-
vane volontario in Africa, per esem-
pio, affronta problemi che riguar-
dano quel particolare uomo, quella
famiglia, quel villaggio e deve impe-
gnarsi concretamente. Trasmetterà
poi la sua esperienza ad altri giova-
ni. « Il volontariato entra perfetta-
mente nel quadro della pastorale
giovanile, tanto che molte lspettorie
hanno incoraggiato iniziative con-
giunte di formazione e di volontaria-
to. Ci si è reso conto che non si deve
dare ai ragazzi una formazione solo
teorica, bensì metterli a contatto cori
chi è nel bisogno. È questo che libe-
ra la loro volontà di impegnarsi per
gli altri, al tempo stesso formando se
stessi. È anche un modo per alimen-
tare la crescita del Movimento Gio-
1 FEBBRAIO 1991 19
vanile Salesiano ».
Un Movimento che don Van Looy
è intenzionato a sviluppare. Esso è
già oggi una realtà in diversi Paesi,
il « Confronto 88 » di Torino ha da-
to un forte impulso. Ma l'obiettivo
è di farne un Movimento a livello
mondiale. « Non è impresa facile, ma
abbiamo una sicurezza: i giovani vo-
gliono far parte di un gruppo. Sono
certo che riuscitemo a realizzare il di-
segno di un grande Movimento ».
Nel progetto di pastorale giovani-
le don Van Looy ha un punto fermo:
esso deve inglobare la pastorale vo-
cazionale. Sono due momenti che
non è possibile separare. « La pasto-
rale vocazionale deve essere presen-
te in tutte le forme di pastorale
giovanile. Se mi metto in contatto
con un giovane che non ha la fede o
addirittura che la rifiuta, io voglio
poterlo portare a un impegno per gli
altri, motivato cristianamente. Que-
sta è la vocazione del cristiano. Quel
ragazzo potrà impegnarsi da laico,
come medico, avvocato, giornalista,
oppure da sacerdote o religioso. Ciò
che conta è lo spirito vocazionale che
ci fa arrivare a un impegno a moti-
vo del nostro essere cristiani e que-
sto deve essere inerente a tutte le
forme di pastorale. È la naturale
conseguenza della visione della Chie-
sa come popolo di Dio, per cui ognu-
no ha la sua specifica responsabilità,
laico e religioso che sia».
Novità all'Est
C'è un altro punto della pastorale
giovanile che don Van Looy consi-
dera molto importante: la collabora-
zione con le Figlie di Maria
Ausiliatrice. « Se come salesiani vo-
gliamo sviluppare la capacità di la-
vorare con i laici, a maggior ragione
dobbiamo collaborare con le FMA,
non solo a livello di capacità perso-·
nali, ma anche in riferimento alla
crescente complessità del mondo gio-
vanile. Le suore hanno il compito di
colmare le nostre carenze ma soprat-
tutto di indicarci come aiutare i gio-
vani. Loro possiedono capacità
specifiche da cui abbiamo molto da
imparare. Dobbiamo guardare insie-
me il mondo giovanile e lavorare su
una linea comune, con una pastora-

2.10 Page 20

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20 · 1 FEBBRAIO 1991
I CENTRI
DI PASTORALE
GIOVANILE
Esperienze
diversificate
ma con finalità
comuni
Nella sua veste cli responsabile del Dicastero per la pastorale giovanile,
don Luc Van Looy ha presieduto nel settembre scorso a Benediktbeuern
(Germania) un convegno cui hanno partecipato i rappresentanti dei Cen-
tri nazionali di pastorale giovanile salesiana a livello europeo e l'équipe
del Centr<> internazionale di pastorale giovanile delle Figlie di Maria Au-
siliatrice.
Il convegno è risultato ricco di dibattito, di scambio di esperienze, di
studio, di confronto. Esso ha permesso di definire una programmazione
a raggio europeo . A titolo esemplificativo presentiamo qui gli orientamenti
di alcuni Centri nazionali.
Il Centro di Roma anima un modello che si costruisce continuamente
in un preciso rapporto tra evangelizzazione, educazione e animazione. In-
tesa come l'insieme delle azioni che la comunità ecclesiale svolge per at-
tuare nel quotidiano la salvezza di Dio, la pastorale giovanile copre l'intero
arco dell'azione educativa in mezzo ai giovani, qualificandosi non solo
per le cose che fa ma soprattutto per l'intenzione con cui le fa. Cosi la
scuola, per esempio, o lo sport rientrano nell'azione pastorale al pari del-
la catechesi e della liturgia. Rispondi;ndo alla preoccupazione formativa
che in modi diversi arricchisce con finalità «di vita», la pastorale si svol-
ge nel contesto della vita quotidiana, col contributo di tutte le scienze uma-
ne . L'impegno educativo-formativo è quindi anche un indiretto contributo
alla fede religiosa.
La pastorale giovanile attuata dal Centro tedesco di Benediktbeuern è
radicata nelle situazioni e problematiche sociali oltre che nel pensiero teo-
logico e percorre un cammino sempre più partecipato da sacerdoti, reli-
giosi e laici. I giovani operano assieme ai sacerdoti, in spirito di diaconia,
superando in tal modo la pastorale individualistica. Le opzioni preferen-
ziali sono per i giovani poveri oltre che per i giovani impegnati a livello
vocazionale e apostolico.
Il Centro di Madrid sviluppa un'attività in funzione dell'animazione delle
lspettorie salesiane, secondo linee operative che si richiamano agli orien-
tamenti salesiani di questi ultimi anni. Rivolgendo ogni attenzione al gio-
vane che cerca di integrare la fede religiosa con la vita quotidiana segue
un metodo d'azione centrato sull'animazione dei gruppi all'interno dico-
munità educative.
.
La situazione della Polonia, un Paese in cui la Chiesa ha riacquistato
la libertà dopo 40 anni, risente di qualche difficoltà che si riflette sul Cen-
tro di Varsavia, alle sue prime esperienze. L'interesse di questo Centro è
rivolto alla gioventù difficile ed emarginata. Sono in fase di potenziamen-
to gli oratori e ci si preoccupa di formare laici per impegni di animazione.
Il Centro internazionale delle Figlie di Maria Ausiliatrice pone l'accen-
to su un progetto unitario che intende superare ogni forma di dualismo .
li criterio di fondo è dato dal tema dell'incarnazione che collega la salvez-
za con l'esperienza quotidiana, l'educazione con l'evangelizzazione, la pa-
storale con la catechesi.
Esperienze diversificate, dunque, ma tutte concordi nel voler tradurre
in pratica gli orientamenti salesiani,•secondo le specifiche esigenze del ter-
ritorio e dei giovani destinatari della pastorale.
D
I Don Luc Van Looy
tra i ragazzi dell'oratorio di
Trnava, l'estate scorsa In
Cecoslovacchia.
le organica perché partiamo dallo
stesso stile e dallo stesso carisma. Li-
nea comune, dunque, e strategia co-
mune in territori comuni. Solo così
potremo darci una grande forza».
Un'attenzione particolare viene
oggi rivolta ai Paesi dell'Est europeo.
Nei suoi contatti con i salesiani di
Ungheria e Cecoslovacchia, don Van
Looy ha scoperto una realtà poten-
zialmente ricca, suscettibile di gran-
di sviluppi. Nell'Est la Chiesa ha
acquistato di colpo una libertà che le
mancava da 40 anni. Quindi c'è bi-
sogno di un recupero, anche nel cam-
po della pastorale giovanile, che deve
dare più spazio ai giovani. « Ho tro-
vato salesiani che vivono intensa-
mente la loro vocazione, preparati,
che si sono formati tra mille difficol-
tà ma che hanno acquistato una
grande esperienza del mondo laico.
Non debbono ·perdere queste carat-
teristiche, anche perché dovranno af-
frontare in modo dinamico gli aspetti
negativi che inevitabilmente il mon-
do occidentale trasferirà anche da
loro ».
Un'ultima domanda a don Van
Looy: quali sono le linee di fondo
della sua attività nel campo della pa-
storale giovanile? « Sono quelle che
mi sono state indicate dal Capitolo
e che riassumo in poche parole: qua-
lità del lavoro e qualità dell'ambien-
te in cui lavoriamo. Quindi non solo
lavorare, ma lavorare bene, qualifi-
cando professionalmente i salesiani
e i laici. E poi qualificare l'oratorio ,
il centro giovanile, la parrocchia ecc.
come strutture di lavoro ».
Gaetano Nanetti

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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-----------~-
TESTIMONIANZE
1 FEBBRAIO 1991 21
La storia di Leni,
un'exallieva che ha
reagito fino alla morte
alla violenza
di alcuni drogati.
La sera del 19 settembre,
in una strada di Canlubang, a poca
distanza da Manila, nelle Filippine,
un ennesimo episodio di brutalità ai
danni di una giovane che stava rin-
casando.
Protagonisti alcuni infelici giova-
ni e una luminosa ragazza, Maria
Elena.
Pubblichiamo questa lettera, indi-
rizzata da Leticia Dimayuga Ferrera
alla sorella Fiorita FMA, residente
nella Casa Generalizia di Roma. È
uno scritto che appartiene a tutti noi,
per il profondo spirito evangelico che
la pervade perché Leticia Dimayuga
e sua figlia Leni s9no membri della
Famiglia Salesiana.
Maria Elena Ferrera (Leni), la gio-
vane che Cristo ha legato a sé attra-
verso il martirio, è exallieva delle
FMA. Leticia Dimayuga Ferrera, la
madre che dice nella gioia il suo
grande sì, appartiene al Consiglio
ispettoriale dei Cooperatori dell'I-
spettoria filippina.
All'una e all'alt~a il nostro grazie,
umile e riconoscente, per la ricchez-
za evangelica che partecipano a tutti
noi con la loro grande testimonianza.
Ecco la lettera.
Carissima sr. Fiorita,
sapevi del mio desiderio di essere mam-
ma di un Salesiano o una Salesiana, ma
il Signore non mi ha concesso questo
onore, e pensavoi non sono buona ab-
bastanza per avere questo dono!
Ora però il Signore ha creduto bene
farmi diventare la mamma di una marti-
re. Sì, Leni ci ha fasciati difendendo fa
sua verginità e purezza. Ella morì bru-
talmente nelle mani di tre o più drogati
Leni (la seconda da destra) con la sua famiglia.
UN GRANDE SÌ
ADIO
che l'avevano avvicinata verso le nove di
sera, solo due abitazioni prima di rag-
giungere fa nostra casa.
L'hanno. torturata lapidandola e ta-
gliandole fa gola, ma non hanno potuto
fare quello che volevano. Ha lottato e
combattuto, ma finalmente le ferite so-
stenute l'hanno fatta soccombere.
All'inizio ero scioccata quando me
l'hanno fatta identificare nel luogo do-
ve l'hanno trovata. Non potevo credere
che il figlio del mio vicino di casa pote-
va fare una cosa così brutale. Ma men-
tre guardavo Leni sul tavolo dove fa
imbalsamavano ho cominciato ad accet-
tare e di cederla al Signore. Sono diven-
tata calma e ho perso tutti i sentimenti
di odio e di amarezza verso i suoi ucci-
sori. Ho cercato di pacificare Maning e
Ding (papà e fratello di Lenì n.d.r.J e tut-
ti quelli che volevano vendicarsi. Ho det-
to a foro che avevo già dato il corpo di
mia figlia accettando fa sua morte dalle
mani del Signore e non volevo che nes-
suno dei miei cari e dei miei amici si mac-
chiassero l'anima diventando come i suoi
stessi uccisori.
Leni non è morta invano. Forse ades-
so adotteranno alcune misure di sicurez-
za contro i drogati.
Tanta gente è venuta durante i tre gior-
ni di veglia. Dovevo io consolare gli ami-
ci, incluso i sacerdoti che venivano pian-
gendo senza vergogna.
Mentre fa cremavano Leni ha ricevu-
to le benedizioni dai sacerdoti. Cfaret
(una cugina della morta), don Danny
Torrese il chierico Efmer hanno cantato
per accompagnare fa deposizione delle
sue ceneri nell'urna.
Non essere in lutto, perciò. La nostra
famiglia ha accettato questa perdita senza
amarezza alcuna. Prega per lei affinché
le pene e le sofferenze che ha subito le
ottengano il perdono per qualunque male
abbia fatto mentre era in vita.
So che Dio ama me e tutta fa nostra
famiglia e ci ha dato questo grande do-
lore affinché nel futuro possiamo avere
una corona più luminosa.
Ti saluto. Sta' sicura che in questa do-
menica mattina l'atmosfera della casa è
di gioia invece che di dolore. Continuia-
mo ad essere felici perché non abbiamo
odio nei nostri cuori. Ho già veramente
perdonato quello che hanno fatto a noi.
Prega per lei e il Signore ci manderà
senz'altro tante grazie e benedizioni per
rendere saldo il nostro aggrapparsi a Lui
e alfa Sua Madre.
Con amore,
Letty (Leticia Dimayuga Ferrera)

3.2 Page 22

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22 1 FEBBRAIO 1991
ATTUALITÀ MISSIONARIA
Dopo l'esperienza
positiva tra i giovani
profughi, i salesiani
vogliono aprire la
prima opera salesiana
in Cambogia. Una
scuola tecnica, per
contribuire allo
sviluppo del paese.
DoNeosco
ENTRERÀ
IN CAMBOGIA
di Menico Corrente
Il governo di Phnom
Penh aveva proclamato il 1985 « an-
no della vittoria finale contro i ne-
mici della Cambogia». E le truppe
cambogiane, appoggiate dai vietna-·
miti, hanno sferrato il più pesante
degli attacchi contro i ventimila uo-
mini delle formazioni dell'opwosizio-
ne, divise a gruppi e operanti nella
zona di confine tra la Cambogia e la
Thailandia. Conseguenza non secon-
daria di queste azioni militari sono
stati i 350.000 profughi cambogiani,
sistemati provvisoriamente in campi
di raccolta ai confini della Thailan-
dia in vista di espatrio. In realtà, do-
po oltre cinque anni di attesa, a metà
del '91 dovrebbero rientrare in Cam-
bogia. Accanto ai profughi cambo-
giani vi sono circa settemila vietna-
miti quasi tutti « boat people ».
La vita nei campi profughi è du-
ra. I cambogiani come è facile imma-
ginare mancano di tutto. Soprattutto
è scarsa l'opportunità lavorativa e in-
certo il futuro professionale dei più
giovani.
Alcuni organismi delle Nazioni
Unite si sono occupati del manteni-
mento e dell'assistenza di questi pro-
fughi, con l'aiuto di vari enti, tra i
quali la Chiesa Cattolica. E sono sta-
ti invitati anche i salesiani dell'ispet-
toria della Thailandia, perché assu-
messero la responsabilità dell'istru-
zione professionale in due campo
profughi.

3.3 Page 23

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----#1-
1 FEBBRAIO 1991 23
Campo profughi. Gli allievi della
scuola di addestramento tecnico.
I ragazzi al termine del corso
ricevono gli strumenti di lavoro.
Dopo un mese di presenza
costante viene consegnata anche
la divisa della scuola.
Al centro, più della metà degli
abitanti ha meno di ventitré anni.
I bambini sono numerosissimi.
Non diversamente
avrebbe fatto
Don Bosco
Prima di accettare i salesiani han-
no fatto ull' sopraluogo. Il primo
campo profughi aveva 40.000 perso-
ne; l'altro 170.000, suddiviso in tre
gruppi etnici antagonisti e ognuno
chiedeva un centro professionale di-
stinto. Hanno visto che ovunque ira-
gazzi e i giovani erano numerosissimi
(più della metà dei profughi ha me-
no di 23 anni). Ai salesiani questi
giovani sono sembrati tra 'i più sfa-
voriti del mondo e hanno deciso di
buttarsi nell'impresa. Don Bosco
non avrebbe fatto in altro modo.
Hanno accettato impegnando nell'o-
perazione una quarantina di exallie-
vi della scuola professionale tecnica
Don Bosco di Bangkok, diretti dal
salesiano Roberto Panetto. Essi han-
no posto come unica condizione di
poter rimanere tra i giovani non so-
lo nelle ore di scuola e di officina, ma
anche per una parte almeno del loro
tempo libero, per poter fare un po'
di oratorio e dare un'ulteriore for-
mazione ai giovani profughi che sof-
frono di carenze d'ogni genere, tra
cui anche quella dell ' ozio forzato .
Il progetto salesiano si è concreta-
to nell'apertura di sei scuole profes-
sionali, destinate a circa duemila
allievi per anno. I corsi ordinari du-
rano sei mesi, ma ci sono anche cor-
si annuali e brevi corsi intensivi di un
mese ad indirizzo immediatamente
lavorativo (impianti elettrici, tubisti-
ca, idraulica, ecc.). In generale si
tratta di un'istruzione di base, che

3.4 Page 24

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24 1 FEBBRAIO 1991
tende a dare ai ragazzi un mestiere,
che possa possibilmente aiutarli a
trovare un lavoro anche subito all'in-
terno del loro campo, ma soprat-
tutto che li renda idonei a un im-
piego quando faranno ritorno in
Cambogia.
Efficacia
del metodo salesiano
La risposta è stata buona. I miglio-
ri allievi sono diventati gli istruttori
dei loro compagni, ricevendo in com-
penso una razione di riso in più.
Tra giovani e salesiani è nata una
buona amicizia. Si gioca, si fa musi-
ca e si organizzano tra professori e
allievi quelle giornate indimenticabili
di festa, che hanno nel pranzo co-
mune il momento di maggior fami-
liarità. I salesiani si augurano che,
quando questi giovani avranno fat-
to ritorno in Cambogia, porteranno
con sé anche il ricordo della esperien-
za vissuta alla scuola di Don Bosco,
e sperano di lasciare nell'animo dei
ragazzi e delle loro famiglie un'im-
magine positiva della Chiesa, dopo
che Pol Pot ha cercato di cancellar-
ne ogni traccia.
La vita al campo è davvero spar-
tana e piena di imprevisti. I salesia-
ni l).anno dovuto imparare lo spirito
di adattamento e di inventiva. Molti
dei profughi vivono di espedienti e
Cambogia. _Fossa comune
a 15 km dalla capitale.
Ogni fossa conserva circa mille
teschi. In questa località
hanno trovato 10.000 corpi
(parecchi ancora con gli occhi
bendati e le mani legate dietro la
schiena).
Phnom Penh. Ci sono oltre 10.000
mutilati di guerra. In questo
ospedale diretto dai gesuiti
(foto In alto), si fanno arti
artificiali e si rieduca a
camminare.
di furti. Le scuole salesiane però so-
no state affidate a direttori cambo-
giani, che le , gestiscono in piena
corresponsabilità. Solo così gli stru-
menti di lavoro non vengono rubati
e possono essere conservati per l'in-
segnamento.
I ragazzi si sono accorti molto pre-
sto che i salesiani con la loro bontà
sono disinteressati: hanno imparato

3.5 Page 25

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- - - -- - -- ---#-
1 FEBBRAIO 1991 , 25
precarietà, sarebbe considerata una
violenza alla loro libertà. C'è però
molto impegno per creare un clima
di famiglia, di collaborazione, di se-
renità, di corresponsabilità. Hanno
voluto tradurre nella loro lingua la
biografia di Don Bosco e dedicargli
una scuola. Con mezzi poveri han-
no stampato un Bollettino Salesiano
locale. Cose che hanno attirato tan-
ta simpatia e ammirazione anche ne-
gli adulti e nei responsabili dei vari
campi e delle organizzazioni interna-
zionali.
Con i rifugiati
in Cambogia
I Soidati cambogiani presso Il
fiume Mekong.Sopra,
Phnom Penh. Gioco di bambini
per le strade.
a sorridere, a giocare, a essere spon-
tanei e aperti con loro.
Non si può dare ai giovani una ve-
ra e propria istruzione religiosa (i più
sono buddisti o si comportano come
se non avessero religione), ma fan-
no un po' di educazione civica, in cui
gli insegnamenti morali passano at-
traverso la saggezza cristiana o la vita
di Don Bosco.
Tanto più impensabile un'opera di
conversione. Nella loro situazione di
.Dopo qualche tempo dall'arrivo
dei salesiani, l'ispettore della Thai-
landia, il salesiano Don Pedron, ha
voluto incontrare i•profughi. Aven-
do l'ispettore parlato ai giovani e a
quanti erano presenti, un adulto che
sapeva esprimersi in thailandese volle
quindi ringraziare a nome di tutti per
quanto i salesiani stavano facendo e
dichiarò con commozione la sua sim-
patia per Don Bosco. E concluse:
« Quando torneremo in Cambogia,
vogliamo che i salesiani vengano con
noi» . Ebbene, ciò che in quel mo-
mento pareva un'utopia, quasi un
sogno inimmaginabile, potrà diven-
tare realtà. Roberto Panetto e l'ispet-
tore salesiano si sono recati a Phnom
Penh, capitale della Cambogia, con
la precisa intenzione di aprire una
scuola tecnica nella città. Il ministro
dell'istruzione e dell'assistenza socia-
le, con il quale hanno avuto un col-
loquio di tre ore, si è dichiarato
molto favorevole. Potrà dunque es-
serci un seguito di presenza salesia-
na tra i cambogiani. Dopo l'espe-
rienza tragica del governo rivoluzio-
nario, con le terribili purghe, i mas-
sacri e l'eliminazione fisica di tutti i
cosiddetti controrivoluzionari, si
apre un'epoca nuova nella quale an-
che la prima scuola tecnica salesia-
na potrà diventare un seme di qual-
cosa di nuovo.
Menico Corrente
Roberto Panetto
Don Bosco Technical School
1643/ 3 New Patchaburi Rd.
Bangkok 10310 - Thailandia

3.6 Page 26

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26 • 1 FEBBRAIO 1991
(Foto LDC-Musio)
G1usEPPE .auzzen1,
IL RAGAZZINO
DICARONNO
di Teresio Bosco
È uno dei tanti piccoli
immigrati nella Torino
dell'800. Ebbe la
fortuna di incontrare
presto Don Bosco
e divenne il suo
primo «vero»
salesiano laico.
Don Giovanni Bosco,
giovanissimo prete, era arrivato a
Torino nel novembre del 1841. Guar-
dandosi intorno, e scendendo nelle
carceri a fianco -di Don Cafasso, si
era reso conto della drammatica si-
tuazione in cui si trovavano i ragaz-
zi della città. Aveva pregato il Si-
gnore di aiutarlo a « fare qualcosa »
per loro.
Nella mattinata dell'8 dicembre,
festa di Maria Immacolata, aveva in-
contrato Bartolomeo Garelli, un mu-
ratorino di Asti. Nella sacrestia
annessa alla chiesa di S. Francesco
d'Assisi gli aveva fatto la prima le-
·zione di catechismo, e se l'era fatto
amico.
Nel pomeriggio di quella stessa fe-
sta, durante la celebrazione serale,
Don Bosco vide tre muratorini che
dormivano, uno stretto all'altro, sul
gradino di un altare. La chiesa era
affollata di gente, e sul pulpito un
predicatore tesseva la sua laboriosa
predica. Don Bosco si avvicinò ai tre
in punta di piedi, scosse il primo, e
sottovoce gli domandò:
Come ti chiami?
- Carlo Buzzetti - rispose con-
fuso il ragazzo che dal prete si aspet-
tava uno scappellotto - . Mi scusi,
ma ho cercato di stare attento alla
predica. Però non capivo niente, e mi
sono addormentato.

3.7 Page 27

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- - - - - ------yl-
Invece di .uno scappellotto, Carlo
vide un sorriso buono ·sulla faccia di
quel prete, che sottovoce continuò:
- E questi chi sono?
- Mio fratello e mio cugino -
disse Carlo scuotendo i·due piccoli
dormienti - . Facciamo i muratori
tutta la settimana e siamo stanchi.
- Venite con me - sussurrò an-
cora bon Bosco. E li precedette in
sacrestia.
« Erano Carlo e Giovanni Buzzet-
ti, e Giovanni Gariboldi » ricordava
con commozione Don Bosco ai suoi
primi Salesiani. Piccoli muratori
lombardi che per trenta, quarant'an-
ni gli sarebbero stati accanto, che tut-
ti a Valdocco conoscevano.
«Allora erano semplici garzoni,
ora sono capomastri, costruttori sti-
mati e rispettati».
Giuseppe, il frate/lino
I Buzzetti erano di Caronno Ghi-
ringhello (ora Caronno Varesino),
una famiglia numerosa che viveva la-
vorando la terra. Ma nella famiglia
di Antonio e Giuseppina erano nati
sette figli, troppe braccia per una ter-
ra piccolina. Appena varcata la fan-
ciullezza, papà Antonio aveva
pensato di mandare i due figli più
grandi a Torino, dove c'era una co-
lonia di muratori lombardi che gua-
dagnavano bene, e tornavano con un
bel gruzzolo di risparmi.
Carlo e Giovanni raccontarono a
Don Bosco che erano partiti su dei
carri da Caronno, in comitiva con al-
tri compaesani più attempati e pra-
tici del lungo cammino (un centinaio
di chilometri). Un po' sul carro un
po',a piedi, avevano camminato por-
tandosi un fardello dei loro poveri
indumenti, e avevano dormito pres-
so qualche cascinale. «Ora sta per
arrivare la stagione morta per noi
muratori - disse Carlo-. A giorni
riprenderemo la strada per il nostro
paese. Ritorneremo in primavera, e
porteremo con noi il nostro terzo fra-
tello, Giuseppe.
In quei pochi giorni che rimaneva-
no, Don Bosco se li fece amici. Car-
lo e Giovanni tornarono tre giorni
dopo, domenica, alla testa di una
squadra di cugini e compaesani. Don
Bosco disse la Messa e fece una pre-
dichina vivace tutta per loro. Poi fe-
cero colazione insieme, seduti al sole
nel cortiletto dietro la sacrestia. Par-
larono delle famiglie lontane che pre-
sto avrebbero rivistò, del lavoro, dei
primi risparmi che potevano porta-
re a casa. Con Don Bosco si trova-
vano bene, sembrava che fossero
amici da sempre.
Nella .primavera del 1842 da Ca-
ronno tornano a Torino i fratelli
Buzzetti, accompagnati dal fratelli-
no che ha appena compiuto 1Oanni
1 FEBBRAIO 1991 27
(è nato il 12 febbraio 1832). Giusep-
pe è un fanciullo pallido, tutto spau-
rito. Don Bosco lo guarda con
tenerezza, gli parla da amico. Giu-
seppe gli si affeziona come un cuc-
ciolo. Non si staccherà mai più da
lui. Anche quando i fratelli, finita
una nuova stagione di lavoro, torne-
ranno a Caronno, lui (anche perché
la lunga strada lo sfinisce) rimarrà
con il «suo» Don Bosco. Dalla pri-
mavera del 1842 all'alba del 31 gen-
naio 1888, quando Don Bosco
morirà, Giuseppe gli sarà sempre ac-
canto, testimone calmo e tranquillo
di tutta la vicenda umana e divina del
prete « che gli vuole bene». Molti av-
venimenti della vita di Don Bosco sa-
rebbero ormai classificati « leggen-
de», nel nostro tempo diffidente e
smitizzatore, se non fossero stati vi-
sti dagli occhi semplici del murato-
rino di Caronno, che era sempre lì,
a due passi dal «suo» Don Bosco.
«Verresti
a stare con me?»
Don Bosco passa di cantiere in
cantiere a incontrare -i suoi ragazzi e
a controllare che le condizioni di la-
voro loro imposte non siano disuma-
ne. Vede con pena Giuseppe che
porta mattoni e calcina dall'alba al
tramonto. C'è tanta bontà e tanta in-
telligenza in quegli occhi. Fra qual-
che anno lo chiamerà con sé; e gli
proporrà di condividere la sua vita.
Michele Rua, quello che diventerà il
secondo Don Bosco, è ancora un
bimbetto di quattro anni. Ma colui
che sar~ il suo braccio forte, il suo
primo, vero «coadiutore» nella co-
struzione dell'Opera Salesiana, è già
arrivato. È Giuseppe Buzzetti.
L'Oratorio trasborda dalla sacre-
stia di S. Francesco all'Ospedaletto
della Marchesa Barolo, da un cimi-
tero a un mulino, da una casupola a
un prato. Finisce sotto una tettoia di
Valdocco. Intanto, Don Bosco rac-
conta ai suoi ragazzi che avranno un
I Giuseppe è un fanciullo pallido,
tutto spaurito. Don Bosco lo
guarda con tenerezza, gli parla da
amico. (Foto LDC-Musio)

3.8 Page 28

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28 · 1 FEBBRAIO 1991
gli affidò il denaro e l'economia della
casa, con fiducia totale. E in due an-
ni lo preparò a vestire l'abito nero dei
chierici. Era chiamato da tutti « il
chierico Buzzetti». Fu lui a prende-
re da parte Michele Rua in un ago-
sto asfissiante, e a fare a quel
ragazzetto svogliato dal caldo una se-
ria riflessione perché non si impegna-
va più nello studio.
Anno dopo anno, Giuseppe Buz-
zetti prese dalle mani di Don Bosco
e sviluppò la scuola di canto e la ban-
da musicale, i laboratori (special-
mente la tipografia di cui divenne il
gestore totale), la sorveglianza dei la-
vori di costruzione, l'amministrazio-
ne dell'Opera che si ingrandiva
•1,1,11 I '
sempre più, l'organizzazione delle
lotterie che furono per.anni l'ossige-
~\\
no indispensabile per l'Oratorio.
Fu il provocatore involontario di
;\\ ,
due celebri «moltiplicazioni» di Don
I "Ho bisogno di raccogliere dei giovanetti che mi vogliano seguire
nell'impresa dell'Oratorio. lo comincerò a farti un po ' di scuola ...
(Foto LDC-Musio)
Bosco. Nell'inverno del 1848, duran-
te una festa solenne, al momento di
distribuire la Comunione a trecento
ragazzi, Don Bosco si accorse che
nella pisside c'erano otto o nove ostie
oratorio grandioso, laboratori e cor- Comunione con i miei fratelli, quin- soltanto. Giuseppe, che serviva Mes-
tili, chiese e scuole. Più di uno dice di ero proprio contento. Don Bosco sa, si era dimenticato di preparare
che Don Bosco è impazzito. Giusep- faceva la ricreazione con noi, raccon- un'altra pisside piena di ostie da con-
pe Buzzetti gli sta accanto. Lo ascol- tandoci le più care cose del mondo. sacrare. Quando Don Bosco si mise
ta, si illumina al suo sorriso, non Intanto veniva notte, e mi prepara- a distribuire l'Eucarestia, Giuseppe
pensa nemmeno che Don Bosco pos- vo a tornare a casa. Quando mi av- si mise a sudare perché vedeva (men-
sa sbagliarsi.
vicinai a Don Bosco per salutarlo, mi tre reggeva il piattello) crescere le
Nel maggio del 1847 la Provviden- disse:
ostie sotto le mani di Don Bosco, fin-
za e una pioggia infinita porta a Don - Bravo, sono contento di poter- ché bastarono per tutti. L'anno do-
Bosco il primo ragazzo che ha biso- ti parlare. Dimmi, verresti a stare con po, nel giorno dei morti, Don Bosco
gno di essere ospitato « giorno e not- me?
- tornò dalla visita al cimitero con la
te». Nello stesso anno ne arrivano - A stare con lei? Si spieghi. turba dei giovani affamati a cui ave-
altri sei: orfani rimasti soli da un - Ho bisogno di raccogliere dei va promesso le castagne cotte. Mam-
giorno all'altro, giovanissimi immi- giovanetti che mi vogliano seguire ma Margherita, a cui Giuseppe aveva
grati in cerca del primo lavoro. Per nell'impresa dell'Oratorio. Tu sare- riferito male le parole di Don Bosco,
loro Don Bosco trasforma due came- sti uno. Io comincerò a farti un po' ne aveva preparato solo una piccola
re vicine in un piccolo dormitorio, di scuola. E, se Dio vorrà, a suo tem- pentola. Giuseppe, nella baraonda
piazza i letti, appende alla parete un po potresti essere sacerdote.
generale, cercò di far capire a Don
cartello con sopra scritto « Dio ti ve- Io guardai in faccia Don Bosco e Bosco che di castagne c'era solo
de». Per gestire quella prima micro- mi pareva di sognare. Poi egli ag- quella piccola quantità. Ma Don Bo-
scopica comunità (nutrita dall'orto e giunse:
sco iniziò a distribuirle alla grande,
dalle pentole di mamma Margheri- - Parlerò con tuo fratello Carlo, a piene mestolate. Anche quella vol-
ta), Don Bosco ha bisogno di un gio- e faremo quanto sarà meglio nel ta Giuseppe cominciò a sudare fred-
vane aiutante di cui fidarsi a occhi Signore».
do, perché la pentola non si svuotava
chiusi, un ragazzo che rimanga con
mai. Alla fine tutti avevano le mani
lui per sempre, e sia il primo di quei
piene di castagne calde, e Giuseppe
chierici e preti che la Madonna iq so-
gno gli ha promesso tante volte. Quel
Provocatore
guardava.sbalordito la «pentola ma-
gica» da cui Don Bosco continuava
ragazzo sarà Giuseppe Buzzetti. di miracoli>>
Racconta lo stesso Giuseppe: «Era
a pescare allegramente...
Poi ci fu il tempo in cui parecchie
una domenica sera, e me ne stavo a Carlo fu d'accordo, e Giuseppe persone volevano far fuori Don Bo-
osservare la ricreazione dei miei com- venne ad abitare con Don Bosco e sco, e Giuseppe (che si era fatto cre-
pagni'. Quel giorno avevo fatto la sua mamma Margherita. Don Bosco scere un'imponente barba rossa)

3.9 Page 29

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- - - - - - - - - -- ~ -
divenne il suo custode e difensore. l'amministrazione a don Alasonatti,
« Noi lo vedevamo quasi con invidia la scuola di canto e la banda a don
- racconta Giovanni Battista Fran~ Cagliero, la tipografia al cavalier
cesia - uscire dall'Oratorio per an- Oreglia di Santo Stefano. Si era tol-
dare ad incontrare Don Bosco che da . to la veste nera dei chierici ormai da
Torino doveva tornare a Valdocco. tempo, perché le troppe occupazio-
C'era bisogno di una mano forte e ni non gli avevano mai permesso di
di un cuore a tutta prova, e Buzzetti continuare seriamente gli studi. Ora
era proprio la persona indicata». si vedeva impegnato in lavori sempre
Quando mancava Giuseppe con la più urnili: assisteva in refettorio, ap-
sua barba rossa, spuntava un cane parecchiava le tavole, spediva le Let-
misterioso dal pelo grigio, che Mam- ture Cattoliche, andava in città a
ma Margherita, Michele Rua, Batti- cercar lavoro per i laboratori.
stin Francesia guardavano con E un giorno la malinconia e lo sco-
rispetto e paura, e che, Giuseppe, do- raggiamento ebbero il sopravvento,
vette difendere dai sassi di altri ra- e decise di lasciare l'Oratorio. Parlò
gazzi spaventati. ..
con i suoi fratelli (che avevano posti
di responsabilità nell'edilizia torine-
se), trovò un posto di lavoro e andò
a congedarsi da Don Bosco. Con la
/giorni
della malinconia
schiettezza di sempre gli disse che or-
mai stava diventando l'ultima ruota
del carro, che doveva obbedire a
quelli che aveva visto arrivare bam-
Il 25 novembre 1856 morì Mam- bini, a cui aveva insegnato a soffiar-
ma Margherita. Fu un giorno ama- si il naso. Manifestò la sua tristezza
ro per Don Bosco e per tutti i suoi. nel dover partire da quella casa che
E fii anche il giorno che segnò la fi- aveva contribuito a far venir su dai
ne dell'«Oratorio familiare» che giorni della tettoia. Per Don Bosco
Giuseppe aveva visto e aiutato a cre- fu un colpo tremendo. Ma non com-
scere. I ragazzi erano diventati tan- piacque se stesso. Non gli disse: «Po-
ti, e ogni mese crescevano di numero. vero me! Mi lasci in un bel
Non bastava più una mamma, occor- pasticcio!» Pensò invece a lui, al suo
revano maestri, professori, superio- amico più caro, con cui aveva con-
ri. Giuseppe, poco alla volta, cedette diviso tante ore liete e dolorose.
I La famiglia Buzzetti al completo. Al centro In seconda flla Giuseppe (con la
barba). Alla sua sinistra Il fratello Carlo; alla destra gli altri tre fratelli. (Foto
Archivio Salesiano Centrale)
1 FEBBRAIO 1991 29
«Hai già trovato un posto? Ti daran-
no una paga buona? Ti occorrerà de-
naro per i primi tempi». Accennò ai
cassetti della sua scrivania: «Tu li co-
nosci meglio di me questi cassetti.
Prendi tutto quello che ti occorre, e
se non basta dimmi.ciò che hai biso-
gno e te lo procurerò. Non voglio,
Giuseppe, che debba patire qualche
privazione per me». Poi lo guardò
con quell'amore che solo lui aveva
per i suoi ragazzi: « Ci siamo sempre
voluti bene. E spero che non mi di-
menticherai mai». Allora Giuseppe
scoppiò a piangete. Pianse a lungo,
e disse: «Non voglio lasciare Don
Bosco. Resterò qui per sempre».
Quando Don Bosco, nel dicembre
1887, dovette arrendersi al male del-
l'ultima malattia, accanto al suo let-
to andò a mettersi Giuseppe
Buzzetti. Aveva ormai 55 anni. La
sua favolosa barba rossa era diven-
tata tutta bianca. Don Bosco non po-
teva quasi più parlare, ma cercava lo
stesso di scherzare facendogli il sa-
luto militare. Quando riuscì a mor-
morare alcune parole gli disse: « Oh,
il mio èaro! Sei sempre il mio caro».
Il 30 gennaio fu l'ultimo giorno di
vita di Don Bosco. Verso l'una po-
meridiana accanto al suo letto c'era-
no Giuseppe e don Viglietti. Don
Bosco spalancò gli occhi, tentò di
sorridere. Poi alzò la mano sinistra
e li salutò. Buzzetti scoppiò a pian-
gere. Nella notte, verso l'alba, Don
Bosco morì.
Ora che il suo grande amico se n'e-
ra andato con Dio, Buzzetti sentiva
la vita come svuotata. Aveva l'aria
stanca. «Noi guardavamo Giuseppe
- ricorda don Francesia - tanto af-
fezionato a Don Bosco, come una di
quelle cose preziose che ci ricordano
tante e tante memorie». Passava
molta parte della giornata in chiesa,
presso il tabernacolo, davanti al qua-
dro dell'Ausiliatrice.
Gli fecero dolce violenza perché
andasse nella casa salesiana di Lan-
zo, a respirare un'aria più buona.
« Ci vado volentieri - disse alla fi-
ne-. Perché vi andava anche Don
Bosco, e perché vi morì il caro don
Alasonatti. Andrò lassù, e poi andrò
a rivedere Don Bosco».
Morì stringendo il rosario tra le
mani. Aveva 59 anni. Era il 13 luglio
1891.
Teresio Bosco

3.10 Page 30

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Ragazzi in prima pagina
« Genìtorì , non fate glì amici . Servono educatori ». Con
questo titolo è uscita una comunìcazione sul convegno tenu-
to dall'Università Cattolica sugli anni dell'adolescenza. E si
legge tra l' altro: « Oggi i 4 milioni e mezzo dì adolescentì han-
no un rapporto basato sul dìalogo con ì genitorì. E questo,
se da una parte può sembrare un punto a favore rispetto al
passato, dall'altra rappresenta uri grande rischìo. È ìl peri-
colo della confusione dei ruoli ». I ragazzi hanno bìsogno di
trovare neì genìtori non tanto deglì amicì alla parì, quanto
delle persone adulte e mature con cui confrontarsì e se oc-
corre scontrarsì.
« Un bimbo cinese: bello, paffuto , ben tenuto », si legge
ìn Qui Touring . « Nella Repubblìca Popolare Cinese si può,
o meglìo sì deve avere un figlio solo, a causa delle misure
governatìve per contenere la crescita della popolazìone. L'ul-
tima generazione, scrive ìl settimanale francese Madame Fi-
garo, è così tutta dì figlì unici, spesso viziatissìmì, che si
trasformano presto in verì e propri tiranni dei loro adoranti
genìtori ».
Il dirìtto dei minori alla riservatezza vìnce sul diritto al-
1'ìnformazione. Basta.con ì bambini-notizia sbattuti in pri-
ma pagina. Lo dice la « Carta di intenti» elaborata dalla
Federazione nazionale della stampa e dall'Ordine dei gior-
nalisti in collaborazione con ìl « Telefono Azzurro », alter-
mine del convegno «Da bambino a notizia » tenuto a Treviso.
La «Carta» è una specie di decalogo di autodìsciplina che
d'ora in poi dovrebbe garantire la privacy ai ragazzì ed evi-
tarne la strumentalizzazìone medìante stampa e televisione.
« In Francia cì sì vanta che il budget dell'educazione na-
zionale sia al primo posto da anni. Nel 1991 sarà dì circa 246
milìardì di franchì », ricorda il Corriere della Sera. Ma ag-
giunge che glì studenti che nei mesì scorsì hanno marciato
a decine di mìgliaia per le strade di Francìa protestavano per-
ché si sentivano abbandonati alla violenza degp ambienti sco-
lastici, dove « si spaccia la droga, serpeggia il racket, si
malmenano i professori, ci sì dà all'incendio doloso. Tutto
ciò si affianca alla mancanza di sorveglianti e insegnanti, al-
le classi sovraffollate e alla decrepitezza delle strutture ».
« Sui figlì si fanno grandi progetti », si legge su La Repub-
blica, facendo riferimento a un' indagine sui preadolescenti
di Carpi. Dice Nadia Bulgarellì, pedagogista del Comune: «Li
sì inonda di impegni, gli si concede tutto quello che voglìo-
no. Non c'è pìù spazio per il desiderio, né tempo per la noia ».
Che farè allora? Basta con corsi e lezioni, chiudiamo le poli-
sportive? Col rischìo di lasciare i tredicenni sulle panchine,
senza genitori veri, né surrogati? «I ragazzi hanno le giorna-
te intasate: ma da stupidaggini », afferma il pedagogista An-
tonio Faeti: «Riempiamole pure, le giornate dei ragazzi: ma
di cose che facciano venire il desiderio di crescere. E di cose
in cui sperare ».
« Il carcere costa allo stato 600 mila lìre al giorno per dete-
nuto», dice don Biagio Velia, un salesiano che da vent'anni
combatte per i ragazzi devianti e che ha assistito in carcere
come cappellano. E prosegue su Avvenire, in una inchiesta
tra i ragazzi di strada di Catania: « Per i minorenni non do-
vrebbe esistere il diritto penale, ma solo il " diritto educati-
vo" . Ogni ragazzo che yiene arrestato dovrebbe venire
studiato da operatori competenti e inserito in una serie di
strutture diverse, capaci effettivamente di educare. È assur-
do punire chi non ha mai avuto un'infanzia».
Sergìo Vatta, il più g·rande tecnìco di calcio giovanile: « Per
n bambino di 6 annì l'idea della programmazione, del fare
oggi un esercizio che gli servirà domani non ha alcun senso.
L'unico lìnguaggio che può capire è quello del gioco, del di-
vertimento e deglì affetti. Fino a 11 anni si deve continuare
a giocare sette contro sette e senza molte regole. Sì alterna
il calcio con giochi di palla a mano e rugby. Il ragazzo sco-
pre da solo .l'invenzione motoria, come trovare soluzioni sem-
pre nuove alle difficoltà che gli pone l'avversario. Dopo glì
undici anni si può complìcà re il gioco: ma i concetti tattici
più raffinati, la zona, il pressìng, quelli prima dei quindici
anni non li insegno mai». Lo ha detto a Vittorio Zambardi-
no in una intervista per La Repubblica.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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---------------'----~-
1 FEBBRAIO 1991 31
.......
o
I::,
B [Q)(Q)~ @o I::,
Il salesiano
Don Antonio Co}azzi,
eccezionale figura
di educatore, fece per
vari anni ripetizione
di latino a Pier Giorgio
Frassati, gli fu sempre
spiritualmente
e amichevolmente
vicino, iniziandolo
al servizio nella San
Vincenzo. Don Co}azzi
fu il primo biografo
di Pier Giorgio
e contribuì a farne
conoscere l'eccezionale
personalità e l'eroicà
dedizione.
di Luigi Fiora
Don Cojazzi il 5 luglio
1925, dopo aver partecipato al fune-
rale di Pier Giorgio, scrisse di getto
per « Il Corriere» di Torino un arti-
colo su quanto aveva vissuto con una
folla immensa e commossa di Tori-
nesi. L'articolo cominciava con que-
sta precisa risoluzione: « Scriverò la
vita di questo giovane... ».'
L'Arcivescovo di Torino, il Card.
Giuseppe Gamba, lesse « Il Corrie-
re» e lo stesso giorno scrisse a Don
Cojazzi: « Lei ha intuito il mio pen-
siero ... bisogna scrivere la vita di
Pier Giorgio. Sarà un gran modello
per i nostri giovani e un protettore,
giacché egli è in Cielo. Il mio pensie-
ro corse a lei: il prof. Cojazzi potrà
fare questo lavoro, lui che fu precet-
tore di Pier Giorgio e lo conosceva
così bene!».
Don Cojazzi si mise al lavoro con
entusiasmo e nel 1928 consegnò alle
stampe la prima edizione del volume
che portava il titolq: « Pier Giorgio
Frassati. Testimonianze raccolte da
Don Cojazzi». Il libro fu per item-
pi un best-seller della agiografia, che
si impose al mondo .cattolico per la
convincente santità di Pier Giorgio
e anche per la immediatezza, la sin-
cerità e la calorosa adesione con cui
veniva proposta dall'autore.
Pier Giorgio,
giovane cristiano
Don Cojazzi era l'uomo che, co-
me intuiva il Card. Gamba, poteva
comprendere e presentare la figura
spirituale di Pier Giorgio. Preside e
professore di filosofia al Liceo di
Valsalice a Torino, egli svolse con
successo una infaticabile attività tra

4.2 Page 32

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32 1 FEBBRAIO 1991
i .giovani. Era inoltre animatore di
molte iniziative in campo cattolico:
promosse i « Gruppi del Vangelo» e
le « Conferenze di San Vincenzo de'
Paoli»; fu oratore brillante e origi-
nale che parlò negli ambienti catto-
lici di tutta Italia; diede un valido
apporto alle campagne nazionali del-
1'Azione Cattolica; fondò due riviste
che ebbero lunga e florida vita: la
« Rivista dei Giovani» e « Cateche-
si»; fu scrittore e giornalista.
Suo intento era quello di presen-
tare alle nuove generazioni delle te-
stimonianze e degli stimoli che le
muovessero sul cammino della fede.
Pier Giorgio, a suo giudizio, rappre-
sentava nella realtà concreta della vi-
ta il suo ideale di giovane cristiano:
gli era pertanto connaturale sentirsi
in sintonia con la sua anima e con le
sue vicende e scriverne con simpatia.
Conscio che la vicinanza nel tempo
non permettesse ancora per Pier ·
Giorgio una vera biografia, Don Co-
j azzi con felice intuito presentò un
ampio ventaglio di «testimonianze»
raccolte tra coloro che l'avevano co-
nosciuto e frequentato. Era farne
una prima vibrante presentazione al
mondo cattolico, scoprire un tipo
moderno di santità autentica, garan-
tire la fama che ormai circondava il
suo nome e l'avviava al riconosci-
mento solenne da parte della Chiesa.
Un 'intensa amicizia
Se le «testimonianze» raccolte da
Don Cojazzi furono importanti e de-
cisive in quel momento per far cono-
scere Pier Giorgio, non fu meno
determinante la testimonianza che
Don Cojazzi stesso poté dare perso-
nalmente per il rapporto che ebbe col
Beato. Conosciamo come andarono
le cose. Nel 1910 la famiglia Frassa-
ti si rivolse al Rettor Maggiore dei
Salesiani per un « ripetitore di lati-
no» ai due figli, Luciana e Pier Gior-
~ -- =1/ -';,.=-;
Nato a Rovereto in Pia-
// , ~ no (Udine) nel 1880, Anto-
nio Cojazzi frequentò i
collegi salesiani di Moglia-
no Veneto e di Este. Fat-
tosi salesiano, conseguì la
laurea in lettere nel 1905
e l'anno dopo quella in fi-
losofia. Fu preside del li-
ceo Valsalice di Torino dal
1920 al 1933. Educatore,
insegnante e animatore di
grande fascino, entusia-
smava i giovani allo studio
delle Sacre Scritture e dei
problemi sociali. Fondò e
diresse la « Rivista dei Gio-
vani» dal 1921 al 1948.
Avviò la rivista «Cateche-
si», attualmente della
LDC, e diresse varie col-
lane di libri per la SEI. Tra
le sue iniziative di rilievo
vanno ricordati i Gruppi
del Vangi~lo e le Confe-
renze di San Vincenzo de'
Paoli.
Amava la montagna, e aveva inventato lo stelpicor, un bel distintivo al-
pino dove s'intrecciavano edelweiss, piccozza e corda, simboli di purez-
za, forza, solidarietà e ascesa. Era notissimo a tutti e amato da tutti. Diceva:
«La giovinezza non è un periodo della vita, ma uno stato dello spirito. Si
diventa vecchi quando si disertano i propri ideali, quando si perde la ca-
pacità di fare progetti ».
Don tlntonio Cojazzi
gio. I Salesiani, che avevano un gros-
so debito di riconoscenza verso il pa-
dre, scelsero Don Cojazzi che per più
di due anni si recò varie volte alla set-
timana in casa Frassati.
Don Cojazzi stesso narra dei suoi
incontri con Pier Giorgio:
« Lo conobbi decenne e lo seguii
per quasi tutto il ginnasio e parte del
liceo con lezioni che nei primi anni
erano quotidiane; lo seguii con cre-
scente interesse e affetto fino alla sua
odierna trasfigurazione. Mi rivedo in
casa Frassati nel primo anno, dalle
cinque alle sette d'ogni giorno, con
lui e la sorella Luciana. Mi rivedo da-
vanti l'abituale scena della chiusura.
Dopo le noiose preoccupazioni sco-
lastiche, Giorgetto si alzava e con
mossa recisa mi si piantava innanzi
con le braccia incrociate: « E ora mi
racconti un fatto di Gesù». (Lo chia-
mava sempre così il Redentore). E io
raccontavo. Confesso che le prime
volte tendevo a parafrasare con pa-
role mie il testo sacro. M'accorsi su-
bito che quelle erano vane, perché
non ihcontravano in lui quella spe-
cie di cavità spirituale che produce la
risonanza. Allora mi sforzai di ripro-
durre i fatti nella loro originale sem-
plicità. Succedeva immancabilmente
in lui una reazione. Reagiva perché
era vivo; ma reagiva in due modi
diversi. Se il fatto era di natura, di-
ciamo così dottrinale, il volto gli s'il-
luminava. Ma quando raccontavo
un'opera di bontà: una guarigione,
un miracolo, un soccorso dato ai sof-
ferenti, allora m'accorgevo di toc-
care la fibra più vitale. Immanca-
bilmente il suo bel volto bruno si fa-
ceva serio; due lagrime grosse e lu-
centi solcavano le ,guance. Egli se
le tergeva, così, apertamente, senza
né vergogna, né meraviglia. Aveva,
dunque, direi, innata, la sostanza
spirituale del Cristianesimo: la cari-
tà per i poveri, il conforto per le
sventure, la tenerezza per le mise-
rie».
È facile immaginare che Don Co-
jazzi, esperto conoscitore di giovani,
dovette comprendere subito le risor-
se spirituali del suo allievo, e che,
non meno abile educatore, dovette
incidere nella sua formazione. Egli
non fu mai direttore spirituale in sen-
so stretto e confessore di Pier Gior-
gio (lo fu invece per vario tempo il
salesiano Don Felice Cane), ma do-

4.3 Page 33

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----------#1-
1 FEBBRAIO 1991 , 33
Pier Giorgio Frassati a dieci
anni, nel giorno della
sua Prima Comunione
«Quello" che più sorprendeva in
lui era la sua purezza, la sua alle-
gria irradiante, la sua pietà, la sua
libertà di figlio di Dio, nata dal ve-
dere quello che di bello esiste nel
mondo, il suo senso del sociale, il
sapere che doveva condividere la
vita e il destino della Chiesa. Pe-
rò il più sorprendente è che tutto
questo era come connaturale in lui
e era di una spontaneità calorosa
e virile. La sua fede non aveva nes-
suna spiegazione umana.
Karl Rahner
vette lasciare più di una traccia in un
animo disposto a lasciarsi plasmare.
Don Cojazzi ebbe una partecipazio-
ne viva e continua, discreta ma inci-
siva, nelle vicende della sua vita:
Racconta ancora Don Cojazzi:
«Quindici giorni prima della sua
morte, Pier Giorgio fu qui a Valsa-
lice a parlarmi d'una famiglia disgra-
ziata e d'un bimbo ancora più
disgraziato, perché sulla via della
corruzione. Si parlò a lungo di col-
legi, di educazione, di prevenzione.
Parlava col senno di un uomo, col
cuore e con la freschezza di un fan-
ciullo. E sul suo volto di ventiquat-
trenne rividi le stesse lucenti lacrime
del bimbo decenne.
Quando venimmo a parlare di
Ozanam, io gli ricordai il modo con
cui il fondatore delle conferenze so-
leva celebrare la Pasqua: dopo la Co-
munione, prima di recarsi in
famiglia, faceva una visita al più po-
vero dei suoi protetti, per restituire
la visita a Gesù nella persona del po-
vero. Giorgio lacrimò, come dissi, e
con la stessa infantile naturalezza si
asciugò, ridendo, le lacrime».
Scrive Piero Bargellini nella prefa-
zione a una riedizione del libro di
Don Cojazzi fatta negli anni '70:
«Nel rivedere la nuova edizione del
libro, che don Cojazzi dedicò a Pier
Giorgio Frassati, vien fatto di sbat-
tere gli occhi per l'improvviso bar-
baglio. Come allora. Un lutto di-
ventava, attraverso le pagine di don
Cojazzi, non diciamo una festa, ma
un sollievo spirituale, perché la mor-
te di Pier Giorgio Frassati era rive-
latrice di una santità, che fino allora
veniva gelosamente celata negli atti
e nei fatti d'una vita apparentemen-
te normale. Era l'evangelica fiacco-
la, che usciva di sotto il moggio. Non
ne aveva merito don Cojazzi, e la
fiaccola non era stata accesa da lui.
Era stata la Grazia, a lavorare l'ani-
ma di Pier Giorgio, e che ora si rive-
lava, .dopo la morte di lui, nel suo
splendore. A don Cojazzi spettava il
merito di aver tratto fuori la fiacco-
la con i suoi mezzi, infervorati dal
suo grande spirito d'apostolato ver-
so i giovani».
La causa
di beatificazione
Merito del libro di Don Cojazzi fu
precisamente quello di far conosce-
re la santità di Pier Giorgio.
E prima conseguenza fu la intro-
duzione della Causa di Beatificazio-
ne. La famiglia di Pier Giorgio, visto
il costante moltiplicarsi dì iniziative
nel nome del figlio, ebbe per prima
l'idea e nel 1930 si rivolse a Don Fi-
lippo Rinaldi, allora Rettor Maggio-
re dei Salesiani, pregandolo di as-
sumere l'ufficio della Postulazione.
Ci fu perplessità ad accettare, perché
fino ad allora i Salesiani avevano
promosso solo le Cause dei propri
Servi di Dio. Quando l'Azione Cat-
tolica, attraverso il suo Presidente
generale, l'avv. Jervolino, assunse
l'impegno di «attore» della Causa,
Don Rinaldi accettò che si assumes-
se dalla Congregazione Salesiana
quella della Postulazione: questa as-
solse la sua responsabilità fino alla
conclusione del Processo Ordinario
presso la Curia di Torino. In segui-
to la Postulazione dei Gesuiti (di cui
Pier Giorgio fu allievo) svolse il Pro-
cesso Apostolico, e Giorgio giunse al
traguardo felice della Beatificazione.
Altra conseguenza çlell'opera di
Don Cojazzi fu il fatto che l'Azione
Cattolica Italiana fece di Pier Gior-
gio Frassati un <<vessillo vivente di
giovinezza cristiana», come auspica-
va lo stesso Don Cojazzi dettando
l'epigrafe della sua tomba.
L'Azione Cattolica trovò in Pier
Giorgio il modello ispiratore del suo
programma e dei suoi militanti.
Due nomi associati
Don Cojazzi, innamorato di Pier
Giorgio, non limitò il suo interesse
alla fortuna del libro, ma la accom-
pagnò con una azione a più larghe di-
mensioni. Egli con l'eloquenza
comunicativa della sua parola lo fe-
ce conoscere in Italia; organizzò i
pellegrinaggi a Pollone; fu il primo
teste al Processo ordinario; scrisse di
lui mensilmente nella « Rivista dei
Giovani», in cui divulgò la memo-
ria del miracolo che doveva essere ri-
conosciuto per la Beatificazione.
Mons. G. B. Montini, futuro Pao-
lo VI, nel 1953 alla morte di Don Co-
jazzi poté scrivere di lui, come
Sostituto alla Segreteria di Stato: « Il
suo nome associato a quello di Pier
Giorgio Frassati, di cui egli seppe fa-
re splendido esempio di giovanile vir-
tù cattolica, è e sarà tra quelli più cari
a quanti hanno lavorato per la rina-
scita cristiana del nostro paese».
Luigi Gedda, che Don Cojazzi co-
nobbe da vicino, lo ricorda così:
« Che possedesse l'arte di incidere
sull'animo giovanile era fuori dub-
bio. Chi non conobbe don Bosco po-
teva conoscerlo osservando don
Cojazzi quando si trovava fra i gio-
vani: lieto e sereno, di tutti e di cia-
scuno, sacrificato ed esigente, di
un'estrema bontà.
Da Valsalice don Cojazzi diffon-
deva ogni giorno la conoscenza e l'a-
pologia del giovane Frassati e il
Collegio era talmente impregnato
della sua figura che il sottilissimo
don Colombo, a chi gli chiedeva chi
fosse il preside del liceo di Valsalice,
rispondeva: «Pier Giorgio Cojazzi».
Luigi Fiora

4.4 Page 34

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34 • 1 FEBBRAIO 1991
ATTUALITÀ MISSIONARIA
A Makallé a causa de~la
guerra non è più possibile fare scuo-
la regolare. Ma l'insegnamento con-
tinua con corsi intensivi per i ragazzi
che non sono sfollati. Da quando so-
no cominciati i bombardamenti, Ma-
kallé ha già perso, in questo modo,
più della metà dei suoi 92.000
abitanti.
I salesiani si sono messi sin dall'i- '
nizio a disposizione della popolazio- ·
ne. Un'impresa che sa di leggendario
è l'allestimento delle 14 piste di at-
terraggio distanti 200 km l'una dal-
l'altra. Grazie all'affitto di un
piccolo aereo belga sono state por-
tate ovunque medicine e generi ·di
prima necessità. Durante la carestia
del Tigré si sono occupati pratica-
mente della sopravvivenza di mezzo
milione di persone. Per questa atti-
vità il salesiano Cesare Bullo nel 1988
è stato proclamato «Buon Samarita-
no» dell'anno dalla «National Ca-
tholic Development Conference».
In passato i salesiani avevano or-
ganizzato anche la forestazione del
paese e in poco tempo erano stati
piantati oltre 250.000 alberi.
Attualmente una delle attività più
preziose è senza dubbio la distribu-
zione dei quotidiani 40.000 litri d'ac-
qua alla popolazione. Ma per una
settimana i salesiani hanno dovuto
distribuirne ogni giorno 150.000, es-
sendosi guastati gli altri pozzi. Pra-
ticamente metà della popolazione va
dd attingere l'acqua al loro pozzo che
sta diventando davvero una benedi-
zione di Dio.
DoNEDGARDO
ft diritto
di cittadinanza
HA SCELTO L'AFRICA nato dalla fraternità
di Elvira Bianco
Don Edgardo Espiritu è un filippino di 49 anni
che da dodici anni ha scelto come seconda patria
l'Etiopia. Parliamo con lui della presenza
coraggiosa di un manipolo di salesiani
in questa zona d'Africa in guerra.
La gente ha notato tutto questo e
l'immagine della Chiesa si è trasfor-
mata ai loro occhi. Fino a 15 anni fa
Makallé era praticamente vietata ai
cattolici. La loro presenza era diven-
tata difficile e appena tollerata. Og-
gi, grazie a questo lavoro eroico e
generoso, i cattolici si sono guada-
gnati il rispetto della gente e non ven-
gono più guardati con diffidenza o
considerati degli stranieri. D'altra
parte la prova del fuoco i salesiani
l'hanno ormai superata condividen-

4.5 Page 35

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-----------#-
1 FEBBRAIO 1991 35
do quotidianamente la drammatica
pioggia dei bombardamenti.
Una delle cose che ha suscitato
maggior ammirazione è anche l'aver
visto che non sono mai stati usati gli
aiuti materiali per fare diventare cat-
tolica la popolazione che per 1'85%
è formata di ortodossi e di mu-
sulmani.
È un fatto che oggi il far parte del-
la comunità salesiana e nominare
Don Bosco sono diventati il miglior
lasciapassare.
Africa» nella Congregazione Sa-
lesiana.
Qualcuno dice che è stato lui a
suggerire ai salesiani di buttarsi nel-
l'impresa africana. Don Edgardo
non intende attribuirsi questi meri-
ti, anche se ricorda con commozio-
ne il momento in cui si è sentito ispi-
rato a parlare ai salesiani riuniti per
il loro 21 ° Capitolo Generale, perché
intraprendessero con fiducia questa
iniziativa. « Al Capitolo si procede-
va stancamente», ricorda don Ed-
gardo, « e più di uno nei suoi
La forza di continuare
sotto i Mig-23
I Salesiani di Makallé hanno vis-
suto mesi davvero movimentati. Non
è passato giorno che non vi sia stato
un bombardamento aereo'durante il
quale con i ragazzi hanno dovuto sal-
varsi nei rifugi sotterranei. Essi, co-
me già dicevamo, hanno finora
continuato la scuola come hanno po-
tuto. Tre ore al giorno di istruzione
tecnica nei laboratori con questo sin-
golare orario: dalle 6 alle 7,30; dalle
18 alle 19,30. E questo perché i bom-
bardamenti avvengono alle 8 del
mattino e alle 17 di sera. Anche gran
parte della popolazione si è ormai
adattata a svolgere le sue attività di
notte, compresi gli affari, mentre il
giorno lo passano tutto nei rifugi.
Non è mancata la paura, ma c'è
stata anche tanta fiducia e ritengo-
no un dono del Cielo il fatto che nes-
suno di loro, né salesiani, né giovani,
sia rimasto vittima della guerra. E di-
re che di bombe inesplose ne hanno
incontrate tante e a meno di quaran-
ta metri hanno visto molte volte for-
marsi buche profonde anche sette
metri e larghe dodici. Recentemente
i giovani novizi salesiani per dare un
esame governativo 0'equivalente del-
la nostra maturità) hanno dovuto
compiere una camminata di 375 km.
Ma tutto è andato liscio (tra~ne la
stanchezza nelle gambe!).
L'operazione Ajrica
Don Edgardo è un filippino che vi-
ve in Africa da 12 anni, esattamente
da quando è scattata l'« Operazione
I Addis Abeba. Cesare Bullo, con Il vescovo salesiano Abuna
Sebhat-Leab Worku e alcuni giovani.
'Sopra 'Don Edgardo Espiritu con alcuni aspiranti

4.6 Page 36

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36 1 FEBBRAIO 1991
ENZO BIANCO
rIZnltONAllUO
PENSIBRI
-:.:;~ CITABIU
Dizionario di
pensieri citabili
di Enzo Bianco. Pagine 176.
Lire 12.000.
Esaurita in breve la prima edizione,
esce questa seconda, riveduta, e accre-
sciuta di mille definizioni. Il volume
raccoglie ora «oltre 6.000 frasi d'au-
tore, definizioni azzeccate, proverbi
arguti, massime cristiane, pensieri
scanzonati o graffianti, giochi di pa-
role, saporosi aforismi antichi e feroci
battute moderne».
Jacques Fesch
racconta la sua storia
di Giacomo M. Medica. Pa-
gine 280. Lire 16. 000.
È la storia di un ghigliottinato. Nato
presso Parigi nel 1930, perde presto
la fede rincorrendo le più esasperate
esperienze di vita. Tenta una rapina.
Fallisce. Nella fuga uccide un agen-
te. La condanna è alla decapitazione.
E durante il carcere, la riscoperta dei
valori religiosi, il ricupero dell'errore
come scorciatoia alla verità e a Dio.
EDITRICE
SPE 7
ELLEDICI
CORSO FRANCIA 214 • 10096 LEUMANN 10
TELEF. 011/95.91.091 • CC POSTALE 8128
interventi chiedeva di ridimensiona-
re le presenze salesiane, di conside-
rare realisticamente la scarsità del
numero e l'età avanzata del persona-
le europeo e invitava a chiudere qual-
che opera. Soprattutto si troncava
ogni discorso di sviluppo missiona-
rio». Don Edgardo si disse: dobbia-
mo fare qualcosa. Aveva scritto un
paio di pagine per prendere la paro-
la in assemblea, ma poi non se l'era
sentita: per difficoltà di lingua, ma
anche perché era uno dei più giova-
ni. Il giorno dopo però in assemblea
la musica non era cambiata: la pa-
rola d'ordine continuava a essere
quella di « ridimewionare », di
«chiudere». Allora Don Edgardo si
alzò, tornò in camera, ricuperò dal
cestino il foglio dei suoi appunti e
chiese di poter parlare in aula. Par-
lò certamente col cuore e non ricor-
da esattamente quello che disse.
« Paragonai i nostri discorsi a quelli
di un esercito in disfatta e mi accor-
si che man mano che procedevo nel
mio intervento, si sentiva una certa
animazione in sala. Alla fine capii
che le mie parole avevano colpito nel
segno e avevano suscitato un grande
entusiasmo. Tutti alla fine scoppia-
rono in un caloroso applauso». Do-
po di lui aveva preso subito la parola
l'Ispettore dello Zaire: e aveva detto:
«Ha parlato l'Asia (Don Edgardo);
l'Africa nella mia persona accetta
questo invito. Che cosa dice l'Euro-
pa?». E si cominciò a prendere in
considerazione l'avventura africana,
che l'elezione di Don Viganò avreb-
be poi più facilmente reso possibile.
« Verrà il giorno in cui l'Africa ripa-
gherà l'Europa dei sacrifici che ha
fatto», dice oggi Don Edgardo. E la
storia gli sta dando ragione, perché
tra i salesiani d'Europa l'avventura
africana ha portato tanta freschezza
e l'Africa sta donando alla Congre-
gazione le prime vocazioni.
Le mille lire di un
ragazzino di Valdocco
« In Etiopia ai salesiani non è mai
mancato il necessario per vivere», di-
ce Don Edgardo. « Gli allievi sono
poverissimi e versano una quotij
mensile puramente simbolica, mà. la
Provvidenza non ci è mai venuta me-
no e siamo anche in grado di aiutare
gli altri. Gli aspiranti salesiani, i no-
vizi e·i nostri chierici imparano a ma-
turare in questo ambiente in cui la
fedeltà è quotidianamente messa al-
la prova e ci si deve coinvolgere fino
al collo nei problemi di una popola-
zione esigente e in difficoltà».
In questo ambiente difficile stan-
no sorgendo i primi gruppi di laici
impegnati. Il clero in questa zona è
per tradizione fortemente direttivo e
la partecipazione dei laici è sempre
stata scarsa. Don Edgardo ha dato
già vita a gruppi biblici di exallievi,
che stanno a loro volta diventando
suscitatori di vita cristiana tra gli
amici nei vari paesi e si offrono co-
me collaboratori parrocchiali. Anche
questo è un piccolo-grande motivo di
speranza.
Don Edgardo è partito per l'Afri-
ca nel 1978. Un anno dopo era ve-
nuto in Italia e a Valdocco aveva
incontrato gli allievi della scuola me-
dia. La sua testimonianza etiopica
era entrata nel cuore di quei ragaz-
zini. Uscendo dalla scuola, uno di lo-
ro si avvicinò un po' mortificato e gli
diede mille lire, scusandosi di avere
solo quelle. A distanza di 12 anni
Don Edgardo conserva quelle mille
lire nel suo taschino come un porta-
fortuna. Non ha dimenticato quell'e-
pisodio, un piccolo gesto di solida-
rietà che nei momenti difficili gli dà
la forza di non perdere l'entusiasmo
delle scelte che ha fatto.
Elvira Bianco

4.7 Page 37

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-----------s/J-
Wn
1 FEBBRAIO 1991 37
a cura di Eugenio Fizzotti
- MARIO MIDALI (a cura di),
Don Bosco nella storia, LAS,
Roma, 1990, pp. 572, lire 50.000.
In questo poderoso volume
sono raccolte tutte le relazioni e
le comunicazioni presentate al 1°
Congresso Internazionale di Stu-
di su Don Bosco, tenutosi a Ro-
ma dal 16 al 20 gennaio 1989, In
occasione del centenario della
morte del santo dei giovani. Si
trattò di un awenimento dalla ri-
sonanza eccezionale, sia per la
serietà dei contributi e sia per
l'ampia e qualificata partecipazio-
ne dei congressisti. L'accurata
stampa dei materiali, fatta dalla
prestigiosa editrice dell'Universi-
tà Pontificia Salesiana di Roma,
consente ai lettori di poter final-
mente utilizzare uno strumento
quanto mai prezioso per appro-
fondire la personale conoscenza
di Don Bosco e di alcuni nuclei
tematici della sua opera edu-
cativa.
cessivamente negativa fatta di
quest'ultimo nella passata lette-
ratura salesiana.
Il fatto che i singoli contributi
abbiano un taglio specialistico
non deve spaventare i lettori. Gli
studiosi, infatti, restano pur sem-
pre uomini e, quando vogliono,
sanno scrivere anche in modo
comprensibile e awincente. I col-
laboratori del presente volume ne
sono la dimostrazione. Vedere
(anzi, leggere) per credere.
Il messaggio
della Bibbia, Leumann {Torino),
Elle Di Ci, 1990, pp. 256, lire
42.000.
Anche se scritta da specialisti
(29 docenti universitari di nove
nazioni diverse), questa moder-
na introduzione alla Bibbia, ricca-
mente illustrata con oltre 200
fotografie a colori, vuole essere
di solida divulgazione, oltre che
di immediata consultazione.
Molti si rivolgono alla Bibbia
per ricevere aiuto, ispirazione e
guida. Le loro domande non so-
no banali: che cosa vuol dire la
Bibbia, libro dopo libro? come è
possibile applicarne gli insegna-
menti alla vita attuale, nelle diver-
se culture del mondo odierno?
quali indicazioni essa offre sui
grandi problemi che ci affliggo-
no? possiamo ricavare da essa le
indicazioni per un sistema di vi-
ta più soddisfacente? quale tipo
di società invita a costruire e che
corrisponda ai desideri dell'uomo
di oggi e soprattutto di domani?
Le indicazioni per le risposte
vengono dall'attenta lettura dei
singoli libri della Bibbia. Ed ecco
che questo interessante volume
offre di ognuno di esse alcune in-
formazioni indispensabili : mes-
saggio centrale, passi-chiave (in
tutto circa 200), interpretati in mo-
do da evidenziarne le implicazio-
ni per l'oggi, uno schema
particolareggiato che offre la ve-
duta d'insieme dei contenuti del
libro.
I
Per aiutare inoltre a compren-
dere l'intera Bibbia come un tut-
to unico, nel volume vengono
spiegati 48 temi principali della
fede, mentre una catena di rife-
rimenti permette di approfondire
gli stessi temi lungo tutta la
Bibbia.
L'opera è leggibile da chiun-
que, anche da chi si accosta al-
la Bibbia per la prima volta.
Inoltre, essa è adatta anche ai
non cattolici, dal momento che gli
autori interpretano il messaggio
biblico secondo le loro specifiche
culture e in forma interconfes-
sionale.
BRUNO FERRERO
Diciassette storie col nocciolo,
Leumann {Torino), Elle Di Ci,
1990, pp. 160, lire 8.000.
Spesso gli insegnanti di reli-
gione o i catechisti vorrebbero il-
lustrare con una storia breve e
immediatamente comprensibile
quanto stanno comunicando ai
loro ragazzi. Non bastano, infat-
ti, i contenuti; occorre utilizzare
una metodologia che sia il più
possibile vicina alle capacità e al-
le disposizioni di chi ascolta.
Le storie raccolte in questo vo-
lumetto, scritto da un salesiano
che è particolarmente attento al-
le problematiche dei fanciulli e
dei preadolescenti e che per an-
ni ha diretto la rivista Mondo Er-
re, costituiscono appunto degli
strumenti che, attraverso un lin-
guaggio accessibile, possono far
germogliare dei comportamenti
più corrispondenti a una visione
evangelica della vita.
Utilissimi sono i suggerimen-
ti didattici offerti alla fine di ogni
storia, come pure le piste per la
conversazione con i ragazzi.
Dopo un bilancio delle forme
di conoscenza e degli studi sul
santo torinese, condotto dai più
qualificati storici salesiani, il vo-
lume analizza il rapporto di Don
Bosco sia con la società civile
che con la comunità ecclesiale,
e si sofferma quindi sul vasto
spettro di proposte educative da
lui avanzate: oratorio, scuola
umanistica, scuole professiona-
li , teatro popolare, stampa, mu-
sica. Di particolare interesse
risulta la relazione di G. Tuninetti
sul conflitto fra Don Bosco e l'ar-
civescovo di Torino Lorenzo Ga-
staldi e che rende finalmente
giustizia a una presentazione ec-
EUGENIO FIZZOTTI
Nel cavo della mano,
ed. Sa/com, pp. 140, lire 6.000.
Nuova edizione ampliata di questo fortunato libret-
to che raccoglie gli interventi dell'Autore per la rivi-
sta Vivere. Eugenio Fizzotti è docente di psicologia
della religione all'Università Salesiana di Roma. Il
libro è destinato agli anziani, ma si rivolge anche a
chi anziano non è, perché sin d'ora guardi a quegli
anni per renderli sereni, pieni e positivi.
Può essere richiesto alle ed. Salcom, loc. Cano-
nica, 4 - 2101 O Brezzo di Bedero (Va).

4.8 Page 38

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38 1 FEBBRAIO 1991
EURO BOSCO
A TAORMINA
CRISTIA
PER L'EUI·
di Alberto Lepori
« Essere exallievi di Don
Bosco nell'Europa unita» è stato il
tema del VI Eurobosco. L'argomen-
to, definito da Don Viganò «stimo-
lante, profetico, destinato ad aprire
un nuovo orizzonte di promettenti
iniziative», coinvolge in modo par-
ticolare i laici cresciuti alla scuola di
Don Bosco. Osserva ancora Don Vi-
ganò: « La Famiglia Salesiana, con
la sua presenza in quasi tutti i Paesi
d'Europa, è una base di ricche pos-
sibilità per collaborare a questa edi-
ficazione» . Gli oltre trecento delegati
di undici diverse nazioni hanno par-
tecipato al Congresso, diretto con
abilità ed esperienza dallo svizzero
Giuseppe Castelli, presidertte della
Confederazione mondiale ormai da
oltre dieci anni. I lavori si sono svolti
nel moderno Palazzo dei Congressi
di Taormina, dopo l'inaugurazione
nella suggestiva cornice del teatro
greco, con un concerto della presti-
giosa Banda dell'Arma dei cara-
binieri.
lt momento è propizio
Tra le relazioni principali, il gior-
nalista televisivo Nuccia Fava ha pre-
sentato un'ampia panoramica della
situazione culturale e sociale dell'Eu-
ropa, indicando luci e ombre e ter-
minando con l'invito di Giovanni
A destra, l'on. Nino Galarco, direttore
della Gazzetta del Sud e il dott.
Enrico Vinci, segretario generale del
Parlamento Europeo.
Sotto, il dott. Guido De Marco,
ministro degli Esteri della repubblica
di Malta e presidente di turno
all'Assemblea dell'ONU.
Paolo II: « I! momento è propizio per
raccogliere le pietre dei muri abbat-
tuti e costruire insieme la casa comu-
ne». II tema educativo, centrato
sull'importanza della famiglia, è sta-
to svolto dalla pedagogista spagno-
la Maria Jesus Cebriam Anaut,
rappresentante al Consiglio d'Euro-
pa. Infine Guido de Marco, ministro
degli esteri di Malta e presidente in
carica dell'assemblea delle Nazioni
Unite, ha sottolineato specialmente
l'apporto della Chiesa in questo mo-
mento politico, con un'accalorata te-
stimonianza di impegno cristiano.
II tema dell'unificazione dell'Eu-
ropa è poi ritornato in una serata ce-
lebrativa a Messina, per ricordare il
trentacinquesimo anniversario della
Conferenza ivi tenutasi e che diede
l'avvio al processo unitario della Co-
munità Economica Europea (Tratta-
to di Roma del 1957). Due sostan-
ziose relazioni, dell'onorevole Nino
Calarco, direttore della « Gazzetta
del Sud» e di Enrico Vinci, segreta-
rio generale al Parlamento europeo,
hanno sintetizzato i momenti storici
principali ed i problemi del futuro
della «Europa dei dodici» e della più
grande Europa, dalla penisola Iberi-
ca agli Urali.
Le mozioni conclusive
Anche l'attenzione dei congressi-
sti (come dimostrano le mozioni vo-
tate al termine, dopo un serrato
lavoro di gruppo e in assemblea) si
è diretta sui due campi che oggi ve-
dono impegnati gli europei: il futu-
ro dell'unificazione già in corso ad
Occidente e la nuova sfida costituita
dalla ritrovata libertà ed indipenden-
za dei popoli dell'Europa centrale e

4.9 Page 39

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-----------s/1-
A destra, la relatrice Maria
Jesus Cebriam Anaut,
rappresentante al Consiglio
d'Europa. A sinistra,
panoramica sul teatro
Greco, nella serata
di apertura. Al centro
della foto, la Banda
dell'Arma dei Carabinieri.
Nuccia Fava:
ccCostruiamo la casa comune europea»
1 FEBBRAIO 1991 39
orientale. Gli exallievi di Don Bosco,
di fronte alle « grandi trasformazio-
ni in atto in Europa e nel mondo, che
esigono la promozione della libertà,
l'impegno nella solidarietà e la con-
vivenza nel pluralismo», hanno in-
dicato come prioritaria l'esigenza di
«promuovere in Europa il valore
umano e cristiano della carità e quin-
di della condivisione con i popoli del-
1'Est e del Sud e con tutti gli emar-
ginati». Tra gli impegni concreti, ol-
tre il rafforzamento dei legami e de-
gli scambi tra le diverse federazioni
europee, l'istituzione di un centro di
studio e di animazione culturale e la
diffusione di scuole di formazione
sociopolitica. Un particolare sforzo
dovrà essere dedicato a sostenere i_l
ruolo della famiglia, base dell'edu-
cazione e della costruzione di una
rinnovata Europa. Infine è stato det-
to che occorrerà impegnarsi ad aiu-
tare le opere salesiane dell'Est,
mortificate da quarant'anni di lotta ·
antireligiosa, e che oggi possono ri-
costituirsi ed estendere l'attività edu-
cativa nello spirito di Don Bosco.
Dalla relazione di Nuccio Fava, Direttore delle tribune e dell'accesso Rai.
« Siamo stati testimoni, in un tempo davvero breve, di eventi straordi-
nari che non possono lasciarci come prima. Non è insomma tempo di or-
dinaria amministrazione. Rimbocchiamoci dunque le maniche e ripartiamo
con fiducia per le strade del mondo, sulle quali incontreremo gli uomini
di ogni paese, con i colori di ogni continente. A ciascuno dovremo saper
infondere ragioni di vita, di nuova speranza. « Il momento è propizio»,
ci sprona il Papa, « per raccogliere le pietre dei muri abbattuti e costruire
insieme la casa comune».
.
« La pretesa di espellere Dio dalla storia degli uomini si è rivelata anco-
ra una volta causa di drammi e di dolori immani, registrando il più com-
pleto fallimento proprio su quel terreno della giustizia sociale, della
socializzazione dell'economia e della fine di ogni sfruttamento, in norr.e
dei quali l'ideologia comunista si era imposta e tradotta inesorabilmente
in regime totalitario. E infatti, se è indubbio che profonde e forti energie
religiose e spirituali hanno finito per avere un ruolo decisivo e comunque
di enorme peso nel determinare il grande mutamento, è solo in apparenza
un paradosso che proprio il generale dissesto dell'economia e la penuria
di ogni genere di beni materiali costituiscano il terreno di sfida più urgen-
te per i nuovi regimi democratici che si sono instaurati al centro e all'est
dell'Europa. Paradosso solo-in apparenza appunto, perché libertà e svi-
luppo, democrazia e pluralismo, risultano sempre decisivi nella vita dei
popoli e degli stati, anche in termini di crescita economica e di concrete
condizioni di vita».
O
Un convegno profetico
Su quest'ultimo aspetto i congres-
sisti hanno ascoltato due voci signi-
ficative: una relazione di don
Augustyn Dziedziel, incaricato di te-
nere i rapporti tra l'Est salesiano e
l'occidente durante gli anni della per-
secuzione, e di un sacerdote sloveno
che ha dato informazioni sulle par-
ticolari necessità del suo Paese.
Ma.al di là delle proposte concre-
te e delle possibilità di azione a fa-
vore dell'Europa nella multiforme
« Famiglia Salesiana», è da sottoli-
neare come particolarmente « profe-
tica» la scelta europea di un
movimento laicale cattolico che con
l'Eurobosco di Taormina ha indica-
to come sia tempo che anche i cristia-
ni, in quanto tali, abbiano da interes-
sarsi e da impegnarsi per la costru-
zione della nuova Europa, facendo
rifiorire con una specifica partecipa-
zione quei .valori umani e cristiani
che ne fecero la grandezza del
passato.
Alberto Lepori

4.10 Page 40

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40 1 FEBBRAIO 1991
Educare alla pace
e all'ambiente
VIDEOCASSETTE
Ragioni dell'uomo
di Nicola Palmisano
Con i suoi ragazzi descritti come monellacci, rivoluzionari, fior di ca-
naglia, Don Bosco, quasi sempre incompreso, calunniato e scacciato via,
è passato dal 1844 alla primavera del 1846, dall'Ospedaletto ancora in co-
struzione al Rifugio della marchesa di Barolo, a S. Pietro in Vincoli, ai
Molini, alle tre stanze di casa Moretta, al prato Filippi e finalmente alla
tettoia Pinardi in Valdocco . Nel frattempo aveva resistito con serena for-
tezza al capo della polizia di Torino che era giunto a minacciarlo di met-
terlo in carcere se non avesse smesso di riunire quei pericolosi mascalzoni.
L'arcivescovo Fransoni lo difese. Ma da quel giorno gli cominciarono a
ronzare attorno, in divisa e in borghese, le guardie e subì perquisizioni
all'Oratorio
La nonviolenza non tragga in inganno: non è passività, rassegnazione
debole; non è viltà né pigrizia; non è disarmo del senso della giustizia, del
dovere, del sacrificio. Tutt'altro. L'uomo «mite» delle «Beatitudini» è
attivo, forte, si espone, porge la guancia, è paziente ed insieme intransi-
gente, è dolce e tenace, ha fantasia nel difendersi con le armi della giusti-
zia, le inventa tutte, non perde mai la speranza!
La dolcezza di Don Bosco non è mai debolezza o viltà, e non è neutrali-
tà qualunquistica la sua« politica del Pater Noster ». Altrimenti non avrebbe
subìto ripetuti attentati in casa e per strada. «Mi alzai, misi la sedia tra
me e loro dicendo: Se volessi usare la forza non temerei le vostre minacce,
ma la forza del prete sta nella pazienza e nel perdono».
E se i conflitti fossero venuti soltanto dai «nemici» della Chiesa non
ci sarebbe tanto da stupirsi. Ma proprio alcuni confratelli nel sacerdozio
e dignitari ecclesiastici furono tra quelli che lo ostacolarono maggiormen-
te e, se non furono i più pericolosi dal punto di vista fisico, certo furono
i più amari dal punto di vista spirituale e gli unici che lo fecero piangere
di dolore. Quante incomprensioni, meschinità, disistima dettarono in questi
avversari di Don Bosco giudizi e azioni che impegnarono al massimo la
resistenza, la pazienza, la mite fortezza del Santo. E solo questo atteggia-
mento evangelico illumina a comprendere che il vero nemico non è mai
l'uomo, ma il peccato, e che il male che l'altro continua a commettere non
ci autorizza a commetterne altrettanto, e che il mite si richiama alla co-
scienza dell'altro e al suo senso di giustizia. Quando questo senso rispon-
de allora vince la pace e il conflitto è risolto.
A chi gli suggeriva di passare all'attacco Don Bosco rispondeva: « Don
Bosco si difende, non offende» . E quando gli presentarono una biografia
ingiuriosa di Mons. Gastaldi, con una ingente somma di denaro perché
la stampasse, Don Bosco che per anni e anni ha sempre cercato il dialogo
chiarificatore con il suo Vescovo, preferisce mettersi nei guai e bruciare
il manoscritto, anziché mettere a segno un bel colpo economico ed edito-
riale e prendersi anche una facile vendetta sul suo Vescovo , il quale non
aveva semplicemente capito che il carisma e l'opera del suo prete, Don
Bosco, erano destinati molto più in là del territorio diocesano, alla Chiesa
universale e a tutti i continenti del pianeta.
o
La serie aiuta ad affrontare i grandi te-
mi della vita dell'uomo.
I primi sei video affrontano il tema dei
diritti umani partendo dalla situazione
particolare di un Paese. La struttura è
quella tipica del documentario televisi-
vo: proposta del fatto con interviste a re-
sponsabili o ai protagonisti della vicenda
stessa.
La realizzazione è stata affidata a ope-
ratori indigeni, che conoscono quindi la
situazione e i problemi connessi.
Destinatari: giovani e adulti • Utiliz-
zazione: nella catechesi, nella scuola e
per animare·dibattiti culturali.
Prezzo: Lire 29.000 ciascuna.
Programmi
DIRITTO ALLA VITA:
UGANDA ....................................
DIRITTI DEI BAMBINI:
PERÙ ............................ ............ .
DIRITTI SINDACALI:
BOLIVIA .....................................
DIRITTO ALLO SVILUPPO:
SUD AFRICA ..............................
TORTURA STRUMENTO POLITICO:
CILE ..........................................
DIRITTI DELLE DONNE:
INDIA ......... ... .. .. ................ .. ....... .
Codici 8001-06 H - Sei videocassette
VHS, durata 30' ciascuna, con guida
didattica unica.
EDITRICE
SPE 7
ELLEDICI
CORSO FRANCIA 214 • 10096 LEUMANN TO
TELEF. O11/95.91.091 • CC POSTALE 8128

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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- - - - - -- - - - -#-
1 FEBBRAIO 1991 , 41
PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
VENTURUZZO sac. Osvaldo• salesiano, t Gui-
ratinga {Malo Grosso - Brasile} il 14/9/1990 a 82
anni.
Nato a Nogara {Verona}, fu inviato in Brasile su-
bito dopo il noviziato. Per vari anni fu direttore, poi
parroco e delegato cooperatori. Si dedicò in mo-
do speciale alla dittusione della buona stampa e
fu sempre disponibil!;l, fino agli ultimi giorni, per il
ministero della Conf!lssione.
BOESSO sac. Marcl!IIO salesiano, t Pinerolo
il 25/9/1990 a 47 anpi.
La sua vita è stata spesa interamente per i gio-
vani, coi quali si trovava a suo agio, sensibile ai
loro problemi. Nei giovani trovava facile apprez-
zamento per le sue ricche qualità naturali, a lun-
go messe alla prova dalla malattia. Fu incaricato
exallievi , coi quali ha vissuto indimenticabili cam-
pi estivi.
te il primogenito al Sacerdozio diocesano di Ber-
gamo. Fede e bontà illuminarono la sua lunga esi-
stenza terrena consacrata interamente
all'insegnamento e alla famiglia. Una ininterrotta
sotterenza degli ultimi anni, accettata serenamen-
te, ne impreziosl lo spirito, a sostegno delle voca-
zioni sacerdotali.
SOLBIATI Giuseppina ved . Morgantl, t a Fagna-
no Olona {VA) il 25/5/89 a 89 anni.
Figlia di un 'antica cooperatrice salesiana dei
tempi di don Rua, di cui ricordava i funerali sul Bol-
lettino Salesiano, ebbe la gioia di vedere il figlio
don Sandro tra i Salesiani di don Bosco
Devota di Maria Ausiliatrice a cui personalmen-
te a Torino aveva otterto i suoi preziosi orecchini
di giovane sposa , mori confortata dalla Eucaristia
nella festa del Corpo e Sangue del Signore, dopo
oltre dodici lunghi anni di infermità.
REMO MISSIR di Luslgnano (1905-1990) .
Exallievo e collaboratore, rimarrà legato intima-
mente alla «mission(;l » salesiana di Smirne. Il fi -
glio Livio, exallievo salesiano anche lui, oggi
funzionario CEE a Brµxelles, nel libro «Appunti fa-
miliari » ha ricordato i primi contatti di Remo Mis-
sir con i salesiani di Smirne, nella Scuola Italiana
di Via Trassa e più tardi , nell'Istituto Commercia-
le della stessa città . La casa dei Missir ebbe con-
tatti quotidiani stimolanti con i salesiani, e Il signor
Remo acconsentiva ad insegnare la lingua fran-
cese ai loro giovani allievi italiani e li conduceva
ai campeggi estivi in Italia.
SILVAGNI prof. Wladlmiro exallievo e coope•
ratore, t Rimini ii 3/11/1990 a 70 anni.
Fin da ragazzo ha frequentato l'oratorio salesia-
no, diventando animatore dif)ruppo. Dotato di bel-
la voce, cantava volentieri specialmente in chiesa
e insegnava a cantare. Recitava volentieri in tea-
tro, convinto della sua funzione educativa. Fu com-
pagno di oratorio del venerabile Alberto Marvelli,
del quale aveva ereditato coerenza di vita e dedi-
zione nell'apostolato. Come insegnante si ispirò
sempre ai metodo di Don Bosco. Per le sue bene-
merenze aveva ricevuto recentemente il distintivo
d'oro degli exallievi.
AMBROSIO sac . Alberto salesiano , t Cuneo
il 25/10/1990 a 63 anni.
La sua attività pastorale , prima tra i giovani del-
l'oratorio, poi tra gli adulti della parrocchia, è sta-
ta contraddistinta da uno stile amichevole e
schietto . Gli hanno voluto bene i suoi giovani, che
trovavano in lui il salesiano amico e formatore, e
gli adulti, col quali aveva costruito solide amicizie.
Molti di questi gli saranno particolarmente vicini
durante la malattia. L'ultimo anno lo ha vissuto co-
me parroco a Pessinetto-Gisela, suscitando entu-
siasmo e costruendo con la sua gente tanti progetti
per il bene della sua nuova comunità.
CAZZOLA Maria Luisa ved. Carrara , t a Berga-
mo a 88 anni.
Zelante sostenitrice delle Opere Salesiane, so-
rella di tre Sacerdoti Salesiani e di Don Giovanni,
Delegato Exallievi di Alassio; offri generosamen-
SANCHEZ HERNANDEZ sac. Evaristo· salesia-
no, t Ubeda {Spagna} il 30/10/1990 a 84 anni.
È stato un salesiano eccezionale: intelligente,
volitivo e forte , Amò intensamente l'Ausiliatrice e
la sua vocazione sacerdotale e salesiana. Era un
appassionato lettore di San Paolo, che conosce-
va quasi a memoria. Ma era anche buon conosci-
tore del latino e si dilettava di musica. E questo
fino ai suoi 84 annil
PAVANI sac. Igino salesiano, t Castello di Go-
dego il 28/10/90 a 65 anni.
Ha passato gran parte della sua vita salesiana
a Venezia, lavorando per lungo tempo nella par-
rocchia S. Pietro di Castello, chiesa concattedra-
le della città. Era nato in una famiglia numerosa,
dove aveva ricevuto una fede solida che seppe tra-
smettere con fedeltà attraverso la parola amiche-
vole e il sacramento della Riconciliazione, anche
quando la sua malferma salute gli dava problemi.
Prete semplice e buono, fu amato dalla sua gente.
A quanti hanno chiesto
informazioni, annunciamo che
LA DIREZIONE GENERALE
OPERE DON BOSCO con sede
in ROMA, riconosciuta
giuridicamente con D.P. del
2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE
MISSIONI con sede in TORINO,
avente personalità giuridica per
Decreto 13-1-1924 n. 22, possono
legalmente ricevere Legati ed
Eredità.
Form.ule valide sono:
- se si tratta d'un legato:
<<... lascio alla Direzione Generale
Opere Don·Bosco con sede in
Roma (oppure all'Istituto
Salesiano per le missioni con
sede in Torino) a titolo di legato
la somma di lire...,(oppure)
l'immobile sito in... per gli scopi
perseguiti dall'Ente, e
particolarmente per l'esercizio
del culto, per la formazione del
Clero e dei Religiosi, per scopi
missionari e per l'educazione
cristiana.
- se si tratta invece di
nominare erede di ogni sostanza
l'uno o l'altro dei due Enti su
indicati:
«... annullo ogni mia
precedente disposizione
testamentaria. Nomino mio
erede universale la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure 11stituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino) lasciando ad esso
quanto mi appartiene a qualsiasi
titolo, per gli scopi perseguiti
dall'Ente, e particolarmente per
l'esercizio del culto, per la
formazione del Clero e dei
Religiosi, per scopi missionari e
per l'educazione cristiana.
(luogo e data)
(firma per disteso)

5.2 Page 42

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PORTERÒ
DOMENICA A TORINO
sima perché è la mia, e anche
perché è nata dalla sofferenza.
Francesca Vecchio Mento
Messina
UNA FIGLIA
NATA PER MIRACOLO
E ravamo sposati da due an-
ni, ma la nostra unioni;!, non
era allietata dal sorriso di un fi-
glio. Parlando con una amica mi
consigliò di rivolgermi a San Do-
menico Savio, e lei stessa ·mi
procurò un abitino; allora mi rivol-
si con fiducia al piccolo Santo.
Ho fatto una gravidanza in ottima
salute ed è nata una bellissima
bimba, chiamata Domenica.
Appena possibile la porterò a rin-
graziarlo personalmente nella ba-
silica di Maria Ausiliatrice in
Torino.
Festanio Giuseppa Michela
Cesarò (ME)
EXALLIEVA
S ono un'exallieva salesiana.
Lo scorso giugno ho ricevu-
to una grande grazia da Suor Eu-
sebia_Palomino, alla quale mi
ero rivolta per un grave problema
familiare, promettendo che, otte-
nuto il favore, l'avrei comunica-
to al Bollettino Salesiano.
C.T. 90, Rio Marina (LI)
R ingrazio S. Domenico Sa-
vio, ma anche gli altri santi
salesiani, perché nonostante le
gravi difficoltà mie e di mio mari-
to, siamo riusciti ad avere una
bambina. Sono un'exallieva del-
le Figlie di Maria Ausiliatrice e
chiedo anche la grazia per una
mia sorella perché possa uscire
dai suoi problemi di salute. Ho
letto su Famiglia Cristiana che il
dolore purifica: spero che dopo
tanta paura possa tornare un po'
di serenità, cosl come è stato per
la nascita miracolosa della mia
bambina.
Rosa
Torre Annunziata (Napoli)
UNA GUARIGIONE
SORPRENDENTE
È NATA
MARIA DOMENICA
M aria Domenica ha ormai
19 mesi, ma desidero
ugualmente scrivere per ringra-
ziare Domenico Savio. Nel 1987,
quando ero al 2° mese di gravi-
danza, ebbi gravi disturbi agli oc-
chi e i medici mi consigliarono di
interrompere subito la gravidan-
za senza perdere tempo: era ri-
schioso per me e non c'era
speranza per il bambino.
Volli continuare, incoraggiata
dal mio ginecologo. Dal primo
giorno di attesa avevo messo il
nascituro e me stessa sotto la
J?rotezione di Domenico Savio.
È nata una bambina che è bellls-
L e ~cr!vo per manifestare la
m,a riconoscenza a Don Ri-
naldi per la grazia che mi ha con-
cesso nel marzo scorso. Mi tro-
vavo nella clinica cardiovascolare
per essere operata alle corona-
rie e al ye_ntricolo sinistro, dopo
otto anni dr cure per problemi car-
diovascolari. I medici mi hanno
sottomessa alla prova dello sfor-
zo e d_el cateterismo per avere
una diagnosi finale in vista del-
l'operazione. Ma con mia grande
sorpresa, il cardiologo mi comu-
nicò che il mio cuore era perfet-
tamente normale. Mando gli
esami e la dichiarazione del car-
diologo.
Suor Angela Luz Carces Soto
ltagui (Colombia)
NELLO STESSO
GIORNO DELLA
BEATIFICAZIONE
U CC
na mia nipote è stata
colpita da tromboflebite.
Mentre era in corso la beatifica-
zione di Don Rinaldi, con tanta
fiducia e fede ci siamo raccoman-
dati a lui , con la promessa di far
pubblicare la grazia se fossimo
stati esauditi e proprio in quello
stesso giorno, dopo due mesi di
ospedale, mia nipote incominciò
a camminare ...
Concessa Rogina,
14047 Mombercelli (Asti)
HANNO OTTENUTO
« GRAZIE »
Francescani Angela
Garlaschi Giovanni
Giannetta Antonia
Greco Quattrone Immacolata
Lova Margherita
Macchi Piera
Manicone M.L.
Messina Iolanda
Migliore Rosa
Miliani Odette
Molineris Adelaide
Moro Amalia
Pasetti Lucia
Pilia Agostino
Pollina Rosaria
Pontillo Sapio Carmelina
Ponzo Maria
Pozzo Bonelli Maria Luisa
Preti Erminia
Raso Liliana
Rattassi Savina
Ratti Cesarina
Rigazio Angelina
Rinaldi Ribaldone Rosina
Rizzo Maria
Rizzone Maria
Roggero Fossati Anna
Riatti Isabella
Rizzo Giusi
Rosso Rosanna
Rosso Teresa
Russo Carmela
Russo Santa
Salvati Domenica
Sappa Dina
Salvatico Elio-Canavese Irma
Santagiuliana Cracco Dina
Séiré Aurora
Spanò Rosa
Spanu Natalina
Spiga Giuliano
Sudar.io Agrippina
Tabarelli Annamaria
Testa Ignazia
Troia Rosaria

5.3 Page 43

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-------s8-
1 FEBBRAIO 1991 43
Borsa: Beato FIiippo Rlnaldi, ringra-
ziando e invocando continua protezio-
ne ed aiuto, a cura di Adriana e Gino
P., L. 1.500.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio dei nostri
genitori, a cura di N.N. , L. 1.000.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. Gio-
vanni Bosco , a cura di D.C.I. , L.
1 .000.000
Borsa: Beato FIiippo Rlnaldl, a cura
di Masera Giovanni, L. 1.000.000
borse di studio
per giovani Missionari
pervenute
alla direzione
opere Don Bosco
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-
sco, ringraziando e invocando grazie,
a cura di Floreani Pio
Borsa: Maria Auslllatrlce, in suffra-
gio dei miei genitori e invocando pro-
tezione, a cura di Brambilla Giosuè
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, invocando protezione, a cu-
ra di S.B.B., Catania
Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffra-
gio delle anime del purgatorio, a cura
di Badarne Giorgio Ragalia
Borsa: S. Giovanni Bosco, ringra-
ziando per la sua protezione, a cura
di Gambino Giuseppe, L. 500.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
protezione, a cura di Elisabetta Bal-
biani Silvetti
Borsa: S. Giovanni Bosco, a cura di
Savio Carla, L. 450.000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Valentini Maria
Borsa: Maria Auslllatrlce, per grazia
ricevuta, a cura di Silvestri Italia, L.
400 .000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e suf-
fragio dei genitori Zavagno e M., a
cura di Moroso e familiari, L. 248 .000
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Bertoluizzi Luisanna, L. 200.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco , ringraziamento per gra-
zia ricevuta, a cura di S.A., L. 200.000
Borsa: In memoria e suffragio del
Prof. Maio Giuseppe , a cura di Manet-
ti Domenico, L. 200 .000
Borsa: Beato FIiippo Rlnaldl, in suf-
fragio di Gaudenzio e Maria Agabio,
a cura della figlia Rina, L. 200.000
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Glo•
vannl Bosco, per grazie ricevute e
implorando protezione, a cura di S.L. ,
L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco , in memoria e suffragio di Matteo
Sibona , a cura di Rittà Marina Sibo-
na, L. 150.000
Borsa: Mons. Luigi Ollvares, in me-
moria di Antonio So/ero , a cura di
S.M.P., L. 150.000
Borsa: S. Giovanni Bosco e Beato
Filippo Rlnaldl , invocando protezio-
ne sulla famiglia, a cura di A.C., Ca-
sale Monf., L. 150.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento e
supplicando protezione, a cura di Co-
lonnello Bròell Anna, L. 120.000
Oratorio Salesiano in Birmania.
Borse Missionarie da
L. 100.000
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di N.N.
Borsa: Gesù Sacramento, Maria Au-
slllatrlce, S. Giovanni Bosco, in rin-
graziamento, a cura di Loretti Rina
Balavio
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, invocando
grazie e protezione per Maddalena e
Vincenzo, a cura di Arpellino
Borsa: In suffragio di mio marito Giu-
seppe, a cura di Rivalta Sabini Maria
Borsa: In suffragio di mio marito, a cu-
ra di S.M.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco , per ringraziamento e
continua protezione, a cura di Tirone
Maria
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cura di
Michelazzi Maria
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio , a cura di un
ragazzo
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in ringraziamento , a cu-
ra di N.N.
Borsa: S. Cuore di Gesù e S. Dome-
nico Savio, a cura di N.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco, per otte-
nere grazie, a cura di B.L., Torino
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per protezione, a cura
di Castagno Valeria
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, in suffragio delle anime
del purgatorio, a cura di Bianchi Mar-
gherita
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-
vanni Bosco, a cura di Olivia Livia
Borsa: S. Giovanni Bosco, per gra-
zia ricevuta , a cura di N.N ., Cagliari
Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani, a cura di Micheli Bernardina
Borsa: S. Domenico Savio , per gra-
zia ricevuta, a cura di Lisi Aurora
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-
sco, Domenico Savio, per ringrazia-
mento , a cura di 8 .0.P.
Borsa: SS. Trinità, e Maria Ausllla-
trlce, chiedendo aiuto, a cura di Mar-
tino Carmela
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco, per ringraziamento e in-
vocando protezione, a cura di N.N .,
Pinerolo
Borsa: In ricordo dello zio don Gio-
vanni Pian , a cura di Rita Pizzam iglio
Borsa: Maria Ausiliatrice , in suffra-
gio di Carozzi Pino, a cura della so-
rella Carozzi Vittoria
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi Sa-
lesiani , a cura di Tamagnone Mar-
gherita
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bo-
sco, a cura di Pistarino Angela
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. Gio-
vanni Bosco , per grazia ricevuta, a
cura di Colombari Gabriele
Borsa: Don Bosco, a cura di Totaro
Antonietta
Borsa: Maria Ausiliatrice, per grazia
ricevuta , a cura di Pucci Rosy
Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Au-
siliatrice , per ottenere una buona
morte, a cura di Menzani Angelica
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di
Andreatta Amelia
Borsa: Maria Auslllatrlce, Don Bo-
sco, Domenico Savio, proteggete i
miei cari, a cura di N.N.
Borsa: S. Giovanni Bosco e Beato
FIiippo Rlnaldl, implorando la guari-
gione della mia vecchia mamma, a
cura di N.N . Exallieva
Borsa: S. Giovanni Bosco, affido a
te i miei figli e i miei grossi problemi,
a cura di Exallieva
Borsa: Maria Auslllatrlce, S. Gio-
vanni Bosco, in memoria dei genito-
ri , a cura di N.N .

5.4 Page 44

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
TORINO FERROVIA
Un SOCIETÀ EDITRICE
Z/ INTERNAZIONALE
corso Regina Margherita, 176
10152 Torino
Serge Bolshakoff
Incontro
con la spiritualità russa
Religione, pag . 256, rii. , L. 29.000
La spiritualità e la mistica
espresse dal monachesimo russo
hanno segnato profondamente
la storia, la letteratura e la società
in Russia.
Si tratta di un filone culturale
senza del quale è impossibile
comprendere ciò
che questo paese è stato
e quello che è diventato,
rivoluzione comunista
e perestroika comprese.
Un volume di grande attualità.
Serge Bolshakoff
INCONTRO
CON LA SPIRITUALIT,r
RUSSA