Bollettino_Salesiano_198105


Bollettino_Salesiano_198105



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BOLLETTINO
ANNO 105 N . 5 1• GIUINOICINA 1 MARZO 1981
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 170l
RI VISTA DELLA FAMIGLIA SAL E SIANA F ONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO N EL 1877

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BOLLETTINO SALESIANO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazione e cultura religiosa
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana A.:cornero Marco Bongloannl - Teresio
Bosco. Ella Ferrante• Domenica Grasslano - Adolfo L'Arco
Fotografia Fulgenzio Ceccon
Archivio Guido Cantoni
Diffusione Arnaldo Montecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl Roma
Stampa Officine Grafiche SEI Torino
Registrazione Tribunale di Torino n 403 del 16 2.1949
IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA
- Il primo di ogni mese (undici numeri. eccetto agosto) per la
Famiglia Salesiana;
- 1115 del mese per I Cooperatori Salesiani.
Collaborutone. La Direzione Invita a mandare notizia " foto ri-
guardanti la Famfgl/a Salesiana, e s'Impegna a pubblicarle secondo
11 loro Interesse generale e la disponibilità di spazio.
Edizione di metà mese. Redauore don Armando Buttarelll Viale del
Salesiani 9. 00175 Roma Tel (06) 74 80 433
IL BOLLETTINO SALESIANO• NEL MONDO
Il BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse
(tiratura annua oltre 1O mliIoni di copie) In
Antille (a Santo Domingo) - Argentine Australia• Austria Belgio
(in fiammingo). Bolivia Brasile• Canada • Centro America (a San
Salvador). CIie - es Cinese (a Hong Kong) • Colombia Ecuador
Filippine Francia Germania Giappone Gran Bretagna India
(1n Inglese. malayalam, tamil e telugù) • Irlanda • Italia Jugoslavia
(In croato e In sloveno). Korea del Sud BS Lituano (edito a Roma)
Malta Messico• Olanda Perù - Polonia Portogallo Spagna
Stati Uniti Sudafrica Thaliandla Uruguay• Venezuela.
DIFFUSIONE E ABBONAMENTI
Il BS è dono di Don Bosco al componenti la Fam iglia Salesiana, agli
amici e sostenitori delle sue Opere.
E' Inviato In omaggio a quanti lo richiedono all'UNicio Propaganda.
Copia arretrate o di propaganda: a richiesta, nei limiti del possibile.
Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'Indirizzo vecchio.
Per quaate operazioni: Uttlclo Propaganda Salesiana
Via Maria Ausiliatrice 32. 10152 Tonno Tal (011) 48.29.24
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10152 Torino. Ccp 20.41.07.
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00163 Roma-Aurelio. Tel. (06) 69.31.341
Conto corrente postale numero 46.20.02 Intestato a:
Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma
IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO a, lettori che
- contribulscono a sostenere le spese per Il Bollettlno.
- a1u1ano le Opere di Don Bo,co nel mondo.
- e soprattutto le Mlnlonl Salaalane.
2 BOLLETTINO SALESIANO 1' MARZO 1981
IN QUESTO NUMERO
. • ,,..\\!,,.
; 1' MARZO 1981
ANNO 105 • NUMERO 5
--op;r.
In copertina: Africa: continente di
giovani, campo di lavoro salesiano.
1 . 1 ~ t"'a', , Servizio di copertina: pag. 7-11.
LE IDEE
Settimana di splrllualità /
L' apporto della donna alla spiritualità salesiana, 5
Problemi educativi I
Babbo e mamma si voltano le spalle, 12-13
LE FORZE
Università Saleslana /
Corso di pedagogia e pastorale della scuola. 6
Fondo storico salesiano /
Microfilmate te radici• dì Don Bosco, 22-23
Stampa salesiana /
Amici di Don Bosco senza Bollettino Salesiano? 21
Mondo nuovo .. la collana secondo Don Bosco, 24
L'AZIONE
Cina / Da Pekino impressioni di viaggio
C'è disgelo religioso nel dopo Mao, 20-21
Ecuador L'orchidea salesiana è diventata francobollo, 4
La piccola Chiesa Achuar, 15-17
El Salvador I Intervista a mons. Rivera y Damas
La Chiesa si preoccupa di lutto l'uomo, 11
Iran Vocaz1on1 dopo l'espulsione, 3
Italia , Intervista a Ines Boffardi
Un' exallleva dalla parte delle donne, 25
Don Slnistrero è morto giovane, 30-31
Korea I Il mese di gennaio di don Facchlnelll, 4
Rwanda I Quando I ragazzi arriva.no In 2355, 4
Perché Don Bosco diventa africano, 7-11
Spagna Atone di Utrera dedicato al Centenario. 3
Sudan Arrivati in gennaio i primi 4 salesiani, 3
IL PASSATO
Audiovisivi / Don Bosco e Il suo ambiente, 18-19
Archivio salesiano ,
Don Berto, la camera è aperta , 23
Centenario del salesiani a Firenze /
Don Bosco a Firenze aveva una mamma, 26-30
RUBRICHE. Brevi dal mondo, 3-6 Libreria, 24 - I nostri
sant,. 32-33 • I nostri morti. 34 - Solidarietà, 35.
VIGNETTA •DIECI E LODE•

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BREVI DAL MONDO
SUDAN
ARRIVATI IN GENNAIO
I PRIMI 4 SALESIANI
I primi 4 missionari salesiani
nel gennaio scorso sono giunti
in Sudan, e lavoreranno a Ma-
ridi, diocesi di Rumbek, nell'e-
stremo sud del paese quasi al
confine con lo Zaire.
Hanno scelto il Sud perché
molto popolato, molto povero
(analfabetismo, malattie, e una
miseria che supera l'Immagi-
nazione), e anche perché ac-
coglie una minoranza cattolica
di tutto rispetto: 680.000 fedeli
su 694.000 dell'Intero paese
(essi costituiscono il 4,1% della
popolazione). Il vescovo di
Rumbek, mons. Duatuka, ave-
va offerto al figli di Don Bosco
la direzione di una scuola tec-
nica di modeste dimensioni ma
con cinque specialità profes-
sionali; e inoltre la possibilità di
aprire centri giovanili e di svol-
gere svariate attività nelle par-
rocchie.
Il Sudan è il più vasto paese
africano, più di otto volte mag-
giore dell'Italia. Conobbe !"e-
vangelizzazione dei missionari
copti a partire dal sesto secolo
e piegò all'eresia monofisita.
L'ondata musulmana giunse
tardi, solo nel XIV secolo, ma
procedendo dal nord al sud
riuscì lentamente a cancellare
Il cristianesimo. La predicazio-
ne del Vangelo poté riprendere
nel sud a partire dal 1846, e
ottenne buoni risultati; inutili
invece I tentativi nel centro-
nord. Il paese, a lungo sotto Il
controllo anglo-egiziano, otte-
neva l'indipendenza nel 1956,
diventando repubblica di tipo
parlamentare a orientamento
socialista.
La pressione degli arabi mu-
sulmani del centro-nord per
eliminare nel sud la minoranza
cattolica portava nel '57 alla
nazionalizzazione delle scuole,
nel '62 all'espulsione dei mis-
sionari, e nel '63 a una cruenta
guerra di religione. Solo nel
1972 si giungeva alla pace, e Il
sud otteneva larga autonomia.
Anche la Chiesa ricuperava un
certo margine di libertà, e i
missionari potevano tornare.
Due anni dopo veniva Istituita
la gerarchia, ma la ricostruzio-
ne delle chiese locali si preve-
de sarà ancora lunga.
I 4 missionari salesiani costi-
tuiscono un gruppo composito:
tre provengono dall'India e so-
no giunti a Marldi dopo alcuni
mesi di permanenza in Kenya
per studiare l'arabo. Il quarto è
l'Italiano padre Enrico De Ga-
spari: missionario in Australia,
ha lasciato il paese dei canguri
per l'Africa e è giunto in Sudan
dopo alcuni mesi di perma-
nenza al Cairo (anch'egli per
Imparare le lingue).
L'arrivo di nuovi missionari In
Sudan oggi è provvidenziale. I
cattolici nel paese sono insi-
diati dai programmi di scristia-
nizzazione messi in opera dal
governo; quanto alle attuali
forze apostoliche, molti mis-
sionari espulsi non sono più
tornati lasciando dei vuoti che
è urgente colmare. I quattro
salesiani all'inizio dovranno li-
mitarsi a un po' di insegna-
mento della religione e alla di-
rezione spirituale In qualche
scuola. Poi, l'esperienza dirà.
IRAN
VOCAZIONI SACERDOTALI
DOPO L'ESPULSIONE
Dal paese che solo l'anno
scorso aveva decretato l'e-
spulsione abbastanza clamo-
rosa di quasi tutti i salesiani
impegnati nell'educazione del-
la gioventù, giungono notizie di
speranza: si schiudono Inatte-
se vocazioni Iraniane alla vita
salesiana, e un figlio di Don
Bosco, ritenuto in un primo
tempo come disperso, è stato
invece chiamato a un aposto-
lato più Impegnativo.
Da Teheran sono giunti a
Roma tre giovani cattolici Ira-
niani, già allievi dell'istituto sa-
lesiano Andisheh (ora requisito
dalle autorità statali), che sono
desiderosi di diventare salesia-
ni e sacerdoti. Essi hanno do-
vuto superare difficoltà d'ogni
genere, ma - dicono i cattolici
a Teheran - ora sono tutta la
nostra speranza».
Il salesiano ritenuto disperso
è il coadiutore Aldo Martini, un
diacono permanente residente
ad Abadan, rimasto mesi fa
coinvolto dall'avanzata delle
truppe irachene che avevano
invaso l'Iran. Egli era l'unico
della piccola comunità salesia-
na rimasto sul posto nella città
delle raffinerie. a custodire i
locali della parrocchia salesia-
na Sacro Cuore. Ed era stato
sorpreso dallo scoppio Im-
provviso delle ostilità. Il suo ul-
timo contatto con i salesiani di
Teheran era stato bruscamente
Interrotto dalla caduta della 11-
nea telefonica, e i suoi confra-
telli cominciarono a temere il
peggio. Ma poi un giorno egli
comparve sano e salvo a Te-
heran... E raccontò che in quei
giorni tremendi il suo unico ri-
fugio era stato un arco della
casa, sotto i continui bombar-
damenti; che si era ridotto a
nutrirsi di qualche patata e rari
pomodori; che stette male per
alcuni giorni a causa di un'in-
tossicazione per essersi pre-
parato una minestra con in-
gredienti di fortuna.
Ha subito ripreso lo studio
,
Primavera, tempo di marce: ogni anno Il Turismo Glovanlle Salesiano ne
organizza parecchie In tutta la penisola. Nella fot.o, largo al ragazzi e
giovani di Palermo...
della teologia, e nonostante I
suoi quasi 73 anni d'età si è
preparato all'ordinazione sa-
cerdotale, che ha ricevuto nel
gennaio scorso dal Nunzio
mons. Bugnlni.
SPAGNA
RIONE DI UTRERA
DEDICATO AL CENTENARIO
Un allegro poster di Cortés per il
centenario del salesiani In Spagna.
A Utrera, culla dell'opera sa-
lesiana in Spagna, ci si prepara
a festeggiare il centenario della
presenza salesiana con due
simpatiche Iniziative: l'incoro-
nazione dell'immagine di Maria
Ausiliatrice, e l'assegnazione a
un quartiere del nome « Barrio
del Centenario Salesiano•.
L'immagine che verrà Inco-
ronata era stata Inviata ai sale-
siani di Utrera da Don Bosco
stesso nel 1885. L'arcivescovo
di Sevilla, card. Bueno Mon-
real. ha approvato questa in-
coronazione, e ora si attende
anche l'approvazione della
Santa Sede. Intanto Coopera-
tori, Exalllevl e amici di Don
Bosco stanno preparando la
corona d'oro, e la festa si ce-
lebrerà con la partecipazione
delle autorità, della popolazio-
ne, e di molti membri della Fa-
miglia salesiana che affluiran-
no da un po' tutta l"Andalusia.
Intanto le autorità civili in
una sessione plenaria della
giunta municipale hanno asse-
gnato il nome di • Barrio del
Centenario Salesiano ,. a una
nuova area della città in piena
espansione. Anche le vie
avranno nomi salesiani: esse
saranno dedicate al card. Ca-
BOL LETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 3

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gliero che guidò a Utrera i primi
figll di Don Bosco, al marchese
di Casa Ulloa che volle I sale-
siani, al cardinale di Sevilla
Lluch y Garrlga che condusse
le trattative con Don Bosco, a
don Branda che fu il primo di-
rettore, e a tanti altri salesiani
di Spagna che si meritarono
buona fama e questo cordiale
riconoscimento. (La storia di
Utrera è stata presentata sul
BS dello scorso febbraio a pag.
19-21).
KOREA
IL MESE DI GENNAIO
DI DON FACCHINELLI
Il salesiano don Rinaldo
Facchine/li, detto il koreano
padre KI, invia un fascio di no-
tizie che sono soprattutto Indi-
ce di uno stile di convivenza.
Lo spunto è dato dal mese di
gennaio: la stagione fredda
stimola Il calore umano.
Nella nostra parrocchia di
Kurodong, al grande lavoro di
Natale, seguono alcuni giorni
di calma, ma i primi di gennaio
Inizia un periodo di oratorio
quotidiano. E i ragazzi, anche
con questo vento siberiano,
con un freddo polare di 20
gradi sotto zero, con indosso
una leggera maglietta sotto la
giubba sdruclda, arrivano pre-
sto e riempiono felici le sale
della missione.
E noi con la generosa coo-
perazione di ferventi laici, spe-
cialmente di universitari, ne
approfittiamo per insegnare in-
glese. matematica e lingua na-
zionale; partecipano ben vo-
lentieri alla preghiera e al ca-
techismo, che tiene sempre il
primo posto.
Durante queste lunghe e ri-
gide serate invernali, finita la
messa, un bel gruppo di giova-
ni si è abituato a correre nel
mio ufficio, dove tengo una
piccola biblioteca per loro. e
dove possono gustare i magni-
lici canti trentini, che una be-
nefattrice gentilmente mi ha
Inviato: Quando saremo fora ,
fora de la Valsugana... •·
Cl accoccoliamo come una
bella famiglia attorno a una
vecchia stufa a carbone, che
alle volte sbuffa come la loco-
motiva dell'antica Valsugana. E
è molto interessante e soddi-
sfacente stare con loro. Per
esempio una sera Chang Filip-
po, simpatico adolescente di 2'
media, volle discutere con me Il
suo programma per passare
utilmente le vacanze e Il suo
orario giornaliero: levata alle 6,
preghiere del mattino coi fra-
tellini, colazione, servizio alla
nonna... (il pranzo non è con-
templato, perché si fanno solo
due pasti al giorno), poi Il po-
meriggio alla missione per lo
st udio, il gioco, la messa, la
comunione...
C'era anche Yu Bonifacio coi
tre fratellini, orfani di padre da
5 anni... La madre, per poter
dare da mangiare ai suoi figli, è
costretta a girare tutto il giorno
trascinando un carretto: rac-
coglie bottiglie, ferri e carta.
Noto che Bonifacio ha qualco-
sa da dirmi. Ml gira intorno; mi
guarda, poi attacca con co-
raggio. • Padre Ki (Ki Suliyon è
il mio nome e cognome korea-
no), doma~i è sant'Agnese,
onomastico di mia mamma ».
« Benissimo - io gli rispondo
- ; portale anche i miei auguri.
E voi domani venite a messa;
pregheremo Insieme, perché
Dio l'aiuti"· Ma - soggiunge
subito - vorrei farle un rega-
lo... un paio di guanti, ecco
tutto. Vedesse la mamma, che
mani ha! Sono tutte screpolate
e piene di geloni... Da due mesi
metto da parte un po' di soldi,
ma non ci arrivo... Se lei po-
tesse darmi una mano! •·
• Certo, caro Bonifacio - lo
incoraggio - . Non solo un bel
paio di guanti, ma faremo un
buon pranzo insieme, con car-
ne e patate dolci•· La carne la
vedono sl e no una volta al
mese. La frutta , una volta al-
l'anno.
Don Rinaldo Facchlnelll.
È già passata un·ora e sono
venuti a chiamarmi. Ml tocca
lasciarli! Cl sono i soci di 4 as-
sociazioni rel igiose, una Legio
Mariae, la San Giuseppe degli
operai, la San Vincenzo e Il
Club di Sacra Scrittura dei 11-
ceisti, che attendono una pa-
rola d'incoraggiamento.
Domani poi andrò a rallegra-
re quella povera vedova, ctie
girando tutto il giorno dice una
buona parola a tutti e ci con-
duce nuove catecumeni e i
lontani a confessarsi. Padre
Ki - mi diceva tempo fa-, ho
la vita molto dura. Ma la fede in
Dio, la bontà dei miei figli , e la
possibilità di far conoscere Il
Signore, ml tiene su». (ANS)
La Scutlcarla salesiana., l'orchidea c he è diventata francobollo.
ECUADOR
L'ORCHIDEA SALESIANA
RWANDA
È DIVENTATA
QUANDO I RAGAZZI
FRANCOBOLLO
ARRIVA'-1O IN 2.355
L'orchidea • Scuticaria Sale- Aria di crisi per il sistema
siana » è stata scelta come degli oratori in Rwanda, ma di
soggetto per un francobollo quelle crisi che si possono au-
oggi in circolazione nell'Ecua- gurare a tutti gli oratori del
dor
mondo. A Butare I salesiani
Questa particolare varietà (di della casa di formazione ave-
cui il BS aveva parlato nello vano orgamzzato per le vacan-
scorso settembre a pag. 5) è ze estive 1980 un mese di
stata selezionata dal missiona- « colonie diurne » per un mi-
rio padre Angelo Andreetta, gliaio o poco più di ragazzi. e
che anni fa l'aveva presentata se ne sono visti arrivare più del
all'• Esposizione internazionale doppio. Hanno così dovuto
delle orchidee• di Medellfn, e cambiare su due piedi I pro-
l'aveva vista premiare col pri- grammi, ma /'oratorio ha fun-
mo premio e diploma di merito zionato ugualmente e /'appun-
botanico. Padre Andreetta ha tamento è già fissato per l'e-
lavorato a lungo in Bomboiza state prossima. Ne riferisce
nell'Oriente Ecuatorlano, fra gli padre Wilfred Poignie.
lndlos Shuar, e oltre che colti- Fin dal mese di gennaio le
vatore di anime è diventato parrocchie di Butare e Ngoma
anche esperto coltivatore di si erano messe d'accordo con
orchidee. Negli anni di resi- noi per organizzare i • plaines
denza a Bombolza ha realizza- de jeux » (colonie diurne) da
to un orto botanico che lo stu- tenersi nelle due località. Tutti i
dioso José Strobel è ha definito ragazzi e le ragazze dai nove al
paradiso delle orchidee •. quindici anni sarebbero stati I
Prima di lui gli Shuar non si In- benvenuti. La preparazione
teressavano dei fiori, dato che concreta del progetto impegnò
• non si possono mangiare né sacerdoti e laici, religiosi e re-
bere•. Ma a poco a poco han- ligiose. autorità civili e militari,
no imparato dal missionario ad studenti e studentesse. Al sa-
averlf in simpatia, e ora con le lesiani era stato affidato lo stu-
orchidee adornano le loro ca- dio globale del progetto, e poi Il
sette.
compito di principali animatori
Don Andreetta conosce tutti i per I ragazzi; le Suore Bernar-
segreti di queste piante, sa dine accettarono questo ruolo
combinare incroci e ottenere per le ragazze. Appresa la no-
nuove varietà: alla prima da lui tizia, i Fratelli Maristi decisero
ottenuta ha dato il proprio no- di tare qualcosa del genere
me, ad altre Il nome di suoi anche nella loro parrocchia di
amici, e questa l'ha chiamata Save, poco lontana da Butare.
semplicemente salesiana.
Gli animatori reclutati per le
Di recente l'Ecuador ha de- colonie estive ammontavano a
dicato alle orchidee una riu- un' ottantina (i soli religiosi ap-
scita serie di francobolli, e ha partenevano a sette congrega-
assegnato al bell'esemplare zioni diverse), e vennero rac-
salesiano Il valore di sucres colti dal 28 luglio al 2 agosto in
10,60 (pari a quasi 400 lire) giornate di preparazione. Fu-
della posta aerea.
rono giornate di intenso lavoro.
4 BOLLETTINO SALESIANO 1" MARZO 1981

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ma caratterizzate da cosi
schlet.a generosità e gioia che
cl ,oleva poco a prevedere la
riuscila dell'inIzIa1Iva.
Ma Il 4 agosto, giorno d In1Z10
della colonta. la sorpresa 905
ragazzi sI presentarono a Ngo-
ma, e 1.450 a Butare. Allegri e
ordinati cantarono l'inno ora-
toriano, compirono le danze e I
giochi del programma; rna ri-
sultavano In tutto 2.355. più del
doppio di quanto previsto, e cl
misero In crisi. Non eravamo
in grado di accogliere ogn,
giorno una massa sIm,Ie Fum-
mo costretti a introdurre un si-
stema dI alternanza. dividem-
mo I ragazzi In due gruppi (dal
9 al 12 anni, e dai 13 ai 15), e
dicemmo loro di venire a gIornI
alternati.
Con 650 ragazzi a Butare e
450 a Ngoma potemmo lavora-
re Ma gll inconvenienti risulta-
rono ugualmente numerosi gli
animatori dovevano ognt gIor•
no cambiare di gruppo; le atti-
vità programmate po, risulta•
vano dimezzate
Una giornata In colonia. La
giornata della colonia si apriva
alle 8,30, con i giochi lino alle
10. Quando I ragazzi erano or-
mal sazi d1 correre, si dava loro
un rinfresco e si passava ad
Mlnlollmpladl Butare.
attività più quiete. A volte c'era
la messa, altre volte proiezioni
d1 film ben scelti. oppure atti-
vità manualt vane L'ob1ett1vo
era dI occupare i ragazzi ,n un
modo che fosse insieme gra-
devole e formativo, e è stato
raggiunto. Alle 13 un buon
pranzetto, e poi I ragazzi a ca-
sa. Nel pomeriggio la maggior
parte degh animatori - dopo
un breve riposo o magari dopo
aver dato una mano in cucina
- si ritrovavano alle 15 per
preparare i programmi del
giorno seguente E trovavano
sempre un po· dt tempo per
una partita a pallacanestro o
pallavolo tra loro, e anche un
po' per pregare In comune
La grande festa di chiusura
SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
saleslanltà al femminile, lo spirito di Morne-
se appunto, che non è se non /o spmto di
L'APPORTO DELLA DONNA
Valdocco al femminile. con un tocco suo
ALLA SPIRITUALITÀ SALESIANA
proprio Tale arricchimento perdura oggi
La notizia. Presso 11 Saleslanum di Roma
si è svolta dal 25 al 31 gennaio 1981 l'ottava
• Settimana di spiritualità salesiana"· sul te-
ma Apporto della donna, e in particolare di
santa Maria Mazzarello, al carisma salesia-
no• I partecipanti sono stati 170, da 28 na-
zioni di tutti i continenti.
Il tema, suggestivo e nuovo. era stato
suggerito dal primo centenario della morte
d1 santa Maria Mazzarello (14 5 1881). La
Settimana è stata presieduta da don Gio-
vanni Raineri, conslghere per la Famiglia
salesiana. Sono intervenuti 11 Rettor Mag-
giore don Egidio Vigano, Madre Ersilia
Canta Superiora delle FMA, e quasi tutti I
responsabili del due Constgh superiori
Mercoledì 28 ì convegnisti hanno parteci•
pato all'udienza pontificia L'approfondi-
mento del tema è passato attraverso sette
relazioni. due tavole rotonde su esperienze
e riflessioni. e il lavoro d1 12 gruppi di studio
Obiettivi dell'Iniziativa. La settimana ha
conseguito una rosa vasta di risultati tutti
interessanti. È servita da doverosa e~oca-
z,one di una figura, quella di santa Mazza-
rello nel primo centenario della morte. Ha
favorito un approfondimento agiog•afico,
storico e sociologico della sua figura, assai
Più complessa di quanto non sembri a prima
vista Ha offerto pure l'occasione di deli-
neare, sia pure di rlllesso, Il rapporto uo-
mo-donna all'interno della realtà salesiana
Ma soprattutto. la Settimana è stata - come
ha osservato don Ra,nen - • un tentativo d1
precisare il messaggio di santa Mazzarello,
per trarre da esso Indicazioni e attualizzarlo
nelle mutate condizioni sociologiche•·
Dalla rievocazione d1 una personalità
umile ma ricca, grande e di vasto Influsso
spirituale, sono scaturite nfless,ni sugli
orientamenti pastorali da attuare nell'anl•
mazlone del gruppi femminlll collegati con la
Famiglia salesiana L'apporto della donna
al carisma salesiano. e stato percepito in
una visuale dinamica in funzione del dono-
servIzI0 che la Fam,gha salesiana è chia-
mata a realizzare nella Chiesa
Le convinzioni acquisite. SI trattava di un
tema nuovo, affrontato in ampiezza dalla
Famiglia salesiana per la prima volta. E le
conclusioni ufficiai! dell'Incontro non pote-
vano non farlo notare « La Settimana - si
legge nel documento conclusivo - ha
aperto una strada Abbiamo fatto i primi
pass1. ma si è anche presa coscienza èlella
necessità di approfondire ancora 11 tema.
Il testo delle Conclusioni risulta ncco e
ben articolato, in constatazIonI e proposte
attraverso l'Istituto delle FMA, mentre la
santità della Mazzarello è dI esempio stimo-
lante per tutta la Famiglia salesiana.
Una terza convinzione • La figura di Mana
Mazzarello offre molti elementi di interesse
anche alle adolescenti e giovani d'oggi •.
Quarta constatazione. ricca di sviluppi:
« In questo momento di rapido trapasso
culturale non riesce facile avere una visuale
chiara della femminilità, né del llpo concreto
dI donna da offrire alle giovani. Eppure i
partec,pantt si sono cimentati nel delineare
questo ideale di donna, v,sta come:
torte, coraggiosa. Intraprendente,
* socialmente Impegnata,
capace di integrare le esigenze di
autonomia con quelle dI madre, sposa, so-
rella, amica,
• creativa, aperta alla maternità, ma
anche a tutti gli aspetti della vita
Ora. come st..'lCco finale, sI richiede alle
donne della Famiglia salesiana dI offrire se
stesse come modelli vahdI dr donna alla lu-
ce d1 Maria e di santa Mazzarello.
Le proposte pratiche. Una Settimana di
splritualli,'! non è il luogo naturale per giun-
gere_ a decisioni tassative. ma la lunga ri-
flessione condotta non poteva non sfociare
,n proposte pratiche Anzitutto si è rilevata la
convenienza per i gruppi maschili e femmi-
nili della Famiglia salesiana, di • studiare m•
s,eme Il progetto educativo-pastorale sale-
siano e quindi l'opportunità e I modi di
un'ett,ca..e collaborazione. Il risultato sarà
un auspicabile « complementarità nell'azio-
ne educativa e apostolica, In uno spinto di
salesiana fraternità •.
La seconda proposta, che scaturisce • da
un senso vivo della mIssIone comune., è un
invito a • rivedere alcuni atteggiamenti ina-
deguati del passato, nel rapporto uomo-
donna nella Famiglia salesiana., e quindi un
Invito a trovare gli atteggiamenti richiesti
dal contesto culturale attuale.
Svariate altre proposte sono avanzate dal
documento conclusivo. Per esempio si insi-
ste sulla necessità, da parte del salesiani, d1
conoscere più a fondo lo spirito d1 Mornese,
In vista di una efficace direzione splrttuale
non solo verso le suore, ma anche verso le
giovani • per aiutarle a trovare la loro voca-
zione nella Chiesa..•
Un buon passo avanti. Le suggestioni
scaturite da questa Settimana di spiritualità
risultano cospicue, e quando siano divenute
convinzione diffusa e orientamento operati-
vo concreto, faranno compiere un buon
passo avanti alla Famiglia Salesiana
Una prima constatazione « Don Bosco ha
saputo, superando i limiti culturali del suo
tempo, tessere con la donna un tipo di rap-
porto di un equ1hbrlo tutto salesiano "amo-
revole cortesia, unita a un grandissimo ri-
serbo"•
e,,
In secondo luogo si è constatato che la
figura di santa Maria Mazzarello è lroppo
poco conosciuta ramcch,mento da ei ap-
OJ .,..\\
~~1'-'="
portato al carisma salesiano è stato per molti
i g / ; una lieta sorpresa Quale arricchimento?
Madre Mazzarello - si legge - con la
~ i l E;,4 '-•p•n•m•a• c•o•m• u•n-it•à•dl••M•o•r•n•es•e• h• a- re•a•ll•zza•-to-la__,1
0 .\\.,.'.('-\\
~ 81~,1/' 5
1\\\\ ~

1.6 Page 6

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della colonia estiva si tenne
nello stadio Kamena: c'erano
2.500 ragazzi, tutti gli animato-
ri, ma anche molti genitori dei
ragazzi e perfino qualche au-
torità civile e religiosa. Si
compl la solenne sfilata, Il gran
gioco Rwanda Rwacu •• I vari
numeri del programma ginni-
co-artistico. I genitori erano
entusiasti della gioia dei loro
ragazzi.
La colonia estiva è risultata
la sagra dell' amicizia: i ragazzi
amici tra loro più di prima, i ra-
gazzi con i loro animatori, ani-
matori e famiglie, e autorità
varie. L'amicizJa rinsaldata è
stato il principale frutto dell'i-
niziativa. Intanto giungeva no-
tizia che i Fratelli Maristi di Sa-
ve erano anch'essi più che
soddisfattl della loro colonia, e
che la parrocchia di Kansi
aveva deciso di fare anch' essa
l'esperimento nell'anno prossi-
mo. L' oratorio è dunque un fe-
nomeno ancora contagioso.
Quanto a Butare, è chiaro
che l'appuntamento per tutti è
già stato fissato e accettato per
i primi dell' agosto 1981 .
( Wilfried Poignie)
UNIVERSITÀ SALESIANA
CORSO DI PEDAGOGIA
E PASTORALE
DELLA SCUOLA
Un « Corso annuale di peda-
gogia e pastorale della scuo-
la•, organizzato dalla Facoltà
di Scienze dell'Educazione, si
svolgerà presso la sede roma-
na dell'UPS nell'anno accade-
mico 1981-82.
Questa iniziativa - si legge
nel dépliant di presentazione
- Intende • rispondere alle
numerose sollecitazioni che
provengono dalla Chiesa e
dalla società.: nel contesto
dell'attuale trasformazione dei
processi educativi, da ogni
parte si sollecita « la scuola, e
in particolare quella cattolica, a
compiere un profondo rinno-
vamento didattico, educativo e
pastorale•·
Destinatari del Corso sono
« quanti operano nelle Istitu-
zioni scolastiche e nella for-
mazione tecnico-professiona-
le: insegnanti, coordinatori,
animatori, consulenti; siano
essi sacerdoti, religiosi o laici • .
Si richiede però che • abbiano
operato almeno per tre anni
nella scuola, e che intendano
impegnarsi in futuro a pro-
muoverne lo sviluppo». Lo
scopo perseguito dal Corso è
di aiutare costoro a « compiere
una rifle.ssione sistematica sul-
la propria esperienza, a Indivi-
duare i problemi che vi emer-
gono, ad approfondire I docu-
menti significativi della Chiesa
e della società •.
Il Corso si articola in due se-
mestri con circa 180 ore d'im-
pegno di lavoro ciascuno, e ri-
chiede la frequenza regolare
alle varie iniziative. La parteci-
pazione perciò non è compa-
tibile con altre attività che Im-
pediscano la frequenza · Al
termine verrà rilasciato un at-
testato d i partecipazione.
Informazioni e Iscrizioni
presso Segreteria generale
dell' UPS, piazza dell'Ateneo
Salesiano 1, 00139 Roma (tel.
06/ 81 .84.641 ).
BREVISSIME
~ Il Papa all'UPS: Giovanni
Paolo Il li 31 gennaio scorso,
festa di Don Bosco, ha reso vi-
sita al Pontificio Ateneo Sale-
siano e ha pronunciato un di-
scorso programmatico. Il BS
nel prossimo fascicolo tornerà
sull'avveni m e n t o.
" Eccomi, Signore, man-
da me•: così Maria Concetta
Firrincieli, Giovane Cooperatri-
ce di Ragusa, durante un in-
contro missionario ha annun-
ciato la sua prossima partenza
come missionaria per Trelew
(Patagonia, Argentina). In que-
sta località i Giovani Coopera-
tori italiani da tempo hanno
aperto un'opera sociale e ogni
tanto qualcuno di loro vi si reca
per trascorrere qualche anno
tra la gioventù della periferia.
• lo Maria Concetta - sono
state le parole della nuova
missionaria durante un rito
suggestivo - chiedo all'Asso-
ciazione Cooperatori di poter
mettere a disposizione alcuni
anni della mia vita a servizio dei
giovani, particolarmente i più
bisognosi, della Patagonia,
terra tanto amata da Dori Bo-
sco... ».
Margaret e Mlchael Aulsebrook,
fratello e sorella, sono diventati
novizi: lel tra le FMA, e lui tra I sa-
leslanl. Provengono da famiglia
protestante, che si è c onvertita. Un
palo d'anni Ira I Giovani Coopera-
tori, e I due fratelli hanno fatto Il
grande balzo verso la vita rellglosa.
~ I favori al tempio Don Bo-
sco presso la Casetta dei Bec-
chi sono stati ripresi nel giugno
scorso, dopo una sospensione
durata quasi vent'anni. Entro
Natale è stata ultimata l'ampia
scalinata che conduce alla
chiesa superiore. Essa si sud-
divide In tre corsie, di cui quella
centrale risulta la maggiore.
Sotto la scalinata, di fronte alla
cripta, si apre un grande salo-
ne coperto, che con l'intona-
catura dei muri e la pavimen-
tazione è a sua volta in fase- di
sistemazione.
Gigi Peronace exalllevo
salesiano. L'addetto alle pub-
bliche relazioni della Nazionale
di calcio - com'è noto - è
scomparso lmprowisamente
per infarto acuto al miocardio il
29 dicembre scorso, alla vigilia
del Mundlallto; cosi l'allenatore
azzurro Bearzot (exallievo lui
pure, e suo grande amico) quel
Malta. È carnevale, e I ragazzi della casa salesiana d i Dlngll cl tengono a
Informare la Famiglia salesiana c he loro ... si divertono così.
giorno lo ha commemorato
parlando ai giornalisti: Gigi
aveva paura della morte, aveva
il problema dei figli molto gio-
vani, voleva vivere. Era molto
religioso, aveva avuto un'edu-
cazione salesiana come la
mia ».
lt Laboratori Mamma Mar-
gherita: Le loro dirigenti da-
ranno vita presto a un Incontro
nazionale, per contarsi, fare Il
punto sulle attività svolte, e
programmare. L'incontro avrà
luogo dal 22 al 24 maggio
prossimo a Torino Valdocco,
dove mamma Margherita apri il
primo Laboratorio. È previsto
un pellegrinaggio a Mornese
per onorare santa Maria Maz-
zarello nel suo centenario, e la
partecipazione alle solennità di
Maria Ausiliatrice.
Andranno In Togo come
missionari i salesiani di Spa-
gna: è l'impegno che hanno
preso le ispettorie di C6rdoba e
Sevllla nell'ottobre scorso.
Hanno già preso contatto con il
vescovo locale, e sarà loro af-
fidata la missione di Sokode.
Intanto si preparano.
Premio di bontà Cortl-
novlsdi Novara: più di cento
candidati, cinque prescelti, e al
primo posto Paola Novelli
giovane animatrice del grup-
po salesiano di Novara». Le
ragioni della scelta: attivissima
nel gruppo missionario giova-
nile; tre estati fra I terremotati
del Friuli; la prossima estate fra
I terremotati del sud; e come se
non bastasse: « Da parecchi
anni offre generosamente il
suo tempo e le sue forze a
un'amica poliomelitlca costret-
ta quasi completamente all' Im-
mobilità. In un mondo in cui si
vive di impressioni ed esterio-
rità - prosegue la motivazione
- tutto questo è motivo di ri-
flessione e di speranza per un
futuro più umano e cristiano .
~ Don Bosco fa sempre ca-
polino nei libri di Lia Carini
Allmandl, scrittrice per I ra-
gazzi. Collaboratrice della rivi-
sta salesiana « Mondo Erre,.
per I ragazzi della scuola media
(per la quale fa interviste ai
personaggi significativi della
scena italìana), trova modo
anche nei suol numerosi libri
per ragazzi di parlare di Don
Bosco e del suol amici. L'ulti-
mo a comparire nella sua gal-
leria è Il ragazzo Giovanni Ca-
gliero, futuro missionario e
cardinale, presentato nel libro
« Piccoli grandi uomini • (ed.
Paoline 1980, lire 4.000) che
racconta al piccoli la storia
degli uomini grandi quand'era-
no piccoli.
6 BOLLETTINO SALESIANO 1" MARZO 1981

1.7 Page 7

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RWANDA
A Bularc, cillà rwandese di 20
mila ahitanù, l'anno scorso la
comunità salesiana aveva or-
ganiu.alo per le vacanze estive un
mese di colonie diurne, che in fran-
cese chiamano « plaines dc jcux ». I
Salesiani avevano previsto l'affluenza
massima di un migliaio di ragazzi, da
distribuire in due centri vicini. Ma il
primo giorno si videro a1Tivarc 2.3S5
ragazzi neri, felici come pasque, (alla
fine saranno più di 2.S00, cioè una
volta e mezzo in più del previsto) e
l'imcra organizzazione delle colonie
per entrò in crisi. Non c'erano forze
né spazi per inquadrare quella mru.sa
(.~i veda la 1101iz ia per esteso a pag. 5).
Il « Progeuo Africa» come nuova
frontiera per i figli di Don Bosco -
proposta di receme dal Reuor Mag-
giore - avrà suscitato delle perples-
sità in qualcuno della Famiglia sale-
siana? L'episodio sopra riferito, nel
suo piccolo, sembra dire molto sul-
l'at1ualità africana degli oratori, e più
in generale su una situazione di gio-
ventù che non è solo rwandese ma
largamente riscontrnbile nell'Africa
centrale. Una situazione che interpel-
la da vicino i 6gli di Don Bosco,
chiamati nella Chiesa a occuparsi
della gioventù, e debitori verso l'MTi-
ca d'un impegno forse per troppo
tempo dilazionato.
L'Eden saccheggiato. La parola
Rwanda per sé significa « grande
estensione», e questa è la prima bu-
gia: nel colossale continente nero il
Rwanda è un fazzoletto di Lcrra ap-
pena più grande della Sicilia. Lo
chiamano anche « paese dalle mille
colline», e la definizione è per difetto
perché esso vanta al nord montagne e
vulcani attivi che superano i 4.000
metri (il Karissimbi, per esemio, toc-
ca i 4.531). Gli europei lo hanno pure
f 1-1
Perché Don Bosco
diventa africano
Basta un'occhiata a un paese piccolo come il Rwanda nel cuore
dell'Africa, per capire come mai Don Bosco deve farsi africano. Il
Rwanda è tra i cinque paesi più poveri del mondo, e i suol abitanti
sono analfabeti quasi al 90 per cento. Con un'età media di appena 41
anni, sono un popolo di giovani, e di giovani assetati del Vangelo
chiamato Eden, e questo è molto vi-
cino al vero perché si tratta d'un pa-
radiso Lerrestre ormai quasi perduto.
Oucsto Eden è un altopiano digra-
dante dai 2.500 ai 1.400 metri, con
Lemperatura mite e costante (media
18 gradi, mentre la media del vicino
Zaire è di 28-32 gradi). Non conosce i
geli invernali le calure tropicali, e
non è dal termometro che si distin-
guono le stagioni: esse differiscono
solo perché primavera e autunno so-
no bagnate dalle piogge. Col clima
mite la campagna produrrebbe tullo
l'anno, le piante sarebbero sempre
verdi. le montagne si o·overebbero
ben rimpannucciate di foreste. Ma gli
uomini, gelosi di tanti doni naturali,
stanno facendo scempio dì tutto.
Hanno invaso il Rwanda perché ci si
stava bene, e ora sono in troppi (183
abitanti per kmq, la maggior densità
dell'Africa) e quindi ci stanno male.
I Batutsi, scesi un tempo dal nord,
hanno preteso e occupato vasti terri-
tori dove allevare greggi e armenti. 1
Bahwu, moltiplicatisi a dismisura,
avevano un tempo abbattuto le fore-
ste per ticavarne campi che ora di-
veptano sempre più insurncienti: un
appezzamento che al tempo dei loro
padri doveva procurare patate dolci,
manioca, fagioli, banane e mais per
15-20 persone, oggi deve provvedere a
60 e più bocche. I pigmei Batwa, pri-
mi abitatori della regione, da tutti i
tempi cacciatori nelle foreste. sono
rimasti senza foreste e ripiegano su
attività artigianali precarie e stanno
scomparendo: sono ridotti ali' 1% del-
la popolazione.
Oggi vengono ten Late coltivazioni
nobili, che consentano l'esportazione:
tabacco, té, sisal, caffé, cotone. Si
cerca di sfruttare l'unica ricchezza
del sottosuolo, le miniere di stagno,
ma la meccanizzazione non è suffi-
ciente. Industrie di ahTo genere sono
praticamente inesistenti. E poi, anche
quel poco che il paese produce risulta
difficile da esportare: anzitutto
perché non ci sono strade (80 km di
nastro asfaltato in lutto); ma anche
perché il R wanda deve dipendere per
il commercio con l'estero dagli stati
confinanti. E principalmente dall'U-
ganda, 6110 a poco tempo fa in balia
degli umori instabili del presidente
Amin, da più pani accusato d'essere
stato sanguinario e... antropofago. Le
umide foreste equatoriali, che un
tempo coprivano e proteggevano il
BOLLETTINO SALESIANO I ' MARZO 1981 7

1.8 Page 8

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paese, si sono ridotte a poche isole
boschive; il Lerreno sfruttalo con ac-
canimento da contadini affamati si
impoverisce e produce sem pre meno;
l'antico equilibrio del regime idrico
risulta compromesso con l'aumento
delle siccità, disastrose per le popQ-
lazioni. Così siccità, povertà, rame e
malattie vanno strettamente a brac-
cetto in Rwanda. L'Eden saccheggia-
to è ormai un paradiso perduto.
Gambe spezzate ? La convivenza
dei tre gruppi etnici sopra ricordati,
in un paese minuscolo e sovraffollato,
è risultata decisamente burrascosa
negli anni recenti (ma era già stata
tale anche nei tempi antichi...). È tri-
ste dover parlare per il piccolo
Rwanda di razze e conflitti razziali,
non è un discorso evangelico: Cristo è
ven uto a salvare tutti gli uomini,
qualunque sia la loro statura o la
forma del loro naso. l missionari lo
sanno bene, e ricordano alla gente le
Ragazzo del Rwanda con bicicletta... forestale.
parole di san Paolo ai cristiani della
Galazia: « Ora non ha più importanza
essere ebrei o pagani, schfavi o liberi,
uomini o donne, perché tutti uniti a
Gesù Cristo siete diventati un solo
uomo». Anche le autorità civili più
responsabili, partendo da un altro
punto di vista, oggi insistono perché i
loro concitLadini lascino da parte le
differenze che dividono e si conside-
rino tutti allo stesso livello rwandesi.
Ma intanto, allora le cose andarono
diversamente.
r BahuLU che rappresentano nel
paese la maggioranza, erano rimasti a
lungo sottomessi ai longilinei e più
8 BOLLéTTINO SALESIANO t ' MARZO 1981
intraprendenti Batutsi; ma già sotto il
protettorato belga avevano preso a
organizzarsi e fondato il movimento
di emancipazione Parmchutu. Nel
1959 scatenarono una « rivoluzione»
che costrinse molti Batutsi a cercare
scampo nei paesi confinanti, in
Uganda e Burundi. Nel '60 il Rwancla
ottenne l'autonomia sotto il proLcllo-
rato del Belgio; nel '6 1 si ebbe un
plebiscito per la scelta della forma del
futuro stato; i rwandesi preferirono la
repubblica, e ciò equivalse a una
nuova sconfilla dei BatuLsi: il re Ki-
geri V, della loro razza. dovette pren-
dere la via dell'esi!io. Al suo posto un
leader dei Bahutu divenLò PresiclcnLe
della Repubblica e « padre della pa-
tria»: Gregorio Kayibanda, giovane
cattolico proveniente dalle file della
Joc.
Poi il primo luglio 1962 il Rwanda si
liberb del lutto dalla tutela coloniale e
divenne indipendente. U giovane
presidente assegnò al suo popolo co-
me traguardi ideali iJ u·inomio ~ Li-
bertà, cooperazione e progresso »; e
intanto cercava in tutti i modi, anche
a costo cli ritardare certe riforme,
d'ottenere la cooperazione dei Ba1ut-
si. Essi rispondevano invece con sfi-
ducia, resistenze e ribellioni. Lo
scontro fra le due razze degenerò in
guerra civile nel dicembre 1963,
quando i Batutsi fuggiaschi rientra-
rono in forze dal Bunmdi e dall'U-
ganda. tenLando una rivincita milita-
re. Furono sconfiLli, e il loro tentativo
finì in un doloroso bagno di sangue.
Tn Europa giunse notizia dei loro ca-
daveri abbandonati nei fiumi in balia
delle onde; si raccontò di corpi ritro-
vati con le gambe spezzate, con la
I
Z'
Altro ragazzo a cui non si può rimproverare d i
non avere nulla In zucca: è andato ad attingere
acqua al pozzo, e ora la porta alla mamma.
lugubre spiegazione che... esse erano
troppo lunghe. Forse si trattava solo
di voci, di esagerazioni messe in giro
da chi aveva interesse a gonfiare gli
avvenimenti (missionari sul posto
negano queste atrocità). Resta il fallo
che in quegli stessi mesi l'Italia can-
terina dedicava ai «Watussi» un'al-
. )egra canzonella. spensieratamente
gettonata in tutti i juke-box della pe-
nisola, in cui si aLtribuiva loro « i baci
più ahi del mondo».
Risoho in qualche modo il confliuo
razziale, non erano certo risolti i pro-
blemi del paese. Esso aveva ricevuto
una struttura giuridica « moderna» e
occidentale, con i partili e la loro
complicata dialenica, poco adaua al-
la menlalità semplice della popola-
Lionc. E non deve stupire se un gior-
no un colpo di mano militare pose
fine all'esistenza dei paniti e Lrasferì
LuLti i poteri a una giunta di generali.
È accaduto il 5.7.1973, e il nuovo capo
è il generale Giovenale Habyarimana.
Lo sforzo del paese per liberan,i
dalla povertà ora è più evidente, ma
con scarsissimi mezzi l'impresa risul-
ta ardua. Con l'aiuto di numerose
nazioni europee (Belgio in testa, ma
anche Germania e Francia), della Li-
bia e perfino della Cina, la giunta
militare sta portando avanti un piano
quinquennale che si prefigge cli tirar
luori il Rwanda dal quinLUltimo posto
nella scomoda classica dei paesi :,ot-
tosviluppati.
Alla difùcile impresa anche la
Chiesa il suo conu·ibuto: una
Chiesa giovane ma molto attiva e
impegnata.
Il buon Dio arrJva stanco. li
2.2.1900 tre Padri Bianchi giungevano
a Nyanza, antica capitale del Rwan-
da, e si presentavano al re Yuhi IV
chiedendo di aprire una missione, la
prima missione cattolica. Il re non
vedeva di buon occhio i bianchi, tan-
to meno i missionari. e a stento con-
cesse loro di prendere posto su una
collina non molto lontana, Save. Gli
inizi furono dunque difficili, ma tre
anni dopo i Padri Bianchi avevano
già aperto nel paese cinque missioni.
E vennero anche le conversioni, dap-
prima tra i Bahutu, mentre i Batulsi
per timore del re si tenevano lontani
dai missionari. Attorno alle missioni
le comunità crescevano non solo spi-
ritualmente ma anche socialmente, le
scuole preparavano i neofiti ai posti
di responsabilità, e i Balutsi vedendo
minacciata la loro leude,·slzip sul pae-
se si resero conto di aver sbagliato.
Così, per vie un po' t.-averse, comin-
ciarono ad accostarsi alla fede.
Nel 1925 la giovane Chiesa Rwan-
dcse aveva già 13 missioni, 30 mila
ballezzati, 10 mila catecume11i, 7 sa-
cerdoti e IOsuore rwandcsi. Durante

1.9 Page 9

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RWANDA: TUTTI I DATI
Il paese. Il Awanda è una repubbli-
ca presidenziale nel cuore dell'Africa,
a 300 km a sud della linea equatoriale
e a 2.000 km dal mare più vicino (l'O-
ceano Indiano). È un fazzoletto di ter-
ra rinchiuso come fra quattro mura
dalle quattro nazioni confinanti: a
nord ha l'Uganda e a sud il Burundi; a
est la Tanzania e a ovest lo Zaire.
Con I suoi 4.820.000 abitanti (1978)
è Il paese più densamente popolato
dell'Africa; 183 abitanti per kmq. Ma è
anche il più povero del continente,
uno dei cinque paesi più poveri del
mondo. Ha altissima natalità: l'incre-
mento della popolazione raggiunge il
3% annuo. In compenso la mortalità è
altrettanto alta, e l'età media risulta di
41 anni appena. Di conseguenza è un
paese pieno di ragazzi: Il 43,5% della
popolazione ha meno di 15 anni. La
gente vive nelle campagne, dedita per
1'80% all'agricoltura e pastorizia. Sono
notevoli gli sforzi di scolarizzazione,
ma l'analfabetismo sfiora Il 90%.
Lingue ufficiali sono il rwandese
(della famiglia bantù), Il francese per i
rapporti diplomatici, e lo swahe/1 che
diventa la lingua commerciale.
Le date fondamentali. Il Awanda
cominciò a configurarsi come regno
attorno al 1500. Nel 1899 diventava
protettorato tedesco: poi I belgi du-
rante la prima guerra mondiale su-
bentrarono alla Germania, in forma
ufficiale dal 1919. La monarchia
rwandese vanta la lunga successione
di una quarantina di re o umwami,
della razza Tutsi dominante: l'ultimo fu
deposto nel 1961. Nel '62 il paese
conseguiva l'indipendenza, nel '73 i
militar! hanno assunto Il potere.
La popolazione. Nel Awanda sono
presenti tre gruppi etnici: I Batwa, i
Bahutu e i Batulsi (notare il pfeflsso
Ba, segno del plurale).
I Batwa, oggi 1'1% della popolazio-
ne, costituiscono gli abitanti originari
del territorio, rimasti travolti dai gruppi
sopraggiunti più tardi. Sono pigmoidi
(metri 1 ,42-1 ,57 circa). Naso piatto,
labbra mollo grosse, zigomi sporgenti,
vivevano allo stato nomade nelle fo-
reste, praticando la caccia. Sono di-
sprezzati ed emarginati dagli altri.
I Bahutu oggi, secondo certe stati-
stiche probabilmente eccessive, co-
Charles Rudahlgwa, Il re che spalancò le
porte del Rwanda alla Chiesa cattolica
(nella loto, del 1957, con la regina Rosalia).
stituiscono il 90% della popolazione.
DI aspetto simile agli abitanti dello
Zaire, appartengono alla grande fa-
miglia dei Bantu che popola l'Africa
Centrale. Sono agricoltori: I loro an-
tenati risultano responsabili dell'ab-
battimento delle foreste che un tempo
si stendevano benefiche su tutta la
regione: quanto a loro, non cono-
scendo I concimi e Il loro impiego si
rendono responsabili dell'attuale ulte-
riore Impoverimento del suolo. I Batwa
a lungo contrastarono la loro avanza-
ta, ma alla fine dovettero cedere.
I Batutsi sono gli ultimi venuti (la
loro presenza consta solo negli ultimi
tre secoli), e sempre secondo certe
statistiche raggiungono oggi il 9%
della popolazione. Ma devono essere
molti di più, almeno il 18, forse il 25%.
E c'è chi li ritiene addirittura più nu-
merosi dei Bahutu. A lungo sono ri-
masti padroni Incontrastati del paese.
Di origine nilotica, sono longilinei, di
altezza media sul metri 1,80 (facil-
mente raggiungono i 2,1O come I
buoni pivot della pallacanestro). In
quanto razza padrona, hanno fornito
al paese l'ultima dinastia regnante: il
penultimo re era alto metri 2,04, suo
fratello 2,12, un suo zio 2,10. L'Ultimo
re, piccolino, era solo 1,98. Hanno
naso sottile, labbra fini, volto ovale
molto regolare. Dall'alto della statura
esprimono distinzione, fierezza, di-
gnità mescolata a orgoglio. Sono - o
si ritengono - superiori agli altri per
carattere, intelligenza o almeno scal-
trezza, e per un talento innato che Il
porta naturalmente al comando. Sono
allevatori di bestiame e hanno sulla
coscienza t' incendio di vaste savane e
boscaglie, per far posto al loro ar-
menti. A lungo te loro mandrie e
greggi sono state net paese sinonimo
di ricchezza e potenza.
La Chiesa. L'evangelizzazione del
Rwanda cominciava nel 1900, per
merito dei Padri Bianchi. Nel '17 erano
ordinati i primi due sacerdoti rwande-
sl, nel '22 Il paese diventava Vicariato
Apostolico. La Santa Sede istituiva la
gerarchia nel '59. Oggi (dati della
Santa Sede, 31 .12.1977) la Chiesa lo-
cale comprende sei diocesi, di cui
cinque governate da vescovi rwande-
sl. I centri pastorali sono 1.064, di cui
105 sono parrocchie e 554 stazioni
missionarie. I sacerdoti sono 412, di
cui 238 diocesani, I religiosi sono in
tutto 1.284, di cui 174 sacerdoti, 179
laici e 713 suore.
E l cristiani? In 77 anni di evange-
lizzazione sono passati da zero a
1.850.000, pari al 42,3% della popola-
zione. Un'espansione vertiginosa.
I salesiani. Sono presenti dal 1954:
oggi sono in 41 (di cui 12 giovani in
formazione), e hanno sei case. Due
opere preparano i quadri: una • casa
per vocazioni• a Kimihurura, e a Bu-
tare Il noviziato e casa di formazione
per studenti di filosofia e teologia.
Sono affidate ai salesiani le due par-
rocchie di Kicukiro e Musha, con re-
lative numerose chiese succursali. Le
altre opere si occupano direttamente
della gioventù: a Gatenga (assistenza
giovanile), a Kicukiro (oratorio festivo,
scuola tecnica statale, convitto), a
Mimihurura (ginnasio, convitto, labo-
ratorio tecnico e sociale).
Le case di formazione, aperte da
pochi anni e ancora in boccio, sono a
servizio delle comunità salesiane del-
l'Africa Centrale, e racchiudono le
speranze del futuro salesiano In quelle
terre.
)!ii anni '30 1 Batuts1 completarono la
luro sterzala aderendo al cristianesi-
mo nonostante l'ostilità di Yuhu IV.
Anche suo figlio, il principe ereditario
Rudahigwa, delle al re <lei dispiaceri,
perché fin dai dodici anni cominciò a
frequentare la missione canolica me-
scolandosi con gli altri ragazzi per
imparare il catechismo. E quando nel
'44 succedeite sul trono al padre, per
prima cosa allontanò dalla corte i vari
~,regoni e indovini dei culli animisti.
Da allora la diffusione della l'edc è
~tata vertiginosa. Nel 1950, dopo
mezzo secolo di evangelizzazione, le
m issioni erano 40, i battezzati 360.000,
i sacerdoLi rwandesi 90. La marcia del
Vangelo aLtraven;o il regno di Ruùa-
higwa (divenuto Charlcs MuLara [Il)
aveva del prodigioso, al punlo che i
cristiani del vicino Bumndi, gelosi,
dicevano nel loro linguaggio pittore-
sco: « li buon Dio arriva in Burundi
~tanco del suo viaggio attraverso il
Rwanda».
Nel 1975 i crisLiani già superavano
il milione e mezzo, e potevano con-
tare sul lavoro apostolico di 3 con-
grcgazioni religiose locali. C'era mo-
tivo di far fcsLa, e fesLa è sLaLa: il 15
agosto in tuno il paese le comuniLà si
sono riuniLe nelle chiese per ringra-
Liare il Signore. Dappertullo si è pre-
gato, cantalo e danzato. Un vescovo
commentò: « L'uragano di Dio ha
soffiato sul nostro paese, e noi ce ne
rallegriamo».
L'avvenire dipende dai giovani.
QucsLo felice incontro con la fede (i
cattoUci in R wanda nel I 977 hanno
raggiunto il 42,3%, a cui vanno ag-
giunti un 18% di fratelli separati) è
BOLLETTINO SAI.ES/ANO 1' MARZO 1981 9

1.10 Page 10

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stalo reso possibile dall'anima pro-
fondamente religiosa del popolo e
dalle religioni animiste che incon-
sciamente hanno preparato l'incontro
con Cristo. Il rwandese non era poli-
teista ma praticava un monoteismo
gem.lii10. Mons. Perraudin, ultimo ve-
scovo strani.ero in Rwanda, si è detto
convinto che « Dio era presente nel
paese molto tempo prima dei missio-
nari, che i seguaci delle religioni tri-
bali già lo pregavano nella persona
del loro Imana».
[] ritmo vorticoso delle conversioni
ha comportato l'inconveniente di una
penetrazione del Vangelo non abba-
stanza profonda, e quindi lascia ora
alla giovane Chiesa il compito imma-
ne dell'approfondimento, come lo
chiamano. Un compito tanto più im-
pegnativo, in quanto oggi giungono in
Rwanda molte altre suggestioni: i
primi giovani tornano nel paese dopo
aver studialo in Europa (magari in
Russia), altri gruppi sono presi da
nostalgia dei culti antichi e qua e
riaffiorano le tradizioni pagane con la
consulta degli stregoni e il ricupero di
certi riti.
(vedere al riguardo il riquadrato di
pag. 8), ma u n conto è saperlo e un
conto è poter provvedere. Di qui tutta
l'urgenza d'una massiccia presenza
anche salesiana per i giovani del
Rwanda.
« Finalmente • nel 1954. « Eccoli fi-
nalmente, i salesiani che da tanlo
tempo aspettavo! » Così li apostrofò il
Vicario apostolico mons. Déprimoz, il
24. 1.1954, quando i primi figli di Don
Bosco destinati al Rwanda gli furono
davan ti in carne e ossa. I Padri Bian-
chi, formidabili pionieri., avevano
aperto una piccola scuola tecnica che
preparava falegnam i e sarti, ma ora
la cedevano volentieri ai nuovi arri-
vati, ritenuti specialisti nel tratlare
con i ragazzi.
La scuola sorgeva a Kicukiro, pic-
colo centro a sei km dalla capitale
Kigali. È ancora aperta oggi, è dive-
nuta statale, ma resta affidata ai sa-
lesiani. Conta 350 allievi interni, in
buona parte organizzati in associa-
zioni (Scouts, Lcgio Mariae, gruppi di
preghiera...), e è - purtroppo - l'u-
nica scuola professionale del paese.
Poi mons. Perraudin, successore di
La presenza salesiana In Rwanda. A sinistra un missionario cerca di lare amicizia con un ragaz-
zino; a destra: un giovane della scuola professionale di Klcuklro.
Il Rwanda ha già i suoi sacenloti,
ha i missionari (ancora oggi indi-
spensabili), c dovrebbe averne molti
di più. Si tratta d'una Chiesa giovane
ben impegnata anche nel sociale, che
dà il suo prcz.ioso contributo alla
crescita del paese, molto spesso so-
stituendosi alle au torità civili in un
pesante compito di supplenza. Ha
creato c sta creando scuole d'ogni li-
vello e grado, ospedali, dispensari,
ccc. L'avvenire di questa Chiesa, non
meno che dello S tato, dipende oggi
dai giovani, per i quali si fa ancora
troppo poco. [ vescovi lo sanno bene
mons. Déprimoz, domandò ai sale-
siani un'altra collaborazione: di fon-
dare un seminario minore del nord
del paese. Nel 1956 essi lo aprirono a
Rwesero, e lo avviarono per bene
portando i primi ragazzi alla soglia
degli studi filosofici nel I962. A mis-
sione compiuta, quell'anno essi con-
segnarono alla diocesi il seminario
ormai rodato e passarono ad altre
inc-0mbenze. Infatti il vescovo affi-
dava loro a Kicukiro anche la par-
rocchia, con le chiese succursali at-
torno. A tutto questo i figli di Don
Bosco aggiungevano doverosamente
l'oratorio r,cr i ragazzi.
Nel '63 eccoli anche a Kimihurura,
sempre nella pe1ifcria della capitale,
dove aprono un « Laboratorio tecnico
sociale» destinato ai ragazzi biso-
gnosi di lirocinio pratico prima di
esercitare una qualche professione.
L'anno dopo vi aprono anche il gin-
nasio con internato. E da due anni
hanno un provvidenziale « Istituto di
formazione apostolica» dove una
quarantina di ragazzi studia fra l'al-
tro anche la propria vocazione.
Nel 1970 i salesiani si addossano la
parrocchia di Musha, a 40 km dalla
capitale. Oggi gli abitanti sono 61.000,
i cristiani quasi 20.000, i catecumeni
pii'.t di 2.000 ogni anno. La parrocchia
è molto vasta, e si sono dovute co-
struire già tre chiese nella zona. I
cristiani hanno fabbricalo i mattoni, i
missionari con l'aiuto dei buoni han-
no provveduto a tutto il resto. E .in-
tanlo altri cristiani continuano a co-
struire mat1oni per altre chiese...
Nella parrocchia lavorano anche 16
catechisti, a tempo pieno, e bisogna
provvedere anche a loro.
Dal 1976 c'è a Gatenga - sempre
nella periféria di Kigali - una piccola
opera di assistenza giovanile destina-
ta a crescere: un centro dove i giovani
sprovveduti di titolo scolastico impa-
rano un mestiere. 1 primi laboratori
sono ormai in piedi: fa legnameria,
elettricità, meccanica,
La cittadella degli studi. Sempre
nel '76 è nata a Butare la sesta e per
ora ultima opera salesiana in Rwan-
da, ma anche la più carica di futuro.
È. una casa di formazione che ospita i
novizi e chierici frequentanti il liceo e
la teologia.
Bulare, a 130 km dalla capitale, è
un singolare centro di 20.000 abitanti
con vocazione decisamente intellet-
tuale: è la cittadella degli studi. Vi si
trovano riunite le principali istituzio-
ni scolastiche del paese, cioè otto
istiluti secondari per la gioventù, e
sette scuole superiori specializzate,
tra cui l'Istituto teologico, l'Istituto di
catechetica, il Seminario maggiore,
l'Jstituto nazionale di ricerca scienti-
fica, l'Università rwandese, e perfino
la Scuola per sottufficiali. In questo
crogiolo dei cervelli, quattro salesiani
maturi si prendono cura di altri 12
salesiani in formazione; la piccola
comunità si distingue per le sue atti-
vità sportive, musicali, teatrali, e più
ancora per l'impegno in mezzo alla
gioventù. Organizza infatti la Joc, gli
Scout, gli Amici di Domenico Savio,
gli Exallievi. E d'estate le colonie
diurne, affollate da centinaia e centi-
naia di ragazzi. A Butarc è al lavoro la
potenza segreta e delicata di Dio che
prepara gli apostoli.
Fate che Don Bosco diventi africa-
10 BOLLETTINO SALESIANO I ' MARZO 1981

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Nemba, 1970. L'ordinazione sacerdotale di padre Stefano, primo salesiano rwandese.
RWANDA; LE INQUIETUDINI DEI VESCOVI
I sei vescovi del Rwanda nel 1980
hanno Indirizzato al fedeli una lettera
pastorale in cui espongono le loro
preoccupazioni su alcune inquietanti
realtà del paese. Nei brani più signifi-
cativi della lettera - sui giovani, la
famiglla, Il rapporto genitorl-flgll - qui
riportati, à facile vedere che si tratta di
problemi in qualche misura anche
itallani. E più ancora risulta chiaro
perché Don Bosco con le sue preoc-
cupazioni per la gioventù deve Incar-
narsi oggi, mediante i suoi figli, in
Rwanda e nel continente nero.
I giovani. Vorremmo richiamare tra I
problemi più angosciosi quello dei
giovani. Si è portati a criticare pesan-
temente i giovani d'oggi: si rimprovera
loro di non voler restare sulle colline,
ma di venire in città dove vivono di
espedienti. Vedere centinaia di giova-
ni in attesa davanti a un cantiere di
lavoro nella speranza di essere as-
sunti, quando si sa che solo pochi
potranno trovarvi occupazione, non
può lasciarci indifferenti... Tutte que-
ste energie chiedono di essere utiliz-
zate nel lavoro. Come evitare che
questi giovani, attanagliati dalla fame,
si diano al banditismo? Come offrire
loro la prospettiva di fondare una fa-
miglia?
Supplichiamo i responsabili di voler
mettere al primo posto del loro Impe-
gno l'occupazione dei giovani. Le
braccia dei giovani sono la prima ric-
chezza del paese. Venga fatto il mas-
simo dello sforzo perché si procuri un
lavoro al più gran numero possibile di
giovani, per farli così uscire dall'ozio e
dalla disoccupazione...
La famiglia. La tradizione del nostro
paese affonda le radici nella famiglia,
ma siamo costretti a constatare che
oggi la famiglia rwandese ha perduto
gran parte della propria coesione.
Molti giovani non riescono più a tro-
vare I mezzi indispensabili per fondare
una famiglia, il terreno su cui costruire
la propria casa. Questi giovani ci di-
cono: « Dobbiamo aspettare la vec-
chiaia per sposarci?». E si mettono
insieme», senza preoccuparsi di ce-
lebrare un matrimonio regolare. In tali
condizioni, quali le garanzie di un fu-
turo per quelle famiglie? Quale la si-
tuazione dei bambini che vi nasce-
ranno?
Genitori e figli. Anche i rapporti
genitori-figli hanno subìto un deterio-
ramento. In altri tempi i figli venivano
educati In famiglia. Le abitudini di vita
cambiavano molto lentamente, era
compito dei genitori e del clan fami-
liare inculcare al figli la saggezza ri-
cevuta dagli antenati. Ciò causava un
legittimo rispetto verso I genitori.
Oggi molli ragazzi vanno a scuola.
mentre i genitori non hanno mai po-
tuto frequentarla. I figli si considera-
no, in forza della loro Istruzione sco-
lastica, superiori ai genitori. Se un
papà ìn nome della propria autorità
pretende di aver ragione in argomenti
che non ha studiato, rischia di non
essere preso sul serio dal figlio; ri-
schia, per di più, di provocare in lui il
rigetto della saggezza paterna...
Gli Insegnanti si sentono dire da
molti genitori: « Occupatevi voi dell'e-
ducazione dei nostri figli; a noi è ormai
impossibile farlo» ... E tuttavia spetta
in primo luogo ai genitori il dovere
dell'educazione. Malgrado le diffi-
coltà, essi non possono abdicare: bi-
sogna essere fedeli a questa respon-
sabilità che Dio ha affidato loro.
Anche I genitori che sanno leggere
e scrivere si sentono inadatti alla vita
moderna che vivono i loro figli. Al
tempo della loro giovinezza non c'e-
rano né cinema. né radio. I rapporti tra
giovani e ragazze erano severamente
controllati. I viaggi erano una cosa
rarissima. Le città, con le loro attratti-
ve, non esistevano ancora. Ora, non
avendo vissuto l'esperienza di questa
nuova società, i genitori si ritengono
incapaci di offrire ai figli i consigli di
cui avrebbero bisogno.
Alcuni ostentano davanti ai figli le
tradizioni della società in cui sono
cresciuti, mostrando cosi di vivere
fuori del tempo. A questo punto i figli
si rivoltano, e una volta cresciuti la-
sciano la casa paterna.
Per ristabilire l'intesa e la coesione
bisogna che i genitori si rendano
conto che la vita di oggi non è più
quella vissuta nella loro giovinezza.
Come potranno aiutare i loro figli a
distinguere ciò che è bene e ciò che è
male nella vita moderna, se i genitori
la rifiutano totalmente? La loro sag-
gezza li deve aiutare a riconoscere ciò
che cè di buono nella vita...
I vescovi del Rwanda
no. Sei opere salesiane, in un paese
relativamente piccolo. Ma i vescovi
11e vorrebbero parecchie di più. E il
primo motivo è perché il Rwanda
formicola cli ragazzi e di giovani (il
43,S'!o della popolazione ha meno di
15 anni). Un secondo motivo è che
fino a non molti anni fa l'analfabeti-
smo raggiungeva il 90% della popola-
zione, e oggi La situazione non è mi-
gliorata di molto. U11 terzo motivo: i
ragazzi scappano dalla campagna e
cominciano ad affollare le periferie
delle città, ma vi arrivano sprovvisti
di istruzione e di mestiere, e sono
destinati ad alimentare la disoccupa-
L.ione e la delinquenza.
I salesiani del Rwanda attendono
- nelle prospctLivc del Progetto
Africa - l'arrivo di nuovi missionari
dall'Europa; ma più ancora lavorano
nel campo vocazionale perché cerca-
no giovani rwandesi a cui affidare il
progetto apostolico di Don Bosco:
essi devono farlo proprio, e realiz-
zarlo in mezzo alla loro gente e alla
loro gioventù. Se Don Bosco è UJ1
dono che Dio ha fatto alla Chiesa, è
giusto che il suo carisma sia trapian-
tato anche nel Rwanda.
TI Rcttor Maggiore nella sc\\lrsa
prima\\'cra si è recato a visitare i sa-
lesiani <li quelle missioni. Ha scrilL0
uno di essi che «è slata una visita
straordinaria. Era la prima volta che
un Reltor Maggiore ar.-i,·ava nel cuo-
re dell'Africa, c per nc>i è stato qual-
cosa <li fantastico, che ci ha ridato
entusiasmo e coraggio». Don Viganò
ha detto loro così: «Fate in mod\\l che
Don Bosco diventi africano•.
Enzo Bianco
BOLLETTINO SALESIANO MARZO 1981 11

2.2 Page 12

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PROBLEMI EDUCATIVI
Babbo e mamma
si voltano le spalle
È una vita difficile quella che attende i figli di genitori che si sono
voltati le spalle. E I casi sembrano In aumento. Allora che fare?
I I papà e la ~amma d1 Tiziana s1
erano ~rosati per amore a \\'cn-
1'a1111i. giurando d1 non separar s1
mai. C'era in loro 1an10 coraggio e il
proposito di costn11re il luLuro insie-
me. Poi col tempo qualcosa è cam-
biato. 1'.:1mo1·e ha perso lo smalto. Un
po' di i1 rita,ionc e di in,offcrcnza, la
s1anchc1✓u del com i\\ en: quotidiano,
il bisogno di offendere, di dare la
colpa all'altro per ciò che non anda\\ a
in famiglia. Dopo 15 anni di matri-
monio l' lu nascila di due figl i dicono
di a1 cr bìs1>gn<> di cambiare aria, di
a\\·cr ,baghalo a sposrm,i giovani. al'•
\\ ient• cht• \\·ogliono riu1pcrarc la loro
hbenà. l na sera il babbo dice a Ti-
1iana Va' a dormin.: con tua madre.
Nel tuo lcllo ci dom10 io"· Qualche
g:im 110 dopo se ne p,1r1e ~enza una
spil'ga1i1mc. E la mamma continua a
<lirt· a1 dm· figli che 11 babbo si è tra-
sll'nto in un'altra città pc1 la,oro.
Dal diario di Carla: li mio cuore
balle Ione. Sembra che tulli i mariti e
I<: mogli bb1iccino. lo non so mai ,e
sia cosa grave o banuk.-. E ogni volta
mi chil•ùCJ: sarà l'ultima volla che
...tanno lll")icmc? Dii t'lllcrò orfana <l1
pad1c o di madre-.' Perché loro non
pensano a mc. Nle ne sono accorta
molto bene•·
St'condo i dati 1,tot, negli ultimi sc1
anni :,,ont> 195.607 le cuppil' che han-
no dichiarato davanti a un tribunale
la linc del loro m::it11monio. Sono
quindi almeno 200 mila k· Ti7ianc che
dc\\'ono \\ ersarc i lacrimoni a cau.,,a
dei loro genitori. ••erch1. e chiaro che
le \\·ere dtumc dei mmrìmoni che
falliscono sono loro, i tigli. ln una
socil:tà 111 cui la famiglia è ancora
l'unico spazio dove i rJ1,mai poss<mo
-,ent1r..1 pil·namentc ac1:olli e amati,
quando qucsLa nenc J mancare ai fi.
idi crolla addosso il mondo.
- K.ramer contro Kramer. La di-
scw,,1one sulla vita d1'lidlc dei figli
del divorzio ha avuto un'impennata
in "eguito al succes~tJ del film Kra111e1
conffo Kwmer. li tìlm descri\\l: il
rarporto tra un padre e ,uo lìglìo.
dopo che la madre ha chiuso alll'
spalle la porta <li ca,a La storia ha
commosso molli e ha ~u-,ci1a10 l':ll.li!
rcazicmì, soprallutto negli Stati Unili,
dove il problema del divorzio sia
p1 eoccupando un po' 1ut1i. Secondo
Paul Glick. autmt• dì un rapportc, per
11 \\linis1cro dt•gli mtc1 m americano, 11
45 per cento <lei bambini amt•ricani
n,.1Li nel 1978 si trnvcrà a vivei e con
un •mio gcni101 t' p111na di compicrt· i
18 anni. Nemmeno in Svezia la ,1tua•
1ionc è così dr~1m111a1ica.
Anche I òlta11 r11~e11io, un hlm di
Comendni, insiste ,ullo stes!>o lema:
narra la storia di un bambino con lo
1aligia scmpn.·. pninta, cJ1e come un
pacco postale vk-nc spedito ora dai
nonni, ora dal patire. ora dalla matlrt·.
Tutll gli 1·ogliono hl'm.', ma non c.ip1-
,cono che Eugcnio per essere ldin.
h,t semplicemt•ntc bisogno di un papà
, di una mamma "tabili.
Non rifaremo gli errori dei genito-
ri. Molti genitori vivono le loro cri,i
cullandosi ncll'ìllu:,ionc che i figli non
capiscano, oppun: che riesumo a
"comprendere,. e a essere mdulgcnll.
lnwcc i ligli non ,olo spesso .,,j •~·n-
tlono pcrfcttarnt•nte conte, ddla '>1·
1ua11onc. ma M>llO anche molto wn.-11
nei loro giudizi: « Da un uomo come
mio padre 11011 mi aspetto più nit·ntc.
Certo ogni tanto m1 fa rabbia, come
pe1 esempio qualche giorno la. ha
detto che \\'Cnt\\ a d Milano a tronmm.
-,i {> lallo a-,pt•ttar" per quattro ou.-. e
poi non si è neanch<: degnato d1 tarmi
un.1 telefonata~ (Filippo).
« Ogni g.iornri è una nuol'a 1n1gcdia.
Pt•t mesi ci .,0110 ..tate liti furibonc.k
1.:he anda\\ ano a, anti anche la notte.
\\1io pacln.•, a quanto pare, s1 i.• inna-
morato. A m~· d1t· lan>lo mc ne 1m-
JWJ 1a ,e lui ,t rnn,1111oral -\\ml.11.1,
vc111va, si vole\\ a scpararc, poi mia
madrt• piangc\\'a c lu i ci ripen-..a1a.
Due giorni Ia c1 hanno convoul!i. mc
e mio fra1dlo. I!anno chie-..to a noi
che cosa do1 C\\ Jno fare. l\\la li pare
logico? lo li ho mandati al dia\\'olo,
mentre mio lratcllo, che ha 11 anni.
ha <leuo cht• non .,opporta le cuw a
metà e<l era meglio ..e si separ::wuno.
La notte pt•rì, sono dm·u1a andai e a
consolarlo, e non la .,metteva pili di
piangere• (Flora)
\\1io padH· don.·\\ a starsene: tuua
la vi1a per i ~·a, oli suoi, alu u che
mellere .,u famiglia• ( Filippo),
Jcannc Dl•l.il<; nel volume « Lt· do,-
,icr ciel. enlanl', du divorce ~r.:rive
che il òOùo dei [igli dei diHu ziati si
:,,po~a con In ferma dcu,.1one dr non
di\\l>rtiarc mai. !\\la c'è un 20'111 che ba
paura di sposari.i. E li rt·...iantc 20°u
prende le co.,c alla lcgg1:ra, ç '>i ~po~a
già pensando all'incl'itulnl11a del dì-
\\·ooio. O non si spc,,u ,ilfallo: lo
pianto il mio ragano app1:na parla di
spo,Jr'>I•· (Laura, 19 anni, liglia <li
di\\(>r1iaii); * li ma1rimonio t una
Lrappol.t, i '>entimcnti eterni non esi-
stono» (Giancarlo).
Altri giO\\ ani. andw ,cottati dalla
s11ua1ionc familiare, ,anno acqubta-
rc \\ cr~o il matrimonm un a11cggia-
men10 pii1 !>aggio e rc,ponsahile: « La
sera, qu,mdo i raga111 \\enh ano a
prendei mi pcr uscire, mw padre mi
diceva: "'Fai quel che l'uoi, l'.ti con chi
ti pare, ma non sposarti. A ,posar,i
uno paglia una decisione g1 a\\ IS)>lma, t
po, se nt pl'nic .._ \\ta io a un ceno
puntn mi u·o accorta d1 quei.LU: d'ac-
cordo, bt•nc. bcnis~1mo, andiomo a
desu·a, ,mdiamo a ~i11b tr.1, mu poi!
Bil>ogna purt' 111c11cre un In•no a ciò
che facdamo. imporci u1w meta !o,
la \\ ita di mio padre e mia madre che
in tuIli i ,l·nsi hanno 11s,u10 in dm·
dirc1ion1 di\\ cr~c. non la \\'uglio \\ 11 ere.
Ho \\ i,10 tante coi.e che 1111 hanno
dato pl·na quando avc\\·o do<l1c1 an
ni... !o ho vbto e 11w1 voglio chl·
quelle cose ..ucccdano a me. Cosi ho
,,po,-a10 Fahrizio, I ho -,posato m
chics.i, t.· non \\ oglio spu.,art· al1ri. J
gim ani d oggi sarann(l ancht· cauh i,
mu 10 ,ono una gio\\'anc d 'ogj.!t e vo-
glio un marito solo, ~ i figli di quel
mari Lo ,olo... ».
La mamma (o Il papà) se ne 6 andata...
12 BOLLETTINO SALESIANO o I MARZO 1981

2.3 Page 13

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In sostanLa questi ragazzi vengono
a dire: « No.i non rirarcmo gli crro1i
ùei nostri genitori. Siamo una gene-
ra7.ione più forte, e dimostrc1·cmo lo-
ro che sapremo direndere meglio una
~celta, un mondo, un ideale di vita»
(Loredana).
Noi genitori, che fare ? Le statisti-
che su un punto sono concordi:
quando i genitori sono in crisi e bi-
\\ticciano, i ragazzi ne ricevono dei
contraccolpi terribili che possono se-
gnarli per tutta la vita. "Una sera i
nostri genitori si sono picchiati e noi
abbiamo visto dal buco della serra-
Iura; perfino nostra sorella di 21 anni
ha cercato cli fermare i nostri genitori.
Quella noue ci i.iamo spaventate,,,
hanno scrill<> due bambine, Marta e
Rarrat'lla al Giornalino. La cosa di-
\\'enla più problematica se avviene
anche la separazione: « Il divorzio dei
genil<Jri è hcn più terribile che la
morte dei genitori: è la ve,·gogna di
a\\·ere dei genitori, e la vergogna cli
csscre abbandonati da essi» (Stefa-
nia). I ragazzi più fragili pos::.ono an-
che manifestare reazioni pawlogiche,
come balbettio, emicrania, ansia,
DI lei (o di lul) non ri mane che una loto...
nausea, dolori intcsLinali; o compor-
tamento sociale deviante: violcnLa,
pigri.da, indiffcrenLa, abbandono de-
gli studi, furto...
La cosa pili saggia in questi casi,
sia per i genitori che per i figli, spe-
cialmente se non sono più bambini, è
c~-rcar di capire la propria situa.t.ione
e adottare una linea di comporta-
menlo che ridon i fiducia e permcrta a
gran<li c piccoli di continuare a vivere
senza troppo ùisagio. Gli psicologi
abbondano di consigli... Eccone al-
cuni.
* Non fare dralllmi perché si di-
scute o si bisticcia. Non bisogna farsi
prendere dall'agitazione prima del
tempo, non tuue le nubi in famiglia si
trasfo1111ano in un temporale. È nor-
male che si finisca per scaricare in
famiglia le tensioni accumulate al-
trove. Ogni giorno abbiamo bisogno
di parlarci e di sfogarci, e in genere
ognuno di noi è più spontaneo e disi-
nibito proprio verso le persone con
... e poi un grande vuoto. Sono I figli che pa-
gano quando i genitori si voltano le spalle.
cui ha più confidenza e fiducia. Per-
mcllcte che in famiglia sia possibile
realizzare questo tipo di libertà: chi
vuole bene parla, dbcute, chiaiisce le
proprie posizioni, non si vergogna di
sfogarsi.
* Dare tempo al 1e111pò. Se state
vivendo un momento nero e c'è crisi
piena nella vostra famiglia," lasciate
passare il tempo. Molto spesso certe
situazioni si risolvono da sole. La fa-
miglia sa trovare in se stessa la for.t.a
di riprendersi, di ricuperare la sere-
nità. L'esperienza dice che certi stati
di angoscia sono immotivati, che a
distanza di qualche tempo i brutti
momenti appaiono solo più un ricor-
do.
* Rilrovare le radici del proprio
amore. Lo si sente dire spesso: il ma-
trimonio è un punto di partenza, è
amore promesso, che diventerà con-
creto e più profondo col tempo. « Se
noi rossimo def tullo simili non po-
tremmo amarci», diceva Lanza del
Vasto; e il vedere le cose da uomo o
ùa donna, e le stesse diversità d i
temperamento o di opinione, possono
d iventare ricchezza, un'occasione per
modificare in meglio, arricchendola,
la nostra personalità, per imparare ad
*amare in modo gratuito.
Sforzarsi di capire e di 11011 con-
dannare. Cioè imparare a perdonare,
a cancellare dalla propria memoria
gli episodi spiacevoli, a prendere il
meglio di ciò che offre il presente.
Soprallutto non giudicare gli altri con
troppa severità. Molto probabilmente
le loro crisi li fanno soffrire profon-
damente. e sono essi i primi a sentirsi
*umiliati da certe situazioni.
Guardarsi allomo. Se vi trovate
in una famiglia d issociata magari
senza colpa vostra, sappiate - magra
consolazione - che il vostro è l ui-
L'altro che un caso isolato. La situa-
7.ione delle famiglie divise si sta pur-
troppo allargando a macchia d'olio. È
questa probabilmente la conseguenza
di un certo tipo di p rogresso costruito
senza amore, senza spirito di sacrifi-
cio, scm:a dare importanza ai valori
*più im portanti...
Se la separazione è avvenuta,
non co11tinuate a sbagliare. Per esem-
pio i genitori separati spesso si impe-
gnano in una «nobile» gara per
dempirc di regali i propri figli: è uo
modo sbagliato per cercare di farsi
perdonare. destinato a diseducare
pe1icolosamente i figli. È un modo
per scaricare il r,roprio senso di col-
pa. Ma intanto i figli capiscono il
gioco e sfruuano le due parti, appli-
cando una mentalità «economica»
che spegne in loro ogni affetto e jj
*rende insensibili.
Assumete le Poslre responsabi-
lità. Cercate di risolvere la crisi in
modo iJ pili possibile positivo, so-
prattutto per i figli. In caso di sepa-
razione, i tribunali italiani 82 volle su
cento affidano i figli aUa madre, che
molto spesso non si risposa. Chiun-
que sia a dover mandare avanti da
solo la famiglia, deve imparare a ca-
varsela, a diventare coraggioso e
saggio, ad acquistare un maggìore
senso cli responsabilità. Non mandate
al diavolo tulio soltanto perché qual-
cosa è andato storto. Bisogna riuscire
a vivere ugualmente con gioia, e ma-
gari con un pizzico di umorismo, an-
*che nelle situazioni più difficili.
Affrontate la situazione con spi-
rito di fede. Chi conserva la fede trova
in D io, a volte anche nella comunità
cristiana in cui è inserito, nel dialogo
con il sacerdote, un valido aiuto per
superare la crisi e dare un senso po-
sitivo alla propria vita , come ptu·e a
quella dei figli.
Umberto De Vanna
BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1981 13

2.4 Page 14

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* EL SALVADOR INTERVISTA A MONS. RIVERA Y DAMAS
La Chiesa si preoccupa
di tutto l'uo o
« La Chiesa ha una missione evangelizzatrice unita alla promozione
umana - ha spiegato il vescovo salesiano In un'intervista-; quindi
fa Chiesa si preoccupa di tutto l'uomo: corpo e anima, intelligenza e
volontà, tempo ed eternità... »
N ei giomi cruenti de/l'ultima
fallita insurrezione della sini-
stra rivoluzionaria (10-13 gen-
naio 1981), l'inviato del "Sabato» Al-
ver Metalli l,a intervistato l'ammini-
stratore apostolico di San Salvc1dor,
111ons. Arturo Rivera y Damas. Il ve-
scovo salesiano ha 1-ilasciato risposte
particolarmente chiare e precise s11/la
posizione della Chiesa e il suo co,11,-i-
buto per la pace nel travagliato paese.
Ecco una nostra. sintesi dell'articolo.
Fin dal primo momento, quando
ancora il corpo caldo dj monsignor
Oscar Arnulfo Romero giaceva su un
tavolo del policlinico, già si sapeva a
chi sarebbe passata la sua enorme
eredità. Da tutti, mons. Arturo Rivera
è considerato il naturale successore
dell'arcivescovo assassinato.
Non è facile avvicinarlo, conteso
com'è dru mille drammi e dalle mille
responsabilità di quest'ora dramma-
tica. La sua è una chiesa dissanguata
dalla violenza: un vescovo, selle sa-
cerdoti e quallro religiosi uccisi nel-
l'ultimo anno, due sacerdoti scom-
parsi e più di 40 costretti a lasciare il
paese per le 1runacce ricevute.
Salesiano di Don Bosco, già ausi-
liare di San Salvador, è di questa
Chiesa che mons. Rivera ha assunto
la guida in qualità di amministratore
apostolico.
Domanda. Eccellenza, in questi
giorni così dramrnatici per la storia del
Salvador, ho /'impressio11e che la
Chiesa sia la vera grande forza morale
del paese. In che modo questa al{/orilà
morale può essere fatta valere per
scongiurare più gravi sofferenze?
Risposta. La Chiesa ha wia mis-
sione evangelizzan·ice, e l'evangeliz-
zazione è unita alla promozione
umana. Quindi la Chiesa si preoccupa
cli tutto l'uomo, corpo e anima, intel-
ligenza e volontà, tempo cd eternità,
perché è lutto l'uomo che è stato re-
dento. La Chiesa in questo momento
storico non deve limitarsi soltanto a
dire la sua parola: poiché è anche
molto ben vista dalle autorità del
Governo, dal Fronte democratico, e
direi anche dalla Direzione rivoluzio-
naria unificata, essa può adoperarsi
Mons. Arturo Rivera y Damas.
per contribuire a un avvkinamento
delle posizioni. Tullavia ciò non è fa-
cile, le circostanze sono difficili.
D. Questo tentativo di avvicina-
rnento è stato cercato? So che lei ila
offerto la mediazione della Chiesa...
R. Ebbene, chi deve cercare la me-
diazione è chi si comballe; la Chiesa
ha fallo un invito, loro devono accet-
tarlo... Ho alcuni indizi che mi fanno
capire che questo dialogo è possibile,
e io come pastore auspico vivamente
un dialogo che porli a risparmjare
vite umane.
D. Qual è il suo giudizio complessivo
sulla Giunra di governo?
R. Credo siano uomini di buona
volontà e onesti; però sòno eredi di
una tradizione di corn.17Jone, e anche
l'esercito e i corpi di sicurezza sono
gli stessi di un tempo...
D. E sulla si11istra rivoluzionaria del
Salvador qual è il s110 gil1dizio?
R. Positivo su alcuni aspetti; ho
visto che molti contadini hanno tro-
vato in queste orgaruzzazioni una
maniera di essere più coscienti, di
considerarsi pane di una società con
ùiritti e obbltghi, e di dare il loro ap-
porto al di fuori di certo paternali-
smo... Questo è positivo. Quello che a
mc non piace nella sinistra è la sua
professione di marxismo e l'uso della
14 BOLLETTINO SALESIANO 1' MARZO 1981
violenza per cambiare le cose. Ciò che
hanno compiuto l'esercito e i corpi di
sicurezza, lo fanno anche loro. Questa
è anche la ragione per cui il popolo,
che prima li vedeva come liberatori,
oggi è pieno ru timore nei loro con-
fronti e non li appoggia più.
D. Cosa significa per lei aver as-
sumo l'eredità di mons. Romero?
R. Mons. Romero ha governato la
dfocesi con uno stile, una moralità,
una maniera ru essere, tmica. lo ho
tentato, per quanto è possibile, e
senza rinunciare al mio modo di ve-
dere le cose, ru continuare quello che
monsignore avava cercalo ru fare.
D. Recentemente lei ha 1·icordazo
che « il primo contributo che la Chiesa
deve portare alla vita del paese è di
essere se stessa, di co11servare la pro-
pria identità». Che cosa significa?
R. Jo credo che in questa nostra
situazione sia forte il pericolo di
smarrirsi; credo che la maniera mi-
gliore per aiutare un processo di svi-
luppo, per essere utili al nostro po-
polo (a tutto il popolo, a quello che
appartiene alle organizzazioni, a
quello che è col governo, e a quello
che è neutrale) è che la Chiesa sia ciò
che deve essere. Jn questo senso dico
che deve conservare la propria iden-
tità, che non può sposarsi col go-
verno con le organizzazioni, ma
deve essere se stessa per compiere
con libertà profetica la sua missione
al servizio del popolo.
D. Non crede che in una si1uazione
di disgregazione e di violenza come
l'attuale la Chiesa abbia la missione di
ricostrnire la cos<:ienza dell'uomo at-
torno ai valori cristiani?
R. La nostra vocazione ce lo chie-
de, e noi cerchiamo di farlo, e insi-
stiamo. Anche se la causa della divi-
sione è in fondo l'ingiustizia: se que-
sta ingiustizia non è vinta negli
aspetti più gravi, è difficile la pace.
Non siamo pacifisti: cerchiamo di
costruire una società fraterna in pace,
ma di una pace che è frutto della
giustizia.
D. La Chiesa del Salvador si sente
edificata dal pollli/icato di Giovan11i
Paolo Il?
R. Certamente. Egli vive il suo mi-
nistero con grande fede, ha saputo
essere vicino a tulli i popoli, ha cer-
cato di capirci con le sue visite in
Messico e in Brasile, e i suoi discorsi
sono per noi una ricchissima fonte di
meditazione e cli riflessione. lo credo
sia il Papa per il nostro tempo.
D . Lei teme per la sua vita?
R. Non si può dire che qui non cc
ne siano le ragioni, però non sono
stato minacciato direttamente. E for-
se per questo mj sento tranquillo e
sicuro nell'insicurezza generale.
Alver Metalli

2.5 Page 15

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ECUADOR
La piccola Chiesa Achuar
muove 1lffll ass
Padre Luis Bolla considera gli Achuar i suol fratelli di sangue In
Cristo. Da dieci anni vive nella foresta fra loro e alla loro maniera, per
portarli a vivere alla maniera di Cristo
D ella Chiesa Achuar (pronuncìo
aciuàr) i missionari parlano
souo,•oce, quasi con pudore,
perché è - o meglio !.<lrà - una
Chiesa quanto mai minuscola (gli in
dios Achuar sono appena 5 mila, di
cui :,olo 1.300 nella mbsionc salesia
na), i battezzati ora sono poche dcci•
ne, tutto è più a livello di desiderio e
progetto che non di roaltà. Ma è giò
una storia cosl bella che merita rac-
contarla, con l'aiuto di chi ne è -
dopo Dio - il modesto e coraggioso
protagonista, padre Luis Bolla. È
sempre meravigliosa - lui dice - la
!>toria di Gesù di Nazaret che penetra
in un gruppo umano che ancora non
lo conosce. Stando alle apparenze, il
Figlio dell'uomo non a,eva modo di
entrare fra gli Achuar, ma ora devo
confessare che egli ~ entrato quando
ha \\'oluto... "·
Puntavano le armi contro di noi.
Padre Bolla, 48 anni, missionario oc•
chialuto e barbuto, figlio di un exal-
lievo di Schio (Vicen:r,a), e cresciuto
nell'oratorio salesiano, è tra gLi indios
dell'Ecuador dal 1954. Ordinato sa•
ccrdote nel '59, l'anno dopo era a
Taisha quasi sul confìne (contestato)
Lra Ecuador e Perù, do\\'e la foresta
regna sovrana e gli indios vi stavano
rintanati. Tfilsho ora è un piccolo
centro missionario, con internato per
gli Shuar, con scuole elementari e
quallro salesiani. Allora nel raggio di
tre ore di cammino a piedi c'erano in
tuuo dodici famiglie Shuar, con le
quali da due anni era andaLo a vivere,
solitario e temerario, padre Luis Ca-
siraghi.
Deciso a fare le cose per bene, pa-
dre Bol.la si mise a contare gli indlos:
«Dal 1961, accompagnato da giovani
shuar del posto, potei fare il censi-
mento di tutta la ~ona. Allora non
c'erano centri né ,·illaggi ma solo case
isolate, le jéa, tipiche case shuar.
Trovammo 1.400 Shuar e 400 Achuar,
1.800 indios in tutlo ».
Ma che tipacci. "Li trovammo tulli
con le armi in mano. Quando ci a\\•
vicinamrno a una cn;,a, se non c'erano
gli uomini, le donne e i bambini fug-
givano precipitosamente. Se c'erano
gli uomini, ci minacciavano, si met-
tevano a danzare i ritmi di guerra
delratsànmata,, puntando le armi
contro di noi ci facevano intendere
che eravamo considerati nemici e
dovevamo andarcene"·
Essi purtroppo usavano quelle ar-
mi soprattutto tra loro. uccidendosi
senza pietà. Padre Bolla ha compilato
l'elenco di 19 peri.one assassinate,
nella lotta tra famiglie, a partire dagli
anni '60. Ma c'erano guerre anche tra
i gruppi etnici: • La guerra scoppiata
20 anni fa tra le tribù di Mukuik e di
Chayat provocò 10 morti da una parte
e 7 dall'altra: uomini, donne, bambi-
ni"· Un'altra matanza (strage) simile
nel I964 causò alui 15 assassinii. • La
loro morte ci risultò molto dolorosa,
Famiglia cristiana del gruppo Achuar, a Vichi-
ml dove risiede Il mlulonarlo padre Bolla.
perché avevamo cominciato a voler
loro bene"• confida padre Bolla.
E aggiunge: • Da questi dati si può
capire come, in un simile quadro
storico di loue tribali e di odii, fosse
difficile edificare la Chiesa. L'interes-
se totale degli Achuar stava nella
guerra... Però oggi le comunità
achuar si trovano come in un'epoca
storica nuova: hanno superato la fase
delle lotte tribali. si stanno avvici-
nando di più agli ideali della cultura
dominante in Ecuador•·
E sta nascendo la nuova minuscola
Chiesa. Gli Achuar organizzano i loro
primi cenlri, ascoltano la radio mis-
sionaria, imparano ad allevare il be-
stiame, prendono confidenza con gli
aerei del Vicariato Apostolico, si riu-
niscono per ascoltare i loro catechisti.
in folti gruppi si preparano al balle•
simo, e due di loro sono stati ordinati
fetcori dal VesCO\\'O.
Evangelizzare dal di dentro. Gli
Achuar appartengono, con altri
gruppi, all'etnia degli Jìbaros, triste•
mente famosi un tempo come cac-
ciatori di teste. Difficile dire quanli
siano in tuuo: forse 60 mila, di cui
23.000 nel Vicariato salesiano. li
gruppo più consistente risulta degli
Shuar-Wampls; numerosi anche gli
Awaj(m, un tre mila soltanto gli
Schiwàr (dal cui nome probabilmente
deriva il termine Jfbaros, di conio
spagnolo). Gli Aehuar, di poco più
numerosi, deri,ano il nome do
acfu, » (in spagnolo aguaje, abbe\\'C·
ratoio naturale per gli animali selva-
tici: essi sarebbero gli abitanti della
LOna bassa e pantanosa del palmi,io,
dove appunto si recano gli animali ad
abbeverarsi nell'achu.
Mentre da decenni i missionari sa-
lesiani, e non solo loro, lavoravano
con gli Shuar riuscendo a condurli
\\'erso il Vangelo, lo sparuto gruppeuo
degli Achuar ancora nascosto nella
foresta era stato come dimenticato.
Padre Bolla ha voluto occuparsi i.li
loro. Rimasto a Taisha fin veri.o la
fine degli anni '60, rientrò in ltalia per
frequentare un corso di missiologia. e
al ritorno nel 1971 decise di impostare
BOU..ETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 15

2.6 Page 16

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un metodo di lavoro nuovo: andar a
vivere in mezzo agli Achuar, e farsi
uno di loro, « per evangelizzarli dal di
dentro». Questo suo tentativo di vita
incarnata nell'ambiente dura ormai
da dicci anni, e ottimi frutti.
Stella luminos a del mattino. Dice
padre Bolla: « Cominciai a risiedere
tra gli Achuar, e a vivere con loro,
secondo il loro sistema di vita, nella
misura in cui ciò era compatibile con
il Vangelo e la mia condizione di re-
ligios,1 salesiano». Lasciato Taisha, si
portò avanti nella foresta un paio di
giorn_,tc di cammino. in un posto
chiamato dagli indios Wichimi, sulla
sponda del rio omonimo. gli
Achuar conservavano intalle le loro
tradizioni. Si presentò a Mukuimp(n,
capo di quel gruppetto, e gli chiese
ospitalità. li capo aveva due case e
ben volentieri gliene mise una a di-
sposizione.
Oltre alla casa, i suoi amici Achuar
dcllero al missionario anche un nome
nuovo e bellissimo: Yankuami, che
nella loro lingua significa « Stella lu-
minosa del mattino». E cominciò a
vivere da Achuar. Levata alle quattro;
lavoro nell'orto, caccia e pesca per
sopravvivere; un traliccio di bambù
come letto e la brace vicino ai piedi
per dormire; menù strettamente lo-
cale; per bevanda la chicha che si ri-
cava dalla mandioca e che le donne
fanno fermentare masticandola a
lungo...
Padre Bolla condivide con gli
Adrnar tutti gH aspetti della vita so-
ciale. Quando la sua casa ebbe biso-
gno di essere rifatta, tutlo iJ gruppo
venne a dargli una mano. Così.
quando si forma una nuova famiglia,
anche lui va con gli altri ad aiutare
nella costrur.ione del nuovo nido.
F(Wmidabile camminatore, ogni tanto
con lo zaino a tracolla parte per la
foresta e raggiunge le case più lonta-
ne, a dieci o quindici km, per curare
un indio morsicato da una vipera, per
mettere pace tra due famiglie che
stanno per scendere sul pericoloso
sen tiero di guerra. A questo scopo gli
serve a meraviglia il registratore por-
tatile: registra su nastro le parole di
pace d'una fazione, e le fa sentire al-
l'altra fazione. La suggestione di
quell'ordigno misterioso fa il rcsw...
Una s trada, una scuola. Per inten-
sificare i rapporti di amicizia col
gruppo Shuar un giorno riesce a
convincere gli Achuar a costruire una
~•rada fino a Pumu Entsa: « Furono
~ci giorni di lavoro intenso nella fo-
resta, suonando a turno il corno da
nord e da sud per rettificare il sen-
1iero dei due gruppi che dovevano
incontrarsi. Quel viollolino nella fo-
resta ci costò sangue. Anch'io dovetti
lavorare come un negro, dando l'e-
scmpio, senza cedere alla stanchez-
za... Ma alla fine il percorso, prima di
dicci ore, si ridusse a cinque».
Un giorno gli Achuar gli hanno
chiesto una scuola per i loro figli, si-
mile a quelle che sorgono u·a gli
Shuar. E lui gliel'ha Jata. Nella scuo-
la i ragazzi approfondiscono l'idioma
achuar e la propria cultura come è
diritto di ogni popolo, rafforzano le
conoscenze empiriche della botanica
e zoologia locale, studiano la lingua e
la cultura dei bianchi per capirli me-
glio e farsi capire da loro, cercano di
conoscere che cosa può tornare loro
utile per aiutare in un domani il loro
popolo. E soprattutto si mettono in
ascolto della Parola del Signore.
Ma padre Bolla inquadra questa
sua attività entro limiti ben precisi.
« La scuola - dice - non è affatto
una struttura dei bianchi o salesiana,
ma un'espressione tipica della comu-
nità achuar che si sta formando. E
Tipo Achuar. A lungo gli Achuar hanno pen•
salo solo a farsi guerra tra loro...
quanto a me, ho ben presente che
non sono venuto qui per ridul'mi a
fare il maestro ma per fondare la
Chiesa Achuar. Voglio soprattutto vi-
vere con loro. e testimoniare loro la
presenza del Cristo».
La messa in rito ac huar. Alla base
ciel suo incontro con gli Achua1· padre
Bolla ha posto una incondizionata
dedizione: « Devo confessa,·e che il
mio cuore cominciò a vibrarè forte-
mente per questo popolo coraggioso
e meraviglioso, già in quei tempi ter-
ribili delle lotte tribali». E poi w1 in-
condizionato rispetto della loro cul-
tura: « Personalmente io sento molto
questo problema, perché è relaziona-
to a fondo con l'edificazione della
Chiesa Achuar, e con la salvezza an-
che umana e culturale di questo
grup1,o nativo».
Presentando il suo metodo, egli cita
sovente due versi di un canto religio-
so udito in rtalia: ,, Dio si è fatto come
noi - per farci come lui»; sull'esem-
pio di questa sublime pedagogia di-
vina anche lui, cristiano, si è fatto
Achuar perché gli Achuar diventas-
sero cristiani.
Dunque incarnazione nel mondo
achuar, ma allo scopo di « edi[icare la
Chiesa Achuar: una Chiesa unita alla
Chiesa universale, ma radicata nella
vita elci fratelli nativi, nelle loro ne-
cessità e angustie, nei loro ideali,
patu·c e gioie». Quanto al missiona-
rio, « deve optare per ciò che è es-
senziale, senza perdere la propria
idemità ». E risulta essenziale che
« sia visto dagli Achuar unicamente
come colui che trasmette il messaggio
di Gesù di Nazaret ».
Per realizzare questo suo progetto
non ha avuto fretta di amministrare i
sacramenti. « fuori dei casi d'urgenza.
Del resto i primi Achuar furono bat-
tezzati quasi tutti come interni nella
missione di Taisha ». Invece ha senti-
to necessario parlare e predicare su-
bito nella loro lingi.ia, che ha impara-
lo bene. E ha fatto leva sul panìmo-
nio religioso che gli Achuar già pos-
sedevano. sfruttando le loro leggende
e miti, le loro abituali manifestazioni
religiose. Su questa base ha iniziato il
suo discorso cristiano, come l'apo-
stolo Paolo che si presentò agli ate-
niesi dicendo:« li Dio che voi onorate
senza conoscere, io ve lo annuncio».
Ha lasciato che gli Achuar si acco-
stassero liberamente alla sua messa,
celebrata ogni giorno in forme com-
prensibili per loro. Nell'occasione ve-
ste col tradizionale iripi alla loro ma-
nien'I, si dipinge la Faccia con i loro
colori, si orna la Lesta con una corona
di penne che è segno di gioia, di so-
lennità e di autorevolezza. E su lutto
questo indossa la stola. Gli Achuar
arrivano nella casa bella e an1pia de-
stinata al rito, e siedono sui kutan, i
tipici sgabelli di legno schimÌlif, men-
tre lui siede sul chimpu{, il scJilc ri-
servato ai capi. L'altare è appoggiato
al palo centrale della casa, e anche lui
quando parla vi si appoggia, perché
secondo la concezione cosmogonica
degli Achuar questo palo è il tratto
d'unione fra la terra e il ciclo. Gli
serve da calice una delle loro coppe di
legno, la più bella, e una foglia di ba-
nano serve da patena. Gli Achuar
durante la messa cantano, non gli in-
ni sacri portati dall'Europa, ma le lo-
ro canzoni opportunamente adattate:
gli Anem o canti di supplica e d'a-
more, e i Na111pef o can ti di allegria.
Cantano a lungo, con sentimento.
Valori e anti-valori. L'in-uzione di
nuovi modelli estranei alla tradizione ·
16 BOLLETTINO SALESIANO 1' MARZO 1981

2.7 Page 17

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poteva causare sconcerto nella vita
sociale degli Achuar, perciò padre
Bolla cerca di tener lontani il più
possibile da loro gli influssi della cul-
tura bianca, e perfino quelli del
gruppo Shuar già più acculturato. Ma
quando gli Achuar decidevano di ac-
quisire qualche nuovo valore, il mis-
sionario si mostrava rispettoso anche
in questo e li lasciava fare. Così gli
Achuar hanno cominciato a ~eguire
alla radio missionaria i programmi
trasmessi dalla« Federa7.ione Shuar».
E sull'esempio degli Shuar :.i sono
organizzati in centri naturali: oggi è
possibile contare 11 comunità di
Achuar sulla sponda destra del rio
Pastaza, e altre 4 sulla sponda sini-
stra, che comprendono in tutto 1.300
nativi.
Sempre sull'e!>empio degli Shuar,
anzi appoggiandosi alla loro Federa-
Lione, anche gli Achuar ~i costituì-
vano imbevuti di valori e anti-valori,
al contatto col mondo attuale. L'im-
portante è che riescano a prendere
piena coscienza di ciò che accade at-
torno a loro, e diventino capaci di
scegliere o respingere certi influssi
esterni al gruppo, verificandoli a lla
luce del Vangdc> ». Per quel che lo ri-
guarda, padre Bolla si attribuisce u n
compito e una responsabilità precisa:
« Diventare il maggior difensore dei
valori della cultura achuar, orientata
e riferita al Cristo <lei Vangelo». Ciò
comporta - pe.r onestà - anche i.I
dovere di • far prendere coscien.r.a
anche dei valori negwivi della nostra
cultura».
GU annunciatori delJa parola. Nel
perseguire il suo obiettivo di fondo, la
creazione della Chiesa Achuar, padre
Bolla si è servito degli Achuar stessi.
Esistono tra loro - come pure tra gli
Shuar - due figure tipiche, quella
Villaggio di Wichimi, nell'Oriente Ecuatoriano: padre Luis Bolla con l'ltipl degli Achuar (alle sue
spalle, le grandi capanne degli lndlos).
scono in gruppi per l'allevamento del
bestiame. Assumono q uesto lavoro
tutti insieme, come attività comuni-
taria, e la solidaiietà di gruppo con-
sente loro di non perdere l'ìdemità
nei confronti degli altri gruppi. Dal
1975 funziona nel Vicariato il Sam
(Servizio aereo missionario), per ri-
sparmiare ai missionari tante giorna-
te d i cammino a piedi, per soccorrere
i malati, per trasportare i prodotti in-
digeni fu01i della regione. Gli Achuar
hanno deciso di costruire piste d i at-
terraggio, e- padre Bolla li ha lasciati
fare. Così i grossi e rumorosi uccel-
lacci del éielo non fanno più paura. e
quando ne atterra uno gli Achuar
corrono a fare festa.
Però non è tutto oro quel che luc-
cica. « Di fatto ora gli Achuar si Lro-
degli a11j111a1in o « narratori dei miti
tradizionali» . e quella degli etséri11 o
annunciatori. Questi ultimi soprat-
tutto sono diventati ,, nnnuncialori
della Parola di Dio».
L'organizzazione degli etsérin è
cominciata nel 1975: padre Bolla ne
ha nominato due per ciascuna co-
munità, e ogni anno li raduna per
cinque giorni. Alcuni sono battezzali
ma la maggior parte non lo sono an-
cora. E sono per metà annlfabeti.
« ma Gesù, dobbiamo riconoscerlo, è
più facilmente compre.,o e amato dai
piccoli e dagli ignoranti», dice padre
Bolla. Gli etsérin si riuniscono ogni
anno per alcuni giorni in un posto
diverso, e vanno a gara nell'ospitarsi
a vicenda (fino a pochi anni fa si
consideravano tutti nemici. e si com-
battevano a morte). Per facilitare
questo loro incont ro, il viaggio di an-
data viene fatto con i piccoli aerei del
Sam, ma il viaggio di ritorno se lo
fanno sempre a piedi, e alcuni devo-
no camminare: più giorni. Oggi gli
etsérin sono 22, e vari di essi stanno
guidando verso il battesimo le loro
comunità, pur essendo ancora cate-
cumeni.
Nel marzo 1979 padre Bolla ha po-
tuto costituire gruppi di lamiglie che
entrano in un catecumenato regolai·e:
sono in rnt10 120 persone. di sci co-
munità diverse, che hanno ~celto li-
beramente di diventare catecumeni.
«A Wichimi - dice padre Bolla - le
poche famiglie baueuate hanno già
l'aspetto di comunità di fede, e :.i
riuniscono una volta alla settimana
oltre che la domenica. I loro etsérin
Pickik e Waakiaeh hanno compiuw
un pa~so molto lungo: hanno chiesw
il ministero di leuori, e l'hanno rice-
vuto dalle mani del Vescovo».
Gli Achuar di Ges ù. I nativi che
hanno ricevuto il battesimo ora vcn-
gcmo chiamati « .Jcs(1s Achuar », cioè
Achuar di Gesù. Sono essi i « primi
crisi iani» della Chiesa Achuar. Una
Chiesa minuscola, che - !>-piega
sempre padre Bc>lla - « è frullo di
una lunga e pa;,:ienle evangclizza7io-
ne che solo Gesù conosce, perché lui
solo è la spiegazione di tutto. E è
fru110 dell'organizzazione sc>cialc de-
gli Achuar in comunità naturali, per
la difesa ùei loro valori e il loro svi-
luppo alla luce del Vangelo».
Padre Bolla in que~to suo lavoro si
sente realiaato: « li vivere tra gli
Achuar è pane essenziale della mia
vita evai,gelica di missionario: sto
infaui condividendo il più possibile la
crescita di Gesù in questo popolo
della selva. E vale veramente la pena
di sacrificare la vita cosl, per i fratelli
Achuar, per portarli alla luce di Gesù
Sah·atore ».
Ha per loro parole di gratitudine:
« Devo riconoscere che il comporta-
mento degli Achuar mi ha sostenuto
nella ,·ocazione e nel sacerdoL.io, in
questi anni di crisi della Chiesa di
Dio: devo molto a loro, al loro affette>,
comprensione e forza d'animo». Lui
si è comportato nei loro riguardi con
sincerità e cordialità, sulla base di
una fiducia illimitata. Essi ora sanno
che Yankuami ,·uol loro bene, li ri-
spetta, non li tradirà mai. Perciò lo
ricambiano con gcncmsità totale.
Pe r q ue!>tO, dice padre Bolla, « è
b'Tande la mia gioia nel pote,· condi-
videre la vi ta con i fratelli Achuar,
che sento miei consanguinci in Ci-isto.
Credo nella Chiesa missionaria, e in-
tendo con tinuarn sino a lla morte, an-
che se dovessi rimanere solo, a for-
mare questa Chiesa Achuar».
BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1981 Ì 7

2.8 Page 18

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DDJ
AUDIOVISIVI
Don Bosco
e il suo ambiente
Raccolta documentaria di dia-
positive sull'ambiente da cui Don
Bosco proviene e quello In cui si
svolse la sua missione.
, editrice LDC sta rendendo un
segnalato servizio alla Famiglia
L Salesiana, pubblicando sotto il
titolo • Don Bosco e Il suo ambiente» una
serie di diapositive sui luoghi, le cose, le
persone che ebbero a che fare con Don
Bosco. Le prime 120 diapositive sono
apparse In libreria tre anni fa; la seconda
serie è uscita in questi giorni. Ne risulterà
una specie di • Memorie Biografiche vi-
sualizzate».
Significato dell' lnlzlatlva. Non è il caso
di dire quanto possa servire alla cono-
scenza di un uomo, la visione degli am-
bienti in cui è vissuto. Si tratta, per Don
Bosco, di un mondo che inesorabilmente
si allontana. di scorci panoramici che
anno dopo anno si trasformano, di oggetti
logori che vengono distrutti o smarriti.
Occorreva in qualche modo fermare l'a-
zione disgregatrice del tempo.
Il fotografo. Indovinata la scelta del fo-
tografo: Il salesiano coadiutore Teresio
Chiesa, che per la documentazione sui
luoghi originari di Don Bosco vanta qual-
cosa di più di una semplice conoscenza.
Intendendo tramandare oggetti e situa-
zioni che erano familiari ai contemporanei
Foto Teresio Chiesa
Testo Antonio Alessl - Teresio Chiesa
Parte prima: Dal Becchi a Valdocco.
120 diapositive a colori in elegante rac-
coglitore, con libro-guida: lire 36.000.
Parte seconda: Valdocco e la baslllca
di Maria Ausiliatrice. 132 diapositive a
colori in elegante raccoglitore. con libro-
guida. lire 40.000.
di Don Bosco, ha voluto documentarsi
direttamente nelle case e cascine, e ha
trovato porte aperte e collaborazione
cordiale a un titolo del tutto personale:
era considerato uno di casa. È infatti vis-
suto al Colle Don Bosco ininterrottamente
dal 1941 al '58, conosce la gente per no-
me. ha avuto gli attuali padri di famiglia
come ragazzi all'oratorio dei Becchi,
Questa gente per lui ha tirato fuori gli
oggetti antich i, è andata a rovistare nei
solai, gli ha regalato • robe vecchie• che
possono avere valore storico ineguaglia-
bile.
L'audiovisivo. Uscita la prima parte di
diapositive, quella riguardante • Don Bo-
sco dal Becchi a Valdocco •, appare ora
la seconda parte, quella che si sofferma
su Don Bosco all'Oratorio e in Torino.
La prima serie di 120 diapositive af-
frontava 4 temi: l'infanzia e l'adolescenza
di Don Bosco; le sue esperienze scolasti-
che ai Becchi; gli studi a Chieri; il sacer-
dozio a Torino e l'inizio della sua missio-
ne tra I giovani. La seconda serie pre-
senta invece Valdocco e I suol • tesori di
salesianltà »: la chiesa di San Francesco
di Sales, le Camerette, il Museo storico di
Don Bosco, la Basilica.
Ciascuna serie di diapositive è accom-
pagnata da un testo-guida che descrive
storicamente le singole Immagini. È una
documentazione ricca, che permetterà a
chi commenta le proiezioni di diffondersi
sui punti di maggiore Interesse con dOVf-
zia di particolari.
Intanto è in allestimento una terza e ul-
tima sezione, che dovrebbe comprendere
altre 120 diapositive sul tema Da Torino
al mondo intero •·
L'utlllzzazione. Questo audiovisivo ha
anzitutto valore di documentazione. Ac-
canto ai 20 volumi delle Memorie Biogra-
fiche, ne costituisce il completamento
iconografico.
Le diapositive sono di facile utilizzazio-
ne nel campo della stampa, sia per ripro-
duzioni a colori che in bianco e nero.
Hanno però il loro uso naturale nella
proiezione. Si possono utilizzare le varie
se~iorii come se fossero filmine complete
In se stesse, e difatti sono già costituite in
sequenze unitarie secondo i vari temi. E'
poi possibile comporre nuove serie a
piacimento, secondo le esigenze e le oc-
casioni.
1 Casetta del Becchi: la cucina. Ci sono I moblll e gli arreda-
menti, mancano solo mamma Margherita e Giovannino...
18 BOUETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981
2. Casetta del Becchi: Il fienile. I ragazzi sono quelli d'oggi, bi-
sognosi arch' essl dell'amlclzla di un Giovannino.

2.9 Page 19

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3 4 Una notte, paurosi rumori provenivano dal soffitto: Giovanni-""
Torino, sacrestia tiella chiesa di San Francesco d'Assisi. Qui
no salì a vedere, e trovò una galllna sotto un vaglio.
Don Bosco 1'8 dicembre 1841 incontrò Il suo primo ragazzo.
5 6. Porta Palazzo: nell'enorme mercato I torinesi trovavano di
Il portamonete di Don Boòsco, con otto Msoldl del tempo. Con
tutto, e Don Bosco trovò non pochi del suol primi ragazzi.
quel capitale egli cominci il tempio di aria Ausiliatrice.
7 Un mappamondo per fantasticare; e poi candela, calamaio e
penna per scrivere al suol figli e amici sparsi per il mondo.
--"
{; Ucappello da viaggio e I bastoni da passeggio che I suol amici
gli donarono quando le gambe non lo reggevano più.
BOLLETTINO SALESIANO 1' MARZO 1981 19

2.10 Page 20

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DA PEKINO IMPRESSIONI DI VIAGGIO
dovevano esserci più <li 11111lc fedeli.
1 n ,ricerdote stava parlando e
C'è disgelo religioso
p.irlèi pc1 una buona mc;,;;,;'ora, fino
alle otto. Era la p1·cdica. Intanto al-
l'altare laterale c'era una messa, fini-
nella Cina del dopo Mao
ta la quale alcuni uscirono. In fondo
c'erano quattro confessionali dove in
continua1ione la gente si conlcssava.
Salutai un sacerdote che era in
Un missionario salesiano in Giappone ha visitato Pekino con l'oc- londo: mi disse che si chiumava An-
chio rivolto all'attuale situazione della Chiesa in Cina. In una lettera tonio Liu Fu Ticng, ordinato più <li
conferma un' impressione ormai diffusa, che cioè per le libertà reli-
giose qualcosa sta cambiando in meglio
dicci anni fa. Parlava meglio l'inglese
che il latino. Fu molto cordiale. Chiesi
~e potevo prendere foto, e mi disse di
Iare liberamente.
L a leueru, daww da Kall'asaki il
9.12.1980, è scril/a dal 111i.,5i0-
11ario salesiano don Caetwzo
/.ali. Messe domenicali alle ore 6.30,
7,30 e 9,30. L'ultima è ~pecialmcnte
per gli addclli alle ambasciate.
Tcme\\o chl' tutto fosse una mon-
tatu ra, ma appena finì la predica e
llllli a una , occ cominciarono a pre-
Compri. e i11diri:;,ata a don Josepli Sapeva che mons. Tan è i.Lato libe- gare, c vidi la devoLione con cui prc-
Zen superiore de/1'/spetwria sa/esia11a rato. Non sapeva che il Papa 1·cn-à in gavano e cantavano, non potevi avere
ci11e.~e co11 ~ede a llo11g Kul/g.
Giappone. GJi ho moi.Lrato il gic,rnal<: dubbi: mi 1rnvavo davanti a genie d.i
Rcv.mo don Zen, le scril'o per !arie callolico giapponese con l'intervista profonda lede. prOI ata da una lunga
;.aperc alcune inlormazioni che ho del I C!>C01,o mc)lls. Fu sulle relazioni pCl'!,CCUZionc.
potuto avcrl' auraver:,u un breve col Vaticano. Sentendo i miei dubbi
Cercai di ,portarmi da1·anti per vc-
1iaggio a Pekino con un gruppo di mi disse con una sicurcua che mi dcre meglio e prendere l'oto. Molti
cattolici giappone;,i. Il viaggio fu or- 1mprc:,sionò: « Ecclesia est una, accennavano a un saluto con la Lesta,
ganiuato dalla no:,tra Editrice Do11 sancta. catholica e t aposLOlica ». E ma eran() molto ,;servati. La maggior
Bosco <li Tokvo, con il pcrmes!>o del aggiunse: « Noi speriamo di avere pane erano uomini; c'erano anche
gol'cmo cinc;,e di celebrare la mcss.a presto relazioni con il Vaticano. La molti giol'ani e raga1:zi (contraria-
in cuttedralc (però non l'abbiamo ce- pii:t grande difficoltà sono Jc relazioni mente a quello che ci aveva detto la
lebrata), e si S\\'olse dal all'R dicem- del Vaticano con Taiwan. Non è quc- nm,tra guida cinese, la quale aUcr-
bre.
~lione religiosa, ma politica"·
ma\\a che non c'erano crcdenLi tra i
Sono tornato proprio ieri sera. con Mi ha fallo l'impressione di un sa- giovani).
grande commozione e gioia. Non !>O cerdote convinto e 7clantc. Ci la-
Questa guida era un professore di
:,e è la prima l'Olla che un gruppo di- !.ciammo per quella sera, prometten- giapponese di 35 anni. ed era la prima
chiaratamente cattolico riceve un do di , •cnirc per la messa delle 7,30 di volta che cmrava in chiesa. Domandò
perme!>SO di questo genere. lo !.Ono domenica 7 diccmbre
ad alcuni giovani se erano Ior1.ali da
andato in clergyman col colletto ro- Di fede provata. Fummo puntuali; qualcuno a venire in chiesa. e rbpo-
mano.
Ùa\\'anti al portone e dentro il giardi- sero che venivano liberamente. Non
D011 Co111pri fornisce q11ìndi 11/c1111e no c'era un pieno di genie; qualcuno c'era dubbio che ci trovavamo da-
1101i::ie su ça/esiw1i che negli anni dirigc\\'a o controlla, a. Entrati in vanti a una comunità di fedeli. Alcuni
passari a1·e1•a,10 co11oscÌ1110 il carce1·e e chiesa ci trovammo dal'anti a uno erano molto anziani, e c'erano mam-
w, ora so110 tornati i11 libenù, o di c11i al spellaco)() che non immaginavamo. me con i bambini a cui in!>egnavano a
mo111e1110 11011 si ~a 11111/a. Dopo
La chiesa, veramente grandiosa, era fare il segno della croce.
acce11110 alla C!tiesa Nazio11ale cine.~e strapiena di fccll-li. Anche i pa.~saggi
Come trent'anni fa. Alle OllO co-
(per alcuni « oggetto di molta sfidu- erano pieni. Abbiamo calcolato che minciò la messa. Era in latino, il cc-
cia", 11erché « contro la Santa Sede»).
la /e11era pro.,eMue.
La cattedrale. Volevamo andar a
vedere la cauedrale e incontrarci con
i clistiani. Eru tardi, ma :,iamo andati
ugualmente sul posto. Appena il taxi
~i fermò la porla si aprì, il portinaio
~porse la testa e ci vide. Lo salutam-
mo cd entrammo nel c()J·tile interno.
facendo cenno che volevamo parlare.
Ci chiamò subiw uno dei :,accrdoti,
che , enne, c cominciai a parlargH in
latino. Mi accorsi che lo sapcl'a me-
glio di mc.
Ci disse che si chiamuva Wang Pe-
trus. di 72 anni, ordinalo nel 193➔ dal
Nunrio mons. Zanin. Sentendo lo
~copo della nm,Lra vi!.ita :,i mostrò
molto contento. Ci disse che sono in
:,etle sacerdoti che lavorano in catte-
drale. !\\on :..o !.C u·a questi o oltre a
4uc~Li. cc n'è uno di 85 e un allni di 86
anni. E alLrovc cc ne sono altri « la-
borantes », cioè ancora ai lavo.-i for- Interno della cattedrale di Peklno, piena di ledell, dove la messa si celebra ancora In Ialino.
20 BOLLETTINO SALESIANO 1" MARZO 1981

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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k:brantc con la schiena rivolta al [H>- lro materiale, un libro e filmine sulla
polo, tale e quale come trent'anni fa, Sindone...
con il Vangelo di Giovanni alla rine. I Verso una liberalizzazione. Di ri-
kdcli seguivano per conto loro, rcci- torno, attraversando la chiesa, vidi
tamlo o cantando le µarti del popolo, che erano già entrati parecchi fedel i
Kyrie. Gloria, Credo ccc. Mi feci mo- non cinc!:>i. Ne sallllai uno, che mi
sti-are iJ libro di preghiera che usava- disse di essere l'ambasciatore del Ve-
no; rra s tampato nel dicembre 1979, e nezuela, cxallievo salesiano.
contcncl'a le preghiere di uso ordi- Fuo,; della chiesa il cortile interno
nario, come i no~tri antichi libri. Alla era pieno di fedeli. Mi colpì l'aria
comunione quasi metà dei fedeli si gioiosa che appariva sul loro volto,
comun.icarono. li sac. Antonio Liu così diversa da quella che s1Yedeva in
aiutò a distribuire l'Eucaristia. E rano città. Mol li mi chiedevano medaglie,
molto devoti.
diventò una ressa incontenibile. Diedi
Finita la messa, subito uscì il ve- tutto quello che a\\'evo. Avevo -portato
scovo Michael Fu. e pari<> ai rcdcli per , molto, ma mi fu impo!,sibilc soddi-
circa dicci minuti. Aveva la croce sfare tuuc le domande. Furono due
pettorale e la fas'cia ro!:>sa. Parlò con ore imlimenticabili.
molto vigore; finito il discorso ct fu la La mia impressione è che la Chiesa
in Cina è vh a. La questione delle re-
lazioni col Vaticano, se e!>istc, esiste
in alto ma non nei fèdcli. Non è,
penso, una questione insolubile: e
"'peS!>O mi è venuto iJ dubbio che !>ia
~tato un compromesso pc1 salvare li
salvabile in una siruaLionc difficile.
Vedendo l'insieme, è certo che si sta
andando a grandi passi ver:,.o w,a li-
beraliLZazione.
Messa sulla grande muraglia.
Un'altra esperienza indimenticabile
fu quella di celebrare la me!>!>a sulla
grande muraglia cinese. Avevamo
chiesto alla guida cinese se era per-
messo, e ci disse che essendoci libenà
e.li religione non c'era niente di con-
trario.
Il 6 dicembre, sabato, abbiamo po-
tuto \\'isitare la grande muraglia. Sa-
limmo al punto più alto che era po!>-
sibik, portandoci dietro un grande
~catolonc per l'altaxc. li tempo era
splendido, ma faceva freddo e il ven-
to era gelido. Poca altra gente arrivò
Il vescovo di Peklno, mons. Mlchael Fu, al ter-
mine della messa parla al fedeli.
fin
là. Circondammo tulli l'al1are
prO\\'\\'isorio . celebrammo la messa
bencdiL.ionc eucaristica impartita dal con la sola stola per non dare troppo
\\ cscovo con tutta solennità: c'era il nell'occhio, e pregammo per tuua la
!>t'rVì1 io completo, all'antica, con mi- Cina e per i cri:aiani cinesi che ancora
tra, pa!>toralc e anche la candela per il ~offrono. Abbiamo pen,,ato che una
, escovo. La schola ca111orw11 eseguì messa :;ulla grande muraglia aveva
parecchi canti con molta bravura. anche un valore !:>imbolico, era un
Tw1111111 ergo in latino, cantato <la ttllti segno di speranza.
i fedeli. Alla fine anche il Te Deum. La Cina si sta aprendo. L'impres-
con i responsori in latino. Erano tanti sione di tutti i partecipanl i fu che la
anni che non vedevo una cerimonia Cina si sta aprendo a grandi passi.
come questa. l l.ervicnti erano tutti Chi la vide and,c solo un anno fa la
gionmotti c clm·ano l'imprc!>sionc di trova molto cambìata, e la gente più
c,:,sere seminaristi.
aperta. La situazione politica non è
La bened izione finì alle 9, 15. Mi priva di S<)1-presc, ma il Signore ci ha
recai ~ubit<> in sacrestia a salutare il insegnato a sperare, perché in rondo
\\ cscovo. Parlammo in latino, con lui che guida le cose.
qualche parola in inglcl.c. Espressi la Per superare la situazione di ingiu-
mia gioia e consolazione nel \\'edere la <,Lizia che esisteva nel pas5ilto, si sono
chiesa così fioren te, e promisi le mie pagati grandi sacrifici; ma penso che
preghiere e quelle dei fedeli del nessuno al present e vorrà tornare a
Giappone.
quei tempi. Un progresso c'è stato,
Gli c hiesi se avesse ricc\\'uto un perché il Signore ci ha pu rificilti...
pacco d i materia le religioso spedito
Sac. Gaetano Compri
da Tokyo, e risnosc di sì. Gli diedi al-
missionario ~alesianv in Giappone
Amici di
Don Bosco
senza
Bollettino~
Salesiano f
...eppure Il BS è il dono cor-
diale che Don Bosco dal lon-
tano 1877 Invia al suoi amici.
È la rivista della Famiglia
Salesiana: informa sul proble-
mi della gioventù nel mondo,
sul lavoro che I figli di Don
Bosco svolgono tra I giovani e
nelle missioni.
Lei non riceve il BS? È
interessato al suoi contenuti?
Lo richieda.
Conosce persone spiri-
tualmente vicine a Don Bosco,
che gradirebbero riceverlo?
Lo richieda.
Scriva chiedendo per sé,
per altri, l'invio In omaggio del
Bollettino Salesiano.
Comunichi gli Indirizzi chiari e
completi a:
DIREZIONE
BOLLETTINO SALESIANO
CASELLA POSTALE 9092
00163 ROMA-AURELIO
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 21

3.2 Page 22

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FONTI STORICHE SALESIANE
Microfilmate
le « radici » di Don Bosco
Oltre 28.500 documenti riferentisi a Don Bosco sono stati microfimati
e catalogati, e ora sono a disposizione degli studiosi per approfon-
dire la conoscenza degli « atti di nascita » della realtà salesiana
G li atti di nascila della realtà sa-
lesiana, maturata con Don Bo-
sco e attorno a lui nel secolo
scorso, sono stati fissati su pellicola e
assicurati per sempre alla storia e alla
dcerca scientifica: si tralla di 28.500
documenti per complessive 139.151
facciate, costituenti il « Fondo Don
Bosco», presso l'Archivio salesiano
centrale di Roma. Questi documenti
prima sono stati «trasferiti» in 2.322
microschede, comprendenti 60 foto-
grammi ciascuna; e ora sono stati
anche catalogati e descritti in un vo-
lume di oltre 600 pagine che ne faci-
lita la ricerca.
Si tratta di una felice iniziativa
dell'Istituto storico salesiano, voluto
nel 1977 dal Capitolo Generale della
Congregazione, proponeva: «Si met-
tano a disposizione tiella ramiglia sale-
siana i documenti del ricco patrimo-
nio sp.iriluale lasciato da Don Bosco,
e se ne promuova a tutti i livelli l'ap-
profondimento, l'illustrazione e la
diffusione».
li settore è stato affidato ùal Rcttor
Maggiore a don Ugo Santucci, già
docente di Storia ecclesiastica e
Jspctlorc salesiano in Ccntroamerica,
e a 4 suoi collaboratori ciascuno con
compiti specifici. Occorreva anzitutto
riorganizzare l'Archivio centrale, im-
presa complessa. Particolari cure so-
no state riservate a quella parte che
va sotto il nome di «Fondo Don Bo-
sco», la più preziosa perché raccoglie
i documenti storici riguardanti Don
Bosco e la sua opera. Si u·attava di
prenderne conoscenza, ordinarli, as-
sicurarne la migliore conservazione
possibile, metterli a disposiY.ionc degli
studiosi.
Una miniera. « Sono lettere scrillc
da Don Bosco - spiega don Alfonso
Torras, il sacerdote spagnolo che ha
curato la microfilmatura e compilato
il catalogo dei documenti - . Sono
opuscoli come « le Memorie deU'ora-
torio ,, scritte da Don Bosco stesso,
sono tanti suoi appunti e memorie in
cui è dato ritrovare il suo testamento
spirituale alla famiglia salesìana. So-
no i primi documenti sulla congrega-
zione, cronache, racconti di sogni,
resoconti di viaggi, leuerc indirizzate
22 BOLLETTINO SALESIANO 1" MARZO 1981
a lui, documenti su latti e circostanze
particolari della sua vita, biografie di
salesiani da lui scritte, le sue pubbli-
cazioni, annotazioni sui suoi delicati
interventi tra Chiesa e stato, confe-
renze, profezie, massime, petizioni
per l'apertura di case, verbali delle
1iunioni del primo consiglio superio-
re... E anche i suoi scl'itti sul sistema
preventivo, sull'Istituto delle FMA,
sulle vocazioni, le missioni, le asso-
ciazioni giovanili dell'Oratorio, le
biografie dei suoi migliori alunni... E
poi tutto ciò che ha riguardato il suo
processo di canonizzuione ».
Una miniera, don Torras. « Certo.
Ma più interessante ancora della
quantità è la qualità. Leggere, stu-
ùiare, anche solo scorrere con l'oc-
chio questi documenti, è come rivi-
vere i momenti in cui furono scrilli, ci
si immagina di essere tornati all'Ora-
torio di Valdocco e d i contemplare
come testimoni oculari i fatti mentre
accadono... ».
Le schede, il catalogo. L'opera di
microfilmatura ha richiesto un lavoro
lungo e paziente, ormai quasi del
tulto ultimato. Le schede ottenute
saranno depositate in tre località di
tre continenti diversi, un esemplare
completo per ciascuna località.
« La microfilmatura non basta -
aggiunge don Torras -, occorre po-
ter risalire al contenuto delle sìngole
schede. Così, parallelamente si è alle-
s tito un catalogo dove è indicato il
posto esatto di ciascun documento
nella scheda in cui è stata microfil-
mata». Per esempio - spiega - la
dicitura « 56A7 » significa: «Scheda
numero 56, linea A (le linee per ogni
scheda sono 5, indicate con le lettere
dalla A alla E), settima posizione da
sinistra». Accanto a questa sigla, nel
catalogo si legge: « Vittorio Emanuele
II», e in cima alla pagina: « Lettere di
Don Bosco». li documento 56A7
contiene dunque una lettera che Don
Bosco scrisse al re.
Questo catalogo ampio e minuzioso
è ora diventato un volume di 630 pa-
gine, dal titolo « Fondo di Don Bosco
- microschcdatura e descrizione».
Esso costituisce un prezioso sussidio
di ricerca, che rende accessibili agli
studiosi i documenti riguardanti Don
Bosco e gli inizi della sua opera.
Benemeriti nel conservare. L'Ar-
chivio salesiano ha una curiosa sto-
ria. « Alcuni di quelli che vissero ac-
canto a Don Bosco - racconta don
Torras - hanno riempi to quaderni
con i fatti che accadevano sotto i loro
occhi». Uno dì quei primi salesiani è
don Domenico Ruffino, che cominciò
ad annotare i detti e falli di Don Bo-
sco a parti1·e dal 1859, quand'era an-
cora chierico. Un altro fu don Gio-
vanni Bonetti, divenuto poi primo
direllore del Bollettino Salesiano, che
pubblicherà a puntate sulla sua rivi-
!>la il libro «Cinque lustri di storia
<leil'Oratorio salesiano».
Ma la figura di Don Bosco a ppariva
ai suoi figli così ragguardevole che
nel 1861 essi si impegnarono a pren-
dere nota <li tutto, e costituirono una
commissione che si sarebbe riunita
con notevole frequenza (almeno due
o tre volte aJ mese) per revisionare
quanto fosse stato scritto. Erano in 14
quelli della commissione. e tra essi
nomi illustri come don Rua, don
Barberis, don Cagliero, oltre ai due
già ricordati. J salesiani d'oggi devo-
no molta gratitudìne a questi cronisti,
che li hanno arricchiti con i loro do-
cumenti di prima mano. Basti dire
che di don Sonetti e don Ruffino so-
no giunte fino a oggi un 500 pagine
ciascuno, un migliaio di don Viglietti,
addirittura 8000 da don Barberis.
Ancora yjvente Don Bosco, altri
due salesiani si resero benemeriti nel
conservare e arricchire il materiale
documentario oggi conservato nel-
l'archivio salesiano: don Giovanni
Battista Lemoync e don Gioachino

3.3 Page 23

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Berto. Don Lemoyne diventerà lo
storico di Don Bosco (a lui si devono i
primi 9 dei 19 volumi che costitui-
scono la monumentale biografia
« Memorie Biografiche di Don Bo-
sco»). Nel 1883 Don Bosco lo aveva
chiamato a sè come segretario parti-
colare; poi pochi giorni dopo gli do-
mandò con la consueta delicatezza:
« Per quanto tempo pensi di restare
presso Don Bosco all'Oratorio?»; e
don Lemoync: « Fino a lla fine dei se-
coli». Quanto a don Beno, svolse in
precedenza la mansione di segretario,
cominciandolo già da chierico, e ac-
compagnò Don Bosco in lunghi viag-
gi per l'Italia e altrove; gli fu accanto
finché le cattive condizioni di salute
lo costrinsero a lasciare ad altri il de-
licato incarico. Ma rimase per tutto il
resto della vita il fedele custode delle
memorie di Don Bosco (come ben
dimostra il saporito episodio raccon-
tato nel riquadro qui accamo).
Negli anni '30 don Tommaso Bor-
das avviava il riordino di tutto il ma-
teriale fino allora raccolto. introdu-
cendo un complesso sistema di clas-
sificazione decimale che è rimasto in
vita fino a oggL li lavoro veniva con-
dolio a termine tra il 1962 e il '65 da
don Piet:i;-o Stella. Jntanto l'archivio si
è andato arricchendo di nuovi con-
tributi, testi originali o loro fotocopie,
provenienti dalle più diverse fonti; la
maggior parte di questi documenti
rimangono ancora inediti.
Per ritrovare l'unità in Don Bosco.
Le finalità che si possono raggiw,gere
con la nuova iniziativa sono numero-
se. Alla consultazione ora vengono
offerte le schede invece del materiale
originario. e è così possibile conser-
vare più a lungo quest'ultimo. La
collocazione poi delle schede stesse in
tre località diverse del mondo mette il
materiale al sicw-o, in caso di distru-
zione a causa di incendi o di guerre.
Gli studiosi hanno così facilitato
l'accesso al materiale dcll'Archivio
centrale. Consultando il catalogo so-
no in grado di identificare le schede
di loro interesse e possono richiederle
con minima spesa (le 60 pagine di
una scheda costa sulle duemila lire,
cioè 33 lire per ogni facciata dei do-
cumenti). Non occorre più compiere
lunghi viaggi per raggiungere l'archi-
vio, ma è come se l'archivio stesso
andasse a casa loro.
Gli studiosi potranno così affron-
tare il problema, sollevato in anni ,·c-
ccnti, del fondamento critico di
quanto è stato detto e scritto finora
su Don Bosco. C'era nell'a1ia il so-
spetto che tante pennellate del suo
ritrallo storico fossero il frutto più di
entusiasmo sentimentale che non dì
rigorosa ricerca oggettiva. L'immensa
mole del materiale utilizzato in pas-
sato, e reso accessibile ora a tuLli, sta
dando ragione ai primi storici e in
particolare agli autori delle « Memo-
rie Biografiche»: essi lavorarono cer-
to animati <la un profondo amore per
Don Bosco, ma quanto hanno scritto
sembra riposare sostanzialmente su
documentazione seria e sicura.
Aggiunge don Torrns: « Maneg-
giando questo materiale, non solo si
può conoscere meglio la verità dei
fatti e detti di Don Bosco, ma tante
volte se ne può anche cogliere il mo-
mento psicologico, la sua gioia, le
sofferenze del suo spirito». E spiega
con un esempio. Nel 1867 Don Bosco
corse il rischio di vedere un suo opu-
scolo intitolato « Il centenario di san
Pietro» finire all'indice dei libri proi-
biti, a causa di censure makvo.lc che
da Ron,a gli venivano spietatanienle
mosse. La cosa può stupire oggi, sa-
pendo quanto Don Bosco amasse il
Papa. Ma è accaduta. Tra le schede
microfilmate ci sono pure quelle del-
l'opuscolo corretto di suo pugno da
Don Bosco, perché in una seconda
edizione fossero corrette le frasi in-
criminate. E l'ultima pagina reca
scritto in grossi caraucri non tanto
una devota giaculatoria quanto un
grido: « Ausiliatrice Mai-ia, aiutate-
mi»!
ln sostanza le iniziative realizzate
d.,i don Alfonso Torras sul materiale
dell'Archivio salesiano centrale ren-
dono ora possibile un sogno e una
decisione p1·esa dal Capitolo Generale
nel 1977: « La Congregazione, estesa
oggi in tutto il mondo, torni a ritro-
vare la sua unità e autenticità nel suo
fondatore Don Bosco».
NELLA FOTO: don Alfonso Torras, seduto, il-
lustra al Rettor Maggiore Il funzionamento de-
gli apparecchi per la mlcroschedatura.
DON BERTO,
1 .I\\ CAMERA F APERT
Con quale spirito i salesiani vicini a
Don Bosco custodirono i documenti
relativi alle origini salesiane risulta
anche da questo tepido episodio, ac-
caduto nei primi anni del secolo, e
raccontato dal Rufil/o Uguccioni in
Fanciullezza salesiana•• un opu-
scolo ciclostilato.
Don Gioachino Berto: un prete ma-
gro, dal profilo ascetico, dall'aria rac-
colta, che era stato segretario di Don
Bosco e conosceva quindi tanti suoi
segreti. Don Berto non lesinava verso i
giovani questi segreti, che taceva
servire alla loro formazione cristiana:
aveva un piccolo cenacolo di ragazzi
che prendevano parte con vivo inte-
resse alle sue saporose conferenze.
Era però Incredibilmente geloso e
avaro di tutto Il materiale di docu-
mentazione che aveva potuto racco-
gliere. Queste sue memorie le aveva
assicurate nel vari cassetti della sua
camera: un prezioso arsenale storico,
dove nessuno, tranne lui, poteva met-
ter piede. Tale contegno, per quanto
lodevole, non poteva non attirare la
meraviglia e la critica di chi era ostlle
alle esagerazioni. Non poteva manca-
re il lato umoristico. Ed eccone una
innocente manifestazione.
Durante le vacanze estive i salesiani
fanno gli esercizi spirituali. tutti vi de-
vono prender parte. Anche Il piissimo
don Berto, che preferisce andare a
Valsalice per... non allontanarsi trop-
po dai suoi tesori. In questo caso però
egli chiude diligentemente a doppio
giro di chiave la sua stanza, temendo
che qualcuno approfitti della sua as-
senza. Difatti gli esercizi sono appena
giunti a mezzo il corso quando un sa-
lesiano che viene dall"Oratorlo dice al
primo che incontra: «Awisare don
Berto che la camera è aperta•.
Don Berto, quando riceve la com-
missione, ha un tuffo al cuore e corre
in cerca del messaggero di sventura:
Ma come può essere, se io l'ho
chiusa a doppia chiave?• Che posso
dirle, don Berto? Lei è partito che la
camera era chiusa: adesso invece è
aperta. Me l'ha detto il tale•.
11 tale era uno che aveva la camera
al suo stesso plano, e quindi doveva
essere informato. Don Berto non per-
de tempo, piomba all'Oratorio con il
fiato grosso, e arranca su fino alla sua
camera. Ma la trova chiusa, tale e
quale l'aveva lasciata.
Ma come? - chiede al tale che gli
aveva fattQ giungere l'allarmante no-
tizia. - È chiusa, e non aperta!• • lo
non so se sia chiusa o aperta - ri-
sponde quel bel tipo -. So che tutti
ne parlano, anche il giornale!•
.11 giornale?• domanda stupefatto
don Berto. • Ma sì - replica l'altro-.
Guardi qui: "La Camera è aperta"!•
Era difatti Il titolo su due colonne in
prima pagina del giornale « Italia Rea-
le• di quel giorno stesso.
BOLLETTINO SALESIANO 1' MARZO 1981 23

3.4 Page 24

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* ROBERTO FRANCO
Nazaret
Dal nostri Inviati speciali
LDC 1980. Pag. 208, lire 4.000
L'autore del libro è anche
l'autore di tanti fortunati lavori
teatrali e originali testi radio-
televisivi. Un pizzico della sua
fantasia sbrigliata l'ha messo
anche nella cornice del libro:
due cronisti della Roma impe-
riale apprendono che in Pale-
stina c un uomo che nsuscrta
i morti. e corrono a scrivere i
loro • servizi• Ne scaturisce
un fantastico e originate repor-
tage, che racconta con rlgorsa
fedeltà la vita di Gesù Cristo
vista • da 11icino. dal contem-
poranei•·
* FIORE !LARIO
La Spagna è diHerente
SEI 1980. Pag. 350, /,re 12.000
Il corrispondente dall'estero
per eccellenza, il nostro• in-
viato speciale. Nostro perché
di tutti, attraverso I glornall e la
tv. Nel lasciare la Spagna per
trasferirsi a Pechino. Ilario Fio-
re ha consegnato alle stampe
questa « antologia di servizi
che probabilmente è la prima
sulla Spagna del dopo Franco.
Personaggi, fatti, città (sono
queste le parti del libro): ta
Spagna che ne balza fuori è
assai più ricca e affascinante dl
quanto non si sospetti.
* FERRAROTTI W (a cura di)
La scuola
per Il bambino handicappato
SEI 1980. Pag. 244, /Ire 12.000
Il volume è una guida pratica
e non già una dissertazione
astratta. Nato dall'esperienza
vissuta di alcuni operatori della
scuola materna. affronta quan-
to più concretamente possibile
Il rapporto tra scuola e bambi-
no handicappato. È un aiuto
quh1di a quanti si trovano a
dover affrontare la problemati-
ca realtà di questi ragazzi, che
si trovano non per colpa loro
fuori della "norma • che scuola
e società si sono dati nella no-
stra cultura
* AUTORI VARI
Religione, ateismo e filosofia
Scritti m onore del prof. Vin-
cenzo Miano
LAS 1980. Pag. 236. lire 12.000
Il libro voleva essere un ge-
sto d1 gratitudine verso l'illustre
maestro che al lraguardo del
LIBRERIA
10• anno diventava professore
emerito nell'UPS. Ma per don
Miano, da 15 anni segretarlo
del Segretario per i non cre-
denti. c 'erano altri programmi e
11 Signore lo chiamava a sé
proprio nel giorno esatto del
compleanno. Il libro acquista
cosl anche Il significato di un
commiato. E per i contenuti è
all'altezza dell'occasione è
una pregevole raccolta di
scritti, dovuti a penne di pre-
stigio, sul rapporto sempre at-
tuale tra filosofia e fede reli-
giosa
~
1c DONGHI SANTINA
Collana Lavoriamo Insieme•
Titoli usciti: Modelliamo - Stec-
coline e mollette - Fili... rame e
ferro - Collane e bracciali -
Traforo e vimini - Bilancieri -
Fiori - Dal campi dal boschi -
Con le stelle filanti • Tutto
bambole - Pittura collage su. -
Fantasia di lavori - Vestiamo la
festa
LDC. Ure 2.500 ogni titolo
I pedagogisti sanno che 1utte
le facoltà dell'uomo passano
attraverso !"esperienza sensi-
bile, In particolare attraverso
quella della mano. Per questo è
sempre più importante che
nell'educazione gli Insegnanti
e i genitori si mettano a •fare
con i loro ragazzi. La collana
Lavoriamo inSieme • presenta
1n 13 libretti già uscili un re-
pertorio vastissimo e fantastico
di attività - facilmente identi-
ficabili dal titoli sopra riportali
- che mentre scaltriscono la
mano del bambini, nutrono an-
che la fantasia e il cuore. E per
tutti alla fine c' è la 910,a di tanti
simpatici oggetti da regalare.
« MONDO NUOVO,.
LA COLLANA
SECONDO DON BOSCO
La collana, presentata come
nuova serie delle Letture
Cattoliche• fondate da Don
Bosco, è un'Iniziativa del Coo-
peratori saleslanl per favorire
nei ceti popolari una lettura
cristiana dei probleml d'oggi.
36 titoli e due milioni di opu-
scoli disseminati per l'Italia in
questi ultiml 4 anni la Collana
• Mondo Nuovo • ha colpìto nel
segno. Giunta al suo quinto
anno cli vita e In piena espan-
sione.
I fascoli. Sl tratta di opuscoli
tascabili di 32-40 pagine, in
bella veste tipografica, coperti-
na a colori. Vengono stampati
10 titoli all'anno. con cadenza
mensile.
I destinatari. Sono I ceti po-
polari, ragglunglblll dal mondo
salesiano.
Gli argomenti. Un gruppo di
esperti si riunisce periodica-
mente per la scelta dei temi,
che viene fatta secondo le esi-
genze e , probleml concreti
della gente d"oggi.
GII autori. SI richiede che
abbiano capacità di scrivere
facile e grande concretezza.
Scopo. Proporre una lettura
cristiana del problemi del no-
stro tempo. Le librerie pullula-
no di grossi libri e di riviste
piene di studl dlfflclll; occorre-
va anche pensare a chi ha po-
co tempo, poco denaro e poca
cultura. Gli opuscoli di Mondo
Nuove• sono uno strumento di
valido apostolato In mano ai
Cooperatori salesiani, alle par-
rocchie e al gruppi ecclesiasti•
cl più vari.
I best-sellers. L 'opuscolo p,ù
venduto è stato Il primo della
serie. • Aiutiamoli a crescere
di Teresio Bosco, che ha su-
perato le centomlla copie. Ma
parecchi altri, come Conosci
Gesù? di Fanulli. hanno su-
perato le 50.000
Legame con Don Bosco.
Don Bosco sostenne la neces-
silà di pubblicazioni • che sia-
no di piccola mole per non af-
faticare troppo, e di tenue
prezzo per non domandare che
sacrifici leggeri•. E in questa
prospettiva pubblicò la popo-
lare collana delle Letture
Cattoliche•, i cui fascicoli fu-
rono diffusi a milioni di copie in
tutta Italia e anche tradotti al-
l'estero. La collana Mondo
Nuovo " quanto a destinatari.
linguaggio e prezzi, vuole ripe-
tere l'Iniziativa di Don Bosco
aggiornandola ai !empi
I posters. Accanto ai fasci-
coli, ogni anno vengono stam-
pati anche otto • posters di
Mondo Nuovo., a colori, for-
mato 44x64 Si prestano a de-
corare sedi delle associaz,onl e
gruppi, aule. sale di riunioni,
chiese. posti di passaggio.
Esposti In ambiente frequenta•
lo, trasmettono un messaggio
cristiano attraverso un'Immagi-
ne evocalrice e uno slogan
pertinente.
Editrice. Fascicoli e poslers
sono pubblicati dalla LDC di
Torino-Leumann. che con la
sua esperienza assicura una
preziosa collaborazione per gh
aspetti redazionali e la diffu-
sione.
Prez.zl. I fascicoli costano
meno di un giornale: 350 lire
ciascuno, i posters lire 500
castelgandolfo, settembre 1980; I
Giovani Cooperalorl durante una
veglia di preghiere prttaenblno al
Papa lii collana Mondo Nuovo•·
Distribuzione. Sia per I volu-
metti che per I posters viene
seguito un doppio canale:
quello normale delle librerie
cattoliche, e quello delle • ri-
vendile a domìcilìo•. Si tratta
di quasi 500 punti di vendita
gestiti da Cooperatori e simpa-
tizzanli, che si prenotano per
un tot di libretti (minimo 1O) e li
diffondono. Idem per i posters.
Cosi la diffusione avviene so-
vente attraverso ii collaudato
ed efficacissimo sistema por-
la a porta •· • a tu per tu•
Apertura di rivendite. Gli
amici della Famiglia Salesiana
sono invitati a contribuire all'I·
nlziatlva Per costituire una ri-
vendita a domicilio rivolgersi
diretta!Tlente all'Uffìcio Nazlò·
nale Cooperatori Salesiani,
Viale de, Salesiani 9. 00175
Roma - Tel. (06) 74.80.433.
24 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 1981

3.5 Page 25

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INTERVISTA A INES BOFFARDI
Un'exallieva
dalla parte delle donne
Dal 1968 deputata al parlamento, ora anche al governo come Sotto-
segretario per la condizione femminile, da giovane già militante nella
Resistenza e di recente bersaglio di attentati terroristici, questa co-
raggiosa exallieva delle FMA da anni combatte la sua battaglla per i
diritti della donna nelle prospettive del Vangelo
D ice di sé: « La mia scelta politi-
ca è <li lunga data». Fin da
giovanisl>ima ha partecipato
alle as:,ociaziuni cattoliche, e per la
lorrnazionc ricevuta ha sentito il d<>-
1L'rc di militare nella Rcsbtcn,w (dal
1944). l'rcc1sa: "Sono democratica
cri~tiana fin dal periodo clandesti-
no•· Dopo la liberazione è staLa per
23 anni consigliere e as:,cs:,orc al co-
mune di Genova, poi deputato al
p~u-!amcnto.
Il suo im1wgno? « Mi sono occupata
~opraltutL<> <lei problemi riguardanti
la1·oro, sanità e assistenza sociale.
con panicolarc riguardo alla condi-
1ione lemminile ». Il suo stile? « Ho
cercato di operare con quello spirito
di sei vi,io che ho acquisito ndlc as-
socia.doni c:auolichc. eumc cxallit>1 a
salesiana».
Domanda. Quali w,w i :,uoi l'Ol/lpiti
co111e S0110:;egretario per la co1uli:;.io-
11e fe111111inile?
Risposta. r miei compiti sono volti
a far sì cht: la problematica conccr-
ncmc le ùonnc sia messa in evidenza
nell'imicmt: c.lcll'a;,ionc legislativa e
di governo del nostro _paese per fa-
vorin: il lorn progn;!:,So.
D. Q11a/che esempio co11cre10?
R. Mi !:>ono occupata di raccogliere
nme lt: po!:>~ibili -,cgnalazioni riguar-
Jo allt: discriminazioni nel campo del
lavoro e sociale, comunicandole alle
autotità compcLenù perché venissero
1ìmosse.
Con l'aiuto ddle associazioni fem-
minili - con le quali tengo continui
contatti - ho lauo una prima mc~sa
a punto <lei problemi lemminili che
occom: ti:,olvere. Cito fra gli altri: la
condizione della casalinga, che abbi-
!:>Ol:,'lW di un ricono:,cimento anche
economico oltreché sociale e morale
del SUl> lavoro (ho presentato per
questo una proposta di legge); la si-
tuazione dcll'oceupa.cione femminile
e in particolare del lavoro nero, la
posiLione giuridica e previdenziale
delle lavora1rici autonome in parti-
colare delle colti1 atrici dirette...
D. Come vede la donna, oggi?
R. Alla donna oggi occorrono
equilibrio e vitalità interior-i ancor
maggiori che per il passato. La donna
deve l"i:,coprire il suo valore e la sua
dignità in quanto persona '>li un pia-
no cli pari1à, o meglio di eomr,lemcn-
tarità con l'uomo, e il senso e il valorL'
dl.'lla natalità. quindi della famiglia.
Sono convinta che il giudi,.io ulti-
mo sulla reale l'alidità dell'impegno
promozionale lemminilc dipenderà
dalla mbw·a in cui la donna avrà sa-
puto inlluire sul rinnovamento um~-
no e cri.stiano della famiglia, il che
significa della società in cui vive. È
proprio la nostra i:,;pira,.ione cristiana
che non ci consente di assumere una
pw,iLionc p~siva all'interno del si-
s1cma soci~ile, ma ci stimola a vivere
come profondamente nostre le gioie,
le speranze, k allesc cli tullo il genere
umano.
D. Qual è la pnsi,~icme della do1111a
i11 Italia?
R. Le donne, in Italia, hanno com-
piuto notevoli progressi: non solo at-
traverso la legislazione (che ha rea-
liu.ato piena1rn:ntc i princìpi di parità
sanciti nella CostiLuLione), ma anche
in campo culturale dove le giovani
generazioni hanno acquisito livelli
notc\\olissimi. Certamente le tra~ror-
mazioni molto rapide che si sono ve-
rificate e che hanno visto le donne
come protagoniste privilegiate, han-
no determinato situa,doni di crisi in
dh1crsi campi. Segni evidenti di que-
sta crisi sono: la violenza nei suoi
molteplici aspetti, gli eccessi di cui le
donne sono talvolta interpreti, le in-
giustizie e le emarginazioni.
D. E l'e111a11cipa:;.io11e fen'tminile?
R. La donna si emancipa quando
progrcùisce, si educa, si migliora, si
dona agli altri, quando mette vera-
mente al servizio della società le ~ue
doti migliori, che sono quelle dell'a-
more, della fedeltà, della bontà.
La donna «\\"era» deve recuperare
il senso giusto e pulito della sua lcm-
minilità, avvertendo la diflerenza
profonda che intercorre tra femmini-
smo e lemminilità. Oggi la donna può
accedere a tutti i livelli sociali, ma
deve rimanere sempre se stessa, sen-
za limita,,Joni, senza dcfonnaL.ioni,
scn;,a perdere nessuna delle c:arattc-
ristichc che la natura e Dio le hanno
tlato.
D. Come cauo/ica e c:ome exallieva
.,ale.,ia,w co111e clefi11i~ce la libertà
fe111111i11ile?
R. Le licenze e gli eccessi eviden-
tcmcn!C non ~ono la libertà. La li-
bertà è una matura capacità di scelte
consapevoli e responsabili. Sotto
questo aspello ritengo che una larga
partl' di donne abbia acquisito una
maggiore, autentica libertà. Purtrop-
po l'opinione pubblica è colpita da
episodi che niente hanno a che vede-
re con la \\era libertà.
D. fil difesa della viw lei si è b(tfWta
11w/1issil110. Che cosa suggerisce ora?
R. Dopo l'approvat.ione della legge
19-1 i nostri sfoni, oltre che sul piano
cducatil·o devono rivolgersi all"azione
preve111iva atu·avcrso init.iative eco-
nomiche sociali e assistcnt.iali, in
modo da fornire aiu1i concreti alle
donne in difficoltà, cd evitare la ten-
taz.1onc di seguire la troppo facile
'ilrada dcll'abtmo.
Occorre impartire ai bambini e ai
giovani un'illuminata educa;,ione
sessuale, che non sia solo informa-
zione ma formazione all'amore, ri-
~pcttosa, chiara, positiva; che sia
educazione alla vi11ù, alla padronan-
,:a degli istinti; ..:ducazionc alla ca-
stità, che non è menomarione ma
sublimazione consapevole: educazio-
nL· ai valt1ri de.I matrimonio; al senso
della sacralità della procreat.ione e,
alla maternità e paternità responsa-
bile.
D. Lei è stata presa di 111i,·a co11 at-
re/llati che for1wwta111e111e 11011 ha11110
a111110 gravi co11segii.mze. Che cosa
pensa i,1 proposito?
R. Non so capaci1am1i perché ab-
biano preso di mira proprio me. Ne
sono stata molto amareggiata. Ma se i
miei auenlatori avevano intenzione
di intimorirmi per far·mi des_is1erc dal
mio lavoro, la mia tisposta è stata
chiara: ho ripreso la mia attività con
più fede, slancio e coraggio che mai.
È questo anche l'insegnamento che
ho appreso alla scuola sall'siana.
(R id11zio11e dal me11~ile Unione,
delle Exallieve di Maria A11silimrice)
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 25

3.6 Page 26

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NEL CENTENARIO DE
-••
DonBosco aFirenze
e
a
Don Bosco fu nella città di Dante più di venti volte, chiamato prima da
suol amici sinceri, poi dagli uomini politici che lo Investivano di de-
licati Incarichi nelle trattative fra Stato e Chiesa; poi per fondare In
città una sua opera. Per tutti questi motivi Don Bosco diventò fio-
rentino e più ancora perché aveva una •mamma• fiorentina...
I l primo impatto di Fircnn: su Don
Bosco fu indiretto mu drammati-
co. nl'I sc1tcmbre 186-4 il gm·emo
piemonwst. ani\\'a decretato che Fi-
renze ~rcbbc diventata la nuo,·a ca-
pitale d'Italia, e i torinesi s1 .-ibcllaro-
no. • Un immenso cruccio - si legge
nella vitn di Don Bosco - prese a la-
cerare la maggioranza dei cinadini
nel \\:edere così mal ripagati i sacdfici
enormi da loro falli per la causa ita-
liana. I ,,cguaci di l\\lanini ~pingevano
il popolo a tumultuarct Il 21 sellem-
brc una quantità di gente si mosse <la
Porta Nuova e si recò :.ot to i porUci di
piaua San Carlo fischiando e vocife-
rando contro la Ca:r:ze11a di To,ino, il
giornale filogovemativo. A un u·atto
~bucarono da ogni parte le guardie di
Pubblica Sicurezza con le sciabole
sguainate, menando colpi a drilla e a
manca, di punta e w taglio. Alcuni
feriti morirono. La rolla intimorita si
disperse, ma dopo breve tempo ri-
tornò più numerosa e più furibonda,
e assalì la questura... AII improvviso i
Carabinicli fanno fuoco di fila, e ri-
masero Ira i cittadim d 1ec1 morti e
vari Ieri ti"·
I dolori dello scoronamento. "Ver-
so le 20 la folla irruppe nuovamente
contro gli uffici della Gazzetta con
spa,·en1osa grandinata di ciottoli,
dando un guasto com,idercvole alla
tipografìa... La popola,.ione costerna-
ta, triste e silenziosa riempiva le vie;
daJ campo di San Mauri.do, chiam ali
26 BOLLETTINO SALESIANO I MARZO 1981
dal Ministero, giungevano più di
28.000 uomini con oltre 100 cannoni
occupando la ciuà; sul monte dei
Cappuccini che domina Torino furo-
no appostate gros:.c artiglierie. 1 mi-
nistri erano pronti a bombardare la
città e affogare nel sangue ogni resi-
stenza... ».
La :.era del 22 settembre, peggio:• I
<li!,ordirli si ripeterono, carabinieri e
soldati spararono sui manife~tanli e
per sbaglio si <,pararono anche tra
loro; alla fine sul campo rimasero al-
tri 26 morti e 187 feriti. n re inorridito
invitò per ben due volle i ministri a
dare le dimissioni: essi riliularono
dicendo che non dovc\\'ano cedere al-
le violenze plebee; allora Vittorio
Emanuele mandò loro l'ordine di
ras!>cgnare la cai-ica. li cambiamento
di Ministero calmò le moltitudini, ma
s'ingannavano i torinesi sp·erando che
col nuovo ministro La Marmora si
verrebbe a capo di mutare le risolu-
lioni. Infatti i .>co dopo si trasporta\\'a
la Capitale" FirenlC•.
Scri,·erà lo storico Cesare Cantù
«Tmino, non solo crudelmente ma
villanam..:nte o ltraggiata, ritornava
città di provincia come era al tempo
di re Arduino: e pro\\,ava i dolori dello
scorunamento ».
Quanto a Don Bosco, la sera del 21
-.eucmbre raccobe i suoi giovani sol-
lo i portici e prima di mandarli a ri-
poso volle che pregassero per la città
di T()rino, per i suoi abitanti, e per
tuui i benefattori defl'Oratolio... Era
un Don Bosco giovane. d 149 anni, che
aveva già raccolto intorno a sé i suoi
primi salesiani e ollenuto da Roma il
primo riconoscimenlo alla sua Con-
gregazione. !'l:ell'opin1onc pubblica
era già un pcn,onaggio, con un piede
nella leggenda.
La prima visita, per simpatia.
L'anno dopo Don Bosco ricevette dal
clero e da larniglie illustri di Firenze
molte sollecitazioni a visitare la cirtà,
divenuta imanto capitale d'Italia, e
nel dicembre accettò l'imito. li 14 del
mese era là, ospite dell'arcivescovo
nel suo pala.uo. Mons. Limberti l'in-
domani lo accompagnò a vedere la
sua favolosa chiesa metropolitana.
Santa Maria del Fiore, e Don Bosco
trovò nella storica sacrestia i canonici
che lo auendevano in cappa magna
Essi gli andarono incontro~ gli fecero
mille feste. Fattolo sedere, gli lessero
alcuni componimenti; poi furono
eseguiti canti e musiche... Un'acca-
demia. E sorpcsa [inalc, lo costrinse-
ro a prendere la parola. Pur improv-
,isando Don Bosco riw.ci a meuere
insieme un buon dLo;con,c110. Anni
prima, scrivendo la sua 5toria della
Chiesa, aveva dovuto aflrontare an-
che il Concilio di Firen1.e, e ora lo
commemorò, ricordando ai canonici
che essi sede\\ ano sugli stessi scanni
che in quei tempi andati erano serviti
agli augusti padri conciliari.
Don Bosco aveva subito conqui-
stato la simpatia dei [iorenUni, e
quando annunciò la -..ua partenza
tutti domandavano: "Cosi presto?»
La matchcsa G<!rini aggiunse: « Non
potrebbt.: fermarsi ancora qualche
giorno con noi?» E ne segui un viva-
ciJ.simo scambio di battute· • I miei
giovani 1111 aspettano"· • Che impor-
ta? Aspettino». « Che importa? Biso-
gna che io li provveda di pane».
« Quanti -.ono? • • Circa mille. S..: loro
signori volessero provvedere! di pane i
miei gio\\ ani, io starò qui fino alJa fine
della sellimana•· « E quale somma ci
vorrà?» Dk•cimila lire•· "Se si tro-
vano, lei s1 ferma davvero?• « E
perché no?• « Ebbene io le darò le
diecimila lire», concluse la marchesa
Cerini, e quella sera stes!,a gliele fece
1-ecapitarc.
Seguirono giorni di , ishe e col-
loqw, e tante amicizie allacciate una
volta per !..empre. Accadde anche un
episodio singolare, messo per iscritto
qualche anno più tardi da una tesU-
monc oculare, la contessa di Soresina
Vidoni Soran10. Ecco le ~ue parole:
« A Fircm:c, in casa di mia nonna la
Contessa Boutourlin, Don Boi.co fece
alzare una signora che da 25 anni
circa era in le u o con una ~pinite, e

3.7 Page 27

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INTERVISTA A INES BOFFARDI
Un'exallieva
dalla parte delle donne
Dal 1968 deputata al parlamento, ora anche al governo come Sotto-
segretario per la condizione femminile, da giovane già militante nella
Resistenza e di recente bersaglio di attentati terroristici, questa co-
raggiosa exallieva delle FMA da anni combatte la sua battaglia per i
diritti della donna nelle prospettive del Vangelo
D ice di sé: « La mia scelta puliti-
ca è di lunga data». Fin da
gim·anissima ha panecipato
alle a.ssociazioni catwlichc. e per la
lorma1.1onc ricevuta ha sentito il du-
1crc di mili lare nella Resistenza (dal
1944). !'recisa: «Sono democratica
cristian::l lin dal periodo clandesti-
no». Dopo la libl-ra1.iunc è stata pcr
23 anni consigliere e assessore al e<>·
munc di Gl~nova, poi deputalo al
parlamento.
Il MIO impegno?« Mi sono occupata
soprauutto 1.ki problemi riguanlanli
lavoro, sanità e assislem:a sociale.
rnn particolare riguardo alla condi-
,:ione lemminile ». li suo stile? « Ho
cercalo operare con quello spirito
di sci vizio che ho acquisito nelle a~-
sociazioni catrnliche, come exallieva
salesiana».
Domanda. Quulì .so110 i s11oì compili
co111e Sotto.seKrewrio per la co11dido-
11e fe111111fr1ile?
Risposta. r miei compiti ~ono ,·olti
a far che la problematica concer-
nente le donne sia messa in cviden1.a
ncll'im,icme dell'azione legislativa e
di governo del noslro paese pc1- fa-
I ori1 e il loro progresso.
D . Qualche e~empio concrew?
R. Mi sono occupala di raccogliere
LLllle le possibili segnala.doni riguar-
Jo alle di!,eriminazìoni nel campo del
la\\'Oro e sociale, comunicandole alle
au1orìtà competenti perché venissero
rimosse.
Con l'aiuto delle associazioni fem-
minili - con le:: quali tengo continui
contatti - ho (allo una prima messa
a punto dei problemi femminili che
occorre rbolvere. Cito Ira gli altri: la
condizione della cru.alinga, che abbi-
~ogna di un 1iconoscimento anche
economico oltreché sociale e morale
del suo lavoro (ho presentalo per
questo una propo~ta di legge); la si-
Lualione dcll'occupa✓jone femminile
e in particolare del lavoro nero, la
posizione giuridica e prcvidcn,:iale
delle la\\'ora1rici autonome in parti-
colare delle coltivatrici dirette...
D. Come vede la do1111a, oggi?
R. Alla donna oggi occorrono
equilibrio l' vitalità interiori ancor
maggiori che per il passato. La donna
dc\\'e iiscoprirl' il suo valore e la s ua
dignità in quanto persona su un pia-
no di parità, o meglio di complcmcn-
tarìlà con l'uomo, e il sem,,, e il 1·alorc
della natalità, quindi della lamiglia.
Sonn convinta che il giudi7io ulti-
mo sulla reale validilà dell'impegno
promozionale femminili: dipenderà
dalla mi~ura in cui la donna avrà sa-
m,puto inOuire ~ul rinnovamento um~-
e t:iistiano della lamiglia, il che
significa ddla società in cui vive. È
proprio la nostra ispira7ione cristiana
che non ci cunsl'nte di assumere w1a
pm,i,:ionc pas.siva all'interno del si-
stcm~1 sociale, ma ci s1imola a vivere
come profondamente nostre le gioie.
le ~pcranLC, le attese di tutto il genere
umano.
D. QL1al è la posiziowt della do1111a
i11 Iwlia?
R. Le donne, in Italia, hanno com-
piuto notevoli progressi: non solo at-
traverso la legislazione (che ha rèa-
liuato pienamente i principi di parità
sanciti nella CostiLUàme), ma anche
in campo culturale <love le giovani
generazioni hanno acquisito livelli
notcvoli.ssimi. Certamcnte le trasfor-
mazioni molto rapìdc che ~i sono ve-
rificate e che hanno visto le donne
come protagonistc privilegiate, han-
no determinato situuioni di crisi in
diversi campi. Segni evidenti di que-
sta crisi sono; la violenza nei suoi
molteplici aspetti, gli ecce.ssi di cui le
donne sono talvolta i111crpreti, le in-
giustizie e le emargina1ioni.
D. E /'e111a11cipazio11e fe11imi11ìle?
R. La donna si emancipa quando
rrogredisce, si educa, si migliora, si
dona agli altri, quando mcuc vera-
mente al servizio della società le sue
doli migliori, che sono quelle dell'a-
more, della lcdcltà, della bontà.
La donna ~,era» deve recuperare
il senso gìusw e pulito della sua lcm-
minililà, avvertendo la dirfcren1.a
profonda che i111ercorre ira femmini-
smo e femminilità. Oggi la donna può
accedere a tutti i livelli sociali, ma
deve rimanere sempre se stessa, sen-
1.a limita?ioni. senza deforma1.ioni.
senza rcrdcrc nessuna delle caralle-
ristichc che la natura e Di() le hanno
dato.
D. Come caltolica e come extillie\\'(/
,ales1a1111 come definisce la libertà
fe111111i11ile?
R. Le liceme e gli eccessi evide11-
tcmc11Lc 11011 sono la libertà. La li-
bcnà è una matura capacità scelte
consapevoli e responsabili. Sotto
questo aspello ritengo che una larga
parte di donne abbia acquisito una
maggiore, au1entica libertà. Purtrop-
po l'opinione pubblica è colpita da
episodi che niente hanno a che ,·ede-
re con la vera libertà.
D. fil difesa della vita lei si è bawua
111ol1i.~sii11u. Cile cosa :,uggerisce ora?
R. Dopo l'approvazione della legge
194 i nostri sfcwLi, oltre che sul piano
educativo devono rivolgersi all'azione
preventiva atlravcn,o inizia1i\\e eco-
nomiche sociali e assistenziali, in
modo eia fornire aiuti concreti alle
donne in dii ficollà, cd evitare la ten-
tazione di seguire la troppo facile
strada dell'aborto.
Occorre impanire ai bambini e ai
giovam un'illuminata educazione
~essuale, che non ,,ia solo informa-
none ma formazione all'amore, ri-
~pettosa, chiara, positiva; che sia
educa,:ionc alla virtù, alla padronan-
la degli i5Linti; educazione alla ca-
stità, che non è menoma1ionc ma
~ublimaLione consapevole; educazio-
ne a1 valori del matrimonio; al senso
della sacralità della procreazione e,
alla maternità e paternità responsa-
bile.
D. Lei è stata presa di mira con al-
lentati che for11111atame11te non hanno
avwo gral'i co11segue11ze. Che cosa
pensa i,1 proposito?
R. Non so capacitarmi perché ab-
biano preso di mira proprio m e. Ne
sono stata molto amareggiala. Ma se i
miei auentatori avevano intenzione
di intimorirmi per farmi desistere dal
mio lavoro, la mia risposta è s tata
chiara: ho ripreso la mia allivilà con
t?iù fede, ,,lancio e coraggio che mai.
È questo anche l'insegnamento che
ho apr,rcso alla scuola sale~iana.
(Riduzìo11e dal mensile Unione,
delle Exal/ìeve di Maria A11siliatrìce)
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 25

3.8 Page 28

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NEL CENTENARIO DE
DonBosco aFirenz
V
m
Don Bosco fu nella città di Dante più di venti volte, chiamato prima da
suol amici sinceri, poi dagli uomini politici che lo Investivano di de-
licati Incarichi nelle trattative fra Stato e Chiesa; poi per fondare in
città una sua opera. Per tutti questi motivi Don Bosco diventò fio•
rentlno e più ancora perché aveva una « mamma ,. fiorentina...
I 1primo impatto di Pircnrc ~u Don
Bosco fu indirello ma drammati-
co: nel settembre 1864 il governo
piemonwse aveva decretato che Fi·
renzc ~arcbbe diventata la nuova ca-
pitale <l'llaha, e i 101incsi s1 ribellaro·
no.« Un immenso crucci~, - si legge
nella vita di Don Bosco - prese a la-
cerare la maggioranza dei cittadini
nel \\'Cdcrc così mal ripagati i !iaè1ific1
enormi <la loro fatti per la causa ita•
liana. I seguaci di l\\1azzini :,pingc\\ano
il popolo a 1umultuarl'. Il 21 :.cttcm-
bre una quantità di gente .,i mosse da
Porta Nuova,. si recò sotto i portici di
piana San Carlo fi!,chiando e vociJe-
rando contro la Ga:;:;:.eua di Torino, il
giornale filogovernati, o. A un trailo
sbucarono da ogni parti.' le guardie d1
Pubblica Sicurezza con le sciabole
.!.guain::ne, menando colpi a dritta e a
manca, di punta e <li taglio. Alcu111
feriti morirono. La rolla intimorita .!.i
dispen,e. ma dopo breve tempo ri-
tornò più numerosa e più furibonda,
e assalì la questura... All'improvviso i
Carabinieri fanno fuoco di fila. e ri-
masero fra i citladini d1cc1 moni e
vari lcriti ...
1 dolori dello scoronam ento. « Ver-
so le 20 la folla irruppe nuovamente
contro gli uffici della Caueaa con
spa\\'Cntosa grandinata di ciottoli,
dando un guasto considere,•ole alla
tipografia... La popolazione costerna-
la, triste e silenziosa riempiva le vie;
dal campo di San Maurizio, chiamati
26 BOLLETTINO SALESIANO r MARZO 191N
uni Ministero, giungevano più di
28.000 uomini con oltre IOO cannoni
occupando la città; sul monte dei
Cappuccini che domina Torino furo-
no appostate gros..,e artiglierie I mi-
ni!,tri erano pronti a bombardare la
citlà e affogare nel sangue ogni resi•
stcnza... ».
La sera del 22 :,èltcmbre, peggio:« I
disordini si ripèlèrono, carabinieri e
,oldati spararono sui manife!.tanll e
per sbaglio si ,pararono anche tra
loro: alla fine sul campo rimai.ero al-
tn 26 morti e 187 tcriu. li re inorridito
invitò per ben due volte i minii.tri a
dare le dimissioni: essi rifiutarono
dicendo che non dove\\'ano cedere al-
le violenze plebee; allora Vittorio
Emanuele mandò loro l'ordine di
ras:,cgnare la carica. Il cambiamento
di Vlinistero calmò le moltitudini. ma
s'ingannavano i torinesi sperando che
col nuovo ministro La Marmora si
verrebbe a capo di mutare le risolu-
tioni. lnfalli 1.>co dopo si Lrasponava
la Capitale a Firenze».
Scrh·erà lo storico Cesare Cantù:
« Tonno, non ~olo crudehncnte ma
villanam..:nte oltraggiata, ritornava
città di provincia come era al Lempo
di re Arduino: e provava i dolori dello
scoronamento •·
Quanto a Don Bosco, la sera del 21
!>Cllcmbre raccobc i suoi giovani !>Ol·
to i portici e prima ùì mandarli a ri
po!,O volle che pregassero per la città
di Torino, per i suo! abitanti. e per
tllill I benefattori dell'Oratorio... Era
un Don Bosco giovane, d1 49 anni, che
aveva già raccolto intorno a c;é i suoi
primi salei.iani e ouenuto da Roma il
primo riconoscimento alla sua Con-
gregazione. l'\\elJ'opinionc pubblica
era già un pcn,onaggio, con un piede
nella leggenda.
La prim a visita, per s impatia
L'anno dopo Don Bosco m:cvctte dal
clero e <la famiglie illustri di Firenze
molte sollecitazioni a visitare la cillà,
divenuta intanto capitale d'ltalia, e
nel dicembre accettò l'invito. li 14 del
mc:.e era là, ospite dell'arci\\'cscovo
nel suo polauo. Mon:,. Limberti !'in•
domani lo accompagnò a vedere la
sua favolosa chiesa mcli opolitana,
Santa Maria ud Fiore. e Don Bosco
trovò nella storica sacrei.tia i canonici
che lo a11cndcvano in cappa magna
Ess:i gli andarono incontro c gli fecero
mille feste. Fa11olo sedere. gli lessero
alcuni componimenti; poi furono
eseguiti canti e musiche... Un'acca-
demia. E .!.0rpcsa finale, lo co:.trinse-
ro a prendere la parola. Pur improv-
visando Don Bosco riU!>CÌ a meuere
insieme un buon discorsctto. Anni
prima, scrivendo la sua Storia della
Chiesa, aveva dovuto arfrontare an-
che il Concilio di Firen;,c, e ora lo
commerno1ò, ricordando ai canonici
che essi sede\\ ano sugli stessi scanni
che in quei tempi andati erano serviti
agli augusti padri conciliari.
Don Bosco aveva subito conqui-
stato la simpatia dei fiorentini, e
quando annunciò la sua parten:t.a
Lutti domandavano: « Cosl presto?»
La marchesa Germi aggnm<,c: "Non
potrebbe lermarsi ancora qualche
giorno con noi?,. E ne segui un \\;va-
cissimo scambio di bauuu:: « I miei
giovani mt aspeuano•. • Che 1mpor-
1a? Aspt·tti110 ». "Che importa? Biso-
gna che io li provveda di pane».
• Quami sono?• • Circa mille. Se loro
signori \\'olessero provvedere <li pane i
mici giovani, io starò qui lino alla fine
della settimana•· « E quale somma ci
vorrà?» "Diecimila lire». « Se si tro-
vano, lei si terma davvero?» « E
perché no?• Ebbene io le darò le
diecimila lire•, concluse la marchesa
Gerin.i, e quella sera stessa gliele fece
recapitare
Seguirono giorni di \\'bile e col-
loqui, e tante amicizie allacciate una
volta per ~cmpre. Accaòdc anche un
episodio singolare, messo per iscritto
qualche anno più tardi da una testi-
mone oculare, la conlessa di Soresina
Vidoni Soran1.o. Ecco le i.uc parole:
A Firenze, m casa dJ. mia nonna la
Contessa Boutourlin, Don Bosco fece
alzare uno ~ignora che da 25 anni
circa era in lcllo con 1.rna '>pini1e, e

3.9 Page 29

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SALESIANI A FIRENZE (4.3.1981)
aveva una gamba a ltratta. Egli le or-
dinò di girare per la casa. di mangia-
re, ccc., ed essa fece lulto ciò che egli
le comandò senza alcuna fatica. Do-
po, Don Bosco le chiese se voleva
guarire (promeucndolc la guarigfo-
ne), oppure se prefcr.iva riammalarsi.
Essa ci pensò un momento, poi ri-
spose che credeva essere volonlà di
Dio che continuru,se a patire. E subito
fu costretta a ritornare in leuo, donde
non si alzò più. Morì dopo 32 anni di
!erto, per una carie nelle ossa. Questa
santa donna fu la signora Carolina
Sorelli ».
Don Bosco stava costruendo a Val-
docco il sanluario di Maria Ausilia-
trice, e lasciò ai suoi buoni amici fio-
rentini il compilo di smerciare molti
biglietti d'una lotteria, il cui ricavalo
sarebbe servito per il tempio. Accellò
quasi in cambio quattro ragazzi fio-
rentini da- sistemare nel suo nuovo
collegio di Mìrabello, e in loro com-
pagnia il 20 dicembre prese il treno
per il ritorno. Sul vagone, un signore
che non lo conosceva disse peste del
suo Oratorio: • Se io fossi al posto del
governo, vorrei annientare quel covi-
le di piccoli gesuiti che tiene Don
Bosco a Torino; vorrei prendere a
calci lui e lutti i suoi giovani, e met-
tere a l loro posto un rcggimemo di
cavalleria... ».
Nel 1866 piccoli e grossi affari. Nel
dicembre 1866 Don Bosco torna a Fi-
renze, e questa volLa lo aspclta anche
il capo del governo, il Ciorenlino Bet-
tino Ricasoli. Ha avuto qualche diffi-
coltà per muoversi da Torino: rac-
conta don Lemoync che «nell'atto
della partenza si trnvò in lanta po-
verlà di abili che (eravamo noi pre-
senti) uno dei salesiani dovene pre-
stargli il cappello, un altro il corpetto
e un lerzo la souana ».
Il 12 dicembre comunque Don Bo-
sco è di nuovo ospite di mons. Lim-
berti, e ha nella borsa una lista di I8
commissioni da sbrigare. Sono pic-
cole cose ma per lui imponantissime:
deve recarsi presso quattro minislcri
per ottenere aiuti al suo Oratorio,
deve rendere visila a una quantità di
amici, deve anche conferire con la
« Società del patrocinio dei discoli».
Spiega ancora il suo storico: « Tutte le
volte che andava in qualche città egli
pensava a ciò che avrebbe potulo
giovare ai suoi giovanetti; procura-
vasi l'indirizzo di coloro coi quali vo-
leva trattare, e di ogni cosa facevasi
una minuta per iscritto, che poi ri-
leggeva e seguiva fedelmcmc. A que-
sto modo nulla lasciava al caso, di
nulla dimenticavasi, ed è cosl c:he
conduceva a termine i suoi progetti».
Le diocesi senza pastore. Oltre ai
suoi piccoli importantissimi affari
Don Bosco stava per venire coinvollo
in un affare davvero grosso: la que-
~tione delle sedi vacanti, cioè delle
diocesi ilaliane prive di vescovi. La
nomina dei vescovi avveniva per
opera della Santa Sede ma d'intesa
con il governo, e quesla intesa da
parecchio tempo era venuta meno.
Per conseguenza molte diocesi alla
morte del loro vescovo erano rimasle
senza pastore. Trauative erano in
corso fra governo e Santa Sede, ma i
comrasti erano tanti e non se ne ve-
deva la conclusione.
Ricasoli quando seppe dcll'atTivo
di Don Bosco, subito gli fissò un ap-
puntamento. Si incontrarono a pa-
lazzo Pitti, e il Ministro gli andò in-
contro premuroso. Don Bosco, che
temeva di finire invischiato nelle ma-
novre non sempre limpide dei polili-
ci, mise le mani avanti prima ancora
di sedersi al tavolo. In mezzo alla sala
gli disse: « Eccellenza, sappia che
Don Bosco è prete all'altare, prele in
confessionale, prele in mezzo ai suoi
giovani; e come è prele in Torino, così
è prete a Firenze, prete nella casa del
povero, prete nel palazzo del re e dei
ministri».
Ricasoli rassicurò Don Bosco, e lo
inlTatlenne sulla questione delle sedi
vacanti; per parte sua Don Bosco ac-
cettò di occuparsene: per il bene della
Chiesa e della sua pauia. Tn quei
giorni patrioti italiani erano su di giri:
da poco si era conclusa la terza
guerra d'indipendenza, che sia pure
altraverso svariale sconfitle aveva
portalo come frullo a ll'llalia l'annes-
sione del Venelo. Quanto a mons.
Limberti, era inq uielo riguardo alle
pieghe che potevano prendere in fu.
tw·o gli avvenimcmi. Non era un se-
greto per nessuno che i patrioti aspi-
ravano a vedere al più preslo Roma
capitale d'Italia, e un giorno l'arcive-
scovo domandò chiarn a Don Bosco
se i soldali italiani sarebbero andali a
occupare la città. « Sì, ci andranno»,
rispose sicuro Don Bosco.
La buona mamma d1 Firenze. Ac-
cadde in quei giorni anche un « fallo
meraviglioso», come lo definisce lo
storico, riguardante il figlioccio della
marchesa Gerolama Uguecioni Ghe-
rardi. Questo suo figlioccio, si legge,
« fu preso d'improvviso da malore
così grave da essere ridotto in fin di
vila. Si corse subito a cercar Dbn
Bosco per la ciuà. Egli s'era recato a
I RICORDI DI UNA MAMMA
Da sinistra verso destra:
I marchesi Girolama e Tommaso Uguccioni Gerardl,
primi amici e benefattori di Don Bosco a Firenze.
La loro casa, il palazzo Uguccloni In via degli Avelli 4.
Un autografo di Don Bosco alla marchesa: Dio vi be-
nedica, e Maria Ausiliatrice vi ottenga dal buon Gesù
sanità e santità; e dopo lunghi anni di vita vi conduca
seco al cielo a godere eternamente la gloria del para-
diso.....
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 27

3.10 Page 30

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, 1~1tare il collegio <lei Somm,chi, e
mentre pa!>!>ava da una sala all'allrn
l'CCO giungere la marchesa in perM>-
na, m ,csll !>Cmplici, scarmigliata,
!,Cn1.a nulla in testa, piangendo e 1.m
ùan<lo che il -.uo Iiglioccio era 11101 to
c che Don Bosco accorresse a farlo
rivivere. Quei revcrl•n<li padri si slLJ·
pirono e pensarono che fosse dhcn-
taLa pazza; mula buona signora con-
tinuava a pregare Don Bosco perché
and3!>!>C con lei, e Don Bosco accon
,cntl. Avvicmanc.los1 al letto Yidc quel
bimbo di ancor tcnl·ra età, immobile,
pallidissimo, con gh occhi vitrei. col
vii,o contratto, che non dava più segni
t.li vita. A t.lctta di lutti era spiralo.
Dictro invito di Don Bosco da quanti
erano nella <;tan1a s'innanlzò una
preghiera a '\\lana Au!>iliatricc, cd egli
<licde la bcncdinone a quel corpk-
ciuolo. Non a,·cva ancor terminata la
formula che il mortino diede C<>me m
uno sbadiglio, incomindò a respirar<.',
,i scosse, riacquistò l'uso dei sensi. e
<lai mmn,tro Mt:nabrea, che rei 11ri•
ma cosa si !-enti dire: « Sappia, ecce!
lenza, che io ,ono in orni cosa col
Papa• Ebbe , an colloq~i con lui, di
cui non !>i è con ,icuren:a conosciuto
l'argomento. Forse parlarnno di un
processo in corso nelle> Stato Pont ifi-
c io: dovevano essere condannai i a
morte alcuni patnoli italiani che avc-
,·ano assaltalo una caserma dt•gli
,uavi (e che alla fine riuscirono a
-..ah·arc la pelle). Si sa con certeu:a
i,wccc che Don Bo-.co rimise ,ul 1011-
pNo la qucstwnc delle seù1 ,·acanti,
negli ultimi anni la-.ciaLa ca<lerc.
Rieccolo a rire1ve nel 1870, mentn·
,1 Roma è in pieno svolgimento 11
Concilio Vaticano che proclamcd1 il
ùogma <lcll'in iallibilità pontificia.
Anche per quel , iaggio si era trO\\ ato
in dilficoltà, perché • all'ultùna 01 a ,i
, ide sprOI, 1,to di ogni cosa. e s1 do-
1c11c correre rei la casa in cere.i del
bisognevole. Egli inlatti, qLJando i
bcnelauori gli donavano ve!:>Li. caltt',
Firenze 1926: posa della prima plelTa dell'erlgenda scuola protasslonala. Sulla destra, In divisa,
Vittorio Emanuele lii preaente alla cerimonia.
s1 volse alla madre sorridendo; in
hrc, e si riebbe"
La marche,a L'guccioni fu per 1Ulla
la , ila riconosccnl'-' a Don Bosco, lo
1olle in seguito ,cmpn: O!>piLe in casa
sua, lo aiutò in tutti i modi, al pun111
che Don Bo-.co la chiamava « I.i no-
,tra buona m~1mma t.li Firenze».
Tappa obbligal'a. Da allora Firenze
diventò per i lunghi e frequcnli viaggi
<l1 Don Bosco una lappa obbligata. Si
sa che si recò 19 \\'olte a Roma. ma
all'andata o al ritorno, o in ambcùue
le occa!>ioni, face\\'a ~o~ta nella ci11à di
Dante. Tra il 1869 e il '77 si ferme) per
qualche giorno almeno 13 1o ll\\.', ncll:.i
,ua biografia ,i hanno n01izie di a l
meno 22 soste complcssi\\e. E quasi
sempre la sua « buona mamma» lu
lclicc di a\\'erlo ospite.
Rieccolo dunque nel '69 connKalo
lau.olctti, camicie o altra biancheria,
1ullo comanda\\a che lossc m,•sso in
comune nella casa. non l'olcndo nll'·
nere per -.é akun uggcllo».
Don Bosco, partiamo per Roma?
'\\cl 1871 Don Bosco torna\\'a a FiH'n
,e, questa I oltn di ,ua i11iziati1·a. ~ol-
lcdtando un incon1ro col mi11i.,trn
La111:a. Nel balll·llo della politica it n•
liana i primi mini,tri cambiavano ùi
continuo, ma Don Bosco resta, a. Il'·
nacc e deci..,o 11ro,, edere alle ,cdi
l'::icanti. Roma era '>tata occupala, t·ra
Ùi\\'cntata cap11alc, il gon~mo nm..1-
nc, a prm, 1sm 10 in Firenze. l' 11·a•
spor tava gli uffici nl•ll'urbe con wlo-
cit:\\ burocratic:.1. (hiL·so e Stato l'rnnn
più che mai .,i lcrl'i corti. ma piu di
cento diocesi rimanevano senn p,1-
store. e chi ne ,olfriva era il gregg.l'
Don Bosèo an'.,·a sottoposto al Papa
28 BOLLflTINO SALESIANO I MARZO 1981
un progctw, d1icdcndo di pull'I m-
tcr\\'enirc come pril'ato cilladino; J>10
IX gli a, eva st•mplicemente ingiunln
d1 LenLar,.,. Ouanw al Lan,a, lo avc\\'a
:.ubito com·ocato a Fi1·enze. E la -,era
del 22 giugno, alle 19,3S Don Bosco
l"ra dal minbtro.
Il Lanza lo conosceva bene. L'ave•
\\'a incontniw già nel '65 e • non a, t'l'a
mai dimcn1ica10 una sua nspo.,ta,
che più <.l'una ,olla ripctè ai colkghi,
eccitando il mo ùi tuui: " Hu do-
mandato a Don Bo:,,co - dice, a -
come lacc~sc aù andare a,·anti '>en,a
mcuJ, con wnt i gìo,ani che :11 c,·n
preso a mamcncre: cd egli n11 rispose
che anda, a nvant i come il vapore fa-
cendo pouf, pouf, ossia debiti lo
soggiun:,,i chl' anche noi an<linmo
a\\'anti cosi; eù egli fu contento che
l'a,·es!>i paragonalo col regno d'Ita-
lia!""· Quel giorno gli cor!>c incontro
t' lo fece accomodare. Al solito Don
Bosco JJIT!,l' certl' d istanze: « Ec<x•I•
lenza, la ringrazio. lo dc,;idero il bL·m•
della Chic;.u e dello Stato; nw crl'do
che lei cunosca chi è Don B<>-.co,
perciò ,;apra che rrima di tutto in
,ono cattoltcti- • Oh! Lo sappiamo
- nspm,c 11 1mn1stro - che Don Bo-
'>CO è più c.itwlico ùcl Papa!».
La trailaI il'U I u certo bene 01·1 iata,
perché alla li1ll' il Lam.a tJj,:;-,e: ,, Don
Bosco, pai-t1::i1110 per Roma?» « Par•
1iamo "· rispose l'ahrn. E I an,a in
carrozza con alcun, signori, l' Don
Boi.co <la ,olo ,1 pìcJi, si al'l'iarono
alla -,1azionc ùi Firenze. 1'01 i primi
,alirono ,u un I agone di prima da'>•
se, e Don Bosco su uno <.li seconda.
Don Bo~1.o 11assò ancora t.luc volle
quell'anno per riren.w, in scllcmbrc,
andando e tornando ùa Roma "'1a lt1
a Roma !>i c1..1 poi iato una lunga lis1::i
cli bravi -.accrdoti che avrcbbl•ro po-
lllto dh·enlar'-' ,esCO\\ i nelle seù1 ,·a•
eanti, e che pn•,10 lo ,arannu.
Una casetta ln via Cimabue. Don
Bosco tornì> .i Firt·n1.c ancora nel 1873
(alme no tre volte). poi nel '74, '75, '77.
Finché gli uffici governativi iima-.cro
nella ci1ta si trovò implicato in dl'li-
catc trattatl\\c fra S1a1u e Chk•sa. m.i
torna, a anche.· rei incontrare i tant1
amici che an·va in ciuà. Era ormai
Ji, entato un po' liorentino c.· i suoi
amici ora 1cclammano la prc:.e111.1 di
una ~ua opcrn. I n prima richiesta,
pc.·1 lettcrn, \\l'nnc.• avanLata nel 1878
da un socm ddla S::in \\, incervo, dw
-;ogna,a una ,c.uola profes-.ional1. E
nd rnar1.o dell'anno succcs!!Ì\\ o Don
80-;co s'impcgnù a ,occ col nun,o
arci\\'cscu,·o mons. C'ecconi; « R1gua1
do alla c.:a,a per ragazzi po\\'l'rÌ da
aprire in Firentc - gli disse' - 10 mi
rime110 nl'llc ',llC mani. Mi dica ,ht·
co.,a de\\'o lare, e lare) tulio ciò che mi
dice•. l'\\Jcll'aplik 1880 ern anu,rn una
,olta a Fin:ntt•, e gli giocarono un tiro

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Venezia? No: Firenze sotto l'alluvione del 4.11.1966. La casa salesiana subi gravi danni.
I CENTO ANNI DEI SALESIANI A FIRENZE
1881 , 4 marzo: arrivo dei primi tre salesiani. 19 marzo: apertura dell'oratorio. 1
novembre: trasloco nella sede definitiva.
1883. I primi laboratori: sarti, calzolai, fabbri, falegnami.
1891. Apertura della libreria e laboratorio di legatoria.
1893. Osservatorio astronomico.
1895. Laboratorio di tipografia (nel 1911 trasferito a Bologna).
1903. Prima pietra del tempio Sacra Famiglia.
1912. Viene eretta la parrocchia Sacra Famiglia.
1915-18. Net periodo bellico parte dei locali ospitano scuole comunali.
1926. Prima pietra dell'Istituto professionale (presente Vittorio Emanuele lii).
Anche le FMA giungono a Firenze.
1930. Inaugurazione del tempio Sacra Famiglia.
1940-45. Durante la guerra, attività ridotta e locali danneggiati dai bombarda-
menti. Ma anche aiuto ai perseguitati politici.
1957. Inaugurazione del nuovi locali per l'Istituto professionale.
1958. Apertura dell'ambulatorio Don Bosco.
1966. L'alluvione reca gravi danni all'opera salesiana.
1974. La libreria danneggiata si rinnova.
DON BOSCO A FIRENZE OGGI
Oggi i Salesiani hanno in Firenze due comunità: l'Istituto (con scuola e
convitto) e la Parrocchia (con oratorio e libreria). In provincia hanno a F1gline
Valdarno un oratorio. Nella periferia della città l'anno scorso hanno accettato
una parrocchia nella zona popolosa di Scandicci. In tutto I salesiani sono 37, le
loro comunità 4.
Le Figlie di Maria Auslltatrlce hanno anch'esse in Firenze due comunità:
una collabora con l'Istituto salesiano, l'altra ha scuole, oratorio e opere par-
rocchiali. In tutto le suore sono 22.
birbone: lo condussero a vedere uno
speaacolo « che lo ferì nel vivo del
cuore», come assicura lo storico.
« Andando per le vie, s 'imbauè in una
lunga fila <li ragaLLi. e domandalo chi
fossero, s'in lese dire che erano l'igli di
cauolici guidali a!Je :,cuole e al tt!m-
pio dei protestanti, e che altre squa-
dre li avevano preceduti o Li doveva-
no seguire. Attonito, angoscialo, at-
lerrito alla visla di quelle innoct:nti
creature strappale alla Chiesa, racco-
mandò con le lacrime agli occhi che
non si perdesse tempo... ».
A prendere l'iniLiativa per la nuova
casa fu l'Associazione Operaia Cano-
lica. che CO!:>tituì una commi~~ione
incaricata di condurre le trattative
con Don Bosco, cercare i locali adatti.
v raccogliere fondi. Tutta gente di
buona volonlà, ma con idee poco
chiare 1iguardo al modo di lavorare
di Don Bosco. Gente che finì per ri-
tardare la realizzazione dei progelti.
Le ricerche della sede andarono
per le lunghe, finalmente in maggio
1980 l'Associazione prese in affino la
casetta al n. 31 di via Cimabue. Don
Bosco visitò i locali e pw· u·ovandoli
esigui fu d'accordo che divenlassero
la culla della sua opera.
Abituato a cominciare con poco. A
luglio Don Bosco mandò un salesiano
- il diretlore della casa di Lucca - a
vedere come procedessero i prepara-
livi della casa, ed egli riferì: « Molte
parole, molle assicurazioni. molle
speranze, e nulla di posilivo ». Se quel
giorno volle sfamarsi, dovetle andare
in t.rauoria.
Poco dopo l'arcivescovo scrivendo
a Don Bo~co non nascose la realtà:
Quattrini ce ne sono pochi». però
aggiungeva saggiamenle: « Ma ella è
abituala a cominciare dal poco... ».
Subito Don Bosco mandava di
nuovo il direttore di Lucca « per di-
sporre le cose in modo che i futuri
salesiani possano trovare quanto oc-
corre per far cuocere i maccheroni».
"Intanto - spiegava al vescovo - io
spigolerò qualche religioso nelle varie
case e forò che cnlro poche settimane
vi sia un prete, un chierico e un coa-
diutore a piena disposiLione per l'o-
pera nostra. Per qualche tempo credo
bene ch e si limitino al solo oratorio
festivo e giardino di ricreazione;
quando avranno un po' di conoscen-
za della citlà, delle usanze e dei co-
stumi, potranno cominciare le scuole
serali... ».
Il direttore di Lucca riferl a Don
Bosco che si sarebbe dovuto rare as-
segnamento sul vescovo, vero amico,
assai più che sul!'Associazione e le
sue promesse. Cosl fece di rauo don
Faustino Confortòla, il salesiano
mandato il 4 aprile 1881 con un chie-
rico e un coadiutore ad aprire la casa
di Firen,:c. Questo coraggioso sacer-
dote, che si rivelerà intraprendente e
buon amminislralore. era giunto a
Don Bosco dal clero di Brescia, già
sacerdote. E Don Bosco gli <lava ri-
spettosamente del lei.
La prima difficoltà che dovette su-
perare non gli proveniva dal suo
campo di lavoro (l'oratorio si riempì
presto di ragazzi, che divemarono fin
lroppo numerosi dw-ante il periodo
estivo), ma dall'Associazione: i suoi
responsabili erano convinti che i sa-
lesiani dovessero stare in qualche
modo alle loro dipendenze. A spiega-
re e appianare le cose intervenne
piima l'arcivescovo e poi lo stesso
Don Bosco.
Già nel maggio 1881 egLi era li, e
vista precaria la siluazione organizzò
una conferenza per i suoi Cooperato-
ri. La chiesa si riempì, ma quelli del-
1'A5sociazione erano in prima fila a
fare bella. mosu·a di sé, e l'esito del-
l'inizialiva risultò deludente: lire
244,81. Don Bosco aveva già tenuto
decine di conJeren.le in Italia e all'e-
stero, e mai gLi era capitato di racco-
gliere così poco per i suoi ragazzi.
La popolazione cresce pagana. Per
fortuna gli avvenimenti portarono a
un progressivo distacco deU'opera
salesiana da quel!' Associazione. Pri-
mo passo: nell'ottobre scadeva il
contratto di afl'itLo della casa, e il pa-
drone non intendeva rinnovarlo pre-
ferendo vendere. I locali erano trop-
po angusti, e Don Bosco decise che si
cerca~se di meglio. Don Confortala
trovò un terreno ideale sul lato sini-
su·o di via Fra Angelico, in zona non
molw lontana.« In questo canto della
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 29

4.2 Page 32

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E dopo l'alluvione, la ricostruzione.
città - venne info,·mato Don Bosco
- la popolazione c,·escc affatto pa-
gana. Non ha chksa né sacerdoti,
presto non saprà più che cosa sia né
religione sacramenti. E quel che è
peggio ancora, è circonvenuta dagli
Evangelici, che in mezzo ad essa
hanno posto il loro nido e van facen-
do facili conquiste... ».
1 proprietari del terreno, brava
gente, lo cedettero a ottime concli2io-
ni, e subito si cominciarono i lavori di
costruzione. Il progetto ora è ambi-
zioso: internato, scuole (un ginnasio),
oratorio, chiesa per i fedeli. Don
Confortala mentre con un occhio se-
gue l'oratorio di via Cimabue manda
vanti i programmi. E il primo no-
vembre compie il trasloco in quella
parte di casa nuova che è già allestita.
Ci sono anche, un po' pigiati, i primi
30 ragazzi interni...
Do ordine di fabbricare. Nell'aprile
1882 Don Bosco è di nuovo a Firen,:c.
Arriva nella notte del sabato santo, e
nell'entrare in casa si sente allargare
il cuore: « Eccoci in terra salesiana, in
casa nostra! Sia benedetto il Signo-
re». L 'indomani è pasqua, e lui. cele-
bra per i 30 ragazzi interni, che prima
si mettono in fila tutti perché voglio
no confessarsi da lui. Per pranzo la
contessa Uguccioni manda a prele-
varlo con la carrozza.
Il lunedì, di nuovo conferenza ai
Cooperatori. « lo do ordine di fabbri-
care - dice loro - per il resto confi-
do in Dio, in Maria I mmacolata che
ha preso questa casa sotto la sua
protezione, e nella carità vostra o
buoni fiorentini. I giovenetti qui ri-
coverali non hanno altro patrimon io
che il vostro buon cuore». Ma il di-
sagio psicologico provocato da una
partenza sbagliata dell'opera non è
ancora superato, la conferenza non
dà esito migliore della precedente.
Però Don Bosco ha dato un ordine e
non lo rilira. Lui e don Confortola nei
prossimi anni faranno capriole per
pagare i mattoni, i muratori, i tanti
30 BOLLETTINO SALESIANO MARZO 1981
ITALIA
creditori, e alla fine la spunteranno.
L'opera è ancora oggi, bella grande,
per centin aia e migliaia di ragaz2i.
Si ha da fare un balletto? Don Bo-
sco torna a Firenze per l' ultima volta
Una vita dalla parte dei giovani
potrebbe definirsi l'esistenza cli
don Sinistrero, « educatore, sa-
nell'aprile 1887. La sua opera in città lesiano, pedagogista, uomo d'azio-
stenta ancora a decoUare, e q u alche ne». Così hanno delineato la su a fi-
salesian o si mostra un po' sfiduciato. gura all'Università Pontificia Salesia-
Don Bosco incoraggia i suoi figli così: na nel porgergli l'ultin10 saluto, e la
« La Provvidenza c'è anche a Firen- definizione per i tanti c he l'harmo
ze... Lavorate volentieri per i concit- conosciuto non poteva risultare più
tadini d i Dante», e le sue parole sono puntuale e persuasiva.
diventate programma.
Con originalità e franchezza. Don
Ma Don Bosco appare logoro e Vincenzo crà piemontese come Don
stanco; gli rim ane meno di un anno Bosco, e seppe vivere il suo carisma
di vita. I salesiani sono andati a pre- con originalità e f ranchczza. Dalla
levarlo a lla stazione. ma devono fare i sua bella fam iglia patriarcale in
conti con la sua "buona mamma» quattro sciamarono nella famiglia
che ha mandato una carrozza con salesiana: anche lre sorelle divenute
l'ordine di condurlo al suo palazzo. Figlie di Maria Ausiliatrice. Da giova-
La contessa Uguccioni è ancor più ne ,·espirò il clima salesiano tipico dei
logora cli Don Bosco: paraliz;,;ata alle luoghi di fondazione, Valdocco e
gambe, non può più fare un passo. Valsalice, a contatto con don Rua e
Solo le lettere di Don Bosco in quegli con ì salesiani dei prim i tempi.
anni le sono servite da med icina. E
Era uomo dalla giornata piena, che
o ra ha la gioia smisurata di poterlo non sapeva cosa fosse perdere tempo.
avere ancora in casa sua.
Le sue attività furono sempre molte-
L'indomani mattina Don Bosco ce- plici, i suoi impegni numerosi e as-
lebra nella sua cappella privata (a sorbenti, e per anni e anni impressero
servire la messa sono giunti due ra- un ritmo vorticoso alla sua vita. Le
gazzi dal collegio). « Le due veneran- parole di Don Bosco « Noi non ci fer-
de persone - racconta con tenerez;i:a miamo mai » sernbravano dette ap-
lo storico - si incontrano e si d anno posta per lui. Ma a lla base di tanti ri-
il buon giorno clina07j alla soglia del sultali ottenuti c'erano le sue doti non
santuarietto domestico: l'uno è sor- comuni, la capacità di organizzare il
retto da don Viglietti (il segretario), e lavoro e una meticolosità certosina.
l'al tra è spinta su una carrozzella. La J salesiani dell'UPS lo ricordano
contessa sembra un'anima in pena, si come « un fratello carissimo, stimato
legge la malinconia sul volto. "Buon e amato». Lo distingueva un accen-
giorno, signora contessa! - Le dice tuato spirito di famiglia, carico di
sorridendo Don Bosco -. Si ha da giovialità, di allegria anche esteriore,
fare un balletto?" E la contessa: "Oh di vivacità, peraltro dal tratto sempre
Don Bosco: Come vede... poverina distinto, con espressioni affettuose
me!" "Bene, bene - risprende il specie verso gli ospiti, i malati, gli
santo - . Non si sgomenti, signora exallievi. Con don Sinistrero era im-
contessa: lo si farà poi in paradiso"». possibile essere tristi. Come salesiano
Prima di tornare a Torino Don Bo- amò e servì la Chiesa e il Papa; per
sco è a pranzo ancora dalla contessa. fedeltà a Don Bosco scelse la via più
fi- 1 A tavola essa ricorda ai commensali, difficile dell'umiltà e della lealtà. Co·
con tutti i particolari, il fatto del
me studioso ebbe il culto della ve1ità,
glioccio che Don Bosco aveva richia- il coraggio di sostenere con fran-
malo alla vita tma ventina d'anni chezza le sue posizioni, m a insieme
prima. Mentre lei parla, Don Bosco, come religioso fu sempre disposto
sta a fronte bassa, tace, e le sue all'obbedienza integrale, nel rispetto
guance si fanno rosse.
sincero dell'autorità che aveva accet·
La buona signora è persuasa che tato. La sua presenza nell'Università
non vedrà più Don Bosco (e così salesiana è stata benefica e per anni
sarà), perciò fa d i tutto per Lraltcner- determinante. Fu tra i fondatori della
lo, ripropone perfino il vecchio gio- rivista « Orientamenti Pedagogici»,
chetto delle mille lire al giorno. Ma lui poi dell'Istituto superiore di Pedago-
s i scusa: « Il povero Don Bosco in gia: agli inizi ne fu anche preside, e
questo momento non può più fare sempre ne promosse con decisione gli
come vorrebbe», e parte per Roma sviluppi e l'autonomia.
dove lo attende la consacrazione del La sua competenza. Pervaso da
tempio al Sacro Cuore. Non si ve- « passione pedagogica» da vero figlio
dranno più.
di Don Bosco, la t radusse in un'in-
Certo Don Bosco fu fiorentino per stancabile promozione della scuola,
molti titoli, ma anche perché d i Fi- in particolare di quella catwlica, nella
renze era la sua « buona mamma». quale ha creduto e per la quale ha
Ferruccio Voglino lavorato senza stancarsi. Dette il suo

4.3 Page 33

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Do
n
Vincenz
e' morto
o
g
i.oSvina
ist
ne
r
er
o
In memoria di un educatore, salesiano, pedagogista, uomo d'azione
valido conu·ibuto alla nascita e allo
sviluppo della Fidac (Federazione
degli istituti dipendenti dall'autorità
ecclesiastica), e di essa rimase mem-
bro dirigente, ascoltalo e stimato, Ci-
no alla fine.
La Santa Sede sovente utilizzò la
sua competenza di esperto oei pro-
blemi della scuola cauolica e dell'or-
ganizzazione scolastica in genere, e lo
inviò molte volte come suo delegato e
rappresentante in organizzazioni e
convegni internazionali, presso l'U-
nesco, la Fao ecc.
Questo suo lavoro lo portava so-
vente a contatto con i Papi, con al-
cuni dei quali strinse una personale
amicizia rispenosa e disinteressata.
Con Pio XlI conferiva quasi settima-
nalmente. Con mons. Monlini fu a
stretto contatto fin da quando - nel
periodo fervido del dopoguerra - i
laici dell'ala progressista dell'Azione
Cattolica favorivano l'avvio dell'Italia
alla vita democratica, e l'avvio della
Chiesa al rinnovamento conciliare.
Dette il suo cootribulo anche alla
legislazione italiana: già all'epoca
della Costituente fu vicino a molti
parlamentari di ispirazione cristiana;
e poi in seguito non poche leggi ita-
liane sull'educazione. soprattutto la
riforma della scuola media nel 1962
ebbero in lui un ispiratore e sosteni~
tore convinto. Per questi suoi meriti
fu insignito della medaglia d'oro dal
Ministero della Pubblica Istruzione. A
tutto questo va aggiunto il suo magi-
stero quotidiano, e una mole enorme
di pubblicazioni tecniche, di confe-
renze e articoli. Fino alla sua ultima
opera impegnativa, il libro « Tl Vati-
cano II e l'educazione» pubblicato
dalla LDC nel 1970.
Curioso di Dio. Uno dei suoi segreti
nascosti fu che si sentiva sempre
giovane. Rifiutava a buon diritto
quell'idea di venerando patriarca che
gli anni tentavano inutilmente im-
porgli. Era giovane spiritualmente e
cul turalmente, ben ancorato alla
realtà, saldo nelle convinzioni ma di-
sponibile alla ricerca per trovare
nuove soluzioni ai problemi concreti.
La sua lunga esperieru.a non si tra-
sformava in peso per gli altri, per i
più giovani, per gli inesperti: la offri-
va sempre in tutta la sua ricchezza,
DON VINCENZO SINISTRERO era nato a Diano d 'Alba (CN) 11 31.1.1897. Salesiano dal 1914
sacerdote nel 1922, net '28 aveva conseguito I tltoll accademici presso l'Università Sacro Cuore:
Fu Insegnante a Vatdocco, Lanzo, Novara, MIiano, Frascati; poi dal 1931 tu ad Alassio, anche
direttore e preside. Nel 1944 venne chiamato all'Università salesiana; da allora visse prima a
Torino e poi a Roma, tutte le vicende dell'Istituto Superiore di Pedagogia. Fino alla morte'avvenuta
Improvvisa 11 6.11.1980: aveva quasi 84 anni di età, 66 di vita salesiana e 58 di sacerdozio.
ma anche con garbo e discrezione.
Ha avuto il dono di saper dare, ma
anche quello di saper ricevere con
semplicità.
11 suo segreto più profondo fu di
essere uomo di Dio. Era « curioso di
Dio», in continua ricerca attraverso
lo studio e la meditazione personale,
sorretto dal desiderio di conoscere
sempre meglio Colui dal quale era
stato conosciuto, amato e creato. La
sua ricerca sfociava poi con natura-
lezza nella preghiera. Aveva un modo
intenso di celebrare la messa, di pre-
gare il breviario. E quando l'età gli
ridusse le possibilità di lavoro, la
preghiera divenne il suo lavoro in-
cessante.
Una singolarità del suo colloquio
con Dio Iu notata, e non dovrebbe
suscitare meraviglia ma ammirazio-
ne: sovente si recava tutto solo nella
cappella, presso l'altare, e vi stendeva
sopra delle cartine geografiche: poi
immedesimandosi con le diverse
parti del mondo recitava ora per l'una
e ora per l'altra qualche salmo, di la-
mento o di lode, facendosi antenna
orante di popoli e persone che aveva
frequentato e con cui si teneva in
w1ione di spirito.
In realtà si sentiva strettameme
unito a quei « quattro miliardi e mez-
zo di umani», come soleva chiamarli
che popolano la terra e che trovavan~
posto tutti nel suo interesse e nel suo
cuore di credente e sacerdote di Cri-
sto.
« Lodiamo Dio per questo fratel-
lo». Quando le circostanze portavano
a parlare in sua presenza di persone
scomparse, molte volte lo hanno sen-
tito commentare: « Loro stanno bene.
Siamo noi piuttosto che stiamo an-
cora per strada». Ora anche lui sta
bene, nella casa del Padre. È andato
incontro a una morte repentina, come
era nei suoi desideri. È morto si può
dire in piedi, lasciando sulla scrivania
il breviario e la tesi di uno studente
che stava esaminando.
Nel dargli l'ultimo addio ha detto il
Presidente della Fidae: « La scuola
cattolica italiana sente oggi il bisogno
di stringersi attorno alla sua ficrura in
allo di riconoscenza, e di ~ncero
rammarico per non essere stata sem-
pre al passo con i suoi entusiasmi, col
suo giovanile cammin o ideale». E iJ
Vicerettore dell'Università Salesiana:
« Lodiamo Dio per questo nostro fra-
teUo che abbiamo avuto ìn dono; per
questo uomo che ha saputo realizzare
una sintesi riuscita cli valori umani e
cristiani; per questo figlio di Don
Bosco che senza paw·c e senza pre-
clusioni ha espresso una chiara iden-
tità, aperta alla modernità delle in-
novazioni, a lla pluralità delle culture
all'evolversi della storia».
BOLLETTINO SALESIANO I ' MARZO 1981 31

4.4 Page 34

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I NOSTRI SANTI
IL MEDICO Cl DISSE
DI LASCIARLO MORIRE TRANQUILLO
Nel luglio 1979
mio papà cadde ma-
lato e Il medico gli
diagnosticò un tu-
more alla prostata,
consigliando Il rico-
vero e l'operazione.
Il babbo non volle
saperne e fu curato
In casa ma le sue
condizioni peggiora-
vano:
pressione
molto alta, gonfiore alle gambe, mali di
capo. Il medico temeva un collasso o una
trombosi da un momento all'altro. Noi in
casa pregavamo intensamente Maria Au-
siliatrice e i Santi salesiani; letto sul BS Il
resoconto di una guarigione ottenuta do-
po la benedizione impartita da un sacer-
dote, mi recai nella Basilica di Maria Au-
siliatrice e ottenni che il mio confessore
venisse a benedire il malato.
L'infermo però continuava a peggiora-
re: nel gennaio dell'anno scorso ebbe una
fortissima crisi, era giunto al punto da non
poter trattenere neppure un cucchiaio
d'acqua e gli venne amministrata l'unzio-
ne degli infermi. Una nostra conoscenza
ci portò l'acqua di Lourdes, ed egli chiese
di berla. Riusci a trangugiarne tre bic-
chieri, e noi lo considerammo un buon
segno. Ma un primario di Torino dopo
averlo visitato ci disse di lasciarlo morire
tranquillo in casa, perché il tumore ormai
aveva raggiunto anche il fegato e non
c'era più nulla da fare.
Noi continuammo invece a pregare la
Madonna e lo portammo in visita a un
dottore dell'ospedale Cottolengo, che
decise Il ricovero pur senza promettere
nulla. Alle nuove visite di controllo il bab-
bo risultò affetto da broncopolmonite,
enfisema, edema polmonare e cirrosi
epatica. Come fare a sperare ancora?
Noi continuammo a pregare, e dopo un
mese di cura tutti quel mali regredirono.
Ora dopo quasi un anno Il babbo è tor-
nato a casa e nonostante i suoi 74 anni
tira avanti abbastanza bene. Noi abbiamo
visto nell'accaduto una grazia del Signo-
re, della Madonna e dei santi salesiani.
Adriano Serra (Torino)
TUTTA LA NOTTE
NON FECI CHE PREGARE
Avevo scritto per chiedere preghiere, e
ora scrivo perché vi uniate a me nel rin-
graziare la Madonna per la grazia che ho
ricevuto. Ho un occhio solo, avendo per-
duto l'altro da bambina in seguito a una
caduta. Ora a causa di cattiva circolazio-
ne del sangue improwlsamente mi erano
venute tante emorragie, e i medici deli'o-
specfale Oftalmico dopo avermi visitata
non mi davano più alcuna speranza di
poter salvare l'occhio superstite. Per un
mese mi sottoposi a cure, ma la vista an-
dava sempre peggiorando. Non sapevo
rassegnarmi a diventare cieca e comin-
ciai a pregare Maria Ausiliatrice, ma
senza l'esito desiderato. Anzi un mattino
mi svegliai che non distinguevo più le
cose. Confesso che ebbi un momento di
disperazione.
A sera, quando tornai nella mia camera,
quasi mi aggrappai all'immagine di Maria
Ausiliatrice che avevo sul calendario ap-
peso alla porta, supplicandola di non de-
ludere la fiducia che avevo posto in lei; e
quasi la sfidai. Poi tutta la notte non feci
che pregare. Verso le cinque del mattino
Il dolore che provavo diminuì e mi tornò
anche la vista. Prima di uscire ringraziai la
Madonna e le dissi: « Cara mamma, ora
tocca a te: fa' che quando il professore ml
visiterà non trovi più alcuna emorragia •.
E cosi è stato. L'oftalmico che mi ha visi-
tato è rimasto meravigliato, diceva: « Non
mi so spiegare.; e ml assicurò che l'oc-
chio poteva dirsi salvo. Ora infatti io uso
come prima e non sento più alcun distur-
bo. Grazie, Maria Ausiliatrice.
Suor Maria Pierina Pasqua// (Roma)
SENTIVO DENTRO DI ME
CHE AVREI OTTENUTO LA GRAZIA
Il primo novembre
scorso mio figlio
Lanfranco si era re-
cato in auto con la
fidanzata Cristina al
cimitero per una vi-
sita ai nostri cari de-
funti, e già erano
sulla via del ritorno
quando ebbero uno
scontro frontale con
un'altra auto. I con-
ducenti di quest'ultima non sì fecero nul-
la, mio figlio riportò una frattura alla
gamba che guarì in una ventina di giorni;
Invece Cristina battè violentemente col
capo e dovette essere ricoverata all'o-
spedale di Pavia. Fu ponata in sala di
rianimazione e per 15 giorni non dette
alcun segno di conoscenza.
Le noti2ie dei dottori erano sempre più
negative, ma io ml misi a pregare con fede
Maria Ausiliatrice e Don Bosco: sentivo
dentro di me che avrebbero concesso la
grazia. E di fatto, dopo 15 giorni di rispo-
ste scoraggianti, i medici cominciarono a
darci qualche speranza; altri 15 giorni, e
Cristina fu dimessa dall'ospedale. Ora è
tornata a casa e con meraviglia di tutti sì
sta riprendendo molto bene. Grazie Maria
Ausiliatrice. grazie Don Bosco.
Orsola Bedussl ved. Bedon
(Piove di Sacco, PD)
* Elvira Bacchei/a ved. De Sanctis
(Roma): I medici avevano deciso di sot-
topormi a Intervento chirurgico per un
nodulo tiroideo con cisti. Ero proprio di-
32 BOLLETTINO SALESIANO 1 MARZO 19S-1
sperata e pregai con tanta fede Maria
Ausiliatrice e i Santi salesiani. E credo di
essere stata esaudita, perché in un suc-
cessivo controllo medico risultò che l'o-
perazione non era più necessaria. A
maggio dovrò affrontare un'altra visita di
controllo, e vi chiedo di pregare ancora
con me, perché la grazia che ho ricevuto
mi venga concessa per intero • ·
-te Maria Giachino (Barolo, CN): Un
mio nipotino di sette anni era in fin di vita
per peritonite e altri gravi complicazioni;
ci slamo raccomandati a Maria Ausiliatri-
ce e Don Bosco, e Il bambino si è ripreso.
Ora è completamente guarito».
CARISSIMO DOMENICO SAVIO
UN GRAZIE DI CUORE
Carissimo Dome-
nico Savio, sognavo
da sempre un bim-
bo, ma sempre an-
dava tutto male. La
prima bimba mi è
morta, poi ho avuto
due gravidanze in-
terrotte al secondo
mese. Ero stata an-
che operata al reni,
la mia salute risulta-
va ormai precaria, la mia speranza di
avere un figlio era svanita. Quando seppi
di essere di nuovo in attesa ne fui tanto
felice, ma nello stesso tempo angosciata
per la paura di perdere questa creatura
come le altre. Perciò ho Indossato Il tuo
abitino e ho recitato ogni sera la tua pre-
ghiera. Cosl pur soffrendo tanto, e do-
vendo tenere quasi sempre il letto, mi hai
aiutata ad avere un bel bimbo, il mio Da-
niele, sano e buono (per ora, e speriamo
sempre). Un grazie dì cuore. Sarai sem-
pre nelle mie preghiere. Spero dì averti
sempre vicino come angelo custode, In-
sieme alla mia bimba morta (anche lei è
stata e è il mio angioletto: tutti e due vicini
a me e al mio bimbo},
Olga Rolfo (Alba, CN)
HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Agosto Simona - Albini Maria Andreazza Emlllana
Balla Caterina v. Panero - Bacclocchl Giuseppina -
Barbarlno Benedetta Berga Maria - Blanchetta Cele-
sllno • Blalla V.G. - Bonardl Virginia - BOJ1olato Ga-
briella - Bracco Carmela - Bruno Grazia Burlando
Angela - Calabrò Ida Callà Domanlco - Canavò Anna -
Carullo Vittore - Canata Antonina - Coalll Eugenio -
Darbeslo Anna - De Uso Fausta - Della Valle Giusep-
pina - De M~rco Addolorata - Farina Antonio - Fontana
Anna - Fosatl Maria Luisa - Francia Ghiaapplna - Ga-
raglola Maria - Glanazza Sorelle - Glovenfno Plet"a -
Glrlbaldl Colomba• Gollnelll Antonietta - lnlrleff Emma
. !sabei Aldo - La Manna Uno • i...onardl Glulla • Le-
vanto Rosaria Manera Coco Carolina - Martlnolll Ca-
mlllo - Mason Albertlna Melnardl Teresa - Mllanulo
Francesca - Mollo Marta - Na11lta Federica - Nicol Le-
tizia • Oberto Domenico a Giacomo - Odino Ines • Pera
Rtta • Piazza Pierina • Plrovano Baniara Pogglana
Franco - P<>llara Anna - Rlccobene Lina - Rigano
Francesca Rlnaldl Rlbaldona Rosina - Roberto Cate-
rina - Ronco Amalia - Rosano Domenica • Rossi Silvia
Rubbo Antonia In VIiianova Ruale Luciana - Salonla
Enza • Sapienza Rosa - Sardo Tera"' - Scrlbano Maria
Smaldone Massimo - S<>lllettl Giorgio - Sporti Anna -
Terranova Teresa • Tenaro Giovanna Tlnebra Car-
melina - Tomasln Candida - Torello Teresa - Torri••
grosse Virginia • Usel Giuseppina Valenllnl Matteo -
Vairone Mario - Vlafnl Gabriella • Zanchetta Amo• -
Zola Caterina v. Vlgnata.

4.5 Page 35

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~ct~~pc:,~~~lfg ~~~lgSCEVO
Voglio comunicarvi la mia gioia per
quanto è accaduto, e perché ne ringra-
ziamo insieme san Domenico Savio. Mio
marito era caduto gravemente malato: I
medici gli avevano riscontrato un tumore
al cervello e la cirrosi epatica, quindi lo
davano ormai per spacciato. Cl avevano
chiesto Il permesso di operarlo al cervello
come ultimo tentativo, dicendo però che
avremmo dovuto prendere noi tutte le re-
sponsabilità dell'intervento. Proprio non
sapevamo più cosa fare.
Un giorno mi recai nella tintoria di
fronte a casa mia, e la proprietaria mi
consigliò d i pregare san Domenico Savio
che io neppure comiscevo. Mi disse che
pregandolo lei aveva ottenuto un'impor-
tantissima grazia. Lo pregai anch'io, e
dopo qualche giorno, sulla fine dello
scorso settembre, mio marito migliorò al
punto che poté lasciare l'ospedale. Ogni
tanto vi ritorna per visite di controllo, ma
migliora di giorno In giorno, e ho fiducia
che guarirà completamente.
Ora chiedo un abitino di san Domenico
Savio anche per la mia figlia, sposata da
due anni e bisognosa lei pure di essere
protetta dal piccolo santo.
Francesca Paola Prìvorìzzi (Palermo)
* Nicolino Camistrocl (Guidamandri,
ME) ringrazia perché una nipotina di cin-
que anni, caduta da un terrazzo e tra-
sportata all'ospedale in coma, per la pro-
tezione dell'Ausiliatrice Invocata con fede
*ha ricuperato in pieno la salute.
T.L. (lettera firmata, Roma) « dopo
due anni di preghiere• ha ottenuto la
guarigione della mamma: « Ora ringrazio
il Signore che per mezzo di mia madre ha
fatto sì che tornassi a credere e ad avere
fede In lui dopo molti anni di assoluta in-
*differenza».
L 'exallieva E.B. ringrazia san Gio-
vanni Bosco da lei pregato insieme con i
familiari e le FMA, perché col suo aiuto
una sua sorella ha potuto superare bene
un Intervento che a detta dei medici
comportava gravi rischi e risultava di esito
incerto. « Qui c'è stato un aiuto partico-
lare dal cielo•, hanno detto i medici.
LA GENTE CHE HA VISTO
E RIMASTA STUPEFATTA
Sono un missio-
nario salesiano al
lavoro tra gli lndios
Mixe del Messico e
Intendo far cono-
scere una grande
grazia che ritengo di
dover attribuire al
beato Michele Rua a
cui sempre ml affido
nelle circostanze
difficili. Il 26 novem-
bre scorso tornavo con un camioncino da
Oaxaca a Totontepec, la mia missione: il
camioncino era pieno zeppo di prowlste
(tra l'altro, petrolio, gas e benzina); in più
si trovavano nella cabina dell'automezzo
con me due suore e il maestro Gregorio
che sedeva al volante. Erano le 20 di sera,
c'era molta nebbia, vento e un po' di
pioggerella. Poco dopo una curva. men-
Cuenca, Ec uador. La bella chiesa costruita da padre Juan Carlo, con l'aiuto dei fedeli.
tre la vettura percorreva una discesa con
una certa velocità, l'autista spaventato mi
gridò: • Il freno non risponde piùl • Dieci
metri più oltre si apriva davanti a noi un
precipizio di 200 metri. Gridai all'autista:
• Vai tutto a destra, sulla collina!• L'auti-
sta cambiò bruscamente direzione alla
vettura, ed essa - mentre io invocavo di
cuore don Rua - si inerpico sull'erta, e
dopo tre metri di salita si capovolse rica-
dendo su se stessa.
Eravamo a due passi dal baratro, ma lo
evitammo. Anche il motore, che rimaneva
acceso perché la chiave si era rotta nel
cruscotto, non provocò danni; e soprat-
tutto non si ebbero incendi sebbene fos-
simo carichi di materiale altamente in-
fiammabile. Tutti e quattro potemmo
uscire dalla cabina attraverso Il finestrino
e cl ritrovammo sani e sa1v·, senza una
minima ferita. Non solo, ma quando i no-
stri amioi Mixe furono awertlti dell'acca-
duto arrivarono in massa a dare aiuto, e
potemmo ricuperare tutte le merci cosl
preziose per la vita della missione.
L'Indomani anche il camioncino fu ri-
messo con le ruote in giù, e ricuperato
con pochi danni. La gente che ha visto
dove era andata a fermarsi la macchina, è
rimasta stupefatta davanti a ciò che ci è
successo. Ma per me è un fatto abba-
stanza normale, avendo già provato nu-
merose altre volte la protezione del beato
Michele Rua.
Padre Carlos Sitia
(Totontepec, México)
CREDO SIA STATO DON RUA
A SUGGERIRMI QUELL'ESPRESSIONE
Era Il due agosto 1980, giorno del di-
sastro di Bologna, e dovevo recarmi con
mio marito a Chlanciano. Mi trovavo in un
momento di estrema stanchezza e pen-
savo con pena al pesante viaggio che ci
attendeva. Intanto osservavo l'Immagine
di don Michele Rua, che tengo nel porta-
carte della scrivania con quelle di Maria
Ausiliatrice e di Don Bosco. E mi sentii
Ispirata a dire a mio marito: « Senti, non
potremmo partire verso sera? Sento trop-
po il caldo, e quella fermata a Bologna
per la colazione delle 10,25 mi stanche•
rebbe troppo•· Lui subito cambiò itinera-
rio, così non ci trovammo nel ristorante
della stazione all'ora fatale, e fummo sai-
vi. Credo che sia stato proprio Don Rua a
suggerirmi quella fortunata espressione.
Lettera firmata
IL CHIRURGO DISSE:
UMANAMENTE NON SI SPIEGA
La nostra cara
mamma di 85 anni fu
ricoverata in ospe-
dale sei volle nel gi-
ro di dieci mesi, e nel
novembre 1979, ri-
cevette anche gli ul-
timi
sacramenti
perché si stava spe-
gnendo. Poi superò
la crisi • inaspettata-
mente , come disse
Il primario. Ma nel marzo 1980 li male si
aggravò nuovamente e Il dolore si faceva
lancinante; i medici curanti decisero l'o-
perazione ma vollero il nostro consenso
perché l'esito era molto incerto. L'inter-
vento difatti durò quattro lunghe ore, poi
la nostra mamma rimase per 15 giorni
nutrita solo artificialmente, e i medici non
facevano che scrollare il capo. Noi ave-
vamo già invocato l'Intercessione dl suor
Eusebia Palomlno, e Intensificammo la
preghiera. E la grazia venne. Il professore
di ehirurgia disse: • Qui il Padreterno de-
ve aver messo la sua mano, perché uma-
namente non si spiega». Fatto sta che
sono passati parecchi mesi e la nostra
mamma ha ripreso le sue attività: legge,
scrive, esegue lavori all' uncinetto, e ogni
giorno fa una breve passeggiata. Noi sia-
mo tanto grate a suor Palomino.
Suor Velia e suor Maria Musatti
(Montechiarugolo, PR)
* Antonina Russo (Ma/etto. Catania)
ringrazia suor Eusebia Palomino perché
la mamma poté superare un ìntervehto
chirurgico di cui venivano date pochissi-
me speranze.
:if- Suor Giuseppina Anselmo (Cairo,
Egitto) per la perfetta guarigione a 75
anni dalla rottura di una gamba, cosi da
*poter ora camminare senza difficoltà.
Tomiko Eguchi (Campos Novos,
Brasile) per la ricuperata salute, da insi-
dioso male ribelle alle cure di una ventina
di specialisti.
BOLLETTINO S/4LESIANO 1• MARZO 1981 33

4.6 Page 36

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I NOSTRI MORTI
Veneto nelle Pugile. Agrlcollore tenace,
tu profondamente unito alla lemlglla e in•
sleme aperto agli altri, operando per lun-
ghi anni neu·Azione Cattolica, nella Coiti·
valori Diretti, e come Terziario france-
scano oltre che cole Cooperatore sale-
siano. Una robusia lede In Dio ha dato
luce e senso a tutta la sua vita.
ZWANE mons. MANDLENKHOSI, vescovo di Manzlnl (Ngwane, Africa), Exalllevo t
Manzlnl a 48 anni
I saleslanr di Manzlnl nello Ngwane 'l'antico Swaziland) lo ebbero ragauino nelle
scuote elementari e, dopo un penodo di lavoro nel Transvaal, come vmcitore di una
borsa dì studio e quindi loro alunno nella scuola superiore. Era un ragazzo brillante, e
I saleslanl lo raccomandarono al vescovo perché lo accogliesse al seminarlo. In quel
periodo dedicava tutto li tempo libero In qualcuna delle attlvhà apostoliche del sale-
siani Senllva In modo acuto I problemi dei paesi in via di sviluppo, e quindi del suo
piccolo paese nel cuore dell'Africa. Fu ordinato sacerdote nel '64, e quel giorno restò
Impanante per la sua diocesi, per I salesiani e la sua piccola nazlone era Il primo
abitante dello Ngwane che diventava sacerdote.
Capace e inlraprendente, divenne presto conosciuto e amato In tutto ii paese. Mise
su l'organluaZione del Giovani lavoratorl cristiani; poi si recò all'estero per completare
la sua preparazione: frequentò in Gran Bretagn~ corsi sulla Comunicazione Sociale, e
negli Stati Uniti studiò I problemi sindacali e del lavoro. Al ritorno fu nominato Vicario
episcopale sotto Il primo e ii secondo vescovo (missionari Italiani) del paese, e nel '75
dopo la morte tu nominato vescovo di Manzlni. Era Il primo vescovo naUvo, e I festeg-
giamenti della popolazione semplice e schietta durarono settimane. Presto sl distinse
come uno del pìù aperti e dinamici vescovi dell'Atrica meridionale: veniva richiesto
come conferenziere all'estero e anche fuori dell'Afrfca Combattè per la giustizia so-
ciale. e fu promotore del laicato, sempre pronto a intervenire con passione per ognr
situazione di sottosviluppo
L'esta1e scorsa stava tornando ln auto a Manzlnl. dopo una conferenza tenuta nella
capttale Mababane: l'auto sbandò e andò a schiantarsi contro un traliccio della luce.
La sua morte tu Istantanea. Tuili rimasero scossi e sconcertati dalrepfsodlo. I suol fe-
deli e anche li re che io stimava mollo; ma più di tulti l'hanno pianto I suol amici sale-
siani, un tempo suol maestri e allora suoi Incondizionati ammiratori.
CAZZOLA sac. LUIGI Salesiano t Mace-
rata a 78 anni
Fu una delle quattro vocazioni salesia-
ne uscite dalla sua bella famiglia. Cre-
sciuto da ragazzo nell'oratoroo di Savona,
nel 1931 partiva per la Cina dove ricevette
!'ordinazione sacerdotale e per vent'anni
lavorò tra la gioventù. Espulso da Mao
con gli aJl!I missionari nel '51, rlenl!ò In
patria e si prodigò In verte scuole e ora-
tori; la sua ultima casa tu Macerata. dove
lavorò come segretario della scuola e
rettore della chiesa Tutti ricordano la
bontà del suo cuore, la sua generosa de-
dizione all'apostolato, la sincera stima da
cui era circondato
CUCCO DOMENICO Salulano Coadl1>-
tore t Vercelli a 74 anni
Era il pr,mo di otto fratelli e sorelle d'u-
na famiglia profondamente religiosa che
donerà. a Don Bosco tre coadiutori e un
sacerdote. A 26 anni lasciò la semplicità
del campi per vivere In semplicità di figlio
di Don Bosco, come addetto alla campa-
gna, sacrestano, e cantiniere. Il signor
Domenico, per gli amici • barba Mini•,
era laborioso e diceva li suo si lncondl-
z,onalo a quaJunque Incombenza gli fos-
se affidata. Compiva con gioia I suoi do-
veri, per lul ff lavoro era un festoso e ren-
dere glorie a Dlo,. La sua precisione era
proverbiale anche nel suonare le campa-
ne dell'Angelus, al punto che a Trino
Vercellese la gente era solita dire: Pun-
luale come l'Ave Maria della chiesa nuo-
va , Negli ultimi giorni non riconosceva
ormai più le persone, ma quando Intorno
a lui si pregava subito rientrava in se
stesso e partecipava alla preghiera con
sorprendente lucidità. Nel discorso d'ad•
dio si trovarono adatte a lul le parole su-
blimi di Gesù • Beali I poveri, bea\\i i miti,
beati I puri di cuore ,.
DANIELOTTO ATTILIO Salesiano Coa-
diutore t lntra (NO) a 69 anni
Dalla natia Cuneo a Torino Valdocco, e
nel 1938 missionario in Colombia. Lavorò
a lungo In Bogotà e Tunja, sempre pronto
11 dlsponibile per le più svariale occupa-
zioni. Seppe identificarsi con lo spirito di
quel suo popolo d'adozione e conqu~
starsl l'affetto e li duraturo ricordo del
salesfanl, come pure dei giovani. Tornato
,n Italia, continuò a vivere In spirito nella
sua terra di m,sslone. ricordandola con
nostalgia. E laggiù l'hanno rlcordoto con
affelto In occasione della morte, augu-
randogli di trovare dopo Il pane e il lavoro
promessi da Don Bosco ai salesiani, an-
che Il paradiso
DEL MAZZA ZEUNDO t Luclgnano (AR)
a 89 anni
Uomo di stampo antico nel fisico e nello
stile di pensare e di agire, donò alla sua
famiglia tutto se stesso. lavoro, sacrificio,
onesti! di vita e tanta dellcateua nel rea-
lluare la giustizia, Fedele alle sue prat~
PIZZI ELENA Cooperatrice t Bari
che religiose. dette alla fine un'insospet-
lata testimonianza cristiana di come si
solfre e di come si muore amici di Cristo.
È tornato alla casa del Padre nella festa di
Cnsto Re. mentre Il lìglio don Valenllno.
sacerdote salesiano, celebrava In camera
sua l)<!r lul, Insieme a tutta la tamfglla. la
santa me~sa
Vissuta fino a tardissima età, spese
lunghi anni a propagare la devozione alla
Madonna dì Don Bosco. Attivissima or•
ganlualrìce, fu presldente del Devoti di
Maria Aus,llatrlce, nella parroochla sale-
slana di Bari, " riusci a conseguire tra-
guardi difficili, coma la bellissima slatua
di Maria Ausiliatrice, Il monumento mar-
moreo alla Madonna, l'organo grandioso
FIORE SABINO Cooperatore t Bori
Esempio di pietà e di impegno nelle
opere del Signore. GIJ altari marmorei in
diverse chiese e l'abbellimento di un
della chiesa parrocchiale. Deslde1ava
molto il completamento del campanile, e
per questo scopo ha lasciato In morte
parta dei suol beni,
santuario panano del suo lavoro speso
alla gloria di Dio fino a tardissima età Era
devote di Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
e si è spento col loro nome sulle labbra.
t REBESCO UC, ANTONIO Salealano
Sesto San Giovanni (Ml) a 77 anni
Da ragazzo provò l'amarezza della pri•
ma guerra mondiale, poi conobbe la gioia
MENEGHINI uc. ELVIO ALFREDO Sai•
alano - Roma a 55 anni
Una ~la suora gli fece conoscere, an•
cara rsgauo, la ligure di Don Bosco. cha
lo conquistò. Abllava vicino alla chiesa
parrocchlate e raccontò che I rintocchi
della campana pareva gll dicessero:
• Svegliati, Alfredo, perché anche tu devi
essere una campana per chiamare a rac-
colta tanll e tanti giovani sull'esempio di
Don Bosco,, Un cooperatore salesiano lo
lndìr122ò alla casa di formazione per fre-
quent..-e li ginnasio. e divenuto figlio dì
Don Bosco visse la sua vocazfone con
entus1cismo e slancio non comuni, Dice-
va; .. Mi sento saJes1ano dalla cima dei
capelli alla punta dei piedi•· e chi l'ha
conosciuto sa che era vero. Lavorò con
gioia tra I giovani, che io sentivano tra•
lello, çadre, c:onslgllere Illuminato e In-
coraggiante. Poi, a 53 anni, una trombosi
cetebrale. E per 26 mesi la dolorosa ma-
lattia che lo crocifìsse nel corpo ma non
gli cancellò Il sorriso. Al suoi funerali si
raccolsero testimonianze come • Ha vo-
luto baie al miei figli; Ha riportato la pace
nella mia famlglla; Ha salvato II mio ma-
trimoni,; Una notte ml ha riportato a ca'"'
Il ragazzo drogato, scomparso da due
giorni.. •·
PIOVESAN BERNARDINO Cooperatore t
Santondrà (TV) a 79 anni
di avere don Renato Ziggiolti suo primo
insegnante salesiano. Laureatosi brlllan-
1emente a Padova, trascorse un lungo
periodo tra la gioventù nelle case del Ve-
neto: fu educatore, msegnante, a.mìco. E
cominciò ad annotare le sue esperienze
pedagogiche, che un giorno avrebbe tra•
sferito nel suoi llbrl. La sua vita conobbe
poi un periodo lombardo•, con Impe-
gnativi compiti di formazJone e direzione.
Trascorse 16 anni a Nave, come In~
gnanre, direttore e confessore dei chieri-
ci, lasciando In loro una profonda traccia.
Il suo Insegnamento era tresco e gradito,
la sua parola nelle prediche e nelle buone
notti sempre argula e attesa con Interes-
se. Educò salesianamente, non come
formatore Isolato ma come compagno dì
squadra. Per qualche anno lavorò anche
nella nascenle LDC, po, mise la sua bril-
lante penna per molti anni a servizio delle
pubblicazioni salesiane. Senstblle con
spirito critico al richiami della cultura
contemporanea, di fronte alle vaste tra-
sformazioni del Conclllo rimase negativa-
mente Impressionato da certe prese di
posizione di quell'avonguardla che nella
ricerca dal nuovo rifiutava ogni aggancio
col passato, e si levo con passione a sin-
cerità In difesa del valori ìradizlonall. An·
che le sue ultime opere apparse sono lo
pseudonimo Arcas Bonneto denotano
la sua appassionata attenzione al valori.
Era fratello di una suore Figlia di Maria
Ausiliatrice. mona mlssionaria ln Messi- VIGNUUl CARMELA ved. VILLANI Coo-
co. Al suo matrimonio la sorella gli avava peratrice t Roma a 96 anni nel giorno di
augurato che qualcuno del suo, figli po- Natale
tesse diventare salesiano, e l'augurio si è Dal Signore aveva ricevuto doti non
realiuato: dUe del sei figli viventi sono comuni, e se ne servi grandemente per
oggi con Don Bosco; Tarcisio che è sa- educare alla vita cristiana e sociale I sei
lesiano coadlutore e lavora nella LOC di figli che di tanto affetto l'hanno clrcon•
Torino-Leumann, a don Gelindo che è data nel lunghi anni della sua vita. Fervida
missionario in Venezuela. Papà Bernard~ Cooperatrice salesiana, ru lieta che il r~
no dovatte sperimentare la durezza della glia Domenlco, sacerdote, seguisse l'e-
vita lino a vedere la sua casa bombardata sempio dello zio don Giuseppe entrando
e a esiser costretto di recarsi profugo dal nella Congregazione Salesiana.
A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-
sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTO
SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1- 1924 n . 22, possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono·
- se s, tratta d'un legato: • ...lascio alla D,rez,one Generale Opere
Don Bosco con sede ;n Roma (oppure all'lstituro Salesiano per re
missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire.. ,
(oppure) l'immobile sito In... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente di assistenza e beneficenza, di 1struz1one e educazione, di
culto e di religione • .
- se s1 tratta invece d1 nominare erede di ogni sostanza l'uno o
l'altrodei due Enti su Indicati:
...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma (oppure /'Istituto Salesiano per le Miss/on/ con sede In
Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per
gh scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione• ·
(luogo e data)
(firma per disteso)
34 BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981

4.7 Page 37

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Bo.-sa: s. Cuore di Gesù a sullragio ae1
parenti defunti e per la salveua de, pe-
renlt e benefattori v1venrr. a cura di MM.
Bibiana (TO) L 1.000.000
SOLIDARIETA'
Sorta: Don Bosco, e cura d1 N.N Ber•
gamo L 1.000.000
80.-sa: Per le vocazioni salesiane. ,n OC·
Borse
di
studio per giovani
Missionari
pervenute alla
Direzione Opere Don Bosco
casione del G1ub1/i,o di Don Naia/e C1-
gnatra, a cura dell'Unione Uomini Or■ll>­
rlo di Valdocco, Torino L 500.000
Bona: Maria Auslllatrlce, per fa salvezza
de, parenfi e 1>enela1rot1 vivi e de/unii, a
cura di M M., Bibiana (TO) L 500 000
zen, Boraa: tn memor,a suffrag,o d,
Maddalena, che hl donato alfa Congr&-
gaztons e a no, 1/ /lgllo Don ém/1/o, a cura
degli Exallfevl di Penango L 300.000
Bor11: Don Luigi Nano, a cura di un
exalhevo ncon0$Cente L 300 000
80.-sa: Maria Auslllatrlce, S. GlovaMI
Bosco e S. Domenico Savlo. ,n rmgraz,,.
mento e Invocando protezione par I mlttl
r9gezzi, a cura di E.A, Crema L. 300.000
Borsa: Maria Auslllalllce e S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio del /raie/lo 8att,sta, a
cura della sorella Mana C L 250 000
80.-sa: San Giovanni Bosco. m suffragio
e,, Bianco cario, a cure del parenU e ami-
ci, Torino L 200.000
Boru: Prof. Don Antonio, a cura dell'e-
xall•evo Prof Luigi Lanlranco L 200.000
Borsa: Sr. Onorina Lanlranço. a cura di
Lanfranco Prof Lu1g1 L 200.000
Borsa: S. Giovanni Bosco, m rmgraz1a,.
mttnlo. a cura di D.F.. Genova L 200 000
Borsa: Maria Au11llalr1ce e Don Botco,
mvocando prote11one. a cura d, Senor
Tuona Mana. Saluuo (CN) L 200.000
Botsa: on suffragio de, nostr, parttnll de-
funti . a cura di Ard1ssone Francesco. lm--
per,a L. 200.000
Bo,1a: Maria Autllla\\rlce e S. Giovanni
801co, In sullrag,o del defunti. a cura di
N N L. 190.000
Botta: Mari a Auslllalrlce e Don Bosco, a
cura di Marson Anna. Tonno L 70 000
Borsa: Maria Autlllatrlce e Don Bosco, in
memor/8 di Don Calvo, a cura di N.N l .
70000
BORSE DI L. 100.000
BORSE DI L. 50.000
Botsa: 1n ; ulfrag,o di Mma Eutras,a. a
cura del llg10 Claudio (BL)
80,11: ,n memoria e sulfrag,o di Mma
Antonio, a aura del figlio Clelio (BL)
Boru: In memoria e sulfragro di Mina
Paolo, a CLJ'a del lralello Clelio (BL)
Bo.-aa: Mar,a Au1lllalllce. 1n suffragio dei
tam;ltan defunti. a cura d1 Gilardom clo-,
tilde. Sellar<> (CO)
Borsa: Bealo Don Aua, In ringraziamento
e mvocando protezfone. a cura di Mosar
una. Genova
Bo.-u: Sacra Famiglia• SanU Pon1ellcl, e
cura d1 Zanem Mada Ceretello, Costa
Volpino (BG)
Sorta: Maria Auslllalrlce, S. Giovanni
Bo1co. S. Domenico Savio, Invocando
gral/a a cara di R 8 MD.. Aosta
80.-11: Maria Autlllatrlce e Santi Sai►
tlanl. in nn1raz,emento e ,nvocando gra-
zie e protezione. a cura di Ch1abo1to
Franchi M. Teresa
Borea: Maria Auslllalrlce e Don 80100, In
rlngraz1amonto e chiedendo protttzlone. a
cura di Collo Maddalena
Bo.-u: Maria Au1lll1trlca, p,,r grazia r1-
cevu1a, a cura d1 A E.CV., Vlgone (TO)
80.-ta: Gesù Sacramentalo, Maria Autl-
llatrlce, Santi Sale1lanl, lmpetrsndo gra•
zia a cura di V1ber11 Cerri, La Morra (CN)
Borsa: Ma,la Autlllalllce, S. Giovanni
Bosco, m nngraz,.,memo e lfl~ocando
prorez,one. a cura d; Nonna Rita, Tonno
Borsa: S. Domenico Savio, ,n nngr•z1a-
mento e mvocanelo protezione per mJo
/1gl10, a cura di Angela AO.. Como
80.-sa: Maria Au1lllatrlce, benedici I m,ei
c•11. 11,v, e delunt,. a cura dJ Lavacch1eUI
L 1c,a Parma
Botsa: S. Domenico Savio, In suffragio di
Tassi Assunta e Valloronl Vincenza a cu•
ra di Ciabanonl Sandra, Ott,da (AP)
Borsa: Maria Auslllalllce, Don Bosco, ,n
suffragio d1 Tassi Assunta 1t Valloron,
Vincenza, a cura di Clabanon, Sandra.
Otfida(AP)
Borsa; Don Bosco, a cure di Zappacorta
nna. Sulmona (AO)
Borsa: Maria Au1lllatrlce1 e cwa di Ge-
rard1 Concetta
Bo.-sa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco. per grazia rice vuta a per preghie-
re, a cura di Famiglia Fiori, Roma
Borea: Maria Auaillatrlce. Sanll Salesiani,
per graz,a r,cevuta e Invocando protez'jo,-
ne per la mamma, a cura di N N . Udine
Borsa.: Maria Ausiliatrice, S. Giovanni
Bosco. per soluzione di dllllclltt situazio-
ne, a c u,a di Balestra Maria P.. Prelà (IM)
Borsa: Don Bosco, a cura della famlglla
Magni-Pardi
Borsa: Don Bosco. mvocando protezione
per la salvezza dell'anima. a cura di Si-
tongla Raffaella, Caslrov,narl (CS)
Borsa: Maria Autlllatrlce, Santi Saleslanf,
in ringraziamento e invocando protezione
p,,r I miei /,g//, a cura di Viglletta Roberto,
Fossano (CN)
80.-sa: Divina Provvidenza, all/lac, 8 SOC·
corri , nosrn defunt,. a cura det Coniugi
Mìcell, Roma
Botsa. Don F. Rlnaldl, a cure di Mellonl
Elisa M Fino Mornasco (CO)
Borsa: Maria Ausllialllce. S. Giovanni
Bosco. a cura d1 C.G . BorgoteS•a
Borsa: a sul/rag,o d, mio pad,a Giovanni,
a cura di MapelH Rosa, Villasanta
Borsa: Sanll Salesiani, In ringraziamento.
,n suffragio del delunt, e Invocando pro-
iezione. a cura di Lucci Mana. Chlaravalle
(AN)
Borea: Maria Autllletrlce e Don Botco, In
suffragio del nipote Don Ramo Ischia,
Sales,ano, a cura di G Gigllanl
Borsa: Maria Auslllalllce, Don Bosco.
implorando grazia • a,uro In punto di
morti,, a cura dJ N N
Bambina colombiana (foto Clrlc).
Borea: In su/lraglo del miei cari dttluntl, a
cura di M.G.• Vlgone
Botsa: Sacro Cuore di Gatù, a cura di Borsa: Maria Auslllatrlce. S. Giovanni
N N , Tnno (VC)
Bosco. ,n memor,a d• Cilst, Efisio. a cura
Bo.-11: Santi SalHlanl. a cura dt N N di Casti Marco. Tonno
Tnno (VC)
Borsa: Maria Auolllatrlce S. Giovanni
80.-sa: Maria Au1lllalrlce e Santi Sai► Bosco, In &uflrag,o di Amerio Guglielmo,
tlanl, a cura di Cestellino Margherita. a cura della moglie Linda
1/illanova Mondavi (CN)
Borsa: S. GlovaMI Bosco, per ncono-
8or11: Maria Auslllalrlce, S. Giovanni scenza invocando protezione. a cura di
Bottco, ,n memor,a e suffragio d, Bo,do Rma e Aurelio G
Fiorenza a cura di Soldo Remo e Irvana, Borsa: Maria Auolllalllca e s. Giovanni
Canelll
Borea: Maria Autlllelrlce e S. Giovanni
Bo1co, in memoria di Bordo Aorenzo, a
cura di Boido Remo e Irvana Canelll
Sorta: Marta Au1lllalllce, S. Giovanni
Bo1cot ,n suttrag,o del marito, a cura di
Fregorl Bianchina ved. Balardl, Godtasco
(PV)
80<11: Don Botco e Domenico Savio,
r,ngraz/ando per buon esito esami In·
vocando ancon protezione, a cur• di
N N , Robbiate
Botsa: Maria Autlllalllce, benedici le no-
stra tamlg/la, a cura d1 Rocco Rosa, MI-
iano
Bosco, In memona diLavarello Ernesto, a
cura di Don V Colombara, Genova
Borsa: Maria Auslllatrlc• Don Bosco. ,n
11ngnwamento, a cura di Saccan1 P.G e
Dtna, Sarzena (SP)
80.-01: Maria Auslllalllce, S. Giovanni
Bosco, S. Domenico Savio, 1n rlngraz,a.
manlo e Invocando protazlontt, cura di
Cannavò Rosina, Ca1ania
Borsa: Maria Auslllalllce • S. Giovanni
Bosco, per onenere la loro protez,one, a
cura delle Sorelle \\/arale, Soprana (VC)
Borsa: Maria Autlllalrlce, S. Giovanni
Bosco, con Yivissima riconoscenza, a
cura di Casenllnl Margherita, Schio (VI)
Borsa: Simone Srugl, con r1conoscenza e
1mptotB11i10 proiezione, a cura della Fa-
miglia R. d1 Torino
Boro•: Simone Srugl, Invocando proie-
zione. a cura della Famiglia R di Torino
Sorta: S. G ovannl Boaco e S. Domenico
Savio, proteggete e guidate I miei nipoti,
cura di F,M. Torino
Borl8: Maria Autlllatrlce e S.M. Maua-
rello, aiutar. e sostenete mia sorella, a
cura di F M. Torino
Borsa: Maria Autlllatrlce, p,,r gralla ,,.
cavuta e 1mplorendo sempre la sua pro-
tezione. a cura di M S.
80<18: Maria Autlllalrlce, a cura di Ca-
rosso Ottavia. Torino
Bo.-11: Don ~co, a cura di carosso Ot·
tavia. Torino
Boraa: per adozione ucerdota ,nd,geno.
a cura di Mamm,no C,rino. Ac1reale (CT)
Borsa: s. Domenico Savio, per grazia r/.
cevuta. a cura di Luzlo Maria. Roma
BO<H: Maria Autlllalllce, In memoria
suffragio della sorella Mana. a cura d1Pi-
sani Isabella, Rovereto (TN)
Borsa: Maria Au1lllatrlce, Santt Saletlanl,
invocando preghiere per la saluta d1 Ar>-
drea. a c ura di Maggi Cairo Ines, Ales-
tandrla
Bo.-sa: Maria Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco. In suffrag,o de, defunti II lnvocan•
do protezione. a cura di Codegone Giu-
seppina. Remondò (PV)
Borsa: Maria Auslllalllce, Santi Satealanl.
ricordando Il /rateffo Don Giovanni m1s-
sr0na110 salesìano, a cura di e,tom Dr
Giuseppe, Brescia
Borea: Maria Aualllat,lce • S. Giovanni
Boaco, a cura di N.N , Borgomanero (NO)
Borsa: Maria Ausiliatrice S. Giovanni
Bosco. ,n suttra910 d1 mkJ manto Em.Jl,o. a
cura d1 Boetto Angela, Pinerolo (TO)
Borsa: Maria Aualllatrlce, 1mp10,sndo una
importante grazia. a cura di Plttarelll
Giovanni, VIiianova d'Asti
Bo.-u: Maria Auslllalllce, 1n r,ngraz,a.
manto. a cura d1 Bordoni Laura Morbe-
gno (SO)
Borsa: Don Bosco, per due grane rie•
vute e rn~ocando ancora protezione, a
cura di Lolla Maria Pia, Napoli
Botsa: Maria A uslliatrlce • S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio del manto invocan-
do protez,one per I l1gll, a cura di Frac-
cadori Bambina, Bolgare (BG)
Borsa: Maria Autlllalllce e S. Giovanni
Bosco. In sul/rag/o de, miei de/uni i, a
cura di Zane1ta Lorenzo. Borgomanero
Per le nuove Borse Missionarie, a partire dal pros-
simo aprlle l'offerta minima sarà di lire 100.000. Grazie.
BOLLETTINO SALESIANO 1• MARZO 1981 35
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