Bollettino_Salesiano_197106


Bollettino_Salesiano_197106



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1.1 Page 1

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BOLLETTINO
Vogliamo portare i Cooperatori Salesiani
a diventare collaboratorl coscien ti,
integrali, a fianco di noi, non sotto di noi:
non solo, quindi, fedeli e docili esecutori.
ma capaci di responsabilità apostoliche,
pur sempre d 'accordo e In sintonia ,;o/ Sacerdote.
OON LUIGI RICCERI
SALESIANO
, pedlzione In abbonamento postale • Gruppo 2° (70) • 2• quindicina
EDIZIONE PER I DIRIGENTI
A. XCV. N. 6 -8 MARZO-APRILE 1971 DIREZIONE GENERALE 1 0100 TORINO• V IA MARIA AUSILIATR ICE, 32 , TE L. 48.29.24
Questo numero speciale vuole essere un sussidio per la
formazione dei Giovani Cooperatori a livello di singolo
e di gruppo. L'« antologia biblica», la parola del sue,
cessore di Don Bosco e le esperienze di lavoro, offrono
motivi di riflessione e tracciano linee orientative.
La gioventù, cioè l'onda onorme dalla generazione che sale, sia per tutti problema amato, presenta ed urgente.
Dobbiamo. come Don Bosco_. aver e amore, stima, fJducia, quasi una pussione per la gioventù, qualunque
sia la forma con cui essa cl si presenta.
(PAOLO VI, 31-1-1971)

1.2 Page 2

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I fanciulli e Igiovani nel
Quante volte nel Vangelo, e dove,
si parla di fanciulli e di giovani?
Molto più spesso che non sembri a prima vista
Il Cristiano per essere tale deve tendere a ri-presentare con la sua
vita il Cristo stesso. Il Cooperatore Salesiano, nessun momento o aspetto
del Cristo trascurando in questa « riproduzione », ambisce imitare di
preferenza il Gesù tra i giovani e i fanciulli, facendo suoi gli stessi sen-
timenti di predilezione, di interesse, di difesa che furono propri del
Figlio di Dio, divenuto uomo.
La seguente antologia riporta quei brani evangelici nei quali appare
il Cristo tra i giovani e i fanciulli o, comunque, nei quali si parla di
loro. Sarà prezioso sussidio per chi vorrà studiare l'atteggiamento del
Salvatore e fare un onesto confronto con il proprio modo di agire « a
servizio dei giovani »·
vestito, malato e carcerato, e non mi
avete visitato. Allora risponderanno
anch'essi dicendo: Signore, quando
ti abbiamo visto affamato, o assetato,
o straniero, o nudo, o malato, o
carcerato, e non ti abbiamo assistito?
Allora risponderà ad essi dicen-
do: In verità vi dico: in quanto non
l'avete fatto anche a uno solo dei
più piccoli dei miei fratelli, non
l'avete fatto a mc. E se ne andranno,
questi alla pena eterna, e i giusti
alla vita eterna (Mt. 25, 31-46).
Li prediligeva
E gli portavano dei bambini perché
li toccasse, e i discepoli li sgridavano.
Ma Gesù s'indignò al vedere questo,
e disse loro: 4 Lasciate che i bambini
vengano a me, e non impediteli,
perché il Regno dei Cieli è per quel-
li che sono come loro. In verità vi
dico: "Chi non accoglie il Regno di
Dio come un bambino, non entrerà
in esso" 11.
E abbracciandoli, li benedjceva im-
ponendo loro le mani (Mc. 10,
13-16; vedi anche Mt. 19, 13-15;
Le. 18, 15-17).
Nei piccoli c'è Gesù
Saremo giudicati
dall'amore ai piccoli
E quando il Figlio dell'uomo
verrà nella sua gloria con tutti i suoi
angeli, si assiderà sul trono della sua
gloria. E si raduneranno davanti a
Lui tutte le genti, ed Egli separerà
gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dai capri, e porrà
le pecore alla sua destra e i capri
34 alla sinistra. Allora il re dirà a quelli
che stanno alla sua destra: Venite,
voi benedetti del Padre mio, e ri-
cevete il regno preparato per voi fin
dalla creazione del mondo. Perché
ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; sono stato forestiero e
mi avete ospitato, nudo e mi avete
vestito; malato, e mi avete visitato,
carcerato, e siete venuti a trovarmi.
Allora quei giusti gli risponderanno
dicendo: Signore, quando ti abbiamo
veduto affamato e ci abbiamo dato
da mangiare, assetato e ti abbiamo
dato da bere? Quando ti abbiamo
veduto forestiero e Li abbiamo ospi-
tato, o nudo, e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo v~uto malato,
o carcerato e siamo venuti a tro-
varti ? E rispondendo, il re dirà loro:
In verità vi dico: in quanto lo avete
fatto a uno solo anche dei più pic-
coli di questi miei fratelli, l'avete
fano a me. Allora dirà anche a quel-
li della sua sinistra: Lontano da me,
voi maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi
angeli. Perchl': ho avuto fame e
non mi avete dato da mangiare, ho
avuto sete e non mi avete dato da
bere, sono stato forestiero e non mi
avete ospitato, nudo, e non mi avete
Un applauso a Gesù
E Gesù entrò nel Tempio e cac-
ciò tutti quelli che compravano e
vendevano nel Tempio, e rovesciò i
tavoli dei cambiavalute e le sedie
dei venditori di colombe, e disse
loro: e Sta scritto: La mia casa è
casa di preghiera, ma voi ne fate una
spelonca di ladri •· E gli si avvicina-
rono dei ciechi e degli storpi nel
T empio, e li guarl. Ma i Sommi Sa-
cerdoti e gli scribi, vedendo i pro-
digi che faceva ed i fanciulli che
acclamavano nel Tempio dicendo:
«Osanna al Figlio di Davide•• si
sdegnarono e gli dissero: «Senti
quello che stanno dicendo ?». E
Gesù disse loro: Sl, non avete mai
letto: "dalla bocca dei bambini e dei
lattanti ti sei procurata una lode" ?11
(Salmo 8, 3). E, lasciatili, usci fuori
della città, verso lletania, dove passò
la notte (!\\1t. 21, 12-17).
E Gesù lo amò...
Se avesse voluto!...
Ed ecco un tale vcrurgli incontro
e dirgli: • Maestro, che cosa di buono
devo fare per raggiungere la vita
eterna?». Ed Egli rispose: <1 Perché mi

1.3 Page 3

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Vangelo Gesù tra loro
interroghi su ciò che è buono ? Uno
solo è buono! Che se vuoi entrare
nella vita osserva i comandamenti ».
Gli disse: «Quali ?». E Gesù: (( Non
uccidere, non commettere adulterio,
non rubare, non attestare il falso,
onora il padre e la madre e ama il
prossimo tuo come te stesso •>. Gli
disse il giovane: «Tutte queste cose
le ho osservate; che cosa mi manca ?1>.
Gli disse Gesù: (( Se vuoi essere
perfetto, va', vendi quello che pos-
siedi, dallo ai poveri e avrai un
tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi>).
Ma udita questa parola il giovane
se ne andò triste; aveva infatti molte
ricchezze. E Gesù disse ai suoi
discepoli: (( In verità vi dico: un
ricco difficilmente potrà entrare nel
Regno dei cieli >). A queste parole i
discepoli furono molto stupiti e
dissero: <( Chi dunque si può salva-
re ? >>. E Gesù fissando su di loro lo
sguardo disse: «Se ciò è impossibile
per gli uomini, per Dio tutto è
possibile» (Mt. 19, 16-26; vedi an-
che Mc. 10, 17-27; Le. 18, 18-27).
(Variant.e : Mc. 1o, 21: << Allora
Gesù, fissatolo, lo amò e gli disst>:
,< Una cosa sola ti manca... •>).
Pensando a sua madre
sul calvario
E avvenne in seguito che Eg:i
si avviò vecso una città chiamata
Nain, e andavano con Lui i discepoli
e una grande folla. E quando fu
vicino alla porta della città, ecco
che veniva trasportato, morto, il
figlio unico cli una madre, e questa
era vedova; e molta gente della
città era con lei. E, vedutala, il
Signore si commosse per lei, e le
disse: << Non piangere più! ». E ac-
costatosi toccò la bara, mentre i
portatori si fermarono; e disse: «Gio-
vinetto, a te lo dico, alzati I ». E il
morto si pose a sedere, e cominciò a
parlare. Ed egli lo diede alla madre.
E tutti furono presi da timore, e
glorificavano Dio dicendo: 11 Un gran-
de profeta è sorto tra noi, e Dio ha
visitato il suo popolo» (Le. 71 11-16).
E passato di nuovo Gesù, in
barca all'altra riva, gli si radunò
attorno molta folla, ed egli stava
lungo il mare. E venne a Lui uno dei
capi della sinagoga, di nome Giairo,
e vedutolo gli si gettò ai piedi, e lo
pregava con insistenza dicendo: << La
mia figlioletta è agli estremi; vieni
e imponile le mani perché possa
salvarsi e vivere». E andò con lui.
E molta folla lo seguiva e lo oppri-
meva (Mc. 5, 21-24; vedi anche
Le. 8, 40-42; Mt. 9, 18-19; segue
il fatto dell'emorroissa: Marco 5,
2 5-34).
Stava dicendo questo quando ven-
gono, dalla casa del capo-sinagoga,
a dirgli: (( Tua figlia è morta. Perché
disturbi ancora il Maestro?». Ma
Gesù, inteso ciò che si stava dicendo,
disse al capo-sinagoga: << Non temere,
continua solo ad aver fede! ». E non
permise a nessuno di seguirlo se non
a Pietro, Giacomo e Giovanni, fra-
tello di Giacomo. E giungono alla
casa del capo-sinagoga, e vede tram-
busto e gente che piangeva e urlava.
Ed entrato dice loro: << Perché fate
e tanto strepito e piangete ? La bam-
bina non morta, ma dorme>>. E
presero a deriderlo. Ma Egli, cac-
ciati tutti fuori, prese con il
padre e la madre della fanciulla e
quelli che erano con lui, ed entrò
dove era la bambina. E presa la mano
della bambina, le disse: << Talithà
Kum >>, che significa: «Fanciulla, te
lo dico io, levati l ». E subito la fan-
ciulla si levò e si mise a camminare;
aveva infatti dodici anni. E subito
furono presi da grande stupore. E
ingiunse loro con insistenza che
nessuno venisse a saperlo, e disse di
darle da mangiare (Mc. 5, 35-43;
vedi anche Le. 8, 49-56; Mt. 9,
23-26).
Ci sostiene
questo pensiero...
In quel momento i discepoli si
avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi
dunque è il più grande nel Regno
dei Cieli ? ». Allora chiamò a sé un
fanciullo, lo pose in mezzo a loro
e disse: (< In verità vi dico: se non
vi convertirete e diverrete come i
fanciulli, non entrerete nel Regno
dei Cieli. Chi dunque diventerà pic-
colo come questo fanciullo, sarà il
più grande nel Regno dei Cieli. E
chi accoglie anche uno solo di
questi fanciulli in nome mio, ac-
coglie me >> (Mt. 18, 1- 5 "umiltà";
vedi anche Mc. 9, 33-JT "ricevere
il fanciullo"; Le. 9, 46-48).
Li dobbiamo difendere
come faceva Lui
«Chi invece scandaliz-za anche uno
solo cli questi piccoli che credono
in me, sarebbe bene per lui che gli
si appendesse una macina d'asino
al collo, e lo si gettasse negli abissi
del mare. Guai al mondo per gli
scandali! È inevitabile che avvengano
scandali, ma guai all'uomo dal quale
viene lo scandalo. Che se la tua
mano o il tuo piede ti è occasione di
scandalo, taglialo e gettalo via da te;
è meglio per te entrare nella vita
monco o zoppo, che avere due mani
o due piedi ed essere gettato nel
fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è
occasione cli scandalo, strappalo e
gettalo via da te; è meglio pe1· te
entrare nella vita con un occhio 35

1.4 Page 4

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QUESTO È PARLARE CHIARO
Parole da meditare
JNTERVENTO DEL RETTOR MAGGIORE AL CONVEGNO INTERREGIONALE
« GIOVANI COOPERATORI» Cavoretto (Torino) 13-12-1970
Sono molto contento di essere venuto; non sto a
ripetervi quello che già altra volta ho detto, i sentimenti
non sono cambiati; possono semmai intensificarsi. Vi
ho già espresso a Grottaferrata i motivi per cui io vengo
volentieri tra voi giovani (senza peraltro ignorare gli
anziani, noi anziani...). Sono contento perché vedo al
tavolo della presidenza meno sacerdoti e più laici, che
fanno molto bene la loro parte: sia il coordinatore,
sia anche il relatore di turno; questo è già segno di
maturazione, è segno che camminate.
D i f f i c o l t à ?. ..
Quanto alle difficoltà concrete che incontrano i van
centri, mettiamoci in mente tutti (i Delegati e le Dele-
gate e voi stessi giovani, che avete la volontà sia di ini-
ziare che di andare arnnti) che non c'è mai nulla di
importante che sia facile; biso~a che ci si persuada
di questo: le cose veramente interessanti, costruttive
e positive non sono mai facili; è naturale quindi che
cominciare, come del resto anche continuare, attività
(<Olftin"" da pag• .ul
solo, che avere due occhi ed essere
gettato nella Geenna di fuoco.
Guardatevi dal disprezzare uno di
questi piccoli, perché vi dico che i
loro angeli nel cielo vedono sempre
la faccia del Padre mio che è nei
cieli (Mt. t 8, 6-11 ; vedi anchc
Mc. 9, 42 [43-50]; Le. t7, 1-2).
Se, operando,
avremo fede...
Andò dunque di nuovo a Cana di
Galilea, dove aveva cambiato L'acqua
in vino. Ora c'era un ufficiale regio,
che aveva un figlio ammalato a
Cafarnao. E udito che Gesù ero
venuto dalla Giudea in Galilea,
gli si avvicinò e lo pregò di scendere
a guarire suo figlio; stava infatti
per morire. E Gesù gli disse: Se
non vedete segni e prodigi non
credete». Gli disse l'ufficiale regio:
«Signore, scendi prima che mio
figlio muoia •· Gesù gli risponde:
a Va', il tuo figlio vive •· Credette
quell'uomo alla parola che gli aveva
detto Gesù, e se ne partl. E proprio
mentre discendeva. gli vennero in-
contro i servi a dirgli: «Tuo fit.lio
vive! •· Domandò allora a che ora
avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: (1 Ieri, all'ora settima,
la febbre lo ha lasciato •· E il padre
riconobbe che proprio in quella
ora Gesù gli aveva detto: 4 Tuo
figlio vive», e credette lui e tutta la
36 sua casa (Gv. 4, 46-53).
Non ne avevano colpa -
Ma compresero la lezione...
Allora ~li sì avvicinò la madre dei
figli di Zebedeo con i suoi figli,
prosternandosi per chiedergli qual-
cosa. Ed Egli le disse: q Che vuoi?».
Gli rispose: «Di' che questi miei
figli si assidano alla tua destra uno
e l'altro alla tua sinistra nel tuo
Regno». E rispondendo Gesù disse:
Non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sono
per bere? •· Gli dicono: Lo pos-
siamo~- Disse loro: << TI mio calice,
sl, lo berrete; ma quanto al sedere
alla mia ·destra o alla mia sinistra
non dipende da me il concederlo,
ma è per quelli ai quali è stato pre-
parato dal Padre mio». E i dieci,
udito questo, si sdegnarono contro i
due fratelli; ma Gesù, chiamatili
a sé, disse: «Voi sapete che i capi
delle nazioni dominano su di esse e i
grandi signoreggiano. N'on cosl dovrà
essere t.ra di voi, ma chi vorrà di-
ventare grande tra voi, si farà vostro
schiavo. Così come il Figlio dell'uomo
non è venuto per essere servito, ma
per servire, e dare la sua vita in ri-
scatto per molti (Mt. 20, 20-28;
vedi anche Mc. 10, 35-45).
Un simpatico termine
di paragone
<< Ma a chi paragonerò io questa
generazione? È simiJe a quei ragazzi,
seduti sulle pubbliche piazze, che,
gridando ai loro compagni, dicono:
Vi abbiamo suonato il flauto e non
avete ballato; abbiamo cantato la-
menti e non vi siete battuti il petto~-
«È venuto, infatti, Giovanni, che
non mangia, né beve, e dicono: Ha
un demonio! È venuto il Figlio del-
1'uomo, che mangia e beve, e dicono:
Ecco un mangione e un bevitore,
amico dei pubblicani e dei peccatori.
Ma alla sapienza è stata resa giustizia
daIle sue opere• (I\\lt. 11, 16-19).
Era un piccolo am.ico
di Gesù?
E tutti presero la fuga, abbandonan-
dolo. E un giovanetto si mise a
seguirlo, avvolto in un lenzuolo sul
corpo nudo; e lo fermarono, ma egli
abbandonato il lenzuolo, fuggi via,
nudo, <la loro (Mc. 14, 50-52).
Gesù, evangelizzando, ricorreva so-
vente a parabole i cui protagonisti
sono presumibilmente giovani. Cosi
nella parabola delle vergini (Mt. 25,
1-13), in quella del figliuol prodigo
(Le. r 5, 11-32), in quella del giovane
sposo e deg li invitati che disertano
(Mt. 22, 1-14), in quella, infine,
dei due figli invitati ad andare al
lavoro nella vigna (Mt. 21, 28-32).
A cura d i GIOVANNA MARCHITELLI
Testi dalla « Bibbia 1 Ed. UTET Torino

1.5 Page 5

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come le vostre, non è cosa facile. Pertnnto se è vero
che per poter superare le difficoltà ci sono modi e modi,
è anche vero che spesso una cosa diventa difficile o
impossibile e finisce con lo sfasciarsi per errori d'un-
postazione. Mi rifaccio, per esempio, al rilievo che ba
fatto don Buttarelli: anch'io non sono affatto del pa-
rere che bisogna preoccuparsi di avere già un gruppo
numeroso quando si incomincia; nemmeno credo che
essendo in tre o quattro, ci si debba scoraggiare
avere un • complesso• negativo. Quel che importa è
che i pochi siano ben scelti: animati e animatori; se
voi scegliete tre conigli per cominciare, evidentemente
che cosa volete che facciano, poverini I È la scelta
delle persone che conta. Direi quindi che in certe si-
tuazioni è meglio non cominciare che cominciare male, o
cominciare comunque. Ma se la scelta è fatta con sag-
iezza, con prudenza, con intelligenza, tenendo presenti
1 criteri che debbono senz'altro presiedere alla scelta di
GG.CC. (specialmente se debbono essere il primo lie-
vito), se a tutto questo si risponde bene, non si può non
camminare. Gli scelti, anche se pod1i, faranno da lievito,
un lievito che per forza di cose si espanderà adagio adagio,
lentamente forse, crescerà e quindi prolifererà con sod-
disfazione di tutti. Ripeto: più che preoccupazione di
avere molta gente, si abbia cura di fare una felice scelta,
specie in partenza.
Formarsi: principio fondamentale
Attenzione poi a un allro problema: quello della
formazione. La descrizione della funzione del Dele-
gato fatta da un vostro gruppo di studio mi pare sia
mancante di una componente essenziale, della prima
componente: la ricchezza e preoccupazione spirituale
del delegato. Un delegato che sia vuoto (e la vuotaggine
appare facilmente), non può dare all'Associazione questa
carica; al più noi avremo un coordinatore di certe
attività, mn non avremo un • animatore o dell'aposto-
lato, che per definizione non è altro che la proiezione
dell'amor di Dio che diventa carità verso il prossimo.
Sono principi fondamentali, essenziali, mancando i
quali vengono poi tutte le sfasature che voi potete
unmaginare. Per questo dico a voi giovani: sia questa la
,•ostra esi1,tcnza. È il primo servizio che dovete chiedere
ai delegati: lei faccia con noi il sacerdote, ci dia Cristo
e la sua ricchezza spirituale.
Andate avanti - Non abbiate paura
Detto ciò, vorrei aggiungere: cari giovani, andate
avanti, non abbiate paura; però, man mano, Lungo la
strada, correggete quanto riscontrate difettoso.
A questo scopo sarà sempre utile la verifica frequente
del lavoro che si fa; la verifica non sia fine a se stessa,
non sia facilmente acquietante, ma coraggiosa, meto-
dica e quindi capace di corre$gere gli immancabili
errori .di rotta, di metodo che s1 possono fare lungo il
cammino.
Vi dico ora qualche pensiero di indole più generale
che vi serva ancora come grande orientamento.
Per quanto non mi sia concesso di leggere da cima
a fondo le varie vostre pubblicazioni, un'occhiata però
cerco sempre di darla. Ora, a proposito dell'ultimo
vostro ciclostilato «Presenza Giovani », debbo fare due
sottolineature.
H o molto apprezzato l'articolo di Mario Lombardo
e Fatti più che parole : è molto sensato ed è nella
linea su cui i Giovani Cooperatori debbono camminare;
mi ha invece... meravigliato l'articolo dal titolo Una
lettera esplosiva di Don Ricceri i>. Debbo osservare
che chi ha fatto la selezione cli questa lettera ha scelto
solamente alcune cose, forse più impressionanti, men-
tre penso che sarebbe stato conveniente (sarà forse
per un'altra volta!) presentare alcune altre idee che
sono fondamentali. L'autore dell'articolo si è attenuto
semplicemente alla parte, diciamo cosi, «rivoluzionaria••
mentre occorreva presentare anche la parte costrut-
tiva, specialmente la parte formativa del giovane, con-
tenuta nell'ultima parte della lettera, che per me è
molto importante. Non sarebbe male che anche i dele-
gati ne facessero oggetto di discussione nella dovuta
sede perché la lettera riguarda un po' tutti.
Con i giovani,
ma contro il giovanilismo
Detto questo, vi presento ancora qualche altra breve
riflessione.
C'è stato anche stavolta non polemica, ma un po'
di dialettica, di dibattito, uno scambio di battute fra i
giovani e gli anziani (o vecchi, o matusa... chiamatelj
con tutti i 6 o 7 nomi di cui og~i possono godere!),
ma sono state battute molto simpatiche perché vedo che
da una p:1-rte e dall'altra c'è un grande equilibrio. Tutto
ciò manifesta un senso di maturità e di vicendevole
comprensione. Ma guardate, carissìmi, me lo avete
espresso voi, me lo ha espresso anche chi mi ha dato
il saluto: anzitutto come salesiano, ma poi come per-
sona, come mia visi_one, come mio temperamento, mia
sensibilità, credo di apprezzare molto i_ giovani, cli sen-
tirmi molto vicino ai ~iovani; r.erò vi dichiaro che sono
molto, molto contro il giova111lismo (si è coniato anche
questo termine...). È noto che tutte le parole, almeno
tante parole che finiscono in " ismo •• non sono altro
che il deterioramento di un concetto che nella sua 37

1.6 Page 6

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ongine è buono, positivo, costruttivo. Ora noi stiamo
assistendo al fenomeno del giovanilismo, il senso dete•
riore o deteriorato della gioventù, dei giovani. E questo,
in fondo, riesce tutto a danno dei giovani stessi, ma la
col~a di questo fenomeno è in gran parte dei non gio-
vam.
Ora, appunto, voi siete «Giovani~ e <<Cooperatori>>:
due componenti che si integrano, vorrei dire che s'im-
pastano insieme. Per questo vorrei dirvi, guardate: voi
come giovani, anzi giovani cooperatori, mettendo in-
sieme i due termini, dovete sforzarvi nella vostra vita
quotidiana oltreché nelle vostre attività apostoliche,
spirituali, di conquistare ogni giorno una maturità,
per divenire giovani maturi. Perché non è affatto con-
traddittorio essere giovani ed essere maturi; ché anzi,
tanti gravissimi disordini avvengono appunto perché
talora il giovane si sente già maturo, autosufficiente,
completo, e naturalmente non riconosce quello che
gli manca e quello che gli devono e gli possono dare
solamente gli altri.
D'altra parte nessuno è autosufficiente; è uno dei
concetti su cui non mi stanco di insistere parlando ai
nostri giovani salesiani. Nessuno è autosufficiente;
anche l'anziano non è autosufficiente, non ha tutto,
ha bisogno di essere integrato dal giovane. Uno dei
tanti guai grossi, macroscopici, che noi in questi anni
stiamo soffrendo è proprio questo: spesso il giovane,
per effetto di questo giovanilismo, si mette 11ella posi-
zione di chi ha scoperto tutto, sa tutto e quindi rifiuta
tutto. Con quali conseguenze?
Vorrei allora dirvi: cercate di coltivare il senso del li-
mite; dovete avere, se siete maturi, la coscienza che
non avete tutto, che le vostre pur stupende possibilità
hanno dei limiti, che vi è preziosa l'integrazione degli
altri.
Sviluppate perciò il senso dell'autocritica; sl, svilup-
pate il senso della vera critica poiché tante volte si è
critici ma non si possiede una vera critica. Non sono
giochi di parole; spesso si lanciano sassi agli ,ùtri e
parole grosse, in forma assai superficiale, in forma
acerba m forma irrazionale che non è certamente cri-
tica. Àppunto per questo sviluppate (non offendetevi)
l'intelligenza. Spesso sottolineo questa parola << intelli-
genza», che etimologicamente vuol dire guardare dentro,
a fondo delle cose, dei problemi, che poi vuol dire svi-
luppare il senso della vera critica. Nei problemi e nell_e
loro soluzioni andate a fondo: rompete insomma ti
guscio, non fermatevi alla superficie delle frasi fatte,
dei facili giudizi. È i~ 1:1odo _gìusto per e~sere ~telli:
genti.» e anticonformisti. Pmché uno dei pencoli de1
giovani di oggi è quello di credere di essere anticon-
formisti.ed essere in realtà conformisti di un certo irra-
zionale anticonformismo. Cercate, attraverso il con-
fronto e lo studio, di farvi delle idee vostre, consape-
volmente vostre. Il possesso di queste idee si opera
mediante questi strumenti critici che portano a quella
maturità che evita il pericolo di urlare «verità» solo
imparate a memoria, slogans che abbagliano ma non
hanno consistenza.
Voi sapete che non si costruisce con gli slogans,
che sono usati largamente da due categorie di persone:
i dittatori e i demagoghi.
.
Un'altra riflessione vi propongo, appunto perché voi
volete essere dei giovani intelligenti, critici e maturi,
col senso del proprio limite, non conformisti: non
accettate la frenesia della distruzione; oggi attorno a
voi, nella scuola, nel lavoro, dovunque, c'è la frenesia
della distruzione. Che significa dopo uno sciopero in
38 certe scuole, o entrando nelle aule già ~ occupate ))
trovare tutto devastato, distrutto, imbrattato? Uno
spettacolo degno... di Lanzichenecchi! Ad quid? Lo
stesso dicasi quando si occupano certe fabbriche:
spesso le macchine vengono rovinate, rese inservibili;
a che cosa giova questo ? Che cosa si guadagna anche
da chi pure ha operato quello scempio? Ora, questa
mi pare una forma di frenesia collettiva, irrazionale
che purtroppo si allarga a macchia d'olio in tante si-
tuazioni.
Le riforme, l'eliminazione di tante ingiustizie e spe-
requazioni, certo si devono attuare, sono necessarie;
ma è con la distruzione che se ne accelera l'attuazione?
È questo il problema.
La ubriacatura delle parole
E infine, appunto in omaggio alla vostra maturità
giovanile, evitate la ubriacatura delle parole.
Uno dei << fenomeni >> sociali del nostro tempo, dei
giovani e non giovani, è quello delle tavole rotonde,
dei dialoghi, dei convegni, delle assemblee, ecc. Parlare,
parlare, parJare, e solo parlare: per concludere con un
nulla di concreto e tanto meno di fatto, per uscire da
questi «parlamenti >> con le idee più confuse di prima,
senza nulla avere precisato, chiarito e definito per
poterlo poi realizzare. È una delle malattie del nostro
tempo. Voi molto opportunamente dite: più che di-
scutere all'infinito vogliamo agire; evidentemente ciò
non può voler dire che vi facciate... muti (ma non credo
ci sia questo pericolo I). Preoccupatevi, piuttosto, di
realizzare, di costruire.
Altre volte vi ho detto: cercate di essere profeti di
opere. Ora vi dico: siate costruttori.
Sapete chi sono i «fratelli costruttori >>; voi li cono-
scete; ma non è da dire che abbiano essi soli il mono-
polio della «costruttività ». Senza essere siglato «fra-
telli costruttori 1>, ogni cristiano, ogni cattolico impe-
gnato, ogni Cooperatore a fortiori, è e deve essere un
costruttore. Però attenzione: siate costruttori partendo
da Cristo, non dall'uomo. Al prossimo si arriva par-
tendo da Cristo. Voi volete essere apostoli, quindi
cristiani che esplodono il loro cristianesimo nella ca-
rità; allora, dicevo, siate costruttori partendo da Cristo
per portare Cristo testimoniandolo. Oggi non è tanto
la predica, il sermoncino, il discorso o la polemica che
fanno presa, quanto la vita, la testimonianza. Partire
di qui, portare Cristo in voi per darlo agli altri.
Ho visto con i miei occbi, e ne sono entusiasta, quel
movimento che in lspagna un nostro Confratello ha
avviato da alcuni anni tra i giovani. Tra essi ci sono
anche dei giovani Cooperatori. Ormai sono migliaia,
guidati da grupP.i di 500 animatori sparsi un po' dap-
pertutto. Ecco 11 Lievito. Sono attivi, attivissimi, direi
aggressivi. Ma sapete da dove partono? Dalla vita di
grazia.
Rivoluzionare come Cristo,
come Don Bosco
Notate bene che portando Cristo noi siamo dei veri
rivoluzionari, senza confondere la rivoluzione con la
violenza, che è un cosa molto diversa. Il Vangelo è
rivoluzionario, ma non certamente per la violenza.
Il Vangelo parla una volta, se non mi sbaglio, della
violenza, quando dichiara che per guadagnare il Para-
diso bisogna essere violenti, ma con se stessi; bisogna

1.7 Page 7

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meritarselo, ma con una vita dura. Non confondiamo
quindi rivoluzione, che poi è una conversione pro-
fonda personale e anche sociale, con la violenza che
non è per nulla evangelica. Portare Cristo in sé per
darlo agli altri è operare, senza rumore, una rivolu-
zione che costruisce.
Naturalmente, quando io dico di partire da Cristo,
aggiungo subito: partire da Cristo interpretato, per
così dire, visto e rivissuto da Don Bosco: ecco il carisma
di Don Bosco, il carisma che voi avete scelto. San Fran-
cesco, San Domenico, lutti i santi, si sono messi alla
sequela di Cristo; ma ognuno vi porta qualcosa di par-
ticolare, qualche tocco particolare, uno stile, uno spi-
rito, il carisma msomma. Voi appunto portate Cristo
in voi, lo portate agli altri, però imbevuti dello spirito
tutto proprio di Don Bosco, che chiamiamo <i carisma
di Don Bosco».
Mi piace notare che Don Bosco, seguendo Cristo,
fu un 4 rivoluzionario i>. Guardate: voi avete quest'anno
in programma lo studio della vita di Don Bosco. Osser-
verete come 'Don Bosco fu ostacolato, osteggiato,
perché fu uno che per tanti aspetti «rompeva>> con tante
cose del suo tempo. Però era con Cristo attraverso il
Papa, con il Papa. È impensabile un Don Bosco che si
mette contro il Papa, che critica il Papa, parla male
del Papa: no, assolutamente!
Conoscete dunque Don Bosco: studiatelo, appro-
fonditelo e non solamente per conoscerne gli episodi
che sono già di per quanto mai interessanti: studia-
telo per approfondirne e assimilarne lo spirito. A quelli
elle sono più avanti in questo studio suggerirei addi-
rittura di procurarsi qualche volume dell'epistolario,
perché dall'.epistolario si coglie ciò che il Santo pensa,
quali sono le sue idee, i suoi orientamenti, i suoi atteg-
giamenti, le sue reazioni dinanzi ai molti avvenimenti
che hanno trapuntato la sua vita e il suo apostolato.
Per essere << salesiani >> bisogna conoscere Don Bosco.
Concludiamo. La missione di costruzione della Chiesa
con Cristo e nello spirito di Don Bosco, carissimi, ha
un nome solo, un nome che è antico quanto Cristo:
oggi c'è chi vuole chiamarla «attività sociale»; si chia-
ma anche venire incontro al sottosviluppo ecc., appel-
lativi belli quanto si vuole, ma che suppongono una
parola, una radice che affonda nel Vangelo, in Cristo:
questa parola è carità. Essa, ricordatelo bene, non è
beneficenza, non è elemosina, non è socialità, la carità
è tutto questo, ma innanzitutto è amore, amore di Dio;
il quale amore di Dio, se c'è veramente (ed ecco che
torniamo alla spiritualità) trabocca io amore del prossimo
e diventa donazione, un andare incontro alla persona,
ad ogni persona di qualsiasi pelle, di qualsiasi estra-
zione; vista quasi come una proiezione, una immagine
di Gesù Cristo stesso, vista come fratello in Cristo.
auguro, carissimi, che questo anno 1970-71 sia un
anno di grande attività, di costruzione, piccola o grande
noi) importa, ma che sia veramente positiva, per voi
singoli e per le attività che intraprendete attraverso
questa carità di cui vi ho parlato, carità che, secondo la
parola di S. Paolo, edifica, costruisce.
Vi auguro pertanto che voi ne abbiate tanta di questa
carità. E dopo l'augurio, una preghiera: aiutateci molto
in quest'anno '71 per la nostra grande assise, la nostra
«assemblea costituente>>, il Capitolo Generale Spe-
ciale. Esso, come vi è stato annunciato, si aprirà, con
l'aiuto del Signore, il prossimo co giugno.
Si tratta di cose molto importanti. molto difficili,
molto delicate; vi sono problemi grandi da a1frontare,
e c'è bisogno di tanto Spirito Santo. E lo Spirito Santo
viene solamente attraverso la vera preghiera, la pre-
ghiera che sia potenziata, animata da quella carità di
cui abbiamo parlato. Voi siete della famiglia e io sono
sicuro che non ci lascerete mancare l'aiuto della vostra
preghiera. E ne ve ringrazio sin d'ora.
39

1.8 Page 8

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Cooperatori presenti tra giovani
Alcune iniziative con crete che i Cooperatori possono prendere
per agire « a servizio dei giovani »
E Getù, chiamato un ha111bi110, disse:
• ... Chi na,,e un fanciullo come questo, in nome mio, ricwe mn. (Ml. 18, 2-5)
Premessa
In questo scritto ci riferiamo ai Cooperatori Sale-
siani (giovani e adulti), che agiscono individualmente
o in gruppo, in qualsiasi ambiente o contesto, cioè
a persone già sensibilizzate ai problemi giovanili e preoc-
cupate di risolverli; persone convinte che essere sale-
siani e donarsi ai çiovani è tutt'uno, che, cioè, mancando
questo, non sussiste il primo. È vero che lavorando
tra e per i giovani ci sensibilizziamo a questa forma di
apostolato; tuttavia è necessario che chi intende agire
nel «solco salesiano», deve antecedentemente essere
sollecitato e sensibilizzato a questo problema, com-
prenderne le motivazioni, capime i segreti per la riu-
scita, pregustarne i vantaggi per la Chiesa e la società;
(di qui la necessità di conoscere prima il modello Don
Ùosco e il suo metodo educativo). Dovranno essere i
Cooperatori stessi, oltre che il Delegato, a non perdere
di vista l'obiettivo giovani e presentarlo chiaramente
a chiunque aspiri a diventare cooperatore.
Poiché i giovani, come i poveri, «li avremo sem-
pre con noi », ogni cooperatore con il minimo
sforzo e ne lla vita normale di ogni giorno può
trovare occasioni a non finire di lavorare tra loro
(casa, scuola, strada, cine, bar, ambiente di lavoro,
ospedale, carcere...).
Non sono sempre infatti le iniziative clamorose e
preordinate quelle più produttive, ed è caratteristico
del Cooperatore operare dove gli capita di farlo.
La Bozza del nuovo regolamento dice a proposito
11 Poid1é i'/ problema dei giO'Qa11i è di straordi11aria
i111poria11za e di sempre viva attualità, i Cooperatori, i11
collaborazione di princìpi e di azione co11 la Congrega
zione Salesiana, ne Jamw il loro primo e pùì urgeute
impeg,w, si qualificano secondo La loro condizione di vita
per questa specifica forma di apostolato, ne f amw la
caratteristica d1e li distuzgua tra le altre associa..-io11i.
In particolare usi si adopera,w per i seg,w,ti eompiti:
a) iniziatifle per lo studio e per la soluzio11e dei pro-
blemi dei giO'lJani, sia in campo ecclesiastico che civile;
b) pratica del ~·istema educativo di Dori Bosco special-
mente da parte dei genitori ne/fa famiglia e da parte
degli educatori 11-ella scuola e in altri ambienti giova11ifi;
c) collahorazione alle aUi-uila giova11ili 11egli oratori,
nelle parrocchie e in altre istilllzioni;
d) assiste11za dei gio-uani appr~1disti operai e loro
promozio11e nel mondo del lavoro;
e) stampa d'interesse giovanile;
f) difesa della moralità;
g) promozione dc/l' apostolato per la difesa della Ja-
40 miglia;
h) eleva~·ione sociale e religiosa dei giovani nei paesi
ùi via di sviluppo;
i) sostegno materiale alle opere in favore dei giovam
poveri e ahbnndo11ati •·
,Ma per essere m eno generici, e a titolo indicativo,
s pecifichiamo alcune « direttrici di marcia » verso
cui può camminare il Cooperatore :
1. A livello personale
Si può operare in famiglia e 11.ella pare11tela (con i
propri figli, nipoti...), 11e/Lo stabili' i11 c1ti si ahita (forse
il figlio della vicina di casa o della portinaia); co11 il
garzone del bar (forse è sfruttato e lavora sotto età) ;
a scuola se si è i11seg11a1iti, portandovi lo spirito sale-
siano e usando il metodo educativo d i D on Dosco
(seguire i ragazzi anche fuori classe, arrivare tramite
loro ai genitori...). Chi occupa un posto di lavoro 11or-
male (il vigile urbano, il bidello, l'edicolante), non
facendo nulla di eccezionale, può educare intervenendo
nelle mille occasioni che la vita uotidiana gli presenta.
Una lettera al direttore di una rivista per agitare un
problema giovanile, una demmcia alla magistratura per
un manifesto o un periodico o un episodio in cui si
ravvisano gli estremi di reato, un quesito a una rubrica
radiofonica per richiamare l'attenzione su particolari
carenze nel mondo d.ei giovani, sono occasioni facili
e da sfruttare. - Riunire i raga:::::ri del vicinato in casa
propria per un incontro di amicizia io stile salesiano
o per un po' di catechesi con filmine, seguire il casu
pietoso di una giovane sbandata, trovare lavoro a un
diciottenne di famiglia povera, orientare (o far orien-
tare) un ragazzo al termine della scuola media, perch(•

1.9 Page 9

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1mz1 un percorso di studi a lui congeniale e, nel caso,
entri in un f!re-seminario o aspirantato, sono occasioni
e modi di agire alla portata di tutti, che richiedono solo
un po' di amore ai giovani. (Naturalmente nell'agire è
conveniente provocare la collaborazione di persone
anche estranee aHa nostra Associazione).
Una indicazione a parte meritano quei Cooperatori
che hanno già seri impegni in gruppi apostolici o sociali.
Essi non debbono trascurare o disertare il gruppo per
svolgere iniziative particolari come cooperatori, ma
restarvi inseriti agendo salesianamente il caso per
es. di un cooperatore che è presidente di un gruppo
di A.C. o di una unione exallievi, o animatore di un
gruppo di impegno sociale o ricreativo).
2. A livello di centro e in gruppo
I Cooperatori possono operare all'interno delle opere
salesiane come collaboratori laici nell'oratorio, nella
parrocchia, n elle scuole... (catechesi, assistenza nel
giuoco e nella sala cinema, accompagnatori sportivi, .
leaders o animatori di gruppi liturgico-culturale-ri-
creativo ecc.).
Allorché, come è probabile, nell'opera salesiana vi è
saturità nella dirigenza e negli incarichi, il Centro
potrà offrire la propria opera ad altre parrocchie biso-
gnose, o organizzare piccoli oratori in periferia o nelle
borgate di campagna; curare un'assistenza metodica di
amicizia e di evangelizzazione nelle case di cura per i
giovani malati, collaborare con l'assistente sociale o
il direttore dei riformatori per minorenni o delle carceri
(per una tempestiva azione d'incontro con i giovani
r'imessi in libertà e per un indovinato loro reinserimento
nella società che li respinge).
Altre attività più facilmente attuabili in gruppo pos-
sono essere: organizzare incontri per genitori (anche
piccoli gruppi di fabbricato) e per insegnanti, per due
fini : insegnare iI metodo educativo salesiano e sensi-
bilizzare all'orientamento vocazionale; preparare brevi
corsi per quei fida11zati o quelle giovani wppie di coniugi
che moralmente non sono vicini alla parrocchia; aiu-
tare-consigliare nello svolgimento delle pratiche per
l'adozione di bambini privi di genitori, sorvegliare sul-
l'osse.rvanza del divieto di accesso nelle sale cinemato-
grafiche ove si proiettano film vietati ai minori ed even-
tuale denuncia dell'inadempienza; assicurarsi del ritiro
dalle edicole della stampa messa sotto sequestro.
Nel caso di centri gfovanili di CC. vanno tenuti in
particolare conto:
a) i campi di lavoro, in qualunque epoca dell'anno,
svolti con finalità e metodo salesiani; essi possono
essere, a certe condizioni, un momento forte per il
centro e un momento di rottura per i giovani di paesi
o quartieri ove necessitano nuovi modelli di comporta-
mento;
b) il servizio di laicato missionario temporaneo o
duraturo, particolarmente quando coloro che si offrono
sono espressione dell'intero centro che poi li seguirà
e li aiuterà.
Va da che sarà un grande amore ai ragazzi
e ai giovani a suggerire i tanti e tanti settori e modi
di intervento che sfuggono senz'altro ad una elen-
cazione arida e necessariamente incompleta. Don
Bosco non seguiva elenchi, ma non si lasciava
sfuggire alcuna occasione di pronto intervento,
tanta era l'ansia che gli bruciava in cuore nell'at-
tuare il suo « Da mihi animas ».
ESSERE NOI STESSI
ASTERISCHI
((Dobbiamo avere come Don Bosco, quasi
una passione per la gioventù, qualunque
sia la forma con c ui essa cl si presentaH.
Sono parole di Paolo VI (31-1-1971).
E io a che punto sono al riguardo?
Urge una verifica che deve essere fatta cm,-spre-
giudicatezza e lealtà. Mi debbo domandare spesso:
Che sto facendo per i giovani, per i ragazzi, per i
fanciulli, io personalmente7 E il gruppo è vivo,
opera in questa direzione, o... parole, parole, pa-
role e nient'altro?
La proposta di far parte dei Giovani Cooperatori
è di per sé bella ed entusiasmante, ma forse anche
scomoda per chi ama contestare a parole e non
vuole impegnarsi in un settore in cui il «pronto
intervento» deve essere quasi di «tutti i giovani».
Cosi si spiega come qualcuno tarda a dare la sua
adesione: ma sappiamo che ciò che vale costa
non poco, e l'amore al sacr,ficio non sembra
abbondare oggi sul mercato.
Comunque, a noi piace seguire Don Bosco, o.
meglio, farlo rivivere, a fatti, tra i giovani sban-
dati degli anni '70.
Come agire in pratica per la formazjone di un
gruppo di Giovani Cooperatori7 - ci si do-
manda.
VI sono momenti diversi (non necessaria-
mente successivi nel tempo).
Si parte da una situazione concreta di bisogno
(una borgata bisognosa, il caso di un giovane
disadattato...) e si decide di impegnarsi, persuasi
che noi giovani siamo i più adatti a operare tra
gli altri giovani.
Si inizia il lavoro vero e proprio (avvicinamento,
inserimento, dialogo, compartecipazione ai pro-
blemi...).
Si avverte la necessità di conoscere un metodo
di lavoro e di imparare ad agire (si studia allora il
metodo educativo salesiano, lo si applica, lo si
verifica... ).
Primi risultati; si scopre la bellezza dell'impegno
tperuniaggioioviaani:chsei
gioisce delle prime realizzazioni.
ci sostiene nelle delusioni e nei
vuoti che non mancheranno.
Ma occorre fare di più; di qui la necessità di la-
vorare insieme, ne/l'unione che fa la forza, con
un sostegno che assicuri continuità e robustezza
al lavoro.
Ecco il Centro Cooperatori con le sue strutture
portanti e con i suoi aiuti spirituali (liturgia, ritiro
mensile, esercizi, incontri di verifica, l'esempio
degli altri, intima unione con le altre famiglie sa-
lesiane).
Non tarderemo a fare il passo finale: un atto
di donazione a lavorare per sempre tra i giovani,
come potremo, ovunque, in una famiglia che fa
suo il metodo e lo spirito di /Jon Bosco. Eccoci
Cooperatori Salesiani che accettiamo con gioia
il Regolamento nel quale vediamo non un freno
ma un binario che guida e sostiene.
L'iscrizione formale all'Associazione diventa, a
questo punto, un "segno" dell'adesione interna
già maturata e data.
41

1.10 Page 10

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Vi parlo del mio
gruppo liturgico
Parlo della nascita e dello svilup-
po del nostro gruppo liturgico.
AIJ'inizio si sentiva la mancanza
di qualche cosa.
Le S. Messe, tutte le domeniche,
scgttivano una dopo l'altra, ma l'ele-
mento giovanile era quasi assente.
Esso si rivolgeva verso altre chiese,
dove esistevano Messe che offrivano
al giovane una maggiore possibilità
di partecipazione.
In occasione degli esercizi spiri-
tuali che abbiamo svolto a S. Luca,
alla fine di giugno 1970, è sorto il
primo vero nucleo del gruppo.
Alcune ragazze della parrocclùa
hanno accompagnato la S. Messa con
canti nuovi, più moderni e quindi
più vicini a noi; hanno letto e com-
mentato le lett1.1re. Hanno avuto,
quindi, parte viva nella celebrazione
liturgica. Al ritorno dagli esercizi ab-
biamo continuato, prima nella Santa
Messa dei Cooperatori, poi nelle
funzioni in parrocchia. Adesso tutti
i sabati noi Cooperatori ci riuniamo
nell'ufficio del Parroco per discutere,
preparare i commenti, per decidere
le modifiche che sono necessarie a
rendere la S. Messa il più aderente
possibile a quello che ogni parroc-
chiano desidera. (C.M.C. - Bologna).
Pastorale d'insieme
Un esempio di
collaborazione
n 16 e 17 gennaio 1971 si tenne
nella Casa di Esercizi spirituali di
Pacognano (Napoli) un primo << In-
contro di Spiritualità >>, nello spirito
della pastorale d'insieme a livello
ispettoriale, per i gioi ani impegnati
dei gruppi Giovani Cooperatori, Pa-
storale Giovanile ed Exallievi. La
42 presenza di ben 91 giovani dice
quanto i giovani stessi sentano il
bisogno di una parola chiara e vitale.
li tema: «Fede come incontro con
Cristo e co11 i fratelli•> si svolse in
due momenti: momento di ascolto,
tutto il pomeriggio e la serata del
t6; momento di risposta, tutta la
mattinata del r7. Introdusse la ri-
flessione don L'Arco; segul una me-
ditazione e un recital, con testi presi
da San Paolo e da autori moderni,
intercalati da canti salmodici.
L a domenica 17 volle essere una
giornata di risposta a Dio che chiama.
Una celebrazione penitenziaria e una
revisione di vita a gruppi preparò la
riflessione personale e la confessione.
Due programmi che
parlano da sé:
Centro di Pastorale
Giovanile
Giovani Cooperatori
Salesiani, Roma
Roma, 22 febbraio 1971. Serata
di carnevale organizzata dai Giovani
Cooperatori per le famiglie. Sono
invitati anche tutti i bambini.
Grande gara a premiazione aJJa
mascherina più simpatica... Un "ri-
schiatutto" corretto e riveduto.
Una maniera intelligente per aiu-
tare la Catena della bontà.
Seconda giornata di spiritualità
per giovani e signorine, leaders,
catechisti e animatori di Gruppi
giovanili del Lazio. 19-3-1971.
Tema: Incontro con Cristo
Il vero contestatore
Discuteremo insieme il Suo << Di-
scorso della montagna )).
Vivremo la gioia dell'Eucarestia.
Concluderemo con un bel cine-
diba ttito.
Natale, Capodanno,
Epifania: carità e gioia
Per Natale abbiamo voluto ri-
prendere i contatti con i ragazzi che
organizzammo nella colonia della
scorsa estate. Abbiamo quindi cercato
di venire a conoscenza delle loro
necessità più urgenti e di aiutarli.
Più che l'aiuto materiale, già di
per sé significativo, nostro scopo era
quello di servirci di queste visite per
incontrarci con i loro familiari e
renderci conto di persona dell'am-
biente in cui vivono questi ragazzi.
Buona parte dei membri del grup-
po, affiancati dai partecipanti della
Colonia, hanno aderito e ne hanno
riportato impressioni positive. È stata
una gioia i_>oter rivedere i nostri
ragazzi, ma e stata anche una grande
sofferenza l'aver constatato in quali
condizioni essi vivono. Ora desi-
deriamo aiutarli a risolvere le loro
situazioni di fondo e non limitarci
solamente a un aiuto saltuario e
occasionale.
Il Capodanno abbiamo voluto tra-
sconerlo nell'intimità del gruppo a
Gressoney. Eravamo una ventina.
Abbiamo cosi avuto modo di con-
cludere il primo anno di vita del
nostro gruppo tutti insieme e in-
sieme aprire il 197t. Le giornate e
le notti... sono trascorse veloci. Non
sono mancati quotidianamente gli
incontri liturgici e di preghiera, e
un incontro di analisi, ripensamento
e programmazione sulla vita di grup-
po e sul futuro di esso.
Anche quest'anno abbiamo voluto
trascorrere l'Epifania presso l'Istituto
di rieducazione ~ Casa nostra >) ( ragaz-
ze disadattate, ragazze madri - nido
e asilo per bambini di famiglie alla
deriva). Alcuni del gruppo si sono
occupati della parte ricreativa, altri
dell'assistenza ai bambini e altri
della parte liturgica. I l lavoro di
assistenza, di insegnamento e di col-
laborazione che abbiamo prestato
durante l'anno, sebbene non molto
intenso, ha dato i suoi frutti. Quest'an-
no infatti l'accoglienza è stata com-
movente e la visita è stata molto
gradita, più eh.e non già lo scorso
anno. Alla S. 1\\l[essa, che ha concluso
la giornata, hanno partecipato tutti
e non sono mancate le confessioni
e comunioni. Visto l'esito, ci im-
pegniamo ad aumentare i contatti
per un discorso più continuativo e
costruttivo.
(C. B. - Torino)
Nella foto in alto: PACOGNANO (Napoli).
Incontro di spiritualità per giovani Impe-
gnati a livello ispettoriale.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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11 inoinento forte che sono gli Esercizi
«Espongo qui qual.che mia impressione sugli Esercizi
Spirituali tenuti a Villasimius (Cagliari) tra il I 5 e il
17 gennaio 1971. Dise che sono contenta è poco. Quando
gli Esercizi son terminati tutti sorridevamo, capivamo
di volerci bene, ci sentivamo carichi di energia per la
nostra vita spirituale. Ciò che mi incoraggia è il fatto
che quella gioia non è stata effimera, ma ogni giorno si
è rinnovata e si rinnova, pur in mezzo ai problemi, alle
difficoltà. Ma ora mi domando: "Perché questa gioia?".
E scopro che è dovuta a piccole cose: una visita in ospe-
dale agli ammalati del mio paese, un panino nel cesto
del pane dei poveri, un'oretta col cuginetto di prima
elementare per aiutarlo a leggere, un po' di tempo a
conversare con un'amica per aiutarla a superare le sue
difficoltà, e così via» (F. D.).
«Non era la prima volta che facevo gli Esercizi Spi-
rituali, ma questi ultimi erano diversi e io li affrontavo
con interesse tutto particolare. È da poco che faccio
parte dei Cooperatori: non vedevo l'ora di inserìrrni
meglio tra gli altri, vedere cosa si può fare di concreto
per testimoniare la propria fede. Quale occasione
migliore degli Esercizi? Alla fine dei tre giorni ero con-
tento, e sono contento di essere cooperatore, perché
c'è gente che lavora, pensa come me e con i quali si
può fare veramente molto ».
Orientarsi è importante
Al Corso di Orientamento tenutosi all'Albergo del
Bosco a Zafferana (Catania) dal 25 al 29 settembre
hanno partecipato circa 30 signorine dai 16 ai 28 anni.
La predicazione del Corso è stata affidata a don Ferri,
che è riuscito con la sua calda parola a far capire soprat-
tutto in che consiste il Cristianesimo e la vita cristiana,
basi solide su cui si fonda ogni scelta, ogni stato di vita,
che è stato illustrato l'ultimo giorno di predicazione.
Gli animatori spirituali, che hanno svolto molto bene
il loro compito, sono stati don Nino Fallica e don Mario
Cogliandro. Al termine del Corso, l'ora della fraternità.
- È stato fatto notare che tre giorni sono pochi per
un corso di Esercizi, ma anche che il soggiomo è molto
costoso; e altre ragazze, non potendosi sobbarcare a
tale spesa, non partecipano.
Per la chiusura degli Esercizi è venuto l'Ispettore
don Verdecchia che ha presieduto la concelebrazione,
ha fatto l'omelia e si è intrattenuto con molta fami-
liarità.
renderemo sempre più valida la nostra esperienza di
gruppo e di Chiesa.
Ti invitiamo pertanto a << sacrificare •> tre giorni di
vacanza per venire con noi a Vische Canavese presso
la casa di Ritiri - Hetania - dal 18 al 21 marzo.
Predicherà gli Esercizi don Carlo Borgetti.
(Giovani Cooperatori - Torino)
Alcun.e precisazioni in merito
ai nostri Esercizi
Come nacqtte l'idea: in sede di adunanza. E questa
degli Esercizi è nata soprattutto P.er una esigenza,
molto sentita da tutti, di formazione. E un po' il p:illino
del Gruppo: siamo sempre abbastanza propensi ad at-
tuare attività formative. Naturalmente siccome senti-
vamo la necessità di un corso fatto apposta per noi,
ce lo siamo organizzato, anche perché nel nord Italia
non risultavano corsi di Esercizi spirituali per Giovani
Cooperatori, e unirci ai gruppi anziani non ci sembrava
molto consigliabile.
Chi li organizzò: tutti insieme: se ne è parlato, si è
stabilita la data, la localit:ì, il predicatore, cercando che
il tutto rispondesse il più possibile alle nostre esigenze.
Per il prossimo anno, vorremmo però realizzarli prima
del mese di giugno, per dare la possibilità di farli anche
agli studenti del gruppo che, purtroppo, lo scorso anno
erano già in vacanza.
Risultati: essendo la prima volta, diremmo ottimi.
[-{anno messo a fuoco problemi di fondo e per molti
sono stati veramente incisivi sulla loro vita spirituale e
sul loro impegno cristiano. C'era anche qualche signorina
semplicemente amica, e non cooperatrice. Per queste,
l'impressione è stata ottima e soprattutto è piaciuto lo
spirito di famiglia che anima il gruppo. Inoltre hanno
avuto modo di prendere contatto con un gruppo im-
pegnato concretamente sia sul piano dell'attività che
della formazione. È questo l'aspetto più convincente,
crediamo, dei nostri Centri Cooperatori: l'abbina-
mento delle due cose, dove l'una non trascura l'altra.
(Torino)
VILLAS IMIUS (Cagliari). Giovani Cooperatori c h e hanno
partéclpato agli Esercizi Spiritual! dal 1 5 al 17 gennaio scorso.
In profondità...
Carissimo,
tra i nostri impegni e obiettivi di formazione spiritua-
le, personale e comunitaria, abbiamo prospettato e pro-
grammato anche quest'anno gli Esercizi spirituali.
La Quaresima è il << tempo favorevole•> per un in-
contro spassionato con l'anima nostra, con Dio e con
i nostri fratelli. Cercheremo insieme il senso cristiano
delle cose della vita, ci arricchiremo di luce e di gioia,

2.2 Page 12

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L•arricchimento spirituale che mi è venuto dall'appartenere
alla Famiglia Salesiana
Come esorterei un giovane della mia età a parteciparvi
Come exallievo, Cooperatore e
Consigliere Ispettoriale, ho compreso
che essere salesiano e capirne la
profonda essenza è un traguardo e un
punto di partenza aUo stesso tempo.
La mia esperienza non è lunga ma mi
ha portato alla scoperta di nuovi
valori, di una visione più ampia
della problematica umana e cristiana.
Ha contribuito in modo determinante
e incisivo a risolvere problemi per-
sonali non mai disgiunti da un
continuo ed immediato riferimento
ai fratelli che mi stanno accanto e
alla realtà del mondo attuale.
·
Ho trovato armonica risposta ai
molteplici interrogativi d'ordine in-
dividuale e d'ordine sociale che
andavano presentandosi alla mia co-
scienza: e cioè vivere la pienezza del
tempo presente con una disposizione
di apertura agli altri, di allineamento
con le più sentite e nobili istanze
moderne, senza tuttavia perdere quel-
lo che è l'intimo patrimonio della
propria anima: essere cioè un attento
testimone di Cristo nel tessuto sociale
in cui mi trovo inserito.
E ho esperimentato come il mio
lavoro di ricerca abbia portato ad un
concreto orientamento di fondo pro-
prio neUa Famiglia dei Cooperatori
Salesiani che, sulla base di una
struttura portante, offre una dinamica
di esperienze, d'un tempismo e di un
respiro straordinari.
Essere Cooperatori non
vuol dire portare un nome,
ma «vivere » una realtà per la
piena realizzazione di se stessi e alla
scoperta dei fratelli, nello spirito di
Don Bosco. Ognuno di noi presenta
tanti lati e dimensioni, come per
esempio vita individuale e vita di
gruppo; preghiera e azione: è pos-
sibile che sorgano altrettante con-
trapposizioni e soluzioni estremiste.
Nella famiglia dei Cooperato.ci si è
verificato uno stimolante scambio di
idee su questi problemi: gli angoli
l1anno perso d'asprezza, si è discusso,
si è prospettato, si è programmato e,
frattanto, alla ricerca della soluzione,
si è messo mano ad un lavoro di
reciproca comprensione e di arric-
chimento.
Con l'assistenza dei sacerdoti sa-
44 lesiani la .nostra ricerca si è appro-
fondita, protesa sempre a qualcosa di
più e di meglio: abbiamo letto la
biografia di San Giovanni Bosco non
solo con gli occhi, ma con la mente
e col cuore; abbiamo intravisto che
La sua esistenza è la traduzione in-
tegrale, pratica, personale, caratteri-
stica del Vangelo: non mi rimaneva
che pormi alla sua scuola.
Ho sentito che mai come oggi
il mondo ha bisogno di Don Bosco,
della sua voce ferma e suadente,
del suo carattere forte e mite, della
sua vita grande e semplicP. Ho
sentito che ognuno può e deve, qui,
nel mondo che chiama a gran voce la
nostra testimonianza, essere seguace
imitatore del suo esempio. Ho capito
che la nostra Associazione non è
una comunità qualsiasi, non è la
coincidenza del trovarsi insieme, ma
è la consapevolezza che siamo inseriti
in una realtà vera, vitale, palpitante.
Prima di accingerci a qualsiasi
attività ci raccogliamo in preghiera,
come San Giovanni Bosco prima di
fare catechismo, perché ogni nostra
azione deve puntualizzarsi in Cristo
e ci soffermiamo a pensare se essa
veramente ritorna «a gloria di Dio e
a salvezza delle anime~ o se si ri-
solva in una velleitaria mistificazione.
Ogni incontro diviene decisivo
per il salesiano; noi abbiamo im-
parato che dobbiamo lasciare qual-
cosa al fratello, in mille modi, col
sorriso, con l'alleviamento delle sof-
ferenze fisiche o morali, sfruttando
pretesti e occasioni. Ma per far
questo, per poter donare la luce ho
avvertito che dobbiamo tenerci pron-
ti: custodire, conservare Cristo con
la preghiera, co.n l'accettazione del
dolore, con la nostra specifica pre-
parazione in materia di fede, con
l'affinamento della nostra psicologia
per entrare nel cuore· dell'altro.
Con Lui sentiamo che la somma
gioia è sentirsi docili strumenti nelle
mani di Dio e l'ansia di portare
Cristo alle anime e le anime a Cristo.
Ai giovani che si sentono
attratti dalla nostra famiglia
direi:
Non abbiate timore di trovare una
religiosità chiusa e superata. Qui si
lavora sodo, si guarda subito all'es-
senziale, come piace a noi. Noi ti
prendiamo come un'anima che desi-
dera arricchirsi ed arricchire: tu
continuamente ci doni qualcosa e
ricevi qualcosa, quando ascolti la
parola di Dio o fai catechismo, quando
ti batti per la moralizzazione degli
spettacoli, quando ti impegni nella
tua parrocchia, quando ti dedichi
ad infrangere l'amara solitudine di
un ammalato, quando ci racconti o
ti diciamo un'esperienza di dolore,
di accettazione, quando ci scam-
biamo consigli per quelle drammati-
che battaglie che noi conosciamo. Ti
puoi donare cantando, se hai voce,
giocando, ridendo, facendo risplen-
dere la tua giovinezza. Se ami le cose
essenziali, vissute, se desideri una
sferza di dinamismo, non tardare,
questo è il tuo posto. Però è un
banco di prova, si sperimenta l'au-
tenticità dei sentimenti: se vuoi
salvare un fratello del Terzo Mon-
do, raccogli carta straccia, ma prega
anche, perché il tuo gesto no.n ri-
manga su un piano materiale; devi
saper riconoscere che la nostra forza
non sono i nostri anni, la nostra po-
tenza muscolare, ma è Dio che ci fa
suoi apostoli.
Giovane che ti perdi in sogni di
eroismo: qui puoi essere eroe, lavo-
rando in silenzio, per amore di Dio.
Ti lasci affascinare dalJa fratellanza
universale: vieni, qui troverai ii
modo di vivere questa << missione>>,
non solo di propugnarla.
T u che contesti, qui si può ef-
fettuare la più grande contestazione,
quella deU'Amore, per un ideale che
non tramonta mai.
Don Bosco ci è vicino:
Ognuno cerchi di imitarlo nella
difficoltà del proprio cammino; e
quando la fatica sembra toglierci il
respiro, quando sembra che accanto
si muovano soltanto tenebre, allora,
con umiltà, andiamoGli dietro come
i fanciulli di Chieri ed iavochiamolo
con confidenza affinché ci dia il suo
indomito coraggio, la sua forza, la
sua Fede, la sua innocenza.
FRANCESC O N°ASO
Universitarie> Bologna

2.3 Page 13

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PUNTI
FISSI
PER
TUTTI
I CENTRI
È in atto la RACCOLTA DELLE FIRME
PER LA RICHIESTA DEL REFERENDUM
ABROGATIVO DELLA LEGGE SUL DI-
VORZIO.
In coerenza con l' orientamento assunto
dalla nostra Associazione con il voto
es presso dal Consiglio nazionale, i Centri
sono stati invitati ad aderire alle varie
iniziative che sono state prese al ri-
guardo o a farsene promotori.
Ricordiamo intanto che la scadenza im-
prorogabile del tempo utile per la pre-
sentazione alla Corte di Cassazione in
Roma è il 20 giugno; pertanto la rac-
colta dovrà essere fatta entro maggio
assolutamente.
In caso di necessità , anche l'Ufficio
nazionale è a completa disposizione per
delucidazioni, sussidi, ecc. (iniziativa
affidata al Consigliere per la difesa della
pubblica moralità).
IL CAPITOLO GENERALE SALESIANO,
il massimo orga no di studio e delibera-
tivo della Congregazione, aprirà i suoi
lavori a Roma il 10 giugno prossimo.
È previsto un incontro di fraternità con
le rappresentanze della nostra Associa-
zione.
Il termine per la conclusione del lavoro
di VERIFICA, già fissato ai centri per
il 30 aprile, è stato spostato al 30 mag-
gio.
Entro questa data i centri dovranno aver
inviato all'Ufficio lspettoriale i moduli
appositi.
In maggio, qua si ovunque, si svolge la
SECONDA CONFERENZA ANNUALE (as-
semblea straordinaria). Tema fissato: lo
Spirito salesiano (il segretario si preoc-
cupi che venga trattato questo tema e
non altro).
Il 23 maggio sarà la Sa Giornata Mon-
diale delle Comunicazioni sociali, incen-
trata sul tema: "I mezzi di comunica-
zione sociale al servizio dell'unità degli
uomini>>.
Può essere un'occasione propizia per
verificare, ad es., quante famiglie dei
nostri coopera tori ancora sono prive di
quell'indispensabile meizo formativo che
è il· quotidiano o il periodico cattolico
e provvedere di conseguenza (iniziativa
affidata al Consigliere di questo settore).
Nei giorni 20-22 maggio a Roma si riu-
nirà il CONSIGLIO NAZIONALE, in se-
conda ass emblea annuale.
45 ·

2.4 Page 14

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NELLA LITURGIA CHE ANIMA
I GRUPPI GIOVANILI
Ecco una sintesi della «Terza I struzione•> emanata
nei mesi scorsi dalla Sacra Congregazione per il Culto
divino per regolare l'attuazione della riforma liturgica.
Se per alcuni può apparire un ~ passo indietro >), per
noi è un'occasione di fedeltà, convinti come siamo
che la riforma non dispensa da una disciplinata obbe-
dienza.
1. Motivi della nuova istruzione
«••• Tomi a fiorire, nel settore della liturgia, quella
feconda e tanto desiderata armonia che si esprime pro-
priamente nell'incontro della "famiglia" cristiana con
Dio... Si fa appello alla responsabilità dei singoli
Vescovi... Essi, con la cooperazione delle Commissioni
litur~iche, devono essere accuratamente informati circa
la situazione religiosa e sociale deì fedeli affidati alle
loro cure... Una appropriata conoscenza delle cose da
parte dei Vescovi, infatti è di grande utilità ai sacer-
doti nel loro ministero, che deve essere compiuto in
comunione con la gerarchia... » (Introduzioni!).
2 . Norme pratiche
a) Principio regolatore: «Le nuove no.rme hanno
di molto semplificato le formule, i gesti, gli atti litur-
gici... Non si deve andare oltre a quello che è stabilito...
La riforma liturgica infatti non è sinonimo di "desa-
cralizzazione''... Bisogna perciò conservare ai riti
dignità, serietà, sacralità... La imposizione di rifaci-
menti personali dei sacri riti da parte del sacerdote
offende la di~nità dei fedeli, e apre la via all'indiviclua-
lismo e al personalismo.
(Non introdurre) nessun rito che non sia previsto e
a.utorizzato dai libri liturgici ».
b) Norme
1. LITURGIA DELLA PAROLA: (2, a/b)
a) «.•• Non è mai ammesso sostituirla con altre
letture tratte da scrittori profani o sacri, dell'antichità
o dei tempi moderni&.
b) L'Omelia «..• spetta al sacerdote; e i fedeli, dal
canto loro, si astengano dall'intervenire con osserva-
zioni, dialoghi e simili o.
e) <1 Non è lecito proclamare una sola lettura•>.
d) Liturgia della parola e Liturgia eucaristica:
~ Non è lecito staccare una parte dall'altra, celebran-
dole in tempi e luoghi differenti 1>.
2. TESTl LITURGICI: (3, a/e)
a) Ordinario della Messa: << ••• Le formule ivi con-
tenute non possono essere assolutamente airerate... •>.
b) « Il canto li"turgìco del popolo deve essere promosso
con tutti i mezzi, anche usando le nuove forme musi-
,_. r--~~[~]~~:!:!:J5::;....----~=====-=r--~--r-.,...----~~
!"- ~~~-,~~~:
46

2.5 Page 15

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cali, rispondenti alla mentalità dei vari popoli e al gusto
attuale...
... La funzione di queste espressioni musicali è su-
bordinata alla celebrazione del ctÙto divino e pertanto
è necessario che siano... conformi alla natura di cia-
scun momento di essa, non siano d'impedimento alla
attiva partecipazione di tutta l'assemblea, e indirizzino
alla sacra azione l'attenzione della mente e il fervore
dello spirito>>.
c) «•.. gli strumenti musicali: siano limitati nel
numero, adatti al luogo e all'indole dell'assemblea,
favoriscano la pietà, e non siano troppo rumorosi &.
3. LA PREGHIERA EUCARJSTICA: (4)
«La preghiera eucaristica deve essere recitata esclu-
sivamente ed integralmente dal sacerdote celebrante o.
4. LA COMUNIONE: (s e 6, a/c/d)
a) Il pane per la celebrazione dell'Eucarestia è quello
di frumeTlto e, secondo il secolare uso della Chiesa
latina, è azimo.
Sebbene la verità del segno esiga che esso appaia
realmente come cibo, che si spezza e si divide tra i
fratelli, tuttavia deve e.~se,•e preparato sempre secondo la
forma tradizionale prescritta dall'Istituzione Generale
del Messale romano, sia nel caso delle piccole ostie
per la comunione dei fedeli, sia per le ostie più grandj
da spezzare poi in più parti.
b) La comunione sotto le due specie:
<< ••• ~li Ordinari non concedano la facoltà in modo
indiscruninato, ma definiscano con precisione i casi e
la celebrazione... l gruppi siano ben determinati, ordi-
nati e omogenei >>.
<< Quando la comuruone viene fatta al calice, vi siano
sacerdoti, o diacoci, o accoliti, costituiti nell'ordine
dell'accolitato, che presentino il calice ai comunicandi...
Non si può approvare l'uso di far p1ssarP. il calice dal-
l'uno all'altro dei comurucandi, o di permettere che
questi si accostino direttamente al calice per ricevere il
Sangue Divino. Io questi casi si preferisca la comunione
per intinzione >>.
5. IL RUOLO DELLA DONNA NELLA CELEBRA-
ZIONE EUCARISTICA: (7)
<◄ Non è permesso alle donne (giovani, spose, reli-
giose) servire il sacerdote all'altare, neppure io chiese,
case, conventi, collegi ed istituti femminili>).
(( ... È lecito alle donne:
a) proclamare le letture, ad eccezione del Vangelo...
b) proporre le intenzioni della preghiera urnversale
(preghiera dei fedeli);
c) guidare il canto dell'assemblea e suonare l'organo
o altri strumenti permessi.
d) leggere gli avvisi o le didascalie, per aiutare i
fedeli ad una maggiore comprensione del rito 1> ecc.
6. ESPERIMENTI IN MATERIA LCTURGICA: (12)
«Se sembra opportuno fare qualche esperimento, ne
vengano accuratamente determinati i limiti (dalla Con-
ferenza Episcopale): si compiano in gruppi a ciò pre-
parati, sotto la responsabilità di persone prudenti,
designate con speciale mandato ,>.
Conclusione
«L'attuale riforma... nell'applicazione deve apparire
"l'opera di tutto il popolo di Dio", strutturato nei suoi
diversi ordini e mirnsteri. Solo in questa urntà di tutta
la compagine ecclesiale vi è la garanzia di efficacia e
di autenticità>> (13).
ESERCIZI SPIRITUALI
(chi li ha fatti, ci ritorna...)
«Gli esercizi hanno abbattulo In me un muro facendomi
vedere un orizzome n uovo, luminoso. bello...
Ho scoperto tante cose nuove, prima fra tutte il Cristo...
CAMPI DI LAVORO E DI
ANIMAZIONE CRISTIANA
«Per me it campo è stato un continuo esercizio spirituale,
che mi ha aiutato tanto, tornato nel mio ambiente. a do-
narmi maggiormente agli altri... »
Ecco i corsi finora programmati:
Campania • SEIANO: 29 aprile - 2 maggio
Campania SEIANO: 20-24 settembre
Lazi o FRASCATI : 27-30 giugno
Sicilia · PALMA DI MONTECHIARO (Agri-
gento) : agosto
Sardegna • SADALI {Nuoro): agosto
Veneto VALGRANDE DI COMELICO SUP. :
1-11 luglio (esercizi e giornate di studio)
Marche LORETO : 1-5 settembre (solo ragazze)
Emilia BORGO TOSSIGNANO (BO) : 2-4 ottobre
Molise · CUPONE DI CERRO Al VOLTURNO:
luglio
Piemonte GRESSONEY: agosto
Sicilia: programmato un corso (sarà precisata data
e località).
I campi di lavoro, quest'anno, sono riservati esclusi-
vamente a Cooperatori, avendo come finalità preva-
corsi sono aperti ai giovani, dai 18 anni in su,
lente la formazione salesiana e pedagogica dei par•
anche non Cooperatori.
tecipanti.
_ _____________________________________ 47

2.6 Page 16

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Spediz. In ebbon. poS1ale - Gruppo 2• (70) • 2• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
S, pubblica Il dal mose per Coop11r1t0t1 Sa/esmm: ,1 15
d11f mH• p., , dlr,g11nt1 dt11 Cooptr/1/0II
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, B1tne-
fattori e Amici delle Opere di Don Bosco
Dire~iona e amministra~ione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino Tal. 48.29.24
Direttore responsabile: Don Pietro Zerbino
Autorlu. del Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
Par Inviare offerte servirai del C. C. Postale n. 2-135S
intoatato e : Dlrez. Generala Opere Don Bosco - Torino
Per cambio cl'indiriz:zo inviare anch o l'Indirizzo proudenta
Per un contatto diretto con i popoli in via di sviluppo
VISITA ALLE MISSIONI DELL'INDIA
Dal 23 novembre al 12 dicembre c. a. si
effettuerà un viaggìo (aereo) il cui scopo è
di consentire ai Cooperatori e simpatizzanti,
particolarmente sensibili ai problemi dello
svìluppo e della evangelizzazione, di avere
un contatto diretto con le popolazioni di una
zona quanto mai interessante: l'India. Una
cosa infatti è parlare con il missionario che
torna in patria o leggere un réportage, altra
cosa è invece vedere da vicino le Missioni o
andare alla scuola diretta del missionario o
dei promotori dello sviluppo.
Il viaggio interessa particolarmente dirigenti
di associazioni missionarie, insegnanti, pro-
fessionisti, tecnici.
I partecipanti, una volta tornati, non re-
steranno inattivi. Sensibilizzati per primi essi
stessi, saranno poi anima e fermento del
proprio ambiente.
A queste conclusioni si è giunti dopo l'espe-
rienza di un analogo riuscitissimo viaggio ef-
fettuato due anni or sono.
e ITINERARIO: Roma, Katmandu, Ma-
dras, Benares, Calcutta, Bangalore, My-
sore, Delhi, Bombay, Cochin, Theran,
Roma.
• Sono previsti incontri con le comunità cri-
stiane del luogo, tavole rotonde, nonché con-
tatti spontanei con la popolazione.
Per informazioni rivolgersi
all'Ufficio N azionale Cooperatori
Viale dei Salesiani, 9 - 00175 Roma
Te/. 74.80.433)
a cui si può chiedere il programma
particolareggiato.
Una lettura che arricchisce. Adatta per procurare un primo contatto
con il Santo dei giovani
DON BOSCO, UNO CHE Ml CAPISCE
Prezzo L. 150 Richiederlo ai Centri Cooperatori o a Viale dei Salesiani 9 - 00175 Roma.
Unendo l'importo anche in francobolli.
4B