Bollettino_Salesiano_199210cooperatori


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ANNO 116 - N. 15 • 2a QUINDIC IN A • 15 OTTOBRE 1992 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)
SUSSIDIO L'IIPIGNO ~
l'OBIUrIVO
1991-1991
APOSTOLICO ~~
COI PUCISO
•-•~~~
IIPIBIIIN!O
ALL'IDUCAZIOII
5
I PBOIOZIONE DILLA DONNA s
1/ 81

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~ il&uemno
Quindicinale di informazione
e di cultura religiosa fondato
da San Giovanni Bosco nel 1877
Anno 116 - N. 15 - 2• Quindi ci na
15 OTTOBRE 1992
SOMMARIO
2 EDUCARE: UNA SCELTA DI VITA
Pasquale Massaro
3 5. EDUCARE ALLA FEDE I GIOVANI
FORMANDO LA COSCIENZA
4 6. L'EDUCAZIONE DELLE GIOVANI:
RICERCA DEL COMPITO STORICO
DELLE DONNE
6 7. L'EDUCAZIONE DELLE GIOVANI :
RICERCA DELL 'IDENTITÀ
DELLA DONNA
8 8. NUOVO CAMMINO
DI EVANGELIZZAZIONE
DELLE GIOVANI
10 COMITATO COORDINATORI
3-4 OTTOBRE 1992
12 STRENNA 1993
13 DON LUCIANO PANFILO
UN PRETE FELICE
+ Giuseppe Mani
14 Conosciamo il RVA Art. 5
L'ASSOCIAZIONE NELLA
FAMIGLIA SALESIANA
Lello Nicastro
15 Informazioni pratiche per
chi va in Terra Santa
16 PASQUA IN TERRA SANTA
CON L'ACS
Direzione e Amministrazione:
Via della Pisana, 1111 - C.P. 9092
00163 ROMA Aurel io
tel. 06165.92.915 - Fax 06165.92.929
Direttore Responsabile:
UMBERTO DE VANNA
L'Edizione di metà mese è particolarmen-
te destinata ai Cooperatori Salesiani ed è
curata dall 'Ufficio Nazionale ACS
(Pasquale Massaro)
Via Marsala, 42 - 00185 ROMA
tel. 06144.60.945 - Fax 06144.63.614
Per riceverla rivolgersi al proprio Centro
ACS, che, tramite l'Ufficio lspettoriale , in-
vierà la richiesta all 'Ufficio Nazionale.
Registrazione:
Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Stabilimento Grafico SEI - Torino
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Educare: una scelta di vita
Questo fascicolo di Ottobre presenta le altre quattro lezioni
del Sussidio Formativo 1992-93. Le prime lezioni hanno già su-
scitato vivo interesse e stanno arrivando attestazioni di compia-
cimento e di adesione alla linea che i Coordinatori hanno scelto
per «qualificare » sempre più i Cooperatori.
Si tratta - dicevamo nella presentazione del fascicolo di
Settembre - di operare un «salto di qualità » nella linea cristia-
na e salesiana. Occorre far «prendere coscienza» ai Cooperato-
ri del loro impegno fondamentale: essere «educatori alla fede e
della fede dei giovani» . Occorre creare o aumentare questa
consapevolezza.
Al termine di ogni lezione o incontro dovrebbe sorgere
spontanea la domanda: «Cosa devo fare? », «Cosa dobbiamo fa-
re?» E tutti assieme trovare risposte concrete, pratiche, realiz-
zabili , possibili , ... alla Don Bosco.
Il tema formativo intende innanzitutto suscitare nei riguardi
dell'educazione alla fede dei giovani, quella «sensibilità sale-
siana» che fa maturare l'impegno e le iniziative pratiche. Sensi-
bilità che significa essere attenti al fenomeno giovanile, ai loro
problemi . Significa informarsi , leggere, studiare, conoscere, di-
ventare «esperti» dei problemi giovanili. I Cooperatori devono
diventare quelle persone a cui si fa spontaneamente riferimento
nei Consigli pastorali , di quartiere, scolastici, parrocchiali, nel-
l 'ambito della propria famiglia, dei parenti , degli amici .. . quando
si trattano i problemi dei giovani . Occorre creare «una cultura
giovanile» come terreno fecondo di riflessioni e di iniziative. Il
REGOLAMENTO DI VITA APOSTOUCA da pagina 95 a pagina
105 riporta il testo integrale de «Il Sistema preventivo nell'edu-
cazione della gioventù» .
Ce ne ricordiamo? Lo leggiamo? Lo studiamo? Ci chiedia-
mo il perché è stato aggiunto al RVA ? Certamente perché il
vero Cooperatore è un autentico educatore alla fede! Giovanni
Paolo Il nella Lettera alla Società Salesiana del 1988, la IUVE-
NUM PATRIS , al n. 17, scriveva: «Forse mai come oggi, educare
è diventato un imperativo vitale e sociale insieme, che implica
presa di posizione e decisa volontà di formare personalità ma-
ture. Forse mai come oggi il mondo ha bisogno di individui, di
famiglie e di comunità che facciano dell 'educazone la propria
ragion d'essere e a essa si dedichino come a finalità prioritaria,
alla quale donano senza riserve le loro energie, ricercando col-
laborazione e aiuto, per sperimentare e rinnovare con creatività
e senso di responsabilità nuovi processi educativi. Essere edu-
catore oggi comporta una vera e propria scelta di vita».
Come non sentire rivolte a noi queste parole del Papa, a
noi Cooperatori che abbiamo fatto questa scelta di vita?
Pasquale Massaro

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Educare alla fede i giovani formando
la coscienza
I giovani di fronte al senso
di libertà
/ n campo politico come in quello
religioso, a livello di mentalità o di modi
di vivere, la libertà rappresenta per tutti
un bene inviolabile. Si è disposti a ri-
nunciare a fante cose, non alla propria
autonomia di determinazione.
Ogni norma che non viene interioriz-
zata non solo perde di significato all 'in-
terno del quadro organico dei valori
personali, ma resta formalmente ignora-
ta. E si giunge fino ad atteggiamenti di
relativismo, che chiudono alla verità
morale oggettiva.
I giovani risentono di questa situazio-
ne generale, mentre sono già sotto l'in-
flusso di altri elementi caratteristici del-
la loro età che rendono più difficili gli in-
terventi per formare la loro coscienza.
·La forte carica emotiva, legata allo
sviluppo della persona e alla fragilità
volitiva, li pone di fronte alle norme del-
la coscienza in una condizione di debo-
lezza: ne avvertono la voce ma in ma-
niera debole; intravedono l'orientamen-
to da seguire ma senza la lucidità ne-
cessaria.
Spesso rischiano di assumere atteg-
giamenti ambigui, sostenuti dalle solle-
citazioni che ricevono dai mass-media,
e per effetto di ciò che è comunemente
chiamato «moda".
Le possibilità di accesso e di scelta,
che ovunque vengono loro offerte, sono
eccessive e impediscono una coerente
selezione di valori armonizzati tra loro.
Sono infatti portati più a sovrapporre
criteri e riferimenti provenienti da diver-
se fonti, che a elaborare un codice coe-
rente di vita.
Ma, al di là dei limiti, la coscienza
giovanile recepisce, in forma sponta-
nea, il «nuovo umanesimo" e i suoi va-
lori: il senso della libertà, l'assoluta di-
gnità della persona, il senso del proprio
progetto di vita, il bisogno di autenticità
e di autonomia. Sono istanze queste che
si aprono al Vangelo .
Ci si chiede: sarà possibile, in una si-
tuazione come quella appena accenna-
ta, formare alla coscienza morale?
L'educazione si rende conto che il
cammino di educazione alla fede trova
nella formazione della coscienza il suo
punto obbligato di passaggio. L'educato-
re sa che la coscienza rappresenta il
luogo dell'incontro personale tra l'uomo
e Dio. E sacrario di Dio, nella cui invio-
labile interiorità l'uomo sente la parola-
chiamata di Dio, e le risponde.
Una coscienza distorta è nello stesso
tempo causa ed effetto di una visione
falsata di Dio, della sua Parola e della
Salvezza. Preclude, per conseguenza,
ogni progetto di fede che voglia impo-
starsi su Dio Padre, sul Cristo Salvatore,
sulla costruzione del suo Regno, sulla
spiritualità.
2. I L'intervento educativo
Da un punto di vista globale, occorre
educare a una mentalità di fede che non
tema il confronto con i valori, ma li
orienti in contesti normati dalla legge
umana e dal Vangelo.
Per riuscire nel compito, sarà oppor-
tuno tener conto di alcune indicazioni.
2.1. Capacità di giudizio
e di discernimento etico
La prima è quella di aiutare il giovane
ad acquisire una sufficiente capacità di
giudizio e di discernimento etico. Egli
dev'essere in grado di discernere il
bene dal male, il peccato e le strutture
di peccato, l'azione di Dio nella sua per-
sona e nella storia. Puntare su un tale
discernimento come asse della forma-
zione della coscienza significa anche
mettere in chiaro lo scopo di tutta la for-
mazione morale: diventare capaci di
esercitare moralmente la propria auto-
nomia e responsabilità.
Ma non va dimenticato che si forma
una coscienza cristiana solo quando si
aiuta il giovane a confrontare la propria
vita con il Vangelo e il magistero eccle-
siale.
Nel processo educativo l'apertura alla
verità oggettiva è una condizione previa
per l'accettazione della Parola di Dio.
Questa è una sfida che impegna l'edu-
catore a essere fedele nel presentare
integralmente i principi morali, pur com-
prendendo la situazione concreta dei
giovani.
2.2. Formazione critica
È necessaria, anche, una seria forma-
zione critica circa i modelli culturali e
certe norme della convivenza sociale in
contrasto con valori fondamentali. Nei
loro riguardi occorrerà saper prendere
posizione, facendo «obiezione» sulla
base della propria coscienza, ispirata a
Cristo e al suo Vangelo. Ciò difende dal-
le ambiguità giustificate razionalmente,
dalle ideologie ricorrenti , dalla superfi-
cialità di giudizio sugli avvenimenti, di
cui svela la natura più profonda.
Molti abbandoni dell'impegno religio-
so sono stati causati da una fede non in-
serita nella cultura, o da una mancata
crescita culturale in campo religioso,
che non ha adeguatamente affiancato il
progresso tecnico.
2.3. Senso del mistero, del peccato,
del limite
C'è infine un ulteriore aspetto impor-
tante da richiamare: il senso del mistero
che avvolge la vita di ogni uomo.
Accanto al mistero luminoso che ci
lega al Signore e che si è realizzato con
l'Incarnazione del Figlio di Dio e con il
dono dello Spirito che abita i nostri cuo-
ri, c'è pure, e lo sentiamo operante in
tutti noi, il mistero de/l'iniquità e del
peccato.
Nessuna conquista potrà nascondere
la debolezza che ci portiamo dentro fin
dall'inizio della vita e che con gesti, pa-
role, intenzioni, durezze di cuore radi-
chiamo sempre più in noi, rendendo cie-
chi i nostri occhi di fronte al bene, e va-
cillanti i nostri passi sulla strada della
santità.
Siamo creature; e perciò siamo limita-
ti e finiti. È la base costitutiva della no-
stra identità personale e della morale
naturale.
Siamo peccatori; e perciò bisognosi di
luce e di forza. Educare al mistero del-
l'uomo è educare al senso della misura
di sè e delle proprie reali possibilità.
2.4. L'esigenza di confrontarsi
con una norma
Da questa situazione nasce l'esigenza
di confrontarsi con la norma, la cui fun-
zione è quella di illuminare e sostenere
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lo sviluppo dell 'esperienza.
C'è, innanzitutto , una norma umana di
cui tener conto negli orientamenti e nel-
le scelte personali .
C'è poi l'esperienza della Chiesa, che
raccoglie dalla vita dei credenti , illum i-
nati dalla Parola di Dio , dall 'attenzione
intelligente ai segni dei tempi, dalla sto-
ria della santità riconosciuta e nascosta,
le linee fondamentali per un'esistenza
cristiana.
Il cammino non è facile.
Esige un contatto quotidiano con la
vita del giovane, una larga disponibilità
a incontrarlo nel dialogo e nella direzio-
ne spirituale, una grande stima ed espe-
rienza vitale del sacramento della Ri-
conciliazione .
3. 1Educare all'amore
L'educatore, attento nella sua azione
educativa a favorire e a promuovere la
maturazione dei giovani , sente oggi uno
speciale impegno nell'educare a/l'amo-
re . E convinto che il mistero di Cristo , la
sua vita e i suoi eventi , sono propria-
mente la rivelazione piena e normativa
del vero amore.
L'esperienza tipica di Don Bosco e il
contenuto educativo e spirituale del Si-
stema Preventivo lo orientano ad alcune
scelte semplici ma efficaci.
3.1. Per prima cosa , è fondamen ta le
creare attorno ai giovani, in ogni am-
biente , un clima educativo ricco di
scambi comunicativo-affettivi. Il sentirsi
accolto, riconosciuto, stimato e amato è
la migliore lezione sull 'amore.
Quando vengono meno i segni e i ge-
sti della «famiglia », i giovani facilmente
si allontanano , non solo materialmente
ma anche e soprattutto affettivamente.
3.2. L 'educazione integrale della perso-
na e il sostegno della grazia porteranno
ragazzi e ragazze ad apprezzare i valori
autentici della purezza (il rispetto di sé
e degli altri, la dignità della persona, la
trasparenza nelle relazioni ...) come an-
nuncio del Regno e come denuncia di
ogni forma di strumentalizzazione e di
schiavitù .
Gli incontri tra ragazzi e ragazze,
quando sono vissuti come momenti di
arricchimento vicendevole , aprono al
dialogo e all 'attenzione verso l'altro.
Fanno scoprire la ricchezza della reci-
procità , che investe il livello del senti-
mento e dell'intelligenza, del pensiero e
dell 'azione. Nasce così la scoperta del-
l'altro, accolto nel suo essere e rispetta-
to nella sua dignità di persona.
Un 'adeguata educazione, qu indi, fa
cogliere la sessualità come valore che
matura la persona e come dono da
scambiarsi in un rapporto definitivo ,
esclusivo e totale , aperto alla procrea-
zione responsabile.
3.3. // confronto con persone che vivono
questo amore ha la forza della testimo-
nianza. Certi atteggiamenti legati alla
donazione e alla gratuità vengono forte-
mente intuiti e assimilati.
La gioia di una vocazione vissuta con
convinzione si riverbera nei giovani, e
facilita in loro un 'apertura all 'amore se-
ria e serena, che sa accettare le esigen-
ze che essa comporta .
La testimonianza dell 'educatore che
vive in modo limpido e lieto la sua dona-
zione nella castità fa percepire al giova-
ne la possibilità di vivere una simile
esperienza d'amore.
Il giovane che gli vive accanto si inter-
roghera sul Signore della vita , che riem-
pie il cuore di una creatura in maniera
così totale . Prenderà coscienza che l 'a-
more diventa a pieno titolo un progetto
di vita, che si può esprimere in mille for-
me diverse.
3.4. Anche il servizio fraterno ai «picco-
li » e ai «poveri » e il contatto graduale e
guidato con situazioni di sofferenza edu-
cherà ad amare gratuitamente.
Un 'attenta catechesi farà comprende-
re al giovane la realtà e le dimensioni di
questo amore ; lo guiderà all'accettazio-
ne del progetto di Dio, Amore fonte di
ogni amore; e lo preparerà a realizzarlo
nel matrimonio cristiano .
L'educazione delle giovani:
ricerca del compito storico delle donne
1. JPremessa
II Capitolo Generale XIX delle F.M.A. si
è soffermato a riflettere sul tema: «EDU-
CARE LE GIOVANI: APPORTO DELLE FI-
GLIE DI MARIA AUSILIATRICE AD UNA
NUOVA EVANGELIZZAZIONE NEI DI-
VERSI CONTESTI SOCIOCULTURALI ».
Alcune riflessioni di tipo generale
sono comuni a quelle effettuate dal Ca-
pitolo Generale XXIII degli SDB , altre,
sono specifiche e caratterizzanti il C.G.
delle FMA.
La scelta voluta dall 'Associazione Coo-
peratori Salesiani per il tema formativo
dell 'anno 1992/93, offre l'opportunità di
presentare alcuni approfondimenti attuati
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dalle FMA nel loro Capitolo e-che potran-
no essere utili ai Cooperatori, dato il cari-
sma educativo che ci unisce e la valenza
del discorso sulla «donna», oggi.
Per cogliere meglio il tema centrale
del Capitolo XIX delle F.M.A., lo abbia-
mo fatto precedere da alcuni rapidi cen-
ni storici sul camm ino compiuto dalle
donne, dato che solo nella memoria del
passato possiamo compre;1dere le pro-
blematiche attuali e inventare risposte
profetiche.
È molto significativo l'impegno dei
Cooperatori di approfondire il tema dei
Capitoli Generali degli _ SDB e delle
FMA; esprime concretamente l'unità
della Famiglia Salesiana nell'impegno
di porsi alla ricerca di strategie sempre
più rispondenti alle esigenze di una
«nuova Evangelizzazione» de i giovani e
delle giovani.
È una risposta al messaggio che le
Capitolari hanno inviato alle Cooperatri-
ci e Cooperatori salesiani :
«Ci sentiamo dunque incoraggiate,
anche perché voi ci restate accanto... La
vostra presenza di laici, di donne e uo-
mini che affermano un modo nuovo di
essere profeti, re e sacerdoti nel popolo
di Dio , sarà per i giovani testimonianza
di come spendere la vita in maniera de-
gna di figli di Dio».

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2. fCammino storico
della donna
La nostra società è chiaramente se-
gnata da una grande complessità, da
una continua evoluzione, da rapidi mu-
tamenti che camportano un rovescia-
mento di valori.
Tali mutamenti determinano un'era di
transizione che permea tutte le realtà
personali, sociali e culturali , incidendo
sul rapporto di ogni persona con se
stessa, con la Comunità , con la natura,
con Dio.
La transizione è anzi l'unico elemento
unificante di quella diversità e comples-
sità di situazioni socio-politiche ed eco-
nomiche che caratterizzano questa no-
stra epoca, pur assumento forme diver-
se in ogni continente e nazione.
In tale vario contesto noi siamo chiama-
ti a riflettere sulla realtà della donna.
Uno degli elementi fondamentali della
moderna civiltà è la scoperta della cen-
tralità dell 'uomo, ma nella civiltà con-
temporanea la grande svolta è la consa-
pevolezza che l'uomo va inteso come
maschio e femmina.
Questa che sembra un'affermazione ov-
via, persino superflua, è invece smentita
da secoli di storia in cui l'universale «uo-
mo» è stato identificato con «maschile».
Oggi pertanto la «questione femmini-
le» non si presenta come uno dei tanti
interrogativi che impegnano l'umanità,
ma come una domanda fondamentale
che richiede un nuovo modo di com-
prendere la realtà dell'umano e quindi
l'identità dell 'uomo e della donna.
Tale complessa questione ci interpel-
la profondamente come persone attente
alle problematiche sociali del nostro
tempo; come credenti , impegnati asco-
prire il disegno originario di Dio sull'u-
manità e perciò desiderosi di «compren-
dere la ragione e le conseguenze della
decisione del creatore che l'essere
umano esista sempre e solo come fem-
mina e come maschio» (MD 1) .
Nella Christifideles laici il Papa affer-
ma : «.. .i Padri del Sinodo hanno affer-
mato ripetutamente e fortemente, di
fronte alle forme più varie di discrimina-
zioni e di emarginazioni alle quali sog-
giace la donna a motivo del suo sempli-
ce essere donna , l'urgenza di difendere
e promuovere la dignità personale della
donna, e riuindi la sua uguaglianza con
l'uomo ... » (N . 49) .
Le donne si trovano oggi a riflettere
sulla propria identità , in una situazione
sociale dove è molto forte la consapevo-
lezza del valore della persona nella
dualità uomo-donna e, insieme, caratte-
rizzata dal permanere di situazioni di in-
feriorità .
Soprattutto nelle giovani si osserva
con preoccupazione un acuirsi della cri-
si di identità, dovuta al permanere di
condizioni di inferiorità e di strumenta-
lizzazione, alla difficoltà di riconoscersi
nei ruoli tradizionali e di assumere in
modo critico il nuovo modello di donna.
Il Cooperatore si ispira al carisma di
D. Bosco, in un impegno vocazionale
che riguarda la salvezza della gioventù ,
pertanto .
«- rifiuta tutto ciò che provoca e ali-
menta l'ingiustizia e l'oppressione, l'e-
marginazione e la violenza, e agisce co-
raggiosamente per rimuovere le cause»
(RVA 11,1) .
Egli si sentirà coinvolto in prima per-
sona, nell 'amb ito familiare , lavorativo ,
sociale , politico e religioso, a lottare
contro ogni forma di discriminazione e
di emarginazione della donna e a pro-
muovere le possibilità di realizzazione
personale.
2.1. La questione donna
Il termine «femminismo» esprime un
fenomeno vario e composito che potreb-
be essere sintetizzato come la storia
della presa di coscienza da parte della
donna della propria identità, contro un
mondo che per secoli le aveva attribuito
un determinato ruolo , e in base ad esso
l'aveva definita.
Essere donna, per secoli , aveva signi-
ficato essere «madre» e «sposa», custo-
de del focolare domestico ed educatrice
delle nuove generazioni.
Questo e solo questo sembrava il
compito a cui la stessa natura l'aveva
destinata.
La rivoluzione francese rese più acuta
la coscienza dei diritti propri della per-
sona umana e la rivoluzione industriale
mutò profondamente il rapporto fami -
glia-società e famiglia-lavoro.
La donna cominciò a interrogarsi cir-
ca il suo ruolo in una società che , men-
tre favoriva il protagonismo e l' iniziativa
maschile cercava ancora di escluderla
dai valori della libertà civile, della parte-
cipazione politica, della responsabilità
storica.
Da questo profondo travag lio stor ico è
stata generata la «questione femminile »
e il femminismo che, ovviamente, attra-
verso percorsi non lineari nè sempre ri-
spondenti alla vera dignità della donna,
ha favorito la conquista, da parte delle
donne, di alcuni diritti fondamentali sen-
za possibilità di ritorno, quali la parità
con l'uomo, a livello legislativo, sociale
ed economico.
È un cammino scandido da varie tap-
pe e ancora non concluso, perché la
piena realizza_zione personale della
donna non è definitivamente acquisita
nella nostra società occidentale, segna-
ta dallo sviluppo economico e tecnico ; è
ancora lontana in altri ambienti socio-
culturali.
Le fasi del cammino delle donne pos-
sono ricondurs i fondamentalmente a
tre , non sempre disposte cronologica-
mente ma spesso intrecciate tra loro.
È importante percorrere questa storia
travagliata e consegnarla alle giovani
generazioni ; noi educatori , in quanto
cristiani , non possiamo limitarci alla
semplice accoglienza o al rifiuto, a prio-
ri , delle richieste avanzate dal movi-
mento femminista; siamo spinti dalla
fede a dare un apporto creativo, indi-
cando dov la dignità della persona e
quindi della donna.
2.2. La donna emancipata
La prima fase è quella dell'emancipa-
zione. Ha la sua origine nel contesto del-
l' illuminismo che mette al centro l'uomo
autonomo, emancipato da Dio, guidato
dalla ragione , impegnato nella trasfor-
mazione della natura e nello studio del-
la tecnica.
Questa cultura si è tradotta in pro-
grammi politici e in organizzazioni so-
ciali , in ideali di vita. Basti ricordare la
rivoluzione francese, i movimenti di in-
dipendenza nazionale in Europa e in
America, l'industrializzazione, l'urbaniz-
zazione.
La donna non è stata assente: benché
senza «ufficialità» è sempre stata pre-
sente , dando un grande contributo in tut-
te queste vicende .
Ha subito le conseguenze della realtà
politica ed economica organizzata dagli
uomini che l'hanno emarginata da essa
e dal suo sviluppo.
Fattori economico-sociali hanno reso
sempre più insostenibile tale emargina-
zione; la maggior presenza delle donne
nel mondo del lavoro; l'appartenenza ad
associazioni animate da donne-leaders
con forte consapevolezza dei diritti propri;
i mutamenti demografici derivanti dalla
diminuzione della mortalità infantile e l'al-
lungamento della vita della donna; il livel-
lo crescente di scolarità della donna che
ha favorito una nuova consapevolezza cir-
ca la sua identità e responsabilità storica.
Ha espresso questa sua consapevo-
lezza in vari movimenti femministi nei
quali ha rivendicato alcuni suoi diritti
fondamentali tra i quali il diritto al voto .
In questo orizzonte l'emanc ipazione
si è tradotta spesso nel perseguimento
di un rifiuto radicale da parte della don-
na di ogni valore morale e religioso , da
ogni riferimento al trascendente.
In concreto la donna ha cercato di ri-
petere , nel suo vissuto, atteggiamenti
maschili ; una libertà sessuale irrespon-
sabile.
Nonostante tali gravi errori, in questa
svo lta storica la donna ha maturato una
più profonda coscienza della sua identi-
tà e della sua missione , ha messo in di-
scussione l'« onore » del focolare che si
traduce , in ultima analisi, nell onore »
della sua esclusione dalla vita pubblica.
Si è arrivati a co nsiderare in modo
5/ 85

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più efficace il primato della persona ri-
spetto ai suoi ruoli , la sua trascendenza
rispetto alla natura e ai suoi ritmi , con-
seguentemente ha fatto emergere il pri-
mato della donna in quanto persona ri-
spetto a tutti i ruoli che pure è chiamata
a svolgere nella famiglia e nella società.
Al sottofondo c'è l'esigenza di una
.comprensione dell'umano che superi
quella tradizionale a carattere maschili-
sta e si caratterizzi , come antropologia
profetica.
2.3. La cultura della differenza
La seconda fase accoglie le acquisi-
zioni e le problematiche della fase pre-
cedente e potrebbe definirsi come sco-
perta del la propria diversità.
In questa fase si recuperano alcuni valo-
ri precedentemente accantonati. Viene ri-
preso il valore della maternità, radicato
però su una nuova consapevolezza.
Si va verso nuove frontiere : quelle
aperte dalla più esplicita coscienza del-
la dignità della persona.
La donna si accorge di essere ancora
definita «in funzione di », di essere rite-
nuta inferiore all'uomo, di essere discri-
minata , sfruttata ed emarginata dalla
vita politica e sociale come se la sua
presenza non abbia significato storico.
Le donne sperimentano la possibilità
di uscire dal loro isolamento, imparano
a confrontare , esprimere e giudicare le
proprie esperienze.
Prende sempre più consistenza la for-
ma di pensiero che si radicalizza e si de-
ginisce come differenza o separatezza.
In alcuni gruppi femministi nasce una
specie di sfiducia nel dialogo con l'altro
sesso.
La separazione, pur con dei limiti , ha
permesso a molte donne di prendere la
parola , di manifestare la propria espe-
rienza, più o meno drammatica, caratte-
rizzata da inferiorità, rinunce , lacerazio-
ni della personalità .
Si sviluppano ricerche culturali delle
donne, a partire dal loro vissuto e dalla
sensibilità femminile.
Il fenomeno si riscontra anche nella
Chiesa con la teologia femminista .
In alcuni gruppi si sviluppa una teoria
del matriarcato che ri calca gli errori del
patriarcato.
2.4. La reciprocità uomo-donna
Oggi siamo forse nella terza fase ,
quella per cui si accoglie la prospettiva
della uguaglianza nella reciprocità, su-
perando la separazione delle donne da-
gli uomini mediante la sottolineatura
delle ricchezze proprie degli uomini e
delle donne in dialogo tra loro.
Viene anzi lanciata una nuova sfida:
cercare l 'identità a partire dalla diversi-
tà, intesa come valorizzazione delle ca-
ratteristiche proprie e non come attenta-
to o aggressione.
Emerge la necessità di una nuova an-
tropologia, uno studio dell'umano più
profondo , a due voci , cercato ed ~spres-
so in tutte le situazioni dell 'esistenza
umana.
Molto ci si aspetta anche dalla psico-
logia per individuare i tratti fondamenta-
li dell'essere donna o uomo superando
la contrapposizione e il rifiuto della ric-
ca eredita storica sia maschile che fem-
minile.
Oggi si ha piena cansapevolezza che la
persona, uomo o donna, non può essere
definito «in funzione di», a partire cioè
dalle cose che fa o che ha, ma a partire
dal suo essere persona che trascende le
manifestazioni fenomenologiche.
Queste indicazioni echeggiano quanto
diffusamente espone la Christifideles
laici nella parte dedicata ai fondamenti
antropologici e teologici della condizio-
ne maschile e femminile (n . 50) . Vi si
parla di «identità personale propria del-
la donna nel suo rapporto di diversità e
di reciproca complementarietà con l'uo-
mo, non solo per quanto riguarda i ruoli
da tenere e le funzioni da svolgere, ma
anche e più profondamente per quanto
riguarda la sua struttura e il suo signifi-
cato personale ».
È notevole osservare come il rispetto
della specifica dignità dell'uomo e della
donna sia visto dall 'Enciclica anzitutto
come obbedienza a Dio, che, creando
l'uomo a sua immagine, maschio e fem-
mina li creò.
(Per questo tema confronta: FARINA
MARCELLA , La «questione donna» un ' i-
stanza critica per la nuova evangelizza-
zione , in Laici per una nuova evangeliz-
zazione, Elle Di Ci , 1990, 318-336) .
PISTA DI RIFLESSIONE
1. Come è vissuto il ruolo femmi-
nile nel tuo ambiente?
2. Sono presenti forme di misco-
noscimento della dignità della
donna?
3. Le donne sanno vivere consa-
pevolmente i valori della loro
femminilità coniugandoli con
la reciprocità?
L'educazione delle giovani:
ricerca dell'identità della donne
1. 1La Donna nel piano di Dio
S iamo tutti coscienti del nuovo compito
che oggi spetta alla donna.
Per questo scegliamo di aiutare le
giovani nella ricerca di una nuova iden-
tità femminile che le situi nel mondo
contemporaneo con sicurezza, con vali-
da competenza e capacità di vivere re-
lazioni di reciprocità nella complemen-
tarietà dei ruoli .
6/86
In linea con l'umanesimo cristiano di
Don Bosco e di Madre Mazzarello tac-
ciamo nostri gli orientamenti della Chie-
sa a questo riguardo .
Ci riferiamo soprattutto alla «Mulieris
dignitatem" che, partendo dalla rifles-
sione biblica, afferma l'uguaglianza tra
l' uomo e la donna, entrambi creati a im-
magine e somiglianza del Dio persona-
le , chiamati a vivere nella reciprocità il
mistero della comunione trinitaria.
Il testo biblico della Genesi evidenzia
il carattere personale dell'essere uma-
no uomo e donna, nella loro uguaglian-
za differenziata.
La donna è, infatti , riconosciuta dal-
l'uomo come un altro «io» nella comune
umanità, un ' interlocutrice libera e razio-
nale che rivela l'uomo a se stesso.
L'unità dei due implica «quella dignità
e quella vocazione che risultano dalla
specifica diversità e originalità persona-
le dell'uomo e della donna » (MD 10).
L'essere persona comporta mettersi

1.7 Page 7

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in relazione con un altro «io».
L'originaria «unità dei due» fa sì che
l'uomo e la donna siano chiamati a esi-
stere non solo uno accanto all 'altra , ma
anche reciprocamente l'uno per l'altra.
Il mistero del peccato ha rotto l'unità
dell 'intimo della persona, nel rapporto
reciproco tra uomo e donna e nei con-
fronti del mondo esterno e della natura.
Al vivere ed essere «per» l'altro , su-
bentra allora il dominio dell 'uno sull 'al-
tra .
Solo alla luce di Cristo, Verbo incar-
nato, nato da donna, si ristabilisce quel-
l'unità perduta e si manifesta e si arric-
chisce la vocazione della donna.
Nel corso dei secol i la storia è risuo-
nata in prevalenza a una voce, lascian-
do quasi inespressa la voce femminile .
L'attuale interpretazione da parte del-
la Chiesa dei passi biblici citati nella
Mulieris dignitatem è invece espressio-
ne di una sensibilità che tiene conto di
una nuova coscienza culturale e che
conduce a una lettura più profonda del
disegno originario di Dio sull'essere
umano.
Ristabilire l'unità all 'interno dell 'esse-
re umano e nel rapporto reciproco
uomo-donna è dono di Dio , ma è anche
compito affidato alla libertà di ogni
uomo e di ogni donna.
La donna sta ricercando oggi una
nuova coscienza della sua identità e
dignità del suo valore e del contributo
che può offrire all'elaborazione della
cultura.
Quanto più ne diventa consapevole ,
tanto più anche l'uomo riscopre la sua
identità, il suo compito storico per una
reciproca integrazione.
2 I Autocoscienza
e protagonismo femminile
Avvertiamo la necessità di risvegliare
nelle giovani l'autocoscienza critica cir-
ca il proprio valore personale, perché
esse sappiano inserirsi attivamente nel
contesto sociale con le ricchezze pro-
prie della femmin ilità.
L'attività educativa ha , in questo pro-
cesso , una grande importanza per man-
tenere e concretizzare nei vari contesti
socio-culturali quei diritti di parità teori-
camente acquisiti e riconosciuti anche
dalla Comunità internazional e.
La questione educativa della donna
assume oggi una doppia e contradditto-
ria centralità:
Una centralità negativa, in quanto
esprime uno degli aspetti più gravi delle
inferiorità che permangono.
Un quarto della popolazione adulta
del mondo é analfabeta, ma di questo
quarto i due terzi sono donne ; in un cer-
to numero di Paesi africani e asiatici
1'80% del le donne sono analfabete.
L'educazione ha anche una centralità
positiva.
La novità della realtà odierna sta nel-
l'emergere , su scala mondiale , di una
soggettività femminile matura , di un
ceto culturale femminile perfettamente
conscio della sua forza, della originalità
della sua forza, della originalità della
sua produzione culturale , che ha aperto,
con una nuova riflessione su di sè , la ri-
lettura da un punto di vista femminile
della cultura dell 'umanità.
In questo quadro si è sviluppata la
consapevolezza del femminile come ri-
sorsa dell'umanità, la coscienza di quel-
la che è stata chiamata «la doppia pre-
senza della donna » cioè il suo saper vi-
vere nel mondo tradizionale della fami-
glia e nel mondo delle professioni mo-
derne, della tecnica, del le responsabili-
sociali .
Si collocano in questa prospettiva an-
che le notazioni di Giovanni Paolo Il,
nella Mulieris dignitatem, sul ruolo fem-
minile per la salvezza dell 'umanità, e
nel recente documento papale Christifi-
deles laici (n. 51) laddove , dopo aver
sottolineato la possibilità e l'esigenza di
discernimento che derivano dalla parte-
cipazione all'ufficio profetico di Cristo e
della sua Chiesa da parte della donna
cristiana, riconosce come uno dei gran-
di compiti della donna la dimensione
della cultura, intesa come dimensiane
mora le, come cultura degna del l'uomo .
Le giovani devono essere educate a
sviluppare una realistica coscienza di
sè nell 'assunzione della propria iden-
tità .
L'educaziane deve farsi carico espli-
citamente del processo di trasformazio-
ne dei ruoli sessuali che caratterizza le
nostre società.
È necessario considerare il processo
di trasformazione dell 'identi e del ruo-
lo maschile e femminile. Tale processo
si riferisce in modo esplicito alle giova-
ni , la cui identità risulta «nuova» rispetto
ai modelli precedenti .
Riguarda però anche l'identità ma-
schile che , mentre risente del mutamen-
to dell ' immagine femminile , diventa a
sua volta condizione per un sereno ed
equilibrato processo di riconoscimento
del l' identità de lla donna.
Cio è, non basta rimuovere i residui
della disuguaglianza, vanno affrontati
esplicitamente i dati storici e i problemi
aperti dal processo di trasformazione
dei ruoli , per favorire una capacità di
collocarsi attivamente in essi serena-
mente e di guidarli dominandoli, an zi -
ché esserne trascinate.
In questo contesto le giovani si rendo-
no idonee a vivere la libertà in riferi -
mento ai valori fondamentali della vita ;
a progettare la loro esistenza nella linea
dell 'accettazione del diverso e della re-
ciprocità; a vivere la maternità come pe-
culiare esperienza della femminilità.
L'educazione delle giovani alla ma-
ternità , in una soc ietà in profonda tra-
sformazione come la nostra, non può
essere lasciata nè all'istinto, nè alla
tradizione.
A questo proposito Giovanni Paolo Il
nel la Mulieris dignitatem suggerisce
una riflessione sull' «eterno generare
che è in Dio stesso» (MD 18) .
L'umano generare che è comune al-
l'uomo e alla donna.
Una riflessione sulla maternità non
deve essere disgiunta da una riflessione
parallela sulla paternità, cioè sul valore
della persona che si assume la respon-
sabilità di trasmettere e di consolidare
la vita a livello umano.
Si potranno così evitare nelle giovani
eccessivi timori di fronte alla maternità
e favorire la capacità di assumere gioio-
samente il compito del «prendersi cu-
ra », in stile materno , di quanti hanno bi-
sogno, specie dei piccoli e dei poveri .
La maternità intesa come specifica
ricchezza femminile deve essere sem-
pre più ·riconosciuta e tutelata in una so-
cietà che voglia diventare più umana.
Per questo occorre educare alla sen-
sibilità sociale, perché tale compito sia
compatibile con gli interessi culturali e
professionali delle donne.
Quanto abb ia mo affermato dell 'edu-
cazione alla maternità fisica vale anche
per la maternità secondo lo spirito, vis-
suta nel la Verginità con sacrata : «l'amo-
re sponsale comporta sempre una parti-
colare disponib ilità ad essere riversato
su quanti si trovano nel raggio della sua
azione» (MD 21).
·
Alla luce di queste considerazioni ap-
pare giustificata l'esigenza di promuo-
vere un 'i ntenzionale coeducazione che
vada oltre la compresenza di ragazze e
ragazzi e assuma nel progetto educativo
la differenza uomo/donna.
La coeducazione orienta verso il dia-
logo interpersonale, favorisce la matu-
razione globale della persona e la apre
al dono di nell 'amore.
Amare diventa così uno stile di vita
che aiuta la persona a sviluppare la ca-
pacità di autodominio, di rispetto di sé e
degli altri.
Cercare l'identità a partire dalla di-
versità, è tradurre la vita in vocazion e
ed esprimerla in un concreto impegno
nel la storia.
Nell ' attuale contesto storico la don-
na in particolare può rappresentare un
fattore determinante di mutamento ,
mettendo a serviziò del bene comune
qu ei valori finora sviluppati soprattutto
nell'ambito familiare e che sono fon-
damentali per il futuro del genere
umano: la tutela dell 'ambiente la divi-
sione delle risorse naturali , la qualità
umana della vita.
È per questi motivi che sembra neces-
sario, per una educazione valida della
donna, aiutano ad assumere competen-
7/ 87

1.8 Page 8

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ze considerate tradizionalmente ma-
schili : l'educazione alla razionaliità, alla
tecnica, all 'iniziativa, alla responsabili-
tà, all 'uso pieno della parola.
Si riscopre anche la necessità di una
rivalutazione (cioè rilanciare a livello
moderno) nelle tradizionali competenze
femminili , riassunte dentro una nuova,
singolare espressione: il «casaligato».
Utile nelle società progredite ma essen-
ziale nelle società in via di sviluppo.
È necessario rendere consapevole la
donna della sua dimensione corporea;
un'educazione attiva del corpo, con la
riappropriazione dello spazio e della
motricità, una cura e una conoscenza
scientifica dei dati del corpo femminile ,
dei suoi vincoli e anche della sua straor-
dinaria possibilità.
Altrettanto fondamentale è il compito
di educare l'affettività della donna, con
una serie di interventi miranti a svilup-
pare il valore dell 'amicizia, soprattutto
con l'a ltro sesso, in modo da fondare il
rapporto sessuale sul rispetto reciproco
e sdrammatizzante e ridurre l'enfasi
della sessualità che caratterizza il no-
stro tempo.
Non si può tacere l'es igenza di un 'e-
ducazione politica della donna, perché
essa sia capace di assumere fino in fon-
do il proprio compito storico, di essere
protagonsta di una società dove i valori
femminili possono diffondersi per il
bene di tutti.
La donna impegnata nelle strutture
pubbliche può essere così presenza in-
novativa che promuove la vita, la pace ,
la solidarietà.
3. I La donna guarda Maria
Nel compito educativo la figura di Ma-
ria appare come la donna «nuova» che
ha dato la sua collaborazione libera e
attiva all'iniziativa di Dio.
In Lei le donne di ogni tempo e di ogni
cultura hanno trovato realizzato piena-
mente ciò che possono essere e diven-
tare quando accettano di aderire al di-
segno di Dio.
Maria, che ha votato tutte le sue po-
tenzialità di donna alla realizzazione di
questo progetto , indica ad agni credente
alcuni atteggiamenti fondam enta li :
- apertura all'ascolto profondo e alla
continua riflessione sugli eventi , per di-
sce rnere l' iniziativa di Dio nella propria
vita e in quella di tutta l'umanità ;
- accogli enza del mistero , che si la-
scia intravvedere solo a chi è libero dal-
le proprie sicurezze ed è disposto a la-
sciarsi coinvolgere nel mistero stesso;
- dialogo , nella ricerca di risposte re-
sponsabili e insieme aperte alla novità
della storia;
- capacità di cogliere anche i fram-
menti dell 'esperienza umana e di com-
prenderli nel loro significato profondo;
- pazienza di tessere legami vitali che
esigono tempi lunghi per dare frutti ;
- audacia di percorrere vie nuove , per
difendere e potenziare la vita;
- dedizione appassionata alla missio-
ne personale assunta , che rende capaci
di affrontare il dolore in solidale parteci -
p,azione con chi soffre, soprattutto se
picco lo e povero.
Vivere gli atteggiamenti di Maria vuol
dire allora educare le giovani a essere
pienamente donne perché «in (Maria)
Dio ha conferito alla donna una dignità
di dimensioni insospettate . In Maria il
Vangelo ha penetrato la femminilità, re-
dimendola e nobilitandola». (PUEBLA,
L'evangelizzazione nel presente e nel
futuro dell'America latina 1979, 299).
PISTA DI RIFLESSIONE
1. Conosci il contenuto del Magi-
stero recente della Chiesa sul-
la donna?
2. Sei consapevole del ruolo che
la donna deve svolgere oggi
nella società, per rispondere
alla volontà di Dio?
3. Ti impegni concretamente per-
ché nel tuo ambiente si creino
le condizioni favorevoli a ·una
piena realizzazione della don-
na?
Nuovo cammino di evangelizzazione
delle giovani
} I Spiritualità Mariana
del Magnificat
Lanuova coscienza femminile spinge
ad approfondire e ad assumere vital-
mente gli aspetti caratterizzanti la spiri-
tualità mariana per promuovere una
nuova presenza della donna nella so-
cietà e nella Chiesa.
La spiritualità del «Magnificat» , alla
luce della nuova coscienza femminile,
sollecita a intraprendere un rinnovato
cammino formativo.
1.1. Approfondire la conoscenza del-
1' attuale condizione femminile nelle
8/ 88
varie socio-culture e, alla luce dei do-
cumenti della Chiesa e con l'aiuto di
validi studi antropologici , ricercare e
promuovere il compito della donna
secondo l'originario disegno di Dio.
1.2. Vivere la spiritualità mariana
- nell 'ascolto della Parola e nella
scoperta dei «semi del Verbo » pre-
senti nella Storia per essere, con
la parola e con la vita, annuncio
del messaggio di salvezza e de-
nuncia di quanto lo ostacola;
- nella dedizione gioiosa al servizio
risposta alle attese e alle povertà
delle giovani ;
- nel la riscoperta, con le giovani ,
della presenza dell 'Ausiliatrice
nella Chiesa e nella nostra vita,
per assumere i suoi atteggiamenti
di donna aperta a Dio e solidale
con i fratelli .
1.3. Ripensare l'educazione delle
giovani in ordine alla positiva com-
prensione della femminilità, e a una
partecipazione competente, critica e
propositiva alla vita socio-ecclesiale.

1.9 Page 9

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2. 1Comunione e solidarietà
Vivere con le giovani l'esperienza
di comunicazione e di solidarietà pro-
pria del Sistema Preventivo per attua-
re in comunità uno stile di vita acco-
gliente, semplice e povero, capace di
favor ire nuove pre;Fenze educative tra
i giovani più poveri.
L'urgenza di r ispondere con una
nuova sensibilità educativa alle atte-
se e alle povertà dei giovani ci spinge
a rinnovare lo stile di vita delle nostre
comunità, perché nella comunicazio-
ne e nella solidarietà viviamo lo spiri-
to del Sistema Preventivo.
2.1. Realizzare una crescita «in quali-
» nella comunicazione, impegnan-
doci a
- interiorizzare la Parola di Dio e a
condiv.iderla con le giovani per
maturare rapporti ricchi di fede e
di umanita;
- abi litarci nelle dinamiche relazio-
nali per favorire una comunicazio-
ne che ci renda capaci di ascolto,
di dia logo , di condivision e, di slan-
cio apostol ico.
2.2. Ricomprendere la forz a educati-
va della comunicazione e della soli-
darietà, propria del Sistema Preventi-
vo , e riscoprire l'assistenza come
«luogo» privilegiato di rapporto edu-
cativo .
2. 3. Avere il c oraggio di attuare i ne-
cessari cambiamenti per rendere le
strutture comunitarie più flessibili ed
essenziali.
2.4. Rendere la nostra vita semplice
e povera, disponibile e credibile nel
contesto in cui viviamo, mettendo i
nostri «beni » - quello che siamo e
abbiamo - a servizio dei giovani po-
veri.
2.5. Andare con decisione verso i luo-
ghi di povertà e di emarginazione gio-
vanile in un impegno di solidarietà, e
fare della scelta dei giovani poveri un
criterio di rinnovamento.
3 I Nuova educazione per una
nuova evangelizzazione
Sollecitati dall 'urgenza della nuova
evangelizzazione, impegnati nella
realtà sociale ed ecclesiale intrapren-
diamo vie nuove per /'educazione
delle giovani maturando con loro una
mentalità rispettosa della dignità del-
la persona umana e aperta alla cultu-
ra della vita.
In convergenza di azione con quan-
ti hanno a cuore il bene del le giovani,
operiamo scelte educative per una
Nuova Evangelizzazione nel contesto
in cui operiamo .
3.1. Intraprendere con coraggio la via
de/l 'inculturazione della fede che ci
impegna a
- conoscere i valori culturali dei vari
contesti;
comprenderli dal di dentro;
- assumerne le positività;
- contribuire al la loro profonda tra-
sformazione attraverso l'annuncio
del Vangelo.
3.2. Conoscere, comprendere e valo-
rizzare i nuovi linguaggi come mezzi
di evangelizzazione oggi indispensa-
bili , e assumerli con competenza criti-
ca e capacità creativa.
3.3. Educare le giovani alla solidarie-
tà, perché
- assumano la professionalità come
servizio;
- siano protagoniste neli'ambito so-
cio-politico ed ecclesiale anche at-
traverso l'esperienza associativa
e di volontariato;
- promuovano la «cu ltura della vita »
a tutti i livelli secondo i criteri
evangelic i.
3.4. Vivere la so lidarietà come condi-
visione di responsabilità con i laici
nella comunità educante, nell'ambito
delle varie istituzioni per
- ricercare insieme criteri operativi
e strateg ie nella linea della pre-
ventività , in risposta al le attese
delle giovani e a ll e nuove forme di
povertà giovanili ;
- rea lizzare interventi opportuni an-
c he nell 'area de ll 'emarginazione .
SECONDO FORUM SOCIO-POLITICO
Villa Tuscolana (Roma) 4-8 dicembre 1992
I giovani artefici di sviluppo
Con questo titolo si terrà a Roma il secondo Forum socio-politico organizzato congiuntamente dalla Federazione
Italiana Exallievi di don Bosco e dalla Confederazione Mondiale Exallieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Destina-
tari dell'incontro sono i giovani «adulti» appartenenti alle Associazioni Exallievi/e, alla Famiglia Salesiana e gli ani-
matori del Movimento Giovanile Salesiano.
I temi proposti sono:
1. La formazione della coscienza nella Dottrina Sociale de]la Chiesa.
2. Quale Uomo per quale Sviluppo; crisi della visione Euro ed Etnocentrica.
3. Europa 1993: fortezza o casa comune?
4. Mass-media tra potere e consumismo: il futuro possibile.
5. I giovani e la politica: la partecipazione negata.
6. L'associazionismo laico salesiano e la dimensione sociale della carità: nuove frontiere di impegno.
L'estrema attualità di tali argomenti chiama i giovani della Famiglia Salesiana ad una coscienza più attenta e a
maturare convincimenti in grado di guidarli ad un impegno attento, profondo ed efficace nella realtà sociale e politi-
ca. Una tavola rotonda collegata con il tema relativo alla partecipazione negata dei giovani permetterà il confronto
diretto con esponenti del mondo politico italiano.
I giovani exallievi e le giovani exallieve chiedono alla Associazione Cooperatori Salesiani di aderire all'iniziati-
va come segno di un interesse e di una sensibilità comune all'interno del vasto panorama associativo salesiano.
9/ 89

1.10 Page 10

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Comitato dei Coordinatori d'Italia
Roma - S. Cuore 3-4 ottobre 1992
La mattina del 3 ottobre si è
aperto al Sacro Cuore il Comita-
to dei Coordinatori Ispettoriali
d'Italia con la partecipazione di
quasi tutti i Coordinatori che
hanno sfidato maltempo e mani-
festazioni per arrivare alla Capi-
tale .
La prima giornata è stata qua-
si completamente occupata da
una vasta revisione del piano
formativo relativo al triennio
trascorso.
In molte Ispettorie i Coopera-
tori hanno compiuto un cammi-
no di formazione sui temi pro-
posti dall'Associazione con vero
frutto, moltissime le iniziative di
ogni tipo ma tutte dirette ad at-
tuare la missione salesiana nei
nostri ambienti.
Si è passati quindi ad analiz-
zare l'ordine del giorno della
II CONFERENZA NAZIONALE
CC.SS. che si terrà a Rocca di
Papa (Roma) dal 5 all '8 dicem-
bre 1992.
L'incontro è stato arricchito
dal saluto del Coordinatore
mondiale Paolo Santoni che ha
aggiornato i Coordinatori ispet-
toriali sulle attività e iniziative
della Consulta mondiale, soprat-
tutto per quello che riguarda
i prossimi Convegni Regionali
dell'Associazione.
Il Comitato, allietato dal clima
di famiglia tipico del nostro spi-
rito salesiano, ha visto la parte-
cipazione di Coordinatori che
stanno per lasciare il ruolo di
animazione dell'Ispettoria e di
nuovi Coordinatori che iniziano
ora il loro servizio. Ciò esprime
la vitalità dell'Associazione e il
suo cammino sempre rinnovato.
Una particolare raccoman-
dazione è stata rivolta a tutti
dalla Coordinatrice Nazionale,
Iolanda Masotti, per una parte-
cipazione massiccia, da parte
dei Consiglieri ispettoriali, e di
quei Cooperatori che sono più
sensibili al cammino associati-
vo, alla prossima CONFEREN-
ZA NAZIONALE.
Essa infatti, oltre ad essere un
momento importante dell'Asso-
ciazione per l'elezione del Coordi-
natore nazionale, rappresenta an-
che un momento formativo di
grande valenza per il clima di fra-
ternità che si sperimenta, per la
preghiera ravvivata da esperienze
di vita, e per i temi trattati.
Per una maggiore consapevo-
lezza presentiamo l'ordine del
giorno della CONFERENZA NA-
ZIONALE.
- - - - - - - - - - - - - - - - - GAUANO rERlTTI CNZO BIANCO
1492: Cristo
MONDO nel Nuovo Mondo
GI OVANNI MARTINcrr,
ngrande J)IOblema
deUa sofferenza
~ui.. (. . ~ - -
NUOVO
OGNI CENTRO ACS
Un gludldo sereno e document,1110
1,uU• 1<opert• dell' ArnerkA
e I• su• e11angeilu.u:lone
UNA RIVENDITA
DI MONDO NUOVO
LDflUCl
ULEDIO
Fare la richiesta a: Editrice Elle Di Ci - 10096 Leumann (TO) o una Libreria LDC o LES
10/90

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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II Conferenza Nazionale dei CC.SS. d'Italia
Rocca di Papa - 5-8 dicembre 1992
Famiglia: nuova evangelizzazione - nuova educazione
SABATO 5-12-1992
Ore 18.30 - Partenza di un pulmann da via Marsala
per Rocca di Papa.
- Nel pomeriggio accoglienza e sistema-
zione .
Ore 20.00 - Cena.
Ore 21.00 - Momento di preghiera.
- Buona notte della Rev.da Madre Rosalba
Perotti Vicaria Generale de/l'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
DOMENICA 6-12-1992
Ore 08.15 - Colazione.
Ore 09.00 - Momento di preghiera.
- Verifica del piano Pastorale Triennale
(Iolanda Masotti - Coordinatrice Nazionale).
Ore 10.00 - Intervallo.
Ore 10.30 - Relazione su «Situazioni della famiglia
oggi in Italia».
- Dibattito in sala.
Ore 13.00 - Pranzo.
Ore 14.30 - Giro dei Castelli in pulmann.
- Visita dell 'Abazia di S. Nilo a Grottafer-
rata.
Ore 17.30 - S. Messa nella stessa Abazia .
Ore 20.00 - Cena.
Ore 21.00 - Serata di fraternità . Scambio di doni tra i
partecipanti.
LUNEDÌ 7-12-1992
Ore 08.00 - S. Messa.
Ore 08.45 - Colazione.
Ore 09.15 - La Pastorale della famig lia:
- «Magistero ecclesiale sulla famiglia».
Relazione di S.E. Mons. Giuseppe Mani,
Vescovo Ausiliare e Responsabile del-
la Pastorale familiare della Diocesi di
Roma.
- Intervallo.
- «Nuova evangelizzazione e nuova edu-
cazione secondo lo spirito salesiano».
Relazione a due voci di Franco e Melina
Parrino, Cooperatori salesiani di Alca-
mo, responsabili della Pastorale familia-
re dell 'lspettoria siciliana.
- Dibattito in aula.
Ore 13.00 - Pranzo.
Ore 15.15 - Insediamento della Commissione per l'e-
lezione del Coordinatore Nazionale.
Ore 15.30 - Presentazione, dibattito e approvazione
del piano Pastorale per il Triennio '93-96.
Don Pasquale Massaro Delegato Nazio-
nale.
Ore 18.30 - Preghiera comunitaria.
Ore 20.00 - Cena.
Ore 21 .00 - Elezione del Coordinatore Nazionale.
MARTEDÌ 8-12-1992
Ore 08.00 - S. Messa.
Ore 08.45 - Colazione.
Ore 09.15 - Tavola rotonda : Insieme per costruire
una nuova famiglia .
Moderatore Nino Sammartano.
Partecipano: Equipe Notre Dame - Fami-
glie nuove Focolari - Age - Sig.ra Paola
Spada Direttrice della «Casa della Mam-
ma», Cooperatrice salesiana.
- Dibattito.
Ore 12.00 - Cerchio Mariano.
Ore 13.00 - Pranzo.
Ore 14.00 - Pulmann per la stazione Termini.
*
11 / 91

2.2 Page 12

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«SALDAMElffE BADICATI E FORDA!I DLL'AMOBE»:
DONO DI SÉ DLL'IMPEGNO.
«ENRACINÉS ET FONDÉS DANS L'AMOUR»:
DON ET ENGAGEMENT.
«IN DER LIEBE FEST VERWOBZELT UNTI IN IHR
GEGRUNDET»:
IST FUR UNS GABE UNTI AUFGABE.
«SELF-DONATION AND COMMITMENT»:
WITH LOVE AS LIFE'S ROOT AND FOUNDATION.
«ARRAIGADOS Y FONDADOS EN EL AMOR»:
DON Y COMPROMISO.
«MOCNO WKORZENIENI I UGRUNTOWANI W MitOSCI»:
ODDAJEMY Siij OBOWI4ZKOM.
1'- r ~~
Don Egidio Viganò
Bettor Maatore
12 / 92

2.3 Page 13

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Don Luciano Panfilo un prete felice
Il 10 agosto scorso un incidente stradale indirizzava Don Luciano verso la Casa del Padre.
I Cooperatori Salesiani d'Italia lo ricordano con affetto riconoscente
( dal 1982 al 1984 è stato Delegato Nazionale dell'Associazione)
Lavita è davvero una parabo-
la. Pensiamo di fare le cose più
ovvie e naturali, invece esse na-
scondono un significato più pro-
fondo. Questo si è perfettamen-
te verificato per le ultime battu-
te della vita terrena di don Lu-
ciano Panfilo.
Giunto finalmente al termine
di un anno pastorale, don Lucia-
no era partito la mattina presto
da Roma per raggiungere la sua
famiglia a Vilminore di Bergamo
per trascorrere, con l'anziana
madre e i fratelli, dieci giorni di
serenità e riposo, nonché per fe-
steggiare l'Assunta, patrona del
paese. Invece terminava così,
non un anno, ma la sua vita ter-
rena ed egli raggiungeva la vita
eterna per festeggiare con Maria
anche la propria assunzione al
cielo.
Era nato cinquantaquattro
anni fa in una cristianissima fa-
miglia bergamasca di nove figli,
di cui quattro sacerdoti: don
Francesco, ispettore dei salesia-
ni delle Filippine, don Giacinto,
direttore dell'oratorio salesiano
di Pavia e don Giacomo parroco
nella Diocesi di Bergamo.
Ricordava con molto piacere
le sue umili origini e la fede pro-
fonda della sua famiglia.
Era un prete felice, grato a
Dio di tutto.
Era felice di essere salesiano e
ricordava frequentemente come
dovesse tutto ai salesiani. «Mi
hanno fatto studiare, mi hanno
preparato e devo lavorare, è un
problema di giustizia». Era sale-
siano nel più profondo del cuore
e viveva la sua vita come se fos-
se sempre in un oratorio: alle-
gro, sereno, gioioso, felice di sa-
per fare anche monellerie.
Ha voluto ricordare il cento-
cinquantesimo anno di ordina-
zione sacerdotale di Don Bosco
ristrutturando il presbiterio della
Basilica di Cinecittà.
La cosa era veramente impe-
gnativa sia sotto l'aspetto archi-
tettonico che economico.
Ovviamente raggiunse lo sco-
po e raccontava tutte le difficol-
superate, proprio come
avrebbe fatto un ragazzo che ha
vinto una partita di calcio.
Era un piacere vederlo pre-
sentare la ,sua chiesa che davve-
ro amava.
Don Luciano era felice di es-
sere parroco di Don Bosco a Ci-
necittà, la Parrocchia più popo-
losa di Roma con i suoi sessan-
tasettemila fedeli.
Pensava con una certa tristez-
za che il suo nono anno si avvi-
cinava ma subito recuperava
esprimendo la speranza che
avrebbe potuto avere una proro-
ga.
L'ultimo incontro prolungato
che ho avuto con lui è stato nel
maggio scorso, durante la pro-
cessione di Maria Ausiliatrice
per le vie del quartiere.
Come ogni anno, fu uno spet-
tacolo di devozione e lui rimase
accanto a me per tutto il percor-
so anche perché il piviale che
portava gli imponeva una certa
calma. Iniziata la processione
presi il rosario e lui subito mi
disse di rimettere in tasca la co-
rona perché quella sera dovevo
benedirgli tutta la parrocchia e
infatti cominciò ad indicarmi i
vari blocchi di case popolari, i
bar, i circoli, gli ambienti più
vari chiedendo di benedirli
esprimendo i problemi e la si-
tuazione di ciascun ambiente.
Conosceva tutti e soprattutto
amava la sua immensa famiglia
spirituale. Era proprio un prete
ben riuscito ed era una gioia go-
dere della sua amicizia.
Ora la sua felicità è cresciuta
perché vicino a Don Bosco e a
Maria Ausiliatrice potrà interve-
,nire come parroco con più pron-
tezza ed efficacia in tutte le si-
tuazioni.
+ Giuseppe Mani
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2.4 Page 14

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ARTICOLO
Conosciamo il REGOLAMENTO DI VITA APOSTOLICA
L'ASSOCIAZIONE NELLA FAMIGLIA SALESIANA
L 'Associazione dei Cooperatori è uno dei Gruppi della Famiglia sa-
lesiana. Insieme con la Società di San Francesco di Sales, l'Istituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice e altri gruppi ufficialmente ricono-
sciuti, è portatore della comune vocazione salesiana e correspon-
sabile della vitalità del progetto di Don Bosco nel mondo. Apporta
alla Famiglia salesiana i valori specifici della sua condizione seco-
lare, nel rispetto dell'identità e autonomia proprie di ogni Gruppo.
Vive in particolare rapporto di comunione con la Società Salesiana
che, per volontà del Fondatore, ha nella Famiglia uno specifico ruo-
lo di responsabilità.
Con l'articolo 5 del regola-
mento di Vita apostolica vie-
ne sancita, per i Cooperatori
salesiani , l'appartenenza non
solo ad una Associazione ma
alla Famiglia salesiana in
quanto tale: lo sentiamo ripe-
tere ogni volta che un nuovo
Associato , nel giorno della
Promessa , riceve l'attestato
di appartenenza ai Coopera-
tori, che è allo stesso tempo
attestato di appartenenza alla
grande Famiglia apostolica di
Don Bosco.
Ed è un'appartenenza a
pieno titolo , «in senso stret-
to» come abbiamo sentito ri-
petere per molti anni secon-
do un linguaggio usato già
nel 1972 dal Capitolo Genera-
le Speciale dei Salesiani .
Insieme agli stessi Salesia-
ni e alle Figlie di Maria Ausi-
liatrice i Cooperatori sono,
infatti, uno dei gruppi voca-
zionali e carismatici della Fa-
miglia Salesiana che hanno
tra loro legami strettissimi ,
anche per il fatto di essere
stati fondati tutti e tre da Don
Bosco .
Hanno in comune due real-
tà di grande valore: la mede-
sima vocazione salesiana
(tanto che il già citato CGS af-
fermava che «la vocazione
salesiana è salesiana prima
di essere religiosa») e la
stessa responsabilità aposto-
lica che li porta ad operare
insieme nella realizzazione
di un unico progetto.
Il Rettor Maggiore, don
Egidio Viganò, nella lettera ai
Cooperatori del 1986, scritta
in occasione della promulga-
zione del regolamento di Vita
apostolica oggetto del nostro
studio , ebbe a dire che «il ca-
risma del Fondatore è affida-
to simultaneamente e pri nci-
pal mente a questi tre Gruppi
della Famiglia centrati sul mi-
nistero di unità del suo Suc-
cessore. Da questa prospetti-
va si vede meglio perché
deve crescere la comunione
di spirito e la collaborazione
di impegni in questi tre Grup-
pi della Famiglia salesiana
anche a beneficio degli altri
gruppi» .
In questa Famiglia ogni
gruppo, sia quelli che abbia-
mo appena citato, sia gli altri
che a diverso titolo pure par-
tecipano dell'eredità di don
Bosco impegnandosi a testi-
moniarla nelle varie realtà
temporali nelle quali sono
immersi , porta qualcosa di
proprio , la sua specificità e la
sua identità.
Relativamente ai Coopera-
tori l'art. 5 RVA, nella sua se-
conda parte, dichiara che
l'Associazione «apporta alla
Famiglia salesiana i valori
specifici della sua pienezza e
secondo i suoi molteplici
aspetti quale l'impegno so-
ciale, quello familiare, l'im-
pegno nell'ambiente di vita e
di lavoro.
Un'unica grande famiglia,
perciò, dove ci si aiuta a vi-
cenda rispettando il lavoro
degli altri, nella consapevo-
lezza che tutti sono importan-
ti, se interezza e con piena
efficacia lo spi rito salesiano
ai giovani del nostro tempo.
Lello Nicastro
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Informazioni pratiche
per chi va in Terra Santa
Il periodo migliore per visitare la
Terra Santa, sotto il profilo climati-
co: da aprile a metà ottobre. Il cli-
ma balsamico dell'intera regione ,
tuttavia, perdura anche nei mesi in-
vernali, durante la stagione delle
piogge.
Lo scarto-orario tra Italia e Israe-
le è di un 'ora. la moneta legale d'I-
sraele è lo shekel; quella della Gior-
dania è il dinaro; quella dell'Egitto e
la lira egiziana.
Il guardaroba da sistemare in va-
ligia, da aprile a ottobre: vestiti di
mezza stagione, scarpe comode,
qualche maglioncino leggero, una
giacca a vento leggera, un coprica-
po, un paio di occhiali da sole, qual-
che capo leggero per il deserto e la
zona del mar Morto. Nei mesi inver-
nali aggiungere qualche capo di ve-
stiario appena più pesante. Il freddo
pungente o fastidioso dell'Europa è
sconosciuto in Terra Santa.
La lira italiana gode di buona ac-
coglienza un po' dovunque, specie
in Israele, nei mercati arabi; il dolla-
ro resta sempre la moneta preferita.
Il cambio si effettua comodamente
anche in albergo.
Gli acquisti vanno fatti senza fret-
ta, dopo aver confrontato i prezzi in
diversi negozi o magazzini. Con gli
Arabi occorre tirare forte sul prez-
zo. Gli articoli più comuni o accessi-
bili: legno d'olivo intagliato, madre-
perla, pietre dure (malachite-topa-
zio-onice-ametista), oreficeria, dia-
manti, brillanti, pietre preziose in
genere, capi in pelle o ricamati,
coppe in metallo, candelabri, cera-
miche e vetri.
Il sabato, in Israele, è giorno fe-
stivo ad ogni effetto. Inizia al tra-
monto del venerdì e cessa al tra-
monto del sabato. Il riposo è molto
rigoroso e ogni attività pubblica è
sospesa. nella sinagoga i maschi
debbono coprirsi il capo con lo zuc-
chetto o con un copricapo occasio-
nale. nella moschea tutti debbono
entrare scalzi e le donne debbono
evitare scollature, minigonne o cal-
zoncini troppo risicati. Macchine fo-
tografiche e borse di ogni genere
non possono entrare in moschea.
La Terra Santa desta eccezionale
interesse per gli hobby fotografici.
Si consiglia di portare dall'Italia un
buon rifornimento di rullini (da 5 a
10) secondo i gusti e le previsioni.
Le macchine fotografiche debbono
attraversare la dogana possibilmen-
te scariche, perché può accadere
che qualche doganiere israeliano ri-
chieda al proprietario di effettuare
qualche scatto. Solo in ambienti
bene identificati o protetti è vietato
fotografare; ma occorre, comun-
que, tanta prudenza e senso di ri-
spetto nel fotografare le donne ara-
be ed ebrei ortodossi, i quali denota-
no fastidio e insofferenza.
Il saluto da indirizzare agli Ebrei
è Shalom; quello da rivolgere agli
Arabi in genere è Salam. Significa-
no entrambi «pace» o «la pace sia
con te».
Si consiglia, di seguire semplici
regole di adattamento all'ambiente:
copricapo, occhiali da sole, liquidi o
succhi di frutta contro la disidrata-
zione (specie nel Neghev e nel Si-
nai) , cibi leggeri e limitati, bevande
non ghiacciate.
Israele produce vini secchi che si
possono acquistare a prezzi conve-
nienti nei negozi. Anche i distillati
locali (arak -sabra - vodka), da al-
lungare eventualmente con acqua
fresca, mostrano serietà e compe-
tenza. Tra le bevande non alcooli-
che, tutti i succhi di frutta sono ec-
cellenti, con un largo margine di
gradimento per i pompelmi, spre-
muti anche sulle bancarelle. Il con-
sumo di the e caffè, in medio Orien-
te, è enorme. Molto gradevoli il the
alla menta e il caffè alla turca.
La cucina ebraica non eccede in
fantasia, ma è genuina, semplice e
tradizionale, a volte legata ai gusti
internazionali degli immigrati Ebrei
(gulash-borsh t-brateu-hamburgers).
La corposa ma leggera cucina ara-
ba offre antipasti molto appetitosi:
humus e techina, a base di ceci, sesa-
mo, verdure; insaporiti da aglio, prez-
zemolo e olio d'oliva; serviti su piatti-
ni ai quali si attinge con pezzetti di pi-
ta, il gustoso pane arabo.
La frutta di Terra Santa è tra le
più qualificate, saporite e abbon-
danti che si conoscano. Si passa dai
rigogliosi grappoli d'uva, ai neri dat-
teri, ai dorati pompelmi e agrumi,
ai verdi kiwi, papaie, avocados, fino
a giungere agli ultimi frutti, letteral-
mente «inventati» dai centri speri-
mentali israeliani, molto fantasiosi e
attivi.
La pasticceria è piuttosto diffusa
sia sulle mense ebraiche che su
quelle arabe. La si trova ben dispo-
sta a piramide su vassoi di rame,
nelle viuzze del Suk, a rallegrare gli
occhi e ad addolcire il gusto del tu-
rista in cerca di emozioni. Di solito
è a base di pasta sfoglia, nella quale
entrano ingredienti vari, come uvet-
ta, noci, mandorle, cannella, pistac-
chio, frutta secca e fresca.
(da Angelo ::anavesi, Sulle strade di
Terra Santa, LDC, Torino 1987)
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PASQUA 1993 IN TERRA SANTA CON L'ACS
L'ASSOCIAZIONE COOPERATORI SALESIANI
in collaborazione con l'Opera Romana Pellegrinaggi-Quo Vadis
promuove da mercoledì santo 7 aprile 1993 a martedì dopo Pasqua 13 aprile 1993
un PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA col seguente programma di massima
7 APRILE - Mattino: partenza in aereo da ROMA per TEL AVIV. Pranzo a bordo. Arrivo e traspo rto in pu llman a
NAZARETH (o TIBERIADE). Cena e pernottamento.
8 APRILE - NAZARETH (o TIBERIADE). Pensione completa. Mattino: visi ta alla Grotta dell'Annunciaz ione, Nuova
Basil ica , Chiesa di S. Giuseppe e salita al MONTE TABOR (Santuario della Trasfigurazione) . Pomeriggio,
pa rtenza per Haifa e visita del Santuario «Stella Maris » sul Monte Carmelo.
9 APRILE - Da NAZARETH al MONTE DELLE BEATITUDINI , TABGA (prim ato di S. Pietro) e CAFARNAO (Casa di S.
Pietro e Si nagoga). Traversa ta in battel lo del Lago di Tiberiade . Pranzo. Pomeriggio: sosta al fiume
Giordano ed a GANA. Ri en tro a NAZARETH (o TIBERIADE) per ce na e pernottamen to.
10 APRILE - Da NAZARETH a GERICO , QUMRAN (Mar Morto) e GERUSALEMME . Pranzo. Nel pomeriggio, visita al
Monte Sia n, Cenacolo e Dormizione. Cena e pernottamento.
11 APRILE - GERUSALEMME. Pensione completa. Messa di Resurrezione al S. Sepolcro. Visita della Basilica e del
Calva rio . Pomeriggio: Monte deg li Ul ivi (Getsemani, Orto degli Ulivi, Basilica dell 'Agonia, Tomba della
Madonna, Cappella del Pater Noster, Cappella del Dominus Flevit, ecc.) .
12 APRILE - Da GERUSALEMME a BETLEMME (Basilica della Natività, Grotta di S. Girolamo) . Pranzo. Nel pomerig-
gio ad EIN KAREM (S. Giovanni Battista) ed EMMAUS. Rientro a GERUSALEMME per cena e pernotta-
mento.
13 APRILE - GERUSALEMME . Prima co lazione. Visita della Città Vecc hi a (Basi lica di S. Ann a, Pi sci na Probatica ,
Sp ianata del Tempio con le Moschee di Omar e di Al Aqsa, Mu ro Occ identale) . Pra nzo. Nel po meri gg io,
trasferimento in pu llma n a TEL AVIV e partenza in aereo per ROMA .
Quota indicativa: L. 1.200.000 a persona (di cu i 200.000 all 'iscrizione) .
La quota comprende: viaggio aereo ROMA per TEL AVIV e ri torno (classe turistica, aerei jet di linea) ; tasse d'imbarco;
transfer di partenza; pensione completa dal pranzo del giorno (in aereo) al pranzo del 7° giorno (bevande escluse) ;
trasporti in pullman , visite ed escursioni; assistenza tecnico-religiosa. Alberghi di 2• categoria o «Casa Nova» (camere
a 2-3 letti con bag no o doccia) .
La quota non comprende: i facch inaggi, le mance, gli extra, il tra nsfer di ri torno.
Viaggio di andata: partenza da Roma - Fiumicino: mercoledì 7 apri le alle ore 12,30 (essere all'ae roporto alle ore 10,30) -
arrivo a Tel Aviv ore 16,45.
Viaggio di ritorno: partenza da Tel Aviv marted ì 13 aprile ore 17, 10 - arrivo a Roma -Fium icino ore 19,45.
Per partenze da altri aeroporti italiani in coincidenza con Roma-Fiumicino supplemento di L. 50.000.
È richiesto il Passaporto individuale.
RINUNCE E RIMBORSI: Chi in qualsiasi momento rinuncia al viagg io perderà l'importo versato a titolo di iscri zione. Per i
riiiri che si verifichino da 30 giorni prima della partenza fino a 5 giorni prima della partenza ve rranno addebitati, oltre al-
l'acconto versato come iscrizione, anche gli importi dei servizi già pagati dall'Organizzazione e non più recuperabili. Non
spetta alcun rimborso a ch i per qualsiasi rag ione (anche per forza maggiore) rin uncia al viaggio a part ire dal 4° giorno
prima rispetto a quello della partenza, o non si presenta al raduno, o interrompe il viaggio già iniziato, oppure non potes-
se iniziare il viaggio stesso per irrego larità o dimen ticanza del Documen to necessario per l'espatri o. Le rinun ce dovranno
essere comunica te per iscritto.
Termine delle iscrizioni: 1° febbra io 1993.
Saldo della quota : 1° marzo 1993.
Tutti i partecipa nti al Pelleg rinaggio verranno dotati del la TESS ERA TGS 1993 e di TRAVEL ASSISTANCE CARD 1993
dell'ITAL ASSISTANC E (quota complessiva L. 10.000)
Per informazion i e iscrizioni rivo lgersi a:
ASSOCIAZION E COOPERATORI SALESIANI
Via Marsala, 42 - 00 185 ROMA - Tel. 06/44.60.945 - Fax 06/44.63.614
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