Bollettino_Salesiano_196108


Bollettino_Salesiano_196108



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Noi non ai fermiamo mai; vi è sempre cosa che
incalza cosa... Dal momento che noi ci fermassimo,
la nostra Opera comi1tce1·ebbe a deperire. »0>1 Bosco
15 APRILE 1961
ANNO LXXXV , N, I
EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI
DIREZIONE GENERALE: TORINO 712. VIA MARIA AUSILIATRICE,32 •TELEF. 48-41-17
Per
un
cristianesimo
vivo 11
11
Jacqncs Maritain, il noto filosofo, dice per far sentire la responsabilità di una for-
che « il comuniB1no è un avvenimento sto- mazione cristiana rispondente all'esigenza dei
rico smna precedenti pcrchè è ateis1no as- tempi e di quell'apostolato a cui Don Bosco
sol uLo e positivo, una lotla contro Dio, un Li chiama.
allo di fede rovesciato, un ingaggio religioso È cl1iaro quindi che è di somma importanza
ù1 grande stile»: ciò spiega la pre!ìa cl1e ha far partecipare il maggior numero possibile
sulle masse e la sua massiccia avanzata.
di Cooperatori e di Cooperatrici agli Esercizi
Lo strsso filosofo si domanda rpmli siano chiusi e come sia da benedire ogui sacrificio
i mezzi per bloccare l'avanzata di questo inteso ad organizzare i corsi in modo che si
mostro, per sLaraz:,rnrsi drJ comunismo, e svolgano 0011 serietà e con frutto.
ri~ponde testualmente: « TI solo mezzo di
Quest'anno cominecranno a funzionare le
hloccarr l'avanzala e di demolire il comunismo prime due Case Salesiane per Esercizi: quella
è di sbarazzarsi dell'ateismo pratico, di rom- di Zaffcrana Etnea dcll'Ispettoria Sicula, con
pere con l'indifferer1:,::a in cui vivono molti oltre cento camere; e quella di Muzzano
cristiani. È ormai chiaro agli occhi di tutti Biellese dell'Ispcttoria Novarese, con circa
che rm cristianesimo tleçorativo non basta più ». ottanta camere. Tutte e due sono dotale di
A guardarsi un po' attorno e a ben riflet• ogni moderno confort.
ter!' <lobbia ino convenire pienamente con le 'rali iniziative, che cerlame11Le saranno
affermazioni di Maritain.
seguite da altre ancora, sono seguo evidente
Solo un cristianesimo con-vinto, profondo della preoccupazione che i Super.iori hanno
e vissuto in pratica coerenza può argiuan: di allargare e rendere sempre più facile la
il rnalerialisn10 di tutti i colori, che atLraverso partecipazione agli Esercizi per quanti si
mille canali penetra
affiancano e vivono
6.nanco negli ambienti
all'o1nhu della Fa-
e nelle persone che
sclllhrrrrhberu i più
IMPEGNO DEL MESE
miglia Salesiana.
Tocca ai nostri Diri-
t·efrattari e corazzai.i.
Perchè questo cli•
Procurare la grazia degli
Esercizi Spirituali chiusi
genti di comprendere
questa preoccupazio-
ne facendo che siano
scorso?
Noi pensiamo che
al maggior numero di anime possibile
molte le anime che ap-
profìttcranno di tanta
i 11.ostTi Cooperatori
grazia. Noi attendia-
non possono avere un
mo che quest'anno da
cristianesimo decorativo, di sola tradizione o, ogni Ispcttoria, da ogni Centro ci sia una
se si vuole, fatto di una certa pratica reli- più larga e più fervida presenza agli Esercizi
giosa, senza più altro.
chiusi. Sarà una polente grazia per i parte-
01·benc1 gli Esercizi Spirituali ci sembrano cipanti anzitutto; ma lo sarà anche per la
il mezzo più efficace per dare ai nostri Coo- Pia Unione, per la Chiesa: perchè dagli
peratori la coscienza di questa necessità, e Esercizi vengono fuori anime veramente
t)er aprirli a questi urgenti ed attuali ùnpegui, temprate per le battaglie di oggi.

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L.A. PI.A. UKIOKE ~SfflU
l'>:ll LA
cor,,n.nF.'l'l.A
a servizio della Chiesa MEN~ll,1!
lnh•nth1 ✓-.ione . F.rcMi nl •e•
condll lNnpo della no•Lro lrulLa-
ziooe ~nllu catwlitiLà in rapporto
all'i111prp;t10 apostolico drUa Pia
Unione. Ciii aL,hiam detto d1c si
snrebl,~ t rntlal.o corue di 1111 corol-
lario, ili una messo lu prolit•a cli
qu.a.ulo detto prima. Lo in,lì,•nno i
tffffllini •te,;,;.i ~on cui formuliamo il
noslrt1 argomento p.re,,.,nte: lo Pio
Uniom o •trri=io drlla O,i~iu. È
la consep;11enza dello cam,liritù dello
f>ia Unione stesso. È auzitullo una
conscgrnmzn che sgorgo in modo
evidcn le dolla Pi.a l.:11iour come
Trni'Ordin~ apOE!olfru. Mn ~,. dù
nou btliolB...se. intervengono Jr ripe-
tute e rot~i:oriche to•lÌlllOnillllZ(I
dello •lt'l!MO Don Boseo e le ou-
torevoli dichio:razioni dei Sommi
Pontcfìc:i, in modo •pcciale di
Pio XII.
Ciù r,o.to, il giudizio e l'ntteggfo.-
roenlo pratico che ne segue, in rap•
porto ulln Pia Unione, olio Congre-
gazione Salesiana, ulla Chiesa Gr•
r-archjca, o qua]biasi attività e forma
di epostolo~o. diventano in~quivoci.
Saranno il giudizio e l'at«-gginroe,110
pratico che emanano do una co-
seìenzo ~rme:u.a di corroliri1<l, (•o~i
come ohbiam cercalo ,U lldf)Orre 1w-
tecedo11Lemcote, ~ dnll'es~onza di
onn A.e!1ociazione che in definitiva,
secondo li pensiero e la volout11 di
Don Bosco, vn int.erpret oto, come
ahbiam detto, come un Jforinmrlo
dt ritd11ca:iorr" alla ruuoliaità, col
mttodt> a11iro delro:rinn~ apo,10/i<o.
Giudizio e atteggiamenti pratici che
per noi qui ~i riassumono in uno pa-
rQ)a ~ola: ocrviz.io. S~rvi,fo ddla
C/ri11.,o. Poichè lo cauoliui11l ut auo
è l11 C:hicijll stessa, e lu eouolidLil
opo~toli,·n nou µuò essere che npo•
stolato iu fon7jouc, e dunque n l!Cr•
,'izin, d1•llu Cbic,.a.
lllu>tr~remo il noat.ro t.1'010 in tn,
punti: primo. partendo dolili nntura
dellu Pio Unione; second11, llppel-
lan,lo a lcSlimonianze di Don Bosco
e, trA i Sommi Pontefici, di Pio Xl[;
terzo, a modo di conl'lw,ion(•, riflct•
Lenùo sulla parole « servizio », e
•olle suo conscgmmzc protid,e ri-
opello ulle diverse forme .. iuiua-
tive apo'<loli~he.
I Apostolato a servizio della Chiesa proLLutto lo rinuncia: rlunn1·iu o
lavornro per se stes.si, p•r le çuse
L'apu,lnloto, in seno nllo Chi""o e del ,no Corpo llistico. h1 Chiesa, proprie, a fine di lavororc, senza
Caltoli~n, prr CJl,sere apo-tulato vero .si trulla unu Vico una, ,ndi,ii.ai• tortuo•itll r~o_istiche cd cquivoch,-,
e non tiOIO aµporente, drv'e'<ere oe- bi/, , 1111it•l'raalr, che legittimurnente per Lui, per Cri."TII, per il ,uo Corpo
"""surill.lllente « cattolico ». E cioè d11 luogo ,ioltaoto ad un'a~ione a/- Mi,,tico In Chiei,a, i11-<er~odosi pie-
inserirsi net quadro dell'univer•alitù 1re1to11io it&diuisibile, univusale namenl(• nel suo setvizfo, por po·
e uuitò ùulh1 Ch.ies:\\ ~lessa, oun sol· unn, È l'opostoleto ohe in 1111cs1i tersi Ìn8erire nella suo vitn, uclln
tnnto 11rrù come appnrl.ùnenza e termini fti riporta allà Kuu vero ~r- sua azione, nella çattolicità or.~a11ica
sudditanza, me anche 1·omn 1•i10, genle e allo suo dirnelllliono catlo- de/l'opo$10lalò. La logica ~•lpruuna-
o:io11e, servr.=to. La "ita è pe.r Uca vern: lo ri1a e /'011ion.11 dr/la lural1• o cattolica dell'up11,tuh1to nou
l'azioni'. E l'azione emana Jalln Cl,iesa come organismo sopra111w1u- ~ ohro che queFt.a. Esso ,·ole per i
viw. Un cadavere non niri!ICC pcrchò rale vien rd opuante. È lo messo a singoli ir11lividw come per i jtruppi
non vive. L'azione animale è lribu- fuo<'O tlcllo sna cauoliciul, che non piccoli e l(raruli, perchè tutti f!Otto
tari(l della vitu animale; l'azione è !!Oltunlo giuridica, o~si11 rii oppor- membri, pam, del lli.,,ùeo Corpo tli
spirituale à tributario dellu viLO spi• tononzn o audditanza, 1no organica, Cruito. l~~~a vale anche, 11n1.i LU
rituale; l'a·dono sopronnnl urole è e cioè di vira e o•ione. Vito e <uione modo Lnlto particolure, per la Pia
lributurio della vita SO)Jt11nnn111rnlc. tiella Clìies11 ~11•.sa: vita " a~iorie uni• lfnfone, 1,oich~ queRta è stotn tnn-
E l'apo8tolnto, chn è t' ,lcv'c;;<cré verso/e, in.diuuibile e u11a. Aposto- cepiln ed ntLuoLa de Don llusco
.empre u,,iQue sopnmnaltll'ole. è tri-
butario dl!!la 11Ìfa sopro11no1u,ok.
lato 1•attolico e cattolicità apo8l()-
liea che e,,prime l'esigem:a •Upremo
proprie, I"'' rimellere in muto la lo-
gira $Opranuamrale e collo/irn J,/.
cbe per noi è Cris.to stes,o, il 11uale dell'npO'-LC)laLo stesso: l'aigcnzn di I'apostola10; ridcstame la coscfo,,::a
a •110 ,,nit.a si concrcùLto nello una t,rgnnica e t•italA unità. ,/'u:.ionfc': i11 reoritJ rna sopra-ttulto ;,. pratica;
O,ieaa c·mne sno Corpo Mistieo.
Ecco pcrchè l'apo•tolot.o d~ve ln..se-
« 111 sint 1111um! ». E pcr.-1,è ~iu ef.
fettivnrn~uLe tale, aposwhito i11 furr-
ri/a11clart !a collolir.irà r,i1u1 e,l opc•
ta111e dei cattolici, prtcis1mu•11t1• 111-
rirsl n,·1/o Chw. a, 11ncl1e cd 11uzi so- ::ione di servi:io r,/l(J Chiesu,
uarer$O un q11ivi1.rsala M,;,uime11to di
pratlulln e prima di tullo, come
vita. /o $0110 la Via, la I ,·rità e lo
Sm·i:io! Parola durn. 11oiebà im-
•o- plica rtl impone iJ socrificfo 11111
1'Ìl'dru:a:io11e aUa cattoli~irà co1l il
metodo a1tit-o dJ/'o;ione apimolica.
l 'ito(To.XfV, 6):la Vita che .egua
la Vi.a vora. che ci pone ncllo
renlt11 dcll'or,ostolalO e ci redime
dalle sue follaci apparenze. « lo sono
rr
Il pensiero di Don Bosco e la parola del Papa
ln vite, e voi i 11·aJci ,,. « Sfo" me
nil,il pOlf,<lis Jaccr•··· » (lo. XV, 5).
Vite mistico della Cliie,a, Vilo i;o-
prano11lur11le di Cristo e della Cliie,ie
Il nome tli « Pla Uniouc dei
Coopcr(1tori Sele.aiaoi », 1cnza un
approfondimento tleUo <!O'<ll e pii)
parrebbe significare unn Pin Unione
e servizio dci Salesiani, dell'Opera
Sole,oionn, anzichè della Cbie.o. Coe--
l'U:5'0, ,rDYa lo quale 1'11postol11to
non è pos,ihile: « Sine mr 11il1il•.. ».
M11, appunto perchè Vitu di Cristo
oncora tlcl pensiero e delln volontà
cli Don Bo.t'o, potrebbe tmrn, io
inganno. « Cooperatori Sulij•icuri »:
sÌE-tooo infatti, e l'Operu Salc,,ana
e lo Pio t·wonc. con un raµporto
dl 1olidoriet à .reciproca. Mu. ecco

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la soluzione dell'enigma. Si tratta
non già di un•Opera affiancata e &O·
stenuta da una Pia C"nione di suoi
cooperatori, rna tli un sistema apo•
.,tolico salidt1lè, a ftmi.~sima -i~pira-
:rione cavolica ed attivistica, risul•
tante da dua Org<rn.izzqzfoni tra loro
compl()mentari: la Congregazione
Salesiana da una parte, la Pia
Unione dall'altra.
'Èl eia questa combinazione !'he
bisogna partire. E allora Don .Bosco
e la Pia Unione saranno veramente
compresi. Una Congregazione es-
soo,jalmente apostolica postulava
un Terz'Ordine « apostolico »; una
ansia apostolica S!·onlinata. quale
quella di Don Bosco. non poteva
che contare su un nlllllero sconfinato
di apostoU, mobilitando « tutti i
buoni ,,, tuttii« calto1ici d'azione»,
come la sua longa manus apostolica,
ed escogitando ,ma form" la orga-
ni1.>;a.ti va adatta, sia dal lato for-
mativo (Terz'Ordinc: guasi salesiani
esremi!), sin daJ lati) opera1ivo:
T~rz·Ordine, sì, ma apostolico! Un
ideale apostolico infine, squisita•
mente cattolico nc•n ~oltauto sul
[liano cli una •·onformità giuridfra,
ma soprattutto come ispirazione e
come pratica, non poteva non tra~
6fonnar~i, diventandone la ,1,ui.utes-
sen.,a. ne.Ila Pia Unione. che di tale
ideale era come il coronamento e
l'espressione più evident.e ed impe·
brna.tivat e forse ancora la più. ricca
di possibilità di conquiste.
A servizio della Coogregazione
Salesiana, dunque, o a seryjzio della
Chiesa? La risposta non può più
esser duhbia: a ,ervizio della Chièsa.
La qualifica di 1< salesiani » che
S\\lgue la parola « cooperatori », uon
jndica già il tennine, lo •hocco.
della loro cooperazione, ma il suo
punto di partenza. È la specifica-
zione della cau.sa efficiente della
cooperazione in que$tion~, e non
già della sua çausa finale; è la q11à·
linea di coloro ches'impegnano nello
spirito di Don Bosco e in un quadro
organizzativo che p11eludova n.U"at-
Lnale Azim,e Cattolica, n coop~rnre
all'aposiolaro gemrclrico. Ciò è pie•
numente conforme al Rcgolumenlo
della Pia Unione. Ma per coloro a
cui la Jogic,1 delle rQ~e e dei fatti
non ba5tu.ssn, sovvengo.no le testi•
monianze esplicite cli Don Bosco.
Una per tutte: « Ho stnrliato molto
snl modo di fondare i Cooperatori
Salesiani. Il loro vero scopo diretto
non è quello di condiuvere i Sale-
siani, ma di pT<'stare aiwo alla
Chi<'sa~ ni V1..•.itovi, ai Parroci, sollo
l'alta direzione del Salesiani, nelle
npere cli beneficenza, come cate•
chismo, educazione dei fanciulli po·
veri e simili. È vero cbe ad essi si
farà appello nelle urgenze nostre, ma
essi sono stnmiento nelle mani del
J,'escovo » (Mem. Biogr. XVI[, 25).
Disegno troppo insolito e anc<>r
tro(lpo precoce forse, nella coscienza
munatura di molli, per Yenir .at•
tuato in pieno senza cadere in de-
plorevoli equivoci. Mn, « sotto la
spiDta travolgente delle for,e riel
male e la condotta il1uminattice
ilc)IQ spirito» (Pio Xll), il disegno
di Don Bosco anche a uoi ha rive-
lato il sno senso pieno e genuino e
si è imposto con tutto il peso rlclla
sua provvidenziale missioue. E ne
ha ricevuto la suprema sauzione
dalle labbra dello stesso Sommo
Pontefice Pio XJT, in quel discorso
d•l 12 seium,bre 1952 al Convegno
internazionale dei Cooperntori, che
a buon diritto è diventato la
llfag11a Charta della Pia Unione. Ci
bastino du<> o tre battute.
« Apostolo nato e s11scitatore di
apostoli, Don Bosco divinì,. or è un
secolo, con l'intuizione del genio e
della santit..>t, quella ohe dovevà es-
sere più tardi nel moruio cattolico
la mobilitazione del laicato contro
l'azione del rnondo nemici) della
Chiesa ». Ed è appunto questa in-
tnizione che la Pin Unione -
« notevole primo abbozio <li Azione
Cattolica », come già si Qra espresso
Pio Xli - realizza. Sl che P io Xli
poteva richiamare: « Voi infatti non
ignorate, diletti figli, che la vostra
Pia Unione, innestata sul prolifico
ceppo della Iautiglia religi1>sa <li
San Giovanni Bosco..., non ha tut-
tavin per suo fine immediato di ve-
nire in ausilio alla Congregazione
da etti prendete il nome, ma, pint•
tosto, come dichiarò ilvostro Sonto
Fondatore, di prestare aiuto al.la
Chie$a, a.i Vé!co-vi., ai Parroci... »~
C1,1u~Ju.sio.nc: servi:rio o solida•
rietù. La conclusione che si pone
come un principio di ordine emi-
nentemente pratico, è quanto mai
ovvia: servizio Bila Chiesa, o solitla-
rietil con ogni forma e iniziativa di
apostolaro, da qualunque parte
venga, purehè al,bia il timbro della
ortodossie. Solidarietà ohe si esprinte
in un nobile e gene.roso apprezz-•·
rneuto, e in uno r.ollabo.(azione vo•
lonterosa, dall'anima aperta, pienn
di slancio.
È ciò che stava e cuore a Dou
Bosco. « ... Diffonde.re l'energia della
carità, che è l'anima di ogni aposto•
latn, e che pertanto 11011 si diffonde
a dove.re so non attraverso ·una
sincera e fattiva solidrrri.eld a 1.,1110
l'apostolato». « Unione di tutti i
bnQnÌ »: unione reale, non a pa-
role; unione sul piano deli'az,ione
apostolica, che talora rischia di es-
se.re il piano di assu.i:de e sterili di-
visioni, ,nentr~ noi c:ristia.ni e.i sen-
tiremo davvero una cosa sola (<< ut
unum, sint! »), e saremo forti
estotll /ortes in fide!»), quando
avremo realizzato l'rmilà d'azione
apostolica.
Me soprattutto si tratta cli t1na
esigenza della cauolicitii. La c<ltlo·
licità apostolica (l'abbiamo dimo-
stralo) non è c;he l'rmi.uersalità e
l'unità dell'azione apostolica st.eJJsa.
Ciò eh.e implica necessariam~ute la
concezione dell'apostolato come un
unico grande sel'Vizio alla Chiese,
in termini cli s6lidarietÌ\\ perfetta o
della pii'I ampia collal:,Qraz-ione. Si
tratta di 1mo spirito, di una esi-
genza protondamente radicata nella
P ia Unione come 1Wovimcnlo di ri.e-
duca:ione alla cattolicitil col metodo
attivo dell',uione u;posloliaa, la quale
pertanto dovrà essere intri,a di cat-
tolicità fino el midollo e fino allo
ultirne consegt1enze. Anchein questo
Don Bosco },a voluto essere edrtca•
tore, col suo insegnamento ma iu
m•>do speciale con l'esempio e con
l'azione doi suoi f..ooperal ori. E
Pio XII, che cosi magimalmontc
1Je ha ir1lerpretata la consegna e
solleciLato l'adernpùnentQ, non ba
potuto ignorarlo. Una sola cita-
zione, con c,1i chiudiamo:
« Intimamente impregnati clollo
spirito salesiano, voi intendete bene.
diletti figJi, quali streui rapporti
siano i vostri col complesso cli quelle
opere che vengono sostenute e pro•
mosse clal laicato cattolico in aiuto
alla Gerarchia secondo i tempi, ;
luoghi, le circostumre; e q1rnle :is,.
segnarnento Noi p1>ssiamo fare sulla
vostra cooperazione. L'Azione Ci.1t•
tolica ha diritto di aspettarl!i rnulto
da voi nel ca1np!'I tielle carità, della
beneficenza, della buona stampa,
delle vocazioni, dei catechiami, cleg)i
Oratori festivi, dc.Ile l\\lissioni, dclla
edncaziQne della gioventù povera e
pericolante... » (Pio X.II, cli~corso
12 settembre 1952).
« Cooperatori Solesiani », dnnqne,
perchè nello spirito di Don Bosco
e sotto l'alta direzione dei Salesiani,
coopurano all'apostolatl) gerarchico.
E coopcrau,ri ad ogni foana di coo-
pera.:ione ull'apostoluto gerarchico.
ossia ad ogni forma rli apostolat<,
pnrchè legittima. Doppiamente coo-
peratori. quindi. L'idea•mndre del-
l'al'ostr,lato (lei laici - la coope-
razione apostolica - non poteva
tradursi in nnn pratica più piena,
più ispirata alla cattolicitil, pin
aperta a un volonteroso servizio. 2-7

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Lo spirito e lo stile dell'apostolato
ln.frodm:ione
sua fisionomia inconfoadihilP: l"r111u1rp1•0/pzza.
Parnla tanto cara a Don Bosco. che riduce
Nella l" Conferenza annuale si è tr11 Itato il suo sistema a tre ramie <rimmenso conte-
il tema delJa apostolicità del Cooperatore e nuto: Religione, ragione, amorevolezza, Questa
della cauolicità nell'apostolato; nella 2a ci è qualcosa più clie la carità: è la dolcezza
proponiamo di completare il pensiero trat- cle.lla carità, è il sorriso della bontà. La prima
tando dello spirito e dello stile che devono lezione l'aveva avuta nel sogno di 9 anni:
dominare l'attività di apostolato del Coope- « non con le percosse, ma con la mansue-
ra-tore Salesiano.
tudine e la carità, tu dcvi guadagnarli questi
PellliÌamo di dare una traccia schematica tuoi amici ». E con L'amorevolezza guadagnò
dell'argomento, lasciando ai Conferenzieri il i su.oi giovani e dive.orte sovrano dei cuori.
compito di svolgerla e adattai-la all'ambiente « Don Bosco fu onnipotente nella trasfor-
c alle circost;µize.
mazione dei suoi giovani, pur mancando di
I Cooperatori hanno la stessa origine e lo tulto, di tempo, di gente, di scuofo, pur avendo
stesso fine dei Salesiani, sono stati voluti dei ragazzi messigli in casa dalla questura,
cla Don Bosco per « la stessa messe »; devono gente grossolana, da coltello; eppure ne ha
IJUllldi operare con lo stesso spirito e con lo fallo qualche cosa, li ha educati, li ha formati.
stes.so stile.
!\\fa come? con la hontà, con la gent..ilezza,
Quali le caratteristiche distintive di questo con l'aruoTevolezza » (Don CAVIGLI.A). 30 Don
spirito e stile salesiano?
Bosco stesso a Parigi nel 1883 in u.n convegno
di illustri signori disse: « Le anime giovanili
nel periodo della loro formazione han liisogno
di sperimentare i bcnHìci effeui della dol-
D
cezza sacerdotale». Dolce:r.za o amorr.vo-
lczza - commenta Don Ceria - è Pman.a-
Lo spirito del Cooperatore Apostolo
zioue di bootà, cli una bontà che, nata e
alimentata dall'amor cli Dio, si appalcsa
Lo spirito non può esser.e che quello del
Vangelo. Lo spirito del Vangelo è sopranna-
turalità, che si concreta nella vita divina in
pate·rna e co11fide11te per il bene delle anime
e in chi visse sotto il suo influsso clalJa tenera
età lascia un ricordo duraturo e salutare.
Questa bontà, sapientemente e soavemf'ntc
noi, nella Grazia, la quale scatta attraverso adattata alJ'ctà giovanile. Don Bosc(> scelse
la fede e la carità.
per suo mctoilo educativo e a buon diritto
La fede e la èarità di Don Bosco hanno Don Rua lu dclì un uomo, nel qual.e Dio
alimentato in Lui quell'amore alle anime, elevò La paternità spirituale al più alto
cl1e fu la caratteristica J,JÌÙ spiccata della grado.
sua vita. 10 C'è un'atl'ermazionc categorica Essere Cooperatori apostati nello spirito
di Don Bosco. Nel 1868, pnmdendo la parola di Don Bosco 1:1ig1ùfica dunque: 1° possedere
dopo l'accademia del suo onomastico, disse: un alto grado di amore alle anime; 20 lavorare
« L'unico scopo dell'Oratorio è di salvare lll'r esse con ll.ll. elevato spirito dì soprmma-
anime ». 2° « Ecco il segreto de] suo cuori'. turalità,; 3° dare al proprio apostolato un
la forza, l'ardore della sua carità, l'amore ben marcato timbro di amorevolezza e dì bontà.
per le anime, l'amore vero perchè era il Ti-
flesso dell'amore verso nostro Signore Ges1ì
Cristo e -perchè le anime stesse egli vedeva
nel pensiero, nel cuore, nel sangue prezioso
di nostro Signore; cosicchè uon v'era sacri-
ficio o impresa che non osasse affrontare
B
Lo stile del Cooperatore Apostolo
per guadagnare le anime così intensamente
amate » (PIO Xl). 3° « Chi non comprende << Essere apostoli nello stile e col metodo
che tutto il complesso dell'Opera di Don di Don Roseo per i Salesiani dev'essere 1111
Bosco deve tendere a salvare le animo, 4° voto. per i Coopt•ratori è una gloria »
soprattutto le anime dei giovani, non ha (Don CAVTCLIA).
capito chi sia Don Bosco» (Don CAVIGLIA).
Più che definire lo stile dall'apostolato del
Questo amore alle anime, soprattutto alle nostro Padre e Maestro, a noi interessa ve-
28 anime dei giovani, ha un suo timbro, una derlo in azione per cogliere le note più carat-

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Salesiano TRACCIA
l'ER 1.A 2& CONFER.l!NZA
ANNUALE
teristicbe e improntarne il nostro lavoro
apostolico onde ass:icura:m.c l'efficacia. Ci li-
miteremo alle seguenti:
Cm·aggio, infrapn:mdeuzn, oi,(H•osità
insl<tncnbile
Don Bosco diceva: « Per fare del bene bi-
sogna avere un po' tli coraggio, essere pronti a
sentire qualwtque rnort:ifìcazione, non mortifi-
care mai nessuno, ed essere sempre amorevoli».
Ci vuole un po' di coraggio: 1° per comin-
ciiire, affrontando la riluttanza intcrioro, le
probabili critiche, le non infrccpwnti ripulse
ili quelli a cui è diretta la nostra opera:
per coritimwre senza perdersi di coraggio
quando sorgono difficoltà che paiono insor-
montabili. Don Bosco, al vedere ostacolata
una impresa, ne pigliava motivo per pensare
cbe era un'opera veramente voluta da Dio. Gli
irnpedimcn1i U attrìhuiva al nemico dc] bene.
Conseguenza del coraggio nel hcne: l'in-
traprendenza 01wrosa e instancabile. Ma
anche q11esta in Don Bosco ha un suo stile,
che il Santo con quella sua incantevole e
arguta semplicità esprimeva con un motto
che gli era familiare: Lactari, bene facere
e lasciar canta.r le passere.
l O Laclru•i per Don Bosco era mante-
nersi sempre di buon mnore, il che si concre-
tava: a) nella sua calma, quella calma tanto
ammirata e forse anche volontariamente
imitata da Pio XI; b) nella costante a.lfogria,
cho lo metteva in grado di presentare ai gio-
vani e agli uomini del suo tempo il cristia-
nesimo come fonte e clatore di gioia. E ci
riuscì così bene che San Domenico Savio
diceva ad un amico: « Noi facciamo con-
sist ere la santità nello stare molto allegri ».
li Cooperatore nella sua vita di apostolato
porta questa gioia. Quelli che lo avvicinano
devono conci1tdere che solo la sua pratica
religiosa dev'essere il motivo della sua gioia,
per far nascere in loro iJ desiderio di imitado.
zo Hrnc iacere. San Giovanni Bosco,
pur così amante della perfezione, soleva dire:
« Il Lene va fatto come si può ». Guai se
Don Bosco per fare il bene avesse voluto
aspettare di poterlo fare a pcrfezio11e! Guai
se per aprire scuole profossionali avesse pre-
teso di avere in ordine laboratori, macchine,
maestri d'arte!... Quando 0011 prudente co-
raggio il Cooperatore ha deciso UJ1.'opera
buona, non tarda a mettervi mano fìnehè
ogni cosa sia pronta a puntino, ma inco-
mincia a fare come p11ò. « L'ottimo è nemic~
del bene », diceva Don Bosco. Poi da cosa
nasce cosa e... « chi s'aiuta, Dio l'aiuta».
T.,asciru· canbu· le passere. Passere
che accarezzano l'orecchio col canto lieto
e piacevole delle lodi e passere che nau noia
co11 lo stridìo dei biasimi e delle critiche.
Don Bosco fece il sordo alle une e alle altre.
Quante lodi risonarono intorno a Don Bosco
da vicino e da lontano! Ma anche quanlc
critiche! « Nemmeno intorno ai Santi man-
cano i critici di professione, che trovano
tullo da rifare. mentre essi non sanno ca-
vare un ragno dal buco. •• Balie asci11tte ·,,
chiama costoro uno scrittore italiano» (Don
CEmA). I Cooperatori apostoli non s'illudano:
le passere non mancheranno di cantare anche
intorno al loro apostolato.
20 Utthnùnno <'O~tr11ftivo e serenità
lmpm-tw·b<ilJi.(<>,
Quando si parla dell'ottimismo di Don
Bosco - nota spiccatissima del suo aposto-
lato - bisogna subito precisare che non è
faciloneria, nè bonom:ia, ignoranza dd
prohlemi o della loro gravità, ma granitica
fiducia in Dio, la cui Grazia aesicaTa la riu-
scita del lavoro per le airime.
Tutta la vita di Don Bosco è permeata
di questo ottimismo soprannnturale, a11tiveg-
gerite e lungimirante, ill111ninato e sorretto
dalla fede. Non cessa di essere ottimista nep-
pure sotto la gragimola e le bastonate.
« L'Oratorio nacque dalle bastonate, crebbe
sotto le bastonate e in mcz:i:o alle bastonate
continua a vivere ». Così Don Bosco stesso
nel ] 872. (Cfr. CE.nrA., San Gio1•anni Bosco
nella vita e nelle opere, capi X..X e X.\\:.II).
Significativo in proposito il « sogno » del
Pergolato di rose. Ma le molte spine non val-
sero a soffocarne l'ottimisruo.
30 Sana uw,leniità e iipe1tnm ,li
pensiero e <li rneto<li
« Don Bosco conobbe assai he:ne il s110
secolo e seppe parlare al cuore del s<'rolo XL'C
co11 tanta efficacia ohe, in omaggio al servizio
da lui reso alla società, uomini politici come
Urbano Ratta:r.zi, i quali pure avevano fatto
chiudere le Congregazioni religiose, andarono
a suggerirgli il modo di perpetuare il suo
apostolato sociale mediante la forwarione di
un tipo nuovo di Congregazioue religiosa
perfettamente legale » (Ea:-msTO VERCESr,
Don Bosco, il Sa1tto italiano, Rompiani).
Don Bosco ha dimostl:ato una sana mo-
clernità di pensiero e rii metodo nel campo
pedagogico come in quello sociale. Anzi in
quest'ultimo ha precorso i tempi, inserendo :.?!J

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ì
la sua opera ii, un clima di dcmocraz:ia e
d'impegno verso le masse popolari, che la
ronùono a tutt'oggi della massima attualità.
Il Cooperatore Salesiano nel suo ar.iosto-
lato è aperto a questa sana modernità; fa
suo il motto « Con Don Bosco e coi tempi »,
dando al 1uoprio apostolato una impronta
genuinamente salesiana e nello stesso tempo
sforzandosi di capire l e idei' del s uo tempo
per soddisfarne le oneste e giustificate esi-
genze, senza deflettere da qudla che è la so-
stanza immutabile del Cristianesimo: Christus
Iteri, hodie, ipse et in saecula"
Come il mondo. inteso in senso deterioro,
sf:rulla aj suoi 1ìni di perversione il gusto
e la mentalità modeD1a nel campo della
tecnica, della scienza, dell'arte, della stampa,
del divertimento..., così il Cooperato1·e apo-
stolo si serve dei ritrovati moderni per im-
mettere lo spirito cristiano nella concretezza
dell'epoca in cui vive, opponendo arma ad
arma e dimostrando coi fatti che la Cl1iesa
avanza all'avauguanlia di ogiù progresso.
.1a.o Pietà stw,·mne11tll,le, nutria:m1., rmpale
Non sarehhe apostolato stil.e salesiano
quello che nou portasse alla frequenza dei
Sacramenti. T11t.to il sistema educativo r
l'apostolato di Don Bosco è appoggiato sulla
Confossi.onc e Comunione. Tutto il lavoro
dei suoi Figli e Cooperatorj an1.hebbe fal-
lito se non avesse la sua Lase e il !jl10 pl'in-
çipio vitale nell'azione interiori' della Grazia,
che è la funzione dei Sacramenti. Senza di
q1lesti non esist e neppure la moralità. Tutti
gli scritti e le parole cli Don Bosco portano
q11esto concetto: si lavorano gli animi con i
sacramenti della Confessione e della Comu-
nione, debitamente ricevuti. Anche nei Re-
golamenti per Oratori, hti:tuti e Compagnie
la Confessione tiene uu posto d'onore, ma
è lH'Pscntata sempre ù1 una luce ser ena e
volutamente simpatica.
L'apostolato stile salesiano deve anche
avere la nota mariana o papale. In ogni Coo-
peratore e in ogni CooperaLrice si prolunga
e perpetua l'« Apostolo dell'Ausiliatrice» e
il « Difensore dell'autoriLà clel Papa ». Sul
letto di morte Don Bosco ha lasciato ai suoi
figli questa sacra ercclità con parole che la
rivelano elemento sostanziale della missione
affidata da Dio a lui e ai suoi contjnuatorj,
Conclusione
La Famiglia Salesiana fìu.o al 1884 non
cbhe uno stemma ufficiale. 11\\ quell'anno-
dovendosi fissare lo stemma salesiano s ulla
Basilica del Sacro Cuore in Roma, fn ideato
ne.Ua forma che conosciamo: 1mo scudo con
una grande àncora nel mezzo; a destra il
busto d:i San Francesco di Sales; a sinistra
un cuore in.fiammato; in alto una stella
raggiante; sotto un bosco, dietro cui alte
montagne; in basso, due rami, uno di palma
e l'altTo d'alloro, intrecciati nei gambi, ah-
bracciano lo scudo fino a metà. Si discusse
$ul motto. Dou Bosco lasciò che i Superiori
proponessero. In fine disse: « TI motto fu
già scelto 1ìn dai primordi dell'Oratorio:
Da mi/ii animas, coetera tolle ».
Non si poteva esprime-re mPglio rp;1ello cl1e
fu l'obiettivo supremo del Santo, il programma
essenziale di ogni apostolato salesiano.
Questo amore alle anime lia una sua nota
inconfondibile: l'amore1Jo/ezza; un suo campo
specifico: la gioventù: 1111 sno stile, le cui
caratte1·istiche prin('ipali si possono ridunc
a queste: coraggio e intraprcn<lcnza, otti-
mismo e serenità, sana modernità di pen-
siero e di mezzi, pietà sacramentale, mariaua
e papale.
Questo spirito e 'JUCSto stile di apostolato
souo oggi di tllla attualità mirahile: e,1sli-
tuiscono quindi la gloria di ogni Coop•'ra-
torc apostolo, che trova in essi il sp,13rcto del-
l'efficacia. dd suo lavo.-o por le anime.
ROMA Conrcgno Sarerdoli Cooperatori
Fu ijCeke la data dt:l 9 marzo -
il tliM n111alis di S. Domcuit-o
Savio - perl'hè la giornnto nveva
por fin~ principnlc lo stuìlio (]ri
mezzi l)iù idonei per I~ formarionc
1°ristiaua della gioventti, nella luce
dolio spirito o del metodo di
Oon Bosco.
Furono presenti 45 Sacerdoti
Decurioni o Cooperatori, con gli
Ecc.mi Monsiitnnri Lorenzo Gar-
giulo, Arciv. Coud. di Gaeta. Biagio
Budclacci, Ansiliare di Frascati,
Raffaele Macario, Sulfrngoneo tli
30 Albano, Luigi Lannulti, Ordinario
Pa.lat.iuo. Al1.ri 17 Sacerdoti mnici
intervenuti al C:oµve~o, harmo
chiesto il diploma, dopo aver udito
una rsauriente spiegazione sulla
Fia Unione.
Nella l'unzione tli apertura, avol-
ta,si al rnol)tunentale altare di San
Giovanni lloEco nel suo Tempio di
Cinecitlà. parlò S. K Mons. Gar-
giulo.
Tema r,entralt del r.onvegno: La
risposw ai problemi attuali dei sio-
i,ani nello spiriio di Don Bosr,,J.
Relatore, il no~tro Don Gian Carlo
Negri del P. A. S. La tratl.azione
destò il p.ii'I vivo i11Lerfsse. Seg1ù-
rono le «comunicazioni» t.lel Dele-
gato L,pettorinle Don BnttareUi,
l'oroap;gio ,lei gi<>vnni e il saluto del
Rev.mo Ispettore Don Fiore, che
volle fa:r dono ai convenuti di una
1,npia del volume tli l~on Br~illo sul
Sistema r,~dagogico rli D,m Bosco,
di 1m quudro çli S. Domenico Savio
per la propria Associazione giova-
nile, e tli un nnn1ero tli Mrridin.110 12.
Nel pomeriggio la v:isitn al Se-
1ninario ~linore Ucrniuo diretto dai
Salesiani e il simpatico e commo-
vente omaggio dei giovwti Urraini
dùusero il Convegno.

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CONVEGNI ZELATORI E ZELATRICI
lspettoria Veneta S. Zeno
11 Rev.rno Ispettore Don J,. Zn-
nclla invitò a convegno gli Zelatori
e le Zelatrici delle rispettive zone
nei Ire cl'.nlri Ji i\\'Jo nlcol'ltnw,
T t·e n lo e '\\'el'ona. Tennero rela-
zione ,ml tema Vocazioni i sigg.
Gi11lio Peron, il dott. Lino Rossi,
il M0 Luigi Cordiali. Purono rela-
tori sul torna Stampa il Mo Luigi
Mantonn, 1n M~ Rossana Cecconi.
il p,·of. Gino SnrcheleLLi. La
M• Nctl(la Corletti riferì sui Labo-
ratori in tuttj e t:re i convegni.
]J tt>rna della « campa~na » an-
nuale: TI Cooperatore Salesiano il,
apostolo dalla me111alità e apertura
c{lltolira, nello spirito e con /t) ~tile
salesiano fu illustrato nei tre centri
dal sig. Ispettore, che ne traccio
un completo profilo, entusiasmando
i ptescnti a realizzarlo in se stessi
con generosa dedizione.
Il Delegàto lspetto~iale Don Cle-
mente! diede precise informazioni
sngli sviluppi dello Pia Unione nello
hpettoriu (1650 nuove isi,rizi<mi,
15 nuovi Centri, ecc.) e incoraggiò
a costituite altri Centri anche dove
11011 fioriscono opere salesiane.
l)npo queate Coltlunicazioni, ì re-
latorj l1anno diretto mw conver-
sazione nei gruppi spec.ialiw:,1ti riu-
lÙti a parte, sugli iarpcgn.i perma-
nenti dell'apostolato dei Coopera-
tori l'incremento delle Voca~oni..,
lo rnoralizzazioue delle Letture,
l'rseroi:oio dolla carità coi Laùora.-
tari. Delle conclusioni e proposte
- alè,me deUe qual i 1uolLo i Il te1·es-
sa11Li - haru,o riferito in asseinhlea
(.llcnoria.
Per l'incremento ilelle Voca:<ioni
si è lavorato molto: una settantina
<li giovanetti sono entrati ne! pre•
aspitàJ:\\tuto. Con gll ZelaLorì e le
Zelatrici Vocwoni si sono dimo-
strati preziosi e insostituibili col-
laboratori i Maestri e le l1aestre,
che possono opportlmomente sele-
zionare, colt:iva:,:e e avviaTe aUe
C:ise di forma:<ione.
I relatori Stampa hanno toccato
concordi un tosto doloroso: in Italia
si legge ml)lta stampa cattiva, per-
cliè irrllligio;a e immorale, e molta
cli qne11a « indipendente >1, anch'es$a
la.icistu e non io(oro,ata allo spiriLo
cristiano. Hanno poi presentato le
riviste soJcsiDlle e incoraggiata la
diffusione del Bollettino Sufosiano.
lJ Delegato lesse quindi rclenco
delle Rivrndite di « iVIeridiano 12 »
istituite dagli ZelaLori Stampa.
!,a relntrice sui Laboratori si è
pro,;ligato in tutti i Convegni per
port8l'e idee ed entusiasmo intorno
alla foro organizzazione, ha spiegato
qnanto sia facile ed ntilc il trovar,;
insieme alcune Cooperatrici per
fure quulche lavoro di cucito e di
maglia da de•tinare ni poveri. alle
Missioni ed alle chie••• snll'esemrliO
della mamma di Don Bosco, che
viveva accanto al figlio per aintare
lo sviluppo delle sue opere.
1 tre Convegni furono improntati
al più cnr,hale spirito di inm.igliù
e di solidarietà solèsiru1a,
lspettoria Sicula
NeUe tre principali città della
Sicilia si sono tenuti tre Cun,·egni
di Consiglieri e Zelatori P. U. ron
partecipazione, entusiasmo o ca]ore
,legni dei figli dell'Etna.
Quello di Cata .uin fu aperto ilal
Hev.mo Ispettore Don B. Tomé,
cl,e present.lì il Co'lperatore apostolo
al servizio dclla Chiesa roililllote in
ogni ,ettore e in ogni ambiente so-
cinl·e, ma sopratb,tto trn i giovani.
TI Deleg11to hpottoTiule Don Rasà
illustrò in tutti e tre i Convegni 1~
finalità e il funzionamento del Con-
,riglio in ogni Centro della P. O.
indicando il modo di disimpegnare
i vari incarichi per consolidare le
attività speoilkbe ,Ii; Consiglieri.
Quindi tre Consiglieri Lrottarono
brevemente gli urgomenti principali
del Convegno: Stampa, Vocazioni,
auittità religio.... Seguirono in sepa-
rate sedi Je riunioni dei Gruppi spe-
cializzati, che diseu.;ser11 gli atessi
argomenti già studiati in 11tece•
denza, riu.scendo n formulare pro-
poste molto concrete, che poi pre-
sentarono alJ'nssomhleo.
A l;>nlermo la «Campagna» an-
nuale del Cooperatore apostolo fu
illustrata dal Direttore Don Gem-
mellaro, che pose l'a~cento sullll
cattolicità e suJla 1111iversalitll del-
l'apostolato voluto da Don Bosco
per i suoi Figli e Cooperatori.
Jl prof. Giovanni Raffiou.a trattò
il tema della Stampa; l'Ispettrice
.Filomena Vella, quello delle Voca.·
zi<Jni; il Giudice Salmieri illustrò
le attività di apostolato proposte ai
Cooperatori.
Segul lo studio Jei vari ar1;1omenti
fatto dalle Commissioni riunite in
sedi separate e concretato nelle pro-
poste che furono presentate alla
riunione !ìna)e.
Non meno animato e ricco di
l'rntti fu il Convegno di J\\,l e;;si n n,
che e!Jbe uno svolgimerito analogo.
Don Aronica vi tenne la relazione
,ull'apostolato sa.lesiono, di cni
tratteggiò oJcnni caratteri, come la
cattolicità, lo santa a11tlacia nnita o
prnderuio, lo sontità e lo solidarietà.
La signora Cavaliere svolse il
tema della Stnmpa, sottolineandone
l'enorme di/fusione e la forte presa
d,e ha sull',uùmo dei lettori, ,;pe·
cialmente dei piil. giovani.
L.'ayv. Sumarelli riferi sulle atti-
vità religiose, richiamando l'irup<>r-
tonza della rreporazione interiore
ai fin.i di un apostolato efficace.
A qnesio punto l'assemblea si
divi.oe in. grnpµi di studio separati,
che esaminal'ono ciascuno un dcter•
,ninato settore <li attività, riferen-
done poi all'adunanza generale.
In tutti e tre i C-Onvcgni si ebbe
di ruira di dàre àlle propo5te e de-
liberazioni la maggior concretezza
possibile, per facilitarne l'anua2.ione
nei aing11li Centri.
Convegno della Campania
Si svolse a Napoli-Capano. Vi
intervennero il Pelegato lspettoria!e
Don Aurelio Mnsto e lo Delegata
lspettorinlc Sr. Gilda !\\lessi con una
cioguanlina di Zelat(lri e Zelatrici.
Si trattarono anzitt1lto temi di
orgunizza1...ionc, tru cui quelli dei
Comigli locali clella P. U. In essi
ogni Consigliere deve avere compiti
ben defi.TJ..Ìti: stompn, vocazioni, ca-
1.ediismo, lah1)rntorio ecc. Si studiò
011cbe il piano di un pellegrioaggio
a un Santuario della Madonna, con
precedente visita alle case di for-
mazione dei dintorni. L'inbliativa
fo accolta con entusiùsmo.
.Per una formazione sempre più
solida dei mmnbri della P. U. si
proposero vaii mezzi per incre-
mentare la frequenza alle Confe-
.renze men,rlli o all'Esercizio della
Buonn Morte, ma soprnttutto agli
Esercfai SpiriLuali, base e COr()na-
mento di ogni altra pratiea diretta
ad nlimentare lo vita intecio·re.
Dalle relazioni !lei vari Cen1ri si
potè constatare una consolante vi-
talità dello P . U. sia nel cnmpo or-
ganizzativo i,oiue in quello forma-
tivo e apostolico.
A UT0~1ZZAZ10NE DEL TRLBUNALH D( TORINO 1N' DATA 16 FEBBRAIO 1()49, NUMERO 4.03. - CON . \\PPR.OVAZIO}{B ECCLE:SlA:irtCA ,•>J
D11\\ETTOR!t RltSPONSABILE: SAC. DOTT. PIIlTRO ZERBINO, VIA MARIA Al/SILUTRICE 3 2, TOL\\INO (712) - OFFICINF. GRAFICUB SEI ,.

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I libri del mese
D0RE P.
SANTA CATERINA DA SIENA
Voi. ln-16, pagg. 196. L. 180
GIORDANI I.
CATERINA DA SIENA FUOOO E BAIIGUE
Voi. ln-8, pagg. Vll-264; con 14 llluatr. f. 1. L. 1000
JOERGENSEN G.
SANTA CATERINA DA SIENA
Voi. in-8, pagg. XVl-15715. L. 1500
per ordinazioni rlvolgeral alla SOCIETA EDITRICE INTERNAZIONALE
CORSO REGIMA MARGHERITA, 176 - TORIMO
C. C. P. 2/171
BOLLETTINO SALESIANO
PERIODICO QUINDICINALE DELLE OPERE E MISSIONI DI SAN GIOVANNI BOSCO
Direzione: via Maria Ausiliatrice, 32 - Torino - Telefono 48-41-17
Al 1° del mese: per i Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane
Al 15 del mese: per I Dirigenti della Pia Unione
SI invia gratuitamente. Spedizione In abbonamento postale. Gruppo 2°
*Facciamo noto ai benemeriti Cooperatori e alle benemerite Cooperalrici
che le Opere Salesiane hanno il Conto Corrente Poslale con il numero 2-1355 (Torino}
sollo la denominazione: Direzione Generale Opere di Don Bosco - Torino 712
Ognuno può valerjene con risparmio di spèsa1 nell'inviare le proprie offerte,
ricorrendo all'ufflclo postale locale per il modulo relativo
*IMPORTANTE - Per correzioni d'Indirizzo si prega d'inviare anche l'Indirizzo vecchio.
SI ringraziano I Slg. Agenti postali che respingono, con le notificazioni d'uso, I Bollettini non recapitati.