Bollettino_Salesiano_197103


Bollettino_Salesiano_197103



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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
AN N O XCV N . 3 1° FEBBRAIO 1971
Spediz. in abbon. post. - Gruppo 2• (70) - 1 • quindicina
,. .

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e;,., T,.. I"
Il Papa ai giovani
Rinnovamento della Catechesi: cosa vuol dire?
Paolo VI visita il Centro Don Bosco a Tondo (Manila}
Un nuovo Istituto Secolare: le Volontarie di Don Bosco
Educhiamo come Don Bosco: nove segreti per riuscire a scuola
Don Ziggiotti ha celebrato la Messa d'oro
Cosi lavorano i Cooperatori salesiani in Australia
Campesinos e leaders
L'anima del Vietnam (seconda puntata)
Natal· Cristo muore in periferia
T
Anche i ragazzi del Centro Don Bo-
sco di Tondo (Menlle) fanno il car-
nevale come gli altri ragazzi di tutto
Il mondo.
Paolo VI
tra i poveri
del quartiere Tondo
di Manila.
{( L'Osservatore Romano>>
ha definito
la visi"ta a Tondo
<< uno degli incontri
più toccanti
del viaggio del Papa )>.

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La gioventù è in cammino. Permettete a questo proposito di formulare alcuni interrogativi. Sapete
voi in quale direzione procedere? Avete chiara coscienza degli scopi del vostro avanzare? Perseguite
la ricerca dei veri valori? La vostra volontà di servire i fratelli si traduce in scelte concrete, che vi
preparano a promuovere efficacemente il progresso di tanti uomini ? Siete convinti che non si può
essere veramente liberi, se non nella misura che si è responsabili ?
Con queste parole il Santo Padre parlando agli universitari di Manila faceva luce sulle pieghe più
profonde delle aspirazioni dei giovani. C'è nella massa giovanile una sempre più diffusa e vasta sensi-
bilizzazione per << gli altri )>; nei giovani si sta creando una coscienza umanistica molto profonda, che
si specifica come« solidarietà sociale)): dell'uomo per l'uomo. È il punto d'incontro<< tra il Dio che si
rivela e il giovane che lo va cercando per varie strade». È la riscoperta dei valori dell'uomo; il giovane
vuole liberarsi da ogni struttura alienante, vuole affermare la sua personalità in un contesto sociale
che vorrebbe spietatamente massificarlo. Come fare ? Il Papa gli risponde: con delle scelte concrete
nel servizio dei fratelli e nel sentirsi responsabili verso gli altri.
La vostra età è quella della critica - e questa può essere benefica alla società sempre perfettibile; -
la vostra età è anche quella del dono generoso di sè. Amici studenti, il Vangelo di Cristo è vostro:
volete esserne i portatori ?
La critica giovanile - dicono gli studiosi del fenomeno - va a sfociare in due soluzioni: nella perdita
totale della religione (le poche indagini che si banno sull'ateismo dei giovani, inteso come rifiuto as-
soluto di Dio, dànno delle punte massime del 17-20% di atei in certe università d'Italia) oppure in
un ricupero di religiosità, magari apparentemente sganciata dalle istituzioni, ma sincero come ricerca di
autenticità. A questi giovani che hanno fatto una revisione benefica delle loro convinzioni religiose, il
Papa lancia un invito affascinante: donarsi generosamente ed essere dei meravigliosi evangelizzatori.
Nell'insoddisfazione che vi tormenta, ne1la vostra critica di quella società - che oggi è giustamente
chiamata società permissiva - c'è un elemento di luce. La felicità delle vostre anime, voi la troverete
essenzialmente nel parteciparla ad altri. Gli appelli non mancano; vengono dal vostro ambiente, dai
compagni che compiono gli stessi studi; vengono dalle vostre parrocchie, dai poveri, dai malati; ven-
gono da oltre i mari del mondo che vi circonda e che cerca le ragioni supreme della vita.
Queste parole del Papa, rivolte ai giovani di Sydney in Australia, fanno chiaramente intendere che la
protesta giovanile del mondo d'oggi è una riconquista di spiritualità, cioè è una presa di coscienza del
pericolo tremendo, che cova in una società progredita (o permissiva, dice il Papa) come la nostra,
di disumanizzare l'uomo. Il giovane prende rapidamente coscienza del rischio che corre di venire
ridotto in schiavitù dalla tecnica e dal progresso tecnologico. Vuole perciò ricuperare le sue dimensioni
spirituali; ne ha un bisogno estremo. Il Papa suggerisce: il giovane sarà tanto più giovane quanto più
saprà donarsi ai fratelli, che gli rappresentano il Cristo.
Miei cari ragazzi (disse ancora in Australia il Papa ai ragazzi infermi), siamo venuti a voi perchè proprio
cosi vi amiamo; Noi l'abbiamo voluto ancora di più perchè voi siete malati. Gesù è il vostro modello e
il vostro amico.
È stato questo un tocco di particolare tenerezza da parte del Papa per i giovani più fragili, più doloranti,
ma anche più ricchi di luce. Il tema della luce nelle parole del Papa ai giovani risultò dominante: a
Manila, Paolo VI diceva: Dio è luce; Gesù Cristo è la luce del mondo; chi lo segue non cammina
nelle tenebre; a Sydney, lanciava un folgorante invito ai giovani: verso la Luce.

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,_,
'
2
Croce astile
in rame dorato
con las tre cesellate
(secolo Xlii).
Chiesa di Sant'Agostino
(Lanciano).
RdC Rinnova
cosavuo
I I 2 febbraio 1970 venne promulgato dalla Conferenza
Episcopale Italiana un Documento pastorale dal ùtolo
<• Il Ri1111ovame11lo della Catechèsi ». E chiamato anche
(( Documento Base». perché contiene i princìpi che
dovranno ispirare e suggerire tutte le Linee dell'attività
pastorale in questo campo. ln seguito verranno pubblica-
ti i Catechismi, che porteranno la formulazione diretta
della dottrina cristiana, adattata opportunamente aJle
varie età ed esigenze dei fedeli.
Già nel titolo del <◄ Documento>> e molto più negli
articoli del testo ricompare continuamente la parola
«Ca1ec/1èsi •>: oltre 160 volte. È la parola-chiave. A dir la
verità è una parola un po' difficile, scientifica; conserva
però tutta la carica di espressione che aveva per le prime
generazioni cristiane.
Ecco la prima novità: lo spostamento di accento dal
catechismo alla catechèsi. La parola catechèsi in ltalia ha
una storia che è legata alla Conircgazìone Salesiana.
Per scrupolo di documentazione riportiamo alla lettera
la testimonianza cli un grande vescovo, il compianto
mons. Norberto Perini, uno dei fondatori insieme con
don Cojazzi e mons. Montalbetti, della rivista che per
prima in Italia assunse e diffuse il nome· di Catechèsi.
<• Fu il cardinale Schustcr, arcivescovo di l\\1ilano -
si domanda mons. Perini - che si rivolse ai Salesiani
per concretare una iniziativa di cui sentiva con preoc-
cupazione e con spasimo la necessità e l'urgenza? O
fu il compianto don Ricaldone, Rettor !Vlaggiore dei
Salesiani, che, cullando l'idea di favorire l'insegnamento
religioso, pensò che l'arcivescovo di Milano l'avrebbe
subito compreso e aiutato a tradurre in pratica una
qualche iniziativa a questo riguardo? Fatto sta che nel
1932 mons. Tredici, allora vicario generale di Milano,
incontrandomi un giorno alla Stazione Nord, mi disse:
« li Cardinale ha in mente di fondare una rivista mensile
per aiutare gli insegnami di religione delle scuole medie
a compiere bene la loro missione: ti s<.:ntiresù tu di
prenderne la direzione,>?. Gli risposi:<◄ Da sòlo no; ma
se ci sta mons. Montalbetti, sì >>.
Mons. Montalbetti era allora in curia, non so se
all'ù.fficio matrimoniale o già all'ufficio della dottrina
cristiana, e contemporaneamente era direttore spirituale
ddl'lstituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Gli si parlò: e~li da solo no, ma con don Perini sl.
E fu deciso per 11 si. Allora si seppe che la pubblicazione
sarebbe stata curata dalla SEI e stampata quindi a
Torino. Era giu~to perciò che nella direzione <.:i fosse
un salesiano che abita~se a Torino.
Don Cojazzi e « Catechesi »
lo conoscevo da tempo don Cojazzi, sia come diretto-
re della <• Rivista dei Giovani 1>, sia come autore fortuna-
to della biografia di Pier Giorgio Frassati, sia come amico
del collegio di Tradate di cui io ero rettore, runico di

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mento della Catechesi:
ldire?
tutti e di ciascuno, ma specialmente dei maturandi,
che ogni anno don Cojazzi accompagnava a Pollone sulla
tomba di Pier Giorgio Frassati, o a Torino al Cottolengo,
o ai Becchi alla casetta nativa ùi Don Bosco, ùicendo
loro cose così belle, che non c'era nessuno di quei giova-
nottoni chr, al termine, non si trovasse gli occhi gonfi e
spesso I!! guance hagnatc. Don Antonio Cojazzi entrò
dunque a comporre il triumvirato della direzione con
mons. Enrico Montalbetti e con don Norberto Perini, ed
ebbe il titolo e la funzione di<• condirettore responsahile >>.
Venne subito il problema del titolo da darsi alla
rivista. Noi due (mons. Montalbetti e io) ne avevamo
in serbo parecchi che ci parevano tutti belli. Quasi
tutti in latino. Ci eravamo decisi per<< Vexilla Regù •>.
I ntervenne don Cojazzi e propose il titolo di<• Catechèsi >>.
Restammo dubbiosi. Ci parve duro, a dir la verità, in
un primo momento: un titolo dotto, pretenzioso, male
sonante. Don Cojazzi nella discussione fece luce ed
ecco Catechesi>>.
In calce alla pagina 6 del primo nwnero don Cojazzi
spiegò cosi: «Questa rivi.sta prende il nome di Catechèsi
perché con la parola catechèsi si indicava nella Chiesa
primitiva quell'insegnamento che era dato oralmente e
quiudi veniva fatto risuonare nelle orecchie>>, Chi ha
conosciuto D. Cojazzì ricorderà con quali gesti delle
mani e con quale schiocco di voce egli esprimesse
vivacemente e in termini precisi questo risonare della
parola Dio nell'orecchio dell'uomo.
Missione profetica della Chiesa
Tutta l'azione della Chiesa sì sprigiona da un mistero
amore che la porta a << farsi prossimo di tutti gli uomini
e di tutti i popoli, per diventare S!!gno universale e stru-
mento efficace della pace di Cristo>>. In questa azione
vastissima della Chiesa è inglobata anche la catechèsi.
In definitiva, la Chiesa prolunga tra gli uomini l'azione
amorosissima delle tre Persone djvinc e, in particolare,
la missione di Cristo che ha come fine di << ammettere
tutti gli uomini alla comunione con Dio n.
Rifacendoci a un concetto molto caro nel secolo scorso
al cardinale Newman e ripreso dal Concilio, occorre
notar!! che l'azione della Chiesa si articola in tre funzioni:
profetica, sacerdotale e regale. Il ministero della parola
(e quindi la catechèsi) << è l 'esercizio della missione profe-
tica di Cristo, che continua nella C'hiesll ».
La catechèsi è quindi azione di tutta La comunità ec-
clesiale; è azione di ogni singolo credente; è testimonian-
za di tutta la parola di Dio: della parola di Dio che
<• si leva dal creato •>, di quella che si può captare dalla
storia e dalla cultura di ogni popolo, dì quella soprat-
tutto che rivela dall'alleanza col popolo eletto Israele
e dall'eterna alleanza col nuovo Israele che è la Chiesa. Si
fonda su << eventi e parole intimamente connessi •>, ba come
oggetto specifico la parola di Dio fatta carne in Cristo; con
Cristo perciò «si devono confrontare le realtà mutevoli
della storia, per interpretarle c giudicarle nella luce dello
Spirito Santo, secondo le esigenze del Regno che viene>>.
Un ulteriore chiarimento: l'azione globale della Chiesa,
a prolungamento della missione dì salvezza di Gesù e
dell'opera del Padre Celeste, è un'azione che si svolge
con la parola, con la celebrazione liturgica, con la testi-
monianza della vita, anzi con tutta la vita della Chiesa,
principalmente con la predicazione viva della parola di
Dio, che non può essere sostituita da «nessun'altra
forma di diffusione del pensiero •>.
Che cos'è la catechesi
Ancora un piccolo passo avanti: il termine predica-
zione è stato scelto dal << Documento Base>> per indicare
l'esercizio del ministero profetico in tutta l'ampiezza
della sua irradiazione. È un termine esteso; analizzan-
dolo, vi si può distinguere il primo annuncio, o kèrigma,
che ha lo scopo di convertire e scuotere le anime e met-
terle a raffronto diretto con la parola di Dio, e viene
chiamato e·vangelizzazione; il culmine della predicazione
della parola dì Dio è costituito dalla predicazione
liturgica o omelia. Fra i due, sta in mezzo la catechèsi:
essa esplicita e spiega l'evangelizzazione e predispone
alla comprensione e all'ascolto dell'omelia.
La catechèsi non mira soltanto alla prima accetta-
zione del messaggio di Cristo (come l'evangelizzazione);
non è nemmeno un puro appello a una fetle già esistente
per ridestarla in vista della partecipazione liturgica
(come l'omelia). La catechèsi è un'educazione, una
iniziazione, un portare a maturazione, un'abilitazione
a ra"Lijìcare gli impegni contralti 11el battesimo, a vivere
nella Chiesa, a dare concreta testimonianza di carità.
Per usare un'altra felice espressione del «Documento
Base >>, la catechès-i è (1 trasmissi:one di una l'aro/a che
invita, interroga, provoca, consola, crea co111u,1ione e
salva>>. Se al posto del termine Parola (o accanto a qutsto)
si colloca il nome di Cristo, la frase assume cpn ìm-
medìata evidenza il suo maggiore e pii:-no significato.
Perchè allora questo rinnovamento della catechèsi?
I motivi sono diversi. In questi ultimi decenni, nella
società è avvenuto un rivolgimento profondo, causato dal-
l'esplosione industriale, culturale- e demografica. I mezzi
di comunicazione banno rivo.luzionato la vita. Si è ormai
alle soglie di un'altra rivoluzione più intensa che sconvol-
gerà lt'ttcralmente tutte le nostre tradizioni sociali: è
la rivoluzione tecnologica, determinata dalla cibernetica
(basta pensare ai formidabili calcolatori elettronici),
dall'informatica e dalla biologia. La storia sta assumendo
un ritmo febbrile di rapidizzazione. L'uomo è sottoposto
a una specie d i rifusione totale, di rinnovamento e di
tensione che lo logora.
In queste circostanze era più che necessario rifondere
e rinnovare anche la catechèsi.
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ato
Riportiamo «in presa diretta>> una relazione della visita di Paolo VI all'immenso
quartiere dei baraccati del Barrio Tondo di Manila: quattrocentomila persone
vivono qui in condizioni di estrema e degradante miseria.
Tondo - l'abbiamo già descritto in articoli precedenti - vuol dire melma,
stamberghe, canali di fognatura scoperta, un immenso letamaio dove ogni
bambino vivo è già il superstite di una feroce selezione operata dalle malattie
infantili. Il Barrio Tondo è uno dei più tragici agglomerati di miseria che si
trovino sulla terra.
li Papa è andato a vedere come vivono queste quattrocentomila persone;
è entrato in una di queste baracche e vi si è inginocchiato a pregare. Ancora
un mese dopo, nel discorso di Natale ai Cardinal i, il Santo Padre aveva negli
occhi la visione di Tondo. la fetida e degradante Tondo, dove tra le baracche
scorre l'acqua putrida e vi guazzano i bimbi ignudi e sporchi, di giorno e di
notte; e parlò « dell'impavido amore dei salesiani» per i poverissimi di Tondo.
Questo riconoscimento è la più ambita ricompensa per i confratelli che
vi lavorano e per noi quasi una indicazione programmatica per il nostro
apostolato.
Don Solaroli, direttore dell'Opera Salesiana di Tondo, accolse e accompagnò
il Papa nella visita, ed ecco la lettera che ha indirizzato ai suoi familiari in Italia.
È una narrazione rapida e scarna, scritta sotto la pressione incalzante di tante
preoccupazioni. Ma l'episodio di Tondo è stato visto dalla stampa di tutto
il mondo come uno dei momenti culminanti e più significativi di tutto il lungo
viaggio del Papa. Il Papa stesso nel discorso di Natale l'ha chiamato « quasi
un atto simbolico della carità prioritaria della Chiesa».
Mamma e fratelli carissimi,
Tondo, I7 dicembre r970
sono le cinque e tre quarti del mattino. Approfitto di queste 01e eh pausa, mentre si
aspetta il sorgere del sole, per in'l'Ìarvi mie notizie.
11i sarete forse meravigliati che non vi abbia scritto prima per raccontarvi come
siano andate le cose alla 1.11:sila del Papa. Credo che nella mia vita io non abbia
mai avuto un periodo più indaffarato e più complicato di questo. Avete saputo
dei ti.fone che ha çausato tante distruzioni e danni. Siamo ancora senza luce,
senza telefono e qualche volta senz'acqua. Manila risente ancora della mazzata
terribile dei tifoni di quest'anno, soprattutto del'ultimo detto « Yoling ».
Mentre dunque eravamo storditi dalle conseguenze dirette del tifone, ecco arrivare
la visita del Papa. Avevamo dato ospitalità in casa a duemila profughi e senza-
tetto, non c'era acqua: immaginarsi in che condizioni era la casa. Non potevamo
pulire, non potevamo lavare, non c'era verso di ottenere aiuti, dato che c'erano
troppe cose da mettere in ordine.
L a visita del Papa era stata fissata per il 29 no1.1embre. Al 28 eravamo ancora in
condizioni disperate. Come avrebbe potuto il Papa parlare al popolo, se non c'era
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l'elettricità? l\\'el tardn poml'riggio arrharo110 due generatori: uno del-
/'eserrito e 11110 t!Plla Fahbrirn di Birra San J\\,Jiguel.
Co11 i 1;e11e1alori arri1.•ò la luce e l'acqua e pote-mm(} preparare alla bell'e
meglio. Il t~(one aveni bullnto giit il nnstro muro di cinta (naturalmente
i> ancora giù) scoprendo agli ocd,i di /ulli !tt miseria che ci circonda; nelle
:::one a noi •vicine il gu1:en/(/ tira,1a su delle enormi stecconate per rendere
meno triste lo spettacolo, sopratlt1l/(J alla stampo strrmiera.
Ave1.'amo l'ordine di non preparare 1111/la di speciale e cosi facemmo. Il
nostro campo di calcio era cintato da uno steccato; di fronte facemmo
pard1eg,giare ,m camion dell'eserrito. Ai Inti del camion due canne di
bambù re,1;gevano Le bandiere filippina e pont(firia. Attorno al camion
corre•va 11110 striscione dai colori nazionali .filippini. Sul ct1111ion una sedia
e i microfoni.
nl mattino alle sei la gente cominri01:11 a prendere posto nel cortile. Nel
primo pomeriggio ew t1rttn un brulicare di uomini di ogni colme. La polizia
- dopo l'attentato deLl'aeroporto - m.:rebbe 7.:oluto intervenire i11 fmza.
,\\la qui a Tondo non re n'era affatto bi.sogno di polizia. Avevo assicurato
i romandanti deL/e forze incaricate della sicurezza del Papa. che per la gente
di Tondo mi rendevo io res·ponsabilf': e per una mezza giornata mi trovai
a tene, e a bada due generali e una sfilza di ufficiali.
Il Ptipa doi;et•a arrivare ulle quattro del pomeriggio, ma da ore e ore il
bmlichio de/In gente di•i;enta'l:a se111p1e più .fitto. Tutte le shade erano a/-
fu/latissime; i nustri cortili erano pieni come un formicaio; sui tetti la gente
si protendl:",;a come se fossero dei ballatoi. Persone mai ·viste, amici mai in-
contrati -cenfrano a implorme il fai•o1 e di poter i•edere il Papt?. .Ad aumen-
tme la confusione giungevano i giomalisti, gli ope1atori della TV, i ,eporter,
i cinemalt>gra{ari, i fotvg, ajì...
TONOO . cc Dica loro in tagalog
che D io li ama perchè sono poveri n.
TONDO. In preghiera nella nostra cappella.
6
_li/e 16,05 t,illano i fischietti della polizia; si ode la sirena e si intravede
il corteo delle macchini' in arrfro. 11 Papa è <JUÌ.
J,e macchine del seguito 7.Wzgonu dirottale nel posto prestabilito. Solo l'auto-
mobile pontificia entra nel recinto. l,·no dei nostri ragazzi si avvicina al
Papa, appena è sceso, e ojfl'e la corona di<- sa111paguit11 ,,, il fiore nazionale
filippino. Il Santo Padre sfiora con la manv la guancia di questo dicias-
settenne sulle stampelle, senza una gamba.
P()i si fwvia al camion, 1:i sale. Vi salgo anch'io, poi il Cardinale arcivescovo
dì Jiauila t il traduttore. Il Santo Padre chiede che una sedia sia data
anche al Cardinale.
r·,w signora d.el/11 zona legge il bem·enuto al Papa. Fa 1111 cenno alle
lotte che la gente del posto de1:e sostenere per poter possedere la terra
doi-e 'l:Ìve. Cita con tristezza le molte promesse di miglioramento mai
mantenute.
li Papa risponde in italiano e il discorso viene tradotto direttamente in
lingua tagalog dal nostro don Gi0'1:anni Anclreu. Tutta la gente rhe ha
accolto prima il Papa con 11n applauso calorosissimo, ascolta le me parole
con grandissima attenzione e in teso silenzio. Impossibile esprimere fa com-
mozioue degli animi quando il Papa dice: <1 Vengo fra voi come inviato
da Cristo... la Chiesa vi ama, ama voi, Poveri! ».

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TONDO . Lo famlglia visitata dal Papa.
IL PAPA A TONDO
PROCLAMA LA CARITA
PRIORITARIA
DELLA CHIESA
Vengo fra voi come inviato
da Cristo Perciò come un
Pastore al suo gregge, come
un amico, come un fratello.
Sono capo e ministro della
Chiesa cattolica; e sento il
dovere di proclamare qui,
davanti a voi, che la Chiesa
vi ama; ama voi, Poveri I...
Lasciate allora che io qui,
come umile Vicario di Cristo,
faccia risonare per voi e per
il mondo, il suo umano e
divino messaggio : « Beati i
Poveri, secondo lo spirito,
perché di essi è il regno dei
cieli» (Mt. 5, 3).
Dopo il discorso il Santo Padre lo/se la stola e la impo.re ron un abbraccio
paterno al parroco don Baralfo11i. Poi presenlò i moi doni: pa,amenti,
calici e pissidi per le tre parrocchie di Tondo. in più regalò ima generosa
ofle,ta per la rostruzione di operi' ptlrrorchiali-sociali per le ragnz:.::e.
A1ul,e la gente del posto, stringendosi aflettuosame11te attorno al Papa,
offerse i suoi regali: lavori di concliigliP e di legno eseguii, da loro.
Il Santo J.Jadrf' umde dal camion ed entra npl/11 nostra casa. Nella prima
sala sono radunati i salesiani filippini e gli aspiranti. Poi le madri e i padri
di famiglia, gli ospiti, i ragazzi orcttorirmi, le raga:::ze della parrocchia.
1\\'el mio ufficio, i nostri be11ejattori.
Dalla casa si passa ·in chiesa, dm:e sono mao/ti gli ammalnti e i vari cori
per i canti. All'entmta del Santo Padre i cori i11trmano ll voce spiegata
<i Bianco Padre>► nella traduzione e adattamento tagalog. li Papa è com-
mosso. A 1m certo punto nota per terra, steso su di una stuoia, u11
paralitico. Si avvicina, gli si i11gi11ocrltit1 acranto, gli carezza la fronte e
Lo be11edice.
Sale all'altare circondato dal picro/q rlero e dai salesinm della casa. Ac-
cnmpagnati d<,lle chitarre e dai mandolini, i cori i11to11a110 ti Padre Nostro
i11 lingua tagalog, d,e lutti i presenti cantano con le brarria aperte nel gesto
di preghiera. La cmnmozùme del Papa è più che evidente. f)i cume bmedice
lutti. Poi si ferma a carezzare i ragazzi del piccolo rlern e, lentamente,
si avvia all'uscita. Se non ci fossero le esigenze dell'orario, si vede che il
Papa non i·orrehbe starrarsi dalla folla.
C:srito di chiesa, sale sulla 111t1crlii110 scopertu, arriva fino oli'altezza della
nostra clinica e, attraverso la breccia del muro diroccato dal t1Jo11e, sopra
un acquitrino, giunge alla casa prefissata. È una stamhe,r:a. Vi entra110
solo il Santo Padre, l'arcii:escovo di l1,1anila, il segretario don Macchi e...
il vostro figliuolo.
Inginocchiati da•,:anti alle immagini sacre, che non mancano mai nelle
case filippine, il Santo Padre fa Tt•citare l'Ave i\\laria. La mamma, inter-
pretando i desideri di lutti i SUIJI familiari, dice al Papa:
- Sa11to Padre, benedite la nostra famiglia, la nostra parrocchia, la nostra
nazione e il mondo ùztero.
I I Papa arcede di tutto cuore. Poi distrilmùce ai vari membri della famiglia
Nauarro (dieci figli) almni ricordi e in fine lascia sri-wlare in mano al signor
J\\7m•arro - 1111 operaio che lat·ora salh1a1iame11le come muratore - 11110
somma per le necessità più impellenti.
Uscendo il Papa saluta la folla raccolta .mi tetti delle baracche vicine;
ha lo sguardo triste e gli ucchi 'i:e!titi di pianto nel dare uno sguardo allo
spettacolo di n,iseria estrema rhe lo circo11da.
Su.Ifa marchina scopnta e tra fil/e ali di folla plaudente riparte.
È stato un sogno durato 50 minuti. li Papa è partilo, mt1 ha lasciato nel
cuore di tutti tanta gioia e 1111 raggio dl speranza. Ce 11'è /,isognn tra le d,f-
ficoltò politico-sociali che hanno preceduto e fatto seguito alla sua i-isita.
Faccio a tutti gli auguri di buon .\\atale.
Pregate per me.
Un bado e 1m abbraccio dal vostro
~ I) _ .
~ ..tJ
( ~e_
7

1.10 Page 10

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Un nuovo
le Volon
.e'dtui .
La Chiesa ha approvato un nuovo " Istituto Secolare", che vive dello spi-
rito di Don Bosco e si inserisce tra le altre Famiglie salesiane, proponen-
dosi di allargarne la missione nel mondo con una nuova forma di apo-
stolato laicale più impegnato e aderente alle esigenze del nostro tempo.
D a qualche anno negli ambienti salesiani si parla
delle << Volontarie di Don Bosco» come di un'asso-
ciazione di cui si sa poco, e quel poco in confuso.
È giunto il momento di parlare di questa nuova fami-
glia salesiana perché la Santa Sede il 5 dicembre scorso
- anniversario della morte del servo di Dio don Filippo
Rinaldi - ha dato la sua prima approvazione ufficiale
all' Istituto Secolare delle<< Volontarie di Don Bosco>>.
Gli Istituti Secolari nella Chiesa hanno avuto ricono-
scimento giuridico solo il 2 febbraio del 1947. Prima di
quella data chi voleva consacrarsi a Dio lo poteva
fare rÌtirandosi in una casa religiosa o professando in
privato i consigli evangelici della castità, povertà e
ubbidienza. rel 1947 Pio XII, raccogliendo le esperienze
che da qualche decennio andavano facendo alcune
8 associazioni di laici, con la costituzione apostolica
«Provida Mater Ecdesia >> diede vita agli Istituti Secolari.
Da allora chi intende consacrarsi a Dio lo può fare anche
rimanendo nel mondo come gli altri laici, ma associandosi
a Istituti che con denominazione caratteristica vengono
chiamati << secolari)),
t
Tali Istituti, dopo l'approvazione pontificia, si sono
moltiplicati in ogni parte del mondo. Alcuni di essi
hanno già assunto proporzioni rilevanti per numero e per
organizzazione. Altri sono in fase di rodaggio. Tutti si
sforzano di rispondere a questo nuovo carisma che lo
Spirito Santo ha su$citato nella Chiesa del nostro tempo.
Gli Ordini e le Congregazioni religiose, nella loro
grande varietà, hanno fecondato il cammino non sempre
facile della Chiesa lungo i secoli con la loro testimonian-
za e con il loro apostolato. In ogni epoca Dio ha suscitato
nuove famiglie secondo le necessità del momento.

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2.1 Page 11

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to
DonB
... una presenza che solleva...
... una presenza che Illumina...
••
Per un rilancio del laicato
Oggi, dopo il Concilio, la Chiesa vuole rilanciare il
laicato cristiano. E questo, in due direzioni: lo rende
corresponsabile nelJa salvezza dei fratelli e lo impegna
nella animazione cristiana delle realtà terrestri, in mezzo
alle quali esso si trova a vivere per vocazione.
Per raggiun~ere questo duplice scopo la Chiesa ha
bisogno di laici più impegnati che facciano da fermento
in mezzo alJa massa senza distinguersi da essa. Ed ceco
venirle in aiuto gli Istituti Secolari, che immettono
nei vari ambienti familiari, professionali, culturali, so-
ciali, i loro membri quali elementi lievitatori, al fine
di animarli cristianamente.
Le «Volontarie di Don Bosco 1> si muovono nella
linea di questa primavera laicale. Con la loro consacra-
zione esse intendono portare al mondo un messaggio di
speranza e di gioia, nello spirito di Don Bosco.
Sono nate un po' alla macchia neJ 1917 per iniziativa
di tre exallieve dell'Oratorio delle Figlie di Maria
Ausiliatrice in Valdocco. Don Rinaldi che lo dirigeva,
intui qualcosa di grande nell'umile richiesta di quelle
tre signorine, desiderose di darsi totalmente a Dio e ai
fratelli, rimanendo nel mondo come tutte le altre. E
diede inizio a un primo esperimento di vita associata,
che aveva tutti i requisiti dei futuri Istituti Secolari:
consacrazione a Dio con i tre voti, vita secolare, aposto-
lato laicale, appartenenza non conosciuta a un Istituto.
Don Rinaldi ricordava che Don Bosco aveva vagheg-
giato, senza poterlo attuare, un suo progetto: veder
fiorire accanto ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausilia-
trice una terza Famiglia di «Salesiani esterni » (così
li aveva chiamati) che vivessero nel mondo ~ran parte
degli impegni a cui erano tenuti i «Salesiani interni ».
La Santa Sede per allora ritenne immaturo quell'esperi-
mento e Don Bosco dovette ripiegare sulla formula degli
attuali Cooperatori Salesiani. Ma la storia gli diede
ragione e oggi Don Bosco può essere annoverato tra i
precursori degli Istituti Secolari.
Forte di questa intuizione paterna, Don Rinaldi curò
la nascente Associazione, circondandola però di quel ri-
serbo· che la natura stessa della nuova vocazione ri-
chiedeva.
Una linfa salesiana genuina
Nel 1919 le prime sette candidate, nelle camerette di
Don Bosco, si consacravano a Dio nelle mani del cardinale
Cagliero, presente don Rinaldi. Mirabile coincidenza:
sessant'anni prima in quelle stesse camerette il cardinale
C~liero e i primi suoi compagni emettevano i loro
votI di salesiani nelle mani di Don Bosco; e cinquant'an-
ni prima la Società Salesiana era in festa per l'avve-
nuta approvazione pontificia. Si può quindi dire che le
Volontarie di Don Bosco hanno acceso la loro fiaccola
aHa fiamma genuina della salesianità.
9

2.2 Page 12

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... una presen>.a che dialoga...
... una presenza che consacra il lavoro...
..-
.... • i
DAe_ ..
18'
<::::.
... una prasenza che dona la vita.
11
10
Anche dopo l'elezione a Rettor Maggiore, don Rinal-
di continuò a seguire il <i piccolo gregge »prodigandovi i
tesori della sua santità ed esperienza. Ma dopo la sua
morte l'Associazione ebbe un periodo di declino: era la
prova che doveva maturare la provvidenziale istituzione.
Con l'elezione di Don Renato Ziggiotti a Rettor
Maggiore, l'Associazione risorse a nuova vita sotto la
diretta guida dell'attuale Successore di Don Bosco,
don Luigi Ricceri, allora Consigliere Superiore dei
Cooperatori Salesiani.
Oggi l' Istituto Secolare delle V.D.B. conta 23 gruppi
in haJia e 16 all'estero (Spagna, Francia, Belgio, Ceco-
slovacchia, Messico, Brasile, Cina, Argentina, Colombia,
...
Ecuador). Al Consiglio Centrale dell'Istituto però sono
già pervenute altre richieste di fondazioni in Asia e in
America. N t:l giro di 15 anni l' [:;tituto ha preso uno
sviluppo inaspettato, spiegabile solo con l'efficacia dd
carisma di Don Bosco e la protezione del servo di Dio
Don Rinaldi.
Ci si potrebbe domandare: in concreto cosa fanno le
V.D.B.? È la domanda che viene ri volta da sacerdoti e
soprattutto da signorint· che hanno una segreta aspira-
zione a questo tipo di donazione totale di sé a Dio e ai
fratelli .
Anzitutto le \\'.D.B. vogliono essere <i laiche•>. 11 loro
ideale è cli (< cercare il reg1w di Dio trattando le realtà
terrestri e orientandole a Dio» (Vaticano Il, L.G. 31).
Vivere nel mondo come Gcsì.1 di Nazarct. Cercare la
perfezione deJJa carità (< nel mondo, con i mezzi del
mondo >l. Animare cristianamente la propria famiglia,
la propria profr::-sione, il proprio ambiente di tempo
libero. Servire i fratelli con dedizione piena dentro e
fuori delle organinazioni. l\\1a in modo particolare essere
per tutti generose compagne di viaggio che camminano
insieme, che ascoltano, cbe confortano, che illuminano,
come ha fatto Gesù con i discepoli di Emmaus. E tutta
questo in uno stato di vita casta, povera, obbediente.
Si potrà chiedere ancora se hanno un apostolato spe-
cifico. No, per due motivi. Anzitutto perché un apostola-
to specifico le qualificherebbe dinanzi al mondo, compro-
mettendo in buona parte il loro carattere secolare; in
secondo luogo perché vogliono essere disponibili per
ogni tipo di prestazione nella Chiesa, dove esse ne av-
vertono la necessità.
Fermento nella massa
Sono sparse perciò dovunque: negli uffici, nelle
scuole, nelle industrie, nei gruppi spontanei, nei sinda-
cati, nei quartieri più poveri delle città, negli ambienti
parrocchiali, nei territori di mi<isione. Riconoscerle tra
molte non è facile. Lo potrebbe fare chi sapesse cogliere
la n:altà mcravìgliosa che è dentro di loro, e che si fa
trasparente anche attraverso il portamento disinvolto,
cordiale e moderno di chi vive nèl mondo.
Le V.D.B. del resto sono felici di passare inos!>er-
vate come il fermento nella massa. È questa la loro vo-
cazione. Gran parte dell'efficacia della loro presenza
è legata a questo riserbo, a questo segreto che circonda
la loro scelta vocazionale.
E noi rinunciamo a conoscerle personalmente, purché
la loro testimonianza sia fermento di santità nel mondo e
cooperi a mettere Dio sui nostri passi.
NOTA Per informazioni maggiori sull'Istituto Secolare delle
Volontarie cli Don Bosco• rivolgersi alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco - Via Maria Ausiliatrice, 32
10100 Torino.

2.3 Page 13

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Educhiamo
come
Don Bosco
Nove
segreti per
r1usc1re
a scuola
cuore agitato dalle passioni? li secondo
mezzo iJ non perdere mal un briciolo
di tempo. Frenate fa fantasia. Terzo
mezzo: abituarsi a non saltare da
una pagina all'altra, da una materia
all'altra. Quarto mezzo: m angiare a
tempo debito. Chi si mette a studiare
con /o stomaco troppo pieno. si sente su-
bito indisposto, svogliato, la tesla gli si
fa pesante. Quinto mezzo: frequen-
tare compagni studiosi e diligenti.
Ses to mezzo: giocare, ma ordinata-
m e nte . Ricreandovi. voi riacquistate
nuove forze per studiare meglio. Se ttimo
mezzo: superare con tenac ia le dif-
ficoltà c he s i Incontrano nello stu-
dio. Non lasciatevi sconfortare. abban•
« L'altra vo lta hai avuto dei voti bellissimi.
Perché adesso no? Sei diventato pigro?
Ti sveglieremo noi». Un adolescente che
era il primo della classe si vide costretto
dai suoi genitori a studiare al pomeriggio
quattro ore invece delle solite due. te-
mevano che perdesse il primato. Per
qualche tempo fece ancora degli ottimi
compiti, poi si ribellò. Cominciò a men-
tire ai genitori. Alla fine dell'anno, risultò
bocciato. Desolazione di papà e mamma.
Il ragazzo fu messo sotto sorveglianza
più stretta. Quando riportava un brut1o
voto, veniva chiuso a chiave in camera-
Sistema assurdo. È l'amore, non il rendi-
mento, che deve dirigere tutto.
In un ciclo di nove ,1 buonenottl». nel
novembre-dicembre del 1864, Don Bosco
insegno ai suoi ragazzi nove segreti per
riuscire bene a scuola. Glieli incideva nel-
l'anima prima che andassero a dormire,
in una specie di invisibile microsolco, ini-
ziando sempre con una battuta o un epi-
sodio interessante; alfa fine chiudeva con
/'enunciato del segreto. Augurava « buo-
na notte 11; I ragazzi gli rispondevano
11 grazie» e non smettevano di sorridergli
e di fissarlo mentre lui li carezzava col suo
sguardo.
Primo mezzo per studiar bene il Il
timor di Dio. la sapienza degli uomini
deriva da quella di Dio. Come volete che
un ragazzo superi le difficoltà scolastiche
senza l'aiuto di Dio? E poi che piacere
volete che provi nello studio chi ha il
donando lo studio a metà. Ottavo mez-
zo: occuparsi esclusivamente di
cose che riguardano la scuola. VI
dirò adess o il mezzo principale: ri-
corre re sempre con la preghiera alla
Madonna. Maria è sede della Sapienza
ed è nostra Madre; prima di mettervi a
studiare. non dimenticatevi mai di dire
un'Ave Mana alla Madonna.
Don Bosco si basava su una concezione
integrale della scuola: i ragazzi devono
vivere a scuola come in un prolungamento
della famiglia. Come nella famiglia, anche
nella scuola è l'amore che deve regnare
sovrano. Diversamente. sono guai.
*
Molti genitori agi scono in modo
assolutamente insensato quando si
basano su risultati eccellenti riportati oc-
casionalmente dal loro figlio per dirgli:
I genitori dovrebbero ricordarsi
che ìl ra gazzo a scuola non ha solo
la missione di imparare; deve anche
(ed è la cosa più difficile) integrarsi
socialmente. A 6 anni, la maggior parte
deì fanciulli non sanno quasi niente del
toro compagno di banco; all'interno della
comunità scolastica, vivono come indi-
vidui isolati. A 8 o 9 anni, gli scolaretti
formano gruppi che fanno blocco per
opporsi all'insegnante. Comincia l'asso-
ciazionismo: all'interno di questi gruppi
si instaura tacitamente una legge analoga
a quella che, in un pollaio, stabilisce l'or-
dine in cui ciascuno deve dare o ricevere
una beccata. È il momento allora in cui
il ragazzo per trarre profitto negli studi ha
bisogno della ricetta dei nove mezzi sug-
geriti da Don Bosco, altrimenti sbanda.
Nella preadolescenza cominciano
a delinearsi alcuni caratteri tipici.
C'è il ragazzo modello, mai incline al
disordine, ben visto dall'insegnante, ma
non dai compagni. C'è il ragazzo buf-
fone che fa ridere tutti, mette in ridicolo
l'Insegnante e semina il disordine; in ge-
nerale è un ragazzo che cerca di attirare
l'attenzione, di farsi amare; probabilmente
non trova abbastanza affetto a casa. C'è
il tipo in gamba, che tutti invidiano;
primeggia negli sport; picchia i cattivi,
ma diventa spesso anche lui un duro.
C'è il ragauo noioso, che non finisce
mai di scocciare perché vuol sapere
tutto. C'è il ragazzo innocuo, amico
di tutti; ha bisogno di essere incoraggiato.
perché facilmente cede alla pigrizia. E
c'è il ragazzo frustrato, con cui nes-
suno scherza, lasciato in oisparte, vittima
di tutti. Sono ragazzi, questi, che han bi-
sogno di amore, se si vuole che riescano
bene a scuola.
11

2.4 Page 14

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Don
12
.otti ha celebnttolaM
D on Renato Ziggiotti, Rettor Mag-
giore emerito, 1'8 dicembre scorso,
festa dell'Immacolata, al Colle Don
Bosco ha celebrato la sua Messa
d'oro.
Insieme con questa ricorrenza cin-
quantenaria don Ziggiotti ha voluto
commemorare anche il suo settante-
simo anniversario di << vita salesiana >>.
Infatti settant'anni fa, a sÒli sette anni,
fece il suo primo ingresso nel col-
legio Manfredini di Este. Ivi, con
l'ispirazione del Signore e l'intervento
discreto dei superiori, maturò la sua
vocazione alla vita salesiana e sacer-
dotale. L'accostamento delle due date
è suo: egli considera le due ricor-
renze come le componenti di una
sola grande grazia.
In questa felice circostanza una
idea lo domina, e l'ha voluta ricor-
dare anche nella cartolina ricordo:
la' preoccupazione di trovare anime

2.5 Page 15

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aperte a intendere la grandezza del
doppio privilegio della elevazione alla
dignità sacerdotale e della vocazione
religiosa, disposte quindi ad aiutarlo
a ringraziarne il Signore.
A questo rendimento di grazie
volle partecipare il Rettor Maggiore
con tutti i Superiori del Consiglio
che si trovavano in sede. Essi con la
loro presenza hanno inteso dare alla
ricorrenza il significato della gratitu-
dine di tutta la nostra Famiglia per
il bene ricevuto dal festeggiato du-
rante l'intera vita salesiana e soprat-
tutto nei tredici anni del suo governo:
anni caratterizzati da un'attività in-
tensa e benefica.
È noto che il compianto don Rical-
done ha lasciato al suo successo-
re una Congregazione vigorosamente
~d'oro
in marcia. Occorreva, dopo gli scon-
volgimenti ~ella guerra, controllarne
di persona il ritmo, il rigoglio esu-
berante di uomini e -di opere. E
don Ziggiotti si sobbarcò· con in-
trepidezza a fatiche di autentico pio-
niere. Volle vedere con i suoi occhi,
sentire soprattutto con il suo cuore
di padre le ansie, i progetti, le pene
e le speranze dei suoi figliuoli.
Per questo visitò continenti, città,
villaggi, capanne, volò per tutti i
cieli, attraversò mari, monti, fiumi
con tutti i mezzi, arrivando dovunque
c'era un palpito di vita salesiana.
Un'odissea sfibrante di mesi, di anni,
che fece però sentire ai Confratelli
la presenza viva di Don Bosco.
Questo fu il Rettorato di don Zig-
giotti.
Memori e grate per le straordi-
narie benemerenze del Rettor Mag-
giore emerito, oltre i Superiori Mag-
giori alla celebrazione hanno parteci-
pato numerosissime rappresentanze di
Figlie di Maria Ausiliatrice, Coope-
ratori c Cooperatrici, Exallievi, Volon-
tarie di Don Bosco e confratelli di
varie case.
li Rettor Maggiore nell'omelia della
concelebrazione, dopo aver presentato
in sintesi la vita e l'opera di don Zig-
giotti, tutta intessuta «di bontà e di
evangelica e salesiana semplicità >>, ag-
giungeva:
<( Don Ziggiotti, allergico alle com-
plicazioni, dava ai problemi il via
con molta semplicità e disinvoltura.
Voleva solo un collaudo: che le so-
luzioni fossero salesiane fino all'osso.
E guai a toccargli questo marchio:
la salesianità.
E questa salesianità, da lui assor-
bita fin dalla prima fanciullezza, tra-
spira da tutti i pori della sua anima,
perennemente giovanile. Per questo
lavorò sempre e solo per l'afferma-
zione dell'ideale salesiano, che è
quanto dire l' ideale di Don Bosco.
E quando le circostanze gli fecero
ritenere giunto il momento che pas-
sasse ad altre mani il pesante carico
della Congregazione, egli lo fece con
quella sua caratteristica semplicità, ma
insieme con quel senso profondo di
amore a Don Bosco che ha sempre
animato la sua vita e guidato i suoi
passi.
Tutti noi ricordiamo con che na-
turalezza nell'ultimo Capitolo Gene-
rale a Roma rassegnò le dimissioni
nelle mani dell'assemblea e andò a
occupare uno dei banchi della sala.
E quando don Ziggiotti s'inginocchiò
ai piedi di chi doveva succedergli per
domandargli la benedizione, tutti sen-
tirono con profonda commozione che
egli con la semplicità delle anime
veramente grandi passava dal ruolo
di padre della nostra famiglia a quello
di figlio, e quale figlio!. ..
Il nostro amato don ZiggiÒtti - con-
cludeva il Rettor Maggiore - è pas-
sato alla storia della Congregazione
in questo atteggiamento interiore ed
esteriore. Uomo semplice nella sua
illuminante statura umana e spiri-
tuale».
Ora don Ziggiotti ha ancora un'a:.
spirazione vivissima: contemplare in
San Pietro, nella gloria del Bernini,
il venerabile Don Rua, che egli, gio-
vane chierico, ebbe il privilegio di
assistere in una delle ultime notti della
vita terrena, meritandosi con le sue
filiali premure una bel <e Bravo, Zig-
giotti ! », uscito più dal cuore che
dalle labbra del morente.
In questa attesa non aspira ad altri
traguardi che a quello di raggiungere
nuove mete sul piano spirituale, nel-
l'attuazione di un'ubbidienza che lo
allinea, con lezioni quotidiane di
umiltà, ai confratelli già da lui diretti.
La sua presenza al Colle Don Bosco
rende il Tempio più ricco, le funzioni
più preziose, i pellegrini più nume-
rosi e qualificati. Ai Becchi, con lui,
sembra quasi d'incontrarsi con Don
Bosco.
Interprete dei sentimenti di tutta
la Famiglia dei Cooperatori e dei
Lettori, il Bollettùw Salesiano si
unisce all'omaggio che il Rettor Mag-
giore con i membri del Consiglio
Superiore e le numerose rappresen-
tanze gli hanno tributato a nome di
tutta la Congregazione, e a quello
non meno cordiale dei confratelli che
vivono e operano con lui al Colle
Don Bosco.
13

2.6 Page 16

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Lattività che fiorisce tra i Cooperatori . Salesiani
nel!' l,;pcttoria Australiana ha un raggio molto
esteso. Qui mi limito a descrivere un C'entro specifico
di Cooperatori, quelli di Adelaide, per maggiormente
focalizzare l'interesse.
Per analogia si possono assimilare a questo Centro
tipico anche gh altri undici Centri di Cooperatori fun-
zionanti in Australia.
Ad Adelaide, capitale ddlo Stato del Sud Australia,
i! sorto un complesso salesiano di opere che comprende
un orfanotrofio, un \\'asto edificio cli scuole primarie c
secondarie e una parrocchia. Anche le Figlie di Maria
Ausiliatrice lavorano nelle ~cuolc elementari della par-
rocchia.
I Cooperatori qu.i vengono scelti da un gran mazzo
di gente; i più attivi sono quelli che si occupano del
funzionamento delle scuole diurne. La maggior parte
hanno i loro ragazzi che frequentano la scuola, oppure
sono amici dei ~cnitori degli allievi. Alcuni di loro hanno
già visto i figh terminare gli studi e accedere ai corsi
universitari, ma mantengono sempre vivo l'interessa-
mento alle opere salesiane. Le tasse scolastiche sono
tenute al minimo livello e il lavoro degli insegnanti sale-
siani e dei loro colleghi laici riscuote un altissimo apprez-
zamento da parte della gente, che non lascia occasione
per dimostrarlo.
Questo gruppo di Cooperatori si raduna tre volte al-
l'anno in numero oscillante dal 250 ai 300 soci. Lo sc<>pO
principale di un tale convegno è quello di discutere
sulle varie forme di coopera21one. 11 direttore e il pre-
side della Scuola tengono la relazione. Segue un'altra
relazione da parte dei dirigenti ddl'Associazione su par-
ticolari progetti, messi poi in discussione. In queste
assemblee generali il direttore si limita a spiegare i
princìpi del sistema educativo di Don Bosco, esortando
1 Cooperatori ad applicarlo nelle loro famiglie e nelle
situazioni che si presentano giorno per giorno. TI De-
legato dei Cooperatori appoggia queste norme di educa-
zione e tratta qualche altro tema similare.
Questo complesso abbastanza grande di Cooperatori
è rappresentato e diretto da un Comitato di quindici
consiglieri che ogni mese si riuniscono col direttore e
con i salesiani più anziani della comunità di Adelaide.
In questi .raduni vengono discussi nei minimi parti-
colari i piani e i progetti scolastici in cui i: inten-ssata
la consulenza e l'opera dei Cooperatori.
Così
lavorano
i Cooperatori
inAus._...... ·a
L'Ispettore Salesiano del/'Australia,
don Terence Jennings, ci ha
rapidamente steso questo <<report »,
tutto dati e .(atti, su una delle
attività che svolgono i
Cooperatori Salesiani in Australia.
ENGADINE (Australi■ ). I genitori del ragazzi
del cc Boys' Town », divenuti Coope ratori,
sono sempre pronti a collaborare con gll
educatori dei loro figi!. O.ui gli amavi nella
gita annuale, finandata dal Cooperatori, che
panuno anche al servl-..1 logistici.
Ramificazione funzionale
Un cospicuo numero cli sotto-comitati (ognuno rap-
presentato nel comitato superiore) si incarica di mettere
tn esecuzione i piani progettati. Facciamo un esempio:
un piccolo gruppo d.i Cooperatori è addetto al con-
trollo dei trasporti che il • Bus» scolastico degli allievi
effettua avanti e indietro ogni giorno dalla Scuola;
un altro gruppo sorveglia la vendita dei libri scolastici
e la cartoleria, eccetera. Alle vendite sono preposte
cinque o sei signore cooperatrici. La banda musicale
della scuola ha il proprio sotto-comitato che si incarica
del trasporto e del raduno dei musicanti quando la
banda viene chiamata a suonare in qualche località
e prende cura delle uniformi e degli strumenti musicali
Di particolare interesse è il «Gruppo Manutenzione ~-
1n sci o sette uof)'lini capeggiati da un esperto di affari,
il gruppo si prende cura di tutte le riparazioni e guasti
che affi.iggono l'edificio scolastico e le abitazioni: finestre,
porte, infissi, decorazioni, idraulica, elettricità, eccetera.
14 Tutto ciò in definitiva porta a un risparmio considerc-

2.7 Page 17

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vole per tutta la comunità. Talvolta vengono iniziati
Lavori più grossi e allora tutti gli uomini sono chiamati
a raccolta: lavorano cl.i sera e nel tempo I.ibero di fine
sctlimana.
ln tutta questa attività vi è naturalmente una stretta
interdipendenza a vari Livelli con i salesiani. Un simile
lavoro a spalla fayorisce il sorgere dello l\\pirito di corpo
e della fraternità. Questa felice fusione tra laici e reli-
giosi è l'invidia delle altre scuole cattoliche e ha strap-
pato un alto elogio da parte dell'arcivescovo di Ade-
laide, mons. 1\\latthew Beovich.
Due risultati
Due risultati saltano suhito agli occhi da questa coo-
perazione. I Cooperatori Salesiani menano un gran vanto
della loro Scuola e del suo progrei-sivo dilatarsi; e real-
mente se lo meritano. Càpita molto spesso di vederli
pilotare i visitatori a <lare uno sguardo alla <• nostra
scuola >l, (così la chiamano). E secon<lo: l'influenza del
sistema salesiano nelle famiglie è in continuo aumento.
li BoUettino Salesiano e il 1, Calendario Salesiano 11 vi
trovano un facile accesso.
11 direttore di questa scuola, don Laws, ha mostrato
spirito d'iniziativa anche nell'organizzare i giovani Coo-
peratori. Ha fatto cosi. Nelle scuole australiane vige il
sistema degli assistenti o prefetti di vigilanza. Lui ha
scelto e selezionato i ragazzi più alti e ha affidato loro
diverse responsabilità di fronte ai compagni più gio-
vani. Dopo un breve periodo di formazione e di tiro-
cinio, con l'aiuto degli altri confratelli salesiani, ha rag-
gruppato questi ragazzoni di 16 e 18 anni in una As-
sociazione ,Junior di Giovani Cooperatori Salesiani. Ha
dato loro delle responsabilità nella conduzione della
scuola; pcr esempio la sorveglianza negli incroci stra-
dali all'ingresso della Scuola, l'incarico degli attre-.:zi
sportivi e altre cose. Quei giovani 'ii mostrarono felici
nel ricevere il loro diploma di Cooperatori dalle mani
del Presidente locale, il signor F. Kcvin.
Chi visita la scuola rimane i.mpreissi~nato dall'affia-
tamento che vige tra gli insegnanti e gli allievi e i solerti
Cooperatori che Li fiancheggiano.
Don Bosco si trovava a Parigi. nel 1883.
La gente gli faceva ressa intorno.
«All'improvviso, adocchiato in mezzo
alla folla un giovanotto dall'aspetto di-
stinto che egli non aveva mai veduto,
gli fece cenno di avvicinarsi.
- Che cosa fa lei a Parigi? - gli do-
mandò.
- Vado a/l'Università e frequento la fa-
coltà di legge - rispose il giovane.
- Mi faccia vedere quel libro che tiene
in mano.
Era il messalino. Don Bosco gli strinse
forte la mano, poi gli disse:
- Lei presto sarà dei nostri.
Dopo messa, lo rivide, l'invitò a farsi
sacerdote salesiano e gli ripeté:
- L'aspetto presto a Torino. Venga
con noi.
E cosi avvenne».
*
Il Santo Padre Paolo VI, al primo Con-
gresso dei Direttori nazionali vocazioni
dei Paesi d'Europa, tracciò una linea
pastorale per la ricerca dei «prescelti
da Dio» in mezzo alle masse giovanili.
Occorre:
- coltivare il silenzio interiore;
- stare a contatto con Dio, con la pre-
ghiera;
- scoprire Gesù nel Vangelo, familia-
rizzandosi con la Parola di Dio;
- partecipare alla vita della Chiesa;
- avvicinare qualche sacerdote che sap-
pia comprendere paternamente i segreti
dell'anima e sia vicino come maestro,
guida, amico.
*
Ragazzo che leggi, i Salesiani ti dicono:
«Cerca di conoscerci e di comprenderci.
Noi crediamo talmente al nostro lavoro
apostolico che vorremmo dividerlo con
te, per darti tanta gioia e per lanciarti
a far del bene a tantissimi ragazzi C,)me
te. Vieni con noi 7 ».
15

2.8 Page 18

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11 «Centro Agricolo Don Bosco»
di Carrasquero in Venezuela ogni
anno accoglie trecento giovani con-
tadini, poveri in tutti i sensi, e li
restituisce al loro villaggio spe-
cializzati in una coltivaz.ione delle
rimessa a nuovo, e
lavoro sociale e
€' ~.
L'indio guajiro [prol;-
strabuzza gli occhi, ·
la
nuca, in fine azzarda la domanda:
- Padre, che benedizione ha dato
usted al suo campo?
Lui è pastore di capre; la sua pelle
color cioccolato è male incartata in
abiti frusti, i. suoi occhi non hanno
visto finora che il verde stentato della
savana, residui di sale lasciati dal
mare sulla laguna, il manto bianco e
nero delle capre. Le sue capre le
porta qua e là, le munge, le vende,
le squarta, le mangia. Vive parassita
delle capre. E ora non riesce a capire
come faccia il buon padre salesiano
a ottenere - li nel Centro Agricolo di
Carrasquero - quei campi miracolosi
con le piante tutte in fila che produ-
cono frutti in qualsiasi mese dell'an-
no. Sotto sotto, lui ne è sicuro, ci
deve essere qualche sortilegio. E
azzarda la domanda:
- Padre, che benedizione ha dato
usted al suo campo?
- Nessuna benedizione, amigo,
ma mucho trabajo - e don Piovi::san,
il catechista del Centro, sorride
sicuro di aver colpito nel segno:
quel «molto lavoro » è proprio ciò
che non piace all'indio guajiro.
È questa una delle tante lezioni
che l'opera salesiana di Carrasquero
in Venezuela imparte, anche senza
volerlo, anche a chi non vuole ri-
ceverne. Quattro anni fa quello
era un luogo da capre, arido e dispe-
rato. Ora buona parte dei 450 ettari
del Centro sono già spianati dal
caterpillar, irrigati, concimati, se-
minati. E hanno ripagato generosa-
mente le fatiche. Dieci salesiani, 22
istruttori laici e quasi trecento giova-
notti indi color cioccolato hanno fatto
fiorire il deserto. Nella parte re-
sidenziale i nove edifici a pian ter-
reno sono sommersi dal trionfo del
verde e dei fiori.
E il <i sortilegio >} raggiunge anche
le persone. ~ L a trasformazione -
dice don Friso, direttore del Centro -
16 che questi ragazzi realizzano in un
I
mc
di Don ENZO BIANCO
anno di scuola, ci lascia stupiti. I
miei confratelli sono entusiasti dei
risultati. che ottengono sul piano
spirituale e morale. Ne beneficiano
in pieno anche loro, perché. non
ostante le grosse difficoltà, il caldo,
il lavoro senza soste, si appassiona-
no sempre più alla loro missione>>.
Anche questa è una lezione he
viene da Carrasquero. --"-~Ì,K
Condizione: e
Mi ci sono voluti l'aereo e più di
due ore di jeep su strade a tratti
impossibili, per arrivare. 11 termo-
metro segna 28 gradi all'ombra,
mi sento in un bagno di sudore,
ma i ragazzi del Centro Don Bosco si
raggomitolano nelle spalle e dicono:
<i Padre, lzace frio », fa freddo. Loro
hanno freddo. Dal punto di vista
equatoriale è esatto. Di solito hanno
35 all'ombra, e ci stanno cosi bene,
sotto q_uel solleone.
Sono trecento ragazzi fra i quat-
tordici e i vent'anni, provenienti
da tutte le parti della campagna
venezuelana, a condizione di essere
·poveri, di aver terminato le ele-
mentari o quasi, di voler lavorare i
mpi. Erano davvero poveri: mate-
rialmente, intellettualmente, social-
mente, spiritualmente. Ragazzi che
per venire a Carrasquero si son
fatti prestare le scarpe e la camicia.
Ragazzi che sovente non sanno chi
sia il loro padre, che talvolta sono
senza battesimo e molto spesso non
hanno fatto la prima comunione.
Ragazzi pieni di mancanze materiali,
che dicono con candore: «Io non

2.9 Page 19

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sapevo che fosse male, d'ora in-
nanzi non lo farò più ».
Molti di loro sono gli autentici
abitanti del Venezuela, figli della
selva. Arco e freccia sono un ri-
cordo dei nonni; essi lasceranno il
machete per il trattore, la pastorizia
per le colture razionali. Si preparano
per il futuro agricolo del Venezuela.
Perché il Venezuela non può vi-
vere di solo petrolio, come faceva in
questi anni. Ha bisogno di industria,
e moltissimi giovani lasciano l'interno
e corronò nelle grandi città ma non
sanno fare nulla, si ammucchiano
nelle bidonvilles, vegetano in condi-
zioni infraumane. Ma il Venezuela
ha ancor più bisogno di agricoltura.
Intanto, ha territori da «terra pro-
messa» (a Carrasquero si può rac-
cogliere m qualsiasi mese dell'anno
quasi ogni prodotto dei tropici). E poi
a guardarsi attorno risulta che le
nazioni a forte industrializzazione
sono anche nazioni a forte produzione
agricola. Le due cose marciano in-
sieme. Gli Stati Uniti esportano i
prodotti dei loro campi. Ora il
Venezuela ha .scorte di petrolio per
venticinque anni; in questi venti-
cinque anni deve assolutamente com-
piere il suo «decollo » industriale e
agricolo, se non vuole perdere l'ap-
puntamento con il benessere che la
storia gli offre su un piatto di argento.
L'opera salesiana cli Carrasquero
ha significato proprio in questa
cornice generale. Cosi l'hanno vista
le autorità che l'hanno voluta. Conta
solo quattro anni di vita e un migliaio
scarso di exallievi, ma è già servita
come scuola pilota per altri centri
del genere. L'ente governativo che
li coordina (l'INCE) voleva affidarli
tutti ai salesiani; per mancanza di
personale non fu possibile accettare.
L'attuale presidente del Venezuela,
Caldera, venne in visita a Carra-
squero e disse: «Questa istituzione
è il semenzaio della riforma agricola
del nostro paese>>. C'è del vero nelle
sue parole. Quattro anni di esperi-
menti possono sembrare un'inezia se
visti con la mentalità europea delle
istituzioni plurisecolari e intangibili;
sono molti per un paese che cambia
di volto ogni anno, dove basta get-
tare un ponte o una diga per ri-
voluzionare la geografia economica e
sociale di intere regioni.
I trecento .ragazzi del Centro in
queste cose ci vivono immersi, pro-
tagonisti inconsapevoli e di buona vo-
lontà. Sono stati scelti nei territori
dove sorgeranno i centri agricoli della
riforma: tornando, troveranno subito
e presto l'ambiente adatto per mettere
in pratica quel che hanno imparato.
E dato che le idee sono contagiose
come il raffreddore, le trasmette-
ranno ai fratelli, agli amici, ai vicini.
Un prezzo,·o~ o
.)r~-,
~
In questo re~ngolo del ene-
zuela, a trenta chilometri dal confine
con la Colombia, terra di semiciviliz-
zati, di contrabbandieri, di saline e
di capre, i salesiani si erano fatti
vivi fin dal 1902. Erano arrivati con
una grande statua di Maria Ausilia-
trice, avevano costruito una casa,
avevano tentato di impiantare una
scuola agricola per i ra~azzi poveri.
Ma non era possibile vivere, allora,
da quelle parti. Dopo qualche anno
dovettero darsi per vinti. Andando-
sene lasciarono sul posto, in attesa,
la statua di Maria Ausiliatrice. Ora
sono tornati, pochi chilometri più
lontano. Hanno rintracciato la loro
Madonna e l'hanno intronizzata nella
nuova chiesa.
Arrivò dapprima un salesiano solo,
nel 1966, per sorvegliare la costruzione
del Centro. Trovò una manciata di
catapecchie. Carrasquero era nato
all'inizio del secolo, con una compa-
gnia inglese che s'era messa a estrarre
asfalto da una montagna vicina e lo
trasportava con una ferrovia fin li
in riva al Rio Lirnon. Poi la compagnia
se n'era andata e il paesucolo era
piombato nello squallore. Il primo
salesiano nel 1966 non trovò né tele-
fono, né telegrafo, né strada asfal-
tata né acqua potabile. Nessun sa-
cerdote si era mai presa cura sistema-
tica delle migliaia .di indi sparsi li
attorno. Senza volerlo il salesiano si
trovò investito di tutta l'autorità del 17

2.10 Page 20

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luogo: fu capo civile, militare, ec-
clesiastico, doganale.
La scuola cominciò nel 1967. Era
finanziata dalla Shell, secondo un
complicato piano di assistenza sco-
lastica che le ,;ocietà petroliere devono
adempiere per poter sfruttare il sot-
tosuolo venezuelano (ogni cento ope-
rai assunti, <lue giovani devono
essere mantenuti agli studi). Un prez-
zo onesto per la Sh<.'11, un'iniziativa
saggia del Governo. Governo e Shell
si erano trovati concordi nell'af-
fidare il Centro ai salesiani, cioè a colo-
ro che:- avevano aperto la prima scuola
agricola nella storia del paese, e che
al momento mandavano avanti a
Naguanagua la più efficiente.
1 rngazzi venuti a Carrasquero fre-
quentano un corso di un solo anno,
anzi di dieci mc:1i, da gennaio a
ottobre, quando di solito non cade
una sola goccia d'acqua. Poi, in no-
vembre e dicembre si aprono le
cateratte e arrivano le inondazioni.
Nei dieci mesi i ragazzi imparano la
coltivazionl' <li un solo prodotto, quello
piì1 comune nelle loro terre (la ban:ma,
o la canoa da zucchero, il riso, il
tabacco, le angurie, g li agrumi), ma
imparano a fondo, diventano veri
esperti nella loro specializzazione.
Carrasquero { Ve-
nHuela). Ragazzi
dell'Oratorio con
don Gelindo Pio-
vesan.
La zona di Carrasquero fu scelta
perché aveva le carte in regola: era
completamente abbandonata, e ave-
va terreni ricchissimi e facilmente
irrigabili. E poi c'era il dovere morale
di restituire a quella regione - in
cambio di tanto pètrolio pompato -
qualche cosa di utile.
Qui i trecento ragazzi si trovano
bene. Sono robusti e atletici, moral-
mente sani o recuperabili. Si alzano
con il sole alle cinque e mezzo, poi
pregano e ricevono un po' di istru-
zione reli~iosa. Dopo colazione subito
nei campi al lavoro, attorno alla loro
coltivazione, che seguono giorno dopo
giorno con interesse e compiacimento.
Anche la domenica alcuni vanno a
darle una sbirciatina, p1.:r vedere come
sta. Nel pomeriggio hanno un'!Jra
di scuola per imparare tutti i segreti
della loro pianta. Poi di nuovo lavorò
nei campi, poi altra scuola per im-
parare la lingua e a far di conto.
Ogni sera hanno qualcosa di spe-
ciale: filmine, cinema, televisione, ma
anche teatro, d eclamazione, canti,
ritmi delle loro terre. Impanino a
presentarsi in pubblico, a parlare,
18 a vincere il ~ trac 1>.
<• L a nostra attività educativa - di-
ce il loro catechista don Piovesan -
si ispira a tre princìpi. Il primo, verti-
cale: vogliamo fare di loro dei veri
cristiani, convinti che il messaggio di
Cristo è capace di cambiare il mo11do.
JI secondo, orizzontale: vogliamo
che imparino ad aprirsi all'incontro
con gli altri, sul piano dell'amicizia
e sul piano sociale della collaborazione.
Terzo principio: vogliamo che si pre-
parino a formar<! una famiglia vera-
mente cristiana. C'è tanto da fare
sotto questo punto di vista qui in
Venezuela. li loro esempio, nei
loro villaggi, avrà molto peso•>.
La metamorfosi che compiono nei
dieci mesi è sorprendente. Arrivano
a gennaio, ché sono allo stato di
bruco, culturalmente e religiosamen-
te sottosviluppati. r genitori non
potevano dar loro ciò che non avevano.
In tanti villaggi dell'interno il sa-
èerdote lo si vede qualche volta al-
l'anno ; e lo si guarda in un certo mo-
do; e lui non ha tempo di parlare
a tu per tu. A Carrasqucro invece il
salesiano Yive con loro, lavora con
loro, gioca con loro. Si accorgono che
Yuole loro bene, e fanno amicizia.
Un'amicizia semplice e profonda che
presto prende le sfumature della
gratitudine e della docilità. Diventa
così possibile il lavoro di formazione.
Impiegano due o tre me8i a pren-
dere interesse per il lavoro. Sapevano
che a far niente ,,i fatica di meno. l\\Ia
qui vedono le loro piante che crescono
in modo prodigioso, pensano che un
giorno potranno lavorare così nel loro
campo e procurare il benesst!re per
la loro famiglia, e si buttano a capo-
fitto.
Lo stesso accade per la scuola:
dapprima la odiano. Vengono divisi
in gruppi omogenei per preparazione
e capacità, e quasi costretti a studiare.
Poi capiscono che devono studiare se
vogliono diventare uomini.
Per stimolarli sul piano umano il
consigliere don Rangcl li organizza
in gruppi vari di attività. C'è il
gruppo sportivo che impara a cono-
scere i regolamenti, a tracciare i cam-
pi e a guidare le attività dei loro com-
pagni. C'è il gru1)1)0 arti~tico che pre-
para bacheche ma sfoglia anche i
,·olumi d'arte; il gruppo culturale
che prepara manifestazioni varie. A
poco a poco la tavolozza degli interes-
si si arricchisce, la conversazione
si fa meno banale, i problemi del
mondo si affacciano all'orizzonte di
questi ragazzi della selva.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Hanno una religiosità
spontanea e gioiosa
e il loro incontro con Dio è
Viene preparato e ap-
profondito sia con l'insegnamento
catechetico che con la vita di fede.
Dice don Piovesan: << Nell'insegna-
mento, durante il primo mese cerchia-
mo di avviare una promozione soprat-
tutto umana. Vengono loro presentati
i grandi problemi del mondo at-
tuale, che sono in sostanza i loro pro-
blemi personali: povertà, gioventù
abbandonata o sbandata, sottosvilup-
po. Essi si interrogano sulle pos-
sibili soluzioni, si sentono personal-
mente impegnati a cercarle. Diventa
allora facile orientarli al messaggio
cristiano come all'idea-forza capace
di migliorare il mondo. Presentiamo
allora ai ragazzi una sintesi della storia
della salvezza, i sacramenti, i coman-
damenti. A partire da aprile mettiamo
nelle loro mani un testo, e appro-
fondiamo tutto il discorso religioso >l.
Di pari passo si avvia l'insegna-
mento vitale. Le buone notti, la
Liturgia, le tavole rotonde, permet-
tono di cogliere la presenza operante
di Dio nella vita e nelle azioni di
ogni giorno. L'anno liturgico vis-
suto passo passo, le prime comunioni
e le cresime, sono momenti forti.
La religiosità di questi giovanotti
di 18-20 anni è molto semplice,
spontanea e gioiosa. Hanno bisogno
di puntellarla con oggetti, gesti, raf-
figurazioni. Partecipano con tutta
l'anima alle processioni. Il Centro ha
un lago artificiale e un isolotto in
mezzo: vi banno costruito un ponte,
e hanno trasformato l'isolotto in un
giardino che onora una statua del-
!'Ausiliatrice; vanno fin Il, la sera,
a pregare, da soli o a gruppi, invitati
o spontaneamente.
Una trentina di ragazzi più sen-
sibili costituiscono il gruppo Dome-
nico Savio, incaricato delle funzioni
liturgiche, e aiutano i compagni a
formarsi una religiositJ più matura.
Una volta alla seuimana, dopo
cena, viene proposto loro un tema
da discutere. Si dividono in gruppi,
formulano i loro punti di vista, poi
si ritrovano tutti insieme a riferi-
re e aprono il dibattito. Affrontano
cosi i problemi sociali e religiosi
dei nostri tempi, e con l'aiuto di un
superiore ricavano le loro conclusioni.
Una conclusione, tutt'altro che nelle
nuvole, fu che avrebbero dovuto fare
qualcosa per un exallievo del Centro
che non era riuscito a sistemarsi e
ora vive con la moglie e due figli in
una capanna di ~an~o. Decisero c~e
bisognava costrmrgh una casetta m
mattoni. Alcuni di loro si sono nesimo, c'è tutto da rifare. Gli adulti
costituiti in gruppo di azione so- sono quasi irricuperabili, bisogna
ciale e passano il tempo libero a ricominciare tutto partendo dai bam-
fare i muratori; tutti quanti risparmia- bini, i salesiani lo sanno. E fanno i
no gli spiccioli, e ogni settimana con- catechismi, fanno l'oratorio. Un m'is-
segnano al direttore una manciata d! sionario anziano ma instancabile, don
sudatissimi bolfvares per comperare t Farina, visita i villaggi a uno a uno,
mattoni. Questi ragazzi sanno cos'è Ja parla con tutti, risolve i piccoli pro-
povertà, perché quasi tuttil'hanno vis- blemi, catechizza i bambini, ce-
suta nella propria carne, e si dimostrano lebra la messa. L'estate scorsa i
sensibilissimi alla sofferenza altrui. chierici dello studentato filosofico sono
Don Piovesan ha pure fondato il stati a Carrasquero per una vacanza di
club Don Bosco, che lo aiuta a fare lavoro indimenticabile: hanno girato
il catechismo nel suo fantomatico il paese casa per casa redigendo il
oratorio. Ogni settimana convoca i censimento della parrocchia, hanno
ragazzi del club e li prepara a fare il aiutato i sacerdoti che predicavano le
catechismo ai ragazzi guajiro dei <<missioni» nei villaggi più grandi.
dintorni. Poi il sabato li carica sulla Un rustico bucato per restituire alle
jeep e li porta con sé in uno dei tanti anime un po' di candore. I salesiani
villaggi. I bambini del villaggio ac- insegnano religione nelle poche scuo-
corrono, felici di giocare con quei . lette elementari che lo Stato è riu-
compagni più grandi, e di ascoltare scito ad aprire; ogni domenica escono
la lezioncina fatta su misura per loro. con lajeep a raccog-liere i ragazzi, e li
E così questi giovanottoni, che qual- portano al Centro per un po' di
che mese prima sapevano appena oratorio.
l'Ave ]Vlaria, diventano catechisti.
Racconta don Piovesao: << All'ini-
/ " ' <" zio, presi come eravamo dai mille
problemi che i trecento interni ci
procuravano, non pensavamo a fare
Un'unica co~
nda l'oratorio, ma furono i ragazzi dei
dintorni a costringerci. Venivano a
I dieci salesiani del Centro guarda- spiare le meraviglie che si compivan~
no con una stretta al cuore i quasi al Centro, guardavano attraverso 1
diecimila indi guajiro che vivono o vetri delle finestre con quei loro
vegetano nella sterminata parrocchia occhi lustri di stupore e di invidia.
di Carrasquero.
Abbiamo dovuto spalan,care loro le
TI guajiro è fisicamente perfetto, porte)). Porte per modo di dire perché
robusto e stoico nel sopportare il non ce ne sono: il Centro è aperto
caldo, la fame, la sofferenza. Le madri da tutti i lati, e i ragazzi interni e gli
sono pronte a qualsiasi sacrificio oratoriani ogni domenica formano
perché ai loro figli non manchi nulla. un'unica cordiale colorita e paci-
Vivono molto sparsi in piccoli vil- fica baraonda.
laggi di capanne o di casupole. Lo Risultati: molte prime comunioni;
Stato porta fino a loro un filo della e ragazzi, più diligenti a scuola.
luce, e l'autobotte comunale riempie Diceva un maestro: << Padre, io mi
di acqua potabile (< gratis para los accorgo quando uno dei miei ragazzi
campesinos >> i bidoni che essi collo- si mette a frequentare l'oratorio;
cano lungo la camionabile. Ma a in poco tempo diventa più attento
volte l'autobotte li dimentica, e essi e studia di più L'oratorio ha anche
bevono l'acqua dei pantani. Allora il suo club Don Bosco, di ragazzi
i bambini si ammalano e le mamme li dai 12 ai r8 anni, scelti e preparati
portano alla missione per le medicine. all'apostolato fra i compagni. Orga-
Tutti gli indi guajiro si dichiarano nizzano, arbitrano, cominciano a fare
cristiani, e guai a dubitarne. Ma oltre il catechismo ai compagni. Un mondo
al battesimo e al funerale, di cristiano meraviglioso quello del piccolo guajiro,
hann<? ben ~oco. La tamig~ia ~uajira dove una caramella è un grosso
è labile, facilmente s1 d1sc10glte. La premio, e una filmina ha più success~
morale guajira contempla la vendetta
come un dovere. << Il sangue si lava
col sangue •>, dice la leg~e guajira.
In questi giorni il figlio d1 un cacico
è stato ucciso; la sua famiglia si è
che il festival cinematografico d1
Venezia.
. - \\'W/;J'.
armata e nel giro di ventiquattr'ore
ha fatto fuori nove persone del clan
Ammazzavano ~
retto
nemico. Chiedete loro perché lo fan- Lo sguardo dei dieci salesiani di
no, e rispondono alzando una mano: Carrasquero va molto al di là della
«Legge guajira ».
·
loro pur grande parrocchia. Al termi-
Sono vissuti quasi senza vedere il ne di ogni anno scolastico i trecento
sacerdote, sono cristiani senza cristia- ragazzi se ne vanno, con un diploma 1 9

3.2 Page 22

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sotto il bracciò, e tornano al lontano
villaggio. Che sarà di loro?
Secondo le buone intenzioni delle
autorità dovrebbero ricevere un ap-
pezzamento di terreno, una casetta e
aiuti per procurarsi gli attrezzi in-
dispensabili; ma i vari Centri come
quello di Carrasquero sfornano trop-
pi ragazzi, è molto difficile poter prov-
vedere a tutti, e molti rimangono sen-
za un sicuro avvenire. Bisogna star
vicino a questi ragazzi, aiutarli a
risolvere i loro problemi pratici,
incoraggiarli a conservare i propositi
fatti, sostenerli in quel che realiz-
zano di buono. Don Piovesan li
raggiunge con circolari ciclostilate,
risponde alle loro lettere, e una volta
durante le vacanze ha preso l'auto e si
è messo a girare una ventina di paesi
per rintracciarli. Ebbe accoglienze
commoventi.
<< Padre - gli diceva la mamma di
un ex:aHievo del Centro - lei è
sacerdote e quindi è benvenuto in
questa casa. Ma più che tutto lei
è stato come un padre per il mio
ragazzo, che è tornato dal Centro con
una nostalgia immensa. Vuol dire
che lo avete amato. Le siamo molto
riconoscenti, io e mio marito, per il
bene che avete fatto a nostro figlio >>.
20 E quando veniva l'ora di partire:
Dopo Il lavoro
dei campi qual-
che ora di disten-
sione e di riposo.
<< Lei ha tenuto nostro figlio con
per dicci mesi, trattandolo come un
figlio. Ora lei resta qui, in casa
nostra, e io sarò per lei come una
mamma >>. E in qualche casa si
ammazzava il capretto - riservato
per le grandi feste - in onore del
<< sacerdote di Don Bosco ». Lo chia-
mavano cosl per distinguerlo da altri
sacerdoti, di solito lontani, «importan-
ti ~, o frettolosi. Con lu.i tutto era
diverso, ci si poteva confidare, e in
conversazioni che duravano delle ore
si mettevano sul tappeto - o meglio
sul tavolaccio di legno - tutti i pro-
blemi della famiglia.
Of;S Qualcosa che arde· ~
e che brucia
'.•
Nelle loro lettere agli antichi supe-
riori raccontano successi e fallimenti
con confidenza illimitata. Scrive un
certo Nicolas da un paese dove c'è un
gruppetto di exallievi: «Ricordo an-
cora le promesse che ho fatto prima
di uscire dal Centro, e anche se con
difficoltà le adempio. In dicembre
abbiamo preparato a gruppi i ragazzi
per la prùna comunione. Poi sono
venuti i predicatori a tenere le "mis-
sioni" al popolo, e sono rimasti molto
contenti dell'aiuto che abbiamo dato
perché riuscissero bene. Io mi sono
fidanzato; ci vogliamo bene, mai
ho pensato di fare del male alla mia
ragazza. Questo lo devo a voi, che mi
avete insegnato a voler bene nel modo
giusto. Voglio comportarmi bene sem-
pre, in tutte le circostanze ~-
E Victor, che è sotto le armi ma
non riesce a dimenticare Carrasquero:
<< Mi hanno raccontato che il Centro
si sta trasformando, che ci sono tante
cose nuove. Come vorrei venire per
la festa degli exallicvi! Vorrei passare
una settimana sfogandomi a giocare
come u.n matto. La domenica delle
Palme noi soldati siamo stati portati
in chiesa per la messa; alla comunione
hanno intonato un canto che canta-
vamo anche a Carrasquero, mi sono
venute le lacrime agli occhi e ho
pianto>>.
I salesiani insistevano presso i
ragazzi migliori dicendo che dovevano
- una volta tornati al loro villaggio
- diventare apostoli e leaders, che
dovevano occuparsi soprattutto dei
ragazzi e aiutarli a crescere buoni.
Ecco quel che scrive un altro Nicolas:
<< Ogni domenica riunisco bambini e
ragazzi, e passo tutto il tempo a con-
versare con loro e a organizzare i
loro giochi. Me li sono conquistati,
e posso far loro del bene perché mi
considerano un vero amico. Nicolas
detto il Torello 1>.
E un certo Antonio, un ragazzo
d'oro che voleva farsi coadiutore ma
fu dissuaso perché a casa ha un col-
legio di tredici fratelli minori a cui
badare: <• Non creda che io abbia
dimenticato i consigli meravigliosi
che lei mi ha dato. Mille volte mi
pento di non essermi fatto coadiutore.
Però sto al mio posto, con i miei
fratellini, e voglio essere leader aiu-
tando i ragazzi del paese. Tutti
sono miei amici, mi cercano e seguono
i miei consigli, che sono poi i consigli
che ho ricevuto da voi. Ho diviso i
ragazzi in tre gruppi, piccoli, medi e
grandi, li faccio giocare e parlo
loro meglio che posso.
.
Qu.i il parroco continua a farsi
vedere una volta ogni due o tre mesi;
sono stato dal Vescovo, gli ho detto
che ci mandi un sacerdote tutto per
noi, mi ha risposto che non ne ha.
Ho dato alla maestra i libri che lei
mi aveva inviato, li ha letti, e ora a
scuola insegna anche la religione...».
A Carrasquero - oasi di verde
nella savana popolata di capre, e
oasi di fede fra i guajiro cristiani
senza cristianesimo - c'è qualcosa
che arde e che brucia, e non è sol-
tanto il solleone equatoriale.

3.3 Page 23

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Un Congresso nazionale
di IIDivoti di Maria Ausiliatrice11
,, La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di
Maria Ausiliatrice: i tempi corrono cosi tristi che abbiamo
bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare
e difendere la fede cristiana» (Don Bosco nel 1862).
« Con la sua materna carit/J Maria Santissima si prende
cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti
in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non ~iano con•
dotti m,/la patria beata. Per questo la Beata Vergine è in-
vocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausilia-
trice... 11 (Vaticano 11, L.G., 62).
UN'ASSOCIAZIONE SEMPRE ATTUALE
L'Associazione dei « Divoti di Maria Ausiliatrice» che
forse non tutti i nostri Cooperatori e Lettori conoscono,
mira appunto a realizzare la volontà del Concilio promo-
vendo il culto privato e liturgico di Maria Ausìliatrice, per
meritare la sua assistenza materna sulla Chiesa e sui sin-
goli «fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti sulla terra».
Possiamo aggiungere che Don Bosco, nel Regolamento
dell'Associazione che stese subito dopo la consacrazione
del Santuario di Maria Ausiliatrice, propone agli Associati
due finalità principali:« Dilatare la divozione alla
Beata Vergine e la venerazione a Gesù Sacramen-
tato». Nulla quindi di più attuale dopo che il Concilio
ha definito l'Eucaristia « fonte e apice della vita cristiana».
Il Centro dell'Associazione, che ha sede presso la Basilica
di Maria Ausiliatrice in Torino, prendendo l'occasione dal
primo centenario dell'Associazione (Don Bosco la fondò
nel 1869), sta riattivando la vita dei vari Centri. A questo
fine ha iniziato una corrispondenza con gll animatori e le
animatrici dei singoli Centri allo scopo di coordinare le
iniziative e rivedere i quadri degli Associati.
l'Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice è aperta
ai Cooperatori e Cooperatrici, agli Exallievi ed Exallieve,
agli stessi allievi e allieve e a quanti vogliono collaborare
al fine primario dell'Associazione, che nel pensiero di
Don Bosco è quello di ottenere che Maria Ausiliatrice
« ci aiuti a conserva re e a dif e ndere la fede cri-
stiana» dai pericoli che corre ai giorni nostri.
IL CONGRESSO DI MEDELLIN
Nei giorni 21-24 dello scorso agosto nella città di Me-
dellln in Colombia ebbe luogo il secondo Congresso na-
zionale dei Divoti di Maria Ausiliatrice. Il primo si era te-
nuto a Bucaramanga l'anno passato. Parteciparono dele-
gazioni delle città di Bogotà, Cùcuta, Bucaramanga, Za-
patoca, Tunja, Duitama, Mosquera, lbagué, Cali, Barran-
quilla, Rionegro e Sabaneta. Col signor Ispettore interven-
nero altre personalità e rappresentanti delle Figlie di Maria
Ausiliatrice e di alcune Congregazioni religiose.
I fini proposti dal Congresso erano i seguenti:
1. Attualizzare la devozione alla Vergine alla luce del Va-
ticano Il.
2. Integrare su piano nazionale tutte le associazioni per
favorire la loro vitalità e dinamismo.
3. Dare una risposta a certe tendenze che mirano a sot-
tovalutare Il culto alla Santissima Vergine.
Le deliberazioni del Congresso si possono riassumere in
questa: riesaminare la devozione mariana per rivi-
talizzarla.
Chiedersi quindi:
a) a livello per so nale: se è vera e autentica, se porta a
Cristo Eucaristia;
b) a livelJo familia re : se fomenta nella famiglia la co-
munità di fede e di amore col dialogo fra le due genera-
zioni, con la recita del Rosario e con una serie di inizia•
tive atte a rendere più cristiana la famiglia (corsi prema-
trimoniali. di cultura religiosa ecc.);
e) a li vello sociale : se serve a cristianizzare la società
aumentando la fede, la speranza e la carità e favorendo
la vita sacramentale; se spinge i membri dell'Associazione
a realizzare il carisma salesiano prendendosi cura della gio-
ventù meno favorita.
Il Congresso votò, tra l'altro, la creazione di un Bollettino
di collegamento e ridestò in tutti i partecipanti la volontà
di testimoniare Cristo nel mondo mediante la devozione
a Gesù Eucaristico e a Maria Ausiliatrice, nello spirito di
San Giovanni Bosco.
I partecipanti al Congresso Naziona le dei « Divot l di Maria Aus iliat rice» nell'Aspirantato sal esiano d i La Ceja (Colombia).

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
Quarant'anni di serv1z10
alle Catacombe di San Callisto
Il 21 novembre scorso ricorreva il quarantesimo ~
della custodia delle Catacombe di San Callisto
da parte dei Salesiani, a cui le aveva affidate il
papa Pio Xl. Per l'occasione ci fu una Messa
di ringraziamento nella cella tricòra orientale ce-
lebrata da mons. Cesario D'Amato, Pro Presi-
dente della Pontificia Commissione di archeo-
logia sacra. insieme con tre ispettori salesiani e
altri confratelli. La rete di gallerie sotterranee,
che si estende per oltre sedici chilometri, è ser-
vita nei mesi di punta (da primavera all'autunno)
da oltre quaranta guide salesiane. I visitatori su-
perano in media il migliaio al giorno. I Salesiani
che funzionano da guide si esprimono in una
ventina di lingue. Il decano delle guide è il sa-
lesiano coadiutore cav. Francis Connolly, in ser-
vizio continuo da quarant'anni esatti, dal giorno
cioè in cui, alla vigilia della festa di Santa Ce-
cilia, i Salesiani dettero il cambio ai Trappisti
nella custodia del più grande cimitero paleo-
cristiano di Roma. Nella foto: Paolo VI in pre-
ghiera nelle Catacombe di San Callisto.
Saragozza (Spagna). I Salesiani
alla « Fiera delle Mostre»
l'Opera salesiana di Saragozza (Spagna) ha ~
realizzato una esposizione nella « Fiera delle
Mostre», che si tiene ogni anno nella capitale
dell'Ebro. una delle più importanti città della
Spagna nel settore dell'industria e del com-
mercio. L'esposizione salesiana presentava, ben
disposti in un grande stand. lavori eseguiti nelle
nostre Scuole professionali nei tre rami della
meccanica, elettricità ed elettronica. Nella foto:
il prìncipe Juan Carlos, dopo la visita all'espo-
sizione, saluta l'alunno che gli ha fatto da guida.
Convegno interispettoriale
di giovani Cooperatori a Torino
Una sessantina di giovani Cooperatori o aspi- ~
ranti a divenirlo, provenienti da 12 Centri del
Piemonte, si sono raccolti a Torino, presso l'Oasi
« Maria Consolata» di Cavoretto, nei giorni 12
e 13 dicembre scorso. Hanno voluto con tale
incontro prendere maggiore coscienza dell'es-
sere Cooperatore salesiano, scambiarsi espe-
rienze per le attività di gruppo, rinnovarsi nel-
l'impegno apostolico assunto nella Chiesa, sulla
linea e nel carisma di Don Bosco. Il convegno,
preparato e diretto dal Gruppo ispettoriale di
Torino, è stato realizzato in un clima di gioia e
di intensa partecipazione in tutti i settori. I temi
di fondo. chiaramente prospettati dall'Ispettore
don Mario Bava e dal Delegato Nazionale don
Armando Buttarelli, furono poi dibattuti e trat-
tati in tre gruppi distinti di studio. Il convegno
fu assistito da don Fiora e concluso dallo stesso
22 Rettor Maggiore.

3.5 Page 25

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NEL
MONDO SALESIANO
IN BREVE
Paolo VI a gli Exallievì di Don Bosco
In occasione del Centenario della Or-
ganizzazione degli Exall1evi Don Bosco,
celebratosi a Torino-Roma ne, giorni
17-24 settembre scorso, Il Santo Padre
ha inviato al Movimento la Sua Benedi-
zione Apostolica con autografo: « Oi-
fectos Fifios. Societatis Sancti Francisci
Salesii Exafumnos, paterno animo horta-
mur ut, secundum mentem Conci/ii Va-
ticani Il et Sancti Joannis Bosco, operam
navent vero Ecclesiae profectui. iisque
expetìtam Apostolicam Benedictionem,
ce/estium bonorum auspicem. vofenres
largimur. Paulus PP. VI».
« Con animo di Padre esortiamo I diletti
tigli, Exallievi dei Salesiani, a impegnarsi
al vero progresso della Chiesa. nello spi-
nto del Concilio Vaticano Il e di San Gio-
vanni Bosco. e volentieri impartiamo loro
la Benedizione Papale. come pegno di
grazie ce lesti. Paolo VI».
Un'altra Figlia di M . A . centenaria
Una seconda Figha di Maria Ausiliatrice
ha raggiunto l'età d1 cento anni in piena
salute. È l'argentina Suor Emilia Novais
che ha festeggiato in letizia i suoi cento
anni e ha dichiarato: «Sono nata nel
1870, due anni prima che fosse fondato
l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
il 16 agosto come Don Bosco 11. Suor
Emilia è vegeta e arzilla, ama molto la
musica, ma l'età avanzata le ha indebo-
lito la vista. Perciò il suo angelo custode,
suor !sabei, la tiene aggiornata sugli av-
venimenti di attualità. Quando lo scorso
anno. dopo il Capitolo Generale. le
Figlie di M. A. modificarono l'abito.
suor Emilia ebbe una battuta scherzosa:
i< Appartengo anch'io all'Istituto; perché
non dovrei avere il nuovo abito? Vo-
glio essere moderna anch'io I».
FOGGIA. Un palazzetto per subnor-
mali intitolato a Don Bosco• Nel cor-
tile dell'edificio scolastico «San Giovanni
Bosco» di Foggia. si è inaugurato un ni-
tido palazzetto che ospita una sessantina
di bambini disadattati, subnormali fisici
e psichici. È un· complesso di otto aule
speciali. I bimbi ipodotati. subnormali.
sordastri, sono al centro di affetto. di sol-
lecitudine, di attenzione. Nell'atrio della
palazzina un gigantesco San Giovanni
Bosco sorride da un quadro (dono del-
l'insegnante- Antonietta Acquaviva, as-
sessore comunale). Ci sono anche un
ambulatorio. la sala d'attesa. la cucina per
la refezione e un'aula speciale per bimbi
sordastri.
VIENNA (Austria ). Un centro na-
zionale per le vocazioni Il "Kani-
siuswerk" è il Centro Nazionale per le
Vocazioni. che opera in Vienna a ser-
vizio della Chiesa in Austria. Questa
benemerita istituzione sorse nel 1918 per
la promozione delle voca,doni e per il
loro sostegno materiale nei casi di bi-
sogno e di povertà. In tu111 questi anni
ha sostenuto finanziariamente la voca-
zione dt o ltre 2150 sacerdoti, tra i quali
alcuni vescovi. Dall'ottobre del 1969 la
direzione dell'Opera è stata affidata ai
salesiani.
HUANCAVO (Perù). La marcia della
f ede . Il direttore del Collegio salesiano
«Santa Rosa » di HLlancayo (Perù) per la
festa di Maria Ausiliatrice organizzò la
marcia della Fede attraverso la città, con
un enorme concentramento di folla nel
parco Huamanmar, ove 11 Sindaco insigni
la Madonna del titolo di Cittadina ono-
raria e Le consegnò le chiavi della c1nà.
L'oratore ufficiale disse: « La marcia della
Fede ha un significato: vuo le essere una
professione di fede. poiché Huancayo si
sente più cristiana che mai. al passo con
le direttive del Vaticano I l, Voglio espri-
mere il nostro grazie ai Salesiani che
hanno avuto il coraggio di organizzare
questa marcia della Fede e un ciclo di
conferenze che hanno sconvolto le no-
stre anime fin dal profondo >1.
Il quotidiano cc The Hindu » parla di
don Schlooz • Il quotidiano «The Hin-
du i>. nel numero del 26 ottobre 1970,
parlando del grosso problema che af-
fligge la grande città di Madras nel Sud
India (e cioè la piaga della mendicità e
degli individui lebbrosi e irrecuperabili),
riferisce un programma di bonifica e di
ricupero. annunciato dal capo del go-
verno Tamil Nadu. Ri leva che i fondi
stanziati sono inferiori al bisogno; sotto-
linea però 11 fatto che « vi è a Madras un
centro di ricovero e riabilitazione per i
lebbrosi più bisognosi. diretto da un mis-
sionario di origine olandese, Padre
Schlooz, appena a otto miglia da Ma-
d ras. il cui modello e la cu i positiva so-
luzione del problema devono essere util-
mente copiati dal governo».
PUNTA ARENAS (Cile). Pellegri-
naggio alla Croce delle Acque
I salesiani di Punta Arenas. la città più
australe del mondo. hanno guidato un
grandioso pellegrinaggio sul monte Agne-
da. nel Cile. Su quella vetta si rizza la
Croce delle Acque. eretta nel 1944 dal
popolo cileno a testimonianza di fede
e a protezione dei due oceani. l'Atlantico
e il Pacifico, che Il. nello stretto di Ma-
gellano. mescolano le loro acque.
S. PAOLO (Brasile). Per ogni figlio
che le nasce ne adotta un altro
La signora A lda Lemos de Souza Brito.
presidente ispettoriale delle Exallieve
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. è co-
nosciuta per la sua carità verso i poveri
e i diseredati. Per ogni creatu rina che
le nasce. ringrazia Dio adottando un
bimbo abbandonato. Ha cosl quattro
figli e quattro bimbi adottati. Una fami-
glia. quindi, di otto figli. E i Lemos
vivono nel quartiere dei poveri. Gli otto
figli imparano da mamma Alda a essere
generosi e caritatevoli. Quest'anno hanno
offerto due borse di studio realizzate con
i loro piccoli risparmi. Il segreto di mam-
ma Alda è una intensa vita di preghiera.
LENINGRADO (Russia). Ho visto la
gente recitare il rosario Don Fran-
cesco Mulligan, parroco salesiano della
chiesa del Sacro Cuore ad Abadan. nel-
l'Iran. dove sono i grandi pozzi petroli-
fer i, racconta nel suo giornalino « Parish
News11 una sua curiosa impressione du-
rante il viaggio verso l'Irlanda. via Rus-
sia: « Quando entrai nella chiesa catto-
lica di Leningrado, trovai la gente che re-
citava il rosario. L'unica cosa che mi
chiedevano i preti di quella chiesa era
una corona del rosario. Ne rimasi impres-
sionato. Dove c'è persecuzione e occorre
l'eroismo per mantenere la fede, i cri-
stiani ricorrono al rosario. Compresi che
l'abbandono del rosario non è un segno
d1 maturità, ma di estinzione della fede n.
LOURENCO MARQUES (Mozambi-
co). La Casa delle Giovani Dal 13 ot-
tobre scorso tunziona il « Lar das Rapa-
rigas » (la Casa delle Giovani), proprietà
del Governo, che ne ha affidato la dire-
zione alle Figlie dì Maria Ausiliatrice.
Occupa un'area di 2515 metri quadrati.
Modernissima. a tre piani, dà ospitalità a
75 ragazze che vogliono proseguire gli
studi universitari o che lavorano o sono
impiegate in città.
ITAQUAQUECETUBA (Brasile). Una
Parrocchia animata da un Coopera-
tore salesiano • Un uomo solo appog•
giato da familiari e amici, il Cooperatore
salesiano Haroldo Azevedo, dà vita ogni
domenica nel popoloso quartiere del Si-
tio Santo Antonio. nella città di ltaqua-
quecetuba (Stato di San Paolo - Brasile)
a un vasto movimento catechistico. Quan-
do, per mancanza di sacerdoti. non c'è
la Messa festiva. lui organizza la celebra-
zione della parola di Dio. Non solo i ra-
gazzi. ma gli adulti del luogo sono assidui
a queste funzioni religiose: è il germe di
una promettente comunità di base.
23

3.6 Page 26

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1aniD1a
A COLLOQUIO CON
UN NIPOTE DI MARTIRI
Quando varchiamo il cancello del-
l'aspi:r:antato di Thu Due è già
notte . I soliti elicot1eri americani
e
solcano il cielo attorno e sopra
Saigon. Ogni tanto qualcuno sorvola
a baesissima quota. Giovani e salesia•
ni . però non li avvertono neppure.
Le loro orecchie ci hanno fatto il
callo. Le mie non ancora, ma mi
ci abituo presto.
A Thu Due trovo chi mi aiuta
a comprendere meglio l'anima di
questo popolo. È mons. Simon Hoa
Nguyen-v an Hien, il vescovo di
Dalat, figlio illustre del Vietnam.
Un pastore tutto mitezza e bontà.
L'ho già incontralo a Dalat, ma
oggi egli è tutto per noi. Ha accolto
l'invito a condividere la povera
1nensa dei figli di Don Bcsco.
E mentre siede a tavola come un
padre tra i figli , nutre tutti con la
sua parolaricca cli esperienza. Ha tan-
te cose da dire lui, nipote di martiri.
Suo nonno fu messo a morte per
aver cercato di salvare due missionari, non può vivere di astrazioni. Le la chiesa dalla quale anni fa fu
e s uo padre sfuggì al massacro comunità cristiane dove l 'amore c prelevato il presidente Diem. Parlia-
solo per miracolo, ma i suoi fratelli il culto a Cristo Eucaristico perde- mo con il padre delle Missioni Estere
furono tutti uccisi. Una storia di ran_no quota, sono destinate a il- di Parigi che per ultimo gli striuse
famiglia straordinariamente dram- languidire e a perire. Per i nostri la mano, senza pensare che, subito
matica.
fedeli del Vietnam, la messa, la co- dopo, durante il tragitto, sarebbe
Mons. Simon Hoa pensa al suo munione, l'adorazione al SS. Sacra- stato assassinato col fratello. Ora
gregge (83.000 fedeli e oltre 8.000 mento sono il grande alimento della i giuruzi sulla figura e sull'operato
catecumeni) come a una famiglia. fede, il segreto della loro pazienza e del pres:idente ucciso cominciano
<< La nostra gente - egli mi assicura della loro perseveranza. Non cono- a placarsi. Un giorno la storia sarà
- è molto sensibile alla dottrina sco altri mezzi così efficaci: sono più imparziale dei corrispondenti
ineffabile del Cristianesimo. Dio Pa- insostituibili ».
addomesticati di certi giornali.
dre, Gesù fratello: sono verità che La con.;,ersazione con mons. Simon Con don Acquisntpace torniamo
innamorano. Per questo cerco di
abituare i cristiani a intrallenersi
familiarmente con Gesù Eucaristico.
Hoa si protrae a lungo e noi non
avvertiamo che sono già le tre
pomeridiane: è una conversazione
a Saigon e visitiamo la cattedrale.
Accanto, venditori di giocattoli e
di mille chincaglierie. Ragazzi e
I-
Spesso facciamo delle riunioni, dialo- che richiama quella di Gesit con ragazzine offrono la loro merce
ghiamo con Gesù esposto sull'altare. gli apostoli nel cenacolo.
con un sorriso incantevole, senza
Gli effetti di questi incontri euca- Più tardi facciamo una capatina petulanza, ma con grazia e finezza.
ristici sono meravigliosi. Cristo, luce, a Cholon. t una città cinese tra• Spesso cantano anche, per esempio
verità e vita, domina al centro della sportata a Saigon. Cholon vuol cosi: « La mia mamma era come
nostra spiritualità e del nostro lavoro dire « grande mercato ». Lo è in un olbero di banane squisite e ben
apostoUco ».
realtà. Una folla cosmopolita la mature. Il suo dolce su.pare non aveva
Monsignore ha parlato con tono prende d'assalto e la città si anima l'uguale se non nello zucchero di
24 convinto. E continua: « Il vopolo di vita fino all'incredibile. Visitiamo canna».
i

3.7 Page 27

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hruoiare l'incenso sull'altare », vor- vest-iti nuovi e i figli si prostrano
rebbe dire condannare le anime riverenti a rendere omaggio ai geni-
dei trapassati a errare in un vagabon- tori. È il trionfo della famiglia e
daggio eterno, senza che nessuno dell'amicizia. Le visite hanno inizio.
le ricordi sulla terra, le onori e le Gli amici vanno di casa in casa
Il Dalegll1o Apostolico del Vietnam, don Ma-
rio Brini, al compiace con don Acquistepace
del lavoro che vi svolgono i salealanl.
invochi nei giorni di festa e di
liete ricorrenze. Grazie alle buone
opere che hanno compiuto in vita, i
e si riversano nelle pagode. E tutti
cantano, e le canzoni sono scritte
anche sui muri. Quella di Re Ly-
trapassati possono intercedere per Thanh-Ton. dice così: « Io apro le
la riuscita n egli affari, per il buon finestre che guardano nel giardino.
esito negli esami e guidare sani e Primavera ritorna e coppie di farfalle
salvi ~_ttraverso viaggi pericolosi. bianche, a colpi d'ala raddoppiati,
E~si sono i protettori naturali della danzano sui fiori incantati ».
famiglia. Dimenticarli o, 11eggio, man• Aveva ragione mons. Simon Hoa
care loro di rispetto sarebbe la quando diceva: « Il popolo vietna-
peggiore delle offese. Nessun malfat- mita ha una.grande anima. Un'anima
tore vorrebbe macchiarsi di Wl che non tende verso una filosofia, ma
simile peccato.
verso la vita, calcolata non come
Ogni famiglia riserva una parte tempo e denaro, ma come suprema
di eredità per il culto degli antenati. elevazione su di un piano autentica-
Cosi ne garantisce la pérpetuità. mente evangelico. Per questo dimo-
Questa porzione di eredità ei chia- stra uua volontà tenace e coraggiosa
ma Huog-hoa e significa: « la parte che gli permette di sopravvivere a
dell'incenso e d.el fuoco». L'erede tante rov:ine ».
più degno e più fidato, di solito il
primogenito, l'ammini!l'tra. L'arLicolo
87 del codice Gia-long commina pene « IO SONO COME
severe a quei figli che a = • IL FIGLIO PRODIGO»
strassero male i beni destinati al
culto dei morti.
L'nltima sorpresa don Acquista•
Chi varca una casa vietnamita pace me l'ha riservata con Ja visita
resta colpito dal posto preminente che alle prigioni vicino a Thu Due. Il
in essa occupa l'altare degli antenati. carcere racchiude 1500 prigioniere.
Davanti ad esso devono placarsi L'altare sul quale concelebriamo
lutti i rancori, gli odi e le vendette; è ricoperto da una tovaglia ricamata
davanti a questo altare si prendono da una detenuta poliLica. lfi dicono
le più solenni decisioni della vita, che è una comunista accanita. Ep-
IL «TET»
FESTA DELLA FAMIGLIA
prima fra tutte quella del matrimonio. pm:c pensando alle mani che hanno
Su questo altare il capo famiglia, ricamato quel lino e al cuore ohe
sette giorni prima del « Tet », bru- l'ha donato, mi viene spontaneo
cia il santal. Intanto s.i offrono ricordare le mani che hanno asciu•
L'ann~ vietnamese ba inizio il doni alle anime degli antenati, i gato il volto a Cristo.
primo giorno dell'anno lunare. È quali fanno il loro rapporlo annuale Al vangelo mi riesce facile parlare
per questo che si chiama « Tet all'Onnipotente in merito alla con- della libertà dei figli di Dio, che si
Nguyen-Dan, Festa del Primo Mat- dotta che i viventi hanno tenuto può godere anche in una prigione,
tino». È la solennità più caratteristi- lungo l'anno. E si ritiene che le e della giustizia d.ivina, mai disgiunta
ca di tutto l'anno. È la festa della anime dei trapassati siano di ritorno dalla misericordia, che giunge pun-
famiglia. La natura stessa la rende a mezzanotte. Tutti i membri della tuale anche quando quella umana
festosa con lo splendore dei fiori famiglia sono ad attendarle, schie- si fa attendere per anni. L'attenzione
e dei colo.ci. È festa anche dei rati ai piedi del1'altare. L'arrivo con cui seguono le mie parole
familiari trapassati. Stando infatti è salutato da colpi di petardi, da è profonda, impressionante, di quelle
alla dottrina di Confucio, si devono una triplice prostrazione e poi dagli che fanno rifleLLere più chi parla che
onorare tanto i vivi quanto i morti. auguri di « benvenuti ».
chi ascolta.
Amor filiale e culto dei morti sono Il capo famiglia con voce grave Ali.a fine della Messa don Acquista•
due aspetti di \\ill unico dovere.
invita q-aelle anime a voler prendere pace, col consenso del vicecomandan-
Questo culto esercita un influ;,so parte al primo banchetto di prima- te, m'invita a distribuire doni. Sono
profondo nella vita quolid:iana dei vera. Questo segna l'inizio di una frullo della carità industriosa di
Vietnamesi. La peggiore delle di- gioia che deve regnare iu tutti i questo sant'uomo. Passano donne
sgrazie sarebbe morire senza lasciare cuori, perché tutte le noie e preoc- con i bimbi in braccio e ragazze
discendenti maschili che possano cupazioni non hanno più ragion di appena 16-17 anni. Ricevono il
incaricarsi del culto dei morti. Mo- d'essere. È una tregua generale. E dono con grazia e con gioia, come
rire senza che ci sia uno « a far quando sorge l'alba, s'indossano i se si fosse a una festa di famiglia. 25

3.8 Page 28

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Per sbaglio a una giovane porgo il
dono due , olle. Ringrazia r dice
pronta: « Io l'ho già ricc-, ulo, qursto
è per un'altra ».
Quandn la dibtril.miiont> ì: 6nita.
una f!iova1w mi 8\\'"\\'Ìrina. Ha 18
anni. li suo parlare ì• fran<·o. Pu.•SI)
capirla pc-rché parla un inglese sten-
tato ma thiaro. « Padn• - mi ,lice -
jo sono t•omr il figlio prodigo. Sono
fuggita da casa. Figlia unica, ho
getlato mamma e papà nc-1 pianto.
Mi :,,0110 lru,ciala ingannare- da~li uo-
mini io ste.,,sa ne I.io ingannati
tanti. Poi toi :-ono prestata agli
affari pii, l011chi, finché un giorno
la puli7.ia mi na presa. E sono qui
che ~conto la mia pena. Ma ade!:<so,
verlr? Hrrito di nuo,o il ro:-ario
come facl', o a ca~a 1•011 la mamma.
Siamo cattolici. Quel.lo rosario è
la min cu1e11a piit llelJa. Mc la puito
al col'lo •• l'opm al cu ori> Kiciruo e nulli-.
Non ca,Jr,, più. La '1acl1mna · mi
s ta rifarrndo da capo. Ora, Padre.
vorrei llJl l,el Yangrlo. Fammenr
a\\'t'rt: uno. Lì ci ~ono le parole di
c.~..ù. Lo lll,("Ollerò I' più ne~~uno mi
".-durrà e io non sarò pii, occasione
di male per n<·ssum• ».
,\\li M'll lo profonòamcnte commo~-
so. A,&icuro la l!iovane cbe sod-
<lisfrrò con piacere il ,uo tle1:,iderio.
fl \\ angelo in~Pgn.erà a qu1•-.ta ra~azza
incomraln nelle pri~iuni d1 TI.tu Due
ad amare Gesti come la donna che
1,{li hagnò i piedi 1·on le ~UP lacrimi•
nella ea,-n di Simont' il farÌ:,co.
Le ultime on' dw tra~corro a
Saigon ,-ono mo,;mentatc. Tiri un-
pron1isi di rockets da parte Jei
Vic1co11~. rii,poste dure degli ameri-
t"ani 1·011 1,oinbardanwnl i aerei e tiri
concenlroti di artiglinia. ln città
sommos~r di 1,tud.-111 i. \\'la la I riste
realtà non rie,,cf' a ~ettanni in
prrda allo ~•~011fort«>. Pii, d1c :,cbieralo
su Ji un immeUi-O car111111 di hal-
laglia, io ho vi~11, j( (ll>polo 111"I
Viclnam impeµ;nato JSul fronte tiella
fo,le, di uua fede \\'Ì,u e opcra"III<·.
Qoe.~10 fH>polo. raf'cc,llo ,wi ;.uoi
templi, a1lora e iwn 1• Dio. L'olu-
çausto di Lanu 1:,uoi fìftli non sarà
vano agli ocrhi dd Si1,11iun·.
Vuando lascio il l'ar~e volando
alti~i-imo bui jf'l .-111: mi porla , ·crRO
altri r irli e altri" lcrrr, ri11enso al
\\'ielllam, l('rra di fPdr. popolo degno
di \\'i,·t•n· e rli rilrovarl' il suo cam-
mino ndla li.b1:rtì1 e ,wlln pnce.
26
DON FRANCESCO LACONI
O ggi ho a, ulo J"inconlro pilt 8Convolgentt• eia qua111lo
mi I ro, o in Ilrasilc. S0110 entrato, cun andomi.
in Lina l1aranil1t'lla dai muri di fan~o r cli rami secdu
iutrrreiali. Sc•clut o »u uno ~gab('ll11. i piP<li ,:cmfi 1•nurmi.
rt>;,pira, a affo1U10~am,·nu• un v,'cchh,imo IH'f!ro. Un
corpo picrolo. i..-cco. Semura, u ,-c-a,·ato m•I lt>~no. Tra
rt':.piro t' re!<piro mi ha dd lo con fra~i ~mozzicale
che ha piì1 tli r1•nt'an11i, rli1· ottant'a1111i fa era uno
schjavo. l\\li h11 rar('onlalo di c1ua111Jo porlu,•a ;;ulla
lesta un ,-act·o di 7,u1·rhero. pt"r 25 d1ilomr1 ri. dallo
zucchcrifil'io al porto di i'Ìalal. in fila 1·011 f!li altri
»chia, i 111:gri. i.on egliati dulia frui<ta cl.-1 lll'J!ri..r1>...
Sono 11a.,~ati 82 anni 1lall'aholizionc della ,-d1ia,·itù
in Rrasilt>. La uazione ha man·111to a rilmo H·r1i~ì110:.o
sulla i;I radu rl1·l progresi.o. Mu 111·r 11u1·~10 \\l'C'd1io, che
ad ogni r<·~piro ~embra mordt•rl' fatic0Ram1·nlc la vita

3.9 Page 29

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di Don TERESIO BOSCO
Ho visto quasi lutti i capofamiglia
seduti davanti alla chiesa, con lo sguardo cupo.
Ho domandato: << Cosa fate qU?: >) 'I Uno mi
ha risposto: « Moriamo a poco a poco».
- La drammatica esperienza
di Don Guido To11elotto alla periferia
di Nata!, dove 60 bambiui su 1 oo
suno condannati: a morte -
che gli sfugge. non ;,
camhiato 1111lla. Una ha-
racca di fango abitata
r<ir cent'anni. ricostruita
<lop11 ogni uraga110 ('hr
la mandava in peni.
CTna pentola do-.c ba
bollito infinite , ·olte una
manciata di faginli. a-
~rct laudo 1111 ùoma nj
~c•nza !!peran7.a. Quando
gli ho ,-.t r<·Ho la 111ano al
limitare della ~ua harar-
chrtta. rni ha d.-tto i·in-
quc paro!<': « S011 nas
m<1os de Deu.~ » « Sono
nPllc mani di Dio».
« QUI MUOIONO 60 BAMBINI SU. 100 »
Don Gui<lo To11rlot lo. que!>lil mal tina. mi ha svr-
glia to presto. .\\ii ha <'arirat n ~u un 1·amiun ilicrn1lorni:
« Andiamo a vi~itare la lltia parror1·bia ». Siamo usciti
dalla eillà di Natal 1rn11tanclo vn~o la zona agrirola
c·biamata San (;orn:alo. L'u,1icu m<·zzo per arrivarci
è un ponte fr rroviario chf' scavalc·a il fiume. Quando
non r i souo treni i11 transito, sul tJOllll' di ffrto pa8><8n,1
anehP le auto e i l'amion. Vi ~iasi:iamo an1'11c noi, lcn-
Lis~irnamc·ule: clm· ruut<• sfiorano la rotaia rii "inis1ra.
Le altre du<' viagµiano a porhi ce11 timctri rlall'orlo rlc•I
ponte. oltrP il qualr vrrlo (con rnulla apprPn~ionr) j
vortit·i fru1gosi del fiume.
Ora imhocrhiamo una larga s lratla :-CaYata nella
terra rossa. Don Tonelotto. owntre guida, wi rlà
con pochr cifre lf' paurosr dime~ioni umane della
~ua parrocchia. « Si ei,lcncle nella campagna coli ivata
a latifourlo per una profondità di J5 chilometri. Gli
abitanti ~uno 25 mila: 4 mila radunali nrl villaggio
rentrak. ~Li altri 21 mila sparsi in 4,6 villaggi pcrifo-
rfri. n 90°0 degli abjtanti S0110 analfabeti. Ogni
100 bambini che nas<·ono, ne mnuiono 60. Non csisLe
assistl"nza medica. Le malattie ehe si portano , ia i
bambini sono tracoma. ~<abbia. ditisenleria, luber-
colnsi, e sprcialmentc, errui11osi. Vedrà che qua~i tutti
i haml,ini hanno la pancia gonfia. L'acqua è quasi
Lotta inquinata, e i vermi. Occ·orrercbbe farla bollirr.
Ma la gente non ci crede. e ancllP se ci credesse. dove
potrebbe trovare la legna 1,n far bollire tutta l'acqua?
\\fa la malattia più diffusa tra bambini. adulti e
v1•cdti è la fame. li 90°~ dei miei parrocchiani no11
ril'scc a mangiare il minimo necessario. La ceua non
si usa da queste parti. Si matJgia solo noa volta al
giorno. e il pasto consiste sovente in una tazza di
caffè o in una radire di mandioca. Un gi<lruo ho por-
talo qui il consoli• generale d'llalia residente in Recife.
Rima~e agghiacciato. Mi disse: « Non so;;l'ettavo nem-
meno dLe potesse c~istere tllla miseria siruilr ».
TRE GRANCHI NELLA PENTOLA
Attravcr;.iamo 1111 primo v;!Jaggio. Agitano tutti le
rnani verso « padre Guido». rhe saluta rial finestrino.
C't' un gruppo di donnt· irt riYa a 1ma pozza d'acqua.
S1a11110 laYamlo. Nt•U-a1·qua ri :<onu i panni, IP anatre
e i hamLini. Hannu tutti la pancia mollo gonfia.
« \\edc?- mj Jiee don Tonelollo. - L'acqua è !'l)'orca,
ma dire a quelle rlo1111P di tener fonri i hamhini. di non
la~darli !,!incare 11el fongn, è come parlare al vento».
ln w1 ~t·<·ondo villaggio S<:f'nrliam<,. Entriamo in una
bara<'C'a dai muri ùi terra e dal soffillo di frasche.
PadrP Guido :.saluta. i:tring<' qualche ruano, e pm1ta
dritto vrr~o la pen I ola posata nel forolare. « Che cosa
mangerete og,:{i '? » domanda. Ha sollc,·ato il coperchio.
Tella pentola r'i sono tre ~ranclri. Conto s,eltamrnte
i componcnLi tlcUa famiµ:lia: papà. mamma e ollo ham·
bini. Co11 tre granchi c·i sarà fame per luLLi. D,,n Toue-
lotto accenna al padre cli fau:Jglia seduto cou la faccia
indiffcrent,, e le rna11i ciond oloni . .- mi dir<': « E per
pesca.rii, t'JU<'hto povf'r'w)mo ha fati o a piedi il , ·iaggio
fino al fiume: 24 chiJometri tra antlala e ritorno ».
Colaziune non l' hannu l'alta, cena non la faranno.
ALLorno al villaggio è: l'immenso latifondo, in parte 27

3.10 Page 30

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sfruttato da grandi piantagioni di cocco, per il resto
incolto. Il padrone di questi vastissimi territori è di-
sposto acl affittare piccoli appezzamenti. Il costo del-
l'affitto è basso. Ma anche solo per trovare quei pochi
soldi, questa gente deve far miracoli. A volte, per ]a
pioggia o l'invasione di insetti, non riesce a pro<llll're
nulla, nemmeno un po' di mandioca. E rimane il de-
bi Lo, che pesa come una malediz.ione.
Quest'anno c'è stato un lungo periodo di siccità
che ha inaridito metà delle coltivazioni. Poi, sebbene
in ritardo. la pioggia è venuta. Ma con la pioggia è
arrivata un'invasione di bruchi.
Questa gente non aveva un soldo per comprare
dell'insetticida. Le famiglie si ~ono m esse a uccidere
i bruchi con le mani, a uno a u110. Era come un gioco
crudele: ne ammazzavi dicci e ne spuntavano cento.
I bruchi divorarono ogni foglia verde. (< Sovente - mi
dice don Tonelotto - ho visto uomini piangere di di-
sperazione, con una voglia impotente di distruggere
tutto. Un giorno sono arrivalo al v iUaggio, e ho Yisto
quasi Lutti i capi di famiglia seJuti daYanti alla chi~sa,
con lo sguardo cupo. Ho domandato: "Cosa fate
qui?". Uno mi ha risposto: ·· Moriamo a poco a poco".
Don Guido si dirige verso una capannuccia bassa.
Lo seguo. Dopo alcuni istanti mi trovo davanti a una
donnetta dalla faccia grinzosa, senza t>tà, che sorride
Lra mille rughe. Mi stringe Ja mano. mi fa sedere su
uno sgabello, e scambia fraRi cortesi con don Guido,
in portoghese. Su un n1dimcntale tombolo La vecchina
sta ricamando a mano una strisciolina di pizzo. Si
lamenta soventè col missionario che nessuno più vuol
comprare il sur, ricamo. Eppure non le pare di esigere
un prezzo esagerato: IO metri per un cruzeiro, cioè
per 140 Jire. Do11 Guido s'informa della s ua salute,
dei suoi parenti. poi compera tullo il rotolino, 20 metri,
mettendo in ta..ra alla Yt>cchfoa un bigliello da 10 crn-
zeiros. L ei sorride con la bocca sdentata e dice: « Sci
sempre tu il mio miglior compratore ». Quando io
dico che sto per tornare in Italia, mi s tringe le mani
mormorando: « Non so dove sia. ma Dio l'accompagni,
e benedica s ua madre ».
Usciamo. .Ammucchiali davanti alla porta e aJla
finestra ci sono de1~ine di bambini che guardano curiosi:
biondi. bruni, n erissimi. Ha1mo tutti la pancia gonJìa.
Siamo risaliti sul camion e puntiamo verso iJ viJ.
lag~io centrale. Don Guido mi dice: « Ila visto i bam-
bini? È triste pensare che la maggior parte morirà in
breve tempo. Qui è normale che una mamma ne abbia
avuto dodici o tredici. e sia rimas ta con due o tre».
LA STORIA DI 45 MILA MATTONI
Arriviamo s ul piazzale del villaggio centrale. C'è
una chiesa grande, dal t etto cadente. Ci vengono in-
contro 4 s uore sorridenti. « Sono loro il parroco vero
di questa zona >>, mi dice don Tonelotto. « Io posso
dedicare alla parrocchia soltanto il sabato e la dome-
nica. 11 sabato vengo qui, dico la Messa, confe~l:'o,
vado a fare u11a rapida visita ai malati. La domenica
la passo a turno in uno dei 16 villaggi, visitando una
28 per una le famiglie. Riesco così a scambiare una parola
con tutti i miei parrocchiani una volta ogni quattro
mesi. Sarebbe pochissimo se non rimanessero qui loro,
le suore, che battezzano, dànno la Comunione, predi-
cano, visitano i malati, prepaTano i fidanzati al ma•
trimonio, insegnano il catechismo a1 ragazzi, sono
sempre a diRposizione di tutti. ».
.Accanto alla casetta delle suore c'è un edifìcio in
costruzione. Un edificio modesto, arrivalo appena aJ
primo piano. Le impalcature sono costruite alla m eglio,
e si vede chiaramente che i muratori J1anno cercato
di risparmiare il cemento e la calce. Lì accanto c'è
una catasta di mattoni ben ordinai i. Ne 08servo al-
cuni, e vedo che recano impronte di dita e di mani.
« Li hanno fabbricali a mano gli uomini del villaggio
- mi dice don Guido - : un giorno, uno dei 1>rimi sa-
bati che passavo qui, invitai a una riunione tutti i pa-
dri di famiglia. Ne vennero più di cento. Ci setlemmo
là, s ui gradini della chiesa, e C<'rcammo di discutere in-
sieme i problemj cleUa comunità. ~1olti si lamentavano,
ma non ~apevano che cosa fare. Un papà giovane,
che ha lavorato per un y,o' di tempo in città, disse:
« Non possiamo continuare così. I no~tri bambini
muoiono come le mosche. Non abbiamo un medico,
non abbiamo merlicine, non abbiamo un ospedale.
Due miei figli sono morti appena nati, perché le donne
di qui non sanno nient e cli disinfezione e il medico
piìr vicino è in città e non virue nemmeno S<' lo an-
dassimo a prrndt>re con l'automohilc. D ol,biamo al-
me110 costruirci un aml.i ulatorio e una maternità. dove
le nos tre dotUle possano mettere al mondo i figli senza
correre il rischio di morirr ».
I FIGLI DI PAPA
NELLE BARACCHE DI FANGO
La proposta fu accettata. Si <li vi~ero in sei gruppi
di undici uomini ciascuno. Ogni gruppo s'impegnava
a lavorare gratuitamente llll giorno alla settimana.
Io m 'impegnai a far arri vare dall'Italia il denaro e il
ferro occorrente. Passammo quattro m esi io a scrivere
lettere in Ita1ia, loro a fabbricare mattoni con le mani,
a radunare legna e travi. Quando i 45 mila mattoni
furono prout i e i fossi per le fondamenta scavati, dal-
l'ItaJia cominciaror10 ad arrivarmi le prime offerte, P
iniziammo la costruzione. La Caritas ci regalò una buona
quantità di generi alimentari, con cui si nutrivano
quelfi che lavoravano. AJtrimenli molli di loro avreb-
bero dovuto passare Ja giornata digiuni.
Ora è già in funzione l 'amb11latorio. Un medico,
amico nostro, ha accettato di venire a visitare i malati
un giorno alla settimana. E11tro il 1971 s periam.o- di
fin.ire l'e<lifìcio, e di inaugurarlo. Avremo bisogno di
un'infermiera Jìijsa e di un medico almeno due volte
alla settimana. Ogni tanto mi domando se ce la faremo.
Ma l' importante. per ora, è che l'iniziariva ]'abbiano
presa loro, che la s tiano rea:Jizzando loro. No_i non
diam.o loro tutto fatto come se fossero bambini. Li
aiutiamo ad aiutarsi».
Il sogno di don Guido Tonclouo è queUo di poter
dedicare tutta la settimana ai suoi infelici parrocchiani.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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la Casa Salesiana di NATAL
Ma per ora è impossibile. È direttore, prrfetto e cate-
chista del collegio salesiano« San José », che ospita nel-
t la scuola elementare e ginnasiale 570 allievi. anche pro-
fessore, con 24 ore settimanali di insegnamento. l sale-
siani che lavorano con lui in questa scuola sono solo tre.
Anche se a Natal le scuole si sono enormemente svi-
luppate, la scuola salesiana rimane la pii:1 ricercata.
Le migliori famiglie della città ambiscono che il figlio
frequenti le scuole salesiane. perché sanno che la for-
mazione umana e cristiana è molto curata.
« Ogni anno - mi dice don Guido - devo rifiutare
un centinaio di domande. Un grosso guaio è che dob-
biamo interrompere i contatti con quei-ti giovani quando
compiono i 16 anni. Se avessimo il liceo, potremmo
rassodare la loro formazione negli anni decisivi, quelli
che vanno dai 16 ai 19. Purtroppo il personale sale-
siano è meno che esiguo ».
Vedo nelle sale di soggiorno gli strumenti luccicanti
di un complesso: chitarre, batterie, organo elettrico.
Ci sono bigliardini, calciohalilla. « I giova1ù che ven-
gono a scuola qui, mi dice, sono tutti benestanti,
parecchi sono delle più agiate famiglie della città. C'è
il figlio del futiµ-o governatore, quello del capo del Ser-
vizio Informazioni, il figlio dell'assessore all'agricoltura.
Lei mi domanderà come possa, io sacerdo1:e, dedicare
5 giorni della mia settimana a questi figli di papà,
e solo 2 ai miserabili che muoiono in periferia. Le
rispondo subito.
Sabato scorso, quando sono sceso nei villaggi. non
ero solo. Mi accompagnavano sei di questi ragazzi,
armati di taccuini e matite. Io entravo in una baracca,
loro rimanevano fuori, e annotavano rapidamente la
conversazione che io facevo con la famiglia. Segnavano
sul taccuino quante persone c'erano nella baracca, la
loro età, la loro possibilità di lavoro, di nutrimento,
le malattie dei bambini, la data delle loro morti.
LunedT ci ritrovammo a scuola. Io sono l'insegnante
di religione e di educazione civica in tulle le classi.
L'ora <li religione si svolse così: ognuno lesse gli ap-
punti che aveva preso. e poi tutta la classe si mi.se a
discutere quella sita.azione. Cercammo insieme le cause
di quella miseria e le possibilità che ci offriva la carità
cristiana di aiutare quella gente. E questo non l'ho
fatto solo lunedì scorso.
Tutti i ragazzi del gi,wasio mi accompagnano a turno
Iaggiì1 e tutti prendono parte alle discussioni. Ricordo
che wrn volta, alla lavagna, abbiamo fallo dei calcoli
intert'!'santi. 'Gn ragazzo aveva domandato a suo papà
medico quante calorie occorre;,scro a un uomo per
vivere. Si era senlito rispondere: 2750. Calcolammo
che un papà che debba mantenere tre figli, per nutrirli
col minimo indispensabile dovrebbe guadagnare 600 cru-
zeiros al mcst', cioè 80 mila 1ire circa. Dagli appunti
presi da loro risultò che la maggior parte della gente
dei villaggi guadagua 20 cruzeiros al mese (circa trè mila
lire). e di figli da mantenere ne ha in media dieci.
Hicoido cbe qualcuno fece e rifece quei calcoli sul
suo quaderno. Gli parevano sòagliati. Sotto qucll'i:m-
pressioue il figlio di un ricco borghese disse: « Domani
carichiamo un camion di viveri e glieli portiamo».
Gli risposi: « Non serve n nientf". Li consumeranno
in una settimana, e l)oi saranno come prima. Bi~ogna
modificare le strrrtture, il .~is1ema che permette a questi
uomini di morire ogni· giorno t.li miseria. Voi sapete
che ci sono leggi per prole~gere dallo sfruttamento gli
operai. Ma chi proteg~e i contadini. i lavoratori sfrut-
tati dai f11zendeiros? Domani 11are1e voi ad avere in
mano le leve di comando di questo paese, di questa
regione. E dovrcLe cambiarlo ».
Il figlio dell'assessore all'agricoltura ha portato su.o
padre a visitare i villaggi. e so che da quel momento
l'assessore ha cominciato a darsi da fare.
Venticinque dei miei ragazzi più gi-andi vengono a
dedicare la domenica alla gioventi1 dei villaggi. Insieme
ai giovani p.iù attivi dclJa zona hauno organizzato una
scuola serale, corsi di igiene e di puericultura, un club
con divertimenti vari. Molti di questi ·ragazzi, per pa~-
sare la domenica laggiù, rinunciano alla spiaggia, al
cinema, alla gita.
Un giorno, al capo del Servizio Informazioni che era
vemito a prendere il figlio, dissi a bruciapelo: << Sa.o
figlio l'avrà certamente informato di ciò che insegno
a scuola. Mi considerate un so,versivo? ». Mi rispose:
« No. Noi non vogliamo né rivoluzioni né distruzioni.
Ma desideriamo che la gioventù venga sensibilizzala ai
problemi del paese, e che si insegni a risolvere questi
problemi ».
È sera ormai. Doruallina presto ripartirò jn omnibus
per Recife, percorrendo la lunga spiaggia dell'At lan-
tico. Don Guido rui affida messaggi e saluti da portare
in Italia. Le ultime parole che mi dice sono: « Il giorno
in cui mi accorgessi di non poter più formare così
questi giovani, chiederei ai superiori di chiudere il
collegio di Natal ».
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
SI SENTE GUARITA
ALLA FINE DELLA NOVENA
Da molto tempo soffrivo dolori reuma-
tici che non m1 lasciavano riposare di
notte. Inutili le medicine e le cure dei
dottori. Pensa, allora di ricorrere a San
Giovanni Bosco con la novena che il
Santo stesso consig liava. Con mia sor-
presa. verso la fine della novena, mi
sentii completamente libera dal male che
da anni rendeva Insopportabile la mia
esistenza. Esprimo la mia riconoscenza
anche con una piccola offerta.
un sollievo. Il dramma consiste anche
nel fatto che si ha la piena coscie nza del
male, che appare irrimediabile, accompa-
gnato dall'incapacità della volontà di
contrastarlo. Dopo un periodo di cure
sembrava che il peggio fosse passato
ma ben presto si prospettò il pericolo
di ricaduta.
Fu allora che, in aggiunta alle preghiere
di sempre. iniziai la novena a Maria Au-
siliatrice consigliata da Don Bosco, con
la promessa di pubblicare la grazia a
guarigione avvenuta. Da allora comincib
un progressivo, costante miglioramento
Caterina De Biesl n. Giuggiolini si dichiara
esv ernamente nconoscent e alla Madonna e a
Don Bosco per aver concesso a un suo caro
congiunto una morra serena senza i dolori pre·
vistl e con 11 conforto dei santi Sacramenti rice-
vuti ln circostanze provv1denziall.
Alida B. (Cinisello Balsamo Milano) pelle-
grinò alla Bas ilica d1 Valdocco per ringraziare
M, A. e S. G. B. che le hanno concesso quanto
desiderava.
Suor Maria Fassina F . M . A. (La Spezia)
rende nota la guarigione della nipote Irma Os•
sola da grave malattia, nel corso della quale
furono necessarie due operazioni con preoccu-
panti alternative d i miglioramenti e peggiora-
menti.
Novello (Cuneo)
CATERINA PIRRA sino a perfetta guarigione. Inoltre. con la
salute, ho ottenuto con facilità cose che
Cl HANNO PURE
prima apparivano irraggiungibili. Forse
SEGNALATO GRAZIE
Il PROFESSORE HA DETTO: <e SI nel disegno della Divina Provvidenza la
CONSIDERI UN MIRACOLATO»
Un nostro fratello uscendo dal lavoro
fu investito da una macchina, che lo
sbatté violentemente a terra. Riportò
una larga ferita alla gamba sinistra e
la distorsione dei nervi in ambedue le
mani. Dopo tre mesi di cure. non riu-
sciva ancora ad articolarle perché erano
rimasti offesi i tendini, specie nella
destra. Il professore che lo curò disse
che non sarebbero ritornate normali e
che le cure non sarebbero giovate che
a irritare maggiormente i tendini; quindi
fece sospendere le applicazfoni. Inoltre
gli fu riscontrata la frattura cranica, in
conseguenza della quale stava ormai
paralizzandosi la guancia. I soccorsi del
caso lo salvarono da un trauma cranico
già in corso. Rimase più giorni con
prognosi riservata e quando fu fuori
di pericolo, i medici dissero che gli
sarebbero rimasti alcuni disturbi come
inevitabile conseguenza. Noi lo racco-
mandammo con fede a San Giovanni
Bosco, protettore degli operai. Sono
passati più di due anni e il fratello, a
u11 recente controllo. è stato dichiarato
malattia aveva creato le condizioni fa.
vorevoli per la soluzione dei miei pro-
blemi.
Ringrazio quindi M aria Ausiliatrice e i
Santi salesiani, d1 cui sento la costa nte
protezione.
(N/Joro)
LO/ CRISTOFORO
Elia Saracco (Torino). mamma di un caro sa-
lesiano, 11 eh. Carlo Saracco, morto tragicamente,
da tempo doveva subire una operazione neces-
sa11a agli occhi per ric uperaré un minimo dl vista,
ma non poteva decidersi per una mvmc1bile ri•
pugnanza. Per consiglio di un·am1ea si affidò a
M. A. ed ecco che Il 24 maggio. festa di M. A..
si senti Improvvisamente dispos1a. anzi deside,
rosa di farsi operare. L' intervento poi riusci cosi
bene che. nonostante retà. ha potuto riprendere
i suoi lavort di ricamo.
Carolina Lacerto ( Casalcerme.lli - Alessandria)
esprime la sua v1v1ssima riconoscenza a M. A.
e a S. G. 8. perché ha potuto toccare con mano
la potenza della loro intercessione e invia offerta.
Suor Rina Tardi F . M . A . (Nizza Monf. - Ash)
è heta d1 render pubblica fa riconoscenza del
fratello e della cognata per la miracolosa inco-
lumità 011enuta in un pauroso incidente agricolo.
È passato parecchio tempo. ma ,I ricordo della
gr~zia ottenuta è 5empre vivo.
.MESE Di CJE:sfNAJO (conrinuazionè)
Mars1?in F1orina - Maschio Rubatto Conrono - Ma-
sola di Tn:nroJa Gmscpptna - l\\llaueoni prof. Cesare
- MenegoUo. Orsini .. Mòggioli Annn - Monaco
Manuccin - A1ontalbano Ivlimma - Monti Ninu -
MoreJJo M!trin - Mort>S'èo F.,·i1 - Munda Vincento -
Muratore Rosu - ~otaro Domtmica - Oglietti
Anna - Olivero Ernesto - Orione Rosa - P;ilo.z-
1,010 Adele - P11lcrmo Giuseppina - Patti Rosina -
Pclleftrino Giuseppe - Pelosi Dolore• - Pesce
L3iolo Cnrenna - Pollone: Lucia - Regis Giusep-
pinii - Rein:rndo Edvige .. Renato runa - lticci
Vittorio • Rivella Angela - Rocca Maria Rog11ero
Pnlm-u - Romano Giuseppu - Rossi Valentina -
Ros•u Domenico - Rovelli Mari:, Luisa • Saffiotti
Amelio - Salvndoo Mariihcrirn - Sanfilippo Giu-
seppa - Sanna Francesca - Rrovozz-i Rossi Amalia -
Scovt:ro Teresa - Siruon..illi fam. - So.resi lppolita
- Spampinam Antonìno - Sprozznnri St1lvat6re -
Togliabuc Margbcrirn • Talamoni Savina - Ta-
rdnllno Antonio - Tavvlnri Cori Ma.rfa - Te-
nozzo Carla - 'l'orrin Mnrìu - 'l"risoglio Can1'e-
linn - Turotti Rita - Turrisi Rosnno - T~a Patti
Provvidcnz; - Vaccbctt1 MaddAlena - V•china
Orèste - Valnnzuolo Eugenia - Vantusso 'r'nm-
Quilln - Vauduno Teres.a - Veneroso Marrn Ora-
zi.a - Verdernme Giancarlo - Verga Ma.ria -
Vcrone~e Ca.rotino - Viag(rio Clc.meriuno - Vincenzi
Oiu•eppina - Zanella Ungnrclli ..\\.nelrn;1 - Zarbo
F'elice - Zub~uli Rosa - Zucca fam.
MESE DI l'EBTIRA,10
perfettamente guarito. Il professore ha
aggiunto: « Si consideri un miracolato,
perché l'arte medica non sa spiegare il
suo caso». Desideriamo venga pubbli-
cata la grazia secondo la promessa fatta.
Franco Ubaldelli (Cagh - Pesaro) d ichiara di
dovere la slstema21one di tutta la s ua vìta alla
intercessione d 1 San Giovanni Bosco, resasi evi•
dente attraverso tre provvidenziali interventi che
gl, hanno 11donato la salute e l'hanno reso felice.
Suor Mirella Bernardis F. M . A. (Vìllareg-
Airaghì Teresa ... ArmoJeo Santa - AS$:Orl(tR Lucia -
Bailo Frnnaa - Barben s Mar-ia - Barbieri Curo-
linu - Barbo Murio - B1-t..rlocta pr-of. Antonio -
Banale Giovanna - Bassi Carlo - B:1ssiRnana Ro-
sina - Bi1naglia Fiorenz.i - Bnttaghno J.,ucin -
BelHa M. G ruzio - Bellinzona GiuM;ppina - Benzi
Sr. MARIA E Sr. VELIA MUSA TTI. F.M.A.
9.'" - Torino). invia ottena a M. A e ai Sanll sale- Olimpia - Tlergese Anna Moria - Ilergomi Maria -
siani per vane grazie ottenute 1n favore dei suoi Beri Maritt - Berselli Rit:1 - Rertoliss-io Leonar-
LA MAMMA EUGENIA PASIN/, Coop. Salesiana genitori e parenti.
duzi-i Anna .. Bianuh1 .\\nwnietta - Bianciouo Lino
. Bi.ancotro Caterina - Boccu Noemi IlogetLO
GUARITO DA GRAVE
ESAURIMENTO NERVOSO
Angolo Sterraua (Castrofilippo - Agrigen10)
dichiara di aver ottenuto da M. A. e da S. G. B.
un aiuto particolare a favo re del suo bambino
Vincenzino. che era nato con un piedino di-
fettoso.
Giuseppe - Bon~cin• Emmo - Barelli M~noruti
Lidi.o - Boschi Elviro - Bottigliera .\\un, ved,
Ot.• Marchi - 8.r.nnbill~ Lui-S"J - Brc-go Antonietm
- Bruzzonc Maria - Cagno Domitilla - CagJ"IO
Emm;i - Campan Angela - Cnmp1 Regina -
L'anno scorso, per preoccupazioni di la - Aldo Gasparri, perno agrario (Chiari Brescra) Canale ~1.irghenlU - Cnnt:irell.i Livio e L ino -
voro e personali. e anche per la tardi-
vità delle cure. fui colto da grave esau-
rimento nervoso.
durante la sua lunga malattia sperimentò la pro-
1ez1one di M. A. a cui a ll!1buisce la guarigione
pressoché miracolosa
Carctto Mnria Craziu - Caronia Lina - Cassnm
Vittoria - Cntuogno Frnnca - Cesan.a Adele -
Chiavetta Grazia Cicn Cn.-mcla Colombarollì
~Viaria - Col u~sì Romana ... Conn S1w:trro Paola
30
Non descrivo il male in tutte le sue ma-
nifestazioni atroci, al cui confronto le
sofferenze fisiche sono desiderate come
Carmela Previtera (Caltagirone - Catania)
ringrazia M. A. e S. G. B. per la guarigione de•
suoi fratelli, maiali nello stesso periodo e tutti e
due gravi,
- Conca Maria - Congemi Giuseppa ... Cortclez7;1
Rigoli Mario • Con.ignoli Fedora - Cumbo Rosaria
- Damiani Eledi~ - D' Angèlo Giu~eppa - Danna
Ctt.terinn ... D'Assergio Maria - Da Vìà Ortensia -

4.3 Page 33

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Don Michele
Rua
Don Filippo
Rinaldi
Simone
Srugi
Zeffirino
Namuncurli
Laura
Vicuiia
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
CADE DALLA SCALA
che minacciava la vista della mamma, Mio figlio Francesco Carlo era malato
E RESTA INCOLUME
e le facesse tornare la vista in modo di tetano e spedito dai medici. Le Suore
Mentre stavo per scendere una scala.
dato che non ci vedo, misi un piede
in fallo e caddi rotolando sui gradini
di marmo. Avrei dovuto rompermi la
testa o almeno qualche braccio o
gamba, anche per l'età avanzata, invece
una mano misteriosa mi ha sostenuta.
in modo che potei alzarmi incolume e
riprendere a camminare come se nulla
fosse accaduto. Don Rua, da me in•
vocato, mi ha salvata per la terza volta.
Prego Dio che ml conceda la grazia di
vedere il Venerabile sugli altari. vene·
rato in tutto il mondo.
che potesse riprendere la vita ordinaria,
specialmente quella religiosa, suo unico
conforto. Ora siamo stati esauditi, per-
ciò con i miei familiari rendo pubbliche
grazie al Servo di Dio Don Filippo R1-
naldi, che ha voluto consolare la mamma
e la famiglia.
Teramo
SAC. D. L. CIMINI S. D. B
LA SERA STESSA...
Un ragazzo del nostro Oratorio. As'-ad
Nassàr, di 11 anni. mentre si divertiva
con i pattini, urtò violentemente contro
dell'ospedale mi consigliarono una no-
vena a Laura Vicui'ia. Con meraviglia
di tutti. alla fine della novena mio
figlio era guarito e in buona salute.
Mia figlia da tempo soffriva di attacchi
epilettici. La cosa ci faceva soffrire
molto anche per i continui pericoli a
cui andava soggetta. Ricorremmo a
Laura Vicufla e fummo nuovamente
esauditi. La figl ia sta bene e non ha
più avuto nessun attacco del suo male.
Grazie, Laura ! Continua a essere la
nostra protettrice.
Cu/aba ( Mato Grosso - Brasi/)
1ARCILIA DAMIANA PINHO
Milano
ROSETTA ROVEDA la vetrata d1 una porta. mandandola in
frantumi e maciullandosi in modo im-
pressionante il braccio sinistro dal polso
SALVO IN UN GRAVE
INCIDENTE AGRICOLO
Mio fratello Osvaldo stava arando un
appezzament o di discreta pendenza a
bordo di un trattore cingolato, quando
all'avambraccio. Il sottoscritto gli pre-
stava immediatamente i primi soccorsi,
cercando di bloccare il sangue che
sprizzava a fiotti mettendo in pericolo
la vita del ragazzo. All'ospedale francese
della città il medico riscontrava recisione
Rosaria Mondini (Castions di St1ada • Udine)
ringrazio ,I venerabile don Micholo Rua per la
buona riuscita delle operaztoni sub1tc In se-
guito alla rottura del remore. Manda offerta in
ringraziamento e perché Il Venerabile le continui
la sua vahda 1ntercess1one.
la macchina perdeva l'equilibrio e si
capovolgeva. Il fratello riusciva a bal-
zare via e ad evitare che la macchina
nei suoi numerosi capovolgimenti lo
schiacciasse. come succede nella stra-
grande maggioranza dei casi. Questa fu
la prima grazia.
dell'arteria e. a causa delle gravi ferite.
prevedeva il pericolo di cancrena con
conseguente amputazione del braccio.
Soliti a ricorrere all'intercessione del
servo di 010 Simone Srugi, confratelli
e giovani ci rivolgemmo a lui con grande
fede; e io posi una reliquia del servo di
Lucia Ravazza (Torino) rende noto ohe la
sua ca,u mamma 1n sol, undici mesi subi tre
c,1,eraiion1, superandole feHcemente con l'assi-
stenza evidente del ~crvo d1 Dio Don Rina/di,
Pina Cotronea (Sorianello Catanzaro) ebbe
il b,mbo gravemente ammalalo con in1ossiea-
z1one; si rivolse a Don Rmalcli e fu prontamente
esaudita.
Riportava tuttavia. forse colpito dal-
l'aratro, una grave frattura comminu-
tiva della gamba. Per infezione soprav-
venuta nei giorni seguenti, i chirurghi
pensavano che fosse necessario proce-
Dio sotto il guanciale del ragazzo. La
sera stessa il ragazzo era in grado di
articolare le dita. e dopo pochi g iorni
lo vedemmo nuovamente vispo e allegro
correre per i nostri cortili. In fede:
Una Figlia di Maria Ausiliatrice (Ouno -
Ec uador) per un male che si prospettava d i lunga
durata non avrebbe potuto assolvere un com-
p110 di grande responsabilità. Con tutta fiducia
pregò Don Rina/di e si senti completamente
guarita.
dere all'amputazione di tutta la gamba
fino alla coscia. Rivolgemmo allora più
fervide preghiere al Signore, per inter-
cessione di Don Filippo Rinaldi e di
tutti i santi salesiani. 11 fratello migliorò
e l'amputazione si limitò al piede. E
questa fu un'altra grazia non piccola
perché il fratello con una applicazione
ortopedica cammina regolarmente e ha
trovato un buon impiego.
Siamo pure grati ai nostri Santi per altri
favori.
Fossano (Cuneo) Ch. ROGGIA GIUSEPPE. sales.
ERA IN PERICOLO LA VISTA
Betlemme
DON GIUSEPPE FAVARA7D
direuore
IL CANCRO ERA SCOMPARSO
Mia moglie, malata di cancro allo sto-
maco. passò per tre ospedali, nei quali
fu dichiarata spacciata da sette specia-
listi. I suoi familiari l'affidarono all'inter-
cessione del servo di Dio Zeffirino
Namuncura. I medici. prima contrari
all'intervento che ritenevano inutile, si
decisero a operarla. Con sorpresa di
tutti, mia moglie fu trovata sana: il
cancro era scomparso. Sono già passati
sei mesi e mia moglie sta bene.
A . M . (Torino) aveva il fratello malato di grave
esaur1memo nervoso da dieci anni e invano rJ.
coverato ,~ casa d1 cura. Non sperando più nelle
risorse umane. lo affidò a Don Rina/di. E ora
esprime tutta la sua riconoscenza per eS.Sf;H8 stata
esaud!ta.
Ida Va11zatta in Seppi (Rutfré • Trento) attri-
buisce a Don Filippo Rino/di l'esito fehce di un
InIervento alrocch10 desuo. da lei subito. e la
guarigione del marito da una forma di cheratite
erpetica piuttosto grave.
Angelo Ferrare ( Mess,na) ademp,e la promessa
di rendere pubblìche le grazie otrenuIe per l'in•
tercess,one di M. A. e di Don Rina/di, al quali si
rivolse più volte per ottenere la guanglone dei
genitori.
Giuseppa Cortinovis fu Giovanni (Bergamo)
attribuisce al servo di Dio Don Rina/di una sene
di grazie ottenuta por sé e r•r I familiari pregando
con tanta fede Il Servo d Dio.
Mia mamma, Cooperatrice salesiana.
dovette essere ricoverata d'urgenza al-
l'ospedale di Teramo per un ascesso al-
0/ivos - Buenos Aires (Argentina)
CLAUDIO DUMON
O.T. miss ionario salesiano net Medio Oriente.,
rende grazie al servo d, Dio Simone Srugi per
averlo aiutato a risolvere una 5jtuaz1one familière
molto imbrogliata e moralmente pericolosa.
l'occhio sinistro che le impediva di ve-
dere e minacciava l'occhio destro. Date
le notizie poco rassicuranti dei medici.
LE SALVA IL FIGLIO,
LE GUARISCE LA FIGLIA
I coniugi Cappellino (Saluzzo Cuneo) rin-
graziano Il servo di Dio Simone Srugi per la na-
scita di Maria Ausdia, a1tesa da 8 anni.
iniziammo subito una preghiera quoti- Sono grata a Laura Viculia per due S. M . (San Giuseppe Jato Palermo) ringrazia
diana al Servo di Dio Don Filippo
grandi grazie ottenute per sua inter-
la serva di Dio Laura Vicufia per la scomparsa di
una febbre per la quale nessun 11medio era stato
Rinaldi, perché scongiurasse il pericolo cessione.
efficace.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Giuseppe COg gJola t a Frassineto Po (Al) a 7, anni.
Figura eminente di sacerdote sale$iano: attaecatisrimo a Don Bosco,
al suo i.pirico, ai superiori: lavoratore intelligente e. dinamico, allegro
ed entusiasta. Furono queste doti che gli aprirono i pjù s-varioti campi
di apostolato. Dopo 11 annì di lavoro in patn'a, nel 192,7 venne inviato
nella Cecoslovacchia, dove coUaborò o far sorgere e fioàre la no.stra
Opera fino al 1038, quando fu eleno superiore del!'Ispettoria del Perù
e Bolivia. Vi ritnase 11 anni dando meraviglioso sviluppo a quell~
no,tre opere. Nel '49 passò a dirigere la Casa Editoriale di Buenos
Aires, dove lavorò fino a quando, stremato di forie, fu consigliato a
rimpatriare. Mori circondato dall'affetto dei nipoti, rimpianto da quanti
ne hanno conosciuto le virtù. e la bontà del cuor e .
Don Guglielmo Vagac t a Pozinok (Slovacchia) a 83 anni.
Fu uno d<i pionieri dell'Opi,rn sale.oiana in SlovacchiA. Nel 1906, •
19 anni, venne in Italia per gli studi e jl noviziato. Nel 192-4 trapiantò
!10pera salesiana in Slovacchia, trasferendosi con gli aspiranti s1ovacchì
da Pcrosa Argentina a Sastln. Pe.rché l'opera riu.9cisse ad affermarsi
nella sua nazione fece voto di recani o lavorare nelle Missioni per
10 anni. L'Opera si affermò e don V-agac partl per il Mato Gros.so e
vi lavorb come dircrtorc e parroco pe.r I s anni. Tonuto in patria, trovò
l'Ispet;toria fiorente: 13 case e oltre 150 c.onf'tatelli. Pu,rtroppo una mano
violenta veniva presto .a troncare il suo ulteriore sviluppo. Don Vagac
ne provò più dolore che p.:r la sua lunga prigionia, sofferta a 70 e più
anni di età.
Don GJuseppe Loreruo G6mes t a Orense (Spagna) 89 anni.
Don Bernardo lrarreda t ad Areq-ulpa (Perù) a 84 anni.
Don Stan.lstao Lukas:r.ews ki t a Kielce (Polonia) a 84 anni.
Don Leone Knoll t a Lima (Perù) a 82 anni.
Don Lutgl Sekow.ki t a Cracovia (Polonia) a 78 anni.
Don Isaia Avila t a Bogotà (Colombia) a 7 s anni.
Don Laureano Rul:l t a S. Ana (BI Salvador) a 74 anni.
Don Giuseppe VarallaJ t a Boldogk1Svaralja (Ungheria) a 72 anni.
Don Paolo Csik t a West Haverstraw (USA) a 72 anni.
Don Mario Giuseppe Anfossi t a Sion (Svizzera) a 67 anni.
Don Lorenso Kapsuk t 11 Cracovia (Poloni•l a 67 anni.
Don Fran cuco Sfflglehner t • Linz (Austria) a 65 anni.
Don Luiai Nemee t n Trstenik (Slovenia-Jugoslavia) n 64 anni.
Don Emanuele catatu"io t a -Palermo a 63 anni.
Don Luciano Demolder t a Jacquet Rivcr (Canada) a 61 anni .
Don Francesco Krpec t a 'Terni a 53 anni.
Coad. Uberto Ludwlg t a Helenenberg (Germania) a 5 1 anni.
Don Gl11&eppe Pas t a Fortale7..a (Bruile) a 32 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
M t. omnasn. caGtoiovapapnennia
Prosdodmt t
due mesi dopo
o Breganze (Vicenza) a 94 anni.
le. solenni manifestaiioni tributa-
tegli dai brcganzesi per festeggi.are il 94° di eri, il 70° di ordinazione
sacerdornle e il 54• di guida pastorale deUo parrocchia. In quella occa-
s ione furono ricordate. le virtù che ne banno impreziosito lp lunga vita
di pas tore. e le spiccAte doti di oratore e sc-rittore., polemiua e sodologo,
organizzatore e direttore di onimc,
La nostra Famiglin ricorda soprattutto il t:uo grande amore a Don Bo..
sco, un a.more pastorale e fo11ivo che cspHcò col fondare un Oratorio
che ,,olle lntìtolato all'Apostolo della gioventu e diretto secondo i l
metodo del Santo. Di Don Bosco visse e diffuse lo spirito con la paroln
e gli scritti. Non ultimo suo merito, l'aver coltiva10 belle vocazioni
salesiane.
Mons. Domenico Mondlni t a Faenza a 6S anni.
P er 25 anni resse ht pnrroceh1a di S. Agostino, oggi nffidars ai sale$iani,
rendendosi am3bilc ton la sua bontà e semplic:r-J evlngelièa. Ai giovani
dedicò jJ me.glìo di ~e stesso formnndo]i alla vitn cristiana col n,erodo
di Don Bosco, spplitAto con inteUigenza e amore.
Mons. Anto nio Van.nucci t in un incidente d 'auto 61 anni.
Prima come viceparToco in Roncighonc, poi come parroco di SRD Sii~
.,,~estro in Sutri. è sta ta sempre 7,:elantissimo nel diffondere lo spirito
di San Giovanni Bosco e ncJI'aJ1argare il numero dei Cooperatori.
Don Gforcto Boetd t a Mondovl a 73 anni.
Decurione dei Cooperatori, collaborò con entusiasmo insieme con i
salesiani a diffondere lo spirito di Don Bosco tu i 111ovani. Passb gli
ultimi vent'anni come cappellano a Pra di Bencvagienna donandosi
senza risparmio al bene spirituale delle anime e nella direzione deì
giovani seminaristi dei PP. della Con,olata. P rovato da lunghe. soffe-
r enze. accettò con eroica rassegnazione la volontà di Dio, offrendosi
in olocausto per la Chiesa e per le vocazioni.
Dott. Pasquale Cucci t a Spezzano ;\\lbanese (Cosenza) a 66 anni.
Medico vole nte e coscien.zios.01 fu fratello e padre per i suoi amma-
lati e per qu.i:inti ricor revano a lui. Come amministratore della cosa
pubblica, fu esempio di onestà, rettitudine e disinteressata dedizione
al bene di tutti. Cristiano convinto, trasse dalla fede la fona per salire
il lungo calvario delle sue sofferenze, che accettò dalle mani e dal cuore
di Dio.
Glovallllf Milanl t a 77 anni.
Padre e9emplare, educò nella fede giornalmente vissuta, i suoi otto
figli, felice che uno di loro avesse scelto nella Famiglia Salesiann e nelle
Missioni la su.a consacrazione a Dio.
Achille Scudi eri t a Ottaviano a 73 anni.
Cooperatore convinto, ricco di fede senza compromcs1i, Ja.rgo dì ca-
rità soprattutto vuso le Opere delle Fi1rlie di M. A.. alla cui famiglia
reljgiosa donò una figlia, Suor Enza.
N. D. BaJ:'Onessa Luisa Maria Testaferrata Abeta t • Malia
(Sliema) a 9r anni.
Donna di grande fede, madre di einque figli. si adoperi> con l'esem-
pio e con zelo iJluminato a educarli cristianamente. Nella intercessione
di Maria AusHh1trice e di Don Bosco ebbe sempre una fiducia non sol-
tanto sicura ma anche dolcemente ostinata e perseverante. Dimostrò
la sua gratitudine donando una delle sue figlie, Suor Pia, alJ'Istituto
delle Figlie di M. A. Grande ammiratrice dellt Opere di Don Bosco
a Molta fin dàlle origini, ne fu anche munifica benefattrice, special-
mente per l'Oratorio della Juventutia Domus •, guardando con occhio
e cuore di mamma a quelle centinaia di ragazzi, dai quali era con rico-
noscenza riamata.
Insegnante Erminia Brunetti VanzagbJ t a Torino a 89 anni.
Educatrice soave e forte nella famiglia come ne.Ha scuola con lo spirito
e il metodo educativo di Don Bosco. L'aveva appreso dalle Figlie di
M. A. di Nizza Monfenato e approfondito come socia deJl'• Unione
Don Bosco fra Educotori , . Offri al Signore l'immobilitò doloroso
degli ultimi anni, !orrett3 dalla sua pietà eucaristica e devozione a
Maria Ausiliatrice.
Concetta Allocca t n Terzigno (Napoli) a 54 anni.
Cooperatrice esemplare, :amo.va Maria Ausiliatrice e Don Bosco e si
prodigava per farli amare. Con zelo di apostolo s' interessava per l'in..
segnamcnto del catechismo in Parrocchia e nel suo rione. Da tutti
a mate., lrt.Scia largo rimpianto.
Caterln,r, Locateli! t a Chiari (Brescia) a 6-7 anni.
Cooperatrice attivissin,a, edificò con la sua djsponibilità al servczio
umile e generoso e ~ol suo amore a Oesù Sacrramentato e a Maria Ausi-
liarrfce. Per la famiglia saJe:siann ebbe unn profonda venerazione, lieta
di seguirne sul :Bollettino la fioritura delle opere e l'efficace a postolato.
Olga ~nauld t a Marina di Pi••·
Per lunghi anni prestò la sua opera con i Salesiani di Marina, insegnando
catechismo e. lavorando nelle nostre organiizazioni.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Addici Ma.rio - l3oglietto Angiolino - Baglie1t0 Franca - Ballnrdin
Antonio - Ballerini Battista .. Ballerini Caggero Caterina - Bambara
Antonina - Ba.rdonesca Caterinn - Uasilc Giuseppe - Beriachetto An-
gel n - Bianchi Anna ved. Verg:an.i - Binotti Barban1: - Bizza Angela -
Bollini Angela ,,ed. Ceriani .. BC>rda Rossana Ros11 .. Bracco Domenica -
Calabretta j\\1.a-ria - Canta Paola .. Carnevele 'Pietro - Cornetti Stina -
Craviotto Giacomo .. Craviotto Zaccaria .. Dagnino Andrea - De Fi-
lippi Anna . De Filippi Carlo - Delfino Ambrogio - Delfino Ester -
Oellasette Elisabetta - Dellassenc Rit• - Do Luca Teresa - n; Dio
Emanuele - Fazio Gerolamo - Fazio Dnlponte Maria - Gamarra Nata-
lina - Gre.noville Mina - Lupi Mnry ved. Grigliotto • Manave.Ua Fiore
Anna - Mondcllo Nunziatina - Morelli Gaetano - Musmeci Mario -
OttoJ1ello Benedetto - Paglioui Annun7..iara .. Patrone Suetta Luigia -
Pedrotti Luigi Pessano Ada - Polcrll Giuseppe - Pozzi Posuln Maria -
Prato Maria - RaboUni Giuseppe Romanie Corte~• - Rudello Luigi -
Ruozzi Fidenzjo - Scimone Salvatore fu Frane. - SilJj Narcisa ved.
Ghersi - Spinicclli Giuseppina - Tandurella Lina - Tarcbino Ferro
Rosa. Tassara Caterina - Tavella Maddalena - Tavelli Fiorina • Va.lido
Fina - Vallarino Domenico - Valh1rino Maria - Valle Giuseppe - Ver-
n.azza Enrico - Vcrnazza Franccs·ca ved. Canessa - Vertornz.zo Agnese -
Vigina runa - Vora Giovannina Zcmà Domenico.
L.ISTITUTO SALESIANO PER LE M ISSIONI con sede In T ORINO, eretto In Ente Morale c on pecreto 1 2 gennaio 1924. n. 22, p uè> legalmente rice-
vere Legati od Eredita. Ad evitare possibili contestazioni s i consigliano le se9uen11 formule:
Se trattasi d'u n legato: e ... lascio all'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In Torino a titolo di legato la somma di Lire..• (oppure) l'immob ile
sito In... ».
Se trattasi, invece. di nominare. erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere questa:
«••. Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio e rede u niversale l"/stltuto Salesiano per le Missioni con sede In Torino
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo t.
32 (luogo e data )
(firma per esteso)

4.5 Page 35

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CROCIATA
cci
TOTALE M IN IMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblica~ione di una Borsa i n•
completa si effettua quando il
versame n to fn iz.iale r aggiu nge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tal e som ma viene rag-
giunta eon offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in suf-
fragio dei propri de/rmt.i, a cura di L. F. L. 200.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in rlngrazim11t.nto t
invocando prouz"ione, a cura della famiglia S. A.,
L. 150. 000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, irJ
ri.conoscflcnza per il bttit. prodigato al 'llostro 1:ara
papà t marito, implorfamo pace all'anima s11a,
a noi air1to e prote:iom, a cura della moglie e figlia
(Trento). L. 135.000.
Borsa: Linda Toffaloni Rossi, in rieordo < ,<uf-
Jragio, a cu.rn di N.N. L. 100.000.
Borsa: Tiepolo e Virgllio Bcsozzl, cu111 di
Alberto Jlesozzi e Maria Besozzi Gonella (Ca-
stelveccana .. Varese). L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, invo-
cari.do t,r<>ttzio11e in vita e in morte, n cura di Filo-
mena Percoco (Ca.strovillori - Cosenza). L. 100.000.
Borsa: Don Filippo Rinaldl, futuro santo, alla
santa e vtm,lrata -me11wria, n tura di N. N. (Torino),
L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti, invocandone la pro-
t~ziom su tutlf i suoi cari, a cura di Tommaso Zer-
bino (Roma). L. 50.000.
Borsa: Don Giovanni Pig-nocco, ,·,, ricordo t
suffragio, a cura del fratello Piero e dellà Unione
Exollievi Casa Madre, (Torino). L. 50.000.
Borsa: Nelda Mazzarino, i-n ricordo e suffragio,
a eura del marito Pietro Mabritto (Ivrea - Torino).
L. 50.000.
Borsa·: Maria Ausiliatrice e S, G. Bosco, in
n·ngrazi.amenta e inuocando proteziona sulla fa-
miglia, a curn di Agnese. Borra (Beoevagienna ...
Cuneo). 1,. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in ri11graziammto. a
cw:a di Giuseppe 13. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
ritardo e sriffragi'o di Borriglione dottor Luigi t1
im;ocando pr9te..::-ion~ sulla nortra famiglia, a cura
di Maria Teresa Borriglione (Benevagienna
CunéO). L. 50.000.
Borsa: Coniugi Dolza cav. Giacomo e Cale•
rina, a cura dei figli Antonio e Rosetta Berruto
per li 42• anno di Matrimonio (Torino). L. 50.000.
Borsa: Lidia di Marco, Gaetano e Clarice
Marimpietri di Marco, in ri.cordo ~ su/fragiu,
per volontà della defunta Lidia Di Marco (L'Aquila).
L. 50.000.
Borsa: Gesù, Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
in suffragi.o dtll'anima di A,ig11la Lamberu•, a curu
della sorella Caterina (Baii). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio,
Ì'ttVOGOndo p-rotuione t i11 Ju.ffragio dti miei parenti
, b•m1fattori, 4 cura di N. N. L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrice e S. G. Bosco,
im;ocando prot,i,ion,, a cw:a di N. N. (Bognanco
- Novara). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in
suffragio dei' miei de/unti, a cura di Esmelia Cassi-
nelli (San Francisco Calif. - USA). L. 58.900.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
Don Filippi Rioaldi, in n.·ngraziamento, a cura
dei conìugi Moretto (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, f11 rù,arazfa,,umto e
jm,o,,ando protezione, per vc,jontà della dt/unta
Maria Passio ved. Curti e a curn dei flglì e nipoti
(Parma). L. 50.000.
Borsa: Gesù, salvami!, li cura di Giuseppe Cc-
rutti (TocinQ). L. 50.000. ·
Borsa: Gesù. Maria, Giuseppe, i,1 ,ingra~ia-
m~nto e im,oca11tlo prottziot1c, a curn della famjglia.
Garigli,mo, L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, t"n ,i11grazr'amet1to,
a cura del dottor Francesco Antolìni ('Borgo Val
di Taro - Parma). L. 50.000.
Bo['Sa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
del Dottor Augusto Todescan (Firenze). L. 50.000.
Bo·rsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, n curo
di Giulio Jussi (Boloi:na). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia•
trice e san.tJ saleslanl, in suffragio dei miei. de-
funu, cuu di Cecilia Rossetti (Brescia). L. 50.000.
BorSa: Michelina Gonella ved. Bruni, p. g. r.
Michelint1 dal e.iclo protegga sempre .A1aria Gto-
vanna, a cura di Mario Besozzi Gonclla (Castel-
veccann ... Varese). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
tutti 1 Santi, prougg~u s,m,pu mia famiglia,
a cura di N. N. Cooperatore. (La Spezia). L. 50.000.
Borsa: Don Giorgio Seriè, in memoria di ..Atlomma
Enn'c/1•tra , di Papa Ernesto, cura della figlio
Lina Borello (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Aus1liatrice e Don Bosco, in
suffragio dei cari defunti, a cura di Mons. Mario
Sal:uoli (Bèrgamo). L. 50.000.
Borsa: SS . Nome di GesU, fo suffragio dell'anima
della Coopora1rice Egla Guamsccia Zuccarello,
a cura della ,orellu Noemi (Catania). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in mjfragio thll'ar,ima
del ma.rito Giuseppe Alberti, a cura dello moglie
Rita (Brescia). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, • cura di Nicola Adamo
(Milano). L. 50.000,
Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Nunz:ia
Petrone (Napoli). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce, a cu,a di Giuseppina
Scotù (Novare). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in tuffragio dti
miei cari de/unti e fn particolare ddla iordla Ort.-
itina, a cura di Anita Giometti (Roma). L. 50.000
Borsa: Osvaldo Petettl, in rùordo suffragio,
cura dei Con,gjunci (Potenza-Picena - Macerata).
L, 50,000,
Borsa: Don Bosco, p. g. r., a cura di una devota.
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, a
cura di N . N. L. 60.000.
Borsa, Don Filippo Rlnaldl, a cura di Maria
Teresa Anfossi (Torino). L . 50.000.
Borsa: San Domenico Savio. a cura di N. N.
(Torino). L. 50.000.
Bor&a: Maria Ausiliatrice, S. G. Booco e
Don Filippo Rinaldi, a curo della famiglia
Luigi Flecchi:l (Ivrea - Torino). L. 50.000.
Borsa: San Giuseppe, ÌmJoc.atido rma buona morte,
a cw:a di N. N. (Udine), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatr-ice e S. Ge Bosco,
p. gg. rr. e in amiosa attera di ric.ttJen1e altre, a cuca
di N. N. (G-.ùbiate - Como). l... 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
p. gg. rr. t. iwoca11do protezio,11J, a cura di Gio-
vanna Camerini Porzi (Faenza - Ravenna). L. 50.000
Borsa: San Giovanni Bosco, p.11g. rr. ~ invotondo
prote::io11t, a cura di Giovann~, Camerini Poni
(Faenza - Raveru,a). L. 50.000.
Borsa: Marla Auslllatdce e Don Bosco, invo-
ta11do co1tante protezi.otte. e oiu.to, a cura di CuucrinR
e Mntteo Polo (Zinno di Fiemme - Trento).
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e Papa Giovannl
XXIII, proteggetemi! a cura di G•llo Elsa
Cii:lia e di N. N. (Alassio - Savona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilialrice e s. G. Bosco, in
ricordo t suffragio del marito geom. Otta'Uio R.ouhia,
a cura della moglìe l{occhia Armando Valentina
(Vinadio - C uneo). L. 50.000.
Borsa: Beata Panacea, in ricordo e suffragio di
Afaria Stoppani e familiari de/miti. a cura di Dina
Rolandi (Ghemme • Novara). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, in memoria e m/-
/rQgiO dei miei defunli e invocando prore;::ione sulla
mia famiglia, a cura di Angela Pianea (S. Martino
di Colle Umberio - Treviso). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausilialrice e S. G. Bosco,
p. g~ r. e invocando protezione, a cura di Regina
-Zanclla (Bergamo). L. 50.000.
Borsa: San Giovannl Bosco e Santina Cam-
pana, per la sua btatificaz.i.one, a suffragio dtll'am·ma
d.ei miei cari dt,funti, a cura dj Pio Maroso (Vicenza).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, i11
suffragio di mio marito e invocando gra:.ie, a cura
di Clara Frnnzoni (Modena). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S. D.
Savio, in suffragio dei miei cari defunti, a cur-J d.i
Luigia Moretti Ravelli. (Mjlano) L . 50.000.
Borsa: Benedetto Iddio n e.i suoi Angeli e
nei suoi San ti, a cura di Leti.tia Lavagetto (Pal-
lanza - Novara). L. 50.000.
Borsa: San Giuseppe, a cura di S. T., L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore, Maria Ausiliatrice, S . G.
Bosco, e tutti i Santi, a cura di Maria Ribaldone.
(Omegna - Novara). L. 55.000.
llorsa: Don Michele Rua, cura di [appelli
Strani Angela (Napoli). L. 50.000.
Borsa: Marin Ausiliatrice e Don Bosco, 1'nvo-
cando protuio11t!, a CW1l di Adele lnvern.izzi
(Truc=ano - Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiliatTice, Don Bosco e Santl
Salesiani. in ringraziamento e invocando prote•
ziom, a cura di Maria Barbarossa (Penne ... Pe-
scua). L. 50.000.
Borsa: Don Angelo Pìs<:itcllo, 11 rùartfo ~ wf-
Jrogio del mio primo Maestro Sal~riano, a cura
del Prof. Salvatore Di Natale (Bologna). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. D. Savio, a cura
di Teresa Bocchino (Sanremo • Imperia). L. 50.000.
(cu,••ri,n-A)

4.6 Page 36

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o
.E
f.
Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2· (70) - 1• quindicina
BOLLETTINO SALESIANO
Si pubblica Il 1• del mese per i Cooperatori Salesiani: il 15
del mese per i Dirigenti dei Cooperatori
S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
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MERIDIANO DIMENSIONI RAGAZZI
12
OGGI DUEMIIA
cambia
volto
graffia
una rivista
la coscienza "sicura"
dei giovani
Fino a ieri rivista di attualità in genere,
M12 ora si specializza diventando
«quindicinale d'informazione e
discussione sul!'attualità religiosa».
Alla base della trasformazione stanno
le esigenze del lettore moderno e
il bisogno, sempre più diffuso in Italia,
di una seria informazione religiosa
a livello divulgativo.
La rivista « MERIDIANO 12 »
era stata tondata 120 anni fa da
San Giovanni Bosco e ha saputo,
ancora una volta, raccogliere
l'invito dei tempi che mutano.
Il suo cambiamento è profondo:
muta di formato (più grande),
rinnova lo staff redazionale e i
collaboratori, trasforma la sua formula.
M 12 vuole cosi venire incontro alle
esigen ze di un pubblico che si è fatto
più maturo. Il lettore giustamente
oggi pretende riviste specializzate,
con notizie selezionate e con
maggiore serietà nell'informazione.
M l 2 restringe il suo ambito al settore
religioso. s'impegna a fornire una
pànoramica esauriente della vita della
Chiesa e si pone in atteggiamento
di «servizio» nei confronti del lettore
mettendogli a disposizione le notizie
e i commenti necessari perché egli si
formi un giudizio libero e personale.
Per sottoscrivere l'abbonamento 1971
a uno dei PERIODICI SEI o richiedere
una copia in saggio, compilate,
ritagliate e spedite questo tagliando a:
PERIODICI SEi
Ufficio Pubblicità
Casella Postale 410 (Centro)
10100 TORINO
Una Rivista che discute i problemi
e che «graffia» a fondo nella coscienza
dei giovani, che crede nell"autentica
contestazione giovanile, demolisce
i miti vecchi e nuovi,
rifiuta gli slogans consunti.
Se invitiamo i giovani a venire con noi,
ad acce~are il nostro invito, è perché
abbiamo bisogno di essi per allargare
il dialogo. Tutte le opinioni, anche le
più critiche, ci servono per condurre
avanti un discorso che non vuole
incastrarsi in giochi intellettualistici,
ma affrontare i problemi concreti dei
giovani d'oggi.
RA GAZZI DUEM ILA ha inaugurato
una formula nuova nel giornalismo
per ragazzi: non più il mondo della
fantasia, dei raccont i, delle avventure
create a tavolino, ma il mondo
reale di oggi con i suoi problemi, i suoi
drammi. i suoi protagonisti. Di qui il
suo valore educativo: non vuole far
evadere dal reale ma immergere il
giovane nel reale aiutandolo a decifrarlo.
Una Rivista che i genitori possono
mettere con tranquillità nelle mani
dei loro figlioli, certi che l'informazione
più accurata e agg iornata si associa
a una preoccupazione intensamente
educativa: una rivista «sicura>> per
dirla in una sola parola.
Desidero sottoscrivere un •bbonamento 1971 alla rivista:
0 MERIDIANO 12 (L. 2 .700)
0 RAGAZZI DUEMILA (L. 2 .000)
0 DIMENSIONI OGGI (L. 1.800)
NON INVIO DENARO. PAGHERO' IN SEGUITO DIETRO VOSTRA RICHIESTA
Inviatemi, GRAns E SENZA IMPEGNO, una copta-saggio della rivlst•:
0 MERIDIANO U
0 RAGAZZI DUEMILA
0 DIMENSIONI OGGI
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Nome e Cognome
Indirizzo
CAP
Città
BS/2/71