Bollettino_Salesiano_197101


Bollettino_Salesiano_197101



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1.1 Page 1

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eIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCV N . 1 1° GENNAIO 19 71
Spediz. in abbon. posL Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

1.2 Page 2

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IN QUESTO NUMERO
Don Rua verso gli altari
Il Rettor Maggiord ai Cooperatori Salesiani
Don Bosco cittadino di Panama
In India e in Thailandia la Madre Generale delle Figlie di M. A.
Nosso Seculo ha compiuto 80 anni
Educhiamo come Don Bosco: attenzione alle crisi scolastiche
S.O.S., Procuratori SalesianiI
Volontari a Belém
Suor Maria, madre dei Kivari
L'anima del Vietnam (prima puntata)
Dialoghi Congolesi alla « Cité des Jaunes»
IN COPERTINA • Don Bosco sulle vetta del Castore (m. 4226) nel gruppo del
Monte RoH (foto Marzari).
In cordlltt• con Don Bosco si •rrlv• •Il• vette dell• ••ntlu. ~ di oggi la notizl• che I•
Chiese .su per glorlflc•re •nche Il s uo primo successore don Michele Ru•.
NELLA FOTO • Panama (Centro America). Il Tempio di San Giovennl Bosco Il 31 gen•
naio. Oggi la f Hta di Don Bosco In Ponama ha rllevam:a nazlonalo o fa concorrenz.a allo
altre feste liturgiche dell'anno (servizio e pag. 6).
r

1.3 Page 3

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DON RUA VERSO Gli ALTARI
L'Osservatore Romano del 20 novembre scorso portava la notizia che Paolo VI ha fumato il decreto
sui due miracoli attribuiti all'intercessione del venerabile Don Michele Rua. È l'ultimo passo che apre
la via alla beatificazione del Successore di Don Bosco.
Noi siamo felici di questo fatto perché segna la gloiificazione di un sacerdote che, per universale con-
senso, con l'umile e generoso eroismo di tutta la vita, ha cercato solo gli interessi di Dio e il servizio
degli altri. Siamo felici anche perché il riconoscimento della Chiesa ci dà una conferma che lo spirito
di Don Bosco, vissuto con la fedeltà di cui Don Rua ci ha dato esempio inarrivabile, è una guida sicura
per la santità. Il sigillo che la Chiesa pone sulla vita di Don Rua è un motivo di certezza e di incorag-
giamento per tutti coloro che vivono uniti nella Famiglia Salesiana.
Don Bosco ha anticipato, con preveggenza paterna, il giudizio della Chiesa sulla santità del suo primo
Successore. Un giorno del 1867, discorrendo della virtù di Don Rua, il Santo affermò: <1 Se Dio mi
dicesse : "Prepàrati, Don Bosco, che devi morire, scegliti un successore, e chiedi per lui tutto quanto
credi necessario al suo ufficio, che io te lo darò", io vi assicuro che non saprei che cosa domandare al
Signore, che già Don Rua non l'abbia».
Altra volta, a Lanzo, con la sua solita piacevolezza Don Bosco si espresse cosl: «Se io volessi mettere
un dito sopra Don Rua in un punto·ove non vedessi in lui la virtù in grado perfetto, non lo potrei fare,
perché non saprei dove posarlo >>. Giunse anzi ad affermare: <i Se Don Rua volesse, potrebbe fare
miracoli >>.
Questa fama di santità Don Rua l'ebbe anche tra i Cooperatori. Già nel 1899, durante un suo viaggio
attraverso l'Europa, mons. Marenco scriveva a Torino che ovunque Don Rua lasciava la fama di santo,
e concludeva: << Si ripetono i fatti di Don Bosco, compreso quello di veder tagliati i panni addosso al
povero Don Rua ! >).
E un anno dopo, nel febbraio del 1890, un Cooperatore di Nizza Mare, parlando della visita di Don
Rua a quella città, diceva: << Ho visto un miracolo: Don Bosco risuscitato! Don Rua non è solamente
successore di Don Bosco, è un altro Don Bosco: la stessa dolcezza, la stessa umiltà, la stessa semplicità,
la stessa grandezza d'animo, la stessa gioia che irraggia intorno a lui. Tutto è miracolo nella vita e
nelle opere di Don Bosco; ma questa perpetuità di Don Bosco in Don Rua mi sembra il più grande
di tutti i miracoli>>.
Anche il santo Papa Pio X aveva di Don Rua i1 concetto di un santo. L o ricordava il cardinale Salotti
nella solenne commemorazione del centenario della nascita di Don Rua tenuta a Valdocco il 9 giugno
1937. In un intimo colloquio avuto col Papa come promotore della fede nelle Cause dei Servi di Dio,
mentre l'allora mons. Salotti parlava con ammirazione della santità di Don Bosco, a un tratto San Pio X
lo interruppe esclamando: (< E Don Rua dove lo lasciate. In lui mi pare di ritrovare quel complesso
di virtù intime e solide che sono proprie dei santi. Cosà aspettano i Salesiani ? Perché non ne promuo-
vono la causa di beatificazione? Ecco un altro grande e umile Servo di Dio, del quale la Chiesa si
occuperà l),
La Chiesa se n'è occupata e oggi sta per elevarlo all'onore degli altari. Il nostro Rettor Maggiore,
nel comunicare la lieta notizia ai Salesiani, li invita a guardare a Don Rua come al modello di una
fedeltà a Don Bosco senza riserve, e conclude: «Mentre v'invito a rendere grazie al Signore per il
grande dono che fa alla Congregazione in questo particolare momento della sua storia, procuriamo
anche di approfondire la conoscenza di Colui che prima ancora dj essere il Successore di Don Bosco,
gli fu a fianco con la fedeltà di autentico figlio nei non facili inizi della nostra Congregazione. Guar-
diamo a Don Rua per ottenere da Lui - il fedelissimo di Don Bosco - che il nostro Capitolo Generale
speciale si svolga, si sviluppi e si concluda nella fedeltà autentica a Don Bosco, Padre di Don Rua e
Padre nostro >>.

1.4 Page 4

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il Rettor Maggi_ore ai
Benemeriti Cooperatori e Cooperatrici,
l'inizio del nuovo anno mi riporta a voi per i trndi-
zionali auguri. Io ve li presento col cuore stesso di
Don Bosco; e mentre vi ringrazio per le attività, che
in fraterna unione con noi avete svolto nell'a11no testé
trascorso, ho tutta la fiducia che vogliate continuare
nello stesso spirito la vostra collaborazione per i compiti
di apostolato che ancora ci attendono.
La vostra solidarietà ci conforta nel nostro non facile
lavoro e ci dà la certezza che il bene operato dalla
Congregazione, specialmente in favore dei giovani, si
moltiplica per mezzo vostro, perché voi estendete in
modo straordinario l'efficacia dell'azione salesiana.
Ne ho avuto una prova nel settembre scorso, quando si
sono raccolri a Torino migliaia di Exallievi provenienti
ùa 6o Nazioni di tutto il mondo. Essi rappresentavano
una Associazione diversa da quella dei Cooperatori,
ma intimamente legata alla Famiglia Salesiana; e con
la loro presenza dimostra\\·ano sensibilmente l'estensione
del nostro campo di azione e l'influenza spirituale che
possiamo esercitare nella Chiesa e nella società.
l\\li veniva spontaneo pensare, partecipando a quelle
manifestazioni imponenti e calorosissime, che proprio
per il vostro aiuto, prestato in tante forme e in tanti
paesi diversi, ci è possibile svolgere la nostra azione edu-
cativa in mezzo ai giovani e assicurare alla Chiesa schiere
di laici per l'animazione cristiana nel mondo.
Ognuno di noi, nel suo ambiente e con le sole sue risorse,
può svolgere un compito dalle apparenze alle volte
modeste; ma quando si vede il risultato completo e
vario di tutte le forme di cooperazione salesiaoa, si
comprende quale \\·alorc abbia nell'insieme anche il più
umile impegno apostolico. Questa costatazione ci dà
fiducia nel nostro lavoro, ma nello stesso tempo ce ne
fa sentiri: tutta la responsabilità: esso è parte viva e
operante di quella missione che la Provvidenza ha affi-
dato alla Famiglia Salesiana.
Realizzazioni nuove tra i Cooperatori
l\\li consta, attraverso molte relazioni che giungono da
p11rti diverse, che c'è una viva attesa e una spinta verso
il rinnovnmento tra i Cooperatori, sia per attuare gli
insegnamenti del Concilio come per portare <lei validi
esperimenti ùi azione salesiana al p1ossimo Capitolo
Generale.
A vostra edificazione l' stimolo, desidero segnalare un
aspetto, tra i tanti, di questo intento rinnovatore che mi
2 ha favorevolmente colpito. Esso parte daUa costatazione
-. .e....,. . - - - - - - - - - - - - - - - -
cn s
I LU
EUROPA
z
Frascati : Centro di SRiritualirà e di
<C
cultura.
....Cl)
LU
Louvroil (Francia): Parrocchia.
Madri d (Spagna): Procura delle
Missioni.
<C
Cl)
Cartagena (Spagna): Scuole ele•
mentari, ginnasiali e professionali.
~I
LU
=a.
LU
==>z
ASIA
Bombay Borivill (India): Scuola
Apostolica e Aspirantato per voca-
zioni missionarie.
AMERICA
Buenos Aires (Argentina): Istituto
di Pastorale Giovanile.

1.5 Page 5

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Cooperatori Salesiani
che in questi. ultimi tempi si è venuta accentuando nei
vostri centri l'organizzazione e la vitalità dei Giovani
Cooperatori. Finora sembrava, per una erronea impo-
stazione, che questa Associazione fosse riservata a per-
sone mature: i giovani erano scarsamente rappresentati,
quando non erano assenti. Alcune iniziat ive promosse
negli anni passati per i giovani ci hanno dimostrato
invece che essi comprendono molto bene l'ideale di
apostolato proprio dei Cooperatori, lo sanno far proprio
con entusiasmo e, partendo da una formazione spiri-
tualmente intensa, lo attuano con delle attività vivaci,
attuali, veramente feconde e costruttive.
Il Bollettino Salesiano ne ha riferito spesso e tutti ab-
biamo guardato con simpatia, ammfrazione e viva spe-
ranza a queste realizzazioni.
Credere nei giovani, farli agire
TI fatto, confermato da tante esperienze in altri settori
della vita cattolica, ha un valore che supera i confini
della nostra Associazione, poiché dimostra che i giovani,
pur nella confusio.ne e nella spregiudicatezza del nostro
tempo, ci fanno ancora bene sperare e ci confermano
la validità della formula - se cosl si può dire - con cui
noi li possiamo impegnare con serietà nella vita: dar
loro fiducia, dopo averli formati a validi princìpi reli-
giosi, e far loro realizzare delle attività pratiche di lavoro
Rio de Janeiro (Brasile): Parroc-
chia nella Favela di Jacarezinho e
attività sociali.
Fortaleza (Brasile): Centro giovanile.
Bogota (Colombia) : Istituto d i Pa-
storale Giovanile. in collaborazione
,con i Gesuiti e le Suore della Pre-
sentazione.
Santiago (Ecuador): Missione, In-
ternato Shuar, Scuole elementari.
San Pedro Carcha-Campur (Gua-
temala): Residenza missionaria.
Tegucigalpa (Honduras): Parroc-
chia e Oratorio festivo.
Sarandi de Vi (Uruguay) : Scuola
agraria per ragazzi poveri e Oratorio.
Figlie di
Maria Ausiliatrice
ITALIA
Bologna, nella parrocchia periferica
di San Giovanni Bosco: Scuola ma-
terna, Oratorio e Opere parrocchiali.
Cinisello Balsamo ( Milano): nella
parrocchia di periferia di San Pietro
Martire: Scuola materna, Oratorio e
Opere parrocchiali.
ASIA
Libarlo - a Adme (Tabarge): Scuola
materna ed elementare, Oratorio, Ca-
techesi.
India - a Delhi e a Goa : Scuole
primarie e medie, Assistenza alla
giovent ù universitaria, Oratorio, Ca-
techesi.
Giappone - a Nakatsu: Presta-
zioni domestiche presso il locale
Orfanotrofio salesiano.
AMERICA
Brasile a Manicoré (Rio Ma-
deira - Amazonas) nella Prelatura di
Humaita e a Salinopolis (Brasile
Nord - Para): Centro sociale, Scuole
elementari e di lavoro, Opere di pro-
mozione sociale. e Catechesi.
Messico - a Totontepec, tra i
Mlxes, una terza Casa-Missione con
Scuola materna ed elementare, La-
boratorio, Alfabetizzazione, Catechesi,
Dispensario e Ospitalìzzazione d'ur-
genza.
Stati Uniti a Virginia e a Wi-
sconsin : Scuola parrocchiale, Ca-
techesi e Opere annesse.
Venezuela - a Valencia: una se-
conda Casa con Opere sociali, Scuola
popolare, Oratorio e Catechesi.
3

1.6 Page 6

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a serv1Z10 degli altri; lanciare i giovani, come vuole
il Concilio, ad essere essi stessi gli apostoli dei giovani.
Don Bosco ha seguito questa prassi educativa e anche
oggi non ce ne proporrebbe un'altra. Non si tratta di
frenare o di reprimere delle energie quanto invece di
convogliarle in una impresa che desti interesse e fascino
sull'animo dei giovani, i quali, giova r icordarlo, sentono
il gusto e la gioia di donarsi con generosità.
La cooperazione salesiana, con mille occasioni e modi
diversi di impegno, può essere un campo Largamente
aperto allo slancio dei giovani; ma in tutti i settori
della vostra vita quotidiana c'è la possibilità di un iden-
tico servizio. Io perciò rivolgo ancora a voi, Cooperatori
e Cooperatrici, l'invito ripetuto in tante altre circo-
stanze, di farvi promotori di ogni buona iniziativa a
favore dei giovani con l'atteggiamento incoraggiante di
Don Bosco: credere nei giovani, farli agire, proporre
loro nobili mete di azione. È un dovere di fedeltà all'e-
sempio e all'insegnamento del nostro Fondatore ed è
quanto la Chiesa ha il diritto di attendersi da noi. È
la nostra vocazione specifica, la nostra qualifica, la nostra
responsabilità di fronte alla Società.
scienza, ognuno secondo la sua condizione, di
questa vocazione essenziale allo spirito salesiano.
2. Secondo le situazionf e le esigenze dei singoli
paesi e sempre con senso cristiano, si promuovano
attività concrete per la elevazione sociale e morale
dei giovani.
3. Si educhino soprattutto i giovani nelle nostre
opere al senso vivo e aperto della socialità e si
avviino a iniziative concrete di servizio verso gli
altri.
Creare una sensibilità operativa
Nei mesi scorsi bo indirizzato ai Salesiani una lettera,
ripresa dalla stampa, io cui sono sviluppate con am-
piezza le idee qui appena accennate. Essa m i è stata
suggerita dai contatti avuti visitando lo scorso anno i
paesi del così detto Terzo Mondo, e trattando con i
Salesiani operanti gli aspetti q ualche volta veramente
drammatici del problema. Ma non vi nascondo che vedo
Una soluzione sempre valida
Proprio in ordine a questa nostra peculiare m1ss1one
è rivolta la tradizionale <i strenna >l che affido a tutta la
Famiglia Salesiana per il 1971 . Non sembri lontana
dall'interesse di quei paesi che hanno raggiunto un alto
liveflo di vita. Il fatto del sottosviluppo a cui essa si
riferisce - nei suoi tanti aspetti e nelle infinite impli-
canze - è di tali proporzioni e di tale gravità tra i po-
poli, che tutti dobbiamo sentire la responsabilità di dare
il nostro fattivo contributo, pur nella pluralità delle
situazioni locali e personali, alla sua soluzione.
È una solidarietà che ha un fondamento, prima ancora
che nei principi di umanità, nella legge del Vangelo.
Don Bosco ha iniziato la sua opera partendo proprio
dalla esperienza di una tale situazione sociale e ha
avuto il merito di indicare le direttrici precise di una
soluzione: quella di una simultanea promozione reli-
giosa, educativa, professionale.
T ale soluzione ha conservato oggi tutta la sua attualità
e la sua urgente validità.
Ecco il testo della "strenna":
« Di fronte ai gravissimi problemi del sottosvi-
luppo, quanti ci sentiamo in qualsiasi m odo mem-
bri della Famiglia Salesiana impegniamoci corag-
giosamente a vivere e attuare il carisma tutto
proprio di Don Bosco per la promozione spiri-
tuale, culturale e materiale di quelli che egli chia-
mava i giovani poveri e abbandonati. In parti-
colare:
x. Salesiani, Figlie di Maria' Ausiliatrice, Coope -
4 ratori ed Exallievi prendano efficacemente co-
Nelle pagine precedenti : i giovani de ll'Oratorio
di piazza Don Bosco a Palermo in piena
c onfidenza con Il Rettor Mag giore.
Sotto: Don Ricceri a ll"inc ontro na• ionale
del Giovani Cooperatori a Grottaferrata (Roma).

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la necessità e l\\1rgenza che in tutro la nostra Famiglia
si crei c si alimenti la sensibilità operativa di fronte a
questo drammatico e vastissimo problema. Dovunque
infatti ci sono quei giovani che Don Bosco chiamava
<' poveri e abbandonati 11; dovunque occorre promuovere
iniziative coraggiose per la elevazione di questa gioventt1.
Rivolgendomi ai Salesiani, che sono per vocazione es-
senzialmente educatori, ho insistito soprattutto sul do-
vere di educare i giovani - specie coloro che dalla
Provvidenza hanno il privilegio di non essere << poveri
e abbandonati 11 - aUa socialità: far loro scoprire, supe-
rando la superficialità dell'età, la miseria spesso nascosta
degli stessi ambienti in cui vivono, aprirli al servizio dei
poveri, dare loro il senso della comunità e dei doveri
che sorgono dal fatto di esserne membri.
Ma anc:):le voi, Cooperatori e Cooperatrici, siete e dovete
sentirvi educatori nell'ambito della famiglia, della pro-
fessione e della società. ln questa missione, a cui vi
siete impegnati entrando nella Famiglia di Don Bosco,
avrete assicurato un buon risultato se avrete potuto
aprire l'animo dei giovani alle prospettive umane e cri-
i::tiane del <• servizio ~ verso i loro coetanei, a qualsiasi
titolo meno fortunati. Nei resoconti del Bollettino Sale-
siano avete rilcrnto che i fatti più belli e più esaltanti
sono quelli dei giovani diventati protagonisti di azioni
generose, e anche eroiche, proprio perché hanno saputo
prendere quell'atteggiamento che deve essere proprio
e caratteristico di chi vive alla scuola di Don Bosco.
Il fatto di maggiore rilievo per il 197I
li nostro Padre ci guidi su questo cammino che egli
stesso ha percorso. Mi è caro ricordare questa mi~sionc
eminentemente salesiana, perché nel prossimo anno si
svolgerà il Capìtolu Generale Speciale della Congrega-
zione, che dovrà definire e precisare, nella fedeltà alla
Chiesa e a Don Bosco, tanti problemi inerenti appunto
alla nostra condizione di consacrati e alla nostra missione
quali figli di Don Bosco.
Mentre vi esorto ad attuare il programma di studio e di
attività che vi ho sopra proposto, chiedo l'aiuto della
vostra preghiera per il buon esito del prossimo Capitolo
Generale. Ne abbiamo tanto bisogno. È il fatto di mag-
gior rilievo di tutto il 197 r per la nostra Congregazione
e lo stiamo preparando nella preghiera e con un intenso
e vasto lavoro di collaborazione, per cui abbiamo solle-
citato anche il vostro interessamento. Vogliamo risco-
prire lo spirito di Don Bosco in tutta la sua autentica
ricc!iezza, studiarne le applicazioni pratiche adatte alle
moderne situazioni, rinnovare il fervore delle prime
origini salesiane per i compiti nuovi che ci affida la
Chiesa.
Siateci vicini come lo furono i primi Cooperatori a
Don Bosco, quando diede vita alla Congregazione. Anche
per questa solidarietà io vi ringrazio, mentre imploro
per voi e per le vostre intenzioni la benedizione di
Maria Ausiliatrice.
DON LUIGI RICCERI
Retto, Maggiore
M i 2 IL NUOVO
M12, fino a ieri rivista di attualità in
genere, ora si specializza diventando
«quindicinale d'informazione e discus-
sione sul/'attualità religiosa nel mondo».
M12 vuole in tal modo:
venire incontro al lettore moderno
che oggi esige riviste specializzate e
con serietà d'informazione (soprat-
tutto nel settore religioso) ;
fornire una panoramica esauriente
della vita della Chiesa;
mettersi al servizio del lettore offren-
dogli le notiz.ie e i commenti necessari
perché egli si formi un giudizio esatto
e delle convinzioni personali.
Ecco alcune voci dal sommario del « nu-
mero zero» (15 dic. 1970)
I FATTI
Vaticano: Un Kriss nel viaggio del Papa.
Italia: La porno-offensiva nordica ar-
riva in Italia.
Medio Oriente: Espulso Paul Gau-
thier dalla Giordania.
Televisione: Vedremo le stelle che
stanno a guardare.
NOSTRI SERVIZI
Le chiese: A Cuba i laici salvano la
Chiesa.
Questioni aperte:// dolce inganno dei
doni di Natale.
Da Roma: La via italiana al catechismo.
L•esperto risponde: Gli psichedelici
vedono Dio?
DOSSIER
Il dopo divorzio.
Richiedete l'abbonamento 1971
(L. 2700), c.c.p. 2/27660 intestato a:
PERIODICI S.E.I.
Corso Reg. Margherita, 176
10152 TORINO
Richiedete una copia in saggio
direttamente a:
M12 - PERIODICI S.E.I.
Casella Postale 470 (centro)
10100 TORINO
5

1.8 Page 8

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Don Bosco diventato di fatto il santo nazionale di Panama, oggetto
di una devozione popolare a volte ingenua, con forme fantasiose e
non sempre in linea con le esigenze della liturgia, ma certo spontanee
e sincere: un fatto incredibile. se non se ne avessero testimonianze
sicure. Merito di un salesiano che seppe farsi a!!ente pubblicitario di
Don Bosco. Merito soprattutto di Don Bosco che fa sentire in mille
modi la sua presenza operante e benefica.
di DON ENZO BIANCO
6

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Lalll0 corre veloce sull'asfaJto della
strada che taglia il verde om-
broso uel bosco. Il biondo nordame-
ricano al volante ha fretta di arrivare,
ha da saldare un debito con la grossa
somma che tiene nella valigetta' e che
potrebbe far gola a chiunque. Corn:,
ha fretta di arrivare. Una voce d'im-
provviso gli gillnge secca all'orecchio,
come gridata alle sue spalle: << Torna
indietro, torna indietro!~- Una voce
nel vento, non ci fa caso.
Ma di nuovo quel grido « Tvrna
indietro! ,1 lo raggiunge, sembra ri-
volto proprio a lui, si volta. Una to-
naca nera :;i agita sul hordo della
strada, è un prerc sconosciuto che lo
rincorre e g li grid:1 ancora: " Torna
indietro, torna indietro! l>. 11 biondo
americano rallenta e comincia a in-
vertire la marcia: vuok vedere chi
sia quel µrerc gesticolante nella to-
naca nera, che forse ha bisogno di
aiuto. l\\la ecco dal bosco sbucano al-
cuni uomini armati e cominciano a
sparargli contro. Affretta la manovra
e accdtra a pieno µt:"dalc.:, mentre i
proiettili sibilano. I s1101 rapinatori
saltano snpra una macchina e 10 in-
seguono :-parando. Sparano finché ar-
ri vano a un grosso paese; qui <lcsi-
srono e tornano indietro. Il nordame-
ericano è illeso, la valigetta del dt·naro
intatta, gli è andara bene, ma gli
resta da scoprire chi sia quel prete
ben informato che lo ha fcrmat0 i11
tempo. Non ricorda Ji averlo mai visto.
Passa del tempo, l'enigma rimane.
Un giornC> il 11ordamcricanQ entrando
in una casa di Panama, vede un
quadro appo:so al muro e ha un ~us-
sulto: «F. lui - grida - il prete che
mi ha salvato! >>. li quadro porta il
ritratto di Don Bosco.
Questo e uno dei tanti prodigi cbc
si raccontano in Panama, e c'è gente
pronta a ?i11rarc, e dal momento che
Dio per I intercessione dei suoi santi
può fare questo e altro, non si può
escludere che i fatti ~iano real.mente
accaduti.
Sta di fatto che Don Bosco gode in
Panama di una cittadinanza onoraria
che forse neppure ha riscontro oggi
in Italia. in Piemonte, fra le colline
del suo .l\\ lonferrato. È difficile trovare
qui una chie~a che non abbia un
altare o una statua o almeno un quadro
di Don Bosco. La sua festa è celebrata
dappertutto con solennità, tre par-
rocchie su quattro fanno anche la
novena. Un ponte della capitai!:! porta
il nome di Don Bosco; oltre al bel
tempio a h1i dedicato dai salesiani
c'e la farmacia col suo nome, un
cons\\tltorio medico, un'agenzia di col-
colamento, un negozio di articoli per
ragazzi, una « calzoleria Don Bosco•>.
11 suo quadro è in tantissime case.
L'opinione popolare lo ha fatto per-
fino protettore delle lotterie (a Pa-
nama ce ne sono due alla settimana).
e fa vincere i poveri. Don Bosco
largisce favori a tutti, e tutti si mc-
comandano a lui.
Il « press agent »
di Don Bosco
Che cosa è accaduto a Panama?
Perché tutto questo fervore per il
lontano Santo piemontese? Don Ma-
rino '.\\lorlin, direttore e parroco p resso
il tempio Don Bosco, spiega che lt
cause sono state tre. Gli exallievi che
dal 1909 a oggi cnntinuano a uscire
dalle case dei salesiani e delle suore
salesiane, hanno sentito parlare di
Don Bosco e della sua epopea in
maniera entusiasmante e contagiosa.
Poi le maestre uscite dalla grande
Scuola Normale tli Panama, che ogni
domenica durante gli studi avevano
ascoltato la messa nella casa salesiana
e imparato a menadito gli episodi
Don Bosco, una volta sparse in tutta
la nazione si erano servite di quegli
episodi come di materiale didattico
di prima qualità per i loro scolari.
Ma, soprattutto, agente pubblicitario
cli Don Bosco fu un curioso prete
svizzero pieno di iniziati, a: don Do-
menico Soldati.
Originario del Canton Ticino, fu
direttore a Panama una prima volta
dal 19.?9 al '35, gli anni che videro
la beatificazione e canonizzazione di 7

1.10 Page 10

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Don Bosco. Tutto allora portava a
parlare di Don Bosco, ma don Soldati
lo fece con «fuego » latino-americano.
Tornato direttore a Panama nel '40,
riprese la sua funzione di press
agent fino alla morte.
Don Soldati era tutt'altro che af-
fascinante nell'aspetto, ma era tenace,
si buttava nel lavoro a capofilto e non
mollava finché non era arrivato al tra-
guardo. Lasciava ai suoi confratelli
i problc,ni del collegio, e dedicava
il suo tempo a Don Bosco. Distribul
immaginette, stampe, quadri e sta-
tuette del santo dappertutto: non c'era
angolo della piccola repubblica che
non ospitasse la sua effigie. Qut.-sta
propaganda gli procurava molte s pese,
ma non aveva motivo di dolersene:
<• Quel che io spendo per Don Bosco
- diceva - Don Bosco mc lo resti-
tuisce con gli interessi l>.
Tra i suoi amici contava il diret-
tore del più diffuso giornale locale,
la Estrella de Panama •, che gli tro-
vava sempre un an~olino sul suo
foglio per qualche nouzia riguardante
Don Bosco. Ogni giorno per anni il
giornale pubblicò fatti di Don Bosco,
cronache <lei collegio salesiano, e so-
prattutto relazioni di grazie e favori.
Sempre raccolto .: pensieroso, don
Soldati a volte giungeva le mani sul
e petto intrecciando le dita, e la gente
diceva: un altro Don Bosco. Una
sua foto in quell'atteggiamento finì
sull't Estrella de Panama ,, e il re-
dattore trovò naturale scrivere come
titolo: ~ li Don Bosco panameno ,.
C'era in realtà più che una somi-
glianza esteriore. Come Don Bosco,
don Soldati si occupava dei bambini
poveri, degli orfani. Per loro mendi-
cava denaro; cappello in mano, bus-
sava alle porte dei ricchi; sedeva per
ore nelle anticamere dei ministri fin-
ché lo ricevevano, si lasciavano con-
quistare dal s uo candore, diventavano
suoi amici per sempre.
A poco a poco si mise in testa di
costruire a Don Bosco un tempio
degno di lui. Questo personaggio fa-
moso e meraviglioso di cui raccon-
tava in giro tante vicende sorpren-
denti, meritava davvero una sistema-
zione migliore. Per aJlora gli era stata
dedicata solo una piccola cappella
presso il collegio salesiano, una stan-
zetta con l'usciolo che dava sulla
strada in modo che tutti potessero
andarlo a trovare, parlargli dei propri
affanni, e domandargli delle grazie.
La gente andava a pregare: entrava
la massaia del quartiere che faceva
il giro della spesa, ma venivano anche
persone da lontano, apposta, arrivate
col treno e con l'autobus. Quella s tan-
zetta però non era degna di un santo
8 come Don 0osco, ci voleva il tempio.
Tanti Don Bosco alla
processione di Don Bosco
Don Soldati si diede a questuare
per il nuovo scopo, e poiché l'idea
alla gente piaceva, le offerte vennero
abbondanti. Le portava in banca. Si
fece assegnare una cassetta di sicu-
rezza, e vi buttava dentro il denaro
senza contarlo. Quando la cassetta fu
piena, se ne fece assegnare un'altra.
.:Vlorirà senza sapere quanto denaro
avesse raccolto.
Intanto, in attesa del tempio, ce-
lebrava le feste di Don Bosco col
massimo splendore che gli era pos-
sibile, con novena nella stanzena,
messa cantata in un corridoio e la
gente stipata OC'! cortile, pranzo gratis
pc·r i pdlegrini e i poveri (distribul
fino a cinquemila razioni per volta),
e infine la pittoresca processione.
Il fervore popolare andava inven-
tando forme devozionali fantasiose
anche se non sempre ortodosse. Al-
cune mamme arrivavano aJla festa
con un cesrello; dentro c'erano i ca-
pelli lunghissimi di un loro figliolo:
in cambio di un favore ottenuto, gli
avevano lasciato crescere le chiome
alla nazzarena per offrirle a Don Bosco.
Altre persone avevano adattato a
Don Bosco le consuetudini riservate
da quelle parti a San Rocco. Come si
andava in proct."Ssione vestiti da
San Rocco, con il saio, il bordone, il
cane al guinza~lio e il pane in bocca,
così ci fu chi nella processione di
don Soldati si vestì da Don Bosco.
E non solo bambini e uomini ma
anche bambine e donne, con la talare
nera, la mantelletta e il tricorno ot-
tocentesco in testa.
Don Soldati riservava a la pre-
dicazione della novena e ne appro-
fittava per narrare tutti gli aneddoti
e tutti i favori di Don Bosco che
conosceva. Nel 1945 aveva 76 anni,
era frusto, ma volle ancora predicare.
Il 2~ gennaio dovettero portarlo in
frcttà all'ospedale per un intervento
chirurgico urgente. Se la cavò be-
nino, l'operazione era riuscita, di
giorno in giorno miglior.ava. Il 30 gen-
naio, vigilia della festa, volle alzarsi
per dimostrare a tutti che ormai era
guarito e l'indomani poteva parteci-
pare alla processione. Fece colazione,
fece due passi attorno al letto, poi
d'un tratto si fermò con una smorfia
sul volto. Lo misero subito a lctro
e corsero a chiamare il medico.
Quando il medico venne, non poté
che chiudergli gli occhi: un attacco
cardiaco lo aveva stroncato.
L'indomani, 31 gennaio, la gente
accorsa per la festa si mise in pro-
cessione per una destinazione diversa
dalla solita: verso ii cimitero. Ad ac-
Don Soldat i, 11 l'agonte pubblicitario
di D on Bosco,.► Panami# « non era
attrae nte n. n,a e ffe.scina-va con la
sua bontà a Il s uo entusiasmo per
Don Bosco.
compagnare il feretro di don Soldati
c'era l'arcivescovo. Il ministro del-
l'istruzione tenne uno dei tanti di-
scorsi. La vera festa a Don Bosco
- diceva la bra\\•a gente - don Sol-
dati la sta celebrando in cielo.
Per incanalare il fervore
I direttori che succedettero a don
Soldati costruirono il tempio e con-
tinuarono a dare impulso alla devo-
zione a Don Bosco. Oggi la festa ha
rilevaru:a nazionale e fa concorrenza
alle altre solennità liturgiche. La no-
vena è predicata da noti oratori chia-
mati anche dali'çstcro, ma come un
tempo hanno successo solo quelli che
raccontano di Don Bosco. Le loro
predii:he vengono trasmesse per radio:
nel 1970 furono riprese da una catena
di radioeminenti che copriva l'intero
Centroamerica. La messa a volte
viene trasmessa alla televisione.
Alla processione partecipano tren-
tamila persone e anche più, e giun-
gono da tutte le parti dei paese. A
Colon, La città all'altro estremo del
Canale, in quei giorni non si trovano
più pullman disponibili: sono partiti
tutti con i pellegrini alla volta di
Panama. Le bande gareggiano a chi
suona meglio, la gente non guarda
la processione ma sfila tutta in un
devoto disordine che è impossibile
arginare.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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di Don Bosco. Tornò sui suoi passi,
entrò nella cappellina e lo pregò di
trovargli lavoro. Uscì e si appoggiò
a un palo della luce. Sembrava la
statua della desolazione. A un tratto
si sentì dire: << Che cosa fai tu il ?
Stai male?>). Un signore aveva fer-
mato l'auto vicino a lui, gli parlava.
Disse che si, stava molto male, e gli
raccontò tutto. «Vieni con me )), gli
disse l'uomo, e lo portò con l'auto
a una fabbrica di birra dove lavora
ancofa adesso.
Diceva in un romanzo Graham
Greene che i miracoli non servono a
nessuno, perché sono rifiutati da chi
non crede e sono superflui per chi
crede. A Panama invece, con la com-
plicità di Don Bosco, capitano tante
altre cose non meno sorprendenti.
Pana m i. Posa d ella prima pietra della Scuo•
la Primaria . Da s inistra : d o n Marino Morlin,
dire tto re; il Dr. J os6 J oaquin Vallarino, ex
Ambasciatore in USA e in Vaticano; Mons.
Ambrosie Lewls V.D., Aus iliare di Panami.
ln questi ultimi tempi i salesiani
e in particolare il direttore don Mor-
lin, hanno lavorato con efficacia per
incanalare il fervore nell'alveo gi.usto.
I cestelli con le chiome sono scom-
parsi, i «Don Bosco >> e soprattutto
le << Don Bosco •> si fanno meno fre-
quenti. Don Bosco è sempre meno
il santo delle lotterie, per diventare
sempre più il santo dei giovani, della
vita eucaristica e del Papa.
Ciò che conta - dice spesso don
Morlin ai suoi fedeli - è l'atto co-
munitario che facciamo insieme: ascol-
tare la parola di Dio, confessarci e
incontrarci con Cristo nella comu-
nione•>.
I miracoli che si raccontano
I miracoli che si raccontano, ri-
mangono l'aspetto più sconcertante.
Raccontano di quell'uomo che du-
rantt: la guerra era rinchiuso in un
campo di conccntramentç, e non sa-
pendo come occupare il tempo si mise
a tagliare l'erba. Ci mise un po'
troppo zelo, e si tagliò un dito. li
dito penzolava giù quasi del tutto
staccato, ma lui lo rimise a posto e
lo fasciò con un tipo di benda che
di solito non viene inclusa nelle cas-
sette di pronto soccorso: un'immagi-
netta di Don Bosco. Cinque giorni
più tardi tolse quella benda singolare,
e trovò sotto un grumo di sangue
il dito guarito.
Si racconta di Silvio, un marito
alcoolizzato, che a causa degli stra-
vizi era finito all'ospedale a esalare
il suo ultimo respiro, e di un suo
amico (poco più che un ragazzo) che
entrato nella cappellina di Don Bosco
gridava: «Don Bosco, non devi pren-
derlo! >>. E voleva da don Soldati una
reliquia del santo. Don Soldati lo
aveva scambiato per un ubriaco, non
gli dava la reliquia, ma quello insi-
steva per tutto il giorno e a sera si
mise a picchiare contro i vetri del
refettorio supplicando. Lo accontentò.
Il ragazzo corse dal suo amico Silvio
che teneva l'anima coi denti, con
l'aiuto della bombola a ossigeno. li
suo respiro si spegneva, le boWcioe
nell'apparecchio si vedevano sempre
più rare. Il ragazzo mise la reliquia
sul cuore di Silvio, e si guardò at-
torno. La moglie di Silvio era scop-
piata a piangere, il dottore gli disse:
«Vedi ? È morto». Le bollicine nel-
l'apparecchio non si vedevano più, e
il medico si alzò per togliere l'appa-
recchio divenuto inutile. Ma il ra-
gazzo lo supplicò: «Attenda ancora
un poco, dottore, e vedrà>>. Vide in-
fatti una bollicina, poi altre, poi il
respiro più regolare. Silvio - mi
dicono - è ancora vivo.
Raccontano di quell'exallievo sale-
siano con moglie e figli ma disoccu-
pato cronico, che spinto dalla dispe-
razione decise di togliersi la vita. Andò
nei boschi fuori città in cerca del ramo
adatto, ma carnmin facendo si ricordò
Uno accanto all'altro,
da fratelli
Per esempio i poveri portano Ja loro
piccola offerta a Don Bosco, e con
questi soldini rastrellati i salesiani
continuano a costruire scuole per la
gioventù. Hanno aperto accanto al
tempio una scuola elementare per
500 ragazzi, hanno messo su un
moderno istituto tecnico con quasi
400 studenti.
E - altro fatto - in queste scuole
fin dal primo giorno si sono seduti
l'uno accanto all'altro ragazzi bianchi,
meticci e neri, da fratelli, senza pre-
giudizi di colore e di razza. Cosa che
le altre scuole private fino a pochi
anni fa non avevano avuto il coraggio
di fare. Così il tempio Don Bosco
eaperto a tutti, bianchi e neri, poveri
e .ricchi;, altra cosa che non capita
in tutte le chiese di Panama. Diceva
a don Morlin un signore della cosid-
detta società << bene»: «Qui nel tem-
pio di Don Bosco non mi- fa specie
sedermi vicino a un negro. Nella mia
parrocchia, non lo vorrei vicino ~-
c•~ poi - altro fatto - l'insonda-
bile incontro con Dio, la trasforma-
zione dei cuori. Molti, poveri spiri-
tualmente, nei giorni della novena
aprono la confessione dicendo: << È
dall'ultima festa di Don Bosco che
non mi confesso >)1 segno trasparente
che solo più questa occasione li lega
ancora, con un fra~ile filo, alla vita
cristiana e alla Chiesa. E quanti uo-
mini 1l nel tempio di Don Bosco
trovano, in una confessione completa
e decisiva, la forza di ritornare alla
loro famiglia, di abbandonare gli al-
coolici, di .tornare a una vita pulita.
Ma sono cose scritte in un libro se-
greto, che solo gli angeli possono
sfogliare.
9

2.2 Page 12

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In Inclia e in
la Madre Generale delle I
-
Strakiamo alcune brevi annotazioni dal taccuino
di viaggio di chi ha seguito la visita della
:\\tlaJre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
Madre Ersilia Canta, alle due Ispettorie dell'India
e a quella della Thailandia. <i Giorni indimentica-
bili di luce>> furono definiti quei contatti spirituali
con le anime di tante suore che si prodigano in un
apostolato missionario silenzioso ed eroico.
A Calcutta, città caotica alle foci del Gange,
le alunne della scuola di Dum Dum offrirono alla
madre la tradizionale collana di fiori: pnmo omaggio
della mistica India ospitale. Calcutta-Gaubati-
Shillong nell'Assam: tutto un fior ire di opere.
A Shillong-Mawlay la Madre colloquiò a lungo
con una suora, suor Antonietta Garavagiia, im-
mobilizzata ancora giovane da una paralisi che la
demolisce e la stronca. Suor Antonietta ha offirto
la sua vita come olocausto di amore per le sue
sorelle in missione. A Shillong, La Madre incontrò
anche le Suore Diocesane di Maria Ausiliatrice,
fondate venticinque anni fa da mons. Stefano
Ferrando; incontro affettuosissimo con quella gio-
vane Congregazione sorella.
Il I 2 settembre, nella missione di Shillong-
Mawlay ebbe la gioia di assistere al battesimo di
un bimbo e di una bimba di 3 anni, a cui furono
imposti i nomi di Paolo e di Maria Ersilia; il rito
si svolse in lingua kasi. Ma il giorno seguente,
mentre era in cordiale ricreazione con le suore,
arrivò d'urgenza suor Maria Ravalico: reggeva
una bimba appena nata, in bilico tra la vita e la
morte; la mamma aveva espresso il desiùerio che
gliela battezzassero. per lì, dinanzi a quel batuf-
folo di bimba, la Madre trasecolò; amministrò il
battesimo e le diede il nome di Margherita Maria.
Il 19 settembre dal nord dell'India la Nladre
passò al sud: Madras e Bangalore. Bangalore è
una città che difficilmente si dimentica; gode di un
ansadoot
clima di altopiano; si sta fortemente industrializ-
zando; è di tipo europeo, con esigenze di ordine
e di bellezza edilizia che gli enormi alveari umani
di Calcutta e di Madras ancora ignorano. A Dangalore
l'arcivescovo della città, che la :\\1adre era andata
a ossequiare, volle farle l'omaggio di una graziosa
collana di bozzoli ed ebbe parole di elogio per il
lavoro missionario che svolgono le Suore salesiane
con generoso sacrificio e con verò «sensus Ecclesiae >>.
La madre poté anche assit>tere alla celebrazione
di una santa messa con i riti particolari adottati
10

2.3 Page 13

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Thailandia
iglie di Maria Ausiliatrice
lr1cl1i':ll'"'
•••
da cui troneggia la statua della Madonna posta
su una corolla di loto. Li la Madre ebbe a festeg-
giare due suore anziane, reliquie della prima pat-
tuglia missionaria: suor Consiglia Tarricone e suor
Virginia Gnavi. <1 Ha fatto tutto la Madonna>>,
ripetevano quelle due suore che avevano visto
sorgere quelle grandiose opere dal nulla.
Poi, un giro di missione: a Vellore, alle orfanelle
di Polur, al dispensario e al lebbrosario di Arni, a
Madras-K.ingsford, a Madras-Kodambakkam, negli
slums di don Mantovani e di don Schlooz, dove
si prodigano due suore salesiane. Nell'ospedale <;,ii
Vellore, una suora anziana, suor Eugenia Cazzulj,
festeggiò con la Madre il suo 45° anno di profes-
sione religiosa; colpita da un male che non perdona,
aveva rinunciato a far ritorno in Italia e, per non
lasciarsi vincere dalla tentazione della nostalgia,
aveva bruciato il suo passaporto. I suoi anni di vita
religiosa sono stati spesi nei dispensari di missione
e fra i più poveri, i fuori casta; al suo attivo ha 5.000
battesimi, una cifra da primato.
dalla Commissione episcopale indiana: il sacerdote
celebrante veste lo scialle secondo l'uso indiano;
riceve dai fedeli l'omaggio della corona di fiori;
a sua volta infiora il libro del Vangelo prima di
iniziarne la lettura e l'omelia.
Il 28 settembre fu la volta di Katpadi. Katpadi
è un nome alto rilievo per lè Figlie di Maria
Ausiliatrice nel Sud lndia. L'opera è complessa
e consta di vari edifici moderni: l'università fem-
minile, il pensionato universitario, io juniorato
per le giovani suore indiane e una stupenda chiesa
*
Il 2 ottobre, in volo verso la Thailandia, paese
del sorriso. A Bangkok portò il suo conforto e la
sua carezza materna alla scuola dei ciechi, in Rajavithi
Road, che ospita bambini e adolescenti dai 4 ai 20
anni. Dalle pagode sfavillanti di Bangkok passò al-
l'estremo sud della Thailandia, quasi al confine della
Malesia: a Hatyai. Ressa di ragazze ad attenderla
e festa dei cuori.
L'ultima visita i.o Thailandia fu riservata alla
grande casa di Banpong, dove lavorano 14 suore e
vengono educate parecchie centinaia di ragazze.
Dappertutto omaggi floreali; i fiori invadono la
Thailandia; fiori di una bellezza intangibile, come
le gio\\·ani anime thai che attendono il Signore.
A Bombay, sosta finale prima di rientrare a Roma;
gli occhi sono pieni della luce dell'Oriente affascinan-
te e il cuore è commosso.
11

2.4 Page 14

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·oocumenti senza commenti
DOPO UN VOTO
Con la votazione della Camera dei Deputati, l'istituto ciel divorzio formulato nel progetto
Fortuna-Baslini sta per entrare nella legislazione italiana.
Da più parti si mette in rilievo, con evidenza di titoli e commenti, la <• noYità e la ~ storicità *
dell'evento. Lasciamo alla storia, cioè al tempo, di pronunciarsi con valutazione non frettolosa
emotiva sul senso vero e valido che, di fatto, avrà in futuro tale <e storicità ». :\\fa l'uomo
pensoso e responsabile si ferma piutto:;to a riAettere sul senso di questo nuovo che, per la
prima volta, è introdotto nelle leggi e nel costume de] popolo italiano.
E lo fa soprattutto l'uomo credente, il cristiano che ha una fede, il quale in questo momento si
chiede amaramente perché una proprietà essenziale della famiglia sia ora dalla legge miscono-
sciuta e abbandonata.
Un istituto fondamentale per la vita delle persone e delle· famiglie, il matrimonio indissolu-
bile, concepito e vissuto in tutto il complesso di amore e di donazione perenni, di sacrifici e
di i;ischi, come di gioie e consolazioni insieme previsti ed insieme accettati consapevolmente,
nella com·inzione di un legame sacro e irrevocabile che unisce il destino degli sposi e delle
persone che da loro ricevono vita cd educazione, è profondamente alterato e mutato.
Nessuno, pensiamo, anche dei più convinti assertori della legge ora approvata, vorrà onesta-
mente affermare che essa stabilisca solo delle norme di ii effetti civili>>, modifichi solamente
una disciplina giuridica. La legge del divorzio, come accade per tutte le leggi che toccano
profondamente la coscienza, i rapporti di sangue e di affetti, il costume, contiene - e non
potrebbe essere altrimenti - un principio ispiratore, presuppone dei fini, propone dei modelli
che la tradizione cristiana, umana, familiare del popolo italiano non conosceva, perché su
un altro principio, su altri fini, con altri modelli sì era impostata finora la vita delle persone
e delle famiglie.
Al di là delle vicende parlamentari, che non ci appartiene di commentare, al di là di valuta-
zioni, talora contraddittorie, che si dànno su certi articoli della legge, pensiamo che resti
fondamentale la domanda spontanea che nelle case, nel lavoro, nelle conversazioni, uomini
e donne di fede cristiana oggi si fanno: era proprio disdoro non avere nelle nostre leggi questo
istituto? è proprio vero che esso sarà rimedio a tanti malanni, privati e pubblici, portati
come giustificazione per. introdurlo? e la pazienza, la concordia, l'amore che reggono la vita
nostra e dei nostri figli non saranno messi a disagio, esposti a insidia, sospinti a pericolo,
con sacrificio di interessi e diritti, con mortificazione di affetti, aspettative e speranze?
La coscienza ecclesiale dei credenti trova espressione nella parola del Padre e del Pastore che
già da tempo (23 gennaio 1967), aveva amorevolmente avvertito: «Noi pensiamo che sia un
vantaggio morale e sociale e sia un segno di civiltà superiore per u11 Popolo l'avere saldo, intatto
e sacro l'istituto familiare >>.
Questa saldezza, sancita in leggi che un costume secolare ispirava, e alle quali il Concordato
ha aggiunto il valore di un impegno solenne di carattere internazionale - che non costituisce
«un giogo, ma un presidio e un onore •> per il Paese - oggi, per la prima volta, è negata nel
suo principio e compromessa nel suo fondamento. Allo stesso modo e con questa stessa legge
viene violato l'impegno solennemente sancito nel Concordato stesso, come era stato pre-
sentito e denunciato dalla Santa Sede nelle debite forme.
Da L' OSSERVATORE ROMANO del 2 dicembre 1970
12

2.5 Page 15

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Educhiamo
come
Don Bosco
Attenzione
alle crisi
scolastiche
La sera del 15 aprile 1885, a Marsiglia, tutti i risultati rimasero sconvolti. Il ren-
Don Bosco fece cena con un celebre dimento della squadra aumentò di colpo
avvocato della città, l'avvocato Michel, e il livello generale finì per mantenersi
appena reduce da un lungo giro di affari a una quota mai raggiunta prima nem-
in diverse nazioni del mondo. La con- meno dalla migliore dattilografa che
versazione venne a cadere sul pagane- lavorasse sulla macchina migliore. Fu
simo smaccato nelle scuole di alcuni deciso di cambiare regolarmente i capi-
Paesi che prima erano profondamente squadra. Con un tipo di capufficio ner-
cristiani. Don Bosco stava a sentire; a voso, livello basso; rimproveri e avver-
un tratto scoccò una domanda: « Avvo- timenti rimanevano senza effetto. Con
cato, secondo lei qual è la causa di tanta una persona calma e amichevole, sem-
aberrazione?)). Il Miche! tirò fuori una pre pronta a incoraggiare, livello alto e
spiegazione dopo l'altra; nessuna si ri- atmosfera serena; le dattilogra'fe lavora-
velava pienamente convincente. A un vano allegramente e sentivano appena
certo punto Don Bosco interpolò: «No, la fatica alla fine della giornata.
no, mio buon avvocato. La causa del
mate è una sola: /'educazione pagana I ragazzi si sentono abbandonati
che si dà generalmente nelle scuote. nelle mani di un destino sfavorevole
Formata tutta su classici pagani. imbe- non appena sono costretti a vivere
vuta di massime e sentenze pagane, in un clima scolastico che non è
impartita con metodo pagano, la scuola per nulla di famiglia e meno che
non plasmerà mai veri cristiani. Ho com- mai cristiano. La famosa frase: « Non
battuto tutta la mia vita contro questa s'impara per la scuola ma per la vita>>,
perversa educazione che guasta la mente potrà impressionare dei giovanotti uni-
e il cuore dei giovani: fu sempre il mio versitari, ma resta incomprensibile ai
ideale riformare la scuola su basi schiet- raga-zzi e agli adolescenti. Quello che
tamente cristiane. Ora vecchio e ca- l'adulto chiama "vita", al ragazzo non
dente muoio col dolore di non essere dice assolutamente nulla. Il ragazzo im-
stato abbastanza compreso». Chi lo para per la scuola, per l'insegnante,
ascoltava senti nello sbalzo di voce di per accontentare i suoi genitori e il suo
Don Bosco un timbro «di soavità e di amor proprio, ma certamente non per
fierezza». Don Bosco - sottolinea il suo un fine lontano ed evanescente come
biografo - voleva che la scuola fosse è la vita.
come un piccolo santuario e come una
famiglia.
Un gran numero di difficoltà e
crisi scolastiche provengono dalle
*
eccessive esigenze e ambizioni dei
genitori: mio figlio deve essere il
La scuola può decidere il destino di
un ragazzo. In bene come in male. Se
non si tiene presente che la scuola
dev'essere come un piccolo santuario e
come una famiglia, il periodo scolastico
diventa un seguito di crisi. I ragazzi
vogliono imparare pe r amore. Por-
tano i loro risultati all'inseg[lante come
se si trattasse di un regalo. Le ricerche
degli psicologi hanno dimostrato, senza
possibilità di equivoco, quali stretti legami
esistano tra i risultati scolastici e le re-
!azioni affettive. Questo succede forse
solo per i ragazzi? Negli Stati Uniti si
volle sapere quale macchina da scrivere
consentisse il massimo rendimento. In
un istituto di Stato. per due anni, abi-
lissime dattilografe si misero al lavoro
con le macchine da collaudare. Le diffe-
primo. Alla clinica pediatrica di un noto
professore in una grande città d'Europa
venne portata una fanciulla di 1O anni.
La mamma voleva farla curare perché
a scuola la fanciulla era scesa dal primo
al terzo posto. Eccitata. la mamma diGeva
al professore di fronte alla fanciulla: «Se
dovesse rimanere bocciata alla fine del-
l'anno, ne morirei di dolore. Ammetto
che possa essere brutta, ma stupida e
ignorante mai». Si può immaginare
quello che avviene in un ragazzo quando
sente frasi di questo genere I I segnali di
allarme di quella fanciulla erano: mal di
testa durante le lezioni. dolorini alla
schiena e ai reni. I medici parlano di mal
di testa scolastico e di nausea scolastica.
Ma alla radice di tutto sta la mancanza
di amore. «Fatevi amare», ripeteva Don
Bosco. « La scuola deve essere come un
renze risultarono notevoli. Ma un giorno piccolo santuario e come una famiglia
cambiò il caposquadra; l'effetto fu che cristiana».
13

2.6 Page 16

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SOS. Procuratori Salesiani I
U n gruppo ristretto di sacerdoti
salesiani, dalla sagoma un po'
manageriale, si raccolsero a convegno
nei giorni 28-30 ottobre a Torino:
erano i procuratori missionari. Veni-
vano dalle loro sedi di New Rochelle
(Stati Uniti), Bonn (Germania Occi-
dentale), Lione (Francia), Madrid
(Spagna), Bruxelles (Belgio), L'Aia
(Olanda), Lugano (Svizzera). Presie-
deva le riunioni don Albino Fedri-
gotti, Prefetto generale e Superiore
incaricato delle missioni. Era pure
presente don Francesco Van Asperdt,
Ispettore Salesiano dell'Africa Cen-
trale, che poteva figurare come il
portavoce ufficiale delle missioni di
prima linea.
Che cosa sono le Procure? Pressap-
poco (per usare un'immagine abba-
stanza tangibile) le stazioni-base di
rifornimento delle linee avanzate del
Fronte di D io, che viene troppo spesso
a trovarsi in situazioni fluide o aggro-
vigliate. 11 Capitolo Generale Sale-
siano XIX aveva votato la loro isti-
tuzione come urgente: << S i rende ne-
cessaria l'istituzione di Procure Mis-
14 sionaric nei Paesi dove l'Opera Sale-
siana è sviluppata. Scopo di tali
Procure è di assistere i Missionari
nella partenza, arrivo e dimora in
patria; ptomuovere qualsiasi altra at-
tività, specialmente economica, a fa-
vore delle Missioni )),
In cinque anni (contano appena
cinque anni di vita) le Procure mis-
sionarie salesiane hanno kvorato sodo.
Il convegno di Torino avviò la rifles-
sione sul lavoro compiuto e formulò
progetti per U prossimo futuro.
Che cosa janno le Procure? Ecco
una rapida panoramica . di quanto
stanno attualmente facendo.
AMERICA LATINA
A San Pedro Carcha, in Guatema-
la, i salesiani tengono una parrocchia
in mezzo a una popolazione indigena
di zona depressa, religiosamente sotto-
sviluppata- (il sottosviluppo più temi-
bile è quello delle coscienze). Man-
cano strade in quella vasta parrocchia;
dato che il governo non ci arriva,
tocca ai missionari farle: urge una
ruspa, occorre un compressore d'aria.
I procuratori lavorano per rifornire
gli strumenti di lavoro e le macchine
per quella gente.
A Cuenca, nell'Ecuador, l'Ispet-
tore salesiano lancia un SOS di im-
plorazione: si stanno costruendo nuo-
vissime strade; per visitare i fedeli,
dispersi a vastissima raggcra, il ca-
vallo è diventato anacronistico; oc-
corre una camionetta. Potete darci
una camionetta ?
Si sta sistemando il villaggio Pao-
lo VI in una terra assegnata a nuovi
coloni da coltivare: manca tutto.
Nella missione di Chiguaza chiedono
per carità un trattore per disboscare
il terreno. A Yaupi urge un ca-
mioncino per trasportare il materiale
da costruzione allo scopo di rifare
la costruzione missionaria distrutta
dall'incendi.o proprio quando era ap-
pena terminata. Ci aiutate? La ri-
chiesta viene girata ai procuratori.
In Brasile, a Porto Velho, il leb-
brosario e gli ed.ilìci parrocchiali sono
fermi per mancanza di mezzi. Nel
Mato Grosso il missionario chiede
un veicolo per visitare ed evangeliz-
zare le f aze,uias dove sono dispersi

2.7 Page 17

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i coloni; se gli si. procura anche un
piccolo generatore di elettricità, sarà
una pacchia per lui; potrà proiettare
filmine catechistiche. A San Marcos,
tra i Chavantes, un coadiutore sale-
siano chiede utensili di meccanica per
riparare gli attrezzi. Un giovane mis-
sionario, don Saksida, che lavora atti-
vamente tra i poveri più poveri delle
Jai,elas di Corumba, manda una
lista di richieste. Ci potete aiutare ?
Nel Paraguay, il · nuovo edificio
per le vocazioni al sacerdozio non ha
ancora gli infissi; nella chiesa, quando
la pioggia scroscia, l'acqua piove den-
tro e rovina tutto. Nel Chaco Para-
guayo, dove gli indi .Moros, fino a
poco tempo fa inavvicinabili, sono
stati raggiunti ed evangelizzati, oc-
corre un trattore, vi bisogna un ca-
mion, eccetera.
In Bolivia, alla periferia di La Paz,
sta sorgendo un Centro Giovanile di
estrema necessità perche la zona è
miserrima; manca tutto. Come fare ?
Ad Haiti, ai margini della capitale,
i salesiani hanno aperto da anni una
scuola elementare per il popolo; i fan-
ciulli vengono a frotte, ma bisogna
nutrirli, almeno con riso e fagioli,
perché non hanno nemmeno una
manciata di cibo. E sono piì1 di
mille tutti i giorni, con inoltre i mae-
stri da pagare e i dispensari continua-
mente da rifornire.
A Bahia Bianca, in Argentina
chiedono sovvenzioni più che neces-
sarie per far marciare un Istituto che
prepara i maestri cattolici per tutta
quella immensa regione.
In Colombia, sperduta e quasi
dimenticata tira il fiato la missione
dell'Ariari; ha bisogno di un sacco
di cose; d:ù camioncino (o qualsiasi
altro veicolo) agli attrezzi più svariati.
ASIA
Timor e un'isola fuo ri mano a
nord dell'Australia, fasciata dall'im-
menso oceano; i missionari con
scuole e stazioni di evangelizzazione
vanno allargando la loro penetrazione
tra quella gente primitiva che risponde
con grande slancio. Bisogna coltivare
la campagna per dare da mangiare
agli scolaretti; ci vorrebbe un trat-
tore, dicono, e almeno un veicolo
anche da ferrovecchio per visitare
le varie residenze. Potete ? Sl, ri-
sponde da Torino il << Club dei Cen-
tomila•>.
D alla Thailandia torna in Europa
un giovane confratello missionario,
colpito dalla poliomielite; sono vari
mesi di degenza e di cura in apposite
cliniche: ci pensano le Procu re.
In Corea, le vocazioni pullulano;
ma nella quasi totalità sono di estra-
zione poverissima. Chi le può man-
tenere ? La Procura di Bonn in Ger-
mania: essa, fra l'altro, ottiene mac-
chinari per il Centro Don Bosco di
Seoul, che prepara i giovani alla vita
e a guadagnarsi il pane.
Anche il Vietnam conosce una
stupenda fio ritura di vocazioni. La
guerra imperversa; occorrono tanti
soldi per crescere tutte quelle splen-
dide vocazioni.
Nelle Filippine, a Tondo, il quar-
etiere di Manila visitato da Paolo VJ ,
stato fino a qualche anno fa un ri-
schio penetrare in quel sordido quar-
tiere della malavita. Oggi i fanciulli
fanno grappolo attorno ai salesiani e
alle Figlie di Maria Ausiliatrice; ma
occorrono tanti sussidi e tanti soldi.
AFRICA
Dal Congo un missionario man<la
un'aerea per implorare una « Land-
rover )) ; ne ha estremo bisogno, al-
trimenti l'evangetizzazione è in panne;
la lettera è controfirmata <lal superiore
che invoca anche lui. Come fare?
Le missioni del Rwanda e del Bu-
rundi sono k.o. dalla penuria di tutto.
Il lebbrosario di Ng aye, se non viene
aiutato, è costretto a chiudere; <love
andranno tutti quei lebbrosi ? È bru-
ciata la mi1-sione di Mokambo, un
incendio apocalittico; adesso bisogna
ricostruirla.
A Point Noire (Congo - Brazza-
ville) i sale~iani francesi hanno av-
viato scuole professionali e una
promettente parrocchia. l\\tla i mezzi
di cui dispongono sono del tutto ina-
deguati.
La lista dei SOS si potrebbe allun-
gare. Non c'è preghiera senza risposta,
dicono gli scrittori di ascetica. Ep-
pure, quante volte i SOS che partono
dalle missioni cadono a vuoto per
mancanza di mezzi I
Qui viene spontanea una doman-
da: i P rocuratori dove prendono i
denari? Il discorso sarebbe lungo.
Ma basta pensare ai tanti che amano
le Missioni, ai benefattori che so-
gliono dividere il pane quotidiano
con i missionari, ai gruppi missio-
nari che si industriano di tener vivo
l'interesse per le Missioni; nonché
alle grandi organizzazioni vescovili
della Germania e di altri Paesi, con
le quali i Procuratori prendono con-
tatto per averne aiuti. I piccoli ru-
scelli formano i grandi fiumi, che
vanno ad alimentare il mare della
carità dei missionari, <lalie cui mani
torna a scorrere in mille rivoli .
[! piccolo gruppo di sacerdoti sa-
lesiani riuniti a convegno a Torino
dal 28 al 30 ottobre ha fatto il bi-
lancio, ha compilato il budget di aiuti
per i prossimi mesi, come tanti ma-
nagers del Signore. I Procuratori sono
ripartiti con una grossa cartella di
imµegn i: sono la longa ·manus della
Divina Provvidenza.
Guai si.: non ci fossero.
LE DUE CONFERENZE
Al COOPERATORI
Il Regolamento dei Cooperatori Salesiani prescrive
che ogni anno si tengano almeno due Conferenze,
una nella festa di San Giovanni Bosco e l'altra in
quella di Maria Ausiliatrice.
Questi incontri sono di grande utilità per i Coope-
ratori; sono l'anima e la vita della nostra terza
Famiglia.
L'argomento di quest'anno è quanto mai interes-
sante: "Conosciamo Don Bos co e il s uo s pi-
rito!». I Cooperatori non potranno mai dirsi pie-
namente « salesiani » finché non avranno «sco-
perto)> Don Bosco in tutta la sua poliedrica e ricca
figura.
Rivolgiamo quindi caldo invito a tutti i nostri Coo-
peratori a partecipare alla prima Conferenza che si
terrà nel loro Centro, secondo le direttive che rice-
veranno dal Delegato locale.
15

2.8 Page 18

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VOLON I A I
di Don TERESIO BOSCO
A Belém, (Brasile -Pard) 11ell'opera salesiana di Sacra-
menta, J10 ·oisto per la prima volta il lavoro dei Vo-
lontari Laici. U11 ingegnere argentino, wi giovane exallievo
di San Benigno Canavese ( Torùio), due sposini di Treviso
e una volontaria di Lodi lavora,w nella se/I.Ola professionale
fondata da don Lorenzo Bertolusso, a fianco dei salesiani.
La città di Belém ha 800.000 abitanti, ed è fornita di splen-
didi hotels, cinema moderni, grandi clubs. Ma la zona di
periferia, dove lavorano salesiani e volontari, è una delle
più povere che abbia visto in Brasile. Una distesa di ba-
racche di legno piantate sulla palude. I bambini gio-
cano in riva all'acqua stagnante. ln moitr baracche i mo-
bili sono costituiti da una sedia e un letto.
Per la mia ignoranza della lingua spagnola, con l'inge-
gnere argentino ho potuto scambiare soltanto saluti e
sorrisi. Ma con gli altri volo11tari ho parlato a lungo.
Sono rimasto incantato dalla loro semplicità e dalla
loro fede.
ELENA NEGRI
Lodi (Milano)
Una sera ero seduta da sola nel buio, all'oratorio.
Ero stanca, e approfittavo di quel momento di pausa
per pregare. Vidi avvicinarsi un'ombra. Riconobbi un
ragazzino e lo chiamai. Mi sed ette accanto, e con un
lungo sospiro mi disse: «Oh, Elena, come sono triste•>.
«Dài, formica - risposi sorridendo. - Hai nove anni
e sei triste ? Cosa ti è capitato?•>. Mi raccontò col fiato
grosso ciò che era avvenuto pochi minuti prima. Sua
madre ha cinque fi.gLl, e vuol loro bene. Ma quando
afferra la bottiglia dell'alcool si ubriaca e diventa una
belva. Quella sera i bambini avevano capito che tirava
aria cattiva ed erano scappati di casa. L\\.li era rimasto.
Sua madre l'aveva insultato, poi afferrando un coltello
si era messa a rincorrerlo. Il piccolo era scappato sulla
passerella che attraversa la palude, e la donna dietro.
Ma, barcollando, mise un piede in fallo e finì nell'acqua
stagnante. <1 Oh! Elena - bisbigliò. - Io voglio la
mamma. Non posso stare senza di lei•>. Gli dissi: <1 An-
ch'io sono lontana da mia mamma. Ma adesso ci fac-
ciamo compagnia, e vedrai che la tristezza passerà >ì.
Il bambino mi gettò le braccia al collo, e restammo cosi
16 vicini a lungo.
Questa donna di 35 anni che mi sta raccontando la
sua esperienza è giunta in Brasile 11 mesi fa. Le ho
domandato che strada aveva percorso per venire fin
quaggiù. Mi ha risposto che il suo bigLletto di viaggio
è stata una circolare, una modesta circolare del CEIAL
passatale da un amico. Descriveva brevemente i grandi
bisogni dell'America Latina e incoraggiava i laici a
donare tre anni della loro vita ai poveri latino-americani.
C'era un indirizzo dove rivolgersi: Via Rusticucci r4,
Roma. Scrisse laggiù, e le fu proposto di partire per il
Brasile.
Ma la strada spirituale è stata più lunga. Fin dalla
prima adolescenza la parola «missione» l'aveva affasci-
nata. Voleva andare <1 tra i pagani», a salvare anime.
L'unica via che si poteva seguire era quella di diventare
suora, e per qualche anno ci aveva pensato seriamente.
L entamente, però, il suo orientamento era cambiato.
Avrebbe voluto essere missionaria senza legarsi ad uno
schema fisso di vita religiosa. T estimoniare il suo amore
ai fratelli rimanendo il più possibile (< una di loro •>.
Avere per regola il Vangelo, e per casa, la stessa
casa dei poveri. In questi ultimi tempi vide avverarsi
questa possibilità. Ora sentiva di voler andare non
q tra i pagani», ma tra i poveri del << Terzo Mondo)).
«lo stimo moltissimo la vita religiosa, ma sentivo che
la mia vocazione era un'altra. E nei giorni di prepara-
zione, prima della partenza, capii che il CEIAL era
esattamente quello che avevo desiderato: un organismo
aperto che accetta il pluralismo delle vocazioni e delle
situazioni personali. Facevano parte dello stesso gruppo
persone sposate, persone Llbere, persone consacrate».
L e domando come sono stati questi primi mesi. Rispon-
de: <1 Posso dire con serenità che sono stati duri. E a chi
sta per partire dico che metta in previsione delle diffi-
coltà. Ma non creda che saranno le di.fficoltà degli altri.
Ognuno ha le sue, personali, caratteristiche. E occorrerà
lasciarle maturare lentamente, dare tempo al tempo
senza prendere decisioni affrettate».
La difficoltà particolare di Elena fu la solitudine, la
mancanza di tapporti amichevoli, l'impossibilità di par-
tecipare ad altri le sue gioie e le sue sofferenze, di con-
fidare i suoi pensieri, le sue riflessioni. Ma le soddisfa-
zioni furono molto superiori. Venne come contabile,
per tenere in ordine l'amministrazione di questa vasta
scuola professionale, ma mi confessa che questo è il
lavoro che ha fatto di meno. Ha invece lavorato come

2.9 Page 19

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,.,
!ELEM
Belém (Brasile Par6). I coniugi Angelo a
Lucia Carretta e la signorina Elena Negri
con alcuni dei molti negretti che assistono.
guardarobiera per tenere in ordine i ragazzi che vestono
di poverissime cose, come infem:iiera, come dattilografa.
ru
« Non so
quanto
se
mi
questi
hanno
ragazzi hanno
dato. Ricordo
ricevuto da me pjù
la commozione di
un bambino al quale portai un'aranciata fresca, spremuta
con le mie maru. Quel bambino, con la sua commozione,
mi diede molto di più di un'aranciata. Non sono una
sentimentale, sento un istinto materno frustrato. l\\1a
con loro mi sento davvero mamma. Hanno bisogno ru
affetto, di sicurezza•>.
· Mentre parliamo, passa e ripassa accanto a noi un
negretto dai grandi occhi chiari. Lavora con la scopa,
mette a posto gli oggetti ammucchiati in una cassa.
E non ci perde mai di vista. Elena sorride e mi parla
di lui: << Si chiama José, e ha r 5 anni. Fino a 9 anni visse
in famiglia con 11 fratellino. Ma assisteva a scene tristi.
Il papà picchiava la mamma. Quella donna a un tratto
non ne poté più. Scappò via portandosi José. 11fratellino
rimase col padre. Dovendo cercare un lavoro per soprav-
vivere, la madre affid ò José alla nostra scuola. Viveva
nella tristezza, d omandandosi sempre cosa ne fosse di
suo fratello. Due mesi fa il fratellino fuggì. Andò via
senza sapere dove. Domandò, si rivolse agli amici e ai
conoscenti, per una lunga trafila e riuscito a tornare
da sua madre.
José viene spesso nella mia casa. L a pulisce, la ag-
giusta come può. Mi dice: "Da grande voglio avere
anch'io una casa bella, e portarci mia mamma". È ser-
VlZievole e laborioso. Cerco di fargli capire ogni giorno
di più il profondo senso cristiano dell'Lmpegnarsi "per
gli altri". U 11 giorno, a bruciapelo, mi domandò: "Quando
tornerai in Italia?". Vidi un timore represso in quelle
parole. Ha paura che questo legame di cui sente molto
bisogno venga a spezzarsi».
Domando a Elena del suo avverùre. Se tornerà in
Italia, se rimarrà qui, se cambierà posto di missione.
Mi risponde serena: << Non ho ipotecato l'avvenire. Sono
disponibile. Non dico "resterò a tutti i costi", perché
so che basterebbe una cosa da nulla, una malattia, un
foglio di via del governo, per t roncare tutto. Ma il
mio impegno non è "temporaneo". È un impegno di
vita. E gli impegni di vita non sono a termine fisso.
Le domando, nel caso dovesse partire, quali persone
le dispiacerebbe di più lasciare. Mi risponde: (< Tutti.
Tutta q uesta gente che è povera, ma povera in maniera
estrema. C'e una casa dove sono 8 o 9 bambiru. È una
casa di legno ed è piantata sulla palude. Quando l'acqua
e cresce, l'uruco asse che serve da strada per entrare e
uscire a un dito dall'acqua, e traballa pericolosamente.
Qualche giorno fa il più piccolo è finito nell'acqua. Le
grida degli altri bambiru hanno richiamato l'attenzione
della più grande, che s'è tuffata nella palude ed è riuscita
ad afferrare il piccolo per i capelli. Era già affondato.
In quelle case, a mezzogiorno, spesso c'è soltanto
un po' di fa rina, che si mangia così, con le mani. Una
m amma mi diceva: "Faccio tanti sacrifici, ma alla
sera riesco quasi sempre a dare ai miei figli una tazza
di caffè".
Quella tazza ru caffè è tutta la cena, e non sempre
c'è. I sacrifici di questa mamma, e di tutte le mamme,
sono la ricerca faticosa di un lavoro qualsiasi. Vanno
in giro a vendere piccoli tagli di stoffa, confezionano
un liquore pepato e vanno a venderlo a tazze, lavano
e cuciono in casa d'altri. I guadagni sono miserabili.
Ma spesso queste donne non sanno nemmeno cosa fare.
Soffrono a veder deperire i figli e rimangono con le
mani in mano. No11 è che siano pigre, ma non sanno
realmente darsi da fare. L'abitudine inveterata di vivere
sotto un padrone che non lascia coltivare la terra, il
clima che fiacca, l'ignoranza, la mancanza di fone,
tutti questi elementi creano l'incapacità di arrabattarsi,
di darsi da fare. Si limitano a soffrire, ad aspettare.
Ora per le case comincia a diffondersi qua e un de-
siderio di vita migliore. Molte famiglie comprano a
rate il fornello a gas, che viene ad aggiungersi come unico
mobile a qualche sedia sgangherata e a un letto. Le ra-
gazze fanno sforzi incredibili per avere un vestito sgar-
giante, e per cambiarlo sovente. L o cuciscono loro stesse,
con cotonina da pochi soldi. "Ma sarebbe un grande
sbaglio - aggiunge Elena con forza - se portassimo
tra questa gente i nostri sistemi di guadagno e di be-
nessere borghese, se i sistemi egoistici che vediamo
non funzionare in Occidente li volessimo trapianta.re
qui. Dobbiamo incamminarli a un sistema ru vita au-
tenticamente cristiano, a sentirsi in comurutà, a fondare
il loro avvenire non sullo sfruttamento degli altri ma
sul!'amore degli altri. Noi dobbiamo essere vero "fer-
mento" in mezzo a loro. Se il risultato dello sviluppo
di questa gente fosse una società egoista e borghese,
chiusa nel suo bozzolo di piaceri materiali, allora sarebbe
un fallimento. lo non dico mai a loro: "Vengo ad aiu- 17

2.10 Page 20

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Agost i no T rapasso, capo del meccanici, che
vive a Belém tecom e un salesiano c he non
ha voti e no n ha fatto il noviziato 11.
tarv1 . Dico: "Cominciamo da capo insieme. Io con
quel poco che ho, di cultura, di istruzione, con la capa-
cità cli lavorare. Voi con la vostra povertà, che è una ric-
chezza, perché è una specie di verginità dall'egoismo >l.
Abbiamo terminato la nostra lunga chiacchierata. In
tutto questo tempo José, il negretto di 15 anni, ha con-
tinuato a lavorare in silenzio, avvolgendoci con le sue
lunghe occhiate. Guardava Elena, e forse temeva, sen-
tendola parlare in italiano, che io le stessi proponendo
di tornare in patria. Ora Elena l'ha preso per mano.
Escono insieme. E José, rassicurato, ha sul volto uno
splendido sorriso.
AGOSTINO TRAPASSO
San Benigno Canavese (Torino)
Ifa vent'anni. È venuto qui a Belém quando ne aveva
diciasst:tte. Lo incontro sulla porta dell'officina. Occhi
azzurri, barba folta che non riesce a mascherare a suffi-
cienza il volto di ragazzino cresciuto in fretta.
<1 Perché è venuto a Belém ? >\\.
<• Ero nel circolo missionario di San Benigno. Un
chierico, don Tiago, mi disse: "Perché non vieni a
.Bt:lém? Tu conosci bene la meccanica, e nella· scuola
di don Lorenzo c'è proprio bisogno di uno come te".
E così sono partito.
I primi mei;i sono stati veramente duri. i\\1a ora mi
sono ambientato. Sopporto bene il clima e conosco
la mentalità della gente•>.
«Per quanti anni ha accettato di rimanere?•>.
<<Quattro,).
«Quando tornerà in Italia, che cosa rimpiangerà di
pi~?•>. .
« E chi dice che torni? Q11i c'è veramente bisogno di
molti. tecnici. Questi ragazzi non hanno niente, e io
insegno loro un mestiere che Li aiuterà a vivere. Sono
il responsabile w tutta l'officina meccanica. I ragazzi,
a prima vista, sono pigri. Se li esorti a tenere un
ritmo di lavoro più sostenuto, ti guardano con mera-
viglia e rispondono: "Perché affannarsi? Il Brasile è
nostro!". In realtà, la nutrizione che li tiene in piedi
non è sufficiente perché possano lavorare sodo. l'via
quando si riesce ad appassionarli a qualche cosa, allora
ci danno dentro meglio che possono. C'era un lavoro
18 diff:ìt:ile da fare qualche giorno fa: una macchina da ri-
parare. Da solo non riuscivo a farcela. Sono venuti tre
dei più grandi, si s0110 messi sotto eia soli e cc l'hanno
fatta».
<t Come vive qui ? •>.
(t Comc un salesiano che non ha fatto il novLziato e
non ha i rnti. Vado al.la mensa dei salesiani, ho una
stanzetta come loro, faccio la loro vita. E sono contento•>.
<< Non è preoccupato dal fatto che, quando tornerà
i,n Ctalia, dovrà trovarsi un nuovo posto di lavoro, ri-
cominciare tutto da•capo senza anzianità, senza che questi
anni le vengano contati per la pensione? 11.
<< No. Se ritornerò, qualunque sia la mia condizione,
credo che ricorderò questi anni come i più belli, i più
interessanti della mia vita,>.
« È in relazione con I' ftalia? >>.
<< Sì, con l'Istit11to di San Benigno, cbe ci manda pa-
recchie cose di cui abbiamo bisogno. Don Lacchia ci
aiuta molto. Ultimamente mi ha scritto che qualche
altro ragazzo vorrebbe venire qui a Belém. l\\fa stanno
pensando di provare prima un po' di vita dura in Italia
per prepararsi •>.
<< A un ragazzò che volesse compiere la sua esperienza,
cosa direbbe ?».
«Se ha un'intenzione seria, venga pure. Per lui sarà
bellissimo. Solo non venga a cercare l'avventura. L'unica
avventura che qui abbiamo è il lavoro sodo, otto ore
eal giorno, in un clima umido che sfianca. Alla sera si
stanchi morti. Quello che pii'.1 mi soddisfazi9ne è
l'amicizia d ei giovani brasiliani. Don Bruno, nell'ora-
torio, ha messo su un circolo di ragazzi impegnatis-
simi. Faccio anch'io parte del circolo (mi fa vedere
il piccolo crocifisso che portano come distintivo), e
questa attività mi dà una carica e una soddisfazione
veramente grandi».
ANGELO E LUCIANA CARRETTA
Montebelluna (Treviso)
Quando arrivarono erano in due, ora sono in tre.
È nata una bimbetta, Silvia, destinata a imparare tre
lingue: italiano, brasiliano e Vt::neto (<( Soprattutto ve-
neto!•> mi dict:: ridendo la mammina).
Sono arrivato alJa loro casetta di tre stanze percor-
rendo una passerella di assi che varca una palude.
Grumi di baracche tutt'intorno: baracche su palafitte,

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Ange lo e Luciana Ca rre tta co n la bimba
Silvia, nata a Be m . Ha nno un solo ideale:
servire Cristo nel loro fratelli bis ognos i.
piantate nell'acqlla stagnante. Per i sentieri e vicino alle
pozzanghere, tonne di bambini seminudi. Angelo mi
e dice: «Qui la popolazione formata al 60°; 0 di bam-
bini•>.
Ogni mattina Angelo va ad aprire il suo Laboratorio
di meccanica nella casa salesiana. << È stato molto duro
.all'inizio - mi dice Angelo. - Perché io sapevo lavo-
rare, ma non avevo mai insegnato. E avere centoventi
e ragazzi a cui insegnare tutto non uno scherzo. Ragazzi
che sul lavoro non rendono, che quando li sgridi perché
si sbrighino, ti guardano con occhi tristi. Non hanno
mangiato o si sono riempiti lo stomaco di farina che
gonfia ma non nutre. Come si può pretendere attenzione,
puntualità, impegno?».
Luciana, invece, dopo aver accudito alla piccola e
messo in ordine la casa, va a fare un giro nelle case vi-
cine. È l'infermiera di questo villaggio della miseria.
Fa qualche iniezione, dà le pastiglie contro la malaria,
fa prendere le vitamine ai bambini, ma soprattutto parla
con Le mamme che vorrebbero sempre averla in casa.
Hanno trovato serie difficoltà di ambientazione all'i-
nizio. «La prima mattina, usciti dalla camera ci siamo
trovati soli, senza sapere che fare, senza uno che ci di-
cesse buon giorno>>. I salesiani che hanno tirato su
quest'opera dal niente, dovevano badare alla scuola,
ai laboratori, a centinaia di ragazzi ».
·
Angelo e L uciana si trovarono quasi sperduti. « Ma
in quei momenti scoprimmo i nostri vicini - dice Lu-
ciana. - l\\!Ii ero messa a raschiare il tavolo, e non riu-
scivo a renderlo pulito. Dalla baracca di legno qui ac-
canto una donna mi vide, e venne con la paglietta me-
tallica. Mi diede una mano. Non riuscimmo a scambiarci
una parola, perché non sapevo ancora il portoghese,
ma capii che la gente ci era amica e non estranea>>.
Mentre parliamo, in silenzio entrano nella stanza sei
negretti alti quattro spanne. Si siedono -tranquilli, ci
ascoltano. «Sono sempre qui - dice Luciana. - Sono
tutti nostri amici, i bambini». al più grande un bi-
glietto e lo manda a comprare il pane. Tutti lo seguono
vociando. Tornerà dopo cinque minuti reggendo sulle
braccia due grossi filoni di pane nero che depone de-
licatamente sulla tavola: << Muito obrigada >>, gli dice
Luciana. I negretti scappano di corsa. Li vedrò poco
dopo impegnati tra le pozzanghere a lancia.re in alto
un piccolo aquilone colorato.
Sono dodici mesi che si trovano qui in Brasile.Vengono
da l\\Iontebelluna in provincia di Treviso. Lui era delle
A CLI, 1ei lavorava nell'Azione Cattolica. Erano fidan-
zati: sentirono parlare del servizio volontario in Ame-
rica Latina organizzato dal CEIAL e accettarono di
venire quaggiù per quattro anni. Si sposarono e parti-
rono.
Hanno un solo desiderio: trovarsi alla sera insieme
ad altri italiani, scani]?iarsi altre impressioni, raccontare.
E possibilmente avere una l\\lessa serale. L'hanno avuta
solo per una settimana. Al mattino la Messa è alle 6,30.
Troppo presto per Luciana, che deve badare alla bam-
bina. E anche per Angelo, che rincasa alla sera molto
stanco. << Se non ci troviamo per la !.Vlessa - dice Lu-
ciana, - quando ci troviamo? Abbiamo bisogno del
Signore. Lo sentiamo proprio». Appena arrivata, Lu-
ciana non riusciva ad abituarsi al clima, umidissimo.
Per un mese rimase a letto con la febbre. Era in attesa
della bambina e soffriva. 1 essuno venne a trovarla.
Per quindici giorni Angelo le fece lui da mangiare, traf-
ficando in cucina come poteva.
Domando se l'entusiasmo è caduto, almeno in quei
giorni, se hanno mai pensato di tornare in Italia. (( Mai
- risponde pronta Luciana. - Siamo venuti qui per
un idea(e, no,1 perfare una vita bella. E l'ideale e-i ha sempre
sostenuti. Essere in mezzo a questa gente, fare loro del
bene, vedere in loro Cristo da servire. Questo ci ha sem:pre
dato una grande soddisfazione. E anche l'amicizia dei
brasiliani ci ha aiutato tanto. Solo vorremmo che ci si
trovasse di più tra noi italiani».
Al mattino, prima che Angelo parta per il lavoro,
leggono insieme una pagina di Vangelo. <• Troviamo
certe frasi che ci frustano » dice Angelo in mezzo ve-
neto. Vado a vedere Silvia, la loro bambina. Un ra-
gnetto che sorride felice alla mamma e guarda me con
qualche perplessità. (( Anche solo la nostra vita di fa-
miglia è già una testimonianza - mi dice Luciana. -
Qui non c'e il divorzio, ma in molti casi non c'e nemmeno
la famiglia. La miseria si accompagna spesso alla de-
gradazione>>.
Mentre torno con Angelo verso l'officina, mi indica
le baracche intorno e dice: << Non ho mai visto morire
nessuno di fame. Qui la terra basta grattarla e rac-
colto. Ma ho visto tanti uomini che non sono più uo-
e mini: abbruttiti, animaleschi, che riempiono la vita delle
cose più ripugnanti. Questo, fo rse, peggiore che mo-
rire di fame >>.
19

3.2 Page 22

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- caduto il Tao! Il radiocronista
E drizzò le orecchie: la tra.c;mit-
tente << Federaci6n Shuara » di Sucua
chiamava. La voce alterata dello
speaker faceva presagire notizie im-
portanti... << Si è schiantato al suolo,
a cinquecento metri daJla pista, un
aereo della compagnia Tao. Unici
viaggiatori, tre suore. Una è morta
sul colpo: madre ,Maria Troncatti ,i.
Radio-Cuenca chiamò Quito. Subito
tutto l'Equatore lo seppe. Era la
sera del 2 5 agosto i 969, il sole tra-
montava rosso fuoco... Quella notte
pochi dormirono. Da Quito, da Gua-
yaquil, da Cuenca, da Esmeralda ve-
nivano prenotati febbrilmente i posti
sugli aerei di tutte le compagnie per
Sucua. Nella selva i kivari, avvisati
via radio o con il tam-tam del << tun-
duli », partirono a piedi.
Quel giorno, alle cinque della sera,
suor .J\\,taria Troncatti, suor Bianca
C6rdova e suor Imelda Narea erano
partite per recarsi a Quito, agli Eser-
cizi Spirituali. Le aveva accompagnate
all'aeroporto il medico dell'ospeda-
·ietto ~ Pio XII 1>1 dottor Cordero, con
la sua jeep, perché << Madre Maria •>
aveva le gambe gonfie e dure. Leva-
·tosi l'aereo in volo, il dottore stava
mettendo in moto la suajeep, qu_ando
un ragazzetto aveva gridato: <( E ca-
duto il Tao! >>. Era accorso. Aveva
trovato madre 1\\laria riversa in un
bananeto. Suor Bianca era tra i rot-
tami con la spina dorsale spezzata.
Suor Imelda in piedi ancora con gli
occhiali sul naso. Da tutte le parti
accorreva gente.
« Lei non andrà tra i
lebbrosi »
Suor Maria Troncatti da 43 anni
viveva nella selva. << Madre Maria 1>
era per tutti più che una madre. Nata
a Corteno di Brescia il 17 feb-
braio 1883, a 22 anni aveva lasciato
la famiglia con uno strappo sangui-
n(?SO ed era scesa dal Col d'Aprica
per andarsi a mettere sotto la ban-
diera di Don Bosco. Il Bollettino
Salesiano le aveva accesa in cuore
la fiamma missionaria.
La prima guerra mondiale l'aveva
trovata a Varazze, già suora, infer-
miera e crocerossina. Faceva pratica
e acquistava esperienza in sala ope-
ratoria, ma il suo sogno era andarsi
a seppellire a Contrataci6n, tra i
20 lebbrosi.
Suor
madredeiKi

3.3 Page 23

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Un aereo che si
. schianta al suolo
mette il punto finale
all'esistenza di
un'eroica Figlia di
Maria Ausiliatrice:
madre
Maria T roncatti.
Da 43 anni
viveva nella selva
equatoriana .
van
A guerra finita era stata trasferita a
Nizza l\\Ionferrato, infermiera. Là una
giovane educanda, morente, le aveva
detto: << Suor Maria, lei non andrà
tra i lebbrosi ma i11 Equatore>>.
Il 5 maggio 1-920 Benedetto XV
nominava monsignor Comin Vicario
Apostolico di Méndez e Gualaquiza,
cioè deU'0riente equatoriano, nella
selva amazzonica, regno dei Kivaros o
Shuaras, il misterioso popolo tChe né
gli Incas né gli Spagnoli avevano
potuto conquistare... Quando il nuovo
Vicario apostolico si trovò ai piedi
del Papa, nella sua prima visita ad
limùia, alla domanda: << Come va la
missione tra i Kivari? ~ cispose triste:
«Santità, innaffiamo un palo secco».
Benedetto XV commentò: «Conti-
nuate, il palo -fiorirà 1>.
Sole nell'inferno verde
Un giorno la Superiora generale
delle Figlie di Maria Ausiliatrice
disse a suor Maria Troncarti: << Lei
è destinata all'Equatore. Dovrà andare
nella selva, tra i Kivari ».
L'Equatore si divide in tre parti
ben distinte: Ja Costa, la Cordigliera
e l'Oriente. La via all'Oriente non
era aperta nel 1922 che per pionieri
come don Spinelli, don Del Curto,
don Crespi, il salesiano coadiutore
Giacinto Pancheri.
Suor Maria s~ì a Cbunchi, citta-
dina delle Ande, e in attesa del gran
Lancio, fu medico e farmacista di
tutta la zona. Gli lndios la chiama-
vano << la madre fisica», che nel loro
gergo significa << dottoressa>>. 11 2 no-
vembre 1925 monsignor Comin, pre-
parata la carovana, conduceva le tre
prime missionarie nella selva con un
mese di viaggio, un poco a cavallo,
molto a piedi: occorreva, a tratti,
aprirsi il cammino a colpi d'ascia.
Le suorine, alla fine del primo giorno,
avevano già perso i tacchi agli sti-
valetti.
Avevano passato il Natale tutti in-
sieme a •Macas, la meta ultima dal
gran viaggio. Ma al sorgere del 1926
la carovana prese la via del ritorno.
n mÌS$iQnario-p;irroco l'accompagnò
per un gnm tratto e le tre suore,
rimaste sole nella casetta di legno e
paglia, piansero finché ebbero lacrime,
poi s'addormentarono tremando. Chi-
lometri di selva tutt'intorno, sibili di
serpenti, bramiti di belve e l'insidia
occulta dei selvaggi. C'era di che
tremare. Ebbene quelle tre donne,
col loro Crocifisso al petto, con tanto
amor di Dio e dei loro fratelli, vissero
là una vita intiera. Sono madre Maria
Troncatti, suor Domenica Barale e
suor Carlotta Nieto.
A Macas viveva un nucleo di coloni,
rotti a tutte le avventure, cercatori
d'oro o aUevatori di bestiame. Accol-
sero in festa le giovani suore. L e
donne, specie le fanciulle, furono su-
bito loro amiche e tutte, strette in-
torno al quadro prodigioso della Ma-
donna, la «Purissima di Macas >>,
con l'esempio e la parola, piano
piano ricristianizzarono l'ambiente.
E i Kivari ? Venivano da madre
Maria, ritenuta più brava nell'arte
medica che tutti gli stregoni; però
erano diffidenti: stavano sempre con
1a lancia in pugno e il piede pronto
alla fuga. «Eppure, siamo venute per
loro - sospirava madre Maria. -
È il Papa che lo vuole 1>.
Un mattino davanti aUa porta della
capanna trovarono, col primo sole,
una bambina di circa nove anni.
«Chi sei ? •> le domandarono. «Sono
Jamboci, - rispose. - Vi ho viste
passare al Rio Bianco, quando siete
venute. Ora è morta la mamma. Io
stare sempre con voi». Madre Maria
imparò da Jamboci le prime parole
in kivaro. Poi si fece tradurre dal
missionario il piccolo catechismo.
Quando andava aUe kivaric a curare
i malati, ne!Ja valigetta da medico
metteva anche il prezioso quader-
netto con la <• salute di Dio>>. Jam-
boci fu la prima interna kivara, poi
furono trenta, poi ottanta... Poi la
fiducia crebbe. Anche l'internato ma-
schile si affollò. Passarono gli anni,
si crearono i primi focolari cristiani.
« Quanto più vergine,
tanto più madre »
La legge kivara voleva che ogni
bimbo malformato o illegittimo fosse
ucciso. Ed era la madre stessa che lo
doveva sopprimere, addormentandolo
tra il fumo di erbe fortemente narco-
tizzanti. Tutti però seppero presto
c;he madre Maria domandava per sé
quei bimbi. Seppero che Dio non
voleva che si uccidessero. Glieli por-
tavano, domandando in cambio qual-
cosa, magari uno specchio! Fu così
che nella casetta di Legno c'era sempre
qualche culla... Uno dei bimbi che
sarebbe dovuto morire fu José Maria.
L'aveva portato alla missione la so- 21

3.4 Page 24

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Suc6a (O rien te d e ll'Ecu a d or). S uor Ma ria
(a dest ra di c hi guarda) con un gn,ppo di
kiva,..tte n e l g lomo mem o ran do della visita
del V Su ccessore di D1>n Bosco, don Re-
nato Z iggiottl. (A destra di d on Zi99iottl
il Vlcarlo Apost. mons. Dom enico Comin ).
rellina mentre la mamma moriva av-
velenata. Oggi abita a Guayaquil, è
sposato con una bianca, ha un figlio:
Glen Esteban. José l\\laria ricorda:
«Quando raggiunsi l'uso di ragione,
conobbi quale unica madre la mia
madrina, suor Maria Troncatti. In
lei trovai amore e tener1..,zza, una casa,
l'istruzione, l'educazione... Le dicevo
so,•entc: "i\\ladrina, quando morirai, 10
mi farò seppellire con te nella me-
desima cassa" •>. Il mattino del 26 ago-
sto 1969 il signor José udì ripetere
alla radio la notizia della morte della
sua madrina. Partì con la moglie e
il figlio, dopo aver portato al monte-
pegni la macchina da cucire per poter
pagare il biglietto dell'aereo. Arrivò
a Sucua che madre Maria era già
sepolta. Pianse, si recò alla missione
e volle rendere questa testimonianza:
«Tutto ciò che ho e che sono lo
devo alla mia madrina, alle suore e
ai padri salesiani. Essi pensarono alla
formazione di questo povero orfano,
di questo figlio di Don Bosco, che
dichiara di aver ricevuto tutto dalla
Congregazione Salesiana •>.
Come José '.\\[aria, mille altri chia-
mano madre la missionaria suor .:\\fa-
ria Troncatti. Gli stessi missionari
trovarono in madre Maria una« mam-
ma~- Non pochi di essi dicono: «Se
22 sono prete, se sono salesiano, lo devo
a lei >1. I giovani dcli'• Opcraziont
:\\[aro Grosso ,i la conobhero, larn-
rando a Sucua nell'estate del '69. La
chiamavano « nonnina •i. Ricordano
che stava seduta all'entrata dell'ospc-
daletto, sempre pronta a r icevere un
malato, a disinfettare UJ1a ferita, a
curare una piaga del corpo o dell'a-
nima. Quanta gente veni,·a a raccon-
tarle i propri crucci! A lei si dicern
ciò che non si diceva a nessuno.
Dietro il suo volto arguto e sorridente
traspariva Dio. Disse di lei don
Vigna: «Quanto più vergine, tanto
più madre »I Ai giovani dell'Opera-
zione ,\\Iato Grosso che le offrivano
il viaggio gratuito in aereo, andata e
ritorno, rispose: • Ci si dona una
volta sola e per sempre >i. Eppure
scriveva ai suoi: «Quando vi penso,
piango&. Voleva associare al suo sa-
crificio l'amata famiglia e non faceva
mistero della sua volontà: « \\'oglio
morire qui e restare tra i miei figli•·
Le erigeranno un
monumento
In -B anni suor l\\laria aveva "isto...
il palo fiorire. La selva equatoriana
o~gi è costellata di viIlaggetti cri-
stiani. Le stazioni missionarie sono
q, pi1'1 una, tenuta da un laico a San-
tiago, fortino avanzato sotto il segno
della Croce. r matrimoni cristiani si
sono moltiplicati: i Kivari o, meglio,
gli Shuaras stanno entrando, come
popolo, nella Chit>sa di Dio. In cifre
(forse non assolutamenrc esatte perché
e qualche gruppo non ancora stato
individuato e raggiunto) si conta così
l'opera missionaria salesiana nell'O-
riente cquatoriano: sui 1·5.000 Shuaras
quasi tutti sono cristiani federati alla
«Fe<kraci6n Sucua •• collegati via-
radio con la i\\lissionc. Le scuole, dal
giardino d'infanzia alle 1\\lagistrali,
sono r.p, com presi 3 1 centri cate-
chistici e z6 di alfabetizzazione. Gli
alunni e alunne, 8000 circa. Comples-
sivamente la popolazione, inclusi i
coloni bianchi, è di +o.ooo. L'attività
di «promozione umana •, iniziata dal
salesiano don Spinelli nel 1893, pro-
seguita da altri eroici missionari, tra
cui primissimo don Albino Del Curto,
trasformò il sentiero in strada carroz-
zabile, la liana gettata tra le due ri,·e
del fiume in ponti solidi, creò i campi
d'aviazione, iniziò il kivaro all'alle-
vamento del bestiame e al lavoro
agricolo, aprì dispensari... Sì vide
(e si vede) il missionario trasfor-
mar,;i in meccanico, carpentiere, elet-
tricista, costruttore coadiuvato nel-
l'oper,l gemella dalle missionarie...
Prima fra tutte madre Maria Tron•
catti.
A maùre Maria si vuole erigere in
Sucua un monumento o dedicarle
un'opera di hene, segno visibile del-
l'amore con cui fu riamata nei suoi
46 anni di missione. Tutto l'Equatore
vi contribuisce. i\\Iacas, il primo cam-
po del suo lavoro, le dedica una scuola
media. ~ stato creato un comitato
detto « Pro monumento 11. 'e è pre-
sidente il capo ::\\1issione don Ga-
brielli. Segretario, il prof. Francisco
Gonzalcs, che sta preparando una
biografia della grande missionaria in
castigliano. Altra· biografia è in corso
in li_ngua italiana. Ma occorre guardare
dentro a 4uest'anima ei-oica, per in-
tuire il segreto della sua vita di do-
nazione assoluta: è lo stesso segreto
di Don Bosco: Dammi le anime:
11un cercn altro».
SUOR DOMENICA GRASSIANO
Figlia di Maria Ausiliatrice

3.5 Page 25

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Hong Kong • Centro di formazione
salesiana e d i apostolato
L'Istituto "Cuore Immacolato di Maria" di ~
Cheung-Chau. una delle otto case salesiane
di Hong Kong, è studentato filosofico. Qui ven-
gono per la loro formazione culturale e religiosa
giovani salesiani dal Vietnam e dalla Thailandia.
oltre i chierici cinesi di Hong Kong e di Macao.
Ve ne sono pure di altre nazionalità, destinati
ad andare missionari in Thailandia, Corea, Giap-
pone e Formosa. L'Istituto, oltre essere casa di
formazione, ha varie attività di apostolato:
l'immancabile oratorio, l'assistenza spirituale e
sociale in due prigioni con 1800 carcerati, in
un riformatorio per giovani traviati (180 circa).
in un riformatorio di fumatori delle terribili dro-
ghe (214 ammalati) e in fine in un ospedale
governativo.
Il nuovo vescovo dei Mixes:
record di chilometraggio a piedi
e a dorso di mulo
A Città di Messico il 1 n maggio scorso è stato ~
consacrato il nuovo vescovo salesiano messi-
cano, mons. Braulio Sfinchez Fuentes. Dopo di
allora, il nuovo vescovo delle tribù dei Mixes.
ha fatto li giro di tutti i villaggi della sua pre-
latura, in visita pastorale. Ha percorso a dorso
di mulo o a piedi la bellezza di 1800 chilometri,
nello spazio di 143 giorni. Gli indi stentavano
a credere che fosse il loro vescovo a visitarli.
Le comunità più ferventi sono quelle dirette e
animate dai laici " ausiliari parrocchiali". Du-
rante questa prima visita il consuntivo in cifre
fu Il seguente: 536 battesimi, 3178 cresime;
8795 comunioni; 515 matrimoni; 117 comu-
nità visitate; 5 nuove chiese benedette. Il nuovo
pastore ha potuto rendersi personalmente
conto di ciò che ancora manca tra I Mixes, i
Chlnantecos e gli Zapotecos: chiese, scuole,
abitazioni, ospedali, assistenza sociale e reli-
giosa. Nella foto: la festiva e sonora accoglienza
in uso tra i Mixes.
Cairo (Egitto)
A servizio degli Egiziani
che emigrano
la foto che pubblichiamo presenta un momento ~
della serata svoltasi nella sede della " Dante
Alighieri" al Cairo in onore del salesiano don
Pietro Cosentino per la sua produzione lirica.
nella quale canta la sua patria di adozione,
l'Egitto. Ma don Cosentino è noto in Egitto
soprattutto per l'opera che svolge a servizio
degli Egiziani che emigrano, quale direttore del
"Bureau" della Commissione Cattolica Inter-
nazionale per l'Emigrazione, che è pratica-
mente l'organo ufficiale della Chiesa Cattolica
in collaborazione diretta con la Conferenza dei
Vescovi Egiziani.
NEL
MONDO
SALESIANO

3.6 Page 26

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NEL
MONDO
SALESIANO
Ugento (Lecce) Un monumento a San Giovanni Bosco
Nella fervida cittadina di Ugento (Lecce), per festeggiare il decennale
della Casa del Giovane, realizzata dal Vescovo mons. Giuseppe Ruotolo
e dalla tenacia intraprendente di don Leopoldo De Giorgi, con l'appog-
gio munifico del rag. Vito de Pascalis e degli Exallievi e Amici salesiani,
si è scoperto un blocco marmoreo in onore di San Giovanni Bosco, che
presenta al mondo un giovane aitante, tipica incarnazione dell'apostolato
salesiano, imperniato sul Sistema Preventivo. Alla cerimonia inaugurativa
il sindaco geom. Francesco Corvaglia ha illustrato al numeroso pubblico
i principi educativi del grande Santo moderno, « capaci - ha detto -
di dare ancor oggi alla nostra gioventù ideali di laboriosità e di nobiltà
cristiana».
Torino , Una scuola intitolata
all'exallievo Renato Sclarandi
Il 4 novembre scorso la Città di Torino ha voluto onorare la memoria
di Renato Sclarandi, ufficiale degli Alpini, caduto in un campo di con-
centramento, dirigente di Azione Cattolica e nostro esemplare Exallievo,
in.titolando al suo nome la Scuola elementare di Via Baltimora. Alla ceri-
monia, con le autorità cittadine e la veneranda mamma di Renato, erano
presenti numerosi salesiani ed Exallievi del Collegio San Giovanni Evang.
e di Valsalice. Renato Sclarandi è una tra le più belle f igure di nostri
Exallievi, emulo di Giacomo Maffei, di Federico Vallauri, di Giorgio Di Mi-
celi 'e di molti altri che si sono distinti come apostoli laici. L'avv. Gianni
Oberto, vicepresidente del Consiglio regionale piemontese, nella com-
mossa rievocazione dell'amico e compagno di prigionia, afferma: «Presso
i Salesiani di Va/salice completò la sua formazione personale, perfezio-
nandola in modo ammirevole, nello spirito gioioso, sano, semplice, e anche
arguto, di Don Bosco», Nella foto: le novantenne Mamma di Renato
24 alla inaugurazione della Scuola.
IN BREVE
Un nuovo vescovo salesiano in
Argentina L' « Osservatore Romano »
del 22 novembre 1970 recava la notizia
che il Papa ha promosso alla Chiesa
titolare vescovile di Orea il salesiano
don Mario Picchi, deputandolo ausiliare
di mons. Eugenio Santiago Peyrou, ve-
scovo di Comodoro Rivadavia (Argenti-
na). Mons. Mario Picchi è nato il gen-
naio 1919 a Paganico (Lucca). Emigrò
giovanissimo in Argentina, entrò nel
collegio salesiano di Bernal nel 1928
e nel noviziato nel 1931. Fece gli studi
alla Gregoriana a Roma, dove fu or-
dinato sacerdote nel 1940. Fu diret-
tore ad Avellaneda dal 1946 al 1949,
poi a La Paz (Bolivia) dal 1949 al 1958,
poi a S. lsidro (Argentina) dal 1958
al 1965. Partecipò al Capitolo Generale
del 1965. Diresse l'lspettoria di Buenos
Aires dal 1965 al 1970.
Duecento canzoni alla « Scaletta»
di Padova La quinta edizione della
«Scaletta». la tradizionale manifesta-
zioné di musica e colori organizzata dal
Centro Giovanile salesiano di Padova,
ha selezionato 12 canzoni tra le 200 per-
venute da tutta Italia. Le dodici canzoni
prescelte, interpretate da cento piccoli
cantanti, hanno dato vita alla trasmis-
sione televisiva di fine novembre.
Da Brasilia a Vascopolis: la statale
« Dom Bosco» Il giornale brasiliano
«Estado de Minas)) del 15 settembre
scorso parlava del piano stradale nazio-
nale che con otto immense strade a
raggiera si sventaglia dalla capitale Bra-
silia in tutto il vastissimo territorio del
Brasile. Di queste otto strade che come
arterie vitali alimentano le comunica-
zioni e il commercio del Brasile, la
strada BR-030, è la via più corta che
congiunge la capitale con un porto di
mare, e sarà chiamata « Via Dom Bo-
sco». Il giornale riferisce il perché di
questa denominazione così diversa da
tutte le altre e cita i l noto sogno profe-
tico di Don Bosco sull'America Latina.
La nuova statale misurerà circa 1108 chi-
lometri.
SPAGNA. Nuova Opera nella zona
più industriale di Cartagena Nella
zona di Los Dolores a Cartage-na, uno
dei più vasti complessi industriali della
Spagna, è sorto il nuovo Collegio « San
Juan Bosco». Su una estensione di
dieci ettari, con grandi campi ricreativi
e polisportivi che fanno capo al Centro
Giovanile, sono stati costruiti, con gli
aiuti del governo, laboratori e padi-
glioni per 400 ragazzi delle scuole
professionali ed edifici scolastici per
1000 studenti. Il terreno è stato donato
dalla famiglia Solé.

3.7 Page 27

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Chi v1s1ta il Vietnam lasciandosi dietro le spalle quanto penne facili
e superficiali hanno scritto su giornali, riviste e libri, e guarda le cose
in una luce superiore di fede e di verità, scopre un grande popolo ca-
pace delle gioie più semplici e temprato alle più dure sofferenze, un
popolo dal cuore grande, degno di vivere e di ritrovare il suo cammino
nella libertà e nella pace.
1anima
LI aereo ohe mi porta da Bang Kok americani che voheggiano nell'aria
a Saigon viaggia fasciato di nubi. ventiquattro ore su ventiquattro,
Soltanto un quarto d'ora prima del- a protezione della capitale.
l'aLtenaggio, comincio a scorgere Nella comunità salesiana di Go
LraU-i di suolo verdeggiante e le Vap, Ulla vera famiglia, si dimentica
onde sp1,mose del mare.
di essere in un paese tormentato
L'invito a fare questo viaggio mi è da una guerra interminahile e feroce.
venuto da don Alessandro Machuy, I colpi di cannone, gli scoppi delle
ispettore salesiano di Hong Kong, bombe e dei rockets sono formidahili;
dal quale clipendono le opere di mai ragazzi non ci badano. Continua-
Don Bosco nel Vietnam. Egli mi no i loro giochi come se nulla fosse.
ha fatto il regalo di una guida in Ci hanno fatto l'abitudine. La casa
don Mario Acquistapac1-, che non di Don Bosco, sotto la protezione
si darà pace pur di rendere il 11110 della Madonna, è diventata il loro
soggiorno interel!sante e ricco di rifugio. TI « Padre degli orfani» -
esperienze.
molti di essi hanno perdut o i geni-
tori - li ha letteralmente affasci-
nati. La sua formola geniale e con-
NEL « DON BOSCO» DI GO VAP creta, soprannaturale e realistica
- « pane, lavoro, paradiso >> -
Il primo incontro con i salesiani li ha conquistati a un ideale che li
l'ho al « Don Bosco» di Go Vap soddisfa e li rende felici. Sacerdoti,
in Saigon. Quanclo entriamo nell'am- chierici, coadiutori non lV:ivono che
pio cortile della Scuola, ci accogli e una per essi: sono i Joro fratelli maggiori,
turl1a enorme di ragazzi. Sorridono le guide sicUie che Li aiutano a mirare
e cantano. Canteranno anche durante dritto al vero significato della vita.
la Messa del giorno seguente, fino Persino il cuoco m'impressiona
a coprire il rumore degli elicotteri in questa casa di Go Vap. È un 25

3.8 Page 28

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padre di famiglia con mof!lic ,.
quattro figli. che abitano a 12
chilomet ri Ji distanza. Lav<Jrn con
i !lalr,iani da i;-irra dicri anni ,. ne
ha ~<•'-santa. Lui che ~i affattcn
tulio il giorno a pn-parare cula1.imw
e prarl7.0. merenda e çena. t nn u
il ~uo riposo e il bUO svago 1lu, a11ti al
tabernacolo. Non una mat t ir\\a rhe
non pnrtccipi alla ~anta M1•~11a l'
non faccia la santa Comu11i0Jar.
E lo fa con un fervorr e, idl'ntt·.
convinto che non basta il pane
materiale a nutrire l'uomo.
TRA GLI ASPIRANTI
DI THU DUC
Entrare ncll'aspiranlato di Tl111
0111', a circa quindici ehilonwtri ùa
SaiAmr. nrol dire metter pit·de nrl
regno prediletto di don Acquii-ta•
pare. Piir dac il direttore. <·gli ne è
il padre. rauiruatort> in,,tancabile.
cohi'"ano le spcranzP- 1wr il
domani clcl Vietnam sal esiano. Du,,
v irttr rognauo sovranr, tra I<· mura
ddla <'at'a, illllalzata tra i:li ~pari
di qm•~ta guerra che pan· !>C11za linP.
Sono la fiducia e Ja gioia. F'iduPia
netraYYcnirc. quando iJ liugual,(;.du
a maro ,. di~t rutti"o dell" armi ~arò
&oHi l uilu da quello <!,·Ila ra~iu11e
e <ldlu pace; gioia perché un giumu,
divrntati ~nlchiani e suc1•rdo1.i. spcn•
,lcnrnnn la lorc1 vita a riro,trui re
il loro populo 11ella carit à di Cri~111.
Le mu~ichc, i canti. le danz<' n cui
assisto. tullo si ispira a qut>sto
proirramma.
A nolll' razzi illumiuanl i ri,d1ia-
rano i clinlnrni; tremano fin1'l>lrr l'
porte perché d'un Lrano ,,i ucce~a
la hai taglia. Io rifletto e p1m~o:
1ni I rovo in mezzo alla gu<• rra, 11111
oi;pitP di una scuola che prq,ara
~oltan10 portatori di pac<'.
IN VOLO VERSO TRAM HANH
Ln mia guida mi laa preparato un
programma ben definito. Si vn a
Dalat e poi a Tram Hanh. in•
contrtlrcmo altri aspiranti allu , ita
salesiana e i no,•izi.
L'aereo che ci porta decoJJa pun•
lliali,-~imo. Per tutta la durata tld
volo abbiamo una vi!libilità p1•rfPLtu.
Sollo. pianura a perdita d'occhio.
26 Da 1111 lato, Je coste drl Vietnam:
luutano, ull'uriz:r.uutc, si delineano
gli al1ipiani. P ri·rno il naso tonlrO il
finestrino l'"r fo,~are meglio 11♦ ~J•1'1 ·
lacolo: rampi \\' CU'-('. liwui P f1,r,•'-ll'.
..\\la mi richiamo e colpisce un altro
spel tarolo. ,\\I mio fìanco don \\t--
qw,-taparc- ha t iralo fuori daUa i.ua
borsa dnld. lihri. rt1;.ari f altro anrora.
L'ohiet I Ì\\'O 1l1•1la sua manovru ;.111111
dut: 1rnenti pilfJLi che van110 u
Dalat a t-alutarc le loro fomij{lic
prima di f\\'t·ar,-i nep:li Stati l'niti
per un ror,,o cli perfezionaml'ntu.
ParJano e parlano ~en.za dw io
rie~ca a capir<' il loro d ialo~o , i, art•
e intrrrotto cla &coppi di risa. \\fa
alla fine il rli~eor,-o <li, enta 1>hiuro
anche t1t·r 1111•. I due piloti ,-i ocrn-
fessann davanti a I ulli, parlan,lo
più al cuorr !'11c all'orecchio dl'I
sacerdoLP. E:,-si ,-0110 scmprr a 1 u
per tu con la morte e ,-anno dw la
loro ,;1a i' lf'l(ata a 1111 fìlo rhr ~•
può ,-przzan• da un :muml'nto nl-
l'altro. A cpwll'altezza i gio"ani
piloti s1u1110 n1ellerFi ~otto i pi,,fli
og1J rihpt'I lo u mano I' pt>n~u110
alla lnro a11i111a. Li ammiro pni
quando rP•·iLunll il rosario. un ro,-ariu
dai J!l'lmi ~r1,,,i. , i~ihile anchP clal
fondo dc•lr,wreo, i, ancora mi ('0l1l•
muo, o al , nl1•rli baciare il rrocjfi,,~n
<·nn l'affello ron cui baciano la
loru mamma priwa ,li H'l"al""i al
fronlc. Li ri\\'t·drò a Saigon ,. a
Thu Due. 1)011 i\\pquis.Lapucc ha
fatto ta11lo pt•r lnr11 - p,,.j dicono -
ch e ba11110 ~1•1tlilo il bisogno 11'i11-
co11trar.-,i di 111111H1 1•ou lui.
L"arrru ,i pu1-u 111 1wrfelto orario
aU'aeroporlu. . coperta nel 1893 clal
dr. ) ,,r.,in. 1111 di1-cepolo di Pa;,tt•ur,
Dalat ~i a1lagia a un'alH!zza di
1400 metri --ul marP. elegante ricrn
di piante I' di fiori. Un gianlino. Sul
froutr d e i suoi merrati leggo: « D1ilu1
rcgllla (lg/i 1111i /11 gioia, agli altri la
salute». La 1-ua po~iziune rh P:;W una
iwporlan,a i,,t ralc/!ira vitale per la
difesa drl .,UtJ•e~t a,-iatico. l'\\nn pt>r
nulla il go, Prno dd Yictnam dt>I
Sud , i ho crealo un.·a<'caÙ<'min
militart'. dondt• ~ono usciti i quadri
dirig•·nti ddla !'\\la armata 011,ralc.
Dalat r il paradi~o clPi cacciai ori. C'ò
una fa1111a pc:r tutti i /!usti: e.lc~antr e
orso 111·ro, tigri l' pantere. cen·i, caprt·
e ]>uoi sPlrntìci. \\fa og.{,ri nel pac~e Qi
pratira ben nitra caccia: nel folto dPi
boschi, lungo il corso delle arlJllt' e
dentro l'abitali) si la cacda al-
l'uomo. Uno &c·opi,in i.mprov, i1-o di-
uuuzi alla cal LNlralt· ci richiama alla
tri;.Lc realtà. Rcs tia1110 hlo('Cati. Cos'è
i<uecei.so? In 1111 lampo 1111 cerchio
di poli.zioli i !-i ì• ~lrrtto comi" wta
mo!"'a rahhio,a ali orno al municipio.
l'na bomba. rullo<'al.i poco prima
l'he ~li impiegati trQ<•b,rro. è ~cop-
piata sen1ina11ilo In ~lrag•·. Ci !101\\0
uiorti t' feriti. l n fumu <ll•n~o l'~cr
dulie finestre c dallt• porte. Noi
siamo a p <H'O più di ,-.,1110 uwtri.
Dou Acquistapan·. uruiai alll'uato
a qu..~tc uist i , i,•,•nde. ~i è precipita•
to pPr portare ,nceor,o. Lo ha
prl't·Pduto il parroco cl,•lla !'alledralt•.
I mori i e i fori Li ~01111 1•nrtati Yia.
La città riprcntlc il suo ritmo normali·.
Lasciamo JJalat <' sulia1110 Ycrso
Tram H (m h. f.i Rono veuut i incontro
don Matteo Trl1o;n~. diri-ttorc d.-1
n<>viziato. e u11 gruppo di no, izi.
~ni;ni. ap••rti. Luu,ro il tragilln
eh<' <·i ~t-para dalla l'a"a prt;,gano e
cantano. l no preghi,·ra che è canto.
1111 cauto dw ?- pr•·~ltic•ra. Ci accom-
)'Ugnano l ungo J,• rune e le i,alit e
fino a 1600 ml'lri. na posizione
iuc-antevolc cli<' mi fa pensare all1·
nostre valli alpinl', li ciclo è lim•
pido, l'aria friz:r.0111t•.
COME SI FA TRA FRATELLI
La sede d1•I novil.iato di Tram
lTanh è circondata do d1·1t~P forr,;tP.
Mi dicono dw i g urrriglicri Vietcong

3.9 Page 29

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Sopra: Go Vap (Vietnam). Un allievo
del « Don Bosco » al lavoro nel re-
parto dei meccanici. Sotto: Tram
Hanh. Il coro dei novizi vietnamiti:
sereni, compresi,. convinti.
(comunisti del Vietnam) attraversano Ma noi non voglia.mo soltanto ac-
la proprietà salesiana non solo <li corgerci della guerra, anche se non
notLe, ma anche in pieno giorno. possiamo fare a m eno cli vedere eli-
Ma senza reca.re la minima noia. cotleri volare sulle nostre testr, carri
Es,.i sanno che qui ~ono raccolti - armati e camion cli soldati e.on i mitra
oltTe i futuri salesiani., - anche tanti in pugno staziònare a tutti gli
ragazzi poveri e orfani ch e hauno angoli piì1 pericolosi: noi preferiamo
perduto tutto. I salesiani hanno pensare alla nuova strada e sognarla
acceso per loro un focolare, preparato come un'arteria di sangue vivo di
una mensa, e suJla mensa un pane pr•1gresso e cli pace.
da dividere insieme, come si fa Sostiamo in un mercato cli vil-
tra fratelli. E questo è UJl fatto che laggio. La gcntt: sorride come se
tuui capiscono, anche i -v;oJenti. già le fossi' dato cli gustare l'attesa
l\\'.Ia forse coloro stes:si che combat- ~chiarita della pace. Sono paesi cat•
1ono e uccidono. altro 11u11 cercano tolici. Alcune J.Ua.mme chiedono uo
ch e di potn rliviclere in pace un rosario, e don Acquistapace le a r -
pane Sl'nza clic ]p pareti della ca~a c)Onlcnta. A mezzodì pranziamo in
brucino e la paura regni nei cuori. una piccola trattoria di campagna.
È questo l'ideale evangelico rlw L'accoglienza vale più del pranzo
anima i no,;zi. Est.i v ivono i1L squisito che ci viene servito.
questa fede e in questa speranza. E
Ci fermiamo anche a :-alulare
co~ì vit1t,ono k angosce df'll'ora i g~nitori di un salesiano. Una
presente. A Tram Hanh non c'è rasa linda. sulla strada principale.
soltanto la linea del fronte militare; La mamma con ges1o signorile ci
(''è anche la linea avanza1a dove si fa ac('omoclarc. Fa molto caldo.
forgiano i pacifici ,mielati drlla <·ittà E;1~a ci prrpara un riHoro e poi i
di Dio.
rloki, mentre ascolta felice le noti-
zie del figlio. cht è a DaJat.
Don Acquistapace con o~cc mezzo
IN VIAGGIO NELLA GIUNGLA mc,mlo e m'invita a salutare un'altra
famiglia. Anche qui mamma e sorella
Sono le 9 dd mattino quando,
ron don Arq-uistapac,: e don Tchong.
lasci,, Dalal. La giornata è stupenda e
la visione panoramica dtell'immemu
altipianQ di LaugLian i, tra lt: p:Ìtl
bt>lle. Don Trhong guida la jeep.
Conosce la strada a memoria. e
queste) f' impurlanlf' perché su quPste
sl'rade le ~orprese ~uno all'ordine
del gion10. A voltP si è dovuto ar•
restare per as,;ii;tnP dei morenti.
vittime di un'imboscata. Così una
scllima1,a fa si è fermato prr dare
gli C!'-1 remi confori i della forlc a
cinque soldati falciati a tradi1ur11 lo
pres~o un po11te. m('nLn' lo cust o-
<liva110. La strada ogni tanto è
interrotta e I.Jisot!na deviare ;;econdo
le indicazioni chP ci danno i ~olaati
americani o del Sud \\ ·ictnam. Uno
sforzo gigante~co .'li sta facPnrJo
dai militari per costrni_re una strada
nuova, larga e lihera per un largo
Lrallo dalla folla giungla clrn fa.
voriscc gli agguati improvvi~i. Voler
scovare in questa giungla intrica-
tissima i guerriglieri è romr C('rrarr
un ago in un pagliaio. Perrorren<lo
gli oltre 300 chilometri che separano
Dalat da Saigon uno rie,,ee a fa.rsi
ci offrono ogni ben J i Dio e ri
mostrano un alhu.m. di foto. Tra
le tante, la mamma m.i indica
quella della figlia. suora tra le Figlie
di Maria Ausiliatricr.
Durante iJ tragitto ci fermiamo
ancora ed entriamo in una chiesetta.
Una donna è i.ngi11oc"11iatn dinanzi
al Santissimo. Ne soy,raggiuuge
un'altra, poi altre ancora, e anche
uomm1. Vt"do che ~1 raccolgono
tutti vicini e pregano i11~ieme. Ptrnso:
un popolo che i.a pregar(' così, non
può smarrire la sua strada; la
ritroverà in Cristo r sarà una strada
di giustizia !' tli pac•e.
È sera inokrata. Passiamo òi
fronte a un'altra chiesa. La gente
esce dalla Mesi:;a vespertina. Le
donnP v.:stono il co~tume vietnamita
ron garbo ed cleglll.lza; le l'agazze,
i ragaz:r.i e i bambini danno l'im-
pressione cli tOl giardino dai fiori
piì1 svariati. n pia:r.zalc 8i riempie
di uHa folla P11ormc e di grida
fostos!'. A nw cl11• vengo da Torino,
~embra jl 24 maggio, festa di l\\'Iaria
AusiliaLricr, qua.udo la piazza e i
cortili di Valdocco .s1 riempiono
Òi pellegrini.
(con1in11a)
un'idea della guerra elci Vietnam.
DON FRANCESCO LACONI 27

3.10 Page 30

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La Cité des Jeunes, fondata nel 1964 in un angolo selvaggio della periferia
di Lubumbashi, nei sei anni trascorsi è stata animata da uno slancio di
iniziative e di organizzazione che ne ha fatto un ammirato centro di pre-
parazione professionale e agricolo. Qui un realistico saggio del tipo di
giovani che la popolano. Ce lo offre don Mario Valente, autore dell'ar-
ticolo su la "Cité des Jeunes", pubblicato nel numero di agosto 1970.
Dialoohi
e
- Padrt>, prestami 150 makula (1500 lire).
- ?!
- Ascolta, Padre: sono stato deruhato dì tutto
stanoLLe. Tu mi dàì queslì soldi, e io potrò pagare un
« mulogi » (specie di stregone-indovino). Sono cert o
che lui scoprirà il ladro. Ne ho già consultalo uno poco
fa: mi ha detto che si tratla di un mio vecchio compabri-10
cl-i scuola. Ma per dirmi il resto e aiutarmi a rintrac-
ciarlo vuole del denaro, subito. Aiutami, Padre, prima
che sì faccia tardi.
- Ma, Henri, tu ti lasci imbrogliare così?
- :ro, Patlrc, io lo so btme. Per noi Africani è così.
Non c'è altro mezzo per riavl're la mia roha.
l-Icnri, 2-3 anni, prossimo a spoijar:sì, lavora da noi
dopo avere imparato iJ mestiere di falegnaJllc. È al
mattino presto che viene a cercarmi. Saprò poi che il
ladro scmhra sia stato realmente un suo compagno.
Dico « semhra ». per il dubbio che i.i JJUÒ nutrire circa
una confessione ottenuta a hotte da ochi in una stau-
zaccia della Brigata Speciale cli Ricerca.
l\\ta in fondo cosa prl'tl'ntio io? Il « mulogì » Jia
parlato chiaro: è il tale che ha rubato: allora non c'è
dubbio. Dovrà ben confosi,arc! La roha? Mai pit1
ritornata al padrone. ;)fa una soddisfazione la si è
avuta, percl1é il ladro è ~lalo trovato, e hcn balloto,
e poi lascialo libero... Che ,trano sistema!
r,
-.,,M ., r
~
..,-..
' ...
DIALOGO DI MEZZO MATrINO
- Tu hai 21 anni, no?
- Sì, Padre...
- 11a aUora non è più tempo d'incominciare a
studiare! Cèrcati fu1alme11te un lavoro: quahmque sia,
ma guadàgnali la tua vita d'uomo, senza ~fruttare
sempre i tuoi parenti. Non ti pare giusto?
- No, PadrE:. È trop_po presto per lavorare!
- Ma tu avevi già incominciato l'agricoltura qui due
anni fa...
- Oh, non è un lavoro per me, almeno per ora;
quando avrò 40 anni, forse...
J ean, col suo volto ancora infantile e con la sua grande
« voglia di far nulla », parla serio e convinto. Tra
l'altro, egli ha la pretesa di ricevere il Battesimo, e
continuare quindi imperterrito la sua vita di cosiddetto
28 studente nelle innumerevoli pseudo-scuole cli Lnhum-
hashi, a spese di una sorella presso cui mangia, e di
un amico a casa del quale dorme, in quartieri differenti
ùella città. Ouranle le vacanze ritorna da sua madre
al villaggio, a riposarsi...
DIALOGO POMERIDIANO
Elù! Jacqnes. tu sci un bell'imhroglione· Avevi
promei,so di venire per il match di sabato sera, e non
ti sei più fatto vedere nemmeno per domenica mattina...
- Padre, non mi è stato possibile...
- Ma allora, non si può proprio contare su di te!
- Padre, sabato sera ero ubriaco fradicio ivre
à craqucr »). Tornando dal 1avoro non sono nemmeno
arrivato a casa...
- Che gentaglia, eh, Padre?
È un altro, Michel che tenta l'ironia; ma Jacques è
pronto a ribattergli:
- Non far chiacchiere, proprio tu! Forse che dome-
nica non uscivi dal bar alle 4 del mattino?
- Ma io sono abituato, mon petit; io non sono un
«mutolo» (ragaz:,;ino) comr. voi altri... Toh, guarda,
sai leggere? « Je vi.s la nuit! » (To v:ivo la notte). E poi,
io almeno so fermarmi a tempo, se vo~lio. Tant'è
vero che quel giorno alle 9 ero qui per il match. Un
po' stanco, è vero, ma insomma...
Sono in due, ma rappresentano assai bene i molti
giovani che han perduto il ritmo regolare della giornata,
e che tentano di conciliare la loro « sete » con le esigenze
~evere dello sport...
DIALOGO AL TRAMONTO
____:_ Padre, fa' in frella, ché sono molto malato!
- Cos'hai?
- Un gran male. È insopportabile. Non posso aspet-
tart> lì.no a domani per andare al dispensario. Fammi
subito una iniezione di penicillina, come mi ha fat-
to l'altra volta padre Jacques.
- Ma, perché?
- Padre, mi sono buscato una malattia... La so-
spensione della frase è i.ntuitiva. È un giovane di
18 anni che mi s ta davanti; più alto cli me (che
misuro più di 1,80); sne11o e dai lineamenti simpatici.
Si chiama César. Vien e tutti i giorni puntualmente
al lavoro neUa nostra falegnameria, dove impara il
mestiere. E talvolta resta dopo le ore di lavoro a dar

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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onoolesi alla IICilé des Jeunes11
quattro calci al pallone. Ma di Lanto in tanto - e
ora forse sempre più spesso - è col volto te~o da
uno $trano sorriso, inqualificabile, ma pieno di angoscia-
ta rasscgna:i.i.one e d'un impaziente desiderio di vita
dinanzi agl'inesorabili segni di morte che minano la sua
giovinezza ormai sciupata nel vizio.
DIALOGO D'UN GIORNO
DI DOMENICA
Siamo in tre, nel mio ufficio, che rimane aperto per
tulta la settimana:
Marce/: un nostro exallievo falegname; ex-capobanda
nelle cités di Lubumhashi; attualmente « disoccupato
di professione », ma occupato iututto ciò cbe gl'interessa
o gli procura denaro; d'intelligenza certamente su-
periore alla normale, con uu rilevante bagaglio d'anni
di studio, tutti incompiuti per allergia invincibile
alla disciplina.
Joseph: un altro nostro exallievo, pure falegname,
ingaggiato dall'anno scorso al B.C.K. (grande società
ferroviaria).
E io, « un padre col quale s i può chiacchierare
perché non ha niente da fare ».
Marce} attacca:
- Io voglio diventare ricco! Non importa come e
nemmeno per quanto tempo. Se è necessario rubare,
non ho paura di farlo. Ce n'tst pas bien? Anche se la
mia ricchezz~ deve durare solo ventiquattr'ore, e Ja
sera trovarmi in prigione, avrò alme110 la soddisfazione
di essermi sentito ricco per un giorno.
- lo invece voglio diventare povero...
- Bongo! (Bugiardo!)
- Kweli! (È vero!). Io "ento un certo disgusto per gli
uomini troppo ricchi. Spesso non sono più veri uomini...
- No. Tu ti s bagli. Io non sogno affatto d'essere
« troppo » ricco. Mi basta poter vivere « bene », $enza
preoccupazioni, e sen:1,a dover lavorare come uno
schiavo. « Ricco » per essere « libero ». Ricco per aver
modo di uscire da] nostro Medio Evo di uomini sotto•
sviluppati!... Guarda un po' questi miei amici che
lavoran o al B.C.K.: sono liberi forse? E quanto gua-
dagnano per il lanto che si affaticano? Poveri siamo,
e poveri... resteranno essi: io no! lo non lavoro, -
almeno come loro, - ma aspetto la mia ora, la mia
occasione: anch'io sarò ricco, sarò libero!
- E tu, Joseph, sei d 'accordo? È meglio rubare,
nou è vero?
- No, io non sono d'accordo su questo. Lui esagera
sempre. Nou cambierà mai di carattere. No, a me
nou piace rubare, né essere derubato. Se rubi e sei
preso, c'è la prigione. C'est triste, ulors! Se c'è un' oc-
casione veramente sioUl'a, beh, allora sì.
- Dunque, per voi, :rubare non è male che quando
si è presi?!
- Certo! - sostiene Joseph.
- Specialmente, - 1-incara l\\farcel - se si ruba
alle grandi società. Esse sono ricche, possono rifarsi
Rempre. Rubare a voi padri, beh, normalmente no.
Ancor meno a noi neri nelle citi',.s: sono poveri;
siam.o tutti poveri.
- Alé!?! Guarda Joseph come è ben vestito..., e
che belle scarpe!
- Sono le sole, Padre. lo non ne ho mica 12 paia
co1ne te!
- Tu lo dici. Eppure tu sai che io sono povero.
- No! Voi preti - salta su Marce! - siete ricchi;
e non ~arete mai veramente poveri: anche se forse v i
sforzate di e;;serlo. Poveri siamo noi.. Vero povero è
chi lo è, senza volerlo essere! (sic).
CONSIDERAZIONI SOLITARIE
DELLA SERA
È la « civiltà facile » che si è abbattuta sulla genera-
zione africana degli anni '60. È la vita della città,
« la vita» che polari:i.za l'attenzione di migJfa:ia di
ragazzi che vengono a tentare le loro chances in questi
~uperaffollati centri urbani dell'Africa moderna e
indipendente. Qui il ragazzo diventa rapidamente
giovane maturo; ma questa maturità è frutto di un
sole troppo violento, che secca sovente il :r;esto della
loro vita, bruciandone anche i buoni ideali tradizionali.
Cos a fare per loro? Piangere sulla loro triste sorte?
Disprezzarli e condannarli? Iddio sa se essi son c.olpe•
voli. A noi per ora non resta ehe cercare di compren-
derli, vivendo loro accanto, animandoli e illuminandoli,
senza sperare di riuscirvi pu:ram.ente con ]a nostra
tecnica, con la nostra pres unluo~a civiltà occiden-
tale. Devono sentirsi amati così com'essi sono, nella
loro r ealtà concreta, che si cercherà d.i trai;formare
se occorre, ma senza troppi paternalismi o atteg-
giamenti di « maestro che sa tutto », di giudi01;
che condanna o di s uperuomo (la « razza superiore »!)
che disprezza. Sono sensibili e fieri i nostri giovani,
anche se a modo loro. Don Bosco ci ha insegnato a
·trattare con comprensione, rispetto e amore il giovane
che ci è affidato. I giovani congolei;i esigono e meritano
Ja noi ques ta comprensione, rispetto e amore.
DON MARIO VALENTE 29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
A USILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
INVESTITI IN PIENO,
SONO SALVI
Mi ero recata in famiglia per la morte
di una cognata e, approfittando della
bella stagione, ero andata a visitare la
nonna fuori città. Nel ritorno. la 1100
su cui viaggiavamo cozzò all'improvviso
contro un'altra macchina. su cui viag-
giava un tizio mezzo sbronzato, che
non vide il semaforo rosso e ci ha in-
vestiti in pieno. Siamo usciti cosi: mio
nipote col ginocchio fratturato, mia ni-
pote con commozione cerebrale e io
col femore incrinato. Ricoverati all'ospe-
dale più vicino, ce la cavammo in una
ventina di giorni. Ora, a un anno dal-
l' incidente, ci sentiamo tutti e tre
molto bene. Attribuisco la grazia al-
l'intercessione di Maria Ausiliatrice. che
invocai di cuore e che ringrazio, anche
per i miei nipoti, con vivissima ricono-
scenza.
Sr. /NES CANFARI, F.M.A. MISSIONARIA
grave pericolo: i freni del pullman non
funzionarono e l'autista, con un atto
coraggioso, tentò di rimettere in istrada
il pesante automezzp, ma il tentativo
fu va no.
La macchina nella sua folle corsa ab-
batté alcuni alberelli, sali tre gradini di
un terrapieno che si trovava poco di-
scosto da una casa. trascinando per
alcuni metri metà della scaletta esterna
e si a ndò a fermare a un metro di di-
sta nza da un'altra casa, poiché le ruote
anteriori trovarono Il vuoto alla fine del
terrapieno.
I circostant i acco rsi a dare un ai uto, ci
dissero che era avvenuto ·un vero mi-
racolo, perché il pull man avrebbe do-
vuto andare a fracassarsi contro la casa
di fronte.
Noi abbiamo attribuito questa grazia
singolare al l'intercessione di Maria Au-
siliatrice, invocata nel momento del pe-
ricolo. Le exallleve. riconoscenti, fecero
celebrare una messa di ringraziamento,
ma sentono anche il dovere di rendere
pubblica la loro gratit udine a Ma ria
Ausiliatrice.
Rio Marino (Isola d'Elba)
LA DIRETTRICE DELl'ISTITUTO SACRO CUORE
Carmen Pianta (Uz_uach Svizzera} dichiara
che alla seconda novena on onore di M. A. e di
S. G. B. fu esaudita nella sua domanda in modo
cosi evidente e inaspettato che sf può dire un
mi1acolo.
Maria Figus (Torino) pellegrinando ogni giorno
a piedi alla Basilica di Maria Ausiliatrice e pre-
gandola con fede, dopo pochi g iorni ottenne una
gra,ia di vitale importanta per la sua famiglia.
Promette quindi di rinnovare con la famiglia Il
pellegrinaggio ogni 24 del mese.
Rosaria Figuer11 (Aci1eale - Catania) rìngrazìa
M. A. e S. G. B. por varie gra~ie ottenute per
e per la famiglia.
Marisa e Giuseppe Bagnati (Bellinzago -
Novara) si dichiarano deb,tor, a M. A. e a S. G, B.
della sopra11v,venza del loro piccolo Emanuele.
nmasto vari giorni in stato comatoso.
TORNA A CASA GUARITO
IL 31 GENNAIO
Ai primi di novembre dell'anno scorso
fui ferito gravissimamente in un inci-
dente di caccia e dichiarato spacciato
da i medici. Solo un miracolo avrebbe
potuto conservarmi ai miei cari e alle
mie bambine. Sottoposto a difficilissimi
interventi, per tre mesi lottai tra la vita
e la morte; ma la mia fiducia in Don Bo-
sco non venne mai meno. A Don Bosco
mi aveva raccomandato un amico con-
segnandomi una reliquia del Santo, che
porterò sempre con me. E Don Bosco,
pregato da ta nte persone care, mi fece
tornare in famiglia proprio per la sua
festa, 31 gennaio. Ora sto bene e posso
con gioia recarmi alla casetta nata le di
San Giovanni Bosco per ascoltare la
Santa Messa e fare la mia offerta. Vo-
glia il Santo continuare la sua prote-
zione sulla mia famiglia e ricompensare
tutti quelli che con l'opera e la preghiera
mi furono vicini.
Vinovo (Torino)
CLAUDIO CATOZZI
IL PULLMAN AVREBBE DOVUTO
FRACASSARSI CONTRO LA CASA
Tutte le exallieve e g li abitanti di Rio
Marina - Isola d'Elba - hanno una tene-
rissima devozione a Maria Ausiliatrice.
Il 30 giugno 1970, un gruppo di ex-
allieve, tornando da una gita. all'im-
bocco di una curva pericolosa, nella
1 30 discesa di San Marino, corsero u n
Il 24 di ogni mese:
commemorazione
di Maria Ausiliatrice
La pratica di dedicare a Maria
Ausiliatrice il 2+ di ogni mese
ebbe inizio nel suo Santuar io
di Valdocco allo scopo d i rav-
vivare nei suoi devoti i senti-
menti di devozione e i frutti
spirituali del 24 maggio.
Il secondo Successor e di Don
Bosco, don Paolo Albera, con-
sigliava di accostarsi ai sacra-
menti della Confessione e della
Comunione il 2+ di ògni mese
e di offrire a Maria Ausilia-
trice in quel giorno particolari
preghiere e suppliche per il
Papa e per la Chiesa, r icor-
dando che la Vergine è <<Ausi-
liatrice della Chiesa e del Papa 1>.
Non occòrre sottolinear e l'at-
tualità di questo consiglio oggi
che questo titolo, tant o caro a
Don Bosco, è stato confermato
autorevolmente da Paolo VI,
che ha dichiarato la Madonna
<< Madre della Chiesa•>.
Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
AcNo Alfonsina - Agliarcli Pirola Maria - Albc.rti
Marfa - Ambu Ginetrn - AmeHo Lino - Angele.ri
Gau:i.eppe - Asinello l\\!J.ichde - Antoninl Fulvia -
i-\\rdi1..zo1i.e Tc.rt;Sita .: Giuseppe - Arese Giuseppe -
ArpeUino Vincenzo - Aschieri Lctfai:i - Asquini
Itali• - l\\tzori Rosa - llalda..o Aldo - Boralis
LupÌ P:tola .. Barbero Felice - Baronio Beatrice
... B~rrera Enrico - Bns.ilc, Margherita - Basso
Cla.rina - Dcllovio MeRale Lucrezia - Bellini Elsa -
Bclmondo Peirnno Teresa - lldtr.imo Frnnccsco
e Gìovnnni - Bencich Luo1:1110 - .OeneUi Clou
- Berrocchi Liluum - Bianco Maggiorina - Biscalcli
Luigim1 - B!nz:ie Luigia - Iloi Elisio - Bollano
C lelia - Bonelli Accurzio - Bonomi Laura - Boscolo
Pcrini Mary - Bosio Catcrinn - Bott.ll$SO Mnueo -
Bottussi Mercedes - Bua Antonietm - Dw:zi Rosa ...
Busooni Vittoria - Cacchione Orino - Cngno Emma
- Calmnrini Giuseppe - Calvi $clima - Capano
Attini 1.♦ranca - Capcllupo Annn - Caponetto
Tinn - Carelln Franca - Corrano L\\Ji$ti - CaScsn
GalUanj Ritu - Cntccchi Silvio - Ceccom Rosanna
- Cecolin Rosa - Cerami Giuseppina - Ceruni
Ca.tcrirnl - Chiarlo Battezzato Rita - Chfartono
Caterina ved. CasU111n• - Chiste Maria - Chirn-
fisi Annn - Cimino Maria Lu.istt - Ciocca Vittorina
- Cisi Fausro Colombo Agnese - Colombo-
Franco - Come.rei Franca - Cometd Santina -
Come Alcs3andro - O'Agostìno Giu•eppc -
Dal Col }:'iorètul - Dnlh1 Guda Antonietta -
Dellcpiane Luigi - Eh.a Gi:.anviocenzo - Ercolano
Sipontina Mario - Fnlclon Annn Mnria - Far-
nigoni Fernanda - F'avre Palmira - Fenaris Ste-
f-ano - f.crrc.ro Rosa - Francone ·r~rcsim, - Fusaro
Maria - Gallosi Luigia - Gçln,i Giovnnna - Gem-
mclloro Mario - Gentili Pierino - Gè.tllci G,,e-
t::m:i - O iacalooe Anna - Cifardi Renata - Giri-
baldi Lina - Giuliano Teresa - Grandini Ida -
Grasso Gact.ano - Graziano Giuscppjna ... Gri-
gnani Emilio - Gusmini Cnterinn - laconianni
Maria - lbeni fam. - La Russa Giuseppina -
La Russa Marill - Lnsai:no Muria - Laturull
Saverio - Lce Maria - Legé Margherita - Le.one
M:uco - Locotclti VirRinia - Loccatelli A LtiJio -
Lo Coco Maria - Loia.cono Anna - Lombardo
Cannela ved. Serafino - Lopes Nunzia - Loran-
dJni Agnese - Magliano Eugenia - Magnaghi f:un.
Magr\\ M ari~ Rita - Ma]pieri R i naldi Giuseppina
- Mandernno Patrizia - Mandusio Irene - Mnnneo
Mtirlll - Marchesi Cora - Marèbi Zita. (connrvA}

4.3 Page 33

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PER
INTERCESSIONE
DI
SAN DOMENICO
SAVIO
UN CASO DI ESTREMA GRAVITA
Il bambino Tartaglino Carlo Claudio di
anni 9 era entrato in clinica per appen-
dicite acuta con peritonite. Sottoposto
a intervento, dopo i primi tre giorni
critici. pareva fuori di pericolo e che
l'andamento postoperatorio si normaliz-
zasse. Ma al settimo giorno il bimbo si
Domenico Savio e di pregarlo con viva
fede. Oggi sono genitori felici di un
caro bambino, che forma la gioia di
tutti. Essi sono convinti che sia un dono
di Dio avuto per l'intercessione di San
Domenico Savio.
Shi/long (Assam India)
UNA MISSIONARIA F.M.A.
Savio, sei mesi fa, alla nascita della no-
stra Monica. Tutto andò bene, nono-
stante che nell'attesa la mamma avesse
dovuto subire due operazioni con gravi
complicazioni. e i medici avessero pre-
visto impossibile la nascita senza un
terzo intervento.
Milano
ANNA f GIUSfPPf GREPPI
aggravò nuovamente dando segni di
occlusione intestinale. Dopo vari esami
e lastre, il chirurgo decideva di ria-
prirlo, non nascondendo la gravità estre-
ma del caso e affermando che solo un
miracolo poteva salvare il bambino.
Allora applicammo con fede al piccolo
l'abitino di San Domenico Savio. Tutta
la nostra comunità, i parenti e varie altre
comunità alle quali avevamo raccoman-
dato il malato, pregavano con tede, de-
cise di strappare il miracolo. Riaperto
Dodici anni dopo la seconda maternità,
all'età di 41 anni. con miocardite, mi-
naccia di flebotrombosi, tiroide e altri
disturbi, i medici mi avevano preavver-
tita che il parto sarebbe stato fatale per
me. Mi feci mandare l'abitino di San
Domenico Savio, lo indossai e il giorno
dell'Immacolata nacque felicemente una
bambina, senza nessuna delle compli-
cazioni previste.
San Giovarmi Lupatoto (Verona) ZITA TOSO
I coniugi Antonio e Alfia Grec o (Bromo •
Cn1ania) comunicano. « Il nos1ro lgnazino di 9
anni fu bru1almen1e Investito da una macchina
che lo ha colpito al fega10. Abbiamo vissuto mo-
monll 1embili perché il piccolo ha 1011010 dura-
mome na la vita e la morte. Ma. grazie a Dio e
al nos1ro poremo S. D. S., abbiamo onenuto la
grazia che guarisse bene•·
Michele e Lucia Bonis (Caramagna - Cuneo)
ringraziano S. D. S. per parllcolare pro1ez1one in
occasrnne della nascita di Marina e Marghenta.
l'addome, si accertò trattarsi d1 un
ascesso che aveva causato l'occlusione.
Il bimbo rimase gravissimo per parecchi
giorni, anche per la grave intossicazione
generale. La nostra fede non venne
Pieni di riconoscenza, adempiamo il
voto di pubblicare la grazia ottenuta
per intercessione di San Domenico
meno e San Domenico Savio ci esaudl.
Ora Claudio è tornato tra i suoi cari,"-;:==============:.....-.....
attestazione vivente della potenza di
intercessione di San Domenico Savio.
JI gennaio: festa di S. G. Bosco
(Asri)
LE F.M.A. DELLA CASA DI CURA
DI SAN SfCONOO
Una promessa di Don Bosco
Erminia Pìllon ha pregato S. O. S. con IUlto il
fervore del suo cuore e la sua preghiera b stata
esaudita. Ora spera che continui a proieggere i
suoi bambini Carla e Mark.
luig i Vlanello (Rho . Milano) afferma che tre
dei suo, cinque n,potmi furono me$$i sotto la
proiezione di S. D. S. e ottennero la guarigione
da male pericoloso.
Caterina G amba ( Riva di Chie, i - Torino) di•
ch,ara che S. O. S. da lei lnvoca10 con fede,
l'ha sempre aiutate nelle sue mate rnità, ma in
modo particolarissimo nell'ultima.
ADDUCE A SUO FAVORE
IL TITOLO DI COOPERATRICE
Da molto tempo ero malata di esauri-
mento. Soffrivo io e facevo soffrire i
miei familiari, tanto buoni e compren-
sivi. Le loro cure e premure non mi gio-
vavano, e si dimostravano inefficaci an-
che le cure mediche. Un giorno chiesi
la grazia della guarigione a San Dome-
nico Savio, adducendo a mio favore il
titolo di Cooperatrice e di ammiratrice
dell'Opera salesiana. Ne indossai con
fede l'abitino; l'esaurimento, come per
incanto, cessò. Ancora oggi, nonostante
qualche acciacco. svolgo con gioia i
miei lavori di casa. Grazie, caro San Do-
menico Savio; continua a proteggermi I
Santo Stefano Cadore (Bolzano)
MARIA FONTANA
«Addio, m1e1 cari Benefat-
tori, Cooperatori Salesiani e
Cooperatrici, addio. Molti di
voi io non l10 potuto conoscere
di persona in questa vita, ma
non importa; nell'altro niondo
ci conosceremo tutti, e in
eterno ci rallegreremo insieme
del bene, che con la grazia
di Dio abbiamo fatto in questa
terra, specialmente a vantaggio
della povera gioventù.
Se dopo la mia morte, la divi-
na Misericordia, per i meriti di
Gesù Cristo e per la protezione
di Maria Ausiliatrice, mi tro-
verà degno di essere ricevuto
in Paradiso, io pregherò sem -
pre per voi, pregherò per le
vostre famiglie, pregherò per i
Frieda M olzer (Genova Sori) b riconoscente
a S. D. S che l'ha aiuta1a a superare i ripetuti
pericoli della sua 1erza ma1emità.
Rossella Bella (Callanissetta) ringrazia S. O. S.
per la rapida rlpre,,a di una sua bambina da un
male improvviso.
Adele P obbìati Borsìnatta (Robecco N. MI-
iano) aveva una nuora mollo ammalala. Nessuna
medicina le giovava. Avuto da una parente un
abitino di S. O, S., la raccomandò al Santo e
subf10 cominciò a migliorare le, e la sua figlia,
anch'~ssa infermiccla.
lisetta Rossi ìnvia un'offer1a In ringraziamento
• S. O. S. per grazie ricavu1e,
M aria C aterina Ruttino (Fiorano) rende nota
la speciale pro1ezione accordata da S. D. S. a
un suo niPotino colpilo da una malattia infettiva.
Anna Castro ( Casarano • Lecce) dichiara:
S. D. S. mì ha vislbilmen1e protetta nella nascila
del mio primo figlìolo: i medic i ritenevano lui già
morto e me stessa in pericolo di vita. Invocato
con fede. mi ha ouenuto la grazia di far nascere
fehcemen1e il bambino senza intervento chirur-
gico».
MAMME PREMIATE
NELLA LORO FEDE
Mia sorella, sposata da più di otto anni,
vostri cari, affinché un giorno
vengano tutti a lodare in eterno
la maestà del Creatore, a ine-
Maria Arnaldi ( Biella · Vercelli) è riconoscen10
a S. D. S. per la protezione accordata a una sua
nipo11na, che aveva subìto una pericolosa caduta.
non poteva avere la gioia di un bambino,
con grande pena sua e del marito.
Visite mediche, cure, tutto fu inutile e
la giovane copia ne soffri al punto da
deperire in salute. Ma quando sembrava
che tutte le speranze fossero perdute,
accettarono di indossare l'abitino di San
briarsi delle sue divine delizie,
a cantare le sue infinite mi-
sericordie. Amen».
Sac. GIOVANNT BOSCO
Dal TeStam~nto .spiri111.alt. ui Bn1efatt. t ai
<;oop., trOt.JQ.t0 nelle sue (arte dopo la morte.
(Mem. lliogrnf., voi. XVJJl, pug. ◊22).
Germana lambertini ( Bologna) scrfve: • Dopo
la perdita della mia bambma e un inizio burrascosa
di una seconda maternità, mi sono affidata •
S. D. S. e ho avuto l'immensa gioia di avere un
bai bambino ~-
Roberto Barbero (Scalenghe • Torino) ringrazia
S. O. $. per la guarigione del piccolo Roberto da
lussazione bilaterale congenita.
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don GJovannJ PJcnocco t a Foglizzo (Torino) a 6+ anni.
Crcs.c-luto all'Oratorio di VnJdocco in un·epoca In cui runo parlava
di Don Bosco, ne seppe uannìlarc lo spirito plu ao~tanzioso e genuino.
Vit-.e uno. vitn di sodo pietù. di obbed.ie.n~n ç Ui lavoro senza oatenrn-
zionc, ne-i rQ anni di consiglienuo e nei 16 Ji u.mmimstra.z1onr, d1
cui b all• DI•• Madre. Suo !!ioia: rendr:rc feJic, Mli altri. Nelle softcren,:e
dclla dolorosa infor,n,t,I. non usci mai in un lamento. li ricordo dcli•
sua bontu unico •ll11 spcran:za cristiaDll creò un e.lima 1piccatnmcntc
puquale nella ccl<bru,one dei suoi funcrah.
Don Agostino Sa nlJlllJJ t • Torino-\\'1ldocco 1 64 i.nni.
Con1èn:ò per tutta la vica l'anima di fanc,utlo ,emplicc1 ~ensib1lc e
buono. che a,·o,·m quando ri..aposc 31.l'in,·ito di Don Bosco nella Cuu
~ladre di Yuldocço. L1 sua generosa dcdiz,onc oU'opostolaro tro ,
"-Ìov.ani , come 111 •crupo1osu puntualid ed C$1Utt:ZZ-:l n~lle incombenze.
di amministrazione e ,.H act(.retcria sculastìc.l, crnn() so~tcnute cfo un
profondo spirito di CcJc e= cln uno osservanu rctiuiosn, fatta di cocre.niet.
Don Nicola PlacentJno t a S. Gionl\\nl Roto11do (FoR11ia) 50 anni.
p••· Huono, generoso, :ibituntmcntc flercno, se:(1pll! infondere i1 suo onjmismo
10 quanti lo a,·,'lcinà,•ano. Don Bosco e la Conur,:q:a;cione furono la
atone ili rwtu b •Wl \\'1&.u. Spes;c le sue encr.,Je 1n \\·.,,ne case. rn.a in modC'I
partu:olare nella P,a C.-a \\rci,·esco,,le di ~1polo-T..rsia, dove fu
anche direttore. la\\'onndo 1.:on dedirionc lot.tl~ e ,-riv-o, a.more tra 1
Jr)o,·.aru tor-domuti, p.in:.colarmcnte bìsoano,i dt affetto e comprensione,
Coad. Agostino ContJ t a Calcutu ( Indi~) 83 anni.
Fu uno dei primi aolufan, che, capitanati dall'ind,menticnbil~ mon,,
l\\luthi~s, arri\\.'arono a Shillon'! nel IQ'24 per dar in.i.,io all ' Opera 1:-le..
su~na 1n India, Lovorù in p.-recchie ca11e del nord l ndio, condi,'ldcndo
con generosità ì non lle\\l sacrifici d e.l(li iniil.
Don Francesco Ales.sandrl t a :\\1orgc1 (Sviizera) 1 93 1nru.
Coad. Gius~Pl'C DI Be.Ila t a Goùicn (S1atl Unì1i) ll9 •nni.
Don Enrico Plnd t I Roma a 86 anru
Don Antonio ClanlrlCIJa t a Ronlll a 85 anni
Oon Domenico Giannantonio t • Fn11c11i (Roma) • 83 anno.
Coad. Giacomo Gu idoni t a Onrfo (Brcacia) bb anni.
Cb, Giu liano Ventudnl t • Milano ~ 2t1 ann,
COOPERATORI DEFUNTI
Don Ackoclaro M~anl, aTciprete di Slllvatcrra (RE) t • S3 1nnì,
E-callie\\-o di l\\!rea, atfc.~1on1tinirno •i SalNi.ani, cura,~ pe11euinatui:ì
1 \\1an11 Au.s11iatricc e al Coli~ Don Bosco. Informò la sua an1vu.i
pastorale aUo spinto di Oon Bo~co. del quale parla con dnotA 11'\\1•
rrurazionc anche nel •uo t~tnmento 1pintua.le. Perl in an inch.lentc
~crada.le... $U!'lclt9ndo vivo rimpianto.
lng . Marcello campora t a Savona a 70 •nl\\i.
F.Nl cxalUevo dell'Ontorie> Sale.siano d 1 Savono, che ricord~va toinc
fiorente e.entro di formazione c:.ri,niana. Vluc in co~re.nza con i suoi
prlnc.lpl. nobìle fi11uru di pndre di famigli« dJ profesìionis<u catlolloo.
l)dla sua fede e del suo omore .!la Vergi,:,e real• aegno e monumento
11 Chiesa parrocch.i1lc di Mui• Au,il11tTicc d• lu, prog•L-ut•. ,\\Ile
prime avvisaglie dcli• m1l1ttia chittc 1111 con,ortc do prc11ue Uon
Botco per avt..-c l1 p:aLicnu dcli.a sorelb Roteua, J;:tande Coopcratncc
dcc«lula un mese pnn\\ll. Con lui l'Opera 1alu1•na d, Suona perde
un •mico pr«ioso. un affc.zionaro Coop~ntorc. ed Exallievo, du. 1uttà
ri mpi:tnto per le tue a-randi cap3.cità proCeuionra.ti e piU ancora per le
metavigliose do1i di cqwllbrio, on,mismo e serenità.
Oen, Dr. Guido Cerruù t • Roma a 81 anni.
Ooncrnle di Corpo J'i\\rmata Ruolo d'Onore, 11rnnJe I nvalido di ~uerro
per amputa~ionc ùi •mbodue 11li arti lnfòriorl, combattente plurldc-
cor11.to nelle due guerre mondiali, ebbe •emprè come e.una precipu11
)di u,omini a lui affidati, 1n particolare i ,rio\\'anì, che lo rinm;nnno e
ch1ama,---ano Papà Ccrruti •· ln seguito a11*1rmi11izio ddl'8 aett~mbrc
1943, dopo aver salvato tutli i suoi uon\\ini, p~r non .infn..ngue il giuna-
rncnto fatto a1 1,uo re. pr~ferl esse.re d~porfato ,n un e:a mp0 dj eoncenrra-
•Il• mcnto, dove continuò ad use:rc per i suoi compagni uunpio di ferie
,ncroltabilc e di omoro
Madonna. Sopporti) con rasscgr,ozionc ,
vcntisieì 11.nni di irnmobilni. D1.112 sua ca.rro-iz.ella continuava , avolae:re
la sun missione con 1pirito s:a.lesi:a.no, ,oprauutto a van,11utio dei
nipotini rimasti orro.ni di padre. Poche ore prima di morire esclamò:
Come saremo (e.lici liuisù1 •
Augusto de Uma aunlor t a Belo Orizonte (Brasile) a 8 1 unni.
fuordì come sc.rlttoro pubblicando nel I QaQ, in occasione dcl111 beati-
ficazione di Don 801co, li suo -primo libro· •Dom Barco ,ua Obra
1ducotH1a •· ~crisse poi altri 26 libri e cbiutc la 1wa attivihl lecteraria
con I-a •T'ida dt Dom Base.o• e c/\\fadr4 _.\\1or'io .._\\(a.zzardlo•. Fu ~t•,
prosatore., norie.o, ma soprattutto un cri,d-.no fcn•ente e un ctcmplare
exallieYO e Coope.ratore aales-iano.
Prospero Oo.l<sdlno t San M11uri,io Cannvesc (Torino).
Fu uomo 1emp1ico t buono, tutto dedito t\\ll4 !ami(::lia e al suo la\\·oro,
sempre cordiale e comprensivo. La JunRO dcgenz11 dcU'uhlml\\ mnlattin
ho rivelato le suo qualità più belle. Coopnntorc assiduo e fcdclo, donò
alla Conlr'"ea:1.zione 11 suo unico figlio don Ciorgio.
Cav. Dr. Luigi Borrlgllone t a J3ene,•011ionna (Cuneo) a 9~ anni.
Prestò graruit1mcnto pu quasj 30 anni la sua premurosa e 1nte1Ji-
gente assistenza t:anitaria alla comunu• salu1ana. Fu :1vV1nto dal fa...
ocino della aantuà di Don .Bo4co, d1 cu, ,·olle I m,tare lo zelo ntl aervuio
del prossimo. Continui> ad approfondire la •tudio del S•nto leuondo
assidusmence 11 l:loUeuono e la otampa salcs,an• Clu emrava nella
C1lll del medico era colpilo dalla vi•ione d, uno devota edieol• do Mori•
Ausiliatrice, tlcav1oti alla. q_wtlc ardt\\'CI conunuamcnte uno lamrn1.du.
lng. Ferdinando PaparattJ t n Ro•nrno (Regl!io Calnbrln).
Fu uno del fondatori e ù genuini Coo11ora<ori del Centro di Ro&Brnn.
Ricercalo 1n1:eanerc edile, si .souopone,•a a sacrifici n on lievi per esse.re
cooperatore sempre presente e attivo. Fu pe:r lui wu gioi• 1uittcrc
splrirua.lmcntc cd cconomìca.mèntc un aiova_nc. ospintnte al •acerdot.10.
nonché ac-coRhc-re 1n e-a.sa sua. una bamb1n1 prt,·a. di -affetto ftmJli1rc,
o,be oggi crc:acc •onie figlia in casa Paparam Merito di qucato Coopera-
tore fu anche l'a,·c.r capito Ja s:ren,n.zionc dci Giovan.i Coopcntori e di
averli ajuuti ad affermarsi e a diventare una forz.m nuova ne.lii vno dc~lla
parrocchia e dcli• Clllll.
Elena Scalamandrl veci. Aplc:eJJa t • Soverato (Cata.ruaro).
Er:a talmente eonvinta che essere Cooperatrice Salesiana era au ta per
lei ul\\a vocniono opccialc di Dio, eho nello epigrafe 1epolcrole, dn lei
stessa prepurnn,1 accanto a1 suo nomo volle mcttci:e In c1unliflca di
Cooptruri,i:t:: Sal1e1ianB •· Forse in Sovcnto è la prima epigrafe con
questa quah fir4, Ma ciò non tu che la felice conclusione di una villi
intera vissuttl con c-on,•iniione nelh nostra --rcrza Fami91i:1 di Sovcntto,
per la qu•lc continua ad e$Sttc: un arandc uempjo.
Renato MoscberlnJ t a Roms a 79 anru.
Stùnato e amalo da quanti lo conobbc,ro per 11 SWl bandi e on~Jù.
Sempre pronto 1d "-lutare, guiruirc, eonsi11liare. Di gTande fede, sop•
portò con {ortcz~a cristiana 13 anni di doloro1-1 infermità.
Luigi Forln t Nizta Monferrato (Asti).
Ottimo podre di Cnmu1lln e fer vente crìmono, ebbe la gioi• dì dnrc alla
Congregu~ione S,ùctlona un figlio 10cerdote, il nostro don Pnaquule,
missionuio nel Brollo.
Rosario Giuseppe Arbla t a Roma a 45 anni.
E,cal\\ic,·o di Frascati, ti mantenne lt~zionato e fedele. Noi Mlnl11ero
della P.1. si b diJtinto per le sue vinU umane e cristiane. Parenti e amici
lo àcord.ano con vivo rimpianto.
Blandlna Curatola lloul t a :\\lel110 Porto Salvo (RC) • 60 inni.
~dre "emplare:, donna di moho crilc.rio, Cooperatrice con,•in•• ~ af-
fezionata, ~ p1ua10 1pnrg<ndo bontà e aocconcndo bisoirnosl nel-
l'anima e n<I corpo.
AJfons~ M utano &euteri t ~ Ron,• • 85 anni.
E-sempio vivo di pietà crist iana e d1 virLU domestiche, Coopc.rnt rice
ardente e rir~• di f•d• operante, •l 1pensc confortatR dalla Benedizione
di Maria AuailiaLricr, circondatn. dai fiAiU t da nume.rotti nipotini, ai
quali lascia I• tc.timonioru:a di una vira in1c11uta di bontà e di coriti.
Glusepptna Butlabd t il 9-10-r970.
Ricca di virtl.l cr111i1ne, rettitudine o di profondo spirito SJ1l«11no,
svolse il suo apoarolato di zelante Cooptntrice con intelliacnz.a e nel
sile.nx.io. Appartt.nc,.. al Centro romsno d1 via Ma.rghera., ma la morte
la colse a Rinum, dove s1 era reati.a per un po' di riposo.
An<onletta Arena Jn Castaldi t o Portici (Napoli) 8• anni.
Una screnit~ frutto di fede e di p re~hiera diSlinse la lunga v1tw di qucata
ma.mm.a esempll\\rc, tutta consacrala al mnrito e ai fi11li, Tra i don,
di cui rin~rnlava ogni giorno il SìgMrc, ebbe quello di un figlio ule•l•-
no, il nosrro don Giorgio.
Domenica Zema t • Villa San Gioval\\ni (RC).
Nel suo molteplice lavoro apostolico tpiccava per lo spirito topran-
n.rurale. Si distinte oopnttutto per lo ulo • pro delle \\1.i11Joru. Il
suo ricordo rimane di ~empio a tutti i Coopen.tori del Centro.
AL-TRI COOPERATORI DEFUNTI
Bcrardì Emilia- Bormolini ins. Elvira • Coraoro Di Bell a 1orellc • Fer-
rnris M:uia - Cuarnttccia Z u ccarello E(flc - Lin_guaglosso don Carme.lo
- Marchetti Assun tu. Mattuzzi IUcc1rdc, N11.na Maria ved. J)icc:ini -
Negrini Carmelino - Panizu Agncae • Parolini Clemente - Robuaielli
Rosa - Serpi comm. Amedeo - Tenn, Dello Vedon 'filde - Tcttini
Abbondio - Toani Tisbc - Vcnii Clementina.
L·ISTIT\\JTO SALESIANO PER LE MISS IONI con sede in TORINO, oreno In Ente Motale con Dac:reto 12 gennaio 1924. n. 22, può legalmente rice-
vere Legeri od Er•dlt•. Ad evitate pos$ibl11 cont8$tazìoni sl consig liano le s911uenti formule:
Se tranasl d·un leg ato: «-. lascio oll'/sriruro Salesl1no per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Ure.- (oppure) rimmobll•
sito In-·•·
So trattasi, invece. di nominare erede d! ogni sostanza l'Istituto, la formula potrebbe essere quo.te:
«... Annuno ogni mia procedente disposizione tes1amentarla. Nomino mio erede universale l'Istituto Salesiano par le Missioni con seda In Torino
lasciando ad euo quanto mi appartiene a qualslasl titolo ».
( luogo e d11• )
32
(firma per ,steso)

4.5 Page 35

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CROCIATA
MISSIONARIA
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Borsa in-
completa si effettua quando il
versamento iniziale raggiunge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma vion& rag-
giunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse gìà fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausiliatrlce. in ruffragio di Gaetano
dl Morca, C larice i\\1/arimpietri e Lidia di Marco.
p~r es-pressa volontà di que.st' ultima (L'Aquib).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
memoria di Anna 'l\\1aria Spern.n~a, e cura dj Law-
rence L. lluglos (N.Y. - U.S.A.). L. 150.000.
Borsa: SS. Cuori Gesù e di Maria Ausilia-
lrlce (1•) in ruffro.gi,, dei miei gmiwri Ftlì,:,
Barbara Cumvto e di Wtti i familiari defumi,
invoca11do grazie sopra i mie.i figli e le loro fami'g/ì,e,
curn di Agnrina Palurnbo (Brooklyn - U.S.A.).
L. 50.000.
Borsa: SS. Cuori di Gesù e Maria AuslliaLrice,
,a (2•), p. 11g. rr., pu il btn• d,/fanima mio, in occa-
siom: de.l mio 78Q compl.ea-mio t lnuoca,ulo pace
su tuua l'umanità., u cura di Agatir,a PaJumbo
(Brooklyn • U.S.A.). L. 50.000.
Borsa: SS. Cuori di Gesù e Maria Ausiliatrice.
(3•). in ricordo e suffragio di mio marito, pt:r fo
$ahJ(!Z:!a dt.ll'a,iima mia e di tutta l'umanità, a
cura di Agatina PaJumbo (Brooklyn - U.S.A.),
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura dtl
Sac. Angelo L1zio {Ramacca - Catania). L. 100.000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, p. g. r ., ti inuot:ando
prott!zù:;,~. a cura di Agostino Curlcno (Piobcsi -
Torino). L. 100.000.
Borsa: Dottor Fe(ruccio Cannarsa, in 11umwria
suffragio. per volonttl delln defunta Sig.ra lt•lil
Cannorsa (Romn). L. 50.000.
Borsa: Itala Cannarsa, ,·,, m.emOrir, e suffragio,
per volontà della medMimn (Roma). L. 50.000.
Borsa: Cuor-i Sacra1i.ssimi di Gesù e d1 Maria,
,·,,wocm,do prott.:.ìo,ie sur' prop,i figli t lt loro fami-
gli,, a curn dell'Exallievo Piero Cariboni (Lecco).
L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio. Santa Maria
Goretti e Santa R1ta da C ascia, inv,,cm1du pro-
tezione mi propri fillì t le lor" Jomigtie, :1: curn
deU'Exallievo Piero Cnribo11i (Lecco). L . 50.000.
Bor sa: Maria Ausillatrice. a curo di Bernardo
Fazio (Varane - S•vona) L. 50.000.
Borsa : Don Bosco. n .cura dj Bernardo FaZto
(Varazze • Savona). L . 50.000.
Borsa: Madonna dl Rosa, (9•), in s1iffr11gio di
Emih'u Garllllti, a cura dci familiari e pare.mi..
L. 3').900, e di N .N. L. 10.100 (S. Vito ol Tnglìu-
rncnto • Udine).
Borsa: Madonna di Rosa. ( 1ot1), fo ltiffragio ~
ricordu d, Pilinio C,'a,lurr,, V•d. 8oem (S. Vito ol
TaHliorncmo - Udine). L . 50.000
Borsa : Do n Vietti Carlo. a cura del frntello
Pietro. L . 50.000.
Borsa: Èxallievl Oratorio San Paolo Torino,
in ouatfont dii XX,,.,, a,rnivtrsarù, dflla /011da-
:dom• d~tr Uniont, ~ cura della medeslmfl L.. 50.000.
Bor,;a: Maria Auslllatrlce e Don 13osco, a
cura di Cutcrino Torrccto, (Burngliera d'Asci).
L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Berruti, wvoca11dr, gn.lt:.Ù!, o
c:urn di N.N. (C•ijlellonz,, - \\".,rese) L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, aJutatemi ancora!,
curn di Paolo Scarsi (Silvano d'Orbu - Al••s•n-
drio). L. 5, .ooo.
Borsa: "Maria Ausi1iatrice, Don Bosco e S. D . Sa-
v io, ;n/t!rc.rdtttJ ptr wui i llM I n ' hi.-togni, a cura
di Viberti Curi (S. ~l.oria la Morra Cuneo).
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, pr6tt"ggi il mio Cùuinu; t
tulli qutlli che ha iu cuore-, a cura di N.N. (Pia-
cenza}. L. 50.000.
Borsa: Attilio ç Luisa Masolli Crlstofoli, in
nwmorfa t. suffragio. a cura dei figli (Padova),
L. 50.000.
Borsa: Maria AusiHatr.ice e Don Bosco, ;i
cura di Carpanini Ambrogio (Ncwcast.le - Inghil-
terra). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatric e e Don Bosco, i11
,ufjragio dl!i miei d41mti, a cura di N.N. (Como).
L. 50.000.
Bo.rsa: Maria Ausiliatrice.• S. G. Bosco, e Papa
Giovanni X:XW0 ,;,, ringro~lammto pt!T la gr(a-
rigio11e del figlio Paolo invQl!onlU> protezion,
tcpra di lui e ln sua fa,,ri'g/i'.a, o curn di Maria Oar-
bieri (S:urna1.zaro de· l3urgondì - Pavia). L . 50. 000.
Borsa: Nazzareno e Teresa Chiodi, in rie11rdo
suffragio, a cura della figlin dr. Pina (Roma).
L. 50.000.
Borsa: Santi Salesiani, a rnffragio dei propri cari
defunri, u cura di Rosll Rovegnq (Tribogna -
Genovà). L. 60.000.
Boua: San Giovanni Bosco, Don Rinaldi e
tutti I salesiani defunti, o curn di C.C. (Torino).
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco. a wjfrogio di Alf'"" Sa/a-
ro/i, a curn d i Don Murio Salarolì (B~rgsmo).
L . 50.000.
Borsa: M~ia A,uslliatrlce e S. G. Bosco, rin-
graziando par guarigfrmi ott.tm1le t implorando
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