Bollettino_Salesiano_198004


Bollettino_Salesiano_198004



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BOLLETTINO
ANNO 104 N.4 1• QUINDICINA 1 MARZO 1980
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70l
E
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877
DO1 BOSCO B'
Ull OITT&'
IL I■ 13

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Sommario
1 MARZO 1980
AN NO 104 - NUMERO 4
B01,LETTINO
SAL SI NO
RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA
fondata da san Giovanni Bosco nel 1877
Quindicinale d'informazio ne e cultura religiosa
Servizio di copertina: pag. 3-4
LE 'DEE
Rettor Maggiore
Salesiani è bello? 5
Educazione. Ore nove, lezione di giornale? 9-12
Date loro fiducia e avranno fiducia in voi, 24
Stampa. Quasi mezzo milione d i "Ipotesi su Gesù", 28
Convegni. "Annunciare Cristo ai giovani" , 28
"Cristologia e catechesi patristica", 28
LE FORZE
Missioni. Don Bosco nel continente nero, 20-23
Amici Domenico Savio. Un decalogo su misura, 29
Postulazione. Don Rinaldi proc essato per le sue virtù, 31
L AZIONE
Argentina. Don Bosco è una città al km 13, 3-4
Scuola, rio ne, via dedicati a padre Gambino, 30
Brasile. Il Venerdì santo di padre Antonio, 16-17
CIie. Colonie urbane per I ragazzi senza vacan ze, 28
Giappone. 1713 diplomati nel col legio universitario, 30
Guatemala. Abbiamo vissuto la passione del Signore, 18-19
Haiti. Nino scommette sulle utopie, 13-15
Iran. Autorizzato dall'ayatollah Khomeini, 30
Italia. L'oratorio di Perugia ha un gemello, 28
Museo Don Bosco: cento anni e tanti giovani amici, 29
Thailandia. Due papà per i non vedenti. 6-8
IL PASSATO
Da cent'anni le FMA in un castello d i Francia:
I sa nti a Saint-Cyr erano di casa. 25-27
RUBRICHE. Il successore di Don Bosco, 5 - BS risponde,
9-12 - Libreria, 12 e 31 - Educhiamo co me Don Bosco, 24 -
Brevi da tutto il mondo, 28-31 - Ringraziano i nostri santi,
32-33 - Preghiamo per i nostri morti, 34 - Solidarietà missio-
naria, 35.
VIGNETTA «10 E LODE
DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO
Collaboratori. Giuliana Accornero • Pietro Ambrosio • Marco Bon-
gioannl - Teresio Bosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano -
Adolfo L'Arco
Fotografia Antonio Gottardt
Archivio salesiano: Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDC
Diffusione Arnaldo Mo ntecchio
Fotocomposizione e Impaginazione
Scuola Grafica Salesiana Pio Xl - Roma
Stampa Off icine Grafiche SEI• Torino
Autorizzazione Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
L'EDIZIONE DI META' MESE
del BS è particolarmente destinata ai Cooperatori Salesiani.
Redattore don Armando Buttarelll, Viale dei Salesiani 9 , 00175 Ro-
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I
- le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forrne.
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ARGENTINA
Buen05 Aires, 1929: Il treno è pronto per " portare Don Bosco" fino alla " Fermata km 13 ".
Don Bosco è
una città al km 13
Nel 1929 gli abitanti presso la " Fermata km 13" della ferrovia chie-
sero che fosse dato Il nome di Don Bosco alla loro stazione e futura
città. Il Presidente della repubblica emise il decreto, e Il Ministro degli
Interni si recò per la cerimonia con un treno speciale. Cinquant'anni
dopo si sono ripetute le celebrazioni, e a fare festa a Don Bosco erano
35.000 " domboschesl" .
e hissà se esisLono altre citlà nel
mondo che ponano il nome di
Don Bosco. Una piccola città esiste in
Argentina, oggi conta 35.000 abitanti,
e natusalmente è parrocchia afEidata
ai salesiani. Sembra una favola, e in-
vece è realtà. Una favola vera comin-
ciata nel 1929, quando la Chiesa an-
noverò Don Bosco tra i beati.
«D potere esecutivo decreta». Un
po' in tutto il mondo si fece festa per la
beatificazione di Don Bosco, e l'Ar-
gentina non voleva essere da meno.
Un giorno piovve sul tavolo del Presi-
dente della repubblica Hip6lito Yri-
goyen questa strana richiesta: dare il
nome di Don Bosco alla stazione
chiamata "Parada km 13" sulla linea
ferroviaria che da Buenos Aires porta
a La Plata.
Parlare di stazione, allora, forse era
un po' ambizioso. A quel punto, al km
13, si era in piena campagna, con tanti
prati per il pascolo del bestiame, con
qualche fattoria all'ombra dei boschi,
e qualche fabbrica di mattoni. l treni,
giunti al km 13, sostavano quanto ba-
stava per caricare i bidoni del latte e
altri prodotti agricoli da trasportare
nella capitale. Era chiaro che la zona,
grazie alla ferrovia, si sarebbe presto
sviluppata; ma per allora era tutto lì.
E il governo argenLino, che desiderava
onorare Don Bosco, accettò quella
strana proposta.
ln data 4.11.1929 veniva emanato
un decreto che diceva: « Vista la ri-
chiesta fana dagli abitanti della "Sta-
zione km 13" perchésidia alla stessa il
nome di Don Bosco, e tenuto conto
dell'opera efficace del virtuoso edu-
catore di cui si vuole onorare il nome,
il Potere esecutivo della nazione de-
creta: articolo primo, la Fermata ubi-
cata al km 13 d'ora innanzi si chia-
merà Stazione Don Bosco... Firmato
Hip6lito Yrigoyen
S i piantò un albero. Non era tutto; il
decreto stabiliva anche il cerimoniale
per il conferimento del nome, e non
era una cosa semplice. A Buenos Aires
fu allestito un treno speciale di 15 va-
goni. La mattina del 16 novembre vi
presero posto il Ministro degli interni
Elpidio Gonzalez in rappresentanza
del Presidente della repubblica, nu-
merose altre autorità civili, alcuni sa-
lesiani come don Giorgio Serié e don
Nicola Esandi (futuro vescovo di
Viedma), diversi Exallievi e Coopera-
tori, e la banda musicale del collegio
Pio IX. Sulla fronte della locomotiva
era stato collocato fra le bandiere al
vento un grande quadro di Don Bo-
sco, e il treno lo portò a prendere pos-
sesso della "sua" stazione.
All'arrivo c'è la sorpresa di trovarsi
in tanti: 3.500 persone, affluite da tut-
ta la zona, che sventolano i fazzoletti
bianchi. Si tengono i discorsi d'occa-
sione, e poi si va a cominciare la città
futura. C'è un campo che i proprietari
- la famiglia Urquiza - donano ai
salesiani perché vi costruiscano un
giorno la chiesa e le opere per la gio-
ventù. Su quel campo si compie una
ce,imonia semplice: racconta la cro-
naca che « si piantò un albero, sim-
bolo della vita prospera che vivrà quel
futuro paese, chiamato a essere in un
avvenire non lontano un centro
istruito e progressista». Poi « a ciascu-
no dei presenti viene distribuita una
biografia di Don Bosco», e alla fine
«in mezzo all'allegria generale iJ
gruppo si sciolse e quelli che erano
venuti col treno, col treno tornarono a
Buenos Aires».
Il s uo nome dappe rtutto. Un paio
d'anni più tardi le prime case erano
già sorte attorno alla stazione; ancora
un paio d 'anni e Don Bosco era costi-
tuito in comune; altri due anni e iJ
30.5. I935 viene inaugurato l'oratorio
salesiano. Più tardi la parrocchia, e i
salesiani con residenza stabile. Oggi
Don Bosco con i suoi dintorni ha più
abitanti di qualche provincia italiana.
Molli sono degli emigrati o figli e ni-
poti di e1nigrati venuti dall'Italia; on-
date più recenti sono giunte anche
dall'Uruguay. I domboschesi (si chia-
mano proprio così: dombosquenses)
sono gente serena, che con l'indu-
striosità si sono procw·ato un certo
benessere, radicati nella fede degli
avi, e abbastanza praticanti. « La no-
stra chiesa è ormai troppo piccola per
contenere tutti i fedeli - lamenta il
parroco padre Joaqufn Justel -; vo-
gliamo costruirne una più grande, e
delle cappelle nei rioni più lontani».
Padre Joaquin parla con fierezza
dei suoi parrocchiani: «Gente che la-
vora, che con sacrificio e perseveran-
za è riuscita a costruirsi belle casette
tipo chalet, che lascia ai figli un valido
esempio di laboriosità e dedizione». E
è gente che vuole bene a Don Bosco.
Lo dimostra il fatto che il suo nome lo
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1.4 Page 4

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qualcuno tTa i vc<.:chi si asciuga una
lacrima.
Questa vol ta Do n Bosco a.i rivamlu
trova una sta1ionc vera e prupria. e
sulla banchina adcliriuura un tem-
pietto Lutto per lui. Un bel busto di
maiolica viene bencdct Lo e eollCll:ato
nel tcmpietlo, poi un volo di colombe
biam:hc vienr.: liberato e si perde lon-
tam> nel cielo...
E tutLi a lla mesl>a di ringraLiameo-
LO, celebrata dal vescovo. All'aperto
naturalmente, perché il parroco ha già
spiegalO che la chir.:sa è piccola. Poi
vengono com,cgnatc h: medaglie agli
antichi abitanti di Don Bosco, \\'iene
ded icata una piana al primo parroco
salesiano (padre .Juan Kellcrman). poi
la memoranda sri.laLa. l gruppi e le
associa7.ioni, sfilano tulli. I duemila e
più ragazzi delle scuole, gli csplorarori
e le esploratrici. i pompieri e i soldati.
Anche le automobili antiche c<,>n le
lrombe di gomma e gli autisti insac-
E cinquant'anni dopo, In segno di lesta, tutti sfilano per le vie: dal pompieri alle automobili antiche, cati nelle tenute di allora. E chiudono
dagli sportivi al gauchoa sul focosi cavalli. E anche (nella loto) I bimbi dell'aallo.
la stilata i gaucho~. con i larghi c;om-
breri e i briosi cavalli.
Nel pomeriggio si aprono le \\'arie
si trova dappertutto: ospedale Don t'anni fa, forse la ste~sa, e porta di mrn,Lrc della fowgrafia, delle opere
Bosco, farmacia Don Bosco, macel- nuovo tra le bandiere sventolanti il ri- d'arte, cleJle ceramiche e dei disegni.
leria, calzoleria, libreria, ferramenta, tratto di Don Bo5co. E si tira dietro i Dopo cena l'lstitulo Folkloristico Ar-
pizzeria, sclr scrvice, Lutto è "Don Bo- solenni "vagoni presidenziali''. quelli gentino esegue un'impe<.:cabile Misa
sco". E naturalmente, parrocchia Don che LU1 tempo i presidenti della re- CriolJa_ • Una i,•Tande allegria pe1 tulli,
Bosco.
pubblica usavano per trasferirsi da
Ma l'affetto della geme per il loro una località all'altra. Sopra c'è il Ve-
santo è ven uto fuori tullo in occasione scovo, ci sono le au torità civili. sale-
una giornata indimcnlicabile - ~crive
□ella sua rcla1ionc padre JoaquiJi. E
aggiunge con legillima fiereua: - La
del 50" della città. Perché cinquan- siani e exallieYi e cooperatori. e un mia gente è gente di grande calore
t'anni dopo, nel giorno 4 novembre gruppo di amichi abitanti della zona umano e di sentimento religioso mol-
che è anche la data del famoso decre- che tornano per quel giorno di festa to radicato, che arfiora non appena !>e
to presidenziale, hanno voluto rifare
quella festa con il treno e le autorità e
il quadro di Don Bosco sulla fronte
della locomotiva.
La locomotiva entra nella stazione
« trionfante e a pieno vapore». La
geme è tut1a lì ad applaudire e sven-
tolare i fazzoletti bianchi. mentre
ne presenta l'occasione».
E come potrebbe essere diversa-
mente, se questi abitanti sono lutti
domboschcsi?
A pieno vapore. Padre foaquin ha
dovuto solo suggerire l'idea, al resto
hanno pensato i domboschesi: comi-
tato organizzatore, le varie commis-
sioni e sottocommissioni, e ognuno
con qualcosa da preparare. I primi
incontri a lugLio, per a1Tivare in tem-
po. C'era da ottenere l'adesione delle
au torità, da sollecitare la collabora-
zione delle ferrovie (che sarà piena e
cordiale), eccetera. Intanto i ragazzi
dellescuole passavano in parrocchia a
vedere la vita di Don Bosco, per poi
cimentarsi nei concorsi letterari.
La vigilia dei festeggiamenti, 3 no-
vembre, una manifestazione culturale
con cori di ragazzi e di adulti. U giorno
dopo, assicura il parroco, • giorno di
gloria per Don Bosco; e LLn sole radio-
so si associò ai festeggiamemi ».
Alle nove l'alzabandiera nella piaz-
za principale del paese. P oi tutti alla
stazione, dove è atteso il treno. Il lreno
è un po' in ritardo, perché lungo la
strada ha rallentato per raccogliere i
saluti e gli applausi della gente. La lo-
comotiva è una di quelle di cinquan-
o ·ora Innanzi come non riconoscere la stazione Don Bosco? E' runica al mondo che accoglie I
viaggiatori con un tempietto e una maiolica colorata del santo.
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j Il successore di D_o_n_ B_o_s_c_o________________.l
Salesiani è bello?
A colloquio con don Egidio Viganò
Oggi tanti si Interrogano sul significato
della loro presenza nella società. A lei che
è Il superiore del salesiani, la domanda:
.salesiani è bello?»
Rientrato dall'India e dopo aver tra-
scorso la festa dell'Immacolata con i nostri
ragazzi di Arese ho scritto, in dicembre
scorso, una lettera a tutti i Salesiani del
mondo dicendo loro: « Stando con I gio-
vani più bisognosi, sia ad Arese, come
prima in India, come anche in America
Latina, In Africa, In Cina, come ovunque, si
percepisce con sconvolgente intuizione
l'utilità storica e l' urgenza dì essere pie-
namente salesiani: di essere più genuini,
più coraggiosi, più inventivi e più numero-
si - si, proprio, anche molto più numero-
si». Dunque avevo già in cuore da tempo
la risposta a questa domanda.
In definitiva la portavo con me da quan-
do, giovane di 16 anni, decisi dì stare con
Don Bosco. Per un giovane è bello ciò che
riempie la fantasia dei suoi sogni di futuro,
ciò che serve a realizzare un grande idea-
le, ciò che esige iniziative e audacia, ciò
che risulta utile e necessario al bene degli
altri, soprattutto ciò che fa della glovinei:-
za la patria definitiva del proprio progetto
di esistenza e di servizio.
SEGNI DI RICUPERO
I giovani almeno In Italia non sembrano
entusiasti come un tempo di seguire Don
Bosco. Sembra che Il " riflusso ", Il " tra-
voltismo", e magari la rivoluzione armata,
trovino seguaci più entusiasti e più nu•
merosi.
Quanto più spazio si dà, nell'attuale so-
cietà, a un tipo di cultura materialista (sia
quella dell'imborghesimento capitalista,
sia quella dell"indottrinamento marxista,
sia quella dello pseudo-eroismo violenti-
sta nero e rosso), tanto minori possibilità
rimangono alla percezione della bellezza!
Per scoprire, ammirare, creare il bello ci
vuole una cultura ricca di ossigeno per
l'arte: assumere un progetto evangelico di
dono di sé, imitare un grande come Don
Bosco, proclamare alla gioventù di oggi
che solo Cristo è il vero Liberatore, non è
né edonismo, né ideologia, né pistola au-
tomatica. Bisogna avere un cuore d'artista
e l'originalità del suo estro per voler pro-
gettare un simile capolavoro per la propria
esistenza... E purtroppo nell'attuale sgre-
tolamento culturale c'è un clima poco fa-
vorevole agli artisti.
A ogni modo mi sembra di poter dire che
è appunto tra I giovani, qui in Italia, dove si
scoprono dei segni di ricupero e si riapro-
no delle strade nuove alla speranza. An-
che il presidente Pertini e il Papa Giovanni
Paolo Il ce l'hanno proclamato.
Una spiritualità di gioia, una volontà di
prospettive, una permanente ricerca co-
struttiva del progetto-uomo e del proget-
to-società, un orizzonte sempre aperto al-
la speranza, una volontà di approccio fatta
di bontà per l'amicizia, una costante sen-
sibilità al segni dei tempi e ai valori giova-
nili, una gran voglia di sole. di quello che si
sprigiona dalla risurrezione del Cristo e
che fa di Lui l'astro dei popoli e il signore
della storia: ecco, stare con Don Bosco tra
i giovani è un po' tutto questo.
E" una specie di mistica che rende ca-
paci di affrontare difficoltà, accettare ri-
nunce, attraversare burrasche, perché si è
trovato l'amore: quello di cui Gesù diceva
che «nessuno ha un amore più grande di
questo: morire perì propri amici ». Perciò
salesiani é bello, perché è bello scegliere
come amici per cui morire I ragazzi e i
giovani del mondo, soprattutto l più biso-
gnosi, specialmente In un'ora storica di
trasformazioni profonde verso Il nuovo
Avvento del 2.000!
L"INTELLIGENZA DEL BELLO
Che cosa chiede e che cosa offre, lei, a
un giovane d 'oggi che si Interroga sull'e-
ventualità di diventare figlio di Don Bo-
sco?
Gli chiedo innanzitutto intelligenza del
bello. Chi si impantana nei piaceri, chi si
lascia plagiare facilmente da schemi so-
ciopolitici, chi ha tendenze al fanatismo,
dlvlone miope verso I grandi ideali. E il
vero metro del bello nella progettazione
della vita è il Cristo.
Dio, così intelligente, al farsi uomo
scelse l'ideale di essere "Gesù", ossia di
dedicarsi a fare il Salvatore e il Redentore
dell'uomo. Un grande teologo svizzero,
Urs von Balthassar, ispirandosi al mistero
di Gesù Cristo ha scritto grossi volumi
sulla "teologia della bellezza". Chiedo,
quindi, come prima cosa a un giovane per
restare con Don Bosco, di avere vista
buona per capire il Vangelo, e di entusia-
smarsi col grande ideale di essere disce-
polo di Gesù Cristo.
La seconda cosa che gli chiedo è di
coltivare quotidianamente lo spirito di sa-
crificio: è nell'ascesi del dono di sé che si
forgia il vero amore.
Dunque chiedo due cose a un giovane
d'oggi che si interroga sull'eventualìtà di
diventare salesiano: entusiasmarsi per
Gesù e applicarsi alla pedagogia dell'a-
scesi.
Poi, g/1 offro la possibilità di amicizia e di
servizio alla gioventù di tutti i quartieri del
mondo: un compito di prospettiva univer-
sale con policromia missionaria.
LE VARIE SCELTE
Molti sentono il desiderio di collaborare
al progetto educativo di Don Bosco, ma
non si sentono di Impegnarsi In modo ra-
dicale per tutta la vita. E allora?
Scegliere di vivere per i giovani, secon-
do Il progetto di Don Bosco, comporta va-
rie possibilità di dedicazione. Eccole.
* La consacrazione radicale per tutta
la vita: cosi i Salesiani, le Figlie di Maria
Ausiliatrice, le Volontarie e altri gruppi di
*persone consacrate.
La scelta vocazionale a favore del
giovani vivendo secondo Il proprio stato
nel mondo: così i Cooperatori e le Coope-
*ratrici.
La coscienza di un senso di parente-
la educativa e la volontà di svariata col-
laborazione coi Salesiani e le Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice: cosi gli Exallievi e le Exal-
*lieve.
L'Impegno temporaneo di coopera-
zione in determinati progetti e con speci-
fici obiettivi: così i Gruppi e i Movimenti
giovanili e certe iniziative di Volontariato
anche missionario.
* Un appoggio di vario tipo pratico e
concreto: così I benefattori.
Cl sono, dunque, diverse modalità di
collaborazione con Don Bosco, nel suo
bel progetto educativo. Ciò che importa è
cominciare. Si potrà, poi, passare anche
dall'una all'altra modalità (in senso
ascendente) lormando tutti insieme quel
gran "Movimento Boschiano" dì Pastora-
le giovanlle e popolare, che l'indimentica-
bile Paolo VI chiamava "fenomeno sale-
siano", tanto benefico in quest'ultimo se-
colo della storia della Chiesa.
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THAILANDIA
Nonlhaburl: li fantasioso Ingresso del " Centro per ragazzi ciechi" allldato al salesiani.
Due papà
per i non vedenti
Da poco più di un anno e mezzo due salesiani si occupano dei ragazzi
ciechi di un Centro prima così dissestato che era sul punto di chiu-
dere. Con estrema pazienza e col sistema di Don Bosco lo stanno
rinnovando, e ricevono in cambio l'affetto dei ragazzi.
J ~ I ragazzo Suksa - spiega padre
,< Roosens - viene da Trang nel
sud della Thailandia. La sua famiglia è
benestante, ma incapace di acceuare
un figlio cieco. Lui ha gìà assimìlato la
rude lezione del fatalismo buddista:
« lo non mi lamento né dei miei geni-
tori, né dei miei parenti. l o sono un
handicappato, e questo è il risultato
della mia vita precedente». 1 suoi oc-
chi grandi che frugano nell'eternità.
spenti, mi guardano fisso, e parlano a
chi sa leggere anche negli occhi spenti
di un cieco. Suksa un giorno mi con-
fida: "Ora sono comenlo. perché ho
un padre'·. Poi con un sospiro: "Vor-
rei anche una man1ma... •· ».
« Virat è un gìovane di 21 anni, ma
piccolo e minuto - spiega ancora pa-
dre Rooscns -. Anche la sua è una
storia di miseria. Sua madre, musul-
mana, sposò un buddista e si fece
buddista anche lei. Non l'avesse mai
fatto : la comunità musulmana la ra-
diò. "Poco dopo la mia nascita - ci ha
raccontato Virat - mio padre morì, e
cominciò la nostra tragedia. Mia ma-
dre cercò di tornare alla sua famiglia
ma venne respinta; allora lei mi ab-
bandonò, cieco, nella pagoda dove un
monaco dal cuore d'oro mi aiutò. Mi
voleva bene e gli volevo bene anch'io,
ma dopo qualche anno dovemmo se-
pararci. Venne un signore e mi portò a
Bangkok per cure, e finii all'istituto
per ciechi''. Il giorno in cui Virat si
prese tanta confidenza da raccontar-
mi questa triste storia - dice ancora
padre Roosens - a quel punto mi si
fece più vicino e aggiunse: "Quando
lasciai la pagoda il monaco pianse,
perché mi voleva bene. Ma ora sono
tanto contento, perché ho trovalo qui
due padri""·
I due padri di Virat e degli ahri ra-
gazzi non vedenti raccolti a Nontha-
buri, sono appunto padre Gustavo
Roosens, belga cli 54 anni, direttore
del "Centro di addestramento per
ciechi", e il suo compagno di lavoro
missionario padre Carlo Velardo, gio-
vane sacerdote trentenne di Salerno.
Da poco più di anno e mezzo lavorano
con i ragazzi ciechi, e per affrontare
l'impresa ci voleva tutta la saggia
esperienza del primo e tutto l'en tusia-
smo giovanile del secondo.
La storia di Giovannino. Il 31 mag-
gio 1978, quando i due missionari
presero in consegna il Centro per cie-
chi, pioveva: un augurio mollo ap-
prezzalo in Thailandia, dove la piog-
gia è segno di fecondità e successo. Si
fecero "prestare" due camere sullo
stesso piano della camerata dei ra-
gazzi, e una stanza nella casetta dei
maestri. Presero in prestito anche il
letto, i piatti, i coltelli e le scodelle. La
stanza nella casetta dei maestri servi-
va da cappella, soggiorno, parlatorio,
e per albergare eventuali ospiti.
I ragazzi "guardarono" i due nuovi
venuti con un certo riserbo, ma già
alla prima sera il ghiaccio era rotto. E
a romperlo - Iicorda ancora padre
Roosens - è stata la sua prima buona
11011e. Raccontò la storia di Giovanni-
no Bosco, povero orfano divenuto poi
"bonzo" per aimare i ragazzi poveii.
Disse che la sua mamma andò ad aiu-
tarlo, e insieme accolsero in casa i ra-
gazzi abbandonati. Poi Don Bosco
chiamò auorno a sé dei discepoli a cui
diede il nome di salesiani, e li mandò
per il mondo a occuparsi dei ragazzi
poveri. E concluse: « Ecco ora qui con
voi due di questi salesiani, che adesso
saranno i vostri padri».
« Da quel giorno nella scuola per i
ciechi di Nonthaburi abbiamo la buo-
1w none regolare, e Don Bosco de-
v'esserne senz'altro contento perché è
di lui che parliamo sempre ai nostri
ragazzi». Quali ragazzi? Erano 25 al-
lievi interni e uno esterno. Altri tre si
aggiunsero subito dopo, e altri non
poterono essere accolli per mancanza
di posto. La casa aveva anche 12
exallievi ciechi. piuttosto cresciuti
d'età, che lavoravano nell'officina di
falegnameria. E poi sei insegnanti,
naturalmente ciechi. E altro personale
che ci vede, per le diverse mansioni.
l due salesiani Il per si tennero in
disparte pe1· osservare come andava-
no le cose. Erano arrivali là, dietro le
vive insistenze del Nunzio apostolico,
perché quel Centro - mal governato
- era l)rmai sul punto di sfasciarsi.
Presero nota con cura di ciò che an-
dava e di ciò che non andava, e poi
pian piano cominciarono a metlere a
posto le cose.
Lo scollamento dell'opera. Che co-
sa non funzionava? Un po' tutto.
Mancavano idee su come andare
avanti. li cent1·0 aveva 12 anni, ma la
sua vita era stata così stentata che i
responsabili della Fondazione erano
decisi di chiudere tut1o, e la carta sa-
lesiana veniva considerata l'ultima,
disperata, da tentare.
I missionari notarono che le cose
materiali per fare il centro esistevano,
ma ogni settore andava avanti per
conto suo. I ragazzi ricevevano un
addestramento come falegnami, però
non trovavano alcun interesse per
quel mestiere. Gli exallievi accettava-
no di continuare quel lavoro perché
assicurava loro alloggio e vitto, e la
libertà di uscire a vendere in città i
biglielli delle lollerie. La loro età me-
dia era sui 28 anni, troppi.. Quanto agli
6

1.7 Page 7

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insegnanti e al personale vario, nei 12
anni non erano riusciti a lavorare
d'accordo: dissentivano sugli scopi e
sui modi di conseguirli. Del resto
perché inquietarsi tanto per rngazzi
ciechi? Nella concezione buddista una
disgrazia come la cecità è sempre tm
castigo meritato, che si subisce per
espiare peccati commessi personal-
mente in questa vita, o nelle prece-
denti. o dai genitori, o dagli antenati.
Non c'era che rassegnarsi...
Dice padre Velardo: « I ragazzi non
prendevano sul serio le cose, e racc-
vano anch'essi i loro comodi: la disci-
plina quasi non c!>isteva ». Lo l>col-
lamcnto dell'istituto era evidente. E i
due mi!,sionari pa!>sarono alla riorga-
nizzazione.
Oltre le difficoltà. li p1imo passo fu
la cost,·uzionc della ,·esidcnza pei· la
comunità salesiana, solida prcmc!>sa
per il futuro. Poi il miglioramento
della CUl:ina: la povcnà del ciho era
evidente, <!d era un motivo di malu-
more in più. Poi l'introduzione di un
orario più iigoroso e pit1... osservato.
In precedell7a ogni pretesto, anche i
piccoli malanni che sembravano ri-
chiedere tutti l' intervento urgente del
medico, ernno buoni motivi per usci1·e
e bighellonare. Vennero ben d ist1i-
buiti i tempi di riposo e di studio, di
lavoro e di ric1 eazione. Ogni cambia-
mento e ogni passo a lavore della di-
sciplina veniva spiegato per bene nelle
buone not1i, e veniva accettato da1Ie
pe1-sone di buona volontà.
Quelli di volontà cattiva, non tro-
vandosi più a loro agio, presto o tardi
cercarono altrove una sistemazione
diversa. Si pretese dagli exallievi -
difficilmente inseribili ormai in una
comunità di stile salesiano - le nor-
mali otto ore lavorative, e uno dopo
l'a11.To lasciarono il centro. Anche il
personale si mise: al passo; alcuui ir-
recuperabili furono sosti tui ti.
E avanti a riordinare la vita dei ra-
gazzi. La scuola: studio dell'alfabeto
Braille, studio dell'i nglese ccc. La
preparazione professionale: il labora-
torio di falegnameria viene conserva-
to perché consente ai nuovi an ivaLi.
per qualche tempo, di svilup pare le
capacità motorie delle mani. La se-
zione agricola è adatta ai ragaui do-
tati di forza fisica. Sezione dattilo: ri-
sulta un addeslramento utilissimo.
L'Associazione Ciechi della Svezia ha
donato alcune macchine da stampa
per caratteri Braille, di seconda mano,
e due ragazzi ciechi hanno imparato a
farle funzionare. Buone prospettive
l>0no offerte dalla "sezione vimini":
una fabbrica alla periferia di Bangkok
ha accettato tre giovani ciechi, che
stanno imparando il mestiere e po-
tranno poi insegnarlo ai compagni. La
fabbrica è disposta a impiegare altri
J5 o 20 giovani ciechi, ma quando sa-
ranno pronti. Ma si potrebbe impian-
tare un piccolo laboratorio neJ centro
s tesso: la fabbrica fornirebbe mate-
riale grezzo e ritirerebbe i procioni fi-
niti. Queste e alrre iniziative costano,
non sempre la Fondazione è in grado
di finanziare; ma i due "padri dei non
vedenti" sono abituati a superare le
difficoltà.
Giocano al calcio. La giornata dei
ragazzi si svolge ora disciplinata entro
un orario armonioso e osscr·vato. Al
mattino tutti in co11ile per l'alza ban-
diera, poi i giochi, la scuola. il lavoro.
Incredibile, questi ragazzi ciechi gio-
cano anche al calcio: con un pallone
grosso, con regole speciali. ma fanno i
go] e si divertono un mondo.
L'inrermità li ha privaù degli splen-
I ragani ciechi giocano al calcio: con un pallone molto grosso, e con regoreapeclali, ma gla<:ano!
A sera, ognuno prega secondo la sua fede.
didi colori della ThaiJandia; non pos-
sono scorgere la luce folgorante del
loro sole calùo, il cielo sempre azzur-
ro, le piante sempre verdi, gli ucceUi
screziati. Ma la natura ha reso più
acuti gli altri sensi. Impressiona vede-
re quelle figurette s lanciate, dal capo
eretto e dati'espressione disinvolta,
che vanno.: vengono con sicurezza. Si
lavano la biancheria, la l>tendono al
sole, poi vanno a ritfrarla e la ricono-
scono al solo tatto... Vanno matti per
la musica: divorano quella della rad io,
imparano con facilità a eseguirla con i
loro s trumenti.
Nei giorni di festa due giovani sale-
siani, studenti di teologia, vengono tra
i non vedenti a portare un po' di al-
legria. Naturalmente !.ono stati accolti
con entusiasmo. La sera del primo
giorno un ragazzo cieco chiese a pa-
dre Roosens: « Possiamo chiamarli
Ph1? » in Thailandese, phi significa
fratello.
Alle nove di sera un campanello
chiama tutti in dormitorio. Si mettono
seduti come monaci e recitano le pre-
ghiere buddiste in lingua ba/i. Tra loro
c'è un musulmano, Charan: stende la
sua stuoia raffigurante una moschea e
!.i inginocchia rivolto verso occidente
(ma certe sere sbaglia direzione), per
la quinta volLa nella giornata fa le sue
prostrazioni e preghiere in arabo, al
Dio di tutti noi...
Il re suona il sax. Molto prima che
questi ragazzi trovassero i due "pa-
dri", nel 1947 c'era in Bangkok un al-
tro Centro per bambini e bambine non
vedenti, che annaspava in mille diffi-
coltà: prima di chiuderlo lo offrirono
alle Figlie di Maria Ausiliatrice che lo
accettarono, e lo hanno ancora. Oggi
7

1.8 Page 8

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sto e il suo messaggio. Tra gli a11I1unci
che più hanno colpito i ragazzi c'è la
scope11a che Dio è padre, e non solo
dei cristiani ma anche di loro buddisti
e di tutù gli uomini. Per questo a Loro
piace pregare con la preghiera che
Ge!:>ù ci ha insegnato: il Padre Nostro.
E partecipano numerosi alla celebra-
zione domenicale nella cappellina
della nostra residenza•·
Un rega.lo chiamato Sin. Da meno
di due anni i due papà dei ragazzi non
vedenti sono al lavoro. Hanno tanto
da [are, progettano tre volte di più.
Guardano con impazienza la nuova
costruzione intenta a crescere, in cui
pou·anno accogliere al tri 80 ragaai
Padre Carlo Velardo Insegna Inglese al ragazzi ciechi: niente lavagna, basta la voce.
dechi. Stanno per introdurre nella se-
zione agricola l'allevamento di ani-
mali da cortile, e saranno i rngazzi a
gli ospiti sono qllasi 200, piccoli e
gT"andi, e vengono accompagnali negli
studi Cino alle soglie dell'università.
Alcuni pro1.eguono davvero: negli
Stati Uniti un'apposita organizza,do-
nc callolica li accoglie e li porta fino
alla laurea.
La loro casa, che le suore trasfor-
mano in giardfoo, è ;.emplicemente
l'opposto di un triMe ricettacolo di
amare sventure. C'è tanta musica. E la
chiesella è diventala anche per i bud-
disti il punto di richiamo e di incontro
:,piriLUale. Sentono la campanella che
annuncia la messa. e chi vuole (ma
sono in tanti a volerlo) si porta nei
banchi. Tutti insieme pregano, canta-
no con le belle voci, come se fossero
cristiani. E qualcuno ha voluto il bat-
tesimo.
Quest'opera è sorta sotto l'alto pa-
trocinio della regina di Thailandia, e
ogni anno riceve una visita dei sovra-
ni. La vu.ita si conclude sempre con
un saggio musicale: il re è un ottimo
suonatore di sax, e si esib.isce. I ra-
come :scambio di idee per la ncerca
del bene comune e l'ordinata convi-
\\ cm;a. Nei limiti del possibile cerchia-
mo di esporre :.emprc i perché delle
no!:>tJ e direttive, con molta pa:denza».
Si~tcma Pre\\,entivo è occupar!:>i del
singolo. «Cen:hiamo di studiare i di-
versi caratteri dei no~tri giovani, aiu-
tandoli a correggere in loro ciò che
dev'essere C()n·etlo e a sviluppare ciò
che va sviluppato. Senza forz.awre
che possano [ru·e di loro delle mario-
nette».
Sistema Preventivo è an..:hc chia-
mare i giovani a lmpegnar!:>i: «Pur es-
sendo molto comprenshi, !:>Ìanw però
parecchio esigenti nel chiedere ai ra-
gazzi l'osservanza dei loro impegni. li
tenerli occupati al massimo è uno di
questi modi».
E l'annuncio evangelico? « Il t'atLore
religione - spiega ancora padre Ve-
lardo - è \\issuto come è possibile
nella situazione di ragaui buddisù.
Noi rispettiamo la loro religione, ma
non c:i esentiamo dall'annunciare Cri-
occuparsene. Hanno cinque allievi
che già lavorano fuori, messi in fab-
brica e regolarmente retribuiti come
operai sani: ragaai che escono dal
Centro alle sei del rnanino, prendono
da soli i mezzi pubblici, da soli arriva-
no in labbrica, da soli tornano a casa
la sera: e sul lavoro sono accettati da-
gli altri operai come persone normali.
Sono grosse conquiste, data anche la
condizione dell'handicappato in
Thailandia.
E al Centro si attende in aprile l'ar-
rivo della regina: dovrebbe venire a
inaugurare il padigl.ione per gli 80 ra-
gazzi in più. Intanto la regina non
mollo tempo fa ha fatto al Centro un
regalo prezioso, che si chiama Sin. E'
un giovane cieco di 25 anni. Verrebbe
eia pensare a un ragazzone grosso e
robusto, invece pesava solo 35 chili, e i
due papà dei non vedenti dovettero
insegnargli i primi rudimenti del vive-
re !.ociale, compreso l'uso del cuc-
chiaio e della [orchetta quando si
mangia.
gaai ascoltano estasiati il loro re, ap-
plaudono, e accompagnano qualche Al mattino, l'alzabandiera. I ragazzi non vedono Il drappo, ma ben comprendono Il suo slmbolo.
pezzo con i loro !:>lrumenti.
Hanno scoperto che Dio è padre. 11
fatto che si lavori con raga1.z1 handi-
cappati quasi tutti non c1istiani, non
ra cambiare metodi ai figli di Don Bo-
sco: essi applicano il sistema preven-
tivo anche con i non vedenti. « La pri-
ma cosa che abbiamo cercato di fai
capire ai giovani - spiega padre Ve-
lardo - è che vogliamo loro bene. La
nostra continua presenza in mezzo a
loro ha contribuito a superare la
comprensibile dif□denza iniziale. T
ragazzi si sono accorti che potevano
contare su di noi in ogni momento del
giorno e della notte».
Sistema p1e\\'entivo è dialogo. Dice
ancora padre Velardo: «Dato l'handi-
cap della cecità, ogni nostrn manile-
sta.done è veicolata attraverso la pa-
rola. Di qui nasce il fattore dialogo
8

1.9 Page 9

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(isrisponde
Caro BS, il nostro Roberto ci ha portato la notizia che nella sua scuola è stato
introdotto il giornale. Lui, beata infanzia, ne è contento: tutto quel che sa di
nuovo lo manda in visibilio. Ma io non mi nascondo delle inquietudini.
C'è il rischio evidente di porta.re del ragazzi immatuli a conoscenza di
avvenimentl negativi dal punto cU vista morale. Poi è facile che la scuola
raggiunga w1 livello ancor più alto di politicizzazione (come se quelJo già
raggiunto non bastasse). Più in generale sembra cU assistere a una manovra
orchestrata dagli editori per piazzare qualche copia in più del loro prodotto, e
rastrella.re qualche soldo in più, e affezionarsi futuri clienti. E poiché i giornali
sono mandati gratis nella scuola ma qualcuno alla fine li pagherà, ci troviamo
cU fronte all'ennesimo spreco di denaro pubblico.
Pazienza poi se si trattasse dj materiale leggibile, cioè cU informazioni
offerte ai ragazzi in un linguaggio adatto per loro; ma i giornali nostrani non lo
sono. E poi come non inquietarsi, se si pensa - per quanto ml consta - che gli
insegnanti nella maggior parte dei casi non sono per nulla preparati a uliliz-
zare il giornale nella scuola?
Un padre preoccupato Torino
Dunque i nostri ragaz;:i sono passati dal giomale110 sorto il banco algiomale
sopra il banco, e c'è chi ci vede qualcosa di galeoito. Il "padre i11,111ieto "che lw
scritto porta motivazioni serie e ponderate, mentre è accaduto che ben più drasrici
oppositori al "giornale nella scuola" concludessero ca tastrofican1e11te: «Dio ~alvi
la sc110 /a italiana!» Ora conviene prendere allo di alc11ni dati di (allo.
Ore nove, lezione
di giornale?
Prinzo. Su cento raga7,zi che lascia-
no la sc110la dell'obbligo. prevedono le
slalistichc che 30 non leggeranno più
nulla; e i rimanenti, se non prosegui-
ranno gli studi, continueranno a leg-
gere fumetti o poco di meglio; ma solo
20 leggeranno il giornale.
Secondo. Oggj non si hanno più
dubbi sulla portata globale positi va
del giornale. Tra Dide1·ol che lo defi-
niva "'la pastura degli ignoranti '', e
Hegel che lo celebrava come "pre-
ghiera laica del mattino", si hanno
buoni motivi per dare ragione a que-
st'ultimo.
Terzo. In altri paesi progrediti il
problema del giornale nella scuola è
già s tato risolto da quasi me7.zo seco-
lo: Gran Bretagna, Stati Uniti, Fran-
cia, Germania... Nel Giappone, dicono
le statistiche, il 60% dei ragaLzi legge il
giornale a 11 anni, il 9()qo a 15 anni.
Quario. In llaliai nuovi programmj
della media inleriore citano espressa-
mente i giornali come «testi che ri-
llctlono la vita della collettività». Da
una decina d'anni si è in fase speri-
mentale, e i risultati sono nell'insieme
positivi. Ora si intende andare oltre: la
provincia di Trento dal 1978 stanzia
150 milioni all'anno per il giornale
nella sct1ola. e una legge della Regione
Piemonte 600 milioni a partire dal '79.
Altre leggi simili sono in approva7.ione
nel La7.io. in Liguda, Campania.
Q11i11to. Negli uhirni tempi la lc11u-
ra dei quotidiani in Italia è sorpren-
dentemente in ascesa: le copie ven-
dute nel 1978 - ha rivelalo Giovanni
Giovannini presidente degli editori di
giornali - sono passate da 4.779.90 1 a
5.291 .810 a l giorno, e la tendenza
sembra confermala per il 1979: lepri-
me stime danno per quasi raggiunta la
quota di 5 milioni e mezw. C'è dunque
più interes~e per i problemi della col-
lettività? C'è un giornale fatto·meglio?
E' bene augurarselo.
Tutti questi dati fanno pensare che
l'introdu;,ionc del gi(irnalc nella :,cuo-
la non sia solo la risposta superficiale
a un pruri10 di novità. Ma restano da
ve, ificare i perd1é, i modi, e le condi-
zioni dcU'openuione.
I perché. La scuola deve portare i
ragaZLi a capire il tempo in cui vivono:
l'oggi è molto più importame delle
guerre puniche. Da molte parti si rin-
faccia alla scuola italiana Lm ce1·to di-
s tacco dalla vita concreta. "Vige an-
cora - ha sciitto il noto pedagogista
Luigi Volpicelli - un'idea della cultu-
ra come qualcosa di isolato dal mon-
do. di metastorico, che verrebbe pro-
fanato da ogni legame con la realtà».
li volto armonioso e privo di conLrad-
dizioni clella società, come risulta de-
scritto ancora in certi testj scolastici, è
brutalmente contraddetto dall'e~pe-
ricaza quotidiana del ragazzo. Perché
la sua scuola possa diventare vera-
mente lezione di vita - dicono i c1·ilici
- occon-e attualizzare la l·ultura sco-
lastica. E proprio in questa prospetti-
\\'a viene a collocarsi il giornale.
Finora a scuola si è raccontata la
Storia a partire dall'età della pietra iI1
su, fino ai giorni nostTi (casomai ci
fosse tempo per completare i pro-
grammi), ma questo itinerario - fa.
cilc per l'insegnante - è molto dii fi.
cile per l'allievo che per la storia anti-
ca non trova punti di riferimento nella
sua bre\\e esperienza. Per questo oggi
si tende a invertire la direzione di
marcia, a partire dal vissuto del ra-
gazzo, dalle vicende di guerra e di pa-
ce che t'gli vede descritte alla televi-
sione e sente discutere in famiglia. 11
giornale porta questa anualità diret-
tamente in classe.
La scuola dei libri, del libro soltan-
to, non sembra sufficiente per ru.sicu-
9

1.10 Page 10

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rate un pieno coinvolgimento dell'al-
lievo. n libro per sua natura po11.a a un
approccio solo razionale con la cultu-
ra, tende a scindere azione ed emo-
zione, parola e suono, spazio e tempo.
li giornale col suo collocarsi a ridosso
degli avvenimenti facilita un'educa-
zione non esclusivamente razionale
ma estesa alle facoltà emotive, a ll'af-
fettività, e perciò più completa. P(lr-
Lando il giornale in classe si fa in mo-
do che gli strumenti della comunica-
zione sociale non restino più una
scuola parallela, né alternativa, ma
vengano associati come sussidi all'u-
nica vera scuola.
C'è una materia d'insegnamento
che va crescendo d'importanza nelle
scuole più mature: l'Educazione Civi-
ca. Nulla meglio del giornale a scuola
può menere il ragazzo a contatto di-
retto con la realtà del paese in cui vive,
con i problemi concreti, e con i suoi
propri problemi. Sarebbe assurdo
rinchiudere il ragazzo in una scuola
tipo " isola felice" dove lutto è edifi-
cante e i buoni vincono sempre, men-
tre magari la sua l'amiglia è sfra!lata,
in padre in cassa integrazione, i geni-
tori divorziati, iJ fratello a l lavoro ne-
ro. Qualunque sia la posizione .sociale
del ragazzo, il giornale può aiutarki a
capirla e viverla meglio.
Il giornale poi consente, nelle eser-
citazioni pratiche, di portare gli allievi
a esporre, a confrontarsi, ad accettare
punti di vista diversi, a discutere con
proprietà e civismo. Esso melie pure il
ragazzo a contatto con la lingua viva
di oggi (che làtila in non pochi testi
scolastici): insegnanti che abbiano
superato certi pregiudizi umanisticl,
certe idolatrie del passato, sapranno
indicare all'allievo il buono nell'uso
altuale della lingua, e mettere in
guardia da abusi e mode passeggere.
Non per nulla il Volpicelli, che ri-
chiamava la scuola alla "necessità di
rinnovare i suoi con Lenut i per i ragazzi
alla conquista critica del mondo SLU·
rico in mezzo al quale vivono» con-
cludeva che « in questo senso il gior-
nale diventa lo strumento didattica-
mente di maggior rilievo».
U problema del come. Le scuole
dove il giornale è ,-tato introdotto
hanno dovuto affrontare il problema
sedo del "come": quali giornali leg-
gere? durante quali lezioni? come im-
postare le ricerche? come saldare la
leltura del giornale con i programmi e
i libri di testo? Le vie tenlatc sono
mohe, e le esperienze - davve.-o sti-
molanti - sono state raccolte in libri.
C'è chi suggerisce che il primo ap-
proccio con i giornali deve avvenire in
libertà: lasciarli leggere (per qualche
ragazzo può es,,ere la scoperta <li un
continente misterioso).
Può accadere faci lmente che i ra•
gani lamentino di non capin~. e è già
una prima importanle conclusione. l
giornali sono difficili (come del resto i
Lesti scolastici); si può incappare in
quel linguaggio curato, in quei sotto-
codici linguistici che sono accessibili
solo a cerchie ristrette di addetti ai
lavmi. Ma a parte certi funambolismi
come le co1111ergen,:e parallele o /'ag-
ge1tiva;.ione dil·ciril·ata, il ragazzo in-
cespica neccssa1·iamente anche in pa-
role quasi normali come scrutinio,
leader, alternativa, potere esecutivo,
mozione, emendamento. Egli deve
in1parare il significato cli tali parole: è
solo scardinando queste porte chiuse
che entrerà nel mondo degli adulti (il
vero povero - conviene ricordarlo
bene - è il povero di parole: chi pos-
siede le parnle sa far valere i suoi cli-
rii ti).
Tutta una serie di esercizi proposti
Al ragazzi oggi si spie-
ga con schemi semplici
Il meccanismo della
comunicazione socia-
le. Il primo è lo schema
proposto da Harold
Lasswell; Il secondo,
con un elemento In più,
è lo schema di Ray•
mond Nlxon (da "11
giornale a scuola" di
Giovanni Bonetlo).
Sono schemi che met-
tono In evidenza gli
elementi chiave delta
comunicazione socia-
le: Il canale (cioè la po-
tenza, anzi la prepoten•
za, degll "strumenll"),
gll obiettivi e gll effetti.
per la "scuola col giornale" consisto-
no nello scoprire il significato delle
parole. Si lcggt' il giornale e si sottoli-
neano le parole che non si capiscono.
Si prendono in esame quelle più
oscure (anche una sola); si lavora con
vocabolario e testi vari, finché non di-
ventano luminose. Le si rivede nel
contesto del'J'articolo.
Il Unguaggio sportivo è molto sti-
molante per i ragazzi. Per esempio
cercare in una cronaca di calcio i ter-
mini derivati dal mondo della gue.-ra
(sceudere in campo, attaccare, traiet-
toria della palla, sparare sul portie-
re...). I giornali sono pieni di sigle, che
si possono raccogliere, studiare nel
contesto delle frasi, catalogare in ap-
posite tabelle.
Anche la Matematica può acquista-
re concretezza col giornale: si può
cercar di capire il reddito annuo, la
borsa, le percentuali di aumento, il
preu.o della pubblicità (un t<.it per
modulo), anche della puhblicità eco-
nomica. La Geografia e la Stmia tro-
vano punti di partcn1:a dalia prima
pagina, la letteratura <lalla terza.
E l'Educazione Civica. Lo studio
per alcuni gic,rni di seguilo delle do-
mande e offerte di lavoro e impiego,
può illuminare molto bene sttll'ocl·u-
pazione e disoccupa.done uella prn·
pria città. La cronaca può aiutare a
capire i problemi sociali e dove essi
sono maggiom,enle ubicali: si colloca
in classe una carta della città, si leg-
gono per alcuni giorni di seguito le
vicende della cronaca, si collùcano
spilli colorati nei quartieri in cui sono
avvenute, in breve i "quartieri caldi"
si cvidcn1iano da soli. Si può fare lo
stesso con una carta d'Italia e, per
esempio, gli attentati terroristici.
Gli articoli più significativi si pos-
sono ritagliare e appendere su tabel-
loni murali (il gioniule dei giomalt), o
collocare in raccoglitori e schedari
come "memoria <lella classe" per fu-
ture ricerche. Così si possono racco-
gliere dai rotocalchi le illustrazioni su
avvenimenti, personaggi, popoli, lo-
calità.
Queste ulilizzazioni del giornale so-
no abbastam.a facili, abbastanza di-
stensive, e utili. Ma con allievi più
grandi si può - e si <leve - andare
ben oltre. fino a portarli a capire i
meccanismi della comunicazfone so-
ciale. e a ren<lerli capaci di autodifesa
contro i pericoli della massificazione.
La manipolazione dei cervelli. Gli
studiosi della comunicazione sociale
sono concordi nell'additare il perico-
lo. se non la n:altà, della manipolazio-
ne dei cervelli. J giornali, ma non me-
no la radio e la tdevisione, non dicono
t111ta la verità, e non dicono solo la
verità.
Ciò accade per vari motivi. Anzitut-
10

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Nella scuola Il giornale porterà probabilmente lmpercettlbllf cambiamenti•, è detto con Ironia nel
volume " Lire le Jurnal" pubblicato In Francia dall'edltrlce Lobles. E a riprova Il libro confronla due
situazioni opposte.
A sinistra, fa scuola lradlzlonale. Sulla lavagna: a Interrogazione scritta - Fate In una pagina Il
racconto delle vostre vacanze»; alla cattedra Il burbero professore con orologio In mano: a Racco-
glierò I logllettl alle 12 In puntol.
A destra la "scuola col giornale": Allora, cocchi belli - dice l'estroso Insegnante - . Voi ml
buttai.e giù un testo di 24 linee, giustezza solita, sulla grande transumanza delle vacanze: la vostra
esperienza personale, Il vostro modo di vedere Il fenomeno, lntervlsla al vicino di casa, qualche
scampolo dl statistica, tutto l'armamentario solito. Con In più, se cl riuscite, un briciolo di ortglna-
lltà, qualcosa che faccia colpo. Sbrigatevi perché dobbiamo cavarcela nel giro di due ore. OK?
Lo per la limiLateua dei canali che in-
formano; il solit0 Pie1ino che doman-
da: « Papà, come ranno a<l accadere
nel mondo tanù avvenimenti giusti
giusti da riempire il giornale?», :.ba-
glia di gros:.o: conlonde gli avvcni-
mcnti con le notizie. In realtà gli av-
venimenti sono infinitamente più nu-
merosi. e le notizie che dovrebbero
raccon1arli non trovano posto ade-
guato nel giornale per mancanza di
spa;:io. Poi, la notizia è confezionala
dai giornalisti: anche iJ più onesto e
hen intenz.ionato, necessariamente ci
mc1Le del suo, il !>uo punLO <li vbta, la
sua passione politica, i suoi limiti e le
sue miopie. Ma poi il giornalista può
alterare i fatti a ragion veduta, pe1 lar
Lrionfare la ~ua fede o la sua ideologia.
E comunque lui dipende da gruppi di
potere che sono interessali a dare de-
gli avvenimc-nti una cena interpreta-
1,ione, la ven,ione di destra, di centro,
di sinistra.
La posta in gioco è enorme. E non
stupisce che si scateni tra i potenti la
lotta per il dominio dei centri di in-
lormazione (ogni dittatore che sale al
potere, per prima cosa si impossessa
della stampa, della radio e della tele-
visione); e così nascono per reazione
la controinlormazione e il sumi;:.dat (la
diflusione clandestina di dalliloscriLli,
per esempio in Russia).
li pericolo della manip(Jlaz.ione dei
cervelli è reaJe, ma ha i suoi rimedi: la
maturazione umana del ciLLadino. lo
sviluppo del suo semo critico, una
conoscenza non superficiale del feno-
meno complesso della comunicazione
sociale. Queste fom1e di crescila
umana possono avvenire in vari modi,
ma trovano la loro sede naturale nella
scuola.
Qualcosa in questo senso sta già
avvenendo. Un tempo Je gramma1iche
cominciavano con l'alrabeto, oggi
quelle moderne dedicano il primo ca-
pitolo alla comunica7ione. L'introdu-
zione del giornale nella scuola, con
tulle le esercitazioni pratiche a cui :.i è
fallo cenno, è un secondo passo. Ma il
passo decisivo consiste nello spiegare
ai ragazzi i meccanismi, i vantaggi e i
lra11elli della moderna comunicazione
sociale. E' la [w1zione che il Foscolo
La prima pagina del
quotidiano, e la lerml•
nologia glornallsllca
che la concerne (da " Il
giornale a scuola " di
Giovanni Sonetto).
Questa termlnologla,
necessaria per capirsi
è solo Il punto di par'.
lenza per l'approfondi-
mento del discorso sul-
la comunicazione so-
ciale, per l'acqulsizfone
di una mentalllà critica
e " liberatrice ".
attribuiva a Machiavelli nei confronti
del potere dei grandi: «Temprando lo
scettro ai regnatori, gli allor ne sfron-
da, e aUe genti svela di che lacrime
grondi, e di che sangue».
Esercizi per capire. Se si vuole
spiegare ai ragazzi la comunicazione
sociale, il giornale risulta nella scuola
lo strumento più adatto: non è labiJe
come una trasmissione radiofonica o
televisiva, si lascia leggere e rileggere,
fotocopiare e dtagliare, conservare e
arci1iviare. E può essere riserillo. In
concreto vengono suggeriti dall'espe-
rienza molli esercizi pratici, e c'è chi
suggerisce veri e propri corsi.
Un primo lavoro alla scopena della
comunicazione sociale può e:.se1 e la
"scorsa del giornale": si tratta di ri-
cavarne la struttura, cogliendo la suc-
cessione delle rubriche nelle pagine, e
confrontando tra loro le slrullure di
giornab diversi. C'è da esaminare la
prima pagina (velrina del giornale) e i
~uoi vari tipi di arLicoli. C'è da studiare
la litolazionc, l'uso della fotografia, la
fTequcnza e il significato della pubbli-
cità.
Ma con questi e!.erciz.i si apprende
appena l'alfabeto del giornale. li vero
approfondimento comincia quando ci
si chiede "chi sta dietro ai giornali",
chi souo i proprietari delle testate. lln
esercizio utile è verificare sul maggior
numero possibile di giornali come
viene presentata una determinata no-
tiz.ia: ~i può andare <lai " rilievo Lipo-
gralieo 1;ero" (cioè assenza della noti-

2.2 Page 12

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,ia sul giornale), al Litolo su nove ru
lonne in prima pagina; l'w,o degli ag-
gettivi (un uomo può e~scrc sempli-
cemente 11, , i~o. oppure Lragicamcntl
mm,sacrato, gli allcntatori pm,~ono
essere "compagni che -.bagliano" op-
pure volgari delinquenti); la prcsl'l1l.a
o meno cli cerli particolari (che qual-
che giornale ha i suoi muti, i pc1· tace-
re): l(l conclusioni che , engonu sug
gerite in londo all'articolo (o tra le ri
ghc) per in Ilu ire sul leuorc.
L'eserci,io del conlronlu è tra i pit'.1
efficaci: si può t:onfruntare i giornali
sponi, i di Turino e Milano l'indumum
di un incontro Juve-1nter, i giornali di
centro e di sinistra su un fallo sinth1-
cale, le recensioni a un libro di Mora
da, a un lilm di Olmt, a un program-
ma tcle\\isl\\ o, Prendere giornali poco
noti agli allie, i. se è- il caso decaptt.trh
della tc!'>tata, e distribuìrh chiedendo
che dalla INlura della prima pagina l>i
scopra il loro orientt1mcnto poli111:o
Studiare la titolazione (titoli f, cdd1,
cioè oggc111, i; e tihlh l·aldi, rict.lti di
emotidtà e perciò rcda11i per fo1 zun: i
sentimenti del letto1e). Studiaie l'ui;o
del condi1.ionalc (il mình,tru a1·1ebbe
smenùlO), dei si dice, dd '>embra. dcl-
le insinrnuioni introdolll' con il punto
interrogativo.
Anche l'insegnante di Religione può
:.ervirsi utilmente del giornale; per di-
mo:.trare, '>C 11011 altro, con la tecnica
del 1.:onrronto, la frequen1issima h:n-
denzio:.ità d'inronna,ionc in que:.to
campo, lu st1umentalinazione del sa-
cro. E pet presentare le pubblica.doni
alternati, e di fonte cattolica.
l,;n raga11.o condo110 per mano at-
traver:,o questi eserci7i di lellura ni-
tica, intanto prende familiarità col
giomale (e domani s:Hà un lenore,
cioè, errà salvato dal tanto frequente
anal(abetismo di ritorno), poi imp,1ra
a clikndc1:.i dalla manipola,ione e ui-
\\'Cnta dt 1adino più con:.apevolc.
La scuola di Barblana. Non basta
portare il giom..ik in dal.se e i;.ercarc
di applicargli quakhc eserci110 più o
meno miginale e stimolante: all'inse-
gnante '>t chiede cli più. Si chiede in
primu luogo che abbia supcralO certe
remurc p'>icologichc riguardo al gior-
nale, molto , h·e p1 c,.,so educatori di
lorma,iunc solo umanistica. E' :,tata
notata "una antica litw·gia di passag-
gi: la 11 adizionl' orale diffidò della
scrillura, la eh ilLà del mano:-.Lrillo
trallò 1:on disprcao la stampa, la ci-
' iltà dd libro odiò il giornalbmo... E
non pochi insegnanti sono a11co1a a
quesLO punto.
Si Jc, e poi chiedere agli im,cgnanli
una maggiore conoscenLa dei mecca-
nismi della comunicazione '>ociale
(anche se non volessero procurarl>ela
in vista dcll'inscg11amcnlo ai ragazzi,
dl>\\ rehbcro procurar:.ela già per se
ste;.l.i, pct la prop1 ia cultura). Va pure
chi~to che com1ùcnno il giornale
non una "nuova materia di inscbrna-
mento", ma uu,, ,trumcnto per la di-
dattka di qualsiasi disciplina: sta a
loro saper saldare insieme e intcgi·arc
i testi -..colastic1 con il giornale. Perciò
non d sarà "un tempo per il giornale"
ritagliato al di l U(Hi e a scapi to delle
materie scolasticht, ci sarà ill\\ ccc l'u-
tiliaa1.ionc del giornale all'interno dei
programmi minbtctìali. Il dbcon,o
sarà cli\\'erso se, ccn ragazzi più grandi
e in una scuola a tempo pieno, si rea-
lizza un vero e pmprio corso sul gio1-
nal1'>mo e la comunicazione sociale.
Con queste in11ia1i, e la scuola cat-
tolica non ruba nulb a ne!>suno: già
don Milani, un a111ic1pa1ore, nelln sua
''scuola di Bai bia,a" da,·a al giornalt:
uno spa1:io la1·gh1.,..,imo. Valga per tut-
te la te~timonian,a Ji un !>UO allievo,
MANIFAL~
Un nemplo di manlpolulone a meno stampa.
Tre soli manifestanti vengono lotogralall in una
plana Immensa e vuota (disegno a alnlatra).
L'Indomani sul glornala la loto appara con
un'angolatura e un taglio che fanno sembrare la
piazza piena, la lolla lraboccante, la manllesta-
zione oceanica.
BIBLIOGRAFIA
MINIMA
*Per un'Informazione generale
MURIALDO PAOLO
Come si legge un giornale
Editori Laterza 1979.
Pag. 300, lire 3.300
BIANUCCI PIERO
La verità confezionata
Ed. Paravia 1974.
Pag. 254, lire 3.000
*Sul giornale nella scuola
SONETTO GIOVANNI
Il giornale è tuo
Ed. Paoline 1978.
*Pag. 11 O, lire 2.000
BONETTO GIOVANNI
Il giornale a scuola
40 esercizi pratici e divertenti
Ed. Gribaud1 1979.
Pag 68, lire 3.000
Per I ragazzi
DI LIBERO GIGI
Il quotidiano
Ed. LDC 1977 Pag. 72, lire 1.900
* BOSCO T.-FERRERO B.
Il giornale
Collana " Noi Erre"
Ed. LDC 1977. Pag. 16. lire 200
raccontata nel volume "Lettera a una
prolessorc'>1:>a". Ricorda la sua espe-
rienza con la pre1.cdente insegnante di
Storia («Si era fermata alla prima
guerra mondiale, esattamente al pun-
to in cui la !>cuoia poteva aggancia1l>i
con la , ita "), e poi racconta l'espe-
rienza con don Milani: «Sapc,·o bene
la storia in cui vh·evo io. Cioè il gior-
nale, che a Barbiana leggevamo ogni
giorno, a voce a lt a, da cima a fondo».
Anche sotto gli esami: «Souo gli esa-
mi, due ore di !>Cuoia spese sul gior-
nale, ognuno ,e le strappa dalla sua
avarizia. Perché non c'è nulla ;,ul
giornale che ser,•a ai vo1:,1ri esami. E'
la riprova che c poco nella vostra
!>Cuoia che ~crva per la , ita. Proprio
per questo bbogna leggerlo».
« Il giorno in cui - ha deuo un
gros:,o nome della pedagogia moder-
na, il Piaget - gli scolari leggeranno il
giornale, i popoli saranno meno di-
~posti a larl>i trattare da scolari ...
li "papà inquieto" di Robertino può
ora trarre delle conclw,10ni. E si ra&:.i
curi: l'iniziativa dei giornali nella
scuola non è partita ,.!agli cditut i; se
poi la scuola lun1.ion.i bene, il denaro
pubblico mvest110 nell'acquisto dei
giornali non potrebbe essere spesu
meglio.
Enzo Bianco
12

2.3 Page 13

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HAITI
Nino Salomon!, presidente del
" Gruppo artistico Don Bosco" , è
stato in Haiti per la realizzazlone
di alcuni progetti a favore del ra-
gazzi neri dell' isola. I sogni pic-
coli e grandi che nella periferia di
Port-au-Prlnce stanno diventan-
do realtà, sono numerosi. E Nino
si prodiga perché continuino a
crescere.
Port-au-Prlnce: gli amevf muralorl della scuola
salesJana !anno 11... compito fn classe. Nella
loto In basso: Nino Salomonf.
Nino scommette sulle uto
le
I 1 u:rrcno è grande, come Iart· a rt•
cm1arlo tulio. la casa è semp1e
aperta ai qua11rv ,·enti. E " i,oprallullo
aperta ai cagnolini e ai galli, che le
suore considerano con simpatia e
trallano da creature del buon Dio, e
loro ne approfillano ritenendosi pa-
droni cli casa. Di giorno e <li notte. Cosi
uno di quei padroncini di casa una
notte non voleva lasciar dormire in
pace suor X,. O almeno, cosi pareva.
La gatta so tto il le tto che russa.
Russava forte, in modo piullosto
strano. don•, a essere la solirn gatta.
5enza dubbio sotto il lello: il ron ron
,·cniva di li. •Zillal - intima,·a <;11or
Xv - Via via! n, e quella ant:ora pcg-
giÒ. Allora suor Xy allu ngò nel b uio
una mano !,olio il lelto, a lenlonì, pc,
afferrare la bestiola e portarla Iuori.
Le dita ince!>picarono in un pelo follo
e irsuto, una barba, dei baffi... un na-
so? Suor Xv lanciò un urlo, quakuno
sgattaiolò ,·cloce da sotto il lc110, mg-
giunse la finei.tra, la sca\\'akò di cor'-a,
scomparve nella none...
Era un ladro. Aveva avuto solo
tempo di in tascare la piccola sveglia
da cnmndin<>. «Ogrù Lanto vengono
que~ti ladruncoli - spicgè> a Nino la
direttric<.· , non siamo mai sicure».
« '-Jon rubano per nibare - aggiunse
i;uor Xy - ma perché hanno fame,
poverini•.• E perché voi non costruite
un recinto?•, domandò ;-,.:ino un po'
inquieto.« li nostro terreno è grande. a
recintarlo tulio costa. Non tanio per i
ma ttoni. padre Bohnen li fabbrica e ce
li regalerebbe. ma per la mano d'ope-
ra•.
Il secondo visitatore delle suore,
don Morganti. azzardò la domanda:
«Quanto costerebbe?• «Duemila dol-
lari. una cilra enorme per noi•. ga-
ranti la dirctuicc. «Già, una cifra
enorme!", convenne Nino con un ,or-
risctto, mentre faceva mentalmente il
c:alcolo Poco più di un milione ~-
mezzo di lire. F lanciò un'occhiata
d'intesa a don ~lorganti. Questi portò
una mano alla ta.,ca mtema del clcr
~mane tirò luori il libretto: «Se per-
mettete, questa spesa paaa la pa-
ghiamo noi». Noi, riol- l'Opera Mh-
sionaria <li cui don Morganti è presi-
dente. in Sviucra. E lu così che quel
~ogno irrealinabìlc delle FMA cli
Thorland. l'utopia di un muro di cinta
~olido e rassicurante, ron alcune cilrc
huttate suUa caria cominciò a diven-
tarl' realtà.
Un 'altra occhiata d'intesa. l\\la Nino
Salomoni, presidente degli C-'ailie\\.'i di
Bologna, non era arrhato in Haiti per
quel muro, aveva in tesla ben altre
costru.doni. Anzitutlo la i.cuoia pro-
lcss1onale che vuole a 1u11i i costi inti-
tolata alla Famiglia Salesiana. Ne
aveva parlato qualche giorno prima a
Port-au-Princc, rnn padre Mésidor il
dircltore. con padre Bohnen e gli altri.
Es~i a,·e, ano il posto giu~to. il terreno
ada110, il quai ticrc di periferia pieno
di ragaaini che a, r~·bbcro lrequenta-
to in massa· il quartil'te di Thorland,
appunto.Lì dal 1935 la,orano le FMA
(hanno scuole elementa1i e professio-
nali, scuola pc, calechble, oratorio
quotidiano, corsi di allabctiuazione e
di rnri altri generi); lì da qualche mese
la\\'orano in un lCJTcno coni inante due
salc,;iani che hanno co,truito il primo
capannone. Lì. ,i, la -.cuoia ci sta\\.a
bene.
Tre ,;aloni a l pian terreno come aule
scolastiche, e oLLO camt!rette al primo
piano per gli insegnanti, p llltto il
resto che una scuola richiede. Ecco, il
progcuo era pre!tL0 Iatto. Co~10 sui 30
mila dollari, Nino e don Morganti si
erano scambiata anche allora un'oc-
chiata u'intesa, era una !.pe,a che po-
te, ano sostenere. E cosl anche que-
st'utopia bella grns~a pott·va aniarsi
a dhcntare realtà.
Stanno infatti cn:-.t1 ut•ndo. Ai mat-
toni d pensa padre Bohncn. A giugno
In "Scuola Famiglia Salc,iana" sarà
finita e potranno rrcquentarla, per
imparare un mcstiert•, ragaui che ab-
biano fallo le elementari. Magari con
20-25 anni cli età.
Gli artisti del Ga rbo. L'exallievo
Nino, ·che è anche prl•~idcnie del
Gruppo Mtistico di Bologna. e don
Enrico Morganti, che è delegato degli
13

2.4 Page 14

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Exallievi della Federazione Svizzera,
l'anno scorso sono andati ad Haiti in
tempo di utopia - quel Natale che
invita gli uomini a essere buoni - per
vedere se alcune utopie potevano es-
sere realizzate. "E' stato il più bel Na-
tale:: della mia vita», ha ammesso Nino
alla fine. Anche per quella scuola
professionale che i suoi amici del
Gruppo e quelli della Svizzera hanno
finanziato, e che sta ora sorgendo.
Un Gruppo curioso quel.lo di Bolo-
gna, a cui aderiscono soprattutto pit-
tori ma anche altri artisti, e soprattut-
to cxallievi ma anche altri uomini di
buona volontà. Nino è per tutti loro iJ
punto di riferimento: «E' iJ barattolo
di colla che ci tiene uniti"· dicono.
Aderiscono infatti fior di [irme, abi-
tuati a vendere i quadri, sul mercato
normale, con molti zeri. Nèl gruppo
producono stampe d'arte e le vendo-
no per aiutare le missioni. Producono
quadri e li espongono e dividono fif-
ty-fifty iJ ricavato: metà agli autori e
metà alle missioni. Hanno abbreviato
il nome del la 10 1·0 associazione con la
sigla Garbo, ritagliata dal nome vec-
chio: Gruppo AR tistico don BOsco. In
un primo tempo lavorarono per soc-
correre i terremotati del Friuli, poi per
la scuola professionale, e ora per un
p rogetto ancor più ambizioso, per il
quale occorre rimboccarsi davvero le
maniche.
Don Bosco City . Naruralrnente a
Thorland hanno approvato anche
questa nuova utopia. I salesiani han-
no una striscia di terreno che parten-
do dalla opera delle FMA si spinge fi.
no al mare. La prima fascia, delimita-
ta da una ferrovia, accoglie la scuola
in costruzione; oltre la rcrrovia c'è lo
spazio per costruire la "Don Bosco
City''. Il progetto ambizioso si chiama
così, e è per le famiglie più povere.
Il disegno delle case è stato fornito
dall'architetto Massimo Zulli, un gio-
vane di 34 anni che alla Biennale di
Venezia ha vinto la sel.Ìone urbanisti-
ca nazionale per il progetto"Salviamo
Venezia". Nino gli ha parlato di Don
Bosco e dalla sua presenza oggi
nel mondo, in modo tale che l'ar-
chitetto gli ha risposto: «Senti, Nino:
se la metà di quel che tu mi dici è vero,
io mi metto a disposizione. Dimmi che
cosa vuole da me Don Bosco».« Vuote
una parte del tuo talento - subito ha
ripreso Ni110 -. Non deve costare
niente perché sono i bambini emargi-
nali d i Haiti che Li tendono la mani-
na». L'architetto mandò giù un ma-
gone alla gola, e cominciò a pensarci.
Qualche tempo dopo si rividero: «E'
un mese che sto studiando come un
dannalo quella cosa», gli disse. E
qualche tempo dopo portò i disegni, e
ora sta costniendo il plastico.
/1,. giugno andrà a Haiti per guidare
Ragazze di Port- au-Prince, a scuola di cucito presso le Figlie di Maria Auslllatrlce.
la costruzione del primo blocco di ca-
se. « lo ti pago il viaggio di andata e
ritorno - ha precisato Nino -. Le al-
tre spese te le paghi tu. La progcLl.a-
Lione è tua, si capisce. E là sarai ospite
graditissimo, lavorerai insieme con i
salesiani».
Si tratta di questo: le famiglie laggiù
sono molto numerose, e ci vogliono
alloggi di a lmeno tre locali (due ca-
mere da letto e un soggiorno), più cu-
cina e servizi. Quattro alloggi ben
congegnati l'uno accanto all'altro Cor-
mano una casa. Quattro case l'una
accanto all'altra formano un blocco
funzionale di 16 alloggL Ciò che ha
fatto sudare come un dannato l'archi-
tetto era come fare alloggi duraturi,
ariosi, e nello stesso tempo econc,mici.
E' riuscito a combinare tra loro i muri
e i vari impianti in modo da rispar-
nliare un buon 20%.
11sistema dell'impianto idraulico è
staLO studiato dal proL Scarpi, che in-
segna ingegneria all'w,iversità di Bo-
logna. Il terreno dove sorgerà la Don
Bosco Cit) è ricco di sali in modo pe-
ricoloso: le tubature sarnnno facil-
mente esposte a corrosione. E' stato
studiato un sistema speciale di tubi
che consente la [acile <;ostituzione
delle parti che si deteriorassero. E
poiché in Haiti (a caldo da morire,
l'ingegner Lorenzini ha studiato un
sistema di ral'freddamento dell'aria
con i pannelli solari: iJ calore del sole
tropicale si trasformerà in Crescura
nell'interno delle case.
Questi tre amici di Don Bosco (due
suoi amici di vecchia data, e iJ primo
diventato tale sulla parola giurata di
Nino). hanno preparato la nuova uto-
pia che presto sorgerà a Thorland.
Altra utopia con gli occW azzurri.
L'architettO Zum andrà sul posto a
giugno, e si fermerà due o tre mesi,
fino a lla costruzione del primo blocco
di case; in anticipo manderà le istru-
zioni per preparare le fondamenta e
gli impianti. Intanto il Garbo sta rac-
cogHendo i fondi per quel primo
blocco.
Tenuto conto che i rnauoni sono
fabbricati sul posto, la spesa viva di
un blocco si aggira sui 4.600 dollari,
meno di un milione di lire per alloggic1.
I futuri assegnatati non li riceveranno
gratis (regalare è sbagliato, e per tanti
motivi). Essi potranno scegliere tra
due formule di collabora7jonc: un
modico affitto a riscatto, che dopo
dieci anni li renderà padroni dell'al-
loggio; oppure la mano d'opera nella
costruzione degli edifici. E i soldi co-
munque recuperali, saranno investiti
nella costru7.ione di altre case.
La realizzazione del prngetto sarà
affidata a uno dei due salesiani di
Thorland. padre Paul Vcrhaeghe, che
Allievi mecc anici del primo corso
14

2.5 Page 15

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In gita gli alunni più bravi: pullman gran turiamo con finestrini panoramici e aria condizionata.
è geometra. Padre Paul è belga, e in
questi mesi ha accanto a la sorella
col marito. Erano venuti a fargli visita,
e sarebbero dovuti tornare in Belgio
da parecchio tempo, se non che si so-
no imbattuti anch'essi in una piccola
utopia da realizzare. Ha la pelle nera e
due occhi stranamente a1.zurri, è una
bambina di quattro o cinque anni, ca-
pitata per caso chissà da dove, senza
traccia di genitori o parenti. Vedere
quella bimbetta e innamorarsene, per
i due sposi ancora senza figli è stato
tutt'uno. Vogliono adottarla, stanno
facendo le pratiche, ma sono pratiche
che non finiscono mai. Devono dimo-
strare che sono sani, che sono in grado
di mantenere la bambina, che sono
capaci di educarla, e tante altre cose.
E' da mesi che insistono, e intanto sia
Lui che lei hanno perso in Belgio il po-
sto di lavoro. In compenso, dilavoro a
Thorland ne hanno trovato fin che
vogliono: lei dà una mano aUe suore,
insegna alle ragazze della scuola; lui è
tutto il giorno con padre PaLtl per le
costru1.ioni, con le macchine da far
funzfonare e da riparare, con le mille
incombenze di un'opera nuova che
sorge.
Cose usate che si buttano via. Nino
nel suo viaggio si è imbattuto in varie
altre utopie, a volte piccole e all'ap-
parenza insignificanti, ma che vor-
rebbe reali1.zarc. Quelle delle suore,
per esempio. Dopo che don Morganti
ebbe firmato l'assegno che consente
la costruzione del recinto attorno alla
loro opera di Thorland, le sei suorine
divennero subito molto più intra-
prendenti. «Signor Nino, venga a ve-
dere le sale dove dormono i bambini».
«Ma sorella, non è clausura?» «Eh,
siamo mica in ltalia, qui».
Tutto lindo che era un incanto, ma
quante cose mancavano. «Chissà se le
mie consorelle d'Italia avessero dei
ferri da stiro, anche vecchi, anche a
carbone. O tovaglioli, tovaglie, len-
zuola logore; noi ritagliamo e rica-
miamo». E anche aghi, filo, gessetti
per tracciare i disegni sulla tela, for-
bici. Magali una lavagna luminosa per
la scuola. O una Necchi col zig-zag.
«Anche di seconda mano. Sempre se
si può».
C'è poi a Port-au-Prince un salesia-
no coadiutore, Franco Pollini, che sta
giorno e notte in mezzo ai ragazzini
della scuola professionale, insegna
meccanica e un'infinità di altre cose.
L'anno scorso passò cli Il il Rettor
Maggiore, lo informarono che Franco
da dieci anni e più non torna in Italia a
vedere i suoi, e don Viganò a dirgli:
«Devi tornare almeno un paio di mesi,
te lo ordino». Lui si limitò a portare
don Viganò alla 6nestra. Si vedeva il
cortile brulicante di ragazi:ini neri in-
tenti al gioco. E disse: «Se vado via,
restano soli per due mesi».
Nino, che ha carpito e annotato
queste piccole indiscrezioni, un gior-
no invitò Franco a fare un pranzo in
un Iistorante chic della capitale. E Lui
pensando a quel che mangiano i suoi
ragazzetti rispose asciutto: « Non ven-
go». «Perché?» « Per la mia credibi-
lità: mi sa.rebbe difficile po~ guardare
in faccia i bambini». Anche lui ha le
s ue piccole utopie: gli servirebbero
martelli, cacciaviti, morsetti. «Anche
cose usate ch e sì buttano via».
Capolavori su faz.zoletti. Altra uto-
pia che diventerà presto realtà è quel-
la di Patrizia: Patrizia Rondelli di Bo-
logna ha J9 anni, è diplomata in dise-
gno, è figlia di un exallievo del Garbo.
Naturalmente è del Garbo anche lei
Dipinge su fazzoletti dei piccoli capo-
lavori (colori indelebili, a prova di la-
vatrice), e Li porta a Nino perché li
venda. Dipinge cosl bene che i suoi
fazzoletti vanno a ruba. Metà del ri-
cavato va alle missioni, l'a1tTa metà a
Patrizia. Che poi prende una feua
della sua parte e la ridà a Nino per
Haiti. Su Haiti sa tuuo, e un giorno gli
ha dello: « lo devo andare tra quelle
ragazze, a insegnare la pittura sui faz-
zoletli ».
Nino, incontrate le suore di Haiti,
ha fallo La proposta. Certo, è possibile
e utile. Si potrebbero organizzare cor-
si di un paio di mesi, per 20-25 ragaz-ze.
Patrizia insegnerà i rudimenti del di-
segno e la tecnica della pittw·a; le ra-
gazze ci metteranno il loro mondo, i
loro sentimenti, i loro colori. Un mese
a imparare supezzi di tela qualunque,
il secondo mese a incominciare la
produzjone: è un m estiere - forse la
sicurezza economica - per tutta la
vita. Le suore si sono consultate, han-
no combinato i corsi fra le varie co-
munità dell'isola, e hanno risposto a
Nino: «Dica a Patii.zia che sarà la
benvenuta, che l'aspettiamo con an-
sia». A giugno, quando l'architetto
Zuffi e altri amici andranno in Haiti,
con loro ci sarà anche Patrizia. Per sei
mesi, e forse più.
Vende utopie. Ora Nino con i suoi
amici deve raccogliere denaro per il
primo blbcco di case della Don Bosco
City, e ba già messo insieme i primi
milioni. E cerca spazio in cui lavorare:
comunità che richiedano le sue stam-
pe d'arte, occasioni e locali in cui
esporre i quadri dei suoi artisti. E'
preso dall'idea della Famiglia Salesia-
na, un virus che sta facendo molte
vittime, e i fatti gli danno ragione. Di
dice semplicemente (e è una verità
lampante): «Sono uno che vende in
giro utopie, a condizione che divenli-
no realtà).
Ferruccio Voglino
Terzo e ultimo elenco di offerte
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Gandino, 45.000 - Capodaglìo Re-
canati, 20.000 - Granelli, Alessan-
dria, 50.000 - Scuola Maroggia,
140.000 - Romeo Galletti, 3.000 -
Sposi Sudanese, 50.000 - Marco
Marchi, 100.000 - Elia Binotti,
25.000 - 1st. Bologna, 48.500 - Don
Rua e amici, 70.000.
Totale terzo elenco L. 1.171.500
Offerte precedenti L. 21 .674 550
Totale offerte
L. 22.846,050
Il Gruppo Artistico Don Bosco di
Nino Sa/omoni ha sede presso l'Istituto
Salesiano di via Jacopo della Quercia 1,
40128 Bologna.
15

2.6 Page 16

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BRASILE
P assa attraverso il Venerdì san-
(( to, se vuoi arrivare alla gioia
della Pasqua~. Questo pensiero di fe-
de, con cui padre Antonio Scolaro
missionario in Brasile concluse una
delle sue ultime lettere, era diretto più
che altro a se stesso. Per lui le acque
amare del Venerdì santo 1.979 furono
le acque del rio Uaupés, quando
un'ondata travolse l'imbarcazione e la
portò a fondo. «Era uno dei migliori
missionari che avesse l'lspettotia»,
dicono ancora a lauareté, e i suoi in-
dios - i tucani, i macus - ancora lo
rimpiangono.
Decise a dieci anni. Padre Antonio
aveva deciso presto di essere missio-
nario: sui dieci anni. Aveva conosciu-
to allora uno lio materno, padre Pio
Baldisserotto, missionario salesiano
in Ecuador (e poi in Messico), ne era
rimasto affascinato. Aveva concluso
che sarebbe diventato come lui. La
scuola salesiana (a Bevilacqua e a
Este) gli spianò la strada. Divenne sa-
cerdote nel 1962; lo mandarono tra gli
indios deU'Amaaonia, e a loro con-
sacrò la vita.
Nella Prefettura Apostolica del Rio
Negro fu per alcuni anni a Içana, poi a
Pari Cachoeira, tutti posti avanzati.
Imparò la lingua dei tucani e di altre
tribù, studiò la loro musica, i loro
canti, tradusse i loro testi. Soprattutto
lavorò per la promozione umana e
cristiana di queste comunità indigene.
Era instancabile nel visitare i villaggi
lungo i fiumi. Riusciva a trasformare i
centri missionari in cui lo mandava-
no: li rl'!ndeva più accoglienti. più ric-
chi di spirito cristiano. Bastavano po-
chi anni perché si facesse evidente il
progresso materiale e spirituale. E
contagiava nell'impegno missionario
un po' tutti, a cominciare dai suoi cari:
la sua bella famiglia, per fortuna nu-
merosa (Antonio era il sesto di undici
fratelli e sorelle), lo aiutava molto,
spiritualmente e materialmente, e an-
che con la propria presenza. La sorella
Gabriella e il marito andarono a aiu-
tarlo per tre anni come missionari lai-
ci; anche la mamma, la buona mam-
ma Giuseppina, non ostante l'età fu
per qualche tempo al suo fianco.
Nel 1975 padre Antonio è mandato
direttore e parroco a Iauareté, dove i
salesiani e le Figlie di Maria Ausilia-
trice lavorano dal 1930. C'è da badare
ai civilizzati, provati da una vita dura
e portati a dimenticare i valori dello
spirito; c'è da badare ancor più agli
indios che faticosamente emergono
dalla loro età della pietra e sono poco
istruiti e sovente malati e minacciati
da mille pericoli. Padre Antonio è gio-
vane e forte, e trascina tutti col suo
esempio. Ricordano: «Non si stanca-
Padre Antonio Scolaro In uno del suol tanti viaggi missionari, nelt'Alto Rio Negro.
Il venerdì santo
di padre Antonio
Pochi giorni prima di Pasqua, l'anno scorso le acque del rio Uaupés
rubavano agli indios tucani e macus padre Antonio Scolaro, il mis-
sionario che li aiutava a crescere come uomini e come cristiani.
va mai di lavorare. A volte giungeva al
punto di dimenticarsi di mangiare.
Pensiamo a 3800 indios. « l n laua-
re1é - scriveva in una lcttèra -
manteniamo un internato con 269 ra-
gazzi, seguiamo 31 scuole nei villaggi,
pensiamo allo sviluppo di 3.800 in-
clios... E riceviamo dal governo una
sovvenzione che è interiore allo sli-
pcnd io di un alto funzfonario».
Ogni giorno, problemi enormi. Così
è staia sinletiz1.ata su un giornale !"o-
pera di padre Antonio nei confronti
degli indios. «Ha dovuto difencJere gli
indios dai bianchi, ba dovuto aiutarli a
superare in fretta il divario che li se-
para dalla civiltà del nostro secolo.
Nella zona sono stati scopeni giaci-
menti enom1i di ferro e uranio, e si è
tentato e 1,i tenia di allontanare gli in-
dios dalle loro terre. Dopo- la Transa-
mazzonica si sta costruendo un'altrn
grande strada, la Circolare Nord. che
porterà coloni che li vorranno emar-
ginare ancor più, per avere gli appez-
7.amenti cli terreno che il governo
concede se non sono abitati da indi-
geni.
« Padre Antonio in questi anni ~i ba
aiutati a unirsi in cooperative, a co-
struire case decenti, a combattere la
mortalità infantile che in certi villaggi
raggiunge il 60%. Ha comincialo a
trasformarli in agricoltori clis1ribuen-
do 1ori e vitelli a ogni villaggio, ha rat-
to venire dall'Europa i macchinari per
una segheria, ha impiantato una far-
macia, Li ha iniziati a l commercio e
all'artigianato. Non per far loro 1,cim-
miottare i bianchi, ma perché Ira poco
si troveranno gomito a gomil() con i
nuovi coloni, e solo se saranno prepa-
rati potranno non soccombere».
Ernando è morto. Di nolle don An-
tonio ruba qualche minuto al sonno e
scrive a mamma Giuseppina. I.I
14.2.1979 scrisi,c: Cara mamma. un
bacio. Da una se11imana mi trovo nel
villaggio Serra dos Porco!>, dei macus.
L'elicottero militare domani dovrebbe
venire a prenclem1i; se non verrà, tor-
nerò a piedi...
«In questo villaggio stiamo realiz-
zando un pian() di assistenza: cosi rui-
re con loro 25 case, col letto di al-
luminio, il pavimemo sopraelevato di
tavole, le pareti di corteccia d'albero.
Dopo insegneremo loro a !'are i ban-
chi, i tavoli, le scansie, a lavorare arti-
gianalmente i cesti... Alle donne inse-
gi,eremo a tenere pulita la casa, i 1·e-
s1iti. i bambini, e a scavare pou:i per
l"acqua.
« Le 25 case sono già siate comin-
ciate: in questo momento hanno già
tutte le colonne e il teno. In marw
invierò quallro falegnami tucani a
fare i pavimenti di tavole».
Due giorni dopo scriveva: «Cara
mamma, mi trovo già di ritorno a
Iauareté. Sono tornato ieri, a piedi:
l'elicottero non è wnuto a prendermi.
16

2.7 Page 17

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Ho le gambe un po' dure, ho fatto sei
ore e mez;za a piedi e un'ora di canoa.
Ma lungo il senuero ho trovato una
tartaruga, un buon alimento...».
Racconta alla mamma episodi pe-
nosi. « Mentre ti scrivo, una c.lecina di
donne stanno gridando e piangendo
perché un bambino di un anno e
meao, Ernanc.lo, è mono. Tutto il vil-
lag1:,rio è mesto. Avevo visto questo
bambino due giorni fa nella sua ca.~a.
che dista meu'ora a piedi da qui. Era
beJlo, la nonna gli dava il )alle col
cucchiaino e il piccolo beveva spor-
candosi il pandno. La nonna mi dice-
va con orgoglio che lo aveva allevato
lei, perchè la mamma non aveva latte.
Il piccolo passava da una mano a ll'al-
tra: zielte, zii, nonni, bisnonni, se le
godevano. Adesso sono tutti disperati:
un allacco di vomito e dissenteria, con
vermi che uscivano dalla bocca, ha
fallo questo.
« Me l'hanno portato stamane alle
nove, perché lo medicassi. Si contor-
ceva per il dolore, i vermi gli smuove-
vano tutto il pancino, respirava a
stento. Avevo un po' di antivomito, e
un cucchiaio di antidiarrea, e gocce di
antispasmico. Non sono bastati. L'ho
ballc:r.zato dieci minuti p1ima che
morisse...
«Dicci giorni fa capitava lo stesso a
Giorgio, un bambino della stessa età;
poco dopo due bambini sono morti in
un villaggio vicino. In 1utta la pa1T<lC-
chia è passata un'epidemia di febbri,
vomito e dissenteria. Ci vogliono tante
medicine, e nella missione il deposito
è vuoto... ».
Capisci J>erché non posso tornare.
A inquietare padre Antonio non sono
tanto gli inclios tucani: essi apparten-
gono a una razza molto intelligcnLc,
sono capaci e versatili, imparano in
fretta. Possiedono una lingua molLo
evoluta, con srumà1ure di significato
ricchissime e una sintassi perfetla.
«Cerco di invitarli a obbedire di più a
Dio, e a vivere più di fede e di pre-
ghiera - scrive al solito alla mamma
-. Li invito pure a piantare molto ca-
cao e a coltiva1·e i prati per i bovini». I
tucani f'orse se la caveranno; ma i
macus?
« I macus sono molto poveri, spor-
chi, malaticci, senLa aLimentazione si-
cura, c... sempre allegri.Da molti anni
lavoro tra g li indios, ma non riesco
ancora ad abituarmi alla loro povertà.
li loro ~ottosviluppo in1ellettuale è di
quelli peggiori, perché e!>Si non sento-
no alcuna necessità di migliorare, o
non sanno come fare».
Per tentare di tirarli fuori dalla loro
estrema mise1ia pad.rc Antonio non
esita a tendere la mano a tutli. « Per
lare - scrive a lla mamma - ci vo-
glìono soldi. Non ne ho, ma faccio co-
me Don Bosco: chiedo! Voi in Eu-
ropa vivete in pace con Dio e con la
coscienza, per qualche piccola offcr-
tina che (ate. Mentre qui nel tcrLO
mondo la gente vive in condizioni in-
fraumane».
l familiari gli scrivevano di tornare
per qualche giorno in Ita lia, desidera-
vano riaverlo un po' con sé, ma lui
rispondeva che il lavoro da fare era
tanto, che i soldi per il viaggio pote-
vano essere spesi meglio... «Cara
mamma, prega per me. Tu capisci
perché non torno tanto presto a visi-
ta1·ti. Offri questo sacrificio per le
missioni».
Gesù mi chiede di donarmi. L'azio-
ne non schiacciava il suo spirito:
«Quante volte - dice una testimo-
nianza - abbiamo ascoltato in giro
espressioni di ammi.-azione pe1· padre
Antonio, per la sua affabilità, la sem-
plicità, la serenità e tranquillità, frulli
della sua totale confidenz.a in Dio».
Giovane mamma del gruppo Macùs
Padre Antonio sapeva p regare e de-
siderava la preghiera. «Sono sacerdo-
te confidava per lettera alla mamma
- , il Signore è il mio amore, non pos-
so lasciare la preghiera: è la mia forza,
e la mia missione. Povero m c, cerco di
fare meglio che posso». E in un altra
lettera: «So che sono strumento di
Dio, e che lo strumento ha più valore
quando vive in preghiera e adorazione
alla presenza del suo Signore. Perciò
prego più che posso: andando per i
sentieri o nella canoa prego sempre.
Mi ricordo di papà che pregava conti-
nuamente, e lo imito».
In un appunto personale: "Durante
la messa Gesù mi chiede di donarmi
come lui al Padre, di essere \\'ittima
come lui per i peccatori. To rispondo:
sì. Sono pronto a tullo soffrire, come
lui, per il bene delle anime».
Alla rapida di Tapira-giral. Era
giusto che anche gli indios cristiani
dei villaggi più lontani avessero pos-
sibilità di fare la Pasqua. Ma non po-
tevano scendete tulli dai villaggi alla
missione, con viaggi a piedi e in canoa
di sei o sette giorni; perciò padre An-
tonio durante la quaresima 1979 era
andato da loro; con un indio motori-
sta, un altro indio, un'in(ermiera, tulle
le medicine ch e aveva a disposizione,
e una barca a motore.
[J primo aprile è orm ai sulla via del
ritorno. Al mattino celebrando la
messa nel villaggio di Matapi spiega il
vangelo che dice: «Se il chicco di fru-
mento non cade e non muore, non
porta frutto; se invece muore, porta
molto frutto». Poi avanti con la barca
per arrivare entro sera al villaggio di
J acaré. Alle 17, 15 giungono alla rapida
di Tapira-giral, un punto dove la na-
vigazione è rischiosa; di solito padre
Antonio preferisce scendere, e tirare
la barca lungo la 1iva. Ma è quasi buio,
bisogna affrettarsi, e decidono di
continuare sul fiume. Nel punto dove
la corrente è più forte il motore si
mostra in difficoltà, non ha forza di
andare oltre; allora tentano con i re-
mi, ma un brusco movime nto provoca
uno squilibrio dell'imbarca,:ione:
un'ondata la investe, essa si impenna
e lancia nella corrente della rapida
uomini e cose.
L'indomani alcuni indios accorrono
a Iauareté e annunciano che hanno
assistito da lontano alla disgrazia,
hanno potuto aiu tare il motorista,
l'altro indio e l'infermiera a guada-
gnare la riva (così malconci che all'o-
spedale rimarranno alcuni giorni sen-
za poter parlare), ma non hanno po-
tuto fare nulJa per padre Antonio. Lo
avevano visto emergere un paio di
volte aggrappato a un telone della
barca, udito grida.re qualcosa (pareva
fosse preoccupalo di raggiungere il
motore), poi più niente.
Padre Antonio era un bu011 nuota-
tore, tulli sperano che abbia potuto
raggiungere terra torse più lontano, e
battono ogni metro di sponda. L'eser-
cito manda un elicottero, le ricerche
durano più giorni, ogni giorno con
speranze più tenui. Poi. realistica-
mente, l'esercito manda i sommozza-
tori a frugare in fondo a l fiume. Dal-
l'Ttalia alcuni radioamatori sono in
contatto con la missione lontana,
portano alla mamma e ai fratelli e so-
relle ogni più piccola informazione. E
0llo giorni dopo la disgrazia, l'annun-
cio: il fiume ha restituito il cadavere di
padre Antonio. Reca il segno di una
forte contusione al capo.
« Di fronte a questa m orte - ha
detto l'lspettorc salesiano - si rimane
senza parole. e ogni domanda c he sale
dal cuore rimane senza risposta». La
vera risposta -difficile da accellare a
livello umano - è nella parabola del
chicco di frumento, in quell'ammoni-
zione di padre Antonio: «Passa attra-
verso il Venerdì san to, se vuoi arrivare
alla gioia della Pasqua».
17

2.8 Page 18

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GUATEMALA
I ~gaul della acuola 11 aono lasciali coinvolgere tutl
Abbiamo vissuto
la passione
del Signore
La aenbtnza è alata pronunc iata, Gesù deva morire. I
« A bbiamo vissuto la passione del
Signore, provato in noi ciò che
ha sofferto Cristo•. Nel Venerdì santo
del 1979 gli aJHevi del collegio "Liceo
Salesiano" di Guatemala, ragaz,d di
14-16 anni, che qualche adulto consi-
dera "gioventù bruciata" e magari un
po' lo sono, hanno giocato il gioco ri-
schioso della Passione. Rischioso
perché ti prende nel profondo, ti met-
te in discussione, ti chiede cambiare
vita.
Eravamo tutti attori, non soltanto
spettatori», ha confessato un ragazzo;
e un altro: « A un certo punto credevo
proprio di essere sul Calvario». Una
mamma che assisteva: « Non avevo
mai meditato la Passione del Signore
in modo così profondo, cosi vero». E
un'altra mamma: cOggi posso dire
che ho visto piangere Cristo•.
li saJesiano che ha guidato i ragani.
padre Lorenzo Ca:,tellanos, ha raccol-
to anchela testimonianza del "Gesù di
Guatemala 1979'': « fl mio ruolo mi ha
conquistato completamente. Credo
che d'ora innanzi mi comporterò me-
glio, per meritarmi l'onore che ho
avuto di fare Gc:.ù "·
La Via Cruci~ è durata un'ora, poi si
è tornati alla vita di ogni giorno. «Ma
- dice padre Lorenzo-, negli animi
di noi adulti presenti alla rapprcsen-
taòone drammaiica, è rimasto incan-
cellabile il ricordo della serietà di
questi ragav.i che forse con 1roppa
racilità liquidiamo a volte come irio-
ventù bruciala•.
18
Mentre I soldall aortegglano la tunlca, e la gente di e

2.9 Page 19

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ascuno ha voluto dare Il suo contributo.
E la recita comincia: le turbe chiedono «Liberate Barabba!. E' un gioco tremendamente serio.
reso la sua croce, alla pari del ladroni.
Ormai non è più un gioco, gll spettatori sono partecipi, tutti sono presi dal mistero della croce.
..__.
salemme se ne va per I latti suol. Il Salvatore muore.
Cristo viene sollevalo da terra, nel cielo del Guatemala come In tutti I clell del mondo.
19

2.10 Page 20

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MISSIONI* MAPPA DELLA PRESENZA SALESIANA;I:N:::~AFR~l:::C:A::: : = = = = = = ~ = = = ~ ~ ~ ~
P er il vangelo giunta l'ora dell'A-
frica", e i salesiani da qualche
anno si impegnano di più a dare il loro
contributo allo slon:o missionario
della Chiesa in questo contù1ente pie-
no di promesse. L'impegno è stato
sottoscrillo daU'ultimo Capitolo Ge-
nerale (1977), e viene condotto avanti
passo dopo passo. In queste pagine il
BS presenta una canina su « I figli di
Don Bosco nel conlinente nero" che
in forma visiva fa il punto della situa-
zione, e presenta 23 "schede" sulle
nazioni in cui essi sono al lavoro. Le
schede sono una J'icogni2ione aggior-
nata agli ultimi dati, con brevi cenni di
storia e geografia per una necessaria
ambientazione. Con l'occhio attento si
può trasformarne la lettura in occa-
* sione di riflessioni i,timolanti.
Notare per esempio in quanti
pae~i dell'Africa il cl'istianesimo si era
consolidato nei primi secoli e poi è
*stato spauato dal ciclone islamico.
Notare i lunghi secoli di torpore
nell'azione rnissiomuia, con un'Euro-
pa cristiana tutta presa dalle sue
complicazioni interne e quasi dimen-
tica del comando del Signore: « Anda-
*te e predicate».
Notare il risveglio veemente (an-
che se non sempre abbastanza illumi-
nato) dell'impegno missionario a par-
tire dal.la metà del !>ecolo scorso, e i
*risultati confortanti ottenuti da allora.
Notare lo scompiglio provocato
in troppi paesi dal loro brusco pas-
saggio dall'era coloniale all'indipen-
denza; molte volte la Chiesa ha paga-
to, e continua a pagare, l'improvvil>a-
zione di quel passaggio e i legamipoco
..evangelici" a volte da t::ssa conu·aui
*con le potenze coloniali.
Notare infine, per quel cbe ri-
guarda la realtà salesiana, come la
presenLa dei figli di Don Bosco abbia
raggiunto una certa consistenza solo
in pochi paesi: Zaire, Repubblica Su-
dafricana, Egillo (e Canatie, che poli-
ticamente però sono Spagna). Negli
altri paesi i missionari di Don Bosco
sono pochi, le loro opere rare. E molte
sono recenti, appena iniziate.
I salesiani nell'Africa nera sono 350
appena, mentre se ne contano 2.200 in
Asia, 4.700 in America e 9.000 in Eu-
ropa. Non è una sperequazione trop-
po accentuala? Nell'attuale voluto ri-
lancio dell'impegno in Africa si na-
sconde forse un sentimento di colpa?
Don Bosco
nel continente ero
Per il vangelo l'ora dell'Africa", e i figli di Don Bosco stanno
prendendo sul serio questo segno del tempi. Ecco, per un'informa-
zione adeguata, le "schede" delle nazioni africane in cui i salesiani
sono al momento impegnati, e una cartina che- riassume tutti i dati.
ALGERIA
S 2_382 A 17.910 C 60 % 0,3
La patria di sant'Agostino aveva visto la
fiorente cristianità dei primi secoli travolta
prima dell'Invasione vandalica e poi dalla
conquista musulmana. Nel periodo colo-
niale si formò una nuova comunità di eu-
ropei (quasi un milione di persone). Sale-
siani e FMA, giunti nel paese nel 1891 e
1893, aprirono scuole soprattutto per gli
europei. L'opera di Orano (1891) fondata
da padre Charles Bellamy, fu la prima dei
figli di Don Bosco in terra africana. Le FMA
aprirono una scuola a Mers-el-Kebir, e nel
1933 si assunsero l'assistenza alla clinica
di Bònes, con ambulatorio per arabi.
Nel 1962 l'Algeria raggiungeva l'Indi-
pendenza: saliva a l potere una giunta mi-
litare socialista, la comunità europea
rientrava sul continente: poi nel 1976 le
scuole venivano nazionalizzate, e i figli di
Don Bosco erano In pratica costretti a riti-
rarsi. Rimane un salesiano francese, par-
roco a Arzew. L'islamismo, professato dal
99% della popolazione, è oggi religione di
stato.
BURUNDI
S 28 A 3.864 C 2.120 % 54,9
In questo paese piccolo ma densamente
popolato dell'Africa Centrale presso l'e-
quatore, l'evangelizzazione è cominciata
solo alla fine del secolo scorso (nel 1925 il
primo sacerdote nativo, nel 1959 Il primo
vescovo), ma ha dato buoni risultati. I Sa-
lesiani sono al lavoro dal 1962 (hanno una
scuola e una parrocchia poco lontano
dalla capitale).
Il paese, diventato monarchia indipen-
dente dal Belgio nel 1961, nel '62 si sepa-
rava dal Rwanda e nel '66 con un colpo di
stato militare si trasformava in repubblica.
Ha conosciuto una grave crisi nel 1972-73
con la guerra civile fra la minoranza a l
potere dei Tutsi (Vatussi) e la maggioran-
za degli Hutu. Ora il lavoro di evangeliz-
zazione è In piena fioritura.
CAMERUN
S 475 A 6.666 C 1.725 % 25,9
E' la terra dei Bantu. Un tempo colonia
francese e inglese, conobbe un'effettiva
evangelizzazione solo a partire dal 1890;
nel 1920 contava appena 60.000 cattolici,
poi man mano il ritmo delle conversioni è
aumentato. Nel 1935 il prtmo sacerdote
nativo, nel '55 li primo vescovo bantu.
Nel 1961 Il paese otteneva l'indipen-
denza. Nei 1972 vi entrava il primo sale-
siano (dalla Francia) per lavorare in una
scuola agraria e nel movimento coopera-
tivistico. Oggi i Salesiani sono quattro: in
una popolosa parrocchia di Nyamanga, e
Le abbreviazioni
S = superficie ( .000 kmq)
A = abitanti ( .000)
e = cattolici ( .000)
% = percentuale dei cattolici
20
Slngolara china costruita dal missionari salesiani nello Zaire.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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nella scuola agraria di Labre (Balia) che
presto sarà affidata interamente a loro. Su
quattro abitanti del Camerun, oggi uno è
musulmano, uno cattolico e due ancora
animisti: una messe promettente.
I FIGLI DI DON BOSCO
NEL CONTINENTE NERO
CANARIE ( ISOLE)
S 7 A 1.170
Esperidi o Isole Fortunate delle antiche
leggende: tredici isole netrOceano Atlan-
tico, a nord-ovest della costa marocchina.
Politicamente dal 1479 fanno parte della
Spagna, di cui costituiscono due provin-
ce. L'evangelizzazione vi è stata avviata
fin dal 15° secolo, e oggi quasi tutta la
popolazione è cattolica. I fig li di Don Bo-
sco vi so no molto numerosi: i Saleslanl dal
1923 e hanno ora tre opere, e le FMA sono
un buon centinaio in sei opere.
CABOVERDE
S 4 A 306 C 280 % 91 ,5
Le piccole isole d i fronte al Senegal,
scoperte dai portoghesi nel 1460, vennero
evangelizzate dall'Inizio del 1500. A lungo
servirono da scalo per le navi che porta-
vano sc hiavi neri in America. Dopo cinque
secoli sotto Il dominio portoghese, conse-
guivano l'indipendenza nel 1975. I Sale-
siani vi hanno dal 1943 un'opera fiorente.
con scuole e attività giovanili. Una Unione
Exalllevl.
CONGO
S 342 A 1.440 C 530 % 36,8
li paese dell'Africa Centrale, esplorato
dapprima dai portoghesi ma divenuto poi
colonia francese, ebbe scarsa evangeliz-
zazione prima del 1880. E' abitato in pre-
valenza dai Bantu (con minoranze di Pig-
mei), in buona parte animisti. Nel 1955 ve-
niva costituita la gerarchia ecclesiastica;
nel 1960 il paese diventava indipendente.
Il primo vescovo nativo venne consacrato
nel 1969, anno In cui il Congo si procla-
mava repubblica popolare retta da giunta
militare marxista comunista.
L'evangelizzazione oggi incontra serie
difficoltà nell'influsso dei comunisti al po-
tere, nelle rivalità tribali sempre accese,
nell'ostilità verso gli stranieri. I Salesianl
sono presenti dal 1959 con una missione
presso la capitale Brazzaville, e un'opera
popolare a Pointe Noire (parrocchia,
scuole per falegnami e meccanici). Una
Unione Exalllevl.
CONGO EX BELGA: vedi Zaire
COSTA D'AVORIO
S 322 A 6.785 C 702 % 10,3
Scoperta da esploratori francesi nel
1483, la regione ha offerto loro un lucroso
commercio dell'avorio, che le ha fruttato
se non altro Il nome che porta. Primi ten-
tativi di evangelizzazione si ebbero per
merito di missionari francesi a partire dal
1687; poi il paese fu quasi abbandonato
per lungo tempo. Divenuto protettorato
francese nel 1842, e poco dopo colonia,
conobbe un'evangelizzazione sistematica
dal 1895. Il primo sacerdote nativo fu or-
dinato nel 1934, la gerarchia venne creata
nel 1955.
La Costa d'Avorio è indipendente dal
i
CA8 0
VERDE
1943
S 15
°
1979 'f ...__........................
0
LIBERIA
1972 .---~
SI2
CAMERUN
S l ·4
COSTA
o/2
O"AVORIO 1978
/ '-
S I '2
A GUINEA /
EQUATORIALE
Accanto al paese:
anno di Inizio
51>1n 7
F I4
CONCO
SJ952Q17
y( S Salesiani
6~0 N
ri F = Figlie di Maria Ausll. ~
ANDAl953
'14
RUNOI 1962
I3
Numero prima della sbarra:
opere oggi aperte
Numero dopo la sbarra:
ml$Slonarl al lavoro
( ) = nazioni per c ui sono In
corso trattative:
( 1) Chad
( 2) Ghana
( 3) Benin (ex Dahomey)
( 4) Rep. Centrafricana
( 5) Alar e Issa
( 6) Uganda
( 7) Angola
( 8) Tanzania
( 9) Zambia
(1O) Madagascar
ANE 1953
1 16
~ In Etiopia si trova l'unico vescovo salesiano del-
l'Africa, mons. Sebhatlaab Workù, dal 1971 Eparca di
Adlgrat degli Etiopi.
1960, e in confronto ai paesi vicini gode di
notevole prosperità. La sua popolazione è
di negri sudanesi. I cristiani sono pochi,
poco più numerosi i musulmani, molto più
numerosi gli animisti. I Salesiani hanno
appena messo piede nel paese: due mis-
sionari dal 1978 dirig ono un singolare
centro di formazione per giovani che si
specializzano In agricoltura e al tempo
stesso nella catechesi.
EGITTO
S 1.001 A 38.741 C 139 % 0,4
Il paese delle piramidi accolse dalla fine
del secondo secolo dopo Cristo una fio-
rente comunità cristiana: dal Patriarcato
di Alessandria, centro della Chiesa Copta,
il vangelo si irradiò nelle varie parti dell'A-
frica. Nel 640 il paese conobbe l'invasione
musulmana e fu " arabizzato" . Divenuto
poi colonia inglese, nel 1922 ottenne l'in-
dipendenza e nel '53 sì trasformò in re-
pubblica presidenziale. L' islamismo, pro-
fessato dal 90% della popolazione, è oggi
religione di stato; Il cristianesimo è pre-
sente con 1'8% dì o rtodossi copti e una
rappresentanza molto minore di cattolici.
I Salesiani lavorano in Egitto dal 1896, e
sono oggi più di 40; hanno al Cairo e in
Alessandria due importanti scuole profes-
sionali, stimate dalle autorità per Il contri-
buto che recano allo sviluppo del paese.
Non minore contributo offrono in tre
g randi compiessi una cinquantina di Figlie
di Maria Ausiliatrice (in Egitto da l 1915) ad
Alessandria, al Cairo e a Heliopo lls. Sono
pure attivi due Centri Cooperatori.
ETIOPIA
S 1.222 A 28.981 C 195 % 0,7
Un leggendario Menelik, figlio di Salo-
mone e della regi na di Saba, sarebbe stato
il fondatore dell'impero etiopico attorno
all'anno 1000 aC. Non molto dopo il paese
conobbe l'invasione di tribù arabe. Il cri-
stianesimo fu introdotto nel quarto secolo
dai missionari egizi, e divenne religione di
stato. Ma presto quei cristiani sì staccaro-
no da Roma per passare alla Chiesa orto-
dossa copta. I discendenti di Salomone
ressero con alterne vicende l'impero fino
al 1974, quando un colpo di stato pose fine
all'impero e portò al potere una giunta mi-
litare dì ispirazione comunista. L'influenza
cattolica nel paese fu trascurabile per se-
coli, e alcuni tentativi dì riuni re a Roma
quella Chiesa andarono falliti. Oggi il 20%
della popolazione è ancora animista, il
21

3.2 Page 22

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40% è musulmano, li 35% aderisce alla
Chiesa ortodossa, e una minoranza tra-
scurabile è cattolica.
Solo nel 1975 I Salesiani hanno aperto
un'opera a Makallè (una scuola profes-
sionale dove non ne esistevano affatto),
dietro Invito del vescovo salesiano di Adi-
grat mons. Workù. E si pensa di aprire
presto un'altra opera anche nella capitale.
GABON
S 268 A 534 C 353 % 66,1
I navigatori portoghesi esplorarono per
primi la regione nel 1470, ma vari altri
paesi europei se ne interessarono e prati-
carono a lungo la tratta degli schiavi. I
primi tentativi di evangelizzazione dal
1673, ma solo dal 1881 un'azione Intensa
e coordinata. E molto fruttuosa. Nel 1913 il
dott. Schweitzer apriva a Lambaréné il
primo ospedale del paese. Il primo sacer-
dote cattolico nativo era ordinato nel
1899, la gerarchia era Introdotta nel 1955,
il primo vescovo gabonese nel 1961 .
L'anno precedente il Gabon aveva otte-
nuto l'Indipendenza dalla Francia, diven-
tando repubblica presidenziale. La popo-
lazione è bantu (minoranze di pigmei); Il
paese è ricco di risorse naturali (esporta
uranio e petrolio), Il livello di vita è relati-
vamente alto. I cattolici sono in maggio-
ranza; numerosi gli animisti, minore la
percentuale di protestanti e musulmani.
I Salesiani sono entrati nel Gabon nel
1964, sono una ventina, e si rendono utili
dirigendo due seminari diocesani per la
formazione del clero locale, e un'opera
mlssionarìa. Le Figlie di Maria Ausiliatrice
dal 1971 hanno aperto a Pori Gentil un
asilo e un centro sociale per indigeni.
GUINEA EQUATORIALE
S 28 A 322 C 280 % 87
L'evangelizzazione nel piccolo paese
bantu era cominciata nel 1841 , e ha dato
ottìmi risultati. La colonia spagnola diven-
tava Indipendente nel 1968, sotto forma di
repubblica presidenziale. L'anno dopo Il
presidente Macias riformava la costituzio-
ne, e con l'appoggio del ''partito unico''
(marxista) assumeva poteri dittatoriali. E'
seguito un periodo di gravi difficoltà per la
Chiesa: nel 1975 tutti i preti cattolici fini-
rono arrestati. Un colpo militare nell'ago-
sto 1979 deponeva il dittatore Maclas ri-
portando la normalità.
I Salesiani di Spagna avevano aperto
nel 1972 un'opera a Bata, ma nel 1976
furono costretti a lasciare il paese. Nel
gennaio 1980 - mutata la situazione in-
terna - sono tornati In sette e hanno ri-
preso il loro posto (collegio, scuola pro-
fessionale, attività parrocchiali e di cate-
chesi). Anche le FMA gennaio 1980 lavo-
rano nella Guinea Equatoriale: hanno
aperto un'opera nella capitale Malabo,
sull'isola Fernando Poo.
KENYA
S 583 A 14.337 C 2.592 % 18,1
Nella vasta regione (quasi due volte l'I-
talia) che s'affaccia all'Oc.eano Indiano,
l'evangeliuazlne è cominciata in forma
sistematica nel 1892, alcuni decenni dopo
l'avvio della predicazione protestante. E
tre anni dopo Il Kenya diventava colonia
inglese. Nel 1953 veniva introdotta la ge-
rarchia cattolica, nel '56 era consacrato il
primo vescovo kenyota
Il paese, abitato da una maggioranza
bantu con forti minoranze nilotiche anco-
ra a vita nomade, otteneva l'Indipendenza
dalla Gran Bretagna nel ,963, e diventava
repubblica a partito unico. L'animismo è
ancora molto praticato; è forte la mino-
ranza protestante e trascurabile quella
musulmana. Il primo Salesiano è appena
giunto in Kenya (gennaio 1980), e il lavoro
tra I giovani è ancora tutto da impostare.
LIBERIA
S 111 A 1.796 C 29 % 1,7
Il piccolo stato (un terzo dell'Italia) af-
facciato sull'Atlantico fu esplorato dai so-
liti navigatori portoghesi già nel 1462. La
prima evangelizzazione è a partire dal
1500; ma il clima micidiale, e più tardi an-
che le difficoltà create dai protestanti, co-
strinsero i missionari a un duro lavoro e
sovente a rinunciare a1:·evangelizzazione.
Nel 1822 contingenti di schiavi neri liberati
vi fondarono il nuovo stato, divenuto del
tutto indipendente nel 1847; la Liberia fu la
prima colonia africana a conquistare la li-
bertà.
La popolazione è animista al 75%, mu-
sulmana al 15%. Scarsa la presenza pro-
testante, ancor minore quella cattolica.
Un'attività missionaria regolare e pianifi-
cata sì ha solo dal 1906. I Salesiani hanno
raggiunto in tre la capitale Monrovia nel
1979, e il loro lavoro tra i giovani è ancora
In fase di impostazione.
LIB IA
S 1.760 A 2.500 C 27 % 1 ,1
Cinque volte e mezza più grande dell'I-
talia, nei tempi antichi la Libia conobbe la
civilizzazione fenicia ed ellenistica prima
di far parte dell' impero romano. Nei primi
secoli dopo Cristo si convertì al vangelo,
ma le sue fiorenti comunità cristiane furo-
no travolte dall'invasione araba nel 642.
La popolazione fu costretta a convertirsi
all'islamismo, e attorno all'anno mille ogni
presenza cristiana era cancellata. Più re-
centemente la Libia fece parte dell'impero
ottomano; e nel 1912 divenne colonia ita-
liana. Cominciò allora a formarsi una nuo-
va comunità di cristiani. Passata sotto
amministrazione Inglese nel 1943, nel '51
ottenne l'indipendenza. Un colpo di stato
nel 1969 trasformò la monarchia in re-
pubblica araba sotto regime militare di
tendenza fortemente nazionalista e socia-
lista. La scoperta di enormi giacimenti di
petrolio la rese improvvisamente ricca. I
suoi abitanti, arabi, berberi e tuareg, pro-
fessano al 97% l'islamismo, che è religione
di stato.
Ai Salesiani nel 1939 f u affidato Il Vica-
riato apostolico di Derna. La loro opera fu
preziosa nei travagliati anni della guerra:
assistenza alla popolazione Italiana e al
prigionieri nei campi di concentramento. I
salesiani si sono ritirati con la maggior
parte degli Italiani nel 1946.
MAROCCO
S 623 A 18.245 C 71 % 0,4
Due volte più vasto dell'Italia, il Marocco
a partire dal secondo secolo accolse fer-
venti comunità cristiane, che f urono per-
seguitate con l'invasione dei vandali e
semplicemente cancellate da quella degli
arabi. Colonia sotto Francia e Spagna dal
1912, divenne indipendente sotto forma di
monarchia costituzionale nel 1956 (re
Hassan Il). La presenza cattolica è legata
soprattutto ai pochi europei superstiti. Dal
1955 è stata creata la gerarchia cattolica.
La popolazione - berberi, arabi e mino-
ranze nere - al 98% professa l' islamismo,
che è religione di stato.
Vi lavorano dal 1929 I Salesiani di Fran-
cia: in una decina gestiscono due parroc-
chie e una scuola a Casablanca e Kenìtra.
MOZAMBICO
S 785 A 9.678 C 1.605 % 16,6
Il Mozambico fu raggiunto per la prima
volta nel 1498 dal portoghese Vasco de
Gama nel suo viaggio verso le Indie, e da
allora rimase nell'area portoghese fino a
pochi anni la. L'evangelizzazione del
paese, abitato in maggioranza da bantu, fu
condotta soprattutto dai Gesuiti a partire
dal 1550; la sopressione di quest'ordine
religioso compromise la fioritura della
missione.
I Salesiani entrarono nel paese una
prima volta nel 1907, ma sei anni più tardi
si ritirarono. Nel 1940 la Santa Sede isti-
tuiva la gerarchia. Nel 1952 i Salesiani
tornarono, e con loro le FMA. Dal 1964 Il
paese venne lacerato dalla guerra civile
(Frellmo~ che nel 1975 sfociò nell'Indi-
pendenza del paese e nella sua trasfor-
mazione in repubblica a regime comuni-
sta. Quello stesso anno venivano consa-
crati i primi due vescovi nativi. Su sei abi-
tanti, oggi quattro sono ancora animisti,
uno cattolico e un musulmano. Su dieci
abitanti, uno solo sa scrivere.
I salesiani hanno tre opere, e altrettante
le FMA. Le loro scuole recentemente sono
state confiscate e nazionalizzate, ma essi
- in tutto una trentina - anziché ritirarsi
hanno scelto altre forme di presenza mis-
sionaria.
22

3.3 Page 23

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NGWANE {Swaz iland)
S 17 A 497 C 42 % 8,5
Il piccolo stato nel cuore del Sudafrica
fu colonia britannica dal 1903, è indipen-
dente dal 1968. Nacque come monarchia
costituzionale ma il re presto accantonò la
costituzione ritenendola non adatta alla
sua gente. Il paese è ricco di miniere, ma la
popolazione (bantu) rimane nella povertà.
Il lavoro missionario è stato iniziato dai
Serviti nel 1913. Nel '23 la missione era
elevata a prefettura apostolica, nel '51
aveva il suo primo vescovo. Numerosi i
cristiani protestanti, molto più numerosi
gli animisti.
I Salesiani dal 1953 dirigono a Manzìnl
(Il centro per così dire industriale) un
complesso scolastico dì notevole Impor-
tanza per dare futuri dirigenti al paese.
Organizzano pure diverse scuole missio-
narie. Attiva una Unione Exalllevi.
REP. SUDAFRICANA
S 1.221 A 26.250 C 1 .874 % 7,1
Anche laggiù in fondo all"Africa arriva-
rono per primi i navigatori portoghesi, nel
1498, e tre anni dopo costruivano la prima
chiesa cattolica. Ma a metà del 17° secolo i
coloni olandesi (boeri) prendevano Il so-
pravvento sulla popolazione cattolica, e
impedivano ogni azione missionaria. Solo
nel 1804 era possibile a tre missionari
cattolici riprendere l'evangelizzazione tra I
bantu. Nel 1814 comincia la colonizzazio-
ne degli inglesi. che con la guerra del 1899
conquistano tutto il territorio. La popola-
zione risulta costituita per il 70% dì bantu,
per 1118 di bianchi (più altre minoranze). Il
paese è ricco di oro e diamanti, e è stato
avviato a un forte sviluppo In senso capi-
talista: le industrie sono in mano ai pochi
bianchi, e i neri forniscono la mano d'o-
pera a basso costo.
Nel 1951 viene introdotta la gerarchia
cattolica. Nel '61 il paese diventa indipen-
dente (repubblica federale a base parla-
mentare). E' introdotta una legislazione
palesemente discriminatoria verso la mi-
noranza nera (apartheid), e la gerarchia
prende netta posizione contro di essa. Sei
abitanti su dieci oggi sono cristiani (gli altri
per lo più animisti), ma I cattolici sono
piccola minoranza.
I Salesiani sono giunti in Sudafrica nel
1896. Oggi sono una cinquantina, hanno
cinque opere impegnate nel campo del-
l'insegnamento. Le FMA sono al lavoro dal
1961, sono in 16 con tre opere per la gio-
ventù (scuole e catechesi). Tre Unioni
Exallievl e un centro Cooperatori. Vi si
pubblica l'unico Bollettlno Salesiano di
tutta l'Africa.
RWANDA
S 26 A 4.368 C 1.850 % 42,3
Il piccolo paese (appena più grande
della Sicilia) ma densamente popolato, nel
cuore del continente nero, cominciò a
configurarsi come regno attorno al 1500.
Tra il 1899 e il 1915 fu protettorato tede-
sco, poi passò sotto mandato belga. DaJ-
l'inizfo del secolo data l'avvio dell'evan-
gelizzazione, per merito dei Padri Bianchi.
Nel 1959, mentre la Santa Sede istituiva la
gerarchia, una guerra civile insanguinava
il paese.
Due anni dopo era proclamata la re-
pubblica (a forma presidenziale, col pote-
re in mano dei militari), e l'anno seguente
(1962) la piena indipendenza. Il paese è
tra i più poveri del mondo: l'età media
raggiunge appena i 41 anni, l'analfabeti-
smo Il 90%. Di qui tutta l'importanza del-
l'educazione. Sei abitanti su dieci sono
cristiani, gli altri musulmani o animisti.
I Salesiani sono presenti dal 1953, e
hanno cinque opere (due parrocchie, una
scuola e un centro giovanile), più un novi-
ziato che racchiude le loro speranze nel-
1'Africa Centrale. Una Unione Exallievi.
SENEGAL
S 196 A 5.125 C 210 % 4,1
Il paese, affacciato sull'Atlantico, co-
nobbe l'Invasione araba e la conseguente
islamizzazione delle popolazioni berbere.
Fu naturalmente esplorato dai portoghesi,
nel 1445, e presto conobbe l'opera dei
primi missionari. La loro evangelizzazione
divenne regolare solo dal 1846 (Padri Spl-
ritani).
Nel 1857 veniva però aperto il seminario
maggiore, Il primo in Africa. Il paese fu
colonia francese e ha ottenuto l'Indipen-
denza nel 1960 repubblica presidenzia-
le, con più partiti, a prevalente orienta-
mento socialista). Primo presidente fu
eletto (ed è ancora in carica) il il presti-
gioso Léopold Senghor, poeta, umanista,
propugnatore della negritudine. E cattoli-
co. il paese è abbastanza Industrializzato,
ma la popolazione è povera (e per oltre
1'80% musulmana).
Don Bosco net 1885 vide in "sogno•· i
Salesiani nel Senegal. Essi vi stanno arri-
vando nel 1980: sono previste due opere,
una a Tambacounda (parrocchia, centro
giovanile, piccolo internato e laboratorio),
e l'altra a Saint Louis (parrocchia e scuola
professionale). In prospettiva è prevista
l'assegnazione al salesiani di un territorio
ora quasi del tutto privo di assistenza pa-
storale.
TUNISIA
S 164 A 6.065 C 19 % 0,3
La patria degli antichi cartaginesi, vasta
poco più di mezza Italia, conobbe l'occu-
pazione dei romani, vandali, bizantini, e
alla fine degli arabi. Allora le fiorenti cri-
stianità vennero In pochi secoli del tutto
cancellate.
Nell'epoca coloniale il cristianesimo
riapparve portato dagli europei, ma senza
prospettive di diffusione. Nel 1956, dopo
anni di lunga guerriglia. il protettorato
francese otteneva l'indipendenza e nel gi-
ro di pochi anni gli europei rientravano a
casa loro; l'Islam è ora diventata la reli-
gione di stato.
I Salesiani entrarono in Tunisia nel
1894, aprendo alcune case per l'assisten-
za a emigrati italiani e alla popolazione
francese; nel 1964 si sono ritirati. Le FMA
erano giunte nel 1895, e sono rimaste a La
Manouba, dove hanno una scuola in lin-
gua francese e araba.
ZAIRE
S 2.345 A 26.376 C 11 .799 %44,7
I soliti esploratori portoghesi giunsero
alla foce del fiume Congo nel 1482, e po-
chi anni dopo giungevano anche i missio-
nari. Nel 1518 era ordinato sacerdote il
primo nativo. La moderna evangelizzazio-
ne è ripresa verso la metà del secolo
scorso, quando ormai Il paese stava en-
trando come colonia nell'orbita belga. Net
1959 era introdotta la gerarchia cattolica,
e l'anno dopo il paese otteneva l'indipen-
denza trasformandosi In repubblica. La
quasi completa mancanza di quadri diri-
genti, l'odio verso gli europei, le rivalità
tribali, gettarono presto il paese nel caos
della guerra civlle. Pomo della discordia fu
Il Katanga, regione ricca di miniere. perciò
oggetto di lunghi Intrighi, guerre e guerri-
glie anche da parte delle potenze euro-
pee.
Solo verso il '67 il governo centrale
riusci a consolidarsi, e a prendere le redini
del paese. Intanto motte missioni erano
state abbandonate, molti sacerdoti uccisi
o costretti a rimpatriare. La successiva
politica del presidente Mobutu, In chiave
di africanlzzazione antl-cristiana, creò ul-
teriori difficoltà.
Il paese, che giace interamente net ba-
cino del fiume Congo, è ricco di risorse
(specie cobalto e rame), ma la popolazio-
ne In prevalenza bantù vive nella povertà.
Un abitante su due è cristiano; l'altro ani-
mista, e in genere ben disposto ad acco-
gliere Il vangelo. L'attività missionaria è in
fase di lenta ripresa.
I Salesiani sono nello Zaire dal 1911, vi
hanno oggi un·tspettoria detta dell'Africa
Centrale (comprendente anche le case del
Rwanda e Burundi). Contano nel paese 23
centri più una ben organizzata procura
missionaria In Belgio, e 140 Satesianì. Nel
1923 è stata affidata loro la missione del
Katanga, restituita al clero diocesano nel
1973 con una popolazione divenuta per il
60% cattolica.
Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice so-
no presenti nel paese, dal 1926: hanno 59
suore in sei opere di forte impegno mis-
sionario (tutte nel Katanga), costituite in
lspettoria. Ci sono poi quattro Unioni
Exallievi e tre Centri Cooperatori.
23

3.4 Page 24

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IEduchiamo come Don Bosco
I
T orino nel 1848 visse in un clima dj rurore bellico: erano i giorni caldi della
prima guerra d'indipendenza. Don Giovanni Battista Lemoyne, lo storico di
Don Bosco, scrisse:
«Allo,·a non si pensava ad altro che alla guerra, di guerra siparlava, di guerra si
scriveva, diguerra si ctmtava nelle case, nei teatri e nellepiaa;e, e sareiperdire che
anca,· dormendo di guerra si sognai·a. I fanciulli medesimiparevano dii,e1wti così
prodi soldati da trapassare con la punta della spada dlle aL1st,-iaci in u11 colpo. Voi
li avreste veduti, finita la scuola o liberi appe11a dalla bottega o dalla fabbrica,
armati di bastone, unirsi a f1·011e in questo o i11 quell'altro luogo, eleggersi un capo,
costituii-si in drappelli, esercitarsi alle manovre, armeggiare tra loro, e talvolta
venire a battaglia 11na schiera contro l'altra, e ora per i111perizia e o,·a per troppo
a,·dor bellicoso davano e ricel'el'aiw bastonate solenni degne di miglior causa».
Quello spirito bellicoso si accordava male col clima di serena fraternità che
Don Bosco voleva; i monelli per giocare alla guerra disertavano a frotte l'Ora-
torio, e quell'emorragia per Don Bosco era un'agonia.
«Adattandosi alle esigenze dei tempi in tutto ci1 che nun era disdicei·ole alla
religione e al buon costwne. Don Bosco 11un esitò ili pen11etcere ai giom11i che
facessero anch'essi nel cortile dell'Oratorio le loro manovre, anzi trovò modo di
avere un.a buona quantità di fucili di leg1Lo senza ca1111e... Però mise come condi-
zione che non si dispensassero delle busse in ab/Jondanz.a co111e si faceva tra
piemontesi e austriaci, e che al suono del campanello per il catechismo ng11u110
deponesse le armi e si porrasse in chiesa».
Date loro fiducia
e avranno fiducia in voi
Bisogna accontentare i giovani in
quelle cose che sono di loro gusto, se
vogliamo che essi ci assecondino in
quegli impegni che accelerano la luro
forma.done. E bisogna accontentarli
fino al limite del possibile. L'episodio
riportalo rappresenta un caso limile:
Don Bosco, pieno di fiducia nei suoi
ragazzi, si piega al loro livello per sol-
levarli fino al suo, che è poi il livello di
*Gesù.
Do n Bosco accetta gli allievi con
piena fiducia così come sono, e non
pretende che siano già subi1o come
dovrebbero essere. In quel ca~o i ra-
gazzi erano drogati dal furore bellico,
e bisognava avere la san1a pa7.ienza di
partire proprio dalla droga se si voleva
disinto'isicarli.
In qualche ambiente trnppo chiuso
dei tempi nostri si è avuto paura di
mettere le chitarre in mano ai rngaa.i;
eppure Don Bosco nel secolo scorso
non ebbe timore di mettere nelle loro
mani perfino i fucili. E Don Rua, in
un'epoca in cui i ragazzi abbandona-
l'ano gli oratori per il ciclismo. esorl<)
così i suoi salesiani: 1<Se i giovani ci
abbandonano per le bicicletLe, ebbene
noi li inseguiremo con le biciclette».
Don Bosco molto prima degli
psicanalisti aveva scoperto che nei
giovani si annida una carica di ag-
gressività, e meglio di loro aveva ca-
pito che con l'agonismo s;portivo po-
teva disinnescarla. Quelle energie
caotiche bisogna incanalarle verso
imprese oneste.
E' stato osservato che nna <lellc
cause per cui è aumentata la delin-
quenza e la violenza è - paradossal-
mente - l'assenza di guerre. In realtà
nella guerra l'aggressività a torto o a
ragione viene scambiata per eroismo,
e adc.lù-i1tura sacralinata. E ammesso
che la guena sia una valvola di sicu-
rezza per l'aggressività giovanile, l'u-
manità non sarà in grado di utilizzare
per scopi più degni quelle energie
erompenti?
* Ci sono ancora tante guerre ve-
ramente sante da combattere. Biso-
gna debellare la fame, l'ignoranza, la
schiavitù <lei sensi e dell'egoismo. TI
"servizio civile" potrebbe assorbire
tanta mano d'opera. Si pou·ebbero
costruire case per i senza tetto, Far
fiorire i deserti. Quanto lavoro ci sa-
rebbe, per modellare il cosmo sulle
climcnsioni dell'uomo e far crescere
ogni uomo sulle ùimensioni di Gesù
Cristo. Umanizzare il cosmo e cristifi-
care l'uomo è un'impresa che subli-
merebbe tutte le energie umane. E il
,·ero educatore orienta verso queste
mete i giovani, fiducioso che essi sano
per loro destino chiamati a raggiLtn·
gerle.
.., Il giovane per s ua natura è ge-
neroso, ma le sue energie se riman•
gono inutilizzate marciscono. Non
l'eroismo ma l'edonismo corrompe i
giovaru. Don Bosco non aveva mai
paura di chiedere trnppo ai suoi ra-
gazzi. Quando nel 1854 il colera falci-
diò Torino, i ragazzi ùi Don Bosco
strabiliarono la cittadinan1.a per il lo-
ro coraggio. Prima ancora che rag-
giungessero i vent'anni di età molti dei
suoi allievi erano già missionari.
esploratori e eùucat0ri pro\\,etti.
Ovunque c'era da compiere un'opera
buona, era presente l'allievo di Don
Bosco. Lo slogan di quei ragazzi suo-
nava così: «Vado io!"·
* Educare significa dare Eiduèia e
avere fiducia. Don Bosco otteneva
tanta fiducia perché l'accordava pie-
namente. «Mi basta che siate giovani,
perché vi ami» ripeteva loro, e faceva
capire che nella loro genero,ità pone-
va ogni fiducia. Coloro che lo segui-
vano più eia vicino, li educava e al-
lenava all'audac.ia di san Paolo: « Pos-
*so tutto in Colui che mi <là forza!•
11 leader mediocre, a chi gli pro-
pone una nuova impresa, domanda
sospettoso: « E perché?"; il leader cli
valore invece incoraggia cosl: « E
perché no?». Don Bosco, fascinoso
leader dei giovanJ, pieno ùi fiducia
nella loro capacità tli realizzazione,
insegnava loro la meravigliosa arte dj
saldare la bontà con il coraggio. li
coraggio sen2ca la bontà ci fa delin-
quenti, la bontà senza coraggio ci fa
pecore. La bontà combinata con il
coraggio ci ra giovani e ci conserva
tali. Don Bosco perciò con sant'Ago-
stino ripeteva ai suoi ragazzi: «O gio-
vani, volete rimanere giovani? seguite
Cristo,,.
Adolfo L'Arco
24

3.5 Page 25

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DA CENT'ANNI LE FMA IN UN CASTELLO DI FRANCIA
re, ancora una volta, la Madonna in-
tervenne con i suoi miracoli.
I santi a Saint-Cyr
Sàhino, ridano, cantino. Qualcosa
fece subito fruttificare, nel senso più
alto e più bello della parola, l'albero
quasi secco di SainL-Cyr: la Madonna.
erano di casa
E amore e dolore. Suor Caterina era
partila da Torino «con la bocca che
sorrideva, ma con gli occhi in lacri-
me». Piangeva per quel che lasciava e
Nel piccolo castello-orfanotrofio le cose erano molto ''arruffate"
quando Don Bosco e Madre Mazzarello decisero di prendersene cura.
Don Bosco visitò la casa sette volte, Madre Mazzarello vi passò i
giorni d'una lunga infermità, e le sue suore vi lavorano per la gioventù
da un secolo tondo.
anche per quello che avrebbe trovato.
Sia lei che le altre due suore (una
era ancora novizia) si diedero a tempo
pieno, «ventiquattro ore su venti-
quattro», e a pieno cuore. Tra quel 4
aprile che le vide arrivare e 1'8 l'agosto
R isalendo gli anni abbiamo trovalo
negli archivi un quadernetto pre-
si un poco: «Non v'è alu·a che possa
farci la parte che lei sola sa fare».
del medesimo 1880, quando 1,,ià suor
Caterina 1;partiva per l'ltalilà per es-
sere eletta Vicaria generale dell'Istitu-
zioso che comincia come nelle fiabe: In precedenza Don Bosco, in una to, tTe deUe sei'' figlie" di dum Vincent
«Sulle coste del Mediterraneo, in Pro lettera del 1879 a don Ronchail alla avevano domandato di diventare
vcnza, a pochi chilomet1; Jalla stazio- Na1arre, avl.'Và scritto: «Os!>erva il FMA, nonché le tre orfanelle uniche
ne di Saint-Cvr, intorno all'anno 1850 po!>to pe1 le monache e poi <limm1 il rimaste. Non è un miracolo, sia pure
csi-;teva un piccoJo castello con vasta numern che occorre; e possiamo minw,colo?
t:ampagna all'intorno, d'un signore mandarle, pen:hé sono preparate ad A Marsiglia in quel medesimo anno
del paese*. Ma non è una fiaba: quel hoc». li famoso quaderno dice di l>uor Don Bosc<> avev.1 guarito una ragaaa,
signore, pe1 moti, i suoi, vendette la Caterina Daghcrn: « Religiosa esem- Elena Flandrin, "affetta da grave ma-
proprietà a un prete in lama di ~anto, plare, dotata di uauc, fine, tli rara lattia". E questo potrebbe es~ere un
dom .Jacques Vincent, che trasformò prudenza e <li grande cari tà». Forse ci miracolo maiuscolo. Ma ecco che
il ca:,tello in orfanotrofio, e chiamò in voleva proprio lci: Don Bosco la co- Elena, saputo che erano arrivate le
suo aiuto "alcune buone figlie dei
dintorni".
A quel momento, il buon prete non
era più giovane; ave~a già tondato un
nosceva bene. Pare infatti eh<: le C.:0l>I!
lassù fossero molto an uffa te: c'era
stata un'epidemia di tifo, le aulorità
erano inte1 venute, ave\\'ano portato
suore di Don Bosco in Francia, do-
mandò anche lei di e:,sere FMA. Dice il
quaderno: «Essa dunque veune a
Sainl-Cyr, come postulante».
altro orfanotrofio a La Navarre (Tolo- via ragazzi e ragazze deU'Odanotrolio Alla fine del 1880 le orfane erano
ne), ma laticava molto a mandare disperdendoli in diversi ospedali , e da salite a 12; la casa aveva il suo buon
avanti le sue opere benelichc. Però la vade parti si levavano gli scudi contro andamento salesiano con "pane, la-
durò coraggiosamente, si legge nel l'upera. La quale - è pure scritto - voro, paradiso» per le suore e per le
quaderno, fino al 1878, quando la po- « da tempo si sostiene fra miseria e ragazze, con l'aggiunta di «amorevo-
vertà più nera e l'età avanzata lo co- disordine».
leaa, ragionevolezza, pietà euca,isti-
strinsero a rivolgersi al suo vescovo. Per prima cosa l'Orlanotrofio di- ca, allegria, canti, giochi». Madre Ma-
Mons. Tcrris foce Ltn sopralluogo a venne subito solo femminile: i ragaaJ ria Mazzarello scriveva a Saint-Cyr
Saint-Cyr-sur-Mer, e poi sentenzio: furono dirottati a La Navarre, dai sa- una lunga lettera. Stralciamo: « Tante
«Qui ci vuole Don Bosco». E iniziò le lesiani; poi si cominciò 1fo1bocca11do- rose alle "figlie" (di dom Vincent) cbc
trattative: sia per la Navarre, sia per si le maniche. Mancava tutto, com- son() già postulanti, e alle ragazze a
Saint-Cvr.
presa la più elementare igiene. Eppu- 1:ui io voglio tanto bene. Ma che siano
Case · molto a.rrnffate. Il "piccolo
castello con campagna all'intorno" fu
visitato prima da Don Bosco, e nel
marzo anche da madre Maria Mazza-
rello. La accompagnava madre Emilia
Mosca, conoscitrice perfetta della lin-
gua francese. Le due suore trovarono
l'ed1ffoio «in stato orribile: le mura
al'evano larghe fessure, il tetto ca-
dente lasciava penetrare la pioggia».
Per Saint-Cyr I<: cose - ira trattati-
ve e riparazioi1i, fatte sotto la guida di
don ChivareUo - si protrassero fino
all'aprile 1880 quando arrivarono, at-
tesissime, le prime tre Figlie di Maria
Ausiliatrice. Una era suor Caterina
Daghero, proveniente da Tonno, scel-
ta da Don Bosco stesso. Presto succe-
derà a madre Mazzarello, e resterà
superiora delle FMA dal 1881 al 1924,
per 43 lunghi anni. Alle proteste delle
giovani tori11csi per la partenza dico-
lei che era stata loro di1·ettrice, Don
Bosco aveva risposto ingarbugliando- Salnt-Cyr oggi. L'opera, rinnovata, dopo cent'anni continua Il suo servizio alle giovani.
25

3.6 Page 26

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buone e allegre, che saltino e ridano e
cantino».
Il centenario di una camera. Il 3
febbraio 1881 erano partiti da Genova,
su due navi a destinazione d iversa, i
missionari e le missionarie salesiani.
Don Bosco li aveva salutati a lur1go
dalla banchina, e poi era partito in
treno per la Francia. Invece madre
Maria Mazzarello s'era imbarcata sul-
la nave diretta a Marsiglia per dare
coraggio alle missiona1·ie e stare con
loro il più possibile. A Marsiglia erano
scesi tutti per tre giorni. a causa di
un'avaria della nave.
Madre Mazzarello era colpila da un
febbrone, e tullavia si trovò al porto
per l'ultimo saluto ai partenti. C'era
pure Don Bosco che, vedendola tanto
sofferente, le disse: «Andate a Saint-
Cyr: le vostre figlie vi cureranno, e
ci rivedremo». Dice il quadernetto:
«In febbraio venne la Maru·e Genera-
le, suor Maria Mazzarello, accompa-
gnata da madre Elisa Roncallo. Non
slava bene in salute. Si pose a letto e vi
rimase quaranta giorni, poscia ritornò
a Nizza Monferrato ove morì il 14
maggio dello stesso anno». E conti-
nua: «Nel tempo che Madre Mazza-
rello stelle a Saint-Cyr, l'Orfanotrofio
ricevette per la ten.à volta la visita di
Don Bosco, il quale operò parecchi
miracoli».
E scrive don Ceria: « li Santo ebbe
tre lunghi colloqui con l'ammalata
durante la sua permanenza. Sembra
che egli le lasciasse quasi intendere
che non sarebbe più guarita; ma con
le suore si tenne sulle generali"· L'u-
mile suor Maria Manarello era tenuta
in fama di santa, perciò la camcrella
che l'ospitò nei quaranta giorni della
sua malattia fu custodita gelosamen-
te, e poi trasformata in cappella.
Nel 1972, alle celebrazioni centena-
rie dell'lstiluto, fu scritto in una rela-
zione da Marsiglia: « Don Bosco aveva
messo i ragazzi alla Navan-c e le ra-
gazze a Saint-Cyr, educate dalle FMA.
Numerosi furono i ragazzi, numerose
le ragazze che fn Lutti quegli anni,
moltiplicatisi come nei romanzi, di-
vennero secondo l'espressione usata
da Don Bosco « buoni cristiani e ono-
rati cittadini», guadagnandosi one-
stamente il pane della vita, e restarono
sempre affcòonati ai loro educatori e
alle loro educatrici, ottimi exallievi cd
cxallicvc». Poi la nota che interessa
qui: «Madre Maria Mazzareilo venne
a Saint-Cyr nel febbraio 1881 grave-
meme ammalata. Potete vedere la sua
cameretta-oratorio, piena di dcordi e
piena ''du parfum de sa sainteté"».
Dunque, nel 1881 si farà il centenario
d'una camcrelta...
E la ruota gira. Al compiersi <lei
primo decennio dalla fondazione, don
Rua era a Saint-Cyr e teneva una
26
conferenza ai Cooperatori e alle Coo-
peratrici salesiani, «alla qttale prese
parte gran folla di ammiratori». Così
dice il quadernetto, che riserba una
sorpÌ·esa: una notizia probabilmente
inedita. Ad ascoltare don Rua nella
chiesa pan-occhiale c'era un certo
Jean Ronden, che circa dieci anni pri-
ma era stato guarito da Don Bosco da
una gravissima malattia. Ora però era
sordo spaccato, perciò ascoltava ma
non udiva nulla. Stava là perché vole-
va UJla benedLdonc simile alla prima,
dal successore di Don Bosco, sicuro
che sarebbe guari10. Non poté, alla fi-
ne, avvicinarsi a don Rua per la folla
che lo assediava. Allora andò all'Or-
fanotrofio e chiese di parlargli. Don
Rua gli domandò: «Che cosa deside-
rate?» L'uomo non udì nulla, ma intuì
e rispose: « La vostra benedizione per
essere guarito». Don Rua lo fece ingi-
nocchiare e lo benedisse dicendogli:
Madre Caterina Oaghero, che tu la prima diret-
trice di Salnl-Cyr. Nella pagina accanto: una
generaz.lone di allieve, alcuni anni fa.
« Voi guarirete, ma dovete far\\'i Coo-
peratore salesiano». Il signor Jean in-
tanto era già guariLo: aveva udito
perfettamente quelle parole. E dopo
qualche seltin1ana Lornava a Saint-
Cyr per iscriversi tra i Cooperatori sa-
lesiani.
Questa bella storia vera l'hanno
raccolta le FMA di Saint-Cyr; e ve ne
sono ahre. Ma la ruota gira... ln quel
decennio le orfane erano assai cre-
sciute di numero se, nel l 884, già 40
ricevevano la cresima dal vescovo
Oury; se, nel maggio 1898, celebran-
dosi in Saint-Cyr il 2Smo della fonda-
zione delle FMA, la "schola" formata
dalle orfane poté cantare I' "Ecce Pa-
nis" e la Messa di don Cagliero, più i
Vespri in faho bordone, seguili da
teatrino all'aperto, «non potendosi
contenere il gran numero cii parteci-
panti nel salone-teatro». Nel 1907. il IS
settembre, la cronista dell'Orfanotro-
fio scrive: «Con grande dolore vedia-
mo allontanarsi circa 70 orfane che
una legge iniqua ci sn·appa (la legge
Waldeck-Rousseau). Non ne restano
che 32». Dunque, erano 102.
Al te1-.i:o giro di ruota (1910, trente-
simo della presenza delle FMA a
Saint-Cyr) si legge che le fanciulle,
forzatamente diminuite di numero,
« furono molto raccolte durante luna
la novena» di Natale, che «ascoltava-
no attentamente i sermon i del signor
cappellano» e «celebrarono le festi-
vità natalizie con gioiosa allegria»,
anzi «con l'allegria di sempre». Le
suore nascondevano loro le gravi
preoccupazioni che le travagliavano:
infatti avevano subito un processo in-
giusto. Ma né i tempi tri~Li, né le per-
:;.ecuzioni, riusciranno a sradicarle da
Saint-Cvr.
Era Ìa p rima scuola agricola. E'
scritto che Don Bosco andò a Saint-
Cyr ben sette volte; madre Mazzarello
tre. Non si possono contare, credo, le
alt.re che vi andò madre Caterina Da-
ghero: quell'Orfanolrofio le era ri-
masto nel cuore e ve lo tenne caldo
per sempre. Il che significa per i 43
anni del suo lungo generalato, lìno al-
la morte.
Leggiamo nella biografia scritta di
lei da suor Mainetti, che « talora
uscendo <li casa, la giovane direttrice
di Saint-Cyr, s'inoltrava nel frutteto e
nei campi; si riconfortava e diceva:
«Questa è grazia di Dio». Ma quelle
terre erano abbandonale. « Essa ogni
mattina andava con le orfanelle alla
raccolta delle mandotle nella vasta
campagna che circondava La casa: ru·-
mata di una lunga pertica, bacchiava i
rami alti e frondosi. 1 frutti cadevano
abboDdantì; le orfanelle li raccoglie-
vano festose; se ne facevano sacchi
dcolmi, che venivano poi venduti».
Per comprare pane.
Quando, dLmque, suor Daghero fu
Superiora generale, si adoprò perché
fosse creata a Saint-Cyr una colonia
agricola e scuola protessionale «in
quella casa che aveva trovata, all'an-i-
vo, così deserta e quasi abbandona-
ta», e che «sarebbe divenuta uno dei
più fiorent.i orfanotrofi delle FMA».
L'opera di Sainl-Cyr ospita nel 1939
più di cento orfanelle». Nel 1969 «i
corsi di Economia domestica (che si
erano sostituiti col tempo alla scuola
agricola) diedero buoni risultati; però
chiuderanno quest.'anno perché
ovunque sono sostituiti dai corsi tee-

3.7 Page 27

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nici, prolessionali, e commerciali».
Significa camminare con i tempi. E
ancora: «I Corsi di Insegnamento ge-
nerale sono fiorenti; le alunne sono
buone, aperte, affe7ionale alla Casa.
Si sente che una grazia parùcolare è
scesa su quest'opera con il passaggio
dei nostti Santi».
Per arrivare col conio alla rovescia
all'anno zero, ossia al compimento del
ceDLenario, va aggiunto che Saint-Cyr
ha dal J903 una seconda Casa al "Re-
lais Sainte Julitte ", che lu educandato
con scuole e oggi è Casa Famiglia, più
catechismi e opere parrocchiali. La
prima casa, l'Orfanotrofio, ha oggi
una scuola elementare e una media,
con corsi di religione e una fiorenlc
Unione Exallieve. Dal 1971 essa si è
sdoppiala, divenendo per una parte
casa di cura per le FMA inferme e an-
ziane: là, tra il verde degli ulivi e dei
vigneti, <li fronte al mare, queste so-
relle allendono in serenità, pregando
per tutti, l'ora dell'approdo ali' •·altra
Sponda".
Dall'anagrafe del cielo. Tanti nomi
quaggiù si trovano solo più tra car(c
ingiallite e forse neanche. Certi altri
nomi, almeno nella Famiglia Salesia-
na, hanno ancora una vibrazione,
quasi presenza e legame, fra ciclo e
terra. Tra questi ultimi, che sono in
armonia con Saint-Cyr, c'è quello di
d{m Cerruti, che vi accompagnc"> le
prime tre FMAnel 1880, e le o:;eguì poi
sempre. (Un "adagi.o'' italiano dice:
«A dir le mie virtù basta un sorriso»,
ma per dire le virtù e la bontà di don
Cen·uti per le FMA ci vorrebbe un'en-
ciclopedia). Poi don Albera, che era
allora direllore a Marsiglia, e anche in
seguito si interessò di Saint-Cyr, e non
per brevi momenti ma con l'attenzio-
ne e la cura di un vero Padre. Poi don
Marenco,..
E i nomi sconosciuti di quelle FMA
che furono I' "burnus" di SaniL-Cyr:
per esempio suor Claire Agnély, che a
58 anni cominciò a essere suddita
dove per lungo tempo aveva governa-
to: e lo fece con rara umiltà, con spi-
rilo di abnegazione e di carità. Finché
visse dom Jacqucs Vincenl (1884) si
pro<ligc"> per assisterlo come una vera
"suora di carità", sottoponendosi a
tante rinunce per non far sentire al-
l'ammalato le strellezze della casa. e
per mitigare le p1·ivazioni alle nuove
arrivate, le FMA. Pronunciò i Voti alla
presenza don Albera, nelle mani di
madre Caterina Oaghero, ormai Su-
periora generale. Le sue ulùme paro-
le: « O mio Gesù, il primo volo dell'a-
nima mia sia nel vostro divin Cuore».
Era il .17 ottobre 1887.
Suor Bodoui Margherita la seguì un
anno dopo. Era la sacrificata cuoca di
Saint-Cyr, morì a soli 33 anni. Dimen-
tica di se stessa e tutta intenta al bene
delle altre e dell'Islitutc>, vedeva Dio in
tutto e tullo in Dio e non viveva che
per lui».
Suor Chapelle Rose lasciò Saint-Cyr
per il cielo anche più giovane, a
28 anni: una broncopolmonite la
portò via. « Ritenendosi incapace di
alcun bene, aveva offerto La sua vita
perché il Signore volesse prolungare
quella del venerato don Albera».
Suor Volo Giuseppina, nata a Tori-
no ma vissuta con i genitori povc,issi-
mi a Marsiglia, ru accoltaaSaint-Cyre
si fece FMA. Con ardore e bontà la-
v.orò frn che poté. La direttrice la in-
vitava a non levarsi troppo presto, e
lei: « Devo morire Ira poco: mi lasci
assistere fin che posso al santo sacri-
ficio. Tutta la mia gioia è seguire il mio
Signor·e sofferente durante la sua
passione~.
Galoppiamo. Nel 1903 moriva a 25
anni suor Laumonerie Marguerile, <li
tisi galoppante. Come seppe il suo
male, disse: « Ebbene, galoppiamo
verso la meta».
Suor Elisa Piolle morì. sempre a
Saint-Cyr. il 3 giugno l 906 dopo essere
stata per 7 anni direttrice dell'orlano-
trofio «Descrivere il dolore delle suore
e delle orfane è impossibile. [I villag-
gio intero partecipò ai funerali. Non si
udivano che singhioni, la gente dice-
va: "Vedete come l'amavano?"».
Suor Garnier Adelaide visse fino al
1918. Era maestra e dirigeva un mi-
nuscolo orfanotrofio a Tury (Cote
d'Or) quando il fondatore, l'abate Fè-
vre, si fece salesiano e partì per Mar-
siglia con una quindicina dei suoi ra-
gazzi. Adelaide allora si fece FMA a
Saint-Cyr. Insegnante delle orfane, si
dimostrò educatrice perfetta: pia ret-
ta caritaLevole, era amata da tutti.
Quando non poté più lavorare, fece
della sua stanzerLa un santuario.
E per ultima, una delle prime tre
orfanelle: suor Trucy Rose. Professa a
Saint-Cyr, visse appen a dicci anni co-
me FMA. «Era dolce, buona. paziente,
calma e umile": questa fu la sua
scheda di libero passaggio al Regno.
Quanti altri nomi si potrebbero ag-
giungere, se fosse dato di penetrare
nell'ufficio anagrafico del paradiso e
cercare nei casellari. Tra i "cittadini
della celeste Gerusalemme" prove-
nienti da quel lembo di terra dov'era
una volta, nel 1850, un piccolo castello
si troverebbero - sparpagliate un po'
ovunque, fino in Tunisia e Algeria -
le tante Exallieve FMA. Le loro schede
in risposta alla domanda "Professio-
ne?" presenterebbero qualifiche co-
me Madre crisLiana, Legionaria di
Maria, brava educatrice, serva dei po-
veri, apost0Ia di Cristo...
Madre Caterina Daghero in quei
suoi 43 lunghi anni ogni tanto riceveva
le "schede" mortuarie delle suore di
Saillt-Cyr, e ogni volta leggendole
piangeva. St.:rissc suor Mainetti: ~ Ma-
dre Daghero pareva avere una predi-
lezione per le francesi e le residemi in
Francia». Una suora francese ricor-
dava: « Mi trovavo nella Casa madre
di Nbo;za Monferrato. Un giorno, in ri-
creazione, madre Daghero faceva
piccoli doni alle suore; quando giunse
il mio turno, mi disse con un sorriso:
«A questa francese do il mio cuore».
L'attuale Madre generale, suoi· Er-
silia Canta, il 4 aprile 1980, si recherà
nel "piccolo castello con campagna
intorno" dove i santi salesiani erano di
casa: per i festeggiamenti del cente-
nario. Ci andrà con lo stesso cuore di
madre Ca1c.-ina Daghero.
Domenica Grassiano

3.8 Page 28

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Brevi da tutto il mondo
I
* STAMPA QUASI MEZZO MILIONE
DI '' IPOTESI SU GESU'"
Il libro di Vittorio Messori "Ipotesi su
Gesu", pubblicato dall'editrice salesiana
Sei nel 1977 e giunto alla 23· ristampa.
circola nel mondo ormai in meno milione
di esemplari, e non cessa di suscitare
profondo interesse
In ltalla, alle 340.000 copie diffuse dalla
Sei attraverso le librerie vanno aggiunte
altre 50.000 già messe in circolazione dal
"Club degli Editori", All'estero Il volume è
stato tradotto In francese. inglese, tede-
sco, spagnolo, portoghese. olandese e
catalano In queste settimane l'editrice
torinese ha firmato il contratto per la tra-
duzione in sloveno (Jugoslavia). Il testo è
stato tradotto anche in polacco ma al mo-
mento non è possibile stamparlo. tra
l'altro per la scarsità di torniture di carta
da parte del governo": apparirà perciò a
puntate sul settimanale cattolico "Znak"
di Krakow, di cui Karol Wojtyla fu assiduo
collaboratore.
Interesse per questo volume si registra
anche in Israele, dove è stato program-
mato per I primi di marzo 1980 un dibattito
fra l'autore e David Flusser, titolare dell'u-
nica cattedra di Cristianesimo esistente in
un'università ebraica.
Quella su Gesù è una ,potes, per alcuni
uomini confortante e per altri inquietante,
in questo tempo di profondi ripensamenti
su tutto: un'ipotesi che ha trovato nel libro
di Messorl una chiara. appassionata e
convincente formulazione
-
* CILE COLONIE URBANE
PER I RAGAZZI SENZA VACANZE
matori delle colonie urbane Oltre al locali
e al personale, occorre provvedere per I
ragazzi anche al vitto; v.aci enti danno Il
loro contributo, ma anche le singole opere
durante l'anno scolastico si ingegnano a
raccogliere provviste
Gli effetti dell'Iniziativa sono risultati
benefici in tutti I sensi, e non solo per I
ragazzi che non si vedono abbandonati. I
giovani animatori vivono un'esperienza di
servizio cristiano verso i poveri, e mettono
alla prova la propria fede e coerenza cri-
stiana. Quanto ai figli di Don Bosco, hanno
fatto la lieta scope,1a di una possibilità
d'intervento pastorale tra i ragazzi molto
efficace. Giornali e radio hanno parlato di
queste colonie urbane, col risultato che
qua e là sono state imitate· l'estate scorsa,
per esempio, esse hanno avuto luogo in
otto quartieri della capltale. e gli animatori
preparati dal salesiani sono stati chiamati
a mandarle avanU
(Da Ans)
UPS * IL CONVEGNO
" ANNUNCIARE CRISTO Al GIOVANI"
Con la partecipazione del card. Michele
Pellegrino e di Irate! Carlo Carretto, si è
svolto a Roma presso l'Università Pontlfì-
cia Salesiana tra il 2 e il 5 gennaio 1980 un
convegno di aggiornamento sul tema tipi-
camente salesiano Annunciare Cnsto al
Giovani La manifestazione era organiz-
zata dalla facoltà teologica dell'UPS, eri-
volta a sacerdoti. educatori, religiose, ca-
techisti, laici impegnati in campo giovani-
le. L'Impostazione del convegno, voluta
dagli organizzatori, era soprattutto pasto-
rale e catechellca (con l'occhio rivolto al
recente catechismo per I giovani "Non di
solo pane''); ma com'è caratteristica delle
iniziative dell'UPS, tutte le trattazieni ri-
sultarono fondate su una solida base dot-
trlnale.
Sono state quattro giornate a tempo
pieno. Nella prima vennero prese In esame
le attese dei giovani d 'oggi nei confronti
del Cristo; la seconda e terza furono dedi-
cate ad approfondire la figura del Cristo
nelle prospettive biblica e teologica; l'ulti-
ma giornata affrontò 911 aspetti pratici del-
l'annuncio di Cristo al giovani. li tutto in un
clima di schietta fraternità. awalorata da
Intensi momenti di preghiera
e- questo il quarto "convegno di ag-
giornamento" organizzato dall'UPS. con
cadenza biennale Il primo e Il secondo.
nel '73 e '75, furono dedicati rispettiva-
mente al sacramento della confessione e
del matrimonio; Il terzo alla Bibbia: " La
parola di Dio nella Chiesa oggi''. E è stato
·n un crescendo di partecipazione: nel I
convegnisti furono 900, quest'anno 1.200
venuti da ogni parte d'Italia (e qualcuno
dall'estero)
Cristologia e catechesi patristica è il
tema di un Convegno dì studio (per l'esat-
tezza Il secondo: il primo ebbe luogo l'an-
no precedente) organizzato dalla Facoltà
di Lettere cristiane e classiche dell'Uni-
versità Pontificia Salesiana. Il convegno si
svolge presso la sede romane dell'UPS,
A molti ragazzi cileni di città è negata la
gioia di vacanze al mare o sulle Cordlglle-
re o In campagna: I figli di Don Bosco cer-
cano di venire loro Incontro con le colonie
urbane denominate ''Villa Feliz". L'Inizia-
tiva. avviata nel 1974, si è man mano svi-
luppata e ha consentito l'estate scorsa di
raggiungere 3.500 ragazzi di Santiago e
altri 6.000 di altre città.
I ragazzi, tra I 6 e gli 11 anni, vengono
raccolti nelle opere salesiane e delle FMA
per turni di 1o giorni. e trovano nella colo-
nia urbana Il vitto, Il gioco, un'esperienza
di sociallzzazlone nel gruppo, un'occa-
sione di gioia e anche di formazione spiri-
tuale
L'Iniziativa, Incoraggiata e aiutata dal
card. Sllva Henriquez e dal Rettor Mag-
giore. viene realizzata da salesiani e FMA
con la collaborazione di numerosi laici
appartenenti al loro movimenti g1ovanth.
Sono già un migliaio I giovani che, debita-
mente preparati durante l'anno con appo-
siti corsi, durante l'estate diventano ani-
" Annunciare Cristo al giovani": l'aula magnadell'Unlveraltà salesiana, con 11.200 convegnlsU.
28

3.9 Page 29

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nei pomeriggi dell'8 e 9 marzo 1980. Alle
relazion i, affidate a noti specialisti, fanno
seguito le testimonianze vive di due gruppi
ecclesiali d 'oggi: la Comunità di Sant'Egl-
dioe Comunione e liberazione; conclude il
convegno mons. Antonio Javierre. (Per
informazioni e iscnzioni: Segreteria del
convegno, Piazza Ateneo Salesiano
1,00139 Roma; tel. 81.84.641).
AMICI DOMENICO SAVIO
UN DECALOGO SU MISURA
Esiste un decalogo fatto su misura per
gli Amici Domenico Savio: è la "Regola
ADS ", e è stata pubblicata sulla loro rivi-
stina "Radar ADS". Va notato anzitutto
che I suoi precetti sono al positivo. non
contengono proibizioni ma cose da tare.
Ecco Il testo.
I Ragazzi ADS, per seguire ìl grande
ideale che è Gesù, scelgono come guida e
modello san Domenico Savio. E come lui:
1. mettono D,o al primo posto,
2. vivono uniti a Gesù e tra di loro,
3. ascoltano e vivono la Parola di Dio
4 . trattano con amore tutti, subito e
per primi,
5. sono sempre allegri e leali, forti e
puri,
6. sono pronti al/"obbed,enza e al sa-
crificio,
7. sono apostoli tra , compagni,
B. amano il Papa e la Chiesa.
9. partecipano attivamente alla liturgia
eucaristica,
1O. onorano con la vita la Madonna, e la
invocano con amore come Madre.
• Questo decalogo - spiega don Giu-
seppe Falzone, responsabile degli ADS
d'Italia - è nato due anni fa nella comu-
nità dei giovani salesiani che studiano a
San Gregorio (Catania). Essi si occupa-
no di una decina di gruppi ADS sorti nella
zona etnea, e comprendenti quasi trecen-
to ragazzi; presentando a questi ragazzi la
spiritualità salesiana, i chierici sono giunti
a enucleare alcuni punti essenziali, che
sono poi divenuti questi dieci comanda-
menti. La "Regola ADS " non è quindi
frutto di uno solo ma un'opera corale, e la
sua proposta ai ragazzi viene fatta all'inter-
no di un cammino formativo indicato man
mano dal giornalino•.
Uno dei chierici di San Gregorio ha
tracciato anche un breve commento a
questo decalogo, che riveduto e corretto
viene ora pubblicato su "Radar ADS'". Il
commento per Intero verrà raccolto In un
libretto di prossima pubblicazione.
* ITALIA L'ORATORIO DI PERUGIA
HA UN GEMELLO SULLA COLLINA
Dal dicembre scorso, quando è avve-
nuta l'inaugurazione, l'oratorio Don Bo-
sco dei Salesiani di Perugia ha ufficial-
mente un " gemello" nuovo fiammante a
San Martino al Colle, frazione a 12 km dal
capoluogo umbro. Lo ha voluto con lo
stesso nome e lo ha realizzato Il parroco,
che - come spiega una relazione giunta
al Bollettino Salesiano - pur essendo
diocesano è però "salesiano fino al mi-
dollo".
L'oratorio, non molto grande ma in po-
L'Oratorio Don Bosco costruito In posizione panoramica a San Martino In Colle (Perugia)
sizione panoramica e quanto mal invitan-
te, è stato inaugurato nel dicembre scorso
presenti il sindaco, l"arcivescovo di Peru-
gia, autorità e personalità, e molta gente. E
si capisce, r ragazzi. Un exallievo salesia-
no, pilota, passava con l'aereo a volo ra-
dente e lanciava in aria manifestini inneg-
gianti a Don Bosco e all'oratorio " inven-
zione di santi".
I ragazzi della zona per frequentare l'o-
ratorio non hanno atteso che fosse inau-
gurato: da parecchio tempo Il parroco ha
preso a raccoglierli nel locali che man
mano erano ultimati. Ha organizzato un
gruppo di 60 Amici di Domenico Savio che
è tra i più vivaci dell'ltalfa centrale. Ha un
altro gruppo di 50 giovani fra i 16 e i 22
anni che partecipano alle riunioni setti-
manali (gente appassiohata dello sport,
ma non meno impegnata a crescere cri-
stianamente). Il parroco ha anche fatto
conoscere a tutti Don Bosco, e la sua effi-
ge si trova in quasi tutte le case.
Il gemellaggio tra l'oratorio di Perugia e
quello di San Martino è stato sigillato da
un particolare simbolico della festa di
Inaugurazione: una fiaccola accesa è sta-
ta portata dalla vecchia alla nuova sede da
atleti dei due oratori, che si alternavano
nella corsa.
ITALIA * MUSEO DI DON BOSCO
100 ANNI E TANTI GIOVANI AMICI
In occasione del suo centenario - che
si celebra nel 1979-80 - il " Museo d1
storia naturale Don Bosco " allestito a To-
rino presso Il liceo Valsalice è stato di
molto accresciuto, completato, riordinato,
e collocato in sede conveniente. E ora è
oggetto di continue visite da parte delle
scolaresche, come pure di uomini della
cultura.
Il museo, che è sistemato in quattro
gallerie, è aperto nelle mattine di giovedl e
domenica, e nei pomeriggi feriali. Le mat-
tinate del giovedì sono preferite dalle
scuole, ma sono già state prenotate dagli
Insegnanti fin dallo scorso ottobre, per la
durata dell'intero anno scolastico. La do-
menica mattina le visite sono g·uidate dagli
" Amici del museo Don Bosco", un centi-
naio di allievi che a turno accompagnano I
visitatori Illustrando le collezioni.
Ed effettivamente il museo oltre molte
cose fnteressantl da vedere. Ha più di
3.000 campioni minerali, tra cui Il famoso
"geminato a cuore·• (una rara forma di
cristallizzazione del quarzo); una col-
lezione di oltre 1.500 uccelli del Piemonte
raccolti più di un secolo fa, quindi di valore
Inestimabile (tra essi figurano esemplari
ormai scomparsi); poi pesci, rettili, mam-
miferi, raccolte botaniche, fossili; una ric-
ca collezione di conchiglie anch'essa con
esemplari divenuti Irreperibili, una delle
prime raccolte di farfalle eseguite in llalla;
documentazioni etnografiche tra cui ma-
teriale prezioso degli Yanomami, popolo
primitivo dell'Alto Orinoco.
Il museo, ora giustamente dedicato a
Don Bosco perché fu da lui voluto, era
rimasto per molti anni intitolato a Giorda-
no Bruno. Ma niente di anticlericale: si
trattava di una singolare omonimia. Un
secolo fa Don Bosco aveva acquistato
personalmente Il primo nucleo del museo
cioè, la preziosa raccolta ornitologica,
dalla contessa Bruno di Rivalta (la nobil-
donna era stata per lunghi anni generosa
benefattrice di Don Bosco, allora si trova-
va in difficoltà economiche a causa di un
fallimento, e il santo volle aiutarla acqui-
stando la collezione per Il suo liceo). La
contessa aveva ottenuto la raccolta solo
qualche anno prima, come eredità, alla
morte del canonico Giambattista Giorda-
no di Rivalta. costui ne era stato l'appas-
sionato realizzatore in lunghi anni di pa-
zienti ricerche. Così " Giordano Bruno"
era risultata la casuale e curiosa sintesi
dei due cognomi.
All'epoca dell'inaugurazione del museo,
le scuole cattoliche comprese quelle di
Don Bosco erano in difficoltà, subivano
esosi controlli e per le più piccole irrego-
larità venivano chiuse. La minaccia pen-
deva anche sulla scuola di Valdocco (e si
concretizzerà a fine anno scolastico con
un perentorio ordine di chiusura). Don
Bosco era perciò In angustie, ma senza
perdere la sua abituale calma Il 5.7.1879
presenziò all'inaugurazione del museo di
Valsalice. E vi invitò Il senatore Siotto-
29

3.10 Page 30

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liceo ginnasio frequentatissimo. Per que-
sti ragazzi della scuola era stata aperta
una "casa di vacanza" sul mare, che ora
accoglie 65 rifugiati vietnamiti (metà dei
quali cristiani). E bisogna provvedere an-
che a loro. La televisione e i giornali si
sono occupati dei profughi, alcuni enti
aiutano, ma anche le famiglie degli allievi
(quasi tutti non cristiani) collaborano a
sostenere le spese.
E anche per questi mollvi si è voluto
recitare quella "preghiera di ringrazia-
mento a Dio", specie di preghiera del fe-
deli preparata dagli allievi, a cui hanno
cordialmente aderito tutti I presenti nel
salone: I pochi cristiani e anche i molti non
cristiani.
* ARGENTINA SCUOLA, RIONE
Torino Valsallc&: una d&II& gall&rl& d&l " Mus&O di storia naturale Don Bosco"
DEDICATI A PADRE GAMBINO
Pintor, suo grande amico, che nel discor-
so ufficiale difese le scuole cattoliche e
l'indomani scrisse una lettera al Ministro
dell'istruzione in difesa degli istituti di Don
Bosco. Resta li fatto che mentre persone
malevole si accanivano contro di lui, Don
Bosco rispondeva da par suo aprendo a
Valsalice quello strumento di cultura che
era il museo.
Un museo che con gli anni si è andato
arricchendo del contributi più vari, e che
ora - sotto l'efficace direzione di don
Giuseppe Brocardo e con la collaborazio-
ne di tanti suoi amici e degli stessi allievi
- è diventato un punto di attrazione per le
scolaresche e gli uomini di cultura. Nel-
l'ottobre scorso (valga un nome per tutti)
era di passaggio a Torino il direttore del
Museo Smithsonlano sezione mineralogi-
ca di Washington, uno del più Importanti
del mondo: egli non ha voluto lasciare la
città prima di visitare ii museo, e vi si è
Intrattenuto un'ora e mezza.
* IRAN AUTORIZZATO
DALL'AYATOLLAH KHOMEINI
Lo si è visto più volte nei servizi del Te-
legiornale, pochi giorni prima di Natale:
don Alfredo Picchioni, salesiano, è stato
uno dei pochi europei che finora abbia
potuto entrare nell'Ambasciata degli Stati
Uniti occupata dagli studenti Iraniani.
Don Plcchionl è bolognese, ha studiato
e lavorato fin da giovanissimo in Medio
Oriente. Ora ha la responsabilità della
parrocchia di Teheran, ma fino a pochi
mesi fa era direttore dell'Andisheh Don
Bosco College- una delle più prestigiose
scuole della capitale iraniana - e ha
sempre goduto la stima dei suoi studenti.
Autorizzato direttamente da Khomeini,
con il quale aveva avuto un colloquio il 12
dicembre scorso, don Picchloni aveva
potuto accedere all'ambasciata america-
na assieme a due componenti dell'amba-
sciata Italiana e austriaca. Parla corretta-
mente il persiano, e ha condotto di perso-
na le trattative con gli studenti, incontran-
do un secco diniego circa la possibilità di
Incontrarsi con I 50 ostaggi americani. Ha
però potuto far pervenire loro corrispon-
* GIAPPONE 1713 DIPLOMATI
NEL COLLEGIO UNIVERSITARIO
Con una " preghiera di ringraziamento a
Dio" recitata nel salone del più grande
albergo di Miyazaki, è stato commemorato
il 25mo di vita della Tandal, Il "collegio
universitario serale di economia e com-
mer<>io" aperto dai salesiani del 1954. E
c'era motivo per ringraziare il Signore: i
giovani finora diplomati sono già 1713, la
scuola è molto apprezzata dalle autorità, Il
nome di Don Bosco è visto con crescente
simpatia.
A dire il vero erano state le autorità a
richiedere ai salesiani quella scuola, e
hanno tanto insistito che si dovette met-
terla su. Molti lavoratori e impiegati Infatti
desideravano migliorare la loro cultura e
preparazione professionale, e questi corsi
serali ora li accontentano. La commemo•
razione e stata semplicemente l'occasio-
ne per fare un bilancio ed esprimere la
soddisfazione comune.
La casa di Miyazaki è, con quella di Oita,
la prima aperta in Gìappone da don Ci-
matti, e conta oggi 12 salesiani quasi tutti
giapponesi. Essi dirigono da molti anni un
Fu un bravo figlio di Don Bosco, dedito
al bene dei giovani, e prematuramente
scomparso. Hanno voluto ricordarlo a
C6rdoba dove lavorò, e a Pozo del Molle
dove era nato, dedicandogli una scuola,
un quartiere e una via. S1chiamava padre
Tercilio Gambino, e era figlio di emigrati
piemontesi.
Ricordano di lui l'attività intensa come
delegato dei Cooperatori, l'Istituto Cate-
chistico Don Bosco di C6rdoba da lui fon-
dato, Il pensionato universitario che fece
costruire, l'impegno nelle scuole come
ispettore per l'insegnamento religioso. La
morte lo rermò nel 1971, a soli 47 anni. E
pochi mesi fa C6rdoba ha dedicato al suo
nome una scuola nuova nel quartiere Los
Granados. Ma la festa più cordiale gli è
stata tributata nella cittadina in cui è nato.
Pozo del Molle è un centro agricolo-in-
dustriale piccolo ma intraprendente, con
la sua "Esposizione industriale, commer-
ciale e agricola" che ogni anno acquista
di importanza. E l'anno scorso ha cele-
brato il 75° di fondazione. I primi abitanti si
erano appena stabiliti nella zona quando
arrivò anche, dall'Italia, la famiglia Gam-
bino ricca di fede cristiana e di tenacia nel
lavoro. Tercilio fu l'ultimo dei nove figli, e
Don Bosco lo volle per sé. Fu mandato per
gll studi all' università salesiana di Torino.
Mlyazakl: Il presld& don Battista Massa parla nelle celebrazioni per li 2s• della scuola.
denze e pacchi-dono.
(Ans)
30

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Sensibile, molto dotato, ben preparato, al
ritorno in Argentina si buttò nel lavoro
senza risparmiarsi. E lo rimpiangono an-
cora.
Nel settembre scorso i suoi concittadini,
che festeggiavano il 75° di Pozo del Molle,
hanno voluto rendergli omaggio: gli hanno
dedicato un quartiere nuovo di 40 case
appena costruite (un cartello all'ingresso
porta la scritta " Barrio Padre Tercillo
Gambino"), una via dello stesso quartiere,
e anche una sala del" Museo storico" che
raccor:ilìe i suoi cimeli.
* POSTULAZIONE DON RINALDI
PROCESSATO PER LE SUE VIRTU'
Il 5.1.1980 il card. Anastasio Ballestrero
ha costituito a Torino il Tribunale per il
Processo Apostolico sulle virtù eroiche
del Servo di Dìodon Filippo Rinaldi, e sono
già cominciate le deposizioni del testi. Ciò
rappresenta un notevole passo avanti
nell'iter della sua causa di beatificazione.
Tra il 1947 e Il '53, a Torino si era già
svolto il primo Processo per autorità dio-
cesana. che esaminato dalla Sacra Con-
gregazione per i Santi, aveva consentito I'
"Introduzione" della causa presso la
stessa Congregazione. Ora il secondo
Processo. che si svolge pure a Torino, non
si compie più per autorità del vescovo ma
per autorità e secondo le indicazioni della
Santa Sede.
In tutto saranno presentati poco più di
venti testi, tra salesiani, FMA, e laici che
conobbero don Rinaldi quando si interes-
sava attivamente degli Oratori maschile e
femminile di Valdocco. Le loro testimo-
nianze andranno a integrare quelle già
presentate nel primo Processo da coloro
che conobbero don Rinaldi più a lungo e
più da vicino. Si avranno in tal modo nu-
merosi e autorevoli elementi di giudizio,
che verranno ancora una volta vagliati
dalla Sacra Congregazione per le Cause,
e potranno portare - se è nelle intenzioni
del Signore - alla dichiarazione delle
virtù eroiche del Servo di Dio, e al ricono-
scimento del titolo di Venerabile.
Fra i testi sarà ascoltata anche una
suora che ottenne una guarigione straor-
dinaria durante l'ultima guerra mondiale,
guarigione che si auspica possa essere
riconosciuta dalla Santa Sede come mira-
colo avvenuto per intercessione di Don
Rinaldì. Si tratta di suor Carla De Noni,
oggi Superiora generale delle Missionarie
della Passione (Mondovl). Essa non co-
nobbe personalmente don Rlnaldi, ma ha
valide testimonianze da rendere perché la
fondatrice della sua congregazione fu di-
retta spiritualmente da lui per 25 anni, e
parlava di lui continuamente; anzi fu pro-
prio questa superiora che, quando suor
Carla ebbe la mandibola Inferiore frantu-
mata sotto un bombardamento aereo, la
esortò a chiedere la grazia della guarigio-
ne per intercessione di don Rinaldi.
Per tale fatto miracoloso, nel 1947 si è
svolto il processo ordinario presso la dio-
cesi di Mondovì. Tra non molto, mentre a
Torino proseguirà li Processo apostolico
per le virtù eroiche di don Rinaldi, sempre
a Mondovl sarà fatto anche il Processo
apostolico per questo presunto miracolo
di suor Carla.
j Libreria
RINALDI PIETRO
Sospinto dall'amore
Vita di don Filippo Rlnaldl
LDC 1979. Pag. 11 O, lire 2.500
"libro di famiglia": il pronipote, sale-
siano e parroco negli Stati Uniti, scrive
dell'illustre parente che fu terzo succes-
sore di Don Bosco e figura oggi tra i Servi
di Dio salesiani (la patriarcale famiglia Ri-
naldi in questo secolo ha dato alla Chiesa
una trentina di suoi componenti, come
sacerdoti o come laici nella vita religiosa).
E' questa una biografia veloce e vivace,
ma attenta alle sfumature di un'esistenza
spiritualmente ricca di valori umani. cri-
stiani e salesiani.
DE VANNA UMBERTO (a cura di)
Crescere nell'amore
L'educazione affettiva-sessuate
del preadolescenti
LDC 1979. Pag. 142, lire 3.000
L'educazione af-
fettiva e sessuale
deve trovare la sua
sede naturale nel
contesto normale
della vita, e fin dai
primi anni, come av-
viene per l'educazio-
ne dei ragazzi in altri
settori: al senso del
dovere, allo spirito di
sacrificio, alle buone
maniere ecc. Con questa premessa il libro
entra In moderata polemica con I "corsi di
educazione sessuale" organizzatì nella
scuola media, che qualcuno vorrebbe
esaustivi, cioè sostititivl dell'Impegno dei
genitori e degli altri educ,atori. D'accordo
sull'esistenza di tali corsi, ma genitori e
educatori non possono semplicemente li-
mitarsi a scaricare su di essi ogni loro re-
sponsabilità.
Il libro si avvale di notevoli contributi a
firma di Agazzi, Mina, Gozzelino, e dello
stesso curatore.
BRAIDO PIETRO
L'inedito •Breve catechismo pei fanciulli
ad uso della diocesi di Torino•
di Don Bosco
LAS 1979. Psg. 80, lire 4.500
Tra il 1841 e Il '58 Don Bosco fece ge-
mere parecchio i torchi, scrivendo e pub-
blicando una quantìtà di libri, collane,
opuscoli e foglietti destinati alla formazio-
ne cristiana della gioventù. Un'opera da
lui scritta nei '55, non si sa bene perché,
non venne pubblicata. E' stato fatto ora, in
edizione critica. dalla benemerita editrice
dell'Università Salesiana. L'Inedito non ri-
vela particolari nuovi sulla sintesi teologi-
ca o sul pensiero pedagogico di Don Bo-
sco, ma ne è una semplice e positiva con-
ferma.
E ricorda ancora una volta l'assìllo del
santo educatore per giungere - anche
attraverso a questo sussidio "mancato"
- a un colloquio veramente formatìvo con
tutti i ragazzi del suo tempo.
I
MITCHELL DAVID
Pirati, bucanieri e corsari
SEI 1979. Pag. 248, lire 10.000
Pochi argomenti di
storia riescono a
stuzzicare l'interes-
se e la fantasia del
ragazzi come ie in-
credibili avventure,
le pazzesche impre-
se e i diabolici truc-
chi di questi mostri
dall"aspetto uma-
no», come furono
definiti i pirati. L'au-
tore, noto giornalista inglese, raccoglie in
un'opera divulgativa i risultati degli studi
antichi e recenti sull'argomento, che
giungono sia pure con un po' di fatica a
distinguere il leggendario (che non è po-
co) dal vero (che è pur sempre troppo). Si
trattava di crudeli sanguinari? E quando lo
erano, perché erano diventati tali? Il libro
contiene oltre allo schizzo storico un'am-
pia scelta di poesie del pirati, illustrazioni
dell'epoca, carte geografiche e fotografie
dei luoghi che furono teatro delle gesta
piratesche.
PIANA GIANNINO
Cristiani per li terzo mlllennlo
Ed. LDC 1979. Pag. 160, lire 2.500
li libro nasce nell'ambito della rivista
giovanile "Dimensioni Nuove", dalla ri-
flessione e dal dialogo di un suo collabo-
ratore con i lettori. La "ricerca di senso'"
da parte dell'uomo d'oggi, Cristo come ri-
sposta a questa ricerca, il significato della
fede e della Chiesa, l'impegno polltìco
cristiano in questo momento di cambio
culturale, sono le tematiche affrontate.
Con taglio moderno, e con robustezza di
linguaggio. Per giovani preparati.
ZUCCOLI TINA
La balena
BENEDETTI GIUSTO
La scimmia
SEI 1979. Lire 7.000 ciascuno
Altri due bei volumi
nella collana " Dalla
parte degli animali",
che già dal titolo dice
il taglio e la simpatia
con cui sono scritti.
La balena, che tanti
considerano un pe-
sce, pretende giu-
stamente il suo posto
tra I mammiferi, e
ancor più giusta-
mente pretende un posto nel mondo,
chiedendo che si ponga fine al massacro
che inevitabilmente determinerà il suo
sterminio totale. La scimmia poi è l'ani-
male più inquietante: può suscitare mera-
viglia, Interesse, ilarità, ma anche un certo
qual disagio per quel suo essere troppo
simile all'uomo.
Per richieste: pag. 2, colonna 2.
31

4.2 Page 32

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Ringraziano i nostri santi
cinta. I medici prospettarono gravi risch i
per una primogenitura In età non più gio-
vane, creandoci ansie e timori. invece.
tutto si svolse normalmente e, sia pure con
taglio cesareo, è nato Paolo, robusto e vi-
vace.
Pancalieri (TO) Marita e Piero Pairotto
APPENDA UN QUADRO GROSSO COSI'
Il 19 gennaio 1978
mio figlio ml fu ripor-
tato a casa da scuola
perché colpito da un
..__
forte mal di schiena,
tanto che non riusci-
va più a c amminare.
Allarmatissima, io lo
portai subito all'O-
spedale, dove fu
trattenuto per analisi
perché il suo caso ru
giudicato piuttosto grave. lo, insieme con
lui, inizlaJ subito una novena a Maria Au-
siliatrice e a San Domenico Savio. Dalle
lastre parve trattarsi di scoliosi, ma il trau-
matologo affermò Invece che era una for-
ma di paralisi psichica, e che dipendeva
solo dal ragazzo il superarla. Me lo riportai
a casa Il male si aggravò: crebbe il dolore
alla schiena, e tutt'e due le gambe rima-
sero paralizzate. Non cl scoraggiammo,
continuammo a pregare.
Il 18 febbraio incontrai per caso una si-
gnora molto buona che aiuta tutti, e senti-
to il caso pensò lei stessa a mandarmi a
casa un bravissimo traumatologo. Questi
sospettò un'affezione di tipo tumorale alla
spina dorsale, e consigliò il ricovero a
Brescia per leanalisi. Il giorno prima portai
li ragazzo dai Salesiani di Borgomanero e
chiesi per lui la benedizione di Maria Au-
siliatrice. Le analisi diedero un risultato
diverso da quanto si temeva: si trattava di
discopatia. Il ragazzo fu ingessato per 40
giorni, poi dovette portare un busto orto-
pedico per un anno, ma ora cammina
quasi senza difficoltà. Il medico di famig lia
ha detto: «Appenda un quadro grosso
COSI!•
Baraggia (Novara) Annamaria Cavigioli
ADESSO A OGNI PASSO
RINGRAZIO DIO E L'AUSILIATRICE
Mi trovavo sola in casa, quando nello
scendere dalla scala scivolai e non riuscii
più ad alzarmi. Mi trascinai fino al telefono
e awertil una parente. Accorse subito, e
fui portata al pronto soccorso. Mi riscon-
trarono la frattura dei due malleoli e del
tallone al piede sinistro, e mi consigliarono
le cure di uno specialista. Questi con-
fermò la gravità del caso, e prospettò un
intervento chirurgico, con probabile Inse-
rimento di un chiodo. intanto venne a tro-
varmi mia sorella, Figlia di M.A., che ml
portò un quadretto della Madonna e mi
disse: • Maria Ausiliatrice ti aiuterà, pre-
ghiamo con fiducia».
Dopo parecchi giorni di degenza e di
cure dolorose, fui Ingessata Non cessai di
invocare la Madonna, e quando l'ingessa-
tura mi fu tolta, il primario esclamò: « E'
riuscita perfettamente: non c'è più biso-
gno di Intervento, né di inserire un chio-
do•· Infatti adesso cammino speditamen-
te, e a ogni passo ringrazio Dio e la Vergi-
ne Ausiliatrice.
Bronte (Catania)
Ninetta Meli
NONOSTANTE 178 ANNI
PAPA' HA SUPERATO OGNI PROVA
LO scorso agosto mio papà accusò im-
provvisamente rorti dolori addominali lo
educata dalla mamma a una fede vl~a ~
intensa, invocai subito Maria Ausiliatrice
e gli altri Santi Salesiani. Anzi, siccome
proprio Il giorno prima ne avevo ritagliato
le immagini da vari Bollettini Salesiani
volli che le tenesse sulla sua persona. Ed
essi si fecero sentire: mio padre fu subito
ricoverato d'urgenza. Dieci giorni dopo,
data la fragilità dei tessuti che non tene-
vano i punti, si rese necessario un secon-
do intervento. Nonostante I suoi 78 anni
papà ha superato ogni prova, e ora insie~
me ringraziamo il Signore.
Verona
Luisa Tarocco
L'IMMAGINE DELL'AUSILIATRICE
SUL CRUSCOTTO DELL'AUTO
Eravamo in quattro su una macchina,
eravamo già in punta di un'ardua salita,
quando improvvisamente si ruppero i treni
e l'auto precipitò in discesa con Indescri-
vibile spavento nostro e dei passanti, par-
ticolarmente numerosi in quel giorno di
mercato. Una sterzata miracolosa su una
via traversa salvò noi e gli altri dalla morte
Alla gente che si felicitava con noi abbia-
mo indicato l'Immagine di Maria Ausilia-
trice posta sul cruscotto della macchina a
nostra protezione.
Desidero ringraziare la Madonna anche
per una mia congiunta affetta da sciatica e
da una grave forma di artrosi, per cui si
rendevano necessarie cure molto doloro-
se. Dopo una novena di preghiere, ogni
dolore scomparve, senza più bisogno di
cura alcuna.
Capo d'Orlando (ME) Gaetana P/zzino
OCCUPAVO IL TEMPO
LEGGENDO LA VITA DI DON BOSCO
Verso la fine di
gennaio 1978 ml tro-
vavo a letto per la
solita influenza In-
vernale, e occupavo
il tempo leggendo la
vita di Don Bosco. Mi
venne come un'ispi-
razione: recarmi, ap-
pena guarito, al Colle
Don Bosco, e chie-
dere il dono di un fi-
glio. Lo feci, con insistente fervore e a In-
saputa dl mia moglie. E il mese dopo, con
ovvio comune stupore, essa si trovò In-
RINGRAZIAMO MARIA AUSILIATRICE,
DON BOSCO E I SANTI SALESIANI:
Papà e mamma Arnulfo (Monforte d'Al-
ba) per una duplice grazia ricevuta a fa-
vore del figlio.
Arrigoni Aus//ia (Grana, Asti) per la
guarigione del marito colpito da serio ma-
lore mentre guidava la macchina. Questa
si è sfasciata, ma lui se l'è cavata con una
settimana di ospedale.
Bottinelli Aria/do e Gemma (Giubiasco,
Svizzera) per Il felice esito d i un grave In-
tervento chirurgico.
M.A.S. (Mussomell, CL) rasserenata dal
risultato favorevole di importanti analisi.
Rasano Maria (Catania) per varie grazie
ottenute a vantaggio dì tutta la famiglia.
Semeria Verrando Luisa (Imperia)
perché investita da una macchina ne è
uscita quasi Incolume, nonostante l'età
avanzata.
Spine/ Amalia (Fontanazzo, Trento) per
essere guarita da artrosi e da un triste
esaurimento.
Sorelle T. (Brescia) per aver ottenuto
grazie tanto desiderate.
IL GRAZIE DI UNA MAMMA
Grazie, Domenico
Savio, per averci do-
nato Giovanni. Gra-
zie per quella forza
spirituale e fisica che
ml ha sorretto quan-
do, colpita da violen-
ta emorragia all'otta-
vo mese di gravidan-
za, tutto faceva te-
mere il peggio per lui
e per me. Ho stretto
forte la tua reliquia, e ho avuto la certezza
che non cl avresti abbandonato. Adesso
ho posto con tanta fede e umiltà il tuo
abitino nella sua culla. Sento che proteggi
la sua crescita, sorvegli amoroso i suoi
sonni, apri e guidi I suoi passi verso le
strade del mondo. E Tu che tanto hai
amato la Madonna e Gesù, aiuta la nostra
famiglia a essere unita in un cammino di
amore e di pace. Grazie!
Figline (Firenze)
Marcella Piani
SEMBRAVA UN CASO DISPERATO
Il mio ragazzo di 14 anni soffriva gravi
dolori a lla testa, e un medico ci disse che
era un caso disperato, poteva essere un
tumore al cervello. Angosciati, lo e mio
marito consultammo un altro specialista, il
quale fece la stessa diagnosi, ma volle fare
tutti gli esami necessari, dopo i quali disse
che poteva trattarsi di epilessia o di altro
male. Decidemmo di sentire ancora un al-
tro specialista, e questi cl tranquillizzò di-
cendo che si trattava solo di emicranie ti-
piche dell'età. Nel frattempo ne parlai con
una gentile signora, nostra amica, ed essa
mi consigliò di rivolgermi con fede a San
32

4.3 Page 33

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Comodoro Rl vadavla, città a rgentina, h a dedl•
cato la chl. .a cattedrale a Oon Bosco com e
segno di gratitud ine al santo c h e mandò I suoi
missionari a evangelizzare la Patagonia.
Domenico Savio. Allora misi !'abitino al
collo del ragazzo, e cominciammo una
serie di novene. Ebbene, a distanza di un
anno il mio ragauo sta bene, e non ha più
avuto disturbi Noi siamo certi che è stata
una grazia di san Domenico Savio.
Novi Ligure (Alessandria) Maria Agnett,
MISI Lr IM 1~Gil'JI TRA I CORRE'DINO
Dopo due interventi per occlusione in-
testinale, ne dovetti subire un lerzo mentre
ero al secondo mese di attesa I medici.
viste le mie condizioni. non ml lasciavano
alcuna speranza di portare a termine la
gravidanza. Ero disperata: da quattro anni
attendevo una creatura, e ora sembrava
sfumare la gioia della maternità.
Un giorno venne a trovarmi una signora,
mia vicina d1 casa. Mi parlò d1 San Dome-
nico Savio, ml diede alcune sue Immagini
insieme con un Bollettino Salesiano, e mi
invitò a raccomandarmi al piccolo Santo.
lo misi le Immagini tra li corredino che
avevo pronto per il bambino, e pregai fer•
vidamente Tutto si risolse nel modo mi-
gliore. il bimbo è nato sano e robusto, e lo
prego ogni sera perché Domenico Savio lo
tenga sempre sotto la sua protezione.
Fossano (Cuneo)
Silvana Maccagno
RINGRAZIANO ANCORA
SAN DOMENICO SAV'O
Scozzar, Mariagiovanna (Agrigento): • Il
mio bambino è nato con un arresto car-
diaco e non dava segni di vita. In quel
momento tragico ho invocato san Dome-
nico Savio. e 11 piccolo ha subito ripreso
vita. A due mesi gli venne una doppia er•
nia, per cui sembrava Inevitabile l'opera-
zione. Ma lo ho continuato a pregare con
fiducia Il Santo, e mio figlio è perfetta•
mente guarito senza operazione•
r La Porta Rosa Maria (Catania): • Atten-
devo un fratellino, ma al mese la mam-
ma ebbe una seconda grave emorragia
che mise In serio pericolo lei e Il nascituro.
SI procedette d'urgenza al taglio cesareo,
e nacque una bambina che fu posta subito
in incubatrice. Pregammo tanto san Do-
menico Savio. e ora sia la mamma che la
sorellina, che abbiamo chiamato Letizia
Domenica. stanno benissimo•
Brentmi Francesca (Levate, Bergamo)
per aversuperato un grave intervento, che
ha tolto ogni llmore di un male Incurabile
Pina M.S. (Cagliari) perché la cognata,
dopo una gravidanza interrotta, e dopo
una seconda difficile attesa passata quasi
IUlta a letto, ha avuto Il dono di una bella
bambina
Giuseppina B.D. (Savona) per la felice
nascita del secondo nipotino, che final-
mente ha preso a camminare in modo
normale dopo mesi dl difficoltà.
Ml CHIAMANO " IL r·-----··
Ho passato tutto n
1975 con gravi di•
slurbl di salute senza
riuscire a scoprirne
le cause. Dopo molte
analisi e radiografie.
11 medico decise un
intervento chirurgico
ala cistifellea e alle
vie blllarì. Fui opera-
to 1119 marzo 1976 a
Recife. ma dopo una
quindicina di giorni Il chirurgo ml disse
che era necessario unsecondo intervento
per eliminare un " tumore maligno" allo
stomaco. Anche questo Intervento, come
il precedente. durò più di sei ore, e ml
lasciò praticamente senza stomaco.
Passano appena cinque giorni, e Il me•
dico constata una grave Infezione Interna;
durante la notte sono portato d'urgenza In
sala operatoria per un terzo lungo inter-
vento. Esco dall'ospedale dopo due mesi,
ridotto a pelle e ossa Devo continuare le
cure, Intense e dolorose, e persopportarle
debbo ingurgitare calmanti e analgesici.
Ero ormai rassegnato alla morte , e ml an-
davo preparando, mentre In Italia e In
~I HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Abate Alla Abram Pia Agnelli Maria Aiello Ausilia
Amendol■ Concetllna • Antonelll Lina • Amullo Glu1ep-
P11 Augello Giovanna• Azzopardl suorAgnese . Badano
Battlsflna 8.ut>agallo Rosina aa,bla, Mercede - sa,.
clonl Arpahee Baresi Anna Mana Bechelll AoaIna
Seltuul Claucf,a . eelmonle Marziano. Beretta V1,gIn1
Se,nasconl Gklseppa • 8-one l:ltsa • eonadonna
ao.su O Alma Sosca Marta
Cot10 Gabriella • Brega
Antonlella Bruni Rosina Bruno Sarlna • arusa Giu-
seppina Bruzzone Mafia BuUa Erlna Caetta Gl1JSep-
pIno Calcagno Angela Calderone Caterina Campo-
longo Aal!aella . Canov■ Glu"8pplna Gìorcelll • Canw
Lina Molla• Capecci Pfero-Capeilaro Odfle• Corbagnoll
Liliana Caretto Man;, Gn1%11 - Casa Giuseppa• cu.1-
nelll Fausta e flglla Castagn,no Tealdo Linda Cava-
ghano ROS8Jlna - Cavalla,, E-.• Cti,antoretto UIJana
Ch1ll1n Carmela • Cogo L&eruld■ Comba Antonoe1t1
Conlorfl Aena1a Cordone Nena · Cosattl Eugen10 Co·
sta Mnrluccla Costantino Anioni D'Adda Guido e
Adalalda. Dall'Acqua emanuele . Deambroglo Melvlne .
Brasile parenti e amici pregavano per la
mia guarigione
Verso la metà del 1978 cominciai a sen-
tirmi meglio, e ripresi qualche attività. A
settembre accettai l'invito a tornare In Ita-
lia per rivedere i parenti e frequentare un
corso di formazione a Roma. Continuai le
cure presso l' Istituto Regina Elena, finché
nel marzo del 1979 I medici te ritennero
superflue, e mi prescrissero soltanto un
controllo periodico. Tornai in Brasile, e I
medici di Recife furono dello stesso pare-
re. Quelli che mi hanno seguito durante il
corso della malattia ora mi chiamano "il
risorto "
E' mia convinzione che si tratti di una
grazia eccezionale. concessa dal Signore
per le preghiere di moltissime persone.
Don Gioachino Falca.o. che ml fu compa-
gno di infermeria per tre anni, pochi mesi
prima di morire ml disse che attribuiva la
mia guarigione al beato Michele Rua, da
lui costantemente invocato a mio favore.
Un giorno domandai al mio medico: Ha
già avuto qualche caso simile al mio?.
•Nessuno•. fu la risposta.
Recife (Brasile) Sac. Giacomo Gallo
Clelia Bosl (Albaredo, Parma) ringrazia
santa Mar ia Domenica Mazzarello per es-
sere guarita da una grave broncopolmo-
nite complicatasi in pleurite.
Il prof. Zedurl D. (Bergamo) ringrazia Il
suo antico maestro di Valsalice, mons.
Vincenzo Clmattl, a cui si è rivolto in fer-
vida preghiera, per essere guarito da gra-
ve pleurite. scongiurando un Intervento
chirurgico non pìù consigliabile per l'età.
Don Biagio Vana SDB {Torino) ricorre
con fiducia al servo di Dio S imone Srugl, e
ottiene Il suo soccorso di buon infermiere
nelle varie necessità di salute.
Baiottl /seppi Livio e Lucia (Chieri, Tori-
no) hanno invocato Artemide Zattl per il
loro piccolo. affetto da ernia Inguinale e ne
hanno ottenuta la guarigione senza Inter-
vento chirurgico. che spareva inevitabile.
Maria Rosaria Domenicano (Roma) rin·
grazia Artemide Zattl per la guarigione
della sorella
Oelaurentl Plaro e Albina- Oellsl Enza-Del TattoLuogJe
Anna De Luca Nunzia Del Mastro Carolina Suor
Demas Desollna De V110chl Ennio e Enrk:a • 01 Cristo-
loro Linquanll Francuco. Ferrandl Maria . Fondra Pina
veci Comini• Fralllnl Carmen• Gala Piera Galllzlo Flo-
ranza e Cario Garavaglia Luigia • Glachlno Alda •
Glamrnenco Scalfel Roealla • Glanaua SOralle Gldaro
V1rg111la Glgllan1 Gl1JS8111)ffla - gloana ca~lne • glolUo
rosa • ltafoaoo G1usel)IM luloano Cenneta lvaldl Clelia
La Oefenza Pinna• La Guldara Mana Carolina• La Mat-
llna Carmela• Lo Pres!I Carmela• Lo Presti Una Levato
Costantina Manzone Luisa - Marchesini Ellabetta
Marchlsio Giovanna M8Jinl Antonietta Maura Mari.a
Pia. Mauro Antoniana a Maria . Mazrocco Maria Luisa.
Monlegaua SIivio e Virginia Nuvolo Maddalena Oterl
Gouseppa • Pagano Mana PUali Paolo PrIna Giovanna
Pnnclotta Marta Ratti Isabella R■nolt Mana Al-
baudo Sanra A,çcobe<le una. Ruttile Anron10. Sacctu
G""- - SalvadOn Regina · SI/nonetti Russo Mana ·
Smeriglio Geclnla Somenzl Elisa -Spanò Sola Adnana
Spotti Anna Taleo Francesca· Tosco Antonella Vesll
Bernardina• zamaro Adrfano Zamblto Giuseppa - Zer•
boia Laura.
33

4.4 Page 34

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Preghiamo per i nostri morti
Aroaslo Domenico cooperatore
t Alessandria 5.12,1979
Era cresciuto all'Oratorio salesiano San
Paolo di Torino. ove completo nelle asso-
ciazJonl giovanili la sonda formazione cri-
silana ricevute In famlglla, e Inizio un
apostolato sociaJe a vasto raggio, spe-
cialmente tra I poveri. Raggiunse posti di
alta responsabilità nelle Ferrovie dello
Stato, e godette di alto prest19lo per la sua
competenza, la finezza del tratto e la ge-
nerosIta nella òecflzlone. Era affezionatis-
simo alla Famiglia Saleslana, e a essa
prodigò tutto se stesso fino alla fine, nello
spirito di Don Bosco.
Barbero Simone saJesiano coadiutore
t Roma a 76 anni
Già adulto, si consacrò interamente a Don
Bosco e alla vita salesiana, rendendosi
pre.zloso come provveditore In molte case
dell'lspettoria Centrale, e poi flno alla
morte al Pontrflolo Ateneo Salesiano La
malferma salute non gli servi mai da alibi
per sonrarsl al Iavo10 o al doveri della vita
comune Fedelissimo alla preghiera, rigo-
roso In fallo di povertà, fece del lavoro,
compiuto in Intima unione con Dio, la ra-
gione stessa della sua vita.
BedOn Eugenio cooperatore
t Trebaseleghe (Padova) a 84 anni
Il lavoro fu Il suo pane quotidiano, la po-
vertà nella semplicità Il suo stile di vita, la
fede in Dio Il sostegno e la luce del suoi
passi. Sua gioia e suo onore reputò l'aver
donato Il figlio, don Sante, alla Famiglia di
Don Bosco,
Chicco Caterina cooperatrice
t Lombriasco (Torino) a 87 anni
E' andata a raggiungere la so•ella Ida do-
po una vita di fede e di bontà nello spirito
di Don Bosco. Ricordava con giola la visita
dì Don Rua all'Istituto di Lombriasco, era
devota de, Santi salesiani di cul teneva
esposte te lmmaginr nel negozio. Aiutava
le missioni raccogliendo e Inviando ofler-
le Alla scuola del sa.leslano don Grosso e
del viceparroco don Serra aveva imparato
a gustare Il canto gregoriano, ed era liete
di conlrlbulre con la sua voce al decoro
della nturgla parrocchiale, alla quale par•
Ieclpò con assiduità fino agli ulliml mesi
dalla sua vita.
Dezan1Carto cooperatore
t Camereno (Asti) a 59 anni
Era un uomo buono e cordiale. onesto e
laborioso, di temperamento allegro e otti-
mista, anche se velato da tenue ombra di
mestizia per aver perso la mamma In gio-
vene età. Conosceva e amava Don Bosco
sia per meuo delBollettino Salesiano, sia
aurave,so Il fratello Pietro, salesiano coa-
diutore da30 anni missionario tn Australia
Durante Linda cooperatrice
t Taranto2011 .1979
Mamma Linda fu quanto dì meglio si possa
uovare In una mamma una sorgente dl
luce, una dedizione mai stanca, un cuore
di cui ognuno poteva beneficiare a lllolo
puramente gratuito, perché la sua dispo-
nibilità era su misura evangelica, cioè
senza misura. La re<Je, a cui era salda-
mente ancorata, fu sempre la sua forza e Il
suo coraggio. Dopo aver donato la figliola
al Signore netrlslltuto delle FMA, tu certa
che Maria A. e Don Bosco gliel'avrebbero
sostituita In qualunque necessilà. Ed era
moantevote quando raccontava i loro pic-
coli e grandi interventi nella sua vita
Cooperatrice fedelissima, testimoniò al
mondo un Incontaminato vfvere cristiano
Intessuto di responsabttlta.
Flnl>lo Rosario exalllevo
t Gorizia a 38 anni
Un Infarto ha stroncalo questo giovane
exalllevo che occupava la cattedra di
Economia e Diritto nell'Istituto "Ferml" a
Gorizia. Era un docente amato e ascottato
per la serietà della sua preparazione e per
la bontà con cui Insegnava. secondo lo
spirito di Don Bosco. Era appassionato dt
studi giuridici, ed ere g1ud1ce onorarlo
presso la pretura e Il lrlbunale. Coltivava
pure la passione per Il giornalismo, ed era
vicepresidente regionale dell'Ordine dei
giornalisti, animato In tutto dal gusto della
ricerca e dell'approfondlmenio.
Padroni aac. Glov. Battista salesiano
t Méxlco (Messico) a90 anni
Nato in provincia di Sondrio, studiò nel
collegio salesiano di quella città e ,vi ma-
turo la vocazione religiosa. Emise la pro-
fessione nelle meni di Don Rua, e a 20 anni
parti per Il Messico, ove lavorò quasi inln-
terroItamen1e lino alla morte Fu Inse-
gnante preparato e stimato. superiore ca-
pace e amato, soprattutto fu rellgloso fe-
dele e generoso. Incarnò un Ideale di vile
semplice e pura, serene e tranquilla.
perché tutta abbandonata in Dio e consa-
c rata al bene del fratelli, specialmente nel
minlslero sacerdotale
Sardi Luigi salesiano coadiutore
t a Torino a 84 anni
Perse la mamma a 2 anni, e crebbe tra gli
stenti e le umllJaz1onl. Nel 1915 fu sul fronti
della prima guerra mondiale, dopo Capo-
retto fu dato per disperso. ell suo nome fu
scolpito sulla lapide del caduti. Ma nel
I 919 ricomparve sano e salvo. Andò a
Torino per guadagnarsi Il pane, e fu at-
tratto dalla vita salesiana. Don Bosco gli
Ieeeun grossoregalo. nel 1929Luigi ebbe
la Slngolare ven1ura di gu,dare Il carro
trionfale che trasportava l'urna del Bealo
da Valsallce a Valdocco. La sua mansione
principale fu quella di provveditore, e di-
mostrò la sua abilità soprattutlo nella se-
cond$ guerra mondial e quando si trov-ava
nella casa di Bollengo con 150 chierici,
oltre Il personale e le suore. Quando l'età
gli lmpedl di lavorare, si preparò all'In-
contro col Signore con la preghiera e con
l'offerta generosa della sua vita
Setti Sac. Guido salesiano
t Pletrasanta (Lucca) a 69 anni
Salesiano autentico, amò I giovani, so-
prattutto I più poveri e gli orfani del lavo-
ratori. Fu apostolo della buona stampa, tra
I primi collaboratori della Elle DI Cl e della
rivlsta Giovani. Esplico Il suo zelo sacer-
dotale sopra1tu1to nella sacra predicazio-
n~ parlando non solo alla mente ma plu
ancora al cuore del giovani e dei fedeli.
Scale,andl sac. Chlallredo saleslano
t a Alessandria a 71 anni
Maturo la vocazione saleStana studiando
nel Collegio S. Giovanni Evangeilsta di
Torino. Nel 1925par0 per le missioni, e per
26 anni lavorò In Perù e in Bolivia. Tornato
In patria. svolse la sua attività special-
mente ad Alessandria, ove è ritenuto uno
del fondatori dell'opera. Infatti, seppe ti-
rare su dal nulla Il centro ricreativo ..Padri
di Famiglia", si dedicò con passione e
genialità per Il decoro della chiesa par•
rocchlale; soprattutto lavorò, contro ogni
speranza, per realillare Il Centro di For-
mazione Professionale, che oggi svolge
una promettente attività di formazfone
umana e cristiane a favore della gioventù
Tarfcco sac. Andrea salesiano
t a Las Pecfras (Uruguay) a 74 anni
Era nato a Bordighera. Divenlato salesia-
no e sacerdote, partl In età già matura per
l'Uruguay, e vi lavorò per 25 anni. Don
Aoorea era soprattutto sacerdote. sem-
pre, con tutti: per le strade e nel campi, coi
giovani e col poveri, predicando più con
l'esempio che con la parola Anche quan-
do fu colpilo da emiplegia continuò a d&-
dìoarsi a quelli più bisognosi e sofferenti di
lu,, e ad essi dava tutlo quello che riusciva
ad avere. Nutnva un particolare amore per
la Vergine, e ad essa affidò la sua vita nel
momento estremo dell'Incontro con Dio.
Suor Teresa Maddalena di Maria A.
(Giulia Quaranta)
t Lagnasco (Cuneo) a 100 anni
Nel 1898 entrò a Nizza Monl, tra le FMA, e
nel 1900 fu destinata alle missioni del Pa-
raguay e por del Brasile. ove lavoro e
pregò per 20 anni, Tornata in Italia. sentl Il
cuore assetato dj sllenzio e di contempla-
zione. Cosi ottenne di entrareal Carmel o,
ove prese Il nome di suor Teresa Madda·
lena di Maria Auslllalrìce per riassumere Il
suo Impegno e Il suo programma: pregare
e offrire la vita con l'ardore di Teresa e con
/'aiuto della mamma (Maddalena), per la
fedeltà della Congregazione Salesiana,
per le vocazioni salesiane e carmelitane. e
per I sacerdo/1, Ha superato 1100 anni, dì
cui 82 passati nella vite religiosa latta di
preghiera e di lavoro; eppure si senllva
giovane. perché gustava glè quaggiù l'e-
terna giovinezza del Ciclo.
Trfvellato Sac. Domenico salesiano
t Camposanplero (Padova) a 71 anni
Maturò la vocazione salesiana nel collegio
E.sie, e la coltivò oon coraggio e umllta,
Fu direttore per 25 anni. dimostrandosi
inlraprendente nel fare, attento agli altri,
solerte nell'animare. ColllvO in modo par-
ticolare il gusto della liturgia e Il decoro
della Casa di Dlo. Amo l'Ausiliatrice, e In
suo onore seppe er~ere un tempio votivo;
sopratlullo seppe Incoraggiare numerose
vocazioni. Povero e libero fino In fondo.
heto di una vita vigorosamente austera,
possedeva una straordlnarh1 capacita di
tarsi mendico per I poveri, dì Importunare I
facoltosi - sempre In modo dignitoso -
per pr owedere al ragazzi che avevano bi•
sogno di lutto. Stendere una mano per ri-
cevere e l'altra per dare era la sua gioia, Il
canto della Provvidenza
Varlsco sac. Vlncenzo salssiano
t a Bogotà (Colombia) a 54 anni
Era partilo ancor giovane per la Colombia,
e vi lavorò per oltre 30 anni, contribuendo
in misura notevole all'espansione dell'o-
pera salesiana a Bogotà4le sue oaratteri--
stiche. erano li lavoro e l'allegria Amava e
aiutava l n lutti i modi f suol c-0mpatrloti, e
In genere I cooperatori. Ora lo ricordano
come un esempio di salesiano classico.
deditoall'oratono e ai padri di famiglia. ea
ognl opera di bene1 senza orario e senza
norme, eccetto quella evangelica della
carità che non sa risparmiarsi
Altri Cooperatori defunti
t Bertolaul Ell111betta Senna Lodg, (Ml)
CanU Antonietta ved. Moretti t Como
t Cappelletti Luigina Senna Lodig. (Ml)
Gonella Fallclla ved. Martin!
Melnf Angiola ved. Bnlllul t Prato a 88
anni
Parrinello Ma.ria t Maletto (CT)
t VIiia Maria Milano
t Zambrfnl Clara Borgomanero (NO) a 92
anni
A quanti hanno chiesto informaz,onl, annunciamo che LA D IRE-
ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA. ricono-
sciuta giurìdlcamente con D.P del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTO
SALESIAN O PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-
nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22. possono legalmente ri-
cevere Legati ed Eredità.
Formule valide sono:
- se si tratta d'un legat o · ...lascio alla Direzione Generale Opere
Don Bosco con sede In Roma (oppure a/l'Istituto Salesiano par le
missioni con seda in Torino) a titolo di legato la somma di lire....
(oppure) l'immobile sito in... per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-
colarmente d1 assistenza e beneficenza. di istruzione e educaz,one. di
culto e di religione,.
- se si tratta Invece di nominare e rede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due Enti su indicati
• ...annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-
no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con
sede In Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede In
Tonno) lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi t itolo, per
gll scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-
ficenza, di Istruzione e educazione, di culto e di religione• .
(luogo e dafa)
(firma per disteso)
34

4.5 Page 35

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Bo,sa: Santi Salesiani, a cura di Oon LuIgI
Solidarietà missionaria Cetto.TrenlO L 4.000000
Borsa: Mari• Auslllatrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio. ,n ringrazia-
I mento e mvocando protez,one. a cura di
NN L600000
Borsa: Sanll Salesiani, per la guarigione
Borse di studi o per giovani missionari salesiani
pervenute al\\a Direzione Generale Opere Don Bosco
del padre Luigi, a cura di Luisa Bellonl L.
500000
Borsa: S. Giovanni Boaco, S. Domenico
Sevlo, in memoria e suffragio di Boroggin,
Elena, a cura delle Consorelle Vlncenz,a-
ne, Sestll Levante (GE) L 500 000
Boraa: S. G lovannl Bosco, a cura della
Famiglia ClbeJ. Austria L 455.000
Borsa: /n memoria d1 G ;ovanni Pennelli, a
cura del parenti ed amici, Caserta L.
100.000
Bona: S. Cuore dl Ge1ù, Ma ria Auslllatrt-
ce e Don Bosco, m ringraziamento e In+
vacando protezione sul mieicari, a cura di
Galione Orlando, Frascati (Roma) L
Borsa: M aria Auslllatrlce, ,n memoria d1
mia madre noi 4• annlversar,o della mot1e,
a cura di De Paoli Or Fabio, Piove dI Sac·
COL 100 000
Borsa: Santi Saletlanl, ,n nngrazlamento,
a cura di Cubeta Giuseppe, Messina L.
'0000
Borsa: M arta Auslllatrlce, Don Bosco, per
grazia r,cevuta e invocando protezione. a
cura dI Usseglio Luigina. G laveno (TO)
BOfsa: M aria Au1lllalrlce, S. Glonnnl
&osco, Jn ringraziamento e ;nvocando
protezione. a c ura di Bos,o PodesIa Alba,
Torino
Borsa: Maria Auslllalrlce S. Giovanni
Bosco, In suffragio delle anime de, geni•
tori e della sorella Sr. Lorenzina, a cura di
un ex allievo rk=onoscente, Ancona L
300.000
Boraa: Don Bosco, a cura di Don Cosimo
Fraguilo. Vibo Valentia (CZ) L. 300.000
Boraa; M arta Auslllatrk:e e S. Glonnnl
Boaco. 1n r,ngraziamenro per grazia oc~
vuta, a cura dell'ex allievo Vanerio Mario
L. 250000
Borsa: s. Domenico Savio e Bealo M. Rua,
m ringraliamento per grazia r,cevuta. a
cura dell'ex allievo Vanerio Mario, Vene-
gono lnf (VA) L 250 000
Borsa: In sulfrag,o d, Angela e Paolo. a
cura della figlia Maria L. 200.000
Bor1a: S. Giovanni Bosco e S. Domenico
S1vk).1 in nngraz,amen:o e mvocando un
aruto pat1,colare, a cura d, S.D. L. 200.000
Borsa: M aria Auslllatrlce S. G iovanni
Bosco, a cura dl Malatesta Chiara Gares-
s,o (CN) L 150 000
100.000
Borsa: S. Cuore di Ge1ù, Marta Auslllalrl•
ce e Don Bosco, chiedendo grazie d'una
buona vecchiaia e d 'una buona mone, a
cura d1 De Marco Teresa. Priul (PA) L.
100000
Borsa: Don Domenico Ercoli e Don Luig,
Rerrone. a curad• Montalòo Avv Gaetano,
Grammichele (CDL 100.000
Borsa: Santi Saletlanl, chiedendo due
grazie lmpot1ant1. a cura di Fasoli Cateri-
na. Crema (CA) L. t 00 000
Borsa: S. Cuore di G..ù e Maria Ausllla-
trlce, in suffragio do/ miei genitori e della
sorella Emllia. a cura di Pessina Teresa. L
100000
Borsa, S. Cuore di GHù, Maria Auslllatrl•
ce e Santi Salesfanl, a suffragio d1 Ferrar/
Sot,a M~anese. a cura di Milanese MarlO e
tam1han, L. 100.000
Borsa: In sul/rag/o di Barassi Luigi, a cura
di Barassi Mariuccia, Grantola (VA) L.
100.000
Borsa: M erla Au1lllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento e Invocando
prolezlOne e grazie spiritual/ per la Faml-
g/,a, a cure di G Cavallo L 150 000
Borsa: M erla Auslllalrlce, a cura di De
Bernardl Vanna. Carpasio (IM) L tS0.000
Borsa: tn memona d i Provvidenza e Go-
vannl Fa/zone, I Colleghi del/'/. T./. Gan•
baldi d1 Marsala nel XXV di secerdozlo di
Don Cs/09ero Fa/zone. L 150 000
Borsa: Maria Auslllatrtce Don Bosco, In
rmgrazlemento e Invocando protezione a
In suttrag/o dei genitori. a cura di M M
Lecco (CO) L 100 000
Borsa: s. Giuseppe, per ,mperrsre un•
grazia pat11co1are, a cura di N.N Varese
L 100 000
Borsa: Marta Aualllatrlee e S. Giovanni
Bosco, i gemtori d, G,antranco, invocando
e,uto e protez,one. L. 100.000
BOfsa: Marta Ausltlatrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, invocando
protezione per tutta la Famtglls, a cura d1
N N . Celle Ligure (SV) L 100 000
Borsa: Beato Mlchete Rua, invocando
prote.z,one e intercessione. a cura di N.N..
Carmlgnano (PO) L 100.000
Borsa: Maria Ausltlalrlce Santi Saletla·
nt, m rmgrazmmento e invocando prot•
z,one. a cura di F P. Torino L 100 000
Borsa: Marta Au1lllatrlce, S. Giovanni
Bosco e O.E. Vllmara, a cura di A.C (Va-
rese) L 100 000
Borsa: Maria Au1lllatrlca e S. Giovanni
Bosco. ,n memoria de, coniugi Slmonettl
v,ttor,o e E/sie, a cura di Peragallo Sylv.a,
Ruta (GE) L. ,oo.000
Borsa: Santi Salesiani, grazie pregate an-
cora per noi. a cura di N.N. (AL) L. 70.000
Borsa: M erla Aualllalrlce e S. G lovannl
Bosco, ,nvocando protez,one. a cura dt
F.G. L60000
Borsa: Maria Auslllalr lce, In suffragio del•
lii mamma Giuseppina. a cura del flgll. L
60000
11<>r1a: Mana Auslllatrlce e Santi Salesla•
nl. ;n ringraziamento e Invocando protfl·
zione per la mia tam/glia, a cura di Parlanl
G10rgina, Bologna L 60.000
Borsa: Don Bosco, a cura di Galli Maria.
Pieveottovllle (PR) L 55.000
ORSE DI LIRE 50.000
Borsa: Maria Aualllalrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, Invocando
protez,one. a cura di Marianl .Alberto
Borsa: In memor1e della m,a buona mam..
ma
1
chiedendo
preghiera
per
me.
a
cura
di
N.N.. Poirino
aona: Don Bosco. In ringraziamento. a
cura di P L S.G
Borta: Merla Au1lllatrlce, Don Bosco e
Domenico Savio, ,n memoria di G,ordano
Maunz,o, Centallo (CN)
eorsa: S. G lovannl Bosco, In suffragio del
propri defunti, a cura di Rina a G luseppe
Rocca
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. G lovannl
Bosco, per grazie ricevute e invocando
continua protez,one, a cura di Masuelll
Francesca, Tonno
Borsa: M aria Autlllalrlce, S. Giovanni
Bosco e S. Domenico Savio, per grazia
ricevura a cura dI M L.. Napoli
Borsa: Marta Au1lllalrlce e S. Glowannl
Bosco, Implorando protezione per una
buone mot1e. a cura dI M.D. Cuneo
Bors11: Don Bosco* ,n memorie d, Mano
C/6 menrlna Miglio. a cura di Carla Ferrero
Emilio
Borsa: M aria Aualllalrlce, a cura di Ravera
Capra Govanna, Fossano (CN)
Borsa: In suffragio di Beneaet G,ovanni a
Beltramo Caterina. a cura de, figli
Borsa: M arta Au1lllalrlce S. Giovanni
Bosco, m nngraz>amento e in attesa di
protezione ed aiuto, a cure di Costanza e
Gianni. Torino
Borsa: Maria Auslllalrlce e Senti Salesia-
ni, ,n ringraziamento e invocando prote--
zlone, a cura di F P. Torino
Borsa: Maria Auslllatrtce e S. Giovanni
Bosco, per grazia ncevuts, a cura di AO--
Borsa: Don Vlncen~o Clmattt, a cura d1
Augello Anlonino, Caltanissetta
Borse: Don Beltrami, Invocando protezio-
ne. ,n m.,,.o,,a di Lorenzo e Fenny Re a
cura d1 Re v,ttono. Bo,gomanero
Borta: Don Bosco, a cura di Brembilla PI•
soni Ugo. Busto Arslz10 (VA)
Borsa: s. GlonMI Bo1co. rmgraz,ando
Invocando protezione, a cura di N.N..
Ponula
Borsa: Maria Aualllalrlce, Santi Saleslanl.
invocando protez,one su tam,gh& e mpotl.
a cura di Aria Maria. Cornellano d'Alba
(CN)
Borsa: M aria Auslllatrlc9, ,n memona di
Giuseppe e Vincenzma B,anchl, a cura di
I.C.• PoIenza
Bona: S. Giovanni Bosco, invocando
prorez,one. a cure di Lu, F. Grippo, Ca-
serta
Borta: S. Domenico Savio. per ottenere
una graz,a. a cura di Zaccheo Angiola,
Lido di Tarquoma (VT)
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Saleslanl,
Giovanni XXIU, a cura d, N.N Viarigi
Bona: Marta Ausiliatrice e Don Bosco, In
ringraziamento, a cura d• Spini Cesarina e
M Campo Tartano (SO)
Borsa: Don Bosco, in nngraz,amento. a
cura di Peloso Pasqualina. Verona
Borsa: Maria Au1lllatrlce. In suffragio di
Ines s,r,aro. a cura di Martina Dr Enzo.
Treviso
Borsa: M aria Auslllalrlce e S. Giovanni
Bosco, In ringraziamento e Invocando
protez,one sulla tamigl,a, a cura d, Barelli
Pina. vercem
Bo,·1a: Maria Au11lletrlcet Tommaso, Ma•
,,.na e Luciana chiedono protezione e gra•
Borsa: In suffragio del defunti della Famr-
glia, a cura di Rozza Angelo. Seregno
Borsa: M aria Ausiliatrice, Santi Sale1lan~
per graz,a ricevura. a cura di Dessi Salva-
tore, Cannero Riv, (NO)
Borsa: Maria Auslllalrlce e Sr. Eusebia,
per groz111 ncevuta e in11ocando protez~
ne, a cura di Barbero Piera, Isola d'Asti
Borsa: $ . Cuore di Getù, M aria Au1lllatrl-
ce e S. Giovanni Bosco, In suffrag,o dal
de'luntl mvoc•ndo protezk>ne, a cu,a dI
Ma,zza Rosina. Monopoli
Boru: S. Domenico Savio, invocando
protezione per UJ picco/a Francesca a
cura di Borello Natalina. eonemIha (CN)
Borse: Maria Autlllalrlce e S. Giovanni
8o1co, ln~ocando protezione e aiuto per
persona ammalata, a cura di Colombo
Ines. Somma Lombardo (VA)
Borsa: In memor,a e suffragio di Jole Tur•
co, a cura de, Saleslan, di Calanla. L.
100000
lredl Edoardo, Torino
Borsa: Maria Au1lll1lrlce, a cura di Brusan
Renaio. Allam (AO)
Borsa: Maria Aualllalrlce e S. Giovanni
Bosco, ,n suffragio de, nostri defunti, a
cura di N N Camogli (GE)
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Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bella
e più antica del mondo: la creazione, Adamo
ed Eva , Abramo e Isacco, il lungo viaggio
del popolo d'Israele verso la Terra Promessa .
La narrazione, illustrata da delicati disegn.i
a colori, si sviluppa come una piacevolissima
fiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediata
interpretazione del messaggio divino.
È un'opera stupenda, che affascinerà
grandi e piccini.
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SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE