Bollettino_Salesiano_197007


Bollettino_Salesiano_197007



1 Pages 1-10

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1.1 Page 1

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BIllETTIN I SALESIAN I ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCIV N. 7 1° APRILE 1970
Spediz. In abbon. post. - Gruppo 2• (70) • 1• quindicina

1.2 Page 2

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IN QUESTO NU MERO
La nuova catechesi per la Chiesa italiana
Pierino prende la droga
Educhiamo come Don Bosco: educare è facile o difficile?
Incontri umani al di là delle sbarre
Salesiani in Spagna. Parola d'ordine: demassificare
Esercizi Spirituali per Cooperatori
Giovani d'oggi a convegno
Un villaggio di vacanze per famiglie di Exallievi
Mathias e Madras inseparabili
IN COPERTINA
Gioia cristiana. Una affermazione
sempre attuale di San Domenico
Savio:« Noi qui faccia mo consistere
la santità nello atar• molto allegri.
Procuriamo soltanto di evlta,e il
peccato, coma un gran nemico che
ci ruba la grai:ia di Dio e la pace
de l cuore».
La legge capitale del celibato
non si può abbandonare nè discutere
Il sacro celibato dei Preti è una legge capitale della 1wstra Chiesa latina. Abbando-
narla, o metterla in discussione non si può : sarebbe retrocedere; sarebbe venir meno
ad una fedeltà d'amore e di sacrificio, che la nostra Chiesa latina, dopo consumata
esperienza, con immenso coragg1:o e con evangelica serenità, si è imposta nello sforzo
secolare di severa selezione e di perenne n·nnovamento del suo ministero sacerdotale,
dal quale poi dipende la vi·talità di tutto il Popolo di Dio.
È certo una norma molto alta e molto. esigente, la cui osservanza esige, oltre che un
irrevocabile proposùo, uno speciale carisma, cioè una grazia su.periore e interiore
(Mt. 19, I2; 19, 29; 1 Cor. 7, 7); ed è ciò che la rende del tutto conforme alla voca-
zione all'unica sequela di Cristo e conforme alla risposta totale del discepolo, che lascia
ogni cosa per seguire Lui solo e per dedicarsi completamente ed esclusivamente, con
cu.ore indiviso, al ministero in favore dei fratelli e della comunità cristiana.
Tutto questo fa del celibato ecclesiastico una suprema testimonianza al regno di Dio,
un segno unico e parlante dei valori della fede, della speranza, dell'amore, ,ma condi-
zione incomparabile di pieno servizio pastorale, un'ascetica continua di perfezione cri-
stiana. Sì, è difficile; ma è proprio questo carattere che lo rende attraente alle anime
gfovani e ardenti; ed è più. che mai' valido per i bisogni del nostro tempo. Diciamo di
più: può diventare facile, lieto, bello, cattolico. Dobbiamo conservarlo e difenderlo, e
dobbiamo pregare affinché il Signore oggi ce lo faccia a tutti, chiamati o non chiamati,
più. profondamente comprendere, e da tutti, laici, religiosi ed ecclesiastici, stimare e
venerare.
PAOLO VI, il 10 febb1aio in Piazza San Pieùo

1.3 Page 3

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LA NUOVA CATECHESI.
PERLA
Invitiamo i nostri Cooperatori a prendere a cuore la causa
del rinnovamento catechistico in Italia, che ci viene
proposta dai Vescovi. L'interesse catechistico ha sempre
caratterizzato la Famiglia salesiana, a cominciare dal suo
Fondatore fino all'opera attuale del Centro Catechistico
Salesiano di Torino-Leumann e dell'Istituto di Catechetica
annesso all'Ateneo Salesiano di Roma.
La catechesi si rinnova
Negli ultimi vent'anni la maggior
parte dei paesi cattolici ha rinnovato
profondamente i propri catechismi:
nel 1947 la Francia, nel 1955 la Ger-
mania, nel 196o l'Austria, nel 1963
il Canada ecc. Al17i, nel giro dei due
decenni alcuni episcopati hanno ri-
fatto per ben due volte questo la-
voro: cosi la Francia nel 1947 e
nel 1965, l'Olanda nel 1948 e nel
1966 su basi totalmente diverse,
la Germania nel 1955 e nel 1969.
La spinta al rinnovamento veniva
sia dai movimenti interni alta Chiesa
c9me quello biblico e liturgico, sia
dal confronto con il mondo moderno
sottoposto, a partire dagli anni del
dopoguerra, a mutamenti rapidi e
imprevedibili.
Solo il nostro paese em rimasto
ancorato al catechismo proposto alle
diocesi italiane da San Pio X negli
anni 1905 e 1912, che ricalcava l'an-
tico formulario di mons. Casati,
,•esco,·o di Mondovl alla fine del
Settecento.
Da noi soprattutto si rendeva
dunque urgente rinnovare un cate-
chismo che, ottimo in sé, non ri-
spondeva più agli orientamenti del
Vaticano II nl.: alla situazione e ai
bisogni profondi del popolo italiano.
Il «via i> al rinnovamento è stato
dato dagli stessi Vescovi, ai quali
compete la responsabilità suprema
dell'annuncio della Parola di Dio.
È del 25 luglio 1966 un comunicato
della Commissione episcopale che
così si esprime: ... Si è riconfer-
mata la necessità di un nuovo formu-
lario a carattere nazionale per fan-
ciulli e preadolescenti, ed è stato
dato mandato all'Ufficio Catechistico
Nazionale dj prepararne le linee e il
metodo, secondo la teologia del Con-
cilio Ecumenico Vaticano II e te-
nendo conto delle esperienze fatte
anche in altri paesi».
Che si siano impiegati tre anni
ad approntare il primo testo per il
rinnovamento della catechesi in Ita-
lia, dice la complessità del problema,
che viene a scuotere una situazione
«pesante» e a intaccare una certa« tra-
dizione rimontante ad alcuni decen-
ni addietro, e la serietà con cui si è
lavorato da parte delle commissioni.

1.4 Page 4

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Il « documento di base» per il
nuovo catechismo italiano
Ciò che la Conferenza episcopale
ha presentato aHe diocesi italiane
nel marzo scorso, non è propria-
mente un catechismo, ma un «docu-
mento di base•> per il nuovo cate-
chismo. Ora, per intendere il signifi-
cato di questo termine, dobbiamo
rifarci al progetto che la commissione
incaricata dalla C.E.1. ha proposto
per il nuovo catechismo fin dal feb-
braio 1967. Lo presentiamo grafica-
mente, per poi darne un breve com-
mento.
delle diverse commissioni dei cate-
chismi secondo le età, e c'è ragione
di sperare che entro due o tre anni
i nostri ragazzi e giovani (e forse
anche gli adulti) potranno avere dei
testi finalmente aggiornati in ordine
alla loro maturazione nella fede.
Ma questo inizio rappresenta ~ià
una svolta decisiva per l'avvenire
della Chiesa in Italia. Se l'intero
popolo di Dio (sacerdoti, religiosi,
laici) saprà accogliere e attuare il
rinnovamento che viene proposto
dai vescovi italiani, c'è da sperare
che andrà crescendo tra noi una
nuova generazione di cristiani, «adulti
DOCUMENTO
di BASE
I
catechismo
per l'infanzia
I
I
I
catechismo per
la fanciullezza
I
Test i didattici
I
I
catechismo
per l'adolescenza
e la giovinezza
I
catechismo
per l'età adulta
I
per le va r I e età
I
I
I
Direttorio catechistico
nazionale
Come appare dallo schema, il
progetto contemplava quattro tappe
nell'itinerario che avrebbe guidato la
Chiesa italiana a darsi un nuovo
testo e soprattutto un nuovo stile
di catechesi:
1. il lavoro inizia con un << docu-
mento di base•> (DB), il quale offre
a tutti coloro che operano nel set-
tore della catechesi (sacerdoti, ca-
techisti, suore, genitori) i nuovi orier1-
ta111enti della Chiesa post-conciliare;
2. su questo fondo le commissioni
specializzate elaborano i catechismi
di base per le diverse età, dall'infan-
zia all'età adulta;
3. viene poi assegnato ai centri
catechistici e agli esperti il compito
di preparare i testi didattici, cioè
i libri di religione da mettere diret-
tamente in mano ai fanciulli, adole-
scenti e giovani;
4. infine l'episcopato, secondo il
dettato del Vaticano Il (CD, 44) e
avvalendosi dell'esperienza accumu-
lata in questi anni di lavoro comune
e di innovazioni, darà alla Chiesa
italiana le direttive che dovranno
guidare e coordinare la pastorale ca-
techistica nel nostro paese.
La Chiesa italiana a una svolta
Come si vede siamo solo aBa prima
tappa di questo lungo cammino,
2 anche se sono già iniziati i lavori
nella fede », capaci di assumere le
proprie responsabilità ncH'ambito del-
la comunità ecclesiale e di rispondere
in termini rigorosamente evangelici
alla sfida del mondo sui grandi temi
che angosciano l'umanità d'oggi, come
sono quelli della pace, della giustizia
sociale, della libertà. Se la catechesi
invece non si rinnoverà, continueremo
ad avere in Italia una massa bat-
tezzata ma religiosamente denutrita,
amorfa, ferma a un livello infantile
di fede, incapace perciò di reggere
aHa pressione che viene dal nostro
tempo nel senso di un disimpegno
se non di rottura di fronte al fatto
religioso.
Si intravede perciò come sia di
estrema importanza che tutti i cat-
tolici militanti (come sono ad esempio
quelli dell'A. C., i Cooperatori sa-
lesiani, ecc.), tutti i cristiani di
buona volontà, diano il loro apporto
a tradurre in realtà operante le pro-
spettive di rinnovamento proposte
dalla C.E.I.
Le idee fondamentali del
« Documento di base»
Quali sono dunque queste linee
fondamentali su cui dovrà muoversi
il rinnovamento della Chiesa in
Italia ? A questo proposito vogliamo
seguire una traccia offerta dallo stesso
Ufficio Catechistico nazionale.
1. L'intero popolo di Dio (vescovi,
sacerdoti, religiosi e laici) è responsa-
bile della catechesi. È perciò urgente
«abilitare » tutti i battezzati, ma
soprattutto i genitori, a svolgere
questo fondamentale compito di edu-
cazione cristiana dei fanciulli e dei
giovani. Se ogni battezzato deve es-
sere catechista, con la parola e la
testimoni307,a della vita, sono in
particolare i genitori che devono as-
sumere questa missione in quell'atmo-
sfera serena e sacra che fa della pro-
pria casa una vera <•chiesa domestica».
2. La catechesi è efficace se è
opera dell'intera comunità cristiana;
fallisce se viene isolata neHa sola
famiglia o scuola o parrocclùa. Il
«documento base >> ritiene perciò
che è di estrema necessità promuo-
vere w1a pastorale d'insieme che sol-
leciti e coordini meglio gli interventi
educativi della famiglia, della scuola
e della parrocchia.
3. L'obiettivo a cui si deve mi-
rare da parte di tutti i catechisti
(sacerdoti, maestri, genitori) è la
formazione di una mentalità di fede
nel battezzato. Non serve educare
a una pratica religiosa o ottenere
che s'impari a memoria il catechismo,
se manca questa formaziClne di<• men-
talità». I genitori e gli educatori
avranno fatto una valida catechesi,
quando il giovane (< pensa, giudica e
decide la propria azione>> secondo
la fede. Questo è ciò che il «do-
cumento base >l definisce come << men-
talità di fede ».
4. Gesù Cristo è centro del mes-
saggio cristiano e nucleo ispiratore
della mentalità di fede. La catechesi
annuncia non <<qualcosa>) (una lista
di dogmi, un elenco di precetti,
un insieme di riti), ma <•Qualcuno•>.
Una catechesi troppo nozionistica e
astratta non è bastata a formare
autentiche personalità cristiane. La
nuova catechesi dovrà essere posta
in chiave personalistica e impegna-
tiva. Questo è appunto il <<centro
vivo » del suo messaggio: il Padre
ci chiama nella Chiesa perché, per
mezzo di Cristo e animati dallo
Spirito Santo, ci mettiamo a servizio
del mondo «a lode della sua gloria >J.
5. A quanti fanno catechesi. il
<< documento base )> indica infine la
legge fondamentale del metodo ca-
techistico: fedeltà a Dio e fedeltà
all'uomo. I catechisti dovranno perciò
costantemente riferirsi alle fonti della
fede (Bibbia, vita della Chiesa, li-
turgia, creato) ed essere nello stesso
tempo attenti all'uomo, alla sua
mentalità, alle sue esigenze, avvalen-
dosi in questo compito dell'apport?
delle scienze antropologiche: psico-
logia, sociologia, pedagogia.

1.5 Page 5

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Si chiamino Pierino o Pierina,
abitino al Nord o al Sud,
abbiano diciannove o dodici anni,
per molti ragazzi italiani sta scoppiando
il « boom della droga giovane », quello
che forse sarà il fattaccio degli anni Settanta.
Quindicimila, si calcola, sono già
in Italia i ragazzi drogati.
Ragazzi afflitti da un male profondo,
affettivamente orfani, spi.ritualmente
senza ideali. Ragazzi che difendono il loro
vizio dietro gli alibi della moda,
della cultura psichedelica, di una fasulla
esperienza religiosa, della protesta
contro la società disumana.
Ragazzi che col loro dramma chiedono
alla parte migliore della società di essere
protetti dall'inferno interiore che li divora.
Proprio non ci volevano, i soliti adulti guastafeste.
Lui, Roberto il capellone, la festa quella notte l'aveva
organizzata a dovere. I suoi clienti, ·sistemati in un
attico all'estrema periferia di Bari, erano giovani e
giovanissimi, ragazzi e ragazze tra i dodici e i dician-
nove anni. Alcuni erano già partiti per il «viaggio»
- come lo chiamano - verso le zone affascinanti del-
l'inconscio: stavano accovacciati qua e là, pallidi, calati
nel loro stupore, con le pupille immobili affogate in un
mare di albwne venato di sangue. Altri, bicchiere in
mano, con gesto ieratico stavano trangugiando la po-
zione di filtro magico. Sul tavolo scatolette di pasticche,
e fiale sfuse di metedrina. Poteva essere una notte fan-
tastica come le altre, invece irruppero i guastafeste:
gli agenti della Squadra Mobile e le assistenti della
Polizia Femminile. E finirono tutti in questura.
L'episodio, uno dei tanti, viene a dire che il terribile
«Pierino > ora prende la droga. << Pierino ~ nel senso
più esteso della parola, cioè i nostri ragazzi. Questo è
il fatto straordinario: una Yolta la droga era roba da
adulti, ora sta diventando roba da ragazzini.
Una volta, cioè tre o quattro anni fa. Il boom
della droga giovane è appena di ieri, esplode in questi
giorni, sarà probabilmente il fattaccio degli anni Set-
tanta. Vedremo i nostri ra~azzi stare spesso e volentieri
lontani da casa, tornare cluusi in se stersi, imbambolati,
straniti, abulici. Assisteremo ai loro insuccessi scolastici,
li vedremo perdere l'interesse per ciò che prima li
appassionava, e alla fine scopriremo la paurosa verità:
senza che ce ne fossimo accorti, sono diventati pr igio-
nieri della droga.
I SOGNI SEGUONO LA CORRENTE DEL GOLFO
Le ondate della droga partono da molto lontano, e
giungono in Italia seguendo la Corrente del Golfo.
Muovono dal continente americano, tocc'ano le isole
inglesi, s'infrangono tra i fiordi scandinavi; poi si river-
sano sul continente europeo: attraverso la Germania
rifluiscono in Svizzera, in Francia, in I talia e anche in
Spagna. Marijuana e hashish in Italia c'erano anche
prima, ma si fumavano in ambienti ristretti, in circoli
cosiddetti artistici, fra letterati e attori. Costituivano
un problema circoscritto per una pittoresca e discu-
tibile élite. Dall'estate scorsa, invece, stanno diven-
tando un problema dì massa.
La droga arriva abbondante negli zaini dei biondi
capelloni che con la stagione buona calano dai Paesi
nordici. Basta un «pane > di mezzo chilo di hashish,
opportunamente sbriciolato e venduto, per pagarsi le
vacanze italiane. I zazzeruti (< corrieri della droga >> pra-
ticano prezzi «onesti>>: per un grammo di hashish
chiedono da 600 a 1000 lire, e con un grammo, a saper
fare gene le parti, si possono confezionare anche cinque
sigarette rivendibili a 350-600 lire l'una. Le pasticche
violette di LSD costano più care, sulle 1000 lire, in
compenso offrono un «viaggio » in cabina di lusso.
I ragazzi di solito diffidano delle droghe << esplosive 1>
tipo morfina o eroina, che costano ancor più care, e
all'inizio si orientano verso i prodotti meno pericolosi:
la marijuana, l'hashish, le amfetamine, la mescalina,
le cosiddette <1 mini-d roghe». E sono già in parecchi a
praticare questo turismo nel mondo dei sogni. A Roma
- dicono i responsabili - il 30% dei ragazzi si sarebbe
tolta almeno una volta la curiosità di sperimentare << ciò
che si prova>>; quelli ormai avviati alla tossicomania
sarebbero tre-quattromila. A Milano la situazione forse
è più grave ancora; il terzo posto in classifica sarebbe
in ballottaggio fra Torino, Genova e Napoli. In tutta
Italia i ragazzi intossicati sarebbero già quindicimila. 3

1.6 Page 6

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Queste cifre vanno viste in prospettiva: il fenomeno
appare ora solo agli inizi. Quel che accade oggi in Ame-
rica probabilmente si ripeterà anche in Italia, e vale la
pena dare un'occhiata fra la gioventù all'ombra dei
grattacieli di Manhattan.
IL FUTURO ARRIVA DALL'AMERICA
Le citre ufficiose riguardanti gli Stati Uniti dànno
40 milioni <li persone che hanno «provato >>, e 10
milioni di tossicomani ormai incatenati alla droga.
Le percentuali ris1ùtano altissime tra i giovani: dal
35 al 55 % di studenti avrebbero fatto uso almeno una
volta deUa marijuana. I ragazzi trovano sul cancello
della scuola l'emissario della droga che domanda in un
bisbiglio: «Hai bisogno di qualcosa?». La prima joint
(sigaretta con l'aggiunta della droga) è in omaggio; le
successive no. In ogni campus universitario gli studenti
sanno a chi rivolgersi se vogliono fare un <(viaggio>>.
La sola New York denuncia alle volte quattro morti
al giorno, vittime soprattutto della spietata eroina.
Gli ospedali americani ogni anno aumentano i posti-
letto riservati ai tossicomani, e ospitano in quantità
sempre maggiore ragazzi di quindici anni, di tredici
anni, sovente bruciati senza scampo.
Nessuna legge, né la polizia, né la scuola, né la fami-
glia, riescono ad arginare il consumo dilagante della
droga. <, Non è che un inizio>> dicono preoccupate le
autorità sanitarie americane. E aggiungono con pessi-
mismo (la &ase è di un'assistente sociale di Detroit):
«Contro questa malattia contagiosa che distrugge il
corpo e lo spirito, ci troviamo a combattere a mani nude».
Questo quadro autorizza a pronosticare il tuturo
per l'Italia.
COME SONO LE DROGHE GIOVANI
La droga di gran lunga più usata dai giovani, in
gergo la chiamano << erba >>. È la <' canapa indiana•>.
Quella adatta alle <<fumate,> si può coltivare sul balcone,
fra i gerani e i rampicanti.
È <<erba>> tanto la marijuana che l'hashish. E am-
bedue si fumano. In gruppo. Il drogato classico d'un
tempo era un adulto solitario e appartato; il drogato
di oggi è giovane e fa i «viaggi >> in comitiva. Il posses-
sore della droga di solito fa da guida e da cicerone per
la tournée degli altri. Mescola briciole di hashish al
tabacco di una comune si~aretta, poi arrotola il tutto
io un pezzetto di carta velina: ne viene fuori una siga-
retta manufatta piuttosto rozza, che ricorda i tempi del
tesseramento dei tabacchi. L'esperto l'accende e la
passa in giro. Dieci minuti dopo, i più sensibili escono
in risatine insulse; altri prendono a recitare filastrocche
senza nesso; altri si concentrano estatici nel loro mondo
interiore. Le idee si fanno lucide, le immagini prolifiche.
Poi l'eccitazione aumenta, e si diventa socievoli, esal-
ta~i, convinti che si è superiori al resto dell'umanità.
Presto l'effetto scompare, lasciando posto a un malin-
conico stato depr~ssivo. Il 90% delle droghe consumate
dai giovani in Italia è «erba>>.
Nelle reti della polizia italiana da qualche tempo
cade con maggior frequenza l'« acido>}, come lo chia-
mano, cioè l'LSD. Segno che i giovani éominciano a
farne uso. Per ora timidamente, data la sua potenza,
e con un certo timore reverenziale, come risulta dal
soprannome elogiativo che gli •è stato affibbiato: <( The
big drug •>, la grande droga. Un grammo è sufficiente
per mettere in «viaggio» una comitiva di diecimila
4 persone.
I giovani principianti si accontentano spesso di droghe.
più blande, cercandole in farmacia. Almeno 50 prodotti
liberamente venduti (non per tutti è richiesta una ri-
cetta medica) possono servire da droghe. Chi sa quali.
sono di solito ne tace il nome, ma il segreto è stat<>i
infranto e parecchi adolescenti ne sanno in proposit~
più di qualche medico. Cosl ricorrono per esempio aUe;
amfetamine, le note ((bombe•> dei ciclisti, sommi-
nistrate anche ai soldati nelle ultime guerre perché,
aumentano la fiducia in sé, stimolano le reazioni nervosej
e provocano estrema lucidità. I giovanissimi le mesco-
lano con l'innocente coca-cola, con vino o alcool.
Allo stesso modo consumano i tranquillanti e gli
ipnotici. Questi prodotti non sono vere droghe; le chia--1
mano scherzosamente mini-droghe. Si prendono sem-
pre in gruppo, ed è molto thrilling per i giovani mani-
polare le sostanze alla ricerca della dose più efficace.
In uno scantinato di Novate Milanese gli intraprendenti
ragazzi si iniettavano nelle vene lo sciroppo con oppio,
per accrescerne la potenza. Ottennero (( viaggi i> di mez-
z'ora. Continuarono finché uno di loro, colto da crisi
entrò in stato comatoso e dovettero intervenire medici.
e polizia.
SCALDA POCO E BRUCIA MOLTO
Contro le droghe, psichiatri, psicologi, sociologi,
tutori dell'ordine e responsabili della cosa pubblica
scagliano, compatti e solidali, i fulmini infuocati delle
loro scomuniche.
Essi conoscono bene l'assuefazione fisica provocata
dagli oppiacei, in particolare dalla cocaina, dalla mor-
fina e da quel demonio scatenato che è l'eroina. I loro
effetti sono tragici: scavano nella carne, sconvolgono
il cervello, uccidono la volontà.
Le altre droghe provocano quasi tutte un secondo
tipo di assuefazione, anch'essa .molto pericolosa, quella
psi.chica: si resta affascinati e sedotti dalla droga, si ha
un vivo desiderio di continuare a prenderla. Non. ne
va esente neppure la blanda marijuana. Forse in se
stessa è davvero - come qualcuno sostiene - meno
pericolosa dell'alcool, ma molte volte diventa il << rom-
pighiaccio >> che apre la strada verso l'uso di droghe più
pericolose. Su cento persone che provano per una volta
la marijuana, almeno trenta ripeteranno l'esperienza,
e dieci non smetteranno più. Sanno poi che l'hashish
è sei volte più potente, che l'<< acido» fornisce sogni di
qualità «super•>, che esistono paradisi artificiali ancor
più estasianti: non si fermeranno _più. È l'<! escalation
della droga>>.
I ragazzi escono daU'esperienza profondamente dan-
neggiati. Anche se si tratta della semplice marijuana.
Perdono interesse per la scuola, la carriera, la vita.
Diventano deboli di fronte alla sofferenza e aUe diffi-
coltà, incapaci di assumere responsabilità, incapaci di
scegliersi un partner per la vita perché rifiutano gli
altri come in pratica rifiutano se stessi. Finiscono per
installarsi nel mondo della loro evasione, lontani da
Dio non meno che dagli uomini, e consumano nella
solitudine e contro natura la loro capacità di amare.
Dice un proverbio arabo: << L'erba è come il fuoco:
scalda un poco, e brucia molto ».
A VOLTE SI SBAGLIA PORTA
Con l'<< acido», stessa assuefazione psichica, e danni
anche maggiori. L'LSD promette il paradiso, ma non
sempre il drogato infila la porta giusta e a volte entra
nell'inferno. È preso dall'ansia, dallo sconforto, dal
terrore. Il volto di un amico si trasforma in un mo-

1.7 Page 7

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La,._, di hNtllall w si porta dloattamate .._ " - , -
_ _vi_ene apirata attnw- Il - . . _ -
struoso vampiro, sempre in agguato per avventarglisi
addosso. Lo prende un panico selvaggio, urla, tenta di
farla finita. Ammazza o si ammazza.
Il paradiso non è meno pericoloso. li drogato sente in
se stesso tale sicurezza che girando per le strade si sente
capace di fermare con le mani un'auto in piena corsa.
Ci p rova, e rimane travolto. Oppure si sente cosi leg-
gero da poter volare. Apre la finestra e spicca il salto.
Ma la legge di gravità non ha preso l'« acido », è rimasta
quella di prima, e lui si sfracella suJl'asfalto.
Le mini-droghe dei giovanissimi in genere non sono
così pericolose, ma è facile che prendano loro la mano.
Le amfetamine provocano sconquassi non indifferenti
nel sistema neuro-vegetativo. In casi di vera esagera-
zione causano delirio allucinatorio, con degenza in
clinica, magari prolungata. Le pastiglie degli ipnotici
immergono in uno stato di sopore con passaggio a mo-
menti di lucidità alternati a intensa attività onirica.
È un e dormire con molte illustrazioni a colori nel testo ».
Il rischio che comportano è soprattutto di non poter
più fare a meno degli ipnotici.
I veri danni delle mini-droghe si situano però al
livello della personalità. Esse hanno una carica incon-
sciamente distruttiva, che mina il giovane dall'interno.
Per captare un piacere nella sfera vegetativo-affettiva,
il giovane rinuncia alle attività veramente umane, a
compiere atti razionali di libera decisione. Sradicato
dalla vera vita, tutto assorbito dallo sforzo di assaporare
il sogno, il giovane finisce per rinunciare alla sua e sto-
ricità >>. È un vinto, come l'apprendista-stregone di cui
racconta Wolfgang Goethe in una sua ballata: un
inesperto «stre~one in erba » volle evocare da solo gli
spinti degli abissi ma poi, non ricordando più la for-
mula per ricacciarli agli inferi, rimase travolto e sopraf-
fatto dalla furia degli elementi che aveva scatenato con
le sue mani.
TRE ALmI PER LA DROGA
Difficilmente serve dire a questi ragazzi - una volta
che hanno cominciato - che la droga li rovina, che
compromette il loro avvenire, che avvelena la loro vita.
Essi sanno difendersi e difenderla. Vi parleranno dei
vantaggi della droga, della sua liceità e necessità.
Dicono per esempio che la prendono perché oggi è
di moda. La droga difatti rientra nel codice morale degli
hippies, viene celebrata nelle canzoni dei Beatles e di
Bob Dylan, è la tessera d'ingresso in certi ambienti
giovanili. La ~ moda ~ costituisce per molti giovani un
solido e inespugnabile alibi, che fornisce loro il diritto
e il dovere di drogarsi.
I giovani difendono la droga anche con l'alibi dell'espe-
rienza religiosa. Timothy Leary, il noto« teologo e sacer-
dote della religione psichedelica •, chiama l'LSD latte
del paradiso •• e asserisce che nelle sedute psichedeli-
che si approda «a visioni di estasi, alla trascendenza,
alla liberazione dell'io dai limiti spazio-temporali,
all'unione mistica». ~ L'LSD è una saora realtà biochi-
mica - afferma. - È la porta stretta che si schiude a
un'esaltante esperienza mtstica E Aldous Huxley di
ritorno da un «viaggio » ha esclamato: u Ho visto quel
che Adamo vide il mattino della creazione•· I suoi
seguaci rifacendo il verso al testo sacro assicurano:
«In principio era l' Allucinazione •· Applicando questa
nuova teologia, le sètte psichedeliche americane fanno
del consumo della droga un rito religioso.
C'è in tutto ciò un equivoco cl1e va chiarito. L'LSD
può davvero introdurre oltre le soglie del conosci.uto
e condurre a esplorare un mondo inatteso. Ma questo
mondo appartiene alla sfera della psiche umana, e non
alla sfera del divino. L'equivoco consiste nello scam-
biare per Dio o manifestazione di Dio qualche angolo
non ancora scandagliato della propria psiche. Il teologo
Domenico Salman, che ha condotto uno studio sull'ar-
gomento, ha concluso dicendo:« Non sembra che l'espe-
rienza psichedelica legata all'uso delle droghe possa
condurre a un'esperienza religiosa autentica».
L'alibi più frequentemente usato dai giovani consiste
nel fare della droga la I.oro arma di protesta nei confronti
degli adulti. La società in cui sono costretti a vivere
appare loro caratterizzata da folle alienate, da nevrosi
collettiva, massificazione dei rapporti, appannamento
dei valori reli~iosi, contraddizioni nella cultura e nel
costume. Tutti motivi di protesta e di rifiuto. Recenti
indagini compiute in Danimarca e in Svizzera dicono
che i giovani drogati sono cresciuti i.n proporzione del
52 e 56% in famiglie poco unite se non disunite,
e per il 70% si dichiarano in contrasto con i genitori.
Il calore umano di cui avevano bisogno, non trovandolo
in famiglia, lo hanno cercato nel ,ruppo. ì\\Ia nel gruppo
hanno trovato pure il calore dell «erba» e del!'« acido~-
I MALI OSCURI
Gli alibi dei giovani per giustificare a sé e agli altri
l'uso della dro~ sono solo tentativi di mascherare le
cause vere, i disagi profondi, i mali oscuri che stanno
radicati nella nostra società e nel cuore dell'uomo.
Anzitutto, riel cuore dell'uomo. Esistono certe piaghe
dello spirito che rendono dolorosa a non pochi giovani
la fatica di crescere, di aprirsi la strada verso la maturità
e la vita. Ragazzi con l'anima gracile e il fiato corto,
ragazzi spaventati dalle responsabilità troppo grandi,
o che giudicano troppo grandi. Essi evitano l'urto fron-
tale con la realtà, rifugiandosi in zone d'evasione. Il colle-
zionismo, il tifo sportivo, il gioco, l'avventura, per loro
non sono come per gli altri un semplice passatempo:
diventano un continente in cui sbarcare per sottrarsi
all'incubo del reale. Se poi qualcuno li introduce incau-
tamente nel mondo delle allucinazioni, vi si trincerano
e non ne escono più.
E poi i mali oscuri della soci.età. A spingerli nell'im-
buto dell'evasione tante volte contribuisce proprio la 5

1.8 Page 8

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famiglia. Quella italiana sta cambiando. Fino a ieri
l'Italia .,,.antava madri fra le più affettuose del mondo;
pur con gli inconvenienti dello zelo eccessivo, i genitori
di ieri proteggevano i figli. Ora la famiglia si sta aggior-
nando secondo i canoni della società industriale, e vede
ridursi sempre più le sue numeroso funzioni tradizionali
d i carattere economico, formativo, ricreativo, assisten-
ziale. E i figli? Essi hanno bisogno di affetto oggi come
ieri e come sempre; ma non sanno più che farsene di
un calore coccolante: chiedono ai genitori un'amicizia
che sia cameratesca e e sportiva 11. Tanti genitori invece,
in ritardo con i tempi, sanno offrire solo un calore sof-
focante divenuto inopportuno; e tanti genitori non
hanno proprio nulla da offrire. (; Drogandosi e autodi-
struggcndQsi - ha scritto uno studioso - i giovani
inconsciamente puniscono i genitori per la loro man-
canza di amore ~-
Parte delle attribuzioni paterne e materne dovreb-
bero oggi essere assunte dalla scuola. :\\la la scuola è
stata finora una preparazione alla vita e non un mo-
mento della vita. Fino a ieri ha fornito ai giovani più
un bagaglio di nozioni ritenute indispensabili per
l'arrampicata sociale, che non elementi ùi giudizio per
valutare la società, o strumenti di lavoro per lievitarla
dall'interno. Un tempo questo sistema scolastico forse
era adeguato; oggi non regge più. È in atto una radicale
riforma della scuola, ma è lenta e in ritardo. Di fatto
gli studenti non si trovano ancora a loro agio a scuola;
hanno l'impressione che la vera vita verrà dopo. Sof-
frono ciò che è stato chiamato « il complesso dell'anti-
camera>>, un'attesa lunga e frustrante, prima di poter
cntrare .a pieno diritto nella società. Un'attesa molte
volte riempita di droga.
UN COMPITO PER GLI ANNI SETTANTA
Gli anni Settanta affidano alla parte migliore della
società un compito difficile: proteggere dalla droga i
giovani deboli.
C'è da aggiornare la legislazione su diversi punti.
Essa non discrimina abbastanza fra consumatore e spac-
ciatore di droga, e li considera tutt'e due alla stregua
di delinquenti (mentre lo spacciatore è di sicuro un
criminale da punire, e il drogato è quasi sempre un
malato da curare). 11 medico è ancora costretto a denun-
ciare il tossicomane che si rivolge a lui per cure: prima
d i curarlo deve denunciarlo. E poi: la legge nserva
uguale trattamento sia al cocainomane che al ragazzino
che fuma la joi11t ; in compenso non fa nulla contro
chi si avvelena con amfetamine e barbiturici.
Per la scuola la droga è ancora un argomento tabù.
I n quali libri di testo se ne parla? Eppure è importante
almeno quanto il massimo comun divisore. Biologia,
psicologia, chimica non possono ignorare certi prodotti
e certi loro effetti. ~1a soprattutto filosofia e religione
devono dire la loro parola.
Ben di più può fa re la scuola. Rinnovando i program-
mi e i metodi, deve giungere a interessare veramente
i giovani, ad appassionarli ai problemi della vita. Una
legge recente ha riconosciuto agli studenti il diritto di
assemblea; ma le assemblee SO\\'Cnte sono servite a pic-
cole minoranze per esercitare una certa demagogia.
Sarebbero invece da utilizzare per avviare i giovani a
concrete responsabilità sociali.
Ma non basta. C'è uno sforzo morale da compiere,
qualcosa che la società degli adulti ha da dare prima a
se stessa e poi ai giovani. Quando Goethe esclamava
con enfasi: , O ideale, tu solo esisti! », commetteva
certo un enorme peccato di romanticismo, ma nello
stesso rempo prescriveva una ricetta contro la droga.
Il nostro Pierino quotidiano non ha bisogno di roman-
ticismo (e sa difendersene da solo, oggi). H a bisogno di
ideali. E di D io, fonte degli i<lcali.
P rima di affidarsi ali'<< acido», P ierino forse è stato
deluso dagli adulti. Dai genitori, dagli educatori, dai
testimoni ci.,.iJi e religiosi di questa nostra società.
Forse ha trovato molti errori, molte scissioni, molti
anatèmi nel mondo, ma pochi ideali e poca fede. E a
una realtà banale ha preferito l'allucinazione. Sarà
così, o peggio, per i giovani degli anni Settanta, se non
troveranno adulti capaci di amarli con amicizia came-
ratesca e «sportiva•>, adulti che siano per loro conto
entusiasti della vita, e appassionatamente votati a un
ideale.
v:aar:.~~ A SERVIZIO DEGLI ALT RI GIOVANI
< ... A '7
N G OVANI COOPE ATOR
Anche nella prossima estate i campi di lavoro offriranno ai giovani cooperatori l'occasione di un servizio a ritmo
pieno per un loro tirocinio pratico nell'apostolato educativo.
Questo infa11i è l'aspetto 11p1co dei loro campi: mentre s1 fa l"esperienza comunitana a sfondo fortemente cristiano,
si vive a contatto con i ragazzi del luogo, ai quali si tenta d1 offrire qualcosa di proprio a loro vantaggio, quasi
a ricambiare l'amicizia e l'ospitalità.
Oltre ai campi organizzati do1 Consigli lspettoriaii. ne sono previsti alcuni a raggio nazionale.
Ecco alcune indicazioni riguardanti questi ult1m1: dureranno circa un mese ciascuno e si svolgeranno nel periodo
luglio-metà settembre.
I campi sono aperti ai giovani cooperatori, o aspiran11 a divenirlo, di età 18-28 anni.
Lavoro per la gioventù e le famiglie : soggiorni estivi per ragazii e gruppi ricreativi - Ripetizioni gratuite -
Puericoltura ed economia domestica - Prestazioni domestiche - Incontri con la gioventù.
Lavoro manuale: costruzione muraria di un'opera d1 particolare interesse per i giovani del luogo o di vera ur-
genza per la collettività.
I partecipanti si autofinanziano con un contributo proprio e con il frutto di un lavoro svolto antecedentemente
ai campì.
Località: Cupone dì Cerro (Campobasso) Palma Montechiaro (Agrigento) , Riesì (Caltanissetta)
Urzulei (Nuoro) • Talana (Nuoro).
6
È previsto anche un campo all'estero. Iscrizioni e inlormavom:· presso I rispettivi Consigli lspettoriali.

1.9 Page 9

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Educhiamo
come
Don Bosco
Educare
i giovani:
facile
o difficile?
Don Bosco entrò un giorno in una
barbieria di Torino per farsi radere la
barba. Vi trovò un ragazzetto che faceva
l'apprendista.
- Come ti chiami? - gli chiese subito
Don Bosco.
Mi chiamo Carlo Gastini.
Hai ancora i genitori?
Ho soltanto la mamma.
Quanti anni hai?
Undici.
Hai già fatto la prima comunione?
Non ancora.
Vai al catechismo?
Quando posso, vado sempre.
Bravo, bravo. Adesso tu mi devi fare
la barba.
- Per carità - interloqui il padrone, -
non si arrischi, reverendo. Questo ra-
gazzo è da poco tempo che impara. È
appena capace di radere la barba ai cani.
Non importa, - rispose calmo
Don Bosco; -se il ragazzo non comincia
a provare non imparerà mai.
- Mi scusi, reverendo; la prova, se
occorre, gliela faccio tare sulla barba di
un altro, non su quella di un prete.
- Questa è curiosa I Ma la mia barba
è forse più preziosa 7 Niente paura, signor
barbiere. (Qui Don Bosco rivelò il suo
nome e poi giocando scherzosamente
sul cognome aggiunse): La mia barba
è barba d' bosch (bosch in piemontese
significa legno). Mi basta che non mi
tagli il naso.
Il ragazzetto apprendista ci si provò.
Don Bosco subl imperturbabile il col-
laudo. « Non c'è male, - disse alla
fine, - non c'è male. Un po' per volta
diventerai un famoso barbiere». Scherzò
ancora con Gastini. poi gli lanciò l'in-
vito di venire all'Oratorio la domenica
seguente; il ragazzo glielo promise.
Pagò Il padrone, e usci. Lungo la
strada ogni poco Don Bosco si lisciava
la faccia che gli doleva e gli bruciava.
Ecco come Don Bosco conquistava i
giovani: sapeva dare fiducia e attirarli
a sé per educarli e portarli a Dio. Scrisse
con umorismo uno psicologo: « Educare
i ragazzi è facilissimo se si ha la pa-
zienza di un certosino, i nervi di un astro-
nauta e poco bisogno di sonno». Meglio
sarebbe dire: « Educare i ragazzi è facile
per chi sappia dare loro fiducia e amarli
veramente fino al sacrificio di sé».
Qual è il maggiore ostacolo ai buoni
rapporti tra educatori e ragazzi 1
Ordinariamente, è ostacolo l'incapacità
di amare i giovani fino al sacrificio.
I genitori spesso fanno consistere il loro
amore nel procurare ai figli ogni benes-
sere materiale. mentre essi cercano ben
altro. Essi vogliono trovare nei genitori
gli amici a cui confidare i problemi per-
sonali, la guida sicura nelle difficoltà
che la vita presenta loro con il crescere
dell'età. Ma ii primo passo lo debbono
sempre fare i genitori. È dìfficile che i
figli riescano a farlo per primi. Lo stesso
si può dire degli educatori. Non basta,
ad esempio, essere un buon insegnante
per educare il ragazzo; bisogna amarlo,
e dimostrargli in modo convincente il
proprio affetto.
Gli adolescenti si dimostrano spesso
disinteressati o addirittura irrive-
renti in fatto di religione. Come fare 7
Un po' è causa dell'età, un po' della
società in cui vivono. Un po' è anche
colpa degli educatori, che raramente
sanno presentare l'autentica religione del
Vangelo. I giovani respingono d'istinto
una religione fatta solo di leggi, di di-
vieti e di minacce. Ma questa non è
la religione di Gesù Cristo.
Ma era contento di aver conquistato un Quali mete debbono additare ai gio-
ragazzo. Carlo tenne la parola; la dome- vani i genitori e gli educatori 7
nica seguente eccolo puntuale all'Ora-
torio. Don Bosco lo elogiò, lo fece Anzitutto occorre aiutarli a diventare uo-
giocare con glì altri ragazzi. Terminate mini maturi e responsabìli. Poi a convin -
le funzioni religiose, gli disse urya delle cersi che senza Dio e senza fede la vita
sue celebri paroline all'orecchio; poi lo diventa un rebus inestricabile e insoste-
condusse in sacrestia, lo preparò con - nibile. È bene guidarli a fare da se stessi
venientemente e ne ascoltò la confes- tali scoperte. Per esempio, dato che si
sione. Fu tanta la commozione di Carlo parla tanto di «amore»: invitarli a sco-
che a un certo punto scoppiò a pian,gere. prire dove c'è amore autentico e dove
Anche a Don Bosco vennero sugli occhi non c'è. I risultati della loro indagine
le lagrime. Da quel giorno l'Oratorio diven-1 troveranno la conferma divina nel Van-
ne per Carlo Gastini la sua seconda casa. gelo ed essi cominceranno ad apprezzarlo 7

1.10 Page 10

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II 30 agosto dell'anno scorso un gruppo di sale-
siani di Arese fu ricevuto in udienza privata dal Papa.
Paolo \\'I ebbe parole cordiali e affettuose per tutti
(ne ahbiamo riferito nel numero di dicembre) ma si
trauenne in modo particolare con il coadiutore Dante
Dossi, che gli parlò della sua attività a favore dei gio-
vani carcerati. Il Papa lo ascoltò con viva attenzione
e poi, dandogli una benedizione speciale, gli disse:
«Quando vai a trovare questi giovani in carcere, porta
a ciascuno di loro il mio saluto, e digli che il Papa
vuole bene anche a loro>>.
Abbiamo voluto conoscere direttamente da questo
salesiano i particolari di una esperienza che ci è parsa
ricca d'interesse.
ci se11 ra e te rappresenti a
Co11gregaziorte. Vo"ebbe dirci come sia nata in lei t ea
di dedicarsi a questa attìvitd?
Xci 1955, quando l'allora mons. Montini affidò ai
salesiani il riformatorio di Arese, io fui uno dei primi
salesiani che i Superiori destinarono a quella Casa.
Conobbi cosl per la prima volta tanti poveri giovani
che la società puniva per i loro sbagli, e mi accorsi
subito ch<' la cosa di cui sentivano più urgente bisogno,
l'unica che avrebbe veramente aiutati a redimersi,
era la comprensione, l'affetto. Cosi sono diventato il
loro amico e il loro confidente. Alcuni di essi, pur-
troppo, ricaddero nel male e finirono in carcere. Sentii
il bisogno dì andarli a trovare, per riconfermare a
loro il mio affetto e la mia fiducia. Essi stessi mi fe-
cero conoscere altri compagni di sventura; altri mi
furono presentati dal cappellano o dal direttore del
carcere. Così, ora conosco e seguo decine cl.i giovani
in una cinquantina di carceri e di penitenziari un po'
per tutta l'Italia.
Dire «carcere - significa itzdicare il /110 o dove vtmgo110
rmc 111,si uomuu violenti e malvagz. A varcare que e so-
glie lei 110,i prwa timore, disf!USto, pena?
Timore, soprattutto dei carcerati, assolutamente no.
Disgusto, pena, s1, e per molti motivi. Chi non ha
mai visitato una prigione, ben difficilmente può im-
maginare quali siano le condizioni di vita di un de-
tenuto. La ma~gior parte di quegli edifici sono costru-
zioni molto vecchie (amichi castelli, fortezze o anche
conventi); sono fredde, umide, senza sole, avare di
luce e perfino di aria. Faccia il confronto con gli al-
loggi, anche modest~ nei quali abitiamo noi, e poi
pcm~i a chi .è gettato a marcire in quei tuguri. Ma c'è
di peggio. Non di rado i presumi colpevoli debbono
attendere il processo per m('si e mesi, e quando la sen-
tenza è di assoluzione, chi gli ripaga l'immenso danno
materiale e morale che hanno subito? Non parliamo
poi di certi regolamenti, talmente arretrati e irra~one-
voli da diventare addirittura disumani. Non dobbiamo
allora mera,igliarci troppo quando scoppiano rivolte
furibonde, come quelle che l'anno scorso hanno riem-
pito le cronache dei giornali.
L'opinione comune condanna questi uomini perché
hanno mancato gravemente contro la società, e ritiene
8 quindi logico che non si usino loro tanti riguardi. A

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Incontri
01801
al di la
delle sbarre
LA SINGOLARE
ESPERIENZA
DI UN SALESIANO
COADIUTORE
parte il fatto che spesso i peggiori misfatti contro l'uma-
nità restano impuniti, è certo che la detenzione deve
cercare di redimere il colpevole, non solo di punirlo.
Si deve fare ogni sforzo perché $Ìano eliminate le con- ,
seguenze degenerative, antisociali e antiumane del
carcere.
E poi, è gente che ha fatto del male, d'accordo.
Ma perché l'ha fatto? È una questione da non eludere
con leggerezza. Sa cosa vuol dire essere nati e cre-
sciuti in un ambiente di miseria, senza un minimo di
calore umano, da genitori a loro volta depravati o di-
sgraziati ; sa cosa vuol dire vedersi respinti e derisi
dalla società <1 bene» perché sporchi, stracciati e senza
cultura? Io francamente al loro posto non so se avrei
agito meglio. Non creda che esageri, le posso docu-
mentare quanto dico.
A questo punto Dossi apre un voluminoso dossier
di lettere, e ne legge alcuni brani con voce velata dalla
commozione.
<< Caro Dante, la tua lettera così piena di affetto
ha fatto piangere. Io non ho mai sentito parlare cosi.
Mio padre è morto, mia madre si è data al mestiere...
con i miei .fratelli non si va d'accordo. l\\lli sono trovato
in mezzo a una strada l>.
«Carissimo Dante, la tua lettera mi ha fatto piangere...
la tua parola è energia, è fede, è bontà, è coraggio, è
amore... sei tu che mi dai la volontà per superare questi
giorni tremendi.. . Continua nella tua opera e aiuta i
giovani che hanno avuto tante amarezze dalla vita ».
«Scrivendo da questi posti, mi vergogno e non
riesco a ca.pire come abbia potuto cadere così in basso...
solo dopo compresi lo sbaglio fatto, capii la fine che
avrei fatto, e pensa.i a mia madre... Mi vergogno di
essere al mondo, e non vedo l'ora di uscire per di-
mostrare che sono ancora capace di vivere e di lavorare
onestamente >>.
«Quando si è qui dentro, più nessuno ci pensa...
da quando lei mi scrive, sto tornando a credere al Si-
gnore, e prego tutte le sere... Mai nessuno mi ha scritto
da quando sono in carcere, tutti mi hanno abbando-
nato... sono tanto e tanto felice quando le.i mi scrive,
ogni sua lettera fa sorridere la mia cella ,>.
<< Lei è la sola persona che si è interessato di me du-
rante tutto il tempo della mia carcerazione, e mi ha
-aiutato in tanti modi a correggere il mio carattere, per
diventare un ragazzo onesto e laborioso, in modo da
potermi reinserire positivamente nella società. Le as-
sicuro che lavorerò, saprò quello che è giusto fare e
non fare, le amicizie da allontanare, gli ambienti che
non dovrò più frequentare... >).
L lf documentazione non finirebbe più. La interrom-
piamo per porre un'altra domanda.
Però sta di fatto che tra i deli11quenti ci sono anclze gio-
vani <( di buona famiglia, incensurati»: come spiega questi
casi.
Se ne sono già occupati ampiamente i giornali. Io
dirò soltanto questo: come può definirsi buona una
famiglia cbe si preoccupa quasi unicamente di cose
materiali ? Genitori che saziano i :figli di bistecche, di
vestiti e di divertimenti, ma che non sanno amarli
veramente, non hanno un minimo di capacità educativa?
E poi, ce lo conferma l'esperienza di ogni giorno, se
la famiglia non possiede il senso cristiano della vita, 9

2.2 Page 12

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Il salesiano coadiutore Dante Dossi è incoraggiato da Paolo VI a conti•
nuare la sua attività a favore dei giovani carcerati: « Pone a ciascuno ti
mio saluto e di' che il Papa vuol bene anche a loro t.
possiamo aspettarci qualsiasi sorpresa, non esclusa la
delinquenza dei figli. Dove Dio non è rispettato e
amato, non dobbiamo meravigliarci di nulla.
ln concreto, SÙ;110r Dossi, come svolge la sua opera tra
i aete11uti?
Io mi dedico particolarmente ai giovani, com'è lo-
gico per un salesiano. Poiché, come ho già deuo, quei
poYeretti hanno soprattutto bisogno di comprensione
e di affetto, io cerco di stabilire con loro un rap-
porto di vera amicizia, e il mezzo più facile per rag-
giungere questo scopo È. la corrispondenza. Alcuni
non ricevono mai posta, da nessuno. Quando vengono
a conoscere uno che si interessa di loro in modo sincero
e affettuoso, si sentono rinascere. Si riaprono alla spe-
ranza, alla fiducia, si aggrappano a me come a un padre,
a un salvatore. Senta ancora questi brani di lettera:
« Non può certo immaginarsi come la sua mi sia
giunta i;radita. Davvero nun pensavo che qualcuno
potesse interessarsi di me, tanto più in un luogo come
il carcere, relegato da tutti... >1.
<< Caro Dante, ri prego, stammi \\'1crno col pensiero,
con la tua lettera settimanaJc... Non ho che te, non
abbandonarmi, fammi coraggio, ne ho tanto bisogno.
Se_ non potrai venire al processo, scrivimi almeno,
terrò la tua lettera sul cuore, così ti saprò vicino a
me... >>.
Ma q_uesto contatto epistolare è insufficiente; appena
posso mi metto in viaggio e vado a trovare i miei amici.
Quando mi vedono arrivare, non le dico la loro gioia,
le feste che nù fanno. Le nostre conversazioni non
finirebbero più. In q_uesto modo, io posso conoscere
meglio il loro animo, fa loro situazione, il loro dramma.
In tono di amicizia affettuosa, ma leale e sincera, cerco
di aiutare il giovane a rientrare in se stesso, a esaminarsi
sulle sue responsabilità, e con pazienza e coraggio lo
1O aiuto a iniziare quella .riforma interiore che dovrà
renderlo capace di una vita laboriosa e onesta il giorno
in cui, terminata la sua espiazione. riacquisterà la li-
bertà. In questo dialogo umano, anche il tipo più esa-
cerbato e ribelle si calma e si apre alla fiducia di poter
risorgere a una vita nuova.
Le fan110 anche n·chieste di ordine maten·aze, economico?
Naturalmente. E non si tratta soltanto di s;garette
e di viveri. Molti di essi sono poverissimi, abbandonati
dalle loro famiglie, che se ne vergognano, e non hanno
soldi per pagare l'avvocato; alcuni non hanno neanche
la biancheria per cambiai·si. Allora io stendo la mano
per loro, povero per aiutare i poveri. E gli aiuti ven-
gono, perché le anime generose non mancano, tanto
più che ormai sono conosciuto, e tutti sanno dove va
a finire il danaro che mi viene offerto. Non è raro il
caso che lo stesso avvocato riduca aJ minimo le sue
esigenze di onorario.
Ma questi carcerati non hanM la possibilità di lavorme,
e quindi guadag11arsi qualcosa? Ne caverebbero a11clie
il vanta io di non mardre nell'ozio, e di addestrarsi
a 1111 avoro onesto per il ritorno in società.
Certamente. Purtroppo però in molte carceri il la-
voro non è possibile: mancano i laboratori, manca
l'attrezzatura indispensabile. Invece dove questa esiste,
i carcerati lavorano volentieri; oltre i grandi vantaggi
che lei ha detto, hanno anche la soddisfazione di poter
contribuire con il loro lavoro alle spese necessarie. E
a questo proposito mi permetta uno sfogo. Qualcuno
ha scritto che l'Italia sar-à finalmente w1 paese civile
il giorno in cui verrà approvato il divorzio. C'è da ri-
manere sbalorditi. Io ritengo che l'Italia sarà un paese
civile quando ci sarà lavoro per tutti, quando ci sa-
ranno ospedali e scuole a sufficienza, e quando anche le
carceri saranno più umane. E non il giorno .in cui
entrerà in vigore una legge che, distruggendo la famiglia,
aumenterà ancora il numero già grande di giovani fuor-
viati e delinquenti, come succede in tutti i paesi divor-
zisti. Tornando ai carcerati, ricorderò che non c'è solo
il lavoro per tenerli utilmente occupati, c'è anche lo
studio. Molti di essi hanno un vivo desiderio di stu-
diare, e mi chiedono libri di ogni genere: grammatiche
e vocabolari di lingue moderne, testi di meccanica,
di elettronica, e perfino di zoologia... In qualche car-
cere ci sono già corsi di studio organizzati, con esami
regolari e relativi diplomi. Ma sono ancora casi ecce-
zionali.
Signor Dossi, quando questi carcerati hanno scontato
la lòro pena e riacquistano la libertà, trovano facile o
di ci/e remserir.H ne la vita socia e: 'roi•ano una a-
mig ia, un lavoro, possono stare a testa a ta, o rimane
impresso il marchio de[ carcerato?
Lei tocca uno dei problemi più penosi e spinosi.
È l'incognita che tormenta il carcerato. Senta cosa
scrive questo giovane: *Che cosa succederà quando
uscirò dal carcere? Si t;peterà quello che è già accaduto
uua volta? Vorrà la società tendermi la mano e reinte-
grarmi nel suo seno o non vorrà invece rigettarmi
nel fango? Questi interrogativi hanno creato dentro
di me aridità e sfiducia ... •>.
E non sono timori infondati. Glielo posso documen-
tare con quest'altra lettera: << Uscito dal carcere, trovai
lavoro come tornitore alla Ditta... Mi fecero fare il

2.3 Page 13

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capolavoro e fui assunto con una paga superiore a
centomila lire al mese. Mi misi di buona volontà, mi
aumentarono, e avrei dovuto migliorare ancora. Andavo
benissimo, ero contento, e il capo era soddisfatto del
mio lavoro. Un giorno venni chiamato dal direttore,
il quale mi disse nel più garbato dei modi che ero
licenziato per via dei << precedenti >>, e mi promise che
non avrebbe detto ad altri il motivo del mio licenzia-
mento. Cercai un altro lavoi-o, ma porte chiuse; misi
su, in uno scantinato, una piccola officina, ma non
trovavo lavoro, e cosl finii ancora in questi brutti posti.
Perché la società non ci lascia vivere tranquilli e lavo-
rare come ogni cittadino? Abbiamo già espiato, perché
non ci vengono in aiuto? Vogliamo solo lavorare e di-
mostrare che siamo cittadini onesti... ».
uomini istintiva. ua t
ai11tare a mperarla?
Anche solo la mia esperienza, una ormai lunga
esperienza. Sono stato tanti anni ad Arese e ho
conosciuto tanti giovani che hanno maturato nella sof-
ferenza un ravvedimento sincero e stabile. Molti sono
riusciti a reinserirsi nella società e a guadagnarsene
la fiducia come gente laboriosa e onesta. Le dirò di più.
Ho trovato tra questi detenuti una generosità che è
sconosciuta a tanti altri giovani << perbene 1>. Senta an-
cora questa lettera: << L'altro giorno è venuto nella
mia cella un detenuto che piangeva. Lo avevano arre-
stato per una multa di 15 mila lire; lui non le aveva,
allora gliele ho date io. Cosi ora sono all'asciutto... 1>.
E quest'altra: << Carissimo Dante, oggi abbiamo ricevuto
il tuo pacco. Ci è giunto proprio a proposito, perché
è arrivato il freddo. Abbiamo ripartito la hiancheria
tra i compagni di cella; il resto lo abbiamo dato ad
altri ragazzi più bisognosi ... ».
La loro bontà di fondo emerge in tante lettere scritte
alla mamma con espressioni traboccanti di affetto e di
pentimento. Qualcuno ha perfino espresso in versi i
suoi nobili sentimenti. Non pochi hanno ritrovato la
fede in Dio: nel mio umi le interessamento per loro
hanno capito che Dio non li aveva abbandonati. Ci
sono addirittura di quelli che vorrebbero riscattare
il passato mettendosi al servizio dei più poveri nei
paesi sottosviluppati.
Un'ultima doma11da. Lei pensa che i nostri Cooperatori
possano fau qualcosa a favore dei carcerati?
Certo, moltissimo, come già stanno facendo alcuni
centri, ad esempio Casale, Bellun9, Bari... t tutta
questione di cuore, come diceva Don Bosco. Si tratta
di incominciare a vincere la naturale diffidenza, per
capire il loro dramma e donare un po' di affetto, di
cui sentono enorme bisogno. Andarli a trovare, te-
nere corrispondenza; visitare la loro famiglia, aiutarla
a superare le difficoltà materiali e morali, in modo
che non dimentichino il carcerato... Procurare libri,
indumenti, offrire serate ricreative o anche incontri
su argomenti educativi. Io ho trovato non pochi gio-
vani che, dopo avermi interrogato a lungo sulla mia
esperienza, si sono spontaneamente impegnati ad aiu-
tare i carcerati rinunciando a un gelato, alla sigaretta,
al cinema... Così riescono ad aiutare la moglie rimasta
sola, o i bambini piccoli, o magari la mamma vecchia
e malandata; e anche a contribuire per le spese del-
l'avvocato. Tutto sta a cominciare con fiducia e amore:
il resto verrà da sé.
Per conto mio, le posso assicurare che questa espe-
rienza ha cambiato la mia vita, e mi procura una gran-
dissima gioia: quella che deriva dalla certezza di ser-
vire Cristo, che continua a soffrire in carcere nella
persona di questi nostri giovani fratelli.
PER LA DIFESA DELLA FAMIGLIA
Nelle diocesi, parrocchie, capoluoghi di provincia sono sorti movimenti, comitati, gruppi vari per la difesa dei valori del matrimonio
e per sostenere una nuova politica familiare, piò aderente alle necessità del nostro tempo e dei nostri figli.
I Centri Cooperatori sono invitati ad aderire e animare tali provvidenziali iniziative, che rientrano nel loro programma apostolico.
A questo fine cominciamo a offrire titoli di libri che possono essere ottimi sussidi per illuminare e orientare.
In questo numero presentiamo la collana Enciclopedia della famiglia della editrice Sales (Circonvallazione Aurelia 50 - 00165
Roma), in cui vengono trattati da autori competenti gli argomenti di fondo del matrimonio, della famiglia e della educazione.
MATRIMONIC
G. Campanini, L'amore coniugale,
pag. 93 L. 350
A. Toniolo Pasquali, Armonia coniugale,
pag. 117 • L. 350
P. Gagliardi, Momenti di vita coniu-
gale, pag. 116 L. 350
A. Riva, Sessualità e matrimonio,
pag. 112 • L. 400
FAMIGLIA
A. Crivelli, I conti di casa, pag. 127
L. 350
G. Ricca, Quando la madre lavora
fuori casa, pag. 128 • L. 350
D. Volpi, Tempo libero e famiglia,
pag. 103 • L. 350
F. Franceschetti, La casa per la fa-
miglia, pag. 99 • L. 350
EDUCAZIONE
A. M. Sarti, I primi due anni del bam-
bino, pag. 96 L. 350
A. M. Sarti, Il bambino dai due ai
sei anni, pag. 103 L. 350
G. Strani, Ragazzi a scuola, pag. 103 •
L. 350
G. Donato, Ragazzi al lavoro, pag. 95
L. 350
-
C. Busnelli, I ragazzi difficili, pag. 108
L. 400
B. M. Aironi Faccini, L'adolescenza,
pag. 112 L. 500

2.4 Page 14

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PAROLA DI ORDINE
L'antica istituzione delle Compagnie salesiane rivive
oggi in Spagna attraverso la rinnovata metodologia dei
gruppi spontanei, che frantumano la massa dei giovani
e consentono un'educazione individuale. Basandosi
sulla naturale esigenza che i ragazzi hanno di agire
e sul loro senso dell'amicizia, i gruppi spontanei
propongono loro dapprima le attività del tempo libero,
ma sotto la guida dell'educatore li maturano
gradualmente alla formazione personale e all'apostolato
d'ambiente, in un clima di confidenza e di serena
12 collaborazione, come voleva Don Bosco.
H o notato - mi diceva un gio-
vane catechista in un collegio di
Valenza - che molti fenomeni so-
ciali prima esplodono in Francia,
poi passano in Italia e quindi arri-
vano qui da noi in Spagna>>. Si par-
lava di problemi giova11ili, argomento
a cui egli si appanionava, e agfiun-
geva: «Tutto sommato noi qui siamo
fortunati, perché abbiamo modo di
prevedere per tempo che cosa ca-
piterà tra qualche anno da noi: pos-
siamo leggere libri e documentazioni,
studiare i fatti altrui e prepararci
così ad affrontare in tempo le future
situazioni di casa nostra >>. Aveva
ragione questo salesiano a rite11ere la
Spagna fortunata, a11che perché di
fatt-0 - nel mondo della pastorale
giova11ile - 1io11 si limitaoo a osser-
vare i problemi ma scendono al pra-
tico, con iniziative che sono spesso
migliori dei modelli stranieri studiati.
Ho sott'occhio due volumetti uguali
nel formato e nell'impaginazione: uno
ilaliat10, un documento della 11ostra
Conferenza lspettoriale fr1titolato La
comunità educativa, del I966, e l'al-
tro spagnolo della Conferenza Ispetto-
riale lben.'ca col titolo analogo: La

2.5 Page 15

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6 SALESIANI
IN SPAGNA
comunidad educativa, posteriore di
un anno. Sembrano uno la traduzione
dell'altro. Stesse parole, stessi. titoli,
perfino stessa impostazione grafica.
Ma a un tratto il testo cambia, il
libretto spagnolo ha un paio di pa-
gine << diverse>>, due pasine che ba-
sta1w a dare nuova projo11dità e effi-
cacia a idee, orientamenti, schemi teo-
rici e realizzazioni pratiche nei col-
1,gi, negli oratori, tielle associazioni.
Ricordo, mentre visitavo un col-
legio salesiano a Zamora nel nord della
Spagna, un lungo corridoio con a si-
mstra i laboratori e a destra ampie
stanze bizzarramente ammobiliate: una
piena di cavalletti da pittori; tm'altra
con leggii, spartiti musicali e chi-
tarre; un'altra con fotografie, pelli-
cole sviluppate, bacinelle, boccette di
prodotti chimici; altre stanze ancora,
tutte segnate dal pittoresco efferve-
scente attivismo dei ragazzi. «Sono
le sale - mi spiegarono - dove si
riuniscono "los grupos naturales"
per le attività del tempo libero>>.
Rù:orM, mentre visitavo uno dei
tanti collegi di Barcellona, un altro
corridoio che a sinistra dava sulle
vetrate multicolori della chiesa nuova
e a destra portava in una decina di
salette piccole, tutte uguali, ciascuna
con due pareti a vetro, im tavolo ro-
tondo basso che quasi la riempiva, e
otto o nove sedie intorno. << Sono le
salette - mi si spiegò - dove s.i riu-
niscono "los grupos naturales" per
le adunanze cli tipo formativo~ .
Proprio di questi gruppi, che
chiamano naturales e in Italia spon-
tanei, si parla nelle due pagine << di-
verse>> del documento spagnolo. Sono
essi che, con la loro particolare im-
postazione, dàtmo un volto tipico alla
pastorale giovanile di Spagna.
Un uom o nell'occhio
del ciclone
Come capita quasi sempre, nell'oc-
chio del ciclone. - al centro del vortt'ce
di idee e di iniziative - c'è un uomo.
Solo, in disparte, r~ffessivo, attivo.
Sono andato a scovarlo a Madrid,
al secot1do piano della longilinea casa
salesiana di Calle Alcalà.
Don Antonio Mélida, 44 a,mi, già
direttore a Valenza, poi delegato ispet-
toriale pe, la pastorale giovanile, poi
promosso a delegato nazionale, ha il
viso tondo, roseo e un sorriso che di-
sartna. Capisci come i ragazzi dove-
vano essere entusiasti di lui.
«Vede - mi dice - i ragazzi
che ci arrivano in collegio formano
una massa, sulla quale è difficile
influire. Bisogna frantumare questa
massa. È ciò che chiamiamo "de-
massifì.cazione". Cioè bisogna fare in
modo che i giovani si raccolgano
in piccoli gruppi attorno a un su-
periore: allora si potrà influire su
cli loro. La demassificazionc però è
solo una parte del lavoro educativo:
la seconda è la "socializzazione".
Il ragazzo viene restituito ai suoi
compagni (e domani alla società e
alla Chiesa), per vivere fin dal col-
legio, dal circolo, dall'oratorio, le in-
tense relazioni sociali». E don Mé-
lida tira fuori i volumetti mila << co-
munità educativa».
Li scorre rapido, con la matita in
mano, trova i punti chiavi e li sotto-
linea. << Il salesiano - sottolinea nel
volumetto italiano - è un inviato
dalla Chiesa ai giovani d'oggi>>. E
poi: «La formazione integrale del
giovane è opera cli tutta la comunità
educativa». E ancora: << La comu-
nità non può sussistere validamente
se agli allievi si richiede solo di ri-
cevere, di assimilare e eseguire, senza
consentir loro, chiedere loro, cli
pensare, di dare, e entro certi limiti
di decidere,>. E piu avanti: << Educare
l'uomo è renderlo libero. La conse-
guenza è evidente: io, come educa-
tore, non avrò fatto nulla se non
sarò arrivato a far volere il mio
allievo. Non far fare, ma far volere
fare>>.
·
La matita di don Mélida sottolinea
ancora << l'aspetto dinamico e atti-
vistico dell'assistenza salesiana, con.
cui il semplice sorve~liare ha ben
poco in comune>>; infatti <• l'educa-
tore convive con gli allievi, parte-
cipando alla loro vita, interessandosi
dei loro problemi, prendendo parte
aJle loro conversazioni e ai loro giochi,
e intervenendo a rettificare idee, a
correggere ragionevolmente giudizi e
valutazioni ». Educare così è difficile,
richiede una capacità di amare e u11a
dedizi01ze assoluta, ma è educare se-
cotulo Don Bosco.
<< I grupri spontanei - dice Mrr
Mélida - si innestano proprio su
questi principi. Noi insistiamo molto
perché questi gruppi siano liberi >>. E
legge - questa volta dal volumetto
spag11olo - una raccomandazione:
«Si procuri soprattutto che i gruppi
nascano e si sviluppino per inizia-
tiva spontanea dei ragazzi ►>. «Del
resto - aggiunge - Don Bosco
nella biografia di Domenico Savio
aveva scritto a proposito delle Com-
pagnie: "Esse si tenevano con li-
cenza dei superiori, ma erano assi-
stite e regolate dai giovani stessi».
L'iniziativa era dei giovani.
<< Ora in Spagna torna a essere così.
All'inizio dell'anno il catechista sug-
gerisce le iniziative possibili. I ra-
gazzi nelle ricreazioni discutono le-
attività da svolgere e si scelgono tra
loro, in modo che ogni gruppo sia
formato da amici affiatati. E si co-
mincia».
Il documento spagnolo - siam<>
alle due pagine << diverse» - prosegue
così: E << necessario distinguere tre
tipi di gruppi, secondo le loro fi-
nalità. Primo tipo, gruppi puramente
sportivi, artistici, culturali, in rela-
zione con il divertimento e il tempo
libero». Commenta do11 Mélida: «Sono
i gruppi a cui qualsiasi ragazzo si
orienta spontaneamente, seguendo it
proprio istinto e il proprio gusto,
per quel bisogno irresistibile che ha
di fare, cantare, suonare, giocare in-
sieme con gli altri. Ma molti di questi
ragazzi sono già in grado di riunirsi
a scopo formativo, per discutere su
qualche problema e impegnarsi nella
vita spirituale. Per costoro c'è il
secondo tipo di gruppi».
Legge dal volumetto: << Sono gruppi
diretti essenzialmente alla formazione
personale di ciascun membro, anche
se per costituire il gruppo si utilizza
qualche attività ricreativa o cultu-
rale». «All'inizio - aggiunge do11
Mélida - si tratterà di attività sem-
plici di vita sociale, come aiutare i 13

2.6 Page 16

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compagni. Ma vogliamo che i gruppi
non si fermino al primo stadio,
quello del tempo libero, ma appena
diventa possibile giungano al se-
condo. Col passare del tempo l'at-
tività formativa del gruppo può di-
ventare la principale, senza però
che venga abbandonata l'attività del
tempo libero i>.
«E naturalmente - aggiunge -
si va oltre. Il gruppo formativo può
maturare al punto da accettare di
svolgere un lavoro apostolico a ser-
vizio dei compagni sul piano organiz-
zàtivo riguardo alle attività del col-
legio o dell'oratorio. Si ha cosi il
terzo tipo di gruppi (e legge dal vo-
lumetto): "I gruppi di formazione,
ma con intento e azione apostolica
nell'ambiente in cui vivono". Sono
gruppi di dirigenti, che aiutano il
catechista e il consigliere, e si assu-
mono anche la responsabilità di ani-
matoci nei gruppi dei compagni più
piccoli».
Don Mélida s'infervora come chi
sa di essere dalla parte del giusto:
<i L'importante nell'educare diventa
il far passare i ragazzi da un tipo
di gruppo all'altro i>. «Una delle
mete che l'educatore ha da conse-
guire per gradi - è scritto - è di
far sl che i gruppi veramente forma-
tivi si orientino all'apostolato attivo,
e che quelli puramente ricreativi o
culturali si completino presto con
riunioni di carattere formativo».
Alla domanda su come fu11ziotia120,
dori Mélida risponde cori franchezza:
«In parecchie case salesiane molto
bene, in altre più o meno, in altre
non si fa ancora nulla. Ma abbiamo
cominciato solo da tre o quattro anni.
Su 80.000 ragazzi raccolti nelle no-
stre opere, 30-35.000 si riuniscono
già. E quel che più conta, sono
soprattutto i ragazzi più grandi>>.
Non mi restava che andare a ve-
dere, e so110 partito per Zamora, il
collegio che ha 1m corridoio ammobiliato
dal pittoresco attivismo dei ragazzi.
I gruppi spontanei di Zamora
«Certo che ci vogliono i gruppi.
Per rompere la monotonia dell'in-
ternato. Il ragazzo vive con noi
tutte le ventiquattro ore del giorno
e dopo qualche mese è stufo. Ma
dovrà sopportare e farsi sopportare
fino alla fine dell'anno scolastico. La
"routine" assorbe, spreme, soffoca
il ragazzo». A parlare così è il cate-
chista di Zamora, don José Sama11iego,
il resp011sabile di quel famoso corri-
doio.
fl suo ufficio, in cui mi ha trovato
a fatica un posto a sedere, porta dap-
14 pertutto le tracce di mille iniziative,
sbozzate, cominçiate, troncate, fir;ite1
éonsumate, e relegate all'angolo. Con-
ti11Ua: «Nel nostro collegio notiamo
che quei ragazzi che esercitano qual-
che attività, che cantano, dipingono,
fotografano, sopportano poi 1a viti!.
dell'internato molto meglio degli al-
tri. Il ragazzo che riesce io qualche
attività acquista sicurezza, fiducia di
sé, e quindi si dispone a una vita
tranquilla. I ragazzi più malcontenti,
più critici sono quelli non impe-
gnati in nulla. Questi gruppi ven-
gono incontro a un'esigenza fonda-
mentale dei giovani, che è l'afferma-
zione della personalità. Il motivo è
che nei gruppi essi si sentono con-
siderati come persone. È quel che
noi vogliamo, ciò che chiamiamo
con parola d'un certo effetto la de-
massificazione ►>.
Anche lui ha pronu11ciato la "pa-
rola". Don José Samaniego è gio-
vane, alto, sottile, pieno di fuoco;
fatto per mettere sossopra il collegio.
Fino a stancare i ragazzi. Fi110 a
stancare anche i confratelli.
A Zamora i confratelli sono tutti
mobilitati per i gruppi. Mi faccio
fare l'elenco delle attività. Ci sono i
gn1ppi sportivi, sotto l'egida del con-
sigliere. Una figura, quella del co11-
sigliere, che nella comunità educàtiva
basata .Qti gruppi spontanei viene molto
v,alorizzata: le attività del diverti-
mento e del tempo libero rientrano in-
fatti nel suo dominio.
Ci sono i gruppi fotografici, il
gruppo del cine, i gruppi della mu-
sica, i g_ruppi dei lavori manuali, i
gruppi delle bacheche, il çruppo dei
giomalisti, il gruppo dei pittori...
Don Samaniego è sicuro di aver di-
menticato qttalche gruppo. S0110 tanti.
Come catechista cura in 11wdo speciale
i trenta e più gruppi di impostazione
formativa e apostolica. Lo aiutano i
confratelli e anclze i ragazzi più alti.
Questi ultimi li riunisce ogni setti-
mana, e tutti insieme preparano l'z'n-
contro con i loro fratelli più piccoli.
Avanzo qualche diffidenza verso
questi «educatori i11 erba>>. E don Sa-
maniego: «Dipende dal -lavoro che
si fa con loro. Alcuni di questi miei
giovani appartengono al movimento
Adsis, e fanno molto bene. La re-
sponsabilità che hanno assunto di
fronte ai compagni più giovani li
impegna a lavorare in profondità,
a condurre una vita di te&timonianza,
alla coerenza tra quel che dicono e
quel che fanno. Li obbliga pure a ri-
flettere, a farsi solide idee personali.
Per i ragazzi più giovani, ha molto
peso l'influsso di un compagno più
grande che s'impegna seriamente
con loro; essi rimangono impressio-
nati dall'esempio dei più grandi ».
Vedere, giudicare, agire
È interessante come funzionano
gruppi formativi. Ogm anno la CQtn~
missione 11azionale di pastorale giova-
nile - formata da dan Mélida e dai
delegati. ispettoriali - lancia una
campagna generale, t.Jtl gra11de tema
da dibattere (per il 1968-69 il tema
fu Vangelo e gioventù). Dal Ce11tro
partono poi i sussidi.
111 primo luogo ttna rivista per i
dirige11ti, bimestrale, Técnica de Apos-
tolado. Poi don Mélida invia un
Piano di attività e riunioni diviso per
trimestri.
E _per og11i riunione spedisce i fogli
con gli schemi delle adunanze. Sono
35.000 copie di schemi, i·n due tipi,
pe, i ragazzi piccoli e i grandi, e
per ogni adunanza.
Le riunioni seguo110 il metodo "Ve-
dere, giudicare, agire". Si aprono con
una preghiera preparata su misura
per l'argomento e recitata in comune;
poi vengono presentati i fatti, tolti
dalla vita, dalla cronaca, dal Van-
gelo, dalla storia. Fatti chè conver-
go110 su un aspetto del tema generale.
Si tratta di giudicarli, e la scheda
suggerisce diverse domande orientative.
Nasce la discussione: i ragazzi parlano,
ascoltano, replicano, si aprotw, si
accalorano. Ora si tratta di c011cludere
la discussione, di esp, imere un giudizio
definitivo. La verità è stata scoperta,
tutti hanno partecipato a costruirla,
così tutti si sentono impegnati a vi-
verla. Perché subito la si applica al
proprio ambiente, al collegio, all'ora-
torio, alla parrocchia, alla famiglia,
alle vacanze, alla vita. E injirie si
tratta di agire. Ognuno prende per
sé il proprio impeg110, si compromette
di fronte agli altri.
<< L'influsso di queste riunioni sui
ragazzi? 1>. Avevo rivolto la domanda
a dtm Samani.ego. << Rispondo in ma-
niera negativa: se cessano di funzio-
nare per due mesi, decade il clima
della casa. Lo si nota nella disciplina',
nel rendimento scolastico, nella vita
di pietà. Ciò che si dice in un pic-
colo gruppo di sette o otto ragazzi,
ha un peso molto maggiore di quel
che si dice a tutta una classe o nella
"buona notte" all'intera comunità.
Nella riunione di gruppo si porta un
messaggio personale rivolto al sin-
golo ragazzo. E il ragazzo lo accetta».
(( Nel gruppo - prosegue don Sa-
maniego - i ragazzi parlano libera-
mente dei loro problemi. Vengono
fuori le difficoltà spirituali di un ra-
gazzo un po' complicato, i retroscena
familiari di un allievo sfortunato, la
prima lettera "rosa" di un giova-
nottello che trova cosl logico discu-
terne fra amici. Se l'educatore è al-

2.7 Page 17

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L'animatore dei gruppi sponlanel di
Zamora, don Luigi Samanlego
l'altezza dei suoi compiti, prende lo state restituite al loro scopo genuino.
spunto da quanto ha udito in riu- Nelle due pagine "diverse" de La
nione per esercitare, in altra sede, comunidad educativa si legge che
un'efficace direzione spirituale>>.
d'ora innanzi si considereranno a
Della direzione spirituale mi aveva pieno diritto come Compagnie «i
parlato anche don Méti:da. «L'8o1% gruppi formativi con intento e at-
dei ragazzi - aveva detto - non tività apostolica>>. Nulla viene sop-
hanno bisogno di vera e propria presso, tutto è perfezionato. Qualche
direzione spirituale: a risolvere i loro volta esse tenevano un discorso molto ele-
piccoli problemi bastano la predi- vato sul piano delle idee e dell'apostola-
cazione eh.e ascoltano, le "buone to; perciò erano meno adatte alla massa
notti", il confessore. I casi più sem- dei ragazzi, e se venivano riservate a
plici che emergono dalle riunioni un'élite, potevano provocare un po'
dei gruppi a volte possono essere
risolti da qualunque salesiano, anche
dal chierico, e perfino dal compagno
più grande; i casi più delicati e di
coscienza vanno invece inoltrati al
catechista o al direttore I gruppi
spontanei han110 il merito di creare
le occasioni per questi incontri.
di classismo (i gruppi invece so110 for-
mati dai ragazzi stessi, secondo le
loro capacità e aspirazioni). Il no,i
entrare in esse e ancor pii't il venirne
allontanati era sentito come un diso-
1wre (nei gruppi invece chiimqtie, in
qualunque momento, può entrare e
uscire).
Ho posto questa terza domanda,
Con i ragazzi in una
relazione naturale
tendenziosa: con i gmppi, siamo an-
cora con Don Bosco?
Il sì di don Mélida è stato rotondo.
Tre punti mi rimanevano da, chia- <• Si ottiene quel che si cercava di
rire, e ho cercato le risposte u1i po' ottenere con le Compagnie, e lo si
in tutta la Spagna.
può ottenere con maggior efficacia.
Prima domanda: questi gruppi Le Compagnie si rivolgevano an-
non richiedono troppo tempo, non cora a delle masse, con difficoltà
assorbono troppo personale?
raggiungevano il singolo; il gruppo
La risposta fu unanime: i gruppi ci riesce. Don Bosco diceva: "Le
richiedono molto tempo e molto per- Compagnie sono la chiave del si-
sonale, ma il gioco vale la candela.
E alla scarsità di braccia sono molti i
rimedi. I ragazzi più grandi si occll-
pano dei più piccoli. Dalle case di
f ormazio11e i giovani salesiani e per-
fino gli aspiranti aiutano nei collegi
vicùii. Diversi direttori rivendicano a
stema preventivo"; ciò vale ancor
più per i gruppi. I loro scopi sono
quelli di Don Bosco, mentre la me-
todologia è più efficace J>.
I<< gruppi hanno soltanto quattro
anni d i vita - ha osservato don Sa-
maniègo - ma l'idea che li sorregge
l'onore di presiedere i gruppi degli
a/mmi più grandi. E poi molti con-
fratelli cercano di trovare sul far
della sera, magari ogni sera, quell'oretta
da dedicare a un gruppo. «Del resto
- 111i diceva un coadiutore attivissimo
- che cosa c'è di più bello che un
gruppo di raga.zzi cordiali che desi-
derano parlare seriamente di cose
serie ? Se devo essere sincero, sono
quelli i momenti in cui più mi
sento salesiano>>.
Problema di capacità, e. anche pro-
blema di mentalità. C'è chi vede queste
non è affatto nuova; è quella di Don
Bosco: per lavorare con frutto fra i
ragazzi occorre interessarsi a loro,
entrare nella loro vita. Il bello dei
gruppi è che permettono di stare
con i ragazzi in una maniera tran-
quilla, non disciplinare, in una rela-
zione naturale, espansiva, allegra.
serena, di confidenza. Si trova bene
in questo clima il ragazzo, e anche il
salesiano >).
«Sì, siamo in pieno con Don Bosco
- mi diceva co11 collvi'11zio11e un sa-
lesiano anziano che aveva accolto le
attività come una dispersione, come at- nuove inizi.ative cori un enlllsiasmo
tentati al rendimento scolastico.
imprevedibile. - Mi piace moltis-
È scritto nel libretto spagnolo: simo il modo in cui i ragazzi vengono
<< Urge cambiare mentalità riguardo
all'opinione - abbastanza generaliz-
zata - di chi considera ben impie-
gato solo il tempo dedicato allo
studio».
La seconda domanda era questa:
E le antiche Compagnie? Che ne è
di loro, ora che ci sono i gruppi
spontanei?
Col nttovo sistema le Compagnie
considerati nel gruppo spontaneo.
Noi siamo abituati a ritenerli soltanto
dei ragazzi, magari leggeri, vuoti,
viziati, sfaticati. Invece no. Essi par-
lano discutono e decidono come pic-
coli' uomini. Nei grup:?i ~pontanei
si trovano bene perche s1 vedono
finalmente trattati ptr quello che
sono. Da piccoli uomini, voglio dire ».
11011 sono affatto scomparse, anzi so110
DON ENZO BIANCO 16

2.8 Page 18

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1
2
3
16
Esercizi spii
PER COOPERATORI
PIEMONTE
Caselette (Torino): 29 maggio• 2 giugno
LOMBARDIA
Como: 26-29 giugno
Como: 6-9 settembre
VENETO
c ,son di Valmarino (Treviso): 19-23 agosto
Clson di Valmatino (Treviso) : 23-27 settembra
Rocca di Garda (Verona): 3 -6 a!ilosto
Momerlco di Monserlce (Padova) : 27-30 agosto
LIGURIA
Col di Nava (Soggiorno Don Bosco): 26-30 settembre
(per Cooperatori o Cooperatrici)
EMILIA
Bologna: 11-14 ego..to
TOSCANA
Cale, (Pisa): 30 luglio. 2 ago51.o
MARCHE
Loreto: 22-26 agosto
LAZIO
Albano (Roma) Oasi Frattocchle: 27-30 giugno
CAMPANIA
Seiano di Vico Equense (Napoli): 28-31 marzo
(Cooperatori e familiari)
PUGLIA
Ostuni (Brindisi): 1-4 luglio
Potenza • Casa S. Cuore: 26-29 agosto
(Cooperatori o famìllarì)
CALABRIA
Soverato (Catanzaro): 10-13 settembre
SICILIA
Zafferana (Catania): 28 giugno 2 luglio
(l:ooperatori e famiglie)
Zafferana (Catania): 1 -5 agosto
(Cooperatori e famiglie)
Zafferana (Catania): 25-29 settembre (Cooperatori e
famiglie)
PER COOPERATRICI
PIEMONTE
Muzzano Biellese (Vercelli): 26-30 luglio
Muzzano Biellese (Vercelli): 31 luglio - 4 agosto
Muzzano Biellese (Vercelh): 31 agosto 4 settembre
Saluzzo (Cuneo): 26-29 agosto
Caselette (Torino): 13· 17 settembre
LOMBARDIA
Como: 10-14 agosto
Casb<lno (Varese): 1-5 settembre
Zoverallo di Verbania: 10-14 settembre
Zoverallo di Verbania: 15-20 settembre
VENETO
C1son di Valmarino (Treviso): 9-13 settembre
Cesuna (Vicenza) : 6-9 lugllo
EMILIA
Bologna: 27-30 giugno
TOSCANA
Calci (Pisa): 5-9 agosto
M,ARCHE
Loreto: 27-31 agosto
LAZIO
Albano (Roma) • Oasi Frattocchie; 10 -13 settembre
CAMPANIA
Pacognano di Vico Equenso (Napoli): 27-31 luglio
Pacognano di Vico Equense (Napoli): 26-30 :1ettembre
PUGLIA
Ostuni (Brindisi): 1-4 luglio
Per Informazioni rivolgersi al , Delegato Cooperatori t della locali

2.9 Page 19

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·ituali 1970
CALABRIA
Soverato (Cataruaro): 10-13 settembre
Gambarie (Reggio Calabria): 26-29 settembre
SICILIA
Zatfarana (Catania): 17-21 aprila
Zafferana (Catania): 28 giugno - 2 luglio
SARDEGNA
Cagliari: 8-12 settembre
PER CONIUGI
PIEMONTE
Muzzano Biellese (Vercelli): 14-18 agbsto
Muzzano Biellese (Vercalli): 18-22 agosto
LOMBARDIA
Como: 10-13 settembre
VENETO
Cison di Valmarino (Treviso): 26-30 agosto
LIGURIA
Sestri Levante (Genova): 22-26 agosto
Sestri Levante (Genova): 20-24 settembre
EMILIA
Tossignano (Bologna): 2-4 ottobre
LAZIO
Albano (Roma) - Oasi Frattocchie: 27-30 giugno
CAMPANIA
Pacognano di Vico Equense (Napoli}: 14-18 settembre
PER SACERDOTI
PIEMONTE
Muzzano Biellese (Vercelli): 6-12 settembre
PER GIOVANI
LIGURIA
Sestri Levante (Genova): 1-3 maggio (per fidanzati)
Genova-Voltri (Vìlla Azzurra): 19- 21 giugno (per gruppi
giovanili d'impegno sociale)
Genova-Voltri (Villa Azzurra): 13-16 settembre (per
giovani)
MARCHE
Loreto: 6-10 settembre (Cooperatrici e signorine)
CAMPANIA
Pacognano di Vico Equense (Napoli): 25- 28 mano
(Cooperatori)
Pacognano di Vico Equense (Napoli): 20- 24 settembre
(Cooperatrici con sezione per signorine)
PUGLIA
Santeramo (Bari): 23-26 settembre (giovani Cooperatori)
SARDEGNA
Villasimius (Cagliari): 10-12 aprile
ORIENTAMENTO VOCAZIONALE
LAZIO
Albano (Roma) - Oasi Frattocchie; 27- 30 giugno (giovani
e signorine)
SICILIA
Zafferana (Catania): 25- 29 settembre (signorine)
Nelle foto: Alcune , Cese di Esercizi» tenute dai Sale-
siani e delle Figlie di Merie Ausiliatrice In Itali.i: 1. Case.
lette (Torino). 2. Muzzano Biellese (Verce/11). 3. Como.
4. Cison di Va/merino (Treviso). 5. Mornese (Ales-
sandria). 6. Zafferana (Catania).
:asa salesiana o delle f . di M.A., oppure di quella più vicina
4
5
6
17

2.10 Page 20

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U no dei segni caratteristici del nostro tempo è la
richiesta da parte dei giovani di partecipare in
modo attivo e responsabile alla vita sociale, nelle sue
diverse manifestazioni.
Parlando di (< giovani », non intendiamo << tutti i gio-
vani >>, ma un gruppo scelto che si eleva al di sopra
della massa, spesso ancora povera di ideali e di inizia-
tive. Si tratta di una minoranza, che merita la nostra
attenzione perché costituisce il lievito destinato a fer-
mentare la massa.
Non sempre gli adulti valutano nel debito modo
questa promettente minoranza: sarà perché torna più
comodo difendere le posizioni conquistate; sarà perché
non di rado i giovani presentano le loro rivendicazioni
in modo troppo «giovanile J)1 e cioè estremista, che non
tiene conto della gradualità necessaria per ogni evo-
luzione, per quanto legittima e urgente.
La preoccupazione costante dell'educatore
I giovani che frequentano r mbienti animati dai sa-
lesiani sono, in Italia, parecchie migliaia. Molti di
essi formano gruppi spontanei, o anche organizzltti,
attorno ai più diversi centri di interesse: sport, turismo,
cultura, formazione religiosa, stampa, cinema, aposto-
lato, ecc. È abbastanza ordinario che in seno a tali
gruppi emergano individui particolarmente dotati, che
ne diventano i leaders. Costoro vengono invitati a ma-
turare la loro formazione tecnica e spirituale, in modo
da poter animare di autentico spirito cristiano e apo-
stolico i gruppi di cui fanno parte.
In questa opera di formazione la preOCl·upazione
costante dell'educatore è di non sostituirsi all'allievo.
Al contrario, egli cerca di stimolarne costantemente
il senso di <<corresponsabilità)>. L'educatort: non vuole
mettersi nell'atteggiamento autoritario di chi fa tutto
lui lasciando al giovane soltanto il compito di <i ubbi-
dire e tacere». Ma ne chiede continuamente la colla-
boraziùne responsabile, non solo sul piano delle idee
e deJla programmazione, ma anche e soprattutto sul
banco di prova dell'azione.
Il convegno di Roma
Dopo anni di sperimentazione, questi giovani hanno
sentito il bisogno di un incontro su piano nazionale
per uno scambio di vedute e di esperienze. Così in un
convegno che si può dire il primo di questo genere,
si sono incontrati a Rorna centoventi giovani, rappre-
sentanti dei consigli ispettoriali delle nostre associazioni
giovanili.
Questo raduno è stato una dimostrazione convin-
cente della loro capacità di assumersi responsabilità e di
impegnarsi a fondo. l'hanno voluto Loro, lo hanno
preparato /()Yo, interessando prima tutti i componenti
de1 rispettivi gruppi, specialmente nei corsi regionali
estivi, in modo da farsi portavoce non di idee perso-
nali, ma di quelle comuni a tutti. Lo hanno organiz-
zato loro nei minimi particolari, dall'orario alla logi-
stica, dalle assemblee generali ai gruppi di studio, dal
servizio di segreteria a quello di amministrazione.
La nota dominante del convegno fu la fraternità e
la gioia. Centoventi giovani che non si erano mai visti
né conosciuti prima, strinsero un'amicizia che non
fu incrinata neppure nelle inevitabili discussioni delle
assemblee, e costituì un'esperienza di vita comunitaria
18 giovanile veramente singolare. La spiegazione sta nel
GIOVANI
.ACONV
Lo scorso dicembre si sono riuniti
a Roma i rappresentanti dei
consigli giovanili ispettoriali delle
Associazioni Giovanili Salesiane
(A.G.S.). Hanno discusso di
formazione · alla corresponsabilità
e di collegamento fra gruppi

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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fatto che questi giovani non sono mai rimasti su un piano
puramente umano, per quanto impegnato. Il momento
culminante della giornata era la celebrazione eucari-
stica, da cui attingevano la forza per quella donazione
gioiosa che deve distinguere l'autentico apostolo cri-
stiano.
La corresponsabilità
Nella sala delle riunioni campeggiava una felice in-
tuizione di Don Bosco: << Le associazioni sono opera dei
giovani)>. Corresponsabilità, dunque, in cui l'educa-
tore non viene eliminato, l'apporto della sua prepara-
zione e della sua esperienza è ritenuto indispensabile,
ma non al punto da soffocare la libera iniziativa dei
giovani. «Noi non chiediamo ai nostri educatori di
lasciarci soli - fu precisato in un intervento - ma
di aver fiducia in noi, di credere nel dialogo, di evitare
ogni forma di paternalismo». «Il giovane - precisò
un altro - chiede di essere aiutato a vivere con re-
sponsabilità personale la propria vita. L'educatore
deve riuscire, poco alla volta, a rendersi super.fluo>>.
La corresponsabilità non può maturare entro schemi
rigidi di associazione. (< Per favore - chiede un gio-
vane - non dateci associazioni con struttme fisse e
immutabili. Abbiate fiducia nella nostra fantasia crea-
tiva».
li clima di schietta e totale sincerità che si era for-
mato tra giovani e educatori toglieva ogni acidità alla
denuncia dei difetti riscontrati. << Il cammino da fare
è ancora parecchio - fu detto: - noi giovani per su-
perare la tentazione di indifferenza, di egoismo o di
intemperanza nelle nostre rivendicazioni; gli adulti,
per non fare della propria esperienza il criterio unico
di giudizio delle nostre idee ».
Il Rettor Maggiore con I Presidenti nazionali per l'Italia e per la Spagna
delle Associazioni Giovanili Salesiane
Far circolare le idee
Il dialogo tra gruppi provenienti da tutte le regioni
italiane, di svariati ambienti educativi e di molteplici
esperienze, risultò quanto mai fecondo. Ne scaturi
la proposta di un più costante ed efficiente contatto
dei gruppi tra di loro e con il consiglio nazionale. << Ab-
biamo bisogno di scambiarci le nostre esperienze, di
conoscere le idee che circolano nei vari gruppi, per va-
gliarle e confrontarle con le nostre•>. Le strutture ci
vogliono dunque, ma sempre nel rispetto dell'autonomia
e della spontaneità delle singole associazioni; e che
siano efficienti e non un soffocante apparato burocra-
tico. «Non ci torna utile e gradito un dirigente che
decide tutto lui, anziché animare il gruppo a decidere».
Gli stessi principi valgono per i dirigenti nazionali:
«Non ci servono consiglieri rappresentanti, ma rap-
presentativi... I consiglieri e i consultori devono vivere
le realtà della base &.
Il principio della corresponsabilità è conosciuto dalla
pedagogia di tutti i tempi, ed è fondamentale in quella
di Don Bosco. La no\\éÌtà sta forse nel fatto che sono
i giovani ad averne éapita meglio la portata, sia nel
rapporto educatore-alunno che in quello genitori-figli,
adulti-giovani. È un rapporto difficile, j) cui equilibrio
va riconquistato giorno per giorno.
Il convegno di Roma è stato il primo collaudo su
base nazionale delle nuove e più impegnative esperienze
fatte. Il giudizio dei giovani partecipanti è stato po-
sitivo. Gli educatori hanno riaffermata la loro volontà
di servizio e di fiducia verso i giovani; i giovani a loro
volta hanno maturato la convinzione della necessità
di collaborare attivamente alla formazione propria e
degli amici che rappresentano. Potranno così portare
un fecondo impegno di attività nella costruzione del
Regno di Dio, in armonia con le direttive della Con-
sulta generale dell'Apostolato dei Laici.
D1OGGI
EGNO
PARTECIPIAMO ALLA
SECONDA CONFERENZA ANNUALE
Ricordiamo ai nostri Cooperatori la 2a Conferenza
annuale, uno dei punti fondamentali del Regola-
mento dei Cooperatori salesiani. Di regola si suole
tenere in ogni Centro nel mese di maggio. L'argo-
mento di quest'anno si ispira alla strenna annuale
del Rettor Maggiore sulla carità. La 1a Conferenza
annuale ha avuto per tema: « Don Bosco, un gi-
gante della caritlrn. Anche il tema della 2a Confe-
renza è eminentemente salesiano: «La carità verso
i giovani». Tema pili necessario e urgente non si
poteva proporre nella appassionata esigenza che
oggi muove la Chiesa ad accostarsi ai giovani del
nostro tempo per rigenerarli cristianamente.
Il
I
Rivolgiamo quindi caldo invito a tutti i nostri Coo-
peratori a partecipare alla Conferenza che si terrà
nel loro Centro, secondo le direttive che riceveranno
dal Delegato locale.
·-

3.2 Page 22

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Un villaggio
di vacanze
perle
famiglie
degli
exallievi
Forgeassoud è un piccolo villag-
gio alpino, nell'Alta Savoia, a
mille metri di altitudine. Un an-
goluccio di montagna, raccolto e
calmo. Immaginate un pianoro er-
boso, addossato a un pendio di
boschi, sullo spartiacque di due
incantevoli vallate: attorno è un
anfiteatro di montagne, la catena
degli Aravis, dalle cime coperte
di nevi che al tramonto si incen-
diano di tinte rosee.
Da alcuni anni su <1 Flamme Sa-
lésienne 1 l'organo della Federa-
zione nazionale degli exallievi di
Francia, era stata lanciata l'idea
di creare un vero villaggio di
vacanze, a disposizione delle fa-
miglie degli exallievi e dei loro
amici.
A poco a poco, m tappe sue-
20

3.3 Page 23

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Forgeassoud (Alta Savoia). Il villaggio degli
exallievi di Francia con i tre chalets e l'edificio
collettivo.
Monsieur R. Rousseau, presidente nazionale degli
exallìevi, dà il benvenuto alle Autorità e agli
exallievi presenti all'inaugurazione del villaggio.
cessive, il progetto prese corpo:
prima l'acquisto di un terreno
di quattro ettari, grazie a una
sottoscrizione nazionale, poi i dos-
siers degli architetti e degli edili,
e finalmente la realizzazione. Il
merito va senz'altro al signor
Rousseau, presidente degli ex-
allievi di Francia, e ai suoi colla-
boratori. Oggi funzionano in pieno
tre chalets di otto vani ciascuno,
che possono ospitare famiglie con
un totale di centoventi persone;
inoltre un grande edificio moderna-
mente attrezzato con camerette
personali, grande sala da pranzo,
bar, sale per spettacoli e rilµiioni,
sale da gioco per i più giovani,
biblioteca ecc.
A Natale ci fu un 'tutto esau-
rito: il funzionamento è perma-
nente e le famiglie vi si alternano.
D'estate gli svaghi abbondano
(molti exallievi possono ricordare
la pesca alla trota nel silenzio
delle Alpi, rotto appena dallo
scroscio dei torrenti): salire su per
i monti non è troppo impegnativo;
le passeggiate nei boschi alla ri-
cerca dei mirtilli e delle fra-
goline selvatiche lasciano l'anima
distesa.
Il raggio turistico è assai vasto:
Ginevra è a 45 chilometri di di-
stanza, il lago di Annecy invita
a un giro in battello. D'inverno
vi spadroneggia sua maestà lo sci:
le piste di La Clusaz sono a tre
chilofi?.etri; a Saint-Jean-de-Sixt
è in attività una sciovia per i de-
buttanti, in attesa di costruirne
una per il Villaggio exallievi, dato
che i cal!lpi di neve abbondano
tutt'intorno.
Le spose degli exallievi vi si
sentono a loro agio: ci sono tutti
i conforti e i dispositivi casalinghi
che le invitano, per cui le vacanze
con i piccoli bimbi non incidono
minimamente sulla regolarità del
loro lavoro.
Il villaggio è accogliente p~r
convegni di studio, per ritiri spi-
rituali, cioè per un riassestamento
dell'anima con Dio e con gli uo-
mini. Ma è anche un centro
sociale dove regna lo spirito di
famiglia caratteristico delle case
di Don Bosco e dove, attraverso
incontri e scambi di esperienze,
gli exallievi di Francia si prepa-
rano ad essere fermento cristiano
nella società in cui vivono.
21

3.4 Page 24

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NEL
MONDO
SALESIANO
IL 31 GENNAIO A VALDOCCO
Momenti della festa di
SAN GIOVANNI BOSCO
A sinistra: Il cardinale Michele Pellegrino, arci-
vescovo di Torino, si dirige all'altare per presie-
dere la solenne concelebrazione delle ore 1O.
In basso a sinistra: li Rettor Maggiore don
Luigi Ricceri concelebra con i Superiori mag-
giori e con 22 Ispettori salesiani convenuti a
Torino da ogni parte del mondo.
Sotto: Mons. Giovanni Picco, vescovo titolare di
Anea, presiede la funzione eucaristica del pome-
riggio e tiene il panegirico di San Giovanni Bosco.

3.5 Page 25

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Roma • Un corso di giornalismo
realizzato nella casa generalizia
delle Figlie di Maria Ausiliatrice
La rivista femminile per adolescenti «Prima- ~
vera» ha organizzato un convegno di giorna-
lismo. per le sue collaboratrici. Vi hanno parte-
cipato anche le Delegate stampa di tutte le
lspettorie d'Italia. Le lezioni vennero affidate a
esperti e competenti iri campo giornalistico,
letterario e editoriale, opportunamente scelti dal
don. Giuseppe Padellare, Direttore generale del
Servizio Informazioni e Proprietà letteraria, ar-
tistica e scientifica alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri, che diresse il convegno e si riservò
la relazione introduttiva. Furono trattati temi
pieni di interesse. come: « Cronaca bianca,
rosa. gialla e nera >1 - «L'attuai/ti> della stampa
per ì ragazzi» - «Come si parla al lettori» -
«L'Importanza della terz;, pagina 11 ecc.
Ogni relatore invitava il gruppo delle parteci-
panti a un familiare dibattito, offrendosi a dare
spiegazioni. a chiarire qualche particolare fe-
nomeno di attualità e di costume.
Luxemburg l Home Don Bosco »,
la prima opera salesiana
nel Granducato
r A Lussemburgo. dall'inizio di quest'anno sco-
lastìco, ha aperto le sue porte « Homo Don Bo-
sco». pensionato per la gioventù studentesca.
Negli anni 1931 -32 c'erano state trattative per
una fondazione a Lussemburgo, ma le circo-
stanze non avevano permesso di realizzarla.
Restò tuttavia disponibileun posto per Don Bosco
nel Granducato. Le scuole di tutti i gradi sono
nelle mani dello Stato, che ha anche pensato
ad aprire pensionati per gli allievi che vengono
dal di fuori. Ma resta il problema del tempo
libero, dell'ambiente, dei compagni, tutto un
quadro di vita che può e deve essere educativo.
I salesiani hanno contribuito a risolverlo aprendo
un pensionato per un centinaio di giovani che
vi trovano, olue il vitto e l'alloggio, I mezzi per
una vita cristiana autentica e convinta.
Quito (Ecuador) La nostra
terza Famiglia si organizza
Il 24 gennaio u. s. per la prima volta si poté ~
realizzare una giornata di studio per dirigenti
Cooperarrici dei tre centri di Quito e di quello
di Riobamba. L'incontro ebbe luogo nell'Isti-
tuto Superiore di Filosofia, presenti i chierici
studenti. Le partecipanti discussero e appro-
varono le attività programmate per l'anno in
corso e tornarorio ai loro centri arricchite di
nuovo entusiasmo e profondamente convinte
dell'attualità dell'apostolato assegnato da Don
Bosco alla sua terza Famiglia tra la gioventù
moralmente e materialmente abbandonata.
NEL
MONDO
SALESIANO
,.'I
I
I Cl ~
II I I
I
Il I
I

3.6 Page 26

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NEL
----M--ONDO
SALESIANO
André Frossard, « l'uomo
che ha incontrato Dio»,
ricevuto dal Rettor Maggiore
Il giornalista de Le Figaro, assai noto in Francia, ~
è divenuto popolarissimo anche da noi da quando
la SEI ha pubblicato la traduzione del volume
Dio esiste, io l'ho incontrato. In esso Frossard
racconta la storia della sua fulminea conversione
dall'ateismo più integrale e «tranquillo» a un
fervente cattolicesimo.
L'edizione francese ha già superato le trecen-
tomila copie, mentre in Italia la traduzione sta
awicinandosi al traguardo delle centomila copie
e continua ad occupare il primo posto nella
classifica dei best-sel/er. Invitato a presentare la
esperienza al pubblico italiano, Frossard ha otte-
nuto ovunque vivissima attenzione: la stampa,
la radio, la televisione hanno parlato della sua
straordinaria esperienza.
Accogliendolo cordialmente nel suo studio, il
Rettor Maggiore si è rallegrato con il giornalista
francese per il successo di un libro che è stato
per molti una provvidenziale occasione per medi-
tare sull'esperienza religiosa. Una testimonianza
come quella di Frossard è particolarmente valida
in quest'epoca in cui sorgono persino i profeti
della cosiddetta «morte di Dio».
Germania • Il Don Bosco-Heim
di Memmingen
A Memmingen, in diocesi di Augsburg, è sorto ~
un grandioso complesso scolastico per 900
alunni di scuola secondaria. Per quelli che pro-
vengono da lontano c'è anche il Convitto con
120 posti. Accanto al moderno edificio spiccano
il campanile e la cupola della chiesa dedicata
a Don Bosco. L'inaugurazione dell'Istituto e
la consacrazfone dell'altare vennero fatti da
mons. Zimmermann, che parlò di Don Bosco
come lui, profondo conoscitore del Santo, sa
parlare.
Barcello_na (Spagna)
t nata la « Sales films »
La Congregazione Salesiana a Barcellona nel
1969 ha realizzato una nuova attività: la « Sales
Films», produttrice di films salesiani in Spagna.
La « Sales Films» si propone di riunire le rea-
lizzazioni salesiane in campo documentario e
lungometraggio e di offrire ogni anno una pa-
noramica filmata delle attività apostoliche sale-
siane in Spagna. Ha anche in programma la
realizzazione di documentari didattici, come
aiuto all'insegnamento. Attualmente dispone già
di una serie di filmati che possono servire a far
24 conoscere l'opera salesiana.
Il
11
[I

3.7 Page 27

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INCONTRO DI STUDIO
DI ISPETTORI SALESIANI
Dal 15 al 30 gennaio u. s. si è tenuto un incontro
d'lspettori salesiani provenienti da tutte le parti
del mondo: 22 Ispettori di recente nomina ope•
ranti in 18 nazioni diverse.
La prima settimana di studio si è svolta a Case-
lette, presso Torino.
I partecipanti furono impegnati nello studio
dei compiti affidati a loro quali maggiori respon•
sabili nel governo delle lspettorie salesiane.
Tali compiti furono illustrati da specialisti, re-
ligiosi e laici, e in massima parte dagli stessi
membri del Consiglio Superiore.
Il Rettor Maggiore don Ricceri ogni giorno
riassumeva, completava e allargava le relazioni
man mano che si svolgevano, presentando i
compiti dell'Ispettore salesiano nella luce dello
spirito del Fondatore, degli scopi e della natura
della Congregazione e tenendo conto delle esi-
genze del mondo postconciliare.
Il secondo tempo di questi incontri, fu pro-
seguito a Valdocco, centro spirituale della nostra
Famiglia.
Anche questa fu una settimana di intenso la-
voro. A ogni relazione faceva seguito la rifles-
sione personale o di gruppo e la discussione.
La fraterna e gioiosa atmosfera che si creò
fin dal principio, la comunicazione di multiformi
attività salesiane nei vari paesi, le tre solenni
concelebrazioni al Cblle Don Bosco, nella Chie-
sa di S. Francesco di Sales a Valdocco nella
festa del Patrono della Società Salesiana, e
nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 31 gennaio,
solennità di Don Bosco, hanno reso questo
incontro una grande e positiva esperienza.
NEL
-----M--ONDO
SALESIANO

3.8 Page 28

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<<J I arcivescovo di Madras, mons. Arulappa, vuole
Lche lei venga a cena all'arcivescovado ». Brother
Robert mc lo disse con tono disarmante e irrevocabile.
Bisogna conoscere brother Robert: è un coadiutore sale-
siano, originario di Bomhay, entusiasta, ottimista. È
stato per diversi anni segretario del defunto arcive-
scovo di Madras, mons. Mathias.
Una sera di fine settemhre vi andammo. Si transitò
lungo la parti' più imponente di Madras: i palazzi del
·governo, l'università, il Forte William da dove gli in-
glesi iniziarono la conquista dell'India. Robert mi in-
dicava tutto, con una precisione da orologiaio svfazero.
Arrivammo alla cattedrale di Madns: erano ancora
in corso i lavori di completamento: un gioiello. Mi disse
Rohert: « Questa cattedrale è il Ma{{nificat di mon-
signor Mathlas >>. Dentro vi è sepolto anche lui. Non
finivo di contemplarla.
C'era afa. A Madras esistono soltanto due stagioni:
la calda e la caldissima. NeJla sala dell'arcivescovo
funzionava il ventilatore. Come viene da ringraziare
il Signore per quell'onda d'aria che disperde l'accumulo
di umidità suJla pelle e che rinfresca!
A cena dall'arcivescovo notai con stupore una
comunità di sacerdoti indiani (insieme all'ottuagenario
vescovo ausiliare) affiatati attorno al loro pastore.
Brother Robert era al centro della conver#azione; e
mons. Arulappa guidava meravigliosamente il dialogo,
come un regista.
Quando uscimmo, dissi a Rubert:
- Robert, adesso lei dovrebbe dirmi tutto s u
26 mons. Mathias.
- Mi ci proverò - rispose, - ma come si fa?
Capii che gli era impossihile: troppi ricordi gli si
affollavano alla mente e al cuore.
Fortuna volle che mi capitasse tra mano un libro di
Paul Mongou.r, un salesiano di Francia. n titolo è il
seguente: De l'Himalaya. ai, Goffe dii Benga1e: mon-
seigneur Loiiis Mathias, apotre cle l'lnde, père dPs
pauvres. È un libro che risente il gusto e lo stile dcT
giornalista. Penso che alla maggioranza dei leuori del
Bollettino Salesimw, nella cui memoria forse il ricordo
di monb. Mathias si è un po' sbiadite>. non dispiàcerà
rinfrescarlo.
DON MATHIAS SUL FRONTE DI GUERRA
I primi anni di Luigi Mathias sono chiusi in una
cornice di vicende dolorose. Papà e mamrua di Luigi.
alsaziani amhedoe, m~igrano a Parigi e pui in Tunisia,
clove muoiono giovanissimi, lasciando orfani Luigi e
la sorellina Georgette. Luigi, quattordicenne, per
int<-ressamento del l!11ppellano dell'o~pedale llov'era
bpirata la mamma, viene accettato 11eU'orfa11otrofio
salesiano di La Marsa a quindici chilometri da TuniAi.
sboccia la 1,ua vocazione. Fa domanda cli essere
ammesso al noviziato salesiano e viene inviato in
Sicilia, a San Gregorio di Catania. Gli anni verdi e gli
anni ruggenti li passa a Pedara, sulle pendici del-
l'Etna e a Bova Marina, in Calabria. Poi, per gli studi
teologici vieue inviato nel nord, a Foglizzo Canavese:
si laurea in teologia a Torino, è ordinato sacerdote e
ritorna a lavorare nel sud che lo affascina. Scoppia la

3.9 Page 29

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prima guerra mondiale e il giovane prete alsaziano
dentra in Francia per il servizio sanitario e viene
inviato al fronte come barelliere. Lì incontra un gio-
vane seminarista che poi diventerà vescovo come lui:
amicizia presto fatta. Si ritroveranno al Concilio tutti
e due: mons. Gueuy, arcivescovo di Camhrai, e mon-
signor Mathias, arcivescovo di Madras.
« Ammirai in don Mathias la sua audacia aposto-
lica. Mi aiutò a comprendere San Paolo », scrisse di
quel lempo mons. Guer.ry. E raccontò un episodio che
spiega tante cose: « Del capo aveva tutte le qualità,
soprattutto lo spirito di decisione, di iniziativa e di
realizzazione. Nulla lo poteva frenare quando si trat-
tava del Regno di Dio e del bene delle anime. Si era
messo in testa di tenere divertiti i soldati in licenza
durante il periodo cli forzato riposo. Decise di proiet-
tare un po' di cinema. Don Mathias ottenne dal co-
1nandante che mi inviassero a Pa:rigi dalle due grandi
case cinematografiche a richiedere alcune hobine di
film. A Parigi chiesi alla distributrice dei film: "Vo-
gliamo film morali per poilus". La distributrice pensò
che erano soldati alla guerra e mi consegnò dei film
a scatola chiusa. Convinto che fossero morali, comin-
ciammo a proiettarli senza una precedente revisione.
In capo a pochi minuti apparvero le frasi e le scene
equivoche. Vidi allora don Mathias tirar fuori di tasca
il rosario e lo sentii pregare a voce forte: "Vergine
Santa, fa' che la pellicola si rompa!". Di colpo, crac
la pellicola saltò e si arricciolò. I soldati alzarono una
bordata di fuchi e di proteste: "Proprio al momento
più interessante", mugugnavano indispettiti.
Don Mathias finì la guerra prigioniero in Germania,
due volte intossicato dai gas.
11seuara
Mons. MatMas con una nipotina in costume
alsaziano. accanto a una delle grandi
opere sociali da lui costruite e Madras
■■
11
CAPO SPEDIZIONE PER L'ASSAM
Poi ridiscese nel sud I talia: direttore a Pedara.
lo raggiunse l'invito da parte dei superiori di Torino
di partire per l'India, a capo della prima spedizione
llllSSÌonaria salesiana nell'Assam. L'Assam è una
regione stupenda tra il Tibet e la Birmania, recinta
dalle montagne immense dell'Himalaya. Il nome
Assam deriva dalla parola sanscrita « A-Sama » che
significa « Senza eguali », cioè « Incomparabile ». E
lo è, sotlo tutti gli aspetti.
Nel giro di pochi mesi (secondo semestre del 1921)
don Mathias preparò la sua attività missionaria.
P11rtì da Marsiglia la vigilia del Natale del 1921.
Il 6 gennaio del 1922, giorno dell'Epifania, sbarcano
a Bomhay, la porta dell'India. Li attende padre Dhur,
un gesuita del collegio San Francesco Saverio. Don Ma-
thias vibra di entusiasmo. Meglio, è impaziente. Si
volge a padre Dhur e con tutta schiettezza gli domanda:
- Fra quanli am1i lei pensa, Padre, che l'India
sarà cristiana?
Senza scomporsi, padre Dhur gli risponde con di-
staccata freddezza:
- Dopo un terremoto universale oppure dopo la
valanga comunista. Bisogna prima spazzare il terreno...
Stupefatto don Mathias lo guarda e non sa capire.
Riprendendo il suo abituale sorriso, padre D hur
aggiunge:
27

3.10 Page 30

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- Sa lei perché Gesù inviò come m1ss10nario in
India l'apostolo Tommaso che non credeva? Perché
qui in India prima di credere bisogna metterci il dito...
Da Bombay la spedi11:ione salesiana con don Mathias
prende il u-eno per Calcutta, Gahuati, Shillong.
Shillong è a quasi duemila metri di altezza. È la
città dei fiori. Un gesuita li attende. Li conduce subito
al centro della missione cattolica nella zona detta
Laitumkhrah. Appena messo piede in cappella,
don Mathias trasalisce: il suo occhio si posa su wia
sfavillante statuetta della Vergine Ausiliatrice. Gli
viene sulle labbra una frase del Vangelo di San Gio-
vanni., a proposito delle nozze di Caua: « E la Madre
di Gesù era presente ».
UNA FIORITURA DI OPERE
Ai primi di marzo del 1922 don Math.ias comincio
il suo primo giro mi<isionario. Lo accompagnava il
gesuit,il padre Lefebvre, un veterano della ,zona. Si
smarrirono e invece di arrivare immediatamente al più
vicino villaggio cattolico si infilarono in due villaggi
pagani. F11 una fortuna. Appena arrivati al villaggio
cattolico, il capo li avvertì:
- Hai fatto bene ad arrivare soltanto oggi - gli
disse con un sorriso.
- Perché? - chiese don Mathias.
- Perché se tu fossi stato qui la notte scorsa, un
elefante selvaggio proLabilmente ti avrebbe ucciso.
È venuto neila tua capanna, ha sollevato il tetto con
la proboscide e poi l'ha, spinta nel tuo letto dove si
trovava Ja mia provvista di :riso.
- Ma voi avete degli elefanti selvaggi?
- Oh, padre - rispose il capo. E si mise a narrargli
le devastazioni dei campj di riso e, ancora più. emozio-
nante, una recente lotta a morte fra la tigre e l'elefante.
La tigre tentava di saltargli sopra e di azzannarlo al
collo; l'elefante la scaraventava a terra con un colpo
di proboscide. Poi ogni. poco i due avversari andavano
al l:ìume a lavarsi le piaghe.
- E chi vinse alla fine?
- I-lathi, ltathi: l'elefante - gridarono con gioia
cristiani che attorniavano il loro capo.
IUenlrarono per la Pasqua a Shillong. Avevano
contratto il tifo. Don Mathias se la cavò presto, ma
padre Lefebvre n e rimase folm.inato.
Il 5 dicembre 1922 don Mathias veniva nominato
prefetto apostolico dell'Assam, del Manipur e del
Bhutan. Le opere fioriva1t0: sei nuove stazioni missio•
narie, 2000 hatlesim.i e 400.000 comunioni in un anno.
I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice saliti da
11 a 56: aperta inoltre una casa a Calcutta (il Siop:ì,
cioè il Catltolic Orphan Press) , l'aspirantato presso il
santuario mariano di Bande) e accettata la diocesi di
Krishnagar nel Bengala.
DA SHILLONG A MADRAS
« Passeggiavo un giorno davanti alla chiesa di Shil-
long - raccontò mons. Mathias. - All'improvviso
28 venne verso di me una vecchietta della tribù khassi:
"Non sono cristiana - mi disse - ma desidero diven•
tarlo subito. Poche settimane fa, tornavo dal mercato;
un missionario cattolico m.i si avvicinò e mi disse di
presentarmi a voi perché mi istruiate". Chi era quel
missionario? Mons. Mathias riferì che la vecchie'tta
gli diede una specie di identihit: "Non aveva barba,
vestiva wia veste bianca, una croce sul petto, portava
occhiali". Impossibile identificarlo. Nessuno a Shillong
tra i missionari corrispondeva a quella descrizione.
"Vieni, ti presenterò a un prete che si occuperà di te",
l'invi'tò mons. Matbias. Entrarono nell'ufficio di don
Vendrame, un evangelizzatore formidabile, un caccia-
tore di anime, un apostolo dalla tempra cli diamante.
Appena entrata, la vecchia vicle il ritratto del Papa
Pio XII: "Eccolo, è quello", esclamò con uu grido cli
gioia. Quella vecchietta venne istruita, battezzata e
trascinò a Gesù tutto il suo villaggio che prima era
interamente pagano. Alcuni anni dopo, mons. Mat.h.ias
venne ricevuto in udienza dal papa Pio XII. Gli rac-
contò l'episodio della vecchietta del villaggio di Wa-
yajer. Il Papa si mostrò felice. Con.fidò a mons. Mathias:
"Tulli i giorni - notate bene, tutti i giorni - io prego
per i missionari. .Ah, se tut ti i cattolici pregassero ogni
giorno per i pagani e i missionari, son si.curo che ben
presto il mondo intero si convertirebbe" ».
Scadevano intanto dieci anni di permanenza nel-
1'Assam. Mons. Mathias tirò le cifre del bilancio. Con-
solantissimo: battesimi 13.156; comunioni distribuite
1.500.000; cattolici da 5844 a 18.000.
Il 12 dicembre 1934 moriva l'arcivescovo di Madras,
mons. Mederlet. Il 18 marzo 1935 da Roma giungeva
l'ordine di trasferta per mons. Mathias, da Shillong
alla sede arcivescovile di Madras.
INSEDIATO A MADRAS
Il 20 luglio 1935, anniversario della sua nascita e
della sua ordinazione sacerdotale, mons. Mathias pi:en•
deva possesso della nuova sede.
A Madras si parla la lingua tamil; r'alfabeto tam.il
conta la bagattella di 225 lettere. Ha le declinazioni
come il latino e usa mettere il verbo alla fine della
frase. Gli abitanti sono in maggioranza indù.. Mons. Ma-
thias nel giorno del suo insediamento si espresse in
eccellente tamil. Sorpresa generale. Come aveva fatto
a imparare quella difficile lingua? « Avevo chiesto
- raccontò monsignore - al vicario generale della
mia diocesi di tradurre la mia allocuzione in tam.il e
poi avevo imparato il testo a .memoria».
Incominciò subito col rafforzare il seminario. Com-
però a Poonamallee un ex ospedale m.ilitare inglese e
lo adibì a semina.do maggiore. Già nel 1959 da quel
seminario erano usciti 133 sacerdoti. Poi costruì wio
degli edifici più belli di Madras, il Catholic Ceuter, a
sei piani, con 120 stanzette per studenti e operai.
Rifuse il settimanale diocesano e vi dette un'imposta-
zione ariosa e modernissima. Lo intitolò New Leader
e fu come uno squillo di tromba con cui convocava i
suoi fedeli .alle attività del Regno di Dio.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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« SONO I MIEI TESORI »
"à'fowi. Malhias, il cui cuore era generoso, non si
abituò mai alla lllffieria che lo circondava. Una deJll'
ingiustizie che più lo addolorava era l'esistenza delJe
caste. A Madras, la casta degli allevatori di maiali
neri è particolarmente disprezzata. Quando Gandl1i
volle risollevare le condizioni dei paria (cioè degli
intoccabili) deciee di dar loro il bellissimo nome di
« Harijan » che significa: « Uomini del Signore».
Aveva negli orecchi le parole di Gc~ù «Beati i paci-
ficatori perché saranno chiamati figli di Dio».
A Madras, monsignore trovò le Suore Francescane
di San Giuseppe: erano di origine paria e si occupa•
vano dei fanciulli più poveri, dei più abbandonati. La
Joro casa madre era a Madras. Mons. l\\1athias le vide
dis prezzate da tutti e in estrema miseria; se ne occupò
t euhitu. meTiLo suo se oggi le Suore Francescane di
San Giuseppe a Madras sono più di 200 e dirigono opere
fiorentissime.
Un altro problema angoscioso che dovetle affron-
tare l'arcivescovo fu il problema dei senzatetto: a
_Madras vivono 37.400 famiglie che non hanno casa;
a Madras vi :iono 306 sfums, cioè quartieri poverissimi
e insalubri; molte migliaia di persone dormono e vivono
sui marciapiedi; tra questi senzatetto, i ·ragazzi e le
ragazze sono in numero di L8.000.
Mons. MaLhias cominciò col fondare quatlro quar-
tieri di nuove abitazioni per dare alloggio a 109 fami-
glie; poi iniziò la costruzione della città« Pax Christi ».
Un'allra opera pietosissima lanciata da mons. Ma-
lhias è il cosiddetto « Mercy llome », cioè l'Ospizio
della Misericordia: vengono a rifugiarvisi gli ammalati
rifiutali da Lutti, in maggioranza tubercolotici all'ul-
1.imo s tadio. « Sono i miei Lesori », diceva monsignore
e riechcgE,riava l'espressione dul Cottolengo che diceva
dei minorati m<·ntafr << Sono le mit' perle».
CON GANDHI E CON NEHRU
F u detto di mons. Mathias: « Se egli fosse vissuto
nel mondo degli affari, non c'è dubbio che avrebbe
costruito un impero industriale ». Aveva in realtà
tutte le doti organizzative e tecniche del costruuorc.
Qualche cifra: dal 1939 al 1945 costruì 9 chiese e 11
canoniche. Dal 1952 al 1961: 26 chiese e 18 canoniche.
A Coonoor aprì una casa di riposo per sacerdoti an:tJiaui
o maiali t' la chiamò: « Ephes1u llome ». Ebbe la prima
idea dell'Università Cattolica di medicina di Banga-
lorc, il Saint John. Medicai College, che oggi. ancora
in via di completamento, ospila 200 allievi.
Ebbe dei contatti frequenti anche al vertice politico,
cioè con GaudJ-u e con Nchru. Un giorno per ese11lpio
lesse sul gio·rnale Harijan un articolo a firma di Gandhi
che c1iceva così: « ]';: mia convio.zio110 sempre più forte
che i grandi e ricchi missionari cristiani debbano limi-
tare le loro attività a opere unicamente sociali e cari-
tative. Devono quindi abbandonare ogni proi:elitismo
r eJigioso )>. Mons. Mathias subito pregò il direltorc
del più grande giornale di lingua inglese, il The Mail,
di inviargli uno dei _redattori per un'intervista. Toccò
subito l'argomento scottante e si espresse così: « L' ar•
ticolo fumalo da Gandhi mi sembra molto poco logico.
Ammettendo le opere sociali e caritalivc del cristia-
nesimo, Gandhi ne accetta i frutli. Ma interdicendo
ogni proselitismo religioso, rifiuta l'albero che li porta.
Infatti è il cristianesimo, il Crbto stesso che ci spinge
a fare beneficiare gli uomini di quei frutti meravigliosi
ch e sono le nostre opere caritativr. Sradicare l'alhero
è sopprimere radicalmente i frulli ». La conseguenza
fu che da allora il Mahatma Gandhi nou si arrischiò
più s u un Ierrcno cosi scivoloso.
Con Nehru gli incontri furono più amichevoli. Nehru,
benché indifferente in fatto di religione, simpatizzava
per i cristiani: « I cristiani dell'India - scriveva -
sono una parte integrante del popolo indiano ». In un
colloquio con mons. Mathias, il vc1>covo gli chiese:
« Noi cattolici abbiamo un po' paura di lei, a motivo
delle sue i,lec rivoluzionarie e del suo agnoirLicismo reli-
gioso>). E Nch:ru , oLe portava sempre una rosa all'oc-
chiello: « Purché avete paura di m e? lo sono agnostico,
è vero, allevato in ambiente areligioso. Ma io rispetto
la religione di ognuno. lo ccrr,o da parte mia unica-
mente di rendere felici gli uomini su questa tena».
CANTERO IN ETERNO
Quando prese possesso della sua dioce~i di Madras,
m6ns. Mathias trovò in città soltanto 30.000 cattolici
su una popolazione totale di mezzo milione di abitanti.
Raceonlò ai suoi seminaristi di Trichinopoli nel gen-
naio del 1936: « Ma io non m.i scoraggio. Vi voglio
comunicare il mio segreto. Ho preso Ja decisione di
recitare personalmente e regolarmente, ogni giorno,
una piccola preglùera per la conversione di un'anima
pagana della mia diocesi )>.
E per rendere più efficiente il campo magnetico di
irradiazione spirituale decise di fonclare w1 convento
di Carmelitane. Nel luglio del 1964 erano otto le prime
claustrali che s'insediavano nella diocesi.
Un' altra opera che gli stette parlicola:r:mente a
cuore fu l'opera di San Paolo aposLolo per La forma-
zione dei catechisti indigeni: un parallelo dell'Opera
di Sa:n Pietro apostolo per la formazione <lel clero indi-
geno. Il 18 ottobre 1963 mons. l\\fathias, in pieno Con-
cilio Vaticano II a Roma, appellandosi al papa Paolo VI
che aveva detto che « l'ora dei laici era suonata nella
Chiesa», domandò ai padri del Concilio: 1) di pensare
alle necessità che aveva la Chiesa di laici ben formati
per 4-iventru:e catechisti-diaconi; 2) della necessità che
s'imponeva di opportune e adeguate scuole di forma-
zione; 3) di uno stipendio conveniente per questi rap-
presentanti della Chiesa nella loro opera nei villaggi,
per mantenere se stessi e l e loro famiglie. Quell'inter-
vento fu definito « il colpo di genio di mons. Mathias ».
Pochi mesi dopo, l' infaticabile vescovo era a Legnano
in casa di una famiglia di benefattori quando fu col-
pito dal male. Fu portato all'ospedale. Impartì la cre-
sima, prima dell'intervento operatorio, a un ballerino
nigeriano di nome Rau Ez_eora Touchè, appena con- ·
vertito. Il 3 agosto lo ghermì la morte, all'una del
pomeriggio. 11 suo grande cuore cessò di battere. Nel
suo testamento spirituale aveva scritto: « Canterò in
eterno le misericordie del Signore ».
29

4.2 Page 32

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AUSILIATRICE
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
HA OTTENUTO LA GUARIGIONE
DEL FIGLIO E DEL MARITO
Sento il dovere di segnalare due grazie.
La prima è stata la guarigione completa
di mio figlio diciottenne, chierico nel
Seminario di Acqui, da una forma acuta
di reumatismo, senza lasciare conse-
guenze al cuore, come temevano i Sa-
nitari che lo curavano.
La seconda grazia è stata per mio ma-
rito, ricoverato d'urgenza all'Ospedale
per stenosi pilorica da ulcera duodenale
sanguinante e in uno stato fisico tale
da far temere che non superasse l'in-
tervento. Ho pregato tanto, ho suppli-
1cato Maria Ausiliatrice e San Giovanni
8osco facendo la novena con tanta
fede ed essi mi hanno esaudita.
Mando un'offerta in ringraziamento af-
finchè Maria Ausiliatrice e San Giovanni
Bosco continuino a vegliare sulla mia
famiglia.
Cremolino (Alessandria)
ARMANDA GIACOBBE TURCO
LA LESIONE AL CUORE
ERA SCOMPARSA
Dovevo subire un intervento chirurgico,
che si presentava molto difficile. Ag-
gravava la situazione il fatto che lo
specialista sì rifiutava di operarmi per-
ché aveva notato una lesione al cuore,
che secondo lui era inguaribile. Allora
mi affidai a Maria Ausillatrice chieden-
dole che mi guarisse il cuore per avere
la possibilità di essere operata. Promisi
un'offerta per le vocazioni salesiane e
per i ragazzi poveri raccolti negli istituti
di Don Bosco. La mia gioia fu grande
quando, in un successivo controllo, lo
specialista trovò che la lesione al cuore
era scomparsa. Potei quindi essere ope-
rata con esito felice e riacquistare la
salute. Riconoscente a Maria Ausilia-
trice, adempio le mie promesse.
Madrid (Spagna)
MARIA CONSUELO FERNANDEZ
GUARITO DA NEOPLASIA
AL PAVIMENTO ORALE
È doveroso per me rendere pubblica
una grazia straordinaria ricevuta per in-
tercessione di Maria Ausiliatrice e di
Don Bosco, ai quali sono particolar-
30 mente devoto da lunghi anni. Oltre due
anni or sono accusai un forte male al-
l'apparato laringoiatrico. Sottoposto ad
accurati esami presso il reparto « Otori-
nolaringoiatrico» dell'Ospedale Civile di
Padova, la diagnosi fu: « Neoplasia al
pavimento orale» (cancro). Purtroppo
altro rimedio non c'era che rischiare un
difficile quanto delicato intervento chi-
rurgico. Gli abilissimi Professori consul-
tarono i parenti e decisero l'intervento,
dopo che io ebbi protestato tutta la mia
fiducia in Don Bosco.
L'operazione fu eseguita e durò oltre
sette ore, sotto l'indescrivibile ansia di
tutti. La post-operazione non fu meno
difficile, anzi a un certo momento ero
dato per spacciato. Man mano che la
anestesia si dissipava e il male si faceva
sempre più sentire, la mia fede aumen-
tava: non cessavo un istante di invocare
l'Ausiliatrice e Don Bosco. E fui esau-
dito, tanto che dopo venti giorni, fra la
sorpresa e l'ammirazione di tutti, fui di-
messo dall'ospedale.
I controlli in questi due anni furono
numerosi e la risposta che ne veniva
ogni volta era sempre più confortevole.
Da qualche settimana sono stato eso-
nerato da ulteriori visite con la più sod-
disfacente motivazione: guarito/ Lascio
immaginare la commozione mia, la gioia
dei parenti, amici e conoscenti, i quali
son concordi nel parlare di miracolo.
Mi sono convinto, per esperienza per-
sonale, che l"Ausiliatrice non abbandona
nessuno: basta invocarla con fede.
Monselice (Padova) ANTONIO BROCADELLO
TRE GIORNI TRA LA VITA
E LA MORTE
Colpita da forte metrorragia, non ebbi
alcun giovamento dalle premurose cure
mediche. Dovetti quindi sottopormi a un
intervento chirurgico, che superai bene
nonostante la debolezza in cui mi trovavo.
Purtroppo dopo venti giorni ricaddi esau-
rendo le poche forze rimaste. Ricoverata
d'urgenza in ospedale, i medici dichiara-
rono inevitabile un'altra difficile opera-
zione. Mi raccomandai a Maria Ausilia-
trice chiedendole di vivere, non tanto
per me quanto per mio marito e i miei
cari figli. L"operazione andò bene, ma
soprawenne un blocco intestinale che mi
fece lottare tre giorni tra la vita e la morte.
Rinnovai con la mente la mia fiduciosa
invocazione a Maria Ausiliatrice, promet-
tendo un'offerta per le missioni più
povere e la pubblicazione della grazia.
Subito sentii un miglioramento che mi
portò allo sblocco totale. Fu la mia sal-
vezza. Anche il personale sanitario af-
fermò che avevo ricevuto una grande
grazia. Commossa e riconoscente, unita-
mente alla mia famiglia, adempio le mie
promesse.
Vl//alalletto (Cuneo)
MICHELINA GOSMAR RACCA
MESE DI MARZO (continua_z_i_on_e.c).._ _ __ _
Montagna Milazzo Concetta - Montagnini Rino
... Montarsino .FT"ancesca Montefnmeglio Mario e
Paolo - Montesissa Giulia - Monticcilo Rosaria -
Morello o•Aratro Francesca - W--0riconi Renata -
Morra Luigi e Marisa - Mosca Quintilia - Mura
Gnvina - Mura Srefono - Mureddu Ibba Caterina
• Mul!Si Guggiari Adi fam. - Mussio Anna - Narsi
Dorilla - Nanni Stefano e Nelly - Navone Livia -
Negra Marisa - Negri Lucia - Negri Braccio Vir-
ginia - Nicoletii Cammarata Giuseppina - Nicolosi
Nicotrn Maria - No11ara Maria - (k,celli Benita -
Oliveri Angela - Olivero Maria - Olivi Iride -
Olivo Bambina - Ormezzano Silvia - Paoli Gina -
Pnrn Costanzo - Pnsenti Giuseppino - Pateri M.i.u-
rizio - PaternostrO Adelma - Pelgnino Cesare e
Olga - Pennanio Teresa - Pepe Cannizzaro Maria
Antonia - Pere Mut Wolter - Perego Mosconi
Chiara - Perruc<:i Ragosta Maria - Pei.ra.lia Salvina
- Pettinelli Emilia - Picn,tti Lorenzo - Pigati Anna
e Romolo - Piatti Antonietta - Pira.s Antonio Giu-
seppe - Pi.stari M. Adelaide ved. Torchio - Pistoc-
ch.ini Graziella - Pitta Maria - Pizzi Fortunata •
Pizzuti Vincenzo - Polastri Mana - Pozzoli Maria
- Prete An~ioJina - Procopio Adelina ,. Proverbio
Delia - Puglisi Grazia - Pupillo Giovanna - Ra-
rnella Giulio - Ranz.o Martini EmHip - Rao Maria
- Reita M•rgherita - Repetto Franèo - Restagno
Pasquale - Ricciardi Libera - Rigano A!sunto -
Rigato Mo.rio - Rigotti Giuseppe - Runa Idea -
Rinaldi Angela - Riva Andrein• - Riva Pierina e
Ida - Riverta Giorgio - R izzo Carlo - RiY,2uto Maria
- Robeno Caterina - Robotto Caterina ved. l,.,orano
- Rocci Clara - Rollandìn G iulia - Rom..-o :vtichele
- Ronchi Celestino - Rossi Nordi Giulietta - Rossi
sorelle - Rosso Caterina vcd. Mollo - Ru$$o Perez
Guido - Sacchi Battistina - Sala Valc:ria - Salvo
Giovanni - Sangiorgio Enniniu - Sanoa f~rancesca
- Sanna Giovo:nna - Santi Eleo= - Santi Mau-
rilio - Sappa Agostino - Savarro Cona Paola -
Savoini Maria - Scancarello Maria A. - Schellino
Finn AriA - Scinica Rolando - Soivoletto <..:oocena
e Moria - Scotto Antonio - Semino C lorinda -
Serretiello Giovanni e Maria .. Scrvello l:Jnma ..
Sesto Vassallo Santina - Sette Luigina - Siccardi
Giovanni - Sim.ona..sso Paolinn ... Snozzi Candida ...
Sognj Carolina - Soltetri Emilia - Sottile Santina
- Spad.aro Dario - Spanò Giuseppina - Spataforn
Giovanna - Sperlinga Massimq - Spinelli Irma -
Spinoli Lucia ved. Ciarciulo - Spriano Tizzani
F,.dvige - Sutto Emma - Taborro ltalio - Taçliavino
Sebastiana - Tombacco Mula Tarditi Valentina
- Tati Lilla - Torbo! Carmela - Tosa Adelaide -
Toscano Saveria - Toselli Adriano - Trombelli
Luigi• - Uguard.i Maria Rosa - Volenise Angelina
- Valentino Ferdinendo - Vanzctti Maria - Varaldo
Lorenzo - Velati ~' ontaneto M. Teresa - Venza
Gaspare - Vercellino Fiorenza - Verri Elena -
Vidani Mary - Viganò Rachele - Vigorito Fran-
cesco - Viola Margherita - VisonA Dorina - Vitrano
Salvatore - Volpe sorelle - Zanclla Angela - Zani
Albino - Zavattierl Francesca - Zerboni Ter"8ina
- Zurli G . R.

4.3 Page 33

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Don Michele Rua
Simone Srug1
Don Filippo Rinaldì
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
DI DIO
SPECIALISTI E MEDICINE
NON LE AVEVANO PORTATO
ALCUN GIOVAMENTO
Un'operazione che avevo subito al-
l'occhio destro, mi aveva lasciato un
disturbo alle narici, che mi rendeva dif-
ficile la respirazione e persino l'uso della
parola. Due specialisti del naso e molte
medicine non mi avevano portato al-
cun giovamento. Poichè leggo sempre
il Bollettino, mi cadde sotto gli occhi
una grazia del venerabile don Miche le
Rua, che mi spinse a chiedere la gua-
rigione a questo Salesiano del quale io,
anziana, ho sempre sentito lodare la san-
tità straordinaria. Ora posso dire che il
disturbo è scomparso. Vorrei che questa
grazia contribuisse ad affrettare il giorno
in cui Don Rua sarà elevato all'onore
degli altari.
Varaue (Savona)
ELISABETTA SAETTONE
GUARIGIONE ISTANTANEA DA
ENCEFALITE
A quanto esporrò intendo di dare il va-
lore di una dichiarazione giurata. Mio
figlio Vittorio Alessandro di 6 anni tempo
fa si ammalò gravemente. Il medico
di casa diagnosticò encefalite. Fu imme-
diatamente ricoverato in ospedale, dove
passò tutto il giorno e la notte seguente
in preda a convulsioni e assopito. Gli
furono applicati i rimedi del caso e ri-
petute trasfusioni, ma la febbre non di-
minuiva e le convulsioni continuavano
giorno e notte. Un giorno venne a tro-
varlo il direttore del collegio salesiano
frequentato da mio figlio, il padre Vittorio
Giraudo, che vista la gravità della malattia
promise che sarebbe tornato con una
reliquia di don Filippo Rinaldi. Giunse
alle 21,30, pose la reliquia sotto il guhn-
ciale di Vittorio, gli diede la benedizione
di Maria Ausiliatrice e recitò con noi la
preghiera a don Rinaldi, seguita da un
Pater, Ave e Gloria. Appena terminata
la preghiera, Vittorio si siede sul letto,
conversa allegramente con i presenti e,
dopo alcuni istanti, dà loro la buona
notte e si abbandona a un sonno tran-
quillo: era guarito I Ho lasciato passare
cinque anni per sfatare le previsioni pes-
simistiche di eventuali conseguenze in-
tellettuali o morali nel figlio; e oggi posso
dire che don Rinaldi ha fatto la grazia
completa. Il figlio continua a star bene
e a frequentare con profitto le scuole.
Cordoba (Argentina)
MABEL A.M. do del CAST/LLO
LA MAMMA E GUARITA
DALL' ESAURIMENTO
GRAZIA ATTRIBUITA A
Mia mamma soffriva per un forte esauri-
mento nervoso che, nonostante le cure
DON PIETRO BERRUTI
mediche, non accennava a diminuire.
Con fede pregai il venerabile don Mi-
chele Rua. Con me ha pregato la mam-
ma. Oggi posso dichiarare che la mamma
è guarita dall'esaurimento e, nonostante
qualche disturbo, svolge con gioia il suo
lavoro di massaia. Memori e riconoscenti
al venerabile Successore di Don Bosco,
auspichiamo che venga presto onorato
sugli altari.
Invio la relazione di una grazia che ho
ricevuto per intercessione di don Pietro
Berruti. Si tratta della guarigione da una
malattia grave, che fu ammirata da tutta
la comunità ein modo speciale dal medico
curante, professore all'Università di Co-
vere. Al quarto giorno il medico, entrato
nella stanza, al solo guardarmi, esclamò:
«Ma cosa ha fatto? Qui c'è un cambia-
mento straordinario, meraviglioso I». E
doµo avermi esaminato, aggiunse: « La
trovo decisamente migliorato». E mentre
Lusse//o di Vll/adeotl (Alessandria)
chabamba.
si congedava, ai confratelli che incontrava
AGNESE BRUSASCHETTO Essendosi trasferito il noviziato per la parlava con entusiasmo delle condizioni
Bolìvia e il Perù da Lima a Cochabamba straordinarie nelle quali mi aveva trovato.
in Bolivia, ricevetti l'ubbidienza di conti- Anche nel suo consultorio non si stan-
PROTETTA IN TRE
PERICOLOSE CADUTE
Allorquando, tre anni fa, le mie superiore
credettero bene affidarmi un incarico di
fiducia, invocai il servo di Dio S imone
Srugi, la cui tomba si trova presso la
nuare come direttore e maestro dei novizi
nella nuova sede. Cominciai il mio la-
varo con entusiasmo, ma presto mi sentii
poco bene in salute. Vari medici consultati
diagnosticarono: epatite acuta e precir-
rosi. Trascorsi 54 giorni all'ospedale e,
nonostante le cure più sollecite, tornai a
cava di ripetere che io ero un caso ecce-
zionale, che nella storia della sua pro-
fessione il mio sarebbe rimasto il «caso
princeps », che il mio stato l'aveva fatto
soffrire molto ma che al presente gli
procurava una grande gioia.
Mentre avveniva tutto questo, io mi davo
nostra casa, affinché durante quel periodo
non si verificasse nella comunità nessuna
malattia grave, e il Servo di Dio mi ha
pienamente esaudita. In quel periodo
dovetti sperimentare personalmente l'in-
casa debole e abbattuto. Il medico era
molto preoccupato e con chiarezza in-
formò l'Ispettore della gravità del mio
caso. Al mio vicario disse senz'altro che
non contassero più su di me. Fu allora
conto che qualcosa di non comune era
successo in me e ringraziavo di cuore il
buon Padre, che io avevo avuto la sorte
di conoscere e di trattare intimamente
fin dal 1935, quando fece la visita
tervento quasi miracoloso del signor che l'Ispettore don Eugenio Pennati sug- straordinaria all'Uruguay.
Srugl, quando, in seguito a tre pericolose gerl a tutta la comunità del noviziato di Desidero rendere pubblica la mia ricono-
cadute, mediante l'invocazione del me- fare una novena in onore di don Pietro scenza con la promessa di far conoscere
desimo, non ho riportato alcun male e la Berruti, chiedendo la mia guarigione. don Berruti e le sue virtù, affinché ne
benché minima conseguenza. Ringrazio Animò tutti alla fiducia raccontando che sia introdotta la Causa d1 beatificazione
di cuore il Servo di Dio e compio la pro-
messa di far pubblicare la grazia.
Boitgema/ (Israele)
.
una FIGLIA di MARIA AUSILIATRICE
I don Berruti gli aveva già ottenuto una
grazia singolare con la guarigione della
mamma in circostanze molto difficili. Co-
m;"'"mmo la "•""' con g,ando fo,-
e molti possano godere della sua inter-
cessione ed edificarsi ai suoi esempi.
Novlciado salèsiano cochabamba (Bolivia)
P. A<M,CAR $. PASèUA<
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALES IANI DEFUNTI
Don Jos6 Clemente Sllva, t a Uuenos Aires (Argentina) a 81 anni.
L' l.spenoria di Buenos Aires perde con don Sii vo uno dei più antichi
e bcnemt:riti membri. Fu dfrettore per trent'anni. Fondò e ampliò
collegi, iniziò e diresse opere sociali e per quarantacinque anni fu pro-
pulsore della Unione Parlri dl Fami!!'li• deì ColleKi cattolir, del Paese.
Partec.ipb a congressi mondiali e larinoamericani di educazione. F'u
ministro plenipotenziario in Roma Jler Jnomuo\\·cre la immig-n1zlone
di fanliglie italiane e spasnole in Argentina. Oratore. brillante, prc•
dieb la parola di Dio con fervore Sat'crdotale e ,alesjnnu. Fu consi-
gliere e amico di quanti ricorrevano a lui. lt gran euorc ch'e_gli cbhc
lo rese disponibile. a tutti e in 1utt1 i settori ~ocù.di.
Don Emidio Farolfi t a l:lologna a 85 anni.
Sacerdote J.iocesano, vollt cnuare nella fami~lin sale~1ana per dedi-
carsi Iotalmente alla salvezza dei l:ÌO\\'Bni. Per t--renc,anni fu vicario
di don Gav1nelh, il popolare ricostruuore del Santuario del Sacro
Cuore, godendone la piena fiducrn per la fedele\\ neJ sey:uirne le dire,-
ti,,;e. Durantè i bombardamenti ddla gui;:rra 1940•--1S. tlu: dhnru.SSéTO iJ
Santuario, l'htituto e gran parte del quartiere, don Farolfi rimase al
Sllo posto, incuranre del pericolo, D.S$Ì~tendo fenu, curando malati
e a vendo per 1utri la ps rola di ~onforto. Duranti! la rie'.Ostruzione,
ornnizzò l'aiuto ai poveri, ai sirtistrati e ai rt:Juci, facendo del suo
u.fficio uno piccola i.:enrrale della cnnr.d.
t Don Faustino Bellottl n Pindamonhan~~ba (Brasile).
Una carta d'idenrit:B del tutto eccezlonnlt!, la sua: 101 anno di et.\\,
8 I vita salesiana, 73 dJ sacerdozio. Era il ta/,:na110 pi ù vuclrio dt.l
mondo. Nato nel 1869 in Pedenosso (Sondrio), nel r889 fu inviato in
America dal veoer-Jbile don Rua, che gli predisse che non sarebbe
mai più tornato in patna. E questo si verificò. perc.hé don Faustino a
un carattere nllegro e brioso a."'!:socìavn un ione spirito di sacrificio e di
disroceo. Passb gran pttrte della sua vita tra i novizi sn.lesfani, dando
loro l'csemp·io di una vina ehe attinge la serenità e la gioia alle fonti
genuine delJa fedeltà e del dovere.
Don Alfredo Buttlgnol t a Bahia Bianca (Argemina) a <>o anni.
Sentì da giovane la chiamata alle Missioni e. rispose con prontezza
partendo ancora adolescente per lu Pata~onia, la tern dei sogni di
Don Bosco. Nella direzione di vnrie nostre Opere si distinse per il suo
amore a Don 13osco e alla Congregazione, per lo -spirito di lavoro c. per
l'alto senso cLi reapomiabilità. l!be. unita.n1ente a una grande bontà di
cuore, lo resero caro n quanti ne condivisero Jo zelo apostolico.
Coad. Modesto Domlngue~ t • Si,1glia (Spagnn) a oo anni.
Coad. Ouido canestrin i t a Bologn• 83 annl.
Coad. Gh15eppe Sabatt t a Vigo (Spagna) • 82 •nni.
Coad . G.luseppe Zubhma t a Cuencn (Ecuador) • 82 unni.
Sac. MJcbele Torcia t a Budapest (Ungheria) a 82 anni .
Sac. Giuseppe Olek5i t a Varsavia (Polonia) a 77 anni.
Sac. Ignazio KuC%kowia t a Gdansk (Polonia) a 77 anni.
Coad. Giovanni Osomanski t a Czen,insk (Polonia) a 75 annj.
Sac. Tommaso Kelenc t a Lubiana {Jugoslavia) a 67 anni.
t Sac. Giorgio Jù,etsebme. r a Colonia (Germania) a 67 anni.
Coad . Giuseppe Appendlno t n Ch1ltillon (J\\osra) a 67 anni.
Sac. Tomm aso Agostani t a SèSto S. Giovanni (Mìlnno) a 6z anni.
Sac. Ad amo Cyronek t a Kolobrzek (Polonia) a 61 anni.
Sac. Giovanni Spec t a Lubiana (Jugoslavia) a 61 anni.
Sac. Glu sepPe M esofènyl t a Budopest (Ungheria) a sS ann.i.
Sac. Paolo Fra.nue.n t a Ensdorf (Germania) a 56 anni.
Sac. Leopoldo Kau clc t a Sevnica {JugosJovia) a 55 anni.
Sac. Giovanni Gil t a Salamanca (Spagna) o 52 onni.
Sac. Amerigo Faria t a Lisbona (Portogallo) a 49 nnni.
Sac. Ermlnl.o Mascagn.l t a La Guaira (Venezuela) a +6 anni.
t Sac. Giu seppe Brambllla a Vignaud (,\\rgentina) a 39 anni.
COOPERATORI DEFUNTI
Mons. Stefano B all aratt t a Buscate (Milano) a 91 anni.
Fu s11cetdote umile: t: pio, consigliere: prudente, pastore: ze.lante. La
sua memoria di padre premuroso della salve,:z-a eterna de.i suoi soprav-
vive nella memoria di quanti furono da lui beneficati. Decurione sale-
siano dlll 1933, amò Don Bosco e ne beneficò l'Opl!ftl.
Maria Berruti ved. Bressani t a Torino a 72 anni.
}~ra sorella di uno dei salesiani più venerati, don Pietro Berruti, pre-
fetto generale per diciotto anni. [spin~ a un vivo senso castrnn.o la
sua Operosa esis'tenza, eh.e declicò a11a famii:tlia educandola in modo
es~mplare, e all'inscgnarnento, facendone una missione per ben (Jua-
nnt'anni. Suo ideale fu di infondere nei suoi numerosi :1Uievi una
profoocht formazione cri,tiana basata sull'onestà, sulla f"C.ttitudine
e suU'amore di Dio e del prossimo. Dedicava parte del suo tempo
libero n lavonire per i missionari e per i lebbrosi. Acceub la malattia
come manifestazione della \\IOlon•à cJi Dio. Lascia in chi la conobbe il
caro ri..:::ordo della sun semplicità, pazienza e bontà.
Francesco Ballar! t o Dalangero (Torino) a ss anni.
Era fratello del nostro don Battista. che giunse da Cuba in tempo
utile per confortarne gli ultimi giorni Exallievo dell'Oratorio dj Val-
tialice, vi si mantenne sempre affezionato, corne dirnostrò anche lo
slancio con C"ui contribui al cicord<> dtl suo antico direlto·rc don Lus-
sjana. Ln m:1:bttia lo purificò e la Comunione quotidiana gli diede la
forza per fare della ,:offerenza un pt1ss8porto per il prem.io.
Annetta Moine t a Cavallermaggiore (Cuneo) a 84 anni.
Nellu htboriosa cittadina che vedeva la signorina Annetta frettolosa e
disadorna percorrere i suoi itinerari di carità, forse nessuno è sfugqito
agli impuls-i generosi di questo cuore illibato negli affetti e ardente
di uno zelo senza confin.i. Prima lavorò a fianco del fratello sacerdote-.
teol. Giovanni Battista Moine. poi ne continui, il multiforme apostoÙlto
educativo, caritativo e voc::a-zionalc. Dimentica di sé, visse in francescana
povertà, sempre larga di ajuti ai bisognosi, 1U missionari e alle istitu.ziQni
di caritd. Lo zelo per l'cduca.iionc della gioventù l'avvicinb all'opera
salesiana, che cercò di far conoscere e beneficare.
Edvige Bedettl ved . Spiri t a Rimini a 70 anni.
Mamma buon:, e affettuosa, visse di fede, <li umi!«;, e di amore. Accettò
con spirito cristiano il sacrificio e Ja sofferenza per il bene dei sUoi cari,
tra cui il figlio snlcsiano coadiutore Enzo Spiri.
Santina Cali t a Villa San Giovonni (Reggio Cal.).
Tutta la vita di questa ardente Cooperatrice fu intessuta di fede
ope.rativa e di devozione alla Vergine e a Don UoscQ. Wpiena di senso
cristiano, vi-sse beneficando e valoàz.z:ando i suoi doloà con una con-
tinua unione con Oio. Per Don Bosco fu l'u.Jtimo suo pensieroj e
Don Bosc.o avrà certamente faci1ìtato il suo ingressC> aJ premio.
t Jnsegnanle Teresa Ginex a Conicattl (Caltanissetta) .
Dopo anni di intensa attività didattica, si dedicò n opere di pietà e di
apostolato. Fu Cooperalrioc salesiana devota e zelante. Sentl Corteme.ntc
l'ideale missionario_, e nncora. un mese. prima deUa morte volle fondare
una borsa missionarfo che perpetuasse il suo apostolato oltre la vita
terreno. La benediiionc del Rcttor Maggiore ne allietò gli ultimi gio.i::ni.
Glacom.lna Nicolao t a !mèr (Trento) a 8+ n.nni.
Fervida ammiratrice di Don Bosco e deJla sua Opera, che sostenne
fattivamente. lascia il ricordo della sua serena alle.gria e della sua de-
vozione alla Madonn0, il cui altare essa adornò filialmcnte di fiori per
oltre tre.ntndnque anni.
Federico Accoroni t Torino.
Cooperatore fedele e generoso dell'Oratorio San Lui.qi in Torino,
mise intelligen1.a e cuore a scrvi,:io del prossimo, in spirito di umiltà,
conquistandosi la stima e Paffetto quanti lo avvicinavano. Appar-
tenne tra i primi al movimento scoutistico cattolico, di cui divenne
un capo fra i più apprezzati. Fu confraleJlo de.Ila S. Vincenzo e segre-
tario doll'Union.e Exallievi del San Luigi.
Albertin a Hlrscbler t o Milano.
Cooperatrice zela,qre e pia. volle ricordare le Opere sa.Je.siaoc ancora.
nelle sue ultime volontà, per e.ssere partecipe, anche dopo morte, del
bene che operano i figli di Don Bosço.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
J\\mhrosioni Elena. /\\nastasi Rosa - Dettini Canilida - Dezzon Bortolo -
Bollini Prima - Dozzetti Carlotta - Bressan Zeno - Brilli don Baldassarre -
Brunetti Gincinta - Carnctiolo Carmela - C&~sone Rosa - Catt.aneo Fra.oca
- CavaJlo Maria - Consoli Grazfn - Corsaro Santa - Curtoni Mascanti
Rosa - De Miro Ma.ria - Di Pietro Grazia - Fafrocile Umberto - Fu-
mai,'.:alli don Carlo - Guerri mons. Vittorio - Guerrlni Teresa - Gu-
glielmo Pietro - Gumo Ugo - Josia mons. Gino . Manni Carmelina .
Marengo don Francesco - ~•tazzetta Assunta - Mìcono Fclicina -
Molinis prof. Giuseppe - Mw,io Bice Cazzani - Pagliuca De LiUo El-
vira .. Paietta Luigia ved. Nigris - Panceri Giovanni - Pasi Luigi -
Pera Ernestina - Perego Virginia - Prestin11ri don Roberto - Priori
Maria - Radici Maria e Luigia .. Ricca.rdelli Ricca Berenice - Ricetti
Giulia - Rossi don Angelo - Raffoni ~1a ria - Scapino Pierino - Schiavi
,\\ngelo • Schisani Filippo - Sdutto Selvina - Stroili Severino - Tito
TerèSo. .. Tu.rcatti Greco Maria - Vitti~lio Pasqualina - Zngami Cri-
stina. - Zamolo Italia.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legalmente rice-
vere Logsti ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule:
Se trattasi d"un legato: «.• lascio all"lsc/cuco Salesiano per le Missioni con sedo in Torino a titolo di legato la somma di Lire... (oppure) l'immobile
sito in... ».
Se trattasi. invece, di nominare erede di ogni sostanza l"lstituto, la formula potrebbe essere questa:
«... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomino mio erede universale !"Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo».
32 (luogo e data)
(firme per esteso)

4.5 Page 35

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CROCIATA
S NRI
TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubblicazione di una Bor,ra In-
completa si effettua quando il
versamento iniziale raggiunge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tale somma viene rag•
giunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Maria Ausillatricc, i11 ricordo ,uffrogio
di ]41·idio e Giuseppina Pedranzi11i e a benefi.cio
spirùuale della propria famiglia, a cura di Evelina
Pedranzini (Bormio Sondrio). L. 100.000.
Borsa: San G1ovan.ni Bosco, i11 ricordo e utfJràgW
di Egidio e Giuseppina Ptdranr:i,ii a beneficio
,piritualt della propria famiglia, a cura di Eve-
Hna Pedranzini (Bormio - Sondrio). L. 100.000.
Borsa: Giovanni Gualberto Donna, a cura di
Mons. Felice Donna (Vercelli). L. 100.000.
Borsa: Caterina VergeaHo, a cura di mons. Fe-
lice Donna (Vercelli). L. 100.000.
Borsa: Felice Donna, a cura di mon.$, Felice
Donna (Vesoelli). L. 100.000.
Borsa: Sacro Cuore <li Gesù e Maria Ausi-
liatrice, imp{orarnio protezione, ~ cura di F. M.
e O. B., L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura degli Exallievi Oratorio Festivo e Casa
Madre, di v-ia Snler.no e via M, Ausiliatrice ('l'o-
rino). L. 100.000.
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tiano, in memoria tt suffr<JRio, pt.r ottenl!re prote-
zione, a cura d-ei suoi cxallievi e di persone dn
lui beneficate (Roma). L. 100.000.
Borsa: MarJa Ausiliatrice ' e S. G. Bosco, in-
t)ou,ndo protezio,,, suU.. no,trt famiglu Cell1Jr,oua
Nasdnibtnt (Pavia). L . 100.000.
Borsa: Don Pietro Berruti, in memoria e .ruffragfo
dt:lla sorella Maria Berruti ve.cl. Bns.sam·, a cura
dej figli Piero e Lauro (Torino). L. 50.000.
Borsa: San Giuseppe e S. G. llosco, in me-
moria di Jeanne Bruyèrc (Carlsbourg - Belgio).
L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, benedici pr-ouggi ,empre il
mio Paolo e la wa nuova famiglia, a cura di N.N.
(Piacenza}. L. 50.000.
Borsa, Linda Toffalonl Rossi, a cura di N.N.
(Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Maestra Chiarina Farei, in ricordo tuf-
Jrogio, a cura della sorella Maria Farei (Chiro-
nico • Svizzera). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, • cura del dottor Carlo Pn-
nizii, exallicvo di Alassio (Sanremo - Imperia).
L. 50.000.
Borsa: Pietro Fraccbia, in riwrdo e suffragi,,,
a cun di G.F., L . 50.000.
Borsa: Don Gerlando Tuttolomondo, ,aurdote
sal..esianò, in m.emorio e suffragio, a cura del fratello
e delle so1elle. L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. G. Bosco, pr,.
gote pu ,wi e per la pau nel mtmdo protegceteci
sempre, a cura di P.G.E.C., L. S0.000.
Borsa: Madre Linda Lucotti, a cura di Pepp.ino
Lucotti (Sartirarul - Pavia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
riumosctnz-a e supplicando proteziotte., a cur:t di
M. N. (Pino - Torino). L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXIII, • cur• di Giu-
seppé Gffico (Orbassano - Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, 8\\
in suffragio di mia mogli, lm~ne, implorantù, da
M. Ausiliatrice e S. G. Bosco la grazia di saprav-
vi,;er, 111,lla f•d• e 11el/'abbandn,io alla volo11ta di
Dio, a cura di Agostino Deretti (Roma). L. 50.000.
Bor,;a: Maria Ausiliatrice, Don Bosco o S.
D. Savio, a cura di Hositn Sassi (Minervino
Murge - Bari), L. 50,000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S, G. Bosco, n
cura del cooperatore Giobann Martini (Rossi-
glione - Genova). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e S. G. Bosco, in
su[frogt'o di tutti i mi~i e.ari defumi, a cura di Pina
Gnndolfo (Alassio • Savc,nn). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ott•-
nt.ttmi la grazia clu,. ram.o detìdero, n cura di As-
sunta Chirico Bello (Reggio Calabria}. L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausilia-
trJce, ai.utatemi!, A cura dj Luigia Zonàto (Mon•
teforte D'Alpone Verona). L. 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, in rfngraziamento
per la nast.ita di Gianluigi, n cura di Franco e Ca·
terlna Pelliccioni - Zaccarini (Faenza). L. 50.000.
Borsa: Padre Mantovani, in rie.ardo, n cura di
Gìu,cppe Cubeta (Catona • Reggio Calabria),
L. 50.000.
Borsa: Don Angelo AmadejJ in nttmoria, a cura
di Guido R.izzalio (!µvoli • Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, ;,,.
cocand.o prot-tzùme p~r Fran&esca e Federica, a
cura di Francesca Lorenzoni (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria AusiUatrlcet invocando aiuto e
protezione, a cura di Gianfranco Ferrara (Torino)
L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, Papa Giovanni
XXIII e S. D. Savio, guarite Ada, cura della
famiglia Giuseppe De Guglielmi (Oneglia - Im-
peria), L. 55.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e Don
RinaJdi, interc.edne per i amt'ilJli Casirat.J~ a cura
di Alberghetti Natalina (Cassano d'Adda Mi-
lano). L. 50.000.
Borsa: Don Amilcare Bertoluccl, in nttmoria,
pt:rthi preghi per Caterina Pavia, a, cura di N .N,
(Tormo). L. 50.000.
Borsa: Alfio Gem.ma, in memoria, a cura del
dottor Sebastiano Gemtnll (Lentini • Catania).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, a c,un, di Assunta
Re (Pavia). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, a cura di Assunta Re (Pavia).
L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXUI, in ri,,graziamenro
in1Jo<tmdo prote..--ion•, a cura di Gianluigi (To-
rino). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, a cura di Gincomo
$poto {Calata/imi Trapani). L. 50.000.
Bor,;a: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e Papa
Giovanni XXlll, a cura dei coniugi ing. Gio-
vanni Manfredi e Mario Cerisola (Savona).
L.50.000.
Borsa: Sacro Cuore dJ Gesù, Marla Ausilia•
trice e S. G. Bosco, benediu ,nio fratello e la .rua
famiglia, cura di Sr. Moria Cutinelli (Bìtonro
Bari). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S.
D. Savio, in rùigra~iarrumto t implornndo prott-
:rione J1' pt'rsont. cart., a cura delle sorelle V. (Ver-
celli}. L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, ,·nvocando prnt~zione ml/a
propria famiglia, a cura di Luis:, Donelli (Legnano).
L . 50.000.
Bona: San Giuseppe, invocando proteziont1 a
cura delle sorelle Teresa e Anna Ginolino (Co-
rato • Rari). L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e Don Bosco, ;,,
suffragio d•I proprio marito e irnJQ<ando prot,;::ion.e,
• cura di Linda Zoccolo ved. Biiliaco (Tricesimo
Udine). L. 50.000.
Borsa: San Giuseppe, a cura di T. S. (Lal.ina),
L . 50.000.
Borsa: San Domenico Savio, a cura di Giovanna
C.rrito (Caserta). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco, fo
suffragio delle anim11 sante del Purgatorio1 a cura
di N.N. (Savona). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco, S. D. Savio, Don
Rinaldl, in rir1va:ziormmto1 a cura di Angiola
Desana (Pescara). L. 50.000.
Bor,;a: Maria AusiliaLrice e Don Bosco, p.g.r.
t invocando continua prote11iorre sul [1,/Jlto J.1.~h.ele,
• cura della mamma Elisa Budini (Napoli).
L. 50.000.
Borsa: SS. Sacramento, Maria Ausiliatrice,
S. Giuseppe e S. G. Bosco, invoca,uio grazio.,
a cura di A.M.P. (Vicenza). L. 50.000.
Borsa: .M#da Ausiliatrice e Don Bosco, p.g.r.,
a cura di 1\\.1.ombellardo (Tc;,rino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S.
M. Mazzarello, a riçordo e rujfragw dr' Giovmmi
e Ida Dtro.<ti, cura dei familiari (Ponderano -
Vercelli). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e S.
D. Savio, per gra;:ie ricwute e imJoca:ndone altre,
a cura cli Messimina R. L. 50.000.
Borsa: Mar.la Ausiliatrice, Don Bosco, Don
Rua. Anime sante del Purgatorio e S. Rocco,
ri.cono~enti ptr grazie ricevuta e intx>eando prott-
zione, a cura di Giovanni e lVbrla Giotto (Valle
Sauglio). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco
.P~g.r. t 11IV<>Gando prolu:fom .1ulln famialìa, a cura
di N.N., _L, 50.000.
(COUU<O•)

4.6 Page 36

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Spedlz. in abbon. Postale GruppQ 2• (70) • 1• quindìcìna
BOLLETTINO SALESIANO
SI pubbllc• ,7 1• del mese fe' I Cooperatori S11/esl•nl; Il 15
del mese per i Dirigenti de Cooperatori
S'Invia gratuitamente ai Cooperatori, Bene-
fattori e Amici delle Opere Don Bosco
Direzione e amministrazione: via Maria Au-
siliatrice, 32 - 10100 Torino - Tel. 48.29.24
Direttore .responsabile Don Pietro Zerbino
Autorlz. dal Trib. di Torino n. 403 del 16 febbraio 1949
Per invlera offerte servirei del e.e. Postale n. 2.1355
lni.eteto a: Diru. Generale Opere Don Bosco - Torino
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stimolo, una provocazione per i giovani e per chi si interessa dei giovani, una ricerca
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