Bollettino_Salesiano_197003


Bollettino_Salesiano_197003



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1.1 Page 1

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BOLLBTINO .SALESIANO ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCIV• N. 3 1• FEBBRAIO 1970
Spediz. in abbon. posL • Gruppo 2° (70) • 1 quindicina

1.2 Page 2

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Divorzio a/l'italiana
I focolari secondo lo spirito di Don Bosco
Due pubblicazioni salesiane
Exallievi della nostra terza Famiglia
Educhiamo come Don Bosco
In memoria di mons. Salvatore Rotolo
A servizio degli altri giovani
Marisa Romano: una Cooperatrice che faceva sul serio
Nel villaggio dei lebbrosi
Settantacinque anni di missione nel Mato Grosso
Guatemala (Centro Amarlc:a). Nel
villaggi montagnosi del dintorni di
Antigua (antica capitala) I■ roba pii)
comune della più umile India, anche
quelle di Immediata utillt6, à une fe-
sta par gli occhi. M■ fino • quando?
Finora la plastlça livellatrice non vi
ha ancora fatto la sua lnvaelona.
Roma. Bulllca di San Giovanni Bo•
■co. Particolare di un angelo edo•
renta aul fronte del tabernacolo
dell'altare maggiore. Opar■ d'erta In
bronzo ottona di Pericle Faulnl
(vednre pag. 8).

1.3 Page 3

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La coalizione divorzista di partiti di opposta ideologia avvalora il sospetto del comune pregiudizio
laicista • I più validi difensori della indissolubilità furono uomini di grande statura politica, lontani
dalla pregiudiziale religiosa • Se c'è un caso in cui il referendum si giustifica è questo del
divorzio: esso deve rivelare quale sia la vera maggioranza del Paese su questo scottante problema.
TI 29 novembre scorso, con lo scarto di 42 voti, la Camera dei Deputati ha approvato la proposta
.ldi legge sul divorzio. Che la maggioranza parlamentare non rispondesse alla maggioranza reale degli
Italiani l'avevano già affermato i Vescovi d'Italia nel loro documento sulla famiglia del 15 novembre:
« Nella concreta situazione italiana - avevano scritto - riteniamo che la famiglia abbia conservato
una fondamentale sanità e che la coscienza popolare sia in maggioranza contraria a un istituto che,
mentre dovrebbe risolvere alcuni problemi, tutti li aggraverebbe. Lo dimostra l'esperienza dei Paesi
divorzisti, della quale è doveroso tener conto». Confermano il pensiero dei Vescovi le varie inchieste
condotte dall'Istituto « Doxa » dal 1964 in poi.
L'iter con cui si giunse all'approvazione è noto. Durante la discussione, che si protrasse dai-primi
di giugno al 28 novembre, i deputati divorzisti disertarono in massa l'aula della Camera, specialmente
quando i loro colleghi antidivorzisti svolgevano meditate considerazioni di natura sociale e morale
sul grave problema. La stampa divorzista spesso non diede neppure il resoconto delle sedute parla-
mentari, violando apertamente quel diritto dei cittadini all'informazione, che è tanto vivacemente
rivendicato da questi giornali quando si tratta di cronache scandalistiche.
Sopra 629 deputati hanno votato 608: ventuno gli assenti, vogliamo credere per motivi plausibili. I
partiti divorzisti avevano dichiarato di lasciar liberi i loro rappresentanti di votare secondo coscienza;
i fatti però hanno dimostrato il contrario; mai si è avuta tanta disciplina di partito, tanto « spirito di
crociata» come in questa occasione. Nessuna meraviglia per i comunisti. Neppure stupisce l'atteg-
giamento dei socialisti, che dall'inizio del secolo hanno sempre propugnato il divorzio con i vari pro•
getti presentati al Parlamento, ma regolarmente bocciati o decaduti. Ciò che non si comprende è
l'atteggiamento del partito liberale che, sebbene in passato abbia avuto i suoi campioni del divorzio,
tuttavia r-luscl sempre, per mezzo dei suoi migliori uomini politici, a bloccare le velleità divorzistiche
dei socialisti.
A questo proposito, nel recente convegno nazionale dei giuristi cattolici italiani sul tema: «Indisso-
lubilità del matrimonio e referendum popolare», il loro presidente prof. Santoro Passarelli, Ordinario
di diritto civile all'Università di Roma, ha affermato: « Tanto è stato considerato un bene inde-
fettibile dell'intera società civile il matrimonio indissolubile, che l'indissolubilità, nella nostra
legislazione, fu voluta e difesa da laici che, anche per le circostanze, non nutrivano certo senti-
menti di devozione verso la Chiesa e non intendevano porre lo Stato e la legislazione dello Stato
al passo col diritto canonico. Rispettarono quei legislatori. la coscienza del popolo italiano, e ne
furono fedeli interpreti, come i loro successori, contro i reiterati tentativi di introduzione del divorzio
che si sono susseguiti in Italia. I più validi difensori dell'indissolubilità del matrimonio civile furono
uomini di grande statura morale e sensibilità sociale, lontani da ogni pregiudiziale religiosa».
Non può quindi non sorgere il sospetto che una parte non trascurabile nella decisione e compattezza
con cui le forze laiche stanno conducendo questa battaglia, pur in tanta diversità di ispirazioni ideo-
logiche, abbia la pregiudiziale anticlericale, come se l'indissolubilità del matrimonio fosse un ar-
bitrio clericale, imposto dalla Chiesa allo Stato. Sospetto convalidato dalle affermazioni emerse nel
recente dibattito alla Camera sulla necessità dell'indipendenza in questa materia dello Stato dalla Chiesa
e sull'opportunità di celebrare il centenario di Roma capitale con la legge sul divorzio.
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Scelta di civiltà 7
Vediamo ora la legge che n'è venuta fuori. « La
peggiore di quantefuron fatte in Europa e America»,
dicono i giuristi, poiché giunge ad ammettere vela-
tamente la fi.gur;a giuridica del ripudio, uso carat-
teristico dei popoli barbari e primitivi. E si osa
parlare di una « scelta di civiltà »!
« Il divorzio - ha scritto Giovanni Giolitti - parte
-dal punto a cui ci ha condotto il Cristianesimo,
per ricondur:ci allo stato in cui esso trovò l'uomo
pagano».
Partiti da una errata impostazione del problema,
mirante solo al comodo dei coniugi e non al bene
della famiglia - fine principale del matrimonio - i
divorzisti sono andati avanti, rifiutando sistema-
ticamente gli emendamenti con cui i democristiani
hanno tentato di alleviare la triste sorte della donna
ripudiata e dei figli derelitti.
C'è stato anche un deputato che ha osato richia-
mare in favore della sua tesi un certo discorso
fatto al Concilio - da lui frainteso - senza ri-
cordare che il decreto conciliare Qaudium et spes,
dove tratta della crisi attuale della famiglia, tra le
cause della sua degradazione pone proprio « la
piaga del divorzio».
Il liberale Bozzi ha creduto di scavalcare il socia-
lista Fortuna ampliandone il progetto in modo
da includere anche i matrimoni concordatari, come
risulta da un emendamento da lui presentato in
sede di Commissione per la Giustizia e poi ripor-
tato come art. 2 del progetto Fortuna-Baslini.
L'aggiunta dell'on. Bozzi aveva determinato le di-
missioni da relatore sulla proposta Fortuna, alla
Commissione per la Giustizia, del socialista on. Reg-
giani, che sosteneva l'opportunità di distinguere
tra il matrimonio civile e quello concordatario
agli effetti della indissolubilità. lo quella stessa
seduta alcuni valenti giuristi dimostrarono che con
tale modifica del progetto si violava la Costitu-
zione, che all'art. 7 inserisce i Patti Lateranensi
nell'ordinamento giuridico dello Stato italiano.
Sebbene la Commissione legislativa della Camera
il 19 gennaio 1967 abbia espresso parere contrario
in base alla precaria ed eterogenea maggioranza
suaccennata, di tale parere furono e sono i più
insigni maestri delle nostre Università.
Il vero giudizio di costituzionalità della nuova legge
spetterà in ultima istanza alla Corte Costituzionale,
dove l'assenza di preoccupazioni politiche dei ma-
gistrati darà garanzia di maggiore serenità e obiet-
tività di giudizio.
Ed or:a un rapido esame al contenuto della nuova
legge. Nei primi due. ar ticoli si dice che il giudice
dichiara lo scioglimento del matrimonio civile o
la cessazione degli effetti civili conseguenti alla tra-
scrizione del matrimonio religioso, quando accerta
l'inesistenza tra i coniiigi della comunione spirituale e
materiale corrispondente alla funzione del matrimonio.
L'art. 3 elenca le situazioni determinanti tale ine-
sistenza: 1) la condanna del coniuge all'ergastolo
2 ovvero a 12 o più anni di reclusione; 2) qualsiasi
« La famiglia cristiana,
nata dal Sacramento,
I, "Immagine e partecipazione
del patto d'amore di
Cristo e della Chiesa".
Essa iJ definita dal Concilio
.. Chiesa domestica", e
come tale dev'essere
segno nel mondo della
presenza del Salvatore».
(dal documento del Vescovi d'lta/fa
Matrimonio e famiglia oggi in Italia~>
pena detentiva per incesto, delitti sessuali commessi
a danno di discendenti, istigazione o costrizione
della moglie o della prole alla prostituzione, nonché
per sfruttamento o favoreggiamento della prosti-
tuzione della prole; 3) tentato omicidio ai danni
del coniuge o dei figli; 4) qualsiasi pena deten-
tiva per maltrattamenti, per violazione di obblighi
assistenziali, per lesioni gravi, calunnia e circon-
venzione d'incapace ai danni del coniuge o dei
figli, nei casi di recidività; 5) se il coniuge è stato
assolto per totale infermità di mente in qualcuno
dei delitti precedentemente enunciati; 6) quando il
divorzio è ottenuto all'estero; 7) quando il ma-
trimonio dopo due anni dalla celebrazione non è
stato ancora consumato; 8) quando vi è stata sepa-
razione, anche solo di fatto, tra i due coniugi per
cinque anni.
Le prime sette situazioni non risolvono neppure il
dieci per cento delle crisi familiari (sono i cosiddetti
« casi pietosi »), mentre nell'ultima si spalanca la
po.rta alla licenza più sfrenata in tema di divorzio.
Infatti non si fa alcun conto della colpevolezza
nel fatto della separazione (quasi che fossero sempre
colpevoli egualmente ambedue i coniugi) né si
esige il consenso della comparte, sicché si è fatto
notare dai competenti che tra le maglie della legge
si nasconde la figura del ripudio del coniuge, che
normalmente sarà la moglie.
Il matrimonio minato alla base
Con la prospettiva del divorzio ogni matrimonio
è minato alla base. D'altra parte, non è vero
che, quando la comunion~ di vita dei coniugi

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è compromessa, non resta che prenderne atto e
consentire loro il ricupero della propria· libertà,
perché sono numerosissime le famiglie italiane la cui
perduta unità si ricompone proprio perché non esiste
il divorz.io I
E i figli? Ci pensa l'art. 6, che dice: « L 'obbligo·
del codice civile (art. 147 e 148) di mantenere,
educare e istruire i figli nati dal matrimonio dichia-
rato sciolto permane anche nel caso di passaggio
a nuove nozze di uno o di entrambi i genitori ».
Ma se i due divorziati si risposano, avranno altro
da pensare che non ali'educazione dei figli del primo
matrimonio, tanto più se anche il secondo dovesse
fallire.
Se poi uno dei due non si risposa, potrà anche
cercare di educarli, ma si tratterà sempre di una
educazione monca, mancando l'apporto del padre
o della madre, sicché nel cuore dei disgraziati figli
del divorzio non potrà far a meno di covare, con
il complesso d'inferiorità sociale, l'apatia, se non
l'odio, per l'altro genitore che sì è risposato.
Un articolo di legge non basta per rendere serena
la vita dei figli! E sarà la donna per lo più a pagare
a caro prezzo il divorzio, perché la condizione di
« moglie fallita >> costituirà per lei un marchio
indelebile che la condannerà all'isolamento e
all'infelicità.
A ragione il p rof. Santoro Passarelli nel citato con-
vegno ha affet'mato: « L'indissolubilità del matri-
monio è, a nostro fermo giudizio, un bene di tutti
i matrimoni e di tutte le famiglie di q uesto Paese,
un bene irrinunciabile per il suo inestimabile valore;
non è soltanto un bene di coloro che, oltre a dirsi
cattolici, sentono e vivono da cattolici >>.
Un raggio di speranza
Ma in Italia la' partita non è ancor chiusa. Prima
di andare in vigore, la legge deve· essere discussa
in Senato, dove ci auguriamo si dimostri maggior
serietà e minore anticlericalismo, che sarebbe a
danno, non già dei preti, ma del popolo italiano,
e specialmente del ceto femminile, che oggi tutti
proclamano di voler elevare e parificare a quello
maschile.
Se poi disgraziatamente la legge passasse anche al
Senato, ci sarà ancora - oltre al ricorso alla Corte
Costituzionale _per i matrimoni concordatari -
l'arma del referendum popolare, che potrà rivelare
quale sia la vera maggioranza del Paese su questo
scottante problema.
Se c'è un caso in cui si giustifichi il ricorso diretto
alla volontà popolare, è proprio questo dell'introdu-
zione del divorzio, che verrebbe a colpire nel cuore
la società familiare senza possibilità di difendersi.
La « crudeltà del divorzio >> stia lontana da tutte
le famiglie italiane - anche da quelle unite solo
con vincolo civile - poiché i suoi danni sociali
sarebbero per tutti, credenti e non credenti.
I credenti poi, anche nel caso deprecato che la
legge ricevesse tutti i crismi legali, non potranno
avvalersene, a meno di rinunciare al Vangelo e
uscire dalla comunità ecclesiale.
3

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Cuanca (Spagna) • La casa salesiana dove sono stati fondati gli Hogares
I focolari secondo , SALESIANI
4 IN SP.AGNA
lo spirito di Don Bosco
L a città di Cuenca - con le
sorprendenti case medioevali e i
ponti in pietra dalle o'Tlbre sugge-
stive - è placidamente appisolata
sotto la luna piena mentre j! bo-
lide di don Benito schizza sul selciato
e << dribbla)) gli angoli delle case cer-
cando di ridurre il ritardo con cui ar-
riveremo a destinazione. Ancora una
sterzata, un ultimo colpo di freni e ci
siamo. I coniugi Fernando e Manoeli
Romeo hanno certamente sentito il
nostro vigoroso arrivo perché vengono
spontaneamente ad aprirci. Sono pro-
prio i coniugi Romeo - segretari ge-
nerali degli «Hogares Don Bosco ,i -
4 quelli che intendo conoscere.
Gli «Hogares », cioè i Focolari,
sono una iniziativa messa su dai Coo-
peratori salesiani proprio Il a Cuenca,
sotto la direzione spirituale di don
Benito Castejon.
Il salotto anche nei piccoli parti-
colari dice come la padrona ru casa
ci tenga davvero al suo << focolare )).
Giungono le altre persone invitate
per la riunione, cioè i coniugi Fran-
cisco e Anna Maria Catalina, più il
signor D aniele Rubio che non è ac-
compagnato dalla consorte perché
il suo primogenito pretende per
sé tutte le attenzioni della mamma.
Queste persone - spiega don Be-
nito - costituiscono la giunta d'a-
zione degli Hogares Don Bosco.
Arrivano per ultimi, mattesi, tre
marmocchietti tra i due e cinque"anni,
figli dei nostri ospiti. Ballonzolano as-
sonnati negli ampi pigiamini. Avevano
saputo che don Benito era in arrivo
e si erano rifiutati di andare a letto.
Ora a turno si arrampicano sulle sue
ginocchia, gli stampano sulla guancia
il bacio della buona notte, e finalmente
si lasciano condurre nei lettini. Anche
noi ora, seduti attorno al tavolino del
salotto, dove luccicano le rituali co-
pitas per il Fundador, possiamo co-
minciare. Che cosa sono questi Ho-
gares, di cui ho tanto sentito parlare
nelle case salesiane ru Spagna ?

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Da pochi anni nella Spagna
salesiana sta prendendo pie-
de un movimento per Coo-
peratori sposati che voglio-
no vivere il sacramento del
loro matrimonio «fino alle
estreme conseguenze>>. La
iniziativa, che si muove nel
genuino spirito salesiano,
esige piena dedizione, ma
ricambia con ottimi risultati
l'impegno dei genitori e dei
salesiani che vi si dedicano
Vivere il sacramento fino alle
estreme conseguenze
Una prima risposta, tecnica, è con-
tenuta nel regolamento. (< I gruppi di
sposi che vanno sotto il nome di Hogares
Don Bosco perseguono concretamente
due fini: primo, la santificazione degli
sposi e del focolare; secondo, l'aposto-
lato •>. Sulla santificazione del foco-
lare, nel regolamento si specifica:
~ Servire Crùto come Signore del foco-
lare; far clze la dottrina e i comanda-
menti del Signore siano norma suprema
del focolare; vivere in pieno il sacra-
mento del matrimonio per santificare
l'amore e la vita coniugale degli sposi
fino alle ultime conseguenze». Sul piano
dell'apostolato vi si legge: « In quanto
genitori, gli sposi considerano l'educa-
zione cristiana dei figli come loro mis-
sione principale i>. In quanto Coopera-
.tori salesiani, si fanno forze attive,
elementi d'urto e di avanguardia, par-
tecipando alle attività proprie del loro
Centro.
Un regolamento che non scherza:
impegna e esige. Ma è una descrizione
viva e vissuta che voglio, di questi
Hogares. Risponde il signor Fernando
Romeo. <t Vede, nella vita di ogni
giomo le comunicazioni tra sposo e
sposa vertono quasi soltanto su cose
materiali e pratiche: la carriera, le
preoccupazioni economiche, i figli, ecce-
tera. Il movimento degli fJogares viene
a introdurre una spiritualità nel matri-
monio; mediante una serie di conversa-
zioni, riflessioni, lezioni, gli sposi giun-
gono a conoscersi mutuamente 1110/to
più a fondo. Studiano la rispettiva psi-
cologia, maschile e femminile, affron-
tano il problema dell'educazione cristia-
na dei figli, esami11a110 le d~fjicoltà della
vita matrimoniale nella luce del Van-
gelo, si interrògano su come possano
influire nell'ambiente in cui vivono>>.
Ag~iunge la signora Anna Maria
Catalina: « Il nostro movimento offre
a noi sposi il modo di arricchire questo
amore umano che ci /za uniti all'altare,
far che twi ci aiutiamo l'un l'altro a
giungere fino alla fine della vita, che ci
aiutiamo a sviluppare le nostre perso-
nalità, a completarci nell'opera di edu-
cazione deifigli. In una parola d aiuta
a rendere davvero soprannaturale que-
sto nostro amore umano, santificandoci>>.
Domando se tutto questo non lo si
possa ottenere prendendo parte ad
altre associazioni già esistenti e col-
laudate, se era proprio il caso di dar
vita - come hanno fatto loro - a
un nuovo movimento. La risposta è
un no rotondo, e lo il signor Fer-
nando: «Io - dice - appartengo a
altre organizz@ioni di vùa e attività
cristiana, ma in nessuna di esse trovo
qualcosa che mi serva per vivere più
spiritualmente il mio matr.imonio. Per
esempio, mia moglie e io partecipiamo
insieme ai "Corsi di spiritualità", ma
troviamo che c'è una rottura fra noi
due, fra l'uomo e la donna. Vi si va
come singoli. Invece negli Hogares c'è
- come dire? - una spiritualità con-
giunta, per noi coniugi insieme, che del
resto siamo chiamati a vivere uniti que-
sta spiritualità •>.
Come funzionano gli Hogares
Gli Hogares tengono ogni mese la
loro riunione, in casa ora dell'uno ora
dell'altro, a turno. In media i gruppi
raccolgono sei coppie di sposi (il mi-
nimo è quattro, il massimo otto), scelti
con il criterio di una certa affinità sia
culturale che di livello sociale.
Una coppia di sposi funge da segre-
taria del gruppo, un sacerdote sale-
siano (in genere il delegjlto Coopera-
tori) presta l'opera di direttore spiri-
tuale.
La riunione mensile viene prepa-
rata con cura. Molto per tempo gli
sposi segretari consegnano agli altri
sposi del gruppo un testo contenente
il tema della riunione, più alcune
idee-base sull'argomento, e un que-
stionario. Tutti rispondono al que-
stionario per iscritto; gli sposi segre-
tari raccolgono le risposte, le riassu-
mono su fogli dattiloscritti e le ridi-
stribuiscono; così prima della riunione
ciascuno conosce già che cosa pensano
gli altri su ogni punto del questio-
nario.
La riunione vera e propria ha luogo
di notte. Inizia in clima di agape fra-
terna: caffè per stare svegli e qual-
che pasticcino per avviare la conver-
sazione. Le signore andrebbero a gara
negli allestimenti gastronomici, ma il
regolamento è drastico e riduce lepre-
stazioni ai minimi termini.
Si sparecchia tutto, e si prega: un
saluto alla :\\fadonna, come farebbe
Don Bosco, patrono degli Hogares.
Poi una breve lettura spirituale e una
pausa di riflessione.
Segue l'invocazione allo Spirito
Santo, ed ecco uno dei punti forti
della riunione: la (t Preghiera in co-
mune». G li sposi sanno che formano
tutti insieme come una sola famiglia,
e sono convinti che Dio è Jì presente
perché l'ha detto: (( Dove due o tre si
riunira11110 in mio nome, io sarò in mezzo
a loro». Perciò espongono l'un l'altro
- con la massima confidenza e in
forma di preghiera a Cristo pre-
sente - ciò che di più importante
portano in sé. Rendono grazie al Si-
gnore per un beneficio rjcevuto, per
un avvenimento propizio o avverso
ma in cui hanno saputo leggere ugual-
mente il piano di Dio. Domandano
l'aiuto del S ignore per le necessità
più urgenti, familiari', locali, di grup-
po. Il tutto circostanziato, esposto nei
particolari, confidato agli altri, anzi
affidato loro perché vi si associno; le
gioie, le preoccupazioni, le difficoltà,
le intenzioni, i desideri di ciascuno
vengono cosi partecipati da tutti. Il
sacerdote aggiunge intenzioni gene-
rali di preghiera per la Chiesa, i coo-
peratori, i missionari; e si chiude re-
citando insieme un salmo o un'ora-
zione della liturgia.
Viene il momento del tema; se ne
discute, si confrontano le opinioni, si 5

1.8 Page 8

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chiariscono i punti dubbi, si allargano
i propri orizzonti. e Quuti temi - si
legge nei documenti - vertera,mo
sempre sopra argomenti interessa,iti e
fondamentali della vita dei matrimo11io :
sa,itificazione dei co11iugi, amore comii-
gale, spiritualità matrimoniale, educa-
zione dei figli».
Teaninata la discussione e prima
di chiudere nel nome di ::.Viaria, ancora
dieci minuti per ciò che essi chiamano
la puesta en comun, come dire: il met-
tere in comune, lo scambio di impres-
sioni, la sezione <e notizie J>, la mutua
partecipazione delle cose di famiglia
(come si programmano le prossime
vacanze, una malattia, l'attesa di un
figlio, una prima comunione, un'ope-
razione, un battesimo, casi di persone
amiche, il funzionamento del grup-
po...), e dalle parole nascono i fatti,
i consigli, gli aiuti reciproci, una so-
lidarietà genuinamente evangelica.
t finito, c'è un mese per riflettere,
sperimentare, mettere in pratica tutto
quel che si è detto. È tardi, l'arrive-
derci è frettoloso ma sincero.
Il momento più importante
Domando qual è secondo loro, nella
riunione, il momento più importante.
Per il signor Francisco Catalina è lo
studio del tema. Molte volte - dice
- i componenti del gruppo vanno a
cercare 11ella rùmio11e una soluzione de-
fi11itiva ai loro problemi. Per noi è molto
importante che ci sia in questa riunione
un sacerdote come direttore, che formuli
delle co11Clusio11i che ciascuno di noi è
d,iamato a apprOflare. Queste nostre
discussioni pacifiche, questi scambi di
opinioni, ci arricchiscono ~.
Anche per il signor Fernando lo
studio è il momento più importante.
«Più di una volta, credevo di cono-
scere a fondo l'argomento, 1110. dal co1t-
jronto delle risposte e delle opù1io11i ho
dOflulo ricredenni 11 sono stato conteuto
digiu,igere a ,ma verità più profonda t .
Le signore sono di parere diverso.
«Ciò che nello riunione mi soddisfa di
più - dice la signora Anna Maria -
è la preghiera in comune. È ciò che Ì1i
realtà ci avvicina di più gli uni agli
altri, e nello stesso tempo ci avoici11a a
Dw •· • lo credo nell'efficacia della pr11-
ghiera i11 comune - aggiunge la si-
gnora Manoeli; - ho visto che molte
cose che io o altri abbiamo chiesto al
Signore le abbiamo ottenute. Sembra
che per il fatto che preghiamo tutti
uniti, il Signore ci conceda ciò d,e chie-
6 diamo •.
Gli Hogares cominciarono cosi
Iniziative affini agli Hogares esiste-
vano altrove da tempo. f: noto in
Francia il movimento «Nòtre Dame ►>
fondato dall'abate Caffarel e diffuso
anche all'estero (in Spagna fu intro-
dotto da un salesiano di Madrid).
Gli Hogares Don Bosco derivano da
questo movimento francese, ma i Coo-
peratori vi hanno trasfuso le caratteri-
stiche dello spirito salesiano.
Si incominciò a Cuenca, per l'ap-
punto. Durante gli anni 1962-65, i
Cooperatori in tutto il mondo svol-
sero la loro campagna su La famiglia
educatrice •· A Cuenca si fecero le
cose per benino e ci si accorse con
sorpresa che i genitori mostravano un
interesse straordinario ai problemi fa-
miliari. Non solo, ma molti Coopera-
tori, persuasi della necessità della
propria santificazione come condi-
zione essenziale per una buona edu-
cazione dei figli, aderirono volentieri
all'invito di fare un corso di esercizi
spirituali per coniugi.
t Al termine di quelle çiomate me-
raviglwse - ricorda la signora Anna
Maria che vi prese parte col ma-
rito -, gioniofe in c11i tutti irisieme
avevamo pregato, meditato e discusso
sui nostri problemi comuni, sentivamo
con ansia il bisogtLo di qualcosa di
nuO'Vo, che durasse 11el tempo e ci per-
mettesse di comervare il calore e il fer-
vore di quelle giornale. Ci vemze cosl
spontant;o parlare fra noi di gruppi di
sposi, di i11co11tri 11elle tWstre case. Il
resto lo lza fatto don Benito, che ci aveva
predicato gli esercizi t .
Don Benito ricorda le difficoltà e
le peripezie per mettersi in contatto
con il movimento • Nòtre Dame •,
per venire a conoscenza del loro sta-
tuto, per organizzare a Cuenca qual-
cosa di simile. Cominciarono con
quattro gruppi di sposi, tutti coope-
ratori salesiani. Oggi i gruppi sono
nove, e contano 52 coppie di coniugi.
Altri sposi, non cooperatori salesiani,
si sono presentati al ,,escovo di Cuenca
per chiedergli di dar vita a qualcosa
di simile anche per loro; il vescovo
non ha voluto altre iniziative oltre
quella salesiana, in cui ha piena fidu-
cia, e ha chiesto che essa nella sua
diocesi venga aperta a tutti.
Oltre che a Cuenca, gli Hogares
dei cooperatori sono già impiantati
in altri 18-20 centri di Spagna.
In realtà gli effetti che gli Hogares
producono sugli sposi che vi pren-
dono parte, come sui loro figli, come
pure sugli stessi delegati salesiani che
li orgaruzzano, sono largamente con-
vincenti.
Già le abitazioni io qualche modo
vengono trasformate. • Ci si riunisce
11011 negli istituti salesiani ma nelle case
degli sposi - mi spiegò don José Luis
Lozano che dirige i gruppi di Sala-
manca, - e c'è un perclzé: scopo degli
Hogares è mutare ogni casa in u11 cena-
colo, in una piccolo chiesa, in cui Dio
si rende prese11te. E d(lf)f)ero le riut1ioni
santificano i focolari. È difficile clu i11
quelle case - dotJe si è meditato, pre-
gato, deciso tulfi iririeme - 11011 ri-
manga il desiderio di una vita più
huo11a e ima larga benedizione di Dio».
Il matrimonio
come testimonianza
Ho chiesto agli intervistati di dire
in che maniera gli Hogares influi-
scono su!Ja loro vita di sposi, e ne ho
avuto risposte tutt'altro che scontate.
Il signor Rubio: «Ciò elle mi va nel
1110tJime11to Hogares è che si tratta jì11al-
me1Zte di wt'ùlleressmzte attività dte
posso svolgere co11 mia moglie,. Un'os-
servazione che i sociologi condivide-
rebbero. Quante incomprensioni e
freddezze tra gli sposi hanno origine
dal fatto che la vita attuale, la profes-
sione e tante volte persino il tempo
libero, costringono gli sposi ad agire
separati, ciascuno per suo eonto, come
su pianeti diversi. Quell'interrogarsi,
quell'ascoltarsi a vicenda, quel pre-
gare e decidere insieme rinsalda gli
sposi in una r.assicurante unità cli
spirito.
«La partecipazione al movimento
d~li Hogares - ammette con sem-
plicità la signora Manoeli - mi è ser-
vita per dime11ticare un poco le cose
materiali a cui J,rima ero tonto affe-
zi<mata. Nli piaceva molto divertirmi,
uscire a spasso con mio marito. JIJi sono
accorta che esisto110 cose più imporla11ti
a cui dedicarmi, e lo faccio ».
E la signora Anna Maria: «Prima
di apportet1ere a questo mOfJÙnenlo io
intendevo il matrimonio in modo piw-
tosto egoistico. Pretendevo molto piri ri-
cevere che dare. Ora mi preoccupo assai
più di dare che di ricevere. fio com-
preso come anche attraverso il matri-
tilOnio si può dare una testimoniam:a
crisli(l11a, Io sono com;inla che il lin-
guaggio del nostro reciproco amore,
della nostra dedizione aifigli, del 11ostro
comprenderci t aiutarci, possa dire
qualcosa, e forse molto, agli altri elle
ci guardano. Ma c'è di più. Lei 11011 sa
cosa può voler dire per due sposi questa
riunioni! mensile: ogni mese noi ci tro-
viamo uno accanto all'altro, insieme ci
mettiamo alla presmza di Dio, ci rac-
comiomo quel che abbiamo fatto in ri-
i erime11to a Dio, a noi stessi, ai nostri

1.9 Page 9

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figli, agli altri. Ciò influisce molto sulla
vitq di ogni giorno. Anche prima d1e
entrassimo negli Hogares parlavamo tra
noi di cose profane e di cose riguarda11ti
Dio, ma ora lo facciamo in un modo
molto pùì profondo. E ci sentiamo tanto
più uniti di prima•>.
~ Per me - aggiunge il signor Fer-
nando - il grande urto fu la scoperta
del sacramento del matrimonio. Debbo
dire che in altre occasioni lo avevo stu-
diato, ma forse non lo avevo mai vera-
mente vissuto. Mi avevano presentato
le grandi idee del matrimonio cristiano,
ma solo nelprimo atmo di appartenenza
agli Hogares ho cominciato a prendere
coscienza dell'impegno di santità che
comporta il matrimonio. L'unione uma-
na, paragonata con l'unione di Cristo
e della sua Chiesa, è divenuta per me
uno di quei pun_ti oscuri della fede da
cui scaturisce una luce abbagliante.
Anche se non riesco a spiegare tutto ciò
teclogicamente, se11to che lo sto vivendo
nella mia vita di ogni giomo >>.
,,. -'·
'
I miei figli sanno di avere
un amico
Desideravo anch.e sapere in che ma-
niera gli Hogares influiscono nell'edu-
cazione dei figli. La signora Arula
Maria ha sottolineato due aspetti.
<< In primo luogo - ha detto - gli
Hogares creano maggiore unità di pri11-
cìpi fra noi genitori. Succede spesso a
padre e madre di avere punti di vista
differenti nel/'educazione dei figli. Que-
sti disaccordi nella vita pratica biflui-
sc01w negativamente, a11nulla11do ta11ti
sffJrz1: e ta11ta buona volo11tà. Se questi
punti di vista li confrontiamo, li discu-
tia1110, possiamo giungere a un accordo
che sarà vantaggioso per i figli e anche
per noi. È quanto ci accade da quando
siamo entrati negli Hogares Dm, Bosco.
in secondo luogo - ha aggiunto la
signora Anna Maria - ho i·mparato
a mettere in pratica quel che diceva
Don Bosco, che cioè i ragazzi vanno
ascoltati con tanta attenzione. Prima
non li lasciavamo parlare, ci annoia-
vano, non li ascoltavamo. Ora cerchia-
mo di ascolt«rli e capirli in tutto )).
(< Io credo di aver dinwstrato ai miei
figli maggiore amicù,ia - djce il si-
gnor Francisco, - e 11e ho avuto in
cambio molta confidenza in più ».
E il signor Fernando: « lo ho un
carattere secco e autoritario, che co-
stringeva i miei ragazzi a tenersi piut-
tosto lontani. Ora posso dire che non
è più. cosJ. Ho riflettuto sul pericolo che
correvo, mi sono sentito il dovere di
diventare ai loro occhi un amico. Molte
volte me ne starei tranquillo per conto
mio, ma mi alzo, vado con loro, parlo,
gioco. I miei figli non solo hanno in me
un amico, ma ora sanno di averlo~-
Aggiunge con franchezza la signora
Manoeli: << lo volevo bene ai miei bam-
bini anche prima, ma meno di adesso.
Ora sia mio marito che io abbiamo con
loro molta più pazienza di una volta.
E riguardo al loro avvenire, non ci
precccupiamo soltanto che facciano una
buona carriera ma ci sta a cuore so-
prattutto la loro educazione, la loro
fonnazione umana e cristimia )).
Gli Hogares, questa grazia
di Dio
Non restava che chiedere a don Be-
nito che cosa significhi per un sacer-
dote salesiano Lavorare negli Hogares.
« Per me - dice - fa una scopl'Yla
già la predicazione degli esercizi spiri-
tuali agli sposi. Parlavo loro della ric-
che-::z a del ma:trimonio cristiano, e ri-
manevo stupito nel vedere la ,tpo11tanea
generosità con cui essi si aprivano e si
disponevano a vivere in pienezza i loro
difficili impegni. Da quando lzo it1co-
mi11cialo il movimento degli Tlogar.es
e mi sono visto inserito dentr() i gruppi
di sposi, ricevendo tutto l'affetto e tutto
l'appoggio spirituale che essi mi pre-
stano, dico grazie di cuore a Dio che
mi ha dato questa opportunità. To mi
sento inserito in queste famiglie 11011 sol-
tanto come amico ma come componente
che integra le famiglie stesse. E 1111· sento
arricchito anclte della presenza dei loro
figli. Questa grazia Dia mi ha co11cesso
attraverso il movimentu Hogares Don
Bosco, che io ora giungo a vivere co11
maggior intensità il mio sacerdozio come
sacramento, come fonte di grazia, come
via di unione a Dio nei miei fratelli •>.
A questa forte testimonianza bo
cercato delle conferme. Passando per
Barcellona ho jnterrogato un altro in-
caricato di Hogares, don José Ramon
Alberdì. Ecco le sue parole: <, Gli
Hogares mi hanno dato un smso più
autentico della vita cristiana. Vedo
quanto questi sposi si vogliono bene, si
aiutano, formano tra loro gruppi molto
affiatati. La riunione è il momento in
cui il gruppo si rinchiude, per studiare,
disci ,tere, pregare; ma poi il gruppo si
ritipre, e tutti si aiutano tra loro e (1ÌU-
ta1w gli altri. Io sacerdote ho cosi modo
di vedere e di vivere la vita cristiana
nella realtà co11crela di ogni giomo.
Gli Hogares mi hanno dato anche
u11 maggior senso della comu11it.à. A I
vedermi lì, accettato da loro, cercalo
da loro, festeggiato dai bambini, mi è
venuta una gran.de sicurezza nella vita.
Io setzlo ora molto maggior determina-
zione nell'agire perché so che ci sono
persone che mi accettano pimamente.
Giungo cosi ad aprirmi con maggior
gioia e ottimismo alla stessa comu11ità
religiosa a cui appartengo. Grazie agli
Hogares, ho imparato ad tonare di più
la mia comunità )>.
Puntualissimo con i segni
dei tempi
È rimasto un ultimo punto da scan-
dagliare: che cosa ci sia di tipicamente
salesiano negli Hogares Don Bosco.
Don Alberdì di Barcellona mi ri-
spose: «C'è in primo luogo il fallo che
si tratta di sposi che sono cooperatori
salesiani; c'è poi come co11seguenza la
preoccupazione del!'educazione dei figli
con il metodo di Don Bosco, con la sua
pedagogia >1.
Quella sera a Cuenca la signora
Anna Maria precisò: << l'educazione
dellt1 gioventù, che fa la preoccupa-
zione di Don Bosco, è proprio ciò che
uttisce il 11ostro movimento alla famiglia
salesiana. Siamo anche noi genitori in-
camminati a formare la gi(J'l)entù. Negli
Hogares in pri11w luogo vogliamo for-
mare ed educare noi stessi, per diventare
rapaci di educare poi i nostri figli e se
possi-bile atzclzf' i figli degli altri>>.
Don Beniro aggiunge: << Ciò clte dà
uno stile salesiano agli Hogares è anche
Lo spirito di famiglia che regna in essi.
ll sentire Dio presente come Pad'Yrl!
rende davvero tutti fratelli e crea quel
clima familiare che era proprio di
Don Bosco. ll Cf.!_ratteristico spirito di
famiglia, che Dm1 Bosco introdusse nelle
sue istituzioni, negli H ogares viene rivis-
suto i11 maniera del tutto particolare >>.
E c'è da credergli. Don Benito di-
rige i suoi nove gruppi di sposi come
attività in soprappiù oltrl! il regolare
lavoro quotidiano, come hobby, dedi-
candovi praticamente quasi tutte le
sere del mese e dell'anno durante le
ore piccole, rosicchiando i minuti al
sonno e agli altrì suoi doveri. Ciò
spiega il suo ritmo vorticoso in auto
e in tutto quel che fa . Ma se in tante
occasioni giunge con un perdonabile
ritardo, fa un'eccezione almeno col
movimento degli I-logares che ha fon-
dato e si vede crescere cnn tanto slan-
cio fra le mani: in ciò sta aprendo una
strada ed è senza dubbio all'avanguar-
dia, puntualissimo con i segni dei
tempi. Lo ricordo con le mani sempre
in movimento e il largo faccione dalla
mimica espressivissima; lo ricordo
soprattutto mentre è preso affettuosa-
mente d'assalto dai tre marrnocchietti
che si arrampicano sulle sue ginocchia
per dargli il bacio della buona notte.
Fortunati i bambini che crescono
al calore umano e divino ,di questi
Focolari.
DON ENZO BIANCO 7

1.10 Page 10

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N cl maggio del 1887 fu consacrato a Roma il tempio
del Sacro Cuore. Don Bosco aveva compiuto per
quel tempio un ~eneroso atto di ubbidienza al Papa. An-
ziano e stanco, s1 era sobbarcato a lunghi viaggi in Spa-
gna e in Francia per raccogliere il denaro necessario
alla costruzione.
La mattina del 16 maggio, Don Bosco celebrò la sua
prima Messa nel tempio. Per quindici volte, davanti
alla folla muta e impressionata, scoppiò a piangere.
Dovettero aiutarlo a proseguire, a terminare. Gli do-
mandarono poi: q Ma, Don Bosco, perché piangeva?•·
E lui: «Avevo nella mente il sogno che feci a 9 anni.
"A suo tempo tutto comprenderai", mi disse allora la
l\\Iadonna. Adesso, a 63 anni di distanza, comprendevo
davvero tutto... •·
Prima di ripartire da Roma, Don Bosco fu ricevuto
dal Papa. Gli disse: 4 Sono vecchio, Padre santo, e
questo è il mio ultimo viaggio, la conclusione di tutte
le cose mie. Prima di morire volevo vedere ancora una
volta Vostra Santità, e ricevere la vostra benedizione )I.
Passarono altri 72 anni, e in uno splendido pomeriggio
di maggio Papa Giovanni lasciò il Vaticano e si diresse
alla periferia di Roma dicendo: «Andiamo a vedere che
cosa hanno combinato questi Salesiani». Tra via Tu-
scolana e gli stabilimenti di Cinecittà si trovò davanti
al monumentale tempio eretto in onore di Don Dosco,
e si vide stretto da una moltitudine immensa, gioiosa,
che agitava cartelli e fazzoletti.
Papa Giovanni sosLÒ in preghiera davanti all'urna di
Don Bosco, portata da Torino per l'inaugurazione del
tempio, poi parlò alla folla. Parlò di Don Bosco, dei
salesiani, della gioventù, speran;,,a e prima\\•era del mondo.
Parlò con esuberanza rompendo ogni schema di discorso
soriuo, con un tono festoso e un agitare di mani che
trascinò tutti all'entusiasmo.
Era il 3 maggio 1959. Da quel giorno, Don Dosco,
aveva in Roma il suo tempio, un monumemo d'arte
davvero imponente. L'umile pastorello dei Becchi era
adesso venerato in una grande basilica romana.
A dieci anni dall'inaugurazione, dopo i lunghi e pre-
ziosi lavori di rifinitura, esce presso la SEI un ele-
gante volume: LA BASILICA DI SAN GIOVANNI
BOSCO IN ROMA.
Autore, don Ruggiero Pill.1, economo generale della
Congregazione Salesiana. Lo illustrano numerose tavole
a colori, che presentano belle visioni d'insieme, scorci e
particolari della basilica.
L'edizione è stata realizzara per l'intervento del Banco
di Santo Spirito, che ha adollato il volume come Strenna
per l'anno 1970.
Intorno alla folla - scrive l'autore parlando della
posa della prima pietra - si stendeva, allietato di sole
8 e d'azzurro, l'agro romano come un'immensa brughiera.
Qualche pastore, ritto tra pecore sparse, guarda,•a incu-
riosito. A limitare l'ampia distesa, si stagliavano contro
un ciclo luminoso gli archi austeri degli acquedotti ro-
mani, qualche padiglione luccicante dell'aeroporto mi-
litare, il grigio recinto di Cinecittà. Nel cuore di questa
campagna calava, piantata come un seme, la prima pietra
deJ tempio di San Gio-vanni Bosco. Fu u1, seme, da cui
germogliò come per incanto, nel giro di pochi anni,
una nuova città •·
Partendo da quel seme, l'Autore racconta il lungo
cammino della basilica: il concorso lanciato dalla Pon-
tificia Commissione per l'Arte Sacra, l'adozione del pro-
getto elaborato dall'architetto Gaetano Rapisardi, i mi-
glioramenti apportati lungo il cammino, l'erezione della
gran mole, lo studio e l'esecuzione dèlla ricca deco-
razione all'interno del tempio, a cui fu chiamata a col-
laborare una schiera dei migliori artisti moderni; fino
alla posa in opera della amplissima decorazione finale:
500 metri quadrati di mosaico e quasi 1200 metri qua-
drati di vetrate istoriate.
L'illustre prof. C. Galassi Paluzzi, nella prefazione al
volume di don Pilla, scrive: • Quando si tratta della
Casa del Signore, per lo zelo della quale il Salmista

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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oubblicazioni salesiane
(Ps. 69, 10, ricordato da Giov. 2, 17) diceva di essere
"divorato", bisogna guardarsi dalla sorda incompren-
sione di Giuda che, mentre tra poco avrebbe ven-
duto il Maestro per trenta denari, si scandalizzava
a gran voce, perché invece di dare il corrispettivo ai
poveri, si fossero "buttati via" tanti denari, per
rendere un culto d'amore e d'onore, spargendo pre-
zioso e costoso profumo sui piedi del Maestro: di quel
Maestro che nella chiesa è p_resente in Corpo, Anima
e Divinità. E non bisognerebbe nemmeno dimenticare
che il "Poverello" Francesco, sposo della santa Povertà,
se voleva che tutto nei suoi conventi fosse estremamente
umile e povero, quando si trattava della casa del Si-
gnore - e non di quella dei Frati - voleva abbellirla,
adornarla, arricchirla con tutto ciò che vi fosse stato di
più prezioso l>.
«La basilica, che canterà le glorie di Dio nei secoli
- conclude l'Autore - rimane un monumento di rico-
noscenza al grande Santo, proprio nella Città Eterna,
verso la quale fu sempre orientata la sua vita dinamica,
per la profonda romanità che ne permeò lo spirito e
per la fede e l'amore illimitati, che lo avvinsero al Vi-
cario di Cristo».
A l termine della giornata di ogni salesiano, c'è w1
momento che apre la mente al ricordo di care
persone lontane.
Durante la cena un confratello si alza e dice: «Do-
mani ricorre l'anniversario della morte... >>. E scandisce
nomi e cognomi italiani, spagnoli, polacchi, argentini..;
nomi e cognomi di salesiani che hanno legato la loro vita
a quella della Congregazione, che sono morti dopo aver
diviso per tutta la vita con Don Bosco il pane e il lavoro,
e sono andati con lui a chiedere a Dio il Paradiso.
Quel minuto durante la cena è il "memento dei
morti" della nostra famiglia.
Mentre sfilano nomi e cognomi, a tratti si vedono
vecchi salesiani ravvivarsi in volto, fare un gesto con la
mano: dietro a quei nomi, essi vedono ancora persone
care, volti un po' sfiorati dal tempo. Allo scandire di altri
nomi, anche i salesiani più giovani hanno negli occhi
e nella mente il ricordo vivo di un maestro, di un amico.
Ma di anno in anno si ha la penosa sensazione che
quei volti si allontanino sempre più: rimangono _figure
splendide, ma sempre più pallide, sempre più impre-
cise. Non dimenticate, ma poco conosciute dalle nuove
generazioni salesiane.
Pochi mesi fa l'Ufficio Stampa Salesiano ha pubbli-
cato un volume di 400 pagine a formato gigante. È inti-
tolato DIZIONARIO BIOGRAFICO SALESIANO. I
compilatori, don Eugenio Valentini e don Amedeo Ro-
d.inò, con l'aiuto di 32 collaboratori, l'hanno offerto alla
nostra famiglia con questo preciso scopo: perché il ricor-
do dei salesiani defunti non venga cancellato dal tempo.
L'hanno chiamato bonariamente« la cavalcata dei sei-
cento >>. Tante infatti sono le figure salesiane che sfilano
nelle pagine. Molte per lo spazio di un volume, che per
forza deve coQtare le pagine.
La cavalcata dei «seicento fedelissimi>> di Don Bosco:
dall' Italia alla Patagonia, dalla Cina alla Spagna·. Al ter-
mine del volume 130 pagine di fotografie giganti pre-
sentano le opere che questi fedelissimi hanno lasciato
in eredità alla Congregazione.
Ma la loro eredità più preziosa non è possibile fis-
sarla su delle pagine. Essa è conosciuta solo dagli ex-
allievi per cui essi spesero ogni giorno della vita; dalle
persone che li avvicinarono per avere un consiglio, un
conforto, una parola buona; dai lontanissimi villaggi mis-
sionari dove essi diedero generosamente sudori e fa-
tiche; dai laici che essi educarono a un cristianesimo
vivo, a una vita di testimonianza e di apostolato.
Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri, dopo aver sfo-
~liato la prima copia del volume, ha scritto: «Per molti
11 volume susciterà care e gloriose figure del passato,
mentre i giovani potranno rendersi conto del buon la-
voro fatto in questi {:ento anni da tanti esemplari con-
fratelli nelle più svariate attività e nei luoghi più diversi.
Per tutti il volume è una galleria che ci fa presente
la lunga schiera di coloro che hanno edificato la Congre-
gazione. Farà del bene a tutti ».
9

2.2 Page 12

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EXAWEVI DELIA NOSTRA lBIZA FAMIGLIA
Le nostre prime due Famiglie (Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice)
hanno i loro exallievi. Perché non dovrà averli anche la nostra terza
Famiglia 7 A questa domanda vuol rispondere l'iniziativa romana dei
«Mini-Circoli Amici Domenico Savio», composti dì Exallievi di Coope-
ratori Insegnanti.
L'Oscar Don Bosco, premio ri-
servato ai Tre Ragazzi in gamba
scelti in quindici scuole statali di
Roma, è già alla sua seconda edi-
zione. Vi hanno partecipato quasi
cinquecento giovani delle medie e
delle elementari.
L'inizio di questa attività è do-
vuto a una Insegnante Coopera-
trice. Incontratasi con un suo exal-
lievo, parlando dei bei tempi tra-
scorsi assieme, hanno pensato di rin-
novarli formando un gruppo.
L'inse~ante è la signora Dina
Paolinclli; il ragazzo Eugenio Di
Maio. L'incontro ha dato il via
alla nuova attività giovanile sale-
siana. 11 gruppetto iniziale si è mol-
tiplicato rapidamente.
La proliferazione del movimento è
dovuta all'abnegazione delle inse-
gnanti, alJa cura sacerdotale offerta
dal delegato ispettoriale dei Coope-
ratori e all'aiuto che alcuni giovani
Cooperatori offrono per la buona
1O riuscita delle diverse attività.
Le iniziative dei «l\\Iini-Circoli
sono molte, e vanno dall'organizza-
zione di gite ai cineforum; dalle
partite di pallone ai campi scuola;
sino alla stesura di un giornalino
di tiratura mensile, che ha raggiunto
le 300 copie.
Tutto questo serve per aiutare i
ragazzi a trovare la vera strada nella
vita, e li impegna a essere cristiana-
mente consci delle loro· responsabi-
lità.
In questo primo anno di lavor0
comunitario s1 sono svolti otto in-
contri con i ragazzi (uno al mese)
così suddivisi: due ritiri srirituali,
tre cineforum, due gite, e i grande
incontro svoltosi . presso la Basilica
di San Giovanni Bosco, in occasione
dell'assegnazione dell'Oscar Don Bo-
sco, ai vincitori della gara dei • Tre
ragazzi in gamba 1969 •·
Quest'ultimo incontro fu prèpa-
rato a mesi di distanza, vista l'impor-
tanza che avrebbe avuto tutta la
manifestazione, che fu presenziata
dall'ispettore don De Bemardi, dai
presidi e da tutti gli insegnanti.
Si è concluso con una selezione
offerta dagli insegnanti: si è potuto
così inviare al campo scuola 20 ra-
gazzi dai 13 ai 16 anni. Tutti entu-
siasti. Qualcuno di questi andrà
nelle nostre case di formazione.
Ci sarà qualche buona vocazione ?
Le Cooperatrici insegnanti se lo
augurano.
Si è chiuso l'anno sociale con un
pellegrinaggio premio alla Casa Ma-
dre di Torino e al Colle Don Bosco,
che rimarrà indelebile nell'animo dei
partecipanti, sia per l'accoglienza
affettuosa e patema dei Superiori,
sia per l'interesse dei luoghi visitati.
Offriamo questa prima esperienza a
tutti gli insegnanti, che hanno la
fortu11a di essere a contatto di anime
giovani assetate di sapere e di. bontà.
I Cooperatori lnsegnariti che liarino la
possibilità di parlare al cuore dei
ragazzi, f acdarw notare loro quanto
sia bello coltivare le buone amicizie,
dbtino in loro il d~ùkrio di. essere
riuniti 11()11 solo 11el peri.odo scolastico
ma anche al di fuori di esso, per
facilitare la soluzio1111 di tanti loro
problemi spirituali e per non deviare
dalla via del be11e.

2.3 Page 13

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Educhiamo
come
Don Bosco
Come fare
am1c1z1a
con
i ragazzi
Il volto dei ragazzi si illumina di un sor-
risetto felice. Don Bosco li sta esilarando
con una storiella divertente.
Racconta: « Mentre Gianduia era sul
palco, fu interrogato quale tosse secondo
lui il vino più buono. Egli, silenzio.
- Ti piace di più il Barbera d'Asti 7
Gianduia fece una smorfia per dire di no.
Il moscato di Strevi 7
No.
Il Siracusa 7
No.
E gli nominarono un' infinità di vini eccel-
lenti: la Malvasia, il Bordeaux, il Tokai,
il Marsala, lo Champagne, il Malaga,
il Nebbiolo, il Vino santo, il Caluso ecc.
E Gianduia, sempre cor:i una smorfia e
con un gesto ridicolo, diceva di no.
- Qual è dunque il vino che ti piace
di più?
- Il vino che mi piace di più è quello
che ho nel bicchiere, è quello che posso
bere. Che importa a me che tu mi nomini
tante qualità di vino, tutte eccellenti, se
io non posso averle e quindi non posso
berne, buffone che sei I».
Ecco uno dei mezzi di Don Bosco per
fare amicizia con i ragazzi.
I ragazzi hanno molto più discerni-
mento di quanto gliene attribuiscono di
solito gli adulti, e gradiscono le barzel-
lette e le storielle divertenti. Don Bosco
aveva il segreto di mantenere la con-
ver sazione e il dialogo con i ragani
al livello del loro interesse, ma senza
cerebralismi o moine. Quindi usava rac-
contare, per tenerli allegri, storielle facili
e non complicate, battute scherzose, ma
non graffianti o incomprensibili.
Un altro segreto di Don Bosco nel con-
quistare subito il cuore dei ragazzi: non
li metteva in imbarazzo. Cioè: il ra-
gazzo è come un animaletto selvatico che
si avvicina più facilmente se non si sente
osservato. Non mettere mai u n ragazzo
al centro di un gruppo di adulti che stiano
silenziosi ad ascoltarlo. Ditegli invece
qualche cosa, raccontategli magari una
storiella, senza metterlo in imbarazzo con
la vostra intimidante attenzione: una sto-
riella lo fa subito ridere e lo mette a suo
agio.
Se volete essere cordialmente de-
testati, provatevi a prendere in giro
un ragazzo che avete appena cono-
sciuto. Nulla è più umiliante per lui,
perché il ragazzo sa di non essere intel-
lettualmente capace di rispondervi per le
rime, e inoltre sa che sarebbe sgridato da
tutti per la sua impertinenza qualora cer-
casse di farlo.
Quando un ragazzo se ne esce
con uno strafalcione o un lapsus, la
buona educazione esige dall'adulto
un solo modo di comportarsi: man-
tenere un viso totalmente inespres-
sivo. Il fargli rilevare l'errore, commesso
da lui inavvertitamente, e il rimprove-
rarlo è come dargli una mazzata sul capo:
lo mette k. o. e lo stende su un tappeto
di irritazione da cui non riuscirete più a
tirarlo fuori.
Don Bosco insegna che il miglior
atteggiamento da assumere con i
ragazzi è la naturalezza, la semplice
e spontanea naturalezza. Bisogna che
Il ragazzo vi consideri non come un
estraneo davanti al quale gli tocca esi-
birsi, ma come un vecchio amico con cui
è facile allacciare una pronta amicizia.
11

2.4 Page 14

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U n giornale di Altamura (Bari) nel 1962 annunziava
la partenza di mons. Rotolo dalla sua sede vesco-
vile con questo titolo: << È partito u11 angelo )).
« La bontà e il candore - commenta il Rettor Mag-
giore don Luigi Ricceri nell'annunziarne la morte a
tutta la Congregazione - erano veramente un segno
luminoso sul volto, nelle parole e negli atti dell'indimen-
ticabile confratello; e alla sua scomparsa tutti coloro che
l'hanno conosciuto hanno avuto l'impressione che un
angelo di bontà abbia abbandonato la terra, lasciandoci
mesti, ma insieme confortati e migliorati dal suo pas-
saggio. L a parabola del buon Pastore puo ben essere la
sintesi di tutta la sua vita dj salesiano, di sacerdote e
di vescovo, e la sua figura ha fatto rivivere e ha reso
evidente e suggestivo davanti a noi un riBesso del-
1"'umanità e benignità; ' del nostro Salvatore».
Nel rievocarne la figura sorvoliamo sulle note bio-
grafiche (che i nostri lettori potranno trovare qui a lato)
per presentarlo sotto questa luce tanto salesiana della
bontà.
Fu detto che la bontà ha convertito più peccatori che
non Io zelo, l'eloquenza o l'istruzione; e queste tre cose
non hanno mai convertito nessuno senza il concorso
della bontà. Forse è qui il segreto del successo del la-
voro sacerdotale e pastorale di mons. Rotolo. Sereno,
simpatico, santamente ardito, si prodigava pe.r tutti
senza misurare il sacrificio continuo d.i sé. I fedeli della
grande Parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice in Roma,
che monsignore fondo e animò dal '32 al '37, ricordano
la bontà conquistatrice che irradiava dal suo volto, l'ac-
cogliente cordialità del suo sorriso, la disponibilità nel-
!'ascoltare comprendere aiutare tutti, l'ottimismo inal-
terabile nelle circostanze liete o tristi, la semplicità del-
l'atteggiamento e delle parole, la signorile compostezza
in ogni suo tratto, la presenza animatrice e sempre
pronta al sacrificio.
Angelo del Papa. durante la guerra
Mons. Rotolo resta nella tradizione salesiana di Roma
l'uomo della bontà, tanto simile e vicino alla bontà di
Don Bosco.
Anche a Velletri, come Vescovo ausiliare, dal no-
vembre 1937 al novembre 1946, con la sua bontà e pru-
denza, fece opera di distensione tra le autorità e il clero
per il bene della popolazione e della diocesi, sr.ecie a
Littoria (ora Latina). Durante gli ultimi terribili anni
della guerra VeUetri venne a trovarsi al centro delle ope-
razioni militari e le popolazioni provarono tutti gli orrori
dei bombardamenti aerei e terrestri, dello sfollamento
sulle montagne, della fame e delle malattie. Mons. Ro-
tolo rimase al suo posto come fedele sentinella del gregge
di Cristo per consolare, aiutare tutti, specie i più poveri
e colpiti. Dopo i bombardamenti usciva dal rifugio con
i suoi collaboratori per soccorrere i feriti, sistemare i
rimasti senza tetto e dare sepoltura ai morti. Tra i poveri,
il Vescovo allora rimase il più povero, avendo perduto
tutto sotto i bombardamenti; visse nelle grotte e nelle
capanne col suo popolo e molte volte si privò dello
scarso e misurato boccone di pane per darlo a chi sof-
friva la fame.
Appena gli fu possibile muoversi, si diede premura
di cercare soccorsi e quando li ottenne specialmente per
opera di Pio XII, corse a portarli personalmente ai più
colpiti. Il soccorso materiale era reso più gradito dalla
sua amabile presenza di angelo consolatore.
Alla morte del cardinale Gasparri, di cui era Ausiliare,
restò per circa due anni a Roma e fece parte della Com-
12 missione Pontificia per la distribuzione dei doni .del Papa
pare'tito
MONS. SALVATORE ROTOLO nacQue a Scanno (l'A•
quila) 1"8 luglio 1881 da Costanzo e da Caterina Celidonio.
Ordinato sacerdote nel 1905. fu ·•catechista'' e direttore al
Sacro Cuore in Roma fino el 1926. Di là passò a Torino come
direttore della Casa Madre lino al 1929.
Dal 1929 al 1935 diresse la nascente Opera Pio Xl al Tuscu•
lano in Roma. In quel P.erlodo eresse il tempio di Santa Maria
Ausillatrice, di cui fu p'rlmo parroco dal 1932 al 1937.
Consacrato vescovo titolare di Nazianzo Il 31 ottobre 1937 dal
cardinale Enrico Gasparrl, fu suo Ausiliare-a Velletri fino at 1946.
ai bambini e ai dispersi dallo sfollamento. Era il campo
ideale dove poté esplicare una delle più profonde tenden-
ze della sua anima buona: la compassione per chi soffre.
Pio XII lo incaricò anche due volte di portare il suo
messaggio natalizio e il sollievo della sua carità in campi
internazionali di concentramento. «La sua esile e rag-
giante figura di angelo del Papa - scrive L'Osservatore
Romano - destò simpatia in luoghi d'esilio e di sof-
ferenza, e rese più umana e attraente la carica di bontà
che lo aveva sempre animato e che arricchiva il suo
spirito•>.
Com'è buono il nostro Vescovo!
Nel 1948 veniva preposto alle prelature pugliesi di
Altamura e Acquaviva delle Fonti, ultima tappa del suo
ministero episcopale. Nella prima lettera ai suoi «figli
dilettissimi» di quelle terre, scriveva : << Intendo di fare
programma del mio episcopato le parole dell'Apostolo
ai fedeli di Corinto: " C<:m molto piacere io spe11d.erò del
mio e spenderò a11clie tutto me stesso per le vostre anime"
(Il Cor., 12, 15). Sì, nello spirito del nùo ~rande Padre
e Maestro San Giovanni Bosco, saro lietissuno di spen-
dere il mio e di spendere più di me stesso per le anime
vostre».

2.5 Page 15

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Nel 1948 fu eletto Prelato di Altamura e Acquaviva delle
Fonti, che resse fino al dicembre del 1962, quando per la
malferma salute diede le dimissioni,
Trascorse gli ultimi anni tra i Salesiani di Gaeta e nell'Istituto
Pio Xl in Roma, edificando tutti con la sua bontà e il suo spi-
rito di mortificazione e di preghiera.
Si spense santamente a Roma il 20 ottobre 1969.
La sua salma, per speciale concessione delle autotità civili ed
ecclesiastiche, fu tumulata nella Basilica Romana di Santa
Maria Ausiliatrice.
Era buono come Papa Giovanni
La bontà di mons. Rotolo era bontà vera perché ema-
nava dalla bontà stessa di Dio. Per questo ne ebbe tutta
la dolcezza e il profumo. Egli sapeva addolcire anche
le situazioni più dure con la bontà del suo sorriso e più
ancora con la bontà delle sue parole.
Le parole di un uomo buono sono la musica celeste
di questo mondo, perché diffondono nei cuori una soa-
vità molto simile a quella che vi diffonde la parola stessa
di Dio. Tali le parole di mons. Rotolo. <• Non lo si udì
mai - scrive lo stesso Rettor ::Ylaggiore - dire una
parola che anche lontanamente offendesse la carità.
Quando il discorso prendeva il cammino verso un ri-
lievo meno corretto su qualche persona o tema, egli,
per una specie di istinto, deviava abilmente la conver-
sazione e la riportava nel clima della carità •►.
Ma le parole scaturiscono dalle sorgenti del pensiero.
I pensieri sono la misura di un uomo più che le azioni,
perché i pensieri non subiscono l'influenza del rispetto
umano. Chi ha l'abitudine di pensare agli altri con bontà,
e lo fa per morivi soprannaturali, non è lontano dal-
!'essere santo.
Mons. Rotolo continuò anche nel periodo dell'ultima
malattia ad addolcire tutto con la bontà. Il soffrire con
bontà è un'opera non meno buona del lavorare con
bontà. Anzi la bontà che si dimostra nel dolore ha bi-
sogno di maggior grazia e resiste solo quando è asso-
ciata a una virtù solida. Allora tra il dolore e l'amabi-
lità avviene un'armoniosa fusione che è uno dei frutti
più attraenti della santità. «La dolcezza tranquilla e se-
rena che Monsignore ha conservato anche in questi
ultimi anni di sofferenza - dicono i fratelli salesiani
Alfonso e Pio Merlino - ci ha fatto sempre conside-
rare un favore e una gioia il poterlo servire. Era buono
come Papa Giovanni, e noi non ricordiamo che in vita
sua abbia trattato qualcuno senza bontà>>.
Vi rimase quattordici anni. «Ouattordfoi anni di per-
manenza tra di noi - scriveva un giornale di Alta-
mura - hanno inciso un solco profondo di bontà. Nel
suo cuore c'era posto per tutti: poveri, sofferenti, biso-
gnosi; e per tutti aveva parole di conforto, d'incoraggia-
mento, di gioia. Il suo insegnamento aveva carattere pa-
terno, anzi materno, simile a quello di una madre che
intorno al focolare racconta ai figli le sue cose: pre-
dicazione semplice e toccante, che faceva esclamare:
"Com'è buono il nostro Vescovo!"•>.
Non spno diverse le voci di Acquaviva. <1 Mons. Ro-
tolo - scrive il canonico Francesco Liddi di Acqua-
viva - fu il Vescovo più amato di tutti e da tutti, perché
governò la diocesi più con l'amore che con l'imposizione.
Trattò familiarmente i suoi sudditi, abolendo le di-
stanze; si avvicinò a tutti, specie agli umili; con i suoi
sacerdoti fu pieno di bontà, di comprensione e di inco-
raggiamento apprezzando molto il loro lavoro; stette
sempre in mezzo a loro, conversò affabilmente con loro,
scherzò con loro, mangiò con loro.
La sua mano fu sempre aperta per dare più che per
ricevere. Non pretese mai niente per sé. Visse con digni-
tosa povertà. Quello che ricevette dalla Chiesa, lo spese
per la Chiesa e per i poveri 1>.
La bontà è ciò che più vale
Abbiamo parlato della bontà di mons. Rotolo, ma
forse avremmo fatto meglio a parlare de!Jo spirito di
Gesù Cristo che lo ha animato e mosso in ogni sua
attività. Spirito di cui la Sacra Scrittura parla così:
<< Il mio spirito è più dolce del miele e la mia eredità vale
di più che il sapore del miele più soave». La bontà di
mons. Rotolo non fu questione di temperamento, anche
se in lui erano evidenti felici disposizioni naturali; la
sua fu una bontà soprannaturale, che in termini cristiani
si potrebbe definire con San Francesco di Sales <• la
quintessenza della carità >>.
Farse è questa della bontà la più grande lezione che
ci viene dalla vita di questo caro vescovo salesiano.
Siamo agitati nella ricerca di tante formule nuove e
complicate per la salvezza degli uomini e la loro spiri-
tuale elevazione. Mons. Rotolo ci invita a ritornare al
lineare ed essenziale insegnamento del Vangelo, che egli
ha tradotto nel q.uotidiano tessuto di una vita esemplare:
la carità, che s1 fa bontà per portare i fratelli a Dio.
<< In 9,uest'anno - concludiamo col Rettor Mag-
giore - che vogliamo dedicare alla carità, non potevamo
avere una lezione più viva e più incoraggiante di quella
che ci viene dalla figura di mons. Rotolo, per ispirare i
nostri propositi e le nostre opere al grande precetto del
Signore. Ci accorgiamo, toccandolo quasi con mano,
davanti a queste figure, che la bontà è ciò che vale più
di tutto nella vita, e più di tutto edifica e conquista>). 13

2.6 Page 16

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Non so proprio come far
per ri11graziare il mio Signor ... •·
È un coro poderoso che sprizza
gioia con un ritmo moderno molto
in voga. Sono giovani veneti reduci
da un week-end apostolico (il sabato
sera e l'intera domenica). Fanno
così quasi ogni fine settimana. Hanno
scelto una zona che è «terra di
nessuno• e hanno creato un ora-
torio ambulante. I ragazzi, figli per
lo più di laboriosi contadini, atten-
dono con gioia il loro arrivo. Po-
tranno giocare, cantare, assistere a
dei filmini istrutth•i e divertenti.
Le mamme si sentono tranquille e
anche il parroco è soddisfatto; se
non altro perché i ragazzi sono in
mani sicure e durante la Messa
hanno sott'occhi un esempio che
non. vale meno delhi sua predica.
A Rosarno, in provincia di Reggio
Calabria, domenica 14 settembre.
1ella chiesa principale si celebra
una Messa t più importante~ del
solito, commenta la gente. È vera-
mente uno spettacolo nuovo. Circa
70 ~iovani dai 18 ai 30 anni, uni-
versitari e operai, concludono gli eser-
cizi spirituali e hanno invitato alla
:Vlcssa gli altri giovani del paese
perché partecipino alla loro letiz~.
I canti liturgici più moderni si
intrecciano alle preghiere dell'as-
semblea. La partecipazione alla Messa
è totale. )la è solo un punto di par-
tenza. Questi giovani vogliono dare
inizio a un nuovo anno d1 impegno
cristiano, particolarmente a favore
della gioventù.
«Quando cammini solo, tu non
sai se sali o scendi, ma lo capisci
subito se ~ài la mano a qualcuno•
(Tbibon). Questa frase, che colpisce
per la sua incisività, awia la discus-
sione. Sono una trentina di giovani
al corso di orientamento vocazio-
nale, uno dei corsi svolti nell'estate
scorsa. Vogliono fare sul serio e
veder chiaro in se stessi e per quanto
possibile nei disegni di Dio. E appro-
fondiscono il tema della chiamata
degli altri.

2.7 Page 17

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Un ciclostilato vivace e nutrito si
presenta con un titolo che fa moda:
e, Nuova frontiera». Serve a colle-
gare circa 150 giovani dei vari
centri del Lazio. Parla di opera-
zione natalizia per il terzo mondo, di
allestimento di spettacoli di benefi-
cenza, di incontri giovanili vari, di
mostra missionaria itinerante ecc.
- << Noi dobbiamo pagare per primi >)
- q Per compromettersi sul serio bi-
sogna pagare di persona * - <1 Final-
mente la Messa è mia •> - << Un'ora
in meno per te, a servizio degli altri,>.
Queste e altre sono le frasi che vi si
leggono e che danno subito il tono
del contenuto.
Nell'ufficio della «Scuola di for-
mazione ali'Apostolato dei Laici,> per
corrispondenza, istituita per dare ai
giovani un aiuto concreto alla loro
preparazione apostolica, si stanno
elaborando oltre 300 relazioni di
altrettante esercitazioni pratiche svol-
te dagli iscritti. È tutta una gamma
di situazioni che ti si presentano
davanti; è tutta una serie di inter-
venti che una carità silenziosa ma
spesso audace suggerisce e anima.
Ora è una giovane traviata che
viene amorevolmente avvicinata e,
inserita in un gruppo, si riprende
e inizia un nuovo cammino; ora è
un malato lontano dai problemi dello
spirito, che è delicatamente accom-
pagnato a valorizzare la sua croce.
si organizza la catechesi in pre-
parazione alla prima comunione per
giovani di campagna in età prossima
al matrimonio; qui una serata allegra
preparata con cura per i piccoli
poliomielitici. Una giovane insegnante
avvia un referendum sulla stampa a
fumetti tra gli alunni del suo plesso
scolastico, e sulla sintesi imbastisce
un dialogo pedagogico e costruttivo
con i genitori dei piccoli.
l'interessante esperienza estiva di
quattro campi di lavoro che impe-
gnarono r52 giovani di tutta Italia a
servizio dei giovani dei luoghi ove
lavorarono. Tutte le ore di lavoro a
questo scopo: quattro mesi a contatto
con i fanciulli, i giovani, le ragazze,
per un dialogo costruttivo e per
un' opera educativa. Oratori volanti,
colonie estive, ripetizioni a domi-
cilio, prestazioni domestiche a fami-
glie numerose, costruzione di opere
utili ai giovani, là dove molte cose
mancano ancora.
L'esemplificazione potrebbe con-
tinuare. Ma è il momento di chie-
dersi chi sono questi giovani, cosa
intendono fare, chi li unisce. Sono
giovani come gli altri, ma più sensi-
bili ai problemi dei loro coetanei e
della gioventù in genere. Soffrono
del male dei giovani che non inten-
dono stare con le mani in mano.
Attraverso una riflessione banno
percorso, o stanno percorrendo, un
itinerario che ne giustifica l'esistenza
e ne spiega l'agire. Punto di partenza,
q_ualche dato di fatto:
- C'è un largo settore di giovani che
<t preoccupano » perché soli, inesperti,
già av·velenati da una società guasta.
Bisogna aiutarli.
- L 'aiuto dato dai giovani ad altri
giovani è più. accetto, pitì. capito,
spesso più efficace di altri. Tra i
giovani ci si capisce meglio, no,1 ci si
strumentalizza, si è sinceri.
- Ma occorre saper aiutare: impa-
rare cioè un tipo di comportamento,
uno stile di vita che abilt'ti a dare una
mano; avere un contenuto spirituale
19-21 marzo
conveniente e adatto alla missione
giovanile.
- Viene incontro il «carisma»: il dono
dello Spirito Santo che abilita a
svolgere una data missione e i,i un
dato modo.
- Questi giovani hanno scoperto il
q carisma salesi_a110 ~. o più semplice-
cemente, lo spirito di Don Bosco e il
suo metodo; carisma che abilita a una
missione particolare, che è quella
giovanile-popolare, e aiuta a svolgerla
in una maniera tipica.
I giovani Cooperatori cercano di
vivere nel carisma salesiano, inter-
pretando in chiave moderna Don Bo-
sco, mettendosi a servizio della gio-
ventù del loro tempo. Affiancano le
altre due Famiglie salesiane, v:ivono
nella stessa spiritualità, si sforzano
di usare lo stesso sistema pedago-
gico.
Sono molti i Giovani Cooperatori ?
Diciamolo schiettamente: non è una
strada facile la loro, come quella di
tanti altri gruppi d'impegno. Ma
c'è qualcosa ormai di certo: una
nuova via aperta ai giovani, o meglio
un camminare nuovo su una via
antica: una prospettiva meravigliosa,
una generosità che si incarnerà in tanti
giovani e renderà - lo speriamo -
sempre più vivo, aperto, simpatico
il volto della terza Famiglia salesiana.
Per questo essi considerano giusta-
mente una tappa importante l'in-
contro nazionale che faranno nei
giorni 19-2r marzo a Roma. Sarà
una verifica della loro realtà, delle
loro esperienze, delle loro possibilità.
E oltre tutto ciò, IJ.Il punto di par-
tenza.
A Verona, novembre scorso: un
incontro come tanti, di sacerdoti
incaricati della stessa associazione.
Tra tante vesti nere questa volta
anche 4 giovani. Sono l.ì a riferire
INCONTRO NAZIONALE GIOVANI COOPERATORI A ROMA
• per una maggiore presa di coscienza dell'essere cooperatore;
• per la definizione di una linea giovanile della nostra associazione;
per una verifica della nostra realtà e un confronto di esperienze.
15

2.8 Page 18

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PROFILI DI COOPERATORI
MARISA ROMANO
una cooperatrice
che faceva sul serio
35 anni, professoressa di lingue a
Napoli, vita spirituale d'eccezione,
sensibilità acuta ai tempi e ai bisogni
dei fratelli, chiara percezione dei
voleri del Cielo nei suoi riguardi,
basso sentire di sé, forte carica
umana.
Tra suoi appunti si legge:
«L'opera essenziale del cri.stia,w è
lasciarsi. trasfom1are dal Cristo •· E
ancora: , Gioroo per giorno il cri-
stiaoo dl!fle ripetere il fiat, 110n con
le labbra ma col cuore e con tutta la
sua volontà &.
Quello che scrisse fu vita della
sua vita fino al 6 aprile 1969, quando
se ne andò silenziosàmcnte, colpita
da un male insidioso che non faceva
prevedere una morte cosi repentina.
Una collega insegnante scrive:
«Marisa Romano si distinse per la
signorilità del tratto e la purezza
angelica che irradiava intorno a sé.
La virtù della modestia le fu con-
geniale; riconosceva e si definiva
"una nullità" nelle mani del buon
Dio, che lasciava agire liberamente
in spirito di sottomissione e dol-
cezza.
Era molto riservata, quasi gelosa
del suo mondo intimo, tanto che le
amiche poco conobbero della sua vita
interiore.
Nutrl la sua anima di Eucaristia,
di preghiera e di sofferenza, valo-
rizzando circostanze e avvenimenti
16 nella luce di Dio. Ai piedi dell'altare
trascorreva molta parte della sua
giornata conversando col suo Di-
letto •·
Il suo direttore spirituale aggiunge:
«Marisa era semplice, schietta e
riservata allo stesso tempo; cor-
diale, senza ostentazione, tutta dedita
all'apostolato. La sua devozione prin-
cipale era Gesù Eucaristia: non
sognava che l'unione intima con
Lui. Un'altra devozione da lei molto
sentita era quella alla l\\fadonna t .
I genitori di Marisa, interrogati
sulla figliuola, esprimono, col dolore
della perdita, la soddisfazione di
essere stati testimoni e custodi di
un vero tesoro umano.
Si iscrisse alla Facoltà di lingue
all'Istituto Universitario Orientale, e
consegui la laurea in lingua spagnola.
Esternamente cordiale, aveva un
sorriso che rasserenava e una parola
che rendeva migliori. Svolse un
apostolato intenso: bambini biso-
gnosi, Missioni, orfani: spendeva per
loro la maggior parte dello stipendio,
eliminando dalla sua persona ogni
vanità.
Molto affezionata ai suoi alunni, li
sapeva interessare, educare, legare a
sé con un affetto intenso e costruttivo.
A scuola era entusiasta, sempre pre-
sente e vigile. Il pellegrinaggio a
Fatima con i Cooperatori Salesiani
in occasione del 50° delle Appari-
zioni, lasciò una traccia nella sua
vita.
Dopo quell'incontro Marisa Ro-
mano entrò in pieno nelle nostra
Associazione. Non era mai stata
estranea al mondo salesiano (aveva
una zia Cooperatrice e leggeva il
Bollettino Salesia,io), ma il contatto
diretto con i figli di Don Bosco le
fece scoprire un'affinità non comune
tra la spiritualità e gli ideali del
Santo e le propria anima con le
le sue esigenze e aspirazioni. Era
ormai sulla strada di una completa
consacrazione al Signore nella vita
secolare, e vedeva nell'apostolato
salesiano che le si offriva uno sbocco
naturale al suo zelo. Volle prendere
piena coscienza del significato e del
valore di essere Cooperatrice, poi
inoltrò la domanda. In seguito accolse
con gioia, anche se con molta trepi-
dazione, l'invito a far parte del
Consiglio nazionale dcli'Associazione,
come ConsigHera per il settore for-
mazione spirituale, incarico che tenne
fino alla morte.
E venne il tempo del collaudo
definitivo, quello del dolore con cui
il Signore perfeziona i suoi amici più
intimi. Lo superò da forte, coerente
al suo programma di vita spirituale:
<< lasciarsi trasformare dal Cristo e
aderire sempre alla sua volontà •·
Le Cooperatrici salesiane hanno in
Marisa Romano un modello da imi-
tare, una guida da seguire, una
protettrice da invocare.

2.9 Page 19

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Per iniziativa della Scuola di Formazione all'Apostolato dei Laici
UN VIAGGIO IN TERRA SANTA
nelle vacanze pasquali
Studiato appositamente per chi non dispone di molto tempo e denaro, e desidera conoscere i luoghi
biblici.
Particolarmente indicato per insegnanti, studenti universitari e giovani di qualsiasi condizione.
Una visita indispensabile a chi desidera approfondire e gustare la Sacra Scrittura.
VIA AEREA Partenza sabato 21 marzo, ore 15, da Roma.
Ritorno a Roma il lunedl dopo Pasqua, ore 12, in tempo utile per riprendere le proprie occupazioni.
ITINERARIO Te/ Avn, - Natanya - Haifa - Monte Carmelo - S. Giovanni d'Acri - Nazareth
(due giorni) - Tabor - Cana - Lago di Tiberiade - Nab/us - Sicar - Gerusalemme (quattro
giorni interi, tutte le località più importanti) - Betania - Mar Morto - Betlemme - Emmaus.
FUNZIONI LITURGICHE della settimana di Passione nei luoghi storici corrispondenti. Via Crucis
alle ore 15 del Venerdi Santo. Veglia notturna della Resurrezione. Ritiro spirituale al Tabor.
CONDIZIONI Passaporto individuale - Certificato di vaccinazione antivaiolosa (data non anteriore
ai tre anni) - Alberghi di prima categoria (camera a due posti con bagno) - Aerei di linea - Trasporti
a terra con ottimi pullman - Servizi di assistenza logistica, turistica e spirituale.
(Si sconsiglia la partecipazione alle persone troppo anzjane, di salute non buona e di non facile ac-
contentatura).
QUOTA Lire 165.000, da Roma a Roma, tutto compreso: Viaggio aereo - Escursioni in pullman
Vitto (escluse bevande) -Albergo - Guida - Mance - Tasse (supplemento per camere singole L. 18.000)
Quota pagabile anche a rate.
ISCRIZIONI Aperte a tutti i Cooperatori - Precedenza agli iscritti alla Scuola di Formazione.
Rivolgersi a: Viale dei Salesiani, 9 - 00175 ROMA - Te!. 74.80.433 - c.c.p. 1/52186.

2.10 Page 20

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NEL
MONDO
SALESIANO
« La pace nasce dall'amore».
ha detto Paolo VI
La rivista MERIDIANO 12 ha indetto un con- ~
corso tra i suoi lettori per scegliere il personaggio ,
cui dedicare la copertina del primo fascicolo
del 1970. Doveva essere un personaggio vi-
vente la cui vita, opere, pensiero avrebbero in-
fluito maggiormente nei prossimi anni 70. I
lettori di MERIDIANO 12, alla quasi unanimità,
hanno indicato PAOLO VI. e hanno motivato
la scelta sottolineando la sua instancabile azione
in favore della pace. In una udienza speciale, il
giorno 3 dicembre 1969, il direttore della rivista
(nella foto assieme a due redattori) ha presen-
tato al Santo Padre il risultato del concorso e i
motivi della scelta. Paolo VI, commosso per gli
attestati di amore filiale di tanti lettori, ha par-
lato della pace, quasi volesse affidare loro un
l
messaggio. Ecco le sue parole: 11 La pace bi-
sogna innanzi tutto averla nel cuore. Prima la
pace con Dio: poi avremo la pace tra gli uomini,
poi avremo l'altra pace. la pace bisogna cer-
carla, costruirla, viverla, amarla, generarla. La
pace nasce dall'amore».
Puerto San Julian (Argentina)
Un tempio al Sacro Cuore
dove Magellano fece celebrare la
prima Messa dopo lo sbarco
San Julian è la storica località dove Magellano, ~
il 1° aprile 1620, dopo lo sbarco in terra argen-
tina, fece celebrare la prima Messa. Dopo quattro
secoli e mezzo, i salesiani vi hanno costruito un
tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù. L'ha
benedetto lo scorso ottobre il Vescovo di Rio
Gallegos, mons. Maurizio Magliano, salesiano.
Il tempio, opera dell'architetto Guglielmo Martin,
è stato eretto in occasione dei 90 anni di lavoro
salesiano nella Patagonia. L'esterno presenta un
aspetto caratteristico per le grandiose arcate in
cemento e i grandi vani occupati da belle ve-
trate a colori. L'insieme dell'architettura in stile
ogivale moderno richiama l'attenzione per la
sua originalità. Domina l'ìnterno del tempio
l'immagine del Cuore di Gesù con le braccia
18 aperte in gesto accogliente.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Una lieta ricorrenza di Famiglia:
i 60 anni di vita salesiana
di don Renato Ziggiotti
Il Rettor Maggiore emerito don Renato Zig- ~
giotti ha compiuto nel silenzio e nel raccogl i- ,
mento il Giubileo di Diamante della sua profes-
sione religiosa. Sono 60 anni di vita salesiana,
che attraverso progressive responsabilità, l'hanno
portato alla massima dignità di V Successore
di Don Bosco. La modestia che lo distingue
non ci permette di elencarne i meriti, ma non
ci dispensa dall'invitare la Famiglia salesiana a
condividerne i sentimenti di gioia e di gratitu-
dine a Dio per un sì lungo e fecondo apostolato
salesiano. Con l'inizio del 1970 don Ziggiotti è
anche entrato nell'anno del suo Giubileo d'Oro
sacerdotale. Fin d'ora ci auguriamo di poterci
stringere attorno a lui il giorno della sua Messa
d'Oro, che cadrà 1'8 dicembre prossimo, festa
dell'Immacolata.
Il Rettor Maggiore presiede
alla Conferenza lspettoriale Iberica
a Madrid
Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri lo scorso ~
dicembre ha presieduto i lavori della Conferenza
lspettoriale Salesiana della Spagna e del Por-
togallo. In quella occasione ha visitato diverse
Opere nostre delle due lspettorie di Valencia e
di Barcellona, intrattenendosi con ·vari gruppi
di confratelli. Nella foto: don Ricceri arriva a
Valencia, accolto dall'Ispettore don Carbonell.
Gli Exallievi salesiani si preparano
al centenario del loro Movimento
All'approssimarsi del primo centenario del Mo- ~
vimento Exallievi Salesiani, lo scorso ottobre il
Consiglio Nazionale della Federazione Italiana
ha raccolto a convegno a Lanzo· di Martina
Franca (Taranto) i dirigenti delle venti Federa-
zioni regionali d'Italia. Anche i Delegati locali
delle 220 Unioni d'Italia si sono riuniti in due
convegni di studio: quelli dell'Alta Italia a Como
e quelli del Centro e Sud a Seiano (Napoli).
Nei mesi di novembre e di dicembre, inoltre, si
sono tenuti i Consigli regionali delle venti Fe-
derazioni, mentre la Presidenza nazionale ha
elaborato la stesura definitiva del Regolamento
da presentare alla CISI (Conferenza Ispettori
Salesiani d'Italia) per l'approvazione, e ha trac-
ciato il calendario delle celebrazioni centenarie,
di cui daremo notizia in altro numero. Nella
foto: i partecipanti al Convegno dei Delegati
locali del Centro e Sud Italia a Seiano (Napoli).
NEL
MONDO
SALESIANO

3.2 Page 22

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NEL
---- MONDO
SALESIANO
Torino• Una« forte speranza» degli
Exallievi di mons. Cimatti
La domenica 7 dicembre, vigilia dell'lmmaco- ~
lata, gli Exallievi dell'Oratorio San Giuseppe di ,
Torino (il terzo fondato da Don Bosco) con una
rappresentanza degli Exallievi degli Oratori di
Valsalice, di San Luigi e del Collegio San Gio-
vanni Evangelista, hanno reso omaggio al
VI Successore di Don Bosco don Luigi Rie-
ceri e gli hanno ripetuto il loro "grazie" per il
bene ricevuto, « bene - hanno soggiunto -
che ci accompagna tuttora, nonostante i molti
anni trascorsi». Poi hanno proseguito: «Signor
Rettor Maggiore, un nome oggi ci tocca nel
profondo e ci commuove: don Cimatti I È scom-
parso da quattro anni ed è più vivo che mai in
mezzo a noi... Ed ora un'affermazione continua-
mente sale e si accresce in Giappone, e si ac-
compagna alla nostra: don Cimatti è un "Santo"
che può essere presentato al popolo di Dio...
Signor Rettor Maggiore, noi sappiamo quale ri-
cordo Ella conserva di don Cimatti. Quale stima
e affetto. Permetta che ci uniamo a lei e ai suoi
sentimenti. manifestandole una nostra forte spe-
ranza: quella di vedere un ,giorno elevato agli
onori degli altari il nostro "Maestro", quale tra-
sparente "Servo di Dio"».
Don Bosco e Domenico Savio a
San Michele Extra di Verona
Al Centro giovanile parrocchiale di San Michele ~
Extra di Verona, per opera di anime buone che ,
desiderano conservare l'anonimo, ha fatto la sua
comparsa in sembianze marmoree la dolce fi-
gura di Don Bosco con San Domenico Savio.
I giovani del Centro giovanile di San Michele
hanno accolto i due Santi con un entusiasmo
esplosivo perché li considerano araldi di quella
sana contestazione che ha per obiettivo primario
la riforma - senza compromessi - del proprio
interiore. Essi hanno posto Don Bosco e Do-
menico Savio a custodia dei loro valori auten-
tici di fede e di morale, in un'epoca in cui li
sentono continuamente insidiati dalle forze,
20 spesso subdole, del male.

3.3 Page 23

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Smirne {Turchia) • Dopo 24 anni
dalla parte nza dei salesiani
Dopo la foriata partenza dei salesiani da Smirne ~
(a. 1945), gli Exallievi hanno continuato a man-
tenersi affezionati a Don Bosco e ai loro edu-
catori. Essi stessi organizzano la festa annuale
del Santo e frequenti ritrovi amichevoli. Recen-
temente il loro antico direttore don Vittorio
Francia ebbe occasione di fermarsi qualche ora
a Smirne. Gli Exallievi, preavvertiti, organina-
rono un incontro con santa Messa nella vecchia
cappella della Scuola, oggi abbellita dalle Suore
d'Ivrea. Quando don Francia giunse in cortile,
ebbe la gradita sorpresa di vederlo affollato di
Exallievi e di loro familiari e amici. L'incontro -fu
quanto mai caloroso. « È stata - scrive don
Francia - una costatazione meravigliosa e com-
movente insieme vedere questi Exallievi, dopo
24 anni dalla nostra partenza. tanto affezionati
e attaccati alla Famiglia salesiana come se fos-
simo ancora in mezzo a loro. E ancor più bello
l'amore e l'entusiasmo trasmesso ai loro figliuoli
e diffuso tra gli amici e conoscenti».
Rovato (Brescia) • Prima pietra
di una chiesa in onore di
San Giovanni Bosco
li 12 ottobre scorso mons. ·Luigi Morstabilini' ~
Vescovo diocesano, presenti le autorità e gran
folla, benediceva la prima pietra dell'erigenda
chiesa di San Giovanni Bosco. L'iniziativa è
dovuta allo zelo pastorale e al vivo senso di
gratitudine al Santo che anima il venerando e
attivo mons. Zenucchini. exallievo dell'Oratorio
di Torino. ed è accompagnata dalla simpatia e
dallo slancio cordiale della popolazione. Cosi
Rovato, che ripetutamente negli anni attorno al
1880 invitò Don Bosco ste"sso ad aprire in paese
una scuola professionale, avrà ora un tempio
del Santo, pegno di protezione e di benedizio-
ne per quella buona popolazione.
Thàvà (Thailandia ) • Ricostruito il
Santuario di Maria Ausiliatrice
A sostituire la prima chiesetta in legno dedicata ~
a Maria Ausiliatrice in Thailandia da un padre
francese a Thàvà nel 1881 e divenuta ormai in-
sufficiente, è sorto li nuovo Santuario, di forma
ottagonale, grazioso e accogliente. I: stato co-
struito a ricordo del centenario della Basilica di
Maria Ausiliatrice in Torino e come ideale vin-
colo di unione dei Divoti di Maria Ausiliatrice
della Thailandia con quelli di tutto il mondo.
Tra i pellegrini accorsi a venerare l'Ausiliatrice
nel suo Santuario c'è stato l'arcivescovo di
Bangkok con i suoi sacerdoti. La statua di Maria
Ausiliatrice che si venera nel nuovo santuario
è opera di un exallievo salesiano, che l'ha scol-
pita in un solo tronco di legno teck. È alta
metri 2,50. Si affianca al Santuario una devota
grotta di Lourdes in stile moderno.
NEL
MONDO ---------
SALESIANO

3.4 Page 24

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75 a1111i di 1njssion
Sono passçiti 75 anni
dal giorno in cui
i primi missionari salesiani,
capeggiati da
mons. Lasagna, arrivarono
nel Mato Grosso (Brasile).
Settantacinque anni di
lavoro in quelle regioni
lontane sono un
traguardo considerevole,
e la loro storia
è ben documentata
negli « Annali della
Congregazione Salesiana».
Noi qui vorremmo offrire
un quadro a grandi linee
dei risultati raggiunti
e delle esperienze maturate
dai nostri missionari.
Ci siamo perciò rivolti
a un missionario ben
documentato in materia:
don Pietro Cornetti.
S. Teresina (Brasile).
Missione Ira I Chavante.
Primi contatti con
le grandi macchine
22
della civiltà.

3.5 Page 25

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e 111
Grosso
Pqnsiamo d1e uesta ricorrenz<t sarà
celebrrua
e sole
inevittJ , e iii ta i circostanze, o-
irebbe dcirci ,~n'idea conoreta e o
stato a11riale della mìssiorie salesiana
in Maro Grosso?
Be', potrei cominciare con qual-
che cifra. D'accordo, i numeri non
dicono Lullo, però .hanno il loro ,-j.
gnificalo. Dunque, quando i primi
missionari arrivarono a Cllinl,ù, quel-
la era l'unica diocesi del Mato. Si
estendeva per una superficie i,,ter•
minata: un milione e meno di chi-
lomelri quadrati. Sulla SlC:;!la i;uper-
ficie oggi contiamo un'archidiocesi,
quattro diocesi e tre prelature. Nel
1896 i primi missio.nari cominciarono
con una parrocchia e una modesta
scuola profoijsionale a Cuiabà. Oggi
l'lsponoria di Campo Grande, di
cui fa parie anche la prclaI ura rii
Registro do Araguaia, conta 24 re•
sidenzc. in maggioranza parrocchie,
oratori e &cuole di ogni generi", com•
prese quelle per la formazione dei
sacerdoti, dai giovani aspiranti ai
semiuari1<Li più alti. Abbiamo poi
alcune colonie Lra gli ludi Bororo
e Chavantc.
Allora, se abbiamo afferrato il sig11i-
icato delle cifre, contTOriamente a
quel a che orse è l'opinione comttne,
sono più numerose le opere nei ce,uri
civilizzati. clip quelle tra gii Indi.
Pu/J clarci 1G ragione cli ques10 fatto?
Il sogno dei missionari fu sempre
quello di avvicina.re gli indigeni,
che vivevano a migliaia nell'immensa
foresta. Ma l'esperienza della Pa-
tagonia aveva insegnato cl1e tale
incontro non sarebbe stato possi-
bile senza s tabilire prima almeno
un « campo base», chiamiamolo
così. Intendo ùire, una residenv.a nei
centri civili, al limite della foresta,
da cui organizzare le t.pedizioni di
ricerca e di contatto. Si cominciò
con la casa di Cuiabà, come ho già
detto. Ma non ci volle molto per ac•
corgersi che l'opera missionaria ur•
geva tra i civili non meno che tra
i selvaggi. Quelle popolazioni, per
quanto buont> e ben disposte, erano
estremamenu~ ignoranti c prive di
sufficiente a~,iistrnza religiosa. Così
l'opera misi;ionaria si è sviluppata
soprattutto tra di loTo. Abbiamo
però sempre preferito le zone più
povere. Quulclui esempio. A Campo
Grande sorge l'Oratorio « Paolo VI ».
Poverissimo: tutte baracche rli le-
gno, dalla cappelJa alle aule scola-
stiche, ai laboratori, al teatro. 11.a
è frequentàto da centinaia di gio-
vani e di adulti che ci sono veramente
affezionati. A Corurohà, oltre alle
due parrocchie, abbiamo istituito
un circolo operaio che conta più
di mme iscrit t.i. Inoltre c'è la « Ci-
dade Dom Bosco », che sta trasfor-
mando la gfoventù del rione più
povero della ciuà. Le stesse coi,e
potremmo dire di Cuiabà: la prima
parrocchia si è moltiplicata per cin-
que, e i salrsiani lavorano negli
ambienti più depressi della periferia.
Tutte allivilà che potete svol•
gere benissimo anche in Italia. Noi
però ne abbiamo anche altre che
qui sarebbe più difficile realizzare.
Intendo parlare del CeO:tro Radio-
fonico e delle facoltà universitarie,
che noi dirigiamo a Campo Grande.
Lei si rende conto dcll'importanza
di questi mezzi per la d.i1l'usione del
Vangelo. Tanto più che il Vescovo,
mons. Ànlonio Barbosa, salesiano,
ha voluto affidarci anche il Semi-
nario, la Pastorale giovanile e il
Movimento familiare cristiano. In-
somma~ ci pare di poter dire onesta•
mente che i missionari hanno fotto
un buon lavoro, anche se moltitisimo
resta da fare.
Venianw ora agli indigeni. Sappiamo
delle grmissime difficoltà. chs i mis-
sionari hanno incontrato per avvici-
narli.. Ricordiamo che due sacerdoti,
doti Fuchs e don Sacilotti, hanno
orremmo o,nan !)re: siete so i-
sfa1ti dei risultati rapi;rinti? Àvete
tratto qualche conclusione importante
dalla t:ostra esperienza?
Ecco, proprio recentemente ab-
biamo voluto ritornare sulla nostra
esperienza per sotloporla a una leale
revisione critica. A qucslo scopo ab-
biamo invitato un illustre missio-
nologo ed euiologo, il prof. Gu-
glielmo Guariglia di Milano, a pas-
bare un paio di mc'-i tra le nostre
colonie Bororo e Cbavante, perché
l)Olesse rendcr..i conto direttamente
del nostro lavoro, delle nostre dif.
6.coltà, e ci aiutas1,c a risolvere al-
cuni problemi pratici di grande im-
portanza. E anche per un altro mo-
Livo. Da qualche tempo il mondo
viene informato di un fatto incrcdi-
l>ile che sta capitando proprio in
Brasile: il tentativo, compiuto da
certi gruppi di individui inquali6-
oabiJi, di eliminare gli aborigeni
dell'Amazonia, per impadTonirsi del-
le loro terre e delle ricchezze che
vi sono racchiuse. «È assurdo - di-
cono questi predoni per mascherare
la loro ingordigia delittuosa - è as•
surdo che nel 2000 ci siano ancora
selvaggi sulla terra ». E invece di
offrire loro la civiltà, offrono la
morte, con i mezzi più spietati,
ohe vanno dal veleno al mitraglia-
mento. È stato un merito della
!llampa l'informare il mondo di
questa tragedia al cui confronto im-
pallidisce perfino quella del Biaf:ra.
Mi domanderete che cosa abbia a
vedere tutto questo con i missio-
nari. Ecco: certa stampa bTas:iliana,
a cui ha fatto eco - mi dicono -
certa stampa europea, ha chiamato
in causa anche i missionari. Essi 23

3.6 Page 26

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avrebbero avulo il Lorto di contri-
buire a tale eccidio imponendo agli
indigeni un modello di v iLa talmente
diverso da quello per loro naturale,
da provocarne una lenta ma ineso-
rabile agonia. Non parlo di altre
calunnie anche peggiori, dettate sol-
tanto da un'allergia invincibile verso
la Chiesa. Proprio per questo, come
dicevo, abbiamo voluto riesaminare
criticamente la nostra esperienza
con il prof. Guariglia.
D ebbo ancora fare una premessa
che forse sorprenderà i nostri lettori.
Com,memente si crede che le tribù
degli Indios non possedessero alcuna
forma di cultura o di civiltà prima
del loro contatto con i bianèhi. È
un errore, e lo sta dimostrando,
proprio per i Bororo, un salesiano
che da 50 anni studia i segreti della
loro storia, don Cesare AlbiseLLi.
Senza dubbio, i Bororo erano cac-
ciatori e pescatori con un tono di
vita piuttosto primordiale. l\\fa pos-
sedevano una antica e ricca cultura,
con espressioni artistiche di primo
piano, e con una concezione fiJoso-
fica e mitica d el mondo davvero
originale. Ecco la gros&a difficoltà
dei missionari: ÌIL'lerire in quel con-
testo di vita e di cultura gli auten•
tici valori del cristianesimo, senza
forzature, rispettando quan-to di va•
lido gli indigeni avevano saputo rea-
lizzare sul piano umano e religioso.
Dobbiamo avere la lealtà di ricono-
scere che non sempre avvenne così:
pareva tanto naturale sostituire lutto
quel secolare patrimonio con gli ele-
menti della civiltà occidentale, così
estranei invece al loro ambiente na•
turale, cosl diversi dalle loro abi-
tudini, così lontani dalla loro men-
talità e affettività. Più che un in-
contro con la civiltà, fu uno scontro
che porLò conseguenze dannose per
la razza Bororo.
Fu un'esperienza salutare che offrl
abbondante materia di riflessione ai
missionari. Quando riuscirono a ve-
rùre a contatto con i Chavante cam•
biarono tattica: non solo non pre•
tesero di cambiare il loro abituale
modo di vivere, ma conservarono
iutalti i valori naturali della loro
cultura, cercando di arricchirli pro•
gressivamente con i valori della ci-
viltà cristiana, come, per fare qual-
che esempio, la giusta valutazione
del lavoro organizzato, il rispetto
24 della persona, la monogamia. Le
strutture sociali e la vita familiare
sono rimaste immutate, e oggi i
Chavante vivono pacificamente ac-
canto al missionario. Non solo; era
una razza destinata a scomparire:
la morlalità infantile arrivava al-
l'incredibile vertice del 90% , Oggi
è pressoché ridotta a zero. 1<: una
gioia grandissima per quella gente
che ama tanto i bambini. « Presso
i missionari - dicono - il Chavante
non muore ».
Allora, quali sono state le conclusioni
della vostra revisione con il prof Gua•
riglia?
Questa soprattutto. Il nuovo nome
della pace - ha detto Paolo VI -
è il progresso. Ma ciò non significa
imporre a tutti un identico modello
di vita. Il progresso deve tener conto
del « genio singolare » di ogni po•
Sul Rio das Mortes
don Zigglotti inaugura
e benedice una croce
dove sorgeva la cap•
pelllna del due martiri
don Fuchs e don Sa•
cilotti.
Don Cesare Al bisetti,
missionario nel Mato
Grosso dal 1914, è sta-
to insignito della citta-
dinanza onoraria ma..
togrossense.
polo, per svilupparlo nelle forme che
essi accetteranno spontaneamente e
liberamente, perché in armonia e
non in contrasto con la loro indole
nativa. Oggi i Chavante hanno im•
parato a usare con sicurezza e di-
sinvoltura i mez21i della civiltà mec-
canica, guidano trattori e camions,
parlano con facilità il portoghese.
E incominciano anche a capire il
Vangelo, a viverlo coscientemente e
coerentemente. Specialmente i gio-
vani dimostrano una notevole sen•
sibilità spirituale. Chiedono il bat•
tesimo, frequentano i sacramenti,
vogliono i conforti della fede quando
sentono che la morte si avvicina.
Vorrei che poteste osservare i « chie-
richetti » chavante durante le fun-
zioni religiose. Con i lunghi capelli
neri sul rosso vivo della veste, le
mani giunte e... i piedi scalzi, stanno
in atteggiamento così composto e

3.7 Page 27

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roro danno l'impressione di essere
più sensibili alle attrattive dei re-
galucci, poniamo a una distribuzione
di dolci, che a una fede disinteres-
sata e matura.
Lei, don Cometti, ha citato don Cesare
Albisetti come iin'autoriià nel campo
della ci·viltà Bororo: vuol dircene
qualche cosa?
Questo venerando missionario (81
anni) si trova nel l\\fato Grosso dal
1914, e vi si è completamente na-
turalizzato. Conosce alla perfezione
l'idioma bororo e ha pubblicato
stu(li di alto valore scientifico sugli
indigeni. Nel 1962 ha curato, con
don Angelo Yenturelli, la pubblica-
zione del primo volume dell'Enciclo-
pedia Bororo. Dal 1951 collabora
al Museo regionale dell'Indio, a
Campo Grande, mettendo a frutto
la sua eccezionale competenza sulla
civiltà indigena. Recentemente l'As-
semblea legislativa del Malo Grosso
ha voluto esprimere la riconoscenza
dello Stato ai salesiani per i 75
anni di lavoro in quelle foreste scon-
fina te. Fu programmata una so-
lenne commemorazione, durante la
quale l'Opera salesiana nel Mato
Grosso fu come impersonata in don
Cesare Alhisetti, a cui fu conferita la
cittadinanza onoraria matogrossense.
devoto da sembrare altrettanti Do-
menico Savio.
Voi mi domande.rete, lo intuisco,
se tra quesli chierichetti ci sia spe-
ranza che fioriscano vocazioni ec-
clesiastiche. Bisogna andare adagio.
L'adesione di questo popolo al cri-
stianesimo è ancora Lroppo fresca e
lroppo fragile per parlare con si-
curezza di vocazioni sacerdotali.
C'è differenza tra il tipo Bororo e
il tipo Chavante? Qttali sono i tratti
salienti della loro iridole?
Il tipo Bororo, nel complesso, è
inferiore al tipo Chavante. Anche
fisicamente, il Chavante si presenta
in genere più sviluppato, più forte
e più agile del Bororo. Inoltre è di
indole più sincera, più aperta, e
desiderosa di imparare; mentre il
Bororo è piuttosto esigente, sospct-
toso e restio al lavoro. O meglio,
vorrebbe dedicarsi unicamente alla
pesca e alla caccia: si diverte di più,
si sente più libero. Il lavoro metodico
e faticoso dei campi non gli va. Ep-
pure è il più necessario, se vogliono
aJJsicurarsi il necessario alla vita, e
progredire. I Chavante l'hanno com-
preso, e ormai hanno iµiparato a
coltivare la terra; anzi, si appassio-
nano anche alla meccanica e all'edi-
lizia. Quanto allo studio, sia gli uni
che gli altri dimostrano discrete ca-
pacità, ma rifuggono istintivamente
da tutto quello che sa di teorico e
di astratto.
.Anche dal punto cli vista r eligioso
ci sono differenze. In genere, parte-
cipano tutti alle funzioni, anche i
non battezzati. Anzi, talvolta di-
mostrano un fervore che supera
quello dei civilizzati; per esempio
durante il mese mariano. Ma i Bo-
9uali sono _le ~iffi_coltà ·}iù gravi che
uicontrano i nnssionan.
lo credo che siano le difficoltà
comuni a tutti i missionari, sotto
ogni cielo. Siamo pochi, siamo stra-
carichi di lavoro, guai se uno si
ammala seriamente. Alla stanchezza
o ai piccoli malanni nessuno bada. E
poi, ci sentiamo come bloccati dalle
enormi distanze: almeno mille chilo-
metri ver recarci nel centro civile più
vicino. Ci andiamo proprio soltanto
quando non ne possiamo fare a meno.
Non parliamo di mezzi economici.
Qui l'insufficienza è cronica! E come
se non has'lasse, lalora abbiamo noie
e .liti per causa di certi avventurieri
bianchi, i quali vorrehb"ero impadro-
nirsi delle terre appartenenti agli
Indi. Ma la nostra fiducia nella
Provvidenza non viene mai meno.
Per quanto sia incalzante il nostro
lavoro, non tralasciamo mai, nep-
pure un giorno, il nostro incontro
personale con Dio. Soltanto da lui
possiamo attingere la provvista di
coraggio che ci occorre ogni giorno. 25

3.8 Page 28

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lel villaggio dei leb
del nostro inviato don Carlo De Ambrog!P
1
La Strada è tutta a tornanti nel-
l'_isola d·i Coloane, a tre quarti
d'ora ili battello da Macao. « Tin
ci po itìo » (Che il Signore del Cielo
ti protegga e ti aiut.i) grida una i;a-
ga:r;za cinese sporgendosi dal fine-
strino dell'auto; e ha un sorriso lu-
minoso. Il mare sciacqua ai piedi
della scogliera; è una cresta di
scJùuma che subito si sfoglia a in-
termittenze, come in un immenso
ritmo di respiro.
La serata è stupenda: ecco il leb-
brosario di Coloane. Un continuo
soffio di vento viene dal mare (che
gradevole odore di iodio!) e fruga
tra le case linde dei lebbrosi. Il
26 villaggio si raggruppa attorno alla
chiesa, come i pulcini allorno alla
chioccia.
Non c'è nessuno, fuori; le luci
però nelle case sono accese. Arriva
una suora cinese, esile,· dolce: « Tin
ci po iào » (che il Signore del Cielo
ti protegga e ti aiuti). « Cerchiamo
don Nicosìa », dice don Zen che
pur essendo di Shanghai parla un
perfetto cantonese. Mi aveva spie-
gato lungo il tragitto in battello:
« La lingua mandarina di Pechino
è un cinese raffinato, elegantissimo;
lo si -potrebbe -paragonare al fran-
cese. Il shanghaiese è liquido, fluido,
melodioso; assomiglia all'italiano. Il
cantonese è sonoro, un po' duro,
come il tedesco e l'inglese ».
« Don Nicosìa è andato al cimi-
tero. Verrà subito», risponde la
suora. E con un gesto della mano
indica il cimitero lontano: alcune
croci bianche vi spiccano nel cre-
puscolo. Il faro è. poco più sopra e
comincia ad accendere il suo occ}ùo
di luce ogni sette secondi. Il declivio
è verde, ma le oml)re lo incupiscono.
Lontano splende il chiarore di Hong
Kong. Macao è molto più vicina e
scintilla di luci. Tra l'isola di Co-
loane e Macao eone un braccio del
Fiume delle Perle che bagna Can-
ton. La Cina di Mao è vicinissima:
a un passo. Non si direbbe. Arriva
don Gaetano Nicosìa: eccolo inqua-
drato in una lama di luce che fuo-

3.9 Page 29

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l>rosi
Agrigento. Uno dei suoi prinu in-
segnanti fu don Tomaselli « quello
che scrive, sa, - mi dice per chia-
rire - quello che diffonde in tutta
Ltalia i suoi opuscoli religiosi. È
ancora attivo? ».
« Certo, ha un cuore sempre gio-
vanile. È un evangelizzatore di
prima categoria ».
« Ila ragione: Vangelo, Vangelo,
parlare di Gt'sù. l miei lebbrosi
(come tutta la gente, del resto)
hanno fame e sete di Lui ».
« Ricorda i Greci del capitolo 12
di San Giovanni? Che cosa dicono
a Filippo? e Filippo ad Andrea?
e Andrea a Gesù? Questo: "Vo-
gliamo vedere Gesù". Vedere è llJl
verho pregnante nel linguaggio di
San Giovanni; vuol dire "avvicinare,
accostare, conoscere, contemplare,
amare Gesù" ».
« È vero. Mi rfror<lo quand'ero
nell'interno della Cina; avevo ap-
pena smesso di proiettare delle fiJ.
mine religiose e, tanto per conce-
dere una pausa d.i svago, avevo
cominciato una serie di cartoni umo-
ristici, niente di male. Mi si avvicinò
un ragazzo e "Padre (Shau-fu)
- mi disi,e - ci parli di Geijù, ci
faccia vedere Gesù". Fu per me
come uno schiaffo di rimprovero.
Non lo dimenticherò mai».
« Il missionario è l'uomo di Dio
e l'amico degli uom.imi» rilevò al
Concilio Vaticano II un vescovo
dell'Asia. E con un'espreS$iOne inci-
siva aggiunse in inglese: « Dev'essere
"a Jack of all Lrades", cioè un uomo
pieno di risorse». Don Nicosìa è
davvero pieno di risorse.
LO SCULTORE SICILIANO
MESSINA
Don Nicosìa ci offre la cena. Ma
prima ci invita a dare uno sguardo
alla chiesa: vi accende tutte le luci.
La chiesa è semplice, ma molto
bella, costruita come una t enda
dell'Esodo; il tabt>rnacolo, di me-
tallo dorato, sfavilla. « E il Verbo
piantò la tenda tra gli uomini »,
dice sempre San Giovanni. AJ ver-
tice di quella chiesa-tenda, si alza
un grande <'rocifisso di bronzo, più
di due metri di altezza, dello scultore
siciliano Messina: bellissimo.
« Ha una storia curiosa - rac-
conta don Nicosia. - Avevo letto,
alcun.i. anni fa, su un numero della
rivista Meridiano 12, nella rubrica
"Sono di scena", la Liografìa som-
maria dello scultore Messina. Mi
venne l'ispirazione di scrivergB chie-
dendogB un qualche s uo lavoro re-
ligioso per la nostra cwesa che al-
lora era in costruzione; fn consa-
crata due anni fa ed è dedicata
alla Madonna Addolorata "che pre-
dilige i suoi fìgB lebbrosi". Bene:
Messina mi ·rispose che ben volen-
tit:ri ci avrebbe inviato gratil! un
suo crocifisso di bronzo. E ce lo
mandò, Lramite il Vaticano. Lo
vede?».
Lo vedo: è bellissimo. Il mare
sciacqua fragoroso sugli scogli. Un
tempo venivano con una barca a
deporre il cibo per i lebbrosi ai
piedi di una lunga scalinata che
scende ripida sul mare; i lebbrosi
vivevano nascosti, esasperati nel
loro dolore. Non osavauo accostare
riesce dalla chiesa. L'occhio è di una
limpidezza incantevole. « Torno dal
cimitero - dioe subito - da quelle
croci bianche sul declivio (ormai
s'intravedono a malapena). Ero an-
dato a recitare un rosario per una
lebbrosa morta esattamente un anno
fa);,
(sopra): Coloane (Macao) , Villaggio dell"Addolorata, Il lavoro non è imposto. ma libero e debite-
mente rsuibuito. Le strade del villaggio furono tutte asfaltate dagli stessi lebbrosi.
($olio}: Veduta parziale del Villaggio dell"Addolorata.
SHAN-FU, CI PARLI DI GESÙ
Don Nicosìa è un'anima ad alta
tensione spirituale. .Al suo attivo ci
sono più di 30 anni di apostolato
in Cina. La sua vocazione ebbe ini-
zio all'età di sei anni quando entrò
fanciullo nel collegio salesiano di

3.10 Page 30

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i portatori; vicendevolmente si schi-
vavano. Oggi non è più così. li villag-
gio è lutto un palpitare di luci, come
in un presepio natalizio. Il fam ac-
cende e t.pcgne il suo occhio lunLiuoso,
a intervalli precisi di z,Ctte se<'ondi.
IL FIUME DELLE PERLE
Durante la cena, don Nico~ia ci
racconta che al tempo dell'ill.!ìUITC·
zione r ossa di Macao, due a1111i fa.
i comuniRti avevano dato ordine di
non torcere un capello e cli vendere
il pane solo a don Nicosìa, ch e a,·cva
cura dei lebbrosi, alle Suore che t.i
occupano delle bimbe povere, e a
un. portog11ese deUa cit1 Ìi che ~i
prodiga per i poveri. Agli altri Hienlc.
« Tiri ci po ilìo », ci saluto mt:1
, ccchiella Jcbhrosa che non riesce più
a muoversi. Dice come pregliiera la
bellezza di quindici rosari al giorno:
è inchiodata dalla rnalallia, ma il
suo cuore è lihero come un uccello.
« Vuol vrdere un pagano cJ\\C s ta
leggendo il catechismo?>> irtvilo don
Nicosìu. Ci conduce in una casetta:
effelliva mente c'è w1 anziano leb-
broso non guarirà più», dice don
Nicosìa) che ha in mano un piccolo
catechismo scritlo in cinese e iUu-
strato a quattro colori. « ou legge
t altro. un iruiamorato di Gesù.
Presto lo battezzeremo ».
La noLte si s ta facendo più scura,
sul mare si vede sfrecciare una luce:
è una lancio della polizia di Macao
che pattuglia attorno all'i:iola.
« Quando non c'è la luna, è facile
che dalla Cina di )tao scappino le
persone, rlono~tante la sorveglianza
continua. Qualche tempo fa, le guar-
die ros.~c fecero un massacro di mi-
gliaia di vittime a Canton: mozza-
v ano la LCijlll e le mani e li se ppelli-
vano in vastissime fosse comuni
lungo la riva del Fiume delle P erle.
Con le piogge il fiume gonfiò, al-
lagò le sponde e strappò qucUa leg-
gera coltre di ~abbia ,1:,ui cadaveri.
Galleggiarono innumcre, oli: spella-
colo macabro. Perché non 6.nissero,
trascinati dalla correute, verso Ma-
cao e nelle· i8olc di Hong K ong i
com.uni&ti i;1rsero delle rei.i. Ciò no-
nostante. molti cadaveri passarono.
lo ne Si!ppcllii tre qui vicino ».
Si ode il rombo di una macchina.
« È la no~lrtt cer\\lrale elettrica - di-
ce don l'iico~ìa. - I lebbroi,i per
dar luce al loro villaggio e a u11
paesello qui accanto fanno funzio-
nare un gcueratoro di elctt-ricilà a
babe di nafta. Sapesse i lavori che
cseguiscorlo. Fabbricano mal toni t,pc-
ciali,' co truiscono e ampliano le
loro residenze. riparano motori e
macchinari in una loro officina mec-
ca:n.ica. Il ribo i• i,auo e abbondante;
l'orcupazio11.e in un lavoro conge-
uiale e le cure ~anitaric co11 medi-
Coloane La catechesi delle Suore "Annunciatrici del Signore..
fondato da mons. Versiglla, alle figlia dol lebbrosi.
Quando vengono a contano con Crl110. non sanno più dr5tacc.irsone.
Gesù & umpre Lui, l'incanto delle 1n,me. anche 511 non ancora c115111nt.
cine moderne conlribuiscono a gua-
rirli. Ullimamcnte circa quaranta ex
lebbrosi hanno lasciato il villaggio,
con w1a dichiarazione medica di
perfetta e completa guarigione. È
una fandonia che la lebbra sia una
malattia inguaribile ».
TIN CI PO IÀO, DON NICOSÌA
Al mallino la campana invita il
villaggio aJJa preglùera. Don Nicosia
celebra I.a m essa in lingua cinese.
I lebbrosi riempiono la chiesa. Alla
comunione, affollamento di fedeli.
Qualcuno si trascina, altri hanno il
volto devastato dalla lebbra, ma
il loro sguardo rivela una fede in-
candescente. A acrvire messa c'è
un giovanollo. che funge da sacre-
stano: Luigi. « Ha lulla la stoffa
per divenlare diacono », dice don
Nicosìa. Che occhio sèreno! È lo
specchio di un' anima di luce. « Tiri
ci po iào », ci i;alu La Luigi. Il vil-
laggio riprende, come ogni mattina,
il suo ritmo di vita. )!; atteso per
mezzogiorno il vescovo di Macao:
viene a trascorrere qualch e giorno
dj riposo tra i lebbrosi.
C'è chl bada aJ pollaio, chi all'al-
levamento clcllc colombe, altri alla
cura dei maiali: ne ammazzano di
solito tre dri più gro~si ogni mese.
l lebbrosi per guarire hanno bisogno
d i cibo abbondante. Le bistecche
di maiale sono nutricntissimc.
« Tin ci po iiìo », ci saluta un
lebbroso che con i buoi arnesi della
pesca si avna aJ mare per pescare.
L'officina meccanica ha ripreso il
la,·oro. Gli uomini, cinque o sei, a
torso nudo, abbronzatissimi sgron-
dano di s udore mentre fabbricano
mattoni. Le do1u1r rigovernano le
case e fanno pulizia.
« Signore, se Lu vuoi mi puoi
guarire » implora\\'a un lebbroso a
Gesù. Quella i.Le:. a preghiera la si
legge nel vol to dei le bbrosi di Co-
loane. Il vento contiuua a frugare
tra le case. « Tin, ci po iào »: che
« iJ Signore del Ciclo protegga e
a iuti don. Gaetano Nicosia», viene
s1>ontanco dire merilre ci allonta-
niamo da Coloanc.
« L'apos tolato è una misteriosa
unione di azione e di passione -
afferma J acqucs Loew. - I veri in-
contri con gli uomini si attuano
ncUa misura in cui si sono avuti
dei veri incontri con Dio».

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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PER
INTERCESSIONE
DI
MARIA
AC SILIATRICE
1
E DEL
SUO APOSTOLO
SAN
GIOVANNI
BOSCO
ERA IN PERICOLO
DI PERDERE IL BRACCIO
Alla fine di agosto mio fratello Giovanni,
padre di quattro bambini, fu colpito da
grave infezione alla mano destra. Dopo
qualche giorno, fu ricoverato all'Ospe-
dale di Cannobio con 40° di febbre e
con il pericolo dell'amputa:z:ione del
braccio. Allora con la sua figlioletta
Maria di nove anni mi sono raccoman-
data a San Giovanni Bosco e a Maria
Ausiliatrice con preghiere personali e
ascoltando la S. Messa ogni giorno. Il
fratello, dopo quaranta giorni, ha potuto
tornare a casa ristabilito. Riconoscente
per la grazia ricevuta, mando offerta e
desidero sia pubblicata sul Bollettino,
essendo Cooperatrice Salesiana.
Malesco (Novara)
PASQUAUNA BIGOTTA
SALVA PER LA BENEDIZIONE
DI MARIA AUSILIATRICE
In seguito a un violento attacco renale
ebbi un attacco cardiaco così perico-
loso che all'ospedale mi prodigarono
l'assistenza medica giorno e notte senza
alcuna speranza per la mia guarigione.
Ricevetti il Sacramento degli infermi e
mi preparai alla morte.
La sera della festa dell'Assunta ebbi il
conforto di fare la S. Comunione e,
poiché nell'ospedale c'è un salesiano
che presta il servizio religioso come
I cappellano, gli domandai la benedi-
:z:ione di Maria Ausi liatrice, affidando a
Lei la mia vita. Pochi minuti dopo mi
sentii meglio. L'infermiera mi tastò il
polso: era normale. Il mattino seguente
il medico confermò la. mia guarigione.
Sono immensamente grata a Maria Au-
siliatrice per una gra:z:ia cosi segnalata.
Wroclaw (Polonia)
Sr. WANDA BRYLINSKA F.M.A.
ASSALITA DAI LADRI, SOLA
IN CASA
Il 24 settembre u. s., giorno della com-
mérnora:z:ione mensile di Maria Ausilia-
trice, mentre entro in casa per il pranzo,
appena aperta la porta, mi sento afferrare
alla gola da quattro mani robuste, che mi
imbavagliano. Poi mi bendano gli occhi,
mi legano mani e gambe e con calci e
pugni sulla testa mi gettano sopra un
letto. Mi resi conto del pericolo per la mia
vita perché mi accorsi che i ladri rovista-
vano da ogni parte e volevano sapere
dove avevo i soldi e gli oggetti di valore.
lo non avevo quasi nulla. Temevo quindi
che trovando ben poco da rubare, non
avrebbero creduto alle mie parole e mi
avrebbero uccisa per la rabbia. Si può
immaginare con quanta lede abbia pre-
gato per tutto il tempo Maria Ausiliatrice
e i Sant i salesiani che mi salvassero la
vita. Rimasi in balla di quei briganti circa
tre ore. I miei parenti non sospettavano
nulla, quindi ero sola e senza aiuto. Ma
la Madonna mi ha salvata ed è noto a
San Remo che sono viva per miracolo
di Maria Ausiliatrice. Quando ho potuto
capire (sono anche sorda) che erano
andati via. ho cercato come meglio po-
tevo di sciogliermi dai legami e non so
dire come abbia fatto a uscire fuori dalla
porta per chiedere aiuto ai vicini. Venne
il medico e rimase molto meravigliato che
avessi sopportato un colpo che doveva
essere fatale per i miei 79 anni. Se la Ma-
donna non mi avesse protetta, sarei ve-
nuta meno per il cuore, anche senza es-
sere uccisa. Se credete di pubblicare que-
sta grazia, fatelo pure; vi prego solo di
inviarmi un'altra medaglia ricordo del cen-
tenario della Basilica di Maria Ausiliatrice,
perché anche quella mi è stata rubata
dai ladri.
San Remo (Imperla)
ANGELA BESTAGNO
stessa, andò a finire, capovolta, sulla
strada sottostante, facendo un salto di
circa tre metri. Tutti i passeggeri, meno 1
la sottoscritta, furono sbalzati fuori senza
conseguenze. lo rimasi imprigionata nei
rottami e venni inzuppata di benzina.
Dopo qualche istante di terrore persi i
sensi. convinta ohe ormai era giunta la
mia ultima ora.
I miei compagni di viaggio tentarono di
smuovere la jeep per vedere se ero viva
o morta. Per fortuna giunse un'altra mac- 1
china che discendeva dal Santuario e
tutti insieme riuscirono a tirarmi fuori.
Adagiata sulla macchina, ripresi i sensi e
potei costatare che tutti, me compresa
che avevo corso il pericolo di morire bru•
ciata, eravamo stati miracolosamente sal-
vati dalla Madonna che con tanto fervore
avevamo invocato.
Trasportata all'ospedale di Cartagena,
anche i dottori costatarono che non c'era
nulla di grave. Tutto si era risolto in un
grande spavento e qualche ammaccatura.
La Madonna ci aveva protette in modo
prodigioso. La cosa apparve evidente a
tutti.
Cartagena (Colombia)
SUOR GIUSEPPINA SEDETTI F.M.A.
SI ROMPONO I FRENI
E LA MACCHINA PRECIPITA
« LA MADONNA Cl HA VOLUTO
VERAMENTE BENE»
Mi trovavo a Cartagena e facevo parte A distanza di anni nessuno di noi ha
del Gruppo Missionario Nazionale che dimenticato quella sera tremenda... Era-
prestava la sua collaborazione all'Archi- vamo in montagna con una sessantina
diocesi in preparazione al Congresso Eu- di oratoriane per un soggiorno-premio.
caristico lnterna:z:ionale di Bogotà. Era la Tornavamo da una gita cantando. Le
domenica 24 mar:z:o, commemora:z:ione di strade quell'anno erano state rovinate
l Maria Ausiliatrice. Con una mia conso- dall'alluvione e necessariamente si do-
rella decidemmo di fare una visita alla veva passare per la provinciale. Era-
"Vergine della Popa", che si trova in cima vamo in fila indiana, ma un signore gui•
a una collina, nel cuore della città di cui dando la propria moto a grande velocità
è Patrona.
venne verso di noi, e a una curva s'in-
lo mi trovavo nella parte posteriore della contrò con un camion. La brusca fra-
jeep e pensavo tra me che cosa sarebbe nata fece si che la moto saltasse sopra
avvenuto di noi nel caso di una rottura ai le nostre ragazze e finisse in un burrone.
freni o di qualche altro disgl!ido... Prima Quattro raga2ze e una suora furono
di iniziare la salita invocammo la Ma- gettate a terra. Tre ragaz:z:e ebbero leg-
donna con un fervore insolito perché era gere ferite. La quarta rimase mortalmente
il 24, ma anche perché avevamo un po' ferita e fu ricoverata all'Ospedale di
di paura; si unirono alla nostra preghiera Susa. Passò la notte in gravissime con-
gli altri passeggeri, ossia la famiglia del- dizioni. Ma dopo 48 ore i dottori ci die-
l'autista e una ragazza nostra aiutante. dero speranza. La suora riportò la rot-
Percorrevamo l'ultimo tratto di strada, tura di una mascella.
quando improvvisamente cessarono di La preghiera e la fiducia in Maria Ausi-
fun:z:ionare i freni, divennero inservibili i liatrice ci salvarono. Con quanta fede
controlli della marcia e l'autista per quanto Infatti la invoc·ammo I Ora, a distan:z:a
facesse del suo meglio, non riusci più a di anni, sicure ormai che il trauma su-
dominare il veicolo, che iniziò la corsa bilo dalle ragazze e dalle Suore non
indietro e in discesa. Capimmo subito ha avuto alcuna conseguenza negativa,
che il momento era tragico: dove sa- desideriamo far sapere a tutti che la
remmo andati a finire 7 Dopo un centinaio M adonna ci ha voluto veramente bene.
di metri di corsa all'indietro, la jeep usci Torino, oratorio M. Mauarelfo
di strada e, fatto un mezzo giro su se
s,, GABRIELLA GATTI F.M.A. 29

4.2 Page 32

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Cl HANNO PURE
SEGNALATO GRAZIE
!:;antina • Vacca R,r.a • Vodalà Francc,,ea • Vai Aurelio - Cricco Michele • Grouo Rosetta
lle,nricc • V~lentlni P~rlo Emma Valle Giovanni Guàsti F'lna - Guercio Fnncesco Guido Teresa
e Letizia • Vo.rnno Teresa - Vaschctriri Ciocomo • Gu.me.roli l1101ino • Innocenti Giovanna
• Vanallo Angelo • Vl11anò Enuu1uele • \\'/ludi Joyensaz Marahtnt• • La f'errau Rota • Leo
llice · Viono Gm1 • VolQl\\li.eri Enrico • Volpi Silvana • l..collC'ini Anna Mula Leppi Pìen
MESE 01 OEt-::-IAIO (coounuu_._,o_n---'e)'---- Odlina - Wìlhelm Maria Zanon TeT<U • Zeni Lerda R.ita - L1bani As&unta • l.o Ca.arro Marn
1..w'1• • Zerbino Giureppina • Zimbardo Maria. - Locat"llì Gio,·anni Lo Giudic,, Mario • Lon-
Gaia Pi•ra • Gallono Albma • Carino Ca.tollo
pretti :-.1•• Lonchi V'1lba.n.a Amalia • Losa Lucia
Luigi• • Carniui Maria • G11pcri Lorenzina •
- Maecarinl Ros.Ma Macchi Maria Mofl'ezzini
w1tl Ron • Gattici Cir.gorio • Ouzano Gio-
vanna • M. Ausilia e Luigi• • Gemma Caterina •
Chilordi Mario e Lui•n • Ghirnrdelli Vmorlo
ME!'lE or PEDDMIO - - - -
Spini Anno • ll1•11'1""8ni Anira • Matnani Man•
eini Conce1ta • l\\Wdini Olga Mollll All"&Si Mo-
rianninn Mones Olga - Mucu,.on Pac.,fico
Gtacboul r::nzo e Marghcrira • GioRlio Isacco •
Mn.rchionotlÌ Domenica • Mar.lii Rosanll11 -
Giordano Giacomo - Gh1rardi F.milio • Giulioni Adriano Roso • Alllic11 i Ma1ilde • A"ntlll 1:erd.i- Manini l'onunot• - Martina Luciana M•schcrpa
Anael• • Giuliani Gina • Gobbi Giuseppina •
Goncl.la &ldirui - Coretti Ciuacppina - Or-•ci
n1ndo • Alt~io 1',re,a - Alfiero Palmira • Al•
fofllO Concettina • Andreolcui Ida • Andreolh
Teren • Ma.ano Giuseppa • Manaho A,igela -
Mauriclu $pinn Te.r"81 - Mam f'r,irv:,esco e
.Emanuela Cngori :-.,colma • Gucrrera Con- R,na • Arbcnson F.mma - Amone doti, Gaetano Clara • Ma~.zi G = ~nardi Giuseppa -
cetta • IIOla Antiela • I.A llorbena Catmna -
Lamaana Alcb - La Ruaaia Maria Lenz1 Sara
• Arrdlhini Ida • AmRonc Maria • AUJ1ello :\\11ri1
• U111liesi D1ccri Irma • Dailoni Gillkppina •
Melone Csrlo • Mcrendino Muratore Rosa -
Mezzena Irma Mich Teresa • Minacc:i Pitta •
- Leoncini Anna Maria • l""°ncini Raimondo • Bi&ldo \\"incenz.o Bulerl Gusmini Marita Uor- !lliorella C,u~ppina • Ming!ia C 1 ~ Mo-
Leone Grammatico Calerlnn • Lena Catenna - hanotù Rosalia Barberia Clelia • Barbero Maria rello Maria • Moretti Marehcri11 \\foschert.o
LI Vocohl Ma.rghorita - Li.cm Giuseppe • Lusso
Wilm• • Maggia France,iça • J\\1a11nnni Pagru,elli
lsnlina • Moldini Olga - Mu.len"o Clclin - Mancu•o
Mula Al!Sunr• - Maorct Anj1ela • March,sio Cato-
l'lemlina - .Batb,eri Moria - Barocchi Corto •
Bo:tzòll\\O Airnct1c • H<!lliRJlmo Maria R950 • Ucr•
Romo Mari• Dernord Morgheritn - llernordi
Jocguelinc - Berun, Sini Enrichetta • Bertoldo
Anna • Motta Adele • Moueri M1rccllina - Mussi
Maria Ciovanno • Nava Fiorino. NOJl"ri S.ntina
Nespoli Moria • Ncvino O,uo,ppe • Nic.oleui
l..uigia • Obcru M•r~hetita • P..tlni Imelde - J>al.
rina Musa Sul&enu Anno • M~tthwii 1\\,lun• • Tere.a - Deuoto Bfetto Kcny - llianchi Martlni meri Maria e Giovunn• - Palumbo Aonn • Poneni
I l\\luuucaro Erminia Mcrln !.Uig1na - l\\fulo
Pina • ,1e....,lc R.-,-ia • l\\li,uiru F'r.mc,,,.,a •
Paolina - Bianco l\\laria Tcr..• Dider Giu•oppe -
B11ha Enea - B1acald1 Lu11Jina Biscc111 Eugenia
Maria Panu Sorelle • Pappal01do Santll •
Parmoan Roll~iori Rita • Parohn G,=pe •
:.t.cel, Lino • Michclctti \\"cronu:a - '1,chcliru • 81tM>i ,\\lle11ran11 ,\\tana M.aria - Binante C1- Pastori Donau • Pedone Serafino • Pehnicri
Maria '\\IUauo 1-narda • lllinclùotti Giu-
seppe - Mmissale Agatina • Moghotti Gio"11nni •
briclla - Bol('l[na Lucia • Bona Maria Borsoni
Giiu,ppe • Bortoluu, Ofelia - Bosetti Aw,l,a -
Arcamone A~lma • Perini G1U1CPPO • Pet:ro--
nelli Vera • Pc:Uin1 Cdestina Piana Giuditta
Mollo Damsra Monett1 Lina - Montanari Ade- Brembilla Filomeno • Brugnolo Rina • Drundu Pio,l11n1 Luc,a Saia - Pisano G. Luitu - Pitta.rei
laide,. • Monrico Pie1ro • Montuachi Lorcmo • liI. Paola • Drusnardo ltohorro - Brussolo C,,,oro Nella • Piizutt Vincenzo • Plaz1,or Anno • Poggi
Mora An"ela • Mornnd1 Mori• • Morchica Cor- • llufia Ciu,eppç • C,olafoto Moria • C~llorio Luigi l'oli Ida - Poltroneri Roo1nn3 - Pomi
1,mdo • Mork Luigina • J\\ll(lrc'II i Mnrgh«rilll • Mn111 • C•IOll~rn Ciu1tPP• • Ca.Ivo fam.. • Comona Francescn ... Pomi,co Lina - Poru:.a.no Uenzi Pie-
Mo.choul E. • Moninelli Giulia Munda Vin- Mnrla - Campi Carotino • CamPOra Elita vcd.
ceru:o • N•carlo Anna • Nord~lli Venturini :vi Grouo Cannata Concetta • Cantone Giuseppe
C1usep111n• • Naali Ad.
Nor..., ,\\ta~cla - Xovarese
~ob1le rag. Carlo •
Maddalena Odcllo
• Canuto
Ireuo fam.
Romilda • Carena Capra Pina • Ca-
- Carhru fam. • CuiUi Giannml Livia
Oom,,n1co - Oliani Ida Onic<to Enw - Orlando (;1a aro Salvororc • C.mac:in Teresa • C.va,zhano
Gi1Ue1>1>1na • Otuzz1 Te,-ina ved. Cavallero • Dolll<!n,co - Cavallo Luill'i • Cernu.o Ter.., Maria
rina • Portp()l'JllO Marianna ved. Audi1io • Poten-
zoni Teresina Poui farn. Po>:z1 ,\\leasandro
Pn,\\'etlori Bambina • Proci Ren•ta Pro"enuno
Grui1 Concerta • l'ugg1oni Ocn1 M1d>ela •
Quirico 8.tl'ffra '\\1aria • Rand.u:.o Grazia
Ranìcri El1•• • Ranicri Marcand.t Assunta - Ranu-
P,urli•ro Crazjo • Panepinto Ln Sardo Giu.CPpina
Pa.aquini Lucja .Potera Ermanna - Pegorin
l talio • Pellegrini Cino - l'cllcl(rino Ci11>ePP•
• PcrrQne Rogiru, • P,cciouo Conceua Piru~I
Carla • Parelio Giu.-eppo • Pirrdlo Armida
Pistclll floriaru, • Pis1on1 R,na - Pi=mi11lio
Cabridla • Piuuti Vincenzo • Prim Carme'-" •
Puanale ,\\.rnelia <}ullgl(iouo Luigi • Quarta
• C<erri Albina • Cerrinl Audclla • Cha.a-.,ur
Lignod Paoliru, • Ch1oncno Ca.rmela • Chiqm.:nlo
ln<:à - Ciconte Morl1,1cll11 • Cip.riano Rlra -
Cleriei prof. Aldina • Cocchi Maria PJo - Collo
llodmi Porta - Conti Adtlc Conviglia Muuro •
Coppi ;I-fari• • Coppa Aida • Corbcua Maria -
Coretti BeltramJ Ditte • Covarolli Totti Ccsarins
• Crimella Giu..ppe • Crootll Alb<erta • Cumbo
oclùo 1-no • Rattage,: Fiorenza - Rattaa1 Savina
Ra,-elli Maria Re Dina - Reali rag. Leopoldo
Restelli Candido • Ribaldone Rou Rfl!gi Marino
Ciusepp111• - Rizzo Dicga l~l1u•tclll Tina •
Rocca 1'amailn• • Rocca Curini Elisa - Rocci
Clara - Rooa10 Maria - Roosana ll.Jta Rossi
Coniu111 • ne.; Caterina ved. Fcrrondo • Rossi
Matia nd. A.auro• Rooso Emiho • Rota :-lcspoti
Mana lùppoli Elena • Ra..,to l.,i,a - Ratll Sah•atorc Oalma•t0 Mu,so Lea - Damclc ,\\noli Muia • Rovoti Leoruirdo • Roveda Rosetta
i\\jin,.e • lùno Rosa • lùv1ola Rina • Rcaohn,
Gildo • Rt Mntines bidc • Renaldo J\\'bria •
Renda Amori Paola Ribb• FrancCICll • R,cath
Catmna • Oamtaru Elcdi• • De A.mundis Albc:rto
• Ocgano .Domenica • Delfini Tereaa • Del Giu-
dice Lucre,:1a - Dellorolc Viaria Oi Uiton10
Sala Sc:hl:110rw Roea - Samarè L\\lcia • Sllllll1l
Fnnceoca • Santacrou Sranislu Saracco Laura
Scalabrini Coniugi - Scapoli■ Adelina - Seri-
M11ri• l,uln Ricci Filomcn• - Riccpuri Bagini L\\lcio • DI Doto An1onina - Di Giusto Emilia - bano ll>brin • Serrato Caterina $cm Cleofe -
Mnrghcrit• Riern Moria • Righini Albino -
Ritrovato Spnvino Nunz.j1uin11 • Riz.cu Die'-1:fl
Robaldo Marianna • Rob, tdo Rooa Rocch•II,
Anl.seta • Ro<,chietti Caterina • Roffi Aldine -
01michino Eglc - Doglio Zina • Dosio Tcreoa -
Oumnte Carm~l• - D'Uva Caterino fl'adda
Clelia - Falletla Vitelloro Onofrio - F'an1ino
Lucia • Fane Palmira • Fanini Cu1z~•U1 Mod-
Sigismond, ln'lm1colata . Signorelli Luigia -
SimiH AnnA Simonetti Caterina • Sistì Maria
Luisa • Solo .l'N1n0<seo - Soldo C{0$0ppe • So·
lenghi Paolo • Sozzi Angcla • Sp.>ronl Ferruccio
Roe1eri '\\lor,a . Rolfo Mar11hcrita • Romaimoni daltna . Ferrara Lina - Ferrati Sanllr • Ferrar.. e Carla Slorelli Angelo - Tani Carlotta • Tap.
Rola Rooa Deniiino • Ro.oì Lori,nri Bianca • :-lotale e '\\"ancia F'encn> Margherita • F,carelli pari Margh,mra - Ttnmino Anron,o • Teolini
Roal Carolin• • Ross.i Elide • Rub1ano Rita
Rubin Maria Ruggcri Anna • Ruggi,ri Giudtua
Delfina - Fihpporu G10rfllO • Flosia C10.nmano -
Forc1ce Anna • Fornarol, l\\ifaria • Franco St<·
Severina • Tibi Ne.Il• - T,ta Mana ved. Cat11nia
Tommu1 Ce1ui1U - Toaca110 Rocco - Tori
Salo Federico • Sale.mi E.mira • Saloduù Lucio •
Santò Picciolo Francesca • Saui Angela - Savèlh
f■no e Gemma •
Fronuni Carla
•Fnc1.1.n.i
Gem
Irido
ma -
O.
Fr
Ilo
ola 1-~rt1ina
Ida - Cam-
Ester • To,••,:•i Camelli AulJUStll • Trentini
Lina • Tnbcfli Rou • Trieomi S11.l\\'atore • Tri,1t·
Myriom - So,•io Luigia • Sbrlz Lui11i • Scardino
Nurud•1in11 • Scarronc Cc,are • Schedn Ferrero
N ilJn • Setti Erne,ta - Severino Pinuccia Sironi
bnrddla -"I.uria - Cumbino Andrn e Moria
Gat>i• Mar.Uo Mario • Gar~lli "Luigia - Canoni
Linn • Geraci Muino Franeesca - CcrAsia Mnria
giani Mic:helino • Tu.eri Rosetta • Tumolo Raffaele
• TutigJiano Irene • Uirazio Riu - Umana Agrip-
pina ved, Ri1,zo Urgesi Filomen• Villier Mu-
Ciu!;• o Rosetta • Smirold.0 CormelJI 8o1lll'iornn
• SaldAno Filippina Sorteco Gemma - Spohti
• Germano Mioria • Chcrardi Mma ved. A,·iltJIOM
• Chidini E,·ilina • Ciaeebotti Cèl..tina • e;,..
gberita - Vallav11ia Regina - Vuallo Giuseppe
Vauura Franceec:o • Vecchio Sah·atoro • Venturi
i,...,, Anna T1celli Ròsa ,-ed. Ganacrni Tappi>ri
.Maria . Taruchi Rmana Taruni Gionnna •
T1,'0lui Gon Ma.ria - Tedelco Gerbndo Tcr-
comuui Maria ~cd. Ci•briele • Ciambone All8el■
C,ambonini Adeodato • Gilibeno G1uaeppa •
Gtlli 5<,condin1 • Girud1n GiUStPPt - Cìilij{llO l'ì·
l'am. Vicari Tett» V1tdlo Cl.-nre · Zallo
Caterina Zarw,tri Catmda Zaruni
Zap-
pulda Concctlina 7,cduri prof, Di-11e,; - Zenith
milJnonl Madda Tosi C1uacppe Tn,·ena hppa - Giu,tctto Paola • Crasso Vanda • Creco Amneris. Zeoro Maria - Zola Ester• Zulian EmmL
L"ISTlTUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede In TORINO, eretto In Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n. 22, può legelmen1e rice-
vere Leg,c/ ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano lo segùenti formula:
Se tr11f1sl d'un legato: e ... laaeio ell'lsrituro Salul•no per le Miuionl con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lira... (oppure) !"immobile
6ito In-».
Sa uauesl, Invece, di nominare erede di ogni sostanza l'Istituto, la formula pouebbe essere questa:
c .•• Annullo ogni mia Pfee&dente dìsposi:tione tes1amentaria. Nomino mio erede universale l'lsthuto Salesi,no p,r le Missioni con s,de In Torino
lasciando ad esso quanto ml appartiene a qualsiasi tiloto •·
(luogo e data)
30
(firmi per esteso)

4.3 Page 33

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Don Filippo Mons. Luigi
Rmald1
Vers,glia
l Don Callisto
Caravario
Simone
Srugi
Laura
V1cui\\o
PER
INTERCESSIONE
DI ALTRI
SERVI
I Zeffirino
DI DIO
Namuncurà
GUARITA DA GLAUCOMA
SENZA OPERAZIONE
papà, che a poco_a _poco si riprendeva
~ ~opo alcuni mesi _giungeva a una gua-
I Da tempo la mia vista andava dimi-
Inuendo. Dalla visita accurata di un va-
ngione veramente insperata.
Cuorgnè (Torino)
CONCETTA PEROTTI
lente professore risultò trattarsi di glau-
coma. Se non volevo diventare cieca
avrei dovuto subire !"operazione ad
<< PROVI A INVOCARLO
ambedue gli occhi. Nel frangenté mi Un giorno del mese d'agosto di questo
Irivolsi con piena fiducia al servo di 010 anno (1969) venni colpito improwisa-
don Filippo Rinaldi perché interce- mente da un forte malore all'occhio
I desse presso Dio in mio favore. Nel I destro. Speravo che col riposo della
moment? della elevazione nella santa notte tutto sarebbe passato e che la
1 Messa, invocando l'intercessione di don
Rinaldi, mi rivolsi a Gesù con l'espres-
cosa non avrebbe avuto nessuna in-
fluenza negativa sull'adempimento delle
I sione del cieco nato: « Signore, che io mie mansioni. Ma all'indomani il male
veda!».
era aumentato talmente da non per-
Intanto l'infermiera della casa faceva le mettermi di poter aprire l'occhio né di
pratiche per la degenza in clinica. Nel sopportare la luce naturale, mentre il do-
giorno in cui dovevo essere ricoverata, lore andava acutizzandosi sempre più.
pregai il prof. Ferrante di curarmi senza Quel giorno, purtroppo, non potei at-
atto operatorio. Con cure e controlli
medici la mia vista migliorò e potei con-
tinuare il mio ufficio di insegnante di
lavoro nell'Avviamento professionale.
Sono ormai trascorsi undici anni. Nel-
l'ultimo controllo del 1964, non tro-
vando
rimasi
occhiali confacenti alla
senza. Don Rinaldi mi
mia
ha
evsisatua~
dita in pieno perché a occhio nudo
posso scrivere, lavorare, leggere a mio
bell'agìo.
Con riconoscenza pubblico la grazia a
tendere alle mie occupazioni con non
poco disagio degli altri e mio. La Prov-
videnza volle che nel pomeriggio awi-
cinassi due confratelli che discorrevano
del servo di Dio Simone Srugì e delle
grazie ottenute per sua intercessione. A
4n certo punto interrompo la conversa-
zione dicendo: « Ma se ha ottenuto
dal Signore queste grazie agli altri, po-
trebbe guarire anche il mio occhio I».
<1 Provi a invocarlo», disse uno dei due.
Così dicendo estrasse dal portafogli una
Chiesi al lattaio che chiamasse una vi-
cina. Quando questa venne, mi trovò
svenuta. Fui trasportata immediatamente
all'ospedale, dove il dottore diagnosticò
trombosi arteriale. Dopo molte cure mi-
gliorai un poco, ma 11 giorno seguente
stavo di nuovo molto male. Uno spe- 1
cialista neurologo sentenziò: embolia
artenale. Il mio stato si era aggravato
in tal modo che furono chiamati i miei
parenti di lontano. .AvreI dovuto essere
trasportata a Rio in un ospedale spe-
cializzato, ma le mie condizioni non lo
permettevano. La Direttrice del Collegio
Maria Ausiliatrice venne a visitarmi e
mi diede una reliquia di Laura Vl-
cuiia. Cominciammo tutti una fervo-
rosa novena. Dopo quattro giorni, potei
essere trasportata in aereo a Rio.
mi aspettavano vari medici specialisti.
Ma al visitarmi rimasero pieni di stupore
nel costatare che la grave malattia era
sparita. Il giorno seguente potei io
stessa telefonare a, miei familiari di-
cendo che sarei tornata a Campo
Grande due giorni dopo. Il che avvenne.
Oggi, pienamente ristabilita, posso com-
piere con soddisfazione i miei doveri
di sposa e di madre, circondata dalla
gioia dei miei cari. Ne sono immensa-
mente grata alla serva di Dio Laura
Vicuna.
gloria di Dio e a lode del suo Servo.
P8dova. t,rttuto Maria Auslllaulco
Sr. LUIGINA BELLETTA F.M.A.
immagine con reliquia del Servo di Dio
e me la porse. Subito me la posi sul-
l'occhio e intanto mentalmente iniziai
una preghiera. Il confratello continuando
Campo Grande (Brasile)
LELIS de BARROS TOLEDO
EVITA L'AMPUTAZIONE
il discorso faceva notare come parec- DELLA GAMBA
IAVEVA SUBITO
IUN GRAVISSIMO INCIDENTE
STRADALE
Da molto tempo desideriamo rendere
pubblico attraverso il Bollettino il no-
stro "grazie" ai due martiri salesiani
don Callisto Caravario e monsignor
Luigi V e rsiglia per la continua prote-
zione e le numerose grazie ricevute.
La più grande è stata la guarigione di
mio papà, Perotti Francesco di anni 73
gravemente ferito in seguito a mcident~
stradale, nel quale aveva riportato: frattura
della base cranica con trauma cranico,
frattura delle ossa nasali, fratture costali,
frattura del braccio sinistro, trattura del
piede destro e stato di choc. Era in tale
stato che tememmo di perderlo, e se
anche fosse guarito, ci si diceva che
non avrebbe mai più potuto essere
l'uomo di prima. Implorammo subito
dai servi di Dio don Callisto Caravario
e mons. luigi Versiglia la salvezza di
chie delle grazie erano già state pub- ,
b!icate sul Bollettino Salesiano. « E fac-
cia pubblicare anche questa I>> inter-
venni improwisamente. In quell'istante
sentii un miglioramento e con mia
Ero affetto da ostiomielite al femore,
causata da un colpo ricevuto nella
gamba destra. Data la gravità del caso,
i medici pensavano che non ci sarebbe
grande commozione m'accorsi che il stato altro rimedio che amputare fa
dolore era scomparso. Non solo potevo gamba. Mia madre, devota dell'indietto
aprire l'occhio ma anche posare tran- Z effiri no Namuncurà, mi raccomandò
quillamente lo sguardo sulfa luce del a lui e ottenne che uno specialista si
sole riflessa sulle pietre delle case. In decidesse a tentare una difficile opera-
breve la guarigione fu completa. Mentre zione. Il pericolo dell'amputazione scom-
ringrazio il servo di Dio Simone Srugi, parve. ma ml rimase una noiosa suppu-
onore e vanto dei Salesiani Coadiutori, razione che mi tenne a letto due mesi.
invito altri a esperimentare la sua po- Chiedemmo nuovamente la guarigione
tente intercessione presso Dio. In fede: a Zeffirino. Un giorno, mentre legge-
Betlemme
/VO NICCOL/NI
Salesiano coadiutore
vamo la preghiera stampata a tergo
dell'immaginetta del Servo di Dio, co-
minciò a fluire dalla gamba un liquido
sanguinolento. Questo fu l'annuncio
LA GRAVE MALATTIA
ERA SPARITA
della mia guarigione. Sono trascorse
varie settimane e non ho più sentito
Un mattino. nel prendere dalle mani del
lattaio il litro di latte, vidi che il mio
braccio destro era diventato molto rosso.
nessun disturbo alla gamba che Zeffi-
rino mi ha salvato.
Cordoba (Argentina)
FELICE GIORGIO RACIEFFI
31

4.4 Page 34

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Sac. Luiei Boccasstno t a Bologna a 83 anni.
Era nato a Valfener-a d'Asti, ai era consacrato a.l Signore a Torino nel
1903 e, dopo un movimentato e fruttuoso servìzio come cappellano
militare al fronte durante In prima guerra mondiale, aveva ottenuto di
far parte della seconda spedizione di missionari s·alesia.ni nella Cina.
Per trent'anni aJl'idcale missionario consacrò la perspicace intelli-
geni:n, la volontà indomita, la tenace cqstanza, che ne carauerizzarono
la forte personalit:l, facendone uno dei più arditi protagonisti de.Ila storia
aalesiana in Cina.
Nonos-tnnte il lavoro opprimente. e i continui sacrifici, a don Boccassi.□o
non venne mai meno lo. gioia e il buon umore: non c'ero festa in mis-
6ione, non c'era raduno missionario che eJ.:li non rallegrasse. con U suo
canto e con le sue improvvisazioni poetiche.
Ritornato in ltalia, continuò a lavorare per la sua Cin.a e si fece
mendicante per aiutare quelle ~liss.ioni. attuando le iniziative più vnrie
e gli stratagemmi più arditi. A chi gli osservava la, s.ovierchin insistenza,
rispondeva: Voi non sapete ehe cos'è la Cina, che cosa sono gli estremi
bisognj ohe soffre. Voi non riuscite a render-vi conto dei sacrifici dei mis-
sionari. .Bisognerebbe averli provaci•·
Gli ult1mi vent'anni li passò in patria pdma come cappellano delle Figlie
di Maria Aus.iliatrice a Triu,tgio, poi come coafe~sore nella no.stra
casa B. V. di San Luca• a Bologna, restando missionario nell'anima
ed esplicando uno zelo forte e amabile insieme, che lo rendeva gradito
a quanti ne bene:ficia,,ano, in modo particolare. ai giovani.
Sac. Flllppo Traversi t a Roma a 87 anni.
Nato a Ca,·e (Roma) nel 1882, venne affidato dal bnbbo ai sa10$iani
del Sacro Cuore _in Roma perché , diventasse buono•• come annotò
egli stesiio. E fu sempre • buono 1111 di una bontà semplice, cordiale,
schietta, caratteristicamente salesiana. Lavorò in diverse opere nostre,
fu direttore e parroco a Civitavecchia e n Tolentino (Macérata) e nel
1940 tornò al Sacro Cuore di Vi3 Marsala, dove per trent'onni esplicò
il suo zelo sacerdotale come vice·pnrroco e confessore della Basilica.
Come prima nelle più svarlate occupazioni, cos\\ ora nella direzione de11e
anime. rivelò fede]tà e prudenza. riuscendo a far fiorire la vita cristiana
nelle anime che numerose ricorrevano al suo ministero.
Sac. Adelmo Dondinl t a Ln Sp•~ia-Canaletto • 56 anni.
Anin1a àcca di grazia e di luci umane e soprannaturu.li, attuò in pieno
durante tutta In sua vita un motto che negli anni del suo aspirantato ad
Avigliona (Torino) gli era stato suggerito dal suo indimenticabile cnte-
chi,rta don Mario Astori: t Orare, ope,ari et pari focundt » (pregare,
lavorare. soffrire con letizia). ll sorriso abituale che lo accompagnò
dovunque scaturivo da questa polla profonda. A Vallecrosia, a L• Spezia,
a Sampie.rdarena, a Volterra dove fu direttore e parroco per c.ìnque
a-nni, neU'lstituto di Genova Quarto, che diresse per tre anni, R Colle-
salvetti dove Cu direttore pe.r cinque 3nni1 e .finalme.ote a Canaletto
(La Spezia) dove chiuse esemplarmente la sua giornata, visse coerente
al auo programma di preghiera. d'intenso lavoro apostolico e di soffe-
ren.za morale e .fiiska offerta in spirito di letizia e di continwa, ge.oc.rosa
donazione.
Le soffe.re.nze dell'ultimo pedodo ne rivelar-ano meglio le ricchezze
interiori. Operato di melanoma :. un occhio e con:sum.nro dalJ'inesora-
bile meta,atasi, conservò il suo calmo sorriso edificando i medici e
quanti lo avvicinavano. Un suo appunto ne fa conoscere la profondit:i:
« Lungi dol fuggire l'umiliazione, l'ho nbbu.cciatn per espia.re i peccati
d'or~oglio; la.sciando che il mio capo soffrisse per ripa.rare i peccati di
tante anime superbe•·
La vira di que,to degno saJesiB.no si pub .compendiare nel ricordo
che volle lasciare alla comuniL-\\ riunita, dopo 11ver ricevuto l'Unzione
degli infermi e il santo Viatico: • Fedeltà a Don Bosco e allo nostra
vocazione•·
Sac. Micbde Assennato t a Messina a 83 anni.
Coad. Adalberto Welertelak t a Plock (Polonia) a 83 annj,
Coad. Andrea Wlerdgroch t a Lodz (Polonia) a 78 anni.
Sac. Emilio Sc.rosad t a Rosario (Argentina) a 77 anni.
Sac. Amedeo Burcbiellaro t a Varazze a 75 anni.
Sac. Giacomo De Paoli t a Buenos Aires (Argentina) a 74 anni.
Sac. Giovanni W lelkiewics t • Zdziedol (Unione Sovietica) a'7oanni.
COOPERATORI DEFUNTI
s. E. Mons. Carlo Allorlo, ga Vescovo di Pavia, t a Trecate il 9 di-
cembre 1969 B. 78 anni.
Proprio nella festa di San Siro, titolare della Diocesi di Pavia, che ave\\•a
retto per '2.6 anni, il Signore chiamò al premio mons. AUorio. appena
tornato da unn 1nis1>ione nella parrocchia di Orzinuovi (Brescia), dove
si e.ra pr:odiguto nel sacro ministero fino all'esaurimento della resistenza
del suo gran cuore.
Ultimo suo confor to sullo te.rra, quello di spirare a Trec.ate neBn cara
Parrocchia dov'era giunto, dal n.ttio paese di VilJata. einq_uant•anni
prima come coadiutore di mons. Briacea, cui successe come orcipr~te_
Fatto tutto a tutti, aveva come incarnata l'anima del buon -Pastore.
tanto che il Bollettino pa.r.rocchiale poté sorivere: t Mai un parroco
ha amato tanto i suoi parrocchianì1 e mai j p11rrocchlani hanno amato
t,anto il loro parroco •· Glien,e diedero provo. quando egli lasciò la
diocesi per limiti di età, non di forze e tanto meno di amore, il 2 agosto
32
1968. Clero e popolo di Trec,ite lo accolsero con affettuosa venerazione
e lo circondarono di tante cw:e che venivo spontaneo l'a·ugu.cio che
tutti i Vescovi potessero avere la stcs$a consolazione quando lasciano
il loro .gregge a Pastori più giovani.
La. diocesi di Pavia, che BSJli non aveva am.atò meno della parrocchia
di Trecate, e che lo aveva ricambiato di altrettanto amore, ricor dando
la sua pastQra)c dedizione, s.pecialmente nei tragici nnni di guerra e
nelle ore di prova e di sofferenza dell'immediato dopoguerra, volle Ja
sua salma in Duomo, accanto agli altri Vescovi presso l'altare dell'Im-
macolata. Mons. Allorio si poteva chiam.3i;-e anobe il « Ve.scovo del-
l'Jmmacolata •· Quante volt.e infatti fu a Lourdes - e più volte al-
l'anno - accompag:nando pellegrinaggi di sani e di nmm81ati. A Oropa
era come di casa. Loreto e tanti altri santuari mariani attiravano il suo
cuore, ardente di amorè per la Vergine.
Anche a Va.ldocco venne più volte. Ancora l'anno soorso celebrò con
noi la festa di Ma.ria Ausiliatrice. Cresciuto giovinetto nella Casa del
Cottolengo, aveva una viva divo.ziooe anche a Don "Bosco, del qae.Je
parlava con entusiasmo: ci a mava come fratelli. A Pavia eresse- in Par-
rocchio il Santuario della Madonna delle Grazie, che ufficiavamo da
vari anni, segui l'opera salesiana locale e ne promosse e benedisse
gli svi.luppi, conle pute quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ccle•
brando arlnuaJmente con noi le nostre feste. condividendo affettuosa-
mente le ,ricende dcUa nostra Con,r-rega~ione.
Noi ora condividiamo il lutto d,i Villata, di T r ecate e di Pavia con vivo
senso di gratitudine, confidando che ci continui la sua benevolenza
dal Cielo.
Luisa Palmua:J ved. Tau t a Fiano Romano a 79 anni.
Donna forte e di elette virtù cristiane., rimasta vedova a soli 2-8 anni
in terra d'America, immolò l'intera sofferta esistenza al lavoro, al $acri-
ficio e alla preghiera, tutta dedita all'educazione dei quattro figli e
dei nipoti. Qu.ando ormai poteva sperare di terminare serenamente gli
ultimi anni di vita, fu provata da un2 lunga molauia, chiusasi dopo
un'agonia srra.ziante. Tra tante prove ìJ Signore Jc diede la grazia e
l'onore di donare alln Chiesa nella Congregazione salesiana il primo-
genito don J_gino.
Guerrino Clocci t n Corridonia (Macerata) a 83 anni.
Si distinse per la grande operosità e l'illimitata fiducia nella Divina
Provvidenza, anche in momentj dolorosissimi della sua vita. Fervido
devoto di Don Bosco, s'interessò perché se ne cc.leboisse ogni anno la
fès.ta nella sua parrocchia o riusci a fare intitolare all"Apostolo della
giovent.ù uni via del suo rione. Con generosità diede alJn Co ngrega-
zione salesiana gli unici figli maschi Giuse.ppe e Gaetano.
Giovanni Piva t a Marostica (Vìcenza) • 83 anni.
La profonda fede e la viva pietà erano in lui congiunte a una vita
semplice, onestn 1 laboriosa.. fL suo tratto cordiale lo faceva benvolere,
oltreché ~rimare da tutti. Donò con gioia all'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice la figlia Sr. Adelina. Dalla continua preghiera trasse
la foria di accettate e offrire le peno3issjme sotfercnz.c di un male che
non perdona.
Virginia Calloni in Calllni t ad Arconate (Milano) a 78 anni.
Donna di esemplari virtù cristiane, ~ssc per la famiglia e per confortare
e a~utare chiunque ricorreva a le.i. La su.a casa rimase sempre aperta a
tutti. Il funerale diede la misura della sua carità: tutta la popolazione,
nonostante fosse giorno lavoràtivol si po'tev-a dire presente. 11 suo ricordo
resta di stimolo al bene per tanti Cooperatori del paese e della zona
dove --mamma Virginia Calloni era tanto conosciuta e stimata.
Paola Franci RafanelU t a Carncas (Venezuela) a 80 anni.
Si ~ ese tutta per la famiglia e l'edu.cazione cristiana dei figli. Piena di fi-
ducia nella Divina Provvideru;:a, volle chia.mare il terzo figlio col nome di
Gaetano perché fosse una preghiera vivente alla Provvidenza. E realmènte
quel figlio oggi è il nostro don Gactnno. Chiudeva la sua ultima lettera al
figlio salesiano con queste parole: • Il Padre ci aspetta. Voglia Dio che ol
momento .fissato da Lui_, gli diciamo con gioia: • Vieni Signore Gesi:I, vieni •J
ErmeUina BraccJnl nei Pallottini t a Livorno a 76 anni.
Gracile nel fisico quanto ardente e generosa nell'animo, fu Coo_pera-
tr.ice a ttiva e zelante, che fece della sua vit.a una missione di be.ne con
l'esempio e con la parola; e della .sua casa un piccolo cenacolo di pre-
g_hìcru. e di iniziative apostoliche, con le numerose persone da lei at-
tratte nell'ambito della cooperazione salesiana.
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Don-in.segna Rosa - .Bonino R.usso Santa - Bormolini Cristina - 13ormo-
1ìni Elvira - BormoHni Frane.esco - Brescian.i Ida - Camo~-zi GiseU11 -
Cappclleti Rodomonte - Caruso don Giovanni - Ciancia Stefano -
Comolo.tti Dina - Craviotto Nina - De Col Costanza - De Pra Ilario
- De Sio Antonio - Oonnti Prof. Lina - Galli Duoca fsidor:i - Giorgio
Angelino - Giudici Nicolini Erminia - Gdmaldi Agatina - Inglese
D'Agostino Maria - fazo Adelina - Lissandro Giuseppe - Locarno
Angioletta Maria - Locarno Pierina - .Longa .Dernardo - Magìsttel.l.i
Angelo - Maiocco Tdn - Mancnti Amalia - Meregalli Renzo - Mulas-
sano Francesco - rvtusumeci Rosa vc.d. Pavone - Oldani Morosini
Wanda - Pagliorulo M. Luigia - Pagani Giovanni ... Passerini Lamber..
ten~hi Ter•~• - Pedrana Battista - P illa Nicoletta - 'Pirracchio Salvatore -
Rodjgari Battistina - Rodigari Domenica - Rodigari Giacomo - Rod:i-
gari Margherita - Rossini Emilio - Sabella Giuseppe - Sodi Clara -
Stringini Anna - Tolito Fullin Erminia - Tropini Maria - Trucco
Giovanni - Turconi Carolina - Vedemma Demetria - Viscardi Cav.
Uff. Giuseppe - Zanduncl Fiorenza.

4.5 Page 35

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TOTALE MINIMO PER BORSA
L. 50.000 Avvertiamo che la
pubbliculone di una Borsa in•
completa si effettua quando il
versamento iniziale raggiunge
la somma di L. 25.000, ovvero
quando tate somma viene rag•
giunta con offerte successive.
Non potendo formare una Borsa, si
può contribuire con qualsiasi som-
ma a completare Borse già fondate
BORSE COMPLETE
Borsa: Doti. Silvio Milone, cristiano militantt
e apostolo, a cura dei suoi Cari (Torino •
Venaria). L. 50.000.
Borsa: Peri Anna Maria Agnese ved. DI
Marlino, ;,, meni.oria e $ttJ/raglo, a cura della
figlia Rosso Rosalia Di Marùno (Isnello •
Palermo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi salesiani e
Papa Giovanni XXHI, i,, sriffragio di Nf.
Beatrice, a cura di Sibcra Alda (S. Pietro
Berbenno • Sondrio). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco e Maria Ausiliatrice, ù,vo-
cando p1otezio11e, a cura di Maria Mazzucco
(Lequio Tanaro - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Faustino e Cate.tlna Rossit, n cura
dei figli: Severo, Elisabetta, Lodovico,
Edvige, Adelina, Giovanni Battista, Laura e
Anna Maria (Comino - Pordenone). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i11vo-
cando grazie e i11 suffragio dei ge11itori dtf,mti,
a cura d.i Maria P o lga (Udine). L . 50.000.
Borsa: Arnaldo Brini, ir1 ricordo suffragio,
a cura del frate.Ilo Don Giovanni Brini
(Bologna). L. 50.000.
Bon;a: San Domenico Savio, f>. gg. e
1'.mplora11do pròtezione, a èura di Lucia Bod.one
(Asti). L. 50.000.
Borsa: Marra Ausiliatrice e Don Bosco, a cura
di Antonio Bugnane (Rubiana - Torino).
L. 50.000.
Borsa: Vittorio Talarlco, ;,, ricordo e s11J-
fragio, a cura della prof. Liliann Talarico
(Napoli). L. 50.000.
Borsa: Sempre con il Papa I Tutti con il
Papa, alla memoria di d01, f,uigi Bru,a, a
cura di Piero Cariboni, Exallievo (Lecco).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Ùt •11ffragio di
Dino Tavolada e genitori, a cura di Dome-
nico Tavolada (Rivoli - Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Don RJnaldl, in ringraziamet1to e invocando
protezione, a cura di Maria Rosa Stoppani
in Fiera (Romagnano Sesia
Novara).
L. 50.000.
Borsa: Carmelita Pfrovano Vanotti, Coopera-
trice salesia11a, in ricordo e suffragio, a cura
della figlia Elena Vanotti (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, f>rotel(gete e bcntdite la mia fa-
miglia, a cura di Ù(Jra d'Enne (Latina).
L. 50.000.
Borsa: Do11or Francescang11lo Sedda, in 1t1t!.-
moria, a C',l.(B della sorella S.M.R. (Ovodda -
Nuoro). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
invocando protezio,re rulla mia famiglia, a
cura di Pierina Zocchi (Samarate Varese).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S, D. Savio, a ricordo ~ rrt/Jragio del figlio
Armando, a cura della mamma Valentina
Nocchia (Vinadio - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Simone Srugi, p. g. r., a cura di Rita
Bottaro (Milano). L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Don Bosco, i11
ri11gra.zia11umto t i11vo1;ondo aiuto e prote...
zio11•, a cura della famiglia Gippaz (St. Denis
- Valle d ' Aosta) . L. 50.000.
Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Don Rua, protdggefeci! a cura di Mario e
Giuseppina Muzzani Ugazio (S. Giorgio
Lomemna - Pavia). L. 50.000.
Borsa: Linda Toffalonl .RossJ, a cu ra dei
coniugi Rina Chiesa e A,uonio Rossi (Vi-
c.nza). L. 50.000.
Borsa: Divina Provvidenza, a cura cli Boglione
Francesco (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, assisti docenti e pubbH•
cisti sul piano religioso, morale, culturale e
tecnico, in sujfragip di P. e V. L., a cura del
prot. BonelH Giovanni Battista (Roma).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, i11vo,a11do grazie, a cura di Salina
Angela (Livorno). L. 50.000.
Borsa: Santi Salesiani, a cura cli Gianolio
Gerolamo (Poirino - Torino). L. 50.000.
Borsa: Mari;, Ausiliatrice, S. G. Bosco e
S. D. Savio, in ri11graziame11to e i11 suffragio
di Nfaroso Alfonso e dei nostri defunti, a
cura <li Pia Maroso (Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura del Can. Angelino Borrielli (Castel-
sardo Sassari). L. 60.000.
Borsa: Elis:tbetta Sighel, i1I onore di Maria
Awiliatrice e Don Bosco, a cura di don Luigi
Cetto (Pcrginc - Trento). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, vi ringrazio per
aver111i salvato il p,,laz.zo, a cura della prof.
Pina Gandolfo (Catania). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, proteggi I~ mia Laura e
tutti i miei cari, a cura di N . N . (Pfocen7.a).
L. 50.000.
Borsa: Maria Auslllatrlce e Santi Salesiani,
proteggete la mia famiglia, a cura di Durame
Anselmo (Challant St. Anselme Aosta).
L. 50.000.
Borsa: Don Fllippo Rinaldi, a cura di Luisa
Pigozzi (Torino). L. 100.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S, G. Bosco, in
suffragio del defuntò marito e i1woca11do
grazie, a cura di Clara Franzoni (Modena).
L. 50.000,
Borsa: Maria Ausillatrlce, in sujf-,agio di
Aldo Petri11i, a cura della moglie Caterina
Faggiotto (Bassano dd Grappa - Vicenza).
L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco, S. D.
Savio e Papa Giovanni, a cura di Elisa De-
mattio (Carano • Trento). L. 50.000.
Borsa: Sacro Cuore di Gesù, Maria Ausilia•
trice e S. G. Bosco, aiutate mia 11ipote 11ella
vita e negli studi, a cura di Letizia Bolla
(S. Bonifacio - Verona). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e Don :Bosco,
esa11ditemi, proteggete la 111ia famiglia e suf-
fragate ; miei ,ari defunti, a cura di Rosy
Pucci (Alcss.ndria). L. 50.000,
Borsa: San Giovanni Bosco e Papa Giovanni,
ri1tgraziando e invocando protezione, a cura
di Pietro Castellani (Udine). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e servo
di Dio Don Augusto Czartoryskl, ÌII ri11gra-
::iamtmto e invot.a11do gra.zie1 a cura di Lucia
Milani (Ghcdi - Brescia). L. 50.000.
Borsa: San Giovanni Bosco e Don Michele
Rua, a cura di Cçcilia Cardona (Chieri -
T orino). L. 50.000.
Borsa: Don Filippo RJnald.i, a cura di Licia e
Gujdo Zavartaro (Borgo S. Ma.rtino - Ales-
sandria). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria di do11
A. Bertolucci, perché preghi ptr Caterir,a Pavia,
a c u,:n di N. N. (Torino). L. 50.000.
Borsa: Don Pietro Be.rruti, it1 memoria di
do11 A. BertoltJcc:i, perché preghi per Caterina
Pavia, a cura di N. N. ('l'orjno). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice e S. G. Bosco,
a cura di Re Assunta (Gropello Cairoti -
Pavia). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, D. Bosco e S. D.
Savio: intercetUJte per tùtti i ·nostri bisogni,
a cura di Viberù Cerrj (S. Maria la Morra •
Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Don Bosco, in ringraziamento, a
cura di Ansaldi Teresa (Milano), L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatdce e Don Bosco, ili
suffragio dei coniugi Ragazzo, a cura della figlia
Maria (Benevagienna - Cuneo). L. 50.000.
Borsa: Maria Ausiliatrice, S. G. Bosco e
tutti i Santi Salesiani, esaudite i nortro desi-
deri, a cura di Vcrnetù M. Grazia (Taino •
Varese), L. 50.000.
Borsa: Papa Giovanni XXII[, in me-moria
dei miei ,ari ge-nitori, a cura di l.,ualdi Giusep-
pina (Torino). L. 50.000.
Borsa: Maria Pizzato, a cura della famiglia
(Thiene - Vicenza). L. 50.000.
Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Ausilia•
trice e S. G. Bosco, a cura di Giulio Pelliz-
zaro (Padova). L. 50.000.
Borsa: Marla Ausiliatrice e S. G. Bosco, in
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