Bollettino_Salesiano_200710

Bollettino_Salesiano_200710



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Mensile - Anno CXXXI - nr. 9
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 9/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Ottobre 2007
I(SpMPaAgAG. R1NT7I)ORILI
D(PpEOaRgC. 2H0É) RICEVO
B(RpEAaAgG.MG2S3I )DI LUCE

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STRENNA 2007
di Pascual Chávez Villanueva
AMARE LA VITA
LA STORIA DEL SEME
“Se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo,
se invece muore, porta molto frutto” (Gv 12,24)
La vita è in
assoluto il do-
no più pre-
per rendere più umana la vita dell’uo-
mo e della donna sulla terra. Questo
spiega come la gente abbia preso
zioso tanto che coscienza, come non mai, del valore
quasi per istinto e della dignità della vita, anche se
l’uomo cerca con occorre subito aggiungere che pur-
tutti i mezzi di troppo oggi vige una vera cultura di
c o n s e r v a r l a . morte che trova le sue espressioni
Tuttavia la vita più crudeli e drammatiche nella guer-
non è qualitati- ra, nell’ingiustizia, nella violenza, nel rinneghi se stesso, prenda la sua
vamente significativa fin- degrado della natura.
croce e mi segua. Perché, chi vorrà
ché non si scopre il suo senso e
salvare la propria vita, la perderà; ma
non si trova la risposta alle doman- UNA SFIDA CONTINUA
de esistenziali: chi siamo, da dove
chi perderà la propria vita per causa
mia e del Vangelo, la salverà. Che
veniamo, verso dove camminiamo, Molto si è progredito nella ricerca giova, infatti, all’uomo guadagnare il
che cosa è la vita, che cosa è la mor- scientifica volta a sconfiggere le ma- mondo intero, se poi perde l’anima?
te, chi è Dio, chi è l’Uomo. In buona lattie e prolungare la vita umana, E che cosa potrebbe mai dare un uo-
2
misura si può affermare che tutta la fruendo di maggiore qualità e benes- mo in cambio della propria anima?
storia umana altro non è che lo sfor- sere; ma la sfida insuperata continua (Mc 8,34-37).
zo per vincere tutto ciò che può co- a essere, oggi come ieri, la morte In effetti, tutto il Vangelo è un para-
stituire una minaccia: la vulnerabilità che sembra rendere vano ogni impe- dosso, un capovolgimento radicale
davanti alla forza scatenata della na- gno, materiale, morale o spirituale dell’ordine dei valori del mondo. Il
tura, la malattia, la povertà, lo sfrutta- che sia, visto che alla fine si deve quale, a sua volta, non conoscendo
mento, la sopraffazione, l’emargina- soccombere al suo immarcescibile soluzione al mistero della persona
zione e, soprattutto, la morte. E si potere. Appunto perciò appare ancor umana, la illude propinando program-
deve essere fieri e riconoscenti dei più paradossale la proposta di Gesù mi di felicità che sono più una fuga
traguardi che l’umanità ha raggiunto che, parlando alle folle, non esita a dal problema che non una ricerca
a livello scientifico e tecnologico ma lanciare una grande provocazione: volta a scoprire il senso della vita e la
anche a livello di consapevolezza, “Se qualcuno vuol venire dietro di me chiave per aprire le porte della morte.
Gesù non nasconde che il suo mes-
saggio è esigente e chiede la conver-
sione del cuore e della mente: una
nuova forma di pensare e di agire.
DALLA MORTE ALLA VITA
Proprio perché il più grande proble-
ma da risolvere è la morte e il timore
che l’accompagna, questo interrogati-
vo ci cattura e ci domina fino al punto
da farci rimanere in balia di ogni for-
ma di schiavitù umana. Gesù insegna
che la vita è un dono gratuito di Dio,
per meritare il quale non abbiamo fat-
to nulla, e spiega che la forma miglio-
re di viverla è donarla. Questo è il ve-
ro senso del vivere e il modo più con-
sono di passare dalla morte alla vita.
OTTOBRE 2007 BS
La vita è in assoluto il dono
più prezioso.

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Ottobre 2007
Anno CXXXI
Numero 9
Mensile - Anno CXXXI - nr. 9
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 9/2007
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Ottobre 2007
Se il chicco di frumento caduto
in terra non muore, rimane solo,
se invece muore, porta molto
frutto” (Gv 12,24).
Gesù prende spunto dalla natura, os-
serva e invita a osservare che “se il
chicco di frumento caduto in terra non
muore, rimane solo, se invece muo-
re, porta molto frutto” (Gv 12,24). At-
traverso la voce della natura Dio
stesso c’insegna che il seme che
non muore, non si riproduce. È
quanto accade con la vita umana
che, se non si dona, è morta. Non si
tratta però di una mera parabola.
Gesù è stato il primo a offrire ai suoi
amici il meglio che aveva da offrire:
la sua stessa vita. Non si distacca
da essa perché vale poco. Al con-
trario, vale molto e, poiché la pos-
siede in pienezza, può donarla con
generosità perché tutti “abbiano la
vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv
10,10). L’immagine del Buon Pa-
store che dà la vita per le sue peco-
re forse è più personale e illustra
con una visione più propositiva la via
pasquale che egli ha percorso e
vuole indicare ai suoi: dare la vita
per poi riprenderla. Questo significa
vincere il timore della morte e vivere
sconfiggendo fin d’ora la morte attra-
verso l’unica energia capace di vin-
cerla, vale a dire, l’amore.
ٗ
“Il buon pastore offre la vita per
le sue pecore...” (Gv 10,11).
In copertina:
La scuola: il tormentone
di troppi ragazzi distratti
da mille altre
“occupazioni” più attraenti
che non le lezioni.
Quali rimedi?
Foto: Vincenzo Odorizzi
I(SpMPaAgAG. R1NT7I)ORILI
D(PpEOaRgC. 2H0É) RICEVO
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
B(RpEAaAgG.MG2S3I )DI LUCE
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (11)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
15 I martiri spagnoli
di J. Graciliano González
VIAGGI
18 Non solo Korogocho
di Giancarlo Manieri
MISSIONI
20 Do perché ricevo - ricevo perché do
di Giovanni Eriman
INSERTO CULTURA
23 Beams, raggi di luce
di Tom Kunnel
FMA
28 Nozze d’oro tra gli Yanomami
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Il punto giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel
Mondo – 11 Osservatorio – 14 Box – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori –
30 Libri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et beneface-
re… – 38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Varia – 42 I nostri morti – 43 Il mese –
44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - Ernesto Cattoni
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti - Enrico dal Covolo
Carlo Di Cicco - Bruno Ferrero - Cesare Lo Monaco
Giuseppe Morante - Vito Orlando - Marianna Pacucci
Gianni Russo - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Pier Bertone
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
O SALESIANO
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 135 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS OTTOBRE 2007

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IL PUNTO
di Carlo Di Cicco
GIOVANI
COMPRO PERCIÒ SONO
La filosofia della società mercantile sembra aver sconvolto
i parametri della logica. Il denaro è assurto al ruolo di regolatore
assoluto e demiurgo della modernità: sfida la filosofia, non solo,
ma quel che è peggio, il denaro sfida oggi l’educazione.
Non c’è da correre ai ripari?
I o compro, perciò sono, vivo, esisto.
Questo principio mercantile ha
spazzato via l’“io penso” di Cartesio, e
pertanto ignorata nell’ambito educativo.
Le parole più imbarazzate e meno
lineari che gli educatori, compresi
ogni altro principio che nei secoli l’uomo i genitori, in genere riescono a dare ai
ha posto alla base dell’esistenza. Nel
giovani sono quelle sul sesso e sul
cuore è ancora la grande maggioranza denaro.
che preferisce l’io penso, l’io amo
Sul denaro perciò l’educazione non può
anziché l’io compro quale base di
fuggire né dare per scontato nulla.
partenza dell’esistere, ma poi la stessa Ma deve aprire un grande confronto
maggioranza è indotta o si lascia indurre critico sotto il profilo della conoscenza,
a dare il primato della vita all’io compro. dell’uso, dell’etica, dell’apporto
Che è sinonimo dell’io ho, io possiedo, all’esistenza. A partire dalla decisione
io consumo, io posso spendere, io non capitale se mettere o no il denaro al
ho bisogno, io basto a me stesso, io ho centro del progetto di vita. E occorre
il denaro quale unico interlocutore
saper essere lineari. I giovani sono
davvero interessante perché il denaro
disorientati dal fatto che in molti tra i loro
4
è la porta che dischiude tutte le altre.
maestri o educatori a parole affermano
non essere il denaro la cosa più
ٗ È con il denaro la più grande sfida
importante, ma poi vedono i
mai lanciata all’educazione intesa quale comportamenti concreti guidati
via verso la capacità di autonomia di
prevalentemente dalle logiche del
giudizio, capacità di scelta, maturità
denaro e del potere.
etica nell’uso della libertà e assunzione Conoscere il mondo del denaro è
di responsabilità piena verso se stessi, indispensabile per scegliere a ragion
verso gli altri, tutti gli altri: il mondo, le
veduta in quale mondo si è chiamati
persone e, per quanti credono, verso
a vivere. La conoscenza del sistema
Dio. L’educazione è una via verso la
denaro nella moderna società capitalista
libertà della persona. Si afferma che
è la prima base per ridimensionare o
pure il denaro permette di essere liberi. riposizionare pure in ambito educativo
Il denaro, in realtà, ha condizionato
la considerazione del denaro. Dietro i
fortemente la storia umana.
denari ci sono persone che li gestiscono,
Qualcuno in tempi diversi ne ha fatto
ci sono modi di intendere la vita. Non
persino un dio.
basta avere la conoscenza dei poveri e
Oggi viviamo nell’era globale del
della povertà che ci inquieta. Conoscere
denaro. Magari lo chiamiamo sotto nomi il mondo del denaro aiuta a capire molte
diversi, ma in fondo è sempre il denaro cose sulle cause reali della povertà.
il cuore del sistema in cui ci si ritrova,
Qualche specialista finanziario sostiene
che vogliamo regolare, perfezionare.
che la mappa del denaro nel mondo
Il pensiero unico di cui tanto si parla,
presenta alcune voci principali: 53 mila
altro non è se non la teoria giustificata i miliardi di dollari gestiti da investitori
e sostenuta di questo sistema
istituzionali (fondi pensione, fondi
globalizzato dove il primato viene dato comuni, assicurazioni); 1400 i miliardi
al denaro distribuito e gestito in maniera di dollari degli hedge fund, 500 i miliardi
disuguale. Un altro punto forte del
di dollari a disposizione di private azioni;
pensiero unico è che nessuno e mai
5 mila i miliardi di dollari nei forzieri delle
ragionevolmente può pensare di
banche centrali; 53 mila i miliardi di
cambiare questo sistema. Ormai la
dollari di tutte le Borse mondiali.
tentazione di riconoscere al denaro un
ruolo quasi sacro trova ampio credito
ٗ Questa enorme ricchezza finanziaria
perfino nelle Chiese e religioni.
mondiale viene posseduta e amministrata
da una piccola minoranza attiva e
ٗ Tutto gira intorno al denaro e la
protagonista. Sono miliardi le persone
scienza più accreditata è quella di come che invece sono fuori da questo circolo
fare più soldi possibile. La conoscenza e sono come Lazzaro della parabola
del mondo del denaro non può essere evangelica. Tremendo confronto. ٗ
OTTOBRE 2007 BS

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LETTERE AL DIRETTORE
battenti: il “pasci le mie pe- a. Quanto al cieco nato. È d. Infine il limbo. Forse lei
corelle” è ancora perdurante. chiaramente un modo comune dimentica che non è mai stato
2. Nella “mens” semitica non di esprimersi. “La colpa è di un dogma nella Chiesa. Il che
c’è posto per la reincarnazio- nessuno”, dice Gesù. E se in parole povere vuole dire
ne: per un ebreo sarebbe sta- non è sua (del cieco) vuol di- che “non è mai stato di mo-
ta una bestemmia (questa re che l’essere nato cieco da”, come invece lei sostiene.
dottrina ha cominciato a non dipende da peccati che
I diffondersi solo alla fine del avrebbe commesso in una vi-
XVIII secolo, attraverso una ta precedente. Il che ti fa
DENTITÀ. Carissimo di-
setta chiamata “La Società concludere o che la legge del rettore, in un contrasto con
Teosofica”). San Paolo è ca- karma è sbagliata o che non mia figlia 18enne mi sento li-
tegorico: “È stabilito che gli esiste alcuna vita preceden- quidare l’argomento con un
uomini muoiano una volta so- te. Oltretutto Gesù dice il secco: “Ma papà, è una que-
P URGATORIO E REIN-
CARNAZIONE. Ca-
ro direttore, anche il Vangelo
sottintende la reincarnazione:
“Alcuni dicono che tu sia
Giovanni Battista, altri
la, dopo di che viene il giudi-
zio” (Ebr 9,27). Il fatto che
uno soffra molto sulla terra
non significa che egli sia sta-
to un mascalzone in vite pre-
cedenti. Beh, prenda Gesù
come esempio: pur essendo
perché quell’uomo era nato
cieco: “Perché si manife-
stassero in lui le opere di
Dio” (Gv 9,1-3).
b. Giovanni Battista è Elia
reincarnato? Basterebbe la
risposta secca, senza equivo-
stione di identità. Non posso
rinunciarvi. Stop discussioni!”.
Sono rimasto basito. Oggi que-
sto idolo dell’identità giustifica
tutto e il contrario di tutto?
Lavinio, Roma
Elia...”. Come si può dire che
qualcuno è la tal persona,
morta, se non si sottintende la
reincarnazione? “Se quest’uo-
giusto fu ucciso come un mal-
fattore. Non vorrà mica dire
che il suo karma era cattivo
ed egli ne aveva combinate di
ci, data dallo stesso Giovan-
ni: “Sei tu Elia?”. “Non lo
sono” (Gv 1,21). Del resto
perché ci sia reincarnazione
Oggi, il mito dell’identità sta
“spezzettando” (mi passi il
vocabolo) i popoli, le nazioni,
le razze, gli individui. L’iden-
mo è nato cieco di chi è la cotte e di crude nelle sue vite uno deve prima morire. tità!… Ma ne abbiamo davve-
colpa, sua o dei genitori?”. precedenti? “Se hanno perse- Guarda caso, di Elia la Bib- ro bisogno? È proprio così
Quando mai un cieco nato guitato me, perseguiteranno bia dice che egli non morì ma importante? La querelle è ve-
può avere colpa di questa sua anche voi!” (Gv 15,20), e fu assunto in cielo anima e nuta prepotentemente alla ri-
6
disgrazia? Eccetto che si sot- certo non per il nostro cattivo corpo (2 Re 2,9-12). Quindi, balta da quando la globalizza-
tintende la reincarnazione. karma, bensì “questo vi fa- ancora una volta, né reincar- zione ha cercato di inglobare
“Facciamo l’uomo a nostra
immagine...”. si può pensare
che un cieco, un deforme, un
demente siano immagine di
Dio? Se uno è nato così vuol
ranno a causa del mio nome,
perché non conoscono Colui
che mi ha mandato” (Gv
15,21). Quindi il karma non
c’entra nulla. E il Salmo
nazione né trasmigrazione.
c. L’uomo, immagine di Dio,
non può nascere deforme?…
Al contrario! Forse proprio
chi è brutto e deforme è più
il mondo intero trasformando-
lo in un gran mercato i cui ve-
ri padroni sono potentissime
lobby, fornite di un’unica
“identità”: il profitto. Uomini
dire che la vita precedente è
stata mal vissuta, in quella at-
tuale può riparare... Ancora:
avete notato come il Limbo
sia passato di moda?
34,20 rincara: “Molte sono le
sofferenze del giusto, ma lo
libera da tutte il Signore”,
non dunque una reincarna-
zione o una trasmigrazione.
immagine di Dio della velina
che sbatacchia le sue forme
in visione a milioni di avidi
guardoni… Siamo eredi di un
Dio crocefisso, non lo dimen-
senza volto che hanno sigle al
posto del nome e il portafoglio
al posto del cuore.
Anch’io ovviamente tengo al-
la mia identità. Come indivi-
Ora brevemente qualche ri- tichi, non di un Dio macho, duo so di essere conosciuto
Piero, Treviso sposta “ad hominem”.
dalla bellezza ultrapalestrata. da Dio per quel che sono,
Caro signore, cercherò di ri-
spondere con le argomenta-
zioni che di solito si portano
riguardo ai problemi da lei
suscitati, affrontando ogni
singola obiezione, con due
cappelli. E da questi comin-
cio.
1. Esiste da sempre nella
Chiesa un magistero che indi-
rizza l’interpretazione della
Bibbia. E quando dico “da
sempre”, intendo riferirmi ai
primordi, a Gesù stesso che
per evitare spiegazioni diver-
se e contrastanti, cioè per
bloccare letture personalisti-
che della sua parola, interve-
niva lui stesso a suggerirne
l’esegesi (Cfr. la parabola del
seminatore Mt 13,ss). Quel
magistero non ha chiuso i
APPELLI
Sono un ragazzo di Padova,
ho 33 anni. Vorrei corri-
spondere con ragazzi e ra-
gazze di tutta Italia che cre-
dono nell’amicizia e nei veri
valori della vita. Rosa
Tony, Via De Castro 21,
35128 Padova (PD), e-
mail: anto_pd@libero.it.
Sono un ragazzo, sto cercan-
do amici/che (possibilmente
della mia zona) per un rap-
porto sincero e duraturo. Ini-
zialmente solo epistolare, poi
si vedrà. Emiliano Bertolo-
ne, Viale Gramsci 26,
27038 Robbio (PV).
Colleziono francobolli italiani
ed esteri. Resta Andrea, Via
Francesco Stradeo 25, 74024
Manduria (TA).
Sono un ragazzo di 36 anni,
insegnante di lingua inglese,
amante della buona musica,
delle sane letture, cattolico
praticante e poiché sono so-
lo, cerco disperatamente ra-
gazzi/e di sani principi mo-
rali e cristiani con cui instau-
rare una sana e buona amici-
zia. Scrivete all’e-mail: an-
ton.dominici@tiscali.it.
Gradirei ricevere immagini e
storia del santo patrono, altri
santi, cartoline, depliants vari
(religiosi e civili). Invierei
poesie e pensieri personali.
Zarcone Giuseppe, Via
Francesco Lucchese Palli
40/b, 90124 Palermo (PA).
Ho 38 anni e desidero cono-
scere ragazzi dai 18 ai 25
anni per amicizia in zona
Veneto. Silvio Monti, Via
Valdagno 1, 36061 Bassa-
no del Grappa (VI).
Raccogliamo francobolli usa-
ti per aiutare le missioni.
Spedite a: Gruppo Mondo
Nuovo/M.T., Via del Ron-
co 12, 34132 Trieste.
OTTOBRE 2007 BS

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leggi di mercato. Insomma, Mi dice del latino che… ritor-
chi ci salverà dal Grande na. Ma non scalza le lingue
Fratello e dalle Grandi Sorel- nazionali, è solo una possibi-
le? L’identità è come la li- lità. Che vuole che mi/ci inte-
bertà: finisce dove comincia ressi se a un prete viene la vo-
quella di un altro.
glia di celebrare in latino? E
ERRATA CORRIGE
N(msapeeaeGglgnni.taBeo1nS8daC)ittaadMrilbibloobunLiniatiuiocm.galoqioGue/eiArursgostoonsesadtanoi--i
C OMUNIONE. Caro
direttore, i celibi possono
fare la comunione, i divorziati
“risposati” no! Perché? C’è
un certo ritorno al latino e al
se anche fosse per ri/avvicina-
re i lefevriani… mi pare un
motivo nobile: siamo in tempi
di “sinergie”! E il gregoria-
no? A parte che questo canto
“plebeo” non mi spiace affat-
to: alcuni pezzi sono capolavo-
gregoriano... forse per avvici- ri inimitabili. Chi volesse ac-
nare i lefebriani? E poi perché compagnare le celebrazioni li-
“unico e irripetibile”, diceva i preti greco/cattolici si sposa- turgiche con qualche canto la-
OGNI MESE papa Wojtyla nel messaggio no e i romano/cattolici no? tino che male fa? In una chie-
di Natale del 1978. Ma l’i- Due pesi e due misure?
sa di Roma ho sentito durante
dentità non è il mio idolo. La
difendo, ma non a costo della
vita. Sono convinto che il fu-
turo non si giochi sull’iden-
tità ma sulla comunione, che
Nevio, Livio e altri
Lei mi pone questioni di di-
sciplina ecclesiastica. A mia
volta, le pongo, per risponde-
la messa un canto italiano,
uno spagnolo e uno inglese…
Se di preghiera si tratta, Dio
capisce tutte le lingue… (an-
che il latino!?!).
CON
DON BOSCO
A CASA TUA l’ecumenismo non farà un re, questioni di disciplina “ci- Dice un proverbio che “la vi-
passo avanti se l’identità non vile”: un onesto cittadino ta è bella perché è varia!”.
ne fa uno indietro, che la So- cerca di rispettare le leggi, Beh, le dirò che anche “la
cietà delle Nazioni per essere anche quelle che magari non Chiesa è bella perché è va-
tale deve rinunciare ai parti- gli piacciono, come pagare le ria”. Cristo non ha legiferato
colarismi dei suoi membri, tasse, andare a non più di se non su alcune cose essen-
che il bene comune o è davve- 130 km/h in autostrada, attra- ziali: la carità, la giustizia,
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
ro comune o è una gran presa versare solo sulle strisce, non l’amore. Tutto il resto che è
per i fondelli.
fumare nei luoghi pubblici… venuto dopo è tipico dell’uo-
Insomma il lemma in questio- Possono, ripeto, non piacere, mo che, per tenere in piedi
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
ne, oggi super/accreditato, è ma chi vuol essere “in rego- una istituzione, la difende con
diventato un’arma per difen- la”, le rispetta.
i muri delle leggi. Il che è un
dere i propri diritti (il che Mi è facile a questo punto ap- modo di fare umano, utilissi-
magari è giusto), ma soprat- plicare con lo scontato “lo mo per la società. Ma i mu-
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
tutto i propri privilegi, il te-
nore di vita e il ruolo sociale
(il che ho molti dubbi che sia
giusto, anzi sono convinto che
sia immorale). È inquietante
il fatto che troppo spesso per
sostenere l’identità si ricorra
alla violenza: conflitti dram-
matici sorgono come funghi
in ogni parte del mondo “per
salvare la propria identità”.
Gli Stati vedono crescere nel
loro territorio le rivendica-
zioni autonomiste o indipen-
dentiste di gruppi etnici loca-
li, di regioni, e perfino di
clan… Arriveremo di nuovo
alle tribù? Particolarismi, e
localismi mi appaiono come
il frutto dell’individualismo
imperante, del liberalismo
stesso dicasi…”. Il celibato è
stato ribadito dal Concilio di
Elvira del 306, ma i preti
continuarono a sposarsi se il
Concilio di Costantinopoli
del 692 (quasi 400 anni dopo)
decretò che i preti possono
continuare a vivere nel matri-
monio celebrato prima della
loro ordinazione. La questio-
ne del celibato fu presente
fortemente nel Concilio di
Trento (1545) ma fu inclusa
formalmente nel diritto cano-
nico latino solo nel 1917.
Questo solo per dirle che di
disciplina si tratta, non di ri-
velazione divina, riguarda so-
lo il Codex Juris Canonici
occidentale, perché il codice
orientale (Codex Canonum
ri… possono cadere, come lei
ben sa. Ciò che resta eterno è
l’amore nelle sue due specifi-
cazioni: verso Dio e verso il
prossimo. E ce n’è d’avanzo.
Non si faccia più problemi di
quelli che già ci sono, e rivol-
ga la sua attenzione critica a
questioni più solide. Con que-
sto non voglio dire di non
“brontolare” se pensa che
non prendere la comunione
da divorziato sia un’ingiusti-
zia. Brontoli pure… ma per la
salvezza le basti sapere che
Cristo non l’ha mai detto che
un divorziato non faccia la
comunione, benché abbia
messo dei paletti alla sfrenata
libertà dell’uomo anche in
materia di rapporti.
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
esasperato, del libertarismo Ecclesiarum Orientalium) non
Casella post. 18333
mal compreso, ma anche co-
me il tentativo di sfuggire alla
morsa della globalizzazione
che tende ad appiattire tutto
secondo i criteri imposti dalle
obbliga al celibato. Perciò, il
giorno in cui la legge del
C.I.C. dovesse cadere, cadreb-
be anche l’obbligo del celiba-
to dei preti.
Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnèltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrsleCpieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS OTTOBRE 2007

1.8 Page 8

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P SICOLOGIA E RE-
LIGIONE. Caro diret-
tore, sono una studentessa in
psicologia. Mi ha detto un sa-
cerdote che “la psicologia
non è concorde con la religio-
ne”, parole testuali. Questo
mi fa star male, mi crea dub-
bi... Vorrei essere di sostegno
alle persone fondendo insie-
me scienza e fede, ma se non
si può...
Damiana, Taranto
Continui a coltivare i suoi
buoni sentimenti e i suoi so-
gni di futuro, e viva tranquil-
la. Per sua informazione e,
spero, consolazione, c’è una
lunga teoria di sacerdoti/psi-
cologi. I salesiani, ad esem-
pio – ma non solo loro – han-
no i cosiddetti COSPES che
sono centri di orientamento il
cui responsabile è uno psico-
logo/sacerdote.
Mi sfugge il motivo per cui
qualche sacerdote afferma
una cosa che… “non sta né in
cielo né in terra”. Io credo il
contrario: ogni sacerdote de-
ve anche essere un po’ psico-
logo, se vuole fare bene il suo
“mestiere”. “Propagandare
il Vangelo”, esortare, correg-
gere, incoraggiare, consola-
re, convincere, annunciare,
assolvere, confortare, rico-
struire le coscienze, ecc. sono
verbi che appartengono alla
tipologia del prete; ma sono
anche i verbi tipici dello psi-
cologo.
Quindi… datti da fare! (Spe-
ro che accetterai il “tu” al
posto dell’estraniante “lei”);
le idee che esprimi nella tua
breve e-mail mi sembrano
quelle giuste. E se te la senti
di dare una mano a chi cerca
“il senso”, fatti sotto, prepa-
rati bene, non aver paura di
affrontare gli argomenti an-
che quelli di ordine morale e
spirituale. Nulla è “riserva-
to”, l’etica non è esclusiva
dei preti/moralisti; e nemme-
no le cose riguardanti il cam-
po dello spirituale sono riser-
vate. Ce ne fossero di “laici”
capaci di affrontare questi
che sono i temi più scottanti,
che turbano i sonni e le co-
scienze di tanta gente. Mi fer-
mo qui, ma l’argomento vale
la pena della pubblicazione.
G IOVANI E CHIE-
SA. Egregio direttore,
sono una ragazza 14enne cri-
stiana praticante. Non vedo
giovani come me, bensì ado-
lescenti che hanno bruciato le
tappe della crescita. Per la
maggioranza dei giovani fre-
quentare ambienti che abbia-
no a che fare con la Chiesa è
vergognoso, un’offesa alla
morale, un oltraggio al pudo-
re, subiamo derisione. A
qualche giorno fa risale l’ulti-
mo gesto di scherno. Sincera-
mente ciò che maggiormente
mi preoccupa è il futuro. Pos-
so agire nel mio piccolo?
Margherita, Miglionico
Il futuro tuo e dei tuoi compa-
gni/e, ne sono convinto, sarà
più roseo di quello che pos-
siamo pensare, nonostante i
tanti segnali “contro”. La vi-
ta lentamente farà giustizia
degli eccessi adolescenziali.
Perciò ti dico subito: non ver-
gognarti della tua fede, al
contrario, tieni fede ai tuoi
valori, perché sono quelli che
ti salveranno dalla deriva
morale, e daranno dignità ai
momenti dolorosi che impla-
cabilmente assalgono ogni
essere vivente.
Hanno detto – alcuni ricerca-
tori – che la società più feli-
cemente indifferente è quella
giapponese: laica al punto
giusto, in maggioranza agno-
stica, benestante, tecnologi-
camente la più avanzata del
mondo. Con somma sorpresa
gli stessi ricercatori hanno
scoperto che la società giap-
ponese è anche quella con il
maggior numero di suicidi
giovanili al mondo. Vorrà di-
re qualcosa, o no?
Finora la Chiesa, pur tra tan-
ti errori (è composta di uomi-
ni e non di dèi) ha distribuito
valori, ha arginato la deriva
laicista, ha predicato e conti-
nua a predicare la fedeltà, la
tolleranza, il rispetto della vi-
ta, la dignità del matrimonio,
il valore insostituibile della
famiglia, ecc. Perché vedi, il
vero pericolo per la società,
anzi per l’intera umanità, è la
caduta dei valori. Un indivi-
duo che non ha niente “den-
tro” è un individuo pericolo-
so: se non ha niente vuol dire
che è pieno di sé: i suoi vuoti
sono riempiti opportunamen-
te dal suo ego (puoi leggere
egoismo), e allora… “si salvi
chi può!”.
Nel tuo piccolo, semplice-
mente sii contenta di quello
che sei e mostrati felice di co-
me sei. Molti santi hanno fat-
to impressione sugli altri non
per i miracoli o le cose mira-
bolanti che hanno fatto o det-
to ma per la felicità che essi
sprizzavano da tutti i pori. Ri-
cordo ancora con stupore il
giorno in cui un ragazzino
della mia scuola perse la vita
per un incidente. Lacrime,
musi lunghi, silenzio tombale
alle lezioni, sofferenza palpa-
bile… eccetto una ragazzina.
“Ma che hai da gioire tu?”,
sbottò infine la sua compagna
di banco. “Mirco era buono,
rispose candida, e so che ora
è con Dio. Che cosa c’è di
più bello?”.
A MICIZIA. Caro diret-
tore, Si può essere amici
di qualcuno anche se il suo
pensiero è diverso dal nostro?
Può essere anche un valore
“laico”? quando c’è vera ami-
cizia, non c’è odio, non c’è
invidia, non c’è rivalsa. Basta
rispettarlo e aiutarlo se te lo
chiede e se è possibile. Anche
in famiglia i contrasti sono
puri e duri... eppure l’uomo
non nasce cattivo. Non c’è
nessuna ferita morale che si
trasmette per eredità, ma solo
malattie riguardanti la nostra
fisicità, la nostra imperfetta
creazione. Come spezzare
questa perfida catena?
Pier Lodovico, Faenza
Le dirò subito di concordare
con la sua disanima sull’A-
MICIZIA che è un poco il so-
strato della convivenza uma-
na: quel filo sottile e pervasi-
vo che lega e dà senso all’es-
sere umano e che “dovrebbe”
evitare le ingiuste fratture
che separano uomo da uomo,
rendono problematici i rap-
porti familiari, rompono i
rapporti sociali… Ho usato il
condizionale, perché la realtà
viaggia, purtroppo, su altri
binari e il “grande giroton-
do” della sua beata infanzia
resta solo un’utopia.
È vero, l’uomo non nasce cat-
tivo. Semplicemente, nasce
debole, fragile, cioè “uomo”.
È questa la ferita strutturale,
endemica, creaturale, che va
accettata ma non passiva-
mente: ogni uomo è in effetti
“PERFETTIBILE”. Questo
dovremmo insegnare nelle
nostre scuole, nei nostri ora-
tori, nelle nostre chiese, nei
nostri gruppi… Non siamo
pietre, non apparteniamo ai
materiali statici, immutabili,
indeformabili. Siamo i figli di
una natura flessibile, modifi-
cabile… Ma, la chiave di
ogni possibile cambiamento
la possiede ciascuno perso-
nalmente: chi non vuole non
cambia. Esiste però un altro
possibile motore per rompere
l’infingardia della gente. Si
chiama EDUCAZIONE. Ecco
perché argomentavo sulla ne-
cessità di mobilitare le istitu-
zioni perché all’ordine del
giorno di ogni programma
educativo sia posto, a cap-
pello, il dato ineluttabile del-
la perfettibilità umana.
Il discorso a questo punto
può evolvere verso la cerchia
familiare, là dove i contrasti
– quando arrivano – si pre-
sentano più coriacei, più resi-
stenti, più rigidi. È naturale:
c’è di mezzo “la familiarità”,
un misto di conoscenza-com-
prensione-prossimità affetti-
va-carica emozionale che, se
vanno deluse, creano reazioni
ben più drammatiche che non
altre che avvengono, magari,
tra conoscenti o tra scono-
sciuti.
Le dinamiche emotive sono
tra le cose più complesse e
difficili da controllare. Anco-
ra una volta la soluzione na-
sce da lontano. Per risolvere
i problemi di natura fisica ci
vuole il medico, quelli di na-
tura psichica possono aver
bisogno del neurologo o dello

1.9 Page 9

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psicologo; quelli di natura
emotiva… abbisognano di un
gran coraggio, una monta-
gna di pazienza, del metodo
pavloviano che procede per
“tentativi ed errori”, di una
forte volontà per resistere
agli scacchi inevitabili con i
quali ognuno deve fare prima
o poi i conti.
Difficile? Sì. Ma non impossi-
bile: l’uomo è “PERFETTI-
BILE”.
O FFERTE TELETRA-
SMESSE. Caro diret-
tore, molte volte i parroci ri-
volgono l’invito a fare offerte
per le opere parrocchiali, mis-
sionarie, ecc. […]. Occorre ri-
svegliare più spesso la buona
volontà dei cristiani. Molti se-
guono la messa in televisione.
Sarà possibile raccogliere of-
ferte anche alle messe teletra-
smesse?
Anacleto, Parma
Caro signore, di per sé l’idea
non è “peregrina”, ma forse
è poco percorribile. Vede, per
lanciare una qualsiasi inizia-
tiva pubblica – soprattutto
quando si tratta di soldi – oc-
corre richiederne l’autorizza-
zione. La TV pubblica non è
in mano alla Chiesa (fortuna-
tamente), ma a un Consiglio
di Amministrazione, in qual-
che modo legato al Governo,
dal quale in ultima analisi di-
pende la gestione degli spazi
e dei tempi delle iniziative.
Concedere il permesso di ce-
lebrare la messa festiva da-
vanti alle telecamere della TV
nazionale non vuol dire con-
cedere anche quello di fare
una colletta per chicchessia.
Per questo, che si configura
come “altro” dalla semplice
celebrazione, occorre una
trattativa a parte. Così alme-
no mi hanno informato. Pro-
babilmente la cosa sarebbe
più facile per una TV privata.
Comunque, lei ha ragione:
spronare alla carità generosa
non solo non è un reato, ma
per il credente si configura
come un impegno di fede.
...V ISIBILITÀ. Caro
direttore, la visibi-
lità è l’icona del mondo mo-
derno. Vive chi è visibile. Chi
non è visibile è come se fosse
morto e sepolto. Chi l’ha capi-
to sta vincendo la partita. Man
mano che un problema trova
qualcuno capace di “sacrifi-
carsi”, di giocare la propria
vita… esso viene alla luce
dall’ombra in cui era relegato
e comincia a inquietare prima
la coscienza di qualcuno, poi
quelle di molti, poi quelle del-
le autorità religiose, politiche,
economiche… e il gioco è fat-
to. (Dalla lettera di…
… Anacleto, Parma)
C’è un cammino inverso. Al-
cuni individui e/o organizza-
zioni perdono lentamente
smalto perché si lasciano in-
timorire dai contrasti, dalla
mentalità corrente… e lenta-
mente ma inesorabilmente ca-
dono nell’ombra, diventando
sempre meno presenti e per-
ciò sempre meno significativi,
fino a scomparire del tutto.
Capita così che un’opinione
maggioritaria perda consensi
fino a farsi cancellare. Di chi
è la colpa? Troppo facile dire
della società! La società è
fatta di persone, e se le perso-
ne si nascondono… Lei mi in-
segna che quando un gruppo
di soldati è sopraffatto dalla
paura, non combatte più, fug-
ge: è l’inizio della fine. Siamo
tutti responsabili ogni volta
che “stiamo zitti”, ogni volta
che ci ritiriamo in buon ordi-
ne per non aver “seccature”,
ogni volta che ci defiliamo
per non aver grane. Capita
allora come capita all’auto-
mobilista che assiste o provo-
ca un incidente e non si fer-
ma, fugge per paura delle
conseguenze. Chi poteva es-
sere salvato muore, lui no,
ma vivrà braccato dalla poli-
zia e, soprattutto, dalla co-
scienza. Come facevano i pri-
mi cristiani a conquistarsi la
visibilità, fuggendo forse?
Uno sparuto gruppo di giudei
nella potentissima Roma im-
periale è riuscito in due o tre
secoli a trasformare l’impero
pagano in impero cristiano,
sovvertendo ogni previsione.
Ed è tutta questione di visibi-
lità, caro signore; si sono resi
tanto visibili che molti erano
torce umane nei giardini im-
periali di Nerone (macabra
battuta, ma vera!).

1.10 Page 10

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& IN ITALIA
NEL MONDO
BRUXELLES,
BELGIO
ASSASSINATI...
Alessandro Missir di Lusi-
gnano era figlio del dott. Li-
vio, exallievo salesiano di
Costantinopoli e Smirne. È
stato ucciso assieme alla
moglie Ariane il 19 settem-
bre 2006 a Rabat nella sua
casa, mentre era a servizio
della Direzione Generale
Relazioni Esterne della Com-
missione Europea. L’autore,
un balordo 25enne sotto l’ef-
fetto di stupefacenti, entrato
nella villa per rubare, ha
massacrato i due coniugi.
Riconosciuto da Amedeo, 9
anni, il maggiore dei quattro
figli della coppia, è stato ar-
restato e condannato a mor-
te. Il BS fa memoria delle
due vittime a un anno dalla
8 loro tragica fine.
LORETO, ITALIA
PELLEGRINAGGIO
DEGLI ARTISTI
Loreto, città mariana, ha ac-
colto il 20 maggio di que-
st’anno un pellegrinaggio
davvero speciale, quello de-
gli artisti. Un folto gruppo
di pittori, poeti, musicisti,
cantanti, scultori, incisori si
è ritrovato quella domenica
presso il Centro di Montor-
so, a pochi chilometri dal
Santuario, per partecipare
alla 1ª edizione di “Arte in
Cammino”. Dal Centro so-
no partiti a piedi verso il
santuario dopo aver apposto
la loro firma su una croce di
legno che poi hanno sorret-
to a turno fino alla Basilica.
La messa, la visita, il rinfre-
sco... e l’arrivederci hanno
concluso la bella manifesta-
zione che ci si augura sia la
prima di tante altre.
OTTOBRE 2007 BS
TORINO, ITALIA
“TORINO
SPIRITUALITÀ”
È un progetto del teatro stabi-
le di Torino, nato nel 2002
con il titolo “Domande a Dio.
Domande agli uomini”. Si
svolge ogni anno a settembre
(in ricordo del tragico 11 set-
tembre 2001 alle Torri Ge-
melle) per diverse serate, con
ospiti illustri di ogni tenden-
za. Questa VI edizione, il cui
tema è “IL CORPO” così co-
me è considerato nelle varie
culture e orientamenti religio-
si, ha invitato tra gli altri Shi-
rin Ebadi (Nobel per la Pace
2003), Enzo Bianchi, Concita
De Gregorio, Umberto Ga-
limberti, Antonella Ruggiero,
e moltissimi altri... L’edizio-
ne del 2006 aveva superato le
30 mila presenze. Per saperne
di più www.torinospirituali-
ta.org.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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RATISBONA,
GERMANIA
Ratzinger, fratello del Papa.
Senza complessi, i giornali-
sti in erba hanno intervistato
il padre Georg alla presen-
I ragazzi dell’Aeroplanino, za del vescovo della città,
la rivista autogestita attra- monsignor Müller. Intelli-
verso il laboratorio di gior- genti anche le domande: “È
nalismo dell’istituto salesia- importante la musica nella
no di via Copernico a Mila- liturgia?”. “Perché bisogna
no, si sono recati in gita a amare la musica?”. “Qual è
Regensburg per incontrare il il rapporto tra musica e spi-
musico monsignor Georg ritualità?”. Bravi ragazzi!
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
redazionale
EUROPA 2007
CENTENARIO DELLO SCOUTISMO
Com’è risaputo, lo scoutismo si propone la for-
mazione integrale della persona con un metodo
che si è imposto in tutto il mondo e che sembra
uno tra i più consoni e accettati dai giovani che ne
sono protagonisti. È stato fondato nel 1907 da un
ex generale, Sir Robert Baden Powell, secondo
principi e valori ben definiti che hanno continuato
9
a imporsi per la loro chiarezza e la loro scolarità.
ROMA, ITALIA
NOCHE DE TANGO
La “Lumbelumbe Onlus”, fon-
data dal colonnello Italo Go-
vernatori delle Investigazio-
ni Scientifiche dei carabinie-
ri, ha fatto centro un’altra
volta. Il 24 giugno ha riem-
pito la sala Sinopoli del Par-
co della Musica a Roma con
Noche de Tango”, un con-
certo di tango argentino in-
terpretato al piano da Hugo e
Irene Aisemberg, esaltato dal-
le voci di Beatriz Lozano e
Ana K. Rossi e ballato da noti
artisti del tango. Lo scopo?
L’aiuto umanitario per l’An-
gola e non solo, dove i sale-
siani e le FMA portano avanti
progetti di alfabetizzazione,
produzione di miele, case fa-
miglia, ecc. Davvero la “Be-
nemerita” diventa sempre più
benemerita.
Attualmente il movimento Scout è presente e
organizzato in 216 Paesi e territori del mondo e
complessivamente può contare su uno straordina-
rio numero di aderenti (circa 38 milioni) di un’età
compresa tra i 6 e i 21 anni. Ma da qualche
decennio si è imposto anche lo scoutismo adulto
[in Italia si chiama MASCI (Movimento Adulti
Scout Cattolici Italiani)].
I Paesi aderenti a Post Europ hanno dedicato al
centenario di fondazione dello scoutismo interna-
zionale l’emissione Europa di questo 2007. Anche
la Città del Vaticano, da parte sua, ha realizzato
due valori. Su di uno, del valore di emissione pari a
0,60 , si propone una visione delle attività scout
evidenziando gli aspetti “esplorativi”. Sul secondo
valore, pari a 0,65 , si sottolinea l’aspetto della fra-
ternità e della crescita. Su entrambi compare l’indi-
cazione del centenario, la croce, sul cui braccio oriz-
zontale è scritto “EUROPA” e la tiara e le chiavi sim-
bolo della Città del Vaticano (sulla destra in alto).
La tiratura è stata di 300 mila serie complete
(ogni serie è composta a un foglietto di 10 franco-
bolli).
Per saperne di più:
Ufficio Filatelico del Governatorato,
00120 Città del Vaticano
Tel. 06.6988.34314; E-mail: order.ufn@scv.va
BS OTTOBRE 2007

2.2 Page 12

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Troviamo nel numero di ottobre 1907 del
BS, tra le notizie varie, quella della visita
a Valdocco di monsignor Paolino de Azevedo
e Castro, il vescovo che aveva affidato
ai salesiani l’orfanotrofio di Macao.
Quel giorno regalò a don Rua la foto
degli orfanelli del collegio che qui
riproduciamo.
BANDEL, INDIA
santuario mariano di Bandel,
40 km da Kolkata. La Stella
della Solidarietà Italiana è
ONORE AL MERITO! un riconoscimento istituito
nel 1947 con lo scopo di
Don Giovanni Gobetti, mis- onorare i cittadini italiani
sionario salesiano che opera noti per il loro contributo al-
in India da 70 anni, è stato la ricostruzione dell’Italia
decorato dal console italiano dopo la II Guerra Mondiale.
10
“Cavaliere dell’Ordine della Don Gobetti, secondo il Go-
Stella della Solidarietà Italia- verno italiano, ha saputo pre-
na” in una cerimonia svoltasi sentare l’Italia come una na-
lo scorso 20 maggio presso il zionale solidale.
Nello scorso numero, essendo stati impediti di
pubblicare questa rubrica, non potemmo far paro-
la di una carissima visita fatta all’Oratorio, sul fi-
nir di luglio, da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Paolino
de Azevedo e Castro, Vescovo di Macao. Sua Ec-
cellenza ci die’ le più consolanti notizie dell’ope-
ra dei nostri Confratelli in Cina ed ebbe la genti-
lezza di offrire al sig. D. Rua una recente fotogra-
fia degli alunni dell’Orfanotrofio dell’Immacola-
ta Concezione in Macao, fondato ed affidato da
Sua Ecc. ai Salesiani.
Pieno d’interesse per l’Opera di D. Bosco, l’esi-
mio Prelato volle visitare con grande amore le
singole scuole professionali, avendo parole di en-
comio per lo studio, la diligenza e l’applicazione
dei giovani alunni; e, nella sua grande amabilità,
ebbe anche la degnazione di additare a vari gio-
vanetti sarti e calzolai le scarpe e la veste che egli
indossava, dicendo con compiacenza come fosse-
ro lavoro dei piccoli cinesi del suo caro orfano-
trofio.
OTTOBRE 2007 BS
POESIE, NON SOLO,
DEI MIEI PRIMI
80 ANNI
di Maria Paola
Fantaguzzi di Cesena
Simpatico, pieno di vita il
libro di poesie di Paola Fan-
taguzzi, lettrice del BS e
immarcescibile nonnina che
ama la vita e... l’amore...
Non ci credete? Ecco una
prova: “Sono ridotta ad una
pera cotta / per un amico
tanto irraggiungibile / L’ho
dentro me nel cuore e nella
mente / nell’immenso conte-
sto dello scibile. Le sue bre-
vi liriche infondono speran-
za, grondano freschezza. Si
direbbe davvero, finito il li-
bro, che... i suoi, sono solo i
primi ottant’anni!... Per-
ché... “Gli amori della terza
giovinezza / sono molto più
belli che i passati / Forse
perché li vivi nel presente /
forse perché gli incontri son
più veri, / più nobili, più au-
steri, / ma saggiamente ap-
passionati. / Sono un com-
penso degli antichi errori /
della prima e seconda gio-
vinezza.

2.3 Page 13

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OSSERVATORIO
Anna Rita Delle Donne
ALICE
E GLI ALTRI (6)
Divagazioni (mica tanto) su quella che dovrebbe essere una normalità:
arriva un fratellino.
“A lice, vieni
un attimo
che papà e
᭿ Alice si alza per
andarsene, le guan-
ce in fiamme… Ali-
io dobbiamo parlarti”.
ce per favore aspet-
Che avrò fatto sta-
ta”, dice mamma
volta? ”, si chiede Ali-
Stefania. La ragaz-
ce mentre raggiunge
zina resta in atte-
la cucina dove i geni-
sa. “Capisco che tu
tori la stanno aspet-
adesso sia confusa e
tando. È sera e papà
so che hai le tue
Giulio è rientrato da
ragioni. Ma ti assicu-
poco dal lavoro, la
ro che andrà tutto
cena è ancora sui for-
nelli. Giulio e Stefania
bene. Io sono felice
di avere questo bam-
11
non hanno la faccia
bino. Era da tanto
scura che Alice si
che ci pensavamo.
aspettava. “Siedi te-
Adesso, eccolo! Que-
soro! ”, dice mamma. “Che succede? ”, chiede Ali- sto non toglie nulla all’amore che provo per te.
ce. “Io e papà dobbiamo darti una bella notizia”. Forse è un po’ tardi, ma io e papà siamo ancora
Comincia papà Giulio: “Alice, io e la mamma aspet- giovani e ci prenderemo cura di voi per tantissi-
tiamo un bambino…”. “Un fratellino o una sorellina. mo tempo ancora”… Alice crolla di colpo: “Scusa
Sei contenta?”, lo interrompe mamma Stefania con mamma, sono una persona terribile, dice comin-
l’ansia nella voce. Alice non risponde subito, guar- ciando a singhiozzare, non è vero che non lo
da i genitori come se avessero parlato in una lin- voglio, sarà bellissimo avere un bimbetto in casa.
gua straniera. “Alice…”, fa il papà. “Un fratellino o Sarà molto divertente, e tu mi insegnerai come
una sorellina? Ma come parlate? Non ho quattro trattarlo, vero mamma? ”. Stefania abbraccia la
anni ”, risponde secca Alice. “Beh, certo… sei una figlia. Che cosa ha sconvolto tanto Alice? La
ragazzina grande, dice la mamma, ma tu hai sem- paura di vedere stravolta la sua vita ordinata e
pre voluto una sorellina”. “Sì, per giocarci quando organizzata? Il timore di perdere parte dell’affetto
ero piccola, adesso che me ne faccio? ”. “Lo so, dei genitori? Probabilmente tutto questo e altro
ma allora io dovevo lavorare, non potevo badare a ancora. Alice è una ragazzina di quindici anni, e
un altro bambino, ora le cose sono più tranquille e forse non ha tutti i torti quando dice che una
io e papà abbiamo pensato…”. “Tu e papà? E non sorellina l’avrebbe voluta quando era piccola. Ma
avete pensato di chiedere il mio parere? È anche le priorità della madre a quei tempi erano altre.
la mia vita e voi me la volete stravolgere. Dovrò L’avrà adesso, con una consapevolezza maggio-
dividere la stanza, cambiare pannolini invece di re e la prospettiva di un rapporto non necessaria-
uscire con le amiche? E che altro? ”. “Inevitabil- mente peggiore, però diverso. Il discorso del
mente ci saranno dei cambiamenti e tu sarai coin- padre l’ha fatta riflettere su quale sia il suo ruolo
volta, ma io e la mamma non abbiamo bisogno di all’interno della famiglia. È la figlia maggiore, e lo
chiedere il tuo parere su tutto. Ci sono cose che sarà per sempre, ma resterà una figlia e da tale
decidiamo io e la mamma. E tu le accetti, ti piac- deve comportarsi. Pian piano, imparerà a capire
ciano o meno. Funziona così. Fare un bambino è che una vita va accettata con gioia e con
una di queste. Mi dispiace che tu la stia prendendo amore anche quando, forse soprattutto, non
così. Adesso forse sei un po’ sconvolta dalla noti- la si aspettava più. Anzi, forse l’ha già
zia. Pensaci… poi ne riparleremo con più calma”.
imparato.
ٗ
BS OTTOBRE 2007

2.4 Page 14

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CHIESA QUO VADIS
EUROPA? (11)
L’inverno
demografico
di Silvano Stracca
Dall’ultima rilevazione di Eurostat
emerge una Ue a due velocità
anche nelle culle.
12
Un vero e appassionato gri-
do d’allarme, quello lan-
ciato nel 2004 da Joseph
Ratzinger di fronte al progressivo
invecchiamento dell’Europa. L’al-
lora cardinale attribuiva, dunque,
il calo delle culle alla “mancanza
di speranza” degli europei. Che le
cicogne volino sempre meno sui
nostri paesi appariva, ai suoi oc-
chi, come il segnale più evidente
che l’Europa ha perso fiducia nel
futuro. E le civiltà che non spera-
no non fanno figli e sono, quindi,
destinate a scomparire. Di qui il
parallelo tra l’inverno demografi-
co del continente e l’antica Roma,
spazzata via, prima che dai barba-
ri, dall’inarrestabile declino cau-
sato dal massiccio ricorso all’a-
borto e all’infanticidio. Il relativi-
smo e il materialismo hanno pro-
dotto una mentalità dell’hic et
nunc, che tende a sacrificare il fu-
turo a favore di un vantaggio rapi-
do e immediato. Mentre avere dei
figli significa sentirsi responsabili
del proprio futuro e della propria
discendenza. Se la riduzione delle
nascite continuerà ai livelli attuali,
OTTOBRE 2007 BS
L’Europa unita...
alla fine del secolo i paesi europei
diventeranno dei “nani demografi-
ci”. Ad esempio la Germania, do-
ve nel 2005 sono nati solo sette-
centomila bambini, il dato più
basso nella sua storia di nazione, e
un terzo delle donne tedesche non
ha figli. Di questo passo, nel
2100, la Germania avrà solamente
32 milioni di abitanti, contro gli
80 di oggi. Analogamente, l’Italia
ne avrà appena 15 milioni e la
Spagna 11. E la popolazione euro-
pea, che nel 1950 costituiva il 22
per cento di quella mondiale, nel
2050 sarà soltanto il 7% della po-
polazione del globo terrestre. Una
catastrofe annunciata, insomma.
Quella che Giovanni Paolo II fin
dal 1985 chiamava il “suicidio de-
(rarnBva“ eoneueIpplztonrpdiapleaeaasdrtesoorlpemeelbtianmtùnlboeetbrameslXalrtvm’ aVaoaevenIrro)deenii.lmaesetflesr.ialges’ .EiPlrqiueQc,euromroausncpetsigahsiaèenté ’ndcEpc?oaahue” -n,-e-
mografico” del nostro continente.
Perché ogni gruppo sociale cre-
sca, ogni donna deve dare alla lu-
ce più di 2,1 bambini nell’arco
della propria vita. È il tasso di fer-
tilità che, secondo i demografi,
consente di pareggiare nascite e
decessi. Sotto quella cifra, la po-
polazione tende, inevitabilmente,
a ridursi. Gli europei, stando alle
ultime statistiche, hanno una me-
dia di 1,35 figli per coppia. Un
dato ben al di sotto del livello ol-
tre il quale gli stessi demografi
pensano che un rovesciamento del
trend sia impossibile.

2.5 Page 15

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LA QUESTIONE
IMMIGRATI
Se il dato complessivo dell’U-
nione Europea dice che la popola-
zione cresce, ciò si deve al con-
corso di due fattori. Da una parte,
l’allargamento dell’Ue aggiunge
nuova popolazione a quella esi-
stente. Dall’altra va tenuto conto
che nel computo vengono conteg-
giate anche le nascite delle popo-
lazioni immigrate. L’Italia e la
Spagna, con un tasso di 1,34 figli
per donna, sarebbero già tra i pae-
Avere dei figli significa sentirsi responsabili del proprio futuro e
della propria discendenza.
si al mondo con il minor numero
di nati, se dalle nascite si esclu-
dessero i figli degli immigrati.
Nel panorama della natalità euro-
pea, la Francia rappresenta oggi
IL PROFILO RELIGIOSO
Un dato interessante si ricava con-
siderando il profilo “religioso” dei
fici mondiali. Nel giro di 20 anni,
il 30 per cento della società euro-
pea sarà composto di over 65. Mai,
prima d’ora, una società aveva
una felice eccezione avendo rag-
giunto l’anno scorso il tasso di
paesi. Si scopre così che una crisi
demografica particolare riguarda
marciato tanto speditamente verso
una tale deriva. E appare difficile
due bambini per donna. Ma anche quelli cattolici. Fino a metà degli trovare una soluzione per arrestar-
i dati transalpini non risulterebbe- anni ’70 essi hanno mantenuto tassi la. La prova la ritroviamo nei co-
ro molto dissimili dagli altri se di fertilità ben superiori alla media stanti fallimenti delle iniziative
depurati dei figli di madri stranie- europea. Dopo hanno registrato un prese nel continente a favore della
re. Dall’ultima rilevazione di Eu- crollo accentuato sino a livelli sco- fertilità. La questione demografica
rostat emerge una Ue a due velo- nosciuti, ad esempio, in molti paesi non si può risolvere, infatti, solo
13
cità anche nelle culle. Una chiara protestanti. In realtà, il declino dei attraverso interventi economici.
tendenza alla ripresa è visibile nei paesi cattolici, secondo uno studio
paesi del Nord Europa, con punte
di 1,88 in Irlanda e di 1,80 in Da-
dell’Università di San Diego in Ca-
lifornia, sarebbe strettamente legato
COME USCIRE?
nimarca, Finlandia, Regno Unito. al venir meno dell’influenza sociale Gli europei hanno il compito di
Situazione drammatica invece al- della religione. Sia per una minore trovare una via d’uscita a questa crisi
l’Est, dove pare inarrestabile il aderenza all’insegnamento morale acuta, di dare una risposta al perché
crollo della fertilità, con la maglia della Chiesa su divorzio, contracce- a tanti appare troppo grande il ri-
nera della Polonia scesa a 1,24 zione, aborto. Sia per le ricadute so- schio di avere figli. “L’uomo di oggi
bambini per donna. Segnali con- ciali della scomparsa di gran parte è insicuro circa il futuro”, secondo
trastanti dall’Europa meridionale, dei servizi per la maternità e l’infan- Benedetto XVI. “Questa profonda
dove la timida ripresa registrata zia garantiti un tempo dalle istitu- insicurezza – accanto alla volontà di
in Spagna e Italia non cancella, zioni cattoliche, primariamente da- avere la vita tutta per se stessi – è
comunque, la preoccupazione per gli ordini religiosi femminili oggi in forse la ragione più profonda, per
un tasso bassissimo qual è indub- crisi di vocazioni.
cui il rischio di avere figli appare a
biamente l’1,34.
L’inverno demografico è un fe- molti una cosa quasi non più soste-
nomeno essenzialmente europeo, nibile. Di fatto, possiamo trasmette-
che non si presenta in maniera ge- re la vita in modo responsabile solo
neralizzata in altre zone del piane- se siamo in grado di trasmettere
ta. Negli Usa, infatti, da non molto qualcosa di più della semplice vita
è nato il 300milionesimo cittadino biologica, e cioè un senso che regga
statunitense e alla metà di questo anche nelle crisi della storia ventura
secolo si stima che i nordamericani e una certezza nella speranza che sia
arriveranno a 500 milioni. Supe- più forte delle nuvole che oscurano
rando, per la prima volta, gli abi- il futuro. Se non impariamo nuova-
tanti del Vecchio Continente. Più mente i fondamenti della vita”, af-
spettacolare ancora l’aumento del- ferma il Papa, “se non scopriamo in
la popolazione nel Nord Africa, modo nuovo la certezza della fede,
dove dagli attuali 380 milioni di ci sarà sempre meno possibile affi-
Nel Nord Africa, dagli attuali
380 milioni di abitanti
si passerà a quasi il doppio.
abitanti si passerà a quasi il dop- dare agli altri il dono della vita e il
pio. Tutto ciò non sarà senza con- compito di un futuro sconosciuto”.
seguenze sugli equilibri demogra-
(continua)
BS OTTOBRE 2007

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
TORINO, ITALIA
È stata di rilevante interesse
la visita che il ministro della
Solidarietà Sociale, on. Paolo
Ferrero, ha fatto al più gran-
de oratorio salesiano del Pie-
monte con i circa 1500 ra-
gazzi e giovani che lo fre-
quentano. Inseriti e totalmen-
te coinvolti nelle attività edu-
cative, operano assieme ai
salesiani quattro giovani vo-
lontari che al ministro – an-
che lui a suo tempo volonta-
rio come obiettore di co-
scienza – hanno presentato la
loro esperienza e le responsa-
bilità educative in cui sono
coinvolti all’oratorio. Oggi
“il Volontariato e il Servizio
Civile contribuiscono a svol-
gere un enorme lavoro di tes-
situra e di tenuta sociale”, ha
riconosciuto il Ministro, ben
conscio che in una società
sempre più differenziata (a
livello culturale, religioso,
politico, economico e, ormai,
anche razziale) un’area edu-
cativa come quella dell’ora-
torio è indubbiamente prezio-
sa in primo luogo per la
Chiesa, essendo l’oratorio e
gli oratori gestiti da sacerdoti
diocesani (come quelli mila-
nesi) o da religiosi, soprattut-
to salesiani, ma anche per lo
Stato. L’assunto educativo/so-
ciale di Don Bosco di voler
fare “onesti cittadini e buoni
cristiani”, è un programma
ambizioso ma, soprattutto in
questo tempo, valido, anzi
indispensabile per tutte le
istituzioni civili o ecclesiasti-
che che siano. Il disagio,
sempre più generalizzato, la
mancanza di opportunità so-
ciali e forme di emarginazio-
ne di ogni genere, esigono
l’impegno di tutti gli opera-
tori. I salesiani vogliono “es-
serci” per offrire il loro ap-
porto concreto alla costruzio-
ne di una società conviviale.
14
BREVISSIME DAL MONDO
LA BENEFICENZA DI
UN PREMIO LETTERA-
RIO. Ecco un Premio Lette-
rario per sostenere le inizia-
tive di quegli enti umanitari
che si adoperano per rendere
meno dura la vita di quanti
vivono in condizioni disa-
giate: anziani, malati, senza
casa, senza lavoro. Il proget-
to fondato 14 anni or sono
“Trofeo Penna d’Autore”
coinvolge migliaia di poeti e
scrittori italiani. C’è una se-
zione dedicata alla Poesia
Religiosa. A.L.I. Penna
d’Autore, Casella Postale
2242, 10151 Torino. Sito:
www.pennadautore.it. Tel.
011/22.05.902 (ore 18/20).
LIBREVILLE, GABON
INFORMATIZZAZIONE
Nessuna scuola elementare,
a Libreville, era dotata fino
all’anno scorso, di
una sala di infor-
matica operativa.
Ora sì. I ragazzi e
le ragazze che fre-
quentano la Scuo-
la Don Bosco nel-
la capitale ga-
bonese, potranno
contare su un’al-
fabetizzazione di
qualità per l’uso
e la fruizione
delle nuove tec-
nologie in questo complesso
scolastico, situato alla perife-
ria di Libreville. I computer
sono stati donati da Mauro
Balini, un generoso benefat-
tore italiano.
TORINO REBAUDENGO,
ITALIA
La Scuola Superiore di For-
mazione Rebaudengo (SSF)
di Torino, affiliata all’Uni-
versità Pontificia Salesiana
(UPS), ha organizzato un
corso universitario di perfe-
zionamento dal titolo “L’in-
tervista strutturata ai minori
presunti abusati”. Quanto
mai opportuno dopo i fatti di
Rignano Flaminio. Non è
mai facile che da interrogato-
ri a bimbi piccoli emerga la
verità: come devono essere
fatti questi colloqui? Da qui
emerge l’importanza del cor-
so, che vede come docenti,
tra gli altri, il prof. Michael
E. Lam, – tra i massimi esper-
ti internazionali del problema
– Dario Bosco, avvocato pe-
nalista e il criminologo (in fo-
to), Angelo Zappalà, speciali-
sta in psicoterapia cognitiva.
Il corso è rivolto a psicologi,
psichiatri, forze di polizia, av-
vocati, ecc.
Info: 011/234.00.83; segre-
teria@rebaudengo.it

2.7 Page 17

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CNAOSSATRA
Il 28 ottobre sono beatificati a S. Paolo Fuori le Mura un gruppo
di martiri spagnoli. 63 i salesiani.
MORIRONO
PER LA FEDE di J. Graciliano González
“È difficile per coloro
che non hanno mai
conosciuto persecuzione
nobis”, denunciava e condannava
la persecuzione religiosa in Spa-
gna. È da notare che mancavano
tre anni all’inizio della guerra civi-
PERSECUZIONE CI FU
Innegabile è inoltre il fatto che in
Spagna c’è stata una vera e propria
E che non hanno mai
le. Inoltre, se è vero che per molti persecuzione religiosa. Per provar-
conosciuto un cristiano
Credere a questi racconti
dei martiri fu la guerra civile il
contesto in cui avvenne la loro
morte, è altrettanto sacrosanto che
lo bastano alcuni dati: l’11 maggio
1931, a un mese scarso dall’inizio
della II Repubblica, proclamata il
di persecuzione
nessuno di loro aveva niente a che 14 aprile, furono bruciate chiese
cristiana...
Avete bisogno che vi si
dica che qualsiasi cosa
vedere con la guerra. Erano perso- (anche dei salesiani) a Madrid, Va-
ne pacifiche che stavano nei loro lencia, Sevilla, Malaga, Alicante,
conventi, case, parrocchie o comu-
nità, e che furono ammazzati gra-
ecc.; il 24 gennaio 1932 fu decreta-
to lo scioglimento dei gesuiti; il 17
15
sia stata, può essere
ancora?”
(Thomas S. Eliot, Poesia,
Garzanti, Milano 1975, p. 309)
tuitamente, solo per il fatto di esser
sacerdoti, religiosi, o gente di fede.
Quelli invece che morirono in
guerra sono stati vittime della vio-
lenza bellica, ma la loro morte ha
poco a che vedere con il martirio.
maggio del ’33 fu pubblicata la co-
siddetta “Legge delle Confessioni e
Congregazioni religiose” che proi-
biva ai membri di praticare l’inse-
gnamento e ogni attività commer-
ciale, e consentiva la nazionalizza-
zione dei loro beni. Vennero fonda-
te Editrici specializzate nella pro-
P olemiche, interrogativi e
malintesi hanno accompa-
gnato il processo di beatifi-
cazione dei cosiddetti “martiri del-
la guerra spagnola”. È necessario
perciò chiarire bene le idee, per
evitare equivoci, solo così si potrà
capire con esattezza quello che è
capitato nella Spagna durante gli
anni dal 1931 al 1939. Primo equi-
voco: legare i nuovi martiri alla vi-
cenda della guerra spagnola è una
manipolazione che falsa la realtà,
perché già molto prima della guer-
ra, scoppiata il 18 luglio 1936, ci
furono dei martiri. Nell’ottobre del
’34, ad esempio, furono uccisi a
duzione e diffusione di pubblica-
zioni popolari contro Dio e la Chie-
sa. Le pressioni contro Chiesa e re-
ligione non rimasero a livello ideo-
logico, ma dal ’31 al ’36 furono in-
carcerati e ammazzati numerosi
preti e religiosi. La situazione peg-
giorò ancora nel febbraio 1936,
quando il “Fronte Popolare”, for-
mato da socialisti, comunisti e altri
gruppi radicali, vinse le elezioni.
Scoppiò allora un’ondata di fobia
anticlericale e anticristiana che eb-
be conseguenze disastrose: incen-
dio di chiese, assalti e saccheggi a
monasteri e conventi, distruzioni di
croci e crocefissi, proscrizione di
Turón 9 religiosi, Fratelli delle
parroci, proibizione di cerimonie
Scuole Cristiane, e un Passionista,
pubbliche e un odio feroce verso le
tutti canonizzati il 21 novembre
1999; prima ancora, nel 1933, Pio
XI con l’enciclica “Dilectissima
Papa Pio XI. La sua enciclica
di denuncia della persecuzione
religiosa in Spagna risale al 1933.
persone e le cose sacre: la statua
del Sacro Cuore di Gesù, sita nel
centro geografico della Spagna, fu
BS OTTOBRE 2007

2.8 Page 18

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letteralmente “fucilata” il 7 agosto
1936; furono profanate reliquie,
esumate mummie dalle chiese e ol-
traggiate per le vie, ecc. Stampa e
radio lanciavano continuamente
messaggi di odio incitando a ciò
che chiamavano “depurazione reli-
giosa”. L’intento dichiarato era
quello di annientare la Chiesa e la
religione cristiana. I risultati? Così
riferiva al suo governo il ministro
repubblicano, Manuel de Irujo: tutti
gli altari, immagini e oggetti di cul-
to, salvo contate eccezioni sono sta-
ti distrutti; tutte le chiese chiuse al
Francisco Franco, il contestato
Una foto emblematica di Robert
culto… nelle chiese sono stati in-
stallati depositi di ogni sorta, mer-
cati, garage, stalle, rifugi… sacer-
capo della ribellione
antirepubblicana che vinse con
l’aiuto occidentale la guerra civile.
Capa, usata più di una volta per
le copertine di libri sulla guerra
civile spagnola.
doti e religiosi sono stati imprigio-
nati e fucilati a migliaia… senz’al-
tro motivo conosciuto che il loro MARTIRI E NON MARTIRI motivo della sua morte fu l’odio al-
carattere di sacerdoti e religiosi…
la fede o solo una rappresaglia bel-
Davanti a questa situazione, lo sto- Spesso si sente dire che anche lica? È bastato questo dubbio per
rico A. Montero scrive: chi distrug- “dall’altra parte” ci furono odio, fa- bloccarne la causa. È indubbio che
ge immagini della Madonna, brucia natismo, vendette e numerose per- non pochi di quelli che finirono as-
16
altari o calpesta corporali, non può
portare come pretesto del suo ope-
sone innocenti uccise, come anche
grandi atti di eroismo. Bisogna ri-
sassinati tra i repubblicani furono
veri eroi e come tali meritano di es-
rato rivendicazioni classiste o im- conoscere che è vero. Ma allora, sere riconosciuti (a non pochi di es-
perativi di guerra…. Nelle migliaia perché beatificare solo gli uccisi si sono stati dedicati statue, monu-
di templi distrutti, cristi mutilati e dai “rossi”? La risposta è semplice: menti, piazze, vie, parchi…) ma
parodie sacrileghe si mostra plasti- perché gli uni furono martiri e gli non sono martiri. La Chiesa beatifi-
camente più che con la morte delle altri no, cioè alcuni morirono per ca o canonizza solo i martiri catto-
persone, ciò che abbiamo chiamato odio alla fede e altri per motivi lici, anche se ammira alcuni non
persecuzione religiosa. Certo, per- umani. Seguendo questo criterio, cattolici e rispetta tutti i morti di
ché nella feroce devastazione di og- risulta chiaro il perché non tutti gli quella immensa tragedia.
getti sacri risalta allo stato puro l’o- uccisi sono stati beatificati, ma solo
dio contro ciò che queste cose rap-
presentano, cioè Dio, la Chiesa, la
quelli di cui è assolutamente prova-
to che morirono in ragione della lo-
I MARTIRI SALESIANI
fede. Il bilancio è tragico: 13 vesco- ro fede cristiana. Molti altri sacer- I nuovi beati salesiani, delle ex
vi, 4184 sacerdoti e seminaristi, doti e religiosi (anche salesiani) ispettorie di Madrid e Siviglia, so-
2648 tra religiosi e religiose, alcune morirono difendendo come soldati no stati raggruppati sotto un unico
migliaia di laici. In tutto quasi die- la Repubblica o prestando il servi- titolo: “Enrique Saiz e 62 compa-
cimila martiri.
zio negli ospedali o nelle istituzioni gni martiri”. Di essi 22 erano sa-
assistenziali della zona “rossa”, ma cerdoti, 18 salesiani coadiutori, 16
furono, come tanti altri, innocenti studenti, 3 aspiranti, 3 cooperatori
vittime della assurda violenza della e 1 impiegato. Nessuno era stato
guerra e non si può provare che implicato in lotte politiche o ideo-
morissero per la fede. E questo è logiche. Come salesiani praticava-
decisivo. Un caso su tutti. A Mala- no unicamente la “politica del Pa-
ga furono ammazzati 9 salesiani. dre nostro”. Morirono solo perché
Uno di essi è stato depennato. Il erano religiosi. Oggi, vengono pre-
motivo? Un’ombra di dubbio sul sentati come esempio di coraggio e
motivo della morte. Era in prigione di fermezza nella fede. Tutti mori-
con gli altri salesiani; quella notte rono perdonando i loro persecutori,
l’aviazione franchista bombardò la come fece Cristo sulla croce. La
La famosissima, quanto discussa,
Guernica di Picasso, divenuta
emblema degli orrori della guerra
civile spagnola e di ogni guerra.
città. Come rappresaglia, i repub- Chiesa onora la loro memoria e ce
blicani ammazzarono alcuni carce- li presenta come modello di fedeltà
rati tra cui don Vicente Reyes. Il e coerenza.
ٗ
OTTOBRE 2007 BS

2.9 Page 19

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17
BS OTTOBRE 2007

2.10 Page 20

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VIAGGI
La visita quasi furtiva alla Phnom Penh più
NON SOLO
KOROGOCHO di Giancarlo Manieri
Quel pomeriggio ci siamo
avviati verso la grande
discarica a cielo aperto
di Phonm Penh.
Una tragica realtà
di disperati in cerca
di avanzi. Bambini
e bambine come topi.
Un’esperienza per certi
versi peggiore di quella
del museo degli orrori.
18
Bambine tornano
alle loro baracche dopo il lavoro.
Steung Meanchey è la grande
discarica dei rifiuti solidi di
Phnom Penh. Una montagna
maleolente che si può percorrere in
macchina fino in cima, dove invece
di una vetta trovi un largo pianoro.
Un pianoro… abitato! Fa vergogna
scriverlo, ma non posso non scriver-
lo. Tra le montagne di immondi-
zia c’è perfino un villaggio Steung
Meanchey, appunto, abitato dai di-
sperati della miseria e popolato di
bambini che s’aggirano seminudi
nel mare di rifiuti. Come topi.
Quanti sono? Cinque/seicento…
Nessuno lo sa, perché il villaggio è
privo di strutture amministrative,
non c’è un’anagrafe e la popolazio-
ne cambia ogni giorno: ogni giorno
qualcuno fugge e non si sa dove va-
da, ogni giorno qualcuno arriva e
non si sa fino a quanto potrà resiste-
re. Dalla discarica prima ci si allon-
tana e più a lungo si vive. L’aria
mefitica, le infezioni, i topi, i mo-
sconi, i ragni, i rettili, i cani randagi,
le zanzare… E ancora, le carcasse
OTTOBRE 2007 BS
in decomposizione, le larve, le ve-
spe, i tafani… – l’elenco riempireb-
be ben più di una pagina – questi
sono i coinquilini dei maledetti del-
la discarica.
UNA VISITA
DA DIMENTICARE
Quel pomeriggio dunque, già a un
chilometro di distanza dalla monta-
gna di pattume, il fetore era insop-
portabile. Ci si avvicinava lenta-
mente e senza voglia di parlare e
quando le parole uscivano dal gar-
garozzo erano mozziconi, come se
anche loro avessero paura di propa-
garsi in quel luogo infame. La stra-
da che conduceva in cima alla di-
scarica, nel cuore dell’immondizia,
era incredibilmente abitata. A destra
e a sinistra, case, baracche, magaz-
zini, negozi e bazar come stamber-
ghe vendevano di tutto: cerchioni,
casseruole, barattoli, sacchi vuoti,
stracci, attrezzi arrugginiti, crivelli,
roncole, manici di scopa, cordame,
La strada, si fa per dire, che porta
in cima alla grande collina dei
rifiuti solidi di Phnom Penh.
filo di ferro, bottiglie di plastica…
Roba recuperata in discarica? Mi
domandavo. Ma non ebbi il corag-
gio di chiederlo a don Battista. Il
furgoncino che ci accompagnava
aveva cominciato a salire la collina
maledetta. Tra le distese putride,
persone come fantasmi si aggirava-
no con in mano un bastone che ter-
minava con una punta o un tondino
di ferro ricurvo in punta che chia-
mano kongva. Alcuni usavano il ro-
noas, un rastrellino, altri le dang
kiep, le pinzette, tutti strumenti
adatti a selezionare e raccogliere
dall’immondizia ciò che poteva es-
sere riciclato. Ho notato che i più
piccoli, bambini di sei o sette, erano
muniti del kongva.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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miserabile, quella della grande discarica.
Lontano, verso la città, il verde dell’erba tornava
a trionfare, quasi volesse indicare che la discarica
era solo una parentesi, un bubbone malato.
… due persone a una ventina
di metri da noi, protetti
da una specie di riparo
grande letamaio, fin verso uno dei CHI PAGA
– quattro bastoni e uno straccio –
accucciate tra la sporcizia a
frugare.
bordi della collina: sotto, sulla si-
nistra il gruppo di baracche di
Steung Meanchey dava l’idea di un
villaggio di zombi! C’era dell’erba
PER TANTA INFAMIA?
L’orario lavorativo (ma è un eufe-
mismo chiamare lavoro quel mestie-
ma… non era verde né secca, ave- re) alla discarica comincia alle 4 del
PER DOCUMENTARE
va uno strano colore che mi sem- mattino quando arrivano i camion di
Ci fermammo sul pianoro. Il
tanfo rivoltante sembrava offende-
re il cervello più che le narici. Ho
brò avesse assorbito per osmosi
dall’indefinibile nuance della di-
scarica. E c’era pure un fosso… vi
stagnava dell’acqua, o perlomeno
raccolta. Alcuni, i più poveri, quelli
che “devono” portare a casa il neces-
sario per la sopravvivenza della fa-
miglia, lavorano anche di notte, aiu-
19
continuato a sentirlo per tutta la
giornata. Mi ha mandato di traver-
qualcosa che le assomigliava: un
liquido nerastro che dava l’idea di
tati da lampade a gas. Frotte di bam-
bini inseguono anche i bulldozer che
so la cena, mi ha riempito di incu- un intruglio velenoso. Davanti a spianano la mondezza per vedere se
bi il sonno. Lassù volevo scattare noi, lontano, verso la città, il verde quei bestioni di ferro che spargono e
qualche foto, ma sentivo timore e dell’erba tornava a trionfare, quasi pressano i rifiuti, portano alla luce
vergogna. Mi feci coraggio: “Che volesse indicare che la discarica qualcosa di interessante per la loro
dici, don, potrò fare qualche scat- era solo una parentesi, un bubbone miseria. Ciò che trovano lo raccatta-
to?”. “Sì, tanto quelli non si ribel- malato. Non ne potei più: “Don, no con gesto veloce e lo infilano in
lano”, rispose asciutto. Si riferiva torniamo indietro!”. Girammo a un sacco o un cesto di plastica. A fi-
a due persone a una ventina di me- “U” per portarci fuori da quel ne di giornata, lo portano a casa.
tri da noi, protetti da una specie di mondo in decomposizione. Ripas- Raccolgono rame, alluminio, ossa,
riparo, quattro bastoni e uno strac- sammo a 20 metri dalla coppia. ferro, bottiglie, cartone, cavi, fili e
cio, accucciate tra la sporcizia a Dove prima ci eravamo fermati, un quant’altro. Il tutto va a finire nei ne-
frugare. Si trattava di una donna e omone biondo, forse un europeo, gozi vicini alla discarica o presso
un bambino (o era una bambina?), aveva piazzato su un treppiede la piccole industrie che lo lavorano e ri-
rivolti verso di noi. Lavoravano sua cinepresa e riprendeva tran- vendono anche fuori della Cambo-
con l’immancabile kongva, lenta- quillamente quel panorama da bri- gia. Guadagnano una miseria 3/400
mente, come fossero stanchi di vido. La coppia di prima, ancora di riels in moneta locale, una settantina
quell’orrido mestiere. Mi feci for- spalle, mi apparve ancor più simile di centesimi di euro, ma è quanto ba-
za, impugnai la macchina fotogra- all’immondizia entro cui frugava, sta per non crepare. Dicono che Ko-
fica portando il mirino verso l’oc- quasi volesse scomparire per non rogocho sia il posto più infernale del
chio. Appena se ne accorsero, sen- farsi catturare dall’occhio freddo mondo. Non lo so. Non ci sono stato.
za segno di fastidio o di ribellione della telecamera. Avevo chiesto io Ma alla discarica di Phnom Penh non
ma così quasi per nascondere la lo- a Roberto Panetto di accompa- riuscivo a immaginare un luogo peg-
ro vergogna, i due si girarono di gnarci alla discarica. Me ne sono giore. Il padre Zanotelli parla della
spalle. Mi sentii un verme. Feci in pentito cento volte. Lo giuro. La troppa gente ammassata nel quartie-
fretta qualche scatto e mi rifugiai mia “politesse” occidentale non re/discarica di Nairobi come di “sar-
di nuovo dentro il pullmino. Lo sopportava quella tragedia dell’e- dinizzati”. A Steung Meanchey mi
confesso, sudavo freddo ed erava- ducazione dove bambini dai 6 ai veniva in mente l’immagine di zom-
mo sotto un sole impietoso che do- 16 anni fanno i “raccoglitori”, al- bi, di morti viventi. Sì, i salesiani
veva picchiare oltre i quaranta gra- cuni a tempo pieno cioè tutta la hanno davvero un campo infinito di
di. Continuammo il giro in quel giornata.
apostolato religioso e sociale. ٗ
BS OTTOBRE 2007

3.2 Page 22

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MISSIONI
Profilo di un salesiano sui generis che da quasi
DO PERCHÉ RICEVO
RICEVO PERCHÉ DO
di Giovanni Eriman
20
La cartina della Patagonia.
Il padre Corti
a Comodoro Rivadaria
è un’istituzione.
Praticamente intoccabile.
Se fosse da chiunque
attaccato o importunato
verrebbe difeso da un
esercito di poveri. È forse
l’unico prete vivente cui
abbiano già dedicato
due piazze nella città
dove opera.
OTTOBRE 2007 BS
come fanno i geni. Di colpo passa
dallo ieri all’oggi senza scomporsi:
“Ah, sa una cosa? Io chiedo a Don
Bosco ciò che mi serve, perché lavo-
ro per lui. Così un giorno in cui ave-
vo bisogno di una grossa grazia, mi
sono rivolto a lui, come al solito, ma
stavolta… niente. L’ho ripetutamente
invocato, sempre senza esito. Allora
ho preso la sua statuetta, l’ho messa
nel bagno e gli ho detto ‘Don Bosco,
adesso te ne stai qui recluso, finché
non mi dài quello che mi serve!’”.
Don Corti alla Pisana nel maggio
2007 con i confratelli (da sn.)
don Francesco Motto, don Mario
Baroni e don Pietro Santilli.
Èdecisamente “particolare” pa-
dre Corti, italiano di origine
ma argentino di elezione. E
lui lo sa. Simpatico, dinamico, lo-
quace, racconta la sua incredibile vi-
ta, a cominciare da qualche furbizia
per non lasciare la povera gente. Di-
ce sorridendo: “L’ispettore voleva
cambiarmi da Comodoro – e ne ave-
va tutto il diritto – ma io mi sentivo
morire, lontano dai miei poveri per i
quali stavo costruendo collegi, stra-
de, ambulatori, ecc. Forse proprio
per questo mio gran daffare, il supe-
riore s’informò: A proposito, quanti
debiti hai? Ebbi una folgorazione
istantanea; risposi: behpiù di due
milioni di pesos! Erano allora una
somma enorme; lui si spaventò e mi
lasciò lì. E ci sto ancora”. Padre
Corti continua a raccontare, ne ha
per ore. Parla senza rispettare la cro-
naca temporale degli avvenimenti.
Insomma, salta di palo in frasca,
I CARCERATI
Padre Juan è uno dei personaggi
di primo piano a Comodoro. Eppu-
re, se lo vedi sembra nessuno. Un
pretino modesto nel portamento,
sempre con il sorriso sulle labbra, e
l’espressione di chi è in pace con
Dio e con gli uomini. Ma quando
racconta, t’accorgi che dentro un
corpo fragile, nonostante gli 82 an-
ni, nasconde una volontà di ferro.
Gli chiedo: “Padre, alla fin fine che
cosa ha realizzato di concreto a Co-
modoro?”. La risposta è immediata,
e vengo a sapere che quel prete alto
una spanna, somigliante a un nonni-
no sul viale del tramonto, ha co-
struito un grande collegio intitolato
a “Domingo Savio” con scuole ele-
mentari, medie e superiori per geo-
metri e artigiani. Ma la cosa più stu-
pefacente è che non ha cercato una
ditta per i lavori, è andato nel carce-
re dipartimentale e ha chiesto i re-
clusi. Il magistrato responsabile s’è
spaventato, tanto che ha tergiversato
per 25 giorni, alla fine gliene ha as-
segnati 35. “Ma non voglio guardie
tra i piedi!”. “E chi li sorveglia? Pa-
dre, non mi chieda ciò che...”. “La
faccio io la guardia!”. Il direttore
del carcere dovette cedere e lui ini-
ziò i lavori. Ai carcerati/operai dava

3.3 Page 23

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sessant’ anni si dedica anima e corpo ai poveri.
signora Alcide Morandi, e vi ha stu-
diato anche il calciatore Mario Al-
berto Santana che ha giocato prima
nel Chievo, poi a Palermo quindi con
la Fiorentina e ora gioca in Inghilter-
ra. L’Asilo Don Bosco è per 200
bimbi dai 3 ai 5 anni, e la chiesa di
Cristo Lavoratore per una parrocchia
di 30 mila anime. Senza contare i
sette laboratori medici in periferia e
alcune cooperative per acqua, luce,
gas, e case per i poveri...”.
C’ È DELL’ ALTRO
Il collegio Deán Funes di Commodoro Rivadavia dove don Corti iniziò il suo
L’ho interrotto perché sembrava
apostolato di insegnante, prima di dedicarsi totalmente ai poveri.
non volesse finire più. Ero ammira-
to, a dir poco. Gli ho chiesto a bru-
il 5% di quello che loro spettava, ho fatto tutto per i poveri; dunque, ciapelo: “Ma… ha qualche progetto
mentre il 95% lo consegnava alle prima avevo costruito un altro colle- per il futuro?”. “Certamente: devo
loro famiglie. Il collegio (5000 m2 gio Domingo Savio, inaugurato nel costruire un tempio a Don Bosco.
per 4 piani) fu pronto in metà del 1962, per 1200 figli di famiglie po- Sto iniziando”. Negli anni Settanta
tempo che sarebbe servito a una dit- verissime. Poi fu la volta del Zeferi- era presidente dell’Ospedale Gene-
ta. Il magistrato rimase talmente no Namuncurà per 550 bambini, con rale di Comodoro Rivadavia. Venne
colpito dall’incredibile impresa che scuole elementari e medie. La quarta a trovarsi finanziariamente in catti-
per Natale concesse cinque giorni di opera è stata la scuola professionale ve acque: il governo non pagava,
libertà ai detenuti. Al tempo stabili-
to tornarono tutti in carcere.
San Giuseppe Operaio, per 450 tec-
nici e apprendisti. Le 30 macchine
mancavano i fondi. Padre Corti ven-
ne ai ferri “corti” con il ministro del
21
per i laboratori le hanno regalate i Bienestar Social” e minacciò di
SENZA SOLDI
miei paesani di Galbiate. Poi ecco il portare i malati in riva al mare, ab-
Giovanni XXIII per 1150 bambini di bandonandoli a se stessi. E i fondi
Una volta si trovò a corto di dana- asilo, elementari e medie, la scuola furono trovati! Tra le imprese famo-
ro, con tanti pagamenti da fare, e più numerosa di Comodoro. Nel se è notissima quella che l’ha visto
non sapeva dove sbattere la testa. 1996 me l’hanno bruciata due dro- protagonista di pace quando i pove-
Solito ricorso a Don Bosco: “Pensa- gati. Ma quattro anni dopo l’ho rico- ri in sciopero stavano accingendosi
ci tu!”. Proprio in quel momento struita.
a dar fuoco ai negozi per distrugge-
bussano alla porta. Entra un signore Ancora, il San Giovanni Bosco, re tutto. Le autorità chiamarono lui
ben vestito: “Reverendo, le conse- inaugurato nel ’82. È stato incendia- a calmare gli animi. Egli fece prepa-
gno questa busta”. “Chi la manda?”. to nel 2001 da quattro bambini di 9, rare dai commercianti un pacco/do-
“Non sono autorizzato a dirlo. La 10 e 14 anni perché erano stati rifiu- no per ciascuno dei rivoltosi, lo di-
apra a mezzanotte!”. E sparì. Padre tati essendo il collegio stracolmo di stribuì come segno della buona vo-
Corti attese la mezzanotte poi aprì la 1150 alunni. Qui ha frequentato la lontà di risolvere le questioni pen-
busta. C’erano 350 mila pesos, quel- ministra dell’educazione del Chubut, denti, e tutto rientrò. Solo la grande
lo che gli serviva per finire un altro
popolarità e l’amore dei poveri lo
dei suoi collegi per 1200 alunni.
salvò, durante la dittatura del gene-
Il libro di Maria Valdaski, Mas
rale Videla, da morte certa. Era al
fuerte que el fuego, racconta con ab-
secondo posto su una lista di 90
bondanza di particolari le gesta di
persone da eliminare. Ma chi poteva
padre Juan, e un regista ha realizzato
toccare un uomo che ha dato spe-
un documentario sulle sue imprese:
ranza a più di 50 mila ragazzi, tanto
El hijo de la Pampa. “Insomma, don
popolare che un centinaio di bambi-
Giovanni, anzi padre Juan, può elen-
ni portano il suo nome? “Per qual
carle queste sue imprese?”. “Se vuo-
motivo, padre, portano il suo co-
le... Dunque, oltre al collegio già de-
gnome?”. “Li hanno abbandonati
scritto, quello fatto con l’aiuto dei
davanti alla mia porta, io li ho rico-
carcerati... – s’interrompe – Ah, pri-
nosciuti davanti alla legge, dando
ma di andare avanti, ti assicuro che
loro il mio cognome”.
Don Corti in udienza da Paolo VI.
Per saperne di più:
www.amigospadrecorti.org.ar
BS OTTOBRE 2007

3.4 Page 24

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laeitgteiorvLaaAniVOGLIA
DI...
VOGLIA
DI STAR VICINO
Carissimo,
fettuccia bianca e gialla, vi scrivono una grazia da
doveva accadere. Ci sono cascato anch’io. Sto
perorare, il desiderio di turno. E da ultimo
scrivendo tra 4 o 5 libri disordinati, su una
stringono la fettuccia al ramo dell’albero con un
scrivania, un biglietto ferroviario, un cellulare in
paio di robusti nodi.
ricarica, una rivista destinata al cestino e una
Suggestivo: è l’albero dei desideri. Sembra un
foto di gruppo. Non sono un duro.
ciliegio con tutti quei fiocchi bianchi, rossi e gialli.
Un viaggio – si sa – inizia prima, molto prima della Da fedele turista
partenza. Il cuore è sempre l’ultimo a imbarcarsi. ho inalberato anch’io il mio desiderio:
Mille chilometri sono tanti come dieci, cinque,
la voglia di starti vicino.
come anche solo mille metri.
È così.
Allontanarsi – è una gara dura – .
Se lasci o saluti un amico
La voglia di averti vicino è un desiderio
lo senti più amico.
sacrosanto. È come stare alla finestra. La
Se un volto scompare oltre l’orizzonte ti senti un
22 finestra non è un occhio spento.
osservato speciale.
È un’opportunità che se ti vede scivolare lontano Se lasci l’Italia ti senti più italiano.
all’orizzonte ti spalanca le porte del cuore
Se lasci il cuore
dove entri e non esci più.
ti senti amato per sempre.
Molti amano stare alla finestra:
Mi sono portato via da quest’estate una seconda
non è un modo di mettere il naso
usanza che mi ha molto aiutato a non sentirmi
negli affari degli altri,
lontano da te.
non è un modo di perdere tempo,
Si dice che se tocchi con la tua destra l’acqua del
non è una curiosità morbosa.
Bosforo, raggiungi chiunque, dovunque.
È la voglia di trattenere
Il mare tiene tutti in acqua e porta a galla tutti i
chi esce di casa,
nostri pensieri.
di inseguire i sentimenti che contano,
Nostalgico? Forse. Entusiasta? Sì.
è un’occasione e un’uscita di sicurezza. Alla
Conoscerti è stato mitico, magico, bello.
finestra nascono/muoiono i desideri.
A Napoli si direbbe “O mostro!”.
Quest’estate ho avuto modo di conoscere l’albero
dei desideri. Tre domande lecite: dove? Che cosa?
Quando?
La prima: in Turchia.
Di fronte a Istambul, una bellissima isola
Buyukada (etimologicamente grande isola),
10.000 abitanti,
niente macchine, solo carrozze
e coppie di cavalli.
Nell’isola un santuario ortodosso dedicato a san
Giorgio.
E l’albero dei desideri?
I pellegrini salendo al santuario,
non so se per devozione, tradizione o imitazione
fanno una sosta e con gesti quasi liturgici e
sacrali compiono tre azioni: estraggono una
OTTOBRE 2007 BS

3.5 Page 25

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CINUSLETRUTROA
Anche l’Africa si è aperta alla comunicazione
sociale, data l’importanza che a livello
apostolico riveste questo grande comparto
della cultura. I salesiani, fedeli al fondatore,
vogliono essere all’avanguardia. Presentiamo
in questo articolo una bella realizzazione
dell’ispettoria Africa-Est.
BEAMS
RAGGI DI LUCE
di Tom Kunnel
Lo sforzo più grande richiesto dalla Chiesa e dalla congregazione
salesiana ai propri figli è quello di educare ai mass media, perché il
mondo di oggi è sotto il dominio dei mezzi di comunicazione sociale e lo
sarà sempre di più . L’ intento dei salesiani non è quello di comunicare
notizie, quanto quello di divulgare la Buona Notizia, il Vangelo di Gesù .
Si tratta insomma di usare per l’ Annuncio e la Catechesi tutti i mezzi
audiovisivi oggi disponibili sul mercato. L’ Africa Est salesiana ci prova con
i BEAMS (Servizi Multimediali Don Bosco Africa Est)
BS OTTOBRE 2007

3.6 Page 26

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richiesta di servizi superava ogni
aspettativa. Non tardarono i rico-
noscimenti. In effetti durante la se-
duta
plena-
ria dell’ AMECEA (Associazione dei
Membri delle Conferenze Episco-
pali dell’ Africa Orientale) a Kam-
pala, nel giugno 2005, BEAMS (la
sigla è stata scelta anche perché la
parola in inglese significa raggi di
luce) ha ricevuto da SIGNIS (l’ As-
sociazione Cattolica Mondiale per
la Comunicazione) il premio per
prestazioni eccellenti.
I salesiani di Don Bosco si sono
avventurati in Africa Orientale
27 anni fa, precisamente nel
1980. Gli sforzi iniziali vennero
diretti, com’ era ovvio, verso l’ e-
vangelizzazione e l’ educazione
tecnica della gioventù povera. Eb-
bene in 27 anni 27 opere: il ritmo
di un’ apertura all’ anno ha dell’ in-
credibile. Lo sparuto gruppo dei
primi salesiani, inviati dall’ ispetto-
ria di Bombay tre a Iringa e altret-
tanti a Mafinga in Tanzania, e nel-
lo stesso anno altri tre a Korr in
Kenia si è allargato fino a contare
160 confratelli. Vista l’ espansione
quasi prodigiosa di presenze, in
una nazione che ha fame di Van-
gelo come di pane, nell’ anno Giu-
bilare 2000, proprio per affrontare
con mezzi adeguati e rinnovato
zelo il III millennio cristiano, si
volle prendere una decisione co-
raggiosa: fondare un centro per i
mass media a Nairobi, che servisse
il Kenia, la Tanzania e il Sudan. Si
cominciò subito a lavorare per la
realizzazione, e il sogno poté di-
venire realtà nel 2004, quando si
aprì un semplice studio per la pre-
stampa e la composizione che
venne chiamato “Studio Bakhita”,
in onore della grande e simpati-
ca schiava sudanese che divenne
suora e santa tra le canossiane.
Qualche tempo dopo ecco venire
alla luce un secondo studio, lo
Studio Kizito”, che venne attrez-
zato per le produzioni multime-
diali. Infine, nel maggio 2005, lo
Studio Bosco” adibito a registra-
zioni digitali audio. Man mano
che uno studio nasceva, iniziava a
lavorare a ritmi sostenuti, perché la
NEL MONDO
MULTIMEDIALE
Il sogno di BEAMS era, ed è an-
cora, quello di inserirsi nel mon-
do multimediale e di usarne la
straordinaria potenza di penetra-
zione secondo i fini propri del
carisma salesiano: educare ed
evangelizzare, o per usare la feli-
ce espressione del Rettor Maggio-
re don Egidio Vigano, “per edu-
care evangelizzando ed evange-
lizzare educando”. La missione
specifica di “Raggi di Luce” è ,
dunque, quella di essere ciò che
il nome significa: spargere la lu-
ce della Buona Novella di Gesù
in mezzo ai giovani dell’ Africa
Orientale, seguendo il metodo
educativo di Don Bosco, poten-
ziato e reso più appetibile dai
moderni mezzi della comunica-
zione sociale.
Sin dall’ inizio, consci delle gran-
di sfide cui occorreva far fronte,
l’ é quipe che gestiva BEAMS, dopo
un’ approfondita riflessione scelse
un approccio dalle molte sfaccet-
tature. Prima di ogni altra cosa si è
scelto di offrire programmi che po-
OTTOBRE 2007 BS

3.7 Page 27

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tremmo chiamare di persuasione.
L’ intento dichiarato era quello di
sensibilizzare gli operatori della
pastorale e della catechesi affin-
ché diventassero più consapevoli
del mondo dei mass media e del-
la necessità e urgenza non solo di
usarli, ma soprattutto di saperli
usare. Per questo motivo l’ é quipe
del centro è andata in giro per
scuole, nei centri parrocchiali e
diocesani, e negli istituti religiosi
per propagandare i corsi residen-
ziali organizzati presso la DBYES
(Centro Servizi Educativi Giova-
nili Don Bosco) cioè nella sede di
BEAMS.
Né l’ offerta di servizi si limita a
queste iniziative. Infatti, “Raggi di
Luce” offre a tutti gli animatori
delle tre nazioni che serve, il pro-
gramma Anima l’ animatore, che
ha lo scopo di equipaggiare gli
animatori locali a dar vita a grup-
pi che imparino bene a utilizzare
nel loro lavoro educativo e/o
apostolico, i numerosi e diversifi-
cati strumenti della comunicazio-
ne sociale. Si tratta, in definitiva,
di veri e propri Corsi per Anima-
tori, consci che i media non sono
facili da maneggiare. In effetti, lo
strumento di per sé non insegna
nulla, e anzi, usato male, può an-
che essere pernicioso. È l’ anima-
tore che gli dà anima e qualità .
A questo scopo BEAMS ha pre-
parato alcuni programmi mul-
timediali, come Attrezzi media-
tici per l’ animatore giovanile
e Analisi del film “ Gesù ” (regia
di Robert Young), come esem-
pi di un retto utilizzo del mezzo.
L’ analisi è guidata da suor Do-
minica Dipio. È stata preparata
anche una serie di DVD sul tea-
tro da strada, con uno sco-
po preciso, quello di sensibiliz-
zare sul problema più tragico
che investe l’ Africa più di qua-
lunque altro continente, l’ AIDS.
L’ utilizzazione massiccia del fol-
klore tradizionale e delle dan-
ze tribali ha reso più viva e frui-
bile la visione ed efficace la
campagna.
IL CINEFORUM E ALTRO
Un’ altra attività che ha preso
piede ed è bene accolta dagli
operatori è quella del Cineforum
e dell’ esperienza Grande Scher-
mo. BEAMS ha la possibilità di
proiezione audiovisiva con audio
multicanale, conosciuto con il
suo termine inglese di DOLBY
SURROUND. Il centro possiede
ormai una raccolta di circa 200
film “da non perdere”, cioè tra i
più significativi e degni di atten-
zione, perché portatori di mes-
saggi positivi. Tutti i DVD in de-
posito sono in formato originale,
non, dunque, copie piratate.
Sul versante della carta stampa-
ta, la rivista che più s’ impone è il
Bollettino Salesiano locale (locale
si fa per dire, perché il Salesian
Family Bullettin è diffuso in 6 na-
zioni (Kenia, Uganda, Tanzania,
Sudan, Randa, Ethiopia) pubblica
molto spesso articoli sui mass me-
dia e i messaggi del Santo Padre
per le Giornate Mondiali della
Comunicazione.
A livello di creazione di net-
work, BEAMS ha stabilito contatti
BS OTTOBRE 2007

3.8 Page 28

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con l’ Università Cattolica dell’ Est
Africa, il Centro Internazionale
dei Maristi, Tangaza College, ecc.
che offrono corsi di educazione
ai media.
Un’ altra efficace realtà “edito-
riale” del centro multimediale è
il sito web che risponde all’ indi-
rizzo www.dbafe.org. Esso, oltre
a presentare tutte le case, la loro
storia e le attività della provincia
ecclesiastica salesiana (parroc-
chie, scuole secondarie, scuole
tecniche case di formazione,
centri giovanili sparsi in Kenia,
Tanzania e Sudan) offre anche
una collezione immensa di risor-
se in rete, elencate alfabetica-
mente e per tema, in modo da
facilitare la ricerca e lo studio
dei media. Il tutto coronato an-
che da tre gallerie di foto, una
per ogni nazione della provincia
ecclesiastica che mostra avveni-
menti e attività principali di ogni
nazione. Il sito, che merita in-
dubbiamente la visita, è comple-
to nella sua panoramica delle
opere, delle attività , dei collabo-
ratori, dei volontari, dei santi
della Famiglia Salesiana, delle
pubblicazioni, ecc. Cartine sen-
sibili aiutano ad andare nella lo-
calità che si desidera visitare.
Oltretutto la veste grafica è chia-
ra, invitante e fruibilissima.
A CONCLUSIONE
Siamo senza dubbio la più re-
cente istituzione che si occupa di
mass media nella nostra zona e
quindi abbiamo il grande sogno di
addentrarci molto in profondità in
questa città cibernetica che sa di
futuro e nemmeno più tanto remo-
to. Oggi i giovani, anche i più po-
veri, cercano con tutti i mezzi di
procurarsi un computer e di met-
tersi in rete, perché sanno bene
che la rete è la più grande piazza
del mondo. Per quanto virtuale, of-
fre tuttavia in tempo reale notizie,
opportunità di lavoro, conoscenze
finora impensabili e incita allo stu-
dio e alla ricerca. Internet ti dà l’ il-
lusione di possedere il mondo. Ed
è questo il grande miraggio che at-
tira sempre più torme di giovani.
Ecco perché BEAMS è presente nel
web e si ripromette di incrementa-
re ancora questa presenza per au-
mentare le opportunità di fare ani-
mazione e apostolato.
Sono giovani professionisti pre-
parati dal nostro stesso centro a
occuparsi del buon funzionamento
del sito web. Le sfide sono molte-
plici, ma siamo convinti che pos-
siamo insegnare il buon uso degli
strumenti mediali contemporanei,
che possono contribuire in modo
decisivo al raggiungimento di ri-
sultati anche superiori a quelli di
coloro che usano i mass media per
distruggere e appiattire le culture e
le persone.
Come cristiani siamo chiamati
a essere il lievito e il sale del
mondo (cfr. Mt 13,33 e 5,13): ciò
significa che la nostra missione è
incoraggiare piuttosto che dissua-
dere, costruire piuttosto che di-
struggere. Il mondo dei mass me-
dia ha bisogno di lievito e di sale
per realizzare il potenziale che
ha a sua disposizione per arric-
chire la nostra vita e la vita dei
giovani che serviamo.
Tom Kunnel
OTTOBRE 2007 BS

3.9 Page 29

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BAGLIORI
serena.manoni@libero.it
MARI CARMEN
BAMBINA
DA ALTARE
Nella Spagna
᭿ Nel quaderno di “Atti” e
insanguinata dalla guerra
civile, trascorre i suoi brevi
anni Mari Carmen, le cui
“Fioretti” dove la piccola Car-
men appuntava le sue riflessioni,
è possibile comprendere il suo
totale e appassionato affidamento
vicissitudini familiari si
legano strettamente agli
eventi politici in corso; sua
al Signore e la sua precoce ma
autentica maturazione spirituale
che ogni giorno diventava più
consapevole grazie anche ai mi-
madre era la nipote del rabili esempi materni. Nell’anno
dittatore, Miguel Primo
de Rivera.
’38-’39 dopo alterne vicende po-
litiche e familiari (si erano in un
primo tempo rifugiati nell’amba-
sciata belga poi si stabilirono a
La bambina viene alla luce
il 14 marzo 1930 e muove
la sua vita in un tenero e
San Sebastian), Mari Carmen
frequenta una scuola di suore del
Sacro Cuore e nell’ottobre 1938
va in collegio presso le suore ir-
27
continuo dialogo con Dio che na- landesi di Zalla. L’anno seguen-
sce da subito grazie ai sacramenti te, di ritorno dalle vacanze di Pa-
che riceve (il battesimo appena
nata, la cresima a soli due anni),
poiché, come ebbe a dire la ma-
dre: “Ero convinta dell’approssi-
marsi di momenti difficili per la
Spagna e per noi, con accenni di
persecuzione religiosa; volevo
perciò che la mia bambina rice-
vesse quanto prima il Signore
Gesù”. Con sentimenti maturi e
dono di sé la piccola Mari Car-
men si lascia ispirare dall’esem-
pio materno nell’accoglienza di
Dio predisponendo così il suo
cuore all’amore verso il prossimo
e all’esercizio del perdono…virtù
queste che ben presto si trovò a
sperimentare dato che suo padre,
cattolico fervente, trovò la morte
durante la guerra fratricida, che
squa, contrasse la scarlattina che
si complicò a causa di un’otite
che degenerò in setticemia. Nei
difficili giorni del dolore che
martoriavano il suo corpo e lace-
ravano il cuore di chi le rimane-
va accanto, solo il nome di Gesù
riusciva a sollevarla dalla soffe-
renza. Il dottor Antonio Martin
Calderin disse: “Durante tutto
questo tempo, sebbene la bambi-
na avesse solo 9 anni, sopportò le
sofferenze e i dolori con una ras-
segnazione veramente esemplari
ed era curioso osservare come al-
l’iniziare la cura dolorosa le ba-
stava pronunciare il nome ‘Gesù’
per sopportare senza lamentarsi,
ogni dolore”. La malattia aveva
Mari Carmen González-Valerio
(1930-1939).
᭿ Sembrano le parole di un
grande mistico, Mari Carmen
moriva distrutta dalla malattia ma
quel passaggio cambiò anche il
suo aspetto; un’infermiera com-
menta: “ Prima di morire emanava
un odore sgradevole (…), dopo la
morte, cambiò. Emanava un odore
soave, una fragranza tutta sua, di-
versa dall’odore dei fiori che ave-
va tutti intorno a sé. Non era più
rigida ma flessibile”. Nel 1961 è
iniziato il Processo Diocesano a
Madrid e fu consegnato a Roma il
10 maggio 1983 essendo stato ap-
vedeva contrapposti i nazionalisti dunque fortificato la sua giovane provato dalla Sacra Congregazio-
di destra, guidati nella rivolta dal ma adamantina fede, divenuta ne per le cause dei Santi. Nel 1990
generale Francisco Franco contro eroica. Nonostante gli sforzi dei è stata presentata nella stessa Con-
i repubblicani del fronte popolare medici, la piccola morì il 17 lu- gregazione la “Posititio sulle sue
appoggiati dalle sinistre.
glio 1939.
virtù eroiche”.
ٗ
BS OTTOBRE 2007

3.10 Page 30

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FMA
Figlie di Maria Ausiliatrice - La Madre Generale Antonia
NOZZE D’ ORO di Graziella Curti
TRA GLI YANOMAMI
Da 50 anni, salesiani
e FMA sono presenti
nell’Alto Orinoco,
nell’Amazzonia
venezuelana.
Hanno seminato
il Vangelo tra gli indigeni
attraverso l’impegno
educativo e un intelligente
percorso di catecumenato.
28
Sveglia alle cinque del mattino.
Caracas è ancora nel buio quan-
do madre Antonia Colombo,
Superiora generale delle FMA, sale
sull’aereo che la porterà a Ocamo,
nel cuore della selva amazzonica.
Duemila chilometri di volo sopra un
Un bambino yanomami.
mare verde. Obiettivo del viaggio, è
quello di ringraziare e celebrare i 50 VESTITI DI ARIA
so scriveva: «… gli Yanomami sareb-
anni di presenza missionaria tra gli
Yanomami: un lungo cammino di in-
E DI SOLE
bero l’unica etnia rimasta genetica-
mente pura tra tutti gli uomini viventi
culturazione del Vangelo che ha por- La visita, desiderata e finalmente sulla terra… Sono figli di coloro che,
tato in questi ultimi anni alla nascita attuata, fa’ parte, per Madre Antonia, almeno sessantamila anni fa, attraver-
di una Chiesa locale che crede in Ge- dell’immaginario ardente dei suoi sarono lo stretto di Bering, al di sopra
sù, assume la buona notizia dalle ra- primi anni di vita religiosa quando di un ponte terrestre ora scomparso.
dici proprie della sua cultura e rilegge giungevano i reportages di padre Da allora sono prigionieri di questo
i miti, le tradizioni, le abitudini e la Cocco, il pioniere di queste terre, e la pianeta, fatto di fiumi e di foreste.
mentalità a partire dalla novità e dalla facevano sognare di poter essere mis- Non conoscono altro mondo».
luce della Parola.
sionaria laggiù, tra quella gente «ve- L’Orinoco è la loro via di comuni-
stita di aria e di sole». Con un ruolo cazione e proprio sulle rive di questo
diverso, viene salutata oggi dal capi- fiume sorgono le missioni salesiane,
tano Pompeyo, che la introduce in che portano avanti un progetto corale
una comunità di Yanomami. Il popo- mirato su tre obiettivi: il processo ca-
lo di questa etnia vive principalmente tecumenale o di evangelizzazione
di agricoltura e caccia, abita in case esplicita; la promozione comunitaria
comuni chiamate shabono, struttura attraverso la cooperativa e i lavori
circolare che accoglie dalle 40 alle comunitari; l’educazione formale in-
100 persone. La loro forma di società terculturale bilingue. Quest’ultimo
è ugualitaria, non gerarchica e credo- risultato è il frutto di lunghi anni di
no nell’esistenza degli spiriti, chia- studio per giungere alla scrittura della
mati Yawari, che vivono nelle lagune comunicazione solo orale degli indi-
Lo shabono è la casa collettiva
degli yanomami.
o nella selva e che considerano ami- geni. Attualmente, i testi scolastici
chevoli. Qualche anno fa, uno studio- portano, a fronte della lingua yano-
OTTOBRE 2007 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Colombo visita gli avamposti missionari.
Macaca-Ocamo. La madre con
la comunità FMA tra gli yanomami.
comunitari. A ogni colpa dichiarata,
veniva tolta una freccia dall’albero,
che si liberava dalla stretta del suo
fogliame, simbolo del cuore di ogni
persona che si sgravava del peccato.
«Perdonaci, Signore – diceva il por-
tavoce della comunità – perché fac-
ciamo sposare prematuramente le
nostre figlie gravandole del peso fa-
miliare e impedendo loro di frequen-
tare la scuola». E un altro aggiunge-
va: «Riceviamo denaro dal governo
Cerimonia del battesimo con monsignor David Divason.
e invece di usarlo per il benessere
della famiglia, ci ubriachiamo e mal-
trattiamo le nostre mogli. Abbi pietà
mami, lo spagnolo, in modo tale da chiedevano: “Con chi parlate?”. di noi, Signore». Una lezione di tra-
aggiungere la conoscenza di uno “Con Dio” rispondevamo. “Chi è sparenza per le nostre modalità, a
strumento comunicativo in più.
Anche per quanto riguarda la pro-
Dio?” ci domandavano. “Colui che
ha fatto il fiume, la selva, gli animali,
volte un po’ troppo edulcorate, di ri-
conciliazione sacramentale.
29
mozione comunitaria, attraverso il gli Yanomami, tutto….». Sia le Figlie
commercio di prodotti locali, c’è vo-
luta tanta pazienza da parte dei mis-
di Maria Ausiliatrice sia i Salesiani
hanno capito questa lezione, che cer-
LA PAROLA CHE DÀ
PACE
sionari, che hanno stimolato gli indi- ca di inculturare il mistero cristiano. Il Battesimo è stato l’approdo di un
geni allo scambio di merci per vince- Non hanno avuto premura nell’an- lungo cammino di cinque gruppi di
re la condizione di miseria e di fame nuncio evangelico. Si sono imposti catecumeni, che sono stati accompa-
in cui vivevano queste popolazioni. lunghi cammini di riflessione insie- gnati dai missionari, dalle missiona-
Tali traguardi, compreso quello della me, nella comunità apostolica, per rie e dai ministri indigeni. Infatti, per
formazione dei maestri, sono stati trovare quei segni tipici della cultura raggiungere questa meta, la comunità
raggiunti grazie alla presenza della attraverso i quali far comprendere i ha istituito vari ministeri: quello dei
Missione, oggi chiamata Comunità segni cristiani, i sacramenti e la buo- celebratori, che sono già battezzati e
Apostolica S. Domenico Savio, che na notizia del Vangelo.
annunciano la Parola ad altre comu-
irradia, attraverso fma, sdb, missio- Quando madre Antonia Colombo nità; quello dei traduttori, che con
nari laici e volontari/e, il servizio a ha visitato la missione S. Domenico missionari e missionarie traducono la
vari centri: Mavaca, Ocamo, Alto Savio, ha potuto partecipare, nello Parola in yanomami; quello di coloro
Ocamo, Platanal, Mavaquita.
shabono, alla celebrazione della ve- che rileggono il Vangelo per incultu-
glia battesimale dove è stato riletto il rarlo e tradurlo in una evangelizza-
DIO: COLUI
mito del fuoco alla luce della festa. zione esplicita.
CHE HA FATTO IL FIUME
Un fuoco nuovo che ha il potere di Quando Madre Antonia ha chie-
proteggere la gente e di introdurla alla sto a uno dei celebratori di spiegarle
Diceva padre Cocco, ricordando celebrazione del giorno seguente in il suo compito, lui ha risposto con la
l’inizio della missione: «Sia pure con cui trentaquattro persone hanno rice- voce e i gesti che l’hanno profonda-
tutto il rispetto che meritava la loro vuto il Battesimo. L’intera comunità mente commossa: «Io annuncio il
cultura, dovevamo entrare nel tema: indigena si è preparata al grande Vangelo ai miei fratelli, ma spesso
annunciare Cristo, Dio. Perciò innan- evento con una celebrazione peniten- loro mi fanno delle domande diffici-
zitutto ci mettemmo a imparare la lo- ziale, che ha affascinato madre Anto- li sul senso della vita, sul dolore…
ro lingua, a studiare i loro costumi e nia Colombo per la concretezza e la Io non so che cosa rispondere e al-
nel frattempo andavamo predicando profondità del messaggio. Attorno ad lora, nel silenzio, cerco di leggere
con l’esempio, che è il discorso che un albero di palma, fasciato dal suo nel mio cuore e poi dico una parola
tutti capiscono… Gli indios ci vede- stesso fogliame, dove erano state che non è mia. Ma sono sicuro che
vano pregare? Capivano subito che conficcate alcune frecce, è stata fatta viene da Dio, perché chi l’ascolta ri-
parlavamo con Qualcuno e allora ci la confessione pubblica dei peccati mane nella pace».
ٗ
BS OTTOBRE 2007

4.2 Page 32

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
FEIDFAAMNZIGALMIAENTO
ERDEULICGAIOZSIOANE
VCIOTAME VOCAZIONE
QUALCOSA DI NUOVO SUGGESTIONI
LEZIONI DI DIO
Più che amici non ancora DI PAROLE
Sulla storia
fidanzati
Temi religiosi e sociali
della vocazione
di Enrica e Michelangelo
dalla A alla Z
di Enrico Dal Covolo
Tortala, Simona Corrado
per la catechesi
Editrice Rogate, Roma
Effatà Editrice, Cantalupa (To) e l’insegnamento
2007, pp. 104
2006 (con CD), pp. 208
della Religione
ANIMA TEMA
DI FAMIGLIA
Percorso formativo
per animatori
a cura di Giulia Maria
Cappozzo
Effatà Editrice, Cantalupa (To)
di Mario Chiarapini
Paoline, Milano 2007
pp. 340
Queste lezioni, distribuite
in sei giornate tematiche,
seguono una linea unitaria
suggerita dallo schema
letterario dei racconti bibli-
ci di vocazione. Uno sche-
ma a cinque punte: la
I VOSTRI FIGLI
2007 (con CD), pp. 144
chiamata di Dio, la rispo-
sta della persona umana,
HANNO
SOLTANTO VOI!
Solo l’educazione
può cambiare il mondo
di Bruno Ferrero,
ELLEDICI, Leumann (To)
2007, pp. 224
I due volumi si offrono come
aiuto per animatori della pa-
storale del fidanzamento e
del matrimonio. Il primo è
più rivolto ai giovani con un
percorso di incontri da svol-
gere in gruppo e una serie
la missione, i dubbi e le re-
sistenze del chiamato, la
conferma da parte di Dio.
Le “lezioni” restano aperte
al settimo giorno, quello
della contemplazione di
Dio nella vita rinnovata.
30
I pilastri che reggono la
costruzione della fami-
glia spesso hanno biso-
gno di revisione. L’auto-
re riflette sui principali
punti di riferimento del-
l’amore familiare. Pensa
che i genitori possono
farcela, ma hanno pau-
ra. È questo il sentimen-
to che prevale oggi in
molti di loro. Illustri stu-
diosi li bombardano di
cattive notizie. Tutti de-
nunciano. Tutti incitano.
Tutti accusano: il siste-
ma familiare è malato
grave. Pochi suggeri-
scono qualche terapia,
sia pur minima. Sembra
più facile puntare il dito
contro ciò che non va; e
il più delle volte con sta-
tistiche ineccepibili. Pro-
porre soluzioni positive
significa compromettersi
e questo non piace. Ma
questo libro va som-
messamente controcor-
rente e suggerisce linee
di intervento educativo
praticabili da tutti. Con
di indicazioni metodologiche
molto utili per coinvolgere
nella riflessione. Il secondo
tratta del rapporto genitori e
figli ai convegni sulla fami-
glia con la condivisione di
un percorso differenziato
ma comune. A tema c’è
sempre la formazione, frutto
di lavoro decennale dell’é-
quipe animazione dell’Uffi-
cio Famiglia della CEI. Vista
l’importanza del tema, gli ar-
gomenti saranno certamen-
te utili per rivitalizzare la
preparazione al matrimonio
e alla vita di famiglia.
La parola, spesso avvolta
da mistero, è evocatrice di
esperienze che esprimono i
percorsi umani e rivelano
emozioni, sogni, ideali e
progetti. Il volume coerente-
mente alle finalità educative
dell’insegnamento religioso
a scuola, si prefigge di infor-
mare sul fatto e sui conte-
nuti del cristianesimo e delle
altre realtà religiose presenti
nella vita quotidiana. Favori-
sce e suscita il desiderio di
ricerca e approfondimento
degli aspetti religiosi; forma
alla convivenza e al dialogo
interreligioso, poiché cono-
scere e capire sono i pre-
supposti per una reciproca
tolleranza. Ne scaturisce un
manuale con capitoli titolati
con una parola-chiave se-
condo un ordine alfabetico,
quasi un prontuario utile per
Insegnanti di Religione e
Animatori di pastorale gio-
vanile.
L’obiettivo dell’autore, per-
seguito con il metodo della
Lectio divina, è quello di
aiutare a rileggere le gran-
di storie di vocazione della
Chiesa, confrontarsi con
esse per rendere più coe-
rente e generosa la pro-
pria risposta al Signore
che chiama. In breve: una
verifica spirituale sulla
“storia sacra” della propria
vocazione.
totale simpatia e solida-
rietà per i genitori.
OTTOBRE 2007 BS

4.3 Page 33

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SEIDMEBUOCLAI RESTIA
MDAINEODRUI…CARE
VERA IDENTITÀ
CESOELMLAPNLAARE
IMMAGINI BIBLICHE
STRUTTURE
VOI, CHI DITE
EDITRICI
e la Santa Messa
RESIDENZIALI
CHE IO SIA?
PER IL NOSTRO TEMPO
di Carlo Colonna
PER MINORI E QUALITÀ Qual è la risposta di oggi di AA.VV.
Ed. Segno, Tavagnacco (Ud) DEL SERVIZIO
alla perenne domanda
ELLEDICI/VELAR
2007, pp. 182
SOCIOEDUCATIVO
di Gesù?
Leumann (TO) dal 2005…
di Vito Orlando
di Tarcisio Mezzetti
pp. 50 (ogni volumetto)
LAS, Roma 2007, pp. 272 ELLEDICI, Leumann (To)
2007, pp. 468
Una bella collana, coeditata
Esiste l’emergenza umani-
dalle editrici ELLEDICI e
taria dei minori soli, sen-
Velar, si sta imponendo al-
za famiglia, abbandonati, o
l’attenzione dei lettori, dal
esposti a difficoltà e pro-
2005. Si tratta di libretti di
blematiche gravi nella loro
50 pagine, veloci, freschi,
crescita. Per essi la legi-
facili, attraenti. Non sono
slazione italiana ha fatto
come quelli che siamo abi-
passi da gigante ricono-
tuati a vedere: poche pagi-
scendo per ognuno luoghi
ne scritte bene, ma con una
di accoglienza adeguati al-
sola illustrazione, quella di
le loro esigenze, che con-
copertina. Questi al contra-
sentano una vita comu-
rio, oltre a una scrittura
nitaria di tipo familiare.
fluente e una magistrale im-
Perché siano ambienti di
postazione grafica, esibi-
crescita hanno bisogno di
scono illustrazioni in quadri-
L’autore si propone di con- un progetto educativo che
cromia in tutte le pagine. I ti-
durre i lettori ad avere garantisca qualità di rela-
toli sono ormai una cin-
un’intelligenza “mistica”, più zioni affettive, professio- È una riflessione molto at- quantina. Gli agili volumetti
31
alta e profonda, dei grandi nalità educative adeguate, tuale in un tempo in cui la presentano profili di uomini
misteri della fede cui parte- e inserimento nella rete dei Chiesa sembra essere in e donne che hanno fatto la
cipano i fedeli a ogni cele- servizi del territorio. Don difficoltà culturale. Eviden- storia della Chiesa e della
brazione. Ciò avviene in Bosco sognava per i più zia i pericoli che oggi asse- società: don Andrea San-
particolare attraverso l’inter- svantaggiati delle case do- diano il cristianesimo da toro, De Foucauld, Edith
pretazione delle immagini ve si potesse sperimentare ogni parte. Se la realtà mi- Stein, Elisabetta d’Unghe-
bibliche che lo Spirito Santo un clima di famiglia”, inse- stificata è conosciuta, potrà ria, Gianna Beretta Molla,
ha offerto perché si possa rirsi attivamente in una rete essere affrontata e sma- Don Bosco, ecc., ecc...
comprendere appieno il mi- di rapporti interpersonali scherata. Per cui, indipen-
stero dato da vivere nella autentici e significativi, e dentemente da ogni pole-
Messa. Le immagini bibli- sviluppare il protagonismo mica, rimangono ancora,
che presentate nel testo, e la naturale creatività.
pare, senza risposte per
una volta comprese nel loro
molti credenti le domande
significato spirituale, aiute-
centrali: i cristiani sono stati
ranno a partecipare meglio
educati a difendere la loro
ai riti celebrativi, perché si
fede? L’educazione cristia-
sarà in grado di cogliere la
na come annuncio e come
Divina Presenza di Cristo e
cammino di fede è rivolta
la sua Alleanza con l’uomo.
veramente a cercare di ri-
Fa parte della Tradizione
spondere a Gesù che pone
della Chiesa educare i fe-
come condizione di salvez-
deli a leggere in modo “spi-
za l’adesione alla sua per-
rituale” i testi biblici che nel-
sona? Oggi è evidente un
la lettera con cui si presen-
neoagnosticismo risorgen-
tano nascondono significati
te, come il mondo dell’eso-
spirituali.
terismo e della magia, che
assedia il popolo cristiano,
in gran parte impreparato a
NCcsrdihoOeOienrNeRcovatRaetStatcnIoISmqgliuoPFceinhsAOnoteatNeVrsoeDeEavgpENlanrlNeeDnasZnlIasroTAiotsiA.rlpseicIiePhlpiltbiEiteobirvRssert-ei-i
Editrici.
rispondere.
BS OTTOBRE 2007

4.4 Page 34

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ON LINE
Profilo di un grande salesiano coadiutore,
Valentino Giovagnoli (1929-2005).
IL RE di Giancarlo Manieri
DEI SAGRESTANI
In Terra Santa.
Un salesiano semplice, umile,
gran lavoratore, circondato
perennemente da schiere di
chierichetti pronti per “servire
all’altare”, o vocianti in sacrestia
e nei corridoi adiacenti.
scritte. A volte bastava una parola, una frase magari
appena biascicata, che ormai loro, i suoi scavezzacolli,
32
comprendevano bene. E a un elogio di “Valentì” ci te-
nevano tutti, anzi se lo contendevano.
Le sue lettere sono rimaste famose: scriveva in occa-
sione del re-inizio delle attività dopo la pausa vacan-
ziera dell’estate, in occasione della Pasqua, ai chieri-
chetti che ricevevano la cresima, per invitarli al campo
estivo. Ma scriveva anche ai genitori perché seguisse-
ro i propri figli e li invogliassero a servire il Signore.
Davvero unico il signor Valentino. Tanto che era
diventato un “mito”. Il vocabolo era sulla bocca di tutti.
Del resto era arrivato a collocare nel lungo corridoio
dell’antisacrestia ping-pong, biliardino, dama, scacchi
e gioco dell’oca. Quando i tempi lo richiesero, ci mise
perfino il computer che lui non sapeva usare, ma intui-
va che sarebbe stato il futuro dei suoi ragazzi.
Il signor Valentino Giovagnoli (1929-2005).
V alentino (Valentì per gli anconetani) è tornato
nella sua Ancona per il “trionfo” del funerale. Lo
hanno circondato i suoi chierichetti di un tempo,
ora professionisti affermati, commercianti, medici, avvo-
cati, ingegneri, professori, ecc. Per più di 30 anni la sa-
crestia della chiesa della Sacra Famiglia è stata il suo
regno e schiere di ministranti i suoi sudditi. Sudditi fe-
deli, che al loro burbero capo – dal cuore d’oro e dai
modi gentili – volevano un bene dell’anima. Lui se li cu-
rava come la chioccia i pulcini, per loro si sottoponeva
a ogni sforzo, inventava attività, programmava vacan-
ze, partiva in gita, pregava... Appuntava diligentemente
le presenze, assegnava note di merito, orali ma anche
OTTOBRE 2007 BS
GENTILEZZE
Nell’armadio dove conservava gelosamente le ostie per
la messa, conservava anche le caramelle per i chieri-
chetti, convinto che le prime erano il viatico spirituale, le
altre quello materiale e quei furbastri spesso pensavano
(e aspettavano) più al secondo che al primo. Lui li capi-
va. Per tutti aveva attenzioni che lasciavano stupefatti.
Non era un gran parlatore, anzi sembrava che parlare
lo affaticasse, o non volesse sprecare parole. Parlava
però con i fatti, con le piccole attenzioni, con le cara-
melle, con le visite a casa o all’ospedale quando qual-
cuno era ammalato, con le cartoline postali. “Valentì,
curi questi ragazzi manco fossi il padre...”. “Perché gli
rimanga qualcosa di buono”, rispondeva semplicemen-
te. In sacrestia prima di impartire l’ordine di “procedere”,
controllava che i piccoli ministranti fossero in perfetta
tenuta. Niente sciatterie, trasandatezza, goffaggine. Il
bello è che controllava anche i celebranti, e interveniva
anche su una piega del camice fuori posto. Un giorno

4.5 Page 35

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ALESIANI COADIUTORI
In Israele per un corso di esercizi spirituali.
che mi trovò un po’ spettinato: “Direttò, in fondo al retro
abside c’è pettine e specchio!”.
Nei tempi migliori, aveva in servizio un centinaio di
chierichetti, una fortuna che capitava a ben pochi
sacrestani. Anzi a nessuno. Aveva la sagrestia affolla-
ta come un oratorio, e il baccano era notevole, tanto
che qualche signora amante del silenzio mal sopporta-
va quello schiamazzo. Lui sapeva rabbonire le impa-
zienze con calma olimpica e risposte gentili in difesa
dei suoi scavezzacolli: “Signò, almeno qui non fanno
del male”. Ad alcuni faceva vedere con un certo orgo-
Valentino, già in carrozzella, attorniato da alunni
suoi ex.
glio i tabelloni con le classifiche di merito, ma alla fine
premiava sempre tutti, magari con qualche pezzo di
Era di Gualdo, Valentino, anzi no: “Di Rigali”, precisava.
33
ostia. Uno dei suoi chierichetti, oggi giornalista affer- Rigali? Cos’è? ”. “Uno sputo di paese, per dire che è
mato, ricorda il suo modo di insegnare: “Il corridoio piccolo. Ma, à chaque oiseau, son nid est beau”. “Toh,
(che portava alla sagrestia n.d.r.) era stato trasformato
in una lunga esposizione di oggetti e paramenti liturgi-
ci: turiboli, calici, patene, casule, ecc. Dovevamo dire
tutti i nomi, ‘battezzare’ quel firmamento liturgico”. Era
anche il francese!”. “Eh, cosa ti credi!”. Fu l’unica cosa
che gli tirai fuori su Rigali, un giorno che tentai di scher-
zare sul suo “natio borgo selvaggio”. Cominciò la sua
“carriera” di salesiano coadiutore a Macerata come guar-
diventato un punto fisso di riferimento. “Andiamo da
Valentino”, era quasi un intercalare per i suoi scugniz-
zi. E lui dirimeva le loro questioni come un Salomone,
e tutti accettavano i suoi verdetti, perché venivano da
darobiere, poi fu provveditore a Civitanova, infermiere a
Terni, sacrista a Ortona, infine sacrista e animatore del
piccolo clero ad Ancona per 31 anni filati. Gli anni della
sua escalation apostolica! Quattro anni a Civitanova
uno che ti voleva più bene che a se stesso. Quando
gli fu concessa la facoltà di poter distribuire la comu-
nione, divenne il conforto degli ammalati. Li conosceva
tutti e tutti conoscevano lui.
Alta, gli ultimi – da ammalato – completarono il suo cur-
riculum. “Quale tremenda croce essere senza croce”,
scriveva sant’Agostino. Valentino ha avuto il sigillo della
croce e deve essersi presentato al Padre Eterno con tut-
VERSO LA CONCLUSIONE
te le carte in regola. La serie delle letterine che scriveva
ai ragazzi sono un capolavoro di semplicità e di pedago-
Finché un male crudele e progressivo, il morbo di gia salesiana. Aveva perfettamente capito che il miglior
Parkinson, lo debilitò tanto da immobilizzarlo. Allora, sì, modo per tenerli buoni e farli crescere era, per l’appunto,
tutti si sono accorti che “mancava”. Quella sagrestia la pedagogia del tu per tu: l’invito personalizzato, il
dove s’era trascinato fino all’ultimo e la chiesa sembraro- bigliettino, l’esortazione, il mezzo scappellotto che sem-
no più vuote. Direttore della casa, lo vidi un giorno che brava più una carezza, gli auguri per Natale e Pasqua, il
scendeva le scale della sua camera, reggendosi con presepio che aveva ogni anno qualcosa di nuovo. E la
ambedue le mani alla ringhiera: “Come va, Valentino?”. preghiera costante, continua per loro, una pratica che
Eh! Va… lentino”. “Vedo. Devi fare una fatica boia”. non ha mai propagandato, ma ha sempre compiuto.
Per le scale va ancora, tutto sommato. Il peggio viene Il morbo che progressivamente lo ha paralizzato e poi
dopo”. Già, dopo, quando doveva percorrere il lungo portato alla morte ce ne ha messo di tempo per
corridoio per arrivare in “ufficio”. Le gambe non ne vole- domarlo. Umiltà e passione le caratteristiche che ha
vano sapere di andare e lui, con una tigna feroce, le trasmesso con la fedeltà alla regola e il lavoro “apo-
faceva muovere pochi centimetri alla volta. “Dài, ti do stolico”, aggettivo, questo, che per lui non è affatto
una mano”. “No, no, faccio da solo. Sono partito molto sprecato. “Valentì, calmati, riposa. Stai in camera la
prima, arriverò in tempo!”. Una cinquantina di metri per mattina, è inutile che fai tanta fatica per alzarti presto
venti/venticinque minuti di fatica improba. Ma la volontà e scendere in chiesa...”. “Direttore, mica lavoro per
batteva la malattia. Ne restai ammirato.
me! ”. Aveva ragione.
BS OTTOBRE 2007

4.6 Page 36

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COME DON BOSCO
l’ educatore
di Bruno Ferrero
MALESSERE SCUOLA
Troppi ancora i ragazzi che a scuola falliscono. Perché?
essere «autodiretti». Sono persone
che, prima di tutto, cercano in se
stesse il riconoscimento delle proprie
azioni e del proprio lavoro. Si applau-
dono da sole. E così acquisiscono il
gusto per lo studio e per il lavoro. A
questo deve puntare l’educazione.
C’è un’emergenza rifiuti di
cui tutti sono preoccupati,
ma ce n’è un’altra, molto
᭿ Oblomovisti e stacanovisti. Trop-
pi studenti sono sostenitori del «mi
basta cavarmela». Sono ostentata-
᭿ Flessibilità e capacità di risolve-
re i problemi. L’intelligenza è la ca-
pacità di vedere e risolvere i proble-
più grave, di cui si preoccupano in mente rilassati e sembrano quasi te- mi. Il primo stadio della creatività è
pochi. Sono la massa di bambini e mere il successo. Anche se vengono identificare i problemi. Di qui comin-
ragazzi “buttati via” dal sistema sco- spronati in tutti i modi, non reagisco- cia il vero “salto di qualità” che porta
lastico. Si tratta spesso di una for- no. Affrontano la scuola come una al successo scolastico e non solo. Di
ma di “rifiuto” bilaterale, sofferto so- condanna ai lavori forzati. Altri sono fronte a un problema i bambini devo-
prattutto dai ragazzi che si sistema- diametralmente all’opposto: giovani no sentirsi sollecitati e sfidati, non re-
no ai margini della vita scolastica,
cercando semplicemente di arrivare
al termine dell’obbligo. Sottovaluta-
stacanovisti con un rendimento altis-
simo e una forte determinazione che
li porta a primeggiare. Il «gene del-
spinti. Alcuni ragazzi rimangono scon-
certati quando devono adattarsi a
nuovi insegnanti con metodi didattici
34
re l’insuccesso scolastico ha un co-
sto sociale elevatissimo, in termini
di disadattamento, disoccupazione
cronica, programmi di recupero per
tossicodipendenti e forme di infeli-
cità varia. Il successo scolastico al
contrario rende felici genitori e figli.
Una buona attenzione da parte dei
genitori e degli insegnanti può risol-
vere il problema alla radice. Il rendi-
mento di un bambino dipende da al-
cuni fattori esterni come il tipo di
cultura familiare, i termini socio-
economici, i modelli comportamentali
positivi o negativi, ecc., ma è deter-
l’ambizione» può emergere a età di-
verse. Chi lo possiede in età presco-
lare e nei primi anni di scuola manife-
sta un forte desiderio di piacere agli
altri, di fare bella figura, di dimostrare
quanto è bravo ovunque se ne pre-
senti l’occasione: in piscina, durante
la lezione di arte, sui campi da gioco.
In un certo senso, per queste perso-
ne le conferme delle loro capacità da
parte degli altri non sono mai abba-
stanza: più ne ricevono e più ne vor-
rebbero. In mancanza di riconosci-
menti esterni però rischiano di afflo-
sciarsi. Molti bambini e adulti, per for-
diversi. Quando c’è bisogno di flessi-
bilità e spirito di adattamento, anna-
spano. Un modo per aiutarli consiste
nel suggerire loro di elencare una se-
rie di approcci diversi prima di inizia-
re il compito per poi scegliere quello
che sembra il migliore. Se vedono
che l’approccio scelto non funziona,
devono essere in grado di trovarne
un altro. È importantissimo insegnare
ai più piccoli il concetto di «strategie
di riserva», ovvero alternative cui ri-
correre quando la prima strategia
non funziona.
minato soprattutto da fattori interni. tuna, sono abbastanza fortunati da ᭿ Resilienza. Nel corso degli ultimi
anni la ricerca ha dato grande spa-
zio a questo argomento. Ci sono
persone che non riescono a ripren-
dersi dagli insuccessi o a superare
le difficoltà, mentre altre si dimo-
strano straordinariamente resilienti
e non si abbattono di fronte a nulla.
Si tratta di educare a un ottimismo
di fondo, che resiste agli smacchi e
spinge a reagire sempre.
᭿ Distrazioni sociali. Il rendimento
può essere ostacolato anche dai
rapporti sociali. Alcuni studenti sono
così concentrati sulle relazioni in-
terpersonali che nella loro mente re-
sta spazio per ben poco altro. Le
esigenze degli amici sono molto più
importanti di compiti e lezioni. Alcuni
ragazzi limitano deliberatamente il
proprio rendimento scolastico per-
OTTOBRE 2007 BS
Troppi studenti sono sostenitori
del “io basta che me la cavi”.
Altri, all’opposto, sono giovani
stacanovisti con un rendimento
altissimo.

4.7 Page 37

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il genitore
di Marianna Pacucci
IL CROMOSOMA
Per i ragazzi che non amano
lo studio, è utile la visione dei
filmati realizzati nei villaggi del
terzo mondo: bambini che hanno
la fortuna di frequentare una
scuola hanno negli occhi l’incanto
e la curiosità dell’apprendere.
DELL’ APPRENDIMENTO
Un successo ottenuto insieme: figli e genitori.
ché non vogliono essere definiti
«sgobboni» o «secchioni», etichette
S ono passati ormai molti anni
da quando Alessandra e Clau-
dio hanno iniziato a frequenta-
ni della professoressa e correvo ad
accogliere i miei studenti, passando
la palla al nonno, che era contento
che possono determinare l’accetta- re la scuola elementare e pochissimi perché finalmente tornava ad avere
zione o meno da parte dei compa- da che hanno abbandonato i banchi un’“occupazione stabile” con i nipoti.
gni. La capacità di resistere a que- del liceo: ed io ho già nostalgia dei Al ritorno a casa, il pranzo s’infittiva di
ste influenze negative varia da indi- tempi in cui erano studenti. Il primo racconti, richieste (c’è sempre qual-
viduo a individuo.
giorno di scuola era una vera e pro- cosa che non hai comprato preventi-
᭿ Massimizzare i punti di forza. I
bambini e i ragazzi hanno bisogno di
“vincere” in qualche cosa. Hanno bi-
sogno di scoprire in sé dei punti forti.
Nelle famiglie sane, i genitori cercano
di incoraggiare lo sviluppo di una giu-
sta autostima nei figli, sottolineando-
ne le caratteristiche positive della per-
sonalità, dell’aspetto fisico o del mo-
do di pensare. È importante accen-
tuare ciò che è positivo. Non ignoria-
mo gli aspetti negativi, ma cerchiamo
di aiutare nostro figlio a superare i
messaggi negativi che può ricevere
dai compagni o dall’analisi che com-
pie di se stesso. «Di tutte le parole
che ti dico, che cosa preferisci sentirti
dire più di tutto?», domandò una ma-
dre al suo bambino di otto anni.
«Quando mi dici che sono forte», ri-
spose il bambino con un gran sorriso.
pria festa, soprattutto quando si ini-
ziava un nuovo ciclo di studi. I prepa-
rativi cominciavano già una settimana
prima, perché ogni cosa doveva es-
sere opportunamente predisposta per
la nuova avventura: si completavano
e rivedevano i compiti delle vacanze;
si procedeva a riorganizzare le came-
rette perché potessero accogliere i li-
bri e tutti i materiali del nuovo anno
scolastico; i giochi venivano collocati
in uno spazio più dimesso, quasi a
voler suggerire che da quel momento
e per molti mesi sarebbero stati usati
in modo più discreto. La sera prima
bisognava fare un bagno più accura-
to del solito e disporre sulla sedia i
vestiti e i grembiulini, stirati di fresco;
le cartelle erano già pronte, con le
matite e i colori ben appuntiti, i qua-
derni ancora ben impaginati, il diario
scelto con cura (perché ogni bambino
vamente e di cui la maestra ha “asso-
lutamente bisogno entro domani mat-
tina”), e poi partiva il gran tour del po-
meriggio: i compiti. E se le insegnanti
non ne avevano assegnati, nel dub-
bio si ripassava qualcosa, ci si eserci-
tava in qualcos’altro. Siamo sempre
rimasti fedeli a questo rituale e a tutti
gli impegni che scandiscono l’espe-
rienza scolastica e il tempo dello stu-
dio, perché ci è sembrato importante
che i ragazzi percepissero che la
scuola è una questione che riguarda
tutta la famiglia e, concretamente, po-
tessero verificare la nostra compa-
gnia e solidarietà sia negli aspetti
gradevoli, sia in quelli meno gratifi-
canti che punteggiano il lungo percor-
so dell’istruzione. Abbiamo condiviso
tutto: i ripassi-fiume prima delle inter-
rogazioni, la paura del compito in
classe, gli esami che non finiscono
35
᭿ Lo stato d’animo giusto. Chi è si gioca tutta la sua “personalità” in mai, le amicizie e le litigate con i com-
troppo apprensivo tende a rendere questa scelta). La mattina ci si alzava pagni, i professori antipatici e quelli
meno. L’ansia prosciuga le energie presto (le corse dell’ultimo minuto che insegnavano a vivere, le assem-
mentali, rendendo difficile la con-
centrazione. Generalmente l’ansia è
legata alla mancanza di autostima. I
ragazzi che hanno alle spalle una
serie di insuccessi scolastici e sono
continuamente criticati si sentono
dei falliti e a volte smettono di impe-
gnarsi. Perdono la spinta a far bene
per paura di andare incontro a nuovi
fallimenti.
erano riservate ai mesi successivi) e
si aveva diritto – tutta la famiglia – a
una colazione sontuosa; i piccoli an-
che a una merenda a sorpresa più
buona del solito. La nonna veniva re-
clutata per gli ultimi dettagli: la riga
ben dritta nei capelli, un fiocchetto
annodato in modo inappuntabile, una
lucidatura ulteriore alle scarpe.
blee e gli scioperi e il coraggio di an-
dare controcorrente rispetto alle cose
negative che si vivono, prima o poi, a
scuola. Siamo rimasti sempre vicini,
quanto meno sul piano del dialogo e
᭿ Scegliere la scuola giusta. È vi-
tale essere in sintonia con l’ambiente
e le persone. Proprio come un seme
contiene tutti gli elementi di cui ha bi-
sogno per una crescita rigogliosa e
᭿ E poi dritti a scuola: se ero fortu-
nata con i miei orari di lavoro, riuscivo
ad accompagnare personalmente i
miei bambini il primo giorno; altrimenti
– un po’ a malincuore – vestivo i pan-
richiede solo un terreno ricco e le
condizioni adatte per prosperare,
così ciascun neonato si affaccia alla
vita con una promessa di genio che
aspetta solo di svilupparsi.
È fondamentale che i ragazzi
percepiscano che la scuola
è una questione che riguarda
tutta la famiglia.
BS OTTOBRE 2007

4.8 Page 38

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nei supporti che una famiglia può
offrire per risolvere compiti e pro-
blemi, difficoltà e ansie, cercando
di rasserenare e incitare, orientare
e responsabilizzare. È stato fonda-
mentale, però, rimanere sempre
qualche passo indietro: i ragazzi
devono restare responsabili della
loro esperienza scolastica, devono
giocarsi la partita da protagonisti.
᭿ In tutti questi anni mi sono ripe-
tutamente resa conto di quanto im-
portante sia non solo trasmettere ai
figli il “cromosoma dell’apprendi-
mento”, ma anche la consapevolez-
za che studiare è fondamentale per
la costruzione della propria uma-
nità, prima e più che per la realizza-
zione di un futuro professionale.
I risultati di questa sollecitudine
sono stati diversi, com’è giusto
che sia, perché ognuno ha la sua
personalità e la sua storia: Ales-
sandra continua ad avere “il pia-
cere” di studiare, forse perché ha
avuto la fortuna di scoprire in
36
modo più convincente quale lega-
me intercorre fra ciò che si impa-
ra e le vicende della vita quotidia-
na; Claudio dice che non ama
studiare – anche perché non
sempre ha vissuto situazioni sco-
lastiche incentivanti –, ma mantie-
ne un produttivo senso del dovere
e non cerca mai di sottrarsi a
questo impegno, che affronta con
onestà, coerenza e dignità.
Da parte mia, continuo a pensare
che la scuola non è soltanto utile,
ma è un valore che va messo a
disposizione delle nuove genera-
zioni, perché possano imparare a
vivere con serietà e con umiltà: il
sapere è una parte fondamentale
della propria identità ed è anche il
dono più grande che ciascuno di
noi può offrire con semplicità agli
altri, soprattutto a quanti speri-
mentano la povertà dell’esclusio-
ne dalla conoscenza. Trovo istrut-
tivo, per i ragazzi che non amano
lo studio, la visione dei filmati rea-
lizzati nei villaggi più sperduti del
terzo mondo: i bambini che hanno
la fortuna di poter frequentare
una scuola e imparare almeno a
leggere e scrivere, hanno negli
occhi una gioia indescrivibile.
Saremo capaci di riaccendere
questa luce nello sguardo dei
nostri figli e dei nostri scolari?
OTTOBRE 2007 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Nasce a Falcade (BL) nel 1952.
Ancora studente, vince la medaglia
d’argento alla mostra nazionale
in Campidoglio. Si diploma
all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Molte le personali in Italia e all’estero.
FRANCO MURER
LA SOTTILE
LINEA TEMPORALE
Oltrepassare la finitezza tem-
porale attraverso l’arte è
uno dei punti chiave per capi-
re l’opera di Franco Murer che, sin da
bambino, ha respirato l’arte grazie al-
la scuola del padre Augusto Murer, e
ha lasciato in questa direzione un’im-
pronta molto viva e profonda. Egli,
infatti, è riuscito a far percepire con
diverse soluzioni questo amalgama
spazio e infinito, tempo ed eterno, fi-
sico e metafisico. I suoi dipinti sono
intrisi di quest’aura allo stesso tempo
umana e divina, materiale e spirituale,
concreta ed evanescente.
᭿ Murer non ricorre – per la rap-
presentazione dello spazio – alla rap-
presentazione prospettica considerata
nelle sue diverse forme: a lisca di
pesce, a fuoco centrale, a uno o due
fuochi laterali, o aerea. Lo spazio e le
sue forme vengono connotate attraver-
so l’uso magistrale dei colori con il
peculiare significato che assunsero già
nell’arte dell’antica Grecia: il nero
simbolo del principio e della fine; il
blu usato per rappresentare la massima
divinità; il bianco che evoca manife-
stazione del divino; il giallo e aran-
cione ai quali viene attribuito un alto
valore simbolico e il rosso, chiave del-
la conoscenza. In questa direzione la
pittura di Murer si mantiene, nell’otti-
ca di una voluta trasmissione dell’ere-
dità artistica mutuata dalla sapienza
antica e rinnovata dal marcato rap-
porto vigente fra artista e fruitore
dell’opera, secondo quanto trasmesso
e dichiaratamente espresso dalla filo-
sofia Plotinea: “l’arte è un’operazio-
ne spirituale, soggettiva, sia per l’ar-
tista che dà forma a ciò che ha den-
tro di sé, sia per l’osservatore che
riconosce nell’opera il riflesso della
propria interiorità”.
᭿ Ecco allora come anche nel Cro-
cefisso Murer fonde mirabilmente
potenza dei colori, dimensione spa-
zio-temporale e sapienza antica,
creando una sublime istantanea pit-
torica, in cui speranza, fede e uma-
na inquietudine interagiscono senza
lasciare il minimo spazio a languidi
retrogusti emozionali. Potente la rap-
presentazione. Le tre croci sono su
piani diversi: quella del Cristo in pri-
mo piano, alla sua destra in secondo
piano il buon ladrone, alla sua sini-
stra in terzo piano l’altro malfattore.
Un triangolo insomma, ma non per-
fetto, secondo lo stile dell’artista; una
composizione che dice mistero. Tra
le croci, fantasmi indefiniti, si aggi-
rano inquieti cavalli e cavalieri di
fronte a ciò che doveva essere una
crocifissione come tante, e invece…
Non ci sono spettatori umani, ma il
blu intenso del cielo testimonia la
presenza divina sul luogo della più
grande tragedia dell’umanità.

4.9 Page 39

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) In ogni rapporto umano rivedo lo scorrere
delle stagioni.
2) Il pensiero della felicità è già felicità.
di Aloi & César
37
BS OTTOBRE 2007

4.10 Page 40

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per raSgFazIzDi,EgPeEnEiTtRoIrCi,HedEucatori
LA VITA
PROVATA
E DISAGIATA
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
(E. Munch, L’urlo, 1893). Se i nostri
progetti incontrano il vento
contrario degli insuccessi, allora
è facile cedere alla rabbia,
allo scoraggiamento o alla paura.
Di fronte alle prove
e agli insuccessi
della vita l’ uomo
sperimenta la sua
precarietà ed è chiamato
alla prova del coraggio
38
e della fede.
La vita è prima di tutto incontrare
se stessi, scoprire di esserci...
L a vita è l’esperienza per
antonomasia della nostra
esistenza: ogni altra espe-
rienza non esprime altro che il suo
(della vita) esserci, il suo proveni-
re da Dio come dono per l’eccel-
lenza che ci permette di sperimen-
tare anzitutto la forza del suo
Amore, la bellezza della condivi-
sione della sua Vita e la grandezza
del dono di Sé fatto all’uomo.
Un’esperienza che è in se stessa
un incontro, perché la vita è prima
di tutto incontrare se stessi, scopri-
re di esserci. Tutto ciò riempie di
OTTOBRE 2007 BS
VprccviargAehpede“epLlnteaslNsersà’LoLaiiogisanleLtoairlàlnnOiatvn’dnpodasoiopeatderuermRecporpiillgosodl,aidevaooneIplvieziaaresrotoaDIiesaonslsoviNlspilèeisoosnotèatdrrèeatsie.iim”eeQmpurut,.ersealrnolnal,eaoaseUl’’lreieivaniflessuEacesessodspphopg,oSdpiroaeifegrsescfeogmrrreitTadirtiiegveeiereecaeInlerndnnioiOrnrzpntideazztledaaozàsaaalNta,ererlrgaeetpicnsaE.lmd,icihesùnpcilheaiaomoronsee.mpsecapcaauionsprepanlecmoslrna-a-e-op-a-:-
grande meraviglia, e spinge all’in-
contro con gli altri, con l’imponde-
rabile che è in loro, ma soprattutto
spinge a un profondo desiderio di
ricerca della Fonte, quella continua
ricerca di Dio a cui il nostro cuore
anela e in cui solamente trova la
pace vera.
LE DIFFICOLTÀ
Ma la nostra vita conosce anche
la prova e gli insuccessi, sia quan-
do navighiamo nell’interiorità
delle persone che amiamo, sia
quando si manifestano in noi e at-
torno a noi i “limiti” del nostro
modo di vivere. La prova è un’e-
sperienza continuamente presente
nella vita dell’uomo, ed è legata
alla condizione di povertà e alla
precarietà dell’esistenza. La vita è
ricchezza e povertà insieme, e l’e-
sperienza di quest’ultima è un
evento da cui non è dato sfuggire:
nessuno può bypassare i limiti
della propria né dell’altrui vita, e
questo è motivo di molti disap-
punti, di molte frenate e di altret-
tante lentezze, ma soprattutto del-
la nostra insofferenza nei confron-
ti di noi stessi e di ciò che ci cir-
conda. Quando la nostra insoffe-
renza colpisce con forza la nostra
psiche allora si trasforma in dolo-
re e sofferenza, un disagio che a
nostra volta, anche senza volerlo,
trasferiamo e comunichiamo agli

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Nei recessi più profondi
dell’esistenza le acque sono
spesso agitate e la navigazione
conosce intemperie e burrasche
a volte annunciate a volte del tutto
improvvise.
CGspagsisupOdnrRaCiaansrNeddropeNogDetUPgaieigpr:nglseirtliFioePilaecnoiauaratimRmpitPmanicnmmivenecsooOiaOeirntoanqunfavnncpitntucNdciietogarvEtoecimuoeenaovTelcfenoa?itasogIorIeldtNisAltnapanareeriiidlrre:omml:Moe’miFatpnvaocoàlqgAoraoOeelnelugils’dicltiMfeaerniCtreioevroallsernelgmesIeItmiotaoGlsniafpIedmsoisftNiveoonLteoirdorrftsgfiaaetàIcefaulAepmln?odiilcoreazniecisnnrlaltienactaroasr?aoszpvisrc?re-er-itoi--ro,i-
che isola e che apre. Essa appartie-
ne a colui che la prova e difficil-
mente riesce a tradursi in parola.
Il dolore è un’esperienza che apre
all’invocazione.
La solitudine in cui è vissuta rad-
doppia il dolore ma al tempo stes-
so riconduce il soggetto a se stes-
so, gli fa prendere coscienza dei
suoi limiti. È la “prova” che dob-
PROVE E INSUCCESSI
COME RISORSA
biamo sostenere e da cui non pos-
siamo fuggire, ma nello stesso
39
tempo è un’esperienza che apre al-
In realtà, a ben guardare la sto- l’invocazione, che induce a chiede-
ria, come anche la nostra esperien- re la compagnia degli altri e, in
za, le prove e gli insuccessi della particolare, la compagnia di Dio.
vita sono una grande risorsa per L’esperienza di intimità di Dio e
altri. Questa nostra sofferenza per conoscere meglio noi stessi e gli della preghiera è proprio l’espe-
un credente, a causa dell’amore altri. Dice Gibran: “Il dolore è il rienza di questa invocazione. Le
infinito con cui Dio ci ama, di- rompersi del guscio che racchiude prove e gli insuccessi sono il luogo
venta la sofferenza stessa di Dio. la vostra intelligenza. Come il noc- della sincerità con noi stessi, con
Dio naviga le nostre sofferenze, ciolo del frutto deve rompersi per gli altri e con Dio; sono anche il
assieme a noi; Dio è con noi nella esporsi al sole, così dovrete cono- luogo della preghiera.
tempesta… Con noi e con tutti. scere il dolore. E se sapeste voi La sincerità nelle prove diventa
Quando si entra nei recessi più in- meravigliarvi in cuore dei prodigi un luogo salvifico, perché conduce
timi del prossimo (congiunti, fa- quotidiani della vita, il dolore vi l’uomo a trascendersi e a ritrovarsi
miliari, amici…) ci si accorge che stupirebbe meno della gioia”. Le negli altri e in Dio. San Paolo scri-
in quelle zone le acque sono spes- parole di Gibran sottolineano la ve: “Sono lieto delle sofferenze che
so agitate e la navigazione cono- valenza positiva del dolore, colle- sopporto per voi” (Col 1,24). La
sce intemperie e burrasche a volte gandolo alla conoscenza. Spezzan- gioia proviene dalla scoperta del
annunciate a volte del tutto im- do la felice identità narcisistica senso della sofferenza, dell’amore
provvise. Chi sceglie di calarsi con il nostro corpo, rompendo il che si nasconde in ogni prova e in
nelle profondità della vita, sceglie ritmo abituale dell’esistenza con il ogni insuccesso. L’amore è la sor-
anche di conoscere le profondità senso di perdita che l’accompagna, gente più piena della risposta al-
della prova e delle sofferenze. Se le prove ci fanno conoscere “non l’interrogativo sul senso, risposta
poi gli sforzi per mantenere la rot- per astrazione, ma per immedesi- che è stata data da Dio all’uomo
ta dei nostri progetti incontrano il mazione” (Natoli), la verità del no- nella Croce di Gesù Cristo (Enci-
vento contrario degli insuccessi, stro essere, come viventi e mortali clica Salvifici doloris). La speran-
allora è facile cedere alla tentazio- insieme, “segnati nel profondo del- za, soprattutto quella cristiana che
ne dello scoraggiamento (nei con- la nostra natura dalla vulnerabilità” nasce dall’adesione alla croce di
fronti di noi stessi) o alla rabbia e (Gensabella Furnari). Questa cono- Cristo, è la verità che si fa compa-
all’aggressività (nei confronti de- scenza, che passa attraverso l’espe- gnia nel navigare delle nostre prove
gli altri), o alla paura.
rienza della croce, è un’esperienza e dei nostri insuccessi.
ٗ
BS OTTOBRE 2007

5.2 Page 42

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GiDorInBaAteTmToInTdIiali
SPAZIO
ALLO SPAZIO
di Severino Cagnin
4 ottobre 2007: l’ONU
propone la Giornata
Mondiale per ricordare
il lancio del primo satellite
artificiale e l’inizio
dell’Era Spaziale.
La conquista dello spazio
cambia la vita.
40
aree contaminate”. L’osservatorio di
Brera ha ospitato il workshop di 50
ore per studenti per “indagare l’origi-
(Da www.forumargonauti.com ).
ne dei buchi neri, imparare a realizza-
re un osservatorio spaziale e cono-
scerne gli aspetti ingegneristici”. Il
progetto-pilota si sta attuando in con-
I l 4 ottobre del 1957 il lancio nel-
lo spazio del primo satellite arti-
ficiale, il sovietico Sputnik sca-
nessione con l’Istituto universitario di
Astrofisica, l’Agenzia Europea ESA e
la NASA americana.
tenò una tempesta di commenti, e
un’entusiastica esaltazione della
scienza. Restò in orbita fino al 1° di-
cembre, quando bruciò al rientro nel-
l’atmosfera. Da allora nel mondo so-
no stati lanciati 6445 satelliti (3138
ancora in orbita), 144 sonde per l’e-
campioni lunari, raccolti il 21 luglio
del ’69 da Armstrong e Aldrin in 2h,
31Ј di affannosi movimenti, sono in
grado di darci risultati concreti a fa-
vore della popolazione del pianeta?
᭿ Lo spazio è una dimensione per
tutti. Al di là di pericoli e vantaggi, di
successi o errori della scienza, di
astuti approfittatori o sinceri sosteni-
tori della conquista dello spazio, è im-
portante accettare che la nuova Era
splorazione interplanetaria e 251 mis-
sioni di astronavi con a bordo com-
plessivamente 449 astronauti. È un
triste segreto di stato il nome di quelli
che non hanno fatto più ritorno e sono
divenuti “satelliti umani”. Entusia-
smo, perplessità e interrogativi. Molti
si chiedono se ne valga la pena. Le 6
missioni del Progetto Apollo della
N.A.S.A. per l’esplorazione della Lu-
᭿ Gli interrogativi rimangono e il
dibattito si fa sempre più acceso. Si
affermano sempre più chiaramente i
vantaggi della ricerca tecnologica e
scientifica che non si ferma nel segre-
to dei laboratori di ricerca ma, a lun-
go andare, ha una forte ricaduta nella
vita quotidiana di tutti. Anche la dife-
sa dell’ambiente ne guadagna: il pro-
Spaziale è già in atto. La ISS (Stazio-
ne Spaziale Internazionale), il massi-
mo progetto di cooperazione mondia-
le, offre strumenti unici per coinvol-
gere i giovani in percorsi didattici
scientifici, con inserimento di aspetti
filosofici, letterari, storici, artistici e
religiosi. Forse, non a caso, il 4 otto-
bre, giornata dello Sputnik, coincide
con la festa di San Francesco d’Assi-
na costarono circa 211.000 miliardi di getto Odisseospace dell’estate scorsa, si, che loda Dio assieme a fratello so-
oggi: si fermarono nel 1972, a causa proposto dal Dipartimento di Scienze le, sorella luna, le stelle… Ci richia-
degli altissimi costi. Molti si chiesero e Tecnologie Ambientali dell’Univer- ma il Salmo 146 “Lodate il Signore, /
se era necessario conquistare la Luna sità di Milano-Bicocca, lavora sul è bello cantare al nostro Dio… / egli
e lasciar morire di fame milioni di es- “Telerilevamento satellitare e monito- conta il numero delle stelle / e chiama
seri umani sulla terra. I 24,4 chili di raggio ambientale per il ricupero di ciascuna per nome”.
ٗ
OTTOBRE 2007 BS

5.3 Page 43

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NON È UNA FAVOLA
di Lorenzo Angelini
Ogni medaglia ha il suo rovescio.
La ricchezza e il successo,
ambiti e perseguiti da tutti,
alla fine non pagano poiché
neanche la condizione di
privilegio più ampia assicura
la felicità .
canzoni
VARIA
NON È UNA FAVOLA
di L’Aura
Are you talking to me? / Oh boy, it’s 3
Ho scarpe quante ferite, un paio non
mi basta / Quando di notte sto sveglia
sento il petto che fa boom!
Fluoxetina / di mattina e sera / quando
sale / no, non sento più il dolore
nella realtà , si attraggono, si me-
scolano, si confondono abitando
contemporaneamente lo stesso
luogo, la stessa idea, la stessa
persona.
a.m. and I absolutely don’t know what
to do with myself
Non è una favola / è una prigione / il
᭿ Su questo piano si muove Non
Do you want to hear a story?
Ho sei carlini e un terrier ma no, no,
non mi basta / Tre schiavi e pure l’auti-
sta ma lui non mi basta
E mi do spesso al digiuno neanche
quello basta! / Strizza cervelli di Lon-
dra quando tutt’intorno è boom!
Pillolina / di mattina e sera / quando
mondo in cui me ne sto!
Non è una favola / è una prigione /
felice mai sarò!
Mostrami il tuo, / che mostrerò la mia
collezione di feticci ed ironia /
Sarai il re della migliore biancheria /
eletto da un dio / che non sa cosa è la
vita!
è una favola, il cui testo intende
smascherare un “grande bluff”: lo
“star system”, ambizione utopica
di ogni adolescente occidentale,
è in realtà una prigione. Le picco-
41
le e grandi stelle che lo popolano
anziché invidiate (ed idolatrate)
per la loro ricchezza, dovrebbero
sale / no, non sento più il mio cuore
Non è una favola / è una prigione / il
mondo in cui me ne sto!
Non è una favola / è una prigione /
felice mai sarò!
Ho cento amici ed un uomo ma no,
non mi basta / Sei padri (due scono-
sciuti), uno non mi basta
Non è una favola / è una prigione / il
mondo in cui me ne sto!
Non è una favola / è una prigione /
felice mai sarò!
Non è una favola / è una prigione /
in cui mi nasconderò!
Non è una favola / è una prigione /
in cui invecchierò!
essere compatite per la loro mise-
ra condizione. La loro vita infatti
è un concentrato di ansia, de-
pressione, frenesia, sostanze, ses-
so, tradimenti, zero rapporti uma-
ni; in una parola: infelicità . La
musica mette l’ accento sull’ iro-
nia, grazie a una melodia allegra
e cantilenante nella strofa che di-
venta quasi ossessiva nel ritornel-
lo; l’ arrangiamento è giocato sul
contrasto pieno/vuoto con largo
Ventidue anni, una solida
formazione musicale ac-
quisita negli Stati Uniti, un
me la colonna sonora di un musi-
cal americano. I brani sono molto
caratterizzati grazie a melodie di
uso di suoni sintetici freddi e in-
colori appena smorzati dal pia-
noforte. L’ interpretazione di L’Au-
talento espressivo non comune, impatto anche se non banali, ad ra sorprende per la varietà di
L’Aura sembra già aver indivi- arrangiamenti in stili diversi, mol- gamme che mette in gioco: all’ i-
duato il suo percorso artistico. Il to curati e spesso di grande sug- nizio è vaga e spensierata, poi di-
nuovo disco, infatti, si pone in gestione sonora, ad interpretazio- venta sottile, sospirante, quasi
continuità con il precedente, ni cangianti ma assai comunicati- ammiccante e, infine, conclude
anzi, comincia a voler tirare le ve. I testi (molti in inglese, ma an- aspra e caustica.
somme, affrontando domande che in francese e in italiano), so-
definitive.
no brevi schizzi realisti in cui, a ᭿ La canzone alla fine suona co-
folate improvvise, si insinua un me un monito: in effetti siamo
᭿ Prendendo spunto da un ro- mondo onirico e mitologico e i tutti pronti a dire che “i soldi non
manzo di Herman Hesse, l’ album personaggi diventano simboli fanno la felicità ”, ma quanti, so-
si intitola Demian ed è costruito dell’ eterno ed inestricabile duali- prattutto tra gli adolescenti e i
quasi come i concept album de- smo tra Bene e Male. I due oppo- giovani, si comportano di conse-
gli anni ’ 70 o, meglio ancora, co- sti, come spesso accade anche guenza?
ٗ
BS OTTOBRE 2007

5.4 Page 44

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
42
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 –Fa x 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
OTTOBRE 2007 BS
I NOSTRI MORTI
BRUNO sr. Paola,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Catania, il 12/11/2006, a 69 anni
Conobbe le fma nel pensionato universita-
rio di Catania e lì decise di dedicare la sua
vita al Signore per l’educazione dei giova-
ni. Dopo la laurea in pedagogia, iniziò il
suo servizio scolastico con l’ardore e l’en-
tusiasmo che la contraddistinsero per tutta
la vita. Credeva alla dimensione apostolica
e pastorale della scuola e soffriva quando
la vedeva poco valorizzata. Che il suo ser-
vizio fosse efficace lo testimoniano le tante
ex-allieve che hanno ricevuto da lei, insie-
me alla formazione professionale e all’a-
more al dovere, anche una solida educa-
zione cristiana. Come Preside ebbe occa-
sione di spendere il meglio di sé nell’ac-
compagnare alunni/e insegnanti e collabo-
ratrici/tori, perché imparassero a svolgere il
loro compito come una missione. Sapeva
suscitare collaborazione e corresponsabi-
lità. Ha speso molte delle sue energie per
garantire la qualità della scuola.
OPESSI sr. Silvia,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Roppolo Castello (BI), il 14/11/2006,
a 79 anni
Fu insegnante, assistente nella scuola e
nell’oratorio, direttrice di Corsi di Formazio-
ne Professionale. Nel 1985 fu chiamata a
lavorare come segretaria del Cardinal So-
dano, in Segreteria di Stato della Città del
Vaticano, servizio che svolse per 17 anni.
Lasciò scritto: “Mi è successa la cosa più
bella che poteva capitarmi... A servizio di-
retto del Santo Padre, ho conosciuto la
Chiesa, le sue sofferenze e le sue glorie
ed ho imparato tante cose: fedeltà assoluta
alla preghiera, carità verso tutti, obbedien-
za pronta senza ‘se’ e senza ‘ma’ ”. Nel
2002 rientrò a Torino, poi a Roppolo nel
2003. In quest’ultima comunità ha conti-
nuato a regalare il suo aiuto con intelligen-
za e cuore, senza far pesare i disagi delle
sue condizioni sempre più precarie. Fu una
persona riservata, discreta, tanto da appa-
rire talvolta seria e un po’ distaccata, ma in
realtà molto sensibile, di grande finezza
d’animo, cordiale nel tratto, con un caratte-
ristico umorismo rispettoso, quasi trattenu-
to e peraltro riconoscibile nelle sfumature
della sua voce e nel sorriso degli occhi.
MILANESE sr. Anna,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Nizza Monferrato (AT), il 15/11/2006,
a 90 anni
«Posso dire che ho mangiato pane e orato-
rio!». Così suor Anna sintetizzava le sue
molteplici esperienze di vita salesiana, rile-
vando con grande efficacia il retroterra in cui
è cresciuta e l’orientamento unico della sua
lunga fedeltà. Destinata alla Casa salesiana
di Asti “Don Bosco”. durante il periodo belli-
co, vi rimase per quindici anni addetta alla
lavanderia e al guardaroba. Le sorelle che
l’hanno conosciuta, amano tratteggiarla co-
me una donna dotata di intelligenza pratica
non comune; retta, volitiva, generosa nel la-
voro, capace di rapporti interpersonali fra-
terni e sinceri. “Con lei si stava bene – dico-
no –”. Era l’anima della comunità, sempre la
prima nel sacrificio. Era una donna di fatti
più che di parole. Nei suoi ultimi dieci anni, a
riposo nella casa di Nizza, si è preparata,
giorno dopo giorno, all’incontro con il Signo-
re della sua vita, entrando pienamente nel
mistero pasquale di croce e di risurrezione.
TARRARAN sr. Angela,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Rosà (VI), il 19/11/2006, a 81 anni
Angela ha solo undici anni quando sente la
chiamata a donare la sua vita a Dio. Gli anni
di formazione, data la giovane età, sono ab-
bastanza lunghi e impegnativi e Angela li af-
fronta con gioia. A diciotto anni, consegue a
Torino il diploma di infermiera professionale
e dopo tre anni, parte missionaria per il
Giappone. Il viaggio è avventuroso quanto
mai e dura due mesi circa. L’arrivo in Giap-
pone è una festa per gli orfanelli che accol-
gono le missionarie arrivate dall’Italia. La
seconda guerra mondiale ha lasciato un se-
gno profondo di tristezza e di miseria. Si
prodiga senza sosta, lavorando 24 ore su
24 e i sacrifici non si contano. Nel 1967, lo-
gorata nella salute, ritorna in Italia, conti-
nuando a portare nel cuore l’Oriente e vi-
vendo la fatica di ritrovare nella sua mente
le categorie del mondo occidentale. Da vera
missionaria si era fatta giapponese tra i
giapponesi. La voce dei bambini cui è stata
sorella e madre non la può far tacere. Esco-
gita con impegno tante attività. Il male ine-
sorabile l’accompagna di giorno in giorno.
Non si arrende fino all’ultimo. Cuce e fabbri-
ca oggetti per il banco pro-missioni.
RESI sac. Gustavo, salesiano,
Pordenone, il 13/06/2007, a 92 anni
Una vita, quella di don Resi, dedicata pri-
ma di tutto ai giovani salesiani in formazio-
ne, ai suoi confratelli come direttore in mol-
te opere, infine, agli innumerevoli giovani
di cui è stato insegnante attento, solerte,
esigente e apprezzato. Fine dicitore, si
ascoltava volentieri il suo eloquio chiaro,
fluente, immaginoso. Don Gustavo fu an-
che un poeta. Ha voluto scrivere anche di
sé e della sua fine. Ed è con questa sua
stessa “epigrafe” che vogliamo congedarci
da lui, assicurandogli il ricordo presso il
Padre Celeste: “Vivo nella gioia di attende-
re. / E attendo oggi. / Un oggi che si rinno-
va ogni giorno / la venuta di “Chi” sta per
arrivare. / Desidero aprirgli subito e volen-
tieri / ed entrare così al gallicantus nel
“dies aeternus sine vespera”.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”

5.5 Page 45

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SEMENZANO sig.ra Adele
in Annoè, cooperatrice,
Noale (VE), il 29/01/2007, a 99 anni
Adele è la prima di dodici figli di una fami-
glia di solide virtù cristiane. Sposata nel ’38
ha due figli che educa cristianamente con
attenzione e trepidazione nel furore della
2ª Guerra Mondiale. Molte mattine d’inver-
no sveglia il primogenito e con passo velo-
ce e furtivo si reca alla 1ª messa per poter
tornare a casa al sorgere del sole e non
pesare sul lavoro. Il primogenito Ernesto
lascia la casa per entrare nel collegio sale-
siano, e unirsi ai figli di Don Bosco come
salesiano laico. Ella continua a governare
la casa e la sua numerosa prole, a consoli-
dare rapporti fra famiglie, a prestare aiuto
a chi ha bisogno, sempre con umiltà e for-
za d’animo. Accetta la vecchiaia con sere-
nità, ringrazia per ogni attenzione prestata-
le, non fa pesare su altri i suoi incomodi.
Nelle ultime settimane della sua lunga e
operosa vita ripete a fior di labbra l’Ave
Maria, la preghiera tante volte da lei sug-
gerita ai suoi bambini prima di addormen-
tarli.
MIGLIAVACCA sac. Enrico,
salesiano,
San Marino, l’11/06/2007, a 84 anni
Don Enrico è stato un uomo accogliente! È
la caratteristica che gli hanno tutti sempre
riconosciuto e che tutti hanno ammirato in
lui. Aperto, sincero, mite, disponibile,
avrebbe voluto sempre dire di sì a tutti. Ma
sapeva anche dire i suoi no, con garbo ma
con decisione: “Non posso andare contro
la mia coscienza! ”. Accoglieva con un am-
pio sorriso che accompagnava allargando
le braccia ogni volta che qualcuno lo avvi-
cinava. Era amico di tutti, nemico di nessu-
no. Pronto ad aprire i tesori della sua sag-
gezza e della sua bontà a chiunque gli
chiedesse un parere o un consiglio, e a
chiunque volesse approfittare del suo mini-
stero. “Don Enrico non si tira mai indietro”,
dicevano di lui. È stato così per tutta la sua
vita. E quando si è presentata sorella mor-
te, l’ha accolta con altrettanta semplicità,
nella totale accettazione della volontà di
Dio.
MAIORANA sig.ra Grazietta
ved. Mirci, exallieva,
Barcellona (ME), il 10/03/2007, a 96 anni
Aveva frequentato l’oratorio delle FMA e
partecipato all’Unione Exallieve. Dopo la
chiusura della casa delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, ha cominciato a frequentare
l’oratorio salesiano, divenendo poi coope-
ratrice. Grazietta era una donna laboriosa,
attenta, rispettosa con tutti i parenti, degli
amici, dei conoscenti, ma soprattutto era
una sposa amabile, piena di delicatezza
verso tutti, di signorilità e di fede vera e
sincera. La sua devozione ai valori religiosi
era tanto evidente che suscitava ammira-
zione in quanti la conoscevano o l’incontra-
vano. Quando per l’età e la malferma salu-
te non riuscì più a recarsi nella chiesetta
dell’oratorio, continuò a farsi compagnia
con la corona del rosario, a riempire le sue
giornate con tante preghiere e il ricordo del
fratello don Aurelio (92 anni) salesiano. Ri-
marrà di esempio per l’attaccamento in-
condizionato ai valori della famiglia.

5.6 Page 46

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IL MESE
senismo (si sottomise, poi, con
papa Gregorio XIII).
Savina Jemina
11 ottobre 1303: muore Bonifacio
VIII, Benedetto Caetani, che il 3
settembre ha ricevuto l’affronto del-
lo schiaffo, ad Anagni. Nel 1962,
Giovanni XXIII apre il Concilio Va-
ticano II.
12 ottobre 638: muore Onorio I.
Nel 642, muore Giovanni IV, dal-
Gregorio XIV
Ottobre
mata.
13 ottobre 1534: è eletto Paolo III,
che indirà il Concilio di Trento.
Pio V
14 ottobre 222: è martirizzato san
L’ANIMALE FANTASTICO
DEL MESE
Callisto I.
15 ottobre 1389: muore Urbano
VI, Bartolomeo Frignano; si ha lo
LEVIATANO
scisma d’Occidente, con l’antipapa
Con questo nome nella Bibbia è indi- Clemente VII.
cato un mostro marino, dalla forma di 16 ottobre 1591: muore Gregorio
serpente o di coccodrillo, dotato di XIV, Niccolò Sfrondati. Nel 1978, è
Leone XIII
Clemente V
grande forza e pericoloso per l’uomo. eletto Giovanni Paolo II, Karol
È citato in Gb 3,8 e 40,25, in Is 27,1 e Wojtyla.
LA SALUTE DEL MESE
nei salmi 74,14 e 104,26. È conside- 17 ottobre 532: muore Bonifacio
rato da molti un simbolo del caos pri- II, ostrogoto d’origine. Nel 1912, na-
mordiale. Questo animale dà il titolo sce Albino Luciani, futuro Giovanni
al testo del filosofo inglese Thomas Paolo I.
Hobbes, che paragonava la forza bru- 18 ottobre 707: muore Giovanni
ta del mostro al potere assoluto dello VII, greco. Nel 1405, nasce Enea
Stato. Herman Melville, invece, nel ro- Silvio Piccolomini, Pio II.
manzo “Moby Dick”, attribuisce que- 19 ottobre 615: è eletto Adeodato
sto nome al capodoglio. Nell’ebraico I, il primo a usare sigilli di piombo
43
moderno, indica la balena. Non a ca- (bullae) sui documenti pontifici.
so, oggi, per qualcuno sarebbe stato 20 ottobre 1187: muore Urbano
un “leviatano-balena” a inghiottire il III, Uberto Crivelli.
profeta Giona (2,1-2 e 11) e persino il 21 ottobre 686: diventa papa Co-
burattino Pinocchio.
VITA DA PAPI
none.
22 ottobre 1303: è eletto Bene-
CORPO ESTRANEO
detto XI, Nicolò Boccalini.
IN GOLA
1° ottobre 965: diventa papa Gio-
vanni XIII, Giovanni dei Crescenzi.
2 ottobre 1264: muore Urbano IV,
Jacques Pantaleon. Istituì la festa
del Corpus Domini.
3 ottobre 2004: Giovanni Paolo II
beatifica Carlo I, ultimo imperatore
d’Austria.
4 ottobre 1582: Gregorio XIII
introduce il calendario “gregoriano”;
il giorno 4 è seguito dal 15.
5 ottobre 869: sotto Adriano II, si
apre il IV Concilio di Costantinopoli,
che condanna Fozio e l’iconoclastia.
6 ottobre 891: è eletto papa For-
moso, romano.
7 ottobre 1571: sotto Pio V, a
Lepanto la flotta cristiana sconfigge
quella turca, e il papa istituisce la
festa della Madonna del Rosario.
8 ottobre 451: sotto Leone Magno
si apre il Concilio di Calcedonia,
che condanna il monofisismo.
23 ottobre 787: sotto Adriano I, si
conclude il II Concilio di Nicea, con-
vocato dall’imperatrice Irene.
24 ottobre 711: papa Costantino
torna a Roma da Bisanzio, e la tro-
va devastata dell’esarca Rizocopo.
25 ottobre 625: muore Bonifacio
V, d’origine napoletana.
26 ottobre 1887: Leone XIII con-
cede l’indulgenza plenaria a quanti
visiteranno a Lanciano (CH) la chie-
sa delle reliquie eucaristiche.
27 ottobre 1986: Giovanni Paolo
II riunisce ad Assisi, per la prima
volta, i rappresentanti delle religioni
del mondo.
28 ottobre 1958: è eletto Giovan-
ni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli,
beato.
29 ottobre 2000: Giovanni Paolo
II è il primo papa ad assistere a
una partita di calcio, allo stadio.
30 ottobre 701: è eletto papa Gio-
Capita soprattutto ai ragazzi, ma
anche agli adulti. Per espellere l’og-
getto, spesso, bastano alcuni forti
colpi di tosse o, se si tratta di un
bambino, metterlo a testa in giù e
dargli qualche pacca sulla schiena.
In genere, gli oggetti arrotondati
attraversano l’intestino e sono elimi-
nati senza danni. Quando invece la
persona avverte dolore o ha ingerito
un oggetto appuntito (ago, spillo,
osso, ecc.) consultare il medico. Se
il corpo estraneo è finito nella tra-
chea, il paziente rischia di non
respirare e quindi, occorre agire in
fretta: farlo tossire e tentare di far
espellere l’oggetto. Se il colorito del-
la persona da rosso tende a diven-
tare bluastro, bisogna colpire cinque
volte il dorso tra le scapole. Oppure
cingerla da dietro con le braccia e
poi, con le mani premere in modo
9 ottobre 1047: muore avvelenato vanni VI, greco.
forte sulla parte superiore dell’addo-
Clemente II, sassone. Nel 1958, 31 ottobre 1705: nasce Gian Vin- me. In genere, il corpo estraneo è
muore Pio XII, Eugenio Pacelli.
cenzo Manganelli, Clemente XIV; espulso o si sposta, consentendo
10 ottobre 1563: Pio V condanna nel 1773 decretò lo scioglimento dei un respiro; comunque, è opportuno
Michele Baio, precursore del Gian- gesuiti.
rivolgersi al medico.
BS OTTOBRE 2007

5.7 Page 47

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PRIMA PAGINA
Francesco Motto
direttore Istituto Storico Salesiano
Va tenuto anzitutto
presente che parlare
nel 2007 di “sogni
I PUNTINI
dire l’ approvazione di leggi
– ritenute (con molte ra-
gioni) lesive dei diritti della
sfruttati a fini politico/rea-
zionari” e “dalle chiare
finalità ricattatorie” sulla
SUGLI “ I”
Chiesa – da parte dei cosid-
detti “rappresentanti del po-
polo” piemontese? Questi
base di “memorie agiografi-
per altro erano ben lontani
che” ricostruite, come si
dovrebbe sapere, su altre
“memorie” del medesi-
Scrive lo storico Erberto Petoia:
“ Un caso emblematico di sogni sfruttati
dal profondo sentire della
base, la quale di sicuro non
costituiva per loro una riser-
mo tenore significa per lo
meno non aver letto quanto
è stato scritto negli ultimi
decenni a proposito delle
ai fini politico/reazionari che gli valsero
la triste fama di iettatore, è rappresentato
da Don Bosco… I suoi sogni dalle chiare
va di consenso. Infine defi-
nire semplicemente “fini
politico/reazionari” quelli
perseguiti da Don Bosco
stesse. Si sarebbe scoperto finalità ricattatorie, preannunziavano la morte significa non solo dimenti-
che al riguardo dei conti-
nuamente citati “funerali a
corte” l’ unico documento
di diversi membri della corte dei Savoia
(da Medioevo, giugno 07, n. 6, pag. 70)
care che il Risorgimento fu
un’ “autentica” guerra civile,
ma anche non conoscere a
sicuro, finora ritrovato, è un
fondo il personaggio Don
frammento di lettera, che
Bosco, tutto dedito al pro-
però pone tali problemi di
prio lavoro di educato-
identificazione del “visiona-
re, formatore di coscienze,
rio” ivi citato, che due fra i
scrittore, fondatore, costrut-
maggiori storici salesiani ne
tore di opere... e che solo
hanno dato interpretazioni
per accidens si occupò di
44
semplicemente opposte.
Astraendo dall’ humus poli-
politica, là dove come pre-
te si sentì in dovere di fare
tico-ecclesiale da cui sorgo-
la sua parte per evitare con-
no le mai reperite lettere
seguenze nefaste per la fe-
(con le legittime attese di
de del popolo e per favorire
una popolazione cattolica
un accordo Stato-Chiesa
fedele alla corona ma an-
nelle questioni di comune
che al papato, con la pre-
interesse.
senza di un diffuso “profeti-
smo” e con il senso dei castighi divini per fatti politici ᭿ Del resto proprio per il suo essere totalmente
di cui pure era tributaria la mentalità del santo di Val- estraneo alla politica – ma decisamente schierato
docco), il rischio di fraintendimento è reale. Testo e dalla parte del Papa! – poté proporsi ed essere
contesto sono due dei tre (il terzo è la testa) elementi accettato come gradito mediatore fra le due parti in
indispensabili per una qualsiasi corretta interpretazio- causa per una ventina d’ anni e come tale godette
ne storica. E, nel caso in questione, uno è fragilissimo della stima di non pochi laicissimi “padri della
e l’ altro addirittura inespresso.
patria”, quali Rattazzi, Vigliani, Zanardelli, Cri-
spi...., per non dire di Camillo Cavour. Sembra che
᭿ Quanto poi alla “ triste fama di iettatore” attribuita Don Bosco venisse più volte ricevuto nell’ abitazio-
alla attività onirica di Don Bosco, “quasi sempre presa- ne privata del conte e anche nei giorni in cui que-
ga di rovine e disgrazie”, non basta affermarla, ma sti pronunciava uno dei suoi maggiori discorsi in
andrebbe dimostrata, tanto più che c’ è chi afferma il favore del progetto di legge per la soppressione
contrario. Don Bosco è stato un “profeta di sventura”, o degli ordini religiosi… Paradossalmente il santo
un leale suddito non si faceva scrupolo di inviargli a casa decine di
della Chiesa e di biglietti della propria lotteria “con preghiera di
casa Savoia, che volersi adoperare per ismerciarli presso coloro che
si servì di ogni giudicherà propensi a simili opere di carità ”. Se
mezzo moral- l’ unificazione geopolitica dell’ Italia sarà fatta dalla
mente legittimo, ristrettissima “casta” dei politici dell’ epoca, al “fare
qual era l’ avvi- gli Italiani” e alla loro unità , politicamente fallita,
so ricevuto per- diede il suo apporto Don Bosco, che mai ritenne
sonalmente (o incompatibili Patria e Chiesa, Stato e Cristianesimo,
meno) dall’ Al- “onesto cittadino e buon cristiano”, per dirlo con
to, per impe- le sue parole.
ٗ
OTTOBRE 2007 BS

5.8 Page 48

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45
BS OTTOBRE 2007

5.9 Page 49

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I NOSTRI SANTI
davanti alla statuetta di san
Domenico Savio. Cercai di
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
procurarmi un abitino, ma
non mi fu possibile. Decisi al-
lora di mettere nel portafoglio
NUOVAMENTE
FORTUNA?
una foto riportata dal Bolletti-
no Salesiano. Dopo poco ero
GENITORI
NON CREDO
incinta. La gravidanza fu fati-
cosa, ma la bambina cresce-
Mi chiamo Claudio e sono papà La mia collega di lavoro, dopo
va, nonostante i miei piccoli
di due bellissimi bambini: Ema- una lunga attesa, era rimasta
disturbi. Mancava ormai un
nuele di 7 anni e Domenico di 18 incinta e attendeva la nascita
solo mese alla sospirata na-
mesi. Il 5 settembre 2001 era na- della seconda figlia. Le fu dia-
scita, quando venni ricovera-
ta Valentina ma, a causa di una gnosticata una placenta previa.
ta d’urgenza per gestosi. Fu
rara malattia al cuore, morì dopo
solo otto ore di vita. Per il tremen-
do dolore mia moglie Raffaella,
dopo circa un anno dall’accadu-
to, cadde in depressione e dovet-
te poi ricorrere a specifiche cure
antidepressive, fino all’inizio del
2004. Era nostro desiderio avere
un altro figlio, riscoprire e provare
la gioia di essere ancora papà e
mamma, ma ovviamente la pau-
ra era tanta. Casualmente abbia-
mo incontrato un sacerdote sale-
siano che ci ha parlato di san
Domenico Savio, protettore del-
Dopo numerosi controlli, corre-
va il rischio di emorragia e di
asportazione dell’utero dopo il
parto. Anche per la bimba na-
scitura la situazione era preoc-
cupante. Io le procurai l’abitino
di san Domenico Savio, rac-
comandandole di affidarsi con
la novena all’intercessione del
piccolo santo. In gennaio è na-
ta Francesca e la mamma si è
ristabilita in brevissimo tempo,
tanto che i medici le hanno det-
to che è stata molto fortunata;
ma noi sappiamo benissimo
Mamma Margherita.
LA FOTO
NEL PORTAFOGLIO
Da tempo desideravo una
gravidanza, ma era impossi-
bile convincere mio marito.
necessario operare con il ta-
glio cesareo. Per tutto il tem-
po dell’operazione tenni sotto
gli abiti l’immaginetta del
santo. La piccola venne alla
luce, nonostante alcuni di-
sturbi nella respirazione, che
scomparvero dopo poche
ore. Mi rimaneva da nutrirla
con il mio latte, che però non
sembrava venire. Pregai allo-
ra Mamma Margherita, e do-
po alcuni minuti ecco anche
il latte.
le mamme in attesa. Durante i che è tutto merito del nostro Un giorno, a Milano, ci re-
Bandone Elisabetta,
mesi di febbraio/marzo 2004 l’ur- grande santo. Anch’io ho parto- cammo in chiesa; lì pregai
Monza (MI)
na di vetro con il corpo di san Do- rito un mese e mezzo prima
menico Savio veniva portata in della mia collega, ma con un
pellegrinaggio attraverso varie parto ritardato quasi di due set-
città d’Italia. Quando giunse nel timane. Per questo in ospedale di pregare san Domenico Sa- 18 circa, giunto in prossimità di
Veneto, a San Donà di Piave, un mi furono concesse ancora 24 vio, il santo delle mamme e del- Grosio, dove la strada si fa più
sabato pomeriggio siamo partiti ore di tempo prima di un inter- le culle, al quale sono attribuite larga e rettilinea, mentre proce-
per raggiungere quella località. Ci vento con parto pilotato. La se- molte grazie. Le rivolsi poi l’invi- devo con velocità più sostenu-
siamo fermati in preghiera da- ra ho invocato san Domenico to a ritornare il giorno seguente, ta, fui sorpreso da un colpo di
46 vanti all’urna, chiedendo la grazia Savio tenendo stretto a me il per avere da me delle immagi- sonno. Il mio compagno di
di poter avere, io e mia moglie, suo abitino. Il giorno seguente nette con la preghiera da rivol- viaggio mi svegliò di soprassal-
un altro figlio. Solo dopo pochi finalmente sono giunte le do- gere a questo santo, assicuran- to con un urlo terrificante, men-
mesi Raffaella era incinta. In cia- glie ed è nato il mio secondo- dole che certamente sarebbe tre dava un colpo al volante per
scuno di noi si mescolavano genito Matteo, sano e forte, stata esaudita. La mamma della dirottare la vettura da destra
gioia e paura; abbiamo richiesto grazie a Dio.
ragazza, commossa, accettò la verso sinistra. Io, vedendo in
l’abitino di san Domenico Savio,
ricevuto con grande gioia nel lu-
glio 2004, e ci siamo affidati al
Signori Francesca,
Nettuno (Roma)
mia proposta e venne a ritirare
le immaginette che le avevo
preparato. La esortai a pregare
quel momento due macchine
venirci incontro a tutta velocità,
sterzai finendo contro il guar-
Santo, recitando la novena ogni
insieme alla figlia con fede e fer- drail dal lato destro della stra-
sera. Il 2 febbraio 2005 è nato un
vore. Dopo qualche settimana, da. Il compagno balzò fuori dal-
bellissimo bambino biondo, con
incontrai quella mamma, la qua- la macchina, sollecitandomi a
gli occhi azzurri. Per riconoscen-
le tutta festante mi venne incon- fare altrettanto, visto il grave
za del dono ricevuto e garanzia
tro per dirmi che a sua figlia, pericolo d’essere investiti dalle
di protezione, l’abbiamo chiama-
che aveva fatto l’ecografia per macchine che transitavano.
to Domenico. Anche una coppia
procedere alla procreazione as- Fortunatamente esse ci evita-
di nostri amici è stata aiutata da
sistita, il ginecologo aveva rono. Usciti entrambi indenni
san Domenico Savio, quando al
esclamato: ”Signora, qui c’è un dall’incidente, potemmo prose-
quarto mese di gravidanza la
miracolo: lei è incinta!”. Entram- guire il viaggio, avendo riscon-
mamma ha contratto il citomega-
be commosse, ci siamo abbrac- trato solo alcune ammaccature
lovirus, assai pericoloso, poiché
ciate e abbiamo ringraziato Dio. sulla carrozzeria. La macchina
induce al 40% la possibilità di in-
fettare il bambino che si porta in
NASCITA
Giorni fa ho incontrato questa aveva compiuto una traiettoria
mamma che mi ha annunciato ad angolo retto e si era posta
grembo. Questi nostri amici, sen-
PRODIGIOSA
la nascita del nipotino Giorgio. Il di traverso alla corsia, evitando
tita la nostra esperienza, si sono
Signore, per l’intercessione di uno scontro frontale. Attribui-
affidati a Domenico Savio e il 5 Presso il reparto di cardiologia san Domenico Savio, ha dato la sco questa grazia al Servo di
gennaio è nata una bellissima del poliambulatorio, dove presto gioia della maternità a questa Dio Attilio Giordani, perché
bambina, di nome Charlotte, mi- servizio come infermiera profes- giovane mamma.
nella tarda mattina dello stesso
racolosamente sana.
sionale, si presentò un giorno
Zoia Claudio
una ragazza, accompagnata
dalla mamma, per sottoporsi ad
Gauco Rita, Palermo
giorno mi ero recato presso la
redazione del “Resegone”, set-
timanale cattolico di Lecco, per
un esame. Non riuscendo a leg-
gere la richiesta medica che mi
presentava, chiesi per quale
SVEGLIATO
DA UN URLO
segnalare con un articolo i die-
ci anni trascorsi dalla chiusura
del processo di canonizzazione
scopo le serviva quell’esame.
La mamma mi rispose che sua
TERRIFICANTE
del suddetto Servo di Dio e per
raccomandarmi a lui.
figlia era sposata da sette anni Sono un exallievo degli istituti
e, non avendo ancora figli, ave- salesiani di Vendrogno e di
Maffei Giuseppe, Lecco
va deciso di procedere alla pro- Sondrio. Nel tardo pomeriggio
Attilio Giordani
Matilde Salem
OTTOBRE 2007 BS
creazione assistita. Io con di-
screzione proposi alla madre
come alternativa a questa prati-
ca, molto complessa e difficile,
del 16 gennaio 2007 scendevo
da Bormio verso Lecco, alla
guida della mia macchina, con
un amico a bordo. Verso le ore
Ptfrlii’ieericmnrnhedlaiaietccesoaptnaezuitboossbenidlneipezcdloaaletezrrlieàlonecnotaotemepmrnieeteo.otnnt.eoSrsnuei

5.10 Page 50

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GIOIA DI
ESSERE MAMMA
Mi chiamo Cristina, di 31 anni,
sposata da due anni e mezzo.
Dal 7 ottobre, giorno della nasci-
ta di mio figlio Francesco, sono
una persona totalmente felice.
Esattamente un anno fa, ero in
attesa di una bambina, ma a 40
giorni la gravidanza si è fermata
e io sono caduta in una dispera-
zione totale: piangevo ogni gior-
no e mi chiedevo perché il Si-
gnore aveva preso il mio bambi-
no. Ero diventata gelosa verso
tutte le mamme che incontravo
per strada con i loro bambini. Un
giorno, dopo l’ennesima crisi di
pianto, una mia amica mi ha par-
lato dell’abitino di san Domeni-
co Savio e di tante grazie che il
santo concede alle mamme. Mi
procurai l’abitino, lo misi al collo
fin dal giorno in cui lo ricevetti.
Ogni giorno imploravo il santo di
darmi la gioia di essere mamma.
Lui ha ascoltato le mie preghie-
re, donandomi Francesco.
Nona Cristina, Favara (AG)
PIANGEVO
E PREGAVO
Sono sposata da sei anni, mam-
ma di due bambine, Sara (quat-
tro anni) e Alice (sei mesi).
Quando decidemmo di avere il
secondo figlio, la mia gioia era
grande. Lo desiderammo per
qualche mese, ma invano. Decisi
di abbandonarmi alla Divina
Provvidenza. Intanto mi sottopo-
si a una cura per un’infiamma-
zione che avevo scoperto. Dopo
la cura, scoprii di essere incinta
ma, temendo per la salute del
bambino, indossai l’abitino di
san Domenico Savio senza mai
toglierlo. Ogni giorno piangevo e
pregavo il santo, affidandogli la
mia bambina. Il 23 settembre
2005, con nostra grande gioia,
nacque Alice, bella e sana.
Bracco Graziella,
Pocapaglia (CN)

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6.1 Page 51

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IN PRIMO PIANO
redazionale
ZORTEA MASSIMO
Avvocato, exallievo di Mezzano
di Primiero e volontario
a Mogliano Veneto presso l’istituto
Astori. Sposato con un figlio.
Socio VIS da 14 anni, ora
ne è diventato il presidente.
• Presidente, cambierà qualcosa sotto la sua guida?
Purché rimanga tutto il buono che c’è. Abbiamo costruito molto, la-
voriamo con le persone e sulle persone. È questo il nostro tesoro. Da
parte mia mi propongo di fare ancora più “rete”.
• Ma… non c’è proprio nulla da rinnovare?
C’è da migliorare, come in tutte le cose. Incentivare l’uso dei mezzi
di comunicazione, traformare i volontari in piccoli reporter, approfon-
dire la formazione, consegnare il microfono ai giovani. Ogni anno
3/4000 persone chiedono di fare volontariato con il VIS, vogliamo fare
di più per e con loro.
• In quanti Paesi del mondo operate e con quanti soci?
Siamo in 48 Paesi con 55 volontari; 40 persone lavorano in sede.
130 sono i soci effettivi, con diritto di voto. Dobbiamo allargare la ba-
se: professionisti, casalinghe, impiegati, operai, studenti…
• Non avete l’impressione, talvolta, di fare supplenza allo Stato?
Lo Stato non può fare a meno della Società Civile e viceversa. Que-
sta è la verità.
• Le ONLUS stanno crescendo come i funghi… Perché secondo
lei?
Il problema è l’improvvisazione. Non si deve fare solo carità ma an-
che formazione. Vogliamo puntare sulla professionalità, nella capacità
di rendere conto… e questo è Vangelo.
• Qual è il compito più importante del presidente di una ONLUS?
Fa progetti di sviluppo “con” e non “per” i Paesi poveri. Vigila per-
ché si valorizzi il lavoro di tutti e non si sfrutti nessuno. Insomma fa il
direttore d’orchestra.
In che cosa si distingue una ONLUS “salesiana” dalle altre?
È un’“agenzia educativa”. Non accettiamo di fare “qualunque pro-
getto”, non siamo i factotum dello sviluppo.
Auguri, Presidente!
MURAYO
È una ragazzina che ha sol-
tanto 11 anni, ma è di una sim-
patia unica con quel suo sorriso
che fa assumere alla bocca una
conformazione tutta particolare
a causa dei suoi bianchissimi
denti che danno all’infuori. È
una bambina che sogna come
tutte le bambine della sua età
un futuro di luci e colori, una
famiglia rallegrata da bimbi vi-
spi come lei! Quel giorno –
aveva solo sette anni – esce per
fare la spesa: i poveri crescono
in fretta e fanno cose che qui in
Occidente sono impensabili a
quell’età. Ma non torna a casa,
eppure il negozio è a poche de-
cine di metri. Il papà esce a
cercarla e fa appena in tempo a
vederla caricare a forza su una
jeep che s’allontana a gran ve-
locità. Quando Murayo torna a
casa è distrutta, inebetita, gli
47
occhioni sgranati riflettono un
terrore non trattenuto... La pic-
cola ha subìto la vergognosa
tortura di uno stupro di gruppo.
Sembrava una bimba finita. E
lo sarebbe stata, se non avesse
trovato una giovane coppia di
somali, emigrati in America,
che ha elemosinato per lei dei
soldi per portarla via dall’infer-
no della sua patria. Oggi in
America Murayo è sotto cura...
I danni all’apparato genitale so-
no gravissimi. Ma è, soprattut-
to, difficile curare in una bam-
bina il male che le hanno fatto
gli adulti. Ha ricominciato a
sorridere, sì, ma niente è più
come prima.
BS OTTOBRE 2007

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
FMA
di Maria Antonia Chinello
Destinazione Pacifico
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (12)
Calendario
2008
EcddoiunDcioalrnceuBoorseco
(Disegni del pittore Umberto Gamba)
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Angkor Wat, la città perduta