Bollettino_Salesiano_200803

Bollettino_Salesiano_200803



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Mensile - Anno CXXXII - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2008
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2008

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STRENNA 2008
di Pascual Chávez Villanueva
EDUCARE
CON IL CUORE DI DB
IL SISTEMA PREVENTIVO
“Voi avete opere, collegi, case, ma avete solo un tesoro:
la pedagogia di Don Bosco. Rischiate tutto il resto ma salvate
questa pedagogia… Il Signore vi ha affidato una pedagogia
in cui trionfa il rispetto del ragazzo… Conservatela: rinnovata,
ringiovanita, arricchita di scoperte moderne, adattata >> Con lo sguardo fisso sull’Uo-
ai vostri ragazzi, che sono strapazzati in un modo mo nuovo. Il fine che si prefigge
come Don Bosco non ne aveva visti mai”1. l’educazione salesiana è la configu-
razione all’Uomo nuovo (Cristo) in
ogni giovane. Ciò non è preso in
Qual è questo origina-
le sistema educativo?
La prassi di Don Bo-
(“non basta amare i giovani. considerazione dall’educazione lai-
Essi devono sentire che cista. Per un educatore salesiano
sono amati”).
Cristo è la migliore notizia che si
sco è un’arte pedagogico-
pastorale, avendo egli tra-
può dare a un giovane: ci rivela Dio
>> In rapporto di solida- come Padre, e ci dice che in Cristo
dotto l’ardente carità del
rietà con i giovani. Fare il siamo figli di quel Padre. Non vi è
2
suo ministero sacerdotale
in un progetto concreto di
primo passo, “andare ai dignità maggiore né miglior notizia
giovani” è “la prima e fon- da trasmettere. Solo Lui è la Via, la
educazione dei giovani nella
damentale urgenza educati- Verità e la Vita. L’evento/Cristo non
fede: la pedagogia è un’arte
va”2. Il giovane è soggetto atti- è semplicemente espressione di
che esige talento. Non si tratta di
vo nella prassi educativa e deve una formulazione religiosa, ma un
formule statiche o magiche, bensì di sentirsi veramente coinvolto come fatto obiettivo della storia umana.
un insieme di condizioni che rendo- protagonista nell’opera che si vuole Ogni persona ha bisogno di Lui e a
no la persona capace di paternità e realizzare. Senza la sua libera colla- Lui tende, anche se non lo sa. La
maternità educativa. La prima di borazione non si costruisce nulla. È ricerca malsana di efficacia e il
queste condizioni è quella di cono- questa l’esperienza di Don Bosco relativismo religioso vanno a scapi-
scere la propria epoca e di sapersi con i ragazzi; egli non agiva conqui- to della personalità dei giovani.
adattare a essa. In seguito vengono standoli, ma condividendo con essi
alcune caratteristiche, fra le quali:
le responsabilità. Una solidarietà edu- >> Mediante un lavoro di caratte-
cativa oggi più necessaria che mai, re preventivo. Prevenire è l’arte di
>> Creatività di artista per coniu- visto che le varie agenzie educative educare in positivo, proponendo il
gare l’impulso pastorale con l’intelli- non sono sempre in sintonia con le bene in modo attraente; è l’arte di
genza educativa. Si tratta di un tipo esigenze formative del giovane.
far sì che i giovani crescano dal di
di passione apostolica che si sente
chiamata in causa dall’attuale clima
di secolarizzazione. In Don Bosco il
principio metodologico che lo spinge
ad agire da vero artista è il suo
atteggiamento di amorevolezza:
costruire fiducia, familiarità e amici-
zia. Il sistema preventivo ha molto di
carismatico, di “chiamata vocaziona-
le” e comporta la mistica della carità
pastorale (la passione del Da mihi
animas) e l’ascesi del “farsi amare”
Prevenire è l’arte di educare
affinché i giovani camminino
con allegria correggendo
deviazioni e preparandosi
per l’avvenire.
MARZO 2008 BS

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La santità pedagogica salesiana
è attraente ma profonda,
si identifica con l’allegria ottenuta
a base di servizio, sacrificio,
lavoro e temperanza.
dentro, con libertà interiore superan-
do formalismi esteriori; è l’arte di
guadagnarsi il cuore dei giovani
affinché camminino con allegria
facendo il bene, correggendo devia-
zioni, preparandosi per l’avvenire.
>> Unendo in un solo fascio di
luce ragione, religione e amorevo-
lezza che entrano in tensione “insie-
me”. Non sono valori semplicemente
umani, né solo religiosi e nemmeno
solo di amabilità, ma tutti e tre i poli
insieme, in un clima di bontà, lavoro,
allegria e sincerità. Evidentemente la
pratica del sistema preventivo diven-
ta per l’educatore una spiritualità esi-
gente. Non si può praticare senza
una comprovata carità pastorale e
una vera passione apostolica. Stia-
mo parlando di santità pedagogica,
attraente ma profonda, che si identi-
fica con l’allegria, ottenuta a base di
servizio ai giovani, sacrificio, lavoro e
temperanza (coetera tolle).
>> Con un impegno creativo nei
confronti del tempo libero del gio-
vane. “La vita di gruppo è un ele-
mento fondamentale della tradizione
pedagogica salesiana”3. A Chieri
Giovannino Bosco fondò la “Società
dell’Allegria”; Domenico Savio fondò
la Compagnia dell’Immacolata; Mi-
chele Magone apparteneva alla
Compagnia del Santissimo… Attra-
verso le associazioni si arriva agli
ambienti e a ogni singola persona
all’interno del gruppo. Naturalmente
occorre essere sempre disposti a
offrire un competente accompagna-
mento personale, specialmente agli
animatori e ai responsabili.
ٗ
1 Jean Duvallet.
2 Giovanni Paolo II, “Juvenum Patris”, 14.
3 Cap. Gen. SDB 23, n. 274.
Marzo 2008
Anno CXXXII
Numero 3
Mensile - Anno CXXXII - nr. 3
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 3/2008
In copertina:
Sembra che meritino
le prime pagine di giornali
e riviste solo notizie
tragiche e cronaca nera.
Perché non cambiare
tendenza a favore
di buone notizie
e cronaca bianca?
Foto: Cipriano Demarie
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Marzo 2008
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Quo vadis Europa? (16)
di Silvano Stracca
CASA NOSTRA
14 Passeggiate e teatro
di Martina Crivello
VIAGGI
18 Tradizioni di un popolo... tradito
di Giancarlo Manieri
EVENTI
20 I talami / Chimbote
di Filippo Manoni
INSERTO CULTURA
23 EDB per l’Africa
di Maria Antonia Chinello
FMA
28 Dopo cent’anni... ci siamo
3
di Graziella Curti
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giovanni Colombi (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
http://biesseonline.sdb.org
O SALESIANO
Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
Tel. 06/656.12.1 - Fax 06/656.12.643
e-mail: <biesse@sdb.org>
Direttore <gmanieri@sdb.org>
Fondazione DON BOSCO
NEL MONDO - ONLUS
Ccb 3263199 - Banca Intesa - Fil. Roma 12
CIN P - ABI 03069 - CAB 05064
Ccp 36885028 - CF 97210180580
e-mail: <donbosconelmondo@sdb.org>
web: www.fdbnm.org
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS MARZO 2008

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RIBALTA
di Gionata Di Cicco
G IOVANI
GIOVENTÙ BRUCIATA
Non abbiamo la gioia, noi giovani, di vivere tempi felici sul lavoro:
leggiamo ogni giorno una specie di bollettino di guerra…
TTra amici, davanti a Internet
discutiamo di lavoro. Sul web
appaiono dati da brivido. Tra il 2003 e
il 2005 la media dei caduti sul lavoro
in Italia è stata di 1328 ogni anno.
Nel 2007 dal 1° gennaio a oggi si
A Marco replica Pietro: “Sembra di
stare nella giungla!”. Pietro di anni ne
ha 29 e guadagna 500 euro al mese.
È precario in un call center. Lui non
vede un futuro con Daria 28 anni,
la fidanzata. Dice che praticamente
contano quasi 1000 vittime – una
non può formare famiglia. Davanti
media di 5 morti al giorno – più allo schermo, continuando a scorrere
24 530 invalidi. Il 6 dicembre 2007,
le notizie, l’inquietudine cresce.
alla Thyssenkrupp di Torino,
Bruno Santino aveva 26 anni.
un’azienda leader nel campo
L’azzurro immenso del cielo è
dell’acciaieria e siderurgia, si parla di
diventato un giardino proibito. Nel
“torce umane”. Cerchiamo di
buio della stanza ci raggiunge l’eco
comprendere il senso dell’accaduto della televisione. C’è “Amici”, uno dei
leggendo vari resoconti. Chiamiamo
programmi più seguiti in tv dagli
strage quella nella fabbrica adolescenti. È un trampolino di lancio
soprannominata la “fabbrica dei
allestito ad arte dagli adulti per noi
ragazzi”, perché il 95% dei 180
giovani a caccia di successo.
5 dipendenti hanno meno di trent’anni. Nel programma i ragazzi della scuola
”Ero lì – racconta un soccorritore
concorrono tra loro.
presente alla tragedia – e vedevo un
Le loro vicissitudini appassionano
uomo avvolto dalle fiamme, era
e soprattutto alzano gli indici
Antonio Schiavone, e strillava: d’ascolto. È l’ufficio di collocamento
aiutatemi, muoio!”. E commentando
delle nuove generazioni.
con dolore, l’impotente testimone
Uno su mille ce la fa.
aggiunge: “Ho visto l’inferno, una
Il costo umano degli standard di
scena tremenda”. Antonio aveva
produttività aziendali è altissimo.
36 anni. Lascia moglie e tre figli
Il profitto regna sovrano.
piccoli. Tra gli infortunati
Nel decreto legislativo 626/94 che
nell’incidente i morti sono stati 7. Il recepisce le direttive della Comunità
giorno dei funerali Benedetto XVI in
Europea sulla tutela della salute
un telegramma auspica “che sia e sicurezza dei lavoratori, al punto c
tutelata con ogni mezzo la dignità e
dell’articolo 2 leggo: “Servizio di
la sicurezza dei lavoratori”. prevenzione e protezione dai rischi”.
Nell’omelia l’arcivescovo di Torino
Esaminandolo, capisco che le
Severino Poletto lancia un monito: ”Il normative ci sarebbero, e pure serie!
lavoro per l’uomo, non l’uomo per il Evidentemente dalle norme alla realtà
lavoro. Mai più morti come queste,
qualcosa è violato. Sembrerebbe
mai più operai dilaniati dal fuoco”. Di dalle testimonianze che sul luogo del
fronte a queste parole l’emozione rogo tre estintori non funzionassero.
non ha voce.
“Buonanotte a tutti ragazzi”, dice
Carl von Clausewitz scriveva: Marco. Per un momento sembra un
”La guerra è il luogo dell’incertezza, saluto a chi se n’è andato. In realtà è
è il luogo del caso”. Mi paiono parole tardi e andiamo a dormire, ma come
appropriate per descrivere
si fa a stare tranquilli? Il pensiero
le condizioni di lavoro fotografate
viaggia attraverso il respiro del
da questi tragici eventi.
mondo; nel liquido blu del cielo.
A rompere il silenzio accanto a noi Nell’aria fredda di questo inverno lo
è… un giovane come me, Marco, 28
sguardo va oltre la finestra dove
anni, dottorato senza borsa dorme un albero soave, fitto di rami.
all’università, uno dei tanti. Vorrebbe Tende le dita verso l’azzurro. Non è
emigrare, arricchendo la schiera dei giusto quanto è successo. Qualcosa
talenti nostrani all’estero. Dice: ”In che non doveva avvenire è avvenuto.
guerra, si sa, si muore, il lavoro però
Il lavoro è un diritto, ma se anche il
non ti dovrebbe ammazzare!”.
lavoro brucia la nostra vita...
BS MARZO 2008

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LETTERE AL DIRETTORE
fatto il nostro “eroe”, che la dire allora? Ricordo alcune quello del concetto di libertà e
Chiesa era già un anacroni- espressioni di una mia vecchia d’infinito. La vita ci offre
smo nel Medio Evo. Figurar- zia – si chiamava Quinta – esperienze interessanti, mera-
si! Ma un vero anacronismo che faceva il catechismo in vigliose ma anche impegnati-
del testo in questione è quello parrocchia. Diceva cose ve, faticose. Tutti, prima o poi,
di descrivere i monaci come straordinariamente vicine a siamo chiamati a riposarci.
ignoranti, vuoti, senza ideali, quelle che qualche tempo fa Come quando ci è tolto un pe-
pavidi... S’è dimenticato, Fol- mi ha scritto un affezionato so dalla spalla e ci sediamo
let – ammesso e non concesso lettore e – devo dire – anche all’ombra di un albero. Pro-
che l’abbia mai saputo – che un sagace corrispondente, il viamo a chiedere a un uccello
scuole, ospizi, ospedali, infer- prof. Verdone. Quel che mi ha se preferisce restare in gabbia
merie, farmacie, ecc. ecc. so- scritto in proposito, ti trascri- o tornare libero. Non ci sono
no state invenzione dei mona- vo fedelmente. “Occorre ser- dubbi. Basta aprire lo sportel-
ci. Ma tant’è: Follet, per mol- virci di metafore che mettano lo che esso sfreccia verso il
ta gente, resta un super! Alla a fuoco concetti come quelli di cielo azzurro”.
faccia!
presenza, di vicinanza. Chi
K EN FOLLET. Caro di-
rettore, Lei ha più volte
criticato il Medio Evo come è
descritto da certi scrittori, e da
parte sua lo ha magnificato co-
L A NONNA MOR-
TA. Caro direttore, non le
ho mai scritto, ma stavolta mi
faccio coraggio e... eccomi.
Perché mi è capitato addosso
muore c’è ancora, anche se
non può essere visto. Come
quando qualcuno va avanti
per la strada e rimane nasco-
sto dietro una curva. Oppure,
come accade la notte, quando
papà e mamma dormono in
O SCURAMENTO.
Caro direttore, [...] ho un
quadro abbastanza chiaro sui
rapporti omosessuali nel mon-
do classico... Ma questo qua-
dro si oscura con la diffusione
me un’era straordinaria. Ma un grosso problema. È morta un’altra camera. Il bambino del cristianesimo [...]. Mi è sta-
sono in tanti a non condivider- mia mamma, di tumore pur- non li vede, ma li sente vicini. to detto che è contro natura.
la […]. A proposito che cosa troppo. Era anche la nonna di Altro ambito semantico su cui Ma non mi è stata data mai
ne dice del Medio Evo descrit- mia figlia [...]. si volevano un insistere riguarda la finalità una risposta soddisfacente.
6
to da Ken Follet? Lo conosce? gran bene. Ora la mia bambi- dell’esperienza vitale. Siamo
na mi ha fatto un sacco di do- sulla terra per formarci, come
Antonio@...
Vittorio, Taranto mande tipo: “Dov’è la non- il bambino nel seno materno. Caro Antonio, non so se si
Caro Signore, mi parla di
“scrittori” che non condivi-
do, o non mi condividono.
Occorre specificare: si tratta
di storici o di romanzieri. Da
quanto mi ha scritto, sembre-
rebbe riferirsi a romanzieri...
E allora, le specifico subito
na?”. “Lì dentro allora chi
c’è?”. “Quando potrò riveder-
la la nonnina?” [...].
Mariella, Taranto
Domande difficili, cara signo-
ra. Lo so. Difficili soprattutto
perché a quattro anni non si è
Quando egli è pronto per il
mondo, allora nasce. Così noi,
al momento giusto per ciascu-
no, passiamo ad un’altra vita.
Come i frutti dell’albero che il
contadino coglie man mano
che sono maturi o come perso-
ne in cammino verso casa. Chi
possa chiamare “oscuramen-
to” il quadro del cristianesimo
rispetto a quello del paganesi-
mo (o mondo classico – come
preferisce) per quanto riguar-
da i rapporti omosessuali.
Ciò che posso dirle è che la fi-
losofia e la teologia di matrice
che il romanzo è storia come in grado di fare distinzioni fi- arriva prima aspetta gli altri. cattolica per arrivare alle con-
io sono un cavallo. Mi sem- losofico-teologiche... Che cosa Il terzo ambito da sviluppare è clusioni che lei sa non partono
bra inutile perderci tempo.
Per quanto attiene a Ken Fol-
let, sì, ho letto “I pilastri del-
Appelli
la terra”. Pur plaudendo alla
bellezza del “romanzo” (di
romanzo si tratta!), ho dovuto
prendere atto di una certa
“grossolanità” interpretativa
riguardo alla concezione del
Medio Evo e, soprattutto, alla
Chiesa, per cui mi sono rifiu-
tato di leggere la sua ultima
fatica “Un mondo senza fi-
ne”. O meglio ho letto meno
di cento pagine poi ho pianta-
to lì. La solfa era la stessa
anzi, i difetti dei “pilastri” si
sono accentuati, il Medio Evo
lo descrive da perfetto anti-
clericale come egli è. Lui af-
ferma di descrivere il Medio
Evo com’era, ma per uno sto-
rico sarebbe una sciocchezza
patentata scrivere, come ha
Mi chiamo Fabio, ho 37
anni e cerco amiche di tutte
le età per instaurare una
bella e sincera amicizia.
Risposta assicurata. Berto-
lotti Fabio, Viale Bruno
Rizzieri 55, 00173 Roma.
Sono un ragazzo di 32 an-
ni, alto, snello e prossimo
alla laurea. Di indole sem-
plice, amo la natura e le co-
se belle. Mi piacerebbe co-
noscere per amicizia ragaz-
zi/e della mia città o provin-
cia. Grazie. Baldanzi Anto-
nio, Via M. Berrino 19,
10148 Torino.
Acquisto i due volumi di
circa 750 pagine ognuno de
“La vita di San Giovanni Bo-
sco” – Autore G.B. Lemoyne
– Casa Editrice SEI. Gian-
carla Minelli, Via Vassalli
Eandi 19, 10138 Torino.
Sono un volontario privato
e cerco amiche di tutte le età
che abbiano bisogno di amici-
zia o di parlare con una per-
sona sensibile come me. Di
Milano e provincia. Cerco an-
che computer vecchi o usati
gratis, anche rotti. Ritiro gra-
tis. Tali computer saranno si-
stemati e poi donati a bambini
e ragazzi disabili. Contattarmi
al 389/99.19.993 Cristia-
no Monza, Via Anfiteatro
14, 20121 Milano, e-mail:
moncri69@yahoo.it.
Vorrei instaurare sincera
amicizia epistolare con ra-
gazzi/e età compresa 22-32
anni. Mi chiamo Daniele, ho
32 anni. Scrivete a Daniele
Tuzzolo, Via dell’Orsa
Maggiore 99, 00144 Roma.
Desidero acquistare testi
scolastici degli anni ’60-’70
pubblicati dalle SEI di Tori-
no. Mario Cervia, Via B.
Maioni 51, 28021 Borgo-
manero (NO).
MARZO 2008 BS

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da basi strane, senza senso, mestiere: sarebbe un sovverti- sono i suoi stessi detrattori.
avulse dalla realtà, illogiche o mento delle regole del gioco. Per costoro si può rispolvera-
pretestuose, ecc. Tutto il con-
re quello che il cardinale Con-
A trario. Si parte dall’osserva-
zione attenta e metodica della
realtà e nella realtà si constata
salvi disse a Napoleone che
TEI ILLUMINATI. aveva fatto imprigionare Pio
Caro direttore, da qual- VII: “Non siamo riusciti noi
che la vita è il frutto di un in- che tempo illustri pensatori del preti a distruggere la Chiesa,
contro tra cellule maschili e calibro di Augias, Dario Fo, crede di riuscirci vostra Mae-
cellule femminili.
Odifreddi ecc., si dedicano ad stà?”. Basta cambiare “Chie-
Da questo fenomeno che si impegnativi problemi storico- sa” con “Cristo”, e la frase è
presenta come “naturale”, si religiosi. Nei loro libri e nelle ugualmente vera. Atei ce ne
evince per la teologia cattoli- loro “allocuzioni”, discettano sono sempre stati... Anche se
ca che “il sesso è per la vita”, di Chiesa e Papato con una si- non tantissimi, a dire la verità.
perché la vita scaturisce solo curezza (e sicumera) tali da far Nell’antichità si contano sulla
là dove un gamete maschile e arrossire san Tommaso d’A- punta delle dita e non si pos-
uno femminile si compenetra- quino. Tanta sapienza è ogget- sono chiamare veri atei, penso
OGNI MESE no. E questo, le ripeto, appare to di devota attenzione nell’o- ai filosofi atomisti Democrito
come legge di natura. Ora, limpo televisivo, dove già han- e Leucippo. Il Medioevo prati-
CON sulle conclusioni che tira la no notevole spazio i Santoro e camente non ne conosce e
Chiesa (è bene ciò che segue i Travaglio. Altri scrittori, le nemmeno l’Umanesimo e il
la natura, è anomalo ciò che
non la segue), si può non esse-
re d’accordo, si può obiettare
che potrebbero esserci ecce-
zioni, che l’amore è più gran-
de del sesso (e sono d’accor-
cui opere pregevoli e docu-
mentate trattano eguali argo-
menti, sono semplicemente
ignorati nei salotti televisivi al-
la moda. Come spiegare certe
alchimie a noi poveri mortali?
Rinascimento. Si comincia a
parlare di atei nel secolo XVII
con Voltaire, Compte, De Sa-
de (il famoso marchese), Hu-
me, Diderot. Nel XVIII e XIX se-
colo spuntano Nietzsche, Zola,
DON BOSCO
A CASA TUA
dissimo), che un uso diverso
del sesso non è poi un delitto,
ecc. Ma perché tacciare la
Chiesa di oscurantismo?
Dov’è l’oscurantismo? Qual è
l’oscurantismo? La Chiesa
che cosa oscura in realtà? È
oscurare o non piuttosto esal-
tare? In effetti, la Chiesa esal-
ta talmente il sesso fino a dire:
“Usatelo per gli scopi voluti
dal Creatore”. Per alcuni po-
trà essere un’esagerazione,
lucio.......@......it
Questa è la società in cui vi-
viamo... stavo per scrivere “ci
meritiamo”. Cristo è da sem-
pre “segno di contraddizione”
– è parola di Vangelo – e quin-
di non meravigliano più di tan-
to i “pro” e i “contro” Cristo.
La verità è che oggi sembra
diventato per alcuni talmente
ingombrante questo Gesù che
ci si batte in tutti i modi per
Russel, Freud (forse), Marx e
pochi altri. L’età moderna e
contemporanea può annovera-
re Sartre, Camus (forse), On-
fray, Bob Dylan, Hack, Gio-
rello, oltre a quelli da lei cita-
ti. Questi i nomi più noti (am-
messo che siano tutti atei con-
vinti). Alcuni di costoro con
onestà riconoscono che se è
impossibile dimostrare l’esi-
stenza di Dio è altrettanto im-
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
7
ma certo non è né oscuramen- eliminarlo... o meglio per eli- possibile dimostrarne la non-
to né, tanto meno, oscuranti- minare la seconda parte del esistenza.
smo!
suo nome, Cristo, lasciandogli Le do piena ragione riguardo
Le ripeto: si può non essere la prima, Gesù, che lo qualifi- alla boria supponente di certi
d’accordo sui principi filosofi- ca uomo come tutti, anzi un conduttori nostrani e alla su-
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
co-teologici (che, guarda caso, perdente, un predicatore un pina condiscendenza dei me-
ci. Comunicate
sono quelli della filosofia ari- po’ idealista e forse un po’ dia. Vede, una cosa tanto
stotelico-tomista, quindi clas- “suonato”, un sognatore che grossa fa scoop, perché si at-
sica, anche se Tommaso è un coltiva utopie, regolarmente tenta alla fede della gran
subito il cambio
di indirizzo.
medioevale), ma davvero non cancellate dal potere, un rivo- maggioranza dell’umanità. Di-
c’è materia per condannare la luzionario imprevidente e per scuterne è questione di prima-
Chiesa. Essa non fa che quel- nulla diplomatico. Lungo la ria importanza per conquista-
lo che crede sia il suo dove- storia, soprattutto recente, al- re audience, vero e unico dio
re... Si è liberi di non seguirla, cuni ci hanno provato – e altri dei media. E forse c’è sotto an-
ma non di condannarla. È ci provano ancora – a portare che qualche motivo ancor me- Per la vostra corrispon-
sempre letale condannare chi a termine questa operazione di no nobile: per sentirsi “qual- denza:
fa quello che è chiamato a fare svuotamento del Cristo della cuno” bisogna che si punti in
per fede, per vocazione, per fede. Tutti sempre regolarmen- alto, molto, molto in alto, altri-
convincimento intimo o per te sono stati beffati da Colui menti la normalità del quoti-
IL BOLLETTINO
SALESIANO
che più lo dichiari uomo e più diano ti risucchia nell’anoni- Casella post. 18333
Nbnssnlcouuieucnotoasecitraeaieimlmnèltauposrtort.teaiesPdtapolalreolozapslvioteoapvsttenuspeidbeerbebe.rilrsleCpieocemnpearauzovlnibeeo-ea-.-
si mostra Dio, più lo seppelli-
sci e più risorge.
In effetti, i primi a meravi-
gliarsi di questa immarcesci-
bilità del maestro di Galilea
mato. Allora, per non affogare
nel mare del nulla non resta
che urlare contro l’Intoccabi-
le, così è assicurata, o quasi,
la celebrità! Bah!
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
BS MARZO 2008

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& IN ITALIA
NEL MONDO
FOGGIA, ITALIA
PICCOLI
MADONNARI
L’Immacolata a Foggia, nella
parrocchia salesiana, è stata
onorata anche con l’esibizione
dei ragazzi dell’oratorio come
“madonnari”, quegli originali
pittori di strada che, armati di
gessetti colorati, dipingono sul
selciato, sull’asfalto, sul gra-
nito, sul sagrato delle chiese,
soggetti sacri con una mae-
stria sorprendente. Sono in ge-
nere copiatori, ma così precisi
da sembrare fotografi, tanto
è somigliante all’originale il
soggetto riprodotto. I giova-
nissimi artisti della parrocchia
del Sacro Cuore si sono ci-
mentati nell’impresa con otti-
mi risultati coloristici e sceno-
grafici a giudizio di tutti.
8
PESCEANA,
ROMANIA
na. L’ha voluta padre Victor perabile e perciò inguaribile dogli di essere guarita. Dopo
Tudor, prete ortodosso con- dai medici. Fu trasportata a una quindicina di giorni, si
vertitosi al cattolicesimo con Roma presso il fratello pitto- recò al solito controllo: sape-
tutti i suoi parrocchiani dopo re, nella speranza di trovare va la risposta, un ulteriore
PADRE PIO
che il santo frate cappuccino un chirurgo che volesse ope- aggravamento delle condi-
NELL’EX IMPERO
ROSSO
divenne famoso per un mira- rarla. Il figlio la portava con zioni di salute... Invece, il tu-
colo verificatosi per sua in- sé in una chiesa dove stava more era sparito! Nella foto
tercessione. Nel 2002 la componendo un mosaico. La di destra: la signora Lucrezia
A Pesceana è sorta la prima mamma del sacerdote, colpi- mamma si fermava spesso a Tudor con l’arcivescovo me-
chiesa dell’ex/regime ateo de- ta da un tumore al polmone pregare davanti a una grande tropolita greco-cattolico S.B.
dicata a san Pio da Pietrelci- sinistro, venne dichiarata ino- statua di Padre Pio chieden- Lucian Muresan.
MARZO 2008 BS

1.9 Page 9

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redazionale
NUMISMATICA
a cura di
Roberto Saccarello
CASTELLO
DI GODEGO, ITALIA
tuzione per la Tutela dell’An-
ziano), avvocato Daria Pesce
e il presidente dell’istituto
Martinit e Stelline, prof. Emi-
UN POETA
SALESIANO
lio Trabucchi gli hanno con-
ferito il terzo premio nella se-
zione C-Poesia. Il signor Gio-
COADIUTORE
vanni aveva partecipato alla
settima edizione del concorso
9
Il 10 novembre 2007 il signor letterario riservato alla terza e
Giovanni Ferraresso, salesia- quarta età… “Parole ritrovate VATICANO
no laico, ha ricevuto una con- – lo scrittore che c’è in te”. SEMPRE ATTIVO
vocazione presso il Salone Qual è la notizia? che Ferra-
degli Affreschi del Comune, resso, classe 1909, è un gio-
dove il presidente dell’Asso- vanotto di quasi 99 anni. Sa-
ciazione L.I.T.A. (Libera Isti- lute a lui dal BS.
Dopo il Battesimo e la Confermazione, il terzo
anno del programma aureo della Città del Vatica-
no è stato dedicato all’Eucaristia, sacramento del
sacrificio e della redenzione operata da Cristo,
interpretato mirabilmente dallo scultore Guido
Veroi, uno dei maggiori artisti dediti alla realizza-
zione di monete e medaglie. Lavora per San Mari-
PISANA, ROMA
no, la Repubblica italiana e lo Stato del Vaticano.
XXVI CAPITOLO
GENERALE
DEI SALESIANI
È in svolgimento presso la
Casa Generalizia dei salesia-
ni (23 febbraio - 12 aprile) la
grande assise della congre-
gazione. I 233 capitolari,
provenienti dai 5 continenti,
affrontano un tema che pren-
de il titolo dal motto di Don
Bosco: “Da mihi animas,
cæ tera tolle – Dammi le ani-
me e tieniti tutto il resto
(Gn. 14,21), diviso in cinque
nuclei: Ritorno a Don Bo-
sco, Urgenza di evangelizza-
re, Necessità di convocare,
Povertà evangelica, Nuove
frontiere. Il Rettor Maggiore
convocando i rappresentanti
delle 96 ispettorie della con-
gregazione ha scritto: “Con-
templiamo Cristo con lo
sguardo di Don Bosco e
amiamo i giovani con il suo
cuore”.
Sui 50 Euro è raffigurata l’Ultima Cena, il momen-
to in cui Gesù istituisce l’Eucaristia; sulla moneta
da 20 Euro sono raffigurati un pesce e un cesto di
pani, immagine tratta da un dipinto paleocristiano
delle Catacombe di San Callisto a Roma. La tira-
tura è di 3426 esemplari.
Con un pezzo d’argento da 10 Euro, disegnato il
Vaticano ha inoltre celebrato l’81° Giornata Missio-
naria Mondiale “Tutte le Chiese per tutto il mon-
do”. La scelta di raffigurare sul rovescio la Beata
Maria Teresa di Calcutta intende sottolineare
come anche oggi la Chiesa testimoni la sua pre-
senza missionaria e la verità del Vangelo in tutto il
mondo. Tiratura: 13 693 esemplari.
Le serie possono essere richieste direttamente
all’Ufficio Numismatico della Città del Vaticano:
tel. 06.69883414. Email: order4.ufn@scv.va
BS MARZO 2008

1.10 Page 10

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È una notizia interessante quella che
troviamo sul BS di marzo 1908, a pagina 76,
notizia che ci attesta da un lato la generosa
attività di un cooperatore, dall’altra
l’attenzione al Bollettino Salesiano,
considerato da tutti gli emigrati italiani
una ventata d’aria “patria”, e letto
o ascoltato con avidità.
Degli emigrati italiani in Francia si parla
nel trafiletto che riportiamo.
BARI, ITALIA
UN VOLTO
UNA STORIA
di Marco Pesola
È un libro/fotografico origi-
nale e decisamente bello. In-
quadra e bevissimamente com-
menta con qualche riga situa-
zioni particolari di vita vissu-
ta in diverse parti del mondo
che il sottotitolo aiuta a capi-
re: “Fotografie sulle gioie e le
speranze del nostro tempo”.
Rigorosamente in bianco e
nero, sono senza dubbio foto
splendide che parlano, rac-
contano, sottintendono. Le po-
che righe di commento collo-
cano lo scatto in un luogo, in
un tempo precisi e in una cir-
costanza particolare. È un vo-
lume da leggere, anzi no, da
vedere. È un libro che emo-
ziona, fa pensare, strappa a
volte una lacrima, a volte un
sorriso, a volte una nostalgia;
risveglia ricordi, sollecita una
preghiera…
ROMA
perazione internazionale”. Un
dono spontaneo, scrive il pre-
sidente della LumbeLumbe,
10
GENEROSITÀ
che sfida la logica dell’avere e
il primato dei beni materiali”.
L’Associazione LumbeLumbe Il diamante, com’era logico, è
Onlus che opera in Angola e in stato messo all’asta, il suo va-
America Latina in stretta sinto- lore monetario ammonta a mi-
nia con alcune missioni sale- gliaia di euro… “Quel dia-
siane, ha ricevuto come offerta mante oggi è in cerca di un
per le opere di beneficenza nuovo proprietario, ma alla
programmate o già in via di donatrice ha lasciato la consa-
realizzazione, uno splendido pevolezza di aver trasformato
diamante. La giovane proprie- un’esperienza dolorosa, quale
Da Boulogne-sur-Seine riceviamo una notizia che
tornerà di grande edificazione ai lettori del Bol-
taria ha deciso di privarsene, può essere la perdita di un
dopo che un legame affettivo amore, in uno straordinario at-
si era sciolto, “a beneficio dei to di carità che potrà ridare
lettino.
meno fortunati”, come lei stes- speranza a chi speranza non
Uno zelante Cooperatore salesiano di quella città,
non contento di leggere il Bollettino francese,
volle pure associarsi all’edizione italiana, man-
dando a tal fine una generosa offerta. Da varii
mesi, dopo aver letto, egli si affretta di trasmet-
terlo al sacerdote che dirige la cappella degli ita-
liani, assai numerosi in Boulogne presso Parigi.
sa ha precisato, devolvendolo
all’Associazione fondata e so-
stenuta da carabinieri e civili
che “hanno scelto di percorrere
la strada della solidarietà, dedi-
cando il proprio tempo libero
al sostegno di progetti di coo-
ha”. La lista delle realizza-
zioni della LumbeLumbe è
ormai lunga, nonostante che
l’Associazione sia stata fon-
data solo nel dicembre 2002.
Per chi volesse saperne di
più www.lumbelumbe.org.
Per l’opera di lui e della suora di S. Vincenzo de’
Paoli che si occupa della Colonia italiana, si co-
minciò a leggere tutte le domeniche nelle pubbli-
che riunioni il nostro Bollettino con immenso
piacere e profitto di tutti coloro che vi assistono.
Noi ringraziamo di cuore coloro che sono stati
iniziatori di questa opera buona, siamo disposti a
mandare un certo numero di Bollettini italiani a
quei cari connazionali, e saremmo felici di enu-
merare fra i nostri Cooperatori coloro che ne fa-
cessero domanda.
MARZO 2008 BS

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (10)
Divagazioni (mica tanto) su... una moda in continua espansione: un cane per amico.
“P apà, ti prego, ti
prego… Giuro che
me ne occupo io.
noi. Facciamo una passeggiata.
Un’interruzione ci farà bene”.
Grazie Fabio, risponde mam-
Convincila tu la mamma”.
ma Stefania, sei molto gentile.
Alice insiste per l’ennesima
Molto più di quella signorina
volta. “Alice, tenere un cane
che ha dimenticato da tempo
è una cosa impegnativa, e
le promesse fatte”. “Mamma!”,
poi con il bambino in
esclama Alice con il viso in
arrivo…”. “Mamma, ti giu-
fiamme. Poi, aggancia il guin-
ro, non te ne accorgerai
zaglio a Drusilla e la trascina
nemmeno. La mattina mi
via. O meglio, è lei che viene
alzerò mezz’ora prima per
trascinata dalla cagnetta festan-
portarlo fuori; e anche il
te, evidentemente contenta di
pomeriggio e la sera. Ci
questa uscita in compagnia
penserò io. Mamma Stefa-
della padroncina.
nia e papà Giulio si guarda-
no per un momento. Poi
cedono. “Va bene, Alice. Lo
>> Cos’è questa storia delle
promesse dimenticate?, chie-
11
prendiamo, ma non dimen-
de Fabio, mentre sono nel
ticare ciò che hai promes-
parco tenendo d’occhio Dru-
so”. “Grazie, grazie, grazie.
silla che corre nell’area riser-
Vi voglio bene”. E così il
vata ai cani. “Ma niente…
cucciolo Drusilla arriva a far
Mia madre deve sempre rom-
parte della famiglia. I primi
pere le scatole”, risponde Ali-
tempi Alice si occupa della
ce a occhi bassi. “Uhm, credo
cagnetta con affetto e dedi-
di aver capito qualcosa. Non
zione ma, passati un po’ di mesi, Drusilla non è è che per caso avevi promesso di occuparti di Dru-
più un tenero batuffolo e cominciano ad aumenta- silla e adesso?…”. “No… cioè…”. Ora Alice è
re le sue esigenze; così, è papà Giulio che la mat- confusa. “Un cane non è un giocattolo che quando
tina si alza per portarla fuori, mentre durante il ci si stufa si lascia in un angolo. Senza contare che
giorno se ne occupa mamma Stefania, nonostante tua madre è incinta, ed è evidente che sia piuttosto
che il pancione inizi a farsi sentire.
stanca”. “Ma io… devo studiare, non ho tempo”,
cerca di difendersi la ragazza. “Alice, anch’io ho
>> Oggi, Alice è un po’ eccitata; Fabio, il compa- un cane. Wiskey sta con me da quando avevo tre
gno di scuola, a cui tutte le sue compagne fanno il anni, gli voglio bene. Mi occupo io di lui. E ti assi-
filo, viene a casa sua: devono prepararsi all’interro- curo che non è una perdita di tempo”. Intanto
gazione di storia. Mentre i due ragazzi sono impe- Drusilla è tornata e tiene tra i denti un legnetto che
gnatissimi nello studio, Drusilla irrompe nella stanza posa ai piedi di Alice. La ragazzina lo raccoglie e
con il guinzaglio in bocca e comincia a guaire, sal- lo lancia lontano, il cane si lancia al suo insegui-
tellando qua e là. “Mamma, per favore richiama mento. “Vedi? Lei non ti ha dimenticato, ti vuole
Drusilla, non riusciamo a studiare”, urla Alice. “Ma bene, si fida di te”. Alice sorride timidamente.
è bellissima!”, esclama Fabio, e si mette subito a “Sono stata una stupida, mi ero dimenticata di
giocare con la cagnetta. Mamma Stefania si affaccia quanto può essere divertente”. “A volte è anche
alla porta; sembra piuttosto affaticata. “Alice, potre- faticoso. Ascolta, se ti va, il pomeriggio potremmo
sti portarla fuori tu? Sono un po’ stanca”. “Mamma, venire qui con Wiskey e Drusilla. Fare una pas-
ma non vedi che stiamo studiando? Domani abbia- seggiata, giocare un po’ con loro, prima di ripren-
mo l’interrogazione!”, risponde la figlia, infastidita. dere a studiare. Che ne dici?”. “Dico che va
Ma certo, signora, interviene Fabio, ci pensiamo benissimo!”. Adesso sorride felice.
ٗ
BS MARZO 2008

2.2 Page 12

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QUO VADIS CHIESA
I FIGLI
DEL DISINCANTO
EUROPA? (16)
Un anno fa, in occasione
del cinquantesimo anni-
versario della firma dei
Trattati di Roma del
di Silvano Stracca
1957, l’ex presidente della repub-
blica, Carlo Azeglio Ciampi, euro-
peista della prima ora, concludeva
un bell’articolo sulle difficoltà del-
l’Europa dei 27 con un forte appel-
lo ai giovani. A loro, soprattutto,
chiedeva di sostenere il difficile
cammino dell’Unione con il pro-
prio slancio ideale e la partecipa-
zione attiva, non dimenticando di
essere “i principali beneficiari del-
la sicurezza di vita generata dalla
pur incompleta costruzione euro-
pea, frutto dell’‘utopia’ vagheggia-
12
ta dai loro antenati”. Quasi un
ideale passaggio del testimone del-
l’europeismo dai Padri fondatori ai
nuovi cittadini del duemila, spe-
ranza di un continente senile. Un
popolo silenzioso, i giovani, però
con una sua consistenza strategica
nell’Europa allargata del XXI seco-
lo. Relativamente poco numerosa
L’Europa unita...
rappresenta tuttavia un segmento
di frontiera della società contem-
poranea. Solo dall’impegno delle
fcpnenIoeozogrrinroicoeinoslvoenianrl.sonedasiapnteogegrauladriln’eeIpetlaloiq’.lUluiiQatneicsuimoateanasnetdoao.innsvOcaashcfole-e--
questa “generazione E” – appena il
15% della popolazione dell’Ue –
ultime generazioni, infatti, ci si
può aspettare che l’Unione diventi
il nuovo sistema di appartenenza e
Finlandia, Francia, Germania, Ita-
lia, Regno Unito e Slovacchia. Il
di cittadinanza intorno a cui svi- principale dato emerso è il diffuso
luppare nuovi legami di solidarietà disinteresse dei giovani nei con-
e di identificazione transnazionali. fronti della politica. La gran parte
dei ragazzi si dichiara, infatti, poco
SCETTICISMO...
o per nulla interessata alle proble-
matiche politiche (60%). Solo una
Ma si sentono abbastanza “euro- manciata si definisce molto inte-
pei” i ragazzi nati dopo il 1980, nel ressata (5,9%). I più appassionati
senso che partecipano attivamente appaiono i giovani tedeschi, quasi
all’edificazione della casa comu- la metà. Seguono gli italiani (il
ne? La ricerca “Euyoupart” (Politi- 43%, di cui il 9% si dice molto in-
cal Participation of Young People teressato) e gli austriaci. I più di-
in Europe) ha tentato proprio di sinteressati si trovano nel Regno
esplorare i significati della politica Unito (25%) e nei nuovi paesi del-
e le forme di partecipazione della l’Unione come Estonia (29%) e
“generazione E”. Otto gli istituti Slovacchia (28%). A livello di in-
europei coinvolti nella grande in- teresse dichiarato, stupisce soprat-
dagine, finanziata dalla Commis- tutto il fatto che paesi di lunga tra-
Il logo e la moneta del
50° anniversario della firma
dei Trattati di Roma.
sione Ue e durata tre anni. Ottomila dizione democratica, come il Re-
i giovani, dai 15 ai 25 anni, contat- gno Unito e la Francia, abbiano il
tati in otto paesi: Austria, Estonia, livello più alto di indifferenza tota-
MARZO 2008 BS

2.3 Page 13

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le (rispettivamente l’82 e il 74%).
Il massimo dell’apatia si riscontra
fra i giovani con meno risorse eco-
nomiche, socialmente marginali,
meno istruiti e non occupati, e tra i
giovanissimi sotto i 18 anni.
... E SCONTENTO
I ricercatori di “Euyoupart” li
hanno definiti “figli del disincan-
to”. Sono i figli di una generazione
che ha visto, con la caduta del mu-
ro di Berlino, la fine di un certo
modo di vivere la politica, fatto di
passione e di ideali. I figli, cioè, di
qualcuno già disincantato, di per-
sone che si sono separate dalla po-
litica anni addietro. Il disincanto
dei padri ha determinato il nuovo
atteggiamento dei figli. Non un ri-
fiuto tout court della politica,
quanto una disaffezione per la poli-
tica tradizionale. Le istituzioni, i
partiti, la classe politica non sono
La ricerca “Euyoupart” ha fatto emergere il dato di un diffuso disinteresse
dei giovani nei confronti della politica. Sono i “figli del disincanto”
della “generazione E”.
più centrali, tanto che i ragazzi
considerano politica fare un sit-in
o aderire alla campagna di una di sinistra. Solamente il 35% si ri- Tra le linee convergenti rintrac- 13
ONG. Abbandono, quindi, presso- conosce ancora in questa dicoto- ciabili nelle diverse società europee,
ché totale dell’attività partitica mia storica.
a sorpresa va sottolineato il ruolo
classica. Oltre il 90% degli intervi-
importante che la famiglia conserva
stati afferma di non aver mai con- TOTALITARISMO
nell’influire sugli orientamenti ideo-
tattato un politico, dato soldi a un
gruppo, indossato una spilletta
DEMOCRATICO?
logici delle nuove generazioni. Un
ragazzo su tre ancora parla di politi-
elettorale, distribuito volantini. So- I ragazzi di “generazione E” ca in casa con i genitori. Mentre il
lo il 18% ha partecipato a una ma- paiono propendere per un impegno gruppo dei coetanei contribuisce a
nifestazione e solo il 7% ha soste- “fluttuante” che non mette più in influenzarne i comportamenti in re-
nuto una campagna elettorale. Allo gioco identità o appartenenze a lazione alla partecipazione. Ma per
stesso modo quasi nessuno si è im- tempo indeterminato, bensì interes- dire quanto poco entrino nella vita
pegnato in un partito (5,8%) e an- si precisi legati alla vita sociale. Al quotidiana i valori della politica,
cora meno nei gruppi giovanili primo posto la disoccupazione e la ben l’82% dei giovani non ritiene
(2,5%). Destra e sinistra sono poi precarietà, al secondo l’inquina- importante condividere le idee poli-
categorie che i giovani europei mento e le tematiche ambientali, al tiche con i propri amici.
mandano definitivamente in soffit- terzo la violenza e la povertà. La Altri due punti interessanti di
ta. Quasi la metà del campione di- maggioranza dei ragazzi (tra gli convergenza. Il primo è che i gio-
chiara di non essere né di destra né italiani il 96%) considera il lavoro vani, quando utilizzano normal-
tra i problemi più urgenti per la mente un mezzo d’informazione
propria generazione. Questo “di- che prevede una modalità di frui-
sinteresse attivo”, come lo chiama- zione attiva, come i giornali e In-
no i sociologi, si traduce in una ca- ternet, tendono a essere più impe-
pacità d’aggregazione caratterizza- gnati politicamente rispetto a colo-
ta da un forte contenuto critico nei ro che seguono la politica passiva-
confronti dei protagonisti della mente attraverso la tv. Il secondo è
scena politica del proprio Paese e che, anche tra quelli che vedono la
di quella internazionale.
politica come qualcosa di positivo,
purtroppo la sua realizzazione a li-
vello concreto è spesso la causa
I giovani di oggi considerano
politica fare un sit-in o aderire
alla campagna di una ONG.
determinante del disincanto.
(continua)
BS MARZO 2008

2.4 Page 14

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CASA NOSTRA
LE PASSEGGIATE
AUTUNNALI
COME TEATRO
DI ANIMAZIONE
di Martina Crivello
Tradizionalmente il nome
del fondatore dei salesiani è legato
alla figura simpatica e disinvolta
del saltimbanco che cammina
sulla corda…
Gli studiosi sono
concordi nell’affermare
L e passeggiate autunnali sono il
“testamento” di Don Bosco sul
teatro di animazione, e anche il
vertice della lunga stagione
centri circostanti, dal 1859 al 1864.
Esse sbocciarono gradualmente a
partire dalla consuetudine di contadi-
no dei Becchi di recarsi presso i suoi
che le cosiddette
creativa salesiana, frutto di una pro- parenti per alcuni giorni di vacanza
lungata esperienza di vita a contatto nel mese di ottobre, il mese della
14 “passeggiate autunnali” diretto con i giovani. In esse arriva a vendemmia in cui i suoi, contadini,
siano l’esperienza
maturazione la sua pedagogia “di alla fine di una lunga stagione di fati-
unità” che sa simpatizzare per tutti gli ca e di attesa, raccoglievano i frutti
più significativa
aspetti della personalità umana e per- del loro lavoro; qui egli era solito de-
ciò sa fondere gioco, cultura, festa, dicarsi alla predicazione durante la
e culminante dell’attività arte, musica, spiritualità. Quelle di novena della Madonna del Rosario e
educativo-teatrale
cui si intende parlare sono le “gran- celebrare con i compaesani quella fe-
di” passeggiate autunnali che si svol- sta solenne. Fu un voto formulato da
di Don Bosco.
sero da Torino ai Becchi, il paese na- don Rua all’indomani della morte di
tio di Don Bosco, e poi da lì ad alcuni Don Bosco: se si fosse ottenuto il
permesso di tumulare la salma a Val-
docco oppure nel collegio salesiano
di Torino-Valsalice, avrebbe fatto de-
corare l’intradosso della grande cu-
pola della chiesa dell’Ausiliatrice.
Don Bosco inventò le passeggiate autunnali che divennero per lui
un’altra occasione educativa.
MARZO 2008 BS
COME NACQUERO
A partire dal 1845 sappiamo della
presenza ai Becchi di alcuni giovani
studenti che ricevevano, come pre-
mio dell’impegno dimostrato durante
l’anno scolastico, un po’ di meritato
riposo in compagnia del loro prete.
Nei primi tempi essi si limitavano a
partecipare alle funzioni religiose.
Ma, non oltre il 1849, iniziò la tradi-
zione di concludere la festa con qual-
che rappresentazione teatrale. Don
Giovanni Battista Francesia, che ha
conservato le memorie di quelle
tournées per il Monferrato, testimo-
nia che «fin dalla vigilia arrivavano
da Torino i musici di canto e di suo-

2.5 Page 15

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no, che, uniti a molti altri e studenti
ed artigiani, portavano il bel numero
dei nostri amici a cento e qualche
volta anche a cento cinquanta. […]
Alla mattina poi della festa avevamo
tutti il nostro da fare; chi per la chie-
sa, chi per la musica, chi pel teatro.
Anche al teatro dovevamo pensare,
per esilarare quella buona gente».
Con i ‘fortunati’ che trascorrevano
qualche giorno in più ai Becchi, Don
Bosco compiva alcune brevi escur-
Anche oggi la tradizione continua con la passeggiata delle castagne,
o la passeggiata dell’uva, o le passeggiate culturali…
sioni nei dintorni e così progressiva-
mente maturò l’idea delle passeggiate
autunnali. Normalmente erano fatte a due volte e più ancora in un medesi- vo, come un grande copione, di cui
piedi, con opportune tappe, con mete mo posto, senza doverci ripetere».
lo spettacolo vero e proprio costitui-
diverse e di durata variabile. Le più Si può notare subito che le indica- va un tassello. Si verificava cioè,
famose, quelle del ’61 e del ’63, per zioni date per i preparativi erano anche lì, quella che è stata chiamata
esempio durarono una ventina di molto generiche. Per quanto riguarda la “teatralizzazione del quotidiano”
giorni; la prima, attraverso il Monfer- il teatro, i comici si mettevano all’o- in cui i fatti che appartenevano alla
rato, giunse fino ad Alessandria; la pera e non si hanno notizie circa in- dimensione “privata” di Don Bosco
seconda toccò Tortona, Genova e terventi successivi di Don Bosco per e dei giovani si “teatralizzavano”.
Ovada. Ovunque arrivassero, i giova- correggere quanto i ragazzi andavano Nelle Memorie Biografiche (vol.
ni godevano dell’ospitalità da parte di predisponendo: a loro veniva lasciata VI) si ricorda ad esempio il caso di
amici di Don Bosco, parroci oppure una grande libertà e altrettanta re- Tomatis, il quale era famoso per le
nobili signori e benefattori dell’Ora- sponsabilità. Il repertorio di solito sue lepidezze: un giorno voleva «cer-
torio; partecipavano attivamente alle prevedeva alcuni lavori già rappre- care le gambe che diceva di aver
celebrazioni liturgiche e alla sera si sentati durante l’anno e meglio riu- smarrite nelle escursioni del giorno 15
esibivano davanti alla popolazione sciti che venivano adattati agli am- prima. Pensava intanto a fare improv-
ospitante.
bienti e al pubblico diverso a cui si ri- visate serie o burlesche al padrone di
volgevano. Purtroppo, spesso riman- casa, le quali cagionavano prima sor-
L’ANTEPRIMA
gono soltanto i titoli di quelle rappre- presa e poi un diletto senza fine».
sentazioni, anche perché molto era Da ultimo non sembra forzato con-
Il momento della preparazione era
estremamente importante e Don Bo-
sco sapeva dargli tutto il suo valore.
Ancora don Francesia ci ha lasciato
una pagina significativa al riguardo:
«Don Bosco, credo verso la metà di
agosto, ci poté dire una sera, parlan-
doci dopo le preghiere, che la passeg-
giata si sarebbe fatta anche in quel-
l’anno […]. Il maestro della nostra
banda fu avvisato di pensarci per
tempo, e preparare per i nostri piccoli
suonatori una serie nuova di marce,
con qualche variazione, per meglio
dilettare i paesi, che si sarebbero in-
contrati nel nostro itinerario. Si mu-
sicò pure per banda una Messa, un
Vespro, e vari Tantum ergo, perché
Don Bosco ci diceva, che le cose
buone e belle piacciono a tutti.
Alcuni dovevano pensare al teatro,
e preparare una piccola raccolta di
drammi e di farse, da poter recitare
lasciato alla libera interpretazione e
perché, come si è detto, i testi veniva-
no rimaneggiati.
UN GRANDE GIOCO
ESPRESSIVO
Che nel programma delle passeg-
giate fosse previsto uno spazio spe-
cifico per il teatro è chiaro; ma ciò
che sembra più interessante sottoli-
neare sono gli aspetti teatrali che
permeavano tutta quell’esperienza:
la gita era un unico gioco espressi-
siderare quelle passeggiate come una
sorta di esercizi spirituali itineranti. È
ancora la testimonianza di don Fran-
cesia a suggerirlo: «Alla sera ci ave-
vano visti e sentiti a suonare, come
persone intese solo a divertimenti, ed
ora erano meravigliati di vederci così
raccolti in chiesa, come non si sareb-
bero aspettato». Poiché «era questa
l’arte di Don Bosco, di trovare la
pietà nella ricreazione, e direi quasi
la ricreazione nella pietà. Non parlo a
chi non conobbe né da vicino, né da
lontano la industriosa carità di Don
Bosco ed i miracoli che esercitava su
noi per salvarci dal peccato; ma è
certo che noi non sentivamo diffi-
coltà dal divertimento alla chiesa e
viceversa, e si provava raccoglimento
e spirito non volgari». Di quelle espe-
rienze lo stesso testimone ha lasciato
un ricordo pieno di nostalgia: «Oh
sere gioconde, degne di essere narra-
te da penna ben migliore! Ma questa
fosse anche la più eletta del mondo,
La stagione propizia per
le passeggiate di Don Bosco
nei boschi e nelle campagne e nei
paesi dell’Astigiano era l’autunno.
non potrebbe forse dire a metà il no-
stro entusiasmo, la nostra gioia, onde
ci si riempiva il cuore».
ٗ
BS MARZO 2008

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
CITTÀ DEL VATICANO ne personalità. Nella foto, la
visita al cardinale Farina. Da
VISITA DI CORTESIA sinistra, il Postulatore della
È il 24 novembre 2007, da po-
che ore sono stati eletti i nuovi
cardinali durante il concistoro.
Tra essi il salesiano monsi-
gnor Raffaele Farina, già Ret-
tor Magnifico dell’Università
congregazione salesiana qui in
veste di segretario concistoria-
le, don Enrico Dal Covolo; il
segretario particolare del Papa,
monsignor Georg Gänswein
che ha recato il saluto del Pon-
Pontificia Salesiana (UPS), tefice; il cardinale salesiano
poi archivita e bibliotecario di Oscar Andrés Rodríguez Ma-
Santa Romana Chiesa. È il radiaga in clergiman nero, il
momento delle cosiddette “vi- neoeletto cardinale Farina e il
site di cortesia” ai neocardina- capo delle ordinanze della se-
li, un’antica tradizione che ve- greteria di Stato il salesiano
de gli eletti omaggiati da alcu- laico Bruno Trevisan.
PISANA, ROMA
BREVISSIME DAL MONDO
IL CD-ROM DEL 25°
In occasione del 25° della sua
fondazione l’Istituto Storico
CITTÀ DEL VATICANO. derà al Primo Ministro che
Benedetto XVI è il primo l’unico edificio di culto cri-
papa che con tanta insi- stiano di Tarso (200 mila
Salesiano (ISS) ha pubblicato
presso l’editrice LAS dell’U-
stenza e partecipazione abitanti) non trasformato
lancia appelli ai capi di in moschea possa venir
niversità Pontificia Salesiana
Governo ad aver cura ol- usato dai cristiani di tutti i
un cd-rom che contiene le ol-
tre che delle persone an- riti almeno in questo anno.
16
tre 10 mila pagine pubblicate
in tutti i fascicoli della pro-
che della Terra. Un Papa
cui sta a cuore la salute ROMA. Si susseguono le
pria rivista semestrale “Ricer-
della Terra, perché da essa ricerche e le scoperte nei
che storiche salesiane” (1982
dipende anche la soprav- vari campi dello scibile
– 2006). Il disco è allegato al serie di nove indici prefissati vivenza dell’uomo. Un Pa- scientifico. Papa Benedet-
n. 50 (2007) della stessa rivi- o, ancora, ricercando una o pa “ecologista”.
to XVI ha messo in guar-
sta. La navigazione e la con- più parole. I testi, presentati
dia contro la tentazione
sultazione dei testi sono mol- in formato pdf, sono di facile ROMA. Dal 28 giugno che la ricerca scientifica
to semplici e possono essere lettura, permettono l’esatta ci- 2008 al 29 giugno 2009 è calpesti la dignità fonda-
fatte mediante i sommari di tazione di un brano e anche proclamato dal papa Bene- mentale dell’essere uma-
tutti i fascicoli o attraverso la l’eventuale stampa cartacea. detto XVI “l’anno di san no, come accade negli
Paolo”, ricorrono infatti i esperimenti con embrioni
duemila anni dalla nascita umani che poi vengono di-
dell’apostolo della gente e strutti. È indubbio che me-
principale diffusore del cri- dicina e ingegneria geneti-
stianesimo. Sono in pro- ca siano campi eticamente
gramma varie iniziative, “sensibili” in cui la vigi-
anche ecumeniche. Si chie- lanza non è mai troppa.
MARZO 2008 BS
RIMINI, ITALIA
8 DICEMBRE 2007
La festa dell’Immacolata se-
gna la nascita dell’oratorio
salesiano. Continua anche og-
gi a essere una grande ricor-
renza per tutta la Famiglia Sa-
lesiana, sottolineata da feste,
accademie, commemorazioni,
e quant’altro. È anche una da-
ta che viene scelta per il rin-
novo dei voti religiosi o l’e-
missione delle promesse di
molti rami della FS, e spesso
per l’inaugurazione di opere e
altri eventi. A Rimini, l’8 di-
cembre scorso c’è stata gran
festa: la professoressa Ardea
Montebelli ha emesso la sua
promessa come salesiana coo-
peratrice, alla presenza dei
suoi alunni e della sorella del
beato Alberto Marvelli, la si-
gnora Gede che torna sempre
volentieri nella chiesa che vi-
de il suo santo fratello come
assiduo frequentatore e la
mamma come catechista e da-
ma di carità.

2.7 Page 17

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a cura del direttore
RÍO CUARTO,
ARGENTINA
La scuola agrotecnica sa-
lesiana “San Ambrosio” di
Río Cuarto, nella provin-
cia argentina di Cordoba,
gode di molto prestigio in
tutta la regione per la
qualità e la serietà dell’in-
segnamento. Lo scorso
novembre si è arricchita
di un nuovo padiglione, il
“tambo” per l’allevamento
delle mucche. Grazie alle
moderne tecnologie vi si
producono 10 mila litri di
latte al giorno. È conside-
rata una scuola modello.
FRASCATI, ITALIA
Gli 850 allievi della scuola
salesiana “Villa Sora” han-
no assistito in blocco all’av-
vio della “Zeffirino’s cup”,
un torneo “culturale” che
ha visto emergere su tutti
Fiammetta Catania (nella
foto con la coppa vinta),
prima liceo scientifico, che
ha battuto tutti nelle rispo-
ste alle domande sulla vita
del più illustre degli alunni
dell’Istituto, il figlio del ca-
cicco Manuel Namuncurà,
Zeffirino, beatificato a no-
vembre nella sua terra dal
cardinale Bertone.
17
PISANA, ROMA
Il 15 dicembre u.s. si so-
no riunite presso la Casa
generalizia dei salesiani
la Giunta confederale de-
gli exallievi e la presiden-
za della Federazione ita-
liana. È stato consegnato
dallo stesso Rettor Mag-
giore don Pascual Chá-
vez il Distintivo d’Oro del-
la Confederazione mon-
diale al professor Giusep-
pe Acocella, exallievo di
Salerno, ordinario di Etica
sociale presso la Federi-
co II di Napoli e vicepresi-
dente del CNEL.
NAPOLI, ITALIA
Presso l’istituto Don Bosco
è stata avviata una nuova
esperienza: un centro poli-
funzionale multietnico diur-
no per ragazzi soggetti a
provvedimenti penali e a
grave rischio di devianza.
Il progetto si chiama “Le
Ali”. Gli educatori, attraver-
so il Sistema Preventivo,
tenteranno l’avventura di
“rimettere le ali” a chi le ha
perdute perché possano
tornare a vivere in pienez-
za la vita che fu loro dona-
ta. Nella foto l’inaugurazio-
ne del centro.
NAPOLI, ITALIA
Nel 1947 la chiesa sale-
siana del s. Cuore del Vo-
mero venne aggregata per
iniziativa del parroco don
Annibale Santoro alla ba-
silica vaticana ottenendo
da papa Benedetto XIV al-
cune indulgenze per i visi-
tatori e i fedeli in determi-
nate occasioni. Decaduti
dopo il Concilio sia l’ag-
gregazione sia i privilegi,
tutto è stato ora nuova-
mente concesso da papa
Benedetto XVI dopo la ri-
chiesta dell’attuale parro-
co don Mario Cipriani.
TORINO, ITALIA
L’Oratorio salesiano Mi-
chele Rua decide di ce-
lebrare le grandi feste,
scippate dal consumi-
smo nel modo tradizio-
nale: Natale è Gesù
Bambino non babbo o,
peggio, mamma Natale;
Epifania è la manifesta-
zione del Signore non la
settimana bianca, Ognis-
santi è la festa di tutti i
cristiani non “sant’Hallo-
ween”! L’oratorio allora
in queste feste sta insie-
me come voleva Don Bo-
sco tra giochi, canti, de-
gustazioni, celebrazioni,
preghiera.
BS MARZO 2008

2.8 Page 18

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VIAGGI
TRADIZIONI
DI UN POPOLO…
TRADITO di Giancarlo Manieri
A sinistra: le bolas, l’arma tipica
usata soprattutto per la caccia
e la guerra.
A destra: La pifilca, strumento
artigianale sacro, usato nella
rogativa semestrale.
I mapuche sono
il popolo del beato
Ceferino. Fino alla fine
egli è rimasto un
membro della “gente
della terra”, la sua
gente, conservando nel
18
cuore storia, folclore
e tradizioni dei suoi avi.
Il toldo tehuelche che divenne
dimora mapuche, dopo
il passaggio in Patagonia.
Artigiani mapuche.
Fu il vecchio mapuche Ñancufíl
a raccontarmi la storia del suo
popolo “il più numeroso e fa-
moso della pampa patagoni-
ca”, disse con orgoglio. Proveniva-
no dal Cile, dove gli spagnoli colo-
nizzatori li chiamavano araucani,
forse perché forti mangiatori del pi-
nolo dell’araucaria, frutto fornito di
più calorie della carne. Fu proprio a
causa degli spagnoli che dovettero
sloggiare dalle terre da sempre abi-
tate e spostarsi forzosamente all’in-
terno del territorio argentino, in zo-
MARZO 2008 BS
ne più aride ma libere ancora da in-
filtrazioni coloniali. L’esodo comin-
ciò a partire dal XVII secolo: incalza-
ti dai bianchi non immaginavano di
emigrare in un’altra nazione e in re-
gioni abitate da altre tribù; la terra
nella loro concezione non aveva pa-
droni, non aveva nazionalità. Mi
meravigliò udire queste affermazio-
ni dalla bocca del vecchio indio:
La terra è di tutti!”. Saggezza anti-
ca e sempre nuova. Il processo di
fusione con gli autoctoni costò, ov-
viamente, sudore e sangue; gli stori-
ci, sempre pudichi nel linguaggio,
la chiamarono “araucanizzazione”.
ORGANIZZAZIONE
SOCIALE
Il Jefe, il capo che guidò l’esodo
più massiccio dei mapuche al di là
della cordigliera andina, si chiama-
va Calfucurá (Pietra Azzurra). Era
padre di Manuel e nonno di Ceferi-
no Namumcurá. Egli, adattando la
vita alle nuove esigenze, riorga-
nizzò la sua gente in gruppi di fami-
glie di una sessantina di membri,
assegnò a ciascun nucleo un territo-
rio ben delimitato e vi stabilì un ca-
cique come capo, scegliendo un uo-
mo che sapesse usare bene l’arma
della parola, per convincere quelli
del suo clan a seguire le nuove re-
gole. Il cacique, ovviamente, gode-
va di qualche privilegio rispetto ai
membri del clan: aveva più libertà
di movimento, maggiori pascoli,
una quantità notevole di bestiame e
poteva permettersi più mogli. Cal-
fucurá, insomma, riuscì a creare un
po’ con la persuasione e un po’ con
la forza, una confederazione indige-
na, convincendo decine di cacicchi
e formando una specie di Stato den-

2.9 Page 19

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Petrolio in Patagonia.
tro lo Stato, con una capitale strate- va il cultrún, il tamburo sacro, oltre
gica – Salinas Grandes – per via alla trutruca e alla pifilca. Del
delle miniere di sale, essenziale per Nguillatún riparleremo. Punto noda-
la conservazione della carne. Si fece le della religione mapuche era il pil-
proclamare imperatore della Pampa. lán, il culto degli antenati, niente
Fu la sua gloria e la sua fine: tutto sacerdoti, ma molte orazioni ogni
questo non poteva piacere a Buenos giorno a cominciare dall’alba, per
Aires. “Noi mapuche, continuò tenere lontani gli huecuvú, gli spiriti
Ñancufíl, siamo guerrieri ma anche malefici.
L’araucaria, del cui frutto
si nutrivano i mapuche soprattutto
quando dimoravano in Cile.
valenti artigiani, tessitori abilissimi
e cacciatori infallibili”. Queste qua- TERRA MISTERIOSA
lità fecero in modo che essi pren-
L’albero può raggiungere
i 30 metri di altezza.
dessero subito il sopravvento sugli
autoctoni, così poté diffondersi e
prevalere la loro lingua, ma anche le
Uno dei motivi per cui molti colo-
ni di diverse nazioni (spagnoli e in-
glesi in testa) tentarono l’avventura
ni, contrabbandieri, banditi, avven-
turieri… Di fronte a questa invasio-
loro tradizioni, i costumi, il folclore,
e perfino la religione. Dal canto lo-
ro, essi si adattarono alla vita noma-
di internarsi nella pampa fu la leg-
genda che favoleggiava di una Città
dei Cesari ricettacolo di immense
ne, è ovvio che la sorte dei mapuche
era segnata.
19
de e al toldo, la casa tehuelche. In ricchezze, ritrovata da naufraghi TERRA
Cile i mapuche/araucani erano se- spagnoli verso gli anni Quaranta del DI CONTRADDIZIONI
dentari: lavoravano i metalli, fabbri- 1500. Un esploratore, certo Franci-
cavano oggetti di ceramica, confe- sco Cesare, ufficiale di Giovanni Della Patagonia è stato detto tutto
zionavano ceste, vassoi e piatti di Caboto, l’italiano navigatore ed il bene e tutto il male possibile. Si
legno. Vestivano di cuoio, pelli, piu- esploratore, si avventurò in quelle dipinsero di volta in volta i mapu-
me e lana. Mangiavano carne, frutti terre sconosciute, affermando al ri- che come feroci guerrieri (soprattut-
selvatici, uova di ñandú e di struz- torno di aver visto una città favolo- to da parte dei coloni), ma altri li
zo, mele, oltre che cacciagione e pe- sa, fondata dagli araucani. Tanto ba- descrissero come saggi e pacifici. Si
scato. M’incuriosì l’arma da essi stò perché pionieri e avventurieri si giurò su immense distese di terre
più usata per la caccia e la guerra, le mettessero alla ricerca dell’inesi- sterili, eppure emergevano, soprat-
boleadora, tre palle di pietra rico- stente “città di Cesare”, che divenne tutto lungo le sponde dei numerosi
perte di cuoio e collegate da lunghe poi Città dei Cesari. Ci provò perfi- fiumi, boschi ed estese colture. La
strisce intrecciate dello stesso mate- no un missionario famoso, il gesuita si presentò come un immenso deser-
riale che, lanciate con maestria, im- italiano padre Niccolò Mascardi, to senza vita, poi lo si scoprì popo-
brigliavano le zampe della preda poliglotta (aveva imparato i vari lato di animali di ogni specie, alcuni
immobilizzandola a terra. Per la dialetti degli indio), evangelizzatore rarissimi. A una superficie arida
guerra usavano anche lunghe lance. (pare abbia fatto 20 mila battesimi) corrispondeva un sottosuolo imbot-
Parlavano il mapudungun (“lingua ed esploratore. Ben quattro spedi- tito di pietre preziose, petrolio e
della gente della terra”). La religio- zioni tentò verso la Città dei Cesari. gas. La Patagonia: terra poverissima
ne, fatta di preghiere e cerimonie Ma durante la quarta venne cattura- e ricchissima, straordinariamente
come tutte le religioni del mondo, to dai Poia e trapassato da frecce. pericolosa e miracolosamente bella.
prevedeva un essere superiore, La città non fu mai trovata “… e Terra di tipacci, ma anche di santi.
NGUENECHÉN (padrone del popo- meno male, sentenziò un salesiano, Terra di Ceferino, mapuche dalla te-
lo), al quale dedicavano due volte se l’avessero trovata sarebbe costa- sta ai piedi, che osservava le tradi-
l’anno una straordinaria cerimonia ta altro sangue, altre guerre, altri zioni e le leggi del suo popolo, pre-
che poteva durare fino a tre giorni, dolori: l’uomo di fronte al luccichio gava nella sua lingua, partecipava
chiamata Nguillatún, fatta di invo- dell’oro perde il luccichio del cer- alle cerimonie tradizionali... Ceferi-
cazioni, canti, danze, discussioni e vello! E l’uomo senza ragione di- no Namuncurá, figlio del cacicco
quant’altro, e accompagnata da stru- venta peggio di una bestia”. Anche Manuel, nipote del gran cacicco
menti musicali di costruzione arti- per questa ragione, la terra dei ma- Calfucurá, ascendente dell’attuale
gianale in cui parte importante ave- puche divenne appetitosa per colo- cacicco Celestino.
ٗ
BS MARZO 2008

2.10 Page 20

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E VENTI
PASQUA 2008
LA SAGRA
UNA CATECHESI SPECIALE
Anche il vescovo di Chieti, monsi-
gnor Bruno Forte, uno dei più noti e
di Filippo Manoni
DEI TALAMI prestigiosi teologi della Chiesa italia-
na, si è recato a Orsogna per i Talami,
e non tanto per assistere alla sfilata
dei carri biblici, quanto piuttosto per
commentarli, dando nel contempo
l’importanza che merita alla sagra. A
Una Pasqua davvero
speciale quella di
Orsogna è un paesetto –
poco più di quattromila
abitanti – della Marruci-
na, che ha dato i natali a
detta di molti, presenti come turisti
(non sono pochi i visitatori attirati dal
singolare evento) è stata una magnifi-
ca catechesi, arricchita per di più da
Orsogna di Chieti, dove personaggi come Camillo De Nar- notazioni artistiche e culturali di alto
un intero paese si
dis (1857-1951), compositore e di- spessore, a volte perfino suggerendo
rettore d’orchestra, Mario Pomilio agli attori la posizione più consona,
mobilita per chiudere la (1921-1990), scrittore e giornali- sul palco mobile, per completare il
più grande festa religiosa
sta, e altri. Ma è conosciuto so-
prattutto per la “Sagra dei Tala-
senso religioso del quadro o anche
per avvicinarsi di più all’opera del-
dell’anno con una
mi”, la grande sfilata annuale di l’artista cui alcuni quadri si ispirano.
singolare sfilata, nel
quadri biblici viventi, che chiude, E il vescovo teologo ha citato ad
il lunedì dell’Angelo, le feste pa- esempio Rembrant per il talamo rap-
20 lunedì dell’Angelo.
squali ed è interpretata da giovani presentante il sacrificio di Isacco.
e giovanissimi attori in costume
d’epoca su palchi mobili, oggi trai- TRA SACRO E PROFANO
nati da trattori, che rappresentano
scene del Vecchio e del Nuovo Te-
stamento. La sagra si celebra or-
mai da secoli, risalendo al tardo
Medio Evo.
Una tradizione, quella di Orsogna,
che sa sapientemente mixare sacro e
profano, dove le due realtà si inte-
grano quasi a sottolineare che le sto-
rie bibliche, anche quelle più tragi-
che, sono storie di salvezza e come
tali vanno vissute: nella gioia, nel
Quinto talamo 2005: La Pasqua
ringraziamento, nella celebrazione,
di Gesù e Secondo talamo 2007:
Elia all’Oreb.
nell’invocazione e, perché no, nel sa-
no divertimento. I drammi liturgici,
in effetti, sono drammi “sicut in
quantum”. Poiché, cruento che sia,
quello liturgico è pur sempre un
dramma che redime, che salva, e
dunque che invita alla gioia, alla leti-
zia, alla festa. “Perché mai non do-
vrebbero sussistere eventi profani in
concomitanza o come conseguenza
di eventi sacri?, ha detto uno spetta-
tore. Non è un ritorno al Medio Evo,
in cui sacro e profano erano un
tutt’uno, semmai è una re/interpreta-
zione di esso”. La processione dei
sette talami parte da sette quartieri di
Orsogna per ritrovarsi dopo circa
due ore nella piazza del paese dove
si tiene la sfilata conclusiva. Ma la
festa continua con stand gastronomi-
ci e tutto il contorno delle antiche e
moderne sagre paesane.
ٗ
MARZO 2008 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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DUE CONSACRAZIONI
UNA CHIESA
UN VESCOVO
di Filippo Manoni
Due amici: monsignor Gaetano
Galbusera e don Ugo De Censi.
L’interno della cattedrale di Chimbote.
Chimbote, città di 350
mila abitanti, è il centro
di pesca più importante
del Perù; la città –
protagonista il Segretario
di Stato Vaticano –
è stata teatro di due
memorabili avvenimenti:
la consacrazione della
21
nuova cattedrale
e quella di un nuovo
vescovo salesiano,
nello stesso giorno,
il 26 agosto 2007.
L’hanno definita la più bella
cattedrale del Perù. Sorge a
Chimbote, voluta dal vesco-
vo monsignor Luis Bam-
barén, disegnata dall’architetto italia-
no Angelo Ripamonti, assegnata alla
responsabilità e all’intraprendenza di
don Ugo De Censi (solo lui poteva
farcela), costruita dai volontari del-
l’Operazione Mato Grosso in cinque
anni, consacrata dal Segretario di
Stato Vaticano cardinale Tarcisio
Bertone. Sembrava a molti impossi-
bile innalzare una costruzione così
grande e complessa in un luogo sab-
bioso come quello assegnato alla cat-
tedrale. Ma i volontari di don Ugo ce
l’hanno fatta anche stavolta: sono
abituati ai “miracoli”, stando con uno
dei più noti e celebrati missionari sa-
lesiani di oggi che, con i suoi volon-
tari, ha realizzato opere incredibili a
favore dei campesini della Cordiglie-
ra. Oggi la cattedrale è una splendida
realtà che onora la città e il Paese.
>> Il secondo evento di quel giorno
fortunato è stato la consacrazione
episcopale di un altro – se così si
può definire – dei volontari di don
Ugo, monsignor Gaetano Galbusera
che, proprio per dare una mano al
suo amico missionario, dopo aver
ricoperto vari incarichi, tra cui di-
rettore e ispettore, in Italia, ha scel-
to il Perù. Là è stato nominato retto-
re del seminario maggiore di Pu-
mallucay, dove si preparano al sa-
cerdozio anche alcuni volontari del-
l’Operazione Mato Grosso che da-
ranno continuità alle opere di padre
Ugo. Là lo ha raggiunto il decreto
di nomina a vescovo di Benedetto
XVI, che gli ha assegnato la diocesi
di Pucallpa (terra colorata), in pie-
na selva amazzonica: 52 168 km2 di
territorio, mezzo milione di abitanti
di cui quasi 400 mila cattolici. Pu-
callpa, fondata nel 1833, è oggi una
città turistico-commerciale e porto
fluviale, posta sul fiume Ucayali, il
centro di pesca più importante del
Perù e uno dei maggiori del mondo,
capitale della provincia del Santa e
sede universitaria.
Un magnifico campo di apostola-
to attende don Gaetano.
ٗ
BS MARZO 2008

3.2 Page 22

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LAIEGTTEIORAVANI apLerpotavtoretcraiaret“omdraoialdlaaeriraegtaioaltvmaàendni.e.t.ief”atti
BASTA
PIANGERTI ADDOSSO!
L’ELOGIO DELLA PAROLA
Leggo sul tuo volto smagrito, visitato dalla nevrosi Ci sono parole di incredibile dolcezza. Mettine
senza l’ombra di un sorriso,
qualcuna al posto dei puntini
la tua delusione, il tuo sconforto,
………………………………………………
quasi ti avessero sequestrato l’amore,
La parola ti permette di sbirciare nell’infanzia, nelle
compromessa la vita, tolta la chiave di casa. Sei di stagioni della vita.
cattivo umore.
Ti permette di dire “è mio!”
Di più. Hai il cattivo umore.
È mio il cielo nero dell’Africa, la terra assetata,
Ti sei condannato agli arresti domiciliari. Non parli. l’orgoglio dei giovani che smaniano di diventare
Non vuoi vedere nessuno.
grandi.
Vuoi sbarazzarti in un sol colpo di 10 anni di vita
È mia la vita che voglio, o Dio,
donata, di gratuità, di innocenza.
ancora una volta donare a te.
Vuoi svuotare il cielo dei suoi angeli.
Punto terzo.
22 Ti lamenti di Dio che hai mandato a quel paese. Che Nessuno si è sbarazzato di te.
pensi ai fatti suoi!
C’è un momento della vita in cui devo mettermi in
Ti manca la terra sotto i piedi.
condizione di percepire che qualcuno sia, in me, più
Ti manca l’odore del caffè visto crescere nei campi me di me stesso.
assolati. Ti manca l’Africa.
È un pensiero del tutto personale.
Ti manca la risata delle amiche.
Nella vita si può essere una, due, tre volte santi.
Ti manca la compagnia dei bambini
La prima volta quando si dice sì.
che ti chiamavano “maman”.
La seconda quando lo si ripete dopo una furiosa
Hai paura di te, del domani, di tutto.
tempesta e così via.
Hai paura di dimenticare, di non tornare proprio da Se hai una colpa, dalla a Gesù.
dove sei fuggita.
Se soffri un dolore offrilo a sua Madre.
Se ancora sorridi è solo per smettere di piangere, Un albero non si spaventa se una foglia si distacca
come un canto africano piagnucola.
e tocca terra. Continua a vivere, a crescere e a dare
Basta piangerti addosso! Dopo il terremoto,
frutti.
vengono i sorrisi,
Ho deciso di amarti di più,
i pacchi-dono. Eccoli.
di non dimenticarmi di te,
Punto uno.
di rivedere i tuoi occhi, il tuo sorriso,
Mi sembri un millepiedi. Non fai un solo passo in
il tuo volto bruciato dal sole.
avanti se ti lasci imprigionare dallo sciame dei tuoi
Carlo Terraneo
rancori. Per spiegare il disastro occorre ammettere
un errore o meglio ancora rimetterci nella
condizione di ricominciare. Peguy si pronuncia così:
“L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere
perché vivere è
cominciare sempre ad ogni istante. Quando manca
questo senso si vorrebbe morire”.
Punto due.
Arrabbiati, non essere muta senza una parola
innanzi alla quale scateni la tua tempesta. Ribellati
al silenzio che ti umilia. Non aver paura delle parole.
Sono la chiave dell’anima.
MARZO 2008 BS

3.3 Page 23

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CINUSLETRUTROA
Presentiamo il Centro
per la Comunicazione sociale
che si trova a Yaoundé, capitale
della Repubblica del Camerun.
EDB
UNA CASA DELLA
COMUNICAZIONE
PER L’AFRICA
di Maria Antonia Chinello
L’Association Salésienne pour la
Communication sociale di Yaoundé
(Cameroun) è nata per diffondere,
attraverso la stampa e il linguaggio
audiovisivo, il carisma salesiano in
Africa. Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice si sono impegnati a far
conoscere il sistema preventivo.
E l’Editions Don Bosco è lo spazio
che si fa casa per annunciare ed
evangelizzare, accettando la sfida
di una comunicazione di qualità.
La sede della EDB a Yaoundé.
BS MARZO 2008

3.4 Page 24

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Il logo del Centro.
L’Association Salésienne pour
la Communication sociale
(A.S.C.S.) è un’associazione
senza scopi di lucro, costituita a
Yaoundé (Cameroun) l’8 feb-
braio 2003, tra i Salesiani di
Don Bosco dell’ispettoria dell’A-
frica Equatoriale (ATE) e le Figlie
di Maria Ausiliatrice dell’ispetto-
ria dell’Africa Ovest che, allora,
comprendeva otto paesi: Costa
d’Avorio, Togo, Benin, Malì,
Congo-Brazzaville, Gabon, Ca-
meroun e Guinea Equatoriale.
Per realizzare i suoi progetti,
l’Associazione ha promosso un
Centre de Production et de Dif-
fusion de Médias écrits et audio-
visuels, con sede a Yaoundé,
presso la Casa ispettoriale dei
salesiani. L’Associazione, fin dal
suo inizio, si pone al servizio
della Chiesa in Africa e collabo-
ra con tutti coloro che lavorano
nell’ambito della stampa e della
produzione audiovisiva, attivan-
do una risposta concreta ai pro-
cessi di inculturazione e inve-
Suor Micelle Nyangono al computer.
stendo nel settore della comuni-
cazione sociale. Il Sinodo Afri-
cano, infatti, insieme con i Pa-
stori delle differenti chiese han-
no a più riprese affermato che
l’evangelizzazione oggi deve in-
tegrarsi con i nuovi linguaggi
della cultura moderna per parla-
re di Gesù Cristo con uno stile
comprensibile e che, soprattutto,
affascini.
LA COMUNICAZIONE
NEGATA?
Il sistema dei mezzi di comuni-
cazione in Africa funziona in mo-
do diverso dal resto del mondo,
soprattutto per quanto riguarda
l’accesso alle informazioni. Ac-
cesso significa saper leggere, es-
sere informati, conoscere il fran-
cese o l’inglese o l’arabo classico
o la lingua nazionale per ascolta-
re i notiziari nazionali, vivere in
un luogo non soltanto con una
connessione a Internet ma con
una buona connessione telefoni-
ca, senza la quale è impossibile
consultare siti web e scaricare
documenti; significa avere i soldi
per comperare un giornale, non
avere un controllo statale che
censura le fonti di informazione e
perseguita i giornalisti, poter tro-
vare una biblioteca con testi ag-
giornati. Il tema dell’accesso, in
Africa, è strettamente collegato
alla diffusione dell’analfabetismo,
Suor Vilma Tallone con il signor Olaverri in riunione
di lavoro.
MARZO 2008 BS
L’immarcescibile Jean Baptist Beraud, salesiano
responsabile del centro, al suo tavolo di lavoro.

3.5 Page 25

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Suor Micelle con un collaboratore.
Suor Laura Gaeta al suo posto di lavoro.
alla censura, alla negazione dei
diritti umani, alle questioni lin-
guistiche, al digital divide (il di-
vario che esclude gran parte del
Sud del mondo dall’accesso alle
innovazioni tecnologiche) e, ov-
viamente, è strettamente connes-
so alle situazioni sociali, politi-
che ed economiche delle singole
aree territoriali.
FINALITÀ
La firma che ha sancito l’impe-
gno delle ispettorie dei salesiani e
delle Figlie di Maria Ausiliatrice a
collaborare come partner per la
realizzazione del Progetto di
un’Associazione per la comuni-
cazione sociale, è stata quella di
Olaverri e di suor Wilma Tallone,
allora ispettrice.
Sorgeva così, sulla carta, ma
ancora più per la missione, uno
spazio organizzato, che riserva-
va all’educazione forze econo-
miche e risorse personali per
aiutare i giovani a diventare
soggetti attivi nel tessuto sociale
dei diversi contesti dove sono
presenti le comunità dei salesia-
ni e delle suore. Nell’Africa di
lingua francofona, le ispettorie
ATE e AFO (dal 2004 vi è anche
l’ispettoria delle Figlie di Maria
Ausiliatrice AEC) sono territo-
rialmente estese su 10 paesi: Bé-
nin, Cameroun, Congo-Brazza-
ville, Costa d’Avorio, Gabon,
Guinea Equatoriale, Mali, Re-
pubblica Centrafricana, Chad,
Togo.
«Obiettivo prioritario dell’A.S.C.S.
– spiega suor Laura Gaeta, prima
FMA redattrice delle Editions
Don Bosco – è contribuire alla
formazione umana e cristiana
degli agenti pastorali e dei gio-
vani in particolare, attraverso la
produzione di libri e materiale
audiovisivo. Si pensa così di fa-
cilitare il processo di incultura-
zione delle chiese africane e, in
particolare, offrire agli agenti pa-
storali strumenti di lavoro più
adatti al contesto e di immediata
e facile utilizzazione». «In parti-
colare – continua Jean Baptiste
Beraud, salesiano e capo redat-
tore del Bollettino Salesiano – le
produzioni delle Editions Don
Bosco offrono al pubblico libri,
opuscoli, dépliant dove il lin-
guaggio e la metodologia d’ap-
proccio tengono conto della
realtà affinché la lettura sia pia-
cevole e l’assimilazione dei con-
tenuti possibile. Tutte le produ-
zioni hanno come destinatari i
bambini, i giovani e gli educatori
ed educatrici delle opere salesia-
ne. Salesiani e Figlie di Maria
Ausiliatrice coordinano, infatti,
Scuole, Centri Tecnici, Oratori e
Centri giovanili, parrocchie nelle
zone sia urbane sia rurali. Nu-
Numero de “Bulletin Salesien”,
edito dal Centro per l’ispettoria
AFO (Africa Occidentale
Francofona) che comprende
Senegal, Guinea, Costa d’Avorio,
Togo, Bénin, Burkina Faso, Mali.
Produzioni catechistiche
della EDB.
merosi sono i collaboratori e le
collaboratrici laiche con cui la
Famiglia salesiana condivide la
missione educativa ed evange-
lizzatrice: catechisti, animatori,
insegnanti, coordinatori».
BS MARZO 2008

3.6 Page 26

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Suor Laura con José Antonio Vega.
Suor Michelle Nyargoro e Jean Baptiste Beraud.
OBIETTIVI
E PRODUZIONE
Sfogliando il fascicolo del Pro-
getto dell’Associazione e, in par-
ticolare, consultandone lo Statu-
to, si coglie un lavoro di analisi e
di ricerca che sfocia in un «lavo-
ro di squadra» che ha obiettivi
precisi. Salesiani e Figlie di Ma-
ria Ausiliatrice dell’Africa Centro
equatoriale si impegnano attra-
verso il Progetto di produzione e
diffusione della stampa scritta e
del materiale audiovisivo a:
>> produrre e diffondere materia-
le scritto e audiovisivo come ap-
porto all’educazione e all’evan-
gelizzazione dei giovani e dei ceti
popolari;
>> collaborare all’umanizzazione
della cultura dei media e contri-
buire alla riflessione sulla base del
loro impatto positivo sul mondo
della comunicazione;
>> permettere ai giovani e ai ceti
popolari di beneficiare di prodotti
di qualità a prezzi accessibili;
>> divulgare la spiritualità sale-
siana e il metodo educativo di
san Giovanni Bosco;
>> fare conoscere il carisma e
l’opera salesiana in Africa;
>> proporre ai giovani modelli
che possono ispirare il loro pro-
getto di vita;
>> offrire ai giovani ulteriori
mezzi per la loro espressione:
radio, produzioni multimediali,
videocassette e altri supporti di-
dattici;
>> creare rete con altri organismi
cattolici e non impegnati nel
mondo dei media.
In generale, le pubblicazioni
orientate alla formazione umana
e cristiana si rivolgono a diverse
categorie di agenti pastorali: ca-
techisti, animatori della fede e
del tempo libero, insegnanti del-
le Scuole Catttoliche, formatori
e formatrici dei Centri tecnici e
professionali, simpatizzanti del-
la Famiglia salesiana e giovani
in ricerca vocazionale.
Vi sono gli opuscoli che, per
ragioni pratiche, sono stati clas-
sificati in differenti collane:
«Animatori della fede»; «Anima-
tori del tempo libero»; «Educa-
zione ai valori rispetto al-
l’AIDS»; «Biografie Salesiane»;
«Documenti del Magistero della
Chiesa»; «Sussidi per pregare»;
«ADS: Amici di Domenico Sa-
vio»; «Formazione Cooperatori
Salesiani». Importante è segna-
lare che, per dare una risposta
pronta alla chiesa locale, appe-
na un documento ufficiale è
promulgato dalla Santa Sede il
testo viene immediatamente pub-
blicato e immesso sul mercato
in edizione economica, per fare
in modo che tutti i fedeli possa-
no acquistarlo e attingere così
alla sorgente della comunicazio-
ne ecclesiale.
FIORE ALL’OCCHIELLO
Con il Bollettino Salesiano ci si
propone di far conoscere il cari-
sma salesiano e le sue opere prin-
cipalmente in Africa; di sostenere
il collegamento tra i differenti
gruppi della Famiglia salesiana;
di offrire, infine, ai collaboratori e
ai benefattori un organo di infor-
mazione e di formazione. Le edi-
zioni del Bollettino Salesiano nel
mondo sono 56, in 29 lingue.
Quella dell’Africa Centro Equato-
riale è dunque l’edizione 54°. Se-
condo la tradizione lasciataci da
Don Bosco, noi non vendiamo il
Bollettino Salesiano. Le ispettorie
ATE, AFO e AEC si impegnano a
pagare la stampa di due numeri
all’anno. Per evitare gli invii po-
stali inutili, ma soprattutto costosi
per le tasche dell’Africa, ci si affi-
da per la diffusione all’intrapren-
denza e alla creatività delle co-
munità locali dei salesiani e delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. In
più, sono state individuate alcune
librerie di Yaoundé (Paoline,
AMA, Clé, Paroisse Tsinga) che
accettano un certo numero delle
pubblicazioni, così come i con-
tatti con alcuni istituti religiosi
della città. La rete di collegamen-
to si estende e coinvolge anche
altre città, tra cui Libreville (Ga-
bon) e Malabo (Guinea Equato-
riale).
Maria Antonia Chinello
MARZO 2008 BS

3.7 Page 27

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BAGLIORI
di Serena Manoni
ENRICA
FEDE
E CORAGGIO
Ogni giorno il cuore
di Enrica si accende di
desiderio per la vita.
La viveva in pienezza,
tranquilla, serena,
responsabile. Questo
modo di vivere diventa
partecipando a tutta una serie di
iniziative in cui è sempre protago-
nista attenta e sincera. Nel frattem-
po segue con grande interesse e vi-
va emozione le vicende che coin-
volgono la sua famiglia, a causa
della scelta coraggiosa di suo fra-
tello che decide di entrare in semi-
nario. Gli anni dell’adolescenza so-
il suo stile, il suo abito più no dunque per Enrica un serio
bello. Giovane entusiasmo
cammino di crescita umana e spiri-
tuale che nulla toglie alla sua lim-
e servizio verso il
pida vivacità e le consente un sano
prossimo aderiscono
e meritato divertimento che la ren-
perfettamente nella testa,
de ancor più amabile: sono in molti
che cercano la sua compagnia.
27
nell’anima e nel volto di
Enrica che, attraverso il
suo sorriso, trovano la via
per raggiungere gli altri.
N Anche l’amore verso un ra-
gazzo diventa il tassello di un mo-
saico in cui nulla è messo a caso,
non comportando turbamenti o sof-
Enrica Noè (1954-1971).
ferenze particolari per Enrica, la
Nasce il 12 febbraio 1954 a
Castano (Milano). Cresce
sviluppando con estrema
quale sa confrontarsi apertamente
con la sua guida spirituale, rima-
nendo così fedele alla sua promes-
sa: “Vogliamo formare una fami-
nulla vada perduto”. È il suo atto
di fede che sintetizza il valore di
una vita vissuta all’insegna del co-
raggio, dell’onestà, della carità che
concretezza e decisione sia il ri- glia cristiana… ci prepareremo considerava ogni esperienza (anche
svolto intellettuale della sua perso- con molta serietà”. La sua fede dura) una prova per migliorare.
na, sia il risvolto spirituale; senza spesso esuberante e desiderosa di
dimenticare quello sociale che ne realizzarsi nel dono si concretizza N Discute febbricitante la tesi
fa una ragazza attenta, pronta al- nel raggiungimento dell’obiettivo che conclude il suo cammino di
l’accoglienza, disponibile all’ascol- che si era posta e dietro cui aveva preparazione catechistica, e riceve
to, generosa nel dare, riconoscente lavorato per qualche anno: diventa- dal vescovo il “mandato” e il cro-
nel ricevere… Interessi, impegni e re catechista “diplomata”. Ma que- cifisso di ministro della Parola. Il
valori si fondono in modo equili- sto fu anche il periodo che coincise male la indebolisce fisicamente,
brato e sereno rendendola a tutti con l’avanzare minaccioso di un ma non abbatte la sua volontà che
simpatica e desiderata. L’oratorio male che le sarebbe stato fatale. nella preghiera e nell’eucarestia
è la sua seconda casa e nel poco Una cisti nel volto, precedentemen- trova coraggio di continuare. Al-
tempo libero che le rimane fra stu- te asportata, torna a minacciare la l’ospedale, poco prima di spegner-
dio e impegni casalinghi ella conti- sua espressione sempre gioiosa e si, chiede alla mamma di avvici-
nua a dedicarsi “mani e piedi” alle
attività parrocchiali, soprattutto at-
traverso la frequenza entusiasta e
convinta a un corso per catechista e
solare… Si accorge così che la sua
strada sarebbe stata tutta in salita.
Ma decide di non trascurare nessu-
no dei suoi impegni: “Voglio che
narle un piccolo tavolo sopra il
quale per l’ultima volta prega ap-
poggiando le braccia. E il 23 otto-
bre 1971 Enrica muore.
ٗ
BS MARZO 2008

3.8 Page 28

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F MA
DOPO CENT’ANNI…
di Graziella Curti
CI SIAMO
In una piccola stanza,
a Valdocco, nel marzo
1908, don Filippo Rinaldi
rendeva concreto
un nuovo progetto,
in sintonia con i vasti
orizzonti sognati da
Don Bosco e da madre
28 Mazzarello: fondava
l’associazione exallieve
delle FMA.
Era un piccolo gruppo di gio-
vani donne quelle che stava-
no attorno a don Filippo Ri-
naldi, secondo successore di
don Bosco, quando espresse la sua
felice intuizione profetica di orga-
nizzare le forze di coloro che aveva-
no fatto esperienza di case salesia-
ne, perché potessero fare sinergia.
Erano state allieve, oratoriane delle
Figlie di Maria Ausiliatrice e aveva-
no assimilato quello stile di solida-
rietà concreta tipico della pedagogia
del santo dei giovani. Si erano già
mosse con generosità e intrapren-
denza nel campo della cura dei
bambini, delle donne, dei giovani in
difficoltà.
Tuttavia, di fronte alla proposta di
costituirsi in gruppo esprimevano
anche qualche perplessità. Il nuovo
genera sempre un po’ di incertezza,
a volte anche paura.
Quali prospettive, quali compiti,
MARZO 2008 BS
Una consigliera Confederale porta
aiuti ai bambini colpiti
dallo tsunami.
quali impegni poteva riservare la
nuova realtà che stava per nascere?
La risposta di don Rinaldi non si fe-
ce attendere: «Tenetevi unite ed aiu-
tatevi». Su questi due verbi si è co-
struita, lungo cent’anni, la storia
dell’Associazione che ha visto e ve-
de, in tutti continenti, una rete di
donne e uomini (ora, c’è la presenza
anche di exallievi) che rispondono
alle domande d’aiuto, specie dei più
giovani, secondo lo stile di Don Bo-
sco e di Maria Mazzarello. Si tratta
di migliaia di persone che, avendo
sperimentato l’amorevolezza sale-
siana, la diffondono nei propri terri-
tori, la vivono negli ambienti di la-
voro, nelle parrocchie, nelle istitu-
zioni educative, specie tra i più po-
veri. Il sistema preventivo, cuore di
1983, 75° delle exallieve. Parla
la Madre Generale suor Rosetta
Marchese.
una pedagogia in cui chi educa fa
sempre il primo passo e crede che
«in ognuno c’è un punto accessibile
al bene», costituisce la trama delle
loro relazioni e degli interventi edu-
cativi, che sempre mirano alla for-
mazione di tutta la persona, a co-
struire “ buoni cristiani e onesti cit-
tadini”.

3.9 Page 29

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L’attuale Consiglio Confederale
nella casa di Castelnuovo.
NON UNO DI MENO
Nel nome della ONLUS, che rea-
lizza il Progetto di sviluppo delle
exallieve/i, c’è tutto un programma:
niente e nessuno può essere dimen-
ticato o emarginato, specie se gio-
vane.
Destinatari privilegiati di ogni ini-
ziativa di solidarietà sono infatti i
bambini, le donne, le famiglie. Su
questa base, sono fioriti progetti dai
Fanciulle e donne del villaggio di Waramel e Laithok (Sudan) attorno al pozzo.
nomi originali, segno di interventi
L’acqua in queste zone è la vita.
non programmati a tavolino, ma ela-
borati sul territorio, dopo una raccolta
di dati reali che potessero disegnare
la mappa concreta di un’azione soli-
quelle aule dove si svolge buona
parte della loro vita… come educa-
scelta, scrive: «Sono evidenti in esso
le mani nel mondo, ma pure uno
dale. Allora è nata la campagna per il
Nord Vietnam: Un maialino per ogni
famiglia; per la Lituania: Un cappot-
to caldo caldo; per Gerusalemme:
Adotta una classe; per la Bolivia: Un
tori sono chiamati a qualcosa che va
oltre il programma da svolgere. È
l’attenzione del cuore. Di questa
hanno bisogno i bambini e gli ado-
lescenti, ed è questa che ricorderan-
scorcio della Basilica di Maria Ausi-
liatrice di Torino e l’immagine della
Valponasca (Mornese) con la fine-
strella: felice sintesi della nostra spi-
ritualità salesiano-mornesina».
29
ponte verso la vita; per l’Ucraina:
Adesso più che mai… e tanti altri
progetti che toccano i vari Paesi del
no a distanza di anni». La stessa at-
tenzione è espressa per i temi della
bioetica, dell’economia di mercato,
Il tema delle mani sul mondo è il
cuore del messaggio scelto per l’oc-
casione. Le responsabili lo ritengono
mondo dove c’è un’exallieva/o con il
cuore di don Bosco e di Main.
delle migrazioni. È l’inedito di Don
Bosco e di Main che rivive nell’at-
«l’essenza stessa dell’Associazione»
e l’hanno articolato in un testo che è
A sostegno di tali interventi, viene
edito ogni mese un buon organo di
comunicazione, la Rivista Unione,
tenzione educativa di figlie e figli
che hanno goduto dell’amorevolez-
za salesiana.
insieme realismo e poesia: «Mani che
penetrano il mondo, mani che strin-
gono al petto bambini soli, affamati,
che raggiunge tutte le tesserate
diffondendo, a rete, lo stile educati- MANI NEL MONDO
violentati, indifesi; mani che scavano
nella terra arida e assolata dei Paesi
vo salesiano e creando mentalità. Le RADICI NEL CUORE
rubriche e gli editoriali, redatti dal
più poveri del pianeta fino a far sgor-
gare l’acqua per dare da bere a quanti
direttore responsabile, Silvana Aloi- Per celebrare il centenario del- non hanno ancora libero accesso al-
si, graffiano la realtà, mettono a fuo- l’Associazione, il Consiglio Confe- l’acqua potabile; mani che costrui-
co le problematiche anche del mon- derale delle Exallieve ha indetto un scono case per dare un tetto a ogni
do occidentale e aiutano a leggere Concorso in cui si proponeva di creatura, e scuole per ridare dignità a
gli eventi in modo sapienziale, evan- creare un logo che esprimesse il si- ogni essere umano; mani che si strin-
gelico.
gnificato dell’evento, la sintesi di un gono in una catena umana di solida-
Si affrontano i problemi della pe- secolo di vita e la proiezione nel fu- rietà e di difesa dei diritti; mani che
dofilia stimolando i genitori, gli turo. La risposta all’iniziativa ha ri- non temono di sporcarsi o contami-
educatori a osservare e a intervenire velato entusiasmo e senso di appar- narsi, capaci di sopportare le lacera-
«cercare di capire che qualcosa non tenenza. Sono giunte molte produ- zioni per lenire le lacerazioni degli
va nello sguardo spento o nel com- zioni grafiche con stili diversi come altri». E il messaggio continua richia-
portamento non abituale dei bambi- diversi sono i luoghi e le culture di mando l’importanza del cuore, la ve-
ni che ci vivono accanto». Ci si ri- provenienza. È stata scelta l’opera di ra radice dell’azione educativa. Un
volge, in particolare, agli «inse- suor Alba Vernazza, FMA, delegata cuore che sceglie la sobrietà come
gnanti – molto numerosi nell’Asso- di Unione nella Federazione ligure. stile di vita, che sa portare gioia, che
ciazione – presenti per tante ore al La presidente Confederale, Carolina sa prendersi cura dell’altro, «che in-
giorno con i piccoli che sono là, in Fiorica, nel dare le motivazioni della carna l’amorevolezza del Padre». ٗ
BS MARZO 2008

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Giuseppe
Morante
SINPCOHSIAERSSAI
SQPUIORTITIDUIAALNITAÀ
PERDOUCBALTEIMVII
CELEBRARE
RICORDATI
LE GRANDI DOMANDE
LE NOZZE CRISTIANE DELL’AMORE
DEI PICCOLI
riflettere, progettare,
a cura di Ermes Ronchi
Centro di “Evangelizzazione
celebrare
e Sonia Spinelli
e Catechesi Don Bosco”
a cura di Gianfranco Venturi Paoline, Milano, 2007
ELLEDICI-ISG-EMP, 2007
ELLEDICI e altri ed.
pp. 198
pp. 236
con CD, 2007
pp. 448
Il volume presenta nove let-
ture bibliche che esplorano
la vicenda di personaggi
dell’Antico e del Nuovo Te-
stamento, il cui rapporto con
Dio è stato intenso e a volte
drammatico: sono “i sedotti
I RAGAZZI
DELLA CROCE
Sette storie di ragazzi
in cielo
di Paolo Gariglio
Effatà, Cantalupa (To)
2006, pp. 192
da Dio”. Tra loro ci sono
Mosè, Geremia, Maria di
Nazaret, Paolo di Tarso, ma
anche profeti e salmisti il cui
nome non è stato traman-
dato. Per molti di essi Dio si
è fatto riconoscere e poi è
sparito, divenendo l’Atteso.
Queste storie cercano di ri-
30
Ecco le storie struggenti
e assolutamente vere di
sette giovani vissuti ap-
pena 15, 17, 18, 19 e 32
anni... In Valle Stretta,
alta Val di Susa, c’è una
Croce sormontata da
una stele in bronzo con
inciso: “Questi sono puri
come vergini e seguono
l’Agnello dovunque va-
da. Sono scelti tra gli
Si sta perdendo il senso
della parola “amore”. Che
cosa significa ti amo nella
bocca di tante persone? Il
libro si addentra nel cuore
delle parole d’amore, cer-
cando di scoprirne il tesoro
nascosto, delineando l’i-
dentità delle parole e collo-
candole nello proprio cam-
spondere alla domanda sul
rapporto tra fede e dato
sensibile, assicurando che
ogni evento d’amore, anche
il più umano, è decretato
dal cielo. Oltre all’attenzione
al testo biblico si registra
quella per la realtà della vita
odierna attraverso l’indivi-
duazione di percorsi e si-
gnificati attuali dei concetti
di amore, coppia, famiglia.
Vivere con i bambini si-
gnifica esporsi a domande
curiose; alcune divertenti,
ricche d’inventiva, altre a
effetto elettroshock, per-
ché sono gli interrogativi
di tutti. Le risposte fatica-
no a competere con l’ap-
parente semplicità delle
domande che nascondo-
no significati profondi. In
particolare nel libro si tie-
uomini per essere primi- po, con l’aiuto delle inter-
ne conto delle domande
zia offerta a Dio e all’A- pretazioni di usi, tradizioni,
relative ai valori della vita.
gnello” (14, 4). Su quel- esperienze, sentimenti, riti,
Le risposte date non han-
la Croce vengono con- gesti… Seguono poi 126
no la pretesa di dire tutto.
tinuamente aggiunti no- schede isolate e nello stes-
L’intento è quello di offrire
mi di ragazzi con i quali, so tempo raccolte come
uno spazio di discussio-
per un misterioso dise- parti di un particolare cam-
ne, di proporre senza im-
gno di Dio, la vita è sta- po di parole. Molte indica-
porre e aiutare il bambino
ta avara di anni, perché zioni sono reperibili nel CD-
a trovare da solo ciò che
malattia o incidenti ne Rom allegato. Si vuole invi-
gli sembra più giusto. Che
hanno concluso prema- tare i fidanzati, gli sposi e
si usi questo libro siste-
turamente l’esistenza
terrena. Oggi sono oltre
200. Si chiama “Croce
dei ragazzi in cielo” ed è
meta di continui pellegri-
naggi! Spesso si tratta
di animatori di gruppi
parrocchiali, che posso-
chi si occupa della forma-
zione al matrimonio, di Ri-
flettere (R) sul presente e
sul futuro di coppia; Proget-
tare (P) con cura la celebra-
zione e ciò che la segue;
guidare nella preparazione
della Celebrazione (C).
maticamente o a “piccole
dosi”, il bambino ne sarà
edificato. Gli interrogativi
esistenziali interpellano i
bambini quanto gli adulti.
Ignorare le domande è
angosciante; parlarne in-
sieme è consolante.
no essere di stimolo a
ben vivere l’adolescen-
za oggi.
MARZO 2008 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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DIDATTICA ATTIVA DUONLSOERNESOE?MORTE: S“IANPFAIENNTZIALE”
SCOPRO-IMPARO
IL DIALOGO RELIGIOSO RACCONTI DEL VENTO
LA BIBBIA GIOCANDO AL LETTO
di Paolo Valente
Albi a cura del Centro
DEL PAZIENTE
San Paolo, Cinisello B. (Mi)
di “Evangelizzazione
di Massimo Petrini,
2007, pp. 78
e Catechesi Don Bosco” Erickson, Trento, 2007
ELLEDICI-ISG, 2007
pp. 314
Dalla tradizione orale afri-
cana nascono queste die-
Contiene 4 libri di giochi, 2
ci storie legate insieme da
libri gratta e vedi, 4 penna-
un soffio di vento; aiutano
relli. I materiali dei 4 libri di
a scoprire luci e profumi
giochi offrono possibilità di
lontani e parole di sag-
passare ore di divertimento
con attività e giochi biblici:
gezza universale. Sono
favole del Benin (Africa Cerchi
Tanti giochi in cui i bambini
Occidentale). Si tratta di una rivista giovane
dovranno trovare le diffe-
renze, scoprire i labirinti,
completare i disegni, unire i
puntini, trovare l’intruso. I
un Paese i cui bambini
magari hanno fame e se-
te, hanno poche scuole e
niente ospedali. Eppure
fatta apposta per te,
adatta alle
tue esigenze?
due albi di gratta e vedi fan-
no scoprire le avventure di
due personaggi chiave del-
la Bibbia (Mosè e Davide),
sanno ridere e sorridere,
qualità che spesso da noi
sono scomparse, perché i
nostri bimbi sono sazi
Vuoi capire
quello che pochi
osano dirti?
perché si collocano nella
storia della salvezza come
esteriormente e spesso
vuoti dentro, inariditi dal Vuoi
liberazione dal male (Mosè)
benessere. Queste favole essere informato
31
e come riferimento al vero Quale senso dare al dolo- da generazioni vengono sul mondo
Liberatore, Gesù, che si in- re? Come affrontare l’affie- raccontate dai saggi nelle
serisce nella discendenza volirsi della speranza e vive- lunghe serate africane e
dei giovani?
del re Davide. Il materiale
offerto si colloca dentro una
didattica di educazione reli-
giosa, che favorisce la sco-
perta del valore trasmesso,
attraverso attività di esplo-
razione, manipolazione e ri-
cerca guidata.
re la sofferenza? Ogni reli-
gione ha dato una risposta.
Dall’Ebraismo all’Islam, dal-
l’Induismo al Buddhismo,
dalla spiritualità africana allo
Shintoismo e alle tradizioni
religiose giapponesi, il libro
raccoglie quanto la teologia
e la pratica religiosa hanno
possono diventare un re-
galo che i bimbi dell’Africa
fanno ai loro amici euro-
pei. La vera sapienza non
ha confini etnici, perché è
radicata nel cuore dell’uo-
mo che riflette la Sapien-
za di Dio Creatore.
Allora
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ria – in materia di malattia,
sofferenza, etica, medicina,
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BS MARZO 2008

4.2 Page 32

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ON LINE
Il profilo dell’ingegnere Angelo Defilippi, salesiano laico
27/04/1934–10/04/2002.
L’INGEGNERE di Giancarlo Manieri
SENZA MEZZE MISURE
Esistono persone le quali ciò che
fanno o lo fanno “sul serio” o non
lo fanno proprio. Ecco annunciato
il tratto essenziale del salesiano
coadiutore, ingegnere Angelo
Defilippi.
32
L’istituto salesiano “Edoardo Agnelli”, che fu la casa
di Defilippi fino alla morte.
Il salesiano laico ing. Angelo Defilippi.
“E ducare non è fare prediche, non è comandare.
Educare è risplendere! Educare è essere ciò
che si vuole trasmettere. I valori, infatti, non s’in-
segnano: s’irradiano. Beati quei ragazzi che hanno edu-
catori che ‘fanno’ il baule prima di parlarne, che hanno più
esempi che rimproveri, che possono dire ai professori:
quello che siete ci colpisce a tal punto da indurci ad
ascoltare quello che dite”. L’ha scritto un exallievo. Per
lui, per il prof Defilippi. Non credo siano molti a meritare
un elogio del genere da parte di un exalunno. Perché De-
filippi era un uomo senza mezze misure, senza tentenna-
menti. Non abborracciava: tendeva al meglio e voleva
che si tendesse al meglio. E proprio per questo non ri-
sparmiava, se ne scorgeva l’opportunità, battute salaci
non solo ai colleghi d’insegnamento ma anche ai suoi
confratelli sacerdoti. Era un tipetto sui generis fin da pic-
MARZO 2008 BS
colo. Raccontava egli stesso che alla povera maestra del-
le elementari ne combinava di tutti i colori. Tant’è che un
giorno lei non ne poté più e, incontrando la mamma una
domenica dopo la prima messa (erano tempi in cui a
messa ci si andava tutti tutte le domeniche; e per convin-
zione non per convenzione), le si avvicinò e la mise al
corrente delle monellerie di quel terremoto di suo figlio.
Che cosa credete che abbia fatto la signora Maria De-
matteis? Rincasando andò difilata nella camera del suo
“Angelo” ancora beatamente in braccio al dio/sonno e giù
quattro sonore sculacciate! Santa pedagogia, in barba ai
tanti telefoni azzurri di oggi!
GIRARE AL MASSIMO
Anche i suoi pretendevano il massimo. E lui imparò da
loro a pretendere il massimo sul lavoro, a scuola, in
chiesa, in comunità. Quanto al lavoro: “Avevano bisogno
di ingegneri e sono diventato ingegnere”, affermava con
semplicità. Ma non ha fatto solo quello che strettamente
gli competeva: aveva 24 ore di lezioni alla settimana e
contemporaneamente faceva il preside dell’ITI e il segre-

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Defilippi con la classe degli elettronici nel 1993
e il direttore don Aldo Spizzo.
L’ingegner Defilippi con l’avvocato Agnelli,
presidente della Fiat.
spettacolo di un paesaggio inimitabile. Li riportò alla
realtà il campanone di mezzogiorno e, subito dopo, la
ramanzina del direttore. Ma capirono, i superiori, che
tario della scuola. Come riuscisse a far bene tutto, lo quei ragazzi più che sbarazzini erano degli spiriti con-
sapeva solo lui. A scuola era esigentissimo, eppure gli templativi e avrebbero avuto un grande avvenire nono-
alunni gli volevano un bene dell’anima. Non aveva biso- stante la marachella.
gno di alzare la voce: teneva la disciplina solo con la Per l’amicizia era disposto a tutto, dicevamo, ma le sue
presenza, ma era una presenza che riempiva. Anche il
cuore e la mente. Non per nulla, lo stimavano in modo
erano amicizie serene, di riconoscenza più che di simpa-
tia o di empatia: era il ringraziamento per chi collaborava
33
quasi eccessivo. “Perché chiedeva fatica, ma il primo a con lui, per chi l’aiutava, per chi si dava d’attorno per
faticare era lui”, dice chi gli è stato vicino. In chiesa era istruire e formare i ragazzi. E in molti collaboravano con
esemplare, senza fronzoli o eccessivi pietismi. La Defilippi, ma in modo particolare alcuni ingegneri che
sobrietà unita a una profonda ma quasi nascosta inten- egli aveva conosciuto in Fiat, quelli dei cosiddetti “qua-
sità religiosa che ha sempre rifiutato ogni teatralità, era- dri”. Si era legato in amicizia con il direttore di sezione
no le sue caratteristiche. I suoi scolari lo sapevano bene. ing. Paladini, e da lui poté avere a disposizione speciali-
Quando li portava a Valdocco, in visita alla Casa Madre sti in vari settori che venivano all’Agnelli a tenere lezioni
dei salesiani e alle camerette di Don Bosco, era capace di supporto. È stato un periodo glorioso per l’Agnelli e
di dire ai suoi ragazzi: “Ehi, adesso andiamo a confes- per Defilippi: tanti supertecnici per i suoi ragazzi... Ci
sarci tutti eh!”. Andiamo, non Andate! Lui, il preside, teneva, l’ingegnere, a questa “potenza culturale” a favo-
dava l’esempio, e trascinava gli altri. In comunità era la re della sua scuola, tant’è che la domenica a volte la
puntualità fatta persona. Si faceva sempre avanti per passava, un po’ per riconoscenza ma un po’ anche per
leggere, per servire. Non buttava via nulla... l’aveva calcolo, in casa di “quadri Fiat” (ingegneri che aveva
imparato in famiglia, una famiglia di contadini che sape- conosciuto e che voleva tenersi cari per i suoi ragazzi),
vano che cosa volesse dire “guadagnarsi il pane con il perché poteva allargare conoscenze e possibilità.
sudore della fronte!”. – A tavola era anche un allegrone
– e... “una buona forchetta, quando ciò che c’era sulla FACEVA FUNZIONARE TUTTO
tavola era buono”. Perfino troppo. Come quella volta che Un’altra delle sue virtù era quella di essere uno che
la trovò imbandita con il coniglio al “sivé”, che doveva sapeva fare il suo mestiere: riusciva a far funzionare
essere un intingolo piemontese, speziato e particolar- tutto. Ogni tanto faceva una visita al “Gino/Lisa”. Il
mente piacevole al palato, se perfino l’ingegnere quella “Gino/Lisa” era un ex aeroporto di guerra passato a
volta debordò un po’ e si ritrovò con un forte mal di pan- suo tempo all’azienda automobilista torinese come
cia. Colpa del sivé o del coniglio? Di nessuno dei due. deposito di materiali di scarto, in disuso o in demolizio-
Probabilmente era solo colpa della gola!
ne. Lì Defilippi sapeva trovare tutto ciò che gli serviva
L’AMICIZIA
per far ri/funzionare le sue macchine “in sciopero”!
L’ingegnere, dicevamo, non usava mezze misure. L’ADDIO
Nemmeno a livello di amicizia. Raccontava che in Nel 1993 un infarto l’avvisò che non tutto procedeva
montagna a Peveragno con due dei suoi migliori amici liscio nella sua salute. Non ci badò più di tanto. Ne
(era ancora un ragazzino) sgattaiolò sul campanile ebbe un secondo qualche anno più tardi. Anche que-
della chiesa per “contemplare il panorama”, segno evi- sto non lo fiaccò né lo immobilizzò nel timore. Così
dente di un animo sensibile fino alla poesia alle bellez- quando arrivò il terzo, non gli lasciò scampo. Se ne
ze del creato. Ci restarono un bel po’, ammaliati dallo andò senza disturbare il 10/04/2002 a 67 anni.
BS MARZO 2008

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
INSEGNARE bambino di tre anni ammettere: «Ho
mangiato il dolce che la mamma
A CHIEDERE
SCUSA
aveva detto di lasciar stare» o: «Ho
spinto Nicolino»? Un’assunzione di
responsabilità a questo livello richie-
de un notevole sforzo di attenzione
da parte dei genitori che devono
con pazienza correggere tutte le
frasi del tipo Si è rotto! in frasi che
Troppo spesso le minacce fatte ai figli non sono messe in atto. cominciano per “io”: Io l’ho rotto!
La risolutezza deve essere una dote dei genitori.
᭿ Il secondo passo per insegnare
ai bambini a chiedere scusa consi-
Oggi è diffusa un’evidente diffi-
coltà a chiedere scusa. Il con-
cetto di perdono è largamente
ignorato. Uno dei motivi per cui molti
adulti hanno difficoltà a esprimersi
con il linguaggio del perdono sta nel
fatto che non hanno imparato quel
vocabolario durante l’infanzia. Forse
il clima falsamente neutrale in campo
morale della società contemporanea
spiega la scarsità di materiale desti-
nato a insegnare ai bambini a chie-
dere scusa, e probabilmente il nostro
bambini attraverso una serie di tappe
semplici ma decisive.
᭿ Il primo passo per insegnare ai
nostri figli a chiedere scusa consiste
nel condurli ad assumersi la re-
sponsabilità del loro comporta-
mento. Questo percorso può co-
minciare presto e in contesti moral-
mente neutri. Il nostro atteggiamen-
to da adulti che prevede di nascon-
dere la polvere sotto il tappeto e
accusare gli altri spesso può essere
ste nell’aiutarli a comprendere che
le loro azioni influiscono sempre
sugli altri. «Se aiuti la mamma a
preparare la tavola, la mamma è
felice. Se giochi con la palla in
casa e rompi la lampada, la mam-
ma è triste. Se dici alla sorellina ti
voglio bene, lei si sente amata, se
le dici ti odio, si sente ferita. Le tue
parole e le tue azioni aiutano o feri-
scono altri. Quando aiuti qualcuno,
ti senti bene, quando invece ferisci
una persona, stai male».
34
amore per la libertà e la creatività ci
ha resi così miopi che non riusciamo
ad accorgerci che l’individualismo
assoluto semina solo infelicità. Te-
ricondotto alle abitudini infantili.
Assumersi la responsabilità delle
proprie parole e azioni è il primo
passo per imparare a chiedere scu-
᭿ Il terzo passo per insegnare ai
bambini a chiedere scusa consiste
nell’aiutarli a comprendere che nel-
miamo stranamente di minare l’auto- sa. Generalmente, i bambini si as- la vita ci sono sempre regole. La
stima dei bambini se insegniamo loro
ad ammettere che il loro comporta-
sumono di buon grado la responsa-
bilità delle loro azioni positive. «Ho
più importante è la regola d’oro
insegnata da Gesù: tratta gli altri
mento può ferire altre persone. Ma mangiato tre forchettate di spinaci. come vorresti essere trattato tu.
l’arte del perdono deve essere impa-
rata durante l’infanzia. Un bambino
può imparare a chiedere scusa
Posso avere il budino, adesso?».
«Sono il più veloce di tutti a corre-
re.» «Ho disegnato una bella auto-
Vi sono però tante altre regole, mol-
te delle quali sono finalizzate ad aiu-
tarci a vivere bene. «Non si gioca a
quando è ancora piccolo e il suo li- mobile durante l’ora di arte.» Sono palla in casa» è una regola che mol-
vello di comprensione dell’importan-
za del perdono, chiesto e donato, de-
tutte affermazioni di assunzione di
responsabilità per azioni positive.
ti genitori hanno stabilito per ovvie
ragioni. «Non dobbiamo prendere
ve crescere con lui. In questo modo Non sono, invece, così pronti ad nulla che non ci appartenga. Non
pone le basi per la crescita morale e
relazionale degli anni successivi. I
assumersi la responsabilità per
azioni meno nobili. Qual è stata l’ul-
dobbiamo dire cose non vere su
altre persone. Non dobbiamo attra-
genitori devono accompagnare i tima volta in cui avete sentito un versare la strada senza aver accer-
tato che non provengano veicoli da
una parte e dall’altra. Dobbiamo dire
“grazie” quando una persona ci offre
qualcosa o dice qualcosa di bello
sul nostro conto. Dobbiamo andare
a scuola tutti i giorni feriali, se non
siamo ammalati o non c’è un proble-
ma grave».
᭿ Il quarto passo per aiutare i bam-
bini a imparare a chiedere scusa
consiste nel far loro comprendere
che è necessario chiedere scusa,
per mantenere buoni rapporti inter-
Un bambino può imparare
a chiedere scusa quando è ancora
piccolo.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
LA COSA PIÙ BELLA
IN FAMIGLIA?
IL PERDONO
Quando ferisco una persona
con le mie parole o con il mio
comportamento, costruisco
una barriera tra lei e me.
personali. Quando ferisco una per-
sona con le mie parole o con il mio
comportamento, costruisco una bar-
riera tra lei e me. Se non imparo a
chiedere scusa, la barriera rimane e
il mio rapporto con lei è incrinato.
Parole o azioni offensive allontana-
no le persone e, in assenza di una
richiesta di scuse, esse continueran-
no ad allontanarsi. Il bambino che
non impara questa realtà alla fine si
ritroverà isolato e solo.
᭿ Tutto questo può essere riassun-
to in una specie di scaletta a cinque
gradini, che per i più piccoli può
essere quasi un gioco: 1. Esprimere
rammarico: «Mi dispiace»; 2. Assu-
mersi le proprie responsabilità: «Ho
sbagliato»; 3. Cercare di rimediare:
«Che cosa posso fare per ripara-
re?»; 4. Impegnarsi per il futuro:
«Cercherò di non farlo più»; 5.
Chiedere scusa: «Mi perdoni?». L’o-
biettivo è che i bambini acquisisca-
no una specie di “mentalità del per-
dono”. Il livello di capacità in questo
senso dovrebbe crescere con l’età
ed è molto simile al processo di
apprendimento di una lingua. In
ogni caso, il metodo più efficace per
insegnare ai bambini più grandi a
parlare i linguaggi del perdono è l’e-
sempio. Quando i genitori chiedono
scusa ai figli per parole dure o un
trattamento ingiusto, offrono l’inse-
gnamento più efficace. I bambini
piccoli fanno quello che dicono i
genitori; i figli più grandi fanno ciò
che fanno i genitori. Se i genitori
imparano a chiedere scusa uno
all’altra, ai loro figli e ad altre perso-
ne, allora anche i figli impareranno
a parlare i linguaggi del perdono.
Una cara amica, donna molto esigente con se stessa,
moglie e madre avvezza a misurarsi con le difficoltà del presente,
le differenze fra persone, le pressioni negative
della realtà ambientale, impastata di realismo, generosità
e religiosità, confessò una sera che avrebbe fatto a meno
di tante cose nella sua vita familiare, ma non dell’abitudine
a chiedersi scusa e a perdonarsi reciprocamente.
M i impressionò, perché ho
sempre avvertito una certa
fatica in questa esperienza e
così decisi che la questione meritava
una chiacchierata davanti a una taz-
za di tè. L’amica mi spiegò che la
possibilità di chiedere e di dare per-
dono (disse proprio così, suggeren-
domi che in questo sentimento c’è il
regalo più grande che ci si possa of-
frire l’un l’altro) è, in fondo, l’unica
certezza nell’amore coniugale e nel
rapporto fra genitori e figli, la sola co-
sa che ti fa assaporare la speranza
del futuro, quando intorno a te le co-
se non vanno affatto bene. Aggiunse
anche che questa consapevolezza
rinforzava continuamente la sua vo-
cazione familiare; quanto più verifica-
va nelle varie dimensioni della vita
sociale lo spirito di competizione, l’ac-
cumularsi di infiniti conflitti, l’esistenza
di fratture irrevocabili, tanto più rin-
graziava Dio perché in casa poteva
assaporare un clima ben diverso. An-
zi, era quasi contenta che la sua fos-
se una famiglia inquieta; la conside-
rava una sorta di garanzia, perché
consentiva la sovrabbondanza del
perdono. Immediatamente, mi stupì
molto, in questa conversazione, co-
me il saper guardare le cose da una
prospettiva diversa è sempre molto
istruttivo; se altre famiglie, di fronte
all’emergere di situazioni difficili, ri-
schiano di disintegrarsi, quella della
mia amica invece usciva addirittura
migliorata dalle stesse difficoltà. Con
il tempo, mi sono resa conto che que-
sti atteggiamenti non si possono im-
provvisare; sono il punto di arrivo di
Ci vuole un allenamento costante
a chiedere scusa.
un cammino molto lungo, e spesso
doloroso, in cui ci si lascia educare
dagli altri e dalla vita stessa, metten-
do in discussione i propri sentimen-
ti, le reazioni emotive, un modo di ra-
gionare che si dà per scontato anche
quando si comprende che non serve
a nulla. Riversando tutta questa ri-
flessione nel mio vissuto familiare, mi
sono pian piano accorta anche di al-
tre cose.
᭿ La prima è che ci vuole un allena-
mento costante a chiedere scusa; se
non si comincia dalle piccole cose e
se non si cerca di rendere abituale
una certa sensibilità, sarà difficile
scuotere la polvere che inesorabil-
mente si accumula sul proprio orgo-
glio. Quando si preferisce il silenzio, o
si aspetta che il tempo da solo con-
BS MARZO 2008

4.6 Page 36

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senta una riconciliazione, si coltiva-
no pericolose illusioni: le cose non
possono mai tornare a posto auto-
maticamente e indipendentemente
da noi e dalla nostra disponibilità ad
ascoltare e a esprimere quel che
proviamo davvero.
᭿ La seconda è che occorre una
pazienza intelligente per trasforma-
re un muro in un ponte e senza il
perdono questo miracolo non può
realizzarsi; le pietre che butti giù,
se non hai nella mente e nel cuore
un progetto diverso per riutilizzarle,
diventano solo un cumulo di mace-
rie. Chiedere scusa è l’unico modo
per rimettere ordine nelle relazioni
affettive, per dare loro un orienta-
mento positivo, per comprendere
come certi materiali grezzi (e ogni
persona lo è, soprattutto quando è
acerba negli anni o nel suo proces-
so di maturazione) possono diven-
tare risorse preziose per costruire e
condividere un’identità e una storia.
᭿ La terza può sembrare la più ov-
via, ma non lo è affatto: le situazioni
36
problematiche devono essere af-
frontate tempestivamente, così che
non imbocchino strade tortuose
che potrebbero rendere molto labo-
riosa l’esperienza del perdono. So-
prattutto nei confronti dei figli, biso-
gna sforzarsi continuamente di
mettere in sintonia educazione e
prevenzione: questa sollecitudine
(che è fatta di parole, ma soprattut-
to di esempi, di presenze rassicu-
ranti, di compagnie corroboranti)
può consolidare il patrimonio dei
valori familiari che fondano la realtà
personale e far sì che le riconcilia-
zioni quotidiane riguardino questio-
ni che non determinano ferite incu-
rabili. Quest’ultima considerazione
mi spinge a dire una cosa che for-
se non tutti condivideranno: è bene
che in famiglia ci si abitui a chiede-
re scusa, perché il perdono è un in-
dicatore importante per compren-
dere quanto teniamo alle persone
che amiamo; non mi piacerebbe
però che questa esperienza venis-
se continuamente riproposta, per-
ché potrebbe mascherare una so-
stanziale mancanza di orientamenti
etici e culturali validi; quando fare
errori diventa un’esperienza ricor-
rente, temo che il ricorso alla ricon-
ciliazione possa non costituire una
misura idonea a tamponare una
diffusa crisi di senso.
MARZO 2008 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
Aurelio Perrino nasce a Palermo
nel 1948. Ha sempre avuto un
profondo interesse per la pittura che non ha mai smesso
di coltivare. Una delle opere più note dell’artista è il dipinto
su muro nella cappella della Madonna del Carmelo all’interno
della chiesa del Carmine Maggiore.
AURELIO PERRINO
LA PITTURA
ALLA ROVESCIA
L’artista frequenta l’istituto
salesiano “Ranchibile” di
Palermo, dove consegue la
maturità classica e dove
sviluppa uno spiccato interesse per
i soggetti a carattere sacro che
costituiranno in seguito l’aspetto
prevalente della sua poetica pittori-
ca. Ha solo nove anni, quando
dipinge a olio su un foglio ruvido il
ritratto di Don Bosco. Piace ai sale-
siani che lo premiano. Incoraggiato
anche da questo successo, si dedica
con impegno allo studio dei grandi
della pittura e a dipingere cercando
di acquisire uno stile personale e
autonomo. Ma non trascura, anzi
cura con intelligenza il confronto
con amici artisti. Tra essi Gaetano
Correnti che diventerà suo prezioso
consigliere.
>> È proprio il professor Corren-
ti che inizia l’artista alla tecnica del
“dipinto alla rovescia”, su vetro. Si
tratta di una tecnica particolarmen-
te complessa, utilizzata principal-
mente verso la metà del XVII sec.
da maestri pittori soprattutto in
Germania, Inghilterra, Romania ed
altri Paesi. Tale tecnica prevede che
venga dipinto per primo ciò che in
altre tecniche viene invece dipinto
per ultimo in una continua e sa-
piente sovrapposizione di colori
che conduce a un risultato sorpren-
dente, capace di sedurre e conqui-
stare. La pittura viene realizzata su
un solo lato del vetro, ma è soltan-
to dal lato opposto che sarà possi-
bile ammirare l’opera finita.
>> La tecnica della “pittura alla
rovescia” appassiona l’artista paler-
mitano, a tal punto che egli decide
di dedicarvisi con tutto se stesso,
pur senza trascurare la pittura tradi-
zionale a olio. Oltre che soggetti
religiosi, Perrino raffigura con mae-
stria, su vetro, nature morte, paesag-
gi agresti, ecc. che si impongono
per la nitidezza del tratto e la viva-
cità dei colori. Le sue opere si carat-
terizzano anche per la compiutezza
e la precisione che risulta dall’insie-
me. Anche il Cristo che presentiamo
è stato eseguito con la tecnica del
dipinto a rovescio. Un Cristo deciso
ma sofferente, lo sguardo perduto, il
volto emaciato eppure nobile. Il
sontuoso drappeggio e il curatissimo
ricamo del vestito sembrano voler
raccogliere tutto ciò che esiste nel
mondo: il bene per espanderlo e il
male per redimerlo. Le nubi, minac-
ciose sulla destra sembrano schiarir-
si a sinistra: un segno di speranza
per l’umanità.

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Molti non si sono accorti di essere nati.
2) L’uomo saggio non sa di esserlo.
37
BS MARZO 2008

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
NON SE NE PUÒ PIÙ!
DOVE SONO LE BN?
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
Quotidiani e riviste,
viamo sempre trattati allo
radio e TV sembrano in
gara per le notizie più
stesso modo. Quali sono le
conseguenze per noi, per il
nostro buon umore, all’ini-
ferali. Una tragica gara
al tragico, al
zio o dopo una giornata di
lavoro? Che cosa rimane
dentro di noi di queste noti-
truculento, allo scoop
zie, che influenza negativa
sanguinolento. È ora
di cambiare strategia.
possono esercitare queste
continue nebbie o temporali
nella vita degli ascoltatori e
Vogliamo in prima
della società in genere? Se
pagina le BN – Buone
38 Notizie.
poi pensiamo ai nostri ragaz-
zi, che impressione si fanno
della vita, come crescono? In-
somma, forse è il tempo di di-
re “basta!”. Forse bisognereb-
Non di rado più una notizia
be operare una sorta di “scio-
è “truculenta” più le è concesso
spazio dai media.
pero”: spegnere la tv, chiudere
il giornale o non comprarlo af-
fatto per un periodo, come se-
VALORI in questione
Sempre brutte notizie: omicidi, scan-
dali, insulti di personaggi politici o
dello spettacolo …
I nostri ragazzi si fanno un’immagi-
ne negativa della vita.
Guardando i notiziari tele-
visivi, nazionali o locali,
e leggendo i giornali il
primo servizio e le prime
pagine portano sempre brutte noti-
zie: omicidi, scandali, insulti in pub-
gnale “profetico” agli operato-
ri. Certamente, le associazioni dei
consumatori qualcosa possono fare.
LE BN FANNO BENE
Abbiamo bisogno di “buone no-
Abbiamo bisogno di “buone notizie”, blico di personaggi politici o dello tizie”, non di quelle che tranquil-
di quelle vere che nascono dalla ge-
nerosità delle persone.
Gesù è stato profeta positivo, ha an-
nunciato la “buona notizia” per la vi-
ta di ogni uomo.
spettacolo, polemiche, ecc. Sono
proprio queste le notizie che voglia-
mo sentire sin dall’inizio dei giorna-
li, sin dall’apertura? Tutti lamentia-
mo questa consuetudine, ma ci ritro-
lizzano a buon mercato, ma di
quelle vere, che nascono dalla ge-
nerosità delle persone, dei bambi-
ni, degli anziani, delle persone che
seppur in difficoltà sono segni di
speranza, di quanti offrono belle
testimonianze di altruismo, di soli-
darietà e, in particolare in una so-
cietà come la nostra, di persone
In un mondo abituato a notizie
di ogni genere e specie dalla
globalizzazione mediatica,
il misterioso, l’ambiguo, il torbido,
il losco, il turpe, l’indegno
conquistano i primi posti, perché
solleticano il lato più oscuro
della psiche umana.

4.9 Page 39

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Non solo i quotidiani,
ma anche la stampa
periodica, la tv,
la Radio indulgono
a notizie di cronaca
nera anche in prima
pagina.
CONFRONTIAMOCI
in Gruppo e in Famiglia
Condividi che i notiziari segnalano
quasi esclusivamente brutte notizie?
Che cosa rimane dentro di noi di
queste notizie negative?
La buona notizia può spingere a fa-
re altrettanto bene?
Che ne pensi di una sorta di “scio-
pero”: spegnere la tv, chiudere il
giornale?
capaci di perdono. Aprire un gior- che donarsi agli altri dà tanta gioia a quella presentata nel riquadro di
nale, accendere la radio, iniziare chi dona. Anche la massima espres- questo articolo per dire che siamo
un telegiornale con una notizia di sione del sacrificio, la sua morte in stanchi solo di notizie negative e
questo genere apre al futuro, spin- croce, è motivo di speranza, perché che ci piacerebbe riconoscere diret-
ge a fare lo stesso, incoraggia è resa gloriosa dal segno e dalla lu- tori che impaginano i notiziari del-
quanti sono titubanti o incerti nel ce della risurrezione.
le rispettive testate con uno sguar-
perdonare o nell’essere generosi.
do positivo, perché non possono 39
L’etica della buona notizia è l’eti- SPRINT DELLA BN
ca come segno di contraddizione
farci credere che il mondo sia solo
quello che ci presentano. Ci faccia-
in una cultura di profeti di sventu- Invitiamo i lettori a inviare ai di- no vedere anche l’altra faccia di
ra, sempre a lamentarsi e a guarda- rettori delle principali testate gior- questo nostro mondo, che esiste ne
re cose nere. Invece, è splendido nalistiche televisive o di giornali siamo certi, almeno per ragioni di
vedere, sentire o leggere notizie di (gli indirizzi si trovano facilmente “pari opportunità”, tra il bello e il
persone che sanno aiutare, di ini- su Internet) una scheda simile a brutto della vita.
ٗ
ziative a favore di soggetti vulne-
rabili, di amore per la natura e
l’ambiente, di umanità nei con-
fronti degli animali, di piccoli geni
SPRINT DELLA BELLA NOTIZIA
che fanno crescere il mondo, di
nonni e nipoti in perfetta integra-
Al Direttore del
zione intergenerazionale, di segni
– quotidiano
.................................................
positivi lanciati a chi si meritava
– telegiornale
.................................................
umanamente parlando tutt’altro.
– radiogiornale .................................................
LA NOTIZIA PIÙ BELLA
Gesù, che era un eccellente comu-
nicatore, è stato profeta positivo
(pur segnalando le negatività, nella
sua diatriba con scribi e farisei), ha
annunciato la Buona Novella, per-
ché lui stesso è la “buona notizia”
per la vita di ogni uomo. Cristo è
segno di speranza, buona notizia per
ogni uomo che entra in contatto con
il suo messaggio. È il segno che la
vita è bella, che l’opera del Creatore
è meravigliosa, che perdonare è
fonte di pace dentro e fuori di noi,
Caro Direttore,
Le chiedo di mettere sovente la bella notizia in prima pagina. I giovani, la
famiglia, la società hanno bisogno certamente di sentire – oltre alle notizie
di omicidi, scandali, catastrofi, insulti di personaggi politici o dello spettacolo
– anche notizie circa la generosità delle persone, dei bambini, degli anzia-
ni, delle persone che seppur in difficoltà sono segni di speranza, di quanti
offrono belle testimonianze di altruismo, di solidarietà, di perdono, di amore
per la natura e l’ambiente, di umanità nei confronti degli animali, di piccoli
geni che fanno crescere il mondo, di nonni e nipoti in perfetta integrazione
intergenerazionale.
La ringrazio sin d’ora per gli sforzi che mostrerà.
Cordiali saluti
Firma
....................................................
BS MARZO 2008

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
LA GRANDE
SETE
di Severino Cagnin
La Giornata Mondiale
no, con un uomo che vola nel cielo
stellato alla ricerca dell’acqua.
dell’Acqua si celebra
il 22 marzo 2008 per la
Lo stress idrico avviene, secondo
l’ONU, se la disponibilità d’acqua è
inferiore a 1500 metri cubi annui. Si
quinta volta. Far fronte
alla penuria di acqua
stima che il minimo vitale a persona
siano 50 litri di acqua al giorno, ne-
cessari per i bisogni primari come
è diventata ormai
un’emergenza. Dice
bere, cucinare, lavarsi. Ma nel mon-
do una persona su sei non ha acces-
so a questa quantità. L’acqua è uno
Benedetto XV: “Il diritto
40
all’acqua si basa sulla
dignità umana”.
degli elementi che maggiormente
subiscono il cambio climatico: la
diminuzione delle precipitazioni fa-
vorisce i processi di desertificazio-
ne, con conseguente diminuzione
della portata dei fiumi e delle riser-
ve di acqua potabile.
I l 22 marzo è il giorno in cui, ogni
anno, l’Onu ci ricorda che l’ac-
qua è “elemento prezioso e vitale
da garantire a tutti i cittadini del
>> La “questione dell’acqua” sta
emergendo a livello mondiale come
il più difficile problema da risolvere.
Tra poco la prima causa di guerra
umana, costituisce un elemento es-
senziale per la vita; la gestione di
questa preziosa risorsa deve essere
tale da permetterne l’accesso a tutti,
soprattutto ai poveri, garantendo la
pianeta e da rispettare attraverso un sarà il possesso di questa fonte di vi- vivibilità del pianeta sia della presen-
uso sostenibile dell’ambiente”. Nu- ta. Ma la questione appare quasi inso- te sia delle future generazioni. E sui
merosi eventi proporranno la “que- lubile se dipendente dall’effetto serra, principi di sussidiarietà, solidarietà e
stione dell’acqua” come prioritaria principale imputato della penuria responsabilità conclude: “In tale dire-
per il continente nero. All’ultima d’acqua. Il messaggio di Benedetto zione, la gestione sostenibile dell’ac-
Biennale d’Arte di Venezia, ha colpi- XVI per il 22 marzo 2008 afferma: qua diviene una sfida socio-economi-
to la grande tela di un pittore africa- l’acqua, bene comune della famiglia ca, ambientale ed etica, tale da coin-
volgere non solo le istituzioni, ma la
società intera.”
MARZO 2008 BS
>> “L’acqua salverà l’Africa”,
ha gridato al XXVII festival del
Cinema Africano a Verona padre
Alex Zanotelli, denunciando la ven-
dita di armi. Il costo di un aereo
può salvare la vita all’intera popo-
lazione di un villaggio. Il 22 marzo
sollecita la responsabilità dei go-
vernanti, ma interpella ogni perso-
na. Nella Bibbia, l’acqua è simboli-
camente fonte e segno di vita, asso-
ciata spesso alla gioia e alla ferti-
lità, assumendo anche un ruolo di
purificazione e di rinascita. ٗ

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LA RICERCA
DI TE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
La ragione e il pensiero,
qualche volta, diventano limiti
al desiderio mistico di unirsi al Divino.
Il recupero e la
re-interpetazione
della musica tra-
ne mette in luce la sacra-
lità. Anche l’arrangiamento,
nonostante la cura estrema
dizionale e popo-
con cui è realizzato, risulta effi-
lare è ormai pratica
cace soprattutto perché non
comune: produzio-
prevale sul canto ma anzi lo va-
ni in tal senso pro-
lorizza fungendo da valido so-
vengono da ogni
stegno su cui esso si staglia.
parte dello Stivale
L’intensa interpretazione e la
e costituiscono una
suggestione degli interventi co-
di quelle famose
rali fanno il resto.
“nicchie” che tengono vivo il “immatura” da smarrirsi di fron-
41
mercato musicale e discografico. te al manifestarsi di segni che ri- >> Le parole, così trasfigurate
I TAZENDA sono stati tra i primi mandano con evidenza a una dalla musica, alla fine danno l’i-
sia a intraprendere questa strada Presenza Suprema. Il linguaggio, dea di un’invocazione sincera e
(il loro primo disco è del 1988) a tratti forse un po’ troppo auli- sentita. E non è banale scoprire
sia a ottenere riconoscimenti tra co ed evocativo, è soccorso da come questo cammino di ricerca
critica e pubblico: Spunta la luna una melodia dal sapore arcaico conduca sì alla propria essenza
dal monte, presentata insieme a che scorre fluida e gioiosa in interiore, ma anche e inevitabil-
Pierangelo Bertoli al Festival di buona simbiosi con le parole e mente a Dio.
ٗ
Sanremo, è del 1991; Pitzinnos in
sa gherra (anch’essa in gara a
Sanremo) e del 1992. Il loro stile, LA RICERCA DI TE
dopo quasi vent’anni, non ha su- di Luigi Marielli - Giuseppe Dettori - Luigi Camedda
bito mutamenti rispetto agli esor-
di: la vocalità della tradizione A Te
I pesci negli abissi degli oceani / io pen-
musicale sarda e l’uso di qualche
strumento tipico sono coniugati
abilmente con confezione ed ar-
rangiamenti contemporanei. An-
che accogli il mio canto insicuro / dolce
le sere di quiete
Muto nella notte dell’inconscio / il mio
profondo essere obbedisce
A Te
so con pensiero d’un bambino
A Te
Con quelli che sanno ascoltarTi / con
quelli che sanno vederTi
Con tutte le creature della luce / accen-
che nel recente album Vida è pa- Che cogli il mio frutto immaturo / acerba do la scintilla nella notte
lese la continuità stilistica ed
espressiva tra “vecchi successi”
(inseriti in omaggio ad Andrea
Parodi, tra i fondatori e storica
voce solista del gruppo, prematu-
è la mia ragione
Trema al primo sibilo di vento / E cade
nell’oblio del non ricordo di Te
Portami oltre il pensiero / aldilà del mi-
stero
Con Te
Portami oltre il pensiero / aldilà del mi-
stero
Aiuta la mia Essenza a andare via da
ogni idea
ramente scomparso) e nuove can- Aiuta la mia Essenza a andare via da Invitami ogni giorno alla ricerca di me
zoni interpretate dall’attuale vo-
calist Giuseppe Dettori.
ogni idea
Invitami ogni giorno alla ricerca di me
La ricerca di Te
La ricerca di Te
Prendi i miei pensieri / guidami nei mi-
steri
>> Tra i brani colpisce La ricer-
ca di Te, nel cui testo emerge la
Prendi anche il mio spirito / e quando
Io e Te
vedi che mi cerco
Tra galassie e foreste / uccelli alla bru- Sto cercando Te
necessità di non fidarsi troppo ma dell’alba
La ricerca di Te
della nostra ragione ancora così
BS MARZO 2008

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di … o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all’Istituto Sa-
42
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l’immobile sito in…
per i fini istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l’Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 – Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
MARZO 2008 BS
I NOSTRI MORTI
LA ROSA sig. Gianfranco,
salesiano cooperatore,
Catania, il 24/11/2007, a 48 anni
Gianfranco La Rosa, papà di tre figli, è tor-
nato alla casa del Padre ancora giovane e
nel pieno della maturità umana, spirituale e
professionale. Da salesiano cooperatore
ha impegnato tutta la vita per i giovani e
coinvolto famiglia e amici. Lascia un’ere-
dità spirituale fatta di lavoro vissuto come
missione nella formazione professionale e
nell’educazione dei giovani più svantaggia-
ti. Non prescindeva mai dalla relazione
educativa. Il lavoro con e per i giovani è
stato un donarsi totalmente per la loro sa-
nità morale e un inserimento dignitoso nel-
la società. Nel silenzio e nell’umiltà, affida-
va ogni istante a Dio, parlava a Lui dei suoi
cari – come si legge nei suoi diari; un dia-
logo che – ci piace pensare – è stato tal-
mente gradito a Dio che non ha potuto fare
a meno di chiamarlo accanto! E quanto si
potrebbe dire sul suo impegno per la pro-
mozione della famiglia, il sostegno con la
moglie alle giovani coppie, il suo essere
stato modello per diversi che oggi sono mi-
nistri di Dio. Lo ricordano così i suoi giova-
ni: Il mondo piange la scomparsa di
gente che cambia la storia negli atti della
quotidianità; il cielo ne guadagna in splen-
dore e luminosità! Non guardiamo mai ab-
bastanza il cielo azzurro, che peccato!
Uno sguardo attento potrebbe cogliervi le
anime del paradiso strette in un
grande abbraccio e tra queste oggi anche
tu. (M. Pappalardo)
nell’aiuto di Dio, che non le è mai mancato.
Ai suoi figli e ai nipoti non ha mai cessato
di essere un esempio di saggezza, di one-
stà, di cristiana carità, trasmettendo loro i
valori perenni in cui sempre aveva creduto
e sempre vissuto.
COLOMBO don Pierino, salesiano,
† Milano, il 12/12/2000, a 79 anni
Nell’anniversario della sua ordinazione sa-
cerdotale che avvenne il 1° marzo del
1947, exallievi, amici e scout vogliono ri-
cordare don Pierino Colombo del quale a
suo tempo non fu scritto il profilo su queste
colonne. Don Pierino fu un salesiano di
straordinarie capacità intellettuali, culturali,
religiose e sacerdotali. “Signorile e amabile
nel tratto”, “ricco di umanità”, “attento alle
persone”, “fedele nelle amicizie”, “scrupo-
loso nei doveri”, “delicato e sensibile con
tutti”, “esigente a scuola”, “profondo nella
predicazione”, “ispirato nel ministero della
confessione”... Sono alcuni dei giudizi che
confratelli, ex/alunni e scout - dei quali fu
assistente nel Reparto Parma 5 - hanno
scritto di lui. Questi ultimi aggiungono con
riconoscenza e ammirazione: “Quando
avevi bisogno, lui c’era, ma senza essere
invadente. Ascoltava, poi suggeriva con di-
screzione”. Un gesto di attenzione lo face-
va gioire, la sciatteria, la superficialità, la
scarsa sensibilità lo facevano soffrire. Sa-
peva costruire legami solidi e duraturi di
stima con tutti coloro con i quali veniva a
contatto. A otto anni dalla morte egli è an-
cora vico nel ricordo e nell’affetto.
IOFRIDA sac. Leone, salesiano,
Vibo Valentia, l’11/08/2007, a 69 anni
Don Leo ha incarnato il carisma di Don Bo-
sco operando per oltre 35 anni nella scuo-
la, apprezzato sia come docente, sia come
educatore, sia come sacerdote. Cultural-
mente e teologicamente preparato, ha ge-
nerosamente messo a disposizione di tutti,
adulti e ragazzi, le sue qualità, con un ap-
proccio improntato sempre al massimo ri-
spetto verso qualunque interlocutore. È
stato un ascoltato predicatore, un prezioso
consigliere e un valente direttore spirituale.
Le persone che lo cercavano sempre più
numerose hanno trovato in lui un sacerdo-
te saggio, equilibrato, impegnato e coeren-
te, ma anche un uomo dal coraggio ada-
mantino, pronto al dialogo con tutti, cre-
denti o no, praticanti o meno. Un infarto
devastante ha interrotto la sua attività sa-
cerdotale e la sua vita. Non sarà facilmen-
te dimenticato.
CORBÒ sr. Anna Maria,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
Roma, il 22/10/2007, a 80 anni
Suor Anna Maria era nata ad Alessandria
d’Egitto. Laureata in Filosofia e poi in Peda-
gogia svolse diversi compiti d’insegnamento.
Coodinatrice del gruppo di redazione dei te-
sti scolastici in collaborazione con don Luigi
Calonghi, sdb. La tenacia unita al massimo
impegno le hanno fatto superare le difficoltà
inerenti a un lavoro che richiedeva respon-
sabilità e forte sensibilità educativa. Spirito di
preghiera e di servizio hanno caratterizzato
le sue relazioni con le sorelle che la ricorda-
no molto anche per la sua presenza in ri-
creazione ricca di iniziative salesiane.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
CAPORRO sig.ra Pierina,
cooperatrice salesiana,
Lanuvio (RM), il 04/04/2007, a 84 anni
La signora Pierina è stata una di quelle
persone come ce ne sono poche: in cima
ai suoi pensieri e alle sue preoccupazioni
non c’era se stessa, c’erano invece gli altri.
Si è divisa tra il lavoro e i suoi doveri di
moglie, madre, zia e infine nonna, sempre
uguale a se stessa, sempre pronta a ogni
chiamata di chi aveva bisogno di lei. Come
tutti anche lei ha passato giorni senza sole,
momenti difficili in cui le è stata matrigna.
Ha saputo accettare, lottare e superare gli
ostacoli con determinazione e confidando

5.3 Page 43

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IL MESE
LA NOSTRA PATRIA
EUROPA
Savina Jemina
1° marzo 1998: in vigore l’ac-
cordo di partenariato e di coo-
perazione con l’Ucrai-
na, e di asso-
ciazione tra
UE e Tunisia.
5 marzo
1959: la Bei-
Banca euro-
pea concede i primi prestiti.
10 marzo 2006: documen-
to tra UE e Russia per la coope-
razione nello spazio.
11 marzo 2005: primo anniver-
29-30 marzo 1985: a Bruxelles,
il Consiglio europeo accetta l’ade-
sione della Spagna e del Porto-
gallo.
30 marzo 1994: si concludono i
negoziati di adesione con l’Au-
stria, la Svezia, la Finlandia e la
Norvegia.
31 marzo 1994: l’Ungheria pre-
senta domanda di adesione all’U-
nione.
sario dell’attentato terrorista a
Madrid (192 morti).
LE MONETE AI TEMPI
13 marzo 1979: in vigore lo DI GESÙ
Sme (Sistema monetario euro-
peo).
14 marzo 2003: Patto di Sicu-
Marzo
rezza UE e Nato.
16 marzo 1979: muore Jean
Monnet, uno dei “padri” dell’UE.
17 marzo 1948: Belgio, Francia,
Lussemburgo, Paesi Bassi e
Regno Unito firmano il Trattato
IL BESTIARIO
DELLA BIBBIA
dell’Unione occidentale.
19 marzo 1958: Robert Schu-
43
VOLPI DI SANSONE
man è eletto presidente della nuo-
La volpe è il carnivoro selvatico
più diffuso. Per la scaltrezza con
la quale si procura il cibo, da
sempre è simbolo di astuzia,
simulazione e persino di eresie.
Basti ricordare le favole di Eso-
po, il “Purgatorio” dantesco (c.
XXXII), “Pinocchio” di Collodi,
oppure espressioni come “è una
vecchia volpe”, “far come la vol-
pe con l’uva”, ecc. A quest’ulti-
mo contesto, curiosamente, fan-
no riferimento due delle poche
citazioni bibliche: “Prendeteci le
volpi… che guastano le vigne”
(Ct 2,15). L’animale è anche
protagonista di una scaltra rea-
zione di Sansone quando, cattu-
rate trecento volpi, le legò coda
a coda e vi mise una fiaccola.
Accese poi le fiaccole, lasciò
andare le volpi per i campi di
va Assemblea parlamentare.
20 e 21 marzo 1955: firma del
Patto di stabilità per l’Europa cen-
trale e orientale.
24 marzo 1999: il Consiglio
europeo adotta una dichiarazione
sulla nomina di Romano Prodi a
nuovo presidente della Commis-
sione europea.
25 marzo 1957: i trattati istitutivi
della Comunità economica euro-
pea (Cee) e della Comunità euro-
pea per l’energia atomica (Eura-
tom) sono firmati da Belgio, Fran-
cia, Germania, Italia, Lussembur-
go, Paesi Bassi a Roma.
26 marzo
1995: entra in vigore l’“accordo di
Schengen” tra Belgio, Francia,
Germania, Lussemburgo, Paesi
Bassi, Portogallo e Spagna.
2002: è varato “Galileo”, il siste-
ma europeo di navigazione e di
PRUTAH o LEPTON
Si chiamava “prutah” in ebraico o
lepton” (cioè sottile) in greco la
più piccola moneta in circolazione
all’epoca di Gesù. Bronzea e d’u-
so quotidiano, è menzionata nella
Bibbia come “spicciolo” nell’episo-
dio della vedova che nel tesoro
del Tempio getta appunto “due
spiccioli, cioè un quattrino” (Mc
12,42). Le prutah furono coniate,
tra l’altro, da Erode (prive di raffi-
gurazioni di persone o di animali,
offensive agli occhi degli ebrei),
da Filippo che riprodusse le
immagini di Augusto e di Tiberio
e da Ponzio Pilato. Trattandosi di
moneta coloniale romana, vi com-
paiono simboli pagani, come il
simpulum, la coppa sacrificale,
oppure il lituus, il bastone ricurvo
dell’augure, e attorno la scritta “di
grano dei Filistei e bruciò i covo- posizionamento satellitare.
Tiberio Cesare”. Sugli occhi del-
ni ammassati, il grano, le vigne, 27-30 marzo 1962: l’Assemblea l’Uomo della Sindone compaiono
gli oliveti (Gdc 15,4-5). Più nota parlamentare rielegge presidente due figure rotonde, che alcuni
è la risposta data da Gesù a uno Gaetano Martino e cambia il pro- studiosi hanno identificato come
scriba: “Le volpi hanno le loro prio nome in Parlamento europeo. prutah di Pilato: sarebbero un’ul-
tane… ma il Figlio dell’uomo non 28 marzo 1977: il Portogallo teriore prova della concordanza
ha dove posare il capo” (Mt 8,20 presenta la domanda di adesione del lenzuolo con l’epoca della
e Lc 9,58).
alle Comunità europee.
morte di Gesù.
BS MARZO 2008

5.4 Page 44

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P P RIMA AGINA Oreste Steccanella
LETTERA
DI UN NONNO
Ecco una lettera piena di saggezza, scritta dal nonno alla nipote che iniziava il liceo
in una scuola salesiana. L’ha intestata: “Lettera del nonno alla nipote
troppo assorbita da pianoforte, canto, canoa, danza, sci, karate
e ancora latino, greco, internet, ecc.”.
C arissima,
non so esprimerti la gioia che ho provato
appena ho saputo che ti sei iscritta al Liceo
>> In questo nuovo ambiente troverai più serenità
e l’obiettività di riflettere e discernere il bene dal
male e di chiederti perché il mondo vada così
Classico Salesiano Astori di Mogliano Veneto. La male. Vedrai allora che la risposta ti diventerà
tua non è stata solo una scelta saggia ma anche spontanea: il mondo va male perché l’uomo si è
coraggiosa nel prediligere una scuola di indirizzo dimenticato del Signore e ha pure dimenticato lo
umanistico in luogo di quello scientifico. Inopina- scopo per cui siamo stati creati. Poi c’è il prossimo
tamente, sei venuta a far parte della Famiglia Sale- che dobbiamo rispettare e l’obbligo di tenere com-
siana, così come ne faccio parte io e ne fece parte portamenti idonei a tutelare il “neminen laedere”:
44
mio padre che era stato nel collegio a Verona non bisogna mai e mai danneggiare gli altri. Spes-
assieme a don Renato Ziggiotti, V successore di so le parole dette agiscono come l’eco che amplifi-
Don Bosco nel 1915. Entrare nella Famiglia Sale- ca in intensità e profondità quanto viene detto!
siana vuol dire entrare in un mondo completamen- Quindi, non bisogna mai parlare male di nessuno.
te diverso dagli altri ed è, in qualche modo, come Nell’ultima mia intervista a SKY TV mi fecero una
“immunizzarsi” contro le insidie della vita e con- domanda improvvisa e inaspettata: “Lei che è un
temporaneamente beneficiare della protezione, commercialista mi sa dire qual è la qualità princi-
estesa anche a più generazioni così come è stato pale che deve avere un imprenditore?”. Mi sentii
promesso dalla Madonna a Don Bosco.
spiazzato e non trovai di meglio che narrare […]
ciò che ho cercato di seguire anche nella mia atti-
>> Non pensare di trovare il paradiso terrestre per- vità professionale. “La prima regola per un impren-
ché, qui in terra, come dice san Matteo: “Non est ditore è quella di essere onesto! Ti dirò di più, per
die sine linea” (Mt 7,6) cioè non c’è giorno che me essere stato onesto è stata la mia fortuna!”.
non lasci il suo segno, sia nel bene sia nel male.
Anche lì troverai persone più o meno brave, più o >> A noi vecchi piacciono le reminiscenze! Ricor-
meno simpatiche, ma convinte di dover attuare do che durante la guerra mancavano il cibo e i
una attenta presenza educativa e talune sostenute vestiti (non c’era né Armani né Pierre Cardin, né la
dalla “Sapientia cordis” di Don Bosco. Nello spiri- televisione, il computer, internet o altre attrazioni
to di don Tassello (mio insegnante a Pordenone fuorvianti) eppure in quella situazione di precarietà
deceduto anni fa all’Astori) s’incise la definizione c’erano concordia, serenità e solidarietà e non esi-
che don Ziggiotti formulò secondo un suo caratte- stevano cattiverie. Passavamo intere serate a gioca-
ristico modo di agire e pensare: “Un salesiano: re a carte, a pregare, ad ascoltare la radio! Perché
come lo facciamo? Viso allegro e cuore in mano / scrivo questa lettera? Per prevenirti (lo imparerai
ecco fatto il salesiano”. Don Bosco amava i giova- dai salesiani il sistema preventivo) perché vedo che
ni e non ha mai e mai e mai pensato a se stesso, il maligno sta avanzando di giorno in giorno con
ma ha sempre e sempre pensato agli altri; ed è azioni diffuse e generalizzate. Ti prego, dunque,
proprio dalla generosità profusa verso il prossimo cara nipote, in considerazione di tutti i consigli di
che sapeva cogliere la forza e il coraggio di affron- questa lettera, di contribuire positivamente a salva-
tare gli avversari e sfuggire agli agguati, talora aiu- guardare la dimensione sacra della dignità umana.
tato dalla Provvidenza a mezzo anche del leggen-
dario cane “Grigio”!
Treviso 9 novembre 2007
Il nonno
MARZO 2008 BS

5.5 Page 45

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45
BS MARZO 2008

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
A CINQUE MESI
ben due anni, fino alla Pasqua
DI GESTAZIONE
del 2006, quando provammo un
barlume di speranza. Ma presto
costretta a stare 17 giorni a
letto, immobile: ogni leggero
Nel marzo 2005, a quasi cinque prese il sopravvento la paura,
movimento mi recava dolori
mesi di gestazione, ho perso il quando, a poche settimane dal-
atroci. Il medico, per rinforzare
bimbo che portavo in grembo la gravidanza, una prima minac-
le ossa, mi ha messo il busto
per una trombosi. Io e mio mari- cia di aborto, seguita da tante
ortopedico, esortandomi ad
to abbiamo sofferto molto per- altre, mi costrinse a letto. Que-
aver pazienza con questa ma-
ché, sposati da poco, ci sem- sta volta, superati i tre mesi, tut-
lattia lunga e dolorosa. Ho
brava sfumato il nostro grande to pareva andare per il meglio.
chiesto l’aiuto della beata
desiderio di famiglia. Per fortuna Ma sopraggiunse una fortissima
Alessandrina Maria da Co-
ho incontrato un’équipe straordi- emorragia che ci fece ripiomba-
sta, affinché intercedesse
naria di dottori che mi assicura- re nella paura. Trascorsi la gra-
presso Dio. La malattia è stata
vano la possibilità di altre gravi- vidanza con grosse difficoltà, te-
dolorosa sì, ma non lunga: è
danze. Rassicurata da loro, a nendomi a riposo per sette me-
durata 15 giorni. Ora, ritrovan-
soli sei mesi dalla perdita, rima- si. Poi la situazione migliorò de-
domi nelle condizioni in cui ero
si nuovamente incinta. Una do- cisamente, finché l’11 dicembre,
prima del crollo multiplo verte-
menica, dopo la consueta santa con nostra grandissima gioia e
brale, ritengo d’avere ottenuto
Messa, mia mamma mi confidò sorpresa, è nato, tramite taglio
Alessandrina Maria
un’importante grazia. Mi è ba-
che il suo confessore le aveva cesareo, il nostro piccolo gran-
da Costa.
stato nominare la beata e su-
detto di affidarmi a san Dome- de angelo, che abbiamo chia-
bito ho trovato giovamento.
nico Savio, il santo delle mam- mato Gabriele. Oggi, dopo che il
Conosco l’efficacia della pre-
me in attesa. Non conoscendo nostro piccolo ha subito a 40
questo santo, mi sono interes- giorni un intervento di ernia, in-
sata alla sua vita e mi sono fatta tendiamo esprimere la nostra
IL MEDICO CURA
ghiera rivolta ad Alessandrina
I SANTI CONSOLANO
e le sono infinitamente grata.
Continuo a pregarla affinché
arrivare a casa l’abitino. Lo misi
subito al collo. Ogni sera legge-
vo parti di preghiere suggerite
alle mamme in attesa. Dopo
mesi di controlli e molte ansie, il
27 maggio 2006 potei partorire
Giorgia. Ora l’abitino è sulla sua
gratitudine, non solo al gineco-
logo che ci ha seguito, ma so-
prattutto al buon Dio e a san
Domenico Savio che abbiamo
continuamente pregato, e di cui
ho indossato l’abitino per tutta la
durata della gravidanza. Ora l’a-
Sono una pensionata di 85 an-
ni. Due anni fa ho avuto un ic-
tus che mi ha paralizzato la
parte sinistra del corpo. Il pri-
mo di febbraio 2007 ho avuto
un crollo vertebrale che mi ha
protegga i miei quattro figli, i
nipoti e interceda anche per
me presso lo Spirito Santo,
Consolatore perfetto.
Argene Amali,
Ostra Vetere (AN)
culla. Quando sarà in grado di bitino è passato a mio figlio, af-
46 capire, le racconterò quanto è finché sia protetto giorno dopo
stato determinante per la sua vi- giorno. È evidente che, senza
ta questo santo. Ora desideria- l’intercessione dei santi, ora noi
mo un altro bambino: io conti- non avremmo la famiglia che
DUE GRAVIDANZE della precedente gravidanza.
SERENE
San Domenico Savio mi aiutò;
nuo ad affidarmi a san Domeni- tanto abbiamo desiderato for-
infatti trascorsi una gravidanza
co Savio, poiché dal giorno in mare nel nome di Dio.
Trascorsi alcuni anni di matri- talmente serena, che potei la-
cui l’ho conosciuto non ho
Tonia e Giovanni, Bari monio senza riuscire ad avere vorare fino all’ultimo mese.
smesso di pregarlo.
bambini, ero molto triste e Nacque il mio secondo bimbo,
Sala Laura, Abbiategrasso (MI)
SOGNO SVANITO
Siamo una giovane coppia. Fin
dalla data del nostro matrimonio
il nostro sogno è sempre stato
quello di avere un figlio. Tra-
scorsi pochi mesi, il sogno stava
DIVENTARE
NONNI
Sono trascorsi otto anni dal
giorno in cui mia figlia, che abi-
ta fuori del mio paese, mi disse
che sarei diventata nonna. Pro-
vai una gioia così grande che
subito lo confidai alla mia mi-
preoccupata. Finalmente ebbi
un inizio di gravidanza che
però s’interruppe a causa di un
aborto. Rimasi molto demora-
lizzata, finché seppi di essere
nuovamente incinta. Ebbi varie
difficoltà di salute, tanto da do-
ver stare quasi sempre a letto,
non riuscendo a reggermi in
piedi. Fui anche ricoverata in
Giacomo, che ho affidato come
il primo a san Domenico, affin-
ché li aiuti a crescere sani. An-
che una mia amica, che ha
partorito il suo bambino prema-
turo, per il quale i medici non
osavano sciogliere la prognosi
molto critica, dopo aver prega-
to con me san Domenico Sa-
vio, ha potuto constatare che
per realizzarsi, ma tutto svanì gliore amica. Ella mi consigliò di ospedale per complicazioni. la situazione è lentamente mi-
dopo poche settimane, a causa mettere mia figlia sotto la prote- Ero molto preoccupata, finché gliorata. Il suo bambino Loren-
di un aborto spontaneo. Il dolore zione di san Domenico Savio una signora, abbonata al Bol- zo ha superato quasi tutte le
è stato forte, ma non abbiamo
perso la speranza. Esattamente
un anno dopo, è avvenuta una
nuova gravidanza. Come dopo
la prima, però, sopravvenne un
aborto spontaneo. Al dolore si
aggiunse la paura di affrontare
nuovamente la gravidanza. Tale
angoscia ci accompagnò per
e me ne procurò l’abitino. Anali-
si e test davano risultati preoc-
cupanti, tanto che il marito e i
suoceri hanno insistito per un
intervento, anche contro il vole-
re di mia figlia di 36 anni. Se-
guirono giorni di incubi. Io pre-
gavo in continuità san Domeni-
co Savio per mia figlia, affinché
le analisi risultassero negative.
Quando mia figlia si recò all’o-
spedale per ritirare gli esiti dal
medico e seppe da lui che pote-
lettino Salesiano, mi donò l’a-
bitino di san Domenicico Sa-
vio. Iniziai a recitare con fede
quotidianamente la preghiera
delle mamme in attesa. Da al-
lora cominciai a star meglio:
potevo alzarmi e sbrigare le
faccende di casa. Il 14 maggio
2001 nacque, senza nessun
problema, il mio bambino Davi-
de. Quando aveva 9 mesi, mi
accorsi di essere in attesa di
difficoltà che i medici avevano
ipotizzato.
O. P., Milano
va stare tranquilla, la sua ango- un altro bambino. Allora pregai
sciosa attesa si trasformò in subito san Domenico Savio di
profonda commozione. Ha po- farmi dono di una gravidanza
tuto, infatti, partorire un bellissi- serena. Essendo Davide anco-
B. Maddalena Morano B. Giuseppe Kowalski
MARZO 2008 BS
mo bambino, che teniamo sem-
pre sotto la protezione di san
Domenico Savio.
Anzalone Alfina, Bronte (CT)
ra piccolo, non riuscivo a im-
maginare come avrei potuto fa-
re, se mi fossi trovata nelle
precarie condizioni di salute
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IN PRIMO PIANO
redazionale
Monsignor
ROSARIO VELLA
Classe 1952, di Canicattì (AG).
In Madagascar dal 1981 dove fu,
più volte e in diverse case, direttore
delle comunità salesiane.
Nominato vescovo di Ambanja
il 7 novembre 2007.
• Monsignore, com’è il Madagascar?
Un Paese dalle grandi risorse soprattutto dal punto di vista umano,
povero però come istruzione, formazione e mentalità di futuro. Lì si
vive alla giornata. È un Paese agricolo, ma di una agricoltura condotta
ancora con metodi semiancestrali. Il Paese dispone purtroppo di scarsi
mezzi, è alto il tasso di analfabetismo e ancora maggiore l’analfabeti-
smo di ritorno; mancano strutture tecnologiche, sanitarie, sportive...
Insomma c’è da lavorare molto.
• I ragazzi e i giovani?...
Sono molto ricettivi e dunque plasmabili. Si lasciano guidare. Da
chiunque, purtroppo. Nasce da questa situazione lo sforzo della Chiesa
e in particolare di salesiani e FMA per cercare di renderli responsabili
del loro futuro. Comunque, per smuovere i giovani in Madagascar bi-
sogna lavorare sugli anziani: solo gli anziani hanno una vera grande
influenza e sono seguiti, o meglio obbediti. Essi, infatti, costituiscono
la più grande autorità morale del Paese.
• Come definirebbe la cultura malgascia?
È decisamente una cultura valoriale: poggia su valori umani di alta
qualità, anche per questo sono recettivi al cristianesimo che è il latore
da sempre di una cultura valoriale.
• Quali pericoli individua?
I malgasci, giovani o vecchi che siano, accettano acriticamente tutto
ciò che viene presentato come moderno, purché provenga dall’estero!
E tuttavia la gente è accogliente, gioiosa, sincera…
• Ci offre qualche dato sulla sua diocesi?
Ambanja è al nord, ha 34 mila km2 e un milione e 300 mila abi-
tanti. I cattolici sono l’8%, circa 110 mila. Vi sono villaggi dispersi
nella foresta difficilmente raggiungibili, presso alcuni si può arrivare
solo a piedi attraverso sentieri. Mancano ancora strade e chiamare
pessime quelle che ci sono, almeno in certe regioni, è un compli-
mento... Il clero è costituito da una cinquantina di preti e una ses-
santina di suore.
• Auguri, Monsignore!
NN
C’era un bambino di circa due
anni, malato d’AIDS che chiame-
remo NN. Abbandonato. Una vo-
lontaria lo raccoglie e lo porta al
nostro centro. Non riesce neanche
ad alzare la testa. “Non arriverà a
domani, sentenzia la dottoressa,
non riesce a mangiare quasi nul-
la, quello che mangia va via sotto
forma di diarrea”. Non ha nessu-
no, morirà solo. La dottoressa e
suo marito sanno che le speranze
sono praticamente inesistenti, ma
lo portano a casa loro per curarlo
meglio. Là iniziano la cura del-
l’AZT, ma in Angola non è possi-
bile fare tutte le analisi. La coppia
deve portarlo in Italia. I problemi
burocratici li risolvono: lo adotta-
no! Lui, malato di AIDS, lui che
desidera vivere, quasi in punto di
morte trova una famiglia: brave
persone. NN riceverà a giorni il
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passaporto e potrà andare in Italia
per continuare a lottare per la sua
vita, piccolo esserino di 3 anni.
Loro lotteranno con lui sapendo
che molto probabilmente questa
lotta avrà il suo vincitore felice in
paradiso. Non smettono però di
amare. Il giudice che deve firmare
i vari permessi, incredibilmente
agevola tutto, non vuole neanche i
soldi della tassa (qui in Angola
dove si corrompe anche un cate-
chista), ce li mette lui, i tempi bu-
rocratici enormi vengono “sinte-
tizzati”, abbreviati non rende l’i-
dea. Sapete perché NN è stato
adottato? Perché nessuno lo adot-
terebbe.
BS MARZO 2008

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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
CASA NOSTRA
di Martina Crivello
Il teatro di Don Bosco
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
CHIESA
di Silvano Stracca
Quo vadis Europa? (17)
INSERTO CULTURA
di Giovanni Eriman
Word & Life Publications
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Cerimonie mapuche