Bollettino_Salesiano_200403

Bollettino_Salesiano_200403



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Mensile· Anno CXXVIII· nr. 3
Spedi1, in a.p. art. 2 camma 20/C legge 61,2/96
Flliale cli Firenze
Spedizione nr. 3/2004
Autoriu. Direz. Prov. P.T. 50100 Firenze· c.M.P.
RIVIRA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NIL 1877

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- SANTITÀ GIOVANILE
di Pascual Chévez Villanueva
I FRUTTI DEL SISTEMA
PREVENTIVO
TERESA E FERNANDO
Vi presento in questo mese di marzo Teresa Bracco,
già dichiarata beata, e Fernando Calò, exallievo salesiano.
T eresa
era una
ragaz-
za estrema-
mente riser-
vata, mode-
sta, delicata
nel rapporto
con le per-
sone , sem-
pre pronta a offrire il suo
aiuto . E bella: due grandi occhi
scuri e vellutati risaltavano su un
viso sereno e pensoso incorniciato
da grosse trecce brune . Bella, dice-
vo, ma priva d'ogni vanità. Sapeva
attirarsi l'ammirazione rispettosa
dei compaesani: "Una ragazza così
io non l'avevo mai vista prima e
non l'ho mai più vista dopo", af-
fermò uno di loro. "C'era in lei qual-
cosa di diverso dalle altre ragazze",
ricorda un'amica. "Era la migliore di
tutte noi", confida la sorella Anna.
Era nata il 24 febbraio 1924, penul-
tima di sette figli, a Santa Giulia di
Dego (Savona). Mamma e papà
furono per lei un esempio di fede e
fortezza cristiana: nel 1927, seppel-
lirono nel giro di soli tre giorni due
figli di nove e quindici anni. Una
fede , la loro, sottoposta al crogiolo
della prova. Teresa poté frequenta-
re solo fino alla quarta elementare,
poi con il suo lavoro di pastorella,
cercò di contribuire al sostenta-
mento della famiglia. Aveva sem-
pre con sé la corona del rosario e
al pascolo non cessava di pregare.
Ginin - come veniva chiamata -
sacrificava volentieri preziose orè
di sonno pur di potersi comunicare.
La chiesa, infatti, non era tanto
vicina a casa, la messa vi si cele-
brava sempre all'alba e lei per nul-
la al mondo avrebbe rinunciato a
parteciparvi. L'Eucaristia, la devo-
zione alla Madonna e la spiritualità
MARZO 2004 BS
dei doveri, ecco il segreto della sua
santità.
In casa Bracco arrivava regolar-
mente il Bollettino Salesiano. Dal
numero dell'agosto 1933 Teresa
ritagliò la terza pagina dov'era ri-
portata la figura di Domenico Sa-
vio, figlio di contadini come lei ,
appena dichiarato venerabile, che
era arrivato all'impegnativo proposi-
to: "La morte ma non peccati". La
piccola - aveva solo nove anni -
ne fu affascinata e pose la pagina
sulla testata del letto. Da allora il
motto di Domenico fu anche il suo.
Dichiarò guerra al peccato: "Piutto-
sto, mi faccio ammazzare", scrisse.
E mantenne il proposito. Seque-
strata nel 1944 da un militare tede-
sco, tentò prima di eluderne le bru-
tali intenzioni poi, vista l'inutilità dei
suoi sforzi, preferì rinunciare alla
vita piuttosto che perdere la virtù
così gelosamente custodita. La tro-
varono col corpo martoriato il 30 di
agosto. Il suo sacrificio non fu che
l'ultimo atto di una vita interamente
vissuta per il Vangelo. Giovanni
Paolo Il l'ha beatificata il 24 maggio
1998, memoria di Maria Ausiliatrice,
a Torino, nel corso del suo pellegri-
naggio alla Sindone. In quell'occa-
sione il Papa ebbe a dire : "Addito
ai giovani questa ragazza [. ..] per-
ché imparino da lei la limpida fede
testimoniata nell'impegno quotidia-
no, la coerenza morale senza com-
promessi, il coraggio di sacrificare,
se necessario, anche la vita, per
non tradire i valori che alla vita
danno senso".
F ernando nasce in piena
seconda guerra mondiale, nel
1941 . Non conobbe mai il
padre, il calore di una casa, l'affetto
di una famiglia. La mamma , una
ragazza-madre , faceva la domesti-
ca e passava con lui poco tempo.
Fernando fu ospite di vari orfano-
trofi. A otto anni entrò nell'istituto
salesiano di Estoril in Portogallo.
Ogni sera tornava nella sua pove-
rissima abitazione dove lo attende-
va la mamma. Con lei pregava pri-
ma di addormentarsi. La più grande
impresa di questo periodo fu quella
di portare la mamma a messa la
domenica. Da anni , infatti, lei non
varcava più la soglia di una chiesa.
Terminate le elementari, passò alla
scuola professionale, sempre dei
salesiani. Il carattere di Fernando
non era certo quello di un santarel-
lo, aveva un temperamento vivace
e ribelle , la rabbia gli veniva fuori al

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Marzo 2004
Anno CXXVIII
Numero 3
minimo rimprovero ed egli a stento
riusciva a trattenersi; per di più
bazzicava compagni non troppo
edificanti. Fortunatamente il suo
confessore fiutò il pericolo e, senza
tanti giri di parole, lo mise in guar-
dia. Fu così che Fernando iniziò la
sua conversione. Ma non fu una
passeggiata: aveva fama di "ragaz-
zo discolo" e gli occhi dei superiori
sempre puntati addosso. Se succe-
devano disordini era sempre tra i
primi indiziati. Ma resistette, ricac-
ciando in corpo la ribellione che
voleva uscire. Il direttore lo capì e
gli diede fiducia, tanto da fargli una
proposta singolare: essere apostolo
tra i compagni più recalcitranti e dif-
ficili. Fernando accettò la sfida, for-
mando un gruppetto di quattro ami-
ci un po' scavezzacolli. «Non sono
i migliori, ma sono capaci di cac-
ciarsi nei guai se occorre; gli altri
che pensa lei sono troppo buoni
per questo tipo di ragazzi». Disse
al direttore.
Aveva due grandi passioni : il calcio
e la tromba. Sul finire del 1954 ini-
ziò a scrivere un diario, testimone
del suo impegno nel volersi miglio-
rare, insieme ai compagni che
notavano il suo lento ma inarresta-
bile cambiamento. Due anni dopo,
durante gli esercizi spirituali, stilò il
programma della sua vita: Voglio
soggiogare la mia curiosità e morti-
ficare la mia vista . Voglio essere
apostolo della Vergine Immacolata.
Voglio essere sacerdote. Il 20 apri-
le di quello stesso anno, il 1956,
durante un'accesa partita di calcio
in cortile, urtò casualmente con vio-
lenza la testa contro una colonna
del porticato. Passò qualche giorno
in infermeria, poi ridiscese tra i
compagni , ma durante una ricrea-
zione batté nuovamente il capo.
Fortissimi dolori ne consigliarono il
ricovero in ospedale. Un compagno
preoccupato per la sua salute gli
domandò: « Fernando, e se moris-
si?». « Sono pronto!.. . Si gioca a
calcio in Paradiso, no?!». Il 26
luglio Fernando iniziò la sua partita
in Paradiso.
IIl giglio da sempre è il fiore
della purezza ... Una virtù che
esige una volontà forte e decisa.
Teresa la salvò col sangue.
Fernando la riconquistò
con grande coraggio.
Il rapporto genitori figli
viaggia diversamente
a seconda che si tratti
del papà o della mamma.
È un fatto, che non tutto
è rose e fiori, e
che la colpa...
Foto: Martin Tadeo
M ensil e di info rm az io ne
e cul tura re ligiosa edito
dall a Congregaz ione Sa les iana
' di Sa n Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO M AN IERI
- CHIESA
12 Wojtyfa il maestro (2)
di Savina }emina
- G10VANI
14 Il difficile ritorno del padre
di Vito O rlando
- M1ss10N1
18 La revoluci6n di padre Tone
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20 Lietuvos Respublika
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28 Informazione per tutti
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2 // Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 lettere al Direttore - 8 In Italia e nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 lettera ai giovani - 27 Doctor f. -
30 libri - 32 On Une - 34 Come Don Bosco - 36 Movimento Salesiano - 37 laetare et
bene facere ... - 38 Sfide etiche - 40 Polemiche - 42 I nostri morti - 43 Il mese -
44 Dibattiti - 45 Relax - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/ Focus
Redazione: Maria Anto nia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orl ando
Collaboratori: Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo
Graziella Curti - Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaco
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante - Vito Orlando
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Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Vince nzo Odorizzi - Guerino Pera
Pietro Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
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in 55 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
~
Associato alla
U nione Stampa
Periodica Italiana
BS MARZO 2004

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di Carlo Di Cieco
ALLE PRESE CON DIO
Ricorre in questo anno il 50° anniversario della canonizzazione
di san Domenico Savio, alunno dell'Oratorio, e il 100° anniversario
della morte di Laura Vicuna. Vale la pena un cenno al tema di Dio
come parte della questione educativa ...
Inafferrabile come la gioia e il dolore
ma allo stesso modo penetrante e
invasivo di tutto il nostro essere , Dio
- con la sua presenza o assenza -
rimane la questione dirimente del
mondo e dell'uomo.
Cambia tutto se a fondamento del
nostro percorso di vita pensiamo, per le
più svariate ragioni, di mettere Dio o di
escluderlo. La stessa barbarie di cui
nella storia ha dato prova l'uomo lascia
aperto, non chiuso un interrogativo su
Dio. Anzi, sono proprio le sofferenze, le
ingiustizie, le atrocità degli umani, le
innocenze ferite e rubate che rendono
difficile intravedere il volto di Dio e ci
fanno desiderare la nostra e la sua
morte.
I l O Fino al paradosso che mentre la
teologia ci propone un Dio che viene e
libera, noi umani ce lo siamo
rappresentato nei secoli come uno
spauracchio per adagiarci nei nostri
limiti o su cui scaricare le nostre colpe
e tentiamo in ogni modo di liberarci di
Lui. Ma Egli rimane tanto paradossale
per il nostro ragionare condizionato
dallo spazio e dal tempo , che di volta
in volta lo pensiamo esistente, non
esistente, inquisitore, castigamatti,
occhiuto ficcanaso, sadico, proiezione
psicologica, ingombro, tiranno doc,
formula magica. E nessun filosofo o
teologo è riuscito a pronunciare su di
Lui le parole definitive. Noi ora lo
possiamo vedere "come in uno
specchio" o di spalle - come accadde
a Mosé - col risch io di scambiare per
Lui cose della nostra mente, del cuore,
della terra. Chiamando col suo nome
degli idoli.
O Di questo rischio è stato emblematico
il secolo XX quando - è stato scritto a
torto o a ragione - si è dispiegata la più
grande stagione dell'ateismo dalla notte
dei tempi. Tra presunti credenti e
presunti atei si è fatto ricorso nel suo
nome a mezzi di distruzione di massa
per eliminare i rispettivi avversari. E Dio,
forse, non stava in nessuno dei due
accampamenti in competizione. Dio e
l'uomo ne sono usciti malconci. Tra loro
esiste, infatti, un destino strettissimo.
Nella tradizione cristiana si è sempre
affermato che "gloria di Dio è l'uomo
MARZO 2004 BS
vivente", anche se poi si è preferito
adoperarsi per rendere l\\iorno
sofferente e subalterno. E una grande
responsabilità storica anche di persone
credenti per la quale ha chiesto perdono
il Papa nel Giubileo di apertura del terzo
millennio.
Un gesto che ha significato l'avvio di
un ripensamento necessario anche sul
piano educativo, da fondarsi sulla libera
accettaziòne della proposta di fede. E
sulla convinzione che la fede non
discende tanto dall'attivismo e dalla
moltiplicazione di istituzioni cristiane,
quanto piuttosto è un dono di Dio al
quale ci si apre specialmente con la
coerente testimonianza cristiana.
Sembra tornato il tempo di passare dai
maestri ai testimoni, a coloro cioè che
fanno esperienza di Lui. E come
l'educazione pone ripensamenti costanti
agli adulti "alle prese con i ragazzi" con
tutta la loro complessità, così fare
educazione ci pone anche "alle prese
con Dio". Sia nel caso che si includa sia
che si escluda dal discorso educativo.
In entrambi i casi infatti, non sono molte
le cose che si possono dire di Dio, ma si
possono ascoltare le tante che egli ci ha
detto nella Bibbia, nel creato, nel
mistero del nostro cuore. Egli - hanno
scritto sagge persone che lo hanno
inseguito per tutta la vita - è più intimo a
noi di quanto possiamo esserlo noi
stessi , più di quanto non lo sia per una
madre un bambino portato nel grembo.
O L'azzardo più grande che si trova
scritto nella Bibbia è dire che "D io è
amore". È la prospettiva che rende
unico questo libro. A partire di qui ce
ne sarebbe per mille e una notte a
discutere, sognare, immaginare,
rivedere, cambiare questo nostro
mondo. Dirlo così Dio, pensarlo,
crederlo , viverlo come "amore"
darebbe il via a un mondo altro da
quello che ci affanniamo tutti i giorni a
costruire o rovinare. E sarebbe
un'ipotesi che vince anche la morte, il
grande incomodo della vita. Ma anche
all 'amore riserviamo il destino di Dio:
ci inquieta, lo sciupiamo, lo temiamo,
lo perdiamo. Solo trovandolo e
accogliendolo ci trasformiamo.
O

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La stessa che esiste tra la ti- ta l'indipendenza, spesso do- nazioni islamiche non si può
tolarità familiare e quella pa- po lotte feroci, le ex colonie negare. Per quanto riguarda
dronale di un'industria. Esem- si sono ritrovate senza cultu- il "come" opporsi a queste
pio: se possiedo un' azienda e ra politica, senza avvedutez- violenze di matrice religiosa
la gestisco in toto con i mem- za economica e senza struttu- resto convinto che le batta-
bri della mia famiglia , la de- ra sociale... Prova a rifletter- glie di civiltà si vincano con
dizione, la grinta, l'attenzione ci: guerre, guerriglie, mala- la civiltà, le battaglie di cul-
sul lavoro , ecc. sarebbero vita, interferenze e ingerenze tura con la cultura, quelle di
sempre al massimo, e assenti , straniere, avvengono quasi religione con la religione,
come puoi ben immaginare, esclusivamente negli stati più quelle politiche con la politi-
risulterebbero tutte, o quasi, ricchi che, guarda caso, sono ca... Come può constatare in
le rivendicazioni salariali, gli nella maggior parte dei casi nessuno dei casi ho parlato cli
scioperi, le assemblee di fab- delle ex-colonie. Vorrà pur armi. Perché le armi di oggi
brica, i sit in di protesta, i sa- dire qualcosa... o no?
in realtà sono forze apocalit-
botaggi, ecc. Mentre se di
tiche devastanti che non por-
una fabbrica sono solo uno
tano ad alcuna soluzione.
dei tanti operai o impiegati...
Usarle non ha nulla di uma-
4. Perché questa antipatia
no: i cosiddetti effetti collate-
1,,;J ~ONGO E OCCl- degli africani verso gli stra-
DENTE. Caro direttore, nieri?
sono Enzo, da Bologna. Per- La questione del!' antipatia
metti qualche interrogativo africana per tutto ciò che è
(non più di quattro), dopo la occidentale abitanti compre-
lettura dell'intervista a monsi- si, ha una sua ragion d'esse-
gnor Tafunga, apparsa sul BS re . Il colonialismo (per non
di settembre 2003, a pag. 47. parlare dello schiavismo) ha
fatto danni che si stanno ri-
rali che colpiscono per la
quasi totalità persone inno-
centi sono per certi versi più
crudeli degli stessi effetti di-
retti. Le guerre, insomma, si
combattono e si vincono an-
che senza armi, anzi, me lo
consenta, "soprattutto" senza
armi. La storia presenta esem-
I l 1. Se gli sfruttatori delle ric- velando irreparabili. Si pen-
chezze del Congo fossero sava,forse, da parte delle na-
congolesi anziché occidenta- zioni colonialiste di aver con-
pi eclatanti al riguardo . Qual
è il segreto? Usare di più la
giustizia e di meno l'arbitrio,
li, la situazione sarebbe di- quistato in modo definitivo
di più la carità e di meno la
versa?
quelle terre, perciò i coloniz-
ff'1 A questa tua domanda mi per- zatori non si sono preoccupati
i ; , metto di rispondere con un' al- di preparare una classe poli-
superbia, cli più l'umiltà e di
ERSUS ISLAM. (Rias- meno l'avidità di potere e di
sumo la lunga lettera) denaro, di più la verità e di
tra domanda, e non credo di tica autoctona che un giorno Caro Direttore, no, con l'I- meno la menzogna, di più la
eludere il problema: se gli potesse prendere il loro posto slam non possiamo avere rap- coerenza e di meno la presun-
sfruttatori delle ricchezze d' Ita- nella guida del popolo e nella porti idilliaci: in Siria si ser- zione, ecc. Sì, l'ecc. ci vuole,
lia fossero i congolesi (sic) gestione dei beni. È vero, vono dei pretesti più assurdi perché l'elenco per contrap-
anziché gli italiani, pensi che sono stati costruiti ponti, per accusare e arrestare i cri- posti potrebbe continuare 1in-
la situazione (dell'Italia) sa- strade, palazzi, infrastruttu- stiani... Nel Sudan i musul- definitamente ... fino al rivolu-
rebbe la stessa?
re ... ma quasi unicamente in mani massacrano da più di 20 zionamento totale dei nostri
2. Quali mezzi hanno a di- funzione delle necessità di co- anni i cattolici... A Timor Est metodi, della nostra vita , del-
sposizione i congolesi per ge- lonizzatori e coloni. Non solo. hanno assassinato un quarto le no~tre idee. Un po' difficile
stire le loro ricchezze?
Sono stati forzosamente creati della popolazione cattolica... eh ? E il prezzo da pagare per
Accetta una provocazione: gli nuovi Stati, mettendo assie- nelle isole Molucche i cattoli- un mondo migliore. Perché il
abitanti del Congo, anche se me, con cinica impudenza , ci sono perseguitati... in Nige- "mondo migliore" lofa "l'uo-
di pelle nera e nerissima, so- popoli tra loro diversissimi ria le cose non vanno me- mo migliore" , non l'arma più
no uomini, persone: sono in per cultura , razza, religione, glio... "Ora toccherà a Ro- distruttiva o quella più sofi-
possesso di un cervello tal struttura sociale, tradizioni ma", dice lo sceicco Omar sticata. Diversamente nostro
quale quello dei bianchi... (vedi Pigmei e Watussi, Utu e Bakri dopo aver ricordato l'i- malgrado, dovremo accettare
non sono scimmie, come non Tutsi che hanno dato recente - slamizzazione di Costantino- ancora il terrore, l'odio, il
più di duecento anni fa crede- mente vita a quello che è poli... Troppi extracomunitari sangue , la suprema imbecil-
vano certi grandi (!) politici considerato uno dei più gran- islamici sono in Italia solo per lità delle bombe intelligenti, e
del nostro continente. Come
abbiamo imparato noi a ge-
stire le nostre ricchezze (l' ab-
biamo imparato?), anch'essi
possono imparare a gestire le
di genocidi della storia) . E
questo - secondo certi anali-
sti - è stato fatto con lo
scopo di creare difficoltà alla
neo-nazione, in modo che
islamizzare... E lei se la pren-
de con l'America che fa guer-
ra all 'Iraq islamico! Sono in-
dignato. Basta con il buoni-
smo [...] Anche perché vedo
lo scandalo delle verità diver-
se che ci propinano i potenti
di turno, prendendoci alle-
gramente per i fondelli. Ma ...
"verità non ha varietà", dice
loro .
sentisse l'esigenza di chiede- la Chiesa addormentata...
3. Rispetto alla disoccupa-
zione, che differenza ci sa-
rebbe se la proprietà delle
industrie congolesi fosse in
mano a congolesi?
re ancora soccorso alla na-
zione ex-occupante. Classi-
co: cacciati dalla porta si
cerca cli rientrare dalla fine-
stra. Così, una volta raggiun-
Federico, Cremona
Caro Signore, ciò che scrive
su persecuzioni e discrimina-
zioni dei cattolici in alcune
Non ci è stato possibile p'.1b-
/Jlicare tutte le lettere pe1 ve -
nute in redaz ion e. Ce ne
scusiamo. Provvederemo_ a
suo tempo alla pubbl1cazt0-
MARZO 2004 BS
ne o alla risposta personale.

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~
,,~ ,,.__
il proverbio, e alcuni la verità no prelevate in Africa equa- ropa. 6. È vero che i bianchi
non la cercano perché hanno toriale e vendute come be- hanno costruito strade, aero-
paura di trovarla. Permetta stie". Badi che siamo a poco porti, ospedali... ma più spes-
anche che resti meravigliato più di cento anni fa. Poi que- so a loro uso e consumo che
della sua affermazione sulla sta suprema viltà è termina- non per la massa dei popoli
Chiesa addormentata! Questo ta... "apparentemente"! Per- sottomessi. E quando porto-
Papa, distrutto nel corpo, ur- ché se è vero che la schiavitù ghesi, inglesi, francesi, olan-
la ancora tutto il suo orrore e il colonialismo territoriale desi, ecc. sono tornati nelle
per le ingiustizie del mondo hanno concluso la loro para- rispettive patrie di origine,
con una voce che fa tremare i bola, ha continuato imperter- han.no lasciato nazioni senza
polsi di molti e fa fremere i rito il colonialismo economi- mezzi per mantenere ciò ave-
cuori di moltissimi: come si co, che per certi versi è peg- vano realizzato, e, soprattut-
può parlare di Chiesa addor- giore. 2. Le grandi ricchezze to, senza una classe politica
mentata? Ma non è che sia lei (le miniere di diamanti, il pe- che potesse gestire l' indipen-
ad aver bisogno di uno "sve- trolio, l' oro, le foreste .. .) del- denza conquistata. .. Così
gliarino"? Lei taccia di buo- le regioni più disgraziate del quelle nazioni si sono dovute
nismo la nostra linea, ma a continente nero sono in gran inventare tutto. Ed è successo
me pare che il primo buonista parte in man.o a compagnie di tutto. 7. E sta succedendo
della storia sia stato Gesù occidentali, le "Grandi Sorel- ancora, perché le nazioni oc-
Cristo, piaccia o no: "A chi ti le", che sono "grandi" e "so- cidentali continuano i loro
percuote su una guancia tu relle" solo nello sfruttamento. giochi da miliardi di dollari
porgi anche l'altra!".
3. Stanno un po' meglio le sulla pelle degli ex-schiavi! E
poche nazioni che gli occi- ciò che ho scritto non è che la
dentali li hanno definitiva- punta dell'iceberg di una si-
f.-J rt,01 E L'AFRICA. Non mente cacciati (vedi la Libia, tuazione impazzita.
capisco perché gli afri- l'Egitto, e poche altre). 4. Il
cani non possano fare come rapporto Prebish del 1961
U4,/SA. noi che a poco a poco abbia- denuncia che "l'elevato svi- ,,,ARX E LA CHIE-
mo raggiunto il benessere. In luppo dei paesi occidentali è
Caro Di.rettore,
Africa ci sono nazioni ricche, la causa del mancato sviluppo Marx definì la Chiesa "oppio
con diamanti, petrolio, ecc. degli altri paesi" . 5. Quanto dei popoli", perché la conobbe
Mentre però la tanto vitupera- ai faraoni , essi hanno gestito potente e amica dei potenti;
ta America ha procurato be- una nazione prospera e poten- ricca e complice nello sfrutta-
nessere ai suoi cittadini, gli te esattamente fino a quando mento dei più deboli[...].
emiri e i governanti africani non sono caduti sotto le grin-
pensano solo a se stessi... fie dei romani... poi sono
Vero, Verona
hanno già comprato mezza
Europa! I bianchi colonizza-
tori ebbero anche qualche me-
rito: fecero strade, ospedali ,
scomparsi. Non si sbagli, si-
gnora, non ci sono emiri in.
Africa... né governanti che
abbiano comprato mezza Eu-
Caro signore, intanto Marx
parlava di religione non di
Chiesa e la differenza c'è, ma
non mi perdo a spiegarla. Ri-
scuole, aeroporti...
spondo "ad hominem". Marx
Maria , Piacenza
non conobbe la Chiesa di
Oscar Romero del Salvador,
Cara Signora,
Hanno raggiunto lentamente
APPELLI
di Ernesto Cardenal del Ni-
caragua, di Elder Camara del
il benessere quelle nazioni l'm an ltalian giri (33 yrs Brasile, di l'Abbé Pierre
che hanno potuto gestire in old). I love and l'm della Francia, di Dietrich
piena libertà le proprie risor-
se e tali nazioni sono poche,
anzi pochissime in Africa. Gli
africani poveri erano e poveri
looking for friends of all
ages. I like reading, art,
music, travelling, foreign
cultures and languages lots
Bonhoeffer della Germania,
di Martin L. King degli USA,
di Camilla Torres della Co-
lombia, e di centinaia di altri
sono rimasti, perché schiavi of other things. Write in vescovi, preti e laici che nel
sono stati fatti e in qualche
modo schiavi sono tutt'ora.
Mi spiego, cominciando da
English, French, Spanish
or Italian to Antonella Pa-
lumbo, C.p. 291, 80100
XX secolo si son.o fatti am-
mazzare per i poveri, se no,
invece di scrivere che la reli-
lontano. 1. Una "Epistola" di Napoli, ltaly.
gione è oppio avrebbe scritto
papa Leone Xlll risalente al
20 novembre 1890 stigmatiz-
zava una terribile ingiustizia
che continuava a essere per-
petrata dai "civilissimi" co-
lonizzatori ai danni dei popoli
africani. Cito: "Quattrocen-
tomila persone l'anno vengo-
Cerco giovani come me
(29 anni) che hanno una
fede viva per iniziare una
amicizia seria e affidabile.
Casella postale chiusa 7,
66040 Piazzano di Atessa
(CH).
e sottolineato che è l'unica
salvezza e liberazione dei po-
poli. Non s'è mai chiesto per-
ché tutti i peggiori dittatori
della storia mondiale, eccetto
pochissimi, hanno amato po-
co o niente la Chiesa, anzi
l'hanno perseguitata?
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue cori simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS MARZO 2004

1.8 Page 8

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BELLUNO, ITALIA
Monsignor Vincenzo Savio
salesiano, vescovo di Bellu-
no-Feltre, ·è stato insignito dai
sindaci delle due città del pre-
mio San Martino . Le motiva-
zioni sono molte: vescovo da
pochi anni di Belluno, ivi tra-
sferito da Livorno, si è fatto
conoscere e apprezzare come
uomo di pace che sogna una
"città armoniosa", capace di
colloquiare, di confrontarsi
sulle priorità, aperta ai valori
della giustizia e della solida-
rietà, e al mondo. Un uomo
che supera i campanilismi e
pensa in grande, un pastore
che è " un gradino sopra la po-
litica", come scrive il Gazzet-
tino, e che lavora per rilancia-
re l'intera provincia su una
condivisione religiosa e laica
unitaria, la stessa che ebbe
anche il santo vescovo di
Tours, san Martino.
OAXACA, MESSICO
VOLONTARI
DEL BORGO
La scuola professionale del
Borgo Ragazzi Don Bosco di
I l Roma ha messo in atto una
stupenda iniziativa: 25 giorni
di volontariato nella Prelatu-
ra Mixepolitana di Oaxaca,
per eseguire interventi di ri-
facimento degli impianti
elettrici e dell 'illuminazione
in diverse località: ad "Ayu-
tla", nella casa "Auxilio", e a
"Matagallinas" presso l' in-
ternato in cui sono ospitati
ragazzi provenienti da vari
centri della montagna lonta-
ni tra loro, altrimenti impos-
sibilitati a frequentare qual-
siasi scuola; e anche presso
la "casa dei poveri" delle
cappuccine di Oaxaca che
funge da punto di appoggio
per ogni salesiano o FMA
che arriva per entrare o usci-
re dalla Prelatura. Le suore
vogliono tanto bene ai sa-
lesiani che scherzosamente
si definiscono "cappusa les",
metà cappuccine e metà sa-
lesiane. L'esperienza di vo-
lontariato ha av uto anche
qualche momento di relax
per visitare le meraviglie ar-
cheologiche e paesaggistiche
del Messico.
VARAZZE, ITALIA
PER GLI IMMIGRATI
Le FMA, a Varazze da più di
100 anni, vivono nel cuore del
quartiere S. Nazario, e sono
inserite attivamente nell'ani-
mazione parrocchiale e nella
scuola materna, coadiuvate da
schiere di exallieve/i, famiglie,
insegnanti, giovani volontari/e
del Vides. Il lavoro in rete con
il Vides e altre associazioni ha
fatto nascere il Progetto Inter-
culturale Storie di migrazione
che ha coinvolto le scuole cit-
tadine su cinque temi: emigra-
zione di origine locale nel
mondo; immigrazione a Va -
razze da altre regioni italiane;
immigrazione dai paesi extra-
comunitari; immigrazione di
gente locale che ritorna al
paese di origine; il turismo. È
un modo di sensibilizzare per
creare un ambiente accoglien-
te per chi, "straniero", giunge
nella cittadina.
MARZO 2004 BS

1.9 Page 9

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SAN REMO, ITALIA
DON BOSCO
L'ennesimo libro su Don
Bosco, a riprova della attua-
lità straordinaria di questo
santo, è quello edito dalle
edizioni il Messaggero e
scritto dal salesiano Vito
Fabbian . Un volumetto agi-
le, che procede per temi e
porta a conoscenza con un
linguaggio piano ma appeti-
bile, punti nodali della vita e
soprattutto del metodo edu-
cativo del santo dei giovani.
Per citarne alcuni: mi avete
rubato il cuore (7) , dono
Bosco e la musica (1 O) , don
Bosco sindacalista (11 ), i
sogni/visioni di Don Bosco
(16) ecc. Da leggere.
IUBILMUSIC
La rassegna musicale orga-
nizzata dalla diocesi di Venti-
miglia-San Remo e dal Servi-
zio Nazionale di Pastorale
Giovanile è alla 5° edizione.
Iubilmusic, festival intema-
zione di musica cristiana,
vuole produrre " una · musica
che annuncia", che veste pa-
role di speranza, di pace, di
solidarietà, di fede... Una
musica che vuole trasmettere
valori e sentimenti alti, una
musica per dire Dio.
Nel noto teatro Ariston di San
Remo si sono succeduti gruppi
di varie regioni (tra cui anche
il coro Gospel Black Saul del-
l'oratorio salesiano San Paolo
di Cagliari), giovani solisti e
ragazzi oltre ad alcuni testimo-
ni come don Benzi, il prete
delle prostitute. Un meeting
fatto di tanta musica ma anche
di dibattiti, testimonianze, ce-
lebrazioni, spettacoli. Erano
presenti anche don Valerio Ba-
resi SDB, suor Paola Parioli
FMA e Gigi Cotichella exallie-
vo, "educanimatore" uno del
settore ragazzi.
BORGO RAGAZZI,
ROMA
LABORATORI
DIFEDE
Le iniziative ad alto livello
si susseguono al Borgo Ra-
gazzi Don Bosco. Ora sono
partiti i "laboratori di Fede"
un aggiornamento e un con-
fronto vivace con le questio-
ni pi ù dibattute del nostro
tempo, dove la fede è chia-
mata in causa a ogni istante,
sfidata, provocata: che cosa
dice, o suggerisce, o rispon-
de ai grandi e gravi problemi
del nostro tempo? Come
deve comportarsi il creden-
te? In questo mese la sfida è
sulla fa miglia, il prossimo
su lla bioetica.
NUMISMATICA
a cura di Roberto Saccarello
LE PREZIOSE RADICI DELLA FEDE
Il Vaticano 2002 ha iniziato un programma trien-
nale di monetazione aurea in Euro denominato
"Alle radici della fede" con un dittico riproducente
"L'Arca di Noé" (20 Euro) e "Abramo messo alla
prova" (50 Euro). Con gli stessi nominali sono stati
posti in vendita altri due splendidi aurei pure rea-
lizzati dallo scultore Floriano Bodini.
Quello da 20 Euro "Mosé salvato dalle acque"
riguarda Mosé bambino.
La raffigurazione si riferisce , in particolare, all'epi-
sodio narrato dalla Genesi: la figlia del faraone,
scesa al Nilo per fare il bagno, scorge un cestello
di papiro tra i giunchi e manda la sua schiava a
prenderlo. Lo apre e scopre un bambino che r;,ian-
ge impaurito. Ne ha compassione e dice: "E un
bambino degli Ebrei". Egli diviene come un figlio
per lei ed ella lo chiama Mosé dicendo: "lo l'ho
salvato dalle acque".
Quello da 50 Euro , "i dieci Comandamenti",
mostra invece Dio Padre che consegna a Mosé le
tavole della legge, così come raccontato al capito-
lo 20 del Libro della Genesi. Il primo comanda-
mento prescrive, in particolare, il culto dell'unico
Dio: "lo sono il Signore tuo Dio che ti ha fatto usci-
re dalla schiavitù dell'Egitto, dalla condizione di
servitù: non avrai altri dei di fronte a me .. . Perché
il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso...".
Il costo delle monete, pesanti rispettivamente 6 e
15 grammi , è di 152,00 e 380,00 Euro. La tiratura
è di 2800 esemplari. Secondo quanto dichiarato
dallo stesso Bodini, tema delle monete d'oro vati-
cane per questo anno 2004 saranno Davide e
Golia e il Giudizio di Salomone.
Per informazioni: Ufficio Filatelico e Numismatico
del Governatorato - 00120 Città del Vaticano, tel.
06.6988.3165; e-mail: ufn@scv.va
Per saperne di più: '6" 0761/ 307. 124
BS MARZO 2004

1.10 Page 10

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l00annifa
Dalla relazione di don Turiccia nel BS del marzo
1904, si evince la grande opera dei missionari
a favore degli indi Bororo, le loro fatiche,
i sudori, le difficoltà di approvvigionamento .. .
Estraiamo dalla relazione alcune note descrittive
della situazione.
Ili
(i missionari salesiani) bonificarono una grande esten-
sione di terreno, piantarono ogni sorta di verdura e
tracciarono un nuovo villaggio, disponendo le case
(leggi "capanne" n.d.r.) in bell'ordine e separandole
con larghe strade. Oltre a questo, perché la siccità non
abbruciasse le loro coltivazioni, aprirono un canale
che, prendendo l'acqua fresca e cristallina che scaturi-
sce da una fontana a circa mezzo chilometro di distan-
za, la conduce nel centro della colonia, utilizzandola
prima di usarla per irrigare, a dar movimento ad un
mortero o macchina per battere il riso. Costrussero due
ranchos o capanne di 16 m per 6 [... ] Uno serve da
Oratorio [...] Il secondo edificio separato da un ampio
stradale è la casa delle suore. Le pareti, per ora, sono di
paglia, ma saranno quanto prima rifatte con mattoni
crudi. [... ] Per rendere un po' più decenti quelle pareti
le avevano ornate di tela colorata, ma presto dovettero
rimuoverla, per coprirne le piccole indie (che erano
nude n.d.r.) [... ] In mezzo a tanta miseria, prive di
ogni comodità, le Figlie di Maria Ausiliatrice sono tut-
tavia di grande aiuto alla missione. Oltre all'attendere
alla biancheria e alle vestirnenta, si dedicano all'educa-
zione delle indie, alle quali insegnano a leggere e a
scrivere, e a compiere le faccende di casa, come si usa
fra civilizzati. Inoltre son esse le infermiere e le conso-
latrici delle povere donne, che ad ogni istante vanno ad
importunarle colle loro domande o lamenti. E, come se
non bastasse, pensano pur esse a fabbricarsi il sapone,
a prepararsi l'amido e la farina.
MARZO 2004 BS
NIZZA MONFERRATO,
ITALIA
PERLA PACE
La pace è in cima ai pensieri
di tutti: della gente comune,
delle istituzioni civili e reli-
giose, delle associazioni, dei
gruppi ... Ripo11iamo la foto
di una delle tante manifesta-
zioni pro pace che da un anno
a questa parte si svolgono un
po' dovunque. È quella di 300
ragazzi dell 'Azione Cattolica
della diocesi di Acqui Te1me,
accompagnati dai loro educa-
tori. Hanno giocato e riflettuto
sul tema. Il gioco ha pe1messo
di prendere contatto con molte
situazioni di conflitto socio-
politico, militare, economico
e ambientale presenti nel
mondo. Nel pomeriggio, un
video, una tavola rotonda e la
marcia, che si è conclusa da-
vanti al Palazzo del Comune e
al Monumento ai Caduti . Qui,
un grande cerchio e la pre-
ghiera del Padre nostro hanno
siglato il desiderio di riconci-
liazione e l' impegno di dargli
vita ogni giorno.
di re loro che c'è un luogo,
una casa, una "organizzazio-
ne" che ha una gamma infini-
ta di possibilità , perché in una
parrocchia c'è posto e lavoro
pe r tutti. Il libretto affronta i
grandi problemi di oggi con le
parole e i pareri dei giovani.
Alla fine l'autore fa il punto
della situazion·e , pensato, ca-
librato, arguto. I temi via via
affrontati sono più che attuali:
che cos'è la parrocchia? E la
PARROCCHIA:
Cl SEI ANCORA?
comunità parrocchiale? Qua-
le differenza tra chiesa edifi-
cio e Chiesa comunità? La
di Giacomo Ruggeri
Bibbia è un manuale, un libro
di studio o un ricettario com-
Un libretto de lla Queriniana portamentale? Come si decli-
pe r i giovani più sensibili e in- na il verbo "credere"?, ecc. In-
quieti , quelli non soddisfatti teressante e utile per con-
dal disimpegno, dall'indiffe- frontarsi , scambiarsi opinioni,
renza; quell i che ce rcano, pe r nei gruppi a casa o a scuola.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Giuseppina Cudemo
Segnaliamo ai lettori due film che ci sembrano validi per una riflessione sulla storia recente.
BUONGIORNO
NOTTE
R~gia: Marco Bellocchio, Interpreti: Luigi Lo Ca-
scio, Maya Sansa, Roberto Herlitzka.
Film intenso, appassionato, diretto egregiamente e
altrettanto egregiamente interpretato. Quest'ultima
fatica di Bellocchio avrebbe meritato il Leone d'oro
alla Mostra di Venezia 2003, se non fosse che la sto-
ria è "troppo italiana", come ha detto qualcuno. Vi si
narra il rapimento e la prigionia di Aldo Moro in modo
politicar:nente dis!accat_o. Questo permette un ap-
profo_nd,mento ps1colog1co e umano dei personaggi
che li rende estremamente veri. Il Presidente come
lo chiamano i carcerieri, appare nella bellissim~ inter-
pretazione di Roberto Herlitzka, un uomo mite, edu-
cato e gentile che dà ai brigatisti del lei, cerca di dire
le sue ragioni ma con rispetto, fino a non eludere
alcuna accusa- di quelle che gli vengono rivolte
durante l'esecrabile processo che ne decreta la con-
danna a morte. Ma il cuore del film è la crisi interiore
di Chiara, coinvolta nel sequestro perché ha aderito
a!la lotta ~rma~a, _ma non più sulla stessa lunghezza
.d onda ~e, rapitori. Quando dorme, sogna il prigionie-
ro c~e s1 muove per la casa con leggerezza. La stes-
sa f,~~ del film concretizza l'aspirazione della ragaz-
za d1 liberarlo: un sogno impossibile vedere cammi-
nare sulle strade deserte dell'Eur nella nebbia del
primo mattino, Aldo Moro che, sal~o, va verso casa
stringendosi addosso il cappotto, con un sorriso fuga-
ce sul volto stanco. L'interpretazione è eccellente. Lo
Cascio disegna un _brigatista nevrotico e integrale, e
~aya_?ansa conferisce al personaggio di Chiara tutti
1palp1t1 e le contenute emozioni di una giovane don-
na, combattuta tra l'utopia e le ragioni del cuore .
uR~o~becrotom_Hmeorvlietznktae
dà a Moro la
intensità. Di
sua
forte
faccia scavata e
impatto emotivo
gli inserti documentaristici, specie quelli del funerale
di Stato, con i politici schierati intorno alla bara vuota
co~e fantocci grotteschi. Un film da vedere dai gio~
va~, che. non han~o vissuto quella triste stagione.
Un o?cas1one per riflettere e rendersi conto di quello
che e avvenuto. Per non dimenticare.
IL RITORNO
Regia: Andrei Zvyagintsev. Interpreti: Vladimir
Garin, Ivan Dabronrdvav, Konstantin Lavronenko.
11 film ha meritato il Leone d'oro. Eccezionale la
fotografia, buone le notazioni psicologiche, pregevo-
le l'interpretazione, anche se rileviamo alcune debo-
lezze: un andamento della storia molto lento; l'esi-
lità della psicologia del personaggio del padre, rude
e severo, ma francamente deficitario di altre nota-
zioni caratteristiche , pur necessarie a delinearne la
personalità;• una storia un po' improbabile. In una
non meglio identificata località della Russia un
uomo fa ritorno a casa dopo 15 anni: non si sa
dove sia stato. Rientra in famiglia all'improvviso e
trova i due figli, lasciati bambini , ormai cresciuti : due
ragazzi con le loro titubanze, ribellioni adolescenzia-
li e fame d'affetto. I tre partono per un breve viaggio
che si prolunga inaspettatamente, in un paesaggio
a tratti deserto e squallido, a tratti selvaggio e lus-
sureggiante . Fra i tre nascono dinamiche contra-
stanti : il più giovane si ribella alla durezza e all'ottu-
so autoritarismo del padre, il più grande è pronto ad
assecondarlo e a ubbidirgli. Incomprensibile, ai fini
dell~ storia, il tragico finale. Il film, comunque , meri-
ta d1 essere visto sia per l'inevitabile, ma opportuno
confronto con "Buongiorno notte", a cui ha soffiato il
Leone d'oro, sia per approfondire aspetti consueti
della problematica adolescenziale.
BS MARZO 2004

2.2 Page 12

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..................................................................................... ,
WOJTY-tA LO SGUARDO
DI PAPA GIOVANNI
IL MAESTRO (2) PAOLO Il È
COSTANTEMENTE
RIVOLTO AL DIVINO
E ALL'UMANO di Savina Jemina
lfl
REDEMPTORIS MATER
(25 MARZO 1987)
' enciclica è dedicata al
ruolo di Maria "nella vita
L della Chiesa in cammino".
Il Papa osserva: "Attingendo dal
cuore di Maria, dalla profondità
della sua fede, espressa nelle paro-
le del Magnificat, la Chiesa rinno-
va sempre meglio in sé la consape-
volezza che non si può separare la
verità su Dio che salva, su Dio che
è fonte di ogni elargizione, dalla
manifestazione del suo amore di
preferenza per i poveri e gli umili,
il quale, cantato nel Magnificat, si
trova poi espresso nelle parole e
nelle opere di Gesù" 37). Il Papa
rileva, poi: "La figura di Maria di
Nazareth proietta luce sulla donna
in quanto tale per il fatto stesso che
Dio, nel sublime evento dell'incar-
nazione del Figlio, si è affidato al
La decima enciclica Veritatis
splendor è destinata "a tutti
i vescovi della Chiesa cattolica".
I Nella Sol/icitudo rei socialis
afferma che l'attesa del Regno
non potrà esser mai una scusa
per disinteressarsi degli uomini.
MARZO 2004 BS
ministero, libero e attivo, di una
donna. Si può, pertanto, affermare
che la donna, guardando a Maria,
trova in lei il segreto per vivere de-
gnamente la sua femminilità ed at-
tuare la sua vera promozione. Alla
luce di Maria, la Chiesa legge sul
volto della donna i riflessi di una
bellezza, che è specchio dei più alti
sentimenti, di cui è capace il cuore
umano: la totalità oblativa dell'a-
more; la forza che sa resistere ai
più grandi dolori; la fedeltà illimi-
tata e l'operosità infaticabile; la ca-
pacità di coniugare l'intuizione pe-
netrante con la parola di sostegno e
di incoraggiamento" 46).
SOLLICITUDO REI
SOCIALIS
(30 DICEMBRE 1987)
È scritta nel 20° anniversario
della Populorum Progressio di
Paolo VI. "La Chiesa sa bene che
nessuna · realizzazione temporale
s'identifica col Regno di Dio, ma
che tutte le realizzazioni non fanno
che riflettere e, in un certo senso,
anticipare la gloria del Regno, che
attendiamo alla fine della storia,
quando il Signore ritornerà. Ma
l'attesa non potrà esser mai una
scusa per disinteressarsi degli uo-

2.3 Page 13

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
mini nella loro concreta situazione
personale e nella loro vita sociale,
nazionale e internazionale, in quan-
to questa - ora soprattutto - condi-
ziona quella. Nulla, anche se im-
pe1fetto e provvisorio, di tutto ciò
che si può e si deve realizzare me-
diante lo sforzo solidale di tutti e la
grazia divina in un certo momento
della storia, per rendere «più
umana» la vita degli uomini, sarà
perduto sarà stato vano" (§ 48).
REDEMPTOR/S MISS/O
(7 DICEMBRE 1990)
Rilevando "la permanente vali-
dità del mandato missionario", il
Papa constata: "La missione di
Cristo Redentore, affidata alla
chiesa, è ancora ben lontana dal
suo compimento. Al termine del
secondo millennio dalla sua venuta
uno sguardo d'insieme all'umanità
dimostra che tale missione è anco-
ra agli inizi e che dobbiamo impe-
gnarci con tutte le forze al suo ser-
vizio (... ) Già dall 'inizio del mio
pontificato ho scelto di viaggiare
fino agli estremi confini della terra
per manifestare la sollecitudine
missionaria, e proprio il contatto
diretto con i popoli che ignorano
Cristo mi ha ancor più convinto
dell ' urgenza di tale attività, a cui
dedico la presente enciclica" 1).
"Vedo albeggiare una nuova epoca
missionaria, che diventerà giorno
radioso e ricco di frutti , se tutti i
cristiani e, in particolare, i missio-
nari e le giovani chiese risponde-
ranno con generosità e santità agli
appelli e sfide del nostro tempo
(... ) Anche noi, ben più degli apo-
stoli, abbiamo bisogno di essere
trasformati e guidati dallo Spirito.
Alla vigilia del terzo millennio tut-
tora la chiesa è invitata a vivere
più profondamente il · mistero di
Cristo, collaborando con gratitudi-
ne all'opera della salvezza"(§ 92).
CENTESIMUS ANNUS
(1 ° MAGGIO 1991)
L'enciclica è pubblicata dieci
anni dopo la Laborem Exercens e,
quindi, come ricorda il nome, nel
centenario della Rerum Novarum.
"La Chiesa riconosce la giusta fun-
zione del profitto, come indicatore
del buon andamento dell'azienda:
quando un 'aziend a produce profit-
to, ciò significa che i fattori pro-
duttivi sono stati adeguatamente
impiegati ed i corrispettivi bisogni
umani debitamente soddisfatti.
Tuttavia, il profitto non è l'unico
indice delle condizioni dell ' azien-
da. È possibile che i conti econo-
mici siano in ordine ed insieme che
gli uomini, che costituiscono il pa-
trimonio più prezioso dell'azienda,
siano umiliati e offesi nella loro di-
gnità. Oltre ad essere moralmente
inammissibile, ciò non può non
avere in prospettiva riflessi negati-
vi anche per l'efficienza economi-
ca dell'azienda. Scopo dell 'impre-
sa, infatti, non è semplicemente la
produzione del profitto, bensì l'esi-
stenza stessa dell'impresa come
comunità di uomini che, in diverso
modo, perseguono il soddisfaci-
mento dei loro fondamentali biso-
gni e costituiscono un particolare
gruppo al servizio dell 'intera so-
cietà. Il profitto è un regolatore
della vita dell'azienda, ma non è
l'unico; ad esso va aggiunta la con-
siderazione di altri fattori umani e
morali che, a lungo periodo, sono
almeno egualmente essenziali per
la vita dell'impresa" 35).
L'enciclica Redemptoris Mater
è dedicata al ruolo di Maria "nella
vita della Chiesa in cammino".
Nella Centesimus annus il
Papa afferma che il profitto non
è l'unico indice delle condizioni
dell 'azienda .
VERITATIS SPLENDOR
(6 AGOSTO 1993)
La decima enciclica è destinata
"a tutti i vescovi della Chiesa cat-
tolica" - e non, come di solito, ai
cristiani e agli uomini di buona vo-
lontà - perché riguarda "alcune
questioni fondamentali dell 'inse-
gnamento morale". Rifacendosi al
colloquio tra Gesù e il giovane
ricco (Mt 19,16 e segg.), il Papa
osserva: "Lo sviluppo della scienza
e della tecnica, splendida testimo-
nianza delle capacità dell 'intelli-
genza e della tenacia degli uomini,
non dispensa dagli interrogativi re-
ligiosi ultimi l'umanità, ma piutto-
sto la stimola ad affrontare le lotte
più dolorose e decisive, quelle del
cuor~ e della coscienza morale"
1). "E la prima volta, infatti, che il
Magistero della Chiesa espone con
una certa ampiezza gli elementi
fondamentali di tale dottrina, e pre-
senta le ragioni del discernimento
pastorale necessario in situazioni
pratiche e culturali complesse e
talvolta critiche (. .. ) Ciascuno di
noi [vescovi] può avvertire la gra-
vità di quanto è in causa, non solo
per le singole persone ma anche
per l'intera società, con la riaffer-
mazione dell'universalità e della
immutabilità dei comandamenti
morali, e in particolare di quelli
che proibiscono sempre e senza ec-
cezioni gli atti intrinsecamente cat-
tivi"(§ 115).
O
BS MARZO 2004

2.4 Page 14

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Una riflessione sul padre nel mese in cui spicca
IL DIFFICILE RITORNO
DEL PADRE!
di Vito Orlando
Il padre che sembrava
emarginato sta
lentamente tornando
sulla scena della famiglia
e della società, anche
con ruoli, insinua
malignamente qualcuno,
materni. È un ritorno
necessario e urgente.
La cura responsabile della vita che cresce è compito di entrambi
i genitori, né è possibile farne a meno.
ILa figura paterna è irrinunciabile
per l'apertura all'altro, al sociale,
al diventare adulto, al diventare
se stesso, al sapere assumere
la fatica che tutto questo
comporta.
MARZO 2004 BS
L ,avvicendarsi delle situa-
zioni circa l'attenzione al
padre nella società occi-
dentale degli ultimi 30/40 anni sono
state fotografate da espressioni che
evidenziano il travagliato cammino
verso l'esilio del padre e il suo ritor-
no: dalla morte ... alla ricerca del
padre; dalla società senza padre ...
al ritorno del padre; dal padre di -
missionario.. . al mamma! Del ritor-
no s'intravede la necessità, della
funzione paterna se ne è compresa
la irrinunciabilità, ma il percorso
fatto non ha prodotto ancora tutti i
frutti sperati: la figura patema non
ha maturato quella sicurezza, re-
sponsabilità e autonomia che il suo
ruolo richiede. Si è constatato che
senza padri non vi sono capisaldi
intorno a cui far ruotare o su cui
piantare la costruzione della vita,
senza di lui risulta difficile trovare
la bussola; l'autonomia psichica ri-
sulta incerta e la relazionalità di ge-
nere precaria; il mondo esterno di-
venta luogo di conquista, ma senza
legge e con l' aumento della conflit-
tualità sociale. I giovani rischiano di
rimanere prigionieri del piacere nar-
cisistico e di non avere stimoli _per
passare all' adultità, alla consapevo-
lezza di ruoli diversi e di responsa-
bilità da assumere.
Il ritorno del padre: dal padre
dimissionario... al mammo!

2.5 Page 15

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la figura del padre per eccellenza, Giuseppe.
I TEMPI DELLA
ONNICONTESTAZIONE
L'attacco più decisivo al padre e a
tutto ciò che rappresentava, fu sfer-
rato con l'aggressione ai modelli, ai
valori, alle is.tituzioni, all'autorità,
avvenuto alla fine degli anni '60.
L'incertezza del ruolo maschile
crebbe con la tempesta del femmini-
smo degli anni '70 e la conseguente
conflittualità dei rapporti sentimen-
tali e matrimoniali proprio di quei
giovani che avevano annullato la
sua autorità e funzione sociale. Non
minori conseguenze ha avuto anche
l'espandersi della cultura .radicale,
con la relativizzazione di visioni e
valori e l'esaltazione dell'emozione
e della soddisfazione del bisogno
immediato individuale.
Gli anni '80 e '90 sono stati anni
di smarrimento del "padre". È uscito
di casa, è rimasto prigioniero del la-
voro, della società dei consumi, dei
ritmi forsennati, delle precarietà,
delle incertezze, dei vorticosi cam-
biamenti. In questi decenni la figura
femminile è rimasta dominatrice in
tutto l'ambito educativo, familiare e
istituzionale. Il confronto con l'uo-
mo nella crescita è diventato sempre
più difficile e precario. Si è passati
da "lo dirò a tuo padre", a "dillo a
tua madre": dalla mamma che cerca-
va autorevolezza nelle scelte nel ri-
ferimento al padre, anche se presen-
te solo temporaneamente, al padre
che rinvia alla madre perché non sa
come interagire con le scelte del fi-
glio. Tutto questo ha fatto parlare
del padre dimissionario dai suoi
compiti e responsabilità; altri , tutta-
via, ritengono piuttosto che il ruolo
del padre sia stato ridotto e squalifi-
cato anche a livello di interventi le-
gislativi. Soprattutto nella legge ita-
liana, l'affidamento dei figli alla
madre, in caso di separazione, di -
venta un fatto normale, mentre rl ri-
conoscimento del diritto del padre si
trasforma spesso in situazioni affet-
tivamente laceranti.
IL DIRITTO PATERNO
Questa realtà appare sempre più
contraddittoria e intollerabile. Biso-
gna riconoscere e affermare decisa-
mente il diritto di condividere la re-
sponsabilità educativa, espressa, per
esempio, nel congedo parentale an-
che al padre. Si tratta di elaborare
un nuovo modello culturale che ri-
conosca il valore della specificità di
genere e l'importanza della recipro-
cità e dell'interazione nella nuova
realtà familiare. La cura responsabi-
le della vita che cresce è compito di
entrambi i genitori, anche se il pren-
dersi cura da parte della madre svi-
lupperà maggioanente il polo affet-
tivo che deve nutrire fiducia e spe-
ranza, mentre da parte del padre
l'attenzione è al polo etico, cioè alla
lealtà, alla giustizia, alla norma, al
controllo. Il venir meno della figura
patema rischia di attivare un forte
sbilanciamento verso il polo affetti-
vo che attiva dipendenza e fusione
emozionale con la madre, con con-
seguente indebolimento di respon-
sabilità e autonomia, sicurezza e
rassicurazione nella capacità di riu-
scita e di realizzazione di un proget-
to personale. La cura del polo etico
da parte della funzione patema atti-
va il principio della realtà e della
condivisione; l'apertura all'altro, al
sociale, al diventare adulto, al di-
ventare se stesso e al sapere assu-
mere la fatica che tutto questo com-
porta. Le polarizzazioni non sono
I Del ritorno s'intravede
la necessità, della funzione
paterna se ne è compresa
la irrinunciabilità.
I Il venir meno della figura paterna
rischia di attivare un forte
sbilanciamento del polo
affettivo.
esclusive, non si devono intendere
come separazione, ma come inte-
razione; anche se ciascuno si pone
più a garanzia di attuazione di uno
dei due poli, la cura responsabile è
di entrambi, ed entrambi possono
concorrere a dare fiducia e trasmet-
B tere appartenenza, a rendere parte di
una storia, radicata nella conoscen-
za della linea genealogica patema e
materna.
PER UNA RIDEFINIZIONE
La figura del padre deve essere
ridefinita nella nuova real.tà sociale
e familiare . La genitorialità e la pa-
ternità fanno parte del suo codice
genetico. Insieme alla ridefinizione
culturale della sua funzione, deve
anche imparare ad ascoltare se stes-
so, a riconoscere il suo istinto pater-
no e assecondare la voglia di stare
con i figli per scoprirsi e crescere
insieme a loro. Così potrà costruire
un legame forte, imparare a divenire
figura autorevole di riferimento nel-
1'età evolutiva e lungo il corso della
vita. Senza entrare in competizione
con la madre, deve cercare un lega-
me affettivo e protettivo con i figli,
diventando sempre più collaborati-
vo con la moglie nel prendersi cu-
ra responsabile della loro crescita.
Questo è il valore aggiunto del nuo-
vo benessere familiare. Nel labora-
torio di cura della vita, che è la fa-
miglia, l'interazione e la reciprocità
deve consentire a tutti di essere ap-
prendisti e costruttori del senso e
del gusto di vivere.
D
BS MARZO 2004

2.6 Page 16

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redazionale
USSITA, ITALIA
CITTADINANZA
ONORARIA
Il sindaco di Ussita (Macera-
ta) Silvia Bemardini ha con-
ferito al salesiano don Era-
smo Salvatori la cittadinanza
onoraria del grazioso paesino
montano, perché ha fatto co-
noscere e amare quell'incan-
tevole borgo nel cuore del
Parco Nazionale dei Sibillini
a migliaia di ragazzi in quasi
40 anni di attività attraverso
i campi estivi, i Grest, i cam-
piscuola, i campiscout, i cam-
pi/famiglia, ecc. Gestendo
strutture ad hoc come la casa
di sant' Andrea e il camping
Colorito , da lui allestiti con
sapienza e maestria, rispet-
tando l'ambiente, anzi, arric-
chendolo con centinaia di
abeti. Di lui qualche ussitano
ha detto: "Quel prete se non
ci fosse bisognerebbe inven-
tarlo " .
ROMA, ITALIA
III DON BOSCO AL GERINI
Festa grande presso l'istituto
salesiano "Teresa Gerini" di
Roma venerdì 5/12/2003. Il
progetto di riqualificazione
degli spazi è andato in porto
con la messa in loco di una
statua di Don Bosco all 'in-
gresso della corte principale
dell'istituto. Ora, davanti alla
scuola professionale si apre
uno spazio verde abbellito da
una singolare fontana domi-
nata dalla statua di don Bo-
sco. La grande vasca, l'aiuola
da dove sgorga l' acqua, il pie-
distallo cubico e la statua
(ruotata di 45° rispetto ali' as-
se della vasca) formano un
gruppo mosso ma armonico
che definisce lo spazio d'en-
trata del plesso scolastico sa-
lesiano. Centinaia di alunni
del professionale hanno parte-
cipato ali 'inaugurazione. La
statua di marmo bocciardato
di carrara è alta 2,30 m e pesa
17 q.
MONTEORTONE, ITALIA
A MARIA AUSILIATRICE
La cittadina delle cure fangote-
rapiche fa un omaggio a Maria
Ausiliatrice erigendo un nuo-
vo capitello votivo che è stato
benedetto sabato 22/11/2003.
L'edicola che ospita una statua
policroma della Madonna di
Don Bosco è frutto di un voto
fatto dalla famiglia Pedron ed
è anche un ringraziamento per
il lavoro dei salesiani a Mon-
teortone che ci sono dal 1937.
BREVISSIME DAL MONDO
VALLEDUPAR. Cinque zionata" dell 'ONU, che la
turisti stranieri catturati dai renda capace di affrontare
guerriglieri dell'ELN (Eser- le sfide contemporanee.
cito di Liberazione Nazio-
nale) sono stati liberati in CITTÀ DEL VATICANO.
Colombia, consegnandoli a Il 20 dicembre l'annuncio di
una commissione uma1ùta- 4 nuovi santi, 8 beati. Nel-
ria composta da vescovi e 1'ordine: san José Manyanet
sacerdoti della Chiesa catto- y Vives (spagnolo), san Ni-
lica.
matullah Al-Hardini (libane-
se), santa Paola Elisabetta
CITTÀ DEL VATICANO. Cerioli (italiana), santa Gian-
Secondo il Papa l'impegno na Beretta Molla (italiana);
più urgente del nostro tempo beato Augusto Czartoryski
è quello di educare alla pace (salesiano polacco), beata
e testimoniarla nella propria Marfa Guadalupe Garda Za-
azione e nel proprio pensie- vala (messicana) , beata Ne-
ro. Lo ha affermato nel suo mesia Valle (valdostana),
discorso alla Curia per gli beata Eusebia Palomùzo (Fi-
auguri di Natale.
glia di Maria Ausiliatrice,
spagnola), beata Ludovica de
CITTÀ DEL VATICANO. Angelis (italiana), beato Car-
Nel suo messaggio del 1° lo d 'Austria, re e imperatore,
dell'anno il Santo Padre af- beata Alessandrina Maria
fronta la questione di un da Costa (cooperatrice sale-
nuovo ordine mondiale e siana portoghese), beato Cle-
per ciò stesso vede la neces- mente Graf Von Galen (car-
sità di una riforma "propor- dinale tedesco).
MARZO 2004 BS

2.7 Page 17

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SANTIAGO DEL CILE
Lo scorso 28 settembre si
è celebrato a Santiago del
Cile l'incontro nazionale
degli animatori ADS (Amici
di Domenico Savio) . Un
folto gruppo di giovani si è
preparato con dibattiti, ri-
flessioni, approfondimenti
a svolgere l'impegno di
animazione tra i compagni,
per commemorare degna-
mente i 50 anni dalla beati-
ficazione di Domenico Sa-
vio e i 100 dalla morte di
Laura Vicufia.
TORINO VALDOCCO
Quarto congresso interna-
zionale ADMA (Associa-
zione di Maria Ausiliatri-
ce). I numeri ne fotografa-
no l'importanza e la consi-
stenza: 834 partecipanti
da 32 paesi dei 5 conti-
nenti, molti salesiani e
FMA. Più di 1000 persone
hanno partecipato al mee-
ting e all'Eucarestia pre-
sieduta dal Rettor Maggio-
re. Al primo congresso del
1988 erano 15 i paesi par-
tecipanti, al secondo ('95)
in Bolivia erano 19, al
terzo ('99) a Siviglia 26.
PISANA, ROMA
Foto di prammatica col
Rettor Maggiore davanti
alla statua di Don Bosco
alla Pisana, per suggella-
re l'intenso corso di for-
mazione per i salesiani
chiamati per la prima
volta a dirigere una pro-
vincia religiosa, facendosi
carico dei grandi e piccoli
problemi che ogni territo-
rio presenta. Emerge tra
tutti il problema della for-
mazione e delle vocazioni
in un mondo sempre più
secolarizzato per via della
globalizzazione.
PISANA, ROMA
Il professor don Enrico
Dal Covolo, docente di let-
teratura cristiana antica
greca nella facoltà di let-
tere cristiane classiche
dell'UPS, è stato nomina-
to dal Rettor Maggiore
nuovo postulatore per le
cause dei santi della con-
gregazione salesiana, in
sostituzione di don Pa-
squale Liberatore improv-
visamente scomparso il
31/11/2003. Sarà don
Enrico a curare, d'ora in
poi , la rubrica "/ Nostri
Santi' del BS.
IE
SANTIAGO DEL CILE
Don Héctor Vargas Basti-
das, 52 anni, vicario ispet-
to rial e e responsabile
nazionale della pastorale
giovanile, è stato consacra-
to vescovo il 4/1/2004. Ha
compiuto i suoi studi pres-
so l'università cattolica del
Cile e presso l'uniyersità
salesiana di Roma. E stato
eletto alla diocesi di Arica
che conta 13 parrocchie
con circa 175.000 anime.
Suoi collaboratori sono 25
sacerdoti diocesani, 8 reli-
giosi, 5 comunità di suore e
7 diaconi permanenti.
PISANA, ROMA
L'Ufficio Nazionale per il
Servizio Civile ha lanciato
la campagna : " Un anno
che può cambiare la tua
vita' , per i giovani d'ambo
i sessi dai 18 ai 26 anni
che desiderano regalare
un anno di servizio a ora-
tori, scuole, case-famiglia,
comunità di recupero,
ecc. Un anno per gli altri
può davvero essere deci-
sivo per il futuro . Se lo
sono detti i 50 giovani che
hanno partecipato a un
incontro sui valori legati al
servizio civile : pace, soli-
darietà, condivisione, giu-
stizia.. .
BS MARZO 2004

2.8 Page 18

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LA REVOLUCIO-N Un ricordo per un grande salesiano:
DI PADRE TONE diGiovanniEriman
Un missionario venerato dai
suo, campesm, come un
santo. È morto sette anni fa
a soli 5 6 annl rimpianto e
invocato dai più poveri
come dai potenti. Un /Jbro
di Gian Mario Andrico (Nel
nome del cielo, Massetti
Rodei/a Editorl Roccafranca
BSJ ne racconta la vita e
l'opera.
DI
G li hanno dedicato una chiesa
in Ecuador a padre Tone.
Addirittura. Segno della ve-
nerazione, dell'affetto, dell'ammira-
zione che circondavano la sua per-
sona, ma anche della nostalgia che
continuano a sentire per quel faccio-
ne occhialuto dal sorriso oceanico e
dalla risata travolgente. Perché lui,
missionario di villaggi rurali arram-
picati oltre i 3000 metri di quota,
più che inculturare si era incultura-
to, diventando quechua tra i que-
chua. Tanto profondamente indio,
che volle iniziare per loro un 'opera
fondamentale, la traduzione in lin-
gua quechua di tutta la Sacra Scrit-
tura. Inoltre, cercò di far approvare
una liturgia delle comunità andine.
E questo lo fece come prete, con-
scio che il suo primo mandato fosse
quello di evangelizzare.
NON SOLO
EVANGELIZZARE
Ma, come qualsiasi missionario,
padre Tone non si fermò allo spirito.
Sapeva bene che l'uomo ha anche
uno stomaco, una famiglia da tirare
MARZO 2004 BS
Don Tone (secondo a destra accucciato) a Nave per l'anno di filosofia nel 1964.
avanti, dei figli da educare e avviare
alla vita, e una dignità da difendere.
Lassù nei villaggi tra le nuvole
c'era aria buona, fresca e pulita... e
poche altre cose. Ma l'aria si respi-
ra, non si mangia. Così Tone, con
queste convinzioni che erano anche
quelle del suo amico e maestro Ugo
De Censi, fu costretto ad aggiunge-
re al compito specifico dell'evange-
lizzazione anche quelli dell'educa-
zione - da buon salesiano - e della
promozione umana, e a questi due
aspetti fondamentali della vita di
ogni uomo dedicò intelligenza ed
energie. Del resto, diceva a se stes-
so, Gesù ha predicato, ma ha anche
sfamato le folle.
Don Tone s'immerse totalmente
per 29 anni tra i suoi contadini o
campesini, come li chiamano in
Ecuador, ne studiò la cultura, ne
scoprì i segreti, ne interpretò i silen-
zi, ne asciugò le lacrime; patì con
loro e con loro sperò. Lavorò e morì
per loro. La sua fondamentale con-
quista fu quella di essere riuscito a
presentare Dio ai Quechua: un Dio
vicino, inculturato, perché un Dio
che non si incultura in un popolo
resta un Dio lontano, anonimo, un
idolo che esige riverenza e incute ti-
more, un Dio che impone e non
Un grande cuore!

2.9 Page 19

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don Antonio Bresciani missionario in .Ecuador.
Un campesino: il volto della fatica.
I Figlie di una terra arida cui
bisogna strappare qualcosa
a forza di braccia.
ama. Don Tone riuscì a presentare
ai contadini dispersi nei miseri vil-
laggi della montagna un Dio dai li-
neamenti quechua. La sua fu un'o-
perazione d'alto livello apostolico e
culturale, perché seppe tradurre la
sua vita e la sua fede nel linguaggio
dei destinatari.
POI PENSÒ AL CORPO
Lui che era di origine contadina,
nato a Pavone Mella nella Bassa
bresciana, conosceva bene il signifi-
cato e la pesantezza del lavoro dei
campi: quanta fatica, quanta cura,
quanta sofferenza, quanto sudore ri-
chiedesse ... Ma la terra della Bassa
ti ripagava di tutto: era fertile, gene-
rosa, promettente. Quando Tone in-
vece si trovò nelle terre maledette
dei contadini delle alture, conobbe
un 'altra terra, fredda, arida, sassosa,
resistente che la fatica, il sudore, il
sangue riuscivano a stento a disso-
dare perché desse quel tanto che
serviva per sopravvivere. San Ni-
colas, Latacunga, Kayambe, Sum-
bahua, Nayon, El Contado ... nomi
familiari al missionario bresciano,
località dove abitava il suo gregge,
terre desolate da rigenerare. Immer-
so nella vita grama e spesso tragica
dei suoi indio, Tone non perse mai
il buonumore, la risata solare e il
suo faccione continuò a risplendere.
Aveva fede anche per chi non l'ave-
va più, aveva ottimismo da regalare
ai più pessimisti, aveva amore da
donare a piene mani a tutti. Ma oltre
a mettere a disposizione il suo cuore
e la sua intelligenza, mise a disposi-
zione anche le sue grandi mani, i
suoi muscoli e la sua volontà di
fe1TO: si rimboccò le maniche per
sostanziare il Vangelo con interventi
di carità concreta e attiva. Mosse
mari e monti per alleviare le soffe-
renze del suo gregge disperso .. . Ora
il suo impegno ha dato finalmente i
frutti e i suoi sogni si stanno avve-
rando, anche se lui non c'è più.
IL PICCOLO CREDITO
Un aneurisma aortico se l'è porta-
to via improvvisamente a soli 56
anni nel 1997, ma i suoi campesini
dei villaggi irraggiungibili sulle An-
Il tempo del raccolto è una festa
per grandi e piccini.
I Il microcredito attraverso la rete
delle casse rurali sta creando
sviluppo.
de del Cotopaxi (qualcuno è arroc-
cato a 3800 metri) oggi sono inseriti
nel Progetto della Federazione ita-
liana delle Banche di Credito
Cooperativo, che con il Codesarol-
lo (la cooperativa di credito ecuado-
riana sostenuta dalla Conferenza
episcopale del Paese che coordina
l'attività di più di 800 Casse Rurali)
hanno creato un sistema di piccolo
credito di cui usufruiscono ormai
più di 60 mila famiglie, incentivan-
do lo sviluppo anche nei più sperdu-
ti villaggi d'alta quota. Piacerebbe
immensamente a don Tone sapere
che le Casse Rurali che hanno cam-
biato la •vita delle campagne della
Bassa, stanno provando a cam~iare
la vita dei suoi campesini. E la
grande scommessa che Lui ha so-
gnato ma non ha potuto vedere.
Chi è dunque questo missionario
la cui fotografia, ingiallita dal tem-
po, dopo sei anni dalla sua morte
era ancora appiccicata sui vetri di
qualche pullman che arrancava len-
tamente verso i suoi villaggi? Era
uno cui non piaceva predicare. Gli
piaceva invece contemplare e agire:
un contemplativo nell 'azione. Co-
minciò, una volta, un suo intervento
con queste parole: "Premessa: non
ho niente da dire". Ma poi disse
cose sublimi: "Non voglio accettare
una vita/orologio ... una cosa dietro
l'altra, come viene viene ... L'augu-
rio ... è che l'orologio si rompa o si
fermi: per malattia, per disgrazia...
Solo così vedrete l'unico miracolo
che è incontrare il Signore!". Don
Tone è uno di quei missionari che in
missione si sono "convertiti", infat-
ti, non volle che le pecorelle del suo
gregge diventassero come lui, fu lui
che preferì diventare come loro. O
(Servizio fotografico di Valerio Gardone).
BS MARZO 2004

2.10 Page 20

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-
Viaggio in Lituania dal 23/01 /03 per
LIETUVOS RESPUBLIKA
di Giancarlo Manieri
Il 2003 segna /'80°
genetliaco dello "sbarco"
dei salesiani nella
Repubblica della Lituania.
Una enclave etnica e
linguistica, una storia
gloriosa, un cattolicesimo
senza sbavature. I figli di
Don Bosco vi approdarono
verso gli anni '20 del '900.
Parco
Nazio n a l e
.
Mar Pala'l{la
Ila/tiro
p-,,,,i,,,Ja
di zvemaitija
Plunge,
eKlaipeda
SlatJlla
Collina
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LETTONIA
Oaugavpils.,
Parço
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Panevezvs•
Centrale nucleare
di tgnelfna
eTaurage LIT "Al\\ilA
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Nazionale
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Jurbarkas
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Kaunas•
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I
KALININGRAD) Marijampoli:,•
~'"".t,· il c:tt,rtro
<rd,•ll'Eumpa
O Tra11ai e
tlnlus
♦• POLONI
50km
Parco
Na:z:iopale
Oruskthl 1• di Jltuktja BIELORUSSIA
Lonely Pl~net
La cartina della Lituania e la sua bandiera.
I 1 bianco aereo della Lithuanian
Airlines atterrò dolcemente su
un paesaggio bianco in una
giornata serenamente fredda. La ne-
ve che aveva tutto imbiancato solo
due giorni prima, manteneva cose e
persone al fresco sotto un mantello
a temperatura da freezer. Mucchi di
neve ai bordi della pista. La prima
sorpresa fu il constatare di aver per-
duto irrimediabilmente nome e co-
gnome originari; per i Lituani ero
Giankarlas, con la kappa, Manieris,
kunigas ... (dove il gas non c 'entra-
va per nulla, era semplicemente la
qualifica, come a dire don) . La ri-
sposta alla naturale richiesta di spie-
gazione per quella anomalia seman-
tica fu ~he la lingua lituana declina
tutto, anche ciò che in altre lingue è
indeclinabile. Arguii perciò che lo
strano storpiamento del nome potes-
se essere un nominativo: chissà a
MA RZO 2004 BS
quali altri suffissi sarei andato in-
contro col genitivo, il dativo . .. Don
Rino Pistellato, invitato come me
per festeggiare il BS , si piegò a es- ·
sere ribattezzato Rinas Pistellatas ...
Ci sentivamo un po' defraudati del
maschile, ma... "Paese che vai ...".
L'ORIGINE DI UNO STATO
La Lituania ha conosci uto mo-
menti di grande splendore, a parti-
re dal tempo della sua fondazione,
quando nei primi decenni del 1300
il principe Gedimino riuscì a riuni-
re le varie tribù dei Balti, organiz-
zare l'esercito, e dettare le regole
di quello che divenne il Granduca-
to di Lituania. La nuova entità si
consolidò rapidamente e cominciò
a espandersi con sorprendente ve-
locità, se è vero che poco più di
100 anni dopo, i suoi confini parti-
Il bianco paesaggio lituano
nei pressi della casa salesiana.
vano dal Mar Baltico e arrivavano
al Mar Nero. Nel 1386 il granduca
Jagellone firmò un trattato con la
Polonia, vicina di casa, e ottenne
in cambio la mano dell'erede al

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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il 75° anniversario del Bollettino Salesiano lituano.
trono polacco, la regina Edvige
D'Angiò. Fu giocoforza ripagare
l'onore con la "conversione" al
cristianesimo del suo popolo anco-
ra pagano. Cominciarono da le
sue fortune e le sue disgrazie poli-
tiche. Nel 1440 la Lituania passò a
Casimiro IV, · re di Polonia, che
diede al suo terzogenito, anche lui
Casimiro - non vigeva molta fan-
tasia presso le case regnanti di al-
lora riguardo ai nomi - l ' incarico
di reggente della Lituania. Si tratta
di quel Casimiro che alla gloria del
regno preferì l' umiltà, la castità e
una smisurata carità, tanto che
papa Leone X nel 1521 lo incluse
nell'elenco dei santi. La storia del-
la nazione continuò tra alterne in-
fluenze (di polacchi, tedeschi, rus-
si) fino al 1918, quando poté ini-
ziare un capitolo totalmente nuo-
vo, come Repubblica anzi Respu-
blika indipendente e sovrana, che
ai nostri giorni sta per entrare nella
Unione Europea.
I SALESIANI
Dal collega direttore del Bolletti-
no Salesiano lituano ed esperto in
storia lituana - anche lui diventato
Aleksandras da Alessandro - mi
L'80% dei lituani sono di religione
cattolica.
sono fatto narrare le vicende dei sa-
lesiani nella sua terra di elezione e i
loro 80 anni di storia. Tutto comin-
ciò prima della guerra mondiale
quando qualche coraggioso giovane
lituano riuscì a giungere più o meno
fortunosamente in Italia, e a farsi
accettare tra i salesiani. Il nome di
Don Bosco era ormai con.osciuto
nell 'Est Europa ma, a causa delle ri-
gide norme della legislazione russa,
qualsiasi "propaganda cattolica" era
proibita nella cattolica Lituania.
Così bisognava cercare di aggirare
le norme tentando l'espatrio. Con la
fine del conflitto già si respirava più
libertà e aumentarono le possibilità
di uscire dai confini. Fino alla fine
degli anni '20, i giovani lituani che
riuscivano a raggiungere l'Italia per
diventare salesiani erano aggregati
ai polacchi: i superiori religiosi rite-
nevano che tra "vicini" ci si potesse
intendere di più. Finché il numero
dei candidati lituani fu esiguo, la
soluzione venne accettata senza
problemi, ma quando questi aumen-
tarono , si rese necessario separare i
due gruppi che, pur simili, presenta-
vano distinte peculiarità. Così i li-
tuani, che fino al 1927 avevano tro-
vato asilo presso l'Istituto salesiano
Manfredini di Este, si trasferirono
presso l'istituto di Perosa Argentina
non lontano da Pinerolo. Il luogo
era attrezzato per una scuola di tipo
ginnasiale per quei giovani deside-
rosi di approfondire i propri studi e
scegliere la propria strada. Ci si tro-
varono subito bene: le Alpi erano
una sorprendente e apprezzatissima
cornice, considerando che in Litua-
nia non ci sono montagne ... Alla
direzione di questa scuola e aspiran-
tato fu nominato don Pietro Tirone,
che pur italiano era assai affeziona-
to ai lituani ed esperto nella condu-
zione di una comunità salesiana. Da
Milano fu trasferito a Perosa il chie-
rico Jonas Puisys a svolgere il suo
tirocinio pratico. In tutto a Perosa,
in quel primo anno, erano ospitati
circa 30 giovanotti dai 16 ai 25
anni. Gli studi duravano due anni,
durante i quali, oltre al normale cor-
so scolastico, essi imparavano a co-
noscere il carisma salesiano e la
congregazione di Don Bosco. Al
termine, quelli che decidevano di
La cattedrale di Vilnius, capitale
dello Stato.
farsi salesiani entravano nel novi-
ziato di "Villa Moglia" presso Chie-
ri. Gli altri rientravano in patria con
un diploma superiore riconosciuto
dallo Stato. Molti di questi exallievi
ricoprirono incarichi di prestigio nel
loro Paese nel periodo prebellico.
Dal 1927 al 1934 a Perosa studiaro-
no 202 giovani lituani, di cui una
sessantina divennero salesiani. Que-
sti ultimi, non essendoci ancora una
comunità nel loro Paese, partivano
· tutti per le missioni salesiane, chi in
Sud Arne1ica, chi in Cina, chi in
Giappone, chi in India...
IL BS
Chi vive all'estero, si sa, prima o
poi viene preso dalla nostalgia della
sua terra e da un irrefrenabile rigur-
gito di patriottismo. In quei casi è
necessario fare qualcosa, rimettersi
in contatto stretto con qualcuno, ri-
leggere qualche pagina della propria
terra, cantare le proprie canzoni, scri-
vere... Ecco, scrivere. Ai lituani
venne in mente di scrivere e pensa-
rono di fondare il BS lituano. Lari-
vista, il cui primo direttore fu lo
stesso Don Bosco, veniva ormai
edita (siamo nel 1927) in inglese,
tedesco, polacco, portoghese, un-
gherese, sloveno ... Iniziò così nella
tipografia di Valdocco anche il BS
lituano.
(Continua)
BS MARZO 2004

3.2 Page 22

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LEiiERA Al GIOVANI
(5)V15TA
fD
Carissimo,
E' Emmanuel Le, vinas a parlare del bar, del caffe'
come casa aperta, luogo della socialità facile,
senza responsabilità reciproca. "Si entra senza
necessità, ci ai eiede senza stanchezza, si beve
e;enza sete". Tutto vero, non fa una grinza. A vole-
re, continuerei la citazione a modo mio: "si esce
con un amico, ai die;cute con animosità, si pren-
dono sorsi di vitalità e buon senso".
Ho condiviso una lunga chiacchierata con te e
tante affermazioni.
Ci sono oggi più poveri al mondo di quanti ce ne
siano mai stati in passato.
Nel sud del mondo 100 milioni di bambini vivono in
strada, 250 milioni lavorano, 300 mila e;ono bam-
bini-soldato, oltre un milione le ragazze costrette
alla prostituzione.
?aranno sempre tanti i problemi?
E triste constatare - anche se in una conversa-
zione da bar - una società senza solidarietà,
senza domani, senza impegni. Parlando di poveri,
ci siamo ricordati dei Malavoglia di Verga e del
buon senso di Lev iolstoi. Siamo passati dal
debito pubblico alla globalizzazione, alla mancan-
za d'acqua nel mondo. Sorprende il fatto che per
ogni dollaro in aiuti che il sud del mondo riceve dal
Nord, ci sono tre dollari che rientrano al Nord col
meccanismo del det,ito estero.
È vero che nel 2020 tre miliardi di persone reste-
ranno senz'acq_ua soprattutto in Nord-Africa e
Asia occidentale? Rispondo con due esclamativi.
Oggi il 40% della popolazione mondiale non dispo-
ne di acqua a sufficienza! Due milioni e duecento-
mila persone muoiono ogni anno per aver bevuto
acqua contaminata!
Sono stati i bambini il nostro punto di vista.
Hanno una speranza di vita che non va oltre i 40
anni. Vivono con meno di un dollaro al giorno se
sono nati in Etiopia, in Burundi, in Sierra Leone.
Quello che più impree;siona sono i loro occhi gran-
di, spalancati. Il loro sguardo è così misterioso e
inquietante che qualunque parola risulta inade-
guata. Sono occhioni, accentuati da nerissime
sopracciglia. Non sono occhi severi, non giudica-
no, non parlano. Guardano; fissano. Sono occhi
che vedono tutto. Sono tutto occhi. Vedono te.
Lasciati scrutare.
Si può andare al bar, rilase;arsi, a discutere del
mondo come gioco, a stare tra la gente che non
s'accorge di te. Collettivamente una (s)vista: par-
lare senza lasciarsi coinvolgere.
Se questo è il bar, quella sera noi due eravamo
altrove.
Vedere un bambino che invoca aiuto è decidere di
non esistere eolo per ee stessi.
Non farsi carico dei bambini del terzo millennio è
una (s)vista imperdonabile.
Tuo aff.mo
Carlo Terraneo
MARZO 2004 BS

3.3 Page 23

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••••••••••••••••••••••
Dedichiamo quest'ultima sezione della grande rassegna
di musei salesiani ad alcuni musei "scolastici".
Perché tali sono, più che gabinetti scientifici,
per la ricchezza e la varietà di pezzi esposti e
per il modo di esposizione. Iniziamo con quello
del liceo di Alassio.
MUSEI SALESIANI
·-:~
-~..0... -'~
·.·;-.
==• •=• •==• •=• •=:::::::::i• •:
••••••••••••••••••••••••••••
IL MUSEO DI SCIENZE
•••••••
NATURALI DI ALASSIO
di Natale Maffioli
I Salesiani, giunti ad Alassio nel 1870, si installarono nel convento di
Santa Maria degli Angeli, un tempo dei Francescani Minori Osservanti.
Fin dagli inizi la loro presenza si qualificò per una forte attenzione al
mondo della scuola, e la loro attività fu caratterizzata da un grande
interesse per il mondo scientifico.
Chiostro di accesso al museo.
-
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
••••••••••
~
z
li •••••••
• •
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••
· ~ = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = .~ : • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MARZO 2004 • •

3.4 Page 24

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E' ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
•••••••••••••••••••••••••••
del 1881 la fondazione del-
l'osservatorio meteorologi-
co fondato da don Luigi
Rocca, con la collaborazione del-
lo scienziato barnabita Francesco
Denza; l'attenta osservazione del
clima alassino si concretizzò in
una importante pubblicazione:" Il
clima di Alassio dal 1882 al
1941" curato da don Pietro Scot-
ti; ed è al 1881 che si fa, ideal-
mente, risalire la nascita del Mu-
seo Scientifico. Don Mario Orsini
(insegnante nel collegio dal 1913
al 1926) creò un erbario di cui si
conservano ancora diverse cartel-
le di vegetali essiccati. Don Ro-
berto Bosco, ad Alassio dal 1945,
iniziò la raccolta e la sistemazio-
ne del materiale petrografico e
•••••••••••••••••••••••••••
- Sez. zoologia:
L'ORGANIZZAZIONE
Una prima organizzazione del
materiale risale al 1950, a opera
di don Giulio Mariti. Nell'elenco
sono compresi 600 esemplari di
conchiglie e animali marini del
mar di Liguria, e una collezione
di fossili di varie località d'Italia
ed estere. La raccolta di minerali
e rocce raggiunse i 1500 pezzi .
Nel 1960 fu acquistata la colle-
zione ornitologica, messa insie-
me dai fratelli Musso di Laigue-
glia. Molto materiale storico et-
nografico giunse dalle missioni
salesiane d'America e d'Oriente.
Un gruppo di giovani Amici della
natura attese per diversi anni, a
partire dal 1968, alla manuten-
zione ordinaria del Museo e delle
••••••••••••
lotta tra mangusta
e
•••••
cobra .
••
paleontologico, allestendo un'e- sue appendici dislocate nel chio-
sposizione vicino all'ingresso del- stro della casa. Venne revisionato
la chiesa di S. Maria degli Angeli. tutto il materiale dividendolo in - Sez. zoologia: ghiandaia e piccino.
•••••••••••••
- Laboratorio di microscopia micologica geologica.
• • MARZO 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ·• • • • • • • • • • • • • • • • 4

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Sez. mineralogia.
Sez. mineralogia: ossidiane (vetri vulcanici).
Sez. botanica: essiccata di una
cycas con semi.
cinque sezioni, rimaste, grosso- una caverna del l'Alta Val Bormi-
modo, invariate fino a oggi .
da. Si possono ammirare una ras-
La prima sezione riguarda il segna fossile dei resti eocenici del
materiale geologico e malacolo- Torsero, pesci fossili, e resti del-
gico cons,ervato nelle vetrine del l' uomo primitivo.
chiostro. E ripartita in varie sotto- Nella sezione zoologica, la par-
sezioni . Una prima porzione mo- te predominante è occupata dalla
stra delle rocce sia vulcaniche sia fauna avicola (grazie alla colle-
sedimentarie e, successivamente, zione ornitologica dei frate IIi
una rassegna dei marmi italiani e
del mondo; la ripartizione terza
illustra, con fossili guida, le ere
della terra e la vita dell'uomo
preistorico ligure nelle caverne
Musso), ma presenta anche esem-
plari i~balsamati di mammiferi e
rettili. E la sezione più ammirata
per i colori dei pezzi, dai colibrì
a un quetzal, all ' aquila reale, gu-
••••••
della Li guria con resti , selci , graf- fi , gabbiani , istrici , pinguini, bra-
fiti ecc., Nella sezione malacolo- dipi , cinghiali, serpi, nidi e mo-
gica è commentata la storia del struosità (come gli agnelli siame-
mare, presentata con pannelli di- si) . Non manca una raccolta en-
dattici e campioni di tutte le spe- tomologica, con l'esposizione d'in-
cie malacologiche spiegate dai setti e farfalle di tutto il mondo.
pannelli scientifici. Nel settore Al materiale ittico e, in gene-
dedicato ai fossili il maggior risal- re, alla fauna marina è dedicata
to è dato dai resti di un cinghiale un'ampia rassegna delle forme
fossile, proveniente dall 'ossario di marine più significative, con due
Sez. micologia: plastici di funghi.
Mostra del fungo.
•••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • e • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS MARZO 2004 • • •

3.6 Page 26

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
••••••••••••••••••••••••••
Cane san Bernardo e volpi.
Sez. ittiologia: "Gorgogna" dei fondali
dell'isola Gallinara.
vetrine di pesci del mar Li gure,
approntate con il supporto di stu-
denti, da istruttori subacquei, da
pescatori, da competenti ittici per
insegnare ai visitatori tutti i segreti
del mare.
La sezione storico-etnografica
comprendente oggetti provenienti
dalle missioni salesiane di ogni
parte del mondo. I pezzi faceva-
no parte del più antico nucleo
museale. Ultimamente la raccolta
si è arricchita delle maschere
provenienti dal Camerun offerte
dalla signora lvaldi. Si possono
così ammirare oggetti di artigia-
nato vario, locale ed esotico (Giap-
pone, Sudamerica, Africa), armi
esotiche (giapponesi e africane),
oggetti fittili di varia provenienza
e una raccolta di monete e di me-
daglie.
La sezione erboristica e fioristi-
ca è stata riordinata nel 1968-69.
Fu presa in esame la gran mole
del l'erbario allestito da don Gia-
como Gresino, salesiano, noto
amatore e studioso Iigure, ancora
in buono stato di conservazione.
Accanto a questa vi è il primo er-
bario Orsini che accoglie un'am-
pia rassegna della Flora dei Giar-
dini. La raccolta è in costante au-
mento grazie all'interessamento
di diversi appassionati e contiene
un ampio campionario di piante
medicinali. L'importanza di que-
sto materiale sta nel contributo
I
Sez. mineralogia: pietra calcarea
corrosa e arricchita
da granuli di sabbia calcarea.
creerà un nuovo laboratorio digi-
talizzato per ricevere ed elabora-
re dati, per emanare le previsioni
••
•••••••••••••
•••••••
che può dare a una storia floristi-
ca locale, anche per quanto ri-
guarda la flora esotica la cui in-
troduzione ad Alassio è docu-
mentata da Orsini. La sezione mi-
cologica annovera un validissimo
laboratorio di microscopia mico-
logica e una sede per lo studio, il
riconoscimento e la classificazio-
ne dei funghi.
del tempo, rese pubbliche ad
alassini e turisti con un'apposita
bacheca su via Aurelia nel tratto
dell ' ingresso all'Istituto. Ultima-
mente la cura del Museo è stata
affidata al signor Enzo Briozzo,
exallievo del collegio che, con il
sostegno del Gruppo Speleologi-
co Alassino da lui fondato, ha cu-
rato una più efficiente esposizio-
ne; si sono risistemate, con una
L'OSSERVATORIO
nuova metodologi a espositiva, le
vetrine del piano terra e del chio-
Anche l'osservatorio meteoro- stro, arricchendole di nuovi cam-
logico ha il suo spazio nell'eco- pioni. L'attività del museo fian-
nomia del Museo: col paziente cheggia l'az ione educativa e di-
lavoro del salesiano don Natale dattica, coordina e valorizza le ri-
Tedoldi vengono rilevati ogni cerche personali degli allievi del-
giorno gli elaborati della pressio- l' Istituto e potrebbe costituire un
ne, delle precipitazioni, della tem- motivo d'attrazione in un centro
cmoGbwvll
Pelle di cervo giovane conciata.
peratura, dell ' umidità, del vento turistico come Alassio.
e dell'eliofania, e inviati a Geno-
va e Roma. Quest'anno il Museo
Natale Maffioli
•••••
• • MARZO 2004 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

3.7 Page 27

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PERCHÉ MAI NON SI
AMA LA SOLITUDINE?
di Jean-François Meurs
C aro Dottor J. ho 18
((
anni e amo la solitudi-
ne. Per me, star solo
non è un problema. Tutt'altro. Il
mio problema, invece, è la gente
che mi dice che ho un problema
perché non esco come gli altri tutti
i fine settimana, preferendo passa-
re lunghi periodi in silenzio a leg-
gere o meditare. Un giorno è
venuto a trovarmi un amico e si è
meravigliato di non sentire la musi-
ca; preoccupato, ha voluto prestar-
mi una pila di CD. Aveva compas-
sione di me e del silenzio in cui
ero immerso. È davvero comico!
Anche i miei genitori si sono allar-
mati: temevano che coltivassi idee
tenebrose, o diventassi un egoista
chiuso e solitario. Ma credo che
ora abbiano capito. Ho degli ottimi
amici in compagnia dei quali non
mi annoio mai. A volte, restiamo
molto tempo senza vederci, ma
quando ci si ritrova è una gran
festa , come se ci si vedesse per la
prima volta. Inoltre, pratico il
basket per mio piacere, non per
gareggiare. Insomma, non credo di
essere un egoista: amo la compa-
gnia, rendo dei servizi e non mi
piace vivere da eremita, come fan-
no alcuni. Prendo atto che c'è del-
la gente che ha sempre una gran
voglia di parlare, che non si ferma
mai, che è sempre in agitazione.
Costoro mi compatiscono. Ma in
realtà sono io a compatirli. Mi
domando: perché mai hanno pau-
ra della solitudine, perché temono
il silenzio? lo non ho bisogno di
una quota elevata di "comunicazio-
ne", lo riconosco, ma voglio che i
miei incontri siano intensi e
costruttivi.
Fausto, Novara
Caro Fausto,
in effetti, la nostra società fa di tut-
to per impedire all'essere umano di
ritrovarsi da solo con se stesso. È
raro, rarissimo che si insegni ai
ragazzetti e ai giovani ad apprezza-
re la solitudine e provare a star
soli. Al contrario, si ha l'impressio-
ne che tutta l'educazione , in fami-
glia o a scuola, miri a non lasciar
mai spazio al silenzio: si insegna
anzi si obbliga a comunicare, a in-
tegrarsi... due parole d'ordine un
po' tiranniche della società contem-
poranea. Genitori e insegnanti si
allarmano se il fanciullo sta da so-
lo, se preferisce la compagnia dei
libri , degli alberi o degli animali a
quella degli uomini. Il tempo dedi-
cato alla solitudine, tempo benedet-
to dove si può esplorare il proprio
giardino interiore, non ha l'approva-
zione degli adulti, i quali si sentono
più tranquilli se il fanciullo fa parte
di un gruppo o di una banda.
Eppure, senza questo appren-
distato della solitudine, un indivi-
duo rischia di essere disarcionato
come il cavaliere dal suo cavallo, e
di perdere la capacità di sopporta-
zione e/o reazione di fronte a certi
avvenimenti della vita come rotture
sentimentali, lutti, perdita del lavoro
o, più prosaicamente, l'abbandono
dell'attività a causa della messa in
pensione. Gli si è fatto credere che
senza gli altri è nessuno, che da
solo non combina niente . Non ha
mai imparato a contare su se stes-
so , a conoscersi, ad aver fiducia
delle proprie possibilità.
La solitudine è il prezzo da
pagare per essere liberi , ed è an-
che la ricompensa della libertà. Dis-
suadere dalla solitudine è in pratica
impedire di prendere coscienza di
se stessi , ostacolare la crescita,
intralciare attività geniali. Il segno
della libertà e della maturità è
quando un individuo si sente attore
e responsabile della propria esi-
stenza, quando non chiede agli altri
di renderlo felice, quando non
accusa sistematicamente gli altri
delle proprie debolezze e insuf-
ficienze, cosa che si constata,
ahimè, troppo sovente. Certamen-
te, ci sono forme di solitudine dolo-
rosa, soprattutto quando la solitudi-
ne non è voluta, scelta, ma impo-
JHODETT0il
CHE. VOGLIO
;• STAR SOLO.t
,,, vAPITOP
?.
/,
sta, subita e quando non ci si sente
compresi, accettati, amati, o ci si
sente inutili. È anche vero che ci si
può ritrovare soli per timidezza, per
ripiegamento, per rassegnazione.
Ed è vero che gli amici non cadono
dal cielo, occorre trovarseli, conqui-
starseli . Ma non è l'amore per la
solitudine che allontana e cancella
gli altri, è l'egocentrismo acuto.
lo dunque parlo della solitudi-
ne che insegna ad amare, che
permette lo sbocciare e il durare
dell'amore . Chi ama la solitudine
non è necessariamente un indi-
viduo privo di tenerezza, di calore,
di passione. Anche nella coppia
bisogna lasciare un po' di spazio al
silenzio, un posto intimo riserva-
to solo a sé, una zona/solitudine.
Essa è come un respiro . Ed è
feconda. Tutte le correnti di pen-
siero valorizzano il silenzio e la
solitudine come fonti di ispirazione,
sorgenti di idee, strumenti di creati-
vità, condizioni indispensabili per la
creazione artistica. Se l'incontro
con gli altri è indispensabile , l'in-
contro con se stessi è altrettanto
necessario. Il tempo della solitudi-
ne è un'occasione per riflettere sul
modo di vivere le nostre relazioni
umane e di vegliare sulla !oro qua-
lità. Colui che vive l'inevitabile so-
litudine con serenità scopre nel
medesimo tempo la sua capacità
di andare serenamente verso gli
a~.
BS MARZO 2004

3.8 Page 28

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--
...
UNASOCIETA
di Maria Antonia Chinello
DELl:INFORMAZIONE
PER TUT=-T=-=1--- - - ,
VERSO TUNISI
Il vertice sulla società dell'informa-
zione è strutturato in due fasi. Ali~
fase di Ginevra, appena conclusasi,
seguirà un secondo appuntamento
a Tunisi, nel 2005 ~1_6-18 _novem-
bre) dove verrà venf1cato ,1 Piano
d'A;ione appena adott~to: Og~_, na-
z1. one dovra· attuare azioni poIl'itiche,_
sociali, economiche , cultura' con
crete .
Seimila tra Capi di stato,
Ministri delegati delle
nazioni di 180 paesi
rappresentati all'ONU,
membri di Associazioni Enti
e Organizzazioni non
governative, delle imprese
di telecomunicazioni
e ossetvaton:
Dal 10 al 12 dicembre
2003 si è celebrato a
Ginevra (Svizzera) il World
Summit on the lnformation
Society sul tema:
Creare una società
dell'informazione per tutti.
I Suor Daniela, suor Battistina
e suor Maria Antonia al raduno
mondiale.
E' la prima volta nella storia
che l'ONU indice un vertice
mondiale sul tema dell ' infor-
mazione. Si sta realizzando un cam-
biamento fondamentale, con il pas-
saggio da una società industriale a
una basata sull'informazione. Que-
sta "rivoluzione" interessa il modo
in cui si vive, si apprende e si lavo-
ra, come pure i governi interagisco-
no con la società civile. Alcune Fi-
glie di Maria Ausiliatrice (Giusep-
pina Teruggi, Consigliera generale
per la Comunicazione sociale, e
Maria Antonia Chinello), una Figlia
di San Paolo, Battistina Capalbo, e
una missionaria comboniana, Daniela
Maccari, hanno partecipato all'ultimo
MARZO 2004 BS
raduno preparatorio e al vertice vero
e proprio organizzati dal Segretaria-
to delle Nazioni Unite. Il vertice ha
avuto un lungo cammino di prepa-
razione: dal 1999 incontri continen-
tali, prima e, in seguito, raduni pre-
paratori hanno portato a preparare
una Dichiarazione dei principi e un
Piano di Azione che, a Ginevra, i
governi hanno accettato e ratificato.
Resta ora il compito di rendere con-
creti, verificabili e applicabili quan-
to si è accolto all'unanimità per
creare una società del!' infonnazione
e della conoscenza condivisa.
La novità di questo vertice era do-
vuta non solo al fatto che era il
primo sul tema dell 'informazione,
ma anche perché, per la prima volta,
uomini e donne di associazioni, en-
ti, organismi non governativi hanno
preso parte a tutto il percorso di pre-
parazione e di realizzazione. La so-
cietà civile è stata così la "voce cri-
tica", che ha fatto da controparte ai
discorsi governativi ed è giunta a
promulgare una sua dichiarazione in
cui si impegna a «costruire società
dell'infonnazione che rispondano ai
bisogni delle persone», dove tutti
possano creare, utilizzare, condivi-
dere ed esprimere liberamente la
propria opinione, accedere alle
forme di conoscenza, con il fine di
migliorare la qualità di vita della
gente e perché il futuro sia di pace e

3.9 Page 29

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Dichiarazione della società civile.
Sessione plenaria.
di libertà, nel rispetto delle culture
locali, delle minoranze etniche, del
diritto alla comunicazione di tutti i
popoli .
Essere dentro al processo che ha
attivato questo osservatorio mon-
diale sul mondo dell ' informazione
ha permesso di prendere coscienza
che, attorno a questo tema, si gioca-
no e si scontrano grandi interessi:
economici, politici, internazionali.
Lo rilevava il grande numero di
partecipanti, ma, soprattutto, l'oriz-
zonte variegato delle presenze: mol-
te donne, donne giovani e giovani
di ogni parte del mondo. Purtroppo,
si è notata l' assenza del mondo cat-
tolico dei media e della comunica-
zione: è stato faticoso far passare
idee e difendere, soprattutto, il valo-
re della persona e il suo diritto-biso-
gno a comunicare, nonostante l'im-
pegno del Vaticano perché fosse ga-
rantita e difesa la dignità della per-
sona nel processo comunicativo.
LA GRANDE
NEGOZIAZIONE
Nelle assemblee plenarie erano
evidenti i blocchi di appartenenza
territoriale: l'Unione Europea, i
Paesi Arabi, il gigante asiatico e lo
schieramento nordamericano, i pae-
si africani e latinoamericani. Le de-
legazioni governative si sono spesso
arenate attorno a grossi argomenti,
che hanno richiesto grandi trattative
diplomatiche: il controllo, la sicu-
rezza e il finanziamento di Internet;
la dimensione etica della comunica-
zione, la possibilità di costituire
fondi di solidarietà per assicurare un
maggiore e più ampio accesso di
tutti alle opportunità offerte dalle
nuove tecnologie. Altri temi, inve-
ce, hanno dovuto essere a lungo di-
battuti prima che trovassero cittadi-
nanza nel testo: l'educazione, l'alfa-
betizzazione e la ricerca come com-
ponenti fondamentali della società
dell 'informazione e della conoscen-
za; la formazione dei docenti non
dovrebbe favorire solo l'apprendi-
mento tecnico, ma anche la cono-
scenza delle potenzialità e dei rischi
delle nuove tecnologie.
Il Ministro per l'Innovazione Tec-
nologica, on. Lucio Stanca, presente
al vertice, ha evidenziato la grande
convergenza attorno al fatto che as-
sicurare a tutti l' accesso alle tecno-
logie dell 'informazione e della co-
municazione è sinomino di difesa
dei diritti umani, che include disabi-
li, donne, bambini, anziani, mino-
ranze etniche, popolazioni rurali. Le
nuove tecnologie possono essere il
motore per la crescita e lo sviluppo
di tutti i paesi, soprattutto quelli più
poveri .
SOLUZIONI POSSIBILI?
Quali vie ha individuato il vertice
mondiale per creare la società del-
l'informazione per tutti?
La soluzione più gettonata, quasi
una parola magica, è quella che per
colmare il divalio digitale e della co-
Luoghi del Summit.
noscenza e creare una società del-
1'infmmazione per tutti basta vende-
re ai paesi del Sud del mondo com-
puter e tecnologie. Questo può fa-
vorire il mercato, ma non risolvere i
problemi alla radice.
Si tratta di prospettare politiche
governative tese allo sviluppo, crea-
re condizioni favorevoli che diano
libera circolazione alle scoperte e
alle produzioni della cultura locale,
che contrastino l'omologazione di
un impero informatico dominante
che schiaccia interi popoli e riduce
il sapere a fattore tecnico.
Basterebbe andare al di là della
rassegnazione e, con un briciolo di
utopia, credere che sia possibile in-
vertire il corso economico della sto-
ria, ridurre la povertà, prospettare
un futuro di pace e di sviluppo, con-
nettere i popoli e le persone, pensa-
re globalmente e agire localmente
perché il vertice non si riduca a sole
parole.
O
BS MARZO 2004

3.10 Page 30

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UN PONTE DI FIABE,
"La Lucerna"
Laboratorio
interculturale ,
SINNOS ed ., Roma,
2003
pp. 192
Si lancia un ponte di fia-
be dal Sud al Nord del
Mondo, come arcobale-
no di pace, tra le sfide
della globalizzazione e i
conflitti del nostro tem-
po. L'aspirazione a un
universo purificato dalla
mercificazione e dallo
sfruttamento si coniuga
con la saggezza di anti-
che tradizion i popolari e
con le più moderne ten-
sioni verso una maggio-
re giustizia sociale. Il li-
bro, un originale strumen-
to di approccio intercul-
turale ed educazione al-
la pace, fa emergere va-
lori come il senso del-
l'attesa coniugato con la
tenacia nel sopportare
la prova, il groviglio di
passioni e sentimenti
che sopraffanno la ra-
gione, la sacralità dei veri
legami familiari , la no-
stalgia di una natura sa-
na, il senso di speranza
che sorregge nella lotta,
l'imprevedibilità di eventi
che sconvolgono, l'an-
sia di giustizia che non
tradisce mai...
g~ r,'t//srMALf ~ DI CRr IS ' Ò ~
CELEBRARE LA VIA
CRUCIS
40 formulari e 1 VIA
LUCIS
a cura di Matrfn lrure
e Marino Gobin
ELLEDICI, Leumann (TO),
2003, pp. 368
Il volume è accompagnato
da un cd per le celebrazio-
ni e si offre come uno stru-
mento per una liturgia
creativa, personalizzata,
flessibile e adattabile alle
persone e al tempo. Si trat-
ta di un aiuto multimediale
con una proposta di sche-
mi quaresimali , una vera
carrellata di iniziative per la
preghiera, la meditazione e
la celebrazione.
L'indice tematico aiuta a
localizzare il testo più ido-
neo alla sensibilità del let-
tore e alle varie occasioni
liturgiche e di preghiera.
Possono essere molte le
possibilità perché la Pas-
sione del Signore è una
fonte inesauribile di con-
templazione e concretizza-
zione nella vita quotidiana.
Il cd allegato offre a un ani-
matore liturgico di perso-
nalizzare e ricreare le cele-
brazioni , rendendole più vi-
ve e sentite.
QUANDO SI DICE GESÙ
Il suo fisico, il suo
carattere, il suo mistero
di Pino Pellegrino
ELLEDICI, Leumann (TO),
2003, pp. 160
Gesù ispira simpatia a pri-
ma vista, uomo che incan-
ta e coinvolge, egli si mo-
stra come persona concre-
ta: vive come gli ebrei del
suo tempo, prova senti-
menti ed emozioni profon-
damente e tipicamente uma-
ne, perché si immedesima
nella vita dei suoi contem-
poranei. Dal momento del-
la sua entrata nella storia,
la vita umana non è più
quella, lui è il più grande
successo della storia; in
ogni uomo vi è una specie
di istinto per lui, visto come
fratello e amico, ma so-
prattutto come colui che
può rendere pienamente
riuscita la vita perché egli è
anche il "Figlio di Dio". Il
libro è indirizzato a tutti,
ma in modo particolare ai
giovani che non si accon -
tentano di vivere ma vo-
gliono esistere. Lo scopo è
quello di farlo scoprire nel-
la sua piena identità, attra-
verso uno stile concreto, in-
cisivo, sciolto.
IL DIAVOLO,
LA MALATTIA,
IL GUARITORE
di Vincenzo Mercante
IL SEGNO ed. , Udine,
2003, pp. 212 .
Vincenzo Mercante
L'autore ha come preoccu-
pazione quella di presenta-
re il lungo cammino del-
l'uomo e le contraddizioni
che incontra nella sua sete
di felicità. Ed offre la chia-
ve di lettura che è "malattia
e guarigione, "salute e sal-
vezza", in una dimensione
terapeutico-religiosa che
vede in antitesi forze del
male e forze di salvezza.
Perciò presenta la figura
del Salvatore come emer-
ge dai vangeli. La proble-
matica non tralascia né la
mitologia, né il mondo clas-
sico, affrontando il proble-
ma del maligno senza spe-
culazioni sensazionali. Trat-
ta in fondo del rapporto tra
sofferenza e impoverimen-
to umano, tra liberazione
interiore e deformazione
della personalità. Il proble-
ma della compresenza del-
la malattia e liberazione è
visto, nella religione , come
una vera liberazione inte-
riore di umanità "salvata".
MARZO 2004 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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eoucr1:Hi ~ ~ ~
AoETLTLUAALc'iecHESI CRIS
oGGI
ILL' ULg~~
DOPPIO CLIC
ECHESI
S~LU~ CA1:,
..
~1forn11!'ent_1
idee, st1moh,
csrpeautn1t~i1~, e~
i catechisti parr~cch1ah
di Tonino Lasconi
Paoline, Milano, 2003
pp. 86
IL PICCOLO
CATECHISMO
DEI RAGAZZI
di Marco Bonaffi
Piemme, Casale M. (Al),
2003, pp . 144
La catechesi fa problema.
Ecco perché si offrono
strumenti utili per tentare di
risolverlo. Il primo volumet-
to aiuta i catechisti a com-
prendere i punti più proble-
matici della catechesi: che
cosa si aspettano fanciulli
e ragazzi, i genitori che li
portano al catechismo sen-
za preoccuparsi d'altro; il
rapporto spesso assai diffi-
cile con i parroci; il linguag-
gio per riuscire a comuni-
care; la programmazione e
la verifica; la crisi del cate-
chista; le motivazioni per
superarla ... Il secondo vo-
lume è un modello di rac-
conto della crescita della
vita di fede, espresso attra-
verso il genere epistolare.
Si colloca nella tematica
del viaggio fatto da genitori
e padrini del battezzato,
per portare alla cosciente
scoperta del Dio di Gesù.
MAI SOLI
Padrenostro@ragazzi.noi
di Tonino Lasconi
Paoline , Milano, 2003
pp. 174
_ _ _ _ _ _ _ _ _Tl
I Tonino Lasconi
Chi non conosce la pre-
ghiera del Padre nostro? E
chi non sa che cosa sono
chat, e-mail, sms? Con in-
ventiva e creatività educa-
tiva il testo narra la storia e
l'educazione cristiana di un
gruppo di ragazzi che han-
no una grande voglia di vi-
vere; e di un prete, don
Marco, che cerca di inserir-
si nel loro mondo, di parla-
re del Padre nostro utiliz-
zando il loro linguaggio, an-
che quello più moderno
dell'elettronica. Alla fine , i
ragazzi di questa storia
hanno capito una cosa:
che Dio non è lontano dai
loro problemi, sta loro sem-
pre vicino, sia quando esul-
tano per la propria squadra
del cuore, sia quando sono
tristi perché sembra che
nessuno li capisca... Ed è
sempre pronto a dar loro
una mano per ricomincia-
re. Con un Padr~ così , co-
me sì fa a sentirsi soli?
COME LUCE
CHE SORGE
Riflessioni sul vangelo
di Paolo Spodalore
Usi~ga°fe, Dolo (Ve) ' 2003
pp .
È il terzo volume di rifles-
sioni sul vangelo , progetta-
to per i tre anni dell'anno li-
turgico, ma con l'intenzio-
ne di andare oltre lo sche-
ma dei cicli. Riflette sul
vangelo per illuminare la
vita dell'uomo d'oggi . Nella
sua anima è il racconto di
una sorpresa che mai fini-
sce, di un incontro che to-
glie il fiato. Per orgo~lio il
cuore dell'uomo non nesce
più ad alzare gli occhi al
cielo , aprire l'anima all'a-
more bello e gratuito, po-
tente e vero. Ma Lui è
sorto e anche se ucciso,
addirittura risorto. È la Lu-
ce è la Pace che nemme-
no' più si sognava. Improv-
visa come il lampo, scon-
volgente più dell'uragano,
più dolce di un bacio, ras-
sicurante più di un abbrac-
cio , Gesù è sorto come
Luce che sorge dall'alto. In
questo libro si trova tutta la
sorpresa di questa visione
e di questo incontro lungo
tutto l'anno liturgico.
VENDITA PER
NON SI ~ ~N DENZA . I libri
CO RRIS
nalati si pos-
che vengo_no segresso le libre-
srioencoaattcoqlut•ctShetat rOe
vPanno n·ch1· esti
alle rispettive
direttamen e
Editrici.
·
MOVIMENTO
GIOVANILE
SALESIANO
(MGS)
CINECIRCOLI
GIOVANILI
SOCIOCULTURALI
(CGS)
Tel. 06.44700145
E-mail : cgsnaz@iol.it
POLISPORTIVE
GIOVANILI
SALESIANE (PGS)
Tel. 06.4462179
E-mail:
italia.pgs@pcn.net
TURISMO
GIOVANILE
SOCIALE (TGS)
Tel. 06.4460946
E-mail :
tgs.nazionale@flashnet.it
MISSIONI E
VOLONTARIATO
INTERNAZIONALE
•vis (Salf siani)
Tel. 06.516291
E-mail: vis@volint.it
•vlDES (Figlie di Maria
Ausiliatrice) ·
Tel. 06.5750048
E-mail :
segreteria@vides.org
SERVIZI CIVILI E
SOCIALI (SCS)
Obiezione di coscienza
Emarginazione
e disagio giovanile
Tel. 06.4940522
E-mail : scs@cnos.org
GRUPPI SAVIOCLUB
Tel. 06.4450257
E-mail :
mspreafico@pcn.net
BS MARZO 2004

4.2 Page 32

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WLl!VE
-
CUIUSCRURA
di Giancarlo Manieri
ARCUATA SUNT!
I
Cison di Valmarino. Il signor Negrin (terzo a destra
seduto) posa tra i "suoi" chierici. A essi teneva solenni
lezioni di "salesianità".
Scherzava molto il signor Negrin Giuseppe "di
professione sarto", come immancabilmente si fir-
mava anche quando faceva il sagrestano o il
portinaio . Amava vivere in pace e allegria, da vero
figlio di Don Bosco, e non se la prendeva nemmeno
un po' per qualche battuta giocosa all'indirizzo della
sua persona: "Signor Negrin dalle gambe arcuate ...".
Ma i chierici gliela tiravano in latino: cuius crura arcua-
ta sunt! Lui rispondeva sempre fulmineo , prima che
finissero la frase : ".. . Per sostenere il peso della Con-
gregazione!". E finiva come sempre in grandi risate.
UN PROFILO
Giuseppe era nato a Monticello Conte Otto (il Monti-
cel/um Domini Octonis del Medioevo) alla periferia di
Vicenza. Classe 1901 . Un buon ragazzo, "timorato di
Dio" si sarebbe detto allora, aperto e gioviale, e gran
lavoratore. Un corso di esercizi spirituali gli cambiò la
vita. Così a 24 anni lasciò tutto, anche la ragazza , e
scelse Don Bosco. Poco tempo prima s'era presa una
MARZO 2004 BS
Un coadiutore piccoletto e
rotondetto... una piccola botte di
bontà e buonumore. Il signor
Giuseppe Negrin, "di professione
sarto", fu un salesiano a tutto
tondo.
forzata "sbornia" di olio di ricino per la sua decisa mili-
tanza nell'azione cattolica - non erano tempi facili
quelli che correvano - un metodo di dissuasione che
non ebbe alcun effetto su di lui. Anzi, per l'occasione,
pur di salvare il suo distintivo dalle grinfie di chi glfèlo
voleva strappare di dosso , se lo ingoiò senza tanti
complimenti. Non volle mai raccontare come andò la
cosa e come mai dopo qualche tempo il distintivo
ricomparve misteriosamente sull'asola del bavero della
giacca. Nessuno riuscì mai a estorcergli una parola sul
metodo usato per "ripescarlo!". Partì dunque da casa il
2 ottobre 1925 non senza prima essersi recato a Mon-
te Serico a salutare la "sua" Madonna e dare solenne
addio alla vita "di prima" per ricominciare tutto daccapo.

4.3 Page 33

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La grande confidenza del signor Negrin col Rettor
Maggiore don Egidio Viganò.
ECCO LA STRADA
Piccolo di statura e con una ci rconferenza di tutto
rispetto - qualche pettegolo diceva che era più largo
che alto - il signor Giuseppe era dotato di una facon -
dia non comune in cui l'italiano spesso zoppicava, ma
le parole e i concetti fluivano a getto continuo, tanto
che divenne senza che l'avesse cercato l'oratore uffi-
ciale delle feste e dei radun i. E ci teneva. Del resto
tutti aspettavano il "pistolotto" infiorato a volte di qual-
che chicca dialettale e sempre di battute argute, motti
di spirito e... qualche simpatico svarione, come "que-
ste nostre eroe" indirizzato alle FMA, dettato dall'entu-
siasmo, dalla gioia di trovarsi tra fratelli , dalla soddisfa-
zione di "predicare" ai preti e/o dall'uzzolo di rivolgersi
ai "pezzi grossi". Più di uno gli buttava là con convin-
zione: "Signor Negrin , perché non hai studiato, visto
che hai tanta facilità di parola? ..." . "La vaca la mega
magnà i libri! ", rispondeva invariabilmente . Nessuna
mucca era mai entrata nella sua vita, ma lui era felice
d'essere stuzzicato, perché sapeva di essere accetta-
to; i suoi discorsi del resto non erano mai banali. Un
po' sempliciotto forse lo era , ma sapeva offrire un
buon consiglio , porgere un ringraziamento , distribuire
un incoraggiamento, e spandere una ventata di ottimi-
smo attorno a sé. La sua arguzia paesana, il suo brio
tutto veneto, il suo ottimismo salesiano, la sua grinta
nell'azione e la sua bontà d'animo formavano una mi-
scela straordinaria che lo accompagnerà "vita natural
durante!".
Manco a dirlo, era un comico nato. Lo sostenevano le
già accennate qualità: una verve naturale e sponta-
nea, una traboccante giovialità, la "carrozze ria" non
proprio classica e una gran vogl ia di divertire il prossi-
mo. Non si perdeva d'animo facilmente. E a un tipo
così gliene capitavano di intoppi , come quella volta
quando, recitando nell'operetta "Bibinoff", perdutamen-
te immerso nella parte , sguainò la spada di scena
piantandola fieramente nel legno del piancito mentre
cantava con foga la sua parte; e quando, terminato il
canto, si trattò di rinfoderare il brando, quell'imperti-
nente spadaccia, alta quasi quanto lui , ahimè, non ne
voleva sapere di spiantarsi dal pavimento, per quanti
sforzi e smorfie l'indomito cavaliere compisse. Ciò che
successe in sala si può solo immaginarlo.
I Negrin sempre al centro dell'attenzione, sempre atteso,
sempre desiderato per dare una nota di gioia salesiana
alle feste e a circostanze particolari come la visita dei
superiori, gli esercizi spirituali, ecc.
EDUCATORE E UOMO DI FEDE
Passò la sua vita salesiana a Verona, Trento, Belluno,
Venezia, Cison di Valmarino , Gorizia, Mogliano. A
Cison c'erano i chierici , il futuro della congregazione .
Come tutti i giovani, erano un po' burloni , goliardici ,
motteggiatori. Lui li radunava dopo pranzo e serio
serio "teneva cattedra" esortandoli alla disciplina ne-
cessaria per crescere forti e robusti , alla cortesia per-
ché l'approccio con la gente se è scostante l'allontana
invece di avvicinarla, alla buona educazione che è la
base di ogni relazione umana, alla preghiera che è la
stella del religioso, perché un religioso che non prega
ha sbagliato vocazione. I chierici l'apprezzavano an-
che se poi bonariamente gli tiravano qualche colpo
basso, magari ricordandogli "la stella della sua vita"
che a un certo punto lui aveva ripudiato perché ne
aveva trovata un'altra e volevano sapere se era più
attraente la prima o la seconda. Ma su questa storia
della sua giovinezza non riuscirono a scucirgli mai una
parola. In effetti, lui aveva lasciato la stella che avreb-
be dovuto sposare per un'altra cui rimase fedele tutta
la vita, la sua vocazione. E ce la mise tutta per mante-
nersi fedele . S'innamorò di Maria Ausiliatrice, di Don
Bosco e di Domenico Savio di cui parlava, dicevano,
"ad ogni pié sospinto". Su quattro fitti quadernetti di
diario ha lasciato la sua foto di religioso: la bontà im-
pareggiabile del suo animo, la profonda spiritualità che
permeava le sue azioni e intenzioni. Ci scriveva pre-
ghiere, propositi, effusioni , suppliche, eventi, reazioni.
Ricordando la sua partenza da casa a 24 anni , dopo
aver rinunciato alla ragazza e alla famiglia, scrisse:
"Quel mattino ero felice. Sembrava che andassi a un
gran divertimentd'. Si riassume , questa sua spiritualità,
in una riga del diario del 1943: " Voglio che la mia con-
dotta religiosa e salesiana sia tale che la Madonna
possa dirmi: figlio mio, sono contenta di te!". Ha man-
tenuto fede all'impegno fino al 3 settembre del 1980, il
giorno in cu i tranquillo se ne tornò donde era venuto:
in cielo.
D
BS MARZO 2 004

4.4 Page 34

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- coME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
DOVE SI VIVE
LA CARITÀ
Basta poco per essere caritatevoli in famiglia ...
eonfessione di un figlio al di
sopra di ogni sosp~tto:. «Ieri
spesso desidero parlare, uscire, a
volte sto male ... ». La famiglia è un
sono stato a mangiare in un ottimo campo di apprendimento per
ristorante . Un pranzo passabile, ma la carità, cioè proprio per quel tipo
che prezzi! Ci serviva una camerie- di atteggiamento che si definisce
ra, né bella né gentile ... In tlltto il amore del prossimo. Molti ragazzi e
pranzo le avrò detto cento volte: giovani sono portati a credere eh~
"Grazie" . Lei neanche ci faceva questa magnifica virtù cristiana s1
caso e aveva ragione : è pagata per debba vivere soprattutto fuori, ma-
fare quel lavoro! Oggi mia madre , gari in oratorio , o con i barboni o
come sempre, si è alzata per pren- nelle missioni africane. Non è raro
dermi un bicchiere d'acqua. Mi è sentire di giovani volontari stupendi
sfuggito un "Grazie". Non l'avevo ed eroici nelle baraccopoli e piccoli
mai fatto. Lei si è messa seduta e prepotenti pascià in casa loro.
mi è sembrato che quasi pianges-
se. Conclusione : per far piangere La famiglia è prima di tutto il
mia madre basta un "Grazie" ogni luogo ,dove si impara a vivere
tredici anni».
per...
Confessione di una madre piena di L'agire in modo disponibile si realiz-
sospetti: «Oggi mio figlio mi ha det- za nella famiglia in cui i bambini
to: "Grazie!". Ho pianto ... che sce- sperimentano direttamente la diffe-
ma! Spero non se ne sia accorto, renza tra il comportamento socievo-
altrimenti non me lo dice più, per le e quello asociale e comprendono
non farmi piangere. Se invece si questi comportamenti rispettiva-
fosse accorto che io, "la madre", mente come utile e distruttivo . Qui
sono Lucia, ho 34 anni, spesso so- gli adulti annaspano un po' . E vei-
no stanca, a volte mi sento sola, colano l'amore attraverso le cose
che in abbondanza acquistano per
soddisfare quei desideri infantili che
vanno a occupare il vuoto di comu-
nicazione che già manifesta i suoi
primi segni nella svogliatezza, nel-
l'indolenza, nella pigrizia, nella ri-
bellione e, nei casi più gravi, nella
rassegnazione depressiva. Quel _che
si può avvertire in questo per.1odo
di stimoli esterni e carenza d1 co-
municazione sono i primi segnali di
quell'indifferenza emotiva, oggi
sempre più diffusa, per effetto della
quale non si ha risonanza emozio-
nale di fronte ai fatti a cui si assi-
ste, o ai gesti che si compiono. Il
corpo riceve molte cure, ma si la-
sciano disseccare le rad ici del cuo-
re. I giovanissimi trascorrono il loro
tempo con le chiavi di casa in ta-
sca e la televisione come baby-
sitter, e poi a scuola, quando sott~
gli occhi molto spesso appannati
dei professori ascoltano parole inin-
fluenti , che fanno riferimento a una
cultura troppo lontana da ciò che la
televisione ha loro offerto come
base di reazione emozionale.
Solo i genitori possono educare i
sentimenti. Cioè a sentire realmen-
te i bisogni emozionali e i desideri
profondi degli altri. I figli devono es_-
sere coinvolti nella scoperta che 11
prossimo è, prima di tutto, cf!i è
vicino e non 1;1n'entità astratta. E la
mamma, il papà, i fratellini , la non-
na, ecc. Proprio quelle persone che
per molti ragazzi hanno la ste_ssa
importanza dei mobili di casa.
I genitori devono formare i
figli alla carità: essere_mo~el_li E::
guide. I genitori cosc1e.nz1os1 . d!
adolescenti vogliono che I loro f1gl1
si sentano amati perché il loro ser-
batoio d'amore rimanga pieno, ma
vogliono anche che imparino ad
amare gli altri. I genitori talvolta
chiedono : «Se continuo a offrire
gesti di servizio a mio figlio ; come
. imparerà a cavarsela da solo e
come imparerà ad aiutare altre per-
sone? ». Si trova una risposta a que-
sta domanda proponendosi come
modelli e guide. I genitori sono
modelli di amore incondizionato per i
figli quando fanno per loro sacrifici
I È importante che il "tu" sia colmo
di stupore e gratitudine,
di accoglienza e condivisione.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
quotidiani. Devono tuttavia scegliere
con saggezza i gesti di servizio. In
caso contrario, creano un teen-ager
dipendente che prende, ma non
impara mai a dare. Per esempio,
preparare un pasto è un gesto di
servizio, ma insegnare a un adole-
scente a cucinare è un gesto di ser-
vizio ancora più grande. Ovviamen-
te , per le mamme è più facile pre-
parare il pasto che insegnare a un
figlio a cucinare. Ma il gesto d'amo-
re più grande è il secondo.
AGGIUNGI UN POSTO
NEL TUO CUORE
Alterità e prossimità in famiglia, per una carità robusta.
Una regola d'oro prevede che
offriate i gesti di servizio che i vostri
figli non possono svolgere da soli.
Quando sono piccoli, lavate i loro
indumenti, quando sono adolescen-
ti, insegnate loro a lavare gli abiti. I
genitori che non imparano questa
distinzione possono compromettere
seriamente la maturità degli adole-
scenti in nome dell'amore. Dovete
guidare i vostri figli verso l'indipen-
denza e la maturità. C'è ancora un
particolare , solo apparentemente
minimo, che si apprende in fami-
glia. È naturale e necessario che i
bambini partecipino ai lavori dome-
stici, senza distinzioni tra ragazzi
e ragazze e che si studi fin dall'ini-
zio un piano di collaborazione da
parte di tutti. Mettere in ordine la
cucina, contribuire al lavaggio dei
piatti e alla pulizia delle stanze non
può essere compito soltanto della
mamma. I genitori più attenti hanno
sperimentato che anche i ragazzi
possono imparare a far da mangia-
re insieme alla madre, a riordinare
la loro stanza, a pulire, a stirare . I
bambini imparano queste cose
facendole insieme ai genitori, per
esempio quando già da piccoli aiu-
tano a preparare i dolci. Proprio
nell'ambito dell'educazione specifi-
ca in relazione al sesso , bisogna
stare attenti a non continuare a tra-
smettere le ingiustizie della divisio-
ne dei ruoli tradizionale di genera-
zione in generazione attraverso la
nostra educazione. I nostri figli
devono essere preparati alla situa-
zione che sta cambiando nella vita
professionale (tra l'altro alla cre-
scente attività lavorativa delle don-
ne) e devono poterla gestire in
modo flessibile: molte relazioni at-
tualmente si infrangono contro que-
sta nuova assegnazione dei ruoli in
campo professionale.
O
I
La carità.. . molti ragazzi e giovani sono portati a credere
che questa magnifica virtù cristiana si debba vivere soprattutto fuori ,
magari in oratorio, o...
E' normale che in famiglia affio-
ri la dimensione dell'alterità;
credo, invece, non sia altret-
tanto scontata l'esperienza della
prossimità. Perché il contatto con
gli altri apra la strada a un'affettività
calda , è importante che il "tu " sia
colmo di stupore e gratitudine, di
accoglienza e condivisione. E non
so se questo miracolo davvero av-
viene , soprattutto se il nucleo do-
mestico si percepisce e vive soltan-
to come una somma di individua-
lità. Ma, anche laddove si riesca ad
addentrarsi in questa situazione , ci
si accorge presto che ciò non basta
per divenire protagonisti di gesti
concreti di carità: c'è un salto di
qualità molto esigente che non può
essere compiuto se non si è dispo-
sti a mettersi in gioco fino in fondo,
a rischiarsi senza se e senza ma, a
lasciarsi sfidare dal valore della
gratuità . Siamo sinceri: si tratta di
cose che, in genere, si fa molta fa-
tica a inserire nel patrimonio dei va-
lori a cui ispirare la vita familiare.
C'è sempre in agguato la tentazione
di chiudersi nel proprio piccolo mon-
do, di esasperare le esigenze quoti-
diane, di compiere investimenti affet-
tivi ed esperienziali che abbiano un
ritorno più o meno immediato.
La ricerca di riferimenti rassi-
curanti e di certezze a buon mer-
cato ci impedisce di accedere a
una carità che è sempre in qualche
modo rischiosa perché non accetta
i limiti della prudenza e del buon
senso, vuole costringerci a forzare i
nostri personali limiti e disponibilità
e ci invita pressantemente a fidarci
degli altri e non solo di noi stessi. Il
senso della carità verso il prossimo
chiede una capacità ed energia di
conversione, che non è solo fatico-
sa; spesso è una vera e propria
rottura dei nostri schemi comporta-
mentali e dunque qualcosa che
sentiamo come una minaccia per la
nostra identità familiare. Peraltro,
se fino a qualche anno fa noi adulti
eravamo messi in crisi dai figli at-
traverso salutari forme di contesta-
zione alla nostra inerzia, oggi nep-
pure i giovani spesso appaiono
capaci di provocarci a un cambia-
mento culturale e operativo: sono
pochi, in questo momento, i ragazzi
BS MARZO 2004

4.6 Page 36

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davvero pronti a scommettere sul-
la solidarietà, andando controcor-
rente rispetto ai coetanei e alla
società intera. Dobbiamo dunque
ammettere che la famiglia, da
sola , forse non ha più le risorse
necessarie per educare alla carità
e per costruire comportamenti
consequenziali. E soprattutto, che
la mancanza -di questo valore può
fare implodere nuclei che a prima
vista sembrano solidi e coesi.
Ma se tutto questo è vero , a
maggior ragione occorre avviare
un processo di riscoperta e di
crescita dell'attenzione e del ser-
vizio al prossimo, mettendo in
conto da subito che non basta
accontentarsi di gesti occasionali
e autogratificanti. Sicuramente il
senso della carità si costruisce a
piccoli passi (perché anche le più
piccole esperienze hanno un
"peso" ragguardevole rispetto agli
egoismi che si annidano nella vita
familiare) , ma è fondamentale
saper pensare in grande, proprio
quando si agisce nella trama
minuta della quotidianità. Credo
che quel che conta in casa è ten-
tare di scrivere e aggiornare conti-
nuamente, con pazienza e intelli-
genza, una grammatica della soli-
darietà che possa essere espressi-
va per tutte le generazioni e per
tutte le condizioni umane e socia-
li. Ciò ci impegna allo sforzo di
capire qual è il linguaggio più ido-
neo (a livello gestuale oltre che
verbale) per fare capire agli altri
che siamo pronti ad amarli , pur
con tutti i limiti che gravano sulla
nostra disponibilità, e - soprattut-
to - senza porre condizioni di sor-
ta. È importante, in questo cam-
mino, allenarci insieme e incorag-
giarci l'un l'altro perché nessun
fallimento possa farci demordere
dalla volontà di costrui re il bene
in ogni modo. Percorrendo questa
strada, l'esperienza mi dice che
non necessariamente si realizza-
no grandi cose e che può perfino
capitare che il bilancio della carità
si chiuda in rosso. C'è però un
guadagno importantissimo: la no-
stra progressiva umanizzazione,
che è ciò che ci consente di arric-
chi re la vita familiare di intimità,
disponibilità reciproca, condivisio-
ne, armonia.
MARZO 2004 BS
MOVIMENTO
SALESIANO
di Julio Olarte
A.R.D.O.R.
Il fondatore è monsignor
GAETANO MAURO
(1888-1969). Nel campo di
prigionia di Katzenau in Austria ~
conobbe don Missorta, uno dei primi
allievi di Don Bosco (Missorta, Missorta,
sempre la via dritta, mai la via storta!),
che gli affidò i figli de li internati.
I MISSIONARI ARDORINI
Don Mauro, finita la guerra e tor-
nato a Montalto, suo paese natale, si
trovò davanti i ruderi del convento
di san Fra ncesco da Paola, e ricor-
dando don M issorta e Don Bosco, di
cui appena li berato aveva visitato la
tomba, sognò di farci un'opera per i
ragazzi poveri. Detto fatto: nacque il
" Ricreatori o Don Bosco", inaugurato
1'8/12/192 1, che don M auro pensa-
va di lasciare ai sal esiani .
Molti giovani e associazioni I~
aiutano nell'apostolato verso altri
giovani. Gli scout gli danno man
forte nella evangelizzaz ione e pro-
mozione del mondo rurale. Egli pre-
sto s'accorge che occorre organ izz~-
re oratori rura li e preparare catechi-
sti. Così, nell'agosto 1925 nasce
l'Associazione Religiosa degli O rato-
ri Rurali (A. R.D.0.R). Nel giugno
1928, presso il ri creatori o un gru ppo
di giovani inizia vita comu~e co~
lui e 1'8 dicembre seguente s1cost1-
tui~cono come Congregazione dei
Catechisti Rurali (M issionari Ardo-
rini), riconosciuta dal Vescovo due
ann i dopo.
Nel 1929 Don Bosco venne di-
chiarato Beato. Don Mauro portava
nel suo breviario un santino rega la-
tagli da don Franc_esia: " Il ~~ato Don
Bosco ci ottenga il suo spinto d1 ca-
rità"; e su lla scri van ia teneva in un
reliquiario una reliqu ia ex o~sibus
· del santo dei giovani, regalo d1don
Rica ldone. Nel 193 1 si ebbero i
primi sacerdoti Ardorini . Nel maggio
1934 don Mauro viene colpito da
una paralisi con emorragia cerebrale
che lo lasciò inabile per un qua-
driennio. Pensando di passare la
mano ai salesiani, don Mauro scrisse
al Rettor Maggiore don Rica ldone
che lo inco raggiò a perseverare.
Don Mauro si riprende e, isp i-
randosi a M amma M argheri ta che
andò ad aiutare il figlio, assoc
"M amma Carolina Ca lmieri" e altre
donne all a sua fo ndaz ione. Nel
1941 , diede vita all e Su ore Cate-
chiste Rurali , estensione femminile
dei catechi sti, e all a fine della vita
fond ò le suore "Catechi ste Ausili a-
tric i dei Sofferenti ". Nel 1943 la
Congregazi one dei ~atechisti Rural!
di don M auro fu unita a quell a dei
Pii Operai, fo ndata dal ve nerab ile
Carlo Carafa ve rso il 1600, e dell a
quale rim aneva solo un membro,
assumendo l'opera il nome di Pii
Operai Catechisti Rurali. li 31 di-
ce mbre 1969 don Mauro moriva.
Attualmente, la Congregaz ione
co nta 46 professi, tra sacerdoti e.
seminaristi da ll ' Ita li a, Co lombia e
Canada, paesi nei quali hanno le
loro opere; ma anche co n dei
membri provenienti da lle Filippine,
Uganda e Ni geri a.
Per saperne di p iù: 06 -688.03 .169.

4.7 Page 37

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.
om/;.'LNf:.N -
Q1l-/t~t"WNoP'ISuoT;4HC- /E.s,"-o,RN'1~<5y.H0,-e ,._..
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BS MARZO 2004

4.8 Page 38

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Sf\\OE E1\\CHE
per ragazzi, genitori, educatori
Dalla pianificazione familiare alla contraccezione,
VOGLIAMO UN FIGUO...
ANZI DUE
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
La famiglia cristiana vive
in una condizione
culturale dove il legame
sessualità-procreazione
non è più colto nel suo
significato profondo.
Cerchiamo di enucleare
alcune problematiche
attinenti, accennando a
soluzioni secondo l'etica
cristiana.
Nell'attuale contesto culturale,
la frantumazione affettiva e
reale del legame sessualità-
procreazione è sempre di più un
dato di fatto per la famiglia. Il di-
battito sull'omosessualità ha portato
alla scissione sessualità-eteroses-
sualità, mentre quello sulla procrea-
zione assistita ha sottolineato la
non-necessità della sessualità ai fini
della procreazione (vedi la procrea-
zione in vitro). Così anche il con-
fronto sulla clonazione vorrebbe
portarci alla non-necessità della
coppia uomo/donna ai fini della
procreazione, dal momento che un
soggetto da solo potrebbe procreare
clonando se stesso. Nella visione
della fede è il legame sessualità-
procreazione che assicura un rap-
porto di rilevante significato per la
coppia e per la stessa società. La
procreazione di un bambino è un
fatto d'amore, è espressione dell 'es-
sere "una sola carne" che origine
alla nuova carne del nascituro. La
nascita di un essere umano, se vuole
mantenere il suo significato antro-
pologico e non ridursi a un signifi-
cato meramente zoologico (con
tutto il rispetto per gli animali), non
MARZO 2004 BS
I L'amore coniugale deve essere
pienamente umano e personale, _
cioè ricco di tutti i valori della
reciprocità e spiritualità tipici
della persona umana.
I La procreazione assistita è un
fatto d'amore, è espressione
dell'essere "una sola carne"
che dà origine alla nuova carne
del nascituro.
VALORI IN QUESTIONE _ .
La sessualità ha _dentr_o d1 se in~
scritti dei valori e dei beni fond~men
tali tra cui il bene della procrea~107_e.
Per il credente procrear~ s1gni ica
:~fsentirsi coinvolti nell'opera d1 010 Crea-
·legame sessualità-procreazione: è
iscritto nella ~atura. La ~n~:~~uei:~
ne è separazione da pa e
.
dell'atto unitivo da quello procr~at1vol~
Nell'insegnamento della Chiesa
due finalità non possono essere se-
t Solo l'intelligenza della fert1-
lif;aae~che attraverso controllo te~no-
lol
\\co può
e pillole
essere eticamente lec1_ta.
del giorno dopo, la ~p1rale
e i contragestativi in genere agiscono
come abortivi, anche se in fase pre-
coce.
può evitare l'atto fisico sessuale tra
i coniugi. Il nascere umano non è
semplicemente nella linea del "pro-
lungamento della specie", ma ha
una rilevanza antropologica ' legata
al valore più sublime della vita, l'a-
more. Da qui, l'insegnamento della
Chiesa che ogni atto sessuale deve
essere aperto alla vita, e quindi che
nella pianificazione familiare i
mezzi che separano l'atto unitivo da
quello procreativo sono illeciti.

4.9 Page 39

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alcune problematiche che pesano.
PIANIFICAZIONE
DELLE NASCITE
La procreazione umana per essere
veramente tale deve essere "respon-
sabile". Una responsabilità nei con-
fronti di se stessi (la coppia), della
società (contribuire allo sviluppo
della popolazione) e di Dio (collabo-
rare all'opera del Creatore). Nel con-
testo della fede procreazione e ses-
sualità, pur essendo aspetti naturali
(come per gli animali), sono carichi
di significato spirituale, sono il luogo
profetico della stessa vita trinitaria
(reciprocità, amore, fecondità). L'a-
more coniugale per essere responsa-
bily deve essere pienamente umano e
personale, cioè ricco di tutti i valori
della reciprocità e spiritualità tipici
della persona umana; deve essere
totale, cioè senza riserve, che si con-
segna totalmente all'amato; fedele,
che imita la fedeltà di Cristo per la
Chiesa, fedele per ·sempre, un amore
indissolubile; fecondo, cioè chiama-
to a partecipare alla fecondità di Dio,
alla sua paternità e maternità. Perciò
la scissione con mezzi contraccettivi
della sessualità dalla procreazione è
un atto non iscritto nel significato
della legge naturale, né nel progetto
di Dio creatore.
I Il nascere umano ha una rilevanza
antropologica legata al valore più
sublime della vita, l'amore.
I La contraccezione è l'atto posto
a impedire l'unione dello
spermatozoo con l'ovulo durante
un rapporto sessuale completo.
TECNOWGIA
E FERTILITÀ
La contraccezione è l'atto posto a
impedire l'unione dello spermatozoo
con l'ovulo durante un rapporto ses-
suale completo, l'atto cioè predispo-
sto per evitare la fecondazione e
quindi la gravidanza. Si tratta più
propriamente di mezzi che evitando
la fecondità operano per il controllo
delle nascite. Le moderne tecnologie
contraccettive sono molteplici e di
varia natura, ma fondamentalmente
si possono dividere in tecnologie
meccaniche e chimiche. Sono mec-
caniche, ad esempio, il preservativo,
il diaframma, il tampone vaginale e
la spirale ("abortiva" più che con-
traccettiva). Sono chimiche i con-
traccettivi orali come la pillola estro-
progestinica, le supposte intrauterine
e altri sofisticati prodotti come la pil-
lola del giorno dopo (un farmaco
abortivo più che contraccettivo). L'in-
telligenza della fertilità avviene at-
traverso i cosiddetti metodi naturali
che non possono considerarsi metodi
contraccettivi, in quanto non viene
posto l'atto di impedire il naturale
corso delle cose, cioè l'unione dei
gameti. Più propriamente indicano
un criterio dove la coppia è provoca-
ta e condotta a stabilire un 'intesa fat-
ta di conoscenza reciproca, di ritmi
vitali e di esigenze biologiche, di
scelte comuni e armonizzate, nonché
di rinunce decise in comunione e
senza imposizioni. I metodi naturali
costituiscono un'intelligenza della
propria fertilità in rapporto ai proces-
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGLIA
C'è una sostanziale differenza tra
contraccezione e intellig_enza della
ferLti'laittàt~
Che cosa ne pensi?
unitivo (sessuale) che
esclu-
de quello procreativo (contrac?ez1one)
non dimostra forse una malizia m~nn-
seca rispetto alla natura delle _c_ose :
S ogni metodo di p1a~!hcaz1one
~e11! nascite ha dei limiti d1 1n~ucces·
so perché non preferire a pnon quel\\o
m~no oneroso per la salute e per a
moLr'ainles?egnamento
della
·
Ch1e.sa
'
e
da
noi conosciuto adeguatamente attra_-
verso la lettura attenta dei d~cufent1,
o
li conosciamo per sentito d!re.
Quale pastorale programm1aTo
_nel·
le nostre comunità sulla rego azione
della fertilità?
si biologici e al rispetto delle loro
funzioni, nella dinamica di uno stile
di vita che ha tutta una sua dinamica
e un suo ordine.
Per la Chiesa, dal punto di vista
etico è lecito il ricorso all'intelligen-
za della propria fertilità, sia con
metodi naturali classici, sia attraver-
so il monitoraggio tecnologico (esi-
stono ormai diversi computerini che
consentono il controllo dei periodi
infecondi). Non sono lecite le meto-
diche contraccettive che separano
l'atto unitivo da quello procreativo.
Queste sono le indicazioni dell'etica
oggettiva. Dal punto di vista sogget-
tivo, può essere che la donna o la
coppia non siano pienamente respon-
sabili dell'atto contraccettivo per le
condizioni o le pressioni in cui agi-
scono. Questa distinzione tra mora-
lità oggettiva e soggettiva è fonda-
mentale per il discernimento etico.
Circa la responsabilità soggettiva,
occorre considerare anche il "cam-
mino" pedagogico della coppia verso
la piena adesione all'insegnamento
della Chiesa. Ma ciò che è fonda-
mentale è distinguere la natura parti-
colare di alcuni contraccettivi: sono
tutti illeciti dal punto di vista oggetti-
vo, ma alcuni lo sono maggiormente.
Ad esempio il preservativo non com-
p01ta particolari problemi per la salu-
te, se non una qualche limitazione
alla naturalezza dell 'atto sessuale,
mentre le pillole hanno conseguenze
sulla salute, che per alcune donne
possono essere anche notevoli. O
BS MARZO 2004

4.10 Page 40

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Ottobre e novembre scorso: mesi più caldi
ORDINE DI SFRATTO
di Filippo Manoni
Sul Crocifisso abbiamo
passato un mese
crocifiggente, tra ottobre
e novembre 2003.
Non c'è stato giornale,
rivista, opuscolo, foglio che
non abbia parlato del
giudice Montanaro e della
sua ordinanza di sfratto al
Crocifisso della elementare
di Ofena (L'Aquila) su
denuncia di Ade/ Smith,
presidente dell'Unione
musulmani d'Italia. Ad
acque calme riprendiamo
l'argomento.
vano trovare tutela anche quelli
de lla maggioranza11 " . "Mi sento of-
f eso. .. il crocifisso è l'espressione
più alta di 2000 anni di civiltà che
appartengono interamente anche al
popolo italiano12" . "Tante cose pos-
sono essere tolte a noi cristiani, ma
la croce come segno di salvezza non
ce la possono togliere! 13".
LA SITUAZIONE REALE
Secondo indagini fatte per conto
di alcuni quotidiani il crocifisso
manca almeno nel 30% delle aule
delle scuole italiane, segno di un
I Uno dei "murali" disegnati
da artisti di strada a Ofena, dopo
il "fatto" del Crocifisso contestato
nella scuola elementare.
H anno detto "La civiltà euro-
pea ha fondamenta cristia-
ne. La presenza del crocifis-
so non offende nessuno1". "Se lo
tolgono dal muro me lo metto io al
collo2" . "Il crocifisso rappresenta il
simbolo della civiltà e della cultura
cristiana, nella sua radice storica,
MARZO 2004 BS
come valore universale, indipenden-
temente da una specifica confessio-
ne religiosa3" . "Qui da noi il croci-
f isso c'è... e f acciamo il presepio
tutti insieme cattolici, musulmani e
buddisti. Da noi l' idea di f ondo è
che le diversità siano di aiuto4".
"Le radici cristiane d' Italia e d' Eu-
ropa sono una realtà che non si può
negare5" . "Il Crocifisso è il simbolo
dei valori che stanno alla base della
nostra identità6". "Quella del giudi-
ce Montanari è una sentenza che
nega secoli di cultura altissima, da
Dante in giù7". "Il crocifisso è il
simbolo de lla nostra identità cultu-
rale perché la religione cristiana ha
dato vita a una civiltà cristiana8".
"Il giudice (Montanari) ha f atto ri-
ferimento alla permanenza del sen-
timento cristiano nella gente: non è
ammesso che un giudice dia valuta-
zioni sul sentimento del popolo ita-
liano9". "Io, non credente, dico che
non conosco al mondo un simbolo
più alto della croce di Cristo 10" . "In
una società pluralistica oltre ai sa-
crosanti diritti delle minoranze, de -
I "Croce !)V~nque, croce speranza
per tutti... .
In cima all'Adamello (3278 m).

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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per i crocifissi delle nostre aule scolastiche.
imbarbarimento della sensibilità cri-
stiana nel popolo e soprattutto nei
gestori della cosa pubblica, quelli
che dovrebbero far rispettare le
leggi. Il dato preoccupante, comun-
que, è che tale "sfratto di fatto" del
crocifisso non è avvenuto per scelta
precisa. Nella grande maggioranza
dei casi è avvenuto per "dimenti-
canza", per "pigrizia" per "indiffe-
renza", il che è peggio. La risposta
data da qualcuno è, infatti, "Abbia-
mo altri problemi cui pensare!", il
che la dice lunga sulla scristianizza-
zione in atto. Ma molta della colpa
di questa situazione di fatto è, forse,
anche dei cosiddetti professori di
religione che quel crocifisso lì, pare,
non lo ricordino mai o quasi, mai ne
fanno cenno o quasi, mai richiama-
no una legge, un perché, una conve-
nienza. .. "Il mio prof non me ne ha
mai parlato! ", è stata la risposta a
una precisa domanda sul crocifisso
appeso sulla parete bianca del!' aula
di una terza liceale. Molti altri alun-
ni delle elementari, delle medie e
delle superiori non ricordano nem-
meno se c'è o no il crocifisso nella
propria aula, non ci fanno caso, non
lo vedono ... Non sarà il caso che
qualche insegnante di religione fac-
cia qualche piccolo "mea culpa"?
L'OPINIONE
Una questione su tutte: è legittimo
tenere in aula il crocifisso? Secondo
noi sì, proprio perché rappresenta il
simbolo della civiltà e della cultura
cristiana nella sua radice storica
non di una singola nazione ma di u~
intero continente, una società nata e
vissuta attorno a quei valori non
può essere 'condannata, alla nega-
zione di se stessa 14 ', per non scon-
tentare una minoranza estranea a
questi valori. Nessuna società può
essere un contenitore asettico, nulla
a questo mondo è neutrale, nulla
senza significato. 'Una cultura si
apre alla accoglienza e alla valoriz-
zazione delle altre senza rinunciare
alla fsropria ... Il nulla non dia-
loga 5 ' : Non è certo il crocifisso
che nega diritti agli extracomunitari,
semmai glieli assicura. E non sono
le braccia aperte di un crocifisso
che negano l'accoglienza agli immi-
grati islamici... Tutt'altro. A suo
nome preti e organizzazioni cattoli-
che si stanno battendo per loro. A
suo nome si invoca l'ecumenismo.
A suo nome ci si batte per la pace.
Due sono i modi di rappresentare
la croce col suo divino Inquilino:
"un modo gioioso , festoso, pieno di
maestà 16", che è durato più di 1000
anni, e m~tte in luce gli effetti della
crocifissone (la riconciliazione, la
pace, la convivialità, il perdono ... );
e il modo "tragico" che comincia
con l'arte gotica e si prolunga fino
ai nostri giorni, e sottolinea le cause
della crocifissione, il peccato, l 'in-
sensibilità, la ferocia dell'uomo.
UNA ,CONCLUSIONE
Un dubbio continua a roderci la
mente e il cuore: dopo che la croce
viene sfrattata dalle aule scolasti-
che, toccherà alle aule dei tribunali?
Poi sarà la volta dei cimiteri? E che
fine faranno le tante croci sulle
cime dei nostri monti? E il giorno in
cui toccherà all'insegna della Croce
Rossa, come la chiameremo quella
benemerita istituzione? E siccome,
l'appetito vien mangiando, come di-
cevano i nostri vecchi che la sape-
van lunga, prima o poi sarà la volta
della croce dei campanili, o delle
chiese (se dà fastidio il piccolo cro-
cifisso in aula quanto non ne daran-
no le grandi croci sui campanili e/o
Il crocifisso emerge dal fango
del disastro in Venezuela (1999).
Crocifisso macua del Mozambico.
sui pinnacoli delle chiese ... ). Poi
ancora, spariranno le edicole nei
crocicchi delle strade .. . sempre,
naturalmente, per la "sacra" teoria
della laicità dello Stato. E con l'in-
segna delle farmacie come la met-
tiamo? Magari rispolvereremo il
sacro simbolo di Esculapio! Ma,
adesso che ci penso, anche quello
era un dio...
O
1 Mario Scialoja, ex ambasciatore presso il
Palazzo di Vetro e consigliere di amministrazio-
ne del centro islamico culturale d'Italia.
2 Una maestra della periferia di Milano.
3 Consiglio di Stato 1988.
4 Scuola elementare di Piazzale Maciachini,
Milano.
5 Luisa Santolini, presidente del "Forum del-
le associazioni familiari".
6 Carlo Azelio Ciampi, Presidente della Re-
pubblica Italiana.
1 Beppe Del Colle , editorialista di Famiglia
cristiana .
8 Paolo Casavola, presidente emerito della
Corte Costituzionale.
9 Giuliano Vassalli , presidente emerito della
Consulta .
IO Giuseppe Vacca, presidente della Fonda-
zione Istituto Gramsci.
11 UGCI, Unione giuristi cattolici italiani.
12 Pebbe Pisanu , ministro dell'lmerno.
13 Giovanni Paolo II 1998.
14 Luciano Verdone , professore di filosofia a
Salerno.
15 Idem.
16 Raniero Cantalamessa, fraie , giornalista,
scrittore.
BS MARZO 2004

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1 -1 924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le form ule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di € .. . o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente" .
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o ali 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data)
(firm a per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Vi a dell a Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 - Fax 06.656 12679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Mari a Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Te!. 011.5224247-8 - Fax 011.5224760
C.C.P. 28904 100
MARZO 2004 BS
. . . J .I NOSTRI MORTI
BIGOTTI sig. Giacomo, salesiano
laico,
t Catania, il 19/01 /2003, a 81 anni
Una grande figura di coadiutore , che ha
impreziosito con uno stile ed ucativo fatto di
lavoro e professionalità, amore e dedizione
ai giovani, la nostra scuola professionale.
Figlio di un exallievo salesiano e di una
mamma che tutto donò a Don Bosco: il
marito, prima di tutto, che trascorse gran
parte della sua vita in Cile, "salesiano tra i
salesiani", come stimato maestro di sarto-
ria. Poi i fi gli : prima Giacomo, appunto ,
che , divenuto salesiano laico, per ben 57
anni fu l'an ima della scuola professionale
di Catania-Barriera; poi don Mario, sacer-
dote e anche lui salesiano, che l'obbedien-
za inviò in Egitto come docente presso le
scuole italiane di Alessandria e del Cairo,
affidate ai fig li di Don Bosco. Anche lui il 25
giugno 2003 , a 79 anni di età , dopo un
doloroso calva rio serenamente accettato,
ha seguito il frate llo , riconsegnando al
Signore una vita spesa con competenza e
amore per i giovani e la Chiesa. Infine suor
Tommasina, divenuta figlia di Maria Ausi-
liatrice. Al Dio della bontà e della miseri-
cordia il nostro grazie per i due confratelli
esemplari che hanno fatto onore alla con-
gregazione.
BOFFETTI sr. Assunta,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Roppolo Castello (Biella), il 30/03/2003,
a 84 anni
Nel 1994 le era stato chiesto di lasciare il
Co ll e Don Bosco per la ch iu s ura della
comu nità. E suor Assunta ne aveva soffer-
to. Proveniva da una famiglia con dodici
figli, cinque dei quali religiosi/e. Aveva tra-
scorso gli anni di attività come cuciniera e
in laboratorio al Colle Don Bosco. Nono-
stante non fosse a co ntatto diretto co n i
giovani, s'interessava ai problemi educati-
vi , le piaceva dialogare sui problemi della
società e del mondo e lo faceva con intelli-
gente sensibil ità. La sua compag nia era
piacevole , pe rché - dicono di lei - era
discreta e sorridente, dolce e capace di
re lazione profonda.
LIVELLO prof. Giovan11i,
exallievo,
t Busto Arsi zio (VA), il 06/05/2003,
a 83 anni
Il professor Giovanni ha frequentato la
media e il ginnasio presso il collegio sale-
siano San Basilio di Randazzo dove, oltre
a una solida base culturale, ha anche rice-
vuto una altrettanto solida base religiosa e
morale. Ha dedicato la sua vita all'insegna-
mento della lingua e letteratura italiana ii:,
istituti secondari superiori e inferi ori. E
stato direttore della sc uo la d i mu s i-
ca "Lorenzo Perosi" di Busto Arsizio. Uomo
di grande spessore umano e morale, non
ha mai dimenticato di essere stato educato
alla scuola dei salesiani a essere onesto
cittadino e buon cristiano; proprio per que-
sto durante tutta la sua vita ha continuato a
sostenere con riconoscenza l'opera sale-
siana , nella quale aveva professato suo
frate llo don Gaetano che , dopo essere
stato in varie case, visse gli ultimi tre anni
della vita presso l'istituto salesiano "San
Luigi" di Messina, dove morì nel 1988.
MARCUZZI sac. Piero Giorgio,
salesiano,
t Roma, il 12/04/2003, a 69 anni
Figlio di una famiglia dalla fede provata e
vissuta, il papà conobbe e stimò Pier Gior-
gio Frassati tanto da chiamare col suo no-
me uno dei figli ; la mamma a sua volta co-
nobbe san Giuseppe Moscati, san Pio da
Pietrelcina, il beato Bartolo Longo, il beato
Filippo Rinaldi. Piero Giorgio passò 35
anni della sua vita salesiana come docente
nell'insegnamento all'UPS (Università Pon-
tificia Salesiana), fino a diventare il decano
della Facoltà di Diritto Canonico, materia
nella quale era un vero maestro. Tra le sue
doti più belle, a parte la giovialità del carat-
tere , la battuta pronta, la risposta furba,
c'era anche una buona preparazione musi-
cale. In questa veste fu protagonista attivo
di operette, revival e teatri. Amante della
liturgia, le sue celebrazioni erano sempre
curate nei minimi particolari , e ben prepa-
rate le sue omelie. Un salesiano esempla-
re, un docente apprezzato, ma anche un
pastore delicato e attento, che ha saputo
servire la gente, la congregazione e la
Chiesa con competenza e paternità.
ENNA sac. Giovanni, salesiano,
t Cagliari, il 22/05/2003, a 81 anni
Uomo concreto, realista, essenziale, senza
fronzoli ; un burbero che al primo impatto la-
sciava sconcertati , ma poi si rivelava ti-
morato di Dio, paterno, rigoroso nell'adem-
pimento del dovere, nonostante fosse esi-
gente a scuola e in confessionale. Le doti
umane, morali , e spirituali, l'intelligenza, il
cuore ... tutto ha messo a disposizione per
il servizio dei giovani come insegnante. La
cattedra divenne il luogo per esprimere se
stesso come amico, maestro ed educatore.
Ha accompagnato con scrupolo e profes-
sionalità gli alunni nel loro faticoso incedere
verso la maturazione umana e intellettuale.
Dal 1987 l'obbedienza lo aveva destinato
alla parrocchia di san Paolo, co n l'incarico
di confessore. Tantissimi hanno avuto l'op-
portunità di attingere al tesoro del suo
sacerdozio, ed egli a sua vo lta ha potuto
esercitare la sua tutta la sua paternità spiri-
tuale. Sacerdoti , suore e centinaia di fedeli
porteranno il ricordo di un sacerdote severo
ma buono che ha saputo aiutarli nei
momenti di difficoltà. Ha portato avanti la
croce della malattia, giorno dopo giorno,
reagendo sempre con un supplemento di
lavoro e di servizio per i suoi fratelli.
Venuta la sera di
el giorno Gesù disse:
qu "Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)

5.3 Page 43

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nell'istituto per malati mentali . Le
sue opere cominc iano a essere
apprezzate a Parigi e Bruxelles.
Ad Auvers-sur-Oise , Vincent è in
cura dal dottor Gachet, ma il 27
luglio 1890 si spara: muore due
giorni dopo.
Savina Jemina
Marzo
UN SANTO - UN ORDINE
L'8 marzo san Giovanni di Dio ,
fondatore dell'Ordine ospedaliero
dei Fatebenefratelli. Nasce nel
1495 a Montemoro-Novo, in Por-
togallo. Intraprende la carriera
militare; poi si converte e si mette
al servizio dei malati. A Granada,
in Spagna, fonda un ospedale e
nel 1540, con alcuni compagni,
costituisce l'Ordine con il carisma
dell'assistenza corporale e spiri-
tuale dei poveri e degli infermi.
L'Ordine - approvato da Pio V nel
1570 - è laicale, ma con possibi-
lità di avere i sacerdoti necessari
per l'assistenza spirituale degli
ammalati e delle proprie comu-
nità. Muore a Granada nel 1550
ed è canonizzato nel 1691. È
dichiarato protettore degli ospeda-
li da Leone Xlii e patrono degli
infermieri da Pio Xl.
UN PITTORE
Vincent van Gogh nasce a Groot
Zundert, Olanda, il 30 marzo
1853, figli o di un pastore prote-
stante. Smette gli studi, lavora per
una casa d'arte francese che lo
sposta via via a Bruxelles, Londra
e Parigi. Nel 1880 è a Bruxelles,
dove studia disegno. Ama , non
corrisposto, Kee Vos, giovane cu-
gina vedova. Si sposta a L'Aja,
Nuenen e Anversa, dove frequen-
ta l'Accademia di Belle Arti, poi a
Parigi, dal fratello Theo. Conosce
Signac, Pissarro e Gauguin , e or-
ganizza una mostra con gli " lm-
pressionistes du Petit Boulevard'.
Nel febbraio 1888 è ad Arles ,
dov'è raggiunto da Gauguin; ma i
due litigano, e Vincent si taglia il
lobo dell'orecchio sinistro . Dopo ,
va a Saint-Rémy e si fa ricoverare
DIARIO DEL'ULTIMO
1'2 SECOLO
2 marzo 1955: il principe Sihanuk
è primo ministro della Cambogia.
3 marzo 1998: in Friuli, un aereo
Usa a bassa quota trancia il cavo
della funivia del Cermis, causando
la morte di 20 passeggeri.
5 marzo 1953: muore Stalin.
7 marzo 1963: per la prima volta
giunge in Vaticano una delegazio-
ne sovietica, guidata da Aleksiei
Agiubei.
7 marzo 1964: i primi marine Usa
sbarcano in Vietnam .
15 marzo 1972: l'editore Gian-
giacomo Feltrinelli è ucciso dalla
bomba che sta sistemando sotto
un traliccio dell'Enel , a Segrate.
15 marzo 1978: Israele occupa il
sud del Libano e bombarda campi
profughi palestinesi.
15 marzo 1990: in Urss, dopo
l'introduzione del regime presiden-
ziale (il 13), è eletto presidente Mi-
chail Gorbaciov.
16 marzo 1978: a Roma, rapito
l'on. Aldo Moro (sarà assassinato
55 giorni dopo) e uccisi i cinque
agenti di scorta.
17 marzo 1981: scoperto l'elenco
degli iscritti alla loggia massonica
"P2" di Licio Gelli; sono fatti anche
i nomi di Berlusconi , Calvi, Co-
stanzo e Sindona.
20 marzo 1979: a Roma, assas-
sinato il giornalista Mino Pecorelli.
20 marzo 1994: in Somalia, ucci-
sa la giornalista del Tg3 Ilaria Alpi.
20-26 marzo 2000: pellegrinag-
gio di Giovanni Paolo Il in Terra
Santa.
22 marzo 1968: nell'Università di
Nanterre, nasce il "maggio france-
se".
23 marzo 1983: il presidente
Usa, Reagan, lancia il programma
"guerre stellari".
24 marzo 1957: con il Trattato di
Roma, nasce la Comunità Econo-
mica Europea.
26 marzo 1979: a Washington ,
Egitto e Israele firmano il trattato
di pace.
29 marzo 1967: enciclica "Popu-
lorum progressio" di Paolo VI.
LA LENTE
I 25 anni di pontificato di Giovanni
Paolo 11 sono stati festeggiati dal-
le Poste di Nicaragua, con un bel
foglietto . Soggetti religiosi com-
paiono su francobolli del Belgio
(la chiesa di Herbeumont) e delle
isole Bahamas (chiesa anglicana
di San Matteo). L'Ordine di Malta
accontenta filatelici e numismatici:
su due dentellati , è riprodotta la
moneta d'argento con soggetto
natalizio e con l'immagine del
Gran Maestro, fra' Andreas Ber-
tie. Jersey e altri Paesi, infine, ri-
cordano l'inizio dell'anno lunare
cinese della Scimmia.
LE MOSTRE
A Torino, Palazzo Bricherasio,
ospita sino al 30 maggio la mostra
sull'artista Fortunato Depero. A Sa-
vona , sino al 12 aprile, per le cele-
brazioni dei 500 anni di papa Giulio
11 , La Cappella Sistina e Michelan-
gelo. A Venezia , sino al 16 mag-
gio, la Collezione Guggenheim pro-
pone L'età di Michelangelo e Raf-
faello. A Perugia , nella Galleria
Nazionale dell'Umbria sino al 18
luglio, Perugino, il divin pittore. A
Napoli, in Castel Sant'Elmo, sino
al 14 marzo, Gaspare Traversi-
Napoletani del Settecento tra mise-
ria e nobiltà.
BS MARZO 2004

5.4 Page 44

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DIBATTITI
Severino Cagnin
·
La Giornata dell' ACQUA per capire che non è solo H20
ACQUA DA BERE
O DA VENDERE?
Questo mese DIBATTITI è provocatorio. Sono
gocce d'acqua vitali o avvelenate. Sempre in
rapporto alla nostra sete e alle mani di una
bimba africana vuote d'acqua.
Acqua è vita?
L'Associazione di
Volontariato
Internazionale
cerca portatori
d'acqua per
assicurare la vita
a 500 mila persone
in Africa.
www.acquaevita.it
I Velocità di motoscafo su onde geometriche.
Ci siamo sentiti padroni del mare per sfruttarne
maree e correnti.
L'Effetto Serra, l'acqua alta a Venezia, i monsoni
non sono fantasie. Ciascuno può bersi lp minerale
preferita, ma senza iniezioni di acido... E pensabile
un governo mondiale? Dante 600 anni fa gli dedicò
il trattato "De Monarchia". "Oggi - dice Sergio
Romano - il grado di interdipendenza fra Paesi
è tale che nessuno può pensare di risolvere un
problema da solo".
L'ONU ha dichiarato ogni 22 marzo Giornata
Internazionale dell'Acqua, per ricordare che il 98%
di essa sul pianeta non è potabile; che 1,5 miliardi
di persone non vi ha accesso; che 5 milioni, tra cui
3 di bambini con meno di 5 anni, muoiono ogni anno
per inquinamento, e che 10 Paesi condividono
il 60% delle riserve del pianeta, mentre 2 abitanti su
3 non ne avranno nei prossimi 25 anni.
Il mio dibattito personale è considerare l'acqua tra
violenza e solidarietà, come un problema alla pari
di quelli più importanti: denaro, sesso, TV, cultura,
politica... "L'acqua è - per usare un termine tratto
dall'ecologia - un fattore limitante dello sviluppo
umano. La scarsità o la mancanza d'acqua
impediscono, infatti, una vita domestica e urbana
dignitosa, l'agricoltura, le attività manifatturiere,
il turismo". (Giorgio Nebbia, Università di Bari)
MARZO 2004 BS
IA volte l'acqua non c'è per niente, o è troppa!
I Verdi hanno finito di sognare di fronte a nubifragi,
monsoni, alluvioni... Allora bisogna difendersi anche
con una fila di taniche. Paolo Bedoni, presidente dei
Coltivatori Diretti: "Per costruire il futuro servono
interventi di manutenzione, nuove opere, uso
corretto dell'acqua e razionalizzare le competenze".

5.5 Page 45

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RELAX
il Cruciverba•
Santuari d'Italia
di Roberto Desiderati 23
31
Visitiamo i
luohi di culto
34
del nostro paese,
i più conosciuti
37
e i meno noti.
Rilassandoci.
50
A gioco completato ri.su lterà, nelle caselle a doppio bordo, il nome di un famoso Sa ntuario
o
Definizioni
ORIZZONTALI. I. Vedi foto - 16. Opere d'arte
a tre dimensioni - 17. Fu abolita quella degli
sch iavi- 18. Poste e Telegrafi-19. Esemp io in bre-
ve - 20. Può essere Nero o Rosso - 22. Taranto -
23. Arcobaleno - 26. Il patriota morto a Sapri-30.
Lo dice il titubante - 31. Le Fiamme Giall e - 34.
Nostro Signore - 35. Pesanti obblighi - 36. Vale
l 0milametri quad.rati-37. Un centes imo! - 39. Lo
sportell o di un mobile -40. Si cede loro il posto in
autobus - 42.11 profeta ebraico nella fossa dei leo-
ni - 45. Iniziali dello scrittore Zola - 46. Covi di
animali - 48. Grido di gloria a Dio - 49. Simbo lo -
50. Ancona (sigla).
VERTICALI 2. Incomprensibile - 3. North Ca-
rolina -4. Steppa siberiana - 5. Le prime dell e ulti-
me - 6. La dea personificazione de ll 'errore - 7. Il
poll o quando vive libero-8. Iran (sigla) - 9. Oppo-
sti nella busso la -10. Bizzan-ie -11. La città in cui
nacqueAbramo-12. Loè la don na al volante - 13.
Aumenta col tempo - 14. Le dispari in rete - 15.
Lieta -18. Esageratamente meticoloso -20. Orga-
nizzazione criminale- 21. A utomobil Club Italia-
no - 24. Affenn a a Berlino - 25. Congiunzione eu-
fon ica - 27. Aspirazione - 28. Baronetto inglese -
29. Ven uti alla luce - 30. Una dell e Forze atmate -
32. Antica regione dell 'Asia m inore - 33. Culla
usata un tempo in campagna - 38. Il monte dove
nacque Zeus - 39. Mezza annata - 41. Prep. art. - 43.
Alleanza Naziona le - 44. lniz. di Malot - 47. Enna.
IL CAPOLAVORO BAROCCO
La so luzione nel prossimo numero.
L'edificio costru ito sul colle di Superga dall'architetto Juvarra è un vero
capolavoro di archi tettura barocca del Settecento. Per rendersi conto della
sua bellezza va guardato prima dal basso, da Torino . Da quella posizione ci
si accorge che su l verde della collina torinese si staglia prepotente nel cielo
azzurro il candore della stupenda costruzione. Entrando in Basilica
l'animo è invaso da una sensazione di religioso raccoglimento che alla
vista de ll a gra nde cupo la si trasforma in ammirazione e stupore. La cupola
. poggia su una maestosa strnttura
- - - divisa in due ordini. Il primo
ordi ne è costi tuito da otto colonne
scanalate di ma rmo grig io.
SOLUZIONE del
numero precedente
AC C A VA L L A T A ■ AT T O
TE RR E N o ■ T Ass ■ A MO
D ■ A L TR A• -s I MPL E X
I~ IA L L o ■ MA NO ■ o PE R A
·~ E ■ o ""I ■ CA L A Ml T A M
NO ■ T A R A O T A I L E O
1JTI RA NA• AA S I NI N A
MO N O L I T I CO• O T O• O B
Verso la fine dell'anno 1730 la chiesa era finita,
mancavano solo alcune rifiniture molto margi-
nali; anche il caseggiato destinato ad accogliere
i conv ittori era finito, arredato e reso abitabile;
mancava da finire la residenza del Re (la parte
rimasta incompiuta):a questa sì sarebbe pensato
in seguito , purtroppo non se ne fece null a ed è
rimasta così come era allora e non se ne conosco-
no con esattezza le cause. Il giorno I novembre
173 1 la ch iesa veniva aperta al pubblico con una
solenne celebrazione. All a cerimo ni a era
presente il Re Carlo Emanuele Jll, il Juvarra, i
convittori, le autorità civi li e nu meroso pubblico; ·
mancava solo Vittorio Amedeo II, l' ispiratore e
l'ideatore della Basilica poiché il figlio non gli
penn ise di essere presente all 'inaugurazione del
più be l monumento costruito a Torino, lascian-
do lo relegato ne lla residenza di Chambery. La
consacrazione della Basi li ca venne effettuata più
tardi: il 12 ottobre 1749 dal cardinale Delle
Lanze.
BS MARZO 2 004

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
HO ACCANTO
A ME ANDREA
Era il 31 gennaio, festa di Don
Bosco, quando fui certa di es-
sere in attesa di un bambino.
Avevo tanto pregato a questo
scopo sia Don Bosco sia Dome-
nico Savio. La nostra g101a era
immensa, ma la gravidanza si
rivelò fin dall'inizio difficile, tanto
da essere costretta al completo
riposo per alcuni mesi. Per tutto
il tempo indossai l' abitino di
Domenico Savio e recitai ogni
giorno la pregh!era _della
mamma in attesa, piena d1 spe-
ranza e di fiducia . Giunsi al ter-
mine del la gestazione, ma
durante il parto i medici registra-
rono nel bambino un repentino
indebolimento del battito cardia-
co , che richiese un intervento
d'urgenza. In quei momenti cru-
ciali io continuavo a invocare i
miei Santi protettori, perché aiu-
tassero me e il bambino. Ora,
mentre sto scrivendo, ho accan-
to a me il nostro Andrea che mi
guarda e mi sorride.
c.s.
Ml CONSOLÒ
PARLANDO DI LUI
Desidero rendere pubblica la
meravigliosa esperienza vissuta
in me, dando alla luce 11 mio pic-
colo Emanuele, nato inaspetta-
tamente. Dopo aver perso due
gemellini, una mi_a amica ~i
consolò parlandomi d1 Domeni-
co Savio, santo delle mamme
in attesa e delle culle . lo mi inte-
ressai subito per avere il suo
abitino e la novena. Da quando
ho saputo di essere di nuovo in
attesa , ho raddoppiato_ la mia
preghiera a San Domenico Sa-
vio e mi sono sentita da lui pro-
tetta. Infatti sono intervenute
situazioni che hanno messo a
rischio la gravidanza. Ora conti-
nuo a pregarlo per il mio picco-
lo, per tutti i bimbi del mondo e
per tutte le mamme in attesa. La
preghiera è utilissima, ma dob-
biamo avere fede .
Caterina R., Catania
MARZO 2004 BS
NON BASTERÀ
UNA VITA PER
RINGRAZIARE
Sono una mamma a cui non ba-
sterà la vita intera per ringrazia-
re il Signore del dono meravi-
glioso di cinque figli : Chiara ,
Francesca, Benedetta, Marta e
Samuele. Quest'ultimo è venuto
alla luce quando io avevo 41
anni : un vero miracolo! Samuele
è nato con un po' di anticipo ,
eppure è nato sano e ha portato
una brezza di primavera nella
nostra famiglia che lo ha accolto
con tanto amore. Nella sua atte-
sa io mi sono affidata a San Do-
menico Savio, portando il suo
abitino e facendo con molta fe-
de la novena. Ho awertito così
la sua protezione per tutto il
tempo della gravidanza e al
momento della nascita.
Giuliana Romanò, Seveso (Ml)
CON L'ABITINO
AL PRONTO
SOCCORSO
ta tanto ch e rassicurai la sorella
e ;icevemmo anche le indicazio-
ni giuste per arrivare a Chieri.
All'ospedale trovammo la mam-
ma adagiata su una barella, ma
serena e rilassata. Poco dopo la
visitarono. In sala d'attesa io re-
citavo di nascosto il S. Rosario.
Verso le ore 18.00 la mamma
aveva ancora capogiri; le som-
ministrarono le cure necessarie
con grande premura. Verso_I~
21 .00 l'infermiera c1 comunico
l'esito degli esami: non c'era
nulla di preoccupante. Le tolse-
ro la flebo e la dimisero. Uscen-
do dall 'ospedale la mamma
camminava con noi e scherza-
va come se non fosse succes-
so' nulla. San Domenico Savio
le aveva ridato la voglia di vive-
re. Giungemmo a casa stanche,
ma profondamente riconoscenti.
La mattina seguente la mamma
mi mostrò un abitino di Domeni-
co Savio da lei richiesto qualche
anno prima. San Domenico Sa-
vio è ritornato nella nostra fami-
glia e ci resterà per sempre.
M.G., Novara
Ero giunta con la mamma e la
sorella al Colle Don Bosco per
un incontro di preghiera. Era la
IN GIOIOSA
ATTESA
prima volta che visitavo il _Colle:
Andammo a ritirare un ab1t1no d1
san Domenico Savio con rela-
tivo libretto. Ne volle uno anche
mia sorella. lo misi il mio nella
borsetta e poi per qualche ora ci
separammo. A un certo momen-
to mentre m'incamminavo sulla
scalinata del Santuario trovai
mia madre: era seduta per terra,
aveva capogiri e non riusciva ad
alzarsi. Chiedemmo aiuto. Pron-
tamente soccorse da alcuni
volontari della Protezione Civile,
su consiglio di un medico si
decise di trasportare la mamma
al più vicino ospedale di Chieri.
Prima che la mamma fosse
adagiata nell'ambulanza e par-
tisse, presi dalla borsetta l'abiti-
no di Domenico Savio e glielo
Mi chiamo Silvana, sono sposa-
ta da due anni. Con gioia
immensa ho scoperto in questi
giorni di aspettare un bambino .
Era da tanto che desideravo un
figlio e ora Domenico Savio _me
lo concedeva. Due g1orn1 prima
di sapere d'essere incinta avevo
sognato Domenico Savio._ Mi
guardava quasi per avvert1rm1
che qualcosa di nuovo sarebbe
accaduto. Tutta la notte invoca,
il suo nome . Ora lo prego con
tutto il cuore di assistermi
durante la gravidanza , di pro-
teggere soprattutto _la creatura
che sta crescendo in me , e d1
prepararmi a comp iere con
coraggio e fedeltà la mia futura
missione di madre.
misi sul petto. lo e mia sorella
seguimmo l'ambulanza con la
nostra macchina. Percorrendo 1
Silvana,
Palma di Montechiaro (AG)
15 km di strada verso Chieri ,
mentre mia sorella guidava piut-
tosto agitata , io pregavo. Non
conoscevamo la strada e pen-
savamo che la mamma sarebbe
ILMIO
CUORICINO
FUNZIONAVA
arrivata in ospedale prima di
noi , l'avrebbero visitata senza di
BENISSIMO
noi. Recitai intera la novena, af- Caro Domenico Savio, mi chia-
fidando completamente a Do- mo Vittoria e nove mesi fa sono
menico Savio la mamma. Dopo nata insieme alla mia sorellina
la preghiera mi sentii rasserena- Bianca . Appena nata ho visto
mamma, papà e i miei nonni. Mi
hanno subito portata in un altro
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere n~n
fi rmate e senza recapito. u
richiesta si potrà omettere
ospedale tra tanti bambini ~ic-
coli come me , con problemi al
cuore. Un mese prima della mia
nascita avevano detto ai miei
l'indicazione del nome.
Mamma Margherita
GUARITO
DA UN ICTUS
CEREBRALE
Circa due anni fa mio marito
fu colpito da un ictus cere-
brale , con perdita di_ cono-
scenza e crisi epilettiche. Il
medico disse che eventuali
ricadute a breve termine
avrebbero potuto essere
mortali. Allora pregai tanto
Mamma Margherita, misi la
sua immagine, che porto
semp re con me, sotto il
cuscino di mio marito e attesi
fiduciosa. Dopo un mese egli
fu dimesso dall ' ospedale .
"Vada a casa e ringrazi qual-
che Santo", gli ~se il dotto-
re nel congedarlo. Non pos-
so che ringraziare Mamma
Margherita .
M.B., Torino
genitori che avrei dovuto essere
operata al cuore per poter resta-
re in vita. Angosciata per questa
notizia la mia mamma insieme
a tutti 'i familiari ha implorato il
tuo aiuto. Il giorno prima che io
nascessi ha chiesto a Te, a Don
Bosco e a Maria Ausiliatrice di
intercedere presso Gesù affin-
ché io nascessi sana. Nata il 9
maggio, alle ore 6, i dottori non
hanno riscontrato alcun proble-
ma al cuore. I controlli ed esami
dei quattro giorni successivi
hanno accertato che il mio cuo-
ricino funzionava benissimo. lo
ho potuto rivedere la mamma, il
pa pà e la mia sorellina . C_on
questa letterina, caro Domen ico
Savio, Ti voglio ringraziare, pre-
gandoti di proteggere sempre
me e la mia famiglia .
Vittoria Imperatore, Napoli

5.7 Page 47

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~-
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-
redazionale
Maestro
MASSIMO PALOMBELLA
Professore di Teologia
dogmatica all'UPS.
Direttore del coro interuniversitario
di Roma, costituito nel 1988, anno
del ce ntenario della nascita
di Don Bosco.
Di rettore della rivista di musica
"Armonia di Voci".
Maestro, com'è nata l'idea del coro interuniversitario?
Quasi per caso, offrendo ai giovani di cantare alle celebrazioni che il
Papa fa in S. Pietro a dicembre. In pratica il coro opera da una quindicina
di anni, perché ha cominciato la sua attività cantando per le celebrazioni
di chiusura del centenario della morte di Don Bosco tenute all'UPS.
Quanti sono i componenti e come avviene la scelta dei coristi?
Il nucleo stabile va dalle 80 alle 100 persone, con le quali si fa un la-
voro formativo di base: tecnica vocale, pratica polifonica, scuola d'o-
pera lirica... Esistono momenti formativi specifici, incontri di forma-
zione umana, oltre, naturalmente, alla celebrazione dell'Eucarestia do-
menicale nella basilica del sacro Cuore per il mondo universitario. La
scelta dei coristi, mi diceva? Chi vuole si presenta, fa una prova di se-
lezione vocale ed entra a far parte del coro. C'è chi fa parte del gruppo
senza cantare nel coro. Si tratta dunque di un gruppo aperto a carattere
formativo e culturale.
Per chi cantate? Dove vi esibite? Siete conosciuti e riconosciuti
dagli altri studenti?
Cantiamo nelle più significative manifestazioni della cultura univer-
sitaria e della Chiesa. Coinvolgiamo tutta la cultura giovane musicale
italiana, spesso unendoci ai cori delle altre università, dei conservatori
e degli istituti musicali. Non solo italiani. Ci esibiamo dove e quando
siamo richiesti e le richieste sono molte. Generalmente a dicembre
facciamo il tour delle università europee, coinvolgendone una quindi-
cina. Ormai ci conoscono e ci apprezzano.
Il mondo universitario, si sa, non è facilmente gestibile. Trovi
difficoltà per le tue iniziative? ·
È mia opinione che il mondo universitario, che è il mondo della cul-
tura, proprio con la cultura sia possibile avvicinarlo e "conquistarlo".
Voglio dire che ciò che si fa o è ad altissimo livello o non serve. Nel
nostro caso la cultura musicale si chiama "Gregoriano", si chiama po-
lifonia del '500, si chiama opera classica... In questo senso la cultura
è un veicolo dell'evangelizzazione.
Qual è il concerto che ti ha dato più soddisfazione? Quale il più
prestigioso?
Senza dubbio, il primo che abbiamo fatto, quando abbiamo messo in-
sieme per la prima volta coro e orchestra, durante la giornata giubilare
universitaria. L'orchestra era stato un sogno accarezzato a lungo. Aver
raggiunto questo traguardo è stato storico per il nostro coro. Quello più
prestigioso, invece, è stato quello tenuto in Santa Maria Maggiore, per la
risonanza culturale che ha avuto. E stato certamente un evento di livello
internazionale. Indimenticabile anche per tutti i partecipanti. Reazioni
positive si sono avute sui principali mezzi di comunicazione e valutazioni
eccellenti da tantissime università italiane ed europee. E voglio dirti subi-
to che il nostro cammino non si ferma qui.
AZIRA
Azira, 12 anni appena com-
piuti, fa l'acquaiola a Kabul:
brocca in testa, vende sorsate
d'acqua che distribuisce con
un bricco arrugginito a 1Ocen-
tesimi di euro nella calda esta-
te afghana. D'inverno . .. si ar-
rangia in altri modi, non tutti
legali. Si presenta male in ar-
nese: mani e faccia sporche,
vesti stracciate .. . per impieto,-
sire i possibili acquirenti. E
una ragazzina di strada, una
delle tante, troppe. In effetti
prima della guerra erano qual-
che migliaio, ma adesso rag-
giungono l'incredibile cifra di
quasi 40 mila. Azira conosce
bene i rischi del suo mestiere,
sa che potrebbe saltare su una
mina (ce ne sono ancora a mi-
gliaia un po' dovunque) , sa
che potrebbe scomparire per
sempre, rapita o brutalizzata, o
venduta, o ridotta in schiavitù
sessuale, o finita "per errore"
sotto i bombardamenti dei "li-
beratori" che ogni tanto ri-
prendono senza preavviso, in
una zona o nell'altra della città
e della campagna per stanare
qualche talibano. Tutte le sue
amiche e i suoi amici "di stra-
da" sono nelle stesse condizio-
ni. A lei è capitato di poter
raccontare la sua storia perché
un 'organizzazione umanitaria
l'ha trovata e accolta. E si con-
sidera una delle (poche) fortu-
nate.
BS MARZO 2004

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
GIOVANI
di Giuseppina Cudemo
La fede giovane
INSERTO CULTURA
di Natale Maffioli
-
Il Museo di Lombriasco
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CHIESA
di Savina Jemina
Wojtyta il maestro (3)
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Oltre la tempesta