Bollettino_Salesiano_200309

Bollettino_Salesiano_200309



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IIIYISTAl'OND
DAS.GIO~

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- MAESTRO ED AMICO
di Pascual Chavez Villanueva
I MILLE VOLTI
DI DON BOSCO
~IVIEDIATOR(:
Continuiamo l'audace confronJ:: :,~on~ ~ : ~
L'uno e l'altro hanno accettato senza discutere la missione
loro affidata, anche se aveva i caratteri dell'impossibile,
presentando ai loro occhi come evidente un futuro
per nulla evidente.
E' paradigmatico che i salesia-
ni, volendo definire il centro
della vita spirituale di Don
Bosco, abbiano scelto un'espres-
sione alquanto insolita della Lettera
agli Ebrei, con la quale l'autore
conto della resistenza opposta da
Mosè al potere del faraone. In que-
sto modo l'esperienza di Dio in cui
Mosè, il mediatore per antonoma-
sia della salvezza divina nell'Antico
Testamento, è coinvolto da prota-
gonista, ci si presenta come model-
lo e profezia della fede vissuta da
Don Bosco.
L'autore della Lettera ricono-
sce e sottolinea la pesante prova
cui la fede del grande patriarca è
stata sottoposta con la sua precipi-
tosa fuga verso il deserto per evita-
re la giustizia/vendetta del faraone
(Es 2, 15): Mosè , che aveva final-
mente scoperto l'oppressione che
dilaniava il suo popolo, ha preferito
vivere alla presenza del Dio Invisi-
bile piuttosto che sopravvivere
davanti alla nefasta realtà di un re
ingiusto; così ha sfidato l'ira del
faraone e la sua stessa paura,
appoggiandosi unicamente a Colui
che non si lascia vedere neppure
quando ti chiama per nome (Es
3,2-6). Questa sua incredibile
opzione di scommettere su un
avvenire, di cui nulla sapeva né
poteva immaginare, gli ha permes-
so di affrontare gli ostacoli e perse-
verare nei pericoli; invece di inde-
bolirne la fede, ne ha rafforzato la
speranza, e ne ha concentrato lo
SETTEMBRE 2003 BS
sguardo su quel Dio che gli pro-
metteva un futuro ricco di straordi-
nari eventi. Le difficoltà del momen-
to hanno, dunque, reso acuto il suo
sguardo e lo hanno ind irizzato e
fissato sull'Invisibile.
Come Mosè, Don Bosco ha
percepito Dio presente là dove
altri ne percepivano soltanto l'as-
senza : tra la gioventù povera,
abbandonata e pericolante. Si è
sentito chiamato da Dio quando, in
una sagrestia mentre stava indos-
sando i paramenti per celebrare
messa , ha incontrato un ragazzo
che aveva bisogno di comprensio-
ne e amicizia, un ragazzo che .. .
I Giuseppe Della Valle
Don Bosco in lettura.
Roma, 1869 (?)
Originale, stampa all'albumina,
cm 9,7x13,3.
sapeva soltanto fischiare. Come
dice uno dei suoi biografi: "Non è
stato lui a cercare l'attività tra i gio-
vani come impegno di vita, gli è
stata imposta come una missione.
Questa missione lo ha rimosso dal
circolo dei suoi fratelli sacerdoti e lo
ha collocato nella fila dei santi.
Questa missione ha preservato
Don Bosco dall'essere un sacerdo-
te con un hobby, con una passione
che finisce per renderlo schiavo .. .
Ha constatato di persona che la
gioventù si trovava in grave perico-
lo, si è convinto che doveva aiutar-
la e che poteva salvarla soltanto
mettendosi accanto ad essa con
uno stile di amicizia" (W. Nigg).
I Don Bosco ha percepito
Dio presente là dove altri ne
percepiva~o ~olta~to l'assenza,
m mezzo a1 giovani.

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Settembre 2003
Anno CXXVII
Numero 8
Tutti coloro che, come Mosè, come
Don Bosco, incontrano Dio là dove
gli altri incontrano solo desolazione
e ingiustizia, vivono "come se
vedessero l'Invisibile", vivono per
essere strumenti di salvezza.
Vivere "come se si vedesse
l'Invisibile" è la caratteristica dei
veri credenti. Essi intuiscono la pre-
senza di Dio nelle situazioni di
oppressione e pericolo, quando le
condizioni avverse della realtà fat-
tuale rendono opaca la realtà di
Dio, la cui presenza salvatrice vie-
ne ancor più oscurata dall'evidenza
dolorosa del male. Credere in Dio
suppone cercarlo e scoprirlo là
dove si rende presente. Convertirsi
in testimoni della sua vicinanza
impone di averlo visto là dove gli
altri non sono riusciti a vederlo, tra-
scendendo il male e l'ingiustizia,
pur senza negarne realtà ed effica-
cia. Chi osa dubitare che oggi,
almeno in alcuni paesi d'Europa,
pochi luoghi siano tanto opachi alla
presenza di Dio quanto quelli dei
giovani? La situazione giovanile
appare sempre più problematica:
ampi spazi del loro vissuto sembra
stiano disertando da Dio, forse per-
ché i giovani non riescono a perce-
pirne la vicinanza personale e la
. prossimità affettiva, o forse anche
perché non -se la sentono di accet-
tarne le non facili esigenze.
Per rendere visibile Dio ai gio-
vani ci vogliono credenti che viva-
no "come se lo vedessero", guidan-
do movimenti di autentica liberazio-
ne sociale, morale, spirituale. Dio
rimane nascosto ai giovani, se a
essi non facciamo sperimentare il
suo amore salvifico, se non li aiu -
tiamo a sviluppare tutte le loro
dimensioni, e se non li apriamo con
audacia alla trascendenza. Tutto
questo voleva dire per Don Bosco
fare dei giovani "onesti cittadini e
buoni cristiani" (MB 2,46). Il sale-
siano, come Don Bosco, sa che,
mettendosi dalla parte dei giovani
bisognosi di Lui , incontrerà Dio in
essi. Per il salesiano, esperienza di
Dio e missione giovanile sono due
elementi inseparabili.
I La fede di Mosè con la fuga verso
il deserto è stata sottoposta a
una grande prova.
In copertina:
CNOS-FAP: 25 a n n i
di serviz io ai giovani
lavoratori, i primi
beneficiari dell'azione
p astorale, educativa
ma anche sociale
di Don Bosco.
Mensile di informazione
e cultura reli giosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
- CHIESA
12 L'anno dei tre papi
di Silvano Stracca
- G1ovANI
14 L'identità velata
di Vito Orlando
- cNOS/FAP
18 A servizio dei giovani lavoratori
di Lucio Leghellin
- CASA NOSTRA
20 Don Bosco e Leone Xlii
- 1NSERTO CULTURA
23 Il Museo Stefenelli
di Francesco Motto
di Natale Maffioli
FMA
28 Premio Nobel alla Missione
di Maria Antonia Chine/lo
- RUBRICHE
2 // Rettor Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor J. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Movimento Salesiano - 37 Laetare et
benefacere... - 38 Sfide Etiche - 40 Dibattiti - 42 I nostri morti - 43 Il mese - 44 Viag-
gi - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Levar
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori: Ernesto Gattoni - Giuseppina Cudemo
Graziella Curti • Carlo Di Cieco - Bruno Ferrero
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaco
if;rin~~~!n~~~su~f ~r~~b~~tM'fc~a~i1\\~~t}~bY~1"s~~~r~~f
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Vincenzo Odorizzl - Guerino Pera
Pietro Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e Impaginazione: Pier Bertone
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Gregorio Jaskot (Roma)
Fotocomposizione: Puntografica s.r.l. - Torino
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 55 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni,
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t Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS SETTEMBRE 2003

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di Carlo Di Cieco
I
'(" --
LA PACE NON_-E' ::>---
MAI TROPPA ~-_-. <~,
..
--::.
~ :;::t-:--_. (';_
L'emozione per la guerra in Iraq si è cttradaftv'ffiscivola
lentamente nel silenzio che avvolge le altre"S.7 guerr~ì
e micidiali.
--- . · "
·• l
,,-----e:. -
;'
Mentre in tanti manifestavano
contro l'aggressione
agloamericana, le vittime del
conflitto nella Repubblica Democratica
del Congo salivano a tre milioni in 5
anni. Sparite come le mosche,
nell'indifferenza. La stessa che va
sostituendosi alla passione che per l'Iraq
ha mobilitato le piazze di centinaia di
città d'oriente e occidente, accomunate
dai colori dell'arcobaleno. Solo cinici o
disinformati possono addossare il
silenzio sui conflitti dimenticati a chi ha
sventolato le bandiere della pace per
l'Iraq anziché a coloro che hanno fatto
della goerra una ragione di profitto e un
mezzo di ordinaria sopraffazione del
diritto internazionale.
Ma quanto è successo in Medio
Oriente prima, durante e dopo le
devastanti bombe sull'Iraq, con gli
attacchi terroristici ripetuti in varie aree
del mondo e l'insofferenza verso
l'egemonia occidentale e americana in
specie, nonostante lo spiegamento
della potenza bellica messa in campo,
non consente di parlare di guerra e
pace come rappresentazione letteraria
o finzione cinematografica
passeggera.
La pace, secondo le indicazioni
del Papa, deve ormai entrare a far
parte del nostro impegno
quotidiano perché va compresa
come la finalità storica verso cui
orientare ogni progetto sociale,
culturale , educativo. La pace è una
promessa di Dio, quindi è sempre
davanti a noi . La inseguiamo come
una promessa e allo stesso tempo ,
perché abbiamo una religione non
fatalista, siamo convinti di dover
crescere nel senso di responsabilità
per renderla effettiva. La pace
dipende anche da noi. Se nei suoi
confronti agiamo come Pilato, le croci
diventano miriadi.
O In un progetto educativo non ha più
senso ripiegare le bandiere della pace
alla fine della fase combattuta di ogni
conflitto. La guerra crea crepe e disastri
prima, durante e dopo che viene
combattuta. L'impegno per la pace
1..-
-......
.• ~~-~
deve essere altrettanto costante,
capillare e prolungato nel tempo.
0-T-é!~t; _più che l'attu~le Òrizzontè
mondiale lascia intravedere una--.
lunghissima stagione di conflitti piccoli
e grandi , ci_rcoscritti ed estesi ,
combattuti con atmi cii ogni genere: La
stagione della lotta al terrorismo, a -
piccole dosi stçJ. mandando iA esilio la
solidarietà, la fraternità, la
multiculturalità, il dialogo
interreligioso. Il confronto sempre pi
ravvicinato tra violenze guerresche
renderà di giorno in giorno più ardu
trovare ragiònj per rèstare fermi
stabili in favore della pace. I suo·
sostenitori si _potrebl:fero·ass ·
E chi ha spiegato ·una ba
pace, potre0be domani
noncurànza!sthierarsi ,
conflitto·. I giovani trov
coloro 'che uccidono c
e giustificazioni e quanti
tiare , invec'e, sollievo
quanti vogliono dialoga
ogni cultura e quanti•~0
stretti i privilegi ,di spcié
tecnologicame111te avan
benest~nti ,,-.gçJ.udenti.
o Fare memo•ria della "Pa~·em 'in . :
terris" è corni':! tornare al sapore él~~-
vangelo che nel temp<:> si è dij);,èFfalO. '~
tra altri sapori mondani. L'aver '. . ' : :\\ '·.
proclamato Qeato papa Giovan·ni. ~,~ri:
segno di marcia: ripa:rlir~ in quest111..f ·. 1
faticosi inizi di millennio da un · ·. ·
progetto di pace voluto senza se.~
senza ma, quale consegna ~nai P,~r :. ,
ogni eristiano. E'ducatori compre,$1, · .,'.(
Con in più il compito per loro dL
rivisitare i sistemi educativi ~ Wptti
dell'educaiione ,alla pace e ali! • ·~
nonviolenza. Che sign_V)ca·tuft attr.o:l
dall'acquiescenza ai p!)teliltJ, , ~, ·
compromissione con l'ingh,18fitla ,
disamore per i poveri , . ·: \\',i·· 1 · •
t
,. )
O Le bandiere arcobaleno, anctie
tanti che a torto o ra'gione .lé t,apr.10
viste con diffidenz~·o fastidfo, soho un
semplice richiamo a rimQoccarsi le
maniche e a t r(i)va~e r,m impiego
qualsiasi, lnij éon cuore deciso, n<3I
canti~re .~el)a p~CI.( e della gius~ia. O
SETTEMBRE 2003 BS

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stringersi attorno all'amore che ogni gesto umano ha una che ha bisogno di tempi lun-
di Dio, tanto folle che perdo- sua concreta ripercussione a ghi, ma quanto lunghi? [...]
na anche l'imperdonabile . livello sociale. Ogni anima Dove conduce questa vita ba-
, Aggiungo, per rispondere ade- che si eleva, eleva il mondo, lorda e senza ordine morale?
guatamente alla tua che ho ogni anima che si abbassa,
dovuto tagliare, che la con- abbassa il "tasso di amore"
Arianna, quella del filo
fessione non è nemmeno una che avvolge l'umanità: perciò Cara Signora,
scrupolosa elencazione di col- di ogni gesto si è responsabili a scavare fino in fondo, la
pe che attende una requisito- di fronte ai fratelli. Il prete vita per tutti, proprio tutti, si
ria per una "condanna ad es- nel confessionale annuncia può chiamare "vita di sacrifi-
sere assolti!". la confessione che il perdono è sempre pos- ci". Il "vissero felici e con-
è un atto liturgico, una cele- sibile, che il vocabolo "irre- tenti" appartiene alle favole ,
brazione pubblica della pro- parabile" non esiste nel di- più spesso I' effato è "vissero
1.a~o flA CONFESSIONE. Ca-
direttore, Don Bosco
confessava i ragazzi unendoli
in gruppi foltissimi [... ] Es-
pria fede e dell' intima soddi-
sfazione di essere "nelle gra-
zie di Dio", nonostante le in-
certezze che ci agitano, il
camminare incespicante, il va-
zionario di Dio, che la gioia e
non la tristezza è l'ambiente
dell'uomo, che il Padre non
si irrigidisce: Dio è finezza in-
comparabile, pazienza infin-
sfelici e scontenti!". Ho più
volte ricordato ad altri, da
queste colonne, un madrigale
del Metastasio che trasuda
sendo la confessione stretta- gare lontano dal suo abbrac- ta, attesa che precede. Qual-
mente privata non è che tutti cio. Dio mi precede sempre, e cuno ha detto che questo in-
udissero? ... [...] Persona!- sempre mi offre l'amplesso credibile modo di procedere
mente non sono riuscito a del suo amore, mi rassicura e di Dio denuncia la sua scon-
APPELLI
confessarmi preso da un certo convince che per lui è molto certante umiltà. Non ha senso Sono ammalato fisicamen-
timor panico, a causa di un più importante la comunione dunque aver paura della con- te, ma la mia vera malattia
sacerdote un po ' sordo [...] con me di una rigorosa giu- fessione. Oggi poi, in cui tutto è la solitudine. Vorrei tan-
Sa, far sapere a tutti l'elenco stizia. Questa è la grande no- è diventato "normale" anche to ricevere posta da qual-
dei peccati...
Agostino, GE
Caro Agostino,
È vero che Don Bosco confes-
vità, ed è più importante per-
fino dello snocciolare la serie
completa delle proprie man-
canze.
Insomma, l'essenziale della
le più assurde assurdità, la
confessione ci aiuta renderci
conto che il panorama della
vita non è di un piattume
schiacciante, ma è fatto di
cuno, mi farebbe sentire
meno solo. Antonio Pal-
misano, via Massafra, ca-
se popolari PA/2 - 74015
Martina Franca (TA).
sava molto e i ragazzi gli si confessione non è dire, ma pianure e colline, forre e
ammassavano intorno, ma saper dire i propri peccati, montagne, lande e foreste,
non è vero che quelle confes- per riconoscere che Dio non acque e deserti, steppe e fio-
sioni fossero "quasi pubbli- ama l'ideale di uomo che non ri... l'inimmaginabile armo-
che". Sai, a quei tempi di sono, ma ama proprio me, nia della diversità!
confessioni pubbliche o co- questa mia fragilità, questa
munitarie proprio non si par- mia ambiguità, queste mie
r.JoNO lava. la foto cui ti riferisci e contraddizioni, questa mia dis-
liJ che pongo a illustrazione somiglianza dal!' ideale. Dio
UNA MAM-
MA ... Caro Dir. fare la
della risposta, è per l' appun- non dice mai "Mi hai delu- mamma è il più bel mestiere
to una foto, l'affollamento so", dice sempre "alzati e del mondo [.. .] ma si paga. Le
tutt'intorno al santo è una po- cammina!" . Ti par poco? È mie rinunzie spesso sono state
Sono il presiedente exal-
lievi di Asti e raccolgo im-
magini di santi. Chi voles-
se aiutarmi spedisca a Gio-
vanni Boccia, corso Ei-
naudi, 96 - 14100 Asti.
Vorrei scrivere a tante per-
sone che hanno bisogno di
conforto. Perrucci Gra-
zia, Via F. Prudenzano, 6
- 74024 Manduria (TA).
sa sollecitata da Don Bosco
stesso, e il ragazzetto che fa
finta di confessarsi è Paolo
Albera, suo futuro successo-
re, cui Don Bosco per l' occa-
sione disse: "Vieni qui, mettiti
in ginocchio e poggia la tua
fronte sulla mia, così non ci
muoveremo!". Infatti le pose
allora duravano molto tempo ,
ed era un gran problema star
fermi, tant'è che tutte le foto
dovevano essere ritoccate a
mano. Ma in quell'assembra-
un segno, la confessione, che
privilegia e predica i gesti
umani: l'andare, l'incontrar-
si, il parlarsi. Posso essere
certo che quando mi avvio al
confessionale, già sono per-
donato: perché Dio è amore
preveniente, non aspetta, pre-
cede; e perdona "senza se e
senza ma" , purché io lo vo-
glia. Il gesto esteriore del
confessarsi si configura, in
questo senso, come l' acco-
glienza gioiosa di un perdono
scambiate per errori e debolez-
ze [. ..] Ho fatto una vita di sa-
crifici [...] Mi ha indebolita
"l'irriconoscenza" [...] Ho
avuto sempre problemi econo-
mici e li ho ancora... Manca il
rispetto, la riconoscenza di chi
ha goduto dei miei sacrifici.
Uno dei miei figli si sente au-
tonomo [...] solo per quanto
riguarda i dilitti [...] ignora i
problemi degli altri, è diventa-
to indisponibile e inconcluden-
te, vago ed egoista [.. .] Ha 30
Mi piacerebbe corrispon-
dere con quanti, come me,
credono nel valore del-
!'amicizia e della fede e so-
no appassionati internauti.
Mirennasperanza@inwin
d.it
Cerco immaginette sacre
di tutti i santi e beati anche
con reliquia, italiani e stra-
nieri. Ringrazio. Canessa
Roberto, Yia Cesariano, 8
- 20154 Milano.
mento c'è anche un messag- già concesso.
anni e legge i fumetti dei ra- Amo leggere vite di santi,
gio: non c'è da avere paura la presenza di un altro uomo gazzini di 15, gioca al compu- beati, o libri che aiutino a
della confessione, il confes- (il confessore) in questa "vi- ter, fa colazione col tazzone di crescere spiritualmente. An-
sionale non è un tribunale, il cenda" così singolare annun- quand'era bambino [...] suona tonella Melis, Via Pio
confessore non è un giudice, cia quale debba essere la ri- la chitarra e attende la fama Piras, 45 - 09036 Guspini
chi perdona e assolve non è il sposta, anche da parte no- perché crede di essere un (CA).
prete, ma Dio... Ed è bello stra, ai torti subiti; e ricorda mago, ma non lo è! [.. .] Dice
SETTEMBRE 2003 BS

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una cruda saggezza: "Se a la cosa evolva secondo i suoi realtà; e se la fraternità è solo
ciascun l'interno affanno I si desideri. E non misuri i un'utopia è perché pesa pri-
leggesse in fronte scritto I tempi, misuri solo il suo im- varsi di alcuni beni a favore
quanti mai che invidia fanno I pegno secondo la sua co- di chi non ne ha: chi più ha
ci farebbero pietà".
scienza. Sì, non perda il filo più vuole; e se - per logica
Essersi dedicati ai figli è la della sua vita, lei che con una conseguenza - la libertà per
cosa più nobile, lo dice anche punta di ridente sarcasmo si tanta parte dell' umanità è
lei. Non rimpianga le sue firma "quella del filo". Di poco più che un pio desiderio,
scelte. Lettore accanito e at- fronte alla propria coscienza dipende dal fatto che, come si
tento , ho sempre con una ciascuno è solo. A Dio lei ripete ossessivamente, è una
certa sorpresa constatato che deve rispondere del suo ope- conquista, invece che un dirit-
là dove ci sono tanti soldi ci rato , non di quello di suo fi - to... il che comporta vincitori
sono sempre anche tante glio. Si poteva forse macerare e vinti. In secondo luogo , la
preoccupazioni, tante invidie quando lui era un ragazzino , visione dal paradiso non è -
(si trova sempre qualcuno più ma ora no, ora la responsabi- non può essere - quella
in alto di te), tanti arrivismi, lità delle scelte è tutta sua. umana, altrimenti il paradiso
gelosie, rancori, ecc. Più che Gliela lasci.
sarebbe in realtà un inferno .
non dove i soldi non ci sono?
L'orizzonte, da quello stato di
Non lo so né mi interessa sa-
197,s,oNI perlo. La verità è che la vita è
&;I per tutti una lotta. Chi non ha
vita che fortunatamente resta
DAL PA- un mistero di Dio, non può
RADISO! Egregio di- che risultare inimmaginabile .
certi tipi di preoccupazioni ne rettore, come si fa a essere fe- Potremmo balbettare qualco-
ha altri, e non è detto che lici e contenti quando siamo sa, ma sono balbettii, appun-
siano meno devastanti . E se in paradiso, se vediamo i no- to; potremmo dire per esem-
proprio vuole le statistiche, la stri fratelli che muoiono di pio che dal paradiso non si
servo : esistono più suicidi, fame, di malattie o di guerre? vedono i problemi ma la loro
più omicidi, più stress, più Grazie.
soluzione, non tanto i drammi
malattie del'anima e della
psiche (anche se meno malat-
G.B .
quanto la loro valenza nel
piano generale di salvezza,
tie del corpo) nel mondo Caro G.B., non sono nemme- non gli eventi come si dipana-
ricco. Ci faccia le sue consi- no riuscito a sapere da dove no momento per momento da-
derazioni.
scrivi dato che le poste italia- vanti ai nostri occhi, quanto il
Capisco la questione della ri- ne mi hanno recapitato la let- loro significato profondo. Ma,
conoscenza: purtroppo, non è tera senza timbro sul franco- te lo ripeto, sono balbettii e
roba di questo mondo. Sì, si bollo, né altro. Non importa. nulla più.
soffre per questi fig li per i Provo a darti una risposta.
r:,ENAN... quali si è sognato tanto e per Prima di tutto, la vita umana
l,jJ realizzare il sogno ci si è sa- e le vicende del mondo non
crificati senza risparmio. Si devono andare avanti a colpi
Caro diretto-
re del BS, ho letto che lo
soffre e molto. Allora provi, di miracoli, ma a colpi di im- scrittore e filosofo francese
signora, a calarsi negli spazi pegno concreto e giornaliero Renan ha dimostrato senza
,della coscienza, là dove si an- da parte del'uomo, cui è affi- equivoci e con un ragiona-
nidano le verità più vere, e data "la Terra e ciò che con- mento convincente che Gesù
dove meno spira il vento in- tiene, l'universo e i suoi abi- è sì un grande uomo, ma solo
quinato delle difficoltà gior- tanti" . La Terra, dunque , è uomo, punto e a capo.
naliere: se la voce che circola lasciata in custodia racco-
"là sotto" sussurra: "in fin mandata ai vivi non ai morti,
Mario , Ravenna
dei conti ho fatto il mio dove- e i vivi devono preoccuparse- Sì, l'ha dimostrato così bene
re!", quella per lei è l' assolu- ne. Essa perciò deve fare affi- che a 111 anni dalla sua
zione, è ciò che conta. La ve- damento per la sua sopravvi- morte il cristianesimo è la
rità della sua storia di venza solo ed esclusivamente prima religione del globo, i
mamma e moglie comincia da sull'azione responsabile di credenti continuano a contare
lì. Il resto, il dipanarsi con- chi la abita, non sui miracoli tra le loro fila santi e martiri,
traddittorio delle azioni e dei beati. Voglio aggiungere persone ignoranti e colte, ar-
delle emozioni, dei sogni e che, se ci sono dei fratelli che tisti, scienziati, poeti, filosofi,
delle illusioni che formano il muoiono di fame dipende dal storici e filologi come lui. ..
tessuto della vita quotidiana, fatto che esistono degli egoi- davvero una dimostrazione
non inquina la verità del suo sti che muoiono di indigestio- convincente e senza equivoci!
vissuto.
ne e, come dice papa Wojtyta,
Il figlio trentenne... Beh, si- questo è disgustoso ; e se si
gnora, ha appunto trent'anni. patisce disuguaglianza è per-
Non demorda, faccia quanto ché ad alcuni fa comodo che
il suo dovere di mamma le l'uguaglianza esista solo
impone, ma non pretenda che come idea ma non come
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le l~ttere perv!~
nute in redazione. Ce
scusiamo. Provveder~mo_ a
suo tempo alla pubblicazio-
ne o alla risposta personale.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon -
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS SETTEMBRE 2003

1.8 Page 8

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IN ITALIA
NEL MONDO
la tua copia
gratuita
è su internet
,.....,..... WWw.mondoe ra.it
MILANO, ITALIA
LET1'UI\\E CATTOLICUll
.\\KKO lii , - FASC, IS• g 6•
10 lii 111Jl9glo.
\\
UN NUOVO
PERIODICO
CONSO LAZI ON I
DEL VAl~GELO
AL CRl STlANO
Cllll VIVE ~'};!, ltlONOO
"'
LETTURE
CATTOLICHE
UN ANNIVERSARIO
I l IMPORTANTE
Ricorre quest'anno il 150 an-
niversario della fondazione da
parte di Don Bosco e dell'ar-
civescovo di Ivrea, monsi-
gnor Luigi Moreno, della fa-
mosa collana di libretti deno-
minata LETTURE CATTO-
LICHE, un mensile popolare
di 108 pagine (o quindicinale
di 54 pagine) che ebbe tantis-
sima fortuna. Basti pensare
alla sua diffusione: una media
di 21 mila abbonati all'anno
già nel primo decennio di vita
in un 'Italia, nella quale un 'in-
fima minoranza era in grado
di leggere. La pubblicazione
dal prezzo minimo (lire 1,80
per l'abbonamento annuale),
si proponeva di servire al
bene della società e della Chie-
sa, lottando contro la diffusio-
ne dei cattivi costumi e dell 'ir-
religione specialmente fra la
popolazione semplice delle
campagne. Per raggiungere lo
scopo Don Bosco mise in atto
vere campagne pubblicitarie,
tramite la stampa dell'epoca e
una rete di corrispondenti che
coprivano centinaia di città e
paesi in tutta l'Italia.. Cosa
non avrebbe fatto, se avesse
avuto a sua disposizione Inter-
net! (F. Motto).
SETTEMBRE 2003 BS
Nell'era della comunicazione,
lo sforzo per rimanere visibili
tra tante suggestioni mediati-
che la cui onnipresenza ri-
schia di oscurarne qualsiasi
altra, costituisce una vera sfi-
da. Che molti accettano. Nu-
merose, infatti, sono le segna-
lazioni che giungono in reda-
zione sulla nascita di nuove
riviste, di nuovi siti, portali,
pagine web gestiti da parroc-
chie, oratori, scuole, associa-
zioni,. ecc. E incoraggiante è
il fatto che in questa kermesse
comunicativa i salesiani sono
ben presenti e con prodotti di
qualità. Su questa linea se-
gnaliamo una nuova rivista,
PE (Presenza educativa) tri-
mestrale di 32 pagine che da
gennaio 2003 informa sulla
vita salesiana a Milano, dan-
do spazio alle varie realtà sa-
lesiane che operano nel capo-
1uogo lombardo.
-=·-~- =...,,=_,_._,_.,
----=== ~_.,~,.,.,=._f,
____ . :~::r~.:·-·--
·-
~
Vi troviamo notizie, segnala-
zioni, annunci, attività, ap-
profondimenti e molto altro;
si offre visibilità a scuole,
oratori, giovani, gruppi mis-
sionari, famiglie, exallievi ...
Ben scritto, bene impaginato,
presentato in quadricromia,
ricco di documentazioni foto-
grafiche, con pagine di ap-
profondimento e altre di in-
trattenimento.
BARI, ITALIA
<:.onvlllO Unt'fenltarlo
Ua1ulano Ba·rol ,
MEETING PRO PACE
Si sono moltiplicati nei mesi
prima della II guerra del Gol-
fo gli appelli - tutti regolar-
mente inascoltati - del Papa,
dei vescovi, di associazioni
umanitarie, di gruppi religiosi
e laici pacifisti, di grandi per-
sonaggi della cultura, dello
sport, della politica, dello spet-
tacolo ... Sono stati mobilitati
un po ' dovunque i responsa-
bili di organizzazioni alta-
mente umanitarie. Coinvolti
in pieno, in questo sforzo, an-
che i salesiani. Il volantino ri-
porta uno dei tantissimi in-
contri organizzato dai giovani
ERNESTO
OLIVERO
è tra noi
(testimonianza alle 18,4 5)
AE
. . . N ASC
DA ME!
universitari del convitto sale-
siano di Bari, con la parteci-
pazione del fondatore del
SerMiG (Servizio Missionario
Giovani), il notissimo Ernesto
Olivero.

1.9 Page 9

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I'
'' '
redazionale
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
ROMA, ITALIA
LUMBELUMBE
Una splendida serata nel nuo-
vo auditorium di Roma ha
inaugurato la nuova ONLUS
"LumbeLumbe" - un intradu-
cibile grido alla vita - a favo-
re delle missioni salesiane
dell'Angola tra le più povere
in assoluto. Presenti, oltre ai
soci fondatori, il generale dei
carabinieri, il Capo di stato
Maggiore dell'Arma, e perso-
nalità ecclesiastiche, civili e
militari. La serata è stata ma-
gistralmente animata da Ro-
berta Lanfranchi e Pino Inse-
gno, noti presentatori televisi-
vi. La banda dei carabinieri,
più di cento elementi diretti
dal maestro Martinelli, ha suo-
nato magistralmente brani di
Bach, Mozart, Strauss, Marti-
nelli, Marinuzzi, Cirenei, Rim-
skij Korsakow, Novara. Gre-
mitissima la magnifica sala
che ha accolto con grande
partecipazione l'iniziativa uma-
nitaria sponsorizzata dalla
"Benemerita", e con altrettan-
ta emozione ha applaudito
l'esecuzione musicale del-
!'impeccabile complesso ban-
distico .
CATANIA, SICILIA
/ j __, UNA COOPERATIVA
SOCIALE
,".'~...lililkaa ...• nan --
Futur@ è una cooperativa
n.:::s:~~7v9
sociale nuova di zecca. Si è
costituita qualche mese fa
presso il locale oratorio sale-
siano "San Filippo Neri" con
intenti "missionari", vista la
grande fame di animazione di
cui soffrono i quartieri più
voLANTINAoo,o
TE: DI COMPLEANNO
HosTEss E PRoMoTER
ANIMAz,oNE coMuN,oN,, CRE•,.,E
MATRIMON I I!: LAUREE
G•NNAsT,cA o, MANn:N,MENTo
tt - " AE•oa,cA
f rp' DJ " PIANo BAR
---L;Ut-DOT~EC:A
svantaggiati. Il volantino che c,oo""TO••o•A;; ,: ,JJ :41\\.
,.L,.='.:~:.~!".~!~~~= fa anche da home page deJ
YIAVIHCDtZ:o L MHO'°MNIJUPPOH1,u·
sito web della Cooperativa la ~ - - -=- -= =•o:"::'·:':°:":__--.J
dice lunga sulle attività di
questo nuovo organismo di le, nei parchi e nei ritrovi
impegno sociale per "riuscire delle municipalità cittadine
a portare i nostri animatori, an- più svantaggiate", come ha di-
che con la collaborazione del- chiarato il presidente Marcel-
1'Amministrazione Comuna- lo D 'Onofrio.
1700° CENTENARIO
DELLA MORTE DI SAN GIORGIO
Sulla vita di san Giorgio non si hanno notizie stori-
camente fondate . Forse fu veramente un militare
originario della Cappadocia. Tutto il resto è frutto
di una Passio leggendaria che ha generato a sua
volta una collana di leggende diventate patrimonio
della tradizione popolare.
Si narrava che Giorgio, educato cristianamen-
te dalla madre all'insaputa del padre, era diventato
tribuno dell'armata dell'imperatore di Persia e,
secondo un'altra versione, dell'imperatore Diocle-
ziano. Durante una persecuzione, Giorgio confes-
sa la sua fede davanti al tribunale imperiale e così
viene condannato a feroci torture. Molto più tarda
è invece la leggenda della fanciulla liberata dal
drago, sorta solo al tempo delle crociate.
Il suo culto si diffuse in Oriente e Occidente e si
radicò particolarmente in Inghilterra fin dal tempo
dei Normanni. Come patrono della cavalleria cri-
stiana, vennero inoltre intitolati al santo numerosi
ordini cavallereschi, fra cui il costantiniano, di cui è
attuale Gran Maestro l'Infante di Spagna don Car-
los di Borbone-Due Sicilie.
Le Poste di San Pietro hanno commemorato i
17 secoli del martirio di san Giorgio atraverso un
artistico francobollo di 0,62, stampato in calco-
grafia dalla Sweden Post Stamps. La tiratura è di
300 mila serie complete.
Per saperne di più: 'D' 0761/307. 124
BS SETTEMBRE 2003

1.10 Page 10

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l00annifa
Nel numero di settembre 1903 troviamo la notizia
dell'elezione del cardinale di Venezia Giuseppe
Sarto a Papa col nome di Pio X. In ben cinque
pagine listate a festa si parla del nuovo Pontefice,
per esprimergli l'affetto dei.figli di Don Bosco
verso la sua persona, come aveva raccomandato
il fondatore. Il BS riporta anche la lettera
autografa del Papa "ai Salesiani e loro
Cooperatori". Subito dopo c'è la poesia, non
firmata, che qui riportiamo.
Voi novello successor di Piero
nostr 'umile parola,
commossa intenerita in suo pensiero,
riconoscente vola:
ché salito all 'onor del Vaticano
alzaste a benedire a noi la mano.
Diceste: A' Salesiani miei diletti
e lor Cooperatori,
prego dal cielo numerosi, eletti
divin favori:
e si sentiva ad aleggiar d 'attorno
il Vostro Spirto d'ogni grazia adorno!
Grazie, o buon Padre! Stamperem nel core
queste care parole.
Che a Voi si pieghi come a sol Pastore
tutta l'umana prole;
V ' ascolti il mondo riverente, o Pio,
come quando parlò dal monte Iddio!
SETTEMBRE 2003 BS
ROMA, ITALIA
PRIMO DECENNIO
L'associazione italiana dei ge-
nitori dei consacrati ha com-
piuto i primi dieci anni di
vita. Una rappresentanza dei
membri dell ' Associazione si
è ritrovata al Colle, presso la
casa dei genitori di Don Bo-
sco per fes teggiare e ripren-
dere lena per il futuro . Al
Colle hanno ricordato e pre-
gato per i loro figli e figlie
che hanno donato la vita ai
giovani. La giornata è iniziata
accanto alla statua di Mamma
Margherita, la loro grande e
venerata patrona, l'impareg-
giabile mamma di Don Bo-
sco. Un momento particolar-
mente intenso è stato quello
della benedizione del primo
Gonfalone dell ' Associazione,
confezionato dai genitori Gor-
gerino. Lentamente l'associa-
zione si consolida e si allarga.
L'augurio di tutti è che nuove
adesioni la facciano grande,
per assicurare ai figli salesia-
ni l'appoggio spirituale e af-
fettivo dei loro cari attraverso
il ricordo costante e la pre-
ghiera.
VASTO, ITALIA
PRO PACE
Tante le manifestazioni "pro
pace" che continuano a costi-
tuire l'argomento di incontri,
manifestazioni, mee-
ting, convegni, collo-
qui ... segno del deside-
rio profondo del cuore
dell 'uomo dove non al-
bergano in realtà odi,
violenze, prevaricazioni,
frenesie di vendetta ma
desideri di pace e di
amore. I tragici avveni-
menti di questo 2003
hanno risvegliato i senti-
menti migliori del cuore,
rilanciando iniziative di
diverso genere e matrice.
Così a Vasto il CGS "Lu
Sutuacce" dell'oratorio sa-
lesiano ha lanciato "Due
note per la pace 2003"
una rassegna di canzoni inedite
aperta a tutti che il 7/8 giugno
ha tenuto banco portando alla
ribalta volti, voci, complessi e
canzoni inneggianti a questo
dono incommensurabile che
unico può salvare il mondo
dalla distruzione.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Redazionale
Ogni anno, dal 1967,
ai primi di agosto si
ripete il pellegrinag-
gio a Capanna Gnifetti pres-
so la Madonnina dei ghiac-
ciai, dove è stata costruita la
cappella che risulta essere
la più alta d'Europa, a 3647
metri s.l.m., disegnata dal-
l'architetto salesiano don
Franco Del Piano.
È stata un'idea dei giovani
allievi del Liceo salesiano di
Valsalice, in ricordo di don
Aristide Vesce, loro temuto
e amato insegnante, perito
in un incidente di montagna
sul Ciampono (Gressoney)
il 9 luglio 1966. Ora la cap-
pella è dedicata a tutti i
caduti del Monte Rosa.
Vescovi, sacerdoti, guide
alpine, autorità del GAI ,
escursionisti ne fanno una
meta prediletta delle loro
ascensioni. Molti, owiamen-
te, i salesiani che
spesso con giovani
studenti arrivano fin
lassù in gita/pelle-
grinaggio.
La forza educa-
tiva della monta-
gna è unica. Nei
programmi di scuo-
le, parrocchie, ora-
tori e centri giovanili
non dovrebbe mai
mancare la gita in
montagna, e, come
meta, la conquista
di una cima...
Albeggia appena: la
lunga fila di escur-
sionisti si pone in
viaggio, lo zaino in
spalla, gli scarponi
ai piedi, il berretto in
testa, il passo rego-
lare, il respiro che
lentamente si ade-
gua al passo, e la
volontà di compie-
re un'impresa, di
"espugnare" la vet-
ta, di toccare il cie-
lo, di sfidare l'aqui-
LA PIÙ ALTA
D'EUROPA
la... Man mano che si sale,
il cicaleccio della comitiva
diminuisce di intensità per
trattenere il più possibile le
energie necessarie ad arri-
vare al traguardo. È grande
lo sforzo di battere la fatica,
lo spasimo di trovare un
fontanile, l'attesa di una
sosta, la grinta degli ultimi
metri, la gioia della meta
raggiunta. Lassù, nello spa-
zio inviolato delle vette è
più facile il colloquio con
Dio, più agevole la riflessio-
ne, più sentita la preghie-
ra .. .
Il pellegrinaggio uffi-
ciale, si svolge il 3 agosto
di ogni anno, da ormai 35
anni. Si arriva da
~!a. più parti in due cor-
0 date una da Gres-
soney e l'altra da
Alagna Valsesia, e
lì nel cuore stesso
del Monte Rosa,
protetti e sovrastati
dalla gigantesca
forma del Lyskamm
orientale e Pirami-
de Vincent, di fron-
te alla chiesetta di
Capanna Gnifetti,
quasi un campo
base per la conqui-
sta del Rosa, ci si
ritrova per la sug-
gestiva cerimonia
della presentazione
delle fiaccole che
ricordano atleti e
guide alpine scom-
parse. Poi la ce-
lebrazione e al
commiato il canto
struggente "Dio del
cielo, Signore delle
cime" che chiude
l'annuale comme-
morazione.
O
BS SETTEMBRE 2003

2.2 Page 12

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....................... .. .....................................................•...••. ,
L'ANNO IL 1978
È STATO L'ANNO
DEI TRE PAPI DEI TRE PAPI:
PAOLO VI,
GIOVANNI PAOLO I,
GIOVANNI PAOLO Il. di Silvano Stracca
111 primo saluto e la prima
benedizione subito dopo
l'elezione di: Paolo VI (21/6/1963);
Giovanni Paolo I (26/8/1978);
Giovanni Paolo Il (16/10/1978).
SETTEMBRE 2003 BS
E ra la sera della festa della
Trasfigurazione quando, do-
po breve malattia, moriva
Paolo VI, il primo Papa a ripercor-
rere in senso contrario il cammino
di Pietro per visitare la terra dove
"Gesù nacque, visse, morì". Un
pontificato, il suo, che si inaugura
a Concilio aperto, ne rianima e
conclude i lavori, ereditando la pe-
sante responsabilità di salvaguar-
darne lo spirito e di attuarne i do-
cumenti tra reazioni contrastanti,
fughe in avanti avventurose e resi-
stenze radicate nel passato.
OBIETTIVO IL DIALOGO
Un pontificato che, dall'enciclica
programmatica Ecclesiam suam, si
pone come obiettivo il "dialogo"
nella Chiesa e col mondo, gli uo-
mini credenti e non credenti, i
drammi sociali, le situazioni di
Giovanni Paolo Il in visita alla
casa salesiana di Baku
in A,ierbaijan (23/5/2002).
Una sorprendente energia in
un c,orpo ormai provato da
incrndibili prove.
conflitto di una civiltà che sembra
sul ciglio della distruzione atomi-
ca. Un pontificato che, iniziato nel
pieno della "guerra fredda", vuole
difendere a ogni costo la pace e
con la pace la giustizia, per la
quale Paolo VI ha coniato i termi-
ni di "sviluppo", "collaborazione",
"solidarietà". Obiettivi fissati in
grandi documenti quali la Populo-
rum progressio e l'Octogesima ad-
veniens e posti alla base della
"Giornata mondiale della pace"
istituita alla fine del 1967, di ini-
ziative coraggiose come il discor-
so all'Onu del Mai più la guerra!,
di positive mediazioni della Santa
Sede in Medio Oriente, in Vietnam
e tante altre aree di conflitto. Un
pontificato che non ha mai trascu-
rato alcun settore della vita eccle-
siale: dalla riforma liturgica ai
grandi temi della teologia, della
collegialità episcopale, del sacer-

2.3 Page 13

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Uno dei grandi gesti di Paolo VI
immortalato dal pittore Aldo
Carpi: la visita e l'abbraccio
al patriarca Atenagora.
dozio, del laicato, della famiglia
con la sofferta enciclica Humanae
vitae, della missione e dell 'evange-
lizzazione. Un pontificato che ha
visto Paolo VI pellegrino a Geru-
salemme, Bombay, New York, Bo-
gotà, Ginevra, Uganda, Filippine,
Oceania, Australia, intuendo che
qualcosa doveva cambiare nell 'e-
sercizio pratico del ministero del
Papa. Un pontificato di grandi
gesti ecumenici come l'abbraccio
al venerando patriarca Atenagora
sul Monte degli Ulivi, il bacio ai
piedi del metropolita ortodosso
Melitone per chiedere perdono
della divisione con l'Oriente, la vi-
sita alla sede del Consiglio ecume-
nico delle Chiese.
PAPA SORRISO
Era ormai sera, quel torrido 26
agosto quando, dopo uno dei Con-
clavi più brevi della storia, alla
balconata di san Pietro si affacciò
il volto sorridente di Albino Lucia-
ni, il patriarca di Venezia che
aveva scelto di chiamarsi Giovanni
Paolo I. Una novità, il doppio
nome. Ma anche un segno di conti-
nuità con i suoi due predecessori.
Giovanni XXIII che l' aveva consa-
crato vescovo, e Paolo VI che, in
visita a Venezia, aveva messo la
sua stola sulle spalle del patriarca,
facendolo diventare "rosso" come
ricordò da Papa. Un pontificato ca-
ratterizzato sin dalle prime battute
dalla semplicità e dall'umiltà, paro-
la che figurava anche nel suo stem-
ma cardinalizio. Semplicità e
umiltà nelle parole, nei gesti, nelle
decisioni a cominciare da quella di
abolire la tradi zionale cerimonia
dell'incoronazione. Un pontificato
brevissimo, ma sufficiente a lascia-
re un ricordo indelebile di spiritua-
lità e dolcezza. La mattina del 28
settembre, il segretario, preoccupa-
to per l'insolito ritardo, dopo aver
bussato invano, entrò nella stanza
del Papa. Giovanni Paolo I era
morto. Il peso grave della guida
della Chiesa lo aveva stroncato.
"Che Dio vi perdoni per ciò che mi
avete fatto" , disse in tono di bene-
volo rimprovero ai cardinali che lo
avevano appena eletto. Non erano
parole di circostanza. Del suo pon-
tificato resta una foto profetica.
Papa Luciani, stanco, con il volto
tirato, che riceve "l'obbedienza" del
cardinale Karol Wojtyta, il giovane
arcivescovo di Cracovia che ingi-
nocchiato dinanzi a lui pare quasi
voler trasfondere la sua energia in
quel fragile uomo chiamato a un
dovere altissimo.
IL PAPA POLACCO
Era sera anche il 16 ottobre,
quando si dissolve ogni dubbio sul
colore del fumo che esce dal vec-
chio comignolo della Sistina. Bian-
co. "Habemus Papam". Giovanni
Paolo II. Il primo Papa slavo della
storia. Il primo non italiano dopo
quattro secoli e mezzo. Il più gio-
vane, 58 anni, dalla metà dell'Ot-
tocento. Tra un mese Giovanni
Paolo II compirà dunque il 25°
anno sul Soglio di Pietro. Prima di
lui, solo altri due Papi hanno gui-
dato la Chiesa per un periodo più
lungo: Leone XIII, il cui pontifica-
Il sorriso e la serenità
caratterizzano il brevissimo
pontificato di papa Luciani.
to durò 25 anni e 5 mesi, e Pio IX
che arrivò a 31 anni e 7 mesi.
Nella comparazione non si tiene
però conto di san Pietro, il "primo
Papa" che sarebbe vissuto, secon-
do la tradizione, "per anni 25 in
Roma" e di cui gli storici fissano la
durata del pontificato in 34 o 37
anni .
Due parole, pronunciate all'ini-
zio del pontificato, offrono la chia-
ve per comprendere il senso e l'u-
nità profonda del messaggio uni-
versale di papa Wojtyla. La prima
è il famoso invito del 22 ottobre
1978 sul sagrato di san Pietro:
"Non abbiate paura! Aprite, anzi
spalancate le porte a Cristo". La
seconda è la forte affermazione
dell ' enciclica Redemptor hominis:
sulla "via che conduce da Cristo
all'uomo ... la Chiesa non può es-
sere fermata da nessuno". A que-
ste due parole che indicano nell 'e-
vangelizzazione e nella difesa del-
1'uomo ovunque e comunque mi-
nacciato i due riferimenti essenzia-
li e non separabili della missione
della Chiesa, Giovanni Paolo II è
rimasto sempre fedele sino a tra-
sformare la sua debolezza fisica in
strumento di evangelizzazione, e a
offrire la sua sofferenza per la
pace nel mondo. Abbiamo visto
con quale angoscia e forza abbia
cercato di scongiurare la guerra in
Iraq. Nel suo magistero per la pace
ha esercitato un primato vero di
guida spirituale riconosciuto spon-
taneamente da parte di cristiani
non cattolici di ogni comunità
e confessione. Uno straordinario
elemento di novità ecumenica che
ci viene da quest'uomo di 83 anni
che sorprende per il coraggio e
l'inventiva con cui guarda avanti e
che, dopo aver tanto viaggiato, si
tormenta ancora al pensiero della
Cina e della Russia, i paesi di cui
non ha potuto varcare le frontiere.
Un Papa che non cela la sua
preoccupazione per il presente e il
futuro del mondo, per il terrorismo
e la violenza che sono tornati a do-
minare la storia. Forse per questo
la Provvidenza lo conserva alla
guida della Chiesa, dandogli quel
coraggio che nemmeno le pallotto-
le del 13 maggio del 1981 hanno
potuto fermare.
O
BS SETTEMBRE 2003

2.4 Page 14

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I giovani sono sotto tiro, da sempre e da tutti: ·
UNA GENERAZIONE
DAU:IDENTITÀVELATA
di Vito Orlando
Quella dei giovani è una
vita non facile in mezzo
a una società difficile. Il
look stravagante e spesso
aggressivo è anche un
mezzo di difesa. Che
cosafare come
educatori...
È all'evidenza di tutti la grande varietà dell'abbigliamento giovanile...
A dolescenti e giovani non so-
no soltanto soggetti protago-
nisti di sondaggi e ricerche
sociologiche o psico/sociologiche; a
loro si interessano anche agenzie
pubblicitarie e di marketing. Queste
ultime li considerano soprattutto
come target, e li valutano per il loro
potere di acquisto. Anche i dati rac-
colti in questa prospettiva, tuttavia,
rivelano aspetti significativi del vis-
suto adolescenziale e giovanile:
mode, tendenze, stili di vita, forme
di aggregazione e di appartenenza,
insieme a insicurezze, preoccupa-
zioni, cambiamenti, messaggi. Vi
sono altre forme di look che interes-
sano poco le agenzie di marketing,
ma che pure esprimono un modo di
essere, testimoniano un disagio che
viene esposto al pubblico, come
dice una giovane di 21 anni: "bor-
chie, catena, collari, piercing, capelli
SETTEMBRE 2003 BS
innaturali, abiti neri, 'strani e ap-
puntiti' oggetti metallici, che appli-
co come corazza sul mio corpo, è
così che mi presento al mondo . ...
Maschere sociali, protezioni artifi-
ciali, scudi di difesa, stili di vita.
Modo di comunicare il proprio stato
d' animo interiore, voglia di provo-
care alterazioni d'animo in chi mi
guarda" .
LE REAZIONI
Tutto ciò che i giovani esibiscono
provoca reazioni, che possono esse-
re le più diverse; in queste reazioni
si esprime la capacità di saperli
accogliere e comprendere, di andare
oltre il look, oltre gli stili e le mode
del vestire, oltre i piercing e i ta-
tuaggi. In questa riflessione voglia-
mo portare l'attenzione ad alcuni di
questi aspetti per lasciarci interroga-
. .una diversità di marchi, di griffe,
di stile che fanno identità.
re da essi e sforzarci di comprende-
re aspetti del vissuto concreto di
ad9lescenti e giovani.
E all ' evidenza di tutti la grande
varietà dell'abbigliamento giovani-
le: una diversità di marchi, di griffe,
di stile che fanno identità, che sve-
lano immagini di adolescenti e gio-
vani notevolmente diverse. C'è la

2.5 Page 15

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ed essi... si nascondono.
provocazione degli "alternativi" con
abbigliamento da "centri sociali" e
l'esasperazione dei "maniacali" ora-
mai vittime delle griffe, l'eleganza
dei "bravi ragazzi" nella sobrietà
del look classico e la ricercatezza
dei "super tipi" attenti a seguire le
tendenze internazionali. Sono veri
clan o tribù che condividono riferi-
menti culturali e visioni sociali,
legati al passato ma anche consape-
voli di far parte di orizzonti mon-
diali nuovi. Si tratta, tuttavia, di
gruppi e tendenze che si espandono,
si disperdono, si contaminano,
anche se stili e simboli marcano le
differenze.
Se il look fa immagine e attraver-
so di essa prendono forma tratti di
personalità e di identità, il luogo di
incontro fa appartenenza; un luogo
cercato per le sue connotazioni e
per le presenze, per un bisogno di
identificazione, di condivisione e
insieme di sostegno, ritenuti ele-
menti indispensabili da più di due
terzi di adolescenti e giovani.
l'ALTRO VESTITO
Gli adolescenti, soprattutto, hanno
anche un'altra modàlità per far per-
cepire le loro attese e bisogni: pier-
cing e tatuaggi, infissi o scolpiti sul
loro corpo sono un segno di auto-
compiacimento e anche un appello
(la voglia di farsi conoscere), di
annunciare la propria presenza; una
voglia di dirsi e di distinguersi, di
segnare una fase della loro vita.
Si tratta di manipolazioni che ser-
vono a parlare con se stessi e il pro-
I
Gli adolescenti hanno anche altre
modalità per far percepire attese
e bisogni: piercing e tatuaggi.
prio destino, più che stabilire rela-
zioni con gli altri. Il gruppo non
c'entra con le manipolazioni del
corpo, è un fatto personalissimo; è
qualcosa di espressivo e creativo,
un viaggio verso il proprio interno
(il mondo intimo), un viaggio desti-
nato a recuperare originalità e il
gruppo non interviene, non si pro-
nuncia, non ostacola.
È pur sempre, tuttavia, una tensio-
ne comunicativa più o meno blan-
damente contestativa e trasgressiva,
in cerca di maggiore identificazione
e di consenso. Un atto inaspettato
dall'ambiente in cui l'adolescente
vive e per questo viene letto sempre
come eccessivo. Con una immagine
significativa è stato paragonato al
messaggio racchiuso in una botti-
glia che si affida alle onde e che si
spera possa essere raccolta da qual-
cuno.
Di fronte a questi segni scolpiti e
ai messaggi spesso cifrati, trovo di
grande rilevanza la seguente affer-
mazione di De Rita: "Il mondo gio-
vanile non è un mondo solo da os-
servare e da lasciare ai propri mec-
canismi ma è un mondo che deve
coinvolgerci attivamente, prima che
arrivi la resa all'impossibilità di ca-
pire. Tenerli per mano è decisivo:
non per ricuperare una direttività
che nessuno oggi capirebbe, ma per
dar loro il senso che non siamo
fermi, che stiamo camminando ver-
so un qualche futuro, per farli senti-
re in un cammino, per avvertire i
loro tremori e indecisioni, per
capirli in corso d'opera, quotidiana-
mente" 1.
Voglia di dirsi e di distinguersi,
di segnare una fase della loro vita.
CHE FARE?
I giovani non vogliono essere giu-
dicati ma compresi. Afferma ancora
la giovane di 21 anni: "Quando si
giudica una persona negativamente
solo per il suo modo di vestire, sen-
za conoscerla, col pretesto di una
generalizzazione per sentito dire, è
sempre sbagliato, inutile e contro-
producente. Imparate a guardarci sia
dentro che fuori, parlateci come
parlereste ad una persona da voi
considerata normale, accettateci per
quello che siamo e per quello che
sentiamo ... Aiutateci a crescere,
sorrideteci, toccateci ... siamo veri,
forse più degli altri."
È tempo che noi adulti riprendia-
mo gusto a offrire sponde, appoggi,
riferimenti perché i giovani superino
la forte solitudine esistenziale che li
attanaglia, avvertano di poter conta-
re su qualcuno e, senza smarrirsi in
una omologazione indistinta, ritrovi-
no la voglia di essere se stessi.
Si potrà così stimolare adolescenti
e giovani a riconoscersi non come
target di aziende interessate al loro
consumo, ma soggetti che non si
identificano nelle cose; a non chiu-
dersi in esperienze emarginanti ma
ad aprirsi alla diversità e a creare
sintonia con il più vicino; a non fare
del loro corpo solo un messaggio,
ma a ritrovare capacità comunicati-
va e percorsi verso la propria inte-
riorità, non in contrapposizione ma
nella disponibilità e capacità di con-
fronto, per investire non nelle cose
ma nella cura della propria vita.
1 CENSIS, Giovani lasciati al presente, Mila-
no, Franco Angeli, 2002, p. 8.
BS SETTEMBRE 2003

2.6 Page 16

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redazionale
TESTACCIO, ROMA
cente. E per la prima volta i Salesiani e Figlie di Maria
testaccini poterono avere an- Ausiliatrice l'hanno vinta alla
TRA PIETRA TE
che un maestoso tempio dedi- grande, nonostante avessero
E PROCESSI
cato a Santa Maria Liberatri- contro perfino gli operai ad-
"I Salesiani nel quartiere ro-
mano del Testaccia" è un vo-
lume rigorosamente scientifi-
co, scritto da uno storico di
professione, la dottoressa Ma-
ria Franca Mellano in occa-
I Salesiani
nel quartiere romano
del Testaccio
ce. Titolo di buon auspicio,
che rende ragione dell ' impe-
gno di "liberazione" dall' ab-
bandono, dalla mancanza di
istruzione, dall' ignoranza cul-
turale, dalla lontananza delle
detti alla costruzione del tema
pio che giuravano di abbatter-
lo con le proprie mani una
volta terminato di costruirlo.
La chiesa è ancora là! Cento
anni di una straordinaria vi-
sione del centenario della pre-
istituzioni civili, dai senti- cenda umana, religiosa e so-
senza salesiana nel quartiere,
menti anticlericali degli abi- cioculturale, ora consegnata
eppure suggestivo come un ro-
tanti del quartiere, dall'osti- alla storia, che rende onore
manzo. Racconta le vicende -
lità verso i preti che ali 'inizio alle fatiche apostoliche dei fi-
esaltanti e difficili - dei figli
del loro mandato dovettero gli/e di Don Bosco che tutt' o-
di Don Bosco e del loro "in-
difendersi anche dalle sassate. ra operano in quello che oggi
sediamento" in quel "quartie- parando tutti i colpi e. . . resti- Battaglia non facile dunque. è il "rione" Testaccio.
re operaio", formatosi nell ' ul- tuendoli, soprattutto attFaver-
timo quarto del secolo XIX e so la loro fatica educativa: al-
abitato soprattutto da immi- 1'oratorio, vero punto nevral-
grati poverissimi, portati nella gico della loro azione i giova-
città eterna dal miraggio di un ni ma anche gli adulti poteva-
BREVISSIME DAL MONDO
lavoro e di un'istruzione. Una
popolazione in cui il senti-
mento anticlericale era diffu-
so e capillare fino a esprimer-
si in scontri fisici e verbali, e
m processi in tribunale. Don
Bosco aveva ben formato i
suoi salesiani che continuaro-
no impavidi la loro missione,
no trovare spazi per il tempo
libero e possibilità di istruzio-
ne attraverso le scuole serali,
iniziative di beneficenza e so-
lidarietà, cinema, teatro, sport,
istruzione religiosa, preghie-
ra: il "misto" classico salesia-
no, insomma che, come già in
tante altre parti, risultò vin-
CITTÀ DEL VATICANO.
Il dialogo ecumenico conti-
nua: alla fine di maggio al-
cuni teologi cattolici e orto-
dossi convocati dal Pontifi-
cio Consiglio per la Promo-
zione dell' Unità dei Cristia-
ni si sono riuniti in Vatica-
no per studiare a fondo la
14,45 in tutta la Spagna
un DVD di quattro ore che
riporta i momenti salienti
della visita papale che è stata
definita "senza precedenti".
Fa certo meraviglia che un
vecchio di 82 anni, dall' a-
spetto emaciato e il corpo
allo sfascio riesca a racco-
dottrina del primato di Pie- gliere un milione di giovani
TREVIGLIO, ITALIA
QUOTA 110
Il 29 aprile scorso, il Rettor
Maggiore don Chavez era in
visita a Treviglio che ricorda-
va i 110 anni di presenza sa-
lesiana nella cittadina (27
mila ab.). È stato accolto dai
confratelli nella casa salesia-
na, da Sindaco e autorità in
municipio, da dirigenti e fun-
zionari presso la Cassa Rura-
le, da direttore e amministra-
tori e redazione presso la sede
de "Il Popolo Cattolico",
dalla gente - una vera fo lla -
presso il santuario della Ma-
donna delle Lacrime e dai ra-
gazzi delle medie nel Palaz-
zetto Zanovelli. Tappe signi-
ficative, scelte accuratamente
perché don Chavez si rendes-
se conto di quanto Treviglio
sia vicina ai salesiani e di
quanto essi siano inseriti nel
tessuto sociale ed educativo
della città. Una giornata inten-
sa, contrassegnata dalla gioia,
dai ricordi delle cose fatte e
dall 'impegno su quelle da fa-
re, dalle domande dei ragazzi,
dalla parola incoraggiante del
successore di Don Bosco.
tro. Chiaro l' intento del car-
dinale Kasper, promotore del-
1'iniziativa, quello di trova-
re i punti comuni per conti-
nuare il dialogo, decisivo
per le sorti della Chiesa,
sull 'Unità di tutti i cristiani.
USA. Philip Jenkins, pro-
fessore di storia e religione
nel! ' Università della Penn-
syl vania ha denunciato l'an-
ticattolicismo e I' antipapi-
smo che permeano la so-
cietà americana in larghi
strati soprattutto di matrice
liberale. Esistono sorprendenti
scritti dal titolo: "La Chiesa
e a entusiasmarli, senza nul-
la concedere al permissivi-
smo moderno, anzi...
KIGALI, RUANDA. Il
Ruanda, uno dei paesi della
regione dei Grandi Laghi
nell 'Africa Centrale, ha
consacrato a fine maggio il
santuario mariano di Ki-
beho alla "Madonna Faro
di Pace per l' Africa"; un
augurio e un gesto di spe-
ranza perché la Vergine dia
una mano forte là dove le
mani deboli degli uomini si
dimostrano sempre più im-
potenti a risolvere i conflitti
cattolica odia le donne" e che stanno decimando la po-
"La Chiesa uccide i gay". Da polazione e impoverendo i
notare che il professore sud- paesi della regione.
detto non è cattolico ma epi-
scopaliano.
BAGDOGRA, INDIA. È
sorto nella città il primo ospe-
MADRID. La vista del vec- dale cattolico del Nord Ben-
chio Papa ha suscitato tanto gala promosso dalle suore Fi-
interesse nel pubblico e nei glie della Croce che si dedica
media che la RIVE, Radiai ali 'assistenza dei più poveri.
televisione spagnola, ha rea- Servirà la popolazione di tre
lizzato e messo in vendita a diocesi.
SETTEMBRE 2003 BS

2.7 Page 17

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TARANTO, ITALIA
L'estate è la kermesse dei
"G rest" : oratori , parroc-
chie e associazioni si atti-
vano per passare vacan-
ze non inutili , sotto il se-
gno dell 'educativo. Rice-
viamo ogni anno numero-
se segnalazioni di iniziati-
ve originali come quelle
che cercano di trasforma-
re in oratorio l'intero quar-
tiere. Ci spiace non poter
dare spazio a tutti, perché
non basterebbe l'intero
BS .
(Nella foto : Grest a Ta-
ranto) .
SLIEMA, MALTA
Anche Malta, la piccola
repubblica del Mediterra-
neo che gloriose vicende
storiche hanno reso
famosa nel mondo, ha
celebrato il centenario
della presenza salesiana
(Cfr. BS aprile 2003). La
ricorrenza è stata ancor
più solennizzata dalla
partecipazione del presi-
dente della repubblica
prof. Guido De Marco e
dal vicario del Rettor
Maggiore don Look Van
Looy.
RIPOSTO, 1TALIA
L'oratorio non è in crisi,
come qualcuno ha scritto.
Continuano a sorgere un
po' dovunque e con il no-
me di Don Bosco, anche
se non ci sono i salesiani.
Alcuni s'impongono per ini-
ziative e progetti di pub-
blica utilità che coinvolgo-
no il quartiere o l'intero
paese. Nella foto , l'orato-
rio di Riposto (CT) che da
poco tempo ha anche il
gruppo , "Mamma Mar-
gherita": mamme all 'ora-
torio, una buona idea!
ASTI, ITALIA
Nelle sue terre Don Bo-
sco è amato: le "Unioni
exallievi " prosperano in
vari centri e vivono gli in-
segnamenti appresi , con-
tribuendo con l'esempio,
la parola, l'aiuto a diffon-
dere la figura del santo
dei giovani e il suo cari-
sma. L'Unione di Asti ha
assegnato la medaglia
d'oro ai fratelli Ugaglia
"per l'opera da loro svolta
nell 'ambito dei salesiani
iniziata oltre 70 anni fa",
consegnata dall'assesso-
re Passone.
TETE, MOZAMBICO
Fine anno scolastico : la
/scola Profissional Dom
Bosco di Matundo cele-
bra ogni anno il termine
del periodo scolastico
con una mostra delle co-
se realizzate dai vari la-
boratori nel corso dell'at-
tività . Spesso visita l'e-
sposizione anche qual-
che esponente del gover-
no, che apprezza partico-
larmente i metodi di stu-
dio e i risultati della scuo-
la salesiana che si pre-
senta come scuola d'a-
vanguardia .
PARIGI, FRANCIA
"Non c'è più religione", di-
cevano i nostri nonni ri-
guardo a certe sfasature
che toccavano il senti -
mento della gente. Lo di-
rebbero anche per la pub-
blicità scovata nel metrò
di Parigi. .. Per un'esposi-
zione, non si sa bene di
quali prodotti , il grafico
pubblicitario ha usato l'im-
magine del Gesù Bambi-
no di Maria Ausiliatrice ,
camuffato da reuccio del
business .. . Dov'è andato
a finire il savoir faire fran-
cese?
BS SETTEMBRE 2003

2.8 Page 18

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.11 CNOS-FAP Centro Nazionale Opere Salesiane -
A SERVIZIO
DEI GIOVANI
LAVORATORI
di Lucio Leghellin
I Due pagine del primo contratto
di apprendistato stilato da
Don Bosco.
SETTEMBRE 2 003 BS
Don Bosco: dalla visita
alle carceri all'oratorio
come "salvacarcere" e
luogo di formazione, ai
laboratori di "arti e
mestieri". I suoi figli ne
continuano l'opera.
I Attraverso la formazione
professionale si prepara la società
del domani.
T utto cominciò con la visita
alle carceri di Torino. Don
Bosco, di fronte a quei gio-
vani con i volti tri sti e lo sguardo
spento, prende una decisione impor-
tante: "Devo fare qualcosa per sal-
varli, per impedire che finiscano
qua dentro". Comincia così a racco-
gliere i primi ragazzi, soprattutto
apprendisti, che arrivano a Torino
dalle valli piemontesi in cerca di la-
voro e di fortuna. Li raduna al saba-
to e alla domenica. Durante la setti-
mana li va a trovare presso cantieri
e botteghe per vedere come si trova-
no, come vengono trattati, per far
comprendere che è loro amico. Ar-
riva a indebitarsi per acquistare una
casa e dar loro un riferimento sicu-
ro. Inizia anche a dare alloggio a chi
non ha più famiglia. Ben presto si
accorge dell'importanza della for-
mazione, e inizia le scuole serali
per qualificare i giovani lavoratori.
Molti adulti vengono ad aiutarlo.
Don Bosco si interessa personal-
mente di ogni giovane, ne ascolta i
problemi e cerca di risolverli. È lui
che compila il primo contratto di
apprendistato, datato novembre
1851, e oggi conservato negli archi-
vi salesiani: "convenzione tra il Sig .
Giuseppe Bertolino, Mastro Minu -
siere dimorante in Torino ed il gio-
vane Giuseppe Odasso natio di
Mondovì con intervento del Rev.do
sac. sacerd. Giovanni Bosco". Per
migliorare la formazione dei giova-
ni, Don Bosco, nel 1853, decide di
aprire dei laboratori interni; inizia
con i calzolai , poi con i sarti e i le-
gatori; quindi i falegnami, i tipografi
e i fabbri ferrai . Attraverso la for-
mazione vuole preparare la società
del domani. Il suo metodo mira a
formare "onesti cittadini e buoni
cristiani". Per questo suo impegno
Don Bosco è stato riconosciuto
come "santo del lavoro" e "patrono
degli apprendisti".
IL CNOS/FAP
Questa esperienza formativa, ini-
ziata da Don Bosco e continuata dai
suoi figli, è sempre stata una delle
attività principali dei Salesiani. Da
Valdocco la formazione professio-
nale si è diffusa in Italia e nel
mondo, acquisendo respiro univer-
sale e rispondendo alle più disparate
situazioni giovanili. Nel 1967, si
sentì l'esigenza di dare una configu-
razione civile all'impegno dei sale-

2.9 Page 19

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Formazione Aggiornamento Professionale compie 25 anni.
siani per i giovani. Nacque così il
Centro Nazionale Opere Salesiane,
ente che coordina l'attività di tutte
le associazioni salesiane in Italia.
Nel 1972, le competenze per la for-
mazione professionale passarono
dallo Stato alle Regioni. Per adatta-
re l'organizzazione salesiana alla
nuova configurazione, il presidente
CNOS, don Dante Magni, propose
la costituzione di una nuova federa-
zione, la CNOS-FAP, che potesse
coordinare i vari centri, lasciando
loro piena autonomia gestionale. La
federazione venne approvata il 24
novembre 1977 con relativo statuto.
Da allora l'impegno per la forma-
zione .professionale crebbe conti-
nuamente. Si passò dai 28 centri del
1967, ai 42 del 1988, alle attuali 62
presenze. Anche i giovani raggiunti
sono passati dagli iniziali 5.000,
agli attuali 18.000, iscritti in 1.140
corsi. Il punto di riferimento è la
Sede Nazionale di via Appia Antica
a Roma. In essa operano il Presi-
dente e cinque membri eletti dal-
1'Assemblea generale con il compi-
to di coordinare, promuovere e ani-
mare la formazione professionale
salesiana d'Italia. Dopo il passaggio
DELEGAZIONI
REGIONALI
CNOS-FAP
Abruzzo
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Veneto
CENTRI DI FORMAZIONE
PROFESSIONALE
CNOS-FAl1
L'Aquila, Ortona, Vasto
N~oli
Bologna, Castel De' Britti, Farli
Udine
Roma: "Borgo Ragazzi Don
Bosco" - "Istituto T. Gerini" -
"Pio Xl"
Genova: Quarto e
Sampierdarena, Vallecrosia
Arese, Brescia, Milano, Sesto
S. Giovanni
Alessandria, Bra, Castelnuovo
Don Bosco, Fossano,
S. Benigno, Torino:
Rebaudengo e Valdocco,
Varee Vigliano Biellese
Bari, Cerignola
Basa, Budoni, Castiadas,
Lanusei, Sassari, Selargius,
Suelli, Tiana, Tco.cr.t.o"l'ì____1
Caltanisetta, Catania-
Barriera, Catania-Salette,
Gela, Misterbianco, Palermo,
Ragusa
Firenze
Foligno, Perugia
Chatillon
Bardolino, Este, San Donà
di Piave, S. Ambrogio
di Valpolicella, Schio, Venezia-
Mestre, Verona
di competenze a Regioni e Provin-
ce, anche il CNOS-FAP si è orga-
nizzato a livello periferico tramite
17 delegazioni regionali e oltre 60
sedi periferiche.
Di fronte alla riforma dei percorsi
formativi in atto in Italia, la federa-
zione sta cercando di dare risposte
concrete attraverso attività e progetti
che puntano a rinnovare la forma-
zione professionale. In tale impe-
gno, trova una valida collaborazione
nel CIOFS-FP la corrispondente as-
sociazione delle suore salesiane. In-
sieme si vuole dimostrare che è pos-
sibile far crescere l'offerta formati-
va in qualità e quantità. Questo è
l'impegno dei salesiani per la for-
mazione professionale: il piccolo
seme gettato da Don Bosco si è svi-
luppato in Italia e in tutto il mondo.
L'ATTIVITÀ
L'attività principale riguarda la
formazione professionale dei giova-
ni dai 14 ai 18 anni. Attraverso una
formazione professionale seria, si
aiutano molti giovani a sviluppare
le proprie capacità umane, culturali
e professionali per farli entrare pre-
parati nel mondo del lavoro. I corsi
attuati sono prevalentemente nei
settori industriale, meccanico, infor-
matico, elettrico, grafico e terziario,
attenti alle richieste del territorio.
Vengono organizzate quindi varie
I Da Valdocco la formazione
professionale si è diffusa in Italia
e nel mondo acquisendo respiro
universale.
I
L'attività principale riguarda
la formazione professionale dei
giovani dai 14 ai 18 anni.
iniziative formative: corsi di forma-
zione superiore per giovani oltre i
18 anni; corsi specifici per occupati
e disoccupati; corsi di formazione
continua in collaborazione con le
aziende; corsi per apprendisti; per
ragazzi in difficoltà, per fasce socia-
li deboli; progetti specifici di carat-
tere interregionale e transnazionale;
programmi e piani di formazione a
distanza tramite internet. Una di-
mensione importante dell'attività
CNOS-FAP è quella dell'orienta-
mento. Si è impegnati a curare que-
sto aspetto in tutti i corsi per aiutare
gli allievi a conoscere meglio se IIIP.'I
stessi in relazione al corso frequen-
tato e alla propria vita futura.
Particolare cura è dedicata alla
formazione dei formatori. Vengono
proposti seminari di studio e ricer-
che in collaborazione con l'Univer-
sità Pontificia Salesiana; al termine
dell'anno formativo, si organizzano
corsi di aggiornamento residenziali.
La rivista quadrimestrale "Rassegna
CNOS", affronta i problemi, le
esperienze e le prospettive della for-
mazione professionale. Crediamo
molto nella metodologia e nella per-
sonalizzazione dei percorsi formati-
vi. Consideriamo l'allievo come
singolo con le sue esigenze e capa-
cità di apprendimento più che come
membro del gruppo-classe. Ultima-
mente sono stati costruiti strumenti
e sussidi che permettono di persona-
lizzare il più possibile la formazio-
ne. Si adotta una metodologia indut-
tiva, partendo dagli interessi dei ra-
gazzi pe:_r approfondire i principi ge-
nerali: E stato anche costituito un
gruppo nazionale di formatori che
lavora alla creazione di sussidi con
questa metodologia.
O
Per saperne di più:
cnosfap.nazionale@cnos-fap.it,
06.51.37.884
BS SETTEMBRE 2003

2.10 Page 20

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D0NBOSCO ••••••
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Cento anni fa moriva uno dei più grandi papi
1
ELEONEXIII
di Francesco Motto
B enché il "Papa di Don Bo-
:
sco", per antonomasia, sia
:
Pio IX, i rapporti personali
fra Leone Xill e Don Bosco furono
: più che cordiali e di grande intensità
: emotiva. Le personalità dei due
: pontefici erano notevolmente diver-
se, a cominciare dal temperamento
: e dalle personali esperienze per fini-
: re alla cultura e allo stile di gover-
: no. Diversa la stagione politica e di
~ : conseguenza anche la pratica di go-
1.\\:1• verno pur all 'interno di una linea di
continuità. I primi dieci anni del
pontificato di Leone Xill corrispo-
sero agli ultimi dieci anni di vita di
Don Bosco. Il fondatore dei Salesia-
ni, delle Figlie di Maria Ausiliatrice
e dei cooperatori salesiani era impe-
gnato negli ultimi ritocchi alle sue
originali creazioni; a esse proprio
papa Leone avrebbe messo il defini-
tivo sigillo della Chiesa.
Nunzio in Belgio nel
1843, vescovo di Perugia
dal '46, cardinale dal '53,
Gioacchino Vincenzo
Pecci, ciociaro di
nascita, il 20 febbraio
1878 diventava papa
Leone XIII a 68 anni, e
in precarie condizioni di
salute. Si pensò a un
pontificato breve. Durò
25 anni, fu il Papa della
Rerum Novarum (1891).
Volle bene a Don Bosco.
I Disegno di papa Leone Xlii,
eseguito da Lorenzo Orengo
nel 1892.
LA "CONCORDIA,,
E I "PRIVILEGI"
Non erano trascorsi che pochi
mesi dall'elezione di Leone Xill
che Don Bosco pubblicava un opu-
scolo di 288 pagine: Il più bel fiore
del collegio apostolico, ossia la ele-
zione di Leone XIII con breve bio-
grafia dei suoi elettori, in cui cerca-
va di far conoscere ai suoi lettori la
vicenda del conclave, la figura del
nuovo Papa, i suoi primi atti, i car-
dinali elettori. Ma come escludere
che con un simile omaggio Don
Bosco mirasse anche a ben disporre
l'animo del Pontefice nei riguardi
della Congregazione e dello stesso
autore della pubblicazione? Infatti,
erano ancora numerose le questioni
che attendevano da Roma una solu-
I
Considerato di transizione per
la malferma salute e l'età, visse 93
anni e fu papa per 25.
zione, a cominciare dalla vertenza
con l'arcivescovo di Torino, monsi-
gnor Gastaldi. La ormai quasi de-
cennale controversia sembrava non
avere sbocchi, anzi ogni giorno che
passava i motivi di dissapore au-
mentavano. Viste precluse tutte le
soluzioni prospettate, papa Pecci nel
maggio 1882 avocò a sé la questio-
ne e in poche settimane la dirimeva
con grande saggezza, chiedendo a
monsignor Gastaldi e a Don Bosco
la ratifica delle sue decisioni. En-
trambi sottoscrissero, in quanto il
primo vedeva ribadita la sua auto-
rità di vescovo e il secondo vi trova-
va salvata la sua dignità di fondato-
re e superiore di congregazioni reli-
giose. Inoltre con simile imposta
"concordia" Don Bosco riacquista-
va la tranquillità necessaria per por-
SETTEMBRE2003BS ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
della Chiesa, Leone Xlii - Gioachino Pecci
tare a conclusione la richiesta dei romana" rimaneva apert1ss1ma (lo
cosiddetti "privilegi" concessi a or- sarebbe stato per altri 43 anni!),
dini e congregazioni, cui le autorità Don Bosco operava de facto una
vaticane si opponevano. Nel 1885 sua "conciliazione" fra Stato e
ottenne finalmente quanto chiedeva. Chiesa, in nome di una chiesa e un
La "pace conclusa" con monsignor ospizio per i giovani poveri di un
Gastaldi aveva probabilmente spia- nuovo quartiere di Roma. E quel-
Il.
nato la strada. Ma c'erano anche l'elenco, con la richiesta di offerte
PlÙ BEL FIORB
altri motivi.
per la lotteria, lo avrebbe mandato
I\\EI, (IILLtGIO .IPOSHILllll
LA BASILICA
DEL SACRO CUORE
in tutto il mondo, anche a imperato-
ri, re, principi e nobiltà varia ...
LE MISSIONI
LA ELEZIONE OI LEONE Xlii
WLI br&fe M•g~fi;t
lJlil tn;or E:1,Js'CTQRI
UlOVANNI BOSCO
Da cinque anni Don Bosco si era
impegnato col Papa per la costru-
zione della basilica del Sacro Cuore
a Roma, quale monumento nazio-
nale di devozione e in memoria di
Pio IX. Era stato il successore del
Gastaldi, Gaetano Alimonda, a sug-
gerire il nome di Don Bosco come
l'unico in grado di portare a termi-
ne la costruzione, sospesa per man-
canza di fondi. Il Papa nell'udienza
del 5/4/1880 avanzò la proposta a
cui Don Bosco avrebbe risposto: "Il
desiderio del Papa per me è un co-
mando". L'incarico era prestigioso,
ma irto di difficoltà, tenuto conto
che stava costruendo due altre chie-
se (S. Giovannino a Torino e Maria
Ausiliatrice a Vallecrosia), che la
massoneria lo avrebbe osteggiato,
che un sacerdote piemontese non
era quanto di più gradito al clero
Le imprese missionarie Don
Bosco le aveva iniziate con la bene-
dizione di Pio IX nel dicembre
1875, ma beneficiò anche dell 'at-
tenzione di Leone XIII. Sarà lui ad
affidare ai salesiani il Vicariato apo-
stolico della Patagonia settentriona-
le e Centrale, e la Prefettura Apo-
stolica della Terra del Fuoco. Don
Giovanni Cagliero sarà il primo sa-
lesiano, consacrato vescovo nella
basilica di Maria Ausiliatrice a Tori-
no alla vigilia dell'Immacolata del
1884. Se per tali gesti Don Bosco fu
molto riconoscente al Papa, questi
da parte sua non poté non apprezza-
re il grande fervore missionario
della famiglia salesiana. All'epoca
di Leone XIII si erano aggiunti a sa-
lesiani e suore anche i Cooperatori,
la cui Associazione venne benedetta
'l'OH.JNO, a1s
1 t1·uUt\\.\\\\'l,\\ .ti l,ll(ltWl\\lA 1:1.\\t.t;tstA:-..\\
~. r1u ,.lnn • l'.1"• lhrlltl•• · 11"1... 111"-
I Il volume di Letture Cattoliche
scritto da Don Bosco in onore
di papa Gioachino Pecci.
già nella prima udienza che Don
Bosco ebbe il 16 marzo 1878, un
mese dopo l'elezione. Non solo. Ma
il Papa accettò che il suo nome figu-
rasse al primo posto nella lista: un
Papa "primo Cooperatore salesia-
no" ... si potrebbe quasi dire al ser-
vizio del carisma salesiano, anziché
un carisma a servizio del Papa per
la gioventù. Ma né il Pontefice né :
romano e che, come avrebbe suc-
Don Bosco avvertirono la "contrad- :
cessivamente detto, "Roma è una
dizione". E si potrebbe continuare :
città eterna. Dire molto, fare poco e
con le numerose udienze concesse, :
contentarsi di far le cose lentissi-
con lo scambio di corrispondenza,
mamente". Ma ce l'avrebbe fatta
con i reciproci segni di affetto e
anche stavolta, e nel suo ultimo
confidenza, spinti al punto che Don
viaggio a Roma nel maggio 1887 vi
Bosco osò chiedere al Pontefice
avrebbe celebrato, fra lacrime di
51.000 lire per saldare i debiti della
commozione, la santa Messa. Cer-
costruzione del Sacro Cuore; egli
to, si era dovuto impegnare con
avrebbe ricambiato con le "preghie-
lunghi colloqui, centinaia di lettere,
re" di ben 250.000 giovani. Verreb-
faticosi viaggi in Italia e all'estero,
be da sorridere oggi ... ma il fatto
con la "chiesa del Sacro Cuore
resta. Alla prima udienza concessa-
sulle spalle". Per reperire le risorse
gli, don Michele Rua sentì il Papa
aveva messo in piedi una lotteria
ripetere: "Don Bosco: un santo, un :
con oltre 8.000 premi. L'elenco dei
santo, un santo". Il Bollettino sale- :
donatori si apriva con due nomi che
siano lo avrebbe più volte reso noto :
pochi in Italia avrebbero osato ac-
costare: papa Leone XIII e re Um-
ai lettori e se ne sarebbe ricordato
anche all'interno delle varie pagine
••
berto I. In un tempo in cui il Papa si
listate a lutto nell'agosto e settem- :
definiva "prigioniero in Vaticano",
bre 1903, in occasione della morte :
I per i cattolici italiani rimaneva in
vigore il non expedit (non eleggere
Monsignor Lorenzo Gastaldl,
vescovo di Torino In diatriba con
farsi eleggere) e la "questione
Don Bosco.
del grande Pontefice, avvenuta il 20 :
: luglio precedente (Cfr. rubrica "100
anni fa", pag. 10).
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2003

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LE1iERA Al GIOVANI
FIDATI
El
Carieeimo,
cl eiamo detti in più di una circostanza: puoi far-
cela, devi fidarti delle eeneazionl eul fondale del-
l'anima tua.
Cl sono momenti nella vita In oul Il cielo e il mare
poeeono ecam17iarel di poeto. Se Il cielo ti
nasconde Il eogno della vita, la profondità del
mare ne accoglie Il segreto, la chiave d'interpreta-
zione.
Cielo e mare rappresentano l'alle~orla del nostro
vivere.
Il mare è come la vita: ha una superficie abitata
da onde che el rinoorrono e profondità abissali e
oalme.
Guarda Il mare e ti eeml7rerà di percorrere un sen-
tiero azzurro-olelo che eovraeta le tue lnquiietudi-
nl e ohe sembra lndloare Il tuo approdo.
La tua oasa a ridosso di un mare infinito sta
diventando troppo plooola a oonfronto di un
sogno, ohe va e che viene come i 17attltl del cuore.
Le nubi possono per una notte nasconderti la
luna e rubarti le stelle, ma Il cielo è e rimane eopra
di te, rende grande una forza misteriosa che è in
te.
Ti offro un'eepreeslone di Mark Twain. È la foto-
grafia della tua vita.
Il Signore ti ohlama. Tu lo sai. In tutti questi anni ·
la ragnatela dell'lndeolslone ti tiene prigioniero.
La vooazione è oome l'amore.
Irrompe d'improvviso nella tua vita, prende pos-:
eeeeo del tuo ouore, evooa l'Immagine del oielo e:
del mare. Ti fa entrare nel mistero. Ti fa soffrire,
ee non lo oorteggi o lo nascondi.
Come te, penso, tanti giovani vivono l'indeolslone
oome Inquietudine, vago desiderio, malattia
sociale.
La pioggia non ferma Il vento ohe gonfia la vela
della tua barca verso lidi lontani.
Posso sempre sussurrarti: "fra pooo il temporale
finirà e oielo e mare saranno di nuovo gli amloi
della tua rotta".
Parlarti di Dio, del suo amore, della sua voce per
me è sorprendente e meravlglloso.
Carlo Terraneo
"Tra vent'anni non eal'Bte deluel
dalle coee che avete fatto,
ma di c:iuelle che non avete fatto"
Devi fidarti della tua anima, dei tuoi pensieri.
Sta a te deoldere ee diventare l'uomo che sogni o
se a1717andonarti al rimpianti.
Considera i tuoi sentimenti nasooeti come i semi
della terra in attesa di germogliare e dare frutto.
SETTEMBRE 2003 BS

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••••••••••••••••••••
•••••••••••••••••••••
••••••••'
IL MUSEO SAN MIGUEL E~co un museo particolare, un "museo della memoria".
E nell'antica sede di Roca che un decreto del governo
argentino dell'ottobre 1933 ha cambiato in Stefenelli,
proprio in ricordo del grande missionario salesiano che
a Roca riuscì a compiere imprese memorabili,
riconosciute da uno degli ingegneri idraulici
più famosi del tempo, Cesare Cipolletti.
==:;;;;;=:;;:====:i :
••••••••••••••••••••••••••••
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
DI "STEFENELLI"
di Natale Maffioli
In Argentina un piccolo ma significativo museo rende testimonianza del
grande impegno dei figli di Don Bosco verso la cultura del luogo. Si tratta
di quello messo in piedi in ricordo del salesiano italiano
don Alessandro Stefenelli, che fu l'iniziatore di opere memorabili nella
zona chiamata Roca, dal generale de/l'esercito argentino pi conquista che
vi aveva installato nel 1879 l'accampamento generale. E ora chiamato
Stefenelli proprio in onore del missionario salesiano.
••
L'a, ttuale edificio del C91legio,dove è ospitato il museo.
•••••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2003 • • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
de passione per la matematica, la azionasse la pompa per l' irriga-
fisica e la chimica, sicché, quan- zione del coltivato. Non si lasciò
do l' astronomo barnabita padre demoralizzare neppure dalla gran-
Dezza, presidente del la Società de inondazione che, nel 1899,
Meteorologica Italiana con sede a distrusse gran parte del lavoro
Moncalieri, chiese a Don Bosco compiuto.
di fondare in Patagonia una rete
di osservatori meteorologici , il
santo scelse iI eh ierico Stefenell i
per questa iniziativa. Difatti, nel
1885, appena giunto a Patagones
vi fonderà un osservatorio; gli
strumenti per i rilevamenti gli fu -
rono donati dal Club Alpino Ita-
//N Don Alessandro Stefenelli.
ell"89 (siamo
nel
1800 n.d.r.), appena
liano .
Ordinato sacerdote a Patagones
nel 1889, nel 1891 divenne diret-
tore della missione Generai Roca;
e qui diede prova di grande orga-
ordinato sacerdote, ri- nizzatore oltre che di missiona-
cevetti l'i-ncarico da monsignor rio: dopo aver acquistato un
•••••••••••••••••••••••
Cagliero- di fondare la residenza vasto appezzamento di terreno
missionaria di Roca". Sono le pa- sulle sponde del Rio Negro,
role scritte nel 1899 da don Ales- fondò una Scuola Agricola (il
sandro Stefenelli, un missionario Collegio San Michele fu edificato
salesiano della Patagonia, nella a partire dal 1899 e sostituì un
"Memoria", una sorta di presen- edificio provvisorio); la sua
tazione, per i deputati e i senatori profonda sensibilità di salesiano
del parlamento argentino, di lo rendeva attento alle necessità
quanto è stato fatto per la fonda- dei ragazzi del luogo, molti di
zione della Scuola Agricola Prati- loro non avevano ricevuto educa-
ca annessa al Collegio San Mi- zione alcuna ed erano privi di
guel nella "Colonia Nacional de prospettive per il futuro . Era an-
Generai Roca (Rio Negro)": le che consapevole del fatto che il
imprese e le difficoltà che, alcune futuro della regione stava nell'a-
volte, parevano insormontabili. gricoltura. La sua attività di co-
struttore non conobbe sosta: edi-
Strumenti della banda del collegio.
UN PO' DI STORIA
ficò una chiesa parrocchiale, de-
dicata a San Michele Arcangelo,
Don Stefenelli era nato a Fondo un collegio per le Figlie di Maria
(Trento) nel 1864; grazie a un sa- Ausiliatrice. Per fornire d'acqua il
cerdote cooperatore salesiano fu terreno destinato alla scuola co-
accolto a Valdocco: nel 1881 ri- struì un canale per convogliare le
cevette l'abito talare da Don acque di quattro fiumi ; l'opera fu
Bosco stesso e nel 1882 era di- ammirata dai tecnici del settore
ventato salesiano a San Benigno per la grandiosità e la perfezione . Il primo trattore usato da don
Canavese. Ebbe sempre una gran- Nel 1896 acquistò un motore che
Stefenelll per l'Irrigazione.
L'antico edifico distrutto dall'inondazione del 31 maggio 1899.
• • SETTEMBRE 2003 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •• ••• •••••••••
Strumenti meteorologici del padre Stefenelli.
Le campane della scuola.
IL MUSEO
L'opera di don Stefenelli ha la-
sciato un segno e per non lascia-
re cadere la memoria delle origi-
ni dell'opera, nel 1989 nell'ambi-
to delle celebrazioni del primo
centenario della fondazione del
L'antico harmon/um del collegio.
collegio San Miguel, si è pensato
di restaurare l'antico edificio del
collegio e di adattarlo a Museo,
ma con delle caratteristiche parti-
colari: che fosse il Museo della
memoria. Il progetto del Museo si
concretizzò tra il 1990 e il 1995.
Tutto il collegio San Michele re-
staurato era già di per se stesso
un museo, ma si pensò di desti-
nare a sede espositiva la sola
parte centrale. Si costruì un mez-
zanino, là dove la struttura lo
permetteva, per aumentare la ca-
pacità dell'edificio. Si stabilirono
anche dei principi per l'esposi-
zione: non un deposito di cose
antiche, ma una raccolta di testi-
monianze che raccontassero la
viva storia del San Michele e
della sua attività.
Con l'inaugurazione del 15 no-
vembre 1995 che cosa rendeva
valida l'esposizione? Che cosa vi
trovava il visitatore? Un gran mu-
rales con la mappa del progetto
delle opere di irrigazione dell'alta
valle del Rio Negro. Il tutto era
corredato con i nomi dei pnm1
occupanti che si erano insediati
nelle parcelle di terreno. Si trova-
no esposte le ruote, ultimo rima-
suglio del primo motore acquista-
to da don Alessandro Stefenelli
nel 1896 (fino a non molto tempo
fa i resti erano conservati nel
museo di Fortin Mercedes); il mo-
tore azionava la pompa per ele-
vare l' acqua necessaria all'irriga-
zione delle colture.
Altri oggetti provengono dal-
1'osservatorio meteorologico fon-
dato da don Stefenelli, altri, come
la campana e gli utensili da lavo-
ro, dalla scuola agricola; e anco-
ra tini, bigonce e botti per la la-
vorazione del vino. Alcune ba-
cheche presentano ai visitatori
delle antiche lastre fotografiche
in vetro con raffigurate le diverse
attività della scuola . Infine è ap-
prezzabile pure la sezione dove
sono esposti oggetti e fotografie
che testimonia l'attività religiosa,
educativa, agricola, civile e mili-
tare del!'"Antico Generai Roca".
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
••••Vetrine con oggetti di meteorologia appartenuti
a don Stefenelli.
Una serie di grandi pannelli che illustrano la storia
salesiana in Patagonia.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ~• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS SETTEMBRE 2003 • • •

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•••••••....•..•..............•••••....•...••.•......•.............•...••.•.........•• ,
••••••••••••••••••
Pannelli con informazioni storiche.
Grandi pannelli con foto storiche.
ONORE AL MISSIONARIO rato il circuito storico del "Pueblo
Viejo".
L'8 di aprile del 1998, con l'in- L'attività del museo non è ter-
•••••••••••••••••
teressamento degli exallievi, il
Collegio San Miguel fu dichiarato
Monumento Storico Provinciale.
Per dare sviluppo a questa nuova
caratteristica dell'edificio, in ri-
cordo del 100° anniversario della
grande inondazione che distrusse
completamente il lavoro di don
Stefenelli - e che egli con corag-
gio ricostruì totalmente addirittu-
ra migliorandolo - si sono collo-
cati dei cartelli esplicativi dei di-
versi luoghi che sono stati al cen-
minata: attualmente si sta lavo-
rando per rendere la presentazio-
ne degli oggetti esposti più par-
lante dell ' attività di don Aless-an-
dro Stefenelli nell'ambito della mis-
sione svolta dai salesiani in Pata-
gonia .
Molto rimane ancora da fare:
attualmente si ha in progetto di
restaurare il teatro posto nell'ala
storica dell ' edificio del collegio
San Miguel; l'ambiente potrà poi
essere utilizzato non solo come
tro dell ' impresa pionieristica del sede espositiva, ma anche per
salesiano, e il 1° di settembre di altre attività di carattere culturale :
quello stesso anno è stato inaugu- rappresentazioni teatrali, confe-
renze e allestimento di spettacoli
••••••••••••••••••••••.•••
El. PADRE Al.EJANDRO STEFENELLI, ,•
--..-..-...~... la Agricultura y el Riego eo el Alto Valle.
".".. "
I Il pannello delle grandi opere
idrauliche di don Stefenelli che
resero il famoso ingegner
Cipolletti entusiasta del
missionario italiano.
===~
musicali .
L'attività di don Stefanelli ebbe
riconoscimenti significativi . Ci n-
quant' anni dopo l' inizio della
missione a Roca, gli abitanti
hanno voluto ringraziare il gran-
de missionario, cambiando il
nome della vecchia sede di Roca
che aveva poi assunto quello di
Rio Negro ancora raccolta attor-
no all 'opera salesiana e all ' im-
portante nodo ferroviario, asse-
gnandole ufficialmente il nome di
Stefenel/i 1• Inoltre dopo il suo ri-
torno in patria nel 1942, fu insi-
gnito da re Vittorio Emanuele lii
del titolo di commendatore della
Corona d'Italia.
Per la cronaca, don Stefenelli
tornato in Italia diresse ancora la
scuola agraria del Mandriane a
Roma dandogli un vigoroso im-
I Le grandi ruote della macchina
a vapore acquistata da don
Stefenelli per la sua scuola
agricola.
pulso. Gli ultimi 30 anni della
sua lunga vita li trascorse a Tre[1-
to . Fu proprio in quel collegio
che ricevette la notizia del gran-
de riconoscimento del suo ine-
guagliabile lavoro, quando le au-
torità misero al luogo il suo
nome.
Natale Maffioli
1 D . Giuseppe Cl emente!, " Padre Alessan-
dro Stefenelli", Ufficio Missioni ispettoria
sa lesi ana S. Zeno, a uso di manoscritto,
senza data, conservato nell 'Archivio Sale-
siano Centrale.
~===~:=;==;;;;:;:;:
.
• • • SETTEMBRE 2003 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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LA DISGRAZIA
DI ESSERE BRU I 11
earo dottor J., da quando
((
una nuova alunna è
arrivata nella mia classe
mi sono reso conto di alcune cose
importanti. Costei non è brutta, è
solo un po' strabica, e perciò il suo
volto non risulta regolare. Mi sono
proposto di aiutarla a "rendersi più
attraente", sto quindi spesso con lei.
Un'altra ragazza mi è venuta a dire:
"Non ti conviene frequentarla e
diventare sua amica, tu sei troppo
bella per stare con una come lei".
Un po' bizzarra come riflessione! Ho
anche notato che i ragazzi erano
restii ad aderire ai suoi inviti a pran-
zo, o altrove, ma non ne capivo
bene la ragione. È stato il mio amico
Gaetano ad aprirmi gli occhi: «Non
sai che fa parte di un club di brut-
te?". Mi sono convinta che tutte le
piccole frustrazioni che ci rendono
antipatici gli uni agli altri fanno parte
dei problemi propri dell'età.
Quando un giorno lei ha consegna-
to un compito svolto in modo su-
per, il professore ha avuto il corag-
gio di dire che non era suo: "Hai
imbrogliato; d'altronde, ti si legge in
faccia!» . Allora, ho capito che vale-
va di più essere belli che bravi nel-
la vita. Si parla tanto del razzismo
degli altri, ma non si dice niente di
quanto noi stessi siamo razzisti nel-
le relazioni quotidiane. Via! Non
facciamo gli ipocriti... "
Zoe, 15 anni, Como
Cara Zoe,
hai ragione, le discriminazioni legate
alla bellezza sono particolarmente
scioccanti ed è per questo che
spesso non si vuole ammetterlo. Ma
si tollerano e si diventa complici. La
bellezza ha un potere che agisce
senza che te ne accorga; chi è bello
attira, gli si attribuiscono le migliori
qualità, mentre ai brutti , anche se
hanno molto meno vizi, si accollano
un sacco di tare. Gli studi sulla que-
stione sono numerosi, soprattutto
negli Stati Uniti, e migliaia di inchie-
ste dimostrano che le persone belle
sono anche percepite come le più
sensibili, le più amabili, le più caloro-
se, equilibrate e aperte e anche le
più forti. È cosa risaputa.
La nostra sensibilità etica vuo-
le che l'amore materno non faccia
distinzioni e tuttavia già i bebè
sono vittime di discriminazioni:
la stessa mamma è portata a
giocare più a lungo con un bel
bebè piuttosto che con uno
non bello e lo cura di più .
Anche al nido d'infanzia, le
puericultrici passano più tem -
po con i bimbetti più carini, i
quali arrivati alla materna di-
ventano i più popolari, dei ca-
pibanda in miniatura! Ciò è
duro da ingoiare per un istitu-
tore. Sono stati fatti degli
esperimenti: si sono filmate
delle classi per alcune set-
timane . I risultati hanno con-
fermato che i ragazzetti più bel-
li sono stati messi ai primi posti; era-
no i meglio seguiti, beneficiavano di
una più grande attenzione e pazien-
za, ottenevano più note di merito
degli altri. E poiché erano awantag-
giati da un miglior awio, decollavano
prima degli altri. Si tratta del cosid-
detto "effetto Pigmalione".
Insomma un alunno che si pre-
senta bene esteriormente suscita
maggiori aspettative e lo si accredi-
ta di migliori capacità. I compagni,
ovviamente, stanti questi privilegi,
lo cercano, lo accostano... È facile,
perciò, rendersi conto di come i
ragazzi con più bella presenza
abbiano anche più amici e siano
considerati più socievoli e aperti.
Davanti a tante gratificazioni, essi
acqu istano padronanza di sé e
imparano a presentarsi senza com-
pless i. Insomma hanno tutte le
chance per riuscire e, in effetti,
quasi sempre a loro riesce tutto;
così ricevono in continuazione mol-
te felic[tazioni e altrettante gratifica-
zioni. E più facile per costoro pro-
seguire gli studi fino all'università e
avere maggiori possibilità di essere
assunti al lavoro. Insomma, lo si
voglia o no, la bellezza premia.
Al contrario, I brutti sono pena-
lizzati. Poiché sono oggetto di meno
interesse, acquisiscono più difficil-
mente la stima di se stessi. Non si
hanno grandi attese nei loro confron-
ti e questo frena non poco la loro
crescita. Si è anche meno indulgenti
davanti alle loro corbellerie, non si
cerca la loro compagnia, si pensa
che siano meno socievoli. Tutta que-
di Jean-François Meurs
sta negatività intorno a loro finisce
per bloccarli. Ecco perché appaiono
più sornioni , meno svegli e anche
meno sensibili . Di fatto, a queste
persone non rimane che "blindarsi".
Se talvolta si ribellano a questa
situazione e si difendono con ag-
gressività, la cosa si ritorce contro di
essi: i brutti sono anche cattivi, han-
no facce da delinquenti. Insomma,
sono ''fregati": percepiscono di esse-
re in un ambiente sfavorevole, il che
li conduce ad assumere un ruolo a
qui ritengono di non poter sfuggire.
Ebbene, tutto questo comincia in fa-
miglia e continua a scuola: genitori e
insegnanti attribuiscono spesso e
volentieri ai bambini più brutti un
carattere ombroso, violento, vizioso.
Se questo è sempre esistito ,
non è forse un'utopia immaginare
che si possa combattere e vincere
questo genere di ingiustizia ? Non lo
è. Le cose , infatti, cominciano a
cambiare se tutti prendono coscien-
za che il "capitale bellezza" ha la sua
importanza nel gioco sociale, ma
non è tutto. È questo uno dei grandi
compiti dell'educatore e dell'educa-
zione. D'altra parte, la nostra società
che spinge all'individualismo e can-
cella le convenzioni sociali, lascia il
soggetto senza protezione davanti a
questo fenomeno. È perciò necessa-
rio che, come per il razzismo o le
discriminazioni basate sul sesso,
vengano promulgate delle leggi per
correggere certe storture e permette-
re ai più svantaggiati di trovare il loro
posto nel mercato del lavoro e nelle
relazioni sociali.
BS SETTEMBRE 2003

3.8 Page 28

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Adwa, Etiopia, missione FMA: "impresa eccezionale
Nell'aprile sc~rso,
NOBEl suor Laura Girotta,
PREMIO FMA missionaria da
dieci anni ad Adwa
ALLA Mlss'OHE (Etiopia), a nome
dell'Associazione Amici
di Maria Antonia Chinello
di Adwa, ha ricevuto il
Premio Antonio
Feltrinelli 2002 per
l'opera educativa e
umanitaria a favore delle
giovani donne, dei
bambini di questo paese
alla frontiera con
l'Eritrea, nella regione
desertica del Tigray. Il
riconoscimento, concesso
dall'Accademia
Nazionale dei Lincei, è
Il Premio Antonio Feltrinelli n~sce ~I
15 marzo 1936. L'atto di na~c1ta è il
testamento con il quale Feltnnelh no-
mina erede universale la Reale Acca_-
ritenuto il Premio Nobel
italiano.
Suor Laura Giretto e suor Imelda
IFornaciari con amici, parenti,
benefattori dopo aver ricevuto,
a nome della comunità FMA
di Adwa, il premio Antonio
Feltrlnelli dell'Accademia
Nazionale dei Lincei.
L a premiazione è avvenuta nella
cornice austera di Palazzo
Corsini a Roma, nella storica
via della Lungara, presso il quartiere
popolare di Trastevere. Una fitta
schiera di amici, benefattori, parenti,
volontari e membri dell'Accademia
hanno fatto corona a suor Laura e a
suor Imelda Fomaciari, come lei mis-
sionaria di lungo corso in Etiopia.
demia d'Italia, alla quale sub~ntrera
nel 1944 - con la liberazion~ ~1 Ro_ma
- l'Accademia Nazionale_ dei Lincei. .,.
Il remio è destinato a riconoscere il_
laeoro lo studio, l'intelligenza,_ q~e~II
ugoumonm.o1'.
che massimamente
in alte opere, nelle_
asriti·!d1nsetmIle-
scienze poiché essi sono I ven ~ene-
fattori del proprio paese e del/ uma-
nità" .
·
·1
Precedentemente, hanno nce~uto
remio: Ceretta Scott King, ve ova ,
tartin Luther King (1969), Ma~cello
Candia (1982), Madre Ter~sa d1 Cal-
cutta (1995), Alex Zanotelh (2000).
civile ed umana ... ». È questa la mo-
tivazione di fondo per l'alto ricono-
scimento concesso a suor Laura e
alle FMA della comunità di Adwa
in Etiopia per quello che viene defi-
nito il miracolo di Adwa.
quattro anm m Libano e poi un
anno nella Repubblica Democratica
del Congo. Dal 1993 si trova in
Etiopia, ad Adwa, alla frontiera con
l'Eritrea. Qui è diventata "madre le-
gale" di 59 orfani, a lei affidati,
nella decisione coraggiosa di far
crescere i bambini nella propria
terra. Sull'altopiano, una volta, si
viveva di agricoltura. Ora, tutto è ri-
dotto al nulla dai lunghi anni di
guerra che hanno visto anche l'uso
di armi chimiche. Distante 400 km
da Addis Abeba, la capitale, vi si ar-
«La Commissione è unanime nel
proporre per il Premio l'Associazio- SUOR LAURA
ne Amici di Adwa .. .» le parole del MISSIONARIA
Relatore risuonano nella sala. «Con
esemplare capacità e costanza, suor Torine.se di origine, viaggiatrice
Laura e i suoi collaboratori stanno instancabile su strade di fango e
realizzando iniziative volte alla istru- rotte aeree, suor Laura ha esperien-
zione dei bambini e alla loro crescita za di missione in due continenti:
Ragazzi e ragazze dell'oratorio
di Adwa.
SETTEMBRE 2003 BS

3.9 Page 29

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per valore morale e umanitario".
Suor Laura Girotta con i giovani
di Adwa.
Alla scuola elementare di Adwa
si impara presto l'uso del computer.
I
Laboratorio di confezione
industriale della scuola
professionale.
riva percorrendo la grande arteria
stradale, costruita dagli italiani.
Suor Laura sottolinea che, accan-
to a lei, a ricevere il Premio, ci do-
vrebbero essere le migliaia di perso-
ne - amici, volontarie e volontari,
benefattori - che, «in Etiopia e in
Italia hanno donato tempo, energie,
denaro per far sì che la solidarietà e
la pace cambiassero il volto di que-
sto angolo di mondo, dove non c'è
più niente da distruggere e dove la
gente era rassegnata all'isolamento
e all'estinzione».
UN PO' DI STORIA
«Quando sono arrivata ad Adwa,
dieci anni fa - racconta suor Laura
- avevo con me solo una valigetta e
ho incontrato il nulla. Mi sono guar-
data attorno con sgomento e mi
sono chiesta che cosa avrei potuto
fare. La risposta mi è arrivata pre-
sto. Un gruppo di bambini, spuntati
dal nulla, dal terreno circostante, mi
è venuto incontro e uno di loro, sor-
ridendomi, mi ha preso per mano.
Ecco tutto è cominciato così. .. con
loro e per loro». Grazie al suo co-
raggio e all'intraprendenza di un
manipolo di FMA, la missione è
ormai il baricentro della città, qui,
dove prima c'erano solo pietre.
Dalla missione di Adwa si aprono
strade che promuovono la gente a
partire dalle risorse del territorio: le
parole e le idee hanno le mani. «Ab-
biamo rifiutato di allontanarci e
siamo rimaste anche durante la guer-
ra, quando sentivamo le bombe pas-
sarci sopra la testa. Il nostro obietti-
vo è quello di preparare la classe di-
rigente di domani, per rendere piena-
mente autonoma la gente dalla di-
pendenza straniera».
Scuola materna, elementare e tec-
nica, attività di autogestione, orato-
rio, corsi di promozione della donna,
degli adulti e degli insegnanti, colla-
borazione con le autorità sanitarie,
assistenza a famiglie bisognose e alle
donne incinte con il servizio di am-
bulanza, adozioni a distanza... l'e-
lenco potrebbe continuare, a testimo-
nianza della donazione di suor
Marjorie, suor Imelda, suor Eleanor,
suor Rita e suor Anna, di molti vo-
lontari e volontarie che hanno dedica-
to tempo e competenza, di tantissimi
amici sparsi nel mondo che hanno
raccolto fondi contribuendo alla co-
struzione degli ambienti.
QUALE ATTIVITÀ
Per dare lavoro alle ragazze del
posto, le suore hanno avviato una
scuola di taglio e cucito a livello in-
dustriale. Hanno visto bene, perché
proprio lì vicino alla missione, alcu-
ni imprenditori tedeschi hanno aper-
to una fabbrica di abbigliamento e
alle giovani è stato chiesto di dise-
gnare modelli. Così sono sorti i la-
boratori tra aghi, fili, forbici, mac-
chine da cucire e anche il mouse per
la specializzazione.
E le donrie si sono sedute ai ban-
chi per imparare, sfidando cultura e
tradizioni ancestrali: ,
Per questo, suor Laura ha accetta-
to di essere membro dell' Associa-
zione nazionale donne etiopiche.
Analfabetismo, prostituzione fem-
minile, mortalità infantile, disoccu-
pazione.. . Sono tante le denunce
avanzate e i tassi statistici abbassati
in questi anni dalla comunità.
Ogni giorno 600 tra bambini e
bambine frequentano la scuola, 1.700
vengono seguiti dal programma ali-
mentare, 4 mila sostenuti attraverso
le adozioni a distanza. Alla missione
lavorano circa 200 tra uomini e
donne. Tutti solcano il cancello del
Don Bosco: un progetto per costruire
un futuro di pace, che aiuti a dimenti-
care il passato e ad allontanare il do-
lore della guerra.
BS SETTEMBRE 2003

3.10 Page 30

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IL
MESE
IN
L1sRERIA
Motonte
o cuto di Giuseppe
IL LIBRO NERO
DELLA MAGIA
Maghi, truffatori,
ciarlatani e cialtroni
in Italia oggi
di Armando Pavese,
PIEMME,
Casale M. (Al) 2003
pp. 192.
Inchiesta che indaga nel
mistero occulto con di-
sincantato realismo. Ven-
gono descritti alcuni dei
casi più eclatanti di pla-
gio, circonvenzione e
truffa perpetrati a caro
prezzo da ciarlatani d'al-
to rango, maghi imbel-
lettati e fattucchiere. Sa-
lute, amore, successo,
denaro sono in vendita
ed eserciti di streghe
sono pronte a confezio-
nare la "fattura" (IVA
esclusa) . Purtroppo, la
parola magia implica
una carica emotiva ed
ha un contenuto così
esteso che si può inclu-
dere in essa tutta la sto-
ria umana. Quando nel-
la vita delle persone vie-
ne a mancare una base
di fede, Dio viene di-
menticato e subentrano
i surrogati. Nella magia
ci si illude di poter agire
sugli eventi cambiando-
ne il corso e ponendosi
al posto di Dio. Con tan-
te disperazioni!
~ ~ ~ecffe
LA CHI
È BELLO ESSERE
CRISTIANI
Per riscoprire, rimotivare
e ricominciare una vita di
fede
di Mario Galizzi,
ELLEDICI ,
Leumann (To) 2003
pp. 186
MIGLIORIAMO LE
NOSTRE RIUNIONI
Quasi un manuale per
comunità e gruppi
ecclesiali
di Enzo Bianco,
ELLEDICI,
Leumann (To) 2003
pp. 166
LA CHIESA
NELLA STORIA
Duemila anni di
cristianesimo
di Andrea M. Erba e
Pier Luigi Guiducci,
ELLEDICI ,
Leumann (To) 2003
pp. 774
GESÙ CRISTO
Immagini e testi per la
contemplazione, la pre-
ghiera e la catechesi
di Gaetano Brambilla,
ELLEDICI ,
Leumann (To) 2003
pp. 112
All'inizio di un nuovo anno
pastorale ogni educatore
della fede ha il compito di
far riprendere coscienza
del proprio essere creden-
ti. Questi libri aiutano, nella
programmazione delle atti-
vità catechistiche, i battez-
zati a riscoprire la propria
fede che ogni giorno essi
devono tradurre in scel-
te concrete. Fissando lo
sguardo su Cristo ci si può
realizzare come persona e
dare un senso alla propria
esistenza; una vita che si
fa dono abilita a sentire
ognuno come fratello e
farsi portatore di pace; fa-
cendo parte di una comu-
nità si è certi di non cam-
minare mai da soli nella
storia; l'impegno storico
del cristiano è quello di te-
stimoniare ciò che si cre-
de; vivendo la fede come
vera esperienza di Dio si
supera la semplice cono-
scenza delle verità ...
oeèseslelroe
cristiani
ENZO BIANCO
mo
Il volume offre un aiuto a
chi organizza riunioni nei
gruppi ecclesiali, miscelan-
do teoria, pratica e buon
senso. Nella prima parte
tratta della riunione e dei
ruoli dei suoi attori. La se-
conda dice come preparar-
la, condurla, metterne a
frutto le conclusioni. La ter-
za passa in rassegna i vari
modelli di riunione. In so-
stanza tre categorie di ca-
rattere generale: la confe-
renza, la discussione su un
argomento e la riunione
per deliberare. La quarta
affronta riunioni proprie del-
le comunità ecclesiali (revi-
sione di vita, lectio, Consi-
glio Pastorale). Nella quin-
ta si fa posto a integrazioni
e sviluppi, di carattere psi-
cologico o spirituale . L'ap-
pendice dibatte un proble-
ma non proprio accade-
mico: se sia poi così scon-
tato che occorre parlare fa-
cile .. . È un manuale con-
sultabile anche per voci.
Il volume è stato ideato per
coloro che desiderano co-
noscere il disegno com-
plessivo delle vicende che
hanno segnato, nell'arco
dei suoi venti secoli , il cam-
mino della Chiesa Cattoli-
ca: forme di spiritualità,
espressioni di santità, testi-
monianze di fede, concili,
pontificati significativi, atti-
vità di assistenza, rapporto
Chiesa-Stato, sviluppo mis-
sionario, cammino ecume-
nico.. . Diviso in quattro
parti secondo le epoche e
con varie indicazioni di ap-
parati consultativi , il volume
usa un linguaggio divulgati-
vo nel descrivere gli aweni-
menti significativi che sono
collocati in quadri comples-
sivi di riferimento. Questo
facilita la comprensione del-
le linee di sviluppo di una
storia tanto complessa che
appare così in tutta la sua
dinamicità che si realizza
progressivamente nel tempo.
ANOW-.IMIIIA fRM PIER lUGI OOiOIJCO
CnHIE~ SA~ 1A
~
NELLA
STORIA
DUEMILA ANNI DI CRISTIANESIMO
SETTEMBRE 2003 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~~~
CRISI DI F"'
CULTURA
sANTITANA?
SALESIA ·
IL CORAGGIO
DI AMARE ...
quando il matrimonio fa
soffrire
di Gerald Foley,
ELLEDICI ,
Leumann (To) 2002
pp. 158
Molte coppie arrivano al di-
vorzio , anche se in realtà
non lo vogliono . Rabbia,
amarezza, delusione sono
segni di una storia di amore
giunta al capolinea. Il con-
trario dell'amore non è l'o-
dio ma l'indifferenza. Que-
sto libro nasce da una
lunga esperienza denomi-
nata "Ritrovarsi", iniziata in
Canada e sviluppatasi in
molti paesi del mondo,
anche in Italia, in cui delle
coppie hanno sfidato se
stesse riuscendo a far rivi-
vere una fiamma , a ridare
una speranza nuova alla
loro vita e a riscoprire una
dimensione più ricca e fe-
conda del loro amore. Il
testo fa riflettere sulla vita
di famiglia, per cui ogni ca-
pitolo termina con delle do-
mande che fanno pensare.
Sono le domande che of-
frono la possibilità di rive-
dere se stessi e aiutano a
calare nel proprio vissuto i
temi esposti.
CON IL CUORE
DI PAOLO
Alfabeto della santità
di Giacomo Alberione
(a cura di Mercedes
Mastrostefano),
Paoline, Milano 2003
pp. 278
Il motto di questo apostolo
moderno della Comunica-
zione sociale è "Protender-
ci avanti ogni giorno, mai
fermarsi , né nel cammino
della santità né nel lavoro
di apostolato". Si presenta
il fondatore della multifor-
me famiglia paolina, che è
stato recentemente fatto
"beato" dalla Chiesa. Ne
emerge una figura straordi-
naria e poliedrica: uomo di
grande personalità; profeta
e pioniere coraggioso che
apre alla Chiesa una nuova
ascetica della conquista;
fondatore che si fa promo-
tore di un carisma attuale e
profetico nel campo della
comunicazione; apostolo che
intuisce di evangelizzare gli
uomini di oggi con i mezzi
di oggi; uomo spirituale che
tende alla santità diventan-
do attivo nella contempla-
zione e contemplativo nel-
l'azione. Il beato Alberiore
lascia un'eredità formidabile.
LUIGI VARIARA
Salesiano e fondatore
di Jaime Rodrfguez F.,
LAS
Roma 2003
pp. 188
JAIME ROOfllGuEZ F.
LUIGI VAAIAPA
Salesiano e fo11datore
Poco conosciuto in Italia, si
è santificato in Colombia,
dove si recò per dedicarsi ai
malati di lebbra. Nel lazza-
retto di Agua de Dios portò
la dimensione ricreativa,
l'allegria salesiana, trasfor-
mandolo con la musica, il
teatro, lo sport, lo stile ora-
toriano. Caso unico nella
storia della Chiesa, fondò
una comunità religiosa per-
ché le donne colpite dalla
malattia potessero aspirare
a una vita di consacrazione
e realizzare la propria aspi-
razione. Fu fondatore a par-
tire dalla sua realtà di fon-
dato nell'esperienza religio-
sa salesiana. Il volume offre
una visione completa della
sua vita vissuta nei contesti
spazio-temporali analizzati
in prospettiva di fede e in-
terpretati alla luce della
Scrittura. Si riscatta così
una figura che ora emerge
gigante per la sua fedeltà al
dono dello Spirito.
I FA VENDITA PER
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rie cattoliche o vanno ne I
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Tel. 06.516291
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Ausiliatrice)
Tel. 06.5750048
E-mail :
segreteria@vides.org
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SOCIALI (SCS)
Obiezione di coscienza
Emarginazione
e disagio giovanile
Tel. 06.4940522
E-mail: scs@cnos.org
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Tel. 06.4450257
E-mail:
mspreafico@pcn.net
BS SETTEMBRE 2003

4.2 Page 32

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L//,/E
-
L'ULTIMO
PIONIERE
Un profilo del coadiutore salesiano
Ottavio Fantini, missionario in Cina,
morto nel 1990.
di Giancarlo Manieri
ehi conosce per esperienza personale gli stenti e
il soffrire conosce meglio la vita ed è più pronto
ad affrontarla anche quando questa presenta
pagine buie . Ottavio si ritrovò senza genitori e senza
nonni quando ancora aveva 1O anni. Alcune buone
signore di Marradi per salvarlo dalla strada gli pagaro-
no il collegio e lo fecero accogliere dai salesiani di
Faenza. Intelligente e volitivo, lui avrebbe voluto stu-
diare, ma le condizioni economiche - praticamente
non aveva più nulla - non glielo permettevano, così fu
assegnato al laboratorio di calzoleria per imparare il
mestiere. A Faenza gli capitò quello che è capitato a
molti una volta conosciuto Don Bosco e il suo metodo:
ne restò affascinato e divenne salesiano.
UN UOMO POLIEDRICO
Continuò a perfezionarsi nel mestiere finché ottenne il
diploma di maestro calzolaio specializzato in calzature
femminili (!) ... per un salesiano era proprio il colmo!
Da buon artigiano della calzatura (il migliore, secondo
i suoi insegnanti di laboratorio, l'unico che riusciva a
completare due paia di scarpe in una settimana) , cam-
minò la sua vita cercando quasi pignolescamente di
ottenere sempre il meglio da sé e dai suoi allievi. A
San Benigno faceva scarpe di lusso per la Casa Reale
e, andato in missione, a Macao vestì i piedi di tutte le
signore portoghesi della colonia che, esigentissime ,
volevano essere servite solo da lui, costringendolo tal-
Fantini (2° da sn/) con i diplomati dell'orfanato di Macao
nel 1932.
SETTEMBRE 2 003 BS
Ottavio Fantini era un fiorentino
di Marradi, ma la sua lunga vita, 98
anni, la trascorse in Cina. Fu con i
santi martiri Versiglia e Caravario
uno dei pionieri dell'opera
salesiana. Uomo pieno di risorse,
maestro calzolaio, maestro di
musica, maestro di ginnastica.
E uomo di Dio.
volta anche a 18 ore di laboratorio al giorno . Era
diventato tanto bravo che a Torino, assieme al coadiu-
tore Costamagna, diede alle stampe per i tipi della SEI
un volume di 288 pagine con 500 incisioni, intitolato "Il
Calzolaio".
Ma a Ottavio il mestiere non bastava. Già a Faenza
aveva iniziato a imparare a suonare qualche strumen-
to. Il clarinetto, il mandolino, la gran cassa, i piatti
arricchirono il suo bagaglio personale, ne ingentilirono
l'animo , gli inculcarono il tempo e il ritmo con cui
scandì da allora la propria vita. Era così portato alla
musica che il maestro Scarzanella lo chiamava rego-
larmente a sostituire chi mancava: era infatti l'unico
che in pratica sapesse suonare tutti gli strumenti. A
volte andava a dare man forte anche al famoso mae-
stro Dogliani a Valdocco.
La terza grande occupazione di Ottavio fu la ginnasti-
ca. Era innamorato degli esercizi a corpo libero e lo
affascinavano gli attrezzi. Osservava con grande inte-
resse i ragazzi che facevano ginnastica e cercava di

4.3 Page 33

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IL CAL7.0I .Al0
.~~
~r.i..1•-1UA-1~
l'lf
rvw
11'..
r,o..
Il libro di Fantini e Costamagna.
Due delle 500 illustrazioni del testo scritto dai due
coadiutori .
ripetere da solo gli esercizi. Così imparò quello che gli
altri facevano e inventò per conto sue figure ed evolu-
zioni nuove. Anche in questo campo divenne così abi-
le che a Shangai il Dipartimento dell'Educazione gli
rilasciò il diploma di insegnante di ginnastica per le
scuole medie superiori.
MISSIONARIO
Nel 1912 monsignor Versiglia (san) ottenne alcuni
"bravi" coadiutori per rilanciare le scuole d'arte e
mestieri a Macao. Fu scelto anche Fantini , che in un
momento di entusiasmo, qualche anno prima, aveva
fatto domanda di andare in missione. Il santo martire
di Shiu-chow lo accolse con gioia e così iniziò la sua
avventura missionaria che terminò solo con la morte a
98 anni suonati. Da allora la sua lunga vita passò in
Cina, eccetto qualche breve pausa come quella dal
1921 al '24 quando, stressato dall'incessante lavoro,
fu inviato in Italia per rimettersi in salute. Ma non stet-
te con le mani in mano: è il periodo in cui scrisse il
libro citato. A Macao cominciò con allievi più vecchi di
lui, senza sapere una parola di cinese. Ma la lingua
non gli serviva; gli bastava l'abilità: invece di insegnare
a voce insegnava "facendo" e fu il più silenzioso e uti-
le insegnamento della storia del laboratorio di calzole-
ria di Macao, una scuola in cui s'imparava con gli
occhi invece che con le orecchie.
Fantini con la sua banda.
Con le orecchie i suoi allievi potevano ascoltare però
le sue performance musicali. La banda fu la sua pas-
sione e la sua croce. Autodidatta, riuscì a insegnare a
gente che non aveva mai visto scritta una nota e mai
sentito che potessero - le note - avere un nome . I
risultati? Ci fu un periodo in cui la banda municipale
della polizia di Macao era composta al 100% da exal-
lievi di Fantini. Trattava gli strumenti come si trattano i
ricordi più cari: li smontava, ripuliva, rimontava, lucida-
va, accordava, aggiustava...
Ancora con gli occhi si seguivano gli splendidi saggi
ginnici che i suoi allievi di ginnastica davano regolar-
mente eseguendo complicati esercizi a corpo libero e
con attrezzi (bastoni , appoggi, clave, cavallo, parallele,
sbarra, ecc.). Secondo alcuni il suo capolavoro come
educatore e insegnante di ginnastica fu quando riuscì
a domare gli scalmanati cinesini che una volta la setti-
mana si accompagnavano a passeggio per Macao. I
passanti si fermavano stupiti , i residenti si affacciava-
no alle finestre per contemplare quella novità, veder
marciare in perfetto ordine la banda di diavoletti che
prima facevano una caciara da manicomio.
UNA FIGURA DA RICORDARE
Ebbe grandi soddisfazioni il "triplice" maestro, anche
se non era mai contento di come andavano le cose.
Per ricordare la canonizzazione di Don Bosco fu orga-
nizzata a Shangai una grande commemorazione con
la presenza di autorità civili e religiose , compreso l'am-
basciatore d'Italia che non intendeva parteciparvi per
urgenti impegni. Si presentò tuttavia per assistere
almeno all'inizio dell'esibizione. Ebbene, rimase incol-
lato alla sedia fino alla fine, gli occhi fissi sui ginnasti
di Fantini, dimenticando urgenze e quant'altro. Banda
ed esercizi ginn ici fecero la fama delle scuole dove
Fantini insegnò. Fino a 85 anni continuò le sue lezioni
di ginnastica e fino a 91 quelle di musica.
- Maestro, come ha fatto a superare tante difficoltà, a
tirare avanti tante occupazioni? La risposta è stata
lapidaria.
- Raccomandandomi al Signore. Ma è quanto basta
per capire tutto di Fantini.
BS SETTEMBRE 2003

4.4 Page 34

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- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
L ' A R T E Tutti i giovani sanno che se si
vuole "conquistare" una persona
DI CORTEGGIARE è necessario ricorrere a tecniche di
corteggiamento . Non si tratta natu-
ralmente di sedurre o ingannare,
Se si vuole conquistare una persona, bisogna corteggiarla.
ma di dimostrare a una persona
quanto sia unica e importante per
Anche con i figli. .. noi. Perché non adottare alcune di
queste tecniche con i figli? Credo
Un papà aveva imparato che
molti conflitti con i figli si
risolvevano in pizzeria. Per
qualche anno , aveva portato fuori
ogni tanto la figlia più grandé, per
una specie di appuntamento pa-
dre-figlia . Decise di fare lo stesso
anche con la più piccola. Per il pri-
mo appuntamento la portò a cena
in una pizzeria vicino a casa. Gli
avevano appena servito la pizza
quando decise che era il momento
giusto per dire alla bambina quanto
lui le volesse bene e quanto la ap-
prezzasse. «Giulia, disse, voglio
che tu sappia che ti voglio bene e
che, per me e la mamma, tu sei
davvero speciale . Preghiamo sem-
pre per te e ora che stai crescendo
e diventi ogni giorno che passa una
ragazzina in gamba, non potremmo
essere più orgogliosi». Non appena
ebbe terminato di pronunciare quel-
le parole, rimase in silenzio e fece
sia necessario soprattutto con figli
per prendere la forchetta, così da · adolescenti. L'amore dei figli per i
iniziare a mangiare, ma non riuscì genitori è letteralmente sconfinato,
mai a portare la forchetta alla boc- -ma non scontato. «Tanto lo sa che
ca. La bambina allungò la mano lo amo» è una frase inutile. In amo-
appoggiandola su quella del padre. re non si sa ciò che non si prova.
Gli occhi di lui incontrarono i suoi Resta illuminante la frase di Don
e, con una vocina dolce, la bambi- Bosco: «Che i giovani non solo s_ia-
na disse: «Aspetta, papà ... aspet- no amati, ma che essi stessi cono-
ta». Il papà appoggiò la forchetta e scano di essere amati ». Per molti
spiegò di nuovo alla figlia perché genitori la relazione con i figli è
lui e la mamma la amavano e la quasi solo routine, un'abitudine
stimavano. Poi, di nuovo, afferrò la interrotta più da eventi negativi che
forchetta. Ma per la seconda volta positivi. Corteggiare i fig li è difficile
e poi per la terza e la quarta, fu prima di tutto perché richiede più
fermato sempre dalle stesse paro- tempo. Nel mondo frenetico di oggi,
le: "Aspetta, papà... aspetta". Il molti genitori di adolescenti hanno
padre non riuscì a mangiare molto,
quella sera, ma la bambina ebbe il
nutrimento emotivo che le era tanto
necessario. Infatti, pochi giorni do-
po, la piccola corse dalla mamma e
le disse: «Sono una figlia davvero
speciale, mamma. Me l'ha detto
papà».
difficoltà a trovare il tempo anche
per conquistarsi l'amore dei figli.
Regalare un telefonino è più sbri-
gativo che andare all'oratorio a
vedere la recita natalizia in cui il
proprio figlio suona la chitarra tre
minuti nell'intervallo. Di conseguen-
za, molti adolescenti vivono in case
piene di oggetti, ma il loro serba-
toio d'amore è vuoto. Spesso han-
no l'impressione di fare semplice-
mente parte della collezione di
oggetti dei loro genitori. I parenti
indaffarati che vogliono che i figli si
sentano amati devono trovare il
tempo per riservare la loro attenzio-
ne ai figli. Lo psichiatra Ross
Campbell ha scritto: «Se non riceve
piena attenzione, un adolescente
va incontro all'ansia, perché pensa
che qualcos'altro sia più importante
di lui. Di conseguenza, è più insicu-
ro e la sua crescita emozionale e
psicologica sono indebolite».
L'aspetto fondamentale del cor-
teggiamento consiste nell'escogita-
re la maniera di far sentire a un
figlio quanto sia appagante stare
I Per "conquistare" un figlio/a
è necessario ricorrere a tecniche
di corteggiamento.. . Se non
riceve piena attenzione, un
figlio/a va incontro all'ansia.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
con lui. Non solo: è importante che
l'adolescente senta di essere il
centro della vostra attenzione .
Questo non significa che tutte le vol-
te che state insieme dovete avere
conversazioni lunghe e profonde.
Significa invece che i genitori devono
cercare di comunicare con gli occhi ,
con le parole, con il contatto fisico e
con il linguaggio del corpo che il
figlio è più importante della situazio-
ne. Un quindicenne ha illustrato que-
sto concetto, quando ha affermato:
«Mio padre pensa di farmi un favore ,
quando mi porta a pescare con lui.
Quando stiamo insieme, però, quasi
non parliamo di noi. Parliamo di
pesca e della natura, ma a me non
interessano la pesca e la natura.
Vorrei poter parlare con mio padre
dei miei problemi, ma lui non sembra
interessato a me».
Gli adolescenti sono creature
attive . Molte conversazioni speciali
tra genitori e figli avvengono nel
contesto di altre attività. Alcune di
queste attività fanno parte della
normale vita quotidiana: scuola,
atletica, musica, danza, laboratorio
teatrale , attività svolte all 'interno
della comunità o del la chiesa. I
genitori che desiderano trascorrere
momenti speciali con gli adolescen-
ti riscontreranno che queste occa-
sioni offrono molte opportunità. Nei
primi anni dell'adolescenza di vo-
stro figlio , vi sono tutti i momenti
trascorsi in automobile per andare
a svolgere queste attività o per tor-
nare a casa. Spesso sono gli stessi
avvenimenti a offrire l'opportunità di
trascorrere momenti speciali con
vostro figl io. Quando vostro figlio
comprende che partecipate all 'av-
venimento sportivo perché volete
vederlo giocare, siete interessati a
lui e quel pomeriggio per voi nulla
è più importante, vostro figlio com-
prende chiaramente di contare nel-
la vostra vita.
L'amore non è questione di sman-
cerie a intervalli per addolcire una
specie di sopportazione vicendevo-
le, ma neppure bisogna dimentica-
re la singolare ricetta "per una vita
felice" di una bambina di otto anni:
«Ci vogliono quattro abbracci al
giorno per sopravvivere; ci vogliono
otto abbracci al giorno per tirare
avanti; ci vogliono dodici abbracci
al giorno per crescere».
O
CORTEGGIARE SI PUÒ•.•
ANCHE I FIGLI!
Esistono cento modi di corteggiare i propri figli, col gioco, le
scoperte, le gratificazioni date a tempo opportuno, senza
diventare troppo protettivi ... Fino alla reciprocità!
L o ammetto, sono stata sem-
pre innamorata dei miei figli ,
e non soltanto perché è natu-
rale e inevitabile che gli occhi di
una madre siano partigiani nei con-
fronti delle proprie creature . È
anche perché nell'esperienza della
maternità ho avuto la gioia di vivere
sentimenti - la tenerezza, la com-
plicità , la solidarietà - che hanno
reso il nostro legame affettivo molto
profondo e solido.
E poiché l'avventura della crescita
e la condivisione della quotidianità
sono state il terreno sul quale la
nostra storia d'amore si è realizzata
e continua a svilupparsi , è normale
che l'affetto sia stato espresso da
continue e differenti forme di cor-
teggiamento.
In principio erano i giochi: na-
scondino (ero bravissima a mimetiz-
zarmi negli armadi o nella cabina-
doccia) , per far sperimentare ai bam-
bini l'ansia della lontananza e la
sicurezza di ritrovare uno sguardo e
un abbraccio familiari ; le costruzioni,
per cimentarci in interminabili gare di
ingegno; i puzzle e altri rompicapo,
che erano utili perché imparassero a
valorizzare le loro risorse. Mi piaceva
stuzzicare la loro intelligenza e crea-
tività. Non a caso in quegli anni mi
ero inventata che ero in possesso di
un libro invisibile in cui ciascuno
poteva inserire n;iagicamente le sto-
rie che la sua fantasia riusciva a pro-
durre, dando vita agli oggetti che si
usano abitualmente in casa.
Poi è venuta la stagione delle
scoperte : andare in giro insieme
per osservare il mondo . Poteva
essere un parco naturale , un mu-
seo, una mostra, una chiesa...Qual-
siasi cosa andava bene per corteg-
giare la loro curiosità, per far com-
prendere loro che anche fuori dalle
quattro mura di casa si può realizza-
ILe relazioni genitori/figli devono
essere improntate a grande
confidenza: mai devono
mancare appuntamenti per
un colloquio sereno sugli
argomenti che i figli
desiderano.
re un certo benessere e che non si
deve aver paura di estendere l'arco
della propria vitalità in territori che
all'inizio appaiono poco familiari.
Pian piano hanno poi cominciato
ad andarsene a zonzo da soli , a
sperimentare la loro autonomia nel-
lo studio e con gli amici, in parroc-
chia e in altri ambienti in cui magari
approdavano con qualche ansia. lo
cercavo di rientrare a casa un po'
prima di loro, per farmi trovare
BS SETTEMBRE 2003

4.6 Page 36

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pronta ad accoglierli al rientro e a
coccolarli come meglio potevo:
una cena più gustosa del solito ,
una piccola sorpresa da trovare
sul letto prima di andare a dormi-
re, due chiacchiere in perfetto
relax; piccole cose che potessero
risarcirli di un'eventuale delusio-
ne, confortarli in caso di fallimen -
to, gratificarli se avevano raggiun-
to un piccolo successo.
Terza fase, quella che stiamo
vivendo tuttora: assecondare la
loro capacità di progettare seria-
mente la vita. In questo campo il
corteggiamento si è fatto molto
più impegnativo: perché la posta
in gioco è più complessa, ma
anche perché non devo in alcun
modo prevaricare la loro libertà.
Per spingerli ad avere cura della
loro intraprendenza le coccole
ormai servono a poco, anche se
non intendiamo rinunciarvi del tut-
to; occorre però soprattutto un
affetto robusto, fatto di dialogo
serrato e soprattutto di solidarietà.
Le nostre giornate però •non han-
no finito di riservarci sorprese :
innanzitutto perché i figli che cre-
scono ed escono dal nido posso-
no dare ai genitori ancora più
gioie che nell'infanzia, e poi per-
ché si creano ancora tante occa-
sioni in cui poter condividere quel
che ciascuno vive su fronti diversi.
Poi è un periodo comunque
un po' delicato: occorre abbando-
nare del tutto la tentazione di
essere troppo protettivi e farsi un
po' da parte, perché sono iniziate
altre forme di corteggiamento, mol-
to più intriganti per un'adolescente.
Devo dire però che la presenza di
nuovi affetti non inquina la rete
invisibile dei legami domestici;
anzi , l'arricchisce di nuove possi-
bilità espressive, in cui si possa
dilatare ulteriormente la voglia di
mettere insieme le nostre vite.
E poi, comincio a godere i benefi-
ci della reciprocità: adesso sono
loro, i figli , che prendono talvolta
l'iniziativa di coccolarmi un po '.
Claudio mi strapazza con i suoi
abbracci fin troppo vigorosi, Ales-
sandra è invece pronta a soccor-
rermi quando mi vede troppo in
affanno con i vari impegni. Mica
male, in vista della vecchiaia.
SETTEMBRE 2003 BS
MOVIMENf
SALESIANO
di Julio Olarte
HDB
Èuna associazione di famiglie \\.
- non di singoli - che hanno
scelto di vivere lo spirito di ~
Don Bosco con lo stile del Sistema , .,
Preventivo. Ènata in Spagna nel 1965 ·· 1
e conta attualmente 210 gruppi.
HocARES DoN Bosco
Sono attualmente 1167 famiglie
che vogliono vivere il loro rapporto
inte rn o ed estern o nell o sp irito e
co n lo stil e salesiano. Q ueste "Fa-
miglie Don Bosco", dunque, hanno
scelto per la vita a due, con i fi gii,
con gli altri eventuali membri della
famiglia e con la società di applica-
re i pri ncipi del Sistema Preventivo.
Sono organi zzate in 210 gru ppi gui-
dati da 147 animatori e coordi nati
da commissioni locali e ispettoriali,
oltre che da una commissione
nazionale pres ieduta da un coope-
rato re sa les iano . La parola hoga r
nell a lingua spagnol a non solta nto
segnala il fatto di trovarsi di fronte a
una famiglia, ma soprattutto sottoli-
nea la sua qualità di foco lare dove
ciascuno è sicuro di essere compre-
so, difeso, amato.
"Hogares Don Bosco" nacque
nel 1965 nell 'a mbi to di alcun e
fami glie di coo peratori che presero
la dec isione di essere miss ionari a
co min ciare da casa prop ri a. Si
propose ro, così , di ini z iare un
ca mmin o spec ifi co di fo rm az ione
fa mili are. Ogg i, l'assoc iaz ione
" HDB" è aperta a tutte le coppie
che liberamente vog liano assume-
re lo sp iri to di Don Bosco, e fare
un ca mmino se ri o di crescita uma-
na e crist iana per meg li o fro nteg-
giare le sfid e che l'attuale soc ietà
pone all a vita di cop pi a e di fa mi-
gli a. In poche parole, si può pa rl a-
re d i un mov imento d i pastora le
fa mili are nell 'a mbito de l ca ri sma
sales iano.
Lo statuto del Movimento, rin-
novato nel 2002, si prefigge di tra-
sforma re progressiva mente le
"Famiglie Don Bosco" da destin a-
ta ri ad agenti attivi della pastorale
famili are. Q uesta operaz ione co n-
sente a dette famigli e di essere fe r-
mento vivo nel la società e nell a
Chi esa loca le, arri cch ite dal car i-
sma salesi ano e in comuni one co n
tutta la Fami gli a Sales iana. In defi-
niti va,
HO B 11
11
è
un
nuovo
seg -
mento dell a mi ss ione sa les iana
c he attrave rsa il nostro te mpo e
che perciò si rivo lge all a gioventù
povera abbandonata e perico lante.
Lo spirito di Don Bosco che
attraverso iI Sistema Preventivo di-
venta una "pastorale", aiuta la cop-
pia a vivere con grande gioia e con-
vi nto impeg no il do no de l matri-
moni o, a essere esemplare nel rap-
po rto vi ce ndevo le e co n i fi gli , a
porre al ce ntro de ll a' vita famili are
l'Euca ri stia e la preghiera, a essere
aperta ai bisogn i de l pross imo, a
vivere la com un ione ecclesiale e la
formazione permanente . Tutto ciò
rivela l'amore di Dio ·e fa sì che
ogni fa migl ia di venti comunità di
fede e di amore, insomma una pic-
co la ma vivace chiesa domestica.
Hogares Don Bosco ha la coscien-
za viva di essere parte del grande
Movimento Salesiano

4.7 Page 37

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"DON B.,, cl.i dd.~o
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4.8 Page 38

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Sf\\OE Ei\\C\\-\\E
per ragazzi, genitori, educatori
Trapianto e donazione degli organi
DONARJC ...
FINO A CHE PUNTO?
di Giovanni Russo bioeticalab@itst.it
1 11 logo della società italiana
Trapianti d'organo, mutuato dalla
mitica chimera.
La tematica dei trapianti
ha messo in moto un
significativo dibattito sui
valori dell'esistenza
umana: il senso della
donazione e della
visione della vita come
dono; il senso della
solidarietà di fronte al
dolore e alla sofferenza
degli altri; il senso della
compassione e quindi
dell'attenzione ai
problemi degli altri.
D i fronte alle nuove frontiere
della trapiantolog~a ci ponia-
mo con un atteggiamento ca-
rico di stupore per le grandi possibi-
lità di aiuto all'uomo. Il confronto e
la discussione sui trapianti hanno fij-
vorito un produttivo dibattito filoso-
fico, teologico, sociale sulla risco-
perta dei valori morali nella vita
pubblica. L'etica pubblica ha recu-
perato il suo ruolo grazie anche a
SETTEMBRE 2003 BS
VALORI IN QUESTIONE
l!'I
L'identità dell'uomo
essere dono.
consiste
Il cristia~? conosce l'esempio del
Maestro drvrno che non ha donato
solo un organo, ma tutta la sua vita
per almore dell'uomo e per solidarietà
con a sofferenza umana
~ ~don~re anche parte di se stesso è
fare apsesrrmglr?alctn~.e un individuo possa
: ~ 1oalnto ~sige I~ gratuità più assolu-
rwsmo pru ampio.
questo dibattito. È pure vero che la
disputa bioetica si configura sempre
di più come un confronto tra schie-
ramenti ideologici, culturali e politi-
ci. Occorrerebbe invece lavorare in-
sieme e far convergere le diverse
prospettive per "aiutare l'uomo", e
creare una "cultura della solidarietà"
a servizio della vita e della famiglia,
provate da gravi situazioni di soffe-
renza.
Il trapianto: un'operazione di alta
chirurgia e una di alta carità!
LE PAURE
Perché tanta paura sui trapianti, o
sugli espianti di organo? Ci sono di-
versi fattori in questione: una conce-
zione esageratamente sacrale della
vita e della corporeità che attribuisce
un valore moralistico a singole parti
del corpo; il credere che al momento
dell'espianto degli organi la persona
non sia definitivamente morta; una
certa disinformazione sulla natura e
sulle condizioni di accertamento del
momento della morte cerebrale; la
paura che qualcosa della "coscien-

4.9 Page 39

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sono argomento di dibattito a volte acceso. La Chiesa ...
CONFRONTIAMOCI IN
GRUPPO E IN FAMIGLIA
Ha senso oggi una concezione sa-
crale della corporeità che si chiude al
dono, quasi per rispetto di Dio?
Alla luce dei dati scientifici sulla
morte cerebrale, è ancora lecito dubi-
tare che la persona non sia definitiva-
mente morta?
Perché la paura che qualcosa della
"coscienz_a" ?el donatore passi a me
e che quindi sopravviva in me parte
della sua natura?
■. Un ev~ntual~ traffico reale di organi
d1 bambini e d1 adulti può sminuire il
valore della donazione?
11 ~o alla donazione da parte di un
congiunto non è contraddittoria ri-
spetto alla visione cristiana?
za" del donatore passi a me, e che
quindi sopravviva in 1:1e p~e della
natura di un altro (vedi fobie e com-
plessi nel caso di trapi':?to ~i cuore:
visto quasi come un trapianto d~
personalità"); la ~onsap~v?lezza _d~
un traffico reale di organi ~i _bambm~
e di adulti; un certo scetticismo ne~
confronti dei medici e degli operaton
della sanità; una posizione sacrale
nei confronti del cadavere del pro-
prio congiunto, credendo che si
viene meno al rispetto dovuto favo-
rendo l'espianto di organi; una_.vtsio-
ne errata della dottrina della nsur-
rezione della carne" dei credenti.
COME CREDENTI
La posizione della Chiesa _cattoli-
ca e della stragrande magg10ranza
di confessioni religiose è a favor~
dei trapianti, così come_in ~e~e~e gl~
uomini di scienza, gh eticisti, gh
psicologi, i filosofi e altri g_ruppi d~
impegno sociale. Eppure a livello di
consapevolezza e accettazione d_a
parte della gente il cammino va ari-
lento Il credente è chiamato al
coin;olgimento, a non rimanere i~
"silenzio" a essere "animatore" dei
valori delÌa vita, a proporre positi-
vamente il senso della donazione
anche agli altri. Il Magi~ter? ha
messo in evidenza che la vita e una
realtà sacra e che quindi ha un va-
lore intangibile di cui nessun uomo
può disporre. Questo è valido anche
per l'individuo in se stess? eh~ n~n
può disporre della propna vita m
senso contrario al proprio valore e
alla propria dignità. L'uomo non
padrone "assoluto" della propria
vita: la vita è un "dono ricevuto", e
l'uomo è chiamato ad amministrarla
a servizio degli altri. L'identità del-
l'uomo consiste pertanto nell'es-
sere dono.
Spendendo per gli . altri energie,
salute e finanche la vita, la persona
incarna la sua identità di dono. Tale
dono è l'espressione di tu~ta un~
vita scandita da gesti concreti che si
prolungano anche dopo la_mo~te. ~l
cristiano conosce l'esemp10 di Cn-
sto che non ha donato solo un orga-
no ma tutta
deÌl 'uomo e
la sua vita per
per sol~d~ietà
~aom~orlea
sofferenza umana. L etica cnstiana
ha dunque messo in evidenza _che
talora lecito e virtuoso esporsi a n-
schi anche mortali per il bene del
prossimo . .Ed ~ parim~nti l~c~to e
virtuoso nnunciare all mtegnta del
proprio org~nismo ~er sovvenire a
una proporz10nata esigenza del pros-
simo. L'atto di donazione da pa~te
di se stesso è il massimo che un m-
dividuo possa fare per gli altri, in
quanto non è d~t~~inato dall'im-
pulso di generosita di un ~omento,
ma è frutto di una concezione della
vita e implica un notevole lavoro _in-
teriore e spirituale. Il dono esige
come sua struttura interna la gra-
tuità più assoluta e l' a{tr_uism_o pi_ù
ampio come forma squisita di ~oh-
darietà; non quindi per pur_a filan-
tropia, umanitarismo, legami_ paren-
tali, o retribuzioni, quanto piuttosto
come espressione trasparente e sem-
plice del "donarsi".
Anche il trasporto di organi è una
operazione dellcatlsslma...
IALEGGE
Il nostro parere è che la legge italia-
na 1.4.99/91 è globalmente una buona
legge: si evita che altri (i parenti) deb-
bano pronunciarsi circa qualcosa che
riguarda noi stess~, aiut~ ~oncreta-
mente quanti sono m graviss1me con-
dizioni di salute e possono recuperare
una buona speranza di ~ita; aum~nta
la disponibilità di orgam, scora~gian-
do l'iniqua prassi del commercio ~he
specula su queste car~nze_; fa_vo~zsce
la crescita del senso di solidaneta so-
ciale e di umana condivisione con
quanti soffrono di patologie che_ esi-
gono il trapianto; indica l'atto di do-
nazione degli organi come ~n '.'~ono
di sé" il massimo che un mdividuo
possa 'fare, gesto conclusivo di ~esti
già fatti in vita a favore ~e~ pross1mo;
aiuta a superare quella vis10ne mora-
listica e sacrale della vita verso una
cultura della "gratuità" e dell'"altrui-
smo" e con un forte senso dell'"uma-
no". La cultura dei trapianti però h~
bisogno di una parallela cam~agna d~
sensibilizzazione e di formazione dei
cittadini e dei giovani. L'adeguata so-
luzione dei problemi di _bio~tic,~ pa~s~
attraverso una "pedab10et1ca , c10e
per una adeguata educazione degli at~
teggiamenti e dei comport~entl
delle persone. Senza la formazzon~
delle personalità l'intervento legal_e di
fatto dichiarerebbe il corpo del citta-
dino "res pubblica", statalizzandolo
come nei regimi totalitari.
O
BS SETTEMBRE 2003

4.10 Page 40

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SALE DELLA COMUNITA- Due determinanti convegni per le associazioni cattoliche
SCELTA STRATEGICA
di Severino Cagnin
Nel Progetto culturale
della Chiesa italiana la
sala parrocchiale si sta
trasformando in
proposta e incontro,
aperto a tutti.
L a tradizionale sala parroc-
chiale ha chiuso, sta nascen-
do la Sala della Comunità
(SdC) , un luogo dipendente dalla
Chiesa, gestito da appassionati
esperti laici, per incontri, dibattiti,
spettacoli e confronto di idee, aper-
to a tutti, senza condizionamenti di
pratica religiosa o aderenza politica,
anzi per un dialogo tra fedi e culture
diverse. La ricerca su La Sala della
Comunità come soggetto promotore
di attività e relazioni, realizzata da
Alberto Bourlot e Mariagrazia Fran-
chi della Cattolica di Milano, pre-
senta i dati della situazione attuale.
Queste sale, proprietà di parrocchie
e congregazioni religiose, in Italia
sono più di mille, distribuite al
Nord-Ovest (56,67%), al Nord-Est
(17,52%), al Centro per il 21,66% e
al Sud con isole per il 4,5%. Al-
1'80% sono multimediali. Un dato,
che se diventa una rete, può inte-
ressare produttori e distributori.
RINNOVAMENTO
Il nuovo corso è nato dove un sa-
cerdote ha ravvisato la necessità di
tale sfida verso il territorio e ha
coinvolto i laici nel progetto. At-
tualmente il responsabile risulta es-
sere un laico per il 72,41 % delle
sale. Al Convegno CEI-ACEC di
Padova (9-11 maggio 2003) sono
SETTEMBRE 2003 BS
I
I
state presentate esperienze tipiche e
di successo, come la Sala Santa Te-
resa di Verona con stagioni teatrali,
concerti, cineforum di 700 tesserati.
"Quello che abbiamo imparato in 22
anni - dice Paolo Bertolini - è che
davanti a un buon progetto, anche
se economicamente infruttuoso, non
dobbiamo fermarci, ma va persegui-
to fino in fondo; altrimenti anche
noi diventiamo vittime di quel siste-
ma scacciapersone che le TV ci
danno quotidianamente in pasto: lo
share. E dal canto nostro, la gratifi-
cazione più bella
è quella di tro-
varci una sala
colma di persone
che condividono
le nostre scelte e
spesso ci ringra-
ziano per il ruolo
di servizio che
svolgiamo". Così
la rilevanza so-
ciale acquisita
dal Cinema Qoè-
let del quartiere
periferico di Ra-
dona di Berga-
mo, di fatto aper-
to e frequentato
da tutti e la Sala
San Giuseppe di
Brughiero (Mila-
no), vincenti nel-
1'offrire servizi
"alternativi".
In altre sale
l'attività si è di-
versificata, come
si è sentito al
Convegno sale-
siano CSI-CGS
di Roma (25-27
aprile 2003): la
sala di Sesto San
Giovanni con pro-
grammi multimediali continuativi
per numerose categorie, oppure la
sala multimediale San Luigi di Forlì
con un consiglio di esperti che si
riunisce ogni settimana. In genere è
ancora l'attività cinematografica,
differenziata per generi e destinata-
ri, ~he occupa il 64% degli operato-
ri. E interessante, però, notare che il
74,68% delle SdC convive con sale
commerciali, nel raggio di 5 km per
il 48%, di metà con monoschermo e
di multisale fino a 7 schermi per il
30%, e di multiplex con oltre 7

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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della Comunicazione Sociale a Roma e a Padova.
schermi, in rapida crescita, circa il
20%. Ma il successo delle SdC, pre-
sentate con documentazione ed en-
tusiasmo, senza tacere della diffi-
coltà, è stato attribuito alle diversità
qualitative. Anzitutto un'aderenza
verificata alle richieste del territo-
rio, con programmi per bambini, an-
ziani, scuole, cicli tematici e d'auto-
re, incontri e dibattiti. Inoltre è cre-
scente la proposta di generi multi-
mediali, oltre il teatro, in ripresa, la
musica classica, giovanile, esoterica
e multietnica, il varietà, la danza, il
dibattito culturale, religioso e politi-
co. Anche le iniziative per scuole,
quartieri e associazioni, pur senza
un previsto successo commerciale,
si sono rivelate vincenti per la pub-
blicità, partecipazione e persino nel
bilancio.
ALL'ALTEZZA DEI TEMPI
È stato notato da tutti che la gente
cerca l'accoglienza di un gruppo
che saluti e sorrida a ogni persona,
soprattutto a coloro che non si in-
contrano in chiesa, nel partito, in
azienda. Tutti capiscono che la SdC
non lavora per fare soldi, né proseli-
ti, né iscritti, ma per favorire la rea-
lizzazione di ognuno nell'ambiente
dove vive, la sua dignità culturale e
umana, lo scambio di pensieri e pro-
poste, o anche solo per stare insie-
me due ore per un "sano diverti-
mento" che - secondo alcuni peda-
gogisti e religiosi - è già cultura e
apostolato, perché fa bene a e
agli altri. Nella sala salesiana di Ci-
necittà, quartiere popolare multiet-
nico e socialmente differenziato di
Roma, il biglietto riporta lo slogan
di Don Bosco: "Nessuno si allonta-
ni da voi scontento". La differenza,
cioè, che vince la concorrenza com-
merciale, è un'offerta qualificata sul
piano umano e non solo su quello
artistico e critico. La gente deve
scegliere una sala diversa per sentir-
si a proprio agio, per pensare, essere
rispettata e arricchita nei propri sen-
timenti. Questo rapporto sala-pub-
blico non c'è nelle sale commerciali
e invece si può attuare da noi con
bambini che cantano e danzano, con
anziani, con chi gode di musiche
africane, con un dibattito sulla piaz-
za del quartiere.
I convegni di Roma e Padova
hanno affermato che questa è la
svolta e la sfida di oggi. Oltre una
necessaria ristrutturazione edilizia e
giuridica, è urgente iniziare con un
progetto, un programma, un gruppo
e un bilancio, una rete associativa.
La novità determinante appare la
volontà politica dell'autorità eccle-
siastica e di decisi laici cristiani. Le
relazioni a Padova di alcuni respon-
sabili ecclesiali sono collegate
esplicitamente al Progetto Culturale
della Chiesa Italiana. Anche a
Roma i responsabili nazionali e
mondiali hanno affermato principi
chiaramente innovatori. "La Comu-
nicazione Sociale - ha specificato
don Antonio Domenech, consigliere
generale per la Pastorale Giovanile
- non è soltanto un campo o settore
concreto della missione salesiana,
ma costituisce un elemento essen-
ziale che deve informare tutta l'a-
zione educativa e pastorale della
Congregazione". E don Tarcisio
Scaramussa, consigliere generale
per la Comunicazione Sociale, ha
detto con fermezza che i Salesiani
non possono perdere questa sfida.
Si è aggiunto che devono farlo i
laici, come responsabili realizza-
tori di un compito ricevuto nel
battesimo. Il motivo supera esJgen-
ze occasionali e preferenziali. E una
vocazione a dare la vita per gli altri.
C'è infatti, oggi, uno scoraggiamen-
to morale che chiede una ·speranza
di salvezza. E le ideologie laiciste
hanno fallito. Le SdC devono diven-
tare antenna, microfono, nuovo ae-
ropago di incontro e collaborazione:
" ... predicatelo sui tetti... " . D
BS SETTEMBRE 2003

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
". .. Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di ... o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente".
b) di beni immobili
". .. Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" .. . Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB . li testamento de ve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 - Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Te!. 011.5224247-8 -Fax 011.5224760
C.C.P. 28904100
SETTEMBRE 2003 BS
.....J I NOSTRI MORTI
TAVANO sac. Romeo, salesiano,
t Torino, il 05/05/2002, a 85 anni
Don Romeo è stato un personaggio; col
suo bastone testimone di una salute sem-
pre precaria e malferma, si trascinava da
un ufficio all'altro di Roma, Torino, Mila-
no ... per sbrigare un 'infinità di pratiche,
essendo stato per tanti anni il responsabile
dell'Ufficio Patrimoniale della Congregazio-
ne Salesiana. Prima di quel delicato incari-
co era stato segretario del Rettor Maggiore
don Ricaldone e, per qualche tempo, anche
di don Ziggiotti. Approdò alla Casa Genera-
lizia di Roma fin dalla sua inaugurazione nel
1972 e da allora con encomiabile scrupolo
curò l'Ufficio Patrimoniale, facendosi amici
ed estimatori tra gente semplice, ma anche
tra awocati, giudici, notai, funzionari statali.
In lui ammiravano tenacia e bontà, serenità
e precisione, accoglien~a e fermezza. Era
un uomo di poche parole, ma di profonda
fede, vita interiore e carità.
TOFFOLI sig. Giovanni Battista,
salesiano,
t Tirupattur (India), il 26/11/2002, a 87 anni
Dalla natia Sernaglia nel trevigiano passò
a Torino a studiare dai salesiani. Gli piac-
que l'ambiente , gli piacque soprattutto Don
Bosco e chiese di farsi salesiano coadiuto-
re. Disponibile a partire per le missioni , fu
inviato in India che divenne la sua seconda
patria. Vi restò per il resto della vita. Gran
parte del suo lavoro apostolico e professio-
nale lo svolse a Tirupattur, dove si integrò
tanto da non volersene più separare, nem-
meno quando, negli ultimi anni, gli fu pro-
posto di tornare in Italia, data ormai la sua
malferma salute. Gli costava troppo sepa-
rarsi dai suoi "indianetti", come affettuosa-
mente li chiamava. Per loro aveva fatto
cose impossibili, come imparare l'inglese e
il tamil , e a loro aveva consegnato vita ed
energie, come insegnante di "taglio e cuci-
to" , assistente, amico, difensore, padre ...
La grande preoccupazione di ogni anno
era quella di trovare i fondi per poter rega-
lare ai ragazzi che avevano conseguito il
diploma di sartoria la macchina da cucire,
perché potessero costruirsi un futuro digni-
toso nei rispettivi villaggi di origine. Molti gli
devono tutto. Il signor Giovanni Battista
non sarà facilmente dimenticato.
BUIZZA sr. Angela,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Santiago (Cile), il 23/05/2002, a 87 anni
Suor Angiolina realizzò la sua vocazione
missionaria in Cile, nella "terra dei sogni" di
Don Bosco, dove giunse il 2 giugno 1947.
Nei primi anni si dedicò all'educazione
delle ragazze nei vari corsi di taglio e cuci-
to . Apostola nel suo ambiente di lavoro,
non aveva bisogno di cattedre per parlare
di Dio, ma lo faceva con la semplicità di chi
vive in continua unione con Lui. Una radio
locale l'ha definita "apostola nelle strade
del quartiere". Nel suo andare e venire dal-
l'ufficio postale, dalla banca , dalle varie
commissioni affidatele, non privava nessu-
no del suo sorriso, del suo saluto e dell'in-
teressamento sincero. A tutti assicurava la
sua preghiera e allo stesso tempo chiede-
va umilmente una preghiera per lei. Si stu-
piva poi perché tutti la salutassero con
simpatia. Amava Maria Ausiliatrice con
affetto filiale e ne sperimentava la presen-
za materna accanto a sé.
BAKAN sr. Ver6nika,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Sucua (Ecuador), il 29/05/2002, a 97 anni
Una vita lunga e feconda donata al Signo-
re: settantadue anni di consacrazione!
Ver6nika, di origine slovena, dopo la pro-
fessione religiosa , in risposta alla sua
domanda missionaria, è stata inviata in
Ecuador. Fu maestra di scuola materna,
infermiera, assistente, sacrestana e per
quarant'anni direttrice. Si è distinta come
donna pienamente realizzata nella voca-
zione salesiana, per lo spirito di preghiera,
l'amore alla Madonna, il dono del consiglio
e l'accompagnamento alle sorelle, l'amore
a tutti e in modo speciale ai poveri.
LIANG sr. Naria,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Shangai (Cina) , il 02/05/2002, a 91 anni
Era già maestra quando conobbe l'Istituto
attraverso i salesiani. Insegnando la lingua
cinese alle prime Figlie di Maria Ausiliatrice
missionarie a Shangai maturò la sua voca-
zione e, lasciando il benessere che le offri-
va la famiglia , seguì la chiamata con gene-
rosità e determinazione. Ricevette la
medaglia da postulante in pieno clima di
guerra, condivise con le suore le privazio-
ni, le ansie e gli spaventi insieme all'affetto
contagioso della comunità. Dopo la profes-
sione si impegnò nella scuola e nelle opere
apostoliche che fiorirono nonostante le dif-
ficoltà politiche. Vennero gli anni dolorosi
della persecuzione religiosa, le ultime mis-
sionarie vennero espulse dalla Cina. Le
suore rimaste a Shangai furono internate,
indottrinate, mandate ai campi di lavoro
forzato . La salute di Suor Maria peggiorò,
ottenne di tornare in famiglia con la
mamma, una sorella non sposata e le due
sorelle Figlie della Carità. Per vivere apri-
rono un Nido per custodire i piccoli i cui
genitori dovevano recarsi al lavoro. In que-
sti ultimi anni, ormai sola, venne accolta
nella Casa per Religiose anziane che la
Chiesa di stato costruì in Shangai. Un
tumore, accettato con serenità e sopporta-
to con pazienza, le dischiuse la porta del
meritato Paradiso.
Venuta la sera di
quel giorno ~esù disse:
"Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)

5.3 Page 43

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nostre 15). Nove sono i cori degli
angeli nella "scala di perfezione"
scritta dal monaco Dionigi l'Aero-
pagita (V-VI secolo). Nella "Divina
Commedia", altrettanti sono i "gi-
roni' dell'Inferno, le "cornici' del
Purgatorio e i "cieli' del Paradiso.
LUNARIO
Il 1° il Sole sorge alle 5.46 , tra-
monta alle 19.02; il 15 alle 6.03 e
alle 18.35. Luna piena il 1O; nuo-
va il 26.
LA FESTA
In · occasione della Natività di
Maria (lunedì 8) , del Nome di
Maria (venerdì 12) e dell'Addolo-
rata (lunedì 15) si svolgono pro-
cessioni, feste e fiere. Per la Nati-
vità, a Firenze i ragazzi portano
per le strade e fanno galleggiare
sull 'Arno i "rificolonl' , lampioncini
di carta. Tra i pellegrinaggi famosi
segnaliamo quelli ai santuari della
Madonna Nera a Tindari (Messi-
na) e della Madonna di Montever-
gine (Avellino) dove Maria è invo-
cata patrona dei sofferenti e dei
fidanzati. Grandi feste il 19 a
Napoli, per san Gennaro. Il 29 si
festeggiano gli arcangeli Michele ,
Gabriele e Raffaele: dalla Sacra
di San Michele (Torino) all'omoni-
mo santuario sul Gargano.
IL NUMERO
Settembre è il mese n° 9, sacro
per varie religioni. Nel Pantheon
romano , le nove Muse presiede-
vano alle nove arti. I musulmani
onorano Allah con novantanove
nomi che ripetono sgranando una
specie di rosario . Per i cristiani , il
numero corrisponde a quello della
Trinità al quadrato. Nel Vangelo di
Matteo (cap . 5), Gesù proclama
nove beatitudini. Inoltre, Gesù
muore sul Golgota all 'ora nona,
cioè nove ore dopo l'alba (le
DIARIO DEL XX SECOLO
1 settembre 1939: invasione
della Polonia e inizio della Il guer-
ra mondiale.
3 settembre 1982: a Palermo,
assassinati dalla mafia il generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa e la
moglie Emanuela Setti Carraro.
3 settembre 2000: beatificati i
papi Pio IX e Giovanni XXIII.
5 settembre 1928: Alexander
Fleming scopre la penicillina.
5 settembre 1997: muore madre
Teresa di Calcutta.
6 settembre 1991: Leningrado
torna a chiamarsi San Pietroburgo.
8 settembre 1906: enciclica "Pa-
scendi" di papa Pio X, contro il
modernismo.
9 settembre 1991 : a Helsinki ,
Bush senior e Gorbaciov firmano
il trattato sul disarmo.
12 settembre 1990: a Mosca, fir-
mato il trattato di riunificazione
tedesca .
20 settembre 1946: a Cannes,
primo Festival cinematografico in-
ternazionale.
22 settembre 1980: scoppia la
guerra Iraq-I ran , che terminerà
nell '88.
23 settembre 1943". Mussolini fon-
da la Repubblica sociale italiana.
25 settembre 1973: gli Usa rico-
noscono la giunta militare cilena
di Pinochet.
25 settembre 1925: in Germania
è presentata la Leitz Leica, prima
macchina fotografica portatile.
27 settembre 1996: in Afghani-
stan i talebani conquistano il potere.
28 settembre 1978: muore papa
Giovanni Paolo I, Albino Luciani.
LA LENTE
Le Poste Vaticane e di Gibilterra
onorano san Giorgio in occasio-
ne dei 1700 anni del martirio. San
Zeno , protettore di Verona, com-
pare sul francobollo italiano per la
1009 manifestazione filatelica "Ve-
ronafil". Opere d'arte che raffigu-
rano san Marino sono riprodotte
su tre recenti carte telefoniche
della Repubblica omonima.
LE MOSTRE
A Padova, al Palazzo della Ragio-
ne sino al 19 ottobre, "La grande
svolta. Gli Anni 60". A Valdobbia-
dene (TV) , dal 4 al 15 settembre,
409 Mostra nazionale degli spu-
manti, la più importante d'Italia. A
Mantova , nella Casa del Mante-
gna, sino al 28 settembre,
"Omaggio a Nuvolari. Il mito della
velocità. L'arte del movimento". A
Firenze , a Palazzo Strozzi, sino
al 12 ottobre, "La natura morta
italiana da Caravaggio al Sette-
cento". A Cagliari , a Castel S.
Michele, sino al 14 settembre,
"Da Tiziano a De Chirico e oltre.
La ricerca dell'identità", cento
opere dei maggiori maestri italia-
ni.
IL PENSIERO
«Il Credo cattolico esige sempre
almeno il dovere della solidarietà
nei riguardi dei meno fortunati.
Quando poi questo Credo sia vis-
suto "eroicamente", la solidarietà
si trasforma in "amore": è la cari-
tas che va ben oltre l'eguaglianza
e la giustizia dei laici e trova la
sua più alta espressione, ad
esempio, in madre Teresa di Cal-
cutta» (Franzo G. Stevens, "Il
Sole-24 Ore", 30/03/2003).

5.4 Page 44

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Il Centro di Yellagiri Hills,
IL RE DELLA
MONTAGNA <2>
di Giancarlo Manieri
NoI A
Un 'accoglienza non
propriamente calorosa.
Il lento ma costante
sorgere del grande centro
sociale, culturale,
religioso. Un uomo in
continuo movimento tra
la gente dei villaggi,
le piccole imprese,
la scuola, la chiesa...
gruppuscolo di mahasabba che già
l' avevano malmenato tornò alla ca-
rica lui decise di insegnare in India
l'antica arte marziale del Giappone.
I tre energumeni inviati per ridurlo
a un colabrodo vennero ridotti a co-
labrodo ... a fin di bene!
L' arrivo sulla montagna non
fu trionfale. Père Guézou
era stato preceduto da una
delegazione hindu che aveva battuto
a tappeto i 14 villaggi per convince-
re popolazione e autorità a non ac-
cogliere lo straniero che veniva a
scardinare la religione dei padri, e
soprattutto a non concedergli nem-
meno un palmo di terra. Quando il
padre arrivò trovò ad accoglierlo
qualche gallina. Nient'altro. Per la
notte trovò riparo sotto una tavola.
L'avventura iniziava coi migliori
auspici, se è vera la teoria che più
gli inizi sono contrastati più lo svi-
luppo sarà grandioso. La mattina si
svegliò circondato dalle facce mera-
vigliate di alcuni abitanti del luogo:
-Ma... è vivo!
- Come è sfuggito ai serpenti e...
alla pantera!
un miracolo.. .
protetto dagli dèi, bisogna ac-
coglierlo! .
SETTEMBRE 2003 BS
Un tale gli offrì una baracca ab-
bandonata, ormai piena di termiti; a
lui parve una reggia. E quando co-
minciò a spargere la voce su ciò che
aveva intenzione di realizzare lassù,
trovò chi gli offrì un terreno. Ma
cominciarono i pestaggi. Più di una
volta alcuni fanatici lo gonfiarono
talmente di botte che lui, convinto
che un missionario vivo sia meglio
di uno morto , si recò da monsignor
Mathias a dirgli che gli desse
un'obbedienza possibile, perché
quella attuale no, non lo era.
-Ah, sì? Perché mai?
- Non mi vogliono, caro superiore.
- Ma la gente va conquistata alla
causa!
- Ho tentato, col risultato che mi
hanno gonfiato di botte e minac-
ciato di morte!
- Bene! Abbiamo bisogno di un
martire!. ..
Don Guézou capì l'antifona. E
restò. Però fece a modo suo. Decise
che ormai aveva praticato abbastan-
za il Vangelo del porgere l'altra
gu·ancia, e che la carità va fatta
trionfare "con un po ' di energia". In
gioventù per uno sfizio personale
aveva praticato il karate; quando il
LE REALIZZAZIONI
Poi fu tutto più facile. Il padre co-
struì prima la scuola: aveva compre-
so che era la prima e più grande ne-
cessità per far capire, soprattutto ai
giovani, che lo sviluppo dei loro
villaggi era in mano a loro stessi,
che le armi vincenti erano la cultura
e il lavoro, che il futuro dipendeva
da come si affrontava il presente,
che nulla cadeva dal cielo, insom-
ma: "aiutati che il ciel ti aiuta!".
Tutti i ragazzi dei 14 villaggi della
I Coltura del baco da seta, una delle
tante imprese promosse da père
Guézou.

5.5 Page 45

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luogo dell'apostolato del père Guézou.
Père Guézou, padre per i suoi ragazzi.
Il padre in visita a una famiglia.
Tutti lo conoscono, tutti lo attendono.
montagna passano al centro profes-
sionale di père Guézou, si forma-
no, o per meglio dire si trasforma-
no, prendono coscienza di essere re-
sponsabili del proprio futuro e di
quello della comunità. La prima re-
gola è: non si vive di carità ma del
lavoro delle proprie mani e del pro-
prio ingegno.
Ai ragazzi dei villaggi più lontani,
seicento su mille allievi, è concessa
la possibilità di alloggio. Si tratta di
un collegio/famiglia dove i ragazzi
si autogestiscono: lavano, stirano,
puliscono, cucinano . .. Nessuno ci
avrebbe scommesso una cicca con-
sumata: imp01Te un regime a gente
libera come gli animali della loro
montagna sembrava una sfida di-
500 gli allievi/e del Centro
Computer.
sperata. Il padre l'ha vinta alla gran-
de. Nel Centro i ragazzi li sgrezza,
li convince, li rende autonomi poi li
mette sotto a studiare e non tollera
ritardi, meline, svogliatezze: è un
padre che si fa amare ma anche te-
mere, col cuore gonfio di tenerezza
e la volontà di ferro, esige il massi-
mo e non fa sconti. Così i grezzoni
della montagna sono diventati me-
dici, ingegneri, avvocati, tecnici
informatici. E la montagna è rifiori-
ta, dov'era l'abbandono ci sono la-
voro e voglia di vivere.
UN METODO
DI RECLUTAMENTO
Al Centro arrivano i più poveri: il
padre ha creato delle commissioni
per verificare de visu che chi arriva
sia davvero figlio di gente senza
possibilità.
- Qui possono imparare a usare il
computer.
- A proposito ne avete tanti di allie-
vi informatici!
- Più di 500.
- Tutti della montagna?
- Certo. Vanno dai 6 ai 30 anni. La
nostra è una scuola che il bac-
calaureato e il Master in compu-
ter. Ma che anche produce. Ad
esempio software di nostra crea-
zione per la gestione informatica
di case religiose, parrocchie, ispet-
torie, centri catechistici, ecc. In
più pubblichiamo libri elettronici.
Semplice è la politica che c'è
sotto: in India esistono posti di la-
varo, ma sono appannaggio dei ric-
chi che possono permettersi un' i-
struzione. Ci siamo messi in con-
correnza: prepariamo i poveri ad
essere più preparati dei ricchi!
- Ma infine chi sono questi poveri
di cui parla sempre?
- Gli antichi intoccabili, i fuori
casta, i "nessuno", perché oltre al-
la povertà materiale soffrono di
povertà sociale, politica, cultura-
le , e perfino religiosa .
- E come riuscite a mandare avanti
una "baracca" così complessa?
- Qui non ci sono campane, strilli,
sirene,fischietti, ecc. ma solo oro-
logi. Ognuno sa leggere le ore, e
tutto procede. A livello economico
la cosa è un po' più difficile, ci
sono i benefattori, la provvidenza,
ma anche la produzione propria:
qui esistono i "nullatenenti", ma
non i "nullafacenti".
- Quanti siete?
- Sei salesiani e cinque suore e
mandiamo avanti l'internato per
universitari, l'internato maschile,
quello femminile, il centro compu-
ter, la primaria tamil, la primaria
inglese, il camping, il dispensario,
due lebbrosari...
Padre Guézou è un uomo scomo-
do, nel senso che scomoda le co-
scienze, le persone, le autorità civili
e religiose, i superiori, i confratel-
li ... Ma lui dice che i diritti della
carità sono al di sopra tutto! Che
abbia ragione?
D
(servizio fotografico dell'autore)
BS SETTEMBRE 2003

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
acura di Pasquale Liberatore postulatore generale
DUE MISTERIOSI
INTERVENTI
Sono exallievo del liceo "Don
Bosco" di Borgomanero. Ho 49
anni , vivo e lavoro a Genova.
Sono Maggiore dei Carabinieri,
sposato e padre di tre figli. Ebbi
il privilegio e l'onore d1 avere
come direttore un sacerdote d1
primissimo ordine, don Luigi_ De
Magistri, il quale era solito riba-
dire: "Don Bosco non abbando-
na mai gli exallievi che a lui si
affidano". Ho avuto modo di
constatare la veridicità di questa
affermazione principalmente
attraverso due episodi della mia
vita. Ora avverto l'impellente
anche se tardivo dovere di
divulgarli. Nel luglio del 1978, a
25 anni, sposai una ragazza d1
un anno più giovane di me e
l'anno successivo diventai
padre di una bambina; ma nel
settembre 1981 mia moglie si
ammalò di una grave forma di
leucemia e, dopo 14 mesi di
speranze, illusioni e delusioni, _il
9 novembre del 1982 mori .
Rimasi vedovo a soli 29 anni
con una bimba di tre anni e
mezzo da accudire. A metà
gennaio del 1984 conobbi oc~a_-
sionalmente a Rapallo, locahta
in cui risiedevo, una ragazza di
San Giuseppe Vesuviano, ospi-
te con la sorella di un graduato
mio dipendente e suo compae-
sano. Frequentandola, avvertii
nei confronti della stessa una
simpatia, apparentemente ri-
cambiata. Dopo una settimana
la giovane ritornò nella propria
città e io, come da accordi , la
sera successiva al suo rientro,
le telefonai. Fu però una con-
versazione di breve durata in
quanto l'interlocutrice, con molto
garbo, dichiarò di non voler dare
ulteriore corso a quel rapporto,
considerandolo una conoscenza
meramente occasionale . La
salutai con cortesia ma, dopo
aver abbassato il ricevitore
caddi in un forte stato depressi-
vo. Trascorsi un periodo diffici-
lissimo. Cercavo di darmi forza,
ma inutilmente. Poiché con il
trascorrere del tempo la situa-
zione peggiorava, una sera,
dopo nove giorni dalla partenza
della giovane entrai, moralmen-
Giuseppe Quadrio Maria Troncatti
SETTEMBRE 2003 BS
HANNO SEGNALATO GRAZIE:
Per intercessione
di Maria Ausiliatrice:
Sabrina, Ragusa - Briccanello
Maria, Ventimiglia (IM) - Corra
Maria e Costantino, Boston
(USA)
Per intercessione
di Don Bosco:
Alaino Antonia, Caltanissetta -
Sabrina, Ragusa - Cavalletto
Giuseppina, Albaretto della
Torre (CN)
Per intercessione
di san Domenico Savio:
Sajeva Agata e Adolfo , Gela
(CL) - Savarese Katiuscia e
Orlando, Cumiana (TO) - Sr.
Gasparotto Teresa , FMA ,
Roma - Mastrogiovanni Bice,
Orria (SA) - Filomena Palma
Saviano , Ottaviano (NA) -
Fam . Amendola Bernardo,
Ottaviano (NA) - Palmasavia-
no Filomena, Ottaviano (NA) -
Barresi Maria, S. Giovanni
Gemini (AG)
Per intercessione
di Mamma Margherita:
Vogliano Graziella, Cassano
Canavese (TO)
Per Intercessione della beata
Maddalena Morano:
Degiorgi Ghita, Acqui Terme
(AL)
Per intercessione di suor Eu-
sebia Pa/omino
Fissalo Teresa, Fossano (CN)
te distrutto , nella basilica di
Nostra Signora delle Rose in
Santa Margherita Ligure , rag-
giunsi una statua di san Gio-
vanni Bosco e, in preda allo
sconforto , invocai il suo aiuto
affinché, qualora il Signore non
avesse destinato a me quella
ragazza, mi aiutasse a _dimenti-
carla, o in caso contrario, 1nter-
ced esse per coronare quel
sogno d'amore. La ~attina _suc-
cessiva non presi serv1z10 .
Appartato in una stanza, men-
tre pensavo alle parole_di do~
De Magistri , ud11 squillare 11
telefono . Andai a rispondere .
Era proprio la giovane di cui sto
parlando la quale, dopo una
breve autocritica per la fretta
avuta, mi propose di continuare
quel rapporto per conoscer_c1
più a fondo . Quel giorno 10
rinacqui. Era il 31 gennaio
1984 festa di san Giovanni
Bosc~ . Ci frequentammo , ci
fidanzammo e il 26 luglio dello
stesso anno ci sposammo. L'e-
vento non certamente frutto di
pura 'coincidenza, costituisce
una palese conferma di quanto
sostenuto dal compianto sale-
si ano. Nel settembre 1987
venni destinato, come sottote-
nente a Modica (RG) . La
caserr,;a e l'alloggio di servizio
a me devoluto erano situati in
un vecchio convento del 1200
alquanto mal ridotto_. Il mi?
appartamento versava in p~ss1-
me condizioni. Una sera 10 e
mia moglie, nel percorrere piut-
tosto angosciati il Corso
Umberto 1°, notammo una pic-
cola cappella votiva in cui cam-
peggiava un grosso quadro raf-
figurante Don Bosco. Nel f_er-
marci al suo cospetto, avvertim-
mo entrambi la sensazione che
il Santo volesse rasserenarci ,
facendoci capire che anche in
quel lontano angolo della Sicilia
ci avrebbe aiutati. La sera suc-
cessiva, transitando dinanzi alla
stessa cappella , non rivedem-
mo più quella sacra immagine .
Non passò molto tempo che ,
contattando i competenti uff1c1 ,
riuscii a far effettuare i neces-
sari lavori di ristrutturazione che
nessun mio predecessore , per
gli elevati costi che comportava,
era mai riuscito a ottenere . Lo
stabile assunse un aspetto
decoroso e l'appartamento
divenne alquanto confortevole.
Dopo qualche mese di perma-
nenza chiesi al parroco della
zona ~n certo padre Scivoletto,
il m~tivo della rimozione di
quell 'immagine che tanto c!
aveva confortato. Il sacerdote c1
assicurò che mai in quella cap-
pella era stata espo:"ta l'effiQie
del santo. Forse ebbi una v1s10-
ne? Lo escludo dal momento
che l'avrebbe avuta anche mia
moglie . Restano tuttavia i fatti.
Sia nel primo che nel secondo
caso la protezione di Don
Bosco è stata evidente e tem-
pestiva .
Lepore Giuseppe, Genova
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e senza recapito. Su
richiesta si potrà omettere
l'indicazione del nome.
Beata Maria Romero.
QUEL SUO
SORRISO
Nel lontano 1969, all'Istituto
Maria Ausiliatrice a Torino
ebbi la fortuna di conoscere
suor Maria Romero , oggi
Beata! Da lei ricevetti alcuni
foglietti per la pratica dei
quindici sabati e insieme una
boccetta di acqua benedetta.
Mi rimase impresso quel suo
sorriso atteggiato a lieve me-
stizia. Recentemente ho vo-
luto raccomandare alla sua
intercessione una mia nipo-
te mamma di tre ragazzi,
a~malata di leucemia mie-
Ioide cronica ad impronta
trombocitemica. La preoccu-
pazione era grande, perché
urgeva il trapianto allogeni-
co. Per quest'ultimo s'è re~o
disponibile il fratello , colpito
da infarto cardiaco qualche
anno fa. Ho fatto conoscere
suor Maria ai nipoti che
hanno unito la loro preghiera
alla mia. L'intervento ha sod-
disfatto tutti, in particolare i
medici che hanno lavorato
senza difficoltà. Sono passa-
ti più dei 100 giorni prescr_itti:
controlli programmati , ng1de
misure di sicurezza igienica,
ritorno a casa con mille pre-
cauzioni. La ripresa è stata
graduale, ma costan_te ; la
speranza della salute ricupe-
rata si è prospettata conso-
lante. Dalla visita di controllo
ematologica le condi_zioni ge_-
nerali risultano sodd1sfacent1.
Restano altri controlli da
effettuare ; ma ci sono già
tanti buoni motivi per ringra-
ziare la novella Beata per la
sua efficace intercessione.
Sr. Amalia Mulè
FMA, Palermo

5.7 Page 47

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redazionale
FOCUS
Monsignor
JEAN PIERRE TAFUNGA
Già ispettore salesiano
dell'Africa Centrale.
Per 9 anni vescovo di Kilwa
Kasenga, ora vescovo di Uvira,
Repubblica Democratica
del Congo.
Ha studiato all'Università
Pontificia Salesiana di Roma.
Monsignore, qual è la condizione sociale della sua diocesi?
Quanti gli abitanti?
.
Sono circa 450 mila, metà cattolici l ' altra metà appartenenti ad altre
confessioni o a religioni tribali, su una superficie quasi doppia d~ quell~
del Belgio. In una diocesi tanto grande, i cattolici sono molto d1~pers~.
Per quanto concerne la condizione soci?/eco~omica, la p_opolaz10ne e
povera, costituita essenzialmente da agncolton e pescaton...
Perché povera, monsignore? Agricoltura e pesca non sono reddi-
tizie?
Potrebbero esserlo. La grande indigenza è data dalla situ~zi~ne P?liti-
co-militare. La mia è una diocesi di frontiera, un lungo confine m cm sta-
zionano permanentemente migliaia di soldati. Da noi i militari non sono
pagati, quindi il frutto del lavoro di contadini e ~escat~ri serve _a mante-
nere l'esercito che confisca il pescato e i raccolti. Aggmnga p01 la man-
canza di strade, i disastri delle alluvioni, ecc. e il quadro è completo.
Ma la terra di per sé è ricca?
Per lo meno non è povera. Il sottosuolo ha oro, pietre preziose e colta7:,
il famoso minerale che serve per i telefonini... Ma lo sfruttamento ~ m
mano a stranieri, soprattutto australiani. C'è un altro problema, molti ra-
gazzi anziché andare a scuola che cos~a, e non se la_ po_sson? permettere,
vanno in miniera: li pagano poco, ma li pagano... Lei IDI capisce.
C'è speranza di miglioramento?
C'è ammesso che finisca davvero la guerra, che la pace sia stabile, che
le nazioni confmanti (Rwanda, Burundi, Uganda, Zaire) rinuncino a mire
espansionistiche e le nazioni stranie~e ci lascino gestire le nostre ricchez-
ze. La pace è stata firmata, ma da noi una firma conta poco.
Qual è la condizione dei giovani?
Il vagabondaggio per molti! Che cosa vuole eh~ facci~o se i:ion c'è la-
voro se non ci sono soldi per la scuola, se non c1 sono mdustne e q1;1elle
che ~i sono, sono in mano ad altri? Bisogna arrangiarsi, come dite qm.
Quali i rapporti Chiesa/Governo e Governo/Salesiani?
La Chiesa è l 'unica organizzazione capace di dire la verità al gover-
no sulle condizioni della nostra Repubblica... E lo fa, senza troppe re-
more. Dunque i rapporti sono un po' tesi. ~a il governo rispetta la
Chiesa perché è l'unica che si dà da fare per amtar~ 1~ gen~e. Lo stesso
si può dire riguardo ai salesiani. Nessuno fa_ per 1 g1'!van1 q~el_lo che
fanno i salesiani, attraverso scuole, parrocchie, oraton, centn d1 recu-
pero e di promozione sociale...
Qual è l'urgenza più grande e immediata del Congo?
La pace. Assolutamente.
MUBKA
Tredici anni, minigonna e t-
shirt viola. Catapultata a
Bangkok da un villaggetto ai
piedi del Tane Range, la su~
storia somiglia a quella d1
tante altre sventurate. Qualcu-
no per fame di pane, o di soldi,
o per debiti di gioco le rapisce
e le vende. A lei capitò che
l'amante della mamma un
giorno la spingesse a forza in
una macchina, più ruggine che
vernice, e dopo un viaggio al-
lucinante la scaricasse in un
lupanare della capitale conse-
gnandola a un ometto viscido
dallo sguardo di ghiaccio. Co-
stui pagò e.. . le tenne la prima
lezione. Solo allora Mubka
seppe ciò che doveva fare: "in-
trattenere" i clienti, minimo 5
a notte. Niente uscite, ferie,
feste, soldi, visite. Schiava.
Punto e basta. Fino a quando?
Finché consumata come una
candela non sarebbe stata più
capace di nulla; o finché qual-
che cliente occidentale - del
resto aveva solo clienti occi-
dentali - non l'avesse riscatta-
ta; o finché un 'irruzione della
polizia non l' avesse liberata.. .
Mubka venne liberata dalla
polizia.. . Di lì a poco, lo sape-
va bene l'ufficiale che la inter-
rogava, sarebbe di nuovo spa-
rita, inghiottita per sempre
dalla strada. A meno che non
l'avesse intercettata la suorina
della missione... Lei fu fortu-
nata, incontrò la suorina!
l
BS SETTEMBRE 2003

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
ONLINE
di Giancarlo Manieri
Coadiutore da cortile
-
I
CHIESA
CL
:E
di Silvano Stracca
(J
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azwN:
L'altra sfida di Woitita
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"Vor eUe~-fiir Mc- JU1~4"
DO BO. l•
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ANNIVERSARI
di Stanislaw Zimniak
Don Bosco austroasburgico
INSERTO CULTURA
di Natale Maffioli
Il Museo di Rawson