Bollettino_Salesiano_200301

Bollettino_Salesiano_200301



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- MAESTRO E AMICO
di Pascual Chévez Villanueva
I MILLE VOLTI
DI DON BOSCO
COME SE VEDESSE
L'INVISIBILE
Quest'anno vi parlerò di Don Bosco, commentando mese per
mese alcuni aspetti della sua poliedrica personalità umana
e pastorale ... Egli ci si presenta come una splendida sintesi
di umanità e di grazia ...
Un uomo, Don Bosco, ricco
delle virtù della sua gente e
traboccante dei doni dello
Spirito, uno che camminò "come se
vedesse l'Invisibile" (Eb 11 ,27) .
Voglio parlare di questo nostro in-
comparabile padre, contemplandolo
attraverso il prisma della Parola di
Dio. Don Bosco è come un dia-
mante , le cui sfaccettature mo-
strano i lineamenti di una persona-
lità ad-traente , e permettono di
contemplare nell'insieme lo splen-
dore della santità.
"Ciò che avete imparato, rice-
vuto, ascoltato e veduto in me, è
quello che dovete fare" (Fil 4,9)
Scrivendo ai cristiani di Filippi , sua
comunità preferita, Paolo ha osato
presentarsi come modello : voleva
essere, più che un maestro da
ascoltare , un esempio da imitare ;
sapeva perfettamente che la tradi-
tio apostolica, che egli aveva rice-
vuto e trasmesso come eredità alle
comunità da lui fondate , era costi-
tu ita sia dall'insegnamento offerto
sia dal modo di vivere coerente. La
parola dell'apostolo per essere effi-
cace deve essere testimoniata dal-
la vita del predicatore, per la sem-
plice ragione che l'unico linguaggio
çredibile per parlare di Dio è la vita.
E indispensabile che il discepolo
abbia udito ciò che deve imparare,
visto ciò che deve fare , praticato
ciò che andrà a predicare ; un cri-
stiano è maestro non perché sa,
ma perché vive quanto insegna.
Così l'apostolo diventa "norma" per
i suoi: il suo insegnamento migliore
non sarà la dottrina, ma il modo
personale di viverla. Una comunità
cristiana è ben fondata quando
nasce da un apostolo , nella cu i
persona si fondono perfettamente
Vangelo e testimonianza.
D Come Paolo lo è stato per i
filippesi, Don Bosco è per noi il
modello: le sue parole e le sue
azioni, le sue idee e la sua vita, la
sua visione del mondo e i suoi sfor-
zi per camb iarlo continuano ad
essere fonte di ispirazione evange-
lica e base di fedeltà creativa. La
Famiglia Salesiana, che ha in Don
ICarlo Felice Deasti
Don Bosco sul letto di morte
(primo piano) .
To ri no, 31 gennaio 1888
Originale, stampa al bromuro
d'argento, cm 9,8 x 14.
Bosco il proprio apostolo fondatore ,
accetta il suo magistero perché egli
"non è per noi un semplice ricordo
del passato, ma una presenza cari-
smatica viva, operante e lanciata
nel futuro". Siamo figli di un uomo
che ci ha lasciato come patrimonio
un "vangelo" da predicare e un
"apostolo" - lui stesso! - da imita-
re . La fedeltà a questo padre/apo-
stolo passa attraverso l'accettazio-
ne cordiale dei suoi insegnamenti e
la ripetizione creativa delle sue
scelte, suppone la realizzazione del
suo programma e la conformità al
suo stile di vita. Nostro compito
vivere da eredi diretti: figli che cer-
cano di identificarsi con il proprio
padre . Diceva il mio predecessore
don Viganò: "Il salesiano dei tempi
nuovi è nato con Don Bosco".
D Il ricco mosaico della santità
salesiana è la testimonianza più
eloquente di ciò che significa esse-
re imitatori di Don Bosco come egli
lo fu di Cristo . Il nostro modo di
essere santi è quello di essere
salesiani. La santità salesiana è
un'esperienza reale forgiata su un
modello sicuro che salva sia da
una fuga all'indietro , cioè dalla
nostalgia di tempi ormai passati,
sia dall'ingenu ità di entusiasmarci
per il futuro soltanto perché deve
I Don Bosco è come un diamante,
le cui sfaccettature mostrano
i lineamenti di una personalità
ad-traente.

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L'unico linguaggio credibile per
parlare di Dio è la vita.
ancora venire. Inoltre, essendo Don
Bosco - "quel genio della santità",
come lo ha chiamato Paolo VI -
l'espressione del nostro modo di
essere cristiani , la santità salesiana
ci si presenta in lui come un pro-
gramma già sperimentato, una: stra-
da percorsa, aperta, transita~le: "Il
'Don Bosco dell'Oratorio', fedele e
dinamico, docile e creativo, fermo e
flessibile a un tempo, rimane un
modello di comportamento per tutti
i suoi figli" (CG 20,197). S0110 tra-
scorsi centoquindici anni dalla sua
morte e Don Bosco continua ad
essere norma di vita per coloro che
hanno voluto fa r propria la sua
esperienza di Dio in mezzo ai gio-
vani , e il suo progetto apostolico .in
loro favore . Oggi, come a.Ila ria,
abbiamo bisogno di imparare da Jui
il modo di reagire agli stimoli della
storia presente per offrire soluzioni.
Insomma, Don Bosco vive og~i
attraverso di noi.
:□
. .figli che cercano di
Identificarsi con il proprio padre.
Gennaio .2003
Anno CXXVII
Numero 1
In copertina :
Il rapporto giovani/adulti
è uno dei cava lli
di battag lia di sociologi,
psicologi, pedagogisti ...
Ma i giova ni sembrano
inafferrabili , sfuggono alle
ca ta logaz ioni . Eppure,
ed uca re si può.
(Foto: Cipriano D e Marie)
fflJID
( 0.].J))1f[J1f{imff;
tJ):J]iEiJrfrm)
M ensil e di info rmazion e
e cultura religiosa edito
dalla Congregaz ione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MAN IER I
- CHIESA
12 Paolo VI salesiano mancato?
di Francesco Motto
- G,ovANI
14 Adulti onesti per giovani coraggiosi
di Vito Orlando
- \\'IAGGI
18 Shillong delle meraviglie
di Giancarlo Manieri
- ANNIVERSARI
20 Non solo favole
di Fabio Sandroni
- , NSERTO CULTURA
23 Ritratti di Don Bosco
-;_ - M1ss10N1 FMA
28 Educare ad Haiti
di Natale Maffioli
di Graziella Curti
RuBRICHE :_
2 Il Rettor Maggiorf! '... 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia e nel
Mondo .'.. 11 .Oss~rvat1Ùit5. .; 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai gio vani - 27 Doctor /. -
30 Libri - 32 on; Li,je''.- '34 Come Don Bosco - 36 Famiglia Salesiana - 37 Laetare et
! bene fa cere .- 38 '!Sisieina· Pre ventivo - 40 Dibattiti - 42 I nostri morti - 43 // mese -
44 Prima pàgina ,- .~5. Pr.i,tia pagina 2 - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/Focus
(.
·, , ,t
'' .
Redazione: M~ria Ant©nià ·c hin: 110 ··
Nadia Ciambrignoni (;liancarlò D~_:~icolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Franc~sco Mottch 11 ito Orlando
Collaboratori: Ernesto Gattoni .- Giuseppina Cudemo
Graziella Curti - Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaqo
t x : t ~ ~ ~ :n~~~su~? ~r~ ; b ~ ~ i ~ r o c a ~ ~ ; ~ ~ti ; b Y ~t"s~~~r~~f
Arnaldo Scaglioni - Serpu.- Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano De Marie
Chiara Fantini - Vincenzo Odorizzi - Guerino Pera
Pietro Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e Impaginazione: Pier Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori: Ullicio Nazionale, Via Marsala 42
001 85 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giuseppe Cerò (Roma)
Fotocomposizione: Puntografica s.r.l. - Torino
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È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Filiale Roma 12-ABI 6070- CAB 03212
Ccp 36885028 - CF 97210180580
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 55 edizioni e 24 lingue diverse. Raggiunge 151 Nazioni
in cui operano i salesiani.
Associato alla
U nione Stampa
Per iodica Italiana
BS GENNAIO 2003

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di Carlo Di Cieco
PACE SULLA TERRA
ANNO ZERO
Quarant'anni fa l'enciclica che scosse il mondo, ma la situazione
odierna... Un voto per la non violenza. Scegliere Abele anziché
Caino, l'agnello al posto del lupo! Proprio come nella significativa
favola di Fedro.
, , p acem in terris",
rivoluzionaria enciclica di
Papa Giovanni che nel
1963 scosse il mondo intero,
festeggia il 40.mo compleanno . Ma si
tratta di una festa un po' triste . A
guardarsi intorno c'è poco da stare
allegri . Come pace, siamo ancora
all'anno zero. Allora si era da poco
superata una gravissima crisi , con il
mondo sul baratro di un conflitto
nucleare. Ora ci troviamo alle prese
di una pazzesca teoria della guerra
preventiva che semina divisioni e
alimenta terrorismo e paure.
La salute della pace, in 40 anni di sto-
ria, non è migliorata di molto. Sono
tanti - specialmente in ambienti religio-
si - che stanno abbracciando la non-
violenza (le suore di Don Bosco
hanno maturato la scelta di farne
addirittura un voto). Ma il mondo
continua ad essere programmato in
funzione della guerra, ossia del mante-
nimento dell'ingiustizia garantita con la
forza. Proviamo, a titolo di curiosità, a
sfogliare i calendari di questi 40 anni ,
contando le guerre grandi e piccole
che si sono fatte e cercando di capire
sino in fondo i perché sono avvenute ,
dove sono avvenute, per difendere
che cosa sono avvenute. E da onesti
ricercatori , scopriremo molte menzo-
gne nella retorica ufficiale che parla di
pace preparando la guerra.
La promessa di pace è una storia
antica, un sogno che ci portiamo
dentro e che troviamo scritta anche nel
vangelo, cantata la notte di Natale:
"Pace in terra agli uomini che Dio
ama". Mai festa fu più grande in cielo
per una nascita in terra, mai rifiuto fu
così netto per un augurio di bene. Quel
Bambino che da grande, nel celebre
discorso della montagna, propose
l'amore dei nemici e definì i pacifici figli
di Dio, fu ammazzato in croce .Un rifiuto
che ogni generazione ha ripetuto
ininterrottamente, anteponendo alle
ragioni della pace , le ragioni di Stato e
dei gruppi dominanti.
L'enciclica di Papa Giovanni ha rilan-
ciato le ragioni dei figli della luce per
GENNA IO 2003 BS
scegliere la pace anziché la guerra,
la mitezza di Abele anziché la clava
di Caino. Non si è mai assistito tutta-
via a una generale mobilitazione
sociale o religiosa per entrare in dia-
logo con quelle ragioni di pace e
cogliere i segni dei tempi.
Anche tra i cristiani, quale
paradigma di vita è rimasta e si è
tramandata la favola del lupo e
dell'agnello. L'agnello quale esempio
da ammirare e compatire al massimo
con indulgenza, il lupo invece da
imitare per la sua virilità e realismo. Un
lupo divenuto nel tempo più sofisticato,
tanto da riuscire a presentare i pacifisti
come coloro che mettono a rischio la
pace . Uno schema che si ripete alla
vigilia di ogni conflitto. Chi vuole la
guerra descrive i pacifisti di volta in
volta ingenui e confusi , divisi in mille
sottospecie: assoluti , relativi, nucleari,
antinucleari, progressisti, conservatori,
realisti , utopisti, pensanti , incoscienti,
patrioti , antipatrioti , impegnati,
disimpegnati, parziali , totali, ciechi ,
infantili, utili idioti e impolitici.
È una favola che deve inquietare
gli educatori , specialmente per la
comprensione che si continua a
riservare alla filosofia del lupo quale
prototipo dell'uomo. Ci sono stati -
più nel passato che oggi - educatori
trasformati in solerti becchini , perché
quando si giustifica la guerra o si
educa a saper fare la guerra seppure
come estremo rimedio dei rapporti
umani , si diventa necrofili.
Papa Giovanni con la sua enciclica ha
fatto uscire il progetto di pace dall'uto-
pia, fondandolo su capisaldi robusti :
verità, libertà, giustizia, amore. Dando
voce al punto di vista degli esclusi e
delle minoranze. Educare alla pace è
una bella sfida dal sapore di vita, se
quanti debbono farlo non inquinano i
quattro capisaldi , stiracchiandoli in fun-
zione del potente di turno o delle con-
venienze economiche , o di una tradi -
zione che , a volte , ci ha consegnato
una lettura addomesticata e servile
dell'augurio di Natale.

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I Le suore di Don Bosco
ahdadninriottumraatuurnavtootlao.scelta di farne

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nodi che nostro malgrado si disponibili alt' amicizia vera.
intrecciano quotidianamente Non ti crucciare , se non puoi
nella nostra vita. Siamo chia- rispondere a tutti, l' importan-
mati giorno dopo giorno a un te è proprio quello che hai
incessante lavoro di cesello. scoperto: la bontà non fa ru-
È una sfida esaltante che cifa more , ma dimora ancora nel
artigiani del nostro destino. mondo, non fa proclami, non
Ma è utile, per non dire indi- fa pubblicità, ma c'è! Grazie
spensabile, non essere soli: a Dio! E in barba a tutti i
tutti quelli che sono in qual- pessimisti che vivono sempre
che modo "implicati nel con gli occhiali neri appicci-
a giro", che condividono la no-
stra visione e che hanno la
possibilità di "darci una
mano" , è indispensabile coin-
cati al naso come una secon-
da pelle.
volgerli perché si possa insie- SIMBOLI RELIGIOSI.
l:f wi,J PROPOSITO DI
SANDALI. Carissimo
Direttore, anche noi della Mis-
sione Salesiana cli Lungi nella
Sien-a Leone, West Africa, ci
congratuliamo con la corag-
giosa presa di posizione di
Mary di Roma. Mi riferisco
alle riflessioni in merito ai
sandali miliardari di Laura
Harring (BS Settembre 2002).
Anche i bambini dei villaggi
qui in giro ringraziano Mary
per aver restituito dignità ai
loro piedi seppure scalzi! Un
Mia nuora ha confidato la si-
tuazione a un sacerdote, ma
non è cambiato niente. La do-
manda che desidero farle è la
seguente[...]: è possibile che
una situazione del genere si
possa risolvere soltanto fa-
cendo affidamento, come
consiglia di fare il reverendo
a cui ho accennato, alla pre-
ghiera? Io credo che alla pre-
ghiera bisogna unire anche
l'intervento di qualche con-
sultorio familiare. Lei che ne
pensa? Un padre in pena.
me creare una rete di oppor-
tunità, utili a imbrigliare il
problema e possibilmente ri-
solverlo. Dunque, tre qualità
- intelligenza, volontà e crea-
tività - senza le quali sarem-
mo dei ciocchi inutili, desti-
nati tutt' al pùì a bruciare
senza scopo là dove il fuo co
non serve. E mi permetto di
aggiungere che la buona riu-
scita del/' operazione non di-
pende tanto O solo da opera-
tori qualificati: consultori,
assistenti sociali, psicologi,
sociologi e quant'altro. Oc-
Mi scusi, direttore, le scri-
vo a proposito di una sua rispo-
sta sul crocifisso nelle scuole...
A me sembra una polemica
s~erile. E_ io sarei salo~onic~:
v1v1~mo m una soc1~ta multi-
religiosa? Se questo e assoda-
to, allora, tagliamo la testa al
toro: accogliamo nelle nostr~
scuole [...] tanto d1 pareti
bianche ce ne_ s?no molt~,
anche 1 simboli d1 altre reli-
gioni : un Budda, una statuetta
di Confucio, il nome di Dio in
Arabo, ecc. e questo anche in
nome della laicità dello Stato.
milione di dollari per un paio
di sandali! Dio mio! Quante
scuole, quanti libri, quante
scarpe, quanto pane potrei
procurare per più di 5000
bambini delle 13 scuole ele-
mentari della missione.
Don Alberto Mengon,
missionario salesiano
Grazie! La tua riflessione,
caro don Alberto, breve, ma
"ficcante" fa bene: costringe
le nostre coscienze addor-
mentate dalla noia del "bel
vedere", e i nostri cervelli
inebetiti dal luccichio del
"bel desiderare" a qualche
sussulto di umanità e a qual-
che sprazzo di intelligenza
critica.
...@lycos.it corre che siano presenti e at-
tive tutte le forze affettiva-
"Aiutati che il ciel t'aiuta". mente vicine al soggetto in
Caro signore, il proverbio difficoltà: la famiglia , i pa-
non è solo una battuta conso- renti, gli amici... È proprio
latoria. Anch' io, come lei, questa la rete di cui parlavo,
sono del tutto convinto che la forse l'unica capace di far in-
preghiera sostenga, dia forza, travedere una soluzione posi-
aiuti a sopportare, a non ar- tiva. Ovvio , per i credenti la
ii rendersi, a tenerci nella giu- preghiera non può mancare...
sta dimensione di creature bi- ma questa è cosa nota.
sognose del Creatore, ecc. Ma
non è scritto da nessuna parte
che essa_ ~sim~. l'uomo _d~l
dovere dt 'fare quanto e m
suo potere per cercare la so-
ROPPA GRAZIA•? .
.
.•
Caro d~ettor_e, waz1e per
luzione ai problemi che quoti- aver pubblicato 11 _mio appel-
dianamente gli cadono ad- I?· ··. Da allora ho ncevuto ~an-
dosso. Intelligenza, volontà e t1S~1me lettere da tutta Itaha...
creatività .
M1 hanno scritto tant1ss1ITIJ
Sono questi i mezzi di cui giovani, ma anche mamme,
l'uomo dispone per muoversi nonne... e ho scoperto che ci
Vincen za, Verona
Addirittura eccetera! Signo-
ra, potrebbe spiegarmi che
cosa vuol dire dedicare una
intera parete ai simboli reli-
giosi mondiali, o editare una
cartina - ma non basterebbe,
ci vorrebbe una "cartona" -
magari con su la "croce unci-
nata" simbolo religioso del
sole (non di Hitler ... ), la
"mezzaluna" musulmana, la
"menoràh" ebraica, la "ruo-
ta" a 8 raggi del buddismo, il
"fior di loto" del!' induismo.
E perché non il "compasso"
della massoneria, lo "yin-
yang" cinese? Poi qualcuno
pretenderà di affiggere il sim-
bolo astrologico del proprio
segno zodiacale (c'è chi ci
lf,ITA SREGOLATA?
U Caro direttore, [...] Ho
un figlio sposato con due
tra i problemi quotidiani. L' in-
telligenza gli permette di stu-
diare la situazione, di capirla
e di approntare strategie ad
hoc; la volontà è la forza che
sono ancora tante persone
buone e generose... Purtroppo
non riuscirò a rispondere a
tutti. Vorrei solo che questo
mio ringraziamento fosse pub-
crede... più che in Dio) , o il
"mandala" cosmico tibetano ,
o i "mitegura" dello shintoi-
smo ...
L'accozzaglia di simboli refi-
bambini: uno di cinque e uno lo rende resistente, lo muove, blicato sul BS ...
di sei anni. Da un paio d'anni
ha cominciato a trascurare la
famiglia, a comportarsi male
nei confronti della moglie e a
condurre una vita sregolata.
lo aiuta a superare le tempe-
ste; la creatività, infine, gli
permette di inventarne sem-
pre una nuova, di escogitare
vie a sorpresa per sciogliere i
Laura, Brescia
Ti accontento. E anch'io sono
felice - ma ne ero sicuro -
che ci siano ancora persone
Non ci è stato possibile pub-
blicare tutte le lettere perve-
nut e in reda zione. Ce ne
sscuuosit•eammpoo· Parlloavpveudbebriie.cmazoi·oa-
GENNAIO 2003 BS
ne o alla risposta personale.

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~
,~ ,...,_{ , H , (
APPELLI
pensare e operare, e ha susci- ci troppo. In definitiva, qual-
tato eroi, martiri e santi. Lei cosa non mi torna in questa
Sono la mamma di un ra- pensa in termini di globaliz- operazione di edulcorazione
gazzo di 12 anni e ho forti zazione religiosa, ma che si- omologante dei simboli e le
problemi di depressione
che mi condizionano anche
nell'educazione mio figlio.
Chi mi può aiutare? Pie-
retto Anna, Via S. Paolo,
3 - 10138 Torino (TO)
Cerco amici, anche resi-
denti all'estero, per scam-
biare schede telefoniche,
gnificato ha in questo cam- confesso che mi dispiacereb-
po? Le voglio far notare che be che fosse l'anteprima de lla
/J la globalizzazione ha creato disfatta delle culture.
dei contraccolpi inimmagina-
bili fino a qualche tempo fa.
Per esempio ha messo in al- A COPERTINA DI
tarme varie etnie nel mondo, MAGGIO. Caro Diret-
tanto che sono sempre più nu- tore, vedendo la copertina del
merose quelle che con inso- numero di maggio 2002 mi
spettata energia rivendicano i pare di non poter approvare il
particolarmente quelle con
soggetti religiosi. Cancel-
Iier Vito, Via Raul Folle-
reau 1/2, San Donà di
propri valori tradizionali, e soggetto... Non era meglio
spesso, la propria autonomia un/a giovane con la corona in
e indipendenza. Alcune di mano invece che col serpente,
queste rivendicazioni si sono trattandosi del numero del
Piave (VE).
trasformate in autentiche ri- mese della Madonna?
Ho l'hobby dei santini,
sono disposto a scambiarli
con altri e fare amicizia per
scambio di opinioni. Lom-
bardo Vittorio, Via Gari-
baldi 31 - 98077 S. Stefa-
no di Camastra (ME).
bellioni, e hanno intaccato e
spaccato imperi che sembra-
don Giuseppe
vano indistruttibili. Così si è Lei, com.e sacerdote, certo sa
sfaldato il mastodonte sovieti- di "simbologie". la, copertina
co, ma anche la piccolissima contestata, anche se non ap-
entità jugoslava... Oggi nes- pare a tutta prima, non
suno vuole più morire, né manca della simbologia che
come persona né come cultu- ci è cara: di un Serpente
Sono un patito collezioni- ra! Perché omologazione è (scrivo appositamente in maiu-
sta, cerco fumetti italiani impoverimento, depauperazio- scolo) ammansito, di una
antecedenti al 1970 (Tex, ne, indebolimento dell' iden- Giovane Donna - lo sguardo
Zagor, ecc.); ne ho mi-
tità, dispersione della propria verso l'alto - che il Male non
gliaia. Simone Albarella, storia, perdita di millenni di riesce nemmeno a scalfire...
Viale Carlo Felice, 95 -
civiltà, condanna a diventare Gli stessi vestiti, il bianco
00185 Roma.
prima archeologia, poi civiltà della camicetta, i delicati ri-
museale. Ma questo è l' inizio cami del velo e del corpetto,
della fine , come finì l'era dei gli ori della collana rimanda-
faraoni, la cultura hittita, la no in modo nemmeno troppo
giosi serve tutt'al più a ri- civiltà azteca.. . È strano: criptico a Maria. Guarda
creare il caos primitivo o il molti nostri maestrini/e, e/o caso, proprio questi sono stati
sincretismo della Roma impe- professorini/e, in nome dello i motivi della scelta di coper-
riale che, le ricordo, ne segnò stato "laico", sembrano esse- tina. D'altronde non è man-
l'inarrestabile decadenza . E re stati catturati dal sacro cato il riferimento esplicito a
comunque, anche se si riu- fuoco iconoclasta dell' appiat- Maria Ausiliatrice nel BS di
scisse ipoteticamente a rap- timento globalizzato. Vorreb- maggio; basta leggere l' arti-
presentarli tutti, resterebbe bero autodefinirsi antesigna- colo di pag. 43 ; e nemmeno
incomprensibile questa forma ni dell' intercultura, ma sono al Sistema Preventivo, stru-
maniacale di accontentare solo fautori del grigio univer- mento di base suggerito da
tutti indebolendo tutti. Non ha sale, cioè del "nientecultu- Maria stessa a Don Bosco at-
senso questa rinuncia alle ra" . Lei si appella alla laicità traverso il famoso sogno dei
proprie origini e alla propria dello Stato. Sarebbe interes- 9 anni e fatto proprio da SDB
identità storica, questo voler sante discutere sul concetto e FMA , inserendolo nelle ri-
togliere significato e forza ai di laicità e sul suo significato, spettive costituzioni e regola-
simboli della propria cultura , se è vero che significa omolo- menti, come ricordato a pag.
permettendone il riflusso ver- gazione, rinuncia ali' identità, 38139; e nemmeno il riferi-
so una deculturazione tanto sincretismo religioso, cultura- mento alla santità mariana
omologante quanto deleteria. le e sociale, entità senza sen- com.e si può leggere nell' arti-
Non capisco soprattutto il timenti e via disquisendo. Lo colo sul!' icona di Don Bosco
motivo per cui una determi- Stato non è un'astrazione, e a pagina 11. Con tutta onestà
nata zona geografica e uma- dentro i suoi confini abita credo di aver fatto il mio do-
na debba abdicare al lungo un' etnia, una cultura, una re- vere col numero in questione,
faticoso percorso di millenni ligione, un.afilosofia: colonne anche se ho cercato, com'è
che ha modellato con l' inge- portanti sulle quali è nato, è conveniente in una stampa a
gno, il lavoro e spessissimo il cresciuto, si è consolidato ... grande diffusione , il taglio
sangue un modo di vivere, Ma non è il caso di dilungar- giornalistico.
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra co rrispon-
denza:
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS GENNAIO 2 003

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QNITALU!I._N_E_L_M_O_N_D_O_ _ _ _ _ _ _ __ __:
ROMA
elementare: un alleato di carta
può risultare un prezioso sup-
porto alla loro quotidiana fati-
PER I PIÙ PICCOLI
ca per crescere i ragazzi. Ora,
la Giostra è tutta nuova, con-
La Giostra è "il primo giorna- tiene anche il "Genieducato-
lino cristiano per bambini", re", un inserto dedicato a geni-
pensato, scritto, impaginato te- tori ed educatori che costitui-
nendo presenti le loro esigen- sce una specie di vademecum
ze, la loro psicologia. Contie- con le "istruzioni per l'uso".
ne, infatti, tutto ciò di cui essi Un giornalino completo, final-
"si nutrono": fiabe , filastroc- mente, il cui caporedattore è
che, storielle, giochini, indo- un "famoso" exallievo salesia-
vinelli, disegni, figurine da ri- no, quel Domenico Volpi che
tagliare, ecc. Ed è adatto an- ancora giovanissimo divenne
che per i più piccini. E questa dirigente del famoso giornali-
è una buona notizia per tanti no cattolico: "Il Vittorioso".
genitori ed educatori delle Per saperne di più: www.azio-
scuole materne fino alla terza necattolica.it
GRANDI EVENTI
Tre giorni intensi del rettor
maggiore don Chavez in Sar-
degna per alcuni avvenimenti
memorabili: il 50° della fon-
dazione del Tempio di Don
Bosco a Lanusei; il centena-
rio dell'inaugurazione del col-
legio salesiano della stessa
città; la dedica della piazza
antistante la chiesa a don Mi-
chele Rua che quell 'opera
aveva voluto e aveva presen-
ziato alla sua inaugurazione;
la posa della prima pietra del
nuovo oratorio e centro pro-
fessionale a Nuoro. L 'entu-
siasmo per la figura del nuo-
vo superiore generale dei sa-
lesiani ha contagiato i confra-
telli, gli exallievi riuniti per il
convegno regionale, la Fami-
glia Salesiana di Cagliari e
Arborea, e i giovani, soprat-
tutto gli animatori della con-
sulta regionale MGS che con
lui hanno avuto un incontro.
GENNAIO 2003 BS
GANGI, SICILIA
FESTA
AI CINQUANTENNI
Gangi è un ridente paesino
sulle Madonie che senza
avere i salesiani ha regalato
a Don Bosco una ventina dei
suoi figli e molte altre voca-
zioni sacerdotali e religiose
sia maschili sia femminili.
Una simpatica manifestazio-
ne è nata in paese diversi
anni fa, quella di festeggiare
il mezzo secolo di vita dei
suoi cittadini. Nel gruppone
dei mezzosecolari del 2002
c'erano anche i salesiani don
Lino Ruvituso e don Nunzio
Conte. Sono stati proprio
loro a presiedere l' Eucare-
stia per i festeggiati - più di
novanta - presso il santuario
dello Spirito Santo.

1.9 Page 9

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redazionale
FILATELIA
a cura di Roberto Saccarello
PRAGA, REP. CECA
I GIORNI
DELL'ALLUVIONE
La grande esondazione del
Danubio lo scorso settembre
ha fatto disastri anche alla
casa delle FMA di Praga, al-
lagando tutto il pianterreno
per quasi due metri di altezza,
proprio gli ambienti dell'in-
ternato femmini le che acco-
glie le ragazze più povere e
bisognose della città e dintor-
ni. Ma... "Là c'è la Provvi-
denza! ". Stavolta essa ha as-
sunto le vesti della COSMO-
RAMA di Cagliari, una agen-
zia turistica il cui titolare, un
exallievo, ha interessato i sa-
lesiani. Don Francesco Vare-
se e altri quattro papà di fami-
glia hanno risposto all 'appel-
lo e sono volati in soccorso
delle suore. Quattro giorni di
" lavori forzati" per smantella-
re i pavimenti e scrostare tutti
gli intonaci con l'aiuto di altri
volontari cechi coordinati dal
papà di una suora, e di due
martelli pneumatici, uno ac-
quistato e un altro affittato sul
posto. La COSMORAMA, da
cui è partita l'iniziativa, si è
volentieri accollata le spese di
viaggio e soggiorno in alber-
go dei "volontari", ma ha
anche fatto di più, ha deciso
di devolvere il 2% degli in-
cassi · della stagione turistica
percné la casa delle suore che
tanto·fa per le giovani praghe-
si, potesse·riprendere a pieno
ritmo il suo apostolato. Agen-
zie così ce ne vorrebbero do-
vunque.
CATANIA, ITALIA
QUALE STRADA ...
Esistono ancora giovani in ri-
cerca? Esistono. Una civiltà
carica di "cose" non basta a
soddisfare la fame profonda
che segna ciascun essere uma-
no. Il vero bisogno di ogni vi-
vente non può essere saziato
sul versante dell 'avere, ma
solo su quello dell'essere. Ec-
co perché luoghi come Taizé,
Bose, Grand Halleux, ecc. so-
no frequentatissimi dai giova-
ni. Importante non è possedere
una Ferrari, ma non sbagliare
strada! Nella foto: dalla Sici-
lia, dove mensilmente gruppi
di giovruù si ritrovano a scava-
re dentro se stessi e cercare di
scoprire la propria strada, at-
traverso un cammino che alcu-
ni chiamano "un anno per il
tuo futuro".
7
ANTICHE UNIFORMI
DEI CAVALIERI DI MALTA
Il 21 ottobre 2002, le Poste Magistrali hanno
emesso quattro raffinati francobolli da 21, 39, 78
Tarì e 15 Scudi, riproducenti costumi militari dei
Cavalieri Gerosolimitani dal 1400 al 1600 (Figure
1,2,3,4). I soggetti sono tratti dalla splendida rac-
colta "Historical costume of members of the Sove-
reign Military Order of Malta', edita in tiratura limita-
ta a 499 esemplari da S.P. Spanu.
Eseguiti a tempera da Michael Stroud, i dodici
esemplari costituenti la raccolta mostrano le divise
dei Giovanniti dal 1200 al 1800; in ciascun sogget-
to, nel lato inferiore, un cartiglio reca il numero pro-
gressivo e il periodo storico di riferimento.
I primi quattro soggetti della collezione, con i
costumi militari dal 1200 al 1400, erano stati utiliz-
zati dalle Poste Magistrali per la serie del 18
dicembre 2001, con valori da 2,5,8,1O scudi (Figu-
re 5,6,7,8).
Per saperne di più: 'Z1' 0761/307. 124
BS GENNAIO 2003

1.10 Page 10

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l00annifa
Nel gennaio 1903 il BS si presenta con la
copertina rinnovata, come da foto. All'interno,
a pag. 16, una corrispondenza di don Rabagliati
dalla Colombia a don Rua ricorda la tragedia
della rivoluzione e la fine della guerra con il
grande atto di consacrazione della nazione,
presenti tutte le autorità, al Cuore di Gesù.
VISITA DI GIOVANNI
PAOLO II
Lo scorso settembre, in occa-
sione dell 'ultima visita di pa-
pa Wojtyta alla sua Polonia,
Giovanni Paolo II ha voluto
visitare la pairncchia salesia-
na di san Stanislao Kostka a
Cracovia. È stato accolto con
entusiasmo sia dai salesiani
sia dalle Figlie di Maria Au-
sliatrice, e dai fedeli della
parrocchia accorsi più numero-
si che mai per rendere omag-
gio al grande pontefice. Si è
certo trattato di un evento sto-
rico, oltre che di un grande
dono.
Dal 18 ottobre 1899 in avanti tutte le mie lettere tocca-
vano lo stesso argomento, ripetevano il medesimo ritor-
nello: siamo ancora in guerra, le stragi, le morti, le rovine
continuano con sempre crescente furore; le malattie in-
fettive disseminate dappertutto; la febbre gialla nei climi
caldi e paludosi, il tifo, il vaiolo, la dissenteria, e la pol-
monite, nei climi temperati e montagnosi, mietono vitti-
me senza numero. Di questa verità ne abbiamo noi la
prova in casa. Nel 1899 primo anno della guerra, quattro
confratelli, giovani tutti e pieni di vita e di brio, morivano
di tifo; nel 1900 uno di febbre gialla, in Agua de Dios;
due altri di tifo nel 1901, ed ora nel corrente 1902 uno...
di lebbra, niente meno; [...] Le suore di Cai·ità si ebbero
più di 30 vittime, quasi tutte morte nelle ambulanze mili-
tari, o negli ospedali assistendo gli ammalati [...] il
rombo del cannone che tuonava in tutte le parti, impediva
udire le voci soavi di amore e di pace che partivano da
tutti i pulpiti e risuonavano sotto le volte di tutti i nostri
tempii. [.. .] In meno di due mesi le cose presero tale
piega che ben si può pronosticare che la guen-a è vera-
mente cessata. [...] Ieri poi, 22 giugno... tutto il Gover-
no... e un popolo immenso riempivano la cattedrale..
per... (la) consacrazione al Sacro Cuore di Gesù.
GENNAIO 2003 BS
FOGGIA, ITALIA
ATTIVITÀ ESTIVA
Tra centinaia di GREST che
hanno interessato la qu asi to-
talità degli oratori italiani nel
periodo estivo, ne segnalia-
mo uno, scelto tra i tanti, le
cui foto sono arrivate in re-
dazione. Si tratta di quello
organizzato dall 'oratorio del
S. Cuore di Foggia che ha
viaggiato l'estate/ragazzi con
Harry Potter. Le squadre che
si sono affrontate nelle gare
estive si ch iamavano, manco
a dirlo, Grifondoro, Tasso-
rosso, Serpeverde, Corvone-
ro. Un ' avventura "fortemen-
te" gioiosa e contemporanea-
mente "fortemente" educati-
va, come si conviene a un
oratorio salesiano che, per
l 'appunto , non è ricreatorio,
ma ambiente d 'amicizia, di
svago, di impegno, di pre-
ghiera; insomma ambiente
educativo. L'attività è stata
abbondantemente pubbliciz-
zata dalla stampa locale e re-
gionale. La grande kermesse
è stata organizzata soprattut-
to per i ragazzi con meno ri-
sorse, appartenenti al ceto
popolare, e dei quali general-
mente pochi si occupano.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
don Ottavio Sabbadin
TECHO da\\\\a Bolivia
Reportage
PINARDI
IA S. Cruz è in funzione da un anno Techo Pinardi,
col nome della famosa tettoia che fu il primo
oratorio di Don Bosco. Raccoglie i ragazzi di strada
come Valdocco raccoglieva i ragazzi abbandonati
di allora che arrivavano in città da ogni dove
in cerca di lavoro e di pane...
IEccoli gli ospiti del Techo... Saputo che c'è un tetto
per loro, organizzato dai salesiani, vi si sono recati
senza paura: piccoli lustrascarpe, sfaccendati che
vivono di espedienti, ammalati, ricercati
dalla polizia, ragazzetti e/o senza famiglia
e senza casa...
IOra ce l'hanno, ed anche bella. Arrivano a sera
a piccoli gruppi: prima una ventina, poi 30, 45...
Supererano i 50, e non troveranno più posto,
perché nel Techo i letti sono solo 50,
e i volontari che li accolgono non sanno più
dove alloggiarli.
IAd alcuni capita per la prima volta di mangiare
su ·una tavola, con piatti, tazze, stoviglie,
e soprattutto cibo a volontà. Costretti da una
povertà lancinante cercando di sfruttare ogni
minima occasione per sopravvivere, per questi
ba"\\b,ini la sera arriva il paradiso.
II volontari li hanno conquistati. L'amicizia, il calore
umano, il sorriso fanno miracoli. L'allegria, i giochi,
la televisione, la musica fanno il resto. In questo
clima imparano perfino a lavare i piatti, pulire,
riordinare, fruire di una doccia... per la prima volta
nella vita.
IPiccoli, ma già segnati: alcuni sono caduti nella
droga, al~ri hanno subito violenza, tutti toccati
dalle privazioni o dalla fame, o dalla carenza
d'affetto... hanno ritrovato il sorriso nel calore
di Techo Pinardi, sperimentando la gioia
dell'accoglienza.
Per saperne di più: Padre Ottavio Sabbadin, Casi/la 1584, S. Cruz, Bolivia.
BS GENNAIO 2003

2.2 Page 12

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
PAPA PAOLO VI CHIESA
VOGLIAMO
PRESENTARE UNA
UN SALESIANO NOVITA ASSOLUTA
NELLA ORMAI
NON BREVE
MANCATO? STORIA SALESIANA
di Francesco Motto
Don Giovanni Battista Monti-
ni, pochi giorni dopo la sua
ordinazione sacerdotale, av-
venuta a Brescia il 29 maggio 1920
- è la cugina Erminia che racconta
- si presentò, così come tutti i
neo/ordinati, al proprio vescovo,
Giacinto Gaggia, per ricevere la
destinazione pastorale. Ma prima
ancora che questa gli venisse co-
municata, don Montini chiese al
vescovo, presso il quale godeva
grande stima, se poteva essere lui
stesso a scegliere la propria "obbe-
dienza". In tal caso aveva già fatto
la sua scelta: voleva andare con
Don Bosco. "Che storie sono que-
ste", lo avrebbe interrotto brusca-
mente monsignor Gaggia. "Lascia
stare queste idee: fila a casa e di'
alla mamma che ti prepari il baule
per andare a Roma a studiare per
conto della tua diocesi". A tanta
decisione don Battista non poté che
chinare la testa. Dunque un salesia-
no mancato, si potrebbe già dire.
Ma c'è dell'altro. Pochi anni dopo
quel colloquio, il cugino Luigi
(1906-1963) - fratello di Erminia
che racconta l'episodio - si rivolse
a don Giovanni Battista per espri-
mergli il desiderio di diventare
pure fui sacerdote. Il futuro papa,
dopo averlo ascoltato con attenzio-
ne, gli avrebbe detto: "Senti, Luigi,
con un temperamento dinamico e
tumultuoso come il tuo, ci vuole
proprio Don Bosco per te: solo da
lui puoi trovare l'ambiente adatto.
Prima però bisogna consigliarsi
bene, vai a Torino da un certo don
Cojazzi, esponi il tuo desiderio di
essere sacerdote salesiano e chiedi-
gli un parere".
GENNAIO 2003 BS
I Un'espressione abituale di
papa Montini: gesti misurati,
parole scarne ma teologicamente
rigorose e letterariamente
perfette.
Il giovane Luigi, incontrato il fa-
moso don Antonio Cojazzi - a To-
rino o, molto più probabilmente, in
un'escursione in montagna - ebbe
da lui non solo un parere positivo
e incoraggiante, ma anche precise
indicazioni sui passi da compiere.
Alla notizia ne fu ben felice don
Giovanni Battista che gli avrebbe
detto: "Vai, Luigi, prendi presso
Don Bosco quel posto che dove-
va essere mio, se il Vescovo non
me lo avesse impedito in modo
categorico". E gli raccontò il suo
incontro. L'affermazione, chiaris-
sima, è stata raccolta direttamente
dalle labbra di Luigi, come s'è
detto, dalla sorella Erminia che ne
diede commossa testimonianza a
palazzo Montini a Concesio (Bre-
scia) il 20/09/1979, a due FMA,
fra cui la "visitatrice" suor Lidia
Carini, e al salesiano don Pietro
Schiassi. Ovviamente la signora
pregò i suoi tre ospiti di non divul-
gare la notizia vivente il pontefice.
Cosa quanto mai giusta, data lari-
servatezza che il papa sempre man-
tenne sulle proprie aspirazioni gio-
vanili.
VARIE CONFERME
C'è da crederci? Sembra di sì, in
quanto l'inedita testimonianza
della signora Erminia, benché non

2.3 Page 13

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
supportata da alcuna altra fonte
esplicita e diretta, ha il conforto di
numerosi fatti , circostanze e scritti,
documentati e sicuri che depongo-
no decisamente a favore della sua
attendibilità. Anzitutto circa l'am-
mirazione della famiglia Montini
per Don Bosco ne ha parlato lo
stesso Paolo VI ai salesiani più
volte, una delle quali, confidenzial-
mente e a lungo, nell'udienza ai
Capitolari del CG20 il 20/12/1971.
Il padre Giorgio, giornalista, era
grande ammiratore non solo del
patrono dei giornalisti, san France-
sco di Sales ma anche di Don
Bosco (non ancora beato), di cui
conservava nello studio un quadro
con scritta autografa, sovente am-
mirato dal piccolo Giovanni Batti-
sta. Lo zio Giuseppe, medico,
aveva conosciuto personalmente
Don Bosco, durante i suoi studi a
Torino. Un giorno il santo gli
avrebbe detto: "Tu sarai medico
del mio corpo, e io sarò il medico
della tua anima". Sulla base di ciò
si potrebbe dare ulteriore credito a
quanto ricorda ancora l'anziana Er-
minia: "Durante i suoi studi Gio-
vanni Battista aveva ondeggiato fra
scegliere la vita benedettina cono-
sciuta a san Bernardino di Chiari
(diventata poi casa salesiana, lo è
tuttora), e la vita salesiana".
In secondo luogo la testimonian-
za della cugina circa la vivacità
del cugino Luigi, lo scarso impe-
gno del giovane nello studio, il
colloquio vocazionale con don
Cojazzi trovano conferma non
solo nelle affermazioni dello stes-
so Papa - che aggiunge di averlo
accompagnato lui stesso a Ivrea
dai salesiani nel maggio 1930 -
ma anche in varie pagine del diario,
recentemente pubblicato (1997), del
padre di Luigi, dottor Giuseppe. In
terzo luogo tale diario fa pure
menzione che il ventenne Luigi
Montini, arruolato come artigliere
di montagna, trascorse ben 18
mesi a Bressanone, dove un certo
don Giuseppe Franco aveva aperto
il "ritrovo Don Bosco" per offrire
opportunità formative, ricreative,
culturali ai tanti giovani di leva.
Inutile dire che colà il giovane
Luigi ritrovò l'immagine di Don
Bosco sorridente, ben nota alla sua
famiglia. A confermare che fu da
parte di don Giovanni Battista che
venne a Luigi la spinta a farsi sale-
siano - anziché diocesano come
lui e come sarà il fratello maggiore
di Luigi, monsignor Carlo Montini
Paolo VI con il Rettor Maggiore
Idon Renato Ziggiotti. A destra
don Giovanni Furlanetto
segretario personale
del superiore, a sinistra
il procuratore generale don Luigi
Castano.
(1903-1972) - sta la testimonianza
dello stesso Luigi quando il 27 feb-
braio 1947, riassumendo in una let-
tera al cugino, Sostituto alla Segre-
teria di Stato, i suoi 17 anni di mis-
sione in Cina, scriveva: "Ho sempre
lavorato con un amore e gratitudine
crescenti per il Signore che mi ha
voluto sacerdote; ma poi per te, che
mi hai mandato da Don Bosco".
La Provvidenza dunque, tramite
l'obbedienza del Vescovo di Bre-
scia, ha disposto di Giovanni Batti-
sta Montini diversamente dalle sue
aspirazioni giovanili: era chiamato
non a far parte della famiglia dei
figli di Don Bosco, ma all'altissi-
ma missione universale di Pontefi-
ce, una missione compiuta con
fede, sacrificio e generosità che
presto potrebbe farlo assurgere agli
onori degli altari. Ma ciò non to-
glie che egli abbia amato sincera-
mente Don Bosco, abbia desidera-
to a un certo punto della sua vita
diventare salesiano, abbia decisa-
mente indirizzato a Don Bosco il
cugino Luigi, missionario in Cina e
in Brasile e - tanto per aggiungere
un 'ultima novità - abbia gradito e
apprezzato la presenza, per una de-
cina di anni nella casa salesiana del
paese nativo di Don Bosco, Castel-
nuovo, dell'altro suo cugino, Emi-
co, fratello di Luigi (1905-1973).
Più "salesiano" di così...
D
BS GENNAIO 2003

2.4 Page 14

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Consenso/dissenso tra generazioni oggi,
ADULTI ONESTI
PER GIOVANI
CORAGGIOSI
di Vito Orlando
I giovani sono un
problema. Per molti.
Gli specialisti dibattono
la questione; i giornali
ne parlano allarmati;
le cronache svelano le
loro pecche e i loro guai,
a volte, sembra, con
malcelato
compiacimento. Ma
i giovani non sono carne
da macello da dare in
pasto a chiunque...
GENNAIO 2003 BS
N on si può parlare dei giovani
guardandoli da lontano. Si
possono dire tante cose da
spettatori, ma non ci si può illudere
di assumere la prospettiva giusta per
capire la loro realtà. Parlare di loro
non è qualcosa che gli adulti posso-
no fare in modo asettico. L'attenzio-
ne alla loro realtà richiede la capa-
cità di verifica del nostro modo di
vivere; la problematicità della loro
vita possiamo comprenderla solo se
ci rendiamo un po ' più consapevoli
della problematicità che attraversa
la stessa vita degli adulti.
A PARTIRE DAGLI ADULTI
Insomma, per capire meglio la
realtà dei giovani dobbiamo partire
da noi stessi e capire meglio la
condizione comune di vita oggi. In
questo mondo attraversato da cam-
biamenti epocali, sono inequivoca-
bili i segnali di crisi del contesto
sociale e prendono sempre più con-
sistenza fattori che rendono incerte
le identità personaJi e i percorsi di
identificazione, i valori, i modelli e
le certezze che costituivano i fon-
damenti e le rassicurazioni della
vita. La rapidità dei cambiamenti
non consente una loro elaborazione
culturale per poterli interpretare e
I La cultura giovanile rispecchia
fedelmente e freddamente
le contraddizioni e le antinomie
dell'attuale contesto sociale.

2.5 Page 15

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un argomento che preoccupa gli educatori.
controllare. La messa in discussio-
ne dei valori e delle istituzioni tra-
dizionali accresce l'incertezza e fa
toccare con mano la precarietà dei
riferimenti esistenziali e dei per-
corsi sociali.
Questa è la condizione attuale
degli adulti. I segnali di crisi del
contesto sociale toccano anzitutto
loro e non in modo superficiale. I
valori su cui si fondava la loro iden-
tità e stabilità sono cambiati; le
identificazioni a livello sociale, pro-
fessionale, culturale, istituzionale e
perfino di modalità di pensare si
sono frammentate e hanno forte-
mente incrinato i riferimenti e le si-
curezze esistenziali. In questo "mon-
do in fuga" e che appare incontrol-
labile, gli adulti sono comunque
chiamati alla responsabilità di ela-
borare la loro nuova condizione
senza far travolgere dalla invadenza
del nuovo il frutto delle loro espe-
rienze, i valori di fondo, i criteri di
valutazione e di scelta, le prospetti-
ve etiche capaci di salvaguardare il
senso e la qualità umana della vita.
FIN TROPPE
CONTRADDIZIONI
Più diventiamo consapevoli del-
l'attuale realtà degli adulti e di ciò
che essa comporta e più ci rendiamo
conto che la nuova cultura giovanile
"rispecchia fedelmente, e fredda-
mente le contraddizioni, le antino-
mie e le patologie dell'attuale con-
testo sociale". Siamo di fronte a
"una generazione specchio fedele
delle contraddizioni sociali; fin
troppo fedele, tanto da riflettere una
possibile natura patologica della
compresenza negli stessi individui
in età giovanile di un forte senso di
estraneità dalle altre generazioni, e
un contestuale appiattimento con-
sensuale sui valori dominanti, sui
comportamenti e persino le scelte
più banali (dalle vacanze, ai film
preferiti) delle generazioni adulte".
Tutto questo può farci riconoscere
quasi una "sistematica convergenza
di orientamenti sociali e valoriali ri-
spetto agli adulti", ma solo chi
vuole chiudere gli occhi non vede la
loro alterità, rispetto alle altre gene-
razioni, "soprattutto nei linguaggi
espressivi e nei luoghi della socia-
lizzazione".
Nei giovani convivono in qualche
modo due tensioni: "una spinta po-
tenziale alla alterità generazionale e
una aderenza sostanziale a modelli
valoriali convenzionali". Queste due
tensioni convivono senza palesare
conflitti, e questo ha una funzione
rassicurante per entrambi. Il proble-
ma è capire se si tratta di un quieto
vivere che può esplodere quando uno
dei due poli decida di andare oltre la
forma attuale di consenso o di alte-
rità. Il rischio di conflittualità è un
segnale della possibilità di un modo
diverso di leggere il rapporto genera-
zionale; non tanto come consenso,
quanto piuttosto come una forma di
dissenso che è, di fatto, estraniazio-
ne: "Un dissenso silente, fatto di
continue dissociazioni e dissimula-
zioni fra il dover essere e ciò che si
prova intimamente".
Questa estraniazione sarebbe di
fatto il risultato della scarsa presenza
e incidenza della famiglia nel pro-
cesso educativo dei giovani che la
rende incapace di cogliere le con-
traddizioni nella vita dei figli, e que-
sto la fa illudere circa le convergenze
e il consenso. La famiglia è divenuta
luogo di negoziazione tra le genera-
zioni e di convivenza nella tolleran-
za; il bene massimo è posto nell'es-
sere comunque insieme senza la-
sciarsi consumare dalla conflittualità.
Se la famiglia rinuncia o non ha più
capacità di mediazione e di verifica,
perde la sua funzione educativa.
URGE CAMBIARE
Un cambio di atteggiamento è ne-
cessario, per un'alleanza intergene-
razionale indispensabile. Il mondo
adulto è un riferimento indispensa-
bile per l'esperienza della crescita e
una presenza solidaristica dalla
quale attingere valori e non soltanto
comprensione affettiva. La respon-
sabilità storica degli adulti nei con-
fronti delle giovani generazioni non
può essere messa in dubbio dalla
voglia o dal bisogno di autonomia
che i giovani manifestano mentre
sono intenti a costruire la loro iden-
tità culturale e un'integrazione so-
ciale innovativa.
I Per capire i problemi dei giovani
dobbiamo partire dai problemi
degli adulti.
Per gli adulti la sfida attuale, nel
processo di crescita delle nuove ge-
nerazioni, è la capacità creativa e la
disponibilità di proporre sponde che
offrano maggiori sicurezze nel pro-
cesso di progressiva identificazione
culturale, affettiva, comportamentale.
"Il rapporto adulti/giovani è in so-
stanza una messa alla prova reci-
proca che corrisponde in larga mi-
sura anche a una ricerca comune
della propria piena umanità". Ed è
proprio su questa prospettiva che
potrebbe costruirsi una nuova effi-
cace alleanza tra le generazioni.
La difficile rielaborazione cultu-
rale del cambiamento può essere il
campo più fecondo di questa intera-
zione. I giovani che sono più sensi-
bili e più capaci di cogliere ii nuovo
possono offrire agli adulti elementi
significativi di attenzione, di com-
prensione e di percorsi operativi.
Gli adulti possono aiutare i giovani
a elaborare capacità di selezione,
valutazione, riflessione per la ricer-
ca di strade più significative nel
loro percorso di vita. Gli adulti sono
chiamati a svolgere una funzione di
mediazione al nuovo, offrendo filtri
interpretativi e valutativi. Co!) la
proposta e testimonianza di valori
etici esistenziali che siano capaci di
far verificare orizzonti, percorsi,
esigenze... , per far riflettere sulle
domande, educare i bisogni, rendere
capaci di un minimo di interiorità,
indispensabile per una qualità uma-
na della vita.
BS GENNAIO 2003

2.6 Page 16

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redazionale
ROMA E VARESE
PADRE PIO E
DON BOSCO
Il 2002 è stato l'anno di Padre
Pio. La sua santificazione ha
fatto ricordare quella di Don
Bosco nel 1934. Certo la spi-
ritualità francescana non è
quella salesiana, ma alcuni
parallelismi sono possibili,
senza forzature. Diceva Padre
Pio: "Se so che una persona è
afflitta sia nel!' anima che nel
corpo, volentieri mi addosse-
rei tutte le sue afflizioni".
Don Bosco, dal canto suo, nei
primi anni dell'oratorio, tutte
le volte che un giovane era as-
salito da febbre, mal di denti,
ecc. supplicava il Signore di
togliere dall'affanno il giovi-
netto , mandando a lui quella
penitenza (MB 5,13). Quanto
a vessazioni diaboliche ambe-
due ne soffrirono. Tutti e due
erano innamorati del sacra-
mento della confessione, e
quando furono privati per
qualche tempo della possibi-
lità di amministrarlo, ne senti-
rono un dolore atroce. Sia di
Padre Pio sia di Don Bosco si
raccontano fenomeni di bilo-
cazione. Infine, sul letto di
morte il santo dei giovani si
rivolge agli astanti : "Dite ai
miei ragazzi che li aspetto
tutti in paradiso". A sua vol-
ta, Padre Pio tranquillizzò i
suoi così: "Starò sulla soglia
del paradiso ad aspettare che
vi siano entrati tutti i miei fi-
gli spirituali". (D. Cesare Car-
nevale)
A Varese gli exallievi sale-
siani hanno realizzato la
mostra "Da Don Bosco a
Padre Pio". L 'intento dichia-
rato era quello di mostrarne i
parallelismi: tutti e due nati
all'indomani di una festa ma-
riana, tutti e due devoti della
Madonna, tutti e due leader,
ma figli di famiglie contadi-
ne, ecc. Una simpatica inizia-
tiva che serve a rilanciare la
santità quotidiana.
A UN ANNO DALLA
MORTE (23/01/2002)
DON VECCHI
NELLE PAROLE
DEL SUCCESSORE
Ricordo la sua invidiabile ca-
pacità di proiettarsi avanti, la
sua profonda umanità. Mi me-
ravigliava la sua visione del
mondo che gli permetteva di
essere sensibile a tutto ciò che
di buono, nobile, virtuoso c'è
nelle persone. Emergevano la
sua sensibilità e la sua compe-
tenza pedagogic à: aveva la
qualità innata di sintetizzare
cogliendo in profondità il senso
delle cose e ordinandole per
facilitarne la comprensione e
l'utilizzo concreto. Era ammi-
revole la sua lettura e cono-
scenza della varia e complessa
realtà giovanile e dei contesti
sociali, economici, politici e
religiosi nei quali vivevano e
lottavano per sopravvivere.
Insomma un uomo di vasta cul-
tura e di fine sensibilità peda-
gogica, di solida identità sale-
siana, preoccupato per i giova-
ni più bisognosi...
GRENOBLE. FRANCIA/
GASSINO TORINESE.
ITALIA
LUTTI DI FAMIGLIA
Il 4 giugno 2002 a Grenoble
all'età di 85 anni è morta Giu-
seppina Bosco, pronipote di
Antonio, fratello di Don Bo-
sco, che perciò era il suo bis-
nonno. È dunque discendente
diretta (3a generazione) di An-
tonio Bosco. Emigrata in Fran-
cia, sposò il 14/02/1942 Faus-
sone Francesco, da cui ebbe
quattro figli. Fu mamma tene-
ra e devota.
Il 27 settembre 2002 è mor-
ta Maria Bosco, a Gassino
Torinese, a 79 anni di età, ulti-
ma discendente diretta di Giu-
seppe Bosco, l'altro fratello di
Don Bosco, una donna sempli-
ce che ha dedicato la sua vita
alla casa.
GENNAIO 2003 BS
BREVISSIME DAL MONDO
CITIÀ DEL VATICANO.
La radio vaticana è certamen-
te la più... "globale" per il
gran numero di lingue in cui
trasmette. Solo per parlare di
quelle africane, oltre alle lin-
gue amarico, tigrino, somalo,
wondo, kikongo, kinya-
wanda, kirundi, ingala, mal-
gascio, tsiluba, si è aggiunta
ultimamente la lingua hausa.
Comunque la Radio del Papa
si sparge nel mondo con 40
lingue diverse e può contare
su circa 200 giornalisti di 61
nazionalità diverse.
BAVIERA, GERMANIA.
Il tribunale territoriale della
Baviera ha condannato la
casa editrice Siedler a ritira-
re dalle librerie tutte le copie
del libro "La Chiesa cattoli-
ca e l'Olocausto", per la
pubblicazione di una foto in
cui l'allora cardinale di Mo-
naco Faulhaber passa in ras-
segna le SS. La foto, senten-
zia il tribunale, è un falso. Di
qui la sentenza.
ROMA. Il cardinale Ruini ha
aperto in ottobre la causa di
beatificazione del commissa-
rio di polizia Giovanni Pala-
tucci di Fiume, che con mille
espedienti salvò dalla depor-
tazione circa 5000 ebrei, il
che gli costò la deportazione e
la morte nel campo di con-
centramento a causa delle
sevizie subite, nel febbraio
del '45 quando aveva 35 anni.
Nel 1990 era stato proclama-
to "Giusto tra le nazioni" dal-
lo Stato di Israele.

2.7 Page 17

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a cura del direttore
AJACCIO, CORSICA
Don Gianni Lilliu , padre
Marcel Jacquemoud, don
Giuseppe Casti , don
Antonio Marzeddu, ecco
la nuova comunità di
Ajiaccio , dove il 29 set-
tembre 2002 , i salesiani
hanno inaugurato una
presenza ad Ajaccio . Il
vescovo di Corsica André
Lacrampe (al centro) ha
insediato il parroco (padre
Jacquemoud) , e il visita-
tore don Lilliu ha affidato
l'opera al direttore don
Casti (a sn/ del vescovo) .
VALDOCCO ON LINE
La Casa Madre dei sale-
siani continua a proporsi
al mondo attraverso il suo
sito web che ormai in sette
lingue: italiano, spagnolo,
inglese, francese , porto-
ghese, tedesco, polacco
presenta in tutti i risvolti
storia e attività di Val -
docco, un autentico tesoro
di informazioni corredato
da spiegazioni , foto , box
esplicativi , ecc. per 630
pagine! Una autentica mi-
niera, che si raggiunge im-
mediatamente digitando
www.donbosco-torino.it
CINISELLO BALSAMO,
ITALIA
L'ausiliare di Gerusalem-
me, monsignor Marcuzzo,
ha visitato il Centro Profes-
sionale FMA di Cinisello
Balsamo, e ha raccontato,
tra la commozione dei pre-
senti, le infinite tragedie di
quella che fu la terra di
Gesù. Visitando il laborato-
rio di panetteria del Centro
non ha potuto non ricorda-
re Betlemme "casa del
pane", dove i salesiani
hanno una scuola di panifi-
cazione, e spesso aiutano
la gente più povera.
NAMANGA, KENIA
Una grande e meritoria
opera di sensibilizzazione
stanno _facendo le FMA in
questa zona di frontiera
con le donne appartenenti
a diverse etnie, perché
prendano coscienza dei
loro diritti, della indispen-
sabilità del loro lavoro,
della forza del loro poten-
ziale umano, sociale, poli-
tico e religioso... Un'opera
di futuro di cui l'Africa sa-
rà eternamente grata alle
suore salesiane .
BATTAGLIA TERME,
ITALIA
L'oratorio non si scorda
mai, così le ex oratoriane
di 30/40 anni fa sono tor-
nate , "da mille strade di-
verse", per rivivere il calo-
re e il colore di allora. Si
vive anche di ricordi, per-
ché no? soprattutto se so-
no belli, e se i valori appre-
si un tempo accompagna-
no ancora le giornate .
L'esuberanza è tornata
di colpo e con essa la
voglia di cantare, giocare ,
ridere, danzare, come un
tempo!
VALDOCCO, TORINO
Il giorno 8 settembre
2002, nella basilica di Ma-
ria Ausiliatrice a Valdocco
hanno emesso i primi voti
i 19 novizi di Pinerolo . Il
nuovo Consigliere per
l'Italia e il Medio Oriente ,
don Adriano Bregolin ha
presieduto la celebrazio-
ne. Giovani capaci di de-
dizione totale ce ne sono
ancora. I tanti "ragazzi ab-
bandonati" dell'era infor-
matica aspettano educa-
tori all'altezza della situa-
zione .
BS GENNAIO 2003

2.8 Page 18

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La visita a una delle città più culturali
SHILLONG
di Giancarlo Manieri
DELLE MERAVIGLIE
I Ordine e disciplina in una massa
di ragazzi che, schierati
in silenzio, attendono il segnale
per avviarsi ordinatamente nella
rispettiva aula.
Shillong, una città
diversa dalle altre. La
sua vitalità, la sua
multiculturalità, la sua
"cristianità" e
"salesianità ", le sue
risorse e le sue esigenze.
Dicono che Shillong sia "un
faro culturale dell 'lndia", e
non si sbagliano. Ti fa im-
pressione subito, appena cominci ad
anampicarti per le sue vie, perché
ne noti i diversi aspetti, le tante
facce: quella commerciale vivacissi-
ma, quella culturale ancor più appa-
ri scente, quella etnica che raccoglie
i non pochi gruppi razziali del Nord
Est, quella religiosa, unica nel suo
genere in tutta l'India e dirò il per-
ché. Arrampicata in zona collinosa,
i dislivelli a volte accentuati le con-
feriscono caratteristiche non facil-
GENNA10 2003 BS
mente riscontrabili altrove. Non una
grande città. Tutt'altro. È anzi coi
suoi 150 mila abitanti da annoverar-
si tra le più piccole capitali dei 28
stati della federazione indiana.
UNA CITTA
COSMOPOLITA
Ma Shillong è forse la più parti-
colare tra le città indiane. Ha un re-
spiro che supera ampiamente i suoi
confini geografici. All ' interno del
suo iITegolare perimetro trovi la
realtà umana più diversa. In questo
senso costituisce l'abbrivio per i
suoi colorati abitanti per raggiunge-
re uno status che costituisca il punto
d' anivo di una vita culturalmente e
professionalmente al top. Conflui-
scono infatti nella città, soprattutto
per studiare, Khasi e Gara, Mizo e
Naga, Karbi e Manipuri , e altri an-
cora appartenenti alle più svariate
tribù del Nord Est e non solo. Le
sue università servono sette stati; un
detto popolare afferma che "Shil-
long is the City of seven sisters", è
la città delle sette sorelle. Ogni anno
gruppi organizzati di diversa estra-
zione etnica organizzano "la giorna-
ta della tribù", durante la quale i
partecipanti vestono rigorosamente
l'abito tribale, preparano cibi tipici
della propria tradizione culinaria,
programmano danze, rappresenta-
zioni, mostre della propria cultura.
Questo fa di Shillong la città più
multirazziale e multiculturale di un
paese talmente vasto e diversificato
che ti dà l'idea più di un continente
che di una nazione.
Ed è, senza alcun dubbio, la città
più cristiana dell 'India, l'unica dove
le religioni tradizionali e tribali
sono in minoranza. La domenica
nelle numerose chiese che anicchi-
scono la città, nelle grandi cappelle
degli istituti religiosi e, non di rado,
negli auditorium delle scuole supe-
riori e nelle aule magne degli istituti
universitari si ·celebrano tante messe
in altrettante lingue tribali, perché
ciascuno possa partecipare ai riti re-
ligiosi nel proprio idioma e secondo
le proprie tradizioni.
TURISTEGGIANDO...
Viaggiando in jeep per gli innu-
merevoli saliscendi della cittadina
ho incontrato grandi scuole in mag-
gioranza appartenenti a istituti reli-
giosi maschili e femminili e gran-
di alberghi e/o centri più o meno
esclusivi, riservati ai membri di
questa o quella tribù , o ai cittadini
di un determinato Stato del Nordest.
Così fa bella mostra di il Centro
di Accoglienza khasi, quello riser-

2.9 Page 19

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e più salesiane dell'India
I La grande cattedrale di Shillong,
intitolata a Maria Ausiliatrice, sede
del vescovo salesiano monsignor Dominic Jala.
I La scuola elementare St. Dominic Savio aggregata
alla omonima Parrocchia salesiana. A destra, il grande
museo "Don Bosco Centre lndigenous Cultures".
vato dei Garo, l'albergo frequentato
dai Naga, e via di questo passo...
L'identità etnica è sentitissima, il
che non sempre aiuta una conviven-
za armonica. Le rivalità sono forti e
la gara a superarsi palese. Se da un
lato questo stimola, dall ' altro di-
sturba e crea fratture tra le diverse
anime della popolazione. A Shil-
long solo le scuole sono miste, nel
senso che accolgono alunni e inse-
gnanti senza badare alla loro estra-
zione sociale, civile e/o etnica.
Dalla città alta scopri un panora-
ma fatto di fi umi , foreste , pianure,
villaggi, laghi, montagne. A colpo
d'occhio ammiri una bellezza in-
comparabile. Quando poi ti avven-
turi a fotografare il particolare sco-
pri anche l 'altra faccia, aspetti meno
entusiasmanti, una umanità biso-
gnosa che mena la vita in compa-
gnia di un'enorme quantità di pro-
blemi: sussistenza, lavoro, inquina-
mento, povertà... E così come dal-
Attività al "Media Technology".
l'alto ti si è allargato il cuore alla
visione panoramica totale, dal basso
ti si restringe nel cogliere le esigen-
ze minute, le necessità dell 'uomo e
della terra; e gli specchi d ' acqua
che prima riflettevano il sole ora ri-
flettono le pecche dell 'inquinamen-
to, i disastri dello sfruttamento, il
male della povertà...
UNA CITTÀ SALESIANA
Nei collegi salesiani ho potuto
ammirare la disciplina, l' ordine, la
pulizia, l'impeccabilità di una mas-
sa di ragazzi/e che in perfetto silenzio
e schierati secondo le classi aspet-
tavano il segnale per avviarsi alle ri-
spettive aule e dare inizio alle lezio-
ni. Tutti uguali (la divisa è di rigore,
secondo una inveterata tradizione
inglese), anche se provenienti da
etnie spesso in competizione.
Dal 1934 i salesiani sono una pre-
senza qualificata e qualificante. La
loro università, il S1. Antony's Col-
lege, è un fiore all'occhiello, con i
suoi duemilacento studenti divisi in
quattro faco ltà: Lettere, Scienze,
Economia e Commercio, Manage-
ment, 25 dipartimenti e corsi post
laurea. Le élite culturali e politiche
del Meghalaya sono spesso "sforna-
te" dalla scuola salesiana. Il Chief
Minister, il Primo Ministro dello
Stato, dott. Purno Sangma, e
speaker del Parlamento indiano, è
exallievo del S1• Anthony's College,
e cattolico. C di più: metà del-
1'Assemblea legislativa del Megha-
laya è costituita da exallievi delle
scuole salesiane, come exallievi so-
no non pochi manager e professio-
nisti dell 'informatica, della Busi-
ness Administration o delle biotec-
nologie. I 250 modernissimi com-
puter del S'. Anthony's stanno a di-
mostrare un primato indiscusso. Ma
i Salesiani, attraverso il Centro Ma-
smediale e il Media Technology, in-
cidono anche attraverso un diparti-
mento di servizi per gli studenti,
unico in tutto il Nordest, e attraver-
so un centro Counseling che infor-
ma sulla carriera e sulle possibilità
di lavoro, una specie di Infor-
ma/giovani. Il Collegio è accreditato
dal Governo con 5 stelle, il massimo
riconoscimento che si dà in India.
Quattro collegi salesiani, tre delle Fi-
glie di Maria Ausiliatrice e non
poche istituzioni gestite dalla FS co-
stituiscono la forza educativa salesia-
na di Shillong, in cui è in via di com-
pletamento un grande museo, forse il
più importante del Nordest. Ma que-
sta è un'altra storia.
( continua)
BS GENNAIO 2003

2.10 Page 20

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La Walt Disney ha risonanza mondiale,
NONj
SOLO
diFabioSandroni
· .·. FAVOLE
I Walt, sorridente e simpatico...
almeno in fotografia .. Non sempre,
a detta di molti, nella .realtà. .
Il passaggio dalla
fanciullezza
all'adolescenza o
dall'adolescenza ali'età
adulta, i genitori, gli
ostacoli, le opportunità
della vita: un primo
sguardo pedagogico
"trasversale" sulla
produzione Disney.
e iascun lungometraggio Di-
sney si presenta come un
testo complesso, con molti
livelli di lettura (linguistici, cinema-
tografici, storici, pedagogici, psi-
coanalitici .. .).
Anche quando apparentemente ci
troviamo di fronte alla trascrizione
di una fiaba preesistente, il lavoro di
GENNAIO 2003 BS
riscrittura rivela un nuovo mito che
si discosta dal suo referente iniziale
tanto che, non di rado, si sono levate
proteste per il "tradimento dell 'ope-
ra originaria" (si pensi solo ai casi
di Alice o di Pinocchio). Ma a Watt
Disney non importava tanto raccon-
tare una storia già ascoltata, quanto
utilizzarne i meccanismi narrativi
per ricreare un proprio autonomo
discorso.
I RACCONTI
DI FORMAZIONE
Molti lungometraggi portano in
scena racconti di formazione, rive-
lando un ' attenzione specifica per il
passaggio dall'infanzia all'età adul-
ta con evidente intento pedagogico.
Si pensi a Mary Poppins o a Bambi,
alle ingenue disobbedienze di Pi-
nocchio e alle loro terrificanti con-
seguenze, alle lezioni di vita di
Merlino ne La spada nella roccia o
dell'orso Baloo ne li libro della
giungla, ma anche alla proliferazio-
ne di simboli legati alle inquietudini
adolescenziali in Alice nel paese
delle meraviglie...
In tutti i casi, è in gioco il contra-
sto tra il crescere e il restare bambi-
ni, dal cui esito può dipendere la so-
pravvivenza del protagonista e dei
suoi amici. Da un lato la paura della
perdita dell'infanzia e della capacità
di sognare ("Solo chi sogna può
volar" - Peter Pan; "/ sogni son de-
sideri di felicità" - Cenerentola);
dall ' altro la necessità di assumere
responsabilità. Emblematico in "Le
avventure di Peter Pan" il perso-
naggio di Wendy Darling (le cui ini-
ziali coincidono con quelle del car-
toonist), in equilibrio tra razionalità
e utopia, sulla linea di confine tra le
due età dell'uomo.
LA DISOBBEDIENZA È
UNA VIRTÙ?
Nelle storie frequente momento di
svolta è quello della "disobbedien-
za", fin dalle origini causa di disav-

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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i suoi prodotti per bambini/e interessano gli educatori.
venture e nei film più recenti, inve-
ce, malgrado le possibilità di errore,
punto di partenza per affermare l'i-
dentità del personaggio principale.
Addirittura, nell'ultima produzione
sarà proprio la disobbedienza al
padre che permetterà ad eroine
come Pocahontas e Mulan di evol-
vere verso un'identità più adulta.
Anche la sirenetta Ariel aveva già
disobbedito, e la sua trasformazione
in "umana" era metafora dell'acqui-
sizione di una maturità affettiva:
come dire che per crescere è neces-
sario rischiare. Si può notare, inol-
tre, che in questi racconti la ribellio-
ne al padre non è mai definitiva, ma
è di transito in un percorso che si
completa solo con la ricomposizio-
ne finale del legame; la stessa figura
paterna, infatti, avvallerà l'avvenuta
conquista di un ruolo adulto.
Anche i risvegli di Biancaneve e
della principessa Aurora, per torna-
re ai classici, sanciscono il passag-
gio verso una fase della maturità af-
fettiva e l'ingresso nell'età dell ' a-
more, minacciato dalle oscure mac-
chinazioni di altrettante figure nega-
tive di adulti.
Non si può fare a meno di rilevare
che spesso dalle vicende dei prota-
gonisti, immersi nel mondo dell'in-
fanzia/adolescenza, non escono
bene i genitori e le loro figure vica-
rie. A volte sono loro i veri antago-
nisti nei processi di formazione e,
nel rispetto degli schemi manichei
delle favole disneyane, assumono le
sembianze di esseri inquietanti e
malvagi, come la regina madre di
Biancaneve, o la matrigna di Cene-
rentola; oppure sono personaggi in-
capaci/assenti (la coppia genitoriale
"supplita" dalla coppia Mary Pop-
pins/Burt spazzacamino .. .). In alcu-
ni casi muoiono nel corso del rac-
conto e quanti sono gli orfani nei
cartoon disneyani: da Bambi a Tar-
zan, da Mowgli a Simba fino alla
piccola Penny di Bianca e Bernie;
in loro soccorso spesso accorre l'u-
niverso animale, ideale di una natu-
ra originaria benefica...
PERDITE, ABBANDONI,
MAGHI BUONI E CATTIVI
La paura della perdita è un senti-
mento fortemente presente, che si
concretizza quasi sempre nel tema
ricorrente del tradimento e dell' ab-
bandono, una delle fobie dominanti
del complesso carattere del disegna-
tore, ossessionato dal sospetto di es-
sere stato un figlio adottivo.
Questo sentimento di "assenza" di
relazioni significanti per i personag-
gi Disney si sconta anche sulle figu-
re di contorno, come i bimbi perduti
di Peter Pan, i randagi del canile in
Lilly e il vagabondo, i nanetti di
Biancaneve, i tanti cuccioli "adotta-
ti" nel finale de La Carica dei 101.
Anche la magia, immancabile
nelle fiabe, in questo contesto assu-
me un diverso significato metafori-
co. La magia nera, inquietante e
spaventosa come la dimensione del
Male cui rinvia, rappresenta in ge-
nerale un antagonismo verso i pro-
cessi di crescita e realizzazione dei
protagonisti (antagonismo cui aderi-
scono in molti casi personaggi ne-
gativi che nulla hanno di magico).
A contrastare questa forza involuti-
va sono maghi simpatici, bonaccio-
ni e, a tratti, pasticcioni, che nulla
hanno a che fare con le analoghe fi-
gure di tutte le altre favole: la fata
Smemorina di Cenerentola, il Mer-
lino di La spada nella roccia, le tre
fate de La Bella Addormentata o
Mary Poppins non incutono alcuna
soggezione. Le si confronti con
Gandalf de Il Signore degli Anelli o
con il Merlino di Excalibur, ma
anche con Obi One Kenobi della
prima trilogia di Guerre Stellari. La
magia buona in Disney è quella in-
sita nel bene, nella solidarietà, nel
buon senso, e rinvia a una istanza
pedagogica che affianca i giovani
protagonisti e li guida verso valori
positivi, legati all'armonia e alla na-
tura (con cui questa magia è in sim-
biosi), nel complesso percorso di
crescita cui l'intero racconto è dedi-
cato .
Lo spazio non ci permette che
questi accenni, ma molti altri posso-
no essere i livelli di lettura.
O
BS GENNAIO 2003

3.2 Page 22

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LEifERA Al GIOVANI
è tempo di calendari, I messaggi, di auguri.
C'è chi si guarda indietr: si sorolla •di doseo un
anno delu-dente, ominato dalla paura di un neml·
co invisibile, generatore di t rrorlsmo e di morte.
Anche guardare avanti riesoe dlffiolle per l'alto
investim nto di fiducia e di ottimismo.
lfEo
LA PACE NON TROVA CREDIBILITÀ, la giustizia seml,ra in
avaria, l'onestà un traguardo •d'altri tempi.
Che cosa eta succedendo?
È proprio impossibile identificare i pilastri por·
tanti della convivenza sociale e culturale nella
quale siamo chian,ati a viverei
Oggi c'è bisogno di dialogo, di solidarietà, di acco-
glienza, di riconciliazione.
Tutto vero.
se conosci la miseria dell'uo o e la provvidenza di
Dio,
ti accorgi di vivere il presente con diritto di citta -
dinanza,
ti sentirai uomo, clttad'no, oredente.
A testa I,asaa o'è aoontro, oonflitto.
A teata alta oammina ohi va oltre l'intrigo, il com-
promeaao.
NON TACERE,
Tuo oompito è vedere e proclamare.
Non baata più annunciare, esprimere.
Fare l'elemosina non è vincere la povertà.
Tacere non è promuovere la dignità dell'uomo.
Impegno, testimonianza, responsabilità sono
sinonimi di profezia.
Ciao
Carlo Terraneo
Su TUTTI INCOMBE UN COMPITO PROFETICO per uscire dai
mali sociali.
La profezia è la capacità di dare risposte vere alle
attese dell'uomo, dopo averle sapute leggere.
La capacità di dare voce a ohi non sa esprimersi,
a chi non ha visibilità sociale, a chi soffre nel
sommerso.
Se incominci a vedere ciò che altri non vedono
o non vogliono vedere,
ae sai cogliere ciò che rimane nascoato, ineapres-
so, in ombra,
se vai al cuor delle coae, dell'essenziale, alla ra-
dice,
GENNAIO 2003 BS

3.3 Page 23

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•••••••••••••••••••••••
; ....................
: i-=======~=~
Lo scorso anno abbiamo illustrato quel museo del tutto
caratteristico che sono /e nuove camerette di Don Bosco
a Valdocco, di cui è stato anche prodotto un Cd-rom.
Quest'anno presentiamo i ritratti del Santo
eseguiti da alcuni pittori prima
della fine del secolo XIX.
MUSEI SALESIANI
'
., ';.,,
...
<~·::-.~ .
•••••
•••• IL "MUSEO" DEI RITRATTI
di Natale Maffioli
••••••••••••••••
Una serie di ritratti eseguiti a fine
Ottocento ci ha tramandato la
reale figura del santo dei giovani,
perché sono stati fatti da pittori che
Don Bosco lo avevano conosciuto e
che avevano davanti delle foto del
santo. Don Bosco, infatti, è stato
uno dei primi santi ad essere
fotografato con le primissime
macchine in commercio... quelle
che richiedevano 16 minuti di posa!
•••••••••••••••••
•••••
I Il Rollini si è servito di questa foto di Giovanni Luzzati,
fatta a Sampierdarena (GE) il 16 marzo 1886, per
il ritratto del 1888, eseguito subito dopo la morte di
Don Bosco.
CE NOVA
'Ila Huov• ~l,11:0 r c.ss~
10 fln,uh.•t·,- ,·o.-
·L!::::=======~====;;::;::;:==::;;:;;;;;;;:=;;;;;;;:;;:~~:::;;;;;::;;;:;;;;;:;;;;::-:;::;;::::;;;;;;;;~:;:;;;;;;;;:;==;;;:;;:;~
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GENNAIO 2003 • • •

3.4 Page 24

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
•••••••••••
Dipinto del pittore Giuseppe Rollini commissionato
dagli exallievi nel 1880.
I Fotografia eseguita a Torino da Giuseppe Sartori
nel 1878, che con ogni probabilità è servita al Rollini
per il suo ritratto del 1880.
Sono numerose le fotografie
scattate a Don Bosco a parti-
re dalla più antica, realizzata
LE FOTO DEL SANTO
DEI GIOVANI
lini era nato a lntra nel 1842 (mo-
rirà a Torino nel 1904). Nel 1860
fu accolto "all'Oratorio per conti-
tra il 1855 e il 1860, e da quella Il dipinto più antico che lo ri - nuare i suoi studi di pittura nel-
successiva del 1861 del fotografo trae si conserva a Varazze e trat- l'Accademia Albertina" (M.B. voi.
Francesco Serra, che vede Don teggia la fi gura di Don Bosco al- VI, pag. 770). Ali'Accademia
Bosco in mezzo ai giovani dell'O- l'indomani della malattia che, nel ebbe come insegnante il pittore
ratorio, fino all'ultima che lo ha 1871, lo condusse fin sull'orlo Andrea Castaldi. Fu uno dei pit-
ritratto sul letto di morte. I dipinti della tomba. Il santo è raffigurato tori di fiducia di Don Bosco
che lo rappresentano (eseguiti
mentre era ancora in vita, o subi-
to dopo la sua morte) non sono
invece così numerosi, sembra
quasi che il nostro, all'inizio della
pratica fotografica, si sia volentieri
prestato a posare per la fotografia,
segno del suo desiderio di favori-
re una nuova forma di ritratto,
sensibile al progresso più che al
a mezzo busto e voltato di tre
quarti; l'impostazione generale
deriva da una foto eseguita nel
1869, ma reca pure particolari
che rivelano un Don Bosco con-
valescente con i segni della ma-
lattia appena superata. Anche se
non è opera di un pittore profes-
sionista, il dipinto è somigliante e
di un marcato realismo .
prima e poi di don Rua. A lui il
santo, nel 1869, commissionò gli
affreschi della cappella dedicata
ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria
nella Basilica di Maria Ausiliatri-
ce, · quell a che accoglieva la tela
di Giovanni Sonetti. E del 1885 il
ritratto di Margherita Occhiena,
la mamma di Don Bosco. Nel
1889, don Rua gli affidò l'esecu-
zione degli affreschi della cupola
legame con la tradizionale pittura
ad olio, anche se quest'ultima ri-
GIUSEPPE ROLLINI
della basilica. Lavorò anche per
la Basilica del Sacro Cuore di
maneva la più adeguata per i ri- Il primo ritratto efficace di Don Roma, e per tante altre case sale-
tratti di grande formato da desti- Bosco risale al 1880 ed è opera siane: per Valsa! ice, Borgo San
narsi alle opere salesiane.
del Pittore Giuseppe Rollini. Rol- Martino.
·
• • GENNAIO 2003 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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~••=••:::==••==••==••=••==••;;;:::==••=••==••==••=••==••==••==••=••==••==••=••==••==••:-::::=••==••==••==••=••==••1••:
Il dipinto del Rollini, datato e
firmato, è una sorta di ex voto per
l'approvazione delle Costituzioni
Salesiane; fu fatto approntare
una gran fortuna, tanto da diven-
tare una sorta di ritratto ufficiale,
da riprodurre in oleografia e da
inviare a quanti, salesiani e non,
ENRICO BENZONI
Un altro ritratto fu eseguito dal
pittore bresciano (abitava a Bre-
•••••••
dagli exallievi nel 1880: il santo è ne facevano richiesta. Il pittore, no) Enrico Benzoni mentre Don
ritratto inginocchiato davanti ad che firmò il lavoro con "Ra/lini Bosco si trovava nella casa sale-
una statua dell'Ausiliatrice; il dip. 788811 1 si era servito di una siana di Mathi (TO); la tela è fir-
fondo è occupato da un bassori- foto scattata a Don Bosco a Sam- mata e datata " Benzoni Enrico
lievo, realizzato a monocromo, a pierdarena il 16 marzo 1886 dal 788611 Il pittore, che aveva un fi-
imitazione del marmo bianco, fotografo Gustavo Luzzati . Il ri- glio ospite nella casa salesiana di
dove è raffigurato Pio IX mentre tratto, un mezzo busto, è noto San Benigno, aveva iniziato la
consegna a Don Bosco le Costitu- come "Ritratto della berretta" stesura del dipinto (un ovale) te-
I
zioni della Congregazione Sale-
siana approvate. E un lavoro un
poco stanco, di non grande impe-
gno, anc.he se efficace, soprattut-
to nella figura del santo inginoc-
chiato. Per effigiare Don Bosco il
pittore si servì di una foto scattata
nel 1878. Il dipinto è custodito
nella cappella annessa alle Ca-
merette di Don Bosco a Torino-
Valdocco.
All'indomani della morte di
Don Bosco, il Rollini eseguì un
altro ritratto del santo che ebbe
perché Don Bosco vi compare
seduto, rivestito con il soprabito
guarnito di mantellina e con la
berretta in testa . Quello che il
Rollini riesce a cogliere della per-
sonalità di Don Bosco, e lui lo
aveva conosciuto di persona, è la
straordinaria carica umana: lo
sguardo è dolce, paterno, pieno
di un ottimismo e pare che dica
ai suoi: "nulla ti turbi".
Il dipinto è conservato a Val-
docco nelle Camerette di Don
Bosco.
nendo presente una foto eseguita
nel 1878; nell ' agosto del 1885
Don Bosco posò per le rifiniture;
celiando il nostro gli aveva detto:
"Guardi di farmi bello; se no più
nessuno vorrà essere mio amico"
(M.B. voi. XVII, p. 492). L'origina-
le è conservato nella Camerette
di Don Bosco a Valdocco. Con
tutta probabilità fu lo stesso pitto-
re a fare le tre copie del dipinto
conservate in altrettante case sa-
lesiane: una si trova a Case/lette
(TO), una seconda nella casa di
••••••••••••••••
••••••••••••••••••••
Ritratto di Don Bosco eseguito da Enrico Benzoni
nel 1886.
- Ritratto di Don Bosco eseguito a Varazze nel 1887.
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GENNAIO 2003 • •

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
,.:;:;=======================.=,,.~,_=,.,=,,.=,_'.:_:=.,=.==-::'_.:=_::c_::c_:.:_:.:_=_::_c::_:=_=_:.:_.=_=_=_===-=_=_=_=_=_=_=,.=,"='"":";',;=., ==~ :
I Don Bosco raffigurato ancora dal Rollini nel 1888,
all'indomani della morte del santo, seguendo la foto
con la berretta fatta dal fotografo Luzzati.
- Ritratto di Paolo Gaidano del 1889.
Torino-Valsa/ice e la terza a San
Benigno Canavese (TO).
li Benzoni, come detto, era do-
miciliato a Breno; purtroppo nel-
li Benzoni si rivela un buon ri-
trattista; riesce a cogli ere, anche
se non pienamente, la vivacità
del volto di Don Bosco, soprattut-
quentò tra il 1875 e il 1878 l'Ac-
cademia Albertina avendo come
maestri A. Moja per la prospettiva
e l' architettura elementare, G.
•••••••••••••••••
l'archivio parrocchiale non si to l'espressività dello sguardo.
Desclos per l'ornato, A. Gamba
sono trovate sue tracce né nel
per l'anatomia, E. Gamba per la
libro dei battesimi e neppure in PAOLO GAIDANO
quello dei defunti, segno che non
figura e A. Castaldi per la pittura.
Terminati gli studi indirizzò la sua
era originario di quella parroc- Nel 1889, un anno dopo la attività verso la decorazione mu-
chia. Per il territorio dipinse nu- morte del nostro santo, il pittore rale di soggetto sacro. Nel 1879
merosi quadri: quattro ritratti di Paolo Gaidano approntò un ritrat- subentrò al pittore E. Appendini
parroci, due per la sacrestia di to firmandolo e datandolo 1889; il nella decorazione del duomo di
Astrio (una frazione di Breno), lavoro presenta Don Bosco a Carignano. Lavorò ancora per
approntati nel 1879, uno per la mezzo busto; con tutta probabilità edifici sacri e profani, tra questi
casa canonica di Breno, dipinto il pittore si servì della stessa foto ultimi vi è la decorazione del sof-
••••••••••••••••••••••
nel 1882, e un altro per la par-
rocchia di Cividate Camuno (il ri-
tratto è firmato). Le chiese di que-
sti paesi conservano altri due suoi
dipinti: a Breno, nella chiesa di
San Carlo, è custodita una tela
con un S. Giuseppe, del 1886; un
S. Francesco penitente, firmato f .
Benzoni I 1887, fu invece ap-
prontato per la chiesa di S. Maria
al Ponte di Minerva sempre a
Breno, mentre ad Astrio, per la
chiesa dei Santi Vito, Modesto e
Crescenzia, il pittore dipinse un
Sant'Antonio da Padova con il
Bambino Gesù .
usata dal Rollini e scattata dal
Luzzati nel marzo del 1886 a
Sampierdarena. li quadro ha più
la struttura del ritratto ufficiale,
manca di quella visitazione affet-
tuosa del volto del santo tipica del
ritratto del Rollini; Gaidano non
era stato in familiarità col nostro
santo, forse lo aveva visto, ma non
era stato ospite in casa sua, come
era successo al collega.
Paolo Gaidano era nato a Poiri-
no, un grosso centro in provincia
di Torino, il 28 dicembre 1861 (e
a Torino morirà il . 3 febbraio
1916). Nella città sabauda fre-
fitto del teatro G. Verdi di Carra-
ra. Nel 1890 fu nominato inse-
gnante aggiunto di disegno pres-
so l'Accademia Albertina. Gaida-
no fu anche pittore di genere e ri-
trattista e partecipò a numerose
rassegne nazionali. Tra i ritratti fi-
gurano quelli del commediografo
Valentino Carrera, del Duca d'Ao-
sta e di Vittorio Emanuele lii.
Le notizie relative alle foto sono
state tratte dal libro di C. So/dà,
Don Bosco nella fotografia del-
I'800; 1861-1888, Torino 1987.
Natale Maffioli
••••••
••

3.7 Page 27

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È TROPPO
INGIUSTO!
di Jean-François Meurs
e aro Dottor J., un mese
fa siamo andati a tea-
((
tra. La nostra classe si
è divisa in tre gruppi che si sono
mescolati ad altre scuole. Bisogna
dire che non siamo molto uniti. In
bçeve, la rappresentazione era ini-
ziata da una decina di minuti appe-
na che già si sentivano ovunque
chiacchiere, risate, e addirittura
baccano. Non si sa chi .abbia co-
minciato. Nell'intervallo, un'attrice
ha chiesto di rispettare il loro lavo-
ro, ma il baccano è ripreso con più
foga, fino a quando un altro attore
si è sdraiato sulla scena per prote-
sta, rifiutandosi di continuare a reci-
tare. All'inizio la cosa fece ridere
tutta la platea, ma cinque minuti
dopo la cosa cominciò a preoccu-
pare. Tutti i prof si erano innervosi-
ti, il nostro ha fatto uscire tutti, con
gran delusione di quelli che avreb-
bero voluto vedere la rappresenta-
zione. Per punizione ci siamo «bec-
cati» un compito extra, riassumere
e commentare una commedia di
Goldoni. Qualcuno ha reclamato,
ma ci hanno risposto che eravamo
tutti complici, ·perché tutti avevamo
partecipato alla bagarre! E non è
finita qui. Dopo la commedia è sta-
ta ritrovata una bottiglia di whisky
sulle poltrone dove erano seduti
alcuni compagni della nostra clas-
se. Quali? Impossibile appurarlo.
Allora il prof ha deciso un'altra
esemplare punizione per tutti, sen-
za distinzioni. In breve, ha cancel-
lato dal calendario la tradizionale
gita annuale a Parigi. Una doccia
fredda, che alcuni hanno preso con
rabbia e musi lunghi. Le conse-
guenze? Una mattina il professore
ha ritrovato la sua vettura con due
pneumatici a terra. Chi è stato?
Omertà assoluta: nessuno ha fatto
la spia, benché tutti immaginassero
chi fossero gli autori. Allora ci hanc
no obbligato a pagare le spese del-
la riparazione e di garage: due
euro ciascuno. Non era un gran
che, d'accordo, ma non l'abbiamo
gradito, per principio. Ora il quesito:
non nego che occorresse un bello
sforzo al professore per darci di
nuovo fiducia, e dimenticare quanto
era successo... tuttavia io penso
che era la cosa giusta da farsi.
f •.
Premetto che personalmente non
ho fa'tto nullç1 (salvo ridere, ma era
troppo buffo), e so chi sono i colpe-
voli, però non sono sicuro che deb-
ba ,denunciarli. Secondo lei? Avrei
do11uto farlo?
Gregorio, Ancona
Caro Gregorio,
È evidente: non si ha il diritto di puni-
re qualcuno per qualcosa che non hà
commesso, e di cui non è complice.
È un·principio del diritto, e si ha sem-
pre ·1°interesse e il dovere di confor-
marsi al diritto, soprattutto quando
uno .ha dei giovani che non sono
ancora· pienamente soggetti di diritto,
ma sono in fase di assimilarlo, speri-
mentandolo sulla propria pelle.
Questo principio non è stato sempre
evidente e non· lo è ancora dapper-
tutto: è una conquista recente del-
l'individualismo democratico, ed è
fragile . Le punizioni collettive as-
somigliano, su scala diversa , alle
rappresaglie di un esercito su dei
civili sospettati di complicità, o resi
responsabili di atti di terrorismo, per
esempio:· si punisce qualcuno per
quello che è, e non per quello che
ha fatto . Peggio ancora, lo si puni-
sce in anticipo, preventivamente, per
quello che si sospetta potrebbe fare.
La conseguenza più visibile di
questo . modo di ragionare e di
fare , a scuola dovrebbe essere la
sospensione di tutte le punizioni
collettive. La pena - questo voglio
dire - deve sempre essere indivi-
dualizzata. Lo sforzo che si deve
fare, perciò , è quello di trovare i
colpevoli. Capisco bene che questo
modo di fare può creare difficoltà
non trascurabili a professori ed
educatori: bisogna pure esercitare
una certa pressione sull'insieme del
gruppo per trovare il colpevole o i
colpevoli ; in effetti, è legittimo sup-
porre che qualcuno, e forse più di
uno, conosca gli autori di certe gra-
vi mancanze, e se costoro non par-
lano diventano complici! Tuttavia,
oltre al fatto che è impossibile pro-
vare che tutti conoscano il colpevo-
le (c'è sempre almeno uno che non
sa niente), il cittadino comune non
è tenuto per diritto alla delazione
(per esempio di una frode): questo
non si impone che alle persone che
hanno una funzione pubblica.
Ma allora che fare? Istruire il pro-
cesso nel senso giuridico del verbo,
utilizzando le tecniche d'investigazio-
ne necessarie all'accertamento della
prova? Oppure rassegnarsi a classi-
ficare senza seguito e quindi archi-
viare l'inchiesta se non se ne viene a
capo? Una cosa è certa: è molto
meglio lasciare a piede libero un col-
pevole che punire un innocente. Pri-
ma di tutto perché la punizione del-
l'innocente non ha giustificazione
morale, e poi perché la punizione
collettiva è pericolosa anche sotto
l'aspetto pratico: fabbrica, infatti,
futuri colpevoli in mezzo agli inno-
centi. Oltretutto, spesso queste puni-
zioni sono ridicole , e può capitare
che nonostante la sanzione, si può
essere pienamente appagati della
trasgressione! Da ultimo c'è chi,
come te, resiste alla trasgressione,
ma non può sfuggire a un sentimen-
to di disagio, di ribellione "per princi-
pio", proprio come scrivi tu.
Esiste una soluzione interme-
dia: tutta la classe decide di solida-
rizzare per riparare al danno fatto .
Ma a condizione che la riparazione
(per esempio versare una somma)
sia lasciata alla libera decisione di
ciascuno. Mi rendo conto che tale
rimedio è difficilissimo da attuare, a
meno che non esista una vera cui-
tura della democrazia nella classe
e nella scuola. È inoltre possibile
che questo sforzo collettivo agisca
come una terapia sui colpevoli che
non ricominceranno più . Questo
non è giocare d'anticipo! Tuttavia, è
una chance.
D

3.8 Page 28

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EDUCA
di Graziella Curti
Collocata nel cuore dei
Caraibi,
questa terra offre uno
straordinario cocktail
composto da un popolo,
una storia, una cultura
davvero unici.
In questo Paese,
splendido e povero,
gentile e violento,
dove i giovani superano
il 50% della popolazione,
il carisma salesiano è
presente da circa 70 anni
accompagnando il loro
cammino di dignità.
T ra le prime terre accostate da
Cristoforo Colombo nel
1492, l'isola di Haiti è dive-
nuta una delle colonie più fiorenti
del Nuovo Mondo; prima sotto gli
spagnoli, poi sotto i francesi che si
stabilirono nella parte orientale del-
l'isola (Santo Domingo). Successi-
vamente, i primi abitanti si estinsero
e furono rimpiazzati da schiavi neri
dell 'Africa. Il risultato di queste ori-
gini diversificate, l'apporto cultura-
le della gente africana, degli indige-
ni e dei francesi è una forte e origi-
nale personalità che conferisce ad
Haiti un posto a parte tra i paesi dei
Caraibi. Odori e colori svariatissimi
connotano le città e le fanno asso-
migliare a una pinacoteca d' arte
naif con eleganti tocchi coloniali.
Per le strade, lungo le pareti delle
case stanno in bella mostra quadri
dalle tinte sgargianti. Tra il formico-
lio delle venditrici che portano sul
capo la tavolozza dei frutti e delle
verdure tropicali si muovono gli
originalissimi tap-taps, piccoli bus
GENNAIO 2003 BS
Danze con il tipico costumè
haitiano a Port-au-Prince.
colorati assomiglianti a una galleria
d'arte ambulante.
Il sorriso della gente, la gentilezza
innata, le bellezze naturali non pos-
sono, tuttavia, nascondere la miseria
delle baracche abusive, la fame del-
la gente, la violenza generata dalla
insostenibile situazione sociopoliti-
ca che da qualche decennio pesa su
questo popolo intelligente e attivo,
impedendogli di vivere dignitosa-
mente. Qui operano Figlie di Maria
Ausiliatrice e Salesiani nell ' intento
di evangelizzare attraverso l'educa-
zione. Recentemente, in occasione
di un incontro internazionale, l'eco-
noma generale della FMA, suor
Candida Aspesi, ha potuto constata-
re gli aspetti vitali dell 'opera sale-
siana. Dal suo diario di viaggio, tra-
scriviamo alcune note.
VOGLIA DI GIUSTIZIA
E PACE
All 'estremo nord dell 'isola, affac-
ciata sull' oceano, sta la città di Cap-
Haitien. Qui, l'opera delle suore è
molto articolata: internato, scuola
materna e dell 'obbligo, oratorio,
centro promozionale, dispensario.
"L' accoglienza, affettuosissima, si
esprime anche con una danza tipica
che evoca le radici africane di que-
sto popolo. Colpisce la serietà dei
piccoli della materna e delle più alte

3.9 Page 29

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Alunne della scuola di cucina...
col frutto del loro impegno!
Suor Candida Aspesi...
con amorevolezza tutta materna!
del l O e 2° ciclo che solo a fatica
riusciamo a far sorridere. Dopo il
pranzo, incontriamo un gruppo di
giovani più grandi che al mattino la-
vorano e nel pomeriggio vengono
qui per imparare qualcosa: sono se-
gnate dalla fatica e dalla povertà,
nonostante le divise ordinate. Anche
nel gruppo delle 70 interne notiamo
un fondo di tristezza. Vengono dalla
strada o da famiglie in difficoltà.
Abitano la casa delle suore per mo-
tivi di sicurezza. Infatti, è abbastan-
·za frequente nella zona che irrom-
pano uomini depravati che violenta-
no le ragazze. Visitando il dispensa-
rio, gestito da un'exallieva, ci infor-
mano della frequenza dei casi di
AIDS , spesso conseguenza di unio-
ni casuali, o determinate da neces-
sità di denaro. In camionetta ci ac-
compagnano dai salesiani. La tenuta
è estesa, ricca di verde e piante di
mango. Al centro è collocato il
complesso educativo polivalente:
scuola agraria, corsi di informatica,
scuola elementare.
Due suore fanno animazione reli-
giosa e la loro presenza risulta pre-
ziosa, in complementarietà con i sa-
lesiani. "Si lavora bene insieme", ci
conferma padre Jacques, mentre ci
parla con orgoglio dell'opera, ma
soprattutto ci mostra i suoi gioielli: i
giovani e le giovani povere di que-
sta terra haitiana. Il giorno successi-
vo, nella visita alle sei presenze col-
locate al centro e nella cintura della
capitale Port-au-Prince, si ripresenta
Io stesso copione di miseria e di al-
legria, di sofferenza e di speranza.
Accanto alla casa delle bambine
della strada, sorge l'opera delle ra-
gazze madri dove si accompagna
chi è già stato ferito dalla vita, men-
tre alcune sorelle con i laici conti-
nuano a donare il grande tesoro del-
1'educazione. Purtroppo la percen-
tuale delle donne che possono acce-
dervi è ferma al 51 %. Questa voglia
di educazione, nonostante tutto, vie-
ne confermata da molte parti. In
particolare, un adolescente di Cité
Lintheau, alla domanda: "Vi piace
frequentare questa scuola?" rispon-
de pensoso: "Sì, perché vorrei im-
parare a collaborare in modo da
avere più giustizia e pace".
MURO A MURO
COI POVERI
Si può dire che le presenze delle
FMA in Haiti sono collocate in
modo intelligente dal punto di vista
geografico, e formano come una
rete di protezione in punti strategici
dell'isola. Ci sono case al nord, al
sud, una concentrazione nella capi-
tale, e già esiste un terreno al centro
qove sorgerà una nuova fondazione.
E il vescovo salesiano, monsignor
Louis Kébreu che desidera le suore
per la formazione delle ragazze. Si
tratta di un quartiere molto popola-
re. La gente è semplice e si indu-
stria in mille modi per sopravvivere.
Vicino c'è una casa delle suore di
madre Teresa di Calcutta, dove vi-
vono una cinquantina di bambini.
"Il cuore si fa veramente stretto,
mentre il sorriso invitante delle suo-
re ci accoglie e ci incoraggia. Spes-
so sono bambini abbandonati, o af-
fidati dagli stessi genitori per poter
essere nutriti, e, dopo aver ripreso
forza e peso, reinseriti nelle loro fa-
miglie. Fuori dal cancello, una lun-
ga fila di poveri attende qualcosa da
a . mangiare o di poter essere curati". 1!'-11
Andando verso la cattedrale, il
vescovo indica il suo stemma dipin-
to sulle pareti: una barca nel mare
infuriato, due colonne con l'Eucari-
stia e la Madonna. Il simbolo è evi-
dentemente salesiano, ed è sottoli-
neato dal motto: dans la fai et la
douceur. Davvero solo l'amorevo-
lezza, accompagnata da una grande
fiducia nel Signore può continuare~
far sperare, nonostante tutto. "E
stata una scommessa realizzare qui
un raduno internazionale dove si è
parlato molto di economia solidale
e di mercato equo - commenta l'e-
conoma generale. - Le sorelle sono
tornate alle loro terre più convinte
che è necessaria una fantasia della
carità, una capacità di potenziamen-
to reciproca". E questa volta hanno
potuto dare corpo alle parole, quan-
do hanno visto che in alcuni luoghi
le mura di recinzione delle case
delle Figlie di Maria Ausiliatrice di-
ventano pareti di povere abitazioni,
spesso senza fondamenta.
A muro a muro con i più poveri,
per sostenerci a vicenda in un'epoca
di interdipendenza: proprio questa
vicinanza con gli esclusi dal grande
mercato consente al carisma di
avere ancora un fascino nei con-
fronti delle giovani.
O
BS GENNAIO 2003

3.10 Page 30

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IL
I&YAIESE
IN
LIBRERIA
t,Aoronte
o curo di Giuseppe
~~~
GENITORI ADOTTIVI
Lavorare in gruppo
dopo l'adozione
di Giuliana Mozzon,
pp. 112
FALLIMENTI
ADOTTIVI
Prevenzione
e riparazione
a cura di J. Galli -
F. Viero,
Armando , Roma, 2002
pp. 188
I due libri presentano
due facce di un unico
problema. L'aumento del
numero di coppie sterili
negli ultimi anni ha finito
per destare una certa
attenzione generale. Ciò
che il lettore troverà in
questi volumi è la lotta
per l'inserimento di bam-
bini adottati da genitori
provati dalle loro diffi-
coltà, ma pronti a fatica-
re per riuscire nell'inten-
to di avere un bambino.
La 1a parte del libro
considera l'adozione co-
me riparazione, separa-
zione, costituzione (nuo-
va famiglia) , relazione
con l'ambiente extra fa-
miliare. La 2a presenta
l'esperienza con i geni-
tori adottivi. Il secondo
volume raccoglie le rifles-
sioni cliniche di esperti
sul tema dell'adozione
non riuscita, che ha com-
portato un fallimento del
progetto adottivo, sia per
le famiglie sia per i mi-
nori coinvolti.
GENNAIO 2003 BS
IL CASO SERIO
DELLA FEDE
di Carlo Maria Martini ,
PIEMME,
Casale M. (Al}, 2002
pp.270
Il libro raccoglie l'invito alla
vita di fede con l'aiuto della
Parola. Parte dalle parole
del documento "Novo Mil-
lennio lneunte" Non una
formula ci salverà, ma la
certezza della compagnia
del Signore che si fa pre-
sente in mezzo a noi. L'e-
merito arcivescovo di Mila-
no invita a mettere il capo
sul cuore di Cristo, per
ascoltarne le parole con lo
stesso atteggiamento del-
l'apostolo Giovanni nell'Ul-
tima Cena.
Carlo Maria M
IL
CASO SERIO
DELLA
FEDE
Pla.tME
L'itinerario proposto spiega
in che cosa consista il
"caso serio" della fede. La
vita cristiana si gioca non
su una dottrina, ma su una
persona, Gesù . Chi saprà
fidarsi di Lui , entrando in
sintonia con il suo messag-
gio, troverà motivi per rin-
novare la propria vita, per
tornare a sperare, per va-
lorizzare ogni energia di
bene presente nel mondo.
FATICA E GIOIA
DI CREDERE
di Giuseppe De Rosa,
ELLEDICI , Leuman (TO) ,
La Civiltà Cattolica,
Roma, 2002
pp. 348
Fatica e gioia sono le qua-
lifiche della fede . Immerso
in un clima materialista, il
cristiano può essere assa-
lito da dubbi. E su tale at-
teggiamento può pesare
anche il silenzio di Dio: la
preghiera si rivela arida,
con l'impressione che nes-
suno risponda come se si
fosse immersi in una notte
senza luce . È vero. Il cam-
mino del cristiano si com-
pie nell'oscurità della fede ,
ma egli sperimenta la gioia
di essere credente: la vita,
fondata sulla roccia che è
Dio non è destinata a
sprofondare nel nulla, ma
a trovare la propria pienez-
za nella partecipazione alla
felicità stessa di Dio nella
vita eterna. L'amore di Dio
non viene mai meno e non
è né diminuito dalle infe-
deltà né deluso dalla pro-
pria incapacità di risponde-
re con generosità ai suoi
disegni.
GIUSEPPE
DE ROi\\
LA PREGHIERA
DI SEMPLICITÀ
di Andrea Gasparino,
ELLEDICI, Leumann (TO},
2001 , pp. 192
PADRE
Il tuo nome è preghiera
di Henri Caldélari ,
Paoline, Milano, 2002
pp. 184
La
preghiecti
Scm,,)iatà.
J
La preghiera di semplicità
è quella alla portata di tutti;
strada facile per gustare le
sue gioie profonde, ver-
sando il cuore in Dio con fi-
ducia, per ringraziare , ripa-
rare , chiedere, condivide-
re ... Il secondo libro inse-
gna a rivolgersi a Dio ch ia-
mandolo col nome di Pa-
dre. Solo così attraverso la
preghiera si può contem-
plare il suo sguardo carico
di amore e tenerezza che
genera un atteggiamento
di abbandono e di fiducia .
La rivelazione , infatti, inse-
gna che Dio non è neutro,
non è terribile giustiziere
che incute paura. È Padre.
Conosce i figli nel cuore e
li guarda con amore. La via
della preghiera aiuta a
comprendere che si è ve-
ramente figli del Padre, e
rivela quella verità che Egli
ha impresso sulle palme
delle nostre mani.
SI FA VENDITA
~g~RISPONDENZA.
~ PlEl bRn
che vengono segnalati s1 pos-
sono acquistare presso le libre'.
. ttoliche o vanno nch1est1
ne ca
· ett1ve
direttamente alle nsp
Editrici.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~ ~NAf ~
CREAZIO
SCENARI
DI CHIESA
di Joao Libanio,
Edizioni Messaggero,
Padova, 2002, pp. 156
LA REALTÀ
DELLA CHIESA
Il risveglio e la visibilità
nel pensiero di Romano
Guardini
Gruppo Edicom,
Cerro M. (Mi), 2001
pp. 188
Come sarà il cristianesimo
del futuro? Nel primo testo
si delineano quattro scena-
ri , già presenti , quattro mo-
di di essere Chiesa che in-
teragiscono tra di loro.
Quale avrà il sopravvento?
La Chiesa/istituzione o quel-
la carismatica, la Chiesa
che mette al centro la predi-
cazione o quella che si im-
pegna in una prassi di libe-
razione? Il libro non preten-
de di dare risposte definiti-
ve, ma vuole mostrare gli
aspetti positivi e negativi di
ognuno di questi scenari,
invitando a cercare la stra-
da della fedeltà al Vangelo.
Il secondo testo ne anticipa
già in qualche modo la
scelta ripresentando magi-
stralmente la Chiesa/comu-
nione, attraverso l'ottica di
un grande pensatore.
JOJ.ouns r AUIWltG
II
PAB/O MIELF.
LA REALTA'
! DELLA CH IESA
llri.nevlio et;ivi,ihUftA
nel prnsirmdiRonuinoow~rd!nl
~ ultCOM
RESPONSABILITÀ
PER IL CREATO
Un sussidio per
le comunità
a cura dell'Uff. Naz. per
i problemi sociali e del
lavoro (CEI) ,
ELLEDICI ,
Leumann (To) , 2002
pp. 192
respon,
Sdbil;ta
Per il
CREATO
È un sussidio che fa risco-
prire la bellezza del creato
affidato da Dio all'uomo.
Parte dai documenti elabo-
rati dalla Commissione "Giu-
stizia e pace" sull'educa-
zione alla solidarietà, alla
pace e alla giustizia. Ven-
gono aggiunti quelli della
Commissione per i proble-
mi sociali ed il lavoro sui
temi dell'ecologia e della
conservazione responsabi-
le del Creato. Il testo è
scandito da tre grandi se-
zioni : un pianeta a rischio;
per la salvaguardia del
creato ; prospettive per l'a-
zione . Vuole promuovere
un modo nuovo di pensare
e di agire. È scritto con ge-
neri letterari molto diversi:
interviste, riflessioni , voci
da dizionario, box, stru-
menti liturgici , meditazioni
bibliche, provocazioni at-
tuative, ecumenismo, fine-
stre sull 'Europa. Il risultato
è form idabile.
ASSASSINIO
NELLA FORESTA
Gli yanomami, i cercatori
d'oro e l'Amazzonia
di Jan Rocha,
Bollati Boringhieri,
Torino , 2001
pp. 142
PESCI PICCOLI
Donne e cooperazione
in Bangladesh
di Sandra Endrizzi ,
Bollati Boringhieri ,
Torino , 2001 /2002
pp. 142
Due volum i di forte impe-
gno sociale . Il primo è la
denuncia grave e circo-
stanziata della strage per-
petrata da una ventina di
garimpeiro sugli Yanoma-
mi , popolo dalle gloriose
tradizioni e dalla grande
cultura, ridotto a poche mi-
gliaia di individui dall'avi-
dità senza freno di uomini
privi di scrupoli e senso
morale. Il secondo ci porta
nel martoriato Bangladesh
dove l'autrice ha soggior-
nato, scoprendo con sor-
presa la capacità di un
gruppo di donne che si or-
ganizzano in cooperativa
con impeccabile imprendi-
torialità creando prodotti
destinati al mercato equo e
solidale. Il guadagno, an-
che se modesto, costitui-
sce un fattore reale di libe-
razione della donna, e qui
sta l'aspetto più rivoluzio-
nario della cosa.
IL cussro
DELL'
IL CUSTODE
DELL'ACQUA
di Franco Scaglia
Un libro che certamente
ha meritato il Campiello
2002, che per la prima
volta premia anche una
editrice cattolica, la
PIEMME.
Intrigante e attualissima la
storia che vede protagoni-
sta un frate archeologo in
Terra Santa; piana la nar-
razione, con un linguag-
gio descrittivo che proce-
de senza forzature, spet-
tacolari colpi di scena o
particolari emozioni.
E quando tali ingredienti
sono presenti , la prosa
scarna ma meticolosa, e
il fraseggio semplice ma
incisivo permettono al
racconto di procedere
speditamente verso l'e-
pilogo .
Il volume ripercorre la
martoriata storia della
Terra di Gesù dove s'in-
trecciano interessi con-
trastanti , e dove una re-
gia occulta dà il sapore
della spy story al la com-
plessa vicenda narrata,
che coinvolge gente co-
mune, servizi segreti , ter-
roristi , frati, prelati... e
dove la perizia narrativa
dell'autore sa districarsi
con maestria...
È da leggere!
BS GENNAIO 2003

4.2 Page 32

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L/;1/E
-
IL CAVALIER
CAZZUOLA
di Giancarlo Manieri
I
Lo smagliante sorriso di Pio Campagnolo mentre saluta
don Albino Fedrigotti, prefetto generale della
congregazione, e il nipote don Giovanni Fedrigotti.
Pio Campagnolo, l'uomo dei tetti.
Un muratore in simbiosi con la sua
carriola e il suo lavoro. Stava allo
scherzo, temeva le foto. Il racconto
sensazionale della sua vocazione.
11signor Pio un po' "campagnolo" - nomen omeni -
lo era davvero. Qualcuno lo chiamava "il gatto" per
quel suo girovagare sui tetti a sistemare tegole ,
aggiustare grondaie, strappar via erbacce , sostituire
pezzi rotti ... da un tetto all'altro del grande complesso
del Don Bosco di Verona, come un gatto appunto. Era
l'angelo salvatore dei ragazzi quando il pallone, calcia-
to più con foga che con intelligenza, andava, quasi per
dispetto, a scioperare sui tetti con gran disperazione
dei giocatori ai quali il tempo della ricreazione, sempre
poco, fuggiva ancor più veloce.
OTTIMISMO SALESIANO
Pio era salesiano e muratore. A Verona ha lasciato
quello che considerava il suo regalo più prezioso, la
ricostruzione fedele della casetta di Don Bosco, per-
ché fosse sempre presente a tutti , salesiani e non , il
senso delle origini. Non era uno qualunque: "Se avessi
operai così, mi basterebbero la metà degli uomini per
mandare avanti l'impresa", diceva con assoluta convin-
zione un capomastro imprenditore vedendolo lavorare.
Velocità, precisione, tecnica perfetta sono doti che è
difficile trovare concentrate in una stessa persona. In
lui avevano raggiunto un equilibrio invidiabile. Pio era
in simbiosi con la sua carriola. Dentro ci teneva il pret-
à-porter del muratore: cazzuola, mattoni , chiodi (per lo
più storti e arrugginiti) , viti , martello, cemento , raschiet-
to... Quando attraversava i cortili per raggiungere un
posto di lavoro aveva sempre con sé quel suo beauty
case! Lo mollava per un attimo solo davanti alla chie-
sa: immancabilmente si fermava, si togl ieva il cappel-
lo, faceva un gran segno di croce, poi calcava di nuo-
vo il cappello sulla pelata, riprendeva in mano le stan-
ghe, e via. Non era un musone, Pio. Tutt'altro; sapeva
stare allo scherzo. Spesso, transitando davanti alla
fontana dove un confratello lavava l'auto: "Lavi anche
la mia macchina?". "?". "Per piacere! ", e indicava tra il
GENNAIO 2003 BS
serio e il faceto la sua carriola che di qualche energica
spruzzata aveva davvero bisogno. Qualcuno lo pren-
deva in parola e rivolgeva senza tanti complimenti il
tubo di caucciù verso la carriola, ma poi non resisteva
a puntarlo sul conducente per una giocosa innaffiata
extra! Anche la festa di compleanno era tutta da ride-
re , con regalo "attinente": un mattone debitamente
incartato, una scatola di chiodi rattrappiti e trasudanti
ruggine, un pettine gigantesco per sistemare la sua
calvizie. E lui? Gli piaceva da morire essere oggetto di
allegria. Soltanto le foto temeva, e se ne teneva lonta-
no come il diavolo dall'acqua santa. Quando qualcuno
tirava fuori l'infernale scatoletta per immortalarlo, se la
dava a gambe senz'ombra di pudore.
Il grande collegio di Verona, con una bella visione
dei tetti , dominio incontrastato del signor Pio.

4.3 Page 33

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I
Pasqua 1962. La toto dei non pochi salesiani laici
di Verona con il direttore don Tullio Sartor (dietro cui
brilla la pelata del signo Pio) e il prefetto don Dino Marton.
giaculatorie le diceva lui per tutti. Ed era d'obbligo il
"parlar pulito": un cartello che egli aveva scarabocchia-
to a mano e appeso nei punti strategici recitava: "Qui
non si bestemmia".
I
Il "santorale" che il signor Pio aveva allestito nella sua
camera, per dare rilievo alle sue devozioni e ricordare
i suoi cari.
~
PIO IL PIO
Dicevamo della sua omologazione col proprio cogno-
me. Ma dovremmo predicare altrettanto del nome. Pio
era davvero "pio". Quando si scrivono, certi giochi di
parole appaiono come un vezzo giornalistico. Ma non
per lui che onorava nel migliore dei modi il suo nome.
Straordinaria anche la storia della sua vocazione. Sta-
va lavorando a Bassano, alla costruzione del campani-
le della chiesa/santuario dei caduti. Una sera, verso le
18, senza aver dato segnali particolari di quel che
sarebbe successo, piantò tutto e s'incamminò deciso -
a piedi - verso Verona, distante appena (!) un'ottanti-
na di chilometri . Qualcosa gli era scattato dentro.
Camminò di buona lena tutta la notte , e sul far del
giorno era davanti al portone del "Don Bosco". Al con-
frate Ilo mezzo insonnolito che gli aprì disse senza
preamboli : "lo voglio farmi salesiano!". Probabilmente
all'improvvisato portinaio il sonno passò di colpo. Fatto
sta che Pio non tornò sui suoi passi, e il campanile
dovette finirlo qualche altro. Eravamo nel 1933, e il
"pio" muratore aveva trent'anni. Gli exallievi di Bassa-
no del Grappa continuarono per molto tempo a
mostrare là in alto il punto preciso della torre campa-
naria che fece improvvisamente scattare la molla della
vocazione a Pio, avviandolo ad altre altezze. Era un
cristiano tutto d'un pezzo. L'ambiente dei muratori , si
sa, non trasuda giaculatorie. Ma dove lavorava Pio le
RELIGIOSO A TUTTO CAMPO
Dicono che vissuto sempre da novizio"; un noviziato
durato fino al 1985, l'anno della sua morte. L'applauso
al passaggio della bara se lo meritò tutto. Sembrava
un uomo che non contasse nulla, ma Pio era muratore
competente, cristiano convinto, religioso osservante ,
salesiano entusiasta. Uomo dell'ordine, aveva dissemi-
nato qua e là in punti cruciali i suoi magazzini che non
erano ripostigli di cianfrusaglie ammucchiate, bensì
piccoli uffici in cui regnava l'ordine: arnesi del mestie-
re, cazzuole, livella, decametro, filo a piombo e mate-
riali edili. .. tutto perfettamente sistemato: con un colpo
d'occhio ti rendevi conto di quel che c'era. E là dov'era
intervenuto, lasciava un foglietto con la descrizione
minuziosa del lavoro fatto , e di quello che occorreva
tener presente. Pensava al dopo: chi l'avesse sostituito
avrebbe saputo come agire, che cosa fare , dove attin-
gere pezzi, attrezzi, disegni. Una saggezza lavorativa
che pochi hanno. Era sì innamorato del lavoro, rria non
· mancava mai alla preghiera: il suo lungo sostare in
chiesa la mattina presto, e a sera dopo cena era un po'
come incastonare la giornata lavorativa tra due grandi
colloqui col Signore. "Era un cronometro", dicevano di
lui; col signor Pio si poteva sincronizzare l'orologio.
Non ebbe mai responsabilità di contatto diretto coi gio-
vani . Ma un sorriso, un ciao, un gesto della mano, un
hai fatto la telefonatina a Gesù ?, un rimprovero più
somigliante a una raccomandazione e la pronta pre-
senza dovunque occorresse un suo intervento l'aveva-
no reso familiare ai ragazzi. È stata questa sua santità
giornaliera che gli ha creato attorno un'aura di rispetto
e di stima tali che, uscito di scena, si sentì il bisogno
di ringraziare Dio per aver donato alla congregazione
un uomo così. Non per nulla pochi istanti prima del
suo ultimo respiro, l'ispettore ha sentito il bisogno non
già di intonare le preghiere per i moribondi, ma il Te
Deum, il grande inno di ringraziamento per i mirabilia
Dei operati nella vita di un uomo.
O
BS GENNAIO 2003

4.4 Page 34

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- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrere
IL RISPETTO, UMILE comporta la sensibilità di raggiun-
gere un equilibrio tra l'aspettarsi
VIRTÙ FAMILIARE troppo poco e l'aspettarsi troppo.
Rispettare il bambino significa con-
siderarlo un essere umano con i
Il bimbo ha bisogno di rispetto ... e lo dimostra
nostri stessi diritti di prendere delle
decisioni. Ma "diritti" del genere non
a volte clamorosamente. Educare al rispetto reciproco significano che il bambino debba
e al rispetto delle cose. fare quel che fanno gli adulti, per-
ché ognuno, nella famiglia , ha un
Papà, mamma e bambino en-
trarono nella gelateria. Il bam-
avere un figlio un po ' lunatico . In
realtà il bambino avrebbe semplice-
ruolo particolare da svolgere e
ognuno ha il diritto di venire rispet-
tato in quel ruolo.
bino divorava con gli occhi la
montagna di gelato e batteva le
mani felice. La mamma e il papà
scelsero due bei coni, generosa-
mente variati di gusti e colori. Il
bambino aspettava con occhi sgra-
nati. La mamma si rivolse a lui
teneramente: «Sono troppo grossi
per te, tesoro. Tu assaggerai un
po' dalla mamma e un po' dal
papà ».
Quando il papà si chinò e porse il
suo cono al bambino, il piccolo
fece una smorfia e rifiutò scuoten-
do energicamente la testa. I genito-
ri lo considerarono un capriccio e
uscirono. Con un broncio lungo un
palmo, il bambino si rifiutò di cam-
minare accanto ai genitori , prese
da terra una manciata di sassolini e
li scagliò contro le gambe della
mamma e del papà. Finì a scapac-
cioni. Mamma e papà pensavano di
mente voluto un cono tutto per sé,
proprio come la mamma e il papà. In secondo luogo, è molto impor-
Voleva essere rispettato, nel suo
piccolo, come una persona non
come un'appendice.
Questo è solo uno degli esempi
quotidiani di vita familiare che met-
tono in gioco il problema del rispet-
to. Non siamo obbligati ad amarci.
Ma a rispettarci, sì. La prima "inte-
tante persuadere i figli al rispetto
per l'ordine. Una volta inculcato il
rispett0 per la fermezza dei genitori
e aver dimostrato il reciproco nei
confronti dei figli , è molto più- sem-
plice fare in modo cbe ir bambino
impari il rispetto per l'ordine, per la
norma. Il bambino non ha il rispetto
laiatura" etica comincia proprio da per l'ordine se lo si difende dalle
questa semplice e umile virtù.
cons ~yenze della mancata osser-
vanza cii questo. Nessun discorso
Il primo passo è naturalmente RUÒ insegnare a un bambino a
quello di dimostrare rispetto per il mantenere in equilibnio una biciclet-
bambino.
ta: lo impara grazie all'esperienza
Un modo di vivere democratico si - e, ~e è vero che lo aiutiamo ponen-
basa sul rispetto reciproco. Non c'è do alla bicicletta un carrellino po-
uguaglianza in una relazione, quan- ' steriore, è anche vero che impara
do il rispetto è unilaterale: dobbia- da solo l'arte di mantenersi in equi-
mo perciò essere sicurissimi di sa- librio.
per dimostrare il nostro rispetto per Così , qualunque sia il campo che
il bambino e per i suoi diritti. Ciò richieda il rispetto per l'ordine e il
metodo, il bambino deve imparare,
mediante l'esperienza, l'azione, non
mediante le parole. Sta a noi ag-
giungere le rotelline da principiante
e toglierle gradatamente, man ma-
no che acquista abilità. La mancan-
za di rispetto per l'ordine è una del-
le lamentele più comuni oggi da
parte dei genitori. Si direbbe che i
bambini assumano in genere que-
sta forma di ribellione contro gli
adulti. Mettete a posto le cose:
ecco una richiesta di tutti i genitori
a cui tutti i figli si ribellano. I bambi-
ni hanno bisogno di conoscere, per
esperienza diretta, l'ordine quale
componente della libertà: dove c'è
confusione e irregolarità c'è perdita
di libertà per tutti.
I bambini devono collocare bene
le cose e utilizzarle in modo pro-
prio. Una casa non è una vetrina
1 11 bambino deve imparare
mediante l'esperienza, l'azione,
non mediante le parole.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
di negozio e neppure un museo,
dove si guarda ma non si tocca
pena una multa o l'arresto. Ogni
persona ha diritto a uno stile perso-
nale di interpretare l'ordine delle
sue cose. Ma gli altri devono esse-
re rispettati. Le cose devono esse-
re conservate in modo che non si
sciupino e disposte in modo da
essere ritrovate al momento giusto.
Tutto ciò che c'è in casa o a scuola
deve essere usato in modo proprio.
Un ombrello non serve per forzare
una cassa come fosse una leva, né
come sciabola per scontri con i fra-
telli.
Pulizia e proprietà sono elementi
base per il rispetto di sé e degli
altri. Sono la vetrina dell'« io ». Ci
sono borse per libri che puzzano di
formaggini e panini al prosciutto
andati a male, unghie sotto le quali
si annidano culture batteriche delle
migliori razze. Baden-Powell , il fon -
datore del movimento scout, era
solito portare dei ragazzi in cam-
peggio. Durante la giornata lascia-
va che i ragazzi si scatenassero :
esplorazioni nei boschi , giochi nel
fango e sugli stagni, corse nei prati.
Ma a cena tutti dovevano presen-
tarsi puliti, cambiati e possibilmente
anche eleganti. L'uomo è figlio di
Dio : questa dignità gli va ricono-
sciuta.
I figli devono imparare a distribuire
bene il tempo e rispettare degli
orari. C'è il tempo di fare i compiti
e il tempo di guardare la televisio-
ne; c'è il tempo di giocare e il tem-
po di dormire; c'è il tempo di uscire
e il tempo di stare in casa.
Il terzo stadio naturalmente è
persuadere al rispetto per i diritti
degli altri.
Ma tutto questo in modo che i figli
non lo sentano mai come una im-
posizione arbitraria degli adulti.
Hanno bisogno di aiuto, certo, ma
non di sopraffazione. Hanno biso-
gno di sostegno , non di padron i e
domatori. Hanno bisogno di affetto,
e non di regole . Nessuno può spe-
rare di guadagnare la felicità se
non lo fa da solo, con le proprie
risorse. Gli altri , e i genitori in primo
luogo, sono fiancheggiatori , fornito-
ri , alleati , non piloti né comandanti.
Ma sono soprattutto coloro che
dicono con il loro compo rtamento:
«Guarda, si fa così ».
O
SENZA MISURA
1. Il rispetto, o c'è o non c'è; ogni distinzione e giustificazione
è quanto meno inopportuna e strumentale. 2. I bambini possono
imparare ad avere rispetto solo se ne fanno direttamente
esperienza in casa. 3. Se non si impara da subito a provare
rispetto, non c'è recupero che tenga nel corso
della loro crescita.
ehiedo scusa per il modo tele-
grafico con cui mi sono
espressa, ma non è soltanto
che sono più in corsa che mai
mentre tento di "mettere insieme"
questa riflessione. È che sull'edu-
cazione al rispetto ho voluto essere
sempre molto netta, perché la
realtà in cu i viviamo tende a con-
fondere le idee per screditare que-
sto valore così decisivo per tutti e
costringe spesso anche i poveri
genitori a cincischiare sull'argomen-
to , con risultati a dir poco proble-
matici. D'altronde mi sono ispirata a
questi criteri sintetici, perché mi è
sembrato che mai come in questo
caso sono fondamentali tre e: chia-
rezza, coerenza, credibilità.
La capacità di provare rispetto
è qualcosa che costa a tutti matura-
re: sia perché è un atteggiamento
che riguarda allo stesso tempo il
rapporto con se stessi , con gli altri,
IOccorre una continua spinta
alla valorizzazione di sé,
alla capacità di andare contro
corrente. In poche parole,
aiutarli a credere in se stessi
nonostante tutto.
con le regole e con la realtà in ge-
nerale; sia perché chiede inevitabil-
mente di dimensionare le proprie
esigenze e modi di vedere per fare
posto a qualcos'altro che può anche
risultare difficile da sopportare.
Per i bambini, poi , che hanno natu-
ralmente la pretesa di essere al
centro dell'universo, è ancora più
difficile "stringersi" un po' e accetta-
re bisogni e prospettive diverse; e
se non imparano da subito a scom-
mettere su questo, difficilmente nel
tempo riusciranno a modificare le
loro aspettative, disponibilità, com-
portamenti. D'altronde è impossibile
imparare in modo teorico il valore
del rispetto; lo si apprende soltanto
per contagio, per imitazione positi-
ns GENNAIO 2003

4.6 Page 36

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va nei confronti dei grandi , quan-
do si apprezza concretamente il
fatto di essere stimati e amati
nonostante le divergenze di vedu-
te o modi di fare che oggettiva-
mente sono inaccettabili e dun-
que si è disposti a propria volta
ad aprire un credito nei confronti
del mondo intero.
L'esperienza mi suggerisce
che non è difficilissimo realizzare
un clima familiare in cui domini il
rispetto reciproco; piuttosto mi sono
risultati complicati due "corollari".
Il primo, riuscire a insegnare ai figli
il rispetto di se stessi, soprattutto
quando la realtà circostante non è
favorevole a questo atteggiamento,
forzando le leggi della psicologia
che dicono che l'autostima dei
ragazzi è direttamente proporzio-
nata al sentimento di approvazione
manifestato dagli adulti e dai coe-
tanei. Per raggiungere questo risul-
tato, occorre una continua spinta
alla valorizzazione di sé, alla capa-
cità di andare contro corrente. In
poche parole, aiutarli a credere in
se stessi nonostante tutto.
Il secondo, rimanere fedeli al valo-
re del rispetto fuori dalle mura di
casa, in contesti relazionali in-
selvatichiti dalla logica del più forte .
E qui bisogna cercare di trasmette-
re alcune idee di fondo poco "neu-
trali" dal punto di vista ideale, per-
ché i figli condividano l'idea che le
regole vanno rispettate sempre e
comunque nei momenti in cui pre-
vale la competizione, che una cosa
si fa perché si è convinti e non per-
ché si può ottenere una contropar-
tita adeguata, che non è importan-
te essere vincenti a tutti i costi.
Disancorare i ragazzi di oggi
dalla tentazione del relativismo
che vuole creare dosaggi pruden-
ziali nella testimonianza di un
valore, dice quanto è alta la posta
in gioco per noi adulti. Non solo
perché quel che si dice e si vive
in casa rischia di essere smentito
in altri ambienti, ma anche perché
chiede a noi stessi di fermarci di
tanto in tanto per creare un "valo-
re aggiunto" al rispetto che com-
pensi la progressiva perdita di
significato e di consenso che que-
sto ideale purtroppo registra quo-
tidianamente.
GENNAIO 2003 BS
FAMIGLIA
SALESIANA
di Julio Olarte
IJA
Il fondatore è monsignor Vicente Priante.
Viste le immense necessità pastorali della sua
altrettanto immensa diocesi - 360 mila km2,
come la Francia! - pensò a una congregazione
che si prendesse cura dei più poveri, soprattutto
bambini e anziani.
SUORE DI GESÙ
ADOLESCENTE
Nella diocesi di Corumbà, tanto
grande quanto povera, scarsegg ia-
va il c lero rego lare e seco lare, a
fronte delle immense necessità. Per
prenderne possesso, il 17 Ottobre
1933, il vescovo salesiano monsi-
gnor Vi ce nte Priante aveva viaggia-
to da San Pao lo, in treno, per tre
giorni e tre notti senza ferm arsi.
Egli giusto quel giorn o comp iva 50
anni . Si vociferava che fosse un
uomo rob usto, in ottim a sa lute,
res istente alle fatiche e ai sacrifi ci;
abile, inte lligente, attivo, benché di
indole un po' riservata. Ebbene, le
gravi preoccupazioni e lo stress da
lavoro min arono la sua fibra, fino
a ridurlo fragile e mal aticcio .
Per venire incontro ai gravi
bisogni della sua diocesi che resse
per undici anni , il vescovo triplicò
il numero delle parrocc hie, eresse
un semin ario minore e, soprattut-
to, fondò una nuova Congregaz io-
ne che ini ziav a uffi c ialmente 1'8
di ce mbre 1938. Non gli fu diffi ci-
le, perché un gruppo di giovani ,
rifiutate da altre co ngregaz ioni per
la loro situazione di fi glie di geni-
tori co n matrimoni irrego lari , era-
no pronte a ri spondere. Le prime
sette suore professarono nel 1939 .
A Ca mpo Grande si porranno a
servi zio del semin ari o e dell'ospi-
zio per anz iani e abba ndonati. A
Co rumbà gestirann o due scuole
parrocc hi ali e l'osp izio per anziani
e abbandonati.
I Monsignor Vicente Priante
(t 04/12/1944) salesiano, fondatore
delle suore di Gesù Adolescente.
Monsignor Priante morì il
4/12/1944 . Le suore pers ero iI
loro padre appena sei anni dopo
la fondazione . Il successore, mon-
signor Chaves, sales iano, assunse
la loro guida, e nel 1952 le affidò
a Madre Josefina, FMA, che le res-
se fino al 1967. Passata una grave
cr isi che le ridus se da 74 a 28,
con il Capitolo Generale del 1975
si riorganizzarono . Oggi sono una
cinqu antina, presenti in sei diocesi
del Brasile, con undici case-comu-
nità. Sono della Famigli a Sales iana
dal 23 dicembre 1988. Le IJA si
impegnano nelle chiese particol ari
a favore soprattutto di bambini e
anziani, spec ialmente i più poveri .
La loro spiritualità fissa lo sguardo
su Gesù che vive la sua adole-
scenza a Naza reth ass ieme a sua
mad re.
Per saperne di più :
< ija.cg@zaz.com.br>

4.7 Page 37

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BS GENNAIO 2003

4.8 Page 38

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Si conclude con questo numero lo scritto del professor
HAI BISOGNO?
ECCOMI!
di Francesco Casella
Il Sistema Preventivo è
basato sulla presenza
dell'educatore che
"previene" i passi falsi
dell 'educando mostrando
quelli utili
alla sua crescita...
Se si pensa ai primi incontri di
Don Bosco con i giovani si ha
un'idea concreta di ciò che
egli intendeva per prevenzione, e di
conseguenza se si vuole aiutare i
giovani, applicando il Sistema Pre-
ventivo, occone essere persone che
ci sono quando si ha bisogno di
loro, che vanno incontro al giovane
come un padre che lo perdona o una
mamma che lo ama, che guardano
negli occhi quando si parla con
loro, che non sono ciechi, sordi o
muti rispetto alla realtà, che tra-
smettono il messaggio di Gesù at-
traverso un cuore che si lascia com-
muovere, orecchi che ascoltano e
sanno capire, mani che affenano e
sostengono, piedi che si adattano al
passo del giovane. Il Sistema Pre-
ventivo, inteso come assistenza del
giovane in crescita, comprende
molto di più dell'educazione nel
senso comune. Vogliamo aiutare il
giovane a riconoscere e realizzare il
senso della propria vita, così che sia
capace di accettare la propria vita
come vocazione. Don Bosco ci ha
dimostrato che è possibile rispettare
ogni persona ed è doveroso proteg-
gerne la dignità.
SAPER PROGETTARE
Connesso alla varietà di richieste
da parte dei giovani, au11_1enta anche
GENNAIO 2003 BS
Occorre esserci quando hanno bisogno di noi...
(Foto: Il coadiutore salesiano Comino tra i piccoli profughi di Khartoum)
il numero dei progetti teorici. Un
elemento fondamentale dei progetti
.per coloro che si ispirano al model-
lo educativo "boschiano" deve esse-
re quello di pone al centro dell'at-
tenzione innanzitutto il giovane. Per
. gli educatori sono essenziali la ca-
pacità di sviluppare fino in fondo il
ruolo professionale richiesto, di
sfruttare le proprie esperienze anche
contraddittorie, di sopportare ten-
sioni e contraddizioni.
Accanto alla necessaria riflessio-
ne critica da parte degli educatori
sulla propria motivazione ad agire
nel campo pedagogico, assistenziale
e sociale, una prassi basata sul van-
gelo (Religione) richiede il confron-
to con la problematica umana. Cri-
sto non fece processi sommari, ma
dedicò del tempo alle persone e tra-
smise loro la sua benevolenza e
compassione. Se vogliamo capire i
giovani d'oggi dobbiamo accettare
il confronto dialettico con il loro
mondo e sicuramente questo ci stan-
cherà, e talvolta ridurrà al limite le
nostre forze, come successe a Don
Bosco. E proprio allora dimostrere-
mo se viviamo intimamente lo spiri-
to salesiano1.
ANCHE IL PAPA
Nell'omelia di Tor Vergata durante
la XV Giornata mondiale della Gio-
ventù, il Papa, rivolgendosi ai giova-
ni li ha esortati, non solo a sviluppa-

4.9 Page 39

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Casella sul Sistema Preventivo di Don Bosco.
re la loro fede, ma anche a darne una
concreta testimonianza nella pratica
quotidiana, e ad impegnarsi per la
vera liberazione dell'uomo. «Carissi-
mi giovani, in questi nobili compiti
non siete soli. Con voi ci sono le vo-
stre famiglie, ci sono le vostre comu-
nità, ci sono i vostri sacerdoti ed
educatori . .. ». Poi si fa la domanda
se sia difficile nel 2000 credere. «Sì!
È difficile», risponde, ma poi ag-
giunge che con l'aiuto della grazia è
possibile. E annunciando la conse-
gna del Vangelo che è la Parola di
Gesù dice: «Se l'ascolterete nel si-
lenzio, nella preghiera, facendovi
aiutare a comprenderla per la vostra
vita dal consiglio saggio dei vostri
sacerdoti ed educatori, allora incon-
trerete Cristo e lo seguirete, impe-
gnando giorno dopo giorno la vita
per lui!». E proseguendo sottolineerà
con forza: «E Lui che vi provoca con
quella sete di radicalità che non vi
permette di adattarvi al compromes-
so; è Lui che vi spinge a deporre le
maschere che rendono falsa la vita; è
Lui che vi legge nel cuore le decisio-
ni più vere che altri vorrebbero
soffocare».
Giovanni Paolo II concluderà il
pensiero dicendo: «Carissimi giova-
ni, in questi nobili compiti non siete
soli. Con voi ci sono le vostre fami-
glie, le vostre comunità, i vostri sa-
cerdoti ed educatori, ci sono tanti di
voi che nel nascondimento non si
stancano di amare Cristo e di crede-
re in Lui. Sono tanti che come voi
lottano e con la grazia del Signore
vincono! ... Cari amici, vedo in voi
le "sentinelle del mattino" (cfr. Is
21,11-12) in quest'alba del terzo
millennio. Nel corso del secolo che
muore, giovani come voi venivano
convocati in adunate oceaniche per
imparare ad odiare, venivano man-
dati a combattere gli uni contro gli
altri. I diversi messianismi secola-
rizzati, che hanno tentato di sostitui-
re la speranza cristiana, si sono poi
rivelati veri e propri inferni. Oggi
siete qui convenuti per affermare
che nel nuovo secolo voi non vi
presterete ad essere strumenti di
violenza e di distruzione; difendere-
te la pace, pagando anche di perso-
na, se necessario. Voi non vi rasse-
gnerete a un mondo in cui altri esse-
ri umani muoiono di fame, restano
analfabeti, mancano di lavoro. Voi
difenderete la vita in ogni momento
del suo sviluppo terreno, vi sforze-
rete con ogni vostra energia di ren-
dere questa terra sempre più abitabi-
le per tutti»2.
IA Tor Vergata nel 2000 il Papa
esortò i giovani ad ascoltare e
a farsi aiutare a comprendere
la Parola... (Foto: giovani del MGS
in ascolto a S. Maria Maggiore,
fine maggio 2002)
LE MOLTE ACCEZIONI
DEL PREVENIRE
«Dalla considerazione dei "giova-
ni più poveri" e "più pericolanti"
[Don Bosco passa] ben presto alla
constatazione e alla persuasione che
tutti i giovani in quanto tali, non
adulti, non autonomi, dipendenti, in
certo senso "in balia" della società
(o privi della società civile, i "sel-
vaggi"), sono in qualche modo po-
tenzialmente "abbandonati" e " pe-
ricolanti", perché dovunque, a co-
minciare dall'ambiente teoricamen-
te pi:ù affidabile, che è la famiglia,
esposti a manipolazioni, trascura-
tezza, abbandono, indisponibilità fi-
sica o morale, insufficienze. Per
tutti, perciò, in diverse misure edu-
care potrà significare prevenire, in
tutte le possibili accezioni; e preve-
nire potrà a sua volta significare re-
cuperare, ricostruire, rieducare, cor-
reggere e addirittura "reprimere", se
ciò si rivelasse terapeuticamente
produttivo. Se il chicco di grano
non muore ... »3.
Le grandi decisioni nascono dall'ascolto...
(F<?to: giovani al Centro di spiritualità di S. Biagio - Subbiaco)
1 Jean-Paul MULLER, Il Sistema preventivo e
l' orientamento a Cristo, in Gesù Cristo. Atti
della XIX Settimana di Spiritualità della Fami-
glia Salesiana. Roma, 1997, pp. 299-314.
2 GIOVANNI P AOLO II , XV Giornata mondiale
per la Gioventù. Roma, 19 agosto 2000.
3 P. BRAIDO, "Poveri e abbandonati, perico-
lanti e pericolosi", p. 236.
BS GENNAIO 2003

4.10 Page 40

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Altro motivo di dibattito: l'arte del Novecento
ANCHE L1ARTE
HA TRADITO...
di Severino Cagnin
I Arturo Martini, Figliol prodigo,
Acqui Terme, Fondazione
Ottolenghi.
I 1 problema nasce dal dibattito se
l'arte del Novecento, staccatasi
dalle form e e soggetti tradizio-
nali, ignori il f enomeno religioso.
Oggi l'arte preferisce la natura, la
tecnica, il nudo,. l 'indagine psicolo-
gica spesso distorta, il dramma con-
fuso e depressivo. Ciò è confermato
da scelte editoriali, mostre, rasse-
gne e dai manuali scolastici. Eppu-
re... non si apre un volume fino alla
fine dell'Ottocento senza trovare
continue e meravigliose figure di
Madonne e Santi che ognuno è invi-
tato a gustare cogli occhi e col
cuore, indipendentemente dalle pro-
prie convinzioni e pratiche religio-
se. Dopo il passaggio all'arte con-
temporanea, sembra proprio che il
mondo sia cambiato: i linguaggi di-
ventano diversi e i soggetti più vari
e individuali: dal comunicare qual-
cosa di reale si passa al soggettivo,
all'incertezza e, spesso, al nulla.
L'ARCHITETTURA PER ES.
Ma non è così. Analizziamo il set-
tore dell'architettura. Nessuno può
negare che gli edifici sacri di Le
Corbusier (Cappella di Notre Dame
GENNAIO 2003 BS
Così ci ha fatto credere
una politica culturale
tendenziosa. Non è vero.
Qui lo si dimostra circa
la scultura della prima
metà del secolo. La
tematica religiosa,
infatti, fa parte
necessariamente di ogni
autentica ricerca e
comunzcazwne umana.
Chiediamolo ad Arturo
Martini, Moore, Lucio
Fontana, Manzù,
Messina e altri.
Henry Moore, Madonna and Child,
chiesa di St. Mattew, Northampton.
du Haut, Convento S. 1e Marie-de-la-
Tourette) respirino dall'ambiente na-
turale un'elevazione al divino, come
le cattedrali gotiche; è così per
l'americano Wright (la chiesa
ascensionale di Madison), per il fin-
landese Aalto con i suoi slanci di
luce verso il cielo, per le articola-
zioni armoniche di Pier Lui-
gi Nervi, e per il Michelucci della
chiesa dell 'autostrada a Firenze, mo-
mento di sosta e meditazione nella
corsa quotidiana, o per Gaudì con il
suo funambolistico balzo in alto, fan-
tasiosamente barocco.
Si vuole, però, in questo DIBAT-
TITO proporre un richiamo e una
interpretazione religiosa di grande
valore spirituale al settore della
scultura della prima metà del Nove-
cento, che - non lo si deve dimenti-
care - è stata squarciata da due
guerre mondiali e da fenomeni sto-
rici come Auschwitz e Hiroshima.
Mi ha sollecitato questa ricerca la
recente mostra di Acqui Terme sulla
lingua viva della scultura del nostro
tempo. Sono esposte opere di 65 ar-
tisti, di notevole valore per le ricer-
che sul linguaggio che non deve es-
sere imitativo e riproduttivo della
realtà, ma espressivo di una sua in-
terpretazione. L'opera più importan-
te era il gruppo Figliol prodi-
go (1931) di Arturo Martini, poco
visto perché proprietà di una fonda-
zione privata. Martini, artista trevi-
giano strano e originale, può essere
considerato il massimo sculture del
primo Novecento per il tentativo di
esprimere con il marmo e il bronzo
essenziali emozioni. E spesso lo fa,
affrontando appassionatamente il
soggetto religioso. In questo incon-
tro del figlio peccatore con il padre
misericordioso si può notare lo
slancio trattenuto delle braccia, le

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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che segnerebbe il distacco dalla religione.
- Francesco Messina, Crocifisso.
une timide e le altre vibranti nel-
l'abbraccio paterno; i volti concen-
trati rispettivamente sul perdono e
sulla gioia intensa. Così i piedi e le
mani, gli occhi e le labbra e tutta la
superficie, in modo che l'impatto
con la luce vivifichi la fredda mate-
ria nella vibrazione emotiva voluta.
Mi ha colpito l'affermazione di
Martini, conosciuto come irregolare e
straordinario: "Io sono un superbo: io
so di essere un artista fuori classe, ma
quando sento parlare di una mia scul-
tura una donna che ha l'anima pia e
innocente come questa suora, io mi
sento umile pur diventando miliarda-
rio di gioia". Altrove definì l'opera
quasi sacerdotale dell'artista: "L' ruti-
sta non ha che la funzione di purifica-
re una passione, distruggere la mate-
ria e portarla a Dio".
ALTRI GRANDI
Circa il confronto tra Madonna e
maternità è profonda l 'osservazione
del massimo scultore inglese Henry
Moore: "Cominciai a pensare a Ma-
donna e Bambino per St. Mattew,
considerando in qual modo una Ma-
donna differisce da una scultura che
rappresenti solamente madre e fi-
glio". La differenza gli appare nei
caratteri di "austerità, nobiltà e un
certo senso di grandeur (e di ierati-
co isolamento) che mancano nell 'i-
dea quotidiana di madre e fi-
glio." Un artista che si è espresso
con un linguaggio concreto e plasti-
camente vitale è Giacomo Manzù.
Non solo in statue, monumenti, al-
tari, ma nelle sue famose
porte di cattedrali, dalle
scene complesse e organi-
che sul tema di Dio, della
vita e della morte, della
pace e della solidarietà. Si
potrebbe vedere, nei gran-
di riquadri bronzei in San
Pietro a Roma, a Salisbur-
go e Rotterdam, una sto-
ria dell'uomo a confronto
con i comandamenti e col
Vangelo.
Qualche volta la gente
comune, o anche la critica
prevenuta, non sono state
capaci di leggere la fede
in alcuni artisti per la dif-
ficoltà di un linguaggio
diverso dal figurativo rea-
listico. Si vedano le figure
umane, scheletrite e allun-
gate in deformazioni sof-
ferenti di Giacometti, e si
leggano le sue righe sul-
l'uomo che è vuoto e di-
Giacomo Manzù, 4 formelle
in bronzo della porta di San Pietro.
sperato senza una fede.
Invece Francesco Messina, pm esprimono il bisogno. Si spiega a
composto e solare, è un siciliano volte con le loro esperienze negati-
che sente di più l'armonia greca. Al ve, come la guerra e l'umiliazione
contrario altri fanno pensare dura- dell'Olocausto negli stracci e chiodi
mente all'assenza di Dio e dei senti- di Burri e nelle membra orrende
menti umani, anche se, forse, ne dell'austriaco Egon Schiele, distrut-
to e impazzito in trincea. Ho di
fronte la Via Crucis di Lucio Fon-
tana, di cui si ricordano solo le sue
forme geometriche luminose, se-
gnate da elementi spaziali, alla ri-
cerca di ordine e proporzione. Ma si
vedano queste 15 stazioni del dolo-
re di Cristo e dell 'uomo, disfatto da
contrastanti violenze. Così il pro-
getto per la porta del Duomo di Mi-
lano e il Sacro Cuore della chiesa di
San Fedele, un impasto di divino e
umano, esplosivo sopra i limiti quo-
tidiani.
Perché non si è parlato anche di
questi artisti. Perché la scultura del
Novecento sembra solo celebrativa
o politica o commerciale? La rispo-
sta si rifà a motivi diversi, economi-
ci, di committenza, e soprattutto a
motivi ideologici che hanno condi-
zionato l'editoria, la scuola, i me-
dia. Sta a noi, singoli e istituzioni,
favorire la produzione di opere d'ar- .
I Lucio Fontana, Apparizione
del Sacro Cuore,
Chiesa di San Fedele, Milano.
te anche su questa tematica religiosa
che fa parte strutturale di ogni uomo
e artista.
O
BS GENNAIO 2003

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 95 9, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino; avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1 924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" .. . Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di ... o titoli, ecc. per
i fini istituzionali dell 'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fini istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Missioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. li testamento deve essere scritto per
intero di mano propria da l testatore.
INDffiIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via dell a Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.656 12678 -Fax 06.656 12679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Vi a Maria Ausiliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 01 1.5224247-8- Fax 011.522425 1
C.C.P. 28904100
GENNA IO 2003 BS
_ J I NOSTRI MORTI
BRUSA avv. Giuseppe Angelo,
exallievo,
t Torino, il 02/01 /2002 , a 87 anni
Frequentando da ragazzo l'oratorio Monte-
rosa di Torino prima e poi il Liceo Val-
salice, ha potuto conoscere ed amare Don
Bosco. Dopo la seconda guerra mondiale
militò attivamente nell'Azione Cattolica. Fu
poi eletto presidente nazionale e interna-
zionale della Gioventù Salesiana che allora
era riunita nelle famose "Compagnie". Ma
fu soprattutto nella sua professione di
avvocato , esercitata con competenza e
passione, dove poté dimostrare il su o affet-
to di exallievo salesiano sempre fedele alla
figura di Don Bosco e ai suoi insegnamen-
ti , dimostrando sempre un forte attacca-
mento all'opera salesiana. A un anno esat-
to di distanza dalla sua morte , il suo ricor-
do è ancora vivo e il suo esempio non
cessa di spronare quanti l'hanno conosciu-
to a una vita di onestà professionale e coe-
renza religiosa.
GIACONE sr. Luigia,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Termini lmerese (PA) , 1'8/01 /2002 ,
a 90 anni
Nacque in un famiglia ricca di valori umani ,
cristiani e salesiani. Il nonno era stato uno
dei ragazzi educati da Don Bosco, ed ebbe
dal Santo la profezia che non lui , ma altri
membri della sua famiglia avrebbero con -
sacrato la vita al Signore nel servizio ai
giovani più poveri. Suor Luigina fu tra que-
sti. Trascorse in Sicilia sessantanove dei
suoi settant' anni di vita religiosa . Inviata
come "missionaria", si distinse nel suo ser-
vizio di educatrice di scuola materna, diret-
trice , economa e portinaia per l'accoglien -
za umile e semplice, la bontà e la delica-
tezza di tratto. Cooperatori , exallieve, geni-
tori , giovani che per tanti anni l'hanno vista
sempre quale sentinella vigile e ospitale la
ricordano con affetto e gratitudine.
CANTÙ sac. Enrico, salesiano,
t Arese (Ml) , il 03/04/2001 , a 88 anni
Un grande salesiano ci ha lasciato, con un
corpo carico di anni, ma con un cuore e un
entusiasmo ancora giovanili. Dovunque
egli ha vissuto, ha lasciato segni indelebili
del suo passaggio, tanto che ad ogni
nuovo salesiano che si affacciava nei luo-
ghi dove don Enrico aveva "lavorato", veni-
va invariabilmente posta una domanda che
era quasi diventata di rito : "Lei ha cono-
sciuto don Enrico?", quasi a dire: "Abbiamo
appreso da lui chi è un salesiano, sappia-
mo come agisce , come prega , come
anima, come celebra , come confessa ,
come tratta con la gente ...". Insomma ,
vivere dov'era vissuto don Cantù costituiva
per chi ci capitava un impegno che richie-
deva tutte le capacità umane, morali e spi-
rituali per non tradire le aspettative della
gente, impressionata dall'esemplarità di chi
l'aveva preceduto. Una dedizione inimitabi-
le ha sempre profuso nel suo lavoro pasto-
rale , dovunque si trovasse , spendendosi
senza riguardi. Le testimonianze di ammi-
razione, di stima e di affetto non si conta-
no . Alla sua morte hanno espresso il loro
cordoglio il cardinale Martini e perfino lo
stesso Giovanni Paolo Il inviando la sua
benedizione apostolica.
ZUCCHELLA sr. Valentina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Torino, il 13/02/2002 , a 86 anni
Era inferma da diciotto anni. Dopo una vita
intensa e carica di respon sabilità - era
stata missionaria a Madrid (Spagna) , a
Monte Estoril (Portogallo) , a Porto Alegre
(Brasile) - era sopraggiunta improvvisa la
malattia, con la conseguente inazione e
l'impossibilità a comuni care: certamente,
nella logica della croce, la parte più fecon-
da della sua vita. Il carattere forte e da lei
riconosciuto tale - raccontano le sorelle
che sapeva chiedere perdono pubblica-
mente quando aveva sbagliato - , si era
stemperato, durante i lunghi anni di infer-
mità, in una dolce tenerezza e in un incan-
tevole sorriso col quale accoglieva ogni
persona, mentre l'assenza della parola era
compensata da piccoli gesti nei quali si
esprimevano la sua volontà di attenzione,
di relazione , di calore umano.
RIVA sr. An~ela,
Figlia di Mana Ausliatrice,
t Santo Domingo, il 17/01 /2002 , a 81 anni
Fin da ragazza fu membro dell'Azione Cat-
tolica che le offrì una solida formazione
religiosa e apostolica. Partì per le missioni
di Santo Domingo dove arrivò il 18 luglio
1948, lavorando in parecchie case e dedi-
candosi principalmente alla catechesi.
Lasciò scritto: "Ho trovato anche qui tante
difficoltà e tanto lavoro fra gente molto
povera, ma ho anche sperimentato la gioia
dell'accoglienza. Ho avuto la possibilità di
avvicinare tante persone, ragazzi, giovani
e adulti e ho potuto aiutarli nei loro bisogni
e nella loro formazione'.
CARRARO sac. Allegro, salesiano,
t Trieste , il 24/02/2002 , a 90 anni
Don Allegro era la foto vivente del suo no-
me .. . era "serenamente allegro". Tutti giu-
rano di non averlo mai visto "alterato", mai
scomposto , spazientito o trasandato. Ci
teneva alla compostezza della persona e
dei sentimenti: dignità e modestia le sue
caratteristiche , garbo e rispetto nel collo-
quio con chicchessia, stima delle idee
altrui. Un sacerdote buono, capace di ami-
cizie discrete e durature, pronto a socializ-
zare , aperto e disponibile nei confronti
dell e persone. Per molti anni fu delegato
degli exallievi , da loro benvoluto e ricerca-
to. S'interessava del loro lavoro, della fami-
glia, della salute del corpo e dello spirito.
Era facile avvicinarlo , confidarsi con lui ,
ri ceverne consigli saggi e discreti. È rim-
pianto da tutti.
Venuta la ser_a d_i .
quel giorno ~esu disse.
"P assia mo
all'altra riv a!"
(Mc. 4,35)

5.3 Page 43

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Savina Jemina
Gennaio
LUNARIO
A Capodanno , il Sole sorge alle
8.04 e tramonta alle 16.51; il 15,
alle 8.01 e alle 17.06. Luna nuova
il 2; luna Piena il 18.
LA FESTA
Il 17 gennaio, festa di sant'Anto-
nio abate, in molte chiese si bene-
dicono gli animali domestici , dei
quali l'eremita egiziano (IVN sec.)
è il protettore. Secondo la tradizio-
ne, il monaco avrebbe guarito un
maialino zoppo che poi lo avrebbe
seguito, diventando suo insepara-
bile compagno. Un'altra tradizione
narra che nel secolo IX le spoglie
dell'abate arrivarono a Motte-Saint-
Didier, in Francia, dove alcuni laici
curavano i malati di herpes zoster
("fuoco di sant'Antonio"); da quel
gruppo, nel 1297 nacque un ordi-
ne secondo la regola di sant'Ago-
stino, e uno dei privilegi fu di poter
allevare maiali per ricavarne il
grasso usato nella cura della
malattia. Così, il santo viene. raffi-
gurato con il porcellino, la campa-
nella e il tau, simbolo di ogni ere-
mita. Tra le feste in suo onore, a
Sutri (Viterbo) il 17 gennaio e la
domenica successiva si svolge la
"cavalleria", con cavalli riccamente
bardati, accompagnata da antiche
tradizioni, squisiti dolcetti e un bic-
ch iere di buon vino locale.
IL NUMERO
Per ind icare gennaio , spesso si
scrive il numero 1, primo segno
tracciato dall'uomo, una riga verti-
cale che rappresenta il Principio,
l'Assoluto , Dio. L'uno è alla base
di tutti gli altri numeri che non esi-
sterebbero senza un "inizio". Es-
sere il "numero uno" significa pri-
meggiare, non temere confronti ;
l'atleta che vince la medaglia d'o-
ro sale sul podio numero 1. Ma
non bisogna diventare il "pericolo
numero uno". L'uno è unità e
armonia (due cuori e una capan-
na-cantare a una voce), l'inizio di
una sequenza, una quantità mini-
ma (non avere una lira in tasca) ,
o un'azione simultanea (prendere
tutt'uno) . Segnala il passaggio
della corrente elettrica per far fun-
zionare molte apparecchiature : si
scrive come la "i", iniziale di "in"
(lo zero, "off", sta per assenza).
Nel linguaggio del computer, si
indica come 0001.
DIARIO DEL XX SECOLO
1° gennaio 1948: entra in vigore
la Costituzione italiana.
2 gennaio 1960: a Tortona ,
muore il "campionissimo" Fausto
Coppi.
·3 gennaio 1954: data ufficiale
della nascita della Tv in Italia.
7 gennaio 1989: muore l'impera-
tore del Giappone Hirohito.
15 gennaio 1913: a Nauen , vici-
no a Berlino , primo collegamento
senza fili con New York.
15 gennaio 1998: Giovanni Pao-
lo Il si reca per la prima volta in
Campidoglio.
16 gennaio 1969: a Praga , lo
studente Jan Palach si dà fuoco
per protesta contro l'invasione
sovietica .
17 gennaio 1991: inizia "Desert
Storm", l'intervento dell'Onu (con
gli Usa a capo di una coalizione
di altri 27 Paesi) contro l'Iraq.
21 gennaio 192 1: da una scis-
sione dal Partito socialista italia-
no, nasce il Partito comunista d'I-
talia.
21 gennaio 1924: a 54 anni ,
muore Vladimir llic Lenin.
24 gennaio 1920: a Parigi, muo-
re il pittore livornese Amedeo
Modigliani.
23 gennaio 1989: a 84 anni,
muore l'artista spagnolo Salvador
Dalì .
27 gennaio 1901 : a Milano ,
muore Giuseppe Verdi.
30 gennaio 1933: Adolf Hitler è
nominato Cancelliere.
30 gennaio 1948: a Nuova
Delhi , viene assassinato il
"mahatma" Gandhi.
LA LENTE
Ancora aria natalizia per i filatelici.
San Marino ha emesso uno splen-
dido foglietto con la scritta "C'è
Dio in ogni bambino che nasce".
Liechtenstein e Bahamas pro-
pongono francobolli che hanno
per soggetto la Natività; l'Austria ,
angeli che cantano il "Gloria". Tra
le emissioni italiane, il commemo-
rativo per il centenario della
nascita di don Gnocchi.
IL PENSIERO
Dirsi certi che tutto ciò che esiste
è frutto di un Nulla che si è mes-
so insieme obbedendo al Caso è
irragionevole, al limite dell'imbecil-
lità. (Indro Montane/li)
BS "GENNAIO 2003

5.4 Page 44

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PRIMA PAGINA 1
Giovanni Eriman
Come sei approdato alla
canzone di impegno religio-
so tu "uomo di mondo"?
UOMO
La risposta te la il nuovo
cd, " La perla preziosa",
perc hé un uomo di mondo
DI MONDO
onesto sente l'inquietudine
E D'IMPEGNO del cuore e finché non
trova qualcosa per cui
valga la pena di sprecare la
propria vita, non si dà
pace. Sant'Agostino era in-
quieto e ha trovato Dio,
san Pao lo era inquieto e ha
MARCELLO MARROCCHI, autore di canzoni
e musiche d'impegno cristiano, compositore
noto nel mondo della musica leggera.
trovato Dio; io, nella mia
Il suo ultimo cd canta le parabole
piccolezza ho scoperto che
l'un ico incontro che può
riempire è l' incontro con
Dio. Questa è II La perla
preziosa" ... Ascolta la
canzone con quel titolo,
e capirai .
del Vangelo ...
Già da picco lo scrive-
vo " lo sono un pecca-
tore che torna vicino
ai tuoi altari", però
non capivo ancora
bene il se nso del pec-
Per chi le scrivi? È una
cato e tutto iI contorno.
forma di "evangelizza-
Poi ho sfruttato i mi ei
zione", o vogliono solo
talenti per scrivere can-
essere belle canzoni?
zo ni più leggere che
Le ca nzoni le scrivo per
rend eva no so ldi .. . quel-
tutti. Ho partecipato a
le d' impegno reli gioso,
14 Sanremo, ho vi nto
ahimè, non rendono!
nel 1988 con "Perdere
Certo noi autori cri stiani
l'amore" cantata da
forse dovremmo esse re
Massimo Ranieri, che è
più aiutati. Ne varrebbe
stata definita un a delle
la pena no? Per fare le
più belle canzoni del
cose per bene ci vuo le
secolo XX. Nell e can-
purtroppo il vii denaro.
zoni c'è il cuo re di chi
.....
le scrive... chi scrive
lo ho co involto persone
importanti, Amedo Min-
contro Dio è perché il
ghi per II Un uomo venuto
suo cuore è contro
da lontano", Iva na Spa-
Dio . Se uno pensa che tutto quello che ha è un dono
gna per "Mamma Teresa"
di Dio, allora la ca nzone che scrive trasmette quello in mondovisione, Ranieri per" Il Figliol prodigo" can-
che ha nel cuore. Noi uomini a volte trasmettiamo le tata nell 'Au la Nervi ...
cose cattive. lo mi sforzo di trasmettere cose buone,
impegnate: temi co me le parabole, la lotta per la
vita, le riflessioni sulla Bibbia .. .
Puoi rivelarci perché canti tu stesso le tue canzoni?
M e le canto io perché... perché nessuno può deman-
dare ad altri la testimonianza dell a propria vita. E
Hai trovato difficoltà, quando ti sei dato a questo ge- perché spesso gli altri , i cantanti di successo, non ca-
nere?
piscono che si può ca ntare anc he senza pl atea,
Qualcuno sorrideva all'inizio... Però, se vedono in te senza l'occhio del grande frate ll o, del video ...
la convinzione di quello che fai ti rispettano . Questo
mi è capitato. Anche quelli che erano contro rispet-
tavano la mia fede, il mio impegno.
Quali progetti hai ancora in cantiere?
Sì, vorrei fare la vita dei sa nti di qu esto secolo: Com-
boni, Padre Pio, Madre Teresa, Giovanni Paolo Il,
Che genere di canzoni facevi prima di queste?
Escrivà, forse anche a Maria Coretti...
Ranieri ha cantato una mia canzone " Notte di
Natale" composta quando avevo appena 15 anni. Per saperne di più : 336/509 .12 3; 06/5 14.14.58
GENNAIO 2003 BS

5.5 Page 45

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PRIMA PAGINA 2
Mario di Genova
Ci sono andato con-
vinto di assistere a
un grande evento ,
con dentro una certa
curiosità, quella di consta-
tare di persona come
avrebbe retto il Papa : l'a-
vevo visto in TV prim a di
partire, e mi era sembrato
sempre più stanco e ca-
dente . Ero intimamente
convinto che Giovani Pao-
lo sarebbe venuto per dar-
ci l'addio definitivo. E for-
se, chissà ... Confesso che
per un mom ento mi è
balenato in mente che ci
avrebbe lasciato proprio a
Toronto . E sarebbe stato
un grande addio medi ati-
co - perdon ami , caro
Papa - da grande uomo
che i media li ha sempre
ri empiti della sua persona
e dei suoi insegnamenti.
Ma appena l'ho visto -
non ero troppo lontano
dal palco - mi ha scon-
volto . Due volte mi ha
sconvolto papa Woytjfa.
La prima volta a Roma
Tor Vergata: c'e ro, anche
, nell a notte dai due
milioni di fi ammell e. E
qui a Toronto, quando ci
esortò ad essere "sa le e
luce", ho pensato che era
sa le la sua parol a era luce
la sua persona . Era lui , il
vecchio Papa ca rico di
anni ma ancora giovane
nel cuore, iI più giova ne,
più giovane dei mi ei 23
anni , più giovane dei gio-
vani che avevo tutt' intor-
no. Mi ha sconvolto per-
ché le sentivo vere quell e
parol e, più vere di tutte le
altre udite nelle catechesi,
nell e eso rtaz io ni , nell e
prediche ... E sono bastate
a infi ammarmi in modo
tale che tutta la pioggia
ca nadese che mi è pene-
trata fino al midollo non è
MA L'ACQUA
NON HA
SPENTO
IL FUOCO
Sono stato a Toronto ... Voglio comunicare
qualche mia impressione, dopo mesi riuscita a spegnere il fuo-
da quell'avvenimento.
co che mi ha acceso quel
vecchio.
Dicono che il tempo
cancella le tracce di ogni
esperienza . A me non ha
cancellato nulla. Rivedo
la ragazza che mi è sve-
nuta tra le braccia per lo
stress e la stanchezza ma
non si è voluta allontana-
re da nemmeno se do-
vessi morire! E rivedo l' a-
mico un poco scettico,
anzi quasi del tutto, che
i
dopo la veglia sembrava
trasformato in un eh ieri-
·;-.;r chetto. E la più matta del
,~ ._--~- L._ ;-,,.,•?-
,
mio gruppo, una che pren-
~a::,:;:•~~-r'i':...· ti. -:: ~:"': ··· deva tutto a ridere e sem-
. ,1-1!',; p~;t}t~. ~~~tt bra~a -il _d,istillato _della su-
' , ,:;,,.. ~f,t::.:;'f! :·,.P,erf1_c1al 1ta.. . al ritorno da
,r !'o.· : . ~'{i.::' ·.•J orçmto aveva perso la
.,...?'t./.·,\\.~:. '-~-·,
p' q· (o· 1a.
11
L·d
1
1· a
ehe cos'ha1·7. 11 .
•,~. ;,~. ,-1~ Niénte!". "Ma dai! ".
·(
~'''~ ien te, ho detto, nien-
e t". Poi ho saputo che
•1ayeva- cominciato la batta-
gli.a presso i suoi, perché
voleva dare una sterzata
rad icale alla propria vita .
Eppure questo Papa non
ci rega la ca ramelle, Tut-
t'altro. Che sia proprio per
questo che nessuna acqua
riesce a spegnere iI fuoco
che ci ha messo dentro?
(NB. Abbiamo cambiato, per
desiderio de/l'autore, solo i
- - - =- - -- o.ami)
BS GENNAIO 2003

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
UN SUPER-
MIRACOLATO
Nell'agosto 1978 mi fu diagnosti-
cato un linfoma ghi ando lare .
Subi i tre inte rventi, ma la meta-
stasi non si fermò, e restai con la
prospettiva di quattro mesi di vita.
Feci voto alla Madonna Ausilia-
trice che sarei andato a Torino
per ringraziarla, se fossi guarito.
E gua ri i. Nel gennaio 1995 , mi
tornò un carcinoma maligno di 4
cm, non asportabile chiru rgica-
mente. All'ospedale Moli nette di
T orin o pregai di nuovo Maria
Ausiliatrice, e ottenni la guarigio-
ne completa. Dopo quel periodo
difficile ho continuato per 22 anni
ancora a svolgere in ospedale la
mia professione d'infermiere. Ora
sto benissimo, e mi ritengo un su-
pe rm iraco lato di Maria Aus i-
liatrice. Quale umile suo servo,
continuerò a ringraziarla per tutta
la vita.
Be/dì Oddone, Vespolate (NO)
PIÙ FORTI
DI QUALSIASI
SMACCO
Dopo quattro anni di matrimonio
siamo stati allietati dalla nascita
di Lisa. Desideravamo darle un
fratellino , e dopo altri quattro
anni si preannunciò un figlio .
Erava mo fel ici , ma la nostra
gioia durò poco, perché verso la
decima settimana la gravidanza
s'interruppe . L'anno success ivo,
rim as i nu ova mente inc in ta, e
sperai nuovamente nella mater-
n ità . Fu co m e un sog no che
svanì dopo qualche te mpo, con
una nuova inte rru zio ne de ll a
gravidanza. Cominciai a preoc-
cuparmi, e non capivo la causa
di questa disfu nzione : non
avevo sintomi negativi ed anche
dagli esami fatti risultavo fisica-
mente a posto. Mi rifugiavo nel-
l'affetto di mia f igl ia Lisa che
cresceva bene, ed era la nostra
gioia. Tentare un'altra gravidan-
za? Perché no? Usammo tutte
le precauzioni , ma anche que-
sta terza si interruppe sponta-
neame nte. In tanto la nost ra
bambina ci chiedeva insistente-
mente un fratell ino. Ponemmo
le nostre speranze in un quarto
tentativo. Il desiderio di un altro
fig lio diventava sempre più pre-
pote nte, ma p ri ma de ll ' A nno
Santo un'ennesima interruzione
frust i nostri desideri . Ri ma-
nemmo addolorati, scoraggiati e
rassegnati all'idea di non poter
avere più figli. Un nostro amico,
sacerdote, devoto di san
Domenico Savio , ci esortò a
non disperare e a pregare il pic-
colo santo delle mamme in diffi -
coltà. Ci diede un li bricino e l'a-
biti no che indossai subito. Nel
settemb re 2000 m'acco rsi di
aspettare un bambino. Per tutti i
mesi dell'attesa recitai con fede
la preg hi e ra de ll a ma mm a a
Do meni co Sav io. All 'inizio ci
furono ansie e trep idazioni. Mi
accompag soprattutto nei
primi tempi della gestazione, un
bravo ginecologo. Intrapresi una
vita di qu iete e di riposo, nutrita
di molta pregh iera. Il 4 gi ugno
2001 è venuta alla luce la mia
seconda bambina, bella e piena
di vital ità. Non ho dubbi che l'in-
tervento di Domenico Savio sia
stato decisivo. L'abbi amo chia-
mata Sara Maria Domenica. Ci
reche remo in pell egrinagg io a
Torino ai pied i dell' urn a del
santo porta ndog li la nost ra e
sua Sa ra Mari a Domeni ca per
ringraz ia rlo .
Edy e Maurizio Casasola,
Latisana (UD)
ERRORE
O PROTEZIONE?
Prima che mia moglie rimanes-
se incinta del nostro primogeni-
to, incontrammo un giorno un
amico insieme a un sacerdote
che non conoscevamo, da molti
co nsiderato un sant'uomo. Que-
;g ~urp~~;~~~o!~~n~~~c~~f~~
Savio agg iun gendo che era
protettore delle mamme in atte-
sa. Un paio di mesi dopo, mia
mog li e rim ase inci nta . Ma a
seguito de ll a prima ecografia
venne rilevata la presenza di un
fibroma uterino che sembrava
essere in posizione perico losa
per il proseguimento della gravi-
danza. Seguirono esami e visite
presso vari specialisti, e sembrò
allora che il fibroma, confermato
presente da tutti, fosse posizio-
nato in modo da non causare
danni al feto, anche se non si
poteva garantire nulla per il re-
sto della gravidan za. Pregammo
il picco lo santo c o co me ci
aveva con sigliato il sacerdote:
anche se la nostra non era ce rto
una gra n fede, eravamo però
assistiti dalle preghiere di amici
e frate lli. La gravidanza andò
bene. Il fibro ma pur ingranden-
dosi non causò conseg uenze, e
alla fi ne nacque Fabio. Quando
mia moglie, dopo tre anni, rima-
se nuovamente in cinta, la no-
stra preoccupazione riguardò di
nuovo la presenza del fibroma
che i medici alla fine della prima
gravidanza avevano consigliato
di non rimuove re. Ma co n sor-
presa da parte nostra, lo specia-
lista che la prima vol ta l'aveva
rilevato co n precisione, ci disse
c he in que l momento non ne
trovava più assolutamente trac-
cia attraverso l'ecografia, tanto
che, disse apertamente, non
poteva che essersi sbag liato ,
nel ri levarlo con la prima indagi-
ne. Anche la ginecologa che se-
guiva mia moglie confe rmò che
non c'era presenza del fibroma,
e che quindi in precedenza si era
t ratt at o evide nteme nte di un
errore. La situazione è stata poi
confe rmata anche dalle succes-
sive indagini. La gravidanza è
andata bene, ed è nata alla fine
Francesca. Noi non sappiamo
che cosa sia successo realmen-
te, però siamo certi che ci sia
stato in qualche modo un inter-
vento di san Domenico Savio,
secondo modi e tempi che a noi
sfuggono. Per questo aiuto; desi-
dero ringraziare p~bblicamente.
Nico Menozzi, Ferrara
••
,,
I
'
,SENTO LA
PRESENZA
DI DON BOSCO
Ho dov uto Jotta re cont ro due
specie di canc ro (un linfoma e
una forma di leucemia). Ma la
sofferenza è servita a dimostra-
re la presenza di Dio nella mia
vita. Vedo la mi'a strada illumi-
nata dalla luce divi na e dall'a-
more di tante persone che mi
stanno vicino. Ho avuto la possi-
biIità di usufrui re dell e c u re
migliori (chery,ioterapia, radiotera-
pia , irT)pia nto di midollo spi na-
le... ). E ve ro che il Signore non
mi h_a liberato__dalla sofferenza,
ma e ancor p1u vero che m1 ha
aiutato a v iverla con amore .
Sento in modo tutto particolare la
presenza di Don Bosco che con
la sua intercessione mi ottiene
fiducia e mi infonde la certezza
che tutto ciò che mi capita è per il
mio maggior bene.
Paolo Cesare Gomes,
Andrelandia (Brasile)
GENNAIO 2 003 BS
Mamma Margherita.
UNA FELICE
ATTESA
Quando ho scoperto di aspet-
tare il terzo figlio ero scon -
volta! Non perché fosse il
terzo figlio ma perché avevo
una paura folle di ripetere
l'esperienza di Maria Elena,
la secondogenita, nata dopo
sei mesi di letto, con tre mesi
di anticipo: pesava 950
grammi e ci sono voluti due
mesi e mezzo di preghiere e
incubatrice prima di portarla
a casa. Oggi è una bambina
sana e svelta ma il solo pen-
siero di riaffrontare tutte quel-
le paure mi bloccava, e non
riuscivo a essere felice di
questa nuova gravidanza. È
stato allora che, con mio ma-
rito Francesco , come già
avevamo fatto per Maria
Elena , abbiamo affidato
bambino e attesa a Don Bo-
sco e a mamma Margheri-
ta , chiedendo una gravidan-
za senza troppi problemi, e
la salute per il piccolo.
Simone è nato il 18/ 10/00 .
La gravidanza, dopo aver
fatto il cerchiaggio per pre-
cauzione , ha consentito a
me e al resto della famiglia
una vita quasi normale e una
felice attesa. Come secondo
nome Simone si chiama Gio-
vanni, come Don Bosco che
sono sicura continuerà ad
aiutarci per farlo diventare
un onesto cittad ino e un
buon cristiano. Infine, appe-
na ne avremo la possibilità,
tutta la famiglia sarà in visita
ai luoghi di Don Bosco, per
ringraziare di persona lui e
mamma Margherita dell'esito
di questa mia maternità.
Riva Antonella, Roma
Per la pubblicazione non si
tiene conto delle lettere non
firmate e s~nza r~capito. Su
richiesta si potra omettere
l'indicazione del nome.

5.7 Page 47

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redazionale
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Monsignor
FRANCESCO PANFILO
salesiano, bergamasco di
origine, ha compiuto i suoi studi
nelle Filippine dove è stato
direttore, consigliere ispettoriale,
maestro dei novizi, ispettore,
delegato di Papua Nuova
Guinea, nominato vescovo
di Alotau, nella stessa nazione.
Ci fornisce qualche dato della sua diocesi, monsignore?
Ha più di 200 mila abitanti, dei quali circa 45 mila sono cattolici, gli
altri cristiani. Un numero esiguo di abitanti professano ancora religioni
tribali. La mia diocesi è un po ' speciale, perché comprende 30 isole e
un numero molto maggiore di isolotti.
Dovunque si parla della bellezza di Papua Nuova Guinea...
È un paradiso. Fatto di natura incontaminata, di foreste vergini, aria e
acqua non inquinate... Beh, questa è la parte bella. Ma c'è anche la
parte "meno bella", un eufemismo per non dire brutta, ed è il fatto che
nelle città prospera la malavita. Purtroppo. E i giovani cascano facil-
mente nelle maglie della delinquenza. Spesso è proprio la scuola che
crea scompensi sociali così forti .
Pèrché? Sembra incredibile...
Perché è superselettiva. Dopo le elementari già il 50% degli studenti
viene eliminato e non continua a studiare. Solo una minima parte rie-
sce ad accedere all'università. Il resto della gioventù se non trova su-
bito un qualsiasi lavoro diventa facile preda del crimine organizzato.
Esistono bande pronte a delinquere...
E la soluzione secondo lei?
La soluzione esiste e ha due strade, quella della evangelizzazione e
quella dell'educazione. Perciò i salesiani trovano terreno adatto per
loro: tra i giovani pericolanti e pericolosi essi possono esercitare il
loro spirito sacerdotale evangelizzando e la professione di educatori
educando. Queste sono per me le chiavi di volta per risolvere i proble-
mi della nazione.
Sembrerebbe una cosa facile ...
Già, se la popolazione fosse più omogenea e... meno tribale. Ma non
è così. Si parlano circa 600 lingue - 43 solo nella mia diocesi - assai
diverse tra loro. Insomma non è tutto oro quello che luccica. Oltretutto
la mancanza di strutture, la complessa situazione sociale, le rivalità tri-
bali scoraggiano il turismo.. . Il che vuol dire che c'è da lavorare sodo. I
salesiani sono gli unici ad avere scuole non selettive. Ma tutto a loro
spese. Comunque siamo ottimisti.
ABDUL
È un bimbetto magro magro,
piccolo piccolo. Otto anni ap-
pena. Se gli chiedi da dove
viene non lo sa. È stato vendu-
to dai suoi per pochi soldi,
quando aveva 3 anni appena, a
un trafficante senza scrupoli
che a sua volta l'ha rivenduto
a peso d'oro al "mercato" di
Dhaka, destinato a diventare
fantino. Di dromedari natural-
mente non certo di cavalli. E
qui sta il marcio della faccen-
da. Il conducente di dromedari
non è indispensabile che sap-
pia guidarli, anzi è meglio di
no, così si spaventa di più e
urla a pieni polmoni il suo ter-
rore. Sì, perché il dromedario
corre solo se è terrorizzato e
pare che nulla lo terrorizzi di
più che le urla di un bambino
legato come una salame alla
sua groppa. Il terrore dell ' uno
alimenta il terrore dell'altro, e
più il piccolo urla più l' anima-
le corre veloce. Abdul ha
avuto un colpo di fortuna che
pochi hanno, ha trovato una
turista bianca, una donna im-
portante, cui non si poteva dire
di no, che l'ha salvato da una
vita d'inferno.
BS GENNAIO 2003

5.8 Page 48

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1TAXE PERçUE
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TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
MISSIONI
di Felice Molino
Lettera dal Kenia
ONLINE
di Giancarlo Manieri
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Un sarto da imbalsamare
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SFIDE ETICHE
di Gianni Russo
La grande luce
INSERTO CULTURA
di Natale Maffioli
Il Museo di Lisbona