Bollettino_Salesiano_200206

Bollettino_Salesiano_200206



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- TERZO MILLENNIO
di Pascual Ch6vez, IX successore di Don Bosco
NAVIGARE AL LARGO
ECCOMI A VOI
Ancora con l'atmosfera ricolma della gioia che scaturisce dalla
Risurrezione del Signore, ho il piacere di darvi un primo saluto
come nuovo Rettor Maggiore.
S ~r;a~
passati
114 anni dalla
morte di Don
Bosco e lun-
go questo
periodo otto
successori
hanno pro -
lungato la sua presen-
za di fondatore e padre . Ciascuno
di loro, in contesti storici , sociali ed
ecclesiali diversi , ha contribuito ad
arricchire l'unico carisma, svilup-
pandone e promuovendone le po -
tenzialità attraverso la personale
esperienza e sensibilità, e l'attento
magistero .
O Don Michele Rua si è caratteriz-
zato per la sua fedeltà a Don Bo-
sco e al carisma salesiano , e per
l'azione saggia e lungimirante . Ha
aperto ai salesiani il mondo, curan-
do in particolare le spedizioni mis-
sionarie . Paolo VI nel beatificarlo
affermò : "Egli ha fatto dell'esempio
del santo (Don Bosco) una scuola,
della sua Regola uno spirito , della
sua santità un modello [... ], ha
inaugurato una tradizione". Don
Paolo Albera si è preoccupato della
centralità della vita interiore , della
spiritualità dei salesiani , e del con-
solidamento della formazione . Don
Filippo Rinaldi ha spiccato per la
sua paternità e amorevolezza, tan -
to che si diceva di lui è in tutto
uguale a Don Bosco tranne la
voce. Ha avuto l'intuizione della lai-
cità consacrata ed è stato il fonda-
tore delle Volontarie di Don Bosco.
Don Pietro Ricaldone ha dato una
spinta determinante al consolida-
mento della congregazione , attra-
verso la sua riorganizzazione , la
promozione delle scuole professio-
nali e lo sviluppo della catechesi
con la fondazione dell'editrice Elle-
GIUGNO 2002 BS
dici ; ha cercato di definire una "dot-
trina salesiana". Da notare che il
suo mandato si svolse durante la
seconda guerra mondiale . A don
Renato Ziggiotti va attribuito il
rilancio della congregazione dopo il
conflitto , e la sua valorizzazione a
livello mondiale attraverso viaggi in
tutto il mondo salesiano. Don Luigi
Ricceri ha dovuto affrontare i tempi
difficili della crisi postconciliare (dal
1965 in poi); ha sottolineato l'im-
portanza del salesiano coadiutore e
della comunicazione sociale ; ha or-
ganizzato il Capitolo Generale Spe-
ciale, decisivo per l'aggiornamento
della congregazione ; ha, infine , de-
finito il profilo intellettuale del sale-
siano . Don Egidio Viganò fu un uo-
mo di grandi capacità, versato so-
prattutto nel campo teologico e spi-
rituale ; ha cercato di ridefinire il ca-
risma salesiano per adeguarlo ai
tempi nuovi ; ha partecipato al Con-
cilio Vaticano Il, a vari Sinodi e alle
grandi Conferenze Episcopali Lati-
noamericane ; ha lanciato il "Pro -
getto Africa" e consolidato la realtà
della Famiglia Salesiana. Don Juan
Vecchi , mio predecessore, ha sot-
tolineato la dimensione culturale
della formazione e accentuato il ca-
rattere educativo e pastorale del-
l'azione salesiana, lanciando l'idea
dell'aggiornamento del sistema pre-
ventivo . Ha sviluppato la "mentalità
di progetto", e dato impulso al lavo-
ro con i laici e alla Famiglia Sale-
siana.
O Ora eccomi qui , nono successo-
re di Don Bosco, minimo tra tanti,
impegnato a rendermi sempre più
simile a lui . Ho avuto la fortuna di
esser stato inviato a specializzarmi
in Sacra Scrittura. È stata una gra-
zia che mi ha giovato in passato e
mi servirà ancora di più nel presen-
.. . tempestività nel trovare le risposte ai bisogni dei giovani.

1.3 Page 3

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te, per la missione che sono stato
chiamato a svolgere: potenziare il
rinnovamento spirituale dei confra-
telli e la loro identità carismatica. In
tempi come questi , ciò che si chie-
de ai salesiani è una robusta e cre-
dibile testimonianza evangelica e un
nuovo modo di essere in mezzo ai
ragazz i, creando vere comunità
pastorali e offrendo proposte edu-
cative ed evangelizzatrici di qualità,
in modo che essi possano ritrovare
e sviluppare tutta la ricchezza di
valori che il Signore ha messo nei
loro cuori.
. .armonizzare sogni e speranze,
azioni e intenzioni.
Alla luce di queste considerazio-
ni, mi auguro che Dio sia per tutti e
sempre il centro da cui procedono
le ispirazioni più profonde e i dina-
mismi più vitali ; che le scelte perso-
nali e comunitarie abbiano in Lui la
sorgente e il riferimento . Fissiamo
insieme lo sguardo su Don Bosco
padre , maestro e modello, per
imparare alla sua scuola ad armo-
nizzare qualità e tendenze , sogni e
speranze, azioni e intenzioni ; a far
nostro il suo attaccamento ai valori
religiosi , il suo realismo nel lavoro ,
la sua tempestività nel trovare
risposte ai bisogni dei giovani , il
suo idealismo realistico e il suo
realismo ideale ; la grandezza delle
ideazioni e la concretezza delle
realizzazioni ; l'affettività intensissi-
ma e la paternità educativa ; e an-
cora l'i nstancabile dedizione per i
giovani e la convinzione di portare
avanti una missione straordina-
ria .. . Perché Don Bosco è stato un
grande: "un uomo profondamente
santo e un santo profondamente
uomo". Invito i lettori a conoscerlo ,
ad amarlo , a imitarlo, a diffonderne
il carisma.
Giugno 2002
Ann o CXXVI
Numero 6
In copertina:
I ca mpionati mondi ali
di ca lcio smuovono
interessi econom ici,
politici e d' immagine
inca lcol ab ili ... Eppu re
si continua a chiamarl o
"gioco", forse so lo perché
il pallone è "roton do"!
(Foto: Santo Cieco)
___r_
Soc1ETÀ
12 Conflitti dimenticati
Mensile di in formaz ione
e cu ltura religiosa ed ito
dal la Congregazione Sa lesiana
di San Giovann i Bosco
Direttore:
G IANCAR LO MAN IERI
di Silvano Stracca
- CAMPIONATI MONDIALI
14 Il pallone è rotondo
- VIAGGI
18 Kolkata delle emozioni
- ATTUALITÀ
20 Reportage da Termini
di Dalmazio Maggi
di Giancarlo Manieri
di Alfonso Alfano
INSERTO CULTURA
23 Il Museo Ayoreo
FMA
28 Casa mia
di Zanardini/Maffioli
Il
di Graziella Curti
RuBRICHE
2 ti Rettor Maggiore - 4 ti punto giovani - 6 Lettere a/ Direttore - 8 In Italia e ne/
Mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 Doctor f. -
30 Libri - 32 On Line - 34 Come Don Bosco - 36 Famiglia Salesiana - 37 Laetare et
benefacere - 38 Sistema Preventivo - 40 Anniversari - 42 I nostri morti - 43 ti mese -
44 Versiglia e Cara vario a fumetti - 46 I nostri santi - 47 In primo piano/ Focus
Redazione : Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori: Ernesto Gattoni - Giuseppina
Cudemo Graziella Curti - Carlo Di Cieco - Bruno Ferrere
Sergio Giordani - Cesare Lo Monaco
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante - Vito Orlando
Marianna Pacucci - Roberto Saccarello - Fabio Sandroni
Arnaldo Scag lioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano De Marie
Vincenzo Odorizzi - Guerino Pera - Pietro Scalabrino
Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e impaginazione: Pi er Bertene
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Edizione Cooperatori : Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma - Tel. (06) 44.60.945.
Registrazione : Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Giuseppe Corò (Roma)
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa : MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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Via della Pisana 1111 - 00163 Roma
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Fondazione DON BOSCO NEL MONDO
Ccb 3263/1 - INTESA Rete Cariplo,
Filiale Roma 12 - ABI 6070 - CAB 03212
Ccp 36885028- CF 97210180580
Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 53 edizioni ·e 24 lingue diverse. Raggiunge 128 Nazioni
in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Ita lia na
BS GIUGNO 2002

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di Carlo Di Cieco
SEMPRE PIÙ ••BAMBINI'
Non c'è più area umana dove i bambini non siano, volenti o no,
protagonisti: il mercato, il sesso, la malavita, la guerra, l'intifada ...
L e politiche prevalenti nel
mondo portano morte e
sofferenza a troppi bambini e
ragazzi . Le economie prevalenti nel
mondo comportano troppi solchi e
discriminazioni tra bambini e ragazzi
che sguazzano nel superfluo e
bambini che muoiono di fame ,
analfabeti, malcurati .
Dalle cineteche apprendiamo che
centinaia di bambini hanno lavorato
nudi nelle miniere di zolfo ai primi
del 1900. Una cond izione di
sfruttamento diffuso ancora in paesi
poveri del mondo.
O E agli inizi del XXI secolo si è
levata la denuncia internazionale
contro lo sfruttamento sessuale di
migliaia di bambini e bambine ridotti
a oggetto di piacere di allegri e
danarosi turisti. Nuova schiavitù .
Che le società siano pervenute
a un moto di indignazione collettiva
per i crimini verso l'infanzia è
davvero un passo avanti della
storia, ma insufficiente sul piano
dell'efficacia. L'indignazione è solo il
primo passo verso una società altra,
dove i bambini e le bambine siano
persone , a prescindere dal
portafoglio dei loro genitori , dal
colore della loro pelle, dalla salute o
dalla malattia, dall'istruzione o dalla
bellezza.
O Lo snodo di un diverso rapporto
tra società di adulti e i propri figli
passa, necessariamente , attraverso
una presa di coscienza del mondo
educativo . Non esiste credibilità
delle generazioni adulte davanti a~
giovani , se viene loro prospettato un
mondo non difficile da vivere , ma
tanto connivente e retorico con
l'ingiustizia dei forti . Perciò gli
educatori si dovrebbero schierare in
prima linea per un mondo a misura
dei più deboli e quindi anche dei
bambini e delle bambine .
O C'è un aspetto di Don Bosco
educatore di forte attualità in questo
contesto di frizione sociale dove gli
interessi dei forti ?tanno fagocitando
quelli dei deboli. E Don Bosco che
chiede agli imprenditori del suo
tempo di firmare contratti di lavoro
GIUGNO 2002 8S
per i giovani operai. Un contratto di
lavoro è ur:i contratto di garanzia e
non solo . E anche un contratto di
riconoscimento reciproco , un patto
che impedisce di ledere la dignità di
ciascuno. Firmare un contratto di
lavoro a dei giovani artigiani era una
novità assoluta per quel tempo che
vedeva le prime lotte operaie per
l'emancipazione e l'umanizzazione
del lavoro . Un successore di Don
Bosco, don Juan Vecchi , ha
riscoperto questa sensibilità sociale
del santo dei giovani , spostando
l'attenzione educativa sul fronte
degli sfruttamenti contemporanei. In
molti modi, don Vecchi ha
sollecitato ogni educatore a
scendere dall 'astratto , portando la
proposta educativa entro un
contesto reale della vita dei ragazzi
e ragazze oggi. Nella loro globalità
mondiale. Così , nel nuovo e ampio
orizzonte, riesce anche
l'educazione ordinaria. Se aiutati a
capire i meccanismi delle differenze
ingiuste , i giovani costruiranno
domani una società più solidale.
O Se in Palestina si è giunti a
costringere o convincere ragazzi e
ragazze a farsi kamikaze , a
uccidersi e uccidere nel mucchio,
significa che si è determinata una
degenerazione immane che tocca
tutti . Questi kamikaze non sono
marziani , ma frutto di un contesto di
anni e anni di violenze e umiliazioni.
I loro occhi hanno visto. Non si può
più educare, in alcuna parte del
mondo, senza puntare il dito contro
la violenza e l'ingiustizia che ruba la
fanciullezza a milioni di persone .
O senza spiegarsi e spiegare i
meccanismi che rendono incerta e
precaria la vita futura di tanti giovani
e vuote parole gli incoraggiamenti
dei padri verso i figli.
O C'è da chiedersi quali parole e
silenzi siano rimasti da dire con
efficacia ai giovani , in un mondo
dove si è giunti alla scelta estrema
di diventare kamikaze a 15 anni.
E perché le strategie politiche
degli statisti che governano il
mondo siano indifferenti a questi
scandali atroci.
O

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OL 7 OTTOBRE. Caro di-
rettore, le faccio notare una
coi ncidenza: 7 ottobre 157 1
attacco dell 'armata cristiana
contro l'armata musulmana a
Lepanto; 7 ottobre 200 l at-
tacco dell ' America cristi ana
contro l'Afghanistan musul-
mano ... Non le pare una cosa
strana o qualcosa di più che
una coincidenza questa batta-
gli a tra croce e mezzaluna?
Dario, Matera
Non lavori troppo di fantasia ,
signor Dario. lo continuo a
sperare che il 7 ottobre sia
scattata un 'azione globale
contro il terrorismo, non con-
tro una civiltà contro una
religione. Non voglio credere
nemmeno che sia uno scontro
del razionalismo occidentale
contro il fideismo orientale;
mi appaiono illazioni o esem-
plificazioni ridutti ve. La real-
è - come al solito - piiì
semplice e piiì complessa nel
medesimo tempo. Spiego /' ap-
parente contraddizione. È piiì
semplice perché si tratta,
come movente immediato, di
una guerra scattata per ri-
spondere a un gra vissimo at-
tentato che ha fatto migliaia
di morti: il più grave della
storia umana. Nello stesso
tempo è complessa perché le
radici, le scaturigini di questo
odio hanno componenti etni-
che, etiche, sociali e, f orse,
commerciali, politiche e mili-
tari . Non può essere, ad
esempio, che nascano anche
dalle grandi ingiustizie per-
petrate nel mondo dalla colo-
nizzazione , dalla spropositata
e incontro/lata depreda zione
delle risorse del pianeta , da l-
la pretesa di voler essere i
giudici globali solo perché si
è i più potenti, di volersi con-
siderare gli unici detentori
della libertà, i principali
estensori dei diritti umani , e
via discorrendo? Isaia la dice
chiara : "l a pace è frutto del-
la giustizia". Trovo attualis-
simo il vecchio prof eta , la sua
affermazione mi sembra la
sintesi e la chiave di tutto.
D' accordo con lei sulle cultu-
re e sul fatto che "ogni" per-
corso storico è irto di errori.
Secondo un' inte,pretazione che
appare magg ioritaria nel-
l'lslam , jihad è prima di ogni
altra cosa "sforzo sulla via di
Dio" e non è per niente volto
alla conquista di territori. Il
Corano evita la guerra e non
menziona mai "la guerra san-
ta" , anche se autorizza la
guerra contro chi li attacca
per il fatto che sono musulma-
ni. Nel caso specifico I' Ameri-
ca non ha attaccato I' Afg ha-
nistan in quanto musulmano.
/':"fRETI CONTRO. Caro
Litidirettore, nella mia scuo-
la il prof di religione, un sa-
cerdote, ce l' ha su col celiba-
to. Continua a ripetere che se-
condo lui i preti dovrebbero
sposars i [...] Dice che non ci
sono problemi perché anche
Pietro era sposato[ .. .]
Emi, Catania
La norma che prescrive il ce-
libato ai preti è stata scritta
verso il 305 d.C. Compare in-
fatti per la prima volta nel
Concilio di Elvira (Spagna ),
il cui canone 33 fa esplicito
divieto di matrimonio per i
"chierici" . Ma questo non si-
gnifica affatto che prima tutto
f osse permesso e che i preti
potessero sposarsi come tutti
gli altri . Ricordati che il di-
ritto viene sempre prima del-
la legge. Mi spiego : i romani,
geni del diritto, solo in un se-
condo tempo hanno avuto la inosservanze, ecc. ecc. questo
legge scritta (sulle famo se 12 è sempre capitato, e capiterà
ta vole) , ma quelle norm e ancora ... Comunque, se vuoi
erano già in vigore, pur senza fare un po' la cattiva puoi
essere ji"ssate sulla pietra ; e i chiedere al tuo prete:
popoli barbari addirittura Perché questo attacco al ce-
dopo secoli scrissero le leggi libato? Chi glielo ha chie-
che già osservavano da sem- sto? l o fa perché ha sba-
pre come patrimonio di- glialo vocazione? O lo fa
rittuale del clan, tramandato per in vidia degli sposati? O
oralmente. È accad uto così an- per attirarsi la simpatia dei
che per il celibato. È vero che ragazzi/e? O per una mal
la legge è postuma rispetto ai compresa modernità ?
tempi di Gesù e a quelli apo- E puoi ancora dirgli che il
stolici, ma è anche vero che consiglio evangelico di ri-
la prassi celibataria risale a nunciare al ma1rimonio per
quei rempi. la Chiesa primiti- il Regno dei cieli , fatto
va non aveva legg i scritte ma esplicitamente da Gesiì , re-
ordinamenti giuridici orali sta valido, perché non l'ha
molto chiari. Non sto a citarti mai smentito. E se il tuo
i tanti testi a supporto di prof l'ha scelto e poi ne
quanto scri vo . Se il tuo don parla contro cade sotto una
non ci crede, digli che sul sentenza severa di Gesiì:
problema che lo angustia c' è "Chi mette mano al/' aratro
uno studio del cardinale Stik- e poi volge indietro lo
ler, uno dei giuristi piiì noti e sguardo non è adatto per il
apprezzati non solo in Vatica- Regno dei cieli" .
no, che può trovare pe1fino in E digli anche che se la sua
intern et: http://www.pagine- vocazione è vera, dovrebbe
cattoliche.it/Stickler intro.htm. avere un cuore che non si
Gli studiosi fann o ""7-isalire la f erma a una donna, ma si
norma del celibato ad alcuni espande e sublima nel/' amo-
interventi di Gesiì , come quel- re vero e sacrificato che
lo dato in risposta ai discepoli comprende tutti coloro che
che gli chiedevano: "... Ab- gli sono stati affidati. Ancora
biamo abbandonato tutto ... Gesù, a chi gli diceva di fer-
Che cosa avremo in cam- marsi un po' per salutare la
bio?". Gesiì affe rm ò.: "Non madre e i famili ari che erano
c'è nessuno che abbia abban- venuti a trovarlo, rispose
donato casa , genitori ,.frarelli, "Chi è mia madre, chi sono i
moglie , figli per il Regno di mieifratelli ? Tutti quelli ché
Dio e non rice va molto di piiì. fann o la volontà di Dio!" .
in questo tempo e dopo la vita Ciao, piccola, vivi.felice.
eterna". Abbandonare moglie
1!J e f igli che vuol dire secondo
re? È anche vero che alle ori-
APOLINEA... Caro
gini c'erano generalm ente or- l.':3ct irettore, mi sem bra che
dina zioni sacerdotali di uomi- siamo giunti al capolinea, do-
ni "probati" (cosl si chiama- po le Twin Towers, la guerra
vano gli sposati). Ovviamente in Afghanistan , le stragi in
non c' era ancora l'uso di Medio Oriente, l'ebola e
mettere i ragazzetri nei semi- l'a ids in Africa, le guerre di
nari; si sceglieva da grandi religione in Indi a e Paki stan, i
(cosl f ecero gli apostoli) , e i milioni di bambini morti di
grandi erano già sposati. In fa me ogni giorno. .. Dio
quei rempi si metteva su casa do v'è, direttore, dov 'è?
molto presto. (E anche san
Pietro era sposato se è vero
Veronica, Firenze (e altri)
che aveva una suocera!) . Ma A vevo pensato a una risposta
a costoro veniva subito impo- articolata che ho cominciato
sta la rinun cia a ogni ulterio- piiì volte a stendere, ma non
re uso del matrimonio. E que- mi soddisfaceva e lasciavo
sta era una prassi consolida- sedimentare... poi un amico
ta . Che poi ci f ossero abusi e mi ha mandato - e non ditemi
GIUGNO 2002 BS

1.7 Page 7

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(4,c..
APPELLI
Sono un 'appassionata colle-
zionista di ricette culinarie
antiche e ricette riguardanti
le erbe. C.I. AE 7887287,
Fermo Posta - 35010 San
Pietro in Gu (PD).
Xenophi a studi o realizza
brani inediti , bas i mu sicali ,
colonne sonore d i ogni ge-
nere e per ogni occasione.
Paolo Del Prete, via
Trento 28 - 00043 Ciam-
pi no (RM).
Cerco immag inette e santi-
ni . Quartararo Silvana,
via Scarti , 2 - 72015 Fa-
sano (BR).
Cerco e scambio immag i-
nette sacre d i ogni ti po ed
epoca; ri sposta assicurata.
Cesarano Mario, via Mar-
coni, 33 - 80030 Mariglia-
nella (NA).
Mi chiamo Mari lena, 26
anni , cerco amiche/amici di
penna. Sono des iderosa di
corri spondere e realizzare
sim pati che amiciz ie. Ta-
rantino Ma rilena, via Si l-
vio Pellico, 95 - 73043
Copertino (LC).
Des idererei corri spondere
con ragazze che non hanno
paura di un paio d i stam-
pelle! Ho 36 anni . Stefa no
Romio, Via Ca ntarella,
45 - 36040 Brendola (VI).
Sono una ragazza di 23
an ni , mi piace la psicologia,
la natura, lo spo1t. Collezio-
no cartoline e francobolli.
Se pensate che l'amicizia
sia la cosa più bella, scri ve-
temi. Monica Debenedit-
tis, Via Balbi, 2 - 21050
Cuasso al Monte (VA).
Cerco per pass ione e per
studi o immaginette e santi-
ni. Chi può mi aiuti. Posso
contraccambiare. Alfredo
Riccò, Via Folloni, 7 -
42100 Reggio Emilia.
Artista, fo ndatore del Sur-
reastrattismo, des idera rice-
vere cartoline e lettere dal-
!'Italia e dal mondo. Ange-
lo Ermanno "Dialkan",
Via Roma, 25 - 85028
Rionero in Vulture (PT).
che non c'è la provvidenza -
la risposta al quesito della
tragedia americana , attraver-
so le parole di una nota scrit-
trice, Anne Graham. Mi ha
impressionato .
Ve la offro.
"lo credo che Dio sia
profondamente rattristato
da questa tragedia ,
proprio come lo siamo noi,
ma per anni noi gli abbiamo
detto di andarsene dalle
nostre scuole,
di andarsene dal nostro
govern o,
di andarsene dalle nostre vite.
Ed essendo Lui quel
gentiluomo che è,
io credo che egli giustamente
si sia fatto da parte.
Come possiamo aspettarci
che Dio ci dia la sua
benedizione e la sua
p rotez ione
se gli chiediamo: 'Lasciaci
soli '?
Penso sia cominciato quando
Made/in.e Murray O'Hare,
che è stata uccisa, e il suo
corpo è stato trovato di
recente,
ha protestato di non volere
alcuna preghiera nelle nostre
scuole.
E le abbiamo detto OK.
Poi qualcuno ha detto:
è meglio non leggere nelle
scuole la Bibbia che dice:
"Tu non ucciderai, non
ruberai ; ama il tuo prossimo
come te stesso" .
E gli abbiamo detto OK.
Poi il dott. B. Spok ha detto
che non dovremmo
sculacciare i nostri figli
quando si comportano male
perché potremmo deformare
la loro personalità
e danneggiare la loro
autostima
(il figlio del clott. Spok si è
suicidato) .
E gli abbiamo detto OK.
Non ci è stato possibile p~1b-
blicare tutte le lettere pe1ve-
nute in re daz ione. Ce ne
scusiamo . Provvederemo_ a
suo tempo alla pubblicazw-
ne o alla risposta personale.
Poi, qualcuno ha eletto che gli
insegnanti e i presidi
è meglio che non puniscano i
nostri figli quando si
comportano male;
anzi, nessuno tocchi uno
studente quando si comporta
male,
per non essere citati in
giudizio.
E gli abbiamo eletto OK.[. ..]
Poi qualcuno ha detto:
"Stampiamo foto graf ie di
donne nude
e chiamando tutto ciò
salutare apprezzamento
per la bellezza del corpo
femminile".
E noi gli abbicano detto OK.
E qualcun altro ha pubblicato
fotografie di bimbi nudi
e le ha rese disponibili in
Intern et.
E noi abbiamo detto OK: loro
hanno diritto alla loro libera
parola.
E poi l'industria del
divertimento ha detto:
Facciamo programmi TV e
film che promuovano
il blasfemo, la violenza, il
sesso i/lecito [. . .]
È solo divertimento , non ha
co ntro indi cazion i. ..
E gli abbiamo detto OK.
Ora ci chiediamo perché i
nostri figli non hanno
coscienza ?
Perché non distinguono il
giusto dallo sbagliato?
E perché non li disturba
uccidere i diversi,
i loro compagni di classe e
perfino se stessi? .
Se ci pensiamo a lungo e
intensamente
fo rse possiamo trovare una
sp iegazione.
lo penso che abbia molto da
fa re con
"Noi raccogliamo ciò che
abbiamo seminato".
"Caro Dio,
perché non hai salvato la
piccola uccisa nella sua
classe?
Distinti saluti. Uno studente
preoccupato".
Risposta:
"Caro studente preoccupato,
nelle scuole non mi è
permesso entrare.
Distinti saluti. Dio".
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail : biesse@sdb.org
BS GIUGNO 2002

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ONITALUl . _N_E_L_M_O_N_D__ O _ _ _ _ _ _ _ _ __
CALETA OLIVIA,
ARGENTINA
OSPEDALE
REGIONALE
PADRE TARDIVO
Più di 1200 persone all ' inau-
gurazione de l nu ovo ospeda le
di Caleta Olivia. Il sindaco
della città, José Manuel C6r-
doba, lo ha intito lato ufficial-
mente al padre Pedro Tardi-
vo. Il novantenne sales iano
che risiede nel Co llegio "San
José Obrero" è un benemeri to
tra la popo laz ione locale. Con
eroico disinteresse e impegno
totale ha dedicato le sue ener-
gie fisi che e spirituali ag li
ammalati , ass istendoli come
un padre, premuroso della lo-
ro salute fi sica e spirituale .
Egli è di ventato, secondo le
stesse parole de l sindaco, " il
modello di tanta gente" . Dal
1977 risiede a Caleta Oli via,
d i cui è diventato un ' istituzio-
ne. Don Pietro ha altri cinque
fratelli sales iani. Ecco un a
foto di fa mi g lia del lontano
196 1: tutti i frate li i con la
ROMA, ITALIA
LA "NUOVA"
PORTA SANTA
A Santa Mari a M aggiore il
maestro scultore professo r Lui-
gi Mattei g ià uni versalmente
noto per la scultura a gran-
dezza naturale dell 'Uomo del-
la Sindone, ha reali zzato la
Porta Santa dell a Basilica, a
ri cordo dell ' anno giubil are. È
in bronzo la monumentale por-
ta, a due ante, con se i panne lli
raffiguranti , i due centrali la
Madonna "odi gitri a", colei
cioè che indica la via (la sua
man o destra in fatti si leva a
indicare Gesù risorto che cam-
peggia nel panne llo alla sua
sini stra), e qu ell o di destra,
appunto, Ges ù/Vi a. Nei due
panne lli dell a parte superiore
sono rappresentati a sinistra
l' Annu nciaz ione e a destra la
Pentecoste. Negli altri due che
chiudono la paite bassa, il Con-
c iIio di Efeso a sinistra e il
Vaticano Il a destra. L'aitista è
stato già presentato dal BS ne l
numero del lugli o/agosto 1999
descri vendo l'Uomo della Sin-
done che, un anno dopo, è sta-
to messo in prima e qu arta di
copertin a del supplemento del
lug li o/agosto 2000.
GIUGNO 2002 BS
ROMA, ITALIA
UN MESSALINO ...
ARATE
Da un anno e mezzo la Locos
PRESS edita un prezioso sussi-
d io " messa medita zione" che
il tito lo illustra con chiarezza.
Si tratta di un auten ti co " mes-
salino mensile" in bross ura
che, o ltre all ' ord inari o della
messa e alle letture de l gior-
no, ospita spunti di rifless ione
e meditazione secondo il me-
todo della lectio divina. II
prezzo, davvero modico, ne fa
un magnifico sostegno spiri-
tu ale quotidiano, adatto per
tutti coloro che vog liono par-
tec ipare con fr utto all a litur-
g ia e pregare la messa per
prolunga rne gli effetti lungo
la giorn ata. Una seri e di pag i-
ne bianche poste all a fine per-
mettono di fi ssare alcuni spun-
ti personali.
Per saperne di piiì:
te/. 06.681.340.21.

1.9 Page 9

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redazionale
periori Maggiori de ll a con-
gregazione sales iana, da do n
Rua a do n Vecchi . I ritratti di
don Rua, don Albera, do n Ri-
naldi , do n Rica ldone, don
Ziggiotti e don Ricceri sono
stati dipinti dal sa lesiano arti-
sta don Gi lberto Giussani ,
l' im magine di don Viganò e
quella di don Vecchi , invece,
sono opera del noto maestro
Mario Bogani , divenuto per
certi versi un pitto re salesia-
NAVE, ITALIA
no, avendo affrescato la gran-
de chiesa dell ' Istituto sales ia-
no di Brescia, il santuario di
RICORDANDO
Don Bosco al Co ll e, e la stes-
DON VECCHI
sa cappella dell ' Istituto cli Na-
ve. Di Bogani e dei suoi a.f
Nell a ca a sales iana di Nave ji-eschi a Nave il BS ha parla-
(Brescia) , e precisamente nel to nel numero di maggio 2001
corrido io delle au le del centro a pag. 11, in occasione del
studi è esposta la serie dei Su- cinquantenario della chiesa .
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
LJUBLIANA,
SLOVENIA
CENTO ANNI
La Slovenia sales iana sta fe-
steggiando i suoi prim i 100
anni . I primi fig li di Don Bo-
sco, inviati dal beato don Rua
vi arri varo no il 23 novembre
1901. L'anno centenario è
stato aperto da don Luc Van
Looy , presenti anche gli arci-
vescovi Gashi di Bar e
Hocevar di Belgrado, oltre al-
1'abate Nadah in rappresen-
tanza dei religios i sloveni.
Una grande fo lla ha riempito
all ' inverosimile il santuario di
Maria Ausi li atri ce a Rakov-
ni k, ed è stato be ll o constata-
re che la maggior parte erano
giovani. Magnifica corona al-
la cerimonia è stato il grande
coro, composto da più di 300
elementi, fo rmato dai vari cori
delle opere sales iane dell a na-
zione uniti insieme: uno spet-
taco lo ind imenti cabil e sia per
gli occhi che per le orecchie,
ma forse, più di tutti per il
cuo re di ognuno dei parteci-
panti. Tanto più che Rakov-
nik è stata la prima casa sale-
siana dell a nazione. Venne
po i seq uestrata al tempo del
dom inio comuni sta e conse-
gnata a fa miglie di rom che
ne hanno fatto la dimora di
uomi ni e bestiame. Cad uto il
regime, dopo non poca fat ica,
la casa è stata ri scattata dai
salesiani, giusto in tempo per
celebrarvi il centenario! Una
nota cl i colore: a ciasc uno dei
partec ipanti è stata regalata
una sciarpa con i co lori della
bandiera naziona le; in certi
momenti è stato uno svento li o
com movente.
_""";'" I
i 'I',., .
A,
oL -
fi~~~~~ER~DINE DI J.ULTA
OI EMJSSIONE
Il
ANTICHI COSTUMI
DEL REGNO DI NAPOLI
Le poste dell'Ordine di Malta hanno emesso cin-
qu e originali francobolli appartenenti alla serie
tematica "Antichi costumi e tradizioni ". Le gouache
riprodotte nelle vignette presentano , in armonica
composizione , i costumi peculiari di diverse loca-
lità del Regno di Napoli.
Nella gouache "Provincia di Chieti Abruzzo Citra"
(5 tarì), a sinistra sono raffigurati costumi di Vasto
e di Pietra Ferrazzan a; al centro una coppia di
Fraime vezzeggia il figlioletto ; a destra alcuni abi-
tanti di Villabadessa nei loro costumi di foggia bal-
canica, La gouache "Provincia contado di Molise"
(16 tarì) s'incentra sulle due figure di danzatori di
S. Angelo Limosani ; ai lati suonatori di Civitavec-
chia e una donna e una bambina di Castelpizzuto.
Dell a "Provincia di Principato Ultra", la gouache
(39 tarì) presenta costumi di Raino , del Gallo di
Puzzillo , della Guardia di Cerreto , di S. Gregorio_
Nel dipinto "Provincia di Capitanata" (78 tarì) si
notano personaggi di Manfredonia, Sannicandro e
di Chieuti Albanesi, Il francobollo da 15 scudi , infi-
ne , mostra un "Torronaro con la festa di S. Gio-
vanni, in Napoli".
Per saperne di più: "Il' 0761/307.124
BS GIUGNO 2002

1.10 Page 10

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100annifa
Nel BS giugno 1902 troviamo, illustrato
dalla foto seguente, un lungo articolo sul
Cuore di Gesù, cui è dedicato il mese di giugno.
Ne riportiamo uno stralcio che ci sembra utile
e interessante.
IN ITALIA
NEL MONDO
AGNONE, ITALIA
MARIA
AUSILIATRICE
"RESTAURATA"
Un gruppo di infermiere di
Agnone (I serni a) ha voluto re-
staurare la statua della M adon-
na di Don Bosco che giu sto
50 anni fa , il 24 magg io del
1952, l 'onorevole Remo Sam-
martino avev a donato al loro
ospedale. L a statua 01111ai sco-
lorita dal tempo sembrava in-
vocasse un intervento dal suo
piedistall o nell a cappell a del
complesso ospedaliero. L a re-
stauratrice Rosina Maio l 'ha ri-
messa a nuovo, l 'ha resa splen-
dente, gioiosa, rega le nei suoi
luminos i colori , come la vole-
va D on Bosco. L 'arti sta narra
in una lettera all 'onorevole
donatore i suoi ri cordi durante
l 'esecuzione del ritocco, e i
sentimenti provati e ritrovati.
Commovente la descri zione di
un grave incidente stradale oc-
corsoie a Roma quando aveva
in grembo due gemelli, di co-
me in quei momenti avesse in-
vocato con insolito fervore la
M adre di Dio, e del ri sultato
fin ale della vicenda: la nascita
perfettamente in salute dei due
bimbi propri o, guard a caso, il
24 maggio, giorn o della festa
cieli ' A usiliatrice. Anche un do-
vere di riconoscenza dunque è
stato il suo impegno nel re-
stauro, non solo una commis-
sione ricev uta.
Nel Cuor di Gesù (s i pone) il simbolo, lo strumento
espressivo di un ' idea nobile e potentissim a, d ' un idea
nell a quale si fonda e si compendi a tutto quanto il cri -
stianes imo, l ' idea cioè dell 'amore. , noi tributiamo
al Cuor di Ges ù un culto affa tto spec iale, noi I ' adori a-
mo questo Di vin Cuore non già so lo nel senso in cui
adori amo[ ... ]il Corpo intero del Di vin Salvatore nel
Sacram ento dell ' Eucari sti a, ma l ' adoriam o in modo
speciale perché il Cuore di Gesù, oggetto visibile e
materi ale, si congiunge, fo rm a come una cosa sola
con un oggetto invisibil e ed immaterial e, sovranamente
ed efficacemente operatore qual è l ' amore; noi I' ado-
ri amo perché mezzo, strumento potentemente espres-
si vo di qualche cosa di spirituale in Gesù Cri sto ; l' A -
dori amo perché ci inv ita, ci trasc ina, direi, in modo
sensibile, parl ante ad una idea alti ss ima di religione;
l' adori amo in fine perché c' induce per sua natura a
form arci seguaci veri , generosi , pra ticanti del Di vin
Redentore. Di qui si comprende perché, se nuova è la
form a del culto del Cu or di Ges ù, antichi ss im a ne è
l'idea, l 'essenza. Esso nacque, è vero, come culto pub-
blico, da circa duecento anni; ma, come sapi entemente
osserva un illustre porporato: ( 1) " L ' albero da cui sboc-
ciò questo fior gentile e soavissimo, è antico quanto
Gesù Cristo medes imo; anzi , questo fiore stesso, da
cui spira tanta fragranza di Paradiso, non è che un vir-
gulto della vite vera che adombra coi suoi pampini e
rallegra coi suoi frutti il giardino eletto dell a Chiesa."
GIUGNO 2002 BS
SI TORNA
ALL'ANTICO .. .
IN FORMATO
TASCABILE
La fede s'impara "ascoltan-
do" (fides ex auditu) , ed è
vero , ma non è l'unica via.
Da sempre si fa catechesi
anche "vedendo". Che cosa
rappresentano se non que-
sto i tanti cicli pittorici che
impreziosiscono di capolavo-
ri d'arte chiese e cattedrali?
Un 'arte , quella sacra, non
fine a se stessa, ma con pre-
cisi scopi didattico/catechisti-
ci. La Chiesa è maestra di
"arte docente", di espressio-
ne visiva a scopo catechisti-
co . Ora il libretto, formato ta-
scabile , di monsignor Pietro
Principe ripropone , attraver-
so immagini reperite dall'im-
menso repertorio d'arte sa-
cra, il cammino del Catechi-
smo della Chiesa Cattolica:
la fede è; la fede dà; la fede
chiede ; la fede prega. Il cri-
stianesimo è tutto qui. Le il-
lustrazioni aiutano ad appro-
fondire a livello culturale e
teologico , ma anche emo-
zionale , le verità annunciate
telegraficamente .
Monsignor Principe illustra
anche alcune delle più belle
preghiere e canti della tradi-
zione cattolica.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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OSSERVATORIO
Adriano Gelmini
E' facile , percorrendo
le strade di campa-
gna, trovarsi di fron-
te ad una distesa rossa di
papaveri . È il fiore che
annuncia l'estate. Tra le
umili erbe dei prati o nei
campi gialli di frumento si
alza vivace, sicuro di sé ,
gloria dei campi: fa sfoggio
della sua bellezza chiasso-
sa ma fragile . Presenta una
corolla di 4 petali sericei ,
scarlatti , che "quando ap-
passiscono assumono una
colorazione bluastra e si ri-
ducono a niente, come un
ricordo che si perde nel nul-
la " (G . Magrini) . Al centro
del fiore , alla base dei pe-
tali , c'è una macchia oscu-
ra nera. Secondo una leg-
genda è l'impronta lasciata
dal diavolo a cui il Signore,
soddisfatto di avere creato
il papavero, aveva permes-
so di toccarlo . Ovale, pelo-
so , pendulo il bocciolo ,
degno di interesse il frutto:
una capsula rotonda (treto) ,
che termina in alto con
una piccola torre circolare,
dseami ci urienfinifoersmtriin. i cadranno i
IL
ingenui cittadini della città
nemica. Questi raccolse
tutte le informazioni e le
inviò con un messo al pa-
dre. Tarquinio come rispo-
sta decapitò con un basto-
ne tutti i papaveri che era-
no nel prato : "Riferisci a
mio figlio quello che hai vi-
sto"... Era sfruttato dall 'uo-
mo dell'età della pietra co-
me alimento, e lo è tuttora
nei Paesi dell'Europa cen -
trale per dar sapore al pa-
ne, alle torte : in Alto Adige
e Trentino nella confezio-
ne di dolci tipici locali. Gli
egizi lo usavano per com -
battere il dolore. Morfea è
spesso rappresentato con
un papavero in mano. Ghir-
lande di papaveri venivano
poste vicino alle mummie
delle giovani principesse:
augurio di un sereno son-
no. I cretesi se ne serviva-
no contro l'insonnia. Pro-
prio a Creta fu rinvenuta
la statuetta della dea dei
papaveri .
fr.t.A -.r.f.t-.A .1Wl_·=l-l-E==~R:__O==----------.-==~-,
Nella cultura greco-romana era il fiore di
lpno, dio greco del sonno, di suo figlio Morfea, dio
dei sogni e della personificazione della notte.
Michelangelo ai piedi della scultura che rappresen-
ta la notte, pone un fascio di papaveri (Sagrestia di
S. Lorenzo - Firenze) . Ovidio (Metamorfosi 11 ,
592) fa trovare all'ingresso della caverna della Reg-
gia del Sonno insieme ad altre erbe un manto di
rigogliosi papaveri. Nelle cattedrali medioevali tro-
viamo spesso scolpito il papavero, considerato un
simbolo del sacrificio di Cristo. Il fiore che insangui-
na i campi di grano e le prode dei sentieri non
poteva non evocare tra i cristiani la carne straziata
del Signore, il suo cuore trafitto .
Nel linguaggio popolare al papavero si asso-
cia l'idea dei potenti , gli "alti papaveri" della politi-
ca della finanza ... Una canzone popolare ne dà ri-
scontro: "Lo sai che i papaveri sono alti alti alti.. .".
Pare che la spiegazione risalga a una leggenda
che riguarda il re di Roma Tarquinio il Superbo che,
non riuscendo a prendere la Gabi, finse di cacciar
via dal la città il figlio che fu accolto e ospitato dagli
BS GIUGNO 2002

2.2 Page 12

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Quel che mostrano media non è tutta la verità: i conflitti
CONFLITTI
DIMENTICATI
di Silvano Stracca
Il mostro della guerra
si aggira dovunque.. .
Ordigni sempre più micidiali
seminano terrore e morte nel mondo.
Mai come quest'anno
sono state avanzate
tante candidature
per il premio Nobel
per la Pace. Segno che
nel mondo non c'è solo
la martoriata Palestina,
o l'Afghanistan,
o la Cecenia,
o il Kosovo...
I n ogni angolo del mondo c'è
sempre qualcuno che imbraccia
un fucile e spara per difendere i
propri diritti, il proprio territorio, la
casa, la famjglia. "E la colpa di non
so di chi", cantava amaramente Lu-
cio Dalla anni fa. Ma quante sono le
guerre nel pianeta? Tantissime e la
maggior parte si consumano tra l'in-
differenza generale.
GIUGNO 2002 BS
GLI ALTRI CONFLITTI
Come nella Papuasia Occidenta-
le, dove dal 1977 le truppe speciali
indonesiane massacrano i separatisti
che si oppongono all 'annessione a
Giakarta. Nello Sri Lanka, dal 1983
la minoranza Tamil (indu) ha inizia-
to la lotta armata per l'indipenden-
za contro la maggioranza cingalese
(buddista) . Un conflitto che ha pro-
vocato oltre 70 mila morti e 800
mila profughi, tutti Tamil. Il simbo-
lo delle guerre civili sudamericane è
la Colombia insanguinata da più di
30 anni dagli scontri tra l'esercito,
gruppi paramilitari legati ai narco-
trafficanti e guerriglieri marxisti.
Massacri e violenze sulla popolazio-
ne civile hanno fatto più di 35 mila
vittime negli ultimi dieci anni, e
spinto oltre un milione di colombia-
ni a emigrare. Una delle ultime vit-
time è stato l'arcivescovo di Calì,
Isaias Duarte, assassinato la sera del
16 marzo dopo aver benedetto le
nozze di un centinajo di coppie po-
vere, colpevole solo - come monsi-
gnor Girardi in Guatemala, il cardi-
nale Posadas Ocampo in Messico,
Oscar Romero in Salvador - d ' aver
riaffermato di fro nte alle opposte
L'Africa è tutta una polveriera.

2.3 Page 13

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nel mondo sono molti di più.
violenze che l' uomo è la via della
Chiesa.
L'Africa è il teatro di mille con-
flitti ignorati dalle istituzioni , dai
media e dall 'opinione pubblica. An-
gola, Sierra Leone, Liberia, Con-
go , Sudan, Ruanda , Burundi , So-
malia, Eritrea ecc. sono alcuni de-
gli stati mess i in ginocchio dalle lot-
te etniche. Dal 1993 le vittime della
"guerra nascosta" in Burundi sono
state più di 300 mila su 6 milioni di
abitanti , con una maggioranza
" hutu " dell '85% ma il potere è con-
centrato nelle mani dei "tutsi" che
rappresentano il 14% della popola-
zione. In Sierra Leone la posta in
gioco è il controll o delle miniere di
diamanti, che ha già fatto 100 mila
morti e 2 milioni e mezzo di rifugia-
ti . Anche la Repubblica Democrati-
ca del Congo è sconvolta dalla vio-
lenza dal '97. Una "guerra mondiale
africana", com stata definita, vede
combatters i sul territorio congo lese
gli eserciti regolari di ben sei paesi
per il possesso dei giacimenti di
diamanti e di oro. Almeno 350 mila
i cad uti che salgono a 2 milioni e
mezzo con i morti per le carestie e
le malattie causate dal conflitto. La
In Cecenia non si placa
la violenza.
Sono davvero troppi i conflitti
dimenticati.
Somalia, dopo decenni di guerre tri-
bali , è diventata terra di nessuno .
Persino I'On u ha abbandonato il
paese al suo tragico destino nel ' 94.
Il territorio somalo è diviso tra le fa-
zioni contrapposte. Adesso quel de-
serto , geografico e politico, riemer-
ge dal! ' oblio come possibile rifugio
dei seguaci di Bin Laden. Così il
Corno d 'Africa è entrato nella map-
pa della guerra al terrorismo.
DATI DA BRIVIDO
A lungo potrebbe proseguire l'e-
lencazione dei "conflitti dimentica-
ti", in corso da ann i o decenni, con-
tinente per continente. Inclusa la
vecchia Europa dei risorgenti nazio-
nalismi e dei perenni foco lai di odio
in Irlanda del Nord, nel Paese Ba-
sco, in Macedonia, ecc. Pochi dati
sono sufficienti a sintetizzare la
realtà drammatica di un mondo che
dovrebbe essere in pace dalla fine
della II guen-a mondiale. Solamente
negli anni ' 90 si sono registrate 56
gue1Te in 44 paesi. Il 90 per cento
delle guen-e dopo il 1945 ha avuto
luogo nei paesi poveri. A pagarne il
prezzo maggiore sono stati degli in-
nocenti: 2 milioni di bambini morti
dal '90 al 2000; 27 milioni di morti
tra i civili dal dopoguerra ai nostri
giorni (il 90% del totale delle vitti-
me) ; 35 milioni di rifugiati. Eppure
alla domanda "In quali paesi del
mondo si sono svolti conflitti aITnati
negli ultimi cinque anni?", meno di
un italiano su cento sa 1ispondere,
mentre un quarto della popolazione
confessa la propria ignoranza e il
60% ammette d 'essere scarsamente
informato sui grandi conflitti inter-
nazionali.
Fra le guerre in corso o terminate
nell'ultimo quinquennio, risultano
prevalentemente ricordati gli scontri
arabo/israeliani - tanto duraturi da
attraversare la memoria di intere ge-
nerazioni - e i confl itti che haimo
investito l'area dei Balcani e dell 'ex
Jugoslavia, coinvolgendo in azioni
di pace anche contingenti italiani.
Secondo l'indagine, solo un 6%
delle persone inteITogate associa ai
conflitti an11ati nel mondo la possi-
bilità, per alcuni paesi, di arricchirsi
sulle tragedie di interi popoli o di
singole etnie. Cause prevalentemen-
te politiche o etniche vengono asso-
ciate dalla magg ioranza degli itali a-
ni ai moventi dei conflitti succeduti-
si nei Balcani (61 %) e dei massacri
ruandesi (47%). Ma nel caso del
Ruanda il 27 per cento del campio-
ne non è in grado di fon11u lare, pro-
babilmente per un consistente defi-
cit informativo, possibili ragioni del
conflitto.
Il dito per questa disinfmmazione
viene puntato contro i media. In pri-
mis quelli radiotelevisivi che sono
la fonte d ' informazione per 6 italia-
ni su 10. L' inchiesta ha messo in
luce una sproporzione enorme tra le
notizie fornite in audi o e in video
sul conflitto in Kosovo , e le infor-
mazioni sugl i altri. Anche nell a
stampa quotidiana ci sono guerre di
serie A (Palestina e Kosovo) e guer-
re di serie B (tutte le altre). Può es-
sere confortante sapere che ben il
71 % degli intervistati vorrebbe dai
media un maggior approfondimento
sull e questioni mondiali. Ancora più
interessante un altro dato: il 70% del
campione ritiene che il ruolo della
comunità internazionale debba esse-
re quello della mediazione politica
preventiva e dell'adozione di solu-
zioni non violente. Solo il 10% con-
divide tesi militariste. Un ultimo
dato significativo emerge dalla ri-
cerca della Caritas. Gli italiani rico-
noscono, nella Chiesa cattolica (per
il 37%) e nell'Onu (per un altro
37%), le voci che più di tutte si le-
vano contro l'ingiustizia delle guer-
re. E quasi la metà dei nostri conn a-
zionali crede che missionari, preti,
suore e laici siano spesso uccisi in
paesi in guerra perché in prima
linea nel denunciare e nell ' opporsi
alle ingiustizie.
D
BS GIUGNO 2002

2.4 Page 14

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Sono in pieno svolgimento campionati mondiali di calcio 2002
IL..PALLONE
E ROTONDO
di Dalmazio Maggi
Il prestigioso trofeo dei campionati
mondiali.
E' ev idente a tutti quali siano i
criteri sottostanti a un certo
tipo di di sc ipline sportive,
come il ca lcio, dove il senso del
gioco e della festa scompaiono per
far posto all a furi a di vo ler preva le-
re con ogni mezzo. Si crea, quasi
senza volerlo un a mentalità che
vede l'altro come eterno concorren-
te e antagonista, qualsias i sia il con-
testo, famili are, professional e, so-
ciale, politico. Ovvio che diventa
diffic ile, per non dire imposs ibile,
credere alle belle parole di chi cerca
di dimostrare quanto possa fare lo
GIUGNO 2002 BS
Protagonisti non solo
i giocatori in campo,
ma anche allenatori
e tecnici in panchina,
e il pubblico sugli
spalti... Non volano solo
pedate, ma anche gesti,
parole - spesso irripetibili
- ed entrano in gioco
interessi altissimi. Forti
le emozioni. Tutto sotto
gli occhi di cronisti, TV,
moviola... Ma il pallone
è rotondo!
sport "agoni stico" per la pace, poi-
ché "gli sport competitivi, in primo
luogo, susc itano nei contendenti e
negli spettatori sen timenti competi-
tivi e aggressivi a live lli esplosivi.
E, secondari amente, ogni volta che
c'è un vinc itore, c i deve essere
anche un perdente; e la sconfitta ac-
cumula ne l giocatore più aggressi-
vità di quanta ne può avere scari cata
durante la partita o l'incontro" (Bet-
telheim).
QUALCOSA
NON QUADRA
Nella prefazione al volumetto
"Novantanove giochi cooperativi"
di Sigrid Loos, Daniele Novara
offre alcuni spunti di rifless ione sul
ca lcio "agoni stico". Riflettendo su
guanto capita ogni domenica dentro
e fu ori degli stadi , appare più chiaro
perché agoni smo e agoni a derivino
dall a stessa radice etimolog ica.
L'agone greco da luogo d ' incontro
(piazza) diventa lo stadio deputato
all a lotta e all a competizione. Il
caso del ca lcio è senz'altro fra i più
emblematici. È raro trovare una ri-
cerca, uno studi o o anche semplice-
mente un reportage giornali stico che
si preoccupino di ril evare se esista
una qu alche conness ione fra il parti-
colare tipo di gioco agoni stico e la
violenza negli stadi . Eppure non do-
vrebbe essere difficile cog liere que-
sto nesso quando la stessa di spos i-
zione dell e sq uad re in campo ricor-
da, senza tanti sottintesi, lo schiera-
mento militare prima della battag li a,
con ali , mezza li , difesa, aree de limi -
tate, ecc.; oppure qu ando il linguag-
gio stesso di te lecroni sti e giorn ali-
Giovanni Trapattoni , trainer
della Nazionale italiana.

2.5 Page 15

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I
· in Giappone e Corea.
. i--Miys_gi
Japan
i 1 Niigata
~Ibaraki
J c Saitama
J_fYokohama
:...____r-Shizuoka
C =---:---=--::---~I- -
-
Kobe
'----------Osaka
'----------------,Dita
I luoghi dove si svolgono le partite.
sti sportivi riechegg ia continuamen-
te la cronaca di uno scontro armato,
parl ando di ''.flle avversarie", borda-
te, cannonate, assalto e simili! Così,
a poco a poco la " battaglia" esce
dall 'ambito de ll e metafore e delle
simul azioni per trasferirsi su un pia-
no fattua le di scontro fi sico qual è
quello fra le bande di tifosi ultras.
"La partita di calc io , più di ogni
altro spettacolo sportivo, accentua
gli antagon ismi tra g li spettatori e
diventa una vera e propria guerra ri-
tuali zzata" (Bromberger). I tifosi
varcano il "confine" del simbolo e
sarà difficile farli retrocedere.
Non poche ricerche concludono
che questo sistema produce molte
più vittime che campioni . Per uno
che emerge, ce ne sono migliaia co-
stretti ne l gregarismo più umjliante,
" panchinari ", ri serve, eterni esclusi.
Tutto questo si ch iama in gergo "se-
lezione sportiva", che deve garanti-
re ai migliori di emergere, ottenere
risultati e produrre spettacolo. Il
prezzo d~ pagare è però decisamen-
te alto. E innegabile che la massa
dei " non/campioni " è sottoposta a
uno stress e a una costrizione psico-
logica sufficient i a produrre un alto
tasso di insicurezza, di frustrazione
e senso di esc lusione.
COSA FARE?
Troppo spesso in somma si dimen-
tica che il pallone è rotondo , che
l' imponderabil e è sempre dietro l'an-
go lo, che lo sport è un gioco, magari
un azzardo, e non può esistere una
pianificazione che porti automatica-
mente alla vittoria. Quando l ' uomo
organizza lo sport per il guadagno,
tende allo spettaco lo; quando in
funzione dei trofei , mira alla vitto-
ria; quando in funzione educativa,
pensa alla persona. Ecco il punto. Il
fatto che l'attività sportiva sia larga-
mente gradita , anche nei suoi aspetti
impegnativi e " costosi", fac ilita il
compito educativo. Per favorire un
cambiamento di mentalità e di com-
portamento, è necessario avere co-
me all enatori degli ed ucatori (a l/e-
ducatori secondo il termine coni ato
dalle Polisportive Giovanili Salesia-
ne); figure impegnate a coniugare
competenza tecnica e capacità edu-
cativa. A partire da quanto capita in
campo e fuori campo, senza la pre-
tesa di delineare in modo compiuto
itinerari veri e propri , è opportuno
evidenziare alcuni riferimenti utili
all a elaborazione di cammini di for-
mazione nelle diverse realtà ed uca-
tive, ]asciando che il pallone . .. con-
È importante educare alla vittoria
ma anche alla sconfitta.
tin ui ad essere com'è, rotondo ! Il
che vuol dire prima di tutto educare
alla competizione più che ali 'ago-
nismo, alla emulaz ione più che all a
rivalità, al rispetto del concorrente
non all 'aggress ività contro l'avver-
sario. E ancora, al ri spetto delle re-
gole, alla lea ltà, al! 'a utocontrollo ,
non alla legge del più forte; al gioco
di squadra non al protagoni smo in-
dividuale e a l gregarismo avvi lente.
In secondo luogo è urgente educare
alla vittoria , il che è forse più diffi -
cile di quanto si pensi. La vittoria
genera carichi di responsabilità che
spe so si riso lvono in esaltazione il-
lu soria o in rischioso logoramento
interiore. La ponderazione, il senso
del limite e della precarietà, la re la-
tivizzazione del successo sono at-
tegg iamenti che non s'improvvisa-
no. Ma è anche necessario educare
alla sconfitta , c ioè imparare a per-
dere senza cons iderarsi perdenti ; è
un traguardo amb ito da ogni proget-
to educativo: ne dipendono in larga
mi sura l'equilibrio emotivo e la te-
nuta di personalità. Ciascun uomo
conosce la frustra zione della scon-
fitta e la gelosia verso il vincitore.
Essa richiede, piuttosto, una sensibi-
lità basata sull 'assimilazione di va-
lori fondamenta li , coltivata attraver-
so un vero tirocinio ed ucativo, me-
diante dinamica di gruppo, revisione
di vita, ecc. L'opera educativa si gio-
ca sulle finalità degli educatori che
devono avere la chi ara percezione
del fine che intendono raggiungere,
poiché in quest 'arte i fini esercitano
una funzione determinante. "Anche
le prospettive più elevate e i mes-
saggi più nobili restano lettera mor-
ta se non trovano persone che, con
adeguata preparazione, nutrita di
esperienza e di sapienza, vero amo-
re, intensa dedizione e autentico spi-
rito di servizio, sapp iano tradurli in
pratica quotidiana di vita".
D
BS GIUGNO 2002

2.6 Page 16

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redazionale
TOLENTINO, ITALIA
LA RELIQUIA
RITROVATA
I salesiani "sbarcarono" a To-
lentino, un grosso borgo in
provincia di Macerata, nel-
!' ormai lontano 1927. Vi stet-
tero per 40 anni , gestendo una
scuo la media, un convitto per
orfani di g ue1Ta e un a parroc-
chi a. Poi , cessate le condi zio-
ni , la casa ven ne c hiusa nel
1957, e la par rocchia riconse-
gnata all a di oces i. Nel traslo-
co vennero stipate in un ma-
gazzino mo lte cose. Qualc he
tempo fa durante i lavo ri per
trasfo rm are il magazz ino in
uffic io, tra tante robe vecchie,
alc une del tutto inutili, venne
a lla luce un a so rp resa. In un
armad io era rimasto dimenti-
cato un prezioso reliquiari o di
un orafo francese con un a re-
liquia ex carne di san Giovan-
ni Bosco. LI tutto era stato do-
III nato alla comunità salesiana
dall'allora arc ivescovo Tacc i,
con tanto di lettera autografa,
anc h 'essa ritrov ata, che de-
scrive nei dettagli le caratteri-
sti che dell'opera. Domeni ca
l l ma rzo durante la fes ta
degli exalliev i per la prima
volta dopo tanto tempo la
gente ha proceduto al bacio
della reliquia c he verrà posta
nell 'altare di Don Bosco, e
continuerà a proteggere la gio-
ventù to lentinate.
BORETTO, ITALIA
FELICI COINCIDENZE
7 ottobre 1883, ore 10,30.
Viene consacrata e aperta al
cu lto dal vescovo di Guastalla
monsignor Conti Benassi la
basilica minore di San Marco
Evangelista a Baretto, il pae-
se natale del sales ia no laico
Artemide Zatti, dichiarato bea-
to da Giovanni Paolo II il 14
ap ril e scorso e v1s1tato dal
nu ovo Rettor Maggiore do-
meni ca 2 1.
7 ottobre 1988, ore 10,30.
Un eno1me boato sc uote la
basilica: crolla l' intera cupola
subito dopo che tutte le perso-
ne che si trov avano all 'i nter-
no erano uscite. C'era sotto la
mensa dell'altare un a tela a
o lio ( 144 x 94 cm) opera del
pittore Galliano Cagnolati che
rappresentava una Cena di
Emmaus, con due discepoli
un po' speciali : alla destra del
Ri sorto il card inale Andrea
Carl o Ferrari, vescovo · di
Guastalla per un anno - beati-
ficato da G iovanni Paolo II il
IO maggio 1987 - e alla sini-
stra il concittadi no Artemide
Zatti , missionario in Argenti-
na. Lo s postamento d'aria
provocato dal cro llo svel se la
tela dalla corni ce e la proiettò
in ari a, da dove pl anò verso
terra con il dipinto rivolto al
pav imento, quasi a protegger-
si dalle macerie c he gli cade-
va no sopra. E così venne ri-
trovato, senza un graffio.
GIUGNO 2002 IJS
BREVISSIME DAL MONDO
VATICANO. La Santa Se-
de ha denunciato davanti al-
la Commissione per i Diritti
Umani delle Nazioni Unite
quelle che sono, secondo il
sentire della Chiesa, delle
nuove fo1me di razzismo:
l' e ugenetica o manipolazio-
ne dei geni per fini non me-
dici , e l' intolleranza verso
gli immigrati che pure so no
utiliss imi alle economie dei
paes i ri cchi , definendo il
razzismo come un a " banca-
rotta morale".
GOMA. Anche il salesiano
don Jacques Verheyden è
stato ferito nell 'attentato del-
la Dome nica delle Palme a
Goma c he ha fatto due mor-
ti , un a bimba di otto anni e
un sacerdote, e una quindi -
cina di fe riti tra cui il vesco-
vo dell a diocesi che presie-
deva la cerim onia. Le vio-
le nze ne lla sfo rtunata regio-
ne sembrano non finire mai.
CITTÀ DEL VATICANO.
li IO febbraio di 57 anni fa
moriva a Dachau, dopo quat-
tro mesi cli torture, l' ex capo
de lla poli zia di Fiume, Gio-
Yanni Palatucci. La sua col-
pa pe r i naz isti è stata quella
di ave r sa lvato mi g li aia di
ebrei. Quando è stato ucci so
aveva 36 anni. Nel 1999 è
stato ini ziato il processo pe r
la sua beatificazione che
sembra essere g iunto a una
svolta, con l'esame di un
miracolo a lui attribuito.

2.7 Page 17

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RIO DE JANEIRO,
BRASILE
Anche attraverso la musi-
ca si educa. Anzi , questo
tipo di educazione è privi-
legiato nella pedagogia
preventiva. Le bande dei
collegi salesiani non sono
morte. Alcune continuano
il loro "apostolato " in
grande stile , come questa
del collegio Santa Rosa di
Niteroi che ha ricevuto
non pochi riconoscimenti ,
e si esibisce in piazze ,
locali pubblici , centri com-
merciali , parchi, audito-
rium , ecc.
MILANO, ITALIA
Il 20 novembre nel Palaz-
zo Stelline a Milano è sta-
to premiato un salesiano
bresciano, padre José Za-
nardini , missionario in Pa-
raguay. Il Presidente Ro-
berto Formigoni gli ha
co nsegnato il Premio
della Pace 2001 come
difensore delle culture in-
digene, impegnato a crea-
re condizioni di pace e di
convivenza armonica , a
fondare scuole e materiali
didattico/educativi per gli
indi.
NAIROBI, KENIA
Un gruppo di diciannove
salesiani della circoscri-
zione anglofona dell 'Afri-
ca (AFW) , la maggior par-
te nativi africani , alcuni in-
vece che hanno scelto
quel grande continente
come terra del loro apo-
stolato, si è preparato con
un mese di ritiro alla pro-
fessione perpetua. Alcuni
sono ormai vicini al sacer-
dozio. L'Africa ha un di -
sperato bisogno di forze
nuove stanti i problemi
che l'affliggono .
RAGUSA, ITALIA
La locale sezione dell'As-
sociazione Nazionale Vi-
gili del Fuoco ha organiz-
zato uno spettacolo di be-
neficenza a favore della
missione salesiana di
Quetta , in Pakistan . La
città , al confine con l'Af-
ghanistan , è stata presa
d'assalto dai profughi che
fuggono gli orrori della
guerra scatenatasi in
patria. I salesiani gesti-
scono un centro di raccol -
ta con gli aiuti che arriva-
no da tutto il mondo.
ROMA, ITALIA
Tre ponderosi volumi, cu-
rati dal direttore dell 'I SS
(Istituto Storico Salesia-
no) raccolgono gli atti del
" Ili Convegno di storia
dell'opera salesiana nel
mondo". Il lavoro è stato
presentato da quattro pro-
fessori delle università
romane presso l' Istituto
Sturzo di Roma; essi han-
no rilevato la ricchezza di
spunti pedagogici , religio-
si , culturali , etnologici del-
l'opera .
ROMA PISANA
Don Silvio Mantelli, cono-
sciuto in tutto il mondo
salesiano come Mago Sa-
les, il 19 marzo ha intrat-
tenuto i capitolari con gio-
chi "magici", scherzi , per-
formance.. . "Quaranta mi-
nuti di allegria salesiana -
ha sottolineato qualcuno
- perché la nostra allegria
è produttiva, distribuisce
gioia, ma anche aiuti con-
creti , come fa don Silvio
che l'anno passato con i
suoi spettacoli ha raccolto
un miliardo per i poveri!"
BS GIUGNO 2002

2.8 Page 18

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Sosta in uno dei luoghi più fortemente evocativi dell'India,
KOLKATA di Giancarlo Manieri
DELLE
EMOZIONI
D a ogni nazione, grande o pic-
cola che sia, aITivano notiz ie
di segno opposto, altruismo
ed egoismo sembrano andare a brac-
cetto; grandi atti di carità hanno per
compagni altrettanto grandi crimi-
ni ... L' Indi a, oltre un miliardo di
abitanti, non fa eccezione: si legge
di blocco ali 'entrata di miss ionari
stranieri , ma anche di riconoscimen-
ti per l' opera ineguagliabile di alcu-
ni di loro. Nel West Bengala, pro-
prio nei giorni del mio itinerario at-
traverso le teITe del Mahatma, mi
ragg iunse la notizia di un 'alta onori-
ficenza concessa a due salesiani
" per il vitale contributo in fa tto di
ai uti " alle vittime delle teITibili inon-
dazioni che avevano co lpito nel
2000 la regione.
CONTRASTI
La notizia contribuì ad aumentare
l 'emozione che già mi stava in va-
dendo, al pensiero che di a qual-
che ora mi sarei trovato davanti all a
tomba dell a donna più amata del
mondo , Madre Teresa, mamma dei
più miseri tra i miseri . L'avevo sa-
puto quasi per caso il fa tto del rico-
noscimento ai salesiani decretato
dal governo bengalese, e viaggiando
da Berhampore a Calcutta, mentre
guardavo quanto mi si presentava
davanti agli occhi , continuavo a ri-
fl ettere che la bellezza di ciò che
contemplavo poteva trasfonnarsi in
tragedia, bastava qualche millimetro
di pioggia in più! E concludevo che
i paesaggi dell 'anima sono certa-
mente migli ori di quelli della natu-
ra, perché negli ori zzonti interiori la
bellezza è data da chi si china sulle
tragedie per praticare iniezioni di
speranza.
La jeep andav a per quanto glielo
consenti va il traffico tumultuoso e
disordinato della statale. Non pote-
vo fare a meno di constatare che nel
lento dipanarsi di panorami di versi,
il fasc ino era dato dalle cose più
sempli ci: l ' imperturbabile e rispetta-
to sostare di qualche mucca in mez-
zo all a carregg iata, o sulla riva di un
laghetto all' ombra smilza di un al-
I La sua statua, al naturale, posta
a significare che la Madre
è sempre in mezzo alle sue sorelle.
Da Berhampore a
Calcutta, oggi Kolkata,
viaggio verso l'emozione.
Un tragitto fatto per
riflettere.
Le benemerenze dei
salesiani. Calcutta,
la città di Madre Teresa.
bero morto; il sonnolento procedere
del fi ume la cui calm a irrea le sem-
brava voler fe rmare il tempo, per
prolungare aurore e tramonti ; la
canoa rudimentale che beccheggia
pi gra sul fi ume che pare un lago; le
distese di fasci di juta pronti per la
macerazione; lo specchiarsi limpid o
delle palme sulJ e acque bac iate dai
raggi di un timido sole in ascesa ...
L'imperturbabile sostare di qualche mucca
all 'ombra smilza di un albero morto.
GIUGNO 2002 BS
Il sonnolento procedere del fiume
la cui calma irreale sembrava voler fermare il tempo.

2.9 Page 19

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la tomba di Madre Teresa.
...
KOLKATA
DAI MILLE VOLTI
Ed atTivammo alla città di Madre
Teresa. Impressionante l'ingombro
umano, per le strade, le piazze, i vi-
coli, i giardini .. . Vetture di ogni ti-
po, taxi , pullman, moto, bici e perf!-
no le carriole, procedevano stracan-
che di clienti , tantissimi giovani e
giovanissimi. Kolkata è un fiume
infinito di persone. Kolkata vive.
Come, è un rebus, ma vive. La jeep
si fa strada, quasi sempre stentata-
mente, verso la popolosa zona dove
ha il suo centro la congregazione di
Madre Teresa, le piccole, povere,
umili, ammirevoli "missionarie del-
la carità". Si disse alla morte di
Gandhi che il mondo era diventato
più povero. La stessa cosa si è detta
per Madre Teresa: l'India sa creare
uomini e donne di grandissimo
spessore che hanno ottenuto con la
loro azione molto di più di tutti i
I Chiara, viene dalla ex parrocchia
dei salesiani di Ravenna.
Ora si chiama suor Amata.
I La canoa rudimentale che
beccheggia pigra sul fiume
che pare un lago.
bombardieri visibili e invisibili che
seminano morte - purtroppo ben vi-
sibile - e lasciano le cose come
prima, anzi peggio di prima.
.
Ed eccola finalmente la casa d1
Madre Teresa. Un lungo e stretto
passaggio tra due palazzi immette in
un cortiletto mattonato. Suoniamo a
un grande portone. Il largo sorriso
di una giovane suora argentina ci
accoglie. Brevi le presentazioni , le
suore non devono avere molto tem-
po da perdere con l'etichetta. Ci ~i
avvia subito verso il salone dove n-
posano i resti !nortali .della_ Madre.
E il loro sacrano. Entnamo m punta
di piedi. Una ventina di "piccole so-
relle" pregano, accoccolate alla ma-
niera indiana, sedute sui propri tal-
loni. Faccio correre lo sguardo al-
l'intorno .. . ho un sussulto. Mi stro-
piccio gli occhi ... Ah! Per un atti-
mo avevo creduto di riconoscere
proprio in fondo, accanto alle al-
tre, la grande Madre nell'atteggia-
mento tipico di preghiera da tutti
conosciuto. Ma non era lei, era la
sua statua, al naturale, posta lì a si-
gnificare che "Lei" è sempre in
mezzo alle sue sorelle ... "Ora che
non può più spendersi materialmen-
te per i più poveri, sta giorno e
notte a pregare. .. Viva , vivissima!".
CHIARA, ANZI AMATA
L'espressione me l'ha regalata
Chiara, una suorina che viene dalla
ex patTocchia dei salesiani di Ra-
venna, dove ha frequentato I'orato-
rio e il gruppo MEG. "Come ci sei
finita qui?". Lei fa un sorriso, al-
zando per una frazione di secondo
gli occhi al cielo. Silenzio. Spesso
per rispondere basta non risponde-
re. E tuttavia la risposta già intuita
dopo un po' arriva: "Beh, lo chiedi
a me? Chiedilo a Lui!". Adesso
Chiara non è più Chiara, è Amata,
anzi, suor Amata. Anche per questo
arriva la domanda, forse importuna:
"Perché suor Amata?". "Noi usia-
mo cambiare nome, per la nuova
nascita e la nuova vita che sceglia-
mo". "Tutto sommato non è stato
un gran cambio. A vederti tanto se-
rena, viene da pensare: una cosa
appare chiara, che Qualcuno ti ha
amata!". "Sì, forse è così, ma non
esagerare! ".
I
Petali freschi posati con tenerezza
sul marmo, vi disegnano
il monogramma di Maria.
Quel sabato 13 ottobre 2001 so-
stai, dunque, con grande emozione,
accanto alla tomba di Madre Teresa,
semplice, spoglia, senza orpelli co-
me lo è stata tutta la sua vita. Una
tenera Madonna è l'unko ornamen-
to che muove un po' la calma solen-
ne del lastrone marmoreo, posto sul
bianco sarcofago di quella donna
straordinaria. Petali freschi posati
con tenerezza sul marmo, vi disegna-
no il monogramma di Maria e sotto
una parola sempre più attuale in
questi primi anni del III millennio:
Peace! Così lo spoglio salone/cap-
pella/cimitero parla potentemente al
cuore, con la sua essenziale nudità.
Mi sono sentito improvvisamente
debole, schiacciato dalle troppe co-
se inutili del mio mondo che qui
dentro t'accorgi essere nulla, di
fronte a quel niente che è tutto!
(continua)
(Servizio fotografico del'Autore)
BS GIUGNO 2002

2.10 Page 20

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"L'incontrear~ieturbe d.
.
nelle c~r\\ti ed ezian !012 ai 18 anni,
ddtu!i.tfgtaii.on~vcaii·nnuie.U, ireosdbue1ur1sl,eit_itlàae'_
dai
d'·.indgegglinoinsett·i
...
sveghat~i; rosicchiati p~ete ... ,,.
fianoi.pneorron.di.re il giovane
IC'è un Centro di Accoglienza, al S. Cuore di Roma
Termini, una struttura polifunzionale diurna,
con un progetto pastorale per rivivere il cuore
amorevole di Don Bosco, come risposta alle tante
richieste di bisogno: un tentativo di accoglienza
a ragazzi e giovani che chiedono aiuto.
IDon Bosco si è guardato attorno, e ha creato
l'impossibile per realizzare le sue tante utopie.
Le "cocche " che imperversavano per le strade di Torino
oggi sono le bande o gang: entrando nel cuore
del loro vissuto diventa possibile costruire un futuro
da cittadini liberi e onesti.
I La strada è il punto di ritrovo ma anche di trasgressione,
dove maestri senza scrupoli distruggono speranze...
Per il Centro la strada è il "cortile" dove ci si incontra
per testimoniare un modo diverso di vivere, di gioire
e per offrire opportunità diverse di vita.
I In Don Bosco riscontriamo una sapienza somma
nel centrare la vita concreta di ogni ragazzo.
La riscoperta del laboratorio come metodologia
formativa. Ogni corso, è un 'occasione per educare
alla fatica, a rispettare impegni e regole di vita.
GIUGNO 2002 BS
I Il progetto del Centro Don Bosco è un contributo
alla sfida di questi anni nel quadro generale della
prevenzione, e dell'educazione alla legalità.
Qui un gruppo di ragazzi premiati alla conclusione
di un corso di formazione professionale di base.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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I La scuola intesa e modulata come scuola per la vita
e vita per la scuola, resta un punto irrinunciabile.
Il lavorare in gruppo multietnico è anche un'occasione
per incontrarsi e confrontarsi in una realtà sociale
nuova.
IIl Centro accoglie minori provenienti dall'area penale,
dal bacino della dispersione scolastica o dalla strada,
in qualsiasi momento dell 'anno. Lo sviluppo del progetto
avviene in forma individuale, con momenti articolati
di gruppo. Nella foto: un'educatrice a colloquio
con un ragazzo ungherese.
IIl tempo libero, palestra di formazione spontanea
e familiare, è l'occasione per condividere insieme
la gioia del gioco. La competizione, attraverso tornei
mirati, le uscite per la città, da visitare come libro aperto
da saper leggere, sono anelli preziosi per il programma
formativo.
I Il vissuto di ogni ragazzo è il punto di partenza di ogni
progetto. Anniversari , feste religiose e civili , momenti
significativi dell'anno sono celebrati sempre
coinvolgendo familiari e amici.
IIl volontariato radicato nello spirito del Vangelo
e ispirato alla spiritualità salesiana è l'aspetto
caratteristico del Progetto. Oltre 30 volontari
accompagnano i ragazzi. Nella foto i volontari presso
la " Casetta " di Don Bosco al Colle nel decennale del
Centro, per una riflessione tra passato e futuro.
I C'è una stagione per seminare e una per raccogliere,
ma l'importante è seminare, curare e aiutare il seme
a diventare albero . Dieci anni di speranza per oltre
431 accolti. Alla festa del decennale gli ex-accolti
prem iano i propri educatori.
BS GIUGNO 2002

3.2 Page 22

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sieri, o mettere d'accordo
il cuore con la mente.
Carissimo,
mi dici di essere depresso,
col morale a terra, sgonfio
come una pa lla.
Non te ne va bene una.
Vivi in una sensazione
conti nua di impotenza.
Ti senti perdente.
Se i uno dei tre/quattro
milioni di persone in Italia
sofferenti d'ansia.
Verrebbe la voglia - tu dici
- di lasciarsi morire.
LETTERA Al GIOVANI
GIUGN02002
Si stanno svolgendo in Giappone e in Corea
i campionati mondiali di football.
La visibilità dell'awenimento è mondiale, sembra
che più di due miliardi di persone lo seguano.. .
Il gioco della vita è una partita che non finl6ce mai
e che richiede tutto il no6tro agonlemo
ancor più agoniemo ohe Il giooo del oaloio.
90° MINUTO
Il filosofo tedesco Edgar
6auder sostiene che se
non vogliamo finire
depressi, ogni tanto dob-
biamo assentarci da noi
stessi.
Se non lo facessi, correre-
sti il risch io di ven i re
espulso, di non portare a
termine la tua partita.
Il cielo si trasforma in un
inferno se non ti liberi da l-
le catene di morte delle
tue ossessioni, paure e
pulsioni.
Al novantesimo minuto
non arrivi per impraticabi-
lità di campo.
Vuoi guarire?
Porta a termine la tua
battag lia.
Non farti buttar fuori dal-
l'apatia, dall'umor nero.
Non piangerti addosso.
La prima medicina è voler
guarire.
Allontana la depressione
e la vita tornera a sorri-
derti.
No, no. Permettimi di
interrompere questa lita-
nia di autolesion ismo.
Il carte lli no giallo non te lo
può togliere nessun o.
Il tuo par lare è falloso,
pesante . Parli col cuore,
ma non usi la testa .
È autogol lasciarsi strin-
ge re dall'ansia, dallo
stress, fino a soffocare. la
parola "ansia" - ti ricordo
- nasce da l verbo latino
"angere" cioè stringere. È
una malattia equivalente
a una patolog ia card iaca,
più invadente del diabete,
simile alla miopia o alla
presbiopia.
Non voglio usare termini
medici come deterrente.
Ti invito, ti invito sempli-
cemente a mandare in
vacanza questi tuo i pen-
Prendi nota.
Vuoi essere felice, rag-
giungere la pace del cuore,
essere sereno, affettuoso,
ott imista? Vuoi essere
gentile, cordiale? Ricorda-
ti che la risposta a questi
interrogativi viene dall'a-
mo re che abbiamo nel
cuore, dalle priorità che
l'intelligenza propone.
Questo vale per il calcio
d'inizio nella sfida della
vita, ma soprattutto è
l'impegno agonistico di
t utti i novanta mi nuti.
Minuto per minuto.
Si gioca a tutto campo.
Togliti dalla testa che non
ce la farai.
Sei forte, convinciti.
lo sono con te.
Carlo Terraneo
GIUGNO 2002 BS

3.3 Page 23

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••••••••••••••••••••••
I salesiani sono presenti in Paraguay fin dal 1896.
Essi furono inviati dall'allora Rettor Maggiore
don Michele Rua, attesi con simpatia dal clero
e dal popolo paraguayano, accolti dalle autorità,
con a capo lo stesso presidente della Repubblica,
accompagnati dall'ispettore don Gamba,
successore di monsignor Fagnano,
cui si deve la preparazione accurata
dell'arrivo dei salesiani ad Asunci6n.
••••••••••••••••••••
r==========:;i :
••••••••
MUSEI SALESIANI -.',
:-:-:,. -~·•.
--;:'\\~
.. ·:-. ·· -
••••
IL MUSEO INDIGENO
AYOREO DI ASUNCl6N
di Zanardini/Maffioli
I primi salesiani che sbarcarono in Paraguay, ad Asuncion, nel 1896
furono gli italiani Ambrogio Turiccia direttore, Domenico Queirolo
prefetto, Pietro Foglia chierico e Carlo Dugnani coadiutore.
Un ragazzo dell'Istituto fa da guida al museo.
••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS GIUGNO 2002 • • •

3.4 Page 24

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •1•
MUSEO
INDIGENA
AYORE O
Collana di piume di airone bianco, creduta molto
potente e perciò indossata solo da sciamani e cacichi.
Le autorità dello Stato con ap- ti6n nel 1900. Nel 1921 fecero un sità della gente e invi and olo in
posita legge avevano conces- tentativo a Puerto Olimpo, ma so- una casa sa lesiana. Così )osé
so ai salesiani il palazzo d'e- lo nel 1924 don Sosa Emi li o riu- lquebi venne trasferito prima nel-
•••••••••••••
state del dittatore Francia, vicino
all a cattedra le, malridotto, ma suf-
ficientemente ampio per accoglie-
re la prima comunità. Era il 23 lu-
gli o 1896 quando i primi quattro
sa les ian i presero dimora nel vec-
chio stabile che era stato anche
quartiere generale della caval leria
e ospeda le militare. Lo ribattezza-
rono subito, intitolandolo a mon-
signor Lasagna, morto da appena
scì ad aprire la missione de l Cha-
co a Napegue.
A cento ann i dalla loro venuta i
sa lesiani hanno voluto ricordare
con un museo il loro aposto lato
indigeno nel Chaco paraguayo, per
perpetuare la memoria dei selvi-
co li che vi trovarono. 11 museo è
stato, infatti, inaugurato nel 1996.
L'esposizione è nata dal bisogno
di documentare la cu ltura mate-
la missione sa lesiana di Puerto
Cuarani e poi in quella di Puerto
Casado, anche con lo scopo di
stabi lire contatt i con gli altr i
membri dell'etnia ancora nella
se lva. Per vari an ni )osé visse con
i sa lesian i lontano dai suoi paren-
ti, senza nessuno che parlasse la
sua lin gua. Con il padre Dotto
spesso intraprese viaggi nel Cha-
co per cercare di contattare i suoi
un anno, che tanto si era prodiga- riale di uno dei popoli più carat- fratel li ayoreo, ma la risposta degli
to per preparare la venuta dei suoi teristici del Paraguay: l' etnia ayo- indi o era sempre stata osti le. Fu
confratelli in Paraguay. Già un an- rea il cu i habitat è il gran Chaco
no dopo i salesiani erano saliti da sudamerica no.
4 a 12, e dopo due anni era no 17,
nove dei quali coadiutori. Erano LA STORIA
stati inviati con lo scopo preciso di
arrivare nel Chaco per l'emancipa-
DI JOSÉ IQUEBI
zione e l'eva ngelizzazione degli
indigeni. Ci riuscirono a tappe. In-
fatti, da Asunci6n sa lirono lungo
il fiume Paraguay fino a Concep-
Gli ayoreo fino ag li an ni '60 del
secolo scorso erano conosci uti
con il nome dispregiativo di mo-
ros o di pyta yova i (doppio tallo-
ne) perché usavano sanda li di
•••
cuo io di tapiro che lasciavano
un'impronta rettangolare, per non
far capi re se andavano o veniva-
no. Nell'anno 1956 per la prima
volta in Paraguay venne catturato
un bambino ayoreo di circa 12
ann i. Fu portato fino ad Asunciòn
e trattato come un "oggetto" raro.
La gente correva a vederlo come
se fosse un an im ale da museo.
I
Un copricapo di pelle di gatto
onza o oncelot, adornato
di meravigliose piume multicolori.
Dopo una lunga trattativa, il sale-
siano padre Dotto strappò alle
autorità stata li il permesso di
prendere in cura il piccolo indio,
sottraendolo alla malsana cu ri o-
IAyoreo con lancia di legno
durissimo, adatta a lottare contro
le fiere della selva. Sulla schiena
ha un magnifico adorno di piume
e di becchi di tucano,
un'opera d'arte.
• • GIUGNO 2002 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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•••
•••
•••
•••
•••
•••
•••
••••••••••••••••••••••••••••
proprio durante uno di questi
via~gi che il coadiutore salesiano
Jose Ruggiero venne ferito al brac-
cio con una lancia tirata dagli
•••••••••••••••••••••••••••
ria travagliata ma davvero rile-
vante di questi indio. L'idea è
sorta dalla necessità di documen-
ta re la loro vicenda umana,
••••••••••••••
indio.
straordinari amente ricca a Iivello
Solo nel 1962 un piccolo gruppo culturale. Peculi a:ri, ad esempio,
di ayoreo si presentò pacifica- l'arte plumaria, l'infinita varietà
mente al forte militare di Teniente di tessuti vegetali con disegni ori-
Martinez. Le autorità statali deci- ginalissimi, ['uso delle armi tradi-
sero di affidare questi selvicoli ai zionali, degli utensili di legno,
salesiani affinché venissero edu- degli oggetti d'uso quotidiano.
cati. li vescovo salesiano monsi- Opportunamente disposti in vetri-
gnor Angel Muzzol6n comprò ne sono raccolti e catalogati circa
nel 1963 con aiuti stranieri e un 800 pezzi originali, mentre altri
sostanzioso contributo della 500 pezzi sono nel deposito in
Santa Sede circa 20.000 ettari di attesa di sistemazione, appena se
terra dove venne stabilita la ne presenterà la possibilità, con il
prima missione ayorea, chiamata reperimento di stanze che possa-
Puerto Maria Auxiliadora, tuttora no essere più adatte a una grande
Copricapo di tigre'appoggiato
su una lancia.
esistente. Con il trascorrere degli esposizione scientificamente
anni alla missione si sono aggiun- disposta.
ti altri indio. Ma sopravvive anco- Gli oggetti sono stati raccolti dal
ra un piccolo gruppo di selvicoli padre )osé Zanardini in circa
che non hanno alcun contatto dieci anni di paziente lavoro.
con i bianchi, con gli stessi Zanardini è stato direttore della
loro fratelli che hanno lasciato la missione del Puerto Maria
foresta. Vivono timorosi nel Auxiliadora dal 1985 al 1988, ed
profondo della selva , e tutti è attualmente direttore del Centro
hanno paura: i selvicoli a presen- di Studi Antropologici dell'Uni-
tarsi e gli altri a cercarli. Inoltre versità Cattolica e professore di
c'è una giusta protezione legale Antropologia Sociale nella stessa
di questi ultimi "primitivi" perché Università. Il museo ospita 30
rappresentano un patrimonio pezzi originali degli ultimi ayoreo
unico per l'umanità, in termini selvicoli, usciti dalla selva solo
culturali e antropologici .
nel 1987. Una data infausta, pur-
Giovane ayoreo con una borsa
Idi fibra vegetale, tolta da
un arbusto spinoso il "ciamto
caraguata" (specie di agave).
Nella borsa uno strumento
rudimentale per scortecciare
i tronchi.
troppo, a motivo di una dura.bat-
IL MUSEO
taglia combattuta tra ayoreo selvi-
coli e non selvicoli, con un saldo
Piccola ma importante la struttura di 5 morti. Nel museo sono con-
museale. Essa è stata costruita servati oggetti e armi di quel tra-
proprio per non disperdere la sto- gico evento.
I Collane di piume di differenti colori e misure;
si allacciano davanti e le piume ricadono sulle spalle.
Appartengono a volatili diversi e, secondo gli sciamani,
ciasc1:ma ha una proprietà speciale.
I Vetrina con l'esposizione di varie collane fatte
di semi diversi. Sulla sinistra una borsettina per
conservare i semi più preziosi. Appoggiati, contenitori
di legno, di zucca e di terracotta per acqua o miele.
'
•• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • RS {;Il JGNn :?nn::> • • •

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Cintura di fibra vegetale usata dagli uomini
come rilassante. Armi diverse di ferro, osso e legno.
I
Borse confezionate a mano dalle donne con fibra
ricavata dall'agave caraguata, e colorata con colori
naturali. Capolavori dell 'artigianato femminile ayoreo.
FOTOGRAFIE E LIBRI
Il museo è accompagnato da cen-
tin ai a di fotog rafi e st o ri c he e
attu ali dell a vi ta degli ayoreo, in
modo che iI vi sitatore possa fa rsi
un ' idea completa di questo popo-
lo e dell a sua evolu zione, dopo il
primo co ntatto pac ifi co co n la
J. Za nardini,
Como hojas al viento, 1997.
A. Barr ios - E. Boga do FMA,
Da/eque ichai, 1998, manuale
dell a seconda elementare.
E. Bogado FMA, Die lchai, 1999,
manuale bilingue dell a seconda
ele menta re.
soc ietà nazio nale avve nu to nel
J. Zanardini,
1962. I vi sita to ri pri vil eg iati del
Mirando de frente, 1999.
museo so no i gruppi sco last ic i
J. Zanard ini - M . Chase Sardi,
dei coll egi e derl e sc uole sa les ia-
Ayoreo con collana di piume,
Textos miticos de los indigenas
ne, ma anche di scuo le stata li e/o
reli giose . Nel co ll egio sa les iano
intitol ato a monsignor Lasagna si
è fo rm ato un gruppo di stu denti
con lo s~opo ai fa re le guide al
mu seo. E, infa tti , grande l'igno-
ranza che reg na tra la gente de ll a
c itt à ri g uard o ag li in d i ge ni .
Attrave rso le spi egaz io ni ae ll e
g i ova ni guid e, si ri cevo no l e
conoscenze di base sull a vita dei
popo li in digeni del Parag uay, in
particolare degli ayoreo.
pipa di terracotta e copricapo
di pelle di giaguaro.
Il fumo è importante:
nei rituali aiuta gli sciamani
a entrare in trance
e avere accesso al mondo
dove si scoprono le cause delle
malattie e le terapie per guarirle.
Nel museo si co nserva no anche
le p ubb li cazio ni sul tema; gran
pa rte di esse sono opera di sa le-
sian i e Fi gli e di Ma ri a Ausili a-
tri ce, che co nti nuano a dedi ca rsi
a im porta nti studi e ri cerche sui
popo li de ll a se lva. Le pr in cipa li
pubbli cazioni disponi bili sono:
del Paraguay, 1999.
J. Zanardini - W. Biederm ann,
Los indigenas del Paraguay,
2 00 1.
ALCUNE NOTE
Il museo è stato compl etamente
costrui to e all estito co n gli aiut i
de ll 'Op erazione Enrico di Bre-
sc ia; Enri co era il fig li o del pro-
fesso r Ma ri o Catta neo, noto intel-
lettuale dell a Scuo la Ed itrice d i
Bresc ia. Era un giova ne sco ut
q uando nel 1978 cadde in un
sentie ro dell e montagne bresc ia-
•••
J. Za nardini,
ne ne l te ntat ivo di sa lva re un
Beyoi ga Yicatecacoi, 1994,
letture etnografiche bilingui
compagno in diffico ltà. G li ami ci
d i Ma rio che so no anche ami c i
ayo reo-spagno l o .
de l padre Za nardini , d i ori gin e
A. Barrios sdb - D. Bu lfe sdb
b resc iana, hann o fo ndato la
J. Za nardini sdb, fcos de la selva, Operazione Enrico in appoggio a
1994, è il prim o e uni co
numerose opere rea li zzate in più
vocabo lari o es istente del la li ngua di vent' anni in Paraguay, tra cui
ayoreo.
questo mu seo, in omaggio a un
I Zapatos: sandali ayoreo;
sono di cuoio di tapiro ; i cordini
sono fatti a mano utilizzando
la fibra delle foglie del caraguata.
J. Za nardini,
Territorios olvidados, 1994.
A. Barri os - E. Bogado FMA,
Churase, 1995, manu ale bili ngue
per la prim a elementare.
ragazzo q uin d i ce nn e c he si
distingueva per la sua bontà e per
il suo strao rdin ar io des ideri o di
conoscenze scientifiche.
Natale Maffioli
.,/)f'I., - - l".! ll l f':: Mrl
U{;'. • "" • • - • • • • • • • • • e • " • • ,a • e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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LA VIOLENZA
DELLA SCUOLA
di Jean-François Meurs
e aro doctor J., quando
mi sono preparato a
((
fare l 'insegnante, cre-
devo che la scuola fosse il baluardo
contro la barbarie, che la ragione,
la cultura, la scienza, avrebbero
finito per addomesticare i residui
della natura selvaggia nell'uomo.
Oggi, dopo anni di insegnamento,
devo arrendermi all'evidenza: i peg-
giori crimini sono commessi da
gente istruita e colta. I Gulag,
Auschwitz e Hiroshima non avreb-
bero potuto essere quello che sono
stati senza la tecnica e il saperei
Purtroppo, constato che anche
alcuni dei miei allievi a scuola han-
no imparato tecniche per delinque-
re, invece che per diventare miglio-
ri. E il peggio è che ciò è capitato
ad alcuni che secondo il giudizio
comune erano considerati i migliori;
non ai cosiddetti "asini", o a quelli
che utilizzano il linguaggio dei
pugni per ribadire le loro ragioni.
Insomma sembra che la scuola
invece che dei buoni cittadini pro-
duca dei delinquenti! Mi spiego :
qual è la differenza tra i piccoli traf-
ficanti di quartiere e il banchiere
che con sofisticate operazioni ban-
carie truffa i suoi clienti? Quale dif-
ferenza tra un monello che nega
l'evidenza davanti al suo professore
e un politico eletto dal popolo che
mente davanti a un giudice, e sa
che tutti sanno che mente? Tra un
architetto che costruisce, a dispetto
del buon senso, degli alloggi che in
corso d 'opera con operazioni truf-
faldine farà lievitare per miliardi e le
losche azioni teppistiche di alcuni
giovani esagitati che gettano pietre
contro le vetrine dei negozi, o bru-
ciano qualche vettura? Insomma
sono portato a credere che la scuo-
la, spesso, invece di diminuire la
violenza, l 'aumenti, invece di edu-
care diseduchi, e non poche volte
mi viene da interrogarmi: ma che ci
sto a fare?
Francesco, 50 anni , Milano
Caro Francesco,
Hai ragione , la scuola spesso falli-
sce proprio in quelle cose che do-
vrebbero costituire il cuore del suo
successo: la buona educazione , il
progresso, la civiltà contro la barba-
rie. Soprattutto quando più che
badare all 'educazione bada al voto ,
ai risultati , ai pezzi di carta! La
scuola non è fatta per insegnare
delle cose, ma per insegnare a
vivere! Se dimentica che il suo
compito primario è l'ominizzazione
e perciò l'educazione integrale , che
nel suo itinerario non può accanto-
nare i valori dello spirito, la forma-
zione morale, l'educazione alla giu-
stizia, alla condivisione , non solo
non serve , ma addirittura diventa
nociva, perché trasforma il sapere
in strumento di potere.
La scuola spesso è presa nella
rete delle contraddizioni che ven-
gono a turbare il suo buon funzio-
namento . La scuola non può svol-
gere le sue funzioni in vista del
mercato del lavoro , quindi della
competitività, della rimuneratività ,
della riuscita personale nel campo
delle imprese private ; anche perché
non tutti avranno i mezzi finanziari
per mettere in piedi organizzazioni
redditizie, società finanziarie , azien-
de , o quant'altro . La scuola deve
servire prima di tutto la vita. L'ar-
te , la scienza e la filosofia non si
misurano dai risultati: sapere tutto
di Aristotele , Platone o Marx, aver
capito il teorema di Pitagora o la
teoria quantistica non significa
essere migliori a livello di quotidia-
no , può significare anche il contra-
rio . Anche gli insegnanti hanno le
loro responsabilità : il fatto di consi-
derare l'insegnamento un lavoro
invece che una missione, di puntare
al guadagno personale invece che
al successo pedagogico , e la stessa
ignoranza del diritto da parte di mol-
ti professori può contribuire a fare
della suola il luogo del non/diritto,
dell'arbitrio, un luogo insomma dove
i rapporti di forza sono quotidiani.
lo non so se sia possibile che la
scuola non produca l'esclusione
dei deboli , la sopravalutazione di
quelli che sono "bravi", la passività
di coloro che fanno giusto quello
che bisogna per "non avere delle
noie", il massimo rendimento col
minimo sforzo, insomma. C'è il pe-
ricolo che l'istituzione scolastica crei
una massa di indifferenti agli altri ,
insensibili ai problemi della colletti-
vità, tiepidi verso le responsabilità
civiche, attenti unicamente al pro-
prio personale tornaconto. È dun -
que importante convincersi che la
scuola può fare molto per la socie-
tà, e che , se da tutti gli operatori
viene considerata una missione e
viene fatta con l'intento primario di
educare, può produrre persone re-
sponsabili che lavorano in vista del
bene comune oltre che del bene
personale.
Oggi il diritto all 'istruzione è assoda-
to. E la scuola è un lungo apprendi-
stato dove si deve imparare la de-
mocrazia, il vivere protetti da regole
liberamente accettate ; un luogo do-
ve gli alunni hanno diritto di sbaglia-
re e il dovere di correggersi , nella
convinzione non tanto che "la mia
libertà finisce dove comincia quella
dell 'altro", quanto piuttosto che la
mia libertà comincia là dove comin-
cia quella dell'altro.
Su che cosa si può fondare la fi-
ducia nella scuola come strumento
di umanizzazione, di apprendistato
del rispetto e della solidarietà? A
fianco della constatazione che non
esiste un animale più capace di cru -
deltà dell'uomo, c'è anche la scoper-
ta affascinante che non c'è animale
capace di più grande amore dell'uo-
mo. Ed è auspicabile che in ciascu -
na delle nostre singole esistenze ,
finalmente , i momenti di violenza
siano molto più rari che i momenti di
pace. Non sono infatti la guerra e la
violenza che sono sorprendenti, ma
la pace, l'amore o, molto più banal-
mente, l'indifferenza educata fino a
diventare condivisione, partecipazio-
ne. Se è vero che la cultura può
produrre violenza, è altrettanto vero
che, appresa all 'interno di un'etica, è
capace di produrre frutti duraturi di
giustizia e di pace e di essere crea-
tiva nel bene. Non possiamo dun-
que rinunciarvi.
D
BS GIUGNO 2002

3.8 Page 28

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Le Figlie di Maria Ausiliatrice si interrogano su un problema
CASA MIA
di Graziella Curti
Una palazzina tra il
verde, in un quartiere
residenziale, a Riva del
Garda, nel Trentino.
La diresti un condominio
di buon livello. In realtà,
si tratta del frutto di un
percorso di innovazione
che ha trasformato
un istituto per minori
in comunità educativa.
tuttora in atto, per garantire ogni
giorno di più l'avvicinarsi della co-
munità d 'accoglienza al modello fa-
miliare. Nel '98, Casa mia , gestita
in precedenza da religiose di due
congregazioni diverse, viene affida-
ta alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
LA CAROVANA
Componenti di una casa/famiglia di via Marghera a Roma.
G isella è in prima elementare.
Già inizia a scrivere e a leg-
gere qualche parola. Nell'in-
tervallo, con le compagne, mentre
assapora la merenda, una domanda
la mette in imbarazzo. "Ma tu dove
abiti?", si sente chiedere da una bru-
netta. Infatti, vedendola tutti i giorni
rientrare da scuola in una grande
casa con tanti altri bambini, la com-
pagna non riesce a farsi un ' idea di
che tipo di famiglia possa abitare lì.
Gisella tace per un po ', quella do-
manda se l'è sentita ripetere altre
volte. Lei è ospite di una comunità di
accoglienza, ma si trova a suo agio,
nonostante sia lontana dai suoi. Poi
sbotta: " Abito a casa mia e basta".
Da allora, Io stabile di viale Trento
26 ha un nome. L'ha inventato la fa-
me di casa di una bambina con disa-
gi familiari.
L'istituzione ri sale al 1922, da
quando Riva del Garda aveva senti-
to l'esigenza di un orfanotrofio cit-
tadino per i molti minori rimasti
senza familiari in seguito al primo
conflitto mondiale. Negli anni ' 80 si
inizia la ristrutturazione: tutti gli
ambienti assumono un volto nuovo ,
più familiare e di conseguenza si
sente il bisogno di una nuova impo-
stazione educativa. Emerge la ne-
cessità di avere un progetto pedago-
gico esplicito e condiviso in modo
da favorire la crescita e la matura-
zione delle minori ospiti. Negli anni
'90 prende avv io la ricerca-azione,
I pedagogisti Margherita Achille e
Claudio Girelli , che hanno accompa-
gnato con dedizione intelligente il
passaggio di Casa mia da istituto
per minori a comunità educativa,
iniziano a scrivere un libro/docu-
mentazione. L' immagine della caro-
vana, sembra senz 'altro la più adatta
a descrivere il cammino che da anni
si sta attuando nella palazzina resi-
denziale. All'interno di una giusta e
globale riforma degli istituti per mi-
nori in Italia, il gruppo di educatori,
religiose e laici , di Casa mia ha la-
vorato secondo una visione comune
che ha permesso di formulare criteri
chiari di cambiamento. Si è capito
subito che non bastava ristrutturare
gli spazi fisici per creare ambiente
familiare, era necessario garantire
l'integrazione dei soggetti, del per-
sonale e della progettualità; valoriz-
zare la responsabilizzazione e l'au-
tonomia delle persone; privilegiare
una comunicazione circolare e flui-
da che veicolasse non solo informa-
zioni, ma defini sse i rapporti inter-
personali. In una parola, era neces-
sario puntare sull 'educazione e, an-
cora di più , credere, come diceva
Don Bosco, che c'è in tutti un punto
accessibile al bene. Credere all'edu-
cabilità delle persone.
GIUGNO 2002 BS

3.9 Page 29

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attuale: le case/famiglia.
Casa/famiglia a Riva del Garda.
Interno di una casa/famiglia a Riva del Garda.
QUALIFICHIAMO
IL FUTURO
Dice suor Antonella Franchini,
FMA e responsabile attuale: "All'i-
nizio è stato piuttosto difficile per
me passare dall'insegnamento in una
scuola superiore a questo genere di
presenza. Mi sono preoccupata di
stabilire relazioni con una presenza
attiva nelle sedi operative interne,
cioè con gli educatori, lo staff di di-
rezione e il gruppo di ricerca. Mi
sono pure posta in rete con i servizi
sociali del tenitorio. Certamente il
processo non è stato rettilineo, ma
ha seguito i ritmi di un ascolto atten-
to della realtà". Suor Antonella non
è sola. Oltre all'équipe degli educa-
tori ed educatrici laici, c'è suor Lui-
gina come supporto alla vita della
casa e con il ruolo molto infonnale
di confidente, pronta ad ascoltare
quelle cose che le bambine e le ra-
gazze non si sentono di socializzare
con chi più ufficialmente è preposto
al loro cammino educativo.
"Vado sempre più chiarendo a me
stessa - continua suor Antonella - il
ruolo di responsabile educativa. Ca-
pisco che mi è necessaria tanta
competenza. E me la faccio giorno
dopo giorno, studiando, riflettendo,
condividendo. Certamente la tradi-
zione salesiana che si esprime attra-
verso il sistema preventivo è la mia
più grande forza. Spesso mi chiedo:
che cosa farebbero Madre Mazza-
rello e Don Bosco al posto mio?"
Proprio per cercare di rispondere a
queste domande, nel 2000 si sono
organizzati tre incontri di sensibiliz-
zazione e di animazione culturale
del territorio sulle problematiche
giovanili giungendo a un convegno
di studio sul tema: Qualifichiamo il
futuro.
UNA FAMIGLIA
ECCEZIONALE
Una visita discreta agli apparta-
menti di Casa mia conferma piena-
mente le previsioni di chi ha letto le
pagine del percorso pedagogico in
atto in questi anni o ha dialogato
con educatrici ed educatori sul te-
ma. Lo stile degli ambienti, ma so-
Il "Nido" al San Giovanni Bosco di Pavia: un'educatrice nel suo appartamento.
prattutto dei rapporti è quello fami-
liare: flessibile e insieme autorevo-
le. In ogni gruppo ci sono ragazze
di età diverse e con storie differenti.
Ognuna ha il suo posto nella casa.
Sabrina, 16 anni, ha lavorato tutta
l'estate presso un negozio di parruc-
chiera, Giorgia ha optato per il lavo-
ro stagionale in albergo per pagarsi
i libri. Jacqueline e Rachele raccon-
tano della mattinata di scuola. Si tro-
vano a loro agio in comunità. Sanno
che si tratta di un periodo di crescita
alternativo a quello della famiglia
dove ci sono adulti che presentano
qualche difficoltà.
"Andiamo d'accordo". È l'affer-
mazione di tutte. In teoria, dovreb-
bero fare i turni per la pulizia della
casa, ma spesso, come avviene per
tutte le adolescenti, prendono mille
scuse per sottrarsi all'impegno. In-
sieme con l'educatore, preparano la
cena che consumano nei propri ap-
partamenti. Dopo la scuola, ognuna
coltiva i suoi hobby: violino, danza,
chitarra, equitazione, lettura, canto.
"La realtà attuale di Casa mia -
riassume suor Antonella - vede l'at-
tivazione di sei gruppi residenziali,
di uno semiresidenziale e di uno di
serniau!onomia per ragazze maggio-
renni. E soltanto il punto di arrivo
provvisorio di un percorso che ten-
de soprattutto alt' innovazione delle
persone". La vicenda di una trasfor-
mazione evidente dall' istituto a co-
munità testimonia come siano le
persone a cambiare I'organizzazio-
ne di un servizio. Infatti a poco var-
rebbe mutare le strutture esterne se
non avvenisse nello stesso tempo il
cambio di mentalità.
O
BS GIUGNO 2002

3.10 Page 30

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IL I
1
-----
f&fAl E SE
IN
LIBRE RIA
f',J\\ofonte
o cufO di Giuseppe
CESCO
DI SALES
FRANCESCO
DI SALES
Contro-storia
di un uomo mansueto
di Enzo Bianco,
ELLEDICI ,
Leumann (TO) , 2001
pp . 208
I manuali di storia stra-
ripano di guerre, violen-
ze , massacri.. . Esiste
una contro-storia scritta
da persone mansuete
che mostrano l'amore del
Padre verso tutti gli uo-
mini: Cristo , Benedetto
da Norcia, Francesco di
Assisi , Francesco di Sa-
les, Teresa di Calcutta...
L'autore afferma che la
vicenda di Francesco
di Sales è formalmente
una storia di mansuetu-
dine. Cristo l'ha trapian -
tata nel cuore dell'uma-
nità, Francesco l'ha in-
carnata. È possibile che
la mitezza cambi il mon-
do? La vita di France-
sco risponde sì! Visse
in un mondo in cui si af-
fermava il principio che
"i più adatti all 'esisten -
za prevalgono sui meno
adatti ". Pesce grande
mangia il pesce piccolo.
Egli realizzò !"'Imparate
da me, che sono mite e
umile di cuore".
~CRISTIANA~ ~CNEMONDO
EW~
01AA
UN SALMO OGNI GIORNO L'ALDILÀ
DOV'È LA PACE
di Umberto Nicoli ,
STUPENDA REALTÀ.
SULLA TERRA?
PIEMME ,
Il Paradiso
Lettera aperta alle donne
Casale M. (AL) , 2001
di P. Gnarocas N. I.
e agli uomini di buona
pp. 414
Segno , Tavagnacco (UD), volontà
2001
di diversi autori (v. pp. 1-2) ,
Il sussidio intende contribui- pp.446
EMI , Bologna, 2001
re a ristrutturare il cammi-
pp. 188
no di fede dei cristiani con
la preghiera dei Salmi, per
Ha detto Paolo VI : "La spe-
dargli più concretezza e ri-
ranza della pace rimqne ,
spondere all 'invito di Gesù :
perché deve rimanere. E la
"incessantemente pregate".
luce del progresso e della
Oggi non rimane molto per
civiltà. Il mondo non può ri-
tenere viva la fiammella del-
nunciare al suo sogno di
la fede . Il salmo è quel ge-
Pace universale". E poiché
nere letterario che legge la
la pace è sempre da co-
vita quotidiana alla luce di
struire e completare, è sem-
Dio e aiuta il crede nte a
pre fragile e difficile, deve
mettersi in lunghezza d'on-
essere costantemente pro-
da con Lui , per scorgerne
clamata. È un dovere per
la presenza nella vita di
tutti , per i responsabili del-
ogni giorno. Gesù pregava
le sorti dei popoli , per ogni
con i salmi. Essi da sempre
cittadino del mondo. Ognu-
sono preghiera della Chie-
no deve contribuire a diffon-
sa. Il volume ripropone que-
dere la cultura della pace,
sta forma antichissima di L'uomo di oggi è immerso a creare quella coscienza
orazione . Ogni salmo è af- in una storia che fa molta comune che la rende au-
fiancato da un commento difficoltà ad aprirsi al tra- spicabile e possibile.
efficace che aiuta a coglier- scendente. L'incredulo pen-
ne i contenuti essenziali . Si sa che l'aldilà sia una vana
può così gustarne il sapore illusione dei cristiani, es-
di vero nutrimento quotidia-
no della fede.
Umberto icoli
sendo preda di insoddisfa-
zione esistenziale. Il cre-
dente si basa sulla parola
infallibile di Dio che rispon-
de che l'aldilà è una stupen-
V'E'9 LDAPACE
Un.sa.lmo
ogru giorno
da realtà. L'autore risponde
alla domanda di che cosa
sia in effetti il Paradiso. Lo
fa con l'interpretazione di
i SULLA
!TERRA
ciò che Gesù ha rivelato ,
con l'insegnamento della
Chiesa e con l'aiuto della
=i: aLentte,ra._ap,erta
:Z I agli 11mlnl di b■ona Hlontà
ragione. Si possono pregu-
stare così le "meraviglie di
Dio". Però questa realtà è
molto superiore a ciò che
si può dire . San Paolo scri- La pace si deve insediare
ve : "Quelle cose che oc- prima di tutto nel cuore del-
chio non vide , né orecchio l'uomo, in modo che poi
udì , mai entrarono nel possa essere travasata co-
cuore dell'uomo , queste ha me esperienza e testimo-
preparato Dio per coloro nianza, negli avvenimenti
che lo amano".
della vita sociale e politica e
nei rapporti internazionali .
GIUGNO 2002 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~DI ,DsAi'tfc.o
~EDUrCAE A f l
~
D'AMORE
IL LIBRO
DAI SETTE SIGILLI
Edith Stein:
Torah e Vangelo
di Cristiana Dobner,
Monti , Saronno (VA) , 2001
pp. 668
"Il libro dai sette sigilli" è il
nomignolo di Edith Stein ,
che rivela il suo ricco mon-
do interiore, descritto in set-
te tappe della sua vita, tut-
te legate dal filo d'oro del
pensiero umano attraversa-
to dalla Torah ebraica (La
Legge) e dal Vangelo di Cri-
sto. Diventa essa stessa un
libro della Legge, maturato
in una fam iglia ebrea e scrit-
to con il sangue in un vissu -
to di comunione con i suoi
fratelli ebrei . Dal momento
della sua conversione visse
una reale e misteriosa tra-
sfigurazione tra la lettura
ebrea e la lettura cristiana
della Scrittura. Il libro svela
la sorprendente capacità di
modulare in sé un'autentica
e sofferta ebraicità ed una
profonda santità cristiana:
una pianta di specie ebrai -
ca nutrita di linfa profonda-
mente cristiana : Parola di
Dio, Sacramenti, vita al Car-
melo .
NON FATEMI DEL MALE
Gli abusi sessuali
spiegati ai bambini
di Jocelyne Robert, pp. 96
DIVORZIO
Il dolore della lacerazione
di Lars Kuntzag ,
pp. 80
ELLEDICI ,
Leumann (TO) , 2001
Si tratta di due strumenti di
riflessione educativa, rivolti
a genitori e insegnanti . Tutti
e due hanno per soggetto
educativo i bambini vittime
di abusi materiali (violenze
sessuali) e morali (divorzio
dei genitori) . Il primo vuole
aiutare i fanciulli (di 4-12
anni) ad avere informazioni
chiare per vivere in un cl i-
ma di sicurezza, acquisire
garanzie e pretendere ri-
spetto . La posta in gioco è
alta: informare i fanciulli
senza minare la credibilità
degli adulti. Il secondo offre
risposte a problemi affettivi
provocati da domande dei
bambini. È rivolto a chi sta
vivendo un processo di se-
parazione , a chi si trova ac-
canto a famiglie che stan-
no facendo questa triste e-
sperienza, a chi vuole ca-
pire meglio i bambini di ge-
nitori separati o divorziati.
GUAIUSSESSUAUSMGAA Al &AMlf,c
~io
il dolore dei!-d
ldcerdzio~E';
I
I 5 LINGUAGGI
DELL'AMORE.
Come dire "ti amo"
alla persona amata
di Gary Chapman , pp. 160
TENEREZZA. L'arte
di dare e chiedere amore
di Valentino Salvoldi ,
pp. 142
ELLEDICI ,
Leumann (TO) , 2002
San Giovanni insegna che
Dio è amore. Il cristiano è
invitato a vivere la propria
vita seguendo la legge d'a-
more di Gesù. Pedagogica-
mente l'amore, nelle sue
varie espressioni umane, è
veicolo dell'amore di Dio
verso gli uomini suoi figli. Di
questo messaggio si fanno
carico i due volumetti. Il pri-
mo insegna che le persone
esprimono e ricevono amo-
re con varie modalità: pa-
role di rassicurazione, mo-
menti speciali , doni , gesti
di servizio, contatto fisico .
Il secondo descrive l'amore
nei segni della tenerezza :
espressa con uno sguardo,
con l'arte di fare propri gli
stati d'animo degli altri , con
l'energia comunicata da ge-
sti espressivi ... Essa libera
l'amore e permette di vive-
re un 'esistenza qualitativa-
mente nuova e diversa.
l i ~1\\ t&~~
'~f~1
In collaborazione
con il Centro Nazionale Vocazioni
Itinerari per crescere insieme
nella coscienza della vita come vocazione
veri e propri "laboratori della fede" '
sul tema della39' Giornata Mondiale
di Preghiera per le Vocazioni.
agazzi: Ognuno èun DONO, chiamato in
prima persona a dare volto all'Amore, come
Gesù. Itinerario eucaristico-vocazionale.
c. TESTO, f. ftORllO, s.CASU, TMv.lETTA,
(. iAtONGO E5uoof APoslOllNE
A dolescenti: Vi aggio esplorativo, ispi-
rato a ·11 Piccolo principe", nel delicato
mondo delle relazioni, per imparare a
dare volto all'Amore.
TESTO, f. fKJOSllO, 5. CASU, M. SPOSITO
ESUOREAPosTOllNE
G iovani: Un percorso biblico per cooo-
scere Hchi è e cosa fa lo Spirito": anche
oggi ci costruisce come persone, profeti e
santi con il rotto dell'Amore!
TESTO, D. LUIGIVMJ ESUORE APosTOllNE
pp.66 + !]UidlJ ammatori pp. 16
4,65 cad.(L 9.000)
-IP Richiedere a,
SUSSIDI VOCAZIONALI AP
Suore Apostoline
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rie cattoliche o vanno nch1est1
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Editrici.
BS GIUGNO 2002

4.2 Page 32

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-
UN ANGELO
DI NOME
ANGELO
Angelo Scolari
a 60 anni.
di Giancarlo Manieri
I santi esistono ancora.
In ogni ceto sociale. Di tutte le età.
Impegnati nelle più diverse attività.
Scoprire un santo è sempre una
sorpresa, perché generalmente
è santo chi credi che non lo sia e
non lo è chi credi che lo sia!
A ngelo era solare! Uno dei rarissimi esempi in
cui__i fatti della vita quotidiana confermano il si-
gnificato del nome che provvidenzialmente gli è
stato assegnato alla nascita. L'arciprete della sua par-
rocchia che si sgola a forza di richiamare questo e
quello, distratti durante la lezione di catechismo , e che
dispensa a raffica consigli , esortazioni , ammonimenti ,
tiratine d'orecchi , ad Angelo non aveva mai nulla da
dire o da rimproverare . Ospitaletto "ospitava" un santi-
no, insomma, tra i suoi campi . Ai primi del '900 , era
solo un borgo agricolo. Quando arriva, lo sviluppo in-
dustriale non riesce a intaccare più di tanto la fede
della gente , grazie alla capacità dei suoi "arcipreti" di
gestire la transizione con intelligenza e di incidere at-
traverso l'oratorio sui ragazzi , trasmettendo una edu -
cazione religiosa e sociale di alta valenza. L'oratorio
funzionerà sempre a meraviglia: Don Bosco era di ca-
sa a Ospitaletto ; a lui erano dedicati l'oratorio e il cam-
po sportivo.
La vecchia casa di Ospitaletto,
dove è nato Angelo Scolari.
VERSO ALTRI LIDI
L'oratorio era in effetti la seconda casa del piccolo An-
gelo. imparerà tutto il buono che si porterà dietro per
tutta la vita. Una famiglia povera la sua che viveva su
un pezzo di terra sfruttato con il duro lavoro di tutti i
suoi membri , anche i più piccoli . Si cominciava presto
allora a darsi da fare per guadagnare il pane. Angelo ,
poi , era il primo della nidiata, quindi la sua responsabi -
lità era la prima dopo quella dei genitori. Ovvio che ,
quando un impulso irrefrenabile lo spinse a chiedere di
cambiare l'orientamento della propria vita, si trovò con-
tro il muro compatto dei familiari. No ! Sei troppo neces-
sario qui! Ma una mattina papà Pietro mutò improvvisa-
mente idea: "Senti , Angelo , se proprio vuoi , fatti pure
salesiano: non vo rrei sentirmi in colpa se prendessi
una brutta piega restando qui contro tua voglia! ". Trop-
po repentina la virata. Cos'era successo? Era succes-
so un brutto sogno! Papà Pi etro quella notte aveva so-
gnato il figlio , diventato criminale , braccato senza tre-
gua dai carabinieri. Tanto bastò a convincerlo che era
meglio lasciargli decidere il proprio destino. Pietro era
un uomo positivo, un po' taciturno, ma anche un one-
st' uomo che non avrebbe mai voluto che il suo Angilì
deviasse dal sentiero .
GIUGNO 2002 8S
I Il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri legge ai confratelli
della casa Madre il decreto pontificio che concede
ad Angelo Scolari l'onorificenza "Pro Ecclesia et
Pontifice". Si riconoscono da sinistra don Luigi Fiora,
don Gaetano Scrivo, don Egidio Viganò.

4.3 Page 33

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-------------t()ll{}lfl11JRI cfllLEg/11;1/I
Don Ricceri appunta sul petto di un commosso
sig. Angelo la medaglia del cavalierato pontificio.
UNA VITA SUDATA
Angilì era stato "formato" al sacrificio duro e accettato.
Vissuto in una famiglia all'antica, di contadini in enfi-
teusi , senza troppe comodità, anzi proprio "senza"
comodità : per riscaldamento il focolare - quand 'era
acceso! - i servizi all 'aria aperta, la luce ad acetilene,
l'acqua per bere al pozzo, quella per lavare e abbeve-
rare nelle rogge ; le scarpe solo per i giorni di festa, la
polenta tutti i giorni , la carne la domenica! Per amici la
dissenteria, il tifo , la tbc. E il lavoro . Tanto lavoro . Tut-
to a braccia: aratura, semina, sarchiatura, fienagione ,
mietitura, vendemmia ... Più alcuni doveri cui si teneva
più del pane: la messa la domenica, il rosario la sera.
Queste cose hanno marchiato indelebilmente la vita di
Angelo , formandone il carattere.
LA CROCETTA E VALDOCCO
All 'Istituto internazionale della Crocetta gli studenti di
teologia gli si affezionarono subito. Lui quando poteva
scappava all'oratorio a giocare e scherzare coi ragaz-
zi : gli sembrava di tornare bambino all 'indimenticato
oratorio di Ospitaletto . Poi fu chiamato a Valdocco ,
infermiere alla Casa Madre . Ci resterà per 41 anni . E
, divenne sempre più "angelo ". Capace di amare e
servire senza mai un gesto di impazienza, un'incre-
spatura di labbra. Anno dopo anno, si è fatto più asce-
ta. Era capace di alzarsi anche sei , otto volte per notte
per controllare i suoi ammalati , alleggerire le loro sof-
ferenze , prevenire le loro necessità. E non pochi si
sentivano dire : "Ora vado in basilica a pregare per
lei!". Era capace di preparare a morire con parole, si
diceva, "che nemmeno un prete era capace!"
Infermiere a tempo pieno, 365 giorni l'anno , 24 ore al
giorno, pronto a ogni squillo di campanello , e per i ma-
lati , si sa, le esigenze si triplicano rispetto ai sani , so-
prattutto per i malati immaginari. Molti si acquietavano
davanti al suo sorriso, ad altri bastava la presenza: la
cura era lui più che la medicina che somministrava.
Non aveva mai tempo per le chiacchiere inutili , per la
TV, per il cinema , le passeggiate ... E quando qualche
giovane confratello dopo il telegiornale si fermava a
vedere il film: "Anche tu cominci a prendere cattive
abitudini!. .. ", lo apostrofava.
E quando la malattia lo estromise dall'ufficio, scelse la
basilica dove passò ad essere infermiere di anime :
ascoltava, incoraggiava, esortava, consolava... E i pel-
legrini dicevano : "Scolari è l'unico salesiano che ha
l'ufficio in basilica!".
L'ALTERNATIVA
Attese che i fratelli fossero cresciuti per seguire la pro-
pria strada senza creare lo scompiglio a casa. Il ser-
vizio militare gli irrobustì la fede invece che fargliela
affievolire. Congedato, decise che era giunto il tempo
di donare a Dio il resto della sua vita. Tentò in varie
congregazioni , ma i superiori avevano paura che l'età
del candidato avesse radicato anche comportamenti
non consoni con la vita religiosa. Sbagliato. Angilì era
rimasto sempre fedele a Dio e a se stesso. Lo accol-
sero i salesiani di Ivrea, tra i Figli di Maria, giovani che
entravano in congregazione da adulti. Dalla vanga alla
penna. Non dovette essere facile. Dalle vetuste e radi-
cate tradizioni di famiglia a un calderone di 200 giova-
notti provenienti dalle più diverse parti d'Italia e fuori,
con idee, comportamenti , esigenze diversissime.
Voleva fare il prete, in un primo tempo , ma ci mise po-
co a decidere che la lingua di Cicerone era un'impresa
improba per i suoi 22 anni di dialetto. Si fece coadiuto-
re e, accettando di fare l'infermiere, passò dalla cura
della terra alla cura dei corpi. Ci mise la stessa pas-
sione. Imparò così bene ad essere religioso e infer-
miere che scrisse : "Ora mi sento libero e felice!"
La Parrocchiale di "San Giacomo maggiore",
la chiesa di Angelo.
BS GIUGNO 2 002

4.4 Page 34

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- COME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrere
LA COSTELLAZIONE
FAMILIARE
La cosa più importante che deve fare un bambino è scegliere
con molta attenzione i propri genitori. "Ma quando ce li danno
sono già vecchi", ha osservato un ragazzino,
"e non possiamo più farci niente ... ".
S i è scritto e detto moltissimo
circa la possibilità di "model-
lare il carattere di un bambi-
no", come se un bambino fosse un
pezzo di creta informe e l'educazio-
ne consistesse nel dargli una forma
socialmente accettabile . L'esperien -
za quotidiana dimostra il contrario.
Il bambino è un'entità attiva e dina-
mica. È semmai lui che "plasma" il
resto della famiglia, nel tentativo di
trovare il proprio posto, mediante la
sua forza creativa e la sua ingenui-
tà. I genitori devono soprattutto sfor-
zarsi di capire la sua "logica" e il suo
modo di adattarsi a quella che vie-
ne chiamata la costellazione fami-
liare. Questo termine indica il carat-
teristico rapporto che ognuno dei
membri della famiglia stabilisce ri -
spettivamente con tutti gli altri, pro-
prio come una stella, nella sua rela-
zione con le altre stelle, forma una
GIUGNO 2002 BS
costellazione . Ogni famiglia ha la
propria configurazione distintiva. Nel
reciproco scambio di risposte e di
influenze emergono personalità di -
verse.
Padre, madre, neonato... il ruolo di
marito è diverso da quello di mo -
glie, allo stesso modo in cui il ruolo
di padre è diverso da quello di ma-
rito ; infatti è la presenza del bambi -
no a creare nuove dimensioni del
rapporto fra coniugi . Quando arriva
il secondo figlio , cambiano le posi -
zioni di ciascuno dei tre membri del
gruppo : il "reuccio " viene detroniz-
zato . Deve ora assumere un atteg-
giamento riguardo alla modifica av-
venuta nella propria posizione , ri -
guardo all'usurpatore, e riguardo al-
la madre e al padre , che in certo
modo hanno permesso l'accaduto . Il
nuovo venuto è adesso il "piccolino",
e il primo figlio scopre la necessità di
collocarsi in una posizione nuova :
quella del maggiore di due figli. Nel
frattempo , il neonato intuisce la pro-
pria, quale "più piccolo" della fami -
glia ; ma questa posizione ha per il
secondo figlio un significato diverso
da quello che aveva per il primoge-
nito , a causa della presenza di un
fratello maggiore.
All 'arrivo del terzo bambino vi è an-
cora una volta un cambiamento nel
significato dei singoli ruoli nell'ambi-
to della costellazione : madre e pa-
dre sono ora genitori di tre bambini ,
il primo dei quali è stato detronizza-
to in precedenza e il secondo lo è
adesso , trovandosi fra il maggiore
e il neonato . Insomma ad ogni na-
scita, la costellazione familiare as-
sume un nuovo assetto con proces-
si d'interrelazione e significati nuo-
vi . Ecco perché bambini nati nella
stessa famiglia non presentano tutti
le medesime caratteristiche , nono-
stante l'apparente unità del fronte.
È più probabile trovare affinità tra i
figli maggiori di due famiglie diffe-
renti, che tra il primo e il secondo fi-
glio della stessa famiglia . Man ma-
no che la costellazione evolve, ogni
bambino trova a modo suo il proprio
posto e, in genere, come l'erba del
vicino è sempre più verde, così ap-
pare migliore la posizione altrui.
In una famiglia con tre bambini , il
secondo , che in precedenza si di -
stingueva per la sua condizione di
neonato , è in posizione estrema-
mente difficile . Scopre improvvisa-
mente di non avere il vantaggio di
essere il maggiore né di avere più
il privilegio di essere il piccolo di
casa ; ne deriva che si sente trascu-
rato e sfruttato . Ha l'impressione
che la vita e il prossimo siano in -

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
giusti e sleali , e può assumere at-
teggiamenti provocatori per sentirsi
ulteriormente giustificato nelle pro-
prie supposizioni.
IL GIOCO
DEI 4 CANTONI
LA SINDROME DEL PRIMOGENITO
Le costellazioni possono essere le
più varie: basta pensare a come
evolve la personalità di una sorella
tra due maschi , o quella di un
maschio con tre sorelle . È tipica,
per esempio , la "sindrome del pri-
mogenito". Dopo essere stato per
parecchi mesi o anni unico, il primo
figlio viene spodestato e deve
riconquistarsi l'amore dei genitori ,
con dei comportamenti che lo fan-
no apprezzare dagli adulti. Per
questo è facile osservare come il
bimbo-primogenito dimostri una
"saggezza" e una capacità di dedi-
zione "superiore all 'età", sostituen-
dosi realmente alla mamma nel
disbrigo delle faccende di casa,
con grave dispiego di sforzo e di
generosità. Nelle fotografie con i
fratelli , il primogenito di solito è
serio, impettito, protettivo e fissa
l'obiettivo con l'aria preoccupata.
Il più piccolo della famiglia ha una
posizione eccezionale. Scopre pre-
sto che ... ha molte persone alle
sue dipendenze. Se i genitori non
stanno attenti , diventa facilissimo
per il bambino piccolo mantenere
questa posizione privileg iata e
tenere gli altri membri della famiglia
occupati a servirlo. Il figlio unico ha
talvolta difficoltà di socializzazione
nei primi tempi della scuola : è un
bambino in un mondo adulto , un
nano circondato da giganti ; non ha
fratelli .con i quali stabilire dei rap-
porti a livello della propria età. Per
questo è bene che sia iniziato pre-
sto alle esperienze di gruppo con
bambini .
Non esiste una famiglia di dimen-
sione ideale: indipendentemente
dal numero dei bambini che la
compongono , vi sono sempre dei
problemi specifici , che variano a
seconda del numero dei membri e
a seconda del modo in cui ognuno
interpreta la propria posizione nel-
l'ambito di essa. Ma i genitori che
si rendono conto di come i figli si
comportano e si considerano nel -
l'ambito della costellazione familia-
re , hanno maggior probabilità di
guidare il bambino a valutazioni più
corrette .
Un noto paradosso dice che il
totale è molto più che la som-
ma delle sue parti. Mai veri-
è stata più adatta per spiegare
come vanno le cose all 'interno del-
le famiglie . Crocevia di identità di-
verse - date da appartenenze ge-
nerazionali, sessuali , professionali
e culturali spesso vissute in modo
individuale - la casa è il luogo in
cui il senso del noi si costruisce
molto faticosamente , facendoci spe-
rimentare come sono inefficaci i
tentativi di abitare la quotidianità
sommando io + tu + tu + tu . D'al-
tronde non si può diventare comu-
nità se non valorizzando quel che
ciascuno è . Il problema però, alme-
no nella nostra esperienza familia-
re, è che risulta difficile riconoscere
e attribuire a ognuno 1.ma precisa
interpretazione del proprio ruolo .
In teoria si sa che fra me e
mio marito corre la stessa distanza
che separa il giorno e la notte, ma
anche che è una vita che miracolo-
samente le nostre differenze si tra-
sformano in complementarietà. Allo
stesso modo si dice che i miei due
figli sono diversissimi per tempera-
mento, sensibilità e abitudini di vita,
ma di fatto poi si scopre che condi-
vidono molti elementi fondamentali
per quanto riguarda i valori che ispi-
rano la loro quotidianità. In concre-
to , forse perché siamo una famiglia
che ama molto dialogare e che vive
una sostanziale reciprocità e sol i-
darietà, ognuno talvolta rinuncia
spontaneamente a una parte di quel
che è per andare incontro all 'altro ,
per fare gioco di squadra.
E così , partendo da una buona in-
tenzione , ci ritroviamo talvolta nel
caos . Il bello è poterci stupire per-
ché scattano reazioni inaspettate di
fronte a situazioni particolari ; il diffi-
cile è riuscire a decodificare in tem-
po utile quel che l'altro si appresta
a fare , per trovare nuove sintonie.
Siamo dunque diventati una fa-
miglia che gioca ai quattro cantoni,
che mescola le carte : Alessandra
ogni tanto, oltre a sostituirmi nel ruo-
lo di mamma con Claudio quando
sono assente da casa, si preoccupa
di assumere con me un'aria mater-
na e, se da un lato mi coccola, dal-
l'altro mi fa notare che farei bene a
badare di più a me stessa, sele-
zionare meglio impegni ed energie,
essere meno dispersiva e disor-
ns GIUGNO 2002

4.6 Page 36

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dinata nella gestione della casa,
più prudente nelle relazioni con gli
altri, eccetera eccetera. Il piccolo
si diverte a fare l'uomo di casa
qu ando manca il padre e simula
atteggiamenti di sicurezza, fermez-
za, perfino sagg ezza, nel tentativo
di tene re in pugno le donne di
casa. E siccome è ben più alto di
sua sorella, quanto meno tenta di
farsi passare per il fratello mag-
giore quando si tratta di strappare
qualche piccolo privilegio, come il
pe rmesso pe r fare tardi la sera o
la libertà di allargare il raggio di
azione all 'interno della città.
A parte il fatto che tutto que-
sto ci fa vivere, alcun e volte ,
situazioni piuttosto comiche che
ravvivano la monotonia delle gior-
nate feriali , è inevitabile che io mi
ch ieda se è un ben e giocare a
scambiarci gli abiti di scena. Con-
fesso che la mia richiesta non è
innocente : come sempre, la rispo-
sta è contenuta nel modo stesso
in cui viene formulata la domanda.
Non ci vuole molto a verificare
che è simpatico commutare i ruoli
familiari ; può essere addirittura
una scelta volontaria e importante,
perché aiuta i ragazzi a misurarsi
con altre prospettive e a com-
prendere quali esigenze , respon-
sabilità e preoccupazioni caratte-
rizzano la vita di un adulto . L'es-
senziale però è che tutti si abbia
coscienza della dimensione ludica
di questa esperienza e dunque
del suo carattere transitorio .
Se invece in famiglia l'inter-
scambio o - peggio - la confusio-
ne dei ruol i diventa abituale ,
necessaria, tacitamente accettata
come l'unico modo per fare fronte
a pensanti omissioni e latitanze,
credo che si fi nisca col fare i conti
con un rimedio che è peggiore del
male che si voleva risolvere.
Dunque è fondamentale limitare le
occasioni in cui uno si mette nei
panni degli altri e tenere sotto con -
trollo il fatto che nessuno si monti
la testa : a queste condizioni , l'in-
terscambiabilità dei ruoli è una
strategia efficace per realizzare
quella rec iprocità educativa che
valorizza i giovani e fa tirare un
sospiro di sollievo agli adulti di
fronte a giornate un po' troppo im-
pegnative.
GIUGNO 2002 BS
FAMIGLIA
SALESIANA
di Corrado Bettiga
SMI
Èla sigla delle "Suore Catechiste di Maria
Immacolata Aiuto dei Cristiani", fondate il 12 dicembre
1948 a Krishnagar (Bengala) dal vescovo salesiano
monsignor Louis La Ravoire Morrow (1892 -1987).
S UORE DI M ARIA
IMMACOLATA
Le oltre 500 suore sono distri-
buite in una quara ntin a d i co mu -
nità in Ind ia, Tanzania, Zaire, Stati
U ni ti , Germania e Ita li a. D al 1966
so no riconosc iu te co me Isti tuto cli
D iritto Pont ificio, da l 1992 appa r-
te ngono all a Famig li a Sales iana.
Ha nno fatto proprio i l motto "Da
mih i animas, coetera ta ll e" . Hann o
co me patro ni M aria Imm aco lata
A usili atrice, sa nta Teres in a cl i Li-
sieux e Don Bosco.
Sono nate dal cuore di un pa-
store che nella diocesi, formata da
u na popo lazio ne pove ra e ana l-
fabeta co n poc hi ss imi cri sti ani, si
era impeg nato ne l la p ro moz ione
umana e nell a catec hes i susc ita n-
do apprezzamento anche tra gli
in e i mu sulmani.
V ivo no nel se rv izio dell a Chi esa
loca le, prend end o co ntatt i diretti
co n le fa mi gli e. M iss io nar ie itin e-
ra nti per i vi ll aggi, so no vestite co n
il sa ri indi ano, loro div isa. Hann o
orato ri , sc uole elementa ri , centri cl i
lavoro, case per anzia ni . Nell a cat-
ted rale cli Kr ishnagar garanti sco no
l' Ad oraz io ne Euca ri stica perm a-
nente.
li Fondatore ha dato loro la
spiritualità di Teresina di Lisieux e
qu ell a de l Sistema p revent ivo.
N ell a lettera di rico nosc im ento
uffi ciale di app artenenza all a F. S.
don Egid io Vi ga afferm a: " L'ap-
prendi mento nell a vita e nell a
ri flessio ne de ll ' in co ntro tra D o n
Bosco 'sa les iano' e san ta Teresin a
'ca rm elitana' potrà d ive ntare un
bene co mun e a tutta la fa mi gli a di
D o n Bosco [... ] Prec isa re per
qu anto è poss ib il e e in qu ale
maniera il caris ma sales iano viene
arricc hi to quando riceve i va lori
dell a ' picco la v ia' offr irà a tutt i i
gru pp i de ll a Fami gli a un ' ul te ri o re
occas io ne per rendere grazie a
Di o per il dono in estim abi le che
rapprese nta nell a Chi esa l'espe-
rienza sp iri tuale d i Don Bosco" . O

4.7 Page 37

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NO, PI:, RCS~EG,M. PDAR&ELMPL,~.U' IeL1N08ATCLECIP:ClH?AIR~RTiVA:T;26ER1E,I0,AEN,.'
,_,_,-.r-1
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IO .so1y,
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017/~I(/ O
"'1151J::J_
BS GIUGNO 2002

4.8 Page 38

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"ARS EDUCANDI 1"
di Francesco Casella
Nel sentirsi
profondamente
e criticamente coinvolti
nella svolta
antropologica che
viviamo e che i giovani
il più delle volte
sperimentano in modo
non riflesso, accenniamo
ad alcune condizioni che
abilitano ad essere fedeli
alla tradizione appresa.
SOLIDALI
CON I GIOVANI
Don Bosco era guidato dalla convinzione del primato
della persona dei giovani.
I n Don Bosco il principio meto-
dologico di base per agire da
"artista" nell 'educazione è stato
"l'amorevolezza". Il " Sistema pre-
ventivo" comporta la mistica della
carità pastorale e l'ascesi dell'amo-
revolezza. La carità pedagogica non
è solo individuale di ogni salesiano
o salesiana, ma deve anche essere
GIUGNO 2002 BS
caratteristica della comunità locale,
perché essa è in definitiv a il sog-
getto primo della missione. Perciò è
condizione fondamentale per la riu-
scita della nuova educazione che
ogni comunità sia davvero segno di
fede e ambiente difamig/ia per dive-
nire centro di comunione e di parte-
cipazione 1.
L'appello di "andare ai giovani" è
" la prima e fondamentale urgenza
educativa"2. Giova ricordare le stu-
pende parole che Don Bosco rivolge-
va ai giovani: "Fate conto che quan-
to io sono, sono tutto per voi, giorno
e notte, mattino e sera, in qualunque
momento. Io non ho altra mira che
di procurare il vostro vantaggio mo-
rale, intellettuale e fisico"3. E anco-
ra: "Io per voi studio , per voi lavoro,
per voi vivo e per voi sono disposto
anche a dare la vita"4.
L'esperienza di Don Bosco con Do-
menico Savio, o con Michele Ma-
gone e Francesco Besucco, è anche
per noi suggestiva e stimolante. Egli
era guidato dalla convinzione del pri-
mato della persona dei giovani; quin-
di, del valore essenziale della loro li-
bertà e dell 'importanza del loro pro-
tagoni smo. Nell'integrità armonica
della persona vedeva l' indispensabi-
le interazione tra educazione ed evan-
gelizzazione; e nella libertà fondava
la convinzione che l'opera dell'edu-
catore non può sostituire quella del-
l'educando, ma piuttosto suscitarla
ed irrobustirla. Oggi, più che mai , si
rende necessario questo patto edu-

4.9 Page 39

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Educare è un 'arte ... Per agire da artista nell'educazione
è necessaria l'amorevolezza.
Andare ai giovani è la più fondamentale
urgenza educativa.
cati vo, quando l'ambiente de ll a fa-
migli a, dell a scuo la, dell a soc ietà e
della parrocchi a non è sufficiente-
mente in consonanza con le esigen-
ze fonnative dell a crescita giovanile.
Occorre, in defi_niti va, essere so lidali
con i giovani , per cui è necessari o
che "sali amo sul loro carro come fe -
ce il di acono Filippo; pi anti amo la
nostra tenda tra d i loro"); che c i abi-
liti amo ad avere una " presenza co-
struttiva" nei luoghi d ' incontro de i
g iovani 6.
PORTATORI DI
"ICONE SALESIANE"
Tutti dobbi amo essere de i portato-
ri delle "icone salesiane" di Ges ù, in
qu anto " ispirano la nostra spirituali -
e plasmano la nostra pedagog ia"7.
Il Rettor Maggiore don Ju an Edmun-
do Vecchi , ne lla Strenna del 1997 , ha
proposto le se;uenti icone: "Gesù
Buon Pastore" ,
"Gesù amico dei giovani"9,
"Gesù l' Uomo nuovo" 10.
Con modali tà diverse, ma arri cchen-
ti, queste immagini sono presenti in
tutti i progetti di vita apostol ica del-
la Famiglia Sales iana.
OPERATORI DELLA
PREVENTIVITÀ
Per Don B osco la preventività è:
"L'arte di educare in positivo, propo-
nendo il bene in esperienze adeguate
e co involgenti, capaci di attran·e per
la loro nobiltà e bellezza; di far ere-
scere i giovani dall ' interno, facendo
leva sulla libertà interiore, contra-
stando i condi zionamenti e i fo rmali-
smi esteriori ; di conq ui stare il cuore
dei g iovan i per invogliarli con gio ia
e con soddisfazione verso il bene,
correggendo le dev iazioni e prepa-
randoli al domani attraverso una so-
lida fo rmaz ione del carattere" 11 .
Si tratta d i arriva.re dove nascono
e si rad icano i comportamenti per
sv iluppare una personalità capace di
dec isioni proprie e di di scernimento
del male, per non lasc iarsi irretire
dalle deviazioni ambi entali e dalle
inclinazioni delle passioni . In que-
st'opera educativ a, accompagnata da
una cordi ale e costante convivenza
con i g iovani , inte rvengono simulta-
neamente la pedagog ia e la fede.
TESTIMONI DI
RAGIONE/RELIGIONE
Decisivo per ogni educatore è il
saper unificare in un uni co faro di
luce "ragione" e "religione". In que-
sta operazione di vera ingegneria pe-
dagog ica disimpegna un ruolo spe-
ciale l'interazione tra educazione ed
evange li zzazione, la convergenza tra
natura e grazia, la confluenza tra cul -
tura e Vangelo.
In questo contesto si innesta anche
la peculi are efficacia educativa del-
la conoscenza e frequenza dei sacra-
menti, in particolare dell 'eucaristia
e della riconciliazione che Don Bo-
sco sottolinea con partico la.re atten-
zione.
(con tinua)
I
La sfida di ogni educatore: si tratta
di arrivare dove nascono
e si radicano i comportamenti. ..
1 CG23 , n. 2 15-2 18.
2 G IOVANNI P AOLO , l uvenum Patris, n. 14.
3 MB VII , 503 .
4 Costitu zioni, art. 14, c he cita Ru ffino Do-
MENICO, Cronache dell' Oratorio, quaderno n.
5, p. IO.
5 J. VECCHI , Strenna 1997. Con lo sguardo
fisso in Gesù, primogenito di molti fra telli,
aiutiamo i giovani ad accoglierlo nella fede.
Roma, Istituto Figlie di Mari a Ausi li atrice
1997, p. 22.
6 P. BRAIDO, "Prevenire" ieri e oggi con
don Bosco, pp. 304-3 12.
7 J. VECCHI, Srrenna /997, p. I8.
8 J. V ECCHI , Strenna 1997, pp. 18-1 9.
9 ] . VECCHI , Strenna 1997, p. 19 .
IO J. V ECCHI , Strenna 1997, p. 20.
11 GIOVANN I P AOLO II, l uvenum Patris, n. 8.
BS GIUGNO 2002

4.10 Page 40

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Sono passati cento anni da che salesiani hanno preso
LE STRADE
di Vittorio Lacenere
DEL SIGNORE
È il libro che racconta
la storia salesiana
di Corigliano d'Otranto
SONO FERRATE (1901-2001).
Significatività sociale
dell'opera che analizza
cento anni di presenza
e di attività dei salesiani
nel campo
de Il'agricoltura,
dell'istruzione,
della preparazione
professionale,
degli interventi educativi
e formativi.
1910: essiccatura del tabacco nell'Azienda Agricola dei salesiani.
I n un paesino del Sud/Italia, un
nobile benestante ha piena co-
sc ienza dello stato di indigenza
in cui versa la popol az ione soprat-
tutto giovanil e, e cerca una congre-
gaz ione religiosa all a quale donare
parte de i suo i averi , ritenendo che le
sue terre improd utti ve av rebbero po-
tuto trasfonnarsi in uno strumento
utile per promuovere benessere tra i
suoi concittad ini , se affidate a mani
competenti. La scelta cadde sui fi gli
di Don Bosco, a favore dei qua li -
con un legato del 9 magg io 1896 -
mi se a di spos izione 47 ettari di ter-
reni e mezzi finanziari , perché si des-
se mano all a realizzazione di una
Colonia Agricola fo nte di cresc ita
economica, culturale e reli giosa.
Nacque così, dalla munificenza del
barone Nicola Com i, una de lle pri-
me colonie agricole ipotizzate nel di-
segno del prim o successore di Don
Bosco, don Ru a, che privileg iava
soprattutto nel Sud strutture agrarie.
GLI INIZI
I primi salesiani giunsero a Cori-
gliano d'Otranto il 2 1 ottobre 1901
e trovarono ne l figlio erede, il baro-
ne Mario, altrettanta disponibilità e
attenzione alla loro azione, in una
continuità di intenti che si protrarrà
fino al 1959 con l'ultimo benefatto-
re di quella fam igli a, il barone An-
gelo. Si posero immed iatamente al-
l'opera, attivando una coloni a agri-
co la "per formare ottimi agricoltori
ispirati ai criteri de lla scienza mo-
derna". Trovarono una realtà socia-
le davvero bisognosa del cari sma
sa les iano, dal momento che " /' 80%
sono ana(fabeti. Non esiste istruzio-
ne agraria: si continua a zappare
Gli oratoriani di Coregliano
d'Otranto nel 1963.
GIUGNO 2002 IJS
I cooperatori salesiani: raduno
a conclusione delle celebrazioni centenarie.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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dimora a Corigliano d'Otranto.
I collegiali con i loro educatori
e sacerdoti nel 1925.
La casa salesiana di Coregliano
d'Otranto.
con zappon i dal manico corto da
rompere la spina dorsale"; un a con-
dizione economica in cui "si man-
gia pane nero con poche fave· [. . .}
Raramente si mangia la carne. Il
contadino qui resta assolutamente
disoccupato nella stagione morta e
quando piove, per mancanza asso-
luta di qualsiasi industria comple-
mentare"; una collettività infine ne l-
la quale " il contadino di qui è su -
pe,jtcialmente religioso e onesto".
Le stesse terre donate dal barone si
presentavano, oltre alle asperità de l-
le grandi superfici sassose che ne ri-
ducevano lo sfruttamento e la resa,
in uno stato di totale abbandono,
senza cure, né protezioni di muri di
cinta. Perfino il clima, col suo male-
fico libeccio, si rivelava un grande
ostacolo per lo sviluppo dell 'azienda
agricola. Ali 'attività di scuola agraria
i salesiani affiancarono quella del-
l'Oratorio e della formazione mora-
le e reli g iosa.
L'IMPEGNO
E LA CRESCITA
Nonostante le difficoltà, né poche
semplici, i salesiani profusero
tutto il loro impegno. Con l'opera
dello scasso e delle mine liberarono
tanta parte sassosa del terreno ren-
dendolo coltivabile e fertile. Con te-
nacia ricercarono nel sottosuolo una
falda che sopperisse alla penuria
d 'acqua: la costanza fu premiata nel
1929 con la scoperta di una duplice
vena. Diedero così inizio all 'alleva-
mento di bovini, ovini, suini e ani -
mali da cortile. Piantarono frutteti e
re introdussero la lavorazione de lla
fog lia di tabacco. F ino agli ini zi del
1970, l' Azienda Agricola Nicola Co-
mi fu efficiente e produttiva, ponen-
dosi come impresa modello per il
territorio circostante, e ottenendo ri-
conosci menti dal Ministero dell ' A-
gricoltura e dagli E nti Provinciali.
A tanta ricchezza materi ale corri-
spose un pari benessere mora le e
culturale. L'istituzione di scuole pro-
fessionali e scuol e serali per analfa-
beti , l' attività ludica e formativa del-
1' oratorio, una costan te e attiva pre-
senza ne l tessuto sociale contribui-
rono alla crescita complessiva di
quanti hanno avuto rapporti con i sa-
lesiani e la casa di Corigliano.
IL LIBRO
SUL CENTENARIO
Nella ricorrenza del centenario, i
salesi ani hanno voluto ri visitare la
loro storia , come momento di rifles-
sione per "un nuovo inizio'', eviden-
ziando quei momenti qualificanti di
presenza educatrice, letti in chiave
sociolog ica e rapportati ai singoli
momenti stori ci che li hanno deter-
minati , pe r comprenderne l' impatto
che ebbero con la realtà e valutarne
l' incidenza. Ne Le strade del Signo-
re sono f errate. Corigliano cl' Otran-
to I 90 I -2001. Sign!fìcatività Socia-
le dell' Opera Salesiana , l'autore G.
Orlando D 'Urso si sofferma a com-
prendere il significato sociale di que-
sta presenza salesiana in Corigliano
d ' Otranto e nel territorio limitrofo:
le vicende e le scelte operate sono
in serite nel contesto storico che le
hanno generate, evidenziandone le
influenze reciproche.
Oltre all 'aspetto cronografico che
fissa g li eventi più importanti (l'ar-
rivo de i primi salesiani , g li accordi
con la famiglia Comi, il succedersi
dei vari direttori de lla casa, l'elen-
cazione dei 235 confratelli che si
sono alternati) , il ripercorrere la sto-
ria comporta una riflessione sulle
proprie radici, sulla specificità del-
!'essere salesiani, sul carisma del
fondatore, per progettare e realizza-
re un nuovo umanesimo , consono ai
problemi posti dal terzo millennio.
L' ultimo ventennio è attraversato
dall'autore come cronologia degli
ultimi direttori , evidenziando gli in-
terventi più significativi (la Comu-
nità Emmaus , il Centro Promozione
Lavoro, il CNOS FAP Regione Pu-
glia , la Comunità Famiglia, Anten-
na GioFane), sia negli aspetti strut-
turali , sia in quelli delle nuove esi-
genze che l'attuale contesto storico
sociale e culturale richiedono, come
a volerne leggere i segni premonito-
ri per lo sviluppo e la continuità
della casa di Corigliano d ' Otranto
che non può presc indere dalla rilet-
tura del suo passato , della sua sto-
ria , de ll a specificità dell 'essere sale-
siani .
BS GIUGNO 2002

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma , riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1-1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
neral e Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o ali 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni , con sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di€ ... o titoli , ecc. per
i fini istituzionali dell'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in .. .
per i fini istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" ... Annullo ogni mia prece-
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Miss ioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il restamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via delJ a Pisana, 1111
001 63 Roma-Bravetta
Tel. 06.6561 2678 - Fax 06.65612679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
Via Maria Au siliatrice, 32
10152 Torino
Tel. 011.5224247-8 - Fax 011.5224251
C.C.P. 28904100
GIUGNO 2002 BS
I NOSTRI MORTI___,
PICCHI sr. Assuntina,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Livorno, il 19/06/2001 , a 82 anni
La vita di Suor Assuntina può essere de-
scritta attraverso tre istantanee. La prima
la ritrae con i bimbi della scuola materna in
veste di insegnante , guida e madre di chi è
rimasto senza famiglia. La seconda la co-
gl ie per le strade di Li vorno dove , con il
passo un po' inceppato , accompagna alcu-
ne sorelle all 'ospedale , alle visite mediche.
La terza istantanea la fotografa seduta in
poltrona a preparare lavori con l'uncinetto
per i non pochi benefattori. La sua camera
ha sempre la porta aperta, perché c'è sem -
pre qualcuna che ha bisogno di essere
ascoltata, incoraggiata, aiutata. A Suor As-
suntina interessava una cosa sola: incon-
trarsi con le persone, per donare quel Ge-
sù che aveva riempito le sue giornate nella
stagione degli inizi vigorosi, nella stagione
della maturità operosa, nell 'autunno del-
l'anzianità sofferente , ma ricca di sapienza.
propria vita al Signore per la salvezza dei
giovani. Amava soprattutto le giovani più
"povere" cercando le vie più adeguate per
risvegliarne l'intelligenza ed entusiasmarne
lo spirito. Con lei si stava bene e si dialo-
gava volentieri perché le sue conversazioni
avevano sempre una profonda attenzione
ai problemi che toccavano il vissuto della
gente, l'appartenenza all'Istituto e alla Chie-
sa: tutto veniva valorizzato per "crescere" e
"far crescere" nell'autenticità della vita cri-
stiana e religiosa. Fu insegnante presso
l'Istituto San Giuseppe di Tortona e dele-
gata dei Cooperatori e delle Ex Allieve per
diversi anni ed a loro si interessava con
cuore materno. In questi ultimi anni della
sua vita, ripeteva con frequenza e consa-
pevolezza: "mi offro come sacrificio al Dio
vivente per la Sua gloria e per la salvezza
delle anime" La sua offerta si è compiuta
nella casa di San Salvatore Monferrato
dove , nel suo letto di dolore , pregava per
quanti sapeva in difficoltà.
TASSELLO sac. Francesco, salesiano,
t Mogliano Veneto , il 03/01 /2001 ,
a 86 anni
MARONCELLI sig .ra Settimia,
mamma di una FMA e sorella
di un sac. salesiano,
t Verucchio (RM) , il 27/12/2001 , a 90 anni
Basterebbe guardare il curriculum di don
Tassello per capire che persona era: diret-
tore per 35 anni filati , vero "padre" alla Don
Bosco , ascoltava tutti con tranquillità e pa-
zienza. Sapeva smorzare i contrasti , inco-
raggiava sempre. Dalle molte letture e da
una profonda cultura sapeva trarre parole
giuste e appropriate in ogni circostanza.
Animo gioviale, amava il bel canto e tra-
smetteva gioia e serenità. Apprezzata e ri-
chiesta la sua abilità nell'organizzare pel-
legrinaggi: trascinava dietro di sé con entu-
siasmo giovani , exallievi e amici dell'opera
salesiana. Per molto tempo è stato delega-
to dei cooperatori ed exallievi che curò con
esperienza, passione e ricchezza di paro-
la. Anche gli ultimi giorni, quasi cieco, det-
tava i suoi discorsi e le prediche che non
faceva mai mancare al gruppo di coopera-
tori di cui era incaricato.
Fu una mamma esemplare, caratterizzata
da una bontà senza limiti. Consacrò la sua
non breve esistenza alla famiglia e al pros-
simo , sempre sorretta da una incrollabile
fede , anche nei momenti più duri che ha
superato a testa alta, sfoderando una vo-
lontà di ferro e una capacità di sopporta-
zione che ha trasmesso ai figli. Da giovane
respirò il carisma delle FMA a Vercelli nella
filanda. Ricordava le sue suore con grande .
nostalgia, anzi addirittura con venerazione :
affermava che erano grandi educatrici, cui
molto doveva. Anche in paese era molto
stimata, perché era una donna che non fa-
ceva male a nessuno e aiutava tutti . La
grande partecipazione al suo fune rale ha
dimostrato ancora una volta la considera-
zione e l'apprezzamento che godeva pres-
so tutti e il rimpianto per la sua scomparsa.
MAZUECHI sig.ra Ida,
cooperatrice salesiana,
t Bolzano , il 15/04/2001, a 88 anni
Passò la sua vita in semplicità operosa.
Donna schiva, tutta dedita al lavoro per le
missioni salesiane. Per molti anni lavorò co-
me cooperatrice nel centro di Bolzano . con
i suoi piccoli lavori contribuì a far sì che il
Centro potesse aiutare tanti poveri giovani
e ammalati . Fu se(Tlpre assidua nel fre-
quentare il centro. E ricordata con grande
commozione da parenti, amici , cooperatori
e cooperatrici , come donna buona che la-
vorava con grande discrezione , ma con
tanto amore verso tutti.
MARCHESOTTI sr. Agnese,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t San Salvatore Monf.to , il 21 /12/2001 ,
a 85 anni
PURITANO sig.ra Alma, cooperatrice,
t Bolzano, il 09/12/1999, a 81 anni
L'ha tolta all'affetto di tutti un tragico inci-
dente stradale. Fu una donna esemplare
che dedicò la sua vita ai giovani, prima nel-
la scuola elementare come insegnante pie-
na di zelo e di amorevolezza, da tutti, alun-
ni e genitori , stimata e rispettata. Si dedicò
poi all'assistenza all'oratorio parrocchiale;
infine, dopo la pensione , consacrò tutto il
suo tempo alle missioni salesiane come
cooperatrice , frequentando il centro e ade-
rendo con entusiasmo a tutte le iniziative.
Venuta la sera di
quel giorno ~esù disse:
"Passiamo
all'altra riva!"
(Mc. 4,35)
Apprese dalla numerosa famiglia in cui era
nata , ricca di fede e pratica religiosa , l'a-
more all'Eucaristia, la devozione alla Ma-
donna, l'apertura agli altri fino al dono della

5.3 Page 43

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Savina ,/emina
ta dal 1972, e la data è stata scel-
ta per ricordare il giorno di apertu-
ra della conferenza dell 'Onu sul -
l'ambiente (Stoccolma, 1972) , che
costituì il Programma Ambientale
delle Nazioni Unite.
Il giorno 26 ricorrono l'anniversa-
rio della Dichiarazione universa-
le dei diritti dell'uomo (1948) , la
Giornata internazionale contro l'a-
buso e il traffico illecito di droga
(voluta dall 'Onu , dal 1987) e la
Giornata internazionale a soste-
gno delle vittime di torture .
LUNARIO & ALTRO
• Il 1° giugno il Sole sorge alle
4.41 e tramonta alle 19.38 ; il 15
alle 4.38 e alle 19.47 . Luna nuova
il 1O; piena il 24. Dal 21 , solstizio
d'estate , le giornate iniziano ad
accorciarsi .
In Luna crescente, raccogliere
le piante aromatiche da essiccare,
piantare i gerani e seminare i ci -
clamini . In Luna calante , pulire e
sistemare il terreno per gli impianti .
Verdure del mese: aglio , barba-
bietole, broccoli , carote, cavolfiori,
cicoria, cipolle , fagiolini , finocchi ,
insalate, patate, peperoni , pomo-
dori , piselli , rape , ravanelli , seda-
no, spinaci , zucca, zucchini. Frutta:
albicocche, ciliegie , fragole , lampo-
ni, mirtilli , more , nespole , pesche
e prugne.
IL FIORE
Il "Lilium candidum" comune nel
nostro Paese è una specie peren-
ne, bulbosa, originaria della Pale-
stina e della Siria, coltivata a sco-
po ornamentale per i fiori grandi ,
profumati , color bianco latte, a for-
ma di tromba o campana. Simbolo
della purezza e della castità, è det-
to anche giglio "di sant'Antonio". In
araldica è raffigurato con tre foglie :
la centrale più grande e diritta, le
laterali ricurve verso la base.
LA GIORNATA
Il giorno 5 è la Giornata interna-
zionale dell'ambiente: è celebra-
IERI ACCADDE
3 giugno 1963: muore papa Gio-
vanni XXIII.
3-4 giugno 1989: a Pechino ,
massacro in piazza Tien -an-men ,
7000 vittime .
5 giugno 1968: assassinato il
senatore americano Robert Ken-
nedy.
5-1O giugno 1867: guerra (la ter-
za) "dei sei giorni" tra arabi e israe-
liani.
6 giugno 1900: intervento delle
Grandi potenze europee in Cina,
dopo la rivolta dei Boxer.
6 giugno 1944: "O-day", lo sbar-
co alleato in Normandia.
7- 1O giugno 1979: prime elezio-
ni del Parlamento Europeo.
9 giugno 1837: a Torino , nasce
don Michele Rua.
1O giugn·o 1924: assassinato il
deputato socialista Giacomo Mat-
teotti.
14 giugno 1837: muore il poeta
Giacomo Leopardi.
16 giugno 1846: viene eletto
papa Pio IX.
18 giugno 1815: sconfitta di
Napoleone a Waterloo.
18 giugno 1946: proclamazione
della Repubblica italiana, dopo il
referendum. Il 13, re Umberto Il si
era recatq in esilio in Portogallo.
28 giugno 1914: a Sarajevo , as-
sassinato Francesco Ferdinando,
erede al trono d'Austria-Ungheria .
29-30 giugno 1934 : in Germa-
nia, la "notte dei lunghi coltelli"
per eliminare gli oppositori interni
del partito nazista.
30 giugno 1953: primo censi-
mento in Cina: 590 milioni di abi-
tanti .
LA LENTE
Per il terzo anno cons ecutivo , il
Vaticano emette una serie ven -
duta presso i distributori automati-
ci in piazza San Pietro : raffigura i
qu attro evangelisti . Per i Mondiali
di ca lcio , che termineranno il 30
giugno nello stadio giapponese di
Yokohama , San Marino ha emes-
so un foglietto di sei dentellati con
immagini di qualificanti partite gio-
cate dalla Nazionale azzurra. L'Or-
dine di Malta propone "gouaches"
di costumi regionali italiani del
XVIII -X IX secolo. Per gli appas-
sionati della natura: la serie della
repubblica di Malta dedicata ai
cavallucci marini e quella delle
isole Faer Oer sui molluschi .
LE MOSTRE
A Venezia, Navigare e descrive-
re. Isolari e portolani del Museo
XV-XVIII secolo. A Trento, il Mu-
seo dell 'Aeronautica, sezione del
Museo Tridentino di scienze natu-
rali , continua il successo di Desti-
nazione stelle. Scopriamo il mon-
do dell'astronomia. A Bologna, il
Museo civico Archeologico ospita
l'affascinante rassegna Africa nera.
Art e cultura. Tutte sono aperte
sino al 30 giugno.
BS GIUGNO 2002

5.4 Page 44

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GIUGNO 2002 BS
!/1.11\\,w.n:wm
\\.1_1.,
. i, lli11J,.,,. .
ii 11'
/fo1_;,1 .
y

5.5 Page 45

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Joseph Au, Pier Bertone, Michele Ferrero
CONTINUATS
A PROTEGGERCI
DAL CIE(....O.
~E TRE RAC:AZZE, DOKJ ESSERE
SCAMPATE ALLA TERR/81/..E 0Dl5-
5EA , TORNANO ALLA FOCE DEL
FIVME., E VANA.IO A PRECARE DI
!=RONTE ALLE.SALME DEI DUé
PASTO~/ BUONI CHE D/E[)ERO
LA 11/TA PER IL LORO CRE.c;c;E.
-1932 : I .SALESIANI DELlA PROV/li/CIA
CINESE DECIDONO DI PRESENTARE
CILAUCSAASODIALCLAANsOA/NJITZAZASEZDIOENPéé, Ra;LsAr
CHE "-fONS, VéRS/t:;LJA E DONCARA-
VARIO POSSANO Fr?€4AR€ PER IL LO-
RO CtREt;t;é DALL 'A-L"TO bELL' ALTARE.
LA S4/,/TA SEJ>E l-fANl>A GUAL.CU/,/O
A IAIVGSTl4ARE. A SHA0 ~fJ,MJ, HOA/4-
i<ONt,, TORINO E POI ROMA . NEL
-1~83, IL-fS MA44IO, IL PAPA CilOVAIJ/t/1
PAOLO!/ U DICHIARA 8EATl
CfL i'OTTOBRE '.ZQXJ SONOl>ICHIAW-1 JM.ITT)
. . .... e:.... -~-
·····::•~·:\\,:,·:i,:::'.;;<~;~~~~;~:~-,-.: I
BS GIUGNO 2002

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
SI RIALZA
SENZA DOLORI
Sono attiva nel gruppo "Esplo-
ratori di Don Bosco" nella città
di Bahfa Bianca - Argentina.
Nella mia attività ho avuto occa-
sione di conoscere la vita di Ar-
temide Zatti e affidarmi alla sua
intercessione. Un giorno arrivò
a casa una triste notizia dell'a-
mica Marita, maestra e studen-
tessa universitaria. Salita su
un'auto durante il viaggio, a cau-
sa di un incidente aveva riporta-
to una lesione alla spina dorsa-
le. La trovai all'ospedale, immo-
bile e sofferente . Mi ricordai
allora del santo infermiere della
Patagonia, il venerabile Artemi-
de Zatti, e la invitai a pregarlo
con una novena perché le otte-
nesse di guarire dalla paralisi
causata dalla lesione. I medici ,
pronosticavano per lei la sedia a
rotelle per tutta la vita. Ma con
meraviglia nostra e dei medici la
mia amica sentì come se qual-
cuno le toccasse la parte lesa e
come uno scricchiolìo alle verte-
bre. Provò a muovere le gambe
e lo poté fare. Davanti al medico
volle alzarsi , e ci riuscì senza
dolori. Piena di gioia ora rende
grazie al nostro amatissimo in-
fermiere per questa grazia che
pare un vero miracolo. Prego
pubblicare questa notizia a glo-
ria d1 Dio e del signor Zatti.
Amarea Lujan Ojeda,
Bahfa Bianca (Argentina)
ERA INVISIBILE
ALL'ECOGRAFIA
Nei primi mesi del 1993 iniziai
ad_ accusa_re coliche renali , per
cui ricorsi al le cure del caso
presso l'ospedale in cui presto
servizio come medico. La dia-
gnosi fu di probabile calcolo al
rene destro, ma gli esami eco-
grafici non rilevavano che una
"ectasia pielocaliciale lieve"
perciò non furono praticate eh~
cure palliative . Tuttavia gli epi-
sodi dolorosi acuti si ripetevano
con frequenza , finché dolori cre-
scenti e tracce di ematu ria im-
posero un nuo~o_ricovero ospe-
daliero e relat1v1 accertamenti.
GIUGNO 2002 BS
L'ipotesi della presenza di un
calcolo era sempre più verosi-
mile , ma continuava a non tro-
vare conferma radiologica. Inol-
tre ora non mi si potevano som-
ministrare cure adeguate a cau-
sa del sopravvenuto stato di
gravidanza. Venni perciò dimes-
sa : i dolori - mi si disse - conti-
nueranno fino a quando c'è il
calcolo. Fu allora che mio padre
mi portò la aguita de la Virgen,
che si attinge alla fonte nella
casa di suor Romero. lo la
presi quotidianamente per una
settimana , con fiduciosa pre-
ghiera, e il lunedì successivo
prima di recarmi al lavoro mi
accadde di eliminare il calcolo
(8 mm ), inspiegabilmente con
un minimo dolore momentaneo.
Dunque il calcolo era "invisibile",
ma reale . Da quel momento non
ho accusato più dolori, né gl i
esami hanno più rilevato tracce
ematiche. lo sono certa di avere
goduto di una grazia speciale
impetratami dalla cara suor
Maria, cui va la mia gratitudine .
Lydiana Avila de Benedictis
(San José de Costa Rica)
HA DIFESO
LA SUA CASA
Circa un anno fa , il 3 lu gl io
2001 , nel grande campo che cir-
conda la proprietà dell'Auxilium
di Roma , si è spr igionato un
grosso incendio. Le fiamme al-
tissime hanno distrutto cinque
automobi li , parcheggiate nel-
l'apposito spiazzo vicino alla
siepe e, con rapidità hanno rag-
giunto i grandi pini adiacenti l'e-
dificio. Improvvisamente e in-
spiegabilmente a livello umano
il vento cambia direzione, il tuo'.
co abbandona l'obiettivo e si
estende implacabile a tutta la
siepe , supera il cancello e va ol-
tre . La casa è salva. I 300 bam-
bini che frequentano il Grest
fatti uscire da un cancello late'.
raie, sono salvi e tranquilli . I
soccorsi arrivano , la solidarietà
dei vicini è pronta, ma, al di so-
pra delle forze umane, sia pur
potenti , abbiamo sperimentato
la presenza di una forza che di-
rige e potenzia le forze umane e
le ha superate nel momento
cruciale: abbiamo sperimentato
la presenza materna di Maria
Ausiliatrice. La Madonna ha di-
feso la Sua casa. Chi altri avreb-
be potuto fermare quelle fiam-
me altissime arrivate proprio al-
la grande palma che fa da sfon-
do alla sua statua?
Sr. Giuseppina Buffa FMA,
Roma "Auxilium"
IMPROVVISAMENTE
NELLA
COSTERNAZIONE
Mia nipote stava per diventare
mamma per la prima volta. La
gestazione sembrava procedere
nella norma, ma il responso del-
1'esame ecografico gettò im-
provvisamente la nostra famiglia
nella costernazione : c'era il peri-
colo che il bambino nascesse
con delle malformazioni . In quel
frangente invocai subito l'aiuto
di san Domenico Savio , protet-
tore delle mamme in attesa. Una
suora, Figlia di Maria Ausiliatri-
ce , mi regalò il suo abitino che
mia nipote indossò con fiducia.
In seguito a ulteriori esami tutto
sembrò procedere per il meglio ,
la gravidanza si svolse regolar-
mente e 1'8 novembre 1999 è
nato Paolo Alberto , un fiore di
bimbo , bello, sano e tanto affet-
tuoso. Grazie a Domenico Savio
per questo dono meraviglioso.
Maddalena Piccarolo Allegra,
Torino
QUALCUNO
LASSÙ
Nel luglio scorso è nata Isabel-
la, la mia prima bambina. Tutti
ne eravamo felici , malgrado il
doloroso parto cesareo subi to.
Ogni cosa sembrava normale ,
ma 11 mattino seguente il gineco-
logo notò che labbra e unghie
della bambina erano di forte co-
lore bluastro. Immediatamente
la piccola fu messa nell'incuba-
trice, poiché la capacità respira-
toria non superava il 65 per cen-
to. Dagli esami risultò che l'arte-
ria basilare era invertita con la
vena che conduce il sangue al
cuore , sul quale furono visti an-
che due piccoli buchi . Alle ore 9
del mattino seguente fu portata
al Children Hospital di Toronto.
Di fro nte ad un caso simile il
primario chirurgo sentenziò : "Se
non si fa nulla, la bambina non
può sopravvivere . L'organismo
risulta abbastanza forte per so-
stenere un 'operazione , ma la
scie nza non dà nessuna sicu-
Per la pubblicazione non si
Su tiene conto delle lettere non
j)rmate e senza ,-~capito.
richiesta s,. potra omettei e
[' indicazione del nome.
Don Francesco
Convertini.
UN TIMORE
SUPERATO
Vivo in un piccolo paese. Ul-
timamente mi trovavo assai
impegnata per i preparativi
del matrimonio di mia figlia .
Ho seriamente temuto di es-
sere vittima di una truffa cir-
ca un acquisto di merce da
noi acquistata per l'evento .
Fiduciosa ho pregato il servo
di Dio don Francesco Con-
vertini , nativo di questo pae-
se . Oggi posso dire che la
merce mi è stata consegnata
secondo quanto pattuito, sen-
za alcun raggiro. Come pro-
messo, comunico d'aver ot-
tenuto questa grazia che per
me è stata molto grande, da-
te le particolari circostanze in
cui è avvenuta. Continuerò a
pregare don Convertini fidu-
ciosa nel suo immancabile
aiuto.
A. M. R., Locorotondo (BA)
rezza. Solo con l'aiuto di Qual-
cuno lassù , si può tentare un in-
tervento con qualche speranza
di salvarla". Con il cuore pieno
d'angoscia ci siamo rivolti a un
sacerdote salesiano che, dopo
12 anni di vita missionaria in
Iran, guida ora la nostra parroc-
chia. Ci diede conforto e spe -
ranza , mettendoci nelle mani
una reliquia "ex ossibus " del
beato Filippo Rinaldi , che egli
conobbe fin dal 1923. Al decimo
giorno di vita Isabella fu opera-
ta. L'intervento durò sette ore.
Evidentemente chi diresse quel-
la difficile operazione fu il beato
Filippo Rinaldi, perché tutto riu-
scì ottimamente. Dopo 30 giorni
la nostra bambina fu riportata a
casa guarita. L'unica prescrizio-
ne, da seguirsi per otto mesi , fu
una medicina necessaria per di-
minuire gradualmente l'accele-
razione dei battiti del cuore, con-
seguenza di un intervento così
drastico. Il giovedì santo Isabel-
la fu dichiarata completamente
ristabilita. Ora con la sua viva-
cità riempie la casa di gioia e di
felicità .
Mary Anne e Franco Zinga,
Toronto (Canada)

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t~,.~.._,,.,...,
redazionale
ocus
Monsignor
Luis Felipe GALLARDO
già direttore dello studentato
teologico di Tlaquepaque,
consigliere ispettoriale, e per due
tornate ispettore dell 'ispettoria
di Città del Messico, è oggi
vescovo dei Mixe.
Monsignore, com'è il territorio della sua diocesi?
Montagnoso. Ma si è passati da una regione senza strade, energia
elettrica, servizi, acqua potabile, educazione scolastica, ecc. a una for-
nita ormai dei servizi essenziali; da una regione con lingue indigene
(mixe , cinanteco, zapoteco) a una in cui è obbligatorio lo spagnolo; da
comunità poco catechizzate a comunità più preparate.
I mixe sono u,i popolo che tiene alle sue tradizioni. Quali di que-
ste le sembra la più vicina al cristianesimo?
Senza dubbio lo spirito comunitario. Nell'organizzazione politica e
sociale, i maschi devono percorrere un cammino di "servizi comunita-
ri" che dal più basso livello, il "topi/" (garzone) può arrivare a "presi-
dente municipal" (sindaco), passando anche per i servizi di carattere
religioso, come le "mayordomias" (responsabili delle celebrazioni reli-
giose). Innumerevoli sono i lavori comunitari del " techio" cui sono
chiamate anche le donne, (es. i pasti nelle feste).
Qual è per i mixe il pericolo più grande proveniente dalla civiltà
moderna?
La modernità minaccia soprattutto la sfera dei valori religiosi e mora-
li. Gli adulti cominciano ad avere serie difficoltà nell'educazione dei
figli, sia per lo studio, sia per l'impatto della cultura "urbana" e dei
mezzi di comunicazione di massa. Attualmente si vive nella Prelatura
l'emigrazione verso il Nord (USA e Canada) con la conseguente disin-
tegrazione fami liare e sociale e lo sradicamento culturale.
Esiste per i mixe qualche problema di i,iculturazio,ie?
Perdurano alcune abitudini ,della religiosità indigena, vincolate ai
loro mùi e al culto ancestrale. E il caso del "sacrificio mixe" che mani-
festa la fede in una divinità "cosmica". È frequente che una famiglia
partecipa prima alla messa poi va a compiere sacrifici di animali nei
luoghi previsti. Un altro problema è l'uso delle lingue indigene nella
liturgia, sia perché mixe e cinantechi non hanno lasciato alcuna scrittu-
ra della loro lingua, sia perché avendo lingue concrete si è costretti a
utilizzare perifrasi o inventare neologismi per esprimere concetti
astratti.
Fioriscono vocazioni tra i mixe?
La Prelatura ha sei sacerdoti e 22 seminaristi, e le congregazioni
hanno già religiosi indigeni. La sfida è piuttosto come migliorare, in-
culturandola, la loro formazione, e discernere opportunamente la vera
vocazione dalla ricerca di autopromozione.
Quella mixe non è una cultura che tende a scomparire assorbita
dalla cultura dominante?
C'è questo rischio. È perciò importante potenziare i valori e le tradi-
zioni che li caratterizzano.
IL DOTT.
MATTHEW
Matthew Lukwiya è un ugan-
dese che ha avuto la fo rtun a di
studiare in Italia e laurearsi nel
1986 in medicina. Poi ha fatto
la sua scelta: non quella di al-
tri connazionali che preferisco-
no trasferirsi in Occidente o
scelgono la capitale per eserci-
tare la loro professione, tra i
ricchi. Lui ha scelto il Lacor
Hospita/ nel nord deU 'Ugan-
da, vicino a Gulu, dove si am-
massano i malati più poveri e
dove medici e infermieri non
possono fare a meno di dare
tutto il loro tempo ai pazienti.
E a Gulu arriva, improvvisa
ma non tanto, l'Ebola, la terri-
bile malattia che come l'AIDS
non ha ancora rimedi. Febbre,
dianea, mal di testa, dolori mu-
scolari, emorragie ... La morta-
lità è altissima: nello Zaire su
350 ammalati, i decessi sono
stati 227 nel 1995. È proprio il
dott. Matthew a scoprire la ter-
ribile infezione che non rispar-
mia nemmeno lui. E quando sa
di essere infetto non smette di
donarsi , non fugge dal Lacor
Hospital, resta al suo posto, e
continua a dedicarsi ai suoi pa-
zienti poveri. Il 10 dicembre
2000 l'Ebola se l'è portato via,
ma il suo ricordo è ancora vi-
vo e da allora i decessi si sono
fermati. Una coincidenza for-
tuita?
Roberto Castiglione
Il virus di Ebola.
BS GIUGNO 2002

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C . M.P.
I
NEL PROSSIMO NUMERO
VIAGGI
di Giancarlo Manieri
Tra fungh i e lombrichi.
INSERTO CULTURA
di Natale Maffioli
Il Museo di San Nicolas de los Arroyos .
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ONLINE
di Giovanni Eriman
L'occhio nella telecamera.
CASA NOSTRA
di Giovanni Fedrigotti
Nella Terra dei cedri.