Bollettino_Salesiano_200104

Bollettino_Salesiano_200104



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1m~;i,1n10
j
..r

1.2 Page 2

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TER
ILLENNIO
di Juan E. Vecchi
LA VERCiOCiNA DEL
TURISMO SESSUALE
L'abuso sessuale dei bambini è una vergognosa perversione e
causa danni non facilmente riparabili alla loro personalità.
Non par-
lerò di
casi in-
dividuali che
la giustizia,
con ragione
(non so se
con suffi-
cienti mez-
zi) , persegue ,
ma di quell'altro ignobile feno-
meno per cui si organizzano viaggi
turistici, mettendo in programma la
possibilità di adescare ragazzi/e
messi a disposizione delle perver-
sioni dell'uomo .
La rivista Spartacus (n . 763 e 765)
propagandava lo Sri Lanka come il
paradiso di attività pedofile , con
riferimenti ad alberghi appositi. Co-
sì nel 1997 arrivarono nel Paese
366.165 turisti , e la BBC in un ser-
vizio annunciava che, degli stranieri
che entravano in quello Stato , uno
su cinque cercava l'occasione per
soddisfare il proprio piacere ses-
suale . Le vittime? Le fanciulle e i
fanciulli più poveri, generalmente
senza sostegno familiare , spesso
analfabeti o drop-out.
I salesiani hanno incominciato
un 'opera di prevenzione , prote-
zione e ricupero. Dai pulpiti delle
ch iese è stata allertata la comunità
cattolica, perché divenisse consa-
pevole dei danni fisici e morali che
incombevano sui minori sfruttati in
questa vergognosa maniera. Ven-
nero organizzate marce di protesta
e campagne di poster che s'impo-
sero all 'attenzione dei media: alcuni
di questi poster, in cingalese, erano
rivolti a genitori e adulti, altri in in-
glese ai turisti. Non mancarono vio-
lenti contrasti con gli albergatori,
allarmati dalla possibile diminuzione
dei clienti . Perfino il ministro del tu-
rismo s'infuriò , e sottopose al Presi-
dente della Repubblica un quadro a
tinte fosche , insistendo su possibili
effetti negativi per la bilancia com-
merciale e gli investimenti. Il gover-
no tuttavia s'impegnò contro gli
abusi sui bambini , e nel 1991 formò
una task torce con membri della
Chiesa, della polizia e del governo
impegnati nell'area educativa. È sta-
ta una collaborazione fruttuosa.
Intanto il "Don Bosco Negombo" ha
continuato e continua il suo impe-
gno di prevenzione e reintegrazio-
ne. I salesiani parlano con i ragazzi
esposti all 'adescamento e cercano
di recuperare coloro che si dimo-
strano disponibili ; hanno predispo-
sto diversi percorsi educativi a se-
conda dell 'età e dell 'esperienza
subita. Per tutti risultano fondamen-
tali l'ambiente di famiglia, il rappor-
to con i compagni , le attività forma-
tive. In due anni sono passati attra-
verso i campi di riabilitazione 250
ragazzi .
Questo cammino di recupero
alla vita "normale" comprende di-
verse fasi.
La prima è stabilire comunque un
contatto . Serve per suscitare nei
minori nuove attese , invogliarli a
una vita diversa, ottenere informa-
zioni per approntare programmi
specifici di riabilitazione . Questo
stadio è affidato a persone compe-
tenti come psicologi e assistenti
sociali , aiutati da volontari adegua-
tamente preparati.
La seconda è l'entrata nel campus:
una grande comunità all 'interno
della quale convivono gruppi diversi
con programmi specifici di recu -
pero . Il campus può anche provo-
care rigetto , per cu i con fasi sue-
Manifesto del pittore A. Cesselon
contro lo sfruttamento sessuale
dei bambini.
APRILE 2001 BS

1.3 Page 3

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cessive ci si adopera per riabituare
i ragazzi a un orario e alla vita co-
mune . I giochi , le passeggiate , le
amicizie e lo stesso ambiente sono
pensati per suscitare il loro l'inte-
resse e creare appartenenza.
La terza fase prevede la frequenza
regolare ai corsi scolastici , offrendo
a chi ne ha bisogno la possibilità
del semipensionato . Negombo può
accogliere un centinaio di ragazzi.
Nel pomeriggio si uniscono agli altri
giovani del campus e fino alle 18
svolgono attività comuni prima del
rientro nelle rispettive abitazioni .
Il logo della rete di organizzazioni
che lotta çontro la prostituzione
infantile. E nata in Thailandia
nel 1991 e vigila sui media
e su Internet.
Un elemento importante per la
loro "rinascita" è la psicoterapia e
l'incontro con un educatore (coun -
selling) ogni giorno . Così possono
"rielaborare " la traumatica espe-
rienza vissuta e formarsi un 'altra
immagine di sé, per essere pronti a
riprendere la vita normale avendo
una professione e un lavoro.
A qualcuno certamente interessano
i risultati. Ebbene oggi Negombo
può presentare i suoi successi : 736
sono i ragazzi che hanno portato a
termine il processo di riabilitazione
con effetti positivi ; quasi 70 mila
quelli contattati attraverso intervi -
ste , seminari , attività sportive , cultu-
rali e programmi di prevenzione ;
600 giovani sono accolti nelle scuo-
le di sostegno ; 230 sono state le
presentazioni per illustrare la situa-
zione e anche i rischi dell'AIDS.
È un bel campo di missione per
chi, della Famiglia Salesiana, vuo-
le fare qualcosa.
April e 2001
Anno CXXV
Numero 4
In copertina:
Bisogna ritrovare
il coraggio di porre
grande attenzione ai
problemi educativi e
religiosi, in un rinnovato
impegno per i giovan i,
all'alba di questo
lii millennio .
/Foto: Gianpaolo Tron ca)
<!fil!!$r11,mm;
~ :fim111w
Mensile di inform az ione
e cu ltura religiosa edito
dall a Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
G IANCAR LO MAN IER I
- ATTUALITÀ
12 Aprire l'orizzonte
- AN NIVERSARI
14 Un sogno per il Giappone
- M1ss10 N1
18 Nelle terre di Tex Willer
- CHIESA
20 Pietre miliari per l'ecumenismo
- CULTURA
23 Museo etnologico di Quito
di Vito Orlando
di Gaetano Compri
di Giancarlo Manieri
di Silvano Stracca
di Juan Bottasso
FMA
28 La vita corre sul filo
di Graziella Curti
RuoRICHE
2 // Retto, Maggiore - 4 Il punto giovani - 6 Lettere al Direttore - 8 In Italia & nel
mondo - 11 Osservatorio - 16 Box - 17 Zoom - 22 Lettera ai giovani - 27 // doctor J.
- 30 Libri - 32 On Line 1 - 33 On Line 2 - 34 Come Don Bosco - 36 Famiglia Salesia-
na - 37 Laetare et benefacere.. , - 38 Riti di passaggio - 40 I nostri morti - 41 Il Mese
- 42 Prima Pagina - 43 Solidarietà - 44 Versiglia e Caravario a fumetti - 46 I nostri
santi - 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello -
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
- Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Collaboratori : Teresio Bosco - Angelo Botta -
Severino Cagnin - Ernesto Cationi -
Giuseppina Cudemo - Graziella Curti -
Bru no Ferrero - Sergio Giordani - Bruna Grassini
Jean-François Meurs - Giuseppe Morante -
Marianna Pacucci - Fabio Sandroni -
Arnaldo Scaglioni - Serdu - Silvano Stracca
Fotoreporter: Santo Cieco - Cipriano De Marie -
Guerrino Pera - Pi etro Scalabrino - Gianpaolo Tronca
Progetto grafico e impaginazione:
Pier Bertone
Direttore Responsabile: Antonio Martin elli
Edizione Cooperatori: Ufficio Nazionale, Via Marsala 42
00185 Roma· Te!. (06) 44.60.945.
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione: Giuseppe Corò (Roma)
Fotocomposizione: EDIBIT - Torino
Stampa: MEDIAGRAF s.p.a. - Padova
Don Bosco in the W orld
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
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edizioni e 24 lingue diverse. Raggiunge 128 Nazioni in cui
operano i salesiani.
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intestato a Direzione Generale
Opere Don Bosco, Roma.
BS APRILE 2001

1.4 Page 4

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di Carlo Di Cieco
SE TORNA IL RACCON~
Se torna negli adulti la capacità di raccontare,
i giovani troveranno un forte aiuto di senso e disporranno
di una bussola in più di cui fidarsi.
G li adulti non sanno più
raccontare la storia,
quella che fonda la memoria.
Si trovano meglio nelle saghe della
fantasia, nel trasferire parti del
passato nel racconto fantastico ,
dove a volte vengono mescolati
anche residuati religiosi.
E questo accade non si sa bene
se per scarsa considerazione
della storia o, invece , per scarsa
convinzione che le cose da narrare ,
quell e tramandate, siano vere e
significative .
I giornali raccontano così dei
corti ci rcuiti che accadono quando
la memoria del passato diventa
flebile o irrilevante . In Inghilterra
5 giovani su 100 sono convinti che
Hitler, fondatore del nazismo , fosse
un mini stro del governo di Gran
Bretagna durante l'ultima guerra.
E qu alche giovane rinchiuso nella
casa del Grande Fratello a
Cinecittà non conosceva
ch i mai fosse Dante Alighieri.
Sarà perché gli adulti hanno
perduto la capacità di narrare ,
di trasmettere . O perché sono
sempre meno a sapere o perché
non san bene neppure loro che
cosa valga ancora la pena di
raccontare e tramandare.
I cristi ani in particolare hanno una
grande storia da raccontare , quella
che sta all 'origine d~lla Pasqua,
il centro dell'anno. E la storia della
risurrezione. Ma sembra diventata
una storiella. Da prospettiva di
fondo per giudicare il peso degli
avvenimenti anche sul piano
personale, si è avviata ad essere
un momento di risveglio e ripresa
di tradizioni culturali o folkloristiche
nelle diverse culture . Ha più forza
e interesse il regalare le uova -
siano dipinte e di vere galline ,
o di cioccolato - che sapere e
approfondire "che cosa
Maria vide sulla via" quella
domenica senza uguali.
APRIL E 2001 BS
Imbottiti di principi morali sul ehe
fare e non fare del proprio corpo
con gli altri , i giovani avranno perso
- come forse tanti tra rioi adulti - il
sapore dell'annuncio pasqualej-.:'- ~~ ~;._1
I preti sembrano molto più a siosi di
definire che cosa si deve e non si
deve fare piuttosto che amanti e
curiosi di passare il loro temp9 a
raccontare perché la loro vita e felice
quando lo è - e quale fatto ha radicato
la loro vocazione. Con il risultato eh ,
dopo tanto lavoro, sono poche le
differenze tra i giovani che si €1icono
Italia credenti cattolici e cmi non lo
Se 1'80% si dichiara cat plico
e poi il 79% dice amrmissipile
convivere senza essere sposati ,
il 63% divorziare , il 38% avere
esperienze omosessuali , i 77%
avere rapporti sessuali senza
essere sposati , il 32% abortire
qualcosa non quadra. O si sbag ia
a dare importanza a questi asp ttj
etici e allora conviene smetter! , __,._-"._..,..,. .....
di tormentare la gente. O q_uest~ ---·· - -"·
scelte sono deboli e incerte ere é
manca un racconto iniziale ne I .
quali giustificarle . La confusion
diventa grande, se si pensa
che poi una fetta sempre pit1 arga
di giovani cattolici dice di preferire
~~ç=~='- partiti politici di destra che - ·alwen'o
a parole - sono schierati in~arfes= - - ~...
della famiglia .
-:✓::2::"-:,~, -~;~~:~~~5S~
Il Papa ha affermato-che flel -::
Giubileo dei giovani , essi
come "spiazzati": mentre
sciiamaon,~:0:'~;f;~~-:~1~f:;.,c.t.
,t-:J.t:./~~'$~ij
pessimisti nei loro confronti a_ fl €1:---:;r--+..~
-~<~(:,;,--;~~5 espresso un anelito
nSoanràosptuarneteveproos.sMibaili
prof.Gn.99.
paomi binigviutaif
$-~Sf~?.f:~it~=)/,'.:j.~ffj~
. - .... ~-.......
~[§c. ~-~. ., ~/{!':il;l
"ripartire da Cristo" per un'azione ,._::;:. ;.i: :.;._:~;!?i;~~~~i,i
educativa efficace .
Ci si chiede se la Chiesa
degli
ad.t1
rr<:~::'::;:;,-.ç~::~
abbia la forza di farlo . Al di ra dei
racconto formale che , si è visto, nQJl
ha seguito. Anche la risurrezione di
Gesù è diventata un racconto
-r:::r= qualsiasi : non ci allieta né inquieta,.
Tanto meno è rivoluzionario .

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1.6 Page 6

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1,,':,j r:,ON BOSCO IN Dl- probabile che non avrebbe
SCOTECA? Caro Di- disprezzato i "rockettari"
rettore, [... ] Di Don Bosco ci rig ettato quelle quasi incom-
hanno sempre parlato i sa le- prensibili (dis)armonie condi-
siani ; ma la domanda è: «Co- te più di rumori assemblati
sa farebbe Don Bosco se fosse, che di musica vera e propria.
oggi , qui con noi?». Siamo si- E può anche darsi, perché no,
curi che andrebbe nei paesi che avrebbe f atto qualche
del terzo mondo ad aiutare i puntata in discoteca, scanda-
più deboli, e sicuramente sa- lizzando alcuni e meravi-
rebbe contento del lavoro gliando altri. E sapendo che
svolto nell e miss ioni; ma "la giovane generazione è
quello che non riusciamo a molto più influenzata dal lin-
immaginare è come Don Bo- guaggio della comunicazione
sco avvicinerebbe i giova ni sociale, dove la parte del leo-
di questa società consumisti- ne spetta alla televisione e ai
ca. Andrebbe a ballare con i videogiochi" (Cfi· . "Guardia-
ragazzi in discoteca o a pren- ni dei sogni col dito sul
OL GRANDE FRATEL-
LO. Caro direttore, vorrei
al mondo anche i brontolii
dello stomaco. Poiché le let-
dere un a birra in un pub per
cercare di capirli? Oppure,
visto che era un grande ascol-
tatore e soprattutto consigli e-
mouse" LDC 2000), lui use-
rebbe questi mezzi solo "co -
me mezzi", cioè a supporto di
una ben fondata pedagogia,
un parere sulla trasm1ss10ne tere sono state più di una, mi re dei giovani, per dialogare per comunicare "a fon.do"
che ha imperversato fino a accingo a dire qualcosa in con tutti loro proverebbe con i suoi ragazzi. Accette-
Natale nel piccolo schermo, e proposito, seppure col ram- forse a chattare?. Può darsi rebbe la TV ali' oratorio, per
ci sta rompendo le scatole pu- marico di perdere del tempo. anche che invierebbe un insegnare i segreti che con-
re dopo: il Grande fratello. Le Lei si chiede che cosa volesse SMS ... chi lo sa? Di una cosa tiene, le cose buone che può
volte che l' ho vista mi ha la- dire quella trasmissione ? Nien- siamo però ben sicuri: certa- fare, e per educarli a fare la
sciato sconcertata. I mie i figli te voleva dire. È stata una me- mente ci conquisterebbe tutti. scrematura dei programmi,
ci hanno perso tanto di quel ra operazione commerciale. Che ne dice?
perché non si facciano im-
tempo che mi ha preso più Punto e basta. Non era nem-
volte la voglia di prenderli a meno un gioco, perché gioca -
schiaffi. Che senso aveva re in quel modo i? pura imbe-
Il gruppo giovani
ancia reo/ tre@ciaoweb.it
bambolare e trasformare in
fruitori senza cervello; ne
evidenzierebbe pregi e difet-
quella trasmissione? Che cosa
voleva dire?
Giusta, Genova
cillità. Bene hanno fatto i me-
dia che hanno parlato di Gran-
de Tranello , o Grande Bor-
dello. Per me nei venti minuti
Cari ragazzi , avete fatto una
bella domanda , cui non è fa-
cile rispondere, perché Don
Bosco non è facilmente cata-
ti.. insegnerebbe insomma a
dominare il mezzo per non es-
sern.e dominati. Sarebbe an-
che sensibile al nuovo, Don
Non avevo nessuna voglia di che ci ho sprecato e in alcuni logabile . Hanno sempre pro- Bosco , e insegnerebbe che
rispondere a domande su que- pareri letti nei giornali è stato vato, anche quando era in "non tutto quello che può ve-
sta grande buffonata, perché un Grande Fardello . Hanno vita , a costringerlo in schemi nire in men.te è realizzabile in
non mi va di parlare del nien- cercato di mettere sullo scher- precotti, ma niente, lui ha qualsiasi contesto" (ib.). Si
te, o meglio di una operazio- mo l'ovvietà ma nulla è risul- sempre sorpreso tutti. E quan- sforzerebbe di renderli prota-
ne mediatica sottilmente truf- tato ovvio, eccetto il risultato do giuravano che avrebbe ri- gonisti dello zappin.g.
faldina che ha portato dentro finale : il vuoto di cui ahimè si sposto e agito in un certo mo- Don Bosco è, come sapete, un
le nostre case una specie di nutrono troppe persone. Che do , lui rispondeva e agiva in gran.de sognatore, e perciò
"comunità monastica moder- se poi gli vai a chiedere un fa- maniera tutta sua. Da santo. direbbe che la grande sfida
na" (la ji-ase è virgolettata vore , ti dicono che hanno Da uomo abitato dallo Spi- che aspetta l'educatore oggi è
perché non è mia), senza voti troppo da fare .. . Ho scoperto rito , e lo Spirito non si intbri- quella di recuperare la gioia:
eccetto quello di dire scon- che il verbo fare in questo glia "soffia dove vuole" . Ten- "c'è molta festa, ma poca
cezze (per l' audience) perché caso era sinonimo di guarda- to di dire alcune cose. Forse gioia in giro", dice il RM, e
vivesse una vita ali' insegna re! A quando una trasmissione oggi avrebbe fatto il "vo lon- temo che abbia ragione. "Ci
della menzogna, ma fac endo sull'imbecillità dei palinsesti tario" : lui è un po' l'invento- si vuol convincere che la fe li-
credere che fosse tutto spon- televisivi ? Un tempo si diceva r.e del volontariato . Inoltre, cità si trovi nelle cose posse-
taneo e vero. Come se si po- che "tutto fa brodo", oggi amante com'era dei giovani e dute , nelle sensazioni prova-
tesse essere spontanei e veri "tutto fa show", alla faccia di quello che essi amano, è te, nel proibito assaporato",
sapendo di essere seguiti, mi dei gonzi che credono alla TV
ma no, non ~ cosl: Don Bosco
viene da dire perseguitati, da verità . Umberto Eco ha liqui-
privilegia ancora l' essere al-
30 telecamere e 60 microfoni dato la cosa con una battuta
24 ore su 24 che riferiscono fulminate. lo sono del parere
ogni movimento e ogni sospi- di Biagi: "Se pe,jino nel male
ro a milioni di persone , ac- ci può essere una certa gran-
cettando anche al bagno di dezza, nell' idiozia e nella mi-
portare su di sé quella male- seria, quando diventano spet-
detta scatoletta che rivelava tacolo, c'è soltanto tristezza".
to': ci è staro possibile pub-
1care tutte le lettere perve-
nute_ in reda zione. Ce ne
scustamo. Provvederemo a
nsueoo taeImlaproi·saplolsatapupebrbs/oz'nc.aazlew..-
i' avere, dunque forse andreb-
be, sì, al pub con i giovani,
ma non ci resterebbe un mi-
nuto più del necessario . Il suo
programma è "andare oltre":
in tutto ciò che faceva egli
programmava l'oltre... Bravi,
APRILE 2001 BS

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per aver chiamato così il vo- suoi giovani in carne e ossa oggi si trovano in tutti gli an-
stro gruppo!
non con. le loro forme virtuali goli del pianeta e impongono,
E Internet? Certamente sa-
rebbe oggetto di attento stu-
dio da parte di Don Bosco:
troppo ampi, ricchi e appeti-
bili i campi che apre alle irru-
zioni dei giovani che ormai lo
usano in massa, e sono diven-
tati i più esperti internauti.
E il telefonino? Don Bosco
amava fare delle cose con
scopi precisi. lo penso che lo
- a chattare, per suggerire
qualche buon consiglio, per
poter accompagnare qualche
anima sperduta, forse per
confessare, se fosse possibi-
le! .. . col risultato che accor-
cerebbe ancora le sue ore di
sonno, già così corte, ma que-
sta per lui non era una preoc-
cupazione. La chat ha dimen-
sione planetaria: a Don Bosco
piacerebbe perché gli permet-
quelli sì, una moda che fa a
pugni col nostro mangiare
mediterraneo. Pensi ai grandi
supermercati che ormai han.-
no mandato "a quel pese" i
nostri straordinari negozietti
familiari, alle bottegucce ar-
tigianali che erano il nostro
vanto, pensi ai jeans, roba
americana che più americana
non si può, che hanno con-
quistato grandi e piccoli, e
userebbe... cosi le sue famose terebbe di essere apostolo ed perfino i vecchi; pensi a Hol-
"paroline ali' orecchio" le po- educatore ben "oltre" la sua lywood che ha imposto stili di
trebbe inviare attraverso gli Torino. Insomma non si la- vita di cui nessuno si accorge
SMS. Lo userebbe, ma stareb-
be bene attento a che "non
venga trasformato in uno stru-
mento di fuga dalla realtà e
di isolamento dai vicini".
scerebbe intimorire dai nuovi
mezzi di comunicazione, ten-
terebbe invece di trasformarli
in mezzi educativi. Sì, forse
oggi Don Bosco sarebbe un
più, tanto sono ormai radicati
nel nostro contesto; pensi a
quello che succederà fra qual-
che anno coi cibi transgenici
che ci faranno rimpiangere le
E la chat fine? Me lo figuro educatore informatico, e for- buone cipolle nostrane e non
intento, nella notte - perché se.farebbe ogni ~forzo perché quelle d'Egitto! E non sto
non perderebbe un minuto di i suoi oratori avessero un ben. scherzando... Siamo contagia-
giorno: amerebbe stare coi curato sito web...
ti da ben altre manie, e ab-
biamo sopra di noi ben altri
condizionatori, di fronte ai
quali la ragazzina in chador
APPELLI
Raccolgo francobolli , sche-
de telefoniche che invio a
padri Comboniani e alle
suore Elisabettiane dell 'E-
quador che li trasformano
in carrozzelle per handi-
cappati e vestiario per i più
bisognosi. Roberta De Mo-
ri, Via Molino a Vento,
61- 34137 TRIESTE.
Ehi , tu! Se hai il desiderio
di ricevere immaginette sa-
cre non esitare a scrivermi!
Vanni D'Onghia, Via R.
Scotellaro, S - 70015 NO-
CI (BA).
f.;, .E DONNE VELATE. che condiziona sua figlia si
Egregio direttore, secon- configura come un giochetto
do me gli islamici sono una di bimbe e non di più: un cha-
calamità e una minaccia. Non dor o una kefiyah dicono po-
mi dica che non c'è il rischio co o niente al costume dei no-
di plagio a stare con loro. Mia stri padri. Siamo una civiltà
figlia a scuola ha come com- di plagiati, signora, ma non
pagna di banco una musulma- certo dal chador islamico che
na che porta il chador. Ebbe- in occidente è destinato a per-
ne un giorno e un altro pure dere... altre sono le tendenze,
mi chiede di comprarle il cha- ahimè. .. Finché il chador non
dor, perché anche lei vuole sarà un modello vincente non
portarlo. Non è forse una mi- c'è pericolo, e che diventi mo-
naccia all'identità? Perché gli dello vincente non dipende
stranieri non si adeguano alle dai fondamentalisti islamici
leggi e tradizioni del paese ma unicamente dai media,
ospitante?
dalle multinazionali della mo-
da; se si muovono, non c'è
Argenta, Roma fondame ntalismo che tenga .
Sono aspirante al diacona-
to permanente. Cerco ami-
cizie e contatti con confra-
telli e immaginette e santi-
ni di Santi Diaconi. Fiore
Gianpiero, Via Canale, 8
- 80069 VICO EQUEN-
SE (NA).
Ho 24 anni e mi piacereb-
be corrispondere con per-
sone di tutte le età. Pier-
luigi Ruggiero, via Gio-
vanni XXIII, 118 - 72017
OSTUNI (BR).
Cara signora, secondo me la
vera minaccia ali' identità non.
Del resto, signora - qui lo af
fermo e qui lo nego - finora
sono le ragazzine musulmane chi ha cancellato culture e ci-
con il chador. Credo che il viltà millenarie non sono stati
chador possa ben poco con-
tro la moda. Sarà · tutt'al più
gli islamici, ma noi occiden-
tali ed europei, pensi agli in-
questione di qualche fiamma- diani del Nordamerica, alle
ta giovanile, di qualche sma-
nia momentanea, di desiderio
di emulazione passeggero. La
minaccia ali' identità, gentile
tribù africane, agli aborigeni
australiani, ai neri sudafrica-
ni, ecc. ecc. Conclusione: non
mi preoccuperei più di tanto
signora, viene da ben altre co- del chador.
se che lei, mi pare, non prende
in considerazione. Pensi al
dilagare dei "fast food" come
gli arcinoti Mc Donalds che
OGNI MESE
CON
DON BOSCO
ACASA TUA
Il Bollettino
Salesiano viene
inviato gratuitamente
a chi ne fa richiesta.
Dal 1877 è un dono
di Don Bosco a chi
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci . Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Per la vostra corrispon-
denza :
IL BOLLETTINO
SALESIANO
Casella post. 18333
00163 ROMA Bravetta
fax 06/656.12.556
E-mail: biesse@sdb.org
BS APRILE 2001

1.8 Page 8

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(!N ITALIA _ _N_E_LM_O_N_D_O_ _ _ _ _ _ _ _ __
ROMA
UNA MADONNA
GIUBILARE
Un magnifico olio su tela di 3
per 3 metri raffigurante "La
Madre del Redentore" è stato
donato in chiusura dell 'Anno
Santo a papa Wojtyla.
L ' autore è il pittore Nino Bar-
bera, artista pluridecorato che
ha ricevuto tra l'altro anche il
Premio UNESCO nel 1999.
Egli stesso ha dichiarato di
aver lavorato tre mesi per
completare l'opera.
Il quadro è frutto di un a
lunga riflessione dell'autore;
nella drammatica tragicità
della composizione presenta
una Madonna non affranta
dal dolore, ma forte e quas i
fiera dell'impossibile impresa
compi uta dal Figlio, di salva-
re il mondo attraverso la
morte.
NAIROBI, KENIA
tuazione giovani le: la po-
vertà , l'AIDS , i ragazzi della
strada, i rifugiati e spiazzati a
MEETING
causa della guerra, di cata-
PANAFRICANO
strofi naturali , o di privazione
di libertà, ecc. I salesiani sono
Dal 20 al 24 novembre 2000 i pronti a raccogliere queste
sa les iani hanno organizzato a emergenze applicando a fon-
Nairobi il Convegno Panaji-i- do il sistema preventivo, e al-
cano sui Ragazzi a Rischio. cuni criteri irrinunciabili che
Sono intervenuti ai lavori il si riferiscono alla fam iglia e
consigliere mondiale per la al gruppo , alla pastorale, alla
pastorale giovanile don Anto- cultura, ai problemi dell ' in-
nio Domenech, il consig liere culturazione, ali 'animazione,
reg ionale don Antonio Rodrf- alla fo1mazione degli operato-
guez Tallon e circa 40 delega- ri e dei destinatari. Giornate
ti, salesiani e laici , delle diffe- proficue che hanno delineato
renti ispettorie, vi sitatorie e in qualche modo il futuro del-
delegazioni dell 'Africa e Ma- 1'opera salesiana nel conti -
dagascar. Si sono affrontate le nente attualmente più biso-
sfide più attuali e impegnati- gnoso di interventi educativi
ve che si riferiscono alla si- e umanitari.
ROMA, PISANA
SULLA
COMUNICAZIONE
SOCIALE
La comunicazione sociale è
una delle grandi sfide della
modernità. Presso la Casa Ge-
neralizia si è svolto l' incontro
internazionale dei delegati del-
la C.S. (Comunicazione So-
ciale) della Società Salesiana,
per studiare le strategie più
opportune da usare oggi da
una congregazione di educa-
tori , quindi di comunicatori a
tutto campo. Non comunica-
re, comunicare male o super-
ficialmente è come non esi-
stere, e questa sarebbe una
autentica iattura. L'importan-
za radicale dell a C.S. è stata
rilevata in tutti gli interventi
- camunlcatore
~"'•••t1llf• 1c~ 0 •m1•i 1••1
sia dei numerosi relatori che
dei 65 partecipanti che prove-
nivano da ben 35 nazioni del
mondo. Il salesiano, è stato
detto e scritto, è chiamato ad
essere comunicatore per ac-
compagnare il giovane alla ri-
cerca del senso dell a propria
vita. Lo stesso Rettor Maggio-
re dei salesiani , intervenendo
al convegno, ha esortato a es-
sere "custodi , promotori e rea-
lizzatori dell ' arte del com uni-
care salesiano" perché "dedi-
carsi all a comunicazione, con
spirito evangelico, costituisce
una grande mi ssione".
APRILE 2001 BS

1.9 Page 9

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Redazionale
FILATELIA E
NUMISMATICA
a cura di Roberto Saccarello
EBOLOWA,
CAMERUN
te con gli spazi ristretti della
prigione: tornei di calcetto,
handball , olimpiadi... e gio-
chi tipicamente salesiani co-
I SALESIANI
IN CARCERE!
me il tiro alla fune, la corsa
coi sacchi, e perfino il brac-
cio di fe rro (va forte tra i de-
I salesian i della missione di tenuti). E ancora dama, scac-
Ebolowa, in Camerun, hanno chi, songo e - non meravi-
voluto portare anche nelle car- gli atevi - il pi ù singolare di
ceri lo spirito del fondatore. tu tti: la conoscenza della Bib-
L 'istituto penale, infa tti , che è bia! Costituirebbe uno scoop
ubicato nel territorio della far conoscere quanti oratori
parrocchia, è entrato ormai da riescono a inserire nelle loro
ann i nell 'ambito delle molte- oli mpiadi estive questo parti-
plici atti vità dell a comunità colarissimo g ioco ! Siccome le
salesiana e parrocchiale. Il la- celle sono 15 , ci sono 15
voro tra i carcerati , che rag- squadre che si affron tano per
giun gono il numero di quas i un mese... e, potete scom-
quattrocento persone, è duro, metterci, è il mese più bello
diffic ile, deli cato; ma la par- del)' anno per gli inquil ini an-
roc-:: hia ha accettato la sfid a e zian i e g iovani dell a casa d i
ora vari gruppi d i giovani e pena. Ovviamente il tutto è
adu lti sono impegnati in que- condito, alla sales iana, con
sta straordinaria missione. La musica, canto, da nza, mim i,
celebrazione domenicale, l' as- scenette, e via discorrendo.
sistenza sanitari a, l' intervento La miss ione è di ventata un
presso il palazzo di giustizia, po' anche la casa dei carcera-
il ricovero in ospedale, l'aiuto ti . È bello sentirli dire : "Mon
a chi ha scontato la pena ed père, solo tu puoi aiutarc i! ",
esce dal carcere senza sapere soprattutto quando chi te lo
dove andare e a chi ri volgersi, dice è un musulmano o, co-
ecc. questi g li interventi di munq ue, un non cattolico .
cui c i si fa carico . Si tenta di Mette all a prova la carità di
fa re come face va Don Bosco tutta la comun ità.
anche portando i detenuti ne l-
la chiesa parrocchiale quando
alcuni di loro sono pronti a ri -
cevere i sacramenti (battesi-
mo, cresima, prima comuni o-
ne) , e si è all'ivati perfino a
organizzare gli esercizi spiri-
tuali in preparazione alla Pa-
squa per i detenuti cattoli ci.
mancano le attività sporti-
vo/ricreative, compatibilmen-
Le Poste Vaticane in occasione della chiusura
della Porta Santa di San Pietro hanno editato (6
gennaio 2001) una busta-ricordo della serie temati-
ca "I Papi del Giubileo". Sotto il logo del Governato-
rato , è raffigurato un dipinto del Maestro lrio Fantini
che ritrae il Pontefice orante davanti alla Madonna.
Il francobollo della serie "Anno Santo 2000", emes-
so il 4 febbraio 2000, è da L 1200. Anche l'annullo
speciale raffigura il Papa in preghiera, tratto da
un'opera di Fantini.
Diamo ancora qualche notizia sul vasto program-
ma numismatico varato dal Governatorato della
Città del Vaticano in occasione dell'anno Giubilare.
Sono opera di Giovanni Contri i primi otto esemplari
della collezione aurea. Attraverso quattro coppole ,
ognuna composta da due tagli da f . 50.000 (7,5
gr.) e f. 100.000 (15 gr.), sono state proposte le
quattro Basiliche Maggiori : S. Giovanni in Laterano
con la facciata del Galilei e le statue di S.G. Batti-
sta e S.G. Evangelista; S. Paolo fuori le Mura, con
la facciata spl endente di mosaici e la statua di S.
Paolo ; S. Maria Maggiore con la loggia della fuga e
l'icona della Salus Populi Romani , e San Pietro con
la maestosa facciata del Maderno, e la statua del
Principe degli Apostoli. Su tutti i diritti è raffigurato il
Pontefice assorto in preghiera accanto alla Porta
Santa.
Per saperne di più: "B' 0761 .307124
BS APRIL E 2001

1.10 Page 10

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l00annifa
Il BS di aprile 1901 riporta
"con viva soddisf azione" l'assegnazione della
Medaglia d'Oro all'Opera Don Bosco di Napoli
per una serie di opuscoli sull'igiene messi
in mostra durante l'Esposizione di Igiene
di Napoli del 1900, e al suo autore,
don Anacleto Ghione, salesiano. Lo stesso B S
riporta poi una serie di regole di comportamento,
dello stesso don Ghione, in occasione di
"Mali improvvisi" e sui "Soccorsi di emergenza".
IN ITALIA
NEL MONDO
Don Anacleto Ghione.
L'Istituto di Napoli Vomero 70 anni fa.
ESPOSIZIONE DI IGIENE DI NAPOLI
quello di un modesto salesiano, Don Anacleto Ghio-
ne, il nome del terzo espositore pure premiato con meda-
glia d'oro. Questo nome non è però ignoto ai nostri letto-
ri, i quali avranno senza dubbio preso nota del cenno bi-
bliografico da noi mesi addietro pubblicato dell 'opera
Igiene popolare, scritta con vera passione e col più inten-
so affetto per le classi meno abbienti e meno istruite, dal
predetto don Ghione. Questa opera che nel nostro cenno
abbiamo senza restrizione alcuna lodata e vivamente rac-
comandata, è quella che fruttò al suo infaticabile, studio-
so e modesto autore l' insigne onorificenza sovraricorda-
ta. Non vogliamo qui ripetere il nostro giudizio sull' opera
predetta, destinata, siamo certi, al più splendido successo
e ai trionfi ancora superio1i a quello testé toccato. Anche
a costo però di ripeterci non vogliamo lasciar passare
l'occasione di segnalare di bel nuovo ali ' ammirazione di
tutti gli studiosi e di tutti i cultori dell 'igiene il nobile e
coraggioso esempio dato da questo sacerdote che, primo
certamente fra quan ti professano il suo ministero, pas-
sando sopra vieti pregiudizi, seppe nella sua opera lumi-
nosamente dimostrare che i precetti dell 'igiene più
schietta, non disdicono a quelli dell a più sana morale.
Onore a lui! Onore al nobile Istituto di cui fa parte atti-
vissima!".
APRILE 2001 BS
CEBU ,
GUADALAJARA
RINNOVAMENTO
E RILANCIO BS
A Cebu nella Filippine e a
Guadalajara in Messico si so-
no svolte le due ultime riu-
nioni dei direttori BS delle ri-
spettive aree geografiche per
completare il programma di
rinnovamento e rilancio av-
viato subito dopo il Capitolo
Generale XXIV. Giunti or-
mai alla fine del sessennio il
programma può dirsi espleta-
to. I Bollettini Salesiani del
mondo sono aumen tati come
numero di ed izioni (sono
orm ai 53 in 24 lingue) e sono
decisamente migliorati in
qualità contenutistica e gra-
fica, e in profess ionalità. Al-
cuni sono diventati significa-
ti vi nella loro zona geografi-
ca anche al di fuo ri dell 'am-
bito strettamente salesiano.
Si sta avverando il desiderio
di Don Bosco di avere una ri-
vista che facc ia conoscere le
nostre opere, il nostro meto-
do, e sappia di re la sua sui
problemi del momento, so-
prattutto quelli che riguarda-
no 1'educazione e la fo rma-
zione dei giovani .
cDoml uL nLz.tAa'
FE5 T
VO
L'editrice ELLEDlCl ha pub-
blicato l'edizione completa-
mente rifatta del "Messale
dell 'Assemblea cristiana",
festivo , intitolandolo "Mes-
sale della comunità". La
nuova edizione propone
una riformulazione del lin-
guaggio corrente e più at-
tuale delle introduzioni alle
domeniche e feste , e indica
le variazioni e/ i ritocchi ap-
portati ai testi biblici dalla
Conferenza Episcopale Ita-
liana. Si presenta come
uno strumento completo,
accessibile nel linguaggio e
nei contenuti , adatto a gio-
vani adulti e famiglie.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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A NGELO - Oltre ai
messaggeri natalizi
che annunciano la
nascita di Gesù , i Vangeli
citano quello che informa le
donne sulla Resurrezione e
quelli che compaiono ai di-
scepoli dopo l'Ascensione.
CENA - Gesù celebra l'Ul-
tima Cena nella "sala alta"
(poi chiamata Cenacolo) di
una casa vicina a quella di
Caifa, a Gerusalemme. E ·
erano riuniti Maria e gli
apostoli il giorno di Pente-
coste.
GERUSALEMME - Fonda-
ta oltre tremila anni fa, è
una delle più antiche città
del ~ondo (il primato spet-
terebbe a Gerico: quasi 10
mila anni!) . Più volte occu-
pata e ricostruita, è stata
sotto il dominio turco per
quattro secoli , sino alla prima guerra mondiale. Città
santa per ebrei, cristiani e musulmani , nel 1967 è
stata proclamata unii .ten · eflt "capitale indivisi-
bile" dello Stato d'Israele.
HAGGAD
l'uscita
(sède
quest
poi , "li
ricorda
zio ne
sodo;
to" e
INRI -
Rex I
sul ti
Gesù.
nella
mano
·nus
a na
e di
orma,
n er-
LON
rom a
per d
il cent
riconosciu
rebbe conve
.
sarebbe morto ma , e.
laato
ceto,
~a. era
rebbe
, si sa-
MESSA - Per i istiani , ogni Eucar tia è una Pa-
squa: con l'offert a Dio Padre del c po e del san-
gue di Gesù, s le specie del pan e del vino, si
rinnova il sacri
Ila Croce e si elebra la Re-
surrezione.
NARAZETH - Città d'origine della famiglia di Gesù e
dove lui visse sino all 'inizio della predicazione, non
lontana dal lago di Galilea, a circa 500 metri d'al-
tezza. Oggi è città israeliana e ha oltre 50 mila abi-
tanti.
OLIVI - Il monte degli Olivi
è una collina, separata
dalla Gerusalemme "vec-
chia" dalla valle del Ce-
dron. Sulle sue pendici so-
no state costruite varie
chiese, non soltanto catto-
liche, come quelle del Pa-
drenostro e del Getzema-
ni , nel cui giardino soprav-
vivono olivi risalenti all 'e-
poca di Gesù.
OSANNA - Grido di gioia
che significa "salvaci", pro-
nunciato in molte liturgie
ebraiche, in particolare du-
rante la festa dei Taberna-
coli (Succot). È stato rivol-
to anche a Gesù , al suo
ingresso a Gerusalemme
(episodio ricordato la do-
menica delle Palme). E
viene ripetuto in molte ce-
lebrazioni cristiane.
PESAH - Termine ebraico che significa "passare
oltre ", dal quale deriva la parola Pasqua. La festa
era nata per ricordare la fuga degli ebrei dall'Egitto,
sotto la guida di Mosè.
RESURREZIONE - È l'elemento fondamentale della
fede cristiana, perché, come ha scritto san Paolo ,
"Se Cristo non è resuscitato , allora è vana la nostra
predicazione ed è vana anche la vostra fede" (1 Cor
15, 14).
SINDONE - È il lenzuolo che avrebbe avvolto Gesù
dopo la morte, conservato nel duomo di Torino. Ri -
porta l'immagine di un uomo morto dopo essere
stato crocifisso. Le ferite e le tracce di sangue coin-
cidono in modo incredibile con le sofferenze patite
da Gesù e narrate nel Vangelo .
UOVA - Da sempre simbolo di vita, prosperità e
pace, per i primi cristiani erano il simbolo della Re-
surrezione di Gesù. Oggi , l'industria alimentare lo ha
trasformato in un dolce con sorpresa, venduto non
soltanto a Pasqua.
VERONICA - La donna che secondo la tradizione
popolare avrebbe asciugato il volto di Gesù mentre
percorreva la Via Dolorosa verso il Calvario .
XPII TOl: ANEI TH - In greco , vuol
"Cristo è risorto". Le parole sono
ricamate anche sulla stoffa che
copre la pietra tombale nel
Santo Sepolcro, a Ge-
rusalemme .
R.~ APRII F :>nnt

2.2 Page 12

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Un _rinnovato impegno per i giovani all'alba del lii millennio.
APRIRE L'ORIZZONTE
di Vito Orlando
Dentro di loro non si ferma il desiderio di ricerca ...
L educazione appare oggi in
crisi di orizzonti, di fonda-
menti, e di prassi, perché gli
adulti hanno in qualche modo abdi-
cato al loro compito e i giovani non
nascondono il loro disorientamento
e lanciano non infrequenti appelli
nel loro avventurarsi in cerca di
orizzonti di "senso". Testimoniano
così la loro ricerca e il bisogno di
qualcuno che, con discrezione e au-
torevolezza, li sappia accompagna-
re. Gli adulti hanno difficoltà a sin-
tonizzarsi con le nuove generazioni,
a comunicare con loro sui bisogni
più radicali, e perfino a compren-
derne il linguaggio. La religione
non si trova certo in una situazione
migliore. Anche perché essa è di-
mensione e orizzonte non trascura-
bile della stessa educazione, e va
ben al di là delle formulazioni che
cercano di rappresentarla nell'attua-
le vissuto giovanile come religione
"del fai da te", o "come libera risor-
sa", il che ne accentua la funzione
individuale e discrezionale. È stato
del tutto inaspettato e sorprendente,
per esempio, ciò che i giovani han-
no saputo esprimere in occasione
della Giornata Mondiale della Gio-
ventù (GMG) dell'agosto 2000.
APRILE 2001 BS
VERSO UNA
NUOVA STAGIONE
Proprio di fronte a11 'esperienza vis-
suta dai giovani, gli adulti non pos-
sono non interrogarsi sulle possibi-
lità di una nuova stagione dell'edu-
cazione religiosa dei giovani, per
aiutarli a "sperimentare, come dice
il Papa, una graduale maturazione
nella consapevolezZ'.l e nella con-
vinzione della propria adesione cli
fede". Dal 3 al 5 gennaio 2001 la
Facoltà di Scienze dell'Educazione
dell'Università Pontificia Salesiana
ha realizzato un convegno proprio
sull'Ed ucazione Religiosa dei Gio-
vani. In esso si è voluto offrire agli
educatori (oltre 200 partecipanti)
un'occasione per riflettere sulla si-
tuazione generale dei giovani di
fronte al religioso; si è cercato di
valutare, da prospettive diverse, il
vissuto religioso giovanile e di co-
gliere le sfide che il contesto cultu-
rale attuale pone alla loro educazio-
ne religiosa.
A livello propositivo è stata offer-
ta un'impostazione operativa orga-
nica del processo di educazione alla
fede, frutto della riflessione che da
tempo si sta facendo. I nuovi oriz-
All'inizio del millennio
bisogna ritrovare il
coraggio di porre grande
attenzione ai problemi
educativi e religiosi.
Farlo è accettare la sfida
che la vita non è
riducibile all'immediato
né può essere appiattita
sui bisogni materiali.
Rilanciare l'attenzione
all'educazione e alla
religione è impresa non
facile perché l'eredità
del II millennio, su
questo fronte, ci ha
consegnato una realtà
quasi disastrata.
I La religione va ben al di là
di un "fai da te" o di una
"libera risorsa".

2.3 Page 13

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Importante convegno all'UPS.
zonti dell'educazione religiosa pon-
gono al centro il giovane di oggi
con la sua realtà di ricercatore in-
quieto per aiutarlo a riconquistare
libertà e responsabilità. I processi di
maturazione religiosa non possono
essere preconfezionati; partono dal-
la realtà e aiutano a cogliere la fun -
zione unificante della fede, che non
annulla ma stimola le risorse del
soggetto, perché possa riappropriar-
si del senso religioso. Un aspetto
importante e problematico è senza
dubbio l'appartenenza alla comunità
cristiana, ma anche questo va impo-
stato correttamente a livello educa-
tivo per poter far maturare un ' ade-
sione personale responsabile. Il pro-
cesso educativo è attento all'atteg-
giamento di fondo della persona che
si apre al riconoscimento di Dio, la
cui presenza non è più temuta ma
invocata.
PROPOSTE E
TESTIMONIANZE
Il convegno ha offerto proposte
operative di educazione religiosa in
vari ambiti ed esperienze, per aiuta-
re a cogliere e valutare le realtà e le
varie poss ibilità. Gli adulti devono
ritrovare piena fiducia sulle possibi-
lità dei giovani e sulle loro capacità
di far diventare la dimensione reli-
giosa una risorsa di vita per aprirsi a
Hanno voglia di una felicità
da vivere senza rinvii.
Foto del convegno su "Giovani e Religione".
orizzonti nuovi. Quelli di un mondo
ormai globalizzato e bisognoso di
riferimenti e di proposte che non si
riducano al semplice orizzonte indi-
viduale, ma che siano in grado di
aprirli alla trascendenza come oriz-
zonte di pienezza. Al di delle in-
certezze o forse delle paure, all'alba
del nuovo millennio "osare si può",
riuscendo a sintonizzarsi con le
aspirazioni più profonde e a realiz-
zare con loro veri "laboratori della
fede" in cui possano illuminare i
101:0 dubbi , superare le difficoltà.
E quello che gli stessi giovani al-
l'interno del convegno hanno testi-
moniato e ]'intervento di un papà ha
confermato. Un gruppo di studenti
che ha vissuto l'esperienza della
GMG, parlando della religiosità dei
giovani, ha sottolineato che essi, nel
quotidiano, indossano un abito fatto
su misura delle loro esigenze, ten-
dono a soddisfare nell 'immediato i
loro bisogni. Dentro di loro, tutta-
via, non si ferma il desiderio di cer-
care qualcosa che li apra verso
un 'avventura di senso che superi il
quotidiano disagio. I loro motorini
di avviamento sono principalmente
le emozioni che si scatenano in
esperienze diverse. Non sono però
passivi nella ricerca di ragioni e
orizzonti altri. A tutto questo posso-
no essere stimolati da quanti sono in
grado di entrare con loro in relazio-
ne e testimoniare le proprie ragioni
di vita e di fede. La fede, infatti, si
offre e si afficchisce nella relazione;
se non si entra in relazione non si
può avere la pretesa di educare. La
relazione accoglie il giovane com'è
e nella condizione concreta in cui si
trova, ne sa riconoscere la ricchezza
e s'impegna a valorizzarla renden-
done consapevole lo stesso giovane.
La testimonianza del papà che ha
vissuto la gioia del coinvolgimento
del figlio nella GMG, ha sottolinea-
to la necessità da parte degli adulti
di verificare il loro giudizio nei ri-
guardi dei giovani. Spesso, infatti,
essi evidenziano tratti piuttosto ne-
gativi o per Io meno ambigui. I gio-
vani, tuttavia, offrono anche segni
squisitamente evangelici nella sin-
cerità, uguaglianza, accoglienza del
diverso, sostegno agli svantaggiati,
ecc. È vero che hanno anche una ra-
dicale domanda di felicità e che vo-
gliono viverla senza rinvii. Questa
voglia di gioia di vivere porta una
forte domanda di vita a cui non
potrà che dare risposta il Signore
della vita.
DESIDERIO E DOMANDA
Ecco due buoni materiali reperibi-
li nel caotico atelier della vita dei
giovani: il desiderio di ricerca di
senso e la domanda di gioia di vive-
re. Perché si possa attivare un effi-
cace "laboratorio della fede", come
lo stesso convegno ha cercato di
fare in sintonia con quanto ha detto
il Papa a Tor Vergata, si richiede an-
zitutto che vi sia un luogo di acco-
glienza e di incontro, che in questo
luogo vi siano bravi "artigiani" in
grado di consegnare agli "apprendi-
sti" della vita e della fede i segreti
dell ' arte, progettando con loro il ri-
sultato che si può ottenere con i ma-
teriali a disposizione.
Tutto questo potrà avvenise se im-
pareremo dal Papa a comunicare
con i giovani, a chiamarli con since-
rità "amici" e sapremo guardare al
domani vedendo in loro "le senti-
nelle del mattino" in quest'alba del
terzo millennio.
O
BS APRILE 2001

2.4 Page 14

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Anche riguardo al Giappone, dove salesiani compiono
UNSOGNO di Gaetano Compri
PER IL GIAPPONE
Nel 1885, tre anni prima
di lasciare questo mondo,
Don Bosco vide in sogno
il futuro dell'opera
salesiana nel mondo.
Questo sogno profetico
si trova nel voi. 17
a pagg. 645-46 delle
Memorie Biografiche.
D on Bosco narrò che fu porta-
to a una grande altezza, e da
poté vedere come a volo
d'uccello i vari paesi del mondo, dal
Cile ali 'Africa, dalla Cina ali 'Au-
stralia, e fece i nomi di regioni, città
Kcbe
Fukud<a Hiroshima
,r? !Imi
/LJ,
l$P Kyoto
"
[1JI"-
:ldlR
Takamatsu
~
agoya
o
li!;;;:
M)j, Yd<o~ama
lffll!'i
e popoli, di mari, fiumi , isole dove
in futuro avrebbero lavorato i suoi
figli. Nominò Ceylon, Hong-Kong,
Macao... Quest' ultima città ci inte-
ressa! Scrive don Lemoyne che Don
Bosco raccontò di aver visto "Ma-
cao sull' entrata di un mare stermi-
nato, e davanti all'alta montagna,
da cui si scopriva la Cina ... Nel ful-
mineo giro Don Bosco distingueva
isole, terre e nazioni sparse sui vari
gradi e molte regioni poco abitate e
sconosciute. Dei nomi di tante loca-
lità vedute nel sogno, più non ricor-
dava con esattezza i nomi; Macao,
per esempio , la chiamava Meaco" .
Don Lemoyne afferma di aver senti-
to direttamente da Don Bosco il rac-
conto. L'ultima frase tuttavia è un
suo giudizio personale. Povero Don
Bosco! - pare che voglia dire - Ave-
va la sua età e perciò cominciava a
dimenticare, come tutti i vecchi!
Per l'onore di Don Bosco c'è da
dire che è stato piuttosto don Le-
moyne a prendere qualche abbaglio.
Perché, la città di Meaco esiste dav-
vero, e si trova in Giappone. Del
resto Macao non è ubicata ali'entra-
ta di un mare sterminato, e vicino
non esiste nessuna alta montagna da
cui si possa vedere la Cina. Quando
i salesiani arrivarono in Cina, trova-
rono naturale associarsi all' interpre-
tazione di don Lemoyne; i dubbi
sorsero quando, nel 1926, essi en-
trarono in Giappone, cominciarono
a studiare la lingua e la storia giap-
ponese, e.. . trovarono la città di
Meaco. Proprio quella che aveva vi-
sto Don Bosco, come cercheremo di
dimostrare.
I Tokyo Kodaira è un'opera sociale
per ragazzi disadattati.
La chiesa è semipubblica.
APRILE 2001 BS

2.5 Page 15

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75 anni, Don Bosco non ha sbagliato.
L'ANTICA CAPITALE
Meaco e_ra l'antica capitale del
Giappone, 11 nome significa appun-
to _Capitale. Oggi è Tokyo, che si
scnve con due caratteri che signifi-
cano Capitale del'Est; ma antica-
mente, quando san Francesco Save-
rio entrò in questo paese, la capitale
era Kyoto , chiamata appunto Mea-
co. Il carattere "kyo" di Tokyo e di
~yoto si legge anche "myako", e, an-
ticamente, "meaco". I libri che nar-
rano 1~ sto~·ia dei primi cristiani giap-
ponesi, chiamano la capitale sempre
fi1.eaco._ E ~che le carte geogra-
fiche d! qu~1 tempi disegnate dagli
Europei, scnvevano la stessa cosa.
Questo, a quanto pare, don Le-
moyne non lo sapeva, ma lo sapeva
Don Bosco. Quando infatti nel 1845
egli scrisse la Storia ecclesiastica
ad uso delle scuole, nei racconti
sulle persecuzioni degli antichi cri-
stiani del Giappone si serve dei
nomi in uso ai suoi tempi: Nagasaki
ad esempio la chiama Nancosachio.
Probabilmente prese questi racconti
dalle "Opere del Padre Daniello Ba-
toli", gesuita, stampate a Torino dal-
la Editrice Marietti dal 1825 in poi
che trattano dettagliatamente della
storia della Chiesa in Asia. I volumi
ottavo e seguenti portano come tito-
lo Del Giappone. Nella biblioteca
della Casa Madre dei salesiani a To-
r~no, esiste la scheda di queste opere
nsalente ai tempi di Don Bosco ma
non i volumi, che pure dove~ano
esserci. Nella prima edizione della
Storia Ecclesiastica la città di Mea-
co non è mai citata: a Don Bosco
interessavano più i racconti edifi-
canti che la loro localizzazione·
inoltre in quegli anni le idee suÌ
Giappone, chiuso agli Europei, era-
no ancora molto vaghe e imprecise.
Ma _nel 1862 la Chiesa proclamò
san~1 26 Martiri giapponesi, e tre
anni ?o~o a Nag~saki si scoprirono
al~u~1 d1scendent1 degli antichi cri-
stiarn: avevano conservato la fede
dopo 250 anni di persecuzione! La
notizia fece impressione. Don Bo-
sco ne parlò ai suoi ragazzi, e nella
quarta edizione della Storia Eccle-
siastica (1871 ), aggiunse un breve
sommario della vita di ciascuno dei
26 Martiri. Stavolta Meaco è citata
ben sette volte. È fuor di dubbio
perciò, che egli sapesse bene eh~
detta città si trovava in Giappone, e
dunque non era da confondersi con
Macao. Che poi l'alta montagna del
so~~o indicasse il Monte Fuji (non
FuJ1yama o Fusiyama come dicono
in Italia, perché yama significa già
monte) è logico pensarlo, quantun-
que Don Bosco, forse, non ne cono-
s~esse l'esatta posizione. Dal Fuji,
simbolo del Giappone, si vede il
mare sterminato, l'Oceano Pacifico
non la Cina però, rimanendo dall~
parte opposta. In sogno tuttavia si
può vedere qualsiasi cosa. Siamo
convinti, con buon fondamento, che
l'opera salesiana in Giappone sia
stata prevista da Don Bosco.
DON CIMATTI
IN GIAPPONE
N_el _18_75 D?n Bos_co spe~ì i primi
suoi figh nell Amenca Latma. Cin-
qua~ta anni dopo, nel 1925, si deci-
se d1 aprire la missione del Giappo-
ne, affascinate e misterioso che sta-
va imponendosi alla società interna-
zionale. Furono scelti nove salesia-
ni, guidati da Don Vincenzo Cimat-
ti, direttore della prestigiosa scuola
di Valsalice, conosciutissimo per le
sue composizioni musicali, le sue
operette rallegravano le feste delle
scuole e degli oratori salesiani sparsi
ovunque. Aveva 46 anni e una bril-
lante carriera davanti a sé. Lasciò
tutto per imbarcarsi in una avventu-
ra rischiosa di cui non si potevano
prevedere gli esiti. Arrivò in Giap-
pone 1'8 febbraio 1926 destinato a
Miyazaki, in una delle zone più po-
La casa di Beppu.
I Mon~ignore, grande maestro di
musica, compositore e corista .. .
Faceva cantare tutti
salesiani compresi! '
vere del paese. Per un anno fece lo
scolaro per assimilare quella diffici-
lissima lingua, ma non gli riuscì
mai di impararla bene; si faceva ca-
p~~e _tuttavia, perché la gente capisce
pm Il cuore che le parole, e lui ave-
va un gran cuore.
La musica fu il suo grande mezzo
di apostolato. Le sue esecuzioni
ammiratissime, gli attirarono le sim~
patie di tutti. Tenne circa 2000 con-
c~rti un po ' dovunque che lo fecero
diventare famoso. Fu chiamato an-
che in Corea e anche in Manciuria.
Nella biblioteca comunale della na-
tiva Faenza si conservano oltre 500
sue composizioni in italiano e 400
in giapponese nel museo che Ìo com-
memora a Tokyo.
Nel 1991 la Chiesa l'ha dichiarato
Venerabi le, ora aspettiamo un suo
miracolo, per onorarlo come beato e
santo. Sarà il primo santo moderno
del Giappone, e potrebbe essere il
protettore dei mu sici e compositori
perché n~ssun santo ha compost~
tru:ita 1:1us1ca come lui. In Giappone
esiste Il gruppo degli Amici di Don
Cimatti che ne diffonde la cono-
scenza.
Attualmente l 'opera salesiana nel-
l' impero del Sol Levante conta circa
1?0 salesi~ni, un centinaio dei quali
g1appones1_. Lavorano in 18 opere,
scuole, chiese, residenze missiona-
rie e in una editrice. Anche le Isole
Salomone da pochi anni fanno parte
della Ispettoria Giapponese. Inoltre
sono molto attive le Figlie di Maria
Ausiliatrice, e la Congregazione
dell_e Suore della Carità di Miya-
zak1, fondata dal salesiano don An-
tonio Cavoli, per incarico di don Ci-
ma_tti. _C_'è u~ grande futuro per i sa-
lesiarn m Giappone nel terzo mil-
lennio.
BS APRILE 2001

2.6 Page 16

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ROMA
CITTÀ DEL VATICANO
CARDINALI SALESIANI
Tra i 44 cardinali creati da
Giovanni Paolo II nel Conci-
storo del 21 febbraio 2001,
due sono salesiani: monsignor
Oscar Rodrfguez Maradia-
ga, 57 anni, arcivescovo di
Tecucigalpa, primo cardinale
hondurefio della storia, già
presidente del CELAM, la
Conferenza Episcopale Latino
Americana. Intervistato, il neo-
cardinale ha semplicemente
detto: "Non mi sono mai so-
gnato di diventare vescovo e
tanto meno cardinale. Questo
è tutto". La nomina di questo
gioviale e sti mato prelato è
stata per tutti una piacevole
sorpresa. li secondo è monsi-
gnor lgnacio Velasco Garda,
venezuelano, arcivescovo di
Caracas. Già direttore, ispetto-
re e Consigliere Generale del
Capitolo superiore della con-
gregazione salesiana, don Gar-
da fu consacrato vescovo nel
gennaio del J990, e promosso
nel 1995 arcivescovo della ca-
pitale. Ora i cardinali salesiani
rappresentati nel Sacro Colle-
gio sono sei: oltre ai due nuo-
vi, Stickler, Obando Bravo,
Javierre Ortas, Casti/lo Lara.
S. MARCELLO DI IESI,
ITALIA
CITTADINANZA
ONORARIA
li salesiano don Scaria Thu-
runthiyil, ordinario di Filoso-
fia presso l'Università Pontifi-
cia Salesiana e decano della
stessa faco ltà, ha ricevuto nel
gennaio scorso la cittadinanza
onora1ia di San Marcello di le-
si, un bel borgo della provincia
di Ancona, dove don Scaria
fin dal 1985 si reca settimanal-
mente per prestare il suo servi-
zio sacerdotale dopo gli impe-
gni uni versitari . Il Consiglio
Comunale, votando la delibe-
ra, ne ha stilato la moti vazio-
ne, letta dal sindaco Pietro Ro-
toloni, alla presenza del vesco-
vo di lesi monsignor Serfilip-
pi, nel teatro Comunale: "Per
aver aiutato i Sanmarcellesi,
con costante presenza, ad ap-
prezzare i valori dell'amore e
della solidarietà". Don Scaria,
infatti, è generoso, discreto e
disinteressato nel suo ministe-
ro: conosce onnai quasi tutti,
si fa apprezzare dai giovani
che lo accostano e gli chiedo-
no consiglio, è atteso nella Ca-
sa di Riposo dai più anziani,
tiene confe renze a scuole e
associazioni comun ali, viene
spesso invitato nelle fami-
glie .. . segno del generale ap-
prezzamento di cui gode.
TARCENTO, ITALIA
PREMIO EPIFANIA 2001
Padre Luis Gobetti, di cui il
BS ha già parlato (In Primo
Piano , set. '98), ha ricev uto il
terzo riconoscimento della sua
attività di miss ionario e bene-
fattore dei poveri. Come scri -
vemmo allora, egli ha costrui-
to migliaia di piccole ab ita-
zioni per sn1denti bisognosi,
per rifugiati e fam iglie pove-
re. L 'Italia è sempre stata ge-
nerosa negli aiuti, perché sa
bene dove vanno a finire: si
trasforman o in pane, case,
scuole, chiese ... Il ri conosc i-
mento ottenuto stavo lta dalla
sua regione d'origine, il Friu-
li , è il PREMIO EPIFANIA
(giunto all a 46° ed izione) per
friulani che hanno fatto im-
prese di rilievo ne l mondo. La
cerimoni a della consegna è
stata suggestiva perché è av-
venuta il g iorno dell ' Epifania,
al termine dei grandi focarac-
ci sulle co lline che circonda-
no T arcento, paese natale di
don Gobetti. Sul colle di Coia,
nel grande castello degli anti-
ch i signori di quelle
terre, gli è stata so-
lennemente rimes-
sa dalle autorità
delle province
di Pordenone,
Gorizia e Ud i-
ne, la medagl ia
d 'oro.
APRILE 2001 BS
BREVISSIME DAL MONDO
AFGANISTAN. Non è cer- ogni parte de l vecchio con-
to il paese della Libertà. Un tinente hanno raggiunto la
decreto del leader dei Tali- cifra record di ottantamila.
bani Nohammad Omar risa- A dimostrazione che i gio-
lente allo scorso gennaio vani non sono solo quelli
commina la pena di morte a descritti da certe ricerche
chi si converte al cristiane- sociologiche.
simo, evangelizza o fa pro- CITTÀ DEL VATICANO.
selitismo. Da quattro anni Il Papa ha deciso che il se-
in Afganistan vige la "sva- gno tangibile che deve ri-
ria", la legge islamica.
cordare permanentemente il
BARCELLONA. Lo scor- Giubileo del 2000 sarà una
so gennaio la Comunità ecu- casa di accoglienza per pel-
menica di Taizé ha celebra- legrini handicappati in Ro-
to l'incontro europeo dei gio- ma. La notizia è stata data
vani gi unto alla sua venti- dall'ex segretario generale
treesima ed izione. Questa del Giubileo, monsignor Se-
volta i giovani giunti da pe, ora creato cardinale.

2.7 Page 17

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ROMA, PISANA
La nuova presidenza na-
z io naie degli exallievi ,
eletta dal 42 ° Consiglio
Nazionale, si è recata in
visita al Rettor Maggiore
don Juan Vecchi il 16
dicembre 2000 per i tradi-
zionali auguri di Natale,
guidata dal Presidente
nazionale Giampiero Zeni
(in piedi abito scuro dietro
il Rettor Maggiore), e ac-
compagnata dal Delegato
Confederale don Henri
Alen (il primo in piedi a
sinistra).
GAMBELLA, ETIOPIA
La Santa Sede ha eretto
la Prefettura Apostolica di
Gambella, in Etiopia, e ha
proceduto alla nomina del
suo primo Prefetto Apo-
stolico nella persona del
sacerdote salesiano don
Angelo Moreschi, un bre-
sciano nato a Nave che
dal 1982, anno della sua
ordinazione sacerdotale,
si trova in Etiopia . Nella
foto don Angelo con in
braccio un fanciullo da-
vanti alla porta della chie-
sa di Gambella.
MEXICO CITY
L'ispettore salesiano dell'i-
spettoria di Città del Mes-
sico, Luis Felipe Gallardo,
quasi alla fine del suo man-
dato, è stato nominato ve-
scovo dei Mixes, in sostitu-
zione di monsignor Braulio
Sanchez per 30 anni ve-
scovo della stessa prelatu-
ra. I Mixes vivono nelle fo-
reste di Oaxax a, alcuni
pueblo sono in zone anco-
ra impervie; sono un popo-
lo fiero e guerriero , con
grandi tradizioni , che da
tempo lottano per il ricono-
scimento dei lori diritti.
KHARTOUM, SUDAN
La St. Joseph Techical
Schoo/, è una scuola pro-
fessionale salesiana che
gode di grande prestigio
nella capitale del Sudan ,
perché accoglie i ragazzi
a rischio che provengono
dalla prigione, dalla stra-
da, dai campi profughi, da
ogni genere di esperienza
negativa. Attraverso il Si-
stema preventivo vengo-
no "rifatti nuovi" e reinse-
riti nella società e nella
famiglia .
ROMA, PISANA
Il Rettor Maggiore don
Juan Edmundo Vecchi
presenta alla comunità
salesiana riunita apposi-
tamente la Strenna per
l'anno 2001 : "Cristo dono
per tutti. Come frutto del
Giub ileo ravviviamo lo
spirito e la solidarietà mis-
sionaria". Egli ne ha dato
l'esempio: avendo spinto
fortemente la congrega-
zione alla generosità apo-
stolica, ha potuto imporre
il crocifisso missionario a
più di cento candidati.
ROMA/EFESO
Giubileo speciale per due
fratelli artigiani di Rosà
nel vicentino. Hanno volu-
to ripercorrere l'itinerario
paolino a ro vescio , toc-
cando mete legate alla
storia del cristianesimo:
Roma, Corinto , Atene ,
Tessalonica e, infine, Efe-
so, la città dove San Paolo
visse tre anni e dove San
Giovanni avrebbe compo-
sto il suo Vangelo . Un
Giubileo diverso dagli altri
e realizzato in bicicletta.
BS APRILE 2001

2.8 Page 18

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Dieci anni di frontiera ... Ciudad Juarez ha 4 presenze salesiane
NELLE TERRE DI
Ciudad Juarez,
nello stato di Chihuahua
è una città che scoppia:
la popolazione cresce
giornalmente, alimentata
da una immigrazione
selvaggia. È un posto
di frontiera dove lavoro
e provvisorietà vanno
a braccetto. Tutt'intorno
il deserto, la Sierra
Madre, El Paso,
Rio Grande o Rio Bravo,
la Mesa Grande...
Insomma le terre di
Tex Willer.
S e si parla di Cuiudad Juarez si
parla di El Paso e viceversa.
Sono due città in una o, se vo-
lete, una città in due, una delle quali
non ha nulla a che vedere con l 'al-
tra. Due mondi. Due concezioni di
vita, due filosofie, condizioni eco-
nomico/sociali opposte ... Anche il
fiume che le divide i messicani lo
chiamano Rio Bravo e gli americani
Rio Grande. Ma sono la stessa cosa,
e il rio non è né bravo né grande: è
semplicemente un confine. Invalica-
Un negozio della baraccopoli.
bile. Il letto è quasi asciutto e la po-
ca acqua rimasta non ha più una
goccia che non sia inquinata: il glo-
rioso fiume di Tex e dei suoi pard
sembra intristirsi, ritirarsi , nascon-
dersi alla vista... Forse rimpiange il
passato! Le strade di Ciudad Juarez
non accolgono più lo sferragliare
dei cavalli di ranger e diligenze, so-
no sovraffollate da cavalli .. . virtua-
li: quelli delle decine di migliaia di
macchi.ne, provenienti dagli USA,
tutte di vecchio tipo, scarti che si
diGiancarloManieri
WI LLE R
vendono per pochi soldi. Il ricco
Texas prende due piccioni con una
fava: ci guadagna e si sbarazza di
catorci inquinanti. .. Le macchine
da rottamare della nazione più ricca
del mondo vengono mandate a in-
quinare "dall'altra parte": riempio-
no la città di rumore, di puzza e di
carcasse. Inquinano anche la nostal-
gia: di sicuro se qualche amante di
Tex Willer capita a Ciudad Juarez,
gli viene la nausea... anche del fu-
metto!
Il primo oratorio a Ciudad Juarez...
lo tengono come una reliquia.
APRILE 2001 BS
Il gabinetto odontoiatrico al
San Domenico Savio.

2.9 Page 19

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di cui 3 sono oratori.
MAQUILA E DINTORNI
El Paso/Ciudad Juarez. Da una
parte luci screziate, grattacieli, mac-
chine fiammanti, supernegozi; dal-
l'altra baracche, scheletri di case da
anni in costruzione, strade sterrate,
fogne a cielo aperto, e maquilas a
perdita di conto. Pare ce ne siano
quasi 400. Sono fabbriche di assem-
blaggio. Costruite "di qua" da pro-
prietari che abitano "di là". Alcune
arrivano a 4/5000 operai. La Philips
ne ha addirittura 11 mila. Le maqui-
las sono la salvezza e la dannazione
di Ciudad Juarez. Danno lavoro
quasi a tutti, ma attirano disgraziati
da tutte le parti, gente che non si in -
tegra, che spera sempre di fare i.I
gran salto al di là della frontiera,
che si scardina dalla propria terra,
perde la propria identità, dimentica
la propria cultura, e deve ricostruirsi
moralmente. Gente che, restando a
Ciudad Juarez, non arricchirà mai:
la paga del lavoro non permette cer-
to grandi profitti agli operai; le ma-
quilas sono perché i profitti vo-
gliono realizzarli le imprese. Qual-
che numero dà la possibilità di ren-
dersi conto della situazione. El Paso
I Un bagno chimico "comune":
i salesiani sono riusciti a ottenerli
per la gente.
Gli oratori sono nelle baraccopoli
della città.
600 mila abitanti stanziali, Judad
Juarez 1,5 milioni di potenziali mi-
granti, messicani provenienti da
ogni Stato e di ogni razza, ma anche
stranieri. Arrivano non per mettere
radici: hanno nel cuore e nel cervel-
lo un sogno: passare dall'altra parte.
Disposti ad aspettare anni per avere
il visto d'ingresso per gli Stati Uni -
ti. Risultati: il 70% della popolazio-
ne di Ciudad Juarez è costituito da
immigrati. Il 63 % è sotto i 25 anni;
compagni abituali della città sono la
droga, la prostituzione (con una per-
centuale tragica di ragazze madli),
il narcotraffico, la violenza urbana,
il gangsterismo adulto e minorile, i
feroci regolamenti di conti, un tasso
elevato di sparizione di persone, e
bambini che non hanno mai visto un
albero ...
SALESIANI DI FRONTIERA
In questo grande mare di contrad-
dizioni, e di povertà culturale e mo-
rale si sono tuffati i salesiani. Vi han-
no impiantato tre oratori. Di frontiera
in tutti i sensi. Come tutti gli oratori,
hanno il cortile ma serve più per ac-
cogliere e socializzare che per gioca-
re. All'oratorio si cerca di ritrovare
le proprie radici e di conoscere quelle
degli altri, di conquistare un po ' di
cultura, riappropriarsi della propria
identità e della propria giovinezza,
perché perduta la giovinezza è ipote-
cato un futuro senza senso e una so-
cietà senza i plinti di base.
I salesiani hanno affittato una ca-
setta in città in cui si ritrovano ogni
sera, pregano, cenano, programma-
no, riposano. La mattina ognuno par-
te per il suo campo di lavoro dove è
atteso e benedetto dalla gente. Non
vanno allo sbaraglio. Hanno studiato
la situazione, hanno analizzato le
loro possibilità e le necessità della
Don Osvaldo e uno dei suoi
tanti ssimi fan.
gente, e hanno stilato con l'aiuto di
esperti dei progetti precisi, scritti con
puntigliosa meticolosità e portati
avanti con coraggio e determinazio-
ne insieme a operatori socio/pasto-
rali e a volontari.
Così gli oratori hanno la scuola
professionale fornita di laboratori
diversi per preparare ragazzi/e e
anche adulti al lavoro nelle maqui-
las, oratori con centro medico, cen-
tro psicologico, pronto soccorso, ga-
binetto odontotecnico, ecc. I pochi
salesiani e i molti laici loro collabo-
ratori hanno sposato in pieno la
causa dell 'educazione. Nulla è la-
sciato al caso. E i salesiani non han-
no tempo per avere idee diverse né
per litigare sui metodi pastorali: lì il
metodo/madre è quello dell' acco-
glienza; l'hanno capito bene: acco-
gliere e far ritrovare se stessi; acco-
gliere ed educare; accogliere e alfa-
betizzare; accogliere per curare; ac-
cogliere ed evangelizzare.
I salesiani sono la manna nel de-
serto. Don Osvaldo per esempio.
Un piemontese che ormai è messi-
cano dalla testa ai piedi. Un uomo
di frontiera come i suoi oratori. Ha
buttato la vita per questo sogno. Ed
è diventato un personaggio. Per i ra-
gazzi è l'amico, per i penitenti il
confessore, per la gente il padre, per
gli scolari il maestro e per le auto-
rità un uomo straordinario. Tant'è
che è membro del Consiglio di Fon-
da zione del!' lmpresariato dello Sta-
to di Chihuahua, membro del Pro-
gramma di Impulso Sociale, mem-
bro dell'Istituto Municipale di Ri-
cerca e Pianificazione urbana ...
Ma non finisce qui, perché i suoi
salesiani sono come lui!
O
(Servizio fotografico dell'autore)
BS APRILE 2001

2.10 Page 20

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
CHIESA
L'ECUMENISMO
È IL GRANDE
PROBLEMA DELLE
CHIESE CRISTIANE
DEL MONDO.
IL CAMMINO
CONTINUA
G iugno del 1997. Il "popolo
europeo dell'ecumenismo"
è riunito a Graz, bella città
austriaca. Migliaia di persone pro-
venienti da tutti i paesi del vecchio
continente, cattolici, ortodossi, pro-
testanti, angl icani, d'ogni età, lin-
gua, cultura, si ritrovano insieme
per la pri~a volta dopo la caduta
dei Muri. E la seconda assemblea
ecumenica europea. Otto anni do-
po lo storico incontro di Basilea
dell'89, quando i cristiani del con-
tinente dove sono nate le divisioni
scoprirono la "meraviglia" di esse-
re e vivere come un unico popolo
di Dio. Sembravano lontanissimi i
reciproci anatemi tra Roma e Co-
stantinopoli, il grande scisma della
Riforma, e la lacerazione d'Oltre-
manica voluta da Enrico VIII.
NEL SEGNO
DELLA PIETRA
A Graz, per un ' intera settimana,
ogni giorno tutti si raccolgono sot-
to un grande tendone per la liturgia
della Parola. La mattina del vener-
dì, dopo la meditazione sul Vange-
lo di Giovanni, cristiani che per se-
coli si sono scagliati offese pesanti
come macigni, vengono invitati a
scambiarsi un a piccola pietra con-
segnata a ciascuno all 'ingresso: ge-
sto simbolico di fraternità ritrova-
ta. Con lo scambio della pietra, i
rappresentanti delle differenti tra-
dizioni religiose dell'Europa pro-
mettono solennemente che nessuna
pietra sarebbe più stata scagli ata
fra cristiani, e s' impegnano a cre-
scere insieme "come pietre vive,
quale edificio spirituale". Il "se-
gno" della piccola pietra ricorda
ancora oggi ad anglicani , cattolici,
ortodossi e protestanti d'Europa
APRILE 2001 BS
IPapa Wojty!a, con il capo della
chiesa anglicana Carey e il
metropolita ortodosso
Athanasios, apre la Porta Santa
di San Paolo fuori le Mura,
il 18/01/2000.
l' impegno preso. Il cammino verso
l'unità che costituisce lo scopo del
movimento ecumenico moderno
alla fine del II millenni o ha regi-
strato momenti profetici, ma si è
anche imbattuto in alcune pietre
d'inciampo. Dunque "ancora tanto
cammino rimane da fare". Lo 1ico-
nosce realisticamente Giovanni Pao-
lo II, tracciando il cammino della
Chiesa nel nuovo millennio. Papa
Wojtyla sottolinea però con spe-
ranza che "dopo secoli di separa-
zioni, incomprensioni, indifferenze
e contrapposizioni, è rinata nei cri-
stiani la consapevolezza che la
fede in Cristo è una forza capace di
superare ciò che li separa". Il 2001
presenta alcune pietre miliari per il
cammino comune.
UN CASO
PROVVIDENZIALE
La più importante si profila in
questo mese di aprile. Per la prima
volta, dopo quasi un quarto di se-
Lutero. L'affissione delle sue
95 tesi sulla porta della cattedrale
di Wittemberg nel 1517 sancì il
distacco da Roma.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
colo, tutti i cristiani nel mondo ce-
lebreranno la Pasqua nello stesso
giorno. Per una fortunata coinci-
denza dei calendari, la festa cadrà
domenica 15 per tutte le Chiese sia
d'Oriente che d'Occidente. Unari-
COITenza che non poteva esser la-
sciata cadere. Così il Papa ha preso
coraggiosamente un ' iniziativa dal-
lo straordinario impatto psicologi-
co, proponendo alle diverse Chiese
di fes teggiare sempre la Pasqua
nella medesima data, e lasciando
intendere d 'essere anche disposto a
seguire il computo orientale. La
questione della data della Pasqua è
emblematica delle tante divisioni
confessionali. A partire dal Conci-
lio di Nicea (325) i cristiani hanno
celebrato Pasqua la domenica dopo
la luna piena di primavera. Quando
Papa Gregorio XIII nel 1582 ri-
fo1mò il calendario di Giulio Cesa-
re, perché troppo corto rispetto al-
1'anno solare, il calendario grego-
riano venne adottato dalle nazioni
occidentali, mentre le orientali ri-
masero fedeli a quello giuliano. Di
qui la non coincidenza della Pa-
squa. La proposta di fissare una
data comune è stata fatta dal Papa
a fine gennaio 2000, dinanzi ai
rappresentanti di due miliardi di
battezzati tra cattolici, ortodossi,
anglicani e protestanti, a conclu-
sione della settimana di preghiera
per l ' unità dei cristiani. E il luogo
prescelto è stato la basilica di San
Paolo fuori le Mura, dove Wojtyla
ha aperto la Porta Santa col primate
anglicano Carey e il metropolita
Athanasios di Costantinopoli.
Enrico VIII, con l'Atto di
Supremazia del 1534 sancì lo
scisma con la Chiesa di Roma.
Partecipanti alla preghiera mondiale per la pace a Bruxelles nel 1992.
ALTRE PIETRE
C'è una seconda pietra miliare
per il cammino dell 'ecumenismo
nel 2001. Dal 17 al 22 aprile si
svolge a Strasburgo un nuovo in-
contro ecumenico europeo. Un av-
venimento di dimensioni numeri-
che ridotte rispetto alle assemblee
di Basilea e Graz, ma di en01me si-
gnificato essendo il primo del III
millennio. La caratteristica più ri-
levante dell ' incontro sarà il ruolo
assegnato ai giovani: accanto a 120
responsabili "ufficiali" delle diver-
se Chiese, parteciperanno altrettanti
giovani tra i 18 e i 30 anni di tutte
le confessioni cristiane, chiamati a
far sentire la loro voce sul futuro
della fede cristiana, del dialogo e
della riconciliazione tra le Chiese.
Strasburgo è il luogo del futuro poli-
tico dell'Europa, città simbolo dei
diritti dell'uomo. E questo getta sul-
l'incontro una luce tutta particolare.
Ma l'appuntamento si presenta
anche sotto il segno delle ombre
che accompagnano l'attuale fase
dell'ecumenismo. Il fatto che l 'in-
contro non si tenga a Salonicco,
come programmato originariamen-
te, è un sintomo dei problemi che
esistono. Ed è un peccato che, do-
po una città pro estante come Basi-
lea e un cattolica come Graz, non
si possa vivere un'esperienza di
"ecumenismo di popolo" in una
realtà ortodossa come l'antica Tes-
salonica. Ma al tempo stesso è in-
direttamente la conferma che sarà
proprio il perseverante impegno dei
"piccoli" nel riannodare e ritessere
i rapporti personali di fraternità, a
imprimere rinnovato slancio agli
sforzi per recuperare la perduta
unità, assai più dei dialoghi dottri-
nali dei vertici gerarchici.
C'è anche una terza pietra mi-
liare: la firma della "Charta Oecu-
menica" europea, .un documento co-
mune che a Graz tutte le confessio-
ni cristiane si erano impegnate a
redigere entro la fine del millennio
per tracciare le linee del dialogo,
della riconciliazione e della coope-
razione. La firma di questa magna
charta il 22 aprile sarà l 'evento
conclusivo, fortemente simbolico,
dell 'incontro di Strasburgo. Il do-
cumento ven-à sottoscritto solenne-
mente dal cardinale Vlk di Praga, a
nome delle Chiese cattoliche d 'Eu-
ropa, e dal metropolita Jeremie di
Costantinopoli per le Chiese angli-
cane, ortodosse e protestanti. L' ac-
cordo, raggiunto dopo un 'ampia
consultazione, è un passo impor-
tante per il futuro dell 'ecumeni-
smo , anche se il documento in
non ha autorità teologica, dogmati-
ca o giuridica, ma è un "testo base"
che ciascuna Chiesa sarà chiamata
a adottare, facendo propri i "24 im-
pegni" che propone.
Ed ecco la quarta pietra milià-
re. Il Consiglio ecumenico delle
Chiese - di cui fa nno parte ben
342 confessioni di oltre cento paesi
dei cinque continenti - ha deciso di
dedicare i prossimi dieci anni a
sconfiggere la violenza. Ed è più
che mai significativo che, per lan-
ciare l'iniziativa, il Consiglio abbia
scelto Berlino, e una "marcia delle
candele" attraverso la Porta di
Brandeburgo per ricordare la rivo-
luzione pacifica inaugurata dalla
demolizione, pietra su pietra, del
Muro che divideva l 'Europa. Le
porte dell 'ecumenismo non sono
dunque chiuse. I viaggi del Papa in
Siria sulle orme di san Paolo e in
Ucraina, terra ortodossa, ne apri-
ranno sicuramente altre.
m
BS APRILE 2001

3.2 Page 22

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APRILE 2001
Come vi sarete accorti dai numeri precedenti,
la rubrica è passata da me a voi giovani lettori.
Vi propongo perciò lettere a me indirizzate
a seguito di qolloqui e dibattiti, o dopo alcune
conferenze... E un modo di rendervi protagonisti
Viceversa anche la parola
ha come involucro il sile n-
zi o.
So lo chi ascolta entra in
relazione.
Mi hai preso come un li bro
di questa rubrica ... ·
aperto, mi hai sfog liato e
letto fino in fo ndo e io
Cariss imo Ca rlo,
non ti nasco nd o la mia
delusione nell'ultimo in-
contro. Ho fatto qua lche
ora di treno, sono arrivato
ca ri co come un TI R, ti ho
rovesciato addosso un
peso in sop portab il e, de-
term in ato da un rapporto
logo ro con mia mog li e, da
un contesto parossistico
STAMMI A SENTIRE
L'ART.
A5C
finalmente mi sono visto
uomo maturo.
Ho fatto pace co n mi a
mog li e, so no stato a llo
stad io co n mio figlio e ho
ritrovato la vog lia di se n-
t ire un amico.
Ho r itrovato la chiave di
lettura del la mia vita : più
si lenzio, meno conflittua-
lità.
co n un fig li o, da un giro
in co nc ludente di a mi c i,
che sul più bell o mi lascia-
no nella ...
E tu?
Asco lti, asco lti se nza
reagire.
Mi offri il t uo silenzio
come salvage nte, come
barella.
Mi sare i aspettat o il t uo
dito puntato, la tua voce
autorevole, il tuo rimbrotto.
Niente di tutto questo.
Non mi hai rico verato al
Pronto Socco rs o. Mi hai
dimesso con una t erap ia
che ho percepito nel viag -
gio di ritorno.
La fronte appoggiata al
f inestrino e gli occhi persi
e prigioni eri di lu ci lonta ne.
Chi ascolta è testimone
di ciò che sta per nascere.
Tu ha i colto in me il desi-
derio di cambiamento.
Il tuo s il enzio mi ha dato
I~ l'a lt a un vero e proprio
frulla t o di parole contrad-
~ dittorie.
..;
L'ascolto tuo mi ha per-
messo l'esplorazione della
mia vita e la presa di con-
tatto con il mio mondo
interiore.
Asco ltare è un'arte e
tacere aiuta a diventare
una persona più serena e
a migliorare la qua li
dell e relazion i con gli altri.
Mi sento più rila ssato. Il
nostro sistema d'al larme
entra in funzione quando
tira aria di tempesta.
Ti confesso, per questo
Trovar e un app r odo è
ti scrivo, la mia sorpresa
in contra r e un o c he ti
nel percepire dopo la tem-
ascolta senza entrare in
pesta la quiete sop rag-
competizione con te.
giunta.
Il si lenzio rallenta la corsa
Il tuo silenzio mi ha libera-
del tempo e del le emozioni.
to, ha fatto defluire emozioni e apprensio ni. Ero un A tutti piace parlare con qua lcuno che per fil o e per
fiume in piena. Mi hai assorbito come il mare.
segno ti ascolti.
Il silenzio è la casa in cui ho ritrovato il ri poso e me L'ascolto è una scorciatoia . Arrivi prima al cuore di
stesso.
chi si confida.
Non potevi far altro - ascoltand omi - che mettermi
nella condizion i di trovare in me stesso la risposta. Sì, il silenzio è un dono che si fa solo ad un amico
Il silenzio è la parola che non ha bisogno di essere vero.
pronunc ia t a .
Carlo Terra neo
APRILE 2001 BS

3.3 Page 23

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••••••••••••••
I salesiani sono entrati per la prima volta in Ecuador
nel 1888. A Quito nel 1925. Oggi nella capitale ci sono
7 presenze salesiane. Mostriamo questo mese uno
dei musei più prestigiosi dell'Ecuador, il Museo
Amazzonico di Quito, fornito anche di una libreria-
editrice che prende il nome dall'antica denominazione
dell'America in lingua kuna, Abya Yala.
••==••=••=••=••=••=••=••=••:,••:
•••••••••••
••
MUSEI SALESIANI
IL MUSEO AMAZZONICO
DI QUITO
a cura di Natale Maffioli
I primi salesiani che approdarono in Ecuador avevano un chiodo fisso:
informare. Spedivano lettere al Bollettino Salesiano e al Superiore Generale,
mandavano resoconti alle autorità civili, scrivevano articoli per la stampa.
Quando si addentrarono nella selva amazzonica,
non risparmiarono sforzi e tempo per scrivere e raccogliere.
---
••••••••••••••••••••••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS APRILE 2001 • • •

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•.......•......................................•........•.....•..........•...........•. ~
: rr::======::;;;;::;;;;;;;=::::;;;;;::;::;;;;;:;;=============================::;;;;;;:;;;;;;;::;;:;:~
•••••••••••••••••
GLI ANNESSI
Il criteri o che ispirò l' imposta-
zione del museo fu che non si ri-
ducesse a uno spaz io pieno di
oggetti pittoreschi, ma fa cesse
parte di un percorso bene arti co-
lato da presentare al pubbl ico.
L'area adibita a museo non occu-
pa che uno dei se i piani del nuo-
vo edificio. Uno dei complementi
essenziali è una bibli oteca spe-
ciali zzata, con oltre 20 mil a volu-
mi, che illu strano i va ri aspetti
delle culture abori &ene d'Am eri-
ca. Nel suo genere e la bibli oteca
•••••••••
Gli oggetti della cultura shuar.
più completa del paese. Poi c'è
l'editri ce Abya Vala che nel 2000
U na racco lta, incomp leta, del me una co ll ezione di gra nde va lo-
materiale prodotto da i pri- re. M orì vecchissi mo, ma prima di
mi sa les iani (lettere, raccon- andarsene gli toccò ancora vedere
ti, documenti, articoli, ecc.) che distrutta dall e fiamme la grande
riemp ie tre volumi di circa 500 scuola popolare che aveva co-
pagine ognuno, ri sulta uti lissima struito. Il museo fu venduto per ri-
•••••••••••••••••••••••••••••••
per storici e antropo logi. Il des i- mettere in piedi l'ed ificio.
derio di documentare attraverso Inta nto un altro grande sa les ia-
oggetti etnografi ci e archeo logici no aveva racco lto l'eredità del
I venne più tard i. Il vero genio in pad re Crespi nel campo de ll a
questo campo fu il padre Carlo cul tura shuar, il cileno mons ignor
" Tsantsa", testa umana riddtta
alle dimensioni di un pompelmo,
senza alterarne la fisionomia .
Crespi che arri vò in Ecuador all' i- Candido Rada. Essendos i rad icato
nizio degli anni '20, fresco di lau- a Q uito, mentre dispiegava una
rea in Scienze Naturali all ' Unive r- intensa atti vità nel ca mpo dell' in-
sità di Padova. Pio Xl aveva pro- segnamento e introdu ceva inte-
gettato per il Giubileo del 1925 ressa nti innovazioni nell e struttu-
una grande mostra missionaria che re ed ucative sa lesiane dell a città,
documentasse la presenza della ded icò tempo e risorse a racco-
Chiesa negli angoli più remoti del gliere il materi ale etnografico ne-
globo e, per fa rl o, si era rivolto a cessari o per fa r co noscere la cul-
ordini e congregaz ioni re ligiose. tura dei "tagli atori di teste". Fu
Cresp i ebbe l' inca ri co di illu strare messa in sieme un a collez ione an-
la cultura degli Shua r (noti come cora più completa di quell a in-
Kiva n), e svofse il suo lavoro con viata a Roma, che costitui sce il
grande competenza . Oggi gli og- nucleo princi pale dell 'attuale "Mu-
getti racco lti si trova no nel museo seo Amazzoni co" . M a non ha
missionari o del Co lle Don Bosco avuto vita fac il e. L'espa ndersi del-
e costituiscono una co llezione di l'opera in cui era inserito l'obbli -
va lore inesti mab ile. Molti ormai gò a tras locare parecchie volte, fi-
sono irreperi bil i e non c'è più nes- no ad approda re nell'edificio at-
suno che li sappia elaborare. Do- tuale, edificato appos ita mente tra
po l' Esposizione Vatica na il padre due date emblematiche: il 1988 e
Crespi si ded icò a raccog liere re-
perti archeo logici de ll a zona an-
din a che circonda la città di
Cuenca, e ri uscì a mettere insie-
il 1992. La prima ricorda i 100
an ni dell 'arrivo dei sa lesiani in
Ecuador, la seconda il V Centena-
riò dell a Scoperta dell 'America.
I Le due "tsantse" in basso
sono di pelle di capra, elaborate
per turisti.
• • APRILE 2001 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 4

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•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Ornamenti realizzati con ossa di uccello,
piume, bacche, ecc.
ha compiuto 25 anni. In un quarto cuador. Tutte le popolazioni che scopi di culto, di caccia e di guer-
di secolo ha realizzato una gran vivono in quest'area vi sono rap- ra, avevano addomesticato molti
lavoro di ricerca, stabilito contatti presentate, ma quella illustrata in animali e raggiunto un alto grado
con migliaia di specialisti del ra- maniera completa è la shuar. Al- di spiritualità, come si può dedur-
mo, e pubblicato 1300 volumi. l'entrata una serie di elementi ri- re osservando l'arte funeraria.
Necessaria ema nazione dell'edi- creano l'ambiente naturale che L' area del museo è un enorme
trice è la grande libreria che, parte dagli ultimi contrafforti delle spazio senza divisioni, con al
oltre a distribuire i libri tra quanti
la visitano, ha contatti con decine
di librerie, anche fuori del Paese,
dispone di uno schedario elettro-
nico con migliaia di indirizzi per
informare i possibili clienti, e ha
preparato un Web site, frequenta-
to giornalmente da numerosi visi-
Ande e degrada verso lo stermi-
nato bacino del Rio delle Amaz-
zoni. Questo spiega perché ap-
paia anche un condor con qual-
che rapace andi no. Settore dav-
vero prezioso è quello archeolo-
gico. E se i reperti che vi si ammi-
rano non hanno nulla a che vede-
centro la ricostruzione della casa
shuar e i vari membri della fami-
glia, riprodotti con manichini a
statura naturale, assieme a utensi-
-li, focolare e letto. Sulle pareti
grandi pannelli contengono gli
oggetti della cultura materiale
snuar: la ceramica, i tessuti, la reti
•••••••
tatori. li sistema di stampa digita- re con le popolazioni attuali, te- e i canestri, le armi per la caccia e
le di cui dispone permette l'edi- stimoniano tuttavia la presenza di la guerra; gli ornamenti del cor-
zione di volumi con la tiratura ri- insediamenti umani risalenti a ol- po, gli strumenti musicali. D'ogni
chiesta sul momento, e la ripro- tre 4000 anni fa. Si tratta di grup- oggetto esistono la descrizione e
duzione di opere rare in pochi pi che avevano sviluppato una il grafico che illustra il processo di
esemp lari.
raffinata tecnica della ceramica, costruzione. Non mancano una
Un'a ltra iniziativa è l' Istituto di lavoravano la pietra, soprattutto a canoa scavata nel tronco di un
Antropologia Applicata che è par-
te dell'Università Salesiana. Con i
suoi quasi 500 alunni provenienti
da cinque diversi Paesi è forse la
più grande scuola di Antropolo-
gia del Continente. La Scuola di
Edu cazione Bilingue Intercultura-
le è sorta quasi contemporanea-
mente all'Istituto di Antropologia e
ha formato decine di indigeni con
titoli universitari. Per terminare di
enumerare gli "annessi" del mu-
seo, si può accennare al negozio
di artigianato che vende prodotti
tipici delle comunità indigene.
IL MUSEO
li nome è forse un po' pompo-
so, il museo, infatti, non abbrac-
cia tutta l'Amazzonia con i suoi
8.000.000 di km2, ma solo i
100.000 che appartengono all'E- Oggetti della cultura Kotàn.
•••••
• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • BS APRILE 2001 • • •

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~
·
••••••
Grande pentola di terracotta.
albero e una "tsa ntsa" autentica,
cioè una vera testa umana, ridotta
Volto di guerriero shuar.
all e dimensioni di un pompelmo.
Ormai questa pratica, che ha reso
tanto famosi gli Shuar, è caduta in
lontani. In Ecuador, come altrove,
la conoscenza del le etnie indige-
disuso, ma in alcuni casi la si ce-
ne è molto limitata tra la popola-
lebra ancora, usando la testa di
un bradipo. I rituali, lunghi e
comp li cati, sono gli stessi che si
I
Vestiti: a sinistra di corteccia
d'albero, a destra di stoffa
(chi tesse è l'uomo, non la donna).
zione bianca e meticcia: molte
volte si riduce a notizie pittore-
sche e del tutto frammentarie .
utilizzavano per le teste umane.
Questo è un guaio, perché le de-
Uno spazio più ridotto è destina-
••
to alle altre culture dell'Amazzo- I DESTINATARI
nia ecuadoriana: Canelos, Huao- E IL MESSAGGIO
rani, Siona-Secoya, Kofàn, Zàpa-
cisioni su l futuro di questi popo li
le prendono quelli che sta nno nei
" palazzi " i quali, se non cono-
scono apprezzano gli interes-
ro. Bellissimi gli oggetti d'arte Va detto a questo punto che i sati, sarà impossibile cne decida-
plumaria, ma le co lrezioni sono primi destinatari non sono i turi- no per il loro meglio.
più incomplete di quelle shuar. sti , ma gli ecuadorian i, sop rattut- L'Ecuador è un paese con una
Della cultura canelos, che è la to i giovan i. I primi che devono grande varietà cu lturale ed etni-
più sofisticata nell 'uso dell'argil- capire il valore di una cu ltura ca: è importante che i giova ni la
la, si può amm irare una grande sono quelli che vivono al suo sentano come una ri cchezza e
serie di personaggi mitologici in fianco, perché le incomprensioni non come un peso o il res iduo di
ceramica.
nascono con i vicin i, non con i un passato da dimenticare. Prima
di guardare a Miami, a Nuova
York o al l'Europa, è bene che co-
noscano a fondo la gente del la
propria terra. Soprattutto ai giova-
ni e destinata l'ultima parte del
museo: una sfilata di foto sc ioc-
canti che ha per titolo: "La selva
sanguina" è la documentazione
del disastro che produce lo sfrut-
I
tamento irresponsabile della zo-
na: fo reste abbattute o incendi a-
te, discariche dei pozzi petroli feri
direttamente nei fiumi, zone sem-
pre più vaste dove la terra si è
inaridita e il deserto prende il po-
sto del la foresta. È bene che tutti
conosc iamo il prezzo del "pro-
gresso" e non ci limitiamo a de-
nunciare l'jngordigia delle multi-
nazionali. E da mettere in discus-
sione anche iI nostro stile de vita,
perché i clienti ultimi delle multi-
nazionali siamo tutti noi.
Armi indigene.
Strumenti musicali indigeni.
Juan Bottasso
• • APRILE 2001 BS • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

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PUNIRE
PINOCCHIO?
di Jean-François Meurs
e aro doctor J., tra gli sco-
((
lari vige una legge im-
portante: bisogna esse-
re uniti, e dunque è sottinteso che
nessuno farà la spia se un compa-
gno e una compagna imbrogliano
per es. copiando i compiti. Per cui
imbrogliare è generalmente tenuto
in grande considerazione, e chi ci
riesce non dimentica mai di vantar-
si della sua audacia e della sua
astuzia. Il guaio è che il loro van-
tarsi finisce per dare a quelli che
non "imbrogliano " l'idea di essere
dei "gonzi" e per colpa loro! Am-
metto di avere sbirciato i compiti
del mio vicino di banco, e di aver
pensato che era meglio copiare
che rischiare una crisi in famiglia
per un cattivo voto . Ciò non toglie
che trovi schifoso che alcuni che
studiano poco abbiano voti migliori
perché copiano sistematicamente.
Questo falsa i risultati. Però quello
che mi secca di più è l'impressione
che questo faccia comodo a qual-
che professore che fa finta di non
vedere. È come se s'incoraggiasse
l'ingiustizia. Secondo me, ci sareb-
bero più soluzioni: che i professori
siano meno esigenti; se si ha più
tempo per studiare diventa inutile
cercare di imbrogliare. Bisognereb-
be anche che i genitori collaboras-
sero verificando se le lezioni sono
state studiate e i compiti fatti, così
copiare diventerebbe inutile. Però
uno dei compagni mi ha detto che
bisogna adattarsi a un mondo che
non fa sconti né regali. Ci sono for-
se due morali: quella che si procla-
ma apertamente ma non si fa , e
quella che si fa, ma che non biso-
gna dire?
Lorena, V superiore, Firenze
L. At.t.ORA TI l>tCO
i.E ])()MANIE E,,.
Ji~) TTENDO ~
~lSPOSTt:"l.
~ F-J .
~-
Cara Lorena,
li chiamate in gergo minute , fogliet-
tini , rotolini, strisce, e simili , ma la
realtà è la stessa: sono dei soccor-
si alla memoria che possono sbloc-
care nel momento in cui si fa un te-
st o un controllo. Il fenomeno è va-
sto, banalizzato (e ben camuffato) ,
si sa che la maggioranza degli
scolari cerca di "fregare", e quelli
che non lo hanno mai fatto non rag-
giungono il 10% e, come rilevi an-
che tu, non se ne vantano.
Voglio sperare che qualche
scuola non abbia l'ingenuità di
credere di essere esente da un tale
fenomeno , e che qualche profes-
sore non sia così cieco da vantarsi
che una cosa del genere non gli è
mai capitata, perché , come tutti
sanno , i super gendarmi creano dei
super banditi. La prova di forza
produce l'impasse.
Ma c'è di più: per quanto incredibile
possa sembrare, la frode a scuola
fa comodo pressoché a tutti, pro -
fessori , direttori , scolari , genitori.
Solo i non-imbroglioni che fanno
fiasco si trovano a disagio , perché
quelli che riescono in effetti non
sono gelosi , si dicono indifferenti.
C'è una prima ragione : meno ci so-
no fallimenti nella scuola e meno ci
sono seccature per tutti. Quando è
necessario prendere delle sanzioni
pesanti, questo crea non poche
complicazioni tra i differenti attori
della scuola. La seconda ragione
viene dalla parola d'ordine attuale:
"Riuscita per tutti! ". In questo caso
le scuole sono piuttosto soddisfatte
di portare il massimo di scolari al
successo. È nel loro interesse! Te
l'immagin i una scuola che porta al
fallimento ogni anno metà dei suoi
scolari? Non sopravvivrebbe per
molto, perché pochi verrebbero a
iscriversi. Mi secca dirtelo , ma visto
da questa angolatura l'imbroglio è
una necessità. In ogni caso, questo
ti permette di comprendere meglio
perché vi sono delle complicità e
delle tolleranze, anche involontarie
o incoscienti.
Certi spiriti pessimisti accuse-
ranno il cambiamento di menta-
lità: un tempo l'imbroglio era malvi-
sto , mentre oggi sembra diventato
addirittura un valore . In effetti la
morale di Pinocchio non data da
oggi , c'è sempre stata dell'ammira-
zione per ch i riesce a imbrogliare
bene. Proprio questo esprimeva a
suo tempo l'autore del meraviglioso
racconto di "Pinocchio". La morale
della favola non è "non devi menti-
re", ma "una bugia non si vedrà co-
me il tuo naso". Insomma chi men-
te con astuzia, non solo è ricom-
pensato da ciò che ottiene con la
sua menzogna, ma spesso riceve
perfino le congratulazioni ; sfortu-
nato invece chi si fa beccare! Non
solo resterà a bocca asciutta ma
pagherà per tutti gli altri. Questa
"morale" è di sempre . È cinica e
inaccettabile , però contamina an -
che alcuni insegnanti che , senza
vedere più lontano , affermano che
"si può imbrogliare , ma non ci si
deve far prendere". È un po' il gio-
co del gatto e del topo.
Alcuni professori lasciano an-
dare le cose come vanno , ma di-
cono che prima o poi lo scolaro
che copia e imbroglia si troverà
davanti a dei muri invalicabili , non
avendo un minimo di conoscenze.
Ci sarebbero insomma dei limiti alla
furberia scolastica, e una giustizia
tardiva. Ma così essi perdono di
credibilità, e inquinano l'ambiente
educativo. Che fare? I professori
certamente possono regolare il loro
modo di fare: prevedendo , ad
esempio , dei questionari che per-
mettano di rendersi conto che le
conoscenze siano veramente acqui-
site. Però è necessaria una riforma
più globale. I più intelligenti s'accor-
gono che è il sistema di valuta-
zione che costringe alla frode: sa-
pendo di essere valutati attraverso
dei voti, ci sarà la corsa al punteg-
gio , col pericolo di rimanere stres-
sati. "Incastrati" tra professori e ge-
nitori , gli alunni non penseranno
che ai bei voti invece che all 'utilità
e alla felicità di acquisire delle co-
noscenze.
In attesa di trovare un sistema
di valutazione rivoluzionario , con-
viene riflettere coi giovani sulla so-
cietà che essi vogliono, per respon-
sabilizzarli fin d'ora ad essere onesti
cittadini. È già ora di scegliere.
BS APRIL E 2001

3.8 Page 28

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Una Figlia di Maria Ausiliatrice indiana, suor Nancy Pereira
LA VITA CORRE
SULFILO
di Graziella Curti
I Suor Nancy Pereira e il
dott. Zaccaria alla conferenza
stampa sul Progetto Fides.
Sono le 22,50 del 27 dicembre
2000. Nell'attimo in cui viene
sovraimpresso il numero tele-
fonico delle FMA alle immagini del
documentario presentato da RAI 2
sul Progetto Fides, scatta l'operazio-
ne solidarietà. Il centralino diventa
incandescente e a 15 terminali ri-
spondono in contemporanea altret-
tante suore. Per più di una settimana
si danno il cambio dalle prime ore
del mattino fino alle ultime della not-
te. È una folla di donne, uomini, gio-
vani che tentano e ritentano per gior-
ni di prendere la linea per sapere co-
me fare un 'adozione a distanza o co-
me mandare un aiuto a suor Nancy.
È un mosaico di voci, un puzzle
di storie di vita che illuminano il
Natale 2000. «Scusi per la mia ri-
chiesta - dice una donna al di là del
filo - vorrei che fosse una bambina
e possibilmente che si chiami Chia-
ra - la voce s'incrina - Non è per
me. Voglio dare questa adozione co-
me dono a una mia amica che ha ap-
pena perso una bimba con questo
nome». «Sono paraplegica, vivo su
APRILE 2001 BS
Suor Nancy Pereira, indiana del Ke:
rimaIpae, gf1nnatdaallnaelprsimoca.ia1ge1._ovD.1anlez1za9. 91s·31
~
e
di
t . dei serv1z1 socia I
coordina nceOltre il Progetto Fides ,
Banglalodr~~i di un fondo iniziale stan-
avva en
.
a di Bol-
ziato dalla provinc1r au;onn~: direttive
zana in conformi a c . e lo
della' legge sulla cooperaz1o~e ban-
.
ha aperto lo sporte o
sviluppo ,
. eri per creare
cario Fondo per I pov '
d_
uno strumento di sviluppo equo ,. lu
n di tipo ass1stenz1a e,
revole e no . , . d re a fi-
dando la possibi\\1ta d1 acce e bbe
nanziamenti che nessuno avre
mai dato.
Per maggiori informazioni:
r
www.raidue .rai .it/undonosemp ice
Circa settemila
telefonate hanno
raggiunto nei giorni
di fine d'anno la
Casa generalizia
delle Figlie di Maria
Ausiliatrice (FMA).
Un'onda lunga di
solidarietà suscitata
dalle trasmissioni di
RAI 2 sul Progetto Fides
di suor Nancy Pereira,
la sorella indiana che
restituisce dignità in
uno slum di Bangal9re.
una sedia a rotelle - infomrn un'al-
tra - ho una pensione minima, ma
quando ho visto quei bambini del
documentario, mi hanno toccato il
cuore. Voglio aiutarli». Non c'è nep-
pure il tempo di accondiscendere al-
1'emozione. Le chiamate incalzano.
NANCY E DINTORNI
Le telefonate giungono anche da
suor Nancy, che non riesce a spie-
garsi tanta popolarità. I tecnici della
RAI hanno fatto centro. Hanno co-
struito una buona comunicazione sul
Progetto Fides. Fabrizia .e Giam-
paolo Sodano hanno dato il via. Vit-
torio è stato un mese sul posto con
la troupe e ha catturato immagini
che parlano da sole. E Virginia con
il suo testo poetico ha evocato realtà
che indicano un "oltre".
I Bangalore.
Microimpresa familiare:
coltivazione dei bachi da seta.

3.9 Page 29

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agli onori della cronaca.
La gente ha colto il cuore di quan-
to non era necessario spiegare. Un
papà rivela: «Io, con mia moglie e i
miei figli cercavamo un modo per
finire bene l'anno giubilare. La sto-
ria di suor Nancy ci ha suggerito di
concluderlo con un 'adozione». Ac-
canto all 'anziano che sillaba l' inte-
stazione del conto corrente o della
nonna che chiede pazienza per la sua
fatica nello scrivere, ci sono inse-
gnanti e maestre che vogliono coin-
volgere le loro scuole, educare i ra-
gazzi a incontrarsi con la povertà del
mondo per aiutare chi è nel bisogno.
NON SOLO PAROLE
L'impatto di questo evento è stato
forte . Le telefonate più significative
s'allargano di tavolo in tavolo. Il
passaparola scorre incessantemente
tra le 120 suore della Casa Generale,
e si diffonde fuori nelle altre comu-
nità di Roma, dell'Italia, del mondo.
Le sorelle indiane si mobilitano, e
danno consigli per la gestione del-
1'evento. Le liste delle telefoniste
volontarie si allungano. E l'effetto è
immediato.-Le storie di vita evange-
lizzano il cuore. Si riflette sulla pro-
pria esistenza, le proprie scelte. L'o-
peraia che sa privarsi di una cami-
cetta, della tazza di caffè giornaliero
per aiutare chi è povero, mette in di-
scussione. Il racconto di una mam-
ma con un bimbo handicappato gra-
ve che sa commuoversi e spendersi
per chi ha problemi di sopravviven-
za, scuote. Soprattutto l'impatto con
una situazione femminile tragica,
resa evidente dal documentario, ar-
riva pressante nelle coscienze: il
confrontarsi con una donna maltrat-
tata dal marito alcolizzato, o con
un'altra che si getta nella palude per
la disperazione, fa leggere in modo
diverso le difficoltà giornaliere.
Non c'è più spazio per la banalità.
LA BUONA NOTIZIA
La fama di suor Nancy è iniziata
due anni fa. Prima lavorava nel-
1'ombra, nascosta dalla miseria dei
senza voce. Segnalata per il premio
La Mela d' oro, attribuito ogni anno
dalla Fondazione Marisa Bellisario
a un certo numero di donne che si
distinguono nell'imprenditoria, suor
Nancy viene invitata da alcuni espo-
nenti RAI a presentare il suo Pro-
getto Fides che ha le caratteristiche
per essere definito un modello inno-
vativo di sviluppo. Al termine del-
]'incontro, dove sono presenti regi-
sti, sceneggiatori, giornalisti, il dot-
tor Giampaolo Sodano s'impegna,
garante la RAI, a realizzare una fic-
tion, un documentario, un sito Inter-
net e un libro affinché l'opera di
suor Nancy venga conosciuta.
L' idea è molto articolata, si adatta
al contesto nel quale agisce, con
l'attenzione alle necessità delle pei:_-
sone con cui entra in contatto. E
un'azione basata su molteplici livelli
sia personali, sia comunitari. Così
nello slum dove lavora suor Nancy,
le famiglie cominciano a rinascere: i
bambini vengono mandati a scuola,
le mamme sono assistite nella gravi-
danza e dopo il parto, esistono pro-
grammi nutrizionali. Ultimamente,
I Bangalore. Microimpresa delle
donne: costruzione di oggetti
utili per la casa.
si è affrontato il problema degli al-
colisti che vengono ricuperati attra-
verso training specialistici. In que-
sto modo, la disperazione si attenua,
il numero dei suicidi diminuisce, la
mortalità infantile scompare. La fi-
nalità del progetto è quella di resti-
tuire dignità e autosufficienza agli
individui attraverso la creazione di
microimprese produttive che siano
fonti di un reddito adeguato alle ne-
cessità. Alla base sta il principio che
una comunità può emanciparsi dalla
propria condizione di indigenza me-
diante una solida e basilare educa-
zione alla salute, alla scuola, al la-
voro, ma anche utilizzando i propri
piccolissimi risparmi per la crescita
di singoli individui e, attraverso il
loro successo, determinare lo svi-
luppo economico e civile della co-
munità stessa.
Suor Nancy d,à molta importanza
all 'educazione. E riuscita a costruire
una scuola con l'aiuto di tanti ami-
ci. Qui viene garantita un'istruzione
adeguata ai più piccoli, senza distin-
zione di religione, di casta o di sub-
culture.
D
La scuola del villaggio.
Gruppo di donne al programma di alfabetizzazione.
BS APRILE 2001

3.10 Page 30

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IL
aA E IN
ITIES
LIBRERIA
Moronte
o curo di Giuseppe
UNA VOCAZIONE
FEMMINILE
RITROVATA
L'Ordine delle Vergini
Consacrate
di Janine Hourcade
Libreria Editrice
Vaticana,
Città del Vaticano 2000
pp. 158
Il tema della laicità
consacrata (emettere i
voti stando nel mondo)
è presente nella Chie-
sa già dal Il secolo , ed
è riconosciuto come
autentico cammino ver-
so la santità. Con la
promulgazione del Ri-
tuale della consacra-
zione delle vergini (don-
ne che vivono nel mon-
do) viene ribadito e ri-
confermato il fatto oggi
molto diffuso della pre-
senza femminile che
s'impegna nella testimo-
nianza del Vangelo con
una particolare con-
sacrazione. Negli ultimi
decenni molte persone ,
soprattutto donne , ag-
gregate attorno alle più
diverse istituzioni, ac-
cettano questo dono
della verginità consa-
crata. L'autrice, propo-
nendo di rileggere al-
cune pagine della Bib-
bia e vari scritti dei Pa-
dri della Chiesa, ne per-
mette di cogliere i fon-
damenti biblici , storici ,
liturgici e canonici.
APRILE 2001 BS
~~~
ATTUALE
RISURREZI
IL DIO CHE SI FA
NOSTRO COMPAGNO
Dalla direzione
all 'accompagnamento
spirituale
di Giuseppe Savagnone
ELLEDICI ,
Leumann (TO) 2000
pp. 136
L'autore parte con una pro-
vocazione : "C'era una volta
la direzione spirituale ... ".
Non è certo una preoccu-
pazione nostalgica , è l'esi-
genza della riscoperta sin-
cera di uno strumento ne-
cessario in tanta confusio-
ne culturale. Infatti , mentre
si moltiplicano gli sforzi del -
la Chiesa per comunicare
col mondo contemporaneo ,
in particolare con i giovani ,
attraverso forme nuove, le
forme tradizionali stentano
a trovare spazio.
GIUSEPPE SAVAGNONE
Tra questi resti del passa-
to si colloca anche la pra-
tica d~lla direzione spiri-
tuale . E una esigenza pa-
storale che appare atrofiz-
zata? Può essere sostituita
da una "facile" esperien za
di amicizia? La riflessione
illumina concretamente il
problema e disegna con
chiarezza le linee, nuove e
affascinanti , della "compa-
gnia spirituale".
LA FEDE DI GESÙ
Atti del convegno
tenuto a Trento
il 27-28 maggio 1998
di Giacomo Canobbio
(a cura)
EDB, Bologna 2000
~P - 164
Se fede è accettare Gesù ,
ci si può domandare: an -
che Gesù ha avuto e colti-
vato la fede in Dio Padre?
Su questo tema c'è stata
una lunga riflessione teo-
logica nei secoli , che si è
codificata nelle formule del
credo. Recentemente il te-
ma ha assunto un duplice
punto di avvio : la narra-
zione dei vangeli sinottici
(che presenta tra l'altro la
preghiera di Gesù al Pa-
dre) , e alcune formule del
Nuovo Testamento nelle
quali ricorre l'espressione
"la fede di Cristo ". Gesù
appare come capofila e
perfezionatore della fede
dei credenti , colui che in -
dica che cosa significhi -
per il cristiano - consegna-
re la propria vita a Dio e
come rendere possibile ta-
le consegna. E certo una
proposta di lettura impe-
gnata , ma contribuisce a
rendere più fondata l'iden-
tità della fede del credente .
SE NON AVESSI
L'AMORE
Itinerario di spiritualità
di Danilo Zanella
Paoline, Milano 2000
pp. 136
Il clima della Pasqua viene
illuminato nelle sue molte-
plici sfaccettature per la vi-
ta dei cristiani che si fonda
sulla fede in Cristò risorto .
Ma a volte , come capita a
Tommaso , si può essere
presi dalla sindrome del
dubbio. L'immagine della
copertina costituisce il leit-
motiv della riflessione di
questo libro . Partendo dal-
la pittura (la Risurrezione
di Rembrandt) si evidenzia
il significato della fede : la
luce diventa capace di scio-
gliere ogni oscurità dall 'a-
postolo Tommaso ; per cui
anche per i cristiani di oggi
può splendere . Viene così
tracciato un itinerario spiri-
tuale in cui ognuno può
trovare indicazioni utili per
la riflessione e la preghie-
ra , per divenire sempre
più felice testimone e mis-
sionario dentro la storia.
NO N SI FA VENDITA PER
CORRISPONDE NZA . I libri
che vengono segnalati si pos-
sono acquistare presso le libre-
rie cattoliche o vanno richiesti
.direttam ent e all e ri spettive
Editrici .

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~ ~ n,11ss10NAR
~A
RIVEL
'gz~f 1Z0
f
MARIA E LA TRINITÀ
Spiritualità mariana
ed esistenza cristiana
di Angelo Amato
San Paolo,
Cinisello B. (Ml) 2000
pp. 222
I cristiani sanno che il Van-
gelo di Gesù è un mes-
saggio di gioia che ha ori-
gine con la notizia dell 'In-
carnazione e si conclude
con la diffusione dell 'infor-
mazione sul "sepolcro vuo-
to ", cioè la fede nella Ri -
surrezione di Gesù Signo-
re della vita. In questo cli -
ma di gioia la Chiesa dà
lode alla Trinità, accompa-
gnata dalla Verg ine Maria,
colei che nell 'obbedienza
al Padre e per opera dello
Spirito Santo, ha generato
nella carne, il Figlio di Dio.
La riflessione o meditazio-
ne evidenziata da questo
libro descrive la realtà del-
la spiritualità mariana co-
me "vita di grazia": una
comunione che ha relazio-
ne trinitaria e fa diventare
esperienza vitale che rin -
nova il cuore dell'uomo. È
la tipica spiritualità maria-
na che si fa genuina spiri-
tualità cristiana e diventa
anche una spinta dinamica
all 'annuncio del Regno di
Dio nella storia.
MARIA
F. f . \\ TRII\\ IT.\\
~1,i ri tua li1i- U111 J' i1111 u
t "1 11 •.:ii-11 •111,;1 ,·ri~ 1i,11 u1
ABITATI DA
DIO TRINITÀ
Mistero, comunione,
missione
di Francesco Peyron
e Paolo Angheben
Effatà Editrice, Roma 2000
pp. 256
La fede cristiana si fonda
su Gesù persona come fi -
glio del Padre e come do-
natore dello Spi rito Santo .
Non una fede astratta, ma
un "mistero" ricco di sen -
so . Sul significato di que-
sto mistero il libro aiuta a
meditare attraverso tre fi -
lon i: una catechesi speci -
fica ; delle schede opera-
tive; alcuni schemi di lectio
divina. Una triplice media-
zione dunque! La cateche-
si aiuta a penetrare la ri-
velazione di Dio uno e tri-
no, che è una realtà di co-
munione e di amore cui il
battezzato è chiamato a
partecipare. È "mistero" per-
ché l'amore trinitario rea-
lizza nella vita la comu-
nione con Dio e spinge a
comunicarla nella storia.
Le schede sono un utile
strumento per organizzare
momenti di riflessione e
ritiri. La lectio facilita l'ac-
quisizione di un metodo di
lettura della Bibbia.
RIVELAZIONI PRIVATE
E APPARIZIONI
di Giandomenico Mucci
ELLEDICI , Leumann (TO)
e La Civiltà Cattolica,
Roma 2000
pp. 186
Oggi il fenomeno delle ap-
parizioni sembra un fatto
ricorrente , per cui il cristia-
no comune s'interroga sul
valore da dare a queste
"rivelazioni private". Riflet-
tere su questo problema
per fare chiarezza di verità
ha grande importanza. Il
testo sintetizza il problema
insistendo sui fondamenti
teologici , e rifacendosi ai
grandi e sicuri interpreti . Il
linguaggio non è tecnico
se non in quei luoghi nei
quali le espressioni sono
garanzia di chiarezza : la
dottrina spirituale illumina-
ta dalla sapienza della
Chiesa e approvata dal
suo Magistero .
Gl\\.'OOMlll
IIUOO
Il libro ha una finalità pa-
storale : ribadisce il dovuto
discernimento dei fenome -
ni esaminati , ed indica una
mai troppo lodata pruden-
za, sia per il bene delle
persone, che per superare
i facili e acritici entusiasmi
davanti a fenomeni "miste-
riosi ".
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Fri uli Venezia Giulia)
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Tel. 095/ 43.33.00
Email: cspg@issz.vr.it
BS APRILE 2001

4.2 Page 32

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L/;1/E
SECUNDUM di Giovanni Eriman
NEM Sperare nella Resurrezione
dopo il lungo cammino della passione.
Prima settimana santa del
lii millennio. L'auspicio dei credenti,
dopo il grande Giubileo che
ha chiuso duemila anni di storia
cristiana, è che il cammino della
nuova era porti l'umanità verso
traguardi di pace, finalmente.
APRILE 2001 BS
11 13 aprile del 1980 il cardinale Ballestrero , arcive-
scovo di Torino , faceva dono a Giovanni Paolo Il in
visita alla città dei Savoia di una preziosa e magi-
strale opera d'arte, dal titolo suggestivo : Secundum
Sindonem. L'aveva realizzata , dopo lunghi studi e
lunghe meditazioni lo scultore Fernando Bassani , che
aveva avuto in mano la prima immagine tridimensio-
nale elaborata proprio in quegli anni (1978) dagli
scienziati della NASA Eric Jumper e John Jackson . Il
Maestro scultore si era applicato con tutto se stesso
su quel Volto misterioso che sembrava racchiudere i
dolori del mondo intero , gli stessi che da quel
momento il Papa si sarebbe portato "dentro" per il
resto della vita , nel constatare le abissali iniquità che
fasciavano il globo , ma anche "fuori " sul suo stesso
corpo .. . E infatti un anno dopo , il 13 maggio 1981 ,
due colpi di pistola sparati a bruciapelo contro di lui
avrebbero dato inizio al suo personale calvario , che
ancora continua , devastando sì la sua carne , ma
senza fiaccarne la volontà.
Papa Wojtyta da allora continua la sua battaglia titanica
per "ri /evangelizzare", per far rifiorire il deserto del
mondo ; pastore solitario, continua a chiamare a raccolta
il gregge che il destino/Provvidenza gli ha affidato.
Secundum Sindonem è certamente il capolavoro
del maestro Bassani. La mi rabile scultura a sbalzo
rappresenta è un po' il tracciato di una strada che sfora
i millenni e continua ad avanzare verso un "dove" che i
credenti sperano e gli atei disperano che ci sia.
Un'opera unica nel suo genere, un volto , anzi il Volto
in cui tutti gli altri si specchiano, scavato dai mali dei
secoli giunti al culmine in questo ultimo secolo di
violenze planetarie, di sindromi mortali , di degradi irre-
versibili , di armi micidiali, di morbi sconosciuti ... Ai più
alti vertici del progresso scientifico e tecnologico fanno
sarcasticamente da contrappunto i più alti indici di
morte ... Essa, la morte , è sempre lì , puntualmente in
agguato, ferocemente determinata nel momento stes-
so in cui si parla di vittoria, in cui si annunciano possi-
bilità illimitate di vita .
E il timore non ha affatto abbandonato l'uomo. Tut-
t'altro. A nessuno sfugge che la pi ù colossale impresa
di questa nostra civiltà "tecnotronica" (tecnologica ed
elettronica) è proprio il tentativo di rimuovere il timore
che attanaglia da sempre l'uomo . Un 'impresa desti -
nata al fallimento ... a meno che non si pen etri fino in
fondo nel miste ro di quel Volto .
Secundum Sindonem: un volto per il lii millennio!

4.3 Page 33

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Storie africane di Resurrezione.
N'TONGA
di Alberto Mengon
Nella foto, quello che non sta
bevendo la birra si chiama N'Tonga
Thompson Bangura. Dalla stessa
foto è evidente che N'Tonga non è
fortu,:,ato come la maggior parte di
noi. E nato infatti con una anomalia
vertebrale e, purtroppo, si vede.
A lcune donne della missione scoprirono N'Tonga
del tutto casualmente. Capitò che un giorno le
brave signore invece di seguire il sentiero princi-
pale, ne imboccarono uno molto più stretto e disage-
vole e quasi abbandonato . Per due motivi , uno nobile
e l'altro ... un po ' meno! Quello nobile prevedeva di
andare alla scoperta di gente povera, abbandonata o
ammalata che, si sa, per timidezza o altro non segue
le strade ordinarie, ma si nasconde per non essere di lii!!!'!
peso , non dare fastidio , non imporre agli altri la propria g
sfortuna! Quello un po ' meno nobile era il desiderio di
un po' di relax: quattro chiacchiere lontano da occhi e
orecchi indiscreti , da mariti burberi , e da figli troppo
chiassosi e insistenti , e godersi in tutta tranquillità
alcune tazze di prelibato "palm wine", fresco , appena
raccolto dal le cime di altissime palme , sono una
magnifica terapia antistress .
Così una scappatella innocente ha arricchito la
missione di un marmocchio in più. N'Tonga l'hanno
pescato in un villaggetto sperduto nella foresta, una
dozzina di capanne pigiate l'una contro l'altra, quasi per
reggersi a vicenda, costruite senza un chiodo, o un
pezzo di fil di ferro , ma solo con paglia, bastoni e fango ,
e abitate da un centinaio di persone più o meno vestite ,
tutte poverissime. Tanti i bambini.
Era lì, N'Tonga, smarrito, tremante, emarginato con la
sua malformazione : sembrava aspettasse la manna
dal cielo per sorridere , almeno una volta. E manna,
per lui , sono state le donne della missione che l'hanno
portato via da quel buco , presentandolo senza tanti
complimenti al missionario perché ne avesse cura.
Poi per N'Tonga è arrivata un'altra manna. Donatella
che puntualmente ogni mese deposita alla casa rurale
di Rabbi il suo contributo , per farlo studiare, per farlo
curare ... perché possa sperare in un futuro più roseo .
È proprio vero, dicano quel che vogliono i morali-
sti , che di tanto in tanto bisogna dar retta a qualche
tentazione , come quella delle signore di cui sopra: un
po' di prelibato "palm wine" e quattro "ciacolate" in li-
bertà! Se avessero resistito, forse N'Tonga sarebbe an-
cora seppellito tra le capanne cadenti di Moloko. D
BS APRILE 2001

4.4 Page 34

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coME DoN Bosco
l'educatore
di Bruno Ferrero
LE BUONE MANIERE
La notizia ha fatto il classico girotondo mediatico di giornali,
riviste e telegiornali: i ragazzi italiani sono i più maleducati
d'Europa. Come tutte le ricerche "a sensazione"
è da prendere con le molle, ma certamente contiene una parte
di verità che è sotto gli occhi di tutti.
Dire a un figlio «mal-educato»
è darsi la zappa sui piedi.
«E chi mi educa? Tu, no? »,
potrebbe rispondere. Insegnare le
"buone maniere" oggi è uno dei
compiti più ardui . La prima cosa da
ricordare è, come sempre, il buon
esempio. Se vostro figlio di tre an-
ni rovescia la sua scatola di pastelli
e urla: "M ....!", riflettete un attimo,
prima di dare in escandescenze .
Dove pensate che l'abbia impara-
to? Forse potrete vedere il colpevo-
le guardandovi allo specchio. Una
mamma esasperata dai continui
battibecchi delle due figlie perse la
pazienza e urlò: "Basta con le ris-
se! Non ne posso più!". Le due ra-
gazzine la guardarono sorprese,
poi una replicç, : "Ma tu e papà liti-
gate sempre. E la stessa cosa".
In casa non ci si può "lasciare an -
dare" nemmeno a tavola: tutti ten-
diamo a essere un po' troppo rilas-
sati quando ci sediamo per man-
giare, dimenticando di tenere un
comportamento corretto. I bambini
fanno molta fatica a ricordarsi le
regole di comportamento domesti-
co, e faranno ancora più fatica a ri-
cordarsi tanto quelle del pranzare
in casa che del pranzare fuori , se
tali regole non coincidono. In realtà
il compito più difficile è insegnare ai
figli a resistere alla maleducazio-
ne diffusa.
È sempre facile prendersela con
i genitori , ma nel campo delle buo-
ne maniere, i genitori devono so-
prattutto impegnarsi per insegnare
ai loro figli a resistere alla maledu-
cazione che li circonda. Vedere un
film o un programma tv , affacciarsi
alla finestra, salire su un autobus,
andare a scuola sono una full im-
mersion in situazioni condite di vol-
garità, scortesia e scurrilità. Grandi
e piccoli siamo assediati dalle "catti-
ve abitudini" osservabili in un giorno
qualunque: fumare , ubriacarsi, dro-
garsi , urlare per farsi capire, bere di-
rettamente dalla confezione del lat-
te, bestemmiare, dire bugie, imbro-
gliare, buttare per terra le cartacce,
attraversare gli incroci con il sema-
foro rosso , mettersi le dita nel naso,
ruttare , parlare con il cibo in bocca,
interrompere o non ascoltare gli altri ,
dimenticarsi della mamma nel giorno
della sua festa, ecc.
Per opporsi occorre una educa-
zione forte. Si può ottenere in due
modi : con regole ferme da osser-
vare in casa e fuori , ma soprattutto
con la creazione di un forte clima di
rispetto, reale e vissuto. Non basta
cioè insegnare alcune norme di ga-
lateo : occorre puntare alla radice. I
bambini imparano il rispetto se vivo-
no con la gentilezza e la considera-
zione. I bambini imparano il rispetto
quando vedono che i genitori si trat-
tano l'un altro e trattano i membri
della famiglia in modo gentile, e ri-
spettoso , e crescono pensando che
il modo in cui sono stati trattati è il
modo in cui trattare gli altri.
Con l'esempio possiamo insegnare
ai bambini che il rispetto implica ac-
cettare altre persone, riconoscendo
che le necessità altrui sono impor-
tanti quanto le nostre e che talvolta
passano davanti a tutte le altre. La
gentilezza e la sollecitudine sono
qualità che impiegano molto tempo
per maturare. Anche i genitori a
volte non si comportano in modo
rispettoso tra di loro o verso i figli.
Ammettere le manchevolezze, chie-
dere scusa per le offese che pos-
siamo aver causato e provare a
essere più attenti in futuro aiuta a
migliore il clima familiare .
Un altro modo di esprimere il ri -
spetto per gli altri sono le parole e
il tono che si utilizzano per comu-
nicare. I bambini osservano come i
genitori si rivolgono l'uno all'altro : il
tono di voce, l'atteggiamento, le emo-
zioni inespresse. Non si tratta sola-
mente di liti o discussioni . È impor-
APRILE 2001 BS

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
tante il modo in cui mamma e papà
risolvono i loro disaccordi, come co-
municano per chiarire le piccole in-
comprensioni e come soddisfano i
bisogni reciproci.
Anche i più piccoli gesti d'at-
tenzione e d'interessamento tra
mamma e papà vengono notati dai
bambini e diventano un modello
mentale per trattare con le perso-
ne. Quando vengono usati abitUal-
mente e in modo naturale e quando
domande gentili come «Posso pren-
derti qualcosa?» e «Ti posso aiuta-
re a far questo? » costituiscono lo
sfondo della loro vita quotidiana, i
bambini capiscono in che modo le
persone possono aiutarsi reciproca-
mente nelle grandi come nelle pic-
cole cose.
Ogni membro della famiglia, anche
il più piccolo , ha diritto al rispetto
delle sue cose e a un po' di priva-
cy. Il modo in cui noi trattiamo le
nostre cose può indurre per imita-
zione un atteggiamento scrupoloso
o negligente nei piccoli . I bambini
notano tutto : se i vestiti sono am -
mucchiati per terra , gli arnesi ab-
bandonati nel prato, le porte sbat-
tute , e seguono le nostre orme.
Inoltre , non conta quanto la casa
sia modesta o la famiglia numero-
sa, ogni bambino deve avere il di-
ritto di possedere qualcosa di suo
che nessun altro può usare senza il
suo permesso .
È importante garantire uno "spa-
zio riservato" ai figli. Bisognerebbe
anche insegnare loro a rispettare la
privacy degli altri : per esempio, a
bussare alle porte chiuse e ad aspet-
tare il permesso per entrare. Questo
permetterà anche a mamma e papà
di conservare un po' di riservatezza.
È vitale infine insegnare ai figli a
rispettare le reciproche differen-
ze : i bambini di oggi da grandi do-
vranno abituarsi a frequentare per-
sone di origini , culture e abitudini
diverse . Un ambiente familiare fatto
di gentilezza, considerazione e tol-
leranza per le diversità individuali li
preparerà a rispettare i diritti e le
necessità degli altri nella società.
Se muovendosi nel mondo tratte-
ranno il prossimo con un rispetto di
fondo per il valore e la dignità di
ognuno , potranno aspettarsi di es-
sere a loro volta rispettati.
O
E SE MIO FIGLIO
FOSSE UN
PITECANTROPO?
Qualcuno ha scritto che i bambini italiani tra i bambini europei
sono primi in classifica per maleducazione. Forse è vero
e forse no. Ma la cosa merita qualche riflessione.
P er il cuore di una mamma è
sempre molto doloroso sco-
prire di aver allevato un figlio
troglodita, ma il guaio è che questa
verità viene alla luce in genere
quando ormai è un po' tardi per
cambiare stile educativo e instau-
rare nei ragazzi altre abitudini.
Non sia mai detto però che nella
vita le cose sono irreversibili : anche
nei casi più disperati, si può inne-
stare la retromarcia e ritornare al
punto di partenza, per decidere nuo-
vi obiettivi e differenti percorsi.
Questa scelta è legata però ad al -
cuni elementi precisi : in primo luo-
go che io genitore abbia voglia di
mettermi in discussione e di accet-
tare la scomoda consapevo lezza
che se mio figlio è maleducato, non
è solo colpa dei compagni di scuo-
la o degli insegnanti inadempienti.
Ho fatto anch'io la mia parte per
arrivare a questo risultato , e quel
che è peggio , ho vissuto distratta-
mente il mio ruolo educativo proprio
quando invece era necessaria una
maggiore attenzione .
energie su una questione che ri-
chiede invece continua sensibilizza-
zione , esercizi di autocontrollo ed
una sana ma impegnativa capacità
di dire un no al momento giusto. O
magari mi è sembrato che ci fossero
cose più importanti a cui badare e
ho sottovalutato il fatto che la buona
educazione non è solo un affare di
forma, ma di sostanza. E così non
mi sono preoccupata troppo di col-
legare la formazione dell'interiorità
con quelle dell'esteriorità.
Ancora, devo valutare se per caso
ho ecceduto in protezionismo e ho
dribblato quelle occasioni di con -
fronto esterno che sono sempre sa-
lutari , per i ragazzi e per i genitori ,
per verificare la qualità del proprio
lavoro educativo .
Infine - ed è la faccenda più spi-
nosa - dovrò pur chiedermi se per
caso io stessa non sono stata una
testimone credibile delle buone ma-
niere, ma mi sono limitata a insegna-
re e richiedere comportamenti che
non m'impegnavano in prima per-
sona. E, se avrò anche il beneficio
delle attenuanti generiche, devo ri-
nunciare a tutti gli alibi che vorrebbe-
ro portarmi ad un'assoluzione piena.
In secondo luogo devo sforzar-
mi di capire perché non sono stata
all'altezza della situazione: forse la
troppa fretta della vita quotidiana mi
ha impedito di investire tempo ed

4.6 Page 36

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FAMIGLIA SALESIANA
di Julio Olarte
Come avrete capito, il problema dei
figli maleducati non riguarda tanto
loro, ma noi adulti. Forse è per que-
sto che cerchiamo sempre di rimuo-
vere l'argomento : di sensi di colpa,
in fondo , ne abbiamo già tanti e
sono sempre piuttosto sterili.
È bene però farci coraggio e met-
terci in gioco : non fosse altro, per
amore dei nostri pargoli. Perché
una cattiva educazione li condan -
nerà, prima o poi , all 'incompren-
sione, ad essere guardati dall 'alto
in basso , ad una certa emargina-
zione affettiva e sociale . Il bello
che si portano dentro - e che fati -
cosamente abbiamo cercato di
costruire insieme a loro - risch ie-
rà di non essere adeguatamente
percepito e valorizzato, e loro sof-
friranno tanto per tutto questo .
Cambiare, certo, è faticoso.
Soprattutto perché dentro di noi
abbiamo paura che i figli ci rifiutino
se siamo un po ' più esigenti. E al-
l'inizio, inevitabilmente è così. Nel
tempo però i ragazzi sanno ap-
prezzare la nostra severità (a con-
dizione però che sappiamo moti-
vare opportunamente le aspettati-
ve che manifestiamo nei loro con-
fronti ) .
Claudio, che ha avuto sempre bi -
sogno di un po ' più di attenzione
da questo punto di vista - perché
le bande maschili sono effettiva-
mente un po ' grevi nei loro com-
portamenti e suscitano sempre un
certo spirito di conformismo - di-
ceva tempo fa al telefono una co-
sa molto seria : "Ma perché pro-
prio a me doveva capitare una
madre così severa? A pensarci
bene , però , sarà sicuramente una _
rompiscatole , ma io continuo ad
essere invitato a tutte le feste de-
gli amici, mentre altri ragazzi so-
no ormai esclusi a vita a causa
dei loro comportamenti".
Una cosa del genere non me la
direbbe mai direttamente, non per-
ché gli faccia schifo offrirmi un po'
di gratificazione, ma perché avreb-
be paura che me ne approfitti e
rincari la dose di consigli e con-
trolli sui suoi modi di fare . Ma io,
dal mio canto , mi sono tutta rin-
galluzzita: mi sento molto più for-
te , adesso , quando devo affron-
tare il braccio di ferro delle buone
maniere .
O
APRILE 2001 BS
PRESENTAZIONE
Con questo numero il Bollettino Salesiano
inizia una nuova colonna sulla Famiglia Salesiana
e gli attuali 21 gruppi che ora la compongono.
O Don Bosco, ave'va dei progetti
che si sono rive lati profetici. Q uan-
do il Concilio Vati ca no Il ausp icò il
rinnovamento della vita consacrata,
nella attenzione al Vange lo e all' i-
spirazione originaria dei fo ndatori,
i l Capito lo Generale Specia le dei
Sa lesia ni (1972) ri scop i grandi
sog ni di Do n Bosco che disegna-
va no un vasto mov imento e un a
rob usta orga ni zzaz ione di fo rze
apostoli che di va rio genere, uni te
dallo stesso spirito e ded ite alla stes-
sa mi ssione giovanile e popolare.
O Dal 1972 si cominciò a parlare
non so lta nto dell o spirito di fa mi-
glia, ma di una vera e propria Fa-
miglia Sa lesiana come gru ppo co-
stitui to da fo rze aposto Iiche diver-
se e auto nome, ma corresponsabili
nel portare avant i lo spiri to e la
mi ss ione sa les iana nel mondo. Co-
sì don Juan Vecc hi , nel 1997, poté
scri vere un a lettera circo lare inti to-
lata "la Famiglia Sa lesiana compie
25 ann i". Para ll elamente si co min-
ciò a par lare di Movimento Sa le-
siano per ind ica re i ta nti ammi ra-
tori e imi tatori di Don Bosco che
si impegnava no a seguirne lo sp i-
ri to e gli esempi , senza arrivare a
legarsi attraverso voti, promesse o
altri vinco li.
O Di fatto, Don Bosco ebbe al-
cune int uizioni vincenti : non si
pu ò opporre a un male orga ni zza -
to un bene disorgani zzato: occorre
che " i buoni" si uni scano. Per fa re
c he i giova ni d ive nt in o vera -
mente deg li "ones ti cittadini e
buoni cristiani" bi sogna offrire loro
risposte esaustive e co nvin ce nt i,
poss ibil i so lo co n l'a iuto e la pro-
fess ionalità di molti . Fin alm ente,
per arr ivare a " tu tt i" i giova ni è
necessari o l' impegno vis ibile e con-
creto di persone che credo no nel-
1'eva nge li zzaz ione e nell 'ed uca -
z ione .
O Dal prossimo numero del BS ini-
zieremo descrivere per sommi ca-
pi i diversi gruppi della FS e la lo-
ro specificità.
O
Un albe ro buono lo si ri conosce
dall e radici . ..

4.7 Page 37

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4.8 Page 38

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■~------------
I Riti di Passaggio
IL MATRIMONIO I RITI DI UNIONE
di Nicola Follieri
Fra un giovane e una giovane che si
promettono amore reciproco in vista
del m~tnmonio vi è l'usanza comune
~- tanti popof(, compreso l'Occidente,
I' , scambiar~, _gl, anelli . A significare
unione. p~o intervenire lo scambio
de, vest,t, indossati indifferentemente
dall'uno _o dall'altra, oppure l'uso reci-
proco d1 oggetti personali come il ta-
bacco,, gl, strumenti di toilette o di la-
voro , I_offerta di cibo o di bevande
Anc_h~ ,J _Jinguaggio del corpo e le su~
pos1z1on1 fanno intendere che fra .
du~ ~,ovani _si prospetta il matrimo~
n,o. s ,ntrecc,ano le dita, si preme la
testa I una contro l'altra, lui si siede
sul grembo d1 le, o viceversa . Lui o lei
spalma sul corpo dell'altro un un-
gue_nto, del sangue, dell 'argilla. Fan-
no ,ns,e~e '-~ abluzioni. L'accogliere
un, dono e g,a un segno di consenso
all unione. In Australia e in Africa ol-
tre allo_scambio dei doni, vi è la con-
s!-1etud1ne delle_ danze con una forte
s1mbolo~1a erotica. E ricorrono i pran-
zi _e _le v,s,tE: fra_i parenti delle due fa-
m,gl,e per g1orn1 e giorni.
Due sposi kikuyu in abito nuziale.
Le collane fatte di conchiglie sono considerate sacre.
La loro capanna.
F arsi una famiglia è un mo-
mento della vita che nelle co-
munità tribali è sancito da una
serie di cerimonie paragonabili a
vere e proprie relazioni d'affari. Ci
si sposa se conviene economicamen-
te ai rispettivi clan. L'uomo e la don-
na che si promettono fedeltà e amo-
re vicendevole non fanno nulla che
non preveda anche la partecipazione
APRILE 2001 BS
dei parenti. Quando due si sposano
è come se si congiungessero non so-
lo due persone, ma due collettività,
tribù o clan che siano. Il matrimo-
nio è insomma inteso come un con-
tratto dalle forti ripercussioni eco-
nomiche. Dote, prezzo di acquisto
della giovane, consegna di viveri,
indumenti, gioielli, capi di bestiame
sono elementi di scambio che i clan
negoziano per riscattare il giovane o
la ragazza prossimi al matriqionio.
Questi scambi si possono protrarre a
lungo. Nell 'Africa settentrionale, per
esempio, durano sette giorni di se-
guito; in Asia anche mesi.
IL FIDANZAMENTO
Lo stadio che precede il matrimo-
nio, è preordinato a una serie di riti di
separazione o di aggregazione pre-
liminare. Possono consistere in una
sorta di giochi erotici. Si fa spazio,
infatti, a riti di tipo sessuale, che pro-
piziano la fecondazione. Non sempre
Prendere moglie o marito
è un rito di passaggio
che nelle società
primitive ha un forte
valore economico
e sociale, prima che
affettivo. Con esso
si entra a far parte
di una categoria sociale
di tutto rispetto, che è
quella dell'età matura.
però l'unione sessuale è ben accolta
prima del matrimonio. Fra i lapponi
se essa avviene prima che i partner
siano effettivamente sposàti, i figli
che nasceranno saranno drammati-
camente emarginati e considerati in-
feriori dal gruppo sociale e dal con-
testo familiare. Il fidanzamento può
consistere in una sorta di visite im-
provvisate e impreviste, fatte di gen-
tilezze e premure anche verso i ge-

4.9 Page 39

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Preparazione della sposa in una tribù himba
della Namibia.
I fidanzati con le loro ragazze
durante la festa del Moussem.
nitori della ragazza. Il corteggia-
mento può tradursi in inseguimenti, .
appostamenti, resistenze da parte
della ragazza, che dopo un po' cede
mostrando di gradire finalmente
omaggi ·e doni. Tutto ciò ha un mar-
cato sapore rituale, e avviene sotto
il controllo di genitori e/o anziani .
La componente , affettiva passa in
secondo piano. E frequente il caso
che il matrimonio venga deciso
quando i due futuri coniugi sono an-
cora bambini, come presso i Mon-
goli e presso alcuni clan di origine
slava. Non mancano i tabù: il giova-
ne che ha diritto di entrare nella
NOZZE NEL
TIBET MERIDIONALE
È un po' complesso sposarsi tra i Bo-
thia: prima di tutto gli stregoni vatici-
nano la buona o cattiva sorte della fu-
tura unione, poi si presentano i doni
che accettati dai genitori della ragaz-
za significano l'approvazione al matri-
monio e si decide sulla dote, quindi si
organizza un pranzo. Trascorso un
anno, in cui i due fidanzati si sono in-
contrati più volte , ecco un altro pran-
zo e alla famiglia di lei viene offerto il
prezzo in cambio della ragazza. Pas-
sato un altro anno, lo stregone sce-
glie il giorno più propizio per la par-
tenza della ragazza dalla casa dei
suoi . Il rituale prevede che degli uo-
mini entrino dalla ragazza per rapirla.
Si inscena una lotta, e per evitare le
botte i rapitori offrono del denaro ai
protettori della ragazza. Seguono i
preparativi durante i quali si fanno re-
gali alla famiglia della ragazza, e per
due/tre giorni si festeggia fra parenti
e amici . Ma ci vuole un altro anno
perché i genitori consegnino la dote
alla figlia , che solo allora potrà fare il
suo ingresso nella casa del fidanzato ,
ed essere consiçlerata a tutti gli effetti
la sua sposa.
Il matrimonio dei berberi
segue ancora liturgie ancestrali.
casa della fidanzata non deve farsi
vedere dalla suocera. L'accesso av-
viene di notte, al buio, perché il gio-
vane non deve guardare il viso della
promessa sposa. Ma può congiun-
gersi con lei. Questa usanza stareb-
be a dimostrare come, in alcuni ca-
si, il fidanzamento possa già preve-
dere una gravidanza, mentre il ma-
trimonio è da ritenersi concluso, so-
lo se si concludono le contrattazioni
economiche fra le due famiglie. Ciò
che veramente conta è il guadagno e
il prestigio che con quel rito otten-
gono le comunità tribali.
IL RATTO O SEQUESTRO
Il matrimonio implica anche dei
piani di ratto o sequestro della gio-
vane donna. Ma la donna oggetto di
conquista per razzia resta vincolata R'-1
a un ruolo di schiava o concubina. ~
Se due giovani intendono sposarsi
contro la volontà dei loro familiari,
il ratto diventa una strategia ricor~
rente, con un suo specifico rituale.
In India, per esempio, spesso il ra-
gazzo e i suoi amici complici, nel-
1'atto di rapire la fidanzata, attendo-
no di essere letteralmente aggrediti
con graffi e bastonate dalle donne
del clan che tuttavia "sanno" che la
giovane sta per essere rapita. D
I RITI DELLA SOGLIA
F_ra af_cun~ popolazioni il rito dell'u-
nione implica il varcare una porta con
una certa impetuosità o con un certo
garbo. fn Palestina, per esempio la
raga~za porta sul capo una giara·~ol-
madd acqua, sta per entrare nella ca-
sa . ef f1da~zato e succede un piccolo
incidente: il ragazzo, appena fa gio-
vane mette piede nella sua casa attra-
versando la porta d'ingresso, le rom e
la giara. ff _segno dell'acqua che sgbr-
ga dal_la giara caduta è una specie d'
batt~s1mo che significa per fa ragaz~
za, ,I abbandono della propria famiglia
e inserimento nella nuova. In Cina
quando il futuro genero va a trovare ii
padre della fanciulla, è accompagna-
to fungo tr~ camere, sino ai bagni. A
dougern1pnochr1tna1_.il ragazzo è invitato a fare
BS APRILE 2001

4.10 Page 40

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma , riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l'Istitu-
to Salesiano per le Missioni
con sede in Torino, avente per-
sonalità giuridica per Regio De-
creto 13-1 -1924 n. 22, possono
ricevere Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
·" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o ali 'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, corr sede
in Torino) a titolo di legato la
somma di f . ... o titoli, ecc. per
i fi ni istituzionali dell 'Ente".
b) di beni immobili
" ... Lascio alla Direzione Ge-
nerale Opere Don Bosco, con
sede in Roma (o all'Istituto Sa-
lesiano per le Missioni, con sede
in Torino) l'immobile sito in ...
per i fi ni istituzionali dell 'Ente".
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l'uno o
l'altro dei due enti sopraindicati
" .. . Annullo ogni mia prece -
dente disposizione testamenta-
ria. Nomino mio erede univer-
sale la Direzione Generale Ope-
re Don Bosco, con sede in Ro-
ma (o l'Istituto Salesiano per le
Miss ioni, con sede in Torino)
lasciando ad esso quanto mi ap-
partiene a qualsiasi titolo, per i
fini istituzionali dell 'Ente".
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. li testamento deve essere seri/lo per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Vi a della Pisana, 1111
00 163 Roma-Bravetta
Te!. 06.656 12678-Fax 06.656 12679
C.C.P. 462002
Istituto Salesiano per le Missioni
V ia M ari a A usi liatrice, 32
!0 152 Torino
Tel. 011.5224247-8 - Fax 011.522425 1
C.C.P. 28904 100
APRILE 2001 BS
I NOSTRI MORTI
FILANTI BINDELLI sig.ra Adalgisa ,
mam ma di un sal esiano,
t Canzo (CO) il 05/12/2000, a 90 anni.
Se n'è andata quasi in punta di piedi , dopo
una lunga e umile vita di sacrifico e lavoro ,
di dedizione alla famiglia e alla casa.
Vedova a 30 anni, lasciò le sue Marche per
l'alta Brianza, per trovare un lavoro che le
permettesse di tirare avanti i suoi tre figli. Si
fece apprezzare e benvolere da tutti. Ormai
anziana si dedicò ai nipoti con cura affet-
tuosa, continuando un rapporto magnifico
coi fig li, dei quali uno l'aveva rega lato a
Don Bosco. Divenne così a poco a poco il
centro di unità della fam iglia ormai alquanto
ramificata. Negli ultimi mesi , quando già il
corpo cominciava a cedere , il Signore la
pu rificò con la dura prova de l do lore.
Sostenuta da una preghiera fiduciosa e
sentita e da una fede semplice e solida, ha
potuto affrontare con serenità anche la
cecità. Tutto ella ha offerto per i missionari.
Lascia a tutti in eredità un prezioso inse-
gnamento per avere una vita serena:
pazienza, coraggio e timor di Dio .
POMATA sr. Giuseppina,
Fig lia di Maria Ausliatrice ,
t Torino il 13/10/2000, a 75 anni.
La sua vita fu lineare , essenziale, sostan-
ziata da molti fatti e poche paro le. Suor
Giuseppina fu insegnante per qui ndici anni
e, per il restante della sua vita, economa in
diverse comunità . In entrambi i ruo li si
distinse per la generosa dedizione , la
responsabi lità, la precisione , la serietà pro-
fessionale , la rettitudine, la chiarezza, l'or-
dine nei pensieri e nelle cose . La testimo-
nianza che lascia a tutti è quella del la giu-
stizia e della verità. Austera con se stessa,
era molto generosa con gli altri. Energica e
signorile nel tratto, elegante ne ll'offerta,
sempre disponibile, arrivava a tutto senza
farsi chiedere nul la.
PETROCOVÀ sr. Zuzana ,
Figlia di Maria Ausiliatrice,
t Michalovce (SLO) il 25/10/2000, a 82 anni .
La storia della vita di suor Zuzana è straor-
dinaria. Di famig lia povera e fortemente cri-
stiana , ancora picco la restò orfana de ll a
mamma. I fig li vennero educati dal papà
che aveva so lo una mano, quind i la vita
non fu faci le. Conobbe le FMA attraverso i
salesiani di Michalovce. Nel 1949 iniziò il
noviziato a Nitra , ma nel 1950 il regime
comu nista sequestrò tutte le case re ligio-
se , e lei fu costretta a tornare in famiglia.
Ne soffrì molto , ma non perse la vocazio-
ne: visse da re ligiosa anche se non lo era
ancora ufficialmente. Quando provviden-
zialmente incontrò a Bratislava le Figlie di
Maria Ausiliatrice che vivevano in clande-
stinità, chiese di rientrare, e nel 1978 tornò
a fare il Noviziato che funzionava di nasco-
sto. Aveva sessant'anni. Il suo sogno di
essere Figlia di Maria Ausi liatrice si è com-
piuto nel 1980. Per nove anni ancora, vi s-
suti in clandestinità, collaborò soprattutto
come cuoca nei vari incontri delle sorelle e
delle ragazze in formazione che si faceva-
no segretamente. Negli ultimi anni , malata,
offrì la sua sofferenza per i giovani. Fu per
tutti un~ viva testimon ianza di gioiosa
fede ltà. E stata una donna tenace, di gran-
de fede e di preghiera; sempre accogliente,
sinceramente aperta a ogni persona, sape-
va prendersi cura di tutti. Schietta e serena,
si sentiva giovane tra le giovani. Diceva:
"La mia vita è stata dura, ma felice! ".
BELLUGI sac. Aldo, salesiano,
t Vallecrosia (IM) il 22/08/2000 , a 70 anni.
Il male lo aveva purificato a tal punto che
egli stesso non lo prendeva più molto su l
serio, anche se inesorabi lmente lo andava
consumando . Scherzando , si paragonava
a un povero Lazzaro , come gli aveva detto
un giorno il medico . Una sofferenza quoti-
diana e intensa che don Aldo ha accettato
cristianamente, sopportando anche la lon-
tananza del la comun ità e de i confrate ll i
che sinceramente amava. Visse gli ultimi
tempi della sua vita a casa della mamma,
ultranovantenne , ed era preoccupato più
per lei che per se stesso. Un saggio della
sua attività apostolica di punta, quando era
in parrocchia, è esposto da un confratel lo
che l'aveva conosciuto bene: "Don Aldo va
nella Casa del Popolo, frequenta il bar di
fronte , gioca con gli uomini a tamburello
nel la piazza dopo quella dei salesiani. ..".
Molta della sua azione pastorale la riservò
ai malati che visitava con frequenza e che
lo ricordano con immutato affetto e stima.
FORTI sac. Ernesto, salesiano,
t Il Cairo il 23/03/2000 , a 78 anni.
Con don Ernesto scompare un confratello
di spicco, un salesiano esemplare, un sa-
cerdote pio e zelante, un formatore e diret-
tore spirituale di valore. Mingherlino e gra-
cile come fisico , aveva però una statura
morale di eccezione. Mistico e nello stesso
tempo attivo, sorprese tutti per la capacità
di reggere a un lavoro serrato e molteplice
che portò avanti fino al la vig ilia del suo
decesso. Di cultu ra vastissima e profonda
nel le discipline sacre e formative, è stato
per oltre un ventennio tra le personalità
emergenti nello studentato fi losof ico .
Sempre attento anche alle sfumature del
magistero, divenne equilibratamente aper-
to alle novità del dopo Concilio . Trascorse
gli ultimi trent'an ni della sua vita al Cairo ,
divenendo punto di riferimento per i confra-
telli e guida sicura per i laici che a lui ricor-
revano per consig lio e direzione spirituale.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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APRILE
AVRIL
APRIL
APRIL
ABRIL
ABRIL
APRILIS
1VJEfJ.5
Savina Jemina
EFFEMERIDI
6: Nisan, primo mese dell'anno li-
turgico ebraico.
8: Luna piena/ Pasqua ebraica/
Palme .
13 : Vaisakhi (nuovo anno solare
hindu ).
15: Pasqua.
17: festa islamica di Ashura.
21 : inizio del mese Floreale (ca-
lendario repubblicano francese) .
23 : Luna nuova.
LUNARIO
Il 1° aprile il sole sorge alle 5.54 e
tramonta alle 18.30 ; il 15 aprile , ri -
spettivamente alle 5.31 e alle 18.45.
Il giorno 8 la Luna è al perigeo . Il
20 il Sole esce dal segno dell 'Ariete
ed entra in quello del Toro . Nei
campi , seminare granoturco , gira-
sole , patate e barbabietole. Nell'or-
to , trapiantare pomodori , melanza-
ne e sedani ; seminare insalate, spi-
naci , ravanelli e in alcune regioni ,
zucche , meloni e angurie . In giar-
dino, mettere a dimora i fiori estivi .
Nel vigneto , zappare e concimare ;
fare i trattamenti a base di zolfo
quando i germogli superano i 5 cm.
In cantina , nella settimana dal 23
al 30 , si può fare un altro travaso .
CURIOSANDO
Una novità europea: il "Consorzio
Treviso-Una provincia intorno" ha
realizzato la Strada del radicchio , la
prima dedicata a un ortaggio , sulla
falsariga di quelle intitolate ai vini .
Lo scopo è far conoscere e gustare
le tre pregiate varietà lgp, ma non
solo . Lungo il percorso si ammirano
il parco sul fiume Sile, l'oasi natura-
listica di Cervara , le cittadine me-
dievali di Noale e Castelfranco (pa-
tria del Giorgione) e ville "firmate "
anche dal Palladio. E poi , v1c1n1 ,
Asolo (vi è sepolta la Duse) , Possa-
gno (con la gipsoteca del Canova) ,
Valdobbiadene (capitale del Prosec-
co) e Cittadella, dalla cinta medievale.
Informazioni: tel. 0422-541.052, opp.
0422 - 410.296 .
I FIORETTI DEL PAPA
4 aprile 1980: per la prima volta,
confessa i fedeli nella basilica vati-
cana.
13 aprile 1986: si reca alla sinagoga
di Roma, dove si rivolge agli ebrei co-
me ai "nostri fratelli maggiori".
25 aprile 1993: visita l'Alban ia; è il
suo 58° viaggio apostolico.
29 aprile 1994 : si frattura il collo
femorale destro ed è sottoposto a in-
tervento di artroprotesi .
12-13 aprile 1997: visita pastorale a
Sarajevo (75° viaggio apostolico) .
UN SANTO, UN ORDINE
Giovanni Battista de la Salle nasce a
Reims nel 1651 . Vista l'inefficienza
delle scuole francesi , nel 1680 fonda
i Fratelli delle Scuole cristiane per
l'educazione dei ragazzi . Perché i
professori si dedichino soltanto all 'in-
segnamento , dispone che nessuno
di loro può diventare prete e nessun
prete può diventare fratello. La sua
scuola prepara alla vita e il pensio-
nato a Saint-Yon , vicino a Rouen , è
considerato il prototipo delle istitu-
zioni moderne secondarie . Muore
nel 171 -9. È canonizzato nel 1900 (si
festeggia il 7 aprile) e proclamato
patrono degl i educatori nel '51 . La
sua congregazione ha uno sviluppo
mondiale .
IERI ACCADE
2 aprile 742: nasce Carlo Magno.
3 aprile 1881 : nasce Alcide De Ga-
speri .
6 aprile 1483: nasce il pittore Raf-
faello Sanzio.
6 aprile 1912: a Bologna, muore il
poeta Giovanni Pascoli .
8 aprile 1973 : muore l'artista Pa-
blo Picasso.
1O aprile 1912: inizia il viaggio
inaugurale del Titanic.
11 aprile 1997: incendio al Duomo
di Torino ; la Sindone si salva.
15 aprile 1452: nasce Leonardo
da Vinci.
22 aprile 1724: nasce il filosofo te-
desco I. Kant.
23 aprile 1953: l'americano James
Watson e l'inglese Francis Crick an-
nunciano di aver decifrato la confi-
gurazione a doppia elica del Dna.
25 aprile 1874: nasce Guglielmo
Marconi.
COLLEZIONANDO
Il Vaticano ha messo in vendita
quattro carte telefon iche che ripro-
ducono S. Giovanni in Laterano e di-
pinti della Pinacoteca. San Marino si
unisce alle celebrazioni per i Mala-
testa in corso a Rimini: uno dei due
francobolli rappresenta il Tempio ,
opera di Leon Battista Alberti , e Sigi-
smondo Malatesta. Strappa il sorri-
so, infine, il simpatico dentellato del-
le isole Aland per la festa di san Va-
lentino: riproduce un murale locale.
DAI PADRI DEL DESERTO
Abba Macario il Grande diceva: «Se
nel riprendere qualcuno ti lasci pren-
dere dalla collera, tu soddisfi la tua
passione ; quindi, non condannarti da
te stesso per salvare un altro».
BS APRILE 2001

5.2 Page 42

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PRIMA PAGINA
Silvia di Breda
V orrei solo far sapere
che la GMG è stata
un'esperi enza esp lo-
siva anche per me. A vo lte
credo di ave r vissuto un
magnifico sogno, ma poi,
quando ascolto il mio cuo-
re e lo sento ancora esp lo-
dere di gioia e di amo re,
mi rendo co nto che no, il
sogno è rea ltà. Da que ll a
settimana la mia vita è
co mpl eta mente ca mbi ata:
non sono dive ntata mili ar-
daria, ma di più, perché
ho incontrato Di o, ho ri-
visto la luce dopo anni di
buio, inc red ulità, deso la-
zione senza vog li a di " ri-
sa lire" ...
POSTA DA
TOR VERGATA
''NON SONO
PIU' 10''
Continuano ad arrivare lettere in redazione
dalla GMG. Ne abbiamo selezionata
per i lettori un'altra, di diverso tenore dalla
precedente (Cfr. BS Gennaio 2000, pag. 42),
che ci è parsa altrettanto significativa.
anche quando non ce la
facevo più per la fatica e
la stanchezza. Le catechesi
del mattino mi facevano
riflettere su I rapporto co n
me stessa, co n gli altri ,
co n Dio [... ] Lo sentivo,
Egli stava tornando prepo-
tentemente nell a mia vita.
L' ho cap ito quando, ascol-
tando la testim oni anza di
un ragazzo, ho avverti to il
bisogno irrefrenab il e di
piangere, di ripercorrere a
ritroso il ca mmino degli
ultimi an ni, e di presen-
tar lo a Dio nell a co nfes-
sion e...
Da que l mom ento mi è
sembrato tutto più chi aro,
tutto andava ri acqu istando
un senso, tutto sembrava
inscriversi in un progetto,
que llo che mi era succes-
so e anche ciò che mi sta-
va cap itando in quei gior-
ni, co mprese le non po-
che scomodità.
Poi la gra nde veg lia a Tor
Vergata, la ce leb raz ione
del 15 e le paro le del Pa-
pa . Mi han no fo lgorata ...
Da all ora fu i ce rta di aver
ritrovato la strada giu sta .
Ho scelto di fare quella esperienza, non so nemme-
no io perché, ero sicura di non fa rcel a. A Roma mi
ha rapito un 'atmosfera strana, che mi dava forza
Ma non è tutto. Durante
quei giorni ho incontrato
"M". Non lo conoscevo,
abbiamo ascoltato insie-
me le catec hes i, abbiamo
co ndiviso i gra ndi momen-
ti di que ll e giorn ate, e...
se nza c he ce ne rendes-
sim o conto, c i siamo in-
namorat i.
Ora co ndivid iamo in sie-
me anche le più piccole
cose che il Signore c i
offre ogn i giorno e des ide-
ri amo sposa rci. Non ab-
b iamo paura : sapp iamo
che Dio camm ina co n noi.
Tante vo lte lo ringraz iamo
insi eme di averc i fatto incontrare. Anche per que-
sto, certame nte, la GMG è dentro di noi, anzi è di-
ve ntata stil e di vita per me e per "M".
APRILE 2001 BS

5.3 Page 43

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SOLIDARIETÀ
BORSE DI STUDIO PER GIOVANI MISSIONARI
pervenute alla Direzione Opere Don Bosco
San Giova nni Bosco e beato Mi-
chele Rua , in suffragio ge ni tor i
defunti , a cura di Merlo Lu ciana,
Coll egno. L 200.000.
Mar ia Ausiliatrice e Santi Sa-
lesiani , per ringraziamento e prote-
zione, a cura di Aim in o Caterina,
Borgomasi no. f. 200.000.
Borse missionarie da
L.100.000
Maria Ausiliatrice e Don Bosco , a
c ura di Maria Pe rino , Torino. f.
2.500.000 .
Suor Eusebia Palomino , a cura di
Au gusto e Luigin a Mi cheletti . L
1.000.000.
Maria Ausiliatrice, mia speranza,
a cura di NN. f. 1.000.000.
Mar ia Ausili atrice , mi affid o a l
tuo materno aiuto, a cura di Marco-
sa n ti Adr iana , Bolo g na , f.
1.000.000.
S. Cuore, Ma ri a Ausili atrice ,
Don Bo sco , in rin graz iam ento e
protez ione, e a suffragio di papà
Gerard o, a cura di Masuraca Mana
Luisa. f . 1.000.000.
Maria Ausiliatrice e sa n Dome-
ni co Sav io , in rin graz iament o e
protez ione, a cura di Scortegagna
Bruno Piov e ne Rocc he tte. f.
1.000.000.
Suor Euse bia Palomino, a cura di
Aug us to e Lui g in a Tor in o . f.
1. 000 .000.
Maria A usi li atrice , a c ura di
Ad ri ana Marcosanti , Bologna. f.
1. 000 .000.
Don Bosco , per le mi ss ioni , a cura
di Raffaella Caligaris. f. l.000.000.
Maria Ausili atrice, San Giova nni
Bosco e Sa nti Sa les iani , per rin-
graziamento e protezione, a cura di
Scagl ioni Esterina e Alfiano Natta.
f. 500.000
Borsa Miss ionar ia , pe r giova ni
semin ari sti , a c ura di Venera nda
Musuraca, Roccell a Jonica, R. C. f .
500.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco,
in memoria di Felice, a cura NN. L
500.000.
Borsa Missionaria , a protezione
dell a fam iglia, a cura di Domenica.
f. 500.000.
Borsa Missionaria, in suffragi o dei
fa mili ari defunti e anime del purga-
torio, a cura di B.V. f. 500.000.
S. Cuore di Gesù , Maria Ausilia-
tr ice e Don Bosco, per ringraz ia-
mento e protez ione, a cura di Mu-
suraca Ceci li a, Rocce ll a Joni ca ,
RC. L 500.000
Maria Ausiliatrice, Sa n Giovann i
Bosco e Sa nti Sa lesiani , in vocando
salu te e pace e in suffragio dei de-
funti , a cura di G. e C. F. f. 400.000.
Borsa Missionaria, a cura di Anna
Terrazzo ni , La Maddal ena, SS. f.
340.000.
Borsa Miss ionaria , in suffragio di
Nico lao Giacobba e Fontana Lo-
do vico, a c ura di Fo nta na Ez io,
Pesaro. f . 300.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Sa nti Sa lesian i, per protezione ,
sa lute e pace, con preghiere per i
defun ti di fa mi gli a. f. 300.000.
Borsa M issio nari a , in memori a
de l professor Anton io Vercellone, a
cura cli B.G.L. L 300.000.
Mar ia Ausiliatrice e sa n Dome-
nico Savio, a protez ione dei nipoti ,
a cura cl i N.N . f. 250.000.
Maria Ausili at rice e Sa n Gio-
va nni Bosco, a protezione in vita e
in morte, a cura cli N.N. f. 250.000.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Mamma Marg herita , per la sa l-
vezza di Lui gi , a cura di N.N. L
250.000.
Sa nta Famigli a di Nazareth , per il
ritorno a Di o de i nostri cari, a cura
di N.N . L 250.000.
Cuore cli Gesù , M. Ausiliatrice e
Sa nt i Sa les iani , in memo ri a d i
Everardo Scotti , a cura di Atessa
Mari a (TO). f. 200.000
San Giova nni Bosco e B. Michele
Rua , in suffra g io de i ge nit o ri
defunt i, a cura d i Me rl o Luci ana
(Co llegno). L 200.000.
Gesù , Ma ria Ausiliatrice e Don
Bosco, a rin graz iamento e in vocan-
do a iu ro e protez ione, a c ura di
N.N . L 200.000
Beato Filippo Rinaldi , a cura di
N.N . Lu Mon fe rrato. f . 200.000
Mar ia Aus iliatrice , per graz ia
ricev uta, a cura di Al ifred i Edoar-
do, Collegno. f. 200.000.
Maria Ausiliatrice e Don Bosco ,
per grazia ri cev uta e a suffrag io
defunti di fa migli a, a cura di Bian-
chi Margherita TO, L 200.000.
Mar ia Aus iliatric e, a rin graz ia-
ment o e protez ione dei nipo ti e
fam igli a, con pace e salute, a cura
di N.N.
Mad re Mazzare ll o , per graz ie, a
cura diBog ino Lina (Torino).
Mar ia Aus ili atrice, Don Bosco,
san Domenico Savio, a cura della
famig lia Daffara e Saettone, Tricer-
ro ve.
"MANO AM ICA", Boli via, a cura
di Cerutti Bianca Torino.
Gesù sacra mentato, Mar ia Ausi-
li atr ice , Don Bosco , in rin graz ia-
mento, a cura di Rosa Gagl ione.
Borsa Missiona ria, per protez ione,
a_ cura dell a fa mi gli a Gambino, To-
nn o.
Borsa Missionaria, per protez ione,
a cura dell a famig li a Ferro, Ag liano
Tenn e.
Maria Ausiliatrice e San Giova n-
ni Bosco, a ringraz iamento , prote-
zione, salute e pace, a cura di Z. R.
Monca lieri TO.
Borsa Missionaria , in suffrag io di
Monsignor ALFIO NEGRI, a cura
diN .N.
Maria Ausiliatrice, Don Bosco e
Domenico Savio, da pia persona a
protezione dell a fam igli a, a cura di
N.N.
Maria Ausiliatrice , Don Bosco,
per protezione, sa lu te e pace su tut-
ta la fam iglia, a cura di Z. R. Mon-
ca lieri .
Borsa Missionaria , in suffragio di
Brio e Este ll a, a cura di Biral Giu-
seppe.
Borsa Missionaria , in memoria di
Land ucc i Marcello, a cura di Lan-
ducc i.
Beato Filippo Rinateli , per graz ia
ri cev uta, a c ura di Bogino Lina,
To rin o.
Maria Ausiliatrice e Sa nti Sa le-
siani , a protezione dei mi ei cari , a
cura d i And orn o Ange la, Borgo
d'A le.
Don Bosco e Mar ia Aus iliatrice ,
per aiuro e protezione, a cura di En-
rico, Valeria e Andrea.
Sa n Domenico Savio, per ottenere
grazia, a cura di Bri gnolo Ade lio,
Torino.
Maria Ausili atrice e Sa nti Sa le-
siani , per la conversione dei pecca-
tori , a cura di N.N .
Don Filippo Rinaldi , a protezione
de ll a fam ig li a, a cura di Bog ino
Lina , Torino.
BS APRILE 2001

5.4 Page 44

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SANTI
LUIGI VERSIGLIA E
CALLISTO CARAVARIO
a fumetti
Dl\\/i=iJTATo GAL.I=GIAiJo, \\/II=iJI= ____,,,,
liJ\\/IATo A ROMA F'I=R
FRJ=Qt.JJ=iJTARI= L.'t.JiJI\\/I=RGITÀ
GRI=GORIAiJA. GTLJDIA I=
FA AF'oGToL.ATo.
m
0POSITI: S
I, FARE OP
NE,ANNU
IL CHIERI
E12SICiLIA
RO BUONO
ESTATO IL
RE
DEVf 5
,MA St
NTIAMO I
I E PENE,
AUG-URI,
VER.Sl8-LIA, TI SEI 01-
PLOMAìO IN F/1..0-
SOF/A.
APRILE 2001 IJS
NON PREN-
DERTELA, MANC¼IA
QUESTA MELA.
SU, CALMATI .

5.5 Page 45

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DIOTIDIALA
FORZA DI ESSERE
UN .SACER.l>OTE
DE6rNO.
tJ.61.. ,ees
VIE/JS
01<1:>ltJ.AiO
G.ACSRt>O•
rs. r>A A1..-
1..0RA GAiaÀ
v/J CotJ'TI•
/J()O GFora- ..,,.
zo PISR t>t•
VStJiAt<E
GEMPt<E
Ptv GA/Jio.
!:DO SCUSA.
M~RTAt
ffiORE,LE
TI HANNO
BS APRILE 2001

5.6 Page 46

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I NOSTRI SANTI
a cura di Pasquale Liberatore postulatore generale
DIAGNOSI
RIUSCITA
Nel mese di aprile di quest'anno
una mia parente si è gravemen-
te ammalata. Le cure non sorti-
vano alcun effetto ; la febbre era
sempre molto alta e l'organismo
si debilitava di giorno in giorno.
Più volte visitata, i dottori non
riuscivano a individuare la cau-
sa. Ricoverata infine all'ospeda-
le, vi rimase per oltre un mese.
Invocai l'aiuto di Maria Ausilia-
trice e di Don Bosco , recitai
ogni sera il santo rosario. Si sco-
prì finalmente trattarsi di una
polmonite batterica molto grave.
Con un 'appropriata terapia giun-
se anche la guarigione.
Primo Gatto, Torino
DUE
GEMELLINI SANI
Mia nipote, a soli tre mesi di gra-
vidanza, minacciava un aborto.
Venne ricoverata in ospedale e
qui rimase due mesi immobile.
Quando andai a trovarla, le por-
tai l'abitino di San Domenico
Savio. Invitai tutti i parenti a pre-
gare intensamente , con la pro-
messa di far pubblicare la grazia
se mia nipote fosse riuscita a
portare a termine la gravidanza.
Alla 34ma settimana nacquero
due gemellini sani e belli: Simo-
ne e Riccardo. Ora crescono be-
ne. Ringraziamo San Domenico
Savio e mettiamo i piccoli sotto
la sua protezione, sicuri di met-
terli in buone mani.
Suor Agapita Cristini Fma,
Marane (Brescia)
ILLESO
Il mio nipotino Lorenzo si trova-
va in macchina con mia figlia .
Avendo visto dall'altra parte del-
la strada il nonno , scese di col-
po dalla macchina appena par-
cheggiata, attraversò la strada e
fu investito da un'auto che fortu-
natamente non andava veloce.
Per la pubblicazione 11011 si
!tene conto delle lettere non
fitmf!te e senza recapito. Su
i;1c/11esra_ si p olrà omettere
l 111d1caz1one del nome.
APRILE 200 1 BS
Il bambino venne buttato per
terra tra lo spavento di tutti. Su-
bito soccorso si constatò che
non aveva riportato nessuna fe-
rita e nessuna frattura. Mia fig lia
e mio marito hanno affermato
che è stato un vero miracolo di
Mamma Margherita che dal
cielo lo aveva protetto e di cui
noi siamo tanto devoti.
Gina Caroti, Genova
SENTII UNA VOCE
San Callisto Caravario
EMANAVA UNA LUCE
ABBAGLIANTE
Nel marzo 1998, mia madre ,
82enne già sofferente di cuore,
venne ricoverata in terapia in-
tensiva con la massima urgenza
per crisi respiratoria e con po-
che speranze, a detta dei medi-
ci, di uscirne ancora in vita. Do-
po due giorni di estenuanti esa-
mi clinici , mi comunicarono che
avevano diagnosticato un tumo-
re al polmone e che, data l'età e
le condizioni cardiache , era da
escludere un intervento. Ero di-
sperata, tornando distrutta dal-
l'ospedale sentii una voce che
mi incitava a chiedere l'abitino
di San Domenico Savio. Tele-
fonai a Torino a tarda sera ma
non ottenni quanto desideravo.
Mi venne dato il recapito di Ro-
ma. Il Padre, molto gentile e che
ancora ringrazio di cuore , mi
disse che avrebbe spedito im-
mediatamente l'abitino. Mi sentii
subito sollevata e fiduciosa. Do-
po sette giorni la mamma venne
dimessa dalla terapia intensiva.
I miei familiari tuttavia erano con-
vinti che non ce l'avrebbe fatta a
sopravvivere , io invece ero otti-
mista. Arrivò l'abitino e subito io
glielo misi al collo: dopo due
giorni i medici riscontrarono un
miglioramento, il terzo giorno mi
comunicarono che si trattava
solo di una polmonite . Immagi-
narsi la gioia! La mamma venne
sottoposta a terapia antibiotica
e nell'arco di quindici giorni ven-
Il 18 dicembre 1980 mentre
invocavo tutti i Santi salesia-
ni perché mi aiutassero ad
affrontare il taglio cesareo a
cui dovevo sottopormi, guar-
dando il so ffitto della stan-
zetta di attesa della sala
operatoria , mi apparve un
medaglione nel quale c'era il
volto di Don Callisto Cara-
vario che chinando il capo
verso di me , mi sorrideva
mentre emanava una luce
abbagliante. Ciò mi incorag-
giò molto e in realtà tutto
andò bene. Ma la cosa me-
ravigliosa fu che solo più tar-
di, sfogliando il Bollettino
Salesiano scoprii di chi fosse
quel volto. Ora a distanza di
quasi venti anni voglio man-
tener fede alla promessa che
feci , di far conoscere cioè a
tutti questo episodio tanto
eccezionale. Mi farebbe pia-
cere che si parlasse di lui sul
Bollettino Salesiano.
C.R., Napoli
ne dimessa. A tutt'oggi la mam-
ma è ancora con noi , i problemi
sussistono, ma sta discretamen -
te bene e ciò grazie a San Do-
menico Savio che ho molto pre-
gato e continuo a pregare.
M.C., Como
HANNO SEGNALATO GRAZIE:
Per intercessione
di Maria Ausiliatrice
Sr. Imelda M. Ramirez, O.P. -
Messico ; Miriam Mirante -
Roma; Elsa D'Ambrosia - Bue-
nos Aires (AR).
Per intercessione
di Don Bosco
Tari=Onorato- Vottignasco (CN).
Per intercessione
di san Domenico Savio
Tersa e Rossano Mastrodome-
nico - Roma; Cottino Anna -
Lanzo Tor. (TO); Sabrina - Ra-
gusa ; Carm ela Rita Pipia -
Sciacca (AG ); Fam. Zanetti -
Brescia ; Dora Santandrea -
Roma; Maria Concetta Gargano
- Bagheria (PA); Monica Nardo
Pasquato - Maserà (RC );
Luciana Peruzzo - Pieve di Cur-
tarolo (MN); Mariella Basciu -
Sorso (SS); Ausilia Simondi Ga-
nella - Torino ; Antonia Di
Maggio - Monreale (PA); A. G. -
Geno va ; Marisa Segato -
Recoaro Terme (VI ); A . V. -
Asti; Teresina Colombo - Cislia-
no (Ml).
Per intercessione
di don Rinaldi
Teresita Rinaldi - Torino.
Per intercessione
di suor Palomino
C. P. - Brindisi.
Per intercessione
di Mamma Margherita
D. M. - Roma; Maria Claudia M.
- Caserta.
LA RELIQUIA
SOTTO IL
GUANCIALE
Mio marito è caduto dal tetto ,
un 'altezza di 6 metri , sopra il
cortile di cemento. Portato d'ur-
genza al pronto soccorso e sot-
toposto ai controlli , i dottori han-
no trovato due coagoli di san -
gue al cervello. Il caso era gra-
vissimo e rich iedeva un inter-
vento immediato. Perciò fu tra-
sportato a Joinville ed operato
nell 'ospedale Dona Helena. Al
termine dell'operazione il prima-
rio mi chiamò per informare che
il caso era realmente molto gra-
ve. Era stato fatto tutto quello
che si poteva fare. Non restava
che aspettare che l'organismo
reagisse e consigliò di chiamare
la famiglia . lo sono una exallie-
va salesiana e conosco bene la
vita di Laura Vicuna. Fu a lei
che affidai la causa e la vita di
mio marito . La prima volta che
potei entrare nel reparto UTI , por-
tai con me una reliquia di Laura
Vicuna che avevo nella mia
borsa e la misi sotto il guancia-
le. Man mano che i giorni pas-
savano, egli dava segni di mi -
glioramento. Dopo otto giorni di
degenza in quel reparto fu tra-
sferito in un 'altra camera dello
stesso ospedale. Pur miglioran-
do era ancora confuso con la
mente. Dopo 17 giorni , dietro ri-
chiesta dei familiari, mio marito
fu nuovamente portato a Jara-
guà do Sul , per stare più vicino
a tutti. Al vederlo , il neurologo
che l'aveva ricevuto al pronto
soccorsq il giorno dell'incidente ,
disse: "E un miracolo che egli
sia in que ste condizioni. L' ho
mandato a Joinville ma senza
speranza : il caso era gravissi-
mo. Durante le due settimane di
degenza mai tolsi la reliquia di
Laura da sotto il guanciale. Len -
tamente egli riprese conoscen -
za e memoria. Grazie all'i nter-
cessione di Laura Vicuna, dopo
34 giorni dall'incidente , eravamo
di nuovo a casa, dove mio mari-
to ora vive una vita normale.
Maria Leone/e
Deretti Vanghe/ti,
Massaranduba (Brasile)
Don Vincenzo Ci matti V. Teresa Valsé Pantellini

5.7 Page 47

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I Suor Silvia Vecellio
FMA originaria del Cadore, da quarant'anni missionaria in Brasile,
ha ricevuto nell'ottobre scorso il premio Cuore Amico per iJ suo lavoro
nel lebbrosario San Juliao in Mato Grosso.
Com'è iniziata la tua storia tra gli ammalati di lebbra?
Abbiamo scoperto il Sao Juliao nel 1965, proprio negli anni di mag-
gior degrado. Gli ammalati erano rinchiusi, abbandonati a loro stessi,
senza cibo, medicine, assistenza. L'impatto è stato tremendo e la lotta
anche all'interno della comunità non è stata facile. Ci si chiedeva se
trasformare un lebbrosario, assumerne la tremenda responsabilità che
conispondesse al progetto di don Bosco. Alla fine vinse la carità.
Chi ti ha aiutato nell'impresa?
Nei pri!Jli anni ho avuto come "complici" diverse suore che puliva-
no , medicavano, davano da mangiare, rivestivano, consolavano. Con
le pinze cavavano pure vermi dalle ferite .. . Ma un giorno, da una vec-
chietta cieca, senza gambe, ci siamo sentite dire: "Non ho bisogno
degli occhi; sei tu sorella, la mia vista. Non ho nemmeno bisogno
delle gambe: sei tu il mio sostegno".
Quando sono arrivati i volontari?
Nel 1967 con l' Operazione Mato Grosso. Un'associazione dell'am-
biente salesiano a scopo missionario. Nel 1969, 50 volontari di passag-
gio da Campo Grande vengono invitati a fare una visita al lebbrosario.
La vita di questi giovani volta pagina. L' anno seguente arriva al Sao Ju-
liao un gruppo preparato specificatamente per la rifonna dell'ospedale.
Come si presenta oggi l'antico lazzaretto?
Assolutamente scomparso l'orrore degli inizi. Un parco di eucalipti 1ie-
sce a purificare l'aria e a darti l'impressione di entrare in una zona salu-
bre. Le costruzioni basse, immerse nel verde, sono curate nei particolari.
Il reparto bambini e la chiesa sono un capolavoro di buon gusto e armo-
nia creato da volontari ingegneri e architetti in annonia con la nostra filo-
sofia: il meglio e il più per gli ammalati. Attualmente l'ospedale conta
240 posti letto e duemila malati che frequentano l'ambulatorio. Ci occu-
piamo anche del reinserimento sociale e lavorativo degli ammalati.
C'è in tutta questa storia un evento indimenticabile?
Senz'altro la visita del Papa nell ' ottobre 1991. Il suo abbraccio con i
lebbrosi ha commosso il mondo. All'uscita dalla chiesa, Giovanni
Paolo II mi prese per mano e mi disse: "Grazie, suor Silvia! Grazie per
tutti questi fratelli!". Io allora gli chiesi di lasciare l'onna del suo
piede impressa nel rettangolino di cemento allestito apposta all'ingres-
so della chiesa. Il Papa sorrise e acconsentì.
•Trai riconoscimenti ricevuti in questi anni quale ti è più caro?
Una dedica di Lino Villachà, un lebbroso poeta. Non aveva gambe e
le braccia non gli servivano più. Ma sapeva ancora meravigliarsi. Lui,
nella sua poesia mi ha descritta sullo sfondo delle mie montagne, prote-
sa a raccogliere i fiori difficili, abbarbicati a rocce poco accessibili. O
cus
JOHN
Aveva poco più di 13 anni, e
parlava solo acholi, quando i
guerriglieri fecero irruzione nel
suo villaggio, distrussero tutte
le capanne e lo catturarono as-
sieme a una decina di altri ra-
gazzi. Camminarono per un
mese giorno e notte fino al
campo di Jabeleni nel Sudan
del sud. Con un indottrina-
mento durissimo gli levarono
dalla testa la famiglia, gli ami-
ci, gli affetti: esisteva solo la
comunità dei guerriglieri. Con
un addestramento inumano gli
insegnarono ad ammazzare, a
sopportare torture, a obbedire
senza fiatare. Poi fu scelto per
essere il servo del capo guerri-
gliero. L'accompagnava da
ogni parte portando sulla testa
la sua pesante sedia, una spe-
cie di trono, simbolo del suo
comando supremo e potere di
vita o di morte su tutti. Una
grandine di bastonate si abbat-
teva sulla schiena del povero
John nei momenti, frequenti,
di collera del capo, o quando
"aveva le visioni", o quando
aveva bisogno di qualcosa ...
John riuscì a fuggire nel 1997
e a rifugiarsi in una missione
cattolica che per lui è una au-
tentica oasi d'amore. Sono fatti
di oggi, e non racconti roman-
zati di un ieri improbabile.
L'Africa è ancora fatta di que-
sta triste realtà.
lii
BS APRILE 2001

5.8 Page 48

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TAXE PERçUE
TASSA RISCOSSA
FIRENZE C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
r
MISSIONI
di Giancarlo Manieri
L'inferno di Tijuana
ATTUALITÀ
di Rita Salerno
I
I ragazzi del muretto
D.
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2
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"E '
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o
(/)
"u '
E
INSERTO CULTURA
di Morra / Maffioli
Il Museo Mariano di Valdocco
ANNIVERS A RI
di Carmine di Biase
100 anni al Vomero