Bollettino_Salesiano_201001

Bollettino_Salesiano_201001



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Mensile - Anno CXXXIV - nr. 1
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 1/2010
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Gennaio 2010

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2010 S T R E N N A
di Pascual Chávez Villanueva
IL VANGELO
AI GIOVANI
Una bella notizia
per l’umanità: Gesù
Da anni vengo maturando l’i-
dea di offrire alla Famiglia
Salesiana, attraverso le ri-
mine greco che significa “bella/buo-
na notizia”, e che Marco, il primo
che mise per iscritto le testimonian-
flessioni mensili sul BS, ze orali della comunità cristiana su
qualche considerazione semplice e Gesù, usò come titolo: “Inizio del
sistematica su ciò che costi-
Vangelo di Gesù Cristo, Figlio
tuisce il centro della nostra
di Dio” (Mc 1,1). Fin dall’ini-
fede, accentuando qual-
zio i cristiani, illuminati
che aspetto della tra-
dallo Spirito, compre-
dizione, salesiana a
sero che Gesù era la
partire da Don Bo-
migliore notizia per
sco, e, come indi-
tutta l’umanità.
cato nella Strenna
2010, nel centena-
>> Riflettiamo. Una
rio della morte del
notizia davvero buo-
2
“Gesù è il sì di Dio
beato Michele Rua:
A imitazione di don
all’uomo e anche Rua, come discepo-
na si presenta con
tre caratteristiche: è
qualcosa di inatteso;
la risposta dell’uomo
a Dio” (2Cor 1,18-24).
li autentici e apostoli
appassionati, portiamo
il Vangelo ai giovani.
ci giunge “da fuori”;
riempie il cuore di gioia
insolita. Applicando al cri-
Nella sua prima encicli-
stianesimo, comprendiamo
ca, Benedetto XVI ricor-
da che “non si comincia
a essere cristiani per
Gesù: il sì di Dio che non si tratta di gioia
all’uomo e il sì umana, per quanto profon-
dell’uomo a Dio. da possa essere, ma della
una decisione etica o
meravigliosa verità che Dio
una grande idea, ma per l’incontro ci ama e ci ha resi suoi figli in Cristo.
con un evento, con una Persona, È la migliore notizia in assoluto. Nes-
che dà un nuovo orizzonte alla vita” suno avrebbe potuto immaginare né
(Deus Caritas est, 1). Il cristiane- prevedere una cosa simile. Anche il
simo non è un insieme di verità cui popolo d’Israele, che pure attendeva
Solo chi fu capace di cambiare
il proprio modo di pensare riuscì
ad accettare che Gesù fosse
Messia… Cominciarono i magi.
si è giunti attraverso la riflessione di
molti secoli, né di norme morali da
praticare, bensì l’in-
contro personale
da secoli il Messia, rimase sconcerta-
to. Tutti furono colti di sorpresa e solo
chi fu capace di cambiare il proprio
modo di pensare riuscì ad accettare
con il Signore Gesù Gesù come Messia/Cristo. Ma biso-
che, come vedia- gna riconoscere che non per tutti è
mo nel Nuovo Te- stata una buona notizia; per chi si fa-
stamento, cambia ceva forte della propria orgogliosa au-
radicalmente la vi- tosufficienza, del potere e della ric-
ta e ci fa veri “cri- chezza (cfr Lc 1,51-53) fu piuttosto
stiani”, cioè: “colo- una cattiva notizia, e finì per condur-
ro che sono di Cri- re l’annunciatore alla morte. Credere
sto”. Tale caratteri- che il cristianesimo sia la migliore no-
stica appare chia- tizia per l’umanità ha come conse-
ramente in una pa- guenza il dovere di comunicarla a tut-
rola chiave della to il mondo. Poiché “come potranno
Sacra Scrittura, a invocarlo senza prima aver creduto in
cui ci siamo abi- lui? E come potranno credere, senza
tuati: “Vangelo”, ter- averne sentito parlare? E come po-
GENNAIO 2010 BS

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tranno sentirne parlare, senza uno
che lo annunzi?” (Rm 10,14). Rinun-
ciare al compito evangelizzatore e
missionario costituirebbe la maggiore
infedeltà a Dio e l’atto più egoista ver-
so l’umanità. Immaginiamo una fami-
glia molto povera che abbia ricevuto
un biglietto della lotteria nazionale
e… proprio il biglietto vincente. Se a
causa della loro povertà, non avesse-
ro accesso all’informazione, potreb-
bero non riscuotere la vincita. Chi, sa-
pendolo, non li informasse, sarebbe
un imperdonabile egoista. Ebbene, in
Gesù l’umanità ha vinto il 1° premio
della più straordinaria lotteria mai
concepita, ma più dei cinque sesti di
essa lo ignora! Sarebbe del tutto in-
giustificabile se non comunicassimo
questa notizia che, come dice papa
Benedetto, “dà un nuovo orizzonte al-
la vita” presente e, soprattutto, alla vi-
ta eterna.
>> Contemplando Don Bosco pos-
siamo fare due riflessioni. In primo
luogo, il suo sistema educativo e pa-
storale non è un insieme di idee e
norme, ma un itinerario di fede che
porta a un incontro vivo con la per-
sona di Gesù. Egli educò i giovani
percorrendo un cammino di realiz-
zazione umana e santità cristiana,
imperniato sull’amicizia con Gesù
Cristo che presuppone un rapporto
personale, vissuto al massimo gra-
do. D’altra parte, sentì così viva-
mente la situazione di quelli che non
avevano ricevuto questa notizia me-
ravigliosa, che fin dall’inizio della
sua opera e nella misura delle pro-
prie forze (a volte anche al di là di
esse) promosse il lavoro missiona-
rio, lasciando a tutta la Famiglia Sa-
lesiana questa preoccupazione co-
me un tratto distintivo. Ogni anno ho
la gioia di poter inviare, con la bene-
dizione di Dio e la consegna del cro-
cefisso, molti membri della Famiglia
Salesiana che si uniscono ad altre
migliaia già in terra di missione, se-
guendo una tradizione che si pro-
lunga dal 1875. Eppure continua a
essere attuale la frase del Signore:
“La messe è molta, ma gli operai
sono pochi”. Ognuno è chiamato,
secondo il proprio stato di vita e nel-
la misura delle proprie possibilità, a
portare ai fratelli e alle sorelle, con
la parola, e la testimonianza della
propria vita, la grande notizia: siamo
figli e figlie di un Dio che ci ama. ٗ
Gennaio 2010
Anno CXXXIV
Numero 1
Mensile - Anno CXXXIV - nr. 1
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003
(Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB PD
Spedizione nr. 1/2010
In copertina:
Gennaio
è tradizionalmente,
presso i salesiani,
il mese di Don Bosco.
Al santo dei giovani
dedichiamo la copertina
e alcune pagine di questo
numero primo del 2010.
Foto: Achille Scaglioni
RIVISTA FONDATA
DA S. GIOVANNI BOSCO
NEL 1877
Gennaio 2010
Mensile di informazione
e cultura religiosa edito
dalla Congregazione Salesiana
di San Giovanni Bosco
Direttore:
GIANCARLO MANIERI
CHIESA
12 Le encicliche sociali (9a)
di Silvano Stracca
ATTUALITÀ
14 Generazione digitale (3)
di Antonio Giannasca
MESE DON BOSCO
18 DB in poesia / Bottega di qualità
Redazionale
VIAGGI
20 Sogni avverati? (a)
di Giancarlo Manieri
INSERTO CULTURA
23 Disputa tra un avvocato e un protestante di Michele Novelli
FMA
28 Cartoline di solidarietà
3
di Maria Antonia Chinello
RUBRICHE
2 Il Rettor Maggiore – 4 Ribalta giovani – 6 Lettere al Direttore – 8 In Italia & nel Mon-
do – 11 Osservatorio – 16 Box – 17 Zoom – 22 Lettera ai giovani – 27 Bagliori – 30 Li-
bri – 32 On Line – 34 Come Don Bosco – 36 Arte Sacra – 37 Laetare et benefacere… –
38 Sfide etiche – 40 Dibattiti – 41 Note sulle note – 42 I nostri morti –
43 Il mese – 44 Prima pagina – 45 Relax – 46 I nostri santi – 47 In primo piano/Focus
Redazione: Maria Antonia Chinello
Nadia Ciambrignoni - Giancarlo De Nicolò - Franco Lever
Natale Maffioli - Francesco Motto - Vito Orlando
Segreteria: Fabiana Di Bello
Collaboratori: Severino Cagnin - R. Desiderati
Graziella Curti - Enrico dal Covolo - Bruno Ferrero
Cesare Lo Monaco - Giuseppe Morante -Vito Orlando
Marianna Pacucci - Gianni Russo - Roberto Saccarello
Arnaldo Scaglioni - Silvano Stracca - Maria Antonia Chinello
Fotoreporter: Santo Cicco - Cipriano Demarie
Chiara Fantini - Tadeo Martin - Vincenzo Odorizzi
Guerino Pera
Progetto grafico: Laura Tononi
Impaginazione: Puntografica s.r.l. - Torino
Direttore Responsabile: Antonio Martinelli
Registrazione: Tribunale di Torino n. 403 del 16.2.1949
Diffusione e Amministrazione: Luciano Alloisio (Roma)
Stampa: Mediagraf s.p.a. - Padova
È possibile leggere in anticipo
il prossimo numero, collegandosi
al sito Internet:
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SALESIANO
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Il BOLLETTINO SALESIANO si stampa nel mondo
in 56 edizioni e 29 lingue diverse. Raggiunge 131 Nazioni,
più di quelle in cui operano i salesiani.
Associato alla
Unione Stampa
Periodica Italiana
BS GENNAIO 2010

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RIBALTA
G IOVANI
di Gionata Di Cicco
IL MARE D’INVERNO
Non abitiamo tempi facili… Man mano che il tempo passa
e la civiltà avanza scopriamo segreti sempre più inquietanti.
Qualcuno comincia a dire: “Questo è il progresso?”.
Ora scopriamo che il pericolo si annida anche nel fondo del mare.
II nostri giovani cuori battono forte, le
nostre menti amano la verità e i nostri
sguardi volgono all’orizzonte. È giunto
gennaio, ma i nostri lucidi pensieri non
sono congelati. Dal mio letto fino alla
spariscono otto milioni di tonnellate di
rifiuti tossici. Ad alimentare questi
ingenti flussi sembrerebbe partecipino
ora molte nazioni europee, che hanno
deciso di trasformare il Mare Nostrum
finestra si stende una vasta strada
in un immensa pattumiera.
illuminata dalla luna. Mentre ascolto il Ne esce una prospettiva di inchiesta a
verso di una canzone di Loredana
largo raggio, tra collusioni varie e
Bertè: “Il mare d’inverno è solo un
responsabilità internazionali ancora
film in bianco e nero visto alla tv”,
tutte da chiarire. Il cimitero di bare
rifletto sulla cronaca, sulla salute di
avvelenate affondate è un crimine
questo compagno di vita che è il
contro l’umanità. È, infatti, evidente
nostro mare. L’Italia è paese di misteri,
che liquami tossici, polveri e
alcuni sottoterra, altri nascosti nelle
quant’altro creino un serio problema
pagine impolverate di inchieste che
all’ecosistema del Mediterraneo,
pochi conoscono, altri ancora nelle
viscere liquide del nostro mare: hanno
5 esponendo a rischi gravissimi le
popolazioni dei ventidue paesi
parlato di navi – mica poche! – cariche
rivieraschi. Pesci e sabbie ne
di rifiuti tossici affondate qua e là… risulteranno alterati, entrando poi nella
hanno seminato rifiuti in zone
catena alimentare umana. Immagino
incontaminate. Criminali!
che esca un rigagnolo malefico di
Ci sono navi che affondano. Capita! E
veleni dalle fenditure delle lamiere di
spesso non si trovano più per colpa queste navi degli abissi. Prima o poi il
degli abissi. Ma più spesso non si
velo dell’omertà sarà squarciato e le
trovano per colpa del silenzio di uomini
verità torneranno a galla. Non
corrotti che occultano bastimenti
possiamo non vigilare. Occorrono
carichi di morte. Qualcuno prima o poi
ricerche, bonifiche, e giustizia. Come
parla, e vengono a galla i misteri,
possiamo noi giovani ignorare, come
emergono le verità scomode. In un
guardare da un’altra parte? Molto
dialogo tra boss della ’ndrangheta agli
spesso siamo preda di imbonitori e
atti delle indagini coordinate da un manipolatori, ma di fronte al cancro di
magistrato della direzione distrettuale un nostro caro, di fronte a un’onda che
antimafia pubblicato sui giornali si
porta morte e non poesia occorre
legge: ”Ma sai quanto ce ne fottiamo
aprire gli occhi, anche se forse è già
del mare? Pensa ai soldi che con quelli
troppo tardi.
il mare andiamo a trovarcelo da
Il mare d’inverno è struggente e
un’altra parte”. Emerge un quadro in
chiede di essere aiutato. Il
cui appaiono la prepotenza e Mediterraneo culla di civiltà e storia è
l’arroganza di essere al di sopra della
una ricchezza da preservare a tutti i
vita di tutti e al di sopra del bene e del costi. Non dobbiamo permettere che
male; un quadro in cui si intersecano
diventi la più grande pattumiera del
ambiente, rifiuti, salute, affari
mondo. Ci indigna e ci preoccupa. I
internazionali, ecomafie. Il Mediterraneo temporali d’inverno rendono agitato il
sembra il teatro di una battaglia navale mare, ma la sua principale afflizione è
fatta di naufragi illegali, dolosi. Negli
l’egoismo degli uomini, la loro sete
ultimi venti anni sembrerebbero più di
senza vergogna di potere e denaro.
trenta le navi fatte sparire con i loro Vado al mare a guardare il tramonto e
carichi di morte. Protagonista il
mentre una nuvola nera si staglia
business dello smaltimento dei rifiuti
all’orizzonte, l’intero cielo è
che, in nome degli alti costi dello attraversato da un filamento di fuoco a
smaltimento legale, si affida alle più
Oriente: la scia dei magi verso la
vantaggiose e lucrose vie criminali.
grotta santa… forse per la nostra
Hanno scritto che ogni anno in Italia
civiltà c’è ancora speranza.
BS GENNAIO 2010

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LE TT E R E AL D I R E TT O R E
rompendo amministratori, giu- Senza dubbio l’aspirazione a senza smettere di essere se
dici, agenti dell’ordine, pur di vedere le nostre città più digni- stessi?”. Il prof. finisce con un
edificare, vendere, speculare, tose, quasi in un soprassalto di interrogativo retorico. Sì, si
rapinare, guadagnare spo- orgoglio identitario. Firenze, può essere globali senza smet-
gliando il territorio?…”.
Roma… Su questo sarei anche tere di essere se stessi.
Per quel che concerne Pio d’accordo. Ma i mezzi, con-
IL SILENZIO DI DIO. Ca-
ro direttore, […] Insom-
ma… tutti questi disastri
che condannano a morte tanti
innocenti. Possibile che Dio
faccia silenzio, non si muove
[…] come Pio XII nella de-
portazione degli ebrei.
XII, lentamente ma chiara-
mente la verità si sta facendo
strada e non è quella propi-
nata dagli anticlericali di tut-
to il mondo. Cominciano a
cambiare opinione anche non
pochi ebrei. E non è poco!
L AVAVETRI. Carissimo
direttore, […] nella mia
città si vedono lavavetri
a ogni semaforo […] E meno
sentitemi, sono ben altri. Visi-
tando la capitale ci accorgia-
mo che chi la governa – di de-
stra o di sinistra che sia – non
si rende conto di quale città ha
tra le mani. Cerchi la Roma
classica e trovi la piramide
Cestia ingombra di materiali
di risulta. Cerchi la Roma cri-
stiana, ma se percorri a piedi
l’itinerario fra le due maggiori
basiliche della cristianità (S.
Pietro e S. Paolo) ti accorgi di
attraversare quartieri da terzo
FAVOLE. Caro direttore,
[…] dal viceparroco del-
la mia parrocchia ho sen-
tito predicare delle “favole”
(sic) degli inizi del mondo se-
condo la Bibbia. […] Favola?
Insomma ci avete preso in gi-
ro per XX secoli! […]
Loris, Napoli
Caro signor Loris, forse era più
corretto che il suo “predicato-
Antonio, Roma male che hanno cominciato a mondo, strade, come la via re” usasse “mito” invece che
Toh, eccone un’altra nuova di
fare le rotonde, e ormai sono
tante, se no non ci si salvava
Ostiense, ingombre di carte e
di rifiuti. Non sarà il caso di
“favola”. E la cosa non è come
“zuppa e pan bagnato!”. Le fa-
zecca! Dunque, la colpa è di proprio più […] Ha sentito cominciare a insegnare agli vole sono racconti di fantasia –
Dio! Io, e non solo io, pensa- che Firenze l’ha proibito? Italiani, attraverso la scuola e protagonisti gli “animali” –
vo, che fosse colpa dell’incuria Non era ora? […]
altri mezzi di sensibilizzazione, che concludono con una mora-
dello Stato, delle Regioni, dei
Comuni, della mafia, o camor-
lydo@...
qual è la natura del paese che
hanno avuto la sorte di eredi-
le. I miti sono narrazioni “sa-
cre” che hanno in sé un senso
6
ra, o ’ndrangheta, o santa pic- Salvarsi da chi e da che cosa? tare? Ma in che modo? Con “altro” da quel che appare,
ciotteria (che di santo non ha Forse il decoro della città va una sola ora di storia dell’arte protagonisti uomini o dèi. La
proprio niente), o onorata so- salvato, ma un lavavetri è con- confinata nei licei classici? “verità” del racconto risiede ri-
cietà (idem come prima in tro il decoro? Mi è giunta, Con la perdita della memoria spettivamente nella conclusio-
quanto a onore), di pianifica- qualche tempo fa, la riflessio- e l’attitudine a trasformarci in ne morale (“la morale della fa-
zioni sbagliate, dell’abusivi- ne del prof. Verdone sulla que- provincia americana? Con le vola”, come si suol dire) e nel
smo edilizio, dei facili condoni, stione. Gliela propongo. “[…] tre “i” del mondo anglosasso- senso teologico per quanto ri-
del disboscamento criminale, Chiediamoci: che cosa c’è sot- ne (inglese, informatica, indu- guarda il mito. Non c’è nessu-
degli incendi dolosi, dell’ineffi- to provvedimenti come questo? stria)? Si può essere globali na presa in giro per nessuno nei
cienza dei servizi di sorve-
glianza, dell’avidità di certi
imprenditori, della noncuranza
A P P E L L I di certi amministratori, della
disobbedienza dei cittadini,
dell’assoluta mancanza di pre-
venzione, e certamente ce n’è
ancora... Se fosse vero quanto
afferma lei, dovrei risistemare
la mia Weltanschauung, la mia
visione delle cose. Signor An-
tonio, apra gli occhi e guardi
altrove; che c’azzecca Dio con
i disastri procurati dall’inon-
dazione? La domanda giusta
non è: “Perché Dio non si
muove?”. È invece: “Perché
siamo tanto stupidi da dare il
voto a gente che, conquistata
la poltrona, abbandona gli
elettori fino… alla prossima
elezione?”. E ce n’è un’altra:
“Perché mai si fanno mille
contorsioni per accaparrarsi
I Sono una ragazza sarda
di 29 anni, da 9 anni gra-
vemente malata. Cure for-
tissime mi hanno rovinato.
Ho un marito dolcissimo e
un figlio Gabriele Joannes
(i medici mi consigliavano
un aborto terapeutico)
che sta benissimo. 6 mesi
fa, dopo 9 anni di atroci
sofferenze e gravissime cri-
si respiratorie, entro in con-
tatto con un Professore di
Roma che mi diagnostica
una rara malattia degene-
rativa e incurabile: l’MCS,
ossia sensibilità chimica
multipla. Esco di casa solo
più di 30 pastiglie al giorno.
Sono così stanca! Questa
malattia non è ancora rico-
nosciuta in molte regioni ita-
liane e le poche cure che ci
sono arrivano dall’estero e
costano tantissimo. Ci siamo
indebitati tutti e non sappia-
mo più come andare avan-
ti. Mi rivolgo a voi per chie-
dervi un aiuto. Io non posso
lavorare. Per cercare qual-
che soldino raccolgo vestia-
rio e scarpe uomo-donna-
bambino di qualunque ta-
glia, giochi, oggettistica
varia, biancheria per la ca-
sa, articoli da cucina, libri,
(anche non funzionanti) e
piccoli elettrodomestici
anche da riparare, cosme-
tici, ecc. per venderli tra-
mite internet o mercatini
dove la faccio portare da
mio marito. Io chiedo solo
questo. Se qualcuno ha ro-
ba di cui vuole disfarsi e
spedirmi dei pacchi ne sa-
rei felicissima, per rivender-
la e potermi così curare.
Una manna dal cielo!
Chiedo solo una mano at-
traverso roba che non ser-
ve più. Cannas Federica,
Via Lombardia 11, 09032
Assemini (CA).
spazi – non importa se edifica- con una mascherina e mai prodotti di elettronica come Cell. 392/06.67.854, e-mail:
bili o no, se vincolati o no, se da sola. Devo prendere cellulari, lettori cd ed mp3 nannuccifederica@alice.it.
pericolosi o no – magari cor-
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‘‘ miti della Genesi. Già l’enci-
clica “Divino Afflante Spiritu”
di Pio XII, pubblicata nel 1943,
ha puntualizzato che gli scrittori
Non ci è stato possibile
pubblicare tutte le lettere
pervenute in redazione. Ce
ne scusiamo. Provvedere-
cosiddetti “ispirati” si servi- mo a suo tempo alla pub-
vano di “generi letterari” in uso blicazione o alla risposta
allora per socializzare delle personale.
verità di fede. La ricerca del
spesso, a mio parere viene
sbandierata con una sicurezza
che si rivela falsa […].
Elena, (PN)
Cara Elena, la fai troppo faci-
le, soprattutto “monca”. Te lo
spiego. In genere noi uomi-
senso è la cosa indispensabile
ni/donne cristiani siamo – ri-
per comprendere il mito, il sciiti duodecimali, gli ismaili- scrivimi se non sei convinta – un
“senso” è il tesoro racchiuso in ti, gli zayditi, gli alawiti… po’ troppo avidi: quando si
un involucro che a volte può ap- Come si può facilmente com- legge o si sente una frase che fa
parire inverosimile. Ma l’in- prendere, la Parola di Dio è comodo, ci si tuffa a pesce, nel
volucro conta poco, quel che tale che una volta detta è va- nostro caso, a chiedere… Le
conta è ciò che c’è dentro. Per lida per tutte le persone, per frasi, staccate dal contesto,
intenderci, interessa poco o tutti i tempi, per tutte le società sono truffaldine. Allora prenditi
OGNI MESE nulla che siano esistiti Adamo e culture… E qui “casca l’a- la briga di leggere il brano
ed Eva, il senso è che uomo e sino”. Sì, perché in questo no- dell’evangelista Giovanni al
CON donna sono stati voluti da Dio, stro mondo “panta rei”, tutto capitolo 15, i versetti 1-11.
liberi e capaci di usare la pro- scorre, tutto evolve, tutto cam- Quelle poche righe ti rivelano
pria libertà.
DON BOSCO bia: tempi, uomini, culture, il senso esatto di quello che vo-
linguaggi, vocaboli, e… in- leva dire Gesù. Perché c’è una
DUBBI SULLA BIB-
BIA. Caro direttore,
[…] sono stata a una
terpretazioni. La Parola va
perciò interpretata, perché va
inculturata. Non è possibile
sottrarsi a questo adattamen-
to… Capita a tutte le religioni
condizione. Già, proprio così.
C’è un “se” e conseguente-
mente pure un “ma”. Gli undi-
ci versetti li lascio a te, leggiteli
bene, ché sono un capolavoro.
A CASA TUA
Il Bollettino
conferenza presso la mia par- basate su una rivelazione, cioè Qui ti riporto il “se”, prima del-
rocchia, a dir la verità si trat- su una comunicazione. Ovvia- l’affermazione che ti piace tan-
tava di una serie di incontri mente questa operazione non è to (come hai scritto nella lette-
Salesiano viene
inviato gratuitamente
7
sulla Bibbia […]. E ho parte- in mano al primo che si alza al ra che non ho potuto trascrivere a chi ne fa richiesta.
cipato ad alcuni. Ma le devo mattino con l’idea di dare tutta): “Se rimanete in me e le
candidamente confessare che un’interpretazione che ha so- mie parole rimangono in voi
Dal 1877 è un dono
ho più dubbi di prima […] so- gnato la notte: regnerebbe il [allora] chiedete quel che vo- di Don Bosco a chi
prattutto perché una sera ho
ascoltato una lunga disserta-
zione sulle interpretazioni di
alcuni episodi biblici. Mi han-
no un poco scosso […]. In-
caos più assoluto. Ciò è riser-
vato al Magistero che valuta e
riassume gli studi degli esper-
ti e il sentire comune del po-
polo di Dio, perché anche il po-
lete e vi sarà dato”. Che ne dici?
Quanti credi che siano gli uo-
mini che “dimorano in lui”? E
sempre in Giovanni al cap. VI
versetto 56, il maestro dice ai
segue con simpatia
il lavoro salesiano tra
i giovani e le missioni.
somma non sapevo più a chi polo è un criterio ermeneutico: suoi ascoltatori quella strana e
dare ragione o torto e le dirò Spiritus ubi vult spirat/lo Spi- straordinaria frase: Dimora in
che ho detto a me stessa che
forse, almeno in questo, i mu-
sulmani sono migliori, tutti
uniti sotto un’unica interpre-
tazione e nessuno sgarra!
Fiorella, Milano
rito soffia dove vuole.
CHIEDERE E NON RI-
CEVERE. Caro diretto-
re, […] anche io vorrei
me chi mangia la mia carne!”.
Ebbene, quanti credi che siano
quelli che partecipano al sa-
crificio di Cristo? “Chiedere
senza condizioni è come ruba-
re”, tuonava il buon parroco
predicando ai suoi fedeli. Oggi
Diffondetelo tra i
parenti e gli ami-
ci. Comunicate
subito il cambio
di indirizzo.
Ne è proprio sicura, Signora? rivolgerle una domanda che mi è facile capirlo, soprattutto
Devo, mio malgrado, con- ritorna in mente spesso […]. quando vai a chiedere i soldi in
traddirla. Non è vero che l’i- Poco tempo fa ho sentito per banca! Prova a informarti, ma-
slam sia monolitico. L’Islam l’ennesima volta da un frate, gari da tuo papà a che condi-
sunnita, per esempio, ha al- durante un incontro cui ho par- zioni si prendono. “Certi san-
meno quattro scuole giuridi- tecipato, la famosa espressione ti – hai accennato anche questo Per la vostra corrispon-
che di interpretazione del Co- di Gesù: “Chiedete e vi sarà nella tua – ottenevano quasi tut- denza:
rano essendo almeno quattro dato, bussate e vi sarà aperto”. to”. Certo! Quelli avevano
i criteri interpretativi. L’Islam Quando mai? C’è un sacco di orientato tutta la propria vita
sciita invece si affida all’i- gente che chiede ma le porte verso gli altri (come Don Bosco
IL BOLLETTINO
SALESIANO
mam. Ma anche in questo ca- della misericordia di Dio resta- che per i ragazzi si è consuma- Casella post. 18333
so diverse sono le scuole scii- no ermeticamente chiuse […]. to) e verso il Signore fino a 00163 ROMA Bravetta
te e diverse le interpretazioni. E mi permetto di aggiungere giungere a dire, come san Pao-
Basti pensare alla Shari’a. E “la maggior parte delle volte” lo: Non sono più io che vivo,
non è finita qui. Se vogliamo restano chiuse! Allora che va- è Lui (Cristo) che vive in me!”.
fax 06/656.12.643
E-mail: biesse@sdb.org
essere pignoli, esistono gli lore ha la frase di Gesù che So che mi hai capito.
BS GENNAIO 2010

1.8 Page 8

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& IN ITALIA
NEL MONDO
IVATO,
MADAGASCAR
VOLONTARIATO,
UNA TESTIMONIANZA
Alessio, 21 anni di Sassari,
volontario presso i salesiani
di Ivato, ci scrive: “Ho cerca-
to di darmi da fare per i più
sfortunati, ma sono proprio
essi che hanno dato tanto a
me, più che io a loro. Rientra-
to in Italia, mi sono reso con-
to di essere partito ammalato
e povero e di essere sano e
ricchissimo. Non trovo le pa-
role giuste per descrivere il
mio incontro con i tanti Don
Bosco che hanno saputo dare
risposta ai miei interrogativi.
Voglio perciò comunicare a
tutti la mia gratitudine, per
aver conosciuto dei poveri,
ricchi dentro; per aver scoper-
to Don Bosco; per aver senti-
to la presenza del Signore;
per aver riacquistato la spe-
ranza; per avermi mostrato
come si fa a sacrificarsi per i
bimbi ed essere felici. Ogni
tanto ripeto: Tsara fo Andia-
marritra/Dio ha buon cuore!
È vero, potete scommetterci”.
8
DON FELICE DALLO dei giovani e dei poveri. Sa-
“ZELO TREMENDO”
lesiano cooperatore, divenne
formatore di generazioni di
exallievi/e, di cooperatori e
a cura di Francesca
cooperatrici. Don Bosco fu il
Caggiano
suo modello e il motore del-
la sua poliedrica azione apo-
Il volume, scritto dal vice po- stolica. Ha seminato con
stulatore della causa che, pro- convinzione la spiritualità e
prio per questo, conosce bene il carisma salesiano ovunque
don Felice Canelli, offre la ha lavorato.
possibilità a tutti
di entrare nel se-
greto dell’anima
di uno straordina-
rio uomo e sacer-
dote, per scoprirvi
ricchezze impen-
CIVITANOVA
MARCHE, ITALIA
na i partecipanti 2009. Pelle-
grinaggi, non gite, non scam-
pagnate, non gare… Gli in-
sabili. La passio-
gredienti sono sempre quelli
ne per Cristo e
per i fratelli l’ha
forgiato prete “dal-
CICLOPELLEGRINAG- salesiani: allegria/ottimismo –
GIO N° 10
che è il condimento di ogni
attività salesiana che si rispetti
lo zelo tremen-
La serie dei pellegrinaggi in – riflessione, preghiera, sacri-
do”, come recita
bicicletta dell’Unione exallie- ficio. Già, sacrificio, perché
il titolo di co-
vi Don Bosco di Civitanova non è sempre facile superare
pertina, uno che
Marche è cominciata con il salite, affrontare discese e pe-
si è impegnato
Giubileo del 2000. Allora la dalare per ore. Ogni impresa
allo spasimo in
meta fu Roma (poteva essere ha uno scopo: “Quest’anno,
tutte le associa-
un’altra?), poi via via, san abbiamo voluto meditare sul-
zioni ecclesia-
Giovanni Rotondo, Torino, la storia di una donna che fu
li, caritative, edu-
Santiago de Compostela, i moglie e mamma, poi suora,
cative, sociali,
luoghi di san Francesco, Pa- vivendo con massima coeren-
con uno sguar-
dova, Pompei, Montecassino, za la propria condizione, e
do privilegiato
Lourdes e, quest’anno, Ca- dedicando energie fisiche e
nei confronti
scia. 10 anni! Una cinquanti- mentali al prossimo!”.
GENNAIO 2010 BS

1.9 Page 9

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redazionale
DATE A CESARE
QUEL CHE È
DI CESARE
di Carlo Ercole Tronco,
Lalli editore, Poggibonsi
2008
Un bel romanzo, pulito, veri-
tiero, attraente. Protagonista un
prete un po’ anomalo, ex sol-
dato e figlio d’immigrati sici-
liani. Vive in una cittadina nei
pressi di Boston. Per difende-
re la sua malandata parrocchia
a rischio di chiusura affronta
senza soggezioni il suo arcive-
scovo, il borioso sindaco della
città, un imprenditore greco,
un rosticciere ebreo, ecc. Ca-
rattere alla don Camillo di
Guareschi, con un parlare flui-
do, fatto di riferimenti classici;
comico; a volte fulminante. Si
dedica alla sua chiesa cadente
e agli ultimi con storie incredi-
bili alle spalle: ubriaconi, bar-
boni, borsaioli, famiglie in dif-
ficoltà, amori contrastati, di-
sgrazie, litigi… Diventa il pa-
ladino della povera gente e
giunge a chiedere al sindaco di
dedicare un monumento al
“barbone”. È una lettura piace-
volissima, con una prosa friz-
zante, anche se a volte non
molto ortodossa grammatical-
mente per conservare la parlata
popolare.
FILATELIA
a cura di
Roberto Saccarello
9
TARANTO, ITALIA
preghiere, le celebrazioni, la
buonanotte… Insomma tutto
ciò che costituisce il buon
E… STATE
AL CIRCUS
“armamentario” di una va-
canza salesiana, compresa la
manifestazione canora finale
“Circoliamo l’allegria”, è sta- e l’esortazione alla solida-
to il bel motto dell’estate ra- rietà anche attraverso un sal-
gazzi 2009 a Taranto. Le av- vadanaio per raccogliere un
UNA SERIE
TUTTA MUSICALE
venture del Grest erano am- po’ di soldini, frutto di pic- Per celebrare il “Music Day– la manifestazione
bientate nel “Circus”, con cole generosità personali, nata da un’idea di Giuseppe Povia e Francesco
Mago Decio che non azzec-
ca una formula, con gli acro-
bati, i clown, i domatori, i
giocolieri, con gli arbitri ar-
mati di telecamera e mi-
crofono per le interviste, le
news, il TGCircus, gli stand
dei giochi, le riflessioni, le
per gli amici di un oratorio
del Madagascar. Fra qualche
mese si comincia a pensare
al prossimo Grest, questo è
indubbiamente un esempio
da imitare. Per saperne di
più basta visitare il sito:
www.donboscotaranto.it.
Baccini, come iniziativa per dare spazio alla musi-
ca indipendente in Italia – nell’ambito di “Italia
2009” (il grande evento filatelico internazionale che
si è tenuto a Roma, al Palazzo dei Congressi nel
quartiere Eur, dal 21 al 25 ottobre 2009), le Poste
Italiane hanno emesso un’originale serie compo-
sta da tre francobolli disegnati da Rita Fantini e
dedicati alla musica e a tre grandi interpreti di
essa.
I tre francobolli propongono infatti tre ritratti
che raffigurano i protagonisti nel momento di mag-
giore successo: al tenore Luciano Pavarotti, nato a
Modena nel 1935 e scomparso nel 2007, è stato
dedicato il valore da 0,65; al cantante e compo-
sitore Mino Reitano, nato nel 1944 e morto nel
2009, è stato dedicato il valore da 1,00. Ha, infi-
ne, il valore di 1,50 il francobollo dedicato al
compositore Nino Rota, enfant prodige che iniziò a
comporre quando aveva solo 8 anni, nato il 3
dicembre 1911 e scomparso il 10 aprile 1979.
BS GENNAIO 2010

1.10 Page 10

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Nel numero di gennaio 1910 troviamo un lungo
articolo sui Jivaros dell’Ecuador scritto
da un noto naturalista, il dott. Enrico Festa
UN ANNO CHE VALE
IL FUTURO
Qualcuno registra i suoni e
le voci della sua giornata
per farne musica. Tutto per
dell’Università di Torino. Elogia più volte
cercare in qualche modo di
i salesiani missionari nelle terre dei Jivari.
Stralciamo l’interessante descrizione (anche
se un po’ macabra) di come “riducono” le teste
dei nemici.
IN UN VIDEO
IL SERVIZIO CIVILE
ALL’ESTERO
CON I SALESIANI
fermare un momento, bloc-
care nella memoria un fram-
mento di vita, un pezzetto di
un’esperienza che si ricono-
sce come unica e irripetibi-
C’è chi invia foto, chi video, le. Sono i volontari del ser-
chi ci manda i suoi racconti. vizio civile all’estero, ragaz-
zi dai 18 ai 28 anni
che decidono di tra-
scorrere un anno lon-
tano da casa, in uno
dei paesi in cui i sale-
siani svolgono le loro
attività per i minori.
È proprio per dare te-
stimonianza di questo
patrimonio di espe-
rienze e buone pras-
si che è nato un vi-
deo, in collaborazio-
ne con Missioni don
Bosco, in cui i ragaz-
zi e i responsabili sa-
10
lesiani raccontano l’an-
no di servizio (Cristi-
na Mustari).
[I Jivaros] decapitano le loro vittime e ne portano se-
co le teste per prepararne la shanza.
A tal uopo scorticano accuratamente la testa, poscia,
dopo aver tuffata la pelle nell’acqua bollente, la pon-
gono successivamente intorno a pietre arroventate di
grossezza via via minore; il calore fa restringere la
pelle, finché questa si riduce alla grossezza di un’ulti-
ma apposita pietra del volume di un’arancia che gli
Jivaros sogliono portare sempre con sé in guerra. Al-
lora tolgono la pietra, riempiono la pelle di cenere
calda, e per ultimo cuciscono con cura le labbra e l’a-
pertura del collo.
La testa così mummificata conserva grossolanamente
le sembianze del morto. I capelli ed i peli si conserva-
no intatti. Questo lugubre trofeo che l’Jivaro riporta
con orgoglio dalle spedizioni guerresche, dà occasio-
ne alla festa più solenne che celebrino questi villaggi.
[…] Finita la festa, ognuno se ne ritorna alle proprie
case, e la shanza viene in seguito quasi sempre ven-
duta a certi bianchi, i quali la pagano, in generale, con
un fucile.
GENNAIO 2010 BS
PAOLO DI TARSO
UN’INTRODUZIONE
ALLA VITA
E ALL’OPERA
DELL’APOSTOLO
DI CRISTO
di Juan J. Bartolomé,
LAS Roma
Un manuale (di 645 pa-
gine!) pensato e scritto –
secondo il suo autore –
per studenti di teologia.
Ma non solo. Espone la
vita e l’opera epistolare
di Paolo in modo critico
perché “le lettere sono
un criterio ermeneutico
di lettura della sua vi-
ta”, un’interpretazione
della sua opera aposto-
lica. Un uomo e un
pensatore difficile,
Paolo; l’autore ne è
convinto, ma chi rie-
sce a penetrare nel-
l’intimo del suo pen-
siero e della sua persona sco-
pre un tipo davvero affascinan-
te. Nessuno ha parlato di Gesù
come lui che, pur contempora-
neo, non è stato uno dei pre-
scelti, né un discepolo, né un
apostolo, ma è diventato il più
fedele dei discepoli e il più
grande degli apostoli, tanto da
poter dire “Non sono io, è Cri-
sto che vive in me!”.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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O SSERVATORIO Anna Rita Delle Donne
ALICE E GLI ALTRI (27)
Divagazioni (mica tanto) su una situazione davvero poco usuale:
un nuovo lavoro.
Natale è passato da poco, a casa di Alice c’è rimasta positivamente impressionata da quel signo-
ancora la nonna che si occupa di Beatrice e re gentile che la trattava con rispetto e simpatia e
della cucina, con soddisfazione di tutta la che si era detto onorato di avere alle sue dipen-
famiglia e soprattutto di mamma Stefania, che, denze una signora così in gamba e capace. Ci ave-
dopo l’Epifania comincerà un nuovo lavoro. Certo, va messo poco mamma Stefania ad accettare. Giu-
non prestigioso come quello che svolgeva prima, lio tirò un sospiro di sollievo vedendo finalmente
ma un impiego part-time presso un piccolo ufficio la moglie rasserenata e piena di entusiasmo.
vicino casa. Non è facile trovare lavoro di questi
tempi e mamma Stefania lo sa bene, visto che da >> Sai, è davvero una brava persona; beh, non è
circa un anno cercava inutilmente. Troppo anziana, un lavoro con prospettive di carriera, però a me
troppo qualificata, troppo madre, troppo tempo della carriera non importa più niente. Tutto somma-
intercorso dall’ultimo impiego… Queste e altre to sono sollevata di essere uscita dalla logica trita-
ancor più sciocche le spiegazioni ricevute alle
carne della grande azienda”. “Che
richieste di impiego. Centi-
intendi dire?”, chiede Giulio.
naia di copie di curricu-
“Adesso che ne sono fuori,
lum inviate, decine di
portoni varcati con il
guardo tutto con occhi 11
diversi. La grande azienda
respiro corto per
non concede spazi ai
sentirsi dire il va-
valori importanti. Ragazzi-
go: “Le faremo sa-
ni appena usciti dall’uni-
pere”. Poi le agen-
versità si permettono di
zie di lavoro in-
parlare con tono sprezzan-
terinale, dove ra-
te a una persona
gazzine poco più
anziana solo per-
che ventenni, tail-
ché magari san-
leur e tacchi alti,
no che tra
la costringeva-
poche setti-
no a snervanti
mane andrà in
attese per poi
pensione o ad-
riceverla, pren-
dirittura verrà pre-
dere in conse-
pensionata dopo ol-
gna il curricu-
tre trent’anni di lavo-
lum e farle firmare una liberatoria per l’uso dei suoi ro. Persone, come me, che vengono allontanate per-
dati personali. Mai un colloquio. Un tempo, ragaz- ché in maternità. Non è giusto! Anch’io, quando
zine di questo tipo avrebbero ubbidito senza fiatare c’ero dentro, alimentavo questo modo di fare per-
al minimo cenno che avesse fatto mamma Stefania, ché è il modus vivendi di un’azienda, quello che in
e adesso… Ogni volta che usciva da uno di questi qualche modo la sostiene. Competitività, astuzia,
luoghi si sentiva trasparente, anzi peggio, vecchia e raggiro, tutto è lecito, ahimè, in nome del succes-
goffa, lei che solo due anni prima gestiva un ufficio so”. “Hai ragione Stefania, ogni parola che hai detto
di duecento persone.
è verissima. Sono contento che tu ne sia fuori e che
la mia bellissima moglie possa svolgere un lavoro
>> Quando ormai stava cominciando a perdere la tranquillo in un ambiente sereno. Le premesse ci
speranza, un giorno un vecchio conoscente l’aveva sono e sono sicuro che presto quel gentile signore
chiamata, avendo saputo che era in cerca di un non saprà più fare a meno di te”. Papà Giulio
impiego. Le offrì un lavoro come segretaria, certo, avvolge teneramente la moglie tra le sue braccia e
molto al di sotto delle sue possibilità. Mamma Ste- mamma Stefania sorride e pensa che quell’anno
fania non se lo era fatto ripetere due volte ed era sembra stia cominciando proprio bene.
ٗ
BS GENNAIO 2010

2.2 Page 12

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CHIESA
Stemma araldico di Giovanni
Paolo II.
LE ENCICLICHE
SOCIALI (9a)
SOLLICITUDO REI
SOCIALIS di Silvano Stracca
L’INCONTRO
CON I PAESI IN VIA
DI SVILUPPO, NEI SUOI
vera solidarietà, condannando non
solo le ideologie e i diversi imperia-
lismi, ma anche le nuove e più sofi-
sticate forme di neocolonialismo.
VIAGGI, CONTRIBUÌ NON
POCO ALLA RIFLESSIONE
DI PAPA WOJTYŁA,
CONSTATAZIONI
NEGATIVE
12
E DELLA CHIESA,
SULLE DIMENSIONI
MONDIALI CHE AVEVA
Prima constatazione negativa: la
persistenza e l’allargamento del fos-
sato fra il Nord e il Sud del mondo.
L’analisi delle carenze è molto pre-
ORMAI ASSUNTO
cisa: “A guardare la gamma dei vari
LA “QUESTIONE
SOCIALE”.
settori, produzione e distribuzione
dei viveri, igiene, salute e abitazio-
ne, disponibilità di acqua potabile,
condizioni di lavoro, specie femmi-
nile, durata della vita e altri indici
economici e sociali, il quadro gene-
L’enciclica comunica l’esi-
genza di stabilire nuovi
principi per regolare i rap-
porti tra i popoli in un mon-
rale risulta deludente”. Anzi, “si è
verificata in questi anni una diversa
velocità di accelerazione, che porta
ad allargare le distanze; così i paesi
do sempre più globalizzato, sempre in via di sviluppo, specie i più po-
più interdipendente, ma, proprio per veri, vengono a trovarsi in una si-
questo, sempre più esposto al ri-
schio di universalizzare anche le
povertà, le ingiustizie. Tutto questo
confluì nella seconda enciclica so-
ciale di Giovanni Paolo II, la Solli-
tuazione di gravissimo ritardo”.
L’enciclica ricorda, a questo punto,
anche “le differenze di cultura e dei
sistemi di valore fra i vari gruppi
della popolazione, che non sempre
Papa Wojtyła ritratto nel vano
della porta della “Casa degli
schiavi” di Gorée in Senegal nel
1992. La foto fece allora il giro del
mondo, pubblicata da quasi tutti
i principali giornali.
citudo rei socialis, pubblicata nel coincidono col grado di sviluppo
1987, in occasione del ventesimo economico, ma che contribuiscono
anniversario della Populorum pro- a creare distanze”. Il Papa cita altri ne, le diverse forme di sfruttamento
gressio di Paolo VI. Il documento indici negativi del sottosviluppo, ol- e di oppressione economica, socia-
del Papa viaggiatore denunciava il tre a quelli economici e sociali. In le, politica e anche religiosa della
fallimento dei diversi progetti di primo luogo quelli culturali, “egual- persona umana e dei suoi diritti, le
sviluppo nel Terzo Mondo, e la cre- mente negativi, anzi ancor più discriminazioni di ogni tipo, “spe-
scente forbice tra un Nord sempre preoccupanti” come l’analfabeti- cialmente quella più odiosa fondata
più ricco e un Sud sempre più pove- smo, la difficoltà o impossibilità di sulla discriminazione razziale”. Qui
ro. Di qui il rilancio, da parte del accedere a livelli superiori d’istru- c’è un richiamo della Sollicitudo a
Pontefice, dell’obiettivo di una coo- zione, l’incapacità di partecipare al- non usurpare il ruolo di “guida uni-
perazione tra i popoli secondo una la costruzione della propria Nazio- ca” da parte di nessun gruppo socia-
GENNAIO 2010 BS

2.3 Page 13

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le e neppure di un partito; un richia- LE CAUSE
mo esplicito alle molte dittature del
ventesimo secolo, non ancora ter- Ad avviso di Giovanni Paolo II, le
minate in molti Stati.
cause politiche del ritardo, nel processo
I parziali successi di alcune inizia- di sviluppo dei popoli, si riassumono
tive per lo sviluppo non possono of- in particolare nella divisione del mon-
fuscare il sostanziale aggravamento do tra Est e Ovest, divisione che di-
del sottosviluppo, dipeso da “mec- venta contrapposizione ideologica:
canismi perversi” che, “benché ma- capitalismo liberista contro colletti-
novrati dalla volontà degli uomini, vismo marxista. Era inevitabile che la
funzionano spesso in maniera quasi contrapposizione divenisse anche con-
automatica”. Questi meccanismi per- trapposizione militare. Al tempo in cui
versi, per l’interdipendenza fra mon- veniva scritta la Sollicitudo, si teme-
di, provocano effetti negativi anche vano ancora guerre tra blocchi anche
nei paesi ricchi. Ne vengono ricordati se esistevano spiragli di speranza. La
La fame dei poveri continua a
interpellare le coscienze dei
diversi. Il primo è la “crisi degli al- Chiesa è critica sia nei confronti del ca-
cristiani e del mondo ricco.
loggi”: “la mancanza di abitazioni è pitalismo liberista sia del collettivi-
da considerare segno e sintesi di tut- smo marxista. Contro il pericolo di con la volontà di contribuire al bene
ta una serie di insufficienze econo- neocolonialismi viene valorizzato il comune di tutti i popoli.
miche sociali, culturali o semplice- “Movimento internazionale dei paesi La panoramica dell’enciclica sul
mente umane e, tenuto conto dell’e- non allineati”. Si sottolinea con forza mondo di quel tempo si conclude con
stensione del fenomeno, non do- che le nuove forme di colonialismo ri- la denuncia di tre “piaghe”: a) il com-
vrebbe essere difficile convincersi di tardano lo sviluppo dei paesi più po- mercio indiscriminato delle armi che
quanto siamo lontani dall’autentico veri, ignorati dai mezzi di comunica- trova la possibilità di “una quasi as-
sviluppo”. Tra gli altri indici negati- zione sociale, nell’ingranaggio dei soluta libertà di circolazione nelle va-
vi l’enciclica rammenta naturalmen- due blocchi contrapposti che conser- rie parti del mondo a differenza degli
te la disoccupazione e la sottoccupa- vano sempre tendenze all’imperiali- aiuti economici e dei piani di svilup-
zione, anche nei paesi di grande svi- smo, paralizzati dalla preoccupazione po che si imbattono nell’ostacolo di
luppo economico. Un altro grave fe- “ingigantita da motivi di sicurezza che barriere ideologiche insuperabili, di
13
nomeno è lo smisurato e “intollera- mortifica lo slancio di cooperazione so- barriere tariffarie e di mercato”; b) i mi-
bile” debito pubblico dei paesi sot- lidale tra tutti per il bene comune del lioni di profughi che “per guerre, ca-
tosviluppati. La grande offerta di ab- genere umano”. “Un cambiamento nei lamità naturali, persecuzioni e discri-
bondanti capitali disponibili perché due blocchi potrebbe riconvertire le ri- minazioni di ogni tipo… non riesco-
venissero investiti in attività per lo svi-
luppo, “cambiate le circostanze, han-
no costituito un congegno contro-
producente, un freno e un’accentua-
zione del sottosviluppo”.
sorse e gli investimenti destinati agli
armamenti per alleviare la miseria del-
le popolazioni indigenti”. Di qui l’af-
fermazione che una funzione di gui-
da tra le nazioni si può giustificare solo
no a trovare più un focolare”; c) il ter-
rorismo che non è mai giustificabile.
A queste tre piaghe l’enciclica ag-
giunge che un concetto errato e per-
verso di sviluppo umano nelle cam-
pagne “sistematiche” contro la natalità
porta “le popolazioni più povere a su-
L’allargamento del fossato fra il Nord e il Sud del mondo porta a situazioni
di grande ingiustizia (Villaggio di Nyingnang - Etiopia).
bire maltrattamenti”.
ASPETTI POSITIVI
Dopo tante ombre, il Papa si sof-
ferma su alcuni aspetti positivi della
situazione: a) “la piena consapevo-
lezza di tanti uomini e donne della di-
gnità propria e di ciascun essere uma-
no”; b) la convinzione di una radica-
le interdipendenza, poiché ci si sente
chiamati ad un “comune destino”; c)
il rispetto per la vita e la preoccupa-
zione concomitante per la pace; d) la
consapevolezza “dei limiti delle risorse
disponibili” e insieme “la preoccu-
pazione ecologica”; e) l’impegno di
molti, con sacrifici personali, a risol-
vere i mali del mondo; f) le grandi or-
ganizzazioni internazionali.
(Continua)
BS GENNAIO 2010

2.4 Page 14

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ATTUALITÀ
GENERAZIONE di Antonio Giannasca
DIGITALE, SCUOLA E...(3)
Alcune riflessioni finali
sul rapporto tra nuovi
media, scuola e la
competitività che la
“generazione digitale”
sembra non avere
rispetto alle generazioni
precedenti. È già tardi
per rimediare? E i nuovi
media influenzeranno
14 sempre di più la nostra
sfera sociale,
comportamentale
ed emozionale?
Ma, soprattutto…
è tutto vero?
GENNAIO 2010 BS
La scuola ha reintrodotto – per
fortuna – gli esami di ripara-
zione dopo ben 15 anni, se non
ricordo male. Ma negli ultimi
anni della loro onorata carriera non è
che servissero a molto. Già alla fine
degli anni ’80, inizio anni ’90, era
una battaglia con il preside e con i
colleghi del consiglio di classe per
non rimandare nessuno a settembre.
Allora, sapete che facciamo? Abolia-
mo gli esami di riparazione e creia-
mo un bel sistema di crediti e debiti,
all’americana, dove chi ha debiti li
deve estinguere entro… (sì, ma li
estingue?), seguendo dei corsi estivi
(eh, proprio… li voglio vedere!...)
ovviamente senza fondi e svogliata-
mente da parte di alunni e professori.
In una trasmissione televisiva tempo
fa si diceva che per un caso o scher-
zo del destino la generazione “senza
esami di riparazione” coincide più o
meno con la nostra “generazione di-
gitale”, e continuava, considerando
gli effetti negativi dell’abolizione de-
gli esami di riparazione, “ci siamo
persi una generazione” dal punto di
vista della competitività sul mercato
e dal punto di vista della capacità di
rapportarsi competitivamente con la
generazione precedente. Sarà una
coincidenza? A questo punto sarebbe
troppo facile fare l’equazione “gene-
razione digitale = meno preparazione
della precedente = perdita di compe-
titività”: è come fare 2 più 2. Para-
frasando il titolo di un film di qual-
che tempo fa direi: “Cercasi genera-
zione digitale… disperatamente”.
RECUPERARE?
Tornando seri, è vero che da mol-
te voci in ambito scolastico ultima-
mente si sentono appelli a “boccia-
re, bocciare” per recuperare il diva-
rio di questi 15 anni. Forse è un po’
troppo rispetto al buonismo impe-
rante finora, ma se tutta questa ana-
lisi è corretta, forse i buoi sono già
scappati dalle stalle o hanno appena
aperto la porta… così c’è già qual-
che aspirante dentista che non vede
l’ora di mettere mano ai vostri den-
ti, qualche neo-ingegnere che maga-
ri si appresta a progettare un bel
ponte – non quello dei vostri denti –
o una bella casa antisismica… e
qualcun altro che si appresta a en-
trare (o c’è già entrato) nel corpo di-
rigente dello Stato o di grandi
aziende private. Avrete certo sentito
di quel manager di una grande
azienda di telecomunicazioni che a
una convention parlava “della fol-
gorante vittoria a Waterloo di Napo-
leone”1. Certo, c’è anche da dire che
i modelli culturali e le prospettive di
carriera proposte in tutti questi anni
ai nostri ragazzi non hanno certo
privilegiato valori come l’impegno,
La scuola ha reintrodotto
gli esami…

2.5 Page 15

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lo studio, i sacrifici, quanto i facili cebook. Dal marketing della persona
successi e i soldi a ogni costo. Così (i grossi social network hanno alle
non mi meraviglio dello spettacolo spalle colossali meccanismi di elabo-
desolante presentato qualche tempo razione che spiano e immagazzinano
fa a Report, popolare trasmissione tutti i nostri comportamenti per ven-
di RAITRE, che mostrava le aule di derli alle aziende che fanno ricerche
Fisica della Sapienza quasi vuote di mercato) ai favori sessuali di ado-
(mi chiedo: ci sarà un motivo?), e lescenti che si concedono in cambio
dove si parlava dei frequentatori di di ricariche del cellulare, alle web
Ingegneria e Matematica in forte ca- cam girl, ragazze che si spogliano in
lo… È da parecchio tempo che ven- rete per pagarsi gli studi o arrotonda-
gono proposti come vincenti i mo- re le loro entrate. La cultura si sta ra-
delli dei manager rampanti esperti pidamente trasformando e non ci
di new economy e di finanza… sembra che quella assimilata dai no-
Guarda caso proprio le due “bolle stri ragazzi sia migliore di quella as-
speculative” scoppiate nell’ultimo similata dalle generazioni precedenti,
decennio! E come si diceva sempre anzi, ci inquieta non poco la prospet-
Sopra: la generazione “senza
esami di riparazione” coincide più
o meno con la nostra “generazione
digitale”.
in quella trasmissione, con buona tiva di una generazione digitale più
pace dello studio delle materie ignorante della precedente e lasciata
Sotto: I modelli culturali proposti
ai nostri ragazzi non hanno certo
scientifiche… tanto sono in arrivo in balia dei nuovi media. Partendo
milioni di ingegneri, fisici e mate- dal presupposto che i giovani sono
matici indiani e cinesi… ci pense- gli utilizzatori naturali di queste tec-
privilegiato valori come l’impegno,
lo studio, i sacrifici, quanto i facili
successi e i soldi.
ranno loro a fare ricerca e svilup- nologie, c’è il rischio di creare una
pare la tecnologia al posto nostro! spaccatura sempre maggiore nella chiudere con un’altra provocazione,
società e di allontanarle dalle genera- forse più estrema… Pensate possa
ARMA A DOPPIO TAGLIO zioni adulte. È necessario capire i costituire un pericolo il fatto che le
giovani dal punto di vista dell’utiliz- cyber-relazioni influenzeranno sem- 15
I nuovi media, dunque! I ragazzi zo della tecnologia e del linguaggio pre più relazioni e comportamenti
digitali hanno in mano un’arma for- per fondare una nuova pedagogia, nella vita reale? Invece di parlarci
midabile che i loro padri – e ancor che sappia inglobare questi nuovi va- tramite Messenger a pochi metri di
più i nonni – conoscono appena. Ma lori e trasformarli in un patrimonio distanza, come le due ragazze con
è un’arma a doppio taglio e può far che le stesse nuove generazioni po- cui ho aperto la prima puntata, riu-
male a chi la usa. Gli esempi sono tranno trasmettere tra qualche anno. sciremo a trovare due minuti per
tanti di quello che chiamo “il lato
scambiare due sane parole? E nei
oscuro della forza”: avrete certo sen- OGGI DON BOSCO
tito parlare di gente ricattata o che ha
nostri rapporti reali, emozionali,
emotivi, saremo sempre in grado di
perso il posto di lavoro per aver mes- Oggi Don Bosco sarebbe in prima liberarci dalla mediazione della ta-
so delle foto o dei commenti su Fa- linea, come allora lo fu per la stam- stiera, che diventerà sempre più in-
pa, e opererebbe con gli stessi crite- vasiva? Sapremo ancora guardarci
ri. Come si sa voleva essere all’a- in faccia e dire “ti amo”, oltre che
vanguardia, e lo fu, ma produceva scriverlo su un SMS, magari abbre-
stampa educativa tanto che “purga- viato in tvb2 per non esporre com-
va” persino i classici. Le scuole sa- pletamente i nostri sentimenti? Noi
lesiane, longa manus del loro fon- di altra generazione l’abbiamo sa-
datore, non possono non fare la puto fare (non avevamo altro!). Le
stessa cosa. È indispensabile capire nuove tecnologie, inducendoci a uti-
la generazione digitale ma è altret- lizzare soltanto 146 caratteri per co-
tanto urgente saperla indirizzare per municare tramite SMS, inducendoci
il buon uso dei formidabili mezzi a scrivere in maniera sintetica nelle
che pone in mano ai ragazzi, anche i e-mail e sul web, non ci staranno fa-
più piccoli! E per sintetizzare quan- cendo diventare “dei tirchi” anche
to detto in tre puntate sulla “genera- nell’oralità, nella scrittura e soprat-
zione digitale”, filo conduttore di tutto nei sentimenti? Si attendono
queste riflessioni in libertà, vorrei critiche e smentite!
ٗ
I ragazzi digitali hanno
in mano armi formidabili…
che possono far male
se mal usate.
1 http://www.youtube.com/watch?v=D5FSE_
m3OOU
2 tvb = ti voglio bene, nel gergo sincopato de-
gli SMS.
BS GENNAIO 2010

2.6 Page 16

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BOX
redazionale
BARI, ITALIA
FRATERNITÀ MAMMA
DI DON BOSCO -
FMDB
Un altro gruppo, un’altra si-
gla, un altro logo. Nasce 10
anni fa a Bari dall’idea di una
vedova, la signora Gaetana
Ancona, da sempre vicina
all’opera salesiana e a Don
Bosco, da sempre ammiratri-
ce della splendida mamma
del santo dei giovani, colei
che ha voluto seguire il figlio
a Valdocco per diventare la
mamma dei suoi marmocchi.
Mamma Margherita ha scelto,
dopo la morte del marito, di
rimanere vedova e dedicarsi
prima ai suoi figli e alla casa,
poi ai numerosi figli del suo
figliolo, che li aveva raccolti
per le strade e i luoghi di la-
voro di Torino abbandonati a
se stessi e per loro aveva
comprato una casa. Il gruppo
FMDB è partito da questa
storia. Alcuni salesiani, come
don Vincenzo Recchia, don
Rosario Adamo e altri, hanno
incoraggiato il cammino. Il
primo raduno, che potremmo
chiamare “di fondazione” è
avvenuto ad Andria il 28 giu-
gno 1999. Nel 2001 è stata
elaborata la Carta della Fra-
ternità, il documento base. In
seguito è nato lo Statuto e nel
2006, precisamente il 13
maggio, festa di Nostra Si-
gnora di Fatima, l’arcivesco-
vo di Bari-Bitonto con proto-
collo 21/06/D.A.S. riconosce-
va l’associazione di fedeli lai-
ci FMDB. È una fraternità di
vedove che prende linfa diret-
tamente dalla grande radice
rappresentata da Margherita
Occhiena Bosco, vedova a 25
anni, una vedova feconda e di
grande aiuto alle origini della
Famiglia Salesiana.
16
ONNA, ITALIA
DAL TERREMOTO
È capitato a Onna, dove il
terremoto non ha risparmiato
nessuno. È venuta giù anche
la chiesa con il resto del pae-
se. Molti hanno gridato:
“Dov’è Dio?”. Quel giorno
(quattro mesi dopo il disa-
stro) i vigili stavano scavan-
do proprio nella chiesa sven-
trata, quando il bobcat di
uno di loro si arresta im-
provvisamente: “C’è qualco-
sa!”… Ed ecco uscire dalle
macerie il tabernacolo, ille-
so. Dov’è Dio? Eccolo! An-
che lui terremotato, sepolto
sotto le macerie silenziose e
pesanti, come tutti gli altri,
Eccolo a condividere fino in
fondo la sofferenza della
gente (Salvatore Alletto).
L’URNA DI DON BOSCO SOSTA IN BRASILE DAL 6
AL 20 GENNAIO A CAMPO GRANDE, POI A RECIFE.
BREVISSIME DAL MONDO
ROMA. Dal 24 gen-
naio sarà visitabi-
le presso il brac-
cio Carlo Magno
in Piazza San
Pietro la mostra
del IV centena-
rio di padre Mat-
teo Ricci, il ge-
suita maceratese
(1552-1610) che di-
venne mandarino per
diffondere il Vangelo
in Cina. 150 le opere espo-
ste divise in cinque sezio-
ni: “Matteo Ricci:
da Macerata a Ro-
ma”, “La Com-
pagnia di Gesù
e le missioni in
Oriente”, “Una
generazione di
giganti: l’opera
scientifica e geo-
grafica dei Ge-
suiti”, “La Cina al
tempo di padre Mat-
teo Ricci” ed “Eredità
religiosa e culturale di pa-
dre Matteo Ricci”.
CITTÀ DEL VATICANO.
“Guerra alla guerra”, è un
film del 1948 di Romolo
Marcellini e Giorgio Simo-
nelli. La pellicola, piutto-
sto deteriorata, è stata rin-
venuta recentemente nella
Cineteca Nazionale. In
Vaticano non sapevano
della sua esistenza. Si trat-
ta di un film crudo, ma ve-
ritiero, da cui emerge l’o-
pera di Pio XII. Ha aperto
la residenza di Castel
Gandolfo agli sfollati, tra-
sformando le grandi sale
del palazzo apostolico in
dormitori per donne e
bambini. Fece creare a
piazza San Pietro e piazza
San Giovanni in Laterano
mense per sfamare la po-
polazione sempre più in
difficoltà a causa della
guerra. Il film è un’altra
risposta a chi tenta di de-
nigrare il grande Papa del-
la Guerra che non si sa-
rebbe mosso per aiutare la
gente, ebrei compresi.
GENNAIO 2010 BS

2.7 Page 17

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a cura del direttore
VILNIUS, LITUANIA
Bambini e animatori della
parrocchia Don Bosco di
Vilnius hanno festeggiato
l’apertura dell’anno orato-
riano. Circa 200 ragazzi si
sono radunati per la mes-
sa, la festa, i giochi, i can-
ti, la lotteria. Ha reso più si-
gnificativa la cerimonia la
presenza di don Pierfausto
Frisoli in visita straordina-
ria. I ragazzi hanno fatto a
gara nel festeggiare il Con-
sigliere, facendogli dono di
una preziosa raccolta di fo-
tografie artistiche del loro
Paese.
GOZO, MALTA
La statua che si pone da-
vanti alla casa delle suore
FMA di Corso Repubbli-
ca in Victoria Gozo, per la
festa dell’Assunta, è sta-
ta rinnovata dal famoso
pittore/scultore Michael
Camilleri Cauchi. L’aveva
scolpita anni fa. Gli insulti
del tempo hanno suggeri-
to di restaurarla. Accanto
a Don Bosco si mettono
anche altre statue di san-
ti devoti della Madonna
come san Bernardo, il
beato Duns Scoto, san
Cirillo, ecc.
17
FIGLINE VALDARNO,
ITALIA
Gli oratori non possono fa-
re a meno degli animatori.
Senza di loro tante attività
crollerebbero, tanti ragazzi
si allontanerebbero. Don
Bosco si è servito dei gio-
vani per evangelizzare i
giovani e con un gruppo
scelto di essi ha addirittu-
ra fondato la sua congre-
gazione. Erano tutti giova-
nissimi: c’era chi aveva
solo 15 anni. Nella foto il
gruppo animatori di Figline
Valdarno. Hanno scelto di
chiamarsi P.A.D.O.S. (pic-
coli animatori dell’oratorio
salesiano).
PORTICI, ITALIA
“La società dell’Allegria”
è una compagnia teatra-
le di ispirazione salesiana
che crede nelle possibili-
tà educative del teatro. È
proprio questo che conti-
nua a fare come faceva
Don Bosco, a operare
gratis, unicamente per
fare del bene, per anima-
re, per educare. Il gruppo
si offre per recitare in par-
rocchie, chiese, associa-
zioni culturali, movimen-
ti, scuole… È, senza om-
bra di dubbio, una bella
realtà educativa.
ROMA, SAN PIETRO
Il primo novembre u.s. si è
svolta la 2° edizione della
Corsa dei Santi” promos-
sa dalla “Fondazione Don
Bosco nel mondo” con il
motto “libera un bambino
soldato”. Stavolta, com’è
costume salesiano, prima
della grande kermesse la
Fondazione ha offerto agli
oltre 350 ragazzi degli ora-
tori salesiani arrivati da va-
rie parti d’Italia la Messa
festiva, celebrata nella Ba-
silica vaticana dal Rettor
Maggiore don Pascual
Chávez.
CHIANG MAI,
THAILANDIA
La grande ONG “Signis”,
nata per diffondere attra-
verso i mezzi della comu-
nicazione i valori cattolici
nel mondo, nel corso del-
l’assemblea dei delegati
della Regione del Pacifico,
svoltasi in ottobre, ha elet-
to come suo presidente il
sacerdote salesiano don
Ambrose Pereíra, direttore
della casa salesiana di Ho-
niara, Isole Salomone, che
gestisce una scuola tecni-
ca, un centro agrotecnico
e un oratorio.
BS GENNAIO 2010

2.8 Page 18

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M ESE DON BOSCO
DON BOSCO
IN POESIA Redazionale
Don Bosco è un prete parti-
colare, uno vicino alla gen-
te e ai giovani, tanto che è
ben difficile sentirlo chia-
mare come tutti gli altri santi. Lui è
solo “Don Bosco”. Prete sempre,
come ha spiattellato in faccia al mi-
nistro Ricasoli senza tante sotti-
gliezze. Si è guadagnato anche la
simpatia dei ragazzi dell’era infor-
matica. In redazione ci giungono
due poesie: “Caro Don Bosco” di
Carlotta Sperandeo della III media
di Mussotto d’Alba (CN) e “A Don
Bosco” di Angelica Domenicale
della III media di Neive Borgonuo-
vo (CN). Ce le ha inviate il prof.
don Paolo Doglio di Barbaresco. Ve
le proponiamo nel mese che i sale-
siani dedicano al santo dei giovani,
morto il 31 gennaio 1888.
ٗ
>> CARO DON BOSCO:
Vogliamo sentirti accanto, vicino
con quell’entusiasmo da eterno ragazzino.
Tra i nove e i dieci anni un sogno misterioso,
una donna splendente con un manto maestoso.
Tu non capivi ma ti indicava la strada, la missione,
18
quello che in futuro sarebbe stato il tuo campo di azione,
di prenderti cura della gioventù povera e abbandonata,
“Renditi umile, forte e robusto”, si era raccomandata.
Con l’aiuto prezioso di tua mamma Margherita,
hai dato un senso profondo alla tua vita;
da animatore sui prati dei Becchi
hai spiccato il volo e sei diventato un sacerdote coi fiocchi
e con l’esempio e il messaggio di Gesù nel cuore
la goccia di un fiume è diventata mare!
Nella Torino invasa dalla rivoluzione industriale
il primo Oratorio era un semplice incontro settimanale,
ma il piacere di stare insieme ai tuoi ragazzi era troppo forte
e l’Oratorio tutti i giorni apriva le sue porte.
Nel progetto del Signore ormai ti eri buttato a piene mani,
per formare “onesti cittadini e buoni cristiani”.
GENNAIO 2010 BS
>> A DON BOSCO:
Il tuo amore è la luce che ci illumina gli occhi,
il sentiero sul quale hai camminato
è una traccia che conduce al bene.
Le tue mani sono sempre tese
e pronte ad accogliere i bisognosi.
La tua voce trasforma
la zizzania in rosa,
le nuvole in sole,
le lacrime in un sorriso.
Caro Don Bosco,
per quanto il tempo sia passato,
tu sarai sempre il portatore del bene
e il fratello di tutti noi.

2.9 Page 19

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UNA BOTTEGA
DI QUALITÀ Redazionale
Centinaia di statue
di Don Bosco, Maria
Ausiliatrice, Domenico
Savio sono partite da
Roma/Frattocchie dirette
in ogni parte del mondo…
Madagascar, Senegal, Rwan-
da, Argentina, Togo, Gui-
nea, Belgio, Cile, Cina,
Slovenia, Spagna, Angola,
Albania, Congo, Filippine, Gabon,
liana di Arte Sacra” sono sparse un
po’ in tutto il mondo, lavorate in bron-
zo, marmo, legno, vetroresina, cera-
19
Giappone, Guatemala, Haiti, Kenia… mica, pietra… Figure non statiche, ine-
Le statue “salesiane” di una prestigiosa spressive, lontane, ma vive, che “in-
“bottega artigiana”, ora “Società Ita- vitano alla riflessione e alla preghie-
ra”, come sottolineano con convin-
zione i titolari della celebre azienda ar-
tistica, che tengono alla “qualità più che
alle logiche di mercato”.
>> Titolare dell’azienda è la fami-
glia Conti fin dalla sua nascita, nei
primi anni Sessanta del secolo XX, a
opera di Corrado Conti, come “botte-
ga artigiana”. Subito divenne luogo
di incontro di artisti e architetti, data
la notorietà della famiglia i cui mem-
bri erano importanti esponenti della
pittura sacra fin dai primi del Nove-
cento. Veri artisti e dotati di grande
creatività, essi hanno man mano al-
largato il loro campo d’azione. Oggi i
grandi laboratori comprendono mo-
saico, decorazione, doratura, restauro
e molto altro.
>> La loro fantasia creativa si è aper-
ta alle suppellettili sacre: calici, patene,
pissidi, ostensori, ampolline, altari,
croci astile, candelabri, pastorali, reli-
quiari, acquasantiere, amboni…
Della ditta è, tra le altre cose, il “Cristo
degli Abissi”, in fibra di vetro, che “vi-
gila” sui fondali di Santa Marinella a una
sessantina di chilometri da Roma. ٗ
BS GENNAIO 2010

2.10 Page 20

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VIAGGI
SOGNI
AVVERATI? (a)
di Giancarlo Manieri
Al termine della vicenda
umana di Zeffirino
Namuncurà, ecco
qualche appunto
ancora su alcune opere
salesiane della sua terra.
ho pensato che forse i salesiani era-
no riusciti a rendere vero ciò che
Don Bosco aveva pre-visto. L’escur-
sione in territorio mapuche mi ha
spalancato aspetti del tutto inaspetta-
ti. Come quando mi sono trovato…
alla periferia di BARILOCHE, tri-
ste barrio di baracche sgangherate
abitato da persone ancor più sgan-
gherate, perdute nella violenza, nella
droga, nella prostituzione, nel bulli-
smo gratuito, nell’alcolismo… Pro-
prio lì in mezzo ho trovato anche la
“baracca” dei salesiani. Sbalordito
20
da tanta povertà condita tuttavia con
dignità e allegria. L’intervista la si
può immaginare: storie che raccon-
tano ogni tipo di assurdità. Ma è su-
perfluo scriverne, tanto la povertà,
anzi la miseria è uguale dovunque:
Bariloche: la baracca e i salesiani assieme al vescovo monsignor Maletti
tutto il mondo è Paese. Lì ci ha rag-
(2° da sinistra. Il primo è l’autista Ramon, l’ultimo a destra è don Piero Santilli). giunto il vescovo della diocesi,
monsignor Maletti. “Monsignore co-
me vede i salesiani in questo bar-
Don Bosco fece due sogni
sulla Patagonia. Il primo lo
raccontò al papa Pio IX
nell’aprile 1876. Il secondo
lesiani. Del resto, il secondo sogno
gli confermò la bontà della scelta.
Lo fece anni dopo, nel 1883, quando
già don Cagliero era stato eletto pro-
rio?”. “Come eroi. Questa periferia è
il fior fiore della mia diocesi, e i sa-
lesiani hanno occupato interamente
il mio cuore”.
lo narrò ai membri del III Capitolo vicario della Patagonia e don Fagna- A JUNIN DE LOS ANDES, la
Generale riuniti a Valsalice. Come si no prefetto apostolico. Vide un gran città di Laura Vicuña, dove morì Ma-
sono concretizzati? È la domanda numero di persone e “selvaggi verdi nuél Namuncurá e vi fu sepolto in un
che avevo in testa, partendo per e insipidi perché non conoscevano la luogo rimasto segreto, ho scoperto
l’Argentina, in visita ai territori di vera religione”, da evangelizzare at- che i salesiani sono non solo bene-
Ceferino. Li avevo letti, i sogni, co- traverso sangue e sudore.
meriti, ma anche famosi. Uno di lo-
me preparazione al viaggio e vedevo
ro, il padre Genesio Ponte, sacerdo-
– immaginavo – le “scabrose monta-
gne”, le “schiere di uomini di un’al-
BARILOCHE –
te, ingegnere, medico, maestro, mu-
sico, agricoltore, meccanico, apicol-
tezza e statura straordinaria, di un JUNIN DE LOS ANDES
tore e cacciatore, per 20 anni diretto-
aspetto feroce, con i capelli ispidi, di
re del collegio, fu per 15 anni sinda-
colore abbronzato nerognolo”, che Man mano che la vettura messaci co della cittadina, uno dei migliori
squartavano e tagliavano a pezzi” i a disposizione dall’ispettore ci scari- che abbiano avuto, che si è reso be-
poveri missionari. Don Bosco si cava presso le varie opere salesiane nemerito per le molte opere pubbli-
convinse che questo era il nuovo in territorio mapuche, mi rendevo che, progettate e portate a termine. I
campo di lavoro approntatogli dalla sempre più conto dello sforzo imma- salesiani a Junin vivevano arrangian-
Provvidenza, perché nel sogno vide ne dei figli di Don Bosco per realiz- dosi tra caccia, pesca e raccolta di pi-
che la ferocia dei “selvaggi” si zare i sogni del fondatore. Ho visto gne. Avevano anche un toro che tutti
fermò solo di fronte a missionari sa- e visitato opere di grande spessore e chiamavano “el toro de Don Bosco”;
GENNAIO 2010 BS

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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ma a lungo andare divenne solo
Don Bosco”. Un animale un po’
troppo indipendente e intraprenden-
te, che se ne andava in giro per le vie
e la piazza a far danni… Finché, per
evitare rimbrotti dalle autorità e dalla
popolazione, i salesiani dovettero
matarlo”. E la gente ripeteva in gi-
ro: “ Han matado a Don Bosco!”.
Don Bosco está muerto!”. Se lo so-
no mangiato le centinaia di ragazzi
di umile condizione ospitati nel col-
legio… per loro fu una gran festa.
VILLA REGINA - ZAPALA
Il territorio dove sorge VILLA
REGINA era abitato da coloni ita-
liani e austriaci. Il nome è quello di
Regina Pacini, cantante lirica (figlia
del baritono Pietro Pacini, italiano)
Collegio di Stefenelli e… don Stefenelli.
che sposò Marcelo de Alvear dive-
nuto dal 1922 al 1928 presidente
dell’Argentina. La pluri/opera sale-
siana (ci sono ben sette scuole in al-
trettanti complessi) fu fondata da
don César Rondini, formidabile or-
ganizzatore, cui hanno dedicato un
museo. Una delle scuole più difficili
fu ed è quella del barrio Antártida
con 500 alunni, figli di immigrati
cileni fuggiti al tempo della dittatu-
ra di Pinochet. Un altro salesiano
prima di lui, il padre Marcello Gar-
din, aveva innalzato la chiesa, co-
struito la scuola professionale e un
asilo a forma di favoloso castello
per i bambini: delicatezza di un sa-
lesiano! A Villa Regina ho visto
bambini e ragazzi ovunque nei vari
plessi scolastici. Nella cittadina, 30
mila abitanti circa, i salesiani sono
considerati una manna del cielo.
Un’altra sorpresa fu ZAPALA,
cittadina dispersa in mezzo alla
pampa. Il collegio salesiano gestisce
scuole di arti e mestieri per i più po-
veri che provengono dalle comunità
disperse nei dintorni. È un vero
re, e uno splendido santuario di Ma-
ria Ausiliatrice. Don Stefenelli di-
venne popolare per l’osservatorio
meteorologico da lui costruito, i dati
inviati regolarmente in Italia, le mi-
nuziose descrizioni della flora e fau-
na patagoniche, la scuola agricola di
120 ettari, e soprattutto l’epica im-
presa di trasformare un deserto in un
giardino con la costruzione di un ca-
nale di 35 km che si rivelò una
splendida opera di ingegneria e il tra-
sporto di un motore di sei tonnellate
attraverso il deserto per 600 km con
21
Villa Regina: il castello voluto
dal padre Rondini.
avamposto missionario per mapu- due carri e 36 buoi…
che e creoli (incroci tra soldati spa- PATAGONES, invece, si trova
gnoli e aborigeni). I salesiani cura- sulla sponda sinistra del Rio Negro.
no 8 comunità di mapuche. Nella Fu la prima parrocchia della Patago-
comunità salesiana don Renzo Bal- nia e don Giuseppe Fagnano ne fu il
do usa il pirografo come un pennel- fondatore e il primo parroco. Il suo
lo e crea veri capolavori. Mi è parsa gregge era costituito dagli abitanti
un’opera di… alta salesianità.
di tutte le colonie e le tribù tra il Rio
Negro e il Rio Colorado. Infaticabi-
STEFENELLI – PATAGONES
le esploratore e missionario, penetrò
in regioni ancora inesplorate, scoprì
Stefenelli è un borgo di poco meno un lago a cui diedero il suo nome,
di duemila abitanti il cui nome uffi- convertì migliaia di indi. Presso
ciale è “PADRE ALESSANDRO l’attuale cattedrale da lui costruita,
STEFENELLI”, un salesiano trenti- si conserva l’atto di battesimo origi-
no. Un busto nel cortile del collegio nale del beato Ceferino Namuncurá
ne consacra la celebrità. L’istituto ed è stato allestito un museo dedica-
custodisce la cappella dove si sposò, to a monsignor Cagliero, ma non è
dopo la definitiva conversione, il in ottimo stato. Il collegio “San
vecchio Manuel Namuncurá ultraot- Francesco” ha scuole infantili, ele-
tantenne con una donna di 38 anni, mentari, secondarie e commerciali,
lasciando libera la mamma del beato c’è anche la parrocchia e, natural-
Il Collegio a Zapala, cittadina
Ceferino. C’è anche un museo con mente, l’oratorio.
isolata in mezzo alla Pampa.
interessanti reperti, ma da ristruttura-
(Continua)
BS GENNAIO 2010

3.2 Page 22

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LETTERA
G AI IOVANI
C’È UNA STRADA TRACCIATA
PER CIASCUNO
Ci sto
“Se incontri il tuo futuro, digli di non
venire”.
È un libretto curioso. In pratica
ti dice: “Ho paura del futuro”.
“La vita è come la pioggia.
Aspetto che finisca”. L’ho
sentita in bocca a un
conferenziere. Anche qui
il messaggio è chiaro:
“Ho paura della vita”.
22 Sulla bocca di una mamma
trepidante e pure lei
prigioniera di una paura:
“È un bravo ragazzo.
Ho paura che voglia diventare
sacerdote”. Il sogno di un figlio
e la paura di una madre possono
coesistere.
Vorrei da queste righe farti amare
il futuro, la vita e il tuo sogno.
Avere un sogno fa bene. È un nutrimento. Come
il cibo nutre il corpo, così il sogno fa crescere
l’anima. Senza cibo è fame, senza traguardi è
deserto.
Vita e sogno vanno a braccetto. Sono le gambe
che ti permettono di camminare.
Il futuro è già in azione nei tuoi pensieri, nei tuoi
affetti.
Tra presente e futuro c’è continuità. Se il tuo
presente è ricco, anche il tuo futuro lo sarà.
Se sei in ordine, anche il tuo domani esprimerà
equilibrio, armonia.
Mi sento onorato di poterti seguire in quest’anno
consegnandoci mese per mese un’emozione, uno
scambio di energia.
Ti penso come un aquilone che vola alto alto.
Mi tengo stretto tra le mani il filo per non
lasciarti in balia dei venti.
Saremo distanti: tu nell’azzurro cielo,
io giù con i piedi in terra. Distanti
e uniti; lontani e vicini; coinvolti
nello stesso dono: diventare
prete.
Ci stai? Ci sto.
Non ho paure da cui
difendermi.
Amo tanto Gesù, la vita e
il futuro.
Se ami non c’è che amore
dentro e fuori di te.
Oggi e domani. Di giorno e
di notte.
Se sei giovane, non dirai come
Agostino: “Troppo tardi ti ho
conosciuto”.
Se sei avanti negli anni, ti dico:
“Non è mai troppo tardi”.
Carlo Terraneo
carloterraneo@libero.it
UON
NNO
GENNAIO 2010 BS

3.3 Page 23

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IDLI TDEAOTNROBOSCO T(oOrPin. oE,DT.iVp,. pdairgegt.ta10d1a Pss..D).eDAugeoastttiin.i, 1853 (Letture Cattoliche, anno I, fase. XIX, dicembre).
UNA DISPUTA
TRA UN AVVOCATO
ED UN MINISTRO PROTESTANTE
Michele Novelli
Nel 1848 re Carlo Alberto riconosce a protestanti ed ebrei parità di diritti civili,
compreso quello di far proselitismo. I Valdesi lanciano subito una forte campagna:
giornali, conferenze, aiuti in denaro, ecc. La gente povera, compresi molti ragazzi
di Don Bosco, ne erano ‘accalappiati’. Don Bosco capì il pericolo e fece stampare
gli “Avvisi ai Cattolici” mettendo in guardia. Le “Letture Cattoliche” prendono l’avvio 23
in questo clima e per questo scopo; libretti agili e di facile lettura, stampati in migliaia
di copie. Questa iniziativa editoriale incontrò un successo straordinario, sebbene avesse
avuto non pochi problemi all’inizio: nessun vescovo era disposto all’approvazione
ecclesiastica (“cosa pericolosa lanciarsi in battaglia coi protestanti”), tranne, dopo
reiterate insistenze, il vescovo di Ivrea. Don Bosco più volte aveva respinto lusinghe
e tentativi di corruzione e… attentati. Chi lo difese fu il suo “angelo custode”,
il “Grigio”, un cane che sbucava all’improvviso, non si sa da dove.
Per comunicare ciò che più gli stava a cuore, Don Bosco si avvaleva del teatro.
Ecco, allora, nascere questo dramma con la precisa intenzione
di mettere in guardia i suoi giovani.
Disputa tra un avvocato
ed un ministro protestante,
disegno di Alarico Gattia.
BS GENNAIO 2010

3.4 Page 24

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Io (Isidoro) e il signor Ferdinando ci Cattolica, non ha difficoltà a
siamo adoperati per calmarlo; e per controbattere sostenendo che tra
riuscirvi l’abbiamo condotto in
Gesù Cristo e Lutero intercorrono
casa. Divenuto alquanto padrone 1500 anni, in cui non si hanno
di se stesso, assicurò che egli e
tracce della Chiesa Riformata, che
molti altri suoi amici eransi fatti
pure, se vera Chiesa, dovrebbe
protestanti per convinzione, e che essere stata visibile: “Quindi i
non avrebbero abbandonata tale protestanti potranno dire di trovarsi
religione finché non si fosse venuto nella Chiesa di Calvino e di Lutero,
ad una pubblica disputa, in cui si ma non mai in quella di Gesù
fosse discusso e provato che la
Cristo” (Secondo atto, scena V,
religione cattolica fosse migliore pag. 64). Non potendo obiettare
del protestantesimo. Risi allora e molto di più, prima Gozan, poi gli
voleva fargli ciò vedere con poche altri due ministri che tentano di
parole, ma quegli si rifiutò,
intervenire, sono costretti con
adducendo che tale disputa voleva molto impaccio, a lasciare la sala
sentirla tra un cattolico ed un
della disputa. Alessandro, che ha
Il libretto teatrale (64 pagg.)
che riporta il lavoro di Don Bosco,
edito da “Amicizia Cristiana”
nel 2009. 66100 Chieti -
Via A. Aceto n. 18;
fax 0871 404798; cell 338 2550568.
ministro protestante. Abbiamo
aderito; egli tosto si recò dal sig.
Gozan, pastore, il quale accettò
bensì la sfida, ma ci pose per
condizione assoluta che egli non
voleva disputare con preti, né
assistito al dibattito insieme al figlio
Luigi, rimane fortemente colpito
della forza delle argomentazioni
cattoliche. Anzi l’avvocato Roberto
aggiunge per completezza altri
argomenti sul valore della Bibbia,
voleva che ci fossero preti ad
sulle caratteristiche necessarie della
INTERLOCUTORI: Roberto,
avvocato; Testadoro, calzolaio
e portinaio; Ferdinando, padrone
24 di casa; Isidoro, di lui amico;
Alessandro, apostata e padre
di Luigi; Gozan, ministro
protestante; Vatson e Milner,
viceministri; Ermanno e Bernetti,
discepoli di Gozan.
SCENA: Il primo atto è
ascoltare (Primo atto, scena IX,
pagg. 30-31).
Dopo i preliminari di rito, la
disputa, che avviene per buona
parte del secondo atto, ha per
tema l’identità della Chiesa
Riformata come vera Chiesa
fondata da Gesù Cristo.
L’avvocato Roberto, chiamato a
sostenere la difesa della Chiesa
vera Chiesa (una, santa, cattolica
apostolica) che convincono
definitivamente l’apostata ad
abiurare e a riconciliarsi con la
famiglia.
Il teatro si conclude con un tenero
quadretto familiare.
PREMESSA AL TESTO
SCRITTO
rappresentato nell’atrio della casa
del signor Ferdinando. Il secondo
in una sala del medesimo.
Don Bosco subì parecchi attentati
(dipinto di Alarico Gattia).
AL LETTORE. Le prove fatte dai
figli che intervengono all’Oratorio
di S. Francesco di Sales per
rappresentare questo dramma e la
SOGGETTO: Un certo Alessandro
soddisfazione dimostrata da quelli
Piatelli, per bisogno e per
che trovaronsi presenti, fanno
disperazione, si fece protestante
pensare che non debba riuscire
e voleva pure obbligare tutta la
discaro ai nostri lettori l’inserirlo
famiglia a seguire il suo esempio.
in una dispensa delle Letture
La moglie di lui e una sua figlia
Cattoliche. I fatti che riguardano
fuggirono di casa. Eravi ancora un
alla famiglia di Alessandro, sono
ragazzetto di 14 anni, che il padre
storici; la disputa poi, è un tessuto
voleva pur costringere a farsi
di fatti ugualmente storici, ma
protestante. Il buon fanciullo per
altronde avvenuti, ed ivi collocati
qualche tempo si schermì, finché
per uniformarmi alle regole del
trovandosi al punto di dover
dramma.
apostatare, fuggì di casa...
In tutto quello che ivi si dice dei
Cel vedemmo a correre qui
Protestanti, intendo escludere
piangendo: ed appena lo
ogni allusione personale, avendo
potemmo condurre in salvo,
unicamente di mira la loro
sopraggiunse il padre con un
dottrina e gli errori in essa
grosso bastone in mano, tutto
contenuti. Credo sia facile
furibondo e minacciante morte
al proprio figlio.
Da alcuni si difese da sé,
e con successo (Gattia).
rappresentare questo dramma
tanto nelle città, quanto nei paesi
GENNAIO 2010 BS

3.5 Page 25

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Il castello della famiglia Sales a Thorens.
di campagna, e che, mentre la
intorno a Massimino“ leggiamo:
varietà e l’intreccio delle cose
“Ogni volta facevasi
renderanno piacevole il
inaugurazione degli studi,
trattenimento, l’errore verrà pure distribuzione de’ premi,
manifestato e la verità conosciuta promozioni, dialoghi e simili,
a maggior gloria di Dio, a
Massimino faceva sempre la parte
San Francesco di Sales, uno dei
vantaggio delle anime, e a decoro principale. Nel teatrino
di nostra Santa Cattolica
rappresentava con tal gusto e così
grandi difensori della Chiesa di
Roma contro il protestanti.
Religione.
bene, che non di rado era
Sac. Bosco Gioanni interrotto dagli applausi prolungati di questo dramma, e ancor più la
degli spettatori. Fra le opere
pubblicazione, obbedisce all’ansia
RAPPRESENTAZIONI
sceniche da lui predilette era un
dramma o commedia intitolata:
apostolica e al coraggio di Don
Bosco di trovarsi in prima fila nella 25
Il successo del dramma
Disputa tra un avvocato ed un battaglia per la vera religione.
è documentato da una
testimonianza dello stesso Don
ministro protestante”. Più volte
>> La formula della “disputa” si
l’aveva veduta rappresentare; più rivela già all’origine, abbastanza
Bosco. Nel 1874 scriveva un
volte ne fu attore, protagonista, spettacolare. In una battuta,
libriccino dal titolo “Massimino, talvolta caratterista, ed opponente; Testadoro lo dichiara apertamente:
ossia incontro di un giovanotto e conosceva tutte le parti così
“Questa sera vedrò anch’io un bel
con un ministro protestante”.
bene che non di rado diveniva
teatro: una disputa!” (ATTO
Nell’introduttivo “Cenno storico attore e suggeritore” (Opere Edite, SECONDO, scena III, pag. 36).
vol. XXV, p. 127). Ne deduciamo L’attenta ed esperta sceneggiatura,
che tale lavoro fu rappresentato poi, attanaglia ancor più
più e più volte nell’Oratorio, con l’attenzione degli spettatori, tanto
tale interscambio di ruoli fra molti da far esclamare ancora a
ragazzi che viene ancor più
Testadoro: “È un bel divertimento
consolidata in noi l’idea non
vedere queste dispute; parmi
esibizionistica del teatro di Don piuttosto un teatro che una
Bosco, ma eminentemente
discussione” (ATTO SECONDO,
formativa.
scena V, pag. 46). A rendere
brillante la rappresentazione e
NOTE E COMMENTO
gradevole l’ascolto c’è la presenza
costante di Testadoro, il ciabattino-
>> L’opera si pone con molta
portinaio del padrone di casa, una
attualità nel clima religioso della sorte di arguto, burlesco popolano
Torino di metà Ottocento. Le lotte, che commenta spiritosamente il
il più delle volte aspre, tra Cattolici susseguirsi degli avvenimenti.
e Valdesi (e Don Bosco ne fece
>> Non mancano nel dramma
un’esperienza terrificante, subendo sprazzi che, a distanza di oltre un
attentati alla vita e minacce di
secolo, conservano per noi
vario genere) disorientavano la
caratteri di attualità. Innanzitutto
Da altri lo difese un misterioso
cane che, finita l’emergenza,
scomparve, il Grigio (Gattia;
Cosimo Musio).
massa del popolo e non pochi
il rapporto di gentile cortesia che
si lasciavano frastornare dalla
viene usato nei confronti dei
veemenza degli scontri. La stesura Protestanti, pur tuttavia in un
BS GENNAIO 2010

3.6 Page 26

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e il discorso interrotto... finisce
nelle note (a uso – ovviamente –
del solo lettore; v. pag. 54). Nel
telaio della sceneggiatura gli
interventi affidati ai Protestanti
sono di gran lunga inferiori per
numero e di poco peso polemico.
Sono sempre costretti alla difensiva
e, infine, cedono talmente in fretta
alle argomentazioni cattoliche e
con grave impaccio che non resta
loro se non l’abbandono della
disputa. Sono considerazioni
queste, ce ne rendiamo conto, che
sebbene siano ritenute giuste dal
punto di vista drammaturgico,
tuttavia esulano dall’ambiente del
tempo che non conosceva il
dialogo ecumenico, la reciproca
Martin Lutero (1483-1546),
Giovanni Calvino (1509-1564) ed
Enrico VIII (1491-1547), i fondatori
del protestantesimo europeo.
comprensione, l’attenzione alle
altrui argomentazioni.
>> Il dramma ha un elevato peso
culturale e riflette l’enciclopedica
preparazione dell’autore
posizione personale dinanzi alla sull’argomento. La ovvia
scelta della religione e non
padronanza della dottrina cattolica,
demandarla alla gerarchia.
ma ancor più l’approfondita
26 insieme di fermezza dottrinale.
L’opera rispecchia la consueta
>> II dramma è di chiara
intonazione apologetico-
conoscenza della dottrina
protestante (vedi le continue note
affabilità di Don Bosco nelle
catechistica. Non mancano quindi di riferimento ai testi dei maggiori
dispute con i Valdesi (ATTO
aspetti che ne appesantiscono lo esponenti della Riforma) risaltano
SECONDO, scena V, pag. 46) e svolgersi spettacolare. Innanzitutto evidenti, conferendo all’insieme
non erano certo quelli tempi di alcune troppo lunghe ‘tiritere’
un notevole impegno culturale e
ecumenismo! Significativo è
dell’avv. Roberto sugli errori dei teologico. Le elevate ed elaborate
l’elogio alla correttezza dei
Protestanti. In alcuni momenti
forme di sillogismo sono tuttavia
Protestanti: “Devo ciò nonostante vorrebbe addirittura continuare
stemperate nella voluta semplicità
dire che trovai una coscienza
a tenere la parola a oltranza, ma del linguaggio.
leale in questi tre ministri”.
l’esigenza del dialogo si impone
Michele Novelli
Di rilievo è anche la trovata di
far rifiutare dai Protestanti la
presenza di un prete cattolico
come difensore, e di far assumere
di buon grado la difesa a un laico,
l’avvocato Roberto. Risalta qui la
profonda fiducia e lungimiranza
di Don Bosco nel laicato
cattolico, in tempi di accentuato
clericalismo. Che non sia un prete
poi il difensore ufficiale della
Chiesa cattolica induce, nella
mente dei giovani, la convinzione
che ognuno di loro dovesse
essere in grado di prendere
Pietro Valdo, mercante di Lione:
vendette i suoi beni e iniziò
a predicare il Vangelo. Creò
il “movimento dei poveri” e aderì
alla riforma protestante.
Fu scomunicato.
GENNAIO 2010 BS
Chiesa valdese a Torino.

3.7 Page 27

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B FFFFFFFFF AGLIORI serena.manoni@libero.it
MARIA FILIPPETTO
La sofferenza accettata
Un lontano venerdì
Santo del 1912
nasce a Padova
Maria Filippetto la
cui vita scivolò
F Un’altra vittoria da con-
quistare era quella contro l’in-
vidia. Maria si distinse subito
per la sua intelligenza vivace,
ma ciò non doveva portare al
via veloce, non senza tuttavia la- compiacimento di sé e al di-
sciare vividi ricordi e profonde sprezzo degli altri, o peggio a
impronte. Ereditò dalla natura provare invidia verso chi si
un carattere piuttosto altero con mostrava migliore. La vicinan-
atteggiamenti che risultavano za e l’affetto materno furo-
Maria Filippetto (1912-1925).
spesso carichi di asprezza e po- no determinanti: “Maria, devi
co garbati, ma la sua tenacia nel aspirare a essere la più buona
27
volersi fare “l’Agnellino di Ge- di tutte; essere brava poco im- limbergo, cui Maria affidò la
sù” l’aiutò a stemperare il carat- porta: è tuo dovere se Dio ti ha sua anima. Nel letto dell’ospe-
tere e a sviluppare, un passo alla dotata”. Dall’età di sette anni dale chiedeva alla mamma di
volta, mitezza d’animo e rettitu- cominciò per lei un lungo cal- stare tranquilla perché lei era
dine. I primi anni trascorrono fe- vario di sofferenze: dapprima il con Gesù. La malattia incalza-
lici nel nucleo familiare che l’a- morbillo, poi la nefrite e, come va, la febbre si presentava con
veva accolta con amore; i geni- se non bastasse, sopraggiunse- sempre maggior frequenza e il
tori erano insegnanti e oltre a ro il diabete mellito e un asces- respiro si faceva sempre più af-
Maria c’erano due fratelli, Piero so che la sottoposero a dolorosi fannoso. Il padre Rosi, che ave-
e Mario maggiori di lei, con i interventi. A soccorrere la pic- va sostituito padre Spilimber-
quali spesso litigava. La fami- cola nel drammatico percorso go, le disse: “Se Gesù ti dicesse
glia fu il primo luogo di forma- della pena fu Gesù nel suo cuo- – ti concedo quello che deside-
zione per la piccola ribelle che, re. Aveva dieci anni quando ri: vuoi la salute o continuare a
dopo i suoi “slanci” aggressivi, con impazienza e gioia grande soffrire? – che cosa rispondere-
era redarguita dalla mamma con ricevette la prima comunione. sti?”. Rispose: “Chiederei la
mezzi amorevoli e pazienti. Fu Qualche giorno dopo, a ricordo sofferenza… Io sono contenta
proprio questo modo di agire di quella radiosa giornata, scris- di fare ciò che piace a Gesù”.
che plasmò la piccola Maria fa- se alla cugina: “La grande festa Sentendo approssimarsi la fine,
cendo sì che vigilasse sulle pro- è passata ma ho ancora l’animo volle ricevere l’Unzione degli
prie intemperanze e ammettesse pieno di gioia”.
infermi. Il tre gennaio, primo
i propri errori chiedendo scusa.
venerdì del mese, fece l’ultima
Così quando si trovava di fronte F Il suo stato di salute versa- sua comunione. Non potendo
a una situazione di “pericolo”, va in condizioni sempre più più riceverla per la debolezza
perché il suo istinto non cedesse difficili. All’ospedale, accanto fisica, il padre Rosi le depose il
alla rabbia recitava: “Tutto per alle cure mediche e all’Eucare- Santo Viatico sul petto e così
te Gesù” e nel suo cuore tornava stia quotidiana ebbe la saggia Maria trascorse le sue ultime
la calma.
guida spirituale di padre Spi- ore.
ٗ
BS GENNAIO 2010

3.8 Page 28

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F MA
CARTOLINE
DI SOLIDARIETÀ di Maria Antonia Chinello
Notizie raccolte qua e là.
Incontri a fil di rete o
faccia a faccia con
missionarie,
volontari e volontarie
del VIDES Italia
che condividono
l’avventura
dell’annunciare
l’amore di Dio agli ultimi,
28 ai piccoli, ai poveri.
Parole scritte con gesti
e azioni di solidarietà.
SHAJARA
Le foto hanno inondato il tavolo,
riportando immagini di bambini e
bambine del centro ricreativo gesti-
to dalle Figlie di Maria Ausiliatrice
a Shajara alla periferia di Khar-
toum. Uno spazio nato per gli sfol-
lati della zona e dei dintorni della
capitale del Sudan.
È suor Teresa Roszkowska che
racconta: «Qui le suore organizzano
giochi di gruppo all’aperto che
coinvolgono i bambini del territorio,
in un clima di partecipazione e d’al-
legria collettiva.
Le attività ludiche, secondo la pe-
dagogia salesiana, sono anche per i
bambini di Shajara un’occasione
preziosa finalizzata allo sviluppo
dell’intelligenza e della creatività
legata alla fantasia e contribuiscono
all’armonia del corpo e della mente.
Sotto l’occhio vigile e premuroso
delle suore, i bambini di Shajara sco-
prono il mondo e la realtà circostante,
GENNAIO 2010 BS
I bambini di Shajara scoprono il mondo e la realtà circostante, imparano
in maniera divertente e spontanea.
imparano, in maniera divertente e
spontanea, a gestire le proprie emo-
zioni e rispettare le norme del gioco».
Il centro ricreativo alla periferia
di Khartoum è una “palestra di vita”
dove i bambini del territorio si alle-
nano a socializzare e progettare un
futuro di pace, di giustizia e di li-
bertà. Esso vuole anche offrire uno
spazio vitale, al sicuro da eventuali
forme di sfruttamento e violenza.
Divertirsi, ci ricorda l’articolo 31
della Convenzione sui Diritti del-
l’Infanzia del 1989, è un bisogno
inalienabile del bambino, esso rico-
nosce la pienezza della sua umanità.
BANGKOK
La visita nei villaggi è un appun-
tamento consueto per Suor Anna
Grassi, Delegata VIDES della Thai-
landia. La prima tappa: le famiglie
dei bambini adottati. Una delle ma-
dri, accompagnata dalle due figlie
ancora convalescenti, accoglie nella
sua casa la suora salesiana che chie-
de subito notizie del loro stato di sa-
lute. Casi d’influenza con pericolo
di contagio si sono registrati ultima-
mente nel paese, costringendo le au-
torità locali a rimandare l’apertura
di alcune scuole.
«Per molte famiglie, il problema
della disoccupazione – osserva la
suora salesiana – è molto sentito. Le
donne, per garantire ai figli una vita
più sicura, cercano lavoro in alcuni
alberghi della zona, ma il calo dei
clienti, soprattutto nel Sud della Tai-
landia, ha costretto tanti gestori a
chiudere le loro attività, con conse-
guenze negative per la gente del
luogo».
Un’altra tappa è la scuola dei
bambini che sembrano crescere a
vista d’occhio. Per la seconda vol-
ta è stato organizzato, presso il

3.9 Page 29

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Centro Sociale e di Pastorale della
diocesi di Suratthanì, un incontro
con i genitori degli adottati, con la
partecipazione della Caritas Inter-
nazionale.
Tra gli obiettivi: creare momenti
d’incontri con i genitori e i coordi-
natori locali per conoscersi meglio;
pianificare nuove strategie educati-
ve; ribadire ai genitori il ruolo di
educatori e l’impegno di tutelare i
diritti di ogni bambino; far conosce-
re alle famiglie presenti il contribu-
to affettivo e finanziario che il VI-
Il centro ricreativo, alla periferia
di Khartoum, è una “palestra di vita”.
DES e gli altri organismi di volonta-
riato danno attraverso strumenti e plesso. Il settore finanziario e am-
percorsi di promozione umana e so- ministrativo usufruisce di un uso
ciale, tra i quali l’adozione a distan- limitato di computer. Internet, per
za. È stato rivolto a tutti i presenti problemi di connessione, può esse-
l’invito a costruire una “cultura della re usato solo per lo scambio di
solidarietà” attraverso l’impegno e-mail e il download delle infor-
personale e comunitario per un futu- mazioni a scopo educativo non è
Suor Anna Grassi, del VIDES
ro di pace e di giustizia.
ancora accessibile.
Thailandia, con alcuni bambini
Grazie a questo progetto, le suore
adottati.
ZWAY
La lettera è ufficiale e indirizzata
alle suore salesiane di Zway (Etio-
pia). È il sindaco della cittadina che
esprime «il suo apprezzamento per
il progetto ICT realizzato per il po-
possono affrontare le problematiche
legate alla carenza di formazione
del personale e all’assenza di piani
per l’alfabetizzazione informatica,
favorendo l’espansione di Internet
nella città attraverso la formazione
professionale di tecnici offerta dal
«l’aiuto fornito dal Comune di Roma,
dalle altre agenzie e dal VIDES alle
Suore Salesiane di Zway per la rea-
lizzazione del progetto e per l’oppor-
tunità di crescita concessa alla città e
alle aree periferiche».
29
tenziamento della capacity building
(Information Communication and
centro stesso.
Al fine di garantire una gestione
LIMON
Technology). La tecnologia è diven-
tata una via di sviluppo del paese e
per il potenziamento delle risorse
umane interne».
L’installazione dei computer al-
l’interno degli uffici è stata
semplice, mentre il lavoro
di far acquisire al per-
sonale in questione
“capacità tecniche
e risorse gestio-
nali da svilup-
pare” si è rive-
lato più com-
delle risorse della città professional-
mente adeguata, le autorità del paese
hanno ricevuto loro stesse una forma-
zione di base ed è stata offerta anche
l’opportunità di con-
seguire un livello
più avanzato nel
settore ICT.
A conclusio-
ne del suo scrit-
to, il primo cit-
tadino di Zway
esprime la gra-
titudine per
Grandi progetti all’Oratorio Ma-
ma Margarita di Limon (Ecuador).
Le suore vogliono creare un am-
biente accogliente dove i giovani si
sentano davvero amati e sostenuti
lungo il loro cammino di crescita,
proponendo alternative sane e con-
crete che facciano da contraccolpo
alla logica consumistica della so-
cietà odierna.
Suor Carmen Beatriz Gutierrez, la
direttrice della comunità, parla an-
che di gara di solidarietà tra questi
giovani che affollano il cortile e le
aule e del loro impegno a mettere a
disposizione di chi è meno fortunato
il dono che essi a loro volta hanno
ricevuto, grazie alla generosità dei
benefattori del VIDES. In cantiere
c’è, infatti, l’apertura di un labora-
torio di danza, musica, canto, giochi
da tavolo e attività come cucina e
lavori d’artigianato. I momenti ri-
creativi saranno accompagnati da
Le attività ludiche sono un’occasione preziosa per lo sviluppo dell’intelligenza quelli formativi e di educazione alla
e della fantasia.
fede.
ٗ
BS GENNAIO 2010

3.10 Page 30

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M L IL
ESE IN
IBRERIA
a cura
di
Vito
Orlando
ASANCNEORDOTALE
EDUCAZIONE
RISCHIO INTERNET
STILE SACERDOTALE TORNARE A EDUCARE L’ULTIMA DROGA
Sulle orme
di Cristiana Cattaneo
La pornografia
di San Giovanni Maria e Claudio Torrero
su Internet e il suo
Vianney Curato d’Ars
Effatà Editrice
impatto sulla mente
a cura di Leonardo Sapienza Cantalupa (TO)
di Mark B. Castleman
Libreria Editrice Vaticana 2009, pp. 175
e Tullio DeRuvo
2009, pp. 202
Il Grande Noce, 2009
Tel. 035.49.92.410
Nell’introduzione al volume,
pp. 271
l’autore richiama il detto pro-
vocante ma vero: “Lo stile è
Il libro ha avuto riconosci-
l’uomo”. È anche vero, tutta-
menti e attestazioni di validità
via, che nell’attuale società
e di importanza. Si è sottoli-
dell’immagine, si corre il ri-
neata la mancanza di una
schio di ridurre lo stile alla
vera guida e di una risorsa
DOTTRINA
SOCIALE
DELLA CHIESA
sola apparenza. È valido ri-
cordare che prima bisogna
“essere” e poi viene il resto.
L’essere è consapevolezza
per proteggere la famiglia da
“questa terribile piaga”. Indi-
spensabile per genitori ed
educatori. L’impostazione del
LA SPERANZA
della vocazione e del com-
libro rivela la capacità degli
DEI POPOLI
pito che essa comporta per
autori, come ricercatori e
Lo sviluppo nella
la sua piena e fedele attua-
formatori, di accompagnare
carità e nella verità
zione. Richiamare lo “Stile
nella comprensione del pro-
L’enciclica sociale di Be- Sacerdotale” in questo anno
blema e delle possibili ri-
30 nedetto XVI letta e com- sacerdotale è aiutare i sa- Gli autori sono convinti che sposte. Del problema si evi-
mentata da Mario Toso cerdoti a trovare la più alta e “in qualunque modo si voglia denziano la verità scientifica
LAS, Roma 2009
piena espressione della loro rappresentare la condizio- e le alterazioni che produce
pp. 144
vocazione, a realizzarla con ne attuale, tornare a educa- a livello cerebrale. I danni
coraggio e fedeltà alle seve- re potrebbe essere la paro- sono riferiti alle donne, agli
La prima enciclica socia- re esigenze della vita che la chiave che consente di di- uomini, ai bambini e alla
le di questo terzo millen- hanno abbracciato, seguen- rimere un groviglio culturale stessa società in cui il porno
nio ha suscitato molta do l’esempio del curato d’Ars che minaccia di essere ine- è visto come un killer silen-
attenzione e numerose loro patrono. Il testo è, pre- stricabile”. Gli autori inten- zioso. Occorre proteggere
riflessioni. Mario Toso, valentemente, una raccolta di dono esplorare il terreno so- la famiglia e ritrovare la ma-
Rettore Magnifico del- interventi degli ultimi papi e cioculturale attuale, in cui si gia delle relazioni familiari
l’UPS fino a giugno 2009, di pensieri del Santo.
è verificato un “collasso del- (marito/moglie, genitori/figli),
ora vescovo, esperto del
la coscienza educativa, con senza dimenticare di pren-
Magistero Sociale della
esiti catastrofici”, con lo sco- dersi cura di sé ogni giorno.
Chiesa, evidenzia in que-
po di risvegliare la coscien-
sto suo commento le ca-
za e la responsabilità del
ratteristiche fondamenta-
compito educativo. Non si
li dell’enciclica; ne offre
tratta, dunque, di una con-
valide chiavi di lettura e
testazione dell’esistente, ma
di approfondimento. Nel-
della voglia di ricostruire un
la presentazione dei con-
quadro teorico e di una ri-
tenuti più salienti del-
scoperta dei fondamenti che
l’Enciclica ne aiuta a co-
possano consentire un ri-
gliere la contestualizza-
torno alla speranza di edu-
zione; nel commento è
care. Si vuole così rispon-
attento a farne cogliere il
dere a una reale richiesta dei
riferimento alla realtà at-
giovani anche se non espli-
tuale della comunità ec-
citamente e consapevol-
clesiale e dell’odierna so-
mente formulata.
cietà, il tutto nella pro-
spettiva dello sviluppo in-
tegrale, su cui la stessa
enciclica riflette “nella ca-
rità e nella verità”.
GENNAIO 2010 BS

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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UN SALESIANO
DOC
CZIOOPNPEIANEELRLE’AAMLOIZRZEA- ELEDUECMAORZEIONI
DIGNITÀ PERDUTA
UNA VITA SECONDO
CAMMINI DI TENEREZZA, IL MIO DIARIO
LA DONNA È NUDA
IL CUORE
DI SPERANZA
DELLE EMOZIONI
Storia di una battaglia
DI DON BOSCO
E DI GIOIA
Comprendere
perduta
Don Angelo Gentile
Percorsi di animazione ed esprimere rabbia,
di Gerlando Lentini
la persona e il formatore per giovani coppie
paura, tristezza e gioia con la collaborazione
di Antonio Miscio
e gruppi familiari
di Monica Colli,
di Loredana Perla
e Antonio Gentile
a cura di Romolo Taddei Rossana Colli, Sonia Teso Edizioni Vivere IN, Roma
ELLEDICI, Leumann (TO) Effatà Editrice,
e Saviem e la collaborazione 2009, pp. 140
2009, pp. 268
Cantalupa (TO)
di Loredana Perla
2009, pp. 256
Erickson, Trento 2009
Titolo e sottotitolo sono pro-
pp. 95
vocanti. La lettura della
I destinatari del libro sono le
storia per cogliere premes-
giovani coppie e quanti sono
se e tappe della battaglia
impegnati nel loro accom-
perduta potrebbe anche
pagnamento su cammini di
non essere condivisa, ma
tenerezza, di speranza e di
non la si può trascurare. Il
gioia. Vengono offerti stimo-
testo sottolinea le conse-
li e riflessioni per la cura pa-
guenze di una progressiva
storale della coppia e della
perdita della dignità della
famiglia. Nella seconda par-
donna e delle qualità posi-
te l’attenzione va soprattut-
tive e specifiche del suo
to alle giovani coppie e ai
genere. Dal 1966 con l’uso
gruppi familiari per aiutare a
della minigonna, al femmi-
vivere la tenerezza, a vin-
nismo e alla banalizzazio-
cere la paura, a ritrovare la
ne della sessualità, dalla 31
La biografia, frutto dell’impe-
gno e affetto del nipote An-
tonio e del grande estimato-
re Antonio Miscio, è stata
pubblicata in occasione del
75° dell’ordinazione sacer-
dotale di don Angelo avve-
nuta nel 1934, anno della
gioia di stare insieme, di al-
levare bambini felici alla luce
della Parola e con la forza
dell’Eucarestia e del sacra-
mento delle nozze. Sono
otto schede per i lavori dei
gruppi, l’ultima delle quali
aiuta a cogliere la relazione
Non è facile, oggi in modo
particolare, accompagnare
un bambino nella sua cre-
scita emotiva. La scuola deve
legge sul divorzio alla lega-
lizzazione dell’aborto si as-
siste allo stravolgimento di
ciò che nella donna è per
natura buono e amabile.
Come superare questi stra-
volgimenti? Come ricom-
prendere la realtà della
canonizzazione di Don Bosco. tra mistero pasquale e mi- far fronte a fenomeni di ag- donna e il suo fondamen-
Nato in un piccolo paese del stero nuziale. Si tratta di gressività, di demotivazione to? Si richiede una decisi-
Gargano che ha espresso “cammini” in cui si cerca di e di scarso autocontrollo, di va azione della Chiesa per
una ricchezza impressionante
di vocazioni religiose, fu don
Angelo a consolidare una via
particolare di cammino vo-
far incontrare i desideri
profondi del cuore umano
con l’amore divino, che è la
loro fonte.
difficoltà di accettazione del-
le regole e di problematicità
delle relazioni che originano
preoccupanti forme di bulli-
la rieducazione dei giovani
e la scelta della verginità
come valore, iscritto nel
DNA dei cattolici.
cazionale, quello salesiano
smo. L’educazione delle
che, nel periodo più florido, ha
emozioni ha come obiettivo
visto più di 15 salesiani viventi.
di prevenire o risolvere que-
Ha trascorso la sua vita in
sti fenomeni. Per questo le li-
case di formazione e in altre
nee di un curricolo per l’e-
strutture con vari impegni,
ducazione delle emozioni,
facendosi apprezzare per la
intersecate con obiettivi e fi-
sua disponibilità, la sua te-
nalità didattiche disciplinari,
stimonianza credibile e l’im-
possono essere molto effi-
pegno religioso ascetico. Pro-
caci. L’efficacia della propo-
prio per questo, può essere
sta è anche legata alla forma
ancora oggi un significativo te-
originale di un “Diario Amico”,
stimone.
uno strumento semplice e
immediato in cui potranno
NCcsrdihoOOeireneNRcotvatReaatSItmncoSIqglePuiocnFiOnhstAeoteNaarsDVoelelEEevgpNaNnrreinasDZsnplAasIoeTot.iAttrlsiieIvciePhlpilbiEEieobrRdssert-ii--i
trici.
scrivere le emozioni, aprirlo
e confrontarsi con il sentire
dei compagni.
BS GENNAIO 2010

4.2 Page 32

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ON LINE
Breve profilo del salesiano laico signor Vittorio Povelato
(Martellago, TV, 03/06/1917 - Schio, VI, 25/11/2001).
L’OMO a cura di Giancarlo Manieri
Una figura eccezionale,
un salesiano tuttofare, sereno,
ottimista, grande amico dei giovani
e deciso a farne a tutti i costi
“onesti cittadini e buoni cristiani”.
ipnotizzati. Fatto sta che nel 1939, a 22 anni, Vittorio è
salesiano. Coadiutore. Un tipo originale: in camera sua
regnava il caos, al bar, invece, posto del suo lavoro,
l’ordine era sovrano, la pulizia meticolosa. Usava dei
fogliettini per scriverci sopra il programmino della gior-
nata. Non andava avanti all’impronta! Tutt’altro, era
metodico, accurato, costante e avrebbe voluto che tutti
32
fossero così, confratelli e giovani. Ma si rendeva conto
che non si può pretendere “la luna nel pozzo” da nes-
suno. Lui comunque roba in giro non ne voleva vedere
e tutto ciò che trovava fuori posto sequestrava: penne,
matite, portachiavi, palline, medaglie, pendagli, chiavi,
lacci… e perfino biciclette!
Il signor Vittorio Povelato (1917-2001).
ASchio, ai piedi del duomo c’è dal 1879 il monu-
mento al tessitore che Alessandro Rossi com-
missionò a Giulio Monteverde per dedicarlo agli
operai delle sue fabbriche, le famose “Lanerossi”.
Monumento all’operaio ideale! Gli scledensi lo chiama-
rono semplicemente l’Omo! Ma un centinaio di anni
dopo molti individuarono, sempre a Schio, un concor-
rente, uno che tesseva altre trame, confezionava altri
vestiti, un operaio del Signore, tessitore d’anime. E
anche lui fu l’Omo, l’Omo dei salesiani ! Si trattava del
“sior” Vittorio Povelato, salesiano coadiutore, simpatico
da morire, cordiale come pochi, e furbo; difficile “far-
gliela in barba”, non solo perché la barba non ce l’ave-
va, ma soprattutto perché quasi ci si divertiva a preve-
nire le marachelle dei suoi tosi.
QUALCHE TRATTO
Era veneto di Martellago, figlio di una famiglia patriar-
cale: i suoi primi impegni furono i lavori nei campi. Di
Don Bosco non ne sentì parlare, lo vide semplicemen-
te raffigurato in un periodico, e questo bastò ad amma-
liarlo. Il santo di Valdocco doveva avere una calamita
addosso se bastava guardarlo in fotografia per esserne
GENNAIO 2010 BS
A CHIOGGIA
A Chioggia si era immedesimato nel luogo, tanto da
parlare il dialetto ciosoto. Era un attore nato. Insieme a
Brando, un altro confratello coadiutore, aveva formato
un duetto irresistibile. Quando recitavano insieme era
impossibile rimanere… impassibili, e le risate si spre-
cavano. Una verve inarrivabile. Spesso raccontavano i
funerali, come li facevano in città, e invece che far
piangere facevano sganasciare. Dalle risa. Sapeva
recitare alla perfezione, il sior Vittorio, la parte di mag-
giordomo, di pagliaccio, di barbone, di ubriacone, di…
scacciapensieri. Quando un discorso non gli piaceva:
Gesummaria… altre me toca sentìrghene!”, e accen-
nava a un segno di croce scacciademonio. Fulminante
il suo giudizio post ’68: “Gnanca i preti no va più in
ciesa!”. Proprio per questa allegra e umana comicità,
era amatissimo dai ragazzi, anche perché, padrone
assoluto del bar, spesso allungava qualche cingomma,
o qualche pocetto/dolcetto come premio, e anche qual-
che rimprovero: “Ehi! Cosa disitu ciò?Ohssignore,
mariavergine, ma dove semo arivà?”, gli occhi al cielo
e una risata soffocata: troppo intelligente per prendere
troppo sul serio una marachella. Faceva anche catechi-
smo in parrocchia, un po’ in italiano e un po’ in dialetto.
Non era un teologo, ma quello che gli mancava come
scienza ce l’aveva come simpatia, e inventava per i
suoi alunni quiz religiosi con i pulsanti mettendo su
gare appassionanti…

4.3 Page 33

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ALESIANI COADIUTORI
Sopra: una panoramica dell’opera salesiana di Schio.
A sinistra: l’omo de Schio voluto dal fondatore
delle Lanerossi: Alessandro Rossi.
POI SCHIO
c’era il sior Vittorio. La sua arguta bonomia, la sua sol-
Schio fu dal 1968 alla morte il secondo campo del suo lecitudine nel servire – come un vero professionista –
apostolato. Anche lì divenne un punto di riferimento la sua gentilezza, e l’arguzia delle sue battute attirava-
non solo per gli scledensi ma anche per i confratelli. no i clienti come le mosche. Qualcuno diceva che il 33
Per 30 anni! Factotum e servo di tutti: dei suoi confra- pulpito di Vittorio era il bar! Don Bosco le paroline le
telli a refettorio come cameriere, dei parrocchiani in diceva in cortile ai suoi ragazzi. Vittorio al bar… Che
chiesa come sagrista, dei ragazzi all’oratorio come volete, i tempi cambiano, il prodotto tuttavia è lo stes-
barista, dei bambini in cortile come animatore dei gio- so; così al piccolo chiedeva una preghierina, al ragaz-
chi, della gente al cinema come attac-
zo raccomandava l’obbedienza a papà e mamma, al
chino, bigliettaio, operatore, assi-
giovane di impegnarsi e non fare il vitellone, all’adulto
stente di sala. Ma compariva anche
la pazienza di Giobbe. Insomma teneva lezioni di vita il
in cucina, in cantina, e all’ambone
sior Vittorio; le sue erano anche delle magnifiche ome-
in chiesa come lettore. Insomma lo
lie che spesso toccavano il cuore di chi le percepiva.
trovavi ovunque, sempre
Ho scritto percepiva, perché predicava con la vita più
disponibile e pronto. Ed era-
che con la parola. Le parole erano sempre poche,
no numerosi quelli che fre-
eccetto che non recitasse.
quentavano il cinema e
soprattutto il bar perché
EHI! CAPO!
Ehi, capo…”, era l’incipit di un contatto che poi poteva
durare anni, e che spesso si trasformava in un’amicizia
sincera e duratura. Aveva dentro una carica di energia
“buona” che contagiava tutti, confratelli compresi. E, da
buon salesiano, era un sognatore. Beh, lui non sogna-
va in grande come Don Bosco, non se ne sentiva
degno, si accontentava di sognare di guidare il pullman
dei ragazzi che partivano per una gita… Cose così,
insomma, cose umili, di tutti i giorni, da casalingo. In
uno dei suoi famosi foglietti aveva scritto:
1. Controllo orologi
2. Ordinare tavolo da lavoro
3. Sistemare moneta
4. Aprire le porte
Così, il sior Vittorio Povelato, a poco a poco è diventa-
to l’Omo dei salesiani, in concorrenza con l’Omo de
Schio. Forse anche lui meriterebbe un bel monumento
per aver “tessuto” la sua vita in modo esemplare e
Il signor Vittorio “concede” udienza a don Tarcisio Bertone aver aiutato coloro che lo contattavano, o che egli con-
nel 2001, futuro cardinale e segretario di Stato.
tattava, a fare altrettanto.
ٗ
BS GENNAIO 2010

4.4 Page 34

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COME DON BOSCO
l ’educatore
di Bruno Ferrero
RISCOPRIRE
LA COMPASSIONE
I genitori sono sempre tentati di paragonare i propri figli
a quelli degli altri. E i propri figli tra di loro.
presentano è reso anche più difficile
dal loro tono neutrale e dal fatto che
tutto questo viene regolarmente inter-
rotto da persone sorridenti, che ci in-
vitano a comprare prodotti di cui vi è
dubbia necessità. Bambini e ragazzi
sono influenzati da questo clima e lo
traducono in forme variamente ag-
gressive, in tensione e inquietudine.
«Mio figlio è molto più sve- ta è superare gli altri, altrimenti non si ᭿ C’è una qualità umana da ricon-
glio di quello là!», «A è nessuno. Così, piano piano, si fini- quistare: la compassione. Inse-
scuola, mia figlia bagna sce per vedere gli altri come sempli- gnare ai figli questa straordinaria
il naso a tutti…», «Mio figlio è bra- ci pedine sulla scacchiera della vita. virtù è diventato necessario. Si tratta
vissimo in tutto…». Alcuni genitori Questa sensazione è peggiorata dal- di una virtù intensamente umana e for-
sopravvalutano i propri figli ed eser- la litania delle sofferenze umane che temente evangelica. La compassione
citano su di essi una pressione ci vortica intorno dal mattino alla sera. è prima di tutto un modo di guardare
enorme, con il rischio che ogni in- Conosciamo, come non mai nel pas- gli altri con occhi “puliti”, liberi da pre-
successo sia vissuto come un dram- sato, i dolori e le sofferenze del mon- giudizi, fanatismi e fissazioni varie. La
ma. Altri si dedicano ai confronti de- do e siamo tuttavia sempre meno ca- compassione non è la pietà e nean-
prezzanti («Tua sorella nuotava me- paci di reagire. Sentiamo parlare di che semplice tolleranza, ma la terza
glio alla tua età»), utili solo a sco- conflitti armati, guerre, omicidi, terre- via tra fuggire e combattere. Inse-
raggiare. Positivi o negativi, i para- moti, siccità, inondazioni, carestie, gna a prendere le distanze dall’aspetto
goni impediscono al bambino di co- epidemie, campi di concentramento, violento e disumanizzante di tutte le
struirsi un’identità sana. I bambini camere di tortura e di innumerevoli al- competizioni che la vita ci propone e
sono già tentati da soli di confrontar- tre forme di sofferenza umana, vicino dall’egocentrismo apatico. Essere
34
si agli altri e definirsi in rapporto a
fratelli e compagni, perché vivono
a noi o molto lontano da noi; ci ven-
gono anche presentate immagini di
compassionevoli vuol dire abban-
donare differenze e distinzioni.
anche loro in questo mondo amma- bambini che muoiono di fame, di sol- Proprio questo spiega perché la chia-
lato di un sempre più esasperato e dati morenti, di case incendiate, di vil- mata a essere compassionevoli fa
invadente spirito di competizione. laggi allagati e di vetture distrutte. Tut- paura e suscita una resistenza profon-
to questo che cosa provoca? Una for- da. La compassione è un modo nuo-
᭿ Se guardiamo criticamente a noi ma di ottusa indifferenza e perfino di vo, non competitivo di stare insieme
stessi dobbiamo riconoscere che ci rabbia: «Comunque non posso farci agli altri, e ci apre gli occhi a vicenda.
troviamo profondamente immersi in nulla, allora?». Reagire in maniera Quando rinunciamo al nostro desi-
ogni sorta di competizioni. Ciò che con- compassionevole a ciò che i media ci derio di essere importanti o diversi,
quando ci lasciamo dietro le spalle il
bisogno di avere nella vita una nicchia
speciale, quando il nostro interesse
principale è essere come gli altri e vi-
vere questa uguaglianza nella soli-
darietà, allora siamo capaci di vederci
l’un l’altro come un dono unico. Rac-
colti insieme nella comune vulnera-
bilità, scopriamo di avere tante cose
da darci a vicenda. I nostri talenti spe-
cifici non sono più oggetto di compe-
tizione ma elemento di comunione,
non sono più qualità che dividono ma
doni che uniscono. A livello educati-
vo, significa cominciare con una buo-
na ginnastica dello spirito: compren-
dere prima di giudicare, intenerirsi da-
vanti alle bizzarrie, praticare la com-
GENNAIO 2010 BS
L’aver sotto gli occhi
continuamente disastri
e sofferenze di ogni tipo provoca
una sorta di ottusa indifferenza.
Non è facile insegnare ai figli
a mettersi nei panni degli altri.

4.5 Page 35

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il genitore
di Marianna Pacucci
METTERE IN CIRCOLO
LA PASSIONE
PER LA PERSONA
Compassione è un vocabolo alla deriva.
Riscoprirne il senso originario è diventato urgente
Dobbiamo riconoscere che
ci troviamo profondamente immersi
in ogni sorta di competizioni.
e le ragioni sono sotto gli occhi di tutti.
prensione. Significa donare ai propri
figli la capacità di “convivere” e pre-
stare ascolto ai sentimenti altrui, qui
e ora: «Che cosa ha provato dopo aver
fatto autogol? Che cosa sentirà ora
dopo la brutta figura che ha fatto?».
Compassione significa fermarsi sulla
strada dove qualcuno ha immediato bi-
sogno di attenzione. Non consiste nel
fuggire la violenza, ma nell’avvicinarsi
per addolcirla.
Parola ormai de-
sueta e quasi
sospetta, tradita
dal tempo che ne ha
usurato il significato
originario. Qualche re-
sponsabilità ce l’ha an-
che la cultura cristiana:
ha permesso che la
compassione diven-
tasse appannaggio del-
le fedi orientali – il bud-
dismo soprattutto –
sono pronte a giocarsi
su questo fronte senza
remore e riduzionismi?
E sono davvero con-
sapevoli che se non si
fa posto a questa sen-
sibilità, restano solo
l’individualismo e la
competitività, l’indiffe-
renza e la solitudine, al
massimo, un interesse
superficiale e momen-
taneo, presto svuotato
᭿ I genitori possono incominciare
con esercizi quotidiani di gentilez-
za. Un piccolo esempio. Se cammi-
niamo per la strada con nostro figlio
e questo inciampa e cade, possiamo
reagire in due modi. Da una parte,
come se essa non fos-
se in grado di entrare di
diritto nelle tante inter-
pretazioni dell’espe-
rienza della carità. Oggi
si chiede a gran voce di
fare manutenzione del-
da un’emotività di cor-
to respiro e dalla scar- 35
sa attitudine a farsi ca-
rico dei problemi al-
trui? Occorre un serio
esame di coscienza:
troppo spesso noi ge-
possiamo percepire la sua sofferen- le parole, perché in un
nitori ci accontentiamo
za, non solo sentendo nel nostro momento di grande ari-
di una realizzazione
corpo il dolore fisico e lo spavento che dità spirituale e mora-
mediocre dell’amore al
potrebbe essersi procurato con la
caduta, ma anche immedesimando-
ci nella vergogna e nell’imbarazzo che
può provare di fronte a noi. Dall’altra,
le ci si rende conto
che dentro di esse vi è
un patrimonio di valori
capaci di restituire sen-
Occorre riconquistare
la compassione...
cum-pati, soffrire-con,
partecipare alla
prossimo e facciamo
pressione sui ragazzi
perché siano “pruden-
ti”; è anche per questo
possiamo commentare in maniera
sprezzante: «Ma perché non guardi
dove vai? Per forza che poi cadi». Nel
primo caso, cerchiamo di identificar-
ci con nostro figlio e partecipiamo del-
la sua sofferenza. Nel secondo, vo-
gliamo eliminare ogni tipo di empatia.
Il contrario della gentilezza, infatti,
sono il biasimo, il ripudio, l’esclusio-
ne dell’altro. È molto importante do-
nare ai figli la capacità di immagina-
re la vulnerabilità dell’altra persona e,
di riflesso, di accettare la propria, la
disponibilità a riconoscere la soffe-
renza e il piacere dell’altro e ad aste-
nersi dal desiderio di punirlo o di sfrut-
tarlo. Un rischio che vale la pena di
so alla vita e di rico-
struire, soprattutto fra le
sofferenza degli altri,
che la compassione
quasi “dividersi il dolore”. spesso non riesce ad
nuove generazioni, il
albergare nelle nostre
gusto autentico dell’esistenza.
case e non diventa una buona abitudine
nei rapporti che i giovanissimi intrat-
᭿ Vale la pena, perciò, anche in fa- tengono con i coetanei e con il mondo
miglia, recuperare la compassione circostante.
come riferimento fondamentale per
sviluppare la capacità di compiere in- ᭿ Dobbiamo noi adulti per primi ri-
vestimenti efficaci nella cultura del- comprendere questo valore e reinserirlo
l’empatia e della simpatia. Non è faci- come parte integrante del nostro oriz-
le insegnare ai figli a mettersi nei pan- zonte affettivo. In questo itinerario, ci ac-
ni degli altri, per comprenderne esi- corgeremo innanzitutto che la com-
genze, difficoltà, speranze; ancora più passione chiede una dimora non mar-
arduo è spingerli a condividere la vita ginale nella nostra intimità; essa ali-
del prossimo, fino a condividerne la sof- menta, giorno per giorno, il desiderio di
ferenza quando la vita prende una brut- condividere con altre persone quel
ta piega. Per realizzare tutto questo, la che davvero ci sta a cuore, ciò che è
correre per smettere di vivere sulla di- cosa più importante è riuscire a mettere irrinunciabile per giocare la vita fino in
fensiva e per esporci fiduciosi alle in comune con il prossimo la passione fondo. È l’esatto contrario della prete-
esperienze e alla ricchezza che pos- per la persona umana, per ogni per- sa di pensare solo a noi stessi, difen-
sono arrivare dagli altri.
ٗ sona, per tutte le persone. Le famiglie dendo a ogni costo pensieri, sentimenti
BS GENNAIO 2010

4.6 Page 36

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e azioni da possibili intrusioni; impli-
ca la volontà di mettere in comune
quel che si è, più di quel che si pos-
siede, attraverso un esercizio di tra-
sparenza che non ci rende più deboli,
ma più autentici. Scopriremo anche
che la compassione è l’espressione
di una forza d’animo, una determi-
nazione, una lucidità che non sempre
appartengono ai nostri abituali com-
portamenti, né certamente caratte-
rizzano il mondo giovanile che è at-
tualmente confuso e disorientato sia
sul piano valutativo sia su quello
esperienziale. D’altronde quando i ra-
gazzi agiscono in modo sbagliato è
facile ravvisare che non sono mossi
da vera e propria cattiveria, ma da
una stupida incapacità di riflettere su
quello che fanno e sulle conseguen-
ze di azioni che rispondono a impul-
si momentanei. La compassione è co-
munque un’esperienza che tempra,
orienta le energie personali verso tra-
guardi esigenti, abilita a una capacità
matura di abitare il mondo, contri-
buendo ogni giorno a rendere la
realtà un po’ più vivibile e umana.
36
᭿ Ora le cose sono molto più
complicate: per fare tutto questo, oc-
corre riabituarci e allenare i bambi-
ni e gli adolescenti a relazioni inter-
personali che vadano al di là di
qualsiasi determinismo e meccani-
cità. L’altro ha una dignità che nulla
e nessuno possono annullare in
modo irreparabile e che va comun-
que ricostruita, se particolari eventi
l’hanno messa in discussione. Dun-
que, in famiglia occorre educare al ri-
spetto reciproco, ma non ci si può ac-
contentare di questo; la compassio-
ne diventa per tutti, adulti e ragazzi,
il richiamo a un lavoro incessante di
prevenzione e riparazione dei com-
portamenti che possono determi-
nare situazioni di degrado della per-
sona. Se la pietà può talvolta risultare
quasi paralizzante, la compassione
è in grado di allertare tutte le ener-
gie di bene e convogliarle dove si è
verificato un grave deficit di speran-
za e di amore. È, per questo, espres-
sione compiuta della ricchezza di un
cuore dove albergano sentimenti di
magnanimità, misericordia, solida-
rietà: valori sicuramente controcor-
rente, anche perché portano a met-
tere in primo piano le persone povere,
fragili, insicure, in un mondo che tro-
va molto più conveniente stare sem-
pre dalla parte del più forte. ٗ
GENNAIO 2010 BS
ARTE SACRA:
CROCIFISSI
di Filippo Manoni
filippo652@interfree.it
L’artista, di Catanzaro, ha frequentato
il liceo artistico, la scuola di architettura,
conseguito attestati nei settori dell’arte,
della ceramica, del design. Ha
partecipato a concorsi ed estemporanee
di pittura, e a mostre personali
e collettive.
SAVERIA PARENTELA
L’ALBERO DELLA CROCE
C’è una straordinaria
profondità nella medi-
tazione professionale
della Parentela, che
nasce da originali intuizioni, per-
no di tutta la sua produzione pit-
torica. Nell’opera che presentia-
mo, ma non solo in essa, l’artista
vede nell’albero la matrice da cui
scaturisce l’essenza della vita,
l’albero “soggetto di radici, di
vita, di contemplazione, di pre-
ghiera, di identificazione… l’albe-
ro diventa uomo, donna, bambino,
alberi danzanti, vento, spirito e
poi croce”. Gran parte dei nume-
rosi acquarelli e dipinti a olio del-
l’artista è incentrata su questa
riflessione: l’albero che diventa
ispiratore del disegno inteso come
insieme di segni, di schizzi, come
sussulti dell’anima. Una pittura
riflessiva, interiore e, oseremmo
dire, filosofico/teologica almeno
per quanto riguarda quella sacra.
Dall’incontro dell’albero con l’im-
materiale prendono forma stupen-
de rappresentazioni della natura,
come meravigliose espressioni del
creato che l’uomo può solo ascol-
tare e meditare in silenzio.
>> E proprio il silenzio, la contem-
plazione, la riflessione, l’introspe-
zione ci sembrano le costanti arti-
stiche della Parentela: la contem-
plazione porta alla riscoperta del
giardino in cui Dio ci ha posti, che
la creatura ha il comando di custo-
dire, senza abusare di nulla e nes-
suno. In effetti, il mito sacro della
creazione (Gn 1,26) presenta l’uo-
mo con la libertà di muoversi entro
il giardino di Eden per prendersi
cura di ogni forma di vita diversa
da lui. Ciò presupponeva di vivere
a stretto contatto con Dio, cosa che
non si verificò, avendo l’uomo abu-
sato della sua libertà. Già nei dipin-
ti a olio Uomo nella notte e Uomo
interiore, Saveria Parentela esami-
na a fondo l’insistente ricerca da
parte dell’uomo di una dimensione
più profonda di quella materiale.
L’oscurità che lo avvolge simboleg-
gia la tenebra che avvolge cuore e
mente della creatura caduta. La
risposta di Dio la troviamo nella
splendida interpretazione data dalla
Parentela al Crocefisso intitolata
Cristo uomo e albero.
>> L’albero, la forma e la materia
in esso unificati, rappresentano la
croce come il roveto ardente di
Mosè che arde senza bruciare. Cri-
sto non è distrutto da quel fuoco,
esso risorge… In primo piano l’uo-
mo, accovacciato nel suo peccato
riceve luce e vita dall’albero che è
Cristo. Vita, morte, resurrezione,
c’è tutto il mistero dell’uomo
redento. È decisamente un quadro
da meditare.
ٗ

4.7 Page 37

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LAETARE
ET BENEFACERE…
37
AFORISMI di Francesco Ferrara
1) Per il solo fatto di aver avuto la possibilità
di vivere, dovremmo ritenerci fortunati.
2) Ogni elemento che appartiene alla natura
è più efficace di un farmaco.
BS GENNAIO 2010

4.8 Page 38

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SFIDE ETICHE
per ragazzi, genitori, educatori
L’IRA: VIVERE
DA ARRABBIAT
di Sabino Frigato s.frigato@ups.crocetta.org
La bestia nera
REAZIONI
dell’ira circola tra noi... SPROPOSITATE
fuori e dentro di noi.
Altra musica, invece, quando ci si
trova di fronte a reazioni sproporzio-
nate per delle futilità. Una battuta di
spirito o un piccolo contrattempo
scatenano in alcuni il finimondo. Di
questi soggetti ne conosciamo tutti.
La biblica ira di Mosé che rompe
le Tavole della Legge alla vista
del peccato di idolatria del suo
Sarà perché viviamo di corsa
stressati dal traffico, dal la-
voro, dal goal mancato…
ma come facciamo in fretta a
Forse noi stessi siamo così.
Che uomo – e che donna – è il col-
lerico? Un intransigente presuntuoso
che ha sempre qualcosa da ridire o
popolo (Anonimo).
tanza? Gridando, imprecando, umi-
38 “perdere le staffe”, a “incavolarci da rimproverare agli altri. A se stesso liando… e talvolta menando le mani.
neri”. Scattiamo per un nulla. In mai perché è convinto della sua su- Il propellente dell’ira è la paura. Pau-
modo esagerato, spropositato. È l’i- periorità. Si risente per un nulla. Ma ra di non essere abbastanza impor-
ra che da dentro fuoriesce riversan- lo scatto d’ira rivela una persona psi- tante per gli altri. Forse qui troviamo
dosi rovinosamente sulle nostre re- cologicamente fragile. Ha una paura la chiave di tanti conflitti familiari,
lazioni quotidiane: a casa, sul lavo- immensa di non essere accettata e educativi e non solo. Situazioni di
ro, allo stadio, per strada, in coda, in considerata. La disobbedienza o il frustrazione affettiva, relazioni diffi-
politica….
dissenso la manda il tilt. Molti geni- cili non gratificanti vengono vissute
Per gli antichi l’ira era una «bre- tori ed educatori si trovano in questa come una sorta di ingiustizia contro
ve follia», una «momentanea de- situazione. Perdono le staffe per la cui ribellarsi, con rabbia. “Avercela
menza». In effetti, secondo Aristo- disobbedienza del figlio o dell’edu- con il mondo intero” – come si dice
tele «adirarsi è facile, ne sono tutti
capaci, ma non è assolutamente fa-
cile, e soprattutto non è da tutti
adirarsi con la persona giusta, nel-
cando. Scatta in loro un sentimento
di insicurezza: non vengono presi sul
serio. E allora, come riaffermare la
propria autorità e la propria impor-
– è rivelativo di immaturità tipiche
dell’età infantile quando per farsi no-
tare e imporsi si fanno i capricci e si
pestano i piedi con urla lancinanti.
la misura giusta, nel modo giusto,
nel momento giusto e per la giusta
causa».
Se le parole hanno un senso, certe
volte “incavolarci”, ma senza esage-
rare, è giusto. “Sdegnarci” per delle
ingiustizie, per la violenza perpetrata
contro degli innocenti o per la falsità
e l’ipocrisia di tanti comportamenti
privati e pubblici non solo è giusto,
ma anche doveroso per chi ha una
coscienza moralmente attenta.
Viviamo di corsa stressati
dal traffico, dal lavoro,
dal goal mancato…
GENNAIO 2010 BS

4.9 Page 39

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I MOTIVI DELL’IRA
L’ira di cui siamo testimoni non si
esprime sempre allo stesso modo.
Ci sono quelli che, ad esempio, da-
vanti a un sorpasso azzardato si ac-
cendono come dei fiammiferi. Ma-
gari si mettono all’inseguimento e
poi giù parolacce, gestacci e talvolta
anche un pestaggio. È la collera co-
siddetta “rossa”, forse per il colore
paonazzo del volto arrabbiato. Scat-
ta quando uno si sente come “aggre-
dito ingiustamente”. Al semaforo, in
una coda troppo lunga, in un gioco
di carte “sfortunate”: lo scatto d’ira
L’ira rovinosa di Achille nell’Iliade
è l’autodifesa della propria autosti-
ma.
di Omero (opera del pittore sardo
Aligi Sassu).
Ci sono soggetti apparentemente
più misurati: questi, lì per lì, non CONTRO CHI?
vanno in escandescenze. Sanno trat-
tenersi. In realtà sono i più pericolo- Ci si arrabbia sempre e solo con-
si. Conservano dentro un livore e tro gli altri? A volte ce la prendiamo
una rabbia che non aspetta altro che anche con le cose. È il top della stu-
l’occasione buona per colpire. È l’i- pidità. Quando il distributore di bi-
Il Vortice di Giulio Giordano.
Troppa gente oggi si fa prendere
ra amara, vendicativa propria di chi bite ti frega il resto, capita che qual-
dal vortice dell’ira.
è subdolo, infido, che aspetta solo il cuno “punisca” la macchina “ladra”
39
momento opportuno per farla paga- prendendola a calci!!
LA PANORAMICA
re. Oggetto di tanto livore sarà il Ce la prendiamo anche con noi
collega di lavoro che ostacola la sua stessi. Certe figuracce sono pro- DELL’IRA
carriera. Sarà il vicino di casa il cui
cagnaccio fa la pipì contro la mac-
china parcheggiata sotto casa…
prio indigeribili. Il solo ricordarle
fa andare fuori di testa. È il tor-
mento della presunta perdita di sti-
ma e di immagine: che cosa pense-
ranno gli altri di me? E giù paro-
lacce contro se stessi.
Anche contro Dio uno se la può
prendere. Spesso è un senso di ab-
bandono e di delusione di non es-
sersi sentiti ascoltati e aiutati in un
momento di grave difficoltà.
La panoramica dell’ira è molto am-
pia. Sfoghiamo la nostra rabbia in
tanti altri modi. Il gossip, come si di-
ce, cos’altro è se non una rabbia “abi-
tuale”, “continua” contro qualcuno
che sta sullo stomaco? Oppure, trova-
re il capro espiatorio di una situazio-
ne imbarazzante è pure un modo per
dar corso alla propria rabbia. Que-
st’ultima si sfoga anche coprendo il
collega o il parente rompiscatole con
l’indifferenza. È come se non esistes-
se. È un’ira repressa, “raffreddata”.
Rimedi contro l’ira? Il più imme-
diato e anche il più difficile: sottrarsi
alla tirannia dell’urgente e all’ansia
dell’ultimo minuto: sul lavoro, in fa-
miglia, con gli amici… Un po’ di re-
lax e di silenzio aiutano a trovare se
stessi e anche a verificare la causa di
tante nostre arrabbiature spesso im-
motivate. Avere poi qualcuno cui
confidare le proprie difficoltà e pau-
re è non solo utile, ma necessario. E
soprattutto iniziare la giornata con un
momento di preghiera fissando lo
sguardo sul crocifisso: allora è possi-
bile perdonare e guardare alla vita con
un occhio più realistico e maturo. ٗ
BS GENNAIO 2010

4.10 Page 40

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D IBATTITI
Giornate Mondiali
L’ORRORE
DA NON DIMENTICARE
di Severino Cagnin
Si celebra il 27 gennaio la 6a Giornata della
Memoria. Alieni da ogni discussione non
possiamo non ricordare lo sterminio degli ebrei
ma anche quello di altre minoranze etniche
perpetrato in varie parti del globo, affinché
non si ripetano più orrori da far vergogna
all’essere umano, al contrario perché ogni
uomo venga rispettato.
40
Davvero opportuna la vi-
gnetta di Panorama.it de-
dicata al Giorno della Me-
moria per non dimenticare
la più orribile tragedia di tutti i tem-
pi. La stessa psicologia dice che sia-
mo forniti di un meccanismo per cui
tendiamo a dimenticare le cose più
fastidiose e le realtà più crudeli…
Ma di fronte ai genocidi la dimenti-
canza è un delitto. La cantante
israeliana Noa, famosa per le sue
dolcissime canzoni di pace, ha
GENNAIO 2010 BS
espresso congratulazioni all’Italia
per aver deciso di commemorare la
tragedia dell’Olocausto, in gennaio,
soprattutto nei media, parlandone ai
giovani.
È in prima visione il film di Mim-
mo Calopresti Volevo solo vivere, e
su Raitre, per la serie La Storia sia-
mo noi, dal 23 al 27 gennaio sono
presentati i filmati realizzati da Hol-
lywood sull’Olocausto in oltre 50
anni di produzioni cinematografi-
che. Tutto il palinsesto della RAI è
ricco di documenti e interventi.
Il sito Come insegnare l’Olocau-
sto a scuola, i due cd-rom Desti-
nazione Auschwitz, l’album visivo
Ricorda che questo è stato e il
VHS Viaggio nella fabbrica dello
sterminio sono i primi sussidi di-
dattici, adottati in alcuni istituti
superiori, per realizzare una vi-
deoteca tematica.
IL VOLTO UMANO
DEL MALATO
Sembra finito il tempo di discute-
re: perché la data del 27 gennaio,
quando nel 1945 i soldati dell’Ar-
mata Russa liberarono il campo di
concentramento di Auschwitz? E
zingari, omosessuali, handicappati,
oppositori politici, sacerdoti e reli-
giosi di altre confessioni, eliminati
dai nazisti, propongono una data di-
versa per loro o una denominazione
nuova per un’unica celebrazione.
“Io cerco di vedere tutto sotto la
luce della speranza per il futuro – ha
detto Noa. – Quei fatti sono accaduti
sessanta anni fa e da allora abbiamo
fatto tanti progressi. Fossi vissuta
allora, con ogni probabilità sarei
stata uccisa, invece oggi ho tanti
amici tedeschi. Se abbiamo superato
la tragedia della Shoah, io penso
che supereremo anche quella di og-
gi, della Palestina e del mio Paese”.
Come? Non basta più ricordare pre-
gando presso il Muro del Pianto. È
urgente costruire scuole, dove tutti
possano vivere insieme.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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SENZA RUMORE
di Lorenzo Angelini
OTE SULLE NOTE
Quali sono le domande che
oggi un giovane-adulto
farebbe al Papa? Come
descriverebbe il proprio
cammino di ricerca di Dio
in un mondo che sembra
averlo dimenticato?
Ecco una risposta.
Andrea Febo, romano, giunge ritmica soft e sovrapposizioni di
nel 2002 a calcare l’agogna- chitarre; l’interpretazione è spiglia-
to palco del Festival di San- ta, briosa; il testo, attraverso il gio-
remo, ma la classifica finale non lo co sull’accentazione della parola
premia e il suo primo disco non papa-papà, costruisce un diverten-
“sfonda”, ricevendo solo timidi ap- te parallelo tra l’appassionata inter- dubbi sui temi “ultimi” quali la vi-
prezzamenti tra la critica. Lui non rogazione di un bimbo al suo geni- ta, l’amore, il male, la giustizia, la
recrimina, accetta il limite, ripone tore e le domande di senso di certi libertà che fanno rivolgere inevita-
le ambizioni più alte, ma non trentenni del nostro tempo, pieni bilmente all’alto, a Dio, a Colui
smette di coltivare la sua passione: di buone intenzioni ma dai valori che ci può dare con le sue risposte
scrive alcuni brani per altri artisti per niente radicati.
emergenti e cura il proprio spazio
la forza di sostenere le mille con- 41
traddizioni di questa vita; in defini-
internet. Proprio grazie alla rete, >> Un involucro leggero, dunque, tiva un cammino di fede, forse
un famoso personaggio della musi- ma contenente al suo interno, contorto, a tratti puerile, semplici-
ca italiana lo nota e gli offre una neanche tanto nascosti, i classici stico ma nondimeno sincero. ٗ
nuova possibilità discografica. Fe-
bo, oggi trentaquatrenne, incide
così un nuovo Ep (un disco con 6 SENZA RUMORE di Andrea Febo
canzoni, un mezzo album insom-
ma), gli dà il suo nome e i suoi
pezzi tornano a raccogliere con-
sensi e a girare per le radio e le te-
levisioni specializzate oltreché nei
negozi internet.
>> Le sue canzoni parlano il “gio-
vanilese”, quel linguaggio che me-
scola con studiata ingenuità beceri
luoghi comuni e squarci di profon-
dità e sul quale, poi, aleggia un’i-
ronia spesso amara, a volte irriden-
te e irritante che, insieme alla viva-
cità delle melodie e alla freschezza
degli arrangiamenti, produce un
effetto straniante, facendoci entrare
negli argomenti “a cuor leggero” e
aprendo prospettive insospettate
alla riflessione.
>> È il caso di questa Senza rumo-
re: la melodia è una sorta di nenia
infantile basata sulla reiterazione
di poche note; l’arrangiamento è
arioso e allegro con archi pizzicati,
Caro Papa come sta / tutto bene o tutto
male / le volevo domandare perché l’a-
more ok fa bene /
ma a volte mi fa tanto male / lei è l’uomo
più importante / lei è il manager di Dio /
le volevo domandare perché ci stiamo
odiando noi / perché non abbiamo più
eroi
Caro Papa le confesso / che oggi piango
spesso / che oggi uno come me senza
niente è soltanto spazzatura e vive ogni
giorno nella sua paura / di stare fermo e
immobile aspettando che per la strada
un’altra donna venga usata / da uno che
non sa nemmeno cosa vuol dire amare /
da uno invece che sa benissimo odiare
Ma perché ci sono tante guerre / trop-
pa fame
troppa gente che vuole bere ma non
ha più risorse per potersi dissetare
per vivere senza una croce sulle spalle
da portare
le pistole caricate pronte per poter
sparare solo perché non siamo più ca-
paci di comunicare
di tagliare l’erba senza far rumore
Caro Papa come sta / tutto bene o tutto
male / le volevo domandare Noè chi sal-
verà di noi
se arriverà un’inondazione / Lei è l’uomo
più sincero quindi dica se davvero /
esiste l’aldilà o se rimane tutto qua tra
prostitute e fedeltà
Caro Papa le confesso che io non capisco
come milioni di bambini sono morti solo
perché
hanno avuto la sfortuna di venire al mon-
do in paesi dove non ci sono interessi in-
ternazionali
di soldi e di potere / e mi domando se
noi dobbiamo ucciderci perché non cre-
diamo tutti nello stesso Dio
ma poi alla fine basta credere che ne esi-
sta uno davvero
Ma perché ci sono tante guerre / trop-
pa fame
troppa gente che vuole bere ma non
ha più risorse per potersi dissetare
per vivere senza una croce sulle spal-
le da portare
le pistole caricate pronte per poter
sparare solo perché non siamo più ca-
paci di comunicare /
di tagliare l’erba senza far rumore
Caro Papa come sta / lei che rappresenta
Dio / una risposta la do io / le voglio be-
ne a modo mio
BS GENNAIO 2010

5.2 Page 42

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PER SOSTENERE
LE OPERE SALESIANE
Notifichiamo che la Direzione
Generale Opere Don Bosco con
sede in Roma, riconosciuta con
D.P.R. 2-9-71 n. 959, e l’Istituto
Salesiano per le Missioni con
sede in Torino, avente persona-
lità giuridica per Regio Decreto
13-1-1924 n.22, possono riceve-
re Legati ed Eredità.
Queste le formule:
se si tratta di un Legato
a) di beni mobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) a titolo di legato la somma di
… o titoli, ecc. per i fini isti-
tuzionali dell’Ente”.
b) di beni immobili
“… Lascio alla Direzione Gene-
rale Opere Don Bosco, con sede
42
in Roma (o all’Istituto Salesiano
per le Missioni, con sede in Tori-
no) l’immobile sito in… per i fi-
ni istituzionali dell’Ente”.
Se si tratta invece di nominare
erede di ogni sostanza l’uno o
l’altro dei due enti sopraindicati
“… Annullo ogni mia preceden-
te disposizione testamentaria.
Nomino mio erede universale la
Direzione Generale Opere Don
Bosco, con sede in Roma (o l’I-
stituto Salesiano per le Missioni,
con sede in Torino) lasciando ad
esso quanto mi appartiene a
qualsiasi titolo, per i fini istitu-
zionali dell’Ente”.
(Luogo e data)
(firma per disteso)
NB. Il testamento deve essere scritto per
intero di mano propria dal testatore.
INDIRIZZI
Direzione Generale Opere Don Bosco
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612678 – Fax 06.65612679
Fondazione Don Bosco nel Mondo
Via della Pisana, 1111
00163 Roma-Bravetta
Tel. 06.65612658 – Fax 06.65612679
GENNAIO 2010 BS
I NOSTRI MORTI
LAVIANO sac. Luigi, salesiano
† Bari, il 1°/10/2008, a 90 anni
Quotato insegnante di Scienze e di musica,
capace di dialogo e di vera amicizia, ha la-
sciato in tutti i suoi allievi un ricordo incan-
cellabile, anche per la sua inimitabile capa-
cità di saper armonizzare scienza e fede.
Era una personalità ricca che con facilità
s’imponeva all’attenzione di tutti. Fu un sa-
lesiano fedele e attento ai suoi doveri di re-
ligioso, un educatore lucido ed efficace, un
uomo accogliente e premuroso nonostante
un fare in apparenza distaccato e un carat-
tere schivo. Alle doti di mente e di cuore so-
no da aggiungere quelle di abile organizza-
tore e di amante della natura. Tutti lo ricor-
dano con affetto e riconoscenza.
DURANTI sac. Giacomo, salesiano
† Roma, il 22/11/2008, a 82 anni
Ha raggiunto la casa del Padre dopo un fe-
condo percorso terreno. La sua presenza
non passava inosservata: sia che predicas-
se, sia che fosse alla guida di giovani o di
collaboratori, sia che animasse con il canto
o con qualche strumento musicale momen-
ti di convivialità e di allegria tra confratelli o
tra giovani e laici. La scuola e l’oratorio furo-
no i suoi ambienti preferiti. Applicò con pas-
sione educativa il sistema preventivo per il
bene di tanti giovani. Sempre ha evidenzia-
to un forte impegno nella formazione e nel-
lo studio, una fedeltà assidua alla preghiera,
una cura particolare per la sua formazione
intellettuale e spirituale, e un invidiabile sen-
so di equilibrio oltre a una costante disponi-
bilità.
ROTA sac. Giuseppe, salesiano
† Varese, il 03/01/2009, a 87 anni
Arrivò a Chiari per studiare, si trovò bene,
s’innamorò di Don Bosco e restò con lui.
Passata la guerra, non senza pericoli e pau-
re, divenne prete. Un galantuomo, con un
cuore grande e un altrettanto grande zelo.
Un signore dal tratto distinto e delicato che
sapeva avvicinare i confratelli, i giovani e la
gente e soprattutto sapeva farsi amare. Era
pronto per tutti e sempre con il sorriso sulle
labbra. Si dava da fare là, dove vedeva la
necessità. Fu insomma un uomo di comu-
nione e di amicizia. Tutti lo ricordano con un
carattere trasparente e rasserenante. Aveva
una fede profonda e senza dubbi che sape-
va trasmettere con semplicità. Ed era so-
prattutto un uomo di preghiera, che non
cessava di ricordare al Signore le necessità
dei tanti che ricorrevano al suo consiglio e al
suo aiuto.
Casa Generalizia incaricato dello stesso set-
tore ha prodotto progetti e schemi di lavoro
secondo il carisma salesiano per il bene dei
giovani.
FOGLIO sac. Michele, salesiano
† Civitanova Alta (MC), il 14/04/2009,
a 84 anni
Un salesiano doc, don Michele, con una
grande capacità di ascolto. Figlio di ferrovie-
ri pugliesi, voleva fare il ferroviere, ma all’o-
ratorio di s. Agostino, a Milano, maturò un’al-
tra scelta. Divenuto salesiano e prete, svol-
se ovunque il suo ministero con grande
efficacia. Tanti gli amici e i penitenti, i biso-
gnosi di aiuto, di consiglio, di conforto, come
anziani e ammalati. E certo lui non si nega-
va, mentre loro, una volta conosciuto, non lo
mollavano più: quando trovi uno che ti ascol-
ta è meglio tenerselo caro. Ha saputo co-
municare la sua fede con discrezione e fer-
mezza. Sapeva voler bene e questa è una
dote che non molti hanno. Quando è morto,
improvvisamente, senza avvisare, in poche
ore il suo confessionale presso il tempio del
Sacro Cuore si è riempito di fiori.
ZULIANI sac. Antonio, salesiano
† Conegliano (TV), il 30/07/2009 a 89 anni
È stato insegnante e guida spirituale degli
studenti delle più importanti scuole salesia-
ne del Nord Est d’Italia. Dal 1984 si trovava
nella comunità di Conegliano, adibita al re-
cupero dei giovani dalle tossicodipendenze.
Uomo di cultura, di azione, e di forte spiri-
tualità. Audace e determinato, non si è la-
sciato intimorire dalle sfide, continuando con
lucida fermezza il cammino verso gli obietti-
vi prefissati. Ciò che esigeva dagli altri era il
primo a metterlo in pratica. Ormai anziano,
ha continuato a darsi d’attorno prestandosi
per confessioni, omelie, consigli, come se
avesse vent’anni. Durante il servizio militare
si era incontrato con Silvio Berlusconi, il qua-
le anche da Presidente del Consiglio ha con-
tinuato a confidarsi con don Antonio. “È
scomparso un grande uomo”, ha dichiarato
il presidente del Veneto Giancarlo Galan, ap-
presa la sua morte.
ne“ltRogeriacnirasdoainifnoiotdreiirrDreaio”
SEGNERI sac. Ettore, salesiano
† Roma, il 1°/03/2009, a 85 anni
Fu un salesiano laborioso e intraprendente,
un uomo intelligente, sveglio, capace di in-
tuizioni educative profonde e moderne. Il suo
grande e prioritario campo d’azione è stato
l’ambito della pastorale giovanile e quello
della Comunicazione Sociale, settore in cui
acquistò grande competenza e sfoggiò al-
trettanta intraprendenza. La tenacia e la co-
stanza, tipiche del suo carattere, gli hanno
consentito di spendersi per i giovani proprio
attraverso i mezzi della comunicazione, an-
che negli anni in cui fu chiamato presso la

5.3 Page 43

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MM iill
eessee Savina Jemina
GGEENNNNAAIOIO
PIANTE DELLA BIBBIA
INCENSO E MIRRA
Nel Vangelo dell’Epifania, si leg-
ge che i Magi offrirono al Bambi-
no oro, incenso e mirra. L’incenso
è una resina secreta da piante
arbustive del genere Boswellia,
che crescono in varie zone del-
l’Asia e dell’Africa. In ebraico, il
termine “lebonah” indica l’incen-
so vero o Frankincense, mentre
“kethoreth” è una miscela di aro-
mi, tra i quali anche l’incenso,
usata nell’olio delle unzioni sacer-
dotali o nelle offerte rituali. Anche
la mirra è una resina ricavata da
alberi africani del genere Com-
miphora. Le gocce cristallizzate di
incenso e di mirra sono poi bru-
ciate per liberarne il caratteristi-
co, inteso profumo. Sin dall’anti-
chità, erano usati come segno di
regalità, nelle liturgie, per imbal-
samare (antico Egitto) e seppelli-
re (come avvenne per Gesù; Gv
19,39). Non a caso, commentan-
do i doni dei Magi, gli autori cri-
stiani antichi vedono nell’incenso
il simbolo della divinità di Gesù e
nella mirra il segno della sua pas-
sione e morte. Nella farmacopea
popolare, l’incenso bruciato ha
funzioni espettoranti, mentre liqui-
do è usato come cicatrizzante e
antisettico; in alcuni Paesi euro-
pei, con la tintura di mirra si cura-
no afte della bocca e piccole
piaghe della pelle.
PRETI SCIENZIATI MENDEL
L’hanno soprannominato il “pa-
dre della genetica” e anche i
ragazzi conoscono le “leggi
dell’ereditarietà” che portano
il suo nome. Nessuno immagi-
nava tanto successo per l’uni-
co figlio maschio di
un contadino della
Moravia asburgica.
Gregor Johann Men-
del nasce il 20 luglio
1822 a Hyncice, og-
gi nella Repubblica
Ceca. La sua intelli-
genza consiglia ai
genitori di farlo stu-
diare. Nel 1843 entra
nell’Ordine dei frati
agostiniani a Brno e
dopo studi scientifici a Vienna
(dal 1851 al 1853) insegna
all’interno dell’abbazia, della
quale diventa abate nel 1868.
Si occupa anche dell’orto e
l’osservazione
delle
caratteristiche variabili delle
piante lo porta a studiare e a
definire i meccanismi dell’e-
reditarietà. In sette anni di
esperimenti, studia e incrocia
circa 28 mila piante di piselli,
ma i risultati delle
sue ricerche non
suscitano l’interesse
che meriterebbero.
Muore a Brno il 6
gennaio 1884. I suoi
studi sono ricono-
sciuti soltanto molti
anni dopo, quando
altri tre studiosi, indi-
pendentemente
l’uno dall’altro, arri-
vano
al-
le stesse conclusioni e all’ini-
zio
del
Novecento
il suo nome diventa noto.
La scienza “inventata” da
Mendel è chiamata “geneti-
ca” da William Bateson nel
SANTUARI MARIANI
EINSIEDELN (Svizzera)
Einsiedeln è un comune di 13 mila
abitanti nel cantone di Svitto
(tedesco Schwyz, da cui la parola
Schweiz, Svizzera), ma è la più fre-
quentata mèta di pellegrinaggi
del Paese e il suo nome è noto in
tutto il mondo. La fama si deve
alla chiesa abbaziale della
Madonna degli Eremiti, che con
la cappella delle Grazie e la
Madonna Nera forma il più impor-
tante complesso barocco svizze-
ro. La sua storia è legata a quella
di san Meinrado: secondo la tra-
dizione, nell’anno 835, si stabilisce
in quella che era una foresta
oscura e vi costruisce un eremo
(Einsiedler in tedesco significa ere-
mita). Nell’861, viene ucciso da
due banditi, che però sono attac-
cati e spinti sino al tribunale da
43 due corvi (da allora raffigurati nel-
lo stemma del Comune). Nel 934,
sorge l’abbazia benedettina, poi
ingrandita per accogliere un
numero crescente di monaci. All’i-
nizio del Cinquecento, a seguito
della Riforma protestante, rimane
soltanto un monaco. Nel 1704 si
abbatte la struttura romanico-
gotica per costruire l’odierna
chiesa barocca. Nel 1798 le trup-
pe rivoluzionarie francesi costrin-
gono i monaci all’esilio per qual-
che anno. Segue una rifioritura,
tanto che i monaci fondano
monasteri persino negli Stati Uniti
e in Argentina. Oggi il complesso
ospita 80 benedettini e un colle-
gio di 270 allievi. La biblioteca
conserva, tra l’altro, 1200 mano-
scritti (dei quali 580 anteriori al
Cinquecento) e 240 mila volumi a
stampa. Ci sono le officine, il
grande orto, le cucine, la lavan-
deria, la scuderia dove si allevano
circa trenta cavalli e altre attività.
Nel 1984 è stata visitata da papa
Wojtyła. Le feste: 21 gennaio, san
Meinrado; 16 luglio, la Madonna
di Einsiedeln; 15 agosto, l’Assunta,
patrona del santuario; 14 settem-
bre, dedicazione della Cappella
della Madonna degli Eremiti.
BS GENNAIO 2010

5.4 Page 44

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P RIMA PAGINA Francesco Motto - fmotto@sdb.org
tagion
DON RUA E DON BOSCO
Affinità e differenze
Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco, è morto il 06/04/1910, 100 anni fa.
Con questa rubrica ogni mese offriremo uno spunto sulla sua vita e sulle sue opere.
Chi ha parlato e scritto di don Rua non ha luppato in misura impressionante l’opera che si
potuto esimersi dal definirlo “un altro Don temeva non potesse sopravvivere alla morte del
Bosco”; Il cardinale José Calasanz nel 1907 fondatore; ha rilanciato e arricchito di nuove
lo classificava come “una reliquia vivente di Don espressioni giovanili gli oratori e l’associazione dei
Bosco”. Molte le affinità: entrambi sono figli della cooperatori attraverso riuscitissimi congressi nazio-
seconda moglie del padre, orfani di padre nella nali, novità assoluta nella storia salesiana; ha
prima infanzia, morti alla stessa età di 72 anni. Ma immesso la congregazione su inedite vie dell’assi-
sono soprattutto dovute ai 36
stenza a lebbrosi, ammalati,
anni da Rua trascorsi accanto
portatori di handicap; ha
al “padre, maestro e amico”
affrontato la sfida della “que-
che lo forgiò “a sua immagi-
stione operaia” con competen-
ne”. Vi si aggiunga la volontà
za e saggezza; ha sviluppato il
44 di volerne seguire le tracce:
patrimonio educativo e spiritua-
“Nostra sollecitudine dev’es-
le ereditato; ha allargato gli spa-
sere di sostenere e a suo tem-
zi missionari... Non ha “sogna-
po sviluppare sempre più le
to”, come aveva fatto Don
opere da lui [Don Bosco] ini-
Bosco, ma ha dato precise indi-
ziate, seguirne fedelmente i
cazioni a tutti, per venir incontro
metodi”. Così ha fatto: stessa
ai bisogni della Chiesa, dei gio-
passione per i giovani, zelo
vani, della società di decine di
per le anime, amore a Gesù,
paesi in 4 continenti.
all’Ausiliatrice, ai sacramen-
ti, al Papa, al lavoro sacrifi-
>> È felice la sintesi tracciata da
cato. Anche nei suoi viaggi,
Paolo VI nel 1972, in occasione
spesso accompagnati da
della sua beatificazione: “Ha fat-
grazie, miracoli e grandi
to dell’esempio del Santo [Don
dimostrazioni di affetto e di
Bosco] una scuola, della sua vita
festa, fu considerato il
una storia, della sua regola uno
“ritratto di Don Bosco”.
spirito, della sua santità un tipo,
un modello… della sorgente un
>> Ma sono numerose anche le difformità. Don fiume”. Don Rua è stato “un altro” Don Bosco,
Rua non è stato un semplice “clone” di Don ma anche “altro” da Don Bosco. Non si è fatto
Bosco. Diverso è stato il contesto storico (22 anni cronista di se stesso, né ha trovato schiere di rac-
dopo), diverse le origini familiari, la costituzione coglitori di sue memorie, sul “modello” è storica-
fisica, il temperamento, l’educazione ricevuta, il mente assurto a dimensioni proprie, tanto umane
curriculum scolastico e formativo, le esperienze, quanto spirituali, in buona parte ancora da scopri-
ecc. Don Rua ha saputo continuare sulle stesse re. Se l’affascinante “contadino di Dio”, Don
tracce di Don Bosco, sviluppandole con coerenza Bosco, ha potuto splendere come astro di prima
e genialità. Le intuizioni del fondatore in lui sono grandezza nel firmamento dei santi sociali
divenute realtà, organizzazione, struttura. Discepo- dell’800, lo è stato anche grazie al lavoro indefes-
lo umile e fedele, ma non passivo e servile, ha so e meticoloso del suo alter ego, l’asceta e com-
imparato tutto sul piano teorico e pratico, ma ha pito “cittadino” don Rua, che ne ha scrupolosa-
fatto propri passi in avanti. Ha consolidato e svi- mente alimentato la luce.
ٗ
GENNAIO 2010 BS

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BS GENNAIO 2010

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I NOSTRI SANTI
dolori e la febbre alta fu neces-
sario un ricovero immediato al
a cura di Enrico dal Covolo postulatore generale
Policlinico di Padova, dove i
medici decisero un intervento
chirurgico. La paziente accon-
sentì e alzando la mano con
DONO
sieme ad alcuni salesiani coope-
l’indice a indicare il cielo disse:
DI UNA BAMBINA ratori e alla famiglia del bambino,
abbiamo pregato con grande fe-
”Guardate che io sono una rac-
comandata dall’alto!”. Durante
Fin dall’inizio della gravidanza
mia figlia si è affidata a san Do-
menico Savio, portando con sé
l’abitino. Stava procedendo tutto
bene, ma alla fine del settimo
mese i medici notarono che la
bambina cresceva molto lenta-
mente, tanto che dopo qualche
settimana la crescita si era arre-
stata. Fu necessario ricoverare la
mamma e tenerla sotto controllo
per valutare la situazione. La no-
stra ansia era grande e più di pri-
ma abbiamo pregato san Dome-
nico Savio, affinché la difficile si-
tuazione si risolvesse per il
meglio. Il 16 giugno, con tre setti-
mane di anticipo, mia figlia è sta-
ta operata ed è nata Serena, pic-
cola e leggera di peso, ma sana,
e la gioia fu grande per tutti i fa-
migliari.
L. Giuseppina, Catanzaro
GRAVIDANZA E
de san Domenico Savio per la
salute del nascituro. Un mese do-
po, in seguito a un controllo, il
medico constatò con sorpresa
che la cisti era sparita dal cervel-
lo. Ora i genitori Beata e Robo
gioiscono per il loro bambino Vik-
torko, nato sano, e insieme con
noi ringraziano il Signore.
Suor Elvira Hervayová, fma
CHIEDI LA
GRAZIA E VEDRAI
CHE TI AIUTERÀ
All’età di 40 anni e sposata già da
nove, io e mio marito decidemmo
di avere un figlio. Ma trascorsi
due anni, eravamo convinti che
l’età un po’ avanzata di entrambi
ci creasse degli impedimenti per
realizzare il nostro desiderio. Mia
madre, però, da tempo mi diceva:
“Va’ nella chiesa di san Domeni-
co Savio, protettore delle mam-
Michele Rua.
PROTETTA
DALL’ALTO
Suor Clara di Padova da tempo
non si sentiva bene; perciò fu
trasferita a Rosà (VI), presso la
casa di riposo per suore anzia-
ne e ammalate. Sottoposta a
esami, la situazione non si
chiarì: furono necessari ulterio-
ri approfondimenti presso l’o-
spedale di Bassano. Un suo fra-
tello e la sottoscritta sua sorel-
la iniziarono a pregare per
intercessione della beata Maria
Romero Meneses. Intanto le
condizioni di salute di suor Cla-
ra si facevano più critiche. Per i
l’operazione, nella sala d’aspet-
to pregavo il rosario con tanta
trepidazione. Quando il chirur-
go finalmente uscì mi rassicurò
sull’esito dell’intervento all’inte-
stino e terminò dicendo: “È una
raccomandata!”. Passò poi il
primario con tutto il seguito de-
gli studenti di medicina. La ca-
posala aveva in mano i diversi
referti medici e spiegava: ”Setti-
cemia progressiva e avanzata;
se aspettavamo ancora un po’,
sarebbero stati guai; l’intestino
presentava diverticoli con tre
perforazioni, causa di forti dolo-
ri e febbre alta”. In realtà si era
deciso l’intervento, senza sape-
re con precisione che cosa si
sarebbe dovuto fare. Come non
ammettere un intervento dal-
l’alto? Oltretutto, nel giorno del-
l’operazione ricorreva la festa
della beata Maria Romero.
Suor Angelina Greggio,
Valdagno (VI)
BRONCOPOLMONITE me e delle culle, e chiedi la grazia
di un figlio: ti aiuterà”. Io, per pi-
Ero in gravidanza del mio secon- grizia, per i molteplici impegni e
46 dogenito e, come per il primo fi- forse anche per incredulità, non
glio Tommaso, mi ero affidata al- misi in pratica il suo consiglio. Ma
la protezione di san Domenico nel luglio 2005 decisi di entrare in
Savio. Al quinto mese, d’inverno, quella chiesa e mi misi a pregare
mi ammalai di broncopolmonite e davanti a un bellissimo quadro di
fui ricoverata per un periodo all’o- san Domenico Savio. Il 28 luglio
spedale. Portai con me l’abitino con stupore mi resi conto di es-
di san Domenico Savio e pregai sere incinta, e il 2 aprile 2006, al-
trazioni del parto. Mi sono allora
rivolta a san Domenico Savio e
tutto si è risolto per il meglio. Alla
38° settimana, con un parto velo-
ce e senza difficoltà, è nato il mio
bellissimo bambino Sebastiano.
Terragnolo Margherita,
Scurelle (TN)
ogni giorno, unitamente a mia
mamma, questo santo. Le deci-
sioni dei medici circa le cure da
somministrare furono certamen-
te ben guidate; infatti, dopo una
lunga convalescenza, la gravi-
danza fu portata a termine e nac-
que Lorenzo, un bel bambino sa-
no e vispo. Per questo ringrazio
ogni giorno il santo delle mamme
per aver seguito i miei bambini, di
otto e tre anni rispettivamente, e
continuo ad affidarli alla sua pro-
l’età di 43 anni ho partorito una
bellissima bambina. San Dome-
nico Savio, oltre al dono di una
creatura, mi ha fatto il regalo di
farla nascere nello stesso giorno
in cui è nato lui.
Marini Cecilia, Ravalle (FE)
INCESSANTE
E FIDUCIOSA
ATTESA
nato, perché la vita è un dono, e
Maria per rendere onore alla san-
ta Mediatrice della grazia. Ora,
dopo la gioia della maternità, c’è
da risolvere il problema della cu-
ra diuturna di Michele, connesso
con quello lavorativo della mam-
ma; ma abbiamo fiducia in santa
Maria Domenica Mazzarello e in
Maria Ausiliatrice per la soluzio-
ne di queste difficoltà. Dio vede e
Dio provvederà.
HO PERCEPITO
LA SUA
ASSISTENZA
Sono un coadiutore salesiano.
Attualmente lavoro nella missio-
ne di Ivato in Madagascar. Da
molto tempo l’anca destra mi pro-
curava forti dolori e grave diffi-
coltà a camminare. Ho deciso
perciò di sottopormi a intervento
chirurgico, che si è svolto in Ita-
tezione.
Carla P., Torino
CISTI SPARITA
La figlia di mia sorella si trovava
al quarto mese di gravidanza,
con un bimbo in grembo. Un gior-
no i medici le dissero che aveva-
no riscontrato una cisti al cervel-
lo del bimbo. Gli specialisti dopo
una settimana ne accertarono
Dopo lunga attesa e fiduciosa
preghiera a santa Maria Dome-
nica Mazzarello, mia figlia Giu-
ditta è diventata mamma di un
bel bambino. Al piccolo sono sta-
ti dati tre nomi: anzitutto Michele
come nome di battesimo, perché
l’arcangelo san Michele gli sia
sempre vicino, e perché questo è
anche il nome del suo nonno; Do-
Pagani Edoardo, Rho (MI)
NASCITA DEL MIO
TERZO BAMBINO
Proprio durante l’attesa nascita
del mio terzo bambino, leggendo
casualmente la rubrica del Bol-
lettino Salesiano, I nostri Santi,
sono venuta a conoscenza che
san Domenico Savio è il protet-
tore delle donne in gravidanza;
lia. Mi sono affidato all’interces-
sione del beato Artemide Zatti,
coadiutore salesiano infermiere,
al quale hanno rivolto la preghie-
ra molte persone e particolar-
mente i bambini della missione di
Ivato. L’operazione riuscì molto
bene, tanto che dopo pochi mesi
feci ritorno in Madagascar. Desi-
dero tanto ringraziare il beato Ar-
temide Zatti, di cui ho percepito
l’assistenza e che spero presto di
onorare come santo.
ancora la presenza e sentenzia-
per questo subito mi sono affida-
coad. Abbio Elio,
rono che, a causa di questa, il
ta a lui. Ho trascorso una gesta-
Ivato (Madagascar)
bambino poteva restare handi-
zione serena, ma verso la fine, in
cappato, poiché in rari casi la ci-
seguito a una brutta influenza, ho
sti sparisce e comunque solo do-
po il parto. All’udire questo io, con
tutte le consorelle Figlie di Maria
Ausiliatrice della Slovacchia, in-
M. D. Mazzarello
Laura Vicuña
GENNAIO 2010 BS
temuto conseguenze per la salu-
te del piccolo. Soprattutto teme-
vo che la tosse ininterrotta av-
viasse prematuramente le con-
Ptfrlii’eiericrmnnhedlaiaietccesopatneuzaitboossbenidlneipezcdolaaletezrrlieàolnecnotoaetmemprnieeeto.otnnt.eoSrsnuei

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IN PRIMO PIANO
redazionale
GEN.
ITALO GOVERNATORI
Marchigiano di Penna San
Giovanni, classe 1948.
Ha contribuito a scoprire la prima
foto di Don Bosco, ritratto con
quattro signore di Asti…
Generale, quando ha conosciuto i salesiani?
Da sempre. Se invece parliamo di conoscenza diretta, è avvenuta in una
cena inizio anni ’90; vicino a me c’era don Ferdinando Colombo del VIS.
Dopo qualche giorno ho iniziato un cammino di fede durato qualche anno.
Con lui sono andato in Angola nella baraccopoli di Luanda, Lixeira = im-
mondezzaio, dove ho scoperto che con l’amore si può conquistare tutti e tutto.
Dopo di che ha pensato a una Onlus. Come le è venuto in mente?
Ho cominciato a riflettere su che cosa potevo fare per i più emarginati.
Con alcuni amici e colleghi, sorge l’idea di fondare una ONLUS e fare
qualcosa di pianificato. Non è stato facile, ci hanno aiutato l’esperienza
professionale, la cultura del carabiniere che ha fondamento sulla solida-
rietà e la mia infanzia tra i campi di mio padre agricoltore. Una buona
combinazione che ha avuto un effetto propulsivo.
La LumbeLumbe ha già realizzato varie iniziative. Ce ne indica al-
cune?
“La Casa delle Api” a Cangumbe, in Angola, finanziata in gran parte dalla
Presidenza del Consiglio con l’otto per mille e in partenariato con i salesiani
dell’Africa. L’obiettivo è il recupero della produzione del miele che in quel
luogo è una ricchezza importante e un alimento indispensabile ai bambini
denutriti. Sul fonte della formazione abbiamo fatto un accordo con la provin-
cia di Macerata, le comunità Montane Monti Azzurri e Valsangro della pro-
vincia di Chieti, che prevede corsi di Orientamento alla Solidarietà per gio-
vani di quei luoghi e un periodo di permanenza in un paese in via di sviluppo.
Gli enti locali, ai giovani più meritevoli, offrono una borsa di studio.
I suoi superiori come hanno preso questa sua attività?
Dalla sorpresa e curiosità iniziali si è passati al sostegno. L’Arma ci ha
dato moltissimo. Spazi televisivi per promuovere la nostra attività, articoli
sulla rivista IL CARABINIERE e il suo calendario, la Banda dell’Arma
per presentare l’Associazione al pubblico al Parco della Musica a Roma
con la presenza dei vertici dell’Arma.
I suoi di famiglia come l’hanno presa?
I miei genitori e i miei suoceri hanno sempre apprezzato questa mia
scelta. Mia sorella mi ha guardato con sospetto, poi il miracolo: anche lei è
entrata a far parte dell’Associazione. Ersilia, mia moglie, dopo la diffiden-
za iniziale è venuta in Angola e ora è una sostenitrice. La sua parte la fa
con risultati importanti e di grande supporto sia morale sia concreto. I
miei figli e le nuore sono stati sempre miei forti alleati; anche se impegnati
in tante attività lavorative e di volontariato spesso parliamo e mi aiutano.
Non vedo l’ora che Ginevra, la mia nipotina di poco più di un anno, sia
consapevole di quello che faccio. Vorrei testimoniarle tutta la mia espe-
rienza. Il mio sogno è che possa diventare una donna ispirata dalla “carità
nella verità” come recentemente scritto nell’enciclica di Benedetto XVI.
Sento tanto il bisogno che i giovani riprendano il possesso della loro vita
e ne facciano buon uso, sfuggendo alle miserie di questa epoca fatta di
immagini, troppo spesso vuote e fuorvianti.
È contento di quello che ha fatto?
Assolutamente sì!
BEPPE
Ottanta per cento di invali-
dità, Beppe frequenta giornal-
mente la lontana chiesa dei
santi Cosma e Damiano. Un
sacerdote salesiano, don Ma-
soero, amico di famiglia, sole-
va dire al padrone di casa,
papà di Beppe: “Ingegnere, ha
fatto una gran bella casa, l’ha
costruita in un luogo splendi-
do, ma bisogna essere buoni
camminatori per arrivare fin
qui”. Beppe non lo era, ovvia-
mente. Tutt’altro: il camminare
lo faceva soffrire non poco.
Eppure, quasi per miracolo, è
diventato un solerte cammina-
tore. Suo fratello maggiore, in-
gegnere come suo padre, ma
molto scettico sull’aiuto divi-
no, chiese a Beppe: “Come 47
diavolo hai fatto a smettere con
i medicinali e a camminare
tanto?”. “La forza mi è venuta
andando tutti i giorni a messa
con un altro mio amico molto
malato; e poi… poi nei mo-
menti di depressione prego e
tutto va meglio!”. L’ingegnere
è rimasto di stucco! (G. Alba)
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TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
PADOVA C.M.P.
NEL PROSSIMO NUMERO
CHIESA
di Silvano Stracca
Sollicitudo rei socialis
Il ccp che arriva con il BS non è una
richiesta di denaro per l’abbonamento
che è sempre stato e resta gratuito.
Vuole solo facilitare il lettore che
volesse fare un’offerta.
INSERTO CULTURA
di Michele Novelli (a cura di)
Il sogno di una vita
ON LINE
di Giancarlo Manieri (a cura di)
Don Giò
VOLONTARIATO
di Giovanni Eriman
Arte sulle Ande peruviane