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La Parola del Papa e come ascoltarla e l'Enciclica Etsi Nos di Leone X111
- Torino 1886, in-16 picc . pag . 32
L. 0 10
Si compie in questo mese il 33 ° anniversario della pubblicazione periodica delle Letture Cattoliche
di Torino, di quel libro cioè che, come leggesi nel Bollettino Salesiano, " fu per i protestanti quello, che in
un combattimento è il cannone a mitraglia . Noi vorremmo in questa circostanza rinnovare il grido che
preparò un tale avvenimento, gridare cioè : " Popoli Cattolici, aprite gli occhi, si tendono a voi moltis-
sime insidie col tentare di allontanarvi da quella unica, vera, santa Religione, che solamente conservasi
nella chiesa di Gesù Cristo . . ., leggete attentamente „ Noi vorremmo in una parola rinnovare il
togli e leggi! ,, fatto udire praticamente da D . Bosco colle Letture Cattoliche di Torino al popolo
cattolico e ai tanti migliaia di Agostini del nostro secolo, abbacinati dalla falsa luce dei moderni manichei .
Ma conoscendo la debolezza della nostra voce , crediam meglio far echeggiare un tal grido da un nobi-
lissimo coro di scrittori d' ogni regione italiana , incominciando dalla voce più autorevole, e venendo giù
giù alle altre, servendoci a tal effetto di brani dei loro scritti, testè usciti dalle nostre Tipografie di To-
rino, S . Pier d'Arena, S . Benigno, Buenos Aires , quali annunziamo vendibili presso le Librerie Salesiane .
Ecco per prima la voce dell'Augusto Pontefice .
` Affinchè non venga al popolo rapito il più prezioso dei tesori, la fede cattolica
l Rileva assaissimo eho si vada diffondendo la buona stampa . Coloro che avversano con mortale odio la
Chiesa, han preso il costume di combattere coi pubblici scritti e di adoperarli come armi a .cconcissime a
far danno . Quindi una pestifera colluvie di libri , quindi effemeridi sediziose e funeste i cui furiosi assalti
nè le leggi raffrenano, nè il pudore trattiene . Vuolsi adunque fare argine alla violenza di questo sì gran
male
indurre il popolo a prendersene guardia
° Di poi si vuol contrapporre scritto a scritto, affinchè lo stesso mezzo, che tanto può a rovina, sia ri-
volto a salute e benefizio dei mortali, e di là appunto vengano in pronto i rimedi d'onde si procacciano
micidiali veleni . Nel che è desiderabile che almeno in ognì provincia si stabiliscano giornali o periodici ,
e, per quanto è possibile, quotidiani, che inculchino al popolo quali e quanto grandi siano i doveri di cia-
scuno verso la Chiesa . I' Per questo è necessità che quelli , i quali si dedicarono alla professione dello
scrivere , di più cose si diano pensiero . . . . dettino con piano e chiaro discorso , sicchè possa comprendersi
agevolmente dalla moltitudine .
Il Tutti gli altri poi, che desiderano realmente e di cuore che le cose sì sacre come civili siano da va-
lenti scrittori efficacemente difese e fioriscano, cerchino di favorire in essi colla propria liberalità i frutti delle
lettere e dell'ingegno ; e quanto più uno è dovizioso, tanto più con le sue facoltà e co' suoi averi li sos-
tenga . Imperciocchè a tali scrittori devesi ad ogni modo prestare una tal maniera di soccorso ; tolto il
quale, o non avrà alcun successo la loro solerzia, o lo avrà incerto ed assai tenue . r
Lo stesso S . Padre ribatte la necessità di allontanare il popolo dai libri cattivi nella seguente,

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Sulla Cristiana Costituzione degli Stati, Lettera Enciclica di S . S . Leone XIII.
- Torino, 1886 in-8 picc . pag . 24
L . 0 10
La libertà del pensiero e della stampa, nella sua sconfinata ampiezza, non è per se stessa un bene
di cui l'umano consorzio abbia ragione di allietarsi ; è invece fonte e principio di molti mali . - La li-
bertà, come quella che è perfezione dell'uomo, deve avere per suo oggetto il 'vero ed il bene ; e la natura
del vero e del bene non è variabile a capriccio dell' uomo, ma rimane sempre la medesima, e non è meno
immutabile che l'essenza stessa delle cose. L'intelligenza quando accoglie l' errore, la volontà quando si
piega al male e al male aderisce, non corrono al loro perfezionamento , ma scadono e si corrompono en-
trambe. Il male adunque e l'errore non possono aver diritto di esser messi in lista e propagati . ,
Così dice, tra le tante ammirabili cose sulla costituzione degli Stati, il S . Padre .
Odasi ora il grido che manda da Torino l'Em .mo Alimonda con
Lo studio della Società agli amanti del vero . Commenti alla Lettera Enciclica
1)e Civitatum Constitutione Christiana di S . E . il Cardinale Gaetano Ali-
monda Arciv. di Torino. In-4 di pag. 86
1 00
Quanto la stampa è' vantaggiosa e lodevole se promuove una causa onesta e vien sorvegliata dalla
legge, tanto pessima si fa e diventa fomite di disastri allora che va ignuda di cotali doti . Ciò special-
mente avviene in riguardo alle effemeridi ed ai giornali. Nè ci restringeremo a mettere la rampogna che
i periodici danneggiano uccidendo ogni altro studio e ogni altra letteratura , (Leopardi) ; nè ad affer-
mare quindi che « la moltitudine dei giornali è la tirannide degli ignoranti (Gioberti), , si una più pro-
fonda cagione di male ci sforza a detestarli . Ci sforza l'attentato contro alla- vita pubblica . La stampa, e
più la giornalistica, è la vivente significazione dei pensieri, delle passioni e dei voleri del popolo : ma se
ponete a principio signoreggiante il popolo sovrano così magagnato e così matto come vuol essere, che se
no ha. del giornalismo? Il popolo sovrano non conosce legge di coscienza, non legge di culto, non legge
di pensiero : è il 1 cavallo di Mazzeppa , che corre a scavezzacollo per la foresta poetata dal Byron : imper-
tanto il giornalismo nell'esprimere le tendenze e i sentimenti del popolo, coopera a stracciare sempre peggio
la legge morale, la legge religiosa e la legge razionale o metafisica . „
Cosi l'Em . mo Alimonda a pag. 35 dello Studio della Società . Sentiamo ora un'altra voce anche da
Torino .
Meditazioni Cattoliche sulla Enciclica " De Civitatum Constitutione Christiana .
. 1° Novembre 1885, pel Conte Cesare Di Castagnetto ; - 1886 in-16
di pag. 20
0 20
Ci fa meraviglia che uomini di senno, posti a capi delle nazioni, che vedono e che lamentano gli
errori e gli eccessi delle moltitudini favoriscano in certa guisa lo spirito di ribellione con un costante si-
stema di opposizione alla Chiesa, alla quale tutte le civili autorità dovrebbero anzi porgere soccorrevole la
mano per assicurare la tranquillità e la prosperità dei popoli loro affidati, senza però ledere la libertà delle
coscienze, ma solo ponendo un freno alla stampa immorale e libertina di qualunque opinione . .
Cosi risponde alla voce di Roma l'eco profonda della meditazione d'un illustre patrizio, già Ministro
di Stato .
Odasi ora la voce d'un dotto scrittore cattolico della Romagna, Monsignor Giovannini . 4 Accolto
come leggesi nell'Osservatore Romano, - dal S . Padre Leone XIII nel giorno 29 di Gennaio di quest'anno,
ed incoraggiato dallo stesso alla ristampa e diffusione delle suo opere, molto utili ed opportune ai tempi
elio corrono, e specialmente ad accrescere luce all'Enciclica Humanum Genus, , subito rispose alle parole
del Papa con i seguenti :
Il Grido d'Allarme emesso dal Pontefice Leone XIII coll'Enciclica Humanum Ge-
nus contro la Framassoneria, osservazioni in proposito della gioventù ; S. Pier
d'Arena, 1886, in-16 di pag . 24
0 10
La Forza della Verità sull'errore, ovvero saggio di Apologia Cattolica offerto
ai giovani i ahani da Eurico Giovannini, Dottore in sacra teologia e Vicario
Generale della Diocesi di Faenza ; seconda edizione notabilmente corretta e au-
mentata ; S. Pier d'Arena, 1886 ; - un vol . in-16 pie . pag . 264 . . ,, 1 20
Emesso col primo il grido d'allarme e gettato uno sprazzo di luce sulla tenebrosa sétta, che ha per
iscopo finale quello al Voi:aire e della Rivoluzione francese, l'annientamento per sempre del Cattolieismo
ed ancora dell' idea crisuiana ; , col sewndo illumina i lettori su tutte le verità più combattute ai nostri
giorni e vince l'errore colle stesse sue armi .

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ANNO X - N . 3 .
Esce una volta al mese .
MARZO 1886
DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano . - Via Cottolengo, N . 32, TORINO
SOMMARIO - La festa di S . Francesco di Sales - Tre
pensieri di D. Bosco svolti da un sacerdote Salesiano
- Grazia di Maria Ausiliatrice - B Cuor di Gesù e
la carità - Le idee di D . Bosco sull'educazione e sul-
l'insegnamento e la missione attuale delle scuole -
Collegio-Convitto Valsalice - Elenco dei Cooperatori
defunti nell'anno 1885 .
LA FESTA DI S . FRANCESCO DI SALES .
Dall'America, dalla Francia, dalla Spagna
e da ogni parte d'Italìa ci giungono notizie
carissime sul modo col quale venne celebrata
questa festa e tenuta la conferenza dai Coo-
peratori Salesiani . A Bordighera Torrione
presiedeva Mons . Vescovo di Ventimiglìa To-
masodeiMrchRgo,alSpezir
tre giorni faceva udire l'eloquente sua voce
il venerando Vescovo della Diocesi ; a Nizza
marittima S . E . Mons. Balain, con un di-
scorso che partiva dal cuore, commosse il suo
uditorio; a Roma nella chiesa del Sacro Cuore,
le cui navate laterali son quasi finite con un
squisito lavoro in stucchi, nelle prime ore
celebrò la S Messa Mons . Rosaz vescovo di
Susa , quella della Comunione generale fu
letta dall'Em . Card . Schiaffino, Mon . Grimaldi
tessè il panegirico e l'Emm°. Card . Parocchi
Vicario di S .S . imparti la benedizione . In
molti altri luoghi altri illustri Prelati si u-
nivano ai Salesiani per festeggiare la carità
di G,-sù Cristo rappresentata nel nostro Santo .
In Torino poi nella Chiesa di Maria SS .
Ausiliatrice l'Eui"'° . Arcivesc . Card . Alimonda
assisté ponti fica lniente, alla Messa solenne e
dopo i vespri Mons . Riccardi Vescovo di
Ivrea parlò eloquentemente del gran Vescovo
di Ginevra . Egli disse esservi qualche cosa
di più glorioso dello sbaragliare - eserciti e
vincere battaglie, fosse pure col valore di
Napoleone I ; di più grande dello scrivere
poemi immortali, fossero pure quelli di O-
mero e dell'Alighieri ; di più bello dello strap-
pare al bronzo od al marmo statue divine ,
fossero pure quelle di Fidia e del Michelan-
gelo . E questa cosa, soggiungeva, spiegando
con mano maestra sotto gli occhi dei suoi
uditori la splendida tela della vita di S . Fran-
cesco, è Amare Dio e farlo amare : non
dandosi al mondo peggiore sciagura dell'i-
gnoranza di Dio, nè felicità maggiore del co-
noscere Dio e farlo conoscere, amarlo e farlo
amare . Colla benedizione del SS . Sacramento
il Cardinale chiudeva la splendida festa, alla
quale numerosissimi erano accorsi i Torinesi .
Questa solennità era preceduta e seguita
in Torino da due altre bellissime feste . Il
9 Febbraio nella nostra antica chiesa dedi-
cata a S . Francesco di Sales, ornata con
pompa straordinaria, si affollavano numerosi
i giovinetti esterni dell'oratorio festivo fra i

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quali circa trecento si accostavano alla S .
Comunione . I sacri riti solenni, la scelta mu-
sica, la presenza di S . E . Mons . Bertagna alle
funzioni della sera, una generosa colazione,
giuochi e divertimenti diversi, accrebbero la
gioia dei buoni figliuoli del popolo .
Il giorno 28 Gennaio avea luogo la con-
ferenza solita, ma sempre sorprendente, nella
chiesa di S . Giovanni Evangelista . Non o-
stante la neve caduta e il tempo piovigginoso,
considerevole fu il numero dei Cooperatori
e delle Cooperatrici che intervennero . Pre-
siedeva D . Bosco ed uno dei suoi sacerdoti
proferiva il seguente discorso :
TRE PENSIERI DI D . BOSCO
svolti da un Sacerdote salesiano ai Cooperatori e alle Cooperatrici
nella conferenza tenuta in Torino il 28 gennaio .
AMATISSIMI COOPERATORI E COOPERATRICI,
Era desiderio di noi tutti che in questo luogo
ascendesse quest'oggi il nostro carissimo Don
Bosco . Egli stesso il bramava, ed ebbe sino al-
l'ultimo la speranza di farlo ; ma ormai questo
padre ed amico nostro deve fare i conti non solo
più colla volontà sua, bensì cogli anni, cogli in-
comodi ed anche col volere dei figli suoi, che,
appoggiati al parere dei medici, cercano di alleg-
gerirgli le fatiche per quanto è loro possibile .
Tollerate pertanto che a suo sollievo un suo a-
lunno ne compia le veci .
Ma affinché voi non perdiate intieramente il
bene, che avrebbe di certo prodotto nei vostri
cuori la sua efficace parola, io vi esporrò i pen-
sieri, che egli medesimo avrebbe svolti in questa
occasione e che in breve mi confidò . I principali
di questi sono tre : - alcuni effetti consolanti delle
Opere Salesiane sostenute dalla vostra carità ; il
bisogno di continuare ed accrescere questi effetti
medesimi mediante altre opere importanti ; e i
mezzi da usare a questo intento . Il primo pen-
siero vi farà conoscere come sia bene impiegata
la vostra carità ; il secondo darà novello stimolo
al vostro zelo ; e il terzo vi spianerà la via a
rendervi veraci Cooperatori e Cooperatrici.
Mi assista il Signore colla sua divina grazia,
e mi accompagni la vostra fraterna benevolenza .
I.
Alcuni effetti consolanti delle Opere Salesiane .
A sviluppare il primo pensiero basterebbe, che
io esponessi quanto si contiene nella lettera, che
D . Bosco ha testè indirizzata ai Cooperatori e
alle Cooperatrici salesiane . Ma siccome l'avrete
già letta, così, per non ripetere cose che già sa-
pete, mi limito a segnalarvi un fatto, traendone
le naturali conseguenze .
Esaminato le varie relazioni ricevute l'anno
scorso dalle Case salesiane già fondate in Europa
ed America, e fattone il computo, risulta che due-
cento mila tra fanciulli e fanciulle , tra giova-
netti e giovanette , sono presentemente sotto la
direzione dei Salesiani e delle Suore di Maria
Ausiliatrice , vale a dire sotto la dipendenza di
D . Bosco ; duecento mila persone, sul fiore degli
anni, allontanate dalla via di perdizione , poste
sul cammino della virtù, armate contro le umani
passioni, premunite contro i pericoli della vita ,
istruite contro i nemici dell' innocenza , conser-
vate insomma o ricondotte a Dio! Sia benedetto
Iddio, primo autore di un tanto bene . Una parte di
questa gioventù di ambo i sessi riceve questo
insigne benefizio nei Collegi e negli Ospizi ;
quindi è ricoverata, vestita, mantenuta ; un'altra
parte lo riceve nelle scuole, nelle officine, nei
laboratorii ; altra parte lo riceve negli Oratorii
festivi e nei giardini di ricreazione ; afra nei
catechismi e nelle pie associazioni, ed altra nella
propria casa e via dicendo.
Ecco dunque un effetto consolante delle Opere
salesiane presenti ; effetto che continuerà non
solo, ma aumenterà, producendone una serie lun-
ghissima di altri. E in verità questi 200 mila
giovani e zitelle, educati, istruiti cristianamente
e resi virtuosi, come ho detto, produrranno po-
sitivamente questo altro gran bene . Crescendo in
età comunicheranno ad altri la buona educazione
avuta, e conserveranno la fede e il buon costume
nelle loro case ; formando famiglia , alleveranno
nel santo timor di Dio la propria figliuolanza ;
occupando posto in società, e possedendo una
istruzione adeguata al bisogno, sapranno scorgere
l'errore e ribatterlo, difendere la religione e farla
apprezzare ; formati alla virtù e nei principii di
sana morale, abborriranno il vizio, ameranno la
giustizia, porteranno e manterranno la pace e la
concordia nel civile consorzio ; saranno insomma
e colle parole e coll'esempio sale e luce ai loro
concittadini , l'occhio del cieco , il piede dello
zoppo , il sostegno deì deboli, il conforto degli
afflitti, i protettori degli oppressi, i padri dei po-
veri. E in questo modo chi mai saprebbe dire
quante altre persone eglino renderanno morige-
rate e savie, conserveranno alla loro volta o ri-
condurranno agli amplessi di Dio?
Oltre a questo bene positivo un altro bene ne-
gativo pure desideratissimo produce ancora nel
mondo questa larga corona di 200 mila giovani
di ambo i sessi da noi dipendenti ; e questo bene
è la cessazione di moltissimi mali nella società ;
cessazione di scandali, di furti, di risse, di misfatti.
La esperienza prova che sempre e specialmente
ai tempi nostri i giovani trascurati nella educa-
zione, cresciuti nella ignoranza religiosa, senza
una carriera , senza un'arte , senza un mestiere
conforme al bisogno, finiscono per divenire il
cruccio dei parenti , il disonore della famiglia ,
un fomite di malessere sociale , gli adocchiati
della polizia, le reclute dei comunardi, gli inqui-
lini delle prigioni . Or di questi tali re non saranno,
voglio sperarlo, quelle migliaia di giovani posti sotto
la direzione dei Salesiani, perché stati istruiti, stati

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educati, stati provveduti di quanto occorre per trici, un esercito di giovani, che riesce fin d'ora
l'anima e pel corpo , per la verde e per la età spettacolo gradito a Dio, agli Angeli e dagli uomini ;
matura, per la prospera e per l'avversa fortuna . ed ecco per conseguenza comparire sempre più
E quindi quante pene, quanti dolori, quante la- grandel'efetodelavostracarità .
grime di meno ai padri ed alle madri! Quante
Ma queste elette schiere di giovani producono
risse, quanti furti, quante rivolte di meno fra il ancora altri beni, e sono gli atti di virtù, che
popolo ! E quanti ancora rompicapi risparmiati ai imparano ad esercitare nello stesso infuriare delle
pretori, ai sindaci, ai prefetti, ai procuratori, ai passioni e degli scandali del mondo, e la gloria
magistrati, ai ministri! Tutto, questo è un bene che perciò ne ridonda a Dio . Al Signore fu di
negativo, ma pur grande e degno della più alta altissimo onore la santa condotta di Noè e dei
considerazione .
suoi figliuoli in mezzo alla corruzione del genere
Ma proseguiamo nell'esaminare altri effetti pro- umano dei primi secoli, e li premiò col salvarli nel-
venienti dalla buona educazione dei 200 mila l'arca dalla sua mano onnipotente guidata e pro-
giovani sopra indicati . A voi come cristiani e tetta . Or di quanto onore non tornerà a Dio la
persone di singolare pietà tornerà caro il se- vita onesta e pura di tanta gioventù, piena di ,
guente riflesso . Duecento mila giovani conservati fuoco e in un secolo così corrotto e corrompi-
o ricondotti ed insieme aiutati a proseguire nel- tore quale è il nostro? Tornò di somma gloria
l'amicizia di Dio, chi mai può tutto esprimere lo a Dio la vittoria riportata da Giuseppe il casto
spettacolo sovrumano che formano insieme? La e dalla casta Susanna contro le suggestioni di
innocenza, la grazia, la bellezza soprannaturale, malvagie persone, e rimunerò il primo col farlo
la loro pietà , i loro cantici medesimi ci dànno viceré di Egitto, e la seconda col salvarla pro-
una qualche idea di quell'esercito di 144 mila digiosamente da ignominiosa morte ; ed ora di quanta
persone, veduto in cielo dall'apostolo S . Giovanni gloria non dovranno tornare al medesimo Iddio
ancor mortale in sulla terra, come ei medesimo ci de- le ripetute vittorie spirituali di tanti giovani e
scrive nel suo libro dell'Apocalisse .Aveanosi
di tante donzelle, pronte a lasciare la vita anzi
scritto sulle loro fronti il nome di Gesù Cristo e il che offenderlo con un'azione men che onesta?
nome del Padre suo. E i nostri 200 mila giovani in Riuscì carissima a Dio la pietà e la franchezza
mezzo a tanta ignoranza di religione , in mezzo dei tre fanciulli ebrei, che, non ostante lo scan-
alla signoreggiante incredulità, hanno ancor essi dalo di un popolo immenso e le minacce di un
la mente, hanno ancor essi la fronte ricca di ce- potentissimo re , ricusarono di piegare le ginoc-
lesti cognizioni intorno a Gesù Cristo Salvatore, chia alla statua di Nabucodonosor e di prestare
e al Padre suo divino, che lo ha inviato nel omaggio di adorazione alle creature, ed operò in
mondo . Quei 144 mila beati dinanzi al divin loro difesa un miracolo inaudito rendendo fresche
trono cantavano quasi un cantico nuovo, che fuori per essi le fiamme di ardentissima fornace ; ed ora chi
di loro nessun altro poteva imparare ; e i nostri potrà dire quanto cara gli riesca la fedeltà e la for-
200 mila giovani fanno ancor essi risuonare il tezza di tanti figli e di tante figliuole , che , su-
sacrotempiodisoavisimelodi ;fatoquesch
periori ad ogni umano rispetto , impavidi alle
puossi anche dire quasi nuovo e che altri non villanie ed agli scherni, si mostrano apertamente
possono ripetere , poichè oggidì le voci dei gio- religiosi e devoti? Il dottor S . Bernardo ebbe a
vani e degli adulti per regola ordinaria non già scrivere che vi ha un martirio non meno degno
le chiese, ma i teatri, ma le bettole fanno echeg- di ammirazione e di encomio, che non quello di chi
giare di canti profani, disonesti ed osceni ; can- lascia la vita sui roghi e sulla punta delle spade,
tano costoro, sì, ma non già dinanzi al trono di ed è la castità nella gioventù ; quindi dei due-
Dio, ma dinanzi alle case di scandalo, nelle vie cento mila nostri giovanetti e giovanette quanti
e nelle piazze . Quei 144 mila erano vergini, le piccoli e quante piccole martiri si offrono ogni
primizie di Dio e dell'Agnello , cui seguivano e giorno quali vittime immacolate sull'altare della
circondavano come sua guardia d'onore ; e dei castità, e mandano un profumo gratissimo al
200 mila nostri fanciulli e fanciulle di diverse trono dell'Altissimo! Iddio può dire : - E vero
lingue e di varie nazioni quanti e quante sono che molti cristiani e molte cristiane mi disono-
ancora essi candidi ed intemerati gigli di purità! rano, calpestando la mia legge , come se la os-
Quanti e quante ogni giorno fanno corona al di- servanza fosse impossibile ; ma io sono giustifi-
vino Agnello Gesù, ora alla mensa degli Angeli cato non solo dinanzi ai Santi del cielo, ma dinanzi
ed ora dinanzi agli altari, adorandolo sotto le agli abitanti della terra, e mi giustificano queste
specie sacramentali! Quanti e quante hanno of- schiere di angeli in carne, mostrando col fatto
ferto al Signore i primi frutti della lore vita che soave è il mio giogo e leggero è il mio
spirituale e sono divenuti e sono le primizie di peso, ed obbligando ad un tempo il grande ed il
Dio e del Figliuol suo, Primitiae Deo et Agno ! piccolo ad esclamare : Se quelli e queste possono
Finalmente quei 144 mila dell'Apocalisse furono vivere puri e casti, e perché nol potrò ancor io?
trovati scevri di macchia ; e migliaia di giova- Per questo si avvera il detto del reale Profeta :
netti e di giovanette, che sono al presente sotto
la nostra direzione, o si sono conservati sempre
innocenti, o almeno hanno lavato le loro stole e
mondatele nel sangue dell' Agnello : Laverunt
« Dalla bocca dei fanciulli e dei bambini tu hai
ricavata perfetta lode contro de' tuoi nemici : E x
ore infantium et lactentium perfecisti laudem
propter inimicos tuos (1) .
stolas suas et dealbaverunt eas in sanguine Agni.
Ecco adunque, o buoni Cooperatori e Coopera-
(1) Sal. VIII, 2.

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Ma affinchèvieppiù vi persuadiate della im-
portanza della carità vostra esercitata special-
mente a vantaggio della povera gioventù, facciamo
qui ancora una considerazione . Non ostante che
la divina Scrittura, la storia e la esperienza di-
mostrino che la gioventù malamente educata sarà
cattiva anche nella età avanzata, e che i vecchi
malvagi portano al sepolcro i vizi della gioventù
e fanno mala fine, tuttavia voglio dare per con-
cesso che i 200 mila ragazzi e ragazze, di cui
parliamo, ancorchè non ricoverati e non accuditi
dai Salesiani e dalle nostre Suore, non si sareb-
bero perduti e dannati ; ma , supposto anche
questo, niuno di voi, esperto qual è del mondo
e dei suoi pericoli, penerà ad ammettere per lo
meno che molti di loro, se non avessero avuto
la fortuna della buona educazione che hanno
presso di noi, avrebbero commesso chi sa quanti
peccati e fors'anche mortali ; peccati che in quella
vece non commisero, non commettono e non com-
metteranno più. Or che cosa voglio io dire con
ciò? Dire una verità, che colpisce vivamente la
nostra immaginazione , e segnalarvi un effetto
sospiratissimo , che deve eccitare assai la carità
vostra ed accendere vieppiù il vostro zelo. Com-
messo un peccato mortale , se non fosse creato
ancora l'inferno, questo inferno dovrebbe essere
all'istante creato dalla divina Giustizia per pu-
nirvelo eternamente . Or chi coopera a far evi-
tare un grave peccato sapete voi che cosa fa?
Fa un'opera che in effetto equivale a quella di
chi spegnesse un inferno di eterna durata, e
questa opera egli ripete quante volte impedisce
da vicino o da lontano che una creatura ragione-
vole commetta una grave offesa - contro a Dio .
É questa una delle ragioni che faceva dire a quel
gran santo, che fu sant'Ignazio di Loiola : - Se
mi fosse lasciata la scelta, amerei piuttosto vi-
vere incerto della mia celeste beatitudine e in-
tanto servire a Dio e alla salute delle anime, che
non morire sin d'ora, certo della mia eterna fe-
licità . - Essendo così, chi non vede quanto bene
hanno fatto i Cooperatori e le Cooperatrici colla
lorcaitàversotanemigladigovani ?Es-
sendo questi sul principio della loro vita, essendo
bene istruiti nella religione , essendo o ritirati
dai pericoli o premuniti contro ai medesimi, es-
sendo indirizzati e corroborati alla pratica della
virtù, quanti peccati di meno commetteranno nel
mondo, e quanti altri ancora ne impediranno nel
loro prossimo? E a chi si deve un tanto bene e
un sì benefico effetto? A voi la vostra parte, o
cari benefattori e benefattrici dei Salesiani . E
quale premio? Ah ! se qualcuno di noi fosse riu-
scito ad impedire un fuoco , a spegnere un in-
cendio, che avrebbe distrutta la città di Torino,
costui sarebbe acclamato salvatore della patria ,
benefattore della umanità, ed il Re e la cittadi-
nanza gli avrebbero decretato un monumento
imperituro . Or bene , voi, Cooperatori e Coope-
ratrici , che colla vostra carità avete impedito
foss'anche una sola colpa mortale e perciò la
creazione di un fuoco, di un incendio eterno,
prendete animo. Il vostro premio è assicurato . I
cittadini del paradiso , il Re del cielo e della
terra, gli angioli ed i santi hanno già applaudito
all'opera vostra, e vi stanno preparando un mo-
numento, che non temerà né le intemperie, né la
polvere, né la dinamite , e rimarrà in eterno a
vostra gloria ed onore . E parola di Dio che
non falla : Chi farà che un peccatore si converta
dal suo traviamento, salverà l'anima di lui
dalla morte, e coprirà la moltitudine dei suoi
peccati ; che é quanto dire con san . Agostino
Animam salvasti, animam tuam praedesti-
nasti (1) .
II.
Bisogno di continuare e di accrescere questi
effetti mediante altre opere importanti .
Avete considerato alcuni effetti della vostra
carità, o amatissimi Cooperatori e Cooperatrici,
avete conosciuto dove andarono a finire le vostre
limosine, di cui nel tempo passsato siete stati
così generosi verso D . Bosco ed i figli suoi . Ma
se le considerazioni fatte sono ben capaci per
una parte a consolarvi dei vostri sacrifizi , deb-
bono per altro lato esservi di forte stimolo, a
fine di conservare questi effetti medesimi e per
accrescerli in avvenire . Ed eccomi al secondo
pensiero di D . Bosco .
In mezzo a tanta incredulità, in mezzo a tanto
corrompimento di costumi, in mezzo a tante male
arti ed insidie della sétta nemica di Gesù Cristo,
la quale coi libri pestiferi , colle scuole senza
Dio, coi teatri senza pudore, coi ricreatorii di
Satana, tenta ogni prova per istrappare la gioventù
dalle braccia della Chiesa , che cosa sono mai
200 mila tra fanciulli e fanciulle in mano nostra?
Centinaia di mila, anzi milioni di altri sono tut-
tavia abbandonati ed esposti al pericolo , centi-
naia di mila, anzi milioni di altri percorrono la
via della perdizione. Bisognerebbe poter aprire
almeno una Casa salesiana, un Ospizio, un Ora-
torio festivo nelle cento città d'Italia, poscia nelle
città di altre nazioni , donde ci chiamano con
calde istanze . Allora i 200 mila diverrebbero
presto i 500 mila ; indi un milione, e poscia più
milioni . Ed allora che effetti dolcissimi! Che bene
alla Chiesa e alla civile società! Che gioia peI
Cielo e per la terra !
Una Casa tale è reclamata specialmente ia
Roma . Non ostante la beneficenza sempre antica
e sempre nuova del Vicario di Gesù Cristo, non
ostante la carità sempre provvida, sempre indu-
striosa, sempre generosa dell'attuale . Pontefice
Leone XIII, pure in quella città vi sono migliaia
di giovani esposti al cimento di perdere la fede
ed il buon costume ; migliaia di giovanetti cir-
cuiti ed insidiati dai protestanti ; migliaia di fan-
ciulli che senza un acconcio provvedimento di-
verranno cattivi cristiani e pessimi cittadini. I
nemici della Chiesa si sono data la mano per
corrompere la popolazione di Roma . Sono più di
tre secoli e mezzo che i protestanti vanno gri-
dando che la Roma del Papa è la Babilonia de-
(1) Lett . di S . Giac ., cap. ultimo .

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scritta dall'Apostolo S. Giovanni, piena di errori
e di vizi, ma furono sempre sbugiardati, e la ca-
lunnia ricacciata loro in gola con grande loro
vergogna e dispetto. Ma ora che in quella città
comandano altri padroni, i signori eretici aper-
sero il cuore alla speranza di ridurla davvero
una Babilonia, la nemica del Papa e il disonore
delle cristiane genti. Per riuscire nel satanico
intento essi si appigliano appunto alla gioventù
più bisognosa, più povera, più abbandonata, per-
chè più facile ad essere sedotta, come gli agnelli
sono più soggetti ad essere colti e divorati dai
lupi . Roma oggidì presenta ormai la dolorosa
scena, a cui l' altro ieri accennava l'Uffizio di-
vino nella festa di S . Policarpo martire e vescovo
di Smirne (26 gennaio) . Questo discepolo degli
Apostoli era andato a Roma per trattare di cose
importanti col Papa sant' Aniceto, in tempo
che pur si trovava un certo Marcione , ere-
tico matricolato, venutole dal di fuori, il quale
aveva già pervertito non pochi cattolici . Il santo,
avendo avuto la fortuna di essere stato alla
scuola di S . Giovanni Evangelista, godeva grande
autorità presso tutti, e quindi riuscì colla sua
efficace parola a ricondurre alla Chiesa molti se-
dotti dagli errori di Marcione . Ora costui, . in-
contrato un giorno il santo Vescovo per le vie
della città, lo ferma e gli dimanda : Cognoscis
nos ? Mi conosci tu ? e sai chi io sono? - Sì, ri-
spose tostamente Policarpo, ti conosco assai bene,
e so che tu sei Marcione, primogenito del diavolo
Cognosco primogenitum diaboli . Ah! purtroppo
quanti figli di Satanasso non vi sono mai oggidì
in Roma, intenti a pervertire le anime degli in-
cauti, a strapparle al Papa per menarle a Pietro
Valdo, a Lutero, a Calvino, o, per meglio dire,
intenti a strapparle dal seno di Gesù Cristo per
darle in braccio al demonio ! Ebbene , noi dob-
biamo adoperarci come Policarpo a dare la caccia
a quei lupi, o almeno a togliere loro dalle zanne
tanti poveri agnelli presenti e futuri? E come? Col
proseguire non solo le scuole diurne e serali e l'O-
ratorio festivo, che già vi sono impiantati presso
la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, ma col co-
struire presto l'Ospizio già divisato, per farlo
ricovero sicuro a più centinaia di poveri fanciulli,
formandoli alla virtù, conservandoli a Dio, alla
Chiesa, al Vicario di Gesù Cristo.
Ciò che ha da farsi in Roma urge pure di ef-
fettuare in altre parti, specialmente in America .
Sapete che ogni anno più migliaia d'italiani ab-
bandonano la patria e si portano in quelle terre
lontane in cerca di pane e di denaro . Spinti colà
dalla brama di crearsi una condizione più co-
moda ed agiata, dimenticano facilmente le cose
dell'anima dimenticano soprattutto l'anima dei
loro figliuoli e delle loro figliuole, che si stra-
scinarono dietro. La noncuranza dei parenti,
la ignoranza della lingua, la scarsità dei sacer-
doti che cosa fanno mai? Fanno sì che quelle
moltitudini di giovanetti e di giovanette, dopo
alcun tempo, di cristiano non conservano più
che il carattere del battesimo, perchè indele-
bile ; quindi non più scuole, non più catechismi,
non più prediche, non più sacramenti, non più
pratiche di pietà. Ahimè! che per un poco di danaro
perdono talvolta la fede, il paradiso, Iddio . Là, là è
necessario che sacerdoti animati dallo spirito degli
Apostoli, che sacerdoti solo avidi di anime, che
sacerdoti, italiani vadano a prendersi cura dei
padri e dei figli, é di questi soprattutto, affinchè
o rimanendo colà o ritornando tra noi riman-
gano o ritornino cristiani e si salvino . Ecco il
da farsi, ecco nuove cause da porsi, da cui proce-
dono altri effetti consolanti .
Ma torna qui opportuno il chiamare la vostra
attenzione sopra un'altra opera, da cui come da
fonte perenne dovranno scaturire ancora nei se-
coli avvenire acque desideratissime, che saliranno
sino alla vita eterna. E perchè intendiate meglio
il mio pensiero , o piuttosto il pensiere di Don
Bosco , fermiamoci un istante a considerare un
effetto, che ci cade sotto gli occhi. Senza cercare
qui nè da che tempo, nè per opera di chi, To-
rino da mille e cinquecento anni è cristiana . Cri-
stiani gli abitanti, cristiani i padri e le madri,
cristiani i ricchi ed i poveri, i grandi ed i pic-
coli, immaginate voi quante anime sono mai da
questo fortunato suolo salite al cielo ! Quanti
angioletti della terra appena battezzati o nei
prìmi anni di loro innocenza sono volati a fare
coro cogli Angeli del paradiso ! Quanti santi e
quante sante neppur conosciuti, quanti fedeli del-
l'uno e dell'altro sesso , o conservatisi nella in-
nòcenza o ricondotti a penitenza, sono ogni anno,
sono ogni secolo andati a rendere più numerosa
quella moltitudine di beati, che veduta dall'A-
postolo prediletto sui primordii del cristianesimo
gli fece dire : Vidi turbam magnam quam de-
numerare nemo poterat . E quello che fu si ripete
ancora ai nostri giorni, e speriamo che andrà
ripetendosi sinoaflinedmo,schierd
anime riabbellite nel sangue di Gesù Cristo, da
questo sito tra il Po e la Dora prenderanno le
mosse pel paradiso. Ma se in questa città non
fosse mai passato un Apostolo, mai un sacerdote
cattolico, mai un cristiano a predicare Gesù Cristo,
che cosa sarebbe avvenuto di Torino? E facile il
dirlo : Torino sarebbe restata e sarebbe tuttora
idolatra e pagana . Ed allora quante migliaia di
anime perdute ; ed allora quanti bambini non più
angioletti in cielo, ma spiriti vaganti nel limbo ;
ed allora i nostri padri, noi, i nostri nepoti, i
parenti tutti sarebbero tuttor seduti nell'ombra
di morte, privi di civiltà, di carità, di santità ; privi
di vita felice e beata ! Invece quale mirabile e
giocondissimo effetto dalla conversione dei nostri
antenati! Oh! lode a quei generosi apostoli, che,
penetrati pei primi in questa terra , la semina-
rono delle sante verità del Vangelo, la feconda-
rono coi loro sudori e col loro sangue e la re-
sero un giardino di ogni cristiana virtù, un
seminario del paradiso . A loro sono dovuti i mi-
lioni di anime già salvate e che si salveranno ;
a loro le chiese che numerose sorgono tra noi
quali monumenti di religiosa pietà ; a loro tante
opere di beneficenza , di che si onora la città
nostra ; a loro il vanto che ha Torino di città piis-
sima, città della Sacratissima Sindone, città del
Santissimo Sacramento , città di Maria Santis-

1.8 Page 8

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sima, città modello delle città cattoliche . E quello
che dico di Torino va detto da più a meno di
ogni altro popolo reso cristiano .
Ora a noi . Fra le terre, tra i popoli immersi
ancora nella barbarie e nel paganesimo vi ha la
Pata g onia. Ahi! quante anime nel corso di tanti
sceolirtan,pvedlbfizoeadvn
Re denzione, sonosi perdute, perché niun apostolo
poté penetrare e rimanere tra loro . Ma è suo-
nata l'ora della salute anche per i Patagoni e
sta per iscoccare eziandio pei loro figli e pei loro
nipoti. Ah! quale conforto! Una visione beata mi
si para innanzi : Drappelli di angioli e di anime
belle stanno librandosi sulle loro ali dorate, e dal
suolo patagonese si alzano gloriose al cielo : spet-
tacolo finora non viste mai ; spettacolo che d'ora
innanzi andrà ripetendosi sino alla fine dei secoli .
Avete dunque intesa, amatissimi Cooperatori e
Cooperatrici, la grande opera che ho accennata,
e gli effetti che ne conseguiranno? Fatta cri-
stiana la Patagonia colle isole adiacenti, la cui
evangelizzazione fu dalla Sede apostolica affidata
ai Salesiani ; fatti cristiani tanti padri e tante
madri coi loro figliuoli ; divise in diocesi, in par-
rocchie, in famiglie quelle innumerevoli tribù,
che abitano e percorrono quelle immense regioni,
noi non solamente salveremo le anime presenti,
ma strapperemo all'inferno, regaleremo al cielo,
metteremo in salvo migliaia e milioni di anime
future, facendo della Patagonia quello, che altri
fece di Torino e del resto del mondo cattolico .
Chi considera la cosa da questo punto di vista
non ha ragione di levare lamento che si mandino
sacerdoti in America dicendo che se ne abbisogna
tra noi. E vero che anco tra noi si abbisogna di
sacerdoti, ma ognun vede che in America, nella
Patagonia se ne ha necessità assoluta . Qui anche
pochi bastano a conservare l'albero della fede da
tanti secoli piantato ; ma colà di cotesto albero
manca persino chi getti il primo seme ; qui pochi
sacerdoti bastano a dare il battesimo ai bambini
e aprire loro le porte del cielo, e in difetto di
loro il possono e il sanno fare i cristiani laici ;
ma colà non vi è una mano che sappia usare la
chiave del paradiso e aprirlo alle anime , nep-
pure col più necessario dei sacramenti ; tra noi
pochi sacerdoti bastano ad istruire i fanciulli e
gli adulti, e in mancanza di essi vi sono maestri
e maestre, vi sono libri, vi sono scuole ; ma colà
niuno di questi mezzi, perché ignoranza com-
pleta ; quindi estrema necessità di sacerdoti mis-
sionari, che portino la luce del Vangelo , la ci-
viltà, la salute . E poi bisogna essere cattolici ,
bisogna essere generosi, come altri il furono con
noi. Che sarebbe di Torino, del Piemonte, del-
l'Italia, dell'Europa , se gli Apostoli, se i primi
discepoli, se i discepoli dei primi discepoli di
Gesù Cristo, sul principio del cristianesimo aves-
sero ragionato a nostro danno così : - L'Oriente
è troppo vasto ; mancano evangelizzatori tra noi ;
a che pro volgere i nostri passi all'Occidente ?
L'Europa e le sue isole rimangano nella buia
notte dell'errore . --Ma così non ragionarono gli
Apostoli del Signore, e furono salvi i nostri
padri e sono salvi i loro figli . Salviamo ancor noi
la Patagonia con eguale generosità . Questo è da
cattolico, questo è da Apostolo . Per altra parte
sta scritto che Dio Padre ha dato a Gesù Cristo
in eredità tutte le genti ; ma le genti non sa-
ranno eredità di Gesù Cristo, se non lo cono-
scono, se non lo amano, se non lo servono ; ma
come lo conosceranno , ameranno e serviranno ,
se niuno lo va loro a predicare ? Ed è per
questo che il divin Maestro medesimo disse agli
Apostoli suoi e ai loro successori : - Andate per
tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte
le genti : Euntes in mundum universum prae-
dicate evangelium omni creaturae . Invece di
lamentare che sacerdoti italiani vadano missio-
nari in America, adopriamoci tutti a formarne
molti, affinché ve ne siano a sufficienza e per noi
e per altri .
Pare dunque sciolta la difficoltà che fa taluno
sull'invìo di sacerdoti nelle estere missioni, pog-
giandosi sulla scarsità loro, e passiamo innanzi,
poiché molte cose ci restano a dire .
Fin qui vi ho esposte alcune opere, a cui porre
mano, specialmente in vista dei mirabili effetti,
che ne proverranno in avvenire ; ma a chi tocca
dare vita a queste opere, a chi tocca aprire la
vena a fonti di acque così benefiche e salutari?
Taluno dirà : - Tocca a D . Bosco ; tocca ai Sa-
lesiani, e, per la parte loro, tocca alle Suore di
Maria Ausiliatrice, consacratisi a questo scopo ;
ma io rispondo : - Tocca a voi, o amati Coo-
peratori e Cooperatrici ; ed è facile il provarvelo .
Per impiantare Case nelle principali città a sa-
lute di tanta gioventù pericolante occorre da-
naro ; occorre danaro per mantenere, calzare e
vestire i fanciulli più poveri ed abbandonati, e
per dare loro una carriera o collo studio o con
un mestiere ; occorre danaro per formare sacer-
doti che dirigano, che istruiscano, che predichino,
che confessino ; danaro per raccogliere molti gio-
vanetti poveri, tra cui scegliere i migliori per indi-
rizzarli alla carriera ecclesiastica e alle missioni ;
danaro per provvederli di maestri, di scuole, di
libri ; danaro per vestirli e danaro per fornirli
di patrimonio.Setrasipodmnaripe
la Patagonia, occorre danaro pel viaggio, danaro
perché loro non manchi nulla del necessario in
quella terra inospitale, dove per difetto di com-
mercio manca tutto, e talora persino l'acqua per
dissetarsi ; occorre danaro per erigere ospizi,
fabbricar chiese, soccorrere bisognosi e via dicendo .
E D . Bosco e i Salesiani e le loro Suore hanno
grande volontà di lavorare, hanno la vita, ma
non hanno danaro .
E giacché qui mi si presenta l'occasione, è
bene che vi premunisca contro un pregiudizio ,
che sì fece già strada nell'animo di taluni. A
forza di udire che molti andati in America si sono
fatti ricchi, e che altri ogni anno vi si recano
per fare fortuna, taluno venne nella persuasione
che anche i Salesiani colà facciano quattrini , e
che non solo possano fare fronte alle loro spese,
ma spediscano danaro in Italia . Niente di più
falso, o miei buoni uditori . Per fare quattrini in
America non bisogna andarvi col fine di guada-
gnare anime . Chi va in America per guadagnare

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anime non fa danaro, anzi ne deve spendere .
Ora, che i Salesiani siano andati colà in cerca
di anime lo provano gli ospizi di carità pieni di
poveri giovanetti da mantenere ; lo provano le
chiese fabbricate per raccogliere i fedeli dinanzi
a Dio ; lo provano i viaggi e per terra e per
mare in cerca di selvaggi da istruire, da battez-
zare, da incivilire . Come sapete , le mercanzie
colà costano un occhio, e perciò nelle varie par-
tenze di missionari per l'America abbiamo do-
vuto noi da Torino provvederli di vesti, di
panno, di biancheria, di arredi sacri ed altri og-
getti indispensabili, e ciò non solo nell'atto della
partenza, ma ancora in appresso e per più di
100 persone. Orbene, volete che ve lo dica? In
10 anni che sono colà quei nostri fratelli non
poterono ancora pagare le spese fatte qui per loro .
Se la carità dei Cooperatori e delle Cooperatrici
non fosse venuta in aiuto a D . Bosco, le liste di
più centinaia di mila lire sarebbero ancora da
soddisfare ; se questa carità in buona parte tori-
nese non continuasse a soccorrerci, noi saremmo
costretti a lasciar mancare il necessario a quei
nostri cari, che per Dio e per le anime espon-
gono la vita. No, i Salesiani non possono fare
quattrini in America , e a stento nelle città già
cristiane e incivilite possono avere di che man-
tenere i loro giovanetti ricoverati . Quindi sopra
di noi gravita tutta la spesa della missione di
Patagonia, che da sè sola potrebbe esaurire le
finanze di un florido regno.
Ed io ripeto : A chi tocca porre la mano ad
opere sì belle , sì vantaggiose alle anime , alla
gioventù, alla Chiesa, alla civile società ? Tocca
a D . Bosco? Sì, e D . Bosco ha messo già e va
mettendo la sua parte : ha messo la sua mente,
la quale, in tempi così malaugurati e tristi, ha
saputo concepire il disegno di opere, che avreb-
bero atterrito il pensiero di uomini potenti per
ingegno e per consiglio ; ha messo il suo gran
cuore, col quale ha vinto difficoltà giudicate in-
superabili, ed effettuato il suo piano di carità e
di zelo con istupore del mondo sacro e profano ;
ha messo la sua vita, che voi stessi vedete ormai
logora e cadente . Egli mette tuttora la sua parte
col consiglio e colla sollecitudine ; ma ormai
deve cedere agli incomodi fisici, che lo fermano
a mezzo del cammino . Anni sono, quando i suoi
giovinetti soffrivano , quando il panattiere o il
fornitore della farina voleva essere pagato e
minacciava di farli patire di fame ; quando il
provveditore di stoffe non voleva più sommini-
strare né abiti nè tela, onde coprirli e ripararli
dal freddo ; quando insomma i creditori di ogni
genere battevano alla porta ed insistevano per es-
sere soddisfatti e non si aveva danaro, D . Bosco
allora prendeva il cappello, usciva di casa, usciva
anche di Torino, e talora eziandio d'Italia, e an-
dava in cerca pei suoi figliuoli e pei suoi mis-
sionari ; ma il fare questo ora non gli è più
possibile : vacillano i suoi piedi, le piante non lo
sostengono più; florido egli ci pare e quasi gio-
vane in volto, ma vecchio e languido sentesi in
tutto il resto della persona . Dunque questa
parte così importante che egli faceva in sostegno
delle sue opere non è più possibile ; e perciò se
prima a lui toccava andare in cerca della carità,
ora tocca alla carità andare in cerca di lui .
Domando ancora : Porre mano alle indicate
opere a chi tocca ? Tocca pure ai Salesiani ed essi
compiono la loro parte ; e n'è testimonio il mondo
dei due emisferi . Ciascun Salesiano grida come
il morente S . Martino vescovo di Tours : Do-
mine, non recuso laborem. I Salesiani infatti
compiono la loro parte, consacrando il fiore dei
loro anni alla coltura dei giovanetti chi nelle
scuole, chi nei laboratorii, chi negli Oratorii fe-
stivi, e ciò senza stipendio di sorta, in mezzo ai
fastidii ed alle pene di ogni genere, lieti fin
anche di prodigare la propria vita a pro di altri
fanciulli, come un tempo D . Bosco ed i suoi
primi aiutanti la .prodigarono per essi. I Sale-
siani compiono la loro parte, e ne sono prova i
sacrifizi che fecero cento e più di essi nell'abban-
donare l'amata patria, i parenti, gli amici, per
recarsi tra gente sconosciuta, nella Repubblica
Argentina, nell'Uruguay, nel Brasile, in mezzo
alle tribù selvaggie, pronti a stentare la vita e
a lasciarla pur anche per amore di Gesù Cristo
e per le anime da lui redente. Essi compirono
la loro parte, e per incominciare la conversione
della Patagonia si esposero alle battaglie di un
mare infuriato, stettero per ben tre giorni e tre
notti colla morte alla gola e in procinto di pre-
cipitare al fondo, ed ebbero per somma grazia,
anzi come miracolo l'aver potuto ritornare in
porto . Essi compirono la loro parte, e come se
la fallita prova dell'anno precedente fosse stato
un giuoco da nulla, tentarono la seconda prova
l'anno seguente non più per mare, ma per terra,
tra vie inesplorate, tra sconfinati deserti , tram-
mezzo a spine strazianti, smarriti, vaganti nel-
l'incerto e in pericolo di perire di fame o di
sete, sino a che la sera del 23 maggio 1879, ri-
trovata la smarrita via , giunsero alla sospirata
meta nel domani, festa di Maria Ausiliatrice, loro
difesa, loro guida, loro madre . E dopo di allora
quei nostri cari continuarono a compiere la loro
parte, ed oggidì , guidati da un Vescovo sale-
siano, loro confratello, loro capo, loro esempio, por-
tano le sacre loro tende ogni di più innanzi in
quelle terre, tirando a Gesù Cristo ed alla Chiesa
i selvaggi che incontrano . E quello che fanno i
Salesiani il fanno pure nella dovuta proporzione
le Suore di Maria Ausiliatrice e in Europa e in
America .
Ma basterà egli forse tutto questo? No, rispondo .
Ne D . Bosco, . nè i Salesiani, nè le loro Suore
possono sostenere da sé le opere fondate e tanto
meno possono fondarne delle nuove, senza il vo-
stro concorso, o buoni Cooperatori e buone Coo-
peratrici; anzi il giorno in cui la vostra carità
diminuisse e poi mancasse affatto, quel giorno,
dico, segnerebbe la diminuzione, indi la rovina
delle opere nostre .
Iddio, che nella sua bontà ha voluto servirsi
di D Bosco e della sua pia Associazione per fare
del bene nel mondo, non lo ha mai lasciato solo,
ma in ogni tempo lo circondò di benefattori . Nel-
l'anno 1845, ancora sotto il Papa Gregorio XVI,

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ne contava ben 50 dei più insigni, e otteneva
loro da quel Pontefice spirituali favori . 150 sono
divenuti ben presto 500, indi 5000, e questi an-
cora moltiplicatisi ogni dì più diedero origine
alla Pia Unione dei Cooperatori e dello Coope-
ratrici, alla quale voi appartenete, sparsa per
molte parti, benedetta dal Vicario di Gesù Cristo,
protetta da Dio . Così la divina Provvidenza as-
segnò ai Cooperatori e alle Cooperatrici un cóm-
pito glorioso . Il cómpito è di essere il sostegno
materiale di D . Bosco e dei Salesiani, e perciò
l'appoggio delle opere loro, lo strumento di sa-
lute di migliaia di giovanetti, i coapostoli della
Patagonia.Atendauqlcómpitovsr,
e ne avrete da Dio ampia mercede .
(continua) .
la nostra poverina nella mente e nel corpo . La
grazia ne fu largita .
Pochi giorni prima della cara solennità ci fu
consegnata lettera del Direttore del manicomio ;
egli ci accordava permesso di ricondurre a casa
la nostra Albertina .
Ella poi ritornava ai nostri amplessi sana di
mente e di corpo la sera del caro giorno in cui
festeggiammo quest'anno Maria Aiuto dei Cri-
stiani .
Oh! santa Vergine, quanta è la pietà che tu
nutri per i tuoi fedeli! quanta è la magnificenza
che tu adoperi in esaudirli, in ricolmarli d'ogni
bene anche in questo mondo !
« In te misericordia, in te pietate
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate . »
GRAZIA DI M . AUSILIATRICE .
Prego caldamente il Direttore del Bollettino
Salesiano a volere far luogo nel prossimo numero
delsuobnmritgalepochrige
seguono .
Ronco d'Ascona (Svizzera), 26 settembre 1885 .
Il fratello della guarita
COOP . Prof. GIUSEPPE MATERNI
Ai gentili lettori ed alle gentili lettrici
del BOLLETTINO SALESIANO .
É una nuova e specialissima grazia di Maria SS .
Ausiliatrice che io voglio narrarvi a maggiore
vostra edificazione e ad adempimento d'una pia
promessa .
Il dolore è il nostro fardello in questa strada
dell' esilio ; tutti, sebbene in maniera e in misura
diversa dobbiamo portarlo : ma se le nostre forze
non bastano a tanto, se il dolore cresce di peso,
leviamo la nostra voce a Maria : Ella non man-
cherà di confortare gli oppressi come confortò la
mia cara famiglia riconducendole in seno la gioia.
Nello scorso febbraio una delle mie sorelle fu
presa da monomania che tutti ne sgomentò ed
accuorò, specialmente quando si vide che la gua-
rigione si faceva aspettare, e che però era neces-
sità urgente quella di allontanare dalla famiglia
la povera demente ed abbandonarla ad estranei
in un manicomio .
In quei giorni il dolore fu il nostro pane, le
lagrime più amare inondarono i nostri occhi : ma
di noi chi più patì fu la povera madre. Chi potrà
descrivere le ambasce del suo cuore? Chi le potrà
intendere? Voi sole o gentili lettrici, che avete
in seno cuor di madre.
Sconfortanti intanto giungevano dal manicomio
le notizie della nostra inferma ; la credemmo in
fine di vita e volammo al suo capezzale per ve-
derla un'ultima volta ; poi respirammo ancora :
tornammo a vederla e i medici la davano per
cieca, e partimmo da lei privi d'ogni conforto . . . .
Intanto s'avvicinava la festa di Maria SS . Au-
siliatrice che avevamo supplicata tanto : e rinno-
vammo le suppliche e ci obbligammo per molte
promesse, se Ella, Madre delle grazie, ci guariva
Il Cuor di Gesù e la carità .
Rimarrà immortale nella storia della Pia So-
cietà Salesiana la conferenza, tenutasi a Roma
l'8 Maggio 1884 nell'eccell .ma Casa delle beneme-
rite Nobili Oblate di Tor de' Specchi . Dopochè
l'amatissimo D . Bosco ebbe finita la sua relazione
sulle opere compiute dai Salesiani e dai loro Coo-
peratori e dalle loro Cooperatrici ne' due anni
antecedenti, sorse a parlare l'Em .mo Card . Pa-
rocchi, Vicario Generale di Sua Santità, che a-
veva avuto la bontà di presiedere la conferenza .
Premesse le più affettuose e benevole parole per
la missione dei Salesiani e del loro fondatore,
passò quindi il pio e dotto Porporato a determi-
nare qual fosse l'impronta particolare, la nota e
come la fisonomia , con cui Dio volle contraddi-
stinta la Congregazione Salesiana , ravvisandola
questa impronta, questa nota essenziale nella ca-
rità esercitata secondo le esigenze del secolo . E
certo, a parte gli elogi dovuti solo alla squisita
benevolenza dell'illustre Principe di S . Chiesa,
non si può negare che la carità è l'oggetto prin-
cipale delle nostre povere forze, e ciò per la ra-
gione che se la carità fu in ogni tempo il mezzo mag-
giore e più potente per tirar gli uomini al bene, a'
giorni nostri si può ben dire esser essa come l'unico
che possa condurre a tale scopo . Immerso, efficace-
mente qual è, il nostro secolo nelle cose temporali,
freddo alle bellezze della fede e alle grandezze della
religione, che non conosce, scettico o poco meno
a' gaudii di una vita avvenire, su cui sogghigna,
che cosa avvi, se non è la carità, che possa far
breccia sull'animo della generazione attuale? To-
glier giovanetti dal vagabondaggio, accoglierli in
ospizi affine di preservarli dalla miseria e dai
disordini, educarli nella scuola perchè non ab-

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2.1 Page 11

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biano da essere un giorno il flagello della società
epolarci,eoòchvule,i
colpisce il secol nostro . E ben vero , come giu-
stamente osservava il dotto Cardinale, che esso,
il secol nostro non conosce della carità né il
principio né il fine, ma solo il mezzo ; ma è pur
anche certo che solo per la carità a suo modo per-
cepita ei si fa strada alla fede, a Dio . Or se la ca-
rità è lor scopo essenziale della Società Sale-
siana e de' suoi Cooperatori e delle sue Coope-
ratrici, se essa è di più l' unico sicuro mezzo
per cristianizzare il secol nostro , chi non vede
quanto dovesse essere sublime, diciamo anzi in-
spirato il concetto dell' immortale Pio IX e del
degnissimo suo successore Leone XIII, che ai
giorni nostri sorgesse un tempio in quella Roma,
culla del Cristianesimo , di cui la carità è figlia
primogenita, e che questo tempio fosse dedicato
al Cuor di Gesù, che della carità è la personifi-
cazione? E certo, per poco che noi diamo uno
sguardo alla vita di Gesù, quale ce la presentano
concordemente nell'aurea loro semplicità i quattro
Evangelisti, noi vediamo che non vi fu miseria
e corporale e spirituale a cui non abbia sovve-
nuto il suo tenerissimo cuore .
Giace inchiodato nel suo letto da ben 38 anni
il povero paralitico di Gerusalemme, né osa pur
sperare, o domandar guarigione , tanto gli pare
impossibile l' unico mezzo a tal fine necessario .
Ma lo previene il Cuor di Gesù, né aspetta
di essere pregato, giacche, come racconta l'apo-
stolo prediletto del Cuor di Gesù, vederlo, muo-
versi a compassione, risanarlo perfettamente ed
inviarlo così risanato a casa sua col lettuccio in
ispalla, fu un punto solo (1) .
Oppressa da rio malore, curva in tutta quanta la
persona, la povera donna. di Cafarnao se ne va fra
molte angoscie alla sinagoga per ascoltarvi la divina
parola e farvi la pubblica preghiera, ben lon-
tana dal pensare che avrebbe colà trovata la sua
perfetta guarigione . La vede il buon Gesù, né sa
restarsi impassibile il suo Cuore amabilissimo
innanzi a tanta disavventura ; la chiama a se, le
pon la mano benedetta sul capo, e prima ancora
di essere pregato, anzi prima ancora forse che l'in-
ferma pensasse a pregarnelo, le ridona la primiera
sanità con quelle consolanti parole : Donna, tu sei
liberata dalla tua infermità (2) . Non è quindi a
maravigliare, se , sovranamente presi alla bontà
e tenerezza del Cuor di Gesù, i malati vi si con-
ducevano anche dalle più remote parti e in sì
gran folla da riempiere pur esse le vie e i luoghi,
per cui passava Gesù e formarvi attorno come
un vasto ospedale.
Che diremo poi della compassione di Gesù
pei mali e le miserie dell'anima ? Chi non ri-
corda le lagrime da lui versate su Gerusalemme,
sepolta nell' errore e avvolta nel vizio , e le
parole sue di dolce rimprovero, indirizzate al-
l'infelice città , quand'essa (segno evidente che
Ei parlava non per avversione o sdegno, ma per
sincermoaldfet)purl'acogievn
(1) Ioan . V. 5, 6, 7, 8, 9.
(2) Luc. XIII. 11,12, 13.
sommi onori e acclamavalo entusiasticamente re
benedetto? (1) Chi può aver dimenticato la com-
passione di Gesù pe' mali spirituali del popolo
ebreo, giacente come gregge senza pastore per
mancanza di vera guida, e il suo dolore per la
scarsezza degli operai rispetto all'abbondanza della
messe, e l'invito anzi comando della preghiera,
perché Dio padron della messe, mandi mietitori
fedeli nella sua vigna (2) ? Il qual comando ben
ci fa comprendere come una delle opere più belle e
più care al Cuor di Gesù sia quella di provve-
dere la Chiesa e la società di buoni operai e-
vangelici, vale a dire promuovere con vivo zelo le
vocazioni allo stato ecclesiastico, ora sopratutto che
si son così diradate le file dei ministri del Santuario .
Or se il Cuor di Gesù fu tutto carità e tene-
rezza per le miserie degli uomini, se il sovvenire
a queste miserie è quello appunto che più effica-
cemente opera sul secolo nostro e con cui più si-
curamente possiamo giovare ai bisogni spirituali
e temporali de' nostri fratelli ; perchè non con-
correremo noi e con le preghiere e colle opere
ad affrettare la consacrazione di quel tempio, che
col trionfo della carità dovrà pure segnare il
trionfo della fede? S . Giovanni, l' Apostolo del
Cuor di Gesù, dopo d'aver detto che noi abbiamo
imparato da Gesù a conoscere e distinguere l'e-
strema carità di Dio verso di noi, soggiunge che
Dio è propriamente ed essenzialmente la carità, e
chi sta nella carità, sta in Dio . Et nos cognovimus
et credidimus charitati quam habet Deus in
nobis. Deus charitas est et qui manet in cha-
ritate, in Deo manet (3) . Or bene vogliamo noi
che la sublime scuola di carità di Gesù sia lar-
gamente diffusa e i suoi insegnamenti profonda-
mente ed efficacemente appresi? Vogliamo che il
secolo nostro dallo splendore delle opere della ca-
rità sia come irresistibilmente condotto a cono-
scere ed amare le verità della nostra santa reli-
gione? Adopriamoci con tutte le forze alla piena
e completa costruzione della Chiesa e dell'Ospizio
del S . Cuore . Si, la croce del . S . Cuore, torreg-
giante nella Roma nuova, dove l'eresia protestante
ha piantato le sue tende e dove tanti poveri
giovanetti gemono nell'abbandono e nella miseria,
risplenderà ad un tempo simbolo glorioso de' tri-
onfi della carità e delle conquiste della fede .
LE IDEE DI D . BOSCO
Sull' Educazione e sull' Insegnamento
e la missione attuale della scuola .
Son due lettere, uscite or ora dalla tipografia
di S. Benigno Canavese e indirizzate al Prof. Don
Rua . Nella prima di esse si espongono le idee,
cattoliche e classiche ad un tempo, di D . Bosco
sull'educazione in genere e sull'insegnamento let-
terario in ispecie della gioventù, poste a riscontro
(1) Luc . XIX. 41 .
(2) MATTH . IX. 36, 37, 38.
(2) IOAN . Epist . 1, c . IV. 16.

2.2 Page 12

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con quelle de' migliori pedagogisti ed educatori, e
la necessità, ai tempi nostri sopratutto , della
loro applicazione pratica . Nella seconda poi s'in-
segna in qual modo e con quali norme debba
questa attuarsi nella scuola, sicchè la gioventù
studiosa apprenda insieme con la leggiadria clas-
sica della forma, così potentemente efficace alla
manifestazion del pensiero , la sodezza ancora
de' principii e delle massime assolutamente cat-
toliche . Bello poi il vedere come anche in questo
D . Bosco si attenga strettamente agl'insegnamenti
del Vicario di G . C ., il sapientissimo Leone XIII,
ne' cui nobilissimi carmi latini , ricordati e pre-
posti ad esempio degl'insegnanti e degli alunni,
splende così mirabilmente l'idea al tutto classico--
cristiana . Queste lettere, benché dirette particolar-
mente ai Salesiani , crediamo possano giovare a
tutti, poichè a tutti sta a cuore l'educazione della
gioventù, specie di quella che frequenta le scuole
secondarie . Fra le ore quotidiane di adorazione,
che si propongono i divoti del S . Cuore di Gesù,
ve n'ha una nella sapienza del loro zelo, in cui pre-
gano particolarmente per l' insegnamento e l'e-
ducazione della gioventù e pe' maestri che vi si
consacrano. Ebbene, uniamo alla preghiera anche
le opere, e noi avremo reso uno de' più segnalati
vantaggi alla società attuale .
P. S. L' opuscolo si vende presso le Librerie
Salesiane a L . 0 50.
COLLEGIO - CONVITTO VALSALICE
presso Torino
Non è raro che egregi padri di famiglia, am-
maestrati dalla quotidiana esperienza quanto im-
portante e nello stesso tempo difficile cosa sia la
scelta di un buon istituto di educazione per col-
locarvi i proprii figliuoli, se ne stiano molto
tempo dubbiosi , non sapendo a qual partito ap-
pigliarsi . Se alcuno dei nostri benemeriti Coope-
ratori fosse mai per trovarsi in tali circostanze,
o se conoscesse qualche parente od amico suo,
che in cosa di tanto momento non sapesse sce-
gliere fra i varii stabilimenti educativi per gio-
vanetti di nobile e civil condizione, noi sugge-
riamo il Collegio-Convitto Valsalice . Fra le cose
che lo rendono preferibile a molti altri, ci piace
segnalare, come più importante, l'educazione re-
ligiosa soda e sicura, che è la base e l'anima di
tutto l'insegnamento , e i risultati prosperi otte-
nuti negli esami pubblici sia di licenza sia di
promozione ; il che dimostra ad evidenza la bontà
del metodo e la scrupolosa cura che dei giovani
affidati si prendono quei buoni educatori .
Avvertiamo nel tempo medesimo che in detto
Collegio, benchè ad anno incominciato, continuano
le accettazioni, specialmente per quei giovanetti
delle classi elementari e del ginnasio inferiore ,
che per qualsiasi motivo avessero dovuto passare
in famiglia la stagione invernale .
Per le domande di accettazione rivolgersi al
Direttore del Collegio .
ELENCO
DEI COOPERATORI E COOPERATRICI
DEFUNTI NEL 1885 .
194 De Gobbis D . Francesco, Parr. - Cappel-
letta di Noale (Treviso) .
195 Del Bondio Achille - Torino.
196 Della Bona Mons . Giov . Giac ., Vesc . e Princ.
- Trento (Austria-Tirolo) .
197 Del Mastro Giovanni - Pino d'Asti (Ales-
sandria).
198 Delpero D . Stefano, Can . - Asti (Alessan-
dria) .
199 Delpino Pellegrina - Chiavari (Genova).
200 De Lucca Vittoria - Torino .
201 De Nardo D . Domenico, Parr. - Tempio
(Treviso) .
202 De Nicolay D . Carlo, Prev . - Nizza (Ales-
sandria) .
203 De Paoli D . Antonio, Can . Vic. Gen . -
Treviso.
204 De Paoli D . Domenico, Prep . - Monterosse
(Genova) .
205 Desogus D . Giovanni, ex Vic . pair . - Gon-
nosfanadiga (Cagliari) .
206 Dezza D . Gaspare, Parr. - Morimondo (Mi-
lano) .
207 Di Francia Marchese - S. Catterina del-
l'Ionio (Catanzaro) .
208 Di Sarno Pasquale - Torre Annunziata
(Napoli) .
209 Dolmeto Angela - Laigueglietta (Porto Mau-
rizio) .
210 Domenichini D . Antigono, Parr . - Bologna .
211 Dompè Pietro Antonio - Lequio Tanaro
(Cuneo) .
212 D'Ondes Reggio Barone Vito - Firenze .
213 Dorigoni D . Gio . Batt., Parr . - Crete (Au-
stria-Tirolo) .
214 Duretti P. Lorenzo - Biella (Novara) .
215 Ecca D . Antonio, Vice Parr . - Villacidro
(Cagliari) .
216 Emmanueli Natale - Rovescala (Pavia).
217 Emmanuelli D . Davidde - Almese (Torino) .
218 Fabbri D . Angelo, Rett . - Villanova di De-
nore (Ferrara) .
219 Fabbri D . Giovanni, Rett . - Villa (Firenze).
220 Fabiani Giovanni - Dierico (Udine).
221 Fabre Giovanna - Portomaurizio .
222 Fabris Antonio - Thiene (Vicenza) .
223 Facini D . Pietro - Camminata (Cremona).
224 Faini D . Angelo, Prev . - Lodi (Milano) .
225 Falco Marta - Cervasca (Cuneo) .
226 Fanfani D . Lodovico, Parr . - Montagnano
(Arezzo) .
227 Fanti D . Giovanni, Can . Arcip . - Occhio-
bello (Rovigo) .
228 Fares D . Pietro, Parr . - S. Trinità di Ca-
scia (Perugia) .

2.3 Page 13

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229 Fassini D . Angelo, Arcip . - Torricella (Cre- 275 Giacomelli D . Andrea, Cur . - Castello di
mona) .
Cavalese (Austria - Tirolo) .
230 Fattori D . Pietro, Parr. - Roma .
276 Gianfilippi Bianca - Garda (Verona) .
231 Faustinelli D . Antonio, Arcip. - Boldenigo 277 Gianni Cava Alessandro - Lucca .
(Brescia) .
278 Giardini Elvira - Sesto Calende (Milano) .
232 Federini D . Saverio - Castelgrande (Po- 279 Gibelli Angelina - Ventimiglia (Porto Mau-
tenza) .
rizio) .
233 Fenzi D . Vincenzo - Stelle (Verona) .
280 Gigliucci Verzelli Enrica - Fermo (Ascoli
234 Ferrari Antonio - Stenico (Austria-Tirolo).
Piceno) .
235 Ferrari Bianca - Vallecrosia (Portomau- 281 Giorda Margherita - Rubiana (Torino) .
rizio) .
282 Giovannini D . Giuseppe, Parr . - Cantiano
236 Ferrario Maddalena - Monza .
(Pesaro e Urbino) .
237 Ferraro D . Gerolamo - Biella (Novara) .
238 Ferrero D . Lorenzo, Parr . - Baudenasca
(Torino) .
239 Festa Maria - Sala Biellese (Novara) .
283 Gogala D . Giovanni - Lubiana (Austria) .
284 Golfarelli-Reggiani Cont. Beatrice - Forlim-
popoli .
285 Gonella Anna - Carmagnola (Torino) .
240 Fidalis D . Francesco, Parr . - Fluminimag- 286 Gortani Cappellari Bettina Maddalena - But-
giore (Cagliari) .
trio (Udine) .
241 Fieschi D . Antonio, Parr. - Pedergnaga 287 Grassi Angela - Sambuco (Massa Carrara) .
(Brescia) .
288 Grazioli D . Pietro - Gozzano (Noara) .v
242 Fiorani Mons . Luigi - Roma .
289 Griffa Lucia - Vinovo (Torino) .
243 Fioretti Pacifico - S. Severino (Macerata) . 290 Grignolo Giuseppina - Saliceto (Mondovì) .
244 Fisanoti Angela - Calaseta (Cagliari) .
291 Grignolo Maria - Saliceto (Cuneo).
245 Fissore Lucia - Montà (Cuneo) .
292 Griletti Francesco - Mondovì Breo (Cuneo) .
246 Fontana Cristina - Fumane (Verona) .
293 Grillo D . Francesco - Varazze (Genova) .
247 Fontanini D . Giovanni, Rett . - Cervarolo 294 Grillo D . Giacomo - Varazze (Genova) .
(Reggio Emilia) .
295 Grimaldi Cont . Irene - Torino.
248 Formica Mons. Andrea, Vesc. - Cuneo.
296 Grinovero Arcangela - Rualis (Udine) .
249 Fornaro Alessandro - Castelboglione (Ales- 297 Grotti D . Francesco , Parr . - Stringara
sandria) .
(Forti) .
250 Francalancia Ermelinda - Treja (Macerata) . 298 Gualfredo Giuseppe - Lu (Alessandria).
251 Franchetti D . Pietro , Arcip . Vic . For . - 299 Guarneri D . Pietro - Spineda (Cremona).
Mazzo Valtellina (Sondrio) .
300 Guerrieri D . Crispolto, Can . Vic . For. -
252 Francone D . Luigi Cappell. - Trezzo Ti-
Bettona (Perugia) .
nella (Cuneo) .
253 Frascara D . Raffaele - Genova.
301 Guivizzone D . Giuseppe - Lesa (Novara) .
302 Kellersperg Barone Alessandro - Rovereto
254 Frisetti Giovanni - Torino .
(Austria-Tirolo) .
255 Frola Teresa - Casabianca di Verolengo 303 lardini Francesca - Santa Vittoria r'Alba
(Torino) .
(Cuneo) .
256 Frontini D . Ambrogio, Parr . - Lesino (Mi- 304 Iberti Margherita - Dogliani (Cuneo) .
lano).
305 Imperatori D . Antonio, Parr. - Ai-va (No-
257 Fumagalli D . Antonio - Cascina Amata
vara) .
(Monza) .
306 Incani D . Giovanni, Parr. - Setzu (Ca-
258 Fumasoli Maddalena - Vaglio (Svizzera-
gliari) .
Canton Ticino) .
307 Indovino D . Giuseppe, Can . - Termini I-
259 Galbiati D . Beniamino, Parr. - Moirago
merese (Palermo) .
(Milano) .
308 Isola Monica - Lu (Alessandria) .
260 Galleani Beatrice - Casale (Alessandria) . 309 L'Angela P . Antonio - Mussomeli (Calta-
261 Galletti D . Pietro - Creto (Austria~ Tirolo) .
nisetta) .
262 Gallici Teresa Serafina - Udine .
263 Gallo Maria - Torino.
310 Lasagna Angela - Silvano d'Orba (Ales-
sandria) .
264 Gallo Pietre - Caramagna (Cuneo) .
311 Lasagni Mons. Pietro, Card. - Roma .
265 Ganglio Francesco - Virle (Torino) .
312 Lemrni D . Giovanni, Rettore - Sambuco
266 Garonis Paolina - Volvera (Torino) .
(Massa Carrara) .
267 Garzotti D . Pietro, Abate mitr. - Isola della 313 Lenzi D . Marco, Parr . - Montacuto (Bo-
Scala (Verona) .
logna) .
268 Gastaldi Carlo - Roburent (Cuneo) . '
314 Leonardi Giuseppe - Rimini (Forli) .
209 Gatti D . Carlo, Parr . - Seniga (Brescia) . 315 Leveratte Teresa - Varzi (Pavia) .
270 Gatti Giuseppina - Monticelli (Pavia) .
316 Locatelli Maria - Barzio (Como) .
271 Gaviglio P . Cesare, Cur. - Poirino (To- 317 Locatelli Maria - Vedeseto (Cremona) .
rino) .
318 Lodoletti D . Gio . Batt . - Zanica (Bergamo) .
272 Ghibaudo D . Secondo - Cossombrato (Ales- 319 Lombardi Anna Maria - Terzorio (Porto
sandria) .
Maurizio) .
273 Ghirardelli Catterina-Roncovero(Piacenza) . 320 Lombardi Giovanna - Terzorio (Porto Mau-
274 Giacchino Giovanni - Ellera (Genova) .
rizio) .

2.4 Page 14

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321 Lombardi Rosa - Terzorio (Porto Mau-
rizio) .
322 Lorenzotti D . Alessandro, Can. - Camerino
(Macerata) .
323 Lorini Giuseppina - Milano .
324 Loschi Dal Verme Cont. Drusilla - Vi-
cenza.
325 Lovera D . Giuseppe, Can.. - Milano .
326 Luceip D . Fabrizio, Can . - Bassano di Sutri
(Roma) .
327 Luiardi D . Giovanni, Prev. - Piozzano
(Piacenza) .
328 Lupo D . Pietro, Rett . - Vercelli (Novara) .
329 Lusardi D . Ferdinando, Priore - S. Maria
del Taro (Piacenza) .
330 Macchi D . Francesco , Parr. - Costa dei
Nobili (Pavia) .
331 Macioni D . Giuseppe Maria - Ales (Ca-
gliari) .
332 Maggioni D . Filippo, Parroco . - Schiano
(Como) .
333 Mainardi nob . Maria ved. Bonmartini - (Pa-
dova) .
334 Mangoni D . Francesco - Milano.
335 Maniceri Giuseppe, Ing . - Lugo (Ravenna) .
336 Mantalto D . Ignazio, Can . - Modica (Sira
cusa) .
337 Mara D . Raimondo, Rett . - Guspini (Ca-
gliari) .
338 Marani D . Pietro, Can. - Adria (Rovigo) .
339 Marcandett D . Giuseppe, Can. - Masse-
rano (Novara) .
340 Marcegaglia D . Girolamo - Nogarole (Vi-
cenza) .
341 Marchetti Suor Maria - Lucca .
342 Marehi D . Alberto, Can . Vie . gen. - Pe-
scia (Lucca) .
343 Marchiore D . Carlo, Cappell. - Costozza
(Vicenza) .
344 Mareolin D . Domenico - Nove (Vicenza) .
345 Mareoni Suor Gesumira - Urbino .
346 Marengo di Moriondo Giacinta - Bra (Cu-
neo) .
347 Marietti Costanza - Torino.
348 Marietti Maria - Torino .
439 Marini P . Vincenzo - Camerino (Macerata) .
350 Marmeroli D . Giovanni, Priore - S. Pel-
legrino ne' Borghi (Reggio Emilia) .
351 Marsala Luigi - Termini Imerese (Pa-
lermo) .
352 Martini Agostino - Diano Marina (Porto
Maurizio).
353 Martini D . Bernardo, Parroco - Sarmede
(Treviso) .
354 Martini D . Nicolò, Arcip. Vie. For . - A-
siago (Vicenza) .
355 Martininis Francesco - Pantelleria (Tra-
pani) .
356 Martinolo Luigi - Torino.
357 Martorelli D . Igino, Can . - Vercelli (No-
vara.) .
358 Masino Gav . Giuseppe - Tor ;no.
359 Masino di Saint Bonnet Vincenza - Torino.
360 Maspero D . Francesco, Parr. - Ispa (Conio .
361 Massarola Vittoria - Torino .
362 Mattalia Domenica - Vigone (Torino) .
363 Mauro Rosa - Salerno .
364 Mazzuoli D . Angelo, Rett. - Tartiglia (A-
rezzo) .
365 Meda Lucia - Lu (Alessandria) .
366 Medaglia D . Stefano, Arcip . - S. Gualtiero
(Lodi) .
367 Melis P. Agostino - Oristano (Cagliari) .
368 Melis D . Giuseppe, Vic. Parr . - Gonna-
stramazza (Cagliari) .
369 Menichetti D . Giuseppe, Priore - Tirli (Fi-
renze) .
370 Merelli D . Alberto, Can . - Piacenza .
371 Merelli D . Paolo, Prev . - S. Pietro in Cerro
(Piacenza) .
372 Merli Francesca - Mondovì Breo (Cuneo) .
373 Meroni D . Giuseppe, Parr . - Cisliano (Mi-
lano).
374 Miari Francesco - Adria (Rovigo) .
375 Michelini Suor Eufrasia - S. Pier d'Arena
(Genova) .
376 Mimi Negrotto, Marchesa - Genova .
377 Minini Giulia - Bovezzo (Brescia) .
378 Mo D . Giuseppe, Can . - Borgomanero (No-
vara) .
379 Mocello Suor Edvige - S. Pier d'Arena
(Genova) .
380 Moine Giacinta - Racconigi (Cuneo).
381 Molinari D . Francesco, Rett . - Camposa-
sco (Genova) .
382 Monti D . Gratiliano - Bassano di Sutri
(Roma) .
383 Monti Ghislanzoni Clotilde - Milano .
384 Montixi Mons . Gio . Batt ., .Vesc - Iglesias
(Cagliari) . .
385 Morandi D . Angelo - Riva (Austria- Tirolo)
386 Morelli D . Gio . Batt., Prev. Vic . For. -
S. Ambrogio (Torino) .
387 Morelli D . Pietro - Pergine (Austria-Ti-
rolo) .
388 Moretti D . Giovanni, Parr . - Pregnana
(Milano).
389 Morsano Suor Marina - S. Pier d'Arena
(Genova) .
390 Mossali D . Antonio, Vice Cur. - Sesta In-
feriore (Parma) .
391 Motta D . Giuseppe, Prev . - Pinarolo Po
(Pavia) .
392 Mucciarini Clarice - Crocetta (Torino) .
393 Mussita D. Pietro, Parr . - Sellere (Ber-
gamo) .
394 Mutti D . Vittore - Vicoforte (Parma) .
395 Nardi D . Domenico, Rett . - Brugnato (Ge-
nova) .
396 Nasi Francesca - Racconigi (Cuneo).
397 Navi D . Pompeo - Piove di Saceo (Pa-
dova) .
398 Netti D . Tommaso - Verona .
399 Nicheri D . Dario, Rett . - Olena (Firenze) .
400 Nina Mons . Lorenzo, Card . - Roma .
(continua) .

2.5 Page 15

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Il Vi hanno molti, osserva giustamente il pio e dotto Autore, anche fra i cattolici , che disconoscono
riprovano la . proibizione , che la Chiesa fa dei libri o dei giornali cattivi . Ma a dire il vero non si sa,
come uno possa disconoscere e riprovare nella Chiesa ciò, che fu riconosciuto necessario ed utile perfino dai
filosofi gentili, perfino dagli eretici e dai filosofi più sfacciati . Platone diceva i libri impudichi doversi elimi-
nare dalle città In Atene per ordine del Senato furono abbruciati pubblicamente i libri di Protagora,
perché in quelli si metteva in dubbio l'esistenza della divinità . Anche in Roma furono più volte dati alle
fiamme
Eutiche fu mutato in pertinacissimo eresiarca per la lettura di un libro dei Ma .nichei
Na-
poleone diceva : " Io non mi credo abbastanza forte per governare un popolo, che legge Rousseau e Vol-
taire E quando recentemente, per la sanguinosa guerra franco-prussiana, sciagure e rovine, si accumularono
su la misera Francia, noi pure udimmo da ogni generazione di pubbliche effemeridi addursene per principal
causa la diffusione e la lettura dei libri cattivi e massime dei perversi e osceni romanzi . .
Ma come risorgere dalle nostre miserie? Come rialzarci da questa specie di malattia di voler leggere anche
ciò che dissolve l'individuo, la famiglia e lo Stato, da quest'amor di letture che sfibrano l'anima, e for-
marci a vita sinceramente cristiana? Ed ecco l'Augusto Pontefice insegnarcelo con la
Lettera Enciclica sul Giubileo pe! 1886 . - In-16° picc. di pag . 16 . . L. 0 05
Avendo Noi colla precedente Nostra Lettera Enciclica sul governo degli Stati insegnato, quanto
importi per essi lo accostarsi ognor più al vero regime cristiano, già puossi comprendere quanto consen-
taneo sia a questo nostro proposito, con tutti i mezzi che sono da Noi, dar opera sì ad eccitare, si a ri-
chiamare gli uomini alle cristiane virtù Imperocchè lo Stato è tale quale lo fanno i costumi dei popoli . . .
Acciocchè dunque penetrino nei loro animi quei precetti nostri, e qnel che più monta, che sia retta
la quotidiana vita di ciascuno, è da fare ogni sforzo, perché tutti e singoli s'inducano a cristianamente sentire,
ad operare cristianamente, non meno in pubblico che in privato. „
E qui pure udiam far eco da Torino,
Il Giubileo dei 1886 ; Esortazione' alla penitenza ed alla preghiera per Sua Em . il
Card . G . Alimonda ; 1886 in-8, pag . 24
(B) „ 0 40
Oh se fosse tromba la mia voce, vorrei l'anno del Giubileo bandirlo così forte che tutti i miei dio-
cesani ne sentirebbero il suono dai fiumi alle montagne, dalle pianure alle Alpi ! Ma più che semplice voce,
più che squillo di tromba metallica si leva la parola del S . Padre Leone XIII, la quale vola più alto delle
nostre montagne , sopravvola alle Alpi dell'Italia , passa i nostri mari ed echeggia per i&mondo dall'uno
all'altro confine, e congiunta a quella del Papa ci è la parola di tutto l'Episcopato, di tutto il Clero Cat-
tolico che indice e divulga il Giubileo . parola che si compone di immensi suoni prodotti da qnel suono
supremo ; suoni che qui e là si direbbero dispersi, ma che si incontrano , si raccolgono formando un solo
concento : giubileo, giubileo ! ,
Celebrata così la parola del Papa passa a commentarla e , toccato di coloro che la virtù vorrebbero
senza pena, scrive : " Altri più vanerelli ancora , mentre le virtù cristiane commendano ed altresì brame-
rebbero di fregiarsene, non accetterebbero tuttavia che venissero loro in mano se la lettura del Vangelo non
potessero tramezzare con la lettura dello sconcio romanzo e del giornale massonico . r
Ecco come dalle Encicliche del S . Padre e dagli annunziati loro commenti venga fuori ceme un vigo-
roso grido atto ad eccitare e richiamare gli uomini alle cristiane virtù . Ripetiamo quin - i quanto già
dicemmo nel 1° numero dell'attuale 1886 che cioè " con grande giubilo onoreremo S . Agostino nel XV cen-
tenario della sua conversione e nel seguente del suo battesimo col fare echeggiare il misterioso ritornello : togli
leggi ! togli e leggi ! affinchè la verità venga diffusa e l'errore confnso .
Ora non ci rimane che di suggerire i libri più acconci a conseguire' il fine della parola del Papa e '
specialmente di quella che annunzia il Giubileo 1886 . Eccone i primi, i quali esortano a penitenza .
La Confessione ossia ('Amor di Gesù pei penitenti per l'Emo . Cardinal Manning,
traduzione dal francese per Concettina Basile ; in-32 pag
0 30
È un libro opportunissimo a ben celebrare il Giubileo . Leggendo attentamente la parola del Papa,
ma nota vibra sempre su tutte le altre ed è quella dell'amore di Gesù . Fin da quando era Cardinale, già
dettava •s tupendissime pagine su questo argomento, pagine che chiunque può leggere nel volumetto da noi
stampato col titolo : La Chiesa, il Secolo XIX e la Civiltà , che vendesi a 30 centesimi dalla Libreria
Salesiana. In questo libro del Cardinale Manning la stessa nota ripercuote l'orecchio del lettore cattolico ; con
ragione quindi la traduttrice invita particolarmente il gentil sesso a leggere questo libro e per esso l'indirizza
a Gesù, il quale, " tutto e solo indulgenza nella Piscina della nuova alleanza appariste, quale il delinea
la penna dell'Eminentissimo Manning raggiante di tanta bellezza da esser mestieri che non si abbia cuore
per non esserne presi , . Ma per essere presi d'amor di Gesù la prima cosa necessaria è la confessione, cosa
penosa allo spirito, chè primo esercizio della virtù cristiana è l'umiltà . Raccomandiamo quindi caldamente ai no-
stri Benemeriti Cooperatori e Benemerite Cooperatrici questo libro e con esso raccomandiamo le Letture Cat-
toliche, il cui prezzo annuo è di sole L . 2,25 . Acquistando 10 copie del libro annunziato se ne riceverà
ima copia gratis.
Servono allo scosso scopo i seguenti :
Il Giovane Provveduto ; leg. in tela, impressione a oro della Cena del Signore , 1 40
Marietta o le sorgenti della vita ;
3 40

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II Fabbro di Nazaret modello degli operai e Patrono della Chiesa Cattolica ; rac-
conto del P . Francesco Martinengo, - un vol . in-32° di pag . 420 . . ,, 0 70
" Un libro quant'altro mai utile, e ai tempi che corrono opportuno, è il Fabbro di Nazaret
testò uscito dalla Libreria Salesiana di Torino, e scritto da quell'nomo così ginstamente celebre per lo sue
operette popolari, che si è il signor FRANCESCO MARTINENGO, prete della Missione . Ora che la così detta
questione operaia si presenta in tutta la formidabile sua importanza, e a risolverla si ammonticchiano si-
stemi sopra sistemi da coloro che vorrebbero salvare la società dallo sfacelo coi soli mezzi civili , è opera
di somma prudenza e di nobilissima carità additare quell'unica via, che a tal meta abbiamo, quanto sicura
altrettanto facile e piana . ,
Y E il MARTINENGO 10 sa fare con tal garbo, che, letto il suo aureo libro, è giuoco forza anche ai libertini
il conchiudere : - ila ragione ! - ll valoroso scrittore prese le mosse dall'impulso dato dall'immortale Pio
IX, allorquando con quella sapienza di opportunità, che era doto incontrastata di quel gran Papa, procla-
mava s . Giuseppe patrono della Chiesa universale ; e con molta ragione pensò che se la società tanto si
allontana dal socialismo quanto si accosta alla religione, tanto più efficace è ora il ritorno alla religione,
quanto più si fa per mezzo del Santo Patrono della Chiesa, del modello vero degli operai, s . Giuseppe sposo
castissimo di Maria Vergine . ,,
Egli per tanto narra in istile chiaro e semplice e con lingua pura ed elegante la storia del Fab-
bro di Nazaret, modello degli operai ; descrivendo in un modo popolare ed attraente ad un tempo le
vicende meste , fortunose e liete di quella vita sempre santa , passata nell'oscurità di una bottega, tra le
pene ed i pericoli di viaggi e di fughe, compagno fedele, aiuto e difesa al figliuol di Dio fatto uomo ed
alla divina sua Madre . Il dotto scrittore ha scoperto inesauribili tesori in questa vita così ammirabile, piena
di tanti pratici insegnamenti ; e colla scorta della critica più severa, al lume della teologia , sceverando
dalle incerte tradizioni i fatti sicuri , ha dichiarato con tanta verità quel poco che del Padre putativo di
Gesù ci lasciò il Vangelo, che il lettore segue con crescente desiderio lo svolgersi di tutta la tela, si trova
col santo Fabbro nella sua botteguccia, lo accompagna ne' suoi viaggi , lo compiange nei suoi dolori, si
rallegra ne' suoi gaudii, e, quel che è meglio e che nessun libro profano può operare, si sento umiliato dinanzi a
tanta grandezza, confuso in faccia a tanta santità e prova il bisogno di emendarsi e di migliorare . ,, (Unità Cat.)
Forma la 1a e 2' dispensa della Bibliotechina dell'Operaio di quest'anno . Unendo ai 70 centesimi al-
tri 30, si rimarrà associati a questa Biblioteca e durante l'anno si riceveranno le altre dispenso trimestrali .