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ANNO VI. N . 8 .
Esce una volta al mese
AGOSTO 1882.
B OLLETTINO SALESIANO
Direzione nell'Oratoria Salesiano. - Via Cottolengo . N . 112, TORINO
SOMMARIO -Nel giorno onomastico di S . Santità Papa
Leone XIII - Una madre ed un figlio che pregano pel
Papa - Grazie ottenute per intercessione di Maria Au-
siliatrice - Lettera Brasiliana - Notizie sugli organi
in generle e collaudazione dell'organo della Chiesa di
San Giovanili Evangelista in Torino - Verbale del col-
locamento della statua di Pio IX nella Chiesa di San
Giovanni Evangelista in Torino - Notizie varie - In-
dulgenze speciali pei Cooperatori Salesiani .
NEL GIORNO ONOMASTICO DI S . SANTITÀ
PAPA LEONE XIII-
È questo il V anno che andiamo lieti di
esortare i nostri Cooperatori e Cooperatrici
a dare prove particolari di venerazione e
di amore all'attuale Vicario di Gesù Cristo,
nel giorno di S . Gioachino, del quale ri-
portò il nome al sacro fonte . In ogni volta
inculcammo speciali opere buone da com-
piersi in quel faustissimo giorno, per ottenere
a Stia Santità lume e conforto in tanta tri-
stizia di tempi , e sappiamo che le nostre
raccomandazioni vennero di buon grado ac-
colte ed assecondate .
Ma il calice delle amarezze non si è an-
cora scostato dalle labbra del Santo Padre,
il quale forse, come il divin Maestro, dovrà
beverlo sino all' ultima feccia . Egli vede
tuttora la Chiesa angustiata in varie parti
del mondo ; vede i nemici della Croce cre-
scere ogni giorno di numero e di audacia ;
li vede a sfidare persino Iddio e giurargli a-
pertissima guerra , come un giorno Luci-
fero e i suoi angeli ribelli . « Uomini educati
all'odio della religione, lamentava poc'anzi
l'addolorato Pontefice, e lasciati crescere
a tutto agio ad ogni baldanza e ad ogni
audacia fanno le inique loro prove . Vi sono
giornali che spargono largamente ed impu-
nemente l'empietà, bestemmiano e male-
dicono le cose più sante, scagliano oltraggi
ed offese alla stessa divinità, e, cosa orribile
adirsi, inneggiano a Satana . » Così il S . Padre .
Ed in vero in alcuni luoghi si sono formate
già e si preparano associazioni diaboliche allo
scopo di distruggere il regno di Gesù Cri-
sto e sostituirvi quello di Satana . I membri
di queste compagnie non si vergognano ,
si vantano anzi di portare sulla loro ban-
diera la figura del diavolo, gli cantano inni,
lo salutano, si gloriano di mettersi nelle
file dei dannati e gridano : Viva l'inferno .
S'ingaggia adunque più fiera la battaglia
già combattuta in Cielo da Satanasso e dai
satelliti suoi . Fulminati dall'Arcangelo san
Michele al grido Chi é come Dio? eglino
portarono il loro campo in sulla terra, ac-
crebbero le loro file reclutando miseri mor-
tali, e soffiando nei loro petti astio e livore
contro del Papa credono oggimai di piantare
tra noi il loro impero . Ma è d'uopo che i fi-
gli di Dio e della Chiesa con a capo il Vicario
di Cristo oppongano vigorosa resistenza a que-
sti figliuoli del demonio e li disperdano, impe-
dendo che menino maggiori rovine e stragi
di anime . A tanto ci stimola il Santo Padre con

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queste fervide parole: « In vista di un quadro
si funesto, è impossibile per un cattolico
rimanersi indifferente . E necessario anzi
che quanti amano di sincero amore la Re-
ligione e il Pontificato si mostrino oramai
apertamente quali sono . I fautori dell'em-
pietà assalgono a viso aperto ; conviene ai
cattolici a viso aperto difendersi, facendosi
intrepidi sostenitori della propria Fede, e
mostrando che non si è disposti a sacrifi-
carla per alcuna cosa . Ciò costa , è vero ;
ma ricordatevi, o dilettissimi, che sempre
nelle epoche più infeste alla Chiesa la con-
servazione della Fede è stata il frutto di
generosi sacrifizi e di lotte, sostenute con
cristiano coraggio . » Così il nostro Duce
Supremo (1) .
Pertanto, onde assecondare gli sforzi del
Santo Padre e lenire i suoi dolori, noi rac-
comandiamo nuovamente che nel giorno 20
del corrente agosto, festa del glorioso Pa-
triarca S . Gioachino, i nostri Cooperatori e le
Cooperatrici facciano calde preghiere per
Lui . Essendo domenica ciascuno potendo si
accosti alla Santa Comunione, o almeno a-
scolti una Messa di più, e assista alle sa-
cre funzioni col nobile intento . Ma ricor-
diamoci che alla preghiera deve andare
congiunta l'azione . I nemici non si conten-
tano di mandare al diavolo saluti e cantici,
ma lavorano e combattono per la sua causa ;
perciò in quel memorando giorno prendiamo
ancor noi l' efficace risoluzione di schie-
rarci apertamente nelle file dei veri figli
del Papa, e di serbare intatta nei proprii
cuori, come Egli ci esorta, la Fede cattolica .
Non basta : Il buon soldato combatte non solo
per difendere se stesso, ma ancora i suoi
concittadini, sopra tutti il suo re e il padre ;
e tale sia pure il nostro cómpito . A questo
effetto ecco un'umile proposta .
Propaghiamo nelle nostre famiglie l'idea
della dolorosa posizione, in cui si trova og-
gidi il Romano Pontefice, affinchè e grandi
e piccoli, e uomini e donne, e adulti e fan-
ciulli, e padroni e servi, e genitori e figli,
commiserando alle presenti sue afflizioni,
si affezionino vie più alla veneranda sua
Persona ; affinchè sentano orrore e sdegno
della condotta dei suoi nemici, come ogni
buon cristiano ne prova tuttavia del mal-
vagio contegno dei nemici di Gesù Cri-
sto ; affinchè imparino a dare il dovuto va-
lore alle grida di piazza , alle sfacciate ca-
lunnie dei settarii e degli scrittori venduti ;
(1) Discorso tenuto alla Federazione Piana, il 13
luglio 1882 .
affinchè insomma si svegli in noi e nei no-
stri col coraggio un' animosa gara di difen-
dere la Chiesa e il suo Capo visibile, presi
oggidì peculiarmente di mira .
Mezzo facile ad usarsi e molto efficace
per ottenere questo fine sarebbe il seguire
l'esempio di religiosa pietà della contessa
Mastai-Ferretti, madre dell'immortale pon-
tefice Pio IX ; e perciò come quella donna
illustre al caro suo bimbo, che doveva di-
venire sì gran Papa, faceva recitare ogni
giorno mattino e sera un Pater ed Ave pei
bisogni di Pio VI, vittima in quei giorni
della demagogia francese ; così i padri , le
madri e i capi di famiglia dei tempi no-
stri facciano altrettanto insieme colla pro-
pria figliuolanza e servitù, per l'angustiato
Pontefice Leone XIII, sino a quel giorno, in
cui Egli possa intuonare sulla tomba del
primo Papa l'inno della vittoria sopra i ne-
mici di Dio e della Religione .
Cooperatori e Cooperatrici, accogliete do-
cilmente questa proposta, e diffondetene
la pratica con tutta l'alacrità e lo zelo, di cui
siete capaci . Sia questo il mazzolino di fiori,
che noi presentiamo al Papa nel suo giorno
onomastico in quest'anno, e possa questo
nostro figliale omaggio tornare a Lui di
qualche conforto, e a noi e alle famìglie
nostre di celesti e copiose benedizioni .
UNA MADRE ED UN FIGLIO CHE PREGANO PEL PAPA,
Come corona all'articolo precedente riferiamo
qui un fatto assai toccante della vita di Pio IX.
Correa la fine dell'anno 1799 , ed ìl giovine
Mastai-Ferretti, che fu poi Pio IX, era nell'ottavo
anno dell'età sua . La contessa Mastai Ferretti, la
quale, da madre cristiana, studiavasi anzi tutto d'in-
stillare nel suo fanciullino una vera e soda pietà, non
mancava di fargli recitare seco le preghiere ogni
mattina e sera . . Figlia obbediente alla Chiesa Ro-
mana, sino dai primi anni ella gli avea insegnato col
nome di suo padre, e quelli di Gesù e di Maria, il
nome del sovrano Pontefice, che possedeva allora
la gloriosa eredità dell' Apostolo Pietro . Pio VI
di pia memoria sedeva sulla Sede pontificale , e
in conseguenza dell' inconcussa fermezza da lui
mostrata nel propugnare i privilegi del suo trono
e la libertà della Chiesa, quel santo Pontefice era
in preda alle più amare vessazioni per parte degli
uomini empii, che a quei giorni teneano in Fran-
cia il supremo potere .
Penetrata sin dentro all'anima dai dolori, che
abbeveravano il cuore del Padre comune dei fedeli,
e dai pericoli che lo minacciavano , e compren-
dendo in pari tempo che da tutti i cuori cattolici
doveano erompere preghiere verso il Cielo, la
contessa Ferretti volle aggiungere alle preci di

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ogni mattino e sera un Pater ed Ave alle preghiere
del giovinetto Giovanni-Maria . « Caro figliuol mio,
gli disse la prima volta che lo invitò a questa
buona opera, grandi sventure minacciano il nostro
sovrano Pontefice Pio VI ; egli trovasi in somma
tribolazione . Tu pregherai Dio con me , affinché
piacciagli di lenire i dolori del Santo Padre, e
di allontanare da lui ogni pericolo . « Oh ! sì ,
risposele il fanciullino, io pregherò teco pel Santo
Padre, e, te io prometto, la mia preghiera sarà
delle buone e di cuore . » E poiché ebbe fatta
questa promessa, mattina e sera il giovane Ma-
stai ricordava sempre a sua madre il Pater ed Ave,
che doveano recitare insieme pel Santo Padre .
Una sera, al momento di recitare la preghiera,
che era lor d'uso, la contessa piangendo abbrac-
ciò il figliuolo e dissegli - : « Bambino mio, oh !
qual bisogno di pregare con fervore in questa
sera pel Santo Padre ! Le sventure, che si teme-
vano per lui, ecco sono omai giunte . Sgherani
armati si sono impadroniti di Pio VI ; egli è pri-
gioniero, e si vuol condurlo lontano da Roma . »
A queste parole, il fanciullo, che sino allora era
stato ascoltando con tenerezza sua madre, si pose
a piangere insieme con lei, e, incrociando le sue
manine, pregò con tutto il fervore di un angelo .
Levatosi quindi, cogli occhi ancor pregni di la-
grime e con una specie di titubanza : « Ma come
mai, domandò alla madre, come mai il buon Dio,
può permettere che il Papa, il quale è il rappresen-
tante di Gesù Cristo Figliuol suo, sia così disgra-
ziato , e si riduca ad essere prigioniero a guisa
di un malfattore , lui che è tanto buono ? - Fi-
glio mio , rispose la madre , appunto perché il
Papa è Vicario di Gesù Cristo , Iddio permette
che egli venga così trattato . Non ricordi la sto-
ria di Gesù che ti raccontai? Il divin Salvatore
era la stessa bontà e nondimeno quanti nemici
egli non ebbe? Un giorno gli posero le mani
sopra, e dopo avergli fatti soffrire i più atroci
tormenti lo condussero a morire . Ebbene , mio
caro, tante volte Iddio permise che i Papi, sul-
l'esempio di Gesù Cristo , avessero a patire lo
stesso dalla ingiustizia degli uomini, e questo è
ciò che interviene al Santo Pontefice Pio VI . -
Ma dunque, mia buona mamma, soggiunse Gio-
vanni-Maria, costoro che maltrattano sì barbara-
mente il Santo Padre sono gente perversa, non
è egli vero? Dunque non val la pena di pregar
Dio per loro? Non si dovrebbe anzi pregare Id-
dio perché li punisse? - Figliuol mio, replicò la
contessa, non dobbiamo pregare Iddio pel castigo
di veruno . Non ti ricordi di ciò che faceva Gesù
sulla Croce ? Pregava pe' suoi nemici e domandava
a Dio, affinché avesse pietà di loro, e volesse
muovere il loro cuore . Ciò stesso, ne son sicura,
è quel che fa nel presente Pio VI ; bisogna u-
nirci a lui e intercedere presso Dio, affinché con-
verta tutti questi insensati, che han portata la
mano sul Santo Pontefice .»
A quel dolce invito della madre sua, il giovine
Mastai ritornò in ginocchio , e ripetè colla voce
infantile il Pater ed Ave pei nemici di Pio VI .
Ecco, o degni Cooperatori e Cooperatrici, ecco
un bell'esempio da imitare nelle nostre famiglie .
GRAZIE OTTENUTE
per intercessione di Maria Ausiliatrice .
Riferiamo alcune altre prove della potenza e della
bontà di Maria SS . Ausiliatrice verso di coloro, che
a Lei ricorrono con fiducia, e che Le premettono
riconoscenza ed amore . Valgano esse a meglio
prepararci alla prossima festa di Maria Assunta
in Cielo, donde da 1800 e più anni sparge sulla
terra a pro dei figli suoi quei tesori di grazie,
dei quali venne costituita da Dio Dispensatrice .
1.
Pietraporzia (Sicilia), 29 Giugno 1882 .
REVERENDO SIGNORE,
Un padre di nove figli, fra i quali il sotto-
scritto, fu colto da terribile malattia, e si era
quasi disperati di salvarlo, quando mercè la in-
tercessione di Maria Ausiliatrice l'ammalato co-
minciò a migliorare, ed ora è completamente gua-
rito .
Per questo fatto la prego di celebrare o far ce-
lebrare una Messa ad onore di Maria nella Chiesa
di Valdocco, e a tal uopo le acchiudo la limosina .
Suo servitore e figlio in Cristo
STEFANO Di BLASI .
2
Torino, 15 luglio 1882 .
Angela Musso da Castelnuovo d'Asti, dimorante
a Sciotat in Francia, trovavasi col marito tra-
vagliato da disperato malore alla spina dorsale .
Non sapendo più che fare si rivolse alla SS . Ver-
gine Ausiliatrice, e ne chiese con tutto il cuore
la benedizione . La grazia fu istantaneamente con-
cessa ; e il malato potè tosto alzarsi di letto e
ripigliare le sue ordinarie occupazioni, cui at-
tende da sei mesi senza risentirne alcun incomodo .
3.
Voghera, il 17 luglio 1882 .
REVERENDISSIMO SIGNORE,
Sia sempre lodato Gesù Cristo e la sua e no-
stra Madre Maria, Aiuto dei Cristiani .
Come potrei io essere ingrato verso una tanta
benefattrice, qual è Maria Santissima Ausiliatrice?
Una lenta malattia struggeva la robusta e florida
salute di mia moglie . Non sapendo più a che par-
tito appigliarci mi fu suggerito di fare una no-
vena a Maria SS . Aiuto dei Cristiani . Accettai
tosto il consiglio, ed unitamente a mia moglie e a
tutta la famiglia con viva fede incominciammo
una novena . Con sommo piacere di tutti quei di
famiglia e dei congiunti la malata nel secondo
giorno cominciò a migliorare, e terminata la no-
vena si trovò perfettamente guarita . Ora, volendo
adempiere alla promessa fatta alla B . Vergine, se

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otteneva la detta guarigione, le invio la qui u-
nita offerta, pregando la S . V . a volerne disporre
secondo che meglio crede .
Suo Umilmo . Servo
BAIOCCHINI MAURO
4.
Alle riferite aggiungiamo la seguente già pub-
blicata nel Bollettino francese del mese scorso .
REv. mo SIGNORE
Il signor De Boigne nel mese scorso racco-
mandò a cotesto Santuario una delle nostre figlie,
la cui sanità e' incuteva serie inquietudini . La
nostra Signora Ausiliatrice si degnò di esaudirci ;
l'applicazione della medaglia fece fin da ieri scom-
parire in un subito i sintomi allarmanti . Ella è
guarita, e non ci resta più alcun' apprensione a
riguardo della temuta malattia . Noi ci sentiamo
affatto impotenti a ringraziare la SS . Vergine .
Si degni perciò di unirsi con noi ed aiutarci per
farlo meno indegnamente . Voglia soprattutto sup-
plicarla di aggiungere a questo primo favore
quello ben più grande ancora, d'imprimerne cioè
profondamente la memoria nel cuore di mia figlia,
affinché rimanga per sempre fedele alle obbliga-
zioni, che la stringono a Dio ed alla Vergine
Santissima .
Mi permetta che le domandi che voglia asso-
ciare eziandio i suoi giovinetti ai nostri ringra-
ziamenti, e che le invii per le opere sue un'of-
ferta, che Nostra Signora Ausiliatrice riceverà,
io spero, come una debole espressione della im-
mensa nostra riconoscenza . Oso ancora pregare la
S . V. di dimandare alla Vergine SS . che ottenga
a' miei sei figliuoli la grazia speciale, di cui o-
gnuno peculiarmente abbisogna , per corrispon-
dere maggiormente alle mire, che ha Dio sopra
di loro .
Riceva, Rev.m° signore, l'assicurazione della mia
gratitudine, e de' miei sentimenti più rispettosi .
20 Giugno 1882, (Chateau de Boisy par Douvaine) .
Contessa OTTAVIA DE BOIGNE .
LETTERA BRASILIANA .
Il nostro missionario D . Luigi Lasagna giunse
felicemente all'impero del Brasile il 14 maggio,
e pochi giorni dopo scriveva a D . Bosco la lettera
seguente
Rio Janeiro, 24 maggio 1882 .
VENERATISSIMO PADRE,
Scrivere a D . Bosco fu sempre per me come
per tutti i suoi figli un cómpito di ineffabile e-
mozione, ma scrivergli per la prima volta dal Bra-
sile, scrivergli dalla capitale di questo vastissimo
impero, che la divina Provvidenza ci ha aperto or
ora, è per se stesso un avvenimento di tanta im-
portanza, di un significato sì grande che l'anima
mia ribocca di cento e cento affetti, che non po-
trò mai esprimere adeguatamente .
Oggi, festa di Maria Ausiliatrice, sono passati
dieci giorni appena che ho posto piede in questa
città di Rio Janeiro, ed ho già sperimentato im-
pressioni e sentimenti sì svariati e sì grandi, che
non so da qual parte incominciare, per dargliene
un breve e languido ragguaglio .
Anzi tutto debbo in questo giorno protestare
alla Vergine Ausiliatrice la mia sincera, la mia
tenerissima gratitudine, per la specialissima pro-
tezione che ci ha prestato, che fu veramente da
Madre amorosissima .
La nostra navigazione sul battello Equateur da
Montevideo a Rio Janeiro fu oltre ogni dire pro-
spera e felice . Vi giungemmo il mattino del 14
del corrente . Dopo di aver celebrata la santa Messa
a bordo, io col nostro caro Teodoro congedatici
dai compagni di viaggio, ed in modo speciale dal-
l' Eccell .mo Monsig . Mocenni, scendemmo in una
barchetta, e via solcando le placidissime acque del
porto giungemmo al molo , dove per evitare le
molestie inevitabili pei religiosi nelle grandi città
marittime, dove si trova ogni razza di gente, ci chiu-
demmo in una vetturina tirata da muli, come qui
si usa, e ci facemmo condurre direttamente in
Seminario nella speranza di trovare colà Monsi-
gnor Vescovo od almeno chi lo rappresentasse .
Non fummo delusi . L' Eccellmo Monsig . Lacerda
aveva finito il giorno innanzi gli Esercizii spiri-
tuali al suo Clero , e stanco e spossato dalle fa-
tiche sostenute dimorava ancora nel Seminario,
in mezzo ai 9 Chierici, di cui si compone, ed in
compagnia degli zelantissimi ed ottimi padri Laz-
zaristi , che ne sono i direttori . Appena fu an-
nunziato a Sua Eccellenza il nostro arrivo, ci venne
incontro colle braccia aperte e colla gioia, che gli
scintillava negli occhi . Che buono, che santo Pre-
lato ! La sua amorevolissima e più che paternale
accoglienza ci ha consolati molto, ma più ancora
ci ha edificati e profondamente commossi . Ella
che ben prima di me l'ha potuto conoscere ed
ammirare da vicino, quando nel 1877 per tanti
giorni fu suo illustre ospite nel nostro caro Ora-
torio di Torino, non ha d'uopo ch'io mi fermi a
parlarle della umiltà, dello zelo e della gran dot-
trina di Mons . Pietro Maria Lacerda Vescovo di
Rio Janeiro, ma non le sarà discaro che io per
debito di gratitudine riferisca qui la sua squisita
bontà verso di noi, e la sua gran divozione a
Maria Ausiliatrice, e le sue grandissime speranze,
e quasi direi incredibile fede che egli ha nella
missione, che Dio affidò ai poveri Salesiani . Ho
veduto che conosce a fondo ed in ogni loro par-
ticolarità le cose della Pia Società Salesiana,
e per sua bontà ne parla con amore, con ammi-
razione, con entusiasmo . Erano le dieci del mat-
tino quando avemmo la fortuna di essere abbrac-
ciati e benedetti da lui , e fino alle dieci della
sera non permise più che ci allontanassimo un
minuto dal suo fianco . Oh! se avesse udito come
ringraziava Iddio del nostro arrivo ! Come si al-
largava il suo paterno cuore alla dolce speranza
di aver un aiuto, per raccogliere ed educare nella
religione nostra santissima tanti e tanti fanciulli
derelitti, che a frotte vanno vagando per le vie
di questa popolosa città, senza chi si curi di loro,

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senza chi li premunisca od almeno li avvisi dei
pericoli immensi, in cui vanno a perdersi ! Oh! se
avesse udito con che effusione di cuore ragionava
dei progetti possibili a realizzarsi a pro della gio-
ventù pericolante ! Nel suo zelo, nella sua pasto-
rale abnegazione cento volte si protestò pronto a
qualunque sacrifizio pecuniario e personale, pur di
ottenere il tanto sospirato Ospizio pe' suoi cari
orfanelli .
Noti, caro Padre, che di fanciuli abbandonati
oh! ve n'è, ve n'è un numero spaventoso per ra-
gioni, delle quali molte sono comuni ad ogni città
grande, popolosa, tutta intenta ai traffichi, ai gua-
dagni, ai godimenti materiali, epperciò profon-
damente immersa nella corruzione e nel liberti-
naggio ; ma varie di queste cause sono tutte proprie
del Brasile . E fra tante io non ne accennerò che
due sole : la schiavitù che vi regna, e la febbre
gialla che ha fatto molte stragi nel passato, e che
riapparisce di tanto in tanto a spargere la deso-
lazione e lo spavento nelle città marittime . -
Oh ! se potessi dirle l'angoscia che sentii, quando
scorrendo l'occhio su di un gran giornale di com-
mercio fra gli altri annunzi di vendita, come di
case, di cavalli, di vacche, di buoi vi scorsi pure
numerevolissimi quelli di questa fatta, che io tra-
scrivo alla lettera in tutta la loro crudezza
Via N., numero N. si vende un bel moretto
di 14 anni, capace a tutti i servizi di tavola
ecc . - Si vende una giovane nera, atta a cu-
cinare, a lavare e soppressare , sana, robusta
di carattere allegro . . . . Si vende . . . . Oh ! mi fa
male al cuore seguitare . - Gli schiavi valgono due
o tre mila lire ciascuno, e costituiscono per ciò
una grande ricchezza per certi signoroni, che hanno
delle migliaia e migliaia di questi infelici nelle loro
campagne per la coltivazione del caffè, dello zuc-
chero, del cacao ; del tabacco, della mandroca ed
altri prodotti proprii di questi paesi . Quindi abo-
lire d' un colpo la schiavitù sarebbe un gettare
nella miseria ricchissime famiglie e rovinare in-
teramente l' agricoltura , che qui fu esclusiva-
mente finora esercitata da schiavi . Quindi è che
il saggio Imperatore ha preso una via di mezzo,
e da undici anni fa' promulgare una legge, la quale
dichiara liberi tutti i figli, che nacquero e nascono
da schiavi dopo detta legge, sebbene i loro scia-
gurati genitori debbano ancor rimanere per tutta
la vita nel dominio degli antichi padroni . Queste
creature così favorite son chiamate ingenui, e in
questa sola città raggiungono già il numero di
due cento e più mila in undici anni ! ! Pensi ora,
caro Padre, se v'è bisogno di nuovi stabilimenti
per accoglierli ed ammaestrarli e dirigerli sul
sentiero del dovere e della, pietà cristiana ! !
Un'altra cagione di tremende sciagure fu ed è
la febbre gialla, che ha mietuto tante e tante vit-
time, specialmente nella classe povera , mal nu-
trita, meno cauta, costretta a vivere ammucchiata
in abituri sucidi, senz'aria e senza luce . E quando
i fanciulli scampano al flagello chi si occupa di
loro ? Quanti poveri italiani venuti qui a cercare
fortuna, vi trovarono la morte ! Ed i loro figli? . . .
Chi esce per questa città trova centinaia e mi-
gliaia di fanciulli senza tetto, senz'arte, senza ge-
nitori o parenti, senza un amico ; fanciulli, che
vanno vagolando per le vie, per le piazze, sulle
rive del mare lottando colla fame, ed addestran-
dosi al furto ed alla depravazione , indotti dalla
miseria e dagli scandali, che hanno sempre sotto
gli occhi . La polizia ne fa alle volte una razzo-
lata di due o trecento alla volta, e li interna nel
fondo delle valli o nelle gole dei monti , distri-
buendoli forzatamente tra i padroni dei grandi sta-
bilimenti agricoli, cosi detti fazendas, ma poco
dopo la maggior parte costretti forse da maltrat-
tamenti, o spinti dalla lor naturale avversione . alla
fatica, disertano di soppiatto e riappariscono nella
capitale a ricominciare da capo la stessa mise-
rabilissima vita di prima, finchè o la prigione o
l'ospedale o addirittura la fossa del cimitero of-
fra loro un ultimo sciagurato asilo ! Povero Ve-
scovo ! Al parlar di queste cose si sentiva com-
movere le viscere , e prorompeva in pianto ! Ed
io? . . . - Bisognerebbe avere il cuore di sasso per
non sentirne pietà ; e son sicuro che qualunque dei
Salesiani si fosse trovato al mio posto non avrebbe :
potuto frenare le lacrime .
Temo che questa lettera mi abbia a riuscire
un libro! Ho ancor tante cose a dirle ! ! E poi
sono tutto il giorno in giro per osservare una
cosa e l' altra ; onde solo alla sera, tardi, posso
così alla sfuggita pigliare qualche appunto delle
cose più notevoli , ed ora per scrivergliele tutte
mi è impossibile . Via ! sceglierò il meglio e con-
tinuerò a più riprese, anche di notte . - Mon-
signore, ripeto, ci ha un affetto, un riguardo su-
periore ad ogni dire . Riservato com' è, amante
del ritiro e della solitudine, sembra che per noi
abbia mutato carattere ed usi . All' indomani del
nostro arrivo volle in persona accompagnarci a
visitare il grandioso Ospedale della Misericordia,
diretto dalle figlie di S . Vincenzo, il più splen-
dido, il più grande, il più perfetto che io abbia
visto in mia vita . - Poscia ci condusse a pranzo
dai Padri Lazzaristíi, tutti raccolti in quel giorno
per la festa onomastica di uno dei loro più con-
spicui confratelli, di nazione italiano . Al di dopo
ci menò a visitare l'Ospizio dei trovatelli, dove
sotto la cura delle buone Suore di S . Vincenzo
ve n'ha pure di già grandicelli, cui non basta il
cuore a quelle pietose di gettare sul lastrico . -
Di lì passammo a visitare un altro grande stabili-
mento, diretto pure dalle stesse Suore . V'è un
grande educatorio per le giovinette signore , vi
è un vasto ritiro per fanciulle povere, v'è un grande
ricovero per donne attempate, insomma è un isti-
tuto commendevolissimo e di primo ordine tra le
opere di beneficenza cristiana . Fu fondato ed ini-
ziato a costo di grandi sacrifizii dal genitore di
Mons . Lacerda, già defunto da varii anni, perso-
naggio cospicuo dell' Impero, ed un cattolico di
una tempera e d'una abnegazione senza pari . -
Poscia corremmo a vedere il celebre convento dei
Benedettini, dove salutammo Mons . Mocenni, l'Ec-
cellentissimo Internunzio, del quale tanto già le
parlai, sì buono con noi e sì caro per tutti . Fi-
nimmo così per ritornare in casa stanchi e spos-
sati dal molto andare e discorrere . Oh ! lo scopo
del venerando Vescovo era chiaro, evidente ; vo-

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leva che fin dal principio noi rimanessimo sì bene
impressionati del gran bene, che si fa e si può
fare in queste terre, da non iscoraggiarci poi ve-
dendone il lato brutto e ributtante . - Mi dimen-
ticava di dirle pure che nella gita del giorno an-
teriore avevamo anche visitato i bravi Cappuccini
nel loro bellissimo convento, posto sulla vetta di
un alto colle, dal quale dominano d'uno sguardo
e il gran porto e la città tutta . Essi sono tutti
di nazionalità italiana, di grande zelo e d'eccellente
cuore, e ci furono subito amici e quasi fratelli .
Fu l' Imperatore stesso, che avendo gran fiducia
nel loro spirito di sacrifizio li fece venire a sue
spese, e loro affilò l'evangelizzazione dei selvaggi
di alcune provincie . Hanno fatto già e fanno del
gran bene . Nella città la loro chiesa è la più fre-
quentata e la più devota, e quasi direi l'unica,
dove vi sia un po' di frequenza ai Santi Sacra-
menti . Ma sono pochi : molti soccombono nelle
fatiche apostoliche, e dall' Italia non giunge chi
possa sostituirli . Qui nella città poi la più parte
sono vecchi veterani, indeboliti, carichi di acciac-
chi, ed alcuni prematuramente disfatti dalle pri-
vazioni, dalle male vite passate nelle selve, dove
ebbero a lottare colla intemperie e colla fame !
Oh! mi sarei buttato cento volte ai loro piedi,
tanto mi commosse e mi esaltò la vista di quei
venerandi vegliardi, veri campioni della fede, che
di loro mano han battezzato migliaia e migliaia di
infedeli ! Oh ! dove sono i nuovi Missionarii, i
novelli eroi, che si sentano il valore di scendere
nell'arringo, dove costoro raccolsero tante anime
per Gesù Cristo e tante corone per se stessi ? Oh!
quam speciosi pedes evangelizantium Dona, e-
vangelizantium pacem l . . .
Il mercoledì 17 di maggio di buon mattino dopo
celebrata la santa Mensa uscimmo dal Seminario,
ed accompagnati dai Padri Lazzaristi coi loro al-
lievi del medesimo c' incamminammo fuori della
città verso i monti . Mons . Vescovo volle che fa-
cessimo l'ascensione del monte Tijuca, e scen-
dendo pei suo versante opposto vedessimo coi no-
stri occhi le sue due celebri cascate . E una pas-
seggiata incantevole . Fino ai piedi del monte ci
si arrivò coi tramwai, e poscia montando in una
specie di carro omnibus, tirato da mule, si sale,
si sale per una gran via lastricata, fatta a spire
fino sulla vetta del monte, sempre tra ville e giar-
dini uno più bello dell'altro . Giunti alla cima la-
sciammo il veicolo, e giù per sentieri di balza
in balza, fra boschi fitti e scuri, seguendo il sordo
rumoreggiare che facevano l'onde di un torrente,
che precipitavasi di rocca in rocca . Fra burroni
cupi e spaventosi arrivammo dopo un'ora e mezzo
di fatica al fondo di una valletta, assordati da un
fragore quale si può immaginare debba produrre
una gran massa d'acqua di 20 metri di lunghezza,
che si rovesciava precipitosamente da un'altezza
di 50 sul vivo sasso, sollevando in alto una bian-
chissima spuma, e facendo balzare a gran distanza
una finissima pioggia, che veniva fitta fitta a spruz-
zarci il viso e le mani . Io rimasi come estatico
contemplando quel sublime spettacolo della natura .
Il sole vi dardeggiava dentro i suoi raggi, che
rifratti da quelle acque bianchissime ci abbaglia-
vano la vista e ci offrivano ad un tempo i più
vaghi e svariati colori . Tutto intorno e su per la mon-
tagna vi sono boschi densissimi ; alberi fitti di
fusto altissimo e di stupenda chioma, che fanno
sul capo del viaggiatore una volta quasi impene-
trabile ai raggi del sole ; eppure ai piedi vi cre-
scono cento specie di pianticelle a larghissime
foglie, di erbe rigogliose e di spine, che talmente
s'intrecciano e s'affollano da non lasciar fare un
passo avanti, ove non vi sia sentiero aperto dalla
scure o dal piccone . E fra quei fogliami, fra quelle
piante, in cima di quegli alberi, quanti uccelli di
colori e di forme le più varie e le più curiose !
E per dir tutto, fra quei cespugli, fra quei mac-
chioni che rettili, che serpentacci spaventosi ! !
Più in là vi sono sciami di scimioni, che si tra-
stullano arrampicandosi e gittandosi penzoloni dai
rami degli alberi, e facendo al passeggiere i più
sconci e ridicoli visacci del mondo . Più addentro
ancora v'è il regno delle tigri, dei serpenti boa
e di cento altri animalacci, di cui avrò occasione
di parlarle a lungo in altre lettere . Qui tutto è
grande, tutto è maraviglioso , tutto è nuovo per
noi ! Che contrasto fra le immense pianure dei
Pampas e della Patagonia e queste interminabili
giogaie di monti ! Che differenza fra quei piani
sconfinati senza un albero, senza un colle e le fo-
reste vergini e gli alberi giganteschi, fittissimi,
immensi del Brasile ! . . . Ma io mi perdo e debbo
ritornare in via .
Ci vollero due ore e mezzo a risalire . Colà ci
aspettava una gaia ed allegra brigata di Sacerdoti
della Missione e con loro altri amici, che avevano
imbandito sul muriccio d'un ponte, mirabilmente
ombreggiato, un'allegra merenda all'uso del paese .
Seduti chi qua chi là in piccoli gruppi sulla proda
della via ci rifocillammo con un appetito invidia-
bile, ridicendo e ricontando ognuno le impres-
sioni avute . Non mancava qualche bell'umore, che
le condiva con tali lepidezze da farci scoppiare
tutti in gioconde e fragorose risate, che si per-
devano echeggiando fra le gole di quei monti so-
litarii .
Ma è giuocoforza che io finisca per ora nella .
speranza di riscriverle tra poco . Noterò solo più
che i preti della Missione , figli di S . Vincenzo
de' Paoli, che ci offrivano quello svago con un af-
fetto da fratelli, sono qui in buon numero e corag-
giosi e zelanti . Hanno la direzione del Seminario
maggiore e minore, e v'insegnano con molta pe-
rizia ; hanno la direzione spirituale delle nume-
rosissime Figlie della Carità e di tutti gli stabili-
menti loro affidati ; quindi sono tutto il di per
asili, ospedali, ritiri, confessando, catechizzando,
predicando con una abnegazione, che li rende am-
mirabili . - Avanti, sempre avanti, nei pericoli
e nelle epidemie non indietreggiano mai . . . non
conoscono che sia paura . Alcuni soccombettero ;
ma altri accorsero ad occuparne il posto, ago-
gnando a gara la palma del martirio ; voglio dire
del martirio della carità cristiana . Oltre ad es-
serci di edificazione e di esempio essi ci sono be-
nevolissimi . Loro tarda mille anni che noi apriamo
il nostro Ospizio ; perchè il bisogno è troppo
grande . Il loro Superiore mi fu largo già di af-

1.7 Page 7

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fetto, d'incoraggiamenti e di soccorsi d'ogni ma-
niera . Raccomando perciò lui ed i suoi compagni
alle preghiere di D . Bosco e di tutti i suoi figli .
Ed ora basta !
Questa mia lettera le arriverà presso la fe-
sta di San Giovanni suo giorno onomastico .
Amato D . Bosco, in quel giorno vorrei che
le piovessero in seno mille benedizioni, vorrei
che da ogni parte le giungessero conforti, soc-
corsi e consolazioni come Ella ben si merita . Vor-
rei esserle vicino un'altra volta, ma solo per a-
scoltare dal suo labbro una parola, una di quelle
parole, che sono fuoco che infiamma, e luce che
guida . - Oh n'avrei tanto bisogno in queste cir-
costanze l . . .
Padre , addio . Il caro Teodoro , io e cento
altri ci mettiamo a' suoi piedi, affinchè ci be-
nedica sì, che la sua benedizione possa presto ri-
tornarle in copiosi frutti di anime salvate e di
gloria resa a Dio, alla Vergine SS . ed a San
Francesco di Sales .
In un giorno così solenne oso pure pregarla di
presentare i miei affettuosi saluti a tutti i con-
fratelli , a tutti i Cooperatori che sono d'intorno
a Lei o personalmente o col cuore per augurarle
nel suo dì onomastico ogni bene del Cielo e della
terra . - Dica che mi perdonino se non posso
scriver loro come vorrei . - Padre, amatissimo
Padre, addio .
Suo devotissimo ed aff .mo
Sac . Luigi L asagna .
NOTIZIE SUGLI ORGANI IN GENERALE
e collaudazione dell'organo
della Chiesa di San Giovanni Evàngelista in Torino,
Nei giorni 3, 4, 5 e 6 di luglio si fece la so-
lenne prova o collaudazione dell'organo della no
stra Chiesa di S . Giovanni Evangelista in Torino,
con uno straordinario concorso di persone della
città e dei paesi vicini e lontani . E pregio del-
l'opera che ne facciamo parola . Prima per altro
crediamo bene di premettere alcune notizie sto-
riche sull'organo in generale, le quali non torne-
ranno distare ai nostri lettori .
La musica vocale e strumentale fu sempre
in uso nelle religiose funzioni . Questa pratica è
autorizzata dai Libri Santi . Il re Davide e il po-
polo di Israele scioglievano cantici al Signore, mo-
dulandoli al suono di varii strumenti ; anzi il pio mo-
narca stabiliva perfino un apposito coro di suonatori
per le feste più solenni . «E Davide e tutto Israele,
si legge nel Il libro dei Re, suonavano dinanzi al
Signore ogni specie dì strumenti di legno e ce-
tre e lire e timpani e sistri e cimbali . » E nel
primo dei Paralipomeni si aggiunge : « E Da
vide ordinò ai capi dei Leviti che scegliessero
tra i loro fratelli dei cantori e suonatori di mu--
sicali strumenti . . . . E cantavano inni di vittoria
sulle cetere ad otto corde . . . . E suonavano le trombe
dinanzi all'Arca di Dio . » Anzi di questi cantori
e suonatori il reale profeta ne creava ben quattro
mila (1) .
La musica degli Ebrei, stabilita per l' onore
dell'Altissimo, fu esercitata da Gesù Cristo stesso
e dagli Apostoli, i quali esortarono i primi Cri-
stiani ad usarla nelle sacre funzioni, per essere
più facilmente eccitati alla divozione e alla pietà .
Il divin Redentore nell'ultima cena, dopo l' isti-
tuzione dell'Eucaristia, cantò un inno di ringra-
ziamento : e s . Paolo esortò i fedeli al canto dei
Salmi e degli Inni nelle loro adunanze (2) . Varie
sorta di eretici spacciarono per inutile e super-
stizioso l'uso del canto, ma furono confutati ; e la
Chiesa, esortata a praticarlo dal suo divin Fon-
datore o dagli Apostoli, lo ha introdotto fin dal
principio del Cristianesimo .
Il popolo cristiano imitò adunque il popolo e-
breo, e gli sottentrò nel sollevare inni di gradi-
mento al Signore . La Vergine e martire S . Ce-
cilia nel cantare le lodi del Signore accordava la
musica istrumentale alla vocale, e per questo i
musici l'hanno scelta a loro protettrice : Cantan-
tibus organis, Caecilia Domino decantabat . I
poveri Israeliti devono oggidì ripetere come i
loro antenati nella schiavitù :« Sulle rive dei fiumi
di Babilonia ivi sedemmo e piangemmo in ricor-
dandoci di te, o Sionne : Ai salici appendemmo
i nostri strumenti . . . E come mai canteremo noi un
cantico del Signore in una terra straniera ? (3) .»
Ed invece i seguaci di Gesù Cristo nei loro ma-
gnifici tempii, sposando migliaia di voci alle me-
lodie ed armonie degli organi, fanno risuonare
dappertutto il cantico della vittoria e della vera
libertà, perpetuando su tutta la terra le feste del-
l'antica Sionne, che da 1800 e più anni è muta,
squallida e deserta .
La parola organo anticamente esprimeva qua-
lunque strumento musicale ; onde scriveva san-
t'Agostino : Organa dicuntur omnia instrumenta
musícorum (4) . In questo senso se ne riconosce
inventore lubal, uno dei primi uomini del mondo,
del quale appunto la Sacra Scrittura dice : « E-
gli fu il padre dei suonatorì di cetra e d'organo
Ipse fuit pater canentium cytar a et organo,
cioè autore degli strumenti musicali a corda e a
fiato . (5) Ma il difficile si è lo stabilire il tempo che
abbia avuto origine l'organo, come si usa oggidì
nelle Chiese ; questo strumento a tasti e a fiato, il
più bello, il più magnifico, il più sonoro, detto per
eccellenza il re degli strumenti musicali . Sem-
bra per altro che la sua invenzione abbia avuto
la sorte di quasi ogni altro : da una prima idea,
trovata o per caso o per lo studio, da rozza e in-
forme qual fu da principio, essa andò col tempo
modificandosi di bene in meglio, sino a giugnere
ormai alla più alta perfezione . La prima idea si
perde certamente nella più remota antichità , e
deve ricercarsi nel più antico degli strumenti ,
nel semplice zufolo . A misura che si univano
(1) Il Reg . vi, 5 - I Paral . xv, 16, 19, 21, 21, 28 :' e
xxiii, 5 .
(2) Matt xxvi, 30 .-Coloss . III . 16 .
(3) Sal . 136 .
(4) Enarr . in psal . 56 .
(5) Gen . iv, 21 .

1.8 Page 8

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insieme tanti zufoli o canne, ne usciva una specie tali mezzi differiscono soltanto in ciò, che uno è
di organo . Il numero delle canne era indetermi-
nato : esse erano di differente lunghezza, formando
una vera scala, che poteva intuonarsi ascendendo
migliore e più comodo dell'altro .
In quanto al tempo, in cui si ebbe l'organo da
più a meno come è oggidì , non si può fissare .
ediscno,dchesimuovalbc
Il certo per altro si è che Tertulliano nei
in qua e in là per ispingere il fiato dentro le ri- terzo secolo dell' Era Volgare descrive già una
spettive aperture . Varie circostanze accidentali macchina di tubi, formante una moltitudine di
possono aver dato motivo all'esperimento d'intuo- suoni, con cui si animavano i giuochi del circo .
nare le canne in qualche altra maniera, e di non Era detta organo idraulico, del quale si fa in
affaticare i polmoni . Nessun popolo può avere per ventore Archimede . Publio Optaziano Porfirio, che
lungo tempo ignorato che si può inchiudere l'aria fiorì verso il 322, nel suo panegirico in versi .
in recipienti , lasciarla uscire a poco a poco per pubblicato dal Velsero, fa chiaramente menzione
aperture e maggiori e minori, e condurla in certi degli organi, che si suonavano con mantici, stru--
luoghi . Onde, che mai di più naturale che siasi menti che attraggono e mandano fuori l' aria,
cercato di applicare tale esperienza alle canne dando fiato alle canne . Nello stesso secolo IV ,
unite? Da principio usavasi un otre di pelle, dal di uno strumento musicale non molto dissimile
quale, comprimendo l' aria, la si spingeva nelle dall'organo presente si trova pure una descrizione
canne ; ma essendo in tal modo intuonate tutte in un epigramma latino, attribuito a Giuliano
ad un tempo, si trovò il mezzo di usare una canna l'apostata, dove appunto si parla di tubi, di mantici
sola , e disporla in guisa che fosse atta a pro- e di tastiera toccata da un professore (1) .
durre da sè i suoni delle altre . Ignoto non era che In quanto poi alla introduzione dell'organo nelle
una canna pili lunga produce un suono più grave Chiese, alcuni l'attribuiscono a Papa S . Damaso
che non una più corta ; e si trovò che suoni più nell' anno 367 ; altri, come il Platina, ne fanno
o meno gravi possono ottenersi mercè i buchi introduttore Papa S . Vitaliano nel 657 . La sen-
praticati in una sola canna, i quali, o chiusi colle tenza più ricevuta si è che gli organi non siensi
dita o aperti, dànno tanti suoni differenti quanto usati nelle Chiese se non nel secolo ottavo . Il se-
è il numero dei medesimi . Quindi una tal canna greto di fabbricarli era conosciuto dai Greci, che
con siffatti buchi mettevasi nell'otre di pelle, e, lo custodivano gelosamente ; e si asserisce che fu
premendo l'aria col braccio, s'impiegavano le dita l'imperatore Costantino IV Copronimo, il quale ne
per aprire e chiudere i buchi . Di tal guisa s'in- inviò il primo tra i Latini, siccome in dono a Pi
ventò la così detta piva, stromento notissimo presso pino re di Francia, tra l'anno 757 e 766 . Anche
tutti i popoli antichi e moderni .
a Carlomagno venne in regalo un organo mandato
Proseguite le scoperte fino a questo punto, non dall'imperatore greco Costantino V Michele . Così
era difficile l'invenzione d'uno strumento, che fosse pure nell'anno 826 ai tempi dell'imperatore Lo-
una vera specie d'organo . Si venne a trasformare dovico il Pio trovasi notizia di un organo . Un
l'otre di pelle in una cassa di legno, si abbando- prete di nome Giorgio o Gregorio si portò da Ve-
narono di nuovo i buchi, si tornò alla primiera nezia a quel principe, dicendo di saper costrurre
disposizione delle canne, si fecero varii buchi sulla organi . L' imperatore lo accolse benignamente e
cassa per dare un posto conveniente a ciascuna lo spedì ad Acquisgrana , dando ordine di prov-
canna, si applicò un chiusino o coperchio sotto a vedere l'artista di tutto ciò, che gli abbisognasse
tali buchi, per aprire e chiudere l'ingresso del per la costruzione dell' istrumento . Nello stesso
l'aria nelle canne, secondo il bisogno . Egli è fuor I secolo si trovano pure organi costrutti tra i Te-
di dubbio che molti esperimenti furono fatti nei deschi ; e la storia ci dà una lettera scritta dal
varii tempi, e se ne trovano vestigia non solo nelle Papa Giovanni VIII nell' 872 al Vescovo Annone
descrizioni, ma nelle incisioni di stromenti musi-- di Frisinga in Germania, colla quale lo prega di
cali delle antiche opere d'arte . Ma il successivo spedirgli un buon organo ed un artista, che lo,
perfezionamento dell'organo costò molto tempo e sappia fabbricare e suonare .
molto studio ; si rimediarono i difetti in varie Questo strumento appena in uso fu trovato così
maniere ; si paragonarono insieme i differenti me-
todi per scegliere finalmente il migliore e più con-
veniente . Molti secoli trascorsero in difficili espe-
rimenti intorno alla ricerca di un metodo per far
entrare l' aria nelle canne ; si usarono cascate
d'acqua, acquedotti, pompe, vapori, mantici di va-
rie sorta ; finalmente si diede la preferenza ai
mantici, messi in moto o per forza d'acqua o per
forza d'uomini .
adatto ad accompagnare il canto religioso, che in
meno di due secoli fu generalizzato e introdotto
in tutte le più grandi Chiese . Veramente istru
mento cristiano è questo, dice egregiamente il
Cantù, ed in quel fiato solo, che muove tanti accordi,
l' organo simboleggia assai bene la fede unica ,
la quale i voti dei credenti solleva al Cielo, quale
un'armonia ben degna di Dio .
L'impiego di si differenti mezzi per far entrare
il vento nelle canne indusse gli storici a distin-
guere due principali specie d'organi : l'idraulico
e il pneumatico ; ma tale divisione non è giusta .
Le canne non possono essere intuonate altrimenti
fuorchè coll' aria : se quest' aria vi s' introduce
mercè la forza o dell'acqua, o degli uomini, o per
qualunque altro artifizio, è tutt'uno ; imperocchè
(1) Quam cerno alterius naturae est fistula, nempe
Altera produxit fortasse hano aerea tellus .
Horrendum stridet, nec nostris illa movetur
Flatibus, at missus taurino e carcere ventus
Subtas agii laeves calaotos, perque iena vagatur .
Ma x aliquis relax digitis, insignis et arte
Adstat, concordes calamis pulsatque tabellas :
Ast illae subito exiliunt et carmina miscent .
(MISOPOGON) . .

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Tra i miracoli dell'arte moderna si addita con
ragione l' organo di S . Sulpizio a Parigi, che è
il più grande, il più potente, il più sontuoso , e
pel complesso di svariatissimi suoni il più pre-
gevole di tutti gli organi fin qui conosciuti . Ha
108 registri, 20 pedali di combinazione , cinque
tastiere sottoposte l'una all'altra, e consta di sette
mila canne . Dopo questo viene l'organo della ba-
dia di Weingarten, con 6666 canne ; quello della
cattedrale di Siviglia cha ne ha 5300 ; quello di
Harlem che ne conta 5000 ; poi gli organi di San
Pietro a Berlino, di S . Michele a Vienna, di Bal-
timora in America (1) .
In Italia sono celebratissimi gli organi di San
Giovanni Laterano in Roma , di Montecassino,
della badia di Subiaco, dei Benedettini di Cata-
nia, e più e più altri, che troppo lungo sarebbe
l'enumerare .
Oggimai, a giudizio degli intelligenti, tra i mi-
gliori della penisola andrà pure annoverato l'or-
gano della nostra Chiesa di S . Giovanni Evange-
lista in Torino, lavorato dal Cav . Giuseppe Ber-
nasconi da Varese , il quale insieme col Serassi
e col Bossi da Bergamo , e col Lingiardi da Pa
via, è meritamente giudicato per uno dei più ce--
lebri fabbricatori di organi di questi ultimi tempi .
L'organo possiede tre tastiere, che formano tre or-
gani distinti, i quali, sebbene affatto indipendenti
l'uno dall'altro, possono nondimeno riunirsi me-
diante apposito pedale, e dare luogo a combina-
zioni di melodie e armonie soavissime , e ad un
ripieno di una forza maestosa ed imponente . Cosa
pure affatto singolare di quest' organo si è che
può combinarsi col suono delle campane della stessa
Chiesa, e produrre un effetto veramente mirabile .
Sua collaudazione .
Dopo che un organo è fabbricato e messo a
posto, il committente è in diritto di farlo provare,
se nella bontà corrisponde alle condizioni pattuite .
Questa prova dicesi collaudazione . Ad eseguirla
soglionsi interessare uno o più artisti, i quali
colla loro abilità e maestria sappiano addimostrare
la perfezione dello strumento , la dolcezza delle
voci, le combinazioni, a cui possono dar luogo i
varii registri, la maggiore insomma o minore po-
tenza dell'organo, che deve riuscire uno dei prin-
cipali ornamenti di un sacro edifizio . General-
mente la collaudazione si compie in un sol giorno .
Or bene, la collaudazione dell'organo della no-
stra Chiesa di S . Giovanni Evangelista durò ben
4 giorni, e per più ore mattino e sera ; e venne
fatta da 5 abili artisti . La Chiesa non essendo
ancora inaugurata al divin culto, la collaudazione
prese la forma accademica ; e riuscì uno spetta-
colo gradito ed onesto, che trasse sul luogo non
meno di 50 mila persone, munite di apposito bi-
glietto d'entrata .
Al davanzale dell'orchestra un cartello a ca-
ratteri cubitali indicava il nome di chi stava al-
l'organo in quel momento .
(1) V. Enciclopedia popolare italiana : Enciclopedia del-
l'Ecclesiastico dell'abate Vincenzo d'Avino, e il Diziona-
rio del Moroni ecc . alla parola Organo .
Nel primo giorno, all' ora stabilita , la Chiesa
rimaneva per la prima volta popolata di gente ,
di cui la massima parte era di distinte persone,
nonché di molti professori dell'arte, sì forestieri
come della città .
Primo dai 5 collaudatori si fu îl Cav . Vincenzo
Petrali da Bergamo, vera celebrità musicale . Do-
vremmo stenderci di troppo, se avessimo a dire
della valentia da lui dimostrata per mezzo del
nuovo organo . Egli lo collaudò per ben tre giorni .
Fin da principio, al calare del cartello indicante
il suo nome, succedette un rispettoso silenzio . E-
gli raccoltosi per un mezzo minuto sul tema, che
doveva prendere a svolgere , incominciò con un
grave e magnifico preludio alternato sui tre ri-
pieni semplici dell'organo . La destrezza e mae-
stria con cui faceva succedere le più artificiose
imitazioni, la sua facilità nel giuocare colla parar-
monia e colle infinite risorse del contrappunto
gli attirarono fin dalla prima volta prolungati ap-
plausi .
Dopo questo preludio esegui a più riprese
altri stupendi e difficilissimi pezzi . In questi ebbe
di mira di far sentire tutti gli effetti, di cui è
capace il mirabile strumento . Era bella l'in-
differenza, con cui si adattava a qualunque regi-
strazione, che a capriccio gli faceva chi gli stava
da presso . Sovente l'abbiamo udito a chiedere il tema
ed il tono a quelli, che gli facevano corona, e
quindi svolgere quella frase, che gli si dava nella
tonalità assegnatagli, e con tanta maestria da ec-
citare in tutti la più grande meraviglia .
Nelle grandi difficoltà, dove altri non potrebbe
fare a meno di dimenarsi alquanto, egli se ne
stava tranquillo ed immobile, e come se avesse da
trattare un dolcissimo pianoforte volava sulle ta-
stiere e sulla pedaliera con una incredibile agi-
lità . Egli rivelò la sua straordinaria abilità, la
sua vena ricchissima ed inesausta nella scienza
ed arte di Euterpe . Nel genere che si chiama
dell' organo moderno è impossibile immaginare
una maggiore varietà di effetti, ed un gusto più
elegante nel procurarne il contrasto, una mag-
giore prontezza ed infallibilità di mano . La qua-
dratura delle sue ricercate fu sempre chiarissima,
la condotta architettonica , l' eleganza dei passi
serenamente spiccata . Nel genere severo egli fe'
palese la solidità del più provetto armonista ; le
parti erano proposte , sviluppate, intrecciate con
sicurezza veramente mirabile ; l'invenzione sempre
nuova e la risorsa delle modulazioni infinita . Non
fuvvi mai la più piccola incertezza sul cammino
da seguire ; lo stile sempre elevato e rigorosa-
mente mantenuto . Alla fine di ogni suonata il ce-
leberrimo maestro si aveva ovazioni interminabili ;
e l'immenso popolo dava segni di gioia, e si com-
poneva tosto a rispettoso silenzio, non appena sulla
tribuna compariva il cartello col nome del Petrali
ad indicare che ei si rimetteva alla tastiera .
Il secondo tra i collaudatori fu il bravo Cava-
liere Giuseppe Capitani di Torino . Sebbene da due
anni abbia abbandonato lo studio e l'esercizio del-
l'organo, egli si diede tuttavia a vedere maestro
di grande abilità . Non solo produsse le più soavi
sensazioni eseguendo musica di carattere vario

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ma provò eziandio il suo bel talento d'improvvi-
satore, riscuotendo alla sua volta fragorosi ap-
plausi . I due maestri si alternavano l'un l'altro,
e per tre giorni sostennero la fatica da soli . La
sera del terzo giorno l' egregio Maestro Ca-
pitani fra le sue grandi suonate fece la parafrasi
della lode « Lodate Maria, o lingue fedeli ecc .,
proponendola prima colle campane, e poscia varian-
dola con tutte le forme dell'arte sull'organo . Alla
fine una salva di applausi lo chiamò a presentarsi
alla tribuna .
Il Cav . Petrali pose termine alla seduta con
tre grandiosi pezzi, l' ultimo dei quali , come
saluto ai Torinesi , fu trattato a pastorale colle
campane, e coronato di un tal finale, che mise
il colmo dell' entusiasmo agli stessi più celebri
artisti, tra cui il commendatore Pedrotti, che
gli stava a fianco . Finita questa ultima suonata
il Cav . Petrali venne coronato dei più vivi applausi,
siccome principe degli organisti italiani .
La sera del terzo giorno il Cav . Petrali ripar-
tiva per Bergamo, e il domani sottentrarono tre
nuovi collaudatori, i quali insieme col Capitani
proseguirono ciascuno alla sua volta a trarre dal-
l'organo armonie, che rapivano l'anima al bello e
al dolce . Suonò l'egregio maestro della Cattedrale
di Torino, il sig . Antonio Bersano, antico allievo
di D . Bosco, e si ebbe vive e ben meritate lodi .
L'esimio professore Carlo Galli di Milano, mae-
stro nella Basilica di Sant' Ambrogio, diede pur
saggio di essere non solo valoroso compositore,
ma organista esperto . Finalmente il professore
Roberto Remondi, maestro nella cattedrale di Bre-
scia, si diede a conoscere ben provetto ed erudito
nell'arte . Suonò pezzi di genere veramente di Chiesa,
e mostrossi non solamente bravo nella esecuzione,
ma improvvisatore ad imitazione del Petrali .
La collaudazione aveva fine alle ore 6 pomeri-
diane del 4 ° giorno, tra fragorose ovazioni di un
numerosissimo uditorio, che od ogni ora si mu
tava, e che avrebbe continuato ad affluire, se si
fosse ben continuato per più giorni ancora . Forse
non mai un organo di Chiesa dovette dar prova di
sua bontà in si splendido modo . Onde merita mente
il giornale L'Unità Cattolica, parlando di questa
collaudazione, terminava il suo articoletto con
queste parole :
« Ma se meritarono lode ed applauso i collau-
datori, qual lode e quali applausi non meritossi
egli mai l'autore dell'organo ? Sì, il diciamo senza
timore di essere smentiti : Il Cav . Giuseppe Ber-
nasconi di Varese, col suo organo di S . Giovanni
Evangelista, si acquistò in Torino un nome che
non morrà . Egli fu già premiato con diploma di
onore, con medaglia d'oro e del titolo di Cava-
liere alla Esposizione musicale di Milano, siccome
abile artista ; ma un premio non meno lusinghiero
se lo ebbe nei 4 giorni della collaudazione da una
nobile schiera di sommi cultori dell'arte musicale ;
se lo ebbe dall' approvazione del colto pubblico ;
poiché gli applausi mandati ai collaudatori si ri-
percossero sopra di colui, che seppe fabbricare
un organo, giudicato dagli intelligenti non solo
pel migliore in Torino, ma per uno dei migliori
d'Italia . »
Lettera del Capitani al Petrali .
Al domani il Cav . Capitani scriveva al Cava-
lier Petrali una lettera graziosa e lepida, nella
quale svelava il suo bell'animo, e mostrava come
a grande talento può andare bellamente congiunta
squisita gentilezza e soave pietà . Ne rileveremo
qui alcuni tratti, lasciando a parte quelli, che ri-
guardano le persone della nostra Casa .
Torino, 7 luglio 1882 .
RIVERITISSIMO MIO GRAN MAESTRO
E GENERALE IN CAPO .
Grande e generale è stato il dispiacere nel ve-
dervi partire così presto . Più di tre giorni ab-
biamo passato in vostra compagnia, tanto cara e
stimabile, ma ahi ! che questi bellissimi giorni
troppo presto trascorsero, e noi fummo privi di
una sì gradita persona . Quantunque certo che il
vostro viaggio di ritorno a Bergamo sia stato fe-
licissimo, pure permettete che vi domandi vostre
preziose notizie, di cui sono oltremodo desideroso,
e vi esprima i sentimenti che nutro a vostro ri-
guardo . La memoria vostra sarà sempre scolpita
nel mio cuore, ed eterna sarà la riconoscenza che
io, debolissimo e indegno vostro coadiutore, con-
serverò verso di voi, che, quale mio caro e ri-
spettabilissimo Generale in capo, non dimenti-
cherò mai nelle mie preghiere . La vostra bontà
è tanto grande, che voi in questa circostanza mi
avete accettato a vostro compagno e coadiutore,
procurandomi così non solo una preziosissima for-
tuna artistica fra le più grandi, che nella mia
non breve carriera mi abbia avuto, ma sì ancora
una stragrande e indescrivibile consolazione di
aver fatto conoscenza e conversato col Rev . Don
Bosco . . .
Al caro Cav . Bernasconi auguro di tutto cuore
che possa andare a costrurre un grandiosissimo
organo in Paradiso, il quale sia poi sempre suo-
nato da voi, impareggiabile ed insigne Generale
degli organisti ; ed io pure desidero di esservi
poi almeno vicino a sentire le celesti vostre ar-
monie .
Ieri , giovedì, abbiamo fatto un'appendice alla
festa . Grandissimo è pure stato il concorso di
gente, perché tutti speravano di sentirvi ancora ;
ma furono pur troppo delusi . Hanno suonato al-
ternativamente alla mattina ed alla sera i Mae-
stri Remondi, Galli, Bersano ed anche il vostro
coadiutore .
Per non tediarvi oltre , conoscendo già da
lungo tempo non solo la vostra grandissima
maestria , ma sì ancora il vostro buon cuore
anche verso gli artisti debolissimi, non credo
necessario ricordarvi la fattami promessa, di
inviarmi cioè una vostra composizione con in-
dirizzo autografo , il che mi procurerà sommo
piacere ed onore ; mentre augurandovi tutte
le più grandi felicità, che si possono deside-
rare, vi prego di aggredire i sensi cordiali della
più alta stima ed ammirazione del vostro
Umil .mo e debol .mo servo e coadiutore
CAPITANI GIUSEPPE,

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2.1 Page 11

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La riferita lettera s'incontrava con una del Pe-
trali ad uno dei nostri maestri, la quale è del
tenore seguente :
Bergamo, 8 luglio 1882 .
CARISSIMO SIG . DOGLIANI,
Le invio una copia della mia sonata per or-
gano-pieno, che le ho promesso, e la prego della
gentilezza di volere ricapitare l'altra all'egregio
sig . M° Capitani .
Sono tutt'ora stordito dalle ricevute dimostra-
zioni di affetto e di cortesia da parte dei signori
Torinesi, e l'assicuro che il collaudo dell'organo
di S . Giovanni Evangelista mi rimarrà scolpito
per tutta la vita nella memoria e nel cuore .
Nel p . v . ottobre ritornando da coteste parti farò
una gita a Torino, onde procurarmi il piacere di
rivederli, ed in quell'incontro combineremo anche
per la stampa di qualche mia composizione . -
Infrattanto la prego di voler riverire da parte mia
il Rev .mo Sig . D . Bosco, D . Cagliero e D . Sala ;
e lei aggradisca un affettuoso abbraccio dal suo
Afez .mo
V . PETRALI .
La collaudazione della Chiesa .
La collaudazione dell'organo riuscì pure indi-
rettamente siccome una collaudazione della Chiesa
stessa . Essendo in ogni sua parte terminata, il
sacro edifizio si presentava agli sguardi di tutti
un vero monumento . Quindi ognuno ne ammirava
l'architettura, gli affreschi, le pitture, gli ornati,
il pavimento, gli altari, la stupenda porta, e tutti e-
sclamavano che nel suo genere dessa è oggimai la
più bella Chiesa di Torino . I nostri Cooperatori
e Cooperatrici possono adunque andare lieti che
la loro carità e religione abbiano avuto una sì
bella corona .
L'opera poi che di per sè sola trasse l'atten-
zione e l'ammirazione di tutti fu la grandiosa
statua di Pio IX, considerata un vero capolavoro .
Tutti si fermavano là a contemplarla come esta-
tici, ed una era la voce : - Che finezza d'arte ,
che stupendo lavoro ! Questo, sì, è un monumento
degno di Pio IX !
Torino, nelle vicinanze del tempio valdese, fu col-
locata sopra la sua base la statua, di marmo bianco
di Carrara, rappresentante l' immortale Pio IX,
di sempre cara e venerata memoria, nell'atto che
approva e benedice la Pia Società di S . Fran-
cesco di Sales . il lavoro è dello scultore signor
Francesco Confalonieri di Milano . La statua in-
sieme col sacro edilizio, che sarà tra non molto
dedicato a Dio in onore dell'Apostolo prediletto,
del cui nome venne fregiato al sacro fonte il pre-
lodato Pontefice , serve , come dice la iscrizione
scolpita sul piedestallo, di monumento d'amore e
di gratitudine dei Salesiani e dei benemeriti loro
Cooperatori all' impareggiabile Pontefice , che li
amò e beneficò da Padre . Nella carità della base
furono collocate alcune memorie , tra cui varie
medaglie e monete di poco valore , una copia del
disegno della Chiesa, alcuni numeri del periodico
mensile il Bollettino Salesiano , in cui si parla
della medesima, e alcuni ritratti di persone rag-
guardevoli . Si sarebbe desiderato di onorare que-
sto collocamento con una particolare solennità, ma
ragioni di alta prudenza , che i posteri sapranno
apprezzare, consigliarono in questi giorni di farne
a meno . Erano tuttavia presenti varii Cooperatori
Salesiani e benefattori di questa Chiesa .
Il verbale portava in calce varii nomi, tra cui
i seguenti
Marchese FRaNCESCO GaRASSINI GaRBARINO, Pre-
sidente il Circolo della Gioventù Cattolica di
Torino .
Ingegnere Cav . ALBERTO BUFFA, Rappresentante
l' Unione Cattolica operaia di Torino, ed il Co-
mitato Regionale Piemontese dell' Opera dei
Congressi Cattolici .
Sac . GIOVANNI TRAVERSa, Curato di San Mas-
simo .
Conte CARLO REVIGLIO della Veneria .
Cavaliere ANNIBALE GIANAZZO di Pamparato .
Professore D . GIOVANNI ANFOSSI .
Padre GIUSEPPE GRASSI, Barnabita .
FRANCESCO CONFALONIERI, Scultore .
VERBALE DEL COLLOCAMENTO
DELLA
STATUA DI PIO IX
nella Chiesa di S . Gio . Evangelista in Torino .
CARLO e GIOSUÈ fratelli BUZZETTI, Impresari .
Sac . ANTONIO SALA, Direttore dei lavori .
Sac . GIOVANNI BONETTI , Rappresentante Don
Giovanni Bosco . »
A servizio della storia crediamo bene di qui
riprodurre il seguente verbale
« Il giorno 25 del mese di aprile dell'anno del
Signore 1882, quinto del glorioso e sapiente Pon-
tificato di Papa Leone XIII, quinto del regno di
Umberto I nostro Re, undecimo dell' Episcopato
di Mons . Lorenzo Gastaldi Arcivescovo di Torino,
nel nuovo tempio di S . Giovanni Apostolo ed E-
vangelista , sul corso Vittorio Emanuele II in
Sottoscritto che fu, il verbale in pergamena
venne cogli altri oggetti chiuso in un tubo di
vetro, il quale fu poscia collocato nel cavo pre-
paratogli . Ciò fatto, gli operai assistiti dall'au-
tore, posero mano agli argani, e con somma pre-
cisione sollevarono la statua, che pesa 350 miria-
grammi, e la deposero ove si trova, ed ove rimarrà,
oggetto all' ammirazione, e forse, tra non molto,
alla venerazione del popolo .

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Iscrizione latina.
PIO . IX . PONTIF . MAX .
QVI . TEMPLVM . H OC . EXTRVENDVM
HONORI . S . IOANNIS . AP . EVANG .
CONSILIO . RE . FOVIT
IPSOQVE . NOMINE . SIBI . AD . SACRVM . FONTEM . IMPOSITO
VOCARI . LVBENS . ANNVIT
SODALES . SALESIANI . IISQVE . ADPELLATI . COOPERATORES
AVCTORITATE . ILLIVS . RITE . COMPROBATI
UNA . ALTERA . LIBERALITATE .AVCTI
OBSEQVII . AMORIS . GRATI . ANIMI . MONVMENTVM
IN . SVAVISSIMVM . EVMDEMQVE . MVNIFICVM. . PARENTEM
LAETITIA . GESTIENTES . EXSTARE . VOLVERVNT
AN . M . DCCC . LXXXII .
Traduzione .
A . PIO . IX . SOMMO . PONTEFICE
CHE . LA . COSTRUZIONE . DI . QUESTO . TEMPIO
AD . ONORE . DI .,S . GIOVANNI . APOSTOLO . ED . EVANGELISTA
COL . CONSIGLIO . E . COLL'OPERA . PROMOSSE
E . CON LO . STESSO . SUO . NOME . BATTESIMALE
DI . BUON . GRADO . CONCESSE . FOSSE . CHIAMATO
I . SOCI . SALESIANI . E . LORO . COOPERATORI
DA . LUI . CANONICAMENTE . .APPROVATI
E . LARGAMENTE . SOCCORSI
L'AMORE . L'OSSEQUIO . E . LA . RICONOSCENZA . LORO
VERSO . UN SI' . DOLCISSIMO . E . GENEROSO . PADRE
V
OLLERO . ETERNARE . CON . QUESTO . MONUMENTO
L' ANNO . 1882 .
NOTIZIE VARIE .
Conversione di una Valdese . Una cara fun-
zione aveva luogo il 9 del mese di giugno nel duomo
di Casale Monferrato . Sua Ecc . Rev ,, a Mons . Ve-
scovo amministrava solennemente il battesimo ad
una giovane della sétta Valdese , da pochi mesi
sposata, solo civilmente, ad un cattolico . La ca-
tecumena, vestita di bianco, aveva ai lati per pa-
drino il signor conte Ignazio Sacchi-Nemours e
per madrina la signora contessa Adele Rogeri .
Sua Eccellenza celebrò quindi la Santa Messa,
nella quale porse la Santa Comunione alla novella
convertita, ed impartita la benedizione le conferì
il Sacramento della Cresima . Chiusa la solenne
funzione con un commovente discorso dello stesso
Monsignor Vescovo, la neocattolica fu tosto con-
dotta nella cappella privata della madrina , dove
dal Parroco fu unita in matrimonio col suo sposo,
e fu celebrata la Messa fra la devozione e la gioia
di ragguardevoli persone, che vollero assistere
anche a quest'ultimo Sacramento, ed al Santo Sa-
orifizio celebrato in benedizione a Dio per le tante
grazie, che si ricevettero da Lui in quella mattina .
L' Imperatrice di Germania ad una Suora .
- La R . Madre Giovanna, Superiora delle Suore
della Misericordia a Frackenstein , celebrando il
suo venticinquesimo anniversario del suo ingresso
in quell'Ordine, ha ricevuto in regalo dall'Impe-
ratrice di Germania un magnifico Crocifisso d'oro,
accompagnato da una lettera assai lusinghiera
per la egregia Religiosa, che tanti meriti ha saputo
acquistarsi nell'assistenza degli infermi . La stessa
Madre Superiora ha inoltre ricevuto in questa
occasione dal Municipio la facoltà di poter disporre
di un posto per un ammalato della stessa città .
Due bei giorni presso D . Bosco . - Il 23
e il 27 dello scorso luglio un buon numero
dei primi allievi dell' Oratorio di San Fran-
cesco di Sales, Sacerdoti e laici, si raccolsero
nell'antico luogo di loro educazione, per dare a
D . Bosco un novello attestato di loro inalterabile
riconoscenza e gratitudine pel bene da lui rice-
vuto nei verdi loro anni . Furono due giorni di
lietissima festa pei figli e pel padre ; e non avre-
sti saputo discernere, se fosse più intenerito que-
sti nel rivedere quei suoi cari , fattisi ormai
adulti, ma sempre tenacemente fedeli alle massime
loro inspirate, o più commossi quelli nel ritornare
a far corona a chi fu loro amico ed angelo della
vita, e nel riudirne parole di consolazione e di
conforto . Non potendo parlarne più a lungo per
difetto di spazio ne diremo nel prossimo numero .
INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori Salesiani .
Per concessione pontificia, in data del 9 di mag-
giioo 1876, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice
può guadagnare tutte le Indulgenze dei Terziarii
di S . Francesco di Assisi, tanto plenarie, quanto
parziali .
Fra le altre può acquistare Indulgenza plena-
ria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze nel
corso del giorno , mediante la recita di sei Pa-
ter, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo
Pontefice . E queste indulgenze , applicabili alle
anime purganti , le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pa-
ter, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bi-
sogno di Confessione e Comunione, purché sia in
grazia di Dio .
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purchè confessato negli otto giorni, e co-
municato visiti una qualche Chiesa o pubblico
Oratorio, pregandovi secondo la mente del Som-
mo Pontefice .
Mese di Settembre .
4 . S . Rosa di Viterbo .
7 . Patrocinio della SS . Vergine .
8 . Natività di Maria .
10 . SS . Nome di Maria .
17 . Festa dei dolori di Maria SS .
21 . S . Matteo Apostolo ed Evangelista .
24 . Beata Vergine della Mercede .