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ANNO VI . N . 4 .
Esce una volta al mese
APRILE 1882 .
BOLLETT INO SALESI AN O
SOMMARIO - La parola del Papa e come ascoltarla
- Enciclica di Leone XIII agli Arcivescovi, vescovi
ed altri Ordinarii d'Italia - Grazia di Maria SS . Au-
siliatrice - Il mese di Maria e pratiche per ben cele-
brarlo - Il mese di Maria Ausiliatrice nel suo San-
tuario in Torino- Lettera Patagonica-Arrivo dei Mis-
sionarií Salesiani in America-Il S . Padre Leone XIII
e i Salesiani della Spezia - Prima Conferenza dei
Cooperatori in Genova - La Patagonia e le terre
Australi del Continente Americano - L' educazione
dell'operaio per mezzo della buona stampa - Indulgenze
speciali pei Cooperatori Salesiani .
LA PAROLA DEL PAPA
e come ascoltarla .
Nella prima età del mondo, chi poteva
impedire il pervertimento delle idee e il
propagarsi della corruzione tra gli uomini,
e quindi salvarli dalle acque vendicatrici
del diluvio, era il Patriarca Noè, se fosse
stato obbedito . Per ben 120 anni questo gran
Padre non si diè posa, e coll' esempio suo
e della morigerata sua famiglia, colla predi-
cazione della divina parola, cercò di richia-
mare sul retto sentiero i traviati figliuoli
di Adamo, di tenere viva nella loro mente
la cognizione di un Dio giusto e vendica-
tore, di riaccendere nei loro petti una scin-
tilla di pietà e di amore celeste, di fare
insomma rifiorire in mezzo di loro la reli-
gione e la virtù . Sventuratamente furono
gettate al vento le sue parole e sprecate le
sue fatiche ; e perciò quei miserabili, fattisi
dal primo all' ultimo corrotti e corrompi-
tori, vennero tutti affogati . Nè valse loro il
ricorrere negli estremi momenti al santo
Patriarca, l'aggrupparsi tremebondi intorno
all' arca sua, e sollevare a lui compassio-
nevoli grida ; poichè la giustizia di Dio a-
veva già preso il posto della misericordia,
e più non si chiusero nè le cateratte del
cielo, nè gli abissi della terra . Quei soli si
salvarono, che, docili agli ammaestramenti
ed imitatori degli illustri esempi di Noè,
furono trovati degni di essere con lui rin-
chiusi nell'arca di salute .
Oggidì il mondo, e soprattutto il popolo
italiano, è minacciato, anzi ormai soggetto
ad un diluvio non meno spaventoso di quel-
l' antico ; diluvio di varii e molteplici er-
rori, che spengono la luce della fede nelle
umane menti ; diluvio di libri empii, di fo-
gli osceni, di sceniche rappresentazioni in-
vereconde, che smorzano nei cuori ogni
favilla di moralità ; diluvio di azioni in-
fami, di mali esempi, di scandali inauditi,
che inondano, che invadono le città e i vil-
laggi, le case del ricco e i tugurii del po-
vero, le cattedre e le officine, il grande ed
il piccolo, l' adulto ed il fanciullo ; diluvio
pressoché generale, che deprava individui,
famiglie, paesi, regni, imperii ; diluvio in-
somma d'iniquità, che provocano dal Cielo
un diluvio di castighi, un diluvio forse di
fuoco e di sangue . Che esista ormai e si
vada allargando cotesto diluvio di perverse
dottrine e di più malvagie azioni basta, per
convincersene, il dare uno sguardo alla pre-
sente società, basta il consultare le tavole

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statistica dei reati, fare una visita alle pri-
gioni, avere un po'di esperienza del mondo ;
e che a questa colluvie di delitti siano tardi
o tosto per tener dietro generali castighi
di Dio niuno potrà dubitarne, che conosca la
storia ed abbia fede nella divina giustizia .
Or chi potrà arrestare le acque limac-
ciose e corrompitrici di tante malvagie dot-
trine ? Chi mettere un argine a che non ir-
rompano così rovinosamente ? Chi salvare
ancora da cotale diluvio la fede e l'onestà
di molte famiglie ? Chi in una parola scam-
pare la civile società da un ultimo disfaci-
mento? - Oggidì il può solo il Vicario di
Gesù Cristo, il Romano Pontefice, il Succes-
sore di Pietro, il Papa, purchè sia obbedito,
purchè sia ascoltato .
Questo Noè dei giorni nostri leva alto la
sua autorevole voce, e a nome di Dio am-
maestra, comanda, avvisa, consiglia, prov-
vede . Egli è come un perito e valoroso in-
gegnere nel momento dell'irrompere di un
fiume o di un torrente : suggerisce ed or-
dina ripari a trattenere, per quanto è pos-
sibile , le onde minacciose ; segnala i pe-
ricoli, perché ognun se ne guardi ; procura
barche e burchielli, per mettere in salvo la
vita almeno degli inondati . Ed in vero che
fa Egli oggidi Leone XIII per la salvezza
del mondo? Parla ai Re ed ai popoli, ai
Vescovi ed ai fedeli, ai Maestri ed ai di-
scepoli ; addita errori, condanna perverse
opinioni, segnala sovrastanti pericoli, rac-
comanda efficaci mezzi di salute ; nulla la-
scia d'intentato per mostrarsi Vicario fedele
del Salvator del mondo . A Lui come già al
profeta Isaia ha comandato il Signore : « Cla-
ma, ne cesses , quasi tuba exalta vocem
team, et annunzia populo meo scelera eo-
rum : Grida , non darti posa , alza la tua
voce come una tromba, e annunzia al po-
polo mio le sue scelleratezze (1) . » E il no-
stro Santissimo Padre osserva questo divino
precetto con una fedeltà incomparabile . Forse
non vi fu mai Papa, che ad ammaestra-
mento e a salute dei popoli abbia in sì breve
spazio di tempo emanato sì gran numero di
documenti, pieni della più alta sapienza .
Ma per salvarci dal comune naufragio
nella fede e nella morale, basterà egli che
il Papa insegni, comandi, esorti, consigli?
Questo non basta ; ma è d' uopo che rive-
renti e docili noi ne ascoltiamo la parola,
la facciamo oggetto dei nostri pensieri, la
prendiamo a norma delle nostre azioni . Senza
di ciò, lo zelo apostolico, la paterna solleci-
tudine dell'universale Maestro, la singolare
(1) IS . LVIII, I .
perizia del grande Pilota, tornerà vana, come
quella dell'antico Noè, e noi periremo .
E come dobbiamo noi ricevere ed ascol-
tare la parola papale? Dobbiamo ascoltarla,
come uno scolaro ascolta le lezioni di un
saggio e solerte maestro ; come un figlio
autorevole e riverente ascolta la voce di
un padre affettuoso ; come un devoto apo-
stolo i detti dello stesso Gesù Cristo . Dob-
biamo obbedire al Papa non solo quando
definisce , condanna , comanda ; ma ezian-
dio quando esorta, consiglia, desidera . Non
fa egli così uno scolaro esemplare col suo
precettore? Non fa egli così un figlio ri-
spettoso col proprio padre ? Non facevano
eglino così gli amati discepoli col divin
Maestro? Il sofisticare sulla parola del Papa,
l' andare indagando, per sottomettersi, se
Egli abbia parlato come Dottore universale
o come Dottore privato, se abbia ingiunto
o consigliato , lasciamolo ai nemici della
Chiesa, lasciamolo agli eretici, ai scismatici,
agli scomunicati, lasciamolo a quelli, che di
cattolico non hanno più che una larva . Noi
invece mostriamo col fatto di aver fiducia
nelle divine promesse . Se il Papa definisce,
Egli è assistito dallo Spirito Santo, è infal-
libile, e non c'inganna : ce n'è garante la
parola di Gesù Cristo, che nella persona di
Pietro gli disse : « Ho pregato per te, af-
finchè non venga meno la tua fede . « Se
comanda, Egli è legislatore, e di far leggi
ha il potere dal Legislatore divino, il quale
glielo diede dicendo : « Tutto ciò che le-
gherai e scioglierai sulla terra sarà legato
e sciolto anche nei cieli . » Se esorta e
consiglia , allora più che ad ogni altro
superiore gli si possono applicare quelle
parole del Figliuol di Dio : « Chi ascolta voi,
ascolta me . » A che dunque temere? A che
cavillare? A che riluttare? Ciò non è da buon
Cattolico .
E poi, ammesso pure che il Papa non ci
parli sempre come Maestro universale, nè
ci proponga di credere certe verità o pra-
ticare certe azioni sotto pena di peccato, do-
vremmo noi per questo rifiutare obbedienza
alla sua parola? E forse da buoni figliuoli
l'ascoltare il padre allora solamente, quando
ci minaccia la verga? - E a quali mo-
tivi appoggieremo noi il nostro rifiuto? Forse
all'idea che questo o quell' altro ordinamento
non sia saggio ed opportuno? Ma chi siamo
noi da dubitare anche solo della saggezza,
o della opportunità di una disposizione pon-
tificia ? Chi siamo noi da metterci a pari col
Papa anche solo nelle cose disputabili ? Siete
dotti? Ma potrete voi lusingarvi di essere
più dotti del Papa, scelto sempre tra i Car-

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dinali più sapienti ed illuminati, e circon-
dato e coadiuvato da una eletta corona dei
primi ingegni del mondo? - Direte voi che
amate la Chiesa, e che accondiscendendo
ad accettare e propagare certe opinioni del
Papa, ne temete danno per la Religione? Ma
che? E non vi pare un'aberrazione il credere
che il Papa ami meno la Chiesa, che non
l'amiate voi medesimi ? Un'aberrazione, che
il Papa, posto da Dio quale speculatore e
sorvegliatore del suo popolo, come già il
Profeta sul monte santo, conosca meno i bi-
sogni della Chiesa, che non li conosciamo
noi, i quali talora ignoriamo persino gli af-
fari di nostra casa, e non sappiamo nep-
pure provvedere alle necessità dei nostri
servi ? E poi, al Papa fu affidata in custo-
dia questa Sposa immacolata del Figliuolo
di Dio ; e al Papa e non a noi sarà do-
mandato conto del come siansi procurati
gli interessi di lei e dei figli suoi . Noi fa-
remo bene a temere non già per la Chiesa,
ma per la salute dell'anima nostra, e di chi
ci legge o ci ascolta .
Finalmente poi, quale vantaggio appor-
terebbe ai figli nostri, ai nipoti, ai famigli,
ai fedeli insomma la nostra poca deferenza
alla parola del Papa? Oggi che gli empii
di ogni fatta muovono sacrilega guerra ad
ogni detto, ad ogni discorso, ad ogni di-
sposizione emanata dalla Santa Sede, qual
bene mai ne potrebbe ridondare alle anime
dal nostro sospettoso contegno verso la pa-
rola del Vicario di Cristo? Coloro che udis-
sero certi nostri discorsi, o che leggessero
certi nostri scritti, potrebbero essi conce-
pire la dovuta stima, ed essere indotti a
portare il dovuto ossequio alla . Suprema Au-
torità della Chiesa? Siccome molti fedeli non
sanno sì tosto distinguere ciò che è di fede
da ciò che non è, vedendo noi sì poco pro-
pensi ad accogliere certe decisioni del Papa,
ò delle Sacre Congregazioni Romane, non
potrebbero correre pericolo di fare altret-
tanto dal canto loro nelle cose di fede e di
morale? Molti vedendo che noi ci facciamo
lecito di dissentire dal Papa nella questione,
per esempio, della sua indipendenza, e del-
l'ordinamento degli studii filosofici, non ver-
rebbero forse a persuadersi, che si possa
in pari modo dissentire da Lui nella defi-
nizione dogmatica dell'immacolato concepi-
mento di Maria Vergine, o nella definizione
dell' infallibilità pontificia, e di cento altre
verità solennemente proclamate dal Papa
in questi ultimi tempi? No davvero, la no-
stra malaugurata condotta non servirebbe
punto ad educare il popolo cattolico, a con-
durlo ossequente al trono della prima Au-
torità del mondo, a riconoscere e riverire
nel Pontefice il rappresentante di Gesù Cri-
sto, l'Arbitro del Cielo e della terra . E forse
noi per solo amore di partito, per un mi-
serabile puntiglio, per ispirito di alterigia,
daremmo la mano agli empii, per iscalzare
fin dalla radice il supremo principio di au-
torità nella Chiesa ; forse noi faremmo più
danno ai fedeli che non un empio, il quale
spudoratamente declamasse contro del Papa ;
imperocchè, giusta la sentenza di S . Leone
il Grande, è più pericoloso un nemico ma-
scherato, che non un nemico palese : Plus
plerumque periculi est in insidiatore oc-
culto, quam in hoste manifesto ; e ciò tanto
più facilmente, quando il nemico si occulta
o sotto il velo della pietà, o sotto il manto
del maestro, o sotto le divise del pastore .
Cooperatori e Cooperatrici, il nostro glo-
rioso Patrono S . Francesco di Sales fu uno
dei santi di questi ultimi secoli, il quale più
di ogni altro abbia portato ossequio alla per-
sona ed alla parola del Romano Pontefice .
Egli il fece per convinzione, perchè uomo
di fede e di dottrina ; il fece eziandio, per-
ché viveva tra eretici, Calvinisti e Gianse-
niani, nemici dell'Autorità del Papa . Deh !
imitiamolo dal canto nostro . Siamo al pari
di lui papali di mente e di cuore per la sa-
lute nostra ; siamolo per la salute altrui .
Accogliamo con profonda sommessione le
decisioni del Successore di Pietro, come u-
scite dalla bocca di Gesù Cristo medesimo ;
ascoltiamo i suoi consigli, come di un Angelo
tutelare ; rispettiamo i suoi desiderii, come
quelli di un Padre che ci ama . Facciamo di
più ; e memori della moglie, dei figli e delle
nuore del giusto Noè, e atterriti dall'incal-
zar del diluvio di tanti errori, di tanti scan-
dali, onde furono già travolti migliaia e mi-
gliaia d'infelici, amiamo e godiamo di star-
cene sicuri col Papa nell' arca di salute,
nella Chiesa Cattolica ; anzi coll'esempio e
colla parola adopriamoci, secondo le nostre
forze, a conservarvi quelli che già vi sono,
a ricondurvi coloro che ne sono partiti, a
riempiere di anime la mistica nave di Pie-
tro, per aver così la dolce consolazione di
cooperare alla salute della famiglia, della
società, del mondo .
ENCICLICA DI LEONE XIII
agli Arcivescovi, Vescovi ed altri Ordinarii d'Italia .
Tutti i periodici cattolici hanno pubblicato la
Lettera Enciclica, la quale incomincia colle parole
Etsi Nos, inviata dal Santo Padre Leone XIII
agli Arcivescovi, Vescovi ed altri Ordinarii d'I-

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talia, in data del 15 febbraio passato . Gli inse- I tutte le pubbliche istituzioni quella impronta e
gnamenti e le raccomandazioni del Vicario di Gesù quel cotal carattere cristiano, onde a ragione fu
Cristo, contenuti in questo documento, sono ai
giorni nostri di tanta utilità ed importanza, che
vogliamo qui presentarli ai nostri lettori, riman-
dando ad un altro mese la Storia dell' Oratorio
di S . Francesco di Sales.fAinchèpobli
sempre grande il popolo italiano . Soppressi gli
Ordini religiosi ; confiscati i beni della Chiesa ;
avute per matrimonii validi le unioni contratte
fuori del rito cattolico ; esclusa l' autorità eccle-
siastica dallo Insegnamento della gioventù . Nè ha
pensieri ed i consigli del Papa siano meglio rile- fine, ne ha tregua alcuna la crudele luttuosa guerra
vati, e tenuti a mente, noi li metteremo sotto gli mossa contro la Sede apostolica ; laonde si trova
occhi come altrettanti fiori , dando ai principali oltre ogni dire oppressa la Chiesa, e stretto da
un nome distintivo . Ecco il pontificio documento . gravissime difficoltà il Romano Pontefice . Impe-
Cure e pensieri del Papa per l'Italia .
rocchè egli, spogliato della sovranità temporale,
fu forza che cadesse in potere altrui . - E Roma,
« Venerabili Fratelli , salute ed apostolica la più augusta città del mondo cristiano, è dive-
benedizione . ,
nuta campo aperto a tutti i nemici della Chiesa,
« Quantunque Noi, per l' autorità e grandezza
dell' apostolico ministero, stendiamo al possibile
la vigilanza e carità Nostra e a tutta la Chiesa
ealsingoprtdesa,uvilpresnt
in peculiar modo le Nostre cure e pensieri tiene
a sè rivolti l'Italia . Nei quali pensieri e cure la
Nostra mira è rivolta a cosa ben più nobile e su-
blime, che le umane non sono ; perocchè siamo
in angoscia e trepidazione grande per la salvezza
eterna delle anime ; nella quale tanto più è me-
stieri che del continuo s'impieghi tutto il Nostro
zelo, quanto maggiori sono i pericoli a cui la ve-
diamo esposta . - Siffatti pericoli, se in altro
tempo furono gravi in Italia, senza dubbio al dì
d'oggi sono gravissimi, dappoichè lo stato mede-
simo delle cose pubbliche è grandemente funesto
al benessere della religione . Il che tanto più pro-
fondamente Ci conturba l'animo, quanto che vin-
e vedesi profanata da riprovevoli novità, con i-
scuole e templi a servigio dell'eresia . Pare anzi
serbata eziandio a dovere in questo anno mede-
simo accogliere i rappresentanti e i capi della
setta la più ostile alla religione cattolica, i quali
vanno appunto divisando di raccogliersi qui stesso
in Congresso . E abbastanza palese qual cagione
li abbia spronati a darsi quivi la posta ; egli è,
che vogliono con un' ingiuria procace disfogare
l'odio che portano alla Chiesa, e lanciar da vicino
funeste faci di guerra al Papato, facendosi a sfi-
darlo nella stessa sua sede . Non è certamente da
dubitare che la Chiesa esca alla fine vittoriosa
dagli empi assalti degli uomini : è tuttavia certo
e manifesto che essi con siffatte arti intendono a
questo, a colpire cioè insieme col Capo l' intero
corpo della Chiesa e a distruggere, se fosse pos-
sibile, la religione . »
coli di speciali relazioni Ci uniscono a questa I-
La Fede cattolica ed il Papato
talia, nella quale Iddio collocò la sede del suo
fonte di supremi vantaggi .
Vicario, la Cattedra della verità ed il centro della
cattolica unità . Già altre volte ammonimmo il po-
polo italiano, che stesse in guardia, e che ognuno
ben comprendesse quali siano i proprii doveri in
tante occasioni d'inciampo . Non pertanto, cre-
scendo ogni dì più i mali, vogliamo che voi, ve-
nerabili Fratelli, rivolgiate ad essi più attesa-
mc nte il pensiero, e, conosciuto il peggiorar continuo
delle pubbliche cose, cerchiate di premunire con
più diligenza gli animi delle moltitudini, ed av-
valorarli con ogni mezzo di difesa, affinchè non
venga loro rapito il più prezioso dei tesori, la
fede cattolica . »
« Veramente, che intendano a questo coloro che
si professano tenerissimi dell' italiana famiglia,
sembrerebbe cosa da non credere ; poichè l' ita-
liana famiglia, spegnendosi la fede cattolica, di
viva necessità resterebbe privata d' una fonte di
vantaggi supremi . Conciossiachè, se la religione
cristiana apportò a tutte le nazioni ottimi argo-
menti di salvezza, la santità dei diritti, la tutela
della giustizia ; se per ogni dove colla virtù sua
domò le cieche ed avventate passioni degli uo-
mini, compagna e guida a tutto ciò che è onesto,
lodevole e grande ; se in ogni contrada ridusse a
perfetta e stabil concordia i varii ordini dei cit-
Guasto e ruine già recate e che si recano tadini e le diverse membra dello Stato ; certo essa
alla religione ed ai costumi .
una tanta copia di beneficii più largamente che
« Una perniciosissima setta, i cui autori e co- sovra le altre la diffuse sulla nazione italiana . Ben
rifei non celano, nè dissimulano punto le loro molti, con lor disonore ed infamia, vanno spar-
mire, ha già da gran tempo posto il suo seggio gendo che la Chiesa è avversa e reca nocumento
in Italia : e, intimata la guerra a Gesù Cristo, alla prosperità od ai progressi dello Stato ; e ten-
s'argomenta di spogliare in tutto i popoli d'ogni gono il Romano Pontificato come contrario alla
cristiana istituzione . Quant' oltre sia andata nei felicità e grandezza del nome italiano . Ma le
suoi attentati non accade qui ricordarlo, molto più accuse e le assurde calunnie di costoro vengono so-
che vi stanno innanzi agli occhi, o venerabili Fra- lennemente smentite dalle memorie dei tempi pas-
telli, il guasto e le ruine già recate sì alla reli- sati . Difatti l'Italia ha obbligo massimamente alla
gione come ai costumi . - Presso i popoli ita- Chiesa ed ai Sommi Pontefici, se distese appo
liani, che d' ogni tempo si tennero fedeli e costanti tutte le genti la sua gloria, se non soggiacque ai
nella religione ereditata dagli avi, ristretta ora ripetuti assalti dei barbari, se respinse invitta gli
per ogni dove la libertà della Chiesa, l'un dì più impeti enormi dei Mussulmani, ed in molte cose
che l'altro si procura al possibile di cancellare da conservò a lungo una giusta e legittima libertà ed

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arricchì le città sue di tanti monumenti immor-
tali di arti e di scienze . Nè ultima fra le glorie
dei Romani Pontefici è questa, l'aver mantenuto
unite, mercé la stessa fede e la stessa religione,
le provincie italiane diverse d'indole e di costumi,
e l' averle così liberate dalle più funeste tra le
discordie . Anzi nei maggiori frangenti più volte
le cose pubbliche sarebbero piombate ad estrema
suina, se a salvezza non fosse valso il Pontificato
Romano . - Nè fa che meno valga per l'avve-
nire, purché la volontà degli uomini non sorga a
porre ostacolo alla sua virtù, o a diminuirne la
libertà ; essendo che quella forza benefica che si
trova nelle istituzioni cattoliche, derivando neces-
sariamente dalla medesima lor natura, é immu-
tabile e perenne . Come non v' ha intervallo di
luoghi e di tempi, a cui non si distenda la catto-
lica religione per la salvezza delle anime, così essa
parimenti nelle cose civili da per tutto e sempre
diffonde ampiamente i suoi tesori a beneficio de-
gli uomini . »
I nemici della sapienza cristiana
traggono la società alla rovina .
« Ora, tolti tanti e sì grandi beni, sottentrano
estremi mali ; dacché quei cotali, che portano o-
dio alla sapienza cristiana, essi medesimi, per
quanto dicano di fare il contrario, traggono in ro-
vina la società ; nulla essendovi di peggio che le
lor dottrine, per accendere fieramente gli animi
ed eccitare le più perniciose passioni . Difatti,
nell'ordine speculativo, essi rigettano il lume ce-
lestiale della fede ; estinto il quale, l'umana mente
assaissime volte è trascinata negli errori, nè di-
scerne il vero, e con tutta facilità cade alla fine
in un abbietto e turpe materialismo . Nell'ordine
pratico disprezzano la norma eterna ed immuta-
bile, e non riconoscono Iddio per supremo legis-
latore e vendicatore ; tolti i quali fondamenti, ne
consegue che, per difetto di efficace sanzione, ogni
regola del vivere dipenda dalla volontà e dall'ar-
bitrio degli uomini . Nell'ordine sociale, da quella
smodata libertà, che essi vogliono e che van ma-
gnificando, nasce la licenza ; alla licenza tien die-
tro il disordine, che è il più grande e micidiale
nemico del civile consorzio . Certo, una nazione
non presentò mai di sé spettacolo più deforme,
né la sua fortuna volse mai più in basso, che al-
lorquando poterono pure a breve tempo signoreg-
giarla e tali dottrine e siffatti uomini . E se non
v'avessero esempi recenti, sembrerebbe incredi-
bile che uomini, per maltalento e baldanza da for-
sennati, avessero potuto consumare tanti eccidi,
e, pur ritenendo a ludibrio il nome di libertà, ga-
vazzare fra le stragi e gli incendii . Che se l'I-
talia non fu pur anco funestata da sì grandi ec-
cessi, devesi in prima ascriverlo a singolare be-
neficio di Dio, e inoltre tener per fermo, che ne
fu anche questa la ragione, che cioè essendo gli
Italiani nella più gran parte rimasti costantemente
devoti alla cattolica religione, perciò non riuscì
a trionfare la licenza delle empie massime che
abbiam ricordato . Per altro, ove questi ripari che
offre la religione venissero abbattuti, di subito
incoglierebbero all' Italia quelle medesime .cala-
mità, onde furono percosse un tempo grandissime
e fiorentissime nazioni . Imperciocchè è forza che
dagli stessi principii scaturiscano gli stessi ef-
fetti ; ed essendo i semi ugualmente guasti, non
può fare che non producano gli stessi frutti . Anzi,
il popolo italiano, abbandonando la religione cat-
tolica, dovrebbe forse aspettarsi una pena anche
maggiore, perché all'enormità dell'apostasia met-
terebbe il colmo coll'enormità dell'ingratitudine .
Dappoichè non dal caso o dalla volubile volontà
degli uomini l'Italia ebbe questo privilegio, d'es-
ser fino dal principio fatta partecipe della salute
apportata da Gesù Cristo, di possedere nel suo
seno la Sede di Pietro, e di aver goduto per lungo
corso di secoli degli immensi e divini beneficii,
i quali di per sé derivano dal cattolicismo . Laonde
dovrebbe temere grandemente per sé quello , che
l'Apostolo Paolo annunziò minacciosamente ai po-
poli ingrati : La terra che beve la pioggia, che
di frequente le cade in grembo, ed utili erbe
produce a chi la coltiva, riceve da Dio bene-
dizione ; ma se essa mena triboli e spine, é ri-
provata ed é vicina alla maledizione, il cui fine
e di essere abbruciata (1) . »
L'ostilità contro la Sede apostolica
non riesce profittevole alla prosperità
dell'Italia .
« Iddio tenga lontano sì orribili spaventi ; e
ognuno ponga ben mente come ai pericoli già ve-
nuti, così a quelli che ne sovrastano per opera
di colore, i quali, cooperando non alla comune
utilità, bensì a vantaggio delle sétte, combattono
con odio mortale la Chiesa . I quali se avessero
senno, se fossero accesi da vera carità di patria,
non diffiderebbero certo della Chiesa, né per in-
giusti sospetti si proverebbero a menomarne la
nativa libertà ; che anzi i loro propositi, che ora
son tutti di farle guerra, li volgerebbero a sua
difesa ed aiuto ; e sopra tutto si darebbero cura
di far rientrare nel possesso de' suoi diritti il
Romano Pontefice . - Conciossiachè l' ostilità,
presa contro la Sede apostolica, quanto più torna
a danno della Chiesa, tanto meno è per riuscire
profittevole alla prosperità dell'Italia . Intorno alla
qual cosa, in altro luogo dichiarammo la Nostra
mente : « Proclamate che le pubbliche cose d'Italia
non potranno giammai prosperare, né godere sta-
» bile tranquillità, finchè non sia provveduto, come
» ogni ragione domanda, alla dignità della Sede ro-
» mana e alla libertà del Sommo Pontefice . »
Riparo alle sciagure .
« Per lo che, niente standoci più a cuore che
la incolumità degli interessi religiosi, ed essendo
conturbati per il grave rischio che corrono i po-
poli italiani, col più vivo calore che mai vi esor-
tiamo, o venerabili Fratelli, a mettere in opera
con esso Noi lo zelo e la carità vostra, affine di
prendere riparo a tante sciagure . »
Far comprendere che gran bene sia
il possedere la Fede cattolica .
« Innanzi tratto datevi somma premura di far
comprendere ai popoli che gran bene sia il pos-
sedere la fede cattolica, e quanta la necessità di
(I) Hebr . VI, 7-8 .

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custodirla gelosamente . E poichè i nemici ed op-
pugnatoci del cristianesimo, per ingannare tanto
più facilmente gl' incauti, bene spesso, mentre
scaltramente fanno una cosa, ne intendono un'al-
tra, molto rileva che i loro occulti divisamenti
sieno appieno messi in chiaro, acciocchè, scoperto
quello che realmente hanno in mira, e qual sia
lo scopo dei loro sforzi, si risvegli nei cattolici
col coraggio un' animosa gara di difendere pub-
blicamente la Chiesa ed il Romano Pontefice, cioè
dire la loro propria salvezza . »
Ridestare i neghittosi
e rincorarli ad opporsi ai malvagi .
« In fino ad oggi la virtù di molti, che avrebbe
potuto far grandi cose, mostrossi in qualche guisa
men risoluta all'operare e men gagliarda alla fa-
tica, sia che gli animi fossero inesperti delle nuove
cose, sia che non avessero compreso abbastanza
la gravità dei pericoli . Ma ora, conosciuti per
prova i bisogni, nulla sarebbe più dannoso che
il tollerare neghittosamente la lunga perfidia dei
malvagi, e lasciare ad essi libero il campo d'in-
festare più oltre e come meglio lor piace la Chiesa .
Costoro, più prudenti invero dei figliuoli della
luce, molte cose han già osato : inferiori di nu-
mero, più forti di scaltrimenti e di mezzi, in pic-
col tempo di grandi mali riempirono le nostre
contrade . Quanti adunque amano la cattolica re-
ligione, intendano omai che è tempo di tentar
qualche cosa, e di non abbandonarsi per niun
modo alla indifferenza ed alla inerzia, essendo che
niuno tanto presto rimanga oppresso, quanto chi
si abbandona ad una stolta sicurezza . Veggano
come nulla mai paventò la nobile ed operosa virtù
di quei nostri antichi ; delle cui fatiche e del cui
sangue crebbe la fede cattolica . Voi intanto, ve-
nerabili Fratelli, ridestate i neghittosi, date in-
citamento ai lenti, coll'esempio ed autorità vostra
rincorate tutti ad adempiere con alacrità e co-
stanza quei doveri, nei quali consiste la vita at-
tiva dei cristiani . »
Moltiplicare e favorire le Società
cattoliche.
« A mantenere ed accrescere questo ravvivato
vigore, fa d' uopo usare ogni cura e provvedi-
mento, perchè si moltiplichino da per tutto e fiori-
scano per operosità, per numero e per concordia
quelle Società, le quali hanno per iscopo princi-
palmente di conservare ed avvalorare gli eserci-
zii della fede cristiana e delle altre virtù . Tali
sono le Società dei giovani e degli artisti ; e quelle
che furono costituite o per tenere in dati tempi
Congressi cattolici, o per dare soccorso alle umane
miserie, o per, curare l' osservanza delle feste e
per istruire i fanciulli dell' infimo volgo ed altre
ben molte in questo genere . - E siccome importa
supremamente alla società cristiana che il Romano
Pontefice e sia ed apparisca affatto libero da ogni
pericolo, molestia e difficoltà nel governo della
Chiesa : quanto secondo le leggi è loro possibile,
tanto facciano, chieggano e si argomentino a van-
taggio del Pontefice ; nè mai si diano posa, fin-
chè a Noi, in realtà e non in apparenza, quella
libertà non sia resa, colla quale per un certo
necessario legame si congiunge non pure il bene
della Chiesa, ma eziandio il prospero andamento
delle italiche cose e la tranquillità delle genti
cristiane . »
Indurre il popolo a guardarsi
dalle cattive letture .
« Oltre a questo poi rileva assaissimo che si vada
largamente diffondendo la buona stampa . Coloro,
che avversano con mortale odio la Chiesa, han
preso in costume di combattere coi pubblici scritti
e di adoperarli come armi acconcissime a far
danno . Quindi una pestifera colluvie di libri,
quindi effemeridi sediziose e funeste, i cui furiosi
assalti nè le leggi raffrenano, nè il pudore trat-
tiene . Sostengono come ben fatto tutto ciò, che in
questi ultimi anni fu fatto per via di sedizioni e
di tumulti ; coprono o falsano la verità ; scagliano
tuttodì brutalmente contumelie e calunnie contro
la Chiesa ed il supremo Gerarca ; nè v'ha alcuna
sorta di dottrine assurde e pestilenziali, che non
si affatichino di spandere per ogni parte . Vuolsi
adunque fare argine alla violenza di questo si gran
male, che va ogni dì più largamente serpeggiando;
e per prima cosa conviene con tutta severità e
rigore indurre il popolo a prendersene guardia al
possibile, e a volere usar sempre scrupulosamente
nelle cose, da leggere il più prudente discerni-
mento .
Diffondere la buona stampa .
« Dipoi si vuol contrapporre scritto a scritto,
affinchè lo stesso mezzo, che tanto può a rovina,
sia rivolto a salute e beneficio dei mortali, e di
là appunto vengano in pronto i rimedi, d'onde si
procacciano micidiali veleni . Nel che è desidera-
bile che, almeno in ogni provincia, si stabiliscano
giornali o periodici, e, per quanto è possibile,
cotidiani, che inculchino al popolo quali e quanto
grandi siano i doveri di ciascuno verso la Chiesa .
Soprattutto poi siano messi in vista i massimi
beneficii recati ad ogni paese dalla religione cat-
tolica ; si faccia comprendere come la sua virtù
torni sempre a sommo bene e vantaggio delle cose
private e delle pubbliche ; si mostri di quanta
importanza sia che la Chiesa nella società venga
presto rinnalzata a quel grado di dignità, che al
tutto richiede e la sua grandezza divina e l'uti-
lità pubblica delle genti . »
Doti dello scrittore cattolico .
« Per questo è necessità che quelli, i quali si
dedicarono alla professione dello scrivere, di più
cose si diano pensiero, che cioè tutti nello scri-
vere mirino ad un medesimo scopo : quello che
torna più a proposito veggano di stabilirlo con
giudizio sicuro e di ottenerne l'intento ; non la-
scino da parte alcuna di quelle cose, che sembrino
utili e desiderabili a sapersi ; gravi e temperati
nel dire, riprendano gli errori e i difetti, ma in
modo che la riprensione sia senza acerbità, e si
porti rispetto alle persone ; da ultimo dettino con
piano e chiaro discorso, sicchè possa comprendersi
agevolmente dalla moltitudine . »

1.7 Page 7

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Prestare soccorso agli scrittori
cattolici .
« Tutti gli altri poi, che desiderano realmente
e di cuore che le cose sì sacre com e civili siano
da valenti scrittori efficacemente difese e fiori-
scano, cerchino di favorire in essi colla propria
liberalità i frutti delle lettere e dell'ingegno ; e
quanto più uno è dovizioso, tanto più con le sue
facoltà e co' suoi averi li sostenga . Imperciocchè
a tali scrittori devesi ad ogni modo prestare una
tal maniera di soccorso ; tolto il quale, o non avrà
alcun successo la loro solerzia, o lo avrà incerto
ed assai tenue . - Nelle quali cose tutte, se ai
nostri si presenta alcun che di disagio, se deb-
bono correre eziandio qualche rischio, osino con
tutto ciò di affrontarlo, non avendo il cristiano
niuna causa più giusta di andare incontro a mo-
lestie e fatiche che questa, di non sopportare che
venga malmenata dagli empi la religione . Chè cer-
tamente la Chiesa e generò ed allevò i figli non
a condizione che, quando il tempo o la necessità
lo richiedesse, ella non dovesse aspettarsi da loro
alcuno aiuto, ma perchè ognuno alla propria tran-
quillità e ai privati interessi anteponesse la sa-
lute delle anime e la incolumità degli interessi
religiosi . »
Coltivare con diligenza i chierici,
onde averne sacerdoti dotti e virtuosi,
e secondo le esigenze dei tempi .
« Precipuo oggetto poi delle vostro assidue cure
e pensieri deve essere, o venerabili Fratelli, for-
mare come si conviene idonei ministri di Dio .
Che se è proprio dei Vescovi il porre ogni opera
e zelo nell'educare a dovere tutta la gioventù in
genere, egli è giusto che coltivino con maggior
diligenza i chierici, che crescono a speranza della
Chiesa e che debbono un giorno esser partecipi
e dispensatori dei sacri ministeri . Gravi ragioni
e comuni a tutti i tempi richiedono senz'altro nei
sacerdoti un corredo di molte e grandi qualità :
tuttavia quest'età nostra ne domanda ancora di più
e assai maggiori . In primo luogo la difesa della
fede cattolica, alla quale massimamente debbono
con sommo studio dedicarsi i sacerdoti, e che tanto
è necessaria ai tempi nostri, vuole una dottrina
non volgare nè mediocre, ma profonda e varia,
la quale abbracci non solamente le sacre disci-
pline, ma le filosofiche, e sia ricca in cognizioni
di fisica e di storia . Perocchè debbonsi estirpare
molteplici errori, che mirano a sovvertire ogni fon-
damento della cristiana rivelazione : conviene lot-
tare di sovente con avversari forniti di armi a
meraviglia, e pertinaci nelle loro disputazioni, i
quali traggono accortamente partito da ogni ma-
niera di studi . Per simil modo, essendo oggigiorno
grande e molto diffusa la corruttela dei costumi,
al tutto singolare vuol essere nei sacerdoti la ec-
cellenza della virtù e della costanza . Imperocchè
non possono essi sfuggire il conversare cogli uo-
mini : anzi per gli stessi offizi del loro ministero
son tenuti a trattare molto più da vicino col po-
polo ; e ciò in mezzo a città, ove non è più quasi
alcuna rea passione che non si lasci andare libera
e dissoluta . Dal che si comprende dovere a que-
sti tempi essere tanto forte nel clero la virtù, che
possa da se stessa fermamente difendersi e re-
stare superiore a tutti gli allettamenti del vizio,
ed uscir salva dal pericolo di nequitosi esempi .
« Oltre a questo, le leggi sancite a danno della
Chiesa cagionarono necessariamente la scarsezza
dei chierici : ondechè fa d'uopo che quelli i quali
per la grazia di Dio vengono iniziati agli Ordini
sacri raddoppino l'opera loro, e con singolare di-
ligenza, studio e spirito di annegazione compen-
sino il piccolo numero . Nel che certo non possono
riuscire a dovere se non abbiano animo costante,
mortificato, intemerato, ardente di carità e sem-
pre mai pronto e volenteroso a sobbarcarsi alle fa-
tiche per la salvezza eterna degli nomini . Ma a
così fatti offici è bisogno di mandare innanzi un
lungo e diligente apparecchio ; atteso che non può
alcuno di leggieri e prestamente assuefarsi a co-
tante cose . E senza dubbio adempiranno utilmente
e santamente i doveri del sacerdozio coloro, che
a . quelli si saranno ben preparati fino dall'adole-
scenza, ed avran tratto dall'educazione tanto frutto,
che sembrino non formati, ma quasi nati a quelle
virtù, delle quali si è accennato . »
« Pertanto, venerabili Fratelli, i Seminarci dei
chierici giustamente richieggono la maggior e mi-
glior parte delle cure, della sagacia e vigilanza
vostra . Per quel che concerne alla virtù ed ai co-
stumi, troppo bene conoscete nella vostra sapienza
di quali precetti e ammaestramenti convenga che
abbiano dovizia i giovani chierici . - Nelle più
ardue discipline poi, la Nostra Enciclica, che co-
mincia Aeterni Patris, diede le norme per un
ottimo andamento di studi . Ma poichè in sì con-
tinuo progredire degl'ingegni furono saggiamente
e con utilità ritrovate più cose che non istà bene
che siano ignorate, molto più che uomini empii
tutto ciò, che di giorno in giorno si va facendo di
progresso in questo genere, hanno in vezzo di ri-
volgerlo come nuovi dardi contro le verità da Dio
rivelate ; fate, venerabili Fratelli, tutto il vostro
potere, affinchè la gioventù allevata al santuario
non solo abbia un ricco corredo di scienze natu-
rali, ma sia altresì ottimamente ammaestrata in
quelle discipline, che hanno attinenza cogli studi
critici ed esegetici della Sacra Bibbia . »
Appello alla carità degl'Italiani
e ricordo di nobili esempi .
« Ben sappiamo che alla perfezione dei buoni
studi molte cose si richieggono, le quali tuttavia
per improvvide leggi ai Seminari d'Italia è reso
impossibile o difficilissimo di procacciarsi . Ma
anche in questo i tempi esigono che gl'Italiani si
sforzino di ben meritare della religione cattolica
colla generosità e munificenza . Vero è che la pia
e benefica volontà dei maggiori aveva appieno
provveduto a tali necessità ; e la Chiesa colla sua
avvedutezza e parsimonia era giunta a tale, che
non le facea d'uopo di raccomandare la tutela e
conservazione delle cose sacre alla carità de'suoi
figliuoli . Ma il suo patrimonio legittimo insieme
e sacrosanto, che il turbine di altre età avea ri-
sparmiato, fu dalla procella dei nostri tempi di-
strutto ; laonde per quelli che professano amore

1.8 Page 8

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al cattolicismo è tornato il caso di rinnovare la
liberalità degli avi . Per fermo, luminosi esempi
di munificenza, in condizioni non molto dissimili,
si veggono in Francia, nel Belgio ed altrove ;
esempi degnissimi dell'ammirazione non pure dei
contemporanei, ma eziandio dei posteri . Nè stiamo
in dubbio che la presente Italia, visto lo stato
delle pubbliche cose, faccia il possibile per mo-
strarsi degna de'suoi maggiori, e prenda ad imi-
tare gli esempi fraterni . »
Invocazione dell'aiuto-del Cielo .
« In queste cose, che abbiamo esposto, tro-
viamo invero una non piccola speranza di rime-
dio e di sicurezza . Ma come in tutte le intra-
prese, così massimamente in quelle che riguardano
la salute pubblica, è necessario che agli aiuti u-
mani si aggiunga il soccorso dell'onnipotente ID-
DIO, nelle cui mani sono non meno le volontà
dei singoli individui, che l'andamento e la for-
tuna delle nazioni . Per la qual cosa è da chia-
mare in aiuto colle più calde istanze il Signore,
e supplicarlo che riguardi pietoso l'Italia di tanti
suoi beneficii arricchita e ricolma, e che in essa,
dileguata ogni ombra di pericoli, protegga perpe-
tuamente la cattolica fede, che è il massimo dei
beni . Per questo ancora è da chiamare suppli-
chevolmente in soccorso MARIa, Vergine Imma-
colata, gran Madre di Dio, fautrice e ausiliatrice
dei buoni consigli, ed insieme il suo santissimo
sposo Giuseppe, custode e patrono delle genti cri-
stiane . E con pari ardore conviene pregare i grandi
Apostoli Pietro e Paolo, affinché nel popolo ita-
liano custodiscano intatto il frutto delle loro fa-
tiche, e conservino sino ai tardi posteri pura e
inviolata la religione cattolica, che essi medesimi
col proprio sangue conquistarono ai nostri mag-
giori .
« Confortati dal celeste patrocinio di essi tutti,
in auspicio delle divine consolazioni e a testimo-
nianza della speciale Nostra benevolenza, a voi
tui,venrablFti,edapolfita
vostra tutela, con affetto nel Signore, impartiamo
l'apostolica benedizione .
» Dato in Roma presso San Pietro il giorno XV di feb-
braio dell'anno MDCCCLXXXII, quarto del Nostro Pontifi-
cato .
Leone PP . XIII. »
GRAZIA DI MARIA SS . AUSILIATRICE .
La Santissima Vergine va dimostrandosi ognora
Madre Ausiliatrice dei Cristiani, convertendo pec-
catori, consolando afflitti, sanando malati . Non te-
nendo conto delle relazioni verbali, che ci ven-
gono fatte da ogni ceto di persone, non passa
giorno senza che ci arrivino per iscritto splen-
didi attestati di favori ottenuti per stia interces-
sione . Ad onore della Celeste Ausiliatrice e ad
eccitamento di fiducia e divozione verso di Lei,
pubblichiamo più sotto una graziosa lettera, scrit--
taci pochi giorni sono da una madre di famiglia .
Intanto cogliamo il destro per fare qui un'os-
servazione . Taluni credono di ottenere più facil
mente grazie e favori da Maria Ausiliatrice, ove
ricevano la benedizione di D . Bosco, rettore del
Santuario a Lei dedicato in Torino . Non è qui il
luogo di esaminare, se e quanto sia fondata questa
loro opinione ; ma noi abbiamo più volte udito
D . Bosco a dire che Maria Ausiliatrice non ab-
bisogna punto della benedizione di lui per con-
cedere grazie ai suoi divoti . La esperienza fa
toccare con mano che la pietosa Vergine si mo-
stra sollecita ad aiutare quelle persone, le quali
non solamente la invocano con fiducia e promet-
tono di vivere da buoni cristiani, ma che potendo
aiutano ancor esse con qualche limosina i po-
veri giovanetti , raccolti ed educati all' ombra
del suo Santuario in Valdocco . Ella pare che dica
a quanti fanno ricorso al suo patrocinio : Volete
che io dal Cielo vi consoli? E voi in sulla terra
consolate i miei poverelli .
Ecco adunque uno dei segreti per essere facil-
mente esauditi da Maria Ausiliatrice, e per go-
dere degli effetti di sua materna bontà .
Ciò premesso, diamo qui la lettera di sopra ac-
cennata, che è la seguente :
Canelli, 15 marzo 1882 .
MOLTO REV . SIG . D . RUA,
Eccole il fatto di cui le feci motto l' ultima
volta che ebbi il piacere di vederla . Ella vorrà
compiacersi, ne la prego, di farlo inserire fra le
molteplici grazie, che continuamente si ottengono
per intercessione della nostra buona Madre Ma-
ria Ausiliatrice .
Nell'aprile dello scorso anno 1881 mia figlia
Marietta, di circa anni sei , venne presa dalla
tosse così detta asinina . Le facemmo prendere va- .
rii rimedii, ma riescirono tutti inutili . Il male
infieriva ognor più, e nei mesi di settembre e
ottobre gl'impeti di tosse, massime di notte, e-
ransi fatti così violenti, che pareano proprio do-
vessero romperle lo stomaco . Finivano poi sem-
pre col farle gettare tanto sangue dalla .bocca e
dal naso, da restarne inzuppati guanciale e len-
zuola . Essendo la fanciulla di costituzione linfa-
tica, il sangue così avviato prese poi ad uscirle
di frequente anche senza l'eccitamento della tosse ;
e ricordo specialmente di . due volte, che ne gettò
in tanta copia che . oltre ad alcune pezzuole, ros-
seggiava pur di sangue un buon tratto del pavi-
mento della camera . Intanto, perduto affatto l'ap-
petito, la povera piccina facevasi pallida e ma-
gra un dì più che l'altro .
Costernati pel timore di doverla perdere fra
poco, mio marito ed io pensammo di ricorrere
alla Vergine SS . Ausiliatrice ; e sul finire di ot-
tobre io mi recava a Torino dal sig . D . Bosco,
per narrargli il caso e pregarlo di aiutarci ad
ottenere, se fosse in piacer di Dio, la guarigione
della figliuoletta . Don Bosco, ascoltatami coll'u-
sata sua affabilità, m'assegnò una breve preghiera
da farsi per qualche tempo da noi in famiglia ;
mi disse che la prima domenica vegnente egli
avrebbe celebrata la Messa per la mia ammalata, e
indi soggiunse : « Se questa guarigione non é di
nocumento alla salute eterna della bambina, sia
pur certa che guarirà . » Chiesta infine ed otte-

1.9 Page 9

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nuta la sua benedizione per me e per mia fami .
glia, ripartii per Canelli . Quel giorno era un ve-
nerdì . L' indomani, sabbato, feci prendere, alla
piccola malata, ancora un farmaco, dal quale, se
sperabil era un qualche lenimento alla tosse, non
potevasi per altro attendere il ristagnamento del
sangue . Checché si fosse, prima di porgerglielo
io pregai di cuore la Vergine SS ., che si degnasse
renderlo efficace colla sua benedizione . Quel dì e
la notte seguente si passarono penosi come i pre-
cedenti . Ma nella successiva domenica con somma
nostra consolazione ci accorgemmo che la Marietta
non tossiva più ; era allegra ; pranzò di buona
voglia, e non diede più, nè allora nè poi, goc-
ciola di sangue . - In quel mattino nel Santua-
rio di Maria Ausiliatrice si era celebrata Messa
per lei ! . . .
Grazie infinite pertanto sieno rese alla dolcis-
sima nostra Madre Maria Ausiliatrice, che ci dà
pegni così sensibili di sua materna tenerezza ; e
grazie vivissime io deggio pur tributare a chi
tanto s'adoperò per rendercela propizia .
Mi permetta ora, sig . Don Rua, ch' io colga
quest'occasione per raccomandar me e la mia fa-
miglia alle sue preghiere ; mentre coi sensi del
più profondo rispetto godo ripetermi
Della S . V . Molto Rev .da
Umil.m a Serva
MARIA BATTAGLIOTTI-DONATO .
MARTA IL MESE DI
e pratiche per ben celebrarlo .
Il prossimo mese di maggio, come ognun sa,
è chiamato per antonomasia il mese di Maria,
perché consacrato dai fedeli a glorificare in modo
speciale e a compiacere questa eccelsa Creatura,
nella quale Iddio profuse tanta bellezza, tanta gra-
zia d'innocenza, tanto cumulo di santità e di glo-
ria che supera, al dire del dottore s . Alfonso,
quanto avvi di bello, di buono, di santo, di glo-
rioso sparso e raccolto in tutti i Santi e in tutti
gli Angeli presi insieme (1) .
Noi pertanto raccomandiamo ai nostri Coope-
ratori e Cooperatrici di volerlo celebrare con grande
pietà e divozione . A questo fine proponiamo qui
alcune pratiche ; le une generali, le altre parti-
colari .
Pratiche generali .
1 a Bandire da noi e dai nostri cari il pec-
cato mortale ed anche il peccato veniale delibe-
rato ; imperocchè non si può onorare condegna-
rnente la Madre, offendendole il Figlio .
2a Pregare, lavorare, ricrearsi in unione con
Maria, offrendo a Dio per mano di Lei tutte le
nostre azioni . A questo effetto gioverà l'immagi-
narsi sovente che Maria ci sia presente, ci assi-
sta, ci ascolti, ci guardi, ci accompagni, e rivol-
gerle di tratto in tratto qualche giaculatoria, come
sarebbe : Maria, Aiuto dei Cristiani, pregate
(1) Serm . sulla Natività di Maria .
per noi, oppure : Dolce Cuor di Maria, siate la
salvezza mia ; e ciò soprattutto al battere delle
ore, e nei principali eventi prosperi od avversi .
3a Accostarsi ai santi Sacramenti ogni set-
timana, o almeno nei giorni più comodi e conve-
nienti . - Uno di questi sarebbe quest'anno il 30
aprile, nella sera del quale generalmente si suole
aprire il bel mese Mariano . Cadendo detto giorno
nella 3 a domenica di Pasqua, e quindi nella festa
del Patrocinio di S . Giuseppe, Sposo purissimo
di Maria Vergine, porge a tutti propizia l'occasione
di appressarsi al Sacramento della Penitenza e alla
Mensa Eucaristica ad onore di Lei . - Altro giorno
pur comodo e adattato sarebbe il 18 di maggio,
festa dell'Ascensione di Nostro Signore al Cielo .
- Come pure il 28, che é la solennità di Pen-
tecoste . - Finalmente il giorno della chiusura
del santo mese .
Pratiche particolari .
1a Udire ogni giorno la Messa e farvi so-
vente la santa Comunione .
2a Prendere parte alle apposite funzioni, che
hanno luogo o al mattino o alla sera in una o in
un'altra chiesa .
3a Esporre in un luogo decente nella propria
casa un quadro od una statuetta della Madonna,
in forma di altarino, adornarlo in bel modo, e po-
scia ogni sera avanti o dopo cena recitarvi, in
comune con tutta la famiglia, le orazioni o qual-
che altra preghiera, come per es . la terza parte
del Rosario, o le Litanie, o almeno 7 Ave Maria .
4a Se in casa vi sono fanciulli o giovinette,
sarebbe ottima cosa l'incaricare or l'uno or l'altro
di essi di aggiustare l'altarino e fornirlo di fiori .
Quest'ossequio, mentre riuscirebbe assai gradito
alla Beata Vergine, gioverebbe altresì a piamente
educare i teneri cuori, e per tempo indirizzarli
a Lei, che quale amorosa Madre va dicendo : Si
quis est parvulus veniat ad me : Chi è piccolo
venga a me e troverà vita e salute : Et inveniet
vitam, et hauriet salutem a Domino .
IL MESE Dl MARIA AUSILIATRICE NEL SUO SANTUARIO
IN TORINO .
Nel Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino
il mese Mariano comincerà, come negli altri anni,
il 23 di aprile, e andrà a chiudersi colla festa ti-
tolare del 24 maggio .
Preghiamo i Cooperatori e le Cooperatrici e gli
Ascritti alla pia Arciconfraternita di Maria SS .
Ausiliatrice, residenti in Torino, che potendo vi
vogliano prendere parte insieme coi membri e coi
giovanetti del nostro Istituto, affinché l' ossequio
a Maria lungo il mese, e soprattutto durante la
novena, che incomincierà il 15 di maggio, riesca
più solenne ed accetto .
L'orario delle sacre funzioni è il seguente : Nei
giorni feriali al mattino, alle ore 7 1/2 vi sarà
Messa, recita del santo Rosario, e comodità di ac-
costarsi ai santi Sacramenti . - Nella sera, alle
ore 7 1/2, dopo il canto di una lode, avrà luogo

1.10 Page 10

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un breve discorso, indi la Benedizione col SS . Sa-
cramento .
Nei giorni festivi le sacre funzioni della sera
cominceranno alle 3 1/2 .
Si avverte in pari tempo : Ogni volta che nel
Santuario di Maria Ausiliatrice, come pure in qua-
lunque altra Chiesa od Oratorio pubblico appar-
tenente alla Congregazione Salesiana, si assiste
alla predetta funzione del mattino, si acquista una
indulgenza di 3 anni, ed un' altra di 200 giorni
ascoltando la predica colla recita dell'Ave Maria
prima e dopo . Tali indulgenze , applicabili alle
anime dei fedeli defunti, furono concesse dal Pon-
tefice Pio IX con decreto del 26 febbraio 1875 .
LETTERA PATAGONICA .
Da Carmen De Patagones ci è pervenuta tempo
fa una lettera di un nostro Missionario, che è del
seguente tenore .
Patagones, 27 dicembre 1881 .
REV .mo SIG . D . Bosco,
So che la S . V . Rev .ma ama di avere di quando
in quando notizie de' suoi figli, che vivono in que-
ste ultime regioni di America, e delle cose che si
passano tra loro ; e perciò rubo alle mie occupa-
zioni un ritaglio di tempo, e le invio queste po-
che linee , che spero le perverranno prima della
festa del glorioso nostro Patrono, il dottore san
Francesco di Sales .
I quattro Sacerdoti addetti a questa Missione
proseguono, secondo il loro potere, a ridurre tanti
poveri infelici sulla via della verità e della virtù .
Attendiamo agli adulti ; ma miriamo con occhio
di predilezione i piccoli, dai quali speriamo aiuto
in avvenire . Di quest'anno sono circa 300 i con-
vertiti e battezzati . Anche le Suore lavorano con
buon successo tra mezzo alle ragazze, e ne hanno
in educazione poco meno di un centinaio .
La S . V . gradirà di conoscere la situazione di
Carmen de Patagones e di Viedma, dove abbiamo
il nostro quartiere generale . Carmen è posta sulla
riva sinistra del Rio Negro, alla distanza di circa
sette leghe dalla sua foce ; e sulla destra del me-
desimo, dirimpetto a Carmen sorge Viedma, ca-
pitale della Patagonia . Quella conta 2000 abitanti
riuniti ; questa ne conta 1000 raccolti ; e il ri-
manente è sparso qua e colà pei vastissimo campo
di Patagones e della Patagonia . Giace Carmen alle
falde di una piccola catena di monti, che si suc-
cedono lunghesso il fiume, e servono come di po-
tente argine alle acque del Rio Negro nelle cre-
scenze . Alla diritta il fiume non ha altra diga che
la propria sponda ; e perciò il territorio, sebbene
presenti una vista attraente, ed il suolo sia na-
turalmente fertile, tuttavia è soggetto alle inon-
dazioni , che involano spesso gli abbondanti rac-
colti . Il Rio nelle grandi piene straripa e copre
siffattamente la campagna, che per molte miglia
diventa un gran lago . Allora le famiglie che vi
sono sparpagliate si riducono nelle case , che la
esperienza insegnò a fabbricare nei luoghi più ele-
vati, dove le acque giungono raramente . A que-
sto fine le principali famiglie conservano una
navicella per uso proprio e per quelli, che presso
di loro si rifuggono- In queste contingenze tutto
si fa loro comune : una sola casa, un solo fuoco,
un medesimo cibo per tutti .
In quanto all'aspetto, tutta la campagna, o, come
qui si chiama, il campo, dalla bocca del Rio sino
alle Cordigliere ( montagne che si stendono per
sette mila chilometri) si presenta piana con molte
lagune qua e colà, così ordinate dalla divina Prov-
videnza per abbeverare uomini e bestie, che al-
trimenti dovrebbero o morire di sete, o cammi-
nare centinaia di miglia per giungere sino alle
acque del Rio . Nell' interno del campo vi sono
poche case , le quali servono solo a ricoverare i
pastori, che sorvegliano il bestiame . Le coste in-
vece del Rio sono abitate dove più , dove meno,
da colonie di cristiani , ed anche da indigeni in
maggior parte già convertiti . Alla distanza di 300
leghe si trovano le case dette manzane, luoghi
abitati da puri Indii, e dove se vi è qualche cri-
stiano è per lo più un maestro d'iniquità, ridot-
tosi a vivere colà in forza dei suoi delitti .
Gli Indii, come generalmente tutti i selvaggi,
sono dominati da due vizi, il furto e l'ozio . Nei
tempi passati questi luoghi erano sovente fatti se-
gno alle scorrerie e rapine di questi barbari, i
quali quando trovavano resistenza commettevano
le più atroci carnificine . I cristiani che cadevano
loro nelle mani erano ordinariamente scannati e
fatti a pezzi . Grazie a Dio da venti anni in qua
il paese non è più tanto soggetto a indiade (così
sono chiamate le scorrerie degli Indii) ; ma alcuni
cristiani sono nondimeno di quando in quando
ammazzati isolatamente .
Quest'anno per altro si rinnovò in parte una di
quelle barbare scene . Sul finire del mese di ot-
tobre si riuniva ed organizzava un'orda di 48 In-
diani, uno più malvagio dell'altro, appartenenti a
tribù tuttor selvaggia . Guidati da un cristiano ban-
dito decisero di versarsi pel nostro campo, col per-
verso fine di rubare quanti animali potessero, ed
uccidere chiunque si opponesse o potesse opporsi
al loro latrocinio . Giunsero difatto presso al Porto
di Sant' Antonio, non lungi da Conesa , distante
da Viedma circa quaranta leghe . Disgraziata-
mente il Governatore di questa provincia aveva
colà spedito alcuni uomini per praticare qual-
che pozzo , onde incontrare acqua dolce . Costoro
erano armati , e gli Indiani allo scorgerli si ri-
tirarono in luogo appartato, e mandarono due di
loro, per ind agare chi fossero essi e che cosa fa-
cessero . Si approssimano gli Indiani, e fingendosi
uomini del campo pregano gli operai a ricove-
rarli per quella notte . I cristiani, non dubitando
punto della mala fede dei nuovi ospiti, li alber-
gano e fanno parte eziandio di quello che hanno,
come si usa nel campo . Entrati con loro a con-
versare con tutta confidenza , quei perfidi spia-
rono dove gli operai tenessero le armi . Intanto si
va a dormire, e quando tutto fu silenzio i scel-
lerati Indiani, impadronitisi delle armi dei loro
albergatori, li sorprendono nel primo sonno e li
uccidono tutti, in numero di sette . Era la notte
del 4 di novembre .

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il giorno dopo proseguirono il loro cammino ,
e giunsero ad un monte presso la colonia di Laba-
nea . Quivi pernottarono, e all'alba tentarono al-
cuni furti nelle vicinanze della colonia ; spoglia-
rono interamente due famiglie, concedendo la vita
agli sventurati, solamente in grazia di un Indio ,
che era stato molti anni al loro servizio ; impe-
rocchè l'ordine del capo era di ammazzare tutti,
eccettuati i fanciulli capaci di fare la guardia ai
cavalli . Tagliarono nondimeno la testa ad un gio-
vinetto di 12 anni, perché si era opposto alle loro
rapine .
Il giorno 6 quei ladroni ed assassini comparvero
nelle campagne di S . Javier, popolazione di mille
individui, distante da Viedma 6 leghe, dove mi
reco una volta alla settimana per insegnare il ca-
techismo nella scuola, e preparare alcuni Indii al
battesimo . Quivi il campo abbonda di animali, e
specialmente di cavalli . Poterono quindi in breve
radunare mille cavalli e darsi alla fuga . Ma aven-
doli scorti per tempo gli abitanti di S . Javier, e
particolarmente alcune famiglie esse pure Indiane,
ma già incivilite , si diedero ad inseguirli colle
armi alla mano, e dopo una lotta accanita li co-
strinsero ad abbandonare la preda . Degli Indii 5
furono uccisi , uno fu mortalmente ferito , e due
vennero fatti prigionieri e condotti a Buenos-Ayres ;
gli altri si salvarono fuggendo .
Giova sperare che scene consimili non succe-
deranno tanto sovente ; che anzi col tempo ces-
seranno affatto . Ma ciò non sarà fino a quando
gli Indiani non siano ridotti a civiltà, mediante la
religione e la carità . Dico : mediante la religione
e la carità, perché la sola forza e il timore dei
soldati non li abbonisce, ma li pe g giora coll'ina-
sprirli . Ne è una prova la riferita recente inva-
sione . Gli Indiani sdegnati pei mali trattamenti
ricevuti dai soldati abborriscono il nome dell'Ar-
gentino, e per una falsa induzione odiano con lui
il cristiano e la sua religione . Bisogna dunque senza
apparato di forze istruirli nelle verità del Vangelo,
educarli colla parola, ma più col buon esempio ;
bisogna soprattutto far loro provare i dolci effetti
della carità cristiana, col soccorrere nei loro più
urgenti bisogni quelli di loro, che vivono tra di
noi . Questi facilmente comunicano coi loro com-
paesani , si trasmettono le buone idee dagli uni
agli altri, e a poco a poco dileguandosi i pregiu-
dizi, i sani principii di religione e di civiltà fa-
ranno presa nella loro mente e nel loro cuore, e
noi li guadagneremo a Dio e alla società . Imper-
ciocche l'Indio, come tutti gli altri uomini, è do-
tato di buon senso, e quando conosce ed esperi-
menta che una cosa é bella e buona la stima ed
ama . E poi, l'esperienza di tutti i tempi e di tutti
i luoghi ha provato che solamente la religione può
aprirsi una strada nel cuore del selvaggio , am-
mansarne la ferocia , addolcirne il costume, as-
soggettarlo all'ordine, farne insomma un buon citta-
dino, mentre ne fa un buon cristiano .
Esorti pertanto . ottimo Padre, i nostri confra-
telli di costì , affinché si preparino a venirci in
aiuto , perché una decina di sacerdoti in questi
luoghi fa per la religione e per la civiltà più che
non farebbe un esercito di cento mila uomini . Sì,
venite, miei cari confratelli, venite a prestarci la
mano per la salute di tante anime . Dalla foce del
Rio Negro alle falde delle Cordigliere, in queste
sterminate pianure, vi attende un popolo immenso,
che giace ancora nelle tenebre e nell' ombra di
morte, perché non vi è chi gli annunzi la buona
novella, la parola di verità e di vita . Venite , e
insieme congiunti, come tante amiche schiere di
confederati, cingeremo da tutté parti queste tribù
selvagge, non già per farne scempio, non già per
farne prigioni e schiavi , ma per farne domesti-
che famiglie, per farne parochie cristiane, per farne
un popolo di Dio e della Chiesa . Né vi spaventi
la ferocità dell'Indio . Forse l'idea, che se ne dà
comunemente, è più tetra di quella che ne sia la
realtà . È fatto egli pure ad immagine e somi-
glianza di Dio, e se non è spinto dalla fame , o
provocato dai maltrattamenti alla vendetta , egli
non fa del male, anzi si affeziona a chi gli fa del
bene . Quindi il Missionario é per gli Indiani una
cosa sacra . Quando entra nei loro toldi o capanne,
essi lo ricevono con grandi significazioni di ri-
spetto, gli offrono il meglio che hanno, lo fanno
sedere sopra uno scranno, ed essi seduti per terra
lo ascoltano con un silenzio ed un'attenzione am-
mirabili . Dalla esperienza che ebbi dal trattare con
molti di essi posso assicurare che dànno delle soavi
consolazioni, e fanno aprire il cuore a liete spe-
ranze di loro conversione . Fate animo adunque ,
miei cari confratelli ; venite in Patagonia, e pro-
verete col fatto che io vi dico la verità .
Mi perdoni, Rev .mo Don Bosco , se lasciai da
parte il padre per parlare ai figli . Or ritornando
a Lei, le annunzio che stiamo tutti bene, eccet-
tuato D . Chiara, colto dalla febbre, che speriamo
cosa passeggiera . Don Beauvoir aspira di fare una
escursione sino ai puri Indii delle terre Magel-
laniche ; e D . Fagnano nostro Direttore desidera
rinforzi, per dare più frequenti assalti al demo-
nio nel centro stesso della sua fortezza .
Voglia degnarsi, ottimo Padre, di tenerci tutti
presenti nelle sue preghiere, e ci ottenga sanità
e grazia , affinché possiamo proseguire la nostra
Missione alla maggior gloria di Dio .
Riceva infine i nostri figliali ossequii, mentre
pregandole dal cielo ogni bene godo di professarmi
Suo affezionatissimo figlio in G . C.
Sac . DOM ENICO MILANESIO .
ARRIVO DEI MISSIONARII SALESIANI IN AMERICA .
Una lettera giuntaci fin dallo scorso febbraio ci
dava il consolante annunzio che i nostri Missio-
narii, partiti ultimamente dall'Europa, erano ar-
rivati sulla terra Americana . Crediamo ben fatto
di qui pubblicarla per compiere le notizie del loro
felicissimo viaggio .
Villa Colon, 26 Gennaio 1882.
MOLTO REv. ED AMATISSIMO D . Bosco,
D . Lasagna . nostro carissimo Ispettore, vorrebbe
scriverle egli stesso per darle ragguaglio del no-
stro viaggio e della presente situazione delle case

2.2 Page 12

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dell'Uruguay ; ma soprafatto dal lavoro non può
per ora avere un momento libero, e m'incarica di
fare le parti sue . Stimandomi fortunato di un tale
incarico, mi accingo a compierlo con immenso pia-
cere dell'animo mio .
Partimmo, com'Ella sa, il 21 dicembre da Mar-
siglia . La separazione da tanti amati confratelli
d'Italia e di Francia ci fu ben dolorosa, ed io ri-
cevendo sul bastimento per l'ultima volta la be-
nedizione del mio caro Direttore Don Lemoyne ,
suo rappresentante in quel momento , e abbrac-
ciandolo per l' ultima volta , mi sentii tale una
stretta al cuore, che mi parve di perdere in lui
quante persone io amava . Il R . signor Ispettore
D. Albera col Direttore D . Bologna ed altri con-
fratelli e giovani vennero pure a darci l' ultimo
addio al porto ; così pure madama Jacques colla
Direttrice delle Suore . Di questi segni di bene-
volenza noi tutti fummo sensibilissimi .
Alle quattro di sera la France levava l'àncora
ed usciva dal porto . Il sole gettava i suoi ultimi
raggi su Marsiglia, che ci apparve in tutta la sua
grandezza, ed il Santuario di Nostra Signora della
Guardia , che domina la città e sembra proteg-
gerla , attirò i nostri sguardi ed i nostri cuori .
Ricordai allora que' bei versi di Dante : « Era
l'ora che volge il desio ai naviganti e inteneri-
sce il cuore ecc . » Sì, il nostro cuore si intenerì .
Ah, chi non ha viaggiato in mare, e più, chi non
ha abbandonato patria, parenti, amici per recarsi
in lontane spiagge con poca o nessuna speranza
di rivederli, non sa da quali sentimenti egli fosse
agitato . Salutammo pertanto il lido francese , e
mandammo dal segreto del cuore il nostro ultimo
addio ai tanti cari, che lasciavamo in Europa . In-
tonammo poscia sulla poppa della nave l'Ave Maris
Stella, facemmo qualche preghiera, finchè la cam-
pana ci avvertì dell'ora del pranzo, ove ci recammo
ostentando allegria sul volto , e facendoci corag-
g io l'un l'altro . Dopo pranzo cantammo sul piano-
forte il Marinaio, e ci attirammo gli applausi e
la simpatia de' viaggiatori di 1a e 2a classe, che ac-
corsero in folla ad udirci . Quello che facemmo
quella sera fu trattenimento di altre sere ancora,
cantando or il Ciabattino, or Santa Lucia, ora
Vivo amante di Nostra Signora, ed altre lodi
in italiano e francese . L'indomani alle ore 11 del
mattino sbarcammo a Barcellona per provvederci di
libri spagnuoli e visitare la Cattedrale . Partimmo
il dì seguente 23, per non più fermarci che il 31
a S . Vincenzo .
Passando il golfo di Valenza , ebbimo qualche
ora di mar burrascoso, il che produsse sconcerti
quasi generali . D . Rossetti fu l'intrepido che non
se la diede per inteso . D . Delpiano ed il nostro
caro D . Lasagna soffrirono senza pagar tributo :
io lo pagai una volta sola e merito il quarto premio .
E qui vorrei raccontarle qualche aneddoto serio-
comico, se non temessi mancare di rispetto, e se
notizie più importanti non mi obbligassero a stu-
diar il passo . Fummo fortunati di soffrire un poco
pel Signore, e fortunati d' altra parte di soffrire
così poco, avendo da occuparci nello spagnuolo e
nella musica, il che non avremmo potuto fare, se
fossimo stati troppo sovente sconcertati . Il viag-
gio a detta del Capitano e de' marinai fu ecce-
zionale pel vento sempre in poppa, e un mare
quasi sempre placido anche sulle coste , ove per
lo più è agitatissimo . Non ci stupiamo per que-
sto, sapendo quante preghiere e quante comunioni
si facevano per noi e da chi . Che il Signore sia
benedetto, e benedetti dal Signore siano quanti
pregarono per noi .
Questo viaggio fu poi bellissimo per noi sotto
un altro punto di vista . Diverse persone alto lo-
cate di Marsiglia, il Sig . Bergas, il Sig . Loin ed il
signor Curato di S . Giuseppe tra gli altri, ci ave-
vano raccomandati al signor Comandante della
France Mr Romanez, il quale, uomo compitissimo
e cattolico, ci trattò con isquisita bontà .
Potemmo con nostra grande consolazione cele-
brare ogni giorno la santa Messa, avendo la sala
di 1a classe a nostra disposizione, e molti veni-
vano ad ascoltarla e s'accostavano ai SS . Sacra-
menti . I viaggiatori ci furono cortesissimi e, dirò
di più, affezionati .
I giorni piùbelichpasmobrdfun
la festa del santo Natale e quella dell' Epifania .
Dietro gli ordini del Capitano si improvvisò sul
ponte una magnifica sala con tende e bandiere .
L'altare sorgeva in mezzo ; a destra venne ad in-
ginocchiarsi l'officialità di bordo, di dietro quei di
1a e 2a classe, e a sinistra quei di 3 a . Il giorno
del Natale D . Lasagna celebrava la S . Messa in
questa cappella improvvisata tra l' Oceano ed il
Mediterraneo, tra l'Africa e l'Europa, avendo noi
passato, circa le quattro del mattino , lo stretto
di Gibilterra . Don Delpiano colla sua magnifica
voce di basso cantò con accompagnamento di piano
il Sanctus di Bethoven e la lode in francese che
incomincia : Mon doux Jésus, ne parait pas en-
core . Il luogo, il Mistero del giorno, l'apparato,
la musica, tutto concorse a fare una profonda im-
pressione sul cuore di ognuno . Il sig . Direttore,
finita la Messa , rivolse parole di ringraziamento
al Capitano ed agli ufficiali , e di felicitazione a
tutti poi buon esempio di fede che avevano dato,
ed augurò poscia le buone feste . Noi fummo edi-
ficati nel veder così messo sotto i piedi il rispetto
umano, e ringraziammo Gesù Bambino, che, oltre
all'essersi degnato di discendere ne' nostri cuori,
ci aveva procurato una sì bella occasione per farle
lodare ed adorare dagli altri . Non meno splendida
riuscì la festa dell' Epifania : si cantò allora il
Kyrie e il principio del Gloria della Messa di
san Luigi col mottetto : O Salutaris Hostia del
Mozart, ed una lode . Il signor Capitano ci invitò
quel giorno a prendere lo Champagne con tutti
gli ufficiali di bordo ne' suoi appartamenti . Il giorno
3 gennaio si fece una serenata per aprire il nuovo
anno, e come essa consisteva principalmente in un'ac-
cademia di declamazione e musica, così il nostro
Rev . Direttore volle che prendessimo parte attiva
anche noi, essendo certo dell'approvazione del no-
stro venerato Padre D . Bosco, che nell'educazione
de' giovani vuole che si promuovano cotali tratte-
nimenti allegri ed utili insieme . D . Lasagna de-
clamò due poesie e fu molto applaudito . D . Del-
piano cantò il Marinaio ed il Ciabattino, e l'umile
scrivente, pianista di terza classe, eseguì una mar-

2.3 Page 13

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cia del Martinenghi . I battimani furono fragorosi,
e quindi amo credere che i nostri canti e suoni
non siano spiaciuti .
Avevamo divisato di scendere a Rio Janeiro per
far visita a Mons . Vescovo, e combinare con lui
per la nuova casa da fondare nella sua diocesi ;
ma non ci fu possibile per causa delle febbri gialle .
Quindi il sig . Direttore gli ha tosto scritto, che
appena sieno cessati questi calori si porterà da lui
per trattare in proposito .
Proseguito adunque il viaggio, ai 15 del cor-
rente di buon mattino la France gettava l'àncora
nel porto di Montevideo, ed alle 8 giungeva il va-
porino per la visita sanitaria . Qual non fu allora
il nostro contento vedendo tra gli ufficiali tre dei
nostri confratelli, D . Gamba, D . Bacicalupo, e Don
Metalli, che venivano a presentarci i primi saluti
de' fratelli d'America ? Sarebbero venuti tutti, mi
immagino, se non fosse stato quello giorno di Do-
menica, essendo impiegati a dir la Messa qua e
colà, predicare e far catechismo .
Un altro vaporino con una grande barca ci ac-
coglieva due ore dopo con tutte le nostre casse di
metereologia, fisica, fotografia, addobbi di chiesa
e libri . Salutammo non senza una certa commo-
zione i compagni di viaggio, come se fossero stati
nostre antiche conoscenze, e dopo mezz'ora scen-
devamo a terra ferma, mettendo il piede sul Nuovo
Mondo . Qui fu una scena commovente pel nostro
amato D . Lasagna e per noi tutti . Varii Sacer-
doti con un numeroso stuolo di giovani ci atten-
devano : ci salutarono da lungi sventolando il moc-
cichino e ci accolsero a braccia aperte . Circondarono
poi il loro amato Direttore , e chi gli baciava la
mano, chi lo abbracciava, e poscia ad interrogarlo
e della sua salute e del suo viaggio e via dicendo .
Erano giovani allievi o stati allievi di Villa-Co-
lon, e ne vidi buon numero di quelli con un tanto
di catena d'oro al petto e dai lunghi baffi .
Oh ! amatissimo Padre, che festa faranno a Lei
in cielo i suoi cari figli ! che accoglienza ! che
gioia pel suo cuore ! Oh pensiero consolante per
noi, che ci siamo allontanati e forse per sempre
da Lei ! Oh pensiero consolante per Lei, che pe'
suoi figli lavora, soffre e prega tanto ! Che il Si-
gnore la conservi ancora a lungo pel bene nostro
e di tante anime ! e d'altra parte che il Signore
affretti quel giorno di gioia e di festa eterna nel
cielo, in cui i figli si troveranno di nuovo uniti
col loro amato Padre per non mai più separarsi .
Fummo all'Oratorio di S . Vincenzo, ove si riu-
niscono 280 giovani esteri la domenica, e 200 circa
ogni giorno per la scuola . Si dimenticarono per
quel giorno che eravamo poveri, e si imbandì la
mensa alle 10 e 1/2 pel déjeuner,e.dal4pom
pel pranzo che fu splendido . Uno dei confratelli
lesse un brindisi molto bello, e si bevette all' o-
nore del sig . Ispettore e de' nuovi Missionari . Vi-
sitammo un poco la città, ed alle 5 partimmo alla
volta di Villa-Colon, ove fummo accolti a suon di
campane, e a bandiere spiegate . Entrati nella Chiesa
addobbata a gran festa, s'intonò solennemente il
Te Deum in ringraziamento del prospero viaggio,
e si diede la benedizione col Santissimo Sacra-
mento . Lascio a Lei l'immaginare quali furono i
sentimenti del nostro cuore . Ecco adempiuti i no-
stri voti : eccoci in America ! No, non ci siam ve-
nuti per vivere nelle comodità e per trovare una
felicità terrena ; nessuna comodità, nessuna ter -
restre felicità potrebbe ricompensare il sacrificio
di aver abbandonato patria, parenti e confratelli,
e di viver così lontani dal nostro amatissimo Pa-
dre D . Bosco . Siam venuti per lavorare, per sof-
frire, per renderci degni del paradiso .
Essendo in quel giorno fuor di città Sua Ec-
cellenza Reverendissima Mons . Innocenzo Jeregui
Vescovo di Montevideo, il signor Direttore si
recò il dì seguente con due Sacerdoti a fargli
visita, e Monsignore volle poscia venire col Dot-
tor Soler e due Sacerdoti a celebrare, il merco-
ledì 18 corrente, la S . Messa, e passare con noi
a Villa-Colon tutto il giorno . Manifestò il desi-
derio di avere molti Salesiani nella sua vastis-
sima Diocesi, che fossero sempre veri modelli di
Religiosi . Manifestò pure la sua grande soddisfa-
zione pel gran bene che si fa nelle due paroc-
chie di Las Piedras e Paysandù, e fece varie pro-
poste al signor Direttore, Ma per ora non si può
aderire a' suoi santi desiderii, avendosi da aprire
la missione del Brasile , e dovendosi consolidare
le varie case dell' Uruguay . Quel .giorno stesso
ricevemmo la visita di due famiglie spagnuole, no-
stri compagni di viaggio, che passarono la gior-
nata pure con noi , e partirono la sera , fui per
dire, colle lagrime agli occhi , tanto ci si erano
affezionati . Vi fu piccolo trattenimento di suono
e canto il dopo pranzo, come al mattino si erano
pure cantati tre mottetti durante la Messa della
Comunione, celebrata da sua Eccell . Revma
Quante cose vorrei ancora dirle, amatissimo Pa-
dre ! Spero di poter quanto prima farla altra vi-
sita per lettera .
Ebbimo pure notizie de' nostri confratelli del
Paraguay e della Patagonia . Tutti, grazie a Dio,
godono di ottima salute, malgrado l'immenso la-
voro da farsi e le strettezze in cui talora si tro-
vano . La mia salute si è fortificata nel viaggio e
sto assai bene , malgrado i calori dell' estate . Il
signor Ispettore pure gode di beona salute . Che
il Signore lo aiuti nelle sue imprese e ce lo con-
servi a lungo . Tutti e vecchi e nuovi arrivati
m'incaricano di presentarle i loro figliali ossequii,
e di pregarla che mandi loro una speciale bene-
dizione . lo poi, che più di tutti ne abbisogno, la
prego di mardarmene due .
Mi ami e tenga sempre qual sono
Tutto suo Affmo ed Ubbmo figlio in G . C.
Sac . GIoVANNI GIORDANO .
IL S . PADRE LEONE XIII
e i Salesiani della Spezia .
Tornerà di certo gradita la notizia , che ci dà
la lettera seguente
Spezia, 7 marzo 1882 .
REV . SIG . DIRETTORE,
Devo proprio confessare che il Santo Padre ri-
guarda i Salesiani della Casa di Spezia con occhio
di predilezione .

2.4 Page 14

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Com'era mio dovere, nelle trascorse feste an-
niversarie di sua elezione e incoronazione solenne,
scrissi a Sua Santità, brevemente informandola
di quel poco di bene che, coi mezzi che nell'au-
gusta sua povertà ci somministra, andiam facendo
alla gioventù di questa città . Or, qual non fu la
nostra confusione e nel tempo stesso il nostro con-
tento nel riceverne- risposta per dispaccio tele-
grafico? Era l' Emin.mo sig. Cardinale L . Gia-
cobini Segretario di Stato, che ci diceva così : IL
S . PADRE HA GRADITO MOLTO DI LEI LETTERA ED
HA CONCESSO CON TUTTO IL CUORE AI SALESIANI,
ALUNNI E COOPERATORI L'IMPLORATA BENEDIZIONE .
M'affrettai di comunicare questa grazia singo-
lare ai Confratelli, ai giovanetti ed ai benefat-
tori, e tutti ne esultammo di sincerissima gioia .
Ah! scenda copiosa la benedizione del S . Padre
su questa Casa e su queste Scuola ; e ci aiuti e
ci conforti a intraprendere e sostenere ogni tra-
vaglio ed ogni fatica, onde possiamo cooperare con
tutti i buoni a formare di tanti giovanetti una
generazione cristiana e civile .
Mi creda, sig . Direttore
suo devmo Servo
Sac . ANGELO ROCCA .
PRIMA CONFERENZA DEI COOPERATORI
IN GENOVA .
Nella maestosa basilica di S . Siro in Genova,
il 30 dell'ora scorso mese di marzo, aveva luogo
la prima Conferenza dei Cooperatori e delle Coo-
peratrici Salesiane . La pia Radunanza riuscì splen-
didamente oltre ad ogni aspettazione . Parecchie
migliaia di cattolici Genovesi, che vi presero parte,
dimostrarono col fatto di accoppiare a fervidi slanci
di una squisita carità sensi di una pietà insigne .
Di queste sopra ogni altro diede luminosa prova
Sua Eccellenza Revma Mons . Salvatore Magnasco,
degnissimo Arcivescovo di Genova . Dopo di aver
cortesemente tenuto D . Bosco alla propria mensa
volle poscia con singolare benevolenza accompa-
gnarlo con sua vettura sino alla predetta chiesa ;
onorò di sua presenza la pia Riunione, ed infine
impartì al divoto popolo la benedizione col San-
tissimo Sacramento .
Con ispeciale disinteresse e zelo concorse pure
al felice riuscimento della sacra funzione l'illu-
stre e M . R . Sig . Teol . Don Cipriano Barabino,
Prevosto di S . Siro, assoggettandosi di buon grado
a spese e a disturbi, lieto di potersi mostrare
vero Cooperatore Salesiano .
Anche parecchi signori di Genova e di S . Pier
d'Arena, tra cui l'egregio signor cavaliere Mau-
rizio Dufour, ingegnere di città, e varii giovani
della Gioventù Cattolica, con nobile esempio e
somma edificazione si prestarono all'opera carita-
tevole, se ne fecero caldi promotori, e si sparsero
tra il popolo a raccogliere la limosina pei nostri
poveri giovanetti, dimostrandosi così figli ben de-
gni della divota città di Maria .
A tutte queste esimie persone, ai predicatori
quaresimalisti, e al cattolico giornale il Cittadino,
che ebbero la bontà di annunziare al pubblico la
Conferenza, a quanti insomma ci furono larghi del
loro appoggio, noi tributiamo qui un vivo ringra-
ziamento, e preghiamo il buon Dio a rimunerar-
neli per noi in questa e nell'altra vita .
Verso le ore 3 pomeridiane la vasta basilica si
poteva dire gremita di popolo, come nelle solen-
nità principali . Si diede principio con una pia
lettura, dopo la quale i giovani musici dell'Ospi-
zio di S . Pier d'Arena eseguirono il mottetto :
Tota pulchra es Maria . Finito il canto, D . Bo-
sco prese la benedizione dal Revmo Arcivescovo,
e salito il pergamo tenne al divoto uditorio un
discorso, breve nella sua durata ed importante nella
sua sostanza . Lo riferiremo qui per sommi capi .
L'esordio .
Don Bosco esordì coll' accennare che Iddio, il
quale provvede alle creature irragionevoli, affin-
chè possano raggiungere il fine, cui furono desti-
nate, mostra una cura speciale verso le ragione-
voli, fatte a sua immagine e somiglianza, desti-
nate ad amarlo e servirlo in questa vita e a goderlo
eternamente nell'altra, Per promuovere il benes-
sere di queste creature umane il Signore volle
associarsi dei cooperatori . Quindi Egli raccomandò
a ciascuno degli uomini di aver cura del suo pros-
simo : Mandavit illis unicuique de proximo
suo . Di questo prossimo per altro vi sono degli
individui degni di particolare sollecitudine . Sono
degni di sollecitudine i malati ; degni di solleci-
tudine i poveri ; degne di sollecitudine tante altre
miserabili persone . Ma oggi più che mai sono de-
gni di nostra commiserazione, di nostra cura, di
nostra carità i giovanetti poveri ed abbandonati .
Poveri fanciulli! Orfani talora dei proprii geni-
tori, ben sovente lasciati in balla di se stessi,
privi d'istruzione religiosa e di morale educazione,
circondati da malvagi compagni, a qual sorte mai
non vanno essi incontro? Ora noi li vediamo a
scorazzare di piazza in contrada, di spiaggia in
ispiaggia, a crescere nell' ozio e nel giuoco, ad
imparare oscenità e bestemmie ; più tardi li ve-
diamo a divenire ladri, furfanti e malfattori ; in
fine, e il più delle volte sul fior dell'età, li vediamo
a cadere in una prigione, ad essere il disonore
della famiglia, l'obbrobrio della patria, inutili a
se stessi, di peso alla società . Se invece una mano
benefica li strappa per tempo al pericolo, li avvia
per una carriera onorata, e li forma alla virtù per
mezzo della religione, essi si fanno capaci a gio-
vare a sè ed agli altri, diventano buoni cristiani,
savii cittadini, per divenire un giorno fortunati
abitatori del Cielo . Per questa ragione la gioventù,
specialmente la povera e derelitta, fu e sarà sem-
pre la delizia di Gesù Cristo, fu e sarà sempre
l'oggetto delle amorose sollecitudini delle anime
pietose, amanti della religione e del vero bene
della civile società .
Dopo questo preludio, Don Bosco passò a dire
di alcuni mezzi, onde giovare ai pericolanti fan-
ciulli ; indi parlò dell'Ospizio di S . Vincenzo de'
Paoli in S . Pier d'Arena ; e conchiuse col fare
un caldo appello alla carità de' suoi uditori a van-
taggio del medesimo .

2.5 Page 15

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Alcuni mezzi per giovare ai giovanetti .
Ma quali mezzi si hanno da usare per giovare
ai fanciulli più bisognosi e pericolanti, ed impe-
dirne la, rovina temporale ed eterna ? - Molti ve
ne sono e tutti efficaci, che fecero già e fanno dap-
pertutto ottima prova . Vi sono gli Oratorii festivi
coi giardini o luoghi di onesta ricreazione . Ivi i
giovanetti in bel modo allettati sono trattenuti
con giuochi e trastulli sotto la dovuta sorveglianza ;
ivi a. tempo e luogo sono istruiti nella dottrina
cristiana ; ivi sono indirizzati ed assistiti nella
pratica dei doveri religiosi ; ivi insomma sono
non solamente tenuti lontani dai pericoli delle
piazze, ma nelle ore delle sacre funzioni vengono
ammaestrati ad amare e servire Iddio, a rispet-
tare i parenti, ad apprezzare la virtù, ad odiare
il vizio, a guadagnarsi il Cielo . - Vi sono le
scuole serali pei poveri artigianelli, i quali es-
sendo tutto il giorno occupati nelle loro officine
non possono acquistarsi la necessaria istruzione .
- Vi sono le scuole diurne e gratuite per quei
giovanetti, i quali mal messi in arnese non osano
presentarsi, o per qualche altro motivo non sono
ricevuti nelle pubbliche scuole . - Vi sono i ca-
techismi domenicali, ed anche quotidiani, o nelle
chiese o nelle case private, dove i fanciulli sono
attirati con belle maniere, con premiucci e simili,
e intanto v'imparano i primi elementi della reli-
gione, che altrimenti o per propria leggerezza, o
per trascuranza dei loro parenti, ignorerebbero
con immenso loro danno temporale ed eterno . -
Vi hanno i così detti patronati, mediante i quali
si ha cura di collocare i giovanetti presso a pa-
droni onesti, e si attende che non vi corrano pe-
ricolo né per la religione nè per la moralità .
Ma questi mezzi talora non bastano . Non di
rado si dà il caso che s'incontra un fanciullo,
il quale con voce ed aspetto compassionevole vi
dice : « Ho fame ; non ho un tozzo di pane, e non
so ancora a guadagnarmelo . » Allora per salvare
quella povera creatura nel corpo e nell'anima, pel
presente e per l'avvenire, pel tempo e per l'eter-
nità, è necessario provvederla di che cibarsi fino
a che valga a guadagnarsi il vitto col sudore della
sua fronte . - Talvolta se ne trovano altri cen-
ciosi, cogli abiti a brandelli, e in quello stato
non possono collocarsi a lavoro ; e in questo caso
è d'uopo vestirli, onde levarli dall'ozio e allonta-
narli dal vizio . - Altri molti ve ne hanno, i quali
vi dicono : « Alla sera io non so dove ritirarmi
a dormire ; non ho di che coprirmi ; sono più mi-
sero degli uccelli dell' aria, che hanno un nido,
più povero delle volpi, che hanno una tana . » In que-
sta circostanza, proseguì D . Bosco, non basta più
il vitto ed il vestito, ma occorre una casa, occorre
un tetto, occorre un ricovero pel derelitto . Ed
ecco appunto la necessità degli Ospizi di carità
pei giovanetti più bisognosi . Ivi sono provveduti
di quanto è necessario alla vita ; ivi gli uni in
appositi laboratorii sono avviati all'imprendimento
di un'arte, perchè possano un giorno guadagnarsi
un pane onorato ; gli altri forniti da Dio di par-
ticolare ingegno sono indirizzati allo studio ; di
questi una parte abbracciano poscia la carriera
civile, e in questo o in quell' uffizio servono alla
famiglia ed alla società ; un'altra parte entra nella
carriera ecclesiastica, e diventano apostoli di re-
ligione e di civiltà non solo presso di noi, ma
presso le barbare nazioni .
I mezzi che vi ho accennati, continuò D . Bosco,
sono quelli che usano i Salesiani e i loro Coope-
ratori . Siccome questi ultimi vivendo nel mondo
e in seno alle proprie famiglie non possono sem-
pre cooperare a questo scopo personalmente, colì
essi s' impegnano di venire in aiuto dei Salesiani
e dei loro poveri giovanetti col mezzo della pre-
ghiera, coll' appoggio della parola, col soccorso
della limosina .
Dell'Ospizio di S . Vincenzo de' Paoli
in S . Pier d'Arena.
Dopo aver accennato che il tempo e la discre-
zione non gli permettevano di parlare dei singoli
istituti di beneficenza, aperti in molte parti d'I-
talia, di Francia ed oltre mare, a vantaggio della
gioventù abbandonata, D . Bosco portò il suo di-
scorso sull' Ospizio di S . Vincenzo in San Pier
d'Arena, e disse in sostanza così
Quest' Ospizio fu aperto sin dal 1871 in Ma-
rassi ; ma l'anno dopo venne trasferito in San Pier
d'Arena, presso la chiesa di S . Gaetano, perchè
luogo più popolato, perché sobborgo più conside-
revole di Genova, perchè sito insomma più adat-
tato allo scopo benefico . Si cominciò a ritirare
alcuni giovanetti dei più bisognosi ; ma ben tosto
il piccolo locale fu ripieno, ed ogni giorno giun-
gevano nuove dimande di accettazione . Si dovette
allora pensare ad ampliarlo . Si comperò pertanto
un'altra casa vicina, ma non bastava ancora, perchè
di mano in mano che si faceva un posto veniva
subito occupato . Allora fu d'uopo fabbricare, e me-
diante la carità di alcune benemerite persone si
innalzò un edilizio con dormitorii, laboratorii e
relative scuole . Oggidì i giovanetti ivi ricoverati,
da 30 che erano da principio, sono saliti a 300 .
Alcuni fanno i tipografi, altri i legatori, gli uni
lavorano da sarti, parecchi da calzolai, un buon
numero da falegnami, mentre una parte attende
ad altre occupazioni e si abilita allo studio . Sono
adunque 300 individui, a cui dopo aver procurato
l'alloggio è continuamente necessario provvedere,
non solo i mezzi o di apprendere un' arte, o di
esercitare una carica civile, onde campare onora-
tamente la vita, ma eziandio il pane, e quanto
occorre per calzarli e vestirli . Per la qual cosa
voi non vi stupirete, se io vi dico che l' Ospizio
di S . Pier d'Arena versa in questo momento in
gravi strettezze : i debiti ascendono presentemente
alla somma di ben 75 mila lire, e non si sa più
come tirare avanti . Se io potessi comandare a quei
giovanetti, che per qualche tempo non mangias-
sero più, e mi ubbidissero, potrei forse a poco
a poco riempiere il gran vuoto ; ma quei miei
cari figliuoli sono disposti ad ubbidirmi in tutto,
ma non in questo . Come fare adunque ? Io ripongo
la mia speranza in Dio e nella vostra carità, o
miei riveriti uditori .

2.6 Page 16

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Obbligo e regola della limosina .
Qui D . Bosco espose l'obbligo e la regola della
limosina secondo il Vangelo, e se le sue parole
lasciarono profonda impressione nei suoi uditori,
darebbero ben seriamente a pensare a tanti cri-
stiani e cristiane dei giorni nostri, che dell' ob-
bligo e del modo di fare limosina hanno stranis-
sime idee .
Iddio ha fatto il povero, disse D . Bosco, per-
ché si guadagni il Cielo colla rassegnazione e colla
pazienza ; ma ha fatto il ricco, perché si salvi colla
carità e colla limosina . Taluni credono lecito di
godere tutti per sé quei beni di fortuna, che il
Signore ha loro concessi ; lecito di conservarli,
farli fruttare, adoperarli come loro pare e piace,
senza farne parte alcuna ai bisognosi . Altri giu-
dicano di fare abbastanza quando danno qualche
piccola moneta, o somministrano qualche soccorso
raro e stentato . Questo è un inganno . Gesù
Cristo comanda la limosina : Quod superest,
date eleemosynam : Fate limosina , e di che
cosa? di quello che sopravanza al vostro o-
nesto sostentamento . Nè mi si venga a dire
che questo è consiglio e non precetto ; im-
perocchè col Vangelo alla mano io vi rispondo che
è di consiglio l' abbandonare tutto, per farsi vo-
lontariamente povero come i religiosi, ma è di pre-
cetto il far limosina del superfluo : Quod superest,
date eleemosynam ; queste parole non sono mie,
ma sono di Gesù Cristo, che ci ha da giudicare,
e presso al cui tribunale non avranno buon giuoco
nè pretesti nè cavilli . Che il fare limosina non
sia solamente consigliato, ma comandato, il divin
Salvatore lo dimostra specialmente col racconto
della parabola del ricco Epulone e del povero Laz-
zaro . Vi era un ricco signore, Egli dice, il quale
spendeva i suoi danari in laute mense e in belle
vesti ; e nel tempo stesso un mendico gli doman-
dava inutilmente onde sfamarsi . Dopo alcun tempo
morirono ambidue . Morì il povero e fu dagli An-
geli portato nel seno di Abramo . Morì il ricco, e
qual fu la sua sorte? Udiamola dalla bocca di
Gesù medesimo : Morì il ricco o fu sepolto nel-
l'inferno : Mortuus est dives, et sepultus est in
inferno . E per quale colpa? Forse perché bestem-
miatore ? Forse perché disonesto ? Forse perché
ingiusto o ladro? Il Vangelo non dice altro, se non
che quel ricco godevasi i suoi beni senza farne
parte ai bisognosi : Induebatur purpura et bisso,
et epulabatur quotidie splendide . Che altro dun-
que occorre per far ., intendere che Iddio vuole
ad ogni costo che il ricco faccia la carità, e si
mostri misericordioso verso i poveri?
Forse alcuni di voi diranno : Queste cose sono
molto gravi e spaventose . - Avete ragione, ri-
prese D . Bosco, e a me rincresce di averle ri-
cordate a voi, che forse non le meritate . Invece
io le avrei ricordate ben più volentieri a certi
signori e signore, che non si trovano qui, e i
quali sprecano i danari nell'acquistare e nel man-
tenere più coppie di superbi cavalli, sopra cui
potrebbero fare risparmi, senza nulla detrarre al
proprio decoro ; a certi signori e signore, che spen-
dono e spandono il denaro in pranzi, in cene, in
abbigliamenti, in serate, in balli, in teatri e via
dicendo, mentre con una vita più cristiana avreb-
bero potuto soccorrere a tante miserie, asciugare'
tante lagrime, salvare tante anime . A costoro sì,
che sarebbe necessario far risuonare alle orec-
chie le terribili parole di Gesù Cristo : T morto
il ricco e fu sepolto nell'inferno :Mortuse
dives, et sepultus est in inferno . A voi invece
io ricordo le belle promesse che fa Iddio a chi si
mostra caritatevole, a chi fa buon uso dei suoi
beni, a chi promuove e sostiene le opere di be-
neficenza . Date e vi sarà dato, dice il Signore
Date et dabitur vobis . E che cosa vi darà ? Il
centuplo in questo mondo e la vita eterna nel-
l'altro : Centuplum accipietis, et vitam aeternam
possidebitis .
Dopo di avere annunziata una speciale benedi-
zione del Santo Padre agli intervenuti alla pia
Conferenza ; dopo di aver segnalato il desiderio del
Vicario di Gesù Cristo che i Cattolici si risve-
glino oggimai, e si sobbarchino anche a sacrifizi
per sostenere le opere di religione e di carità, e
per recare qualche riparo all' empietà e al mal
costume, che irrompono da tutte parti ; dopo di aver
notato come parecchie istituzioni della città e ar-
chidiocesi di Genova sono in pericolo di perire per
mancanza di mezzi, e lasciano in gravi angustie
il cuore dello zelantissimo Arcivescovo, che non
sa ormai più come mantenerle ; D . Bosco terminò
il suo dire con queste parole : Miei rispettabili
uditori, Iddio col darvi beni di fortuna vi mette
in mano una chiave : con questa voi potete o a-
prirvi il Cielo, oppure l'inferno . Aprirete voi le
vostre cassette, i vostri scrigni, i vostri tesori
per farne parte ai poverelli di Cristo? E voi con
ciò stesso vi andate aprendo il Cielo . Li chiude-
rete invece per conservarli e per farne mal uso,
senza darvi pensiero di chi soffre . di chi stenta
la vita, di chi batte la via della perdizione ? Eb-
bene con questa chiave medesima voi vi chiude-
rete il Paradiso e vi aprirete l'inferno . Orsù dun-
que facciamo tesoro della raccomandazione del di-
vin Redentore : Fatevi degli amici colle vostre
ricchezze, affinché quando verrete a morire essi
vi ricevano negli eterni tabernacoli : F acite vobis
amicos de mammona iniquitatis ; ut, cum defe-
ceritis, recipiant vos in aeterna tabernacula .
Chiusura e riconoscenza .
Le parole di D . Bosco, che qui abbiamo solo
abbozzate, produssero un ottimo effetto ; e prova
ne fu la limosina ottenuta . Imperocche' colle of-
ferte raccolte in chiesa dai bravi membri della
Gioventù Cattolica, e con quelle che varie persone
caritatevoli vollero deporre nelle mani di D . Bo-
sco medesimo, si ebbe la consolazione di far di-
scendere la somma dei debiti da 75 a 70 mila
lire, e si potè cominciare a dare un acconto ai
panattiere, che da alcuni mesi ci somministrava
il pane senza poter ricevere un soldo . D . Bosco
fu molto soddisfatto di una tanta carità, e nutre
fiducia di poter stabilire in Genova, come fece in
vario altre città d'Italia e di Francia, alcuni Co-
mitati di beneficenza, composti di zelanti Coope-
ratori e Cooperatrici, collo scopo di raccogliere

2.7 Page 17

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la carità dei fedeli, a sollievo dei 300 ricoverati nute da Don Bosco in Camogli presso Genova ;
di questo Ospizio . Con un tal mezzo questo Isti- l'una nella sera del 3 corrente, l'altra nel mat-
tuto potrà forse riuscire a soddisfare ai suoi de- tino dopo, nella bellissima chiesa parrocchiale .
biti passati, ed anche a tener fronte alle spese fu- Nella prima si trattò del bisogno di raccogliere
ture per mantenere, calzare e vestire tanti po- e di educare cristianamente la gioventù ; nella se-
veri giovanetti della Liguria, salvandoli nel corpo conda, l' argomento fu la Chiesa e l'Ospizio del
e nell'anima, rendendoli buoni cristiani ed utili Sacro Cuore di Gesù in Roma . Non possiamo dirne
cittadini . Questo nobilissimo cómpito D . Bosco lo di più, perché il tempo e il lavoro preme . Dio
affida ai pii Genovesi, la cui generosità saprà benedica e lo zelante clero e il divoto popolo di
mostrarsi pari alla loro ricchezza .
Camogli .
Disceso D . Bosco dal pergamo, i nostri musici
cantarono il mottetto : Sit nomen Domini bene-
dictum, del Teol . Giovanni Cagliero . Intanto Sua
Eccellenza Revm a Mons . Arcivescovo, vestito dei
LA PATAGONIA
e le Terre Australi del Continente Americano
sacri paramenti e circondato da numeroso clero,
si accostava all'altare per la esposizione e bene-
dizione del SS . Sacramento . Il Tantum Ergo a
5 parti del medesimo autore riuscì un ben gio-
CAPO IX .
Punta Arena .
condo finale della sacra funzione . Nell'eseguirlo i
Fatta così una rapida corsa per tutta la Pata-
musici dell'Ospizio di S . Vincenzo de' Paoli vol- gonia, fermiamoci un istante alla sua estrema punta
lero imitare i musici dell' Oratorio di S . Fran- meridionale . Quasi precisamente a mezzo dello
cesco di Sales . Siccome questi nella festa di Ma- stretto di Magellano, dove formano capo le cordi-
ria Ausiliatrice sogliono cantare il detto Tantum gliere nella penisola del Brunswick, sorge l'unico
Ergo divisi in due cori, l' uno sull' orchestra e paesello formato con case murate e abitato da
l'altro intorno alla cupola del Santuario, così quelli !, gente incivilita . E lontano migliaia di chilometri
praticarono per la prima volta in Genova intorno da ogni altro paese . Si chiama Punta Arena . E
alla cupola della basilica di S . Siro . Fu quindi situato in luogo fertile , piano e di temperatura
una dolce e commovente sorpresa per tutto il di- relativamente dolce . Essendo come un' oasi in
voto popolo, allorché udì un coro di candide voci, punta alla sterminatissima Patagonia, è pregio del-
che, ritraendo l'immagine di una schiera di An- l'opera darne qui la descrizione . La toglieremo
geli ripeteva dall'alto Veneremur, veneremur cer- in parte dal celebre Boncas navigatore e scrittore
nui . In quel momento solenne ogni cuore sentissi francese .
intenerito, e su molti occhi spuntarono le lagrime .
« Passato il capo Gregory, vedemmo sulla spiag-
Finita la sacra funzione il piissimo Arcivescovo gia alcuni fuochi da campo ed alcuni uomini a
ebbe l' alta degnazione di cercare di Don Bosco, cavallo : erano Patagoni . Il capo Gregory è in
fargli le sue congratulazioni, e con preziose pa- fatti uno dei punti, in cui è più facile entrare in
role animarlo alle sue imprese . Partita Sua Ec- relazione con questi nomadi, e procurarsi, mediante
cellenza, la sacristia di S . Siro venne come in- alcune gallette di biscotto ed alcuni litri d'acqua
vasa dalla gente . Per circa un'ora fu un continuo vite, relazioni cogli indigeni . Poco dopo anco-
andirivieni di persone, desiderose di vedere e par- rammo a Punta Arena .
lare con D . Bosco, e soprattutto di rimettere nelle » E desso un villaggio costrutto all'Europea,
sue mani l'obolo della carità pei suoi giovanetti . raggruppato attorno ad una piccola Chiesa, la cui
Queste singolari dimostrazioni erano ben degne guglia elegante, quantunque modesta, sembra at-
della più cordiale riconoscenza e gratitudine. Quindi traversare la cima degli alberi, che circondano il
è che il sac . D . Domenico Belmonte, attuale Di- rustico stabilimento ; il tintinnio religioso della
rettore dell'Ospizio, dando ai giovanetti relazione campana che suonava l'angelus della sera , un
della felice riuscita della Conferenza, li invitò a armento che alcune pastorelle riconducevano a
ringraziarne il Signore e a pregare pei loro bene- casa dai pascoli vicini, perfino i cespugli di citi
fattori . Perciò al mattino del giorno seguente Don è irto il terreno tra i tronchi maestosi della fo-
Bosco celebrò la Messa della Comunità, e i gio- resta, e la neve che copriva la campagna ri-
vanetti, convenientemente preparati, fecero per le svegliavano in noi quello memorie sì care della
sue mani la santa Comunione, implorando le be- patria lontana .
nedizioni dei Cielo sopra di coloro, che li avevano » Questa città non ha, propriamente parlando,
soccorsi e beneficati .
che una sola via pulita , sana e bene allineata ,
Noi speriamo che Iddio avrà ascoltata la pre- fiancheggiata da case vicine l'una dietro l'altra,
ghiera della riconoscenza, e che versando le gra- sul davanti delle quali stendesi in tutta la lun-
zie più elette sopra i nostri benefattori li spro- ghezza della via una galleria o varanda, per ser-
nerà a continuare la loro carità a tanti poveri virmi della parola Spagnuola . La Chiesa e la
giovanetti di quest'Ospizio, affinché perfezionando casa del governatore trovansi alla estremità, e
la loro educazione morale e civile possano riu- fino ad ora sono i due soli monumenti del luogo .
scire buoni cristiani, cittadini morigerati, la con- Rimpetto alla casa del governo è un fortino con
solazione della Chiesa, il benessere della società . palizzata, difeso da alcuni cannoni e provveduto
d 'una caserma . Un fiume impetuoso scorre ai
NB. - Nell' atto di mettere il periodico in piedi del forte, bagna una bella pianura alberata,
macchina, riceviamo notizie di due Conferenze te- che distendesi dietro la città da un lato, mentre

2.8 Page 18

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dall'altro stendesi una foresta sconfinata . Avevamo
appena avuto il tempo di ammirare questo agre-
ste paesaggio, quando il comandante della piccola
colonia venne a darci il ben venuto, e ad invi-
tarci a passare la serata in sua casa . Troppo for-
tunati d'incontrare in queste regioni selvaggie
degli uomini, ai quali fosse possibile comunicare
le nostre idee, ci guardammo bene di non accettare
il cortese invito . La borgata trovavasi ad alcune
centinaia di metri dal mare ; vi si arriva per un
sentiero largo e ben tracciato ; ma l'oscurità della
notte e la neve, che dava alla superficie del suolo
una uniformità ingannatrice, non ci permisero di
seguirlo senza alcuno di quegli accidenti, che sono
pel viaggiatore la disperazione del momento e il
piacere delle memorie ulteriori .
» Il comandante Chileno ci aveva preparato una
serata cordialissima in compagnia della sua fa-
miglia e del cappellano del luogo, la cui conver-
sazione ci ha molto interessati . C'intrattenemmo
di molte cose dell' Europa in prima, e poi del-
l'America, specialmente di questa parte dell'A-
merica, che il nostro ospite teneva sotto la sua
direzione . Il soggiorno, diceva egli, non è dei più
allegri, specialmente d'inverno ; le comunicazioni
colle altre città sono ben rade, giacchè non hanno
luogo che due volte all'anno . Le relazioni sociali
sono più che due volte ristrette ; bisogna limi-
tarsi a quelle del Curato e di uno o due ufficiali .
Il resto della popolazione, formante un totale di
duecento cinquanta individui, è composto di sol-
dati, di deportati e di alcuni avventurieri, che
vivono in questo luogo provvisoriamente come po-
trebbero vivere altrove . Nessun commercio, pochi
lavori agricoli, si sono dissodati alcuni piccoli an-
goli di terra, e si possiedono due o tre piccoli
armenti . Del resto tranquillità perfetta .
» I Patagoni circonvicini sono brava gente, che
forniscono le famiglie di carne di guanaco, di
struzzo, di vigogna, in cambio di alcune manate
di farina, di foglie di tabacco e di biscotto . Essi
amerebbero anche alcune bottiglie di vino buono
o cattivo, e meglio ancora di acquavite, ma que-
sto genere di commercio è proibito dai regola-
menti, ed impedito, del resto, dalla penuria quasi
assoluta di questi liquidi . »
Il medesimo autore, dopo aver accennato breve-
mente alla storia di questo villaggio, nel quale il
governo chiliano trasportò la colonia penitenziaria,
che prima teneva a Porto Carestia, dove per una
sanguinosa insurrezione fu ucciso il governatore
e molti dei suoi, racconta di una visita fatta alle
case del paese, le quali trovò miserrime e spro-
viste perfino di camini e di stufe . Egli afferma
però che il freddo di quella regione non è così
intenso come volgarmente si crede . Difatto la ve-
getazione vi fiorisce abbastanza rigogliosa, ed il
terreno si mostra produttivo e fecondo, sebbene
assai poco coltivato e in massima parte affatto
abbandonato . Forse una buona mano di contadini
potrebbe ricavarne copiosissimo frutto . Intanto
però uno degli alimenti principali di quelle popo-
lazioni pare consistere in carni di guanaco ed
altri animali, che i selvaggi vengono ad offrire
dopo le loro escursioni nel deserto . F poi curiosa
la descrizione che ci fa di una piccola cavalcata
di Patagoni, che giunsero a Punta Arena in quel
tempo .
« Ci recammo al nostro bastimento, ed il giorno
appresso, di buon mattino, ritornammo al villag-
gio per far provvista di alcuni viveri freschi,
giacchè a quell'ora vi era qualche probabilità di
veder arrivare i Patagoni col loro carico di cac-
ciagione . Appena sbarcato, vidi infatti comparire
una cavalcata indiana, composta di due uomini
e tre donne . Montavano tutti dei piccoli cavalli,
molto vivaci, con una pelle per sella ; per morso
e per briglia avevano una correggia di cuoio pie-
gata come una fionda passata in bocca al cavallo,
e tenuta per due capi nella mano del cavaliere .
Uomini e donne erano coperti di una pelle di
guanaco, con niente in capo, coi capelli sciolti,
con un lazzo o laccio al braccio destro . Il lazzo
è una lunga correggia, ad una delle cui estre-
mità è attaccato un corpo pesante, come un
sasso, o meglio un pezzo di ferro o di piombo,
che, lanciato con forza, viene gettato sopra un a-
limale, e lo serra . Sia che l'animale voglia fug-
gire, sia che il cavaliere corra in senso contrario,
il nodo si chiude e la vittima si trova presa . In
questo modo i Patagoni si rendono padroni degli
animali più agili, e più terribili . Tutte le pelli
che sono fra mano dei coloni di Punta Arena-
provengono da animali presi in questo modo dagli
Indiani .
» Ma. torniamo ai nostri cavalieri . Essi por-
tavano stilla groppa dei cavalli dei pezzi di carne
di guanaco e di vigogna . Io ne comprai un bel
pezzo, ed invitai il venditore a portarmelo fino al
mare . Da uomo educato , egli scese da cavallo e
mi offrì la sua cavalcatura per fare quel piccolo
tratto di strada . Accettai l'offerta, che in man-
canza di parole gentili m'era fatta con gesti in-
telligibili e pieni di galanteria . Esaminando que-
sto cavaliere diventato pedone, fui colpito da un
fenomeno singolare, del quale cercava una spie-
gazione . Non mi sembrava più di avere a che
fare collo stesso uomo ; poiché un momento prima
io aveva dinanzi a me quasi un gigante, ed ora
mi trovava vicino un uomo di bella statura
sì , ma che non poteva arrivare a più d' un
metro e ottanta centimetri . La spiegazione non
fu difficile , e si può applicare a tutti i sei o i
sette Patagoni, che potei vedere seduti ed in piedi .
Il tronco di questa gente sotto larghe spalle e
membra solidamente impiantate è sviluppatissimo
relativamente alle gambe, di modo che la loro
statura sembra ben diversa, secondo che si vedono
seduti od in piedi . »
Non lungi da Punta Arena sorgeva la Ciudad
real de S . Felipe, costrutta dagli Spagnuoli nel
1581, poco dopo la scoperta dello stretto di Ma-
gellano . Questa regale città, senza dubbio, non si
compose mai che di alcune case di legno o di
creta e d'una palafitta . Non ebbe se non esistenza
effimera, poiché misure improvvide non tardarono
a lasciare la colonia nascente in preda agli or-
rori della fame ed alle aggressioni degli Indiani .
La maggior parte dei coloni vi lasciarono la vita,
gli altri cercarono salvezza dirigendosi verso al

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Rio della Plata . Tutto venne distrutto, e nel 1598
se ne cercarono invano le traccie .
Si ritentò altra volta di costrurre in questo
medesimo luogo un altro paesello, ma ebbe una
fine non meno spaventevole del precedente . In
conseguenza di che quel porto conserva ancora
adesso il nome di Porto Carestia, porto della fame .
Solo riebbe un po' di rinomanza quando i capi-
tani inglesi King e Fitz-Roy, ai quali si deve
l'idrografia dello stretto di Magellano, vi stabili-
rono il loro Osservatorio ; e poi anche per lo strano
uffizio di posta che vi stabilirono, poiché alla loro
partenza lasciarono una cassetta inchiodata ad
un albero coll' iscrizione Post Office ( uffizio
della posta) . I bastimenti che dovevano passare
per di là erano invitati a lasciarvi le loro lettere
ed a prendere quelle dirette ai paesi, vicini alla
loro destinazione . Questa specie di uffizio postale
funzionò, finché, costrutto lo stabilimento dì Punta
Arena, i viaggiatori ebbero comodità di impostare
le loro lettere con maggior sicurezza .
Questi luoghi finora negletti ora attirano gli
sguardi del Signore . Pare che per essi la sua
misericordia voglia prendere posto assoluto sulla
giustizia . Se i vari tentativi antichi non riusci-
rono, speriamo che abbiano da riuscire questi ul-
timi che si stanno ora tentando ; e che quella croce,
la quale sorge sulla guglia della Chiesetta di Punta
Arena possa chiamare gli abitanti selvaggi delle pros-
sime regioni alla conoscenza del vero Dio . Gesù
che Sacramentato vive nascosto in quel taberna-
colo, forse il più australe che esista nel globo,
voglia muoversi a compassione di quei selvaggi .
E Voi, Signore, aprite sempre più le braccia della
vostra misericordia . Conducete in quel luogo i
vostri Missionari , che attirino essi a sé la gio-
ventù indigena, e possano da quel luogo portare
la vostra legge, il fuoco del divino amore, la luce
della verità nelle sterminate lande deserte di quel-
l'estrema parte della Patagonia .
L'EDUCAZIONE DELL'OPERAIO
PER MEZZO DELLA BUONA STAMPA
Il S . Padre Leone XIII, come vedemmo nell'ammi-
rabile sua Enciclica all'Episcopato Italiano, confor-
tando a « premunire con gran diligenza gli animi delle
moltitudini, e ad avvalorarli con ogni mezzo di difesa,
affinchè non venga loro rapito il più prezioso dei te-
sori, la fede cattolica », tra i mezzi che « col più vivo
calore » suggerisce, raccomanda particolarmente il mol-
tiplicare le società dei giovani e degli artisti e la dif-
fusione della buona stampa, dandone le ragioni .
Quelle verità, che il Padre di tutti i Fedeli inculca,
ricevono la loro riprova, terribile riprova, dall'ope-
rosità colla quale i tristi cercano con ogni mezzo d'im-
padronirsi della gioventù e dell'operaio . per trarli ne'
lacci delle sétte, e servirsene ai loro disegni di di-
struzione, contro ogni idea religiosa e morale . La
Civiltà Cattolica, che è senza dubbio il primo dei pe-
riodici italiani, encomiando il Giuseppino del Prof. Tito
Armellini, letture dirette agli artigiani romani e de-
dicate a S . E . Revma Monsignor D . Domenico Iacobini,
scriveva su quest'argomento
« L'operaio è il terrore e la speranza dell'odierna
società. Se l'operaio verrà educato col principio del
liberalismo, esso per logica necessità sarà socialista e
comunista ; e siccome è la classe la più numerosa,
essendo in essa compresi tutti i non abbienti, per
poco che quest'educazione s'universalizzi, il socialismo
e comunismo dovrà essere necessariamente il termine
al quale sarà condotta la società . Per la contraria
ragione, so l'operaio sarà educato cattolicamente, e
questa educazione si renda in qualche modo generale
e stabile, il pericolo dell'uno e dell'altro disastro sarà
certamente scongiurato . Or ecco uno dei principali o-
bietti dello zelo cattolico .
« L'educazione cristiana dell'operaio, la quale perchè
riesca al fine desiderato, è da promuovere con isforzi
congiunti, e per via d'associazioni, come in più luo-
ghi s'è incominciato a fare, e specialmente in Roma
colla Primaria associazione di carità reciproca . »
E, noi aggiungiamo l'Unione Cattolica Operaia di To-
rino, che conta 19 sezioni con oltre a 2300 soci .
Assai ci gole l'animo poi pensando clio il nostro Ora-
torio di Torino ed il suo Fondatore fin dal 1841 la-
vorano a questo fine, sia col raccogliere la gioventù
abbandonata, sia con l'istituire officine , nelle quali
dando pane e lavoro a poveri giovani, educa il loro
cuore alle cristiane virtù, e sia finalmente diffondendo
la buona stampa con libri riguardanti la gioventù ;
nonchè l'educazione dell'operaio .
Nel 1845, Don Bosco cominciò le così dette scuole
serali, che per la loro grande utilità vennero ben
presto attivate in più altri luoghi del nostro paese,
ed oggi largamente promosse e sparse per tutta l'I-
talia ; benefizio veramente insigne per gli operai elte
le frequentavano, imperocchè senza di un tale prov-
vedimento, dovendo essi tutto il giorno lavorare per
guadagnarsi il vitto, sarebbero rimasti analfabeti per
tutta la vita (V . Bollettino, anno III, N' 5, pag . 7) .
Scrisse in seguito opere acconce alla loro istruzione,
quale il Sistema Metrico decimale, le Storie Sacra,
Ecclesiastica e d'Italia, e non bastando fondò le Let-
ture Cattoliche, tra le quali pubblicò l'Artigiano se-
condo il Vangelo, la Forza della buona educazione,
libro che rivela quanta fosse la cura e quanto ardente
l'affetto, elce D. Bosco fin da quei tempi nutriva per
questa classe sociale, libro che dovrebbe diffondersi gran-
demente fra la gioventù operaia, in un colla bellissima
ed utilissima Vita di S . Giuseppe dello stesso autore .
Molti altri libretti pubblicammo in seguito, non-
chè operette musicali, quali il Ciabattino contento del
suo stato del Teol . Cagliero, Giovanni il Fabro del
Maestro Giovanni De-Vecchi, canti che nobilitando
il lavoro, rinforzano nell' operaio il sentimento della
propria dignità nello stesso lavoro .
In questi ultimi anni, dietro suggerimento di un
buon operaio delle officine della ferrovia di Torino, ripub-
blicammo la Vita di Gesù Cristo del Massini, in mancanza
di una scritta appositamente perglioperai, dacchè, come
scrisse altrove (Chiesa e Civiltà) il S . Padre Leone XIII,
Gesù in quella che è divino e perfettissimo esemplare
è insieme il più comprensivo, perchè si porge Mae-
stro in tutte le condizioni della vita, ed essendo che
la grande parte degli uomini si compone di poveri e
di operai, che nel sudore della fronte hanno da sten-
tare il pane, e giungono appena col lavoro a strap-
parlo scarso ed insufficiente a se ed alla famiglia, così
tutto al caso di costoro Gesù nasce poveramente e povera-
mente conduce la vita all'officina paterna, attendendo
ai modesti lavori del fabbro . Pubblicammo finalmente
la vita del Fabbro di Nazaret, il più grande ed il più
santo operaio, che mai sia stato in terra, quindi loro
modello compito, giusto, perfetto . All'apparire di que-
sto libro l' oculatissima Unità Cattolica, riconoscen-
done l'opportunità ed il merito, ne fece il così detto
articolo di fondo seguente .
« Un libro quant'altro mai utile, e ai tempi che,

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corrono opportuno, è il Fabbro di Nazaret, testè u-
scito dalla Libreria Salesiana di Torino, e scritto da
quell'uomo così giustamente celebre per le sue ope=
rette popolari , che si è il signor Francesco Marti-
nengo, prete della Missione . Ora che la così detta
questione operaia si presenta in tutta la formidabile
sua importanza, e a risolverla si ammonticchiano si-
stemi sopra sistemi da coloro , che vorrebbero salvare
la società dallo sfacelo coi soli mezzi civili, è opera di
somma prudenza e di nobilissima carità additare quel-
l'unica via, che a tal meta abbiamo, quanto sicura,
altrettanto facile e piana .
« E il Martinengo lo sa fare con tal garbo, che,
letto il suo aureo libro, è giuoco forza anche ai li-
bertini il conchiudere : - Ha ragione ! - Il valoroso
scrittore prese le mosse dall'impulso dato dall'immor-
tale Pio IX, allorquando con quella sapienza di op-
portunità , che era dote incontrastata di quel gran
Papa, proclamava S . Giuseppe patrono della Chiesa
universale ; e con molta ragione pensò che, se la so-
cietà tanto si allontana dal socialismo quanto si ac-
costa alla religione, tanto più efficace è ora il ritorno
alla religione, quanto più si fa per mezzo del Patrono
della Chiesa , del modello vero degli operai, S . Giu-
seppe sposo castissimo di Maria Vergine .
« Egli pertanto narra in istile chiaro e semplice e
con lingua pura ed elegante la storia del Fabbro di
Nazaret, modello degli operai ; descrivendo in un modo
popolare ed attraente ad un tempo le vicende meste,
fortunose e liete di quella vita sempre santa, passata
nell'oscurità di una bottega, tra le pene ed i pericoli
di viaggi e di fughe, compagno fedele, aiuto e difesa
al Figliuol di Dio fatto uomo ed alla divina sua Ma-
dre . Il dotto scrittore ha scoperto inesauribili tesori
in questa vita così ammirabile, piena di tanti pratici
insegnamenti ; e colla scorta della critica più severa,
al lume della teologia, sceverando dalle incerte tra-
dizioni i fatti sicuri, ha dichiarato con tanta verità
quel poco, che del Padre putativo di Gesù ci lasciò il
Vangelo, che il lettore segue con crescente desiderio
lo svolgersi di tutta la tela, si trova col santo Fab-
bro nella sua botteguccia , lo accompagna ne' suoi
viaggi, lo compiange ne'suoi dolori, si rallegra nei
suoi gaudi, e, quel che è meglio e che nessun libro
profano può operare, si sente umiliato dinanzi a tanta
grandezza, confuso in faccia a tanta santità, e prova
il bisogno di emendarsi e di migliorare .
« Nè si creda che il Martinengo ci abbia dato pu-
ramente una vita di un santo ; egli, ben conoscendo
qual sia l'invalso gusto e quanto convenga concedere
all'umana debolezza, ha saputo bellamente alla storia
del Fabbro di Nazaret intrecciare tutta la storia di
un villaggio salvato dalla divozione a S . Giuseppe ;
e in guisa così naturale , che si direbbe l'istruttivo
intreccio venire da sè. Ed è su questo traliccio ch'e-
gli seppe ricamare una quantità grande di quelle
questioni che ora si agitano ; cosicchè vi trovano il
loro posto certi stabilimenti industriali, le scuole atee,
le società operaie, la massoneria, i libri cattivi, le
Confraternite, gli Ordini religiosi, le dimostrazioni
popolari, l'osservanza della Domenica, le sepolture ci-
vili, il danaro di S. Pietro, ecc .
« Come tutto ciò entri nel racconto è a leggersi ;
vi è molto da imparare ; le obbiezioni più comuni vi
trovano risposte convincenti e perentorie ; ci si di-
verte assai e vi si ha istruzione abbondante e nobile
edificazione . La sua importanza ci ha persuasi oggi di
lasciare al prezioso libro questo luogo che sogliamo
riserbare alla politica, perchè, come si è detto, è ne-
cessario conchiudere che la politica più prudente, è
oggimai rendere famigliare la vita di S. Giuseppe e
mostrare agli operai il vero modello nel loro Fab-
bro di Nazaret ! »
Fin qui il benemerito giornale Torinese .
Incoraggiati dal passato, ancor più animati oggi
dalla maggior necessità e dalla parola del Santo Pa-
dre , noi continueremo con la buona stampa a pro-
muovere l'educazione dell'operaio. A tal uopo adun-
que a quanti amano la cattolica religione, ed il vero
progresso di questa classe della civil società, noi pre-
sentiamo una raccoltina di libri, scelta tra i molti già
pubblicati, legati in modo grazioso ed uniforme, che
si presenti siccome una bibliotechina educativa della
niente e del cuore dell'operaio . Affinchè poi dall'alto
sia benedetta e prosperata, e col suo nome esprima ciò
che noi intendiamo che essa sia, l'intitoleremo Biblio-
teca Giuseppina Circolante, nome che ci pare espri-
mere l'intendimento nostro, il qual si è, col soccorso di
S. Giuseppe, custode e patrono delle genti cristiane, per
mezzo di buoni libri messi in circolazione, spingere per
la via del ben inteso progresso la classe operaia, che di
educazione religiosa, morale e civile tanto abbisogna .
Pei libri di questa Biblioteca vedi la copertina del
presente Bollettino .
INDULGENZE SPECIALI
pei Cooperatori Salesiani .
Per concessione pontificia, in data del 9 di mag-
gio 1876, ogni Cooperatore ed ogni Cooperatrice
può guadagnare tutte le Indulgenze dei Terziarii
di S . Francesco di Assisi, tanto plenarie, quanto
parziali .
Fra le altre può acquistare Indulgenza plena-
ria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze nel
corso del giorno , mediante la recita di sei Pa-
ter, Ave e Gloria, secondo la mente del Sommo
Pontefice . E queste indulgenze , applicabili alle
anime purganti , le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pa-
ter, Ave e Gloria in qualunque luogo, senza bi-
sogno di Confessione e Comunione, purchè sia in
grazia di Dio .
Oltre a queste, un' altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni Domenica, e nei giorni qui sotto
notati, purchè confessato negli otto giorni, e co-
municato visiti una qualche Chiesa o pubblico
Oratorio, pregandovi secondo la mente del Som-
mo Pontefice .
Mese di Maggio .
I . Santi apostoli Filippo e Giacomo .
6 . S . Giovanni apostolo avanti la Porta Latina .
17 . S . Pasquale Baylon .
18 . Ascensione di N . S . G . Cristo .
20 . S . Bernardino da Siena .
24 . Festa di Maria SS . Ausiliatrice . Indulgenza
plenaria visitando il suo Santuario in Torino .
28 . Solennità di Pentecoste .