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ANNO V . N . 7 .
Esce una volta al mese .
LUGLIO 1881 .
BOLLETTINO SALESIANO
Direzione nell'Oratorio Salesiano . - Via Cottolengo N. 32, TORINO
SOMMARIO - Particolarità della Novena e Festa di
Maria Ausiliatrice - Esercizii spirituali per le Signore
- Esempio e ricordo intorno alla limosina - Notizie
e Conferenze Salesiane - Oratorio festivo di Maria
Immacolata in Firenze - Un poco di arena per la
Chiesa del Sacro Cuore - I Cooperatori Salesiani di
Sezzè - Lettera Patagonica - Lettera Spagnuola -
I Salesiani dell' Uruguay nella seconda città della Re-
pubblica - Monsignor Giacinto Vera - Storia dell'O-
ratorio di S . Francesco di Sales - La Patagonia e le
terre australi del Continente americano - Sconfitta
dell' eresia in Vallecrosia - Per la Chiesa del Sacro
Cuore in Roma - Indulgenze speciali pei Cooperatori
Salesiani .
PARTICOLARITÀ DELLA NOVENA E FESTA
di Maria Ausiliatrice .
Durante la noveva e nella festa del 24
maggio, intorno alla quale nel numero pre-
cedente abbiamo pubblicata un'ampia rela-
zione, avvennero più altre cose, pur degne
di essere conosciute . Per amore di brevità
avendole dovuto omettere in allora, ne di-
remo qui brevemente almeno delle principali .
Il Priore e la Priora .
Nell'avvicinarsi della solennità suolsi eleggere
un Priore ed una Priora della festa . Il Priore
quest'anno, a dire il vero, fu un po' piccino ; non
aveva che sei anni ; ma fu altrettanto più caro
a Maria e a tutti i divoti di Lei per la circo-
stanza, che siamo per dire . Due anni or sono que-
sto bimbo si trovava in Roquefort in agonia, e
il vedovo padre, che è il conte Floyosc di Ville-
neuve, generale francese, era al colmo della co-
sternazione . In quel doloroso frangente il nobile
signore, altrettanto divoto e fervoroso cristiano
che prode soldato, si getta a terra in ginocchio,
e, con urla fede che trasporta le montagne, prega
Maria Ausiliatrice che voglia lasciargli quel fi-
glio a conforto di sua vita . Il fanciulletto aveva
allora già perduta la parola, e sembrava che avesse
pur dato l'ultimo respiro . Il buon padre quasi per
accertarsi che fosse ancor vivo , gli si accosta e
lo chiama, e con infinita consolazione ode a ri-
spondersi : Papà , lasciami dormire . Da quel
momento il bimbo, invece di mandare l'ultimo fiato,
prende a migliorare, e poco dopo si alza di letto .
Il padre nel giorno stesso ebbe a telegrafare a
Don Bosco : Raimondo guarito per miracolo .
L'anno scorso il pio signore fu a Torino per rin-
graziarne personalmente Maria Ausiliatrice, e que-
st'anno vi ritornò conducendovi anche il figliuo-
lino, il quale, come notammo, fece da Priore . Lo
chiamavano il piccolo Priore, le Petit Prieur ;
ed egli coll'angelico contegno seppe attirarsi l'am-
mirazione e l' affetto di tutti . Facciamo voti ar-
denti che Maria Ausiliatrice gli continui la va-
lida sua protezione, e gli faccia sempre da tene-
rissima Madre .
La Priora fu Madama Jacques, gentildonna mar-
sigliese d'insigne pietà e di una carità operosis-
sima . Essa fa da vera madre ai fanciulli della
nostra Casa di Marsiglia ; cuciste, rattoppa, prov-
vede di abiti e di biancheria i più bisognosi ; im-
piega insomma non solamente le sue sostanze, ma
eziandio la sua persona a vantaggio dei poverelli .
E una rediviva Tabita . Nei pochi giorni che si
fermò tra noi in Torino l' egregia signora non
ismentì punto la bella fama, che l'aveva precedu-
ta, e fece a noi pure esperimentare gli effetti di
sua squisita carità . Il buon Dio e Maria Ausiliatrice
gliene concedano il centuplo nella vita presente,
e una più bella corona di gloria nella vita futura .

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La predicazione novendiale.
La predicazione nei giorni feriali della novena
venne fatta dal M. Rev . sig . T . Roero di Mon-
ticelli , Canonico del Corpus Domini in Torino,
il quale con una parola semplice ed affettuosa ci
venne esponendo le più belle virtù di Maria , e
ci animò efficacemente a ricopiarle in noi mede-
simi . Nelle due domeniche, che occorsero in quel
frattempo, essendo egli altrove impegnato, venne
a supplirlo il Professore D . Bonnet . Disse della
maternità e delle grandezze di Maria con tale
profluvio e fioritezza di lingua, da mostrarsi ora-
tore forbito e facondo .
Grazie riferite.
più viva riconoscenza . Il resto della sera fu pas-
sato in canti di gioia , in cordiali applausi, e in
melodiose serenate della banda musicale .
Terzo giorno .
Una Maestra nelle vicinanze di Torino colta da
grave mal d'occhi ne doveva, secondo il parere
dei medici, rimanere priva del sinistro, o almeno
con sopra una macchia indelebile . In vista di tanto
pericolo ella si raccomanda a Maria Auxilium
Christianorum, eiunacomvedr
di Lei . Ora coll' animo giubilante e pieno di ri-
conoscenza attesta che il terzo giorno dell'intra-
presa sua novena ottenne da Maria la perfetta
guarigione quasi istantanea .
In ciascuno dei nove giorni abbiamo ricevute
parecchie lettere, che riferivano grazie ottenute
per intercessione di Maria Aiuto dei Cristiani .
Ne daremo qui il riassunto di una per giorno,
riserbandoci di pubblicarle poscia in disteso con
moltissime altre in apposito libretto .
Primo giorno della Novena .
Quarto giorno .
Il sig . Prevosto D . Antonio Bertetti ci scrive
da Maglione : Rimetto alla S . V . lire 20 in
onore della Vergine SS . Ausiliatrice dei Cristiani,
per ringraziamento di una grazia ricevuta, e colla
speranza di riceverne un'altra .
Da Mirabello Monferrato il sig . Vincenzo Pro-
vera scrive che una Cooperatrice, trovandosi in
una grande angustia, fece ricorso a Maria Ausi-
liatrice e ne fu esaudita . Manda un' apposita of-
ferta di lire 10 .
Secondo giorno .
Da Maserà di Padova ci si scrive : Soltanto
dodici ore dopo di aver invocata Maria sotto il
titolo di Aiuto dei Cristiani, ho ricevuto la gra-
zia . Le invio pertanto questa piccola offerta di
L . 50, e così da Cooperatore Salesiano onorario
comincio ad essere Cooperatore attivo per inter-
cessione della Vergine benedetta .
Il ritorno di D . Bosco .
Nella sera di questo secondo giorno ci venne
fatta una delle più dolci e consolanti sorprese, e
fu l'arrivo di D . Bosco a casa, dopo un'assenza
di circa quattro mesi . Lo si attendeva bensì di
quella sera medesima , ma dopo le funzioni di
Chiesa, onde poterlo ricevere , secondo il solito,
con tutte quelle dimostrazioni di stima ed affetto,
che si addicono a figli bennati verso il migliore
dei padri . Questa volta fummo delusi . Don Bosco
aveva pensato di anticipare la sua venuta, e giunse
all' Oratorio nell' ora appunto che tutti erravamo
in Chiesa . Entrato nella sacrestia domandò d'im-
partire la benedizione col SS . Sacramento. Al ve-
dernelo uscire vestito dei sacri paramenti, ed av-
viarsi all'altare, ognuno ne trasalì di gioia, e la-
grime di consolazione spunta : ori su moltissimi
occhi . Appié dell' altare noi ringraziammo il Si-
gnore di averci ricondotto sano e salvo il nostro
padre, e D . Bosco lo ringraziò di averlo resti-
tuito a' suoi cari figli . Si cantò e si pregò con
fervore indicibile ; tutti andavano a gara per at-
testare alla Vergine Ausiliatrice i sentimenti della
Quinto giorno .
Una persona di Casale, che desidera di con-
servarsi anonima, ci scrive così : Avendo ricevuta
una grazia segnalata per intercessione di Maria
Santissima Ausiliatrice, in segno di gratitudine,
mando a cotesto suo Santuario la tenuissima of-
ferta di L . 5, sperando che la Beata Vergine
guarderà piuttosto al cuore con cui é fatta, che
non alla somma .
La Conferenza ai Cooperatori .
In questo giorno medesimo, verso le ore 3 po-
meridiane, ebbe luogo la Conferenza pei Coope-
ratori Torinesi, nell'antica Chiesa di S . Francesco
di Sales . Le si diede principio colla lettura e col
canto, e poscia D . Bosco fece l'esposizione di al-
cune opere compiutesi e che stanno compiendosi,
ne annunziò delle altre intraprese, raccomandan-
dole alla carità degli intervenuti . Tra le altre egli
parlò della Chiesa di san Giovanni Evangelista .
Come avrete già veduto , egli disse, i lavori
stanno ultimandosi . Presentemente vi attendono i
pittori e il decoratore ; nel tempo stesso vi si
colloca il pavimento di marmo, si preparano gli
altari, la balaustra, i banchi, i confessionali, le
porte, le finestre, l' orchestra, l' organo, le cam-
pane e via dicendo . L'ardore con cui si lavora ci
conforta a sperare che potremo inaugurare al di-
vin culto il sacro edifizio nel 27 dicembre, festa
dell'Apostolo prediletto , seppure la cattiva sta-
gione non ci obbligherà a trasferire la grandiosa
solennità nella primavera dell' anno venturo . -
Forse qualcuno , soggiunse D . Bosco , desidererà
di sapere a quale condizione di fedeli avrà poscia
a servire la detta Chiesa ; se per gli adulti o pei
fanciulli ; se sarà parrocchia o non lo sarà . -
Rispondo brevemente che quella Chiesa servirà
per gli adulti e pei fanciulli ; per gli adulti al

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di sopra, e pei fanciulli dell'annesso Oratorio fe-
stivo al di sotto, dove tra varii altri membri ne
uscì pure una seconda Chiesuola, capace di 500
giovanetti . - In quanto poi alla qualità di par-
rocchia , mi limito a dire che essa l' avrà , pur-
ché v'intervenga il consenso dell'Autorità eccle-
siastica . Per parte di D . Bosco, egli non metterà
-difficoltà che sia eretta in Chiesa parrocchiale ;
ma anche senza di ciò noi faremo sì, che vi ab-
biano la cristiana istruzione grandi e piccoli, e la
necessaria religiosa assistenza sani e malati ; so-
prattutto per quanto dipenderà da noi faremo in
modo, che niuna famiglia cattolica di quelle parti
possa addurre pretesti di andare od inviare i
figli alla vicina scuola dell'eresia .
Venuto a parlare della Casa in Vallecrosia presso
Ventimiglia, Don Bosco notò che la costruzione
della Chiesa da dedicarsi a Maria Ausiliatrice tira
innanzi, ma che finora si dovette andare un poco
a rilento, perché parve più urgente il bisogno di
fabbricarvi da presso delle altre scuole, essendo
le prime divenute insufficienti . La fabbrica di que-
ste é ora terminata , ed oltre ad aversi il sito
necessario per raccogliere nelle rispettive classi
un maggior numero di fanciulli e di fanciulle, si
-ebbe altresì una sala, che servirà di cappella prov-
visoria più vasta e più decente della prima . Per
questa guisa, mentre resta provveduto alla con-
veniente istruzione dei piccoli e degli adulti, noi
ci troviamo in grado di poter attendere con tutto
bell'agio ad innalzare la Chiesa incominciata . In-
tanto già fin d'ora é constatato un fatto dei più
consolanti : mentre le scuole dei Salesiani e delle
Suore di Maria Ausiliatrice sono affollate, quelle
dei vicini Valdesi fecero fallimento . In questo
modo s'impedì che venisse pervertita nella Reli-
gione tanta povera gioventù di quelle parti ; si
impedì che facessero naufragio nella fede tante
famiglie cattoliche ; s'impedì insomma che dive-
nissero eretiche la presente e poscia le future ge-
nerazioni .
Che dirò delle scuole e dell'Oratorio maschile
della Spezia? domandò Don Bosco . Ecco breve-
mente . Fin dai primi giorni , che coll' aiuto del
grande Pio IX noi vi avevamo posto il piede, i
nemici, soprattutto i Protestanti, che vi hanno
tempio e scuole , fecero di tutto per osteggiare
l'opera nostra . Per atterrirci si posero i giornali
della setta scrivendoci contro, si scagliarono in-
giurie, si fecero minaccie, e in fine si ricorse a
mezzi più disdicevoli ancora, collocandoci da vi-
cino persone immorali . Allora che cosa abbiamo
fatto noi? Giacché stavamo in casa appigionata,
e pagavamo un affitto caro e salato, abbiamo cer-
cato modo di fabbricarci una casa apposita, colle
relative scuole e cappella adattata . Coll' aiuto di
alcune benemerite persone della diocesi, col va-
lido appoggio dei Cooperatori e Cooperatrici, e
soprattutto col generoso concorso di un egregio
signore della città, che ci somministrò caritate-
volmente il terreno ed anche sussidii in danaro,
noi l'anno scorso abbiamo posto mano alla pro-
gettata fabbrica . Non ostante un disgustoso inci-
dente cagionato dall' intemperie , non ostante le
buffonate e le varie dicerie dei tristi, questa fab-
brica, sotto la savia direzione del sig . ingegnere
Bruschi, é oggi ultimata . Fra pochi giorni sarà
benedetta la nuova cappella, e i Salesiani fisse-
ranno le tende in casa loro . Unitamente col clero
della città e con altri zelanti cattolici noi conti-
nueremo nelle scuole e nelle radunanze festive a
coltivare la numerosa gioventù , e nella cappella
ad istruire gli adulti predicando ed amministrando
i Sacramenti della Confessione e Comunione ; ci
adopreremo , secondo il nostro potere, a far sì
che l' errore non s' infiltri maggiormente ad av-
velenare la mente ed il cuore dei padri e dei
figli . Presentemente frequentano le nostre scuole
ed Oratorio circa 400 ragazzi, buona parte dei
quali strappati alla scuola degli eretici .
L'anno scorso, continuò D . Bosco, nel mio ri-
torno da Roma passando in Firenze m'imbattei
in una lunga processione di giovanetti, che se-
guivano una bandiera . Non sapendomi dare ra-
gione di quel fatto, domandai al Sacerdote fioren-
tino, che m'accompagnava, chi fossero quei fan-
ciulli e dove andassero, ed egli traendo un doloroso
sospiro rispose : Sono bambini cattolici, che escono
dalle scuole protestanti, ed ora si portano al così
detto sermone, che tiene il ministro . - Da que-
ste parole e dalla vista di tanti poveri fanciulli,
che come agnelli andavano al macello, D. Bosco
fu profondamente commosso . Prima di partire egli
si presentò a Sua Eccellenza Rev ." Mons . Ar-
civescovo, il quale, saputo che i Salesiani sareb-
bero stati disposti a venirgli in aiuto per impe-
dire e riparare danni così deplorabili, si pose
tosto a capo di alcune caritatevoli persone della
città, e colle sue parole le eccitò, coi suoi lumi
le diresse a trovare i mezzi opportuni per dare
incominciamento ad un'Oratorio festivo . Coll'aiuto
di varii Cooperatori e Cooperatrici i mezzi fu-
rono trovati ; si prese a pigione una casa ; fu
stabilito il modo di sussistenza, e i Salesiani sono
in Firenze sin dal mese di marzo . L' Oratorio é
oggidì frequentato da circa 200 giovanetti, che
vanno aumentando di numero festa per festa . Più
altre cose disse ancora Don Bosco a questo pro-
posito, ma qui le omettiamo, perché pubbliche-
remo più sotto una lettera del Direttore locale,
che completerà queste notizie .
Da Firenze D . Bosco portò il suo discorso so-
pra la Chiesa ed Ospizio del Sacro Cuore al Ca-
stro Pretorio in Roma . Notato come alacremente
si lavori, disse dell'acquisto fatto poc'anzi di un
vicino edifizio, dove si aprirà provvisoriamente
una cappella parrocchiale per fare il Catechismo
ai fanciulli, e per dispensare la parola di Dio e
i Sacramenti agli adulti di quei dintorni assai po-
polati . La Casa Salesiana é già inaugurata nel
nuovo locale , e la cappella sarà probabilmente
benedetta nel mese di luglio dall'Eminentissimo
sig . Cardinale Vicario di Sua Santità .
Da Roma il pensiero di D . Bosco volò nell'A-
merica . Riferì di varie Case aperte poc'anzi nella
Repubblica dell'Uruguay tra colonie abbandonate ;
ma si fermò di preferenza sopra le missioni della
Patagonia . Annunziò come il sac . Don Giuseppe
Fagnano era partito in quei giorni per una mis-
sione verso il centro di quella selvaggia contrada ;

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descrisse i pericoli, a cui vanno soggetti e Sale-
siani e Suore in quelle parti, e pose sott' occhio
le loro fatiche e stenti per mancanza di mezzi .
Qui colta l' opportunità ei fece un commovente
confronto tra la vita del missionario e quella di
tanti cristiani, che guazzano nelle delizie, e pur
non si muovono a dare una limosina per coope-
rare alla eterna salute dei fratelli, per soccorrere
quei generosi, i quali per le anime, sull'esempio
degli Apostoli, lasciano quanto hanno di più caro
al mondo, pronti, se occorre , a versare persino
il sangue . A cristiani di tal fatta, disse D . Bosco,
si potrebbero rivolgere le parole, che S . Pietro
in altra occasione pronunziò contro a Simon Mago
Pecunia tua tecum sit in perditionem : Il tuo
danaro perisca con te . Cotali cristiani dovrebbero
riflettere che Iddio chiederà conto un giorno dei
beni che ha loro concessi . Egli dirà a ciascun fa-
coltoso : Io ti aveva dato delle sostanze, affinché
una parte ne disponessi alla mia gloria e a van-
taggio del tuo prossimo ; ed invece che ne face-
sti ? Il lusso, i divertimenti, i viaggi di piacere,
le gozzoviglie , le partite , le comparse, ecco la
voragine dei tuoi beni . - Taluno dirà : I beni
miei io non li spreco ; me li tengo cari , li ac-
cresco ogni anno ; compero case, campi, vigne e
via dicendo . Anche a costoro dirà il Signore : Li
accumulaste ! li accresceste ! Sì, é vero ; ma in-
tanto i poveri soffrivano di fame ; ma intanto mi-
gliaia di fanciulli abbandonati crescevano nella
ignoranza della religione e nel mal costume ; ma
intanto le anime redente dal mio Sangue cade-
vano nell'inferno . Aveste più a cuore i vostri da-
nari che non la mia gloria, più care le vostre
borse che non le anime dei vostri fratelli ! Or-
bene, coi vostri piaceri, coi vostri tesori, colle
vostre sostanze andatevene alla perdizione : Pe
cunia tua tecum sit in perditionem . So bene,
soggiunse D . Bosco, che voi non siete di questi
tali, e che fate limosina secondo le vostre forze ;
ma nel mondo quanti sono che potrebbero imi-
tare il vostro esempio , eppur non lo imi-
tano ?
Don Bosco finiva coll'annunziare che poche ore
prima era venuto a sapere come la Casa di san
Benigno, nella quale appunto si educano i futuri
missionarii, e i futuri direttori, maestri ed assi-
stenti per i nostri Collegi, si trovava in gran bi-
sogno . Da parecchi mesi non aveva più potuto
pagare il panattiere, il quale perciò non ostante
la buona volontà non era più in grado di sommi-
nistrare il pane . Era mia intenzione, disse Don
Bosco, di raccomandarvi la limosina a vantaggio
di varie opere importanti ; ma siccome tra tutte
la più importante si é quella di non lasciar man-
care il necessario a coloro, che lavorano ed avranno
da lavorare per la gloria di Dio e per la salute
delle anime, così ve la raccomando per questo
fine . La carità che voi farete partirà ancora di
questa sera medesima a consolare quei miei cari
figli e vostri fratelli, affidati intieramente alla
divina Provvidenza,
Quando D . Bosco ebbe finito il suo discorso,
un coro di giovanetti cantò in musica il Regina
coeli e il Tantum ergo . Impartitasi poscia la be-
nedizione col SS . Sacramento, si chiuse la divota
funzione colla recita del De profundis in suffra-
gio dei Cooperatori defunti .
Giorno sesto .
Da Fiorenzuola d'Arda un buon Sacerdote, pieno
l'animo di riconoscenza, ci scrive una lunga let-
tera, di cui ecco i punti principali : - Mia ma-
dre d'anni 81 venne colpita di paralisi alla spina
dorsale, a cui tenne dietro una fortissima con-
gestione polmonare, per modo che stante la sua
grave età versava in evidente pericolo della vita .
Tutti quelli che la venivano visitare esclamavano
Poveretta ! Sarà ancora una grazia se potrà tirare
innanzi qualche tempo adagiata sopra una seg-
giola, e con un continuo servizio alla sua persona !
Io che l' amava teneramente pregai e feci pre-
gare Maria SS . sotto il titolo di Auxilium Chri-
stianorum, perché scongiurasse tanto pericolo, e
le ottenesse almeno di poter avere libero in qual-
che modo l'uso delle sue membra ; e fui esau-
dito . In meno che non si pensava fu superata la
congestione polmonare, e le si fece più libero il
respiro . Ciò non basta ; poiché cessò eziandio la
paralisia, ed oggi l'ottuagenaria mia madre esce di
letto e cammina senza l'altrui aiuto . A detta di tutti
essa vive e si muove per una grazia speciale del Cielo ;
e io non sarò l'ultimo a proclamare che essa vive
e si muove per un favore di Maria SS . Ausilia-
trice .
Settimo giorno .
Da Vallestura Caviglio Carlo scrive che una
donna da 5 anni tribolata da malattia nervosa, e
distrutta , per così dire , da una tosse ostinata
che le sopraggiunse, si votò a Maria Ausiliatrice
e ne fu liberata .
Ottavo giorno .
Il sac . D . Giuseppe Pavarato da Cavarzere (Ve-
nezia), la domenica 22 maggio, sopra un barroc-
cino si portava a celebrare la Messa a 6 chilo-
metri distante dalla Chiesa parrocchiale, quando
il cavallo improvvisamente s' impenna, rompe le
redini e parte dei fornimenti, e si dà alla fuga .
Il cocchiere visto il pericolo si getta a terra , e
lascia il povero Prete alla discrezione di una be-
stia impaurita , che corre a precipizio e senza
freno . Ognuno può immaginarsi lo spavento del
pio Sacerdote, che si vedeva così vicino al se-
polcro . Ma da più anni egli è ascritto all' Arci-
confraternita dei divoti di Maria Ausiliatrice e
ne fa puntualmente la Novena . Or in quel terri-
bile frangente ei si raccomanda a Maria, la quale
gli viene tosto in aiuto . In uno svolto il biroccio
si rovescia, ed il Prete cade col capo rasente ad
un muro senza farsi alcun male , se ne eccettui
alcune leggiere contusioni, che punto non gli impe-
discono di celebrare la Messa e portare il San-
tissimo Viatico ad un infermo . Al dopo pranzo
egli tiene un sermoncino in onore di Maria San-
tissima, ne dimostra la potenza del patrocinio, e

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tra le altre ne porta per esempio la grazia da
lui ottenuta nel mattino di quel giorno memo-
rando, che senza di Lei sarebbe stato l'ultimo di
sua vita . Diciamo l'ultimo di sua vita, perocché
se nel cadere egli avesse battuto tre dita più in
là si sarebbe sfracellato il capo nel muro .
Nono giorno .
La signora Teresa Colli da Parona di Lomel-
lina ci manda relazione di due grazie, di cui una
è la seguente . Nel febbraio del 1880 una donna
fu assalita da acutissimi dolori alla gamba de-
stra . Tormentata da più mesi, e talora in ma-
niera tale , che non sapeva più dove posare la
gamba, ella si valse di quanti rimedii le furono
suggeriti ; ma inutilmente . Fu allora che le venne
la salutare inspirazione di rivolgersi a Maria SS .
Ausiliatrice, e di chiedere a sì potente Avvocata
la grazia della guarigione . Incominciò una fervo-
rosa novena, e promise una piccola offerta a fa-
vore della Chiesa a Lei dedicata in Torino . Ed
oh ! potenza di Maria ! Non aveva ancora finita
la novena, ed essa era già perfettamente guarita .
Conferenza alle Cooperatrici .
Lo stesso giorno, ultimo della novena e vigilia
della festa di Maria Ausiliatrice , si tenne nel-
l'ora e luogo solito la Conferenza alle pie Coo-
peratrici di Torino, le quali intervennero in sì
bel numero, che la Chiesa dell'Oratorio festivo
grane letteralmente stipata . Dopo una breve let-
tura spirituale e un po' di canto in musica, Don
Bosco salito in pergamo esordì il suo discorso,
esternando la sua consolazione nel vedere un nu-
mero così considerevole di Cooperatrici insieme
raccolte, e notando che coll' aiuto di tante per-
sone, che sanno dare siffatte prove di pietà e di
zelo, si può fondatamente sperare di fare del gran
bene nel mondo . Annunziata poscia una speciale
benedizione del Santo Padre, e l'acquisto della in-
dulgenza plenaria a chi prendeva parte alla Con-
ferenza, egli disse che avrebbe potuto in quella
sera fare una predica sulla eccellenza della carità,
o sulla potenza della Religione pel benessere della
civile società ; ma che intendeva in quella vece
di fare una semplice esposizione di quanto erasi
operato nel corso dell'anno, e andavasi operando,
a vantaggio spirituale e corporale di tanta povera
gioventù . Notò l'aumento di Case pei Salesiani e
per le Suore di Maria Ausiliatrice a pro dei gio-
vanetti e delle giovanette ; notò l'ognor crescente
numero di anime, che vengono indirizzate sulla
via del Cielo, e in modo particolare fermò il suo
discorso sopra le colonie agricole, sopra gli asili
e scuole, e specialmente sopra gli Oratori festivi
femminili . Una qualche idea del bene che si fa,
disse D . Bosco, voi potreste averla , o pie Coo-
peratrici, portandovi nei giorni di festa nella
Casa delle nostre Suore di Torino o in quella
della vicina città di Chieri . Voi vedreste più
centinaia e talora anche migliaia di fanciulle rac-
colte presso le dette Suore a udirvi il catechismo,
a riceverne una istruzione loro adattata, ad assi-
stere alle sacre funzioni del mattino e della sera ;
ne vedreste un buon numero distribuite nelle
scuole ad impararvi a leggere e a scrivere ; le
vedreste poi tutte nelle ore più pericolose della
giornata a passarsela in santa allegria, assistite
e invigilate, mentre pur troppo molte altre, lon-
tane dalla Chiesa e dagli occhi dei genitori, vanno
girovagando per le vie della città, dando e rice-
vendo deplorabili scandali . A quello spettacolo voi
provereste una grande consolazione, e non potre-
ste non desiderare che si aprissero simili istituti
in più altri punti della città, anzi in ogni paese
del mondo . Ora quello che si fa vicino a noi nelle
città di Torino e di Chieri si fa oggimai in 40
e più altre case dirette dalle Suore di Maria Au-
siliatrice ; si fa in Italia, in Francia, in Ame-
rica ; si fa persino nella barbara Patagonia . Oh !
se avessimo dei mezzi, quanto maggior bene non
si potrebbe fare? Il buon volere non manca ; ma
questo non basta . Per incominciare e sostenere
queste opere occorrono mezzi pecuniarii, e questi
il più delle volte si fanno desiderare .
Venuto poscia a dire del modo di promuovere
queste ed altre opere di carità e di religione, Don
Bosco spronò alla limosina le sue uditrici , rife-
rendo quello che avevano fatto le donne ebree nel
deserto, quando si trattò di formarsi un idolo per
adorarlo invece del vero Dio . Mosé, diss'egli, era
salito sul monte Sinai per ricevere dal Signore
le tavole della legge, e tardava a discenderne .
Allora il popolo impaziente si sollevò contro di
Aronne, e volle che questi gli facesse un idolo
simile a quelli, che si adoravano in Egitto, volle
che gli facesse un vitello . Impaurito dai tumul-
tuanti, Aronne si mostrò pronto ad accondiscen-
dere, ma forse nella speranza di distogliere que-
gli sciagurati dall' empia pretesa, domandò loro
che gli portassero gli anelli , i braccialetti , le
collane, e gli orecchini delle donne e delle figlie .
Il credereste ? Aveva appena fatta tale richie-
sta , che egli vide portarsi a' suoi piedi un
mucchio di quegli oggetti d'oro, che fatti fondere
ne compose un vitello, avanti al quale uomini e
donne si prostrarono, facendo un'empia ed oscena
baldoria, come si legge nella Sacra Scrittura (1) .
Ciò posto, conchiuse D . Bosco, non é una vergo-
gna il vedere da una parte le donne e le figlie
ebree a privarsi dei loro oggetti più cari per con-
correre ad un'opera iniqua, e dall'altra parte ve-
dere le donne e le figlie cristiane abbigliarsi come
tante regine e dame di Corte, e mettersi così
nella impossibilità di dare una limosina a gloria
del vero Dio, a decoro delle sue Chiese, a sollievo
di tanti fanciulli e fanciulle abbandonate ? Oh !
io per certo non vorrei trovarmi al posto di queste
cristiane nel punto di morte ! Non vorrei essere
al loro posto nel dì del giudizio ! Con questo io
non voglio già dire che una donna, che una si-
gnora sia obbligata a spogliarsi dei suoi orna-
menti, che sono secondo il suo stato ; se le con-
venienze non le permettono di farne senza, se li
tenga pure ; ma intendo di dire che è obbligata
(1) Esod . xxxii.

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a non trasmodare, a non correre dietro alle va-
nità del mondo ; é obbligata di osservare se ha
del superfluo nei mobili di casa , sulla persona,
nel trattamento e via dicendo, e trovandolo è ob-
bligata a disporne in pro della Religione, a van-
taggio del suo prossimo . Questo voi già lo faceste
per lo passato ; deh ! continuate , o benemerite
Cooperatrici, a farlo per l'avvenire , affinché chi
in un modo e chi in un altro possiamo far amare
e glorificare il nostro divin Salvatore Gesù Cristo
su questa terra, e mandare un gran numero di
anime in Cielo .
La limosina che fu raccolta provò che la parola
di D . Bosco era stata ascoltata con frutto, e che
le Cooperatrici di Torino sono tali di nome e di
fatto .
Giorno della festa .
A quanto ne abbiamo già detto nello scorso
mese aggiungiamo che la Messa della Comunione
generale fu celebrata da Sua Eccellenza Revma
Mons . Lorenzo Pampirio, circondato da numero-
sissimo clero . Fin dalle prime ore di quel dì av-
venturato giungevano in Torino, sopra un appo-
sito Omnibus, le allieve del nostro Educatorio e pa-
recchie giovanette dell'Oratorio di Chieri,accom-
pagnate dalle Suore di Maria Ausiliatrice loro
maestre ed assistenti . Erano da quella città par-
tite per tempissimo, spinte dal vivo desiderio di
ricevere la santa Comunione all'altare di Maria,
giudicando per un nulla la privazione del riposo,
l'incomodo del viaggio e la pena del necessario
digiuno, protratto sino ad ora tarda . Quasi nel
medesimo tempo arrivavano i giovani dei vicini
Collegi di Lanzo, di S . Benigno, e verso le ore
dieci gli alunni del Collegio di Valsalice . Lo stesso
avrebbero fatto i giovani di ogni altra nostra Casa
del Piemonte e della Liguria ; ma di questa con-
solazione li privò la troppa lontananza e l'impos-
sibilità o di ripartire della sera stessa, o di es-
sere albergati nell'Oratorio la notte seguente .
Contando i quasi mille giovani dell'Oratorio di
S . Francesco di Sales, quelli delle Case suddette,
varii parenti dei Salesiani e delle Suore di Ma-
ria Ausiliatrice, i molti forestieri, i musici della
città ed altri invitati benefattori delle opere no-
stre, la tavola di D . Bosco fu in quel giorno ono-
rata da ben 1900 persone . Eppure tutti ebbero
quanto occorreva pel pranzo, e la maggior parte
ancora per la colezione e per la cena . E dove e
come si trovò da soddisfare a tanta gente ? Maria
Ausiliatrice , che da provvida ed amorosissima
Madre aveva già procurato il vino nelle nozze di
Cana, provvide a noi pure in quel giorno non il
vino soltanto , ma più altre cose eziandio . Ella
inspirò a molte persone sue divote di sommini-
strarci quanto ci abbisognava ; e ciò fu fatto in sì
grande abbondanza, che ancora nei giorni susse-
guenti si continuò a godere delle offerte manda-
teci ad onore di Lei . Il suo divin Figlio Gesù
disse già una volta a s . Caterina da Siena : Fi-
glia, pensa a me ed io penserò a te ; e così
parve aver fatto Essa verso di noi Nella nostra
pochezza abbiamo procurato che la novena e fe-
sta riuscissero splendidamente ; quantunque non
ancora come avremmo voluto, noi abbiamo tuttavia
pensato a Maria, ed Ella gradendo il nostro cuore
ci ricompensò in mille guise, poiché non si lascia
mai vincere in amore dai servi suoi . Ma di ogni
cosa sia lode e gloria a Dio, che la fece Dispen-
satrice dei suoi tesori .
La vigilia e festa furono coronate dalla illu-
minazione della cupola del Santuario, la quale do-
mina i quartieri di Valdocco e della Dora , e si
vede pur di lontano da tutto il versante occiden-
tale della collina : spettacolo bellissimo ed affatto
singolare . La illuminazione è a gaz, e la si spe-
gne in un attimo, chiudendone il tubo con appo-
sita chiavetta o robinetto . Or l'improvviso pas-
saggio dalla luce alle tenebre, mentre ci destò un
sentimento di rammarico pel finire della festa,
inspirò nel tempo stesso il più vivo desiderio delle
feste celesti in seno a Dio, Padre dei lumi, nel
quale, secondo la bella espressione di s . Giacomo
Apostolo, non vi é mutamento, né alternativa di
adombramento : Apud quem non est transmuta-
tio, nec vicissitudinis obumbratio ; feste che noi
bramiamo con tutte le forze dell' anima, ed au-
guriamo e preghiamo a tutti i nostri benefattori
e benefattrici dal più intimo del cuore .
ESERCIZII SPIRITUALI PER LE SIGNORE .
Per secondare il desiderio di molte zitelle e
maestre di scuola, nonché di pie signore, le quali
amerebbero passare alcuni giorni di sacro ritiro
spirituale per attendere al bene dell' anima loro,
saranno dati in questo anno, come negli anni ad-
dietro , gli Esercizi Spirituali nel Conservatorio
della Madonna delle Grazie , diretto dalle Suore
di Maria SS . Ausiliatrice, in Nizza Monferrato .
Incominciano la sera del 2 agosto, e terminano
la mattina dell'11 .
La pensione è fissata in L . 20 ; si fa un'ec-
cezione per le maestre, la cui quota sarà di L . 15 .
L'aria salubre e di campagna, il sito amenis-
simo e solitario sono allo stesso tempo un sol-
lievo per lo spirito affaticato e bisognevole di
riposo .
Si prega di farne pervenire la domanda non più
tardi del 20 luglio alla Superiora dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza Monferrato,
od a D . Bosco, via Cottolengo, 32, Torino .
NB . Nizza Monferrato è stazione della Ferrovia
ALESSANDRIA-CAVALLERMAGGIORE .
ESEMPIO E RICORDO INTORNO ALLA LIMOSINA .
Uno dei mezzi più efficaci per ottenere da Dio
abbondante misericordia, e per assicurarci l'eterna
felicità, si é il versare in seno dei poveri larghe
limosine . Ma se sono lodevoli e meritorie le limo-
sine fatte in morte, di molto maggior merito e
più degne di encomio sono quelle che si fanno in
vita . Che liberalità é mai questa, dice S . Basilio

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Magno, donare a Dio ciò che uno non può più
ritenere per sé, nè portar seco? E quale carità il
voler essere amico del genere umano allora so-
lamente, che uno non é più fra i viventi?
S . Lucia volendosi consecrare tutta a Dio disse
alla madre che non le parlasse più di sposo ter-
reno, e la pregò a dispensare ai poveri tutto
quello che aveva destinato di costituirle per dote .
La madre rispose, che alla sua morte le avrebbe
lasciato tutto ciò che possedeva, acciocché ne dis-
ponesse a suo piacimento . Ma la santa figlia, as-
sai più illuminata della madre, replicò che se
ella voleva mostrare a Dio la sua gratitudine per
la guarigione ottenuta alla tomba di sant'Agata,
e acquistare un merito maggiore, bisognava spo-
gliarsi in vita di questi beni caduchi, e farne un
dono a G . Cristo nella persona dei suoi poveri .
Così fecero ambedue , memori dell' avvertimento
che dà lo Spirito Santo nell' Ecclesiastico : Fa
del bene al tuo amico, e secondo le tue forze
porgi soccorso al povero prima di morire . Per
questo modo l'elemosina torna più gradita a Dio,
e ci spiana più facilmente la via per giungere alla
patria celeste .
NOTIZIE E CONFERENZE SALESIANE .
Da varii luoghi d'Italia, di Francia, di Spagna
ed anche delle due Repubbliche della Plata ab-
biamo ricevute consolanti notizie intorno alla fe-
sta di Maria Ausiliatrice, e della Conferenza te-
nutasi in quell'occasione . Soprattutto nei siti dove
trovasi una delle nostre Case la festa e la Con-
ferenza furono celebrate con dimostrazione di pietà
singolare . Concorso alle Chiese Salesiane, fre-
quenza ai Santi Sacramenti, intervento alle Con-
ferenze, proteste di affetto e di concorso alle o-
pere della Pia Società, ecco in sostanza l'oggetto
delle avute relazioni . Non potendole tutte, pub-
blicheremo quelle, che ci permette lo spazio .
ORATORIO FESTIVO DI MARIA IMMACOLATA .
Firenze, 24 maggio 1881 .
M . R . D . BONETTI,
Che bel giorno é questo mai per tutti i Sale-
siani e i giovanetti dell' Oratorio di Torino ! La
gioia pura e solenne di una festa di famiglia, e
festa la più grande e la più cara, perché festa
della propria Madre e Signora celeste, Maria Au-
siliatrice, tutti li invade e li inebria dal primo
spuntare dell'alba al suono di allegri concerti, che
partono dal campanile dell' Oratorio, fino a so-
praggiunger della notte illuminata da mille e mille
faci, che consumandosi ad onore della gran Ma-
dre di Dio, a Lei dicono nel loro muto linguag-
gio : Così tutti i Salesiani e tutti i giovanetti, che
vivono in questa Casa, all' ombra di questo tuo
Santuario, si struggono d'amore per Te .
Ma forseché anche i Salesiani sparsi nelle al-
tre Case d'Italia, di Francia, di Spagna e delle
lontane Americhe non partecipano in questo giorno
all'esultanza ed alla festa de' Salesiani di Torino ?
Per me io credo che una medesima corrente in-
vada in questo giorno le menti ed i cuori di tutti
i Salesiani, in qualunque parte del mondo essi
sieno, sicché tutti pensino all'Oratorio di Torino,
al tempio di Maria Ausiliatrice , ai soavi con-
centi che in esso si fanno udire , ai solenni ap-
parati che lo rendono più maestoso, e a quella
cara immagine di Maria Ausiliatrice, che sembra
abbia per tutti quei, che la contemplano, un sorriso d i
amore, una parola di conforto, una potenza inef-
fabile d'attrarre il cuore ad amarne il prototipo
che é ne' Cieli . Sì, tutti i Salesiani si trovano
oggi a Torino, se non colla persona certo coll'in-
tenzione e coll'affetto, e se non visibilmente, in-
visibilmente e spiritualmente fanno il loro pelle-
grinaggio al Santuario di Maria Ausiliatrice, e
godono della bella festa che vi si fa .
In quanto a me io ci volo col mio pensiero,
mi prostro a baciare le soglie della Casa di Dio,
che Maria ha eletto per dimostrare con migliaia
di prodigi che Essa é sempre l' Ausiliatrice dei
Cristiani ; piego le ginocchia davanti alla venerata
immagine, e con tutta la fiducia che mi inspira
il più figliale amore, e l'esperienza di tante gra-
zie già ricevute, dico a Maria Ausiliatrice : Be-
neditemi , o Madre Santa , e concedetemi aiuti
grandi , pari ai grandi bisogni in cui mi trovo .
Ma a me non basta il volare in questo giorno
a Torino in ispirito a far la festa di Maria Au-
siliatrice ; io voglio venirvi anche per posta con
questa mia per rendere testimonianza della ma-
terna predilezione, che Maria SS . ha voluto di-
mostrare verso questa nuova Casa di Firenze, ed
anche per soddisfare alle domande della S . V .
che, qual Direttore del Bollettino Salesiano, de-
sidera notizie intorno a questo novello Oratorio .
Sappia adunque che appena arrivati in questa
città, tanto illustre per uomini insigni nelle arti,
nelle lettere e nelle scienze, e più ancora per la
sua costante devozione a Maria SS ., al di cui o-
nore ha innalzato tante Chiese, tanti Santuarii e
una Cattedrale che é un vero miracolo del pen-
siero e dell' arte umana , mentreché fu pure la
culla gloriosa dei sette Beati fondatori dei Servi
di Maria, e di tanti altri Santi che si distinsero
per l'amore alla gran Madre di Dio, noi Sale-
siani trovammo che la protezione della Vergine
Ausiliatrice ci aveva prevenuti, disponendo gli
animi assai favorevolmente a nostro riguardo .
Difatti noi non potevamo desiderare da parte
dell' Ill.oAmrocievRsdqutacià,
Mons . Eugenio Cecconi, del suo Vicario Generale
Mons . Gaetano Righi, e del M . R . D . Luigi Dolfi
Priore della Parrocchia di S . Salvi, entro i cui
limiti noi venivamo a stabilirci , un' accoglienza
più amorevole e più incoraggiante . Più, noi tro-
vammo che una Commissione, composta di ragguar-
devolissimi signori fiorentini e Cooperatori Salesiani,
si era occupata di noi , e ci aveva preparato la
via per poterci mettere tosto a far qualche bene .
Ma un segno sensibile che Maria SS . voleva
esser la nostra Patrona e la nostra Ausiliatrice,
e prender a proteggere in modo particolare l'o-
pera nostra in Firenze, l' ebbimo fin dai primi

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giorni dopo il nostro arrivo in questa città . Men-
tre infatti nella casa presa a pigione dall'anzi-
detto Comitato , per provvisoria abitazione dei
Salesiani, si stava riducendo due botteghe del
piano terreno ad uso di cappella per l'Oratorio fe-
stivo, e si disputava a chi si sarebbe dedicata la
cappella medesima, e non si sapeva come deci-
dere la cosa, perché non si avea ancora un qua-
dro da metter sull'altare, ecco che una sera di-
nanzi alla nostra abitazione si ferma una carrozza,
e si presenta alla porta una signora tutta vestita
a bruno, la quale domanda del Direttore dei Sa-
lesiani, e frattanto fa dai servi levare dalla car-
rozza un grande involto, e lo fa portare nella cap-
pella, ove i muratori ed i falegnami stavano appunto
ultimando i loro lavori, e quindi dice a me : Io
vengo per parte di una signora, di cui non posso
dire il nome, perché me l'ha proibito, e sono man-
data a portarle un regalo per questa nuova cap-
pella . Se lo aggradisce, eccolo, e in così dire mi
scopre un bellissimo quadro con grande cornice
a raggiera dorata, sormontato da due Angeli por-
tanti una corona reale, e rappresentante con di-
pinto ad olio sopra tela la Vergine Immacolata
di Lourdes nell' atto di rivelarsi alla fortunata
Bernardina con queste parole : Je suis l'Imma-
culee Conception : Io sono l' Immacolata Conce-
zione . Ma soggiunse la signora : Chi le dona questo
quadro desidererebbe che la cappella fosse dedi-
cata all'Immacolata . Volle la circostanza che in
quel momento sopraggiungessero alcuni dei detti
signori della Commissione ed altri Cooperatori
Salesiani, e da tutti insieme senza eccezione fu
approvata la proposta . Subito si adattò il quadro
sull'altare, e si trovò che corrispondeva precisa-
mente allo spazio che restava tra l' altare mede-
simo e la volta della cappella . Fu in seguito fis-
sato stabilmente e pochi giorni dopo, e precisamente
il dì 19 marzo, festa di S . Giuseppe, allorché la
cappella fu solennemente benedetta, fu anche, pre-
vio il consenso di S . E . Mons . Arcivescovo, de-
dicata alla Vergine Immacolata, e secondariamente
a S . Giuseppe e a S . Francesco di Sales . Per
tal modo Maria SS . prendeva possesso della no-
stra Cappella e della nostra Casa, e diveniva la
Patrona e prima Protettrice dell'opera nostra .
L'opera protetta da Maria non poteva a meno
di prosperare, e prosperò . Difatti il giorno stesso
della benedizione della Cappella si poté iniziare
l'Oratorio festivo con una trentina di giovanetti,
e questo numero andò di festa in festa vieppiù
aumentando, sicché ora dopo due soli mesi il nu-
mero dei giovanetti del nostro Oratorio festi-
vo ascende a circa 200 . Per un certo numero
di questi l'Oratorio festivo é già divenuto Ora-
torio quotidiano ; ma quel che più consola si é
che questi medesimi giovinetti, tolti per la mag-
gior parte dalle scuole dei Protestanti o dalle
vie dove andavano vagando tutta la festa, senza
neppur curarsi di ascoltare la s . Messa di pre-
cetto, quantunque si dimostrassero nelle prime
feste indisciplinati all' eccesso sì in Chiesa, che
in ricreazione a tale, che alcuni buoni Coopera-
tori che intervenivano all' Oratorio per aiutarci
ad insegnare il Catechismo ed altre persone del
vicinato ne erano grandemente spaventati, tutta-
via ora sono divenuti così arrendevoli alla disci-
plina, e stanno già tanto bene in Chiesa, che tutti
ne sono maravigliati .
Argomento poi non meno evidente della pro-
tezione della nostra Madre celeste sopra di noi e
sull'opera nostra qui a Firenze, fu la Conferenza
che, nel suo ritorno da Roma, D . Bosco tenne ai
Cooperatori e Cooperatrici di questa città . Come
la S . V . ben sa, già da parecchi anni egli aveva
fatto dei Cooperatori e delle Cooperatrici in Fi-
renze, e lo stupendo tappeto che in quest'oggi co-
pre il pavimento del presbitero e i gradini del-
l'altare di Maria Ausiliatrice, e che porta l'inscri-
zione : Le dame fiorentine a Maria Ausiliatrice
1867, ne é una prova . Ma ora dal punto che Don
Bosco é venuto a stabilire nella stessa Firenze le
sue tende trovò necessario riunire questi Coope-
ratori, per istruirli dello scopo per cui veniva a
fondare una Casa di Salesiani in questa città, ed
eccitarli a concorrervi con generose offerte , ciò
che fece appunto coll'anzidetta Conferenza . Que-
sta fu tenuta la domenica 15 del corrente , alle
ore 5 pom . nella Chiesa dei RR . PP . Filippini,
i quali la concedettero al detto scopo con una cor-
dialità superiore ad ogni espressione di ringra-
ziamento, e ben paragonabile a quella con cui un
giorno l'amorevolissimo s . Filippo Neri già vec-
chio abbracciava in Roma l'amabile e santo gio-
vane Francesco di Sales .
Tutti i signori Cooperatori e lo signore Coo-
peratrici della città e dintorni di Firenze, non-
ché molte altre persone della nobiltà cattolica
fiorentina, erano stati invitati con apposta lettera
a stampa, e all'ora stabilita la Chiesa dei RR . PP .
di S . Filippo, detta di S . Firenze, era gremita
di gente . S . E . Mons . Arcivescovo trovandosi in
visita pastorale fuori di città, e l'Illm° e Rev mo
Vicario Generale essendo gravemente ammalato,
presiedeva all'adunanza l'Ill .mo e Rev . Mo Monsi-
gnor Provicario, Canonico Luigi Ciaranfi .
Si incominciò come al solito con la lettura di
un capo della vita di s . Francesco di Sales . A
questa tenne dietro il canto di un mottetto in
musica, diretto dall'egregio Maestro Edoardo Soldi,
ed eseguito ottimamente dai giovani dell'Oratorio
di S . Filippo . Dopo di che D . Bosco salì in cat-
tedra e tenne discorso per più d' un'ora . Esordi
coll' esternare la sua consolazione nel poter parlare
per la prima volta pubblicamente ai Cooperatori e
Cooperatrici della città di Firenze, nella Chiesa di
quella benemerita Congregazione, per mezzo della
quale anni addietro aveva fatto le prime cono-
scenze e le prime relazioni tra i Fiorentini, re-
lazioni che sempre si tennero vive, e giunsero al
punto da determinarlo a mandare tra loro i suoi
Salesiani ad aprire una Casa . Quindi accennò allo
scopo della Conferenza, che era quello di far co-
noscere che cosa fossero i Salesiani, quali le loro
mire, che cosa avessero fatto altrove, che cosa
venissero a fare in Firenze, e quanto avessero
bisogno del concorso efficace dei Cooperatori e
delle Cooperatrici e di tutti i buoni, per riuscire
nel loro intento . Che cosa D . Bosco abbia lotto
per isviluppare questo assunto V . S . facilmente

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lo può immaginare ; solo le faccio osservare come
nello svolgimento dell' ultimo punto della Confe-
renza D . Bosco, dopo aver accennato al dovere
che hanno i Cristiani di fare elemosina, secondo
il detto del N . D . Salvatore : Quod superest date
eleemosynam, si diffuse non poco a dimostrare il
modo con cui fare questa elemosina . « Voi mi
domanderete , così egli si esprimeva su questo,
mi domanderete come possiamo noi avere del su-
perfluo da dare in elemosina negli anni che cor-
rono così critici, in cui non si sa come andar in-
nanzi . Ed io vi rispondo francamente che del su-
perfluo tutti ne abbiamo da dare anche ai poveri
e alle opere pie, basta che vogliamo . Del su-
perfluo ce n'é nelle abitazioni e nel lusso che vi
si sfoggia . Quanti mobili, quanti oggetti anche
preziosi e superflui . Del superfluo ce n'è nei ca-
valli e nei cocchi e sulle forniture . Quanti po-
trebbero fare anche a meno di quel cavallo, di
quel cocchio ecc . Del superfluo ce n'è nelle per-
sone di servizio, ce n'é nelle vestimenta, ce n'è
nel vitto e ce n'è, se volete, anche in molte borse .
Ora secondo il precetto di N . S . questo super-
fluo si deve ai poveri . Alcuni, continuava D . Bo-
sco, fanno questione quanto ciascuno debba dare
del proprio superfluo in elemosina, e chi dice un
quinto, chi un quarto, chi altro . Per me, io credo
già sciolta questa questione dalle parole del Van-
gelo, che non potrebbero esser più semplici e più
chiare : Quod superest date eleemosynam . Quello
che vi sopravanza datelo in elemosina . E tra co-
loro ai quali dovete fare la vostra elemosina sono
tanti poveri giovanetti abbandonati, che si aggi-
rano oggidì sucidi, scalzi e pezzenti per le con-
trade di questa vostra città, e che vivendo d'ac-
catto e andando la sera a stivarsi malamente in
certe locande, senz'alcuno che si prenda cura pie-
tosa del loro corpo e della loro anima, crescono
ignoranti delle cose di Dio, della Religione e dei
loro doveri morali, bestemmiatori , ladri, impu-
dici, ingolfati in tutti i vizi, e capaci d'ogni a-
zione anche la più scellerata, e molti dei quali
vanno poi a cadere miseramente o nelle mani della
giustizia, che li caccia a marcire in qualche pri-
gione, oppure, ciò che é ancor peggio, tra le bran-
che dei Protestanti, che in Firenze hanno ormai
aperti molti covi, dove la povera gioventù allet-
tata dal luccicare dell' oro e da mille promesse
fallaci, dopo aver perduto ogni altro bene e cal-
pestata ogn'altra virtù, vanno a far getto deplo-
rabile anche della lor fede . Fatti di simil genere
voi li avete sott' occhio tutto dì . Voi stessi mi
avete narrato come i Protestanti abbiano già ir-
retito coll'oro e con regali d'ogni sorta, sì di og-
getti di vestiario, sì di commestibili, molti gio-
vinetti e giovinette, anzi famiglie intiere, che,
secondo la vostra espressione, si sono vendute ai
nemici della nostra fede, ai ministri di Satana .
Come infatti puossi arrestare tanto male ed im-
pedirne le luttuose conseguenze? D . Bosco é ve-
nuto per questo a Firenze, aderendo agli inviti
in primo luogo di S . E . Rev .ma Mons . Arcive-
scovo, poi dei più zelanti Cooperatori e Coope-
ratrici . D . Bosco in Firenze, e precisamente in
via Cimabue, n° 31, ha già aperto un Oratorio
festivo . D . Bosco vorrebbe aprire anche un Ospi-
zio per ricoverare tanti poveri figliuoli abbando-
nati, salvarli dalla corruzione dei costumi e dalla
perdita della fede, ed educarli in modo da farne
buoni cittadini e veri cristiani . Ma D . Bosco ha
bisogno perciò della vostra carità ; D . Bosco ha
bisogno che a lui consegniate quel superfluo che
avete, e che egli saprà usare alla maggior gloria
di Dio e della Vergine SS . e al maggior bene
delle anime, specie della gioventù . Dunque per
conchiudere vi dirò : Io devo partire di Firenze,
vi lascio però il mio rappresentante, il Direttore
dell' Oratorio sopraccennato . Versate nelle sue
mani, secondo che Iddio ve ne ha dato il potere,
larghe elemosine, e con ciò i desiderii miei, che
sono pure i vostri, si realizzeranno ; si salveranno
molte e molte anime, e, come dice s . Agostino,
voi salvando l' anima dei vostri prossimi avrete
assicurata la salvezza dell'anima vostra : Animam
salvasti, animam tuam praedestinasti .
Questa in sostanza è la conclusione del discorso
di D . Bosco . La Conferenza medesima terminò
col canto di un altro mottetto e colla Benedizione
del SS . Sacramento . Certo l'entusiasmo del mo-
mento fu grande ; ed esso porterà copiosi frutti .
Le parole di D . Bosco, le sue esortazioni, il suo
appello alla carità dei signori fiorentini farà con-
cepire e maturare in qualche cuore generoso e cri-
stiano delle generose e cristiane deliberazioni,
perché l'opera dei Salesiani trovi appoggio e mezzi
per progredire alacremente .
Noi abbiamo fiducia nel concorso dei Fiorentini
e specialmente dei Cooperatori e delle Coopera-
trici . Per questo D . Bosco partendo da Firenze
mi ha lasciato ordine di trovar locali adatti, e
area per fabbricare, onde dare incominciamento ad
un Ospizio pei poveri giovanetti abbandonati . Mi
ha anche significato il suo desiderio che vicino
all'Ospizio sorga una Chiesa degna della gran Ma-
dre di Dio Immacolata, e della pietà dei Fioren-
tini che la devono erigere . Iddio rimeriti questa
nostra fiducia alla sua maggior gloria e alla sa-
lute di tanta povera gioventù . La S . V . preghi e
faccia pregare per questo, e specialmente per me,
onde non mi renda immeritevole delle grazie di
Maria SS ., ma possa essere nelle mani di questa
nostra cara Madre celeste strumento non affatto inu-
tile per l'opera sua , e frattanto mi creda con
distinta stima
Di V . M . R .
Affmo confratello
Sac . FAUSTINO CONFORTOLA .
UN POCO DI ARENA
per la Chiesa del Sacro Cuore in Roma .
Una zelante Cooperatrice della città di Acqui
scrive a D . Bosco una lettera, che crediamo as-
sai meritevole di vedere la pubblica luce . Essa
è del tenore seguente .

1.10 Page 10

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REVERENDISSIMO DON Bosco,
Colla più viva gioia le rimetto il frutto della
colletta fatta alla Conferenza nel giorno di Maria Au-
siliatrice . Il Signore, che gradì l'obolo della povera
vedova, gradirà altresì questo piccolo frutto della
nostra buona volontà . Mi sono adoperata per quanto
ho potuto perché il concorso delle Cooperatrici
fosse numeroso . Una settimana prima ne avvertii
la maggior parte con lettera d'invito , ed altre
procurai di avvertire o far avvertire a voce .
Quindi, coll'aiuto di Maria SS . , molte risposero
all' appello, e talune di quelle che non poterono
prender parte alla Conferenza mi mandarono per
altro mezzo la loro offerta .
Ho quindi potuto raccogliere la somma di lire
37, colla quale ci reputiamo ben fortunate di poter
concorrere, non fosse che per un po'di arena, all'e-
dificazione del Tempio in onore del Sacro Cuore di
Gesù in Roma, come rilevammo dal caro Bollettino .
Permetta che umilmente le presentiamo i no-
stri sentimenti di gratitudine e di gioia pel con-
solante articolo del Bollettino, col quale ci comu-
nica la Benedizione del nostro Sommo Pontefice . In
Conferenza tale articolo si stimò opportuno leg-
gere in ginocchio , e far susseguire dalla recita
di un Pater, Ave e Gloria , per attirare su di
noi tale santa Benedizione .
Dal Rev` nostro Direttore udimmo poi in tal
giorno le più calde parole di esortazione , d' in-
coraggiamento e di conforto, colle quali mirò spe-
cialmente a tener vivo, e a sempre più accendere
nel cuore delle Cooperatrici Acquesi , un grande
zelo per la Congregazione Salesiana, e ciò met-
tendo in evidenza quanto Ella sia opera gradita
al Signore, e quanto vantaggio apporti alle anime
nostre , colla partecipazione delle innumerevoli
preghiere e buone opere che in essa si fanno .
Egli é infatti ben dolce conforto il pensare, che
anche noi partecipiamo delle grandi fatiche dei
Missionari e delle Suore di Maria Ausiliatrice ;
e le lacrime vengono spontanee sul ciglio, e il
cuore s' apre alla più viva riconoscenza verso
quelle care anime , quando di loro apprendiamo
novelle dal Bollettino ; ed allora animate da una
santa invidia il cuore si unisce ad esse, e scio-
glie la più ardente preghiera al Signore, implo-
rando su di loro le celesti benedizioni .
Tale grazia implorano altresì ogni giorno sul
capo di Lei, Revm° Don Bosco, le sue devotissime
Cooperatrici Acquesi, e sperando un giorno di
poter avere il conforto della sua presenza e della
sua parola le chiedono ora per mezzo mio la sua
santa benedizione .
Acqui, 29 maggio 1881 .
Per le Cooperatrici Acquesi
GIOVANNA BOSIO-SALADINO .
I COOPERATORI SALESIANI DI SEZZÈ
Dal Sacerdote Alessandro Buffa , Missionario
Apostolico e nostro affezionatissimo Cooperatore,
riceviamo il Verbale della Conferenza Salesiana
tenutasi il 20 Maggio in Sezzé, nel suo Oratorio
privato, sotto la presidenza del M . R . Sig . Pre-
vosto D . Giovanni Battista Mallarini . Eccone la
sostanza .
Previe le debite preghiere, il deg .mo prelodato
Sig. Prevosto lesse un bel discorso di occasione,
in cui espose la storia degli Oratorii Salesiani,
dimostrando il progresso , i vantaggi e lo scopo
di quest'opera, che pare nei tempi presenti su-
scitata da Dio per mettere argine ai mali cre-
scenti della gioventù abbandonata, in Italia non solo,
ma altresì nella Francia, nella Spagna e nelle A-
meriche . Invitava quindi i presenti ad unirsi ed
animarsi vincendevolmente per accrescere il nu-
mero dei Cooperatori e delle Cooperatrici, onde
concorrere coi Salesiani a promuovere, propagare
la nobile e generosa impresa con tutti i mezzi
loro compatibili vuoi morali, vuoi materiali . Citò
l'esempio dei due Pontefici Pio IX e Leone XIII,
i quali benedissero alla Congregazione Salesiana,
l'arricchirono di innumerevoli indulgenze, e pre-
sero parte attiva all' incremento della mede-
sima . In fine eccitava tutti i Congregati a fare
la loro offerta da mandarsi a D . Bosco in Torino ;
e fu raccolta la somma di L . 54 .
Questa limosina ci venne caritatevolmente ri-
messa ; e noi ringraziammo di cuore i promotori
di detta Conferenza, e tutti quelli, che colle pre-
ghiere, e colle elemosine ci vennero in aiuto, e
non lascieremo di pregare Iddio che ne li rime-
riti colle più elette benedizioni .
LETTERA PATAGONICA .
Ci giunse in ritardo una lettera dalla Patago-
nia, che crediamo utile di far conoscere ai no-
stri Cooperatori e Cooperatrici . É la seguente
M . REV . SIG . D . RUA,
Ricevetti la sua preziosa lettera in data del 20
dicembre dello scorso anno . La ringrazio dei grati
sentimenti di congratulazioni in mio favore, e co-
noscendomene indegno ne faccio offerta a Gesù
Cristo, solo autore di ogni bene .
Non le scrissi sul principio di mia dimora in
questa Missione , onde poterle dare dopo alcun
tempo notizie più precise .
Come già saprà, D . Costamagna nostro Ispet-
tore mi fece nominare Vicario della parrocchia
di N . S . della Mercede in Viedma di Patagonia .
La mia elezione avvenne il 9 ottobre del 1880 .
Il 26, celebrata la Messa alle 7 del mattino, al-
l'insaputa dei parrocchiani della Bocca io saliva
sopra un barco a vela, e dopo dodici giorni di
viaggio, traghettando un tratto di mare come dai
700 agli 800 miglia, arrivava in Patagonia . Era
il giorno 8 di novembre ; giorno in cui presso
gli Americani si suole cominciare il Mese di Ma-
ria, facendone la chiusura all'8 dicembre , festa
dell'Immacolata Concezione .
Il viaggio non fu guari felice ; ché il mare bur-
rascoso mi sottomise a dure prove, sino ad ob-
bligarmi a fare più volte l' atto di contrizione .
Ma per grazia di Dio giunsi a porto, quantunque

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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collo stomaco rotto e sconcertato . Ma oggimai sono
completamente ristabilito .
Al mio arrivo fui accolto amorevolmente dai
nostri cari ed amati confratelli, D . Fagnano, Su-
periore della Missione, D . Luigi Chiara e da al-
tre benevole persone .
La popolazione é composta di cristiani e di pa-
gani . Fin dai primi giorni mi vi posi a lavorare,
incominciando il Mese di Maria colle pratiche di
pietà, come si costuma in Italia ; ma ben tosto
mi accorsi che mi trovava tra gente che non ha
fede, come sono molti indii, e tra cristiani, i quali,
fatte poche eccezioni, hanno una fede debole e
quasi spenta, specialmente gli uomini . Alla Messa
non assistevano che poche persone ; alla Confes-
sione e Comunione si accostavano appena alcune
donne, pochi fanciulli e giovanette . Da principio
una specie di scoraggiamento s'impadronì di me ;
ma esaminando le cose più attentamente mi av-
vidi che una siffatta indifferenza religiosa non
era effetto di durezza di cuore e raffinata malizia,
ma bensì di una ignoranza quasi assoluta dei mi-
steri di nostra santa Religione . Allora mi sono
messo a fare non già prediche morali, ma sem-
plici catechismi, riguardando gli adulti come se
fossero ancora fanciulletti della prima Comunione .
Alcuni cristiani di qui parlano degli indii con dis-
prezzo, li chiamano ignoranti e senza testa, ma,
a dir il vero, se li avvantaggiano nell' industria
e nella vita civile, in fatto di Religione vi é ben
poca differenza tra gli uni e gli altri . Gli indii
per lo meno conoscono in parte il loro deplora-
bile stato, mentre certi uomini inciviliti, creden-
dosi sapienti, si scusano dall'andare in chiesa, e
stimandosi illuminati camminano nelle tenebre .
Nella loro condotta costoro possono essere para-
gonati a colui, che secondo le parole dell'Apoca-
lisse diceva : Dives sum, et locupletatus et nul-
lius egeo : Io son ricco e dovizioso e non mi
manca mente ; ed invece meritava questo rimpro-
vero da Gesù Cristo : E non sai che tu sei me-
schino, e miserabile, e povero, e cieco : Et ne-
scis quia tu es miser, et miserabilis, et pauper
et coecus .
Un grande ostacolo si oppone alla istruzione e
conversione degli indii, che sono o impiegati, o
a servizio di certi padroni . Essi sono occupati
tutto il giorno , e se nella festa si concede loro
un poco . di libertà, questa si concede per un di-
vertimento, come una corsa a cavallo, un'allegria
all' albergo , un ballo e via dicendo . Se diciamo
loro che ce li mandino alla dottrina, ci rispon-
dono che hanno bisogno del loro servizio, e ci
negano questo favore ; padroni e signori che non
hanno Religione e punto non si curano che altri
l'apprenda ; padroni e signori che smaniano per
iscoprire nuove terre ed assoggettare gente al
loro dominio, e quando le hanno conquistate in-
vece di regalarle a Dio, le conservano per Sata-
nasso, e chiudono a questi infelici le porte del Cielo ;
non entrano essi e non permettono che vi entrino
quelli che ne avrebbero le migliori disposizioni ;
padroni e signori, a cui starebbero bene appli-
cate le parole già rivolte dal divin Salvatore agli
Scribi e Farisei : Guai a voi, o Scribi e Fari-
sei ipocriti, poichè chiudete il regno del Cielo
dinanzi agli uomini ; imperocchè non entrate
voi e non lasciate entrare chi sta per entrarvi .
Questa è la dura condizione nella quale attual-
mente qui si vive finchè Dio , mosso a pietà di
questa povera gente, non ce ne liberi . Perciò ab-
biamo bisogno di preghiere e di mezzi materiali
per venire in aiuto a tanti poveri indii, per libe-
rarli prima da certi padroni, a fine di poterli scio-
gliere dalla schiavitù del demonio .
Ora le parlerò della, mia prima Missione fra gli
indii del campo . Alla distanza di 5 leghe da
Viedma vi é un borgo, chiamato S . Javier, di
circa 800 persone, tra cui molti indii . Di questi
alcuni sono già battezzati ed altri no ; onde quando
il tempo me lo permette, monto il mio cavallo e
volo fra di loro, a fine d'istruirli e prepararli a
ricevere il santo Battesimo . Ne disposi già una
trentina , di cui 14 li battezzai il 24 ed il 25
dello scorso febbraio . Gli altri li battezzerò il più
presto possibile .
Difficilmente si comprende la fatica che occorre
per istruirli . In primo luogo non si possono riu-
nire tutt'insieme perché distanti gli uni dagli altri ;
poscia per l'età loro, poiché molti toccano i 70
e gli 80 anni , e anche per la mancanza .di un
decente vestito . Per conseguenza mi porto per lo
più in ciascuna famiglia ; e fatti i primi conve-
nevoli, mi seggo sopra di uno scagno, che natura
fece, li ordino a me d'intorno, e, poi facendomi
intendere alla meglio, li istruisco circa i princi-
pali misteri di nostra Religione, dove una mez-
z'ora e dove anche un'ora secondo le circostanze .
Quando son più famiglie, allora sopra l'erba fre-
sca del vicino prato fo sedere in due file i miei
bimbi e bimbe di 30, 50 ed anche 70 ed 80 anni,
gli uomini dinanzi e le donne di dietro, in modo
che i due sessi non si possano mirare in faccia, e
così li ammaestro fino a che non mi paiono stanchi .
In generale sono docili, ma hanno poca riten-
tiva per difetto di esercizio di memoria . Da prin-
cipio, di preghiera non insegno altro che a fare
il segno della santa Croce, a giungere le mani e
dire : Gesù mio, misericordia . Per imparare que-
sto a noi è molto facile ; ed essi invece lo ripe-
tono 50 ed anche 100 volte prima di saperlo a
mente ; e due giorni dopo la maggior parte di
essi non lo ricordano più . Da ciò ella può arguire
la difficoltà d'insegnare a siffatta gente . Ma la no-
stra Religione ci comanda di amarli come nostri
fratelli, come figli del Padre Celeste, come anime
redente dal Sangue di Gesù Cristo ; e perciò colla
carità paziente, benigna , e che tutto spera, si
dice , si ripete un giorno, due, dieci, venti fin-
chè basta, e finalmente si riesce a far loro im-
parare le cose necessarie . Se vedesse poi come
sono contenti dopo ; é una vera consolazione per
essi e per noi, che ci ricompensa di tutto .
A sei leghe al di là di questo borgo vi ha una
colonia di buoni Italiani . Il loro territorio é di-
stante da Viedma come da Torino ad Alessan-
dria . Qui pure vi sono alcuni indii, che nel tempo
della messe in qualità di giornalieri lavorano,
imparando a mangiare il pane a costo di loro fa-
tica ; e seguitando alla destra del Rio Negro sempre

2.2 Page 12

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s'incontrano case abitate . Infine si arriva alla
colonia Conesa composta quasi tutta di indii ,
per la cui conversione Monsignor Antonio Espi-
noza, e D . Fagnano molto si occuparono . Io an-
cor non la conosco da vicino ; ma mi vi recherò
al più presto possibile . Essa dista da Viedma 30
leghe . Sarebbe come da Torino a Milano ; colla
sola differenza che il viaggio va fatto a piedi, o
sul dorso di un cavallo . Il cavallo ! Veramente
questo animale é pel Missionario Americano un
mezzo, direi quasi , necessario per propagare il
Vangelo in queste vastissime contrade . Senza di
lui in queste lande gli verrebbe meno il coraggio ;
e sarebbe talora impossibile il portare soccorso a
tanti suoi fratelli ; poiché il più delle volte gli
mancherebbe la vita nel cammino .
Mi dimenticava di dirle che le nostre scuole
dirette dai Salesiani e dalle Suore di Maria Au-
siliatrice in Patagones hanno avuto buon esito
nell'esame . Nei due paesi si é anche incominciato
l'Oratorio festivo .
Ci faccia sapere alcune notizie di Torino e delle
altre Case, poiché qui siamo digiuni di tutto . Fa-
vorisca di farci spedire anche il Bollettino Sa-
lesiano, affinché almeno ogni mese possiamo avere
notizie delle cose di Europa ; e gliene saremo
grati e riconoscenti .
Perdoni la prolissità e la sconnessione di que-
sta lettera : ho dovuto scriverla a più riprese .
Altra volta sarò più breve ed ordinato .
Saluti il comun nostro Padre Don Bosco, ed i
nostri cari Confratelli, e mi creda
Viedma, 28 marzo 1881 .
Suo Obblmo
Sac . DOMENICO MILANESIO .
LETTERA SPAGNUOLA.
Utrera, 16 giugno 1881 .
MOLTO REVERENDO E CARO PADRE,
Siamo vicinissimi alla festa di S . Giovanni,
giorno aspettato con febbrile impazienza da mi-
gliaia di giovani , che hanno la bella sorte di
chiamare V . S . loro Padre amatissimo . In questa
faustissima occasione ancor noi , primi figli di
Spagna, vorremmo non essere secondi ad alcuno
nel manifestarle i nostri sentimenti di amore e
di gratitudine per mezzo di doni i più svariati
e preziosi, ma abbiamo le mani vuote . Epperciò,
non potendo inviare a V . S . doni materiali, gra-
disca i voti ardenti che facciamo al buon Dio ,
perché la ricompensi invece nostra coi suoi tesori
celesti, e il buon volere che abbiamo di lavorare
molto nella vigna del Signore . A questo uniamo
eziandio un mazzolino non so se di fiori o di spi-
ghe, che raccogliemmo in questo campo novello .
Sappiamo che V . S . M . R . pone in cima d' ogni
suo pensiero la gloria di Dio e la salute delle
anime ; e niente le torna più gradito che il sa-
pere che questo per mezzo dei suoi figli si va
ottenendo .
La condizione di questa Casa già la conoscerà
per lettere, e meglio ancora per la verbale rela-
zione di D . Cagliero, perciò qui altro non faccio
che accennarle in succinto qualche cosa avvenuta
dopo la sua partenza .
Il giorno 24 Aprile nella mia prima predica
feci appello a' molti uditori di prendere parte
alla divozione del Mese di Maria, al quale si dava
principio il sabbato prossimo 30 dello stesso mese .
Le mie deboli parole furono ben accolte, come
lo dimostrò il concorso dei divoti . Si diede prin-
cipio al Mese colla recita del S . Rosario, con una
considerazione quotidiana letta e più delle volte
a viva voce spianata con riflessioni in proposito .
Dopo la considerazione veniva il canto delle Litanie
in musica , cui seguiva il Tantum Ergo e be-
nedizione, come si usa costì all' Oratorio , e si
chiudeva l'esercizio col canto di una lode sacra .
Nei dì festivi tutto come nei giorni feriali, con
la variazione della Esposizione prima del Rosario
nel modo che si usa costì nelle 40 ore, aggiuntavi
la recita di una stazione o Trisagio , pratica a
cui hanno qui una grandissima divozione .
Pare che la SS . Vergine gradisse queste nostre
poche fatiche , e ci consolava aumentando ogni
giorno il numero de' suoi divoti, i quali non solo
prendevano parte agli esercizi della sera, ma per
nostra maggior consolazione si vedevano anche
a frequentare i SS . Sacramenti, cosa che ci con-
fortava come ci conforta tuttavia in mezzo ai tra-
vagli , che dobbiamo sostenere nel parlare una
lingua, che, quantunque germana della nostra, non
lascia però di aver le sue buone difficoltà .
Alle opere di pietà si unirono presto anche
quelle del culto , epperciò la nostra Chiesa , che
mancava di tutto , presto si trovò nella miglior
condizione . Una buona signora si prese l'incarico
di mantenere l'olio alla lampada del SS . Sacra-
mento ; altra ordinò a sue spese una piramide
in forma di mezza luna di buona scoltura in legno,
e dorata con eleganza, che magnificamente adorna
la bella e divota statua di N . Signora del Car-
mine ; la medesima persona fece eziandio porre un
elegante frontale all'altare di S . Angelo, che era
in assai cattivo stato . Altra benefattrice fece riat-
tare un'antica, ma preziosa Cappella che noi tro-
vammo in istato di magazzino, nella quale si pose
un nuovo altare contro un gran piedestallo, che
porta una magnifica urna con entro il Redentore
sepolto, adorna della più fina tartaruga, di tersi
cristalli, e per entro dorata, con drappi preziosi
che coprono il corpo di Gesù, il cui capo posa
sopra elegante e ricco cuscino . Quello che più di
tutto ci consola si è che l'altare si consecrò a san
Francesco di Sales, la cui imagine portata con
noi vi sta come sottoquadro . Molte altre cose si
stanno iniziando e che le comunicheremo a suo
tempo, tra le altre la Compagnia di N . S . del
Carmine, di cui già teniamo le debite autorizza-
zioni di S . E . RA Mons . Arcivescovo, e le patenti
del Provinciale Carmelita di Siviglia .
Già saprà per una lettera scritta a D . Rua,
che il giorno 24 maggio solennissimo costì fu
anche solenne per noi . Per varii motivi non ave-
vamo intenzione di festeggiare per quest' anno

2.3 Page 13

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M . Ausiliatrice, ma questa buona Madre ci fece
cambiare pensiero , ispirando a molte persone e
possiamo dire a tutte le signore di questa città,
di venire a dimandare , e insistere sino all' im-
portunità per saper l'ordine delle funzioni di quel
giorno . Riconoscendo in questo la volontà della
SS . Vergine, ci determinammo di celebrare quella
solennità , la quale riuscì bella e soddisfacente
oltre le nostre speranze .
Si cantò la messa della S . Infanzia di D . Ca-
gliero ; alla sera vi fu il discorso, il canto delle
Litanie ed il Tantum ergo in musica , con un
concorso veramente straordinario , per cui ebbe
principio in questa città la divozione a Maria
Ausiliatrice .
Per maggior comodità delle varie classi di
persone abbiamo differita la chiusura del Mese di
Maria sino alla 1 a Domenica di Giugno . Quel
giorno venne solennizzato con la maggior pompa
che da noi si poté .
Con previo Invito Sacro si annunziò l' ordine
delle funzioni, il predicatore della solennità, e i
cantici sacri accompagnati con orchestra .
Numerosa e splendida fu la Comunione generale,
senza computarle Comunioni fatte nelle singole
messe . La Messa solenne fu assistita da tanta gente,
che destò grande meraviglia . Alla sera la calca su-
però ogni aspettazione ; e grande fu l' entusiasmo
per lo splendore della funzione e per la novità della
musica . Don Cagliero, De-Vecchi, il M . Mercadante
concorsero colle loro note a dar lustro alla nostra
festa . I molto RR . Parroci della Città con grande
zelo ci prestarono l'opera loro : il sig . Cura F .
Padilla cantò Messa, il sig . Vicario ci venne ad
impartire la Benedizione col SS` , ed il rima-
nente Clero per quanto poté vi prese parte attiva .
Il P . D . José M . Alvarez , devotissimo della
Vergine, fu mirabile nel suo Discorso . Egli parlò
con tanta unzione e forza di argomenti della po-
tenza di Maria, da rendere come estatici i suoi
uditori .
Una cosa destò ammirazione, e fu che il no-
stro amatissimo Arcivescovo M . Joaquin Lluch,
avendo saputo che si stava preparando questa
solennità, volle aggiungere alle indulgenze proprie
del Mese di Maria anche la sua di 80 giorni ;
ed ordinò al medesimo P . Alvarez che prima di
dare principio al suo argomento annunziasse dal
pulpito le indulgenze che S . E . R.m a concedeva a
tutti i presenti a quella funzione . Aggiunse di più
80 giorni di indulgenza a tutti i fedeli per ogni
atto di pietà, che d'allora in poi avessero com-
piuto nella Chiesa del Carmine . Di ciò non pago,
promise eziandio che avrebbe fatto una visita a
questa Chiesa per mostrare la sua affezione ai
Salesiani che la ufficiano ; né queste furono parole
soltanto . Imperocchè una lettera del Provvisore
giunse ben tosto al sig . Vicario annunziando che il
14 del corrente S . E . R.ma giungerebbe ad Utrera
per una visita privata ai Salesiani , e che non
voleva pubbliche dimostrazioni . Sparsasi questa
notizia , non fu possibile impedire le dimostra-
zioni ; quindi all'ora dell'arrivo di S . E . ben 18
vetture di gala erano a riceverlo alla Stazione .
S' immagini V . S. che spettacolo ! Invece di tro-
vare noi col sig . Vicario, ed una rappresentanza
del Clero, egli si trovò innanzi tutto il Clero delle
due parrocchie, i più ragguardevoli signori della
città ; trovò il Colonnello comandante di arma con
tutta l'ufficialità e decorati di croci ; trovò i Giu-
dici dei tribunali col loro personale, l'Alcalde ed
il Municipio in corpo , il Comandante le guardie,
ecc . ecc . In mezzo a sacerdoti e a soldati non man-
cavano i Salesiani ; e l'egregio Monsignore, disceso
dalla vettura , appena ci vide, disse con grande
affetto : Ecco qui i miei figli Salesiani ; son ve-
nuto per voi altri . Vista poi tanta folla di gente,
domandò : E tutti questi signori ? - Sono qui per
onorare V . E ., gli si rispose, ed egli salutatili con
quella cortesia ed affabilità che gli é propria, subito
dimostrò il desiderio di andare alla Chiesa del Car-
mine ; e vi fu accompagnato . Precedutolo sopra
un'altra vettura, lo ricevemmo con le debite forme
alla porta della Chiesa piena di gente, che genuflessa
lo attendeva . Monsignore si fermò ad orare al-
quanto dinanzi al SS . Sacramento ; passò quindi
alla Sagrestia, prese informazione delle cose no-
stre, e ritornò a percorrere la Chiesa ammirando
la nuova Cappella di S . Francesco , che per sua
delegazione era stata benedetta il giorno 3 del
corrente dal Rm° suo Vicario . Noi passammo
ore preziose in sua compagnia ; volse a tutti i
confratelli parole di amore, e ci ricordò che Egli
é e sarà sempre il gran Papà dei Salesiani . Ve-
dendo un personaggio così insigne in tutta la Spa-
gna ad usarci tanta bontà, ne siamo stati come
confusi, e dal fondo del cuore abbiamo ringraziato
Iddio che in siffatta guisa ci ricompensasse della
pena sofferta , quando ci separammo da Lei , o
carissimo D . Bosco. In fine ci diede la sua pa-
storale benedizione, dicendoci che presto ci chia-
merebbe in Siviglia in una nuova casa, senza però
lasciare Utrera campo de' nostri primi esperimenti .
Eccole, caro Padre, il presente che le offriamo
pei suo onomastico : un po' di bene fatto nella
vigna del Signore , col desiderio di farne molto
di più, a misura che la divina Provvidenza ce ne
somministrerà i mezzi .
V. S . ci benedica tutti, con una di quelle benedi-
zioni che fecondano e fanno produrre frutti abbon-
danti anche ad alberi sterili, come é lo scrivente .
D . Oberti, D . Pane, il ch . Atzeni, mi hermano
e Goitre si uniscono con me corde et animo nel-
l'ossequiare V . S . in questa occasione avventurata .
Ringraziando il Signore, finora il calore non ci
pregiudicò ; e siamo tutti bene in salute .
Gradisca, caro Padre, i miei rispetti e mi ab-
bia sempre pei suo
Umil .mo e Devot.mo figlio,
Sac . GIOVANNI BRANDA .
PS . Non le parlai in questa mia dell' impareg-
giabile sig . Marchese Ulloa nostro benefattore,
che, oltre alle spese che lei sa, fece costrurre
il tetto della Sacrestia, e due camere per abita-
zione, e di più va fornendo la Chiesa di banchi
ed altri oggetti . Egli è per noi una provvidenza .
Per una combinazione non poté trovarsi all' ar-
rivo dell' Arcivescovo, cosa che gli rincrebbe
immensamente .

2.4 Page 14

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I SALESIANI DELL'URUGUAY
nella seconda città della Repubblica .
AMATISSIMO D . BONETTI,
E' ormai tempo che adempia alle mie promesse
di scriverle qualche ragguaglio sulla nostra spe-
dizione a Paysandú e sull' impianto della nuova
Casa in quella città ; tanto più che fu accompa-
gnato da tali circostanze che interesserebbero vi-
vamente i nostri cari Cooperatori , facendo loro
toccare con mano la sollecitudine amorosa, con cui
Maria SS . ci accompagna e ci protegge ne' più
gravi ed inaspettati pericoli .
Paysandú è una delle città più antiche della
Repubblica Orientale, adagiata sulla sponda sini-
stra del gran fiume Uruguay, sul quale ha un
bellissimo porto commerciale, cui giungono le navi
ed i battelli a vapore che manda l'Europa a ca-
ricare lane , cuoi , carni salate ed altre derrate
del paese . Dopo quello di Montevideo dicon tutti
che sia desso il porto più frequentato e più pro-
spero che abbia lo Stato .
Ma certo non si potrebbero fare eguali encomii
sulle condizioni morali e religiose della città e
della campagna circonvicina . E come potrebb'essere
altrimenti? Una popolazione di oltre a 25 mila abi-
tanti non ha che una sola Parrocchia, una sola
Chiesa . Di più il Parroco s' era allontanato, la-
sciando il suo gregge in uno stato deplorevolis-
simo . Nessuna Congregazione religiosa non vi ha
mai messo piede , né aperto scuole , né asili di
beneficenza . Tutte le scuole maschili e femminili
sono in mano di gente, che professa nell'insegna-
mento il materialismo più sfacciato . La corruzione
quindi e l'immoralità, non trovando argini, traboc-
cano da ogni parte . Povero paese ! povere anime!
Monsignor Vera, nostro Vescovo zelantissimo, si sen-
tiva straziare il cuore, non potendo venire in aiuto
di tante sue pecorelle abbandonate alla voracità
del lupo infernale . Non avendo in sua Diocesi Sa-
cerdoti disponibili, aveva ricorso a diversi Ordini
religiosi, ma inutilmente . Allora vedendo avvi-
cinarsi a gran passo la Settimana Santa e le So-
lennità pasquali, mi fece chiamare a sé in Monte-
video, e mi supplicò ardentemente che lo togliessi
da quel martirio, e che accettassimo noi Salesiani
la direzione parrocchiale di tante anime derelitte,
le quali noi potevamo ravviare sul buon cammino
colla predicazione, colle scuole, cogli Oratorii fe-
stivi, coll'aiuto delle Suore di Maria Ausiliatrice,
e con tutti quei mezzi di propaganda cristiana ,
che riuscirono sì bene in molte altre parti . Che
vuole? Per disposizione della Divina Provvidenza
io aveva ricevuto quel giorno stesso lettera da
D . Cagliero, che tra pochi giorni dovevano met-
tersi in viaggio i nuovi Missionari, da noi tanto
sospirati . Potei quindi offrire speranze al nostro
veneratissimo Vescovo, e prender tempo per con-
sultare i compagni, e soprattutto il nostro Supe-
riore D . Costamagna su ciò che si doveva ri-
solvere .
Ritornato al Collegio Pio, radunai i nostri
buoni confratelli , raccontai il fatto nelle sua
commoventi circostanze, li pregai a voler reg-
gere forti sul lavoro, e domandai se credevano di
rinunziare generosamente a favore delle nuove
imprese quegli aiuti, che stavano per giungerci
dall' Europa . Il loro zelo per le anime , il loro
entusiasmo per lo sviluppo ed incremento della
Pia Società Salesiana, la brama ardentissima di
estendere dappertutto il regno di Dio, fece sì
che tutti approvarono unanimamente la nuova spe-
dizione , che col permesso del nostro Ispettore
avremmo intrapreso da noi soli , senza chiedere
aiuti di personale o di danaro ai cari confratelli
della Repubblica Argentina, già troppo aggravati
e troppo pochi per le faticose opere che hanno
tra mano . Ella conosce già per prova il gran
cuore e lo zelo instancabile di D . Costamagna ,
suo compatriotta, per punto non maravigliarsi, se
mandò immediatamente il suo consenso e la sua
benedizione alla nuova impresa .
Da quel momento io mi posi nelle mani di Mon-
signor Vera, il quale, col cuore ripieno di gioia, ci
raccomandò caldamente di partire alla volta di Pay-
sandú il più presto possibile, per non dar tempo che
se ne spargesse la voce, e che il demonio ci suscitasse
ostacoli e resistenze dolorose . Monsignore cono-
sceva troppo bene le cose e le persone . Anche a
noi parve naturale che Satanasso dovesse fremere
al veder giungere Missionarii, decisi a disputar-
gli il dominio su di una popolazione che già te-
neva in sua balia ; quindi risolvemmo di partire
fra quattro giorni, durante i quali dovevano sbar-
care d' Europa i nostri confratelli, che sarebbero
rimasti al nostro posto . La egregia signora Clara
S . Heber, che ci fa da madre, ci allestì in fretta
tutto il corredo necessario, ci preparò i bauli, ci
mise in mano il danaro del viaggio, ed alla sera
del 9 di Marzo, D . Giovanni Allavena, D . Ago-
stino Mazzarello, il catechista Giacomo Ceva ed io
c'imbarcammo sul battello Cosmos nel Porto di
Montevideo . Viaggiammo tutta la sera e la notte
seguente sulle tranquillissime onde del Plata , e
quando spuntò in cielo l' aurora del 10 il va-
pore gettava l'àncora in faccia a Buenos-Ayres,
dove si doveva fermare cinque ore . Scendemmo
a terra, e là sul molo, ritto in piedi, colle brac-
cia tese verso di noi, vedemmo l'amato nostro Ispet-
tore D . Costamagna, che vi era accorso per tem-
pissimo ad aspettarci, a fine di confortarci ciel
suo affetto e de' suoi consigli in una impresa,
che un segreto presentimento ci faceva pronosti-
care irta di gravissime difficoltà . Celebrata la
S . Messa nella vicina Chiesa dei Padri Domeni-
cani, il cui Superiore, valente oratore e santa per-
sona, ci accolse con amorevolezza paterna, ritor-
nammo in fretta a bordo, accompagnati dal nostro
caro D . Costamagna, che di gran cuore sarebbe
partito con noi, se alcuni affari delicati ed urgenti
non glielo avessero impedito . Alle dieci del mat-
tino , con un tempo calmo e sereno, il battello
levò l'àncora, e cominciò a rimontare il Plata, il
cui immenso letto via via stringevasi dinanzi a
noi, finché, lasciando a sinistra una dopo l'altra
le numerose bocche del maestoso Paranà , en-
trammo nel corso del pittoresco Uruguay, serrato
da vaghissime e verdeggianti sponde, su cui s'in-
nalzano di tratto in tratto bellissimi villaggi . Cadde

2.5 Page 15

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infin la notte , e mentre il battello continuava
velocemente la sua via , sospinto dal favorevole
flusso delle acque del Plata , noi scendemmo a
rinchiuderci nelle nostre cabine a pregare ed a
riposare . Due volte ancora si fermò il battello
durante la notte per isbarcare passeggeri alla città
di Mercede e poi a Fraybentos , ma per pochi
minuti . La mattina seguente per tempissimo, sve-
gliati dall' acutissimo fischio della macchina, ci
affacciammo allo sportello, e vedemmo spiegato
davanti al nostro sguardo attonito il magnifico pa-
norama della-città di Paysandú, che dal Porto
sul fiume si distende su su per un buon chilo-
metro sul fianco di una soave collinetta, sulla cui
cima torreggia maestosa la nuova Chiesa parroc-
chiale .
Erano le cinque antimeridiane del giorno 11 di
Marzo, bellissima mattinata d'estate, quando noi
ponemmo piede in terra , senza che alcuno ci
aspettasse, senza che alcuno in città sapesse del
nostro arrivo, senza avere una casa, un tetto amico,
ove ricoverarci . Chiusi in una vettura corremmo
difilati alla Chiesa, per gettarci nelle braccia di
Gesù Sacramentato, ed implorare il suo appoggio
nella nostra difficilissima Missione . Gl' insoliti e
ripetuti rintocchi delle campane che annunziavano
la celebrazione di tre Messe, la voce che subito
si sparse dell'arrivo di nuovi Sacerdoti, trasse in
Chiesa molti curiosi, che ci guatavano stupiti, e
poi correvano fuori a far mille castelli in aria
sulla nostra venuta , sulla nostra origine , sulla
nostra Missione . Preso quindi possesso , e fatto
un po' d'inventario delle miserabili masserizie
della Chiesa, dei pochi e poveri vasi sacri, dei
meschinissimi arredi, pannilini e paramenti, quel
giorno e l'altro l' impiegammo nel cercarci un
alloggio, nel presentarci alle autorità civili, e ad
alcune famiglie cospicue , presso le quali aveva
ottenuto lettere di raccomandazione da amici e
benefattori della capitale . Fummo generalmente
ben accolti , specialmente dal Comandante del
Porto , Giulio Muró, il quale avendo avuto due
suoi figli in educazione a Colon nel nostro Colle-
gio Pio, ci voleva personalmente un gran bene ,
ed ebbe appunto occasione di dimostrarcelo in
momenti assai critici, come dirò tra poco .
Alcuni giornali della città presero tosto a spargere
voci sinistre contro il nostro arrivo inaspettato ; ci
chiamarono invasori della parrocchia, gente fana-
tica, e provocarono il popolo a sollevarsi contro di
noi . Infatti incominciarono a firmare petizioni al
Vescovo pel nostro richiamo , ed in men di due
giorni si raccolsero centinaia di firme ; ma questo
non ci faceva pena . L' orizzonte si faceva buio
buio per altra parte ; ma noi avevamo posto una
fiducia particolare in S . Giuseppe, in onor del quale
venivamo disposti a fare una gran festa, dichia-
randolo fin da principio Patrono di quella povera
popolazione .
Quindi la dimane, che era giorno di domenica,
cominciammo con zelo l'opera nostra . D . Allavena ,
di buon mattino, predicò alla prima Messa, frequen-
tata specialmente da molti poveri coloni Italiani
de' dintorni ; alle dieci cantò la messa D . Mazza-
rello, ed io asceso in pulpito annunziai pel sabbato,
19 Marzo, la gran festa di S . Giuseppe, preceduta
da un triduo solenne di prediche e di benedizioni ;
pregai i genitori a mandare i loro figli alla dot-
trina cristiana due volte la settimana durante il
resto della quaresima ; spiegai loro lo scopo di
nostra venuta, ed il gran desiderio che avevamo
di servire con zelo ed abnegazione ai bisogni spi-
rituali della città e campagna ; poscia svolsi nel
resto della predica un tema morale di opportu-
nità . La sera vi fu solenne Via Crucis, dopo la
quale tornai a predicare brevemente, e con più
energia .
Questa operosità spiegata fin da principio ci
guadagnò i cuori de' buoni e degli onesti, che riti-
rarono le loro firme ; ma per vero dire irritò vie
più contro di noi gl'intolleranti, nemici di ogni
bene, che vedendo di non poter far nulla da soli
macchinarono di ricorrere ad altre armi . Al solenne
triduo ci accorse gran folla, ma molti vi ve-
nivano solo per ispiare i nuovi Missionarii, e te-
nevano in Chiesa un contegno assai sconveniente .
Nelle prediche ci siamo ben guardati dal provo-
care e pungere chicchessia ; parlammo colla mas-
sima dolcezza e mansuetudine , ma che vuole ?
L' ultima sera, dopo la benedizione, era appena
chiuso il S . Tabernacolo, che in Chiesa stessa
scoppiò il tumulto, e si cominciò a gridare
abbasso e morte . La folla si agglomerò sulla
piazza e vi si udiva una tempesta di fischi , di
urli, di minaccie d'ogni genere, un baccano d'in-
ferno . Siccome noi per recarci alla nostra povera
casetta dovevamo uscire sulla piazza , dove la
turba continuava ad urlare e a fremere , ce ne
restammo in Chiesa appié dell' altare, disponen-
doci a fare il sacrifizio della vita, se così avesse
piaciuto al Signore . Frattanto intervenne la forza
pubblica e disperse gli ammutinati . Questo pronto
e felice scioglimento lo dovevamo al nostro ca-
rissimo amico Giulio Muró, che in que' giorni non
posò un momento dal vigilare sopra di noi , dal
difenderci nelle riunioni e nelle famiglie, inter-
venendo col suo prestigio presso il Governatore
della città , perché non ci lasciasse esposti agli
oltraggi ed alle violenze degli insensati .
Come se nulla fosse accaduto la dimane celebrammo
colla solennità promessa la festa del gran Patriarca
S . Giuseppe, e, come può ben immaginarsi, lo fa-
cemmo con una speciale riconoscenza per averci sal-
vati da si gravi pericoli . Per quel giorno avevamo
chiesto per telegramma un magnifico armonium a
Montevideo, donde ci arrivò per tempo . D . Allavena
tesse un panegirico che piacque assai ; la Messa
solenne in tre, cosa quasi nuova, trasse le sim-
patie di molti ; così che la giornata si passò di
un modo consolantissimo, notando che al mattino
s'erano fatte circa quaranta Comunioni, spettacolo
che in quella città non si era visto mai, se non
in tempo di qualche straordinaria Missione . Il
giorno seguente essendo domenica facemmo come
il solito le nostre funzioni e le nostre prediche ,
sempre più frequentate e devote . In breve la città
tornò in perfetta calma ; anzi la maggior parte
degli abitanti non tardarono a mostrarsi conten-
tissimi della nostra venuta .
Pertanto vedendo le cose assai bene avviate, e

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scomparso ogni pericolo di tumulto , credetti di
ritornare a Villa Colon . Preso commiato da alcuni
benefattori, scesi al Porto, accompagnato dai con-
fratelli . Il sig, Comandante volle trasportarmi a
bordo del Cosmos lui stesso coi suoi soldati, sulla
barca ufficiale, da cui sventolava la bandiera naziona-
le . Colà abbracciai intenerito i miei confratelli, ed
al fischiar della macchina partii, seguendo ancora
coll'occhio e salutando da lungi colla mano e col
fazzoletto bianco chi dalle sponde mi faceva se-
gnali e saluti . A poco a poco il Porto, la sponda,
la città, le torri della Chiesa sparirono dietro le
colline, ed io scesi triste e commosso a pregare
per i Salesiani che lasciava dietro di me, e per
quella popolazione che Iddio affidava alle nostre
cure .
Le notizie ricevute posteriormente furono sem-
pre ogni volta più consolanti . I fanciulli attratti
dalle belle maniere, e da piccoli regalucci accor-
sero numerosissimi ai catechismi . Nella settimana
Santa si fecero splendide funzioni, e la folla che
vi accorse dalle campagne fu immensa . Molti co-
minciarono a far la santa Pasqua, che da molti anni
più non facevano . La persona dei nostri venne
sempre meglio assicurata vuoi dalle simpatie della
popolazione, vuoi dall'amicizia del nuovo Gover-
natore della città, uomo cortese, e già nostro vicino
di Villa Colon .
Ma ciò che più di tutto meriterebbe di essere
narrato in disteso sono le fatiche e le curiose
avventure della Missione in campagna . Don Alla-
vena è più d'un mese che, seguito dal Catechista
Ceva, traendosi dietro l'altare portatile, percorre
a cavallo i varii punti della sua Parrocchia, più
estesa che tutta l'archidiocesi di Torino, battez-
zando , benedicendo matrimonii , predicando ed
evangelizzando gli abitanti delle campagne, sparsi
qua e là a grandi distanze, addetti alla custodia de-
gli armenti, vivendo in misere capanne, formate di
fango e di paglia, a guisa di selvaggi, senza vedere
mai il volto di un Ministro di Dio, senza Chiese,
senza Sacramenti . Chi può dire i disagi, le pri-
vazioni, le fatiche del povero Missionario, che va
alla ventura cercando le pecorelle perdute nel fondo
di quelle valli, per ricondurle all'ovile del Signore?
M' avveggo che se proseguissi questo tema la
mia lettera più non finirebbe ; quindi aspetto
un'altra occasione per scriverle con più agio .
Per ora raccomando a lei ed a tutti i Coopera-
tori che preghino molto pei poveri Missionari
d'America, che tanto abbisognano di essere so-
stenuti nel loro zelo e nella loro sanità .
Avrà ben notato , sig . D . Bonetti , che questa
mia manca di data . Si é perchè l'ho cominciata
a Montevideo, continuata a bordo dell'Umberto I,
e finita a Marsiglia , dove presentemente mi
trovo . Come ella sa, io ritorno a rivedere il
nostro venerato D . Bosco per rendergli conto
dei nostri lavori ; ritorno per promuovere su
più vasta scala altre imprese ed altre Missioni,
che devono ridondare ad immenso benefizio delle
anime e della religione ; ritorno anche per prov-
vedere alla mia salute un po' sciupata . Permetta
adunque che per mezzo del Bollettino io mandi
un tenero ed affettuoso saluto a tutti i cari Con-
fratelli e Cooperateri Salesiani per parte mia e di
tutti i Salesiani d'America . Nella mia breve perma-
nenza in Europa vorrei vederli tutti, ma non mi sarà
possibile . Se avrò tempo, le darò a viva voce no-
tizie dei paesi da cui vengo, e poi pregherò tutti
a man giunte di volerci aiutare nel sostenere
un'opera, che ha già dato frutti così copiosi e
consolanti, e che ce ne fa sperare dei migliori ancora .
La saluto di gran cuore, e nella viva speranza
di presto riabbracciarla mi dico
Data del timbro di Marsiglia, 27 giugno 1881 .
Suo aff.mo Confratello
Sac . LUIGI LASAGNA .
MONSIGNOR GIACINTO VERA .
Dai giornali della Repubblica Argentina e del-
l'Uruguay e da nostre corrispondenze di colà ri-
ceviamo le seguenti notizie sul compianto Monsi-
gnor Giacinto Vera, primo Vescovo di Montevideo,
del quale annunziavamo la morte nel passato nu-
mero del Bollettino .
La notizia della morte di questo illustre Pre-
lato della Chiesa Uruguayana si sparse in un mo-
mento in tutti quei centri sociali , riempiendo
di costernazione quanti conoscevano questo rispet-
tabile e virtuoso Ministro del Signore . Ben fon-
dato invero é tale sentimento, poichè le doti che
adornavano il compianto Vescovo , lo rendevano
rispettabile sotto ogni riguardo .
Nobile e grave in tutti gli atti suoi, dotato di
pronta intelligenza e di carattere dolcissimo, di
fina penetrazione, prudente e discreto nel governo
del suo gregge, caritatevole al sommo verso i po-
veri ed i derelitti di sua Diocesi, energico e ge-
loso nel difendere i diritti a lui confidati, dili-
gentissimo per la salute spirituale de' suoi cari
fedeli, sempre occupato e trepido del bene del
suo amato popolo cattolico , e della prosperità e
grandezza della sua patria, cui professava singo-
lare affetto, Mons . Vera discese nella tomba cir-
condato dal rispetto di tutta una nazione, bene-
detto da migliaia di anime, che lo videro sempre
sul sentiero del dovere senza vacillare neppure
davanti al potente .
Oriundo di una famiglia spagnuola delle Isole
Canarie, nacque Mons . Vera il 3 di luglio 1813,
sulle acque del Brasile, mentre il padre suo na-
vigava verso la Repubblica dell'Uruguay .
Negli anni suoi giovanili prese parte attiva alle
vicissitudini politiche, per cui ebbe a passare nella
Repubblica dell'Uruguay . Di carattere pacifico ed
inclinato alla carità , si sentì chiamato allo stato
ecclesiastico . Ordinato Sacerdote, per 19 anni fu
Curato Vicario di Canelones, e con zelo, disinte-
resse e canta veramente apostolica, lavorò assai
nel guidare il suo popolo nel cammino dell'eterna
salvezza .
Nel 1865 fu consacrato Vescovo di Megara in
p . i . e da S . S . Pio IX nominato Vicario Apo-
stolico dell'Uruguay . La consecrazione fu fatta
dall'indimenticabile Prelato, Dottor Escalada, cui

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Mons . Vera, a suo turno, nel 1868 impose il pallio
arcivescovile , essendo stato nominato in quell'e-
poca primo Arcivescovo di Buenos Ayres .
Or son tre anni che fu eretta in Diocesi la
Chiesa della Repubblica Orientale dell'Uruguay, e
Mons . Vera fu il primo Vescovo che occupò la
sede episcopale della nuova Diocesi . Ressela egli
con sapienza e prudenza superiore ad ogni lode,
mantenendo col Governo le migliori relazioni, e-
vitando ogni conflitto, senza cedere punto de'suoi
diritti , e rispettando le considerazioni dovute al
decoro di ambo i poteri .
La carità di M . Vera é proverbiale in Monte-
video, e moltissimi sono i poveri che oggi pian-
gono il loro benefattore e padre . Raccontasi che
alcuni Curati della sua Diocesi deposero nelle sue
mani certi risparmii fatti nell' esercizio del loro
ministero . Un giorno si presentarono al loro Ve-
scovo per ritirare ciò che gli aveano consegnato, ed
ebbero la seguente risposta : Voi mi diceste che
erano quelli i risparmii vostri, ed io per sicurtà
di maggior frutto per voi li ho depositati in
mano dei poveri delle vostre parrocchie . Gesù
Cristo, che nel suo Vangelo si nomina il rappre-
sentante dei poveri, vi renderà i vostri risparmii
col cento per uno, come ha promesso .
Mons . Vera nutriva in cuore un affetto grandis-
simo per i Salesiani , e lo dimostrò in molte e
varie circostanze . Al loro arrivo in Montevideo
egli mise il suo episcopio a loro disposizione, e
li volle alla sua mensa per tutto il tempo che in
esso si fermarono . Non ostanti le gravissime sue
occupazioni pel governo di sua estesissima Dio-
cesi, egli sempre si prestò a celebrare nel Colle-
gio di Colon le sacre funzioni, in occasione di
varie solennità , ogni volta che fu invitato . Re-
cossi colà per la benedizione della campana . Volle
affidare a' Salesiani le Parrocchie di Las Piedras
e di Paysandù . Insieme con i Salesiani di buon
grado si portò a dettare nella prima di esse Par-
rocchie i santi Spirituali Esercizi , fermandovisi
per più giorni, e contentandosi dello scarso e gros-
solano vitto, e dell'umile letto di cui potevano o-
norarlo nella loro povertà i novelli Missionarii .
Egli non faceva fra i Salesiani distinzione alcuna .
Dovendo, per ragioni di servizio, un nostro cuoco
addetto al Collegio di Villa Colon , traslocarsi
nella Casa di Buenos Ayres accompagnato da un
Sacerdote, e per incidenti sopraggiunti, non es-
sendo essi arrivati in tempo a salpare sul piro-
scafo, dovettero rimanere in Montevideo più giorni
per aspettare altro passaggio . Mons . Vera, nella
sua grande carità , volle , come sempre , quei
Salesiani presso di sé per quel tempo, ed en-
trambi tenne alla sua mensa, non ostante che il
povero cuoco, confuso per tanto onore, protestasse,
ma invano, quello non essere il posto suo, ma
dover lui rimanersi in cucina fra gli arnesi del-
l'arte sua e le persone di sua condizione . L'anno
scorso, il nostro Collegio di Colon versava in
strettissime condizioni finanziarie, tali da destare
serii timori pel suo avvenire . Or bene, bastò che
il Direttore si rivolgesse al cuore di M . Vera,
ché questi nell'industriosa sua carità, in brevis-
simo tempo, seppe trovar modo di sovvenire al
bisogno e scongiurar ogni pericolo per l'avvenire
del Collegio .
Coronato di meriti, pieno di virtù, morì Mon-
signor Vera, compiendo la sua missione . Era
giunto a Pan de Azùcar facendo la visita pasto-
rale, allorché un attacco al cervello lo strappò ai
suoi Diocesani, alla sua Chiesa, alla sua patria,
a coloro tutti cui consacrò la sua vita, e a' quali
prestò grandi e segnalati servizi . Molti infelici,
che in lui trovarono alleviamento nelle proprie
disgrazie e soccorso al loro infortunio, e a cui donò
pane e vestito ; molti, cui fu Angelo di conforto
nell'ora dell'abbattimento morale, spargendo nello
spirito, colla naturale dolcezza della sua soave ed
amorosa parola , il balsamo della rassegnazione
e della consolazione , sparsero lagrime sulla sua
tomba, e tra i mesti accenti della preghiera . ri-
suonarono e risuoneranno ancora le più tenere
benedizioni al nome dall'estinto Pastore, amico dei
bisognosi, padre dei poveri e degli afflitti .
Serva di conforto al dolore di coloro, che giu-
stamente pìangono una perdita così sensibile, le
speranze che quello spirito, il quale animò Monsignor
Giacinto Vera, goda il gaudio eterno, e che la sua
memoria sarà imperitura nella terra, che lo vide
nascere , ed in quella ove seppe cattivarsi tanta
simpatia il virtuoso ed umile, caro e rispettato
Vescovo di Montevideo .
STORIA DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES
CAPO XXXI.
Scoppio della polveriera - Pericolo di peggiori di-
sastri - Eroismo del sergente Sacchi - Il cap-
pello di D. Bosco . - Visibile protezione di Maria
- Fatti diversi - Una colomba - Una trave
infuocata - Il giovanetto Gabriele Fassio - Il
Pater ed Ave a s . Luigi - Guasti nell'Oratorio
- Sovvenzione - Riflesso,
L'anno 1852 una terribile sventura come ful-
mine a ciel sereno piombava sopra la città di To-
rino, la quale poco mancò che non divenisse un
mucchio di rovine e la tomba dei suoi abitanti .
In mezzo al Borgo Dora, presso al cenotafio di
S . Pietro in Vincoli , sorgevano una fabbrica e
tre magazzini da polvere . Talora vi stavano rac-
colti più migliaia di miriagrammi di polvere da
mina e da caccia ; e quindi il detto Borgo e la
città intiera avevano nel loro seno un nemico più
formidabile, che non un'orda di barbari, avidi di
saccheggio e di rapine .
Or bene erano le undici e tre quarti antime-
ridiane del 26 aprile, quando per causa della im-
perfezione di una macchina si eccita una scintilla
in un laboratorio . In men che non si dice il fuoco
si appicca a due granitoi laterali , passa ai frul-
loni, indi alla polvere distesa all'aperto . L'incen-
dio di quest' ultima mette il fuoco prima ad un

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piccolo magazzino di polvere da caccia, e poscia verà Torino? La salverà Maria per mezzo di un
ad un altro di polvere da mina , che a breve i- suo divoto, il cui nome é ben giusto che da noi
stante l'uno dall' altro scoppiano con un rombo pure sia tramandato alla più tarda posterità .
tremendo , facendo traballare la città, sganghe- È questi il, sergente foriere Paolo Sacchi da
rando usci e porte, e non lasciando alle finestre Voghera , capo degli operai addetti alla fab-
chiuse un vetro intatto . La grossa fabbrica di brica, scampato come per miracolo dall' orribile
polvere salta in aria, le case vicine si rovesciano, strage . Per ben tre volte dalla violenza degli
due file di annosi gelsi sono strozzati a mezzo scoppi egli é stramazzato a terra siccome morto ;
come tenere pianticelle ; pietre , chiodi , spran- si alza nondimeno e colle membra peste, colla
ghe di ferro, travi infuocate volano per aria, e faccia, colla testa e colle mani abbrustolite, met-
piombano sui palazzi, nelle vie e nelle piazze come tendo sangue persino dalle orecchie rintronate e
proiettili d' immensa bomba, minacciando strage sconvolte, in mezzo ad una confusione indescri-
e morte ; a 400 metri di distanza cadono sassi vibile, tra il macello de' suoi operai, tra i pianti
di 10, 15 e 20 miriagrammi l'uno ; trenta uo-
mini addetti alla polveriera sono o colpiti a morte,
o bruciati, o sepolti sotto le macerie . Intanto una
densa nuvola di fumo come un funereo manto si
e le grida di disperazione , egli mostra una per-
spicacia e spiega tale un coraggio , che é superiore
ad ogni encomio . Vinti i ripetuti sbalordimenti,
che gli avevano cagionato gli orrendi scrosci,
stende sopra tutta Torino, le toglie la vista del
sole e la riempie di terrore ; pare giunto il fini-
mondo . Chi grida, chi piange , chi fugge senza
saper dove, perchè dai più s'ignora da principio
egli si avvede che è ancor salvo il terzo magaz-
zino, ma che il fuoco già si é appiccato ad una
coperta che vi si trovava . A questo pericolo di vi-
cina morte egli non fugge, no, corre anzi, rimuove
il luogo e la causa del disastro . Corsane a poco la coperta a tempo, e rimane sul luogo impavido,
a poco la voce, molti dall'interno della città vol- chiamando aiuto . Dal suo eroismo animati accor-
gono i passi verso la polveriera ; ma giunti nelle rono ben tosto alcuni cittadini ; si aggiungono
sue vicinanze ne vengono strascinati indietro dalla indi soldati, e pompieri, e si stabilisce un pronto
calca fuggitiva delle vicine contrade, che annun- servizio : gli uni attendono a spegnere il fuoco, che
zia imminenti peggiori disastri . Varii per altro si manifesta qua e colà ; gli altri trasportano dal
dei più coraggiosi insieme coi soldati e le civili gran magazzino gli 800 barili di polvere, che vi
autorità e la stessa reale Maestà di Vittorio E- conteneva . Questi lavori, nella generale trepida-
manuele, si portano sul luogo della desolazione ; zione degli animi, durarono sino alle ore quattro
tra questi vi fu anche il nostro D . Bosco .
pomeridiane e furono compiuti felicemente . Così
Nel momento del primo scoppio trovavasi egli in quel giorno di angoscia Torino andò salva per
nella sala dell'esposizione degli oggetti di lotte- l'intervento di Maria, e per l'eroismo di un uomo,
ria . Al fragore, che aveva scosso tutti gli edifi- che in quell'orribile frangente a Lei si rivolse
zii, era egli disceso nella pubblica via, onde sa- per consiglio e conforto, e che fino ad oggi tu
per che fosse avvenuto . In quell' istante si fa vedi ogni sabato prostrato dinanzi all'altare della
sentire il secondo scroscio, ed un momento dopo Vergine Consolatrice a sciogliere un voto di rin-
un sacco di avena dall'alto gli cade accanto, poco graziamento, per averlo non solamente salvato, ma
mancando che lo schiacciasse . Non tardò ad ac- resolo salvatore dei suoi fratelli . Quest'uomo sem-
corgersi che aveva preso fuoco la polveriera, di- plice ed onesto, che tra mezzo a singolarissime
stante dall' Oratorio poco più di 500 metri . Si vicende della sua vita giovanile sembra essere
dirige tosto a casa nel timore che fosse accaduto stato riserbato e preparato da Dio alla nobile mis-
qualche sinistro ; ma la trova vuota, chè tutti sani sione di salvare Torino, ricevette nei primi giorni
e salvi erano fuggiti nei vicini campi e prati . da tutti gli ordini della cittadinanza lusinghiere
Allora, senza mettere tempo in mezzo, e senza dimostrazioni di stima e di onore ; ma non tardò
badare al pericolo, egli vola sul luogo del disa- ad essere pure abbeverato di fiele e mirra .
stro, a fine di recare a qualche infelice il soccorso Presso a taluni egli ebbe il torto di avere attri-
del sacro ministero . Per via s'imbatte nella ma- buito pubblicamente il proprio eroismo alla Ver-
dre, che tenta d'intrattenerlo, ma indarno . Arri- gine benedetta . Per questo fu subito oggetto di
vato sul luogo, poté a stento farsi strada tra le sarcasmi, di dileggio e di calunnie per parte di
immense ruine . Quale straziante spettacolo ! Pezzi coloro, cui il nome di Dio e dell'Augusta sua Ma-
di cadaveri, gambe e braccia sparsi qua e colà! dre suona male all' orecchio . Ebbe per altro dal
Voci lagrimevoli che ancora uscivano dalle fu- Governo la medaglia d'oro ; dalla Guardia Nazio-
manti macerie ! e, quello che era più spaventoso, nale una corona ; e dal Consiglio Comunale gli
l'imminenza di un terzo scoppio, che avrebbe fatto onori di Cittadinanza Torinese, una via che porta
macello di tutti i vicini , e dei più lontani an- il suo nome , ed un' annua pensione vitalizia di
cora . Imperocchè i due magazzini, che avevano L . 1200 . Giova sperare che un giorno in Torino
preso fuoco e menata sì orrenda strage e rovina, si possa innalzare al Sacchi un monumento pari
non contenevano che pochi miriagrammi di pol- al suo coraggio ed alla sua pietà .
vere ; ma a pochi metri da quelli un terzo ancor
In quanto al nostro D . Bosco, egli ebbe la con-
se ne trovava, che ne conteneva ben settantamila solazione d'impartire ancora l'assoluzione ad un
chilogrammi ! Era un terribile vulcano , che, se povero operaio, che estratto di sotto alle rovine
prendeva fuoco, forse non solo il Borgo Dora, ma mutilato di una coscia e straziato in tutto il corpo
buona parte di Torino sarebbe crollata da capo a dava gli ultimi aneliti . Se poi non gli fu per-
fondo ; e tal pericolo era vicinissimo . Or chi sal- messo di prestare la mano nel difficile lavoro

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materiale, fece nondimeno un buon servizio il
suo cappello . Nel cuor del pericolo si aveva ur-
gente bisogno di portare acqua per impedire che
il fuoco si appiccasse alle coperte, stese sopra i
barili di polvere . Non avendo alcun recipiente,
il Sacchi diè di piglio al cappello di D . Bosco, e
di quello si servì alla meglio , finché non giun-
sero le secchie e le pompe . Ultimamente ancora
il prode foriere ci parlava di questo episodio con
sua e nostra grande soddisfazione .
Fu ed é generale la persuasione che ad una
speciale protezione del Cielo sia dovuta la sal-
vezza di Torino da ulteriori disastri . I primi a
provare gli effetti del celeste intervento furono i
ricoverati della Piccola Casa della Divina Prov-
videnza . Il pio Istituto sorgeva a poca distanza
dalla polveriera , ed alcuni suoi edifizi non ne
erano discosti che da ottanta a cento metri . Quindi
nella terribile esplosione rovinano tetti, pareti e
soffitti ; mobili, guardarobe e cassettoni vanno a
soqquadro ; attrezzi di ogni genere sono gettati
qua e colà con orrendo fracasso ; sono schiantati
usci e porte dai loro cardini ; piovono poi da ogni
parte travi, pezzi di legno e di ferro, pietre,
mattoni e rottami di ogni fatta . Or bene in mezzo
a tanto rovinio, in mezzo ad una grandine di mi-
cidiali proiettili, in mezzo a tanti pericoli della
vita, non una delle mille e trecento persone del-
l'Istituto ne fu colpita . Eranvi dei malati, eranvi
dei ciechi, degli storpi, dei folli, dei bimbi, e niuno
ne riportò neppure la menoma contusione o scal-
fittura . Molti si videro come a passare sotto gli
occhi la morte ; si videro a balenare un palmo
sul capo la sua terribile falce ; ma non ne fu-
rono tocchi . Sopra il letto ove giaceva l'infermo
staccavasi e rovinava gran tratto di soffitto , ma
cadeva ai piedi od ai fianchi ; altrove pericolava
il muro, ma nel suo pendio stava come sospeso
per aria, e dava tempo a rimuoverne il letto col
suo malato ; nelle camere dei bambini si rove-
sciava il tetto, cadevano moltissime tegole, ma
neppur una sui letticciuoli e sopra le culle degli
innocenti . L'infermeria delle figlie sceme od ebeti
conteneva oltre venti letti, e da circa tre anni
non era mai accaduto che fosse sgombra di ma-
late, soprattutto prima del mezzogiorno . In quel
mattino , quasi presentissero ciò che stava per
avvenire, si erano alzate tutte , e raccolte nella
stanza vicina . Intanto succede lo scoppio e lancia
sopra quella infermeria un lungo e grosso tron-
cone di trave, che sfonda il tetto e penetra in
mezzo della camera, trascinando con sé la mag-
gior parte del soffitto , e schiacciando persino i
letti di ferro .
Ma i più consolanti, e che dimostrano la visi-
bile protezione di Maria , sono i fatti inesplica-
bili che riguardano le sue immagini . In tutte le
stanze tu vedevi le guardarobe, gli armadi, gli
usci medesimi strappati dal muro, e rovesciati à
terra per la violenza dello scoppio ; ma appeso
alla parete miravi sempre ancora il quadro della
Vergine . Nella infermeria detta di santa Teresa,
all'altezza di due metri , stavasi una statua di
Maria dentro una campana di vetro ; cadono en-
trambi sul pavimento, ma e campana e statua
restano perfettamente intatte . - Nel lungo dor-
mitorio degli orfani tutte le finestre prospicienti
la polveriera stavano chiuse a mattoni . Succede
il disastro ; le singole murature si rovesciano, ad
eccezione di due, a cui erano pententi due qua-
dri di Maria . - In un corridoio sotterraneo, che
unisce una parte della casa coll'altra, all'altezza
di oltre a tre metri, posava in apposita nicchia
una statua in legno dell'augusta Regina del Cielo .
Nell'istante dello scoppio, mentre tutto il muro
all'intorno precipita a terra, la statua sembra che
ne sia come lentamente discesa anzi che precipi-
tata ; poiché si trovò ritta sopra la sua base e
attorniata dalle macerie . Pareva che fosse come
viva discesa per confortare più da vicino coloro,
che cercando scampo transitavano per quell'an-
dito gridando pietà . - Nel privato Oratorio detto
il Santuario, già molto caro al Venerabile Cot-
tolengo, stavano appesi al muro un 300 quadri
di varie dimensioni , col rispettivo vetro o cri-
stallo , rappresentanti i santuarii più celebri e
miracolosi, che sorgono nel mondo ad onore della
Madre di Gesù . Esso era situato dirimpetto alla
polveriera, esposto quindi al primo impeto della
violenta bufera e senza riparo . Or bene, scoppia
da vicino il tremendo vulcano ; nella camera die-
tro al Santuario, protetto dal muro, precipitano
a terra grosse e pesanti guardarobe, rovina una
parte del soffitto, si sfracella l'uscio, e la spranga
di ferro che lo chiude s'intortiglia come corda o
molle candela ; e i quadri ? I quadri del Santua-
rio restano al loro posto coi rispettivi vetri in-
terissimi . - Nella Chiesa della Comunità e nella
cappella del SS . Rosario stavasi la statua di Ma-
ria, chiusa nella sua nicchia . Alla distanza di sei
metri si fende il grande arcone che sostiene la
cupola della Chiesa ; l'organo che stava entro lo
sfondo di una tribuna viene rovesciato a terra e
portato in là d'alcuni passi ; spalancasi il telaio
coi larghi cristalli, che chiudono la nicchia ; ma
la statua di Maria come Padrona e Regina si ri-
mane immobile colla sua corona in capo, ed ap-
pena permette che le cada dall'orecchio uno dei
suoi pendenti . - Ma con un linguaggio ancor più
eloquente dimostrò la potentissima Vergine la vi-
sibile sua protezione in quel giorno ; ed é coi due
fatti seguenti .
Nell'atrio d'ingresso del pio Istituto del Cot-
tolengo, presso alle due porte, che mettono nella
via pubblica, vi stava, come sta pure oggidì, af-
fisso ad un sottile tavolato in legno, un quadra
di un metro di altezza, in cui é effigiata da mano
maestra la Vergine Consolatrice . Il quadro era,
come ora, custodito da una lastra di vetro, cir-
condato da fiori, da cuori di argento e da altri
vaghi ornamenti . Innanzi a quella immagine ve-
neranda suolsi da chi entra e da chi esce reci-
tare l'Ave Maria . L' atrio nella parte interna,
che introduce nel cortile sottostante, trovavasi in
faccia alla polveriera , e senza alcun riparo tra
mezzo . Quindi nello scoppio dei due magazzini
tale ne fu la scossa prodotta, che si apersero con
violenza persino le porte chiuse dell'Istituto ; piu
di diecimila lastre di vetro delle sue finestre furono
mandate in minuzzoli insieme coi telai, sganghe-

2.10 Page 20

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rati e travolti e fatti in pezzi ; anzi in tutta la
via di Doragrossa, ed in altra della città distanti
oltre un chilometro, non si vedea più alle finestre
un vetro intatto ; furono lanciati nel mentovato a-
trio a nembi a nembi i proiettili di ogni genere ,
mattoni, sassi, ferro e legno ; alte e pesanti guar-
darobe che sorgono colà presso sono rovesciate
in un attimo ; nella parte opposta, cioé di dietro
al quadro, l' uscio fortissimo di noce, che mette
sulla contrada , chiuso con grosso catenaccio di
ferro, spalancasi in due parti, rompendo il cate-
naccio medesimo ; si rompe e sfracella l' angolo
stesso del muro, contro del quale stava appog-
giato il quadro della Vergine ; e questo? Mira-
bile a dirsi ! Questo solo rimane immobile , con
tutti i suoi fregi , e col suo vetro intiero ! La
bella immagine di Maria in amabile aspetto pa-
reva che dicesse agli atterriti suoi figli : Ego sum,
nolite timere : Sono qua io vostra Madre ; non
vogliate temere ; sarò vostro scudo, sarò vostra
difesa . Un signore , che poche ore dopo dal-
l'interno della città entrava in quell'atrio, al ve-
dere ancora intatto il vetro dinanzi alla imma-
gine di Maria, mentre nelle case neppur uno se
ne vedeva, e nelle vie si camminava sui vetri, si
sentì scorrere un misterioso brivido per tutta la
vita , e pieno il cuore d' immensa gioia pianse
di consolazione come un fanciullo . A vero dire
questo intreccio di fatti per quanto siasi studiato
di spiegarlo colle leggi della fisica, niuno vi poté
riuscire, e quindi fu ed é duopo scorgervi la mano
di Dio onnipotente, e la protezione della divina
Madre , che mostrava con ciò di vegliare sulle
sorti di Torino .
Ma un fatto che risplendette sopra ogni altro, e
che fa toccar con mano il patrocinio di Maria San-
tissima in quel giorno di spavento, é quello che
siamo per raccontare colle parole stesse del non
mai abbastanza compianto Mons . Luigi Anglesio,
in quel tempo già da 10 anni Superiore del por-
tentoso Istituto del Cottolengo .
« Fra tutti i caseggiati (così egli scrive), che
facevano come ala, fiancheggiando da due parti
la polveriera , il più vicino di tutti, ed alla di-
stanza appena di 80 metri, era un umile casolare
detto di Nazaret, di due piani, compreso il ter-
reno . Conteneva al piano terreno oltre una ven-
tina di scemi o cretini, nel piano superiore una
trentina di poveri ragazzi cronici ed infermi dai
quattro ai nove anni ; siccome il solaio, così tutti
i travi del tetto venivano a poggiare sopra un
pilastro posto in mezzo della vasta camerata
sopra questo pilastro e il tetto erasi alzata un'altra
colonna di terra cotta, appunto una di quelle che
avevano servito ad uso di stufe ; sopra questa co-
lonna ergevasi una statua della Vergine Imma-
colata, alta oltre un metro, vuota nell'interno, di
semplice scagliuola, con intorno al capo un' am-
pia corona di dodici stelle : avresti detto che stava
proprio là per fare la sentinella e scudo alla Pic-
cola Casa, anzi quasi per dar legge alla natura ,
al flagello, e determinargli le vie, i confini Scop-
piano infatti i due magazzini della polvere a quella
sì breve distanza, e con quella lunga e dolorosa
serie di conseguenze che sopra si sono accennate ;
una continuata tempesta di proiettili d' ogni ge-
nere e peso viene lanciata insieme all'indescrivi-
bile bufera, per ogni verso all'intorno e contro il
caseggiato di Nazaret : la colonna porta l'impronta
dei proiettili da cui viene percossa, ma la statua
della Vergine appena di un pollice smossa dalla
sua base sta illesa ed intatta con in capo la sua
corona . Come adunque non riconoscerla , non sa-
lutarla e ringraziarla quale fedele Custode ed a-
morosa Difenditrice ? Infatti il tetto sottostante
venne tutto sconquassato ed in parte rovesciato
sopra il soffitto, e questo spezzate le travi pre-
cipitò insieme alle tegole nella stanza ove stavansi
raccolti i bimbi tutti, gli uni giacenti nel loro
lettuccio o cuna, gli altri o seduti sui loro seg-
giolini od in piedi ; avresti pensato che forse nes-
suno o ben pochi avrebbero potuto scampare da
tante rovine ; e così infatti si persuadevano e te-
mevano queglino tutti che avevano visto o sentito
la cosa, accorsero perciò sul luogo onde prestar soc-
corso a quelle innocenti creaturine in aiuto delle
Suore infermiere : ma, grazie alla vigile Madre
che dall'alto li contemplava, neppure uno sfuggi
alle amorose sue cure : di quei ragazzini i più
snelli al primo scoppio si gettarono fuori dell'u-
scio, gli altri tutti non presti alla fuga, o gia-
centi nei loro lettucci per un modo a per l'altro,
non si sa come, furono tutti protetti, trovati il-
lesi ed incolumi . Tra essi uno si trovò che lo
scoppio avea rovesciato per terra insieme alla
cuna, ma questa capovolta sul bimbo servì a co-
prirlo e difenderlo dalle tegole e dai rottami che
lo avrebbero incolto . Era poi una scena al tutto
commoventissima in mezzo a quelle grida e quei
gemiti sentire quelle creaturine esclamare : Per-
donateci, Diaria SS ., perdonateci, saremo poi
bravi, saremo poi bravi . » Fin qui la penna di
Mons . Anglesio (1) .
Or le accennate maraviglie, e soprattutto quella
della debole colonna, parve un fatto così singolare
e fuor dell'ordine di natura, che persino gli ebrei
tratti dalla curiosità a vederla dissero quello es-
sere un vero miracolo . Il giorno appresso un uomo
di mala vita giravasi in quei dintorni, e prorom-
peva in bestemmie contro Dio per causa di quel
disastro ; ma, giunto in faccia a quella delicata
statua, e vistala colà immobile con la sua leg-
giera corona in capo, ammutolì ; la fissò per lunga
pezza, . e poi uscì in queste parole : Qui ci deb-
b'essere qualehe diavolo ! Naturalmente ciò non
può stare . Noi compatiamo a quel miserabile, e
diciamo invece : Il diavolo avrebbe frantumato non
solo le immagini della Vergine, ma rovesciato dal
suo trono celestiale la Vergine stessa, se dato gli
fosse . Quindi è fuor di dubbio che quella fragile
statua in quel sito, attorniata da tante rovine, fu
un segno visibile della invisibile presenza di Ma-
ria, che da Madre amorosa vegliava sopra i figli
suoi, vegliava sopra Torino, salvandola da un to-
tale eccidio .
Né la Vergine Santissima si limitò a mostrare
(1) Vedi Le meraviglie della Divina Provvidenza nella
Piccola sua Casa ecc . per l'intercessione della SS . Ver-
gine . - Torino presso il Cav . Pietro Marietti, 1877 .

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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che vegliava sopra Torino coi fatti maravigliosi meretta a pian terreno, alla quale si dava il nome
sopra accennati ; poiché in varii altri luoghi pii, di cantina . Anche qui l' uscio fu strappato dal
esposti ancor essi a gravi pericoli , diede Ella muro, e per alcuni giorni i giovani avrebbero po-
prova non dubbia di sua materna sollecitudine . tuto entrarvi liberamente a bere il vino alla mam-
Nel Monastero delle Maddalene, distante dalla pol- ma ; peccato che non ce n'era .
veriera circa 400 metri, nell'Ospedaletto di santa Ma un fatto, che ha dello straordinario ed an-
Filomena, e nell'attiguo Conservatorio, tre Istituti che del sovrumano, fu quello che siamo per dire .
della Marchesa Barolo, erano ricoverate ben 500 Tra i nostri compagni uno ne avevamo di circa
tra Suore e giovanette , o sane od inferme ; ed 13 anni , per nome Gabriele Fassio ; giova-
ancor esse dalla prima all'ultima andarono esenti netto di aurei costumi e di esimia pietà ; faceva
da ogni disgrazia . Nel muro dell' Ospedaletto a il ferraio . Don Bosco ne aveva una grande stima,
mezzanotte si vedono tuttora segni profondi de- e spesso ce lo proponeva a modello . Or bene, que-
gli scagliati proiettili ; nel Monastero delle Mad- sto buon giovanetto, un anno prima dello scoppio
dalene cadde tra gli altri un macigno del peso fatale, cadde malato, e fu ridotto agli estremi .
di ben 10 micia , e vi si mostra ancora oggidì Aveva già ricevuto i conforti di nostra santa Re-
un armadio pieno di pietre, di spranghe di ferro ligione, quando un giorno, come indettato dall'alto,
e simili oggetti, grandinati sopra del loro edili- ei si pose a ripetere : Guai a Torino, guai a To-
zio, e penetrati persino nelle camere e nei corri- rino . - Alcuni compagni che gli, stavano ai fian-
doi, ma niuna delle 100 e più persone ne fu me- chi gli domandarono : E perché guai? - Perché
nomamente tocca . Anzi nella infermeria si trova- é minacciata da un grave disastro . - E quale?
vano due Suore malate, che da molto tempo più - Un orribile terremoto . - Quando sarà? -
non si alzavano di letto . Quel mattino verso le Un altr'anno . Oh ! guai a Torino il 26 aprile .
undici dimandano di levarsi, ed uscire a prendere - Che cosa dobbiam fare ? - Pregare s . Luigi
un po' d'aria nel giardino, e la Superiora contro che protegga l'Oratorio e quelli che vi abitano .
il suo solito lo concede . Or bene , appena usci- Poco dopo egli santamente moriva all'Ospedale
tene un trave enorme viene lanciato sopra il tetto del Cottolengo . Stante le sue rare virtù , e l'ac-
della infermeria, lo sfonda e vi penetra dentro con cento, diremmo così , inspirato , col quale pro-
tal impeto, che schiaccia i letti delle due malate . nunziava il suo guai, i giovanetti della Casa ne
- Mentre poi le Maddalene con loro immenso riportarono profonda impressione, e ne accolsero
dolore stanno per rompere la clausura ed uscire rispettosamente il consiglio . Fu allora che a loro
in cerca di un più sicuro riparo, vedono librarsi richiesta si aggiunse mattino e sera nelle comuni
a volo una candida colomba e andarsi a posare preghiere un Pater, Ave e Gloria a s . Luigi,
sulla sommità del tetto del loro sacro asilo . Ri- colla invocazione : Ab omni malo - libera nos,
tengono quello per un felice pronostico e dicono : Domine, pratica che nelle nostre Case vige tut-
Se la colomba prenderà il volo di là, ne usci- tora .
remo anche noi ; se no vi rimarremo . L'uccello Il danno materiale cagionato dallo scoppio della
ebbe la costanza di fermarsi in quel sito sino alle polveriera fu immenso ; molti fabbricati all' in
4 di sera, quando un messo del Governo andava torno ne soffersero tanto, che per ripararli fu
ad avvertire che il pericolo di nuovi scoppi era d'uopo demolirli . In vista di ciò fu stabilita dal
scomparso .
Governo un'apposita Commissione , incaricata di
E nel nostro Oratorio che cosa avvenne di par- esaminare le case più danneggiate e di erogare
ticolare ? - Un trave infuocato, lungo da 6 a 7 una sovvenzione ai proprietari più poveri, onde
metri, cadde a pochi passi dalla nostra casetta, ristorarle secondo il bisogno . La Commissione
che stante la cattiva costruzione ce l'avrebbe ro- portossi eziandio al nostro ospizio, e vistone il
vesciata ed abbruciata ad un tempo, se la mano guasto operato, elargì a D . Bosco lire trecento .
di Dio non l'avesse trattenuto dal piombarvi so- Ci piace di porre fine a questo capitolo cori
pra . - La nuova chiesa ancor fresca e stata poco una osservazione . Dopo i due scoppii sopra de-
prima disarmata, avrebbe potuto o crollare o fen- scritti e all'annunzio di un terzo più terribile che
dersi ; ma la divina Provvidenza dispose che, sebbene pareva imminente, molti abitanti delle case più o
presso ad essere benedetta , tuttavia non avesse meno vicine, e parecchi degli stessi malati , che
ancora né porte, né finestre a posto . Quindi es- a mala pena potevano reggersi in piedi, eransi
sendo per ogni lato aperta, l'urto non la scosse portati in un campo presso al nostro Oratorio,
con tant'impeto e non le fece alcun danno . Quella quasi in faccia alla chiesa in costruzione . Colà
che ne soffrì non poco fu la nostra abitazione, la facevano ottimi riflessi sulla potenza, sulla giu-
quale si ebbe delle spaccature spaventose . Non stizia e sulla misericordia di Dio ; colà chi do-
occorre il dire che dei vetri non ne rimase pur mandava perdono, chi prometteva di migliorare
uno : le finestre chiuse furono aperte con tanta sua vita, chi si raccomandava ai Santi del Cielo .
violenza, che , sbattute nel muro, parecchie ne Tutti poi esternavano la più grande fiducia nel
andarono a pezzi . Un uscio della cappella dalla valido patrocinio di Maria Vergine ; quindi ricor-
parte di mezzanotte, e perché gonfio dall'umidità davano le antiche sue misericordie sopra Torino ;
dell'inverno, e perché irrugginitane la serratura, quindi la invocavano in quel terribile caso ; quindi
da parecchi mesi più non si poteva aprire ; ma recitavano il santo Rosario, e facevano risuonare
lo scoppio ci tolse ogni fastidio, ché non solo lo l'aria di sue lodi . Or appunto é bello il riflettere
aperse, ma lo schiantò dai cardini, gettandolo in che quel campo fu poscia convertito nel Santuario
mezzo alla cappella . Il simile accadde in una ca- di Maria Ausiliatrice, a cui continuano a portarsi

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ed anche solo a rivolgersi gli afflitti e i tribolati
di tutte parti per riceverne aiuto e conforto, e
ne sono esauditi .
LA PATAGONIA
e le Terre australi del Continente americano
CAPO VIII .
Dalle Cordigliere a Carmen .
La valle di Tchilchuma, in cui passa il Limay,
prima di giungere al Rio Negro , é forse la più
felice ed amena di quante appaiono fra le mon-
tagne della Cordigliera Patagonica . La purezza
vivissima dell'aria, la frescura del clima, la bel-
lezza delle vedute, la vita continua di moto e di
armonia, che ferve nei rapidi ruscelli, nelle pre-
cipitose cascate, negl'innumerevoli augelli ed ani-
mali, che popolano i suoi boschi e le sue praterie,
la rendono un soggiorno , che sarebbe delizioso
agli stessi Europei . Si vede dapprima la fascia
serpeggiante del Limay , rotta qua e là da im-
provvise cataratte, in cui trabalzano le acque, a
guisa d' una falange di candidi cavalli dalla fol-
tissima chioma ; più lungi scorgesi il lago di
Nahuel-Huapi donde sorge il Rio Negro, vasto,
tranquillo, dipinto d'azzurro puro come il firma-
mento . È incantevole il vedere il largo letto del
fiume levarsi uguale e continuo, misto al gorgo-
glio sparso di agili ruscelli, che come figli chia-
mati dal padre ad una gita desiderata, scendono
rapidi, balzellando fra i dirupi vestiti di cespu-
gli, scivolando frettolosi e crespi sui massi e nei
prati, sempre cicaleggiando gai e tranquilli quasi
fanciulli in giuoco ; mentre a brevi intervalli,
come il tocco della campana dell'agonia, come il
grido della scolta vigilante sugli spaldi d'un ca-
stello, l'uccello notturno ripete monotono e solo
la sua nota malinconica, quasi dicesse all' anima
un sentenzioso : « Ricordati ! »
Ed ora riavviandoci pel nostro cammino, vedremo
dal lago di Nahuel-Huapi un limpido fascio d'ac-
que scendere veloce verso mezzogiorno . E un pic-
colo rio che viene a sboccare nel secondo fra i
più gran fiumi della Patagonia, il Chubut . Que-
st'ampio corso d'acqua riceve altresì alimento da
tre piccole lagune, ciascuna delle quali gl' invia
un ruscello, che congiunto a molti altri prende
:aspetto di fiume quasi reale . Anche questa breve
contrada, così irrigata, é tenuta fra le più pit-
toresche e fruttuose della Patagonia . È notevole
soprattutto per i suoi pascoli d' una copiosità e
floridezza da terra promessa, e per i suoi cavalli,
che liberi e pieni di brio, colle loro corse sfre-
nate per ogni parte la percorrono .
Il Rio Chubut poi, cominciando tra una valle
montuosa, presso a poco come quella del Rio Ne-
gro, procede quasi a lui parallelo, da occidente
ad oriente . In seguito però le sue rive si fanno
più aride, meno elevate e più regolari, attraver-
sando in tutta la loro larghezza le sterili lande,
nel cui terriccio si affonda come in un ampio
fosso . Qui le sponde cadono sovente a picco, come
fossero tagliate colla scure e si spiegano in vasti
scaglioni, formando un'immensa gradinata, quasi
intieramente priva di vegetazione , mentre nella
maggior parte del suo corso s'incontrano brevi
tratti di pascolo o di terreno coltivabile , fre-
quenti colline infeconde , con luoghi rocciosi ed
ispidi .
Poco lungi dal mare, havvi però una valletta,
molto acconcia alla coltivazione , abbondante di
prati e di saliceti . Qui il Governo Argentino sta-
bilì una colonia, che dalla patria de' suoi abita-
tori fu detta Gallese .
Lo sbocco del Chubut é un luogo sterile, tutto
coperto di dune e di terreno franoso . Da questa
foce risalendo su per l'Atlantico fino a quella del
Rio Negro troviamo prima la baia dell' Inganno,
nonne derivato forse dal pericolo, che vi corrono
i bastimenti di arenarsi e farvi naufragio . Di qui
fino alla penisola di S . Giuseppe la costa pro-
cede montuosa per gli ultimi contrafforti dei monti
Uttak . La penisola di S . Giuseppe , su cui gli
Spagnuoli, come già dicemmo, avevano stabilito
una colonia, che ebbe esito infelice, é fatta quasi
a mo' di una mezzaluna molto irregolare, unita
alla terra ferma da un istmo, tutto di monti . Alla
parte settentrionale della penisola, nella gran baia
di S . Matteo, il mare è soprammodo pericoloso per
i frequentissimi vortici che ne agitano le acque .
Esso perde in quell' ampia baia la regolarità mae-
stosa di ondeggiare, con cui si muove l'Atlantico,
ed appare invece tutto arruffato ed in iscompi-
glio, con flussi rotti, frequenti e scarmigliati, che
straziano i fianchi delle navi e le dibattono fra i
loro avvolgimenti, con grave minaccia di nau-
fragio .
Continuando ancora verso il Nord, s'incontra
finalmente la punta Medanos, presso la quale sbocca
in mare il Rio Negro . Tutta questa lunghissima
riviera, compresa tra le foci del Rio Negro e del
Chubut, é aspra di monti e di precipizi , frasta-
gliata, contorta e quasi deserta . I suoi banchi e
le sue scogliere generalmente non dan segno di
vita umana ; ma solo appaiono sovente popolate
da mostruose foche o leoni marini, che si trasci-
nano gravemente sui massi, e vi si distendono i-
nerti col capo levato a far mostra delle loro folte
criniere .
Numerose assai sono le correnti d' acqua che
scendono al mare dalle vicine montagne dei Bal-
chitas e degli Uttak, ma quasi tutte sono di poca
importanza . Vi s'incontra qualche laguna dall'ac-
qua salsa e grigiastra, qualche piccola catena di
colli ; pianure in gran parte coperte d' erba, che
serve sufficientemente al pascolo dei cavalli e delle
fiere che vi abitano . Hannovi pure vaste saline,
abbaglianti a vedersi in pieno giorno, per un bril-
lio infinito di scintille adamantine, di grosse mar-
garite di luce, e di sprazzi quasi avvampanti per
l'acutissimo riflesso del sole che le percuote .
A occidente degli Uttak si crede esservi una
pianura vulcanica, il cui terreno gialliccio é as-
sai caldo, e ricopre immediatamente uno strato

3.3 Page 23

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igneo molto vivo . I selvaggi guardano con or
rore superstizioso quei luoghi e se ne tengono
lontani .
Le pianure attorno sono corse in ogni direzione
da tribù e da famiglie di selvaggi, quali in cerca
di caccia, quali recando pelliccie o penne di struzzo,
o carne di guanaco e d'altri animali alle lontane
colonie Argentine che le ricercano . Sicché non é
raro vedere, in mezzo a quella sterminata solitu-
dine, frotte di cacciatori Patagoni o Pamperos,
sui loro vigorosi corsieri , coi bolas o coi lazos
fra mano , gettarsi sull' orme dei guanachi fug-
genti, o del pesante bue selvaggio, e dello struzzo
inarrivabile, che, alleggerendo il corpo coll'aiuto
dell'ali dibattute, non sapresti ben dire se voli
o corra . Alcune volte si scorge da lungi, ap-
piè di uno scoscendimento di terreno , qualche
piccolo gruppo di toldi, innanzi a cui passeggiano
o stanno a sedere gli uomini della tribù, mentre
le donne apprestano loro il vitto della giornata, i
bambini giuocano intorno fra loro, e i cavalli,
sparsi qua e là, vanno brucando l' erba selvatica
e scarsa in quell'aridume , mescolati ai cani dal
pelo raso, che intendono all'ordine della famiglia
animalesca .
Noi possiamo avere una mezza idea di queste
tolderie negli attendamenti degli zingari, i quali
talvolta son di passaggio nei nostri paesi . I sel-
vaggi sono vestiti appena di pelliccie o di qualche
panno avuto o rapito agli stranieri, e general-
mente solo tanto coperti da potersi dire decenti .
Relativamente al freddo clima della Patagonia,
pare che debbano soffrire assai nella stagione in-
vernale, sebbene al Nord del Chubut si tenga dai
più che la temperatura non sia molto più aspra
di quella del Piemonte .
Tutte le circostanze pare concorrano a rendere
quel popolo veramente infelice . Sofferenze, priva-
zioni, disagi , inimicizie sanguinose , incertezza
dell'avvenire, ogni malanno s'accumula su quella
povera gente, diseredata del benefico retaggio della
religione e della civiltà . Rimanesse almeno al loro
cuore desolato il consolante pensiero, la speranza
santa d'una vita felice oltre la tomba ! Ma nessun
conforto, nessun sollievo alla loro miseria, sotto
il cui giogo oppressa l'umana natura, abbrutita e
resa quasi insensibile dalla consuetudine perpetua,
si accascia in una sorta di apatia non curante,
che é l' ultimo grado dell' umana infelicità ! Di
quella dolce rassegnazione piena di fiducia e d'a-
more ; di quella giusta coscienza dei proprii de-
meriti che fà parer leggera ogni pena ; di quella
gratitudine infinita per un Dio sacrificato per la
nostra salvezza, modello ed esempio di sofferenza
immeritata ; della pace soave di chi si abbandona
fra le braccia di una Madre celeste ; della speranza
sicura d'un eterno compenso ai brevi mali di que-
sta vita . . . nulla, nulla, neppur l'ombra .
E noi , che possiamo recare a quelle genti la
misteriosa influenza di questa dolcezza ; noi, ai
quali il Signore ha rivelato quest' immenso tes-
suto di misericordia e di grazia, come il fratello
avaro ed egoista lo riterremo nei nostri cuori
celato, mentre quello stesso Signore c'impone di
parteciparlo altrui ? Ah ci muova a pietà lo stato
miserabile di quei poveri selvaggi , e ciascuno
offra il suo concorso, colla parola, o coll'avere, o
colla persona, secondo che suona nel suo cuore
la voce del provvido e misericordioso Iddio .
SCONFITTA DELL'ERESIA IN VALLECROSIA .
Leggiamo nella Unità Cattolica, N .° 152 ,
quanto segue :
« Negli Acta Pii IX, volume vi, pagina 17, é
una bella lettera, che quel grande Pontefice il 13
agosto 1872 scriveva a Monsignor Lorenzo Biale,
Vescovo di Ventimiglia, manifestandogli il suo
dolore perché l'eresia aveva piantato le sue tende
a Vallecrosia presso Bordighera, e non molto lungi
da Ventimiglia stessa, fondandovi un asilo evange-
lico, e cercando coll'oro di comperare le coscienze .
Il Vescovo di Ventimiglia aveva allora divisato di
frapporre un argine ai guasti dell'eresia, e Pio I1,
lodandolo altamente per il suo zelo , mandava-li
una generosa offerta di danaro, pregando Iddio
che moltiplicasse quell'obolo, come già aveva mol-
tiplicato pochi pani e pochi pesci . La preghiera
del Santo Pontefice venne in parte esaudita .
Monsignor Biale affidava a Don Bosco l'incarico
di opporre chiese a chiese e scuole a scuole ; e
il nostro Don Bosco, che non indietreggia mai,
si assunse di gran cuore l'incarico e spedì subito
a Vallecrosia i suoi Salesiani . Coadiuvato dal nuovo
Vescovo di Ventimiglia, Monsignor Tommaso dei
Marchesi Reggio, successore di Mons . Biale, non
solo nella sede vescovile, ma emulo del suo zelo
generoso ed apostolico, Don Bosco riuscì ad ele-
vare in Vallecrosia una fabbrica sontuosa ed una
chiesa bellissima, non ancora ridotta del tutto a
compimento, ma che già in parte serve alle so-
lenni funzioni . E solennissima fu quella che vi si
celebrò il 12 di giugno, e ce la racconta la se-
guente corrispondenza
« Vallecrosia, presso Bordighera .
» Una festa veramente consolante si celebrò il
12 giugno nei Piani di Vallecrosia (presso Ven-
timiglia), la festa cioé di Maria SS . Ausiliatrice
e la benedizione della nuova Cappella a Lei de-
dicata . Al mattino alle 6 1/2 si fece la detta be-
nedizione dal reverendissimo Monsignor Roggeri,
Vicario generale della Diocesi di Ventimiglia,
che subito dopo vi celebrò la santa Messa della
Comunione generale . Molti divoti si accostarono
alla mensa Eucaristica con gran fervore, e intie-
ramente santificarono quel giorno, che resterà
memorando in queste parti . Durante la distribu-
zione del Pane degli Angeli, un coro di giovinette
eseguì un mottetto per la Comunione, coll'accom-
pagnamento dell' harmonium . Alle 10 1/2 vi fu
un' altra funzione assai commovente . Monsignor
Roggeri, accompagnato dal clero e dalla folla im-
mensa di popolo, partiva dalla nuova all' antica
Cappella, donde trasportava processionalmente il
SS . Sacramento .
» Due ali di giovinette bianco vestite, allieve
delle Suore di Maria Ausiliatrice , davano prin-

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cipio alla processione . Fra queste una dezzina di
fanciullette coperte di bianco velo, con gigli in
mano e coll' aria angelica, attiravano lo sguardo
di tutti, e richiamavano alla mente il coro delle
Vergini che fanno al divino Agnello la più bella
corona in cielo . Esse avevano ricevuto in quel
mattino la loro prima Comunione, ed aveano di-
ritto a quel posto d' onore vicino al caro Gesù .
Venivano quindi le donne e poi il clero, e fra
gli incensi ed i lumi si avanzava il Re dei re,
accompagnato dalla banda musicale , che sponta-
neamente concorse a rendere più splendida la so-
lennità . In ultimo una folla di popolo a capo sco-
perto seguiva con venerazione il suo Dio . Più e
più occhi si videro umidi di pianto a questo spet-
tacolo . Giunti alla nuova Cappella, s'incominciò la
Messa solenne , cantata dal reverendo Sacerdote
Don Francesco Cerruti, Direttore del Collegio di
Alassio ; si eseguì da un drappello di Figlie di
Maria la Messa della Santa Infanzia del Teol .
Don Cagliero . É incalcolabile la calca di gente che
dai paesi circonvicini venne a partecipare a que-
sta festa . La strada comunale era zeppa ; e in o-
gni ora e da ogni parte arrivavano carrozze con
forestieri .
» Alle 4 pom . la Chiesa era nuovamente piena
di fedeli per le sacre funzioni . Si cantarono i
vespri in musica della S . Infanzia del prelodato
autore, quindi il reverendissimo Monsignor Rog-
geri fece il panegirico . Parlò della costernazione
in cui gettò gli animi alcuni anni or sono l'arrivo
dell'eresia in queste terre, dei gemiti, dei sospiri
che si sollevarono, delle lagrime che si sparsero
da ogni buon Cattolico, e del grave timore che
ognuno aveva concepito pel triste avvenire che si
andava preparando . Disse come Maria Ausilia-
trice accorse in aiuto a tante anime cristiane, che
stavano per divenire preda dell'errore, e riportò
vittoria sopra i suoi nemici, dimostrandosi po-
tente Debellatrice delle eresie, ed egualmente che
a Lepanto veramente Auxilium Christianorum .
Aggiunse che la presente Chiesa è migliore del-
l'antica , ma non essere che provvisoria , poiché
un tempio più bello e meno indegno dell'eccelsa
Regina si sta ancor preparando . Indicando la Chiesa
in costruzione, fece osservare che quanto erasi
fatto sino allora era frutto della carità dei buoni,
e raccomandò a tutti di concorrere colle loro of-
ferte al compimento della impresa, la quale deve
tornare a gloria di Dio , ad onore di Maria, a
difesa della nostra fede ora ed in avvenire .
» Cantato quindi un solenne Te Deum, si ese-
gui il Tantum ergo a solo ed a coro, del mae-
stro Giuseppe Dogliani , e si diede la bene-
dizione col Santissimo Sacramento . La bella fun-
zione fu chiusa col canto del Sit nomen Domini
benedictum di Don Cagliero , mentre si ammet-
teva il popolo al bacio della reliquia di Maria
Santissima . In tutto quel giorno vi fu un conti-
nuo sparo di mortaretti, e alla sera, in sull' im-
brunire, alcune famiglie vicine alla Chiesa vollero
ancora esternare la loro contentezza col fare l'il-
luminazione . La musica continuò a suonare fino
a notte, mentre un globo areostatico saliva in
aria, manifestando alle più lontane parti il ter-
mine della festa ; la quale speriamo che sarà rin-
novata tra non molto, allorquando verrà inaugu-
rata al divin culto la vicina Chiesa di Maria Au-
siliatrice . »
PER LA CHIESA DEL SACRO CUORE IN ROMA,
Se qualche pia persona avesse intenzione
di concorrere con sue limosine alla erezione
della Chiesa del Sacro Cuore in Roma noi le
faremmo umile ma calda preghiera, che
volesse favorircele al più presto possibile,
affinché non abbiano a rallentarsi i lavori,
che finora progredirono felicemente .
INDULGENZE SPECIALI
poi Cooperatori Salesiani.
Ogni Cooperatore può acquistare Indulgenza ple-
naria una volta al giorno, da applicarsi alle anime
del Purgatorio, recitando la terza parte del Ro-
sario di Maria Vergine avanti al SS . Sacramento,
e non potendo avanti al divin Sacramento, reci-
tandola innanzi al Crocefisso .
Indulgenza plenaria ogni volta che si accosta
alla santa Comunione .
Può altresì lucrare moltissime Indulgenze ple-
narie nel corso del giorno, mediante la recita di
sei Pater, Ave e Gloria, secondo la mente del
Sommo Pontefice . E queste indulgenze applicabili
alle anime purganti, le può acquistare toties quo-
ties, ossia tutte le volte che recita i suddetti Pa-
ter, Ave e Gloria in qualunque luogo senza bi-
sogno di Confessione e Comunione purché sia in
grazia di Dio .
Oltre a queste, un'altra Plenaria ne può gua-
dagnare ogni domenica , e nei giorni qui sotto
notati, purché confessato negli otto giorni , e co-
municato, visiti una qualche chiesa , pregandovi
secondo l'intenzione del Sommo Pontefice .
Mese di Agosto .
1 . S . Pietro in Vincoli .
2 . Dedicazione di Nostra Signora degli Angeli
- Indulgenza plenaria toties quoties nelle
Chiese Salesiane pei Salesiani e loro Coope-
ratori .
4 . S . Domenico .
5 . Beata Vergine della Neve .
6 . Trasfigurazione di Nostro Signor Gesù Cristo .
12 . S . Chiara Vergine, fondatrice delle Clarisse .
15 . Assunzione di Maria Vergine in Cielo .
16 . S . Rocco .
24 . S . Bartolomeo Apostolo .
25 . S . Luigi Re di Francia .
Con permesso dell'Aut . Eccl . - FERRARI GIUSEPPE gerente respons.
Tip. di San Vincenzo de' Paoli . Sampierdarena 1881.