Bollettino_Salesiano_190405


Bollettino_Salesiano_190405



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Anno XXVIII
MAGGIO
N. S - 1904
Q.VIDEM
AVfF.M
Oratorio S. Francesco di Sales

1.2 Page 2

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Ur,ior,e
dei Cooperatori Salesiani di Don Bosco
ANNO XXVIII N. 5.
~ . . , , . . ....... "" ..
Esce una volta al mese
MAGfilO 190•.
. . . . . . . . . . .,~..,..,.,..,..
SOìlnIARIO - Per le imminenti solennità dell'Au-
Notizie compendiate: A Val<locco: Lanzo-, Milano, Ro,.,,a•
silia1rice • . . . . . . . .
. 129
Orvieto - Dall'isola di Malta - Dalle Americhe: Bahia,
Preziosi runmaestramenti del Papa
. I3r
Limn, Bne11os Ayres, Gallego;;, Punta Are11as, S. Paolo,
1l ceotenario <ldla Consolat.9.
. . . . 133
Repubblica S. Salvador, Valparaiso. . . . . . r54
Al divoll del Sacro Cuore . . . . . . . . . . 136 Bibliografia: Vita di S. Serafino da Montegranaro . 158
Pa!Clna intima . . . . . . . . . . . . . . 157 Necrnlogla: Card. Michelangelo t:elesia-Conte F r;in-
Dcdl'lAam\\'eir,;iictra1
del
..
R."'')
..
Don Albera alle
......
nostre
...
Case
. . 158
cesco di Viancino - D. Giova,rni Mosca - Oiac.
Cesare Gauci . . . . . . . . . . . . . . r5S
Jllis.ioui: Matto Grosso: I primi battesimi alla Co-
ntustrazio11i: D. Calcagno con fanciulli Jivaros, 139 -
Jonia del Sacro Cuore: Fine delln relazione <;li Don
Tre Jivaros, r~r - Alunni dell'Istituto salesiano di Li-
Turriccia . . . . . . . . . . . . . • . 14z
ma, 143 - all Esposizione di Lima, 147 - Diploma di
Fra gli emi;rati itnllaoi: al Sempione: a Liegi . . (48
onore a l Collegio di Lima, r55 - 11 nuovo orgimo alln
Culto e grazie di Maria Ausiliatrice . . . . . . 1'50
Baca (Blrnno~ Ayres), 157.
~~ ~~~. ~~
imminenti solennità
DELL'.f\\USI LI ATRI CE ~
6
D
-~~ l pio e commovente eserclZlO del
~ Mese Mariano, che apre tanti
cuori a soavi speranze ed a ferventi
preghiere, nel Santuario di Valdocco
avea principio fin dal giorno 2 3 aprile.
Grazie a questa dolcissima anticipazio-
ne, insinuataci dallo stesso Don Bosco,
noi chiuderemo la splendida serie di
tali fervorosi omaggi proprio nel dì
sacro alle glorie ed ai trionfi di Ma-
ria SS. Ausiliatrice. Quindi il 24 del
mese corrente sarà per noi doppia-
mente lieto e solenne; poichè, nella
spontaneità degli affetti, nel fervore
della pietà e nella pompa delle sacre
funzioni, non solo corrisponderà alla
grandiosità della festa titolare, ma si
vestirà pur anche Gli quelle intime e
gioconde caratteristiche proprie del1a
chiusura di un solennissimo Mese Ma-
riano.
Da qualche anno invero la festa di
Maria SS. Ausiliatrice è assurta ad una
fama mondiale; non solo pegli innume-
revoli pellegrini che accorrono ad assi-
stervi anche da molte nazioni straniere,
ma per la parte vivissima che vi pren-
dono in ispirito milioni di divoti sparsi
in ogni punto del mondo. Oh! quante
suppliche e quante relazioni commoventi

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- 130 -
giungono in questi giorni al Santuario
non solo dal Piemonte e dall'Italia, ma
anche dalla Spagna, dal Portogallo,
dalla Francia, dall'Inghilterra, dal Bel-
gio, dalla Germania, dalla Svizzera,
dall'Austria e dai paesi d'Oriente... E
la stessa gara di singolare e profonda
fiducia nell'Ausiliatrice si accende in
questi giorni anc}:ie nelle lontane repub-
bliche del Sud e del Centro America,
chè ovunque sorgono chiese, cappelle
e monumenti dedicati a sì gloriosa Re-
gina. Ma il pensiero e il cuore di tutti
è rivolto a Valdocco, ove Ella, per
opera del servo suo, Don Giovanni
Bosco, si compiacque d'innalzare il
trono delle sue regali munificenze. E
donde tanta gloria?
Se taluno si facesse ad indagare
le ragioni del rapido e meraviglioso
diffondersi di questa divozione, che in
soli sette lustri ha già reso celebre in
tutto il mondo il nostro Santuario, egli
ne troverebbe tre principali.
La prima è la visibile predilezione
che dimostra Maria ssma._ di essere in-
vocata in questi nostri tempi col titolo
di Ausiliatrice !
La seconda è l'impulso grande che
hanno dato a questa divozione i SS. Pon-
tefici Pio IX e Leone XIII. Fu Pio IX
che elevò al grado di Arciconfraternita
l'Associazione dei divoti di Maria A usi-
tiatn·ce, eretta da D. Bosco nel prodi-
gioso Santuario con l'approvazione del-
]'Arcivescovo di Torino fin dal I 869 ;
e fu Leone XIII che dopo aver ins i-
gnito di privilegi l'Associazione suddetta
e il Santuario, decretava, nello scorso
anno, il sommo onore dell'Incorona-
zione Pontificia alla Taumaturga Im-
magine.
La terza ragione poi del rapido pro-
pagarsi di questo soavissimo culto è la
riconoscenza vivissima che tutti i figli
di D. Bosco professano a Maria Ausi-
liatrice ; poichè, come si esprime affet-
tuosamente il Rev.m0 nostro Superiore,
Don Michele Rua: « Per noi Man:a
Ausiliatrice è tutto. È dessa e/te ispirò
e guidò prodig-iosamente il nostro Don
Bosco in tutte le sue grandi imprese :
è dessa che continuò e continua tuttodl
tale materna assistenza sulle nostre Opere,
per c1,i possiamo ripetere con D. Bosco,
che tutto ci·ò che abbiamo, lo dobbiamo a
Maria A usiliatrùe ( I ),
È quindi con gran fiducia, che invi-
tando tutti a pellegrinare a Valdocco
nelle feste imminenti, ci auguriamo che
la divozione a Maria SS. Ausiliatrice
abbia a diventare la divozione caratte-
ristica anche di tutti i nostri Coopera-
tori. Cosi Maria SS. Ausiliatrice, più
largamente onorata e invocata, molti-
plicherà, ne siam certi, su noi, sulle
nostre famiglie, come sulla Chiesa e sul
mondo, le sue materne benedizioni.
***
Non dimentichiamoci che il 17 corr. è il lò An-
niversario deU'imponente Incoronazione di Maria
SS. Ausiliatrice. Nel Santuario avranno luogo spe-
ciali fuMioni solenni, conforme l'orario rubblir.ato
nello scorso numero del Bollettino.
Raccomandiamo a
***
tutti di ascriversi
ali' Associa-
zione dei divotì di Maria Santissima Ausiliatrice.
Gli ascritti si propongono, innanzi tutto, due cose:
- promuovere- la gloria <ldla Madre del Salvatore,
per meritarsi la protezione di Lei in vita e parti-
colarmente in punto di morte; - e promuovere e
dilatare la venerazione a Gesù Sacramentato. I~
non debbono esser queste le aspirazioni d'ogni buon
cristiano? (2).
Esortiamo parimente ciascuno dei nostri Coope-
ratori a diffondere largamente questa sonvissima
divozione. A questo gioverà assai proporre ;ii co-
noscenti, parenti od amici, allorchè si trovano in
qualche dolorosa contingenza, di ricorrere a Ma-
ria SS. Ausiliatrice con gran fiducia. Dite loro:
Provate e vedrete I E in tali circostanze r11mmen-
tiamoci che D. Bosco solcva raccomandare tre
cose: - Mettersi in grazia di Dio, e, potcntlo,
accostarsi alla S. Comunione ; - fare 1111a no-
vena di preghiere, recitando tre Pakr, Ave e Glo-
ria a Gesù Sacramentato con la g iaculatoria Sia
(1) Cfr. JJoll. marzo r903.
(2) Non vi è alcu.t1a annualità. pecun.iaria: ciascuno, se vuolc1
puo fare ogni anno quakhe obl~ioo~ per sostenere le spese che
occorrouò nella Novena e Festa di Mal'ia Attsilialrkti e per tutte
le altre sacre funzioni che si compiono nel Santuario.

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- 131 -
lodalo e ri11pazialo og-ni mom,mto il SSm• e Divi- onoranze alla potente Ausiliatrice dei Cristiani per
uissimo Siicramento, e Lre Salve Regi.no. con l'invo- l'incremento della nostra Pia Unione ed il maggior
cazione Maria, Auxifium C/1ristia11or11m, ora pro bene delle anime.
1wl>is: - fare o promettere qualche opera di
carità, conforme alle proprie forze, a vantaggio
delle Opere Salesiane, le quali si possono chiamare
ss. proprianu:nte: Opere di /Jfrwla
A11sillatrice.
Taluno potrà farne le meraviglie, ma il fatto è e
l'esperi~nza dimostra, che di quanti ricorrono a
Maria Ausiliatrice, quelli che premettono o anche
promettono qualche olferta a benefizio del suo San-
h1ario tli Valdocco o delle altTe Opere salesiane,
sono più facilmente e prontamente ascoltati.
***
Ai Direttori Salesiani e Diocesani, ai Decurioni,
Zelatori e Ze1alrici dei nostri Cooperatori racco-
mandiamo vivam~nte la Conferenza prescritta dal
regolamento della Pia Unione, in occasione della
solennità di Maria Ausiliatrice. Si inviti all'uopo
qualche illustre conferenziere; ed ove ciò non fosse
possibile, si preghi l'oratore del Mese Mariano od
il predicatore domenicale della chiesa principale
del luogo a voler dedicare qualche loro discorso
alla nostra buona Madre Maria 55. Ausiliatrice.
Noi confidiamo che lo zelo industre dei nostri
benemeriti Direttori, Decurioni, Zelatori e Zela-
***
PEL PIEMONTE E PER LA LIGURIA anche
quest'anno sono conce!:P:li speciall ribassi ferroviari
pei pellegrinaggi al nostro Santua.rio nei giorni 23-
24 maggio.
PER RICHIESTE DI TESSERE e relativi schia-
rimenti rivolgerai al Delegato Regionale Mons. Giu-
seppe Vicini, Piazza Cavour, N. 2, Saluzzo, o al
Comitato Internazionale pei pellegrinaggi, Via Maz-
zini, 9◄, Bologna, ovvero ai soliti Incaricati D io-
cesani.
. Per parte !'ost~ ai ca*p*i* di. peil4grinag·,ri ricor-
diamo che giunti a Torino non conviene recarsi al
Santuario processionalmente, nè in corpo organiz-
zato con bandiere ; ma conviene venire alla spic-
ciolata al Santuario e riunirsi sulla piaz1.elta per
~ntrare insieme. Vogliano poi avvisare per tempo
11 Reltore del Santuario dell'ora del pellegrinaggio
e delle sacre funzioni che vi si intendessero cele-
brare.
Per affitri
ri
guardanti
***
il
Bolleflù10
S 1/esia,w
ri-
trici, ed il loro amore per la nostra buona Madre ,,olgersi alla Direzione o alle persone incaricate al-
saprà trovar modo di rea.liizare dovunque solenni l'uopo nella Sacrestia.
= ~ ~ :;::: ; :;,;cr::;::...v.;::::
-:::;cc;v-•o:c::::»VC:..>V<
Il 12 marzo u. s. festa di S. Gregorio Magno,
Papa e Dottore della Chiesa, il Sommo Pon-
tefice Pio X., togliendo occasione daJ compiersi
del xm secolo dalla morte di un tanto suo
predecessore, pubblicava una nuova Enciclica,
dalla quale, benchè diretta in maggior parte
al Clero, noi ci facciamo un dovere di estrarre
e di presentare ai nostri lettori questi impor-
tantissimi ammaestramenti :
i 1. - Jodefettibilltà della Chiesa
e necessità di ricorrere a lei.
«Se dall'alto di queste mura vaticane volgiamo
attorno lo sguardo, a simiglianza di Gregorio e forse
più ancora di lui dobbiamo temere; tante sono le
tempeste addensate da ogni lato, tante le ordinate
schiere de' nemici che premono, e tanto insieme è
l'abbanc.lono i11 cui siamo e.li ogni umano sussidio
per ribattere le une e sostenere l'impeto delle altre.
:\\la se riA~ttiamo dove poggiano i Nostri piedi, dove
questa Sede pontificia è collocata, Ci sentiamo al
tutto sit-uri sulla rocca della Santa Chiesa.
1> Passarono rei;ni ed imperi , tramontarono popoli
fiorenti per nome e per civilla; piil volte le na;r,ioni
come accasciat~ dal peso degli anni si disfecero in
se medesime; me11t.re la Chiesa, indefettibile nella
sua esst.lnza, unita con viucolo indissolubile al suo
Sposo celeste, è qui fulgente di etema gioviner.7.a,
fone del medesimo primiti1•0 l'i~orc, t111ale use, dal
Cuore di Cristo spirato in croct:. Uomini potenti
del secolo si sollevarono con LI o dt h:t Essi spar-
vero ecl ella l'imase. Sorsero sist emi tilosofici iunu-
merabili, d'ogni forma, d'ogni genere, superbamente
vantandosene i maestri, quasi avessero finaltnente
conquisa la dottrina della Chiesa, rifiutati i dogmi
della fede, dimostralo l'assurdo de' suoi insegna-
menti. }Ia quei sistemi l'un dopo l'alt.ro si anno•
verano nelle storie, dimenticati, f.,lliti; m~ntre dalla
rocca di Pietro rifulge cosi sfolgorante la luce della
verità, come quel giorno che Gesù l'accese al suo
apparire nd mondo e le diede l'alimento della sna
divina parola: Passerà it cielo e la le-rra, ma te
mie parole 110>1 passer11.1mo (r).
>) Noi nudriti di que~ta fede, solidati su questa
pietra, sentendo nel fondo dell'animo tutti I doveri
gra\\'issimi che il Primato C'impc.llle, ma insieme
tutto il vigore che per volontà divina in Noi deriva,
attendiamo tranquilli Chi.! si sperdano al vento le
tante voci che ci gridano intorn.., che la Chiesa
cattolica ha finito il suu tempo, che le sue dottrine
sono per sempre tramontate, che da qui a poco
essa si vedrà condannata o ad au.ettare , placiti
della scienza e della civiltà sen;r,R Diu od i. ~parire
dall'uinano consorzio. Insieme però "'-''• µossiamo
fare a meno di ricordare a rutti. grandi e ;>iccoli,
come g1a fece il Pontefice S. Gregoriv, la nece!;-
sità assoluta di ricorrere a questa Chiesa µer ctvere
la sature eterna, per battere la diritt<l via ùclla ra-
gione, per nutrirsi de lla verità, pc::1 co1n~gulre la
1>.ice e la stessa felicita <l.i questa ,•1ta terrena. ,.
~ li. - Quale sia il massimo errore del nostro tempo,
e quali le sue funeste conseguenze.
t Oggi... sebbene il mondo goda una luce s1
µiena di civihit crisuana... sembra però stnnco di
(1) Matth. XXIV, 35.

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=====--=======~==-====-=e=,-,,,=== --=---= ====
quella , ita che pure: è stata ed è tuttavia fonte
preci11ua e spesso unica di tanti beni, non pure
pnssati, ma presenti ezia ndio. solo, come av-
venne in altri tempi al sorgere delle eresie e degli
scismi, taglia se stesso fuori del tronco quasi ramo
inntile, ma pone la !;cure a lla radice prima dell'al-
bero che è la Chiesa, e si sforza di inaridirne il
succo ,·itale, perchè In rovina di lei sia più sicura
ed essn più non rigermini.
In quest'errore, che è il massimo del nostro
ts·mpo e la fonte onde dimanano gli altri tutti, sta
l'origine di tanta pere.lita della eterna salute deg-li
uomini e di tante rovine in fatto di religione che
aneliamo lamentando, e delle molte altre che te-
miamo ancora, se al male non si ponga rimecliu.
Si nega cioè ogni ordine soprannaturale, e però
l'intervento divino nell'ordine della creazione e nel
governo del mondo e la possibilità del miracolo ;
tolte le quali cose è necessario scuotere i fonda-
mr-nti della religione cristiana. S'impugnano perfino
gli argomenti, onde si dimostra l'esistenza di Dio,
riliutando con inaudita temerità e contro i primi
principi della ragione la forza invincibile della
prova, che dagli effotti asc:ende a lla causa , che è
Dio, e :illa no1.ione ~lei suoi attributi, lnfmili. /111-
perocc/Jè k i11vìsibili cost• di lui, dopo rrea/Q il
mondo, per le cosefatte comprendendosi si veggono.
a11cke l'eterna poleuf!a. e il dimJ10 essere di lui (r).
Resta quindi aperto l'adito agli altri errori gr,wis-
sirni, eg11almcllle ripug nanti alla retta ragione e
perniciosi ai buoni costumi.
» Di fauo la gratuita negar.ione del princ1p10 so-
prannaturale, proprin della scien.=a difizlso 1wi11e (2),
diviene il postulato di una critica storica egual-
mente falsa. Tutto ciò che si riferisce in qunbiasi
rnoc.lo al l'ordine soprannarnrale, perchè o gli appar-
tien<l, o lo costituisce, o lo presuppone, o perchè
solo in esso trova la sna spiegazione, è cancellato
senz'altro esame dalle pagine delln storia . T.ile è
la divinità di Gesù Cristo, la sua incarna~jone per
opera dl!llo Spirito Santo, la sua resurrezione per
virtù propria e<l in genernle tutti i dogmi della
nostra fede. l'osta cosi la scienza sopra una falsa
da, non v'ha più legge critica che la ritenga, ed
ess:t cancella n capril!cio dai libri l'ia nti tutto ciò
che non le garba o crede contrario alla tesi pre-
stabilita che vuol dimostrare,. Tolto infatti l'ordine
sopra1111nturale, la storia delle origini della Chiesa
deve fabbricaT$i su tutt'altro fondamento, e però i
novatori rimaneggiano a proprio talento i monumenti
della storin, tr;\\undoli n dire quel che essi vogliono,
non quel che intesero gli autori.
,, ;llolti rest:1110 presi per modo dall'apparato
straordhtorio rli crndizione che si ostentn e dalla
foria apparentemente convincente délle prove ad-
dotte, che o perdono la f<.-de o se ne sentono gra-
vemente scossi. V'ha pure di quelli, che fermi
nella loro fede, accusano la scienza critica come
demolitrice, mentr'es:,a è per innoceme ed ele-
mento sicu ro di ricerca, qunnrlo sia retw111cnte ap-
plicata. Nè gli uni nè gli altri si avvedono del falso
presupposto, onde pigliano le mosse, vogliam dire
b scienza di falso nome, In quale logicamente li
spinge a c-onclusioni e~ualmcnte false.
-. :--1: meno lagrimevoli ,;ono i guasti, che da quella
neg'1J.ione provengono a lla vita morale degli ind i-
,·i<lui e della società civile. Tolto il principio, che
uulla di divino esista oltre questo mondo visibile,
assolutame11te non v'hn pili ritegno alcuno :ille
sbrigliate passioni, anche phi bas_.;e ed indegne,
(r) Ad Rom. 1, 21 122.
(J) 1·im, VI, 20.
donde asservili gli amrn1 si gittano a disordini
d'ogni sp..cie. Abba11do110/li lddio ai desideri dd
loro cuore, alla immo11dezza; co.rt elle di.umori110 in
se st/>ss,i i corpi loro (1). Voi ben vedete, o Vene-
rabili Fratdli, come wramente trionfi per tatto la
peste dei depravati costumi, e come l'auloritù ci-
vile, là dove non ricorra agli aiuti dell'anzidetto
ordine soprannaturale, non sia punto capace d i
frt!narla . An7,i l':111torità 11011 sarà p1111to capace cli
sanare gli altri mali, se si dimenlica o si nega che
ogni potere viene da Dio. li freno unico d'ogni
governo è allora la forza; la quale però, n è CO·
stantcme11te si nùopera, nè sampre r>nò aversi alla
mano ; però il 11opolo si va logorando come per
u11 occulto malessere, d'ogni cosa è sconte:nto, pro-
clama il dirino di agire a suo arbitrio, attiua le
ribl•llioni, ,;uscita le rivoluzioni degli Stata, talvolta
turbolentissime, mette sossopra ogni diritto umano
e divino. Tolto di mezzo lddio, ogni ri!;petto alle
leggi civili, ogni riguardo alle istiturioni anche più
necessarie vien meno; s i pone in no n cale la giu-
stizia; si calpesm la stessa libertà proveniente dal
naturale diritto; si giunge perfino a distruggere In
com pagine s tessa della famiglia, che è il fonda-
mento primo ed inconcusso delln compnl{ine so-
ciale. Ne segue, che a' tempi ostili a Cristo, si
rende più d iffici le l'applicare i rinicdl potenti, tlnl
Redentore messi in mano alla. Chiesa, 11 fine di con-
tenere i popoli nel loro clovefe. "
f III. - Necessità d1 ritornare a Ocsù Cristo e di
ridestare la vita soprannaturale in ogni ordine
della società.
« E nondimeno non vi ha salvezza al mondo se
non in Cristo : /mj,erocrhè non /1au11i SQ/to al cielu
t1lt1'0 nome dato {l_ifli uomini, merce del quale ab
biamo noi ad esst·re salvali (2). A questo Cristo
convien dunque tornare. Ai suoi piedi convien di
nuovo prostrarsi per ascoltare dalla sua bocca di-
vina le parole di vita eterna; poichè egli solo puù
additarci la via della rigenerazione, egli solo inse-
g na rci la verità, egli solo re~tituirci la vita. EJ(li
appunto ha deuo : lo sono la via e la t•trilà e l,1
.•ifa (3). Si <'.! tentato novellamente di opcraru qung--
g-iù senza di lui; si è cominciato a metter su l'etli-
licio, rigettando la pietra angolare, come I•. \\pos111l•1
Pietro rampogna\\'a ai Crocilissori cli Cristo. Ed
ecco cli nuovo la costrulla mole si sfascin e ricade
in capo agli edificatori e li stritola. ~fa Gesù ri
mane pur sempre la pietra angolare della società
umana, e dl nuovo s i verilica che fuori cli lui 11011
vi ha salveua : (]unta è la pietra rie-dl<1f,1 da ·•oi
che fi1l>bricale, la quale è àfre,mta /,•stata d,•ll'a11-
J(Olo, 11t in alm1t altro J sa/11/e (4).
» Di qui di le~gcri riconoscerete, o \\'em:rauili
Fratelli, l'assoluta necessità che ci stringe lutti di
risuscitare con la massima energfa ddl'animo e con
tutti i me1.zi che possiamo di~porre. co<kstn vit;,
soprn1111aturnle in ogni ordine della società: net
povero operaio che suda da mane n sera per gut1-
dagnarsl un tozzo di p:rne e nei grandi d<!lla terra
che reggo~o i destini delle na1.ioni. ..11
*** I nostri buoni Cooperatori preghino e, per
quanto possono, si adoperino in ogni guisa,
perchè siano tradotti in atto i santi ammae-
s tramenti del Romano Pontefice.
(1) Atl Rom. 11 20.
12) .Id. IV, 12.
(3) !001111. Xli', 6.
(4) Aci. n •, 11 1 12.

1.6 Page 6

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133 -
Il centenario della @onsolata
CON intima gioia uniamo la nostra nota
di giubilo all'inno di riconoscenza e di
amore che più fervente innalzano que-
st'anno alla loro celeste Patrona i buoni e pii
Torinesi. Chi conosce la divozione tenerissima
che essi portano alla Vergine Consolata e più
ancora chi ebbe la sorte di varcare, anche una
volta sola, le soglie benedette di quell'antico
Santuario, comprenderà benissimo, perchè noi
registriamo con tanto affetto il faustissimo evento
che allieterà nel prossimo mese l'augusta To-
rino. È un risveglio di soavi memorie e di
1·icordi paterni ; è un omaggio doveroso di ri-
conoscenza sentita e profonda.
Infatti, prima che in Valdocco torreggiasse
gublime la cupola maestosa di Maria Ausilia-
trice, lo sguardo di D. Bosco e di tutti i suoi
figli era costantemente rivolto al Santuario
della Cousolatf,l. Colà pelle_grinavano sovente
gli alunni tutti dell'Oratorio di Valdocco; colà,
nel luglio del 1846, s'implorò 11011. senza la-
grime e non senza voti che D. Bosco guarisse
da mortale malattia; colà recavasi per cercar
conforto Don Bosco stesso la mattina che per-
deva sua madre... E la prima immagine della
l\\'Iadonna che D. Bosco solennemente propose
alla nostra divozione fu appunto una divota
statua di Maria Consolata!
D'altra parte, se queste ragioni non bastas-
sero, noi ne abbiamo delle altre ancor più gravi
nella vivissima simpatia e nel generoso aiuto
che ebbe in ogni tempo l'Opera nostra dai
buoni Torinesi: è perciò un dovere per noi
gioire della loro gioia e sposare la nostra nota
di giubilo all'inno festoso che si preparano a
sciogliere con tanta spontaneità ed intensità di
affetto al compiersi dell'ottavo secolo del loro
devotissimo culto a tanta Patrona.
Porremo quindi i nostri lettori a parte di
queste giocondissime feste; e per questa volta,
usando le stesse affettuose e calde parole del-
l'Emm• sig. Card. Agostino Richelmy, venerato
nostro Pastore, ripeteremo con un intimo senso
di gioia e insieme di gratitudine le glorie e i
trionfi della Consolata.
I. - Origine e sviluppodella divozione alla Uonsolata.
« A vero dire, così l'Eminentissimo Card.-
Arcivescovo nell'affettuosa sua Lettera Pasto-
rale del 25 marzo u. s., torna difficile lo rin-
tracciare le prime origini fra noi della devozione
alla Consolata. Ammaestrati i Torinesi dal
Grande S. Massimo ad onorare con tenerezza
filiale la Beatissima Vergine, ben presto in Lei
riconobbero la sorgente di ogni conforto, e
presero a salutarla quale Consolatrice degli
afflitti. Ma le molte guerre e le calamità del-
l'età. di mezzo come hanno -in parte impedito
il (iorire della vita religiosa nel Piemonte, così
valsero ad occultare i segni della venerazione
e deJJ'amore a Maria.
>> In sul principio dell'undecimo secolo Re
Arduino gemendo sotto il peso di forti dolori
giaceva gravemente infermo nella città d'Ivrea;
e la Pietosissima Regina del Cielo si degnava
maniiestarsi a lui con un tratto di singolaris-
sima misericordia. Mentre lo assicurava della
prossima guarigione, lo eccitava ad edificare
in ,mo onore tre cappelle, una a Valperga,
un'altra a Crea nel Monferrato e la terza a
Torino presso la Chiesa già esistente di S. An-
drea. Obbedi Arduino, e come narra l'antica
..:ronaca, nel giorno 23 novembre dell'anno 1014,
per ordine di lui furono gittate le fondamenta
della vetusta cappella delle Grazie nel nostro
s~ntuario. Fu grande per certo la letizia dei
nostri p..adri : cd è a credere non siano man-
cati frutti preziosi della rinnovata divozione a
Maria Consolatrice. Ma i tempi correvano an-
cora tristi assai, e ben presto per l'irruzione
di popoli barbari Torino fu ridotta a troppo
infelice condizione, e l'opera di Arduino insieme
colla chiesa stessa di S. Andrea soggiacque
alla sorte comune.
>> Pure non era possibile che il luogo scelto
da Maria dovesse rimanere privo di gloria e
sterile di benefici per gli abitatori del Pie-
monte.
)> Correva l'anno 1104, e in Brianzone, pic-
cola città del Delfinato, vive-va nell'amore sam~

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- 13-1- -
della nostra augusta Religione un pio "ignore,
ricco di beni di fortuna, ma oovcro 011anto a
doti di natum, pcrchè prirn del !umP degli
occhi: il nome suo Giovnnni Raoracchi. Di lni
si volle servire la Vergine comP di strumento
avventurato a risvegliare nei nostri maggiori
i sensi della fede e della devozione. Avvertito
dalla stessa Regina del Cielo che in Torino
fra i ruderi di un antico tempio trovavasi una
sua immagine, e che era pros~imo l'istante in
cui la medesima doveva pubblicamente essere
restituita al culto, egli si incamminò con grande
coraggio alla volta del Piemonte, e superate
felicemente le peripezie della lunga e difficile
peregrinazione giunse fra noi nel cuore della
state dell'anno anzidetto 1104. Come vuole la
tradizione, era il 20 giugno qu<\\DdO alla pre-
senza dd Vescovo e cli una devota moltitudine
venne scoperta la prodigiosa immagine dietro
le indicazioni elci Ravaccbi, il quale prostratosi
con trasporto innam:i alla stessa ebbe ad acqui-
star<.: subitamente In vista. Non è facile e.lire a
parole la piena della sua allegrezza, ma non
è difficile lo intendere come dalJe sue labbra
spontaneo s1asi sprigionato bentosto l'inno della
gioia e della gratitudine. E quanti furono spet-
tatori del prodigio el,bero a sciamare con lui:
O Beata :'Ilaria, o Celeste Consolatrice degli
afflitti, prrgate per noi, intercedete pel vostro
popolo diletto. Ora pro 11obis, inlcrcede pro
populo tuo, Virgo Consolairix. La prece de-
vota sall ben accetta al trono di l\\laria, e la
devozione a una tanta :Madre in Torino non
venne piì1 meno giammai. Il nostro Santuario
della Consolnta acquistò un 11ome illustre non
solo fra le chiese deUa città e della diocesi.
ma in tutto il Piemonte ; e parve costante la
gara fra la benignità di Maria nel l:1rgire
grazie e benedizioni e la sollecitudine dei To-
rinesi nel moltiplicare le domande, i ringra-
ziamenti e gli atti di ossequio.
>> ln moclo straordinario presero ad amuire
i fedeli, e tanto crebbero le tavole votive, i
cuori di argento e gli altri segni della devo-
zione e della riconoscenza, che, più non ba-
stando le pareti del tempio, i medesimi si
dovctlero accumulare pur<: nei luoghi vicini
alla chiesa, e non fu tampoco possibile serbare
accurata memorin di tutte le grazie ottenute.
Ne basti qui lo accennare ad alcuni fatti di
maggior momento.
» Nelle pestilenze che travagliarono i secoli
XIII, XIV, xv, XVI, XVII, fu manifesta la pro-
tezione della Consolata; poichè in mezzo alla
costernazione dell'Italia e dello stesso Piemonte
Torino tal fiata fu immune dal morbo, tal 'altra
solo lievemente ne ebbe a soffrire, e anco
quando vide morire parecchi de' suoi figli,
sempre provò in mille modi In forza del ce-
1cste confo1·to. La guerra piìt e più volte ebbe
p1·r certo ad affliggere le nostre contrade, ma
fra g li orrori della stessa non venne meno
l'aiuto r1: ~!aria Consolatrice.
» In moito spcciulissimo giova qui ricordan•
la prodigiosa liberazioni! cli Torino dal trist,•
assedio dell'anno 1706. Le truppe france;,i
spa1,.rnuole1 come a tutti è noto, da tre me~i
tenevano stretta I.. nostra città e l'aveano n-
dotta a tale, che pareva follia lo sperare re-
denzione. ~fa il nostro Beato Sebastiano Valfr..
non cessava dall'infondere coraggio nei soldati
e nei cittadini, tutti esortando a ricorrere ali 1
Consolata e a porre in Lei ogni fiducia. E
tilaria invocata sui colli di Superga dal prode
Vittorio Amedeo, a lui ed all'invitto Principe
Eugenio ottenne le grazie opportune per isba-
ragliare il nemico e mutare subitamente in
gaudio la piena del lutto..... >>
Il. - Dei recenti trionfi. di questa divozione.
« Ma egli è sovratutto in qucsli ultimi anni
che la devozione alla Consolata conquis~ò sif
fattamente gli animi dei Torinesi, da divenin.
come la caratteristica della pict.->i. cittadina....
>> Un nuovo flagello, quasi a so:;titlùre le
antiche pestilenze, nel secolo decimonono più
e più volte ebbe a seminare desolazione e
strage nelle contrade dell'Europa: il clu>lerfl·
modm.s; ma Torino ogni \\·olta ebbe a !iperi-
mcntare la protezione di Maria. Fu caro spet-
tacolo nel giorno 3 settembre 1835 lo scorgere
i primi magistrati della città accorrere in forma
solenne al tio~tro Santuario, inginocchiarsi in-
nanzi ali'Altare della Consolata e deporre nelle
mani dell'Arcivescovo ì\\-lons. Luigi Franzoni
il voto della confidtnza e dell'amore. Oh!
come bene aveano allora i rappresentanti del
popolo compreso il carattere del loro mandato!
Era sorta in tutte le menti, avea occupato
tutti i cuori la persuasione che a liberare To-
rino dal nuovo morbo l\\Iaria Consolatrice nul-
l'altro aspettava che la manifestazione del co-
mune affetto. E fu pure bellamente scelto
l'oggetto del voto. Oltre le preci pubbliche e
le devote funzioni a compiersi nel Santuario,
fu promessa la erezione sopra la piazza at-
tigua al tempio di una colonna di granito por-
fmllr. una slahtl'f z·n marmo della, Verg'ine San-
tissima con iscrizione relativa alla circostanza
dell'innalzamento. Non fu ùelusa l'aspettazione
universale. Pochissimi casi di cliole1a si ebbero
in Torino dopo la presi.:ntazione del voto; e in
quel!' anno funestissimo per l' Italia e per il
Piemonte, sole r25 si noverarono nella città
nostra le vittime del contagio. Dall'alto del

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- 135 -
grazioso monumento oggi ancora pare che
l\\laria rivolga ai Torinesi lo sguardo della
1t1aterna compiace02:a e a tutti vada ripetendo
che non si ricorre mai invano alla potente
bontà del suo patrocinio... »
Qui l'Eminentissimo passa a parlare della
speciale prolezione accordata dalla Vergine a
Torino anche il 26 aprile 1852 nel terribile
scoppio <lella poiveriera, e dopo di a vcr sog-
giunto che è ancora pia opinione « che alla
benignità della Vergine Consolatrice debba
Torino lo esser scampata da un grave pericolo
nell'anno 1859, » quando « scoppiata la guerra
contro l'Austria , poco mancò non venisse la
nostra cìtt.\\ occupata dai nemici » eloquente-
mente soggiunge; « Ritornò ancora in questi
ultimi a:uù la sventura sotto diverse forme a
battere alle porte delle nostre abitazioni; ma
sempre, pur in mezzo alle calamità inevitabili
della vita presente, rifulsero gli effetti soavi
<lclle consolazioni di Maria. E, quello che più
è, fra l'imperversare delle tristi sétte, fra gli
sforzi continui dei nemici della Chiesa, Torino
sempre si mantenne città religiosissima; ed oggi
ancora pare di giorno in giorno la fede e la
pietà vadano moltiplicando il numero e lo
splendore delle sante conquiste.
~ Oh l non sia vietato a colui , che di To-
rino può dirsi figlio e padre al tempo stesso,
il toccare, con un senso d i gioia e insieme di
g-ratitudine, delle glorie intime e dei trionfi
spirituali della Consolata!... »
III. - Dei favori speciali, con cni piacqne alla Ver-
gine illustrare ed arricchire sovratuUo nel campo
dello spirituale la città di Torino in questi ultimi
tempi.
Dopo di aver dimosl.rato come il Santuario
della Consolata meriti « in modo sovr<1emi-
nente il nome di Casa di orazione » e come
sovratutto in questi ultimi tempi sia divenuto
<• il ritrovo delle anime pie desiderose di ab-
beverarsi alle fonti del Salvatore specialmente
col ricevere il primo e il più grande dei Sa-
cramenti la Divina Eucaristia» l'Eminentissimo
Card. Arcivescovo descrive con divota unzione
la solennità annuale del 20 giugno, e quindi
pissa ad accennare i « favori speciali con cui
piacque alla Vergine illustrare ed arricchire
sovratutto nèl campo dello spirituale la città
nostr.t m questi ultimi tempi. »
» Sono decoro e vanto di Torino, scrive
i'Eminent1ssimo nostro Pastore, gli istituti di
Don Bosco e del Venerabile Cottolcngo; l'uno
e l'altro ben possinmo dire che sono nati e
cresciuti all'ombra della Consolata.
» Maria, che altra volta nella sua casa in
Torino aveva ospitato il Santo Vescovo di Gi-
nevra, dalla vicina borgata di Castelnuovo
Astese chiamò fra noi il pio sacerdote, che dal
Salesio dovea trarre non il nom1.: soltanto per
la nuova congregazione degli innumerevoli
suoi figli, ma il prezioso secreto di accoppiare
colla inalterabile dolcezza lo zelo più illumi-
nato, l'operosità pii, ardente. Accanto al San-
tuario delle consolazioni dovea sorgere nel
secolo decimonono il tempio augusto di Maria
A usiliatrice, perchè sempre meglio intendessero
gli abitatori del forte Piemonte, che dalla Re-
gina del Ciclo insieme colla soavità del con-
forto hassi ad aspettare la forza dell'eroismo.»
E della Piccola Casa della Divina Provvi-
denza soggiunge: « In essa la devozione alla
Consolata, fin dai più umili inizi ddl'Opera,
regna sovrana. In quella guisa che il Vene-
rabile Fondatore giunto a Torino per addot-
torarsi in Sacra Teologia, piamente scherzando
com'era suo costume, volle, celebrando nel
nostro Santuario, dalla Madre di tutte le Con-
solazioni prima che dagli uomini ricevere l'o·
nore della laurea, così ancora al presente non
è possibile a chi pone il piede nella Piccola
Casa godere delle sue largizioni o tampoco
visitare le sue meraviglie, se prima non offre
alla stessa Consolata i suoi devoti omaggi,
inginocchiandosi innanzi alla effigie di Lei, che
del pio luogo e delle migliaia cli persone che
lo abitano è insieme, Guardiana, Signora e
Madre.»
Quindi conchiude:
<< Io non dubito punto di ascrivert! all'amore
di Maria per i Torinesi quella moltitudine di
opere cnritatevoli e di case di beneficenza, che
contraddistinguono la nostra città e la fanno
oggetto di invidia ai vicini ed ai lontani; ed
insieme riconosco da Maria Consolatrice quei
trionfi, che in tempi ostili alln Religione fra
difficoltà innumerevoli ha riportato in mezzo
a noi la Causa della fede e della devozione. »
L'im11iagùie prodigiosa della Con,tolata, che
venne dt1corata di aurea conma selltmlacinqne
anni or so1w per decreto del Venerando Capi
toto Vatica1tq, nelle sq/ennità centenarie e f>rt-
cisame11te nel sabato r8 giutrno verrà arricclLita
di una corona di stelle fa, m.afe di gemnu pre-
:dose e di brillanti, offerte dai numerosi dt"voti
e dallo stesso Sommo Pon/1:fice Pio X.
Nel prossimo 1mme,o daremo anche n01: l'in-
tiero p,-ogramma delle feste.

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136 -
1\\i divofi del S. euorc.
Prlvllegl ed Indulgente
concesse al Santuario del S. Cuore di Gesù
lo Roma.
T@,,R_E_che sia stn_Lo miser:icordio~o consiglio dellà
dnnua Provvidenza d1 aver riservato a questi
nostri calamitosissimi tempi, pieni di tanta indifTe-
rel17.a_ religiosa ed incredulità, la promulgazione o
lo sviluppo delle più belle e care divozioni che sono
presentemente più di!Tuse fra il popolo cristiano.
Cosl., ad_ esempio, dal r854 pre/ìe singolare sviluppo
la <l1voz1one alla Immacolata Concezione di Maria·
<lai 1871 giganteggiò nella nostra penisola il cult~
soave del S. Cuore di Gesù; dal 166!1 cominciò n
rendtfrsi. J?Opotar:e prima in Piemonte, poi in Italia
e qu1nd1 m ogni Jlarte del mondo la clivozione a
~~oriri Ausiliatrice, come in questi ultimi anni è
divenuto popolare ed a ltamente proficuo il culto
alla S. Famiglia Nazzarena.
Ora fin dall 'a11110 187T, quando tutti i vescovi
d'Italia vollero che llllli i fedeli delle cliocesi alle
loro cure commessi fossero consecrati al Cuore
adorabile di Gesù, 11acque l'idea che in Roma nella
città santa,. centro del cattolicismo, come pe; ogni
altra devoz1om: cusl per quellr1 a l S. Cuore di Gesù
a ness~na s~conda, avesse ~ sorgere un gramle
santuano dedicato n questo d1vi11 Cuore, dal quale
come da un focolare la vita avesse ad irradiare
ptrennemente sul mondo. Quel grande ed immor-
tale Pontefice , fallo secondo il cuore di Dio che
fu l'io IX, la _caldc~giò, ed av~ndo a proprie ~pese
~In fatto acqu1s~o d1 un trat_to d1 terreno_ sull'lisq11i-
h1!0 per costnurc una chiesa da dedicarsi a San
Cmseppe, che Egli da poco aveva dichiarato pa-
trono della Chiesa universale, dispose che su quel
l'arca medesìma sorgesse un novello tempio, lieto
che da quel punto più elevato della città. il Cuore
di Gesù c9me da un trono avesse a benedire a
Roana e al mondo.
Rapito alla Chiesa un tanto Pontefice e assunto al
so:ggio po1Uilica!c Leo'?e Xlll di f. m. il quale,
com_e ,,~sco_,,o d1 Perugia, era stat? fra_ i primi pa-
ston d Italia a consecrare la d1oc.:es1 a questo
Cuore SS., il concetto primitivo si concretò. Per
mczio del suo Vicario l'E.mo Cardinal Raffaele
Monaco La-ValleUn, fece invito a tutti i vescovi
dell'Orbe cattolico (con lettera t agosto 1878) di
concorrere a quest'opera grandiosa, e segnò il primo
anno del suo glorioso pontificato con l'inizio della
costruzione di quest_o Tempio, sicchè ai 17 agosto
dello stesso anno 11 1>relodato Card. Vicario in
nome cli S. S. !,eone Xlll. poneva la prima pi~trn
del grande edifizio. ~enonc.:hè, alla fine del 1880,
essendo venuti meno i mezzi por la continuazione
della fabbrica, furono sospesi i lavori.
Ma il S. Padrt-, desiderando ardentemente cht.-
11on mancasse di Chiesa parrocchiale la nuova po-
polazione dell'Esquilino, e bramando insieme di
provvede~e ~i bisogni della gioventù pericolante,
degnavas1 d1 affidare al sacerdote Don Giovanni
1_3osco In costruz!<,mc ~ell'Opera colos_sale con tJllC·
ste parole: « Vi o.ffidmmo la dt'Varu:me del gra11
lem/>io da c011Jacrarsi in Roma al culto dlfl Divill
è C,wn:: 1Voi vi co11correnmw coi nostro censo ri.ser-
6a11doci _la costru::ifn1e della faccitl/11. Non a dire
quanto il nostro O. Bosco si stim:isse onorato e con
quanta riconoscenza ricevesse quell'Incarico e come
ron tutte le forze $i!lsi adoperato per corr i;ponderc
lii I sovrana e pubblica aspettazione. In seguito a
questa benevola disposi1.ione del Santo Padre Don
~os_co cre~è conveniente acquistare un'altr; are:i
lirmtrofa dt ben 5.500 mq. per ampliare la Chiesa
e per innalzare un Ospizio con scuole e laboratori
per ricoverar"i giovant.!tli di ogni paese e nazione
educa!1doli alla scienza ed alle arti, ma sovratutto
alla virtù facendoli buoni cristiani. Superate col-
l'aiuto divino tutle le clirJicoltà, il r4 maggio 1887
Don llosco aveva la consolazione di assistere alla
solenne consaorazione del grandioso tempio eretto
coll'obolo tutto il mondo,
Ora, il grande Pontefice Leone Xlll di s. c. me-
moria, fin dal 15 novembre del 1888, concedeva al
nuovo Santu;irio il privilegio della messa votiva del
S. Cuore in ogni venerdl dell'anno; e la sovrana
bontà del Sommo Pontefice Pio X, felicemente re-
gnante, arrichivalo delle seguenti straordinarie in-
dulgenze:
~ J) Tutte le 11ussif t:/1e verram,o applicate alk
anime di!L prtrg-atorio da qualsiasi sace,·dotl! secolare
o regolare (celebrate a/l'altare dedicato al Cuore SS
di Gesù) ;rodranno i11 perpetuo Le 111edesimc ilut,i
g-enze e /avm come se fossero cek/)rate all'altari·
di S. Gregorio (I}.
~ Il) /11du{g-cmm p/e11aria tpwlùfiatta pe,-pet11a da
ltu:,:an!' !la lutti quel/i. i quali, confessaH e commti
ca_fi, vis1/eram10 detto Tempio, preJra11do il a,ore
dz Gestì, per t'csattaziom: di S. Cliiesa, l'eslirjJazio11e
delle eresie, la co1wersio1111 dei pecca/ori, la concordia
Ira i pri11c-ipi cristiani, e secrmdo l'i11!,:,1~io11if dd
Sommo Ptmt.'ficc.
» lll) Tulti i fedeli dtc, c01y"t:ssafi e co1111mua/J
come sopra, visitera11110 il detto Sa11t11ario dai prim,
vespri dell'Ottava de( Corpus Domini ad un'ora
do_po il tramonto <!el fOII' di'[ ;riorno se,r:-ucnle, sote,,.
n~là del_ Ot0re _S.S. dì Gt•sù, preg-,wdo per l'esalta-
Zt(!114 df S. Chiesa, /,1 co11vt'rsio-11e d,·1 percaton', I'c-
stzr~1011e delle erC!I<', la eo11cordit1 rJri pn'nripi
~twm e _scco,ido_ J'111frn;;io11e de_l SJmmo Ponfejia,
tot:Jes quoues essi Lucnra,mo l'v1du~t:e11:a p!c,mri.1
tanto />t'r sè, qu,a.nfo per le anime dd Purg-aton'.o -
come jJeJ perdo1to d'Assisi. - i>
***
Richiamiamo l'attenzione dei benemeriti nostri
Cooperatori sulla Pia Opera del S. O,ore di Gesù
eretta nel suddetto tempio del S . Cuore in Roma
i cui ascritti media11te l'offerta di u11a lir<L italian~
per una volta sola godranno iu perpetuo clella ce-
lebrazione di sei messe quotidiane, e saranno messi
a parte di tutte le preghiere ed opere buone che
si_comp_iranno nella chie.-;a suddetta. Fra queste ci
piace rilevare la commoventissima fu11;1ione del
I 0 venerdl del mese. in cui si celebra romm ~w-
cti.ssimo, molti fedeli uniti agli alunni ed ai confra-
tel]j dell 'annesso Ospir.io si accostano alla S. Co,
munione e dopo il canto grave ed edificante delle
L itanie del S. Cuore s'imparte solennemente la Be-
nedizione Eucaristica.
La Pia Opera ba due centri: l'uno a Roma,
l'altro a Torino. - A Roma l'indirizzo è il se-
guente: Reverendo Sig. Direttore dell'Ospizio del
S. Cuore di Gesù, Via Porta S, Lorenzo, 42. -
A Tori110: Rev. Sac. Michele Rua, Superiore gene-
rale dei Salesiani, Via Cottolengo, n. 32.
(1) FiduclA, qua fideles rcdncnl, celebratloncm \\!lssac In a,-
tarl S. Grci')rll In cius ecclcslu carlimonlaJlR (ldqu" diceudun1
de alt.1rìbµ" irregorianls ad lnSIAr) utl spcclalhcr cfficaceru e~
bencplMllo Cl 11cccptalio,1c dlvin:u, mls"1"l<:ordioc od animae cx
Purgatorll poc11is llbernlio11em, pia est e , In ccclt!Sla proba,
(Cfr. 8UCCl<RONI, Th. Jl/01'. voi. ,. " · 1379.

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- 137
Le ~ommissionl del Cooperatori.
Peni che è una delle più. celebri, e la Socintà 1Va-
Giomalmcnte ci vengono recapitate centinnia <li
lettere dei nostri Cooperatori con commissioni di
vario genere appartenenti ai diversi uffici dell'Ora-
torio.
Ora accade, che talvolt.1 non si poss<1 dar tosto
evasione alle varie commissioni che ciascuno ci
zionale di Agricoltura della stessa città, nomina-
vano loro socio corrispondente, iJ direttore del no-
stro Collegio di Arequipa, Sac. Alfredo Sacchetti,
in vista dei servizi resi all'agricoltura e alla scienza
dalla Colonia Agricola e dall'osservatorio metereo-
logico, annessi al nostro istituto di Arequipa.
lascia, quando queste son fatte di seguito nel
corpo stesso della lettera.
Al Congresso inte·rnazionitle di Jlfusica .sàcra, te-
Per la qual cosa pur continuando a scrivere al nutosi la scorso mese all'Apollinare in Roma, du-
Superiore per ciò che riguarda più da vicino rante le feste centenarie di S. Gregorio Magno,
la sua gestione, come ad es. l'accettazione di presero viva parte anche parecchi maestri Salesiani
persone nel!' [stituto, preghiere d, farsi , rela- per poter determinare comuni norme direttive alle
I Tutti ~-~{ ~_l_docco zioni di grazie ricevute, limosine, .,..,,.~...,._~.,.,,.....,..~..,._,_,.,,..,..~..,.,."""'<i singole nostre Scuole di musica.
offerte ecc. ecc., i nostri beneme- ®
~rictirivCeroeopleeraatlotrrei scoonmomipsrseigonalii dini
i!ltrettanti big-lietti, secondo la di-
versità dell'oggetto, colla data e
col proprio nome e cognome, e
_______
~innoviamo caldamenfo a
·L -L
Al RR. Parroci e Sacerdoti.
Avviene spesso che ne i paesi si
trovino di giovani contadini già
alquanto adulti, i quali dimostrino
poi di unirli alla lettera, avver- fu1fi i nosfri Gooperafori l'in- ferma volontà di volersi ritirare
tendo però di notare sopra il bi-
glietto : Direzione dei Bollettino
;;e per diplomi di Cooperntori o
quaJunque cosa riguardi il Bo!-
lettino; Prefetto della Casa se per
pagamento di pensione; Pr,ifetto-
di Sagrestia se per tridui, novene
ud Santuario di Maria Ausiliatrice
o per farsi ascrivere nell'Arcicon•
vifo di pelleorinaqe a 'Val-
docco
itelle
Je;;s.i"fo
s'olcitni
ctel-
l'Jt[uKirìafrice.
lr'' vero c)?e la jl2odonna
O scolf a
dapPeri
Ilo
u
le
pr1en ~ie
ì. :::.'t
re dei suoi divol°i; ma è pur
dal mondo, per vivere una vita
<livot-a, lontana dai pericoli, lavo-
rando pel Signore.
Qualora i RR. e Ilen.ti Parroci,
nostri Cooperatori, conoscessero
qualcuno di questi giovani, potreb-
bero liberamente rivolgc:rsi a noi
per collocarli, che abbiamo aperte
fraternita dei suoi divoti ecc. ecc.;
libreria se la commissione è per
libri; Hag-cr,::::ino Soinminùtra11-
ze se per statue, immagini, me-
daglie, oggetti religiòi-i ecc. ecc. ;
Direziove delle Settole ProftJSio
nati
Ia1. 0,
sfaebpbreor ,la~,avIoergindama e:-;:aertcoo, csialdzoel-
resto, secondo il bisogno. Avuti
\\'ero c6e vi iono dei (uog~i in
'
cui :Ella dispe11sa, in modo
speciale, a c~iun9ue la i11.vo-
't
ca, le sue 6enefìcenze e le sue
graJ'7e:f...
J..1.i JlOslri giorni uno di
case apposite per ritirarli e colti-
varli bene; ma occorre che abbiano
superati i 16 anni e che siano di
complessione sana e robusta.
Per facilitare le pratiche di ac-
ct:ttazione potrebbero anche diret-
tamente rivolgersi al Sac. Grus.
BERTELLO, Oratorio Salesiano,
questi biglietti nella sua lettera, ques-fi troni di misericordia è Torino; od al Sac. EuGENJo BIAN·
il Superiore li distribuirà nel
tempo stesso ai diversi uflizl cui
appartengono, i quali, potranno
eseguire le varie commissioni coo
tutta sollecitudim,.
appunto
il JanJuario
di
,
·~
val-
cfocco !...
Jf. -Valdocco adu1l9ue, o
cm, Direttore della Colonia Agri-
cola Salesiana in Ivrea, poichè
quella casa appunto sarebbe de-
stinata per fa,vi le prime prove
' Notltle di lamlg1J11-
divofi della :[l'aunta!urga J{u- di tal _genere di vita.
silia!rice !
Un pensiero dl. Don Bosco.
Sua Ecc. Rev."'"' Mons. Giovanni ~ ~~ ~ @ , Ma.r,'.a è la creatura più amata
Cagllero, da vent'anni Vicario Apo-
e la pii, amante. L'ama Iddio Padre,
stolico della Patagonia é Vescovo titolare di Magida, t'ama Gesù s1,o divù, Figliuolo, l'ama lo Spit-ìto San-
è stato promosso Arcivescovo titolare di Sebaste.
to, l'amano gli Ang-eii, t'a,na110 i sa11ti, l'amano
lutti i cuori t,e., falli... Ella poi ama -noi coli'amore
Il 19 marzo ti. s, nel nostro Oratorio di Lugo di una ,11adre; e se ama tutti i cristi.aui in ge,,ere,
veniva comunicata in forma solenne al Rev.mo Can. porta un am.m-e più limero alla gioventù. Maria fa
D . Pompeo Petroocùtl, Parroco dei SS. Petrnnio e come t"l diilù< siu, Figliuolo Gesù, ,:J q,w!c voleva ta11to
Prospero, la sua nomina a Cameriere segreto sopran- bene ai fanciulli, che li avri!Me vol1di s1.:mpre presso di
numerario di su.a S,intità, in lii/ilo pao1tazzo, dovuta sè a fargli corona. Se Gesu. dicella agli aposluti: Lasciate
alla sovrana benevolenza del Santo Padre. Vive che i fanciulli mi veng-ano a Lrovare, Mart'a va p11re
e sentite congratulazioni al novello Monsignore, ze- ripeieudo a sua volta: clii è piccolo venga da me: Si quis
lantissimo Cooperatore Salesiano.
esl parvulus veniat ad me! ,
Ultimamcntt: la Socida Gr!og-riijica di Li111,•, ud
(Cinr;(te !:,stri di Sfori" cleU'Oratvrio, pag. 189).

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2.1 Page 11

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- r 38 -
* ~ DELLA VISITA
del Rev2$ig~Il2!lhera alle nostre ease d~ln1erìta
______ .......... (Rclazùme del Sar. Ca/01:ero Gus111a110 *)
........_
NELL'EQUATORE
...... ,.,., ,.,....,,...,.,,.,..,..,,.,.......,
A Cafiar - Alla vo lt a d i Cuenca
Un a ltro per icoloso incid ente.
ll nostro viagb110 continua colle stesse difficoltà
alternando le ascensioni colle discese; i panorami
incantevoli coi prccipizii orrendi; i patimenti pre-
se11ti colle !usinghc di gioie future.
Prima cli arrivare a Cariar, capoluogo del can-
ton omonimo, ci vennero incontro , a cavallo.
molte distinte persone, fra gli altri il fratello del-
l'ex-Presidente della Repubblica, Dott. Luigi Cor-
dero, decano dei Canonici nella città eh Cuenca.
accompagnato dall' infaticabile apostolo dei
Jivaros: il nostro D. Mattana, cui la folta, lunga
ed imponente barba ci aveano reso irriconosci-
bile : erano 15 anni che non lo vedevamo più !
Impossibile d.tre le attenzioni cui fummo fatti se-
gno in questa città. Clero municipio e popolo
pll.rve si sollovassc come un sol uomo per implo-
rara dal Visitator sal~no la fondazione di una
c;a_,;a di arti e rnesllcn colle sezioni almeno dei sarti
calzolai, cappellai e una scuola cli musica istrumcn-
taJc. Fu una contim.1a successione di preghiere di
privati e cli corporazioni, di proffcrte di ca_--c e d1
dimostrazioni dclhl necessità che aveva il paese
di un simile istituto. Se vi son momenti in cui si
senta tutta la pena dcll,l penuria di personale,
questo sen.ztt dubbio dovette essere uno per Don
Albera.
L'indomani di buon mattino eravamo sm
nostri cavalli; volevamo nella stessa giornata ar-
vare a Cuenca, fa seconda città dell'intel'iore della
Repubblica l'Atrnè dell'Equatore, città còlta e
gentile. Anche questa volta ad alcune ore <.11
distanza uno. cinquantina. tli cavalieri con focosi
destrieri rnossero incontro a D. Albera e si voll~
che cambiasse cavallo.
Qui è opinione che il cambiar cavalcatura dopo
lungQ viagr.,rio ripo:;i la persona e pare non sia una
illusione e che si ottenga nialmentP il benefico ef-
fetto. D. Albera <.>ra adunque attorniato da tanti
M \\'cdl Dolldli11D dJ aprile.
amici e cooperatori, che io credetti pnler acce-
lerare il passo al mio bucefalo e cambiando l'or-
dinaria mia posizione di retroguardia pormi nel-
l'avanguardìa. La comitiva però troppo ritar da
a raggiungenni; comincia a nascermi qualche so-
spetto, ritorno indietro e vengo a conoscere che
D. Albera era nuovamente caduto, e questa volta
le cose erano più serie. Stramazzato malamente
a terra, la gamba sinistra eragli 1-imasta sotto la
pancia del cavallo ed il picùe ricevette tale colpo
che si gon fiò straortlinariamente e temevamo d i
una qualche frattura; per tre giorni egli (u co-
stretto a completo riposo in camera. I Padri R e-
dentoristi lo vollero loro ospite ed 10 non so se si
possa immaginare carità più amabile, atlenziom
più delicate cli quelle prodigateci ,ta quei buoni
religiosi. Dio ne renda mercede non s:>lo a loro, ma
a tutti i loro confrat~•lli che più e più volte in cli-
verse Repubbliche di Sud -America ci usarono
simile carità durante i: r.o;;tro lungo viaggio.
L 'Opera di D. Bos~o a Cuen ca.
A Cuenca l'Opera salesiana ha anche ricevuto
il marchio rlelle opere di Dw. Dispersi i confra-
telli nel 96, ai tempi della persecuzione di Alfaro,
la fiorente casa di arti e mestieri passò in altre
mani, poco pratiche e non !-emprc use a trattare
colla giovent e q uc i laboratorii divennero presto
una memoria e lo :.tesso fabbricalo si trova ora
in ectttivo stato. A noi tuttavia era necessaria,
fosse pure una semplice residenza, a Cuenca, por-
ta naturale e della massima importanza per l'Q.
riente, sostegno della missione tra i Jivaros, ed il
sig. D. Rua da -forino stes~o assai bene lo capì,
inviando il tLtnaro nccessano perl'acquisto di una
bencht. modesta casa, in cui s'è polnto dar ricetto
a qualche ù,1tzina di orfani, cd i confratelli alter-
nano le cure tlell'educazionc col ministero sacro,
ufficiando l'annesso Santuario dedicato al Cuore d1
l\\1tu·h, cu.i tanta divozione nutrono I buoni cuen-
cani. Cuenca, posta " 2580 m. d'altezza, conta
30,000 abitanti; -;i presenta bene ccl appaga il vi-
sitatore; s'estende su d'una pianura e gode di un
clima relativamente all'altezza. temperato. An-
che qui nc,;sun edificio veramente architettonico;

2.2 Page 12

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- 1 39 -
ma sono belline le chiese dei Redentoristi e del
Sacrario; nel centro della città, vedesi una vasta
piazza, nel cui mezzo zampilla una stupenda
fonte. Cuenca diè i natali ai più grandi letterati
della Repubblica e merita il nome di città dotta.
A Cuenca si ricorda tanto D. Calcagno. il
primo superiore delle case salesiane: Egli ovun-
que sapeva cattivarsi l'affetto di tutti. Impe-
dito da mal ferma salute di penetrare fino alle
foreste dei Jivaros, si fece fotografare con alcuni
indii: quella fotografia. è là ad attestare il cuor
grande di quell'uomo che non potè realizzare i
suoi generosi progetti sorpreso dall'esilio e dalla
morte: il nobil animo però dei cuencani tutto
comprese e quel gruppo orna le pareti ricono-
scenti di tante famiglie.
polazioni assai pacifiche, si abbandonarono a
ciò che pur troppo è il debole di quelle terre,
all'ubbriachezza, Quando noi arrivammo nelle
vicinanze del paese era notte; le case però
dappertutto illuminate e il più fosse possibile; i
r50 cavalli, animati dai canti e dalle voci di ev-
viva i Salesiani! facevano un calpestio incredi-
bile. Quei bravi soldati, ignari forse di tutto, s'ad-
dombrarono; nella loro esaltata mente chi sa mai
che immaginarono fosse avvenuto; un di loro ebre
l'infelice idea di fermare i1 cavallo di un ex-co.lon-
nello, un colosso d'uomo che si credette offeso da
Si parte nuovamente - Al Sigsig
Entusiasmo e pericolo.
D. Albera ricevette a Cuenca molte visite; ma,
per l'incomodo del piede, non potè restituirne al-
cuna. L'undici giugno, appena fu in grado di ca-
valcare, riprendemmo il cammino per la missione;
la marcia era forzata di tredici ore almeno; dove-
vamo andare a pernottare al Sigsig, ultima
popolazione prima d'internarci completamente
nella foresta. Il Sigsig è una parrocchia, si
può dire, di Maria Ausiliatrice. Quànta divo•
zione a questa nostra tenera Madre ! a migliaia
si contano gli ascritti ali'Arciconfraternita di Ma-
ria Ausiliatrice e nei dintorni numerosi sorgono
i piloni e le cappelle dedicate alla Vergine di Don
Bosco: noi fummo a visitarne alcuni. D. Matta.nel
èun appassionato propagator diquesta divozione
e le sue frequenti missioniin mezzo allepopolazioni
oai centri dicampagna più abitati sono veramente
fruttuose. Per avere un'idea dell'attività del no•
stro Mattana le basti sapere che in otto mesi ave-
va dettato 39 missioni nelle diverse pan·occhie e
non rare volte, ci raccontavano i iedeli, fu visto
passare le notti al confessionale.
Ma a quanti sacrificii non s'assoggettano anche
quelle povere popolazioni per mantenere la mis•
sione di Gualaquiza! Al Sigsig s'aspetta il Visita-
tore dei Salesiani con 1).Il entusiasmo che non ho
visto mai l'uguale: r50 dei principali signori, ca-
pitanati dal Clero,vennero ad alcune ore dallacittà
a prendere D.Alberae ben inteso sempre a cavallo,
compo.gno indivisìbile dell'uomo in queste terre;
sembra anzi che qui intti naturalmente sappiru10
cavalcare: ho visti bambini a quattro, cinque anni
montare imperterriti vivaci animali e piangere
solo perchè il padre per tema d'una caduta vo-
leva assicurarli alla sella: l'incipiente amor pro-
prio restava offeso. Caso volle che proprio la vi•
gilia del nosto arrivo al Sigsig capitassero colà,
per una malintesa, tma quindicina di soldati e
non avendo in che occuparsi, essendo quelle po-
Oon Calcagno con alcuni fanclulli Jivaros da luf racc-01!1
nel Collegio di Quito,
quell'atto, e con un pugno stramazzò a terra il
barcollante sbldalo. Allora fu un minacciare ed
uno schiamazzarecrescente; qualche donnicciuola
spaventata grida; D. Albera non giunge a capire
di che si lratti; qualcuno raccomanda prndenza
e noi ci ritiriamo. Mentre erava.rno nella ~sa del
Panoco si odqno dei colpi di fucile ed un grido,
poi voci contraddittorie ed apprensioni: si seppe
più tardi che i valorosi negri, cbè tali erano nella
maggior parle quei soldati, vistisi soli, comincia-
ciarono a scaricare i loro fucili conh·o le case, Non
s'ebbe a lamentare nessuna vittima; ma varie
porte furono perforate dalle palle. La stessa notte

2.3 Page 13

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una delegazione del paese parU l-'er Cuenca onde
far rapporto al General Andrade, magistrato assai
cortese e gentile, che ordinata una inchiesta, ca-
stigòseveramentequei soldati, che già l'indomani,
liberi dagli effetti dell'alcool, incontrandoci per
istrada, ginocchioni domandavano la benedizione
dimentichi che la sera innanzi proprio contro di
noi avevano spianato i fucili. Fu quello realmente
un momento di trerid:i.zione e, diciamolo pure, cli
pericolo, non sol0 11er noi personalmente, ma
eziandio per l'istituzione che si rappresentava.
Detto di cuore un grazie a quella po(>olazione
che tutta quanta dal pa!Toco all'ultimo indio fu
•con noi di un affetto che inteneriva, e più an-
cora alla divina Provvidenza che nel deserto di
tante privazi01ù morali, fatiche corporali e stenti
d'ogni sortaci faceva incontrare tali oasi d'affetto,
vero balsamo ristoratore al cuore di D. Albera,
CQntinuammo per Gualaquiza. D'ora in avanti
non più popolazioni, ma ta1nbos; non più case,
ma ranclios e ciò µer tre intiere giomatc. mono-
tone, rese eterne dalla pioggia che c'impediva lo
-scambio di qualche parola ed il piacere di solle-
vare lo sguardo a contemplare le bellezze <ldJa
natura.
A Gualaquiza. Aspetto di questa regione.
Eccoci aclw1que alla tanto sospirata Guala-
quiza!
Bisognava vedere quei nòstri confratelli con
gli occhi lagrimanti ed il sorriso sul volto, maci-
lenti e per tutta lavita, gettarsi tra le braccia di
D. Albera e dimentichi quasi del Superiore ab-
bandonarsi lra le braccia del Padre e gridare a
squarcia gola: Viva il progresso detl'Orienle! Per
loro quella visita segnava un gran passo avanti;
in nove anni che esisteva la m:issìone non ave-
vano visto m:ppur un Superiore, e nell'eccesso
della loro gioia conlinuavano a gridare e baciare
quella mano, quasi non credessero ai loro occlù
stessi e volessero accertarsi. che quella che strin-
gevano lra le loro e bagnavano di lagrime, era
proprio la mano ili D. Albera, cui varii di essi
avevano conosciuto a Torino.
I lettori del Bollettino non possono avere un'i-
dea di che cosa voglia dire giungere a Gualaquiza,
specie per un uomo della salute di D. Alùcra. Da
tutti eravamo stati sconsigliali ad avventurarci
a quel viaggio. e pochi confratelli erano a parte
della nostra determinazione. Lo stesso intrepido
Mons. Costamagna informato, a fatti compiuti,
non polè tral;tmcrsi dal gridare all'imprudenza
del giovane segretario ; ma sia detto con buona
venia di D. Albera che, se imprudenza vi ebbe,
la colpa non fu solo del segretario.
Gualaquiza è nienl'altro che una vallata non
molto estcs:i, formata dalla conl-lucnza di due fm-
micelli che ne formano un solo, e.la Clti11renclc nome
la missione. Non è un villaggio, ma un deserto o
meglio una foresta, ed appena vi si scorgono una
decina di case di bianchi, che vivono qualche
mese dell'anno, assicurati dalla presenza dei mis-
sionarii. Le case dei Jivaros non sono visibili, le
loro cho~e bisogna andarle a cercare in mezzo al
bosco come si andrebbe in cerca di nna tana di
leoni, dì un nido di passeri, di una nave perduta
in mezzo alle onde agitate del Pacifico.
Non avrebbe un'idea esatta chi credesse d'in-
contrare grandi centri di popolazione tra i Jiva-
varos; le loro abitazioni sono isolate le une dalle
altre ad immense distanze, e clù non è accostu-
stumato a quei cammini tortuosi ed assai simili
a quelle che ammiriamo nelle catacombe romane,
corre pericolo di viaggiare tre, quattro, dieci ed
anche venti chilometri senza incontrare una sola
casa; di andare per settimane intiere senza scor-
gere ombra di persona -vivente e quel ch'è peggio
perdendo ogni orizzonte a tal punto da non cono-
scere nè a che punto si trovi, nè di dove è venuto,
a che parte è diretto: guai se la guida infedele
abbandona il missiona1io o lo tradisce!- Non di
rado le case dei selvaggi sono circondate d' ÙlSÌ·
die che non lasciano tranquilli e possono essere
tomba all'incauto viaggiatore. - Ma prima di an-
dar oltre, credo non sarà discaro un cenno su que-
sta nostra missione.
Il Vicariato di Gualaquiza. - La casa
della missione - Solenne Te Deum.
È noto come il 6 ottobre 1888 il degnis_simo Pre-
sidente dell'Equatore, Dottor Antonio Flores con
autografo tutto spirante pietà, amore pei poveri
selvaggi e devozione al1a cattedra di Pietro, par-
tecipava al S. Padre che le rappresentanze della
Nazione, radunate in Congresso nelle due Camere,
avevano decretato di chiedere alla competente
autorità ecclesiastica l'erezione di quattro Vica•
riati Apostolici nel Territorio Orientale della Re-
pubblica. Il di Napo, il 2" di M.acas e Canelos,
ìl 3° di Mendez e Gualaquiza ed il 4° di Zarnorra,
implorando che i primi due continuassero rispet-
tivamenle a carico dei benemeriti Padri della
Compagnia di Gesù e dell'Ordine dei Predicatori,
il terzo venisse affidato ai Salesiaiù ed il quarto
ai Francescani.
L'immortale LeoneXIII, che null'altro bramava
che estendere il regno di Gesù Cristo, tributato un
giusto encomio al Capo del Governo per la saggia
decisione, sicuro inizio di un prospero e veramente
glorioso avvenire,l'assicurava che prendeva gran-
demente a cuore la proposta, e ch'era già stata
affidata allo studio di persone competenti ; e 1'8
febbraio 1893 la Segreteria della S. Congregazione
per gli affa1i ecclesiastici straordinarii stendeva
il decreto di erezione del nuovo Vicariato Aposto-

2.4 Page 14

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- r.p -
lico di Mendez e Gualaquiza, che faceva perve-
nire al nostro venerato Rettor Maggiore negli ini-
zii stessi del faustissimo Giubileo Episcopale del
S. Padre.
l confini del nuovo Vìcariato, secondo il suac-
cennato decreto, sarebbero i seguenti: Al Nord il
fiume Apatermona che sbocca nel fiume ·Morona
e questo a sua volta nel Maranon; al Sud, ilfiume
Zamorra che mette nel Santiago e tutti e due
nel lVIarnnon: all'C'.st, i fiumi Morona e Maranon;
all'ovest, la diocesi di Cnenca e di Loja.
Gualaquiza è posta a 730 111. snl Jj vello del mare
Tre Jivaros in abbiglianumto festivo.
e sopra d'una collinetta che s'eleva dal piano al-
l'altezza di circa 30 m., sorge la nostra casa inpo-
sizione da poter dominare quasi per intiero la
sottostante vallata. La casa è presto descrit-
ta; nel centro una discreta clùesina che raccoglie
quanto di prezioso havvi nella missione ed ai lati
due braccia di fabbricato di legno, nella maggior
parte intonacato di fango, che a quando a quando
si distacca, lasciando non invisibili fessure; ma
mi sono accorto che ornai nessuno vi faceva caso
e che si era contenti quando al tempo delle piog-
gìe si poteva trovare un cantuccio nella stanza,
ove si fosse privi delle molestie della pioggia. Le
finestre in gran numero non hanno ancora le im-
poste e fin li non vi sarebbe g:ran male, poichè
b temperatura anche di notte non discende mai
al disotto dei 17 gradi, se non fosse dei vampiri,
questi girovaghi notturni, ingordi bevitori di
sangue, che approfittano di quella povertà dei
dei nostri per andare durante la notte a suc-
chiare loro il sangue, lasciando in essi una
spossatezza e malessere grande in tutta la per-
sona. spesso 1a parte offesa gonfia. Nota.i che
si nutriscono di preferenza cli sangue indigeno
e giovane, e sopratutto applicano per buona
fortuna le loro spaventevoli mandibole agli ani-
mali che non di rado se ne muoiono cli sfini-
mento ~r tali morsicature; io tuttavia presi le
mie brave precam;ion1 a costo di non dormire
pcl troppo caldo, e dico il vero non ebbi mai ad
esperimentare l'ingrata loro visita.
Entriamo a.dunque nella casa della missione,
mèta delle nostre fatiche. Nella stanza di D. Al-
bera, la migliore senza dubbio, nel posto d'onore
campeggiava il 1itratto del Vicario AJ)Ostolico di
Mendez e Gualaquiza Mons. Costamagna: i Jiva-
ros loconoscevano e sapevano anche chesolo forza
maggiore poteva trattenerlo lontano, e che col-
l'affetto era in mezzo a loro.
Noi tolti gli arnesi da viaggio e assestati alla
meglio i noslri abiti sentivamo il bisogno di pro-
strarci ai piedi di Gesù per ringraziarlo e, quanto
meno solenne, tanto più spontaneo e di cuore sgor-
il nostro Te Deum di ringraziamento: un vec-
chio annonium cercava di accompagnarlo. Io non
so se fosse liturgico, se armonico: in quei momenti
si sente si prova una gioia che penetra, intuisce
il significato, facendo astrazione da tanti acces-
sorii: è il cuore che domina. E mentre le labbra e
il cuore ripetevano: salvum fac populwn f,uum
Domine, alla nostra mente si presentarono come
in un quadro quelle migliaia di disgraziati sel-
vaggi che vivono nella foresta del Vicariato di
Mcndez e GuaJaquiza, i loro barhari costumi, la
loro triste condizione; pensavamo che da venti
secoliilsangue di Gesù Cristo scorre quasi inulil-
mente per loro, eppure ancor essi sono popolo di
Dioi Ob bastasse la nostra totale offerta per ltl
conversione di quelle migliaia d'anime! volesse
il Signore servirSi dei poveri Salesiani quale istru-
mento delle sue misericordie verso quegl'infelici !
Mentre questi e molt'altri simili pensieri si suc-
cedevano veloci nella nostra mente, Gesù Sacra-
mentato ci benedisse ; non si udìva un respiro
ma Iddio legge nei cuori !

2.5 Page 15

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- 142 -
-JSSIO N I
motto Cìrosso
I primi battesimi e la festa d i N atale
alla Colonia del S. Cuore.
(Lett,:ra del Sac. Giovamti Balzola).
Barreiro (Cuyitbà), Colonia del S. Cuore di Gesù,
z7 dicembre 1903.
VENERATISSS~IO SIGNOR D . RUA,
Viva il dolcù:.simo Citar di Gesù e Maria SS.
4iisitiatricel
Grazie a Dio, anche questa volta le posso dare
ddle notizie che torneranno indubbiamente c,Lre
al suo cuore ù1 padre. I càrissimi nostri selvaggi
continuane> a (Jivortarsi bene, e a darci fonùate
,peranze della loro conversione. Par prop1io che
~ia arrivalo il giorno, in cui il S. Cuore di Gesù li
voglia raccogliere attorno il suo altare.
L'8 corrente, ksta dell'lmmacoJata e per
noi sempre memorando, apersi anch'io iJ libro dei
battesimi di questi poveri selvaggi; giacchè di
quanti vivono stabilmente al nostro villaggio,
11essuno, n emmeno dei neonati, aveva ricevuto
ancora la grazia di essere solennemente ammesso
nella Chiesa di N. S. Gesù Cristo. E , memore che
D. Bosco nel 1841 cominciava con un sol fan-
ciullo l'opera grande degli Oratorii, volli comin-
ciare anch\\o la redc1uione di questi infelici col
battesimo d'un solo bambino. Pensai che il dare
grande importanza a questo Sacramento avrebbe
influito non poco nell'animo degli adulti e non
m'ingannai. Tutti assistettero all'atto solenne e
ne uscirono molto impressionati. Il primo battez-
zalo era nato qui alla Colonia i1 giorno di tutti i
Santi, per cui gli diedi il nome ili Andrea Avellino
dos S:uitos, pregando uno dei nostri che gli facesse
<la padrino, ma quale suo procuratore, chè ho vo-
luto riservato a Lei, amatissimo Padre, cotesto
onore.
Tre altri battesimi, in forma ancor più solenne
e con intervento e vero interesse di tutti i selvaggi,
ebbero luogo nelle feste di Natale. Uno dei nuovi
battezzati fu quel bambino che venne alla lucè
il 17 luglio LI. s. e che fu il primo nato allaColonia,
e siccome egli venne al mondo nella festa ùi San
Leone IV e negli ultimi giorni dell'immortale
Leone XIII, lo battezzai col nome di Leone, ed
ora lo chiamiamo tutti Leone Pecci. Il secondo fu
un ragazzino di circa quattro anni, tanto sve-
gliato edintelligente che è l'ammirazione comune.
Sa già fare il segno della S. Croce, recita spedita-
mente i] Pater noster e l'Ave Maria e ci fa conce-
pire davvero le più belle speranze. Questi fu chia-
mato Giovan11i, in memoria del nostro Fondatore
ed ora da noi si chiama comunemente il Cnp1tan
Gioanin: ed egli n'è così contento che quando ta-
luno gli r;lomanda come si chiama, risponde su-
bilo sorridendo: Imi capitàn Gioanù~! Il terzo
11eo-battezzato fu uno dei .figliuoli del Capitano
Joaquin, che si può dire fu lo strumento di cui si
servi la Divina Provvidenza per incomindare
questa Colonia.
Aggiungo , per suo conforto, o amatissin10 Pa-
J.re, che questi indii sarebbero tutti pronti a rice-
vere il S. Battesimo; ma ci pare più conveniente
prima istruirli bene, conoscerli bene e ammettere
pci primi al Battesimo quelli cl1e più se lo meri-
tano. Coi piccoli per altro affretteremo un poco,
poichè hanno tutti le migliori disposizioni. Essi
frequentano 1·egolarmente la scuola e la chiesa,
recitano mollo bene il Pater noster e l'Ave JJ1.aria
e vanno apprendendo speditam.ente le altre ora-
zioni; similmente cantano già con noi il Lodate
Maria - Perd,on, caro Gesù! - Là, sotto quel
veti ecc., ecc. e il bello si è che in mezzo ai loro
divertimenti, anche andando qua e là, si sentono
sempre a ripetere il Pater noster o l'Ave Maria o
a cantare alcune delle strofe che cantano con noi
in italiano. Basta: per marzo, prima di venire in
Italia, verrà a visitarci il nostro Ispettore Don
i\\falan e allora s_pero di dargli la consolazione
di amministrare un buon numt>.ro di battesimi.
Grazie a Dio, quest'anno le feste di Natale le
abbiamo potùlo celebrare con un po' più di so-
lennità dell'anno scorso. La nostra cappella,
quantunque abbia ancora il tetto di paglia, tut-
tavia aveva già le pareti di muratura, e noi con
qualche coperta che ancor ci rimaneva e con qual-
che tela colorata le coprimmo anche in modo da
far rimanere questi indii a bocca aperta. Durante
la novena abbiamo pur cantato le profezie, ma
senza accompagna.mento, percht! il vecchio ar•
11wni111n da non :,uùnd e di noi nessuno è ca-

2.6 Page 16

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- 143 -
pace a toccarlo. Tuttavia abbiam cantato lo st~
so, e con grande entusiasmo. Gli indii non sape-
vano darsi ragione cli quella novità, e si meravi-
gliarono più ancora quando loro parlai della mes-
sa di mezzanotte: tuttavia procurai di far ad essi
comprendere in qualche modo la cosa, intratte-
nendoli più volte sul mistero dell'Incarnazione
e sulla festa del S. Natale.
Alla vigilia poi siamo giunti ad entusiasmarli
preparando una ..... splendida illuminazione.
Sa?... abbiamo fatto dei \\·a.setti col fango, che
poi abbia.mo riempiti cli sevo e provvisti d1 pie-
cogli occhi corporali, non essendo ancora istruiti
nei misteri della fede. Uscì finalmente la messa,
però senza alcuna solennità, non avendo, come
dissi, nessun musico. Tuttavia i l momento della
Comunione è sempre solenne, e non mancò di ri-
flettersi nei poveri indii quella gioia e qucUa cli-
vozione che si manifestava in coloro che si acco-
stavano a ricevere l'Agnello Immacolato. Si ce-
lebrò una messa sola per non istancarli, e li in-
vitai per le altre due all'indomani.
Pel giorno del Santo Natale, come di costume
tra noi. ave\\'O stabilito la levata più tardi, ma
Alunni dell'Istituto Salesiano di Lima (Perù).
colo .;toppino! quindi li abbia.mo collocati in fila
intorno alla nostra ,1ldea, cioè al nostro YiJlaggio,
ed altri ne abbiamo pur messi in altri luoghi.
Quclla sera gli indii assistettero lutti alla bene-
dizione, poi li mancini a iiposo, dicendo che a suo
tempo li avrei destati con aJcuni colpi di fucile,
avvisandoli insicrnc cli non aver paura. I ragazzi
invece li feci fermarn con noi, per averli più pronti.
Distesi per terra alcune stuoie, cd essi vi si corica-
rono sopra come tanti pulcini e si addormenta•
rono tranquilla.mente.
Alle II si spararono i fucili, si prese a suonare
la piccola campana, si accesero tutti i lumicini,
che fecero un effetto stupendo, specie per chi
non era mai uscito daJJa foresta; e così, in un istan-
te, gli indii accorsero tutti a noi pieni d'impa•
zienza che si desse principio al S. Sacrifizio, che
doveva far discendere suU'altare il Verbo Incar-
nato, cui molti speravano cli poter vedere
prima del nascere del sole, ecco già tutti gii indii
pronti per ascoltare la santa Messa. Quella loro
prontezza, che giunse a far loro sacrificare persin
il sonno, mi piacque. Fu insomma una restn bel-
lissima.
Ed è sempre bello, amatissimo Padre, il vedere
come i ragazzi e le ragazze corrono tutti i giorni
festivi per assistere alla S. lfossa ed alla l3enedi-
zionc. Quando si il primo segno con la piccola
campana i più vicini corrono subito gricfan<lo e
chiamando gli allri:
Ncghe, e1tg11ri, tadù1-go 111e1lla...Jordm1 l'.,pai
gra,uie!... Ragazzi, venite in fretta a ,,edere il
Papà grande. >>
Si (anno quindi lavar bene e poi si dà a ciasche-
duno la sua camicia, con Ja quale assistonv alla
funzione, ma che poi si cavano di nuo\\'o. Che
pena non poterli fornire abitualmente almeno
deUa camicia!

2.7 Page 17

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- r44 -
Alla Messa è a<ldiriltura un incanto il sentirli
a recitare con noi il S. Rosario e a cantare, come
le ho detto, qualche lode sacra, cosi bene e con
tanta serietà da poter servire di esempio a tanti
vecchi cristiani.
Il giorno di Natale assistettero alla seconda e
alla terza Messa di seguito senza manifestare la
più piccola noia, anzi vi stettero con molto ri-
spetto e piacere... Vog]ja il Bambino Gesù con-
vertire quanto prima in tanti fervorosi cristiani
questi poveri figli della foresta.
una mezza dozzina di fervorosi e zelanti InJRSIO-
narii, pieni di spirito di sacrificio e di una virtù
a tutta prova, per poter ricavare quell'abbon-
danza di frutti che la Missione promette.
Affido i;ertanto al suo cuore patento i vari
bisogni di questa difficile e spinosa missione e
Le offro i più cordiali e sinceri saluti di tutto
il personale, pregandola a trasmetterli ai nostri
amatissimi Superiori e Cooperatori, perchè ci rac-
comandino nelle loro preghiere insieme a questi
poveri selvaggi. Ella poi benedica tutti ma spe•
Il loro numero, qui nella Colonia, continua ad cialmente il suo
essere più o meno di r40 stabili, abitando :.w
case; ma costantemente vengono i;ruppi di alh"è
atdee, che abitano le rive del Rio das M ortes, a
Aff.mo ed obb.mo figlio
in Corde J esu
farci visita, e ci sarebbe facile il farli venire anche
tutti ad abitare con noi; ma ce ne dissuade la
mancanza di mezzi.
SAc. GrovA~I BALZOLA
Missionario salesiatio.
Queste reciproche comunicazioni da un lato
mi piacciono assai, percbè ci mettono in grado cli
fare un po' di bene anche agli altri; ma dall'altro
non lasciano di produrre alcuni inconvenienti.
Infatti, fu mio vivo desiderio poter distribuire
almeno una can1icia a ciascuno, con una copert::1,
ai princivali, e diversi coltelli per loro uso; mR
La Missione degli Indii Coroados BorOr~s.
- Fatiche e sudori dei Missionari, vita
e costumi degli Indii.
che succede? Quando vengono da altre aldeè, sia-
no parentì o anlici, tutti vogliono qualche cosa,
(Relazione det Sac. D. Ambrogio Turriccit1*)
e siccome io non posso soddisfarli, dicendo che
non ne bo neppure per gli abitanti della Colonia.,
essi allora si raccomandano ai loro parenti ed a-
<< Esorcismi >> - La caduta d'un boliùe.
mici, e questi si privano per soddisfarli, contandv
ricevere di nuovo da noi. Anche questa cosa
da una parte mi fa piacere, percbè si vede che
hanno carità e si aiutano a vicenda. ma per altJ"O
mi spiace perchè così li ve<lo sempre nelle mede-
sime slrettezze. Poveretti! quanto ci fanno pena!
Voglia Iddio, commovere il cuore quale])(:
anima generosa perchè venga in soccorso di que-
sta povera missione! Pel vitto, con l'aiuto della
Divina Provvidenza, speriamo cli poter fare da
noi coltivando la terra, ma pel vestito, per gli
utensili e tante altre cose necessarie non pos-
siamo assolutamente far nulla, e abbiamo biso-
gno che Lei,amatissimo Padre, ci raccomandi cal-
I Boròros credono che in ogni cibo sieno ce-
lati molli Bope, allo scopo cli fa.re del
male; per cui essi, prima di usarne, sogliono pre-
sentare al Bari ogni carne o pesce, come anche i
primi frutti della stagione, perchè ne sia scacciato
il nemico. E i Bari affermano che nel compiere
questa cerimonia il Bope esce realmente di ma
per entrare in loro, donde essi poi lo scacciano
nuovamente con l'aiuto NIarebba.
Degna di nota è la scena curiosissima dei loro
esorcismi, dirò così, mi si passi la parola. Comin-
ciano col pronunciare parole interrotte e a bassa
voce, che poi van man mano innalzando finchè
cacciano il coi·po all'indietro per darle maggior
damente ai nostri generosi cooperatori e zela11ti
cooperatrici; dicendo loro, che le preghiere di
questi novelli cristiani saliranno quotidìanamenk
al ciclo secondo le loro intenzioni, e si presente-
ranno al trono di Dio ad implorare le più elette
benedizioni sopra le loro famiglie e sopra i loro
forza: e in ultimo giungono a lanciare grida cosi
stentoree e disperate che stordiscono. Quindi e-
mettono una specie di pianto, mentre tremano in
tutto il corpo, sudano e [anno tali movenze da pa-
rere indemoniati. Con gran furore raccolgono
quindi dei pezzi di came, cui dan morsi tali che
ÌI\\teressi, e sopratutto per assicurare loro Ja vita incutono spavento. E quasi a coonestare quell'at-
eterna in cielo.
to, dicono che è Bope che mangia con tanta fame
Vorrei dirle anche qualche cosa sull'andamento e non essi. Il Bari l\\iichele, che contava queste
materiale della Colonia, e solo per non anno- cose, essendo slato richiesto come Bope entrasse
iarla soverchio.rimando ciò ad un'altra lettera; in lui, mentre si sforzava cli darci spiegazione co-
ma pennetta che le ripeta, come noi abbiamo minciò a tremare, gli occhi glisi empironocli grosse-
grande necessità di soccorsi materiali e spirituali,
e le aggiunga che ci occorrerebbe ancora almeno
("') Cfr. l/t>/1,ttino dì nprilè,

2.8 Page 18

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lacrime, e fuggl dicendo che Bope era già entrato
nel suo corpo.
I Bari sembrano veramente ossessi nell'eser-
sercizio delle loro funzioni e chi sa che non vi ab-
bia davvero gran parte lo spirito maligno. Ma io
ritengo che v'è molta finzione e,vorrei dire, ipo-
crisia. t noto che i Coroados si servono molto
della religione per tenere assoggettate le donne:
poichè gli uomini non credon se non quello che
loro conviene. Tuttavia, e quasi mi contraddico,
questi indii hanno molta pama di Bope.
Una sera, avevamo appena .finito di cenare e
stavamo conversando fra noi, quando di botto ci
interruppe un clamore infernale che veniva dal
villaggio. Don Balzola mi assicurò che non aveva
mai udito un fracasso eguale, e:
«Andiamo, dice, andiamo a vedere ciò che suc-
cede. 1>
Vi andammo di fatti e al giungere in piazza. li
trovammo tutti nel disordine e nella confusi,me
più completa. Uomini, donne e fanciulli tutti e-
rano colpiti da grave terrore. Dopo molto inda-
gare, ci rendemmo conto che tutto quel panico
era stato prod,olto dalla caduta d'un bolide, che
essi avevano creduto fosse un Bope disceso per re-
car loro qualche danno. A stento.riuscimmo a con-
vincerli di non dover temere, 1,oichè non ve n'era
motivo alcµno e ci pareva di avcreconseguilol'in-
tento, quando arrivò anche il Bari Michele accom-
pagnato dal BariTotò Pais, la ciù voce spiccando
stranamente fra tutte fece si che si rinnovasse il
timore e lo spavento. Si accesero allora tre fuochi
intorno ai qutdi si sedettero, tremando dalla pau-
ra. Solo i Bari stavano i11 piedi coperti dalla testa
ai piedi di arirn (o vernice colorata). Smaniavano
come ossessi, e mcnh·e facevano giri intorno al
gruppo utulav,mo continuamente, ora abbassan-
do, ora alzando la voce, in questo suono: BH/ bui
e gl'indii ripetevano « Bi,! biti b1,/ >> Tornati chè
furono i Bari ad occupare i loro posti, chiesero si-
gari che alzarono in atto di offerta al cielo, m,,
sempre gridando. Li accesero, fumarono e torna-
rono ad offrirli al Dio bnono, piangendo e gri-
dando sempre. Durò un'oraquesta strana.comme-
dia. Quanlo ci fece compassione!.... e quanto ne
fummo addolorati nel non potervi porre rimedio.
Pose fine alla scena il Bari Totò Pais, avvian-
dosi alla sua capanna urlando come W1 disperato.
Michele invece s'inginocchiò sedendosi sopra i
calcagni, e tutti gli si aggrupparono d'intorno per
sapere qualcosa: ciavvicinammo noi pure e udim-
mo che il Bari diceva, che al.fine erano arrivati a
farsi udire da Marebba, il quale col coltello e fu-
cile in mano andava inseguendo Bope. A tale an-
nunzio si alzarono tutti pieni di giubilo ed anda-
rono a dormire. Da ciò si può compredere quanta
sia l'autorità dei Bari.
Le trasmigrazione delle anime Appa-
rizioni delle Aruè, ossia delle anime dei
morti.
I Bororf>s credono anche la trasmigrazione-
delle anime in altri corpi. I buoni godranno in
cielo con Marebba, ed i cattivi soffriranno la fame
e la sete senza poterla soddisfare. Ma i Coroados.
secondo essi, sono buoni e certissimamente vanno
con 1J,1arebba. Quando muore alcuno, essi credono
che l'anin~a passi in un animale, da cui può essere
liberata. E questo il motivo per cui non mangian
cervi, nè struzzi, nè tigri, poicbè dicono che in
loro vi sono anime di defunti, ed uccidono sol-
tanto le tigri.La morte di nn tigre è indispensabile
ad un vedovo per passar, a seconde nozze, poichè
solo in tal guisa libera dalla sofferenza la prima
moglie ed ei rimane libero.
Cacciando un qualche tigre celebrano grandi
feste. Ne presenziai W1a io pure e spero che la S.
V. Rev.ma non avrà a male che gliela narri. Tali
feste si fanno di notte. Infatti, al cadere del sole,
vidi che toglievano la pelle d'una tigre confi.Lta so-
pra una specie di marco. La posero diritta assicu-
randola con bastoni e innanzi alla medesima SL
assise il Bar1: l.\\llichele, il quale· accompagnandosi
con il poare (una zucca piena di pietruzze e cl!e
agitata µrod11ce un suono sordo come quello d'un
tamburo dalla pelle :floscia) si pose a mormorare
alcune -parole a bassa voce. Alla fine si ava.Il7,a-
rono tre capitani adornati di enormi ,Panicos. An-
ch'essi suonavano il poare e si posero a cantare
cogli occhi chiusi ed al ritmo della strana musica.
si curvavano fino a terra e si alzavano continua-
mente. Giunsero poi le donne e collocandosi die-
tro ai capitani si unirono al canto, prendendol'ot-
tava alta dei primi. Si associarono alla baldoria
giovani e fanciulli, situandosi intorno alla pelle
del tigre, facendo giravolte e battendo in misura
i piedi. Giunsero altri gruppi di bambini e succe-
dendosi gli un.i gli altri, tutti rna<,cherati in varie
guise continuavano instancabili la loro curiosa
cerimonia. Noi invece ci stancammo e credemmo
meglio di ritirarci; ed alle 5 del mattino, quando
noi ci alzammo da letto, essi continuavano ani-
mosi come q uauùo avevano cominciato alle 7 <lei a
sera antecedente!
I Bororos credono anche cbe le llm~ {le a.nimt:
dei morti) possano appa1ire nuovamente in que-
sto mondo e lasciarsi vedere dai µarenti; ma ciò-
che son per narrarle mi ,i:ersuase che talvolta la
religione è pci Coroados un mezzo per dominare
la. donna, facendole credere cose _che gli uomini
comunetnenle n<m ammettono. E credenza, St.:
non generale, almeno di molti, ch_e, trascorsi 10
anni dalla mo1ie di qualche parente, lo si può ri-
::biamare a sè, ove lo si desideri. Questo desiderio
lo esprimono, a quanto p~rc, al Bari, il quale deve

2.9 Page 19

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- 1.16 -
determinare il giorno in cui apparirà quell'anima.
Giunto il giorno prefisso formano intorno alla
porta del Bllt'.to uno steccato semicircolare con ba-
stoni e rami come per impedire il passo ad estra-
nei e per tempo si chiamano i parenti delle anime
che devono apparire, i quali accorrono con regali,
e pronti alle ullime dimostrazioni di affetto consi
stenti nel farsi dei tagli sul corpo per versare
lagrime di sangue. La porta del Bafto in codeste
occasioni suole prendere proporzioni colossali
ed è disposta in modo che, dato il segno, cade di
botto per dare il passo-alle an me che si avanzano
tra il piagnucolare dei parenti..... Generalmente
le anime non sono più di due e si presentano col
volto coperto e senza fiatare. Si avanzano con una
danza speciale, ma sono vere statue che non re-
sta.no commosse, dal pinn lo, d,Llln genero-
sità dei parenli, i quali son tutte ùonnc che non
potrebbero dnre maggiori Jimostnuioni di affet-
to e di tenerezza.. Gli è che queste a.mmc son gio-
vani mascherati; e siccome unJ. volttt In. Superiora
delle Suore, assLStendo alla cl·rimo:11,1 giunse a di-
scernere ed a conoscere gl'mchvidui. s1 vide co-
stretta a promette.re al B,m <li non dirlo alle don-
ne in<lic e di serbare il segreto. Solo a questo patto
gli uomi01 si acquetarono.
E pure curioso il vedere come preparano e ve-
stono codeste anime. Il tronco del corpo è di don-
na, poichè, secondo i Coroaùos, nell'altra vita
non v'è differenza di sesso e le anime son tulle
donue: sopra la lesta hanno un elmo enorme di
cera dello spessore di varii centimetri, in cui si in-
figgono buon numero di Creccie, talora fino a 30,
che dànno alle persone un aspetto gigaulesco; in-
nanzi al volto hanno una maschera di fibre di fo.
glie mccrate, e dalla cintura pende loro una spe-
cie di sottanino di foglie di palma. Poveri indii!
Culto pei trapassati.
Nel 8ac1m,rù dei morti, essi hanno un'altra ce-
rimonia, la quale conferma quanto bo detto. Chia-
mano essi Aigi un pezzo di legno piat.to, più gros-
so ad un'estremità che all'altra, di circa 25 cent.
di lunghezza per 8 circa d1 larghezza che, tratte-
nuto ad una estremità da una corda abbastanza
lunga, avvolgono con tutta rapidità intorno al
capo, e dicono che è simbolo dell'anima del de-
funto che passò all'altra vita. Le donne appena
comincia tale cerimonia fuggono, si nascondono
e si coprono il volto. Se talunngiungcsse a vederlo
dovrebbe perire senza fallo. V'ebbe un caso in cui
una giovane per curiosità alzò gli occhi e ciò ba-
stò perchè il padre la fasciasse monre di fame,
perch~, secondo essi, sai-ebbero riusciti inutili gli
sforzi per salvarla, essendo la morte conseguenza
certa e necessaria del suo fallo.Credono anche che
Je anime dei defunti possono venir loro in aiuto
ed è per ciò che, nella notte ante1fore al giorno
prefisso per la caccia e nel mattino del giorno
stesso, supplicano le anime che siano loro propi-
zie e li aiutino nella caccia. Vorrei che vedesse e
sentisse, amatissuno Padre, gli uomini riuniti nel
Baita, quando circondano il BMi od il Capitano
e,1ctlbez,mte con le braccia incrocicchiate sopra le
spalle, e, piegando continuamente il corpo sopra
le ginocchia, ora in coro ora a soli, cantano imi-
tando il Bari che non smette un solò istante cli
cantare da solo, o con gli altri, accompagnandosi
col celebre poarc:! Come fanno compassione! In
questi cauti gravi e piuttosto malinconici usano
anche un rarostrumento... quattro zucche riunite,
nelle quali soffiano producendo un suono sordo
come i bassi di un contrabasso. I suoni sono dati
cli quattro in quattro, come se fo~se realmente
uno strumento, le cui note pm,sano srrvire per se-
gnare il tempo, dacchè esse si Je.,.ano sopra il can-
to.
I Coroados talvolta conv1tano pure le arnrne a
mangin.re, parlicolarmentequandosi tratta di pri•
mizie. Una sera passeggiavo col mio libretto cli
note pc) ,•illag~to, quando udii gridarC' nel Bai/o
ed immediatamente accor:.1 con D. Balzola nella
certe1.ut d'incontrare il Beai in funzione. Ma nel-
l'accostarci abbaiano due cani ed imml•cliatamcn-
te la voce tace. E:1triamo e troviamo 11 Ban Totò
Paiz seduto, che mangiava frutta selvaggie, come
se niente fosse avvenuto. Meravigliati chiedemmo
che era successo ed egli ci rispose che a.veva chia-
mato le anime dei defunti invitandole a mangiare,
che già si erano avvicinate, ma che dopo, intimo-
rite d·ii lalrati dei cani, s'erano allontanate. Se-
condo intesi, l!Ssi comprendono perfottamente
che la morte S<!para l'anima dal corpo: cioè separa
dal corpo, secondo essi. ciò che comunica la vita
alle ossa e alla carne; ed è questo principio di al-
tiv-ità quel che passa in aJlri animali e che non ab-
bandona coll'affetto coloro i quali nmangono nel
mondo. A ciò, suppongo, devono nfenrsi le gran-
di cerimonie intorno ai cadaveri e clii sa per av-
ventura che non corrisponda alla creùenza d'una
risurrezione la cura di comporre le ossa dei morti.
Bcnchè il compianto Mons. Lasagna abbia già de-
scritto le dette cerimonie, pure ne farò paroJa,
essendone stati noi teslimoni. Casualmente il mio
arrivo alla Colonia coincidetle congli u1timi giorni
del Bactrruru dei due morti, dei quali dissi nella
descrizione particolareggiata del villaggio. Sic-
come erano morti con pochi giorni d'intervaJlo,
le cerimonie furono comuni per entrambi.
Il Bacumrù dei morti- Due giorni di veglia
e venti di funerali - Al fiume e nel Baito..
E, prunieramente, fu un nuovo trionfo cli Don
Balzola, il riuscire a persuadere gl'indii e gli stessi
Bari, che era meglio seppellire i defunti non a tre

2.10 Page 20

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- 147 -
vart1 dal villaggio dove erano morti, ma bensì ad
un centinaio dì metri. Chi conosce la pertinacia
degli lndii nel serbare i loro costumi potrà ap-
prezzare questa vittoria. Ma veniamo al racconto.
Morto l'individuo, immediatamente comincia
il pianto che non solo consiste nel versar la.grime,
ma anche nel ricordarele virtù ed i meriti dell'e•
stinto con una cantilena speciale che ripetono per
molti giorni, ed ogni volta che q_ualche parente
fa una buona caccia. Vegliano il cadavere 48 ore,
durante le quali non cessano un solo istante i can-
ti tristi, le preghiere ed i pianti, che tutti indìcano
col nome dì Bacttrurk Mentreduralavegliasi spez-
zano gli utensili e le anni che servir?no al defunto:
niscono in un piccolo canestro fatto a posta. Si
riuniscono in seguito tutti i parenti ed ordìnati
si dirigono al villaggio, accompagnati dal pianto
degli e dal canto di altri. In questa cerimonia
va innanzi a tutti un giovane con una specie di
flauto, e col suono di tale strumento si sforzano
d'imitare la voce del defunto, e sembra vogliano
ricordare che dell'estinto più non esistono che le
ossa inanimate. Giunta la comitiva al Baito, av-
viene la cosa più emozionante. Mentre da alcuni
si prende il cranio che vien coperto interamente
di piccole penne cli varii colori, formanti disegni
curiosi, e il BMi brucia ciò che ancora rimane di
quanto apparteneva al defunto e talvolta distrug•
f.ll'Esposizìone delle nostre Scuole professionali a Lima.
e ciò che dello stesso può ancora restare si {a a
pezzi dal Bari l'ultimo giorno dei funerali. Fi-
nita la veglia scavano una fossa di appena 20 cen-
timetri circa di profondità,in cui collocano il ca-
davere, appena coperto con una stuoia. Frattan-
to per venti giorni, di sera e dì notte, continua nel
villaggio tra i parenti il pianto ed il duolo, ed una
volta al giorno i parenti più prossimi, <1,ccompa-
gnati dal Bari ed alcuni capitani che pare vadano
pregando, vanno alla fossa, alzano la stuoia e
buttano acqua sopra i cadaveri. Si può di leggieri
immaginare che peste esali all'intorno in tali oc-
casioni! Infine nel ventesimo giorno di lutto, si
riuniscono gl'indii e mentre alcuni pongono in
moto l'Aigi, simbolo dell'anima che vassene, al-
tri corrono alla fossa, sollevano la stuoia in cui
sta involto il corpo già in istato di decomposi-
zione e recano questo al fiume vicino, ove con
somma cura ne puliscono tutte le ossa che poi riu-
ge persino gli animali che esistevano nel suo ran-
e/io al momento della morte, i parenti successiva-
mente si avvicinano alla cassetta delle ossa, cui,
facendosi dei tagli sul corpo, vanno spruzzando
col prop1io sangue! È tale l'entusiasmo cui giun-
gono, che chiedono aiuto per potersi dare dei ta-
gli, dove essi non possono arrivare con le proprie
mani, ed i fanciulli anelano di raggiungere l'età
prescritta (I4·IS anni) per far pompa di questa
barbara dimostrazione di dolore e dì affetto. Le
donne parenti, cioè la moglie, la madre e le so-
relle si strappano anche i capelli di guisa che sop-
portano contemporaneamente due onibili sup-
plizii. In fine terminate queste lugubri cerimonie,
rinchiudonoil cranio e le ossa in un cestello nuovo
che poi si fa sparire. Si sa che sono portate in
fondo ad un fiume, ma nesswio ne conosce il sito
preciso.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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=-
- qS -
Ascendente di D. Balzola sugli Indii e loro
deferenza Speranze, e conclusione.
Quando si venga a possedere per[ettamente
da noi l'idioma Horlirii l' gl'Indii possano spieg.trsi
con facilità, può darsi che si trovi grande analogia
tra quanto essi credono altualmente circa la sorte
dei defunti e quanto si cleYe loro insegnare. Dal-
l'esposto puossi dedurre come una volt.~ che si
pervenga a dominare l'autorità dei Ba1'i, si potrà
agevolmente ottenere che i Coroa.do~ rinunzino
a tante superstizioni per ammettere soltanto ciò
ch'è realmente verità. I Missionani hanno già ot-
tenuto molto in poco tempo, cd è consoldnle il
rilevare, come qm,;.;ti Indii non si 5iano mai mo-
strati avversi alle Ì!>truzionidei Salesiani e non si
abbiano nulla a male che Don Ralzob si burli
apertamente molte volte<lelle loro cerimonie. Ho
veduto cluamare presso infermi il Bari che funge
anche da medico, ma ho pur notato che non trn-
lasciavano di chiamare Don Balzola. o le Suore,
e tutto ciò senza alcun inconveniente. Lo stesso
Bari ~1ichelc per curare la mogliu volle che si chia-
masse il suo collc~a Totò Pais ma volle al tempo
stesso D. Balzola. ed ho osservato che prestano
maggior fede a ciò che suggeri.-,ce loro il missio-
nario.
Per parte mia li ho giudicati di molta huona in-
dole e credn che sarà agcvol cosa istruirli. Di già
nei giorni festivi di precctlo assislonn alla santa
messa, e mi Cece la più cara impressione udire: i
piccoli inclii r le piccole indie a reritare il S. Ro-
sario. Oh! senza dubbio Maria SS. Aus1li,ttrice m
quelle lontanP r,•ginni non può non hmedire tanti
sudori! I po\\'cn lndii son pcr-;1iasi che .lforebb.1
ama i Salesiani e talvolta accorrono. affinch~smno
essi gl'intcrme<liam cJ ottcn;ano favori a loro
vantaggio. Un giorno D. Balzola li invitò a udire
la S. Messa prirmi <ll recarsi alla taccia, dicendo
· · loro come ciò fosse più accetto a Marebba che il
Bac11r11rù., e accondi,;cesuro e rnnascro poi con-
tentissimi, poiché in capo a pochr ore ritornarono
con 35 cinghiali. Sin'iolar impressione destarono
i sant.i spirituali esercizii, in cui si ritirarono i no-
stri confrntclli. Quei poveri Jnclii non potevano
comprendere il perchè di tanto silenzio, e nelle
ore che io p1cdicava si accosta\\'ano alla porta ed
alle fu1estrc del rtmcltito con molta curiosità: e fi-
nita che era la predica, attorniavano premuro.,;,
D. BaJzola, perchè spiegasse loro ciò ch'io avevo
detto da parte del Papai Grande. liclls-'limi quan-
do udivano che gli ordini da mc comunicati con-
sÌ!>tevano tutti nell'animare i Salcsbni a trattar
bene I Coroados, e nell'a.551curarli che così sareb-
bero diven•lti anch'essi amici sempre migliori
del Pat,111 (,,,,mie {cioè del Dio Buono).
Son tlunqnc lusinghiere le speranz1.; ,lt questi
nostri 111hs10narii, e in reallà, se loro non verrà a
mancare <il•naro o personale, saranno anche pre-
ziosi i fn1lti che non tarderanno a raccogliere.
L'indio finora conosce solo l'interesse immediato,
e perciò i l\\lissionarii, anche per farli lavorare, a.b-
biso~nano non solo degli !>tnuncnti necessarii, ma
anche di vitto. Ycstito e di renio amrnenicoli, pur
necessarii a quei po\\·en figli <ldla foresta. Non hi-
so~na anche dimenticare I,· incrc-<lihili soflerenze
e pnvaz1om cui vanno continuamente incontro
quei poveri figli di D. Bosco, sia pt.:I clima, sia per
la distanza enorme da ogm punto civiliua.to. Vo-
gliano qnin<li i nostri benemeriti Cooperatori ri-
cordar:;i cli loro nelle quotidtanc preghiere e nelle
loro limosine: <' Ld pure. anntis.,imo Padre, rac-
~·omandi ogu1 dì nella S. Messa i suoi <legni figli
della Colonia tlcl S. Cuore.
Accolga pure i miei OSSe(Jlll, mi hcnedica e mi
creda
Suo Dev.mo ('d aff.mu figlio
in Corde lew
~ Sac-. A ),rnRor.ro i\\l. TURIUCCIA.
~ _ F_ra_...::g==--li_em--=ig=--ra_t_i_i_ta_li_a_n_i- ~
AL SEMP IONE
Singolare. benevolenu del S . Padre. - La festa di
S. Giuseppe. - Gara catechistica e rappresenta-
zione drammatiça.
(/1//er,1 dd ,,,r. D. Giesi;r1•i- Uno, ,-...1 ).
:\\'nters, .\\o 111;1r,o 1904.
REVEREN01ssmu S10. D,1-: Ru.,
T~ @:\\
AcCllÈ sono al Sempione con piacere Lo scrissi
più volt.- 1wr d;1rlc- or più or meno belle notizie;
ma og~i posso dirle ~inceramcntc, che ina.1 come sta-
volta il mio cuore provò tanta gioi l,
Fcco il pcrch~.
Sul finire di fobbrn.10 11. ;;. 1m•ia1 una lettera a ::iti.,
Emincn1.a il ,:;ig. C;mlinal ~ten;· dd Val pregandolo
di presentare i nostri più fen·id1 voll di felicità al
Santo Padre pel prossimo Suo onoma.stico, impto-
plorando m pari tempo l'Apostolica Benedizione.
Sua Eminenza consegnò la lettera al Santo Padre,
e Sua Santità la lesse e la gradi tanto che accord ò
gcnc·rosamcnte l'Apostolica T3cncdizionc, più dui:
olcograhc prc?tosis,,ime lii un indro di nltezza per

3.2 Page 22

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- q9 -
oli.anta cm. di larghezza, di cui una rappresenta
la Sacra F.amiglia e l'altra le stc:sso venerate sem-
bianze del S. Padre, insiecie ad una bellissima foto-
grafia pure di Sua Santità con la seguente dedica
autografa: ~ Al diletto figlio Don Giuseppe Oddone
Missionario Salesiano ed agli ugualmente diletti fan-
ciulli e fanciulle dell'Asilo e delle Scuole di Briga e
di Naters con particolare affetto impartiamo l'A-
postolica Benedizione. PIUS P. P. X. »
Sua Em. il Cardinal Merry del Val ordinò subito
la spedizione degli oggetti e comunicommi il tutto
per mezzo di una bellissima. Letter\\1-. Nel leggerla e
nel ricevere tali doni sentii tanto giubilo nel mio po-
vero cuore che io non so descrivere, e lascio a Lei
immaginare. Risposi tosto con una lettera di rin-
graziamento a Sua Eminenza; poscia comunicai ogn~
cosa a quei di casa nonchè alle Reverende Suore, e
tutti l'appresero con sommo piacere. Per la qual cosa
tulti i cuori sentironsi come elettrizzati per ben fc.
stcggiare e S. Giuseppe e l'onomastico del S. Padre.
Giunto il fausto giorno, intervennero alle fun-
zioni più di mille dei nostri connazionali, e furonvi
moltissime confessioni e comunioni. Dopo pranzo
ebbe luogo nel teatrino dell'Asilo una gara catechi-
stica a cui presero parte trenta ragazze. La vinci-
tricefo proclamata Regina e condotta sul seggio pre-
parato, mentre più di quattrocento spettatori ap-
plaudivano ed il concerto Belli da Firenzola, con
istrumenti a corda, flauto e piano forte eseguiva e-
gregiamente pezzi di musica scelti. Po~cia altre 30
ragazze cantarono con molta perfeziÌone la lvfarcia
trionfale di Don Garlaschi con acc-0mpagnamento
dello stc:sso concertino. Si ebbero un vero subbisso
di applausi. In seguito si lessero bellissimi compo-
nimenti.
In ultimo salii io sul palco, e dopo di aver pre-
sentati i preziosissimi doni del Santo Padre feci fra
la massima attenzione un fervorino sulle virtù di
S. Giuseppe, sulla carità e benevolenza del Santo
Padre e sul modo come deve comportarsi l'operaio
cristiano. Erano presenti tutte le autorità ecclcsia-
siastiche e civili, le fanuglie più distinte di Briga e
di Naters compreso il nostro Viceconsole con tutta
la famiglia.
Tenni.nato il trattenimento mandai il seguente
telegramma: « Roma-Vaticano - Santo Padre -
Missione Salesiana Briga Natcrs, Asilo, Scuole, Co-
lonia Italiana pregano Dio per vostra conservazione
- Don Giuseppe Oddoue Salesiano ~- - Sua San-
tità fc1.-e subito rispondere: ,1 Briga-Naters - Don
Giuseppe Oddone Salesiano - Santo Padre com-
piacendosi preghiere Asilo-Scuole-Colonia Italiana
concede Apostolica Benedizione - Card. Merry del
Val. -Tosto che il comunicai, tutti lo ricevettero
con grande gioia e venerazione.
All'indomani nel medesimo teatrino e alla stessa
ora rappresentaYatno il dramma S. Eustelta mar-
tire. Gl'intervem,ti furono più di cinquecento. Le
altrici eseguirono ognuna così bene la propria parte
che destarono entusiasmo. Negli intermezzi, due
bimbe cantarono La romanza l'Orfanella con tanta
grazia di espressione che commossero .:fino alle la-
crime. ~ da notarsi che tutte queste ragazze sono
alunne délle Suore di Maria .\\usiliatrice. Oh! quanto
hene !anno queste buone religiose. Ora capisco per-
chè quando si trattava della loro venuta il dem9nio
andò in furia e mi mostrò perfino le corna.
Eccomi al une. Gradisca, Rev.mo Sig. Dvn Rua, i
1niei rispettosi ossequii estensibili a tutti gli altri
Superiori, e mi creda quale con profonda riverenza
mi segno,
Di Lei, amatissimo Padre,
Dcv.mo obbl.mo figlio
in G. e M.
Don GIUSEPPE Ooomrn.
A. LIEGI..
l ,cggiamo nella GazeUe de Liege: La fe ,ta italiana,
del 19 marzo ,904, organizzata dal Salesiano Don
Vincenti, Direttore dell'Opera degli Emigrati po-
veri italiani, a vantaggio di questi emigrati, sor-
passò ogni aspettazione. Il ricavo dei doni, delle sot-
toscTizioni e della vendita di cartoline illustrate fu
dei più consolantj, e permetterà di sostenere per
11ualche tempo quest'opera degna di ogni appoggio.
Molte famiglie italiane aderirono all'mvito di
D. Vincenti e si raccolsero nella sala dell'Istituto
S. Andrea, messa gentilmente a disposizione del Co-
mitato organizzatore, dal sig. Saverio Francotte,
presidente dell'Istituto.
D. Vincenti, dopo di averle disposte al precetto
pasquale, le raccolse ad una festa seguita da un ban-
chetto. Più di cento, tra genitori e figliuoli, si se-
dettero attorno a tavole abbondantementeprovvi-
ste. Nobili dame si prestarono pel servizio. La ta-
vola d'onore era presieduta da Mons. Monchamp,
vicario generale, il quale aveva alla sua destra. il si-
gnor F. Lesoir, membro del Comitato generale di
Assistenza. pegli emigrati italiani, che ha sede in To-
rino, più il direttore dell'Istituto S. Andrea e i Vi-
cari della parrocchia: alla sua sinistra. sta.vano il Cu-
rato-Decano di S. Nicola e D. Vincenti.
Mons. M.onchamp lodò lo zelo di D. Vincenti e
rilevò l'utilità della sua opera caritatevole e reli-
giosa, elettrizzando l'uditorio con l'elevatezza dei
suoi :pensieri e con l'armonia della lingua italiana
da lui parlata con molta purezza.
n sig. Les9ir fece la storia dell'emigrazione ita-
liana ed esortò gli uditori all'agricoltura, alle in-
dustrie locali, e propose l'istituzione di borse di la-
voro e di società di mutuo soccorso ad imitazione
di Bruxelles. Insistè sulla necessità d'una soda istru-
zione e di una buona t:ducazione. Fu assai applau
dito e i nostri emigrati si fermarono lungamente a
d.scutere sui mezzi ùi mettere in pratica le sue
proposte.
Dopo il banchetto, ebbe luogo una funztone re-
ligiosa e verso le 8 ~ un trattenimento di proiezioru
lumi nose che incontrò il comune gradimento.

3.3 Page 23

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IL CULTO
DI
Maria Ausiliatrice
Noi siamo persuasi , che nelle vicende dolorose dei tempi
che corrono non ci restano altri conforti che quelli del cielo,
e tra questi l 'intercessione potente di quella benedetta che fu
in ogni tempo l'Aiuto dei Cristiani.
Pio PP. X.
Del Sontuorlo di Voldocco.
~ in da quando viveva D. Bosco, riuscivano
~~ sempre imponenti le care solennità di San
Giuseppe nel tempio augusto di Maria Ausilia-
trice. Anche quest'anno, affrettato dai voti e
dalle preghiere di un mese intero, il 19 mono
rivestl uno splendore di riti solenni e di di-
vozione, da accenuere vieppiù i cuori cli tutti
od amare ed onorare il castissimo sposo cli
Maria.
- Dopo un triduo di devota prepara-.:ione il
29 marzo, cioè il martedì santo. si accostavano
alla S. Comunione all'altare di Maria Ausilia-
trice gli alunni nrtigi~n1 clell'Orntorio, pc1· sod-
disfare al Precetto Pasquale. Eguale commo-
vente cerimonia. preceduta dalla stessa pre-
parazione, aveva luogo il di seguente, mercoledi
santo, per gli alunni studenti.
- Le funzioni poi delJa Settimana Santa, a co-
minciare da quella della Domenica delle Palme,
si svolsero tutte con la solitn gravita e riverenza;
ma più forti emozioni destarono nei cuori mnto
la Comunione del Clero com~ la lavanda dei
piedi, nel giorno del gùr..•cdi santo. Celebrò a
tutte il Rev.mo sig. D. Rua.
- Nel pomeriggio del g-iovnli sanw ininter-
rotta e devota fu l'affluenza dei fedeli a visitare
il S. Sepolcro, innanzi al quale vennero pure
n pregare Sua Ecc. Rev.ma Mons Giov. P.au.
l'lcnag-na. Are. tit. di Clandiopoli, e l'Em.mo
nostro Card. Arcivescovo.
- Nel di solenne di Pasqua cantò messa il
!\\lissionario D. Luigi Valetlo, Direuorc delln
Casa Salesiana cl'lqulque.
Nelle oltre purtl del mondo.
JJfJn questo mese, colla mente npiena di molti
., gloriosi ricordi e collo sguardo commo;;so
alle recenti manifestazioni di singolar divozione
verso la nostra incoronata Ausiliatrice, noi vor•
remmo riportar in un sol quadro l'elenco elo-
quentissimo di tulle le chiese e cappelle dedi•
cate a si pietosa Regina, e corredarlo insieme
delle relative n otizie storiche, che sono altret•
tanti documenti d1>1la bontà, della clemenza e
della potenza cli :',laria SS.
Invero, dalle Alpi al Lilibeo, da Londra al
Capo di Buona Speranza, do.Ila Palestina a Li-
sbona al Messico ed olla California, dagli alti•
piani di Quito e di Bogotà alle :.-pomle del
Brasile del 01ill e della Terra del Fuoco, su
mille e mille altari splendono maestose le sue
care sembianze, a dolce conforto di mHioni d i
divoti. E ovunque s'ode risuonar commovente
la dolcissima giaculatoria : 11farln , Auxilim,i
Chrislùmormn, ora pro 1zobis.' Quale trionfo
per la nostra Incoronata Regina!
Nel prossimo num~ro cominceremo la pubbli-
cazione del suaccennato elenco e quindi ci rac-
comandiamo a tulli i nostri corrispondenti per-
chè c'inviino a temro le necessarie notizie.
- Splendiclissim.L riusci la funzione mensile
di febbraio ai pieui del monumento di Maria
Ausiliatrice in Nictheroy. Celebrò Sua Ecc. Re•
verenclissima Mon,;. Pietro Peixoto dc Abrcu
L ima, e disse le lodi della Vergine il chiar.mo
Padre Gustavo Dehncse.
- A Chieri continuano alacremente i lavori
decorativi della Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice,
eretta, or sono dieci anni, in qut•lla città.
- A Buenos-Ayres, per volontà del Succes-
sore di D. Bosco, è stata inviata cd accolta in
trionfo la prodigioso. !!tatuo dell'Aui-iilintrice, che,
benedetta da D. Bosco, aveva per vent'anni ascol-
tato tante suppliche ndla Cappella dcli' Istituto
Salesiano di Parigi. Il veneratissimo simulacro
sarà collocato nel nuovo sontuosissimo tempio,
che ad onore del S. Cuore di Gesù e della ln-
coronatn Regina di Valdocco si sta costruendo
in quella capitale.

3.4 Page 24

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- 151 -
GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE
Una povera madre consolata.
Veniva qui in Roma, nello scorso dicembre,
scassinata un'osteria verso le due dopo la
mezzanotte. Alcune guardie se ne avvidero e
rincorsero i ladri, arrestandone dei tre uno.
Affermando una di queste guardie di aver tra
i due fuggitivi riconosciuto il mio figlio Ven-
ceslao, veniva egli due giorni dopo arrestato,
e quantunque comprova~se la sua innocenza e
l'alibi, sottoposto al procedimento penale. Nel
20 gennaio u. s. innanzi la sesta sezione di
questo Tribunale fu discussa la causa ed i
magistrati basandosi sull'affermazione della detta
guardia ritennero il detto mio figlio complice
di furto e lo condannavano a 20 mesi di re-
clusione, tenendo in non cale la deposizione
di cinque testimoni di specchiata probità, i
quali comprovarono che mio figlio nell'ora che
veniva consumato il furto trovavasi in loro
compagnia. Contro questa ingiusta sentenza fu
interposto appello e Iddio sa con quale an-
goscia nel timore che la Corte di Appello si
avesse a basare sulla deposizione dell'agente.
Mi rivolsi allora alla Vergine Ausiliatrice e
le dissi: Oli I Vergine, tu sola sai che mio
figlio è innocente: rendilo a me ma madre
desolata: io pubblic!ierò questa grazia nel Bol-
lettino Salesiano. Il 9 corr. si discusse l'ap-
pello: e poichè l'avvocato difensore, al fine
della difesa, esterntLvami il suo parere che lii
Corte avrebbe riconfcnnato la sentenza, mi
sentii venir meno, ma mi rivolsi nuovamente
alla Vergine e a Lei riconfermai colle lagrime
agli occhi il mio voto. I magistrati al termine
della difesa si ritirarono a deliberare e dopo
non breve permanenza uscirono dichiarando
il mio figlio prosciolto dalla imputazione ascrit-
tagli. Quest'assoluzione io l'ascrivo all'inter-
vento della Vergine Ausiliatrice, e compio la
promessa facendo pubblicare la grazia.
Roma, IO marzo 190.1.
ELV!RA PESCI.
Maria Ausiliatrice
aiuta i Cooperatori Salesiani.
ll giorno I 5 corrence mt pervenm.: la lettera,
diretta dal sig. D. Rua ai Cooperatori e Coo-
peratrici Salesiane nella festa dell'Epifania.
In tale g iorno io er_.i. m grande ...ngosda,
causa una seria operaz10ne c.h" duvevasi fare
ad un mio caro parente, e, qL,.1St ;,cr distrarmi,
lessi la detta lettera. :~tl leggt1rla, n,i wnne
il pensiero di rivolgermi alla cara Maria Au-
siliatrice, e promisi, che se l'operazione riusciva:
bene, avrei fatto la tenue offerta di lire cinque
pei biSogJii che il Successore di D. Bosco fa
conoscere nella sunnominata lettera.
Ora col cuore pieno di santa gratitudine
rendo vivissime grazie alla Vergine Santa per
la buona riuscita dell'operazione, inviando la
piccola somma promessa, e nello stesso tempo
La prego ad ottenere al caro malato una pronta.
e completa guarigione.
Frassineto Po, 25 gennaio 1904.
ANGELA BARBERO.
Una famiglia riconoscente
a Maria Ausiliatrice.
Ciò che non ho fatto prima, parte per igno-
ranza e parte per negligenza, lo faccio volen-
tieri oggi, per dovere e per gratitudine verso·
Maria SS. Ausiliatrice.
Il 20 febbraio del I 890, partii di casa, di-
retto per l'America. Durante la traversata, per
ingannare il tempo, chiesi ad w1 buon amico
qualche libro da leggere, ed egli per combi-
nazione, o meglio per disposizione della Di-
vina Provvidenza, mi diede un libretto scritto
da D. Bosco di v. m., in cui erano descritte
molte grazie e favori concessi dalla potente
Ausiliatrice dei Cristiani. Io lo lessi con ve, o
piacere, ne fui commosso ed ebbi gran fed,.
Ritornato in Ilalia, insieme con la mia fa-
miglia, feci una novena a questa Madre celeste
per ottenere nna grazia, perchè io da molto
tempo ero travagliato da un'artrite nei pieci
da non potere quasi più camminare, e la mat-
tina dell'ultimo giorno della novena (24 mag-
gio 1891) d'un tratto mi trovai perfettamen1e
guarito, con somma mia contentezza e del'a
mia famiglia.
Io questo mentre però, alla mia povera
moglie Quintilia, nel dito mignolo del piede
sinistro, s1 sviluppò pure un principio di ter-
ribile àrtrite, da obbligarla subito al letto, con
dolori insopportabili, da non potersi quasi più
muovere. Chiamato il dottore, questi pure rico-
nobbe che era un'artrite e disse che potevale
invadere tutta la gamba. E noi allora. ricomin-
ciammo una seconda novena, e con somma
,1,eraviglia nostra, il male spari senza farsi più
vedere Ma contemporaneamente, a una mia
figlia di pochi anni incominciò una di quelle
tossi forti e convulse che negli attacchi lasciano
semivivi i poveri fanciulli; allora impensieriti
di questa unica bambina, incominciammo subito

3.5 Page 25

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- 152 -
una terza novena, e la tosse, da maligna si
convertì in he~igna, e in pochi giorni disparve
senza più ricomparire.
Io queste guarigioni così sorprendenti le at-
tribuisco ad un intervento soprannaturale, cioè
alla bontà grande di Maria Ausiliatrice sempre
pronta a consolare i suoi divoti, e quindi mi
raccomando perchè alineno ora siano fatte di
pubblica ragione.
Macerata, via Santa Croce, 31 mnrzò 1904.
Vr.scENZO Crn.RLANTI.
Una meravigliosa guarigione.
Il giorno 15 luglio u. s. fui colpito all'orecchio
destro d'un dolore insopportabile per cui do-
vetti sotto1nettermi alle cure mediche, benchè
per lungo periodo di tempo non si potesse
conoscere neppure di che cosa si trattasse,
quando per mezzo del nervo ottico si formò
una diplopia e si riconobbe una Ottile media
purulenta acuta con paralisi del muscolo retto
esterno detl'occhi"o destro. Pieno di timore andai
da diversi scienziati, ma vedendo inutile ogni
cura, dopo quattro mesi circa, il 5 novembre,
trovandomi in caso disperato perchè il male
incessante e insopportabile mi faceva perdere
ogni speranza di guarigione, fui consigliato da
papà a ricorrere a Maria SS. Ausiliatrice
dicendomi che egli era :;tato più volte esau-
dito. Allora con viva fede feci voto di dire
tre Ave al giorno e di portarmi in penona
nel giorno di Maria SS. Ausiliatrice suo
Santuario e di far celebrare una Messa al suo
altare, offrendole quello che le mie forze po-
i.ranno e di più di fàre in~erire nel Bollettino
Salesiano la grazia ricevuta.
Qual meraviglia I nel medesimo giorno sparve
il male, cominciai a star bene, ed ora sono
sei mesi che posso dichiarare di non avei· più
sentito dolore. Sieno rese grazie infinitè a Maria
SS. Ausiliatrice.
Costanzana Vercellese, Aprile 1904.
Coppo G. BATTl!:iTA.
S. Stefano Roero. - li giorno 23 del corrente
mese, un bambino, di due anni appena, sparve dai
nostri guardi. Pensi ognuno se i poveri genitori ,
accortisi che il bambino non si vedeva più in nes-
suna parte, non si dessero a cercarlo con grande
ansietà I Stentando a trovarlo, si raccomandarono
alla Vergine Ausiliatrice. Fatta la preghiera, lo
trovarono in una tossa piena di acqua. Lo estras-
sero e pareva morto. Capita in quel m'omento un
medico, proprio di passaggio. Chia111ato, visitò il
povero bambino e lo dichiarò perduto, senza più
nlcuna speranza di farlo rinvenire. Non cessò però
la fiduch1 dei genitori in Maria Ausiliatrice. Infatti.
dopo alcune cure del caso, il bambino cominciò ad
aprire gli occhi, riprt:se il respiro e qualche ora
dopo era pienau1ente fuori di p1:ricolo. Egli è tut-
tora sa11O e salvo, ii. nostra grande consolazione.
fnvio un'offerta di riconoscenza alla potente Ausi-
liatrice 1
:05 febbraio 1903.
LUJGr DELl'ElW Df BARTOL01>1EO.
Cittadella (PADOVA). - Colpito da una forte
febbre tifoidea, ricevetti il SS. Viatico e l'Estrema
Unzione. Il male andava consumandomi spaventosa-
mente e il -:z novembre r9O3 tutti attendevano la
mia prossima frne. Maria Au!jiliatrice però, invocata
da me, dai parenti, da tante anime buone con w:ra
novena in suo onore e la promessa di un'offerta al
,mo Santuario, quand'era perduta ormai ogni spe-
ranza umana, voUe egualmente salvarmi. Terminata
infatti la 1;1ovena, cominciai a migliorare e ora mi
trovo completamente guarito.
Febbr:tlo 1904.
Chier. GrovANNl FABRlS.
Torino. - Perduto ingiustamente l"impiego mi
trovai sµI lastrico. Promisi all'Ausiliatrice dei 'cri-
stiani che se mi avesse fatto trovare entro otto
giorni, un posto buono ove non avessi da lavorare
alle feste, avrei fatto dire una messa e pubblicare
Ja grazia. E la grazia venne. Sia benedetta Maria
Ausiliatrice l
31 gcnofilo 1904,.
R&TENNA ALITT;:RTO,
Mantiglio (MONFERRATO). - Un mio cognato,
certo Francesco l\\·fartini, era in fine di vita per
una gravissima polmonite. Essendo perdut.'l uma-
namente ogni speranza di salvarlo, io che già altre
volte ebbi ad esperimentare la bontà di Maria Au-
siliatrice, a Lei mi rivolsi con voto. Quando già
il caro malato pareva prossimo a spirare, succe~se
come per incanto un rivolgimento nel decorso del
male, c\\1e in breve lo diede vinto. Ringraziando
la Vergme SS. di tanta grazia, invio l'offerta pe;r
una messa.
ilfa.eslra CA$ALEGG10 FIOR.ENZA.
Lugo. - Il giorno S agosto dello scorso anno
1902 fui colto all'improvviso da forti dolori all'o·
recchio destro. Sul principio credevo fosse cosa da
nulla, ma il dolore, anzichè dìminuire, andò sempre
crescendo al punto tale che fui obbligato andare
all'ospedale e sottomettenni nd una dolorosa ope-
razione. Feci voto a Maria SS. Ausiliatrice che se
l'operazione fosse andata bene e mi avesse fatto
guarire, avrei mandato un'offerta al suo Santuario
e fatto pubblicare la grazia ricevuta nel Bollettino
.5ìtlesùwo. Coll'aiuto di Maria SS. Ausiliatrice, l'o-
perazione andò bene, ed è già passato circa un
anno <lacchè fui operato, nè ho più sentito mate
alcuno. Sia perciò ringraziata e benedetta ora e
sempre Maria SS. Ausiliatrice, ed il suo manto
materno si estenda ognora su me, chè ne ho tanto
l,isogno.
7 ottobre 1903.
Stie. VENERIO N.\\RDI.
Torino. - Il 27 maggio caddi ammalata, alfetta
da periostite al braccio sinistro. l medici àvevano
dichiarata la malattia molto grave, e indispensabile
una dolorosissima operazione. Temevano inoltre
che complicazioni gravi si fossero fatte, che l'osso
fosse stato profondamente intaccato; ed allora, per
evitare una febbre d'infezione,, !>arebbe stata neces-
saria l'amputazione del braccio. Innanzi a Sì cl olo-
rosa prospettiva, io fiduc1usa rivolsi ft::rvide pr •-
ghiere alla SS. Vergine Ausiliatrice, La iJH"çcai e La

3.6 Page 26

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- 153 -
feci pregare nel momento supremo in cm I dottori
stavano facendomi l'operazione. TuLto, grazie al-
l'aiuto di Dio, procedette belle; a poco a poco
andai sempre migliorando, ed ora sono completa-
mente guarita.
20 gennaio 1904.
AMEDEA COPASSO.
Busca {CUNEO). - Sul finire del gennaio 1901,
colpita dal la gravissima perdita del mio amatissimo
padre, col cuore straziato dal dolore, fidente nella
bontà della SS. Vergine Ausiliatrice, umilmente ri-
corsi a Lei, perchè si degnasse aiutarmi a ben si-
stemare i diversi affari di famiglia, promettendole
di pnbblicare la grazia s ul Bollettino. Cosa ammi-
rabile! La SS. Vergine si degnò di benignamente
accoglie re la mia preghiera, -e nel corso di be11 tre
anni la sua valida protezione fece si che ogni cosa
riusci splendidamente bene. Riconosceutìssima ho
l'onore d i sciog liere il voto fatto, rendendo pubblica
la grazia ricevuta.
28 gennajo i904.
GIUSEPPINA N ASSÒ.
11 Segretario del sig. D. Rua ci comunica, che
la sig.& C. JIL pur desiderando di rimanere incognita,
sente il dovere di ringraziare pubblicame nte Maria
Ausiliatrice che ridonò la pace alla sua famiglia, e
invia l'offerta promessa.
Anche una Signora di Locarno, pur desiderando
di rimanere incognita, vuole che sia nota a tutti
la particolare protezione accordatole da Maria SS.
Ausiliatrice «in un affare di somma importanza da
cui dipendeva il suo interesse materiale e morale. »
Aprile 1904.
La Direzione.
Ottennero p1we grazie da Maria SS. Ausilia-
trice, e alcuni pieni di riconoscenza i,wiarono offerte
al Santuario di Valdocco per la celebrazione di
S. Messe di ringraziamento, o per le .Missioni
Salesiane, o per le altre Opere di Don Bosco, i
scg-u.enti:
A*) -Alcamo: Lipari Camilla, 3.-Ascona. Sas-
sello .Basilio, IO.
B) - Badia Polesine (Rovigo): Caneazzo Gmsto,
50. - Barano d'Ischia (Napoli): Caterina Conte, 5.
- Bento Gonçalves (Brasile): Friacca Secondo e
Rosset Domenico. - Bolog-na: Bottazzi Romeo, 5.
- Borgo S. .Da/mazzo (Cuneo): Maria Beltramo.
- Brltg-nato (Genova) : Celle Francesca Riccbetti, 6.
- B1~riasco (Pinerolo): Rainaudo Giuseppe.
C) - Cagliari (Sardegna): Cb. Mosè Farci, , .
Caso/a: Pietro Casella. - Cil-S}ag-gio (Sondrio):
Pegorari Costantino, 15. - Cliuwari: Migone Giam-
battista. - Cog-giola: Maria Ubertalli, .r5, ricono-
scentissima per la guarigione della sua cara mamma.
- Como: Gorio Camilla, 2. - Conegliano Vene.to:
A. B., Cooperatrice Salesiana. - -Costigliole Sa-
tuzzo: Caterina Savio-Dogliani. - Crema: Agostino
Cavallanti, 2,25. - Q1,11eo: Donna Teresa Stafferi
Rossi, 3. - Cuorgnè . Lucia F .
D) - .Danta (Belluno): Dariguzzi Luigi Bozzo, 5.
E) - Elice (Teramo) : Maria De Sanctis.
F ) - Firenze: Adele e Giuditta Marchettini, 15,
per la guarigione cli uua cara persona. - Fobello
(Novara): Amalia Manio-Falcione, 1,25. - Foglizzo
Canavese: Glvogri Annetta e Marietta, 10, per la
*} L 'ordine a!fabetlco ')lii segnato e quello delle città e del
paesi cui appartengono' J grazjali da Maria Ausilialrice.
guarigione della mamma Givogri Maria nata Zemo.
- Fra1zce11i;ro {Treviso}: Cao Raimondo, 2. - Fri-
b7!r_![o (Svizzera): Maria Crotti Bisi, 120, per la gua•
ng1one della nuora. - Fmmzne (Verona): Ferri
Clelia Ved. Ugolini, 15.
G} - Genova: E. Scarsi, 4, implorando che la
Vergine Ausiliatrice completi la grazia incominciata.
- Gattinara: A. P. per la sua Adelgisa.
H) - Have,·straw: Lagoman;ino Lucia, 5.
I) - IJttra: Tosi Marianna, 5. - Ivrea (To-
rino): N. N.
L) - Lavitia (Porto Maurizio): Garelli Madda-
lena e Valcadò Giovanni, 5.
M) - Jlfaranzana (Alessandria): Gosio Francesco,
riconoscentissimo per la guarigione della fig lia Te-
resa. - fl:lasstifra (Lecce): Schettini Isabella, 3. -
Meda (Milano): P. G., 2. - Mitmio:Giuseppe La-
sagna, Procuratore, 20. - Moncalieri (Torino):
B. R., 2. - Jltlo1,c/1iero (Cuneo): Co11terno Teresa.
3, per la figlia Maria L uigia. - .blonza (Mila110) :
Maria Elisa. - Mondovì: Aimo D. Bartolomeo.
N ) - Napoli: M. C. C.. Cooperatrice Salesiana,
41,20, p1;ir la guarigione della fig,ta e r,er la speciale
protezione di Maria Aus iliatrice in un affare tem-
porale. - Novara: Secondo Colomb~ra, 8, per la
p~odigiosa guarigione dell'unica su:i. figlia Giusep-
pma.
0)-0lginate (Como): Orlancli Anigo 1i Calimèro, 5.
- Orgìa,w (Vicenza) : Acerbi Va.e11tino, I O.
P) - Pallanza; Lava:telli Em111a Azzari, 10. -
Parma: Suor Alberli11a Camattini, Figlia di Marì,1
Ausiliatrice. - .E'erosa Argentùt1i (Torino): Lorent;i
Fratnik:, 2 .
Q) - Qua1-to d'Asti : Lorenzini Marianna dn
Ovada, 5.
R) - Ragusa: Una Cooperatrice salesiana.
Reggio Emilia: Angiolina Bertani n. Franzini 2.
Rimini: Bignardi Ciro, r5. - Rivarolo Canav;sc:
N ida Guglielmo ; Paglia Francesca, 2. - Rivalta
Torinese: Carignano Luigia, 3. - Roma: Piroli
Maria ved. Pavoni, 3. - Rorig'1llWO Monferrato.
Cloverio Roòalia, 50.
S)-Sampeyre(Cuneo) : Giraudo Chiaffredo, ro.
S . Damiano d'Asti : N. N., IO. - S. Giuseppe d;
Comaccliio: G igina Tralforilli, 2.- S. Luca di Fer-
rara: Zeffira Bemardi Devoto, 20. - S. Pier d'A-
rena (Genova) : Flam,inia e Federico Ferri pel lor(J
Marietto. - Sassomorello: Ranuzzini Luigi. -
Savona: S. B. - Sorisole (Bergamo): 1\\faria Bor-
dogna, c-0operatrice. - Stradella (Pavia) : i\\l. G. O.,
ro. - Strona (Novara): N. N., 2. - Sul!bùmo
(Arezzo) : Are. D. Cafassini, a nome della Ma Jso-
linn Ga.bbrielli.
T) - Tarantasca (Cuneo): Riccbiardi D . Gi11-
seppe, 20 p. g. r. - Ticineto Po: Cassini D on
Pietro, 4. - Torino : Fiore Giuseppina, sarta, offri!
il suo anello nuziale p. g. r.; Lina Olivieri Tar-
cheLti ; Anna Rey per una conversione c;onsolante
ottenuta il IO ottobre 190,ì fa celebrare una messa
di ringraziamento ; Sardo Giuseppe. - Torre Pel-
lice: L. M., 25. - Tortona.: Carnevale Filomena.
27, per la guadgione del figlio ammalato grav~-
mente di polmonite. - Troy (New-York): Chierito
Filippo Garbelliui.
V) - Velo d'Astico (Vicenza): Martini Giustin,
Stella, 5. - Venezia: Nobil Donna Conti Mari.1
Morosini Venier, 30, per l'implorata gra2ia d ella
sua guarigione; N. D. B., _,., per grazie. - / 'i -
lanova Canavese: Rita Castagna ro Sardo, implo-
rando una grazia. - Villanwpa di Jl,/11,son Vicentino.
Ciovanni Spagnolo, 2. - Viuovo: Griffa Francesc.1.
X) - 111ellogri Emma di Enrico, 5.- Lanfranci,
Orsola. - .B. M,, r4,50.

3.7 Page 27

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- 154 -
(l
tf, OTIZIE COlVIPENDIATE ~-
~
li Valdocco.
Solenne e degna di speciale menzione fu la festa
del glorioso Patriarca S. Giuseppe. li celebrarla
con singolare trasporto era già tradizione antica
all'Oratorio: ma quest'anno, se non andiamo er-
rali, si riusci a fare qualche cosa di più, ricorrendo
in tal giorno l'onomastico del S. Padre, e volendosi
1,ure dare dai giovanetti un omaggio di ricono-
~cenr.a e cli aff,·tto al loro Direttore D. Secondo
Marchisio. Come riuscirono piene di santo decoro
le funzioni religiose, 11011 meno fu brillante la se-
rale tornata accademica. Le:;se un affeuuow iodi-
riz.co il Prof. Giov. Garino, i gio\\·anetti interpreta-
rono il Giusepp,: riconoscù,lo del r.'letastasio e con
scelta musica di canto e suono s'alternarono quadri
allegorici di buon effetto.
lita ancora per un'altra ragione si doveva consi-
Jerare la festa di S. Giuseppe come una data me-
moranda. Questo g iorno segnava come la fine del
lirocinio professionale di molti dei nostri alunni
arti~iani che dovevano lasciare la casa di educa-
,:ione ed entrare nella società, per incominciare,
,;otto gli auspizi di S. Giuseppe, quella vita di
nper.ii nmanli del lavoro e della religione dei quali
si sente il bisogno. E anche quest'anno, ci gode
l'animo il dirlo, uscirono un buon numero di questi
;;io,·nni operai dei quali la società non avrà mai,
~osi noi speriamo, da lamentarsi.
Molti cli essi dai Superiori furono collocati presso
t,uoni padroni nffinchè potessero avere lavoro senza
pericolo c!ella loro Cede, gli altri ritornarono alle loro
r.,migli<:. Mentre poi gli uni uscivano, altri entra-
vano a rimpia1:zarne il posto; e, Dio solo sa, a
<1unnti, che facevano istanze per entrare nell'Ora-
torio, si è dovuto rispondere negativamente per
mancanza di posto I Queste continue e numerose
domande e il bisog110 da tutti riconosciuto di for-
mare buoni e valenti operai c'indussero a sobbar-
carci a nuove spese per l'acquisto di altra macchina
degli ultimi modelli, benedetta dal Revm0 sig. Don
Rua, per mettere i giovani al corrente dei nuovi
progressi; e ad incominciare un nuovo corpo difab-
brica nell'interno dell'Oratorio, la cui pietra fon-
damentale fu solennemente benedetta, nella vigilia
stessa della solennità di S. Giuseppe. Siamo certi
c he il glorioso Patrono degli operai verrà in nostro
aiuto e toccherà il cuore a molti dei nostri Coope•
ratori ad aiutarci coi loro soccorsi afTmchè non
siano vane le nosLre speranze.
- Nella chiesa di S. Francesco di Sales, che
serve di cappella ai numerosi giovanetti dell'Ora-
torio festivo, il giorno di Pasqua più di 700 di essi
si accostnrono alla S . Comunione per soddisfare
al preceuo pasquale, oltre r 10 che nello stesso giorno
furono per la prima volta ammessi al Banchetto
Eucaristico. Fu davvero uno spettacolo consolante,
che Ri vide ripetere alla Domenica in Albis, nella
quale si aggiunsero gli antichi allievi in numero
assai rilevante.
In ltalln.
LANZO TORlNBSB. - Agli antichi allievi e superiori
del Collegio Salesiano In Lanzo Torlneso. - Ci scrivono:
« li giorno r9 del 1>rossimo Giugno coll'intervento del
Municipio, delle primarie autorità cittadine, dei rap-
presentanti dei principali giornali del Piemonte e
di diverse bande musicali si festeggerà solennemente
il 40° anniversario della fondazione del Collegio San
Filippo di Lanzo T orinese. A quella lieta raduannr.a
ed all'agape fraterna che si terrà nei locali del
Collegio sono invitati tutti gli allievi che in questi
quar:int'anni di prospera esistenza vi lmn110 avuto
parte della loro educazione e della loro istruzione,
ed insieme tutti i superiori che vi hanno prestato
l'assistenza, l'insegnamento o la direzione. Perquesto
furono già diramate apposite circolari col programma
delle feste, coi grandi ribassi ferrovinri che si pos-
sono godere non solo sulle principali linee del Regno,
ma ancora sulla Torino-Ciriè-Lanzo. li numero degli
aderenti è già grande, essendo ogni anno degna•
mente rappresentato, tuttavia siccome di molti an-
tichi allievi e superiori il Comitato non ha potuto
rintracciare gli indirizzi, gli interessati che non
avessero ricevuto la circolare personale, sono pregati
cli rivolgersi, anche col solo biglietto di visita, in
Lanzo Torinese al Segretario generale del Comitnto,
Francesco Turinctti, il quale provvt:derà pronta-
mente. - Per il Comitato: Avv. DoMBNrco CAJ1001,
Direttore dell'Ospedale Mauriziano in Lanzo To-
rinese•·
MILANO. - L'E.mo Cardinal Ferrar! al nostro lstlhilo.
- Dobbiamo ringraziare la squisita bontà del Ve-
neratissimo Cardinal Ferrari per aver voluto, l'ul-
timo giorno di Carnevale, onorar di sua presenza
la recita al nostro teatrino. Si rappr,;scnta\\'a, la
prima volta a l\\lllano, una nuova commedia, ancora
inedita, in 4 atti, del sacerdote salesiano Gio. Bat-
tista Lemoyne da l titolo: Un Venerd1. Quei pie•
coli attori animati dalla presenza di un tanto per-
sonaggio e di un'immensa schiera di benefattori
superarono, come si suol <lire, se stessi e fec1::ro
gustare in ogni parte tutta la bellezza e tutta la fine
arguzia di cui è saporitamente ricco quel ben riu-
scito lavoro,; e l'Eminentissimo Principe accomin-
tandolli dal superiore locale, D. Lorenzo Saluz20,
ebbe più volle a felicitarsi con lui e del lavoro
davvero squisito e della giusta interpretazione dei
picco!i artisti.
ROMA. - Una bella festa alla Cblcsa del S. Cuore nl
Castro Pretorio e la somma benevolenza del S. Padre. -
Togliamo dall'Osservatore Nomano: « l...a Domenica
di Pasqua nella Chiesa parrocchiale Salesiana di!!
Sacro Cuore di Gesù, circa duecento tra giovanetti
e giovanette fecero pubblicamente con imponènte
eclificaiione la prima Comunione. Erano stati pre-
parati con otto giorni di esercizii spirituali nei ri-
spettivi Oratorii festivi tenuti dai Salesiani e dalle
Suore cli Maria Ausiliatrice; la mattina stessa della

3.8 Page 28

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- 155 -
Comunione, rinntlvarono i11 forma solenne i Voti dicembre u. s. fu una chiara attestazione del grande
Bnttesimali, assistiti dai loro genitori e parenti,
molti dei quali s'accostarono essi pure alla Sacra
Mensa.
» Fu uno spettacolo splendido di fede e di amore..,
Un'altra fortuna indimenticabile ebbe quel giorno
quella schiera giovanile. Verso le ore n en:i no ac-
colti in Vaticano dal Santo Padre, il quale rivolse
loro parole semplici, inspirate e piene di affetto,
progresso che hanno fatto quei laboratori e del-
l'insegnamento pratico ed elaborato c he vi s'im-
partisce ai giovanetti ricoverati. Concorsero all'e-
sposizione le scuole professionali dei sarti, caltolai,
legatori, tipografi e falegnami. Alcuni libri rilt:gati
attrassero l'ammirazione cli tutti e furono giudi-
cati lavori nel loro genere perfetti.
congratulandosi ed esortandoli alla fermezza nei
propositi santi di quel giorno solenne. Egli stesso,
il Santo Padre, volle regalare a ciascuno una me-
daglia come ricordo, e nel distribuirla goJe,,a in-
trattenersi a sorridere, a benedire ciascuno con
bontà ed at'fetto ineffabile ».
LIMA (PBRÙ). - Un'altra esposltlooe profes~lomde.
- L'anno scolastico 1903 venne coronato nel P~ri1
da una piccola ma geniale esposizione. Al buon
esito cli questa contribui grandemente la pres11n~n
dei Direttori di Arequipa, La Paz e Sucre. Q11c-
ORVIETO. - Per 111 i\\luslca Sacra. - l..a commis- sti portarono seco .llcuni dei migliori hwo i
sione istituita da S. E. Mons. Fratocchi in obbe- usciti dai loro rispettivi Laboratori, i quali unili .,i
dienza al .llotr, proprio di S. S.
Pio X, volle dar principio all'o•
pera sua coli' indire una confe-
renza, della quale fu incaricr1to
il nostro D. l\\lntteo Dott. Ollo-
nello, Dirtttore del Collegio
Leonino, il quale fatto un breve
accenno .llla lfUestione che nel-
1'ultimo trentennio si agitò in-
torno alla ~lusica Sacra, passò
a dimostrare come cotesta rifor-
ma sia affare di coscienza, di
.!a ail?.. 1c9azio1111, di di. c'IZ. il Yl,c d'èìtaAa
DIULII IIIU•Vlll.llll&I
1[11,SUJ e di lmona volontà.
DEI. f""t U~ BoL!V..I.A.....E...D..._EQUATORE
Dall'Isolo di Molto.
SLIBMA (MAl,TA). - All'Istitu-
to Soleshrno. - La sera della fesla
di S. Giuseppe, nell'incipiente
lsfihdo Industriale di S. Patri::io
in via Don Bosco, Sliema, ebbe
- e ~ c.Z. ~ J. ~ ~
~ ~ .:'7 ../
'1''4-.,:. .9'l .V? $,,J,i. <li•l<4ia,u dt .l:im,u ✓,-- ,.1
""'W'°" vr· .<..J-·"C',-U,1dc,4'-_-4_ù,,
""""'
.Vo
,h
/"4
-~~ ...4 -✓L-à:._•_
'19+ ~ /,,A--4 i)-,.10~.G d'C,,,« ,r9-.r./()l...1,;...
_,_ ---4-V~
luogo un trattenimento musico-
drnmrnatico, in onore dei notilri
.)${•!);,,_..~..,
v;;.,_:L:_.~r:
benefattori. Sul finire, il Dirt:L·
ton: rivolse un caloroso ringra-
ziamento agli intervenuti, dopo
il quale- come scrive il giornale
Jllalta e sue dijJeJ1dem:e - e prese
ancora la parola il Rev.mo Mons.
Dr. D. Luigi Farrugia, Direttore
dei Cooper:itori Srilesiani l\\lnlle-
si, e con facile ed t:loquentc paro-
Il Diploma d'Onore asseg11hto dal Ministro d'Ilàlia rr1 Col!rrrio di T,im(I.
1:1 richiamò l'altt111zionc dtl pub-
hlico sul meraviglioso !lvolgersi dell'opera dell'im-
mortale Don Bosco, e ben a ragione si gloriava di
avere conosciuto il Generale dei Salesh\\ni D. Mi-
chele Rua a Torino; ricordi> il coUocamcnto della
prima pietra, cinque anni or sono, ll dove ora sorge
il maestoso, ~ebbene uon ancorn completo edificio
dell'Istituto Salesiano di Sliema; e parlò di quella
prima pietra come del seme cli senapa che germo-
lavon presentati dnlla casa di Lima, offrirono al-
l'occhio esperto dei numerosi visitatori uno splen-
dido ,;aggio dei non mediocri risultati ottenuti in
breve tempo, in questo ramo dell'Opera Salesiana,
nell'Ispettoria del Perù e Bolivia.
L'esposizione si im1ugurò, con tutta la solen•
nità possibile, il 25 clicembre p. p., alla presenza
gliato, già cre<.ciuto cominciava ad allignare e sten- dell'Ecc.mo Sig. Delegato Apostolico, Mons. Ales-
dere i suoi ben<'fici rami suIl'[sola ; acclamò alla
venuta· dei Snlesiani tra noi, suo voto ardente di
anni molti, e faceva voti che presto possano essi
anche a Maltn mostrare o svolgere tutte le loro
cmergie mllrcè la valida protezione e l'aiuto di
quanti possono concorrere ad un'opera si patriottica
e benefica, qual'è quella di educare cristianamente
la gio\\·entù. »
sandro Bavona, di S. E. il ~linistro d'Italia. ac-
compagnati dal \\finistro di Spagna, da vari "<'Il.I·
tori e deputati, Il da 11n gran numero cli r.ig11:ir-
devoli personaggi. Non è a dire con quali clugi
sia stata da rutti grandemente encomiata la gra.:iosa
esposi1ione. Ne parlarono con compiacenza i gior-
nali più conosciuti di questa capitnle, e lungo ~a-
Bolle flmerlche.
rebbe il riportare fosse pure un estratto delle lod,
e degli incoraggi;imentì che indiri1.wrono a1 supe
BAHIA (ll11ASJLE). - L'Esposizione delle scuole pro- riori delle case che vi presero parte. Ci limit(lremo
fessionali dell'Mltuto Salcsi11no che ebbe luogo nel a copiare alcuni periodi della « Voce d'Ilali,1 » or-

3.9 Page 29

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gano della Colonia Italiana di L ima.
« L'Esposizione, cosi si esprime, comprende
quattro sezioni, cioè: L ima, An:quipa, La Paz e
Sucre; nelle quattro sezioni, oltre ai prodotti delle
arti meccaniche e dei vari mestieri, come falegna-
mi, fabbri-ferrai , calzolai, sarti e tipografi, che
tutte hanno come oggetto comune, s i ammira110
specialità di maggiore perfezionamento.
» Cosi, per esempio, nelh,t sezione d'Arequipa
sono notevoli i prodotti dell'agricoltura e le o pere
di piltura ; in 4uella della l'az i lavori di stipel-
teria, intarsiatura e intaglian1ra in le~o e in lega•
torio di libri. fo questa sezione al)biamo ammirato
una matrice universale da far viti e madre-viti in
ferro, d'un lavoro finissimo e d'una originalità ap-
prezzabile; nella sezione di Lima forma una spe•
cialità la calligrafia e la calzoleria, in quella di
Sucre si ammirano bei lavori d'ebanisteria e cosi
via dkcndo.
~ Molti di questi lavori potrebbero figurare in
qualunque piil importante esposizione industriale :
e in lut i si vede la caratteristica dell'ingegno e
delle att1t 1dini italiane, messe a disposizione del-
I'educl!Zione d'un popolo nU0\\'O, perché non bisogna
dimenticare che l'opera salesiana si dedica special•
mente alla educazione pratica industriale delle classi
più diseredate dalla fortuna e più abbandonate dalle
istitu1.ioni pubbliche.
È facile immaginarsi come l'esposizione abbia
eccitato tra le case cieli'Ispettoria una santa emu-
lazione, per far progredire sempre pili le ani, con
vera ammirazione per l'opera di D . Bosco. Infatti le
città principali del Perù e Bolivia domandano con
istanza una casa salesiana. Ultimamente si con•
chiusero le trattative per una nuovn fondazione al
Cuzco; ed il Congresso votò una somma discreta
a questo scopo. Maria Ausiliatrice, nostra buona
Madre, voglia continuare a benedirci, e ci conceda
la gro.1.ia di estendere sempre più il suo culto uni-
tamente al nume ed all'opera benefica del nostro
amato Padre.
Ad csposiz.lone compiuta perveniva ai singoli Col-
legi di Lima, Arequipa, La Paz e Sucre questo
onorifico diploma:
s. LA R.• LEGAZIONE or M. H. R..E o'TTALlA
NELLl't REPUBBLICHE DEL PE&O', BOLIVIA ED
EQUATORE,
in -uisla dei lavori esposti nella Mostra che ebbe
luog-o nel Collr:gu, dei RR. Salesiani di Lima
il g-iorno 25 dicembre r90J, e costatando i pro-
gr<'ssi reali::::ati 7lelle 1,arie Se.::ioni d'Arti e
.1ksfieri del Collegio Salesiano di .... .. , rilascia
il presmte Ott>LO:MA D'ONORE e BE.NEMl':RENZA
al Direi/ore e ai 1Vaeslri del sullodato ColltKio.
Lim11, 1 gennnio 1904.
Il R. Mbdstro
G. PIRRONE.
BUENOS AYRl!S - l.aaugurallone di un rruovo orga110
alla Cblcsa di S. OJovannJ E\\•aogelista alla Boca. -
Il nuovo organo, degno lavoro del riputatissimo
~tabilimcnto dd sig. Vegezzi-Bossi, venne religio-
s.1111ente inaugurnto il 31 gennaio, celebrandosi la
festa di S Francesco di Sales. PeT la circostanza
accor,;ero da Montevideo gli organisti D. Rota e
e il sig. Ochoa e da quella capitale il sig. Pelnzza
e il sig. :',,fedina. L'organo fu suonato a.Ile messe
delle 5, 6, 7,30, 8, 9,30 e u, cioè quasi tutt.., la
maltinata. La messa delle 9,30 fu solen ne, con
buona musica e squisito accompagnamento. Alla
sera vespri parimente solenni, con severe e gran-
diose composizioni musicali e, prima del Tantttni
E,-.ro, canto del Te Deum dell'Haller. Tanto li
gran popolo accorso, come gli organisti sullodati,
nonché molti altri accorsi durante le funzioni che
si ripeterono nei d ue giorni seguenti, encomiarono
altamente la bontà dello /\\trumento, la delicatev.a
dei suonj I! la perfettissima intonazione di tutti i
registri. Lodatissimo fu il ripieno che fu t rovato
forte e insieme dolcissimo ; e, tra i registri vennero
assai lodati l'oboe, il concerto di viole, il flauto ed
altri... Siamo lieti di poter dare il cliché del nuovo
e grandioso strumento, che fa veramente onore
all'industria e all'arte italiana.
PUNTA ARENAS (MAGELLANES Ctt1t.E). - Una bella
e consolante, notizia. - U 23 gennaio p. p., festa
dello Sposalizio di Maria SSma, la nostra chiesa di
Punt:i Arcnas provava una grande allegrezza. Un
protestante di Scozia, Davide M., da varf nani abi-
tante ì n quella città in 4ualità di cnpitano di nave
mercantile, abiurava i suoi errori, entrava nel seno
della Chiesa cattolica, riceveva sollo condizione il
S. Battesimo, si r iconciliava con Dio con un'umile
confessione, dipoi riceveva la Cresima, il Sacra-
mento del Matrimonio e per ultimo il Pane degli
Angeli. Da parecchi a nni stava unito civilmente i n
matrimonio con una buonn signora chilena, la qunle
pregava continuamente per la conversione di suo
marito, finchè fu esaudita. Dopo la fu nzione il buon
Davide era profond:imente commosso e ringra.ziava
teneramente lddio di aYergli aperto gli orchi e fatto
conoscere il grantle tesoro di N. S . Religione, la
sola che ci può far felici in questa e nell'altra vita.
Che il Signore gli conceda la santa persevc:ranza 1
S. PAOLO (BRAS!Ltt). - La Commissione nazionale
del Brasile per l'E!sposltlone Internazionale di S. Luigi
degli Stati Uniti (NoYd America) ha rivolto gentile
invito alla Dire.cione dcl Collegio del Sacro
Cuore di S. Paolo, perchè volesse concorrere a
quella Mostra internazionnle con qualche lavoro
eseguito in quelle scuole professionali, ad onore
della città e della Repubblica brasilcna. Questo
invito, è di vero onore a quell'Istituto che conta
ben 350 alunni interni e più di 450 esterni, poichè
dimostra in quale stima sieno tenute quelle seno.le
professionali che in poco tempo fecero veri pro-
gr.essi.
Mentre si stanno ultimando i lavori che saranno
inviati all'Esposizione, quella scuola tipografica ha
pubblicat o un elaborato programma dell'insegna-
mento teoretico-pratico che si segue in quei labo-
ratori, i quali crebbero ultimamente di numero e
di macchinario. Degno di lode speciale e; l'im-
pianto di un completo laboratorio di fololipia con

3.10 Page 30

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- 1 57 -
tmti gli annessi per dare ni lavori quella morb-
dea.a e quelle sfumature che si ammirano nei cli-
cl1és che escono dai primari stabilimenti. Annesso
vi è un riparto di ralva11ot,laslica per la riprodu-
zione dei cliclu!s con macchine di ultimo modello,
palar.io ad un sol piano, in forma di rettangolo,
con ampie sale, alti porticati e spazioso cortile nel
centro. È dotato di sufficiente acqua per i bagni ed
ha annesso un terreno che, mentre si presta mira-
bilmente per ulteriori ampliamenti, serve utilmente
dalle quali si ottengo110 finissimi lavori. A dir per orto. La costruzione del nostro Collegio di
breve, non vi è arte o industria che non sia colti- S. Anna si deve allo zelo del sullodato P. l•'ilippo
vata in quelle scuole ; e se lo spazio ce lo permet- e, in gran parte, alla generosità d'uo'esirnia Coo-
tesse, potremmo trascrivere, a soddisfazione dei perntrice.
noslri benefattori, va.rr recenti articoli dei primari A S. Salvador le Suore di M. Ausiliatrice, assistite
giornnli di S. Paolo, innc::ggianti al crescente pro- da un operoso Comitato di signore Patronesse, fanno
gresso di quelle scuole professionali.
110 gran bene fra le figlie del popolo. La loro cap-
RBPU8BUCA DI S. SALVADOR (CENTRO AMERICA).
-Nella città di S. Anna grande è l'interesse per l'Opera
pella è frequentatissima: l'annuale distribuzione dei
prem1, che ebbe luogo sulla fine di novembre, riusci
imponente.
di O. Bosco. A capo di questo movimento sta il
Rev.mo P. Filippo di Gesù Moraga, che da 30 a1mi,
cioè dal giorno che la ri-
Anche n S. Tecla il concorso all'Accademia. an-
nuale nel nostro Collegio non poteva essere più
voluzione lo scacciò da un
importante convento ciel
GuatemalR ove era supe-
riore, è divenuto l'Aposto
lo di S. Anna. Ed è vcm-
mente 1111 uomo singolare.
Con piccole ele111osi11e,
che nessuno sa negargli,
egli ha costrutto la migliure
delle c.;hiese ivi esistenti,
ha eretto un orfanolrofiu,
dove trovnno asilo cento
o.>rf:u1clle ed a cui ccmven-
go110 ogni c,li trecento f.tn-
ciullc esterne; e l'anno
scorso fini di fabbrico.re il
noslro collegio, che ora
pen~n i::ia d'ingrandire. I.a
popolazione lo ha in con-
cetto di santo.
La cntil di S. Anna,
Il nuovo organo di S. Olov. Evangelh,la alla Boca (Ruenos Ayres),
anteriore alla conquista, è
unn delle migliori della Repubblica. Unila colla linea lusinghiero; v'intervennero tutte le principali fa-
(errata alla <."3pitale ed nl porto di Acajutha, è di miglie della città.
molto commercio. Ha varie chiese, scuole, ospedale,
Riuscilissimn l'esposizione dei lavori delle Scuole
una grande caserma, un teatro in coslru.:ione, giar- professionnli, nella quale incontrarono appieno il
dini pubblici, ecc., ecc. Le case son abbastanza so- comune gradimento un altare in legno cli stile gotico
lide, molte a due piani, e ben costrutte; le strade p t la Chiesa parrocchiale, un'elegante balaustrata
rette e lastricate; l'illuminazione notturna a luce tutta di ferro battuto, destinnt.a alla Cappella delle
elettrica. I <!intorni, ben coltivali e assai feraci, pro- Suore di S. Salvador; e cosl pure riscossero i più
ducono cnffè, zucchero, tabacco e ogni sorta di vivi elogi varie pelli ivi conciate e svariatissime
granaKlie ed abbond.1.no cli miniere. Le induslrie calzature: eseguite con materinle accuratamente pre-
vanno sensibilmente perfezionandosi. Conta più di parato nt:11'Jstiluto. È bene notare che la concia
33.000 abitanti, molto ospit:1li e generosi.•... I ra- delle pelli era rimasta un'incognita fino ad oggi per
ga1.✓.i :.ono docili c.;-d ubbidienti.
quella repubblica.
Poco tempo fa, un nostro alunno interno, andato
cogli altri in refettorio, fu visto stare al suo posto,
VALPARAJSO (CR1Ll). - Nel Collegio cli Valpa-
fermo e un po' Lriste. Gli chiesero : « Perchè non raiso s'inaugurò un nuovo Circolo Pio X, :-i
mangi? Sei malato?». Ed egli: « Sto bene, rispose; vant11ggiu clei numerosissimi antichi allievi di quel-
ma siccome D. Bosco dice: Chi non lavora, non l'Istituto. l..a cerimonia si svolse in forma so-
mangi... io non oso mangiare, percliè non ho potuto lenne; e ciò che destò in lutti la più pura letizia
imparare la lezione». Aveva sentito leggere il rego- fu il seguente telegramma dell'Em.mo Cardinale
lamento e ne seguiva. l'osservanza alla lettera. Fu Segretario di Stato: « Superiore dei Salesia11i, Vnl-
poi condotto nuovamente in refettorio e mangiò con para;so. Srmlo Pa.dre, lieto ddl'ùza11g11ra:::io11e dt'l
buon app,.:tito.
Circola i11lilolalo dai SII.O 110111e 111ttdesimo, benedire
li collegio di S. Anna al presente può accogliere ai fo11d11/ori ed ai soci. - MERRV DEL VAt. » .
circa 60 ragazzi interni e 300 esterni. È un vasto - ------c-=.1~~-;aaam :~ - - - - - -

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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~K)K)K)~~***~)K-~)K*~<• di agiatezza, « il vivo desiderio di imitare il
candore, l'innocenza, il distacco dal mondo, e
specialmente il fuoco del divino amore. »
VITfa.
DI S. SERAFINO DA MONTEGRANARO
LAICO CAPPUCCINO
scritta dall' E.mo Card . Domenico S vampa,
ARClVRSCOVO DI BOLOGNA
uel terzo centenario della morte del Santo
e riccamente illustrata da 56 fotozincotipie.
"$
$"
li prezzo dell'opera, considerata la finezza del-
l'edizione e la ricchezza delle illustrazioni, è
eccezionalmente mite e chi vuol farne acquisto
invii Cartolina vaglia di L. 2,20, al M. R. Dott.
D. Alfonso Zagni, Curia Arcivescovile, Bologna.
Non vogliamo in fine passare sotto silenzio
una cosa, cioè che l'E.mo Autore, disinteressato
quanto mai, mentre ha sostenuto senza dubbio
anche una spesa non piccola nella stampa del
libro, vuole tuttavia che il ricavo vad.a a to-
tale vantaggio dell'erigenda Chiesa al Sacro
Cuore di Gesù io Bologna. Anche tale lodevo-
lissimo scopo invogli i nostri Cooperatori ad
acquistare la vita di S. Serafino da Montegranaro.
Un pacco ;,ostale di copie sei : L. 11,70.
Questo splendido Lavoro lo dobbiamo alla fa-
cile eù elegante penna di un Principe di Santa
Chiesa, ali' Angelo della Chiesa di Bologna, al
Cardinale Dm,tENJCO SvAMPA.
Questo illustre nostro Cooperatore non ha cre-
Juto di poter meglio occupare quelle poche ore
che gli restano dalle cure della immensa ed im-
portante Diocesi a Lui affidata, che a scrivere
le memorie di un Santo Laico Cappuccino che
nato nella sua stessa patria aveva lasciato di sè
onorata memoria per le sue virtù. Com'è diversa
la sorte degli uomini mondani! Di certa geme
che ieri solamente riempivano il mondo con le
loro parole e la loro superbia, oggi è silenzio
e tenebre, e quasi si ha da dire con il poeta
che « Jt nome vostro appena si trova.. » Dei Santi
non è cosi. Il Signore li beatifica in Paradiso,
ed anche su questa terra li protegge e ricopre
di splendida luce ed immortale Questo buon
Laico ·« Al duro mando ignoto» ritorna cinto di
un'aureola nfulgentissima e per opera dell'Emi-
nentissimo Scriuore, dopo trecento anni dalla sua
morte, parla di nuovo a' suoi conLerrazzani ed
a tutta l'Italia, e ci assicura che la fede inghir-
landa di g!orìa i suoi campioni, e sparge d'at-
torno i loro sepolcri, diventali altari, a mille a
mille i fiori, imagine delle loro virtù. Ben venga
all'Italia l'umile Laico Cappuccino, e faccia sen-
tire per bocca dell'Eminentissimo Arcivescovo
Catdinale Svampa, ad un sec0lo vano ed amante
111 eardinale liiic~elangelo ee1esia
Jlrcivescovo di Pal~rmo.
Vivamente addolorati pcl lutto che colpiva
il S. Collegio, raccomandiamo ai particolari
suffragi dei nostri Cooperatori il Card . Miche-
langelo Celesia, Arcivescovo di Palermo, rapito
all'affetto universale il 14 aprile u. s.
D'animo mite, di gran cuore, di pietà somma,
egli era divenuto popolarissimo, e innumere-
voli furono le testimonianze d'affetto tributa-
tegli dalla popolazione palermitana, che negli
ultimi mesi s'appassio11ava per il suo Arcive-
scovo p che non avrebbero fatto i figli più
teneri verso il migliore dei padri.
I figli di D . Bosco, associandosi al dolon·
dei Palermitani, intendono di testimoniare puL-
blicamente il proprio dolore e la propria do-
verosa ed imperitura riconoscenza.

4.2 Page 32

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1Il eonte francesco di llìancino.
L'illustre campione e decano dell'azione cat-
tolica in Piemonte, il Conte Francesco di Vian-
cino, spegnevasi la sera del 13 aprile u. s. Tutta
la sua vita cli 83 anni fu azione, preghiera e
carità. Pio IX e Leone XIII lo ebbero caris-
simo dandogli replicate prove della loro stima
e fiducia, e fregiandolo della commenda degli
ordini di S. Gregorio Magno, Piano e Gero-
solimitano. Pio X ne confortò colla benedizione
gli ultimi momenti.
Per quell'amicizia che lo legò a D. Bosco
e la benevolenza che il nobile Conte ebbe sempre
per le opere nostre, noi prendiamo parte vi-
vissima al lutto che ha colpito la nobiltà cat-
tolica del Piemonte, e, raccomandando l'anima
eletta alle preghiere dei nostri Cooperatori,
umiliamo ai nobili congiunti le nostre sentite
condoglianze.
WI Sac. Giovanni mosca.
f~ÌL 25 Marzo u. s. si spegneva placidamente
~ in Torino nell'invidiabile età di anni 80
il ~ev. D. Giovanni Mosca.
Nato in Alba, passò quivi i pnm1 suoi anni,
frequentando con assiduità e pietà ammirevole la
Cattedrale, dove fu conosciuto dal Can. Giocondo
Salvai, che divenne in seguito Vescovo di Ales-
sandria. Fu egli che lo incoraggiò a studiare ed
a prendere la patente da maestro. I.nsegnò per
olcre 20 anni, come maestro municipale, nè ba-
standogli la scuola, dove esercitava un vero
apostolato, prestava pure l'opera sua negli ora-
Lori festivi, specialmente in quello di S. Luigi,
e vis.icava gli infermi degli ospedali. li tempo
che gli rin1aneva ancor libero l'impiegava quasi
interamente nel visitare Gesil Sacramentato, da-
vanti al quale passava delle lunghe ore in ado-
rµione. Ogni anno si recava immancabilmente
agli Esercizi Spirituali al Santuario di S. Ignazio
sopra Lanzo, e senti la vocazione al Sacer-
dozio. Fu pur là che strinse relazione col no-
stro buon Padre Don Bosco, con cui conversava
di preferenza, animandosi a far sempre maggior
bene. Dopo la morte del nostro buon Padre,
Don Mosca continuò a S. Ignazio nelle mute
annuali dei secolari, specie nel tempo di ricrea-
zione, la benefica missione esercitata prima dal
suo indimenticabile amico , infiammando alla
virtù or questo or quello degli esercitandi, con
zelo ardente non disgiunto dalla necessaria pru-
denza.
Lasciata la scuola, vesti nell'età di ci11quant'anni
l'abito ecclesiastico. Fu ordinato sacerdote nel
1877. Fatto Rettore del Ritiro di S. Pietro' per
le figlfo abbandonate, ne ebbe una cura più
che patema, ampliò il fabbricato della pia opera;
e divenuto vice Rettore e Rettore della Arcicon-
fraternita della SS. Trinità, trovò in quella chie!<a
largo campo per esercitare il ministero delle
confessioni. Ristabilitosi quasi del tutto da una
paralisi che lo colpiva tre anni fa, veniva in
pochi giorni di malattia trascinato alla tomba da
una violenta polmonite.
Mori della morte dei Santi e volò seru:a
dubbio al Cielo al quale da tanto tempo so-
spirava. Fra le opere buone che òrnarono la
vita del degno ministro di Dio i figli di Don
Bosco ricorderanno sempre con piacere quanto•
egli fece in favore delle Scuole Apostoliche al
Martinetto e del Santuario di Avigliana. Entrat0,
in ottima e particolare relazione col Rev.mo Sig.
Teologo Agostino Richelmy, ora Veneratissimo,
Cardinale Arcivescovo di Torino, si uni col me-
desimo e col Rev.mo Signor Canonico Ginseppc
Casalegno per l'acquisto dell'una e dell1altra
casa che poi nel r894 furono affidate per la squi-
sita bontà del sullodato Teologo Mons. Agostino
Richelrny, allora Vescovo d'Ivrea, alla Pia So-
cietà Salesiana.
Prima poi di andare a raccogliere il premio
delle sue buone opere il carissimo D. Mosca di
f. m. volle manifestata ai figli di Don Bosco l a
sua soddisfazione per il servizio che vanno pre-
stando fin dai suoi primordii all'Istituto di Saa
Pietro da lui sl bene diretto. l fervidi suffragi
già fatti e quelli che si continuano a fare
pel caro estinto, se non sono più necessarii pel
suo riposo eterno, come speriamo, valgano al-
meno a lenire il dolore dei suoi cari, specie del
suo nipote il sig. Parroco di Montà nostro an-
tico allievo, a cui presentiamo le piil vive con-
doglianze, ed a testimoniare la grata memoria
che i Salesiani serberanno di un cosi degno Sa-
cerdote.
Il Diacono eesare Gauci.
j f~j L 31 gennaio u. s. XVI Anniversario detta
~ morte del nostro caro padre Don Bosco,
spirnva in Valletta (Malta), munito dai Conforti
Religiosi, il Cooperatore Salesiano Diacono Ce-
sare Gauci, nella verde età di 25 anni, assistito
dal Priore dei Carmelitani, suo zio, e confortato
dal fratello Salesiano.
Noi abbiamo pregato per la sua bell'anima e
pregheremo ancora, come ora lo raccomandiamu
ai suflragi di tutti i Cooperatori a conforto della
desolata famiglia, cui rinnoviamo le più sentite
condoglianze.
Con permesso dell'Autorità. Ecclesiastica
Gerente, GIUSEPPE GAMBINO. - Torino, 1gn3.
Tipografia Salesia11a.