ATTI_CONSULTA OSS_ITA


ATTI_CONSULTA OSS_ITA

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DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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ATTI
Consulta Mondiale delle OSS per giovani a rischio. Roma 2019
PRESENTAZIONE
SOCIETA’ DI SAN FRANCESCO DI SALES
SEDE CENTRALE SALESIANA
Via Marsala 42 - 00185 Roma
Consigliere per la Pastorale Giovanile
Roma, 24 agosto 2019
La presente pubblicazione che raccoglie il lavoro fatto durante la Consulta Mondiale, marzo
2019, è un'opportunità per tutta la Congregazione per avere una sintesi di alcune delle buone
pratiche presenti nelle varie regioni e nei vari continenti dove stiamo presenti a favore dei
poveri e degli emarginati e anche del cammino che stiamo vivendo.
Una delle sfide che il Dicastero per la pastorale giovanile si è proposto all'inizio del
sessennio dopo il Capitolo Generale 27 (CG27) era proprio di accompagnare, coordinare e
rafforzare sinergie tra tutte le esperienze che attualmente sono attive nelle varie ispettorie e
regioni.
La Consulta Mondiale è stata un’opportunità, primo, per vivere un esercizio di ascolto e
condivisione delle varie esperienze che le ispettorie e le regioni stanno portando avanti nelle
varie parti del mondo. Questa prima fase è stata una grande occasione per riconoscere le
ricchezze di risposte pastorali che come Salesiani di Don Bosco stiamo offrendo a favore dei
giovani poveri e abbandonati.
Secondo, l’incontro è stato un’opportunità per fare una più approfondita riflessione su un
settore particolare, quello della emarginazione, che sta crescendo in maniera significativa
nella Congregazione. Questa crescita non è solo a livello quantitativo. Con grande
soddisfazione si nota come la crescita si presenta anche come una crescita a livello
carismaticamente qualitativo.
Si nota come negli ultimi decenni, i Salesiani di Don Bosco stanno sempre di più maturando
un'attenzione all'emarginazione non soltanto promuovendo presenze che incontrano e
rispondono in maniera diretta alla povertà, all'emigrazione, al bisogno dell’educazione
insieme ad altre emergenze educative. La Congregazione sta maturando e rafforzando
l'attenzione alla emarginazione come una scelta trasversale in tutte le nostre opere e
presenze. La riflessione fatta sui nostri progetti educativi e pastorali ha evidenziato
un’attenzione sempre più presente alla povertà che si augura continui a crescere.
Terzo, la Consulta Mondiale è stata anche un'opportunità, per offrire una riflessione più
approfondita alla Congregazione an prossimità del CG28. La Dichiarazione Finale
contenuta in questa pubblicazione è un messaggio e anche una chiamata non solo attorno a
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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quello che la Congregazione sta vivendo e testimoniando, ma in vista di quello che la
Congregazione desidera approfondire durante il CG28 che poi risulti evidenziato nelle scelte
pastorali, di governo e di animazione, che il CG28 proporrà.
Quarto, un ultimo aspetto che è stato molto presente durante la Consulta Mondiale era quello
di riflettere sul cammino della Congregazione alla luce del cammino della Chiesa, in maniera
tutta particolare alla luce del Sinodo sui Giovani. La riflessione sui documenti che sono
usciti frutto dell'esperienza del Sinodo, Instrumentum Laboris, Documento Finale e
Christus vivit, ci ha dato l'opportunità di costatare, riflettere e progettare la risposta dei
Salesiani di Don Bosco oggi di fronte all’emarginazione. Chiara e presente è la
determinazione che tale risposta sia una risposta carismatica, ma anche che sia
profondamente ecclesiale. Desideriamo sempre di più cogliere e rafforzare una proposta di
Congregazione che non solo cammini con la Chiesa, ma all'interno del cammino ecclesiale:
condividendo il tesoro del carisma salesiano, come anche imparando e collaborando con
quanti nella Chiesa hanno fatto la scelta di essere servi dei poveri e degli abbandonati.
Auguro che questa pubblicazione che si presenta come una ‘fotografia’ viva, attiva e fresca
dell'impegno della Congregazione in questo momento presente della storia. Che ci spinga,
prima di tutto, a ringraziare il Signore per tanta generosità, per tanto impegno e per tanta
riflessione che sta alimentando la risposta salesiana ai poveri e agl’emarginati.
Auguro, inoltre, che questa ‘fotografia’ potrà essere un'opportunità che ci incoraggia a
guardare il futuro con il cuore pastorale del nostro Padre Maestro Don Bosco, alla luce di
quel processo di discernimento sul quale papa Francesco sta insistendo tanto: riconoscere,
interpretare e scegliere.
Perciò, prego che come Salesiani di Don Bosco abbiamo il coraggio di riconoscere la
situazione dei poveri, interpretare quello che il Signore ci sta dicendo attraverso le storie dei
poveri e degli emarginati, e abbiamo il coraggio di scegliere e di seguire dei percorsi
educativi e pastorali affinché in tutte le nostre opere, sia quelle direttamente con i poveri e i
giovani abbandonati, sia anche in tutte le altre nostre presenze, la risposta ai poveri sia una
risposta pienamente carismatica alla povertà e all’emarginazione in tutte le sue forme, in tutti
i continenti, in tutte le nostre presenze.
Colgo l'occasione per ringraziare i membri del Dicastero per la pastorale giovanile per
l'impegno che hanno dato in questo processo che ha preparato la Consulta Mondiale e che
continuano a seguire il cammino che viene, si sta occorrendo adesso. In maniera particolare
vorrei ringraziare don Daniel Garcia Reynoso sdb, che segue il settore dell’emarginazione
all’interno del Dicastero, per la sua generosità, il suo impegno e la sua vicinanza a tutti coloro
che sono impegnati e dedicati alla causa dei poveri in tutte le nostre ispettorie.
Che Don Bosco sia sempre il nostro modello e che continuiamo a sentire la protezione di
Maria Ausiliatrice per rimanere sempre di più servi fedeli dei giovani con il cuore Cristo, il
Buon Pastore.
Fabio Attard sdb
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I. INTRODUZIONE
CONSULTA MONDIALE DELLE OPERE E DEI SERVIZI SOCIALI SALESIANI
27-31 MARZO 2019, ROMA, ITALIA
Da Don. Julián Daniel García Reynoso, sdb
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
Coordinamento Mondiale Opere e Servizi Sociali
L’opzione per i giovani poveri, abbandonati e in pericolo è stata sempre presente nel cuore e
nella vita della Famiglia Salesiana, da Don Bosco fino ai nostri giorni: da qui deriva una
grande varietà di opere e servizi, progetti e programmi per giovani a rischio e in
situazione di emarginazione ed esclusione sociale. La scelta dell’educazione, ispirata dal
criterio preventivo salesiano è il nostro contributo principale (cf. Quadro di Riferimento della
PG Salesiana Cap. VII 2.5).
Come Salesiani, «con Don Bosco riaffermiamo la preferenza per la "gioventù povera,
abbandonata, pericolante", che ha maggior bisogno di essere amata ed evangelizzata, e
lavoriamo specialmente nei luoghi di più grave povertà.» (Cost. 26; R1).
Il CG27 ha indicato che il nostro essere Servi dei Giovani, ha come priorità la nostra
presenza tra i giovani più poveri, essendo più profetici, promuovendo e difendendo i diritti
umani. Ci ha esortato a uscire verso le periferie.
Il Rettor Maggiore e il suo Consiglio nel “piano di animazione del sessennio” (2014-2020)
hanno definito alcuni IMPEGNI PRIORITARI: hanno indicato di prestare un’attenzione
prioritaria ai giovani più poveri (CG27, 22), a rischio e in situazione di emarginazione (RM 1,
3.5); rafforzare l’accompagnamento del settore dell’emarginazione a livello ispettoriale e
regionale; favorire la sinergia tra le diverse esperienze esistenti nelle regioni (cfr. 2.4.2),
rafforzando la riflessione e lo scambio di "buone pratiche" nel settore dell’emarginazione, e
favorendo l’attivazione di interventi pastorali in risposta alle necessità; ha segnalato la
necessità di una valutazione profonda a livello ispettoriale della significatività e della
presenza tra i più poveri delle nostre opere (CG27, 73.1). È stato chiesto al Dicastero per la
Pastorale Giovanile di accompagnare e coordinare questi interventi, e a questo fine è stato
stabilito un progetto di collegamento e accompagnamento attraverso le visite a diverse
ispettorie e regioni. Questo ha favorito il processo e il riconoscimento nelle presenze della
finalità, gli obiettivi, i progetti e i programmi; in altre parole, il motivo per cui facciamo quello
che facciamo; la metodologia e le modalità; vale a dire, come facciamo quello che facciamo;
gli educatori e gli accompagnatori; ovvero, chi lo fa; i destinatari; per chi lo facciamo
(tipologie di opere); la mappa delle opere e dei servizi sociali nella Congregazione; vale a
dire, dove, in quale contesto (ubicazione delle esperienze); e i finanziamenti (con quali
mezzi).
In questo “Piano di animazione e governo” sono stati proposti alcuni passi concreti, tra i quali
si trovano la Consulta Mondiale e il Congresso Mondiale da parte del Dicastero per la
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Pastorale Giovanile. Qui di seguito offriamo una sintesi che descrive questo processo
affinché la Congregazione ne abbia conoscenza.
Finalità, partecipanti e metodologia della Consulta Mondiale.
La Consulta Mondiale si è tenuta dal 27 al 31 marzo 2019 presso la Sede Centrale, Sacro
Cuore, Roma. Ha avuto come obiettivo il Riconoscere la realtà delle opere e dei servizi
sociali per i giovani a rischio e in situazione di esclusione; le sfide e le risposte attuali che
stiamo offrendo nelle presenze salesiane ai minori di strada, ai giovani con problemi con la
giustizia; servizi per giovani con bisogni speciali; attenzione ai migranti e ai rifugiati;
accoglienza e accompagnamento per il recupero e la riabilitazione; servizi educativi
alternativi per far fronte all’insuccesso scolastico (abbandono scolastico); presenza di
inserimento nei quartieri popolari e attività culturale in zone di periferia; servizi di inserimento
sociale e professionale; centri di cura e sostegno per donne e famiglie; ecc.. Le opportunità
che stanno emergendo e che ci fanno ripensare preventivamente per prepararci al futuro
delle OSS. Riconoscere quali di queste opportunità ci sfidano più per il futuro di questo
settore della PG Salesiana. E i processi profetici da attivare, che la Congregazione
Salesiana deve assumere carismaticamente per rispondere a queste sfide di futuro nelle
OSS.
Il processo si è sviluppato seguendo le tappe del discernimento: Riconoscere, si è
favorita una visione mondiale della realtà nelle differenti regioni e nei vari continente, dove
come Salesiani siamo presenti con opere e servizi riferibili a questo settore della PG;
Interpretare, ci siamo dedicati del tempo per comprendere, conoscere, identificare cammini
e processi, necessità, successi e sfide, esperienze, e metodologie; Scegliere, identifichiamo
le operazioni e i processi che garantiscono la missione carismatica tra i più poveri, gli esclusi,
gli scartati.
I partecipanti sono stati circa 30, tra sdb e laici dei vari continenti e delle varie regioni
salesiani. Dalla R. Africa-Madagascar: ACC, AFC, AFE, AFW; R. Asia Est e Oceania: FIN,
FIS, KOR; R. Asia Sud: INK, INM,INN; R. America Cono Sud: BSP, URU, Equipe nazionale
RASB; R. Interamerica: COM, MEG; R. Europa Centro Nord: BEN, FRB, GER, MLT, SLK; R.
Mediterranea: SCS, PESS; Membro del Dicastero per le Missioni; Segretariato del Dicastero
di PG: DBI e DBUN; e i membri del Dicastero di PG.
La metodologia ha seguito 5 tappe:
1. La centralità della Parola che, attraverso la Lectio divina quotidiana, ha offerto un
quadro di riferimento per la riflessione, la condivisione e il discernimento.
2. La condivisione in gruppo e in assemblea le esperienze personali e il lavoro previo
richiesto a ciascun partecipante. A tutti i partecipanti sono state infatti rivolte le seguenti
domande:
I. Quali sono le PRINCIPALI SFIDE che incontrate e quali sono
le RISPOSTE (obiettivi – opzioni – cammini – progetti) che state offrendo nelle
opere e nei servizi sociali dell’istanza che rappresenti, (Nazioni – Regioni).
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II. Nei contesti e nelle realtà dell’istanza che rappresenti (Regione, Nazione o Ispettoria)
Quali sono le SFIDE PER IL FUTURO (opportunità) che stanno emergendo e che
fanno ripensare preventivamente per prepararsi al domani nelle opere e nei servizi
sociali salesiani? Quali sfidano di più la visione di futuro di questo settore della
pastorale salesiana?
III. Quali sono i PROCESSI che dobbiamo intraprendere e attivare profeticamente
per rispondere a queste sfide di futuro nelle opere e nei servizi sociali salesiani?
Le risposte dei partecipanti sono state raccolte e condivise con tutti i partecipanti prima
dell’inizio della Consulta.
3. Un’illuminazione a partire da due relazioni che hanno arricchito il discernimento nel
gruppo di partecipanti. La Missione Salesiana nelle Opere e nei Servizi Sociali Salesiani
(OSS) per giovani a rischio e in situazione di emarginazione ed esclusione”:
- alla luce del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale” 2018 e della PG Salesiana, presentata da don Rossano Sala;
- alla luce del prossimo Capitolo Generale 28, presentata dal Rettor Maggiore,
Don Ángel Fernández Artime.
4. La Dichiarazione Finale. Come frutto della Consulta è stato preparato un testo
approvato dall’assemblea che ha raccolto il discernimento e alcuni punti critici
fondamentali della riflessione dei partecipanti per offrire come contributo alla Commissione
Capitolare del prossimo CG 28. Il Padre Fabio Attard, Consigliere Generale per la PG,
nella sessione dell’estate 2019, lo ha presentato al RM e al suo Consiglio.
5. I partecipanti hanno proposto alcuni elementi come prima bozza in preparazione del
SIMPOSIO Mondiale (Congresso) sulle OSS per giovani a rischio e in situazione di
esclusione.
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II. PARTECIPANTI RELATORI DEL CONTENUTO
NOME
PROVINCIA
REGIONE
PAG
REGIONE – AFRICA – MADAGASCAR
1 MARIO PEREZ
ACC – AFC REALTÀ NELLA ISPETTORIA
8
2 OWOUR BEN AGUNGA AFE
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
10
3 JORGE CRISAFULLI
AFW
DON BOSCO FAMBUL
11
REGIONE – ASIA EST E OCEANIA
4 RONILO JAVINES
FIN – FIS REALTÀ NELLA ISPETTORIA
13
5 PETER KIM
KOR
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
19
REGIONE – ASIA SUD (INDIA)
6 THOMAS
INK
COORDINAMENTO NAZIONALE NETWORKING &
22
PADINJARAYIL
MODERNIZZAZIONE
7 EDWIN VASANTHAN INM
8 THOMAS AQUINAS
INN
COORDINAMENTO NAZIONALE PER I POVERI EMAGINATI 26
COORDINAMENTO NAZIONALE PER LE COMUNITÀ DEI
29
EMIGRANTI
9 THOMAS PALITANAM
COORDINAMENTO NAZIONALE –AZIONE SOCIAL RURALE 43
REGIONE – AMERICA CONO SUR
10 AGNALDO LIMA
RASB
RETE SALESIANA BRASILE DI ÇÃO SOCIAL
45
11 DANIEL BERNARDONI URU
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
55
REGIONE – INTERAMERICA
12 RAFAEL BEJARANO
COM
RETE SALESIANA REGIONAL DI OPERE E SERVIZI
60
SOCIALI (OP)
13 J.CARLOS QUIRARTE MEG
RETE SALESIANA REGIONALE DI OPERE E SERVIZI
SOCIALI (OP)
REGIONE – EUROPA CENTRO NORD
14 Mrs NELE LOAUGE
BEN
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
61
15 JEAN-M. PETITCLERC FRB
DBAS (Don Bosco Azione Sociale) RETE NAZIONALE
64
15 ACHIM JÄGERS
GER
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
68
16 ANTOINE FERRUGIA MLT
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
72
17 ŠTEFAN KORMANČIK SLK
REALTÀ NELLA ISPETTORIA
74
REGIONE – EUROPA MEDITERRANEA
18 GIOVANNI D’ANDREA SCS
SCS – SALESIANI PER IL SOCIALE
75
19 CARMINE CIAVARELLA SCS
SCS – SALESIANI PER IL SOCIALE
20 PACO ESTELLÉS
PESS
PLATAFORMAS EDUCATIVO SOCIALES SALESIANAS
78
21 JOAN VALLS
PESS
PLATAFORMAS EDUCATIVO SOCIALES SALESIANAS
DICASTERI– Segretariati
22 MARTÍN LASARTE
D. MISSIONI MIGRANTI, SFOLLATI E RIFUGIATI
84
23 THOMAS
YM – DBUN CONGREGAZIONE SALESIANA NELLE NAZIONE UNITE
86
PALLITHANAM
24 ANGEL GUDIÑA
YM – DBI DON BOSCO INTERNATIONAL, BRUXELLES
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III. CONTRIBUTI DEI PARTECIPANTI
DOMANDE:
IV. Quali sono le SFIDE PRINCIPALI che incontrate e quali le RISPOSTE (obiettivi – scelte –
cammini – progetti) che state offrendo nelle opere e nei servizi sociali dell’istanza che
rappresenti (Regione, Nazione o Ispettoria).
V. Nei contesti e nelle realtà dell’istanza che rappresenti (Regione, Nazione o Ispettoria) quali
sono le SFIDE DEL FUTURO (opportunità) che stanno emergendo e ci fanno ripensare
preventivamente per prepararci al domani nelle opere e servizi sociali salesiani? Quali
sfidano di più la visione di futuro di questo settore della pastorale salesiana?
VI. Quali sono i PROCESSI che dobbiamo intraprendere e attivare profeticamente per
rispondere a queste sfide del futuro nelle opere e servizi sociali salesiani?
REGIONE – AFRICA – MADAGASCAR
ISPETTORIE – ACC – AFC
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Sfide
La complessità delle crisi: socio-economiche, antropologiche, interessi politici e di potere e
influenze geopolitiche e economiche, mancanza di sicurezza e di giustizia, mancanza di lavoro:
tutto ciò spinge molti genitori e giovani all’esodo alla ricerca di migliori condizioni di vita e di
sicurezza. Le mamme e i figli più piccoli sono lasciati senza sostegno. Le mamme obbligate a
ricercare come sopravvivere finiscono per lasciare da soli i figli che finiscono sulla strada alla
ricerca di qualcosa per sfamarsi e presa facile degli schiavisti dei bambini e dei ragazzi/e.
Molti ragazzi/e arrivati sulla strada per sopravvivere, sono attirati dalla sensazione illusoria di
libertà e finiscono nelle reti della droga, dello sfruttamento sessuale ed altre schiavitù, che
rendono difficile il ritorno in famiglia.
In molti casi gli adulti, e a volte gli stessi genitori, si servono dei bambini per fare commercio o
raccolta dei soldi. In molti di questi casi le malattie dei bambini ed anche la malnutrizione sono
sfruttate con rischio della vita per attirare le persone a dare dei soldi.
La proliferazione di sette e falsi profeti, che seducono genitori, soprattutto le mamme, ed anche
alcuni giovani, che finiscono per fare dei loro figli o piccoli fratelli e sorelle dei capri espiatori
della loro sofferenza, o ingiustizia, o affari.
Una cultura che permette all’uomo di avere molte mogli, di separarsi e risposarsi facilmente,
facendo sì che molti bambini che non sono della stessa coppia siano marginalizzati o
abbandonati.
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Aumento delle madri che muoiono al momento di partorire per mancanza di cure, e aumento del
numero di gravidanze precoci e dunque indesiderate. In entrambi i casi, i neonati vengono
abbandonati sulla strada o, nel migliore dei casi, lasciati abbandonati la notte davanti ad una
porta che possa aprirsi a suo tempo con la luce del sole.
Scoraggiamento dei giovani a continuare gli studi, non vedendo occasioni di lavoro future, e
dunque portati a cercare delle soluzioni immediate senza soluzioni stabile ed in molti casi
soluzioni che conducono al crimine o alla schiavitù nelle miniere.
Organizzazioni criminali organizzate con la complicità dei servizi d’immigrazione, militari, polizia
ed altri, pronti a pescare fra gli adolescenti e giovani a rischio che diventano vittime dei loro
commerci di persone, arruolati nelle milizie, o in tante altre forme di schiavitù fra cui il lavoro
forzato nelle miniere, il commercio sessuale e degli organi.
Organizzazioni criminali che aggrediscono con la forza famiglie, scuole, chiese e villaggi per
arruolare giovani lasciando al loro passaggio vittime e distruzione.
Formazione e motivazione continua del personale educatore nella promozione dei diritti umani.
Lavoro in sinergia con i diversi enti dello stato e degli organismi di protezione e promozioni dei
diritti umani.
Rendere i ragazzi ed i giovani coscienti e promotori dei diritti umani.
§ Risposte
- Obiettivi: essere prossimi e sempre pronti ad accogliere i bambini, gli adolescenti e i giovani che ci
sono affidati in un clima di fiducia, protezione, rispetto ed affetto che li accompagna
nell’elaborazione del loro progetto di vita attraverso la casa e scuola che li accoglie, risveglia in
loro il diritto di essere allegri di vivere e di essere cittadini artigiani di una nuova cultura di diritti
umani e di figli di Dio.
- Scelte:
I bambini e giovani a rischio e la scelta e formazione di personale capaci e motivati di consacrare
la vita per loro.
Continuamente ripensare le attività, i programmi mettendo al centro la salvezza dei bambini e
giovani a rischio.
Creare delle attività, formazione e collaborazione con le diversi istituzione per la costruzione di
una cultura di promozione dei diritti dei minorenni, della famiglie e dei diritti umani in generale.
- Cammini:
Camminare, convivere con i bambini, adolescenti e giovani a rischio affinché sentano che noi
siamo per loro e loro ci appartengono perché non hanno altri e noi abbiamo loro.
Come educatori e padri, programmare la vita, le attività, i progetti, le scuole, la formazione
professionale, le attività culturali in funzione dei bambini, degli adolescenti e dei giovani che ci
sono affidati.
Formare tutto il personale affinché sia motivato nello stesso camminare, convivere, metodo e
modo di fare.
- Progetti:
Case scuole di accoglienza ed avvio alla vita e percorsi personalizzati.
Presenza nei luoghi dove gli adolescenti, i giovani e le famiglie sono a rischio.
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Programmi di formazione, costruzione di un progetto di vita, accompagnamento nell’inserimento
sociale, avviamento al lavoro ed alla costruzione di una nuova famiglia.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
§ Sfide.
Salesiani e collaboratori motivati di cuore.
§ Opportunità
Più del 75 % della popolazione africana sono giovani di meno di 28 anni, dunque un campo
dove, come Salesiani, abbiamo da fare molto e contribuire a creare una nuova cultura nelle
varie regioni dell’Africa.
La fiducia dei giovani nei Salesiani e la loro generosità a collaborare ed impegnarsi per gli altri.
La presenza di molti organismi, istituzioni e leggi in difesa dei diritti dei minorenni, delle
donne, delle famiglie e dei diritti umani in generale ed anche dell’educazione e della
formazione professionale.
La fiducia che i bambini, adolescenti, giovani, famiglie e autorità hanno nella Missione
Salesiana che ha più di 100 anni in Repubblica Democratica del Congo.
Il cambio delle autorità dello Stato e la speranza di migliore condizione di vita e di stabilità.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Salesiani di cuore, formati e motivati a salvare i bambini, gli adolescenti e i giovani attraverso la
cultura, lo sport, l’educazione e la creazione di una scuola che forma i giovani e le famiglie alla
vita nei valori cristiani.
Salesiani e comunità educative testimoni convinti della nostra missione per tutti gli adolescenti,
giovani e famiglie specialmente i più poveri, sempre disposti e capaci di ripensare la vita per
accompagnare gli adolescenti e i giovani nella loro formazione ed autonomia.
ISPETTORIA – AFE
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
La difficoltà dei bambini di strada di entrare in percorsi educativi formali.
La difficoltà dei bambini di strada a conseguire diplomi.
Sincerità da parte dei bambini di strada quando si tratta delle loro situazioni familiari.
Tracciare le famiglie dei bambini.
Adattamento dei bambini di strada al nuovo stile di vita.
I nostri precedenti beneficiari sono rimandati nelle strade.
A causa della disoccupazione, i minori finiscono di nuovo nelle strade.
La reintegrazione nella famiglia non è assicurata pienamente.
Le restrizioni governative per l’ammissione dei minori nei nostri Centri.
Riconciliare la performance accademica e la riabilitazione.
Fattore dell’età.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Instabilità finanziaria; necessità di reperire fondi per i costi di gestione della missione.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Sempre più giovani in Kenya stanno esprimendo il loro orientamento e la loro identità sessuale.
Ci sono gruppi che stanno mettendo insieme queste persone. Quale potrebbe essere la risposta
Salesiana a questo fenomeno?
In Paesi come il Kenya, il governo si sta muovendo verso una de-istituzionalizzazione della cura
dei minori, a vantaggio di una cura a carico delle famiglie. Questo potrebbe avere un impatto
sulle nostre strutture e centri di riabilitazione.
Ci sono molti minori che non riescono ad avere un’opportunità di accedere ad un’educazione e a
un’abitazione dignitosa.
I minori dovrebbero essere raggiunti entro i primi sei mesi della loro vita in strada. Anche per
prevenire il traffico umano di persone povere.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Nella nostra Ispettoria la cura dei minori a rischio è troppo istituzionalizzata. Abbiamo bisogno di
essere più creativi a fare rete con altre iniziative: child-line; centri di rieducazione...
Il modello indiano di creare un data-base per i minori che fuggono dalle proprie famiglie è una
buona iniziativa.
Avere una valutazione dei bisogni della località in cui s’intende cominciare una presenza o
un’opera sociale.
Creare piccolo centri di accoglienza nelle strade e negli slum (bassifondi), dove si possa
instaurare un rapporto con i minori, offrire cibo, un posto per dormire, e attraverso questo,
avviarli a percorsi educative e stili di vita migliori. Coinvolgere i genitori o i tutori (per chi ne ha).
In seguito questi minori possono essere trasferiti presso centri di riabilitazione. Una volta che ci
sono stabiliti, possono essere introdotto anche ad un’educazione formale.
ISPETTORIA – AFW
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ A livello nazionale:
Guerra Civile 1991-2002. Conseguenze: estrema povertà. Instabilità politica, economica e sociale.
Sistema educativo e sanitario in declino.
Corruzione nel settore pubblico e privato.
Violenza per le strade (Gangs)
Grande numero di bambini di strada (orfani, ragazze in prostituzione, orfani dell'ebola)
Tratta di esseri umani e sfruttamento dei bambini (lavoro minorile e prostituzione minorile)
Disastri naturali (Ebola, inondazioni e valanghe) Numero elevato di orfani.
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Aumento degli abusi sui minori (lavoro minorile, abusi sessuali, matrimoni precoci, mutilazioni
genitali femminili, ecc.)
Mancanza di personale specializzato nel campo del lavoro sociale, psicologia, pedagogia, ecc.
Dipendenza dalle donazioni straniere (scarsa raccolta fondi a livello locale)
Mancanza di un sistema giuridico e di leggi a difesa dei diritti dei bambini.
Le leggi esistenti non vengono applicate e le forze di sicurezza non aiutano ad applicarle.
Pratiche culturali e religiose che violano la dignità e i diritti dei bambini.
Perpetratori, autori di violazioni dei diritti dei bambini (mafie, protettori, ecc.)
Il sistema repressivo e la violenza contro i bambini sono stati accettati come pratica normale in
Africa e Sierra Leone.
§ A livello istituzionale:
Scarsa raccolta, elaborazione e sicurezza dei dati.
Mancanza di esperti nel campo del lavoro sociale, case management, consulenza e cura dei
traumi, conoscenze informatiche, gestione di progetti, gestione generale...
Risorse Umane: Mancanza di una persona specializzata per guidare questo settore.
Scarsa ricerca, pianificazione, monitoraggio, cura e accompagnamento del personale (attenzione
alle esigenze di ciascun personale).
Raccolta fondi a livello locale.
Lavoro pastorale limitato (in un ambiente prevalentemente musulmano)
Don Bosco Fambul (DBF) è una delle istituzioni più riconosciute e prestigiose in Sierra Leone per la
cura dei bambini a rischio con i suoi 8 programmi (Child Care Centre per bambini di strada, Girls
Shelter Plus per le ragazze maltrattate, Girls Shelter Plus per le ragazze in prostituzione, Don Bosco
on Wheels - un autobus che rileva i casi di vulnerabilità per le strade di Freetown, Child Line - una
linea telefonica gratuita, anonima e riservata per assistere i bambini in crisi, Pademba Prison Project
per i giovani detenuti, Post Ebola Project per gli orfani di Ebola e Group Homes per i bambini che non
possono essere ricongiunti alle loro famiglie. Infine la DBF effettua interventi di emergenza (Ebola,
Fuochi, Inondazioni) offrendo sostegno ai bambini orfani. La caratteristica più importante del nostro
approccio è che è olistico: i nostri programmi coprono i bisogni di base dei bambini di strada (alloggio,
cibo, vestiario, assistenza medica e sostegno psico-sociale, sostegno morale e spirituale,
rintracciabilità familiare, riconciliazione e riconciliazione e ricongiungimento con una famiglia
biologica, estesa o sostitutiva, empowerment attraverso l'istruzione formale o la formazione
professionale).
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
La Professionalizzazione della gestione delle ONG attraverso la digitalizzazione in tutti i campi:
risorse umane, amministrazione, ecc.
Creazione di un centro di ricerca per approfondire la realtà e la qualità dei nostri interventi,
preparare studi, pubblicazioni, ecc. Capire la realtà su basi più scientifiche per trovare strategie
più efficaci per soddisfare le esigenze dei bambini e dei giovani di strada.
Lavorare più sulla prevenzione che sugli interventi di emergenza: in particolare con programmi
come "Prevenire dalla famiglia", "scuola per i genitori", ecc.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Presenza più significativa nei Social Media e nei social network per la formazione di
consapevolezza e per prevenire gli abusi.
Maggiore sinergia con i governi, i ministeri, le ONG, le forze di sicurezza, ecc.
Un forte sostegno nei media per denunciare gli abusi e difendere i diritti dei bambini.
Presenza nei forum internazionali, politici ed economici come strumento di pressione sui nostri
governi nazionali e locali.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
§ Gestione del lavoro salesiano:
Formazione permanente di salesiani e laici (Team di gestione, personale) in Pedagogia e
spiritualità salesiana, Lavoro sociale, Psicologia, amministrazione, gestione di ONG,
Cooperazione internazionale, Informatica, ecc.
Digitalizzazione della gestione del sito (raccolta dati, risorse umane, logistica, amministrazione,
ecc.)
§ Prevenzione: creare processi educativi e formativi dal punto di vista dei diritti umani e dei
bambini.
Formazione continua per i genitori (prevenzione dalla famiglia) e i giovani (contro la violenza di
genere, ecc.).
Formazione sui diritti dei bambini di strada.
Formare leader tradizionali, religiosi e politici nel campo dei diritti dei bambini e della lotta
contro gli abusi.
§ Diagnosi - PEPS:
Studiare più scientificamente le cause che portano i bambini a vivere in situazioni di strada e di prostituzione.
Trovare strategie di intervento in linea con questi studi (che ognuno sappia perché stiamo facendo quello che
stiamo facendo).
Empowerment attraverso l'istruzione e la formazione professionale
Creare itinerari di educazione alla fede per bambini di strada in contesti musulmani.
Creare progetti dalla periferia a contatto con le nuove esigenze dei bambini e dei giovani che vivono per
strada.
REGIONE – ASIA EST E OCEANIA
ISPETTORIE – FIN – FIS
Il contesto filippino delle opere e servizi sociali salesiani (riassunto)
A. IL PANORAMA SOCIO-ECONOMICO DELLE FILIPPINE:
Ad oggi, un quarto dei 105 milioni di abitanti delle Filippine, vale a dire 26 milioni di persone, vive in
condizioni di povertà. Di queste persone che vivono in condizioni di povertà, 18.4 milioni di persone
sperimentano condizioni di povertà estrema, vivendo con appena $1.25 al giorno. La povertà è
caratterizzata dal non aver accesso o da un accesso ridotto all’istruzione (per oltre il 60% delle
famiglie l’istruzione termina con le scuole elementari). Nonostante gli sforzi del governo, l’obiettivo
della riduzione della povertà, previsto dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, è stato perseguito
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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attraverso un processo lento. I poveri nelle Filippine sono spesso contadini autonomi, pescatori, o
altri lavoratori agricoli. Tre quarti di queste persone vivono in aree ad alto rischio di disastri
ecologici, che sono perlopiù rurali.
Effetti estremi della povertà: 1. Incapacità di permettersi una casa, 2. Malnutrizione nelle Filippine,
3.Lavoro minorile, 4. Crimine e furti. In genere, la maggior parte dei cittadini delle Filippine
continua a vivere in una condizione di povertà, mettendo a dura prova le persone più deboli, più
vulnerabili e più svantaggiate, come I minori, i giovani, le donne, le persone disabili e quelle che
vivono in contesti rurali. Questa disuguaglianza socio-economica genera anche fattori che spingono
le persone a migrare dai loro luoghi di origine verso luoghi che offrono opportunità economiche,
con tutti le difficoltà e le minacce che il mettere a rischio la loro vita, la loro casa e il loro futuro può
comportare. Questi effetti estremi della povertà non colpiscono solo la condizione socio-economica
delle persone, ma ne hanno già permeato le dimensioni morali, religiose e spirituali.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Le sfide che le persone emarginate affrontano in genere sono vulnerabilità di fronte ai disastri
naturali, governance debole, servizi sanitari inadeguati, mancanza di risorse naturali e altro
ancora. I poveri devono affrontare un costoso processo di recupero dalla vulnerabilità, per poi
ritrovarsi ad affrontare un altro conflitto che poi riavvia il ciclo. Il declino della povertà è più lenta
nelle Filippine perché (1) l'urbanizzazione e l'industrializzazione progrediscono più velocemente
nelle metropoli popolose. Questo progresso permette alle persone (2) di lasciare il loro lavoro
agricolo per passare ad un lavoro in fabbrica con un reddito più alto. Oltre alla lentezza dei
progressi, (3) i disastri naturali nelle Filippine, come detto in precedenza, sono uno dei maggiori
fattori di povertà. Questo lento declino della povertà è una sfida per il Paese e per i Salesiani nel
Paese che dura ormai da quattro decenni.
B. IL CAMMINO DELLE OPERE E SERVIZI SOCIALI SALESIANI NELLE FILIPPINE
§ Il fenomeno dei poveri urbani. All'inizio degli anni '70 la situazione sociale del paese era
politicamente instabile a causa di un regime molto incline alla dittatura e alla corruzione, che ha
portato violazione dei diritti umani, ingiustizie e povertà. Da allora in poi, i disordini sociali si sono
intensificati giorno dopo giorno. Il proliferare dei poveri urbani come coloni informali a Manila e in
altre metropoli è stato un fenomeno sconvolgente. In questi tempi la povertà e la disuguaglianza
sono salite a un livello tale che ancora oggi se ne possono sperimentare gli effetti. I Salesiani di
Don Bosco hanno risposto stabilendo due grandi presenze nel cuore degli slum e delle comunità
estremamente povere per affrontare questo fenomeno ed essere testimoni di comunione con i
poveri: il Centro Giovanile Don Bosco Tondo, a Manila e poi a Cebu, il Pasil Don Bosco, il Centro di
Formazione e la Parrocchia Sto. Niño.
§ Il fenomeno della migrazione dei bambini di strada e dei giovani.
A metà degli anni '80, la condizione dei bambini di strada e dei giovani migranti era una piaga
visibile nelle metropoli del paese. Questi sono stati i momenti più difficili, in cui i bambini sono
stati direttamente colpiti dalla crisi che li ha portati alla vita di strada e alla cultura dei piccoli
crimini con tutte le esperienze "disumanizzanti" che ne conseguono. I giovani migravano verso i
centri urbani sperando in una vita migliore, fuggendo la povertà rurale che a sua volta li portava a
condizioni di vita immorali e criminali. In risposta a ciò, i Salesiani di Don Bosco hanno istituito
programmi e strutture per bambini di strada e giovani migranti in diverse loro presenze. Alcuni
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Salesiani si sono impegnati a titolo personale o come comunità in diverse azioni sociali. A Cebu, i
Salesiani hanno assunto ufficialmente la gestione della Casa dei Giovani locale e le hanno dato un
nuovo nome come “Casa dei Ragazzi Don Bosco” nel 1986. In occasione del centenario della
morte di Don Bosco nel 1988, una parrocchia di Makati City ha inaugurato il primo centro di
accoglienza per ragazzi di strada, chiamato Bosco Pugad. Altri Salesiani hanno aperto case di
accoglienza nel 1988 come Ampon (composto da diverse case di gruppo per giovani migranti
provenienti dalle diverse province del paese), il progetto Tuloy sa Don Bosco per bambini di strada
nel 1995 (un programma residenziale per la cura e lo sviluppo dei minori). Il programma si è esteso
ad altre esigenze come il progetto per giovani a rischio nella città di Davao e il Don Bosco Pugad: la
Casa per minori di strada e giovani migranti, Makati (2001), il Magone Aftercare Program per
minori che hanno problemi con la giustizia, nel 2010 a Cebu. Nella Provincia SDB delle Filippine
Nord, i gruppi di case di accoglienza sono integrate nei locali dei diversi centri per la formazione
professionale, poiché questa formazione è parte integrante del programma per i giovani migranti.
L'istituzionalizzazione di queste varie iniziative salesiane sulle opere e servizi sociali per i giovani a
rischio è stata oggetto di vari Capitoli Ispettoriali.
§ Il problema dei giovani che abbandonano la scuola e il problema dell'Alfabetizzazione /
Disoccupazione.
Legati all'estrema povertà, sono i problemi educativi e di sostentamento. L'alto tasso di giovani
non scolarizzati è un sottoprodotto dell'incapacità della famiglia di sostenere una vita dignitosa. I
Salesiani di Don Bosco sono stati i precursori dei programmi tecnico-professionali per la
formazione della manodopera nelle Filippine. L’Ispettoria SDB delle Filippine Nord (FIN) ha 10
centri di formazione professionale e l’Ispettoria delle Filippine Sud (FIS) ne ha 8. Recentemente,
l'istituzione di DON BOSCO ONE-TVET Filippine offre una rete nazionale salesiana di tutti i 18 centri
salesiani per la formazione professionale in tutto il Paese per il coordinamento, l'aggiornamento
professionale, il rispetto della qualità, la partnership industriale sia locale che internazionale e la
raccolta fondi. Don Bosco ONE-TVET offre un programma di borse di studio per giovani che hanno
abbandonato gli studi, raggiungendo ogni anno circa 3.000 giovani che divengono così tirocinanti
in formazione tecnico-professionale.
Questo programma si sforza di provvedere alla formazione delle competenze e allo sviluppo
olistico di questi giovani poveri, fornendo un'istruzione tecnica di qualità, formandoli ad essere
buoni cristiani e onesti cittadini, in modo che siano altamente qualificati, competitivi a livello
globale e con un impiego retribuito. Ai programmi di formazione professionale sono associati altri
programmi di alfabetizzazione come sistemi di apprendimento alternativi (un sistema di
apprendimento comunitario) per gli abbandoni delle scuole elementari e superiori. E i giovani
delle comunità rurali remote sono raggiunti dal Centro di Formazione Mobile Don Bosco (un
centro di formazione mobile per comunità povere).
Per assicurare l'occupazione dei giovani che si diplomano nei suoi centri, il Don Bosco One-TVET
dispone di un Ufficio per le Relazioni Industriali per il collocamento e l'integrazione industriale
dei giovani diplomati. Il tasso di occupazione dei laureati dei nostri centri di formazione
professionale varia costantemente tra l'87 e il 90%. "Don Bosco" è un marchio di qualità della
formazione tecnica e dei valori nell'industria filippina.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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§ Povertà estrema nelle aree rurali.
La povertà urbana nelle metropoli del Paese ha la sua causa principale nella grave povertà rurale
a causa dell'estrema mancanza di accesso al fabbisogno alimentare necessario per la sussistenza,
ai servizi igienico-sanitari, all'istruzione, ad un’abitazione e ai supporti tecnici. Questa situazione
quotidiana crea l'attrazione generale delle città, così da spingere coloro che si trovano in
campagna a lasciare le loro abitazioni. Rispondendo alla causa alla radice del problema sociale, i
Salesiani di Don Bosco nelle Filippine hanno lanciato nel 1998 un appello chiamato "GO RURAL".
Questa iniziativa ha offerto un criterio e una direzione per le decisioni su dove iniziare o aprire
una nuova presenza salesiana nel paese. Diverse presenze salesiane si sono spostate dai centri
urbani e metropolitani verso località rurali: Don Bosco Legazpi, Don Bosco San Jose, Don Bosco
Naga, Don Bosco Dumangas, Don Bosco Mati, Don Bosco Balamban e Don Bosco Borongan.
Per affrontare la povertà rurale, i Salesiani hanno creato dei centri di formazione professionale
per dare l’opportunità ai giovani rurali di imparare vari mestieri e le diverse competenze di
formazione per il lavoro.
Mentre i Salesiani di Don Bosco offrono generalmente corsi di formazione professionale
industriali, molti dei nuovi centri Don Bosco aperti in queste aree rurali, come Don Bosco
Legazpi, Don Bosco San José, Don Bosco Dumangas, Don Bosco Dumangas e Don Bosco Mati,
hanno sviluppato corsi di tipo agricolo. Questi Centri Don Bosco si sono sparsi nelle maggiori isole
del Paese, focalizzandosi fortemente sulla promozione e lo sviluppo delle pratiche agricole. Nelle
Filippine, l'agricoltura è un'impresa "morente". L'età media degli agricoltori è di 57 anni e i
giovani non sembrano intenzionati a proseguire il lavoro dei genitori. Questo di per sé pone un
problema sociale serio nel Paese. Nelle Filippine, gli agricoltori in generale rimangono
continuamente in condizioni di povertà a causa della bassa produttività agricola. L'obiettivo del
programma agricolo di Don Bosco One - TVET è quello di aumentare la produttività agricola delle
comunità di agricoltori e delle loro famiglie attraverso lo sviluppo di aziende agricole
tecnologiche, il rafforzamento della meccanizzazione agricola e l'assistenza agli agricoltori
nell'attuazione dei loro progetti di sostentamento basato sull'agricoltura. Per il micro credito in
favore dei contadini poveri, c'è una Cooperativa Agricola Multifunzionale Don Bosco (un
programma socio-economico per comunità di agricoltori).
§ Ricollocazione di poveri urbani nelle aree rurali:
l’Ispettoria Salesiana delle Filippine Nord ha intrapreso una nuova iniziativa sociale – la
ricollocazione, intrapresa dal governo centrale, di poveri urbani in aree rurali. Questa misura
governativa ha causato grandi disfunzioni psicosociali tra i membri delle famiglie coinvolte e per
l'intera comunità di 6.400 famiglie che sono state trasferite in un luogo senza strutture per
l'istruzione e il sostentamento, l'accesso al cibo e alla salute e a una vita dignitosa. Si è generata
una situazione caotica. Il governo e le ONG hanno chiesto ai Salesiani di Don Bosco di aiutare a
gestire la situazione della comunità e di costruire un centro per la formazione professionale dei
giovani delle famiglie integrate nelle zone rurali. L’Ispettoria Salesiana si è impegnata per lo
sviluppo della comunità con la creazione del centro Don Bosco Calauan.
§ Le donne e le disfunzioni familiari.
Sono stati realizzati programmi nelle parrocchie per il benessere della famiglia. Nella parrocchia
di S. Giovanni Bosco, a Makati City, il programma cerca di promuovere il benessere familiare, la
salute e la crescita.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Esso fornisce le risorse per dare alla famiglia la possibilità di diventare una comunità di amore,
giustizia e pace. In relazione alla genitorialità, cui a volte è connesso il problema di gravidanze
indesiderate, la Parrocchia di San Giovanni Bosco ha collaborato con i Servizi di Supporto alla
Gravidanza in Asia (PSSA), che cercano di creare un ambiente in cui ogni cuore umano è caro e
protetto - all'interno del grembo materno e di famiglie forti.
§ Le vittime di calamità.
Dal momento che le Filippine sono sempre raggiunte da calamità naturali come tifoni, cicloni,
eruzioni vulcaniche e frane, l’Ispettoria SDB del Nord ha istituito un comitato per le operazioni di
soccorso che è molto sostenuto da volontari e beni di soccorso provenienti dalle diverse scuole e
parrocchie salesiane.
Nella Ispettoria delle Filippine Nord, il Capitolo Ispettoriale del 2016 ha lasciato un segno
indelebile sul ruolo significativo della presenza salesiana nelle diverse questioni sociali del
contesto. Il Capitolo ha istituito la Commissione per gli Affari Sociali, che anima e integra la
risposta sociale della Ispettoria in relazione al contesto sociale della nostra pastorale giovanile e
delle altre Commissioni.
C. ELEMENTI SULLE SCELTE DELLE OPERE E DEI SERVIZI SOCIALI SALESIANI NELLE FILIPPINE.
1. Focus sui giovani marginalizzati e le loro famiglie con programmi e progetti di ricerca.
2. Istruzione e Formazione professionale: "attori decisivi e protagonisti" nella riduzione della
povertà.
3. Il tutto è ancorato ad un processo e ad una prospettiva olistici: il Sistema Preventivo espresso
nel quadro di riferimento "Insegnamento-Salute-Cura" per uno sviluppo umano integrale.
4. Frutti consolidati di dialoghi, assemblee, congressi e (serie di) capitoli provinciali nel processo
decisionale in risposta alle questioni sociali emergenti.
5. Messa in rete e coordinamento istituzionalizzato a livello ispettoriale, interispettoriale e
nazionale.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
A. UN'AGRICOLTURA SOSTENIBILE PER LO SVILUPPO RURALE.
A livello regionale tra Asia e Pacifico: l'agricoltura e la sicurezza alimentare vanno viste nel
contesto della più ampia trasformazione economica in Asia e nel Pacifico. Gli interventi
raccomandati per l'agricoltura e le operazioni sulle risorse naturali includono: a) rivitalizzare la
produttività agricola e contemporaneamente affrontare gli impatti attesi dei cambiamenti
climatici sull'agricoltura; b) garantire che i piccoli agricoltori abbiano l'opportunità di impegnarsi
efficacemente nelle moderne catene del valore alimentare; c) affrontare le dimensioni della
malnutrizione attraverso semplici interventi economicamente vantaggiosi e d) accrescere
l'attenzione alla natura economicamente strategica della sicurezza alimentare nel fornire
consulenza ai governi. A livello nazionale: per le Filippine, percepire il ruolo vitale dell'agricoltura
nel momento attuale e persino averla come parte del suo piano di sviluppo, implica il grande
potenziale e l'opportunità che l'agricoltura rappresenta per il raggiungimento degli obiettivi di
sviluppo del paese.
Un approccio olistico allo sviluppo rurale per la riduzione della pubertà: la formazione
professionale salesiana può essere utilizzata per il progresso della tecnologia agricola nel Paese.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Essa offre un rimedio alla causa principale della povertà e della migrazione giovanile che vede lo
sviluppo concentrato nei centri urbani. Il decentramento può essere realizzato solo quando ci sono
alternative sostenibili per rimanere nelle zone rurali. In questo senso, tale strategia rappresenta
una soluzione capace di prevenire ulteriori disfunzioni individuali o familiari causate dalla
migrazione forzata dei giovani. Inoltre, è un approccio allo sviluppo che promuove l'equilibrio
socio-demografico, la sicurezza alimentare, la crescita economica inclusiva e la vita umana.
L'agricoltura è ancora un potenziale non sfruttato nella pastorale giovanile in ambiente rurale,
poiché la competenza tecnica salesiana è fortemente orientata verso lo sviluppo industriale.
Il ruolo proattivo della gioventù nello sviluppo agricolo sostenibile: nel mondo la popolazione
rurale è costituita per il 60% da giovani. E il 60% della gioventù mondiale vive nell'Asia e nel
Pacifico. Questa è di per sé un'opportunità da considerare da parte dei Salesiani, poiché il loro
chiaro obiettivo educativo è quello di aiutare i giovani e le famiglie poveri delle periferie. I giovani,
essendo non solo il futuro ma anche il presente, sono i nuovi protagonisti di ogni iniziativa di
sviluppo.
B. RESILIENZA DI FRONTE AL FENOMENO DEL "NUOVO NORMALE" come questione ecologica di
lungo periodo.
Molto legata all'agricoltura sostenibile è la tutela dell'ambiente attraverso la gestione delle risorse
naturali, l'utilizzo di energie rinnovabili integrate in un'intensa formazione ecologica. I danni delle
calamità sono al di là, delle aspettative. Sempre più persone vulnerabili soffrono in gran parte a
causa degli impatti non mitigati delle calamità. L’Enciclica LAUDATO SI, più che un piano d’azione
ambientale da seguire come linee guida, propone in realtà una Spiritualità di Ecologia Integrale.
Resta ancora una grande sfida per noi e per i nostri giovani il discernimento per capire come
integrarla nella nostra vita e nel nostro stile di vita.
C. LA "TENSIONE" TRA OPERE DI CARITÀ E OPERE SOCIALI.
C'è una "mentalità" per cui le opere di carità sono considerate come apostolato spirituale o
ecclesiale, mentre le opere sociali sono viste come iniziative secolari. Ciò crea un dualismo o, in
una certa misura, una tensione per cui si crede che l'opera sociale è un'attività non spirituale o
religiosa che può essere delegata ad altri confratelli coinvolti in tali iniziative. La sfida è servirsi di
questa difficoltà per passare dalla tensione all'integrazione. Il lavoro sociale è un'opera di carità
quando è una risposta alla chiamata di Dio. Questo implica anche che i corsi di assistenza sociale
possono essere introdotti nei nostri Collegi nello stesso modo in cui offriamo corsi di educazione e
pastorale. La pastorale e l'assistenza sociale sono due dimensioni di una realtà che si completano e
si arricchiscono a vicenda.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
A. Una rete interna ed esterna istituzionalizzata di opere e servizi sociali tra case locali e il livello inter-
ispettoriale: le Opere e i Servizi Sociali sono molto diffusi in diversi contesti locali o ispettoriali in generale,
ma operano separatamente e localmente. Il fenomeno della povertà e delle migrazioni, con i loro effetti
negativi, ha portato in larga misura alla necessità di consolidare nuove strategie e nuovi approcci che
concentrino gli sforzi in reti di alto livello. (1) A livello ispettoriale, PROCESSO dell’Ispettoria FIN sulla RETE
interna ed esterna tra le opere sociali salesiane, i servizi sociali e le iniziative di sviluppo. (2) A livello
nazionale, le due Ispettorie FIN e FIS hanno compiuto uno sforzo congiunto e hanno stabilito un accordo
reciproco sulla costruzione di scuole e comunità agricole proattive attraverso imprese agricole sostenibili
nelle zone rurali.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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2.10 Page 20

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B. Il ruolo attivo e imperativo del laico nel coinvolgimento socio-politico. Lontani dalla politica di partito e
da qualsiasi partigianeria, i laici corresponsabili nella missione, in virtù della loro professione ed esperienza,
sono nella condizione migliore per collaborare ad evidenziare i "segni dei tempi" in campo socio-politico. In
questo tempo tra i laici sta emergendo il fenomeno del Volontariato declinato in un servizio intenso,
solidarietà, costruzione della pace, leadership e opere umanitarie. Per i giovani, il servizio volontario
assume un'ampia gamma di espressioni in ogni fase del loro sviluppo. Il servizio non è impossibile
nemmeno per i più giovani della comunità. Attraverso programmi di formazione, informazione e
trasformazione, il volontariato è un veicolo efficace per un'autentica trasformazione sociale.
C. Da una risposta basata sulle risorse ad una risposta basata sulla missione. I nostri progetti e programmi
sono generalmente condizionati dalla disponibilità di fondi e istituzioni di finanziamento. Deve essere
chiaro che è la missione che detta i criteri per le opere e i servizi sociali salesiani e non la disponibilità dei
fondi dettata dalle istituzioni finanziatrici.
ISPETTORIA – KOR
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Bambini di strada: il Paese (Corea del Sud) ha un sistema che si prende cura di coloro che non
hanno famiglia. Per questo, il governo gestisce la struttura per assisterli. Il problema di questa
struttura è che i giovani rimangono per un determinato periodo di tempo e si spostano in altri
luoghi, piuttosto che essere cambiati per tornare dove si trovavano. Per quanto riguarda le sfide
dei sacerdoti Salesiani, siamo sovraccarichi per seguire questo processo, mentre abbiamo già altre
nostre missioni.
Giovani con esigenze speciali: anche questa categoria è seguita dal governo e i Salesiani sono
semplicemente convocati dall'ente governativo. Nel contesto di questi servizi, incontriamo spesso
coloro che sono esposti alla droga e noi, Salesiani NON siamo ancora formati per curarli
efficacemente. (In altre parole, la maggioranza di questi giovani soffrono problemi mentali e i
Salesiani NON sono ancora ben addestrati per affrontarli). Pertanto, ci troviamo di fronte a
chiederci se il servizio in cui siamo coinvolti è quello giusto o meno.
Migranti/Rifugiati: In realtà, la Corea è molto lontana da questo problema, attualmente ci sono
pochissimi rifugiati nell'isola di JeJu. Per prendersi cura di loro, la diocesi cattolica di Jeju sta
svolgendo un ruolo minimo. I Salesiani sono invitati ad assisterli dal punto di vista finanziario.
Riabilitazione: i giovani che ricevono questi servizi dimostrano un'alta percentuale di recupero
della situazione precedente. Soprattutto perché la loro situazione familiare è critica, quindi non
hanno un posto dove tornare a vivere nella vita normale. Secondo la legge coreana, noi Salesiani
possiamo tenerli nella nostra struttura solo fino ai 18 anni. Quando sono fuori dal centro di
riabilitazione salesiano, molti di loro vengono ritrovati in prigione o in altre strutture.
Alternativa: i Salesiani in Corea gestiscono una scuola alternativa per telecomunicazioni e media.
La gestione è attualmente in mano a sacerdoti Salesiani. I Salesiani giocano un ruolo importante a
Seoul per quanto riguarda questa scuola alternativa. Questo tipo di scuola alternativa sta
ricevendo una domanda crescente.
Giovani poveri/emarginati: un caso tipico di devianza giovanile legato all’ambiente di vita. In
assenza di istruzione, opportunità e condizioni dignitose, questi giovani sono esposti a molti rischi.
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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Donne: Per molto tempo è stato un grande problema nascosto in Corea. Recentemente, una
vittima coraggiosa è riuscita a denunciare l'abuso sessuale. Grazie a questo movimento attivo e
continuo, ora i Salesiani stanno esaminando attentamente il modo e un metodo appropriato per
curare e assistere anche le ragazze vittime di queste violenze.
Altri tipi di giovani: c'è un centro unico in Corea, creato su richiesta del Ministero della Giustizia, in
cui organismi governativi e organismi religiosi si uniscono per studiare il modo più adeguato per
recuperare i giovani. Per i Salesiani in Corea, attualmente, c’è un primo caso di coinvolgimento in
questi servizi. 3 sacerdoti a tempo pieno stanno lavorando molto duramente in 2 luoghi diversi
(Kwangju & Jeju).
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Si registra un calo e rapido continuo della popolazione in tutto il Paese. DI conseguenza, molte
scuole elementari sono state chiuse definitivamente, il 38% vengono fuse o scompaiono. Per i
Salesiani, ci troviamo di fronte ad un grave problema che potrebbe costringerci a chiudere la
Scuola Media che stiamo gestendo. Potrebbe diventare una triste realtà nei prossimi 5 anni.
Questo causerà anche un altro problema per Salesio Korea, vale a dire con i dipendenti della
scuola (secondo il diritto del lavoro in Corea, il datore di lavoro dovrebbe tenerli fino a 62 anni,
difficilmente possiamo licenziare o terminare lo status di lavoro).
Mentre la Corea si sta trasformando in un Paese sviluppato, ora il Governo sta cercando di entrare
in maniera diretta in tutta una serie di questioni di cui non si era occupato negli ultimi 40 anni. In
pratica, non ci sono singoli casi in cui i Salesiani possono fare qualcosa autonomamente per i
giovani ora. Dobbiamo essere controllati dalla legge. Per esempio, non possiamo semplicemente
prendere in carico autonomamente un giovane povero come facevamo 10 anni fa. Dobbiamo
ottenere un permesso dal governo per farlo. Un'altra sfida è il caso in cui l'Assemblea nazionale ha
cercato di emanare un regolamento sugli organismi religiosi che si occupano di minori. Secondo
tale regolamento, tutti gli enti religiosi sono scoraggiati a proporre le loro attività religiose nei
confronti delle persone che sono con le loro strutture. Grazie alla forte opposizione del lobbista
protestante, per il momento questo tema non è stato regolamentato. Tuttavia, è probabile che la
nostra pastorale venga nuovamente contestata in un prossimo futuro, dato che molti atei
chiedono con forza anche il divieto di qualsiasi attività religiosa dedicata ai giovani.
Poiché il governo sta cercando di inserire il maggior numero possibile di vincoli giuridici, la vecchia
maniera di fare le cose non funziona più. Per superare questi ostacoli ufficiali e legali, occorrono
più istruzione, più certificazioni e titoli di studio per operare senza intoppi nella situazione.
Questa situazione alla fine ha cambiato il nostro modo di agire. Per esempio, i sacerdoti
dovrebbero essere in grado di lavorare sotto i laici che sono adeguati a soddisfare i requisiti del
governo. Nel frattempo, Salesio Korea dovrebbe cercare di impiegare laici in grado di lavorare
secondo la spiritualità salesiana.
Questo costringe quindi i Salesiani coreani a svolgere sempre più e molti compiti rispetto a prima,
mentre nel frattempo diminuiscono gli aspiranti.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Sono membro di una piccola associazione chiamata 'Sa Seo Seo Go Saeng', che in coreano significa
letteralmente “Compriamo i problemi per condividerli”. Questa associazione è formata da
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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3.2 Page 22

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sacerdoti delle Diocesi e di tutti i diversi tipi di congregazioni religiose senza barriere e
deliberatamente dedicata a studiare le questioni che riguardano l’attualità dei giovani e
condividere le loro gioie, agonia, ferite, sentimenti e altro. Attraverso questa partecipazione
personale ma assistita dai Salesiani, sono riuscito ad allargare i miei punti di vista e la mia visione
verso i giovani in Corea. Vorrei condividere qui una parte di questa riflessione.
Poiché la Corea era uscita dal rischio di povertà, raggiungendo lo status di Paese sviluppato, oggi
emergono tante questioni che non erano mai state un problema in passato, e che ora
rappresentano un grande e serio problema per i giovani. Una delle sfide più grandi che vengo a
sapere dall'incontro SaSeoGoSaeng è il livello di istruzione dei figli, che esige standard sempre più
alti, il che significa anche che questi richiedono ai loro genitori di garantire un tenore di vita
relativamente alto. In passato ci siamo dedicati soprattutto alle fasce più povere, tuttavia, i
problemi che stiamo affrontando in questi giorni interessano tutti i livelli, indipendentemente dal
loro livello di vita. Piuttosto, sono spesso i genitori con un’istruzione più alta ad avere problemi
con i loro giovani. Per far fronte a questa situazione, i Salesiani devono aggiornarsi per poter
accompagnare adeguatamente i genitori con programmi e approcci sistematici.
Inoltre, le sfide vengono anche dagli organi governativi, che stanno imponendo una serie di
regolamenti in aree che prima non erano regolamentate. Questo ci spinge ad imparare di più, a
lavorare di più, a condividere esperienze e informazioni più che in passato. Questa situazione non
sta rendendo tutto più difficile solo a noi, ma anche a tutte le persone che lavorano in quest'area.
Pertanto, ci viene richiesto di individuare la modalità migliore per aiutare i giovani in difficoltà
rispettando tutte le nuove indicazioni normative. Grazie al 'SaSeoGoSaeng', ho potuto aggiornarmi
continuativamente sui nuovi trend/regolamenti o anche sulle richieste che emergono dal mondo
civile.
Per realizzare nel contesto Salesiano ciò che ho imparato dal SaSeoGoSaeng, mi sono trovato di
fronte ad un altro problema. Per poter predisporre un nuovo modello adeguato, a volte
potremmo aver bisogno di dover chiudere il modello Salesiano esistente. In questo processo di
transizione, mi trovo ad essere spesso ostacolato da parte dei confratelli. Comprendo chiaramente
la loro posizione, ma ho difficoltà a trovare un buon modo per convincerli a mantenere la
normativa attuale che viene stabilita al di fuori della comunità Salesiana, e che deve essere
rispettata per non incorrere in problemi legali. In altre parole, tutti dovrebbero andare nella
stessa direzione, ma spesso mi ritrovo da solo a spingere in una direzione. Per superare questo
stallo e andare avanti, penso che la Comunità Salesiana in generale, o almeno i Salesiani in Corea,
dovrebbe essere aggiornata e migliorata in modo tempestivo, mentre l'atmosfera esterna del
mondo sta cambiando. Questo è molto importante perché sento che la velocità del cambiamento
all'interno dei Salesiani è un po' più lenta della velocità dei cambiamenti nella società,
specialmente nel mondo dei giovani.
Un'altra cosa che mi piace condividere è il fenomeno speciale in Corea è che una volta che si entra
in uno specifico livello sociale, non se ne esce più. Difficilmente si può cambiare o sfuggire al
livello sociale nel quale ci si trova. Anche nella Comunità Salesiana questo fenomeno può essere
visto con facilità. Strano a dirsi, la situazione è addirittura inasprita e accelerata dai governi, man
mano che la società diventa sempre più complessa. Pertanto, siamo tutti costretti a mantenere le
regole e anche i Salesiani non fanno eccezione. Questo potrebbe essere un grosso problema a
lungo termine, dato che le persone si abituano, e alla fine non cercano nemmeno di cambiare il
loro livello. In breve, le persone sono destinate a vivere in un sistema artificiale, con regolamenti,
leggi e condizioni che non cambiano per tutto il corso della loro vita.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Linee guida e programmi adeguati alle esigenze attuali, un approccio sistematico, una devozione
sincera secondo lo spirito di Don Bosco - tutto questo deve essere ben miscelato per avvicinarci ai
giovani che ci cercano, questo è tutto ciò che dovremmo sognare, cercare e vivere.
Sulla base delle mie esperienze locali, abbiamo utilizzato principalmente un nostro sistema - come
un programma di insegnamento, un sistema di cura, un certo numero di criteri per classificare le
cose. Tuttavia, questo vecchio sistema potrebbe NON funzionare su quei giovani che sono più
indipendenti, più autonomi e individualisti. Per rendere migliore e più sana la società giovanile, il
Salesiano dovrebbe cercare di costruire una comunità che possa lavorare specialmente con piccoli
gruppi che offrano un certo livello di appartenenza.
REGIONE – ASIA SUD
INDIA – COORDINAMENTO NAZIONALE – RETE E MODERNIZZAZIONE – Youth at Risk (YaR)
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Un approccio futuristico per la promozione dei giovani a rischio.
I. Introduzione
In India, i Salesiani di Don Bosco iniziarono il loro lavoro con una scuola professionale e un ostello per
bambini poveri a Thanjavoor, Tamil Nadu, nel 1906. La Società oggi ha oltre 2861 membri presenti in
11 Ispettorie e 1 Vice-Ispettoria diffusa in 29 stati dell'India, con 380 case. I suoi servizi sono offerti
attraverso una Università Don Bosco, 51 Istituti di istruzione superiore, 267 scuole, 103 istituti tecnici,
420 centri di formazione professionale, oltre 100 istituti per i giovani a rischio, 58 centi di animazione
giovanile, 110 oratori diurni, 22 centri di consulenza per giovani, 33 centri di orientamento alla
carriera e centri per l'inserimento lavorativo, 208 pensioni e ostelli e pochi centri agricoli, distribuiti in
tutto il paese, coprono l'intero spettro dello sviluppo sociale promosso dai Salesiani di Don Bosco in
India. I Salesiani sono anche coinvolti in centri di alfabetizzazione, rifugi per bambini di strada e
interventi di riabilitazione e soccorso. Il Governo indiano ha riconosciuto i Salesiani di Don Bosco
come il più grande fornitore non governativo di istruzione tecnica nel paese e gli enti governativi
sono in collaborazione con molti progetti con i Salesiani.
Il Forum Nazionale Don Bosco per i Giovani a Rischio (YaR – Youth at Risk), è una rete di iniziative che
lavorano con i giovani a rischio - bambini bisognosi di amore, cura e bambini in conflitto con la legge.
I membri di questo forum lavorano con i giovani a rischio in 95 città, in alcuni casi da oltre 30 anni. I
membri principali del Forum portano al loro impegno con i giovani a rischio contributi pioneristici e
apprendimenti frutto del lavoro di un'intera vita e in diverse città.
Come organizzazione educativa, nel corso degli anni ci sono stati cambiamenti significativi nei
paradigmi, discorsi e buone pratiche del nostro impegno con i giovani a rischio - e relativa partnership
con altre agenzie locali, nazionali e internazionali, collegamento in rete con la società civile, coalizioni
a favore dei giovani, e l'impegno con il governo politico e amministrativo delle città. Dall'essere un
fornitore di servizi parallelo, siamo passati alla collaborazione con lo Stato nella fornitura di servizi di
qualità.
II. Regione Asia Sud e il suo contributo
Reti: i Salesiani dell'Asia meridionale dispongono di varie reti per l'animazione, la riflessione, la
condivisione e il coordinamento: Animazione giovanile Don Bosco - Asia Sud, Associazione delle
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

3.4 Page 24

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scuole Don Bosco di tutta l'India, Rete indiana per l'educazione superiore Don Bosco, Forum
nazionale per i giovani a rischio Don Bosco, Rete dei centri di comunicazione Don Bosco Tech
(BOSCOM), Rete degli uffici di sviluppo (BOSCONET), Rete degli Economi e molti altri. Tutte queste
reti lavorano sotto l'egida della Conferenza Ispettoriale Salesiana dell'Asia Meridionale.
Anche le Ispettorie svolgono l'animazione, la riflessione e il coordinamento attraverso le loro
commissioni e settori. Oltre alle solite commissioni come Istruzione e cultura, Evangelizzazione e
Catechesi, Comunicazione sociale e Animazione vocazionale, ci sono anche commissioni per Giovani a
Rischio, Giustizia e Pace, Don Bosco Tech ecc. che si concentrano in maniera specifica sui giovani che
hanno bisogni speciali. Tutte le Ispettorie prevedono al loro interno questi settori speciali che
funzionano bene in coordinamento con le reti sotto SPCSA.
III. Forum nazionale Don Bosco per i Giovani a Rischio
Il Forum nazionale per giovani a rischio Don Bosco ha al suo attivo più di 100 case per bambini
riconosciute dal Governo indiano. Collaboriamo con il governo nella gestione di ChildLine (Child
Helpline-1098) in circa 30 sedi in tutta l'India e recentemente abbiamo iniziato a collaborare al
progetto Railway ChildLine. Il Governo ha riconosciuto il lavoro dei Salesiani e due delle nostre
istituzioni hanno ricevuto un riconoscimento nazionale negli ultimi anni. Anche alcuni dei nostri
programmi hanno ricevuto riconoscimenti nazionali. Il Forum Nazionale prende iniziative per
condurre seminari e riflessioni sui temi dell'infanzia e della gioventù per i suoi membri in tutta la
regione. Celebriamo uno “YaR Day” il 31 agosto e gestiamo la campagna YaR in tutto il paese su
argomenti selezionati. Per il 2018 la “YaR Campaign” era intitolata: "Proteggi i bambini dalla
violenza". Un poster e un kit sono stati distribuiti sull'argomento a tutti i Centri YaR. La commissione
ispettoriale e i centri YaR hanno condotto molti programmi e campagne su questo argomento. Alcuni
degli argomenti per questo tipo di seminari nel recente passato sono stati: "Raggiungimento dei 18
anni Young at Risk (2016)", "Giustizia riparatoria e bambini in India - viaggiando avanti (2017)",
Il Forum Nazionale DB YaR lavora per avviare nuove iniziative nella regione. Nel recente passato DB
YaR Forum è stato determinante nell'avvio di otto uffici migranti in varie Ispettorie per affrontare le
problematiche dei giovani interessati dalla migrazione interna. Il Forum DB YaR ha anche avviato uno
studio di ricerca sui problemi dei migranti cercando di comprendere i problemi in modo più
approfondito. Il Forum DB YaR ha anche avviato 4 città a misura di bambino in quattro angoli
dell'India. Juvenile Justice Alliance promuove la comprensione e l'attuazione e la critica della legge
per bambini e giovani.
I nostri gruppi target sono giovani che vivono o lavorano per strada, bambini lavoratori, giovani
orfani, abbandonati, senza casa, vagabondi o che scappano, giovani in conflitto con la legge o in
carcere, giovani migranti o sfollati senza mezzi di mezzi di sussistenza, giovani che guadagnano i
propri mezzi di sostentamento attraverso occupazioni non adatte alla loro età, mendicanti o autori di
piccoli reati, giovani che abbandonano la scuola, giovani che sono stati privati delle opportunità
educative di base, giovani vittime di guerre, conflitti violenti o sconvolgimenti socio-politici, giovani
tossicodipendenti, persone infette o affette da HIV / AIDS, giovani coinvolti in attività sessuali a fini
commerciali, giovani vittime della tratta, vittime di abusi, giovani transgender, giovani diversamente
abili e giovani urbani o rurali in situazioni di povertà estrema: tutti questi rientrano in ciò che
chiamiamo "Giovani a rischio".
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IV. Strutture e personale
Un “Centro Salesiano YaR”, è un'istituzione o presenza salesiana che si impegna con i Giovani a
Rischio in tutto o in una parte significativa delle sue attività. Le istituzioni, le strutture o le presenze
Salesiane impegnate con giovani a rischio, e che tuttavia non sono dedicate esclusivamente a questo
tipo di attività, possono essere chiamate “YaR Services”. A livello provinciale abbiamo le commissioni
YaR che aiutano nella riflessione e nel coordinamento dei centri YaR e dei servizi YaR dell’Ispettoria. Il
Forum Nazionale Don Bosco per i Giovani a Rischio (Forum DB YaR) si occupa dell'animazione, della
riflessione e del coordinamento a livello nazionale. Tutte queste strutture aiutano i Salesiani a
concentrarsi meglio sulla missione in un modo migliore. Di recente il Forum DB YaR ha avviato un
programma di formazione annuale dei leader YaR per addestrare i Salesiani e i laici impegnati in
questo settore e avviarli nel modo migliore in questo servizio pastorale.
V. Pastorale dei bambini di strada / bambini scomparsi
I Salesiani sono stati uno dei pionieri nell'avviare il lavoro per la strada e i bambini scomparsi.
Abbiamo più di 100 case per bambini riconosciute dal Governo in tutta l'India e siamo molto
apprezzati per il servizio di qualità che forniamo. Il sistema che seguiamo nella cura di questi minori
ha influenzato la politica e molti di noi Salesiani facevamo parte dei comitati che hanno elaborato la
legge su questi temi e i suoi emendamenti. Abbiamo informazioni registrate di oltre 3.000.000 di
bambini presi in carico negli ultimi 10 anni.
VI. Networking e creazione del modello
"Youth Juvenile Justice Alliance" è stata promossa per creare reti tra le istituzioni che lavorano per
la causa dei bambini bisognosi di cure e protezione. Ciò include anche le reti e le istituzioni non
Salesiane. Alcuni forum cittadini hanno iniziato a prendere in considerazione i bambini insieme al
governo e ai membri non governativi. I Salesiani hanno agito da catalizzatore in tutti questi e sono
stati in grado di portare la partecipazione per la causa dei bambini. Il Forum DB YaR è attualmente
impegnato a promuovere il concetto di "Iniziativa per le città amiche dei bambini" in quattro città.
Qui il forum cerca di portare sulla piattaforma l'amministrazione della città, le organizzazioni della
società civile, i bambini e i cittadini. I Salesiani fanno anche parte di varie reti nazionali come "Pro
Child Coalition", "wada na todo abhiyan", ecc.
VII. Uso della tecnologia a servizio dei giovani a rischio
Homelink Network è stata avviata dal Forum DB YaR per migliorare la tracciabilità dei bambini
scomparsi e seguire i bambini sotto la cura scientifica dei Salesiani. Questo è uno dei cervelli di YaR.
Questo aiuta a creare un sistema di documentazione in cui gli eventi della vita di ogni bambino sono
registrati, seguiti e analizzati. Lo stesso Homelink ha un approccio multidimensionale: è uno
strumento online per i dati quantitativi e qualitativi del bambino dal salvataggio al reinserimento
sociale. È un sistema di documentazione per la riabilitazione. Si tratta di una rete di organizzazioni
per analizzare collettivamente i dati per comprendere le attuali problematiche dei bambini e
promuovere cambiamenti politici. È un sistema informativo di gestione online per la
documentazione, il monitoraggio e la segnalazione. Attualmente Homelink ha 3 milioni di dati nel
suo database e ha portato diversi articoli di ricerca e cambiamenti promossi. Attualmente la rete sta
promuovendo l'uso del biometrico per migliorare il follow-up dei bambini. È in corso uno sforzo per
creare un'app mobile per l’assistenza dei migranti.
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II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
1. Ogni istituzione si concentra su una questione di quell'area. Non c'è abbastanza interesse nelle
reti per promuovere un impatto più ampio.
2. Dal momento che facciamo una varietà di servizi per giovani a rischio in tutta l'India con nomi
diversi, il branding e la promozione del nostro modello di successo diventano un problema.
3. Facciamo molti servizi, ma non investiamo abbastanza in favore di un’advocacy che possa
aiutarci ad avere un impatto maggiore.
4. Siamo persi tra le nostre mura e tra le questioni della gestione istituzionale che ci lasciano meno
tempo per il networking, l’advocacy e il lobbying.
5. Il numero di giovani Salesiani che mostrano interesse per il settore giovani a rischio si sta
riducendo.
6. Mentre prepariamo il personale per le istituzioni scolastiche e accademiche, non si effettuano
investimenti sufficienti nella preparazione e formazione del personale per il settore dei giovani a
rischio. C'è la consapevolezza che essere Salesiani è abbastanza buono per svolgere servizi
giovani a rischio.
7. La mancanza di formazione e professionalità porta a una scarsa comprensione, implementazione
e sfida delle leggi e dei sistemi relativi ai servizi in favore dei giovani a rischio.
8. Le commissioni ispettoriali YaR devono diventare più attive nell'individuare e valutare le
problematiche dei giovani a rischio.
9. Alcuni dei rinomati centri che gestiscono servizi YaR temono di associarsi alle reti Young at-risk.
10. Poiché la maggior parte delle istituzioni si prende cura dei bambini di strada, altri servizi non
riescono a ottenere l'attenzione necessaria.
11. Non abbiamo documentato e promosso il modello di cura salesiano.
12. C’è pochissima letteratura disponibile sul lavoro dei Salesiani per Giovani a rischio.
13. Passare dalla consegna del servizio alla creazione di un sistema diventa una sfida.
14. I Salesiani non sono in sintonia con l'uso di strumenti moderni nell'analisi e nel processo
decisionale.
INDIA – COORDINAMENTO NAZIONALE PER I POVERI ED EMARGINATI
Introduzione
La dichiarazione sulla visione adottata dalla Conferenza delle Visita d’Insieme in Asia Meridionale
riferisce quanto segue: Ispirati dalla persona di Gesù Cristo, dalla vita di Don Bosco e dalla nostra
passione per i giovani, noi (Salesiani) ci sforzeremo di creare un’India.... dove il grido dei giovani,
specialmente quelli delle periferie, viene ascoltato e accolto con assistenza e accompagnamento nel
loro cammino verso la "pienezza di vita".
In questa presentazione incontreremo alcune delle iniziative che si stanno realizzando in varie
Ispettorie dell'India per gruppi specifici di giovani. Allo stesso tempo, ci renderemo conto che anche
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dopo più di 110 anni abbiamo ancora molta strada da fare per raggiungere i più poveri tra i poveri
che si trovano nelle periferie della società.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
A. Dalit / Caste registrate
Le caste e le tribù registrate (SC e ST) sono costituite da persone svantaggiate in India. Sono state
conosciute con vari termini nel corso della storia del Paese, a partire da quando è stato introdotto
il sistema delle caste indù. Secondo l'ultimo censimento, i Dalit rappresentano il 16% della
popolazione indiana.
Le Ispettorie di Hyderabad, Chennai e Trichy sono direttamente coinvolti nell'empowerment dei
giovani e in generale delle persone appartenenti a questo gruppo.
Opere: i primi salesiani arrivati in India a Tanjavoor dedicarono la loro missione per l'elevazione
dei Dalit, come anche la missione North Arcot (attuale diocesi di Vellore), e la missione PARA a
Hyderabad – quest’ultima realtà propone attività comunitarie basate sulla promozione dei diritti
umani per lo sviluppo olistico e l'empowerment delle persone.
Sfide: nonostante siano passati 70 anni dall’indipendenza, gran parte della popolazione che
appartiene a questo gruppo si trova ad affrontare discriminazioni sociali e atrocità basate
sull’appartenenza di casta.
Risposte: i Salesiani dovrebbero impegnarsi nell'attuazione delle politiche per i Dalit proposte
dalla Conferenza Episcopale Cattolica in India (CBCI).
B. Comunità Tribali
La parola Adivasi significa i primi abitanti o popoli indigeni, una espressione riconosciuta dalla
Corte Suprema dell'India. Una lista di tribù registrate in India riconosce alcune di loro come tribali,
ai sensi della Costituzione indiana. La popolazione tribale costituisce l'8,6% della popolazione
totale della nazione, vale a dire oltre 104 milioni di persone secondo il censimento del 2011.
Le Ispettorie di Kolkotta, Dimapur, Guwahati, Delhi e Shillong sono direttamente impegnate nelle
aree tribali.
Opere: Evangelizzazione, testi per lo studio delle lingue, educazione a tutti i livelli - fino a
università separate per i giovani tribali, conservazione del patrimonio culturale (museo), sviluppo
dell'imprenditorialità, promozione delle vocazioni, ecc.
Sfide: conservazione del patrimonio culturale tribale, mancanza di potere politico, minaccia da
parte delle multinazionali sulle risorse naturali e sfratto forzato delle popolazioni dal loro
ambiente, alto livello di analfabetismo tra le donne, malnutrizione tra i bambini.
Risposte: dovrebbe essere prestata particolare attenzione alla conservazione del patrimonio
culturale delle comunità tribali, e il problema della migrazione dovrebbe essere affrontato con
strategie e programmi adeguati. Nell'India meridionale si dovrebbe prestare particolare attenzione
ai problemi delle popolazioni tribali.
C. Giovani migranti
Secondo il sondaggio economico 2016-17, ogni anno in media nove milioni di persone migrano tra
gli Stati dell’India per motivi di studio o di lavoro. La crescente mobilità del lavoro ha attraversato
le barriere linguistiche ed è stata più pronunciata tra le donne, come risulta dall'indagine,
sottolineando la necessità di sistemi di sicurezza sociale più flessibili che attraversino gli Stati per
rispondere a questa tendenza.
Risposte: nelle Ispettorie INM e INT, INB, la pastorale dei migranti riceve un'attenzione particolare
e vengono forniti i seguenti servizi: collegamenti con i servizi sanitari e le strutture bancarie,
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assistenza legale e consulenza, aiuto per superare lo sfruttamento, accesso all'istruzione primaria,
iscrizione nelle scuole regolari per i bambini, assistenza speciale per le donne.
D. Donne oppresse
La missione di azione sociale rurale salesiana è partita con un umile inizio nel 1985 a Pollur nel
distretto di Thiruvanamalai in Tamilnadu, raggiungendo circa 85 villaggi. L'obiettivo era quello di
migliorare le condizioni di vita, l'istruzione e la salute nelle zone rurali. Le donne sono state
formate in gruppi di auto-aiuto (SHG) per l'emancipazione economica e sociale. Lavorando in rete
con i governi degli Stati, questi SHG si sono evoluti in un grande movimento di donne rurali per
avere una partecipazione a livello decisionale e di leadership. Quasi 5.000 SHG sono stati formati
in tutto il Tamil Nadu dagli SDB e dalle FMA e si è potuta verificare una trasformazione sociale
effettiva. Iniziative simili sono state intraprese dai Salesiani della Ispettoria di Mumbai attraverso
un progetto di irrigazione per la popolazione rurale. Nella provincia di Hyderabad interventi simili
sono stati realizzati con l'aiuto dell'ufficio sviluppo.
E. Pastorale dei bambini e giovani sieropositivi
Un nuovo intervento è stato avviato nelle Ispettorie di Chennai (INM) e Trichy (INT) per fornire
assistenza sanitaria ed un’educazione completa ai bambini e ai giovani adulti malati di HIV che
appartengono a famiglie economicamente vulnerabili (al di sotto della soglia di povertà).
Garantiamo un'atmosfera familiare offrendo ai bambini una vita di qualità e un'adeguata
assistenza sanitaria. Nella sola Ispettoria di Chennai stiamo raggiungendo 1000 bambini e nella
provincia di Trichy 200 bambini e le loro famiglie ricevono assistenza e sostegno.
F. Programmi di uscita dalla tossicodipendenza
La dipendenza dalle droghe tra i giovani è oggi una preoccupazione globale. Secondo l'UNICEF
(2011), ci sono 1,2 miliardi di bambini adolescenti nel mondo e 243 milioni di loro vivono in India.
Negli ultimi 20 anni, l'età della prima assunzione di qualsiasi sostanza che crea dipendenza è scesa
da 21 a 11 anni. Il programma “DB JANANANAM” (Don Bosco Joint Action for New Alternatives to
Narcotics and Alcoholism) è stato originariamente concepito nel 1996 per i bambini di strada e
lavoratori della città di Coimbatore. Un'area importante del nostro coinvolgimento è il lavoro di
prevenzione tra la scuola e i giovani universitari. Ci rivolgiamo anche a villaggi e parrocchie nelle
zone rurali per sensibilizzare la popolazione locale. Negli ultimi tre anni ci siamo concentrati in
particolare sugli adolescenti che abusano di sostanze da inalare di vario tipo, offrendo loro
possibilità di cura. Oltre alla dipendenza dalle droghe, ci occupiamo anche di altre dipendenze
comportamentali, come la dipendenza dallo smartphone, dai social media e così via.
G. Le sfide attuali in India
Le nostre attività sono perlopiù limitate alle istituzioni educative e alle parrocchie, non
raggiungendo i più poveri tra i poveri nelle nostre comunità di quartiere e in luoghi remoti. I
risultati chiave delle interviste approfondite con gli Ispettori durante la Conferenza della Visita
d’Insieme motivano a dare enfasi ai servizi non istituzionali dedicati a giovani a rischio, per un
maggiore impatto in questo settore.
Come nazione siamo di fronte a gravi minacce legate al secolarismo. Le forze comunitarie
approfittano dei favoritismi politici prevalenti e promuovono la cultura dell'odio e la violenza
contro le minoranze religiose nel Paese e nello Stato.
Ricerche e studi mostrano un aumento sostanziale della disoccupazione, della migrazione e
dell'accumulo di ricchezza nelle mani di sempre meno persone. I più colpiti sono i dalit, le
popolazioni tribali, le donne, i lavoratori non organizzati, i rifugiati, i migranti e i piccoli pescatori,
la cui sopravvivenza è stata messa in pericolo.
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I conflitti tra caste all'interno della Chiesa cattolica e i delitti d'onore per i matrimoni tra caste
stanno diventando sempre più visibili. Dalit e tribali sono discriminati nei luoghi di culto, nelle
istituzioni educative e nei processi di sviluppo.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
H. La via da seguire
1. L'attuale contesto comunitario ci obbliga a ripensare le nostre strategie per garantire un minimo di
sicurezza alle minoranze e ai settori più deboli. Abbiamo urgente necessità di assumere la
missione di costruzione della comunità attraverso forum pubblici e iniziative basate sulle persone.
2. Noi, come Salesiani, spinti dalla carità cristiana e con una nuova visione e impegno, lavoreremo per
i più poveri tra i poveri con modelli di empowerment basati sui diritti. Il nostro lavoro sociale non è
un'opera di carità, ma è quello di garantire i diritti negati al bambino o alla persona con cui
lavoriamo. Consideriamo i loro diritti come qualcosa di intrinseco al loro essere persone, da
riconoscere nella loro dignità. Assicureremo e faciliteremo tutto questo con fraternità.
3. La nostra azione sociale implica la creazione di una coscienza sociale per responsabilizzare le
persone e permettere loro di accedere al potere. Si tratta di un processo di educazione in cui
queste stesse persone si affrancano dalle loro povere condizioni di vita, dalla schiavitù politica di
casta e di partito e raggiungono una piena comprensione delle realtà che stanno dietro l'attuale
sviluppo economico.
4. Garantire la partecipazione delle persone nei processi decisionali. La nostra azione sociale consiste
nel creare o facilitare i movimenti delle persone che miglioreranno le loro capacità per una lotta
politica continua e la giustizia sociale.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
§ A livello ispettoriale
-Ogni Ispettoria dovrebbe trovare all'interno della propria struttura organizzativa uno spazio
adeguato per creare una commissione speciale per l'azione sociale nei territori di propria
competenza.
-Questa commissione dovrebbe avere un centro di animazione in grado di coordinare le varie
attività relative all'azione sociale dell’Ispettoria. Deve essere una delle priorità dell’Ispettoria
per portare la missione di azione sociale ai più poveri tra i poveri nelle zone rurali remote. Per
fare ciò, è necessario garantire a questa commissione e a questo settore un'adeguata
dotazione di personale, di spazio e di bilancio.
§ A livello di comunità locali
Deve essere costituito un Forum del Popolo che abbia un programma di interazione con le
Comunità Salesiane, per condurre incontri per singoli individui e organizzazioni della società civile
per rafforzare la società in senso ampio. Si tratta di uno spazio unico nel suo genere, per un
dialogo aperto e interattivo tra gli attori della società civile. Il ruolo di questo Forum del Popolo
sarebbe quello di assumersi la responsabilità sociale e stabilire la solidarietà nel vicinato della
comunità.
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3.10 Page 30

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INDIA – COORDINAMENTO NAZIONALE PER LE COMUNITÀ DEI MIGRANTI
Introduzione
Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei
rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa
comune”. San Giovani Paolo II
1. PASTORALE PER COMUNITÀ DI MIGRANTI
La migrazione è fondamentalmente la storia dell’umanità dalle sue origini ad oggi. La migrazione è
un aspetto integrante della vita su questo pianeta. Le persone si muovono per sopravvivere. Si
muovono alla ricerca di cibo. Si allontanano dal pericolo e dalla morte. Si muovono verso
opportunità di vita. La migrazione è legata allo spirito umano, che cerca l'avventura, insegue i sogni e
trova motivi di speranza anche nelle circostanze più avverse. Tale movimento riguarda le comunità
che i migranti lasciano e le comunità che accolgono i migranti. Ci deve essere un reciproco dare e
ricevere, ma purtroppo ci sono molte questioni di violazioni dei diritti e di sfruttamento in questo
processo.
Fattori "Tira” e “Spinta”. Questi due fattori principali sono responsabili della migrazione. I fattori di
spinta sono: povertà, mancanza di opportunità di lavoro, disoccupazione e sottosviluppo, cattive
condizioni economiche, mancanza di opportunità, esaurimento delle risorse naturali e calamità
naturali, scarsità di terreni coltivati, distribuzione iniqua dei terreni, bassa produttività agricola, ecc.
I fattori di attrazione che attirano i migranti in un'area (area di destinazione) sono le opportunità di
lavoro e di istruzione superiore, i salari più elevate e le migliori condizioni di lavoro. Milioni di
persone sono emigrate dai loro villaggi lontani verso le grandi città e le aree economicamente
sviluppate. Le condizioni di vita spaventose come le baraccopoli, la mancanza di acqua potabile,
l'assenza di servizi igienici, il sovraffollamento con il conseguente aumento della criminalità,
l'insicurezza per le donne, gli abusi sessuali e l'esposizione a frequenti epidemie e all'AIDS sono il
risultato immediato di questo cambiamento demografico.
Le difficoltà affrontate dai migranti poveri sono accentuate dalla loro poco influente voce politica
nelle zone di origine e di destinazione, perché spesso appartengono ad un gruppo etnico, sociale o
culturale distinto e sono considerati una minaccia per la sussistenza dei lavoratori nelle zone di
destinazione. Di conseguenza, possono essere vittime di forti pregiudizi.
Le sfide
Sfide demografiche: La migrazione cambia le caratteristiche della popolazione nelle regioni di
emigrazione e nelle regioni di immigrazione. Cambia la composizione della popolazione per età e
sesso, insieme con il tasso di crescita della popolazione. La percentuale di anziani, bambini e
donne aumenta nella regione d'origine a causa dell’emigrazione, perché la maggior parte della
popolazione maschile giovanile è coinvolta nell’emigrazione. Di conseguenza, queste aree sono
depauperate dalla popolazione giovane, con conseguente riduzione dei tassi di natalità e dei tassi
di crescita della popolazione.
Conseguenze sociali: la migrazione si traduce in una mescolanza di culture diverse e porta
all'evoluzione di una cultura composita. Rompe i pensieri chiusi e allarga l'orizzonte mentale delle
persone. Nella storia, l'India ha accolto migranti provenienti da diversi gruppi culturali, favorendo
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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la creazione di culture diverse, ma a volte la migrazione crea un vuoto sociale e un senso di
sconforto tra gli individui e le persone cadono nella criminalità e nell'abuso di droga.
Conseguenze economiche: la migrazione cambia il rapporto tra risorse e popolazione. Se le
persone si spostano da un'area sovraffollata ad un'area sotto-popolazione, il risultato è il
bilanciamento del rapporto risorse-popolazione. Se la migrazione avviene da un'area scarsamente
popolata a sovraffollata o popolata in modo ottimale, i risultati sono dannosi per entrambe le
aree. La migrazione influisce sulla struttura occupazionale della popolazione. La popolazione delle
zone di accoglienza diventa più produttiva provocando un indice di dipendenza nelle zone di
origine.
Conseguenze ambientali: i grandi spostamenti di persone dalle zone rurali a quelle urbane causano
il sovraffollamento delle città e esercitano una forte pressione sulle risorse. Questo movimento
genera una crescita disordinata delle città e provoca lo sviluppo di baraccopoli prive di
infrastrutture di base come acqua potabile, elettricità, fognature, ecc. Il sovraffollamento è anche
responsabile di altri problemi ambientali di inquinamento atmosferico, idrico, del suolo e acustico,
di smaltimento e di gestione dei rifiuti solidi.
Effetti sull'area di origine: la migrazione aumenta le rimesse verso la regione d'origine, ma causa
pesanti perdite di risorse umane, in termini di manodopera qualificata. Anche se la situazione
economica delle persone nell'area di origine migliora, lo sviluppo complessivo del luogo peggiora a
causa del drenaggio delle risorse umane.
Come procedere/Risposte
Aumentare le risorse finanziarie e umane nelle zone a rischio di migrazione.
Promuovere il partenariato pubblico-privato per la promozione di una migrazione interna sicura.
Fornire servizi bancari ai migranti per consentire il trasferimento sicuro delle rimesse.
Maggiore attenzione ai piani di sviluppo nazionale (piani quinquennali, Missione nazionale di
rinnovamento urbano intitolata a Jawaharlal Nehru e altri piani di sviluppo urbano).
Istituzione di un pacchetto nazionale minimo universale di sicurezza sociale che copra i salari
minimi e gli standard lavorativi e che integri la portabilità delle prestazioni in tutti i regimi
governativi di protezione sociale e i servizi pubblici.
Elaborare strategie speciali per i migranti nell'ambito dei servizi pubblici e dei programmi
governativi.
Adottare strategie di sviluppo in aree arretrate, come le opportunità di sostentamento sostenibile,
i programmi di sicurezza alimentare e la creazione di opportunità di accesso al credito.
Modificare la legge sui lavoratori migranti interstatali (Atto sul regolamento dell'occupazione e
sulle condizioni di servizio, del 1979).
2. PASTORALE DEI RIFUGIATI
Un rifugiato è definito come "una persona che, per il fondato timore di essere perseguitato per
motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinioni
politiche, si trova al di fuori del paese di appartenenza e non può o, a causa di tale timore, non vuole
avvalersi della protezione di tale paese; oppure che, non avendo una nazionalità e trovandosi al di
fuori del paese della sua precedente residenza abituale a causa di tali eventi, non può o, a causa di
tale timore, non è disposto a farvi ritorno".
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

4.2 Page 32

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L'India come nazione è un paese amico dei rifugiati, anche se i rifugiati si trovano a subire molte
violazioni da parte dei nativi. Il principio di non respingimento, che rifiuta di rimandare i rifugiati in un
luogo dove sono minacciati per la loro vita, è stato praticato dall'India.
§ Gruppi di rifugiati in India
I rifugiati della Partizione
Anche se le persone che hanno attraversato i nuovi confini tra India e Pakistan - per scelta o con
la forza - non hanno perso la loro nazionalità, sono state comunque costrette a vivere una vita da
rifugiati. I campi profughi nel nord dell'India servivano come case per coloro che avevano
sofferto la Partizione. Poiché questi rifugiati diventarono automaticamente cittadini dell'India di
recente indipendenza, la questione di una minaccia alla sicurezza nazionale dovuta alla loro
presenza non fu presa in considerazione. La capitale nazionale, Delhi, in particolare, ricevette un
enorme afflusso di rifugiati. I numeri erano tali che un'intera città, Faridabad, dovette essere
costruita per riabilitare i rifugiati che vivevano in condizioni spaventose in vari campi.
Rifugiati tibetani
Nel 1959 il Dalai Lama, insieme a più di 100.000 seguaci, fuggì dal Tibet e venne in India in cerca
di asilo politico. La concessione dell'asilo per motivi umanitari si rivelò costosa per l'India,
provocando l'ira del governo cinese. I rifugiati tibetani si stabilirono negli stati dell'India
settentrionale e nord-orientale, e la sede del Dalai Lama, leader spirituale e politico della
comunità tibetana, fu stabilita a Dharamshala, nell’Himachal Pradesh.
Rifugiati del Bangladesh
La successiva grande crisi dei rifugiati avvenne durante la guerra d'indipendenza del Bangladesh
nel 1971, quando milioni di rifugiati migrarono da questo Paese verso l'India, fuggendo dal
conflitto tra l'esercito Pakistano e le forze del Bangladesh. Questo portò ad un improvviso
aumento della popolazione negli Stati dell’India confinanti con il Bangladesh, e divenne sempre
più difficile per il Governo indiano garantirvi la sicurezza alimentare. Secondo alcune stime, più di
10 milioni di bengalesi sono fuggiti nel 1971 e si sono rifugiati in India. A differenza dei rifugiati
tibetani, essi sono visti come una minaccia per la sicurezza.
Rifugiati Tamil dello Sri Lanka
Un altro importante gruppo di rifugiati in India è costituito dai Tamil dello Sri Lanka che hanno
abbandonato la nazione insulare sulla scia delle politiche discriminatorie dei successivi governi
dello Sri Lanka, sfociati in eventi come i disordini del “luglio nero” del 1983 e la sanguinosa
guerra civile dello Sri Lanka. La maggior parte di questi rifugiati, che sono più di un milione, si
sono stabiliti nello stato del Tamil Nadu in quanto più vicino allo Sri Lanka e poiché era più facile
per loro, come Tamil, adattarsi alla vita lì.
Rifugiati afghani
Pur non costituendo uno dei maggiori gruppi di rifugiati del Paese, alcuni afghani si rifugiarono
anche in India dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979. Piccoli gruppi di rifugiati
afghani continuarono ad arrivare in India negli anni successivi. Questi rifugiati sono per lo più
concentrati a Delhi e nei dintorni, e hanno in gran parte stabilito spazi per loro stessi. Sia la Banca
Mondiale che i rapporti dell'UNHCR suggeriscono che attualmente l'India ha più di 200.000
rifugiati afghani che vivono sul suo territorio.
Rifugiati rohingya
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

4.3 Page 33

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Il dibattito sui rifugiati ha occupato nuovamente il palcoscenico politico nazionale l'anno scorso,
dopo che 40.000 musulmani Rohingya sono fuggiti dal Myanmar per rifugiarsi in India. L'ufficio
dell'UNHCR ha rilasciato carte d'identità a circa 16.500 Rohingya in India, il che aiuta a "prevenire
molestie, arresti arbitrari, detenzione e deportazione" di questi rifugiati. Tuttavia, l'India ha
classificato i rohingya come immigrati clandestini e una minaccia alla sicurezza, schierandosi con
il governo birmano. Il Governo indiano ha dichiarato che il principio di non respingimento, o di
non costringere i rifugiati a tornare nel loro paese d'origine, non si applica all'India, in quanto il
Paese non è firmatario della convenzione del 1951 sui rifugiati.
Rifugiati Chakma e Hejong
Molte persone delle comunità di Chakma e Hajong, che un tempo vivevano nelle zone collinari di
Chittagong, la maggior parte delle quali si trovano in Bangladesh, hanno vissuto come rifugiati in
India per più di cinque decenni, soprattutto nel Bengala nord-orientale e occidentale. Secondo il
censimento del 2011, 47.471 Chakma vivono nel solo Arunachal Pradesh.
§ Sfide:
Discriminazione, abuso, sfruttamento: molestie da parte dei proprietari, dei vicini di casa e anche
della popolazione locale. Vulnerabilità agli abusi fisici e sessuali. A causa delle loro caratteristiche
fisiche distinte, i rifugiati sono facilmente riconoscibili e perciò si trovano a subire molestie e
differenziazione da parte dei cittadini locali. Anche i bambini crescono alienati e attaccati per le
loro caratteristiche fisiche diverse.
Cittadinanza non fornita: con relativi problemi relativi per l’ammissione nella scuola e il ricovero
in ospedale.
Mancanza di un quadro giuridico per i rifugiati in India. Il Governo indiano ha optato per una
procedura operativa standard per i cittadini stranieri che si dichiarano rifugiati ed ha diffuso
questa procedura a tutti i Governi degli Stati e ai Territori dell'Unione il 29 dicembre 2011. È
stato inoltre proposto un Disegno di Legge sull’Asilo nel 2015, che pur avendo rappresentato un
passo avanti, non è stato tradotto in legge.
Non è previsto nessun diritto legale al lavoro per i rifugiati e quindi i tassi di disoccupazione di
queste persone sono molto elevati. Non possono possedere terreni e quindi vengono truffati per
pagare affitti molto elevati.
§ Percorso per il futuro/risposte
Il problema della disoccupazione, che di solito si riscontra nei rifugiati, può essere affrontato
offrendo ai rifugiati una formazione professionale e incoraggiandoli ad accettare anche piccoli
lavori. I partner esecutivi dell'UNHCR dovrebbero svolgere un ruolo attivo al riguardo. I
partner devono creare opportunità di lavoro per i rifugiati interagendo con gli imprenditori e
convincerli che i rifugiati hanno bisogno di un'occupazione per integrarsi, in quanto sono
persone sradicate che hanno bisogno della cooperazione anche della popolazione locale
Il problema delle molestie sessuali subite dalle donne rifugiate e anche dei casi di stupro deve
essere preso in seria considerazione. Occorre sviluppare un sistema efficace che consenta alle
donne rifugiate di ottenere un risarcimento. L'UNHCR e i suoi partner esecutivi devono
svolgere un ruolo proattivo in questo senso e dovrebbero cooperare con le vittime in ogni
modo possibile, oltre a chiedere ai funzionari di polizia di gestire tali questioni delicate nel
miglior modo possibile.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

4.4 Page 34

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Il Governo centrale dell'India, l'UNHCR e le varie altre ONG dovrebbero compiere uno sforzo
coordinato per proteggere i diritti dei rifugiati. Il Governo indiano deve permettere all'UNHCR
di lavorare e stabilire i suoi uffici in altre parti dell'India, in modo che i rifugiati che non sono
riconosciuti dal Governo indiano o che hanno bisogno di aiuto immediato possano rivolgersi
facilmente alle autorità dell'UNHCR. La situazione attuale è che l'India non concede un
riconoscimento indipendente all'UNHCR, che ha quindi limitato le sue attività a Nuova Delhi e
Chennai.
Le forze di sicurezza alle frontiere, le autorità amministrative e la polizia hanno
particolarmente bisogno di una guida migliore sulla gestione dei rifugiati. Poiché la parola
“rifugiato” non è definita in nessun punto della legge indiana, le autorità sopra citate non
sono talvolta sensibilizzate nei confronti dei rifugiati e li trattano in un modo che viola i
principi fondamentali dei diritti umani.
Poiché i rifugiati hanno difficoltà ad ottenere l'ammissione agli studi superiori a causa della
mancanza dei certificati richiesti o per non avere soldi per pagare la tassa, il governo indiano
deve fare degli sforzi in questo senso che speciali disposizioni di collegamento con alcune
delle istituzioni educative devono essere fatte in modo che i rifugiati possano proseguire i loro
studi superiori e la mancanza di denaro non agisca come un ostacolo nel cammino dei
rifugiati.
L'alloggio, che è una delle necessità di base di ogni persona, diventa ancora più importante
per i rifugiati, in quanto si trovano in una terra straniera. Occorre prevedere che i problemi
legati all'alloggio e all'ingiusta richiesta di alti canoni di locazione nei confronti dei rifugiati
possano essere risolti.
L'India deve emanare una legislazione nazionale per i rifugiati. Per fare una buona legislazione
è importante che il diritto internazionale abbia un impatto su di essa. Le disposizioni della
Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati e del Protocollo del 1967 fungono da
principi guida in questo campo e le disposizioni di cui sopra devono essere tenute presenti dai
legislatori prima di redigere una legge per i rifugiati.
Si propone che l'UNHCR, in collaborazione con il Governo indiano, istituisca uffici legali,
destinati in particolare ai rifugiati. Le aree devono essere attentamente delimitate in base al
numero di rifugiati che vivono in quella regione.
La sensibilizzazione sociale rimane fondamentale: le istituzioni, pubbliche e private,
dovrebbero essere incoraggiate a riconoscere i documenti rilasciati dall'UNHCR ai rifugiati.
Le aziende municipali locali dovrebbero essere invitate a sensibilizzare le associazioni di
quartiere ad accettare i rifugiati che possono pagare.
La sensibilizzazione dovrebbe essere condotta attraverso programmi di welfare governativi e
iniziative biometriche come Aadhaar, oltre ad un processo di registrazione più semplice.
3. PROBLEMI DELLE DONNE E DEI LAVORATORI DOMESTICI
L'emancipazione delle donne è un ideale socio-politico concepito in relazione al più ampio quadro dei
diritti delle donne. È un processo che porta le donne a realizzare appieno il loro potenziale, il loro
diritto ad avere accesso alle opportunità, alle risorse e alle scelte con la libertà di prendere decisioni
sia all'interno che all'esterno della casa. L'emancipazione sarebbe raggiunta solo qualora il progresso
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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nelle condizioni delle donne fosse accompagnato dalla loro capacità di influenzare la direzione del
cambiamento sociale ottenuto attraverso le pari opportunità nella sfera economica, sociale e politica
della vita della persona.
Negli ultimi anni si sono osservate diverse tendenze paradossali. Il crescente riconoscimento dei
diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere si contrappone all'aumento delle denunce di varie
forme di violenza contro le donne, come lo stupro, la tratta di esseri umani, la dote, ecc.; l'espansione
di nuove opportunità di lavoro per le donne, da una parte, e la continua debolezza del potere
contrattuale sul mercato del lavoro, dall’altra; il numero crescente di donne istruite e aspiranti alla
carriera che entrano sul posto di lavoro, mentre un gran numero di donne sono ancora impiegate nel
settore informale a bassa retribuzione.
La situazione attuale delle donne per quanto riguarda i parametri di sviluppo umano, il loro diritto
alla vita e alla libertà dalla violenza, la discriminazione economica e sociale e il loro diritto
all'uguaglianza e all'equità dimostra che molto resta ancora da fare.
§ Le sfide
Il pensiero stereotipato e la mentalità patriarcale rappresentano la sfida più grande.
Scarsa fiducia nelle donne quando si tratta di denunciare un caso di molestie sessuali.
I rimedi giudiziari o le riforme da Stato di polizia, sebbene assolutamente necessarie, sono per lo
più strumenti curativi, piuttosto che preventivi.
Per migliaia di venditrici ambulanti e donne impiegate in situazioni informali non esiste alcuna rete
di sicurezza, nessuna servizio di trasporto a tarda sera, e nessun comitato per affrontare le
molestie sul posto di lavoro.
Il rapporto tra giudice e popolazione o tra giudice e criminalità è molto basso. C’è una scarsità di
giudici, specialmente quelli che si occupano di cause penali.
Circa il 36 per cento delle aziende indiane e il 25 per cento delle multinazionali non si sono
adeguate alla legge sulle molestie sessuali del 2013.
Non ci sono abbastanza case di accoglienza per le donne e la maggior parte delle case funzionali
sono in condizioni deplorevoli.
§ Opportunità/Percorso per il futuro
Creare un ambiente socioculturale, economico e politico favorevole per consentire alle donne di
godere di diritto e nella sostanza dei diritti fondamentali e di realizzare appieno le loro
potenzialità.
Integrare la dimensione di genere in tutti i processi/programmi/progetti/azioni di sviluppo.
Adottare un approccio olistico e basato sul ciclo di vita per la salute delle donne per un'assistenza
sanitaria adeguata, accessibile e di qualità.
Migliorare e incentivare l'accesso delle donne/ragazze ad un'istruzione universale e di qualità.
Aumentare e incentivare la partecipazione delle donne all'economia.
Promuovere la parità di partecipazione nei settori sociale, politico ed economico, comprese le
istituzioni di governo e il processo decisionale.
Trasformare atteggiamenti sociali discriminatori, mentalità e mentalità con il coinvolgimento
della comunità e l'impegno di uomini e ragazzi.
Sviluppare un sistema giudiziario sensibile alle questioni di genere.
Eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne attraverso il rafforzamento delle
politiche, delle legislazioni, dei programmi, delle istituzioni e dell'impegno comunitario.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Sviluppo e responsabilizzazione delle donne appartenenti ai gruppi vulnerabili ed emarginati.
Costruire e rafforzare la partecipazione dei portatori d’interesse e i partenariati per
l'empowerment delle donne.
Rafforzare i sistemi di monitoraggio, valutazione, audit e gestione dei dati per colmare i divari di
genere.
Creare un ecosistema che consenta alle donne di partecipare alle attività imprenditoriali,
assumere ruoli decisionali e di leadership in tutti i settori dell'economia.
4. MANODOPERA DOMESTICA
In India il lavoro domestico è sempre stato considerato al di sotto della dignità della persona. E'
sempre stato il "dovere" della donna, che fosse moglie, madre, madre, figlia o sorella, di svolgere i
compiti domestici e di non aspettarsi alcuna retribuzione. Non c'è da stupirsi, per cui, se le
collaboratrici domestiche sono deliberatamente sottopagate.
Cucinare, pulire, prendersi cura dei bambini, sono tutti lavori qualificati, ma rientrano nel settore non
organizzato, senza alcuna legge a tutela dei diritti, senza copertura sanitaria e senza pensione. Ciò
significa che, in caso di controversia con il datore di lavoro, la lavoratrice non può rivolgersi a un
tribunale del lavoro, in quanto non è tecnicamente riconosciuta come "lavoratrice". Tutte le leggi, sin
dall'indipendenza del Paese, sono formulate solo per il settore organizzato.
Quasi il 90% dei lavoratori domestici in India sono donne o bambini (specialmente ragazze), di età
compresa tra i 12 e i 75 anni e si stima che il 25% di loro abbia meno di 14 anni. La maggior parte di
queste lavoratrici domestiche sono analfabeti. Sono impegnate in compiti come cucinare, lavare e
pulire, che sono tradizionalmente visti come lavoro femminile e considerati di natura subalterna. In
India, lo stigma legato al lavoro domestico è accentuato dal sistema delle caste, poiché compiti come
la pulizia e lo spazzare sono associati alle persone appartenenti alle "cosiddette" caste basse. I
lavoratori domestici sono comunemente chiamati "servitori" e "cameriere", il che ha prodotto in loro
sentimenti di insicurezza e inferiorità.
I lavoratori domestici sono sfruttati e sono loro negati salari giusti e condizioni di lavoro umane. Sono
pagati ben al di sotto del salario minimo per i lavoratori non qualificati o semispecializzati. La
stragrande maggioranza dei lavoratori domestici residenziali lavora almeno 15 ore al giorno, sette
giorni alla settimana. I lavoratori a tempo parziale spesso lavorano in 3-4 case diverse per quasi 8-10
ore al giorno. L'orario di lavoro dei lavoratori domestici può passare da 8 a oltre 18 ore al giorno. I
salari, le strutture per i congedi, le prestazioni mediche e il tempo di riposo sono alla mercé del
datore di lavoro. Inoltre, sono spesso vittime di sospetti. Se manca qualcosa in casa, sono i primi ad
essere accusati di minacce, violenza fisica, interrogatorio, condanna e persino licenziamento.
Un gran numero di lavoratori domestici residenti sono reclutati da zone rurali o tribali. Devono
adattarsi a un ambiente, una cultura e una lingua straniera. I lavoratori domestici provano un enorme
senso di solitudine a causa della natura solitaria del lavoro. Questa solitudine è aggravata dal fatto
che la maggior parte di loro non ha molto tempo libero o ha poco tempo libero e non è in grado di
comunicare con amici e parenti lontani. Spesso non sono autorizzati ad usare il telefono e non
possono socializzare con amici e parenti che vivono e lavorano nella stessa città.
§ Le sfide:
Le lavoratrici domestiche indiane sono sovraffaticate, sottopagate e maltrattate.
Casi di tortura, percosse, aggressioni sessuali e incarcerazione.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Mancanza di contratto di lavoro e quindi mancanza di documentazione e limitazione dell'orario di
lavoro.
Le donne sono soggiogate, dominate e sfruttate sul lavoro.
Le donne lavoratrici domestiche non sono generalmente in grado di dedicare tempo adeguato e di
qualità alle proprie case, ai bambini e alla famiglia.
Le donne lavoratrici si trovano sempre di fronte a problemi di educazione dei figli.
Scarso potere contrattuale, senza prevedere ferie settimanali, congedi di maternità e prestazioni
sanitarie.
Mancanza di tutela legislativa.
Inadeguatezza delle misure assistenziali, ferie settimanali, congedi di maternità e prestazioni
sanitarie per queste lavoratrici.
Le lavoratrici domestiche possono essere assunte e licenziate a piacimento. Il datore di lavoro non
ha obblighi giuridicamente vincolanti.
§ Percorso per il futuro
Modificare la legislazione vigente in materia di lavoro per garantire che le lavoratrici
domestiche godano di tutti i diritti lavorativi degli altri lavoratori.
Riconoscimento delle lavoratrici domestiche come lavoratrici a tutti gli effetti.
Condizioni di lavoro dignitose, compresi orari di lavoro specifici, congedi, ferie retribuite,
protezione contro le molestie, sicurezza sociale e accesso alle prestazioni sociali.
Garantire una politica e una legislazione progressiste, consentendo al tempo stesso una
migliore applicazione della legislazione esistente.
Le lavoratrici domestiche dovrebbero beneficiare di un riposo giornaliero e settimanale e la loro
retribuzione devono rispettare il salario minimo richiesto.
Gli Stati devono adottare misure di protezione contro la violenza sulle lavoratrici domestiche.
I responsabili politici, gli organi legislativi e le persone devono riconoscere l'esistenza di un
rapporto di lavoro domestico.
5. PASTORALE DEI MINORI E GIOVANI TOSSICODIPENDENTI
La tossicodipendenza è diventata un problema mondiale e la principale causa di morte nel mondo. Il
problema globale della tossicodipendenza e dell'abuso di droga è responsabile di milioni di morti e di
milioni di nuovi casi di HIV ogni anno. Negli ultimi anni, l'India sta assistendo a una tendenza
all'aumento della tossicodipendenza. La principale causa di dipendenze in India è l'alcol, seguito dalla
cannabis e dagli oppiacei. L'uso di droghe, sia lecito che illecito, causa seri problemi di salute negli
individui.
L'abuso di droghe da parte degli adolescenti è un'altra importante area di preoccupazione perché più
della metà delle persone con disordine del consumo di sostanze viene introdotta alle droghe prima
dei 15 anni di età. La tossicodipendenza è una malattia cerebrale cronica e recidivante, caratterizzata
dalla ricerca e dall'uso compulsivo di droghe, nonostante la consapevolezza delle sue conseguenze
dannose.
L'uso di sostanze tra i bambini e gli adolescenti è un problema di salute pubblica in diverse parti del
mondo. L'insorgenza dell'abuso di sostanze durante gli anni della crescita interferisce con lo sviluppo
delle competenze accademiche, sociali e di vita, e giustifica sia la prevenzione primaria sia quella
secondaria. A livello della popolazione totale, l'India ha una delle più alte percentuali di bambini e
adolescenti (età <18 anni: 40% della popolazione).
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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L'uso di sostanze tra i giovani è associato unicamente ad un aumento del rischio di disturbi
psichiatrici, ad esempio disturbi depressivi, disturbi d'ansia, deficit di attenzione e iperattività e
disturbi di comportamento. Dipendenze comportamentali, ad esempio, disturbi del gioco su Internet,
ecc.
§ Sfide
Uno studio condotto in tutta l'India, con 4000 campioni, mette in evidenza le seguenti sfide:
I bambini che usano sostanze sono presenti sia in ambiente urbano che rurale. Il modello di
utilizzo delle sostanze presentava molte similitudini tra i vari ambienti, anche se si registra
un'insorgenza precoce e maggiori disfunzioni tra i bambini fuori dalla scuola e quelli di strada.
Le droghe di cui si abusa più comunemente sono (in ordine decrescente di frequenza): tabacco,
alcool, cannabis e sostanze inalanti, seguite da oppioidi farmaceutici, eroina e sedativi. Il
consumo di droga ha mostrato una progressione da sostanze lecite a sostanze illecite.
Mentre l'uso di tabacco e alcol sono già riconosciuti come un problema diffuso, è significativo
che gli inalanti sono stati comunemente segnalati come sostanza di uso tra i bambini reclutati in
India da quasi tutti gli stati/territori sindacali. Il consumo di droghe per via parenterale era
presente anche in alcuni stati.
L'età media in cui si inizia a consumare tabacco si è la più bassa (12,3 anni), seguita da quella in
cui si inizia il consumo di inalanti (12,4 anni), cannabis (13,4 anni) e alcol (13,6 anni). Quanto ad
oppiacei e farmaci, si inizia ad abusarne a 14-15 anni di età, seguiti dall’uso di droghe iniettabili
(15.1 anni).
Fattori di rischio familiari, come l'uso di sostanze tra uno o più membri della famiglia (57%),
conflitti (47%), percosse o abusi (46%) sono comuni.
Un'ampia percentuale di bambini (58%) ha riferito di trovarsi in una situazione difficile,
stressante o "cattiva".
Circa il 70% degli intervistati non ha mai cercato cure o avuto contatti con organizzazioni non
governative.
§ Risposte/Percorso Per Il Futuro
Creare consapevolezza ed educare le persone sugli effetti negativi dell'abuso di droga
sull'individuo, sulla famiglia, sul lavoro e sulla società in generale e ridurre la stigmatizzazione e la
discriminazione nei confronti dei gruppi e degli individui che dipendono dalla droga, al fine di
integrarli nuovamente nella società.
Fornire un'intera gamma di servizi comunitari per l'identificazione, la motivazione, la consulenza,
la disintossicazione, l'assistenza e la riabilitazione dopo la cura e la riabilitazione per il recupero
dell'intera persona (WPR) dei tossicodipendenti.
Formulare e attuare linee guida, schemi e programmi globali che utilizzano un approccio capace
di coinvolgere più agenzie per la riduzione della domanda di droga.
Educazione preventiva e sensibilizzazione; programmi di educazione preventiva e di
sensibilizzazione destinati a gruppi target specifici (gruppi vulnerabili e a rischio) nel loro
quartiere, presso istituti di istruzione, luoghi di lavoro, baraccopoli, ecc. allo scopo di
sensibilizzare i gruppi target e la comunità sull'impatto della dipendenza e sulla necessità di
ricevere un aiuto professionale per il trattamento.
Intervento mirato nelle aree vulnerabili: centri di ascolto e assistenza.
I bambini in età scolare che usano sostanze dovrebbero avere accesso a una consulenza
professionale in ambito scolastico.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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4.9 Page 39

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Gli sforzi per ridurre i tassi di abbandono scolastico dovrebbero continuare, anche rendendo gli
ambienti scolastici più favorevoli all'infanzia e all'istruzione.
Sforzi di riabilitazione incentrati sullo sviluppo delle competenze e sulla formazione professionale
dei giovani.
È necessario sensibilizzare i governi statali e le principali parti interessate al problema dell'uso di
sostanze nei bambini in India, in modo da poter formulare politiche e piani d'azione adeguati.
I programmi di trattamento devono cercare di coinvolgere le famiglie e affrontare i loro
problemi.
Gli sforzi preventivi devono mirare alla riduzione dell'offerta. Interventi di advocacy per
l'adozione di azioni appropriate da parte dei dipartimenti competenti.
6. PASTORALE DELLE VITTIME DI ABUSI
L'abuso sui minori consiste nell'abuso fisico o psicologico di un bambino. Può essere differenziato in
quattro classi principali: abuso fisico, abuso emotivo, negligenza e, ancora peggio, il reato sessuale,
compreso il matrimonio infantile. Milioni di bambini sono vittime di violenza e sfruttamento. Sono
fisicamente ed emotivamente vulnerabili e possono essere segnati per tutta la vita da abusi mentali o
emotivi. I bambini rappresentano il 40% della popolazione indiana e l'abuso sessuale è uno dei crimini
brutali commessi contro di loro. Con grande sorpresa di tutti, un'indagine commissionata dal Governo
ha rilevato che circa il 53 per cento dei bambini indiani è soggetto ad abusi sessuali. La maggior parte
di questi casi è stata perpetrata da qualcuno vicino al bambino o in una posizione di fiducia e
responsabilità. Non sorprendentemente, purtroppo, la maggior parte dei bambini non ha segnalato
l'abuso a nessuno.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito "Abuso minorile" una violazione dei diritti
umani fondamentali di un minore, che costituisce ogni forma di maltrattamento fisico, emotivo,
danno sessuale, negligenza o trattamento negligente, sfruttamento commerciale o di altro tipo, con
conseguente danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del
bambino nel contesto di un rapporto di responsabilità, fiducia o potere.
§ Sfide
La povertà è un fattore importante che impedisce alle famiglie di fornire un alloggio adeguato,
cure mediche e nutrimento ai propri figli, il che a volte porta all'abbandono dei figli. La povertà
influenza negativamente anche l'accesso all'istruzione, che si traduce in bassi tassi di
alfabetizzazione. Gli episodi di CAN (Child Abuse and Neglect – Negligenza e abuso su minori),
compreso il CSA (Child Sexual Abuse – Abuso sessuale minorile), sono spesso sottovalutati, in
parte a causa del fatto che la maggior parte dei maltrattamenti sui bambini sono commessi dai
membri della famiglia.
Un altro fattore legato ai bassi tassi di CAN segnalati è dovuto alle credenze culturali legate ai
diritti dei genitori. Sono prevalenti le credenze secondo cui i bambini non hanno diritti e sono beni
personali dei genitori.
Incolpando la vittima, i bambini possono essere accusati di "indurre" i genitori ad abusare di loro e
in alcuni casi di abuso sessuale, "invogliando" il genitore o l'adulto che li ha abusati. Si tratta di
incolpare la vittima.
Le bambine sono particolarmente vulnerabili agli abusi e hanno meno probabilità di ricevere
istruzione, nutrizione e cure mediche a causa del loro status sociale più basso e, in alcune famiglie,
sono trattate come un peso, a causa delle maggiori spese necessarie per la cura delle bambine.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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4.10 Page 40

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Un'altra norma culturale in India che impedisce la divulgazione e l'intervento nei casi di CAN,
compresi gli abusi sessuali su minori, è la pratica del segreto familiare. La condivisione di questioni
familiari private è tabù, e ci si aspetta che l'attività della famiglia sia gestita privatamente dalla
famiglia stessa.
Il CAN può provocare circostanze che danneggiano la salute, il benessere e la sicurezza di un
bambino. Può anche portare a traumi fisici e psicologici che durano tutta la vita. Da adulti, le
vittime di abusi in età infantile sono più vulnerabili ai traumi alla salute mentale.
Lo stigma percepito dalla vittima ha funzionato come strumento di fuga per gli autori del reato.
§ Risposte/Percorso per il futuro
Educare i bambini a distinguere i comportamenti degli adulti nei loro confronti può aiutare
enormemente a prevenire gli abusi sessuali. Quanto all’educazione familiare, i bambini possono
aver bisogno di protezione dalle persone che li circondano. Programmi continui di sensibilizzazione
della comunità sono essenziali per affrontare il problema della violenza sessuale. Tali programmi
possono educare le potenziali vittime, le famiglie colpite e persino i possibili autori del reato.
Una discussione regolare all'interno della comunità sul tema dell'abuso sessuale su minori può
aiutare a cambiare la mentalità.
Solo quando i bambini hanno il potere di parlare, quando le famiglie sono solidali e quando la
comunità è consapevole e si unisce alla polizia e ad altre agenzie, saremo in grado di tenere i nostri
figli al sicuro.
Offrire formazione nelle competenze utili alla vita, per rendere i bambini in grado di sapersi
comportare adeguatamente in strada. Facilitare i bambini fuori dalla scuola, i bambini di strada e
coloro che sono coinvolti nel lavoro minorile nelle scuole attraverso le unità di iscrizione.
L'advocacy per dare priorità alla spesa per i bambini da parte del governo. Il Ministero della Sanità
deve stringere partenariati più forti con il Ministero per lo sviluppo delle donne e dell'infanzia, i
Ministeri del lavoro e dell'istruzione, e con tutti gli altri attori che si occupano di minori.
Oltre a leggi più severe e a un'efficace azione di polizia, è necessario il sostegno della famiglia e
della società per controllare la minaccia di CAN.
7. TRANSGENDER, DIVERSAMENTE ABILI
I termini "terzo genere" e "terzo sesso" descrivono individui che non sono generalmente classificati
né come uomini né come donne. I transessuali, nella nostra società, attraversano tutte le razze, le
etnie, le classi religiose e sociali, ma non hanno mai goduto di una vita rispettabile, a causa di "cosa
sono" e di "come sono". Sono rinnegati dalle loro famiglie nella loro infanzia, ridicolizzati e maltrattati
da tutti. Le comunità transgender sono private della partecipazione sociale e culturale e quindi hanno
un accesso limitato all'istruzione, all'assistenza sanitaria e ai luoghi pubblici, il che li priva
ulteriormente della garanzia costituzionale di uguaglianza davanti alla legge e di pari tutela delle
leggi. E' stato notato che la comunità è discriminata anche in quanto non ha il diritto di contestare le
elezioni, il diritto di voto (articolo 326), il lavoro, di ottenere le licenze, ecc. e, in effetti, queste
persone sono trattate come emarginati e intoccabili.
§ Le sfide
Molestie da parte della polizia in luoghi pubblici: a causa dell'estrema intolleranza che incontrano
nelle loro famiglie, i transgender adottano spesso gli spazi pubblici come i parchi o certe strade,
come spazi sociali dove incontrano partner sessuali, amanti e clienti. Poiché non possono
permettersi la protezione e la privacy di un alloggio indipendente, sono spinti a stabilire contatti
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
40
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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sessuali furtivi e a fare sesso nei parchi e nei bagni pubblici. Questo li rende vulnerabili alla
violenza, inflitta molto spesso dalla polizia stessa.
Molestie a casa: Anche se gli spazi pubblici espongono i transgender a violenze estreme, anche gli
spazi privati di per sé non possono garantire loro sicurezza. I transgender sono soggetti a una
sorveglianza costante da parte della polizia, che spesso porta a loro intrusioni negli spazi privati
delle case dei transgender come continuazione delle molestie che questi affrontano per strada.
Mentre la maggior parte degli individui transgender si comporta in modo non conforme ai ruoli di
genere previsti durante l'infanzia, non tutti i bambini non conformi al genere crescono in
un'identità transgender. Tuttavia, i bambini non conformi al genere di nascita sono soggetti a
molestie e violenze a casa e nelle scuole, indipendentemente dal fatto che si considerino
transessuali come adulti.
Non riconoscimento dell'identità: Le persone transgender subiscono una discriminazione estrema
in tutte le sfere della società. Il mancato riconoscimento dell'identità delle persone transgender
nega loro una pari protezione della legge, rendendole estremamente vulnerabili alle molestie, alla
violenza e alle aggressioni sessuali negli spazi pubblici, a casa e in carcere. Spesso sono anche
vittime di violenza fisica.
Ai transgender viene persino negato di avere i loro diritti fondamentali come il diritto alla dignità,
la libertà personale, l'educazione, la libertà di espressione, ecc.
Attenzione indesiderata: le persone prestano in pubblico un'attenzione indesiderata ai
trangender. Cercano di attirare attenzione insultandoli, punendoli, punendoli, abusandoli o
maledicendoli.
Esclusione sociale: il problema principale dell'intero processo è che sono socialmente esclusi dalla
società. Sono esclusi dalla partecipazione alla vita sociale, culturale ed economica.
§ Percorso per il futuro/risposte
Interventi per la tutela giuridica - ai sensi dell'art. 377 - riconoscerne l'identità sessuale e
permettere loro matrimonio e convivenze.
Inclusione economica e indipendenza finanziaria - fornire i mezzi per il loro regolare impiego.
Centri per le competenze, centri di formazione, Abilitare queste persone a mezzi moderni,
integrarli nella società.
Fornire prestiti alle imprese affinché possano avviare al lavoro queste persone.
La polizia dovrebbe essere sensibile nei confronti di queste persone.
Imparare dallo Stato del Tamil Nadu - che forma l'Autorità per il welfare delle persone transgender
- fornire loro competenze, formazione, servizi per il cambio chirurgico di sesso in ospedali
governativi, avviare l'auto-lavoro, aiutare a raggiungere l’autonomia finanziaria.
Imparare dallo Stato del Kerala - fondo per il welfare delle persone transgender (include fondi per
la chirurgia per il cambio di sesso).
Case di ricovero o case di riabilitazione per transgender.
8. DIVERSAMENTE ABILI - ESIGENZE SPECIALI
Allo stato attuale, secondo il censimento 2011, il 45% della popolazione indiana disabile è analfabeta,
contro il 26% di tutti gli indiani. Delle persone con disabilità che sono istruite, il 59% completa la
“Classe X”, rispetto al 67% della popolazione generale.
Nonostante la promessa di un accesso universale all'istruzione attraverso il Sarva Shiksha Abhiyan
(Movimento Educazione per Tutti), che promuove l'istruzione gratuita e obbligatoria per tutti i
bambini tra i 6 e i 14 anni, i bambini con bisogni speciali costituiscono il più grande gruppo
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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extrascolastico dell'India. Circa 600.000 (28%) bambini con bisogni speciali di età compresa tra i 6 e i
13 anni non sono scolarizzati, secondo il rapporto del National Survey of Out of School Children del
2014, in un momento in cui l'India ha un'iscrizione quasi universale alla scuola primaria. Tra i bambini
con bisogni speciali, ben il 44% dei bambini con più di una disabilità non va a scuola, e i bambini con
disabilità mentali (36%) e di linguaggio (35%) hanno maggiori probabilità di non andare a scuola
rispetto a quelli con altri tipi di disabilità. Chiaramente, le politiche devono essere concepite in modo
più preciso per servire i bambini attraverso tutto lo spettro delle disabilità. È necessaria una nuova
mentalità per creare politiche e programmi che lavorino senza soluzione di continuità verso
l'obiettivo di integrare i bambini con bisogni speciali insieme agli altri bambini.
Nell'ambito dei bambini con bisogni speciali iscritti a scuola, il numero scende costantemente nelle
classi superiori, con un calo dopo le classi VIII (48%, rispetto al 2,6% per tutti i bambini) e IX (21%,
rispetto al 6,8% per tutti i bambini), secondo i dati del Sistema Informativo Distrettuale per
l'Educazione 2015-16. Di conseguenza, sebbene l'89% dei bambini in età scolare con bisogni speciali
sia nella scuola elementare (gradi da I a VIII), l'8,5% è nella scuola secondaria (gradi da IX a X) e il 2,3%
nella secondaria superiore (gradi XI e XII).
In India ci sono 27 milioni di persone con bisogni speciali, su una popolazione di 1,2 miliardi di
persone. Ciò significa che circa il 2,2% della nostra popolazione ha bisogni speciali.
§ Le sfide
Senza certificati di invalidità, la metà della popolazione disabile non può accedere all'aiuto statale,
e la procedura e il tempo necessari per la sua acquisizione sono una sofferenza per questo gruppo.
C'è confusione politica nella gestione dell'accesso all'istruzione superiore, poiché a molti sono
negate le opportunità. Le politiche indiane riguardanti i bambini con bisogni speciali non sono
chiare.
Il Ministero della Giustizia Sociale e dell'Empowerment (MSJE) gestisce scuole separate per i
bambini con bisogni speciali. Allo stesso tempo, tuttavia, il Ministero dello Sviluppo delle Risorse
Umane (MHRD) promuove l'inclusione di questi bambini in classi regolari. I genitori spesso non
riescono a decidere quale sia l'opzione migliore.
Inoltre, le scuole superiori possono rifiutare l'ammissione a bambini con bisogni speciali. Ciò è
dovuto al pregiudizio nei confronti della loro capacità di completare determinati corsi. Nel 2010,
una giovane donna visivamente sfigurata ha dovuto fare ricorso all'Alta Corte di Bombay per
essere ammessa a studiare la fisioterapia.
Molti bambini con bisogni speciali non ricevono l'istruzione di cui hanno bisogno. Mentre l'89% si
iscrive alla scuola primaria, il numero scende all'8,5% nella scuola secondaria. Solo il 2,3% dei
bambini con esigenze speciali raggiunge la scuola secondaria superiore (11° e 12° classe).
Prendersi cura di un bambino con esigenze speciali può essere molto oneroso sul piano
economico. Il costo può essere fino a quattro volte superiore a quello di crescere un bambino
senza esigenze speciali. Le visite mediche, i farmaci e gli oggetti speciali come le sedie a rotelle
possono far lievitare i costi. L'assicurazione non è sempre disponibile, anche se programmi
governativi come Nirmaya cercano di fornirla.
L'India ha ancora molta strada da fare per quanto riguarda l'accettazione sociale dei bisogni
speciali. I pregiudizi possono spesso impedire ai bambini di ottenere un posto a scuola o, più
avanti, nel mondo del lavoro.
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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§ Percorso per il futuro/ Risposte
Tutti gli Stati sono stati invitati a garantire che tutte le scuole primarie e secondarie siano rese
accessibili ai disabili, in un determinato periodo di tempo, tenendo conto delle esigenze delle
diverse categorie di bambini disabili. Ogni distretto avrà anche un modello di scuola inclusiva.
Sviluppo delle capacità degli insegnanti speciali.
Maggiore sensibilizzazione ed educazione inclusiva.
Sensibilizzazione dei genitori sulla cura dei bambini con esigenze speciali.
Advocacy per un cambiamento delle politiche.
Advocacy per avere più programmi governativi favorevoli all'istruzione e all'empowerment, in
quanto l'educazione di un bambino con bisogni speciali è più costosa per le famiglie.
Inclusione delle persone con disabilità in tutti i programmi di sviluppo dell'imprenditorialità e delle
competenze del Ministero delle PMI.
Rafforzare e migliorare il meccanismo di attuazione della National Handicapped Finance and
Development Corporation (NHFDC). Si raccomanda di includere una componente di sovvenzione in
aggiunta al sostegno al prestito offerto alle persone con disabilità.
Introdurre nuovi meccanismi e programmi per la creazione di microimprese di persone con
disabilità, con particolare attenzione alle persone con elevate esigenze di sostegno.
Incorporare gli interessi e le esigenze dei disabili in quanto gruppo vulnerabile nell'ambito di
programmi di riduzione della povertà nuovi o esistenti per promuovere opportunità di
sostentamento (salario e lavoro autonomo) per coloro che vivono in aree urbane, in particolare
nelle baraccopoli e con un contesto socioeconomico più basso.
La proposta Missione per i Mezzi di Sussistenza Urbana ha incluso le persone con disabilità tra i
gruppi più vulnerabili, che potrebbero essere sostenute da progetti speciali per il lavoro
dipendente e autonomo.
Le politiche sulla disabilità sono concepite e attuate con la partecipazione delle persone disabili.
Opportunità di condivisione delle conoscenze e di formazione alla sensibilizzazione sulla disabilità
sono offerte sia ai membri del Governo che ai cittadini.
Si considera la possibilità di riservare alcuni di posti di lavoro nella pubblica amministrazione per
assistere e motivare le persone disabili ad utilizzare le loro capacità e capacità intellettuali.
INDIA – COORDINAMENTO NAZIONALE – AZIONE SOCIALE RURALE
Introduzione
Azione Popolare per il Risveglio Rurale (Iniziativa di Azione Sociale di Don Bosco Ravulapalem)
L'Azione Popolare per il Risveglio Rurale è iniziata come risposta alle terribili inondazioni di Godavari
del 1996 che hanno devastato i distretti gemelli di Godavari orientale e occidentale. La missione di
Don Bosco Ravulapalem si è rivolta alle vittime dell'alluvione. Dagli sforzi per offrire soccorso e
riabilitazione alle vittime delle inondazioni è emersa l'Azione Popolare per il Risveglio Rurale (PARA).
Come suggerisce il nome, PARA ha lavorato con la convinzione che la povertà e l'emarginazione
fossero una questione strutturale derivante dalla negazione dei diritti e della dignità delle persone.
Questa prospettiva si riflette in tutte le sue iniziative.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Le principali sfide che PARA ha incontrato nel suo appello a rispondere all'emarginazione generale di
un'ampia fascia di persone, in particolare dalit, lavoratori agricoli sia donne che uomini, sono state la
mancanza di accesso di queste persone a salari minimi, la loro insicurezza rispetto al possesso della
terra e dei mezzi di sussistenza. Inoltre, quando fanno valere i loro diritti, queste persone si trovano
di fronte a gravi violazioni dei diritti umani. Questa situazione colpisce i giovani e i bambini di queste
comunità, impedendo loro di avere un'istruzione e un lavoro adeguato e di sviluppare la loro capacità
di realizzare la propria reale dignità e potenzialità.
In risposta a queste situazioni PARA incontra la resistenza di interessi consolidati, la mancanza di
volontà politica e l'apatia della macchina statale, l'impunità che lo Stato offre ai violatori dei diritti dei
poveri e anche il difficile compito di mobilitare i poveri per difendere i loro diritti.
Le iniziative intraprese sono:
1. Rafforzare la resilienza delle comunità emarginate attraverso l'unione di organizzazioni di comunità
a guida comunitaria per i salari, la terra, i mezzi di sussistenza, la dignità e la sicurezza.
2. Sradicamento del lavoro minorile attraverso programmi di sensibilizzazione, campagne, creazione
di scuole per i bambini lavoratori.
3. Affrontare il vagabondaggio minorile attraverso la Casa dei Bambini Ekalavya.
4. Proteggere i diritti dei bambini attraverso iniziative come la Child-line, la Child Friendly City
Initiative, la Child Friendly City Initiative e il Child Rights Forum.
5. Educazione ai diritti umani e movimento dei Child Rights Club nelle scuole governative dove i
settori più poveri della popolazione hanno accesso all'istruzione.
6. Diffusione dell’educazione ai diritti umani nell'educazione scolastica pubblica.
7. Istituzione di parlamenti locali per l'infanzia e creazione di reti in tutto il settore per una maggiore
efficacia.
8. Affrontare la violenza domestica e gli abusi sessuali attraverso un programma di sensibilizzazione
attraverso Gender Desk.
9. Risposta istituzionale agli abusi sessuali e alla tratta di esseri umani attraverso Surakshita, casa per
donne in difficoltà.
10. Costituzione di società cooperative di mutuo soccorso per il lavoro autonomo, l'autosufficienza e
l'emancipazione finanziaria.
11. Raggiungere le persone diversamente abili (esigenze speciali) attraverso la riabilitazione
comunitaria, il sostegno educativo e medico su base individuale e la creazione di un Collettivo
delle persone diversamente abili.
12. Affrontare le violazioni dei diritti dei lavoratori domestici migranti nei Paesi del Golfo attraverso
attività di networking, advocacy, lobbying e interventi legali.
13. Stretta collaborazione con le coalizioni statali, nazionali e internazionali che lavorano per la
responsabilità della governance, l'advocacy, il lobbying, la promozione e la protezione dei diritti
umani.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Quando le attività sono state avviate c'era un ambiente favorevole all'affermazione dei diritti,
una società civile vivace, una governance ricettiva. Quell'ambiente e la vitalità della società civile
hanno poi subito un duro colpo e ora c'è un governo che si pone in contrasto con tutto questo.
L'avanzata di un'economia di mercato spinta dalla globalizzazione e dalla neo-economia liberale
ha posto il profitto al centro dello sviluppo.
In questo processo i diritti socio-economici, culturali e ambientali vengono costantemente
intaccati. Ogni sforzo per organizzare le persone colpite è visto come un affronto a chi è al
potere. Cresce la tendenza all'intolleranza, al dissenso e all'etichettatura contro la critica allo
status quo i discorsi anti-nazionali.
C'è un ambiente di estrema destra in crescita e ascendente a livello globale.
Pertanto, difendere i diritti sta diventando una sfida sempre più impegnativa.
C'è bisogno di raggiungere altre persone/organizzazioni/reti che hanno obiettivi e aspirazioni
simili per aggiungere forza alle nostre iniziative, poiché non possiamo superare le sfide che ci
troviamo ad affrontare in queste aree di lavoro.
Abbiamo bisogno di investire più risorse - umane e finanziarie - in interventi di sviluppo e
advocacy basati sui diritti, di rafforzare l'advocacy locale, nazionale e internazionale in nome
delle cause che il nostro carisma ci ispira.
Occorre rendere i giovani non solo beneficiari della nostra vita dedicata a loro, facendoli
diventare la "Nuova Classe di Successo", ma partner e protagonisti del nostro sogno per un altro
mondo (che è) Possibile, il Regno di Dio.
Una sfida è quindi quella di appropriarsi dei significati di educazione, di servizi, di progresso.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Un processo formativo che faccia sì che le persone formate mettano in questione costantemente
le realtà sociali che le circondano.
Opportunità di lavorare e fare rete con organizzazioni che hanno esperienza nel trattare con le
realtà macroeconomiche del mondo.
Ricerca d'azione che sviluppa una coscienza critica sia nei giovani che accompagniamo sia in
quelli che vogliono seguire e dedicare la loro vita per vivere il carisma Salesiano.
Sviluppare le capacità di advocacy e lobbying a livello locale, nazionale, regionale e globale.
Opportunità per condividere la riflessione critica e le migliori pratiche tra gli operatori del settore
e di ottenere visibilità e impatto nelle nostre buone pratiche.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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REGIONE – AMERICA CONO SUD
RETE SALESIANA BRASILE DI AZIONE SOCIALE (RSB-Social) – Nazionale
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Alcune considerazioni importanti per la lettura delle tabelle seguenti
a. I numeri dei progetti presentati riguardano Opere o Presenze dei SDB e FMA.
b. La percentuale di progetti SDB è del 56,36% e quella delle FMA è del 43,64%.
c. L'obiettivo principale delle azioni è concentrato su progetti di dopo-scuola.
d. I progetti descritti al punto precedente sono rivolti a persone bisognose, ma con una famiglia
minimamente strutturata e in grado di arrivare fino all'Opera Salesiana. Non si qualifica come
servizio per la popolazione di strada, ma, di norma, ha un impatto importante per evitare che i
bambini e gli adolescenti che frequentano tali programmi arrivino ad abbandonare la scuola e
passino a vivere "nella strada" o "per la strada";
e. Un altro numero elevato di progetti è destinato ad avviare i giovani al mercato del lavoro
(apprendisti) e alla formazione per il lavoro (professionalizzazione).
f. I progetti descritti al punto precedente sono rivolti a popolazione di basso reddito, con la famiglia
minimamente strutturata e in grado di arrivare fino all’Opera Salesiana, raggiungendo adolescenti
e giovani che frequentano regolarmente la scuola e con un buon livello di successo scolastico. IL
progetto di inserimento di giovani nel mercato di lavoro è stato iniziato nella Provincia di Belo
Horizonte oltre 40 anni fa (Centro Salesiano di Attenzione ai Minorenni - CESAM). Più
recentemente è diventato una politica pubblica attraverso la cosiddetta legge "Giovani
Apprendisti".
g. In ragione dei cambiamenti dalle politiche di stato che riguardano l’attenzione agli adolescenti con
la pratica di infrazioni e adempimento delle sentenze educative (applicate dal Sistema di Giustizia
Minorile), c'è stata una diminuzione significativa dell'opera salesiana per il monitoraggio diretto di
questi adolescenti, sia nelle sentenze aperte (Libertà Assistita e Servizi Comunitari) o di programmi
di restrizione di Libertà (Semilibertà - 2; Internati - 1). Al momento abbiamo quattro progetti di
accompagnamenti diretto e alcuni altri che accolgono adolescenti che sotto sorveglianze in
strutture pubbliche e vengono all’Opera Salesiana a frequentare alcune attività di formazione.
h. IMPORTANTE: Per quanto riguarda i progetti che rispondono a quanto la Congregazione e gli
ultimi Capitoli Generali hanno chiesto "NUOVE FRONTIERE" (tossicodipendenti, popolazioni di
strada, azioni con le comunità popolari, o "favelas", vittime di violenza domestica, vittime di
violenza sessuale, giovani coinvolti nel crimine, ecc.) non abbiamo azioni efficaci e con qualche
impatto. Ci manca salesiani/e con il carisma, l'audacia, la sensibilità, l’agguerrimento, la
generosità... In grado di affrontare progetti in queste direzioni e far emergere nuove opere e
nuove azioni, disposti ad affrontare nuove sfide alla ricerca di risposte concrete, articolando laici e
stimolando e coinvolgendo politiche pubbliche.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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i. Quello che abbiamo come lavoro e che accade realmente nelle nostre azione educative è la
manutenzione di attività tradizionalmente svolte, su misura per le nostre strutture esistenti,
appoggiate nei programmi di governo che garantiscono gran parte della sostenibilità finanziaria. In
queste condizioni ci limitiamo a ricevere coloro che vengono naturalmente da noi, senza
preoccuparci di ricercare altri ugualmente o persino più bisognosi. Lavoriamo secondo le risorse
pubbliche o che vengono da noi tramite l’Ispettoria, senza cercare nuove fonti di finanziamento. In
questo modo sosteniamo sempre che non possiamo fare di più perché non abbiamo risorse.
j. Delle relazioni portate delle Opere sul lavoro che fanno, c'è la sensazione che non ci sia, nei luoghi
e contesti in cui ci troviamo, pubblico con il profilo descritto com "NUOVE FRONTIERE". Quello che
succede in realtà è che questi bambini, adolescenti e giovani non vengono alle nostre Opere e
nemmeno noi andiamo da loro. Le nostre strutture sono lontane dai luoghi in cui alcuni problemi
sono più presenti e non abbiamo desiderio o volontà di andare all’incontro di queste realtà e i
bisogni di molti di questi giovani. Quando ci troviamo di fronte a situazioni di problemi mentali,
tossicodipendenza, famiglie con gravi problemi di violenza e tante altre situazioni, ci limitiamo
semplicemente a ripassare tali situazioni per i programmi di governo (ove esistenti) o alcune altre
ONG che possono offrire un qualche tipo di supporto o di aiuto. I programmi governativi, in
generale, sono servizi di qualità scarsa o molto bassa.
k. Le informazioni seguenti riproducono qualcosa di quello che è stato portato da ogni realtà
Ispettoriale e denotano poca chiarezza circa le grandi e vere sfide, presentano risposte molto
puntuali ai progetti che le Opere lavorano tradizionalmente eseguono o ai programmi che sono
supportati dal governo (come già menzionato sopra). Il numero di Opere che svolgono tali attività
non presentano in realtà la stessa qualità e nemmeno lo stesso tipo di servizio o di attenzione.
PROGETTO 1. Bambini di strada, accoglienza
SFIDE del CONTESTO
- Bambini indigeni in situazione di
vulnerabilità e rispetto alla cura della
cultura dei popoli indigeni
- Situazioni di violenza domestica
RISPOSTE
- Progetti che cerchino per mezzo
dell’arte o riscatto della cultura
- Accoglienza istituzionali
- Istituzionalizzazione dalla povertà
Disarticolazione delle politiche
pubbliche; scarsa qualità dei servizi
- Dipendenza chimica di badanti e
genitori
- Evasione scolastica che porta alla
vivenza “di” strada
- Assistenza nei programmi a coloro
che vivono nella ricezione
istituzionale, comprese le infrazioni
- Azione preventiva per rafforzare il
legame evitando la rottura dei
legami familiari; contro turno di
scuola
- Un professionista solo per lavorare
con le famiglie con incontri di
formazione mensili
SFIDE DELLE RISPOSTE
- Convegni con il potere
pubblico; non adeguazione
dei ripassi
- Impegno della comunità
locale
- Manutenzione dell’equipe
tecnico
- Costruzione di proposte di
formazione
OPERE
6
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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- Scarsa qualità della vita familiare:
mancanza di riferimenti, bassa
autostima, mancanza di affetto e
materiale, esposizione alla violenza,
scarsa qualità dell’istruzione pubblica
e conseguente scoraggiamento.
- C’è un buon approccio di servizio
pubblico sulla strada, ma mancano i
servizi di accoglienza (quando
necessario)
Articolazione con la rete di cura
della famiglia
PROGETTO 2. Giovani con bisogni speciali: (misure di protezione, misure socio-educative coinvolte nella tratta,
sfruttamento sessuale, lavoro minorile, disabilità fisiche o mentali)
SFIDE del CONTESTO
RISPOSTE
SFIDE DELLE RISPOSTE
OPERE
- Abuso sessuale intra famigliare,
- Offerta de servizio
- Come affrontare il problema
sfruttamento di lavoro infantile
d’accoglienza istituzionale
psichico portato dai bambini;
(inclusa prostituzione), squilibrio
- Mancato reclamo da parte della
mentale per violenza sofferta;
famiglia
- rallentamento del Sistema di
1
giustizia
(FMA
- Opzione di progetti per assistenza - Formazione di agenti che
- Discontinuità delle attività a
-AM)
nel tempo dopo scuola
lavorano con questo pubblico
causa del mancato trasferimento
di Potere pubblico;
- Carenza nel numero di tecnici
- Sostenibilità del progetto
- Adolescenti con problemi mentali - Accoglienza istituzionale con - ottenere il contatto con la
1
(il Potere Pubblico esige inclusione) trattamento per questo pubblico salute
(SDB-
HB)
Adolescenti e famiglie in situazione Azioni per rafforzare i legami
- Professionisti qualificati
di vulnerabilità e rischio sociale
familiari e comunitari,
- ambienti accogliente e con una
incoraggiando la partecipazione logistica adeguata
e l’accesso ai servizi sociali e ai - Spazio ceduto ancora
3
servizi di assistenza e difesa e
improvvisato
(FMA
garanzia di diritti sociali,
- MT)
programmi e progetti, con la
massima attenzione e qualità
nelle cure.
- Giovani con bisogni speciali
Ci sono piani per iniziare alcuni - Mancanza di adattamento e
- Giovani con misure socio-educative progetti nel 2019, ma sono
formazione da parte dei
ancora in fase di studio e si sta professionisti
prendendo cura della selezione - Educatori che hanno paura di
del personale con profilo
lavorare con i giovani del ambito
adeguato
socioeducativo
- Legami e ruoli familiari nella
Ampliare l’accettazione e
- Il bisogno di preparare meglio
6
corresponsabilità educativa
l’inclusione di questo gruppo più gli educatori sociali
(FMA
- L’integrazione e l’attuazione di
vulnerabile nelle attività offerte
- SP)
politiche di protezione pubblica
alle comunità locali è la possibile
strategia nei lavori sviluppati
oggi.
- Coinvolgimento nella tratta: non - Ricerca di un dialogo con i
- Spazio fisico non adattato per
4
avere una scelta di lavoro e reddito servizi di assistenza sociale;
disabili, edifici che sono per lo (SDB-
per i giovani;
Partnership con servizi di
più vecchi e non offrono
SP)
- Difficoltà a competere con il
qualificazione professionale.
accessibilità.
traffico; - I giovani senza la cura e la Incentivo e inserimento alla
- Difficoltà nell’offrire assistenza
vigilanza dei responsabili,
cultura;
qualificata a causa della
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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- Storia familiare commessa all’uso
di droghe, alcol, criminalità
- Famiglia in regime penitenziario,
- Basso reddito familiare
- Mancanza di partnership con i
servizi della rete di assistenza sociale
e con i servizi del territorio.
- Tratta, sfruttamento sessuale o
lavoro minorile
- Assistenza nello sviluppo di
attività di protezione di base che
suscitano nei bambini e negli
adolescenti valori umani che
danno dignità la loro vita nel
dopo scuola.
- Monitoraggio dei bambini e
adolescenti vittime di abusi,
sfruttamento sessuale, lavoro
minorile, con legami familiari tesi
o rotti e anche riceve gli
adolescenti e i giovani sotto
MSE, che offrono opportunità
per loro esperienze ludiche,
culturali, formativi e la
convivenza familiare e la vita
della comunità attraverso
progetti che coinvolgono le
famiglie servite.
mancanza di previsioni di
specifici professionisti
(insegnanti di educazione
speciale, logopedisti, psicologi,
terapisti occupazionali).
- Non serviamo le persone con
disabilità a causa di difficoltà
funzionali e strutturali
PROGETTO 3. Migranti o rifugiati
SFIDE del CONTESTO
- bambini di Haiti che entrano con
adulti che non ne sono responsabili
- Rifugiati haitiani in generale
- Rifugiati haitiani ed anche
venezuelani
RISPOSTE
- Accompagnamento
istituzionale in collaborazione
con il Consiglio di tutela
- Sono inseriti nei programmi del
lavoro di azione complementare
alla scuola e all’educazione
infantile
- Inseriti nei programmi
dell’opera di azione
complementare alla scuola e
professionalizzazione
SFIDE DELLE RISPOSTE
- Capire il processo di arrivo di
questi bambini nel paese senza i
responsabili
OPERE
1.
(FMA
AM)
Difficoltà della lingua
1.
(FMA
-POA)
- Adattamento alla lingua
1.
(SDB-
POA)
PROGETTO 4. Dipendenza chimica e problemi comportamentali
SFIDE del CONTESTO
Accettazione di adolescenti con
coinvolgimento nell’abuso di
droghe
- maggior problema di
dipendenza e AIDS è nella
famiglia (responsabili) e non
negli adolescenti
- Problemi comportamentali
indisciplina degli educandi con
gesti violenti (infila, pedate,
schiaffi), agitazione, difficoltà
RISPOSTE
- Ricezione con una ricerca di supporto nei centri
di riferimento che operano nell’area per ridurre
l’impatto in relazione agli altri host. Cerca di
offrire aiuto attraverso azioni e attività
professionali come teatro musicale, danza, jiu-
jitsu, arte, laboratori tematici, feste, celebrazioni,
accoglienza e accompagnamento psicosociale.
- Non c’è ancora un lavoro efficace con le
famiglie
- Gruppi di conversazione finalizzate a riflettere
sulla violenza (conseguenze), le regole, il rispetto;
momenti di ascolto; presenza con l’educando;
momenti di relax, un progetto che stimola la
SFIDE DELLE
RISPOSTE
- Evitare il
coinvolgimento di
altri protetti che non
hanno esperienza
con l’uso di narcotici
OPERE
1.
(FMA
-
AM)
- Dobbiamo capire
l’importanza di
lavorare con le
famiglie non solo con
i giovani.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
49
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

5.10 Page 50

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ad accettare le regole, bassa
autostima, difficoltà ad
esprimere e controllare le
emozioni, la mancanza di
rispetto per i colleghi, bisogno
di essere ascoltato.
- Difficoltà di famiglie a causa
della mancanza di opportunità
psicologiche
- Assenza di una rete che
funzioni correttamente.
conoscenza di sé, distinguendo i sentimenti e
cosa fare (azione).
- Sforzi centrati sulla protezione sociale di base,
creando spazi per bambini, adolescenti, giovani e
adulti per ricevere una formazione umana e
avere l’opportunità di esprimersi, parlare dei
propri sentimenti e difficoltà e quindi cercare di
capire le difficoltà relazionali e i problemi
comportamentali.
- I colloqui e le discussioni con le famiglie si
svolgono spesso con avvocati, psicologi e
assistenti sociali che parlano di questioni che
riguardano direttamente la relazione familiare e
il comportamento dei caregivers, fornendo
momenti di scambio, consapevolezza e
apprendimento.
PROGETTO 5. Servizi educativi per l’abbandono scolastico.
SFIDE del CONTESTO
RISPOSTE
- Disimpegno delle famiglie
nell’accompagnamento dei
bambini;
- Scuola poco attraente e senza
attrattivi
- Abbandono scolastico
- La famiglia permissiva in
relazione all’abbandono
scolastico
- Accesso anticipato dei minori
al mercato del lavoro con il
consenso dei genitori
- Difficoltà di apprendimento
degli studenti; scoraggiamento
per rimanere a scuola a causa
della scarsa qualità
dell’istruzione pubblica
- La sfida di un’educazione di
qualità, con maggiore rilevanza
nella vita di bambini e giovani
- Casi di abbandono scolastico
- Scarsa qualità dell’istruzione
pubblica e demotivazione di
bambini e adolescenti
frequentanti la scuola
- De-motivazione, relazioni
deboli tra educatori ee
educanti, mancanza di empatia
negli spazi scolastici
- Casi di abbandono scolastico o
- accompagnamento pedagogico dei
beneficiari dal primo al quinto anno;
- Realiza eventi per coinvolgere le famiglie
- Centri giovanili - bambini e adolescenti
partecipano a gruppi di studio con lo scopo
di curare le difficoltà di apprendimento.
Guidati da volontari della comunità locale.
La risposta è il sostegno alle famiglie, il
lavoro di sensibilizzazione e di riferimento ai
servizi della Rete di assistenza sociale.
(CRAS, CREAS, CONSIGLIO TUTELARE)
- Partenariato del municipio e il turno del
mattino lavora con una scuola elementare
(da 1 a 6 anni)
- Lavorare con le famiglie e con i consigli di
Diritto per migliorare la qualità
dell’insegnamento.
- Esiste un protocollo per attivare le istanze
responsabili per il bambino / adolescente da
inserire nuovamente nel sistema scolastico.
Nel 2018 la Provincia Madre Mazzarello ha
assistito 1110 bambini e adolescenti nel
turno di dopo scuola. Le visite hanno avuto
un impatto sulla vita di 850 famiglie, di cui
fanno parte gli studenti e le comunità
circostanti.
- Progetto di rinforzo scolastico e
stimolazione della conoscenza; - Lavorare in
modo ludico le discipline in che gli studenti
trovano più difficoltà, - Costruzione di una
maggiore vicinanza tra Opera Sociale e
SFIDE DELLE RISPOSTE
OPERE
60
progg
etti
+ 24
ora
tori
+ 07
scuo
le
socia
li
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
50
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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espulsione di alunni a causa di
comportamenti scorretti; scuola
con scarzo compromesso per
tenere lo studente.
- Omissione da parte dei
tutelari e lunga risoluzione dei
problemi relativi all’abbandono
scolastico.
- Le scuole non segnalano
l’evasione al CT
scuola - Azioni di mediazione: scuola -
famiglia - studente - CT – L’Istituzione cerca
di lavorare trasversalmente alle difficoltà
dell’apprendimento e del comportamento
attraverso progetti ludici e creativi che
stimolino l’interesse del bambino e / o
dell’adolescente attraverso gli studi. -
Incentivo per gli adulti di tornare a scuola
con stanze supplementari - Requisito
dell’iscrizione scolastica per partecipare
all’Opera. - Partnership con università e
comuni
PROGETTO 6. Ambiente popolare – progetti culturali
SFIDE del CONTESTO
- Comunità vulnerabili, con scarsità
di aree ricreative, culturali e
sportive.
RISPOSTE
- Le Unità sviluppano attività che
valorizzano la cultura locale e
incoraggiano pratiche e modalità
sportive diversificate.
SFIDE DELLE RISPOSTE
OPERE
4
SDB
BH
- La violenza e l’influenza del traffico - Opere che offre un ambiente di
2
di droga.
qualità, accoglienza e proposte
FMA
educative sociali di qualità. Aiutare
POA
nello sviluppo locale della comunità e
dove sono inseriti.
- Problemi nel territorio a causa
- Sforzo delle Opere per conoscere e - Lavori ancora in
3
della povertà, del traffico di droga, lavorare in modo più organico nei
costruzione con riflessione e FMA
della violenza
territori in cui operano.
studi - Trabajo aún en
SP
construcción con reflexión y
estudios
- Problemi nel territorio a causa
- Sforzo delle Opere per conoscere e - Lavori ancora in
3
della povertà, del traffico di droga, lavorare in modo più organico nei
costruzione con riflessione e SDB
della violenza
territori in cui operano.
studi
SP
- Ambienti molto avversi con
contesti culturali e musicali che
fanno apologia al crimine, sesso o
svalutazione delle donne; modelli
comportamentali di assistenza,
banalizzazione del sesso e
inserimento precoce di bambini e
adolescenti nell’esperienza del
sesso, inadeguatezza
dell’abbigliamento, sensualità che
coinvolge anche i bambini.
- Piazze e spazi di svago abbandonati
e / o presi dal traffico.
- Mancanza di attrezzature e
manutenzione di spazi per la cultura
e il tempo libero.
- Promozione di attività culturali,
feste popolari (festa junina, festa di
primavera, festa della mamma,
raduni di genitori e bambini), corsi di
formazione, conferenze e attività
quotidiane basate su una proposta
per presentare valori positivi e
partecipazione attiva quelli serviti
come protagonisti per lo sviluppo del
loro senso critico.
- Spettacoli teatrali, danza e musica
per la comunità del territorio locale
vengono eseguiti.
- Alcune partnership con le poche
attrezzature di cultura e tempo libero
esistenti nei territori.
- Mancanza di risorse e
posizione per l’attuazione di
progetti culturali nelle
periferie.
- Mancanza di partnership.
- Il nostro lavoro si trova in
una parte centrale della
città, i nostri dipendenti
sono nelle periferie.
Mancanza di spazio fisico
nei territori.
PROGETTO 7. Inserimento nel mondo del lavoro - professionalizzazione
SFIDE del CONTESTO
RISPOSTE
SFIDE DELLE RISPOSTE
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
51
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.2 Page 52

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- squalificazione professionale di una
larga maggioranza di educatori
(volontari);
- Inserimento nel mondo del lavoro
- Creare opportunità di lavoro per
adolescenti e giovani che non hanno
esperienza lavorativa.
- Giovani e adulti che non hanno una
scolarità sufficiente per corsi
professionalizzanti e tecnici, ma che
desiderano espandere la loro
formazione per diventare più
autonomi e intraprendenti nel
mercato del lavoro.
- Giovani che stanno studiando, ma
che hanno bisogno di sostegno e
opportunità per entrare nel mercato
del lavoro.
- Gli adolescenti e le loro famiglie che
cercano l’inserimento o il
reinserimento nel mercato del
lavoro.
- Corsi professionalizzanti: Tagliare
cucire, parrucchiere, caramelle e
marmellate, computer, pizze e altri
per migliorare il reddito familiare e
assistere nel processo di integrazione
del rapporto di lavoro.
- Inserimento di giovani attraverso
l’offerta di formazione, follow-up e
partnership con aziende private.
- Incoraggiare interessi pubblici e
privati al fine di stabilire accordi e
partnership per la manutenzione di
corsi di apprendimento
(infrastrutture, attrezzature, ecc) e
per formare professionisti
tecnicamente qualificati, in
conformità con le esigenze del
mercato del lavoro.
- Ricerca di partnership con aziende,
consapevoli della loro responsabilità
sociale (insieme siamo più) per
creare opportunità di accesso
generale a beni e servizi, che è un
diritto di tutti i cittadini.
- Articolazione con la rete di
assistenza sociale e di Ministero
pubblico
- Accompagnamento di adolescenti
che sono in fase di istruzione e
formazione professionale, in modo
che essi sentono sostenuti e seguiti
nella ricerca e l’inserimento nel
mercato del lavoro.
- Adolescenti, giovani e adulti che
necessitano di miglioramenti e
formazione per cercare la
generazione di reddito.
OPERE
- Dipendenza della
partnership con il Potere
Pubblico per la realizzazione
dei corsi
- Mancanza di impegno
delle famiglie e degli
adolescenti in relazione al
vero obiettivo
dell’apprendimento
- Mancanza di risorse
finanziarie da investire nel
programma
- Numero insufficiente di
posti per soddisfare la
domanda di apprendisti
- Mancanza di interesse
delle aziende partner per il
50
programma di
apprendimento
- Mancanza di supporto ed
accompagnamento familiare
PROGETTO 8. Attenzione e supporto per le donne e la famiglia
SFIDE del CONTESTO
- Promuovere il coinvolgimento
della famiglia nelle azioni del
lavoro e degli altri.
- Donne vittime di
maltrattamenti familiari o di
grande povertà
- Redenzione dell’autostima e
soprattutto il coraggio di
RISPOSTE
- Comunità inserte: due centri in cui le donne e le
famiglie partecipano a una terapia di gruppo,
rafforzando l’autostima, sviluppare competenze e
partecipano a diversi workshop e corsi di
formazione, contribuendo ad aumentare le famiglie
di reddito e il risveglio per l’inserimento nel mercato
del lavoro.
SFIDE DELLE
RISPOSTE
OPERE
2
FMA
POA
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.3 Page 53

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accettare aiuto
- Difficoltà a unirsi alla famiglia - Consolidamento del lavoro intersettoriale con il
- Fragilità dei
per accompagnare i bambini - CRAS e CREAS.
servizi offerti
Famiglie che non possono
- Avere un professionista che lavora direttamente dalla rete
lottare per i loro diritti, uscire con le famiglie per guidare la formazione dei
municipale.
3
dall’auto-indulgenza, dal
bambini su come colocare regole, l’uso di alcool,
SDB
conformismo.
droghe, la sorveglianza
SP
- Rivolgersi a coloro che assistono alle presenti
necessità al Tribunale per i minori e ai giovani, al
Consiglio di tutela, CRAS, CREAS, DAS, Stazione di
polizia femminile, Ufficio del difensore pubblico,
Ripari temporanei, tra le altre agenzie di protezione.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
§ Il Brasile ha assunto la sfida di organizzare tutte le opere e servizi sociali salesiani in modo a
svolgere una azione in rete (networking), avendo come caratteristica particolare un lavoro fatto
d’insieme con le Figlie di Maria Ausiliatrice. La nostra articolazione coinvolge in questo momento
circa 120 opere in tutto il Brasile, raggiungendo attorno a 80 mila bambini, adolescenti e giovani,
arrivando anche a tante delle sue famiglie, e con la partecipazione di circa 5 mila collaboratori.
Così stiamo costruendo la Rete Salesiana Brasile nell’ambito delle Azioni Sociali, la RSB-Social.
Quando abbiamo iniziato questa articolazione nel 2015 abbiamo messo come obbiettivo:
“In dieci anni, consolidare l'azione sociale salesiana in rete in Brasile come riferimento di un
nuovo paradigma operativo per l'evangelizzazione, l'educazione sociale e la gestione sociale che,
applicati alla Pastorale Giovanile Salesiana, promuovano lo sviluppo integrale dei bambini, degli
adolescenti e dei giovani brasiliani, in modo sostenibile e collaborativo, partendo dal territorio”.
In questo momento abbiamo finito il 4° anno di questa bella strada. Possiamo sottolineare come
grande conquista il coinvolgimento dei salesiani, delle salesiane e dei laici che hanno accolto la
proposta e si impegnano in essere sempre più partecipi nella RSB-Social”.
L’ufficio di Brasilia (Capitale del Brasile) che coordina questo lavoro ha il ruolo di strutturare il
modello di riferimento proposto per l’articolazione della RSB-Social, preparare i mezzi (gli
strumenti) per svolgere l’avvicinamento e l’impegno di tutti con la proposta, organizzare le
formazioni che aiutano a capire le esigenze per stare in rete e pure per il
rinnovamento/resinificazione nella realizzazione del progetto educativo pastorale salesiano,
obbiettivo maggiore di tutto il nostro lavoro.
Il modo di attuare insieme (networking), rispettando le particolarità di ogni opera o servizio e il
contesto dove si trovano, ci ha fatto assumere come modello di riferimento e avvicinamento la
nostra Identità Carismatica (Sistema Preventivo e Diritti Umani, Educazione Sociale 1 e
Preventività2) e 06 (sei) Impegni Fondamentali che ci aiutano ad uscire dalle nostre strutture e ad
andare verso il territorio e i bisogni della comunità (Garanzia dei Diritti Umani di bambini ed
adolescenti; Gestione sociale e azione in rete 3 ; rafforzamento della famiglia, azione
1 Per una azione educativa fatta in modo professionale.
2 Azione fatta con adeguata pianificazione e visione di futuro.
3 Qualificazione delle politiche pubbliche.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.4 Page 54

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socioeducativa di risultato4; costruzione delle competenze delle nuove generazioni per la vita;
cooperazione per lo sviluppo con foco nel sociale)
§ Le principali sfide che si presentano riguardano:
Essere in grado di rispondere in modo attuale alle necessità dei bambini e giovani dei nostri
giorni. Buona parte delle nostre opere lavorano con gli stessi servizi e metodologie di 20, 30, 40
anni fa, o di più. Non sono stati in grado di aggiornarsi;
Essere in grado di affrontare alle nuove sfide che riguardano il coinvolgimento dei giovani con la
violenza, con la tossicodipendenza, con i nuovi approcci di strutture famigliari, con la bassa
qualità delle offerte educative delle scuole pubbliche, con le grosse sfide del mercato di lavoro,
con il distacco della religione e dei suoi valori, il rapporto con le nuove tecnologie, ecc.;
Abbiamo bisogno di riscattare la nostra Identità Carismatica. Creare la coscienza di che Il fatto
che lavoriamo con adolescenti e giovani non ci costituisce come un lavoro salesiano. Circa 200
mila altri servizi sonno offerti per questo pubblico e non significa che sono lavori salesiani e,
tante volte, neppure cattolici.
Capire e ricercare la sostenibilità carismatica come il principale modo di raggiungere la
sostenibilità finanziaria, una delle grosse sfide per il mantenimento del nostro lavoro sociale.
Dare amplitudini ai nostri lavori. Ogni opera raggiunge cento, duecento, cinquecento adolescenti
e giovani nelle località dove si trovano. Alcune anche un po’ di più. Il numero, però, di quelli che
hanno bisogno di una azione di promozione e di opportunità è infinitamente maggiore. Se
nell’insieme, in tutto il Brasile, raggiungiamo circa 80 mila, sappiamo che sono decina di milioni
quelli che vivono a rischio e in situazione di esclusione. Per mezzo della nostra partecipazione
presso gli organismi che lavorano per assicurare i diritti fondamentali dei bambini e dei giovani e
lavorando per rafforzare la qualità del servizio pubblico (che deve venire offerto anche questo in
modo articolato e integrato tra Istituzioni e politiche pubbliche) dobbiamo aiutare a dare
capillarità per il nostro lavoro salesiano.
Promuovere formazione e preparazione per salesiani, salesiane e laici per essere in grado di
lavorare con profondità, conoscenza e in maniera professionale per operare una azione davvero
trasformatrice nel riguardo della vita dei nostri destinatari.
Assicurare, quanto possibile, il vero impegno dei consacrati che occupano il posto di gestori delle
opere e comandano il lavoro dei laici che attuano insieme a noi presso i servizi salesiani nel
campo sociale.
Incidere nella formazione dei giovani salesiani e salesiane perché le nuove generazioni portino
con sé il vero ardore di lavorare per i più poveri e bisognosi e siano in grado di farlo con
competenza e in modo professionale.
Preparare laici perché possano assumere con il giusto preparo professionale e profondità
salesiana il ruolo di aiutarci nella gestione pedagogica e amministrativa delle nostre opere sociali.
Assicurare il protagonismo giovanile nel pensare, progettare, organizzare e svolgere l’azione
salesiana nei diversi centri che abbiamo o chi sono a noi affidati per mezzo di accordo con il
potere pubblico.
4 Tematica riguardanti la violenza, il coinvolgimento degli adolescenti con il crimine e le pene socio-educative applicate
loro dal giudice, il coinvolgimento con la tossicodipendenza.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.5 Page 55

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Impiantare gli OPD a livello regionali oppure nazionale, per aiutarci nel processo di risignificare il
lavoro salesiano nel campo sociale in tutto il Brasile.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Costruire la sostenibilità carismatica per il nostro lavoro salesiano, tramite una attualizzazione
dell’agire di Don Bosco e di Madre Mazzarello, che ci permettano una risposta attuale ed efficace
alle necessità degli adolescenti e giovani di oggi;
Capire che al di là della formazione scolastica e professionale che tradizionalmente offriamo e
che si costituiscono come importanti mezzi di educazione della gioventù, dobbiamo essere in
grado di portare avanti un lavoro che facciano spuntare nella loro mente e nel loro cuore ideali di
vita permeati di etica, solidarietà, valori morali e religiosi, ideali di famiglia, progetti di vita
autentici, corresponsabilità verso la costruzione di una società con giustizia, pace, rispetto alla
preservazione ambientali, rispetto alla diversità e opportunità per tutti quanti.
Per ottimizzare i nostri ricorsi umani, fisici ed economici, essere capaci di attuare in modo
sempre più articolato, integrato, si costituendo come una rete “ad intra” e “ad extra” delle opere
salesiane, portando maggiore capillarità ed efficacia ai nostri servizi a favore dei giovani in
situazione di rischio ed emarginazione, in modo a far accadere nel contesto attuale il “vasto
movimento a favore della vita” desiderato da Don Bosco;
Crescere nella nostra capacità di formare e preparare i laici (tecnica e salesianamente) per
condividere con loro la forza della missione educativo pastorale salesiana;
Essere capaci di servirsi delle nuove tecnologie come strumenti di lavoro e di comunicazione per
raggiungere “le gioventù”5 e rispondere alle nuove sfide che loro ci portano;
Imparare a progettare in modo professionale e con visione di futuro le nostre azione educative;
ISPETTORIA – URUGUAY
1. Uruguay, alcuni dati significativi
La Repubblica Orientale del Uruguay è un Paese ubicato al sud dell’America Latina, tra l’Argentina e il
Brasile. Dispone di un territorio di 177 km2 e una popolazione di 3,5 milioni di abitanti, con una
concentrazione maggioritaria nella sua capitale, Montevideo.
Ci sembra importante condividere alcuni dati della realtà della popolazione dell’Uruguay in relazione
alla situazione di indigenza e povertà che incontrano le nostre Opere e Servizi Sociali Salesiani. Ci
riferiamo ai dati dell’Instituto Nacional de Estadística (INE): “Stima della povertà in Uruguay secondo
il reddito – 2017”
- Il maggiore livello di incidenza dell’indigenza, riferendosi alle grandi aree geografiche del Paese, si
trova nella capitale, anche se negli ultimi anni si è registrata una riduzione e questa indigenza non
colpisce più come prima le famiglie a conduzione femminile.
5 Dobbiamo parlare nel plurale per coinvolgere la diversità dei gruppi giovanile presenti oggi nella società.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
55
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.6 Page 56

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- Tuttavia, il livello maggiore di incidenza dell’indigenza con riferimento alle fasce d’età nell’anno
2017, si riferisce ai minori dai 6 ai 12 anni considerando il totale della popolazione.
- La stima della povertà nel 2017 è del 5,2% sul totale del paese, con la capitale Montevideo a
rappresentare la zona più colpita (7,3%).
- Se guardiamo le persone, si registra che il 7,9% della popolazione non riesce ad ottenere il minimo
necessario per coprire le necessità alimentari e non alimentari di base. Montevideo è anche il
maggior luogo di concentrazione di persone povere (11,1%).
- Infine, è importante sottolineare che, in tutto il Paese, la povertà è maggiore tra i soggetti minori
di 18 anni. Tra i minori di 6 anni si registra un 17,6% di poveri sul totale e un 15,1% nella fascia tra
6 e 12 anni. Negli adolescenti l’incidenza è di un 13,5 %. Al contrario, tra le persone con più di 65
anni l’incidenza della povertà raggiunge appena l’1,3 %.
In sintesi: la fascia d’età tra 0 e 17 anni è la fascia più colpita dalla condizione di povertà in Uruguay,
specialmente per quanto riguarda le persone con meno di 6 anni (17.4 %). Geograficamente la
povertà si concentra a Montevideo (11,1% contro il 5,8% di tutto l’interno del Paese).
Gli indici continuano a registrare una diminuzione della povertà, anche se questa si sta concentrando
in alcune aree geografiche specifiche e qui si registra un aumento delle disuguaglianze sociali,
culturali e di accesso ad alcuni servizi.
2. L’Ispettoria San José dell’Uruguay: il Settore delle Opere Sociali.
L’Ispettoria dell’Uruguay è composta al momento da 75 Salesiani distribuiti in 15 comunità religiose,
che assistono 13 presenze che includono differenti servizi educativi e pastorali. L’Ispettoria vede al
momento 12 Salesiani dedicati a tempo pieno alle sue Opere Sociali, più 3 a tempo parziale e altri 3
che essendo Direttori hanno tra le loro responsabilità l’accompagnamento di un’opera legata alla
presenza locale.
Attualmente l’Ispettoria è organizzata in tre Settori per l’animazione pastorale: settore scolastico,
settore parrocchiale e settore delle opere sociali. Ogni Settore è animato da un’equipe integrata da
religiosi e laici.
Nel caso del Settore Opere Sociali, il lavoro di animazione è portato avanti in coordinamento con
l’Ispettoria Inmaculada Concepción delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA). L’equipe è attualmente
costituita da una religiosa, due religiosi e tre laici che portano le loro varie prospettive formative:
lavoro sociale, psicologia e gestione amministrativo-locale.
L’equipe lavora secondo un Progetto Educativo Pastorale della durata di tre che si genera e si valuta
in maniera partecipativa con gli Incaricati delle Opere e i Coordinatori dei Progetti locali.
Attualmente sono stati definiti tre obiettivi che orientano il lavoro di coordinamento ispettoriale.
Ogni obiettivo si concretizza poi in linee strategiche che si vanno definendo e valutando ogni anno.
Questi grandi obiettivi si pongono in dialogo anche con le linee di lavoro ispettoriale che si esprimono
attraverso l’Equipe di Pastorale Giovanile Ispettoriale nel quale partecipa l’Incaricato delle Opere
Sociali.
Obiettivo 1: IDENTITÀ
Approfondire e rafforzare l’identità cristiana e salesiana delle Opere Sociali come parte di un
movimento nazionale.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Obiettivo 2: ACCOMPAGNAMENTO
Implementare un accompagnamento reciproco e corresponsabile delle equipe di gestione (a livello di
sistema) secondo l’identità salesiana, stabilendo gli aspetti specifici di ogni progetto.
Obiettivo 3: FORMAZIONE
Promuovere la formazione permanente a livello locale, regionale e nazionale orientata alla
trasformazione delle nostre pratiche.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
A partire dal nostro sguardo sulla realtà e secondo le possibilità che si vanno presentando, come
Ispettoria stiamo cercando di rispondere alle sfide che il nostro Paese ci sta offrendo, a partire dal
ritorno della democrazia, momento in cui il governo iniziò a dialogare con le Opere Sociali per
rispondere alla situazione di emergenza nella quale si trovava il Paese.
In questo momento, attraverso l’Equipe ispettoriale coordiniamo:
10 Opere previste nel POI salesiano, con diversi livelli di presenza di religiosi e laici nella direzione
e nel governo:
- Opere animate direttamente da una comunità religiosa dedicata all’Opera Sociale con
coordinamenti locali.
- Opere dirette da laici all’interno di presenze con un Direttore Salesiano.
- Opere dirette e gestite da laici con una presenza salesiana di accompagnamento pastorale.
- Opere dirette e gestite da laici con una consulenza salesiana remota.
3 Opere animate da Salesiane, associate a tre comunità religiose.
3 progetti a direzione e gestione laicale (senza presenza salesiana) che si coordinano con il POI dei
Salesiani.
1 nuovo centro che si aprirà nel corso del 2019.
I servizi offerti sono generalmente associati a formati proposti da programmi finanziati da diverse
istituzioni pubbliche che stringono accordi con le Organizzazioni della Società Civile (OSC).
§ Dipendono dall’Instituto del Niño y el Adolescente del Uruguay (INAU):
Centri di Cura dell’Infanzia e della Famiglia (CAIF): il suo obiettivo è quello di garantire e
promuovere i diritti di tutti i bambini e le bambini tra 0 e 3 anni, soprattutto con un forte
intervento nell’accompagnamento della famiglia nel suo ruolo genitoriale.
Club di Bambini: sono centri socioeducativi di cura diurna, pensati per complementare l’azione
della famiglia e della scuola nell’educazione, nella socializzazione, nello sviluppo, nella crescita e
nel miglioramento della vita dei bambini e delle bambine in età scolare (da 5 a 12 anni).
Centro Giovanile: sono spazi educativo-ricreativi per adolescenti con l’obiettivo di promuovere
la socializzazione, il sostegno pedagogico, l’abilitazione e l’inserimento lavorativo. Sono aperti
durante tutto l’anno e dispongono di equipe tecniche multidisciplinari. Sono dedicati ad
adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Il loro funzionamento è vario, a seconda della diversità delle
popolazioni.
Centro di Cura per Padri e Madri Adolescenti: è un programma creato con la finalità di
generare o rafforzare condizioni di vita sane per adolescenti e per i loro figli, contribuendo a
sviluppare l’autonomia come asse centrale delle relazioni interpersonali. Sono centri diurni per
padri e madri di età compresa tra i 12 e i 17 anni.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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§ Dipendono dall’Instituto Nacional de Inclusión Social Adolescente (INISA):
Mezzi Socioeducativi Non Privativi della Libertà e Mediazione: è un programma nel quale, secondo
le indicazioni del potere giudiziario, ci si prende cura di adolescenti che hanno vissuto una prima
esperienza di conflitto con la legge. Si offre un accompagnamento socioeducativo personalizzato
per il reinserimento sociale ed educativo con un’equipe specializzato.
§ Dipendono dai Municipi e Intendenze Dipartimentali:
Progetti Educativo Lavorativi: sono progetti tripartiti (giovane, intendenza e OSC) di durata a
termine nel quale il giovane beneficiario ha almeno 18 anni. L’obiettivo di questi progetti è quello
di offrire una prima esperienza lavorativa insieme ad un processo di formazione e abilitazione che
permetta al giovane di recuperare processi educativi non conclusi, mentre esegue anche un
compito pratico (generalmente pulizia o mantenimento di spazi pubblici). Abbiamo alcune
esperienze di questo tipo che dipendono esclusivamente da finanziamenti privati.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Prestare attenzione a problematiche specifiche con servizi nuovi, senza smettere di fare quello
che già facciamo: prevenzione e cura della violenza, dell’abuso, del maltrattamento, di
dipendenze e consumi problematici, salute mentale infantile, difficoltà di apprendimento
specifico. Inizia a comparire la preoccupazione per i migranti, tema nuovo per il Paese.
Prendersi cura delle situazioni di abbandono di infanti e adolescenti: disporre di un rifugio o di
una qualche sistemazione che possa rispondere anche solo al bisogno di non avere un posto
dove passare la notte o vivere (famiglie che accolgono). Lo Stato segue una linea politica di
deistituzionalizzazione assoluta. Ci sono situazioni che richiedono, almeno per un qualche tempo,
di poter disporre di uno spazio sano per occuparsi del reinserimento della persona nella famiglia
di origine.
Replicare alcune esperienze apprese:
- Lavoro con la paternità e la maternità degli/delle adolescenti (Casa Lunas)
- Lavoro di formazione e reinserimento educativo (Esc de Oficios Don Bosco)
- Lavoro cono minori con mezzi giuridici non privativi della libertà (Proyecto Miguel Magone)
Pensare progetti per i giovani che a 18 anni escono dai nostri progetti. Lo stato sostiene
finanziariamente solo fino all’età di 17 anni e 9 mesi. Occorre quindi pensare oltre al diploma,
alla dimensione lavorativa dei giovani dopo i 18 anni. Ci sono alcune esperienze però è
necessario organizzare incontri tra alcune opere per pensare ciò che si sta offrendo, per
realizzare qualcosa di più grande insieme.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
§ Nel contesto sociale e eclesiale:
Incidere nelle politiche sociali: trascendere il lavoro pratico, educativo, sociale per potere, a
partire dalla sistematizzazione delle esperienze, contribuire nella società uruguayana.
Assumere la dimensione sociopolítica della prevenzione.
Partecipare più attivamente nelle negoziazioni con enti finanziatori: Instituto del Niño y
Adolescente del URUGUAYA (INAU), Instituto Nacional de Inclusión Social Adolescente (INISA).
Siamo una forza sociale significativa e insieme possiamo migliorare le situazioni.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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All’interno della Asociación Uruguaya de Educación Católica (AUDEC), i Salesiani occupano un
ruolo importante nel settore non formale dell’educazione. Si possono costruire accordi
educativi.
Far conoscere le esperienze di successo del lavoro educativo-pastorale attraverso i mezzi di
comunicazione (“Venite e vedrete”)
§ All’interno del Settore:
Articolare la sistematizzazione delle nostre esperienze: c’è ricchezza pedagogica, sia a livello
di teoria sia soprattutto a livello di pratica. Questo ci consentirebbe di poter trasmettere alla
società questo sapere, soprattutto nei mezzi di comunicazione. I progetti non formali salesiani
in Uruguay hanno raggiunto un buon livello, un segno distintivo riconosciuto di cui occorre
approfittare.
Continuare a migliorare il coordinamento e la comunicazione tra i differenti progetti.
Affrontare insieme quei bisogni che non possiamo affrontare da soli, rafforzare le reti,
continuare a camminare in questa direzione. Costruire legami ed evitare che ogni programma
negozi da solo i suoi affari con lo Stato, per avere maggior peso nella determinazione delle
condizioni comuni.
Rafforzare l’equipe delle OOSS sul piano delle ore a disposizione del settore per articolare e
sistematizzare un lavoro a vari livelli. Professionalizzare questo lavoro.
Cercare di avere un dialogo più fluido con il Settore delle Scuole dell’Ispettoria: toma de
conciencia de la realidad de la pobreza, aprovechar contactos significativos (empleadores,
colaboradores, comunicadores)
Incorporar la famiglia non in maniera tangenziale, ma creare proposte pastorali che
incorporino le famiglie per accompagnare la crescita, progetti che si facciano carico
specificamente della famiglia come destinatario. I contesti di educazione stanno diventando
molto difficili. Le maternità e le paternità hanno bisogno di cura non solo a livello di prima
infanzia, ma anche di adolescenza.
Aggiornare le proposte formative che abbiamo con gli adolescenti: vedere come sta
cambiando il mercato del lavoro, quello che offriamo non coincide sempre con quello che il
mercato richiede, occorre potenziare la formazione nei servizi, fare cose che siano realmente
capaci di incidere nel percorso di crescita dell’adolescente.
Cercare altre forme di finanziamento (indipendente dallo Stato) che permettano di avere più
scioltezza per raggiungere più destinatari e aumentare i salari degli educatori. Perdiamo gli
educatori più formati per questioni salariali, quando vengono chiamati da altri OSC per le loro
competenze. Dobbiamo prenderci cura degli incaricati e dei coordinatori dei Progetti e il tema
economico ci limita: è necessario formare queste persone sul piano carismatico.
Sarebbe buono pensare prima o poi ad una amministrazione centrale o regionale. Ciò
permetterebbe di ottimizzare le risorse. Ci son già esperienze tra alcuni progetti. C’è bisogno
di pensare ad ampio raggio e discutere apertamente.
§ Al livello del governo della Inspectoria:
Intraprendere decisioni politiche più chiare e coraggiose:
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

6.10 Page 60

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- Generare guadagni economici che finanzino la crescita del Settore. Generare guadagni e
un bilancio ispettoriali, non solo chiedere ad ogni opera che contribuisca ai servizi centrali.
- Dedicare personale laico per la progettazione e per la sistematizzazione e la valutazione
delle esperienze che permettano di lavorare dopo la negoziazione e il finanziamento delle
opere a partire da risorse che non siano solo pubblici (procure, imprese, fondi
internazionali).
- Continuare a curare la formazione dei dirigenti laici. Continuare a curare la dimensione
pastorale-religiosa degli educatori e dei progetti.
- Coinvolgere e formare più chiaramente i Salesiani giovani nelle e per le opere sociali.
- Prendere qualche scelta profetica, avendo il coraggio di aprire qualche servizio nuovo che
ci impegni con le nuove povertà, come forma di risposta a ciò che l’Assemblea dei
Coordinatori Laici ci va chiedendo come segno.
REGIONE – INTERAMERICA
REGIONALE – RETE SALESIANA DELLE OPERE E SERVIZI SOCIALI (OP)
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Sfide esterne
Sviluppare alternative percorribili e attraenti per adolescenti e giovani che, per le loro
condizioni di vulnerabilità e violenze subite, sono spesso reclutati o attratti da gruppi criminali
e/o vandalici, o tendono a migrare verso altre città o paesi che offrano migliori livelli di
sicurezza e opportunità.
Sistematizzare proposte integrali di prevenzione terziaria per adolescenti e giovani esclusi o
emarginati a causa di violenze, povertà o emarginazione.
Promuovere diverse proposte di educazione e formazione per il mondo del lavoro, che abiliti i
giovani ad accedere a lavori che ne rispettino la dignità e che siano ben remunerati.
Incidere su politiche pubbliche che promuovano, difendano e socializzino i diritti dei minori e
dei giovani.
§ Sfide interne
Rafforzamento del lavoro in rete a livello ispettoriale e regionale.
Sistematizzare le buone pratiche a livello ispettoriale e regionale.
Creazione dell’osservatorio ispettoriale di minori e adolescenti ad alto rischio o vulnerabili
Spazi di sensibilizzazione o abilitazione degli SDB nella formazione intorno all’Opzione
Preferenziale e il cammino regionale sviluppato in questo campo nella regione Interamerica.
Creazione di un PEPS - POI per le Opere Sociali a livello ispettoriale.
Rafforzamento del piano strategico di OP 2015-2020
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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§ Risposte: gli spazi sono stati generati come:
Incontri ispettoriali per il lavoro in RETE (Protezione, ETDH e Collegi) socializzazione del Piano
strategico di OP 2015-2020
Sono stati propiziati incontri tra le opere per camminare nella stessa linea.
Adeguamento e rafforzamento del sistema di gestione integrato come una strategia per
sistematizzare esperienze e generazione di pensiero di fronte ad azioni di miglioramento e
proiezioni sociali.
Si è favorita una formazione con istituzioni internazionali come UNITAR (Istituto delle Nazioni
Unite per la Formazione e la Ricerca), progetto che ha offerto strumenti per professionisti,
educatori, adolescenti e giovani; su temi come la nonviolenza, la formazione personale, il
riconoscimento di abilità per la pace, il rafforzamento come agenti del cambiamento e il
lavoro con la famiglia in tema di prevenzione delle violenze domestiche, resilienza e
riconciliazione.
Spazi di riflessione e analisi di fronte alle nuove dinamiche sociali, culturali, economiche,
religiose, familiari, lavorative e legali, per la prestazione di servizi nelle opere sociali.
Sono sorte esperienze e progetti validi di fronte a situazioni di alto rischio in diverse opere
della regione; raggiungendo settori non coperti dalle istanze ufficiali e dai mezzi di
comunicazione, impegnando la vita e proposte decise per accompagnare e rispondere alle
diverse situazioni emergenti.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
I nuovi contesti di famiglia che richiedono un nuovo sguardo per la prevenzione di situazioni
problematiche dentro e fuori di questo sistema.
Le nuove realtà (cortili) socioculturali dei minori che meritano una riflessione per l’interazione e
l’intervento.
Itinerari di formazione per i collaboratori del settore sociale: legislazione, magistero salesiano
sulle opere sociali, linee per una sistematizzazione e gestione della conoscenza.
Creazione di un osservatorio per il settore dei giovani ad alto rischio, a livello ispettoriale e
regionale.
Relazioni permanenti con il settore sociale privato e pubblico per il sostegno e la proiezione
dell’identità salesiana.
Alto interesse di molti salesiani e collaboratori per prepararsi più profondamente nella linea
sociale per un coinvolgimento valido, intelligente e professionale.
Il riavvicinamento e lo scambio continuo tra le componenti della regione, per stabilire proposte
interprovinciali che affrontino lo stesso problema.
Le opportunità che sfidano di più la visione futura di questo settore della pastorale salesiana
La famiglia e bambini, adolescenti e giovani.
Gli SDB che non sono coinvolti nel settore sociale.
La comprensione dell’importanza dell’Opzione Preferenziale.
Gestione di nuovi paradigmi intorno a convenzioni con il settore pubblico e privato.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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III. I PROCESSI DA ATTIVARE
VISIONE FUTURA
Processi sistemici a livello della dirigenza, della missione, e del sostegno per le opere sociali, e a
livello ispettoriale.
Analisi delle differenti realtà sociali, culturali, economiche, familiari; da un punto di visto positivo,
che dia conto di una migliore visione per l’interazione, l’intervento e il posizionamento dell’opera
in un determinato contesto.
Relazioni strategiche con le ONG
Gestione della conoscenza con riferimento alle pratiche di successo e modelli di attenzione nel
settore delle opere sociali a livello della Congregazione.
Formazione continua ai Salesiani e ai laici delle nostre opere su diversi temi e discipline che ci
aiutino a comprendere meglio i contesti sociali e i modi di affrontarli professionalmente.
REGIONE – EUROPA CENTRO – NORTE
ISPETTORIA – BEN
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Minori di strada, presa in carico e emancipazione.
Nel flusso degli sviluppi sociali, da una prospettiva Cristiana e rispettando le convinzioni filosofiche
e le opinioni personali di ciascuno, vogliamo aiutare ogni giovane e la sua rete di relazioni a
maturare nella sua crescita verso una piena felicità.
In altre parole, la sfida più grande è quella di tradurre la missione di Don Bosco per ciò che è
essenziale oggi.
Dalla missione alla visione, alcuni atteggiamenti fondamentali:
- Traduzione permanente del progetto pedagogico
- Linguaggio salesiano e riferimenti teorici
- Fondamenti scientifici del nostro progetto pedagogico
Espandere e rafforzare i network:
- Collaborare con i giovani, le loro famiglie e la loro rete relazionale più ampia. In dialogo con ogni
giovane, adattando il progetto a lui/lei, al suo contesto, condividendo la responsabilità.
- Lavoro secondo la domanda – lavoro secondo l’offerta
- Attraverso la partecipazione dei giovani a diversi livelli: individuale – di gruppo – di politiche
- Collaborazione multidisciplinare sia interna sia esterna con servizi (specializzati) per offrire
risposte a richieste più complesse di aiuto.
- Attraverso la flessibilità nell’offerta di assistenza e transizioni sicure all’interno dei servizi e delle
strutture di Youth Care Don Bosco Flanders: mobile - residenziale – traiettorie flessibili in un
contesto residenziale - superamento di crisi.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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- Sviluppare collaborazioni con la salute mentale, il recupero della tossicodipendenza, le strutture
psichiatriche, progetti di sostegno scolastico.
- Creare una transizione continua dalla cura dei giovani alla cura degli adulti:
- Lavorare costantemente e sostenere le opportunità...opportunità per giovani adulti.
- Creando piccole unità abitative, che offrano a giovani vulnerabili di età tra i 16 e I 25 anni, un
luogo sicuro e accogliente dove possano vivere insieme con altri giovani e prepararsi per una vita
indipendente ed equilibrata nella società.
- Focalizzarsi sulle soluzioni, sui punti di forza e sulle possibilità del giovane e della sua rete di
relazioni (pensiero orientate alla soluzione dei problemi)
- Ricerca commune degli obiettivi, da una prospettiva di speranza
I servizi ai giovani con bisogni particolari.
L’attenzione ai migranti e ai rifugiati.
Integrare progetti con rifugiati all’interno delle strutture di sostegno esistenti, cfr. l’esperienza The
Compass.
Lavorare con l’insicurezza che circonda la procedura di asilo e la realtà delle decisioni negative.
L’accoglienza e l’accompagnamento per il recupero e la riabilitazione.
Nuove sfide nelle Fiandre per le strutture private: espansione di un’organizzazione private.
E’ coerente con la nostra pedagogia preventiva?
I servizi educativi alternativi di fronte all’insuccesso scolastico (“dropout”).
Cooperazione intense tra scuole, strutture, il giovane e la sua rete di relazioni:
- Plusproject: questo progetto vuole prevenire l’abbandono scolastico dei giovani prima che
ottengano un diploma.
- Stormkering: questo progetto vuole dare ai giovani un nuovo senso/desiderio per il loro
future.
Le presenze di inserimento nei contesti popolari e le attività culturali nei quartieri periferici.
Richiede maggiore attenzione, ma è difficile integrare questa opzione nel nostro lavoro ordinario.
Richiede un’iniziativa ulteriore, specialmente quando all’inizio si tratterebbe di partire senza il
sostegno economico statale.
I servizi di inserimento per il lavoro e la protezione sociale.
I centri di attenzione e sostegno alla donna e alla famiglia.
Altre tipologie (esplicitare la tipologia).
Espansione di piccole unità abitative: cura dei giovani adulti che hanno terminato i programmi di
cura ma non si sentono ancora pronti a vivere in maniera autonoma.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
In un contesto sovra regolato e sussidiato dal governo continuare ad impegnarsi per garantire un
progetto educativo salesiano.
Il governo sta chiedendo sempre di più un approccio pluralistico. Come innestare le nostre
iniziative salesiane in questo contesto?
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

7.4 Page 64

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Le organizzazioni diventano ‘istituzionalizzate’. Abbiamo o possiamo intraprendere nuovi percorsi,
al di là di quelli offerti dallo Stato? Giovani senza una casa, cura dei giovani delle fasce di reddito
più basse… ?
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Un servizio di formazione per favorire la conoscenza del progetto educativo salesiano.
ISPETTORIA – FRB
L'Ispettoria di Francia-Belgio Sud (Francia, Belgio, Svizzera, Marocco) ha deciso, nel 2017, di unire in
una rete tutte le Associazioni che operano nel campo sociale e si riferiscono alla pedagogia e alla
spiritualità salesiana. Così è nata la rete DBAS: Don Bosco Azione Sociale. Il Delegato Ispettoriale per
l'Azione Sociale è stato nominato coordinatore di questa rete, e fa parte ora della Commissione
“Chiesa e Periferia”, istituita dalla CEF (Conferenza Episcopale Francese).
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Le opere della rete
La rete DBAS conta in Francia6 circa 70 istituti e servizi d’azione sociale che operano principalmente
nel campo dell’accompagnamento educativo e del farsi carico dei giovani a rischio.
Questi istituti presentano una grande diversità:
A livello della storia
Fanno parte della rete:
- Istituti già diretti da un Salesiano, e in cui viveva una comunità salesiana. La chiusura delle
comunità, per mancanza di Salesiani qualificati nel campo dell'accompagnamento educativo di
questi giovani, è avvenuta dagli anni 1990.
- “Le Valdocco”, un'Associazione creata nel 1995 dai Salesiani per aggiornare il carisma del loro
fondatore nella realtà contemporanea dei quartieri periferici in un contesto di sommosse
urbane.
- Istituti che non hanno condiviso alcuna storia con i Salesiani, ma che scelgono di aderire alla
rete a causa dell'importanza del riferimento alla pedagogia salesiana.
6 In Belgio, con una legislazione leggermente diversa, la rete comprende tre istituti: due internati educativi e un centro di
azione educativa (casa famiglia).
In Svizzera, è appena stata avviata da Salesiani Cooperatori un'Associazione chiamata “La Salésienne” che porta avanti
iniziative in linea del sostegno scolastico e del sostegno alla genitorialità.
In Marocco è stato aperto un appartamento per giovani migranti provenienti dall'Africa subsahariana, nonché un Centro di
formazione permanente per donne in situazioni precarie.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

7.5 Page 65

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A livello della dimensione
Appartengono alla rete piccole Associazioni, con alcuni dipendenti e volontari, e grandi istituti
del settore medicosociale (come l'Istituto Don Bosco in Nuova Aquitania – Sud Ovest della
Francia – che raggruppa 27 istituti e servizi, con oltre 500 dipendenti).
Si può parlare, alla maniera di Francesco di Sales, di “uni-diversità”, l'unità che deriva dal
riferimento condiviso all'eredità di Don Bosco e ad una carta etica comune a tutti gli istituti e
servizi della rete.
La rete DBAS copre l'intero campo sociale in linea con il sostegno e l'assistenza ai giovani in
difficoltà.
§ La prevenzione
Degli educatori di strada intrecciano un legame stretto con i giovani emarginati nei quartieri che la
nostra Repubblica ritiene “sensibili”. Approccio, aggancio, sostegno costituiscono le tre fasi della
costruzione della relazione educativa.
Le équipe partecipano a un lavoro di:
- prevenzione della delinquenza, creando iniziative per il tempo libero;
- prevenzione della “rottura scolastica”, attraverso la realizzazione di iniziative nel campo del
sostegno scolastico e della prevenzione dell'abbandono scolastico;
- prevenzione delle rotture familiari, attraverso la realizzazione di iniziative nel senso del
sostegno alla genitorialità e della mediazione familiare.
Il modello è quello di “Le Valdocco” che si propone di raggiungere il ragazzo, l'adolescente nei suoi
tre campi di vita che sono la famiglia, la scuola e il quartiere (la “cité”). Sappiamo bene quanto sia
difficile per i giovani di oggi affrontare la differenza culturale esistente tra questi tre campi: il
primo è segnato dalle tradizioni e dalla cultura del paese di origine; il secondo dalle tradizioni
repubblicane; il terzo è contrassegnato da una cultura dell’“inter-coetanei”, dell'“inter- giovani”,
poiché gli adulti hanno alquanto disertato lo spazio pubblico. La parola chiave dell'azione portata
avanti da “Le Valdocco” si trova nel concetto di “Mediazione Famiglia-Scuola-Quartiere ["Cité"]”,
cioè nella creazione di legami tra i diversi adulti che accompagnano il ragazzo nel suo percorso di
crescita. La sfida principale è quella della coerenza tra tutti questi adulti, una correlazione che può
spesso essere stabilita tra il livello di violenza di un ragazzo o di un adolescente con quello
dell'incoerenza degli adulti che camminano con lui.
Attualmente, “Le Valdocco” si trova nella periferia di Parigi (Argenteuil), nell'agglomerazione di
Lione (Lione, Tassin-la-Demi-Lune, Vaux-en-Velin) e nelle agglomerazioni di Lille (Nord) et Nizza
(Sud). Progetti con nuovi impianti sono condotti a Saint Dizier (Nord Est) e Marsiglia (Sud).
§ Protezione dell’infanzia
Molti istituti della rete sono convenzionati con i dipartimenti [provincie] (responsabili
dell'Assistenza Sociale per l'Infanzia) e / o abilitati dal Ministero della Giustizia.
Essi riguardano il campo della protezione amministrativa (condotta su richiesta dei genitori) e della
tutela giurisdizionale (condotta su richiesta del giudice, quando il ragazzo è ritenuto in pericolo).
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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La rete conta diverse Case Famiglia a Carattere Sociale (MECS) collocate nella zona di Parigi, in
Normandia, in Aquitania e nella zona Rodano-Alpi, per ragazzi tra 6 e18 anni di età (con possibile
estensione a 21 anni in caso di contratto firmato con giovani adulti), distribuiti in gruppi di vita (tra
8 e 12 membri).
Nella rete esistono anche centri diurni che accolgono, durante la giornata per la scuola o la
formazione professionale, adolescenti che hanno abbandonato completamente il sistema
scolastico.
Infine, c'è l'accoglienza dei minori non accompagnati (MNA), giovani migranti arrivati di recente
sul territorio. Sono accolti:
- sia nelle MECS,
- sia in strutture specifiche che la rete ha appena aperto in Nuova Aquitania (Sud Ovest).
Progetti di apertura sono in corso a Caen (Normandia) e nella periferia parigina nord
(Dipartimento di Val d'Oise).
La sfida principale è quella di inserire questi giovani nella società francese alla fine del loro essere
accompagnati.
§ L’educazione accompagnata ("L'éducation surveillée")
Si tratta di adolescenti affidati dai tribunali per i minorenni, nel contesto dell'ordinanza del 1945 (in
Francia) che regola le risposte alla delinquenza giovanile.
La rete conta: - vari centri di azione educativa aperti (esternati)
- un centro per educazione “rafforzata” (CER)
- un centro di educazione chiuso (internato) (CEF).
In queste strutture, è stato istituito un supporto educativo rafforzato per consentire agli adolescenti
accolti di abbandonare i loro percorsi di delinquenza. Questa è la sfida principale.
§ L’inserimento
La rete conta tre tipi d'istituti e servizi a favore dei giovani, denominati con un triplice "né, né,
né" (né lavoro, né stage, né formazione):
Servizi di supporto per la formazione o l'impiego, che offrono un sostegno individualizzato ai
giovani che hanno maggiormente lasciato il sistema scolastico senza alcuna qualifica. Servizi sono
stati aperti in Aquitania (Sud Ovest) e Savoia (Centro Est).
Laboratori-cantieri d'inserimento («Ateliers-Chantiers d’Insertion»: ACI) che accolgono giovani e
adulti nel processo di reinserimento, che vengono messi in una situazione lavorativa (un ACI è
gestito dall'antenna “Le Valdocco” nella periferia di Lione).
Centri di formazione permanente, aperti a giovani che escono dalla scuola senza alcuna qualifica
e beneficiano dello status di tirocinanti in formazione professionale (un Centro è gestito a Caen
in Normandia).
La principale sfida è quella dell’inserimento in un impiego stabile.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Ne individuo tre:
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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1) La sfida della diversità sociale («mixité sociale»)
La tragedia vissuta da molti di questi giovani raggiunti dalle équipe della rete consiste in un certo
rinchiudersi culturale, poiché i codici di comunicazione utilizzati li allontanano dalla possibilità
d'inserirsi nella società francese. D'altronde un tale humus favorisce lo sviluppo dell'islam radicale.
La politica della città, come praticata in Francia, si basa sulla suddivisione in zone. Si tratta di agire
nei quartieri per la gente del quartiere. Tale politica non è riuscita ad arginare la “frattura sociale”
tra questi quartieri e il resto del paese. Sembra quindi importante raccogliere la sfida della
mobilità e della diversità sociale. La priorità deve essere data, nella realizzazione di progetti
educativi, all'educazione alla mobilità e all'apprendimento della diversità sociale. Si tratta di
permettere ai giovani di incontrare altri giovani diversi da quelli della loro comunità di origine.
Si ricordi che Don Bosco accoglieva al Valdocco di Torino due tipi di giovani: gli artigiani, molti dei
quali avevano conosciuto la strada, e gli studenti, giovani piuttosto educati che venivano a Torino
appunto per studiare. La convivenza non è stata sempre facile (ricordiamo quella famosa battaglia
a palle di neve che si trasformò in una battaglia campale – cfr. MB VII,51), ma Don Bosco è stato in
grado di resistere!
2) La sfida dell’interculturalità
La Francia è diventata terra d'accoglienza per migliaia di giovani provenienti principalmente
dall'Africa, dall'Europa Orientale e dal Medio Oriente. L'interculturalità (e l'inter-religiosità) non è
sempre facile da vivere. La sfida consiste ad imparare a vedere nella differenza non una minaccia
ma una fonte di possibile arricchimento. Ciò implica l'apprendimento della conoscenza dell'altro.
Va ricordato che Don Bosco desiderava che i migranti italiani fossero accompagnati nel loro
progetto di integrazione nei paesi sudamericani, e il suo obiettivo è sempre stato quello di
promuovere gli scambi culturali. Va anche ricordato che la prima casa salesiana inaugurata in
Francia (Nizza) ha accolto molti giovani provenienti dall'Algeria.
3) La sfida del digitale
La rivoluzione digitale (e siamo ancora agli inizi!) non è solo una rivoluzione tecnologica, come
alcuni credono, ma una vera e propria rivoluzione culturale che induce un profondo cambiamento
nel rapporto con lo spazio e con il tempo. Tale rivoluzione ha un grande impatto sul
funzionamento dell'economia.
Come Don Bosco, che seppe vedere nei giovani sfaccendati della società rurale i futuri attori della
società industriale, raccogliendo la sfida della formazione, dobbiamo imparare a vedere oggi nei
giovani sfaccendati della società industriale (e sono molti) i futuri attori della società digitale,
raccogliendo la sfida della formazione.
Perché è giocoforza constatare che, se la modalità di appropriazione di questi strumenti non è la
stessa per i giovani inseriti e quegli esclusi (per i primi si tratta di acquisto, per gli altri si tratta di
ricettazione), i giovani di questa nuova generazione, qualunque sia il loro ambiente di
appartenenza, sviluppano le stesse competenze nell'uso delle NTIC (Nuove Tecnologie
dell'Informazione e della Comunicazione).
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Oggi è importantissimo preparare i giovani, non per i mestieri del passato, ma per quelli del futuro,
il che induce cambiamenti profondi nelle nostre modalità operative istituzionali.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Il processo che voglio sottolineare è la formazione degli educatori e degli assistenti sociali, se
vogliamo prepararli ad affrontare queste sfide.
All'interno della rete DBAS, è stato realizzato un raggruppamento dei sette organismi salesiani di
formazione sanitaria e sociale, che ha preso il nome di “SYPRÉ” (evocazione del Sistema Preventivo -
Système Préventif in francese), il cui scopo principale è l'innovazione nel campo della formazione
degli assistenti sociali, in modo da prepararli a rispondere a tutte queste sfide.
Ed è molto importante oggi prendere in considerazione la dimensione spirituale di ogni giovane
accompagnato, dimensione troppo spesso ignorata in un movimento di grandissima
professionalizzazione dei mestieri sociali, realizzato in un contesto di laicità.
PS: per una maggiore informazione circa la rete DBAS, vedi il sito
https://www.donbosco-actionsociale.org
ISPETTORIA – GER
Introduzione
Come trasformiamo il Quadro di Riferimento in vita vissuta
L’Ispettoria dei Salesiani in Germania sta offrendo servizi sociali e sostegno nell’organizzazione della
vita quotidiana di giovani emarginati, come ad esempio minori rifugiati non accompagnati, migranti o
giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), attraverso vari progetti e strutture in tutta
la Germania. Essi proseguono la missione di Don Bosco, che si prese cura dei giovani più bisognosi
con un approccio olistico, aprendo una nuova prospettiva – con i giovani e per i giovani.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Il Sistema Preventivo. Lavorare con giovani a rischio con un approccio Salesiano
S. Giovanni Bosco sviluppò un progetto eccezionale per i giovani 150 anni fa. Da allora, 1859, il
nostro impegno è rivolto alla vita dei giovani. Specialmente i giovani più poveri e svantaggiati
hanno bisogno del nostro aiuto. Le condizioni essenziali di vita a metà del secolo 19°, quando Don
Bosco ha fondato la sua Congregazione, presentavano dei tratti comuni alla situazione attuale:
giovani senza una casa, migrazioni, disoccupazione giovanile, dipendenze e delinquenza.
Noi facciamo lo stesso oggi - seguendo i principi fondamentali della pedagogia di Don Bosco:
creare un’atmosfera di famiglia, una relazione educative costruita sulla fiducia e sulla
ragionevolezza, un incontro con il giovane alla ricerca di significato e speranza e un approccio
relazionale che è visto in termini di amorevolezza e collaborazione.
Di nuovo: come Don Bosco cerchiamo una maniera olistica (individuale, sociale, ecologica,
professionale, politica e religiosa) di educare i giovani. Li abilitiamo ad agire in maniera
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responsabile e li accompagniamo nel loro percorso alla ricerca della propria identità e della propria
realizzazione personale.
§ La risposta dei Salesiani in Germania oggi.
I giovani cercano un riparo da condizioni economiche
difficili, da complicate storie personali e familiari, a volte persino da loro stessi. Le conseguenze: i
giovani più svantaggiati oggi vengono etichettati come esseri inutili e irrecuperabili. Questi giovani
assumono su di sé questa reputazione, e interrompono il proprio sviluppo emozionale e sociale.
Nei nostri centri ciascuno ha il diritto di poter iniziare di nuovo.
Questa visione è fondamentale per il nostro lavoro con giovani a rischio, specialmente per il lavoro
con quelli che si trovano ai margini della società. I numeri crescenti di giovani emarginati che non
hanno alcun contatto con enti pubblici in grado di aiutarli spariscono nell’oblio della nostra
coscienza sociale. Questi giovani vengono chiamati NEET, dall’acronimo inglese che significa che
sono giovani fuori da qualsiasi percorso di educazione, formazione o lavoro.
§ I bisogni dei NEET
L’esclusione e lo svantaggio sociale cominciano già dalla prima infanzia a causa dei conflitti nella
casa della famiglia di origine. Inoltre, i giovani svantaggiati spesso replicano l’esperienza di
disoccupazione di lungo termine vissuta dai genitori; le possibili deviazioni dal loro sistema di
valori non sembrano attirarli. La mancanza di fiducia nelle proprie abilità, la bassa autostima e la
convinzione di essere destinati all’insuccesso accrescono il rischio di uno scoraggiamento
profondo.
Questi giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni hanno bisogno di una cura su misura, per essere
aiutati ad accedere a percorsi formativi e al mercato del lavoro.
Una vita di privazioni provoca una situazione di salute precaria, e questi giovani non arrivano ad
accedere alle cure offerte dai servizi pubblici sociosanitari.
Spesso questi giovani sperimentano frustrazione, ma tuttavia è difficile farli uscire dalla situazione
di stallo in cui si trovano, perché nel momento in cui realizzano quanto si siano impoveriti nel
lungo periodo iniziano a non credere più nella possibilità di reintegrazione. Allo stesso tempo, la
società rifiuta di assumersi la responsabilità dell’insuccesso di questi giovani (“è colpa loro”), e i
giovani sono costretti a dimostrare ogni volta le loro esperienze traumatiche per ottenere
sostegno dalle istituzioni pubbliche.
Le istituzioni pubbliche non sono pertanto percepite come un aiuto da parte di questi giovani – a
volte anche i tentativi di mediazione in situazioni di emergenza falliscono.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
C’è bisogno di un approccio integrale con componenti terapeutici e ingredienti attitudinali; c’è
bisogno di un’atmosfera di orientamento di lungo termine per costruire una relazione
amichevole e di fiducia con i giovani per aiutarli a costruire una vita dotata di senso grazie a
percorsi di studio, formazione e lavoro.
Adolescenti che vivono questi problemi complessi per un tempo prolungato perdono il contatto
con il loro ambiente sociale di origine.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Angoscia giovanile - Don Bosco a Berlino, Colonia, Chemnitz, Norimberga, Bamberg e Trier Don
Bosco rispose con amore, spiritualità e un impegno focalizzato sui talenti e le potenzialità degli
adolescenti. Qual è quindi la risposta dei Salesiani in Germania oggi?
In vari centri Salesiani in Germania cerchiamo di interrompere questo processo negativo e
incontrare giovani socialmente esclusi. Questi interventi sono fondati sulle virtù salesiane:
andare incontro ai problemi dei giovani in una maniera responsabile. Questi interventi si basano
sul rispetto della persona, sul principio di uguaglianza e sulla valutazione positiva delle specificità
proprie di ogni persona.
I centri e gli educatori si adoperano costantemente per rispondere in maniera flessibile ai bisogni
specifici dei giovani.
Crediamo che seguire queste indicazioni sia decisivo per attivare questi giovani. Per offrire una
cura personalizzata e intensiva è fondamentale poter disporre di uno staff adeguato e
qualificato.
Incontri aperti e aree di consulenza: i giovani che non hanno perso solamente le loro strutture di
riferimento, ma anche le loro reti di relazioni personali, hanno bisogno inizialmente di poter
contare sulla fiducia di una persona che interagisca amichevolmente con loro, che sia loro
disponibile per un tempo sufficientemente ampio, e li aiuti a trovare soluzioni personalizzate per
costruire la propria vita. Noi offriamo una porta aperta – un oratorio – un incontro aperto e
un’area di consulenza con un tempo e uno spazio adeguati. Solo così, problemi individuali
complessi possono essere affrontati e risolti. Questo tipo di interventi prevede sia un lavoro per
raggiungere questi giovani e capire la loro situazione familiare, sia misure per aiutarli a
organizzare le proprie giornate. Le nostre strutture offrono pasti comuni, che aiutano ad
organizzare la giornata e l’agenda settimanale, incluso nei fine settimana.
La situazione della famiglia e della vita attuale del giovane devono essere chiarite. Gli sforzi fatti
dal giovane in precedenza per pianificare la sua vita vengono ascoltati e apprezzati. Ci
focalizziamo sulle risorse personali e sui contatti positivi attualmente a disposizione. Su questa
base, viene realizzato un primo piano educativo personalizzato, elaborato su misura dei bisogni
del giovane.
Orientamento integrale: per ricostruire le abilità formative e professionali del giovane offriamo
un sistema affidabile e completo di sostegno: orientamento, varie misure di attivazione, tirocini
interni ed esterni, prove di lavoro, accompagnamento socio-educativo, terapeutico e medico,
lavoro biografico, educazione sanitaria, tempo libero e vacanze, formazione individuale e di
gruppo in varie aree (tecniche, artistiche, sportive). La formazione e lo studio hanno sempre la
priorità – ci sono unità di sostegno individuale e di gruppo permanenti, come anche opportunità
per ottenere qualifiche riconosciute.
Interventi di crisi: una caratteristica fondamentale del servizio offerto è che si tratta di una
struttura e di un’assistenza per cui “… non è una casa con un foglio di carta appiccicato alla porta
che spiega che se hai bisogno di parlare con qualcuno puoi venire dall’1 alle 4 del pomeriggio da
lunedì a venerdì – siamo presenti tutta la settimana a tutte le ore del giorno e della note. Non
importa quale sia l’orario o l’entità del problema… ci sarà sempre qualche persona a disposizione
qui. La vita non è qualcosa da prendere in considerazione solo nelle ore di apertura – se qualcuno
ha bisogno di aiuto, qui troverà qualcuno che si prenderà cura di lui/lei”. 24 ore al giorno, 7 giorni
alla settimana, 365 giorni all’anno – con una sistemazione di emergenza integrata.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

8 Pages 71-80

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Spazio di manovra: non ci accontentiamo di gestire il bisogno, vogliamo trasformarlo. Per questo
abbiamo bisogno di essere capaci di agire in maniera flessibile e libera, senza eccessivi ostacoli
burocratici da superare. Le soluzioni individuali devono essere offerte in tempo rapido
congiuntamente alle istituzioni pubbliche, e le documentazioni devono essere tarate con i
progetti personali piuttosto che con i criteri delle agenzie per l’impiego.
Amore e competenza: un elemento fondamentale è la costruzione di una relazione intense con i
giovani di cui ci prendiamo cura. Relazioni personali e di lungo periodo creano confidenza e
sicurezza, e sono una precondizione per lo sviluppo di una cooperazione ulteriore e di successo
con i giovani.
Attirare i giovani in una frequentazione regolare dipende sulla costruzione della relazione con
loro. Un educatore responsabile è convinto che in ogni giovano c’è un cuore buono e un punto
accessibile al bene.
Aspetti finanziari: l’assenza di una protezione finanziaria può limitare il lavoro con i giovani. C’è
bisogno di professionisti esperti e qualificati che non devono trovarsi a lasciare i progetti per
mancanza di fondi. Il nostro lavoro ha bisogno di un finanziamento di lungo periodo da una fonte
sicura. Il lavoro Salesiano dedicato ai giovani emarginati ha un forte significato politico e richiede
un’azione continua in questo senso.
Lavoro in rete: per stabilire e mantenere partenariati con attori locali e regionali strategici è
necessario sviluppare reti di relazioni. Imprese, società di formazione, agenti immobiliari,
strutture sanitarie, consulenti finanziari, altri servizi sociali pubblici, privati e ecclesiali, consulenti
in materia di dipendenze, strutture scolastiche, di polizia, culturali e teatrali, possono contribuire
a creare una rete di relazioni fondamentali per orientarsi nella giungla delle città. L’obiettivo è la
(re)integrazione dei giovani in una rete di relazioni positive. Con questo approccio, i giovani
vengono abilitati gradualmente a costruire una rete personale di relazioni per evitare l’influenza
di relazioni negative e costruire una vita indipendente e socialmente accettabile. Il compito
centrale di questo progetto è quello di offrire una casa, in contrasto con l’instabilità sperimentata
dai giovani nella loro vita precedente. Nei nostri centri ciascuno ha il diritto di poter ricominciare
da capo.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
"Non lasciarli ai margini"
In Germania il tentativo Salesiano di interrompere questi processi negativi ed entrare in contatto con
i giovani esclusi è un segno di speranza. Questi interventi si basano sul rispetto della persona, sul
principio di uguaglianza e sulla valutazione positiva delle specificità proprie di ogni persona.
Questi interventi sono fondati sulle virtù salesiane: andare incontro ai problemi dei giovani in una
maniera responsabile. Non solo in Germania, ma anche in altri contesti europei, i Salesiani offrono
spazi e case per l’educazione dei giovani.
Giovani bisognosi – risposte Salesiane. Il Sistema Preventivo rimane il cuore della chiamata Salesiana.
Don Bosco ha risposto con amore, spiritualità e un impegno concreto focalizzato sui talenti e sulle
potenzialità degli adolescenti.
Per noi oggi questo significa: competenza, competenza e qualificazione nell’azione pedagogica,
fiducia nella bontà umana e apprezzamento per i giovani più bisognosi. Di fronte a Dio nessuno è
senza speranza. I giovani che incontriamo sono quelli che siamo chiamati a servire, così come sono.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Don Bosco li assisteva aiutandoli a sviluppare soluzioni personalizzate per sé stessi e fronteggiare le
difficili condizioni sociali per riuscire a costruire una vita dotata di senso.
“É buono che tu sia qui” – Da questa tradizione trae origine la pratica per cui ogni Centro Salesiano è
concepito per essere allo stesso tempo una scuola, una casa, una parrocchia e un cortile. Cerchiamo
di portare questi elementi ai giovani nella maniera più pratica e significativa ovunque i nostri Centri si
trovino. I più poveri sono sempre inclusi in qualsiasi comunità presente in un Centro Salesiano. Lo
stile pedagogico che vi si offre è basato su cordialità, calore umano, felicità e ottimismo.
La pedagogia Salesiana può essere vissuto solo insieme, in un clima di fiducia. Accogliamo ogni
giovane, senza alcuna discriminazione basata sul suo stato sociale o educativo, la sua religione,
nazionalità o genere. Insieme alla Famiglia Salesiana, viviamo una partecipazione attiva con i giovani
e per i giovani.
Competenza, professionalità e un’esperienza personale, sociale, spirituale e tecnica sono
indispensabili per ogni membro dello staff. Una riflessione continua sul miglioramento della qualità
pedagogica offerta è indispensabile. Perché, in fondo, il bisogno incontrato nei giovani deve essere
trasformato in una risposta Salesiana.
ISPETTORIA – MALTA
Introduzione
Come direttore della comunità salesiana di Senglea, nel distretto di Cottonera (spesso considerata
"un'area povera e operaia" nel sud di Malta).
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ A livello locale/regionale
la sfida principale è quella di fornire uno spazio sicuro che attrae tutti, ma soprattutto i
giovani più poveri, e da dove possono ottenere benefici educativi informali e sostegno nella
loro crescita dall'infanzia fino alla prima età adulta. Tra queste abbiamo un'alta percentuale di
famiglie povere, un numero crescente di famiglie fragili, così come famiglie in cui i bambini o i
genitori (o entrambi) sono di origine straniera. Tutti questi elementi, che condividono la stessa
società, hanno bisogno di essere curati, sostenuti e integrati e questo è ciò che facciamo
attraverso la nostra ONG "Home Away from Home".
§ A livello nazionale
Una seconda sfida è quella di lavorare in modo mirato con i giovani assistiti fuori casa. A
beneficio di questi giovani che non possono vivere con le loro famiglie, mi occupo delle
strutture, dei metodi, degli standard, delle politiche, dei programmi, della consulenza e della
supervisione in materia di assistenza residenziale, assistenza sociale e servizi terapeutici per i
giovani. Queste attività hanno lo scopo di sostenere i minori e coloro che lavorano con loro.
Una terza sfida è nel campo della protezione dell'infanzia, dove lavoro sia per la Conferenza
Episcopale che per la Conferenza dei Superiori Religiosi Maggiori. Il mio lavoro è quello di
rendere la Chiesa un luogo più sicuro. Quindi servo in strutture salesiane e nazionali che
tutelano i bambini e gli adulti vulnerabili nella Chiesa, indagando le denunce di abusi e
creando le strutture che aiutano a prevenire gli abusi nelle entità ecclesiali, prima di tutto.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
§ A livello nazionale, le sfide future derivano dai cambiamenti in una società che sta perdendo il suo
apprezzamento per la vita, una società che sta diventando sempre più razzista. Sebbene la società
maltese sia nominalmente a favore di tutti i diritti dei bambini, in pratica c'è un deterioramento di
alcuni dei diritti più fondamentali di questi diritti, derivanti dal fatto che i principi che stanno
determinando sempre più spesso il modo in cui è governata la società maltese sono la crescita
della ricchezza nell'economia nazionale e l'individualismo, piuttosto che il bene comune, a
prescindere dai cui diritti potrebbero essere calpestati nel processo.
§ Con la crescente fragilità del nucleo familiare a Malta, è probabile che la Pastorale giovanile
salesiana sarà chiamata a fornire maggiori esperienze di "famiglia" ai giovani che hanno bisogno di
sentire il senso di appartenenza e che subiranno il vuoto e il dolore che la mancanza di cura e
attenzione nelle famiglie porta con sé. E' probabile che saremo sempre più chiamati a prevedere
misure di compensazione per i giovani più colpiti. Queste esperienze devono essere sicure e quindi
guidate da persone che siano in grado di notare i segnali di avvertimento e gli indicatori precoci di
situazioni che potrebbero portare alla rottura della fiducia e dei confini, e di intraprendere azioni
appropriate e tempestive per correggerli.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
1. Dovremmo riflettere su quali processi creano un senso di famiglia e quali processi sono in grado di
rendere visibile ciò a cui i giovani rispondono oggi.
2. Dobbiamo ascoltare e quindi discernere i segni dei tempi per vedere dove va la società e quali
situazioni si stanno creando per rispondere tempestivamente alle esigenze dei giovani.
3. A livello mondiale, ma soprattutto nel mondo occidentale, come Congregazione dobbiamo anche
riflettere su come rendere la sicurezza e la trasparenza una priorità maggiore nei prossimi anni,
affinché la nostra presenza, i nostri spazi e le nostre attività siano visti e visti come sicuri dai
giovani e dai loro genitori. Oggi dobbiamo guadagnarci la loro fiducia e il loro rispetto piuttosto
che aspettarci che sia un dato di fatto.
INSPETTORIA – SLK – ATTIVITÀ PER I ROM
Introduzione
Informazioni generali sulla Slovacchia, Bratislava, 2019
I Rom, minoranza etniche.
Il numero della minoranza Rom: circa 450.000 persone
624 slum, 200 Ghettos
122.518 Rom in Slovacchia
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Il problema dell'identità
Istruzione, Alloggio, Salute, Disoccupazione, Discriminazione
La fede
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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La maggior parte dei Rom sono cattolici rom.
Il luogo di pellegrinaggio Gaboltov (5.000 persone)
§ Risposte
Luoghi per attività con i Rom
- Bardejov û PoÜtßrka dal 1990
- Kosice - Lunφk IX dal 2008
Bardejov û PoÜtßrka
- 1990 prima attività
- 1998 la chiesa, dedicata a San Zefirin.
- 2001 il giardino dei bambini
- 2006 la scuola elementare con il giardino d'infanzia
Centro educativo di Don Bosco
§ I risultati
Il ghetto diventa un luogo sicuro
Chiesa, Kindergarden, Scuola, Parco giochi,
Cooperazione amichevole tra minoranza e maggioranza
2008 primi 7 giovani in una scuola secondaria di secondo grado
2013 20 giovani su un liceo
2018 primi studenti diplomati in una scuola secondaria di primo grado
Kosice - sobborgo LUNK IX
- Ufficialmente û 4.700, ufficiosamente û 6.000 Rom su una superficie di 1 km2, la più alta
densità di cittadini in Slovacchia.
- Disoccupazione û 90%.
- Basso tenore di vita
- Età media û 20 anni
- Nella scuola elementare û 1.168 bambini
Salesiani a Lunik IX
1 luglio 2008 û L'arcivescovo di KoÜice ha chiesto la presenza dei Salesiani.
Il team della missione - SDBs, FMAs, volontari
§ Situazione
Grandi cambiamenti in un sobborgo negli ultimi anni
Il gas, l'elettricità e l'illuminazione pubblica sono stati scollegati
Tre grandi blocchi di appartamenti sono stati distrutti, insieme ad un gran numero di piccole
case.
Diminuzione dell'igiene (bambini più pessimi, tagliati dalle pulci, odore, stanchi)
Aumento della densità di popolazione
L'emergere di baracche
Aumento della migrazione
La missione è molto più difficile adesso
2010 û finitura della Chiesa
2011 û finitura del centro pastorale
2012 û SDB community - 4 persone
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Collaborazione con la scuola di Kremnica (Scuola speciale con lingua rom, negli anni
2013/2014 - 4 ragazzi di Lunφk)
2017 - lavanderia per i residenti in periferia
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Le residenze di Lunik IX stanno perdendo la speranza per il futuro. Incertezza, paura, paura,
disperazione, migrazione.
Distruggere le case, scollegare il gas, l'elettricità e l'illuminazione pubblica.
Igiene decrescente
Migrazione, in particolare dei giovani
Mostrare alla gente un'altra possibilità di vita
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Stare con loro, accettarli, dar loro l'onore di essere con loro.
Per dare loro l'esempio di un'altra possibilità di vita
Le attività regolari
Giocare insieme e servire con i sacramenti.
Condividere con loro la responsabilità (non dare cose gratis).
Insegnare loro ad essere generosi e a dare, a condividere.
ALTRE ESPERIENZE IN EUROPA PER I ROM
Sulla base delle informazioni fornite da ERGO Network (European Rom Grassroots Organizations) nella
sua ultima pubblicazione sull'inclusione del gruppo etnico zingaro7 e degli SDG e le informazioni che ci
offre all'Agenzia europea per i diritti fondamentali che possiamo identificare alcune sfide
fondamentale:
• Mancanza di attuazione, o impatto molto limitato, della strategia europea per l'inclusione della
etnia zingara o strategie nazionali in fallimento. Assenza di misure a contrasto anti-zingaro.
• Tassi di disoccupazione molto elevati e prevalenza dell'economia informale.Accesso molto precario
ai servizi di base: istruzione, sanità, alloggio e persino acqua.
• Disuguaglianze: sia della comunità rom con la sua comunità locale sia all'interno del gruppo etnico
zingara, dove spicca una grande disuguaglianza di genere.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Sfide
Sulla base delle risposte delle province sulla situazione degli zingari inviati da Abbiamo don Bosco e le
risposte ricevute da Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Bulgaria identificato le principali sfide per
i bambini, i giovani e le loro famiglie che sono molto simili al sezione precedente.
- Esiste una segregazione “di fatto”, le nostre scuole non possono essere inclusive perché il La
popolazione non rom lascia queste aree quando i rom sono la maggioranza. Per esempio a
Ostrava, ufficialmente non esistono scuole separate, ma esiste una scuola con il 100% di
studenti zingari (1000 giovani).
7 http://ergonetwork.org/wp-content/uploads/2019/03/Report_ERGO_SDGs-1.pdf
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- Tassi molto alti di abbandono scolastico, soprattutto tra le ragazze, perche il matrimonio in
tenera età è radicato, quindi una percentuale molto bassa riesce a finire il liceo.
§ Risposte
Alcune Ispettorie salesiane stanno rispondendo in modo molto concreto attraverso il Sistema
preventivo salesiano, incentrato sulla fornitura di bambini piccoli e alle loro famiglie opportunità
educative, sia formali che non formali.
- Repubblica ceca: fine settimana per adulti e giovani, campi familiari, pellegrinaggi, esercizi
spirituali e altre attività ed eventi occasionali. La i salesiani visitano spesso le famiglie nei loro
ambienti e case.
- La Provincia ungherese ha sviluppato il Progetto per facilitare l'accesso al Formazione
professionale per giovani rom con il sostegno del governo in un progetto chiamato:
"Programma pilota per lo sviluppo di don Bosco FP per i giovani rom nel scuola elementare,
media, tecnica e residenza per giovani ”
- Francia - Lilla: svolge attività regolari con giovani zingari nei campi Estate per facilitare l'accesso
al tempo libero di qualità. (ATTENDERE)8
- Bulgaria: per contrastare l'antizigan, organizzano attività in cui i giovani Zingari e bulgari
(animatori) sono integrati.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Dopo aver valutato i loro interventi, alcune di queste presenze salesiane sottolineano la comparsa di
alcune opportunità:
- Ungheria: hanno notato un aumento positivo della partecipazione dei beneficiari. Le scuole e gli
oratori sono buoni strumenti anche per raggiungere i genitori.
- Bulgaria: hanno notato un aumento significativo della partecipazione dei beneficiari. Sono
raggiungendo anche i genitori.
- Repubblica Ceca: per contrastare l'anti-zingara mantengono una mentalità molto aperta verso i
bambini e i giovani. Attraverso il Vangelo viene loro insegnato che siamo tutti figli di Dio. Sono
anche riusciti ad avere una buona cooperazione con altre organizzazioni.
In generale, la discriminazione nei confronti dei rom esiste al di fuori del contesto salesiano e del
nostro i giovani subiscono tale discriminazione, ma le Case salesiane sono diventate per loro un
ambiente sicuro.
REGIONE – EUROPA MEDITERRANEA
ITALIA – SALESIANI PER IL SOCIALE (SCS) – NACIONALE
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ I ragazzi della strada, sorvegliati ed emancipazione:
SFIDE: puntare all’accoglienza all’interno delle case-famiglie e in strutture residenziali nell’ottica
di promuove l’autonomia progressiva dei ragazzi soprattutto per quei giovani italiani e migranti
che diventano maggiorenni e che devono essere sostenuti attraverso percorsi di formazione e
di avvio al lavoro. Maggiore collaborazione con le famiglie (affidi, famiglie solidali).
8 http://www.infoans.org/en/sections/news/item/6360-france-a-summer-camp-among-young-roma-thanks-to-espere
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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RISPOSTE: definizione delle strutture di housing sociale in stile salesiano; definizione dello stile
salesiano di accompagnamento del ragazzo nel mondo del lavoro.
§ Servizi ai giovani con necessità speciali.
SFIDE: sostenere il percorso verso l’autonomia di giovani fragili che provengono dalla
dimensione del penale
RISPOSTE: sosteniamo progetti all’interno delle comunità per minori (in particolare a Bari,
Caserta, Cisternino, Corigliano d’Otranto, Napoli, Torre Annunziata) per il sostegno di giovani a
rischio con misure di protezione e responsabilità penale.
§ Attenzione ai migranti e rifugiati.
SFIDE: accompagnare i ragazzi (soprattutto quelli che sono fuori i circuiti dell’accoglienza) in
percorsi di inclusione che implicano la costruzione di un percorso personale condiviso che
preveda l’alfabetizzazione, il sostegno scolastico e psicopedagogico, il supporto legale, la
formazione e l’avvio al lavoro.
RISPOSTE: attraverso il progetto M’Interesso di te (Catania, Napoli e Torino) si sta affrontando il
fenomeno dei minori stranieri non accompagnati fuori dai circuiti dell’accoglienza, soprattutto
nelle aree metropolitane, attraverso percorsi di assistenza e integrazione, che vanno
dall’accoglienza in bassa soglia, all’individuazione di percorsi di formazione e lavorativi.
§ Accoglienza e accompagnamento per il recupero e la riabilitazione.
SFIDE: modificare il percorso di recupero per evitare gli abbandoni del programma.
RISPOSTE: Il programma di recupero è oggi più flessibile: è stata introdotta l’opportunità di
prendere una qualifica mediante formazione professionale; durante la fase di recupero si
cercano opportunità di lavoro sia pure occasionali. Questo permette di gestire le eventuali
ricadute verificatesi durante il programma. Inoltre i Giovani dal primo giorno di ingresso vivono
la quotidianità con gli accolti che stanno facendo il programma di recupero.
§ Servizi educativi alternativi di fronte all’insuccesso scolastico (dropout).
SFIDE: interrompere la catena di trasmissione della povertà culturale ed umana nella famiglia
RISPOSTE: progetto Dare di più a chi ha avuto di meno. Percorsi di emancipazione per rimuovere
le disuguaglianze educative in contesti territoriali deprivati. Il progetto intende modificare i
processi di trasmissione intra ed extra familiare della povertà educativa e della deprivazione
culturale contrastando le disuguaglianze sociali vissute da molti/e ragazzi/e che concorrono ad
accrescere le loro difficoltà nei percorsi di crescita.
§ Presenze d’inserimento in ambienti popolari e attività culturali in quartieri marginali.
SFIDE: educare ad un approccio virtuoso con i media per evitare conflitti legati al bullismo
RISPOSTE: il progetto CONNESSI (in fase di approvazione) ha come obiettivi proprio quelli
indicati nelle Sfide.
§ Servizi d’inserimento socio-lavorativo
La nella maggior parte dei progetti sostenuti è presente questa tematica, come già riportato nei
precedenti punti, per la costruzione di percorsi di autonomia.
§ Centri di attenzione e sostegno alla donna e alla famiglia
Sono presenti progetti a favore delle donne, sia per contrastare forme di violenza sia per donne in
difficoltà dal punto di vista lavorativo.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Tra le sfide maggiori che incontriamo possiamo citare la difficoltà di sostenere i neomaggiorenni che
frequentano le nostre comunità, sia italiani che migranti, e assicurare loro il proseguimento di un
cammino verso l’autonomia.
La situazione politica attuale non permette di accogliere i MSNA che diventano maggiorenni in Italia:
in base alla nuova legge i neomaggiorenni, se richiedenti asilo, non potranno più accedere al
sistema7 che realizza un effettivo percorso di integrazione socio-lavorativa, ma solo ai CAS. Se
titolari della nuova “protezione speciale” o della vecchia “protezione umanitaria”, non potranno più
accedere al sistema SPRAR, tranne che non vi siano stati inseriti da minorenni, e neppure ai CAS. I
tagli previsti dal nuovo capitolato per i CAS rispetto a figure cruciali quali quella dello psicologo,
dell'assistente sociale e del mediatore renderanno queste strutture praticamente dei parcheggi,
riducendo la possibilità di diagnosticare correttamente forme di disagio psicofisico tra minori e
neomaggiorenni e di prenderle in carico precocemente, con l'aumento del rischio di cronicizzazione
e un aggravio dei costi, anche in termini sociali, per la collettività”.
7 Alcuni termini in uso nella legislazione italiana: SPRAR (“Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati”) CAS (“Centri di Accoglienza
Straordinaria”) e CARA (“Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo”).
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Conoscere meglio i territori e i bisogni dei giovani anche delle famiglie. Analizzare le nuove povertà
che si presentano. Il lavoro con le famiglie è un ulteriore supporto alla nostra azione. Riferimento
anche all’accoglienza in famiglia, affidi familiari (Progetto movimento delle famiglie solidali Borgo
Ragazzi Don Bosco, Affidi familiari Metacometa)
Aumentare i partenariati a livello nazionale e internazionale per scambio di buone pratiche e
costruzione di metodologie, con il supporto sia del lavoro degli operatori che di figure accademiche.
Aumentare azioni di advocacy e costruire con il mondo salesiano e non, un’azione comune per dare
voce a chi non ha voce e costruire nuove narrazioni che combattano fenomeni sempre più in
crescita quali razzismo, discriminazione, paura dell’altro, della diversità culturale.
Lavorare con le scuole, oratori, centri giovanili attraverso approcci di educazione non formale, per
attivare percorsi di cittadinanza attiva e responsabilità sociale.
Favorire la mobilità dei giovani e far conoscere di più la possibilità di fare esperienze all’estero.
SPAGNA – PLATAFORMAS SOCIALES – PESS – NAZIONALE
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
SFIDE (indicate con “¢“) e OBIETTIVI (indicati con “ “)
In generale occorre mettere l’accento sulla mancanza di sensibilizzazione della società intorno alla
mancanza di esercizio dei propri diritti da parte di questi gruppi:
§ Le opere per i minori che vivono in strada, minori sotto tutela e emancipazione.
o Carenza di protezione oltre i 18 anni, per i giovani che fino a quell’età erano sotto tutela.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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o Situazione di esplosione del sistema per l’arrivo massiccio di minori immigrati non accompagnati da
familiari.
- Si offrono famiglie a bambini/e e giovani con bisogno di essere accolti, tutelati o emancipati a causa
della loro situazione di sradicamento, mancanza di sostegno familiare o per altri tipi di fattori di rischio
sociale. Queste case sono spazi di educazione integrale, in un ambiente di famiglia e di potenziamento
della situazione personale di questi bambini o giovani, nei quali si lavora verso una piena
emancipazione dei destinatari.
§ Servizi ai giovani con bisogni speciali (nel nostro caso sono servizi complementari al sistema
educativo).
o Mancanza di itinerari formativi e professioanli adeguati per giovani in situazione di rischio o esclusione,
che hanno abbandonato la scuola o sono assenteisti, ecc.
o Disoccupazione giovanile
- Sono progetti complentari al sistema educativo (tanto dentro quanto fuori dell’orario scolastico) e che
hanno come finalità quell a di promuovere l’uguaglianza di ooportunità e la riduzione dell’insuccesso
scolastico, offrendo uno spazio di integrazione e crescita personale. Si rivolge a bambini e adolescenti
dai 6 ai 18 anni, che presentino difficoltà nel seguire il ritmo scolastico, con un’attenzione speciale
rivolta ai bambi e agli adolesenti immigrati. Si propone di prevenire e evitare le situazioni di rischio e
favorire il successo scolastico, l’integrazione sociale attraverso lo studio, compensare deficit
socioeducativi, e promuovere l’educazione integrale dei bambini e degli adolescenti.
§ Attenzione ai migranti e ai rifugiati.
o Difficoltà nell’inclusione sociale e lavorativa delle persone migranti, specialmente quelle in situazione
irregolare.
o Mancanza di risorse e itinerari integrali di accoglienza delle persone rifugiate.
- Attraverso progetti concreti si risponde alle necessità specifiche che presentano le persone migranti e
rifugiate arrivate nei nostri quartieri cominciando con i bambini e le bambine adolescenti e giovani,
molti dei/delle quali non accompagnati/e, per arrivare a raggiungere famiglie e donne migranti adulte
particolarmente vulnerabili. Alcune di queste necessità fanno riferimenti a questioni legali, la
mancanza di un’abitazione, il lutto migratorio, l’integrazione o la lingua.
§ Accoglienza e accompagnamento per il recupero e la riabilitazione.
- Si offrono azioni di prevenzione e riduzione dei danni in quei comportamenti di rischio nell’ambito
della salute e della tossicodipendenza a bambini/e e giovani in situazione di vulnerabilità. D’altra parte
si offre anche un’attenzione specifica a persone in situazioni di tossicodipendenza.
§ Servizi per bambini e adolescenti in situazione di vulnerabilità sociale (dropout – inclusi servizi di
prevenzioni dell’abbandono scolastico).
o Povertà infantile, diversi tipi di protezione inadeguata, maltrattamenti, ecc.
o Difficoltà per il successo scolare e professionale di bambini/e e adolescenti in situazione di rischio o
esclusione. Abbandono scolastico.
- Attraverso un mezzo di educazione integrale alternativo, complementare a quelli scolastico e familiare,
si accompagnano bambine e bambine in situazione di vulnerabilità sociale, in alcuni casi anceh
all’interno del sistema di protezione o riforma, nel loro processo di crescita e maturazione, che li porti
a svilupparsi in maniera completa e felice.
§ Servizi di inserimento socio-lavorativo
o Disoccupazione giovanile
o Precarietà lavorativa
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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o La mancanza di corsi e attività che sostengano nel lungo periodo con risorse finanziarie sufficienti e
che consentano di promuovere percorsi di inserimento sociale e lavorativo adeguati.
- Attraverso le alternative socio-educative, formative e professionali si favorisce il processo di inclusione
sociale dei giovani in situazione di rischio sociale, in molti casi in situazione di insuccesso scolastico e
che non hanno ancora avuto accesso ad una prima occupazione. Con queste azioni si cerca di
aumentare l’occupabilità dei giovani con una bassa qualifica professionale e provenienti da settori
socialmente svantaggiati.
§ Presenze di animazione comunitaria in contesti popolari e attività culturali nei quartieri periferici.
o Questo tipo di progetti sono spesso soggetti a volontà politiche, a volte ci sono sensibilità e opzioni
politiche poco legate allo sviluppo comunitario per cui questi progetti vedono molti alti e bassi sia sul
piano del sostegno economico, sia sul piano del coinvolgimento tecnico-politico.
- Si facilita l’empowerment della popolazione di comunità, quartieri e territori nei quali si sviluppano i
nostri progetti di intervento, attraverso azioni specifiche e modelli di intervento e presenza nella
comunità, trasformandoli in protagonisti della loro trasformazione sociale grazie alla loro
partecipazione attiva e coinvolgimento nei processi necessari di cambiamento.
§ Centri di attenzione e sostegno alla donna e alla famiglia.
o Disuguaglianza di genere, violenza di genere, discriminazione della donna.
- Donne di tutte le età in situazione di vulnerabilità e/o esclusione sociale ricevono attenzione attraverso
azioni che fanno fronte a necessità specifiche come la mancanza di autonomia economica, carichi
familiari monoparentali o altre situazioni di rischio sociale, come la tratta di persone, la violenza di
genere o l’esclusione derivata da processi migratori.
- Si cerca di coinvolgere le famiglie delle persone destinatarie dei nostri progetti, in situazione di
vulnerabilità e/o di rischio di esclusione sociale nel processo socio-educativo dei loro figli e costruire
con loro una genitorialità positiva, così come anche offrire sostegno sociale integrale alle famiglie in
situazione di speciale difficoltà.
§ Promozione e formazione del volontariato
- Attraverso la sensibilizzazione sociale sulle cause delle disuguaglianze e azioni di promozione della
coscienza solidale nella popolazione e lo sviluppo del volontariato, si rende la popolazione consapevole
del fatto che si può essere agenti di trasformazione sociale della propria realtà.
(Per approfondire o chiarire queste tipologie, consultare il Quadro di Riferimento della Pastorale
Giovanile Salesiana al Cap. VII 2.5).
RISPOSTE:
Diversità di itinerari integrali e personalizzati:
Socioeducativi e formazione di base
Di formazione per il lavoro e l’inserimento professionale
Di accoglienza e socioeducativi con giovani di protezione e riforma (minorenni e maggiorenni fino
alla loro emancipazione reale)
Di accoglienza e inclusione integrale con persone migranti e rifugiate
Di educazione e promozione della uguaglianza di genere
Maggiore sforzo nell’incidenza e la sensibilizzazione
Campagne, presenza nelle reti istituzionali, comunicazione, ecc.
DATI DEI PROGETTI DELLE DUE ISPETTORIE SDB DI SPAGNA
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9 Pages 81-90

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Fanno riferimento a 6 entità giuridiche differenti. Ispettoria María Auxiliadora: Fundación Iniciativa
Solidaria Ángel Tomás (Valencia, Murcia), Fundación Don Bosco (Andalucía, Canarias, Extremadura),
Salesians Sant Jordi (Cataluña); Ispettoria Santiago el Mayor: Fundación Juan Soñador (Asturias, Castilla
León, Galicia), Fundación Boscos (País Vasco), Federación PINARDI (Castilla La Mancha, Madrid).
TIPOLOGIA DI PROGETTI
Promozione della qualità di vita infantile
(socioeducativi minori)
Inserimento SocioLavorativo di giovani e adulti
vulnerabili
Accoglienza di migranti e rifugiati
Risorse residenziali e emancipazione
Donna e pari opportunità
Orientamento e mediazione familiare
Sensibilizzazione; formazione e promozione del
volontariato
Salute e prevenzione della tossicodipendenza
Sviluppo Comunitario
TOTALE
Numero di
progetti
Numero di
lavoratori
Numero di
volontari
Numero di
destinatari
diretti
90
374
432
4.990
107
447
25
67
51
220
5
9
19
40
45
22.769
70
3.747
91
434
3
165
20
1.272
11
11
55
445
7
7
6
325
6
15
312
7.412
321
1.190
1.034
41.559
RISPOSTE CONCRETE
§ Le opere per minori di strada, minori tutelati e emancipazione.
Centri di protezione / case di accoglienza o tutela per minori | Case per minori in situazione di conflitto
sociale e/o con la giustizia | Risorse di emancipazione – appartamenti per l’autonomia – per quei
giovani che, al compimento dei 18 anni, terminano i programmi di accoglienza o che si trovano in
situazioni di fragilità socio-economica, familiare, personale e culturale.
§ Servizi a giovani con necessità speciali (nel nostro caso, servizi complementari al sistema educativo).
Il tipo di attività che si sviluppano sono: programmi di prevenzione dell’assenteismo scolastico, Unità di
Scolarizzazione Condivisa, Programmi di Educazione Compensatoria, Aule Studio, Preparazione per la
prova di accesso ai cicli formativi di livello medio.
§ Attenzione a migranti e rifugiati.
Progetti di apprendimento della lingua e della cultura | Programmi educativi extracurriculari per la
compensazione delle disuguaglianze | Progetti di sostegno alla regolarizzazione della documentazione
| Itinerari di inserimento lavorativo specifici per persone migranti | Case di accoglienza per giovani
migranti non accompagnati e famiglie per la loro emancipazione | Sostegno psicologico | Azioni di
promozione della non discriminazione e della mediazione interculturale | Progetti di promozione della
partecipazione delle donne migranti | Azioni di promozione di abitudini sane | Progetti di genitorialità
positiva nelle famiglie migranti | Progetti di informazione, orientamento e assistenza sulla situazione
legale, giuridica e/o sociale e di abitazione.
§ Accoglienza e accompagnamento per il recupero e la riabilitazione.
Progetti di prevenzione e azioni socio-educative di informazione e assistenza in tema di educazione per
la salute | Progetti socio-educativi di alternative sane per il tempo libero | Progetti di formazione di
educatori in educazione per la salute | Attenzione terapeutica per comunità di tossicodipendenti.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.2 Page 82

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§ Servizi per bambini e adolescenti in situazione di vulnerabile sociale (dropout)
Centri diurni / Centri aperti | Aule di compensazione educativa | Aule di scolarizzazione condivisa |
Progetti di rinforzo scolastico e educativo per la prevenzione dell’insuccesso scolastico | Progetti di
educazione di strada | Progetti di prevenzione dell’assenteismo scolastico | Progetti di misure
giudiziarie in contesto aperto | Progetti ricreativi, tempo libero e sport | Sostegno socio-economico in
situazioni difficili | Intervento psicologico | Programmi di seconda opportunità educativa | Campi estivi
e colonie urbane | Servizi di inserimento socio-lavorativo.
§ Disoccupazione giovanile
Itinerari integrali di inserimento lavorativo | Casa di Uffici / Scuole Laboratorio | Laboratori
professionali | Progetti di formazione occupazionale e/o professionale | Progetti di formazione
prelavorativa in abilità personali, sociali e per l’impiego | Progetti di intermediazione lavorativa /
Agenzie di collocamento | Progetti di generazione di prime esperienze professionali | Programmi di
generazione di lavoro come imprese di inserimento sociolavorativo, impresa sociale, ecc. | Programmi
di formazione professionale regolata.
§ Presenze di animazione comunitaria nei contesti popolari e attività culturali nei quartieri periferici.
Attività di animazione comunitaria | Punti di accesso alle nuove tecnologie | Progetti di orientamento
per la partecipazione cittadina | Progetti di animazione socioculturale di strada | Progetti di convivenza
interculturale.
§ Centri di cura e sostegno della donna e della famiglia.
Progetti di alfabetizzazione, formazione e accompagnamento | Progetti di inserimento socio-lavorativo
per donne | Progetti educativi e di accoglienza per madri giovani e/o non sposate | Progetti di
promozione della partecipazione delle donne e di educazione all’uguaglianza | Progetti di
sensibilizzazione della società intorno alla problematica della disuguaglianza | Case di accoglienza per
donne vittime della violenza.
Scuola per genitori | Progetti di informazione e consulenza su temi legali ed economici | Progetti di
mediazione familiare e/o punti di incontro | Sostegno psicologico e terapeutico delle famiglie |
Sostegno alle necessità di base delle famiglie.
§ Formazione e promozione del volontariato.
Progetti di sensibilizzazione sociale nei quartieri | Campagne educative nei centri scolastici,
universitari, giovanili e civici | Campagne di sensibilizzazione nel mondo imprenditoriale | Campagne
nei mezzi di comunicazione | Progetti di promozione, formazione e accompagnamento del
volontariato.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Che sia un’opzione di tutte le comunità e le opere salesiane, ben integrata nel PEPS e nelle
programmazioni ispettoriali. Maggiore integrazione nella pastorale giovanile locale e ispettoriale.
Maggior coordinamento dei nostri ambienti nelle case per, ad esempio, avere una maggiore
redditività degli spazi, delle risorse, ecc. Per questo ci si dovrà prendere cura della sensibilizzazione
interna e del coordinamento tra tutti gli ambienti.
Dare priorità nei Consigli dell’opera o casa salesiana al coordinamento degli ambienti e delle equipe
di pastorale locali.
Maggiore presenza di Salesiani (SDB) nei progetti sociali.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.3 Page 83

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Avere una voce propria e incidere nella società. Dare voce alle situazioni di emarginazione che
stanno attraversando i giovani con i quali lavoriamo. Essere riconosciuti dalle amministrazioni.
Maggiore capacità profetica delle nostre opere (voce pubblica, alternativa socioeducativa, coerenza
personale e istituzionale …)
Maggiore presenza e incidenza sociale in difesa dei diritti delle persone in situazione di vulnerabilità.
Partecipare più attivamente nelle piattaforme civili ed ecclesiali dell’ambito sociale.
Predisporre un Piano di Comunicazione per la presa pubblica di posizione da parte delle nostre
entità.
Essere capaci di elaborare una riflessione e un posizionamento agili e solidi dal nostro ambiente.
Disporre di supporti adeguati per rendere pubblica la nostra voce: sito internet, reti sociali, ecc.
Offire formazione di qualità
Realizzare un’analisi delle necessità formative dei nostri agenti educativi. Prestare particolare
attenzione all’identità e alla formazione (umana, professionale, cristiana e salesiana) dei
collaboratori laici, specialmente di coloro che assumono maggiori responsabilità.
Gestire iniziative innovatrici di intervento.
Coltivare l’innovazione nella prassi educativa per rispondere alle necessità dei nostri giovani
Flessibilità delle risposte per adeguarsi con agilità alle nuove necessità.
Condividere buone pratiche e risorse educative tra le diverse piattaforme sociali salesiane.
Prestare particolare attenzione ai nuovi bisogni:
Minori non accompagnati
Giovani non più tutelati, giovani rifugiati, giovani migranti senza referenti familiari.
Disoccupazione giovanile e generazione di occupazione.
Rafforzare il lavoro di coordinamento ispettoriale, i progetti degli enti e il nostro coordinamento
interno.
- Avviare nuovi sistemi di organizzazione ispettoriale per adeguarsi all’unificazione delle ispettorie
- Aumentare e diversificare le fonti dei finanziamenti ottenuti dai progetti dei nostri enti
- Sviluppare l’elaborazione di criteri comuni nell’elaborazione dei progetti, per migliorare la nostra
immagine esterna e la trasparenza.
- Aumentare la nostra presenza nella Familia Salesiana
- Renderci presenti in Europa.
Potenziare il discernimento e la riflessione nella Pastorale Giovanile nell’ambito sociale
- Sviluppare il modello di pastorale nelle Piattaforme Sociali
- Diffondere la proposta educativo-pastorale nelle Piattaforme Sociali Salesiane
- Offrire iniziative pastorali agli agenti educativi delle Piattaforme Sociali Salesiane a livello nazionale.
- Aumentare il coordinamento con gli altri ambienti e gli altri soggetti della Pastorale Giovanile.
III. I PROCESSI DA ATTIVARE
Processi di discernimento comunitario e ispettoriali su dove ci troviamo, dove dovremmo trovarci, di
chi dobbiamo prenderci cura, ristrutturazione e riposizionamento delle presenze…
Coinvolgimento diretto delle Ispettorie nell’organizzazione dell’ambiente, delle fondazioni che lo
rendono possibile e nella titolarità delle opere, servizi e progetti, così come anche nel suo
finanziamento, specialmente delle strutture di animazione, accompagnamento e coordinamento
pastorale.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.4 Page 84

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Garantire la presenza di SDB nelle piattaforme, che partecipino attivamente dedicando tutto o buona
parte del proprio tempo a questo servizio.
Sensibilizzazione e formazione degli SDB, affinché si coinvolgano in questo settore.
Sensibilizzare la Famiglia Salesiana, i collaboratori, le famiglie, i destinatari di tutti gli ambienti circa
l’importanza che rivestono le piattaforme sociali nella missione della Congregazione e sulla necessità di
sostenerle (con il volontariato, le donazioni, ecc.). Potenziare la visione delle opere su questa realtà e il
loro impegno con questo settore, evidenziando la possibilità di dare nuove risposte.
Identificazione delle equipe educative nella missione salesiana. Strumenti: formazione nell’identità
salesiana e cristiana, accompagnamento personale e spirituale.
Sostenibilità economica.
Approfondire il tema del coinvolgimento dei laici. Considerare la diminuzione numerica degli SDB in
generale.
Integrazione di questa opzione nel PEPS ispettoriale, nei PEPS locali e in ogni ambiente.
Piani di formazione integrale dei laici in questi ambienti.
Processi di qualità nella gestione e nell’intervento.
Piani di incidenza e comunicazione interna e esterna.
DICASTERI – Segretariati
DICASTERO PER LE MISSIONI
MIGRANTI, SFOLLATI E RIFFUGIATI
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
Il fenomeno è complesso e vario; ogni situazione ha le sue caratteristiche specifiche. La Congregazione
è presente, in un modo o nell'altro, in tutte queste diverse realtà. Molte comunità salesiane di tutti i
continenti hanno risposto con attenzione e creatività in qualche modo a milioni di bambini,
adolescenti, giovani e adulti in movimento. Ecco alcuni esempi di questi sforzi. Il quadro non è
certamente esaustivo.
Prima di tutto, ci sono i "rifugiati" - i giovani che devono fuggire dal loro Paese a causa di gravi
emergenze, solitamente conflitti armati. Se calcolano circa 24,5 milioni. In Africa abbiamo Kakuma
(Kenya) con circa 186.000 rifugiati. Stiamo iniziando la nostra nuova presenza a Palabek, in
Uganda, per i giovani rifugiati del Sud Sudan. Ci sono anche altre importanti iniziative in Etiopia,
Ruanda, India, Egitto, Libano, Turchia e vari Paesi europei.
Una realtà simile, ma interna al Paese stesso, è quella degli sfollati (IDPs: Internal Desplaced
Persons). Se calcolano circa 43.3 milioni. Per ragioni simili a quelle dei rifugiati, hanno dovuto
lasciare le loro comunità per zone più sicure, ma sono rimasti entro i confini della propria nazione.
I nostri confratelli si occupano di questa realtà in Siria, Sud Sudan, Sudan, Repubblica Democratica
del Congo, Nigeria, India, Myanmar e Colombia.
Un numero enorme di giovani emigra per motivi economici (244 milioni di migranti internazionali)
Sono alla ricerca di condizioni lavorative ed economiche più favorevoli. È il caso di milioni di
persone, per lo più giovani, che cercano un nuovo futuro nei Paesi più industrializzati dell'Europa,
del Canada, degli Stati Uniti e dell'Australia. Molti si spostano solo in Paesi confinanti, come nel
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
84
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.5 Page 85

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caso dell'emigrazione in Argentina e Cile, o dal Bangladesh in India, o dall'Ucraina in Polonia, o
grandi migrazioni intra-africane. La migrazione da Paesi come Cuba, Haiti e l'America centrale in
Messico è simile. C'è una presenza salesiana molto significativa al confine tra Messico e Stati Uniti.
Con la sua ampia varietà di proposte educative, preventive, di accoglienza e promozionali, essa
rende un servizio inestimabile a migliaia di persone. I salesiani sono in otto delle dieci città di
confine (Tijuana, Mexicali, Nogales, Ciudad Juárez, Piedras Negras, Ciudad Acuña, Nuevo Laredo e
Reynosa). Ci sono presenze educative, centri per l'inclusione sociale e l'ospitalità.
In alcune situazioni, la distinzione tra rifugiato e migrante economico non è chiara; come i giovani
che lasciano il loro Paese, non solo a causa delle condizioni economiche e lavorative ma anche a
causa della violenza endemica in cui non vogliono essere coinvolti. Esempi di questo sono le
grandi migrazioni in alcuni Paesi dell'America centrale (Guatemala, El Salvador e Honduras). Vanno
in Messico sperando di procedere più a nord.
Vi sono intense ondate migratorie dalle aree rurali a quelle urbane (650 milioni di migranti). C'è
gente che paga un prezzo elevato per le condizioni economiche presumibilmente migliori nelle
grandi città: la perdita delle loro radici e della loro famiglia; il rompere con i valori comunitari e
religiosi; l'eccessivo affollamento e la perdita della privacy; il vivere in zone maleodoranti e la
perdita della dignità personale. Si potrebbe elencare una costellazione di case salesiane situate
nelle periferie delle grandi città di tutti e cinque i continenti. Con grande creatività e un cuore
oratoriano, cercano di rispondere a questa sezione dei giovani - quelli in movimento.
In questo contesto di migrazione rurale, un caso particolare da prendere in considerazione è
l'emigrazione dei giovani appartenenti a minoranze etniche. Qui, oltre al dramma economico, c'è
la crisi dell'identità culturale e dell'integrazione. Il fenomeno esiste in varie parti del mondo. Siamo
particolarmente consapevoli della situazione dei giovani in Amazzonia. Così molti di loro lasciano i
loro villaggi e il loro universo culturale, si stabiliscono nelle periferie delle città, perdendo la loro
identità e dignità e diventando vittime dell'alcolismo, della prostituzione e dello sfruttamento,
giungendo alle volte persino al suicidio.
Un altro caso speciale, a cui la Congregazione è sensibile, è quello dei minori stranieri immigrati
non accompagnati. Arrivano irregolarmente in Paesi di transito o di destinazione, in una situazione
di grande vulnerabilità fisica e morale. Questo sta accadendo attualmente in Europa, dove le
Ispettorie salesiane d’Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania ed altre hanno dato risposte
generose e istituzionalizzate. Questo fenomeno è stato, ed è tuttora, una realtà anche nell'area del
confine messicano.
Un'altra realtà dolorosa in questo universo è la tratta di persone. Sono spesso bambini e
adolescenti, che subiscono ogni tipo di abuso in questo mercato. La situazione in Messico è
dolorosa. In Europa e in Africa, l'ONG VIS ha condotto una campagna di sensibilizzazione e
prevenzione sulle rotte del traffico tra questi due continenti. Molte case salesiane accompagnano
bambini e adolescenti vittime dello sfruttamento.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
§ I migranti sono logicamente un importante campo di azione per il MGS. È un campo in cui i nostri
giovani non migranti possono essere attivi tra i migranti come parte del MGS. Deve essere un
movimento giovanile salesiano per giovani in movimento. È un campo eccellente per il
volontariato missionario salesiano.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.6 Page 86

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§ Questo impegno, come nessun altro, richiede la collaborazione tra varie ispettorie e vari Paesi (sia
di origine, di passaggio, o destinazione). Richiede che iniziamo a pensare a presenze più flessibili e
più internazionali.
§ Il problema della mobilità umana richiede una consulenza professionale su questioni legali, sociali
e psicologiche che consenta una difesa incisiva ed efficiente. Quindi, abbiamo bisogno di una
formazione specifica per questo servizio da un lato e, dall'altro, della collaborazione di
professionisti laici.
§ A livello di Congregazione, vediamo la necessità di una presenza più istituzionale, coordinata e
visibile capace di creare reti e meglio consigliare, incoraggiare, coordinare, rappresentare e
sistematizzare il lavoro dei Salesiani di Don Bosco con i rifugiati e gli emigrati.
III. PROCESSI DA ATTIVARE
Indichiamo alcuni criteri pastorali, per questa sfida derivante dalla migrazione. Certamente, questi non
sono elementi molto originali, perché sono gli stessi di ogni autentica missione salesiana in qualsiasi
ambito.
Ci rivolgiamo a bambini, adolescenti e giovani come destinatari prioritari.
Concentriamo il nostro intervento più sui processi educativi, che sulle sole attività di emergenza.
Portiamo avanti la nostra missione partendo da un approccio integrale di promozione umana:
vediamo l'educazione e l'evangelizzazione come complementari. Se non siamo vigili, corriamo il
rischio di ridurre la nostra missione in questo campo a un buon servizio sociale, privo di proposte di
fede. Potremmo diventare un'ottima ONG, cessando di essere Salesiani.
L'elemento promotore in ogni intervento in questo campo deve essere una comunità educativo-
pastorale (locale, provinciale), dove salesiani e laici partecipano a uno sforzo congiunto attraverso
un progetto che è ben elaborato e attuato.
La nostra azione si caratterizza come una "presenza" educativa e di speranza. Quindi, ci inseriamo
nella massima misura possibile all'interno dello spazio geografico ed esistenziale dei destinatari. È
importante che ci vedano come amici, che sono tra loro, che condividono la loro vita, piuttosto che
come agenti umanitari che vengono da fuori per svolgere alcuni servizi a loro favore per poche ore
al giorno.
È importante tenere in considerazione il diritto fondamentale di ogni essere umano di emigrare, se
lo desidera, e il diritto ugualmente fondamentale di non essere costretto a migrare. In questa
dimensione, come salesiani, con il nostro criterio di prevenzione, siamo chiamati a investire nello
"sviluppo locale". La nostra proposta educativa per la formazione e l'inserimento lavorativo offre un
prezioso servizio ai giovani e alla società, proprio in questa direzione.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE – Nazioni Unite (DBUN)
Introduzione:
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
86
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

9.7 Page 87

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Salesian Missions Inc è l’ente che rappresenta ufficialmente la Congregazione Salesiana presso le
Nazioni Unite. La Salesian Missions Inc. ha uno status di “Special Consultative” con l'UN-ECOSOC
(Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) dal 2007.
L'accreditamento iniziale è stato richiesto per esplorare le possibilità di raccogliere fondi per i progetti
umanitari, educativi e di sviluppo sociale della Congregazione presso le Nazioni Unite. Non ci è voluto
molto tempo per rendersi conto che questo non dovrebbe essere il fulcro della nostra presenza alle
Nazioni Unite, ma dovremmo invece mostrare le nostre buone pratiche alle Nazioni Unite con la
speranza che l'ONU possa prenderle in considerazione nelle sue formulazioni politiche. L'obiettivo è
ora quello di utilizzare questa presenza come un'opportunità per sollevare, insieme ad organizzazioni
affini, le preoccupazioni delle persone per le quali lavoriamo in seno all'ONU e per le quali sosteniamo
e facciamo pressione per le politiche a favore delle cause in cui crediamo.
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ I nostri principali interventi alle Nazioni Unite sono:
A. Collaborare con le Nazioni Unite e con altre organizzazioni simili che condividono le nostre
preoccupazioni comuni.
B. Rilasciare dichiarazioni scritte all'ONU a nome della Congregazione, e anche come parte
delle coalizioni della società civile.
C. Intervenire verbalmente alle Nazioni Unite a nome della Congregazione e anche come parte
delle coalizioni della società civile.
D. Condividere le nostre buone pratiche da soli o come parte di una rete, attraverso lo sponsor
di delegazioni governative nazionali in SIDE EVENTS & PARALLEL EVENTS alle Nazioni Unite.
E. Presentare POSITION PAPERS sulle questioni e le sfide in cui siamo coinvolti.
Dal suo accreditamento nel 2007, Salesian Missions Inc. (SMI) ha dato un contributo sostanziale
attraverso tutti questi mezzi.
A. Collaborare con altre organizzazioni simili che condividono le nostre preoccupazioni comuni.
Il rappresentante di Salesian Missions Inc. (SMI) è membro di diversi comitati di organizzazioni non
governative (ONG):
1. Sviluppo sociale e la sua sottocommissione per l'eliminazione della povertà, l'HIV/AIDS, la
migrazione, il finanziamento dello sviluppo.
2. SMI ha fatto parte dei comitati esecutivi di HIV/AIDS e migrazione,
3. E' stato membro del Comitato Centrale per l'Eliminazione della Povertà, e degli Scrittori del
Comitato per lo Sviluppo Sociale.
4. Inoltre, il rappresentante di SMI ha collaborato con il Dipartimento degli Affari Economici e
Sociali (DESA), il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) e l'Organizzazione
Internazionale del Lavoro (ILO) nella preparazione delle attività in osservanza della Giornata
Internazionale per l'Eliminazione della Povertà.
5. Il rappresentante è stato coinvolto nel Dipartimento dell'informazione pubblica (DPI) e fa parte
del Comitato esecutivo DPI/ONGO, è stato presidente della sottocommissione nomine e ha
fatto parte del comitato di pianificazione della Conferenza annuale DPI.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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6. L'organizzazione ha co-fondato il Comitato per fermare la tratta di persone, nel giugno 2011. Un
rappresentante ha partecipato a dialoghi ad alto livello su, tra l'altro, gli autori principali della
Dichiarazione della società civile per la Commissione per lo sviluppo sociale 2011-2013.
7. Un rappresentante ha partecipato alle riunioni dell'Open Working Group 2013-2015,
contribuendo agli interventi offerti dal Mining Working Group e sostenendo il linguaggio negli
obiettivi e nei target.
8. Il rappresentante è membro del gruppo centrale del sottocomitato per l'eliminazione della
povertà e ha contribuito alla preparazione di questionari sull'inclusione sociale (2009) e della
bozza di principi guida (2010) della Commissione sullo status delle donne presso la sede
centrale delle Nazioni Unite a New York nel febbraio/marzo 2007, 2008, 2009, 2009, 2010.
B. Rilasciare dichiarazioni scritte all'ONU a nome della Congregazione e anche come parte delle
coalizioni della società civile.
6 dichiarazioni scritte sono state presentate in varie occasioni, come la Commissione per lo sviluppo
sostenibile, il Forum permanente sulle questioni indigene, il finanziamento dello sviluppo, la
cooperazione allo sviluppo, la Commissione sulla condizione femminile e la revisione ministeriale
annuale. Questi contributi hanno affrontato il tema dell'empowerment delle donne, la riparazione
delle atrocità contro le donne, i diritti delle popolazioni indigene, l'accesso delle donne alla terra e
altri beni come misure importanti per l'empowerment delle donne, ecc.
Questi sono disponibili presso i documenti delle Nazioni Unite:
E/CN.5/2011/NGO/12; E/CN.5/2011/NGO/17; E/CN.5/2011/NGO/19; E/CN.5/2011/NGO/24;
E/CN.5/2011/NGO/24; E/CN.6/2011/NGO/58 (2012) E/CN.5/2012/NGO/18; (2013)
E/CN.5/2013/NGO/18; (2014) E/CN.5/2014/NGO/NGO/ (2011) E/CN.6/2011/NGO/62;
E/CN.6/2011/NGO/60; (2012) E/CN.6/2012/NGO/33; (2013) E/CN.6/2013/NGO/14;
E/CN.6/2013/NGO/4; E/CN.6/2013/NGO/149; E/CN.6/2013/NGO/196; (2014) E/CN.6/2014/NGO/123;
E/CN.6/2014/NGO/84.
C. Intervenire verbalmente alle Nazioni Unite per conto della Congregazione e anche come parte
delle coalizioni della società civile.
Nel 2009 sono stati presentati interventi orali sui giovani emarginati e vulnerabili e uno sulla
famiglia.
D. Condividere le nostre buone pratiche da soli o come parte di una rete, attraverso lo sponsor di
delegazioni governative nazionali in SIDE EVENTS & PARALLEL EVENTS alle Nazioni Unite.
Negli ultimi anni Salesian Missions Inc. ha organizzato più di una dozzina di SIDE e PARALLEL
EVENTS all'ONU, evidenziando i nostri interventi nei 135 paesi in cui noi Salesiani siamo impegnati
con i giovani.
1. Il rappresentante ha organizzato Parallel Events nel 2009: HIV/AIDS ed esclusione sociale;
integrazione sociale dei migranti; L'amore conta: educazione all'HIV/AIDS di ragazzi e ragazze in
Sud Africa; Uomini e donne, ragazzi e ragazze in dialogo (2009).
2. Il rappresentante ha organizzato un Parallel Event alla Conferenza annuale DPI/ONG a Parigi
(2008) sulla protezione dei diritti umani dei migranti e delle loro famiglie. Ai relatori provenienti
dal Sudan è stato chiesto di partecipare ad altri due gruppi di lavoro: affrontare le gravi
violazioni dei diritti umani: prevenzione e responsabilità; dalla vulnerabilità all'empowerment.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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3. Alla conferenza del Department of Public Information (DPI)/NGO Conference a Melbourne,
Australia (2010) il rappresentante ha organizzato e moderato un Parallel Event su “Migrazione:
una risposta alla violenza”.
4. 2 Parallel Event durante la Commissione per lo sviluppo sociale: (2011) Povertà, diritti e accesso
per le persone affette da HIV, tratta e povertà; La pesca nel flusso migratorio;
5. (2012) I trafficanti: Sfruttatori di coloro che vivono in povertà; la povertà come fattore
contributivo e conseguenza dell'infezione da HIV;
6. (2013) Empowering People Living with HIV by Eliminating Stigma and Discrimination.
7. 4 Eventi collaterali durante la Commissione sulla condizione femminile: (2011) Che cosa offre la
psicologia all'educazione delle donne e delle ragazze; (2012) Empowerment delle donne rurali
in Sud Sudan e Honduras; HIV tra le donne rurali: Considerazioni speciali sulla prevenzione, il
trattamento, l'assistenza e il sostegno; (2013) la collaborazione tra uomini e donne per porre
fine alla violenza contro le donne; (2014) la tratta di esseri umani: Lavoro non dignitoso;
arrivare a zero: donne, ragazze e HIV/AIDS; creare un ambiente responsabilizzante per donne e
ragazze: Pratiche efficaci.
8. Revisioni ministeriali annuali: (2011) E/2011/NGO/128; (2012) E/2012/NGO/55; (2013)
E/2013/NGO/137. Ha partecipato al Forum permanente sulle popolazioni indigene 2010-2014.
9. Anche l'OIL e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) sono stati coinvolti in
eventi collaterali del Comitato per l'HIV/AIDS e le migrazioni.
E. Presentare POSITION PAPERS sulle questioni e le sfide in cui siamo coinvolti.
Salesian Missions Inc. ha contribuito alla preparazione di position paper da parte del comitato per il
Global Forum on Migration and Development nel 2009 e 2010 e ha organizzato un Parallel Event
durante la Commissione sulla condizione delle donne 2009 nella piattaforma di Pechino su “I figli dei
migranti”.
§ Inoltre,
Su invito del Segretario Generale delle Nazioni Unite, un Cardinale Salesiano si è rivolto al Dialogo ad
alto livello sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs) durante la riunione dell'Assemblea
Generale a New York il 25 settembre 2008.
Un rappresentante del Shelter Don Bosco di Bombay, India, ha presentato una relazione sullo stato
del problema della droga e dei lavori in corso nella regione dell'Asia meridionale alla 51a
Commissione sugli Stupefacenti tenutasi a Vienna, dal 10 al 14 marzo 2008. La relazione è un
contributo alla revisione della sessione speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle
droghe illecite (UNGASS) 1998-2008. Ciò è avvenuto in collaborazione con l'Ufficio delle Nazioni
Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) e la Commissione sugli stupefacenti (CND). Prima della
Commissione, Shelter Don Bosco è stato incaricato dal Comitato delle ONG viennesi sugli
stupefacenti (VNGOC), dalla CND e dall'UNODC per scegliere e coordinare oltre 100 ONG invitate
alla Consultazione.
Da quest'anno si stanno compiendo sforzi per coinvolgere i Salesiani di tutto il mondo nell'avviare
attività di advocacy e lobbying con i Governi dei loro paesi, come base per il lavoro di advocacy e
lobbying presso le Nazioni Unite.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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La missione dell'ONU sta sviluppando connessioni con altre reti di advocacy salesiana, come DBI e
DBN, per rafforzare i suoi sforzi di advocacy e lobbying non solo a New York, ma anche a Ginevra,
Vienna, Nairobi e in altri centri ONU dove si svolgono conferenze regionali.
Le presenze salesiane in Sierra Leone e Sicilia sono state coinvolte negli eventi collaterali durante la
Commissione per lo sviluppo sociale, mostrando una buona pratica di empowerment dei migranti
attraverso la formazione professionale (TVET).
I salesiani in Ghana, Sudafrica, India, Filippine sono impegnati con le loro piattaforme nazionali della
società civile e stanno preparando il terreno per l'advocacy alle Nazioni Unite durante il prossimo
Forum politico di alto livello a luglio.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
I Salesiani di Don Bosco sono noti soprattutto per i loro servizi di sviluppo molto efficaci, efficienti, di
grande impatto e di ampia portata, che hanno molte buone pratiche da mostrare nei nostri interventi
per lo sradicamento della povertà, la protezione e lo sviluppo dei bambini, l'emancipazione dei giovani
e delle donne. Così proponiamo ai Governi di intensificare questi sforzi e di integrare le nostre buone
pratiche.
Ciò che manca è uno sguardo critico sulle politiche governative in queste aree in cui ci impegniamo a
favore delle nostre energie, il monitoraggio dei programmi che vengono adottati a beneficio delle
Ispettorie con cui siamo impegnati, un'analisi di dove sono le lacune e di ciò che deve essere fatto, e la
formulazione di richieste ai governi e alle organizzazioni affinché mettano in atto le politiche e i
programmi necessari.
E' importante sviluppare questa mentalità di difesa dei diritti a tutti i livelli dei nostri impegni. Spesso il
nostro ruolo di buoni fornitori di servizi che lavorano insieme ai Governi di molti paesi ci impedisce di
essere critici nei confronti di quei Governi quando tale valutazione critica è necessaria.
Ciò richiederà un maggiore coinvolgimento della società civile organizzata a livello locale, nazionale,
regionale e internazionale.
La presenza dell'ONU può svolgere un ruolo di grande agevolazione in questo sforzo.
III. PROCESSI DA ATTIVARE
- Una migliore comprensione della realtà socio-politica, economica e culturale dei Paesi in cui stiamo
lavorando.
- Sviluppare una coscienza critica, in particolare per coloro che sono impegnati nei processi di
sviluppo.
- Comprendere lo sviluppo dal punto di vista dei diritti umani.
- Essere impegnati con la più ampia società civile impegnata in processi e programmi di sviluppo
economico socio-politico-economico basati sui diritti.
- Coinvolgere attivamente i nostri giovani in attività di advocacy e lobbying a tutti i livelli di
governance nei rispettivi Paesi.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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- Offrire loro l'opportunità di fare advocacy a livello nazionale e internazionale, facilitando la loro
partecipazione a tali sforzi.
- Rafforzare la nostra presenza alle Nazioni Unite inizialmente con stagisti e poi aumentando il
personale dell'ufficio ONU.
- Sviluppare un team di esperti in grado di valutare criticamente i programmi, in particolare quelli
rivolti ai bambini e ai giovani, e di elaborare pareri di esperti che possono costituire la base delle
nostre prese di posizione, proposte scritte e orali su temi quali l'istruzione, l'occupazione,
l'immigrazione, l'eliminazione della povertà, la riduzione delle disuguaglianze e il raggiungimento di
uno sviluppo inclusivo.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE – Don Bosco International (DBI)
Introduzione
Il fenomeno dell’esclusione sociale in Europa, è più presente di quello che si potrebbe pensare a prima
vista guardando dal punto di vista di altre Regioni della Congregazione. E’ un fenomeno molto più
localizzato, ma genera perfino un’esclusione maggiore, una realtà di “quarto mondo” con persone
scartate dal sistema, come ci ricorda costantemente Papa Francesco (cf. EG. 53).
Per offrire alcuni esempi, con dati obiettivi raccolti dall’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione
Europea (FRA) e altre entità con le quali lavoriamo:
- La povertà infantile in Europa è aumentata fino a raggiungere cifre inimmaginabili (1 minore su 4 in
Europa si trova in questa situazione di esclusione, vulnerabilità o povertà). Quasi 25 milioni di minori
sono a rischio di povertà o esclusione sociale nell’UE. La povertà priva i bambini di opportunità
educative, cure generiche, accesso alle cure sanitarie, alloggio e alimentazione adeguati, sostegno
familiare e protezione dalla violenza, spesso domestica, come certificato dal report dell’Agenzia
Fondamentale dell’UE per i Diritti Fondamentali (FRA) nell’ottobre 2018.9
- La comunità rom, con l’eccezione di pochi Paesi, continua a subire una discriminazione sistematica
in molti Paesi europei. La situazione è paragonabile a quella sofferta dai Dalit in India. Nonostante
alcune iniziative ambiziose siano state adottate, la situazione dei diritti fondamentali dei Rom
nell’UE rimane molto problematica. Un report dell’Agenzia Fondamentale dell’UE per i Diritti
Fondamentali (FRA)10 esamina il fenomeno persistente dell’anti-gipsismo e i suoi effetti sugli sforzi
per l’inclusione dei Rom. Il report presenta dati sulle manifestazioni principali dell’anti-gipsismo,
come la discriminazione, il maltrattamento e i crimini d’odio.
- L’insuccesso nella risposta all’emergenza migratoria ha trasformato il Mar Mediterraneo in un
grande cimitero. Nonostante la riduzione dei numeri in seguito ad alcuni accordi dalla dubbia
moralità come quello stipulato tra UE e Turchia nel 201611, la situazione in Grecia ed Italia continua
ad essere particolarmente grave. Specificatamente, i cambiamenti e le sfide principali sono
raggruppabili nelle cinque aree evidenziate dalla FRA nel 2016: la protezione internazionale, la
9 https://fra.europa.eu/en/publication/2018/child-poverty
10 https://fra.europa.eu/en/publications-and-resources/data-and-maps/survey-discrimination-and-social-exclusion-roma-eu-
2011
11 http://www.infoans.org/es/secciones/noticias/item/791-belgica-comunicado-del-dbi-sobre-el-acuerdo-ue-turquia-sobre-
emigrantes
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protezione dei minori, l’identificazione delle persone vulnerabili, la sicurezza, i rimpatri e le
riammissioni.12
I. LE SFIDE E LE RISPOSTE
§ Le sfide
Il fatto che l’area geografica di competenza del DBI sia regionale implica che la risposta sia complessa.
In primo luogo, occorre fare una considerazione di tipo storico: la situazione in cui ci troviamo ha fatto
sì che la flessibilità e l’instabilità sia il futuro di tutti gli adolescenti e i giovani europei. Questo non
colpisce solo i settori più vulnerabili, ma anche la popolazione generale di alcuni Paesi nei quali la
transizione all’età adulta non è assolutamente facile, specialmente con riferimento all’inserimento nel
mondo del lavoro. Ciò, sommato all’assenza di modelli di adulti di riferimento o l’esaltazione di figure
che promuovono disvalori, colloca i giovani europei, nonostante lo sviluppo economico e lo stato di
benessere delle loro società, in situazione di vulnerabilità.
In secondo luogo, considero opportuno raggruppare queste sfide in tre gruppi di soggetti che soffrono
non tanto situazioni di vulnerabilità, quanto piuttosto situazioni di rischio e/o di esclusione:
1. Minori e giovani a rischio e/o esclusi per varie ragioni:
A causa della povertà e delle privazioni familiari, delle difficoltà socio-educative o di apprendimento,
minori e giovani sotto tutela giuridica, dipendenze, ecc…
Nel primo caso, le statistiche sono paradossali, e nonostante alcune risposte politiche come la
Raccomandazione agli Stati sulla povertà infantile: Investire nei bambini: rompere il ciclo della
disuguaglianza13, alcuni Stati membri dell’Unione Europea hanno tassi di povertà inaccettabili.
L’altro problema rilevante è l’abbandono scolastico precoce e il fenomeno dei giovani in situazione
NEET (non inseriti in programmi di educazione, lavoro e formazione). La Commissione Europea ha
aumentato la propria attenzione nei loro confronti attraverso le iniziative Garanzia Giovani e Impiego
Giovani. Recentemente, all’interno del Pilastro Europeo sui Diritti Sociali, l’UE sta prestando maggiore
attenzione allo Sviluppo di ogni Paese su questi fenomeni, come indicato nello Social Scoreboard
2018.14
2. Minori e giovani di etnia rom:
Nei Paesi in cui questa comunità è presente, una significativa minoranza di questa comunità15 è vittima
di una discriminazione generalizzata, a volte da parte della popolazione locale, a volte da parte delle
stesse autorità. La FRA ha studiato ampiamente questo caso e ha pubblicato molte ricerche a riguardo.
16 Per quanto riguarda noi Salesiani, è molto rilevante il tema della discriminazione educative che i
minori di questa comunità soffrono in alcuni Paesi o la loro difficoltà ad accedere al mercato del lavoro.
3. Giovani migranti e rifugiati:
12 Update of 2016 FRA Opinion on fundamental rights in the hotspots set up in Greece and Italy
https://fra.europa.eu/en/opinion/2019/migration-hotspots-update
13 Recommendation ‘Investing in Children: breaking the cycle of disadvantage’
14 https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/social-scoreboard-2018-country-reports_en.pdf
15 Slovakia, Czech Republic, Romania, Bulgaria, Hungary, Spain, Portugal, Greece, France, Italy and Poland
16 https://fra.europa.eu/en/publications-and-resources/data-and-maps/survey-discrimination-and-social-exclusion-roma-eu-
2011
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Nel contesto della crisi della politica migratoria in Europa, come Salesiani ci stiamo dedicando
soprattutto alla cura dei Minori (stranieri) Non Accompagnati17. La Convenzione sui Diritti del Fanciullo
vincola gli Stati a prendersi cura di questi minori fino a quando raggiungo l’età adulta (come nel caso di
ogni minore sottoposto a tutela), si tratta quindi un gruppo particolarmente vulnerabile. Inoltre, nei
loro Paesi di origine, i loro genitori si attendono in qualche maniera di “rientrare nell’investimento”
fatto inviandoli in Europa, e quindi questi giovani sperano di poter presto inviare a casa delle risorse
finanziarie. Molti esperti si sono espressi su questi temi, e sono già disponibili alcuni dati rispetto al
loro accesso all’istruzione.18
Vorrei inoltre segnalare un nuovo fenomeno diffuso tra i giovani provenienti da contesti economici
svantaggiati, ovvero la dipendenza da gioco d’azzardo, che sta diventando un problema rilevante in
molti Paesi dell’UE. Il Salesiano Jota Llorente, in Spagna, si è occupato di questo tema a livello pastorale
e pedagogico, e propone alcune risposte a questa sfida.19
§ Le risposte
La prima risposta come Don Bosco International a questa domanda è il nostro Piano Strategico,
equivalente a un Piano Organico Ispettoriale che poi si traduce in un Piano Annuale di Lavoro, che a sua
volta potrebbe essere paragonato a un PEPSI. Questo Piano Strategico prende in considerazione due
aspetti fondamentali: da una parte, la missione Salesiana, partendo dal Piano di Animazione del
Sessennio del Rettor Maggiore e il suo Consiglio, e del Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile;
d’altra parte, le priorità socio-politiche esistenti nell’Unione Europea che sono rilevanti per la Missione
Salesiana (al momento, povertà e inclusione sociale, migranti e rifugiati, transizione dall’educazione
all’occupazione).
Come Don Bosco International stiamo rispondendo su un piano complementare a quello di una
presenza sociale, l’area istituzionale, che possiamo definire con tre termini: partecipazione nelle reti,
incidenza politica e abilitazione, che sono i tre obiettivi operativi di Don Bosco International.
La scelta è molto chiara: non limitarci ad alleviare le conseguenze dell’esclusione sociale, ma andare
alle radici del problema, presso le istituzioni che legiferano e, in base alla nostra esperienza sul terreno,
proporre modifiche (Sistema Preventivo applicato all’ambito istituzionale). In questo campo il
documento “Advocacy secondo una prospettiva Salesiana” raccoglie alcune indicazioni metodologiche
per questo tipo di lavoro.
Approfondendo i tre aspetti, possiamo definire quanto segue:
- Networking: è essenziale accrescere la consapevolezza del lavoro svolto dalle presenze di Don
Bosco e trovare nuovi alleati per la Missione Salesiana, tra coloro che non ci conoscono ancora
bene.
- Advocacy: è fondamentale contattare responsabili politici per intervenire sulle cause di molte
disuguaglianze strutturali, che si celano dietro i diversi aspetti delle povertà dei giovani oggi.
- Capacity – Building: è importante potenziare la capacità delle diverse strutture Salesiane di essere
attive nella sfera pubblica, consapevoli del potenziale e delle sfide di tali impegni.
Per raggiungere questi risultati, abbiamo deciso di intraprendere i seguenti passi concreti:
- Networking
17 http://www.infoans.org/en/sections/news/item/2342-rmg-unaccompanied-minor-refugees-for-a-qualified-and-competent-
salesian-commitment
18 https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=738&langId=es&pubId=8119&furtherPubs=yes
19 http://www.pastoraljuvenil.es/wp-content/uploads/2019/01/MJ468-469-ENE-FEB16-ESTA-PASANDO-jotallorente-2.pdf
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a. Trovare spazi nei fora UE per la partecipazione dei Salesiani
b. Rappresentare istituzionalmente e permanentemente i Salesiani di Don Bosco nelle
Piattaforme Europee (i.e. EuroChild, SIRIUS, )
- Advocacy
c. Promuovere una strategia condivisa e unitaria per esprimere presso le istituzioni UE il
punto di vista Salesiano definite dal Dicastero per la Pastorale Giovanile
d. Rappresentare la Congregazione Salesiana nelle piattaforme e negli spazi di advocacy in
linea con le priorità tematiche di DBI.
- Capacity - building
e. Sviluppare la rappresentanza Salesiana (come far sentire di più la nostra voce e rendere
più significativa la nostra presenza nei gruppi di lavoro) e assicurare una ricaduta nelle
Ispettorie.
f. Ospitare e accompagnare tutti i relatori selezionati dal Dicastero per la Pastorale
Giovanile per parlare a nome dei Salesiani di Don Bosco.
Tutto ciò ci porta a sviluppare, principalmente, quattro tipi di attività:
1. Partecipazione ad eventi (a Bruxelles o in altre città europee): la partecipazione ad eventi a
Bruxelles e in altre città europee è fondamentale per sviluppare contatti istituzionali con
vari portatori di interesse che sono rilevanti per le Ispettorie Salesiane o per la Sede
Centrale Salesiana.
2. Coordinamento o sostegno ad incontri di gruppi di lavoro (esperti): è importante
sviluppare messaggi di advocacy attraverso una riflessione profonda basata sulle
competenze di esperti Salesiani, provenienti da diversi contesti.
3. Sostegno alle realtà Salesiane in azioni al livello europeo: ci sono varie modalità per offrire
questo tipo di sostegno, dall’organizzazione di visite alle istituzioni europee, al favorire
l’incontro con decisori politici europei, all’organizzare congiuntamente eventi a Bruxelles o
facilitare la partecipazione di queste realtà negli eventi promossi dalle istituzioni europee.
4. Sostegno alle reti Salesiane internazionali: DBI sostiene altre reti Salesiane in molti modi,
dal sostegno nelle loro azioni dirette alle istituzioni europee, al rafforzamento di alcuni
contatti rilevanti, all’offerta di formazione nel campo dell’advocacy, al contatto con altre
realtà Salesiana impegnate nello stesso campo.
Ovviamente, questa azione complementare funziona nella misura in cui le nostre Opere Sociali
Salesiane a livello locale, ispettoriale o nazionale, realizzano interventi di alta qualità (di solito è questo
il caso) e in linea con il Sistema Preventivo, e comprendono l’importanza della trasformazione sociale,
ed il protagonismo dei destinatari della nostra missione20 che dobbiamo abilitare affinché possano
difendere da sé i propri diritti.
II. LE SFIDE DEL FUTURO (OPPORTUNITÀ)
Nel caso di Don Bosco International, l’analisi delle opportunità è parte del nostro lavoro quotidiano,
che potrebbe essere sintetizzato con il seguente motto: “Far conoscere Don Bosco nell’UE e portare
l’UE a Don Bosco” (con riferimento a tutte le presenze dei Salesiani di Don Bosco in Europa).
20 http://www.infoans.org/es/secciones/noticias/item/7410-belgica-augusta-la-voz-de-las-ninas-de-don-bosco-fambul-en-el-
parlamento-europeo
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Senza entrare nei dettagli di tutte le opportunità che riscontriamo, riteniamo sia importante
sottolineare che il nostro impegno è quello di riferire tutta la nostra azione a temi socio-politici che
siano rilevanti per la missione e la pedagogia Salesiana.
E’ importante sottolineare l’approccio basato sui diritti umani che Don Bosco International (come
anche altre organizzazioni Salesiane) ha adottato in questi anni e il suo collegamento con il nuovo
contesto globale promosso dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile. Pertanto, come DBI combiniamo le
nostre tre priorità tematiche con tre priorità trasversali che riflettono alcune tendenze nelle politiche
globali del momento e sono perfettamente in linea con la visione Salesiana:
1. Convenzione sui diritti del fanciullo: questa Convenzione è la Convenzione sui diritti umani che è
stata ratificata dal maggior numero di Stati e nel tempo più rapido di sempre nella storia. Questa
Convenzione ha cambiato il modo di guardare ai minori e il modo in cui questi vengono trattati –
vale a dire, come esseri umani con un insieme specifico di diritti, invece che come oggetti passivi di
cure e servizi. L’accettazione senza precedenti registrata dalla Convenzione mostra chiaramente
un impegno globale in favore del progresso dei diritti dei minori.21 Nella tradizione Salesiana si
registra un chiaro impegno a vedere i diritti di minori e giovani come soggetti titolari di diritti.
Coerentemente con ciò, molte istituzioni Salesiane stanno utilizzando questo approccio basato sui
diritti umani nel loro lavoro con i minori, invece di limitarsi ad un approccio meramente
caritatevole.
2. Dare voce a chi non ha voce – Empowerment giovanile: i giovani, come ogni altro essere umano,
sono titolari di diritti e libertà fondamentali che devono essere rispettati, protetti e promossi. Un
approccio alle politiche giovanili fondato sui diritti significa:
- Abilitare i giovani a rivendicare, esercitare e difendere i loro diritti e assumersi le proprie
responsabilità attraverso la loro partecipazione attiva nella società;
- Lavorare attivamente contro la discriminazione dei giovani per motivi di età o di qualsiasi altro
tipo, e per assicurare la piena inclusione dei giovani nella società.22
3. Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – Agenda 2030: il primo gennaio 2016 sono entrati ufficialmente
in vigore i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Nel corso dei prossimi quindici anni, con questi nuovi Obiettivi che saranno applicati a livello
universale, I Paesi si mobiliteranno per porre fine a ogni forma di povertà, combattere le
disuguaglianze e contrastare il cambiamento climatico, con l’attenzione di non lasciare indietro
nessuno. Gli SDG riconoscono che l’impegno di porre fine alla povertà deve essere accompagnato
con strategie per la costruzione di una crescita economica che includa bisogni sociali come
l’educazione, la salute, la protezione sociale, opportunità di lavoro, e contrasti il cambiamento
climatico proteggendo l’ambiente. Anche se gli SDG non sono giuridicamente vincolanti, i governi
sono chiamati a farsene carico e adottare politiche nazionali per il raggiungimento dei 17
obiettivi.23
La combinazione di queste priorità consente di identificare dei temi concreti sui quali le Ispettorie e
ONG Salesiane hanno una certa esperienza e sui quali DBI ha già o avrà in future l’opportunità di
sviluppare alcune azioni di advocacy o sensibilizzazione presso le istituzioni europee.
21 https://www.unicef.org/crc/
22 http://www.youthforum.org/claims/for-youth-rights/
23 http://www.un.org/sustainabledevelopment/development-agenda/
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Considerato la miriade di istituzioni, ONG, piattaforme, alleanze e altri enti con cui DBI interagisce,
questo esercizio ci consente di creare una matrice di temi e priorità che evita di farci cadere nella
tentazione di disperdere la nostra azione correndo dietro alle prima opportunità che compaiono.
III. I
PROCESSI DA ATTIVARE
Don Bosco International, con le risorse limitate disponibili, e in cooperazione con altri Dicasteri della
Congregazione Salesiana, le Ispettorie e le organizzazioni Salesiane, svilupperà le seguenti strategie e
processi:
- Networking
Strategie/Processi DBI
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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10.7 Page 97

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o Organizzare colloqui/incontri con partner rilevanti nel contesto dell’UE.
o Condividere buone pratiche e progetti24.
o Informare regolarmente i nostri partner circa le opportunità politiche e finanziarie.
- Advocacy25
o Preparare e redigere eventuali prese di posizione Salesiane.
o Unirsi ad iniziative di altre organizzazioni della società civile quando convergono con le
priorità di DBI.
o Sviluppare/Sostenere campagne di advocacy in cooperazione con altre organizzazioni
Salesiane.
- Capacity - building
o Sviluppare/Sostenere la rappresentanza Salesiana (di ONG e Ispettorie salesiane, etc...).
o Guidare i rappresentanti di tali enti nelle loro visite e relazioni con le istituzioni UE.
o Rafforzare la dimensione della partecipazione giovanile.
IV. INTERVENTI E RELATORI
24 Nelle due direzioni, dalle Ispettorie/Case/Organizzazioni Salesiane verso l’UE e dalla società civile UE verso le realtà
Salesiane.
25 Tutte le azioni proposte, considerate il ruolo sensibile di DBI, sono sottoposte all’approvazione previa del Consigliere per
la Pastorale Giovanile o del Vicario Generale/Rettor Maggiore, se ritenuto necessario.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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La Missione Salesiana nelle OSS
alla luce di:
SÍNODO 2018
PASTORAL JUVENIL SALESIANA
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

10.9 Page 99

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SEGNI DI SPERANZA PER TUTTI I GIOVANI, NESSUNO ESCLUSO
Uno sguardo globale e uno specifico sul cammino sinodale
«La vita dei giovani, come quella di tutti, è segnata anche da ferite. Sono le ferite delle sconfitte della
propria storia, dei desideri frustrati, delle discriminazioni e ingiustizie subite, del non essersi sentiti
amati o riconosciuti. Sono ferite del corpo e della psiche. Cristo, che ha accettato di attraversare la
passione e la morte, attraverso la Sua croce si fa prossimo di tutti i giovani che soffrono. Ci sono poi
le ferite morali, il peso dei propri errori, i sensi di colpa per aver sbagliato. Riconciliarsi con le proprie
ferite è oggi più che mai condizione necessaria per una vita buona. La Chiesa è chiamata a sostenere
tutti i giovani nelle loro prove e a promuovere azioni pastorali adeguate» (SINODO SUI GIOVANI,
Documento finale, n. 67)
Vorrei insime con voi fare due passaggi. Uno più generale e uno più specifico.
Il primo, più globale, ha come finalità quello di farvi entrare nelle principali articolazioni del lavoro sinodale.
è importante avere uno sguardo d’insieme di ciò che è avvenuto al Sinodo.
Il secondo, più specifico, cerca invece di fare il punto su come al Sinodo si è parlato dei giovani più poveri e
abbandonati, che sono i primi e principali destinatari della nostra missione.
SGUARDO GLOBALE
I NUCLEI TEMATICI GENERATIVI EMERSI AL SINODO
Vi offro una panoramica di quelli che considero i principali “nuclei tematici generativi” raccolti in alcune
“costellazioni di senso”. Sono, a mio parere, gli argomenti e le questioni che al Sinodo hanno dato corpo al
dialogo, al confronto, alle proposte.
Certamente c’è dell’altro, ma mi pare che in questi quindici punti distinti in cinque costellazioni ci sono le
cose che maggiormente ci possono aiutare ad avere uno sguardo d’insieme abbastanza completo. Tutto si
richiama vicendevolmente ed è legato in varia maniera. Evidentemente ognuno di questi punti meriterebbe
di essere ampiamente sviluppato. Questi sono solo accenni puntuali con dei riferimenti per poter
approfondire.
I riferimenti fondamentali che darò saranno sia a partire dall’Instrumentum laboris (IL) che al Documento finale
(DF). È importante ricordarsi che questi due testi devono essere letti e studiati insieme:
È importante chiarire la relazione tra l’Instrumentum laboris e il Documento finale. Il primo è il quadro di riferimento
unitario e sintetico emerso dai due anni di ascolto; il secondo è il frutto del discernimento realizzato e raccoglie
i nuclei tematici generativi su cui i Padri sinodali si sono concentrati con particolare intensità e passione.
Riconosciamo quindi la diversità e la complementarità di questi due testi (DF 3).
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1. La costellazione dell’“apertura all’ascolto”
La prima costellazione gira intorno all’ascolto. Ovvero ha a che fare con la nostra capacità di aprirci
interiormente e spiritualmente per comprendere la situazione dell’altro, che nel caso del Sinodo era l’altro
giovane. Di mettersi davvero dalla parte dell’altro, di entrare nel suo modo di vedere il mondo e vivere in
esso.
1.1. L’ascolto empatico dei giovani
Il dibattito sinodale, fin dall’inizio, ha preso coscienza che il percorso di preparazione ha denunciato una
Chiesa “in debito di ascolto”. Lo affermava papa Francesco già nel suo discorso iniziale al Sinodo:
Il cammino di preparazione a questo momento ha evidenziato una Chiesa “in debito di ascolto” anche nei
confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti
per quello che sono veramente, e talvolta persino respinti.
La questione dell’ascolto è più radicale di quanto si possa pensare: viene da lontano, cioè da un’incapacità di
dare ascolto a Dio e al suo Spirito che continuamente parlano e agiscono nella storia. È frutto di quella
“superficialità spirituale” e di quella “voragine spirituale” di una Chiesa che parla troppo: abbastanza
arrogante per poter imparare qualcosa da qualcuno; assai superba nel pensarci unica depositaria della verità.
Molti passaggi dell’IL e del DF finale fanno riferimento all’ascolto: basta dare un occhio al quinto capitolo
della prima parte dell’IL (64-72) e al primo capitolo della prima parte del DF (6-9) per rendersene conto.
L’ascolto «è la forma in cui Dio stesso si rapporta al suo popolo» (DF 6) e ha quindi una valenza teologica,
prima che pedagogica e pastorale! Molti interventi hanno ribadito che siamo chiamati a riguadagnare,
attraverso l’ascolto, quella capacità empatica in grado di abbandonare il proprio punto di vita per entrare
letteralmente nel punto di vista dell’altro, vedendo e sentendo le cose a partire dal cuore dell’altro.
1.2. Prendere coscienza delle sfide antropologiche e culturali
Insuperato resta il quarto capitolo dell’IL (51-63) nel descrivere le sei sfide antropologiche e culturali che
siamo chiamati ad affrontare nel nostro tempo: corpo, affettività e sessualità; nuovi paradigmi conoscitivi e
ricerca della verità; gli effetti antropologici del mondo digitale; la delusione istituzionale e le nuove forme di
partecipazione; la paralisi decisionale nella sovrabbondanza delle proposte; oltre la secolarizzazione.
Nel DF tutte queste sfide vengono riprese e affrontate in diversi momenti in maniera non sistematica, ma
abbastanza sparsa e spalmata. Si ritrovano tutte le sei sfide, con diverse sottolineature e approfondimenti.
Emergono in maniera particolare i numeri dedicati alla “rivoluzione digitale” in atto, che segna davvero un
momento di cambio epocale (cfr. DF 21-23.145-146) e quelli legati alla sessualità (cfr. DF 37-39.149-150):
due ambiti davvero strategici e di grande attualità. Tutti e sei ci inseriscono nel “cambio d’epoca” che
viviamo.
Per noi è chiaro che si tratta delle condizioni reali di esercizio della missione ecclesiale oggi: queste sfide
vanno approfondite in ogni nostro contesto. Chi si occupa dei giovani è chiamato a tematizzarle e ad averle
ben chiare. Ci vogliono convegni, studio, approfondimento per non restare fuori dal tempo e dalla storia!
1.3. L’attenzione privilegiata ai giovani poveri e abbandonati
Sia in fase di ascolto (cfr. IL 41-50: Nella cultura dello scarto; IL 166-171: Vicinanza e sostegno nel disagio e
nell’emarginazione) che nella fase dell’Assemblea sinodale è stata messa in primo piano l’esigenza di dare di più a
chi ha avuto di meno. È una sottolineatura molto nostra, che ci ha fatto molto piacere.
Basta andare a vedere alcuni numeri del DF per rendersene conto: i migranti (25-28 e 147), gli abusi (29-31),
le varie forme di vulnerabilità (40-44), i giovani feriti (67).
In che modo questa attenzione trova spazio nelle proposte e nelle iniziative pastorali delle nostre realtà? In
che modo possiamo meglio concentrarci su questi “destinatari naturali” di una Chiesa che davvero si prende
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cura delle povertà del nostro tempo? In che modo oggi siamo “segni e portatori dell’amore di Dio” a questi
giovani più poveri? Pensiamo solo ai giovani migranti, o ai minori non accompagnati.
2. La costellazione della “comunità in discernimento”
Una seconda costellazione di senso fa perno sulla comunità cristiana e sulle sue dinamiche. Soprattutto nel
nostro contesto sembra quasi che, a livello di immaginario ecclesiale, la comunità e il vivere insieme sia
passato in second’ordine. I giovani ci hanno detto al Sinodo che la comunione e la fraternità rimangono la
radice ultima e il primo frutto dell’evangelizzazione.
2.1. Riappropriarsi di un rinnovato dinamismo giovanile
Il primo capitolo della seconda parte sia dell’IL (74-84) che del DF (63-76) affrontano la questione della
singolarità della giovinezza come età della vita: in particolare l’IL da punto di vista biblico – molto ripreso in
fase di discussione sinodale – e il DF dal punto di vista cristologico, antropologico e pedagogico. Questi due
capitoli, letti insieme, ci aiutano a scoprire che il Sinodo è davvero un appello rivolto alla Chiesa perché
riscopra al suo interno e nella sua azione un rinnovato dinamismo giovanile e la sua stessa giovinezza!
Anche questo è davvero un “nucleo tematico generativo” di grande interesse, soprattutto in Europa dove
ultimamente siamo assai depressi dal punto di vista sociale, ecclesiale e pastorale! Tanto umiliati ma poco
umili!
Non dimentichiamoci i santi che hanno lavorato con i giovani hanno modellato il proprio stile proprio
partendo qui. Per esempio don Bosco in tante occasioni afferma che il suo modo di agire in mezzo ai
giovani era caratterizzato da un vero e proprio “dinamismo giovanile”. Cioè don Bosco ha imparato dai
dinamismi della giovinezza lo stile per accompagnare i giovani!
2.2. Il rapporto tra il livello comunitario e quello personale
Accompagnamento e discernimento sono gli approfondimenti del terzo e del quarto capitolo della seconda
parte del DF (91-113), che trovano nuova luce rispetto all’IL (106-136), perché al centro è stata posta la
Chiesa come casa dell’accompagnamento e ambiente del discernimento. È infatti interessante notare il
doppio spostamento nell’ordine esterno ed interno di questi due capitoli rispetto all’IL: in quest’ultimo si
parlava prima di discernimento e poi di accompagnamento, mentre nel DF diviene chiaro che si
accompagna per discernere, e che quindi l’obiettivo dell’accompagnamento è il discernimento; poi ancora
nell’IL era proposta una lettura prima personale e poi comunitaria sia dell’accompagnamento che del
discernimento, mentre l’Assemblea sinodale ha rovesciato la prospettiva, inserendo il personale nell’ambito
comunitario.
L’esito del confronto sinodale ha proposto con chiarezza tre cerchi concentrici uno dentro l’altro: prima
l’accompagnamento di ambiente, poi di gruppo e infine personale. È importante recuperare questo ordine
nei nostri ambienti, mantenendo la presenza di questi tre livelli di animazione.
2.3. Creare ambienti adeguati al discernimento
Il cammino sinodale è partito dall’idea che bisogna accompagnare i giovani nel loro cammino di
discernimento vocazionale ed è arrivato pian piano a prendere coscienza che la Chiesa stessa ha bisogno di
entrare nel ritmo del discernimento vocazionale per comprendere nell’oggi la sua missione nella storia.
Questo significa che la Chiesa stessa è chiamata ad assumere l’habitus del discernimento nel suo modo di
pensare, progettare e realizzare la sua missione. Si possono vedere a questo proposito i nn. 1-2,4,73,137-139
dell’IL.
Come pure i nn. 62,104-105,110-113 del DF. Mi permetto di citare per intero il DF 124, che è molto
specifico su questo, perché tocca l’esercizio dell’autorità come servizio al discernimento comunitario:
L’esperienza di “camminare insieme” come Popolo di Dio aiuta a comprendere sempre meglio il senso
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dell’autorità in ottica di servizio. Ai pastori è richiesta la capacità di far crescere la collaborazione nella
testimonianza e nella missione, e di accompagnare processi di discernimento comunitario per interpretare i
segni dei tempi alla luce della fede e sotto la guida dello Spirito, con il contributo di tutti i membri della
comunità, a partire da chi si trova ai margini. Responsabili ecclesiali con queste capacità hanno bisogno di una
formazione specifica alla sinodalità. Pare promettente da questo punto di vista strutturare percorsi formativi
comuni tra giovani laici, giovani religiosi e seminaristi, in particolare per quanto riguarda tematiche come
l’esercizio dell’autorità o il lavoro in équipe.
3. La costellazione delle “pratiche pastorali”
Durante l’Assemblea sinodale ci si è chiesti in varie occasioni “che cosa fare?”. E anche tante cose si sono dette
circa la creatività da avere per rinnovare stili, metodi e pratiche. Certamente oggi, in un vero cambiamento
d’epoca, non è possibile pensare che la pastorale della “ripetizione” sia ancora in grandi di intercettare le
giovani generazioni. Accenno qui a tre punti che mi paiono centrali.
3.1. La qualificazione vocazionale della pastorale giovanile
Il Sinodo nel suo insieme ha avuto questo come fuoco specifico e quindi come emergenza da affrontare:
passare da una pastorale giovanile dell’intrattenimento ad una pastorale giovanile in chiave vocazionale. È
una prospettiva che ci inserisce in un cambio epocale! Ci vorrà tempo, pazienza, e coraggio per entrarci!
I riferimenti sono molteplici: al centro ci sta il secondo capitolo della seconda parte sia dell’IL (85-105) che
del DF (77-90). Ci sono troppi riferimenti e non è possibile fare un lavoro di sintesi in breve, perché
l’argomento è strategico e fondamentale, sia dal punto di vista teorico che pratico: pensare la vocazione
come l’espressione personalizzante della vita di fede di ogni battezzato mette in moto tutta una serie di
conseguenze di lungo termine che ci porterebbero molto avanti. Basterebbe questo tema per una settimana
di studio!
In maniera specifica si potrebbe partire dal n. 139 (L’animazione vocazionale della pastorale) e dal 140 (Una
pastorale vocazionale per i giovani) del DF, per poi raccogliere i tanti elementi che escono da entrambi i testi.
Questo, propriamente, mi sembra essere il “nucleo tematico generativo” fondamentale messo in moto da
tutto il movimento sinodale di questi ultimi tre anni.
3.2. Riabilitare con convinzione la liturgia
Il cammino sinodale è partito da una mancata tematizzazione del tema ad una sua forte riabilitazione. D’altra
parte la liturgia è la prima forma di espressione ecclesiale! Non solo interna alla Chiesa, ma anche come
modo di “presentazione” visibile per tutti.
La questione non era presente in fase “istruttoria” (cioè nel Documento preparatorio). Nella fase di ascolto i
giovani è ritornato spesso il tema della liturgia (cfr. IL 69). Oltre ad altri numeri dell’IL in cui si accenna alla
liturgia (72, 178, 184, 192), emergono i numeri dedicati appositamente al tema (187-189). Qui sono dette
cose importanti.
Il n. 51 del DF – intitolato Il desiderio di una liturgia viva – è dedicato interamente al tema liturgico. Anche nel
DF, così come nell’IL, vi sono poi tre numeri consacrati direttamente e appositamente alla liturgia (134-136).
Non dimentichiamoci quindi che «l’esperienza liturgica è la risorsa principale per l’identità cristiana» (DF 51)
e che la liturgia per la pastorale giovanile è una risorsa insostituibile. Perché ci fa assaporare il valore del
silenzio, della contemplazione, della gratuità e della preghiera. Dice il primato della grazia nella nostra vita.
Non è poco!
3.3. Rinnovare l’idea e la pratica dell’oratorio a partire dal “criterio oratoriano”
L’oratorio e il criterio oratoriano sono davvero una dinamica salesiana per eccellenza, un dono specifico che
noi portiamo nel cuore e che siamo chiamati a donare alla Chiesa tutta. È evidente che per noi dire oratorio
significa trasformare la Chiesa in una casa per i giovani, secondo la bella affermazione del DF 138:
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Solo una pastorale capace di rinnovarsi a partire dalla cura delle relazioni e dalla qualità della comunità cristiana
sarà significativa e attraente per i giovani. La Chiesa potrà così presentarsi a loro come una casa che accoglie,
caratterizzata da un clima di famiglia fatto di fiducia e confidenza. L’anelito alla fraternità, tante volte emerso
dall’ascolto sinodale dei giovani, chiede alla Chiesa di essere «madre per tutti e casa per molti» (FRANCESCO,
Evangelii gaudium, n. 287): la pastorale ha il compito di realizzare nella storia la maternità universale della Chiesa
attraverso gesti concreti e profetici di accoglienza gioiosa e quotidiana che ne fanno una casa per i giovani.
In questo senso, dopo aver chiarito quello che noi chiamiamo in gergo salesiano il “criterio oratoriano”
(caratterizzato da quattro pilastri: casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e
cortile per incontrarsi tra amici) si parla anche dell’oratorio e del centro giovanile come luogo pastorale
specifico. Lo si era fatto di sfuggita nell’IL al n. 180 e lo si fa al n. 143 del DF, chiedendo di “dinamizzare” i
centri giovanili facendoli diventare strumenti privilegiati per una Chiesa in uscita. Come fare? Come
pensiamo la fisionomia dell’oratorio del III millennio?
4. La costellazione dell’“organizzazione pastorale”
Se davvero siamo comunità che vive la profezia di fraternità, questo non può che visibilizzarsi nella missione
e nel modo di organizzarla e realizzarla. È una sua intrinseca conseguenza. La “sinodalità” (ovvero il nostro
camminare insieme) non può che essere “missionaria”, ovvero in uscita: nel modo di essere e nel modo di
fare.
4.1. La profezia di fraternità nell’organizzazione pastorale
La grande chiave di lettura offerta per il rinnovamento ecclesiale è stata quella della “sinodalità missionaria”
(cfr. DF 115-127). Tale prospettiva è stata la risposta alla domanda sulla forma della Chiesa espressa nel
primo capitolo della terza parte dell’IL (138-143). I giovani, con la loro presenza e la loro parola, hanno
riaperto il Dossier della sinodalità nella Chiesa del terzo millennio: il n. 118 del DF è il centro prospettico per
leggere tutto il Documento nel suo insieme e per comprendere il cammino che ci aspetta nel III millennio.
Concretamente questo ci interpella nel modo in cui lavoriamo insieme nell’animazione della pastorale
giovanile: il n. 209 dell’IL ci invitava ad andare Verso una pastorale integrata e il n. 141 del DF ci chiede di
passare Dalla frammentazione all’integrazione. Nelle Diocesi, e perfino in alcune Conferenze Episcopali, queste
questioni sono di una attualità drammatica. Perché la specializzazione e l’atomizzazione delle pastorali rischia
di distruggere l’unità pastorale della Chiesa. Il passaggio deciso da un lavoro “per uffici” a un lavoro “per
progetti” è stata auspicata da molti al Sinodo. Sappiamo che tendenzialmente l’ufficio separa e il progetto
crea invece unità.
Sono le grandi sfide da raccogliere per una vera e propria “Conversione istituzionale” (cfr. IL 198).
4.2. Una progettazione corresponsabile e virtuosa
Il tema della progettazione pastorale non è uscito in maniera molto forte nell’Assemblea sinodale. Era molto
più presente nella fase dell’ascolto delle singole Conferenze Episcopali.
L’IL ai numeri 206-208 ponevano la doppia questione, fortemente sottolineata, dell’improvvisazione e
dell’incompetenza pastorale da una parte e dall’altra del rapporto non sempre facile tra eventi straordinari e
vita quotidiana. Le questioni erano poste in forma molto chiara e precisa.
Nel DF è stato solo affrontato il secondo tema al n. 142. Sta di fatto che il primo, a livello di Chiesa, rimane
drammatico: l’incompetenza progettuale, segno dell’incapacità di fare squadra, è alla base di tanti fallimenti
nella pastorale giovanile. Non siamo sempre in grado di creare un clima collaborativo e corresponsabile, e lo
sostituiamo volentieri con un verticismo oramai inaccettabile dalle giovani generazioni (cfr. il “clericalismo”
di cui si parla nell’IL 199, numero dedicato al “protagonismo giovanile”), crea un clima di allontanamento e
di scoraggiamento. Che i giovani in un sistema verticistico e piramidale di Chiesa non ci stanno più è emerso
con grande chiarezza al Sinodo!
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4.3. La necessità di lavorare in rete
La questione della “sinodalità missionaria” è centrale e crea due movimenti ben precisi: uno centripeto –
cioè vero l’interno, cioè negli ambienti ecclesiali e nella collaborazione tra noi – e uno centrifugo – che va
invece verso l’esterno, capace di coinvolgere e creare collaborazione con tutti coloro che hanno a cuore i
giovani. Due movimenti entrambi necessari e mai riducibili all’altro.
Molte volte ci accorgiamo – con grande tristezza e vergogna – che è più facile lavorare con soggetti terzi
(civili e sociali) che tra di noi (vari livelli di Chiesa, diversi uffici e vari incaricati). Effettivamente la necessità
di lavorare in rete ha bisogno di virtù relazionali forti e di capacità di coinvolgimento ampia e articolata. I
numeri 204-205 dell’IL ponevano con lucidità la questione.
Il Sinodo ha preso coscienza poi che la Chiesa vive in un territorio con cui deve entrare in dialogo per un
vero e proprio scambio di doni (DF 132) e che la preparazione di nuovi formatori deve prevedere una
specifica competenza nel lavorare in rete (DF 159) e in équipe in tutti i campi (DF 103.124.163).
5. La costellazione della “formazione per la missione”
Un’ultima costellazione, decisamente importante anch’essa, riguarda la questione della formazione, che io
lego direttamente a quella della missione e anche alla necessità della conversione. Penso infatti che il legame
intrinseco tra conversione, formazione e missione sia da recuperare in tutta la sua forza e pienezza.
5.1. Il legame strategico tra servizio generoso e discernimento vocazionale
In tutto il cammino sinodale è cresciuta sempre di più la consapevolezza del legame davvero strategico tra
esperienze di servizio generoso e il discernimento vocazionale, cioè tra missione e vocazione. Questo è
emerso fin dall’inizio ed è un pensiero che si è via via sempre più rafforzato.
L’IL 194-195 raccoglie in sintesi molte esperienze presentate da tante Conferenze Episcopali. Se pensiamo
solo alle tante esperienze di servizio e volontariato che offriamo, forse dobbiamo domandarci se siano poi
riprese in sede di discernimento vocazionale. Forse qui sta uno dei nostri difetti legati all’attivismo pastorale:
facciamo fare tante esperienze ma siamo frettolosi nell’accompagnarle e riprenderle in ottica vocazionale,
ovvero di conversione e formazione. In questo modo non facciamo altro che alimentare in tanti giovani il
“collezionismo di esperienze” tipico del nostro tempo. I giovani ci hanno chiesto invece di accompagnarli
non solo nell’esperienza, ma anche e soprattutto nel discernimento, che ha bisogno di tempi adeguati, spazi
adatti e clima favorevole per riprendere l’esperienza fatta dal punto di vista spirituale e vocazionale.
Il tema della diakonia (DF 137) è davvero generativo per la Chiesa e per i giovani, ma va meglio articolato e
come “nucleo tematico” da approfondire nelle sue radici e nelle sue conseguenze per la pastorale.
5.2. Il riscatto degli adulti e la qualificazione degli accompagnatori
Nell’ambito formativo emerge tutto il tema della qualità degli adulti, della formazione degli accompagnatori,
che ha trovato nel cammino sinodale una molteplicità di denunce, espressioni e proposte. Che gli adulti
siano troppe volte adultescenti e adulterati è sotto gli occhi di tutti. Che il nostro mondo canonizzi
l’adolescenza e la giovinezza, dimenticando fatalmente che bisogna tendere alla maturità e alla pienezza della
vita adulta anche. Eppure i giovani ci hanno detto in molti modi di essere davvero una “generazione
Telemaco”, ovvero disponibili e desiderosi di poter entrare in positiva alleanza con un mondo di autentici
adulti, di cui sentono molto la mancanza da tutti i punti di vista.
I riferimenti anche qui sono molti. Bastino alcuni accenni al profilo e alla formazione degli accompagnatori
emersi in fase di ascolto (IL 130-132: Le qualità di coloro che accompagnano) e sostanzialmente confermati nel
DF 101-103 (Accompagnatori di qualità). Tutto poi rimanda al capitolo conclusivo della terza parte (DF 157-
164: Formazione integrale).
5.3. Formare i giovani formandosi con loro
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Per la pastorale giovanile forse le provocazioni più grosse del Sinodo riguardano l’accompagnamento dei
giovani verso una Chiesa caratterizzata da una “sinodalità missionaria” in cui tutti sono chiamati ad essere
soggetti della missione. Missione sempre affidata alla Chiesa nel suo insieme e mai ad alcuni dei suoi membri
in forma esclusiva ed escludente. Tutto questo è originato dalla potente intuizione dell’introduzione e del
primo capitolo della terza parte (DF 115-127). Tali premesse esigono poi una formazione specifica alla
missione e alla vita adulta.
In questo senso per noi è importante prendere spunto dai numeri 160 e 161 del DF per discernere che cosa
siamo chiamati a proporre in vista della formazione dei giovani alla missione. Il n. 160 invita ad istituire
«centri di formazione per l’evangelizzazione destinati ai giovani» e il n. 161 chiede una vera e propria
mobilitazione ecclesiale capace di offrire ai giovani che lo desiderano un tempo destinato alla maturazione
della vita cristiana adulta, che
dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali, ed essere costruita intorno
ad almeno tre cardini indispensabili: un’esperienza di vita fraterna condivisa con educatori adulti che sia
essenziale, sobria e rispettosa della casa comune; una proposta apostolica forte e significativa da vivere insieme;
un’offerta di spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale. In questo modo vi sono tutti gli
ingredienti necessari perché la Chiesa possa offrire ai giovani che lo vorranno una profonda esperienza di
discernimento vocazionale.
Qui vengono messe in gioco le nostre comunità educativo-pastorali nella loro capacità di recuperare una
prossimità reale con le giovani generazioni. Qui siamo chiamati ad essere creativi e innovativi, coinvolgendo
adulti, comunità, laici e giovani in un progetto di formazione comune. Si tratta di un’utopia o di una
profezia? In che modo possiamo far partire qualche “esperienza pilota”? O sostenere e rafforzare quelle
esperienze che vanno già in questa direzione?
DOMANDA 1
Quali di queste cinque “costellazioni di senso” e quali di questi quindici
“nuclei tematici generativi” ti sembrano più importanti e strategici per il
tuo lavoro sociale, educativo e pastorale? Perché?
SGUARDO SPECIFICO
DARE DI PIÙ A CHI HA AVUTO DI MENO
In questa seconda parte vorrei entrare più in dettaglio rispetto al modo in cui durante il cammino sinodale si
è parlato dei giovani a rischio e a disagio.
Per essere più didattico parto dall’IL e poi arrivo al DF.
6. La “cultura dello scarto” e la profezia della Chiesa
Oggi siamo sempre più inseriti in un processo di globalizzazione. All’inizio questa nuova modalità di
esistenza è sembrata solo un’opportunità positiva, ma pian piano stiamo assistendo ad una crescente
indifferenza e ad un aumento di «una cultura ispirata a individualismo, consumismo, materialismo ed
edonismo, e in cui dominano le apparenze» (n. 8). La Chiesa stessa, all’interno di questi processi globali,
rischia una vera e propria scissione tra i principi che afferma e la vita che conduce:
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I giovani sottolineano come rispetto alla promozione della giustizia l’immagine della Chiesa risulti
“dicotomica”: da una parte vuole essere presente nelle pieghe della storia a fianco degli ultimi, dall’altra ha
ancora tanto da fare per scardinare situazioni, anche gravi e diffuse, di corruzione, che le fanno correre il rischio
di conformarsi al mondo anziché essere portatrice di un’alternativa ispirata al Vangelo (IL 28).
6.1. Immersi nella “cultura dello scarto”
Il primo vero e proprio focus dell’IL è dedicato interamente alla “cultura dello scarto” (nn. 41-50). In questa
scelta si mostra una vera e propria “predilezione” della Chiesa per le situazioni di difficoltà, di fragilità, di
marginalità che toccano i giovani. Effettivamente nella sollecitudine pastorale per i più piccoli e i più poveri
si gioca la credibilità di una Chiesa che si prende cura di coloro di cui nessuno si prende cura, di una Chiesa
chiamata a dare di più a chi ha ricevuto di meno dalla vita.
La “cultura dello scarto” si espande a macchia d’olio nel tempo della globalizzazione dell’indifferenza, e i
giovani sono le prime vittime designate perché più indifese e meno custodite. Anche se va ammesso che
talvolta i giovani e la Chiesa stessa sono conniventi con questo modo di vivere profondamente disumano,
caratterizzato da uno stile “compra, usa e getta”. Tale modo di pensare e di agire la vita contagia gli affetti
più cari, le relazioni sociali, l’economia e la finanza e perfino la visione stessa della vita umana.
Nei confronti dei giovani scartati va fatta prima di tutto una necessaria opera di riconoscimento:
La Chiesa, anche attraverso questo Sinodo, è chiamata a rivolgere un’attenzione specifica ai giovani vittime
dell’ingiustizia e dello sfruttamento, attraverso un’opera fondamentale di riconoscimento: l’apertura di spazi in
cui possano esprimersi e soprattutto trovare ascolto costituisce una riaffermazione della loro dignità personale
contro ogni pretesa di negazione, e restituisce un nome e un volto a chi troppo spesso se lo vede negare dalla
storia (IL 42).
Drammatica a livello mondiale rimane la situazione del lavoro, che è il primo elemento che offre dignità,
serenità e stabilità. Dove non c’è lavoro c’è sfruttamento e dove il lavoro è precario anche la vita non può
essere progettata a lungo termine. Il lavoro stabile per un giovane è la prima condizione per poter sognare
un futuro pieno di significato. La mancanza di lavoro, cioè di futuro, è la prima causa di migrazione, insieme
alla mancanza di pace sociale. Questo per noi è un grande appello ad una delle caratteristiche carismatiche
che abbianmo ricevuto da don Bosco: l’attenzione alla formazione professionale, spazio e casa per i giovani
più poveri a cui si offre dignità e speranza.
Segue la questione delle migrazioni, che ha avuto ampio spazio nella discussione sinodale e quindi,
logicamente nel DF. Nella fase di riconoscimento è comunque emerso che un numero consistente di
migranti sono giovani.
Vi è poi l’attenzione alle diverse forme di discrinazione e alle esperienze di malattia, sofferenza ed
esclusione.
6.2. Segni di speranza tra i giovani più poveri
Il capitolo secondo della III parte dell’IL porta un titolo quanto mai suggestivo: Immersi nel tessuto della vita
quotidiana (nn. 144-174). È il capitolo più esteso di tutto il Documento e chiede alla Chiesa di essere lì dove
sono i giovani e soprattutto di «guardarsi dal colpevolizzare i giovani per la loro lontananza dalla Chiesa, o a
lamentarsene, per parlare invece, come fanno alcune Conferenze Episcopali, di una “Chiesa lontana dai
giovani” chiamata a intraprendere cammini di conversione, senza far ricadere su altri le proprie mancanze di
slancio educativo e di timidezza apostolica» (IL 174).
La prossimità pastorale – che affonda le sue radici nella prospettiva teologica dell’incarnazione – è la
condizione di possibilità di ogni altra azione pastorale. Siamo chiamati ad essere l’anima del mondo,
abitandolo dall’interno e fecondandolo con la nostra presenza qualificata. Moltissimi sono i campi evocati:
scuola e università; economia, lavoro e cura della casa comune; la presenza nei mondi nei linguaggi giovanili;
la vicinanza e il sostegno nel disagio e nell’emarginazione.
Insieme ai passaggi del lavoro e dell’economia, che interpellano l’insegnamento e il ruolo sociale della
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Chiesa, sono molto determinanti per noi i numeri che vanno dal 166 al 171 dell’IL, dove le categorie
giovanili più svantaggiate sono oggetto di attenzione prioritaria, e dove si chiede alla Chiesa di essere
prossima in tutte quelle situazioni difficili attraverso un servizio amorevole e una vicinanza profetica:
disabilità e malattia, dipendenze e altre fragilità, giovani carcerati, situazioni di guerra e di violenza, giovani
migranti, esperienza della morte. Ognuno di questi paragrafi evoca mondi specifici dove la Chiesa sta dando
il meglio di sé sull’esempio del Signore Gesù, «il quale passò beneficando e risanando tutti» (At 10,38),
mostrando così a tutti che davvero «vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).
L’annuncio della buona notizia del Vangelo non può che essere il punto di arrivo di una testimonianza
radicale di carità concreta e sperimentabile da parte di tutti i giovani e degli adulti che con loro vivono:
Chi è impegnato nei tanti ambiti sociali, educativi e pastorali in cui l’accompagnamento avviene può
testimoniare come ciascuno dei giovani porti impressa indelebilmente l’immagine del Creatore e come lo Spirito
parli nel cuore di ciascuno di loro, anche quando non sono in grado o non sono disponibili a riconoscerlo […]
Ogni accompagnamento è un modo di proporre la chiamata alla gioia e può così diventare il terreno adatto per
annunciare la buona notizia della Pasqua e favorire l’incontro con Gesù morto e risorto. […] Al tempo stesso,
ogni servizio di accompagnamento è occasione di crescita nella fede per chi lo compie e per la comunità di cui
fa parte. Per questo, il requisito principale del buon accompagnatore è aver gustato in prima persona “la gioia
dell’amore”, che smaschera la falsità delle gratificazioni mondane e riempie il cuore del desiderio di comunicarla
agli altri (IL 173-174).
DOMANDA 2
Attraverso quali gesti profetici – sia dal punto di vista personale,
comunitario e istituzionale – ci stiamo contrapponendo alla “cultura dello
scarto” che caratterizza il mondo in cui viviamo?
7. Il paradigma dei migranti e la “cultura dell’abuso”
Durante l’Assemblea sinodale sono tante le voci che sono risuonate in aula a favore dei giovani più poveri e
abbandonati. Alcuni interventi hanno preso spunto dai vari numeri dell’IL che facevano riferimento alla
cultura dello scarto e alla richiesta di vicinanza profetica ai giovani più indifesi e poveri.
Per mancanza di tempo non parlo direttamente delle varie “forme di vulnerabilità” varie volte emerse
durante la discussione sinodale e raccolte nel DF (cfr. nn. 40-44: il mondo del lavoro; violenza e
persecuzioni; emarginazione e disagio sociale; l’esperienza della sofferenza e la vulnerabilità come risorsa).
Mi fermo invece su due snodi cruciali che hanno avuto tanti interventi e tanta risonanza al Sinodo e che
ritengo davvero decisivi per il rinnovamento delle nostre proposte educative e pastorali.
7.1. I migranti, paradigma del nostro tempo
In particolare il tema delle migrazioni ha preso il volo durante l’Assemblea sinodale, tanto da essere
riconosciuto come uno dei tre “snodi cruciali” del nostro tempo. Effettivamente ci siamo resi conto che il
tema delle migrazioni e della mobilità su scala mondiale riguarda tutti i continenti e tutti paesi: assistiamo a
migrazioni interne a singole nazioni (soprattutto dalle zone rurali alle zone urbane), a migrazioni tra paesi
vicini, a migrazioni all’interno di un continente e anche a migrazioni tra continenti. Molte migrazioni sono
dovute ai cambiamenti climatici in varie parti del mondo, che non permettono più la sopravvivenza
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dignitosa: il surriscaldamento del pianeta sta generando nuovi deserti, mancanza d’acqua e di risorse basilari
per la vita. Abbiamo sentito molti Padri sinodali e anche giovani uditori parlare delle tante migrazioni dovute
a situazioni di guerra e persecuzione, dove per la salvezza della propria vita è necessario fuggire: davvero la
pace e la giustizia a livello mondiale sono oggi dei “beni di prima necessità” troppe volte assenti!
È stato per noi interessante il fatto che
molti Padri sinodali hanno sottolineato che i migranti sono un “paradigma” capace di illuminare il nostro
tempo e in particolare la condizione giovanile, e ci ricordano la condizione originaria della fede, ovvero quella di
essere «stranieri e pellegrini sulla terra» (Eb 11,13) (DF 25).
Questo significa che la stessa vita di fede è da comprendersi a partire da quella dei migranti, che in questo
senso ci riporta alla condizione originaria dell’uomo in cammino che non ha ancora raggiunto la metà del
suo desiderio. La scelta di privilegiare l’icona di Emmaus come icona di tutto il processo sinodale va
esattamente in questa direzione. La presenza dei migranti in mezzo a noi dovrebbe in un certo modo
svegliarci e farci rientrare nuovamente in noi stessi: tutti noi siamo di passaggio in questo mondo, destinati
ad una patria migliore!
Abbiamo avuto durante il Sinodo la felice sorpresa dell’incrocio degli sguardi, perché abbiamo sentito le voci
di coloro che hanno visto partire i migranti e di coloro che li hanno visti arrivare, e in questo la Chiesa può
davvero avere un ruolo importante di collegamento, di visione integrale e di azione concreta rispetto al
fenomeno migratorio (cfr. DF 27). Sta di fatto che
la diffusione universale della Chiesa le offre la grande opportunità di far dialogare le comunità da cui essi
partono e quelle in cui essi arrivano, contribuendo a superare paure e diffidenze, e a rinforzare i legami che le
migrazioni rischiano di spezzare. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, i quattro verbi con cui Papa
Francesco sintetizza le linee di azione in favore dei migranti, sono verbi sinodali. Metterli in atto richiede
l’azione della Chiesa a tutti i livelli e coinvolge tutti i membri delle comunità cristiane. Dal canto loro, i migranti,
opportunamente accompagnati, potranno offrire risorse spirituali, pastorali e missionarie alle comunità che li
accolgono (DF 147).
7.2. La “cultura dell’abuso”, esito di quella dello scarto
Il terzo “snodo cruciale”, dopo quello dell’ambiente digitale e delle migrazioni, riguarda gli abusi. Un tema
molto delicato e complesso, che però ha molto a che fare con il nostro tema dell’emarginazione e del
disagio. La mia tesi a questo proposito è molto semplice e consequenziale: la “cultura dell’abuso” è la logica
conseguneza della “cultura dello scarto”. Se quest’ultima è soprattutto legata alla relazione con le cose, con
gli oggetti, con il pianeta, la “cultura dell’abuso” è la transoposizione di quel modo di agire nelle relazioni e
con le persone. Cioè è trattare le persone come cose e come oggetti, negandogli la loro dignità propria. C’è
dunque un legame intrinseco e una evidente continuità tra queste due culture negative e problematiche: sono
un po’ come gemelli siamesi. Il verbo di riferimento per entrambe queste culture è “usare”. Non c’è rispetto
alcuno per nulla e per nessuno in queste culture, che a ben vedere non hanno proprio nulla a che fare con la
parola cultura!
Dobbiamo avere chiaro che è necessario uno sguardo profondo sui diversi tipi di abuso e anche il coraggio
di andare alla radice degli abusi, cioè a ciò che li rende possibili e li fa prosperare:
Esistono diversi tipi di abuso: di potere, economici, di coscienza, sessuali. Si rende evidente il compito di
sradicare le forme di esercizio dell’autorità su cui essi si innestano e di contrastare la mancanza di responsabilità
e trasparenza con cui molti casi sono stati gestiti. Il desiderio di dominio, la mancanza di dialogo e di
trasparenza, le forme di doppia vita, il vuoto spirituale, nonché le fragilità psicologiche sono il terreno su cui
prospera la corruzione (DF 30).
È radicalmente importante notare l’ordine degli abusi, così come vengono presentati al Sinodo: si parte da
quelli di autorità e di potere, si passa da quelli amministrativi, si arriva agli abusi di coscienza e di plagio per
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arrivare infine a quelli sessuali. Un errore comune sta nell’identificare gli abusi con gli abusi sessuali: è invece
comprovato che quest’ultimo si verifica solo se prima vi sono altri tipi di abusi, soprattutto di autorità e di
coscienza.
Che cosa c’entra la cultura dell’abuso con i giovani poveri ed emarginati? A mio parere davvero molto,
perché proprio questa cultura crea le condizioni perché l’emarginazione e il disagio si diffondano. In questa
cultura, che non rispetta la dignità umana, le persone fin da piccole non sono riconosciute nella loro dignità
propria. E questo crea le premesse per crescere a disagio, sentirsi emarginati, diventare davvero poveri
perché al di fuori di un contesto di amore e di rispetto.
Ecco allora che combattere la cultura dello scarto e dell’abuso significa creare le condizioni perché ci sia
sempre meno disagio tra le giovani generazioni. Senza pensare che questo tema ci orienti verso una visione
negativa della Chiesa e del lavoro educativo e pastorale che sta portando avanti. Non dobbiamo scoraggiarci
nel fare il bene, e in questa precisa direzione
il Sinodo esprime gratitudine verso coloro che hanno il coraggio di denunciare il male subìto: aiutano la Chiesa
a prendere coscienza di quanto avvenuto e della necessità di reagire con decisione. Apprezza e incoraggia anche
l’impegno sincero di innumerevoli laiche e laici, sacerdoti, consacrati, consacrate e vescovi che ogni giorno si
spendono con onestà e dedizione al servizio dei giovani. La loro opera è una foresta che cresce senza fare
rumore. Anche molti tra i giovani presenti al Sinodo hanno manifestato gratitudine per coloro da cui sono stati
accompagnati e ribadito il grande bisogno di figure di riferimento (DF 31).
Rossano Sala sdb
Roma, 29 marzo 2019
DOMANDA 3
Qual è il nostro impegno – a livello personale, comunitario e globale – per
scardinare la “cultura dell’abuso”, che crea le condizioni per
l’emarginazione, il disagio, la povertà e la migrazione?
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Intervista
La Missione Salesiana nelle OSS
alla luce del prossimo
CG 28
INTERVISTA AL RETTOR MAGGIORE, DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME
Fatta da Don Daniel Gracia Reynoso sdb
Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana
(Video - ANS)
Sacro Cuore, Roma 2018
Consulta Mondiale delle Opere e Servizi Sociali Salesiani (OSS), per giovani a rischio,
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1ª - Siamo con il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, in occasione di questa Consulta
Mondiale sull’emarginazione e i giovani a rischio.
Il CG27 ci ha espresso che, come Don Bosco, noi Salesiani siamo chiamati a uscire verso le
periferie e prenderci cura dei giovani a rischio. Siamo segni profetici per questi ragazzi. Il CG27 ci
ha anche detto che la Congregazione sta orientando il suo lavoro sempre più con maggiore
decisione proprio verso i giovani più bisognosi, i più svantaggiati, i più vulnerabili.
Quali sono i segni profetici più chiari, che vede nelle opere e nei servizi sociali? Quali sono
questi processi profetici che dobbiamo attivare nelle nostre Ispettorie?
RM. – Senza entrare in un rapporto dettagliato ed esaustivo, che sarebbe più opportuno nel contesto
di una conferenza, posso però affermare che percepisco quanto segue: nel 2015, quando stavamo per
iniziare il Bicentenario, avevamo lanciato un messaggio molto chiaro a tutta la nostra Congregazione e
in parte anche alla Famiglia Salesiana: non dovevamo realizzare nessun tipo di monumento, né di
pietra, né di bronzo a Don Bosco, ma avremmo dovuto edificare monumenti che fossero viventi. Vale a
dire, si trattava di assumere scelte molto chiare, molto valide in favore dei ragazzi, delle ragazze, dei
bambini e delle bambine più svantaggiati, quelli che si trovano ai margini, quelli scartati, come ci dice il
Papa.
Pertanto, tra i segni, a mio parere, il primo e molto evidente nella Congregazione è questo: credo che
la Congregazione da molti anni sta dicendo: incontrare Don Bosco e tornare a Don Bosco deve passare
attraverso i giovani più sfavoriti. Non si può parlare di missione salesiana, se facciamo moltissime cose
ma nel cuore non ci sono al primo posto i giovani più emarginati, o quelli che rimangono fuori dai
nostri sistemi.
Io direi che questo è il grande inizio, il grande segno, dopo lo possiamo rendere concreto in molti modi.
E questo segno, questa priorità, questa grande sfida, credo che si traduca poi in molteplici espressioni.
Ve ne esprimo alcune: penso, ad esempio, che il nostro Dicastero per la Pastorale Giovanile, è molto
attento a ricordare sempre in tutta la Pastorale Giovanile, nel Quadro di Riferimento e nella sua
applicazione, questa dimensione dei ragazzi e delle ragazze e dei giovani più sfavoriti.
Vi parlo di me, negli 82 Paesi – 72 Ispettorie che ho potuto visitare come Rettor Maggiore fino ad oggi –
non ho rinunciato neanche una sola volta a ricordare che la nostra priorità e fedeltà passano attraverso
l’opzione preferenziale per i più poveri, i più bisognosi, i più sfavoriti e gli scartati. Aggiungo un
elemento ulteriore, vale a dire che a tutte le Ispettorie del mondo stiamo chiedendo quanto segue: che
quando si debba prendere la pur minima decisione sulla missione, su una nuova sfida, su un nuovo
servizio, il criterio sia: ciò va ad aiutare coloro che ne hanno più bisogno? Potrebbe trattarsi, ad
esempio, di una scuola che pensa soprattutto ai più poveri; accettiamo di prenderci carico di una
parrocchia, perché è una frontiera e una missione e, pertanto, vi si trovano i più bisognosi. Vale a dire,
criteri che possano illuminare le decisioni concrete che si prendano a qualsiasi livello, dal Rettor
Maggiore con il suo Consiglio, agli Ispettori con il loro Consiglio, i Direttori nelle presenze Salesiane, le
diverse equipe che vivono e lavorano con questi ragazzi e ragazze. Mi pare che questa stia diventando
una priorità e la concretizzazione di un grande obiettivo del sessennio.
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12.2 Page 112

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2ª - Nella lettera convocatoria del Capitolo Generale 28, si trova una bella espressione che lei ci ha
regato proprio per parlare del profilo salesiano nell’attenzione verso questi giovani più bisognosi.
In questa stessa lettera, si trova anche l’espressione con cui ci parla proprio di un sogno: “Un
sogno che porto nel cuore, è quello di pensare che al vedere i figli di Don Bosco, tutti
comprendano che si parla di coloro che sempre, in qualsiasi luogo o circostanza, offrono
un’attenzione privilegiata ai più poveri, ai ragazzi e alle ragazze più svantaggiati, esclusi”. Ci dice
che questi sono quelli che hanno bisogno di noi, quelli con cui dobbiamo essere presenti, gli
scartati o come dice Papa Francesco, “gli avanzi”.
Don Ángel, il Capitolo Generale 28 offre anche una forte chiamata a continuare a scommettere
sui giovani, e specialmente per i più vulnerabili di loro. Vorremmo domandarle:
Nei luoghi che visita, in cosa consiste questa opzione chiara? Parlando di competenze e
caratteristiche, vale a dire, del profilo del Salesiano o dell’educatore laico, proprio in questo
compito educativo e pastorale, qual è questa chiara identità salesiana che lei riconosce in
queste opere e servizi salesiani che visita?
RM – Penso che nella lettera convocatoria del Capitolo Generale 28, ad un certo punto esprimo un’idea
centrale, che risponde in parte a quello che mi avete appena chiesto. Quando dico che un sogno che
richiederebbe un nostro essere davvero educatori di quelli che sono più ai margini, alla frontiera, ai
confini, dovrebbe essere questo: che dire “presenze salesiane” e dire “salesiani”, laddove siamo
coinvolti con questo prezioso nome, conosciuto in tutto il mondo, tantissimi di voi laici, laiche,
educatori che portano il Signore Gesù e Don Bosco nel cuore e anche i miei fratelli
Salesiani, SDB; che dire “salesiani” nel mondo voglia riferirsi a quelle persone che hanno un’opzione
preferenziale per i più poveri, quelle persone che intendono l’educazione e il lavoro educativo come un
ideale in mezzo a coloro che ne hanno bisogno, che dire Salesiani significhi camminare insieme ai più
umili o pensare a loro e essere creativi per offrire loro delle opportunità.
Questa è la grande sfida che abbiamo di fronte, come ha detto il Capitolo Generale, ma anche nella
celebrazione dell’incontro che state vivendo o del Simposio mondiale che sogniamo per il 2021,
chiunque siano le persone che saranno chiamate a portarlo avanti, che la parola “salesiani”, come
nacque in Don Bosco, significhi “giovani” e, tra di essi, “quelli più poveri e bisognosi”.
Allo stesso tempo, quale profilo di educatore, di educatrice, di Salesiano consacrato? Bene, io direi che
in quanto ho detto prima c’è la risposta anche a questa domanda. La risposta di noi donne e uomini
credenti che, come risposta al Dio nel quale crediamo e dal quale ci siamo sentiti convocati e toccati
nel cuore, impegniamo la nostra vita, secondo lo stato di vita di ciascuno: nel matrimonio, in una vita
dove una persona vive da sola con una vocazione che sta sviluppando, o nel consacrato come è il caso
di tanti di noi, che portiamo nel cuore come risposta fedele alla chiamata del Signore, un’opzione
prioritaria, preferenziale per questi ragazzi, ragazze e giovani.
É stata molto forte la chiamata che è risuonata molti anni fa nella Chiesa latinoamericana, all’opzione
preferenziale per i poveri. Ebbene, quella chiamata, tanto nel documento di Puebla, quanto in quello di
Aparecida, io vi direi che è una chiamata costitutiva nostra sin dalle origini. Ho ricordato molte volte,
quando il Papa ha detto che dobbiamo andare verso le periferie; io poi ho detto alla Congregazione e
alla Famiglia Salesiana che questo è perfettamente in sintonia per noi, perché siamo nati proprio in una
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periferia come Valdocco. Tutto questo che sto dicendo ha molto a che vedere con il luogo carismatico,
non dico solo come luogo fisico di Valdocco, ma come luogo teologico dove il Signore incontra tutti noi,
laici, laiche e consacrati del carisma salesiano.
Quando Papa Francesco dice a tutta la Chiesa che dobbiamo andare nelle periferie, io ho detto già dal
primo momento che questo è molto opportuno per noi. Dove siamo nati? In una periferia. Che cos’è
stato e che cosa era la Valdocco di Don Bosco? Era il luogo più periferico di Torino e degli ultimi. Vi cito
altre periferie. Che cosa era Mornese? Una periferia rurale. Che cosa era Agua de Dios per il Beato Luigi
Variara? Una periferia di dolore, di spazio di vita, dove non c’era futuro, e dove non c’è futuro non ci
sono possibilità. Il carisma salesiano genera vita per grazia di Dio e anche per la mediazione di tutti voi.
Ebbene, questo è il punto quindi io sogno semplicemente educatori, educatrici e consacrati che
portiamo nel cuore marchiato a fuoco, solo questo e niente di più: la mia passione educativa per i
ragazzi e i ragazzi che hanno bisogno di noi, mi porta a contemplare e ascoltare sempre con l’udito e lo
sguardo sempre rivolto a loro, agli ultimi, gli emarginati, gli scartati, coloro che rimangano fuori, coloro
che hanno tanti vuoti esistenziali, quelli che sperimentano anche le nuove terribili forme di povertà.
Perché pur avendo tutto, a volte non si ha nulla, credo che questo è un mondo e una realtà che vi
invito ad approfondire nel vostro incontro: come continuare a mantenere un cuore così, che ci renda
sensibili e quindi entusiasti, e in qualche modo sempre un po’ insoddisfatti, nel senso che non
possiamo mai dirci del tutto “a posto”? Parlare di un cuore salesiano e pensare di restare nella zona di
comfort è incompatibile. Questo è il sogno, anche per il Capitolo Generale 28!
- La Strenna del 2018, ci ha invitato a coltivare l’arte di accompagnare e di ascoltare i giovani,
soprattutto i più vulnerabili di loro. Papa Francesco ci invita costantemente a risvegliare
atteggiamenti pastorali attenti al servizio dei più bisognosi. Il recente Sinodo dei Giovani ci ha
invitato ad essere una Chiesa che ascolta specialmente i giovani che soffrono l’esclusione e
l’emarginazione. Il Documento finale del Sinodo ci ha lasciato sentire il bisogno, la
preoccupazione di una chiamata a impegnarci e darci da fare con i più svantaggiati. Lei, Rettor
Maggiore, ha potuto sperimentare queste conclusioni partecipando a questo Sinodo.
Cosa o come si risponde a questa chiamata già nelle opere e nei servizi sociali salesiani?
Quali sono le sfide che devono essere affrontate in questa arte di ascoltare e accompagnare
questi ragazzi più vulnerabili?
RM. – Continuiamo a crescere in questa sensibilità per cui se prima non ascoltiamo, se non accogliamo
e accompagniamo i ragazzi, le ragazzi, i padri, le madri, le famiglie, il nostro lavoro educativo e
pastorale resta compiuto solo a metà. Da parte del Dicastero per la Pastorale Giovanile, nelle sue varie
articolazioni, si insiste molto su questo, viene ricordato spesso; credo che stiamo migliorando qualcosa,
credo che stiamo prendendo un po’ più sul serio il fatto che molte volte i giovani , e a volte i loro
genitori e la realtà giovanile che incontriamo nell’animazione di un Centro Giovanile, in un Oratorio o in
altre realtà, non ci chiedono tanto buoni consigli, quanto di camminare insieme, che possiamo stare
loro accanto, proprio per permettere che lo Spirito Santo sussurri ad ogni giovane, che possa tornare a
prendere forma, ad incarnarsi per loro. Credo sinceramente che non si tratti di qualcosa che stiamo
trascurando, penso che non abbiamo perso questo treno che passa e sul quale abbiamo voluto salire.
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12.4 Page 114

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Ma devo dirvi anche che le sfide continuano ad essere molto grandi, perché i giovani continuano a
chiederci con forza di essere creativi nel trovare un modo per cui la gestione, i compiti, le occupazioni
non ci allontanino da loro, per cui non ci impediscano di camminare con loro, essere creativi nel
trovare il modo di affidare ad altre persone le molte cose da fare, per essere disponibili a stare con i
giovani.
Accompagnare o accogliere, ascoltare e accompagnare sono necessari anche per questi ragazzi e
queste ragazze che sono ai margini di questo mondo, alle frontiere, scartati; utilizzo termini diversi
affinché possiate scegliere voi quello più adatto per la situazione che avete in mente. Sono davvero
così poveri e bisognosi di tuto che non possiamo offrirgli questo? Devo dirvi qualcosa che porto nel
cuore: questi ragazzi e queste ragazze, questi giovani, come accadeva a Valdocco con quei giovani e
ragazzini che Don Bosco riscattava dalle strade, sono i primi che hanno bisogno di tutto; non solo dei
beni primari come l’essere accolti e avere una casa e un pasto, ma tutto, sentirci come educatori, che
possano trovare in noi degli amici, che trovino una madre, un padre, un fratello che li aiuti a crescere,
ad aprirsi il cammino nella vita, a sperimentare la ricchezza di affetti, a scoprire il gran valore
dell’amicizia, a scoprire che Dio li ama, soprattutto i più piccoli di loro. Non dobbiamo accontentarci di
pensare che prima o poi potremmo aiutare questi poveretti, dire loro una buona parola all’orecchio…
No! Dall’inizio essi sono i preferiti di Dio, amati da Dio, e noi dobbiamo dirglielo e ricordarglielo, stando
con loro, camminando con loro, ascoltandoli.
4ª - L’opzione per i più poveri sta sollecitando una conversione pastorale. Papa Francesco
nell’Evangelii Gaudium, afferma che la pastorale in chiave di missione abbandona il comodo
criterio del “si è sempre fatto così” e ci chiama ad essere audaci e creativi, proprio
nell’attenzione ai più poveri.
Come si potrebbe applicare oggi questo essere più audaci e creativi nella cura dei nostri
giovani più vulnerabili?
RM. – Il Papa ha proposto, in varie occasioni, proprio questo, cioè la capacità di essere audaci, di osare
nella pastorale. Ricordo che in tutte le visite fatte in questi anni girando il mondo, sia che si trattasse di
Visite Straordinarie, sia che si trattasse della valutazione del Capitolo Generale dopo tre anni, io ho
sempre chiesto a tutte le Ispettorie di essere coraggiose, cercando di proporre una versione salesiana
di quello che il Papa ha chiesto a tutta la Chiesa. Essere coraggiosi non significa non essere prudenti, la
prudenza è un principio elementare per non mettere a rischio cose importanti; essere coraggiosi,
audaci, creativi, piuttosto, significa non partire dal presupposto per cui dobbiamo continuare a
rimanere così e assicurarci quello che già abbiamo. No, no! Significa chiederci sempre, nella cura degli
ultimi, dei più bisognosi, dei ragazzi e delle ragazze che vivono nelle frontiere, ai limiti, emarginati,
scartati: che possiamo continuare a fare? Significa avere un approccio aperto; significa mettere tra
parentesi il “si è sempre fatto così”, per dire in modo diverso, da dove ci arrivano le voci, le chiamate, a
volte anche le grida, a volte grida silenziose di questi ragazzi, ragazze e giovani: che costa ci vogliono
dire, di cosa hanno bisogno, che risposte possiamo dare loro?
Di questo si tratta; per questo voglio chiarire che non parlo né di aprire, né di chiudere, né di costruire,
né di edificare, né di buttare giù. No, no, no, no, parlo di rispondere a queste domande che ho appena
menzionato e metterci coerentemente in cammino, promuovere processi di autentico discernimento,
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progettarli tra di noi, con le persone con cui dobbiamo parlare e dirci: “Questa è la realtà. Sentiamo
che Dio ci sta chiedendo qualcosa. Che possiamo fare per essergli fedeli oggi?”
Non mi stanco di ricordare, girando il mondo, che possiamo finire con l’essere schiavi dei nostri meriti
e successi. Faccio un esempio. Molte volte dico: attenti, perché cercando di conservare alcuni modi di
lavorare, alcune presenze nello stesso stile di 80 o 100 anni fa, secondo quello che fecero i primi
fondatori, potremmo non rispondere alle grida dei giovani di oggi.
A volte i nostri predecessori arrivarono nei luoghi più disabitati, nei luoghi di maggiore povertà e poco
a poco cominciarono a offrire risposte; 80 o 100 anni più tardi, ci ritroviamo con una bella presenza
salesiana dove tutto il contesto intorno è cambiato, tranne la presenza stessa. Ebbene, la domanda
deve continuare ad essere: “Qui ed ora stiamo rispondendo alla chiamata, alle grida di questi giovani di
oggi come si rispose con fedeltà 80 anni fa? Se la risposta è “sì”, dobbiamo metterci tutte le nostre
energie; se la risposta è “no”, possiamo continuare a prestare un bel servizio ai giovani che incontriamo
lì.
Allo stesso tempo, tuttavia, dovremmo chiederci: “E allora, in che luogo dobbiamo andare, che porte
dobbiamo aprire, che programmi dovremmo offrire, affinché possano arrivare a coloro che ci stanno
dicendo che hanno bisogno di noi, che si trovano senza gioia, cui manca un orizzonte di vita, che sono
soli, senza affetto, vittime della tossicodipendenza, schiavi di questo o dell’altro.
Essere educatori e educatrici salesiani, secondo la vocazione di ciascuno, significa essere aperti
a questa freschezza, a questo coraggio, a questa audacia che quando è autentico
discernimento, può venire solo da Dio.
5.- La Consulta Mondiale e il Congresso Mondiale sull’emarginazione e i giovani a rischio è una
decisione, una scelta del Rettor Maggiore e il suo Consiglio per il sessennio 2014-2020.
Rettor Maggiore, cosa si aspetta da questa Consulta Mondiale? Come Rettor Maggiore quali
aspetti fondamentali vorrebbe che fossero approfonditi dalla Consulta Mondiale?
RM. – Mi permetto di lasciarvi una semplice provocazione, mentre allo stesso tempo esprimo la mia
gioia per la realizzazione di questa Consulta così come era stata pensata, nel solco di questo sessennio,
da parte del Dicastero per la Pastorale Giovanile e nel Piano di animazione e governo del Rettor
Maggiore e il suo Consiglio.
La piccola sfida che vi lascio è questa, che in mezzo a tutto ciò di cui parlerete possiate domandarvi:
cosa farebbe Don Bosco di fronte a questo che ci stiamo domandando? Cosa farebbe Don Bosco nel
pensare all’accompagnamento e al discernimento? Cosa farebbe Don Bosco per progettare come
essere più accoglienti, più aperti, come non aver paura di fronte alle sfide che abbiamo? Come
sognerebbe Don Bosco oggi o come penserebbe la risposta a queste sfide o a queste grida? Pensiamo
in questo modo, miei cari amici e amiche.
Pensiamo queste risposte non tanto in ordine alle strutture che abbiamo, né secondo la nostra
organizzazione, né secondo le opere e i lavori in cui ciascuno di noi è impegnato. No, no, no!
Pensiamole carismaticamente, vale a dire, pensiamo come essere fedeli oggi allo Spirito con il carisma
di Don Bosco: “Che cosa potrebbe significare, che cosa dovremmo progettare, che cosa dovremmo
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dire? Cercate in profondità la risposta, poi arriverete a darvela, e mi piacerebbe molto sapere quali
risposte avrete dato a tutto questo lavoro. Lo seguirò con autentica passione e interesse.
Credo che ci siano alcune cose che saranno sicuramente presenti, come il fatto che ciò in cui siamo
immersi non è né un piano strategico di nessun governo regionale, ma è, vuole essere, e dovrà essere
la risposta a una chiamata di Dio, a una presenza dello Spirito che ci provoca sempre e attraverso la
quale vogliamo essere molto fedeli al carisma salesiano. Temi come di che tipo di educatori e
educatrici hanno bisogno oggi i nostri ragazzi, che non sono quelli del tempo di Don Bosco, ma hanno
bisogni molto urgenti, anche più di quelli che c’erano allora. Il dirci come possiamo essere liberi al
punto di non dipendere da nessuno che ci leghi o impedisca di essere fedeli nella risposta.
Aggiugno un ultimo elemento. Desidero dirvi che mi sta molto a cuore il fatto che in tutto quello che
facciamo in qualsiasi parte del mondo, sia sempre presente questo: qualsiasi decisione che prendiamo,
che non trascuri mai i ragazzi e le ragazze che hanno più bisogno di noi. Con questo criterio, potremo
prendere tutte le decisioni che vogliamo, per qualsiasi tipo di presenza, per qualsiasi tipo di ambiente,
per qualsiasi settore. Perché quando è così, staremo sicuramente procedendo lungo un cammino di
fedeltà carismatica.
Vi incoraggio a fare un bel lavoro di riflessione, di confronto e che non dubitiate del fatto che questo ci
arricchirà tutti. Sono il primo che attende con molto apprezzamento tutto quello che verrà da voi,
perché voi siete impegnati in questo servizio tutti i giorni, nel quotidiano, lì dove io non posso arrivare.
A presto miei cari amici, amiche e fratelli. Ciao!
Don Ángel Fernández Artime
Rettor Maggiore
22 Diciembre,
Roma, 2019
V. CONCLUSIONI DELL’AVORO IN GRUPPI E ASSEMBLEA
INTERAMÉRICA:
1. ESPAÑOL
Opción Preferencial (OP)
Se han definido los perfiles de los NNAJ que atendemos y se ha
Miembros del grupo D trabajado en la unificación de indicadores a través de un trabajo
E regional guiado por un plan común.
* RAFAEL
S Desafíos: muchos factores se mezclan que hacen que la
BEJARANO (COM) A vulnerabilidad y violencia. generan muchos dolores en las
F personas. El tema de la movilidad humana se ubicó como un tema
PACO ESTELLÉS Í transversal.
(PESS)
O desafío: las comunes vulnerabilidades y violencias que aquejan a
S la juventud en la región
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12.7 Page 117

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JOAN VALLS
(PESS)
J.CARLOS
QUIRARTE (MEG)
DANIEL
BERNARDONI
(URU)
MARIO PEREZ
(ACC)
ESPAÑA:
Plataformas Educativo Sociales Salesianas (PESS)
tuvo inicio desde 1979 la comisión de obras de marginación,
posteriormente en las inspectorías españolas se comienza a
hablar de los ambientes de obras sociales.
Cuentan con una coordinación nacional, desde el centro de pjs y
una persona jurídica con un ente civil que asocia sdb y fma. El
esfuerzo por la unificación ha planteado la preocupación por unir
un desarrollo del ambiente a nivel inspectorial y su vinculación con
las realidades locales, para ello, una de las estrategias es que el
coordinador de plataformas esté en el Consejo inspectorial. Como
colectivos trabajan con menores tutelados, inmigrantes, inserción
laboral de aquellos que quedan excluidos del sistema educativo,
mujer, intervención comunitaria y familiar.
Entre el 40 y el 50 % de las presencias podrían quedarse sin
comunidad salesiana.
Sostener las obras sociales es cada vez más difícil dado que las
exigencias civiles son muy altas y no corresponden al tipo de
necesidades de los jóvenes que se quiere atender, más aún
cuando la xenofobia va en crecimiento.
desafíos:
- la sostenibilidad de las obras sociales tanto en atención por
parte de los sdb como en el aspecto financiero.
- la capacidad de responder a las necesidades de los jóvenes más
pobres en medio de políticas estatales que no favorecen
respuestas eficientes.
URUGUAY
El sector de la obras sociales está coordinado con las fma con una
estructura definida para acompañar a cada obra, desde ahí
acompañan el PEPS. Se han enfocado en el tema de la identidad
cristiana y salesiana dadas las oportunidades del país.
Acompañan las distintas obras desde el eje formativo y la gestión
de las obras, reto que tienen por la estructura política.
Los modelos de atención que tienen están centrados en las
licitaciones que propone el estado, siendo esto un problema
puesto que se convierte esto en la única fuente de financiación. De
acuerdo a los diferentes entes estatales con los que contratan, han
desarrollado unas metodologías específicas que los hace bastante
creíbles ante la sociedad. El impacto que tienen en la formación
para el empleo es buena por la credibilidad de la propuesta
salesiana, sin embargo no presenta mucha continuidad dadas las
políticas del estado.
Respecto de atención por parte del Estado al menor en conflicto
con la familia, no hay políticas claras y genera una problemática
grande para los chicos.
Desafíos:
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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El tema de los migrantes es nuevo y se presenta como una
situación que se debe atender, en medio de las diversidades de
religión, raza y lengua.
el empoderamiento de los sdb hacia el sector social.
las diferencias entre las diferentes obras de la inspectoría en el
aspecto financiero.
CONGO
Ha habido un trabajo fuerte en el acompañamiento a jóvenes en
las cárceles. Luego se da el paso a la atención a menores en
situación de calle, en este sector se trabaja recientemente, sin
embargo no es una línea asumida completamente por las
inspectorías, sino más por personas que tienen sensibilidad hacia
estos fenómenos, con las divisiones inspectoriales, se corre el
riesgo de que este trabajo no sea una real opción para los
salesianos.
Se sigue trabajando con niños brujos, ex soldados, menores con
VIH. No hay fuentes de trabajo, mucha poligamia, muchas sectas
que estimulan la brujería que de alguna manera generan un
control social permitido por el estado.
Explotación laboral.
O Acompañamiento de los sdb para que se empoderen de la
P dimensión social como aspecto relevante de su identidad
O carismática.
R Claridad acerca de los grupos poblacionales que atendemos.
T Experiencia reconocida en el trabajo entre las poblaciones más
U necesitadas.
N diálogo con las entidades que promueven y garantizan la defensa
I de los derechos humanos.
D la optimización de los recursos financieros de las inspectorías
A organización y estructuración en las inspectorías el ambiente de
D los servicios sociales, en comunión con los otros ambientes.
E integración de los procesos sociales generados por sdb y laicos
S en el ambiente de las obras sociales articulados desde la
inspectoría.
ser una voz autorizada que visibilice los contextos en los cuales se
P cultivan riesgos potenciales para los jóvenes.
R incidir en las políticas públicas en las regiones donde nos
O ubicamos
C articular los procesos inspectoriales con las herramientas que
E permiten el Advocacy que existen en la congregación como las
S oficinas del DBI y del representante ante la ONU
O fomentar la economía solidaria en las inspectorías para superar la
S diferencia que hay entre obras pobres y obras ricas
fomentar el compromiso pastoral de los sdb en formación a través
del apostolado en obras sociales concretas.
generación de una verdadera red que nos lleve conjuntamente a
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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reflexionar, actuar y sistematizar experiencias concretas como
ambiente de obras sociales en la congregación.
PREGUNTA 1
¿Cuál de estas cinco “constelaciones de sentido” y cuáles de
R estos quince “núcleos temáticos generativos” te parecen más
O importantes y estratégicos para tu trabajo social, educativo y
S pastoral? ¿Por qué?
S
A 1.2 Tomar conciencia de los desafíos antropológicos:
N Conocer la realidad lleva a que el trabajo de un verdadero
O acompañamiento con los jóvenes trascienda. Esto lleva a la idea
de aceptar que la realidad de los jóvenes cambia, y por lo tanto,
S nos invita a ponernos de acuerdo en los diferentes temas acerca
A de sus vidas: la ética, la política, la sexualidad entre otros. Surge
L entonces la pregunta: ¿Cómo acompañarlos desde el lugar en
A donde se encuentran? esto significa que al comprenderlos no los
podemos juzgar.
1.3 La apertura a los otros:
permite visibilizar a los jóvenes que están en abandono y hacer
propuestas valientes para su acompañamiento, superando
nuestras pequeñeces.
2. Comunidad en discernimiento:
El sínodo nos hace el favor de recordarnos que respecto a los
jóvenes, los sdb trabajamos muy bien el aspecto grupal, pero
tenemos muy poca incidencia en el tú a tú. El acompañamiento
con la actitud de escuchar, nos lleva a plantear las estrategias
pertinentes para nuestra pastoral. En las antiguas prácticas
pastorales, primero se hacían los documentos para y ponerlos
en práctica posteriormente, hoy tenemos la oportunidad primero de
escuchamos y luego se nos invita a trabajar y a sistematizar las
experiencias.
2.3 Ambientes adecuados de discernimiento:
Hay que romper el paradigma “sujeto - objeto”, hoy se nos invita a
tener más presente el sujeto - sujeto. Esto lleva a concebir la
pastoral más que como “intervención”, a concebirla como
“interacción” porque nos pone en el mismo plano.
4.2 Una proyección corresponsable.
La oportunidad de trabajar juntos nos hace fuertes y nos proyecta
vocacionalmente. El estar entre los jóvenes nos lleva a pensar y a
tener inteligencia pastoral, a dar razón de una formación
responsable de nuestra parte, esto significa que estar entre los
jóvenes nos lleva a superar la inercia, para dar una respuesta al
Espíritu. La trascendencia se da en el encuentro con el otro, las
actividades se deben dar en virtud de ello, porque ahí se
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

12.10 Page 120

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encuentra la mirada de Dios en él. Acompañarlos es encontrar
nosotros mismos a Dios y de entrar en relación con él, sin ellos
corremos el riesgo de estar dispersos de frente a la divinidad. Si
nosotros como sdb no vivimos esa alegría que le pedimos a los
jóvenes seremos inconsecuentes.
Hay que acompañar a algunos sdb individualistas para que se
integren a la dinámica inspectorial, a veces los criticamos y
tendemos a rechazarlos, pero nuestra tarea responsable hacia
estos hermanos es que no se queden al margen de la misión.
5.2 Los Adultos:
Nuestros ambientes están compuestos por adultos y jóvenes que
están invitados a vivir la sinodalidad. Este es un aspecto muy
importante donde se resalta nuestro criterio oratoriano, es por eso
que este tipo de expresiones, nos lleva a nosotros salesianos a
repensar nuestras propias presencias y a pensar qué significa el
patio cuando se vive en medio de la gente.
5.3 Formar a los jóvenes, formándose con ellos:
Aquí hay una lección de humildad por que nos lleva a un
encuentro desprevenido con el otro.
PREGUNTA 2
Por medio de qué gestos proféticos – sea del punto de vista
personal, comunitario e institucional- nos ponemos a
contracorriente de la “cultura del descarte” que caracteriza el
mundo en el que vivimos?
Ver al joven como “el que es capaz de escribir su propia
autobiografía”: Hay que creer en el joven. No hay que verlo bajo el
estigma del “echado a perder”.
Nuestra apuesta por la reinserción y/o reparación: El empeñarnos
en tener una mayor incidencia en apostar por aquellos que se
creen no recuperables. Los sdb debemos creer que cada joven es
recuperable.
No revictimizar a los jóvenes: se les debe proponer a nuestros
jóvenes a Don Bosco, es decir, generar una confianza que les
permita creer en sus procesos de salvación.
Estar insertos: No sólo hay que conocer la realidad como
concepto, sino estar metidos en ella. Los jóvenes intuyen bien la
propuesta que les hacemos cuando estamos entre ellos. El
clericalismo no es sólo la relación con el “poder”, sino la relación
con las “formas”, si no cambiamos nuestra forma de vivir la vida
religiosa, no podremos estar inmersos en el tejido de la vida
cotidiana. No podemos estar entre los pobres y que no nos pase
nada. No sólo actuamos “sobre”, sino que vivimos “entre”. La
encarnación lleva a la cruz, no podemos hacer las cosas como
burgueses.
El chico no es un número de la lista: debemos buscar la relación
individual con cada uno. Los chicos agradecen cuando se les
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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llama por su nombre. La solidaridad responsable es acompañarlos
en sus búsquedas fundamentales, cuando ellos sienten eso, se
sienten respaldados, privilegiados, sostenidos… ello los protege
de los que quieren abusar de ellos.
El que vive y ama el carisma: Los jóvenes viven y comparten la
misión. La expresión del voluntariado es una forma de compartir el
carisma y hacer que este perdure más allá del claustro religioso.
No hay que vender el carisma: Por obtener dinero para sostener
nuestras estructuras no podemos renunciar a favorecer a los más
pobres. Desde una mirada mundana la opción por los pobres nos
pone en desventaja, en fragilidad. Cuando acogemos a los pobres
perdemos el prestigio de ser los mejores, de estar en el mejor
ranking. Nuestras escuelas tradicionales salesianas temen perder
su prestigio, ¿también ellas han entrado en la cultura del descarte?
Como salesianos ¿cómo queremos ser vistos?
Apertura a los tiempos: atender las inquietudes de las familias y
personas con diversas orientaciones es un reto, tal vez más para
la mentalidad de algunos sdb que para los laicos. El papa es quien
nos ha invitado a no juzgar.
PREGUNTA 3
¿Cuál es nuestro compromiso –a nivel personal, comunitario
y global- para eliminar la “cultura del abuso” que crea las
condiciones para la marginación, el malestar, la pobreza y la
migración?
Acompañar y formar para el autocuidado. Esta es la manera de
romper con la dualidad entre quien domina y quien es controlado.
Que no haya dependencias, sino que cada uno se empodere de
sus propios derechos y tenga la capacidad para corregir y
denunciar. Cuando hay muchos paternalismos se dan juegos de
poder que dan paso a los abusos.
La transparencia de la gestión. Cuando la administración es clara,
se reduce el riesgo de los abusos. Todos los miembros de la
comunidad deben conocer los resultados de la gestión para
generar corresponsabilidad. Hay que dar informe desde la cabeza
hacia las demás procesos de la CEP, las inspectorías y la
Congregación.
Recuperar el proyecto comunitario, donde se viva la corrección
fraterna y los demás elementos de la vida religiosa, así se reduce
el riesgo de que dominen los egos. Entre nosotros mismos todavía
funciona el falso respeto humano y no frenamos a tiempo las
conductas de los propios hermanos que pueden cruzar el límite
transgresor de lo moral hacia lo delictivo.
Poner límite al servicio de la autoridad. Ayuda a que el servicio de
la autoridad en un mismo cargo, pueda ser más rotativo y que se
pueda promover a quienes llevan el servicio de la autoridad en
otros ambientes donde se optimice lo que se ha invertido en su
formación, para no prescindir de sus servicios, pero que se mitigue
el riesgo de apoderarse de un proceso y posibles abusos.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

13.2 Page 122

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Respecto a la migración, es importante comprender las causas
del fenómeno de la movilidad humana hacia nuestros territorios,
incluso cuando tenemos la ventaja de que en esos sus lugares de
origen hay comunidades salesianas ¿qué tienen que decirnos los
sdb de esos lugares? Tal vez no hemos aprovechado la posibilidad
de articular nuestras fuerzas.
La integración del enfoque de Derechos en los diferentes
proyectos de animación y gobierno de las inspectorías y las
comunidades locales.
Partiendo de las dos síntesis del dos dias anteriores y de la
entrevista al RM, presentar 3 breves declaraciones para el
R CG28?
E
C Nos pronunciamos por un CG28 que tenga por eje metodológico
T su instalación desde la perspectiva de los jóvenes en contextos de
O mayor vulnerabilidad, violencia y pobreza, de ahí que sea:
R
La opción por los últimos no es exclusividad de las obras sociales,
ha de haber una apuesta decidida en cada obra y en cada
inspectoría por llegar a ellos. Pero también es cierto que los
M últimos demandan respuestas específicas (refugiados, migrantes,
A chicos de la calle, personas abusadas, paradas, exsoldados entre
Y otros) que como organización debemos atender para que se lleven
O a cabo. Nuestra Congregación está llamada por carisma a dejarse
R interpelar por los más pobres y excluidos y ponerse a trabajar por
su causa. Salgamos de nuestras zonas de confort y vayamos en
su búsqueda, como dice el papa, a las periferias.
Los sdb y las comunidades salesianas tienen como un aspecto
fundamental de su vocación carismática la atención a los más
pobres y excluidos. En el encuentro con ellos viven la posibilidad
privilegiada de encuentro con Dios y la manera principal de llevar a
cabo su misión profética asumiendo incluso una dimensión
martirial de perder seguridades, de seguir a Jesús pobre y de dar
la vida por los jóvenes más pobres. Esto debe definir su formación
inicial y permanente.
Para que en cada inspectoría la opción institucional y sus recursos
sea fiel al trabajo por los más pobres, se requiere que la pastoral
juvenil salesiana señale cuáles han de ser los elementos comunes
en la orientación y medición de su acción asegurando así la
sostenibilidad carismática de las obras sociales.
Una vivencia actualizada del sistema preventivo nos invita a
discernir sobre la realidad social y cultural de los jóvenes, a
profundizar en las causas de una sociedad cada vez más injusta y
desigual. Por ello incidimos junto con los jóvenes, las familias, los
educadores, las educadoras y las otras entidades con las que
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

13.3 Page 123

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trabajamos en red en la generación de políticas que desde el
enfoque de derechos rompan con las dinámicas de la cultura del
descarte.
2. ITALIANO
Membri del grupo
* GIOVANNI
D’ANDREA (SCS)
CARMINE
CIAVARELLA
(SCS)
ANTOINE
FARRUGIA (DBI)
JEAN-M.
PETITCLERC
(FRB)
MARTÍN LASARTE
(DMISS)
AGNALDO LIMA
(RASB)
Le diverse forme di povertà e marginalità che coinvolgono i minori
ed i giovani così come definite dalle diverse tipologie. (Cfr. elenco
prima domanda). Le sfide possono essere diverse da nazione a
S nazione ed all’interno della stessa.
F
Í Siamo legati più alle strutture ed a come mantenerle che alle azioni
D educative da mettere in atto con e per i giovani in situazione di
E disagio o rischio di esclusione.
Sempre maggiore richiesta e necessità di una appropriata
qualificazione e competenza nel lavoro educativo come sdb e laici.
Creare maggiore conoscenza della nostra responsabilità per la
tutela dei minori.
- Arrivare ad essere al servizio di quei giovani fragili che non
O riescono ad accedere alle nostre opere che per diversi motivi sono
P “distanti” da loro, fisicamente e mentalmente.
P - Verificare e consolidare la nostra identità carismatica (Cfr. Art 2,
O 26 Costituzioni SDB, art. 1 Regolamenti SDB) che ha come
R conseguenza una migliore “visibilità” e sostenibilità finanziaria.
T - Non rispondere soltanto al bisogno immediato ma saper
U progettare ed avviare processi educativi che sappiano formare la
N “persona” secondo il pensiero di don Bosco “Onesto cittadino e
I buon cristiano”.
T - Una formazione non solo scolastica-culturale, o professionale, ma
À che abbia come fine la formazione integrale della persona.
- Assicurare il giusto protagonismo dei giovani quali soggetti attivi
della loro crescita e formazione.
Migliorare o implementare il lavoro di rete ad intra e ad extra.
Coordinamento più efficace anche per una maggiore visibilità per
una migliore politica di advocacy presso le diverse istituzioni ed ai
P diversi livelli (locale, regionale, nazionale, internazionale) essere
R “voce di chi non ha voce”.
O Percorsi di studio e riflessione riguardo l’ambito sociale alla luce
C del carisma, per fare “Cultura salesiana” di attenzione ai “giovani
E poveri”
S Percorsi di formazione specifici per l’ambito sociale per i SDB a
S cominciare dalla prima fase della formazione.
I Saper utilizzare le nuove tecnologie, specie quelle comunicative
(ad esempio i Social network), per raggiungere i giovani e dare
risposta alle “nuove” sfide e bisogni che da essi provengono.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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DOMANDA 1
Quali di queste cinque “costellazioni di senso” e quali di
R questi quindici “nuclei tematici generativi” ti sembrano più
O importanti e strategici per il tuo lavoro sociale, educativo e
S pastorale? Perché?
S
A Più importante l’apertura all ascolto. Non vogliono sempre le nostre
N soluzioni ma soprattutto l’ascolto. Ascolto come apertura al
O territorio. Non soltanto del singolo giovane, dell’ambiente, della
comunità. Capacità di guardare attorno. Percepire cosa si
S aspettano da noi.
A L'immagine di Chiesa che sanno tutti. Ascolto disinteressato,
L lasciando alla persona di esprimersi.
A La formazione per ascoltare è importante. Sapere sentire con il
cuore.
(1.3.) attenzione ai giovani poveri abbandonati. Attenzione ai
migranti, mettersi a rischio, loro hanno delle esperienze intense e
ricche che hanno per insegnarci.
Il criterio oratoriano. Offre tante opportunità di creatività e
flessibilità al servizio dei giovani.
5.1 Il volontariato: possibilità di lavoro personale. Le esperienze di
fare il bene per gli altri. Scuola per il discernimento vocazionale
anche per i tossicodipendenti. La capacità “terapeutica” per loro
fare il volontariato, fare qualcosa per gli altri. Sapere svegliare in
nostri destinatari il senso di generosità.
(4.3.) Capacità di lavorare in rete. Lavorare in rete da forza,
autorità davanti la società civile.
DOMANDA 2
Attraverso quali gesti profetici – sia dal punto di vista
personale, comunitario e istituzionale – ci stiamo
contrapponendo alla “cultura dello scarto” che caratterizza il
mondo in cui viviamo?
Il tema del lavoro. Non è soltanto una opportunità economica, ma
offre la possibilità di crescita umana, di salute mentale, spirituale,
autostima.
Don Bosco, è per noi modello, che accompagna i giovani
nell’inserzione del lavoro per evitare lo sfruttamento di loro. Curare
i giovani, nella inserzione al lavoro, affinché si sviluppino anche
nella sua famiglia,nella sua dignità.
Perciò, stabilire il dialogo con i datori di lavoro con questo fine.
Avere un discorso molto più profondo, che non si riduca
l’educazione al lavoro soltanto alla formazione tecnica. Aiutare ai
giovani con gli atteggiamenti, competenze, valori per inserirsi nel
mercato del lavoro: Educazione al lavoro nelle sue competenze,
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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atteggiamenti e valori.
Dare partecipazione dei giovani nella sua formazione
DOMANDA 3
Qual è il nostro impegno – a livello personale, comunitario e
globale – per scardinare la “cultura dell’abuso”, che crea le
condizioni per l’emarginazione, il disagio, la povertà e la
migrazione?
-Al riguardo del tema dell’abuso. Tra i grossi problemi nella
Congregazione, il Rettor Maggiore insisteva sul clericalismo e la
ricerca del potere. C’è molta ricerca del potere, di comando.
Bisogna fare una buona preparazione per la vocazione consacrata,
per il discernimento. Cosa si cerca in questo cammino di
consacrazione?. La ricerca del potere, di un posto sociale?
E’ certo che L’abuso è espressione dell’abuso del potere. Ci fa
riflettere sulla formazione vocazionale, il profilo vocazionale. Come
mai si vede l’essere inviato al lavoro nelle opere sociali: come una
punizioni?
- Il nostro impegno deve essere offrire la possibilità di dialogare,
d’avere un ambiente sano. Bisogna evitare gli ambienti dove ci
siano abusi di potere.
- Crisi del servizio d’autorità. Tanti superiori che non hanno
assunto le loro responsabilità.
Avere il coraggio di intervenire, che inizia nella formazione.
Le case di formazione hanno una forte responsabilità nel
discernimento e preparazione dei consacrati.
-Dobbiamo creare ambiente ricchi di dialogo, intercambio,
correzione.
Per evitare la cultura dell’abuso è fondamentale lavorare in equipe,
in rete.
Sui casi d’abuso ci sono altri indizi che danno chiare indicazioni,
segni indicativi: avere un grande ego, vittimismo, atteggiamenti di
immaturità che indicano situazioni che poi si manifestano in
posteriori situazioni più gravi.
-Sono molto importanti le comunità ricche di umanità che
accompagni i confratelli.
Partendo dalle due sintesi dei due giorni precedenti e dall'intervista
a RM, presentiamo 3 brevi dichiarazioni per il CG28?
R
E Per rafforzare l’efficacia del nostro progetto educativo pastorale a
T livello di Congregazione, Ispettoriale e Locale, è necessario
T ripensare lo strumento pastorale di animazione per coinvolgere in
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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O forma olistica le diverse dimensioni e iniziative a favore dei giovani
R più poveri, creando una maggiore sinergia tra le forze che
mettiamo in campo nelle diverse nostre attività. (questa
preoccupazione nasce perché non sempre la Pastorale Giovanile
M Ispettoriale riesce ad avere questo ruolo)
A
G Ci sembra necessario coltivare fin dalla formazione iniziale, la
G passione carismatica per un servizio verso i giovani più a rischio
I mediante un programma formativo specifico che fornisca contenuti
O appropriati, esperienze guidate e graduali che aiutino a maturare
R gli atteggiamenti del Buon Pastore nei confronti della realtà sociale
E che circonda il mondo giovanile nelle nuove frontiere. Riteniamo
necessario formare alla stessa sensibilità anche i formatori dei
giovani confratelli.
Istituire un servizio a livello mondiale, ad es. un segretariato, che
offra supporto alle Ispettorie per affrontare le sfide della mobilità
giovanile (rifugiati e migranti), mediante la riflessione e il
coordinamento con competenza tecnica e identità carismatica.
Contemporaneamente costituisca rappresentatività presso gli
organismi civili ed ecclesiastici internazionali.
3. ENGLISH – 1
Group members
* THOMAS
PALITANAM (UN)
RONILO JAVINES
(FIN)
THOMAS
PADINJARAYIL
(INK)
T
H Poverty and family abandoning the children/youth on the street
E Presence of large number of Street children (orphans, girls in
prostitution), Children and youth involved in violence on the street
C Political, social and economic instability due to war and natural
H catastrophes
A Fundamentalistic attitude of the government
L Failure/ineffective health & educational system for the poor
L High Corruption and not a stable political situation
E Lack of Personnel (Salesian & Lay People) who are specialised in
N understanding the situation of the young at risk.
G Human trafficking - abuse cases on the increase (cultural and
E religious practices which undermine dignity and rights of children)
S Strict laws that control and restrict our works for the young at risk.
OWOUR BENN
AGUNGA (AFE)
Mrs NELE
LOAUGE (BEN)
ANGEL GUDIÑA
(DBI)
It becomes difficult for us to operate under these laws.
We Salesians are still with the old methods and mindset and are
not open to explore our ways to address the modern problems
Giving identity to the young and children in need is a challenge.
Government not wanting to accept the existing problem for the fear
of International sanctions.
Preservation of the tribal cultural heritage and lack of political
empowerment
Threat by the MNCs on taking the natural resources and force
eviction of the tribals and the poor
Illiteracy and malnutrition on the rise
Movement of large number of young people( internal migration &
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

13.7 Page 127

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refugees) in search of jobs to the cities/ countries.
Oppression of women in the family.
To move from the institution based to non-institution based work
and meet the poor youngsters in the field.
Social discrimination and castiestic atrocities
Non cooperation among the people who work for the Young at risk
( among the Salesians, orthodox Churches, NGOs, Government
etc), lack of synergy among the groups who carry out the work.
We Salesians have not understood them and their culture. we are
more interested in making them in the way we think.
T The capacity building and professional qualification of our SDBs
H and social workers (social work, trauma healing, psychology…).
E Transmitting the Salesian charism onto our lay staff by starting lay
training centers and conducting ongoing trainings in the province
O level or in the regional level.
P Professionalization-digitalization of management using the modern
P tools to simplify management. This could help the Salesians & the
O Social workers to spend quality time on the the streets with the
R young.
T Do small scientific research with the data available to strategise our
U interventions in a more effective way and bring in systems that
N could continuously monitor the service we provide according to the
I needs of the time.
T Work more on prevention than on emergency interventions. To
I strengthen the foundation of the family to avoid the abuses and
E children being abandoned.
S More significant presence in the Social Media and in social
networks for the formation of conscience and to prevent abuses.
Stronger Advocacy in the Social Media to denounce abuses and
advocate for the rights of children.
Greater synergy with Governments-Ministries, NGOs, security
forces to promote the best models we create and include it in the
legal system of the government (avoid parallel government
attitude).
Presence in international, political and economic forums as an
instrument of pressure on National and Local Governments.
Listening to the young people and facilitating Participation of Young
people in our mission and accompany them along rather than
imparting our ideas onto them.
Prepare syllabus and methods to involve the young Salesians at
T different stages of formation to the work of the young at risk.
H Empower the lay people to take up managerial responsibility and
E free the salesians to spend more time with the young at risk.
Make our work more professional through digitization of the
management
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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Promote lots of small researches to enable reflection and action.
P Study more scientifically the causes that lead children to live in
R street situations and prostitution. Find intervention strategies in line
O with these studies (let everyone know why we are doing what we
C are doing)
E Promote lots of Prevention approach rather than curative
S approach. Reaching out to police, political leaders, religious
S leaders and other traditional leaders to impart human rights and
E our preventive methods to avoid abuse and exploitation.
S Empowerment through education and skills training.
Create itineraries of education(moral and religious values) for
street boys and girls in Muslim/ other religious contexts.
Create projects from the periphery in contact with the new needs of
children and young people living on the street, responding with
audacity and creativity to new challenges (overcoming the
tendency to carry out projects for marginalized young people ONLY
when money is available)
Work in collaboration with the city authorities and other NGOs to
create child friendly cities/ Child friendly spaces.
Create alliances to influence the government laws and improve the
existing systems.
QUESTION 1
Which of these five "constellations of meaning" and which of
R these fifteen "generative thematic nuclei" do you consider
The Salesian
O most important and strategic for your social, educational and
Mission in the WSS, S pastoral work? Why?
in the light of
S
SYNOD 2018 and A Openness to listening:
Salesian Youth
N openness to see and listen. Don Cafasso told Don Bosco to go and
Ministry
O see first before beginning the mission. The oratory was started by
Don Bosco by first seeing. Don Bosco cried after the visit and that
S provoked his passion for the mission. Pastoral conversion is what
A is required of the day. Listening to the new cries and issues of
L young people is the need of the hour.
A GC 28 should make a preferential option for justice and those
without their rights. All that we do from now on should be focussed
for the underprivileged and for the poor and needy young people.
(migrants, abused, abandoned, abused and wounded young
people etc. ).
Missionaries went to the poorer areas and started the mission. we
need to go out of our institutions and listen to the need of the poor
rather than sitting in our office. Office work could be shared with
the lay people.
#back to the street: Future of the Congregation depends on the
fidelity to the young by connecting with the wounded young of the
times. #back to the street should be priority of all of us Salesians.
Even in the present situation of the working in Institutions specific
time should be set apart for being with the young to listen to them
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and accompany them.
Definition of the poor need to be understood in the same way
across the world. Each one interpreting in different ways to suit
their needs should be avoided.
We Salesians need to make a difference between mission and
service. We are called ‘for the mission’ not for ‘providing services’.
Formation process should clarify this time and again.
Formation for the mission:
Formation for the mission is not only for the Salesians but also for
the lay people and the youngsters.
Some of our children who were beneficiaries have now become the
agents of transformation. Their passion need to inspire us to be live
our vocation meaningfully.
Young people need to see in us a mature role model.
The outcome of our formation for the mission need to be evaluated
time and again. We call the government corrupt, but sadly some of
these people in the government are our past pupils. Some of them
are actually insensitive towards the poor and continue to exploit
them.
It is said “Dont give them fish but teach them how to fish”. We need
to teach them also ‘how to share the fish’.
Community of Discernment:
The mission is entrusted to the community not to individuals. The
compartmentalisation should be avoided and there should be
participation of all in the mission of the community.
Witness of a community should stand out in every mission rather
than individual. The next level of leadership need to be groomed in
order for the mission to continue.
Participation of the young need to be encouraged at all levels of
discernment.
QUESTION 2
What are the prophetic gestures - both from a personal,
community and institutional point of view – through which we
are confronting the "throwaway culture" that characterizes the
world in which we live?
Personal:
‘Personal conversion’ is what is required of every Salesian. To live
a simple life, life of poverty, humility need to be strengthened.
Electronic gadgets, social media and the internet should not take
away our time and kill our physical presence among the young.
We need to become poor again in order to identify ourselves with
the poor.
Community:
Our community should be open to the poor. Little fights, unruly
behaviour of our youngsters should not become an irritant and
reason for us to close our doors and our mission.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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13.10 Page 130

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Learning and studying for the poor and to serve the poor need to
become our option in choosing our studies and trainings.
Identify ourselves and network with people who work against the
‘throw away culture’ and move towards ‘rights based’ approach
Community conversion is required to be available for the mission of
the community apart from personal responsibility
Institutional:
We need to become protagonists in strengthening and forming the
Civil Society and cooperate and coordinate and support them in
fighting against the throw away culture.
Our institutions should impart in the young the values that will
counter the throw away culture. The employers should be helped to
look for values rather than skills from our young people. That will
initiate the change.
QUESTION 3
What is our commitment - on a personal, community and
world level - to remove the "culture of abuse", which creates
the conditions for marginalization, hardship, poverty and
migration?
Personal:
We are ‘wounded healers’ and we need to become humble in front
of the young at risk and accompany them and be open to learn
from them.
Community:
Clericalism is on the rise. We need to make efforts to overcome
this consciously.
Participation should be promoted in all levels of decision making,
still respecting the authority.
Child protection policies to be put in place at Provincial and
Congregation level.
Respect towards authority is too much in most of our cultures. We
need to promote the authority as service in the way Jesus
practiced it as service.
World:
We need to analyse scientifically and identify the young at risk in
our area. Tools and trainings should be given at the Province and
Congregation level for this process.
Child protection policies should be in place to handle the abuse
and strict measures to be implemented to protect minors specially.
Starting from the two syntheses of the previous two days and from
the interview with RM, present 3 brief statements for CG28?
The Salesian
Working for the Poorest of the Poor
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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Mission in the WSS,
The World Consultation Proposes that the congregation reinforce
in the light of GC 28
the Option for the Poor and the marginalized by establishing a
R process of discernment at the local level through its EPC. This
Interview
E should lead to specific programs included in the SEPP.
C
T The Salesian provinces should include in their OPP a specific
O structure to operationalize the option for the poor as concretized by
R the local SEPPS and to promote the capacity building at the local
and provincial level to respond to this situation. This structure will
M coordinate and support the programs at the local level and promote
A networking with other provinces, and the entire Congregation.
J
O The option for the poor should be strengthened and supported by
R increased and effective networking with wider civil society to do
advocacy with governments in support of our preferred option for
the poor and to address structural causes of poverty, injustice and
marginalization.
We recognize the unique vocation of the lay people and their
added value to get inserted in the secular world. This will lead our
Provinces to strengthen our collaboration with them to increase the
impact of our mission to the poorest of the poor.
4. ENGLISH – 2
External - Societal:
Internally displaced people for different causes (transition to urban,
calamities, war like it happened in Don Bosco’s times in Piedmont.
Group members
Lack of social provision or failure of state (in ensuring access to
T rights and services) leading to the exclusion or vulnerability of
THOMAS
H different target groups.
AQUINAS (INN)
E Transition from childhood to adulthood (Europe): lack of support to
young people coming out from residential care. Lack of after care
JORGE
programmes and policies.
CRISAFULLI (AFW)
Economy & market driven decision making processes in 21st
Century societies.
PETER KIM (KOR)
Shrinking Civil Society Space by decision-makers and
governments; limiting advocacy and intervention, especially when
EDWIN
we are working/defending excluded communities (Dalit & Roma)
VASANTHAN (INM) C and refugees/migrants.
H
ACHIM JÄGERS
A Internal:
(GER)
L Tension between charity and social work perspectives: charity
L being seen as something unprofessional and social work as
ŠTEFAN
E intervention without “soul” or Salesian spirit.
KORMANČIK (SLK) N Tension between intervention and rights based approach: focusing
G most of our resources in intervention and service delivery; and very
E little attention to advocacy and fight against the roots of exclusion.
S Do we foster brain drain and loss of interest for the other when
upskilling young people and making them the new aspirational
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
131
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.2 Page 132

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class? - We need to reappropriate education and become agents
of change and transformation of societies.
The high quality standards of Education and Skills training of Don
T Bosco institutions and its natural connection with our Social
H Services.
E-
Combine the Salesian tradition and Preventive System with
the pedagogical scientific theories and high quality professional
O standards.
P-
Big attention to provide a familiar environment with
P beneficiaries and within the staff and the Salesians in all our Social
O works and services.
R-
Embrace and imbibe Integral Ecology (following Laudato Si
T & other initiatives): as way of increasing resilience of individuals
U and integral development of communities (big focus on agricultural
N sustainability)
I-
Process of Salesian Social Services Consultation and
T Congress (in 2021) and the inputs given by CG27 and the theme
I and guiding framework planned for CG28
E-
Existing best practices in the Salesian world (Salesian
S acquis) even if it is not yet a good database of Salesian Social
projects.
Ending with individual social inclusion projects by very “charismatic
Salesians” to provincial options for the most deprived, through
dialogue, Chapters & Assemblies. (Trying to involve even Salesian
T Family and Don Bosco Movement)
H An INSTITUTIONALIZED internal (Salesian, both Provincial and
E inter-provincial level) and external (public and NGOs) network of
social works and services in provincial and inter-provincial level.
Foresee in our education approach the importance of the role of
the Laity in Socio-Political Involvement: Phenomenon of Voluntary
Service among the lay through intense Service, Solidarity, Peace-
building, Leadership, Governance and humanitarian works. We
plant the “seeds” of voluntary service in appropriate levels of
expressions in their every developmental stage
Policy level intervention: change paradigm from only service
P delivery to rights based approach to ensure sustainable policy
R changes. Based on the Salesian expertise in social intervention, do
O Salesian advocacy in National and International Fora. (Clear more
C awareness of “Advocacy from Salesian Perspective”)
E Foster platform of exchanges of Best Practices between Salesian
S Social organisations, and dream together for new joint initiatives
S (i.e Toma Las Riendas & European Youth in Need: Salesian
E answer(s)). This could be also applied to cooperation with non-
S Salesian stakeholders.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.3 Page 133

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R What contribution does this reflection offer us?
O
The Salesian
S Parallelism between this document and Laudato Si, relation
Mission in the WSS, S between cause and effect (i.e. sexual abuse is the tip of the
in the light of
A iceberg of power abuse). Same issue with anthropological centrism
SYNOD 2018 and N and Laudato Si, and the climate crisis. All this leads us to the root-
Salesian Youth
O cause of the self-centeredness of humankind.
Ministry
Young people by nature are collaborative, this is a hope, in this
S “gloomy” situation.
A Global context is very changing but young people struggles with
L the same meaningful concerns: loneliness, feel no sense of
A influence, lack of self-confidence, feel not connected... That is the
ground from where we have to work. “Basic issues and feelings are
the same” that in Don Bosco’s times.
Awakening of our reality, there are more things that we are aware
of, and that we need to go back to many things of the document.
Change of period and not a period of changes: we see in the
document that the whole Church is acknowledging (i.e
digitalization, many issues which are not any more under our
control). Challenges that we need to face in our Social Works, and
as said yesterday with our beneficiaries and their families.
Risk of addiction: children are exposed to many “addictive things”,
we need to find creative solution.
This is not a congregational feeling but a Universal feeling.
Youth are protagonist of change - Bishops admitted: “We are the
problem, not the youth”; so this is a real chance to change.
QUESTION 1
Which of these five "constellations of meaning" and which of
these fifteen "generative thematic nuclei" do you consider
most important and strategic for your social, educational and
pastoral work? Why?
Constellations of meaning:
Openness to listening (BEN, IN): empathic listening (1.1), non-
judging attitude. Hearing from an authentic point of view and a
genuine interest for their problems. Learn from the youngsters and
vice-versa. Knowing what is happening is the most important thing
to act in consequence (listen to be able to deal with changes).
Good listening allows us to go beyond the symptoms (i.e there is
too much information )
FIN: closeness and support to situation of discomfort &
marginalization. Involves empathic listening dealing with
underprivileged young people.
We need to consider situations of underprivileged, lots of other
poverties: psychological, ethical, relational; already gathered in the
Regulations.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
133
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.4 Page 134

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Community in discernment (DBI): because it involves youth
dynamism, and also tries to counteract the anthropological crisis
and gives the first place of accompanying young people to the
whole Church/environment, then the group and finally the person.
Some traditional cultures (i.e Africa: are being discarded by young
people trying to imitate Western culture and losing certain roots).
The role of those in the margins in the discernment (2.3), let’s start
from them
Pastoral practices (AFE): more focus on the vocational qualification
of a youth ministry (3.1). As a practical pastoral example: if young
people want prayer they think of Vincentians while if they want
entertainment they think “let’s go to the Salesians”. Need to centre
more the personalization of our pastoral proposals.
Organization of Ministry: need to work together & networking (4.3).
Could we dream of co-working pastoral spaces (Pastoral Hubs).
Break the silos and walls are offices
Formation for the mission
Some conclusions:
This is a galaxy of constellation: all of them are connected and in
interaction.
This is a conversion process like Emmaus: it starts from listening &
walking with them, then you have the group conversion (community
aspect) and then you take action (pastoral practices, leading to
organizational change) and realizing that you need to change your
formation schemes to answer better to the mission.
In Emmaus, something not underlined but very important is a
resurrected Jesus, who has suffered, and much more powerful
image. This Jesus has sacrificed and his sharing comes from his
suffering. Educators (Salesians & lay) who are self-giving can enter
in conversion and giving. As the Exhortation “will say” a Church
that it is able to cry with the young that suffer!!!
QUESTION 2
What are the prophetic gestures - both from a personal,
community and institutional point of view – through which we
are confronting the "throwaway culture" that characterizes the
world in which we live?
Personal:
Call for a change of paradigm: from I/mine approach We/our
approach through empathic listening and mutual respect to counter
the culture of abuse and the culture of throw away
(“Scarto/Descarte”)
“No-one has the monopoly of truth”: we have to enter in dialogue to
discern that “common truth” that God is whispering us. This is
linked directly with empathic dialogue highlighted before. (There is
too much noise that makes dialogue difficult)
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.5 Page 135

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Theology of migration - being in constant journey. Eternal life is not
here. Questioning our values in this world, between is ephemeral
and what is everlasting.
Community:
Salesian aged communities as a place of listening to young people,
whatever they say, unconditional welcome (smile).
Trying to pay more attention to beauty instead of appearance
(following Fr. Rossano’s comment on the Exhortation)
Institutional:
Reactivate the oratorio criteria: become “Homes” that welcome,
“Church” that evangelizes, “School” that prepares for life and
“Playground” where we encounter friends. These criteria are very
“actual”, what it is behind this is connection, meaning to life. (Fight
lack of self-confidence, connect to the world again)
Dream of young people: family & work. Address this fulfillment of
dream. How to encompass our projects and structures to fulfill our
poorest young people’s dreams. (Related to socio-political issues:
employment, participation in society and decision-making)
Don Bosco’s feast being celebrated with the poorest (Sierra Leone)
or those in the periphery. Like Jesus placing children in the middle
(they were no-one in Judaism culture) or fighting for women’s rights
were they merely a property on his times.
QUESTION 3
What is our commitment - on a personal, community and
world level - to remove the "culture of abuse", which creates
the conditions for marginalization, hardship, poverty and
migration?
General introductory remark on abuse:
Awareness that abuse happens in all spheres, but the fact that we
speak about it, makes us being vigilant and alert about it, and
being able to prevent it happening.
Personal:
Silence to listen each other (especially the youth) and to listen what
is God’s plan for those who are entrusted to us.
Using more the authority as Jesus did, coming from latin
etymology, service to the others in order to empower them (Note:
please search for the right wording from Fr. Rossano)
You can’t give authority to yourself you have to earn it (is given by
others, it implies trust). So your “power” is to serve those who gave
it to you. Escape from Power (understood as “Potestas”)
Community:
Empowering the community instead of empowering the individuals,
so that they don’t fall in the temptation of just “escalating the social
ladder” instead of helping others to access their rights.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.6 Page 136

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Need of pastoral sensitivity and closeness to young people.
General process of CG28 on the profiling of SDB for 21st Century:
it is not just a process being done, but an experience of conversion
to be taken seriously and fully on board, not only as individuals but
as communities (both religious and EPC) in the service of the
young.
Need of the community to apologise to the youth for not listening to
them and not defending them in times of abuses; or not giving
them the tools to fight for their dignity. (Take example of Pope
Francis, on Mercy Jubilee, let us being touch by their suffering)
World:
Promote integral ecology (environmental sustainability) and the
economical and societal models. Questioning the consumerism of
today that can’t be hold by our planet. It is a superfluous need
promoted by the market and a dehumanizing economy (as
mentioned in Evangelii Gaudium 53-58)
Working towards a just distribution of wealth and resources:
migration is just a consequence of this lack of fairness.
“Smallest light wins the darkest room” - sometimes with the
testimony of one of our “marginalized and suffering” young people,
we are able to change policies and structures which do not put the
human being at the centre.
Starting from the two syntheses of the previous two days and from
R the interview with RM, present 3 brief statements for CG28?
The Salesian
E
Mission in the WSS, C We appreciate the variety of works carried out by the Salesians
in the light of GC 28 T and the Lay people for the cause of the poor and the marginalised
O young people. This shows that Don Bosco is very much alive and
Interview
R still relevant for the present time. We place on record the space
created by the congregation for reflection and dialogue for the
M Social ministry and the cause of the young at risk.
A
J The current situation of the world with increase in migration, arrival
O of the refugees, various types of abuses etc. challenges us
R Salesians for more dedication and focussed intervention. The Spirit
reminds us that the congregation was born in the peripheries and is
calling us to go once again back to those peripheries, to listen to
the cry of the wounded young people. We acknowledge that some
of our presences have moved away from the direct contact with
poorest of the poor and have lost ourselves in the managerial and
administrative works. Like Don Bosco we need to go back to
encounter the wounded young people with the Eye of God and
become a neighbour. We propose that ‘young at risk/social justice’’
be treated as dimension rather than sector and should become
nucleus of all our interventions.
Determined to fight the ‘throw away culture’, we make the young to
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.7 Page 137

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participate in all discernment processes rather than imposing our
ideas and ready-made solutions. We work along with them to
create a new World Order where justice, equality and human
dignity prevails. We do this by creating new systems or
strengthening the existing ones in the local, national and
international level through advocacy and networking. Technology
and social media should be used generously in assisting this
process.
In order to answer to the cries of the wounded young, the entire
formation process needs to be revised and recreated. The
peripheries and the street should become arena of formative
processes.
We dream of a Salesian congregation and Salesian Family that
continues to absorb the suffering of the poor young people, offering
it to Jesus the Good Shepherd and transforming it in love, hope
and Joy.
SINTESI NELLA ASEMBLEA
Giovedì 28 marzo 2019
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.8 Page 138

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SFIDE
1) Socio-culturali:
Viviamo nel XXI secolo, caratterizzato da un'economia di mercato globalizzata che ha portato
a nuove forme di povertà ed emarginazione. Insieme a questo, alcune delle principali sfide
sono:
- Pluralismo culturale e religioso, con pratiche culturali e religiose che ci sfidano
- Mancanza di valori e relativismo religioso
- Imprese multinazionali che portano via le risorse dai Paesi in via di sviluppo
- Migrazioni interne (dalle campagne verso le città) ed esterne
- Difficoltà di offrire autonomia ai giovani che escono dai nostri centri quando diventano
maggiorenni
- La violenza in modo generale e la cultura di morte (suicidio, depressione, ecc.) e la
banalizzazione della vita, in modo particolare tramite i mass-media
- Giovani e bambini coinvolti nella violenza nella strada e gruppi criminale (che poi
passano da essere vittime a vittimizzare altri).
- La perdita progressiva del senso di identità dei giovani coinvolte nella violenza e vittime
di vari abusi.
- L’empowerment delle donne
- La tratta di esseri umani e gli abusi
- L’abbandono familiare di bambini/giovani
- La presenza di un gran numero di bambini di strada (orfani, ragazze prostituite)
2) Politiche e governative/statali:
- Governi di estrema destra e movimenti fondamentalisti che non riconoscono certi
problemi.
- Corruzione e instabilità politica diffuse
- L'instabilità politica, sociale ed economica dovuta alla guerra e alle catastrofi naturali ha
anche fatto crescere i problemi.
- Riduzione dello spazio della società civile da parte dei decisori e dei governi, e anche i
leggi più severe controllano limitan la difesa e l'intervento, specialmente quando
lavoriamo/difendiamo le comunità escluse (ad es., dalit e rom) e i rifugiati / migranti.
- I processi decisionali nelle società del XXI secolo sono guidati dall'economia di mercato.
- Mancanza di prestazioni sociali o fallimento dello Stato per garantire l'accesso a diritti e
servizi (che porta a una maggiore vulnerabilità / esclusione di alcuni gruppi).
3) Giuridiche e normative:
- Cambiamenti legislativi sempre più esigenti per il lavoro sociale
- Non collaborazione tra le persone che lavorano per i giovani a rischio (tra Salesiani,
Chiese di varie denominazioni, ONG, governo, ecc.), mancanza di sinergia tra i gruppi
che svolgono il lavoro.
- Tensione tra l’approccio basato sugli interventi e l’approccio fondato sui diritti: spesso
concentriamo la maggior parte delle nostre risorse in interventi e fornitura di servizi,
mentre prestiamo pochissima attenzione all’advocacy e alla lotta contro le radici
dell'esclusione.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.9 Page 139

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- Abbiamo una scarsa conoscenza della nostra responsabilità per la tutela dei minori.
- La mancanza di supporto e tutela legale per la transizione all’età adulta dei giovani che
beneficiano di servizi residenziali dopo il raggiungimento della maggiore età legale: c’è
bisogno di programmi e politiche per la fase immediatamente successiva (“aftercare”).
4) Scelte della Congregazione:
- Mancanza di “sinergia” tra gli SDB che lavorano con l’emarginazione
- Essere capaci di portare i giovani ad essere protagonisti di trasformazione sociale
- Assicurare sempre l’interesse superiore dei minorenni
- Raggiungere le famiglie con dei programmi coerenti con i loro bisogni e ricchi di
contenuto, riconoscere le nuove configurazioni familiari
- Andare alla realtà concreta e lasciarsi interpellare dalla realtà che ci sta attorno
- Tensione tra la carità e le prospettive del lavoro sociale: la carità viene vista come
qualcosa di non professionale e il sociale come un intervento senza "anima" o spirito
salesiano".
- Siamo legati più alle strutture e le istituzione che alle azioni educative e pedagogiche
- Sostenibilità economica e pastorale delle opere
5) Professionali e della formazione:
- Mancanza di personale (Salesiani e laici) specializzati nella comprensione della
situazione dei giovani a rischio.
- I vecchi metodi e la mentalità obsoleta diventano un blocco per valutare i modi in cui
affrontiamo i problemi moderni.
- Aggiornamento e formazione degli SDB nel settore sociale.
- Riappropriarsi dell’educazione e diventare agenti di cambiamento della società.
- Mancanza di cooperazione tra le persone che lavorano nel settore sociale, non solo
all’interno della Congregazione, ma anche tra e con i partner e stakeholder esterni.
OPPORTUNITA’
Interne:
- L’esperienza e la passione di SDB e laici impegnati da anni nel settore delle opere e
servizi sociali trasversali.
- Strutture di advocacy salesiana già esistenti per i diritti di minori e giovani.
- Capire che impegnarsi nel sociale ed investire le risorse in questa direzione ci porta a
vivere la vera fedeltà a Don Bosco e al suo Carisma.
- Sistematizzare le buone esperienze e pratiche che la Congregazione offre in diverse
parti del mondo.
- Integrare il Sistema Preventivo e la tradizione Salesiana con le teorie pedagogiche
scientifiche e gli standard professionali di qualità.
TRE PAROLE:
* Sostenibilità Carismatica
* Articolazione in rete
* Formazione (SDB / LAICI / GIOVANI)
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
139
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

14.10 Page 140

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Esterne:
● I poveri non sono solo beneficiari dei nostri servizi, i poveri ci salvano, ci aiutano a
crescere e ad essere fedeli alla nostra chiamata.
● Strumenti e riferimenti delle Nazioni Unite per la promozione e la protezione dei diritti
umani, inclusi i diritti di minori e giovani, e l’Agenda 2030 con i 17 SDGs per lo Sviluppo
Sostenibile;
● Lettera Enciclica Laudato Si’ e l’appello di Papa Francesco per una conversione
ecologica, con l’importanza della sostenibilità agricola.
● La digitalizzazione del “management”, attraverso l’utilizzo di strumenti moderni,
consente di semplificare la gestione e dedicare più tempo alla presenza in mezzo ai
giovani.
PROCESSI
Interni:
● promuovere l'impegno pastorale dell'SDB in formazione attraverso l'apostolato in opere
sociali concrete, in modo che essi siano abilitati alla dimensione sociale come un
aspetto rilevante della loro identità carismatica;
● Fare dell’opzione preferenziale per i giovani poveri una scelta trasversale nelle
ispettorie e nelle opere;
● curare la “sostenibilità carismatica” delle opere sociale salesiane;
● promuovere ancora di più i diritti delle ragazze e delle donne;
● rafforzare strutture e processi salesiani ispettoriali e nazionali, integrandoli con le
strutture salesiane internazionali di advocacy per i diritti di minori e giovani, come il DBI
e la presenza presso l’ONU;
● Promuovere la solidarietà economica tra opere sociali e in generale tra opere nelle
Ispettorie, denunciando quei casi in cui questa solidarietà non è praticata;
● Passare da progetti personali di SDB particolarmente “carismatici” a progetti e decisioni
Ispettoriali, coinvolgendo Salesiani e laici
● Assicurare la partecipazione attiva dei giovani, particolarmente tramite il volontariato e i
servizi comunitari
● Creare processi di formazione permanente che coinvolgano i giovani salesiani e i laici
trasmettendo la forza del Carisma.
● Promuovere una piattaforma per scambiare buone pratiche tra le organizzazioni sociali
salesiane e sognare insieme nuove iniziative congiunte
● Studiare i problemi e utilizzare ricerche scientifiche per giustificare quello che stiamo
facendo nel campo sociale. Professionalizzare i nostri processi di lavoro
● Lavorare nella prospettiva più preventiva che non quella correttiva
● Essere capaci di articolare l’aspetto educativo (sociale) con quello pastorale
● Essere propositivi nella protezione dei minorenni, presentando e promuovendo questo
tema in modo positivo, affrontando l’abuso ed evidenziando l’importanza di offrire spazi
che proteggono i minori, specialmente nei nostri ambienti.
● Digitalizzare i compiti della gestione e rafforzare i laici nell’assunzione di responsabilità
gestionali, permettendo ai Salesiani di dedicare più tempo con i giovani a rischio.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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Esterni:
● Costruire reti e alleanze con soggetti esterni (pubblici e privati) che contribuiscono alla
tutela e promozione dei diritti dei minori e dei giovani; Incidere nelle politiche pubbliche
● Promuovere nelle realtà civili un approccio di prevenzione piuttosto che un approccio
curativo.
● Promuovere i diritti umani e i nostri metodi preventivi con le forze dell’ordine, i leader
politici, i leader religiosi e altri leader tradizionali per evitare abusi e sfruttamento.
● Creare progetti a partire dalle periferie, a contatto con le nuove esigenze dei bambini e
dei giovani che vivono per strada, rispondendo con audacia e creatività a nuove sfide.
● Cambiare il paradigma: della fornitura di servizi all'approccio fondato sui diritti, per
garantire cambiamenti politici sostenibili.
● Garantire una presenza più significativa nei social media e nei social network per la
formazione della coscienza e per prevenire gli abusi. Una maggiore difesa nei social
media per denunciare gli abusi e difendere i diritti dei bambini..
● Promuovere un cambio di cultura col fare piccole ricerche che ci abilitano a riflettere e
passare all’azione, studiando le cause per i quali i bambini finiscono sulla strada e nella
prostituzione. Trovare delle strategie e interventi in linea con questi studi cosicché tutti
possano sapere cosa stiamo facendo e per la quale ragione.
● Creare progetti che nascono dai bisogni odierni dei fanciulli/giovani che vivono nella
strada, rispondendo con audacia e creatività alle sfide (e non proporre progetti solo
dove ci sono i fondi facilmente disponibili).
SINTESI NELLA ASEMBLEA
Giovedì 29 marzo 2019
Domanda 1:
Quali di queste cinque “costellazioni di senso” e quali di questi quindici “nuclei
tematici generativi” ti sembrano più importanti e strategici per il tuo lavoro sociale,
educativo e pastorale? Perché?
COSTELLAZIONE:
1. “APERTURA ALL’ASCOLTO”
· Non voler offrire sempre le nostre soluzioni ma offrire l’ascolto. Ascolto come apertura
al territorio, all’ambiente, alla comunità, più che soltanto il singolo giovane. Capacità di
guardare attorno. Percepire che si aspettano di noi.
· Sentire i nuovi gridi e problemi dei giovani e le loro necessità di adesso. Con il CG28
aprirsi decisamente per i giovani più poveri e bisognosi (migranti, abusati e feriti,
abbandonati…)
· Curare la formazione per imparare a d’ascoltare è importante. Imparare a sentire con
il cuore. Capire che siamo chiamati alla missione e non ad essere prestatori di servizi…
2. COMUNITÀ IN DISCERNIMIENTO:
· Noi Salesiani per quello che riguarda i giovani lavoriamo molto bene con i gruppi, ma
abbiamo poca incidenza nel contatto personale
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15.2 Page 142

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· L’accompagnamento con l’atteggiamento dell’ascolto ti porta a ripensare le nostre
strategie pastorale
· La missione è affidata alla comunità e non al singolo individuo. Bisogna evitare la
frammentazione e promuovere la partecipazione di tutti nella missione della comunità
· La partecipazione dei giovani dev’essere incoraggiata in tutti i livelli del discernimento
· Il discernimento comunitario aiuta a promuovere il dinamismo giovanile e offre alla
Chiesa l’opportunità di accompagnare i giovani
3. PRATICHE PASTORALI
· Favorire un protagonismo dei giovani nella pastorale, fare sì che possano sempre
offrire un loro contributo
· Che possano riconoscerci nell'animazione ma anche nella spiritualità
NUCLEI TEMATICI GENERATIVI
1.1 Ascolto empatico
· senza giudicare, con un sguardo autentico e un vero interesse per capire i suoi problemi.
· Imparando con i giovani, essendo capaci di capire cosa sta succedendo; andando oltre i
sintomi per arrivare ai problemi.
1.2 Prendere coscienza delle sfide antropologiche e culturali
· Conoscere la realtà e i cambiamenti che portano alla vita dei giovani per un vero
accompagnamento capace di coinvolgere la sua vita: l’etica, la politica, la sessualità, tra
tanti altri
· Partire dal punto dove si trovano senza giudicarli
1.3. Attenzione ai giovani poveri e abbandonati
· In questa dimensione emerge la nuova realtà dei migranti, che è una situazione nuova
per noi: loro vivono esperienze intense di paura, di minaccia, di guerra, di insicurezza
davanti lo sconosciuto che trovano davanti, il preconcetto... Abbiamo molto da imparare
con loro.
· Essere in grado di fare proposte consistenti per i loro accompagnamento, superando i
nostri limiti
2.3 Ambienti adeguati al discernimento
· Dobbiamo rompere il paradigma “soggetto” – “oggetto”, per andare verso il “soggetto” –
“soggetto”, arrivando ad una pastorale che sia “interazione” più che “intervenzione”.
3.3 Il criterio oratoriano
· Continua ad essere riferimento per una esperienza di tante opportunità, di creatività e
di flessibilità nel servizio ai giovani.
4.2 Una progettazione corresponsabile e virtuosa
· L’opportunità di lavorare insieme ti fa più forti e ti progetta nel campo vocazionale, per
sviluppare intelligenza pastorale, superare l'inerzia.
· La trascendenza si da nell’incontro con il giovane che è per noi manifestazione di Dio.
Per mezzo di loro ci incontriamo davanti noi stesse e davanti a Dio e proviamo la gioia
vera per un SDB.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15.3 Page 143

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· Dobbiamo essere vicini ai Salesiani che si mantengono ai margini della missione, per
coinvolgerli nella dinamica Ispettoriale.
4.3. La necessità di lavorare in rete
· Lavorare in rete dà forza, ci rende riconoscibili, costruisce autorevolezza davanti la
società civile
· Lavorare in rete anche la dimensione Pastorale, creare spazi pastorali cooperativi,
rompendo gli spazi degli uffici.
5.1 Il volontariato
· Possibilità di lavoro personale, aprirsi all’altro.
· Le esperienze di volontariato porta a fare il bene agli altri: diventa una scuola per il
discernimento vocazionale; apre alla generosità e porta a riconoscere la propria
capacità di aiutare chi ha più bisogno e così ha una capacità “terapeutica” per il
superamento della tossicodipendenza, per uscire da una vita criminale.
5.3 Formare i giovani formandosi con loro
· Andare verso di loro con umiltà in modo da promuovere un vero incontro.
· Portando i giovani a vedere in noi un modello maturo.
· Creando processi di verifica per la nostra missione, in modo da assicurare i risultati
della nostra missione.
· Avere in Emmaus il nostro modello e riferimento per la formazione.
· Essere capaci di piangere con i giovani che soffrono.
Domanda 2:
Attraverso quali gesti profetici – sia dal punto di vista personale, comunitario e
istituzionale – ci stiamo contrapponendo alla “cultura dello scarto” che caratterizza
il mondo in cui viviamo?
I gruppi ieri sono stati d'accordo su certi gesti comuni attraverso i quali, come Salesiani,
possiamo essere profetici nel confronto con la “cultura dello scarto” di oggi.
Il primo a colpirci tra questi gesti comuni è la capacità dei Salesiani di ascoltare
empaticamente e mostrare rispetto a tutti, compresi i poveri con i quali dobbiamo continuare
a identificarci, poiché questo è parte della nostra continua conversione personale,
comunitaria e istituzionale: i Salesiani sono profetici quando vivono una vita caratterizzata
da semplicità, povertà e umiltà.
Siamo anche profetici quando dedichiamo il nostro tempo ai giovani e quando entriamo in un
dialogo empatico con coloro che ci circondano per discernere la "verità comune", mettendo
in discussione i nostri valori mentre cerchiamo di capire con loro ciò che è effimero e ciò che è
eterno.
Il sorriso salesiano e l'atteggiamento incondizionato di accoglienza sono un altro gesto
profetico in questo senso, rendendo le nostre comunità e istituzioni spazi in cui si presta più
attenzione alla propria bellezza interna invece che alla propria apparenza... creare spazi di
comunità aperti ai poveri dove li si vede con “l’occhio di Dio”.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
143
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15.4 Page 144

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Il nostro essere Salesiani e’ migliorato dal nostro apprendimento e studio per servire i
poveri e fare rete con le persone e le organizzazioni della società civile che lavorano contro la
"cultura usa e getta" per adottare un approccio basato sui diritti.
Quando mettiamo in pratica il Criterio Oratoriano, diventiamo anche un segno profetico di
contraddizione nei confronti della “cultura dello scarto” del mondo, poiché valutiamo tutti gli
aspetti della persona che ci tengono in contatto con la vita, desiderando di prendere sul serio
il sogno comune di tanti giovani: avere una famiglia e un lavoro... che vale anche se sono
poveri. Siamo profetici allora nel mantenere così i poveri nel cuore del nostro lavoro, della
nostra attenzione e delle nostre celebrazioni.
Il tema del lavoro e’ stato pure accennato frequentemente nei nostri pensieri ieri. Lo vediamo
come più di una opportunità economica, perché offre una possibilità di salute mentale,
spirituale, autostima. Così, come Don Bosco, noi compiamo il gesto profetico di
accompagnare i giovani nell’inserimento nel mondo del lavoro per evitare il loro
sfruttamento e ci curiamo di loro nel lavoro, affinché si sviluppino nella loro famiglia, nella loro
dignità.
Noi compiamo gesti profetici quando vediamo il giovane in modo positivo e quando ci
impegniamo nella scommessa su coloro che credono di non essere recuperabili. Perchè il
salesiano crede in modo profetico e anche contrario alla cultura dello scarto che ogni giovane
sia recuperabile: anche oggi proponiamo Don Bosco ai nostri giovani, per generare
fiducia che permetta loro di credere nei loro processi di salvezza.
Siamo profetici quando come Salesiani siamo tra i poveri, agiamo, e viviamo in mezzo e
ci lasciamo cambiare da loro.
Un altro dei nostri gesti profetici e il credere che il ragazzo non è un numero nella lista:
comprendiamo che cerca la relazione individuale. I ragazzi sono grati quando vengono
chiamati per nome. La solidarietà Salesiana responsabile è accompagnarli nelle loro
ricerche fondamentali, e quando lo sentono, si sentono supportati, privilegiati, sostenuti ... e
questo li protegge da coloro che vogliono abusarne.
Noi anche condividiamo la missione con loro nel volontariato, che è anche un modo per
condividere il carisma e farlo durare... e per farlo andare oltre il chiostro religioso.
Istituzionalmente, l'opzione preferenziale per i poveri ci mette in una posizione di
svantaggio, in fragilità perché quando accogliamo i poveri, perdiamo il prestigio di essere
i migliori, di essere nella migliore posizione. Ma anche questa è la nostra scelta, un gesto
profetico!
E, infine, c’è anche il segno che e’ la nostra apertura al diverso di questi tempi: affrontare
le sfide di famiglie e persone diverse. Anche se questa è una sfida per la mentalità di alcuni
SDB e laici … è sempre un gesto profetico!
Domanda 3:
Qual è il nostro impegno – a livello personale, comunitario e globale – per
scardinare la “cultura dell’abuso”, che crea le condizioni per l’emarginazione, il
disagio, la povertà e la migrazione?
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
144
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15.5 Page 145

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Nello sforzo di trovare strategie più concrete per rendere operativo ciò che è stato
condiviso, vengono presentate le seguenti risonanze:
È utile distinguere tra prevenzione e livelli di riparazione-cura dei casi di abuso e danni a terzi.
La globalizzazione e l'internazionalizzazione della nostra Congregazione possono essere
utilizzate per trasformare le nostre comunità in strumenti di aiuto alle situazioni locali, per le
diverse specialità e sensibilità (ad esempio, nel caso delle migrazioni).
È necessaria una visione olistica e l'ascolto della persona; considerare la persona nel suo
insieme. Se la radice della cultura dello scarto è la mancanza di empatia, è necessario fare un
grande sforzo per sviluppare le linee guida indicate dal Papa: imparare a piangere,
guardare i giovani con gli occhi di Dio, dare soluzioni concrete a problemi concreti.
Riconquistare le tre pedagogie nel nostro sistema educativo: la pedagogia della fiducia, la
pedagogia dell’alleanza e la pedagogia della speranza. Dobbiamo essere consapevoli del fatto
che ci troviamo in un momento unico per rafforzare il partenariato con i giovani in tutto il
mondo, ma anche un'alleanza con il mondo civile, con le istituzioni, il networking. Chiediamoci
come tenere a mente la pedagogia dell'alleanza ... la nuova alleanza di Dio con i giovani di
oggi.
Dobbiamo creare ambienti che promuovano la fiducia, soprattutto dove i giovani sentono di
essere ascoltati e assistiti. Poiché oggi in generale nella società, ma anche nella Chiesa, la
fiducia negli adulti è molto bassa da parte dei giovani, dobbiamo creare strutture che ispirano e
generano fiducia.
Avere strutture chiare e trasparenti quando si tratta della questione degli abusi, parlarne. E
soprattutto, essere molto chiari nelle procedure.
SINTESI NELLA ASEMBLEA
Giovedì 28 marzo 2019
Dai gruppi:
Uscire dalle zone di comfort, andare verso le periferie. Si tratta, in qualche modo, di tornare
alle periferie, dove Don Bosco ha iniziato la sua missione per i giovani poveri.
Far sì che la Pastorale Giovanile a livello mondiale, ispettoriale e locale accompagni
adeguatamente questo settore delle opere e servizi sociali e lo tenga presente anche come
dimensione trasversale a tutta la Pastorale Giovanile.
Coltivare fin dalla formazione salesiana iniziale, la passione carismatica per un servizio verso
i giovani più a rischio. Formare alla stessa sensibilità anche i formatori dei giovani confratelli.
Promuovere un discernimento a livello locale (sia CEP, sia Comunità SDB locale) sulla
missione verso gli ultimi.
Riconoscere ruolo dei collaboratori laici in questo campo. Curare la loro formazione al
carisma.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

15.6 Page 146

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Accrescere la collaborazione, i partenariati, la costruzione di reti con partner ecclesiali e
civili in questo campo delle opere e servizi sociali per i giovani più bisognosi.
Istituire un servizio a livello mondiale, ad esempio un Segretariato, che offra supporto alle
Ispettorie per affrontare le sfide della mobilità giovanile (rifugiati e migranti).
La testimonianza profetica delle opere e servizi sociali, come anche del lavoro di advocacy
da associarvi, devono essere orientate alla costruzione di un mondo e una società umana
più giusti e inclusivi.
Dalla Assemblea:
Convergenza su alcuni temi: a) formazione; b) strutture di animazione; c)
relazioni/advocacy.
Proposta di abbracciare l’ecologia integrale e includere nella nostra attenzione educativa
anche le persone più vulnerabili colpite dai problemi generati dallo sfruttamento delle risorse
naturali.
Distinguere, da una parte, le richieste che riguardano il livello di animazione e governo
mondiale della Congregazione e, d’altra parte, le scelte che riguardano i livelli Ispettoriali e
locali.
Assicurarsi che nelle Ispettorie ci sia una Commissione o Equipe ispettoriale di Pastorale
Giovanile in cui il settore delle opere sociali e la dimensione trasversale dell’opzione per i
giovani più poveri siano adeguatamente integrate. Il Delegato di Pastorale Giovanile è
chiamato a coordinare questa Commissione, non a “comandare”.
Il processo di discernimento locale sull’opzione “per gli ultimi” deve essere coordinato dal
Consiglio Ispettoriale. Le scelte frutto di questo discernimento devono essere riflesse e
incorporate nel POI, nel PEPSI e quindi nei PEPS locali.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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VI. DICHIARAZIONE FINALE
DICHIARAZIONE DELLA CONSULTA MONDIALE
SULLA EMARGINAZIONE E I GIOVANI A RISCHIO
27 – 31 MARZO 2019
In questi giorni nei quali abbiamo vissuto la Consulta Mondiale sulla Emarginazione e i Giovani a
Rischio con grande gioia abbiamo potuto constatare il grande impegno della Congregazione Salesiana a
favore dei ragazzi e giovani poveri, abbandonati. Vogliamo, per questo, iniziare questa nostra
Dichiarazione ribadendo l’invito che ci ha fatto il Rettor Maggiore nel suo messaggio e che tanti come
noi ci sentiamo già di averlo colto vivendolo nelle nostre opere e presenze. Nel su messaggio il Rettor
Maggiore ribadisce che siamo chiamati a ritornare verso le periferie e ad assistere i giovani a rischio.
Come don Bosco, siamo segni profetici per questi ragazzi e giovani che vivono in un contesto di
vulnerabilità e di disagio e di sofferenza. La Congregazione si orienta sempre più risolutamente a
lavorare proprio con questi giovani, a essere presenti nella loro vita con un atteggiamento profetico
(Cfr. CG27).
Rappresentanti delle sette regioni della Congregazione, ci siamo radunati per l'incontro della Consulta
Mondiale sull'emarginazione e sui giovani a rischio a Roma, dal 27 al 31 marzo 2019, convocati dal
Settore per il Sociale del Dicastero per la Pastorale Giovanile. I lavori della Consulta hanno avuto il loro
punto di partenza nel Piano di Animazione e Governo del Sessennio 2014-2020 del Rettor Maggiore e
del suo Consiglio.
I vari punti di questa Dichiarazione sono il frutto di una serie di lavori e riflessioni sulle esperienze
prima della Consulta, che poi in questi giorni abbiamo condiviso e approfondito. Ha dato molto frutto
lo studio personale e il confronto in gruppo e in assemblea.
Vogliamo consegnare questa Dichiarazione al Rettor Maggiore e al suo Consiglio, e anche alla
Commissione Precapitolare. Crediamo fortemente che questa nostra esperienza educativo-pastorale a
favore dei ragazzi e giovani più svantaggiati, che in questi giorni ha trovato uno spazio privilegiato di
ascolto e accoglienza, possa servire come strumento di studio per il prossimo CG28.
ORIENTAMENTI
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Sentiamo l’urgenza di una rinnovata chiamata a vivere il Sistema Preventivo come orientamento
fondamentale che ci spinga ulteriormente a discernere la realtà sociale e culturale dei ragazzi e dei
giovani che sentono per primi gli effetti della cultura dello scarto.
Crediamo che il Sistema Preventivo ha la forza di aiutarci ad approfondire la nostra risposta educativo-
pastorale di fronte alle cause che generano una società sempre più ingiusta e ineguale.
Crediamo che il Sistema preventivo sia una chiave per far germinare un processo di crescita integrale
nella vita dei ragazzi e dei giovani svantaggiati e scartati dove ognuno/a trovi il suo progetto di vita, la
sua vocazione: “La chiamata, da parte di Dio, di Don Bosco per una missione di salvezza della gioventù,
specialmente dei più poveri, coinvolge molte persone e gruppi in una convergenza spirituale ed in
condivisione educativa e pastorale: il Sistema Preventivo.” (Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di
Riferimento, p.77).
L'attuale situazione mondiale, con l'aumento delle migrazioni, l'arrivo dei rifugiati, vari tipi di abusi,
ecc., sfida i Salesiani di Don Bosco ad una maggiore dedizione e un intervento mirato fondato sul
carisma salesiano.
PERIFERIE
Lo Spirito ci ricorda che la Congregazione è nata nelle periferie e ci sta chiamando a tornare di nuovo
, per ascoltare il grido dei giovani feriti e rispondere con generosità e competenza. Vivo è l’appella che
Papa Francesco ci rivolse durante il CG27: “Andare incontro ai giovani emarginati richiede coraggio,
maturità e molta preghiera. E a questo lavoro si devono inviare i migliori! I migliori!” (Discorso di Papa
Francesco ai partecipanti al CG27, 31 marzo 2014).
Riconosciamo che alcune delle nostre presenze, per vari motivi, si sono allontanate dal contatto diretto
con i più poveri. In non poche situazioni, una buona parte delle nostre energie è spesa negli impegni
manageriali e amministrativi.
Come Don Bosco, dobbiamo tornare ad incontrare i giovani feriti. Siamo chiamati a guardare questi
giovani con gli occhi di Dio, essendo con loro, più vicini a loro. Proponiamo che i "giovani a rischio” e la
“ingiustizia sociale" siano trattati come “atteggiamento” e “scelta trasversale”, non solo come
“settore” e che tale scelta illumini e guidi tutti i nostri interventi.
CON I GIOVANI
Crediamo anche che i nostri giovani non sono solo beneficiari della nostra missione ma anche
protagonisti e collaboratori attivi della nostra missione. Sentiamo forte il fatto che mentre noi ci
rendiamo servi sul loro cammino, loro stessi interpellano la nostra vita consacrata perché diventiamo
autentici mistici. Alle nostre comunità religiose, loro sono un interrogativo circa il nostro modo di
vivere da profeti. La loro esperienza di povertà e miseria è una chiamata a convertire i nostri stili di
vita alla luce del servizio e della testimonianza che noi siamo inviati a offrire.
ADVOCACY
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

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Alla luce del Sistema Preventivo noi crediamo che “la prevenzione è un metodo educativo che si
propone di risanare il disagio prevenendone gli effetti negativi; è anche un’azione sistematica sociale
che non si riduce all’assistenza momentanea, ma rimedia all’emarginazione nelle sue cause.” Per
questo ci impegniamo ad “una azione non solo educativa diretta alle persone, bensì anche di
maturazione di una nuova mentalità sociale a livello culturale e a livello politico, per il bene comune
e i diritti umani.” (Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento, p.241).
Lavoriamo in rete assicurando la partecipazione dei giovani, famiglie, educatori e altre entità per la
generazione di una sempre più chiara sensibilità sociale e politica che vada contro le dinamiche della
cultura dello scarto. Lavorare in rete è una condizione essenziale per la promozione di una cultura che
riconosce i diritti dei ragazzi e dei giovani.
Per questo obiettivo, l’opzione per ragazzi e giovani bisognosi e emarginati, e per i più poveri tra loro,
dovrebbe essere rafforzata e sostenuta da una maggiore ed efficace rete di contatti. È urgente
favorire una più ampia collaborazione con la società civile per fare pressione sui governi e istituzioni
affinché promuovano e sostengano politiche che testimoniano l’opzione preferenziale per i poveri. In
sinergia con altre organizzazioni ci impegniamo ad affrontare le cause strutturali di povertà, ingiustizia
ed emarginazione.
Come Salesiani di Don Bosco ci lasciamo guidare dalla dottrina e dall’insegnamento sociale della
Chiesa come orientamento per la nostra azione sociale. Ci guida anche l’articolo 26 della nostre
Costituzioni: “Con Don Bosco confermiamo la nostra preferenza per la gioventù povera, abbandonata
ed in pericolo; quella che ha più bisogno di essere amata ed evangelizzata, e lavoriamo, soprattutto,
nei luoghi più poveri.” (Cost. 26).
In linea con questa azione, suggeriamo che si istituisca un servizio a livello mondiale, ad esempio un
Segretariato, che offra supporto alle esigenze della mobilità giovanile (rifugiati e migranti), tramite la
riflessione e il coordinamento con competenza tecnica e identità carismatica. Contemporaneamente,
tale Segretariato abbia l’opportunità di rappresentanza presso gli organismi civili ed ecclesiastici
internazionali.
Incoraggiamo che si faccia questa advocacy esplorando nuovi sistemi e metodi, rafforzando le
strutture e le esperienze già esistenti a livello locale, nazionale e internazionale. Il rafforzamento del
lavoro in rete (networking) dell’advocacy si sostiene con l’aiuto della tecnologia e dei social media.
Questi strumenti dovrebbero essere usati abbondantemente per realizzare e accompagnare questo
processo.
In questo campo evidenziamo l’importanza della connessione tra i vari livelli di advocacy, a livello
internazionale e nazionale, regionale e continentale, per assicurare la ricaduta. In questo campo
notiamo con soddisfazione lo sforzo positivo del lavoro di advocacy che Don Bosco International (DBI)
e la Salesian Presence in United Nations (DBUN) stanno compiendo con grande opportunità di
sviluppo.
PROGETTAZIONE PASTORALE
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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15.10 Page 150

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Il grido dei ragazzi e dei giovani più poveri tra i poveri sia una chiamata alla nostra Congregazione
perché troviamo il coraggio di uscire dalle nostre zone di comfort.
La Consulta Mondiale 2019 propone al Consiglio Generale che attraverso i vari strumenti di governo sia
assicurata la “opzione per i poveri e gli emarginati” nei vari documenti di governo e di animazione
dell’Ispettoria – POI, PEPSI, Direttori.
In tali processi dove si formulano tali documenti di animazione e di governo, sia favorito il cammino di
discernimento a tutti i livelli. Vediamo l’importanza che tali processi di discernimento siano attivi e
partecipativi a livello delle CEP locali.
E’ necessario che attraverso il PEPS Ispettoriale sia assicurata la partecipazione di tutte le strutture di
animazione pastorale della Ispettoria, le varie Commissioni. Solo così si assicuri la sinergia delle varie
dimensioni del PEPS, di tutte le attività pastorali e il coinvolgimento di tutti in modo olistico.
Affinché in ogni Ispettoria il suo impegno istituzionale e le sue risorse siano fedeli al lavoro con i più
poveri, è necessario che il Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana continui con la sua
animazione a far conoscere e applicare gli elementi comuni che debbano guidare e misurare tali azioni,
garantendo così la sostenibilità carismatica delle opere sociali. Il Capitolo VII, 2.5, del Quadro di
Rifermento (Cfr. Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento, p.233-247) è un’aggiornata
risorsa per questo cammino.
STRUTTURE PASTORALI
L'opzione per gli ultimi non è attenzione esclusiva delle opere sociali, anche se è vero che questi
ultimi richiedono risposte specifiche (rifugiati, migranti, bambini di strada, persone maltrattate,
disoccupati, ex soldati, discriminati a motivo dell’etnia o della casta, tra gli altri) che noi, in quanto
organizzazione, dobbiamo preoccuparci di fornire. Chiediamo, pertanto, che ci sia un fermo impegno a
tal proposito in ogni opera e in ogni ispettoria.
Rispondendo alla chiamata degli emarginati e degli abbandonati, molte Ispettorie hanno già costituito
strutture a livello ispettoriale e locale per coordinare servizi in questo settore. Incoraggiamo le
Ispettorie che fino ad ora non hanno ancora sviluppato questa risposta, a rendere presente nel loro
Direttorio, PEPS e nell’organigramma pastorale dell’Ispettoria una struttura specifica per rendere
operativa l’opzione per i poveri.
Questa struttura, simile ad altre strutture di vari settori pastorali, coordinerà, per mezzo di un
responsabile del settore, le risposte a livello locale e Ispettoriale, sostenendo le azioni da compiere in
modo organico, favorendo la condivisione di buone prassi con le altre Ispettorie. (Cfr. Pastorale
Giovanile Salesiana. Quadro di Riferimento, p.246).
RISORSE UMANE ED ECONOMICHE
Lavorare a favore dei più bisognosi e poveri non è solo un desiderio ma richiede forze umane e risorse
economiche. Per questo, come membri di questa Consulta chiediamo, primo, che nel
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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ridimensionamento della Ispettoria, si cerca di assicurare, al quanto possibile, la presenza dei
Salesiani in questo opere.
Chiediamo, inoltre, che queste presenze non abbiano a soffrire un mancato sostegno economico.
Assicurando le risorse necessarie per rendere sostenibili queste strutture non è un gesto di carità, ma
una risposta carismatica di primo ordine.
In fine, incoraggiamo le Ispettorie a prevedere nell’POI e nel PEPS la formazione continua di Salesiani e
Laici in questo cammino pastorale. La chiamata del Documento Finale del Sinodo dei Giovani ci invita a
rendere questo cammino una realtà nelle nostre strutture (Parte III, Capitolo IV).
Suggeriamo anche che nel PIO dell’Ispettoria ci sia progettata l’opportunità per preparare in maniera
più professionale persone, Salesiani e Laici, che abbiano gli strumenti necessari per leggere,
interpretare e compiere scelte in questo settore.
FORMAZIONE
Una parola sui processi di formazione è stata espressa dai vari gruppi durante i lavori della Consulta.
Partendo dalla Parte III del Documento Finale del Sinodo dei Giovani, che tratta L’accompagnamento
nella formazione al ministero ordinato e alla vita consacrata, la Consulta fa sua la seguente
affermazione: “Nell’accogliere i giovani nelle case di formazione o seminari è importante verificare un
sufficiente radicamento in una comunità, una stabilità nelle relazioni di amicizia con i pari,
nell’impegno di studio o di lavoro, nel contatto con la povertà e la sofferenza” (n. 100). E più avanti si
dice: “Il confronto con la concretezza riveste una specifica importanza in questa fase. In particolare
varie tradizioni spirituali segnalano il valore della vita fraterna e del servizio ai poveri come banco di
prova delle decisioni assunte e come luogo in cui la persona rivela pienamente se stessa” (n. 113)
Se ascoltiamo queste due indicazione alla luce della nostra tradizione, vediamo che don Bosco realizzò
la sua chiamata camminando per le strade di Torino e visitando le prigioni. La vocazione di don Bosco è
stata fortemente segnata dalle grida dei giovani feriti.
Chiediamo che ogni Salesiano sia aiutato ed accompagnato a coltivare l'arte di lavorare con i ragazzi e
giovani a rischio, che non abbia a rifiutare chi è stato scartato. Dalle varie esperienze notiamo
l’urgenza di curare quest’aspetto della nostra identità vocazionale.
Notiamo che ci sia un bisogno di rivedere i processi di formazione che rifletta chiaramente
l'attenzione carismatica verso i ragazzi giovani poveri, esclusi ed abbandonati. Suggeriamo che la
formazione salesiana rifletta le indicazioni e i suggerimenti della Ratio che includa nel processo
formativo contatti diretti con i ragazzi e giovani nelle periferie e “nelle strade” (vedi Ratio
Fundamentalis Institutionis et Studiorum [2016], 3.4. Formazione alla Pastorale Giovanile).
Che ci sia un programma specifico di contenuti appropriati (curriculum), erogato attraverso
esperienze graduali e guidate, che aiutano il giovane Salesiano nella formazione iniziale a maturare gli
atteggiamenti del Buon Pastore di fronte alla realtà sociale che definisce le nuove frontiere del mondo
giovanile.
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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16.2 Page 152

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Vediamo anche l’importanza fondamentale che gli stessi formatori siano preparati, abbiano questa
sensibilità carismatica e facciano tale esperienza che poi a loro volta possono comunicare e
testimoniare in maniera semplice a credibile.
Vediamo anche quanto è pedagogico che già nei processi di formazione iniziale si recuperi uno stile di
vita semplice e sobrio.
In linea con quanto detto, suggeriamo che la stessa attenzione e impegno caratterizzino la formazione
permanente dei Salesiani, che si figura sempre di più una formazione congiunta tra Salesiani e Laici
che con noi assumono la chiamata della missione salesiana.
LAICI
Alla luce del cammino che l’Ispettorie stanno vivendo in preparazione al CG28, anche qui i membri
della Consulta sentiamo il bisogno di riconoscere l’impegno testimoniato da tanti laici nelle nostre
opere e presenze. La loro partecipazione alla missione salesiana la riconoscono, innanzitutto, i ragazzi
e i giovani stessi che sperimentano la bontà di un volto che comunica compassione e bontà come il
buon pastore. Ragazzi e giovani che vengono scartati dalla società, ma accolti, protetti, promossi e
integrati nelle nostre presenze.
I laici che oggi condividono con noi la missione salesiana sono una realizzazione di quel sogno di Don
Bosco che sognava un vasto movimento di persone, consacrate e laiche, che in vari modi sono
impegnate per la salvezza dei giovani (Cfr. Cost. 5).
In virtù delle loro caratteristiche specifiche, i laici possono agire nel mondo secolare in un modo
diverso e complementare a quello del religioso/a consacrato/a. Auguriamo che il prossimo CG28 faccia
un attento apprezzamento dei punti forti delle due vocazioni, facendo valere una missione condivisa a
favore degli esclusi e emarginati.
Auspichiamo che il frutto del CG28 sia un incremento dell’impatto della collaborazione dei laici, più
fondata sulla visione dell’amore evangelico, più radicata nel carisma salesiano, più sinodale a
vantaggio della missione salesiana per i giovani poveri ed esclusi.
GIOVANI E VOLONTARIATO
Un campo dove sta aumentando la presenza dei laici giovani è quello del Volontariato (Cfr. Il
Volontariato nella Missione Salesiana. Identità e Orientamenti del Volontariato Missionario Salesiano,
Roma 2019).
Sono giovani, ragazzi e ragazze, ancora in fase di ricerca ma anche con un cuore pieno di grande
desiderio di rendersi disponibili per i poveri. Sono giovani che hanno un cuore segnato dal desiderio
della gratuità, libertà, solidarietà e generosità della diaconia, come la chiama il Documento Finale del
Sinodo dei Giovani:
I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a costruire una
comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli più sofferenti, possono
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

16.3 Page 153

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diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi vanno riconosciuti come soggetti
dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla mondanità spirituale. Spesso i giovani sono
sensibili alla dimensione della diakonia. Molti sono impegnati attivamente nel volontariato e
trovano nel servizio la via per incontrare il Signore. La dedizione agli ultimi diventa così
realmente una pratica della fede, in cui si apprende quell’amore “in perdita” che si trova al
centro del Vangelo e che è a fondamento di tutta la vita cristiana. I poveri, i piccoli, i malati, gli
anziani sono la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per
incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria chiamata.
Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai rifugiati. Con loro,
bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione. L’inclusione
sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità. (n. 137)
CONCLUSIONE
Dai nostri lavori abbiamo messo al centro i nostri ragazzi e giovani esclusi e scartati che incontriamo
ogni giorni nelle nostre opere, presenze e servizi. La loro gioia e la loro contentezza di trovarsi
accompagnati da un’esperienza dolorosa verso un futuro dignitoso dice che come Congregazione
Salesiana e come Famiglia Salesiana stiamo attenti e aperti alla voce dello Spirito.
Sentiamo, però, anche l’urgenza di rafforzare quest’ascolto e di approfondire questa empatia in molti
dei nostri confratelli Salesiani.
La sofferenza dei giovani poveri, e dei più poveri tra loro, è in aumento. A questa tragedia deve
corrispondere la nostra sempre più attenta e generosa risposta con il cuore del Buon Pastore. La
globalizzazione dell’indifferenza deve trovare nei Salesiani di Don Bosco una globalizzazione della
gioia e dell’ottimismo, della speranza e di futuro.
Vogliamo concludere questa Dichiarazione con la parole di Papa Francesco in Evangelii Gaudium:
Per mantenere vivo l’ardore missionario occorre una decisa fiducia nello Spirito Santo, perché
Egli «viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26). Ma tale fiducia generosa deve alimentarsi
e perciò dobbiamo invocarlo costantemente. Egli può guarirci da tutto ciò che ci debilita
nell’impegno missionario. È vero che questa fiducia nell’invisibile può procurarci una certa
vertigine: è come immergersi in un mare dove non sappiamo che cosa incontreremo. Io stesso
l’ho sperimentato tante volte. Tuttavia non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare
dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci
guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in
ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi! (n. 280).
Roma, 5 aprile 2019
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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16.4 Page 154

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PARTECIPANTI
NOME
PROVINCIA
REGIONE – AFRICA – MADAGASCAR
1 MARIO PEREZ
ACC – AFC
2 OWOUR BENN AGUNGA AFE
3 JORGE CRISAFULLI
AFW
REGIONE – ASIA EST E OCEANIA
4 RONILO JAVINES
FIN – FIS
5 PETER KIM
KOR
REGIONE – ASIA SUD (INDIA)
6 THOMAS PADINJARAYIL
INK
7 EDWIN VASANTHAN
INM
8 THOMAS AQUINAS (NN
INN
REGIONE – AMERICA CONO SUR
9 AGNALDO LIMA
RASB
10 DANIEL BERNARDONI
URU
REGIONE – INTERAMERICA
11 RAFAEL BEJARANO
COM
12 J.CARLOS QUIRARTE
MEG
REGIONE – EUROPA CENTRO NORD
13 Mrs NELE LOAUGE
BEN
14 JEAN-M. PETITCLERC
FRB
15 ACHIM JÄGERS
GER
16 ANTOINE FERRUGIA
MLT
17 ŠTEFAN KORMANČIK
SLK
REGIONE – EUROPA MEDITERRANEA
18 GIOVANNI D’ANDREA
SCS
19 CARMINE CIAVARELLA
SCS
20 PACO ESTELLÉS (PESS)
PESS
21 JOAN VALLS (PESS)
PESS
DICASTERI– Segretariati
22 MARTÍN LASARTE
D. MISSIONI
23 THOMAS PALLITHANAM
YM – UN
24 ANGEL GUDIÑA
YM – DBI
25 DON FABIO ATTARD
CG-DPG
26 ROSSANO SALA
NPG
27 RENATO CURSI
DPG
28 PATRICK ANTHONYRAJ
DPG
29 TARCIZIO MORAIS
DPG
30 DANIEL GARCIA
DPG
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
154
CONSULTA MONDIALE – Roma 2019

16.5 Page 155

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INDICE
LA CONSULTA MONDIALE DI OSS PER I GIOVANI A RISCHIO, ROMA MARZO 2019
PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
I. INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
II. PARTECIPANTI RELATORI DEL CONTENUTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
III. CONTRIBUTI DEI PARTECIPANTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Sfide
Opportunità
Processi da attivare
IV. INTERVETI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
- Le OSS per i giovani a rischio alla luce del Sinodo del 2018 e della PJS.
Don Rossano Sala. . . . 98
- Le OSS per i giovani a rischio alla luce della CG28. Rettor Maggiore
Don Ángel Fernández Artime. . . 110
V. CONCLUSIONI DEI LAVORI IN GRUPPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117
Contributi di gruppi linguistici (4)
Contributi e conclusioni in assemblea
VI. DICHIARAZIONE FINALE DELLA CONSULTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147
PARTECIPANTI
DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE
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CONSULTA MONDIALE – Roma 2019